Millie

di Diana Abigail
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Millie

Il passato:
La storia nasce da un gdr, l'old hotel, in cui due personaggi (Markus e Billie) si conoscono per caso in quell'hotel inglese. Entrambi diciassettenni si conoscono per caso, prima con una litigata poi con una caduta in un lago.
Si conoscono, si innamorano e si lasciano alla fine della vacanza: lei torna ad Edimburgo e lui a Monaco di Baviera.
Per entrambi era il primo amore e il loro fu anche il primo bacio. La mia immaginazione di un continuo è proprio questa fanfiction, ambientata tre anni dopo il loro addio. E' scritta dalla parte di Billie, ambientata durante il suo ventesimo compleanno. Ovviamente lei non ha mai dimenticato nè smesso di sentire il suo grande amore.
Erika

Personaggi:
Diana è la sorella di Billie; Vanessa la ragazza di Konrad, Konrad il fratello di Markus.
Diana, Vanessa, Konrad, Jackson erano insieme a Billie e Markus all'hotel, tempi orsono.
Vanessa è irlandese, Konrad e Markus tedeschi, Jackson Canadese.

Copyright personaggi:
Markus e Konrad: Chiara (santon')
Vanessa: Giusy (Fragrance)
Jackson: Elisa

Spero ci sia tutto ;) nel caso così non fosse, chiedete e sarà spiegato qui sopra! Se volete leggere le schede dei personaggi, le trovate nel forum impostato come mio sito qui in EFP. La storia avrà solamente un altro capitolo che posterò a breve.

La musica rimbombava nelle mie orecchie.
Auguri Billie!” gridava il deejay.
Dovevo sorridere, giusto?
Era il mio compleanno. I miei vent'anni.
Perché non riuscivo a sorridere?

Cazzo, Billie, vedi di divertirti e far sparire quel muso che ti è tornato” mi disse Diana, mia sorella, prima di uscire.
Avevo i capelli legati in una coda alta, la frangia-ciuffo che cadeva davanti agli occhi, un abito scollato nero, fin troppo corto per i miei gusti. Per ultimi, ma non meno belli, i miei stivaletti con il tacco che mi facevano arrivare ad un'altezza decente e non ai miei soliti 1.58 m.
Diana mi disse che ero bellissima quella sera, ma io non mi sentivo bella. Anzi. Non avevo voglia di festeggiare il mio compleanno in discoteca, non avevo voglia di ubriacarmi e di conoscere qualcuno.
Sbuffai prima di uscire e lei mi disse quella frase.
Arrivata all'entrata della discoteca le mie amiche mi accolsero con urletti e pacchetti.
Mi ripetevo in continuazione di sorridere e di fare finta e ci provavo, davvero, ma non sempre mi riusciva.
Poi registrai tutto come dei capitoli: prima i cocktail, poi la torta e alla fine venne l'ora dei regali.
Siccome erano delle ventenni fissate, ricevetti un pacchetto di preservativi, uno stimolante e poi un completo intimo.
Risi, ma in fondo ero offesa.
Io non ero come loro. Perché mi trovavo lì?
Tornai più o meno al presente e mi ricordai di sorridere, per la dedica delle mie amiche.

Ehy, Billie, guarda quelli” mi disse Janine, una del gruppo.
Mi voltai. Un gruppo di super pompati ci stava tenendo d'occhio.
Spalancai gli occhi. Non mi piacevano proprio. Non erano affatto il mio tipo, già da come si presentavano.
Beh, tutti quelli che assomigliavano a lui erano il mio tipo, infatti non ne avevo mai trovati altri, neanche che si avvicinassero lontanamente.

Non mi ispirano affatto” ammisi, a bassa voce, anche se con quella musica non serviva a niente.
Infatti mi arrivò il suo acuto “eh?” che mi fece sbuffare. Proprio il tavolino vicino alla cassa dovevano prendere quelle cretine?
Arrivò il resto del gruppo.

Piaciuta la sorpresa, Billie?” mi chiesero, ridendo.
Loro erano già tutte ubriache.
Sorrisi.

Si, grazie, è stato davvero dolce” esclamai, urlando, per farmi sentire.
Marlene si avvicinò a Janine.

Allora? Se ne sono accorti?” le chiese.
Janine annuì e scoppiarono a ridere.
Era tutta una scusa. Tutta una gran balla per aggiudicarsi una bella scopata quella sera.
Mentre io pensavo a quale strano piano avessero escogitato, incazzandomi, arrivarono i bell'imbusti.

Auguri Billie” mi dissero e uno dopo l'altro mi diedero due baci sulle guance.
Fermai il quinto ragazzo che stava per baciarmi.
Mi alzai dal divanetto e salutai le ragazze, dicendo che erano delle stronze manipolatrici e neanche tanto simpatiche.
Marlene s'incazzò, ma io non ascoltai i suoi insulti.
Andai al guardaroba e presi la borsa e la giacchetta.
Né Marlene, né nessun'altra mi seguì. A loro interessavano i ragazzi, non io e il mio compleanno.
Uscii quasi di corsa fuori e camminai per un tratto che non seppi definire.
Raggiunsi l'auto che mi aspettava fedele lì fuori e ci entrai, lanciando la borsa sul sedile del passeggero, dopo aver preso le chiavi.
Sarei tornata a casa, da Diana, sperando che non fosse con Jackson.
Erano passate si e no due ore e mezza, decisi che era meglio chiamarla.
Presi il cellulare e composi il numero.

Biiip...Biiip...Pronto?” era la voce di Diana. E non ansimava.
Sospirai di sollievo, forse avevano finito.

Diana? Sei a casa?” le chiesi, rimanendo seria.
Lei sospirò.

Si. Che è successo? Perché non sento la musica?” mi chiese.
Ma che palle.

È finita la festa. Senti sto per tornare a casa, ma non so se mi fermo da qualche parte” le spiegai.
Da qualche parte dove? Non fare cazzate che poi devo venire a recuperarti. Ah, è arrivato un altro regalo” mi disse.
Sbuffai alle sue prime frasi.

Un regalo? Di chi è?” chiesi, speranzosa.
Della nonna” mi disse.
Abbassai lo sguardo e chiusi gli occhi.
Non era il suo.

D'accordo, domani mattina lo aprirò. C'è Jackson con te?” le chiesi, sentivo delle voci, probabilmente in sala.
Si. Ci sono anche altre persone. Beh, se vuoi venire ti faranno gli auguri, stai tranquilla” mi disse.
Cogliona, era sicura che mi importasse degli auguri?

No, i vostri amici non mi stanno proprio simpatici” le dissi.
Ma non sono nostri amici. Dai, vieni, ti aspettiamo, d'accordo? Baci” mi disse, poi attaccò.
Sbuffai e infilai il cellulare nella borsa, girai la chiave e misi in moto la macchina.
Ero diretta verso casa, ma poi svoltai per il parco.
Parcheggiai poco lontano e camminai fino ai tavoli da pic nic con i tacchi che non mi rendevano la vita facile. Mi ricordai che avevo un vestito e anche un perizoma e che non potevo permettermi la comodità, perciò mi sedetti su uno dei tavoli accavallando le gambe e chiusi gli occhi.
Il parco a quell'ora era piuttosto tranquillo. Non ci trovavi nemmeno i drogati.
Guardai la luna che illuminava tutto con la sua luce debole.
Mi chiesi se la luna soffriva perché era solamente un piccolo satellite e non una grande stella. Poi mi chiesi anche se la terra preferiva il sole alla luna perché era più bello, piuttosto che la luna che, invece, era ben fedele.
Guardai la luna e pensai al mio primo amore.
Una volta lessi da qualche parte che ci sono due tipi di persone: quelli se sono sempre aperti all'amore e che si innamorano in continuazione e quelli che, invece, si innamorano una volta sola.
Io ero sicuramente del secondo tipo.
Avevo diciassette anni quando lo conobbi. Capitò un'estate, in un hotel particolare, in cui alloggiavamo entrambi.
Mi diede il mio primo bacio in una radura, nel bosco vicino all'hotel. Era il primo per entrambi.
Ma lui era tedesco e alla fine della vacanza ci separammo, scambiandoci email, numero di cellulare e indirizzo di casa.
Cercai di ricordare, mentre guardavo la luna triste come me, per quante notti piansi. Diana afferma per almeno un mese intero.
Abbassai lo sguardo a terra e sospirai. Dopo quella vacanza, ci scrivemmo lettere e ci sentimmo per telefono, ma la distanza costava parecchio ad entrambi, così pian piano iniziammo a sentirci sempre meno, ma non smettemmo mai.
Ogni anno lui mi inviava il suo regalo per posta, calcolando con esattezza il giorno del mio compleanno, in modo che non arrivasse né prima né dopo. Penso pagasse anche un extra per quello.
Ma quel giorno il suo regalo non era arrivato. E nemmeno i suoi auguri.
Aspettavo quello, dalla mattina, ma non era ancora arrivato e mancava poco alla mezzanotte, che dichiarava la fine del mio compleanno.
Promisi a me stessa di non piangere, siccome gli amici di Diana sarebbero stati lì al mio ritorno, non avevo intenzione di farmi vedere con il trucco colato e gli occhi gonfi.
Scesi dal tavolino, era meglio tornare a casa, sorridere ancora un po' e poi andare a letto.
Salii sull'auto e subito squillò il mio cellulare: era Diana.

Dimmi” dissi, rispondendo alla chiamata.
Dove sei?” mi chiese.
Non erano passati nemmeno venti minuti dalla nostra chiamata.

Sono al parco, stai tranquilla non mi sto drogando” le dissi, sbuffando.
Mi rispose che non ero divertente e di sbrigarmi che era quasi mezzanotte.

Guarda che i tuoi amici possono farmeli anche dopo gli auguri” le dissi, scazzata.
No, non possono e non vogliono e ti ho detto che non sono miei amici” mi disse, staccando.
Misi in moto facendo rombare il motore. Partii per le strade di Edimburgo, finché raggiunsi il nostro palazzo.
Chiusi l'auto e suonai il campanello, una volta che mi aprì salii le scale, ero stanca, nonostante tutto, quelle galline erano riuscite a farmi esasperare ancora.
Presi le chiavi e aprii la porta di casa mia, nostra, facendo quando più rumore possibile, per annunciarmi.
Entrai e sentii delle risate dalla sala.
Aggrottai le sopracciglia. Mi tolsi la giacchetta e poggiai la borsa nell'appendiabiti.
Pensai di levarmi gli stivaletti, ma poi mi ricordai che c'era gente.
Mi guardai allo specchio e sentii che Diana mi chiamava.

Arrivo” le dissi, mettendomi a posto la frangia.
Mentre camminavo per raggiungere la sala mi preparai il sorriso.

Buonasera” dichiarai, entrando.
Si voltarono tutti a guardarmi e sbiancai.
C'erano Diana e Jackson. E c'erano altri tre ragazzi. Due ragazzi e una ragazza, ad essere precisi.
Il cuore iniziò a martellarmi impazzito, non potevo crederci.
Non poteva essere vero.
Erano Vanessa e Konrad. E Markus.
Cercavo il modo per respirare, perché all'improvviso l'avevo dimenticato.
I miei occhi erano fissi sui suoi, non si staccavano, sarebbero rimasti fermi a guardarlo per sempre.
Era bello. Più bello che mai. E più grosso che mai.
Qualcuno doveva dire qualcosa. Quel qualcuno non ero io.

Buon compleanno” mi disse, sorridendomi.
Mi sciolsi, completamente. Il suo sorriso era qualcosa di unico, ogni volta mi levava il respiro.
Dovevo rispondergli, ma non trovavo il modo di far uscire le parole. Sentivo di avere una faccia sconvolta.

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Capitolo 2
*** Due ***


Auguri Billie. E...Complimenti sei bellissima” mi disse Vanessa. Konrad si limitò ad “Auguri Billie”.
Gra-grazie” dissi loro, levando lo sguardo da Markus.
Vanessa si alzò e venne ad abbracciarmi. Io non mi mossi, ma ricambiai volentieri il suo abbraccio.
Anche Konrad venne da me e ci scambiammo giusto due baci sulle guance, poi Vanessa, insaspettatamente, mi accarezzò una guancia e mi sorrise, prima di tornarsene al suo posto sul divano.
Markus si alzò e venne da me sorridendomi, così il mio cuore rincominciò a prendere il ritmo di un tamburo suonato male.

Stai bene?” mi chiese.
Annuii. In fondo stavo bene, ero solo sconvolta, chi se lo sarebbe mai immaginato?
Si abbassò e mi baciò la guancia, poi mi abbracciò dolcemente.

Sei sempre piccola” mi disse, a bassa voce, sghignazzando.
Io lo abbracciai aggrappandomi al suo collo e nascondendo il viso.
Il mio regalo era arrivato, prima della mezzanotte.

Dio Markus, non hai idea di quanto tu mi sia mancato” sussurrai, in modo che fosse solo lui a sentirmi.
Lui in risposta mi strinse ancora di più a sé.

Anche tu mi sei mancata, formichina” mi disse.
Singhiozzai, sperando di bloccare le lacrime.

Billie sei stupenda, davvero. Mi ricordavo che tu fossi bella, ma così non lo avrei mai immaginato” mi disse, sincero.
Strinsi gli occhi, sperando sempre che servisse a non farmi piangere. Ben presto, però, sciolse il nostro abbraccio e lo rimpiansi subito.
Guardò l'orologio, mancavano cinque minuti alla mezzanotte.

Ti devo dare il mio regalo” mi sussurrò. Lo guardai, dubbiosa.
Il regalo non sei tu?” gli chiesi.
Lui scoppiò in una sonora risata che fece voltare tutti e vergognare me.

Non sono così presuntuoso” mi disse, ridendo.
Gli presi la mano e sorrisi. Era sempre Markus.

Andiamo di la” dissi, a bassa voce. Lui annuì.
Arriviamo subito” comunicai a tutti, prima di portarlo in camera mia.
Chiusi la porta e sentii il cuore battere come poco prima, lui, però, decise di farmi morire completamente. Mi prese la mano e mi tirò a se, io gli sorrisi.

Non mi sembra vero di poterti toccare” mi disse, con una faccia triste.
Tachicardia la chiamavano?

Nemmeno a me” gli dissi.
Lui si ricordò di qualcosa e infilò la mano nella tasca, ne uscì fuori una scatolina.

Non ti dirò di chiudere gli occhi, non abbiamo più tempo per le cose romantiche, purtroppo” mi disse lui.
Mi prese la mano e ci poggiò la scatolina.

Buon compleanno Billie” mi disse, sorridendomi.
Lo guardai.
Aprii piano la scatolina.
Rimasi quasi pietrificata.
Nella scatolina giaceva una collanina d'oro bianco, con un ciondolo a forma di cuore.
Si, tachicardia.
Sul ciondolo c'era un'incisione in corsivo: Millie.
Rimasi per qualche secondo a fissarla.

È l'unione dei nostri nomi” mi spiegò.
Markus... È...È meravigliosa” gli dissi, alzando poi lo sguardo.
Lui mi sorrise.

Sono contento. Speravo davvero ti piacesse” mi disse, guardandomi dolcemente.
Mancava giusto un minuto alla mezzanotte.
Tolsi la collanina e appoggiai la scatoletta sul mobile lì vicino.

Voltati” mi disse, prendendo la catenina, sorridendomi.
Mi voltai e spostai la coda di lato e lui, dopo aver agganciato la collana, prese al volo l'occasione e mi baciò il collo, facendomi tremare.
Mi voltai e lo guardai, lui mi prese tra le sue braccia e mi baciò.
La campana suonò la mezzanotte.
Mentre lo baciavo, le lacrime iniziarono a scendere da sole, senza controllo.

Non piangere” mi disse, sussurrandomi dolcemente.
Io, di rimando, scoppiai, piangendo disperata, così lui mi strinse a se, cullandomi, dicendo che andava tutto bene.
Dovevo crederci?

Si, certo” dissi, sarcastica. Lui mi guardò, scettico.
Che succede?” mi chiese.
Non va tutto bene. Tu ora sei qui, ma chissà quando dovrai andartene di nuovo. Non credo di poter sopportare un altro addio” gli dissi, singhiozzante.
Mi sorrise e mi baciò la testa.

Usciamo? Andiamo da qualche parte” mi propose.
Lo guardai. Io ero disperata e lui mi chiedeva tranquillamente di uscire?

Va bene, mi devo solo mettere a posto” acconsentii. Quella sera, ogni cosa dicesse era legge.
Sei perfetta così” mi disse, dandomi un bacio leggero.
Io sghignazzai, mentre avevo ancora i lacrimoni.

Immagino...” gli dissi, sciogliendo l'abbraccio e asciugandomi le guance.
Mi aspetti di là?” gli chiesi, indicando la porta.
Annuì, poi uscì dopo avermi dato un altro bacio.
Andai in bagno e mi levai il trucco sbavato. Mi ricordai che il primo giorno che ci conoscemmo mi disse che i listoni neri mi donavano: sorrisi al ricordo.
I tacchi mi stavano distruggendo, però per lui potevo anche soffrire, perciò decisi di indossarli per uscire con lui, ma li tolsi per struccarmi, in modo da dare un po' di tregua ai miei poveri piedi.
Markus era a casa mia.
Mi era quasi impossibile crederlo, eppure era nella sala a chiacchierare con mia sorella e mio cognato.
Ripassai l'eyeliner e la matita, poi passai anche il fard. Subito dopo accesi la piastra e lisciai la frangia che, nel frattempo, si era leggermente arricciata.
Mi spruzzai il profumo e indossai gli stivaletti; aggiustai leggermente il vestito e tornai in sala.
Stavano tutti parlando tranquillamente e sorridendo contenti.
Diana si voltò e mi sorrise.

Così esci di nuovo” non era una domanda.
Alzai le spalle e guardai Markus che nel frattempo si era voltato e mi sorrideva.
Konrad e Vanessa si erano alzati. Uscivano con noi? Mi ritrovai a chiedermi.

Grazie per la serata, ci dispiace avervi disturbato” diceva Konrad a mia sorella.
Si stavano salutando.
Salutò anche Markus e si avvicinò, prendendomi la mano.

Andiamo?” mi chiese. Annuii, rapita.
Mi voltai verso Diana che mi sorrise.

Ciao” le dissi, sorridendo e uscendo dalla stanza, poi mi ricordai della borsa e della giacchetta, così andai a recuperarli.
Una volta fuori Vanessa mi salutò e mi disse che era stata contenta di vedermi di nuovo. Salutai la coppia che se ne andò. Si allontanarono abbracciati, scambiandosi qualche bacio.

Anche per loro è la prima notte insieme dopo quell'estate” mi confidò Markus.
Lo guardai e sorrisi.

Davvero?” chiesi, sorridente.
Lui annuì. Mi faceva piacere.

Allora? Dove mi porti?” mi chiese, abbracciandomi.
Andiamo al castello. È illuminato di notte, è stupendo” gli dissi,dopo averci pensato su, prendendolo per mano.
Per i primi passi rimanemmo in silenzio, poi fu lui ad iniziare.

Ho pianificato tutto questo circa tre mesi fa” mi confidò.
Mi voltai.

Sul serio?” gli chiesi, sorpresa. Lui annuì.
Sai l'ingaggio di cui ti avevo parlato? Quello per il calcio?” mi chiese.
Io annuii, me lo ricordavo.

Beh, è andato a buon fine. Sono riuscito a guadagnarmi abbastanza per farti la sorpresa” mi disse, prima guardando a terra, per poi alzare lo sguardo su di me.
Grazie, paladino Mark. È tutto...Perfetto” gli dissi, a bassa voce.
Lui, però, mi sentì comunque.

Non hai idea di quanto tu mi sia mancata. E ora che ti ho qui non riesco a trovare il modo per...Non so neanche io per cosa” mi disse.
Mentre parlava mi strinse la mano un po' più forte. Era arrabbiato con se stesso.

Anche tu mi sei mancato e stasera è la serata più bella della mia vita. Beh, fino ad ora almeno” gli dissi, sperando di farlo stare un po' meglio.
Lasciò la mia mano e mi abbracciò di nuovo.
Non me lo ricordavo così affettuoso. Erano anche passati tre anni, a dire il vero. Camminammo più o meno abbracciati, ridendo e scherzando come qualche anno prima.

Guarda, è quello il castello” gli dissi, indicando un edificio illuminato da alcuni fari.
Lui mi sorrise e io rimasi con la testa alzata a guardarlo.
Mi erano mancati i suoi occhioni scuri e i suoi capelli biondi: era bello, più di quando aveva diciassette anni.
Salimmo la salita che portava al castello, tenendoci per mano. Da abbracciati avremmo rischiato di cadere.

Voglio essere sincero con te. In questi anni sono stato con altre ragazze, provando a voltare pagina. Con una pensavo pure di esserci riuscito. Era la prima con cui facevo sesso e non mi immaginavo te, perciò mi ero leggermente illuso. Forse in quel momento non pensavo a te, ma tutti gli altri momenti si, ed era così naturale che non mi rendevo conto” mi confidò.
La storia della ragazza mi rivoltò le budella, lui però continuò senza badare a me.

Sai, ho anche creduto di non essere normale” mi disse ridendo.
Cercai di riprendere il controllo.

Perché?” gli chiesi.
Lui si voltò a guardarmi, finalmente.

Perché...Beh perché sei stata la prima. E nonostante passassero gli anni, mi ritrovavo a pensare costantemente agli stessi giorni. Per anni, capisci? Poi però Konrad mi confidò che era capitato anche a lui. E provò a darmi una ragione valida per non credermi pazzo o strano” mi disse, abbassando lo sguardo.
Arrivammo all'entrata del castello, si ergeva in tutta la sua bellezza e grandezza, poi avendo Markus al mio fianco tutto si faceva più bello ed emozionante: anche il castello che avevo visitato un milione di volte.

Cioè?” gli chiesi.
Lui si guardò intorno.

Vieni” mi disse, tirandomi la mano.
Lo seguii, mi portò su un muretto e si sedette. Io lo guardai e lui mi fece sedere in braccio a lui.

Billie...” provò a dirmi.
Lo guardai.

Io non sono stata con nessun altro. Beh, nel senso che non ho mai fatto sesso con nessuno, oltre te” gli confidai.
Mi era uscito spontaneo. Volevo lo sapesse.
Lui mi guardò. Era sorpreso, lo avevo capito.

Ti amo Billie” mi disse, spontaneamente.
Lo guardai. Neanche io me lo aspettavo questo.
Io però rimasi zitta e lui lo prese come un brutto segnò, così si agitò.

Ti prego dimmi qualcosa, dai segni di vita” mi disse, per sdrammatizzare. Come suo solito.
Mi avventai sulle sue labbra e lo baciai.
Mi amava. Nonostante non fossi stata l'unica, amava me. E a me bastava.
Mi allontanai e lo guardai.

Anche io ti amo Markus” gli dissi, con le lacrime agli occhi.
Lui mi abbracciò e io mi appoggiai, accoccolandomi.

Markus...Quando dovrai ripartire?” gli chiesi.
Oh, beh, non lo so. C'è tempo, io ho ancora un vitto e alloggio da riscuotere. Penso che potremmo rifare questo discorso un po' più avanti” mi rispose.
Ero felice. Indubbiamente.
Alla fine aveva scelto me.

Markus...”
Si?”
Sarai sempre il mio paladino?”
Sempre”
Sarò sempre la tua formichina?”
Per sempre. Ti amo Billie”
Anch'io Markus”

FINE <3

Ecco la ficci completa ^___^ dovete sapere che il nomignolo che Billie ha dato a Markus (Paladino) era dovuta ad una loro litigata, dopo che lui aveva difeso Vanessa. Formichina, invece, è data dalla differenza di "grandezza" dei due: lui dovrebbe essere un ragazzone alto e spesso, un portiere come si deve per intenderci, lei invece una nanetta con crisi per la sua altezza =) mi dispiace un po' perché quando l'ho scritta era il periodo in cui scrivevo nei GdR, perciò è costituito principalmente da dialoghi e non mi piace granché xD

Commenti:

Ro90: si ha decisamente fatto bene, quelle sono il genere di persone che Billie avrebbe evitato a priori, ma si sa che a volte prendiamo una brutta strada ahahah! xDD mi fa piacere che ti sia piaciuta, davvero. Un bacione, a presto ^__^

Grazie anche a chi l'ha messa tra i preferiti/seguite!

Erika <3

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