Pull me out from inside di EleonorRigby (/viewuser.php?uid=89793)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo unidici ***
Capitolo 1 *** Capitolo uno ***
Pull me out from inside - capitolo uno
Aver
salvato la vita del suo "adorato" fratello, mettendo a repentaglio la
sua e quella del biondino di nome Mutt, non aveva portato a niente di
buono. O
meglio non aveva portato a ciò in cui il bel tenebroso
vampiro, Damon
Salvatore, sperava.
Elena non
l'aveva baciato, non gli aveva offerto il suo sangue in un scambio
intimo, non
gli si era nemmeno buttata fra le braccia!
Si era
limitata ad un "Grazie Damon, sapevo di poter contare su di te" prima
di catapultarsi dal suo vero amore vegetariano e noioso.
E così i
suoi lunghi, lisci e profumati capelli color del grano sarebbero
rimasti
sparpagliati sul cuscino del suo stupido fratello.
C'era una
cosa che Damon odiava più del perdere una "battaglia", ed
era perdere
contro suo fratello, per la seconda volta.
Perciò
decise di allontanarsi da quella gabbia di matti innamorati e generosi
da dare
il volta stomaco, e di farsi una bella vacanza. Probabilmente, il vero
motivo
era che Damon non sopportava di vedere la sua futura principessa delle
tenebre
ancora fra le braccia di
Stefan-sono-meglio-di-te-perchè-non-bevo-sangue-umano,
cosa che non avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso.
Così una
settimana dopo l'ultima battaglia decise di volare per l'ultima volta
fino alla
finestra della Streghetta dai capelli rossi.
Sì,
perchè l'unica creatura che l'avesse mai apprezzato era lei.
L'unica creatura
che era riuscita a distruggere la corazza che racchiudeva
l'umanità di Damon, e
l'attimo dopo a ricostruirla più forte di prima, era lei.
L'unica creatura che
riusciva davvero ad intenerire Damon Salvatore.
Ma anche
questo Damon non l'avrebbe mai ammesso.
Il
vampiro si appollaiò sotto forma di corvo nero e lucente,
sul ramo più alto
dell'albero posto di fronte la finestra della camera di Bonnie.
Era
appena calata la notte e Meredith e Matt stavano per tornare a casa.
Lui
attese, perchè prima di partire per sempre, o comunque per
un lunga vacanza
ristoratrice, Damon credeva fosse giusto salutare per bene la
Streghetta,
lei se lo meritava, e anche lui.
Quando la
sua vista da corvo decretò che l'auto scassata dell'umano fu
abbastanza
lontana, Damon volò sul davanzale della finestra chiusa.
Bonnie
non era ancora tornata nella sua camera, e il vampiro ne
approfittò per farle
una sorpresa che l'avrebbe lasciata senza fiato, e questo doveva essere
inteso
letteralmente quando si parlava di Bonnie McCullough.
La
finestra non era difficile da aprire, l'aveva fatto anche altre volte
dall'esterno, con un coltellino passato nell'insenatura che all'interno
corrispondeva al punto in cui c'era il blocco della maniglia.
Tack.
Con uno
scatto essa si aprì e Damon potè balzare
leggiadro all'interno della stanza
buia, illuminata solo dalla luce della luna che filtrava dalla finestra
ormai
aperta.
Con un
gesto della mano si scompigliò i capelli neri e lucenti e
con un altro si
liberò della giacca di pelle, rimanendo con una maglietta
nera con le maniche
corte, con lo scollo a V, e abbastanza attillata da mettere ancor
più in
evidenza i suoi pettorali scolpiti.
Proprio
quando si stese sul letto di Bonnie, Damon sentì il rumore
dei passi incerti
della ragazza avvicinarsi sempre di più.
Incrociò
le braccia dietro la testa e accese il suo sorriso a 250 watt quando la
ragazza
aprì la porta soprappensiero.
Bonnie
non si accorse subito di Damon, non finchè non chiuse la
porta e non notò la
finestra aperta.
A quel
punto non servì neanche guardarsi attorno, poiché
la voce profonda e sensuale
del vampiro risuonò nella stanza delicata e attraente come
una calamita.
« Ciao
Streghetta » disse semplicemente, ma quello
bastò a far accelerare i battiti
cardiaci di Bonnie.
Nota Autrice:
Ho voluto iniziare a
scrivere una storia ispirata alla saga della Smith che ha come
protagonisti Bonnie e Damon.
Sono i miei personaggi preferiti, e in attesa di vedere una sviluppo
nei seguenti libri volevo dare vita ad una storia tutta mia!
Spero vi piaccia^^
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Capitolo 2 *** Capitolo due ***
cap 2
Bonnie si
soffermò a guardare Damon per qualche istante, sdraiato sul
suo letto in una
posa da scultura greca, era magnifico. Un adone sul suo letto, un adone
molto
molto pericoloso.
La
ragazza aveva sempre provato un’attrazione particolare per
quel vampiro, e
sentiva che c’era qualcosa in lui che andava oltre
l’essere terribilmente
affascinante e sanguinario.
Ma una
delle caratteristiche di Bonnie era proprio quella di lasciarsi
influenzare
troppo; perciò quando Stefan o Meredith o chiunque altro le
dicevano di stare
lontana da Damon, lei lo faceva, ovviamente fino a che lui manteneva
una certa
distanza.
- Cosa
vuoi? –
Il corpo
di Bonnie ora era spiaccicato contro il muro, a furia di
indietreggiare.
I
riccioli le ricadevano morbidi sulle spalle, e sembravano di un rosso
scuro e
intenso al quasi totale buio della stanza.
Ma Damon la vedeva bene, poteva persino vederla tremare.
Una parte
di lui ne era divertito ed eccitato; un’altra, la
più nascosta, si chiedeva
perché quella Streghetta avesse ancora paura di lui, dopo
che l’aveva salvata
in tutti i modi in cui poteva essere salvata, e ciò lo
irritava da morire.
Tuttavia
lui era Damon Salvatore e ,Streghetta o no, lui doveva divertirsi nella
sua
ultima notte a Fell’s Church.
- Volevo
farti un salutino, Uccellino – disse senza muoversi da quella
posizione.
Inclinando solo la testa per guardare, o meglio ammirare Bonnie.
Secondo
Damon era bella, adorava quei suoi riccioli rossi e ribelli che
sembravano
delle molle. I suoi occhi castani erano dolci ma scattanti. E il suo
modo di
fare così brioso e frizzante lo faceva sorridere.
Scosse la
testa per ridestarsi da quegli stupidi pensieri.
Che
diavolo mi prende? Pensò
il vampiro.
- E..ehm
– Bonnie si schiarì la voce e rilassò
leggermente i muscoli – Perché sei
passato a salutarmi? –
Damon
inclinò la testa e le sue labbra perfette, anche a detta di
Bonnie che le aveva
direttamente testate, si incurvarono in un sorriso beffardo.
Quel
sorriso beffardo,
presisò Bonnie deglutendo.
- Ora non
posso venire a trovare la mia amica Streghetta? In fondo siamo compagni
di
avventure, e di molto altro.. –
L’ultima
frase non si riferiva solo ai baci, che Bonnie ricordò con
un brivido lungo la
schiena; il tono della voce di Damon non prometteva niente di buono.
Nella
ragazza era insorta una specie di guerra: scappare via a gambe levate
come le
diceva il suo istinto, o rimanere lì come le diceva..il
cuore forse?
I volti
dei suoi amici iniziarono a vorticarle davanti al viso e a consigliarle
la
prima opzione.
Allora
Bonnie senza più pensarci, si voltò per scattare
verso la porta; ma Damon era
già lì, con le braccia incrociate che la guardava
con dispiacere teatrale.
- No, no
Streghetta – disse scuotendo la testa.
I suo
capelli neri come la pece, erano illuminati dalla luce fioca della
luna. I
riflessi sembravano d’arcobaleno, mentre nei suoi occhi neri
come quella notte,
si vedevano qua e là punti di luce, come stelle.
Damon
iniziò a camminare e Bonnie a indietreggiare, come in una
danza che terminò
quando la ragazza si ritrovò di nuovo con le spalle al muro;
stavolta
incastrata tra la parete fredda e il corpo del vampiro.
Il cuore
di Bonnie martellava contro il petto di Damon e lui sorrise, uno di
quei
sorrisi che ti toglie il fiato.
- Hai
paura di me, Bonnie? –
Bonnie
non rispose subito, in realtà quella domanda
l’aveva spiazzata.
Perché
doveva avere paura di Damon? Perché volevano che avesse
paura di lui?
Lei
sapeva benissimo che lui non l’avrebbe mai uccisa, anche se
avesse avuto
intenzione di morderla non l’avrebbe mai lasciata senza vita.
- Non ho
paura – disse poi, decisa, tanto che alzò gli
occhi e lo guardò dritto nei
suoi.
Sapeva
che se l’avesse fatto lui avrebbe potuto usare quel potere
vampirico ipnotizzante,
ma cosa poteva mai importarle?
Non era
forse dalla prima volta che l’aveva incontrato che lo
desiderava?
- E
allora perché scappi? –
- Istinto
di sopravvivenza –
Damon
sorrise ancora, compiaciuto dalla risposta di Bonnie.
Era
cambiata parecchio da quando l’aveva conosciuta,
così timida e impacciata,
impaurita e tenera.
- Sei
cresciuta Streghetta –
Damon
sollevvò una mano per prendere uno dei boccoli di Bonnie fra
le dita.
- Cosa
vuoi da me, Damon? Vuoi il mio sangue? –
Damon
ritrasse la mano e la guardò duramente – Non
prendo il sangue ad una così
giovane fanciulla che non vuole offrirmelo, anche se potrei facilmente
farmelo
offrire da te e da chiunque altra –
- E
perché non lo fai? –
Bonnie
continuava a stupirsi di sé stessa, stava facendo tutte
quelle domande che
voleva porgli da tempo. Aveva un piccolo timore, certo, stava pur
sempre
parlando con un vampiro non proprio alla mano, ma non si sentiva
minacciata,
sentiva che poteva farle; e sapeva che il suo istinto non sbagliava
quasi mai.
L’espressione
di Damon era diventata seria, poche volte l’aveva visto a
quel modo. Tuttavia
non rispose, rimase in silenzio a guardarla.
Cosa
poteva mai dire? “Non so perché sono
qui”? E dimostrarsi così incerto e
disarmato? Lui che non lo era mai stato?
- Perché?
Damon, perché sei qui? Perché non sei a cercare
di mettere i bastoni fra le
ruote a tuo fratello e ad Elena come al solito stanotte? Cosa vuoi da
me? –
Bonnie
aveva detto tutto senza respirare, e aveva bisogno di farlo. Ma lo
sguardo di
Damon la paralizzò.
Era perso
e confuso, ferito e sorpreso, era esattamente l’espressione
che aveva visto
quel giorno nel bagno del pensionato quando l’aveva salvata
da morte certa
donandole il suo sangue.
E Damon
non sapeva cosa dire.
Per la
prima volta nella sua vita Damon non aveva la risposta pronta. Per lui
era così
strano, si sentiva spaesato e vulnerabile.
Come
poteva sentirsi vulnerabile di fronte al suo dolce uccellino?
Il
mio
Uccellino..
Il
vampiro rimise su la sua maschera beffarda, e sorrise alla ragazza.
- Voglio
te Streghetta – disse prima di afferrarle delicatamente il
volto e baciarla.
Bonnie
era letteralmente sconvolta.
Era stato
Damon a baciarla o se l’era solamente immaginato?
Quando
lui si staccò leggermente dalle sue labbra, i loro occhi si
incontrarono.
Damon
aveva di nuovo messo su quel sorriso da una notte e via, ma i suoi
occhi
sembrava volessero dire altro.
Comunque
a Bonnie non importava minimamente. Quel bacio delicato le aveva
risvegliato
qualcosa dentro.
Aveva
sentito i fuochi d’artificio, quei fuochi
d’artificio che sentiva quando
baciava Damon Salvatore, solo lui.
Senza
pensarci due volte Bonnie gli gettò le braccia al collo e lo
baciò, questa
volta di sua spontanea volontà, come quando
l’aveva salvata a casa di Caroline.
Ma quante
volte l’aveva salvata?
Damon
rimase per qualche breve istante immobile, non si aspettava di certo
che il suo
dolce Uccellino gli sarebbe saltata addosso.
Ma poi i
suoi istinti prevalsero, e non parlo di istinti da vampiro.
La
sollevò con nessuno sforzo e la portò fino al
letto, senza staccare le sue
labbra da quelle morbide della ragazza.
Damon
sentiva il corpo caldo di Bonnie sotto il suo, il sangue scorrere
frenetico
sotto la sua pelle liscia e candida.
Era tutta
arrossata a causa di quel liquido rosso che le esplodeva nelle vene,
era tutta
rossa e bellissima.
Il suo
Uccellino rosso.
Le sfilò
la maglietta e le sue labbra scivolarono verso il collo lungo della
ragazza.
Poteva sentire perfettamente il sangue pulsare sotto quel fino strato
di pelle
e carne.
Si
accorse che il respiro di Bonnie si era improvvisamente bloccato, e che
lui era
fermo a pochi centimetri da una piccola vena azzurrognola.
Damon
sorrise e si avvicinò lentamente al collo, mentre Bonnie
rimaneva immobile.
Lentamente
posò le labbra sul collo grazioso della ragazza e lo
baciò.
Il suo
sague, così invitante, gli aveva fatto sicuramente venire
sete, ma Damon non si
faceva prendere così alla sprovvista dagli istinti.
Non era
come suo fratello: la sua vita era tutta Sesso, Sangue e Rock
‘n’ Roll. E
quando avrebbe avuto voglia del sangue di Bonnie l’avrebbe
preso. Ma non in
quel momento, in quel momento voleva lei e basta.
Bonnie
era sorpresa ed eccitata, felice di essersi buttata fra le braccia di
Damon,
contenta per una volta di aver fatto la scelta che voleva, che sentiva
di fare
anche se andava contro tutto e tutti.
Lei una
strega dolce e imbranata, lui un vampiro sexy e sanguinario.
Ma in
quel momento erano solo Bonnie e Damon.
Nota Autrice:
Ringrazio ColSoleInFronte, _Valy_ e wanda nessie per le loro recensioni
così positive *-* Graaazie!
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Capitolo 3 *** Capitolo tre ***
capitolo3
Bonnie
allungò una mano sul materasso ancora caldo, e lo trovò vuoto.
Aprì gli
occhi e si sollevò con il busto, coprendosi con il lenzuolo il corpo nudo, fin
sopra il seno.
Damon era
di spalle, che si abbottonava i pantaloni scuri. Le sue spalle larghe e perfette,
erano scoperte; la sua maglietta nera con lo scollo a V era ancora sul bordo
del letto.
Bonnie si
allungò e la prese.
Aveva
fatto rumore, ma Damon non si era ancora voltato a guardarla.
In quel
momento era diventato una statua, immobile nella sua perfezione. Ma la ragazza
sapeva che lui si era accorto di lei da quando aveva aperto gli occhi grandi e
castani.
Bonnie
sospirò, non era stupida. Non lo era mai stata in realtà.
Era solo
una sognatrice, una ragazza che credeva troppo nell’amore.
- Da domani
tutto tornerà come prima vero? – disse trattenendo a stento le lacrime.
Odiava
piangere alla minima emozione; certo quella non era minima, ma in quel momento
non doveva piangere.
Damon si
mosse solo dopo qualche interminabile secondo. Si voltò lentamente, la luce
della luna gli illuminava una parte del volto, e Bonnie potè vedere le sue
labbra incurvate in un sorriso beffardo.
- Brava
Streghetta -
La
ragazza con un gesto nervoso, e le mani tremanti, si sistemò i capelli dietro
l’orecchio, tirando su con il naso.
Non
devo piangere.
Strinse
fra le mani un lembo della maglietta nera di Damon, nera come i suoi occhi che
quella sera erano diventati il suo universo personale..per qualche ora.
Quando
Bonnie abbassò lo sguardo sulla sua maglietta, Damon la fissò, non più con quel
sorriso beffardo sul volto.
Lei era
triste, poteva sentire chiaramente quello che stava provando in quel momento.
Non
sarebbe mai dovuto andare lì quella sera, e nemmeno altre sere.
- Lo
sapevi Bonnie, mi conosci. Perché l’hai fatto? –
Bonnie
sollevò il viso pronta a rispondere ma Damon la zittì con un cenno della mano.
- E non
dire che è perché ti ho indotta a farlo con il mio potere, perché non è così –
l’anticipò il vampiro.
In
effetti Bonnie stava per dire proprio quello, insomma non poteva dirgli che lo
desiderava come nessun altro.
La
ragazza abbassò di nuovo la testa e purtroppo una lacrima rigò il suo viso
candido, non ce l’aveva fatta a trattenersi, neanche quella volta.
Damon,
invece, sorrise.
Ma non
era uno di quei suo sorrisi derisori, con cui era solito prendere in giro
chiunque gli capitava a tiro; aveva sorriso perché era come se da quella
lacrima scesa lenta e calda sul viso di Bonnie, fosse venuta fuori un’ondata di
emozioni, emozioni che la ragazza cercava di nascondere.
E Damon
le aveva sentite tutte, ma sopra tutte ne aveva sentita una: amore.
Il
vampiro incrociò le braccia al petto pensando a come quel piccolo e tenero
Uccellino, potesse provare amore per lui. Non aveva molto senso, come non aveva
molto senso il fatto che si sentisse in colpa.
Damon
Salvatore si sentiva in colpa per aver mandato in pezzi il cuore della
Streghetta.
E come
avrebbe fatto a dirle che probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta in
cui l’avrebbe visto?
Decisamente
non poteva, meglio tacere e sparire.
Scappare
a volte era la migliore delle soluzioni.
Ci
avrebbe pensato il suo fratellino a darle la notizia, e a darle una spalla su
cui piangere. La sua maglietta era ormai fradicia e inservibile anche per lei.
Damon
prese la giacca di pelle e la indossò con un unico movimento fluido, se fosse
stato umano avrebbe sentito il freddo del tessuto a contatto con la sua pelle
nuda, ma lui era un vampiro. Un vampiro crudele e senza cuore, doveva
metterselo in testa.
Si
avvicinò alla ragazza e delicatamente le prese il mento e le alzò il viso.
Gli occhi
erano arrossati e tristi, le guance bagnate da lacrime calde e salate,
l’euforia di quella piccola ragazza era sparita, sparita per colpa sua.
Lei
singhiozzò ancora, e abbassò lo sguardo.
- Anche
se sei cresciuta, sarai sempre un piccolo e dolce Uccellino – disse il vampiro,
prima di baciarle la fronte.
Vederla
in quello stato, gli aveva ricordato le prima volte in cui l’aveva vista,
quando aveva iniziato a provare tenerezza per quella piccola creatura umana.
Ma io
sono un vampiro.
Si ripetè
ancora, un vampiro che però, quando si trattava di Bonnie, un cuore lo sentiva
inspiegabilmente battere.
Damon si
avvicinò alla finestra, da cui entrava ancora la luce della luna, e si fermò
per voltarsi a guardare per l’ultima volta il suo Uccellino.
Lei
stringeva ancora la sua maglietta, e lo fissava.
Il suo
sguardo era pieno e vuoto, era tutto e niente, era bianco e nero; animato da
sentimenti contrastanti.
Ma Damon
poteva più aspettare, che senso aveva rimanere ancora in quella stupida città
che gli aveva provocato solo sofferenze?
- Addio
Streghetta –
Il
vampiro si tramutò in corvo e volò via dalla finestra della ragazza che in quel
momento scoppiò nuovamente in lacrime.
Nota autrice:
Un pò triste come capitolo (l'ho scritto ascoltando Dancing di Elisa u.u) ma ci voleva!
Damon..è Damon xD
Comunque spero vi piaccia!^^
E ringrazio tantissimo per le recenzioni vavi e sonietta87 (ciau
sòòò <3): sono contenta che vi piaccia
così tanto la mia storia e il mio modo di scrivere *-*
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Capitolo 4 *** Capitolo quattro ***
capitolo quattro
- Bonnie
apri questa porta! –
- Non vi
conviene..sono contagiosa! –
Meredith
era sul punto di buttare giù la porta, avere
l’influenza non implicava il fatto
di barricarsi in camera per giorni.
- Oh
andiamo! Apri! –
- Sto
male! Davvero! – Bonnie fece finta di tossire, ma non era mai
stata un granchè
come attrice a dirla tutta.
- Matt e
Stefan sono andati via! E ti ho sentita piangere, non negarlo! Apri o
butto giù
la porta Bonnie McCullough!
Il tono
di Meredith era di per sé sempre stato sicuro e deciso, ma
in quel momento
avrebbe intimorito chiunque; anche Damon..
pensò Bonnie, e ci mancò poco
che riscoppiasse a piangere.
Non era
per lui che non si faceva vedere da giorni dai suoi amici spacciandosi
per
malata?
Pensava
potesse funzionare, infondo era di stagione.
Si
trascinò fino alla porta di malavoglia e con un
po’ di fatica, non mangiare le
aveva tolto le poche forze di cui disponeva.
Con un
gesto della mano Bonnie girò la chiave e tornò a
buttarsi fra le lenzuola
impregnate delle sue lacrime salate.
Meredith
sospirò, stanca di urlare, e lentamente aprì la
porta.
Non aveva
mai visto in quel modo la camera di Bonnie, sempre così
ordinata.
I vestiti
erano sparsi per terra, le coperte ingarbugliate, la finestra
spalancata. E
Bonnie rannicchiata sul letto, a gambe incrociate, avvolta in una
coperta in
pile rossa come i suoi capelli, e con indosso solo una maglietta nera
decisamente larga e la biancheria intima.
Meredith
scosse la testa e si affrettò a chiudere la finestra.
- Mi
stupisco che non ti sia venuta sul serio la febbre! –
Bonnie
non l’aveva ancora guardata, non si era mossa di un
centimetro dalla sua
posizione, continuava a nascondere il viso fra le mani piccole.
Non aveva
la minima idea di cosa dire a Meredith, sapeva solo che doveva parlare
prima di
esplodere.
Il suo
cuore e la sua testa non riuscivano più a contenere tutte
quelle emozioni,
volevano solo svuotarsi, per una volta sentirsi davvero vuoti.
-
Bonnie..? –
La
ragazza sentì il leggero inclinarsi del materasso e subito
le mani delicate di
Meredith che cercavano di scoprirle il viso.
Bonnie
non si oppose, la lasciò fare, e le lasciò vedere
il suo viso solcato dalle
lacrime, e da qualcosa che era come se la corrodesse dentro.
Le
braccia lunghe di Meredith strinsero il corpicino tremante di Bonnie, e
lentamente l’accolse al suo petto, come una madre fa quando
consola il proprio
figlio.
- Cosa è
successo Bonnie? – le chiese come in un soffio, sapeva che
riempirla e
aggredirla con precise domande non avrebbe risolto niente, Bonnie
sarebbe stata
solo peggio.
Meredith
l’aveva sempre vista come una sorella minore, una creatura
indifesa e bisognosa
di protezione, una creatura da trattare con estrema dolcezza. Ma
nell’ultimo
periodo Meredith l’aveva vista crescere, diventare
indipendente e brillante
come non lo era mai stata.
Perciò si
chiedeva cosa poteva essere successo di così terribile da
ridurla a quel modo,
proprio quanto tutto era finito, ed era tornato alla
normalità, per quanto
normale potesse essere la vita a Fell’s Church.
Bonnie
non rispose subito, prima si accoccolò fra le braccia
dell’amica per cercare le
parole giuste, per spiegarle perché l’aveva fatto.
Per spiegarlo anche a sé
stessa.
- Io..due
giorni fa.. –
- Avanti,
puoi parlare con me, lo sai –
Bonnie
sollevò il capo e trovò il viso rassicurante di
Meredith, e si chiese come
potesse mai vivere senza quel viso.
- Due
notti fa, Damon è venuto qui.. – Bonnie si
bloccò fissando l’amica, che le fece
cenno di andare avanti nella sua maschera indecifrabile.
Ma Bonnie
era sicura di aver visto una scintilla nei suoi occhi quando aveva
nominato il
vampiro, come se Meredith si aspettasse tutto quello che stava per
dirle.
La
ragazza dai riccioli rossi chiuse gli occhi e respirò
profondamente – Io sono
stata con Damon..ci sono stata a letto, abbiamo fatto
l’amore..dillo come vuoi,
ma lui subito dopo è andato via. Mi ha detto che tutto
sarebbe tornato come
prima e.. –
- Oh
Bonnie.. –
Meredith
l’abbracciò senza che la facesse finire di
parlare. Ma Bonnie aveva altro da
dire, molto altro.
-
Damon..è difficile resistergli lo sappiamo, è
stato difficile anche per Elena
che è saldamente innamorata di Stef.. –
-
Aspetta. Meredith, io sapevo cosa facevo, lo sapevo. Volevo farlo. Ho
visto in
lui qualcosa di diverso..ti giuro Meredith era diverso, i suoi occhi
erano..erano..oh Meredith! Forse dovrei parlargli! –
Bonnie
stava iniziando a pensare lucidamente. Avrebbe dovuto parlare con
Meredith due
giorni prima.
Aveva
semplicemente bisogno di parlare, tirare fuori tutto, riordinare i
pezzi e
comporre il puzzle.
In quel
momento stava iniziando a riordinare i pezzi, ma per farlo del tutto
aveva
bisogno di parlare con lui.
La
ragazza sentì come un impeto, una nuova forza, una
consapevolezza che d’un
tratto l’aveva fatta svegliare da quel torpore.
Bonnie si
alzò, scostando Meredith non troppo delicatamente, e
prendendo dei vestiti a
caso dall’armadio.
-
Bonnie.. –
- Non
adesso Meredith, sto cercando di sentire la sua aurea, devo
raggiungerlo e
parlargli –
- Bonnie
per favore.. –
- Non mi
farà nulla stai tranquilla – la
tranquillizzò Bonnie voltandosi con le labbra
leggermente incurvate in un sorriso.
Ma
Meredith non aveva bisogno di essere tranquillizzata, Meredith doveva
solo
trovare il coraggio di parlare, o una pausa di Bonnie per respirare
dove
infilare il suo discorso.
- Bonnie
ascoltami! –
Finalmente
Bonnie si fermò.
Lentamente
posò i vestiti sul letto, e si bloccò a fissare
Meredith, con una certa fretta,
non sapendo che a breve avrebbe sperato di avere più tempo
prima di apprendere
quella notizia.
- Bonnie,
Damon è andato via –
- Lo so,
te l’ho appena detto –
- No
Bonnie, lui è andato via..per sempre. Ha lasciato un
biglietto a Elena –
Anche
Meredith in quel momento, non riuscì a rimanere impassibile
di fronte
all’espressione di Bonnie, alla sofferenza di Bonnie.
Ricordò
perfettamente il momento in cui, alle prime luci del mattino, nel
cortile del
Pensionato, aveva incontrato Damon.
Non si
era nemmeno accorto di lei, così assorto nei suoi pensieri,
così triste. Non
credeva di averlo visto mai così vulnerabile in vita sua.
E Bonnie
in quel momento aveva la stessa, identica, espressione, mentre si
lasciava
andare in ginocchio sul pavimento.
Meredith
era andata per aiutarla, e in quel momento era peggio di come
l’aveva trovata.
Accasciata
sul pavimento, con il respiro accelerato, lo sguardo perso nel vuoto,
senza
tracce di lacrime; e quella era la cosa peggiore.
- Bonnie,
devi dimenticarlo – disse Meredith stringendo di nuovo Bonnie
al suo petto.
Nota Autrice:
Vi prometto che il
prossimo sarà meno strappalacrime xD
Grazie ancora dei commenti *-*
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Capitolo 5 *** Capitolo cinque ***
cap5
Un
anno dopo.
- Damon..
–
- Mmh.. –
Una mano
delicata gli sfiorò le spalle nude e Damon si mosse appena scrollandola.
- Dormito
male..come al solito Damon –
- Oh sta
zitta Lyla! – disse il vampiro con il suo tono più scorbutico per poi coprirsi
la testa con il cuscino, si era stufato di ascoltare le lamentela di quella
inutile umana.
Lyla si
alzò dal letto con in mano un leggero vestitino in velo, trasparente quanto un
copricostume con la differenza che il costume sotto non c’era, che indossò di
fronte al grande specchio posto sull’anta di uno degli armadi della sua camera.
Con un
gesto nervoso della mano si sistemò i lunghi capelli castani, lisci come la
seta, ma non belli quanto quelli di Elena.
- Sai,
dovrei mandarti via da casa mia per come mi tratti dopo che ti sei divertito –
Damon si
levò il cuscino dalla testa e si alzò, in un attimo fu dietro la ragazza con
una mano sul suo collo e con l’altra intenta a spostarle i capelli da un lato.
- E tu
inizi a tirartela troppo per i miei gusti – disse il vampiro guardando lo
specchio; in quel modo poteva vedere l’immagine riflessa della ragazza.
Il suo
viso delicato ed espressivo, il suo corpo scolpito e filiforme, una perfetta
attrice di Hollywood, anche caratterialmente: viziata e piena di soldi, la
tipica vittima di Damon Salvatore.
Infondo
da quella situazione ci avevano giovato entrambi: lei si faceva vedere dai
reporter con un ragazzo magnifico e lui se la spassava in una lussuosa casa di
Beverly Hills, bevendo sangue da giovani promettenti stelle del cinema.
- Certo!
Sai, mi sono scocciata di darti quello che vuoi e di stare attenta ad ogni
parola che può irritarti! Oh e chi è la tua “Streghetta”? –
Lyla
aveva iniziato ad urlare come una moglie gelosa che ha appena scoperto che il
marito la tradisce con una donna più giovane di lei, o semplicemente come una
donna che sta per avere una seria e preoccupante crisi di nervi.
In
un’altra situazione Damon le avrebbe succhiato un po’ di sangue, e l’avrebbe
lasciata sul pavimento a riprendersi dalla “sbornia”, oppure le avrebbe
spezzato il collo.
Ma in
quel momento no. In quel momento lei aveva nominato la sua Streghetta e la sua mente
cercava solamente di capire come diavolo facesse a sapere di lei.
Che poi a
sapere cosa? Di cosa si stava preoccupando?
- ALLORA?
–
L’ultimo
“acuto” di Lyla lo destò dai suoi pensieri; la ragazza non sapeva che grave
errore aveva appena commesso.
Damon
sorrise, quel sorriso finto e cattivo che preannunciava una vera catastrofe.
Strinse
la mano sul collo della ragazza e con l’altra le bloccò le braccia; un semplice
gesto bastò perché Lyla si ritrovasse con la schiena contro lo specchio, quasi
senza aria.
Il
vampiro la guardò, precisamente si soffermò a guardare le vene che facevano
fluire sangue a non finire. La ragazza aveva evidentemente paura.
- Non sai
che non si gioca con i vampiri? – ghignò Damon – E’ davvero assurdo come voi
star di Hollywood vi crediate onnipotenti –
Damon
continuava a guardare quelle vene azzurrognole; se in quel momento non avesse
deciso di spostare lo sguardo sugli occhi della ragazza l’avrebbe azzannata
sedutastante.
Ma non
poteva..doveva aspettare giusto il tempo di prendere le informazioni che
riguardavano Bonnie, poi avrebbe fatto la fine che meritava.
- Che ne
sai tu della Streghetta? –
- N-on
resp-iro – biascicò la ragazza.
- Ops ho
stretto troppo. Scusa tesoro – Damon rise e allentò la presa.
Lyla
prima di parlare cercò di riprendere fiato, ma non appena si accorse dello
sguardo di Damon si affrettò a parlare.
-
Nessuno..nessuno ti ha mai detto che parli nel sonno? –
Damon non
rispose.
Certo che
nessuno gli aveva mai detto che parlava nel sonno, di solito chi si trovava a
dormire con lui il giorno dopo non si svegliava, e nemmeno quello seguente.
-
Vediamo..sono 6 giorni che sei qui e 6 giorni hai parlato di questa Streghetta
e qualche volta di una certa Bonnie..oh anche di una tipa di nome Elena! –
Damon
continuò a guardarla perplesso.
Insomma
parlava di Bonnie e di Elena nel sonno? Non era mica diventato come suo
fratello?
Un
brivido di disgusto gli attraversò il corpo.
- Oh no
scusa..sono 5 giorni, il primo non abbiamo chiuso occhio – continuò Lyla, la
quale, pensò Damon, non era stata più interpellata. Perché continuava a
parlare?
- Io ti
accolgo in casa mia, ti do la notorietà, te la faccio spassare..e tu parli di
un’altra ragazza dopo che sei stato a letto con me? Anche se lo fai
inconsciamente non mi sta bene Damon! –
Damon
trattenne a stento le risate e Lyla sbuffo infuriata.
Davvero
una persona inutile quella Lyla. Aveva tutto, che le importava se Damon ci
tenesse o no a lei?
-
Tesoro..mi dispiace – disse accarezzandole una guancia e avvicinando le labbra
alle sue, senza sfiorarle – Da adesso andrà meglio –
La
ragazza sorrise, ma non ebbe il tempo di gioire che con un gesto fulmineo Damon
le spezzò il collo.
-
All’altro mondo – disse Damon facendo cadere il corpo senza vita di Lyla sul
pavimento.
Il
vampiro si rivestì e si sistemò i capelli neri lucenti.
Non aveva
portato granchè con sé, perciò poteva andarsene tranquillamente senza lasciare
traccia.
Uscendo
dall’enorme villa di Lyla diede un’ultima occhiata al suo corpo, e si maledì di
averlo fatto.
-
Mannaggia a te Streghetta! – si disse tra sé sbattendo la porta alle sue
spalle.
Era
capace di farlo sentire in colpa anche a distanza.
In
quell’ultimo anno, Damon aveva girato molte famose città del mondo che erano definite l’emblema della
perdizione e della lussuria, della ricchezza e del divertimento.
Ma quando
faceva qualcosa di “sbagliato” e tremendamente cattivo, Damon immaginava i
grandi occhi castani di Bonnie e si sentiva in colpa.
Non
sapeva esattamente perché, sapeva solo che se n’era andato da Fell’s Church per
dimenticare Elena e non solo gli sembrava di non averlo fatto del tutto, in più
per la testa aveva anche quella Streghetta.
Ma che
aveva fatto di male?
Lui era
misterioso, perfido e sanguinario, e non dolce e smielato come quello
smidollato di suo fratello Stefan!
Eppure
Lyla, con quella confessione che gli aveva fatto sul “parlare nel sonno”, l’aveva
fatto sentire davvero in quel modo.
Così dopo
essere entrato nella sua fidata ferrari, l’unica donna che non l’avrebbe mai
messo in discussione, se non quando aveva bisogno di un bel pieno, decise che
era il caso di fare un salto a Fell’s Church.
Perché,
secondo Damon, aveva bisogno di confrontarsi con suo fratello per rendersi conto
che non era smielato come lui; anche se in realtà infondo Damon stesso sapeva
che il vero motivo che lo spingeva a tornare in quella stramba città era un altro.
Nota autrice:
Lyla è ovviamente un personaggio di pura invenzione, introdotto
da me, che non è appunto presente nella saga della Smith.
vavi: grazie *-* è perchè io mi identifico molto in Bonnie xD spero ti piaccia anche questo capitolo^^
wanda nessie: grazie caVa! eeeeh, è il caratteraccio di Damon xD ma magari più avanti ci sorprenderà *-*
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Capitolo 6 *** Capitolo sei ***
Bonnie si sentiva così leggera. Era una sensazione
incredibile.
Il peso degli esami dell'ultimo anno l'aveva distrutta, insieme ad
altro a cui non voleva pensare più, ed in quel momento era
finalmente libera.
Erano tutti lì, ad aspettarla nel corridoio della Robert E.
Lee High School.
Stefan cingeva i fianchi di Elena, perfettamente cammuffata, Meredith
era in piedi accanto ad Alaric che aveva appena terminato il suo corso
ed era tornato per l'estate; Caroline, che non ricordava quasi nulla di
quello che era successo con Shinichi un anno prima, e..Matt.
Quel dolce biondino dagli occhi azzurri con un mazzo di fiori in mano,
perchè quel giorno era anche il compleanno di Bonnie.
La ragazza sorrire e sospirò, buttando fuori tutta la
tensione, tutto ciò che fino a quel momento l'aveva
oppressa, e iniziò a correre.
Corse veloce e si buttò fra le braccia di Matt.
- Ehi che entusiasmo - disse lui stringendola con un braccio - Buon
compleanno e complimenti per l'esame, sei stata grande - le porse il
mazzo di fiori, una composizione di margherite e rose che emanava un
profumo soave.
Bonnie si staccò da Matt e prese il mazzo di fiori, per poi
guardarlo perplessa, ma con un mezzo sorriso.
- Avete ascoltato l'esame? - guardò tutti i suoi amici, uno
per uno per poi fermarsi di nuovo su Matt.
- Sì..bè, non trovavamo giusto il fatto che ti
sentisse solo Stefan - intervenne Elena prendendola per il braccio e
attirandola a sè per abbracciarla.
Bonnie aveva espressamente chiesto ai suoi amici di non assistere alla
sua prova orale, solo Stefan poteva, ovviamente non glielo si poteva
impedire se non facendolo allontanare dall'edificio scolastico.
- Ok vi perdono, solo perchè è andata bene! -
sorrise euforica e passò ad abbracciare il resto dei suoi
amici.
Quando si ritrovò di nuovo di fronte a Matt, con gli occhi
fissi nei i suoi, Bonnie sentì dentro di sè una
sensazione di tranquillità, la stessa che aveva sempre
sentito guardando Matt Honeycutt.
Il ragazzo velocemente le tolse di mano il mazzo di fiori che senza
guardare lanciò a Stefan, le prese il viso fra le mani e la
baciò.
Bonnie ricambiò il bacio, infondo era il suo ragazzo da due
mesi ormai, ed erano felici..in un certo senso.
Matt lo era sicuramente, Bonnie a volte si trovava ad osservarlo, a
vedere i suoi occhi brillare per lei; ma lui si accorgeva di quello che
dicevano gli occhi di Bonnie?
Lei era stanca. Voleva solo vivere la sua vita senza il fantasma di un
amore impossibile.
E ci stava riuscendo, adorava Matt; e a volte riusciva anche a non
sognarlo..ma ogni tanto, in momenti come quello, sentiva che le mancava
qualcosa.
Bonnie sorrise e accarezzò la guancia di Matt, delicatamente.
Tutti uscirono dall'edificio fieri, come una schiera di soldati che era
appena riuscita a battere il nemico, pronti a festeggiare tutta la
notte.
Ma era ancora giorno e Bonnie sarebbe dovuta andare a pranzo da Matt,
perchè i suoi genitori erano fuori città.
Elena le aveva fatto indossare un completino nero di pizzo,
perchè sentiva che quel giorno sarebbe stato il
più bello della vita della sua migliore amica.
"Bonnie la prima volta non si scorda mai..soprattutto se lo si fa con
la persona che si ama", le aveva detto Elena euforica.
Appunto.
Bonnie non aveva dimenticato un solo istante della sua prima volta, il
problema era che tutti, tranne Meredith, pensavano che la sua prima
volta sarebbe stata quel giorno..con Matt.
Persino Stefan! Elena le aveva detto che Matt era andato da lui a
chidergli dei "consigli".
E se Matt avesse scoperto che lei non era più..vergine? Oh
diamine certo che lo avrebbe scoperto!
Bonnie era talmente impaurita che le tremavano le gambe, ed Elena la
guardava con un luccichio negli occhi, come si guarda la propria figlia
che sta per affrontare il suo primo giorno di scuola.
Ma Bonnie era convinta che se avesse saputo che aveva perso la
verginità con Damon Salvatore, l'avrebbe guardata come si
guarda una ragazza che aveva subito delle violenze.
- Bonnie? -
Matt era appoggiato al tettucio, dal lato del guidatore, della sua auto
nuova di zecca; quella volta, per il diploma, i genitori gli avevano
regalato una vera macchina.
- Entri? -
- Oh sì scusa - Bonnie sorrise e si voltò a
guardare gli amici, tutti accoppiati tranne Caroline che sarebbe
tornata a casa con Stefan ed Elena.
- Stasera alle 8 in punto al pensionato! - disse Bonnie più
a Caroline che agli altri, infondo Stefan ed Elena vivevano
lì quando non se ne andavano giro per il mondo.
Salutò con un cenno della mano e aprì lo
sportello. Stava per entrare nell'Audi ultimo modello di Matt quando
sentì qualcosa sfiorarle la spalla.
Voltò la testa e si toccò la spalla incriminata,
tastando qualcosa di morbido e liscio. Prese la piuma e se la
rigirò fra le mani.
Era nera e lucente e a contatto con i raggi del sole aveva dei riflessi
arcobaleno.
Era la piuma di un corvo.
Damon Salvatore era appollaiato sul ramo di un albero, giusto di fronte
la camera da letto di quel Mutt.
Aveva seguito la sua Streghetta fino a lì, avendo sentito
che quello era il giorno del suo diciannovesimo compleanno.
Aveva scelto una giornata fantastica per tornare a Fell's Church, vero?
Damon pensava di sì, questo però prima di vedere
quello sporco umano baciare il suo Uccellino, portarla fino in camera
sua e toglierle la maglietta.
- Bonnie.. - continuava a sussurrarle il suo nome e lei continuava a
tenere gli occhi chiusi, non l'aveva guardato una volta.
Certo, non è un granchè..pensò Damon
una volta tornato nella sua splendente forma vampirica.
Si sistemò sul ramo con la gamba destra a penzoloni per
godersi la scena, o meglio per decidere quanto avrebbe dovuto soffire
Matt per quello che stava facendo a Bonnie.
Damon si issò leggermente quando vide che i due avevano
preso possesso del letto.
- Bonnie io.. - Bonnie non l'aveva nemmeno fatto finire di parlare,
l'aveva baciato chiudendogli quella boccaccia.
Damon si sentiva strano, quella scena gli ricordava qualcosa..oh certo!
Quando si era ritrovato a guardare Elena e Stefan ad amoreggiare
all'Old Wood.
C'era qualcosa di diverso però, Damon sapeva che Elena amava
quello smidollato di suo fratello..ma Bonnie?
Da quando in qua se la faceva con il biondino cerca-guai?
Stava pensando a quanto fosse caduta in basso la sua Streghetta quando
qualcosa in quella stanza attirò la sua attenzione.
Bonnie si era fermata, aveva spinto via Matt e velocemente si stava
rimettendo la maglietta e il jeans attillato, che, a detta di Damon, le
stava da dio.
- Scusa Matt..io non ce la faccio..scusami.. - farfugliò la
ragazza cataputandosi giù per le scale.
- Vai così Streghetta! - esultò Damon
ridacchiando, quasi cadde dall'albero mentre danzava sul ramo a tempo
di una melodia che aveva sentito nel negozio di antiquariato dove era
solito "fare colazione", e che lo tormentava dal giorno prima.
Vide Bonnie uscire dalla casa correndo, e Matt in boxer seguirla fino
alla soglia della porta.
- Bonnie! Aspetta! Possiamo parlarne! - urlò il biondino, ma
Bonnie continuò a correre, piangendo.
Damon avrebbe voluto seguirla e consolarla, ma non era bravo in quel
genere di cose, e poi aveva qualcosa di importante da fare.
Quando Matt rientrò in casa, Damon saltò
giù dall'albero, e con la stessa eleganza si
avvicinò all'auto del ragazzo.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso beffardo, quello che non
prometteva nulla di buono.
- Così impari ad avvicinarti alla mia Streghetta -
sussurrò con un ghigno.
Spazio Autrice:
Gloglo_96: sì infatti, quello è sempre
stato il punto debole di Damon xD comunque grazie mile per i
complimenti *-*
_Valy_ e wanda nessie: waaa grazie a voi, mi commentate
sempre *-* per il prossimo ho una beeeella idea se riesco metterla nel
capitolo xD
ColSoleInFronte: ale *-* thaaaaaaaaanks. sìsì
Damon me lo sono studiato <3 lo adoro lo sai xD e Bonnie mi
viene estremamente facile, mi ci rivedo abbastanza in lei!
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Capitolo 7 *** Capitolo sette ***
Damon versione corvo osservava la "festa" del Pensionato con un certo
interesse, schermando la propria presenza.
Elena danzava aggraziata come un vero angelo, e i suoi capelli color
del grano si sparpagliavano sulle sue spalle strette e asciutte, come
fossero fili dorati e luminosi.
Era bellissima, di una bellezza che faceva male, e a Damon aveva fatto
male per tanto tempo.
In quel momento però era preoccupato per la sua Streghetta,
rilegata in un angolo a lanciare sorrisi forzati ai suoi amici che
cercavano di coinvolgerla nel ballo e nel karaoke.
- Avanti Bonnie! E' la tua festa! - la incitava Elena trascinandola in
pista.
Matt la osservava dall'altro capo della stanza, ogni tanto si alzava e
avanzava verso di lei, poi tornava indietro facendo finta di aver
dimenticato cosa doveva fare.
Patetico, pensò Damon sbuffando. Avrebbe dovuto ucciderlo
molto tempo prima.
Patetico fu anche il gesto di suo fratello, Santo Stefano, che lo
spinse in direzione di Bonnie; Damon annotò mentalmente la
lezioncina che avrebbe dato al fratello più tardi.
- Ehi Bonnie, posso parlarti? -
Damon volò fino al davanzale della finestra, nascondendosi
dietro il risvolto della tenda color crema, doveva sentire ogni parola.
- Ti prego Bonnie.. - la implorò il biondino, che ormai
poteva quasi strisciarle ai piedi.
Quando le posò una mano sul fianco Bonnie si ritrasse
istantaneamente, come se avesse preso una terribile scossa elettrica.
- Io..io ho bisogno di una boccata d'aria ora.. - disse con voce quasi
tremolante, tipica di Bonnie quando era tesa o aveva paura. Damon aveva
imparato a riconoscere i suoi strilli acuti da tempo ormai.
Bonnie si era precipitata giù per le scale ma nessuno ci
aveva fatto caso, a parte Caroline che non appena sparì
dalla sua visuale si fiondò su Matt come un avvoltoio sulla
sua preda inerme.
Mentre Damon riprese la sua forma e, nascosto dietro i cespugli di una
strana pianta della signora Flowers, osservò Bonnie sedersi
sulla scalinata d'ingresso.
Il vento le scompigliò i riccioli rossi come fiamme
indomabili e Damon potè sentire quel suo profumo ammaliante.
Lo adorava. Era dolce e afrodisiaco allo stesso tempo, come la sua
personalità.
Damon non potè fare a meno di ripensare alla notte passata
con Bonnie circa un anno prima: la sua pelle che diventava
incandescente quando le sue dita affondavano decise in essa; quel suo
profumo inebriante; la sua dolcezza incantatrice quando incontrava i
suoi occhi; quella sua inaspettata passionalità e audacia.
Quella era Bonnie, come nessuno l'aveva conosciuta, e lui aveva avuto
il piacere e la fortuna, aggiunse tra sè, di farlo.
Damon guardò il Rolex che aveva al polso, accorgendosi che
era quasi mezzanotte; perciò recuperò il mazzo di
girasoli nascosto fra i cespugli e camminò verso Bonnie, il
suo compleanno non sarebbe durato ancora molto.
La ragazza non si era ancora accorta di niente, troppo impegnata a
pensare alla macchina di Matt.
Non c'era dubbio che ci fosse lo zampino di Damon, visto che sullo
sportello destro dell'auto la vernice grigia metellazzata grattata via
formava la frase "Non toccare più il mio Uccellino".
Fortunatamente solo Bonnie sapeva che Damon a volte la chiamava
Uccellino, oltre a Streghetta.
In realtà l'aveva sentito chiamarla così solo la
notte in cui..bè quella notte, e da allora se ne era sempre
chiesta il perchè.
Non assomiglio ad un uccellino..pensò la ragazza sbuffando.
La situazione si era fatta più grave del previsto, ma Bonnie
in fondo, in un angolino del suo cuore, aveva imprigionato uno stato
d'animo che non doveva assolutamente sopraffarla: felicità.
Era felice che Damon fosse tornato, anche se non avrebbe dovuto
esserlo. Matt sarebbe potuto morire sotto le sue zanne in un qualsiasi
momento, se solo si fosse avvicinato a lei, anche se non ne capiva il
motivo..insomma, a lui non importava niente giusto?
- Ciao Streghetta -
Bonnie balzò in piedi e inciampò sul gradino
della scalinata, e se non fosse stato per Damon Salvatore sarebbe
caduta. Non che non ci fosse abituata, ma serebbe stato doloroso.
- Tutto bene? -
Bonnie non sapeva cosa dire, e anche se avesse avuto qualche idea non
avrebbe pututo esporla visto che la sua bocca si aprì senza
emettere alcun suono.
Lo sapeva che era tornato, l'aveva capito prima di trovarselo davanti,
quando aveva visto la piuma nera di un corvo e quando aveva saputo
della macchina di Matt.
Ma trovarselo di fronte, così dannatamente vicino era tutta
un'altra storia.
Del resto anche Damon non si aspettava un incontro così
ravvicinato.
Teneva Bonnie stretta per la vita, per evitare che cadesse, ma oramai
avrebbe dovuto tenersi in piedi da sola no?
Visto che la ragazza non accennava a parlare, forse troppo sconvolta da
quella visione spettacolare, pensò il vampiro, Damon la fece
sedere ancora sugli scalini e, con un sorriso frantuma cuori, le porse
il mazzo di girasoli.
- Buon compleanno Streghetta - disse suadente, più del
solito.
Damon quel giorno l'aveva sentita pensare che avrebbe gradito di
più dei girasoli, ma che le rose di Matt erano comunque
bellissime.
Lui ovviamente era e doveva apparire di più di quel Mutt da
strapazzi.
- G-Grazie.. - balbettò finalmente Bonnie, con gli occhi
ancora spalancati e le guance di un rosa acceso.
Damon sorrise, finalmente aveva sentito la voce di Bonnie, un
pò sconvolta certo, ma andava bene lo stesso.
La ragazza era sempre più esterrefatta, il fatto che Damon
le avesse regalato i suoi fiori preferiti non era sicuramente una
coincidenza..ma dannazione, lui era lì in quel momento, il
giorno del suo compleanno.
Bonnie constatò che aveva decisamente bisogno di sbattere la
testa contro un muro, o di immergerla dentro una vasca piena di acqua
ghiacciata. Forse in quel modo sarebbe stata in grado di pensare
più lucidamente, come Meredith.
No, ai livelli di Meredith non ci sarebbe arrivata mai.
Ma che Damon era sparito senza salutarla, e che aveva quasi distrutto
la macchina nuova di Matt, e che l'aveva fatta stare male per un anno
intero..bè quello doveva riuscire a metterlo in conto.
Bonnie si scostò, accorgendosi che le loro spalle potevano
toccarsi, e quel contatto non andava proprio bene, no.
"Cancellalo Bonnie, ti
farà solo soffrire"
Si stampò in testa le parole di Meredith e finalmente
guardò Damon con un espressione che diceva tutto, tranne che
fosse un san bernardo davanti ad una tavola imbandita.
- Cosa vuoi? - biascicò dandosi della stupida mentalmente.
Doveva essere più convincente, o lui non l'avrebbe presa sul
serio.
Damon inclinò la testa e la guardò da sotto le
ciglia nere e scintillanti - Sono venuto a farti gli auguri, ho saputo
che.. -
- Cosa vuoi davvero, Damon -
Stavolta Bonnie si sentì fiera di sé stessa, era
ruiscita a zittire Damon, per qualche istante certo, ma ci era riuscita.
- Non fare la difficile Bonnie, non lo sei -
Uno schioppo risuonò nell'atrio del pensionato.
Bonnie aveva tirato un sonoro schiaffo a Damon Salvatore. L'aveva fatto
davvero, perchè lui in quel momento si stava massaggiando la
mascella e la stava guardando con un'espressione che, se non l'avesse
vista con i suoi occhi, non avrebbe mai creduto che facesse parte
dell'estesa gamma delle espressioni del vampiro.
Era letteralmente sconvolto, e spiazzato.
- Notevole - disse sfoggiando nuovamente il suo sorriso beffardo, come
a dire che aveva brillantemente assorbito il colpo.
Bonnie si alzò, le sue emozioni erano contrastanti e
contorte e difficili da comprendere, ma una su tutte spiccava, ed era
la rabbia. Come aveva potuto dirle che era una ragazza..facile? Bonnie
elencò mentalmente tutti i sensi possibili di quella frase,
e non gliene piacque neanche uno.
- Lasciami in pace Damon! E lascia stare anche Matt! -
Detto ciò Bonnie si voltò per salire le scale, ma
il suo braccio fu bloccato tenacemente con una presa che pur volendo
non avrebbe mai potuto contrastare.
- Non puoi stare con Mutt! -
- Matt! -
- Sì è uguale. E' ridicolo! Meriti molto di
più di quell'inutile umano -
Bonnie lo guardò, e nei suoi occhi potevano scorgersi fiamme
in continuo fermento.
- E quello saresti tu? -
Damon non rispose, ricambiò semplicemente il suo sguardo
senza battere ciglio.
Non capiva perchè stesse sostenendo quella "conversazione
accesa".
Perchè Bonnie
non si tocca, non che mi importi qualcosa di lei, ovvio.
Decise infine.
- Non ti piace veramente -
- Questo è quello che pensi tu, Damon. Io lo..amo. -
Non sembrava molto convincente quel suo ultimo intervento, in
realtà Bonnie non sapeva se quello che provasse per Matt
fosse amore, ma sicuramente l'aveva fatta rivivere dopo che Damon era
andato via, proprio il vampiro davanti a lei.
- Ma se non sei neanche riuscita ad andarci a letto! -
Un altro sonoro ceffone colpì la guancia di Damon, questa
volta però Bonnie corse subito all'interno del pensionato,
sbattendo la porta alle sue spalle.
Si lasciò cadere contro la parete, scivolando fino al
pavimento. Solo quando alzò lo sguardo per asciugarsi le
lacrime che avevano iniziato a rigarle il viso, si accorse che Meredith
era in piedi di fronte a lei, con le braccia incrociate al petto e con
l'espressione di una sorella maggiore preoccupata.
- E' tornato..- biascicò Bonnie abbassando lo sguardo, anche
se Meredith si era ormai accorta che stava piangendo, per lui..ancora.
Si chinò e la strinse a sé. A Bonnie un dejavou,
come rivivere una vecchia situazione, come se tutti gli sforzi che
aveva fatto in un anno si fossero dileguati all'improvviso..come se
fosse quel giorno.
- Bonnie, domani passerà, ne sono sicura. Dormici su e
vedrai che l'indomani penserai solo a quanto sei stata stupida a
lasciarti scappare la serata con Matt -
Meredith sorrise e Bonnie non potè fare meno di imitarla,
promettendo a sé stessa che staquella volta avrebbe pensato
solo a sé stessa, a ciò che era meglio per lei e
per il suo futuro..e Matt doveva essere il suo futuro.
Spazio Autrice:
Grazie ancora a Gloglo_96 e wanda nessie per le recensioni *-*
Spero di non avervi deluso con questo capitolo!
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Capitolo 8 *** Capitolo otto ***
Fortunatamente
Damon non aveva problemi di occhiaie, o di particolare stanchezza.
Quella notte
non era riuscito a chiudere occhio, e non perchè l'albero
fosse scomodo.
Insomma
ne aveva trovato uno bello grande, con dei rami lisci e lunghi, davvero
comodi,
e senza intrusi di alcun genere, men che meno diavoli di nome Shinichi.
Tuttavia
c'era sempre qualcosa che gli teneva la mente occupata e che lo faceva
vagare
per lande e deserti..ovvero la strana conversazione con Bonnie.
Era
ostile, sì la Streghetta gli era diventata estremamente
ostile.
Certo, ammise Damon,
non sono stato un
angioletto in stile Santo Stefano con lei, nè oggi
nè un anno prima, ma sono
Damon Salvatore, io.
Il
vampiro sistemò le mani dietro la testa e allungò
le gambe sul ramo,
incrociandole. Il suo viso, che alla luce della luna sembrava diafano,
era
rivolto verso l’alto, in corrispondenza di una stella in
particolare,
esattamente al centro della sua prospettiva.
Sembrava
la più grande e la più luminosa, lo accecava, era
come se le altre di fronte ad
essa sparissero.
Ma gli
bastò scostare leggermente lo guardo per rendersi conto che
ce n’erano tante,
più grandi, più piccole, diverse.
Ce n’era
una, proprio vicino a quella che inizialmente l’aveva
folgorato, che sembrava
scintillasse. Era talmente bella che Damon cominciò a
chiedersi il motivo per
cui non l’aveva notata prima.
Scosse la
testa e tornò a pensare a Bonnie, a Mutt e
all’entrata trionfale che avrebbe
dovuto fare l’indomani, a meno che la Streghetta non avesse
intenzione di
rovinargli la sorpresa.
Era
sicuro che ne fosse capace, in fondo non la smetteva un attimo di
parlare,
perché avrebbe dovuto farlo in quell’occasione?
Damon
osservò ancora una volta la piccola stella scintillante, lo
attraeva come una
calamita e gli faceva tenerezza, così piccola in confronto a
quella più grande
al centro.
Tenerezza?
- Wow,
non credevo che Damon Salvatore avesse un cuore –
Damon
scattò in piedi e in equilibrio sul ramo guardò
verso il basso dove suo
fratello Stefan lo guardava accennando un mezzo sorriso, quasi potesse
essere
contento di vederlo.
Impossibile,
pensò Damon saltando giù
dall’albero aggraziato e agile come una gazzella.
- Ciao fratellino,
che piacere –
- Eri un
po’ distratto? –
Damon
spense istantaneamente il sorriso beffardo che aveva riservato a Stefan
– Ti
avevo sentito – mentì.
Stefan
lasciò correre, non era il caso di iniziare a litigare con
Damon, voleva solo
sapere perché era tornato e cosa voleva da Bonnie.
Non aveva
detto ancora nulla ad Elena, per non allarmarla, sapeva quanto tenesse
a Bonnie
e a Damon, sì purtroppo anche a lui.
- Dove
hai lasciato il tuo angelo biondo? – il sorriso beffardo
tornò ad incurvare le
labbra carnose di Damon, doveva ammettere che sfottere suo fratello gli
era
mancato.
- E’ al
pensionato con gli altri, sono rimasti tutti a dormire
lì..tu che ci fai di
nuovo a Fell’s Church? Non eri in giro per il mondo a fare
stragi di cuori? –
Damon
sorrise ancora, era incredibile come la sola compagnia di Elena
l’avesse reso
così sarcastico e forse meno rammollito del solito. Quella
ragazza era una
bomba, l’aveva sempre pensato, sarebbe stata una perfetta
principessa delle
tenebre, se solo non fosse stata innamorata di Stefan, e questo le
faceva
perdere davvero tanti punti.
-
Mmh..avevo voglia di rivedere i miei vecchi amici e il mio fratellino
–
- E
Bonnie cosa c’entra? –
Damon si
oscurò ancora. L’aveva visto parlare con Bonnie
forse?
- Le ho
fatto gli auguri –
- E
perché hai rovinato la macchina di Matt? –
Damon non
potè fare a meno di digrignare i denti; la sua teoria era
stata appena
confermata: la Streghetta aveva già raccontato tutto a
Stefan, il paladino
della giustizia.
- Non
sopporto quel Mutt, stava costringendo Bonnie a fare qualcosa che non
voleva
fare –
Stefan
inarcò un sopracciglio, in quel momento sembrava davvero il
fratello di Damon.
- Non
credo che MATT possa fare una cosa del genere a Bonnie, e comunque ti
prego di
non usare più alcun potere su di lei o dovrò
tornare ad usare la verbena. Ho
dovuto leggere la sua mente per capire cosa avesse di strano –
Spiazzato,
fu l’unica sensazione che provò in quel momento.
Damon si ritrovò completamente
spiazzato. Inclinò la testa da un lato e sorrise tra
sé e sé. Infondo, forse,
Bonnie non gli era così ostile.
- Agli
ordini - disse in quel momento di nuovo raggiante.
Diede una
pacca sulla spalla di Stefan e si allontanò mormorando un
euforico "Ci
vediamo domani" e sparendo fra la boscaglia.
Non c'era
niente di meglio di un Damon Salvatore di buon umore in circolazione.
- E'
tornato Damon? Stai scherzando? -
Elena
usava la voce grossa quando voleva mascherare qualcosa. Il fatto che lo
facesse
proprio nel momento in cui Stefan le stava riferendo che Damon era
tornato non
era sfuggito a Bonnie e a quanto pareva nemmeno a Meredith.
- Non
dovrebbe importartene giusto? - sussurrò Meredith
all'orecchio della ragazza
dai riccioli rossi che si stava torturando i capelli attorcigliandoli
fra le
dita nervosamente.
Bonnie la
guardò con un'espressione esterrefatta, come a dire "ovvio
che no, per chi
m hai presa?", ma era risaputo anche che Bonnie faceva davvero pena
come
attrice.
- Matt.
Lo vedi? E lì appoggiato al muro che non smette di fissarti.
Matt, Bonnie!
Matt! -
- Lo so -
Si limitò
a dire, prima che Meredith la spingesse in direzione di Matt, il suo
ragazzo.
- Ciao..
-
Molto
nota era anche la goffaggine di Bonnie, certo cominciare
così non era il modo
migliore.
Ma forse
Matt non l’adorava anche per quello?
- Vieni
qui -. Matt la prese per il braccio e la trascinò a
sé, abbracciandola.
- Ho
sempre saputo che hai una strana attrazione per Damon, lui ti manipola
con i
suoi giochetti. Ma finchè ci sarò io non dovrai
preoccuparti di questo -
Bonnie
alzò il viso verso il ragazzo e accennò un
sorriso estremamente falso, cercando
di renderlo il più veritiero possibile.
Ma cosa
diamine aveva capito?
Sembrava
che le cose non potessero peggiorare finchè Damon non
apparve alla finestra del
pensionato.
Fantastico,
pensò
Bonnie con un
groppo alla gola, sentendo la stretta di Matt farsi più
forte.
La
ragazza però lo fissò entrare dalla finestra,
sorridere beffardamente, posare
il suo sguardo su Elena davanti a lui, e farle un aggrazziato inchino.
- Elena -
- Damon -
Lo
sguardo di Damon le fece chiedere come aveva mai potuto pensare che lui
potesse
essere tornato per lei. Essere una strega non vuol dire avere
un sesto
senso,no.
Era ovvio
che amasse ancora Elena, chi non l'amava? Probabilmente anche Matt
provava
ancora qualcosa per lei.
- Si è
formata una nuova coppia durante la mia assenza? -
Bonnie
che si era persa fra i suoi pensieri, fissando un punto indefinito di
fronte a
sé, tornò alla realtà spostando lo
sguardo su Damon, che senza alcun pudore la
guardava da capo a piedi, come se Matt accanto a lei non esistese.
- Sì -
La voce
ferma e gelida uscì proprio dalle labbra color della fragola
della dolce
Bonnie, con stupore di Damon.
Pensò che
quella ragazza aveva troppi sbalzi d'umore, davvero troppi anche per
essere
Bonnie.
-
Parecchio..assortita - si limitò a dire Damon accorgendosi
finalmente di Matt e
rivolgendogli una di quelle sue espressioni che dicevano semplicemente
"Io
sono meglio di te".
Bonnie
sentì perfettamente il corpo di Matt irrigidirsi - Sei
tornato a rompere.. -; e
subito la ragazza gli tirò una sonora gomitata nello stomaco
che lo fece
zittire.
Non aveva
visto una sola volta in cui Matt e Damon non si prendessero a parole, e
non
aveva mai visto Matt avere la meglio su di lui.
Solo
qualche istante dopo Bonnie si accorse che il silenzio aleggiava nella
stanza e
che tutti stavano guardando i tre imputati, il triangolo, come quando
poco
tempo prima guardavano Stefan, Elena e Damon. E Damon ovviamente c'era
sempre.
Fortunatamente,
pensò Bonnie prima di capire quello che stava succedendo,
l'espressione
preoccupata di Stefan e quella indagatrice di Damon distolsero
l'attenzione di
tutti da lei.
- Hai
sentito? -
- Sì -
I
fratelli Salvatore si guardarono per un lungo istante, come se stessero
comunicando silenziosamente, e probabilmente lo stavano facendo
davvero; poi
entrambi scattarono verso la finestra del pensionato della signora
Flowers e si
buttarono di sotto.
Bonnie ed
Elena scattarono in avanti e si affacciarono alla finestra, nonostante
sapessero che non avrebbero mai potuto farsi male, erano dei vampiri ed
erano
già morti.
Ma erano
già spariti.
- Ma
che.. - e con la stessa velocità tornarono.
- Stefan!
- Elena corse gli corse incontro agitando la sua chioma color del grano
e
Bonnie istintivamente osservò i suoi riccioli rossi con
qualche doppia punta
qua e là.
Decise di
limitarsi ad ascoltare.
- Cosa è
successo? -
- Abbiamo
sentito una scarica di Potere, non eccessivamente forte ma.. -
-
Provocatoria - concluse Damon intromettendosi. Quando usava quel tono
serio,
rare volte a dire il vero, Bonnie lo trovava estremamente sensuale.
La
ragazza scosse la testa come a lasciar fuggire quel pensiero che non
doveva
assolutamente appartenerle.
- Voleva
sfidarci, attirare la nostra attenzione -
- Perchè
avrebbe dovuto farlo? Siete due vampiri potenti - Elena
guardò Damon e poi
Stefan. Quest'ultimo era diventato potente perchè beveva
ancora il suo sangue,
che gli conferiva un'aura e un'energia quasi impareggiabili. E
Damon..bè lui si
nutriva di sangue umano, come sempre, ma senza uccidere, o almeno un
anno
prima.
- Non lo
sappiamo - rispose Stefan - Ma ora ha schermato la sua presenza, non
vuole
essere rintracciato -
-
Prevedibile -
- E
quindi che facciamo? - intervenne Meredith, sempre impassibile. Ma
Bonnie
riusciva a vedere una nota di preoccupazione nel suo viso, meno
evidente di
quella che riusciva a scorgere nel viso di Elena e in quello di Matt.
Mentre
Caroline, in un angolino della stanza, si limava tranquillamente le
unghie.
-
Scoviamo il bastardo prima che faccia qualche danno – disse
Damon risoluto, con
un’aria quasi divertita, probabilmente le avventure con quel
gruppo di umani
gli erano mancate più di quanto avesse pensato.
Spazio autrice:
Innanzittutto ringrazio coloro che mi seguono e che con le loro
recensioni mi danno la voglia di andare avanti col scrivere questa
storia, e anche qualche consiglio!
Ultimamente ho avuto parecchio da fare, causa università u.u
ma fortunatamente sono riuscita a terminare il capitolo 8! Spero di
iniziare presto il seguito! (:
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Capitolo 9 *** Capitolo nove ***
- Per
quanto tempo ancora mi terrai il muso? –
Bonnie si
fermò solo per lanciare un’occhiataccia a Damon e
poi tornò a camminare
cercando di non inciampare fra le erbacce alte, nel cuore
dell’Old Wood non si poteva
mai sapere cosa ci si potesse trovare.
- Oh
adesso non mi rivolgi neanche più la parola, Streghetta?
–
Questa
volta nello sguardo di Bonnie potevano quasi distinguersi delle piccole
fiamme
che avrebbero dovuto incenerire Damon, tanto che il vampiro si
avvicinò al suo
viso per osservare gli occhi castani e furenti della ragazza.
Bonnie
aveva deciso di adottare quella tattica. Doveva semplicemente sembrare
arrabbiata, scontrosa, acida e tagliente.
Doveva in
qualche modo allontanarlo no?
Era
inutile illudersi con Damon Salvatore. Lui era ambiguo, esattamente.
Voleva
tenere due piedi in una scarpa? Bè, Bonnie avrebbe fatto in
modo di levargli
quella scarpa.
- Voglio
solo trovare quel dannato vampiro, ok? –
-
Dannato.. – Damon roteò gli occhi e si
portò una mano al mento, mentre
lentamente si avvicinava a Bonnie.
Dopo
qualche istante la ragazza ricordò il meccanismo per usare
le sue gambe e
indietreggiò fino a che non si trovò con la
schiena contro il tronco ruvido di
un albero..e con il viso perfetto di Damon a pochi centimetri dal suo.
Lui stava
sfoggiando uno di quei suoi sorrisi a 250 watt con una nota beffarda
nell’incurvatura delle labbra carnose, mentre Bonnie
semplicemente aveva la
bocca aperta a mezz’aria.
- Mai
quanto me, Streghetta – concluse dopo quella breve
riflessione sulla parola
“dannato”. E chi poteva esserlo più di
lui?
Bonnie ci
mise qualche secondo a collegare il cervello alla lingua per poter
emettere
qualche parola di senso compiuto, una cosa che probabilmente non
sarebbe
cambiata mai. Poteva tenersi lontana e distaccata da Damon quanto
voleva, ma
niente avrebbe cambiato le sensazioni che le suscitava la sua vicinanza
o anche
semplicemente il suo ricordo.
- Infatti
sei molto peggio.. –
Quel
borbottio incerto non sfuggì al fine udito del vampiro che
come un velocissimo
predatore le bloccò le braccia impedendole di muoversi.
- E’
ammirevole questo tuo vano tentativo di.. resistermi – Damon
liberò una mano e
delicatamente passò il pollice sulle labbra color fragola di
Bonnie.
Poteva
sembrare un normale gesto alla Damon Salvatore, insomma forse anche lui
pensava
che lo fosse, ma effettivamente quello che non riusciva a resistere
probabilmente era proprio lui.
Erano
quegli occhi: così dolci, come una colata di cioccolato fuso
e caldo..
Questo
pensiero che gli attraversò la mente lo
scombussolò un tantino, anche se da
fuori continuava a sembrare beffardo e sicuro di sé.
Mentre
Bonnie appariva sempre più vulnerabile mentre vedeva le
labbra di Damon
avvicinarsi alle sue lentamente.
Ma
qualcosa si mosse fra i cespugli.
Bonnie si
voltò in direzione del rumore, un po’ impaurita
mentre Damon rimase immobile
emettendo solo un leggero sbuffo.
Le loro
menti in quel momento erano così diverse eppure talmente
compatibili: Bonnie
stava pensando a qualche incantesimo che aveva letto nei libri Druidi
di sua
nonna, da sferrare al misterioso vampiro; mentre Damon pensava a come
disintegrare il suo nemico.
Peccato
che non era lo stesso nemico a cui stava pensando Bonnie.
- E’ il
tuo..ragazzo – digrignò facendo uscire a fatica
l’ultima parola.
Damon era
irritato. Era facile per lui passare da uno stato di totale
compiacimento
all’ira o all’irritazione, soprattutto se di mezzo
c’era un certo Mutt.
- Metti
giù le mani da Bonnie! –
Damon
sollevò le mani e si allontanò di qualche passo,
senza distogliere lo sguardo
da Bonnie che lo alternava da lui a Matt.
Fu così
facile che Matt si mise in posizione d’attacco aspettandosi
un assalto a
sorpresa.
Ma il
vampiro alzò gli occhi verso di lui e lo guardò
semplicemente con la sua solita
aria di superiorità.
- Non
obbligherei mai Bonnie a fare qualcosa che non vuole fare –
disse, e quello per
Matt fu peggio delle zanne del vampiro nel suo collo.
Elena gli
aveva sempre detto che Damon era tutto tranne che un bugiardo, un
vampiro di
parola insomma. Ma Matt non poteva credere che non l’avesse
influenzata
cercando di barciarla.
Pensando
a quello che avrebbe potuto farle fare se non fosse arrivato senti
montargli in
corpo una rabbia omicida e fece per scagliarsi contro Damon, per circa
la
milionesima volta.
- Brutto
bastardo.. –
- Basta!
–
Bonnie si
frappose fra i due allargando le braccia, toccando il petto di Matt con
la mano
destra e sfiorando quello di Damon con la sinistra.
I due la
guardarono per qualche breve istante: Matt come a ordinarle di
scappare; Damon
compiaciuto per la sua azione decisa ed eroica, pensando che
però era un
peccato che si fosse esposta per salvare l’inutile umano.
- Non
dovevi ispezionare le vecchie abitazioni disabitate insieme a Caroline
e alla
signora Flowers? –
- Non mi
andava di lasciare Bonnie nelle tue mani! E difatti avevo ragione!
–
- Bonnie
non potrebbe essere più al sicuro di così, come
ha detto anche Elena. Che c’è
ora non ti fidi più di lei? – palesemente Bonnie
poteva notare il tentativo,
riuscitissimo, di Damon di provocare Matt, ma non osò dire
nulla, non sapeva
perché ma voleva ascoltare le argomentazioni dei due, almeno
finchè non si
fossero azzuffati!
- E
comunque Bonnie deve aiutarmi con l’aura del vampiro. Sai, se
ti fosse sfuggito,
lei è una Strega e probabilmente sa difendersi anche meglio
di te ora che il
suo potere è cresciuto così tanto –
- Sei
un.. –
Bonnie
con una mano sollevata zittì Matt e fissò Damon.
- Il mio
potere è cresciuto? –
-
Notevolmente, Streghetta. Ti ho sentita ancor prima di entrare in
città –
Sul viso
di Bonnie spuntò un enorme sorriso. Finalmente poteva capire
il motivo di
quegli incantesimi riusciti e di quelle visioni più chiare.
All’inizio,
quando aveva scoperto di essere una Strega, non era completamente certa
di
volerlo essere. Ma con tutto quello che aveva passato in quei due anni
aveva
deciso di voler diventare potentissima, per proteggere le persone che
amava,
anche se alcune di esse non avevano bisogno di lei per poter
sopravvivere.
- Oh che
cosa carina, Streghetta – disse Damon, il quale aveva
ovviamente letto i suoi
pensieri – Ma hai ragione, io non ho bisogno della tua
protezione –
Bonnie
sorrise e gli diede un piccolo buffetto sulla spalla – Forse
-.
Quando
anche Damon le sorrise a Bonnie sembrò che la temperatura si
fosse notevolmente
alzata, perché sentiva caldo, così tanto che
avrebbe potuto spogliarsi da un
momento all’altro.
- Avete
finito voi due? –
La voce
di Matt, però, la fece gelare istantaneamente.
- Matt..
–
- Vado da
Caroline e dalla signora Flowers, tanto vedo che qui vi va alla grande
–
Senza
voltarsi il ragazzo sparì da dove era venuto.
Un’altra
cosa che non sarebbe mai cambiata era l’impressionante
capacità di Bonnie di
mettersi nei guai e di fare casini, in quello era davvero la Strega
più potente
dell’universo.
- Non
devi stare con lui se non ti piace, sembra un ripiego –
Bonnie lo
guardò per qualche istante senza dire nulla, cercando
semplicemente di
metabolizzare ciò che era uscito dalle labbra di Damon con
quel tono così serio
e interessato.
La
conclusione a cui arrivò era devastante: ha osato
dire che uso Matt come
ripiego quando lui..quando lui..
- Fidati
riconosco queste cose.. –
-
Infatti! – Bonnie lo interruppe urlando, era esplosa. Il suo
viso era rosso e
furente, come i suoi occhi, come i suoi capelli. Purtroppo in quei
momenti
Bonnie risultava un po’ instabile.
- Lo sai
bene, vero Damon? Non sei forse venuto da me per non pensare al fatto
che Elena
dopo averti illuso è tornata fra le braccia di Stefan?
–
Quell’accusa
pesante colpì Damon come una frustata inferta ad un umano.
Il fatto che Elena
l’avesse illuso e che Bonnie l’avesse urlato nel
cuore della foresta gli aveva
fatto male, perché lui aveva cercato di nascondere e di
cancellare quella
delusione. Ma quello che più l’aveva colpito era
la parte in cui Bonnie si era
identificata come il ripiego. Non l’aveva forse trattata
sempre bene? A volte
anche meglio della stessa Elena?
Forse
non gli hai dato modo di credere che non era un ripiego, visto che sei
sparito
per un anno la stessa notte in cui eri stato con lei.. disse una voce
dentro di lui, come
se potesse avere una qualche coscienza.
Damon era
così disorientato e incapace di pensare lucidamente se non
al fatto che si
sentiva indifeso e vulnerabile, che con voce fredda e gelida disse
solamente –
E’ tardi, dobbiamo tornare al pensionato –
E si
incamminò senza neanche controllare che Bonnie lo stesse
seguendo.
Spazio autrice:
bennyrobin, Gloglo_96, Sarty, veggente, Valentina78,
XxX_Lycan_XxX, Baby_Baby vi ringrazio tantissimo per le recensioni
positive e per il sostegno *-*
Questo capitolo era un pò per smuovere la situazione tra i
due, anzi tra i tre xD nel prossimo vi prometto azioneee *-*
|
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Capitolo 10 *** Capitolo dieci ***
-
L’hai
presa? –
- No, c’è
stato.. –
-
Dannazione! –
- Mia
signora.. –
- E
l’altra? –
- La
strega era con Damon Salvatore..non potevo..sarebbe stato un suicidio..
–
James
abbassò lo sguardo, aveva sempre timore di incontrare quegli
occhi di fuoco, di
rendersi conto che la sua signora era delusa, colei che amava
più di ogni altra
cosa al mondo.
Ma lei si
avvicinò e gli sollevò il mento. Era abituata a
guardare le persone negli occhi
quando parlava, era abituata ad ottenere ciò che voleva,
quando voleva, come
voleva..
- Appunto
–
Con una
velocità impressionante James si ritrovò con un
paletto di legno conficcato nel
cuore.
Ci fu un
lungo istante in cui James fissò i suoi occhi in quelli
della sua signora,
l’istante in cui comprese che quello che vide era riuscito a
fargli più male di
quel paletto: la crudeltà, la sete di vendetta, tutto tranne
l’amore che le
aveva detto di provare per lui.
E poi
cadde.
La porta
del Pensionato si spalancò con un tonfo e Meredith e Alaric
vi entrarono
correndo, entrambi con il respiro affannato.
-
Accendete la tv, presto! –
Bonnie
allungò la mano e prese il telecomando accanto a
sé, sul comodino spoglio di
Stefan.
Quando lo
schermo del piccolo e vecchio televisore in dotazione con la camera si
illuminò, Bonnie ci mise qualche secondo per mettere a fuoco
l’immagine che le
si parò davanti.
- E’..è
un paletto quello che ha conficcato nel..petto? –
- Sì –
disse semplicemente Stefan.
Il
silenzio calò nella stanza, l’unica voce che si
udiva era quella dell’inviato
addetto alla cronaca del telegiornale regionale.
- Il
cadavere non è del tutto normale, è come se fosse
già in fase di decomposizione
anche se la scientifica ha accertato che la ferita nel petto risale a
qualche
ora fa.. –
Damon
sfilò il telecomando dalle mani di Bonnie e spense il
televisore attirando a sé
tutti gli occhi prima posizionati sullo schermo.
- Che
c’è? E’ morto no? Possiamo smetterla di
fare i piccoli investigatori – disse
lanciando un’evidente occhiata a Meredith che
ritirò non appena la ragazza lo
guardò minacciosa.
-
Dovremmo accertarci.. –
Damon
sollevò una mano, interrompendo Stefan - Tu, dovrai
accertartene, se vuoi,
fratellino – disse alzandosi e avvicinandosi alla porta
– Io andrò a fare
colazione –
Accese quel
suo sorriso bello quanto fugace e uscì, questa volta dalla
porta, pensando a
come adescare la sua colazione.
Guardare
il sole direttamente anche solo per qualche breve istante riesce sempre
ad
accecarti, e Bonnie stava cercando di guardare un punto fisso
più in ombra per
levarsi di torno quei pallini colorati e fastidiosi.
E quando
anche l’ultimo svanì si accorse che quella cosa
scura che stava fissando era la
sagoma di Damon, appoggiato all’albero di limoni della
signora Flowers.
Ma non
era in vena di conversazione, così gli fece un cenno con la
testa e poi tirò su
le ginocchia sullo scalino rannicchiandosi un poco.
La sua
testa era bassa e riuscì solo a vedere gli anfibi neri e
lucidi di Damon
avvicinarsi e fermarsi solo a pochi centimetri da lei.
- Mi sono
perso qualcosa, Streghetta? – chiese d’un tratto
Damon, sedendosi accanto a lei
sull’ampio gradino di pietra fredda.
- Mmh no
–
Bonnie
era poco convincente, ma non le importava. Insomma non era
dell’umore giusto; e
non le andava di raccontargli di quella sua frustrazione.
Sì, era
frustrata. Odiava sentirsi inutile e vedere che le sue idee non
andavano bene.
Solo quei
suoi stupidi poteri psichici erano utili ai suoi amici, per le
indagini, ma non
volevano funzionare e quindi lei era completamente inutile, un peso.
- Oh è
questo allora –
Bonnie
divenne rossa dalla rabbia. Quante volte aveva detto a Damon di non
leggergli
la mente?
Sollevò
il volto e incrociò i suoi occhi pronta a cantargliene
quattro ma riuscì solo
ad emettere uno sbuffo.
Non che
avesse paura di lui, ma era già difficile guardarlo negli
occhi senza provare
l’impeto di avvicinarsi a lui, di baciarlo e di stringerlo.
Figurarsi
dargli addosso; e poi lei non era brava con lei parole, non quanto lui.
C’era da
dire che il giorno prima era riuscita a zittirlo, ma era esplosa, non
sapeva
dire nemmeno come ci era riuscita; era stato come guardare
un’altra persona
inveire contro Damon, dicendo quello che lei ovviamente pensava, forse
troppo esplicitamente.
Bonnie
abbassò lo sguardo e scosse la testa, sapeva che comunque
Damon avrebbe
ottenuto la sua risposta.
-
Volevano scoprire di più su quel vampiro, chi l’ha
impalato certamente è una
persona molto forte e informata o un altro vampiro. Ho cercato di usare
i miei
poteri psichici ma..non funzionano.
Allora ho
provato a dare altre soluzioni, ma loro erano così presi
e..non mi ascoltavano
granchè. O forse non andava bene quello che dicevo..alla
fine Elena mi ha detto
di andare dalla Signora Flowers per farle preparare un po’ di
caffè –
- Ti
hanno sempre tenuta in alta consederazione.. –
- Oh
andiamo Damon! Elena è la bellissima eroina, Meredith
è quella intelligente,
persino Caroline è qualcosa..è quella pazza ed
egoista! Io chi sono? La piccola
e stupida Bonnie che ogni tanto riesce a vedere nella sua palla di
cristallo..
–
Bonnie
non aveva respirato finchè non aveva pronunciato
l’ultima parola, ma subito
dopo dovette di nuovo trattenersi dal respirare, questa volta
perchè sentì
qualcosa premere sulla sua spalla.
Damon le
aveva afferrato la spalla intenzionato ad afferrarle anche
l’altra, guardarla
negli occhi e dirle che non era inutile come pensava. Lei era dolce,
sensibile,
brillante, briosa, bellissima e aveva un potere enorme.
Ma riuscì
solamente a dire – Tu sei la mia Streghetta –
mentre Bonnie sollevava gli occhi
per guardarlo, quei suoi grandi occhi marroni un po’ scossi,
un po’ sorpresi,
un po’ felici.
Qualsiasi
altra persona avrebbe confermato con quella frase la teoria
dell’inutilità di
Bonnie, insomma cosa poteva mai essere di così speciale
“la sua Streghetta”?
Ma Bonnie
era felice così, era la frase che voleva sentire di
più al mondo in quel
momento, la più semplice e la più bella. E poi
aveva notato di nuovo qualcosa
di strano negli occhi di Damon, un luccichio, l’ombra di una
fonte di luce in
quell’anima oscura e nera, come quella notte nella sua camera
un anno prima, il
motivo per cui si era convinta a lasciarsi andare.
Quando lo
guardava negli occhi sembrava sempre passare un tempo infinitamente
lungo, ma
erano solo una manciata di secondi, così pochi che Damon si
rese conto solo quando
vide Bonnie rientrare nel pensionato che lei gli aveva dato un leggero
bacio
sulla guancia e gli aveva sussurrato un timido
“grazie”.
Damon si
toccò la guancia su cui Bonnie aveva posato quelle piccole e
carnose labbra
color fragola come i suoi capelli, e sentì un leggero calore
che in realtà all’interno
del suo corpo era così intenso che avrebbe mandato in tilt
un termometro.
Poi
sorrise.
Damon
camminò fino al giardino sul retro della signora Flowers.
Durante
il pomeriggio Elena le aveva detto di volergli parlare, urgentemente,
come se
ci volesse un’urgenza per spingere Damon a fare una
chiacchierata con quell’angelo
biondo.
Era buio
e Stefan, Alaric e Matt erano andati sul luogo del
“delitto” a cercare qualche
indizio, in stile CSI.
Probabilmente
Stefan si sarà portato
anche i guanti in lattice..pensò
scuotendo la testa e sorridendo.
Quando
dietro un cespuglio di rose notò qualcosa di dorato brillare
al chiaro di luna,
Damon impostò la sua camminata sexy e avanzò in
quella direzione.
- Ciao
bellissima –
- Damon –
Elena si
voltò con un sorriso che avrebbe fatto cadere ai suoi piedi
qualsiasi uomo,
vampiro, demone, licantropo..e anche donna!
La
ragazza si avvicinò di qualche passò entrando
completamente nel bagliore di
luce emanato dalla luna piena alta in cielo.
Ora Damon
poteva vedere i suoi grandi occhi, che sembrava due lapislazzuli
lucenti, con
qualche venatura dorata qua e là. Poteva vedere il suo
vestitino bianco e
candido, che la faceva sembrare eterea.
La ammirò
per qualche istante, senza dire nulla, e poi si decise a parlare
– Cosa volevi
dirmi? –
Elena
avanzò ancora, ora si trovava davvero a pochi centimetri da
Damon, la gonna del
suo vestito sfiorava i pantaloni del vampiro.
- Sono
contenta che tu sia tornato. Mi sei mancato davvero..cosa hai fatto
durante la
tua assenza? –
Damon
sollevò un sopracciglio. Era convinto che Elena volesse
dirgli qualcosa del
tipo “stai lontano da Bonnie” oppure
“dovresti aiutare Stefan”.
- Anche
io sono contento di rivederti angelo – sfoggiò il
suo sorriso luminoso per
nascondere la sua sorpresa ed Elena sorrise di risposta, incitandolo a
continuare.
- Sono
stato in giro.. niente di particolare, la solita routine! Sangue,
sesso,
divertimento –
Elena
sospirò, che si aspettava da lui? Che fosse partito come
missionario per
portare la pace nel mondo?
- E perché
sei tornato? –
-
Mmh..questa risposta richiede un pagamento extra –
- Per me?
–
Damon
spense il suo sorriso. La guardò fisso, scrutando i suoi
occhi e innalzando un
solido muro nella sua mente; forse aveva sbagliato ad insegnarle ad
usare il
suo Potere bianco.
- Se
fosse così? –
- Lo sai
che io..Stefan.. – Elena trovava difficoltà ad
esprimersi, come se stesse
cercando di reprimere qualcosa.
- Ho
sentito davvero la tua mancanza, davvero Damon -. Questa volta ci
riuscì più
che bene, sottilineò anche le ultime due parole incalzando
il tono della sua
voce.
Elena
prese la mano di Damon, ferma lungo il suo fianco, e la
portò alla sua guancia.
Voleva sentire il calore della sua pelle ancora una volta. Non avrebbe
mai
potuto negare il legame che aveva con lui, mai. Era forte e duraturo,
ma per
questo non avrebbe lasciato Stefan, lui lo amava di più.
Ciò che
distolse i loro sguardi incatenati in quel momento fu la voce prima
stridula e poi
bassa ed esterrefatta di Bonnie che disse – Elena! Meredith
ha detto che..oh
scusate –
Quando
entrambi si voltarono videro solo di sfuggita il viso di Bonnie.
Ad Elena
sembrò sconvolta, probabilmente dal fatto che era
così vicina a Damon quando
aveva esplicitamente detto di non provare nulla per lui che andasse
oltre un
legame fraterno; mentre Damon vide chiaramente la delusione
nell’incurvatura
delle sue labbra e nell’espressione vuota dei suoi occhi che
sembravano
luccicare, forse pieni di lacrime.
Ecco,
aveva fatto piangere la sua Streghetta, il suo Uccellino.
Fece un
passo in direzione del punto in cui Bonnie era sparita ma Elena
bloccò il suo
braccio.
- Le
parlerò io, dopo. E’ solo sconvolta e forse
preoccupata per Stefan..anche se
non ce n’è alcun bisogno –
Elena
pronunciò le sue ultime parole con veemenza, come per
convincersi di ciò che
aveva appena detto. E poi andò via.
Damon era
confuso. Era confuso dalla reazione di Elena che aveva rigirato la
situazione
in modo che sembrasse lui quello che aveva posato per primo la mano
sulla sua guancia e
che l’aveva guardata a quel modo. Ed era confuso anche dal
fatto che Elena non
si fosse accorta del perché Bonnie ci era rimasta
così male, pur dicendo di
essere la sua migliore amica.
Donne..
pensò.
E volò
via sotto forma di corvo, immaginando lacrime di rugiada solcare il
viso
vellutato di Bonnie.
Spazio
Autrice:
Grazie
mille a tutti per le recensioni, sempre fantastiche *-*
Veggente,
sì mi ero confusa!^^
E scusate
l’attesa ma ho sempre tante cose da fare, purtroppo!
Bè spero
che questo capitolo vi piaccia! Alla prossima :*
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Capitolo 11 *** Capitolo unidici ***
L'orientamento non era il suo forte. Inoltre Bonnie aveva la vista
offuscata dalle lacrime che le avevano riempito i grandi occhi marroni
e che le stavano rigando le guance arrossate; tanto che correndo nel
pieno della foresta dell'Old Wood, nel buio più totale, non
si accorse del grosso ramo secco in mezzo al sentiero, e oramai non
aveva neanche più la forza per evitare di inciamparci sopra
per quanto aveva corso.
Si aveva corso parecchio. E aveva anche pianto parecchio.
E ora Bonnie si era anche fatta male.
Tentò di rialzarsi cercando di non guardare la grossa
sbucciatura sul ginocchio sinistro, ma non potè evitare il
dolore alla caviglia: era rotta.
Si accasciò completamente sull'erba umidiccia e
respirò a fondo, cercando di riprendere fiato. Peccato che i
sionghiozzi non l'aiutarono nel suo intento.
Era vero, Bonnie era una ragazza dalla lacrima facile, ma quella volta
ne aveva tutte le ragioni.
Era..probabilmente innamorata, di un vampiro che amava la sua migliore
amica e che l'aveva presa in giro per tutto il tempo.
O forse era stata lei troppo stupida da illudersi? Forse aveva
immaginato anche quello scintillio nei suoi occhi neri come quella
notte buia e senza stelle.
Bonnie singhiozzò ancora e mentre si malediceva per la sua
stupidità la sua attenzione fu catturata da un rumore dietro
di sè, come di un ramo spezzato.
Di scatto, la ragazza si voltò, agitando i suoi riccioli
rossi che si mossero un poco al leggero venticello.
Riuscì a vedere solo un viso famigliare e il ramo
schiantarsi contro la sua testa.
Poi tutto fu buio.
- Hai visto Elena? -
Stefan si avvicinò al fratello che stava comodamente
sdraiato sul suo letto, a guardare la sua televisione, nella sua camera.
Prima che Damon gli rispondesse, ci volle qualche secondo, troppo preso
dalla telenovela argentina.
- Mmh..sì l'ho vista e non eravamo sotto la tua
supervisione, perciò ora si spiega quella tua faccia
preoccupata -. Il vampiro dai capelli neri e lucenti sorrise a
mò di sfida e incrociò le braccia dietro la testa.
Non c'era niente che lo divertisse di più di provocare il
suo fratellino, a parte sedurre qualche giovane fanciulla da
prosciugare.
- Riesci ad essere serio una volta? -
- Non la vedo da prima di cena, era andata a cercare Bo.. -
Improvvisamente la porta del pensionato si spalancò, per
l'ennesima volta, e Damon avrebbe fatto fuori tutti, soprattutto Mutt,
se non avesse sentito quello che aveva detto.
- Che ne hai fatto di Bonnie? - gli aveva urlato scagliandosi contro di
lui, fortuna, per lui, che Stefan riuscì a trattenerlo.
Damon lentamente si alzò e si avvicinò al ragazzo
circondato dalle braccia di Stefan che lo tenevano fermo, giusto
affinchè non andasse incontro alla sua feroce morte.
- Uno. Non ho fatto niente a Bonnie - il vampiro si fermò di
fronte a Matt e lo guardò serio.
Poche volte Damon sfoderava quell'espressione e poche volte qualcuno
era riuscito ad avere un "dopo".
- Due. Non provocare mai un vampiro, non potrebbe mai finire bene per
te -
Dopo qualche istante finalmente Matt si rilassò ma non
distolse lo sguardo da Damon.
E' coraggioso quando si
tratta di Bonnie..pensò Damon sentendo crescere
in sé il desiderio di azzannargli la gola una volta per
tutte.
- Io invece credo che TU abbia fatto qualcosa a Bonnie,
perchè quando l'ho sentita l'ultima volta era in lacrime ed
ora è sparita -
La voce di Meredith risuonò nelle orecchie di Damon quasi
più fastidiosa dei suoi occhi spaventosi puntati addosso.
Lei era l'unica creatura umana che riusciva a metterlo a disagio.
Tuttavia in quel momento non aveva tempo per pensare a quanto potesse
essere terrificante quella ragazza, Damon aveva sentito che Bonnie era
sparita. Che Bonnie era in lacrime.
Che Bonnie, il suo uccellino, stava soffrendo chissà dove.
- Non so dove possa essere.. - Damon iniziò a camminare su e
giù per la stanza, sembrava quasi nervoso agli occhi dei
presenti e in effetti lo era.
- Anche Elena è scomparsa! La starà cercando! Non
possiamo permettere che vadano in giro da sole con quello che sta
succedendo in questi giorni a Fell's Church. Sono scomparse delle
persone ieri; ed Elena potrebbe attirare l'attenzione con quella sua
aura -
Stefan assunse l'atteggiamento di Damon ed insieme sembravano due robot
che facevano su e giù per la camera stretta.
Meredith e Matt non poterono far altro che guardarsi interdetti.
- Ed ora passiamo alla
cronaca rosa: l'attrice Hollywoodiana Lyla Jones.. -
- Spegnete quella televisione perfavore -
Ma prima che Meredith raggiungesse il telecomando Damon fu davanti allo
schermo, a guardare l'intervista di Lyla, quella Lyla, quella a cui
aveva spezzato il collo prima di tornare a Fell's Church.
- Bonnie ed Elena sono scomparse e tu pensi a guardare la.. -
- Ssshh - Damon era concentrato, concentrato sulle parole di quella
ragazza che sembrava più pallida e più bella di
quanto ricordasse.
- Ho bisogno di relax,
di chiudere delle..questioni che ho in sospeso -
- Ohhh la pagherai brutta viziata bambolina di Hollywood! -
digrignò Damon continuando con delle imprecazioni in
italiano che capì solo Stefan; ma prima che quest'ultimo
potesse chiedere spiegazioni, Damon volò via.
Freddo.
Era l'unica cosa che riusciva a sentire. Eppure Bonnie ricordava di
essersi rotta una caviglia.
E l'erba umidiccia non le era sembrata così dura quando era
caduta.
Bonnie cercò di aprire gli ma ci mise un pò per
trovarli e per mettere a fuoco quello che aveva davanti a sè.
Ombre, sbarre, e luci flebili in lontananza, era tutto quello che
riuscì a riconoscere.
La paura la paralizzava per gran parte del corpo, ma non era forse
meglio cercare di uscire da lì dentro?
Bonnie posò le mani sul pavimento roccioso, freddo e umido,
per darsi lo slancio e sollevarsi in piedi; ma non appena si mosse
sentì un rumore metallico, qualcosa che la teneva ferma, e
poi fu sorpresa da un grosso, terribile capogiro.
Forse è il
caso di stare ferma per un pò, pensò
massaggiandosi la testa e sentendo un liquido denso e caldo scorrerle
vicino alle tempie.
Oh.
Bonnie ricordò tutto.
Il volto, il ramo contro la sua testa ora grondante di sangue.
Ma non era solo quella a perdere sangue rosso e denso che emanava
un'odore metallico e insopportabile.
Il ginocchio sbucciato di Bonnie fiammeggiava, a quando ci
passò su un dito non potè fare a meno di emettere
un gemito.
- Sssh! -
Bonnie si voltò di scatto, provocando un altro capogiro che
per poco non la fece svenire ancora, e vide lei.
Elena.
Uno dei suoi polsi era legato ad una catena di ferro, proprio come
quello di Bonnie.
- Elena! -
- Fa piano! O ci sentirà! -
- C-cosa ci facciamo qui..? -
- Non lo so, Bonnie. Ero venuta a cercarti e qualcuno mi ha bloccata da
dietro -
Bonnie deglutì.
Erano state rapite. Rapite per cosa?
Rumori di passi veloci e leggeri risuonarono nella loro prigione e poi
la cella si aprì, proprio nel momento in cui Bonnie strinse
la mano di Elena.
- Oh, ecco le mie ospiti! Dormito bene? -
Bonnie si guardo attorno cercando le telecamere nascoste.
La donna che aveva davanti non era forse Lyla? La giovane e famosa
attrice Hollywoodiana?
- Immagino non sappiate perchè siete qui -
- No - rispose Elena fredda e distaccata, sembrava quasi Meredith.
- Un vampiro giovane e tremendamente affascinante vi dice qualcosa? -
Elena e Bonnie si voltarono per guardarsi l'un l'altra, nello stesso
istante.
Che altro aveva combinato Damon?
- A quanto pare sì.. -
- Bonnie puoi lasciarla andare! Lei non c'entra nulla! Se vuoi attirare
Damon devi tenere me -
La risata argentina e squillante di Lyla risuonò fra le
pareti della prigione di pietra. Elena era talmente convinta delle
parole che aveva appena pronunciato che Lyla si chiese quanto potesse
essere egocentrica per non accorgersi di certe situazioni, o di quanto
potesse essere bravo Damon come attore.
- Non credo proprio..la..mmh come ti chiama? Streghetta? L'uccellino?
Ha un ruolo importante. Ho bisogno di entrambe per il mio giochetto -
- Ma lui è innamorato di me! Scommetto che sarà
qui a momenti! Farà di tutto per salvarmi! -
- Oh, è proprio questo che voglio verificare -
Lyla fissò le ferite di Bonnie con gli occhi che le
luccicarono dal desiderio e poi uscì lasciandole di nuovo
sole.
Il fatto che Bonnie non avesse detto una parola non si ricollegava alla
sua paura cronica per ogni genere di pericolo.
Nella testa di Bonnie continuavano a ronzare le parole di Lyla e quelle
di Elena, senza darle tregua.
Lei era lì per un motivo. Per incastrare Damon? Per metterlo
alla prova? Perchè non bastava Elena, l'amore della sua vita?
Bonnie si rese conto che la donna vampiro conosceva il modo in cui
Damon la chiamava..come se sapesse.
E forse sapeva.
- Sono stata a letto con Damon - disse improvvisamente di getto, senza
accorgersi nemmeno delle parole che uscivano dalle sue labbra, senza
poterle fermare.
Elena intenta a pensare a cosa potesse passare per la mente malata di
quella donna, sgranò gli occhi.
- Cosa? -
- Un anno fa, la notte prima che sparisse.. -
Elena si avvicinò a Bonnie trascinandosi dietro le catene,
senza curarsi del rumore che avrebbe potuto attirare l'attenzione dei
vampiri lì fuori.
Da vicino, potè vedere gli occhi di Bonnie farsi lucidi e
poi sulle sue guance scorrere delle piccole lacrime luccicanti.
Stava per chiederle come Damon avesse fatto a convincerla a fare una
cosa del genere quando nei suoi occhi, oltre alle lacrime,
notò qualcos'altro.
C'era tutto un mondo, qualcosa che Elena non aveva mai visto.
Qualcosa che era impossibile non notare, e che lei invece era riuscita
a non fare.
- Io..Bonnie mi dispiace..non me ne sono mai accorta, ti giuro io.. -
Bonnie scosse la testa e prese le mani dell'amica.
In fondo lei non le aveva mai detto niente, per non farle pesare nulla;
Elena aveva già troppi problemi.
- Da quanto lo..ami? -
La ragazza dai riccioli rossi in quel momento un pò
arruffati, scrollò le spalle e sospirò - Da un
pò -
Elena non potè fare a meno di abbracciarla, era la sua
migliore amica e stava soffrendo per Damon e per lei.
Perchè Damon era quasi del tutto insensibile e
perchè era innamorato di lei, perchè anche lei in
qualche modo lo era di lui.
- E tu? - chiese Bonnie sciogliendo l'abbraccio per incrociare gli
occhi color lapislazzuli dell'amica.
- E' che io..ci sono legata..ma amo Stefan più di ogni altra
cosa al mondo.. -
Bonnie non ne era molto convinta ma si sforzò di sorridere
all'amica.
Mentre Elena non ci riuscì. Quella rivelazione l'aveva
scossa in una maniera indescrivibile e non solo per il fatto in
sé.
Bonnie avrebbe sofferto ancora, anche se fossero uscite vive da
lì, perchè Damon era..Damon. Lui si era chiuso in
quella corazza impenetrabile, che riuscì a distruggere solo
attraverso le ali della Redenzione e della Purificazione, e a quel
punto aveva visto quanto fosse pieno d'amore..ma non per Bonnie. Elena
si era accorta del fatto che Damon tenesse particolarmente a Bonnie ma
era convinta anche che lui amasse lei sopra ogni cosa, e questo non era
un bene per la sua amica, così sensibile e fragile di fronte
un sentimento di tali dimensioni da dover celare per sempre
perchè non corrisposto.
Avrebbe voluto fare qualcosa. Qualcosa per sistemare tutte le cose,
qualcosa che non facesse soffrire Bonnie, che non facesse soffrire
Damon, e che non facesse soffrire Matt che era evidentemente innamorato
di Bonnie e in parte ancora di lei.
Ma non era ormai solo una semplice umana con un sangue che attirava
disgrazie?
- Provo a parlare con Damon..gli dico di non venire perchè
è una trappola -
- Lo sai che verrà comunque -
- Lo so -
Damon volò, questa volta mantenendo la sua forma, cercando
di localizzare l'aura di Elena.
Ma le aveva insegnato talmente bene a nasconderla che ora non riusciva
a trovarla neanche lui.
Si caricò e lanciò un'altra ondata di Potere in
esplorazione e quella volta ebbe una risposta.
Evidentemente la cara Lyla voleva essere trovata. E a lui stava
più che bene.
Mentre si dirigeva ad alta velocità verso il cimitero antico
di Fell's Church, ricevette qualcosa.
Un debole segnale, un susseguirsi di parole, una voce flebile e
terribilmente famigliare che riecheggiava nella sua testa.
"Damon, sono io, Bonnie.
Sono con Elena..non venire, ti prego, è una trappola"
Era la prima volta che sentiva la Streghetta chiamarlo per dirgli di
non andare in suo soccorso, di solito lo pregava di salvarla.
Quello che però lo fece infuriare fu il fatto che anche lei
era lì, insieme ad Elena, anche lei era stata rapita per
colpa sua.
Anche la sua vita era in pericolo.
Damon accellerò e i suoi occhi fiammeggiarono.
Spazio Autrice:
Innanzittutto volevo ringraziarvi per la pazienza, so che vi faccio
aspettare tanto, ma purtroppo sono impegnata con
l'Università.
E poi volevo ancora ringraziarvi per le recensioni, sempre ben accette,
di tutti voi che mi commentate sempre e delle "new entry"! Davvero
grazie!
Spero che questo capitolo vi piaccia e che vi chiarisca un
pò il mistero!
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