Il bene superiore

di Fraffy__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On Express ***
Capitolo 2: *** Speeches ***
Capitolo 3: *** Thank You ***
Capitolo 4: *** Always like this ***
Capitolo 5: *** Friends? ***
Capitolo 6: *** Hogwarts loves Quidditch ***
Capitolo 7: *** Avviso! ***



Capitolo 1
*** On Express ***


Il Bene Superiore

°On Express°

La mattina del 1 Settembre, il binario nove e tre quarti era come sempre gremito di gente. Vi erano madri in lacrime che salutavano i figli e ragazzi che non vedevano l’ora di ritrovare gli amici. Il tutto contornato dai continui sbuffi dell’espresso per Hogwarts, che sembrava impaziente di partire, di portare gli studenti nel castello, dove avrebbero passato i seguenti nove mesi.

Una ragazza dai capelli rossi si arrampicò sul suo carrello, cercando di scorgere una chioma platinata di sua conoscenza, senza successo.

Lilian Luna Potter aveva quindici anni, lunghi capelli fiammeggianti e un odio particolare per i ritardatari.

Quell’estate era partita con la sua famiglia alle insegne del Marocco e oltre a recare una debole abbronzatura, si era fatta, ovviamente di nascosto, un paio di dred e un percing all’ombelico che non vedeva l’ora di mostrare alla sua migliore amica.

Suo padre non approvava molto il tipo di stile che aveva iniziato a seguire, difatti continuava a lanciare strane occhiate alla cintura borchiata dei suoi shorts neri.

« E’ inutile che ti arrampichi, rimarrai sempre una piccola nanerottola » era stato suo fratello Albus a parlare.

Aveva il fisico abbastanza scolpito dagli allenamenti di Quiddich, i capelli neri eternamente scompigliati e gli occhi di un verde smeraldino. Come tutti non mancavano mai di ricordargli, era l’esatta copia del padre, miopia compresa. Albus portava, infatti, un paio di occhiali rotondi, che non sfiguravano affatto la sua immagine, anzi lo rendevano ancora più interessante.

« Ha parlato la serpe » esclamò lei, facendogli il verso. « Visto che ti vanti della tua altezza, cerca di vedere dove sono finiti quei due, sono in ritardo! »

Al fece un sorriso alle parole della sorellina e cercò con lo sguardo il suo compagno di casa, nonché suo migliore amico, ma fallì anche lui.

« Ragazzi, vi conviene salire, altrimenti perdete il treno » li avvertì Harry, lanciando uno sguardo al suo vecchio orologio da polso.

Le undici meno dieci.

« Non so voi, ma io vado » esclamò James « Ho già visto salire sul treno Fred e gli altri. Ciao Ma’, Ciao Pa’ »

In un battibaleno il primogenito del salvatore del mondo magico si era volatilizzato. Lily e Al annuirono e salutarono i genitori, per seguire il fratello.

James Sirius Potter, quell’anno avrebbe frequentato il settimo ed ultimo anno scolastico; possedeva un fisico asciutto e abbastanza muscoloso, capelli neri eternamente spettinati, cosa che del resto era comune a tutti i Potter di sesso maschile, e occhi color cioccolato. Non per nulla era uno dei ragazzi più corteggiati del castello.

« Mi raccomando, tesoro » disse Ginny alla figlia « Quest’anno che sei un prefetto, togli più punti possibili a tuo fratello ».

« Ma mamma! » esclamò la ragazzina, con espressione scandalizzata « James è Grifondoro! Non voglio togliere punti alla mia casa! »

« Appunto, io parlavo di Albus » rispose ridendo la madre, facendo l’occhiolino al figlio, che la guardava girando gli occhi.

« Ci vediamo a Natale! » esclamarono i due fratelli, spingendo i carrelli fino alla coda del treno.

Dopo essersi assicurati che i propri bagagli venissero caricati, i due salirono sulla carrozza e cercarono ognuno per conto proprio lo scompartimento dove si erano rifugiati i loro amici.

 

 

“ Dove diamine si è cacciata? “ continuava a ripetersi Lily, cercando nei vari scompartimenti.

Il corridoio della carrozza era pieno di ragazzini che correvano avanti e indietro, quasi certamente del primo anno; la sua nuova spilla di prefetto si fece pesante, nella sua tasca.

« Ehi, voi, tornate nelle vostre carrozze, non si corre sul treno! » esclamò con fare irritato, quando un paio di bambini minuscoli le finirono praticamente addosso.

I ragazzini la guardarono spaventati e scapparono verso il loro scompartimento, mentre lei sistemava la spilla sulla sua divisa.

« Ci diamo già da fare, eh Potter? »

Lily si voltò di scatto; Scorpius Malfoy la guardava con un sorriso sarcastico sul viso e le braccia incrociate.

« Non è ancora cominciato l’anno che subito inizi a far terrore con quella tua spilla »

Lily non riuscì a fare a meno di infiammarsi per la sua uscita, nonostante fosse ormai abituata da tempo alle sue angherie.

« Senti chi parla, non sei tu quello che toglie i punti solo per divertimento? »

Scorpius fece un ghigno, guardandola con una strana espressione.

« Comunque Albus è più indietro che ti cerca » disse Lily, per svicolare da quella situazione diventata ormai imbarazzante « E se non ti scoccia troppo, potresti dirmi dove si è cacciata tua sorella? »

Scorpius s’irrigidì all’improvviso, per poi fare un cenno col capo.

« Qualche scompartimento più in là » disse soltanto « Bhè, ci vediamo nella carrozza dei Prefetti, allora »

Se n’andò veloce com’era venuto.

Lily rimase un attimo ferma, leggermente imbambolata.

Morgana, se era cresciuto in quei tre mesi!

Non era più quel ragazzino pallido e magrolino, dai capelli biondo platino tagliati come un figlio di papà, quell’estate si era alzato di almeno 30 centimetri, e il suo viso aveva perso i tratti da bambino, raffinandosi. In più le spalle si erano allagate, evidenziando i muscoli da cacciatore, o forse era solamente una sua impressione?

E gli occhi, che erano sempre stati di un grigio pioggia, non avevano assunto una tonalità più argentea?

Si riscosse dai pensieri, stupita di sé stessa, e si diede una mossa per raggiungere lo scompartimento che Scorpius le aveva indicato.

Aprì la porta scorrevole e trovò la sua migliore amica seduta vicino al finestrino, la faccia appiccicata al vetro per guardare il paesaggio.

« Lily! » esclamò lei, vedendola sull’uscio dello scompartimento « Mi sei mancata! » si lanciò su di lei, stritolandola in uno dei suoi mega abbracci.

« Vacci piano Vicky, voglio essere ancora viva per i G.U.F.O. » disse ridendo.

Victoria Josephine Malfoy era la secondogenita di Draco Malfoy e Astoria Greengrass; aveva corti capelli biondo platino, tra cui spuntavano ciocche il cui colore variava a seconda del periodo. Quel giorno erano rosa shocking e nere.

Gli occhi, di un grigio tendente al violetto, erano truccati come al solito piuttosto abbondantemente, rendendola semplicemente Victoria. Il tocco aggiuntivo erano i numerosi piercing che si era fatta negli anni: cinque per ogni orecchio, uno al naso, uno sulla lingua e uno all’ombellico.

Era la pecora nera della famiglia, o meglio la pecora bianca: da quando aveva messo piede a Hogwarts, si era potuta ribellare alle rigide regole di casa Malfoy.

Il tutto era iniziato, quando, allo smistamento, il cappello parlante aveva deciso di non mandarla a Serpeverde. Contrariamente alla tradizione di famiglia, infatti, Victoria faceva parte dei Grifondoro.

Al secondo anno, aveva tagliato i lunghi capelli biondi in un caschetto sbarazzino, utilizzando un semplice incantesimo tagliuzzante, e si era tinta di un blu metallizzato, seguendo il proprio istinto da metallara. Dopodiché si era fatta una foto e l’aveva inviata ai suoi genitori; in seguito a numerose lettere di richiamo, in cui il padre esprimeva tutto il suo sdegno, Victoria aveva iniziato a fare qualsiasi cosa andasse contro il volere dei genitori, entrando in contrasto con il fratello maggiore.

Infatti, con Scorpius non aveva nessun tipo di rapporto, se non la condivisa indifferenza. O almeno era quello che cercavano di dare a vedere. Ogni volta che s’incrociavano, entrambi s’irrigidivano e diventavano scontrosi.

Era una persona dal carattere forte. Lily si chiedeva spesso come avrebbe fatto senza di lei, la sua migliore amica, la ragazza con cui condivideva ogni più piccolo segreto. La stessa che dal loro terzo anno l’aveva iniziata alla musica metal.

« Come stai? Com’è andato il Marocco? Conosciuto qualche principe che voleva rapirti? » iniziò Vicky, curiosa come al solito.

Lily rise e iniziò a raccontare delle sue vacanze « E’ stato molto divertente, il Marocco è un paese bellissimo. Pieno di Babbani stranissimi, credimi! Dovevi vedere James e Al vestiti da beduini, quando siamo andati nel deserto a fare un giro con i cammelli: erano semplicemente ridicoli! La parte più bella è stata quando ho trovato questo negozio, un posto pazzesco ti giuro, proprio vicino all’albergo, dove mi sono fatta questi » e mostrò orgogliosa i due rasta, che erano nascosti sotto il grande strato di capelli.

Victoria sgranò gli occhi, per poi sghignazzare. « Ah-Ah! Lo sapevo di averti forviata dalla retta via! Stai diventando anche tu trasgressiva, mia dolce Lilian! »

L’amica scoppio a ridere nuovamente « E non ti ho mostrato la parte più bella… »

Tirò su la canottiera, mettendo in mostra un ventre piatto e chiaro, al centro del quale spiccava un anello verde.

Victoria balzò in piedi « Non ci credo, l’hai fatto veramente! » esclamò stupita.

« Certo! Tu cos’hai fatto, invece? Sei andata davvero in Italia, come mi avevi scritto? »

Vicky si rabbuiò, ma scosse la testa per non ripensare alla rabbia ormai passata. Fece tintinnare le varie catene appese al collo.

 « No. Paparino ha avuto la brillante idea di fare una riunione familiare di campagna, e mi ha letteralmente obbligato ad andare. Perché, come dice lui “Una Malfoy è pur sempre una Malfoy, eliminate le schifezze babbane di dosso . Per fortuna che c’era Andromeda, che mi ha ospitato per un po’ a Londra » fece una ghigno « Ho passato tutto l’ultimo mese tra concerti e rave. Mi sono divertita un casino! »

Le due ragazze furono interrotte dall’arrivo di Hugo Weasley e Simon Baston, i loro migliori amici.

Hugo era altissimo, quasi due metri, i capelli rossi e gli occhi azzurri, il ritratto di suo padre a quell’età, mentre Simon era di altezza media, spalle possenti da portiere, occhi castano dorati e capelli marroni. Entrambi del quinto anno, come Vicky e Lily.

« Ragazze, finalmente! E’ da quando è partito il treno che vi cerchiamo » esclamò Simon, sedendosi accanto a Lily e stendendo le gambe sul sedile di fronte a lui.

« Già, ma qualcuno ci ha detto che una pazza dai capelli colorati si era impossessata di uno scompartimento… » aggiunse Hugo con un ghigno.

« Ehi, io non sono pazza! » esclamò indignata Victoria, suscitando le risate dei suoi tre amici

« Si, ma i capelli colorati non te li toglie nessuno » affermò Simon.

« Cavolo, mi sa che devo andare nella carrozza dei prefetti! » disse Lily qualche minuto più tardi « Che scocciatura, ho già dovuto sgridare dei primini. Probabilmente sarà solo un peso questa storia del prefetto, speriamo che il mio compagno sia qualcuno di simpatico… »

Simon tirò in fuori il petto « Mia cara, io sono il secondo prefetto di Grifondoro! »

Victoria scoppiò a ridere sguaiatamente.

« Cos’è che ti fa tanto ridere Malfoy? » chiese offeso Simon.

« Certo che Cavendish si dev’essere proprio rincitrullito, per nominarti prefetto!» esclamò ululando dalle risate Vicky, provocando scoppi di ilarità anche negli altri due ragazzi.

« E dai » disse la ragazza, guardando l’espressione afflitta di Simon « Tesoro sto scherzando! Lo sai che ti voglio bene! » e lo rinchiuse in uno dei suoi abbracci mortali.

 

 

Qualche carrozza più avanti, James si era trovato con i suoi tre migliori amici, i suoi tre malandrini: Fred Weasley, Lysander Scamandro e Jack Seasons.

Fred aveva i tratti somatici della madre, Angelina Johnson: indomabili capelli castani, pelle ambrata e occhi color cioccolato. Portava il nome del gemello di suo padre George, morto nella battaglia contro Voldemort combattuta più di vent’anni prima, e neanche a farlo apposta era la sua reincarnazione.

Lysander era uno dei gemelli Scamandro, l’altro si trovava a Corvonero, ed aveva i capelli dello stesso biondo sporco della madre, Luna Lovegood, gli occhi blu scuro e modi di fare da studente modello. Che cosa ci facesse lui in mezzo a quei tre scapestrati se lo chiedevano in molti; gli altri tre lo definivano come la mente indispensabile del gruppo, ma nonostante tutto a volte era proprio lui a proporre gli scherzi migliori.

Infine vi era Jack. Era un ragazzo di origini Babbane, i capelli castano scuro lunghi fin quasi le spalle, gli occhi di un azzurro molto intenso, era il malandrino più scatenato di tutti, ma soprattutto il più corteggiato, insieme a James. Aveva un’aria da bello e tenebroso, a cui le ragazze non riuscivano a resistere.

Quando James aveva raccontato al padre di Jack, ma specialmente quando lo aveva conosciuto durante le vacanze, Harry aveva capito di trovarsi di fronte ad un “Sirius Black II la vendetta”. Oltre all’aspetto fisico vagamente somigliante, caratterialmente Jack e il suo padrino erano come due gocce d’acqua.

« Bene, ragazzi » disse James, attirando l’attenzione degli amici « Siamo al nostro ultimo anno. L’ultimo anno dei malandrini! »

« Già » fece Fred, con tono triste « Dopo di noi non ci sarà nessuno a far impazzire il vecchio Mundungus »

« Esatto. E’ tutta l’estate che ci penso; credo che dovremmo lasciare un segno, un ricordo per le prossime generazioni, in modo che nessuno possa dimenticarsi dei Malandrini »

Mentre parlava, Jack si era fatto più attento mentre Lysander, scuotendo la testa con fare rassegnato, aveva iniziato a leggere un libro.

« Cosa intendi James? » aveva chiesto Jack, uno strano ghigno sul volto « Trasfiguriamo il tavolo di Serpeverde durane il banchetto? Scambiamo tutte le loro bevande con della pozione ridarella? ».

James scosse la testa con forza « No, No. Stavo pensando a qualcosa di molto più grande, qualcosa che nemmeno i nostri predecessori hanno mai osato fare ».

« E cosa? » chiese Fred.

James fece per parlare, quando la porta dello scompartimento si aprì di scatto.

Era entrata una ragazza dai lunghi capelli dorati, lasciati cadere a boccoli sulla schiena e tirati in su da un cerchietto rosso, gli occhi di uno strano verde azzurro. Era Maryka Finnigan. Poco più indietro, si trovava Felicity Thomas, una delle sue poche amiche. Era alta e slanciata, la pelle ambrata liscia come la seta, che veniva risaltata dai lunghi capelli neri e gli occhi scuri.

Maryka guardò i tre ragazzi con fare irritato, poi si rivolse al gemello Scamandro, che aveva appena messo via il suo libro.

« Ciao Lysander. Volevo sapere se venivi con noi nella carrozza dei prefetti. Sai, sono la nuova caposcuola » esibì la sua spilla a forma di C rossa, puntando lo sguardo con forza verso James, che la guardava con un sorriso ebete.

« Ehilà Finnigan! » si riprese lui « Passato buone vacanze? Ammettilo, ti sono mancato ».

Maryka strinse gli occhi « Neanche un po’, Potter! »

James si spettinò i capelli, facendola irritare maggiormente.

Lysander intervenne « Arrivo subito. Lasciami dire due parole a questi tre zotici e andiamo dagli altri ».

Lei annuì e senza salutare uscì dallo scompartimento, raggiungendo Felicity, che come lei non amava molto quei tre ragazzi.

« E’ sempre più bella, ogni anno che passa » disse subito James, scompigliandosi nuovamente i capelli.

Fin da quando l’aveva vista, ma vista davvero, ossia il primo settembre di quattro anni prima, James si era innamorato di Maryka Finnigan.

I primi anni di scuola lui l’aveva continuamente beffeggiata, chiamandola secchiona, ma dall’inizio del loro terzo anno aveva completamente riveduto le sue considerazioni.

Non era più la piccola ragazzina con la frangia e le trecce, il corpo minuto e acerbo, che passava le ore a studiare, si era trasformata in una ragazza. Una bellissima ragazza. I capelli tagliati corti si erano allungati, arrivandole fino a metà schiena, la frangia era sparita, lasciando liberi i suoi occhioni verde acqua, e si era alzata di molti centimetri.

Da quell’anno, James aveva iniziato a chiederle di uscire assiduamente. Se inizialmente Maryka era stupita dalle sue richieste, che puntualmente rifiutava, con gli anni aveva iniziato a farci l’abitudine; se era prevista un’uscita ad Hogsmeade, era certo che James Potter sarebbe venuto a chiederle di uscire insieme.

Ma a Maryka, James non stava affatto simpatico, anzi, la irritava anche la sua sola presenza. Lo considerava il solito borioso ragazzo che si credeva un Dio; James infatti passava da una ragazza all’altra ogni settimana, era il capitano della squadra di Quiddich di Grifondoro e si atteggiava nei corridoi, attaccando briga con chiunque non gli andasse a genio.

« Potresti evitare di essere il solito spaccone, James » disse Lysander sbuffando « Non voglio passare un altro anno a vederti fare l’idiota solo perché lei non vuole uscire con te. Rassegnati e trova qualcun’altra, se proprio non vuoi cambiare »

« Ha ragione amico » asserì Jack « Non so come faccia a piacerti, ne puoi trovare altre cento meglio di lei »

« Voi non capite… » James si prese la testa fra le mani e si appoggiò al sedile. « Lei è Maryka, non potrebbe non piacermi. Quando si arrabbia lei… »

« Frena, frena! E’ il primo giorno di scuola, non voglio sentirti già parlare della Finnigan! Sono cinque anni che non fai che dire quanto sia bella, quanto sia speciale e bla, bla, bla… » esclamò Fred, interrompendo James dal suo chiacchiericcio.

Scoppiarono tutti e quattro a ridere.

« Vado a parlare con gli altri prefetti, vedete di non combinare guai voi tre » e con un ultimo sguardo severo, raggiunse Maryka, per avviarsi verso la carrozza dei prefetti.

 

 

Nello stesso tempo, quattro carrozze più indietro un gruppo di ragazzi del sesto anno si stava scontrando.

Da una parte, quattro Serpeverde, Albus Severus Potter, Scorpius Hyperion Malfoy, Michael Zabini e David Goyle, dall’altra quattro Grifondoro, Rose Weasley, Amanda Paciock, Andrea Baston e Coline Canon.

« Non mi interessa chi è arrivato primo » stava dicendo Rose con fare furioso « Questo è il nostro scompartimento! Ci veniamo da sei anni! »

« Te l’hanno mai detto Weasley? Chi tardi arriva male alloggia » ghignò Michael. Era un ragazzo di colore bellissimo; aveva ereditato infatti la bellezza tipica della famiglia Zabini, insieme al carattere da Serpeverde. Possedeva capelli neri cortissimi e occhi scuri molto penetranti, che esaltavano la sua carnagione bruna.

« Ah-Ah, Zabini, non fai ridere nessuno » fece scocciata Rose, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. « Levatevi di torno, subito! »

Rose Weasley, come aveva supposto suo padre, si era rivelata fin da subito la degna figlia di Hermione Granger; al contrario della madre e di tutte le aspettative, però, la sua vita non dipendeva dal rendimento scolastico o da quanto potesse compiacere i professori. Certo, erano tutte cose che amava fare, dallo studiare all’essere sempre pronta per ogni lezione, ma non erano le sue uniche preoccupazioni.

Era una ragazza dal carattere deciso, che sapeva e otteneva sempre ciò che voleva. Non che fosse viziata, ma era soltanto una questione di testardaggine. E questo le sue amiche lo sapevano perfettamente.

Come i genitori prima di lei, avrebbe dato anima e corpo per i suoi amici; e, in effetti, concedeva davvero tanto alle persone, ma solo a quelle che se lo meritavano, come le sue tre migliori amiche, le sue compagne di scuola, le ragazze con cui aveva un rapporto magnifico da ben sei anni ormai.

L’unica cosa che, per sua enorme fortuna, non aveva ereditato della madre e il padre erano i capelli indomabili e il color rosso zucca tipico della famiglia Weasley: aveva, infatti, lunghi capelli castani ramati, che Rose amava rendere perfettamente lisci utilizzando una piastra babbana, e caldi occhi d’orati.

« Eddai Rose, non ci sono più scompartimenti vuoti » suo cugino Albus la guardava con un sorriso gentile, ma Rose, ahimè, non rinunciava facilmente a qualcosa su cui si impuntava.

« Fattacci vostri » disse Coline, appoggiando l’amica.

Coline era l’unica figlia di Dennis Canon. Aveva lunghi capelli biondi, lasciati lunghi fino a metà schiena, ed enormi occhi verde chiaro. Era una ragazza dall’ottimo gusto in fatto di vestiti, eccellente studentessa ma anche gran scansafatiche; l’anno precedente, infatti, era arrivata ai G.U.F.O. quasi del tutto impreparata, ma grazie alla sua acuta intelligenza era riuscita a prendere ottimi voti. Il tutto escludendo Erbologia, dove era stata bocciata con un meritatissimo “Troll”.

Volendo diventare una famosa stilista di moda, Coline era disgustata completamente da quella materia, alla quale si era fin dal primo anno rifiutata di applicarsi.

Per fortuna da quell’anno avrebbe potuto abbandonare quel corso.

« Come siamo scorbutici stamattina, Canon » fece Scorpius, sbuffando. « Sentite, mi sembra che il problema non persista. I primi ad arrivare siamo stati noi, ergo lo scompartimento è nostro. Stop, fine della questione »

Il biondo guardò gli amici, che stavano annuendo alle sue parole, soddisfatti. Ma le quattro Grifondoro, la pensavano molto diversamente.

Quello scompartimento era molto importante per loro; era stato proprio lì dove, il primo Settembre di sei anni prima, si erano incontrate per la prima volta. Negli anni a venire, avevano viaggiato sull’espresso occupando sempre lo stesso posto, che ormai era diventato un simbolo della loro amicizia.

« Non sono io ad essere scorbutica, siete voi Serpi che mi irritate » esclamò indispettita Coline.

« Ehi, che succede qui? »

Maryka e Lysander erano appena entrati nella carrozza, diretti verso quella dei prefetti, dove Maryka e i tre nuovi caposcuola avrebbero dovuto fare un discorso di inizio anno.

« Niente Lys, se ne stavano giusto andando » disse Rose, sorridendo ad uno dei migliori amici dei sui cugini.

« Siete voi quelle che se ne stanno andando, Weasley, questo scompartimento lo occupiamo noi, oggi » questa volta ad intervenire era stato David Goyle, un ragazzo dall’aspetto molto poco rassicurante, con larghe spalle e un viso duro. I capelli erano poco curati, di un castano molto scuro, mentre gli occhi erano di un verde tendente al marrone.

Il tono che aveva usato non ammetteva repliche, ma Rose non era tipo da farsi intimidire da un energumeno del genere, così iniziandosi a scaldare aveva infilato la mano nella tasca, dove teneva la sua bacchetta magica.

Maryka se n’era accorta subito e, consapevole della situazione in cui di lì a poco si sarebbe sfociati, si mise in mezzo ai due gruppi.

« Qual è il problema? Non potete cercare semplicemente un altro scomparto dove passare il viaggio? »  domandò rivolgendosi ad entrambi i lati, ottenendo soltanto diversi gridi di protesta.

« Finnigan, quello è il nostro scompartimento, ci siamo affezionate! » sbraitò un’alterata Andrea Baston, gli occhi sgranati dallo stupore « E quelle stupide Serpi lo sanno benissimo! »

« Stai attenta a come parli, Baston! Saremo anche stupide, cosa di cui ho seri dubbi, ma mi sembra che l’anno scorso siamo stati noi a vincere la coppa delle case » disse Albus, per poi rivolgersi al prefetto e alla caposcuola

« Voi due state andando nella carrozza dei prefetti, vero? » chiese poi, ignorando le risposte velenose di Andrea e le altre ragazze.

Al cenno di assenso si rivolse a sua cugina « Rose, tregua: io, tu, Scorpius e Paciock andremo con loro, e finchè non torniamo lo scompartimento può essere facilmente condiviso, no? » chiese, guardando più che altro David e Michael, i quali alzarono le spalle, rassegnati.

 

 

«… Ora andate a controllare le varie carrozze, ci ritroviamo tutti qui un’ora prima dell’arrivo » concluse soddisfatta Maryka, guardando i prefetti e gli altri tre caposcuola.

Era da circa mezz’ora che aveva iniziato il suo discorso di inizio anno, parlando come i suoi predecessori sul compito che era stato loro affidato e la loro responsabilità.

Gli altri tre caposcuola, Dominique Weasley, Thomas Flint e Jason Macmillan, avevano solamente annuito alle sue parole, consapevoli del fatto che non avrebbe tralasciato nulla d’importante.

Ci fu un via vai di prefetti, desiderosi di sbrigare quella faccenda al più presto possibile per poter tornare dai propri amici.

Lily uscì insieme a Simon, salutando con un sorriso suo fratello Albus; nonostante fosse stato smistato a Serpeverde, cosa che James continuava a rinfacciargli, Lily non si era distaccata da lui, anzi, il loro rapporto con il tempo era nettamente migliorato.

Durante i suoi primi anni al castello, Albus trovava sempre un momento per stare con lei, che fosse per studiare o più semplicemente per passare del tempo, e tuttora passavano ancora molto tempo insieme.

« Allora, com’è il tuo primo giorno da prefetto? » le chiese Albus, mentre insieme a Scorpius e Simon si avviavano verso le carrozze del proprio pattugliamento.

Lily sbuffò « Estremamente noioso, la Finnigan mi ha fatto venire il mal di testa… »

« Probabilmente il tuo cervellino si è sforzato troppo, Potter » ghignò Scorpius, facendo infuriare Lily sotto lo sguardo divertito di Al.

Ogni volta che quei due sì incontravano iniziavano a beffeggiarsi, e ormai c’era abituato.

La cosa infondo lo faceva ridere: nella sua famiglia la sua amicizia con Scorpius, un Malfoy, non era per niente ben vista, quasi tutti cercavano di farlo rinsavire, ma Lily no. Non lo aveva mai fatto. Aveva fin da subito accettato la loro amicizia; certo questo non significava che lei dovesse per forza essere gentile nei riguardi di Scorp, ma almeno non lo credeva pazzo, come invece facevano James e il resto della famiglia.

« Ha parlato il gran cervellone con la testa ossigenata » fece Lily guardandolo con astio.

« Non. Sono. Ossigenato. »

Scorpius odiava quando lei lo alludeva al biondo quasi bianco dei suoi capelli, ereditati dal padre. Lui amava i suoi capelli, li portava con fierezza.

« Pel di carota lentigginoso » abbaiò Scorpius.

Una vena iniziò a pulsare istericamente sulla fronte della ragazza.

« Ok, ok, è meglio se andiamo, Lily » esclamò Simon, capendo che la situazione stava per degenerare.

« Ci vediamo, Potter! O meglio, Lentigginosa! » salutò allegramente il ragazzo biondo, un sorriso soddisfatto sulle labbra.

Simon prese una Lily fuori di sé per un braccio e, dopo aver salutato Albus e Scorpius, la trascinò con forza lontano da quei due.

Dentro lo scompartimento, invece, Maryka si era trattenuta a parlare con Dominique, con la quale condivideva fin dal primo anno la maggior parte delle lezioni. Insieme a Felicity, la Weasley era sua amica.

Dominique era la secondogenita di Fleur e Bill; con i suoi fluenti capelli biondo argento, identici a quelli della madre, e gli occhi azzurrissimi, Dom faceva stragi di cuori ad Hogwarts. Aveva deciso di frequentare quella scuola, come sua sorella Victorie prima di lei, invece che continuare a vivere in Francia e andare a Beauxbatons, poiché sentiva che Hogwarts sarebbe stata la sua casa, insieme a tutti i suoi familiari. E non si era sbagliata.

« Passate buone vacanze, Dom? » chiese gentilmente, accomodandosi vicino al finestrino.

La bionda annuì sorridendo leggermente, accomodandosi sul sedile di fronte all’amica. « Solite cose, Francia e qualche giorno a casa dei nonni alla Tana. Tu, invece? »

Maryka alzò le spalle « Sono rimasta a Londra tutto il tempo, dovevo finire i compiti e non avevo voglia di viaggiare. In più ho passato metà estate a bruciare lettere di quel borioso di tuo cugino, che mi scriveva tre volte al giorno » rabbrividì al ricordo.

Dominique scoppiò a ridere « Certe volte James è un tantino esagerato » in un attimo si fece seria « Sai, se gli dessi una possibilità… »

Maryka, purtroppo, sapeva perfettamente dove la ragazza voleva andare a parare; erano ormai anni che Dominique continuava a convincerla ad uscire almeno una volta con suo cugino, ma lei on demordeva mai.

« Sai benissimo qual è la mia risposta. Potter è un ragazzo arrogante, imbecille e borioso, preferirei uscire con la piovra gigante piuttosto che con lui »

« Neanche quest’anno, che è l’ultimo? Ragiona Maryka: se continua a chiederti di uscire è perché è veramente interessato a te! Se volesse potrebbe avere qualsiasi ragazza della scuola, ma vuole te, ti vuole da sette anni e ancora non si è arreso »

Maryka abbassò gli occhi, imbarazzata da quella considerazione. In effetti il ragionamento non faceva una piega…

Ma dove diamine era finita tutta la sua sicurezza?

Lei detestava Potter, aveva giurato a sé stessa che mai e poi mai sarebbe uscita con lui, non sarebbe mai stata una di quelle ragazze cadute nella rete di James Potter.

« Parlavate di me? »

Parlando del diavolo, spuntano le corna!

« Potter, potrò sorprenderti ma il mondo non gira tutto intorno a te » fece con irritazione crescente Maryka, scoccando un’occhiata esasperata a Dominique, che aveva iniziato a ridere sotto i baffi.

« Ciao James » disse la bionda « Maryka, devo andare dalle mie compagne di casa, ci vediamo dopo, ok? »

Era una scusa, Maryka lo sapeva perfettamente. Ma annuì lo stesso, allontanandosi il più possibile da James quando Dominique uscì chiudendo la porta dello scompartimento.

« Che cosa vuoi Potter? » domandò, guardando il paesaggio scozzese scorrere davanti a lei.

« Volevo chiederti una cosa… » fece per iniziare James, ma fu subito interrotto da Maryka.

« No, no, assolutamente no. Non uscirò con te né alla prima uscita ad Hogsmeade, né alla seconda, né mai »

James fece un sorriso malizioso « Non ti stavo chiedendo di uscire, Finnigan. Anche se ammetto che un’idea in proposito ce l’avrei »

« Arriva al dunque, Potter»

James si accomodò di fronte a lei e stese le gambe sui sedili « Volevo semplicemente chiederti se conoscevi Corvin Gazza, l’aiuto-custode »

Maryka alzò un sopracciglio, perplessa. « Chi? »

« Sai, quel ragazzo che viene ogni tanto a lezione di storia della magia, pozioni e artimanzia. Di solito da sempre una mano ai professori per sistemare o pulire l’aula »

« Non l’avevo mai notato… Ma cosa ha di così speciale per attirare l’attenzione del famoso James Potter? »  domandò, incuriosita dalla piega che quella conversazione stava prendendo.

James sorrise sardonico, facendole l’occhiolino « Non essere gelosa, Finnigan. Non sarà certo un uomo, perlopiù aiuto-custode, a farmi dimenticare il tuo bel visino »

« Evita » disse irritata, ma la sua curiosità era stata stuzzicata « Però non hai risposto alla mia domanda, Potter »

Ma il ragazzo si era già alzato dal sedile e si era avviato verso la porta dello scompartimento, il tutto senza averle dato il tempo di aprir bocca.

« Ci vediamo, Finnigan » e dopo averle mandato un bacio con la mano, la lasciò sola tra mille pensieri.

James Potter stava architettando qualcosa e lei, in quanto caposcuola di Grifondoro, lo avrebbe scoperto.

 

 

Sei ore più tardi, il treno si fermò sferragliando alla stazione di Hogsmeade. Tra le urla eccitate dei vari studenti, che non vedevano l’ora di assaporare il banchetto di inizio anno e recarsi nei loro letti, i bambini del primo anno furono richiamati da un uomo alto e corpulento, con un’ispida barba ormai macchiata di grigio qua e là.

Fu proprio il gran vocione di Hagrid che proclamò l’inizio di un nuovo lunghissimo anno scolastico.

Nessuno di quei ragazzi sapeva però che quell’anno sarebbe stato tutto fuorché divertente.

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Capitolo 2
*** Speeches ***


Il Bene Superiore

°Speeches°

1 Settembre, Ore 21.00

E’ iniziato un nuovo anno scolastico. Non so se sentirmi entusiasta o meno; l’idea di tornare a camminare fra tutti gli altri studenti un po’ mi scoccia.

Cammino sconsolato tra i corridoi del terzo piano, le mani a penzoloni e lo sguardo rivolto verso il basso. Riesco a sentire i chiacchiericci della sala grande fin da qui.

La voglia di cenare è andata a farsi benedire appena ho notato il castello riempirsi. Di nuovo. Quanto mi piacerebbe essere l’unico a passare per questi corridoi, l’unico a cercare passaggi segreti e stanze inesplorate.

Sbuffo.

So bene che è un pensiero inutile, ma non riesco a formularne di altri in questo momento. Come d’altronde succede ogni anno, ogni mese, ogni giorno che passo qui.

Dopo aver superato una vecchia armatura al secondo piano, sento la sala grande diventare improvvisamente silenziosa. Probabilmente la professoressa McGrannitt è appena entrata nella sala con i bambini del primo anno.

Una strana ma tuttavia familiare sensazione mi coglie; nonostante io cerchi di negarlo a me stesso ogni anno, vedere lo smistamento mi piace. Ma è un piacere diverso, perché il sentimento che provo verso quei ragazzini spauriti è solo pura invidia.

Invidia per coloro che stanno per iniziare la loro vita scolastica, che sono come una pergamena nuova, pronta per essere scritta. Il cui destino è ancora da definire.

Mi piacerebbe molto dire lo stesso di me.

Infilo le mani in tasca e mi reco verso la sala grande, rassegnato. Anche quell’anno avrei partecipato al banchetto di inizio anno solo per vedere lo smistamento dei nuovo arrivati.

« Salve a tutti, studenti. Benvenuti e bentornati a Hogwarts » Robert Mortimer Cavendish lanciò un’occhiata ai quattro lunghi tavoli della sala grande. Alcuni studenti, notò con irritazione, non lo stavano minimamente calcolando. Non ci pensò più di tanto; avrebbero risposo in seguito della loro sfacciataggine.

« Prima che possiate iniziare il banchetto, ho alcuni annunci di inizio anno da darvi. Come al solito ricordo ai nuovi arrivati che la foresta attorno al castello è proibita a tutti gli studenti, chiunque verrà trovato al suo interno senza autorizzazione verrà punito. Il signor Fletcher, il custode, ha affisso nel suo ufficio l’elenco degli oggetti vietati, tra cui gran parte dei prodotti Weasley, e ricordo inoltre a tutti voi che è proibito praticare duelli magici al di fuori del suddetto club.

« Chiunque voglia iscriversi alla squadra di Quidditch della propria casa, deve recarsi da Madama Bumb; le selezioni avranno luogo la terza settimana del mese.

« Bene, con questo è tutto. Buon appetito » senza accennare minimamente ad un sorriso, il preside tornò al suo posto, tra la professoressa McGrannitt e il professor Lumacorno.

Quello sarebbe stato il suo ventesimo anno di presidenza.

Quando si era conclusa la guerra, molte famiglie di maghi si erano impegnate per la ricostruzione della scuola. Dopo due anni di lavori, finalmente il castello di Hogwarts era tornato al suo antico splendore: le torri che erano state distrutte vennero innalziate nuovamente, le mura che i giganti avevano fatto crollare furono ricostruite, così la scuola fu pronta a ricevere gli amati studenti.

Il ruolo di preside era stato proposto inizialmente alla vicepreside, la professoressa McGrannitt, ma lei aveva rifiutato con dignità, affermando di voler continuare il proprio ruolo di insegnante di trasfigurazione. Vi fu così allora un periodo in cui, alla ricerca di un preside, la McGrannitt aveva preso momentaneamente quella carica, mentre si cercava un mago o una strega abbastanza competente per occupare la suddetta cattedra.

Poi, all’improvviso, Cavendish era rientrato in Inghilterra da un viaggio di lavoro che lo teneva occupato da una decina di anni dall’altra parte dell’oceano atlantico.

Il ministro della magia Kingsley Shacklebolt, appena saputo del suo rientro, aveva chiesto un colloquio con lui, durante il quale Cavendish aveva accettato di diventare preside di Hogwarts.

Era un uomo di circa sessanta anni che aveva vissuto la maggior parte della vita in viaggio, per poter avere maggiori contatti con le società magiche degli altri paesi.

Durante la prima guerra contro Voldemort, Cavendish non aveva partecipato attivamente poiché si trovava in Australia.

Era alto, non troppo grosso, con una barba appena accentuata e i capelli brizzolati. Portava un paio di occhiali da vista appoggiati sul petto, che venivano utilizzati qualora dovesse leggere per un periodo di tempo prolungato.

Rispetto ad Albus Silente, Cavendish non si poteva certo definire il preside più amato e tollerante, ma nonostante tutto il ministero della magia, insieme alla maggior parte della comunità magica, approvava il modo in cui gestiva la disciplina e l’organizzazione della scuola.

Rispetto alla Hogwarts di vent’anni prima, quella di Cavendish era molto più organizzata ed efficiente, soprattutto per quanto riguardava il rispetto delle regole: una fitta rete di prefetti, guidati dai caposcuola, insieme al nuovo custode, il vecchio Mundungus Fletcher, e il suo aiutante, il nipote dell’ormai defunto Argus Gazza, impediva agli studenti di uscire durante la notte dalla propria sala comune o di infrangere una qualsiasi regola scolastica.

Ma nonostante tutto ciò, c’era comunque qualcuno che riusciva a farla franca e a combinare più scherzi possibili. Erano i quattro malandrini che, grazie alla mappa del malandrino e al mantello dell’invisibilità di James, passavano la maggior parte delle nottate a scorrazzare per il castello e riuscivano ad infrangere decine di regole in una sola giornata.

La loro era una guerra aperta contro il preside, cominciata al primo anno.

Successe tutto poco dopo il loro smistamento. James sedeva vicino a Fred, mentre dalla parte opposta si trovavano Lysander e Jack. Si erano rivolti sì e no due parole dall’inizio del banchetto o almeno per quanto riguardava Jack, visto che Lysander, James e Fred si conoscevano da molto tempo.

Avevano quasi finito di mangiare il dolce, quando il preside si alzò per tenere il proprio discorso.

Mentre parlava, affermando con tutta la sua fredda autorità che le regole dovevano essere seguite alla lettera, elencando inoltre i vari annunci di inizio anno, l’intera sala grande piombò in un silenzio carico di tensione.

I quattro undicenni si lanciarono uno sguardo stupito. Non si erano aspettati nulla di tutto ciò; la Hogwarts dei racconti dei loro genitori e dei libri era un ambiente in cui i ragazzi vivevano e studiavano con tranquillità, non un regime dittatoriale.

E fu così che in quelle quattro menti, così diverse fra loro, si insinuò un pensiero comune.

Entro sette anni la dittatura di Robert Mortimer Cavendish sarebbe crollata.

Ma nonostante fossero passati i sette anni, oltre a punizioni lunghe svariati mesi e un infinità di punti sottratti a Grifondoro, i quattro malandrini non avevano ricavato nulla di fatto. Cercavano con i loro scherzi di fari impazzire il preside, ma fino a quel momento il massimo che avevano ottenuto era un colloquio con lui e i propri genitori.

Ma quello era il loro ultimo anno scolastico, nonché l’ultimo tentativo per far cadere l’atteggiamento tirannico del loro preside.

Quando il banchetto si concluse, Maryka si alzò in piedi e si diresse verso gli studenti del primo anno.

Era già da molto tempo che Cavendish aveva affidato il compito di accompagnare i nuovi studenti nelle proprie sale comuni ai Caposcuola, lasciando libertà ai prefetti, i quali dovevano però controllare che nessuno deviasse il proprio ritorno al dormitorio.

« Salve a tutti, io sono Maryka Finnigan, il caposcuola di Grifondoro. Prego, seguitemi verso la sala comune. Se avete qualche domanda non esitate a farla »

I dieci ragazzini erano tutti assonnati, perciò annuirono passivamente e si trascinarono con forza su per le scale fino al settimo piano. Si risvegliarono solamente per guardare l’immensa struttura delle scale, che ogni cinque minuti si spostavano verso altri passaggi.

« Ehm.. Maryka, come facciamo ad arrivare fino alla nostra sala comune se le scale non si fermano? » chiese un ragazzino con i capelli castani. La ragazza sorrise.

« Le scale vi porteranno a destinazione, non cadrete mai, a meno che non siate voi a gettarvi di sotto, se volete qualche chiarimento in più vi consiglio di leggervi ‘Storia di Hogwarts’ »

« Non l’ascoltate, lei è l’unica ad aver letto quel libro qua dentro » fece una voce dietro di loro.

James Potter, seguito a ruota dai suoi tre migliori amici, stava salendo verso la sala comune. I bambini, specialmente la parte femminile, lo guardarono ammirati.

« Potter » soffiò Maryka con irritazione « Se c’è qualcuno qua che non devono ascoltare minimamente, quello sei tu. Anzi voi tre » indicò Jack, James e Fred.

« Ehi, perchè Lysander no? » chiese Fred.

« Perché lui non ha la mente plagiata come la vostra, infatti è un prefetto »

Lys fece un piccolo sorriso, mentre James, Fred e Jack scoppiarono a ridere bellamente. Nessuno al di fuori dei malandrini conosceva il diabolico Lysander Scamandro, quello che l’anno passato era riuscito a far bere al beneamato preside un intero calice di pozione anti-foruncoli potenziata, causando la crescita di enormi bubboni sul suo viso.

« Oh andiamo Finnigan, chi è che non vorrebbe parlare con noi? » esclamò Jack, senza smettere di ghignare.

« Io! » esclamò, per poi rivolgersi verso i dieci ragazzini che guardavano mezzi addormentati lo scontro.

« Andiamo, manca ancora un po’ per la sala comune » sbraitò contro di loro, l’irritazione e la stanchezza che crescevano proporzionatamente.

Fecero una decina di metri, lasciando i quattro malandrini indietro.

Una ragazzina dai capelli neri molto lunghi si avvicinò verso Maryka « Chi sono quei quattro? Sono anche loro a Grifondoro, vero? Li ho visti al tavolo »

Maryka girò gli occhi. Non era passato nemmeno un giorno e gia si era infatuata di loro, come tutte le altre ragazze del castello.

« Ragazzi da evitare, datemi retta. Passano le giornate a girovagare e a fare scherzi » rispose con sicurezza. Ma nessuno di loro fu molto convinto delle sue parole.

Finalmente giunsero alla scalinata che portava al corridoio del settimo piano, dove si trovava la loro sala comune. Si fermarono davanti a un grosso quadro, sul quale si muoveva una donna piuttosto corpulenta, vestita di rosa.

« Parola d’ordine, cara? » chiese la Signora Grassa.

« Magis magisque » rispose con autorità Maryka. I ragazzini guardarono ad occhi spalancati il quadro che si apriva, rivelando l’entrata alla sala comune.

« Questa è la sala comune di Grifondoro » spiegò Maryka « La parola d’ordine fino alla fine di Settembre sarà Magis Magisque, quindi vi consiglio di tenerla a memoria. La signora Grassa non vi farà entrare se non saprete comunicargliela. Nella sala comune potrete passare il vostro tempo libero, studiando o passando il tempo con i vostri amici. Quella scala lì in fondo » indicò con una mano la rampa di scale.

« Vi porta verso il dormitorio. Voi del primo anno alloggerete al primo piano della torre. A destra c’è il dormitorio delle ragazze, a sinistra quello dei ragazzi. Se avete qualche problema per trovare le classi, domani mattina, potrete chiedere ai prefetti o direttamente a me »

I dieci ragazzini annuirono debolmente e si trascinarono verso i rispettivi dormitori.

« Finalmente, non arrivavi più »

Felicity era sdraiata su una poltrona davanti al camino acceso. Maryka si sedette sulla poltrona accanto alla sua, sospirando per la stanchezza.

« Ho incontrato Potter e gli altri tre per strada. Credo che quei bambini siano già affascinati da loro » si massaggiò la testa « E’ a mala pena il primo giorno e sono già stressata, non è possibile! »

Felicity rise « Gli svantaggi di essere caposcuola » stiracchiò le braccia e si alzò «Meglio se andiamo su, fra poco arriveranno tutti gli altri »

Maryka annuì e seguì l’amica verso l’ultimo piano della torre.

Mezzanotte, l’inizio di un nuovo giorno. In questo caso, l’arrivo del primo giorno di lezione.

Gli studenti di Hogwarts tendevano a rifugiarsi presto nei propri letti, la sera del 1 Settembre. Tutti erano uniti dalla comune volontà di iniziare l’anno scolastico con i migliori dei propositi: studiare con continuità, rispettare le regole, seguire costantemente le lezioni, andare a letto presto…

La maggior parte delle volte questo ottimismo svaniva verso la fine del mese, secchioni a parte.

Per quanto riguardava l’andare a letto presto, c’era chi non aveva neanche aspettato la fine della prima giornata per sgattaiolare fuori dal proprio dormitorio.

« Lily, fai piano! » esclamò Hugo, stringendosi di più sotto il mantello dell’invisibilità.

Erano cresciuti parecchio durante l’estate, ormai il vecchio mantello non riusciva più a coprirli interamente quando erano insieme, ma per quella notte avevano deciso di rischiare. I prefetti e il custode di certo non potevano immaginare che qualche studente sarebbe uscito di nascosto, in fondo era la prima notte dell’anno scolastico.

Lily, che stava consultando la mappa del malandrino alla ricerca di qualche pericolo, fece la linguaccia all’amico « Non è colpa mia, sei tu che sei troppo alto, Hugh! »

« Senti senti, qualcuno è invidioso eh? » fece Victoria ghignando. Amava prendere in giro Lily, soprattutto per quanto riguardava la sua altezza.

Di certo, Lilian Luna Potter non aveva ereditato solamente il cognome dal padre; come lui, infatti, non era molto alta, raggiungeva a stento il metro e sessanta. E sembrava che la gente amasse ripeterglielo continuamente.

Vicky si sentì pestare un piede e ridacchiò.

Arrivarono senza problemi alla torre di astronomia, una decina di minuti più tardi. Aprirono la porta con un semplice “Alhomora” e scivolarono al suo interno velocemente.

Tolto il mantello, i tre ragazzi si sedettero in cerchio vicino ad un arco. Si vedeva la luna piena e il suo riflesso nel lago nero.

« Sei sicuro che Simon non ti abbia visto uscire? » domandò Lily a suo cugino, mentre passava all’amica un pacchetto di cartine babbane.

Hugo annuì « Dormiva come uno schipodo, neanche un levicorpus avrebbe potuto svegliarlo »

Nonostante Simon fosse loro amico, tendevano spesso a non portarlo con loro in quelle “escursioni” notturne sulla torre di astronomia; più precisamente era lui che non accettava mai i loro inviti. Simon non amava molto infrangere le regole, specialmente quell’anno che era stato nominato prefetto, così quella notte avevano deciso di non dirgli nulla, per non rischiare. Poteva diventare un tantino pedante, quando ci si metteva, e loro lo sapevano bene.

In effetti se i loro familiari avessero saputo di ciò, altro che espulsione. Sarebbero stati avadakavrizzati all’istante.

Solo Victoria era tranquilla, ormai i suoi genitori e suo fratello si erano rassegnati, poteva fare tranquillamente quello che più le piaceva, i soldi di certo non le mancavano.

Mentre per quanto riguardava Lily… Suo padre l’avrebbe guardata come un’aliena, sua madre le avrebbe dato tante di quelle mazzate che sarebbe diventata insensibile al dolore, James l’avrebbe sfottuta a vita per essere stata scoperta e in seguito si sarebbe infuriato con lei per il ritiro da parte del padre del mantello e della mappa, infine Albus avrebbe tentato di esorcizzarla.

Hugo non era messo meglio, a dir la verità. Suo padre Ron avrebbe iniziato a litigare nuovamente con la moglie, iniziando ad avere i complessi da padre fallito, lei invece avrebbe iniziato a tartassarlo di domande e a mandarlo da uno psicologo babbano, diventando una quarantenne alcolizzata, Rose lo avrebbe considerato come al solito un idiota senza cervello e lo avrebbe disconosciuto come fratello.

Mentre Victoria stava mettendo su la canna, Lily prese a canticchiare.

« Can you dance like a Hippogriff? Nanananana… »

Hugo sembrava assorto nei suoi pensieri, ma parve ascoltare l’amica.

Si trattava di un vecchio brano delle Sorelle Stravagarie, un gruppo musicale di vent’anni prima, diventato poi una leggenda per aver iniziato la musica magica al Rock’n’Roll. Un po’ come i Queen o i Pink Floyd per i babbani.

Questa era una delle loro canzoni preferite.

« Flying off from a cliff… Nanananana »

« Swooping down to the ground… Nanananana » continuo Lily.

« Wheel around, and around, and around, and around! Nanananana » concluse il ritornello Victoria, che nel frattempo aveva chiuso la cartina con una leccata.

« Bene » accese la canna con il suo accendino preferito, uno zippo a forma di teschio regalatole da Hugo per i suoi 13 anni.

Buttò fuori il fumo « Questa è roba nuova, ragazzi. Erba babbana di prima qualità »

Lily alzò un sopracciglio « E’ forte? » chiese solamente.

« Prova tesoro » Victoria le passò la canna ridacchiando. Lily non se lo fece ripetere due volte e fece un tiro lunghissimo.

« Ehi, ci sono anche io! » esclamò Hugo, vedendo che Lily non accennava a smettere di fumare « Non fate come sempre, che ve la finite voi due »

« Wow » disse soltanto Lily, espellendo il fumo con aria soddisfatta « D’ora in avanti solo erba babbana. L’erba magica fa veramente schifo, al confronto! »

« Dove hai trovato questa meraviglia? » domandò Hugo, che nel frattempo aveva spento il mozzicone, ormai inutile, e lo aveva gettato dalla torre. « Mi sono innamorato! » esclamò entusiasmato.

« Ho un giro di amici nella Londra babbana » sghignazzò Vicky, per poi alzarsi in piedi, l’accendino a forma di teschio stretto in mano.

Durante le sue ultime due estati Victoria aveva preso l’abitudine di alloggiare a Londra, nella casa di Andromeda Tonks, la sorella di sua nonna. Essendo molto anziana, Vicky poteva fare tutto ciò che voleva.

Aveva conosciuto così un paio di ragazzi babbani, nella periferia, che in poco tempo l’avevano inserita in un bel giro. Vicky era sempre la benvenuta, soprattutto per i soldi che aveva; i suoi genitori le davano sempre un sacco di galeoni, che lei puntualmente cambiava in sterline per comprarsi dell’erba.

Ogni volta che doveva fare ritorno al Malfoy Manor, però, era obbligata a troncare tutti i rapporti e quello le dispiaceva un po’, non tanto per le persone che aveva conosciuto, quanto per la droga babbana, che nel mondo magico non si riusciva a trovare.

Quell’estate, poi, i suoi amici l’avevano portata a conoscere il loro nuovo spacciatore, un certo Dorian, che con suo grande stupore aveva scoperto essere un mago.

Si erano allora messi d’accordo per incontrarsi ad ogni uscita degli studenti ad Hogsmeade.

Victoria pronunciò un incantesimo a bassa voce, sotto lo sguardo divertito dei due amici che avevano capito il suo intento, e l’accendino prese ad emettere della musica.

Era ancora Do The Hippogriff delle Sorelle Stravagarie.

Hugo puntò la bacchetta verso la porta della torre « Muffliato! » esclamò. Lui e Lily si alzarono in piedi.

« … Groove around like a scary ghost, spooking himself the most… »

Victoria iniziò a ballare e cantare contemporaneamente, cercando di imitare il fantasma del Barone Sanguinario.

« … Shake your booty like a boggart in pain, again and again and again… »

Hugo, un luccichio malizioso negli occhi, mosse i fianchi dandosi delle pacche con la mano destra. Lily e Vicky lo guardarono inizialmente a bocca spalancata, per poi scoppiare a ridere quasi subito, cominciando a ballare.

« … Get it on like an angry spectre, who’s definitely out to get you »

Cantavano a voce altissima, senza preoccuparsi minimamente delle loro voci stonate. Per fortuna che esisteva l’incantesimo Muffliato, altrimenti avrebbero saputo come fare per le loro serate sulla torre.

« … Stomp your feet like a leprechaun, get it on, get it on! »

Lily iniziò a saltellare su un piede, traballando pericolosamente. Cadde subito con un sonoro tonfo, seguito a ruota da nuove risate.

Hugo e Vicky ridacchiarono; Lily si era messa in una posizione davvero buffissima, i lunghi capelli rossi sparpagliati per terra, le gambe piegate verso l’alto, le braccia che trattenevano la pancia, poiché non riusciva a smettere di ridere.

« Sento… Sento che quest’anno sarà indimenticabile » disse Hugo, sdraiandosi sulla fredda pietra del pavimento, esausto.

« Io invece… » fece Lily, tornata per un momento abbastanza seria, spremendosi le meningi per trovare una qualunque argomentazione apparentemente sensata. Riusciva a pensare solamente al loro viaggio sull’espresso e non capiva il perchè…

« Alla fine dell’anno… Troveremo tutti e tre l’anima gemella! » sghignazzò infine, senza pensarci.

« Uh Oh, Liluccia bella, ti sei presa una cottarella? » Hugo iniziò a pungolare Lily, che a sua volta non riusciva a smettere di sogghignare.

Victoria rimase silenziosa per un po’, ma i due amici sembrarono non accorgersene, troppo presi dalle loro fantasticherie.

Cos’avrebbe voluto lei da quell’anno scolastico?

Le veniva in mente una sola risposta, ma la evitò con tutta sé stessa. Erano anni che tentava di non pensarci.

Da quando quel 1 Settembre di quattro anni prima il cappello parlante aveva deciso di assegnarla a Grifondoro.

“ Un’altra Malfoy, eh? “ le aveva sussurrato all’orecchio “Così semplice, di solito, siete Serpeverde da generazioni. E’ quello che si aspettano da te, vero?”

“Io sono destinata a far parte della nobile casa di Salazar Serpeverde” aveva affermato lei, senza riuscire però a nascondere un leggero tremito nella voce.

“Ma tu in fondo non lo vuoi, no no… Sei diversa da loro, sei più una… GRIFONDORO!” aveva gridato la sua scelta a tutta la sala grande.

La prima cosa che aveva fatto era stata alzare lo sguardo sulla tavola di Serpeverde.

Ricordava così bene il viso sconvolto di suo fratello Scorpius. Non aveva la bocca spalancata, occhi sbarrati o cose del genere; Scorpius si era limitato a guardarla con espressione fredda, le labbra strette in una smorfia di disapprovazione e, soprattutto, di vergogna.

Quella era stata l’ultima volta che suo fratello l’aveva guardata veramente.

Era avanzata allora fino al tavolo di Grifondoro, cercando di non mostrare il proprio shock. I suoi nuovi compagni di casa le avevano stretto la mano con leggera diffidenza. Non le importava.

« Ciao, sono Lily, ti ricordi di me? » le aveva poi domandato una ragazzina dai capelli rosso fiamma e gli occhi azzurro chiaro. Le era stata presentata da suo fratello qualche ora prima, sull’espresso, perché era la sorella del suo migliore amico, Albus Severus Potter.

« Certo » rispose senza enfasi. La rossa aveva piegato di lato la testa, studiandola.

« Sai, anche mio fratello è stato assegnato ad una casata diversa da quella di famiglia » aveva poi detto, gentilmente « Se il cappello ha voluto che tu fossi Grifondoro, è perché ti considera una Grifondoro. Tu sei fatta per questa casa, altrimenti non ti ci avrebbe collocato »

Non riusciva a capire il concetto principale del discorso di Lily. Lei, una Malfoy, una purosangue di nobili origini, una perfetta Grifondoro? In mezzo a quelli che suo padre chiamava, nonostante fosse ormai diventato poco comune, sanguesporco, mezzosangue e babbanofili. I suoi genitori…

Non riusciva nemmeno ad immaginare la loro reazione alla notizia del suo smistamento.

« Sei fatta così, Victoria, non devi cambiare perché per gli altri non sei perfetta. Tu devi fare ciò che ti senti di fare, non quello che ti impongono » aveva poi affermato Lilian, guardandola con gentilezza.

E Victoria era stata colpita profondamente da quelle parole, dette con una sincerità disarmante.

Si riscosse, scacciando i cattivi pensieri di testa. Non era di certo il momento di mettersi a pensare al giorno del suo distacco dalla famiglia Malfoy.

« Parteciperemo al più grande concerto mai visto dei Metal Death Magic! » esclamò « Alla faccia di Cavendish! »

I due amici annuirono e qualche minuto più tardi, ripresi quasi del tutto, ritornarono sui loro passi verso la torre di Grifondoro.

Erano le tre di notte. Ora sì che Hogwarts stava davvero dormendo.

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Capitolo 3
*** Thank You ***


Capitolo 3 bene superiore

Il Bene Superiore

°Thank You°

2 Settembre, Ore 7.00

Questa mattina mi sono svegliato con uno strano senso di beatitudine.

Lì per lì non ci ho fatto caso, dovevo prepararmi in fretta per il primo giorno di scuola. Tante cose da fare in pochissimo tempo.

Solo adesso mi accorgo che c’è qualcosa che non va: è da quando mi sono svegliato che non ho ancora starnutito. Strano, di solito la mattina presto devo girare con un fazzoletto premuto sul viso per non far starnuti in faccia alle persone.

Perplesso, mi reco nel bagno dei ragazzi su al quarto piano di corsa. Mossa sbagliata, la mia goffaggine cronica  implica capitomboli ogni volta che cerco di aumentare la  velocità di camminata.

Aspetto l’urto con qualche oggetto, o più semplicemente di mettere un  piede in fallo, ma niente.

Neanche una piccola storta.

Sono davanti allo specchio, senza starnutire e non sono ancora inciampato. Mi avvicino di più allo specchio. I miei capelli sono più luminosi o sbaglio?!

Ok, decisamente qualcosa non quadra.

 

 

Nel dormitorio maschile dei Serpeverde del sesto anno, nonostante fossero le sette e mezzo passate, nessuno dei ragazzi si era ancora alzato dal proprio letto.

Su un comodino, la sveglia di Al Potter continuava a suonare imperterrita, ma nulla. Nessuno di quei tre pigroni la sentiva.

Il dormitorio era una stanza squadrata, al primo impatto tetra e per niente ospitale, che però, nonostante i suoi colori principali fossero verde e argento, piaceva molto ai ragazzi che vi ci abitavano. Ad ogni angolo della camerata, si trovava un letto sfarzoso, con pesanti coperte verde smeraldo, e al centro un enorme camino che aveva lo scopo di riscaldare l’ambiente. Infatti il dormitorio dei Serpeverde era situato nelle profondità di Hogwarts, alcuni perfino affermavano che si trovasse sotto il lago Nero, perciò la temperatura anche d’estate non saliva oltre i quindici gradi.

La sveglia smise di suonare all’improvviso: all’entrata della stanza c’era Scorpius, già in divisa e perfettamente pettinato. Aveva lanciato un incantesimo silenziatore a quel dannato oggetto.

“ Ma a che diavolo serve quel coso, se loro non si svegliano?” si chiedeva sempre.

« Levicorpus! » pensò, puntando la bacchetta in direzione di Albus. Si sentì un ululato, che riuscì a svegliare gli altri ragazzi.

« Ma che… » disse David, la voce impastata dal sonno.

« Scorp! » gridò Al, appeso a testa in giù sul suo letto « Ma devi fare così ogni sacrosanta mattina?! »

David e Michael scoppiarono bellamente a ridere, ma si zittirono subito quando Scorpius puntò la bacchetta su di loro. Sapevano le sue intenzioni.

« Devo lanciare un levicorpus anche a voi? » domandò minaccioso, facendo rabbrividire i suoi compagni, che si  alzarono velocemente dai propri letti per fiondarsi in bagno.

« Mi fai scendere? » domandò a braccia incrociate Albus; in un attimo l’amico lanciò il controincantesimo e Albus cadde a testa in giù sul letto.

« Se soltanto ti sapessi svegliare la mattina, ci risparmieresti tutta questa sceneggiata »

Scorpius fece dietrofront e si diresse verso la sala comune con l’intento di sedersi davanti al camino e aspettare gli amici ritardatari.

Ma non aveva previsto la reazione di Albus. Appena il biondino gli aveva voltato le spalle, Al gli aveva lanciato il cuscino, centrandolo in pieno sulla schiena.

Scorpius si voltò lentamente, sibilando : « Albus Severus Potter, hai tre secondi per spiegare il motivo di questo tuo comportamento, altrimenti ti ritroverai sfregiato permanentemente »

Al gli sorrise e alzò le spalle « Vendetta, Scorpius, si chiama vendetta »

Senza dire altro cominciò a togliersi il pigiama, per indossare la divisa. Non era minimamente preoccupato dalla reazione del suo migliore amico, ormai erano anni che si ripeteva quella scena mattutina.

Infatti subito dopo la risposta di Al, Scorpius aveva sorriso e si era recato nella sala comune.

A prima vista il primogenito di Draco Malfoy poteva sembrare in tutto e per tutto identico al padre; solo un acuto osservatore avrebbe potuto notare le piccole ma sostanziali diversità che intercorrevano fra i due.

Le loro differenze comparivano in momenti come quelli, quando Scorpius mostrava in modo esplicito il legame con i propri amici, evitando di fare scenate che Draco al suo posto avrebbe senz’altro effettuato.

Malfoy senior aveva passato i suoi sette anni scolastici spadroneggiando su tutta la scuola, insultando i mezzosangue e i sanguesporco; non aveva mai avuto un vero amico, a parte Blaise Zabini, che però gli si era avvicinato solo con la fine della guerra magica. Il suo matrimonio era stata l’unica nota positiva: lui e Astoria erano coinvolti infatti in un matrimonio d’amore, nonostante fossero stati promessi sin da bambini, e Draco non le era mai stato infedele.

Scorpius era tutto ciò che Draco avesse mai desiderato: ottimi voti a scuola, carattere da fiero Serpeverde e una certa quantità di modestia tipica dei Malfoy.

Contro tutte le aspettative Draco si era sentito felice venendo a sapere dell’amicizia creatasi fra Scorpius e il figlio minore di Potter: non voleva che suo figlio commettesse i suoi stessi sbagli, anche se ciò avrebbe comportato ad un avvicinamento con il suo vecchio compagno di scuola.

Scorpius dovette aspettare ancora una ventina di minuti prima di poter uscire dalla sala comune: finalmente Albus lo aveva raggiunto con la cravatta slacciata e i capelli ancora bagnati.

« Mike e David sono già andati » lo informò Scorpius « Ma è possibile che tu sia sempre in ritardo? »

« Scorp, sembri mia madre! » esclamò stizzito Albus, uscendo insieme all’amico dalla sala comune.

« Donna santa, avere tre ritardatari come voi in casa dev’essere un inferno » disse Scorpius, ostentando un espressione di finta ammirazione « Soprattutto con quell’idiota di tuo fratello e quell’acida di Lilian »

Albus rise « Ehi, non ti dimenticare che sono io la serpe di famiglia »

« Appunto, tu sei l’unico che si salva »

Arrivati in Sala Grande, si avviarono al tavolo della loro casa, passando inevitabilmente di fianco a quello di Grifondoro, dove Scorpius aumentò il passo e si irrigidì. Infatti a qualche metro da loro era in corso un accesa lite fra Hugo, Lily, Vicky e Simon.

« Credete che sia un idiota? » stava dicendo con rabbia Simon « Ma cosa ve lo sto dicendo a fare? Tanto la prossima volta non cambierà nulla, giusto? »

Simon prese un paio di toast e uscì dalla sala quasi correndo. Era visibilmente deluso dai suoi amici.

Aveva sempre pensato che con il tempo il vizio della droga, seppur leggera, sarebbe passato. I primi tempi era stato indulgente, aveva partecipato anche lui a quelle serate spensierate sulla torre di astronomia; poi, quando aveva iniziato a capire che con il passare delle settimane, dei mesi, quelle ore stavano diventando troppo importanti, si era tirato fuori.

Era accaduto l’anno precedente, al rientro dalle vacanze pasquali. Stavano organizzando una fuga serale per svagarsi, quando si era sentito immediatamente estraneo alla conversazione. Hugo e le ragazze erano entusiasti e non vedevano l’ora che fosse notte, impazienti. Lui no.

Fu allora che Simon prese a straniarsi sempre più dagli altri tre, nascondendo loro parte di se stesso. Soprattutto quella più importante, quella che solo durante l’estate era riuscito ad accettare, con l’esperienza acquisita. Aveva scoperto, infatti, di  essere attratto dai ragazzi.

« E’ colpa tua, Hugo! » esclamò Lily rossa in viso « Avevi detto che non si sarebbe accorto di nulla »

«Infatti, gli avevo lanciato un Dormibene coi fiocchi, non so come mai non abbia funzionato… » tentò di scusarsi il rosso, facendo infuriare sempre di più le altre due amiche.

« E invece sei un idiota, avrai sbagliato qualcosa come al solito! Sai quanto s’incazza Simon, potevi almeno cercare di addormentarlo per bene » disse altrettanto arrabbiata Victoria « Negli ultimi tempi si sta allontanando sempre di più, non credo di essere l’unica ad essermene accorta. E’ dalla fine dell’anno scorso che va avanti, dobbiamo trovare una soluzione »

Gli altri due ragazzi annuirono.

« E’ che… » tentò di dire Hugo, abbassando lo sguardo « Anche con me non parla poi così tanto. La sera faccio sempre con cura l’incanto, perché non mi piace litigare con lui come stamattina »

« Magari neanche con tanta cura, visto che ieri sera non ha funzionato »

Lily sospirò, cercando di pensare ad altro.

Qualche minuto dopo la professoressa McGrannitt si avvicinò al loro tavolo, reggendo in mano una grossa busta di pergamene.

« Signorina Weasley… » disse porgendo verso Rose una pergamena vuota e consultando i propri appunti « I suoi Gufo sono stati eccellenti, può continuare senza problemi tutte le materie che ha scelto » battè sulla pergamena.

La professoressa si rivolse a Coline « Canon… Babbanalogia, Trasfigurazione, Antiche Rune, Difesa Contro le Arti Oscure. Divinazione. Perfetto » colpì l’orario in bianco e glielo consegnò compilato.

Dopo fu il turno di Amanda e Andrea. La prima aveva deciso di seguire ancora erbologia, la sua materia preferita, Cura delle Creature Magiche, Divinazione, Trasfigurazione e Difesa, mentre Andrea aveva abbandonato senza pensarci su un secondo Pozioni e Trasfigurazione.

« Vitious alla prima ora con i Serpeverde, sarà meglio arrivare in orario » suggerì Rose ad Andrea, l’unica delle altre che avrebbe seguito con lei quella materia.

« Ci vediamo a Difesa ragazze » salutarono alzandosi dal tavolo.

Avevano percorso qualche passo quando Lily le bloccò.

« Potresti dare questo biglietto ad Al da parte mia? »

« Nessun problema » rispose Rose con un sorriso, sbirciando curiosa le parole scarabocchiate su quel vecchio pezzo di pergamena.

“Davanti alla Quercia nella pausa pranzo”

« Devo soltanto ridargli una cosa » spiegò Lily e salutandole tornò dai suoi amici, che avevano appena ricevuto gli orari.

 

 

Alle nove in punto, la torre dell’orologio scocco i quattro rintocchi che indicavano l’inizio della giornata scolastica. In molti fra gli studenti odiarono quel suono. Soprattutto quelli che avrebbero passato le prime ore nel sotterraneo con il vecchio Lumacorno.

I malandrini al completo, come ogni anno, arrivarono nell’aula di pozioni in ritardo, ma Lumacorno, come tutti i professori, era ormai abituato. Sopportava specialmente perché fra i quattro c’era James Sirius Potter, il figlio del salvatore magico.

« Bene ragazzi » disse il vecchio professore «Ora che ci siamo tutti, possiamo dare inizio alla lezione. Quest’anno… »

Ma l’attenzione di quasi tutti gli studenti era calata inevitabilmente, in vista del lungo discorso sui M.A.G.O. Solo Maryka e Lysander prestavano ascolto alle sue parole con interesse.

La classe di pozioni del settimo anno era composta solamente da una decina di persone. Oltre ai quattro malandrini, Felicity e Maryka, che erano gli unici Grifondoro del loro anno, c’erano anche due Corvonero e due Serpeverde. Nessuno dei Tassorosso era riuscito ad ottenere G.U.F.O. abbastanza decenti per essere ammessi al livello M.A.G.O. di pozioni.

« Ehi James... » fece una ragazza di Corvonero, seduta un paio di banchi più in là del malandrino .

Il ragazzo, sentendosi chiamare, si voltò e la guardò con uno dei suoi soliti sorrisi sghembi, facendole l’occhiolino.

Jessica Turner, mora, occhi neri, viso grazioso e corpo da sogno. Era catalogata fra le ragazze con cui aveva fatto il sesso migliore della sua vita.

« Ti va di fare un giro su al settimo piano, nella pausa pranzo? » domandò allusiva. James sogghignò, pregustandosi l’incontro ravvicinato con lei.

Settimo piano infatti indicava stanza delle necessità. Stanza delle necessità indicava sesso sfrenato. E James Potter viveva per quello.

« Certo piccola »

« Potter, vuoi fare silenzio!? » sbraitò Maryka « Stiamo cercando di ascoltare Lumacorno, non l’organizzazione di una delle tue tresche »

Gli altri ragazzi trattennero le risate, ormai abituati da anni alle discussioni taglienti fra i due.

« Cos’è Finnigan, sei gelosa? » rispose James con sguardo penetrante.

Maryka divenne rosso fuoco e tentò di rispondergli, indignata, però il professore finì il suo discorso sugli esami.

« Oggi prepareremo una pozioncina piuttosto complicata, assai utile ma che solo pochi di voi riusciranno a preparare » Lumacorno indicò il calderone posto sulla sua cattedra. « Qualcuno di voi sa dirmi di cosa si tratta? »

Dopo una rapida occhiata al suo contenuto, la mano di Maryka saettò in aria.

« Si, Signorina Finnigan? »

« E’ Veritaserum Minimum, il primo stadio del Veritaserum Totalem. Ha meno effetto del suo stadio finale, dura solamente una ventina di minuti ed è caratterizzato dal un colore bianco candido. Viene lasciato raffreddare per due settimane per arrivare al secondo stadio della pozione, il Veritaserum Medium »

Lumacorno era soddisfatto e le regalò un sorriso caloroso « Ottimo, ottimo! Dieci punti a Grifondoro »

« Ora » continuò rivolgendosi alla classe « Questa pozione è richiesta spesso ai M.A.G.O. , perciò è molto importante che voi sappiate prepararla. Troverete le indicazioni a pagina 10 di Pozioni Avanzate, volume secondo »

Ci fu il rumore delle fiamme che si accendono, e il sotterraneo si riempì del tipico vapore delle pozioni.

« Quel Potter… Giuro che prima o poi lo affatturo! » esclamò ancora arrabbiata Maryka, mentre Felicity apriva il libro di pozioni.

« Lo dici da sette anni, sai? » commentò con un sorriso l’amica.

« E’ insopportabile, sempre a chiedermi di uscire, convinto che io cadda ai suoi piedi come la Turner. E’ borioso, arrogante, e… »

Felicity alzò gli occhi al cielo, rassegnata. Quando Maryka iniziava ad insultare Potter non era il caso di interromperla. Prese gli ingredienti dalle sue scorte e iniziò a preparare la pozione in silenzio, conscia che il monologo dell’amica sarebbe finito molto più tardi

La lezione tutto sommato passò velocemente; come Lumacorno aveva detto, il Veritaserum Minimum era una pozione piuttosto complicata da preparare, infatti anche Maryka, che era la più brillante del corso, era riuscita con fatica a completare tutti i passaggi.

« Ora ragazzi, dovrete aggiungere l’essenza di Elleboro concentrata al 27 % » li informò il professore, a dieci minuti dalla fine. Tutti avevano completato ciò che il libro diceva in merito.

Lysander alzò la mano « Mi scusi professore, ma nessuno di noi ha con sé questo ingrediente »

« Stia tranquillo, signor Scamandro, lo so. Infatti l’ho preparato io per voi » indicò un ragazzo in fondo all’aula, che nessuno fino a quel momento aveva notato. Era totalmente anonimo. Capelli e occhi neri, vestiti di seconda mano scuri e un viso che facilmente poteva essere dimenticato.

Stringeva fra le mani un piccolo calderone, che doveva contenere l’essenza di elleboro al 27 %.

Il ragazzo, al cenno del professore, si alzò ed avanzò verso la cattedra.

In seguito , accaddero molte cose nello stesso momento.

James tirò una gomitata a Jack, sogghignando.

Proprio mentre passava vicino al calderone di Potter e Seasons, il ragazzo inciampò e cadde, rovesciando l’intero contenuto del calderone per tutta la stanza.

Gli studenti, vedendo volare per aria l’ingrediente, si lanciarono al riparo sotto i grandi banconi da lavoro.

L’essenza di elleboro concentrata al 27%, purtroppo era di un verde acido e il suo odore non era dei migliori. Imbratto quasi tutta l’aula.

« Tu! Sei un incompetente, un inetto, vai tranquillo che informerò il preside. Per punizione rimarrai qui a pulire la mia aula, senza bacchetta » Lumacorno si bloccò, facendo un sorriso quasi maligno « Ah, dimenticavo, questo non è un problema. Tu non ce l’hai, la bacchetta »

Il ragazzo chinò il capo verso il basso, rassegnato.

« La lezione  è finita, ragazzi. Mi raccomando, voglio un tema lungo trenta centimetri sulle differenze dei tre stadi del Veritaserum per venerdì »

Tutti gli studenti presero le proprie cose e abbandonarono l’aula, dimentichi del ragazzo intento a pulire i banchi e il pavimento sporco.

Tutti, a parte Maryka. Aveva notato infatti l’occhiata che Potter e Season si erano lanciati, prima che il ragazzo cadesse; doveva essere stata colpa loro.

Convinta di ciò, Maryka aspettò che gli altri uscissero dall’aula e si recò da lui.

Il ragazzo stava chino sul pavimento con uno straccio in mano a strofinare sulle macchie di pozione.

« Ehm… Vuoi una mano? » chiese gentilmente Maryka.

Lui alzò lo sguardo, stupito, ma scosse la testa. « No, grazie » tornò con il volto chino a grattare il pavimento di pietra.

« Non è giusto, non sei stato tu a far cadere il calderone. Ho visto tutto, è stato Potter con la sua cricca. E poi è stato orribile come Lumacorno ti ha trattato »

« Me lo meritavo » rispose lui, senza alzare lo sguardo.

Ci furono un paio di minuti di silenzio, poi senza preavviso Maryka alzò la bacchetta: « Gratta e Netta! »

Le macchie di essenza di Elleboro scomparvero, sotto lo sguardo stupito del ragazzo, che aveva ancora lo straccio in mano.

« Non avresti dovuto, il professor Lumacorno potrebbe venirlo a sapere e saresti nei guai » disse soltanto.

« Non credo che verrà mai a saperlo, sai? » fece Maryka un sorriso « Comunque piacere, io mi chiamo Maryka »

« Lo so » rispose lui. « Corvin » aggiunse poi, notando che la ragazza si aspettava il suo nome.

Qualcosa nella testa di Maryka scattò.

Non era forse di un certo Corvin Gazza che Potter le aveva domandato sul treno?

« Non ti ho mai visto a lezione » disse lei perplessa.

« Non sono uno studente come voi » rispose Corvin « Sono l’aiutante di Mastro Fletcher, il custode. Il preside mi concede di seguire alcune lezioni »

« Frequenti anche Erbologia, per caso? » domandò, per fare conversazione.

« Si, anche Cura delle Creature Magiche, Artimanzia e Rune Antiche, ma non sono sempre in classe »

Maryka si chiese come mai non lo avesse mai visto. Sembrava che nessuno in tutta la scuola lo avesse mai notato. Lei, insieme a tutti i suoi compagni, non si era minimamente accorta della presenza in fondo all’aula di Corvin, che ascoltava la lezione in silenzio.

Solo Potter aveva accennato interesse a quel ragazzo e lei voleva assolutamente saperne il motivo.

« Ora che ci penso » disse Maryka « Dirò al professore quello che è realmente successo, non è giusto che tu venga punito dal preside per qualcosa che non hai fatto »

Corvin sembrò agitarsi « Non fa niente, davvero. E’ stata tutta colpa mia, James Sirius  non centra nulla »

« Non ne sarei sicuro se fossi in te. Se c’è qualche incidente nei paraggi, in un modo o nell’altro è sempre colpa sua »

Corvin rimase in silenzio.

« A proposito » continuò Maryka « Non è che Potter ti ha infastidito o chiesto qualcosa? Credo che abbia qualche cosa in mente e non vorrei che ti usasse nuovamente come capro espiatorio »

« Non mi ha chiesto nulla ultimamente, no »

Maryka alzò un sopracciglio, dubbiosa ma non insistette.

« E’ meglio che vada, devo iniziare il tema sul Veritaserum per Lumacorno » disse, tirando sulla spalla la borsa piena di libri. «Sono felice di averti conosciuto » aggiunse poi con un sorriso.

Corvin le sorrise di rimando, incerto.

« Grazie… » disse con lo sguardo nuovamente rivolto verso il basso « Per avermi parlato » specificò poi.

Maryka non seppe cosa pensare. Era alquanto insolito il suo comportamento, la metteva a disagio.

« Di…Di niente » balbettò, dirigendosi fuori dai sotterranei, verso la sala comune della sua casa.


SPAZIO AUTRICE:
Ecco qui il 3 Capitolo! ringrazio le 8 persone che anno aggiunto questa storia fra le seguite e le due che l'hanno aggiunta fra le preferite!!
LiebenLily
: CIao! SOno contenta che questa fanfic ti piaccia! Per quanto riguarda i paring, posso solo assicurarti che di sicuro Rose non tocccherà Scorpius! Lui è solo di Lily U.U

Per tutte le persone che stanno seguendo/leggendo questa fanfiction... Ho ancora dei paring da decidere, che verranno pian piano sviluppati... Ditemi quali preferite!! :)

Un po' di pubblicità per me :D

Se aveste voglia di leggere qualche altra mia FF, qui trovate la mia Long Sirius/Nuovo Personaggio
qui invece una fanfic idiota sul vido Ehi Mela! XD
qui una serie di Drabble
fra poco arriveranno anche due Song fic, dedicate una a James e l'altra a Sirius! :D

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Capitolo 4
*** Always like this ***


il bene superiore 4

Il Bene Superiore

°Always like this°

2 Settembre, Ore 10.30

Lo sapevo che non poteva essere vero! Neanche a farlo apposta la mia goffaggine è tornata, e nel momento meno opportuno perlopiù…

Sto camminando verso l’aula di Erbologia, oggi la professoressa Sprite dovrebbe far affrontare ad una classe la tentacula velenosa.

Almeno non riuscirò a pensare, sarò troppo occupato a tentare di salvarmi il collo.

Ma credo che sarà del tutto inutile. Non riesco a non pensare, non ora.

Probabilmente il professor Lumacorno ha già parlato con il preside, perciò meglio godermi le lezioni finché posso.

Era andato tutto così bene questi ultimi sette anni, quando il preside Cavendish mi aveva concesso di frequentare le lezioni. Non uno sbaglio, niente che potesse impedire lo svolgimento delle lezioni. Sembrava davvero tutto troppo bello per essere vero.

Arrivo a lezione e senza farmi notare mi siedo in fondo alla serra numero 4. Oggi sono insieme ai Grifondoro e Tassorosso del 5 Anno. Ovviamente nessuno di loro mi ha notato.

Conosco questi studenti, li osservo da quando erano al loro primo anno. Però oggi ci dev'essere qualcosa che non va. La ragazza dai capelli colorati e la rossa sono sedute lontane dai loro amici, l'altro rosso e il portiere di Grifondro. Di solito sono sempre insieme, scatenando l'invidia di tutte le ragazze di tassorosso che stravedono per Hugo Weasley. Neanche a dirlo, i due ragazzi vengono accerchiati da ragazzine tutte eccitate. La Malfoy e la Potter lanciano loro uno sguardo omicida, ma non intervengono.

La lezione continua tranquillamente, ma non sono attento, questa volta. Non riesco a non pensare a quella ragazza e alla possibile cotta che si è presa per me.

E’ talmente ovvio; conosco perfettamente le ragazze come lei, le osservo tutti i santi giorni da diciassette anni, e so che quando sono estremamente gentili e sorridenti è perché si sono prese una cotta. Ne ho la prova davanti agli occhi. Jenny Spencer, Tassorosso, lancia sorrisini  a Weasley e tenta di aiutarlo con la sua tentacula.

Ma ripensando alla lezione del professor Lumacorno... anche il fatto che lei si sia fermata ad aiutarmi, ma più semplicemente che mi abbia notato. Non mi era mai successa una cosa simile. E credo che non accadrà mai più.

Intanto, aspetto con impazienza di sapere cosa vuole il grande James Sirius Potter da me. Per farlo, dovrò attendere questa notte.

 

 

Con gran sollievo degli studenti, finalmente la torre dell’orologio scoccò le dodici in punto. Le lezioni si sarebbero interrotte per un paio d’ore, nella cosiddetta pausa pranzo.

Gli studenti avevano così modo di pranzare e fare una pausa durante la quale rilassarsi o ripassare per eventuali compiti. Quel giorno, però, la maggior parte di loro si recò nel parco, per poter godere degli ultimi giorni di calore estivo.

Ed era proprio lì che, sotto un grosso albero vicino al lago, Lily e Victoria si stavano fumando una sigaretta, in attesa.

La loro prima giornata scolastica era cominciata con tre ore di fila di Erbologia, con il professor Paciock. Nessuna delle due però si era applicata molto: entrambe erano preoccupate per Simon, che da quella mattina aveva evitato di parlare con loro.

Come facevano di solito, avevano mandato in avanscoperta Hugo, ma sembrava che il ragazzo non fosse riuscito a ricavare nulla durante la lezione.

Entrambe speravano che durante la giornata il loro amico sbollisse un po’, come accadeva ogni volta.

Erano molto affezionate a Simon; all’inizio del primo anno non andavano molto d’accordo, ma con il passare degli anni, specialmente grazie ad Hugo, si erano molto avvicinati. Dal loro terzo anno erano diventati il quartetto inseparabile: ovunque fosse andato uno di loro, gli altri lo avrebbero seguito.

« Sicura che tuo fratello non ti chieda nulla? » domandò Vicky, buttando il mozzicone di sigaretta nel lago con nonchalance.

Lily la imitò « Macchè, uno dei lati positivi di Albus è che non fa domande »

« Se lo dici tu... »

La Malfoy si sdraiò sull'erba, incrociando le braccia dietro la testa, socchiudendo le palpebre. Com’era rilassante stare sdraiata là all’ombra, il sapore di fumo sulla lingua, una leggera brezza sul viso…

« Peccato che la puntualità non sia il suo forte » aggiunse poco dopo, sentendo la sua pancia brontolare.

Lily ridacchiò, sedendosi accanto all'amica.

« Sta arrivando » disse notando la figura di suo fratello dirigersi verso il loro albero.  Aguzzando di più la vista, però, notò che non era da solo.

« Merda » esclamò alzandosi in piedi.

Victoria aprì un occhio « Che c'è? » ma Lily non rispose.

Accanto ad Albus era infatti spuntato anche Scorpius.

Victoria si tirò a sedere, rigida. Ci mancava solo suo fratello per rovinarle la giornata...

« Ehi Lils » fece Albus con un sorriso. « Victoria... »

« Ciao Al » lanciò un occhiata affettata al biondo « Malfoy »

Victoria rimaneva in silenzio, apparentemente concentrata sul lago.

« Potter cos'è ti hanno lanciato un orcovolante o ti sei svegliata male stamattina? » commentò maligno Scorpius, evitando di guardare la sorella. « A meno che tu e lei vi siate fumate qualcosa di strano oltre le sigarette Babbane »

Lily divenne rossa dalla rabbia, mentre con furia cercava nella tasca del mantello la bacchetta.

« Almeno noi non abbiamo due quintali di brillantina sui capelli per imitare nostro padre » rispose Vicky, stupendo i due Potter. Quand'era stata l'ultima volta che quei due si erano parlati, o meglio, insultati?

Scorpius le si avvicinò minaccioso.

« Ok, ok, ragazzi , siamo venuti qui solo per recuperare il mantello » intervenne Al, fiutando pericolo.

Victoria spostò lo sguardo lontano dal fratello e si accese una sigaretta. Iniziava ad avere attacchi di nervosismo e la nicotina faceva al caso suo.

« Ah, si, il mantello » Lily lo tirò fuori dalla borsa insieme alla mappa e consegnò il tutto al fratello, guardandolo con un sorrisino innocente.

Era preoccupata per quello che aveva detto Scorpius: non era un mistero per lui il fatto che Victoria, Lily e Hugo fumassero droga babbana, Victoria aveva preso gusto nel farsi beccare dai suoi genitori le bustine di erba. Si divertiva a farli infuriare. Scorpius avrebbe potuto dirlo in qualsiasi momento ad Albus, mettendo lei e suo cugino nei guai fino al collo. Rabbrividì al solo pensiero.

Aveva il timore inoltre che Al, dopo quella frase, iniziasse a fare domande sull'utilizzo del mantello e della mappa.

Per fortuna Al non fece domande, come al solito; si limitò a mettere mantello e mappa del malandrino nella sua borsa. Lily sorrise: era ancora il suo dolce, ingenuo fratellone.

« Andiamo a pranzo? » domandò Al alla sorella, che annuì.

Victoria si alzò dall'erba, senza smettere di fumare, e seguì l'amica verso il castello.

Davanti a lei, Lily camminava con spasso svelto accanto a Scorpius. Sembrava irritata da ciò.

« La smetti di seguirmi?! » sbottò poco dopo.

Malfoy ghignò « Si da il caso che io stia andando in sala grande e che questa sia l'unica strada per arrivarci »

« Allora smettila di starmi attaccato e di parlarmi! » sbraitò lei.

« Sei tu quella che mi sta parlando, non io »

Continuarono a battibeccare per tutto il tragitto, mentre Albus aveva rallentato per fare compagnia a Victoria.

Sapeva del difficile rapporto che intercorreva fra lei e la sua famiglia, Scorpius gli aveva raccontato tutto, e gli dispiaceva molto. Sembrava davvero una ragazza simpatica, allegra e spensierata. O almeno, quando non c'era Scorpius nei paraggi. Inoltre sapeva del legame che aveva con Lily ed era contento di questo.

« Com'è andata oggi, vi hanno già iniziato a pressare per i G.U.F.O.? » domandò gentilmente Al, tentando di fare conversazione.

Victoria continuò a guardare davanti a sè, rigida « Sì »

Albus iniziò a sentirsi a disagio, ma non demorse « Sai, continueranno a fare il solito discorso fino alla fine di Ottobre. Avrete molto da studiare quest'anno... »

« Immagino » disse, spegnendo la sigaretta e buttandola nel parco.

«...Non sono pustole, sono lentiggini! » urlò Lily fuori di sè, qualche metro davanti a loro.

Albus fece un sorriso « Ma fanno sempre così quei due? »

Victoria annuì meccanicamente. Non aveva voglia di parlare.

Scese un imbarazzante silenzio fra di loro, che Albus non riuscì a spezzare in nessun modo.

Aveva solamente cercato di essere gentile...

"Chi le capisce le ragazze..." pensò scuotendo la testa.

Per fortuna erano arrivati alla Sala Grande, così si salutarono per andare a pranzare nei rispettivi tavoli.

 

Corvin Gazza era sempre stato un ragazzo normale. Fin troppo normale, per certi versi.

Era cresciuto in una famiglia di maghi dove i magonò erano cosa comune; per questo i suoi genitori non erano rimasti per nulla sorpresi nel costatare che, all’età di otto anni,  con Corvin non si erano mai verificati casi di magia infantile spontanea. A nove anni, Corvin sapeva che non avrebbe ricevuto nessuna lettera, cosa che invece sarebbe successa agli altri bambini all’età di undici anni.

Era cresciuto quindi con un piccolo ma intenso sogno: vedere, almeno per una volta, la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Sapeva che suo zio, nonostante fosse un magonò, vi lavorasse all’interno, così quando nella sua scuola Babbana gli insegnanti gli chiedevano cosa volesse fare da grande, Corvin rispondeva prontamente « Il custode! »

Poi era successo.

Un giorno, rientrando a casa da scuola, aveva trovato suo padre seduto sul divano, gli occhi arrossati.

Sua madre lo aveva portato in cucina e gli aveva spiegato che lo zio Argus se n’era andato.

Era stato proprio al suo funerale, che Corvin aveva conosciuto il preside Cavendish.

L’uomo aveva parlato a lungo con suo padre, confortandolo. Poi aveva chiesto di Corvin, di cosa avesse programmato per il proprio futuro, dato che era privo di poteri magici.

E così, sapendo del suo sogno, Cavendish gli aveva proposto di lavorare a fianco del sostituto di suo zio, il signor Fletcher.

Erano passati dieci anni da allora.

Fin dal suo primo giorno, Corvin aveva percepito il notevole divario fra lui e gli studenti.

Li invidiava, ed era il primo ad ammetterlo. Ma si limitava a questo. Guardarli da lontano, immaginarsi la propria vita se avesse avuto dei poteri magici. Mai avvicinarli.

Nonostante tutto, Corvin era un ragazzo realista. Sapeva che nulla sarebbe cambiato, così dopo un primo periodo, aveva smesso di piangersi addosso e aveva continuato a fare il suo lavoro con più enfasi del dovuto.

Nessuno nella scuola lo vedeva. Gli sguardi degli studenti gli passavano sopra, come se lui fosse trasparente. Era un ragazzo completamente ordinario, che poteva facilmente confondersi.

Durante quei dieci anni nel castello, Corvin si era abituato alla sua invisibilità.

Proprio per questo, quando James Potter lo aveva avvicinato, quella mattina, Corvin si era insospettito. Oltre ad essersi terribilmente incuriosito.

Conosceva lui e i suoi tre amici fin dal loro primo giorno nel castello. Li aveva visti crescere durante quegli anni, guardando i loro scherzi da lontano. 

Come facessero quei quattro a conoscere ogni angolo del castello e a sfuggire a Mundungus se lo chiedeva spesso, visto che i passaggi segreti erano tutti di sua conoscenza e mai una volta li aveva beccati ad utilizzarne uno.

James gli aveva dato appuntamento per quella sera a mezzanotte, nel bagno delle ragazze al secondo piano, il cosiddetto “Bagno di Mirtilla Malcontenta” a causa del fantasma che lo infestava da quasi un secolo.

« James Sirius? » domandò Corvin, arrivato al luogo prefissato. Era tutto completamente al buio.

Si sentirono delle risate soffocate.

« Per il naso adunco di Piton! Neanche mia madre mi chiama più così! »

Un paio di bacchette si accesero, svelando agli occhi di Corvin i quattro ragazzi, seduti vicino ai lavandini con una bottiglia di Whiskey Incendiario .

« Scusami. » mormorò Corvin, abbassando lo sguardo.

James lanciò uno sguardo perplesso a Jack, il quale alzò le spalle rassegnato.

« Ehi, tranquillo amico. » rispose James, prendendo una bottiglia di Whiskey Incendiario « Ne vuoi un po’? »

Corvin scosse la testa. Era proibito agli studenti bere degli alcolici, senza contare che il coprifuoco era scattato da più di due ore. Ma cosa poteva farci, i Malandrini non avrebbero mai rispettato le regole.

« Perché mi hai chiesto di venire qui da voi? » domandò timidamente Corvin, senza spostare lo sguardo dai suoi piedi.

I quattro ragazzi sfoderarono contemporaneamente un sorriso malandrino, mentre Corvin alzava il viso.

Rabbrividì. Stava per cacciarsi nei guai. In grossi guai.

SPAZIO AUTRICE

Lo so, lo so! E' passato un secolo dal mio ultimo aggiornamento!! Chiedo umilmente perdono! Ma ho la scuola che occupa tutto il mio tempo e devo ammetterlo, ma l'ispirazione era andata prorpio a farsi benedire T_T

Eh sì, per tutti i sostenitori del paring Lily/Scorpius, questa ff è ufficialmente una Lily/Scorpius! Ce ne sono troppe con Rose, e io sinceramente inizio a non sopportarla più!!

Un'altro paring abbastanza evidente è Maryka/James... Chissà se James farà come il suo caro nonnino, e riuscirà a conquistare la nostra Maryka! :D

Poi, devo ammetterlo: L'idea di una copia di Sirius ci stava, non può tornare ad Hogwarts un Ramoso senza il suo Felpat! Ed ecco che spunta Jack! L'esatta copia di Sirius! 

Ringrazio Malterio per aver recensito lo scorso capitolo e tutti quelli che hanno agginto questa ff fra le seguite/preferiti! Che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate?? *_____* mi fareste moooolto contenta!! :D

AVVISO:

Per quanto riguarda l'altra mia longfic, la Sirius/NuovoPersonaggio, ho un momento di blocco, causato specialmente dal poco tempo libero e dall'ispiraione andata a farsi benedire... quindi passerà un po' prima del mio prossimo aggiornamento. Mea culpa *_______*

PUBBLICITA':

qui trovate la mia Long Sirius/Nuovo Personaggio
qui invece una fanfic idiota sul vido Ehi Mela! XD
qui una serie di Drabble, scritte con l'ipod in riproduzione casuale

qui la mia songfic su Sirius, che finalmente troverà pane per i suoi denti(o forse per qualcos'altro XD)

qui l'altra mia songic, sul giorno del matrimonio di Lily e Jamie.

Se avete voglia, che ne dite di farci un salto e farmi sapere un vostro parere ? =)

XOXO BlackFra*

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Capitolo 5
*** Friends? ***


jisdi

Il Bene Superiore

°Freinds?°

7 Settembre, Ore 7.30

Ho sempre più l'impressione che stia per accadere qualcosa.

Sarà che, dopo ben dieci anni che lavoro qui finalmente qualcuno, fatta eccezione ovviamente per il corpo insegnanti, gli elfi domestici e i ritratti, si sia accorto di me e mi rivolga la parola…

Sento come che quest’anno succederà qualcosa di strano. E non è una bella sensazione, affatto.

Forse sto viaggiando troppo con la fantasia.

O forse è solamente l'attesa.

James Sirius non mi ha ancora fatto sapere nulla, il che è strano. La settimana scorsa lui e i suoi amici mi sembravano più che impazienti di attuare il loro piano, eppure sono passati sette giorni e non mi hanno ancora fatto sapere nulla..

Forse è meglio così; a dire il vero non sono del tutto certo di volerlo fare... E se il preside Cavendish lo venisse a sapere? Perderei il lavoro! Perderei la mia casa!

Già sono stato richiamato una volta, per quello spiacevole episodio durante la lezione del professor Lumacorno. E il preside è stato chiarissimo: ancora uno sbaglio e sono fuori.

Eppure, James Sirius ha detto che avrò solo un ruolo marginale, così da non correre nessun pericolo.

Non so più cosa pensare...

Altra cosa strana di questo inizio anno scolastico è la mia nascente amicizia con Maryka. Ci incontriamo quasi sempre durante le ronde notturne e abbiamo iniziato a conoscerci meglio .

E' una ragazza davvero molto dolce e simpatica. Mi chiedo come faccia ad avere così pochi amici.

Anzi, diciamo proprio nessuno: quella ragazza, Felicity Thomas, non è affatto sua amica.

Sopporta la compagnia di Maryka solo perchè James Sirius, e quindi tutti i Malandrini, la seguono.

E' dal secondo anno, infatti, che la Thomas si è presa una bella cotta per Jack Season, anno che stranamente coincide con la nascita dell'amicizia fra lei e Maryka.

Non le ho detto nulla di tutto ciò, probabilmente mi sto sbagliando e non voglio che loro due litighino per colpa mia.

Credo che sia la mia prima ed unica amica, non ho mai avuto questo genere di rapporto con nessuno, nella mia vita. E ne sono contento.

 

 

Quando Simon si alzò dal letto, quella mattina, fu assalito dall'ormai solito senso di solitudine.

Come accadeva da circa una settimana, cercò di vestirsi il più velocemente possibile, sperando di non incrociare Hugo e le ragazze giù in Sala Comune.

Sapeva che ormai avevano abbandonato tentativi di riappacificazione, ma Simon preferiva comunque evitare gli assalti mattutini di Hugo.

Non era la fine della loro amicizia. Lo sapeva benissimo, voleva troppo bene a quei tre scalmanati per poter troncare totalmente il loro rapporto. Ma aveva bisogno di tempo per pensare.

Il ragazzo lanciò un'occhiata a metà fra l'affettuoso e l'irritato a quell'ammasso di coperte dentro il quale il suo migliore amico stava dormendo.

Fin dal loro primo anno, Hugo aveva preso l'abitudine di addormentarsi completamente avvolto nel piumone rosso-oro, senza neanche farlo apposta; spesso i suoi compagni gli domandavano come facesse a respirare, la sotto, ma lui rispondeva sempre con una sonora risata e un’alzata di spalle.

Sollevato dal fatto che Hugo stesse ancora dormendo, Simon spalancò la porta del bagno, con l'intenzione di darsi una veloce sciacquata al viso e recarsi in Sala Grande per fare colazione.

Un attimo dopo, però, si pentì di averlo fatto.

Sul tappeto proprio di fronte alla porta, giaceva un Hugo gocciolante di doccia.

Evidentemente, il ragazzo non stava più dormendo e quelle che Simon aveva visto poco prima erano solo coperte.

« Oh, scusa Hug » disse Simon, lanciandogli il suo asciugamano e voltandosi di scatto verso il lavandino. 

« Ammettilo, credevi che fossi ancora nel letto, eh? » fece Hugo, tutto sorridente, mentre si asciugava i capelli con l'asciugamano.

Simon fece un sorriso contratto, mentre si guardava allo specchio. Quasi immediatamente l’occhio gli cadde su un Hugo ancora nudo. Anzi, su una parte specifica di un Hugo ancora nudo.

Senza capire bene il perchè, arrossì.

« Ehi, tutto okay? » domandò Hugo, notando l’improvviso irrigidimento delle spalle dell’amico.

Simon aprì il rubinetto del lavandino e si sciacquò il viso con acqua gelida, sperando di spegnere quel fuoco che era comparso sulla sua faccia.

« Voglia zero di andare a lezione, mi hai contagiato ».

Hugo ridacchiò, coprendosi finalmente dalla vita in giù.

« Ci vediamo in Sala Grande »

In un attimo Simon si era fiondato giù dal dormitorio, lasciando Hugo a bocca spalancata, completamente disorientato.

Simon dovette aspettare cinque minuti buoni per potersi definire "calmo".

Che diamine gli era preso? Aveva visto nudo il suo migliore amico almeno un centinaio di volte, dopo gli allenamenti di Quidditch, e allora perchè si era sentito così dannatamente imbarazzato, poco prima?

Va bene che era gay, ma per Merlino, Hugo era sempre il suo migliore amico!

« Fratellino, stai bene? »

Senza essersene reso minimamente conto, Simon aveva incrociato la sorella giù nella Sala Comune, completamente deserta fatta eccezione per lei e le sue amiche.

Il ragazzo alzò lo sguardo, annuendo poco convinto.

« Rose, voi andate giù, ci vediamo più tardi » fece Andrea.

« Va bene »

In un attimo Rose, Amanda e Coline erano uscite dalla Sala Comune, lasciando soli i due fratelli Baston.

Simon sorrise, grato.

Andrea era sempre stata la sua confidente numero uno, fin da quando era piccolo. Era stata lei la prima a sapere della sua omosessualità, della sua prima canna, della sua prima volta, del suo primo ragazzo.

Andrea lo ascoltava sempre, senza emettere alcun giudizio.

Durante quella prima settimana di scuola, gli era stata molto vicina, sapendo che Simon aveva litigato con Victoria, Hugo e Lily.

« Che cosa succede? Ancora problemi con i tuoi amici? » domandò apprensiva.

Simon fece un grugnito « Con loro è sempre la solita storia, Andy »

Per la prima volta, si sentiva a disagio a parlare con sua sorella. Si vergognava di quello che era appena successo nel bagno del suo dormitorio, con Hugo, e non era sicuro di volerlo fare sapere anche a lei.

Andrea lo fissò con attenzione, incerta se credergli o no.

« Lo sai che a me puoi dire tutto, vero? » gli ricordò.

Simon sorrise, avviandosi verso l'uscita della Sala Comune « Certo. Andiamo a fare colazione, che ne dici? »

Non ancora del tutto convinta, la ragazza seguì il fratello.

 

 

Fin dal suo primo giorno al castello, Victoria aveva capito che quel posto sarebbe sempre stato troppo affollato per i suoi gusti.

In qualsiasi corridoio, cortile o aula ci si trovasse, infatti, si sarebbe sempre stati in compagnia di altri studenti che passavano di lì per caso.

Victoria era una di quelle ragazze che, per quanto amasse la compagnia, aveva bisogno di alcune ore da dedicare totalmente a sé stessa e ai suoi pensieri.

I primi tempi aveva tentato di rifugiarsi nella stanza delle necessità, ma solo raramente quel luogo risultava accessibile; difatti, un gran numero di studenti ormai era a conoscenza delle sue proprietà e le probabilità di trovarla vuota erano sempre bassissime.

Per un po’ aveva anche cercato di trovare rifugio tra gli alberi del parco, ma la cosa non era durata molto. Anche lì il passaggio degli studenti era abbastanza continuo, troppo per consentire alla ragazza di passare del tempo indisturbata. Per non parlare della costante presenza di Hagrid.

Durante la fine del primo anno, poi, aveva ripensato per caso al suo primo giorno al castello. Ricordava tutto di quel giorno: l’abbandono del treno, il saluto del fratello, Hagrid e la sua lanterna, lei e gli altri bambini sulle barche, per attraversare il lago nero, come da tradizione.

Ed infine, Hogwarts: non avrebbe mai dimenticato il primo sguardo che diede al castello, affascinata. Si era sentita così piccola ed insignificante, in quel momento, rispetto alla maestosità dei torrioni.

Mentre passeggiava tranquillamente nei pressi del cortile principale, ricordò di come avevano attraversato il lago, fra il terrore della piovra gigante, e di come Hagrid li aveva fatti scendere su una specie di piccolo porto, dal quale prendevano via una serie infinita di scalinate.

Fu proprio mentre pensava a quello che le venne in mente: il deposito delle barche!

In un baleno si era fiondata in fondo al cortile principale e aveva visto la sua lontanissima meta: più di una ventina di rampe di scale la separavano da quello che aveva già iniziato a considerare come suo rifugio.

Così, da circa quattro anni quel luogo isolato, facilmente raggiungibile dal cortile di Trasfigurazione, era diventato il suo piccolo paradiso, come amava definirlo lei.

Ogni volta che voleva straniarsi dal resto del mondo, prendeva la sua inseparabile bustina di erba e si recava al deposito delle barche, consapevole che nessuno avrebbe avuto il coraggio di fare tutte quelle scalinate per raggiungerlo.

Anche quel giorno, Vicky aveva deciso di andarci per passarvi un paio di ore.

Quando finalmente raggiunse il deposito, la ragazza si sedette ai bordi della banchina e accese la sua canna in tutta tranquillità.

Mentre inspirava il fumo, la Malfoy appoggiò la schiena a terra, chiudendo gli occhi.

In un attimo, tutta la tensione accumulata in sette lunghissimi giorni scivolò via, come se non fosse mai esistita.

I suoi genitori… Scorpius… Il litigio con Simon…

Aveva la mente libera, vuota. Piatta.

Si sentiva così dannatamente bene, senza preoccupazioni.

Ben presto la canna finì e Victoria dovette accendersene una seconda. Il senso di annebbiamento perdurò per almeno un quarto d’ora, durante il quale la ragazza stette sdraiata a fissare il cielo, totalmente in fissa.

« Stai bene? » disse una voce poco distante.

Victoria sembrò non sentire. O almeno, non volle. Se non avesse risposto, si convinceva, di sicuro quello scocciatore l’avrebbe lasciata in pace. Chiuse gli occhi per non vedere.

« Victoria! » fece ancora la voce, ansiosa.

La ragazza aprì le palpebre di scatto, irritata, scontrandosi con un paio di meravigliosi e sconcertanti occhi color smeraldo.

« Oh » fece, placandosi leggermente « Sei tu… ».

Albus tirò un sospiro di sollievo.

Stava osservando Victoria fin da quando era arrivata al deposito delle barche, circa un’ora prima. L’aveva vista fumare un paio di stranissime sigarette, dall’odore dolciastro, finché non era rimasta immobile per venti minuti.

Aveva seriamente temuto che si fosse sentita male, o peggio.

« Lo sai, vero, che dovrei portarti dalla McGrannit? » domandò lanciandole un’occhiata severa. Era chiaro come il sole che quelle che aveva fumato prima non erano semplici sigarette.

La Malfoy lo guardò intensamente « No, non lo farai » disse poi con un sorrisetto, tornando a sdraiarsi sul molo di legno.

 Albus sentì le proprie orecchie prendere fuoco, ma cercò di ignorarle.

« Cosa te lo fa credere, di grazia? »

Victoria appoggiò la testa su un gomito, voltandosi verso di lui. « Devo ricordarti che Lily è la mia migliore amica? Sai meglio di me come diventa, quando è arrabbiata…».

Albus sgranò gli occhi, mentre un brivido passò attraverso la sua schiena. No, non voleva proprio far arrabbiare sua sorella. Non quando si aveva come sorella Lily Luna Potter, che, quando ci si metteva, poteva diventare più acida del pus di Bubotero.

« Hai vinto » sospirò, affranto « Ma cerca di non farti più beccare ».

Vicky gli lanciò uno sguardo infuocato « Questo posto era tranquillo ed isolato, prima che tu arrivassi. Non ci viene mai nessuno, a parte me »

Il ragazzo tentò di trattenere una risatina, invano, cosa che fece irritare notevolmente la ragazza sdraiata al suo fianco.

« Perché diamine stai ridendo, adesso? »

Il ragazzo si scompigliò i capelli involontariamente. Gesto involontario derivato dalla genetica Potter, diceva sempre la madre. Ma se James, sia nonno che nipote, lo facevano per vantarsi con le ragazze, quando Albus si passava una mano fra i capelli, di solito era perché si trovava estremamente in imbarazzo.

« Non sei l’unica che viene alla rimessa delle barche, Victoria » disse semplicemente, sdraiandosi accanto alla ragazza e alzando lo sguardo al cielo.

« Ogni tanto ci passo del tempo. Sai, per staccare un po’ la spina ».

Vicky lo guardò finalmente con un sorriso, leggermente stupita dalle sue parole, dopodiché si mise nella stessa posizione che occupava Albus, fissando il cielo.

Non seppero mai quanto tempo passarono in quella posizione, fatto sta che ad un certo punto Victoria iniziò a parlare: tutto quello che provava, che aveva provato in passato, i problemi con la sua famiglia, l’affetto infinito che provava verso i suoi amici, il rapporto burrascoso con suo fratello, i pregiudizi della gente nei confronti del cognome Malfoy, l’invidia che provava per la grande e calorosa famiglia Potter-Weasley.

Dopo che ebbe finito, si sentì vuota. Come se si fosse liberata di un enorme peso che le appesantiva il petto.

Non le era mai successo di confidarsi, abbandonarsi totalmente ad una persona.

Neanche con Lily, che era la sua migliore amica, aveva mai avuto questo genere di conversazione. Certo, questo non significava che Vicky non si confidasse con la giovane Potter, ma c’erano cose che non aveva mai avuto il coraggio di dirle.

Per tutto quel tempo, Al l’aveva ascoltata in silenzio, senza smettere di guardarla negli occhi.

Forse non si era recato al deposito con quello specifico obiettivo, ma di certo non si dispiaceva della piega che aveva preso quel pomeriggio.

Quando Lily le aveva presentato la sua amica, il secondo giorno di scuola del suo secondo anno, Albus aveva notato immediatamente che dentro quei turbolenti occhi violetti si nascondevano sentimenti contrastanti.

La capiva come probabilmente nessuno aveva mai fatto, proprio perché anche lui, come Victoria, era stato il primo della sua famiglia a finire in una Casa alquanto sgradita.  Il fatto era che erano state proprio le parole del padre a fargli perdere qualsiasi timore verso Serpeverde: con quel suo discorso al binario nove e tre quarti, Harry gli aveva fatto capire come non fosse importante in quale casa sarebbe stato smistato, ma conoscere e confidare nelle proprie capacità.

Era per questo che, appena il Cappello Parlante aveva iniziato a lodare le sue capacità, sottolineando la sua somiglianza con il padre e il resto della famiglia, Albus si era ritrovato completamente senza paura.

Fatto strano per lui, che era il più fifone fra i fratelli Potter, quello che, quando c’era il temporale, si rifugiava nel lettone di mamma e papà o eventualmente da James.

Era stato allora che il Cappello Parlante aveva preso la sua decisione, smistandolo nella Casa verde argento, sotto lo stupore generale.

Erano molto simili, Albus e Victoria, sotto innumerevoli ma altrettanto invisibili punti di vista.

 

 

 

Maryka stava letteralmente scappando.

Da cosa, non lo sapeva nemmeno lei.

La giornata era cominciata male già di prima mattina, quando, durante la colazione in Sala Grande, bevendo il suo solito tè mattutino aveva iniziato a fissare James Potter, quasi con interesse.

Si stava comportando in modo strano da un paio di giorni e la cosa le puzzava.

Si era così concentrata a studiare minuziosamente il ragazzo, che Felicity aveva dovuto scuoterla parecchie volte prima di farle distogliere lo sguardo.

Mentre camminavano nei corridoi verso l’aula di Incantesimi, continuava a ripetersi che lo stava guardando solo perché doveva, e non perché voleva.

Poi era arrivata la lezione di Aritmanzia.

A causa di un piccolo imprevisto, dovuto alle sue nuove responsabilità di Caposcuola, Maryka era arrivata leggermente in ritardo a lezione, così si era dovuta accontentare di un posto verso il fondo dell’aula.

Esattamente a 60 gradi da lei, James Potter sedeva tranquillamente sulla sua sedia, mentre con una mano prendeva velocemente qualche appunto.

Quella visione la sconcertò nel profondo.

Mai, nel corso di sette anni, Potter aveva preso appunti, ascoltando la lezione senza recare alcun danno all’aula o al malcapitato professore.

Della spiegazione monocorde del professor Vector, Maryka non riuscì a capire nulla, o almeno, non si sforzò. Tutta la sua concentrazione era puntata su un certo ragazzo dai capelli neri molto arruffati.

Sembrava così tranquillo e concentrato sulla spiegazione del professore, ma la ragazza sapeva che sarebbe successo qualcosa prima o poi.

Forse lui non era il vero James Potter, ma uno del primo anno cui aveva somministrato la pozione polisucco!

Stava iniziando a dubitare della propria sanità mentale.

Verso la metà della lezione, James si era voltato per sapere cosa volesse dirgli Lysander, seduto proprio dietro di lui. E aveva incontrato gli occhi verde azzurro di Maryka.

Subito, la ragazza aveva rivolto lo sguardo altrove, stranamente imbarazzata.

Quando era tornata a guardare verso il suo banco, James la stava ancora fissando. Ma non era uno dei suoi tipici sguardi maliziosi. Il suo era leggermente curioso, nient’altro.

Erano rimasti così, semplicemente a guardarsi per il resto della lezione.

Fu come svegliarsi da un sogno, quando le campane della torre dell’orologio segnarono la fine della lezione.

Maryka era balzata in piedi e, buttando i libri a casaccio nella borsa, si era defilata velocemente verso la Sala Comune.

Anzi, defilata era un eufemismo, la ragazza si era letteralmente precipitata verso la torre di Grifondoro, senza a badare alle altre persone.

Si sentiva così dannatamente confusa…

« Maryka, aspetta! »

Sentendosi chiamare per nome, cosa strana dato che gli unici che si rivolgessero a lei in quel modo erano Lysander, Felicity e Dominique, la ragazza si voltò di scatto. Per poco non andò a sbattere contro un James Potter trafelato.

Il suo cuore, nonostante cercasse di impedirglielo, aveva iniziato a pompare il sangue in modo frenetico.

« Hai… dimenticato… i libri… sul tavolo » disse, cercando di riprendere il fiato.

Le porse la sua agenda Babbana, un classico Moleskine nero, e il libro di Aritmanzia.

Maryka guardò le mani del ragazzo con gli occhi leggermente spalancati dallo stupore e riprese le proprie cose, gettandole a casaccio nella borsa a tracolla.

« Ci vediamo alla prossima lezione, Maryka » disse allora, girando le spalle per tornare verso il quarto piano.

« J… James? » tentò la ragazza, mentre ancora dentro di se si chiedeva perché Potter fosse così meno… Potter.

James si girò, leggermente curioso « Sì? »

« Grazie » disse, imbarazzata.

 E James semplicemente sorrise.

Ma non con il solito sorriso, o almeno, non quello che usava tipicamente con lei, quel suo irritante ghigno malizioso. Nemmeno uno di quelli che spesso riceveva dalle persone, o da Felicity.

No. Quello era un vero sorriso, il sorriso più sincero che, dovette ammettere, aveva mai ricevuto.

SPAZIO AUTRICE

Salve a tutti! Lo so, sono di nuovo dannatamente in ritardo... Chiedo venia T_T ma la scuola mi rende occupata spessissimo! Per fortuna che sono riuscita a recuperare 4 delle 5 materie che avevo sotto al primo quadrimestre e ho tirato sul sette el altre materie! :)

Per farmi perdonare, questo capitolo è moooolto lungo! Mi sono impegnata tanto U_U

Piano piano, Albus  e Vicky si stno avvicinando, come anche Jamie e Maryka... Forse si è scoperto un'altro paring, eh? XD

Per quanto riguarda la falsa amicizia di Felicity, ne vedremo delle belle in seguito... Un grazie a tutte le persone ch ehanno inserito questa fanfiction tra le seguite/preferite/da ricordare e 

Scorpioncina: Evvai, un'altra per Lily/scorpius!! Finalmente, siamo davvero in poche su questo sito!Sono davvero molto contenta che ti piaccia la mia storia, spero che continuerai a seguirla, specialmente ora che si sta chiarendo sempre più il rapporto fra Al e Vicky :D Alla prossima, un bacio =)

Maltrerio: Ciao! Grazie per la tua recensione! Sono contenta di averti fatto ridere con la battuta su Piton! Sai, ho sempre immaginato che dopo la  saga qualche frase di questo genere fosse entrata nei modi di dire! Spero che continuerai a seguirmi!, Baci=)

Per quanto riguarda la mia Long Sirius/Nuovo Personaggio, "The Fantasy", sono in pausa temporantea, dovuta soprattutto alla poca ispirazione che ho in questo periodo! Ma non la lascierò incompleta, tranquilli!=P

PUBBLICITA'!

qui trovate la mia Long Sirius/Nuovo Personaggio
qui invece una fanfic idiota sul vido Ehi Mela! XD
qui una serie di Drabble, scritte con l'ipod in riproduzione casuale

qui la mia songfic sul giorno del matrimonio di Lily e Jamie.

Volevo chiedere anche un ultimo favorone!! Se avete un po' di voglia, qui  c'è la mia songfic su Sirius, che finalmente troverà pane per i suoi denti(o forse per qualcos'altro XD), vorrei sapere cosa ne pensate... Anche perchè il personaggio femminile di questa stora mi ha preso un sacco e stavo pensando di farne una serie di one-shot o addirittura una fafiction di qualche capitolo! Fatemi sapere!

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Capitolo 6
*** Hogwarts loves Quidditch ***


Capitolo sei

Il Bene Superiore

°Hogwarts Loves Quidditch°

20 Settembre, ore 23.00

Quasi non sembrano passati venti giorni dall’inizio della scuola.

E’ come se il tempo volasse, quest’anno. Le ore passate a sistemare le aule dei professori sembrano durare solo pochi minuti, quando in realtà occupano un sacco di tempo, e le ronde non sono più quelle noiose ore passate a cercare studenti fuori dai loro dormitori.

Tutto grazie ad una sola persona, Maryka.

Passiamo la maggior parte del tempo insieme, soprattutto la notte, quando siamo di ronda. Ormai le lezioni le passo sempre in sua compagnia, mi piace come si concentra sulle parole del professore, è come se volesse assimilare tutte le nozioni spiegate. Corruga la sopracciglia in un modo particolare e non stacca lo sguardo dal viso dell’insegnante.

Passiamo ore a discutere di qualsiasi argomento, senza mai essere stanchi. Ho come l’impressione di essere uno dei pochi con cui può permettersi questo tipo di conversazione.

Quasi sempre, però, si arriva a parlare di James Sirius Potter.

All’inizio Maryka parlava di lui solamente in modo dispregiativo, soffermandosi su quanto fosse borioso ed arrogante, mentre io mi limitavo a difenderlo: in fondo, James Sirius è uno dei pochi che mi parla all’interno di questa scuola.

Ma da qualche settimana, le cose sono cambiate in modo abbastanza sostanziale: oltre al fatto che l’argomento “Potter” viene sollevato sempre più di rado, quando Maryka inizia a parlare di lui diventa sempre più imbarazzata e arrossisce violentemente, mentre cerca di cambiare argomento.

Tutti nella scuola sanno degli svariati tentativi di James Sirius di uscire con Maryka, me compreso, perciò non mi è per nulla difficile dedurre che finalmente lei si sia presa una cotta per lui. Anzi, sono contento per loro due, ma soprattutto per lei: essendo mia amica, ora posso dirlo quasi con certezza, desidero il meglio per lei, e sono sicuro al 100% che i sentimenti di James Sirius sono sinceri.

A che pensi?” mi domanda, mentre ci dirigiamo illuminati dalla sua bacchetta verso il quarto piano.

Io borbotto un “niente di importante” e lei scuote la testa divertita.

Credo che per stasera abbiamo finito” mi fa, dopo qualche minuto.

Stanotte abbiamo trovato una coppietta che amoreggiava dietro un arazzo nei pressi della Biblioteca e siamo rimasti letteralmente basiti nello scoprire i volti dei due giovani amanti. Entrambi abbiamo giurato ai due di non dire nulla a nessuno, ma mentre andavamo via ho visto il volto di Maryka farsi via via sempre più incredulo e sconvolto. Credo che non se l’aspettasse di vedere due persone talmente diverse insieme.

Sono solo le undici e mezzo, è presto rispetto al solito. Del resto, abbiamo iniziato prima, completando le nostre ore di ronda con una paio d’ore d’anticipo.

Forse potremmo andare a guardare la traslazione di Marte, stanotte dovrebbe essere visibile.

Io guardo un attimo i miei piedi, indeciso se chiederglielo o meno. Poi mi faccio coraggio.

Ti va di andare sulla torre? Stasera c’è una congiunzione astrale molto bella... “ Ok, non so cosa diamine mi è saltato in mente. Di sicuro risponderà di no...

Certo!” esclama con allegria “In effetti stavo per chiedertelo io “ Sbalordito, la seguo verso la torre. Poi la mia espressione si distende in un sorriso. Questa ragazza è davvero speciale, un’amica speciale, e giuro che farò in modo di non perderla.



Quando il sole illuminò il castello di Hogwarts, la mattina del 21 Settembre, gli studenti si alzarono più allegri e spensierati del solito.

Erano passate ben tre settimane di scuola, ma dopo due mesi di vacanze erano sembrati quasi tre anni.

Tre settimane di spiegazioni, compiti e interrogazioni. Nessuna pausa, neanche i week-end, così tutti gli studenti, compresi i secchioni, avevano passato le giornate chini sui libri, tentando di recuperare il ritmo di studio.

Quella giornata era attesa con trepidazione dalla maggior parte di loro, non solo perchè era uno dei pochi giorni in cui ci si prendeva una pausa dalla scuola, ma perchè era la giornata del Quidditch.

Quel sabato, infatti, si sarebbero finalmente svolte le selezioni per le squadre di Quidditch, e i capitani delle rispettive squadre stavano raccogliendo da giorni il numero di candidati per i vari provini.

Il campo sarebbe stato condiviso per l’intera giornata; a colazione sarebbero state estratte le coppie che avrebbero condiviso il campo la mattina e quelle che lo avrebbero condiviso il pomeriggio.

Quando finalmente la Sala Grande si fu riempita, verso le otto e mezzo del mattino, Cavendish avanzò verso il centro della sala, con un piccolo calice fra le mani.

Dopo averlo disposto su uno sgabello, non ebbe bisogno neanche di fare cenno di silenzio: tutta la Sala Grande era ammutolita, in attesa di sapere le coppie.

Era diventata quasi una tradizione, quella: era stata insediata da quindici anni ormai, riscuotendo un enorme successo sia fra gli studenti che fra il corpo insegnanti. I primi erano contenti per il semplice motivo che avrebbero avuto l’esonero per i compiti del lunedì successivo, i secondi perchè le selezioni avrebbero tolto meno tempo alle lezioni e alla concentrazione degli studenti.

« Speriamo non esca Serpeverde con Grifondoro » mormorò Lily ad Hugo, mentre con ansia crescente addentava un toast. « L’ultima volta è stato orribile. Dover subire quelle serpi per quattro ore... »

Hugo annuì, senza smettere di ingurgitare cibo alla velocità della luce.

Rose lo guardò schifata, come del resto fece metà della tavolata di Grifondoro, nonostante fosse abituata ai continui attacchi di fame dovuti all’ansia di Hugo Weasley.

« Hugh, vacci piano! » esclamò James « Dopo abbiamo i provini, nessuno vuole ritrovarsi ricoperto di vomito! »

Qualcuno ridacchiò e Hugo fece per ribattere, quando Simon gli tirò un calcio sotto il tavolo.

Il sorteggio era appena cominciato.

Cavendish estrasse la bacchetta e dopo un attimo picchettò sul bordo del calice.

Qualche secondo dopo, il calice s’illuminò e lanciò in aria due fogli di carta.

Dopo averli presi in mano e aver dato loro un rapido sguardo, il preside disse: « Le case che condivideranno il campo questa mattina, dalle 9 alle 13 saranno Tassorosso e Corvonero » Dopo qualche breve esclamazione di stupore e di dissenso, soprattutto da parte del tavolo di Grifondoro dove una Lily più che orripilata aveva fatto cadere la sua tazza di caffè per il troppo sbraitare, il preside continuò.

« Questo significa che Grifondoro e Serpeverde lo occuperanno dalle 14 alle 18 » Detto ciò, riprese il calice e si avviò verso il tavolo degli insegnanti per far colazione.



« Ripetimi perchè siamo qui »

« Perchè volevo prendere un po’ d’aria, lo sai che sono stanca di stare dentro il castello »

« Ma perchè siamo venute proprio al campo, allora? » « Ok, lo ammetto: volevo vedere le selezioni » Maryka sbuffò, ma non replicò.

In fondo, anche lei sotto sotto voleva recarsi a dare un occhiata alle selezioni. Ma solo per vedere chi avrebbe fatto parte della squadra di Grifondoro quell’anno. Di certo non per vedere James Potter in divisa. Assolutamente no.

Sedute sugli spalti, guardarono i loro compagni Grifondoro entrare in campo e affollarsi vicino ai tre anelli di destra, dove James Potter gridava ordini e organizzava dei turni. Poco più in là, la squadra di Serpeverde si stava già riscaldando.

Qualche minuto più tardi, mentre Maryka continuava a fissare James senza rendersene conto, Felicity si alzò in piedi di scatto.

« Vado ad augurare un in bocca al lupo ad Alicia, sta facendo i provini » disse velocemente, conscia che Maryka non l’avrebbe minimamente ascoltata.

« Mmm » mormorò infatti la ragazza, annuendo.

Rimasta sola, appoggiò la schiena contro il sedile dietro di lei e avvicinò le gambe al petto.

A chi voleva darla a bere, lei era lì per vedere il capitano della squadra di Quidditch, James Sirius Potter, e non per guardare i ragazzini del secondo anno tentare di entrare nella squadra, quando a malapena sapevano volare.

James era così diverso rispetto agli anni passati. Sembrava più maturo, come se durante l’estate fosse maturato tutto d’un botto. A lei questo James piaceva, e anche molto a dirla tutta.

Aveva finalmente smesso di combinare guai con la sua combriccola di idioti, o almeno questo era quello che pensava lei anche se non ne era del tutto certa, e sembrava impegnarsi di più con la scuola, ottenendo finalmente voti coerenti con le sue capacità.

Ma c’era ancora qualcosa che la bloccava: non sapeva se fidarsi o meno, non sapeva se avrebbe potuto cavarsela ad essere la ragazza di James Sirius Potter, il figlio del salvatore magico, il ragazzo che poteva avere ai suoi piedi qualsiasi ragazza all’interno del castello. Aveva paura di fare una brutta figura, di non essere alla sua altezza, ma soprattutto aveva paura di farsi del male. Nonostante la sua vita sentimentale fosse praticamente nulla, aveva visto centinaia di ragazze della sua casa che piangevano disperate perchè il loro ragazzo o il ragazzo che piaceva loro le aveva tradite o non ricambiava i loro sentimenti.

Lei non voleva diventare come loro, lei voleva vivere tranquilla, finire gli studi e poi pensare all’amore. Non poteva permettersi di stare male proprio quell’anno, quello dei M.A.G.O., l’anno più importante di tutta la sua carriera scolastica.

« Ciao »

Maryka distolse lo sguardo dal campo, notando Corvin camminare verso di lei.

Automaticamente sorrise, facendogli cenno di sedersi.

« Così finalmente ti sei decisa, eh? » domandò divertito, mentre la ragazza arrossiva, capendo all’istante a cosa, anzi a chi, si riferisse Corvin.

« No! » esclamò, attirando gli sguardi curiosi di altri Grifondoro venuti lì a seguire le selezioni.

« Non è quello che pensi » aggiunse poi, abbassando il tono di voce « Ho accompagnato Felicity a fare un giro e alla fine lei mi ha trascinato qui »

Corvin, che sapeva benissimo quello che l’amica stava passando, sorrise sornione « Certo »

Maryka lo guardò storto, ma poi scosse la testa divertita. Corvin la conosceva bene, nonostante avessero stretto amicizia meno d’un mese prima.

« E’ che non ne sono sicura. E se lui mi stesse prendendo in giro? Non voglio stare male per lui, non quest’anno che ho i M.A.G.O.! » esplose poi.

« Secondo me, dovresti accettare di uscire con lui il prossimo fine settimana ad Hogsmeade e vedere come vanno le cose. E poi io non penso stia fingendo con te: non avrebbe passato tutto questo tempo a chiederti di uscire, sarebbe illogico »

Rassicurata dalle sue parole, Maryka appoggiò la testa sulla sua spalla e continuò a guardare le selezioni.



« James, non vorrei aumentare quello che è già un ego fuori dalla norma, ma c’è la Finnigan che ti guarda dagli spalti » fece ghignando Fred. Mentre prendeva la sua scopa dal prato.

James si voltò di scatto e scorse la ragazza seduta insieme all’aiutante del custode. Sorrise e le fece un cenno di saluto, tornando poi a rivolgersi ai ragazzi dei provini.

« Bene, dove sono i portieri? »

Cinque mani si alzarono e James fece cenno loro di venire da lui.

« Io, Hugo e Lily tenteremo di segnare cinque volte ciascuno. Chi parerà più colpi di tutti sarà il portiere della squadra. Baston, comincia tu »

Simon, fatto un respiro profondo, prese la scopa e si avviò verso gli anelli.

« Sarai grande, come al solito » gli sorrise Hugo, mandando inconsapevolmente Simon in panico.

Doveva riprendersi, non poteva perdere il ruolo di titolare, il Quidditch era la sua vita, suo padre era stato portiere di Grifondoro e sua madre cacciatrice. Lui e sua sorella erano cresciuti fra campi da Quidditch e gli allenamenti del padre, ed entrambi avevano imparato ad amare quello sport. Al contrario di lui, però, Andrea non aveva mai provato ad entrare nella squadra, limitandosi a fare però la cronista in alternanza con altri studenti.

Il desiderio più grande di Andrea Baston? Diventare una critica di Quidditch, come la famosa Ginny Weasley in Potter, capo redattrice de “La gazzetta del Quidditch”, il quotidiano che vendeva di più insieme a “La gazzetta del Profeta”.

Dopo aver parato i primi sei colpi, Simon sorrise e continuò il suo provino con tranquillità, conscio che sarebbe andato tutto a meraviglia.

« Ehi Jam! » urlò Lily poco dopo, i capelli al vento che le ricoprivano l’intera faccia « Che senso ha fare i provini? Tanto saranno sempre i soliti a fare da titolari »

« Non ne sarei così sicura, Potter. Non sei riuscita a segnare neanche una volta, cos’è ti sei fumata troppo il cervello per poter giocare ancora a Quidditch? »

Scorpius Malfoy era sbucato dal nulla, la Pluffa in mano e un ghigno stampato sul volto.

Per poco Lily non gli lanciò la palla su quel suo viso arrogante, ma sempre dannatamente bello...

Bello? Bello?!

Aveva davvero pensato che la faccia di Malfoy fosse bella? Merlino, bella era un eufemismo, bello si dice di un vestito o di una scopa, non di un viso.

Semmai eccitante.

Oh porca Morgana, forse se li era fumati davvero i suoi neuroni! Ripresasi dai suoi dialoghi mentali, Lily guardò furiosa il Serpeverde, che come lei giocava come cacciatore.

« Sai Malfoy, mi sono sempre domandata come facessi a volare e a mantenere i capelli perfettamente in ordine contemporaneamente. Allora è vero che usi la brillantina di tuo padre! »

Ora era il turno di Lily per ghignare.

Scorpius aveva perso il sorriso trionfante, sostituendolo con uno sguardo d'odio.

« Tu... » sibilò, prima di lanciarle contro la Pluffa a tradimento, convinto di farla cadere dalla scopa. Non aveva fatto conto però con la bravura e il talento di Lily, che prese la palla in tempo e gli lanciò uno sguardo di fuoco.

Il Serpeverde volò via, ma lei non demorse, voleva davvero farlo volare giù, così lo seguì e quando si trovò a meno di due metri da lui gli lanciò contro la Pluffa. Ma quella venne prontamente afferrata da Scorpius.

Continuarono per più di mezz’ora, insensibili al resto e concentrati solamente nel lanciarsi la palla addosso. Non avevano la minima idea che tutti lì nel campo li stavano fissando ammirati e sbalorditi. Anche gli altri giocatori, sia di Serpeverde che di Grifondoro, avevano abbandonato i provini per guardare quei veloci passaggi.

Lily e Scorpius insieme erano dannatamente bravi.

La palla passava dall’uno all’altro con minuziosa precisione e in tempi così brevi che dopo pochi minuti molti si ritrovarono con un gran torcicollo.

Il tutto finì quando, esausti, si fermarono a breve distanza fra loro, con la Pluffa ancora tra la mani del Serpeverde.

« Che dici, sono ancora in grado di giocare nella squadra? » mormorò lei con il fiatone, mentre si sistemava i capelli su una spalla.

Scorpius fece un mezzo sorriso sarcastico « Diciamo che, fra tutti i Grifondoro, sei la meno peggio »

Dette queste parole, che a Lily suonarono più un complimento che un’offesa, Scorpius si allontanò da lei per tornare dai suoi compagni e finire il provino.



Quando Lily scese dal suo manico di scopa, James la raggiunse con due grandi falcate. Era furibondo.

« Per gli occhiali a mezzaluna di Silente, cosa pensavi di fare? Non so te, ma abbiamo solo due ore per finire questi dannati provini e ci mancano ancora le selezioni per i battitori e i cacciatori! »

Lily sbuffo « Stai calmo, non è successo nulla di che. Cercavo solo di dare una lezione a quell’idiota di Malfoy. »

James roteò gli occhi, irritato « Era proprio necessario? »

« Mi ha provocato! »

« E tu non potevi semplicemente ignorarlo? Sai cosa, a volte sembra che ti piaccia essere presa in giro da lui! Cos’è, non ti sarai mica innamorata di Malfoy, Lils? Perchè sennò mi toccherebbe intervenire e dirlo a papà e Zio Ron. Sai che non la prenderebbero bene» sbraitò ancora il fratello, mentre gli altri li raggiungevano.

Non. Lo. Aveva. Detto. Davvero. Non a Lily! I presenti ghiacciarono nel sentire quella frase, consapevoli che James era arrivato al punto di non ritorno.

La ragazza prima assunse un colorito rosso pomodoro, poi si fece scura in volto. Guardò il fratello con sguardo omicida, in una maniera talmente simile a quella di sua madre e di nonna Weasley che James sbiancò, finalmente conscio di ciò che aveva fatto.

« Lily, non volevo dirlo davvero, scusami... » cercò di riparare, invano.

« COME TI... » iniziò, la voce poco più che un sussurro rabbioso « COME OSI DIRMI UNA COSA DEL GENERE, TU, CHE OLTRE AI TUOI AMICI DEL CAZZO NON CALCOLI NESSUNO, A PARTE QUELLA SECCHIONA DELLA FINNIGAN, CHE NON TE LA DARA’ MAI, NEMMENO SE FOSSI L’ULTIMO UOMO DELLA TERRA! COSA TE NE IMPORTA, EH? IO FACCIO QUELLO CHE MI PARE, NON SONO UNA BAMBINA, E TU NON SEI MIO PADRE! A VOLTE NON TI CONSIDERO NEANCHE MIO FRATELLO! PREFERISCO UN CENTINAIO DI VOLTE ALBUS A TE! SI, PROPRIO LUI, IL SERPEVERDE DI FAMIGLIA, QUELLO CHE COME DICI TU CI HA DISONORATO! LA SAI UNA COSA? LUI SARA’ PURE UN SERPEVERDE, MA E’ UN MILIONE DI VOLTE MIGLIORE DI TE, PERCHE’ ALMENO SA DI AVERE UNA SORELLA, MENTRE TU, OH, E’ COME SE NON ESISTESSI PER TE, SONO IMPORTANTE SOLO PERCHE’ TI SERVO PER VINCERE LA COPPA, ALTRIMENTI NON MI PARLERESTI NEMMENO! SEI COSI’ PIENO DI TE, JAMES SIRIUS, CHE MI DAI LA NAUSEA! »

Detto, anzi, urlato ciò, riprese il fiato continuandolo a guardare con odio profondo.

« Vincitela da solo quest’anno la coppa del Quidditch » sibilò poi, buttando a terra la Pluffa. Si voltò e con spasso spedito si diresse verso gli spogliatoi, finalmente libera.

Non aveva mai esternato i suoi sentimenti verso James. Nessuno, solo Albus, sapeva quello che provava. Forse neanche i suoi genitori, troppo presi con i loro lavori per calcolare i loro figli. Certo, li amavano, o almeno dicevano così, ma spesso il loro interessamento era solo superficiale. Molto spesso, a dirla tutta.

Ginny Potter, da quando era stata nominata capo redattrice de “La Gazzetta del Quidditch” era sempre occupata con il lavoro, anche quando era a casa, mentre Harry Potter passava le sue giornate con i suoi turni da capoufficio del dipartimento Auror, tanto che i suoi figli ricordavano di averlo visto solo in poche occasioni negli ultimi sei anni.

Albus era l’unico a conoscenza di quello che Lily provava, un po’ perché condivideva il risentimento della sorella, un po’ perché, essendo un buon osservatore per natura, aveva captato i segnali in varie occasioni.

« Ehi, che succede? » esclamò Jack, arrivato in quel momento al campo. « Ho incrociato Lily incazzata nera che andava verso gli spogliatoi »

Tutti gli sguardi furono puntati su di lui, ma tornarono immediatamente su James, che guardava sconcertato il punto dove sua sorella era sparita dalla sua visuale.

“... A VOLTE NON TI CONSIDERO NEANCHE MIO FRATELLO.... SEI COSI’ PIENO DI TE, JAMES SIRIUS, CHE MI DAI LA NAUSEA!”

Scosse la testa, frastornato da quelle parole, e ricompose l’espressione nel suo solito sorriso beffardo.

« Le passerà » disse serenamente agli altri, alzando le spalle « Ora, i battitori inforchino le scope, è il loro turno »



« Certo che la Potter ha proprio carattere » fece Zabini ai suoi amici, mentre si facevano la doccia negli spogliatoi. Aveva tirato fuori l’argomento solo in quel momento perchè Al, il loro capitano nonché migliore amico, era uscito dalla doccia per vestirsi.

« Solo in pochi avrebbero avuto il coraggio di urlare contro James Potter in quel modo »

Scorpius sbuffò, annoiato « E’ sua sorella, cosa ti aspettavi? Stesso carattere, stessa idiozia »

« C’è da dire però che ha fegato, la ragazza » commentò David, unendosi alla conversazione.

« Non solo quello, ammettiamolo... Hai visto quanto è cresciuta durante l’estate? Io una botta gliela darei, anzi più di una, se non fosse la sorella di Al » commentò Michael con noncuranza.

Scorpius sentì un leggero moto di fastidio alle parole dell’amico, ma non ci diede peso.

« Che schifo, con una Grifondoro? Non sapevo ti piacessero le ragazzine testarde e capricciose, Zab » commentò acido.

David gli lanciò una strana occhiata, ma lasciò perdere.

« A me piacciono tutte le ragazze, basta che me la diano » Mike chiuse il rubinetto della doccia e si allontanò di poco per avvolgersi dalla vita in giù con una candida asciugamano, che evidenziava maggiormente la sua pelle bruna.

« Sei proprio un porco, Mike » commentò ghignando Scorpius, imitando l’amico. Gli ci voleva proprio una bella doccia, specialmente dopo lo scontro con la Potter, che lo aveva lasciato esausto.

Mike e David scoppiarono a ridere bellamente, ma si zittirono subito quando sentirono un’altra risata provenire dall’altra parte del muro, dove in teoria Albus si stava vestendo.

« Dici che...? » domandò Zabini.

La testa di Al sbucò dall’uscio della porta, facendoli sobbalzare tutti e tre.

« Sì, ho sentito tutto » disse senza smettere di ridere « E poi, Scorp, se Mike è un porco, tu cosa saresti? »

Sentendo sarcasmo nella voce dell’amico, i tre Serpeverde si rilassarono e si unirono alla risata di Al.

Con un sorriso divertito, Albus tornò tranquillamente a vestirsi, per nulla preoccupato per quello che avevano detto i suoi amici.

Non c’era bisogno di proteggere Lily, era una ragazza intelligente e forte che sapeva cavarsela benissimo da sola. Di certo non aveva bisogno di un fratello maggiore che difendesse il suo onore. Un’idiota del genere c’era già, James per l’appunto, e uno bastava.

Dopo aver rimesso nel proprio armadietto la divisa da Quidditch, Albus uscì dagli spogliatoi. Era esausto.

Quell’anno, oltre ad essere prefetto, era anche capitano della squadra di Quidditch, il che implicava una lunga serie di responsabilità.

Sospirò e, mentre ripensava alla sfuriata di Lily, intravide una nuvola di fumo denso uscire da sotto le impalcature dello stadio, qualche metro più in la.

Sapendo perfettamente chi vi avrebbe trovato, si avvicinò alla fonte della nuvola e sollevò il telo con lo stendardo di Tassorosso.

« Non ti avevo detto di smettere di fumare? » le fece Albus.

Victoria lo guardò con un sorriso, mentre gli soffiava in faccia il fumo della sua canna « E io non ti avevo detto di farti gli affari tuoi? »

Albus cercò di reprimere un sorriso, ma non ci riuscì.

« Hai seguito le selezioni? Non mi sembri un tipo da Quidditch » Victoria aspirò ancora il fumo, poi gettò quello che vi era rimasto (solo il filtro, a dirla tutta) per terra.

« Per la barba di Merlino, no. Ho dato solo uno sguardo ogni tanto, giusto per vedere a che punto erano Lils e gli altri » Mentre pronunciava quelle parole, il suo tono da ironico divenne amaro e si irrigidì.

« Tutto a posto? » domandò Albus, sinceramente preoccupato. Non sapeva spiegarsi il cambio di espressione della Grifondoro, non in quel contesto almeno.

« E’ solo... Tu sapevi di Lily e James? » Domandò, guardandolo negli occhi.

Albus si passò una mano fra i capelli, a disagio.

« Sì » disse, sedendosi accanto a lei.

Victoria chiuse gli occhi un attimo, frastornata. Davvero aveva sperato che anche Albus non sapesse nulla?

Si sentiva così dannatamente inutile, una delle peggiori amiche del mondo. Lei che aveva sempre creduto di sapere chi fosse la sua migliore amica, in un attimo aveva capito di non conoscerla affatto.

Victoria era davvero convinta che Lily adorasse James. Insomma, le era sempre sembrato il fratello perfetto, in confronto al suo. Divertente, popolare e per nulla oppressivo.

E invece...

All’improvviso sentì la mano di Albus posarsi sulla sua spalla. A volte dimenticava quanto Al fosse bravo a dedurre i sentimenti degli altri.

« La nostra non è una famiglia perfetta, Vicky. Abbiamo anche noi dei difetti, molti a dirla tutta. Sai quante volte ho visto mio padre durante l'estate? »

Victoria rimase in silenzio, senza smettere di ascoltare, non capendo dove volesse andare a parare Albus.

« Due volte. Al ritorno da scuola a Giugno e il 1 Settembre, sempre in stazione. Neanche per il mio compleanno è tornato a casa » concluse Albus, mordendosi involontariamente un labbro al ricordo.

« Ognuno di noi affronta questa realtà in modo diverso. James, come probabilmente avrai capito, si convince che tutto vada bene, e vive solo per il suo piccolo mondo felice, escludendo me e Lily. Sai perchè si impegna tanto nel Quidditch? Perchè vuole che i nostri genitore siano fieri di lui »

« Non sapevo queste cose, Al. E' solo che pensavo di conoscere Lily e la vostra famiglia. Insomma, i vostri genitori si presentano sempre al binario 9 e tre quarti con due splendidi sorrisi... »

Albus sorrise con amarezza. « Apparenza, tutta apparenza. Cosa direbbero i giornali se il Salvatore del mondo magico e sua moglie non andassero a prendere i loro figli come una perfetta famiglia? Sarebbe uno scandalo »

Victoria in quel momento capì perchè ogni volta che i suoi genitori incontravano i Potter facevano delle smorfie di disprezzo. Non era disgusto per il loro sangue, come aveva sempre creduto, ma per il loro comportamento.

Era molto probabile che Scorpius avesse detto loro la situazione di Albus, visto che quest'ultimo passava la metà delle vacanze estive da loro al Malfoy Manor.

Aveva sempre paragonato la sua famiglia a quella dei Potter-Weasley, giudicandola pessima dal punto di vista affettivo e morale. Mai una volta che i suoi genitori le avessero mostrato esplicitamente il loro affetto, come al contrario facevano i vari zii e nonni Weasley, e mai le avevano lasciato libertà di pensiero.

Ma era davvero così? Victoria era confusa, non sapeva più cosa pensare.

Era stata lei a troncare e raffreddare i rapporti con la sua famiglia, proprio quando aveva iniziato Hogwarts ed era stata smistata a Grifondoro, convinta che non essere entrata a Serpeverde l'avesse esclusa.

E sempre lei era stata quella a credere che loro mal sopportassero la sua presenza, quindi a decidere di contraddirli in tutti i modi, facendoli infuriare per ogni nonnulla.

Dopo qualche momento di incertezza, Albus le carezzò una guancia, forse capendo ciò che le passava per la mente, e le si avvicinò.

Victoria capì che Albus stava per baciarla solo quando un paio di iridi verde smeraldo s'incatenarono alle sue.

Victoria capì che sì, lo aveva baciato, solo quando venti minuti più tardi stava risalendo verso il castello in fretta e furia, confusa per quello che era appena accaduto e si, certo, anche per l'erba che si stava fumando in quel momento.

SPAZIO AUTRICE:

Ok, lo so, sono in stramaledetto ritardo... E non solo con questa fanfiction ahimè.. T____T Perdonatmi ma sono al mare e... No, nessun problema di connessione, anche qui c'è qualche pirla con wifi senza protezione, ma non ho davvero mai tempo per scrivere... Sono quasi sempre fuori con amici e solo raramente la mia testa si riesce a concentrare... Perdono! Inizialmente doveva essere postato a Luglio, ma nn ho trovato il tempo prima di partire per Londra... PERDONO!!

Nonostante tutto, questo capitolo è venuto fuori, sono anche contenta del risultato... Scommetto che nessuno si aspettava tutto questo dai Potter, eh? Ebbene sì, nell mia fantasia contorta sono così, genitori troppo impegnati che non si curano dei figli...

Capitolo TOTALMENTE dedicato alla mia migliore amica, che povera, si sorbisce i miei vaneggiamenti al telefono per ore intere sulle mie fanfic.. Credo che non spunterebbe fuori nulla se non ci fosse lei...

Allora, allora, contenti? Finalmente un piccolo avvicinamento fra Lily e Scorpius... Ma piccolo, almeno per ora, in confronto a quello che succede fra Al e Vicky... Ormai si era capito questi due sono fantastici insieme.. *___*

E anche Maryka e James piano piano si stanno avvicinando, anche se.... Baasta non dico nulla... però se fossi in voi rifletterei un po' sul fatto che non abbiamo saputo niente di Maryka e James dopo la litigata dei due fratelli potter.. Maryka l'avrà sentita, da che parte starà??

E chi è per voi la coppia misteriosa che Corvin e Maryka hanno beccato?? Vi do' un idizio: il personaggio maschile è spesso citato anche in questo capitolo.. Questa coppia sarà molto importante nei capitoli a venire, specialmente nel prossimo, visto che ci saranno una serie di reazioni a catena...

Bene, dopo i miei sproliloqui, ringrazio tantissimo tutte le persone che leggono questa storia, anche se non recensiscono, io sono sempre contenta di vedere che il numero di letture delle mie storie è elevato...

Grazie alle 3 persone che hanno recensito, scusatemi se non vi rispondo ma non ho molto tempo ^^, grazie mille! Anzi colgo l'occasione di mostrarvi qualche foto dei personaggi, così come me li sono immaginati io...

Lily Luna Potter

Albus Severus Potter

James Sirius Potter

Scorpius Hyperion Malfoy

Victoria Josèphine Malfoy

Hugo Weasley

Simon Baston

Maryka Finnigan

Corvin Gazza

Jack Season

Fred Weasley

Lysander Scamandro

Rose Weasley

Coline Canon

Felicity Thomas

Andrea Baston 

Amanda Paciock

Dominique Weasley

David Nott

Michael Zabini

Spero di essermi fatta perdonare per il megamostruoso ritardo ^^

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Capitolo 7
*** Avviso! ***


Avviso
Avviso!

So che non aggiorno
da davvero tanto (troppo) tempo, ma volevo farvi presente che non sono morta!
Ho avuto qualche difficoltà il mese di Settembre, specialmente con la scuola (-.-'). Quest'anno sono in quinta liceo e ho davvero le giornate strapiene! Specialmente perchè inizio a pentirmi di aver fatto lo scientifico e non il classico, visto che fisica e matematica mi fanno veramente S.C.H.I.F.O.!
Ok, non vi interessa un emerito tubo, fossi io a leggere un avviso del genere sarei già tornata indietro...
Arrivo al dunque, allora :)
Lo scopo di questo avviso è, oltre a farvi notare la mia ricomparsa, annunciare che la storia continua e che il settimo  capitolo è in fase di scrittura, insieme all'ottavo!
Non do nessuna data precisa per la pubblicazione, ma dovrei aggiornare la storia al massimo entro domenica prossima.
Spero (ahimè) che la storia vi interessi abbastanza per aspettare fino a suddetta data.
Un grosso bacio

BlackFra92*

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