Di ancelle, bambini e famiglie problematiche di beat (/viewuser.php?uid=40068)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Titolo: Di
ancelle, bambini e famiglie problematiche
Personaggi principali:
Gemini Saga, Gemini Kanon, OC
Altri personaggi:
Wyvern Rhadamanthys, Phoenix Ikki, Sagitter Aiolos
Rating: Verde
Genere:
Commedia, Fluff
Avvertimenti:
Long-fic; probabile e diffuso OOC, causa parentele inaspettate
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Di
ancelle, bambini e famiglie problematiche
Capitolo 1
Erano passati sette anni dalla fine della Guerra sacra.
Erano sette anni che la pace era tornata a regnare sul Santuario.
Sette anni da che Saga aveva lasciato la Tredicesima casa, da lui
abusivamente occupata.
Sette anni da che Kanon aveva lasciato Atlantide, luogo a cui non era
mai appartenuto.
Erano passati sette anni da che i due erano tornati a custodire la casa
di Gemini, finalmente insieme dopo così tanto tempo.
Quei sette anni erano trascorsi quieti, placidi. Ora che il Male era
stato soggiogato, la vita dei Saint trascorreva decisamente
più tranquilla.
Il Santuario era stato ricostruito e finalmente era tornato al suo
antico splendore. Le colonne bianche erano quasi abbacinanti quando il
sole le colpiva con viva forza.
La vita alla Terza casa era veramente tranquilla, scandita dalla
regolare routine di tutti i giorni.
Ed è proprio in uno di questi momenti di pacifica
quotidianità che prende il via la nostra storia. Fossi in
voi comincerei a preoccuparmi.
Tutto ebbe inizio una mattina come tante, una di quelle mattine di
inizio primavera dove la rugiada imperla ogni filo d'erba per terra e
ogni germoglio sugli alberi.
Era una mattina tranquilla, come sempre. Nessuna avvisaglia di pericolo
in vista, da nessuna parte uno si voltasse.
I due Gemelli stavano facendo colazione come loro solito. Seduti al
tavolo della cucina, uno di fronte all'altro, sembravano quasi separati
da uno specchio da tanto i loro movimenti era simili. Quando Saga
allungava una mano per prendere una fetta di pane tostato, anche Kanon
– quasi nello stesso momento – prendeva un
biscotto. E mentre Saga roteava il cucchiaino nella tazza del
caffè, intento a leggere il giornale che puntualmente ogni
mattina lo aspettava sul tavolo, Kanon continuava a intingere i suoi
biscotti nel the, mentre annoiato leggiucchiava la prima pagina, quella
che aveva di fronte, del suddetto giornale.
Sembrava davvero essere una mattina come tante. Se non fosse stato che
in quel preciso momento – mentre Saga avvicinava il naso al
giornale per leggere con più attenzione una notizia che
aveva catturato la sua attenzione, e mentre Kanon imprecava
silenziosamente all'indirizzo del biscotto che si era drammaticamente
rotto nella tazza – fu in quel preciso momento che nella
stanza entrò la persona che avrebbe letteralmente sconvolto
la giornata dei due ignari Gemelli.
Saga quasi non lo vide, troppo intento la divorare le lettere stampate.
Kanon invece lo notò. Lo notò eccome.
Di solito quella era l'ora in cui arrivava una delle ancelle a
rifornire la cucina di frutta fresca. Non capitava quasi mai che fosse
la stessa ragazza per più di due o tre giorni di fila: era
un compito per cui si davano i turni, e spesso veniva affidato a chi
era appena arrivato, in modo che i nuovi cominciassero a prendere
confidenza con i compiti futuri.
Per questo Kanon non si sorprese più di tanto quando vide
entrare un bambino con tra le braccia una cesta ricolma di mele.
C'erano anche alcuni ragazzini, anche molto giovani, tra le file della
servitù – figli delle ancelle per la maggior
parte. Il bimbo era entrato silenzioso come un'ombra, evitando in
contatto visivo con i due inquilini, e si era diretto a colpo sicuro
verso la credenza dove veniva riposta la frutta.
Kanon dapprima gli dedicò tanta attenzione quanto ne aveva
in precedenza data al giornale. Non fosse stato che, nel mentre in cui
osservava gli infruttuosi tentativi del piccolino di arrivare allo
scaffale giusto della credenza, troppo in alto per lui, Kanon non si
trovò a pensare che quel bambino gli ricordava qualcuno.
E nel momento in cui spostò lo sguardo dal bimbo a suo
fratello, dovette premersi con forza una mano sopra la bocca per non
scoppiare a ridere fragorosamente. Saga era ancora intento a leggere
qualche notizia che lo stava evidentemente indisponendo. Aveva le
labbra arricciate e le sopracciglia aggrottate sopra uno sguardo di
pura disapprovazione. La stessa identica espressione che in quel
momento aveva anche il bambino per il fatto di non riuscire ad arrivare
abbastanza in alto. Kanon si morse quasi a sangue la mano, le spalle
che gli tremavano all'inverosimile nella titanica impresa di soffocare
le risate.
Intanto il bambino era andato a recuperare uno sgabello appoggiato in
un angolo: vi era montato sopra e aveva appoggiato il cesto di frutta
dove andava collocato.
Rimise al suo posto lo sgabello e, con evidente soddisfazione,
uscì trotterellando dalla cucina.
Kanon aspettò ancora un momento prima di scoppiare,
finalmente, in una risata liberatoria.
Sentendo tanta inusuale ilarità nel fratello, Saga
abbassò il giornale per vedere che cosa stava succedendo.
“Kanon? Che hai?”
Kanon allungò un braccio ad indicare la porta dalla quale il
bimbo era appena uscito, prima di esclamare con vivo sentimento:
“Ma quello è tuo figlio!”
La scena seguente vide Saga sputare metà del
caffè che stava bevendo, strozzandosi con l'altra
metà, mentre Kanon ormai aveva le lacrime agli occhi per il
troppo ridere.
Ci volle qualche momento perché Saga riuscisse a riprendersi
completamente. Peccato per lo sguardo a dir poco esterrefatto che aveva
in faccia.
“Mio… cosa?!”
Kanon, piegato in due dalle risate, stava battendo convulsamente un
pugno contro il tavolo, e non sembrava in grado di poter rispondere al
fratello.
Saga, senza bene sapere cosa stava facendo, si alzò dalla
tavola e, senza riuscire a controllare i propri movimenti, si mosse
alla velocità della luce verso l'uscita del tempio. Si
affacciò verso le scale, giusto in tempo per vedere il
bambino prima che questi sparisse dietro una curva.
Fu solo per pochissimi secondi, ma non ebbe dubbi nel notare quando
quella corporatura, quel viso, e stramaledizione, anche colore e taglio
di capelli gli fossero così viscidamente familiari.
Saga era ancora immobile a fissare le scalinate, quando suo fratello lo
raggiunse, rantolando per le risate.
“Quello… quello…”
“Se non è tuo figlio è il tuo
clone!” riuscì infine ad esclamare Kanon
“Per gli dèi, sieti uguali!”
“Ma…”
“Ti sei fatto una servetta, eh fratellone?!”
ammiccò Kanon, dandogli di gomito.
Saga si voltò a fissarlo, l'espressione oltraggiata.
“Kanon!”
“Che c'è? E non negare che tanto lo so!”
“Sentiamo, che cosa sapresti, tu?”
“Ti conosco. Come le mie tasche!”
Kanon ammiccò e Saga distolse lo sguardo, borbottando
qualche cosa di inintelligibile. Il fratello ridacchiò di
gusto, sapendo che qualunque argomentazione Saga avesse potuto tirare
fuori, non c'era scusa che reggesse se era con lui che stava parlando.
E anche Saga lo sapeva, infatti non cercò nemmeno di
tirarsene fuori con nessuna epica arrampicata sugli specchi.
“Allora, che hai intenzione di fare?”
“Prego?”
“Eddai! Con il bambino!”
“Kanon, tu stai affrettando drammaticamente le cose. Te ne
rendi conto, sì?”
Kanon scoppiò di nuovo a ridere.
“Va bene, vorrà dire che farò delle
ricerche!”
“Ricerche?!”
“Immagino che tu voglia sapere se quello è davvero
figlio tuo no?”
“Ma…”
“Non ti preoccupare! Pensa a tutto il tuo adorato
fratellino!”
Saga fissò il fratello per un lungo, lunghissimo attimo.
Sapeva che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
Si limitò dunque a sospirare, scuotendo piano la testa.
“Va bene. Ma ti
prego, non fare danni, non spettegolare con nessuno, e per
l'amor di Athena non dire nulla al bambino!”
“Fidati di me Saga!” gli urlò Kanon,
già lanciato di corsa su per i gradini.
No che non si fidava. Non si fidava per nulla. E aveva pure un brutto
presentimento.
In quel momento Saga avvertì l'impellente bisogno di farsi
un bagno. Un lungo bagno.
Doveva schiarirsi i pensieri e decidere che cosa fare.
Che brutta, brutta giornata!
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Angolo dell'Autrice:
Questa storia è nata da un delirio. Mio e di ayay,
a cui
dedico questa storia.
È la prima long in cui mi cimento per quanto riguarda Saint
Seiya. E devo dire che parto proprio benissimo! XD Vi chiedo scusa!
éOè
Non sarà nulla di troppo serio, ve lo dico fin da subito.
Ma per lo meno, non ci sarà angst. A parte la paturnie di
Saga, ma dovremmo esserci abituati, ormai!
Kanon invece si divertirà un sacco! XD
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 2
Kanon salì di corsa tutte le scale che lo separavano dalla
Quarta casa. Passò anche questa, non trovando nessuno dentro.
Solo quando sbucò dall'altra parte del tempio vide DeathMask
affacciato verso le scale dirette alla casa successiva.
E qualche scalino più in alto ecco il bambino che Kanon
stava inseguendo.
A sentire qualcuno avvicinarsi, DeathMask si voltò di scatto.
Kanon lo vide sgranare gli occhi e aprire la bocca come per dire
qualcosa. Ma non riuscì a pronunciare una sola parola. Si
limitò ad indicare prima Kanon poi il bambino che stava
trotterellando su per le scale, e poi di nuovo Kanon.
“Cosa…?”
“Non lo sappiamo ancora! Sto andando ad indagare!”
DeathMask lanciò di nuovo uno sguardo torvo all'indirizzo
dell'ignaro bambino.
“Tutto questo porterà una marea di guai!”
“Probabile” rispose con una risata Kanon.
DeathMask si passò una mano tra i capelli, grattandosi la
testa.
Poi si strinse tra le spalle e si avviò di nuovo verso casa,
senza aggiungere altro.
Kanon lo guardò sparire tra le colonne della Quarta casa,
poi tornò a rivolgere l'attenzione al suo obiettivo. Salendo
gli scalini tre alla volta, in pochi attimi raggiunse il bambino.
“Ehi, ciao!”
Il bimbo si voltò di scatto, sorpreso dal saluto improvviso.
Kanon deglutì nel rendersi conto di essere faccia a faccia
con un se stesso di quasi trent'anni più giovane. E ora che
lo guardava più da vicino non poteva non notare quanto fosse
davvero la copia sputata di Saga alla sua età. La stessa
identica faccia e lo stesso sguardo. Perfino la medesima sfumatura blu
notte dei capelli. L'unica reale differenza che lo convinceva di non
non avere a che fare con suo fratello erano gli occhi, verdi prato.
Occhi verdi che adesso lo stavano fissando intensamente. Pareva
perplesso il bambino.
“Sommo… Gemini.” il bambino non si
arrischiò ad indovinare quale dei due gemelli era
“Cosa posso fare per lei?”
Kanon gli sorrise. Anche se era stato profondamente educato nella
domanda, non gli era sfuggito lo sguardo che gli aveva rivolto. Quegli
occhioni verdi spalancati tradivano la curiosità e anche la
lusinga per essere stato rincorso da un Gold Saint che evidentemente
voleva proprio lui.
“Ah, nulla, non ti preoccupare. Stai tornando alla
Tredicesima?”
“Sì.”
“Ti disturbo se ti accompagno per un pezzo? Devo andare
da… uhm… Milo!”
Il bambino lo guardò sbattendo le palpebre.
Poi annuì con vigore.
“Nessun disturbo, si figuri!”
E i due presero a salire le scale.
Stettero entrambi zitti per qualche minuto, anche se continuavano a
lanciarsi occhiate di soppiatto.
Alla fine fu Kanon a rompere quel silenzio imbarazzante.
“Prima non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Kanon. Tu
come ti chiami?”
“Kostantinos, sommo Kanon. Ma tutti mi chiamano
Kosta.”
“Kosta. Bel nome! E dimmi, quanti anni hai?”
“Ne ho compiuti sette giusto la settimana scorsa. E adesso
sono abbastanza grande per lavorare.”
“Sette anni eh? Sì, immagino sia l'età
giusta!”
“Come?”
“Ah… No nulla. E dimmi, i tuoi genitori?”
Kanon seppe la risposta non appena vide che effetto aveva fatto la
domanda.
Kosta aveva abbassato la testa e gli occhi gli si erano inumiditi
improvvisamente.
Tirando su con il naso, il bambino rispose: “Sono
morti”
“Mi dispiace. Non hai nessuno?”
“Zia Penelope si occupa di me. Si occupa di tutti i
bambini.”
“Sì, ne ho sentito parlare. È una brava
donna.”
“Sì, e fa i biscotti più buoni del
mondo!”
“E… dimmi… non sai nulla dei tuoi
genitori? Se sei cresciuto al Santuario dovevano lavorare qui,
vero?”
Kosta annuì piano.
“La mia mamma era un'ancella del Gran Sacerdote. La zia mi ha
detto che è morta poco dopo avermi fatto
nascere…”
“Mi dispiace davvero… E di tuo padre che mi
dici?”
“Non lo so… Zia Penelope mi ha detto che non si sa
chi è. Lo sapeva solo la mamma ma non lo ha mai detto a
nessuno.”
“Capisco…”
I due continuarono a parlare parecchio. La strada per l'Ottava casa era
lunga, ma Kosta riuscì a tenere il passo di Kanon senza
troppi problemi. Era un bambino molto energico, e non sembrava accusare
la fatica della salita. Inoltre, poco a poco, Kosta sembrò
quasi dimenticarsi con chi stava parlando, e quando ormai furono in
vista della casa dello Scorpione si era ritrovato a rivolgersi al Gold
saint con una familiarità così spontanea che a
ripensarci poi quasi impressionò Kanon. Gli sembrava davvero
di essere tornato all'infanzia e stare parlando con Saga, come quando
la sera di sedevano con le coperte tirate sulla testa, per confabulare
fino a tarda notte, parlando di tutto e di niente. Solo per parlare.
“Beh, spero di incontrarti ancora Kosta. Mi ha fatto piacere
conoscerti!”
“Anche a me, sommo Kanon!”
I due si salutarono, e mentre Kosta continuava la sua salita, Kanon si
fiondò alla velocità della luce giù
per i gradini. Rientrò al Terzo tempio come una furia,
dirigendosi prontamente verso il bagno, dove era matematicamente certo
di trovarci il fratello.
E infatti era proprio lì, immerso fino al collo nell'acqua
bollente.
“Kanon! Esci immediatamente!”
“Via, non fare il pudico con me!”
Kanon si sedette per terra, di fianco alla vasca. Vi lasciò
anche cadere distrattamente una mano dentro, giocando con le bolle di
sapone.
Saga sprofondò ancora di più nell'acqua.
“Ho fatto una bella chiacchierata con
Kosta…”
“Kosta?”
“Il bambino. Si chiama Kostantinos.”
“…”
“Allora? Non vuoi sapere che ho scoperto?”
“Quasi quasi no”
“Beh, la madre è morta – ah,
sì, lavorava per te quando eri il grande capo della baracca
– quindi non ho potuto chiedere la conferma definitiva. Ma ti
assicuro parlare con lui era come parlare con te quando eravamo
piccoli.”
Saga non rispose.
Si limitò a fissare in maniera drammaticamente interessata
una delle tante bolle di sapone che navigavano sulla superficie
dell'acqua. Temeva di incrociare gli occhi limpidi di entusiasmo di
Kanon.
“È tuo figlio, Saga. Non ci sono dubbi!”
Saga sospirò.
La bolla di sapone scoppiò con un debole 'pop'.
“Che situazione…!”
“Eh già…”
Scese il silenzio nella stanza, rotto soltanto dal lento gocciolare di
un rubinetto che non era stato chiuso a dovere.
“Beh, fratellone,” esordì dopo qualche
minuto Kanon, rialzandosi in piedi, con un enorme sorriso stampato in
faccia “immagino che tu debba pensarci su. Quindi tolgo il
disturbo!”
“Ehi tu! Dove hai intenzione di andare?!”
Saga aveva capito immediatamente le intenzione di Kanon. Quando suo
fratello tirava fuori quel sorrisetto storto, fintamente ingenuo,
sapeva bene di dover cominciare a temere qualche idea malvagia. Come in
quel caso, in cui si capiva lontano un miglio che Kanon aveva tutta
l'intenzione di lasciare Saga ad affrontare un mare di guai. Da solo.
“Beh, ma la mia parte l'ho fatta! Ora tocca a te!”
“Non vorrai lasciarmi qui da solo?!”
“Perché no?”
“Kanon!”
Purtroppo per Saga, Kanon si era già dileguato. Tutto quello
che di lui rimaneva era l'eco della sua risata. E fu solo per il fatto
di trovarsi nella vasca da bagno, completamente nudo, che
impedì a Saga di correre dietro a suo fratello, prenderlo
per un orecchio e ricondurlo a casa, e costringerlo ad aiutarlo con
quella spinosa situazione.
Sospirò, per l'ennesima volta, sprofondando fino al naso
nell'acqua ormai tiepida.
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Angolo dell'Autrice:
Nota: Zia
Penelope © Ayay
Nulla da dire su questo capitolo. A parte il fatto che Saga non ha mai
perso l'abitudine dei bagni infiniti.
Come lo capisco! XD
Diana: Non
ti preoccupare, il bambino non sarà schizzato come il padre.
È abbastanza tranquillo, almeno lui!
Kiki: *condivide imbizzarrimento e
abbraccia forte forte*
lovearmony:
Grazie dell'incoraggiamento!
aries_no_nike:
Che entusiasmo! Continua a seguire le avventure di questa
disgraziatissima famiglia, mi raccomando!
Makochan: Il
bagno di Saga è una cosa sacra. È la cosa che gli
è dispiaciuta di più lasciare da quando
è stato deposto!
ayay: Guarda
che Rhada è il primo che si diverte quando i suoi ospiti si
strozzano con il the! Altro che contegno! *C*
*la spupazza*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 3
Kanon aveva vagabondato un po' per il Santuario, gironzolando qua e
là. Poi alla fine aveva voltato le spalle all'arena e si era
diretto verso luoghi ben diversi.
Luoghi molto piovosi e molto umidi.
Sebbene la primavera fosse ufficialmente cominciata, in Inghilterra
sembrava di essere ancora in pieno inverno. Kanon non aveva fatto in
tempo a posare il primo piede in terra britannica che si era ritrovato
completamente infradiciato dalla pioggerellina, sottile ed obliqua,
nonché dalla fitta nebbia che pareva aver deciso di prendere
possesso di ogni angolo disponibile. Ivi compresi i vestiti di Kanon.
Fu dunque con estremo piacere che accolse la tazza di the bollente che
Rhadamanthys gli offrì. Nonché il cambio d'abito
che Dylan, il solerte maggiordomo di Lancaster Manor, gli aveva fatto
trovare non appena si era presentato infradiciato alla porta di
ingresso della villa. Gli aveva passato velocemente un asciugamano
– quasi prima di salutarlo a dirla tutta –
invitandolo cortesemente a non sgocciolare sul pavimento e sui tappeti
che aveva appena fatto pulire. Gli aveva infine fatto sapere che Lord
Rhadamanthys lo stava attendendo nel suo studio, e che il the era
pronto.
“Come facevi a sapere che stavo arrivando?” chiese
Kanon, quando si fu bello che sistemato su una delle
decisamente comode poltrone dello studio.
“Intuizione.”
“Intuizione?”
“Forse è solo un caso, Kanon, ma di solito arrivi
nei momenti meno idonei.”
“Tipo quando sta piovendo a dirotto e tu hai appena fatto
pulire i tappeti all'ingresso?”
“Sì, tipo momenti del genere.”
Kanon ridacchiò, per poi prendere la sua tazza di the e
cominciare a sorbirne lentamente il contenuto caldo. Il suo stomaco
approvò.
“Kanon?” Rhadamanthys attirò
l'attenzione dell'altro, qualche minuto dopo.
“Uhm?”
“Sei distratto.”
“Sì.”
“Posso di grazia sapere che a che cosa stai
pensando?”
Per un attimo a Kanon tornò in mente la faccia desolata di
suo fratello mentre gli faceva la sentita raccomandazione di non fare danni, non
spettegolare con nessuno, e per l'amor di Athena non dire nulla al
bambino! Beh, non aveva fatto danni e non aveva detto
nulla a Kosta. A Kanon sembrò che mantenere due terzi di una
promossa fosse una buona percentuale.
Per cui cominciò a spiattellare tutto a Rhadamanthys, il
quale se ne stette zitto ad ascoltare tutta la storia. Non
commentò nulla fino alla fine, anche se ogni tanto il suo
nobile monosopracciglio si era piegato per la sorpresa.
“Oh, un nipotino. Che affascinante sopresa!”
“Sì… no aspetta…
nipotino?!”
“Se è figlio di Saga vuol dire che anche tuo
nipote.”
“Oh…” quel particolare a Kanon era
evidentemente sfuggito “Hai ragione!”
“Che cosa ha intenzione di fare tuo fratello?”
“Ah, non lo so. L'ho lasciato che rimuginava nella vasca da
bagno. Immagino non ne uscirà per un bel po'.”
Rhadamanthys prese un altro sorso di the, per mascherare
strategicamente il sorriso che gli era affiorato sulle labbra.
Ma la mossa non era sfuggita all'occhio sempre vigile di Kanon, che
prese a fissarlo con sospetto.
“Perché stai ridendo? Cosa stai
tramando?”
“Perché pensi sempre che io stia tramando qualche
cosa, Gemini?”
“Perché non mi chiami mai Gemini, se non quando
sei sulla difensiva!”
Rhadamanthys si concesse di ridacchiare sommessamente.
Poggiò la tazza sul piattino, e il piattino sul tavolo. Poi,
sempre con movimenti perfettamente misurati accavallò le
gambe e posò le mani con le dita intrecciate sulle ginocchia.
Non fosse che non aveva nulla da temere – o almeno, lo
sperava vivamente – Kanon si sarebbe trovato a sudare freddo
di fronte a quella bestia rapace che lo stava fissando.
E pregò i numi di non doversi mai e poi mai trovare faccia a
faccia con lui in tribunale.
“Stavo solo riflettendo sul fatto che sarebbe una cosa
simpatica invitare qui tuo nipote, magari non appena il tempo
sarà più clemente.”
A Kanon quasi andò di traverso il sorso di the che stava
bevendo.
Ma Rhadamanthys lo ignorò, come pure ignorò
l'espressione tra lo scandalizzato e il preoccupato che era andata
subitaneamente a vestire il viso di Dylan. Il giovane maggiordomo
ritirò il vassoio che era passato a prendere e si
dileguò dalla stanza senza far rumore. Ma anche senza dire
nulla, si capiva benissimo quello che stava pensando. Un piccolo Gemini
in miniatura, ci poteva scommettere, non avrebbe portato altro che
guai, a Lancaster Manor.
Rhadamanthys ignorò tutto questo e continuò con
la declamazione dei suoi programmi.
“Le vacanze in Inghilterra sono molto istruttive.
Specialmente per un giovanotto che non ha mai messo il naso fuori dal
Santuario. Siete parecchio arretrati da quelli parti. Non va bene che
un bambino cresca esclusivamente in un ambiente del genere. Senza
contare che…”
“Frena, frena, frena, frena! Rhada, non ti sembra di correre
un po' troppo?”
“Mi piace essere previdente.”
“Saga per ora non ha intenzione di dire nulla al
bambino!”
“Genitore sventurato!”
“Ehi!”
“Resto comunque dell'idea che fargli cambiare ambiente
sarebbe per lui solo un bene.”
Kanon lo fissò assottigliando lo sguardo. Sentiva nell'aria
puzza di trappola.
“Che intendi dire?”
“Visti i trascorsi della tua famiglia, e visto quanto
somiglia a tuo fratello – da quello che hai detto –
non ritengo impossibile che il bambino, con la giusta educazione,
sviluppi un'inclinazione di carattere e intenti più
adeguati.”
“Adeguati a che cosa?”
“Ad una più retta via di condotta”
concluse Rhada, riprendendo a sorseggiare il suo the.
Kanon lo guardò fisso, e continuò a guardarlo
fisso finché non ebbe di nuovo posato sul tavolo la tazza.
“Il tuo concetto di retta
via non mi piace. E nemmeno a Saga.”
sibilò serio “Non farti strane idee,
Rhada!”
“Era una proposta come un'altra”
commentò serafico lo Spectre, gli occhi gialli puntati su
quelli di Kanon “E non credi sia giusto mostrare al ragazzo
tutte le opzioni possibili, prima di precludergli a priori diverse
scelte di vita che magari potrebbero interessarlo?”
Kanon restituì lo sguardo fisso. E si segnò
l'appunto mentale di non portare mai il nipote in vacanza in
Inghilterra.
Mai.
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Nota:
Dylan © Shinji
Vogliategli bene! <3
Dedica:
Questo capitolo è tutto per Ayako e il suo malefico test
d'ingresso! *O*
Angolo dell'Autrice:
Zio Rhada è il migliore.
Non c'entra praticamente nulla con il resto della storia, ma mi
diverte. E poi se si dice Kanon, non si può non dire
RhadaKanon. È cosa risaputa! u__u
Breve intermezzo viola, che ci sta sempre bene.
*offre tazza di the a tutti*
Diana: Credo
che Saga abbia davvero tentato di occupare mezza casa con una
gigantesca vasca da bagno! XD
aries_no_nike:
Kanon si diverte un mondo con queste cose! <3
lovearmony:
grazie mille tesoro! Anche i gemelli ringraziano!
Ai91: Ecco
qua il nuovo capitolo. Spero ti sia piaciuto!
Clayre: E io
non dovrei scriverle ste cose! *C° (<-- stessa immagine
esplicativa) *la spuccia*
Kiki:
*spuccia anche lei* Kanon è un mito. È il
migliore. Ed è sexyssimo anche in gif, hai proprio ragione!
XD
Ayako: I
tuoi commenti sono una cosa tenerissima! éOè Ti
spuccino da qui fino in terra anglosassone! éOè
*sommerge di affetto*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 4
Ci era voluto un bel po', ma alla fine Saga si era deciso ad uscire
dalla vasca da bagno.
Era una vera fortuna che i tempi fossero di pace, perché
altrimenti non si sarebbe mai potuto permettere di stare ammollo per
tutto quel tempo. Aveva la pelle dei polpastrelli completamente bianca,
molliccia e rattrappita.
Ma alla fine si era deciso. Aveva poi passato quasi tutta la notte in
bianco, sdraiato sul letto, ipnotizzato a fissare le onde del mare che
suo fratello – anni prima – aveva dipinto sul
soffitto della camera da letto. Come se il bagno non fosse stato
sufficiente, aveva passato altre svariate ore nel crogiolarsi tra i
mille dubbi che lo assillavano.
Alla fine, quando la notte divenne così scura da sembrare
irreale, l'esausto Saga prese la sua decisione: avrebbe provato ad
avvicinare il bambino.
Non aveva ancora intenzione di rivelargli nulla – in cuor suo
ancora sperava in una sventuratissima coincidenza – ma voleva
provare a conoscerlo di persona.
Fu dunque con il cuore in gola che la mattina dopo si
svegliò. Compì tutti i suoi abituali movimenti
mattutini senza davvero badarci. Fece tutto in automatico e alla fine
si mise in cucina, seduto sulla sua solita sedia, con il giornale
poggiato di fianco alla solita tazza di caffè caldo.
Lì rimase, in dolente attesa. Il caffè era
terribilmente amaro quella mattina, nonostante gli svariati cucchiaini
di zucchero. E le parole stampate sul quotidiano non sembravano avere
alcun legame le une con le altre. Dovette rileggete tre volte prima di
riuscire a dare un senso al titolo in prima pagina.
Quasi sobbalzò quando infine vide entrare il bambino.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo, ma Kosta distolse
immediatamente il suo, rispettosamente. Come il giorno precedente, si
avviò verso la credenza dove doveva riporre la frutta.
Sapendo bene di non poter essere cresciuto più di tanto nel
corso di una sola notte, non provò nemmeno ad arrivare allo
scaffale incriminato con le sue sole forze. Andò subito a
prendere lo sgabello che aveva già usato e ci si
issò sopra. Fece tutto con il massimo della cura, con
un'abilità di movimenti davvero sorprendente per un normale
bambino di sette anni appena compiuti.
Saga si ritrovò a scuotere mestamente la testa. Ovviamente
quel bambino non era un bimbo normale.
Le sue timide speranze erano andate bellamente a quel paese.
L'aveva osservato, attentamente.
Aveva una certa esperienza in materia. Ne aveva visti a bizzeffe di
aspiranti Saint, bambini della stessa età di Kosta che per
anni erano stati portati al suo cospetto per stabilire se fossero
idonei per cominciare l'addestramento. E lui aveva imparato molto bene
a riconoscere i futuri saint. Nei suoi anni da Sacerdote aveva dato il
permesso a molti ragazzi di cominciare l'allenamento, pur sapendo che
molti di loro non sarebbero riusciti a finirlo. Il corpo di guardia
necessitava di quanti più soldati possibile, per questo
permetteva anche a chi non lo meritava davvero di tentare di competere
per un'armatura.
Ma lui lo sapeva, sapeva riconoscere al primo sguardo quelli che
sarebbero diventati veri Saint. Gli venne subito in mente Seiya, la
prima volta che lo incontrò. Un piccolo moccioso berciante e
ribelle, nei cui occhi aveva visto bruciare il fuoco del cosmo. Avrebbe
potuto sembrare il meno idoneo, ma già al loro primo
incontro Saga era sicuro che sarebbe stato lui a conquistare l'armatura
di Pegasus.
E in quel momento ebbe la stessa identica sensazione, quando
cercò di nuovo gli occhi di Kosta. Occhi di un verde intenso
– sì, ricordava quegli stessi occhi, incastonati
in un altro viso, pallido e grazioso – occhi che nel profondo
sembravano bruciare.
Saga si passò una mano sulla fronte, massaggiando un poco le
tempie, gli occhi chiusi come per meditare.
E mentre il bimbo riponeva lo sgabello al suo posto, prima che potesse
andare via, lo chiamò.
Kosta si voltò lentamente.
“Sommo Saga?” attese educatamente che il cavaliere
riaprisse gli occhi.
Non avrebbe potuto dirlo con certezza, ma Kosta era praticamente sicuro
che in questo caso aveva a che fare con l'altro gemello. Il Sommo
Kanon, il giorno prima, gli si era presentato come una persona allegra
ed espansiva.
Il Saint che adesso aveva di fronte era molto
più… serio.
Aveva un'aria molto compita, e quando i loro sguardi si erano
incrociati era riuscito a vedere degli occhi molto diversi da quelli di
Kanon. Erano gemelli, senza ombra di dubbio, ma bastava solo guardarli
negli occhi per riconoscerli.
E Kosta non lo sapeva, ma in quel momento il suo sguardo era quanto di
più simile ci fosse al mondo a quello attento e a tratti
severo di Saga.
“Parliamo un po'. Io e te.”
Alla fine Saga se l'era cavata, in un modo o nell'altro.
Più di una volta aveva creduto di non farcela, e mai, mai in
tutta la sua vita si era mai sentito così in imbarazzo. Ma
aveva tenuto duro, era riuscito a portare avanti la conversazione senza
cedere. E soprattutto senza lasciarsi sfuggire nulla di quello che
pensava nel profondo.
I due avevano chiacchierato a lungo. Vari argomenti, alcuni
profondamente sciocchi. Saga non aveva ancora detto nulla al bambino
riguardo il fatto che avrebbe potuto diventare un Saint. Si era tenuto
abbastanza vago sull'argomento. Prima voleva conoscerlo un po' meglio.
Capire con chi aveva a che fare. Aveva deciso di tenerlo un po'
d'occhio, prima di rivelare altro.
Per questo ora Saga si trovava appollaiato su un costone roccioso sopra
Rodorio, a spiare dall'alto Kosta mentre questi giocava spensierato con
altri ragazzini del villaggio.
E fu lì che venne raggiunto da Kanon.
“Come va?”
“Va.”
“Fatto progressi?” insistette Kanon, sedendosi di
fianco al fratello. Lanciò un'occhiata verso la piazza
polverosa dove un nugolo di ragazzini scalmanati si stava rincorrendo
senza apparente logica. Vide un guizzo di capelli blu svettare per un
momento davanti a tutti gli altri, prima che un numero imprecisato di
bambini gli si gettasse addosso, in un'amichevole zuffa. Le loro risate
squillanti si sentivano anche da dove erano loro due.
“Qualcuno. Non gli ho detto ancora nulla di…
personale. Ma sono sicuro che potrà diventare un Saint senza
problemi.”
“Ahahah! Davvero? Ne sono molto felice!” e Kanon
ridacchiò, pensando che un duro addestramento di svariati
anni, segregato in terra greca, era quanto di più buono ci
fosse per mettere al riparo Kosta dalle lusinghe di zio Rhada.
“Che ci trovi di divertente?”
“Nulla, nulla. Te lo spiego un'altra volta. Quindi come
intendi procedere adesso?”
“Ci stavo pensando giusto adesso…”
“Vuoi allenare il bambino?”
Saga si voltò lentamente verso di lui. Aveva gli occhi
assottigliati, come se stesse cercando di mettere a fuoco qualcosa.
“Tu credi che sia una buona idea?”
“No.”
“Grazie della fiducia!” rispose amaro Saga a quella
risposta repentina e dannatamente schietta. Rivolse di nuovo lo sguardo
lontano dal fratello.
“Ah, ma non è questione di fiducia! È
che ti conosco e non credo ce la faresti a reggere la situazione. Era
il Saga cattivo quello con la faccia di bronzo, bravo a mantenere i
segreti!”
“Ah-ha…”
“Beh, potresti sempre dirgli la verità e farti
avanti. In fondo cosa c'è di male, passereste insieme le
giornata come padre e figlio, ad allenarvi assieme, come una bella
famigliola felice!”
Saga rivolse di nuovo l'attenzione su Kanon.
Il quale sorresse il suo sguardo per un po', poi si voltò di
scatto in direzione di Rodorio.
“Già, pessima idea!”
Saga sospirò. L'idea di per sé non era
“pessima”.
Semplicemente, non si sentiva pronto per una cosa del genere. Certo, di
esperienza ne aveva e gli era già capitato di dover allenare
i giovani Gold Saint, quando si erano presentati al Santuario per la
prima volta. Ma a quei tempi era ancora giovane, idealista e puro di
cuore. Da quando erano stati riportati in vita aveva evitato di
prendere altri allievi. Non si sentiva per nulla in grado di affrontare
la formazione di un giovane saint alle prime armi. Temeva di compiere
qualche errore irreparabile.
E adesso gli capitato tra capo e collo un figlio. Un figlio. Non aveva
avuto nemmeno i nove mesi canonici per metabolizzare il fatto che
sarebbe diventato padre.
Era una responsabilità che sentiva molto pressante.
Sospirò, di nuovo.
Non si sentiva in grado di provvedere a suo figlio. Non ancora.
Ma non per questo non avrebbe fatto quanto in suo potere
perché Kosta fosse affidato alle migliori cure possibili.
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Angolo dell'Autrice:
Ragazze mie
che avete commentato, vi spuccio tutte quante! Siete carinissime! *O*
Continuate a seguire le disavventure di Saga!
E occhio che nel prossimo capitolo comparirà colui che
potrà offrire le migliori cure possibili.
Per sua somma sventura! *C*
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 5
Caffè.
Nero.
Bollente.
Senza zucchero.
Ikki guardò prima la tazza poi Saga, seduto di fronte a lui.
Non capitava troppo spesso al Terzo Tempio. Ad onor del vero cercava
sempre di tenersi alla larga da chiunque, specie dai suoi fratelli e
dai pomposi d'oro vestiti del Santuario. Sì, in pratica da
tutti quelli che conosceva. Problemi?
Ma stava di fatto che per qualche strano motivo che preferiva non
indagare, alla Casa di Gemini finiva per passarci molto più
spesso di quanto non avrebbe mai creduto possibile.
Certo, di solito si fermava solo per un caffè e poche
chiacchiere, ma i due inquilini non sembravano troppo affranti per la
sua poca espansività. Tra tutti i Golds, ad esclusione di
Shaka, ovviamente,
erano quelli che lo conoscevano meglio, e sapevano
come andava preso.
Per questo Ikki guardò con sospetto prima la tazza di
caffè e poi Saga.
Sebbene fossero anni, da sempre in pratica, che il caffè lo
prendeva nero e amaro, ogni volta Saga si premurava di chiedergli per
buona educazione se per caso voleva del latte o dello zucchero. Quella
volta no. Aveva saltato quel noioso e inutile preambolo.
Qui c'era sotto qualche cosa, pensò Ikki, come al solito
sospettoso oltre ogni ragionevole convenzione.
E il fatto che, pochi minuti prima, Kanon fosse entrato in cucina,
salvo poi uscirne mezzo secondo dopo aver visto Ikki, non lo aiutava
certo a distendere i nervi. Se poi si soffermava sulla risata mal
soffocata che suddetto Kanon si era lasciato scappare mentre cercava di
allontanarsi velocemente dalla cucina, beh, questo non aiutava per
niente Ikki a rilassarsi.
C'era una puzza di bruciato da sentirla anche nel Meikai.
Fu dunque con sommo sospetto che Ikki prese tra le dita la tazza di
caffè, portandosela alle labbra con movimenti misurati ma
che tradivano un certo qual nervosismo.
“Allora Ikki… come procede l'addestramento del tuo
allievo?” chiese Saga, in tono leggero, spostandosi
distrattamente una ciocca di capelli che gli era finita davanti agli
occhi.
“Bene!” rispose Phoenix, una sottile nota di
orgoglio a venargli la voce “Ormai è quasi
pronto per l'investitura.”
“Mi fa piacere saperlo. Sono sicuro che sarà un
ottimo Saint.”
“Grazie.”
“Quindi tra poco sarai disoccupato… se
così possiamo dire.”
“Immagino si possa dire così,
sì.”
“Hai già dei progetti?”
“No, non ho ancora deciso nulla.”
“Capisco…”
Ne seguì un minuto buono di silenzio, in cui Ikki
continuò a soffiare sul suo caffè caldo, pur
senza staccare gli occhi di dosso a Saga, mentre questi aveva
momentaneamente distolto lo sguardo.
“Saga, mi vuoi dire che sta succedendo? Non sono un idiota,
ho capito che c'è qualche cosa sotto…”
“Se ti chiedessi…” Saga esitò
un attimo. Poi prese fiato e lanciò la domanda tutta d'un
fiato “Se ti chiedessi di allenare mio figlio che cosa
risponderesti?!”
Come era successo a lui stesso un paio di giorni prima, anche Ikki si
trovò nell'ignominiosa situazione di aver rischiato
seriamente di lasciarci le penne per colpa del caffè andato
di traverso.
Il santo della Fenice stava tossendo come mai in vita sua; aveva
perfino le lacrime agli occhi per lo sforzo di riuscire a riprendere
fiato.
Saga distolse lo sguardo, per evitare al compagno d'armi l'onta di
essere visto in tale terribile momento di debolezza. E Saga
continuò a tenere lo sguardo distolto, anche quando Ikki si
fu decentemente ripreso. Soprattutto
perché si era ripreso.
Anche senza guardarlo poteva benissimo immaginarsi la sua faccia: le
sopracciglia tremendamente corrugate sugli occhi stretti in due sottili
fessure. Senza contare che riusciva a sentire più che bene
il sottile ribollire di un cosmo fiammeggiante.
“Tuo… figlio?!”
Saga annuì.
Ikki si guardò attorno sempre più sospettoso,
forse aspettandosi di veder comparire da un momento all'altro un
qualche bambino.
Saga sospirò, per l'ennesima volta in quei pochi giorni.
Con voce stanca fece ad Ikki un breve riassunto di quello che era
accaduto.
Phoenix, a racconto finito, incrociò le braccia, la schiena
diritta e un cipiglio molto poco rassicurante.
“Perché non lo fai tu?”
“Allenarlo? Non se ne parla proprio!”
“Tsk!”
“Senza contare… senza contare che non sa che sono
io il padre.”
“Beh, fatti avanti!”
“Certo, così poi mi odierà per il resto
della vita.”
Ikki pensò per un attimo di ribattere, ma a pensarci bene si
rese conto che non poteva che convenire su quel punto.
“Allora?” domandò Saga, vagamente
impaziente.
“Non intendo decidere qui su due piedi, Gemini. Voglio prima
conoscerlo.”
“Grazie!”
“Non ho detto che accetterò.”
“Posso ringraziarti lo stesso, Phoenix?”
Ikki odiava Saga.
In un modo o nell'altro finiva sempre per essere bulleggiato senza
pietà.
Borbottando maledizioni a destra e manca, Ikki prese a salire quasi a
passo di marcia i gradini dell'infinita scalinata del Santuario. Era
per caso
finito a Rodorio, e sempre per
caso aveva incontrato il
famigerato Kosta.
Era in giro per commissioni al villaggio e Ikki si era offerto di
dargli una mano quando l'avevo visto cercare di sbracciarsi per
attirare l'attenzione di un commerciante che non l'aveva visto da
dietro il suo enorme pancione.
Beh, più che offrirsi di dargli una mano l'aveva preso
praticamente di peso e l'aveva appoggiato sul bancone del negozio, in
modo che fosse finalmente alla stessa altezza del negoziante.
Quando ebbe finito con i suoi compiti, Ikki l'aveva di nuovo messo a
terra e Kosta l'aveva ringraziato.
Solo che, e Phoenix non aveva mancato di notarlo, quel suo
ringraziamento implicava che lo faceva solo per non apparire
maleducato. Pur non vestendo in quel momento nessuna armatura, Kosta
aveva istintivamente capito di avere a che fare con un Saint. E lui
doveva rispetto ad ognuno di quei valenti guerrieri. Solo che non gli
piaceva essere aiutato, preferiva mettersi in gioco lui stesso e
provare a cavarsela da solo.
Fu questo dunque quello che Ikki lesse nel suo sguardo. A parole lo
stava ringraziando, ma i suoi occhi lo stavano rimproverando per
avergli negato la possibilità di affrontare una situazione
che, a conti fatti, poteva benissimo essere alla sua metaforica altezza.
Kosta finì di ringraziarlo, per poi sgambettare via verso la
sua prossima missione.
E Ikki si era dileguato altrettanto in fretta, dirigendosi deciso e
spedito di nuovo alla Terza Casa.
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Angolo dell'Autrice:
*Dlin-dlon*
Avviso di servizio: l'autrice non è al
momento disponibile. Sta cercando di scappare da un incavolatissimo
Ikki di Phoenix. L'angolo dell'Autrice oggi sarà tenuto da
Saga di Gemini.
*Saga si siede alla
scrivania*
Saga: Veramente
questo avrebbe dovuto farlo Kanon, ma come al solito si è
dileguato! ù___ù
In ogni caso, risponderò ad ognuna delle gentili signorine
che hanno commentato.
-charm_strange:
Complimenti per esserti letta di filata tutti i capitoli. Vedo con
piacere che hai intuito molte cose sulla trama. Brava, molto brava!
-sunight: Se
quel essere riprovevole che risponde al nome di Wyvern no Rhadamanthys
osa cercare di intimorire Kosta, avrà ben di che pentirsene!
-calliope:
Beat mi riferisce che a te ha già risposto, quindi non mi
dilungherò anche io. Mi limiterò ad un sentito
ringraziamento.
-lovearmony:
Sì, Kanon ha avuto anche un breve excursur artistico. Se ti
interessa lo puoi trovare qui.
-aries_no_nike:
Un vivo ringraziamente anche a lei, signorina! *orgoglioso*
-Arcadia: *Saga borbotta qualche cosa di
non molto chiaro a proposito di bagni infiniti*
-makochan: *continua a borbottare*
Saga: Grazie
mille a tutte quante.
Continuate a seguire questa storia, tanto manca solo un capitolo alla
conclusione.
*Saga si alza e se ne va*
…
*arriva Kanon di
soppiatto*
Kanon:
Sappiate tutte quante che avete fatto arrossire più di una
volta Saga quando gli avete detto che fa tenerezza!
Ahahahah! ^O^
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Capitolo 6
Fu questo dunque quello che Ikki lesse nel suo sguardo. A parole Kosta
lo stava ringraziando, ma i suoi occhi lo stavano rimproverando per
avergli negato la possibilità di affrontare una situazione
che, a conti fatti, poteva benissimo essere alla sua metaforica altezza.
Il bimbo finì di ringraziarlo, per poi sgambettare via verso
la sua prossima missione.
E Ikki si era dileguato altrettanto in fretta, dirigendosi deciso e
spedito di nuovo alla Terza Casa.
“Assolutamente no!” decretò alla fine,
piantandosi a gambe larghe e braccia conserte di fronte a Saga. Anche
se era cresciuto di parecchi centimetri negli ultimi sette anni, non
era riuscito ad arrivare alla stessa altezza di Gemini. Però
quando voleva, riusciva ad apparire molto minaccioso, perfino per Saga.
E in quel momento era più che mai risoluto a non darla vinta
a quel maledetto combinaguai.
“Ikki…”
“No, Gemini. Non tentare di incastrarmi in questa storia. Non
ci voglio avere nulla a che fare!”
“Ma perché?”
Ikki avrebbe potuto raccontargli dello sguardo saettante che Kosta gli
aveva lanciato. Di come quel faccino tondo da bimbo non riuscisse a
nascondere completamente un'indole fiera e combattiva. E della
sgradevole premonizione che Ikki aveva provato nel guardarlo negli
occhi: avrebbe finito per prenderle anche da quel bambino. Come da ogni
componente di quella disgraziatissima famiglia.
Solo che Ikki aveva ancora il suo amor proprio, per cui non
accennò nulla di tutto questo a Saga.
Si limitò a rispondergli con un deciso
“È una tua responsabilità!”
Saga crollò la testa, massaggiandosi le tempie.
Aveva sperato in un esito diverso, ma alla fine non poteva rimproverare
nulla a Ikki.
Il quale era ora ben deciso a dileguarsi, quanto più
velocemente possibile. Se lo sentiva che se fosse rimasto ancora un
altro minuto la situazione avrebbe trovato un altro sgradevole modo di
peggiorare.
Si avviò verso l'ingresso, il padrone di casa pochi passi
dietro di lui per accompagnarlo.
“Un'ultima cosa” disse Ikki voltandosi, l'indice
puntato contro il naso di Saga “Devi dirlo al bambino. Non ci
vorrà molto prima che si accorga della somiglianza. Siete
uguali, dannazione.”
“Ma…”
“Fidati, se lo viene a scoprire perché ha avuto
l'intuizione davanti lo specchio saranno cazzi amari per te. Se glielo
dici prima che se ne accorga hai invece qualche vaga
probabilità che non ti odi per tutta la vita.”
Ikki annuì deciso e si diresse verso l'uscita.
Stava prendendo commiato da Saga quando i due sentirono un cosmo caldo
e luminosissimo avvicinarsi.
“Buongiorno Phoenix, che piacevole sorpresa vederti al
Santuario!” lo salutò candido come non mai Aiolos.
“Sì, sì, certo.
Buongiorno…” lo liquidò in fretta Ikki.
Ci mancava solo il piccione dorato.
“E buongiorno anche a te, Saga! Bella giornata non
è vero?”
Sia Ikki che Saga guardarono in alto. Ad onor del vero fino ad una
mezz'ora prima il cielo era coperto di nubi, ma adesso era terso e
limpido, azzurrissimo.
Ikki guardò Saga con un sopracciglio inarcato, ma questi gli
fece cenno di ignorarle la cosa. Aiolos, sempre sorridendo
indicò la persona dietro di lui, che né Saga
né Ikki avevano notato.
“Stavo facendo un giro per Rodorio e mi sono imbattuto in
questo giovane fanciullo.”
Kosta sbucò da dietro le gambe di Aiolos, guardando prima
Saga poi Ikki, e poi di nuovo Aiolos. Sembrava perplesso dalla strana
piega che gli eventi avevano preso negli ultimi giorni. Ed era in
qualche modo a disagio. Ma mai quanto Saga, che saettò lo
sguardo velocemente dal bambino all'amico, sudando freddo.
Aiolos non sembrò rendersi conto di questo interessante
scambio di sguardi, e proseguì “Ho scoperto che ha
un forte cosmo sopito che alberga dentro di lui. Stavamo giusto andando
dal Pontefice. Gli voglio chiedere se posso prenderlo come
allievo!” e sorrise, quel sorriso così puro da
zittire chiunque.
Ma questo non impedì certo né a Saga
né a Ikki di lanciare uno sguardo – preoccupato?
– all'indirizzo del bambino.
Dal canto suo, Kosta arrossì di botto notando gli sguardi
– allarmati? – che Phoenix e Gemini gli avevano
lanciato. Avrebbe voluto ribattere che era stato il sommo Aiolos a fare
tutto di testa sua. Lui non c'entrava nulla. Non aveva quasi avuto il
modo di dire una sola parola, da quando quella specie di angelo d'oro
l'aveva avvicinato. Avrebbe anche avuto delle rimostranze da fare,
visto come lo stavano trattando, ma di fronte al quel sorriso
disarmante che era di nuovo andato a vestire il viso di Aiolos, Kosta
non poté che abbassare la testa e nascondersi di nuovo,
sempre più impacciato, dietro le gambe di Sagitter.
Saga era a bocca aperta, non sapeva proprio che cosa dire.
Ikki invece stava cercando stoicamente di mantenere il suo
atteggiamento di puro menefreghismo. E dovette ringraziare il fatto che
Kanon non fosse nei paraggi: lui sarebbe di sicuro scoppiato a ridere e
Ikki era quasi certo che a sua volta non sarebbe riuscito a trattenersi
se questo fosse accaduto.
E in tutto questo Aiolos non sembrava aver captato nulla delle varie
considerazioni silenziose che gli altri si stavano scambiando
vicendevolmente.
“Vieni Kosta, andiamo!” si limitò a
dire, e prese per mano il bambino che, sempre più
sconcertato, non poté fare altro che stringere nella manina
paffuta le affusolate dita del Saint, seguendolo su per le scale.
E mentre si allontanavano, Ikki sentì che diceva al bimbo,
sempre con il suo solito luminosissimo sorriso “Sai, mi
ricordi un mio caro amico quando aveva la tua età. Sono
sicuro che andremo d'accordo!”
Ikki aspettò che i due scomparissero dalla loro vista, poi
guardò per l'ennesima volta Saga, sempre più
perplesso.
Gemini pareva sotto chock.
“Pensi che l'abbia capito?” domandò Ikki.
“Aiolos? Non lo so… non credo. Per certe cose
è troppo…”
“Già.”
“Forse è meglio così.”
“Forse.”
Ikki prese commiato dandogli una pacca sulla schiena per poi
indirizzarsi, finalmente libero, verso le scale. Si
allontanò a passo molto svelto.
Saga invece rimase lì dov'era, fermo a guardare fisso gli
scalini bianchi che si innalzavano oltre la sua casa.
Fu in quella stessa posizione che Kanon lo ritrovò,
più tardi.
“Allora Saga? Che cosa è successo? Ikki ha
accettato?” chiese ridacchiando, già immaginando
quale era stato l'esito di quell' incontro che non prometteva nulla di
buono già in partenza.
Saga si riscosse dal torpore in cui era caduto.
Guardò a lungo il fratello, non riuscendo a capacitarsi di
come facesse a trovare sempre qualche cosa su cui ridere.
“Lo sai che è tutta colpa tua, vero?”
“Prego?”
Saga rientrò mestamente in casa.
“Sempre, sempre colpa tua…”
Kanon lo fissò sbattendo le palpebre.
“Che ho fatto di male questa volta?”
“Esisti, Kanon. La tua esistenza causa un continuo confluire
di eventi catastrofici.”
“Beh… non è morto nessuno questa
volta!”
“Per ora…!” replicò con voce
funerea Saga.
Kanon scoppiò a ridere.
Non sapeva che cosa fosse successo quella mattina, ma a giudicare dalla
faccia di suo fratello era sicuro che ne avrebbe riso per molto, molto
tempo.
Ah, non vedeva l'ora di incontrare di nuovo il suo carissimo nipotino!
Fine
******************************************************************************************
Angolo dell'Autrice:
Ed eccoci alla conclusione di questo mio piccolo delirio.
Il nostro luminosissimo Aiolos arriva a salvare la situazione! E no,
qualunque cosa possiate dire, Ikki non avrebbe accettato l'incarico per
nulla al mondo! XD
Qui concludo la storia. Ad andare avanti la cosa si sarebbe
inevitabilmente trasformata in qualche cosa di serio, e visto che non
era questo l'intento della fic, non proseguirò oltre. In
ogni caso, non ci metto la mano sul fuoco, ma potrebbe uscirne ancora
un capitoletto, per un'ultima scena comica. Ma per ora non è
nemmeno in cantiere, quindi non mi azzardo a fare promesse. Nel caso
aggiornerò qui di seguito.
Per ora, posso solo ringraziare di cuore tutte quelle persone che hanno
letto, commentato, preferito e seguito questa storia. Grazie mille a
tutti! ^0^
-Diana: Ikki
e Kosta potrebbe andare d'accordo, ma non nel futuro prossimo! E di
certo dopo questo Phoenix si terrà ben lontano da Atene per
un pò! XD
-makochan:
*Saga continua a
borbottare e la guarda male* Per quanto riguarda la resa
pubblica della paternità… sì, prima o
poi Saga lo farà. Forse. Un giorno. Per ora si
farà un altro bel bagno! XD
-sunight:
Saga, Kanon e Ikki sono un bel trio in effetti, ma da quando si sono
tutti e tre ravveduti vanno d'amore e d'accordo! XD
-Arcadia:
L'altro allievo di Saga si riferisce ad una fic di ayay, che
però non è stata ancora postata. Vedrete anche
quella, prima o poi! XD E anche io adoro i due gemellini! Specie, come
hai detto tu, per le differenze caratteriali. Quando ci si mettono sono
un duo fantastico!
-calliope:
*la aiuta a riacchiappare gli ormoni* Non ci si può far
niente, Saga è secsi anche quando è seduto a
tavola! XD Per quanto riguarda Ikki, l'allievo è Ilias, la
creatura di ayay/Dima. E per quanto possa essere d'accordo con te sul
fatto che a Ikki piacciano gli sguardi decisi, con la famiglia Gemini
ha davvero dei problemi. È stato bulleggiato senza
pietà da entrambi i fratelli! *C* Poi… io, io
stesse, e io medesima siamo tutte e tre disponibili, quindi
sentiti libera di chiedere tutto quello che ti pare! *C*
Aspetto con ansia la tua opera! ♥ *la spuccia*
-aries_no_nike:
Kanon ad allenare Kosta?! Prova a proporlo a Saga, e poi dimmi che
faccia ha fatto! XD Tra lui e il cognato, non si fida. Oh, non si fida
proprio per nulla! XD
-Ayako: anche se non
hai commentato… grazie per il supporto e gli imbizzarrimenti
su msn. E ricorda… PENNUTI! *C°
Alla
prossima!
Grazie per avermi seguita!
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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Capitolo 7 *** Epilogo ***
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non
è stata scritta a scopo di lucro.
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Epilogo
I due si stavano guardando negli occhi.
Occhi verdi specchiati in occhi blu.
Tra di loro era sceso il silenzio, rotto solo dal frusciare delle
foglie argentate degli ulivi.
“Kosta… io…”
Un attimo di sospensione, una leggera pausa prima di rivelare la
verità.
“Io sono tuo zio!”
Kanon vide Kosta sgranare gli occhi all'inverosimile.
Un po' come Saga, che a qualche metro di distanza aveva bruscamente
interrotto il discorso che aveva ingaggiato con Aiolos e ora stava
fissando con occhi strabuzzati e mascella praticamente a terra il suo
dannatissimo fratello.
Il quale, dal canto suo, sorrise allegro all'indirizzo del gemello.
Non ci poteva credere.
Saga non ci poteva davvero
credere!
Kanon l'aveva anticipato. Ora che finalmente si era deciso a confessare
la verità a Kosta, quell'idiota di suo fratello gli tirava
un colpo del genere?!
Era immobile Saga, i muscoli gli si erano tutti pietrificati per lo
chock. Solo le dita delle mani sembravano avere ancora vita. Si
contraevano ritmicamente. Se il collo di Kanon fosse stato a portata,
le dita di Saga l'avrebbero volentieri stretto a tenaglia.
Kanon, forse intuendo il pericolo, sorrise a Saga e con un lieve cenno
di saluto si dileguò.
Anche Aiolos si sentì improvvisamente interessato alle sorti
di un piccolo geco che aveva scorto camminare su di una colonna,
dall'altra parte della casa.
Si allontanò in silenzio, non prima però di aver
lanciato all'amico di sempre un candido sorriso. Saga non sapeva
perché, ma quel sorriso lo rincuorò. Un pochino.
Giusto quanto bastava per dargli la forza di avvicinarsi a Kosta,
invece di seguire il suo più basso istinto di fuggire quanto
più lontano possibile.
Il bimbo era rimasto immobile.
Sentendo Saga avvicinarsi riuscì a voltare la testa quanto
bastava perché i loro sguardi si incrociassero. Aveva gli
occhioni spalancati, in un misto di stupore, paura, scetticismo. E poi
incredulità, aspettativa e qualche cosa che Saga non avrebbe
potuto in altro modo definire se non gioia. In fondo a
tutto quel rimestare di emozioni, c'era una profonda gioia.
Saga si piegò su di un ginocchio, per mettersi alla stessa
altezza del bambino.
Kosta aprì la bocca per dire qualche cosa, ma
sigillò le labbra subito dopo, non osando pronunciare
nemmeno uno parola. Sentì le guance andargli a fuoco, e
prese a tormentarsi le dita delle mani.
Saga gli posò delicatamente una mano sulla spalla,
sfiorandogli in una leggere carezza i capelli. Kosta alzò di
nuovo lo sguardo liquido sul viso di Saga.
“Io… però…
papà?” chiese poi, la voce ridotta ad un timoroso
sussurro.
“Kosta… scusami se non sono venuto a dirtelo
prima. Sono tuo padre.”
Il bambino dovette soffocare un singhiozzo che non era riuscito a
tenere sotto controllo.
Saga vide anche che si era stretto le mani una nell'altra, come per
tenerle ferme al loro posto. E non gli era sfuggito il fatto che un
secondo prima avesse istintivamente allungato una manina paffuta verso
di lui.
Sorrise, Saga, mentre scioglieva quella stretta nervosa per prendere
mano nella mano suo figlio.
“Andiamo? Mi sa che io e te abbiamo un bel po' di cosa da
raccontarci!”
Fine *sul serio stavolta*
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Angolo dell'Autrice:
Conclusione che più fluffosa non ci può! =w=
Kanon come al solito deve fare casino, ma ehi!, che ci volete fare, non
sarebbe Kanon altrimenti! ♥
E con questa piccola scenetta chiudo davvero la fic. Grazie davvero per
avermi seguita e per aver condiviso il mio delirio!
Piccola precisazione sul capitolo precedente.
Aiolos che fa sparire le nuvole al suo passaggio, sebbene per me sia
ormai una cosa canon che più canon non ci può,
non è farina del mio sacco ma, come sempre, del genio di uno
di quegli esseri malefici che si nascondono sotto vestigia dorate. In
questo caso Camus
dell'Acquario.
Ultime risposte alle recensioni. *distrutta, ma si fa forza*
-Diana: Vero
che è sempre
colpa di Kanon? Sono anni che lo sostengo! XD
-sunight:
Aiolos ha l'incredibile capacità di tenere sotto controllo
Saga. E solo sorridendo.
Incredibile, eh? XD
-Arcadia:
Grazie mille dei complimenti! *arrossisce* Come vedi, ecco qui la scena
bonus con la dichiarazione. Avevate ragione, non potevo non metterla! :D
-calliope:
*SHINE*
1- a forza
di sbrilluccicare si è auto-accecato
2-la troppa luce gli ha
fuso il cervello
3-sono passati troppi
anni dalla sua morte e il cervello era irrecuperabile
4-beat vuole farci morire
5-fa semplicemente lo
gnorri
6-aioros è un
pennuto jenvjnvndvfdvfd non anche luiebvibevbkibvv*muore*
Ahahahah! Sono tutte delle ipotesi davvero interessanti. E
tu devi smetterla, smetterla di commentare cose così
imbizzarrenti, che poi io rotolo, cado e mi faccio male! XDDD
Oddio, un altro pennuto! *C* Siamo circondati! *SHINE*
Comunque era la cinque. E la 4. Ma quella sempre! ♥
- charm_strange: *spuccia
un sacco* Guarda, ho fatto gratis! Anche se i vostri bellissimi
commenti hanno contribuito alla causa! XD *un ringraziamento a parte
per l'elogio ad Aiolos, sia io che lui abbiamo apprezzato!*
-aries_no_nike:
Sagitter un pò ingenuotto lo è, ma stavolta aveva
capito. Giuro! XD
-Ayay: A te non
commenterò perché ti ho appena mandato la mail
più impegnativa della mia vita. Ecco. Però ti
spuccio, quello sì! ♥
Alla
prossima!
Grazie per avermi seguita!
Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.
Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!
Beat
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