The Heir of the Dragons di schwarzlight (/viewuser.php?uid=91417)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
The Last Guardian
Piccola nota: capitolo
alquanto descrittivo, soprattutto per la prima parte. Ma non
esasperatevi, non è affatto tutto così ;D
Prologo
Il
messaggero era appena arrivato all'altipiano di Kerembeyt, dopo aver
oltrepassato il valico meridionale dei Monti di Cristallo, l'unico agibile durante il periodo invernale, così
chiamati
per l'altissima concentrazione di quarzo purissimo presente nella
roccia. L'uomo, però, non fece caso ai particolari giochi di
luce che si creavano sulle vette imbiancate dalle nevi perenni,
così come non si fermò ad ammirare le rovine di quelle
strutture che un tempo avevano reso famosa Varadiél come la
Città dei Ponti: imponenti strade sopraelevate sorrette da archi
in pietra, che permettevano ai viaggiatori di attraversare indenni i
territori occupati dai jagaral, enormi predatori simili a felini, e le
vaste zone paludose, rimasugli dei grandi laghi che esistevano secoli e
secoli prima, mentre i Draghi ancora convivevano con gli umani. Dopo
che le paludi vennero bonificate, i Ponti caddero pian piano in disuso,
e i jagaral scomparvero in seguito a massicce spedizioni di caccia. Al
loro posto erano subentrati i banditi a minacciare la sicurezza delle
ricche carovane mercantili, ma raramente si spingevano nella zona
meridionale dell'altipiano per le loro scorribande.
Nonostante
ciò, il messaggero tirò comunque un sospiro di sollievo
appena raggiunse il primo dei piccoli villaggi il cui unico scopo era
quello di fungere da punto di ristoro per i viaggiatori. Non si
fermò alla locanda, bensì cambiò il suo cavallo
esausto con uno riposato, e ripartì al galoppo verso la capitale
dell'impero di Tharamyt.
Dopo tre estenuanti ore di viaggio, cinque stazioni di riposo e la
grande foresta al centro di Kerembeyt, finalmente giunse in vista di
Varadiél, la splendente capitale dell'impero, che si ergeva ai
piedi dello Iesin Orod, il massiccio principale della catena dei Monti
di Cristallo. I colori accesi di cui si tingeva il cielo nell'ora del
tramonto si riflettevano sul quarzo usato nella costruzione dei palazzi
dei nobili, facendo brillare le torri del castello, il quale, visto
dall'alto, assomigliava a un perno dal quale la città si
sviluppava a ventaglio.
Quando ormai il
rosso del cielo era stato sostituito dalla tenue luce del crepuscolo, il messaggero fece il suo ingresso nella prima
delle tre zone in cui si suddivideva la città.
Il livello più esterno era costruito fuori dalle mura
principali, ed era abitato in gran parte da contadini e povera gente
che non riusciva a trovare lavoro, o per la quale le tasse applicate
agli abitanti all'interno delle mura erano troppo onerose. Le
abitazioni in questa zona erano piccole e, man mano che ci si
avvicinava alle mura, sempre più addossate l'una all'altra. Il
dedalo di stradine che si era formato di conseguenza era perfetto per
seminare degli inseguitori, motivo per cui il terzo livello era usato
come nascondiglio da parecchi malviventi che lo rendevano la base dei
loro traffici.
Oltrepassato l'enorme portone d'ingresso di
Varadiél, si accedeva al secondo livello, il più vasto
dei tre. La maggior parte delle attività commerciali si
svolgevano lungo la strada principale, che portava direttamente al
primo livello e attraversava la grande Piazza del Mercato.
Il primo livello era separato dal secondo da un'ulteriore barriera
difensiva, anche se decisamente più piccola del muro esterno.
Questa zona era occupata esclusivamente dalle residenze nobiliari,
irraggiungibili obbiettivi dei ladri più avidi.
La differenza
tra le tre zone della città era data anche dall'altezza.
Infatti, l'esser costruita a ridosso di un monte, dava a
Varadiél la caratteristica di elevarsi al di sopra
dell'altipiano, rendendo così più facili gli avvistamenti
di eventuali nemici. Il livello esterno era ancora in piano, ma
già a partire dal secondo c'era un sistema di terrazze che
corrispondevano più o meno a interi quartieri. Al culmine di
questi terrazzamenti c'era il castello imperiale. Questa magnifica
costruzione risaliva a più di mille anni prima, eppure le sue
condizioni erano talmente perfette che non c'era mai stato il bisogno
di una manutenzione della struttura. Qualcuno diceva che fosse stato
costruito grazie alla sapienza dei Draghi, o che era sorretto da una
magia ancestrale... In ogni caso, nessuno poteva più sapere la
verità: i Draghi erano ormai definitivamente scomparsi da almeno
ottocento anni, e la conoscenza della magia era pian piano andata
perduta.
Però, in quel palazzo millenario, c'era qualcuno che desiderava
entrare in possesso di quel potere, e a tale scopo aveva impiegato
ingenti risorse nel ritrovamento di un particolare luogo, il Thuaidh
Caiseal, o Castello del Nord, nel quale le leggende narravano fosse
nascosta l'eredità lasciata dal Re dei Draghi, Aran Kehelrid, ai
suoi discendenti che decisero di vivere come umani.
Quest'eredità aveva fatto gola a molti, ma nessuno era mai
riuscito a trovare il luogo in cui era custodita; ma ciò non
costituiva un buon motivo per rinunciare, non per il giovane imperatore
di Tharamyt, Roinn Gaoth Tintreacht. Salito sul trono appena ventunenne, in sei anni era riuscito a debellare l'esercito
costituito dalla Coalizione dei Regni dell'Est, a scongiurare
definitivamente la minaccia dei pirati sulle coste occidentali e a
sedare le rivolte dei mercenari, stabilendo così uno dei regni
più solidi della storia dell'impero.
Quando il messaggero giunse al cospetto del sovrano, lo trovò
nel suo studio privato, intento ad ammirare la comparsa delle prime
stelle dall'ampia vetrata centrale. L'ultimo esponente della stirpe dei
Tintreacht prese il tubo metallico in cui era contenuta la pergamena e
congedò l'uomo che l'aveva portato fin lì dai lontani
territori del nord, non senza avergli prima elargito una ricompensa in
monete d'oro. Appena ebbe finito di leggere il contenuto del messaggio,
mandò subito a chiamare il primo ministro, Gallach O'Sternail,
che più di tutti aveva ricoperto un ruolo di maestro, d'armi e
di vita.
Nell'attesa, il giovane cominciò a girovagare per la stanza in
preda all'impazienza e all'eccitazione: finalmente le ricerche avevano
dato dei risultati concreti! La sua testardaggine nel continuare a
cercare, nonostante gli insuccessi iniziali, si era rivelata una buona
cosa alla fine, anche se non aveva ottenuto la piena approvazione di
Gallach, che giudicava la cosa uno sperpero di tempo e denaro. Proprio
l'ingresso di quest'ultimo interruppe il flusso di pensieri
dell'imperatore, che subito si diresse verso di lui accogliendolo con
un tono entusiasta.
- Gallach! Guarda, avevo ragione! Il castello del Nord esiste! Proprio
ora è arrivato un dispaccio di Fried in cui afferma di aver
trovato il primo dei Sette Pilastri! Ora sarà solo una questione
di tempo prima che l'esatta ubicazione del Castello sia svelata!
- Vedo. Però, Maestà...
- Rionn! L'ho già detto tante volte che almeno in privato devi chiamarmi Rionn.
Il primo ministro sorrise divertito alla richiesta del sovrano e, dopo
aver preso il messaggio che il governante gli porgeva, andò a
sedersi su uno dei divanetti rivestiti in velluto rosso posti di fronte
al caminetto.
- Rionn, ammetto che l'effettiva esistenza del Thuaidh Caiseal mi
sorprende, ma ti ricordo che il più grande ostacolo non è
ancora stato superato.
- Lo so... ciò che quel luogo custodisce potrà esser
preso solamente dai discendenti di Aran Kehelrid... - rispose il
giovane con tono pensieroso. Nel dire la frase successiva, però,
dalla sua voce traspariva l'ambizione di voler riuscire in un'impresa
ritenuta impossibile.
- Ma se almeno uno di questi eredi vive tuttora nel mio regno, giuro che lo troverò, dovessi metterci anni!
Gallach O'Sternail sospirò rassegnato... non sarebbe servito a
nulla tentare di dissuaderlo dal suo intento. Aveva visto quel ragazzo
crescere e fin da bambino aveva dimostrato uno smisurato interesse
nella storia del passato, specialmente per quella inerente all'epoca
dei Draghi. L'eredità da loro lasciata era sempre stata
un'ossessione, ma aveva sperato che una volta cresciuto quest'interesse
lo abbandonasse.
Spostò lo sguardo verso un grande ritratto posto sopra il camino.
Ecco, era da quel momento, da quegli avvenimenti che il semplice sogno si era tramutato in qualcosa da ottenere assolutamente.
E ora che era vicino alla meta
avrebbe impiegato tutto ciò che era in suo potere per realizzare
il suo obbiettivo. Che sia questo il ritrovamento di un palazzo
disperso o la ricerca di un erede di cui non si sapeva
l'identità e tantomeno l'esistenza.
---
Bene... benvenuti nel mondo di The Heir =D
Se siete arrivati fin qua vi ringrazio, e spero di avervi incuriosito un po'!XD
Non pretendo che la storia vi abbia già preso, trattandosi,
appunto, di un misero prologo, ma spero che vorrete lasciare un
commento, anche breve, e che continuiate a seguirmi!=D
A presto con il primo capitolo!
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Capitolo 2 *** Capitolo I ***
the heir of the dragon - capitolo I
Capitolo I
- Hilda, quanto ne sai sul conto dei draghi?
- Su... sui draghi, mia signora?!
La cameriera si interruppe dal versare il thè e
guardò
meravigliata la giovane donna adagiata sul divanetto del salotto.
Amaryllis apparteneva a una delle famiglie nobili più influenti
della regione, i marchesi Amaltheren. Conosciuti soprattutto come abili
commercianti e diplomatici, i membri di questo casato servivano da
generazioni la famiglia reale con estrema lealtà.
Fra i più alti esponenti della gerarchia militare, però,
la loro fama era dovuta ad un altro motivo. Perchè se l'esercito
era la spada che respingeva e annientava i nemici dell'impero, gli
Amaltheren erano il veleno invisibile che li consumava dall'interno: in
poche parole spie.
E quando non dovevano infiltrarsi tra le fila nemiche, i compiti loro
affidati direttamente dall'imperatore variavano dallo sgominare una
banda di predatori al contrastare gli intrighi politici di certi nobili
di dubbia fedeltà al loro regnante. Con ogni mezzo.
Ciò che non poteva esser regolato dalla legge veniva affidato a
loro, e questo ruolo richiedeva una fitta rete di informatori,
cosicché
da essere a conoscenza di tutto ciò che avveniva in ogni singolo
villaggio dell'impero; e allo stesso modo erano in contatto con le
più grandi organizzazioni criminali, come i Mercenari di
Salinger, un vasto gruppo di assassini professionisti.
Ma questa volta, l'incarico affidatogli dall'imperatore poteva
rivelarsi il più difficile mai affrontato. Investigare su una
possibile discendenza dei draghi, infatti, non si poteva definire
esattamente un compito semplice... Più che di fatti, qui si
parlava quasi di mitologia.
Amaryllis Amaltheren, appartenente al ramo principale del casato, da
giorni non faceva altro che passare da un volume all'altro dell'immensa
biblioteca di palazzo e del santuario, raccogliendo più
informazioni possibili su quelle creature leggendarie.
- Sì, sui draghi. Immagino che la tradizione popolare sia piena di leggende su di loro, no? Parlamene.
- Oh, certamente... La più famosa parla del primo confinamento
nel regno aldilà del cielo. Dopo che i regni degli uomini si
erano alleati contro di loro, il re dei draghi decise di abbandonare
questo mondo, sigillando l'entrata del cielo.
- E del Thuaidh
Caiseal sai dirmi nulla? - la interruppe la ragazza.
- Il Palazzo del Nord, intendete? Solamente che era la residenza della
corte dei draghi e che si dice custodisca la magia più potente
mai esistita.
La nobile rimase pensierosa per un attimo. Quello che le aveva detto
Hilda non era nulla di più rispetto a ciò che
dicevano i testi da lei consultati fino a quel momento. Anche alla
domanda su un modo per riconoscere i discendenti dei draghi le rispose
esattamente come i libri: non c'era un modo. Essi avevano due forme,
una umana e una da drago, e non c'era verso di riconoscerli, se non per
la bellezza particolare e l'atteggiamento fiero che li
contraddistingueva.
Dopo aver congedato Hilda, Amaryllis andò alla scrivania, e
consultò di nuovo la lettera con la descrizione dell'incarico.
Perchè quell'improvviso interesse del suo re verso i draghi? Non
era da lui impiegare i suoi migliori agenti in una ricerca senza
fondamenti come quella. Che avesse a che fare con l'incidente di tre
anni prima? Ma se così fosse... qual era il nesso fra le due
cose?
I suoi pensieri vennero interrotti dall'arrivo di suo padre, il capo
del casato Seridan Amaltheren, da cui aveva ereditato i capelli biondi
e l'acuta intelligenza, nonché la dedizione verso i suoi doveri. Il
carattere calmo e riflessivo, i tratti delicati e il celeste degli
occhi li aveva presi invece dalla madre, Lilian, deceduta ormai da una
decina d'anni.
L'uomo, dall'atteggiamento sempre serio e autoritario, pose una piccolo
tubo metallico contenente una pergamena sulla scrivania in ebano.
- Amaryllis, ci sono degli eventi che potrebbero essere connessi al
caso di cui ci stiamo occupando, e ho bisogno di qualcuno che vada a
investigare. Te la sentiresti?
***
Si guardò allo specchio. Appariva strana in quei vestiti:
solitamente indossava ricchi abiti di velluto ornati con pizzi pregiati e
gemme, non certo tuniche usurate e pantaloni di pelle logora! ...Ma le
piaceva. Le piaceva doversi travestire da popolana, le piaceva dover
nascondere il suo viso con il cappuccio di un vecchio mantello. Le
piaceva, perchè era la prima volta che un incarico simile le
veniva affidato, e non voleva deludere suo padre che le aveva concesso
una tale responsabilità. D'altronde infiltrarsi fra i
delinquenti del terzo livello era pur sempre un compito pericoloso, il
che voleva dire dover essere molto abili. Ed esser considerata degna di
ciò la rendeva orgogliosa.
Uscì dalla porta di servizio, quella usata dai servi, badando di
non farsi vedere da nessuno. In tutta fretta imboccò la via che
l'avrebbe portata verso il portone d'accesso al primo livello, per poi
scendere al secondo. Una volta arrivata lì, attraversò le
strade più affollate, mischiandosi ai mercanti e ai loro
clienti, e passando la grande Piazza del Mercato, ripensò al suo
obbiettivo.
Proprio un paio di giorni prima, c'era stata una grande esplosione
notturna in uno dei santuari del secondo livello. Secondo i sacerdoti,
erano stati dei ladri, ma la guardia cittadina ancora non capiva come
potessero aver appiccato il fuoco ad una struttura completamente
costruita in pietra. Altri eventi simili erano già accaduti, e
tra tutti il più inspiegabile era sicuramente il caso di una
bottega d'armi. Poteva essere classificato come semplice furto, ma
c'era un particolare che aveva destato l'attenzione di molti: il
cancello in acciaio dell'entrata era stato completamente fuso. Tutto
ciò che rimaneva era una ammasso di metallo informe ormai
solidificato.
In tutto l'impero non esisteva nessuna arma capace di fare ciò,
e sarebbe servito il calore di un vulcano per scioglierla...o la magia.
E la magia non poteva essere insegnata agli uomini se non dai draghi.
Ed ecco che appariva una pista per i discendenti di Arran.
Amaryllis varcò il grande portone della cinta muraria. Il suo
compito era di trovare chi aveva causato quegli incidenti, e qual era
il posto migliore se non il terzo livello?
Deviò dalla strada principale e imboccò una delle vie
secondarie, sempre più verso l'interno del quartiere. Quello era
il regno dei ladri e dei malfattori, e a ogni passo poteva essere
aggredita alle spalle da uno di essi. Ma a lei piaceva la sensazione di
pericolo, sentire il battito accelerato del cuore. Era per quello che aveva deciso di seguire le orme di suo padre nel servire l'imperatore come agente speciale.
A un certo punto incrociò un gruppo di tre uomini
dall'aria disonesta fin troppo ovvia. Probabilmente erano parte di
qualche organizzazione, e a giudicare dal tipo di armi, sembravano
proprio dei ladri della Gilda di Seor, la più pericolosa di tutta Varadiél. Sorrise impercettibilmente e si avviò verso di loro, tenendo il pugnale a portata di mano.
Ora la sua missione era veramente iniziata.
---
Ecco....sembra che ce l'abbia fatta a postare questo (breve e inutile) capitolo @_@
ok, la spiegazione è che febbraio era periodo di esami, e....proprio questo capitolo non riuscivo a cominciarlo @_@
ma finalmente ho sistemato, ed ecco qua!^^
spero che sia piaciuto (ma soprattutto che non ci siano errori °_°)
ora dovrei tenere un ritmo di un aggiornamento al mese....difficile che
riesca a fare di più con l'università, ma...non si sa
mai!*_*
detto ciò...alla prossima!^^
@Elos: grazie per aver letto anche questa mia storia!^^ (e soprattutto per la recensione 8D)
della formattazione me n'ero già accorta....ma proprio non
riuscivo a spezzettare di più in paragrafi per rendere
più facile la lettura...(ci avevo provato, seriamente, ma...ho
fallito miseramente >_>) spero di aver risolto con questo chap
°_°
per il resto sono veramente felice dei tuoi complimenti e soprattutto della curiosità che ho suscitato!^^
(ah, e tranquilla...non sei la sola ad avere una certa fissazione per i draghi *_*)
spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
ciau!XD
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Capitolo 3 *** Capitolo II ***
The Heir of the Dragons - Capitolo II
Capitolo II
Era ormai sera inoltrata.
Amaryllis, stanca e demoralizzata, entrò nella prima locanda non
troppo malconcia che trovò. Appena mise piede nel locale venne
accolta dall'odore di tabacco e dagli sguardi invisibili degli
avventori, che apparentemente non diedero attenzione al suo arrivo. Si
diresse al bancone della taverna al pianterreno e ordinò del
vino.
Fino a quel momento era stata una giornata decisamente infruttuosa.
Forse era stata troppo precipitosa nell'aspettarsi di trovare subito
una qualche traccia, o semplicemente aveva avuto la sfortuna di
imbattersi nelle uniche persone che non sapevano nulla.
L'oste le porse il suo boccale, e lei lo strinse tra le mani quasi con rabbia. No, non erano quelli i motivi.
In verità si stava rendendo conto di essere ancora inesperta
nel suo ruolo... troppo. Si era lanciata a capofitto in una missione di
cui
aveva sottovalutato la complessità e che non sapeva gestire,
dalla quale credeva
ingenuamente di poter ottenere subito dei risultati semplicemente interrogando i primi malviventi che le capitavano, credendo
che dovessero per forza sapere qualcosa.
Aveva sbagliato fin dall'inizio, la sua sicurezza le aveva dato
un'impulsività che di solito non possedeva, portandola a perdere
solo tempo con azioni irreparabili e inutili al suo scopo.
...Forse, però, non era stato proprio tutto inutile.
- Salve, cercate compagnia?
Una ragazza si era avvicinata ai tre uomini. Era giovane, e
dall'apparenza ingenua smentita dallo sguardo malizioso; indossava
abiti maschili, che però non sminuivano la sua bellezza,
così come il cappuccio del mantello si lasciava sfuggire alcune
ciocche dei capelli dorati.
- Sto morendo dalla noia, e mi chiedevo se per caso vi andasse di bere qualcosa con me...
Si mosse verso il più vicino dei tre, che, a giudicare dall'espressione, apprezzava decisamente l'idea.
- Perchè no? Vedrai, ti farò divertire io... -
esordì lui afferrandole il mento, incurante delle proteste dei compagni... evidentemente avevano qualche affare urgente
da sbrigare.
- Non ho dubbi a proposito...
Fu un attimo. In un istante estrasse un pugnale da sotto il mantello
con cui trapassò il cuore dell'uomo, uccidendolo sul colpo.
"Sono ladri."
- Dannata sgualdrina!
Appena il corpo del compare si accasciò a terra, il secondo
malvivente si avventò contro Amaryllis, anche lui armato di
pugnale. Ma lei era più veloce e agile, e in un solo fluido
movimento evitò il suo attacco abbassandosi verso destra, e con
un mezzo giro su sé stessa finì alle spalle
dell'avversario, conficcandogli la lama alla nuca.
"Sono assassini."
L'ultimo componente del gruppo, dopo un attimo di smarrimento, estrasse la spada, e la puntò contro Amaryllis.
- Chi ti manda? - nella sua voce, nei suoi movimenti, perfino nel suo
sguardo, si notava una punta d'isteria. Quell'uomo era patetico. Ma
sembrava essere il più importante fra i tre, ed era proprio per
questo che l'aveva lasciato per ultimo.
- Nessuno.
- Allora... è... per vendetta?
Stava cercando di prendere tempo. Ogni tanto si guardava attorno
valutando la via di fuga migliore, ma al primo tentativo di
indietreggiare, la ragazza lo attaccò senza esitazione,
bloccando la spada con l'aiuto di un secondo pugnale e sferrandogli un
calcio al ginocchio, facendogli perdere l'equilibrio. Poi ne
approfittò per disarmare il ladro, che subito dopo venne
atterrato da un altro calcio alla base del collo. Infine lo
immobilizzò inchiodandogli una mano al terreno con uno dei due
pugnali, e puntellando l'altro braccio e il petto con le ginocchia.
- Pensa a rispondere alle mie domande, a meno che tu non voglia ritrovarti con qualche osso spezzato.
Ma di quello che le interessava non sapeva nulla. Al contrario di quel
che sembrava, spesso e volentieri più alto era il rango, e meno
cose esterne ai propri affari si conoscevano.
Amaryllis non riuscì continuare il suo interrogatorio,
poiché delle voci indicarono l'avvicinarsi di altre persone. Con
un movimento fulmineo pugnalò la gola del prigioniero e
gli sottrasse la spada che portava inciso il simbolo del rango
all'interno della gilda.
"Va bene così. In fondo nessuno si rammaricherà della loro morte."
Si infilò in un vicolo e si arrampicò su delle casse, dileguandosi poi per i tetti.
Quando aveva preso la spada del morto, l'aveva fatto più
per depistare eventuali sospetti su un qualche avversario del gruppo, o
un ladro. Ora però, riflettendoci, poteva usarlo come
lasciapassare per ottenere informazioni: la minaccia di ritrovarsi come
nemici gli uomini della Gilda di Seor poteva avere effetti decisamente
migliori, oltre al fatto che avrebbe potuto usufruire di qualche
informatore senza dover fare il nome degli Amaltheren, cosa che voleva
evitare.
Certo, doveva solo trovarne uno... il che non era esattamente un'impresa facile.
- E' il caso che tu la nasconda meglio...
Amaryllis sobbalzò al suono della voce profonda che le si era
appena rivolta e si girò a osservare il giovane seduto accanto a
lei, un venticinquenne dai capelli castani lunghi fino alle spalle e
gli occhi di un verde cupo, inquieti e turbolenti. Era bello, e
possedeva una sorta di fascino selvaggio che mai avrebbe trovato fra i
vanitosi rampolli dell'alta società. La ragazza non poté
trattenersi dall'arrossire leggermente al sentirsi osservata
così intensamente, quindi abbassò subito lo sguardo,
dandosi mentalmente della stupida per il suo comportamento da ragazzina
alla prima cotta.
- Non... non capisco cosa intendete dire...
Lui alzò un sopracciglio, perplesso forse dal tono di voce o dalla troppa educazione dimostrata da lei.
- Quella spada... - disse accennando un gesto verso l'arma sottratta al malvivente -
è troppo in bella vista. Nascondila meglio se non vuoi grane.
- Vi ringrazio della premura, ma ora devo proprio andare! - esclamò frettolosa Amaryllis scattando in piedi.
Dopodiché lasciò sul bancone i soldi necessari a pagare
la consumazione: parlare con lui la metteva in agitazione, tanto
più che aveva notato la spada... non sia mai che fosse anche lui
affiliato di qualche organizzazione. Quindi decise di andarsene, di allontanarsi
da quell'affascinante sconosciuto, seppur in un angolino del suo cuore
provasse il desiderio di rimanere al suo fianco ancora un po', trovando
piacevole persino il forte odore di tabacco di cui erano impregnati i
suoi abiti.
"Stupida!" si disse a quel pensiero, girandosi verso
l'uscita; ma prima che potesse anche solo allontanarsi dal posto che
aveva occupato per tutto quel tempo, qualcuno la attirò a
sè, trattenendola per la vita.
- Ehi, bionda! Vieni al mio tavolo, ti offro da bere... che ne dici?
L'uomo, sicuramente ubriaco a giudicare dal forte odore di alcol che
emanava, l'aveva colta alla sprovvista. Era diverso rispetto a quando
aveva adescato i tre criminali di quella mattina: allora sapeva a cosa
andava incontro, cosa avrebbe dovuto dire e come reagire. Si aspettava
di esser toccata, o che le avrebbero rivolto frasi dai toni
imbarazzanti per lei... ma ora era assolutamente diverso e inaspettato.
Si ritrovò incapace di ribattere a tono e di muoversi: era come
paralizzata, non riusciva a pensare più a nulla.
Si sentì strattonare per un braccio, e la puzza di liquore fu sostituita dall'odore pungente del fumo.
- Non mi sembra affatto che lei sia d'accordo, quindi levati dai piedi.
Il ragazzo dagli occhi verdi l'aveva attirata verso di sè,
sottraendola alle mani dell'ubriaco che, non contento della cosa,
estrasse un coltello e si avventò contro il giovane. Lui si
difese senza alcuna difficoltà, riuscendo a scagliare
l'avversario su uno dei tavoli vicino, sollevando altre proteste,
immediatamente zittite da un suo sguardo. Anche Amaryllis ebbe i
brividi di fronte all'espressione del moro: erano occhi crudeli, che
traspiravano lugubri promesse di morte a chiunque osasse sfidarlo.
Incutevano timore, ma anche rispetto per la loro fierezza.
Poi se ne andò. Senza una parola pagò l'oste anche per i danni provocati e uscì nel freddo della sera.
- Ah! Aspetta! - Amaryllis lo seguì a ruota; voleva
ringraziarlo. Nonostante non la conoscesse l'aveva aiutata, e voleva
almeno provare a sdebitarsi con lui. Ma quando uscì anche lei,
non c'era nessuno nella via buia parzialmente illuminata dalle luci
provenienti dalle case. Nessuno.
Era stato un solo breve attimo quello in
cui la ragazza l'aveva perso di vista, precisamente quando non aveva
fatto in tempo ad afferrare la maniglia della porta della locanda prima
che si richiudesse dietro di lui.
Eppure era scomparso. E non c'erano vie secondarie in cui avrebbe potuto infilarsi.
Era scomparso.
---
Mamma mia, l'ho odiato questo capitolo.
E mi riferisco alla prima parte...mi ero accorta di un particolare che
era giusto un po' illogico, e mi son sbloccata poco tempo fa °_°
Poi sono stata impegnata con gli esami e un contest e....bè,
chiedo scusa. Non capiterà più. E stavolta DAVVERO.
Ohohoh! Qui entra in scena un nuovo personaggio che ricomparirà più avanti <3
(e non vedo l'ora 8D)
Poi...mi premeva di mostrare come Amaryllis in realtà non sia
poi così esperta e perfetta...d'altronde sarebbe anche
innaturale per una ragazza che, sì è stat addestrata a
questo "lavoro", ma che effettivamente è al suo primo vero
incarico. E poi povera, mi diverto a metterla in situazioni che non sa
gestire °_°
Ora se permettete faccio un po' di pubblicità alla nuova storia
(già completa) con cui ho partecipato al contest Once upon a
bloody december, indetto da storyteller lover: La Bambina e il Lupo
E' una storia di vampiri (quelli veri 8D), e se vi può interessare....bè, fateci un saltino °_°
Grazie per aver letto!^^
Elos: grazie per aver recensito!^^
il nome Amaryllis in realtà deriva da un fiore (l'amaryllis,
appunto) il cui significato è eleganza e fierezza, insieme a
timidezza. L'ho scelto perchè volevo il nome di un fiore e per
il suo significato particolare, molto adatto alla protagonista!^^ (e
anche per la sua particolarità...come dici tu sa molto di
fantasy)
Spero tu abbia apprezzato anche questo capitolo!^^"
Ciao!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo III ***
the heir - cap. 3
Capitolo III
I passi pesanti e cadenziati rimbombavano nello studio.
Roinn continuava a percorrere a grandi falcate la sala fin da quando era arrivato quel dispaccio, la notte precedente.
Non andava bene, non andava affatto bene. Le notizie dal fronte orientale erano preoccupanti, e la ricerca del Castello del Nord ristagnava a un punto morto.
Ma era soprattutto una la faccenda che lo preoccupava: c'era un
traditore fra le sue schiere. Un traditore che gli era molto vicino, di
cui si era fidato ciecamente, e suo padre prima di lui. In principio
aveva riso a questa possibilità, per poi passare velocemente a
uno stato d'incredulità di fronte alle prove portategli. La
cattura di un suo
agente mentre tentava di assassinare lord Fried, a capo della
spedizione di ricerca, non fu che l'apice di una serie di indizi,
purtroppo, inconfutabili.
Si fermò di fronte alla finestra. Doveva calmarsi, mettere
ordine nei propri pensieri prima che arrivasse. Quello che stava per
fare avrebbe messo fine a una delle tradizioni più antiche
all'interno della casata imperiale; chissà se nutriva un qualche
sospetto? Forse aveva già immaginato l'arrivo di quel giorno?
Bussarono alla porta, e un paggio fece il suo ingresso silenzioso.
- Sua Maestà, il marches-
- Fallo entrare. - lo interruppe il regnante. Ora avrebbe avuto risposta ai suoi quesiti dal diretto interessato.
Si girò a osservare il suo ospite: gli abiti blu cobalto,
eleganti e raffinati ma dal taglio sobrio, i corti capelli biondo
cenere, i seri occhi grigi che non si rivelarono poi così
stupiti quando due guardie gli si affiancarono.
- Dalla sua espressione pare quasi che si aspettasse quest'accoglienza.
- Una lieve increspatura delle labbra, un po' amara, un po' rassegnata.
- Marchese Seridan Amaltheren, è accusato di tradimento contro la corona.
***
- Mi spiace, ma è tutto quello che so...
- Non fa niente, grazie lo stesso. Tieni, questo è per te. -
Amaryllis consegnò qualche moneta al ragazzino, che si
allontanò correndo, felice del guadagno facile.
Qualcuno aveva detto che i bambini erano la più grande fonte di
informazioni che si potesse immaginare: nessuno badava a loro in
genere, s'intrufolavano dappertutto, osservavano ogni cosa e
udivano ogni discorso. La curiosità era la loro arma, spesso e
volentieri sapevano più loro che non gli adulti che li
circondavano.
Ma anche rivolgendosi a loro, era venuta a sapere ben poco del ragazzo
della taverna. Dopo la sua misteriosa sparizione, Amaryllis era sicura
che fosse in qualche modo collegato agli strani eventi che si erano
manifestati nei giorni precedenti. O almeno tentava di convincersi di
ciò; dentro di sé era perfettamente cosciente di stare
solo perdendo tempo, trascurando il suo dovere per inseguire un'idea,
un'infatuazione.
Si sentiva sciocca e ridicola.
Ancor più dato il suo fallimento. Il giovane dai capelli castani
e i cupi occhi verdi, impermeato dall'odore del fumo, sembrava essere
piuttosto conosciuto, in zona. Ma nessuno sapeva dirle il nome, o dove
trovarlo. Questo non faceva che aumentarne il fascino, ma la
scoraggiava.
Se non era nemmeno in grado di trovare una persona normale, cosa avrebbe potuto fare con una di cui non sapeva nulla?
- Serve aiuto?
Una voce canzonatoria alle sue spalle la portò a girarsi di
scatto, estraendo uno dei suoi pugnali. Di fronte a lei un ragazzo -
forse quindici, forse diciotto anni - appoggiato al muro a braccia
conserte, una zazzera dalla tonalità fulva-grigiastra e un
guizzo divertito, più che spaventato, negli occhi di un insolito
color ocra, anch'essi sfumati di grigio.
- Devo interpretarlo come un no?
- Chi saresti?
- Io? Vediamo, io sono... - cominciò a gironzolarle attorno, per
portarsi alle sue spalle e sussurrarle veloce all'orecchio - ...un
informatore, Rilly.
La ragazza si voltò di scatto per colpirlo, ma lui già si
era sottratto al suo raggio d'azione: ora la osservava accovacciato sul
basso tetto di una baracca. Come un gatto.
- Come osi chiamarm-
- Io so tutto di te.
Quell'affermazione gelò Amaryllis. Sapere tutto di lei... era un
nemico? Ma in tal caso difficilmente si sarebbe presentato apertamente,
l'avrebbe attaccata e basta. Che fosse allora un alleato?
Ma la sensazione di disagio e inquietudine che la dominava non le permetteva di affidarsi a quest'ultima soluzione.
- Amaryllis Amaltheren, non dovresti correre dietro agli uomini... ma
se quello che cerchi è chi penso io, allora credo che in questo
momento sia in quella taverna all'uscita ovest, impegnato in qualche
discutibile affare...
- Come fai a sapere queste cose? - lui rise della sua palese
agitazione, e si rialzò, osservandola dall'alto, con
superiorità.
- Non te l'ho forse già detto? Sono un informatore, sapere le
cose è il mio lavoro, mi pare... Comunque! - Saltò
giù, avvicinandosi pericolosamente a lei e puntandole addosso un
dito. - Oggi non sono qui per lavoro, ma solo per un favore personale:
ci sono dei soldati che ti cercano... faresti meglio a evitarli.
E poi si dileguò, sparendo così com'era apparso: all'improvviso.
Amaryllis non sapeva cosa pensare, era totalmente sconcertata da
quell'incontro. Un ragazzo-gatto che sembrava conoscere perfettamente
lei e i suoi doveri e che le intimava di fare attenzione a dei soldati.
Ma perché avrebbe dovuto fuggire, poi. Se la cercavano
sarà per una questione importante, che probabilmente riguardava
la sua famiglia, o avevano degli ordini da consegnarle. In quei casi,
però, a occuparsene erano sempre degli agenti degli Amaltheren,
e quindi perché avrebbero dovuto usare delle guardie,
stavolta?
Forse era meglio evitarli sul serio, almeno finché la situazione non si sarebbe chiarita.
***
- Ordini, ordini... ma chi me lo fa fare di prendere ordini?
- Hai detto qualcosa, soldato?
- Niente, signore!
"Forse avrei dovuto rubare il suo, di posto..." pensò l'uomo
sistemandosi meglio l'elmetto sulla testa. Si stava già pentendo
di aver scelto di aiutare il suo vecchio superiore. Soprattutto si
stava già pentendo di non aver osservato meglio la guardia a cui
aveva sottratto l'armatura e la divisa, o si sarebbe accorto della
differenza di taglia. Ormai, però, era troppo tardi
per rimediare e, oltre al busto costretto dal metallo, doveva sorbirsi
anche il comando prepotente del sergente. E lui detestava sentirsi dare
degli ordini.
Tutta quell'esperienza gli stava facendo ricordare i vari motivi per
cui aveva lasciato l'esercito, un paio d'anni prima. Senza contare i
vari dubbi sull'effettiva capacità dell'attuale Guardia
Cittadina: il loro piccolo drappello stava scandagliando da mezz'ora
sempre la stessa zona del terzo livello della città, alla
ricerca di una ragazza - il cui aspetto era ben noto, per giunta - e
non avevano ancora concluso nulla. E poi, suvvia, come potevano anche
solo lontanamente credere di poterla prendere di sorpresa con tutto
quel fracasso? Il rimbombo metallico della loro marcia era udibile a
distanza.
Aah, che incompetenti!
Il finto soldato decise per la fuga: da solo avrebbe fatto prima.
Si lasciò scivolare fino alle retrovie, fingendo di controllare
delle persone o dei vicoli secondari, e quando fu certo che gli altri
non badassero a lui, si infilò in uno di essi.
Era una strada senza uscita, perfetta per levarsi di dosso l'inutile
ferraglia che gli bloccava i movimenti e tornare allo scoperto senza
che nessuno facesse caso a lui. E quelle casse accatastate su una
parete sarebbero state il nascondiglio perfetto in cui buttare le prove.
Spostò qualche telone e... eccola lì, la sua missione.
***
Amaryllis rimase pietrificata quando un soldato si affacciò alla nicchia che si era creata tra alcune casse abbandonate.
Per un breve attimo si fissarono, entrambi paralizzati, il cervello di
lei che vagliava tutte le situazioni possibili. Decise di non perdere
tempo a cercare scuse, e con un forte calcio all'addome, spinse via il
soldato. Ne approfittò per uscire, ma l'uomo le afferrò
il braccio prima che riuscisse a scappare.
- Aspetta un attimo, io so- Ehi!
Non si rendeva nemmeno conto del motivo per cui lottava così
strenuamente per non finire nelle loro mani: non aveva nulla da temere
dalla Guardia Cittadina. Anche se fosse stata scambiata per una ladra,
bastava dimostrare la sua identità e tutto si sarebbe sistemato.
E allora perché dava così tanto peso alle parole di uno
stupido ragazzino impertinente, che non aveva mai incontrato prima
d'allora e di cui nemmeno si fidava?
Forse era il suo istinto a ragionare per lei, e il suo stesso istinto
la spingeva a combattere in quel momento, troncando malamente i
tentativi di spiegazione del suo avversario. Ma se c'era qualcosa che
non aveva calcolato, era il clangore della lotta. Subito altri soldati
arrivarono sul posto, bloccandole l'unica via di fuga.
- Amaryllis Amaltheren, finalmente! Ben fatto soldato!
- Ben fatto un corno, voi non dovreste essere qui...
Si sfilò l'elmo che gli copriva gli occhi, rivelando i capelli
rosso scuro e i tratti ancora giovani del viso, e la barba rasata male
sulla mascella.
- Il problema, con voi idioti, è che siete presenti sempre nel momento sbagliato.
- Come osi tu! Questa è insubordinazione!
- Chissenefrega? - colpì il sergente in pieno volto,
lanciandogli l'elmetto di ferro. Questo scatenò l'attacco del
piccolo drappello di soldati, che si lanciarono sui due a spade
sguainate.
- Bene, signorina. Tienili occupati mentre io mi libero da questa trappola!
- Cosa?! - Amaryllis non ebbe il tempo di protestare, si
ritrovò subito circondata da tre avversari. Riuscì a
evitare un affondo del primo e ad afferrarlo per un braccio, usandolo
come scudo dai fendenti degli altri. L'unico suo vantaggio era la
lentezza dei soldati, imbardati in poco pratiche armature che, sebbene
fossero ridotte rispetto a quelle adottate nell'esercito, limitavano
certi movimenti troppo bruschi.
Era stata parzialmente immobilizzata, quando finalmente il finto
soldato si unì alla lotta, libero della corazza e brandendo un
gambale, con cui atterrò facilmente altri due nemici.
- Altro che protezioni, queste sì che sono armi!
- Ma tu chi diavolo sei? - gli domandò la ragazza, infuriata e con un pizzico di esasperazione nella voce.
- Non mi sembra il momento di spiegare, ora. Comunque sono qui per
portarti in salvo, anche se dubito che ce la faremo contro tutti
questi...
In quel momento, una violenta esplosione coinvolse l'edificio alle
spalle della piccola truppa di guardie. Il fuoco divampò nella
via, costringendo Amaryllis e il rosso a cercare rifugio sui tetti,
sfruttando le casse come scala.
Le fiamme in poco tempo divorarono i soldati, sciogliendo perfino
l'acciaio delle armature. I due sopravvissuti rimasero in principio
sconvolti per la forza e la distruzione di quel fuoco irreale, spuntato
dal nulla, ma si ripresero in breve, per continuare a correre il
più lontano possibile dal pericolo.
Ma sembrava non ci fosse via di fuga. Nel raggio di una ventina di
metri, un susseguirsi di esplosioni aveva trasformato quella parte del
quartiere in un labirinto di fuoco, e solo passando dall'alto
riuscirono ad uscirne, in qualche modo. L'incendio però
divampava, molto più velocemente di quanto potessero fuggire.
- Aspetta! - Amaryllis si fermò. - Fermati, ho detto! Queste
fiamme non sono naturali, sicuramente hanno un'origine magica! Devo
trovarne la fonte!
- Non essere stupida, ragazzina! Vuoi per caso morire?
- Ma è la mia missione!
- No, tu non hai più una missione! - l'afferrò per un
polso, con una presa così salda che lei non riuscì a
liberarsene, per quanto si divincolasse, e prese a trascinarla via -
Avanti, che siamo quasi arrivati...
Girarono l'angolo appena prima che l'onda d'urto dell'ennesimo scoppio
li travolgesse. Ma si fermarono dopo pochi metri, di fronte a una
parete in mattoni.
- Per fortuna c'è ancora... - disse l'uomo tirando un sospiro di sollievo.
- Cosa sarebbe?
- La nostra salvezza. Quando te lo dico io, premi quella mattonella. E
stai attenta alle mani. Ah, hai una spada, un bastone... qualcosa di
simile?
L'unica spada che possedeva era quella rubata un paio di giorni prima,
e quando gliela porse, gli occhi del finto soldato si illuminarono. Una
spada della Gilda di Seor! Con quella avrebbero avuto vita facile nel
luogo in cui si stavano dirigendo.
La infilò in una delle tante fessure del muro, cominciando a
esercitare una leva nel momento in cui Amaryllis premette il mattone
indicatole. La ragazza ritrasse subito le mani allo scorrere
dell'interruttore, e guardò stupefatta l'apertura che si stava
rivelando.
Appena il passaggio fu grande abbastanza da lasciarli entrare, vi si rifugiarono subito.
E la porta si richiuse alle loro spalle, lasciandoli al buio.
---
Finalmente aggiorno, uh? *lancio di oggetti contundenti*
Sì, bè, me l'aspettavo.
Questo capitolo è dedicato interamente a Elos, e lei sa bene il perché X°D
Poi che dire...ci son colpi di scena, uh? Che non sono finiti qui :3
Nel prossimo capitolo entreranno in
scena altri personaggi, oltre al signor "Finto Soldato" di oggi. E
anche il mio caro informatore-gatto tornerà <3
Ho cambiato anche l'introduzione alla storia (non il prologo °°)
Ora rispecchia di più la trama che si svilupperà d'ora in avanti *_*
(andate a leggerla <3 sì, ok, basta.)
Poi, uhm, spero vi sia piaciuto il capitolo °_°/
Grazie per aver letto, alla prossima!^^
[Angolino della pubblicità occulta]
Nuova storia fantasy in corso di pubblicazione (già scritta): La Torre - La Compagnia dei Distruttori
Penso...che vi potrà piacere, anche se è di un genere diverso da The Heir ^^"
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Capitolo 5 *** Capitolo IV ***
the heir - cap. 4
Capitolo IV
Il ruggire delle fiamme
continuava a rimbombare tra le pareti mentre Amaryllis e il soldato si
addentravano sempre più in profondità nella stretta
galleria, dopo esser scesi di due livelli in quelle che avevano tutta
l'aria di essere le fogne di Varadiél. Strette passerelle
di pietra addossate alle pareti si ergevano al di sopra dei canali
di drenaggio, formando in diversi punti dei ponti sospesi che si
collegavano al lato opposto. Probabilmente un tempo erano servite per
la manutenzione dei canali, ma la loro funzione era stata ormai
dimenticata, come testimoniavano i diversi punti instabili o crollati
del percorso, e più di una volta Amaryllis dovette fare
attenzione a non finire nelle acque che scorrevano più in basso,
o non sarebbe più riuscita a risalire.
Per un lungo tratto avanzarono entrambi in silenzio, ognuno perso nei
propri pensieri. La ragazza ancora non capiva cosa stesse succedendo:
continuava a chiedersi perché la Guardia Cittadina le stesse
dando la caccia, o chi fosse il mandante dell'uomo che l'aveva salvata.
Più di una volta era stata tentata dal chiedere spiegazioni alla
sua guida, ma non riusciva a trovare le parole adatte per rompere il
silenzio, né il momento adatto per farlo. Forse quello
sconosciuto la intimoriva un po', si disse, ora che si trovava sola con
lui, senza modo di tornare indietro, se avesse voluto. Era nelle sue
mani.
Dove la stava portando, poi?
- Ok, aspetta qui.
Con inaspettata agilità il finto soldato si arrampicò
sulla parete sconnessa appositamente, azionando un altro interruttore
nascosto e infilandosi velocemente nel passaggio creatosi sopra le loro
teste. Qualche secondo e aveva già calato una corda annodata per
Amaryllis. Lei si sentì vagamente offesa da quel gesto tutto
sommato naturale. Avrebbe potuto benissimo imitarlo e arrangiarsi da
sola, ma non le sembrava educato né aveva l'intenzione di
mettersi a discutere con un perfetto sconosciuto delle sue
abilità atletiche, così si limitò a raggiungerlo
al piano superiore ringraziandolo.
Cercò di approfittare di quel frangente per chiedergli
chiarimenti su ciò che stava accadendo, ma non ci fu verso di
ottenere una risposta: quella non era il luogo adatto per parlarne.
Passarono altri lunghi minuti a percorrere gallerie più o meno
illuminate dalla fioca luce di alcune torce, e superarono diversi bivi
e scale nascoste in anfratti a cui difficilmente si avrebbe prestato
attenzione, se non si sapeva già dove guardare.
Generalmente si trattava di corridoi in rovina, come i canali
precedenti, ma alcuni punti avevano subito delle evidenti
ristrutturazioni relativamente recenti. Pian piano i corridoi
assumevano sempre più l'aspetto di viali sotterranei, non troppo
elevati in altezza, ma tanto spaziosi da far passare almeno due carri
affiancati.
- Cos'è questo posto? - chiese Amaryllis, ignara dell'esistenza di simili passaggi sotterranei.
- Rifugi ormai dimenticati... sono in pochi a conoscerli. Nemmeno la
Gilda di Seor ha idea dell'esistenza di questi posti. Ma ne parliamo
dopo, ecco le sentinelle.
Un'ultima svolta ed ecco comparire cinque guardie armate, un paio di
torce agganciate al muro che rischiaravano un pesante portone
rinforzato in acciaio. I soldati non recavano insegne nobiliari e molto
probabilmente si trattava di mercenari o guerrieri o cacciatori.
"O fuorilegge."
Uno si loro si avvicinò al finto soldato che l'aveva guidata fin
lì, che a quanto pare conosceva bene. Complice il ssuo non
essersi avvicinata troppo e il tono di voce sommesso con cui i due
discutevano, Amaryllis non riuscì a cogliere il discorso, ma non
le sfuggirono le occhiate alla spada sottratta al bandito quel giorno
stesso, che il compagno le aveva consigliato di tenere in bella vista.
Sembrarono trovare un accordo, e una delle guardie rimasta accanto al
portone afferrò una cordicella, difficile da notare a una prima
occhiata, strattonandola ritmicamente un certo numero di volte. Le
pesanti ante si aprirono dall'interno, lasciando libero l'ingresso ai
due visitatori.
Oltre il varco l'umidità si fece più tenue e l'arcata del
soffitto decisamente più alta. Le pareti erano rivestite in un
marmo antico e leggermente rovinato dagli anni, e con ogni
probabilità un tempo era ricoperto da decorazioni pittoriche di
cui non rimaneva altra traccia se non una lieve ombra di color ocra e a
tratti turchese.
Superate anche le guardie all'interno del passaggio, Amaryllis riprese la parola.
- Voi non fate parte della Gilda di Seor, vero?
- Sbaglio o mi pare di aver detto che la Gilda, qui, non ci può arrivare?
- Però la spada che ho sottratto a uno dei suoi membri ha fornito da lasciapassare.
- Mettiamola così... - continuò lui, sospirando e
grattandosi la nuca mentre cercava le parole più adatte. - Hai
ucciso uno della Gilda? Allora sei un'alleata. Niente di più
semplice. Senza quel ferrovecchio sarebbe stato molto più
difficile farti entrare nella cittadella.
- Cittadella?
Non ci fu bisogno di ulteriori spiegazioni. La galleria si aprì
su un terrazzamento che si affacciava su una vera e propria
città costruita all'interno della montagna, dietro il palazzo
reale. La luce filtrava attraverso dei lucernai naturali, che
dall'esterno dovevano apparire come pericolosi burroni che si
spalancavano all'improvviso sui fianchi della catena montuosa. L'intero
ambiente era avvolto da una costante penombra, che bastava però
a rendere visibili le strette vie fra gli edifici scopiti direttamente
nella roccia. Molti raggiungevano anche i cinque piani, ma il
più sorprendente rimaneva ancora una volta il palazzo reale. O
meglio, la copia in miniatura del palazzo reale di Varadiél,
addossato alla parete rocciosa sul lato opposto rispetto l'ingresso
alla città nascosta. Città che, pur non raggiungendo
affatto l'estensione della capitale, poteva ospitarne tranquillamente
l'attuale popolazione, e rimaneva abbastanza spazio da poter accogliere
le genti dell'altipiano.
- Una volta veniva usata come rifugio durante la guerra dei Draghi...
Ma ora, come vedi, è occupata da gente di ogni risma, che in
comune ha il bisogno di trovare un riparo sicuro e l'odio verso Seor.
- E tu a quale delle due categorie appartieni?
Un sorriso furbo e forse un po' stanco affiorò sulle labbra del ragazzo.
- Diciamo che in superficie avrei qualche problema. Come te, in fondo.
Amaryllis storse la bocca in una smorfia infastidita. Avrebbe potuto
accettare di essere allo stesso livello di un criminale - o almeno,
quel che era sempre più convinta fosse un criminale - solo una
volta saputo il motivo di quella loro fuga. E doveva essere un buon motivo.
Scesero la lunga scalinata che si snodava scavata nella roccia, fino
alle prime abitazioni. La maggior parte degli edifici era vuota, la
popolazione del rifugio, in fondo, non era certo così numerosa.
Gli abitanti della Cittadella si erano stabiliti soprattutto nella zona
centrale, ma non mancava chi preferiva la solitudine delle case
più marginali; l'unica zona non abitata era rappresentata dalle
abitazioni destinate ai nobili e il palazzo, sigillati da sempre.
Eppure, il soldato pareva condurla proprio in quella direzione.
- A proposito, puoi chiamarmi Saber.
- Saber... e poi?
- Solo Saber.
Ognuno dei palazzi del quartiere nobile, leggermente rialzato rispetto
al resto della città, portava inciso sullo stipite il blasone
della famiglia proprietaria. Diversi erano sconosciuti ad Amayllis, ma
allo stesso modo poté constatare come diverse casate fossero
sopravvissute allo scorrere del tempo. Probabilmente, se avesse avuto
il tempo di cercarlo, avrebbe potuto scorgere pure il simbolo degli
Amaltheren, ma il loro percorso terminò di fronte a un edificio
quasi diroccato, dal blasone irriconoscibile, i cui primi piani
parevano inagibili. Per salire agli ultimi due livelli vi era solamente
una scalinata secondaria, probabilmente usata dalla sevitù in
origine, nascosta dietro quelle che dovevano esser state le cucine.
- E' un po'... malridotto. - disse Amaryllis, vagamente scettica.
- Ti assicuro - rispose Saber con un leggero sorriso, frugandosi in
tasca. - che l'interno è in ottime condizioni. Almeno una parte.
Finalmente trovò quel che stava cercando e, dando le spalle alla
ragazza, che intanto continuava a osservare preoccupata le varie crepe
sulla facciata, spalancò l'ingresso privo di serratura, stando
attento che la lieve luce causata dal gesto non fosse notata dalla
compagna. Non era ancora il momento di spiegarle.
Una volta giunti allì'ultimo piano, usato da Saber come alloggio
e sorprendentemente in buono stato, l'atteggiamento del rosso
cambiò completamente, facendosi serio all'improvviso e causando
un leggero disagio e agitazione in Amaryllis.
- Ora ascoltami attentamente, perché ne va della tua vita.
***
Era sveglia già da qualche minuto, ma non aveva la forza di
alzarsi dal letto. Continuava a rigirarsi fra le lenzuola, illuminata
da una debole luce che giungeva in ritardo rispetto alla superficie,
ripensando al discorso avuto la sera prima con Saber.
Suo padre era stato arrestato con l'accusa di tradimento.
Suo padre, che aveva sempre dimostrato una lealtà e un'obbedienza assolute verso la famiglia imperiale, che mai e poi mai
avrebbe potuto anche solo pensare di tramare alle spalle del governo.
Eppure al momento si trovava nelle prigioni del castello, in attesa di
esser trasferito nella fortezza di Dakkar, dove l'aspettavano
interrogatori, il processo e la condanna.
Come conseguenza, in città, anzi, in tutto l'impero, era partita
una vera e propria caccia agli Amaltheren e ai loro affiliati. Quasi la
totalità degli agenti privati del casato era già stata
catturata, le imprese commerciali bloccate e i beni sequestrati in
blocco.
Del nucleo principale della famiglia mancava all'appello solamente lei,
che al momento se ne stava rintanata in una città sotterranea
sotto il tetto di un disertore.
- E tu che ruolo avresti in tutto questo?
Saber posò sul tavolino di
fronte la ragazza una tazza di thé fumante, tornando a sedersi
sulla poltrona posta di fianco.
- Ho conosciuto il marchese quand'ero
ancora nell'esercito, e anche dopo che me ne sono andato mi ha aiutato
diverse volte. Mi sono offerto di ricambiare il favore ogni qualvolta
ne avesse avuto bisogno e... stavolta l'occasione si è
presentata.
- ...Te l'ha chiesto lui di cercarmi?
- Esattamente. Credo poi che questa
storia non sia altro che una montatura da parte di qualcuno che vi
è ostile. Oppure...
- Oppure qualcuno che conosce il nostro ruolo a corte e vuole eliminarci per arrivare all'imperatore.
Il silenzio che seguì alla seconda ipotesi fu una risposta più che eloquente.
Amaryllis si alzò di scatto, recuperando il mantello e le armi riposte su un mobile.
- Devo avvisare subito Sua Maestà, potrebbe essere già...
- Tu non vai da nessuna parte! - La
strattonò Saber per il braccio. - Cosa credi di ottenere
piombando a palazzo e cominciando a blaterare di possibili attentati,
quando tu stessa sei ritenuta un pericolo? Nessuno ti ascolterà!
La trascinò in una camera adiacente, spingendovela dentro bruscamente.
- Ho promesso di tenerti fuori dai
guai, al sicuro! E io non ho la minima intenzione di mancare alla
parola data lasciandoti libera di attuare qualsiasi idea avventata che
ti venga in mente! ...Tantomeno che qualcuno ti trovi prima delle
guardie imperiali e ti uccida. Perché è questo il vero
problema.
Si fermò un attimo per riprendere fiato e calmarsi della sfuriata con la giovane, prima di concludere.
- E ora dormi. Domani vedremo di trovare un modo per risolvere questa situazione, se è questo che vuoi.
Si chiuse la porta alle spalle, lasciando Amaryllis da sola a metabolizzare la nuova situazione.
Riacquistata un po' di lucidità grazie al sonno, la giovane
Amaltheren poté constatare come alcuni suoi dubbi ora trovavano
delle risposte. Primo fra tutti il perché il padre avesse
affidato a lei, ancora inesperta, una missione di ricerca così'
importante e complessa come quella dell'erede dei Draghi. Suo padre sapeva.
Sapeva cosa gli sarebbe successo, e aveva voluto allontanarla, da sola
e senza che nessuno potesse contattarla e quindi ritrovarla,
perché almeno lei si salvasse dalla cattura.
A mente fredda pensò anche che se Seridan avesse davvero voluto
tradire l'imperatore, non si sarebbe certo fatto scoprire.
Un sorriso amaro le solcò le labbra mentre si alzava dal comodo
giaciglio. Suo padre l'aveva protetta esponendola ad altri rischi e
pericoli, e ora stava scontando le conseguenze di un'accusa infondata.
Almeno lei sperava fosse realmente così.
Non voleva dubitare, anche se le era stato insegnato fin da piccola: dubita sempre. Di ogni cosa. Di chiunque.
Dubita anche di te stessa: spesso si mente al proprio cuore più di quanto si menta al mondo intero.
Un rumore la distolse dalle sue riflessioni.
- Saber?
Non ottenne risposta.
Afferrò uno dei suoi pugnali, nascondendolo nell'ampia manica
della casacca, percorrendo poi il breve corridoio che la separava da un
vecchio salotto, ora adibito a cucina. Man mano che vi si avvicinava i
rumori si facevano più distinti: vetro - dei bicchieri forse -,
una sedia che veniva spostata, dei leggeri passi. Un lieve odore di
tabacco, un odore in qualche modo familiare, cominciava a farsi
sentire, sempre più forte, finché non l'investì in
tutto il suo pungente calore una volta spalancato l'uscio socchiuso.
Sgranò gli occhi. Non era Saber l'uomo seduto sul davanzale a
fumare tranquillamente. Non era Saber che si voltò a guardarla
con un'espressione di impercettibile sorpresa, riacquistando poi subito
il controllo. Non erano di Saber quegli occhi verde muschio, cupi e
vagamente ostili.
Amaryllis quasi non si accorse di essersi appoggiata alla parete per
sostenersi. Improvvisamente non sapeva più cosa dire, o cosa
fare. Cominciò ad avvertire l'agitazione prender possesso della
sua mente, e il respiro riprendere all'improvviso dopo che l'aveva
trattenuto quasi in automatico.
Il giovane piegò le labbra in un sorriso sarcastico, prima che
la sua voce dal tono ironico la risvegliasse bruscamente
dall'intontimento.
- Buongiorno.
Dopo esser svanito nel nulla al loro primo incontro, ora il misterioso ragazzo della taverna era lì, di fronte a lei.
---
Viva i cliff hangers �/
Scusatemi. y_y
Tanto per la cronaca prima o poi i draghi arriveranno davvero, datemene
solo il tempo, perchè ci sono ancora un paio di personaggi che
devono avere la loro bella presentazione (tra cui il signore qui sopra,
coff) e uno deve ancora apparire XD
Un'altra cosa importante: ho rivisto i capitoli precedenti aggiustando
qualche frase, ma il cambiamento più evidente è
l'aggiunta di un pezzo alla fine del prologo. Vi consiglierei di darci
un'occhiata, ecco u.u
Gli errori di questo capitolo li rivedrò un'altra volta, ora non ho testa.
Grazie per essere ancora lì a seguire la stupida che non sono altro!;A;
Fatemi sapere che ne pensate 8D
Alla prossima! Grazie per aver letto <3
PS:
Cioè, no, dimenticavo.
Ho pubblicato una oneshot
appartenente allo stesso universo di The Heir, vi consiglio di leggerla
se volete vedere i draghi X°D
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