MW II: la lotta continua

di lyrapotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Nella foresta ***
Capitolo 3: *** Scontro frontale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi nuovi invece provengono dalla mia mente malata. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei personaggi.

Per chi fosse interessato, qui trovate la prima parte della trilogia.

MW II: la lotta continua

PROLOGO

20 dicembre 2004

Quartier Generale

Dell’Ordine della Fenice

Londra

Remus alzò lo sguardo dalla vecchia copia illustrata del Canto di Natale di Dickens per trovare Ally serenamente addormentata sotto l’incavo della sua spalla. Guardò l’orologio: era quasi mezzanotte.

Finalmente, pensò, sbadigliando. Iniziavo a pensare che avrei dovuto leggerle ogni libro della casa prima che si addormentasse. Non che fosse una novità: nei giorni immediatamente precedenti al plenilunio, anche lui aveva difficoltà a dormire, perciò non gli pesava far compagnia alla figlia, le rare volte in cui passavano il plenilunio insieme perlomeno.

Di solito, erano un problema di Andromeda, ma con il Natale così vicino, erano tutti più inclini a prendersi qualche rischio in più, perciò si erano entrambe trasferite a Chalmers Road per le feste. Quando l’aveva saputo, Ally era andata così su di giri da non riuscire a controllare i suoi poteri di metamorfosi: Andromeda aveva detto che i capelli avevano continuato a cambiare senza soluzione di continuità per le successive due ore.

E del resto chi poteva biasimare una bambina di otto anni se voleva passare un po’ di tempo coi genitori che, se tutto andava bene, riusciva a vedere con cadenza bimestrale? Se tutto andava bene…

Remus sospirò, stiracchiandosi piano per non svegliare la figlia, ignorando i primi dolori che sentiva alle articolazioni: la pozione Antilupo aveva di molto ridotto i suoi problemi con la trasformazione, tanto che alla vigilia della luna piena andava ancora in giro normalmente, ma non poteva certo fare il miracolo. Ma a quarant’anni suonati ormai non ci faceva quasi più caso…

"Ora di andare a letto, pulcino" sussurrò, alzandosi lentamente e facendo per prendere Ally in braccio e portarla al piano superiore.

"Lupin!" lo chiamò una voce ben nota alle sue spalle, facendolo sobbalzare per lo spavento.

Si voltò, trovando la testa di Severus Piton che lo fissava arcigna dal camino. "Porco…" biascicò. "Vuoi farmi venire un infarto, Severus?".

"Scusa" fece l’altro, senza sembrare in realtà troppo dispiaciuto. "Sei solo?".

Remus corrugò la fronte, avvicina dosi. "Parla piano, per favore… Ally si è appena addormentata…".

Piton sbirciò oltre la sua spalla la bambina. "Vedo" commentò asciutto, abbassando ulteriormente la voce. "Non è assolutamente mia intenzione svegliare il piccolo mostro…".

Remus non riuscì a trattenere un sorrisetto: per qualche oscura e probabilmente inspiegabile ragione, Ally stravedeva per Piton, tant’è che l’aveva molto carinamente ribattezzato "zio Sevvy", con grande scorno di quest’ultimo e il divertimento di Sirius. "Oh, su, Severus, piccolo mostro mi pare eccessivo perfino per te…".

"Senti" lo interruppe Piton con aria scocciata, "non sono qua per sentirti inneggiare a tua figlia con gli occhioni a cuore, perciò te lo richiedo: sei solo?".

"Dormono tutti" confermò Remus. "Chi vuoi che sia sveglio a quest’ora a parte noi due? Che cosa sta succedendo?".

"Non qua" dichiarò Piton scuotendo il capo. "Raggiungimi!".

Dopodichè sparì in un risucchio di fiamme verdi. Sospirando con aria stanca, ma curioso di sapere cosa stesse bollendo in pentola stavolta, Remus gettò un ultimo sguardo a Ally prima di seguirlo.

Ritrovatosi nell’ufficio del Preside ad Hogwarts, Remus si guardò un attimo intorno: Piton aveva imposto anche qui il suo particolare gusto per l’arredamento, anche se si potevano ancora vedere tracce lasciate dal suo predecessore, come il vecchio Pensatoio che si intravedeva da un armadio chiuso male.

Alcuni vecchi presidi gli rivolsero un cenno di saluto dai loro quadri, che Remus ricambiò con un veloce sorriso, prima di tornare a prestare la sua attenzione a Piton, che lo squadrava da dietro la scrivania.

Per un attimo, si guardò intorno nervosamente, osservando per un attimo la porta chiusa dell’ufficio: era ben lontano il tempo in cui considerava Hogwarts la sua casa, ormai era un covo di Mangiamorte per lui pericoloso quasi quanto il Ministero.

"Tranquillo, Lupin" disse Piton, quasi gli avesse letto nel pensiero. "I Carrow sono già andati via per le vacanze… E in ogni caso, come hai giustamente sottolineato tu poco fa, chi ti aspetti che se ne vada in giro a quest’ora?".

"Di cosa si tratta, Severus?" domandò Remus. "E perché non poteva aspettare un orario più ragionevole?".

"Perché non voglio che qualcun altro venga a sapere di questa conversazione… In ogni caso, sapevo che saresti stato sveglio".

Remus corrugò la fronte. "Che diavolo sta succedendo? La piega che sta prendendo questa conversazione non mi piace per nulla…".

Invece di rispondere, Piton si curvò e mormorando a mezza voce un incantesimo aprì uno dei cassetti della scrivania. Incuriosito, Remus si avvicinò e vide che ne tirava fuori un libro dall’aria incredibilmente vecchia, polverosa e muffita. Piton lo posò sulla scrivania, aprendolo a colpo sicuro in una pagina centrale per poi allungarlo verso di lui.

"Leggi qui".

Remus prese posto su una sedia, senza accennare a ubbidire. "Da dove sbuca quel libro? Non ha l’aria particolarmente invitante…".

"L’ho trovato frugando tra gli scaffali del Reparto Proibito. E non ha l’aria invitante perché tra le altre cose ti insegna il modo corretto di conservare bulbi oculari umani per riutilizzarli in particolari veleni dagli effetti abbastanza raccapriccianti…".

D’istinto, Remus si tirò indietro con tutta la sedia. "Se vuoi avvelenare qualcuno, Severus" obiettò, occhieggiando il libro quasi potesse morderlo, "non credo di essere la persona più adatta: i bulbi oculari mi servono ancora…".

"Tieniteli pure: questo genere di pratiche non mi interessa minimamente. Leggi la pagina che ti ho indicato".

Pur controvoglia, Remus allungò una mano e prese il libro, avvicinandoselo al volto. Le pagine avevano l’aria polverosa e ingiallita di qualcosa che non veniva sfogliato da qualche decennio: per un attimo temette quasi che gli si sbriciolasse in mano. Interrupe la lettura alla quarta riga e alzò gli occhi verso Piton, che lo osservava imperscrutabile. "Stai scherzando, vero, Severus?" domandò angosciato.

"Ho la faccia di uno che scherza, Lupin?".

"No, ma la speranza è l’ultima a morire…". Remus tornò a guardare la pagina, facendone una lettura sommaria, solo per vedere confermata la sua impressione iniziale: non si parlava di bulbi oculari o veleni, ma non per questo l’oggetto di studio era meno preoccupante. "Severus, non puoi dire sul serio…".

"Sono mortalmente serio, Lupin" ribatté Piton atono.

"Interessante scelta di termini" bofonchiò Remus. "Ti rendi conto di cosa mi stai proponendo?".

"Sono settimane che rileggo quel libro, Lupin: so il contenuto praticamente a memoria".

"E, da uomo intelligente quale sei, capirai anche che il gioco non vale la candela: qui dice che basta il minimo sbaglio per finire ammazzati!".

"Ascolta, Lupin" cominciò Piton, dopo alcuni minuti di silenzio. "Anch’io ci ho pensato a lungo e sono arrivato alla conclusione che non abbiamo molte altre alternative. No, non interrompermi, sai che è la verità: il Ministero ci sta facendo fuori uno per uno, ormai siamo troppo pochi per poterlo sul serio contrastare… E la mia posizione si sta facendo sempre più difficile…".

Remus lo guardò allarmato. "Che cosa vuol dire?".

"Che hanno dei sospetti: i Carrow cominciano a guardarmi in modo diffidente e so anche al Londra cominciano a girare voci sulla mia dubbia fedeltà al Signore Oscuro… È solo questione di tempo prima che la mia copertura salti definitivamente…".

"E allora vieni via" suggerì con foga Remus, stringendo con forza il libro. "Molla tutto e unisciti a noi: al Quartier Generale c’è sempre posto per uno in più…".

Con sua sorpresa, Piton gli rivolse un sorrisetto ironico. "E mettere me e Black sotto lo stesso tetto ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette? Non te lo consiglio, se non vuoi che la casa salti in aria!".

"Oh, andiamo, Severus, non siete più ragazzini: se riusciamo noi due ad avere una conversazione civile, potete farlo anche tu e Sirius".

"C’è solo un piccolo problema: Black ha il quoziente intellettivo di un lombrico e l’autocontrollo di una scimmia urlatrice!". Ridacchiò sommessamente. "Visto, l’ho sto già insultando da qui… No, Lupin: grazie dell’offerta, ma quello non è assolutamente il mio posto".

"Ma…".

"Niente ma, Lupin: farò la mia parte fin quando potrò farlo e se mi scopriranno… Beh, presto o tardi tocca a tutti, no?".

"Severus…".

"Non siamo qui per parlare di me, Lupin" lo interruppe stizzito Piton. "Ma di quello".

Remus guardò il libro ancora aperto alla pagina incriminata. "È una follia, Severus" dichiarò. "Ci sono talmente tante cose che potrebbero andare storte…".

"Ma potrebbe anche andare bene, non credi? Lupin, le cose per l’Ordine non vanno bene, è innegabile, e probabilmente andranno sempre peggio… Hai mai riflettuto su quello che potrebbe accadere se morissimo tutti prima che il potere del Signore Oscuro cada? Qualcuno DEVE continuare a combattere…".

"Ma non così, Severus: ci sono più probabilità di suicidarti che di…".

"In verità, io volevo proporlo a te…".

Remus corrugò la fronte, rimanendo un attimo perplesso da quell’uscita, poi capì e se possibile si agitò ancora più di prima. "Severus, non puoi sul serio chiedermi una cosa del genere: ho una moglie e una figlia che mi aspettano a casa… Se ci tieni così tanto, perché non lo fai tu?".

"Credimi, lo farei anche volentieri, ma ci ho pensato sopra a lungo: se la cosa si fa, deve essere qualcuno la cui fedeltà verso l’Ordine non è mai, mai stata messa in dubbio… Mettiti dall’altra parte della barricata: di chi ti fideresti di più? Di me, Mangiamorte voltagabbana e assassino, o di te, che combatti nelle file di Silente senza cambiamenti di rotta da più di vent’anni?".

"Perché non l’hai chiesto a qualcun altro, allora?" obiettò Remus. "Non sono certo l’unico dell’Ordine a rispondere a quel requisito…".

"Perché, in tutta sincerità Lupin, tu sei l’unico dalla mente abbastanza aperta da stare ad ascoltare questa idea… Ovvio, non posso obbligarti, ma riflettici sopra: le future generazioni avranno bisogno di qualcuno che li guidi nella lotta contro il Ministero, qualcuno di cui potranno fidarsi ciecamente…".

Remus tacque, la mente in subbuglio: troppe variabili da calcolare, troppe informazioni in un colpo solo, troppe domande. "Severus, è una pazzia…".

"Non l’ho mai negato".

"Stiamo parlando di qualcosa che va contro tutti i principi naturali".

"Ne sono perfettamente consapevole".

"E consapevolmente mi stai chiedendo di fare una cosa mortalmente pericolosa, dalle conseguenze imprevedibili e con scarse probabilità di successo? Di mettere in gioco la mia vita con a casa una moglie e una bambina di otto anni?".

"Sì" confermò Piton senza traccia di esitazione nella voce. "Guarda l’altro lato della medaglia: la possibilità di costruire un futuro migliore per tua figlia".

Un futuro migliore, ripeté tra sé Remus. Non era nemmeno più sicuro di crederci alla possibilità di un futuro migliore… Si prese la testa tra le mani: da un lato, c’era la seria possibilità di rendere Dora vedova e Ally senza padre prima del tempo, dall’altro… Già, si era soffermato così tanto sui rischi e gli aspetti negativi, che si era quasi dimenticato lo scopo di tutto il teatrino. Ma come poteva deliberatamente fare una scelta del genere?

"Perché stai facendo questa proposta proprio a me, Severus?".

"Perché sei l’unico abbastanza pazzo da stare qui ad ascoltarla insieme a me" rispose schiettamente Severus.

Remus sospirò, mentre un involontario sorrisetto gli increspava le labbra. "Grazie della fiducia".

"Sei ancora qui, no? Dimostrazione che ho fatto bene i miei conti…".

Il licantropo tacque, riflettendo: forse avrebbe dovuto andarsene, forse stava facendo una follia, ma era una follia con una sua perversa logica dietro… E c’era concretamente una possibilità, seppur minuscola, che la cosa funzionasse sul serio.

"Quando cominciamo?".

Soddisfatto, Piton gli rivolse uno dei suoi rari, sinceri sorrisi.

2012

Sala comune di Tassorosso

Hogwarts

Emma Robinson si era spesso chiesta quale fosse il motivo per cui la sua migliore amica, Allison Lupin, fosse stata smistata a Tassorosso: insomma, non che non fosse altruista o leale, anzi, era l’amica migliore che si potesse desiderare, ma con il suo scarso senso di disciplina, la sua faccia tosta e una discreta dose di avventatezza, Emma era sempre stata convinta che si sarebbe trovata molto meglio a Grifondoro. Non che se ne lamentasse, in fondo se fosse finita a Grifondoro probabilmente non l’avrebbe mai conosciuta se non di vista.

Emma era in un certo senso, l’immagine speculare di Ally: calma e riflessiva, nonché abbastanza timorosa delle regole, o per meglio dire delle possibili conseguenze se le avesse infrante, era lei che teneva a freno l’amica quel tanto che bastava per non farla espellere.

Due caratteri diametralmente opposti, ma ciò non di meno, le due erano amiche per la pelle dal primo anno. Entrambe infatti avevano scoperto la prima sera di essere a Hogwarts quasi per fortuna: se Ally aveva avuto problemi a causa delle azioni dei suoi genitori, lo status di sangue di Emma aveva a lungo messo in forse la sua ammissione. Il cognome palesemente non magico ereditato dal nonno paterno Babbano, infatti, aveva fatto sudare sette camicie ai suoi genitori per dimostrare che possedeva i requisiti di purezza richiesti, tanto che alla fine di agosto Emma non era ancora certa di poter partire. Quel fatto le aveva in un certo senso avvicinate più di qualunque interesse comune.

Era stato comunque con una certa riluttanza che Emma si era imbarcata nell’avventura del New ES all’inizio di quell’anno: più di tutto temeva la reazione dei suoi genitori, che, per quanto non fossero aperti sostenitori del governo, avevano progettato per lei un futuro radioso in un qualche importante incarico governativo, cosa che sarebbe stata impossibile se si fosse inimicata Lucius Malfoy come effettivamente stava facendo, visto che Ally sapeva essere molto persuasiva quando voleva. Di quando in quando, però, cercava ancora di far ragionare l’amica e convincerla a darsi una calmata.

"Ally, un giorni di questi ti metterai in guai seri" le stava dicendo un pomeriggio di fine gennaio mentre salivano nel loro dormitorio dopo le lezioni.

Davanti a lei, Ally ridacchiò sommessamente, aprendo la porta e gettando la sua borsa sul letto con un gesto di stizza. "Oh, andiamo Em, pensi sul serio che mi facciano paura Malfoy e la sua banda di Mangiamorte frustati?".

"Se fossi furba, dovrebbero" la rimbeccò Emma, chiudendosi la porta alle spalle. "Potresti almeno smetterla di provocarli in continuazione, non credi? Era proprio necessario chiamare Amycus Carrow ‘faccia da Schiopodo??".

"Ma scusa, quello è metà del divertimento!" rise Ally. "E prova a negare che Carrow non ha la faccia da Schiopodo!".

Anche Emma sorrise debolmente. "Non è questo il punto!" si ricompose subito. "Ti sei guadagnata un’altra settimana di punizione per cosa? Una piccola gratifica personale?".

"Piccola? Ma che scherzi? Insultare quell’idiota mentecatto è una soddisfazione che nemmeno ne hai idea… Come se potesse seriamente insegnarmi qualcosa di utile: odio il suo corso! Come se potesse essere mia intenzione mettermi a lanciare Maledizioni Senza Perdono in mezzo alla strada… Beh, se incontrassi Testa-di-Troll Malfoy in un vicolo buio senza testimoni…".

"Allison Lupin!" esclamò scandalizzata Emma. "Ma ti sembra un discorso da fare!".

"Lo sai, quando usi quel tono, sei tale e quale a nonna Andromeda nelle sue Strillettere" ridacchiò Ally. "Rilassati, stavo scherzando…".

"Non dovresti scherzare su certi argomenti" la rimbrottò l’amica. "Non prendi mai nulla seriamente…".

"Questo non è assolutamente vero!" protestò Ally con espressione offesa. "Seguo con grande interesse le lezioni di Vitious, per esempio, senza contare le nostre attività extrascolastiche…".

"Attività extrascolastiche?" ripeté Emma inarcando un sopracciglio divertita. "È così che si chiama adesso quello che facciamo?".

"Beh, ‘facciamo vedere i sorci verdi al nostro benamato e stupidissimo Preside in modo da farlo diventare completamente calvo’ è troppo lungo, non credi?".

"E un po’ troppo rivelatore, oserei aggiungere…" sorrise Emma. "Però, dovresti sul serio moderare un po’ i toni: Malfoy non aspetta altro che l’occasione per farti fuori…".

Ally scrollò le spalle, senza dar peso alla cosa. "Che ci provi pure: non ho paura di lui… E nemmeno tu dovresti averne: senza prove concrete il massimo che può fare è fissarci arcigno dalla cima del suo piedistallo!".

"Sarà…".

Ally sospirò avvicinandosi all’amica e poggiandole le mani sulle spalle. "Sei troppo ansiosa, Em, finirai col farti venire un infarto: rilassati e goditi la vita!".

"Parli bene tu, non hai due arcigni genitori a casa pronti a prenderti a legnate se ti fai espellere o sospendere!".

"No, infatti non ce li ho" mormorò Ally, rabbuiandosi all’istante e allontanandosi.

Emma si rese subito conto della sua uscita infelice e guardò l’amica mortificata: l’argomento genitori era l’unico su cui Ally fosse davvero sensibile, l’unica corda che dovevi toccare se volevi ferirla sul serio. Per tutto il mondo, Ninfadora e Remus Lupin erano due pericolosi ricercati, infatti Ally viveva con la nonna materna e si supponeva non avesse mai avuto contatti con loro. Emma era tra i pochi a sapere che non era vero, ma che al contrario, Ally parlava regolarmente con loro attraverso speciali specchi che Remus aveva dato alla figlia. Ma restava comunque una situazione difficile da gestire.

"Ally, scusami, scusami tanto: ho parlato senza pensare, non volevo assolutamente…".

La ragazza annuì, riacquistando il sorriso. "Non fa nulla, Em, tranquilla… E comunque, sono quasi sicura che almeno nonna me le darebbe volentieri, le legnate, se venissi sospesa o espulsa!".

Emma ridacchiò. "Tutto ok, allora?".

Ally annuì. Poi guardò l’ora e sobbalzò. "Accidenti, dobbiamo andare!".

L’afferrò per il polso e la trascinò fuori dalla stanza. "Dove stiamo andando, Ally?".

"Aspetta e vedrai" le promise Ally, continuando a marciare a passo di carica attraverso i tunnel, per fermarsi infine davanti alla porta di uno dei dormitori maschili.

"La camera di Jack?" fece Emma, perplessa. "Mi hai tirata quasi di peso per andare in camera di Jack? Non potevi semplicemente dirmelo?".

Ally non rispose, bussando invece con energia alla porta. "Ehi, Jackie Boy, sei presentabile?".

Dall’interno giunse la gioviale voce di un ragazzo. "Entrate pure, mi chicas!".

Come sempre, la stanza di Jack era immersa nel disastro più totale: Ally e Emma ancora dovevano capire come facessero il loro amico e i suoi compagni a vivere in un simile grado di sporcizia e disordine. Erano arrivati da molto alla conclusione che i maschi sono bestie strane e abbastanza disgustose.

"Buenas dias, fanciulle" le salutò Jack con un sorriso.

Jack Burke era un Serpeverde mancato: a differenza delle amiche, proveniva da una famiglia purosangue radicale, Serpeverde da generazioni, e infatti il suo smistamento a Tassorosso aveva generato non poche polemiche e sorprese. Forse per questo, tra lui, Emma e Ally si era quasi subito creata una forte intesa.

"Ma tu non eri malato?" domandò Emma, fissando con aria accusatoria l’amico, che sembrava il ritratto della salute.

"Ah, sono stato miracolato" rispose. "Lo spirito di Paracelso mi ha fatto visita e mi ha guarito!".

Emma annuì con aria ironica. "E perché io ho come l’impressione che tu abbia finto per bigiare la lezione di Arti Oscure?".

"Perché tu, Emma Robinson, sei una piccola creatura malfidente e sospettosa!".

"Ok, non azzannatevi!" li interruppe Ally. "L’hai fatto?".

"Mi pare ovvio, lupacchiotta mia" ridacchiò Jack. "Quando prometto di fare un lavoro, poi lo faccio! E se mi permetti, sono anche abbastanza orgoglioso del risultato…".

"Andiamo, smetti di fare la ruota come un pavone e fa’ vedere!" lo incalzò Ally, andando a sedersi sul letto di Jack.

"Che cosa state confabulando questa volta?" domandò Emma, con aria rassegnata, imitandola.

"Confabulando, che brutta parola, Em!" la rimproverò Jack, mentre frugava sotto il detto letto e ne tirava fuori quello che pareva un poster arrotolato. "Fa sembrare che stiamo facendo qualcosa di brutto o losco…".

"E non è così?".

"Beh, forse è un po’ losco" le concesse Ally. "Ma lo facciamo come un favore alla società… Avanti, fa vedere!".

"Signore, ecco a voi la mia opera suprema!" annunciò Jack, srotolando con un gesto fluido il poster.

Emma e Ally lo guardarono un attimo con tanto d’occhi, prima di scoppiare in un’unica, fragorosa risata: era una copia del ritratto del loro sommo preside, abilmente modificata con i connotati di un ratto. Sotto capeggiava la scritta Aiutaci a disinfestare la scuola: morte ai tiranni!

"Lo sai, questo profilo lo migliora!" disse Ally appena riuscì a controllare le risate.

"Trovo anch’io" concordò Jack, osservando con occhio amorevole la sua opera.

"Sembri una mamma al primo giorno di scuola del figlio" lo prese in giro Emma. "Guardati, ti brillano gli occhi dall’orgoglio!".

"Ehi, l’ho detto o no che è la ma opera suprema!" si difese il ragazzo. "Avrò pure diritto a mostrarmi orgoglioso!".

"Ok, buoni bimbi, non litigate" si intromise Ally, interrompendo sul nascere quella che avrebbe potuto essere una lunga discussione. "È perfetto, Jack".

"Ti ringrazio. Quando lo appendiamo?".

"Stanotte" rispose pronta la ragazza. "Meno lo teniamo in giro, meglio è: non vorrei che qualcuno dei tuoi compagni lo trovasse…".

"Nah, gli altri non si avvicinano alla mia roba…" la tranquillizzò Jack. "Non da quando hanno trovato la tarantola, almeno…".

"TARANTOLA?!".

Come un sol uomo, Emma e Ally saltarono giù dal letto con uno scatto fulmineo, neanche quello le avesse morse. "Tu hai una tarantola in giro per la stanza?" chiese Emma disgustata.

"E ancora ti chiedi perché ci fa schifo stare nel tuo dormitorio?" le fece eco Ally, indicando allusiva il resto della stanza. "Questo posto è un focolaio di malattie infettive!".

"Oh, su non è così sporco…" si difese Jack. "E la tarantola l’avevo messa io apposta per incoraggiare i miei compagni a starne lontani!".

"Geniale" gli concesse Ally. "Assolutamente disgustoso, ma geniale…".

"Poi che ne hai fatto della tarantola?" domandò curiosa e anche po’ preoccupata Emma, guardandosi intorno.

"Boh, non so, è scappata…". Scoppiò a ridere alle facce allarmate delle due amiche. "Ma no, scherzo: l’ho liberata ai margini della Foresta…".

"Ah, meno male…".

"Stavamo parlando della nuova operazione o sbaglio?" continuò il ragazzo, riportando la conversazione al suo nodo centrale.

"Stanotte" ribadì subito Ally. "Con il Mantello e la Mappa sarà uno scherzo…".

Jack annuì con aria entusiasta, mentre Emma li guardò un po’ dubbiosa. "Ragazzi, ma siete sicuri?".

"Oh, su Em, non fare la solita fifona" ridacchiò Jack. "Non ci beccheranno…".

"E come fai a dirlo?".

"Non l’hanno mai fatto" rispose con ovvietà il ragazzo. "Sei troppo ansiosa…".

"E voi troppo avventati…" ribatté Emma. "Qualcuno deve tenere la testa sulle spalle in questo gruppo…".

"Giusto, giusto" concordò rapida Ally per sedare gli animi. "Ma non c’è da preoccuparsi: è una cosa facile, facile, veloce, veloce… Non se ne accorgerà nessuno!".

"Per voi è sempre tutto facile, facile e veloce, veloce" replicò Emma in tono frustato.

Vide i due amici scambiarsi un’occhiata. "Non lo vuoi fare?" domandò Jack.

"Possiamo sempre trovare qualcos’altro" aggiunse Ally. "È una democrazia la nostra, in fondo…".

Emma guardò prima l’uno e poi l’altra e capì che difendeva una causa persa: erano disposti a rinunciare, ma lo facevano a malincuore… E forse, era sul serio troppo ansiosa: poteva forse negare che non si divertiva anche lei a organizzare le azioni del New ES?

"Ok, ok, scusate, mi sono fatta prendere dall’ansia come mio solito… Ma sapete come sono i miei…".

Voleva bene ai suoi genitori, erano fantastici (meglio di quelli di Jack di certo), ma era la loro unica figlia e si aspettavano da lei sempre il massimo, il meglio del meglio: non aveva dubbi che una sospensione non li avrebbe resi affatto felici…

Ally le rivolse un sorriso raggiante, abbracciandola velocemente. "Non ti preoccupare, staremo attentissimi e anche di più…".

"Nemmeno si accorgeranno di noi…" aggiunse Jack. "Siamo come fantasmi, ricordi?".

"Appariamo, colpiamo e svaniamo" recitò Emma. "Lo so, lo so…".

"Non devi aver paura di Malfoy e la sua cricca" continuò Ally, ridacchiando. "Cosa vuoi che possano farci?".

Emma abbandonò infine l’espressione inquieta per rilassarsi in un sorriso. Già, che possono farci? Siamo come fantasmi…

"Qual è il piano d’azione?".

Aprile 2016

Ministero della Magia

Londra

Stretta dietro la sua scrivania sovraccarica di pratiche da completare, Emma Robinson pensava con stizza di detestare il suo lavoro con tutta l’anima.

E pensare che avrebbe pure dovuto pure sentirsi privilegiata: ben pochi ragazzi di vent’anni potevano dire di lavorare come assistenti personali di un importante capodipartimento del Ministero. Certo, Emma preferiva definirsi schiava personale piuttosto che assistente, dato che ancora un po’ e il suo capo l’avrebbe spedita anche a ritirare i vestiti in tintoria…

Tra le altre cose, la giovane si stava ancora interrogando su come avesse fatto Gregory Goyle a diventare capodipartimento, per di più di uno dei più importanti uffici del Secondo Livello, considerato che una teiera svaporata aveva più cervello di lui. Mi faccio comandare a bacchetta da una scimmia pelata, era il suo commento mentale abituale durante le giornate più difficili… Ovvero, quasi sempre.

Non ricordava di preciso quando tutta la sua vita aveva cominciato a ruotare intorno al suo lavoro al Ministero: doveva essere accaduto in un lasso di tempo indefinibile tra quando era stata assunta come seconda assistente al Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici l’agosto dopo essersi diplomata e il giorno in cui Goyle l’aveva costretta a pedinare sua moglie per assicurarsi che non lo tradiva…

Semplicemente, una bella mattina si era svegliata e si era resa conto che, nel bene e nel male, la sua vita sociale era ridotta ai minimi termini, se non di più, cosa abbastanza triste visto che odiava tutto ciò che concerneva il suo lavoro. La cosa più frustante, però, era senza dubbio dover fingere coi suoi genitori, così fieri che la loro bambina stesse scalando al scala gerarchica del Ministero a passi tanto rapidi. Sarebbero inorriditi se avessero sentito anche solo metà degli improperi che Emma lanciava mentalmente al suo capo, al suo ufficio, al Ministero, a Voldemort e tutto quello che rappresentavano.

Come ho fatto a ridurmi così?, si chiese, fissando con aria sconsolata la pila di cartelle che avrebbe dovuto archiviare per quella sera. Avrei dovuto sbattermene allegramente dei miei e andarmene con Jack quando ne avevo occasione…

Lanciò un’occhiata triste e nostalgica a uno dei porta-foto che affollavano la scrivania: ritraeva lei, Ally e Jack all’inizio del loro sesto anno, poche settimane prima che Ally venisse espulsa, prima che andasse tutto in malora. Le piaceva quella foto perché sembravano così spensierati, così sereni, ancora ignari di quanto la vita potesse essere crudele…

Per un certo periodo, dopo che Ally se n’era andata, lei e Jack avevano cercato di portare avanti le attività del New ES, ma aveva presto rinunciato, non tanto per paura, quanto perché non era più la stessa cosa: Ally era l’anima e il cuore del loro gruppo, perderla era stato un duro colpo…

Emma ricordava ancora con una stretta al cuore quei giorni: lei e Jack sfogliavano con furia quasi morbosa ogni copia della Gazzetta del Profeta che capitava loro a tiro, cercando affannosamente informazioni dalla loro amica e più tardi dei suoi genitori appena arrestati (una coincidenza che a entrambi era sembrata più che sospetta).

Probabilmente, erano stati i soli o quasi in tutta la scuola a gioire in silenzio quando era trapelata la notizia della loro fuga. Ma di Ally non erano più riusciti a sapere nulla: in un lampo di disperazione, Emma aveva perfino provato a scriverle, ma le lettere erano tutte invariabilmente tornate indietro ancora sigillate.

E lo stesso era stato per i successivi tre anni, finché un giorno, Goyle non le aveva sbattuto in faccia la foto segnaletica di Allison Andromeda Lupin, appena sfuggita da una condanna a morte e tuttora latitante con una taglia da diecimila galeoni sulla testa… Emma era quasi certa che in mezzo al guazzabuglio della sua scrivania ce ne fosse ancora una copia.

Com’erano arrivati a quel punto? Ally era andata dritta per la sua strada, seguendo gli ideali che aveva sposato quasi prima di saper parlare, gli stessi ideali che avevano animato anche lei, che ora si ritrovava ad aiutare i cacciatori della sua ex migliore amica…

La verità era che non avrebbe mai dovuto permettere ai suoi genitori di decidere per la sua vita: quando si erano diplomati, Jack le aveva proposto di lasciare l’Inghilterra e girare l’Europa insieme, lontano da Voldemort e tutto quello che rappresentava. Emma era stata a tanto così dall’accettare l’offerta, ma suo padre le aveva nel frattempo procurato quel colloquio di lavoro: quando aveva visto gli occhi brillanti d’orgoglio di sua madre, non aveva potuto tirarsi indietro per annunciare che voleva fare la vagabonda con il suo migliore amico.

Così Jack era partito senza di lei. Non riuscirei a sopportare oltre questo Paese, nemmeno per te era stata la sua giustificazione mentre saltava su un treno diretto a Parigi. Emma non si era sentita di biasimarlo: sulla banchina della stazione, mentre lo salutava, avrebbe dato qualunque cosa per avere il coraggio di seguirlo.

Si sentivano ancora, qualche volta: dopo aver fatto su e giù per mezzo mondo, vivendo coi soldi guadagnati in lavoretti saltuari (i genitori si erano fermamente opposti a quella che ritenevano una pura follia), si era stabilito un annetto prima dalle parti di Barcellona, dove dava fondo alla sua abilità di caricaturista lavorando per una casa editrice di fumetti. Le aveva perfino spedito qualche suo lavoro, che Emma conservava gelosamente come un tesoro prezioso.

Se il lavoro glielo avesse permesso, avrebbe tanto desiderato andare a trovarlo: era felice che almeno lui si fosse realizzato, anche se da quello che aveva intuito, viveva molto alla Babbana, usando la magia solo nell’indispensabile.

Purtroppo, Goyle aveva bisogno di lei anche per allacciarsi le scarpe, perciò il suo era un lavoro a tempo pieno, senza pause intermedie: nemmeno ricordava più l’ultima volta che aveva passato la sua giornata libera senza essere convocata in ufficio per qualche emergenza…

"Robinson, vieni qui!".

La voce del suo capo, amplificata da un Incantesimo Sonorus, la riscosse bruscamente dalle sue fosche riflessioni. Sbuffando, tirò indietro la sedia e lasciò la sua scrivania, chiedendosi vagamente quando Goyle avrebbe capito che non era necessaria tutto quel chiasso, ma bastavano i galeoni comunicanti per convocarla.

Sollazzandosi con inutili, ma appaganti minacce di morte a vuoto, Emma percorse il corridoio che separava i due uffici.

"Mi avete chiamata, signore?" domandò con una punta d’ironia, affacciandosi alla porta aperta dell’ufficio di Goyle.

"Alla buon’ora, Robinson" sbuffò quello come saluto.

Stai calma, Emma, stai calma…, si disse la ragazza, sistemando dietro un orecchio una ciocca volante di capelli castani. "Mi scusi, signore. In cosa posso esserle utile?". Che tu possa crepare tra i più atroci tormenti… L’importante era sempre dare ragione agli imbecilli e maledirli silenziosamente: era quello il suo segreto per mantenere il lavoro.

"Hanno alzato di nuovo la taglia su Potter Junior" disse Goyle. "Lì c’è il volantino nuovo: devono tappezzare le principali città in capo a un paio di giorni…".

Emma si esibì nel suo migliore sorriso da lavoro, falso quanto una moneta da due galeoni e servile quanto bastava. "Certamente, signore, me ne occupo immediatamente". Allungò la mano e prese il volantino. "Serve altro?".

"Lord Sylar vuole i tracciati sugli ultimi spostamenti dell’Ordine entro stasera, perciò vedi di darti una mossa, Robinson…".

"Certamente, signore, me ne occupo immediatamente" ripeté a pappagallo Emma, senza che Goyle se ne accorgesse.

"E portami un caffé decente!" aggiunse l’uomo, bloccandola sulla soglia. "Questa brodaglia fa proprio schifo!".

La ragazza fece un cenno d’assenso. "Certamente, signore, me ne occupo immediatamente" disse di nuovo, prima di tornare nel suo ufficio.

Guardò con espressione neutra il nuovo volantino: stesso ragazzo di circa diciassette anni, stessi capelli rossi, stessi occhi verdi, stessa didascalia degli ultimi tre che le erano capitati per le mani. Cambiava solo la cifra: ora era salita a quasi cinquantamila galeoni. Caro mio, giusto perché il tuo cognome è Potter, vali quasi quanto mezza Londra… Come se quegli stupidi volantini servissero a qualcosa: in quasi un anno, tutte le segnalazioni che avevano avuto si erano rivelate punti morti di gente disperata, paranoica o semplicemente molto avida.

Tornò alla sua scrivania, gettò in malo modo il pezzo di pergamena in un angolo e si dedicò alla ricerca dei famosi tracciati che Sylar voleva, tracciati che tanto per inciso sarebbero stati di competenza del suo superiore, non sua, ma Goyle era spaventosamente bravo a delegare il suo lavoro ai suoi subordinati.

Tanto ho già capito che non riuscirò a fare tutto quello che devo fare in tempo, si disse, mentre nella ricerca una pila di fogli finiva miseramente in terra.

Quando infine trovò quello che cercava, constatò che il tracciato era già quasi completo: stando ai rapporti, l’Ordine di nascondeva da qualche parte in Cornovaglia. Per rendere il tutto ancora più preciso, avrebbe dovuto aggiornarlo coi dati degli ultimi giorni: un lavoro lungo e tedioso che le avrebbe occupato buona parte della mattinata. Addio pausa pranzo, pensò sconfortata mentre si risedeva.

Una parte del suo cervello le ricordo che quei tracciati tradivano anche la presenza della sua vecchia migliore amica e per un attimo fu tentata di stracciare tutto e fingere di non aver mai visto quei fogli. Ma sapeva che non faceva differenza: Sylar faceva fare quel lavoro ad almeno sei persone diverse, per essere certo che nessuno stesse sabotando le indagini. Il tradimento di Keith Bones bruciava ancora.

E Sylar non si sarebbe fatto il minimo scrupolo a punire lei per la mancanza del lavoro, anche se avesse dato la colpa a Goyle: in quel posto si guardava il grado per stabilire chi aveva ragione e ci torto.

La storia della mia vita: tentata senza mai cedere…

"Robinson, dove diavolo è il mio caffé?!" latrò la voce di Goyle.

Odio questo lavoro!

LYRAPOTTER’S CORNER

Ebbene, eccoci qua, con il secondo capitolo della trilogia di Magic Wars: alzi la mano chi ha capito cosa c’entra questo prologo con il resto della storia!

Lo so, vi starete tutti chiedendo che fine hanno fatto Drew e Co., loro arriveranno dal prossimo capitolo, parola: questo prologo mi serviva per introdurre il personaggio di Emma, che adesso sparirà per un po’, ma avrà la sua importanza, in seguito…

Seconda nota, avviso da subito che questa parte sarà molto più statica e senza azione rispetto alla prima: ci sarà azione all’inizio e alla fine, ma tutta la parte centrale sarà relativamente tranquilla. Spero di non annoiare nessuno…

Visto che diversi di voi ne hanno fatto menzione nei commenti, il personaggio sorpresa dell’introduzione è lo Yoda di turno, che NON è un personaggio già introdotto nella prima parte. Metto sorpresa appunto per non rovinare la storia a voi e perché avrà la sua importanza: l’identità sarà svelata approssimativamente intorno al capitolo quattro. Non fate domande, perché tanto non risponderò (risatina malefica)…

Grazie a

Half Blood, toh, quella di Han Solo alcolizzato non la sapevo, ne avevo sentite altre sul posto episodio sei che mi avevano sconvolto (incluso anche il personaggio finito male da te menzionato), ma questa no: non si finisce mai d’imparare!!!!!! Felice di sapere che la coppia Luna/Sirius cominci a piacerti: devo essere sincera, questo pairing ha preso alla sprovvista anche me, perché non è stato programmato, è una cosa che si è evoluta da sola… Su Yoda ho già commentato, quanto ad Ares, continuo a mantenere il mio riserbo, spiacente!!!!

SakiJune, non ti preoccupare, dopo il fattaccio, mi sono premurata di fustigare Sirius per bene, credo abbia imparato la lezione… Ma il perdono di Luna non sarà altrettanto facile da ottenere. Leggendo la tua recensione, sarei tentata di farti uno spoiler pazzesco, ma siccome io odio la gente che lo fa, mi tapperò la bocca: solo questo ti dico, non spargere sale sulla ferita… Lettrice sporadica o no, le tue recensioni mi fanno sempre un enorme piacere!!!!!!

Fennec, benvenuta al bordo, carissima!!!!!! La spiegazione sulla morte di Remus arriverà anch’essa intorno al capitolo quattro… Sì, sì, spera pure nel lieto fine, ma sappi che per arrivarci dovremmo passare sabbie mobili, alligatori e parecchie altre disgrazie… Sulla morte per Harry, vedremo, vedremo, magari prima della fine cambi idea… Il nuovo capitolo di Babysitter per caso non è troppo lontano all’orizzonte…

Deidara, visto, sono stata brava o no? Spero che i tuoi problemi finiscano presto, io al momento mi sto godendo il primo giorno di vacanza (sì, lo so, non è bello gongolare), grazie infinite per tutti i tuoi complimenti!!!!! Sai che di liberarmi di Ethan e Kitty non mi era proprio venuto in mente: sarà che quando ho progettato la storia, non mi aspettavo che finissero così tanto in contorno… Pace, ormai la frittata è fatta e ce li teniamo, tanto non danno fastidio a nessuno! Tra Sirius e Luna dovevo seminare un bel po’ di zizzania, nei miei piani non finisco insieme ancora per un bel pezzo, perciò dovevo trovare un bel motivo per farli litigare di brutto!!!! Su Tonks, senza sbilanciarmi troppo, sappi che qualche faro all’orizzonte è accesso…

LadyMorgan, dopo tutto questo, sappi che continuerò questa fanfiction anche solo per te, se nessun altro la leggesse più… Sei gentilissima e ogni volta che rileggo le tue recensioni arrossisco di piacere!!!!! Te non preoccupa, Sylar ha ancora moooolti assi da giocarsi (e non sono tutti belli), comprese (ma parlo di un futuro ancora lontano), le prime crisi mistiche… Potremmo stare a disquisire ore sulla versatilità di cui godono i personaggi di fantasia, mi pare che in tal proposito pure il mio vecchio prof di filosofia ci abbia deliziati, ma ho rimosso il dove, il come e il perché… Non mi sento di confermare o smentire la tua teoria, ma come ho detto anche a Saki, non perdere le speranze!!!!! Sinceramente, ce lo vedi Sirius a fare Yoda? No, no, tengo troppo alle mie orecchie per fare una cosa simile!!!!! Alla prossima, tua Silvia Alfa // perché alla fine conquisteremo il mondo!!!!!!!

Con questo, ho concluso, al prossimo capitolo!!!!!!

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Capitolo 2
*** Nella foresta ***


MW II: la lotta continua

CAPITOLO I: NELLA FORESTA

Aprile 2016

Yorkshire

Regnava una pace quasi irreale tra gli alti alberi della foresta: quasi non si sentivano nemmeno gli uccelli cantare. Un gran brutto segno: le foreste ben di rado sono silenziose. Com’era un brutto segno la nebbia innaturale che pesava sul sottobosco.

Un viandante che fosse passato per caso da quelle parti, guardandosi intorno con attenzione, avrebbe potuto scorgere una nota stonata nel quadro: un ragazzo se ne stava rannicchiato, nascosto da un agglomerato di cespugli, avvolto in un logoro mantello di un cupo verde atto a mimetizzarsi nella vegetazione. Sotto il cappuccio calato fino a coprirgli i brillanti occhi verde bottiglia appesantiti da occhiaie, si riusciva a distinguere una disordinata e incolta zazzera di capelli rosso fiamma che incorniciavano un volto pallido e smagrito, contratto in una smorfia di tensione, la mano destra stretta intorno a una lunga bacchetta di legno. Scrutava con attenzione l’area circostante, alla ricerca delle creature responsabili di quella nebbia.

Tuttavia, l’unico altro essere vivente oltre lui nelle immediate vicinanze sembrava essere uno spaurito coniglio selvatico, per quanto, tutto sommato, non fosse affatto sicuro che i Dissennatori potessero essere catalogati come esseri viventi.

L’animale scrutò con aria nervosa nella sua direzione, facendolo istintivamente ritrarre al riparo tra le foglie. Subito dopo, si diede dell’idiota paranoico: era solo un dannato coniglio, si disse, perfettamente innocuo. A sua discolpa, poteva solo dire che dopo sette mesi di fuga serrata, chiunque sarebbe diventato un po’ paranoico.

Infatti, malgrado la voce del buon senso gli dicesse che non c’era nulla da temere, Drew riuscì a rilassarsi solo quando il coniglio zampettò via, il ritratto perfetto dell’innocente e pauroso roditore che sembrava.

Bene, Andrew Potter, si rimbeccò mentalmente, ora ti fai spaventare pure dai conigli: hai proprio toccato il fondo! Ti manca giusto di trasalire alla vista della tua ombra.

E se fossero andati avanti di quel passo, non ci sarebbe voluto ancora molto. Si consolava solo pensando che anche gli altri dell’Ordine non erano messi molto meglio di lui, il che non era un gran conforto, tutto sommato: erano all’orlo dello stremo ormai, se ne rendevano tutti conti, anche se nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Dovevano solo alla loro spasmodica prudenza e una buona dose di fortuna se nessuno di loro era stato più catturato o peggio ucciso dopo la retata al Quartier Generale dello scorso ottobre, quella in cui aveva perso la vita Remus Lupin.

E in ogni caso, né l’una né l’altra avevano permesso di evitare diversi brutti scontri con i Mangiamorte capitanati da Sylar, il peggiore dei quali era stato senza dubbio quello in cui avevano perso casa Riddle, a metà gennaio: in quell’occasione avevano abbassato la guardia più del dovuto e per poco non si erano fatti uccidere tutti. Erano riusciti a cavarsela per un pelo, non senza riportare danni di più o meno grave entità.

Era stato dopo quell’episodio che Drew si era imposto e aveva praticamente costretto i suoi due cugini, Ethan e Kitty, a prendere una Passaporta e trasferirsi in Francia presso sua zia acquisita, Fleur Delacour Weasley e la sua famiglia: era stata una lotta dura e una separazione sofferta e Drew l’aveva spuntata solo dopo aver promesso che appena la situazione si fosse stabilizzata avrebbe permesso loro di tornare. In cuor suo, Drew era però più che convinto che i due ragazzini stessero molto meglio al sicuro lontano da lui, per quanto sentisse molto la loro mancanza, perciò non era tanto sicuro che avrebbe mantenuto la promessa, semmai l’Ordine fosse riuscito a trovare un nuovo rifugio.

Drew sospirò pesantemente, appoggiandosi con la schiena a un tronco d’albero, massaggiandosi la spalla destra in un gesto quasi meccanico. Erano rimaste profonde cicatrici nel punto in cui Sylar l’aveva colpito con l’ignota maledizione che l’aveva quasi ucciso, sette mesi prima: a volte gli facevano ancora male, se sottoponeva la spalla a sforzi eccessivi, per quanto le cure intensive e la riabilitazione a cui Ted l’aveva sottoposto durante tutto l’inverno gli avevano permesso di recuperare quasi totalmente la mobilità del braccio.

Alzò lo sguardo verso l’alto: gli stralci nuvole grigie visibili attraverso le fronde erano foriere di pioggia, avrebbe fatto meglio a riavviarsi verso la base se non voleva prendere l’acqua.

Si tirò in piedi, frugando con gli occhi tutt’intorno, pur sapendo che se ci fossero stati Dissennatori nelle immediate vicinanze l’avrebbe percepito già prima di vederli: dopo tutto quel tempo, l’orrenda sensazione di cupa depressione che si portavano dietro quelle creature era diventata fin troppo famigliare per lui e per gli altri. Nonostante la nebbia, dovevano essere lontani parecchie miglia e con loro qualunque Mangiamorte li stesse controllando: poteva solo sperare che le false piste che aveva seminato quel pomeriggio servissero allo scopo, almeno per qualche altro giorno.

Rassicurato del fatto che non c’era anima viva, si strinse nel mantello e si avviò a passo sicuro, evitando per quanto gli era possibile di lasciare segni troppo tangibili del suo passaggio. Mentre camminava, scacciò con un gesto stizzito una ciocca ci capelli che gli era caduta sul viso: quei capelli erano sempre stati un problema, indomabili e perennemente spettinati, in pieno stile Potter come amava sottolineare Sirius, per questo fin da piccolo si era abituato a non tenerli eccessivamente lunghi.

Dopo l’inizio della sua latitanza, alla luce di problemi ben più pressanti, li aveva più o meno abbandonati al loro destino, ma ora cominciava seriamente a pentirsi di quella scelta: dimenticati a loro stessi, in quei sette mesi, si erano messi sempre più sulla strada giusta per diventare un inestricabile groviglio di rovi che ormai gli arrivava a metà collo. Sarà il caso che uno di questi giorni chieda a Luna di darmi una bella tagliata, prima che Gufetto decida di farci il nido in mezzo…

La sua vecchia tutrice, Elizabeth, sarebbe di certo inorridita se avesse potuto vedere com’era conciato: tra i capelli, gli abiti ogni giorno più logori, le scarpe che sembravano tenersi insieme per magia (e in effetti era proprio così) e l’aria smagrita sembrava un vagabondo. Inevitabilmente, gli si strinse il cuore al pensiero che Elizabeth e Dudley, suo marito nonché cugino di suo padre, erano rimasti uccisi nel tentativo di proteggere proprio lui dal Ministero: a quasi un anno di distanza, sentiva ancora pungente la mancanza di quelli che considerava genitori a tutti gli effetti, avendolo cresciuto fin da quando era in fasce.

Scosse il capo, scacciando questi foschi pensieri per concentrarsi sul sentiero, riportando la sua attenzione a eventuali presenze sgradite nelle vicinanze. Calma piatta, constatò. Eppure non si sentiva affatto tranquillo: aveva la netta impressione che qualcuno lo stesse osservando, qualcuno o qualcosa di ben più pericoloso di un coniglio. Siccome in giro non si vedeva assolutamente nessuno, dovette concludere che quella situazione stava sul serio facendolo uscire di testa… Oppure era l’emicrania intermittente o la mancanza di sonno: era più o meno una settimana che non riusciva a farsi una dormita decente per colpa degli incubi, il che di solito avveniva quando Sylar era particolarmente su di giri e teneva le barriere mentali più allentate del normale, cosicché pensieri e vecchi ricordi di suo padre, in massima parte sgradevoli, si riversavano nella sua mente nei momento più inopportuni.

Drew era più che certo che non fosse Sylar a tenere in vita quel contatto, visto che le volte che si erano ritrovati faccia a faccia si era immancabilmente ritorto anche contro di lui, ma ciò non significava che non potesse sfruttarlo a suo vantaggio: Sylar era un Legilimante potente, in fondo, quasi quanto Voldemort, di certo poteva farlo. Più volte a Drew era venuto il dubbio che la reale ragione per cui non riuscivano a far perdere le loro tracce al Ministero era che Sylar usava il loro legame come una sorta di trasmittente per poterlo rintracciare, ma almeno per il momento cercava di auto convincersi che non era così: non era pronto ad affrontare tutte le possibili implicazioni che quel fatto avrebbe comportato.

Immerso nelle sue riflessioni, era nel frattempo giunto in prossimità della base temporanea dell’Ordine. Sbucò in una piccola radura e la sua pelle formicolò quando entrò in contatto con i molteplici incantesimi protettivi che la circondavano. Quando ebbe passato le barriere, una vecchia capanna sembrò apparire dal nulla di fronte a lui: doveva essere il rifugio estivo di qualche pastore o boscaiolo, ma almeno per il momento era vuota. Ares e Christie l’avevano scovata circa dieci giorni prima durante la loro ricognizione: era decisamente troppo piccola per il loro gruppo, ma per evitare le nottatacce all’aria aperta erano tutti più che disposti a stringersi un po’.

Con un sospiro di sollievo, Drew si diresse alla porta d’ingresso quasi di corsa, mettendosi al riparo proprio nello stesso momento in cui cominciava a piovere.

"Uff, appena in tempo… Buona sera a tutti" salutò, facendo un gesto generale i presenti nel piccolo salotto e sfilandosi il mantello.

Hermione alzò lo sguardo dal numero della Gazzetta che stava sfogliando, ricambiando con un sorriso sollevato. "Iniziavo a preoccuparmi…".

"Non ce n’era bisogno" la tranquillizzò Drew. "Mai visto bosco più tranquillo di questo: il massimo che ho visto è stato un coniglio e qualche ghiandaia… Ma niente Dissennatori o Mangiamorte".

"Tanto meglio" commentò la donna, rilassandosi di nuovo sulla poltrona da lei personalmente evocata. "Comincio quasi ad abituarmi ad avere un tetto solido sulla testa…".

"Sempre che si possa definire solida questa baracca…" sbuffò Fred con aria ironica, appollaiato su un bracciolo dietro di lei, intento a irritare il vecchio Grattastinchi facendogli levitare un sasso intorno alla testa.

"Hai capito perfettamente cosa intendevo dire!" lo zittì Hermione. "Personalmente, preferisco di gran lunga un tetto che perde acqua che non averne affatto uno… E lascia stare il mio gatto!".

Gli mollò il giornale sulla testa, si alzò, prese in braccio Grattastinchi e sparì su per le scale con aria stizzita. Fred ridacchiò lievemente, scivolando nel posto appena lasciato libero. "Certo che non ti si può proprio dir nulla in questi giorni, cognata!" le gridò dietro. "Cos’è, periodo del mese sbagliato?".

"Weasley, un giorno di questi ti sveglierai con la testa a far compagnia alle caviglie, sappilo!" fu la risposta, che servì solo a far divertire Fred ancora di più.

"E su, lasciala in pace" lo rimproverò Ted. L’uomo era seduto sul divano, con in mano una copia più vecchia del giornale, un occhio costantemente puntato a controllare Dora, che, raggomitolata ai suoi piedi, fissava con vacua sofferenza il pavimento. "È un periodo difficile per tutti e lo sai che quanto è nervosa, Hermione tende a diventare irritabile…".

Fred incassò la predica con una scrollata di spalle. "Cercavo solo di allentare un po’ la tensione: se non ci pensassimo io e George, a quest’ora saremmo tutti affogati nelle nostre stesse lacrime o ci saremmo ammazzati a vicenda!".

Ted scosse il capo, rinunciando alla battaglia: in ogni caso fare una ramanzina del genere ai gemelli era pressoché inutile, visto che malgrado la situazione critica, erano sempre pronti a farsi una sana risata. Era una dote innata del loro carattere che a volta Drew avrebbe voluto condividere.

"Vado a rimediare qualcosa di caldo da bere" annunciò. "Ho l’impressione di essere rimasto accucciato tra i cespugli troppo a lungo…".

"Luna ha fatto il the" disse Ted. "Vi stava aspettando in cucina…".

Drew annuì, ringraziando con un cenno, prima di andare nella piccola cucina già piuttosto affollata: Luna preparava una zuppa ai fornelli, Ares consumava un caffé immerso nel suo abituale silenzio e Sirius e George sedevano a un capo del tavolo, chini su delle sgualcite pergamene.

Quando entrò, la donna gli sorrise, evidentemente sollevata. "Drew! Mi pareva di aver sentito la tua voce…".

Abbandonò la zuppa al suo destino e riempì una tazza di the caldo, prima di pilotarlo verso una sedia. "Ecco, accomodati e bevi: sarai stanco morto dopo aver passato tutto il pomeriggio in giro…".

"Non è stato nulla di che, Luna, tranquilla…" la rassicurò Drew, lasciandola fare, sapendo che non c’era nulla di personale: Luna si comportava così con tutti, quando tornavano dalle ronde di perlustrazione. Sembrava che durante i mesi di fuga avesse sviluppato al massimo grado l’istinto di una mamma chioccia vagamente esasperata.

"Sì, sì, certo" disse in tono distratto. "Bevi e riposati".

"Lascialo respirare, Luna" la rabbonì George, alzando lo sguardo dalle pergamene. "Drew sa badare a sé stesso…".

La donna lo fissò con aria accigliata. "Ho forse detto o insinuato il contrario? Ma di certo sarà stanco dopo aver passato tutto il giorno a caccia di Mangiamorte…".

"La zuppa brucia" annunciò laconico Ares, stroncando sul nascere il secondo potenziale litigio a cui Drew assisteva nel giro di pochi minuti: non si poteva certo dire che non fossero tutti un po’ tesi in quei giorni.

Luna si voltò di scatto, dimenticando la discussione e tornando a concentrarsi sulla loro cena. George scosse il capo con aria rassegnata. "Sto cominciando a pensare che lo spirito di mia madre si sia impossessato di Luna per tornare a rimproverarci! E forse Percy si è impossessato di Hermione: spiegherebbe molte cose…".

"Come è andata oggi?" domandò Sirius, decidendosi finalmente ad alzare gli occhi dalle carte per cambiare argomento.

"Né visto né sentito nulla di strano" rispose Drew, bevendo un sorso di the e reprimendo a stento una smorfia di disgusto: Luna era l’unica persona che avesse mai conosciuto che non fosse in grado nemmeno di preparare un the. "Ho seminato qualche traccia a nord di qui: magari ci farà guadagnare qualche giorno…".

"Ammesso e non concesso che i Dissennatori non passino troppo vicino alle nostre parti" asserì Sirius, in tono tetro. "Quelli non li riusciremmo a depistare nemmeno con tutta la buona volontà di questo mondo…".

George gli diede una pacca sulla spalla. "E su, un po’ di positività, Sirius: non ti farebbe male cercare di non vedere solo il lato negativo delle cose!".

"E a te e tuo fratello non farebbe male vederlo di tanto in tanto" ribeccò l’Animagus. "Stavo solo facendo un commento realista…".

"Non mi pare il caso di mettersi a discutere su quale sia il migliore approccio per affrontare questa situazione" intervenne Ares, zittendo entrambi. "Ognuno si gestisca le cose a modo suo".

Drew prese mentalmente nota di erigere una statua all’uomo o quanto meno di ringraziarlo: la sua presenza era un vero toccasana quando si voleva allentare un po’ l’atmosfera.

George sbuffò, spingendo indietro la sedia e alzandosi. "Questo posto inizia a diventare troppo affollato: vado a controllare che Fred e hermione non si scannino…".

"Vedi di non dargli una mano a farle saltare i nervi, piuttosto" gli raccomandò Luna, agitando il mestolo contro la sua schiena.

"Certo, mamma" fu la risposta.

Drew scosse il capo. "Difficile dire se sono un fastidio o un bene per tutti…".

"Già" concordò la donna. "A volte vorrei tappar loro la bocca a suon di calci, altre penso che se non ci fossero loro ci saremmo già impiccati tutti…".

Scosse il capo, turbata dalle sue stesse parole e tornò a dedicarsi alla zuppa.

"Che cosa state facendo voi due?" chiese Drew, spostando la sedia per sbirciare le carte che Sirius aveva davanti.

"Un’opera d’arte" rispose Sirius, massaggiandosi il collo con aria soddisfatta. "Un’autentica opera d’arte…".

Luna si voltò parzialmente verso di loro, facendo per dire qualcosa, per poi cambiare idea all’ultimo minuto e tacere. Accortosi del gesto, Sirius irrigidì il viso in una smorfia quasi dispiaciuta, abbassando gli occhi sul tavolo.

Drew seguì il tutto in silenzio, chiedendosi per l’ennesima volta che cosa fosse successo tra quei due: era dal funerale di Remus che il loro rapporto si era fatto teso come una corda di violino. Per un certo periodo non si erano nemmeno parlati, a meno che le circostanze non lo richiedessero, anzi Luna tendeva a stare il più alla larga possibile da Sirius e solo di recente aveva di nuovo ripreso a tollerare la sua presenza e sostenere con lui conversazioni degne di questo nome.

Drew era pronto a scommettere che Sirius, sconvolto dalla morte di Remus, l’avesse in qualche modo offesa o ferita, altrimenti non si sarebbe spiegato questo repentino cambiamento, se si pensava che prima dell’attacco a Chalmers Road sembrava che le cose tra loro stessero cominciando a muoversi.

In ogni caso, non era quello il momento per fare domande al riguardo. "Esplica ‘opera d’arte’" pregò Sirius, sporgendosi ulteriormente. L’uomo si fece indietro per permettergli di vedere sa sé.

In un primo momento, a Drew sembrò la Mappa del Malandrino: era indubbiamente la planimetria di un edificio e i corridoi erano indubbiamente percorsi da innumerevoli punti d’inchiostro, ognuno con il suo nome scritto in un cartiglio. Tuttavia un’occhiata più attenta bastò a fargli capire che non poteva essere la Mappa: in primo luogo, quella pergamena era troppo piccola e in condizioni leggermente migliori; poi, l’edificio rappresentato aveva i contorni troppo regolari per essere Hogwarts; infine, l’Incantesimo che l’animava non doveva funzionare alla perfezione, perché a tratti l’inchiostro sbiadiva o i cartigli sparivano per riapparire pochi secondi dopo.

Drew corrugò la fronte: quei corridoi gli parevano vagamente famigliari, era certo di aver già visto quella cartina, ma non riusciva a inquadrarla appieno. "Questo è…".

"… Il Ministero della Magia made in Black" concluse per lui Sirius, esibendo di nuovo il suo sorriso soddisfatto. "Beh, per essere corretti questi sono solo i primi due livelli e l’Atrium: per fare tutto il Ministero ci vorrebbe molta più pergamena di questa!".

"Pur non essendoci mai stato, non credo che Hogwarts sia tanto più piccola del Ministero" obiettò Drew, perplesso.

"Oh, no" concordò Sirius, annuendo vigorosamente. "Anzi, probabilmente, contando il parco, i sotterranei, tutte le torri, i passaggi segreti, le stanze che vanno e vengono a piacimento eccetera, Hogwarts è perfino più grande!".

"Ma…".

"Ma tu non hai idea di quanta pergamena consumammo all’epoca noi Malandrini: nella Mappa come la vedi adesso ci saranno condensate per lo meno una ventina di fogli, se non di più… E un quintale di brandelli di quaderni d’appunti: tuo nonno aveva la pessima abitudine di disegnare scorci di castello invece di ascoltare i professori!".

Drew si limitò ad annuire, stupito: aveva sempre immaginato che dietro la Mappa del Malandrino c’erano incantesimi molto complessi e molta fatica, ma non si era mai soffermato appieno sul lavoro immane che Sirius e i suoi amici dovevano aver fatto. E avevano ottenuto un risultato favoloso: a distanza di tanti anni, era ancora perfettamente funzionante. Tornò a prestare la sua attenzione al disegno che aveva davanti. "Perché tremola così?" domandò, alludendo all’inchiostro che sbiadiva.

"Immagino perché non è precisa: non conosco il Ministero così bene per poter fare una pianta accurata al cento per cento e perché l’incantesimo funzioni correttamente bisogna essere il più accurati possibile, non dico al millimetro ma quasi: devi sempre tenere presente che un paio di centimetri sulla carta, potrebbero essere anche diversi metri nell’edificio reale. I cartigli spariscono nei punti in cui l’errore è più vistoso che altrove, se aggiungo uffici dove non dovrebbero essercene o due corridoio si incrociano nel punto sbagliato, ad esempio…".

"Capisco… E come si può eliminare?".

"Correggendo l’errore, ovviamente! Il vero problema è che non potrò mai essere davvero preciso senza avere un punto di riferimento da cui partire: con la Mappa del Malandrino avemmo meno problemi perché avevamo girato Hogwarts talmente tanto e talmente a lungo che la conoscevamo praticamente a memoria…".

"Artemis potrebbe aiutarti" suggerì Drew. "Ora ricordo, lei aveva tutte le piante del Ministero nel suo computer: me le aveva fatte vedere quando abbiamo liberato Hermione…".

"Infatti le ho già chiesto aiuto per arrivare fin qui" disse Sirius. "Anzi, l’idea è stata sua: a me non sarebbe mai venuta in mente, conoscendo solo vagamente com’è fatto il Ministero… Però è una bella trovata: se riusciremo a metterla a punto potrà tornarci utile per spiare i nostri avversari…".

"Artemis non è ancora tornata?" domandò a quel punto Drew, realizzando solo in quel momento che non aveva visto da nessuna parte l’amica, uscita in ricognizione insieme a lui.

"Non ancora" rispose Sirius, guardando con una punta d’apprensione fuori dalla finestra, dove si era scatenato un vero alluvione. "Non tarderà molto con questo tempo…".

"Spero non le sia successo nulla…".

Sirius ghignò all’indirizzo del ragazzo con aria maliziosa. "Oh, sta tranquillo: la tua ragazza sa badare benissimo a sé stessa!".

Drew avvampò, punto sul vivo. "Artemis non è la mia ragazza! Siamo solo amici!" protestò, imbarazzato.

"Già, già, certo… Anche tuo padre diceva così e indovina un po’: sei nato tu!".

Drew arrossì ancora di più, cogliendo l’implicito sottinteso nella frase. "Ma io e Artemis… Noi non abbiamo fatto… Con questa situazione… Figurati se mi vengono in mente certe cose… Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello…".

Sirius lo guardò con un sopracciglio inarcato, trattenendo a stento una risata. "Ehi, ehi, respira: stai andando in iperventilazione! Guardati, sei diventato più rosso dei tuoi capelli!".

Drew lo fulminò con lo sguardo, fin troppo consapevole di avere le guance in fiamme. "Ma pensa ai fatti tuoi! Cosa mi dici della tua ragazza?" e fece un cenno verso Luna.

Subito si pentì della sua uscita infelice perché l’ilarità sparì dal volto di Sirius, che si rabbuiò all’istante tornando a fissare il tavolo.

La fatica di trovare qualcosa da dire gli fu risparmiata perché in quel momento sentirono la porta d’ingresso aprirsi di nuovo e poco dopo la voce piuttosto alterata di Artemis. "Stupida maledetta pioggia, stupido maledetto fango e stupido maledetto bosco!".

Drew e gli altri si scambiarono un’occhiata perplessa, prima di dirigersi a frotte nel salotto, dove trovarono la ragazza stesa sul divano, tutta bagnata e inzaccherata, con un’espressione a metà tra il furente e il sofferente, mentre Ted le esaminava con la sua miglior aria professionale una caviglia.

"Sei ferita?" si preoccupò subito Sirius, precipitandosi al fianco della nipote acquisita.

Artemis fece un cenno di non curanza nella sua direzione. "Non ti ci mettere pure tu, zio Sirius. Nonno ha quasi avuto un infarto quando mi ha visto entrare così conciata…".

"Cosa è successo?" domandò Drew.

"Cosa è successo, mi chiedi? AHI!" trasalì la ragazza, riservando a Ted uno sguardo truce.

"È inutile che mi guardi con quella faccia, ragazza mia: ti sei presa una bella slogatura…".

"Già, la storia della mia vita…" commentò acida lei. "La puoi sistemare?".

Ted non si prese nemmeno la briga di rispondere: mise mano alla bacchetta e la puntò contro la parte lesa, riducendo all’istante il gonfiore.

"Ah, molto meglio…". Artemis si rilassò sul divano, sfilandosi il mantello e passandosi la mano tra i capelli biondi tutti bagnati. "Grazie, nonno".

"Figurati… Però, per qualche giorno è meglio se non la sforzi troppo: non si sa mai".

"Ora ci dici cosa è successo?" chiese di nuovo Drew.

"Ma nulla. Ero a metà strada quando si è scatenata questa sottospecie di diluvio universale, io non riuscivo a vedere bene il sentiero e una radice infingarda mi ha fatto lo sgambetto spedendomi a nuotare nel fango! Ecco qua la mia emozionate storia: imbarazzante, ma vero!".

"L’importante è che tu stia bene" la consolò Sirius, sorridendole sollevato.

"Oh, tranquillo, zio Sirius: nemmeno la mamma è ridotta così male da farsi uccidere da una radice! Vero, mamma?".

Si voltò verso Tonks, che dal pavimento osservava la figlia con sguardo vacuo e un incerto sorriso stampato in volto. Artemis sospirò con aria affranta, ma si riscosse subito. "C’è qualcosa di caldo da bere? Sono mezza congelata!".

"Vado a prenderti del the" si offrì subito Luna, facendo per andare in cucina.

"Oh, grazie, Luna, posso fare da sola!" la bloccò subito la ragazza, balzando in piedi con un movimento fluido e precedendola.

"Meno male che ti ho detto ‘niente sforzi’, vero, Allison?" le gridò dietro Ted, scuotendo il capo con aria rassegnata.

"Oh, lo sai com’è fatta, Teddy" ridacchiò Sirius, dandogli una pacca sulla spalla prima di tornare in cucina, presto imitato da Luna e Drew.

"Hai fatto progressi, vedo…" commentò Artemis quando li vide entrare, indicando la mappa del Ministero sul tavolo.

"Già, ma mai veloce quanto vorrei" ribatté Sirius. "Ce n’è di strada da fare prima che possa essere sufficientemente attendibile…".

Artemis si morse un labbro, prima di bere un lungo sorso di the. "Potrei tornare al mio attico a Londra" disse. "Sono certa di avere da qualche parte delle copie cartacee delle planimetrie originali…".

"Non se ne parla nemmeno" la bloccò subito Luna. "Sirius, non vorrai sul serio lasciarglielo fare?".

"È troppo pericoloso" aggiunse Drew, occhieggiando preoccupato l’amica.

"Ehi, calmatevi, mamme chiocce" le rimproverò Artemis con un sorrisetto. "Era solo un’idea: dubito che la mia memoria visiva possa bastare per questo progetto".

"Niente da fare, Artemis" dichiarò Sirius, guadagnandosi un’occhiata d’approvazione da Luna e una sollevata da Drew. "Al momento è troppo rischioso esporci in questo modo… E in ogni caso, non è una questione di vita o di morte: la mappa potrà aspettare tempi migliori".

Artemis scrollò le spalle. "Ok, volevo solo essere utile…".

"Sarai più utile se non ti farai ammazzare" disse Drew in tono duro.

Artemis si voltò verso di lui corrugando la fronte. "Che aria dura, Drew… Come mai sei così rosso in faccia?".

Per tutta reazione, Drew avvampò di nuovo, ricordandosi la conversazione precedentemente avuta con Sirius, che se la rideva sotto i baffi.

"Lascialo in pace, Sirius" lo ammonì Luna, agitandogli contro il mestolo.

"Cosa ho fatto? Non ho detto nulla!" protestò Sirius, mentre Artemis faceva saettare da uno all’altro la testa senza capire. "Mi sono persa qualcosa?".

"Niente!" quasi gridò Drew, desideroso di prevenire qualunque ulteriore punzecchiatura di Sirius. "Ma hai guardato più da vicino la mappa di Sirius?" aggiunse subito dopo, aggrappandosi al primo argomento che gli venne in mente. "Secondo me, ha già fatto un lavoro incredibile…".

Quasi la trascinò a forza al tavolo, spingendola a guardare la piantina, sotto lo sguardo genuinamente perplesso della ragazza. Dannazione a Sirius e alle sue stupidaggini! Adesso come minimo, Temis penserà che ho qualche rotella che gira nel verso sbagliato…

Ci mise qualche secondo prima di chiedersi perché la cosa lo preoccupasse tanto: in fondo, lui e Artemis erano solo amici, giusto? E a ben pensarci, perché il discorso di Sirius l’aveva imbarazzato tanto? Ok, non era il massimo della vita e di certo avrebbe preferito parlar d’altro, ma la sua reazione era stata un po’esagerata… o no?

"Drew? Drew!".

"Eh, cosa?". Trasalì, notando che Artemis continuava a fissarlo con aria interrogativa.

"Mi stai stritolando il braccio" gli disse la ragazza.

"Oh, scusa!". Drew ritrasse la mano di scatto, come se si fosse scottato.

"Comunque" riprese Artemis, riallacciando le fila del discorso che aveva cominciato prima, "mi pare di ricordare che questi corridoi siano più spostati verso destra…".

Sirius osservò il puntò indicato, poi sospirò e scosse il capo. "Ah, per oggi basta: mi sono consumato gli occhi tutto il giorno su questa pergamena e sembra che dovrò correggerne la metà… Meglio rimandare a domani!".

"Ma pensa se riuscissimo a completarla" lo incoraggiò Artemis con un sorriso. "Potremmo seguire gli spostamenti dei Mangiamorte, forse perfino scoprire qualcosa sull’attuale nascondiglio di Voldemort…".

Mentre Sirius annuiva, Drew trasalì, improvvisamente turbato: le parole di Artemis gli avevano fatto venire in mente un potenziale problema se quel progetto fosse andato in porto, si diede anche dello stupido per non averci pensato prima. Sapeva che la Mappa del Malandrino non mentiva mai: nemmeno la pozione Polisucco o il Mantello dell’Invisibilità riuscivano ad ingannarla. Se, com’era ovvio, la Mappa del Ministero si sarebbe basata sugli stessi principi, con quale nome avrebbe indicato Sylar? Drew era pronto a mettere la mano sul fuoco che non sarebbe stato quello con cui tutti lo conoscevano: cosa sarebbe accaduto il giorno in cui Sirius o un altro dell’Ordine avessero visto Harry Potter girare tranquillo per i corridoi del Secondo Livello, intento a impartire ordini ai suoi servi? Nella migliore delle ipotesi, avrebbero pensato che la Mappa fosse difettosa, ma avrebbe potuto comunque essere sufficiente a far sorgere il dubbio…

Fissò con sospetto quell’oggetto che avrebbe dovuto essere per loro una risorsa preziosa, quasi si fosse messo a strillare a squarciagola "Lord Sylar è Harry Potter, Lord Sylar è Harry Potter": non poteva permettere che fosse completata. Già, ma come impedirlo?

Senza il minimo preavviso, la testa cominciò a fargli male, prima come una fitta sorda alla base del cranio, poi sempre più forte. Sapeva già cosa sarebbe, ma per poco le gambe non gli cedettero quando ricordi non suoi cominciarono a riversarsi nella sua mente, talmente indefiniti che non riuscì nemmeno a dargli in senso: erano solo frammenti di colore senza né capo né coda.

Dovette appoggiarsi al tavolo per non cadere e usare tutta la sua forza di volontà per restare cosciente del momenti presente e ricacciarli indietro: non se ne andarono completamente, rimasero in un angolo della sua mente ad accavallarsi uno sull’altro e lampeggiargli davanti agli occhi, pronti a tornare all’attacco. Drew era certo che non si sarebbero fatti attendere troppo: non ne sapeva abbastanza di Occlumanzia per escluderli troppo a lungo.

"Drew, stai bene?".

La voce preoccupata di Artemis gli giunse come ovattata; alzò lo sguardo per trovare lei, Sirius e Luna che lo fissavano tesi verso di lui che se si aspettassero di vederlo cadere da un momento all’altro… Ipotesi non molto lontana dalla verità, in effetti…

Deglutì, costringendosi a parlare e dire qualcosa che suonasse almeno un po’ rassicurante. "Sì, sì. Sono un po’ stanco: credo che andrò a sdraiarmi. Chiamatemi per cena…".

Nessuno di loro sembrò minimamente convinto da quella scusa, ma Drew non diede loro il tempo di replicare e lasciò velocemente la stanza, dirigendosi il più velocemente possibile al piano superiore.

Appena varcata la soglia della sua stanza, si appoggiò di schiena alla porta e chiuse gli occhi, respirando a fondo: quasi avessero aspettato un segnale, i ricordi di suo padre ruppero il labile recinto mentale che aveva costruito e si riversarono nella sua testa. La luna piena e un lupo mannaro che ringhiava nella sua direzione… Un cimitero pullulante di Mangiamorte… Una donna vestita in rosa che ghignava con cattiveria… Albus Silente colpito a morte da un Avada Kedavra…

Basta! Per piacere, basta! Sylar, smettila!

Il flusso si interruppe bruscamente, lasciandosi dietro solo una sorda, ma sopportabile emicrania. Senza fiato e completamente sottosopra, Drew ci mise diversi istanti per rendersi conto che era franato in terra con la fronte contro il pavimento e che qualcuno stava cercando di entrare, chiamandolo con voce preoccupata.

"Drew, Drew, mi senti? Hai bloccato la porta? Drew!".

Pur senza la minima voglia di muoversi, Drew si costrinse a rotolare di lato quel tanto che bastava perché Artemis potesse fare prepotentemente irruzione in camera.

"Drew, che diavolo…" cominciò a dire, per bloccarsi quando lo vide steso in terra in posizione semifetale. "Drew, stai bene?" esclamò allora, subito allarmata, chinandosi accanto a lui.

"Tra cinque minuti starò meglio…" rispose Drew con voce stanca. "Non muovermi o rischio di vomitarti addosso…".

"È di nuovo Sylar, vero?" chiese Artemis, sedendosi a gambe incrociate al suo fianco. "L’ho capito appena ho visto la tua faccia…".

Drew annuì lentamente, chiudendo gli occhi in attesa che il mondo smettesse di ballargli davanti. "Questa è stata proprio brutta…".

"Vedo" commentò asciutta la ragazza, scostandogli con gentilezza una ciocca di capelli dalla faccia. "Era un bel po’ che non stavi così male dopo uno dei tuoi tour de force nella testa di Sylar…".

"Già… Credo da prima dell’imboscata a Casa Riddle…". Drew sospirò, girandosi poi sulla schiena e continuando a tenere gli occhi chiusi: aveva imparato che in quel modo aveva meno probabilità di dare di stomaco. "Ho urlato? Non voglio che gli altri si preoccupino…".

"Gli altri si preoccupano con o senza urla, Drew" ribatté la ragazza. "Fred mi ha detto la notte non riesci a dormire…".

"Incubi".

"Di?".

Drew scrollò le spalle. "Non lo so: mio padre che scappa da Voldemort, mio padre che scappa da un serpente gigante, mio padre che scappa dai Dissennatori, Mangiamorte che scappano da mio padre… Mai che arrivi uno dei tanto celebrati cenoni di natale di nonna Molly!".

Riaprì gli occhi, trovando gli occhi pieni di preoccupazione di Artemis che lo fissavano. "Non so quanto ancora riuscirò a resistere senza impazzire!".

"Troveremo una soluzione" garantì Artemis con un tono sicuro che non si sposava con la sua espressione incerta.

"Non c’è soluzione, Temis, a meno che non trovi un luminare di Occlumanzia disposto a unirsi alla nostra crociata!".

Era quello il vero problema: tutti nell’Ordine avevano qualche rudimento di Occlumanzia, altrimenti sarebbero stati prede fin troppo facili, ma nessuno ne sapeva abbastanza per poterla insegnare concretamente. Hermione, che era quella che se la cavava meglio, ci aveva provato, quando era diventato chiaro che le intrusioni di Sylar non erano solo episodi sporadici, ma aveva ottenuto ben pochi risultati: come si può insegnare qualcosa che non si conosce a fondo?

"Invece una soluzione deve esserci!" sbottò Artemis, stringendo i pugni. "E la troverò, anche a costo di andare al Ministero a sparare un colpo in fronte a Sylar e fargli esplodere le cervella… Non che la cosa non mi farebbe intimamente molto piacere…".

"Temis…".

"Ha ucciso mio padre!" lo bloccò la ragazza, mentre al tono rabbioso si aggiungeva una nota di tristezza. "Non mi importa nulla se in realtà è…". Si bloccò appena in tempo, consapevole che qualcuno avrebbe potuto sentirla, "la Persona-Che-Noi-Sappiamo: potrebbe anche essere il principe delle fate, per quel che mi riguarda, fatto sta che se non fosse stato per la sua maledizione diabolica o quel cavolo che era, mio padre sarebbe ancora vivo!".

"Pensi che non lo sappia?" ribatté Drew. "Io c’ero, l’ho visto quando Sylar lo colpiva e quando agonizzava in punto di morte…". E forse gli ho pure dato una mano a farla finita, aggiunse mentalmente. "Io odio Sylar non meno di te, credimi, ma non per questo vorrei ucciderlo con le mie mani… E non c’entra nulla il fatto che sia… la ‘Persona-Che-Noi-Sappiamo’".

Artemis annuì con un mezzo sorriso. "Già, sei troppo buono per poter progettare la morte di qualcuno, anche un essere vile, abbietto e traditore come Sylar…".

Lentamente, Drew si mise seduto, appoggiandosi contro la parete. "Anche tu sei una persona buona, Temis: non ti biasimo per voler uccidere Sylar… Se mi trovassi di fronte il Mangiamorte che ha causato la morte di mia madre, probabilmente vorrei lo stesso e io non l’ho mai nemmeno conosciuta!".

"Come ti senti ora?" domandò la ragazza, desiderosa di cambiare argomento: parlare di suo padre continuava a turbarla e farle venire una smodata voglia di piangere, anche se il più delle volte si imponeva di controllarsi.

"A parte il mal di testa martellante, benissimo… Temis, stavo pensando una cosa…".

"Che cosa? Dalla tua faccia, non sembra nulla di buono…".

"Ecco, a volte… Mi viene il dubbio che Sylar possa sfruttare questo nostro collegamento per rintracciarmi: forse è per questo che non riusciamo…".

"Fermo lì, Potter!" lo interruppe Artemis puntandogli contro il dito con fare ammonitore. "Credo di sapere dove vuoi andare a parare ed è fuori discussione!".

"Perché lo dici tu o perché è la verità?" interloquì Drew con aria ironica. "Andiamo, Temis, è una paura legittima!".

"No, non lo è affatto!".

"Perché no?".

La ragazza aprì la bocca per ribattere, ma non trovò nulla da dire e fu costretta a richiuderla.

"Vedi, questa cosa è venuta in mente pure a te, vero?".

"No! Sì… Può darsi" si incartò lei. "È una sciocchezza, Drew: nemmeno tuo padre e Voldemort…".

"Il legame tra me e Sylar è diverso e lo sai anche tu: io non sono mai sopravvissuto a un Anatema Che Uccide lanciato da lui!".

"Ma non per questo possono venire meno i principi della Legilimanzia…".

"Quelli sono venuti meno da un pezzo, Temis" le ricordò Drew. "Non mi pare di aver incontrato gli occhi di Sylar da nessuna parte nell’ultimo quarto d’ora!".

Artemis scosse il capo con aria intestardita. "Ma questa cosa che dici tu non è comunque possibile!".

"Perché?".

"Perché… Perché… Perché sì!" sbottò lei. "Perché non voglio pensare che possa essere vero…".

"Perché se lo fosse, io non potrei più stare qui: sarei un pericolo per tutti voi".

La ragazza sgranò gli occhi, spaventata da quella prospettiva. "Non ci pensare neppure, Andrew Potter, mi hai capito: tu non andrai da nessuna parte senza il mio permesso e/o la mia supervisione… Il più delle volte, quando prendi iniziative personali, ti cacci in un sacco di casini!".

"Questo non è vero!".

"Ah no? Vogliamo fare il conto di tutte le pessime idee che hai avuto da quando ci conosciamo?".

Drew emise un gemito esasperato, ma lasciò perdere, ben consapevole che quella era una battaglia che difficilmente poteva vincere. "Però, se questa cosa fosse vera…".

"Allora, ci penseremo se e quando si rivelerà vera: in ogni caso, tu non ti muoverai da qui!".

"Ma…".

"Niente ma, Potter: è così e basta!".

"Grazie, Temis" disse Drew, dopo qualche attimo di silenzio.

"Per cosa?".

"Per tutto questo: perché mi stai a sentire e continui a sopportarmi…".

La ragazza alzò le spalle. "Beh, la cosa è reciproca, no? Io ascolto le tue lamentele e tu ascolti le mie: gli amici servono a questo… Senza contare che io sono l’unica a sapere lo sporco, piccolo segretuccio della Persona-Che-Noi-Sappiamo, perciò non vedo con chi altri potresti parlare… Adesso ce la fai ad alzarti?".

Drew annuì e con cautela Artemis lo aiutò a rimettersi in piedi: le gambe gli tremarono un po’, ma lo ressero, con suo sommo sollievo. Restava l’emicrania, ma rispetto a come si sentiva prima era quasi una festa. "Penso che il peggio sia passato".

"Sì… Anche se hai ancora una faccia da schifo!" commentò Artemis scortandolo fino al letto.

"Già… E penso che se non riuscirò a farmi un sonno decente presto, dovrai continuare a sopportarla!".

"Riposa, allora" gli consigliò la ragazza. "Io vado di sotto a dire agli altri che stai bene…".

Drew le fece un cenno di ringraziamento, prima di abbandonarsi all’indietro sul materasso. Quando lei uscì, si lasciò sfuggire un lungo sospiro: c’era un’altra cosa che non aveva detto ad Artemis. Una crisi così violenta come quella che aveva appena subito indicava che Sylar era ancora più eccitato di quanto non credesse quel pomeriggio nel bosco. Ma per quale motivo era così felice?

Un vago e pessimo presentimento gli suggeriva che non avrebbe tardato molto a scoprirlo e che qualunque cosa fosse non gli sarebbe piaciuta affatto.

LYRAPOTTER’S CORNER

Bon Jour, miei prodi e fidi lettori ancora all’ascolto! Come al solito chiedo venia per il ritardo astronomico, ma in questi giorni sono un po’ incasinata per via degli esami (difatti, finito di aggiornare, mi aspettano zoologia e statistica per un altro esaltante pomeriggio!).

Bon, che ne pensate del ritorno in tutta la loro gloria di Drew e company? Lo so, sembrano tutti un po’ isterici, ma credo che la situazione lo richieda… Non preoccupatevi, la fortuna girerà anche per loro (qualunque riferimento a eventi futuri è puramente casuale, giuro!).

E, dato che devo studiare, studiare e ancora studiare, non sto a tirarla per le lunghe e passo subito ai ringraziamenti:

nefertari83, ciao anche a te e benvenuta (o bentornata) a bordo! Pure io amo molto la saga di Lucas (non si era capito XD)! Vi ho fatto aspettare un po’, ma alla fine l’aggiornamento è arrivato, contenta?

Lily_Snape, grazie del sostegno morale, tesora, in realtà (e per fortuna), nessuna crisi da pagina bianca, solo un po’ di svogliatezza (mia nemesi per eccellenza) e quell’arcano mostro che è la mancanza di tempo (a volte vorrei proprio una Giratempo per risolvere un po’ di problemi!). Curiosa coincidenza quella di Barcellona… Pensa che io, mentre scrivevi il tuo commento, stavo congelando per le strade di BerlinoXD Sylar tornerà prestissimo in tutto il suo viscido splendore!

Lady85, felice che ti incuriosisca, spero continui a farlo anche in futuro! Lieto fine, dici? Mmmm, temo sia una cosa ancora di là da venire

LadyMorgan, allora, carissima Silvia Beta, innanzitutto scusa se la mia mail si fa attendere, ma purtroppo sono sempre lì: no tempo, no party, credo tu possa capire… Giuro solennemente (la parentesi è scontata, lo sai come si conclude la formula XD) che rimedierò a breve! Per il resto, immagino sarai stata in ansia anche stavolta, vero? Grazie per i tuoi complimenti, mi fai diventare tutta rossa: se vuoi il mio modesto parere, un italiano corretto è il minimo sindacale, sia pure per un’opera amatoriale (ma come insegna fastidious, non tutti la pensa così!). Riguardo alla tua presunta illuminazione, mi riservo il diritto di non rispondere finché non trovo un avvocato… Però mi fa piacere che ti si piaciuto il flashback con Remus e Piton! A prestissimo, Silvia Alfa // vive la France, vive le sequel!

Half Blood, Emma avrà la sua importanza nella narrazione, anche se il suo perché si scoprirà solo tra un bel po’ di capitoli… Beh, sai, ero un po’ stanca dei Grifondoro sempre osannati e sempre perfetti, ho voluto dare un po’ di gloria anche ai Tassorosso: Ally nella mia testa è sempre stata Tassorosso e per estensione dovevano esserlo anche i suoi amici, ovviamente! Zio Sevvy è stato senza dubbio una delle mie idee migliori: mi piaceva l’idea che a qualcuno piacesse davvero Severus e chi meglio di una bimba innocente? Come detto sopra, su Severus, libro eccetera, io taccio, tanto avrete presto tutte le risposte che volete!

Deidara, visto, alla fine di Ethan e Kitty sono riuscita a sbarazzarmi, contento? In fondo, non aggiungevano e non toglievano nulla alla storia, non si sentirà la loro mancanza… E il modo per farli tornare quando servirà ce l’ho, perciò fine dei problemi! Indovinato, Emma è un po’ come Lando, ma entrerà nell’Ordine in modo un po’ diverso (il tradimento, però, in futuri remoti, ci sarà!). su Sirius e Luna hai già detto tutto tu, quanto ad Ares, ti conviene metterti comodo ad aspettare: la sua identità verrà rivelata solo nel terzo capitolo della trilogia, anche se conto di seminare qualche altro indizi lungo la strada. A voi coglierli!

Yuukimy, pure io mi sono odiata quando ho ucciso Remus (che io sia dannata per aver avuto quella malsana idea!), ma era necessario! Lo vedrete a breve… Felice di sapere che Piton ha riscosso consensi, la caratterizzazione dei personaggi per me è un punto focale! Emma tornerà, quanto a Jack, forse, in un futuro lontano!

NemoTheNameless, potrei fare il toto-calcio con voi che cercate di indovinare chi è chi, sai? Dopo Ares, vi siete scatenati tutti su yoda, ma io me ne sto zitta e faccio orecchie da mercante: vedrete da voi, ancora un po’ di pazienza… Grazie per la tua offerta di aiuto, per il momento la crisi sembra passata, ma sei hai delle idee, sarò comunque felice di sentirle e usarle (con i dovuti credits, ovviamente). Se vuoi, contattami pure…

Enid, grazie, grazie, grazie… E non ti preoccupare, pure io spesso sono di fretta, sono contenta che tu ti sia fatta sentire!

Bon, con ciò ho finito, vi lascio senza né promesse né smentite, perché non ho proprio idea di quando riuscirò ad aggiornare! Posso solo dirvi che presto o tardi avverrà!

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Capitolo 3
*** Scontro frontale ***


MW II: la lotta continua

CAPITOLO DUE: SCONTRO FRONTALE

Yorkshire

Nella stanza che divideva con i gemelli, dopo ore di infruttuosi tentativi di prendere sonno, Drew era infine caduto in una sorta di agitato dormiveglia.

Come una radio mal sintonizzata, nei suoi sogni continuavano ad accavallarsi vecchi ricordi di Harry e immagini del presente, in una successione talmente rapida e confusa che, se anche fosse stato cosciente, Drew non sarebbe comunque riuscito a cavarne un senso logico: di una sola cosa poteva essere certo, Sylar era particolarmente su di giri e la cosa non era per nulla un bene.

La parte di lui ancora vigile cercò di razionalizzare quello che stava vedendo per cercare di capire per quale esatto motivo il Mangiamorte fosse così eccitato, ma era inutile, era tutto troppo confuso…

Però, il ragazzo era certo che Sylar non si trovasse al Ministero né tantomeno a Londra: piuttosto, da quel poco che riusciva a distinguere, sembrava in campagna o in un bosco, qualche ampio spazio naturale, comunque. E stava piovendo, piovendo a dirotto…

Mi faccio largo tra le sterpaglie, maledicendo interiormente quei topi dell’Ordine che mi hanno trascinato fin qua: si facessero catturare, una buona volta, tanto adesso come adesso uno sciame di moscerini è più pericoloso di loro… Stupidi, sciocchi ribelli…

Ah, forse ci siamo… Sì, quella è la capanna: sembra che tutte le luci siano spente, forse è la volta buona che li cogliamo di sorpresa e la finiamo con questa farsa!

Faccio cenno ai Mangiamorte che mi accompagnano di circondare la casa e aspettare il mio segnale prima di attaccare…

Drew aprì gli occhi di scatto e, in preda al panico, si tirò a sedere, quasi aspettandosi di trovarsi Sylar di fronte a bacchetta sguainata: tutto ciò che vide, però, furono gli sguardi appannati dal sonno di Fred e George, che lo scrutavano perplessi e preoccupati.

"Scusate, ragazzi: un incubo…" spiegò Drew, resistendo alla tentazione di massaggiarsi le tempie: aveva l’impressione che la testa gli volesse esplodere da un momento all’altro. "Tornate pure a dormire".

I gemelli si scambiarono un’occhiata. "Il tuo non era un normale incubo, vero Drew?" domandò George.

"Era di nuovo Sylar, giusto?" aggiunse Fred.

"Ragazzi…".

"Non siamo stupidi, Drew" lo interruppe Fred. "Nessuno di noi lo è: sappiamo che nascondi qualcosa…".

"Pensi che non ci siamo accorti del modo in cui tu e Artemis confabulate sempre alle nostre spalle? Non puoi ingannare un imbroglione!".

Drew non faticò a cogliere la velata accusa dietro le parole degli zii: in pratica, lo stavano accusando di non fidarsi di loro, di tutto l’Ordine. In effetti, era stupito che nessuno avesse fatto domande prima di quel momento: per quanto lui e Artemis fossero stati attenti, era difficile tenere segreti vivendo così a stretto contatto con altre persone. Ciò non toglieva che nemmeno sotto tortura avrebbe mai rivelato la verità su Sylar e suo padre…

"Fred, George, la questione è piuttosto complicata…".

"No, in verità è molto semplice" lo contraddisse George. "Tu e Artemis ci state nascondendo qualcosa di importante…".

"… E da quello che possiamo intuire riguarda anche Sylar e il canale di connessione preferenziale che sembra aver creato con te" concluse Fred.

"Io non so come mai la mia mente è legata a quella di Sylar, ve lo posso giurare!" si difese Drew.

"Però sai qualcosa" insistette Fred.

"O no?".

E adesso che cosa dico? Cosa diavolo dico? Siccome i gemelli continuavano a fissarlo in attesa, aprì la bocca, senza avere la più pallida idea di cosa rispondere… Fu in quel momento che sentirono il primo botto e un istante dopo Drew sentì la rabbia di Sylar invadergli il cervello.

"Che cosa è stato?" fece Fred, balzando in piedi con la bacchetta già sguainata.

"Drew, stai bene?" si informò George, scrutandolo preoccupato.

Il ragazzo non rispose, troppo concentrato a evitare che la forza mentale di Sylar lo soprafacesse completamente. È vicino, troppo vicino… Merda!

"Fred, George, la finestra!".

I gemelli si voltarono, solo per vedere la finestra finire in frantumi sotto un incantesimo di esplosione: fecero appena in tempo a ripararsi gli occhi, mentre frammenti di vetro volavano da tutte le parti, lasciando entrare la pioggia portata dal temporale.

Rumori simili giunsero alle loro orecchie dalle altre stanze, segnalando che l’attacco era stato sferrato su tutti i lati della casa e furono subito seguiti dalle prime grida degli altri membri dell’Ordine e i primi Incantesimi difensivi: nel giro di pochi secondi si trovavano già nel bel mezzo di una battaglia.

"Maledizione!" imprecò George, correndo verso la porta… che fu aperta con un calcio da un Mangiamorte incappucciato, che non si perse in convenevoli e lanciò immediatamente l’Anatema Che Uccide contro il primo bersaglio in movimento che gli capitò davanti.

Fortunatamente per George, Drew e Fred furono veloci di riflessi ed evocarono un duplice Incantesimo Scudo, sufficientemente forte a deviare la maledizione.

"Stupeficium!" gridò subito dopo Drew: anche lo Schiantesimo fu però parato senza sforzo dall’avversario, che, Drew ne era certo, stava sorridendo come un avrebbe potuto fare un gatto che fissava un bel topo succulento.

"Pensi sul serio che uno stupido Schiantesimo possa battermi, Potter?" lo derise. "Preparatevi a morire, feccia traditrice!".

"Lo sai…" commentò Fred, scostandosi per evitare il nuovo attacco. "Parli un po’ troppo per essere un Mangiamorte assetato di sangue che fa le scarpe a Sylar…".

"Dovresti concentrarti di più sul non lasciarti sfuggire la tua preda" aggiunse George. "Che saremmo noi, per inciso!".

"Stupidi… Siete in trappola: non potete sfuggirmi" li denigrò il Mangiamorte, evidentemente più che convinto di aver già la vittoria in tasca.

Fu allora che sopra il frastuono, Drew sentì il fragore di uno sparo: il Mangiamorte ondeggiò per un attimo sul posto, prima di cadere a faccia in giù sul pavimento, rivelando Artemis dietro di lui, la pistola ancora fumante in mano.

"Quello era nostro, Artemis" la rimproverò Fred a mo’ di ringraziamento.

"Non è corretto rubare gli avversari a chi è più anziano e malridotto di te" continuò George.

"Non c’è di che" ribatté Artemis, chinando appena il capo in segno di ringraziamento. Subito dopo si schiacciò contro il muro per evitare un incantesimo vagante: sparò di nuovo, ma Drew intuì dalla smorfia scontenta che doveva aver mancato il bersaglio. "Qui ce ne sono quanti volete, se vi decidete a muovere le chiappe e raggiungerci!".

I tre scavalcarono il corpo del Mangiamorte, recandosi in corridoio e trovandosi nel bel mezzo dell’inferno. La piccola capanna sembrava pullulare di più persone di quante Drew credeva avrebbe mai potuto contenere: i Mangiamorte sembravano essere ovunque, le maledizioni volavano a caso, colpendo qualunque cosa si trovasse sul loro cammino e i membri dell’Ordine lottavano fieramente per aprirsi uno spiraglio di fuga.

"Ah, pane per i nostri denti" commentò George con un ghigno, quasi ansioso di buttarsi nella mischia: era il momento ideale per sfogare tutta la tensione accumulata in quei giorni.

Hermione sembrò sbucare dal nulla di fronte a loro. "Niente esibizionismo gratuito, voi due: sono in troppi. Andate alle Passaporte di emergenza!".

Per qualche istante, i gemelli sembrarono quasi sul punto di protestare, ma nell’arco di pochi minuti si resero conto che non era solo l’eccessiva prudenza di Hermione, i Mangiamorte erano davvero troppi: per ogni avversario che stendevano, c’erano altri due pronti a prenderne il posto, a tratti pareva che venissero sputati fuori dalle pareti.

"Concordo con la cognata" disse Fred. "Ritiriamoci prima di finire ammazzati…".

Drew non sprecò nemmeno il fiato per concordare con gli zii: era troppo concentrato a restare lucido per evitare di farsi uccidere per preoccuparsi di certe sottigliezze. Dovevano andare alle Passaporte che si trovavano al piano di sotto, nascoste in una specie di sgabuzzino nella cucina: erano tre in tutto, predisposte per attivarsi al primo tocco e portarli al sicuro, siccome sapevano bene che la prima mossa di Sylar per metterli in gabbia era piazzare solidi Incantesimi Anti-Smaterializzazione.

Il punto sarà arrivarci, alle Passaporte di emergenza, visto che al momento ci sono almeno una dozzina di Mangiamorte tra noi e la fuga… Avrebbe dovuto capirlo, si rimproverò, quale altro motivo poteva avere Sylar per essere tanto felice? Se fosse stato un po’ più attento, forse avrebbero potuto evitare di cadere nella trappola. A cosa serve questo stupido legame mentale se non riesco a sfruttare nemmeno i pochi vantaggi che mi dà?

Chissà dov’è Sylar… Dalle visioni che aveva avuto nel sonno, poteva dedurre che guidasse lui la spedizione, come sempre del resto, ma forse aveva delegato ai suoi sottoposti l’attacco diretto: era quasi certo che se fosse stato al piano inferiore, il casino sarebbe stato molto peggiore… O magari stava semplicemente aspettando il momento propizio per saltare fuori e cercare di farlo a fette, sembrava essere uno dei suoi sport preferiti…

Un Mangiamorte gli si parò davanti all’improvviso e per evitare di essere colpito dovette gettarsi di lato e rovinare in terra, riuscendo a malapena a evitare che la bacchetta gli sfuggisse di mano: in mezzo a quel pandemonio, ritrovarsi disarmato sarebbe stata più o meno la sua condanna a morte.

Prima che il suo avversario potesse approfittare del vantaggio, Drew puntò la bacchetta senza né pensare né mirare, lanciando la prima fattura che gli venne in mente. "Diffindo!".

Un profondo taglio si aprì sulla guancia del Mangiamorte, che gemette di dolore, fissandolo con occhi lampeggianti di collera, prima di rispondere con un Avada Kedavra che il ragazzo evitò rotolando di lato e mettendosi, se possibile, in una posizione perfino più svantaggiosa della precedente. Sprecò qualche secondo del suo poco tempo per vedere se sul pianerottolo ci fosse qualcuno in grado di dargli aiuto, ma tanto i gemelli quanto Hermione se la stavano vedendo con almeno due avversari a testa e non c’era nessun altro alleato in vista: avrebbe dovuto cavarsela da solo. Nulla di che: ti sei tirato fuori da casini peggiori, Drew…

Rotolò di nuovo, approfittando della spinta per mettersi a sedere ed evitando in contemporanea una nuova maledizione diretta verso di lui, solo per scoprire che nel breve istante in cui aveva voltato la testa, i Mangiamorte interessati a lui sembravano essersi moltiplicati come batteri, salendo da uno a tre, tutti più che intenzionati a prendersi la sua testa prima degli altri. Fantastico: la mia situazione migliora a ogni secondo che passa… Soprattutto se penso che questi tre si sono messi fra me e le scale!

Capendo che pensare in quel momento, avrebbe probabilmente coinciso con il suicidarsi, decise di scollegare il cervello e affidarsi unicamente all’istinto, come aveva imparato durante l’addestramento di Ares.

Tre maledizioni gli piovvero addosso da tre punti diversi: riuscì a evitarne una e pararne un’altra con un Sortilegio Scudo, mentre la terza, fortunatamente non mortale, lo prese di striscio al braccio destro. Ingoiò le lacrime, mentre la scarica di adrenalina annullava almeno momentaneamente il dolore: in seguito gli avrebbe probabilmente fatto un male d’inferno, ma non era il caso di preoccuparsene ora.

Scagliò tre incantesimi offensivi in rapida successione e approfittò della breve distrazione per rimettersi in piedi, qualcuno lo afferrò per il colletto e lui gli sferrò un pugno con quanta più forza possibile, sfilandosi dalla presa. Evocò un nuovo Sortilegio Scudo per deviare nuove maledizioni dirette contro di lui e rispondere al fuoco.

Dannazione, ma sono ovunque!, imprecò tra sé, mentre lanciava fatture in rapida successione nella speranza di centrare qualche avversario: così circondato com’era, non c’era spazio per logica o premeditazione, poteva solo agire e sperare di arrivare a qualche risultato prima che la stanchezza lo soprafacesse… Cosa, che a giudicare dalla piega che stavano prendendo gli eventi, sarebbe successa presto.

All’improvviso, uno dei suoi antagonisti fu colpito da dietro: l’attimo in cui gli altri due si voltavano per verificare la nuova minaccia gli fu sufficiente per mandarne al tappeto uno e lasciare l’altro a uno dei gemelli, i quali con l’ausilio di Hermione erano riusciti a sgombrare almeno momentaneamente il pianerottolo.

Da dietro i Mangiamorte appena messi al tappeto sbucò la sagoma di Sirius, che si scostò i capelli dal volto con un sorriso tirato. "Suggerisco di guadagnare la via di fuga più vicina finché la via è sgombra, signori e signora…".

"Per quanto possa sembrare assurdo, per una volta concordo con Sirius" disse Hermione, annuendo.

Sirius lanciò un sommario sguardo tutt’intorno, come a contare i presenti, e si accigliò per la preoccupazione. "Dov’è Luna? Non l’ho vista di sotto…".

Hermione si oscurò in volto, tanto che per un attimo tutti temettero il peggio. "Sta bene" li tranquillizzò subito la donna. "È con Dora in camera nostra: non potevamo lasciarla sola… Luna, vieni: la via è libera".

Luna uscì dalla camera da letto, una mano stretta intorno alla bacchetta e l’altra impegnata a tirarsi dietro una recalcitrante Tonks in piena crisi isterica. Un incantesimo vagante passò sopra le loro teste andando a schiantarsi contro il soffitto, facendola strillare e cercare di liberarsi dalla presa di Luna per accartocciarsi su sé stessa sul pavimento.

Sirius imprecò sonoramente, voltandosi per ricambiare il favore. "Mangiatevi queste, dannati figli di…".

"Sirius! Così non aiuti!" lo rimproverò Hermione, mentre Luna cercava con scarsi risultati di calmare Dora quel tanto che bastava per poterla portare in salvo.

L’Animagus si passò una mano tra i capelli, pensando velocemente. "Andate alle Passaporte: di Dora me ne occupo io. Andate!".

Senza aspettare repliche, prese il posto di Luna a fianco della cugina, spingendo la bionda verso le scale. "Ho detto di andare, forza!".

"Luna, andiamo: Sirius ha la situazione sotto controllo" disse Hermione, prendendo l’amica per il braccio e tirandola verso le scale, dietro i gemelli e Drew.

Prima ancora di posare piede sul piano inferiore, si ritrovarono di nuovo nel bel mezzo del ciclone: inquadrato nel vano della cucina, Ares bloccava l’accesso al locale con la sua mole, tenendo con la sinistra la bacchetta e con la destra una pistola semiautomatica, falciando qualunque Mangiamorte provasse anche solo ad avvicinarsi.

Anche se non era la prima volta che lo vedeva all’opera, Drew rimase quasi affascinato dall’abilità dell’uomo e dalla sua precisione: per quanto si trovasse in una posizione apparentemente sfavorevole, non cedeva di un millimetro, anzi, sembrava quasi annoiato.

Il gruppo lo raggiunse quanto più velocemente gli fu possibile, parando le fatture e rispondendo al fuoco ogni volta che poteva.

"Ted vi sta aspettando di là" annunciò Ares quando gli altri furono abbastanza vicini. "Chiunque può, prenda la prima Passaporta, al resto penso io… Chi manca ancora?".

"Sirius sta arrivando con Tonks" rispose Hermione. "O almeno me lo auguro…".

"Abbiamo perso di vista Artemis" aggiunse Fred. "Ci ha tolto da una situazione spinosa ed è sparita…".

Drew sentì lo stomaco attanagliarsi in una morsa d’ansia: preso com’era dal restare in vita, non ci aveva nemmeno fatto caso, ma dopo che lui e i gemelli erano usciti nel pianerottolo, la ragazza non si era più vista. Gli sembrava impossibile che si fosse tirata in disparte, lasciando loro e soprattutto la madre in pericolo…

Una detonazione alla sua destra lo fece voltare: Artemis si stava riparando dietro un tavolino sotto il vano delle scale, sparando a qualunque cosa si muovesse troppo vicino alla sua postazione. "State indietro o vi faccio saltare il cranio, schifosi pezzi di…".

Un altro boato assordante si mangiò il resto del commento della ragazza: a Drew sembrò che tutta la casa tremasse e dovette appoggiarsi per non cadere. Che diavolo stanno facendo? Vogliono far crollare tutto?

Tutti si scambiarono un’occhiata preoccupata. "Non mi piace per niente" disse Luna.

"Proprio per niente" concordò uno dei gemelli.

"Andate, finché potete" disse Ares. "Noi vi raggiungeremo".

Seppur riluttanti ad abbandonare gli amici in pericolo, i membri dell’Ordine cedettero alle pressanti richieste di Ares, che si scostò quel tanto che bastava per farli passare.

"Non lasciateli scappare, imbecilli! Inseguiteli: è evidente che hanno qualche via di fuga da quella parte! Muovetevi!".

Drew si guardò intorno, cercando di capire da dove fosse arrivata la voce di Sylar, ma in mezzo a tutto quel trambusto era davvero impossibile riuscire a distinguere il viceministro in mezzo al marasma di cappucci neri e maschere. Tuttavia era impossibile non vedere il mare di Mangiamorte che si mosse nella loro direzione come un solo uomo, come galvanizzati da quell’incitazione o probabilmente timorosi delle conseguenze se l’Ordine fosse di nuovo riuscito a fuggire.

Ares sparò incantesimi e proiettili a raffica, ma perfino lui sembrava in difficoltà contro tanti avversari tutti insieme; alla loro destra, Artemis cercava di dare man forte, strisciando verso di loro con tutto il tavolino per proteggersi. Drew si chiese quanti colpi il mobile potesse ancora incassare prima di cedere completamente: di certo non molti…

Non dovette nemmeno pensarci: invece di seguire Fred verso le Passaporte e la salvezza, si affiancò ad Ares, scagliando Schiantesimi in rapida successione per sfoltire un po’ le linee nemiche.

"Drew, lascia stare" lo rimbrottò Ares. "Me la cavo anche da solo. Vattene!".

"Non puoi farcela da solo contro tutti questi Mangiamorte" ribatté Drew senza accennare a muoversi. "Avete bisogno di aiuto…".

Nemmeno a farlo apposta, il tavolino di Artemis cedette con uno schianto proprio in quel momento: la ragazza si riparò il viso dalla schegge di legno che schizzarono in ogni direzione, restando per un attimo stordita.

Vedendola in difficoltà, Drew lanciò un Sortilegio Scudo per proteggerla, lasciando che Ares parasse le spalle a lui: sapeva che non avrebbe potuto mettere la sua vita in mani migliori.

Artemis gli rivolse un sorriso grato, approfittando della breve e momentanea protezione per vagliare le sue alternative: la distanza era brevissima, se avesse corso, si sarebbe esposta solo per pochissimi secondi … Del resto, non poteva aspettarsi che Drew continuasse a pararle il sedere in eterno.

Ma proprio quando stava per partire, non prima di aver sparato un paio di colpi e lanciato una muta preghiera a qualunque divinità li stesse osservando in quel momento, Sirius rotolò giù dalle scale con gemito.

"Sirius!" gridò Drew, facendo per lanciarsi verso di lui ma trovandosi la strada sbarrata da un Mangiamorte particolarmente agguerrito. Fu Ares a premurarsi di salvare l’Animagus mentre si riprendeva dal volo.

Dal piano superiore giunsero le urla inarticolate di Dora, in parte soffocate da una risata acuta e vagamente folle. Drew sentì il cuore mancargli un battito: conosceva bene quella risata…

"MAMMA!".

Dimentica delle più basilari regole di sopravvivenza e della sua stessa incolumità, Artemis scattò verso le scale, salendo i gradini a due a due, non venendo colpita per pura e semplice fortuna.

"Artemis, torna qui!" gridò Ares, che per un attimo restò combattuto tra la consapevolezza di dover fare il suo compito e la smania di proteggere la sua pupilla: alla fine, comunque, rimase al suo posto.

Drew, al contrario, si fece molti meno problemi: semplicemente, con lo stesso grado di incoscienza dell’amica, le corse dietro, fermandosi giusto i pochi istanti necessari per assicurarsi che Sirius fosse relativamente incolume. In ogni caso, stava abbastanza bene per cercare di trattenerlo, ma il ragazzo sfuggì alla sua presa senza difficoltà e raggiunse Artemis sul pianerottolo.

La ragazza stava in mezzo al corridoio, appena fuori dalla portata di tiro degli avversari di sotto: puntava la pistola contro la Mangiamorte che aveva di fronte, che a sua volta sovrastava a bacchetta sguainata una sconvolta Tonks.

"Bellatrix, non osare torcere un solo capello a mia madre!" la minacciò con voce atona.

"Oh, tu guarda, la piccola meticcia" l’accolse con un sorriso sardonico Bellatrix. "E c’è pure Potterino Secondo, sempre pronto a correre a salvare la damigella in pericolo, vedo".

"Da dove diamine sei sbucata fuori, Bellatrix?" domandò Drew, puntandole contro la bacchetta e affiancandosi ad Artemis, che non diede il minimo segno di averlo visto, sentito o anche solo riconosciuto: per le in quel momento, esistevano soltanto sua madre e la Mangiamorte che la stava minacciando.

Quest’ultima ridacchiò sommessamente, guardando con espressione di compatimento il ragazzo. "Povero, piccolo Potter: tu non hai nemmeno idea di quanto potenti siano l’Oscuro Signore e i suoi servi!".

Drew si trattenne a stento dal sollevare gli occhi al cielo: non era decisamente la situazione più adatta per farlo, ma le chiacchiere da esaltata di Bellatrix gli facevano quell’effetto.

"Allontanati da mia madre, Bellatrix!" la minacciò Artemis. "Allontanati subito da mia madre!".

"E, sentiamo, che cosa farai se non lo faccio?" la canzonò la Mangiamorte. "Mi sparerai?".

"Puoi scommetterci: imbratterò queste mura con le tue cervella, zietta cara! Voglio proprio togliermi lo sfizio di scoprire di che colore è il tuo sangue… Lascia stare mia madre!".

Bellatrix le rivolse l’ennesimo crudele sorriso. "Crucio!".

Tonks cominciò ad urlare e contorcersi sul pavimento, in preda al dolore. Quasi nello stesso momento, Artemis premette il grilletto, mancando però piuttosto vistosamente il bersaglio. Stupito, Drew si voltò verso di lei, notando che la mano le tremava per la rabbia: per questo non era riuscita a centrare la Mangiamorte.

Lo sparo era stato comunque sufficiente a distrarre Bellatrix, che interruppe la tortura per girarsi verso la nipote. "Sarà un piacere ucciderti, ibrida schifosa: ti spedirò all’altro mondo a fare compagnia a quel mostro di tuo padre, prima di divertirmi un po’ con la tua cara mammina".

Risuonò un altro colpo, che stavolta sarebbe certamente andato a segno se Bellatrix non fosse stata veloce a ripararsi a sua volta con un incantesimo difensivo.

"Da quando puoi deviare anche le pallottole?" fece Drew, preso in contropiede.

"Da quando questa deliziosa bastardella se ne va in giro con quei dannati arnesi Babbani, Potterino" ribatté la Mangiamorte. "Ucciderei volentieri anche te, ma appartieni all’Oscuro Signore… Poco male, ti consegnerò a lui con un bel fiocco sopra…".

"Libera di provarci: avanti, fatti sotto".

"Drew, non ti immischiare" lo zittì Artemis prima che Bellatrix potesse accettare l’invito. "Questa è una questione di famiglia, vero zia Bellatrix?".

La Mangiamorte la incenerì con lo sguardo. "Tu non sei mia parente, sei solo l’ultimo, orrido abominio che contamina il sangue dei Black".

"Il che fa di me l’orrido abominio imparentato con te, Bella, non credi? Potrai continuare a ripeterlo fino allo sfinimento, ma Andromeda resterà sempre tua sorella…".

"Morirai tra atroci tormenti per questo, Lupin. Crucio!".

Artemis si gettò di lato per evitare la Maledizione Senza Perdono e sparò tre colpi in rapida successione, che furono tutti deviati.

"Non puoi vincere contro di me, mocciosa!".

"Stupeficium" si intromise Drew, sapendo che con un avversario come Bellatrix, Artemis si sarebbe quasi certamente trovata in difficoltà.

Bellatrix parò lo Schiantesimo, dedicando al ragazzo la sua attenzione. "Stai cercando di farmi arrabbiare, Potter?".

"No, sto cercando di farti tacere".

"Drew, ti ho detto di starne fuori!" lo rimproverò Artemis.

"Vuoi farti ammazzare, Temis?" ribatté Drew, arrabbiato.

Prima che la ragazza potesse rispondere, la casa fu di nuovo scossa dalle fondamenta, facendo perdere l’equilibrio al ragazzo, che per poco non volò giù dalle scale. Nello stesso momento, incantesimi incendiari volarono dentro dalle finestre rotte, attaccando le pareti di legno. Maledizione!, imprecò tra sé il ragazzo. Qui finiamo tutti arrosto…

"Drew, Artemis!" le chiamò Ares dal piano inferiore. "Venite via: stanno distruggendo tutto!".

"Reducto!".

Come era ovvio, Bellatrix approfittò della distrazione per attaccare i due avversari. Drew si gettò di lato appena in tempo, ma la violenza dell’incantesimo lo mandò a cozzare duramente contro la parete. Non seppe dirlo con certezza, ma quasi sicuramente perse conoscenza per qualche secondo, perché quando riaprì gli occhi, le fiamme si erano propagate ulteriormente e Artemis stava con le spalle al muro cercando di evitare le maledizioni di Bellatrix, la pistola scarica abbandonata lungo il fianco.

"Avanti, lupetta, rendimi le cose più facili".

"Vai all’inferno, Bellatrix!" le gridò Artemis, prima di abbassarsi e schivare l’ennesimo Anatema Che Uccide.

Drew scosse la testa, cercando di schiarirsi le idee, grato che Bellatrix lo credesse fuori combattimento, visto che non gli stava prestando la minima attenzione. Consapevole che era il loro unico vantaggio, trattenne l’istinto di starnutire per via del fumo e si preparò a colpire. Dobbiamo andarcene subito: questa catapecchia non potrà reggere ancora molto

"Stupeficium!".

Bellatrix fece per girarsi, ma era troppo tardi: lo Schiantesimo la colpì in pieno, spedendola al capo opposto del corridoio priva di sensi. Drew si augurò di tutto cuore che bruciasse insieme al resto.

"Temis, andiamo, svelta!".

"Lo so, lo so!" ribatté la ragazza. Si avvicinò a Dora e cercò di tirarla in piedi, ma la donna non aveva la minima intenzione di collaborare: urlò, terrorizzata, cercando di ritrarsi e raccogliendosi in sé stessa.

"Drew, dammi una mano: non c’è tempo per calmarla adesso".

Insieme, i due ragazzi la fecero alzare e cominciarono a tirarla quasi di peso al piano di sotto, dove Ares e Sirius li stavano aspettando.

Erano vicini alla metà e Sirius stava venendo loro incontro coperto dall’altro, quando Drew sentì la testa esplodergli e dovette mollare Tonks per evitare di cadere. Dove pensi di andare, Andrew?

La voce di Sylar gli risuonò chiara e limpida come se ce l’avesse avuto di fronte: con le lacrime agli occhi, si guardò intorno e stavolta riuscì a individuarlo: stava vicino alla porta d’ingresso e lo fissava. Si appoggiava alla parete, segno che comunque mantenere la connessione mentale così forte lo indeboliva, anche se questo non gli impediva di cercare di sfruttarla a suo vantaggio.

Non volendo dargli un vantaggio con il contatto visivo, Drew evitò il suo sguardo, imponendosi di restare in piedi anche se diventava sempre meno consapevole della presenza di Artemis al suo fianco. Lasciami stare, maledetto, pensò, certo che Sylar l’avrebbe sentito.

Tu e i tuoi amici non andrete proprio da nessuna parte, Andrew, non questa volta…

Sentì vagamente Artemis sibilare al suo fianco, mentre lottava per trattenere la madre. "Dov’è quello schifoso bastardo?" domandò, guardandosi intorno attraverso il fumo sempre più denso.

"Temis, hai finito i proiettili…" le ricordò Drew. Che cosa diavolo voi da me, Sylar? Se vuoi uccidermi, uccidimi e falla finita, invece di tormentarmi in questo modo…

Ebbe l’impressione di sentire l’equivalente mentale di una risatina di scherno. Andrew, se ti avessi voluto morto, non staremmo tenendo questa amabile chiacchierata…

Drew corrugò la fronte, perplesso: che cosa voleva dire? Che cos’altro poteva volere Sylar da lui.

"Stupeficium!".

Sylar si ritirò bruscamente dalla sua mente e Drew si ritrovò sostenuto quasi di peso tra le braccia di Sirius, con un’idea piuttosto vaga di come ci fosse finito.

"Ce la fai a stare in piedi?" gli domandò l’Animagus, preoccupato.

"Ce la farò fino alle Passaporte" gli garantì il ragazzo, senza peraltro esserne completamente sicuro, ma sapeva che i suoi compagni non poteva permettersi un altro peso morto per uscirne vivi.

Sirius annuì, rimettendogli in mano la bacchetta che non ricordava di aver fatto cadere. "Allora muoviamoci ad andarcene: ho idea che Sylar se la sia presa per il mio scherzetto…".

In effetti, anche se l’aveva lasciato andare e non sembrava intenzionato a riprenderlo di nuovo, Drew riusciva a percepire la rabbia di Sylar rimbombargli nel cranio.

"Mamma, ti prego, calmati…" sentì dire Artemis.

Dora continuava ad agitarsi, farfugliano frasi incoerenti in cui si inframmezzava spesso il nome del marito.

"Lascia, Artemis, ce ne occuperemo dopo…" dichiarò Sirius, prima di prendere il posto lasciato libero da Drew. "Tranquilla, Dora, adesso ti portiamo via…".

"Drew, andiamo" aggiunse Artemis, prima di dirigersi verso Ares, il quale si stava occupando dei pochi Mangiamorte ancora in piedi o in grado di combattere. Il vero problema ora era il fuoco, che stava rapidamente divorando la casa, oltre che Sylar, che sembrava sparito nel fumo.

Fu allora che Drew lo sentì. "Drew, attento!".

Il ragazzo si guardò intorno, senza capire da dove arrivasse quella voce, che oltretutto era terribilmente sbagliata, essendo quella di un morto. Che fosse l’ennesimo trucco di Sylar? O forse stava definitivamente andando fuori di testa… Guardò i suoi compagni, ma nessuno dava segno di aver sentito: né Artemis né Sirius sarebbero potuto restare così impassibili…

"Alla tua destra".

Si voltò d’istinto e fece appena in tempo a spingere gli amici in avanti per evitare la maledizione scagliata da Sylar, sbucato come dal nulla a pochi metri da lui.

"Stupeficium!" gridò, per dare il tempo agli altri di rialzarsi e correre verso Ares.

Sylar parò lo Schiantesimo senza il minimo sforzo. "A quanto pare, è impossibile coglierti di sorpresa, Andrew…".

"Al diavolo, Sylar. Diffindo!".

Il Mangiamorte schivò l’incantesimo e rispose, costringendolo a mettersi sulla difensiva. Ma è mai possibile che finiamo sempre con l’impegolarci in duelli testa a testa mentre gli altri scappano?

Artemis e Sirius infatti si erano allontanati con Dora e avevano raggiunto Ares.

"Porta tua madre al sicuro, Artemis" disse Sirius, lasciandola sulla soglia.

"Non posso lasciarvi qui…".

"Sei disarmata, Ally" ribatté l’Animagus. "Non puoi fare nulla in ogni caso…".

"Tu ti sei fatto un volo dalle scale, zio Sirius".

"Vi semplifico le cose" dichiarò Ares, spingendo entrambi in cucina. "Andate tutti e due, aspetto io Drew…".

I due aprirono la bocca per protestare, ma il gigante li zittì. "Non costringetemi a schiantarvi…".

Drew nel frattempo cercava di liberarsi di Sylar il tempo sufficiente per raggiungere gli amici e scappare: tuttavia, l’avversario non sembrava intenzionata a mollarlo troppo presto e non lo lasciava muovere di un passo.

"Ormai hai perso, Sylar" disse. "Siamo scappati tutti…".

"Ci sei ancora tu, Andrew" osservò quello, sorridendo serafico. "Noto che il tuo braccio è guarito alla perfezione: l’ultima volta che ci siamo incrociati combattevi ancora con la sinistra".

"Già, indovina chi devo ringraziare per questo…" sbottò il ragazzo con rabbia: con la sua dannata maledizione l’aveva quasi ucciso e aveva ferito a morte Remus, e si permetteva pure di ironizzarci sopra?

"Remus Lupin si è scelto il suo destino nel momento in cui si è intromesso, Andrew" dichiarò Sylar, intuendo dove vertevano i pensieri dell’altro.

Drew si scostò per evitare l’ennesima maledizione della nottata, cercando freneticamente di escogitare una distrazione sufficiente a indurre Sylar a lasciarlo in pace per poter fuggire, prima che finissero entrambi arrostiti, possibilmente.

Tossì un "Everte statim" prima di sollevare lo sguardo verso l’avversario, ma la sua attenzione fu calamitata pochi metri più a sinistra: là, poco più di una sagoma, quasi indistinguibile dal fumo, tanto che in Drew non si chiese se in realtà non fosse solo uno scherzo della sua immaginazione… In fondo, era mentalmente e fisicamente provato, ne stavano parlando solo pochi istanti prima…

Ma anche dopo aver sbattuto gli occhi un paio di volte, quel profilo non scomparve: fissandolo più attentamente (a quel punto che altro avrebbe potuto fare?), vide che con la mano destra indicava il soffitto sopra le loro teste.

Senza nulla da perdere, Drew alzò lo sguardo e scoprì che il legno, provato dalle fiamme che stavano mangiando il primo piano, era sul punto di cedere. Più distrazione di così

"Reducto!" gridò, facendo saltare il tetto in un mare di schegge e zampilli.

Sylar gridò, tirandosi indietro per evitare di finire schiacciato e senza aspettare oltre, Drew si precipitò verso Ares. I due lanciarono un ultimo paio di schiantesimi contro i Mangiamorte che li inseguivano, attraversarono a razzo la cucina e in contemporanea afferrarono l’ultima Passaporta.

Mentre veniva risucchiato, sentì la collera di Sylar. Non finisce qui, Andrew…

Drew se ne preoccupò relativamente: almeno per il momento erano fuori dalla sua portata, al sicuro… In realtà, in quel momento, lo preoccupava molto di più la visione, l’allucinazione o quello che fosse, che gli aveva suggerito di puntare al soffitto: perché era assolutamente impossibile che Remus si trovasse lì, gli avesse salvato la vita e gli avesse pure sorriso quando aveva seguito il suo suggerimento.

Lyrapotter’s corner

No, non dite nulla, il mio stratosferico ritardo si commenta da solo, temo, non ci sono scusanti: sono ancora qui che mi chiedo come siano potuto passare due mesi e mezzo dall’ultimo aggiornamento, proprio non me lo spiego.

Comunque, spero che questo capitolo tutto azione vi abbia almeno in parte ripagato delle attese: come sempre con capitoli di questo genere ho il dubbio di aver scritto un mare di schifezze ;) Mi auguro che apprezzerete, ammesso che ci sia ancora qualcuno all’ascolto e io non stia qui a parlare da sola…

Non so se promettervi o meno di non sparire di nuovo, perché di solito mi porta puntualmente sfiga dire che aggiornerò presto: penso di potermi sbilanciare nel dire che non farò passare altri tre mesi (me lo auguro proprio, cavolo!)

Detto ciò, tempo di ringraziare, da brave personcine educate:

AllTheRightMoves, prima di tutto grazie per i complimenti. Ti assicuro che sarà ancora bella lunga, spero di continuare a non essere monotona XD Su Remus, credo che il finale di questo capitolo abbia ulteriormente fomentato le tue speranze vero? Non ho abbastanza cuore per sbarazzarmi di Remus definitivamente, lo amo troppo!

LadyMorgan, te lo avevo promesso, no? E io mantengo sempre le promesse! Spero che sia valsa la lunga attesa (ti prego, dimmi di sì!). Che Sirius sia un genio è cosa certa ed innegabile, a nessuno deve venire il minimo dubbio in proposito o potrei arrabbiarmi! Lo so che Sirius e Luna non ti piacciono, mi dispiace, ma ormai l’unico modo per liberarci del pairing sarebbe uccidere uno dei due, credo (o riscrivere tutto daccapo) e penso che nessuna delle due opzioni sia accettabile. Su Hermione e Fred, già qualcuno me lo aveva fatto notare e, devo essere sincera, l’idea mi stuzzicherebbe pure, visto che tanto Ron morto è e morto resta: diciamo che la cosa non è scartata a priori, ma sarebbe proiettata su tempi lunghi, visto che almeno per il momento Hermione è ancora più o meno a lutto e Fred… beh, analizzando il suo comportamento verso la cognata direi che c’è ma non fa… Si vedrà in futuro!

Deidara, le cose potrebbero muoversi come che no, io non parlo come sempre (perché sono cattiva e godo a tenermi i segreti, ih, ih, ih), ma direi che qualche cosa in sottofondo si sta smuovendo, ci vorrà tempo (mai che io faccia le cose facile), ma si sta smuovendo. Lungo, lungo, sarà questo capitolo, specie se andrò avanti ad aggiornare con questi ritmi XD

Half Blood, bravo, legame di sangue è proprio il termine giusto! Ehm, ehm, scusa se distruggo le tue speranze, ma la donna in rosa era semplicemente la Umbridge in uno dei suoi momenti, mentre tormenta Harry al quinto anno: mi servivano dei ricordi più o meno negativi e la vecchia rospa ci stava bene. Quanto a Kitty e Ethan, conto di ripescarli presto o tardi, così come di far entrare in scena i cugini e Fleur. Non so come o quando, ma presto o tardi inserirò qualche flashback o comunque delle descrizioni della morte dei membri dell’Ordine che ancora mancano all’appello, Bill in testa.

NemoTheNameless, grazie per i rinnovati complimenti, gentile come sempre. L’intrallazzo amoroso? Tutto è possibile, mon ami!

nefertari83, allora, in un certo senso sì, è un riferimento alla mano mozzata di Luke, anche se comunque quell’episodio è funzionale ai fini della storia, come vedrai più avanti (moooooolto più avanti). E ti ricordi benissimo: quell’episodio si svolge alla fine de L’impero colpisce ancora, ma per la mia storia ho fatto un po’ un minestrone dei tre film: il fatto è che era stata inizialmente concepita come una storia lunga ma autoconclusiva (e difatti ho spostato altri episodi di SW, come la parentesi Jabba the Hutt o la stessa scoperta dell’identità di Sylar), quando ho sviluppato la trilogia ero già in corso d’opera e alcune cose non erano più spostabili, perché condizionavano eventi futuri e avrebbero implicato troppo riarrangiamenti. Spero di aver risolto i tuoi dubbi.

Bon, ho concluso, mi ritiro nel mio loculo nella speranza che qualcuno abbia letto fin qui e di tornare presto. See you soon!!!!!!

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