Pull me out from inside

di EleonorRigby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo unidici ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Pull me out from inside - capitolo uno











Pull me out from inside




Aver salvato la vita del suo "adorato" fratello, mettendo a repentaglio la sua e quella del biondino di nome Mutt, non aveva portato a niente di buono. O meglio non aveva portato a ciò in cui il bel tenebroso vampiro, Damon Salvatore, sperava.
Elena non l'aveva baciato, non gli aveva offerto il suo sangue in un scambio intimo, non gli si era nemmeno buttata fra le braccia!
Si era limitata ad un "Grazie Damon, sapevo di poter contare su di te" prima di catapultarsi dal suo vero amore vegetariano e noioso.
E così i suoi lunghi, lisci e profumati capelli color del grano sarebbero rimasti sparpagliati sul cuscino del suo stupido fratello.
C'era una cosa che Damon odiava più del perdere una "battaglia", ed era perdere contro suo fratello, per la seconda volta.
Perciò decise di allontanarsi da quella gabbia di matti innamorati e generosi da dare il volta stomaco, e di farsi una bella vacanza. Probabilmente, il vero motivo era che Damon non sopportava di vedere la sua futura principessa delle tenebre ancora fra le braccia di Stefan-sono-meglio-di-te-perchè-non-bevo-sangue-umano, cosa che non avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso.
Così una settimana dopo l'ultima battaglia decise di volare per l'ultima volta fino alla finestra della Streghetta dai capelli rossi.
Sì, perchè l'unica creatura che l'avesse mai apprezzato era lei. L'unica creatura che era riuscita a distruggere la corazza che racchiudeva l'umanità di Damon, e l'attimo dopo a ricostruirla più forte di prima, era lei. L'unica creatura che riusciva davvero ad intenerire Damon Salvatore.
Ma anche questo Damon non l'avrebbe mai ammesso.
Il vampiro si appollaiò sotto forma di corvo nero e lucente, sul ramo più alto dell'albero posto di fronte la finestra della camera di Bonnie.
Era appena calata la notte e Meredith e Matt stavano per tornare a casa.
Lui attese, perchè prima di partire per sempre, o comunque per un lunga vacanza ristoratrice, Damon credeva fosse giusto salutare per bene la Streghetta, lei se lo meritava, e anche lui.
Quando la sua vista da corvo decretò che l'auto scassata dell'umano fu abbastanza lontana, Damon volò sul davanzale della finestra chiusa.
Bonnie non era ancora tornata nella sua camera, e il vampiro ne approfittò per farle una sorpresa che l'avrebbe lasciata senza fiato, e questo doveva essere inteso letteralmente quando si parlava di Bonnie McCullough.
La finestra non era difficile da aprire, l'aveva fatto anche altre volte dall'esterno, con un coltellino passato nell'insenatura che all'interno corrispondeva al punto in cui c'era il blocco della maniglia.
Tack.
Con uno scatto essa si aprì e Damon potè balzare leggiadro all'interno della stanza buia, illuminata solo dalla luce della luna che filtrava dalla finestra ormai aperta.
Con un gesto della mano si scompigliò i capelli neri e lucenti e con un altro si liberò della giacca di pelle, rimanendo con una maglietta nera con le maniche corte, con lo scollo a V, e abbastanza attillata da mettere ancor più in evidenza i suoi pettorali scolpiti.
Proprio quando si stese sul letto di Bonnie, Damon sentì il rumore dei passi incerti della ragazza avvicinarsi sempre di più.
Incrociò le braccia dietro la testa e accese il suo sorriso a 250 watt quando la ragazza aprì la porta soprappensiero.
Bonnie non si accorse subito di Damon, non finchè non chiuse la porta e non notò la finestra aperta.
A quel punto non servì neanche guardarsi attorno, poiché la voce profonda e sensuale del vampiro risuonò nella stanza delicata e attraente come una calamita.
« Ciao Streghetta » disse semplicemente, ma quello bastò a far accelerare i battiti cardiaci di Bonnie.







Nota Autrice:

Ho voluto iniziare a scrivere una storia ispirata alla saga della Smith che ha come protagonisti Bonnie e Damon.
Sono i miei personaggi preferiti, e in attesa di vedere una sviluppo nei seguenti libri volevo dare vita ad una storia tutta mia!
Spero vi piaccia^^

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


cap 2



Pull me out from inside - capitolo due


Bonnie si soffermò a guardare Damon per qualche istante, sdraiato sul suo letto in una posa da scultura greca, era magnifico. Un adone sul suo letto, un adone molto molto pericoloso.
La ragazza aveva sempre provato un’attrazione particolare per quel vampiro, e sentiva che c’era qualcosa in lui che andava oltre l’essere terribilmente affascinante e sanguinario.
Ma una delle caratteristiche di Bonnie era proprio quella di lasciarsi influenzare troppo; perciò quando Stefan o Meredith o chiunque altro le dicevano di stare lontana da Damon, lei lo faceva, ovviamente fino a che lui manteneva una certa distanza.
- Cosa vuoi? –
Il corpo di Bonnie ora era spiaccicato contro il muro, a furia di indietreggiare.
I riccioli le ricadevano morbidi sulle spalle, e sembravano di un rosso scuro e intenso al quasi totale buio della stanza.
Ma Damon la vedeva bene, poteva persino vederla tremare.
Una parte di lui ne era divertito ed eccitato; un’altra, la più nascosta, si chiedeva perché quella Streghetta avesse ancora paura di lui, dopo che l’aveva salvata in tutti i modi in cui poteva essere salvata, e ciò lo irritava da morire.
Tuttavia lui era Damon Salvatore e ,Streghetta o no, lui doveva divertirsi nella sua ultima notte a Fell’s Church.
- Volevo farti un salutino, Uccellino – disse senza muoversi da quella posizione. Inclinando solo la testa per guardare, o meglio ammirare Bonnie.
Secondo Damon era bella, adorava quei suoi riccioli rossi e ribelli che sembravano delle molle. I suoi occhi castani erano dolci ma scattanti. E il suo modo di fare così brioso e frizzante lo faceva sorridere.
Scosse la testa per ridestarsi da quegli stupidi pensieri.

Che diavolo mi prende? Pensò il vampiro.
- E..ehm – Bonnie si schiarì la voce e rilassò leggermente i muscoli – Perché sei passato a salutarmi? –
Damon inclinò la testa e le sue labbra perfette, anche a detta di Bonnie che le aveva direttamente testate, si incurvarono in un sorriso beffardo.

Quel sorriso beffardo, presisò Bonnie deglutendo.
- Ora non posso venire a trovare la mia amica Streghetta? In fondo siamo compagni di avventure, e di molto altro.. –
L’ultima frase non si riferiva solo ai baci, che Bonnie ricordò con un brivido lungo la schiena; il tono della voce di Damon non prometteva niente di buono.
Nella ragazza era insorta una specie di guerra: scappare via a gambe levate come le diceva il suo istinto, o rimanere lì come le diceva..il cuore forse?
I volti dei suoi amici iniziarono a vorticarle davanti al viso e a consigliarle la prima opzione.
Allora Bonnie senza più pensarci, si voltò per scattare verso la porta; ma Damon era già lì, con le braccia incrociate che la guardava con dispiacere teatrale.
- No, no Streghetta – disse scuotendo la testa.
I suo capelli neri come la pece, erano illuminati dalla luce fioca della luna. I riflessi sembravano d’arcobaleno, mentre nei suoi occhi neri come quella notte, si vedevano qua e là punti di luce, come stelle.
Damon iniziò a camminare e Bonnie a indietreggiare, come in una danza che terminò quando la ragazza si ritrovò di nuovo con le spalle al muro; stavolta incastrata tra la parete fredda e il corpo del vampiro.
Il cuore di Bonnie martellava contro il petto di Damon e lui sorrise, uno di quei sorrisi che ti toglie il fiato.
- Hai paura di me, Bonnie? –
Bonnie non rispose subito, in realtà quella domanda l’aveva spiazzata.
Perché doveva avere paura di Damon? Perché volevano che avesse paura di lui?
Lei sapeva benissimo che lui non l’avrebbe mai uccisa, anche se avesse avuto intenzione di morderla non l’avrebbe mai lasciata senza vita.
- Non ho paura – disse poi, decisa, tanto che alzò gli occhi e lo guardò dritto nei suoi.
Sapeva che se l’avesse fatto lui avrebbe potuto usare quel potere vampirico ipnotizzante, ma cosa poteva mai importarle?
Non era forse dalla prima volta che l’aveva incontrato che lo desiderava?
- E allora perché scappi? –
- Istinto di sopravvivenza –
Damon sorrise ancora, compiaciuto dalla risposta di Bonnie.
Era cambiata parecchio da quando l’aveva conosciuta, così timida e impacciata, impaurita e tenera.
- Sei cresciuta Streghetta –
Damon sollevvò una mano per prendere uno dei boccoli di Bonnie fra le dita.
- Cosa vuoi da me, Damon? Vuoi il mio sangue? –
Damon ritrasse la mano e la guardò duramente – Non prendo il sangue ad una così giovane fanciulla che non vuole offrirmelo, anche se potrei facilmente farmelo offrire da te e da chiunque altra –
- E perché non lo fai? –
Bonnie continuava a stupirsi di sé stessa, stava facendo tutte quelle domande che voleva porgli da tempo. Aveva un piccolo timore, certo, stava pur sempre parlando con un vampiro non proprio alla mano, ma non si sentiva minacciata, sentiva che poteva farle; e sapeva che il suo istinto non sbagliava quasi mai.
L’espressione di Damon era diventata seria, poche volte l’aveva visto a quel modo. Tuttavia non rispose, rimase in silenzio a guardarla.
Cosa poteva mai dire? “Non so perché sono qui”? E dimostrarsi così incerto e disarmato? Lui che non lo era mai stato?
- Perché? Damon, perché sei qui? Perché non sei a cercare di mettere i bastoni fra le ruote a tuo fratello e ad Elena come al solito stanotte? Cosa vuoi da me? –
Bonnie aveva detto tutto senza respirare, e aveva bisogno di farlo. Ma lo sguardo di Damon la paralizzò.
Era perso e confuso, ferito e sorpreso, era esattamente l’espressione che aveva visto quel giorno nel bagno del pensionato quando l’aveva salvata da morte certa donandole il suo sangue.
E Damon non sapeva cosa dire.
Per la prima volta nella sua vita Damon non aveva la risposta pronta. Per lui era così strano, si sentiva spaesato e vulnerabile.
Come poteva sentirsi vulnerabile di fronte al suo dolce uccellino?

Il mio Uccellino..
Il vampiro rimise su la sua maschera beffarda, e sorrise alla ragazza.
- Voglio te Streghetta – disse prima di afferrarle delicatamente il volto e baciarla.
Bonnie era letteralmente sconvolta.
Era stato Damon a baciarla o se l’era solamente immaginato?
Quando lui si staccò leggermente dalle sue labbra, i loro occhi si incontrarono.
Damon aveva di nuovo messo su quel sorriso da una notte e via, ma i suoi occhi sembrava volessero dire altro.
Comunque a Bonnie non importava minimamente. Quel bacio delicato le aveva risvegliato qualcosa dentro.
Aveva sentito i fuochi d’artificio, quei fuochi d’artificio che sentiva quando baciava Damon Salvatore, solo lui.
Senza pensarci due volte Bonnie gli gettò le braccia al collo e lo baciò, questa volta di sua spontanea volontà, come quando l’aveva salvata a casa di Caroline.
Ma quante volte l’aveva salvata?
Damon rimase per qualche breve istante immobile, non si aspettava di certo che il suo dolce Uccellino gli sarebbe saltata addosso.
Ma poi i suoi istinti prevalsero, e non parlo di istinti da vampiro.
La sollevò con nessuno sforzo e la portò fino al letto, senza staccare le sue labbra da quelle morbide della ragazza.
Damon sentiva il corpo caldo di Bonnie sotto il suo, il sangue scorrere frenetico sotto la sua pelle liscia e candida.
Era tutta arrossata a causa di quel liquido rosso che le esplodeva nelle vene, era tutta rossa e bellissima.
Il suo Uccellino rosso.
Le sfilò la maglietta e le sue labbra scivolarono verso il collo lungo della ragazza. Poteva sentire perfettamente il sangue pulsare sotto quel fino strato di pelle e carne.
Si accorse che il respiro di Bonnie si era improvvisamente bloccato, e che lui era fermo a pochi centimetri da una piccola vena azzurrognola.
Damon sorrise e si avvicinò lentamente al collo, mentre Bonnie rimaneva immobile.
Lentamente posò le labbra sul collo grazioso della ragazza e lo baciò.
Il suo sague, così invitante, gli aveva fatto sicuramente venire sete, ma Damon non si faceva prendere così alla sprovvista dagli istinti.
Non era come suo fratello: la sua vita era tutta Sesso, Sangue e Rock ‘n’ Roll. E quando avrebbe avuto voglia del sangue di Bonnie l’avrebbe preso. Ma non in quel momento, in quel momento voleva lei e basta.
Bonnie era sorpresa ed eccitata, felice di essersi buttata fra le braccia di Damon, contenta per una volta di aver fatto la scelta che voleva, che sentiva di fare anche se andava contro tutto e tutti.
Lei una strega dolce e imbranata, lui un vampiro sexy e sanguinario.
Ma in quel momento erano solo Bonnie e Damon.




Nota Autrice:
Ringrazio ColSoleInFronte, _Valy_ e wanda nessie per le loro recensioni così positive *-* Graaazie!

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


capitolo3


Capitolo tre




Bonnie allungò una mano sul materasso ancora caldo, e lo trovò vuoto.
Aprì gli occhi e si sollevò con il busto, coprendosi con il lenzuolo il corpo nudo, fin sopra il seno.
Damon era di spalle, che si abbottonava i pantaloni scuri. Le sue spalle larghe e perfette, erano scoperte; la sua maglietta nera con lo scollo a V era ancora sul bordo del letto.
Bonnie si allungò e la prese.
Aveva fatto rumore, ma Damon non si era ancora voltato a guardarla.
In quel momento era diventato una statua, immobile nella sua perfezione. Ma la ragazza sapeva che lui si era accorto di lei da quando aveva aperto gli occhi grandi e castani.
Bonnie sospirò, non era stupida. Non lo era mai stata in realtà.
Era solo una sognatrice, una ragazza che credeva troppo nell’amore.
- Da domani tutto tornerà come prima vero? – disse trattenendo a stento le lacrime.
Odiava piangere alla minima emozione; certo quella non era minima, ma in quel momento non doveva piangere.
Damon si mosse solo dopo qualche interminabile secondo. Si voltò lentamente, la luce della luna gli illuminava una parte del volto, e Bonnie potè vedere le sue labbra incurvate in un sorriso beffardo.
- Brava Streghetta -
La ragazza con un gesto nervoso, e le mani tremanti, si sistemò i capelli dietro l’orecchio, tirando su con il naso.

Non devo piangere.
Strinse fra le mani un lembo della maglietta nera di Damon, nera come i suoi occhi che quella sera erano diventati il suo universo personale..per qualche ora.
Quando Bonnie abbassò lo sguardo sulla sua maglietta, Damon la fissò, non più con quel sorriso beffardo sul volto.
Lei era triste, poteva sentire chiaramente quello che stava provando in quel momento.
Non sarebbe mai dovuto andare lì quella sera, e nemmeno altre sere.
- Lo sapevi Bonnie, mi conosci. Perché l’hai fatto? –
Bonnie sollevò il viso pronta a rispondere ma Damon la zittì con un cenno della mano.
- E non dire che è perché ti ho indotta a farlo con il mio potere, perché non è così – l’anticipò il vampiro.
In effetti Bonnie stava per dire proprio quello, insomma non poteva dirgli che lo desiderava come nessun altro.
La ragazza abbassò di nuovo la testa e purtroppo una lacrima rigò il suo viso candido, non ce l’aveva fatta a trattenersi, neanche quella volta.
Damon, invece, sorrise.
Ma non era uno di quei suo sorrisi derisori, con cui era solito prendere in giro chiunque gli capitava a tiro; aveva sorriso perché era come se da quella lacrima scesa lenta e calda sul viso di Bonnie, fosse venuta fuori un’ondata di emozioni, emozioni che la ragazza cercava di nascondere.
E Damon le aveva sentite tutte, ma sopra tutte ne aveva sentita una: amore.
Il vampiro incrociò le braccia al petto pensando a come quel piccolo e tenero Uccellino, potesse provare amore per lui. Non aveva molto senso, come non aveva molto senso il fatto che si sentisse in colpa.
Damon Salvatore si sentiva in colpa per aver mandato in pezzi il cuore della Streghetta.
E come avrebbe fatto a dirle che probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto?
Decisamente non poteva, meglio tacere e sparire.
Scappare a volte era la migliore delle soluzioni.
Ci avrebbe pensato il suo fratellino a darle la notizia, e a darle una spalla su cui piangere. La sua maglietta era ormai fradicia e inservibile anche per lei.
Damon prese la giacca di pelle e la indossò con un unico movimento fluido, se fosse stato umano avrebbe sentito il freddo del tessuto a contatto con la sua pelle nuda, ma lui era un vampiro. Un vampiro crudele e senza cuore, doveva metterselo in testa.
Si avvicinò alla ragazza e delicatamente le prese il mento e le alzò il viso.
Gli occhi erano arrossati e tristi, le guance bagnate da lacrime calde e salate, l’euforia di quella piccola ragazza era sparita, sparita per colpa sua.
Lei singhiozzò ancora, e abbassò lo sguardo.
- Anche se sei cresciuta, sarai sempre un piccolo e dolce Uccellino – disse il vampiro, prima di baciarle la fronte.
Vederla in quello stato, gli aveva ricordato le prima volte in cui l’aveva vista, quando aveva iniziato a provare tenerezza per quella piccola creatura umana.

Ma io sono un vampiro.
Si ripetè ancora, un vampiro che però, quando si trattava di Bonnie, un cuore lo sentiva inspiegabilmente battere.
Damon si avvicinò alla finestra, da cui entrava ancora la luce della luna, e si fermò per voltarsi a guardare per l’ultima volta il suo Uccellino.
Lei stringeva ancora la sua maglietta, e lo fissava.
Il suo sguardo era pieno e vuoto, era tutto e niente, era bianco e nero; animato da sentimenti contrastanti.
Ma Damon poteva più aspettare, che senso aveva rimanere ancora in quella stupida città che gli aveva provocato solo sofferenze?
- Addio Streghetta –
Il vampiro si tramutò in corvo e volò via dalla finestra della ragazza che in quel momento scoppiò nuovamente in lacrime.




Nota autrice:

Un pò triste come capitolo (l'ho scritto ascoltando Dancing di Elisa u.u) ma ci voleva!
Damon..è Damon xD
Comunque spero vi piaccia!^^
E ringrazio tantissimo per le recenzioni vavi e sonietta87 (ciau sòòò <3): sono contenta che vi piaccia così tanto la mia storia e il mio modo di scrivere *-*

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


capitolo quattro


capitolo quattro




- Bonnie apri questa porta! –
- Non vi conviene..sono contagiosa! –
Meredith era sul punto di buttare giù la porta, avere l’influenza non implicava il fatto di barricarsi in camera per giorni.
- Oh andiamo! Apri! –
- Sto male! Davvero! – Bonnie fece finta di tossire, ma non era mai stata un granchè come attrice a dirla tutta.
- Matt e Stefan sono andati via! E ti ho sentita piangere, non negarlo! Apri o butto giù la porta Bonnie McCullough!
Il tono di Meredith era di per sé sempre stato sicuro e deciso, ma in quel momento avrebbe intimorito chiunque; anche Damon.. pensò Bonnie, e ci mancò poco che riscoppiasse a piangere.
Non era per lui che non si faceva vedere da giorni dai suoi amici spacciandosi per malata?
Pensava potesse funzionare, infondo era di stagione.
Si trascinò fino alla porta di malavoglia e con un po’ di fatica, non mangiare le aveva tolto le poche forze di cui disponeva.
Con un gesto della mano Bonnie girò la chiave e tornò a buttarsi fra le lenzuola impregnate delle sue lacrime salate.
Meredith sospirò, stanca di urlare, e lentamente aprì la porta.
Non aveva mai visto in quel modo la camera di Bonnie, sempre così ordinata.
I vestiti erano sparsi per terra, le coperte ingarbugliate, la finestra spalancata. E Bonnie rannicchiata sul letto, a gambe incrociate, avvolta in una coperta in pile rossa come i suoi capelli, e con indosso solo una maglietta nera decisamente larga e la biancheria intima.
Meredith scosse la testa e si affrettò a chiudere la finestra.
- Mi stupisco che non ti sia venuta sul serio la febbre! –
Bonnie non l’aveva ancora guardata, non si era mossa di un centimetro dalla sua posizione, continuava a nascondere il viso fra le mani piccole.
Non aveva la minima idea di cosa dire a Meredith, sapeva solo che doveva parlare prima di esplodere.
Il suo cuore e la sua testa non riuscivano più a contenere tutte quelle emozioni, volevano solo svuotarsi, per una volta sentirsi davvero vuoti.
- Bonnie..? –
La ragazza sentì il leggero inclinarsi del materasso e subito le mani delicate di Meredith che cercavano di scoprirle il viso.
Bonnie non si oppose, la lasciò fare, e le lasciò vedere il suo viso solcato dalle lacrime, e da qualcosa che era come se la corrodesse dentro.
Le braccia lunghe di Meredith strinsero il corpicino tremante di Bonnie, e lentamente l’accolse al suo petto, come una madre fa quando consola il proprio figlio.
- Cosa è successo Bonnie? – le chiese come in un soffio, sapeva che riempirla e aggredirla con precise domande non avrebbe risolto niente, Bonnie sarebbe stata solo peggio.
Meredith l’aveva sempre vista come una sorella minore, una creatura indifesa e bisognosa di protezione, una creatura da trattare con estrema dolcezza. Ma nell’ultimo periodo Meredith l’aveva vista crescere, diventare indipendente e brillante come non lo era mai stata.
Perciò si chiedeva cosa poteva essere successo di così terribile da ridurla a quel modo, proprio quanto tutto era finito, ed era tornato alla normalità, per quanto normale potesse essere la vita a Fell’s Church.
Bonnie non rispose subito, prima si accoccolò fra le braccia dell’amica per cercare le parole giuste, per spiegarle perché l’aveva fatto. Per spiegarlo anche a sé stessa.
- Io..due giorni fa.. –
- Avanti, puoi parlare con me, lo sai –
Bonnie sollevò il capo e trovò il viso rassicurante di Meredith, e si chiese come potesse mai vivere senza quel viso.
- Due notti fa, Damon è venuto qui.. – Bonnie si bloccò fissando l’amica, che le fece cenno di andare avanti nella sua maschera indecifrabile.
Ma Bonnie era sicura di aver visto una scintilla nei suoi occhi quando aveva nominato il vampiro, come se Meredith si aspettasse tutto quello che stava per dirle.
La ragazza dai riccioli rossi chiuse gli occhi e respirò profondamente – Io sono stata con Damon..ci sono stata a letto, abbiamo fatto l’amore..dillo come vuoi, ma lui subito dopo è andato via. Mi ha detto che tutto sarebbe tornato come prima e.. –
- Oh Bonnie.. –
Meredith l’abbracciò senza che la facesse finire di parlare. Ma Bonnie aveva altro da dire, molto altro.
- Damon..è difficile resistergli lo sappiamo, è stato difficile anche per Elena che è saldamente innamorata di Stef.. –
- Aspetta. Meredith, io sapevo cosa facevo, lo sapevo. Volevo farlo. Ho visto in lui qualcosa di diverso..ti giuro Meredith era diverso, i suoi occhi erano..erano..oh Meredith! Forse dovrei parlargli! –
Bonnie stava iniziando a pensare lucidamente. Avrebbe dovuto parlare con Meredith due giorni prima.
Aveva semplicemente bisogno di parlare, tirare fuori tutto, riordinare i pezzi e comporre il puzzle.
In quel momento stava iniziando a riordinare i pezzi, ma per farlo del tutto aveva bisogno di parlare con lui.
La ragazza sentì come un impeto, una nuova forza, una consapevolezza che d’un tratto l’aveva fatta svegliare da quel torpore.
Bonnie si alzò, scostando Meredith non troppo delicatamente, e prendendo dei vestiti a caso dall’armadio.
- Bonnie.. –
- Non adesso Meredith, sto cercando di sentire la sua aurea, devo raggiungerlo e parlargli –
- Bonnie per favore.. –
- Non mi farà nulla stai tranquilla – la tranquillizzò Bonnie voltandosi con le labbra leggermente incurvate in un sorriso.
Ma Meredith non aveva bisogno di essere tranquillizzata, Meredith doveva solo trovare il coraggio di parlare, o una pausa di Bonnie per respirare dove infilare il suo discorso.
- Bonnie ascoltami! –
Finalmente Bonnie si fermò.
Lentamente posò i vestiti sul letto, e si bloccò a fissare Meredith, con una certa fretta, non sapendo che a breve avrebbe sperato di avere più tempo prima di apprendere quella notizia.
- Bonnie, Damon è andato via –
- Lo so, te l’ho appena detto –
- No Bonnie, lui è andato via..per sempre. Ha lasciato un biglietto a Elena –
Anche Meredith in quel momento, non riuscì a rimanere impassibile di fronte all’espressione di Bonnie, alla sofferenza di Bonnie.
Ricordò perfettamente il momento in cui, alle prime luci del mattino, nel cortile del Pensionato, aveva incontrato Damon.
Non si era nemmeno accorto di lei, così assorto nei suoi pensieri, così triste. Non credeva di averlo visto mai così vulnerabile in vita sua.
E Bonnie in quel momento aveva la stessa, identica, espressione, mentre si lasciava andare in ginocchio sul pavimento.
Meredith era andata per aiutarla, e in quel momento era peggio di come l’aveva trovata.
Accasciata sul pavimento, con il respiro accelerato, lo sguardo perso nel vuoto, senza tracce di lacrime; e quella era la cosa peggiore.
- Bonnie, devi dimenticarlo – disse Meredith stringendo di nuovo Bonnie al suo petto.




Nota Autrice:

Vi prometto che il prossimo sarà meno strappalacrime xD
Grazie ancora dei commenti *-*

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


cap5


capitolo 5




Un anno dopo.

 

- Damon.. –
- Mmh.. –
Una mano delicata gli sfiorò le spalle nude e Damon si mosse appena scrollandola.
- Dormito male..come al solito Damon –
- Oh sta zitta Lyla! – disse il vampiro con il suo tono più scorbutico per poi coprirsi la testa con il cuscino, si era stufato di ascoltare le lamentela di quella inutile umana.
Lyla si alzò dal letto con in mano un leggero vestitino in velo, trasparente quanto un copricostume con la differenza che il costume sotto non c’era, che indossò di fronte al grande specchio posto sull’anta di uno degli armadi della sua camera.
Con un gesto nervoso della mano si sistemò i lunghi capelli castani, lisci come la seta, ma non belli quanto quelli di Elena.
- Sai, dovrei mandarti via da casa mia per come mi tratti dopo che ti sei divertito –
Damon si levò il cuscino dalla testa e si alzò, in un attimo fu dietro la ragazza con una mano sul suo collo e con l’altra intenta a spostarle i capelli da un lato.
- E tu inizi a tirartela troppo per i miei gusti – disse il vampiro guardando lo specchio; in quel modo poteva vedere l’immagine riflessa della ragazza.
Il suo viso delicato ed espressivo, il suo corpo scolpito e filiforme, una perfetta attrice di Hollywood, anche caratterialmente: viziata e piena di soldi, la tipica vittima di Damon Salvatore.
Infondo da quella situazione ci avevano giovato entrambi: lei si faceva vedere dai reporter con un ragazzo magnifico e lui se la spassava in una lussuosa casa di Beverly Hills, bevendo sangue da giovani promettenti stelle del cinema.
- Certo! Sai, mi sono scocciata di darti quello che vuoi e di stare attenta ad ogni parola che può irritarti! Oh e chi è la tua “Streghetta”? –
Lyla aveva iniziato ad urlare come una moglie gelosa che ha appena scoperto che il marito la tradisce con una donna più giovane di lei, o semplicemente come una donna che sta per avere una seria e preoccupante crisi di nervi.
In un’altra situazione Damon le avrebbe succhiato un po’ di sangue, e l’avrebbe lasciata sul pavimento a riprendersi dalla “sbornia”, oppure le avrebbe spezzato il collo.
Ma in quel momento no. In quel momento lei aveva nominato la sua Streghetta e la sua mente cercava solamente di capire come diavolo facesse a sapere di lei.
Che poi a sapere cosa? Di cosa si stava preoccupando?
- ALLORA? –
L’ultimo “acuto” di Lyla lo destò dai suoi pensieri; la ragazza non sapeva che grave errore aveva appena commesso.
Damon sorrise, quel sorriso finto e cattivo che preannunciava una vera catastrofe.
Strinse la mano sul collo della ragazza e con l’altra le bloccò le braccia; un semplice gesto bastò perché Lyla si ritrovasse con la schiena contro lo specchio, quasi senza aria.
Il vampiro la guardò, precisamente si soffermò a guardare le vene che facevano fluire sangue a non finire. La ragazza aveva evidentemente paura.
- Non sai che non si gioca con i vampiri? – ghignò Damon – E’ davvero assurdo come voi star di Hollywood vi crediate onnipotenti –
Damon continuava a guardare quelle vene azzurrognole; se in quel momento non avesse deciso di spostare lo sguardo sugli occhi della ragazza l’avrebbe azzannata sedutastante.
Ma non poteva..doveva aspettare giusto il tempo di prendere le informazioni che riguardavano Bonnie, poi avrebbe fatto la fine che meritava.
- Che ne sai tu della Streghetta? –
- N-on resp-iro – biascicò la ragazza.
- Ops ho stretto troppo. Scusa tesoro – Damon rise e allentò la presa.
Lyla prima di parlare cercò di riprendere fiato, ma non appena si accorse dello sguardo di Damon si affrettò a parlare.
- Nessuno..nessuno ti ha mai detto che parli nel sonno? –
Damon non rispose.
Certo che nessuno gli aveva mai detto che parlava nel sonno, di solito chi si trovava a dormire con lui il giorno dopo non si svegliava, e nemmeno quello seguente.
- Vediamo..sono 6 giorni che sei qui e 6 giorni hai parlato di questa Streghetta e qualche volta di una certa Bonnie..oh anche di una tipa di nome Elena! –
Damon continuò a guardarla perplesso.
Insomma parlava di Bonnie e di Elena nel sonno? Non era mica diventato come suo fratello?
Un brivido di disgusto gli attraversò il corpo.
- Oh no scusa..sono 5 giorni, il primo non abbiamo chiuso occhio – continuò Lyla, la quale, pensò Damon, non era stata più interpellata. Perché continuava a parlare?
- Io ti accolgo in casa mia, ti do la notorietà, te la faccio spassare..e tu parli di un’altra ragazza dopo che sei stato a letto con me? Anche se lo fai inconsciamente non mi sta bene Damon! –
Damon trattenne a stento le risate e Lyla sbuffo infuriata.
Davvero una persona inutile quella Lyla. Aveva tutto, che le importava se Damon ci tenesse o no a lei?
- Tesoro..mi dispiace – disse accarezzandole una guancia e avvicinando le labbra alle sue, senza sfiorarle – Da adesso andrà meglio –
La ragazza sorrise, ma non ebbe il tempo di gioire che con un gesto fulmineo Damon le spezzò il collo.
- All’altro mondo – disse Damon facendo cadere il corpo senza vita di Lyla sul pavimento.
Il vampiro si rivestì e si sistemò i capelli neri lucenti.
Non aveva portato granchè con sé, perciò poteva andarsene tranquillamente senza lasciare traccia.
Uscendo dall’enorme villa di Lyla diede un’ultima occhiata al suo corpo, e si maledì di averlo fatto.
- Mannaggia a te Streghetta! – si disse tra sé sbattendo la porta alle sue spalle.
Era capace di farlo sentire in colpa anche a distanza.
In quell’ultimo anno, Damon aveva girato molte famose città del  mondo che erano definite l’emblema della perdizione e della lussuria, della ricchezza e del divertimento.
Ma quando faceva qualcosa di “sbagliato” e tremendamente cattivo, Damon immaginava i grandi occhi castani di Bonnie e si sentiva in colpa.
Non sapeva esattamente perché, sapeva solo che se n’era andato da Fell’s Church per dimenticare Elena e non solo gli sembrava di non averlo fatto del tutto, in più per la testa aveva anche quella Streghetta.
Ma che aveva fatto di male?
Lui era misterioso, perfido e sanguinario, e non dolce e smielato come quello smidollato di suo fratello Stefan!
Eppure Lyla, con quella confessione che gli aveva fatto sul “parlare nel sonno”, l’aveva fatto sentire davvero in quel modo.
Così dopo essere entrato nella sua fidata ferrari, l’unica donna che non l’avrebbe mai messo in discussione, se non quando aveva bisogno di un bel pieno, decise che era il caso di fare un salto a Fell’s Church.
Perché, secondo Damon, aveva bisogno di confrontarsi con suo fratello per rendersi conto che non era smielato come lui; anche se in realtà infondo Damon stesso sapeva che il vero motivo che lo spingeva a tornare in quella stramba città era un altro.




Nota autrice:
Lyla è ovviamente un personaggio di pura invenzione, introdotto da me, che non è appunto presente nella saga della Smith.
vavi: grazie *-* è perchè io mi identifico molto in Bonnie xD spero ti piaccia anche questo capitolo^^
wanda nessie: grazie caVa! eeeeh, è il caratteraccio di Damon xD ma magari più avanti ci sorprenderà *-*

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***








capitolo sei






Bonnie si sentiva così leggera. Era una sensazione incredibile.
Il peso degli esami dell'ultimo anno l'aveva distrutta, insieme ad altro a cui non voleva pensare più, ed in quel momento era finalmente libera.
Erano tutti lì, ad aspettarla nel corridoio della Robert E. Lee High School.
Stefan cingeva i fianchi di Elena, perfettamente cammuffata, Meredith era in piedi accanto ad Alaric che aveva appena terminato il suo corso ed era tornato per l'estate; Caroline, che non ricordava quasi nulla di quello che era successo con Shinichi un anno prima, e..Matt.
Quel dolce biondino dagli occhi azzurri con un mazzo di fiori in mano, perchè quel giorno era anche il compleanno di Bonnie.
La ragazza sorrire e sospirò, buttando fuori tutta la tensione, tutto ciò che fino a quel momento l'aveva oppressa, e iniziò a correre.
Corse veloce e si buttò fra le braccia di Matt.
- Ehi che entusiasmo - disse lui stringendola con un braccio - Buon compleanno e complimenti per l'esame, sei stata grande - le porse il mazzo di fiori, una composizione di margherite e rose che emanava un profumo soave.
Bonnie si staccò da Matt e prese il mazzo di fiori, per poi guardarlo perplessa, ma con un mezzo sorriso.
- Avete ascoltato l'esame? - guardò tutti i suoi amici, uno per uno per poi fermarsi di nuovo su Matt.
- Sì..bè, non trovavamo giusto il fatto che ti sentisse solo Stefan - intervenne Elena prendendola per il braccio e attirandola a sè per abbracciarla.
Bonnie aveva espressamente chiesto ai suoi amici di non assistere alla sua prova orale, solo Stefan poteva, ovviamente non glielo si poteva impedire se non facendolo allontanare dall'edificio scolastico.
- Ok vi perdono, solo perchè è andata bene! - sorrise euforica e passò ad abbracciare il resto dei suoi amici.
Quando si ritrovò di nuovo di fronte a Matt, con gli occhi fissi nei i suoi, Bonnie sentì dentro di sè una sensazione di tranquillità, la stessa che aveva sempre sentito guardando Matt Honeycutt.
Il ragazzo velocemente le tolse di mano il mazzo di fiori che senza guardare lanciò a Stefan, le prese il viso fra le mani e la baciò.
Bonnie ricambiò il bacio, infondo era il suo ragazzo da due mesi ormai, ed erano felici..in un certo senso.
Matt lo era sicuramente, Bonnie a volte si trovava ad osservarlo, a vedere i suoi occhi brillare per lei; ma lui si accorgeva di quello che dicevano gli occhi di Bonnie?
Lei era stanca. Voleva solo vivere la sua vita senza il fantasma di un amore impossibile.
E ci stava riuscendo, adorava Matt; e a volte riusciva anche a non sognarlo..ma ogni tanto, in momenti come quello, sentiva che le mancava qualcosa.
Bonnie sorrise e accarezzò la guancia di Matt, delicatamente.
Tutti uscirono dall'edificio fieri, come una schiera di soldati che era appena riuscita a battere il nemico, pronti a festeggiare tutta la notte.
Ma era ancora giorno e Bonnie sarebbe dovuta andare a pranzo da Matt, perchè i suoi genitori erano fuori città.
Elena le aveva fatto indossare un completino nero di pizzo, perchè sentiva che quel giorno sarebbe stato il più bello della vita della sua migliore amica.
"Bonnie la prima volta non si scorda mai..soprattutto se lo si fa con la persona che si ama", le aveva detto Elena euforica.
Appunto.
Bonnie non aveva dimenticato un solo istante della sua prima volta, il problema era che tutti, tranne Meredith, pensavano che la sua prima volta sarebbe stata quel giorno..con Matt.
Persino Stefan! Elena le aveva detto che Matt era andato da lui a chidergli dei "consigli".
E se Matt avesse scoperto che lei non era più..vergine? Oh diamine certo che lo avrebbe scoperto!
Bonnie era talmente impaurita che le tremavano le gambe, ed Elena la guardava con un luccichio negli occhi, come si guarda la propria figlia che sta per affrontare il suo primo giorno di scuola.
Ma Bonnie era convinta che se avesse saputo che aveva perso la verginità con Damon Salvatore, l'avrebbe guardata come si guarda una ragazza che aveva subito delle violenze.
- Bonnie? -
Matt era appoggiato al tettucio, dal lato del guidatore, della sua auto nuova di zecca; quella volta, per il diploma, i genitori gli avevano regalato una vera macchina.
- Entri? -
- Oh sì scusa - Bonnie sorrise e si voltò a guardare gli amici, tutti accoppiati tranne Caroline che sarebbe tornata a casa con Stefan ed Elena.
- Stasera alle 8 in punto al pensionato! - disse Bonnie più a Caroline che agli altri, infondo Stefan ed Elena vivevano lì quando non se ne andavano giro per il mondo.
Salutò con un cenno della mano e aprì lo sportello. Stava per entrare nell'Audi ultimo modello di Matt quando sentì qualcosa sfiorarle la spalla.
Voltò la testa e si toccò la spalla incriminata, tastando qualcosa di morbido e liscio. Prese la piuma e se la rigirò fra le mani.
Era nera e lucente e a contatto con i raggi del sole aveva dei riflessi arcobaleno.
Era la piuma di un corvo.

Damon Salvatore era appollaiato sul ramo di un albero, giusto di fronte la camera da letto di quel Mutt.
Aveva seguito la sua Streghetta fino a lì, avendo sentito che quello era il giorno del suo diciannovesimo compleanno.
Aveva scelto una giornata fantastica per tornare a Fell's Church, vero?
Damon pensava di sì, questo però prima di vedere quello sporco umano baciare il suo Uccellino, portarla fino in camera sua e toglierle la maglietta.
- Bonnie.. - continuava a sussurrarle il suo nome e lei continuava a tenere gli occhi chiusi, non l'aveva guardato una volta.
Certo, non è un granchè..pensò Damon una volta tornato nella sua splendente forma vampirica.
Si sistemò sul ramo con la gamba destra a penzoloni per godersi la scena, o meglio per decidere quanto avrebbe dovuto soffire Matt per quello che stava facendo a Bonnie.
Damon si issò leggermente quando vide che i due avevano preso possesso del letto.
- Bonnie io.. - Bonnie non l'aveva nemmeno fatto finire di parlare, l'aveva baciato chiudendogli quella boccaccia.
Damon si sentiva strano, quella scena gli ricordava qualcosa..oh certo!
Quando si era ritrovato a guardare Elena e Stefan ad amoreggiare all'Old Wood.
C'era qualcosa di diverso però, Damon sapeva che Elena amava quello smidollato di suo fratello..ma Bonnie?
Da quando in qua se la faceva con il biondino cerca-guai?
Stava pensando a quanto fosse caduta in basso la sua Streghetta quando qualcosa in quella stanza attirò la sua attenzione.
Bonnie si era fermata, aveva spinto via Matt e velocemente si stava rimettendo la maglietta e il jeans attillato, che, a detta di Damon, le stava da dio.
- Scusa Matt..io non ce la faccio..scusami.. - farfugliò la ragazza cataputandosi giù per le scale.
- Vai così Streghetta! - esultò Damon ridacchiando, quasi cadde dall'albero mentre danzava sul ramo a tempo di una melodia che aveva sentito nel negozio di antiquariato dove era solito "fare colazione", e che lo tormentava dal giorno prima.
Vide Bonnie uscire dalla casa correndo, e Matt in boxer seguirla fino alla soglia della porta.
- Bonnie! Aspetta! Possiamo parlarne! - urlò il biondino, ma Bonnie continuò a correre, piangendo.
Damon avrebbe voluto seguirla e consolarla, ma non era bravo in quel genere di cose, e poi aveva qualcosa di importante da fare.
Quando Matt rientrò in casa, Damon saltò giù dall'albero, e con la stessa eleganza si avvicinò all'auto del ragazzo.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso beffardo, quello che non prometteva nulla di buono.
- Così impari ad avvicinarti alla mia Streghetta - sussurrò con un ghigno.



Spazio Autrice:
 Gloglo_96: sì infatti, quello è sempre stato il punto debole di Damon xD comunque grazie mile per i complimenti *-*
 _Valy_ e wanda nessie: waaa grazie a voi, mi commentate sempre *-* per il prossimo ho una beeeella idea se riesco metterla nel capitolo xD
ColSoleInFronte: ale *-* thaaaaaaaaanks. sìsì Damon me lo sono studiato <3 lo adoro lo sai xD e Bonnie mi viene estremamente facile, mi ci rivedo abbastanza in lei!

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***








capitolo sette






Damon versione corvo osservava la "festa" del Pensionato con un certo interesse, schermando la propria presenza.
Elena danzava aggraziata come un vero angelo, e i suoi capelli color del grano si sparpagliavano sulle sue spalle strette e asciutte, come fossero fili dorati e luminosi.
Era bellissima, di una bellezza che faceva male, e a Damon aveva fatto male per tanto tempo.
In quel momento però era preoccupato per la sua Streghetta, rilegata in un angolo a lanciare sorrisi forzati ai suoi amici che cercavano di coinvolgerla nel ballo e nel karaoke.
- Avanti Bonnie! E' la tua festa! - la incitava Elena trascinandola in pista.
Matt la osservava dall'altro capo della stanza, ogni tanto si alzava e avanzava verso di lei, poi tornava indietro facendo finta di aver dimenticato cosa doveva fare.
Patetico, pensò Damon sbuffando. Avrebbe dovuto ucciderlo molto tempo prima.
Patetico fu anche il gesto di suo fratello, Santo Stefano, che lo spinse in direzione di Bonnie; Damon annotò mentalmente la lezioncina che avrebbe dato al fratello più tardi.
- Ehi Bonnie, posso parlarti? -
Damon volò fino al davanzale della finestra, nascondendosi dietro il risvolto della tenda color crema, doveva sentire ogni parola.
- Ti prego Bonnie.. - la implorò il biondino, che ormai poteva quasi strisciarle ai piedi.
Quando le posò una mano sul fianco Bonnie si ritrasse istantaneamente, come se avesse preso una terribile scossa elettrica.
- Io..io ho bisogno di una boccata d'aria ora.. - disse con voce quasi tremolante, tipica di Bonnie quando era tesa o aveva paura. Damon aveva imparato a riconoscere i suoi strilli acuti da tempo ormai.
Bonnie si era precipitata giù per le scale ma nessuno ci aveva fatto caso, a parte Caroline che non appena sparì dalla sua visuale si fiondò su Matt come un avvoltoio sulla sua preda inerme.
Mentre Damon riprese la sua forma e, nascosto dietro i cespugli di una strana pianta della signora Flowers, osservò Bonnie sedersi sulla scalinata d'ingresso.
Il vento le scompigliò i riccioli rossi come fiamme indomabili e Damon potè sentire quel suo profumo ammaliante.
Lo adorava. Era dolce e afrodisiaco allo stesso tempo, come la sua personalità.
Damon non potè fare a meno di ripensare alla notte passata con Bonnie circa un anno prima: la sua pelle che diventava incandescente quando le sue dita affondavano decise in essa; quel suo profumo inebriante; la sua dolcezza incantatrice quando incontrava i suoi occhi; quella sua inaspettata passionalità e audacia. Quella era Bonnie, come nessuno l'aveva conosciuta, e lui aveva avuto il piacere e la fortuna, aggiunse tra sè, di farlo.
Damon guardò il Rolex che aveva al polso, accorgendosi che era quasi mezzanotte; perciò recuperò il mazzo di girasoli nascosto fra i cespugli e camminò verso Bonnie, il suo compleanno non sarebbe durato ancora molto.
La ragazza non si era ancora accorta di niente, troppo impegnata a pensare alla macchina di Matt.
Non c'era dubbio che ci fosse lo zampino di Damon, visto che sullo sportello destro dell'auto la vernice grigia metellazzata grattata via formava la frase "Non toccare più il mio Uccellino".
Fortunatamente solo Bonnie sapeva che Damon a volte la chiamava Uccellino, oltre a Streghetta.
In realtà l'aveva sentito chiamarla così solo la notte in cui..bè quella notte, e da allora se ne era sempre chiesta il perchè.
Non assomiglio ad un uccellino..pensò la ragazza sbuffando.
La situazione si era fatta più grave del previsto, ma Bonnie in fondo, in un angolino del suo cuore, aveva imprigionato uno stato d'animo che non doveva assolutamente sopraffarla: felicità.
Era felice che Damon fosse tornato, anche se non avrebbe dovuto esserlo. Matt sarebbe potuto morire sotto le sue zanne in un qualsiasi momento, se solo si fosse avvicinato a lei, anche se non ne capiva il motivo..insomma, a lui non importava niente giusto?
- Ciao Streghetta -
Bonnie balzò in piedi e inciampò sul gradino della scalinata, e se non fosse stato per Damon Salvatore sarebbe caduta. Non che non ci fosse abituata, ma serebbe stato doloroso.
- Tutto bene? -
Bonnie non sapeva cosa dire, e anche se avesse avuto qualche idea non avrebbe pututo esporla visto che la sua bocca si aprì senza emettere alcun suono.
Lo sapeva che era tornato, l'aveva capito prima di trovarselo davanti, quando aveva visto la piuma nera di un corvo e quando aveva saputo della macchina di Matt.
Ma trovarselo di fronte, così dannatamente vicino era tutta un'altra storia.
Del resto anche Damon non si aspettava un incontro così ravvicinato.
Teneva Bonnie stretta per la vita, per evitare che cadesse, ma oramai avrebbe dovuto tenersi in piedi da sola no?
Visto che la ragazza non accennava a parlare, forse troppo sconvolta da quella visione spettacolare, pensò il vampiro, Damon la fece sedere ancora sugli scalini e, con un sorriso frantuma cuori, le porse il mazzo di girasoli.
- Buon compleanno Streghetta - disse suadente, più del solito.
Damon quel giorno l'aveva sentita pensare che avrebbe gradito di più dei girasoli, ma che le rose di Matt erano comunque bellissime.
Lui ovviamente era e doveva apparire di più di quel Mutt da strapazzi.
- G-Grazie.. - balbettò finalmente Bonnie, con gli occhi ancora spalancati e le guance di un rosa acceso.
Damon sorrise, finalmente aveva sentito la voce di Bonnie, un pò sconvolta certo, ma andava bene lo stesso.
La ragazza era sempre più esterrefatta, il fatto che Damon le avesse regalato i suoi fiori preferiti non era sicuramente una coincidenza..ma dannazione, lui era lì in quel momento, il giorno del suo compleanno.
Bonnie constatò che aveva decisamente bisogno di sbattere la testa contro un muro, o di immergerla dentro una vasca piena di acqua ghiacciata. Forse in quel modo sarebbe stata in grado di pensare più lucidamente, come Meredith.
No, ai livelli di Meredith non ci sarebbe arrivata mai.
Ma che Damon era sparito senza salutarla, e che aveva quasi distrutto la macchina nuova di Matt, e che l'aveva fatta stare male per un anno intero..bè quello doveva riuscire a metterlo in conto.
Bonnie si scostò, accorgendosi che le loro spalle potevano toccarsi, e quel contatto non andava proprio bene, no.
"Cancellalo Bonnie, ti farà solo soffrire"
Si stampò in testa le parole di Meredith e finalmente guardò Damon con un espressione che diceva tutto, tranne che fosse un san bernardo davanti ad una tavola imbandita.
- Cosa vuoi? - biascicò dandosi della stupida mentalmente. Doveva essere più convincente, o lui non l'avrebbe presa sul serio.
Damon inclinò la testa e la guardò da sotto le ciglia nere e scintillanti - Sono venuto a farti gli auguri, ho saputo che.. -
- Cosa vuoi davvero, Damon -
Stavolta Bonnie si sentì fiera di sé stessa, era ruiscita a zittire Damon, per qualche istante certo, ma ci era riuscita.
- Non fare la difficile Bonnie, non lo sei -
Uno schioppo risuonò nell'atrio del pensionato.
Bonnie aveva tirato un sonoro schiaffo a Damon Salvatore. L'aveva fatto davvero, perchè lui in quel momento si stava massaggiando la mascella e la stava guardando con un'espressione che, se non l'avesse vista con i suoi occhi, non avrebbe mai creduto che facesse parte dell'estesa gamma delle espressioni del vampiro.
Era letteralmente sconvolto, e spiazzato.
- Notevole - disse sfoggiando nuovamente il suo sorriso beffardo, come a dire che aveva brillantemente assorbito il colpo.
Bonnie si alzò, le sue emozioni erano contrastanti e contorte e difficili da comprendere, ma una su tutte spiccava, ed era la rabbia. Come aveva potuto dirle che era una ragazza..facile? Bonnie elencò mentalmente tutti i sensi possibili di quella frase, e non gliene piacque neanche uno.
- Lasciami in pace Damon! E lascia stare anche Matt! -
Detto ciò Bonnie si voltò per salire le scale, ma il suo braccio fu bloccato tenacemente con una presa che pur volendo non avrebbe mai potuto contrastare.
- Non puoi stare con Mutt! -
- Matt! -
- Sì è uguale. E' ridicolo! Meriti molto di più di quell'inutile umano -
Bonnie lo guardò, e nei suoi occhi potevano scorgersi fiamme in continuo fermento.
- E quello saresti tu? -
Damon non rispose, ricambiò semplicemente il suo sguardo senza battere ciglio.
Non capiva perchè stesse sostenendo quella "conversazione accesa".
Perchè Bonnie non si tocca, non che mi importi qualcosa di lei, ovvio. Decise infine.
- Non ti piace veramente -
- Questo è quello che pensi tu, Damon. Io lo..amo. -
Non sembrava molto convincente quel suo ultimo intervento, in realtà Bonnie non sapeva se quello che provasse per Matt fosse amore, ma sicuramente l'aveva fatta rivivere dopo che Damon era andato via, proprio il vampiro davanti a lei.
- Ma se non sei neanche riuscita ad andarci a letto! -
Un altro sonoro ceffone colpì la guancia di Damon, questa volta però Bonnie corse subito all'interno del pensionato, sbattendo la porta alle sue spalle.
Si lasciò cadere contro la parete, scivolando fino al pavimento. Solo quando alzò lo sguardo per asciugarsi le lacrime che avevano iniziato a rigarle il viso, si accorse che Meredith era in piedi di fronte a lei, con le braccia incrociate al petto e con l'espressione di una sorella maggiore preoccupata.
- E' tornato..- biascicò Bonnie abbassando lo sguardo, anche se Meredith si era ormai accorta che stava piangendo, per lui..ancora.
Si chinò e la strinse a sé. A Bonnie un dejavou, come rivivere una vecchia situazione, come se tutti gli sforzi che aveva fatto in un anno si fossero dileguati all'improvviso..come se fosse quel giorno.
- Bonnie, domani passerà, ne sono sicura. Dormici su e vedrai che l'indomani penserai solo a quanto sei stata stupida a lasciarti scappare la serata con Matt -
Meredith sorrise e Bonnie non potè fare meno di imitarla, promettendo a sé stessa che staquella volta avrebbe pensato solo a sé stessa, a ciò che era meglio per lei e per il suo futuro..e Matt doveva essere il suo futuro.



Spazio Autrice:
Grazie ancora a Gloglo_96 e wanda nessie per le recensioni *-*
Spero di non avervi deluso con questo capitolo!

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Capitolo otto




Fortunatamente Damon non aveva problemi di occhiaie, o di particolare stanchezza. Quella notte non era riuscito a chiudere occhio, e non perchè l'albero fosse scomodo.
Insomma ne aveva trovato uno bello grande, con dei rami lisci e lunghi, davvero comodi, e senza intrusi di alcun genere, men che meno diavoli di nome Shinichi.
Tuttavia c'era sempre qualcosa che gli teneva la mente occupata e che lo faceva vagare per lande e deserti..ovvero la strana conversazione con Bonnie.
Era ostile, sì la Streghetta gli era diventata estremamente ostile.

Certo, ammise Damon, non sono stato un angioletto in stile Santo Stefano con lei, nè oggi nè un anno prima, ma sono Damon Salvatore, io.
Il vampiro sistemò le mani dietro la testa e allungò le gambe sul ramo, incrociandole. Il suo viso, che alla luce della luna sembrava diafano, era rivolto verso l’alto, in corrispondenza di una stella in particolare, esattamente al centro della sua prospettiva.
Sembrava la più grande e la più luminosa, lo accecava, era come se le altre di fronte ad essa sparissero.
Ma gli bastò scostare leggermente lo guardo per rendersi conto che ce n’erano tante, più grandi, più piccole, diverse.
Ce n’era una, proprio vicino a quella che inizialmente l’aveva folgorato, che sembrava scintillasse. Era talmente bella che Damon cominciò a chiedersi il motivo per cui non l’aveva notata prima.
Scosse la testa e tornò a pensare a Bonnie, a Mutt e all’entrata trionfale che avrebbe dovuto fare l’indomani, a meno che la Streghetta non avesse intenzione di rovinargli la sorpresa.
Era sicuro che ne fosse capace, in fondo non la smetteva un attimo di parlare, perché avrebbe dovuto farlo in quell’occasione?
Damon osservò ancora una volta la piccola stella scintillante, lo attraeva come una calamita e gli faceva tenerezza, così piccola in confronto a quella più grande al centro.

Tenerezza?
- Wow, non credevo che Damon Salvatore avesse un cuore –
Damon scattò in piedi e in equilibrio sul ramo guardò verso il basso dove suo fratello Stefan lo guardava accennando un mezzo sorriso, quasi potesse essere contento di vederlo.

Impossibile, pensò Damon saltando giù dall’albero aggraziato e agile come una gazzella.
- Ciao fratellino, che piacere –
- Eri un po’ distratto? –
Damon spense istantaneamente il sorriso beffardo che aveva riservato a Stefan – Ti avevo sentito – mentì.
Stefan lasciò correre, non era il caso di iniziare a litigare con Damon, voleva solo sapere perché era tornato e cosa voleva da Bonnie.
Non aveva detto ancora nulla ad Elena, per non allarmarla, sapeva quanto tenesse a Bonnie e a Damon, sì purtroppo anche a lui.
- Dove hai lasciato il tuo angelo biondo? – il sorriso beffardo tornò ad incurvare le labbra carnose di Damon, doveva ammettere che sfottere suo fratello gli era mancato.
- E’ al pensionato con gli altri, sono rimasti tutti a dormire lì..tu che ci fai di nuovo a Fell’s Church? Non eri in giro per il mondo a fare stragi di cuori? –
Damon sorrise ancora, era incredibile come la sola compagnia di Elena l’avesse reso così sarcastico e forse meno rammollito del solito. Quella ragazza era una bomba, l’aveva sempre pensato, sarebbe stata una perfetta principessa delle tenebre, se solo non fosse stata innamorata di Stefan, e questo le faceva perdere davvero tanti punti.
- Mmh..avevo voglia di rivedere i miei vecchi amici e il mio fratellino –
- E Bonnie cosa c’entra? –
Damon si oscurò ancora. L’aveva visto parlare con Bonnie forse?
- Le ho fatto gli auguri –
- E perché hai rovinato la macchina di Matt? –
Damon non potè fare a meno di digrignare i denti; la sua teoria era stata appena confermata: la Streghetta aveva già raccontato tutto a Stefan, il paladino della giustizia.
- Non sopporto quel Mutt, stava costringendo Bonnie a fare qualcosa che non voleva fare –
Stefan inarcò un sopracciglio, in quel momento sembrava davvero il fratello di Damon.
- Non credo che MATT possa fare una cosa del genere a Bonnie, e comunque ti prego di non usare più alcun potere su di lei o dovrò tornare ad usare la verbena. Ho dovuto leggere la sua mente per capire cosa avesse di strano –
Spiazzato, fu l’unica sensazione che provò in quel momento. Damon si ritrovò completamente spiazzato. Inclinò la testa da un lato e sorrise tra sé e sé. Infondo, forse, Bonnie non gli era così ostile.
- Agli ordini - disse in quel momento di nuovo raggiante.
Diede una pacca sulla spalla di Stefan e si allontanò mormorando un euforico "Ci vediamo domani" e sparendo fra la boscaglia.
Non c'era niente di meglio di un Damon Salvatore di buon umore in circolazione.

 

 
- E' tornato Damon? Stai scherzando? -
Elena usava la voce grossa quando voleva mascherare qualcosa. Il fatto che lo facesse proprio nel momento in cui Stefan le stava riferendo che Damon era tornato non era sfuggito a Bonnie e a quanto pareva nemmeno a Meredith.
- Non dovrebbe importartene giusto? - sussurrò Meredith all'orecchio della ragazza dai riccioli rossi che si stava torturando i capelli attorcigliandoli fra le dita nervosamente.
Bonnie la guardò con un'espressione esterrefatta, come a dire "ovvio che no, per chi m hai presa?", ma era risaputo anche che Bonnie faceva davvero pena come attrice.
- Matt. Lo vedi? E lì appoggiato al muro che non smette di fissarti. Matt, Bonnie! Matt! -
- Lo so -
Si limitò a dire, prima che Meredith la spingesse in direzione di Matt, il suo ragazzo.
- Ciao.. -
Molto nota era anche la goffaggine di Bonnie, certo cominciare così non era il modo migliore.
Ma forse Matt non l’adorava anche per quello?
- Vieni qui -. Matt la prese per il braccio e la trascinò a sé, abbracciandola.
- Ho sempre saputo che hai una strana attrazione per Damon, lui ti manipola con i suoi giochetti. Ma finchè ci sarò io non dovrai preoccuparti di questo -
Bonnie alzò il viso verso il ragazzo e accennò un sorriso estremamente falso, cercando di renderlo il più veritiero possibile.
Ma cosa diamine aveva capito?
Sembrava che le cose non potessero peggiorare finchè Damon non apparve alla finestra del pensionato.

Fantastico, pensò Bonnie con un groppo alla gola, sentendo la stretta di Matt farsi più forte.
La ragazza però lo fissò entrare dalla finestra, sorridere beffardamente, posare il suo sguardo su Elena davanti a lui, e farle un aggrazziato inchino.
- Elena -
- Damon -
Lo sguardo di Damon le fece chiedere come aveva mai potuto pensare che lui potesse essere tornato per lei. Essere una strega non vuol dire avere un sesto senso,no.
Era ovvio che amasse ancora Elena, chi non l'amava? Probabilmente anche Matt provava ancora qualcosa per lei.
- Si è formata una nuova coppia durante la mia assenza? -
Bonnie che si era persa fra i suoi pensieri, fissando un punto indefinito di fronte a sé, tornò alla realtà spostando lo sguardo su Damon, che senza alcun pudore la guardava da capo a piedi, come se Matt accanto a lei non esistese.
- Sì -
La voce ferma e gelida uscì proprio dalle labbra color della fragola della dolce Bonnie, con stupore di Damon.
Pensò che quella ragazza aveva troppi sbalzi d'umore, davvero troppi anche per essere Bonnie.
- Parecchio..assortita - si limitò a dire Damon accorgendosi finalmente di Matt e rivolgendogli una di quelle sue espressioni che dicevano semplicemente "Io sono meglio di te".
Bonnie sentì perfettamente il corpo di Matt irrigidirsi - Sei tornato a rompere.. -; e subito la ragazza gli tirò una sonora gomitata nello stomaco che lo fece zittire.
Non aveva visto una sola volta in cui Matt e Damon non si prendessero a parole, e non aveva mai visto Matt avere la meglio su di lui.
Solo qualche istante dopo Bonnie si accorse che il silenzio aleggiava nella stanza e che tutti stavano guardando i tre imputati, il triangolo, come quando poco tempo prima guardavano Stefan, Elena e Damon. E Damon ovviamente c'era sempre.
Fortunatamente, pensò Bonnie prima di capire quello che stava succedendo, l'espressione preoccupata di Stefan e quella indagatrice di Damon distolsero l'attenzione di tutti da lei.
- Hai sentito? -
- Sì -
I fratelli Salvatore si guardarono per un lungo istante, come se stessero comunicando silenziosamente, e probabilmente lo stavano facendo davvero; poi entrambi scattarono verso la finestra del pensionato della signora Flowers e si buttarono di sotto.
Bonnie ed Elena scattarono in avanti e si affacciarono alla finestra, nonostante sapessero che non avrebbero mai potuto farsi male, erano dei vampiri ed erano già morti.
Ma erano già spariti.
- Ma che.. - e con la stessa velocità tornarono.
- Stefan! - Elena corse gli corse incontro agitando la sua chioma color del grano e Bonnie istintivamente osservò i suoi riccioli rossi con qualche doppia punta qua e là.
Decise di limitarsi ad ascoltare.
- Cosa è successo? -
- Abbiamo sentito una scarica di Potere, non eccessivamente forte ma.. -
- Provocatoria - concluse Damon intromettendosi. Quando usava quel tono serio, rare volte a dire il vero, Bonnie lo trovava estremamente sensuale.
La ragazza scosse la testa come a lasciar fuggire quel pensiero che non doveva assolutamente appartenerle.
- Voleva sfidarci, attirare la nostra attenzione -
- Perchè avrebbe dovuto farlo? Siete due vampiri potenti - Elena guardò Damon e poi Stefan. Quest'ultimo era diventato potente perchè beveva ancora il suo sangue, che gli conferiva un'aura e un'energia quasi impareggiabili. E Damon..bè lui si nutriva di sangue umano, come sempre, ma senza uccidere, o almeno un anno prima.
- Non lo sappiamo - rispose Stefan - Ma ora ha schermato la sua presenza, non vuole essere rintracciato -
- Prevedibile -
- E quindi che facciamo? - intervenne Meredith, sempre impassibile. Ma Bonnie riusciva a vedere una nota di preoccupazione nel suo viso, meno evidente di quella che riusciva a scorgere nel viso di Elena e in quello di Matt. Mentre Caroline, in un angolino della stanza, si limava tranquillamente le unghie.
- Scoviamo il bastardo prima che faccia qualche danno – disse Damon risoluto, con un’aria quasi divertita, probabilmente le avventure con quel gruppo di umani gli erano mancate più di quanto avesse pensato.




Spazio autrice:
Innanzittutto ringrazio coloro che mi seguono e che con le loro recensioni mi danno la voglia di andare avanti col scrivere questa storia, e anche qualche consiglio!
Ultimamente ho avuto parecchio da fare, causa università u.u ma fortunatamente sono riuscita a terminare il capitolo 8! Spero di iniziare presto il seguito! (:

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***














- Per quanto tempo ancora mi terrai il muso? –
Bonnie si fermò solo per lanciare un’occhiataccia a Damon e poi tornò a camminare cercando di non inciampare fra le erbacce alte, nel cuore dell’Old Wood non si poteva mai sapere cosa ci si potesse trovare.
- Oh adesso non mi rivolgi neanche più la parola, Streghetta? –
Questa volta nello sguardo di Bonnie potevano quasi distinguersi delle piccole fiamme che avrebbero dovuto incenerire Damon, tanto che il vampiro si avvicinò al suo viso per osservare gli occhi castani e furenti della ragazza.
Bonnie aveva deciso di adottare quella tattica. Doveva semplicemente sembrare arrabbiata, scontrosa, acida e tagliente.
Doveva in qualche modo allontanarlo no?
Era inutile illudersi con Damon Salvatore. Lui era ambiguo, esattamente. Voleva tenere due piedi in una scarpa? Bè, Bonnie avrebbe fatto in modo di levargli quella scarpa.
- Voglio solo trovare quel dannato vampiro, ok? –
- Dannato.. – Damon roteò gli occhi e si portò una mano al mento, mentre lentamente si avvicinava a Bonnie.
Dopo qualche istante la ragazza ricordò il meccanismo per usare le sue gambe e indietreggiò fino a che non si trovò con la schiena contro il tronco ruvido di un albero..e con il viso perfetto di Damon a pochi centimetri dal suo.
Lui stava sfoggiando uno di quei suoi sorrisi a 250 watt con una nota beffarda nell’incurvatura delle labbra carnose, mentre Bonnie semplicemente aveva la bocca aperta a mezz’aria.
- Mai quanto me, Streghetta – concluse dopo quella breve riflessione sulla parola “dannato”. E chi poteva esserlo più di lui?
Bonnie ci mise qualche secondo a collegare il cervello alla lingua per poter emettere qualche parola di senso compiuto, una cosa che probabilmente non sarebbe cambiata mai. Poteva tenersi lontana e distaccata da Damon quanto voleva, ma niente avrebbe cambiato le sensazioni che le suscitava la sua vicinanza o anche semplicemente il suo ricordo.
- Infatti sei molto peggio.. –
Quel borbottio incerto non sfuggì al fine udito del vampiro che come un velocissimo predatore le bloccò le braccia impedendole di muoversi.
- E’ ammirevole questo tuo vano tentativo di.. resistermi – Damon liberò una mano e delicatamente passò il pollice sulle labbra color fragola di Bonnie.
Poteva sembrare un normale gesto alla Damon Salvatore, insomma forse anche lui pensava che lo fosse, ma effettivamente quello che non riusciva a resistere probabilmente era proprio lui.
Erano quegli occhi: così dolci, come una colata di cioccolato fuso e caldo..
Questo pensiero che gli attraversò la mente lo scombussolò un tantino, anche se da fuori continuava a sembrare beffardo e sicuro di sé.
Mentre Bonnie appariva sempre più vulnerabile mentre vedeva le labbra di Damon avvicinarsi alle sue lentamente.
Ma qualcosa si mosse fra i cespugli.
Bonnie si voltò in direzione del rumore, un po’ impaurita mentre Damon rimase immobile emettendo solo un leggero sbuffo.
Le loro menti in quel momento erano così diverse eppure talmente compatibili: Bonnie stava pensando a qualche incantesimo che aveva letto nei libri Druidi di sua nonna, da sferrare al misterioso vampiro; mentre Damon pensava a come disintegrare il suo nemico.
Peccato che non era lo stesso nemico a cui stava pensando Bonnie.
- E’ il tuo..ragazzo – digrignò facendo uscire a fatica l’ultima parola.
Damon era irritato. Era facile per lui passare da uno stato di totale compiacimento all’ira o all’irritazione, soprattutto se di mezzo c’era un certo Mutt.
- Metti giù le mani da Bonnie! –
Damon sollevò le mani e si allontanò di qualche passo, senza distogliere lo sguardo da Bonnie che lo alternava da lui a Matt.
Fu così facile che Matt si mise in posizione d’attacco aspettandosi un assalto a sorpresa.
Ma il vampiro alzò gli occhi verso di lui e lo guardò semplicemente con la sua solita aria di superiorità.
- Non obbligherei mai Bonnie a fare qualcosa che non vuole fare – disse, e quello per Matt fu peggio delle zanne del vampiro nel suo collo.
Elena gli aveva sempre detto che Damon era tutto tranne che un bugiardo, un vampiro di parola insomma. Ma Matt non poteva credere che non l’avesse influenzata cercando di barciarla.
Pensando a quello che avrebbe potuto farle fare se non fosse arrivato senti montargli in corpo una rabbia omicida e fece per scagliarsi contro Damon, per circa la milionesima volta.
- Brutto bastardo.. –
- Basta! –
Bonnie si frappose fra i due allargando le braccia, toccando il petto di Matt con la mano destra e sfiorando quello di Damon con la sinistra.
I due la guardarono per qualche breve istante: Matt come a ordinarle di scappare; Damon compiaciuto per la sua azione decisa ed eroica, pensando che però era un peccato che si fosse esposta per salvare l’inutile umano.
- Non dovevi ispezionare le vecchie abitazioni disabitate insieme a Caroline e alla signora Flowers? –
- Non mi andava di lasciare Bonnie nelle tue mani! E difatti avevo ragione! –
- Bonnie non potrebbe essere più al sicuro di così, come ha detto anche Elena. Che c’è ora non ti fidi più di lei? – palesemente Bonnie poteva notare il tentativo, riuscitissimo, di Damon di provocare Matt, ma non osò dire nulla, non sapeva perché ma voleva ascoltare le argomentazioni dei due, almeno finchè non si fossero azzuffati!
- E comunque Bonnie deve aiutarmi con l’aura del vampiro. Sai, se ti fosse sfuggito, lei è una Strega e probabilmente sa difendersi anche meglio di te ora che il suo potere è cresciuto così tanto –
- Sei un.. –
Bonnie con una mano sollevata zittì Matt e fissò Damon.
- Il mio potere è cresciuto? –
- Notevolmente, Streghetta. Ti ho sentita ancor prima di entrare in città –
Sul viso di Bonnie spuntò un enorme sorriso. Finalmente poteva capire il motivo di quegli incantesimi riusciti e di quelle visioni più chiare.
All’inizio, quando aveva scoperto di essere una Strega, non era completamente certa di volerlo essere. Ma con tutto quello che aveva passato in quei due anni aveva deciso di voler diventare potentissima, per proteggere le persone che amava, anche se alcune di esse non avevano bisogno di lei per poter sopravvivere.
- Oh che cosa carina, Streghetta – disse Damon, il quale aveva ovviamente letto i suoi pensieri – Ma hai ragione, io non ho bisogno della tua protezione –
Bonnie sorrise e gli diede un piccolo buffetto sulla spalla – Forse -.
Quando anche Damon le sorrise a Bonnie sembrò che la temperatura si fosse notevolmente alzata, perché sentiva caldo, così tanto che avrebbe potuto spogliarsi da un momento all’altro.
- Avete finito voi due? –
La voce di Matt, però, la fece gelare istantaneamente.
- Matt.. –
- Vado da Caroline e dalla signora Flowers, tanto vedo che qui vi va alla grande –
Senza voltarsi il ragazzo sparì da dove era venuto.
Un’altra cosa che non sarebbe mai cambiata era l’impressionante capacità di Bonnie di mettersi nei guai e di fare casini, in quello era davvero la Strega più potente dell’universo.
- Non devi stare con lui se non ti piace, sembra un ripiego –
Bonnie lo guardò per qualche istante senza dire nulla, cercando semplicemente di metabolizzare ciò che era uscito dalle labbra di Damon con quel tono così serio e interessato.
La conclusione a cui arrivò era devastante: ha osato dire che uso Matt come ripiego quando lui..quando lui..
- Fidati riconosco queste cose.. –
- Infatti! – Bonnie lo interruppe urlando, era esplosa. Il suo viso era rosso e furente, come i suoi occhi, come i suoi capelli. Purtroppo in quei momenti Bonnie risultava un po’ instabile.
- Lo sai bene, vero Damon? Non sei forse venuto da me per non pensare al fatto che Elena dopo averti illuso è tornata fra le braccia di Stefan? –
Quell’accusa pesante colpì Damon come una frustata inferta ad un umano. Il fatto che Elena l’avesse illuso e che Bonnie l’avesse urlato nel cuore della foresta gli aveva fatto male, perché lui aveva cercato di nascondere e di cancellare quella delusione. Ma quello che più l’aveva colpito era la parte in cui Bonnie si era identificata come il ripiego. Non l’aveva forse trattata sempre bene? A volte anche meglio della stessa Elena?

Forse non gli hai dato modo di credere che non era un ripiego, visto che sei sparito per un anno la stessa notte in cui eri stato con lei.. disse una voce dentro di lui, come se potesse avere una qualche coscienza.
Damon era così disorientato e incapace di pensare lucidamente se non al fatto che si sentiva indifeso e vulnerabile, che con voce fredda e gelida disse solamente – E’ tardi, dobbiamo tornare al pensionato –
E si incamminò senza neanche controllare che Bonnie lo stesse seguendo.




Spazio autrice:
bennyrobin, Gloglo_96, Sarty,  veggente, Valentina78, XxX_Lycan_XxX, Baby_Baby vi ringrazio tantissimo per le recensioni positive e per il sostegno *-*
Questo capitolo era un pò per smuovere la situazione tra i due, anzi tra i tre xD nel prossimo vi prometto azioneee *-*

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***















- L’hai presa? –
- No, c’è stato.. –
- Dannazione! –
- Mia signora.. –
- E l’altra? –
- La strega era con Damon Salvatore..non potevo..sarebbe stato un suicidio.. –
James abbassò lo sguardo, aveva sempre timore di incontrare quegli occhi di fuoco, di rendersi conto che la sua signora era delusa, colei che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Ma lei si avvicinò e gli sollevò il mento. Era abituata a guardare le persone negli occhi quando parlava, era abituata ad ottenere ciò che voleva, quando voleva, come voleva..
- Appunto –
Con una velocità impressionante James si ritrovò con un paletto di legno conficcato nel cuore.
Ci fu un lungo istante in cui James fissò i suoi occhi in quelli della sua signora, l’istante in cui comprese che quello che vide era riuscito a fargli più male di quel paletto: la crudeltà, la sete di vendetta, tutto tranne l’amore che le aveva detto di provare per lui.
E poi cadde.

 
La porta del Pensionato si spalancò con un tonfo e Meredith e Alaric vi entrarono correndo, entrambi con il respiro affannato.
- Accendete la tv, presto! –
Bonnie allungò la mano e prese il telecomando accanto a sé, sul comodino spoglio di Stefan.
Quando lo schermo del piccolo e vecchio televisore in dotazione con la camera si illuminò, Bonnie ci mise qualche secondo per mettere a fuoco l’immagine che le si parò davanti.
- E’..è un paletto quello che ha conficcato nel..petto? –
- Sì – disse semplicemente Stefan.
Il silenzio calò nella stanza, l’unica voce che si udiva era quella dell’inviato addetto alla cronaca del telegiornale regionale.
- Il cadavere non è del tutto normale, è come se fosse già in fase di decomposizione anche se la scientifica ha accertato che la ferita nel petto risale a qualche ora fa.. –
Damon sfilò il telecomando dalle mani di Bonnie e spense il televisore attirando a sé tutti gli occhi prima posizionati sullo schermo.
- Che c’è? E’ morto no? Possiamo smetterla di fare i piccoli investigatori – disse lanciando un’evidente occhiata a Meredith che ritirò non appena la ragazza lo guardò minacciosa.
- Dovremmo accertarci.. –
Damon sollevò una mano, interrompendo Stefan - Tu, dovrai accertartene, se vuoi, fratellino – disse alzandosi e avvicinandosi alla porta – Io andrò a fare colazione –
Accese quel suo sorriso bello quanto fugace e uscì, questa volta dalla porta, pensando a come adescare la sua colazione.

 
Guardare il sole direttamente anche solo per qualche breve istante riesce sempre ad accecarti, e Bonnie stava cercando di guardare un punto fisso più in ombra per levarsi di torno quei pallini colorati e fastidiosi.
E quando anche l’ultimo svanì si accorse che quella cosa scura che stava fissando era la sagoma di Damon, appoggiato all’albero di limoni della signora Flowers.
Ma non era in vena di conversazione, così gli fece un cenno con la testa e poi tirò su le ginocchia sullo scalino rannicchiandosi un poco.
La sua testa era bassa e riuscì solo a vedere gli anfibi neri e lucidi di Damon avvicinarsi e fermarsi solo a pochi centimetri da lei.
- Mi sono perso qualcosa, Streghetta? – chiese d’un tratto Damon, sedendosi accanto a lei sull’ampio gradino di pietra fredda.
- Mmh no –
Bonnie era poco convincente, ma non le importava. Insomma non era dell’umore giusto; e non le andava di raccontargli di quella sua frustrazione.
Sì, era frustrata. Odiava sentirsi inutile e vedere che le sue idee non andavano bene.
Solo quei suoi stupidi poteri psichici erano utili ai suoi amici, per le indagini, ma non volevano funzionare e quindi lei era completamente inutile, un peso.
- Oh è questo allora –
Bonnie divenne rossa dalla rabbia. Quante volte aveva detto a Damon di non leggergli la mente?
Sollevò il volto e incrociò i suoi occhi pronta a cantargliene quattro ma riuscì solo ad emettere uno sbuffo.
Non che avesse paura di lui, ma era già difficile guardarlo negli occhi senza provare l’impeto di avvicinarsi a lui, di baciarlo e di stringerlo.
Figurarsi dargli addosso; e poi lei non era brava con lei parole, non quanto lui.
C’era da dire che il giorno prima era riuscita a zittirlo, ma era esplosa, non sapeva dire nemmeno come ci era riuscita; era stato come guardare un’altra persona inveire contro Damon, dicendo quello che lei ovviamente pensava, forse troppo esplicitamente.
Bonnie abbassò lo sguardo e scosse la testa, sapeva che comunque Damon avrebbe ottenuto la sua risposta.
- Volevano scoprire di più su quel vampiro, chi l’ha impalato certamente è una persona molto forte e informata o un altro vampiro. Ho cercato di usare i miei poteri psichici ma..non funzionano.
Allora ho provato a dare altre soluzioni, ma loro erano così presi e..non mi ascoltavano granchè. O forse non andava bene quello che dicevo..alla fine Elena mi ha detto di andare dalla Signora Flowers per farle preparare un po’ di caffè –
- Ti hanno sempre tenuta in alta consederazione.. –
- Oh andiamo Damon! Elena è la bellissima eroina, Meredith è quella intelligente, persino Caroline è qualcosa..è quella pazza ed egoista! Io chi sono? La piccola e stupida Bonnie che ogni tanto riesce a vedere nella sua palla di cristallo.. –
Bonnie non aveva respirato finchè non aveva pronunciato l’ultima parola, ma subito dopo dovette di nuovo trattenersi dal respirare, questa volta perchè sentì qualcosa premere sulla sua spalla.
Damon le aveva afferrato la spalla intenzionato ad afferrarle anche l’altra, guardarla negli occhi e dirle che non era inutile come pensava. Lei era dolce, sensibile, brillante, briosa, bellissima e aveva un potere enorme.
Ma riuscì solamente a dire – Tu sei la mia Streghetta – mentre Bonnie sollevava gli occhi per guardarlo, quei suoi grandi occhi marroni un po’ scossi, un po’ sorpresi, un po’ felici.
Qualsiasi altra persona avrebbe confermato con quella frase la teoria dell’inutilità di Bonnie, insomma cosa poteva mai essere di così speciale “la sua Streghetta”?
Ma Bonnie era felice così, era la frase che voleva sentire di più al mondo in quel momento, la più semplice e la più bella. E poi aveva notato di nuovo qualcosa di strano negli occhi di Damon, un luccichio, l’ombra di una fonte di luce in quell’anima oscura e nera, come quella notte nella sua camera un anno prima, il motivo per cui si era convinta a lasciarsi andare.
Quando lo guardava negli occhi sembrava sempre passare un tempo infinitamente lungo, ma erano solo una manciata di secondi, così pochi che Damon si rese conto solo quando vide Bonnie rientrare nel pensionato che lei gli aveva dato un leggero bacio sulla guancia e gli aveva sussurrato un timido “grazie”.
Damon si toccò la guancia su cui Bonnie aveva posato quelle piccole e carnose labbra color fragola come i suoi capelli, e sentì un leggero calore che in realtà all’interno del suo corpo era così intenso che avrebbe mandato in tilt un termometro.
Poi sorrise.

 
Damon camminò fino al giardino sul retro della signora Flowers.
Durante il pomeriggio Elena le aveva detto di volergli parlare, urgentemente, come se ci volesse un’urgenza per spingere Damon a fare una chiacchierata con quell’angelo biondo.
Era buio e Stefan, Alaric e Matt erano andati sul luogo del “delitto” a cercare qualche indizio, in stile CSI.

Probabilmente Stefan si sarà portato anche i guanti in lattice..pensò scuotendo la testa e sorridendo.
Quando dietro un cespuglio di rose notò qualcosa di dorato brillare al chiaro di luna, Damon impostò la sua camminata sexy e avanzò in quella direzione.
- Ciao bellissima –
- Damon –
Elena si voltò con un sorriso che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi qualsiasi uomo, vampiro, demone, licantropo..e anche donna!
La ragazza si avvicinò di qualche passò entrando completamente nel bagliore di luce emanato dalla luna piena alta in cielo.
Ora Damon poteva vedere i suoi grandi occhi, che sembrava due lapislazzuli lucenti, con qualche venatura dorata qua e là. Poteva vedere il suo vestitino bianco e candido, che la faceva sembrare eterea.
La ammirò per qualche istante, senza dire nulla, e poi si decise a parlare – Cosa volevi dirmi? –
Elena avanzò ancora, ora si trovava davvero a pochi centimetri da Damon, la gonna del suo vestito sfiorava i pantaloni del vampiro.
- Sono contenta che tu sia tornato. Mi sei mancato davvero..cosa hai fatto durante la tua assenza? –
Damon sollevò un sopracciglio. Era convinto che Elena volesse dirgli qualcosa del tipo “stai lontano da Bonnie” oppure “dovresti aiutare Stefan”.
- Anche io sono contento di rivederti angelo – sfoggiò il suo sorriso luminoso per nascondere la sua sorpresa ed Elena sorrise di risposta, incitandolo a continuare.
- Sono stato in giro.. niente di particolare, la solita routine! Sangue, sesso, divertimento –
Elena sospirò, che si aspettava da lui? Che fosse partito come missionario per portare la pace nel mondo?
- E perché sei tornato? –
- Mmh..questa risposta richiede un pagamento extra –
- Per me? –
Damon spense il suo sorriso. La guardò fisso, scrutando i suoi occhi e innalzando un solido muro nella sua mente; forse aveva sbagliato ad insegnarle ad usare il suo Potere bianco.
- Se fosse così? –
- Lo sai che io..Stefan.. – Elena trovava difficoltà ad esprimersi, come se stesse cercando di reprimere qualcosa.
- Ho sentito davvero la tua mancanza, davvero Damon -. Questa volta ci riuscì più che bene, sottilineò anche le ultime due parole incalzando il tono della sua voce.
Elena prese la mano di Damon, ferma lungo il suo fianco, e la portò alla sua guancia. Voleva sentire il calore della sua pelle ancora una volta. Non avrebbe mai potuto negare il legame che aveva con lui, mai. Era forte e duraturo, ma per questo non avrebbe lasciato Stefan, lui lo amava di più.
Ciò che distolse i loro sguardi incatenati in quel momento fu la voce prima stridula e poi bassa ed esterrefatta di Bonnie che disse – Elena! Meredith ha detto che..oh scusate –
Quando entrambi si voltarono videro solo di sfuggita il viso di Bonnie.
Ad Elena sembrò sconvolta, probabilmente dal fatto che era così vicina a Damon quando aveva esplicitamente detto di non provare nulla per lui che andasse oltre un legame fraterno; mentre Damon vide chiaramente la delusione nell’incurvatura delle sue labbra e nell’espressione vuota dei suoi occhi che sembravano luccicare, forse pieni di lacrime.
Ecco, aveva fatto piangere la sua Streghetta, il suo Uccellino.
Fece un passo in direzione del punto in cui Bonnie era sparita ma Elena bloccò il suo braccio.
- Le parlerò io, dopo. E’ solo sconvolta e forse preoccupata per Stefan..anche se non ce n’è alcun bisogno –
Elena pronunciò le sue ultime parole con veemenza, come per convincersi di ciò che aveva appena detto. E poi andò via.
Damon era confuso. Era confuso dalla reazione di Elena che aveva rigirato la situazione in modo che sembrasse lui quello che aveva posato per primo la mano sulla sua guancia e che l’aveva guardata a quel modo. Ed era confuso anche dal fatto che Elena non si fosse accorta del perché Bonnie ci era rimasta così male, pur dicendo di essere la sua migliore amica.

Donne.. pensò.
E volò via sotto forma di corvo, immaginando lacrime di rugiada solcare il viso vellutato di Bonnie.

 

 

 




Spazio Autrice:
Grazie mille a tutti per le recensioni, sempre fantastiche *-*
Veggente, sì mi ero confusa!^^
E scusate l’attesa ma ho sempre tante cose da fare, purtroppo!
Bè spero che questo capitolo vi piaccia! Alla prossima :*


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Capitolo 11
*** Capitolo unidici ***









Capitolo unidici






L'orientamento non era il suo forte. Inoltre Bonnie aveva la vista offuscata dalle lacrime che le avevano riempito i grandi occhi marroni e che le stavano rigando le guance arrossate; tanto che correndo nel pieno della foresta dell'Old Wood, nel buio più totale, non si accorse del grosso ramo secco in mezzo al sentiero, e oramai non aveva neanche più la forza per evitare di inciamparci sopra per quanto aveva corso.
Si aveva corso parecchio. E aveva anche pianto parecchio.
E ora Bonnie si era anche fatta male.
Tentò di rialzarsi cercando di non guardare la grossa sbucciatura sul ginocchio sinistro, ma non potè evitare il dolore alla caviglia: era rotta.
Si accasciò completamente sull'erba umidiccia e respirò a fondo, cercando di riprendere fiato. Peccato che i sionghiozzi non l'aiutarono nel suo intento.
Era vero, Bonnie era una ragazza dalla lacrima facile, ma quella volta ne aveva tutte le ragioni.
Era..probabilmente innamorata, di un vampiro che amava la sua migliore amica e che l'aveva presa in giro per tutto il tempo.
O forse era stata lei troppo stupida da illudersi? Forse aveva immaginato anche quello scintillio nei suoi occhi neri come quella notte buia e senza stelle.
Bonnie singhiozzò ancora e mentre si malediceva per la sua stupidità la sua attenzione fu catturata da un rumore dietro di sè, come di un ramo spezzato.
Di scatto, la ragazza si voltò, agitando i suoi riccioli rossi che si mossero un poco al leggero venticello.
Riuscì a vedere solo un viso famigliare e il ramo schiantarsi contro la sua testa.
Poi tutto fu buio.


- Hai visto Elena? -
Stefan si avvicinò al fratello che stava comodamente sdraiato sul suo letto, a guardare la sua televisione, nella sua camera.
Prima che Damon gli rispondesse, ci volle qualche secondo, troppo preso dalla telenovela argentina.
- Mmh..sì l'ho vista e non eravamo sotto la tua supervisione, perciò ora si spiega quella tua faccia preoccupata -. Il vampiro dai capelli neri e lucenti sorrise a mò di sfida e incrociò le braccia dietro la testa.
Non c'era niente che lo divertisse di più di provocare il suo fratellino, a parte sedurre qualche giovane fanciulla da prosciugare.
- Riesci ad essere serio una volta? -
- Non la vedo da prima di cena, era andata a cercare Bo.. -
Improvvisamente la porta del pensionato si spalancò, per l'ennesima volta, e Damon avrebbe fatto fuori tutti, soprattutto Mutt, se non avesse sentito quello che aveva detto.
- Che ne hai fatto di Bonnie? - gli aveva urlato scagliandosi contro di lui, fortuna, per lui, che Stefan riuscì a trattenerlo.
Damon lentamente si alzò e si avvicinò al ragazzo circondato dalle braccia di Stefan che lo tenevano fermo, giusto affinchè non andasse incontro alla sua feroce morte.
- Uno. Non ho fatto niente a Bonnie - il vampiro si fermò di fronte a Matt e lo guardò serio.
Poche volte Damon sfoderava quell'espressione e poche volte qualcuno era riuscito ad avere un "dopo".
- Due. Non provocare mai un vampiro, non potrebbe mai finire bene per te -
Dopo qualche istante finalmente Matt si rilassò ma non distolse lo sguardo da Damon.
E' coraggioso quando si tratta di Bonnie..pensò Damon sentendo crescere in sé il desiderio di azzannargli la gola una volta per tutte.
- Io invece credo che TU abbia fatto qualcosa a Bonnie, perchè quando l'ho sentita l'ultima volta era in lacrime ed ora è sparita -
La voce di Meredith risuonò nelle orecchie di Damon quasi più fastidiosa dei suoi occhi spaventosi puntati addosso.
Lei era l'unica creatura umana che riusciva a metterlo a disagio.
Tuttavia in quel momento non aveva tempo per pensare a quanto potesse essere terrificante quella ragazza, Damon aveva sentito che Bonnie era sparita. Che Bonnie era in lacrime.
Che Bonnie, il suo uccellino, stava soffrendo chissà dove.
- Non so dove possa essere.. - Damon iniziò a camminare su e giù per la stanza, sembrava quasi nervoso agli occhi dei presenti e in effetti lo era.
- Anche Elena è scomparsa! La starà cercando! Non possiamo permettere che vadano in giro da sole con quello che sta succedendo in questi giorni a Fell's Church. Sono scomparse delle persone ieri; ed Elena potrebbe attirare l'attenzione con quella sua aura -
Stefan assunse l'atteggiamento di Damon ed insieme sembravano due robot che facevano su e giù per la camera stretta.
Meredith e Matt non poterono far altro che guardarsi interdetti.
- Ed ora passiamo alla cronaca rosa: l'attrice Hollywoodiana Lyla Jones.. -
- Spegnete quella televisione perfavore -
Ma prima che Meredith raggiungesse il telecomando Damon fu davanti allo schermo, a guardare l'intervista di Lyla, quella Lyla, quella a cui aveva spezzato il collo prima di tornare a Fell's Church.
- Bonnie ed Elena sono scomparse e tu pensi a guardare la.. -
- Ssshh - Damon era concentrato, concentrato sulle parole di quella ragazza che sembrava più pallida e più bella di quanto ricordasse.
- Ho bisogno di relax, di chiudere delle..questioni che ho in sospeso -
- Ohhh la pagherai brutta viziata bambolina di Hollywood! - digrignò Damon continuando con delle imprecazioni in italiano che capì solo Stefan; ma prima che quest'ultimo potesse chiedere spiegazioni, Damon volò via.

Freddo.
Era l'unica cosa che riusciva a sentire. Eppure Bonnie ricordava di essersi rotta una caviglia.
E l'erba umidiccia non le era sembrata così dura quando era caduta.
Bonnie cercò di aprire gli ma ci mise un pò per trovarli e per mettere a fuoco quello che aveva davanti a sè.
Ombre, sbarre, e luci flebili in lontananza, era tutto quello che riuscì a riconoscere.
La paura la paralizzava per gran parte del corpo, ma non era forse meglio cercare di uscire da lì dentro?
Bonnie posò le mani sul pavimento roccioso, freddo e umido, per darsi lo slancio e sollevarsi in piedi; ma non appena si mosse sentì un rumore metallico, qualcosa che la teneva ferma, e poi fu sorpresa da un grosso, terribile capogiro.
Forse è il caso di stare ferma per un pò, pensò massaggiandosi la testa e sentendo un liquido denso e caldo scorrerle vicino alle tempie.
Oh.
Bonnie ricordò tutto.
Il volto, il ramo contro la sua testa ora grondante di sangue.
Ma non era solo quella a perdere sangue rosso e denso che emanava un'odore metallico e insopportabile.
Il ginocchio sbucciato di Bonnie fiammeggiava, a quando ci passò su un dito non potè fare a meno di emettere un gemito.
- Sssh! -
Bonnie si voltò di scatto, provocando un altro capogiro che per poco non la fece svenire ancora, e vide lei.
Elena.
Uno dei suoi polsi era legato ad una catena di ferro, proprio come quello di Bonnie.
- Elena! -
- Fa piano! O ci sentirà! -
- C-cosa ci facciamo qui..? -
- Non lo so, Bonnie. Ero venuta a cercarti e qualcuno mi ha bloccata da dietro -
Bonnie deglutì.
Erano state rapite. Rapite per cosa?
Rumori di passi veloci e leggeri risuonarono nella loro prigione e poi la cella si aprì, proprio nel momento in cui Bonnie strinse la mano di Elena.
- Oh, ecco le mie ospiti! Dormito bene? -
Bonnie si guardo attorno cercando le telecamere nascoste.
La donna che aveva davanti non era forse Lyla? La giovane e famosa attrice Hollywoodiana?
- Immagino non sappiate perchè siete qui -
- No - rispose Elena fredda e distaccata, sembrava quasi Meredith.
- Un vampiro giovane e tremendamente affascinante vi dice qualcosa? -
Elena e Bonnie si voltarono per guardarsi l'un l'altra, nello stesso istante.
Che altro aveva combinato Damon?
- A quanto pare sì.. -
- Bonnie puoi lasciarla andare! Lei non c'entra nulla! Se vuoi attirare Damon devi tenere me -
La risata argentina e squillante di Lyla risuonò fra le pareti della prigione di pietra. Elena era talmente convinta delle parole che aveva appena pronunciato che Lyla si chiese quanto potesse essere egocentrica per non accorgersi di certe situazioni, o di quanto potesse essere bravo Damon come attore.
- Non credo proprio..la..mmh come ti chiama? Streghetta? L'uccellino? Ha un ruolo importante. Ho bisogno di entrambe per il mio giochetto -
- Ma lui è innamorato di me! Scommetto che sarà qui a momenti! Farà di tutto per salvarmi! -
- Oh, è proprio questo che voglio verificare -
Lyla fissò le ferite di Bonnie con gli occhi che le luccicarono dal desiderio e poi uscì lasciandole di nuovo sole.
Il fatto che Bonnie non avesse detto una parola non si ricollegava alla sua paura cronica per ogni genere di pericolo.
Nella testa di Bonnie continuavano a ronzare le parole di Lyla e quelle di Elena, senza darle tregua.
Lei era lì per un motivo. Per incastrare Damon? Per metterlo alla prova? Perchè non bastava Elena, l'amore della sua vita?
Bonnie si rese conto che la donna vampiro conosceva il modo in cui Damon la chiamava..come se sapesse.
E forse sapeva.
- Sono stata a letto con Damon - disse improvvisamente di getto, senza accorgersi nemmeno delle parole che uscivano dalle sue labbra, senza poterle fermare.
Elena intenta a pensare a cosa potesse passare per la mente malata di quella donna, sgranò gli occhi.
- Cosa? -
- Un anno fa, la notte prima che sparisse.. -
Elena si avvicinò a Bonnie trascinandosi dietro le catene, senza curarsi del rumore che avrebbe potuto attirare l'attenzione dei vampiri lì fuori.
Da vicino, potè vedere gli occhi di Bonnie farsi lucidi e poi sulle sue guance scorrere delle piccole lacrime luccicanti.
Stava per chiederle come Damon avesse fatto a convincerla a fare una cosa del genere quando nei suoi occhi, oltre alle lacrime, notò qualcos'altro.
C'era tutto un mondo, qualcosa che Elena non aveva mai visto.
Qualcosa che era impossibile non notare, e che lei invece era riuscita a non fare.
- Io..Bonnie mi dispiace..non me ne sono mai accorta, ti giuro io.. -
Bonnie scosse la testa e prese le mani dell'amica.
In fondo lei non le aveva mai detto niente, per non farle pesare nulla; Elena aveva già troppi problemi.
- Da quanto lo..ami? -
La ragazza dai riccioli rossi in quel momento un pò arruffati, scrollò le spalle e sospirò - Da un pò -
Elena non potè fare a meno di abbracciarla, era la sua migliore amica e stava soffrendo per Damon e per lei.
Perchè Damon era quasi del tutto insensibile e perchè era innamorato di lei, perchè anche lei in qualche modo lo era di lui.
- E tu? - chiese Bonnie sciogliendo l'abbraccio per incrociare gli occhi color lapislazzuli dell'amica.
- E' che io..ci sono legata..ma amo Stefan più di ogni altra cosa al mondo.. -
Bonnie non ne era molto convinta ma si sforzò di sorridere all'amica.
Mentre Elena non ci riuscì. Quella rivelazione l'aveva scossa in una maniera indescrivibile e non solo per il fatto in sé.
Bonnie avrebbe sofferto ancora, anche se fossero uscite vive da lì, perchè Damon era..Damon. Lui si era chiuso in quella corazza impenetrabile, che riuscì a distruggere solo attraverso le ali della Redenzione e della Purificazione, e a quel punto aveva visto quanto fosse pieno d'amore..ma non per Bonnie. Elena si era accorta del fatto che Damon tenesse particolarmente a Bonnie ma era convinta anche che lui amasse lei sopra ogni cosa, e questo non era un bene per la sua amica, così sensibile e fragile di fronte un sentimento di tali dimensioni da dover celare per sempre perchè non corrisposto.
Avrebbe voluto fare qualcosa. Qualcosa per sistemare tutte le cose, qualcosa che non facesse soffrire Bonnie, che non facesse soffrire Damon, e che non facesse soffrire Matt che era evidentemente innamorato di Bonnie e in parte ancora di lei.
Ma non era ormai solo una semplice umana con un sangue che attirava disgrazie?
- Provo a parlare con Damon..gli dico di non venire perchè è una trappola -
- Lo sai che verrà comunque -
- Lo so -

Damon volò, questa volta mantenendo la sua forma, cercando di localizzare l'aura di Elena.
Ma le aveva insegnato talmente bene a nasconderla che ora non riusciva a trovarla neanche lui.
Si caricò e lanciò un'altra ondata di Potere in esplorazione e quella volta ebbe una risposta.
Evidentemente la cara Lyla voleva essere trovata. E a lui stava più che bene.
Mentre si dirigeva ad alta velocità verso il cimitero antico di Fell's Church, ricevette qualcosa.
Un debole segnale, un susseguirsi di parole, una voce flebile e terribilmente famigliare che riecheggiava nella sua testa.
"Damon, sono io, Bonnie. Sono con Elena..non venire, ti prego, è una trappola"
Era la prima volta che sentiva la Streghetta chiamarlo per dirgli di non andare in suo soccorso, di solito lo pregava di salvarla.
Quello che però lo fece infuriare fu il fatto che anche lei era lì, insieme ad Elena, anche lei era stata rapita per colpa sua.
Anche la sua vita era in pericolo.
Damon accellerò e i suoi occhi fiammeggiarono.





Spazio Autrice:
Innanzittutto volevo ringraziarvi per la pazienza, so che vi faccio aspettare tanto, ma purtroppo sono impegnata con l'Università.
E poi volevo ancora ringraziarvi per le recensioni, sempre ben accette, di tutti voi che mi commentate sempre e delle "new entry"! Davvero grazie!
Spero che questo capitolo vi piaccia e che vi chiarisca un pò il mistero!

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