Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
È
incredibile come il tempo scorra inesorabilmente senza che noi possiamo
accorgercene.
Mille
cambiamenti ci travolgono, ci stordiscono, ci spaventano. Il più delle volte
questi ci compaiono davanti dal nulla, sia che siamo pronti o meno. Niente è
per sempre e tutto può cambiare da un momento all’altro.
Capita
di desiderare di rimanere dei semplici ragazzi, pensando che il mondo degli
adulti sia troppo complicato, anche se, la maggior parte delle volte, gli
adulti hanno cose che da adolescenti non si possono avere.
Una
famiglia tutta loro ad esempio, nonostante le mille responsabilità che essa
comporta e che da giovani sembrano insormontabili.
Ma
sia che lo si voglia o meno, gli anni passano e ognuno prende il posto di
qualcun altro. Da figlio, si diventa genitore, da allievo si passa a fare il
maestro e via discorrendo.
I
giorni sono trascorsi velocemente anche qui a Konoha
e la mia generazione è cresciuta. Siamo ormai tutti adulti e ognuno ha una sua
vita, chi semplice, chi più difficile, ma tutti noi continuiamo a vivere
sperando sempre in un futuro felice e perchè no,
migliore
Nessuno
di noi è più un ninja inespertobisognoso di qualcuno che ci insegni le cose della vita. Ormai siamo
perfettamente in grado di cavarcela da soli, ma il momento di trasmettere
quello che è stato trasmesso a noi, è giunto.
Quando
Ero-sennin morì, Shikamaru,
nel tentativo di consolarmi, mi aveva accennato che un giorno saremo stati noi,
i maestri di qualcun altro e che avremo avuto la responsabilità di preservare
la vita ai nostri allievi come avevano sempre fatto i nostri sensei, ma allora mi sembrava una cosa così surreale,
lontana e invece…domani conoscerò quei tre ragazzini
a cui dovrò insegnare tutto quello che so.
Sinceramente
una missione di livello A o S mi inquieta di meno e a giudicare dal
comportamento dei miei amici, anche loro sono nella mia stessa situazione.
Abbiamo
tutti paura di non essere all’altezza dei nostri insegnanti.
In
quanto forza li abbiamo superati ormai da qualche anno, ma non è la forza
fisica che ti rende un buon istruttore. Bisogna avere pazienza e saper prendere
dei ragazzini.
Avevo
già fatto da insegnante a Konohamaru e magari
quell’esperienza mi sarebbe tornata utile, ma le circostanze erano nettamente
diverse.
Prima
di tutto ero semplicemente un ragazzo, un po’ troppo pieno di se, e nessuno
diceva niente se mi trovavo a litigare con il nipote del terzo hokage e, se sbagliavo qualcosa, avevo sempre la scusa di
poter dire, che stavo ancora imparando anche io.
Ora
però sarebbe stato tutto diverso. Quei ragazzini avrebbero contato su di me e
in missione, per quanto potessero essere spaventati, soprattutto le prime
volte, avrebbero avuto la certezza di tornare a casa, perché il loro sensei era in grado di proteggerli da qualunque pericolo.
Kakashi era
stato capace di adempiere a questo compito, ma io?
Non volevo
avere sulla coscienza dei ragazzini, che avevano tutta una vita davanti e con
me sono doppiamente in pericolo.
Spesso
parlavo delle mie incertezze con Shikamaru e Sakura.
Se il primo era quasi scocciato a sentirmi ripetere sempre le stesse cose, non
potendone più di ripetermi che nemmeno i nostri insegnanti sapevano come fare
con noi,Sakura mi sorrideva e mi
incoraggiava.
Entrambi
sono diventati amici importanti per me e penso che la cosa sia reciproca.
Ognuno di noi andava dall’altro quando aveva qualche incertezza e cercava come
meglio poteva di dare fiducia in se stesso all’altro.
Tutti
hanno sempre creduto, che io avessi una gran fiducia in me stesso e nelle mie
capacità, ma in realtà forse sono più insicuro di tutti e sia Shika che Sakura lo avevano compreso.
Anche
Sasuke sapeva di questa parte di me, ma con lui non
potevo, né volevo dimostrarmi debole. Ne avrebbe solo trovato un nuovo pretesto
per prendermi in giro…lui che si credeva e si crede
ancora superiore a tutti.
Ero
riuscito a farlo tornare al villaggio, ma qualcosa era cambiato. Non lo
consideravo più un fratello.
Si
mi sentivo capito per certi aspetti solo da lui, dato che sapeva cosa voleva
dire sentirsi solo, ma il suo solito atteggiamento di credersi superiore, il
fatto che essere un Uchiha sia la cosa più
eccezionale che esiste al mondo, cominciavo proprio a non sopportarlo più.
A
volte capitava infatti che lo ignoravo, anche se me lo trovavo davanti,
nonostante Sakura facesse di tutto per far tornare le cose a posto tra di noi.
Ero
convinto che una volta rientrato al villaggio, le cose tra noi sarebbero state
le stesse e invece ero stato proprio io fare che ciò non accadesse.
Lui
continuava a considerarmi il suo rivale da battere, io invece avevo superato
certe cretinate. Non serviva a niente mettersi in competizione. Forse ti
incitava a migliorare, ma preferivo trovare altre motivazioni per crescermi e rafforzarmi…alla fine sempre le stesse: la salvezza del
villaggio, le persone che amo e la sopravvivenza.
*************************
Ecco qua una nuova fanfic.
Non ho mai amato molto le fanfic,
dove ci sono personaggi o nuove generazioni, eppure eccomi qui a scrivere una
storia di quel genere.
Non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori. Ho
qualche capitolo pronto e l’idea di base, ma sono curiosa di vedere come sarò
in grado di svilupparla.
Sperando di riuscirci, dato che come al solito, dopo un
po’ vado in tilt.
Vedremo.
Nel frattempo spero di avervi incuriosito e che vi possa
interessare.
La
data cerchiata sul mio calendario, appeso alla parete della mia camera, era
giunta.
Il
giorno prima si erano svolti gli esami per stabilire quali ragazzi avessero le capacità
necessarie per affacciarsi al mondo ninja, o quali avrebbero ripetuto un nuovo
anno all’accademia.
Ricordo
ancora quando era toccato a me. Da una parte sono grato a Mizuki.
Se
nel suo tentativo di tradire il villaggio, non mi avesse coinvolto, facendomi
imparare una tecnica proibita per superare l’esame andato male, chissà come
sarebbe stata la mia vita.
Forse
sarei ancora rinchiuso in quella struttura o forse avrei amici differenti, il
che a pensarci mi rende triste. Volevo bene ai quei amici che avevo faticato a
trovare e rinunciarvi sarebbe stato per me un grande dolore.
Ero
nel mio letto a guardare il soffitto, illuminato dai lievi raggi del sole
appena sorto e pensavo a cosa sarebbe successo. Mi preparai anche un
discorsetto da fare alla mia squadra, ma sapevo che alla fine avrei detto la
prima cosa che mi sarebbe passata per la testa.
Preferisco
la spontaneità, anche se questa spesso ti porta a fare figuracce.
Guardai
l’orologio, dopo anni che fissavo la stessa crepa sul soffitto.
Erano
le 6.30
Mancavano
ancora due ore al fatidico evento, ma come sempre, il momento arrivò.
Arrivai
in accademia molto in anticipo, tanto che Iruka-sensei
si sorprese a trovarmi lì.
“N-Naruto? sei caduto dal letto?”
“no,
non ho praticamente dormito! Sono un po’ nervoso!”
Iruka mi
sorrise dolcemente come solo un padre sapeva fare. Le rughe cominciavano a
deturpare quel volto una volta perfetto…cicatrice a
parte.
“Andrà
tutto bene! Sai già chi sono i tuoi allievi?”
Annuii,
Kakashi mi aveva detto i nomi, ma a parte uno, non
avevo la minima idea di che aspetto avessero gli altri.
“Buona
fortuna, ragazzo mio! Ti daranno non pochi problemi!” mi disse divertito “Anche
se non quanti tu ne hai creati a me!”
“Spiritoso!”gli dissi imbronciato.
“Come
sono invece gli allievi degli altri?” chiesi curioso.
Iruka mi
fece leggere i vari gruppi, ma conoscevo si eno un paio di loro, tra cui AsumaSarutobi, che ovviamente sarebbe stato inserito nella
squadra di Shikamaru.
Il
mio amico si era prenotato di essere il suo sensei
ancora prima che nascesse e in una certa maniera, Asuma
lo vedeva come una sorte di padre, nonostante ammirasse e rispettasse il suo
vero genitore.
“Bhe diciamo che la squadra con più problemi è la tua!”
disse Iruka.
“Fantastico!”
dissi nuovamente imbronciato.
Iruka si
fece serio “Non nel senso che sono delle pesti!”
“Uno
di loro lo è!” dissi fermamente convinto.
Annuì
sapendo a chi mi riferissi, poi aggiunse “è la ragazza che ti è stata affidata
che mi preoccupa!”
“è
così tremenda?” chiesi curioso
“No,
al contrario, è troppo calma. Non so nemmeno con che coraggio abbiamo deciso di
farle superare l’esame. È una ragazzina strana, non parla mai, né lega con
nessuno e non sembra interessata a essere una kunoichi.
Da un lato ti somiglia, sembra che anche lei stia soffrendo per qualcosa, ma
non ha mai voluto dirci niente!”
Alzai
il sopracciglio.
“Mi
chiedo perché Kakashi l’abbia affidata a me.”
“Non
lo immagini?” mi chiese Iruka enigmatico “Tu hai il
potere di cambiare le persone! Di sicuro pensa che tu possa compiere un
prodigio su quella ragazza e chissà, magari farle imparare qualcosa.”
Sospirai,
mi ero sentito dire quella frase centinaia di volte nel passare degli anni, ma
in realtà non facevo altro che essere me stesso con le altre persone, dicevo
sempre quello che pensavo, senza tatto a volte e loroper magia cambiavano. O almeno così dicevano,
resta il fatto che io non facevo niente di particolare.
Mi
andai a mettereappoggiato al muro in
cima all’aula, in modo da non disturbare nessuno e guardai quello che si
svolgeva intorno a me.
Alle
8.00 suonò la campana e i ragazzi cominciarono a entrare.
Tutti
mi conoscevano al villaggio, anche se ora non solo per essere il jinchuuriki.
I
ragazzi mi guardavano stralunati, non capendo cosa facessi io lì.
Improvvisamente
entrò un ragazzino dai capelli argentati dall’aria annoiata e mi guardò con
aria di sfida.
“E
tu cosa ci fai qui?” mi domandò.
“Ti
do fastidio Eichi?” gli chiesi guardandolo dall’alto
al basso con un sogghigno. Non gli ero molto simpatico, anche se ero all’oscuro
del perché, ma mi divertiva il fatto che non si aspettasse di chi fosse il suo
maestro.
Il
ragazzino scrollò le spalle e andò a sedersi ai primi banchi pur di stare più
lontano da me.
Vidi
Asuma che educatamente mi salutò e infine vidi i miei
allievi.
Non
li conoscevo, anche se li avevo visti ogni tanto per il villaggio, ma capii
subito chi fossero per le loro caratteristiche che li distinguevano dagli
altri.
Tutti
i ragazzi vennero smistati nelle loro squadre dopo di chè
attesero che i loro insegnanti arrivassero per fare la loro conoscenza.
La
prima ad arrivare fu Ten ten. Era diventata proprio
una bella donna, forte e agguerrita, la trovavo perfetta per Rock Lee, con il
quale era sposato da qualche anno.
Dopo
di lei arrivò proprio lui, il quale con la solita grinta mi salutò. Io ero
abituato alle sue idee sulla giovinezza e sulla sua esuberanza, ma i ragazzi a
giudicare dagli sguardi, lo presero per pazzo.
Sorrisi
a sentire i commenti delusi dei suoi allievi e vedere Lee uscire dall’aula depresso.
Ma ero convinto che li avrebbe conquistati presto, a parte quelle enormi
sopracciglia, non aveva niente che potesse renderlo antipatico.
Successivamente
fu il turno di Neji e Hinata.
Arrivarono insieme, ma i due caratteri diversi furono subito a tutti evidenti.
Hinata si
presento timidamente ed educatamente, Neji invece,
con le braccia conserte e l’aria da duro, disse semplicemente il suo nome,
prima di invitare gli allievi ad uscire.
Kiba fu
il successivo ad entrare, non dimenticando di dare un bacio alla sua Hinata per augurarle buona fortuna.
Certe
smancerie poteva anche evitarsele davanti ai ragazzi, ma sapevo quanto l’Inuzuka fosse cotto della dolce Hinata
e viceversa.
Finalmente
mi aveva dimenticato.
Era
stato difficile per me dire a Hinata che non provavo
niente nei suoi confronti se non la semplice amicizia.
Cavolo,
si era fatta praticamente uccidere per salvarmi e io la ringraziavo così? Ma
non potevo mentirle, non se lo meritava.
Kiba
entrò accompagnato da Akamaru, il quale ormai aveva
iniziato a parlare, ma la sua lingua non era tagliente e arrogante come quella
del suo padrone.
“Ehi,
Naruto, che fai li? Ti hanno spedito in accademia
vedendo che fallito sei come ninja!” mi chiese Kiba
strafottente.
“Se io
sono un fallito, tu cosa sei? Ti ricordo che quando ci alleniamo insieme sono
sempre io a vincere!” dissi con un ghigno. La figuraccia davanti ai suoi
allievi gliel’avevo fatta fare,ma
avendo reso quel cagnaccio nervoso, avevo condannato a una difficile giornata i
poveri ragazzi che Kiba si sarebbe ritrovato come
allievi.
“Akamaru, proteggi tu quei ragazzi dalla furia di quel baka!” dissi mentre uscivano, facendo ringhiare Kiba e annuire il suo cane.
Improvvisamente
cominciai a vedere i ragazzi gesticolare. Mi domandai cosa stesse succedendo,
prima di vedere numerosi insetti svolazzare per la classe, diventando sempre
più numerosi.
“Non
ti sembra di esagerare?” chiesi scacciando una mosca dal mio naso.
Tutti
gli insetti si raggrupparono vicino a me e presero la forma di Shino.
“Sei
fastidioso proprio come un insetto!” gli dissi.
“Volevo
fare un’entrata in scena particolare! Cosa che mi sarei aspettato da te, ma
vedendoti già qui, dubito che la farai!” disse accennando un sorriso, cosa
buffa per di più.
Shino era
conosciuto per il fatto che non sorrideva mai, ma da qualche tempo, aveva
cominciato a increspare le labbra verso l’alto, ma non ci si faceva mai
l’abitudine a vederlo sorridere…cioè quel poco che si
vedeva.
Si
presentò anche lui a quei pochi ragazzini che erano rimasti, con atteggiamento
serio e distaccato, proprio come Neji.
Quei
due sapevano proprio come spaventare dei novellini.
Choji e
Sai entrarono insieme. Il primo con un pacchetto di patatine in mano.
Scossi
la testa sconsolato. Il mio amico non sapeva proprio quando dovesse fermarsi.
Sai
sorrideva come un imbecille e fece le presentazioni di se stesso e
successivamente provò a presentare Choji, ma usando
termini sbagliati.
Prevedendo
il pericolo, come una saetta, mi fiondai di sotto e tappai la bocca al mio
compagno di squadra, prima che potesse dire la parola proibita: ciccione.
Tutti
i ragazzi rimasero ammutoliti alla scena, non capendo il perché del mio
comportamento.
“Sai
se vuoi far arrivare questi ragazzi a domani, chiudi il becco!” dissiper poi sedermi sulla cattedra, aspettando il
mio turno.
Quando
anche loro due se ne andarono, in classe rimasero solo 9 genin.
Sasuke non
si fece aspettare e con la sua solita aria da superiore entrò in classe,
lanciandomi uno sguardo di ghiaccio.
“Teme,
che ci fai qui?”
“Aspetto
che un cretino si porti via i suoi allievi!” gli risposi fissandolo con un’aria
infastidita.
Due
delle tre ragazzine rimaste, guardavano l’uomo affascinate, mentre la ragazzina
che era stata affidata a me, non fece una piega, a mala pena la vidi respirare
da quando entrai in classe.
Io e
Sasuke ci scambiammo diverse frecciatine, prima che
questo se ne andasse portandosi i suoi “eredi” con se.
Mancava
solo più un insegnate.
Aspettammo
un po’, ma costui non sembrava voler arrivare.
Sbuffai,
probabilmente si era addormentato per strada.
Finalmente
la porta si aprì ed entrò Shikamaru impegnato a
sbadigliare e a stiracchiarsi.
“Se
cerchi un posto dove dormire, il letto dell’infermeria è piuttosto comodo e
l’infermiera è uno schianto!” disse Eichi facendomi
crescere una vena pulsante sulla testa.
“Shikamaru era ora! Dormito troppo?” gli chiesi.
L’uomo
mi guardò frustrato “Temari mi ha costretto a
preparare la colazione e a lavare e vestire Shiori, facendomi
fare ritardo! Quella donna mi farà crepare prima o poi!”
“Vedrai
quando tua figlia diventerà adolescente! Allora avrai due donne dacui prendere ordini” dissi divertito.
Shikamaru
divenne blu dalla fifa e si sentì improvvisamente senza forze. Infatti fu Asuma,vedendolo in
quello stato, a presentare ai suoi compagni di squadra, il proprio maestro.
Anche
loro se ne andaronoe rimasi io con i
miei allievi.
Li
guardai uno ad uno e guardai Eichi in particolare.
Sorrisi
minaccioso e lui sembrò capire.
“No,
dimmi che non è vero! non sei tu il nostro sensei!”
chiese supplichevole.
“Se
non ti sto bene, puoi anche consegnare il copri frontee dire addio alla carriera ninja!” dissi
sapendo già quale sarebbe stata la sua probabile reazione.
“Dandoti
la soddisfazione di avermi fatto fuori? Neanche per sogno!” disse mettendo il
broncio e incrociando le braccia.
“Bene
ragazzi,voi tutti sapete chi sono, ma
sarebbe meglio conoscerci più a fondo, quindi che ne dite di andare in un
posto?” chiesi loro.
Li
feci uscire dall’aula per primi, ma prima che Eichi
potesse mettere piede fuori dalla stanza, lo afferrai da dietro e alzandolo gli
dissi “Leva i tuoi occhi da Sakura-chan e andremo
d’accordo!” dissi minaccioso riferendomi alla frase dall’infermiera.
Sakura,
come anche Ino, aveva voluto specializzarsi in
medicina, invece di diventare un’insegnante, anche se ogni tanto faceva da
infermiera all’accademia.
Pochi
minuti dopo giungemmo al campo di allenamento numero tre. Avevo chiesto io a Kakashi di assegnarci quel posto pieno di ricordi preziosi
per il sottoscritto.
“Eccoci
arrivati, questo è il nostro campo di allenamento. Passerete molte ore della
vostra adolescenza qui sopra. Imparerete tecniche e migliorerete il vostro
controllo del chakra e apprenderete cosa vuol dire
collaborare!” dissi guardandoli uno ad uno.
La
ragazza sembrava persa nei suoi pensieri, sospirai indeciso sul da farsi, ma
decisi di cominciarecon le
presentazioni.
Chiesi
loro di iniziare.
“mi
conosci da quando sono nato, non ho voglia di presentarmi!” disse Eichi scontroso.
“Fallo
o dico loro delle cose imbarazzanti che hai fatto quando eri un poppante!”
dissi ricattandolo.
“Perché
non cominci tu!” mi disse mettendo il broncio.
Accettai
“Il mio nome è NarutoUzumaki.
Amo il mio villaggio più della mia stessa vita, nonostante questo non mi abbia
reso la vita facile. Poche sono le cose che non amo, tra cui l’odio, la
vendetta e le persone false. Mi piace dormire fino a tardi, fare lunghi bagni
caldi e in particolare mangiare ramen. Il mio credo ninja
e non arrendersi mai e lottare per ottenere quello che si vuole, perché nella
vita nessuno ti regala niente. Il mio sogno è diventare Hokage,
ma al momento non mi è possibile accettare un incarico del genere a causa della
mia vita incasinata!” dissi, poi guardando nuovamente Eichi
gli feci segno di iniziare.
“uff! Mi chiamo EichiHatake e sono il figlio del sesto hokage.
Mi piace mettermi alla prova e far vedere a tutti di cosa sono capace. Detesto
perdere e fare pessime figure. Il mio sogno è di diventare più forte dei mio
padre e diventare Hokage non mi dispiacerebbe
affatto!” disse fiero di se.
Mi
rivolsi alla ragazzina, MiikoTakada,
ma essa sembrò proprio ignorare la mia richiesta di presentarsi.
Era
una ragazzina magra e anche pallida a mio parere. Aveva i capelli castani
lunghi fino al fondo schiena tenuti da una bandana fucsia e gli occhi erano azzurri…molto simili ai miei…anche
di quando ero un ragazzino. Leggevo molto dolore in essi emi domandai cosa potesse offuscare la
vitalità negli occhi di quella bambina.
I
suoi compagni mi avvertirono che non era molto sociale, anzi proprio per niente
e che probabilmente era muta. A quanto pare non era sua abitudine far sentire
il suono della sua voce.
Non
insistetti con lei, avrei fatto un passo alla volta. Non serviva a niente
forzare la mano.
“Sora
vai avanti tu!” dissi indicando l’ultimo ragazzino dai capelli a caschetto
castani e con gli occhi lilla chiaro.
“Io
mi chiamo Sora Hyuuga. Vivo solo con mia madre. Di
mio padre so poco. È morto qualche anno fa durante l’ultima battaglia contro MadaraUchiha e i restanti membri
dell’organizzazione Akatsuki. Mi piace leggere e
scrivere a volte, odio invece le troppe regole che ci sono nel mio clan. Il mio
sogno…bhe forse è presto, ma semplicemente avere una vita
tranquilla con una famiglia tutta mia. Essere ninja non è proprio la mia
ispirazione, ma una delle condizioni per poter essere accettati dal proprio
clan è diventare uno shinobi, inoltre mi interessa la
medicina e mi è passata molte volte per la testa di fare il medico, ma non mi è
stato concesso!” disse tristemente.
Sospirai.
Il nome Hyuuga significava solo problemi...per i
propri membri che non si adattavano e per me, dato che ero sempre stato
coinvolto, anche se indirettamente, nei loro affari.
“Capisco!
Solo un consiglio. Se non vuoi diventare un ninja, faresti meglio a parlarne e
non farlo per forza. Chi è costrettosolitamente non fa una bella fine.” gli dissi sincero.
Non
disse niente. Sapeva che avevo ragione, ma che altro poteva fare?
Sospirò
pesantemente.
Guardai
un ultima volta Miiko sperando di vedere in lei
qualche reazione, una luce di interesse, ma lemie speranze vennero distrutte.
Mi
alzai dal tronco su cui ero seduto e informai i miei allievi che avremo
cominciato a fare sul serio a partire dal giorno successivo e di portarsi un
certo numero di Kunai e Shuriken.
“Ma
come? Niente test dei campanelli?” chiese Eichi
deluso.
Era
convinto che essendo stato allievo di suo padre, avrei attuato il suo stesso
test.
“Mi
spieghi perché dovrei fare un test che tu conosci bene? non sarebbe leale e
inoltre, lo capisco già solo guardandovi che non avete lo spirito di squadra
giusto. Ma si migliorerà anche quello. Per ora pensiamo a migliorare le vostre
abilità di ninja!”
Diedi
il permesso ai ragazzi di andare, chiedendo loro di presentarsi la mattino dopo
alle otto in quel luogo.
Eichi e
Sora non se lo fecero ripetere due volte e sparirono dalla mia vista in un
batter d’occhio, mentre Miiko rimase seduta a terra
immobile con lo sguardo basso.
La guardai
preoccupato e sedendomi al suo fianco le chiesi cosa avesse.
La
ragazza alzò lo sguardo. Rimasi colpito da quello che mi dicevano.
Era
una chiara richiesta di aiuto. Il mio cuore perse un battito a quella vista, ma
non ebbi il tempo di fare niente che si alzò e si allontanò di corsa.
ecco anche un piccolo fumetto delle prime righe.
***************
Eccomi qua!
Bhe che dire? Una sola
recensione è un po’ scoraggiante, ma dato che il capitolo precedente era solo
il prologo, magari non si poteva avere già una propria opinione.
Spero in qualcosa di più con
questo…se non finisco in un angolo a deprimermi T_T
Cmq scherzi a parte, spero
che la storia incominci a incuriosirvi.
Grazie a kimmi90: spero che
la storia continui a piacerti.
Dopo
aver spedito i miei allievi a casa, mi diressi verso l’ospedale.
Mi
recavo piuttosto spesso in quel luogo e non sempre come paziente, ma anche come
visitatore.
Sakura
dava anima e corpo nel suo lavoro e le volte che potevamo vederci fuori dalla
struttura, erano poche.
Se
volevo vederla, l’unico modo era andare io da lei, sperando di non trovarla in
piena emergenza.
Quando
entrai nella struttura, gli infermieri mi salutarono con un sorriso. A volte mi
faceva ancora uno strano effetto vedere quei sorrisi, invece che i soliti
sguardi d’odio.
Mi
sedetti su una sedia. Non dissi niente, sapevo che qualcuno sarebbe andato ad
avvertire Sakura-chan del mio arrivo. Di fatto pochi minuti dopo la vidi
arrivare.
Mi
corse incontro.
“Eccoti
finalmente!”
“Mi
aspettavi?” gli chiesi sorpreso, ma alla fine era una routine vederci lì.
Sakura
si tolse il camice e mi disse di aspettare.
Aveva
finito per quella giornata e mi chiese se avevo intenzione di invitarla a
mangiare una ciotola di ramen.
Annuii
sorpreso.
Ultimamente
Sakura era un po’ cambiata. Se una volta ero sempre io a prendere l’iniziativa
e invitarla a mangiare un boccone, ora era il contrario, anche se è più esatto
dire che si autoinvitava dato che alla fine ero sempre io a pagare.
Ma
non mi dispiaceva, infondo amavo la sua compagnia.
La
vidi darsi una sistemata ai capelli per poi raggiungermi nuovamente e uscire
dalla struttura.
Camminammo
fianco a fianco, ma un insolito silenzio regnava fra noi due.
“Allora?
Come mai questo mutismo? Solitamente non stai un attimo zitto!” mi disse Sakura
guardandomi come se fossi stato un alieno.
“Ah,
ehm…stavo pensando a oggi!”
Sakura
sorrise “Dai racconta, com’è andata?”
Scrollai
le spalle “Bhe come prima giornata direi bene. Almeno non ho spaventato i miei
allievi come hanno fatto, Shino, Neji e Sasuke!” dissi divertito “Ma di certo
uno non è contento di avermi come insegnante!” dissi sospirando.
“Chi?”
mi chiese curiosa.
La
guardai come per dirle di indovinare, infondo la risposta era semplice.
“Eichi,
scommetto! Ho visto che ultimamente non gli sei molto simpatico, eppure quando
era piccolo, stravedeva per te. Mi domando cosa lo ha spinto a cambiare
atteggiamento. Non lo avrai fatto cadere una delle volte che Kakashi ti ha dato
il permesso di prenderlo in braccio quando era piccolo!” mi disse con aria
accusatoria.
Sorrisi
divertito, ma non era mai successo “Forse perché una volta gli ho tolto un mio
kunai di mano per impedirsi di ferirsi. Dovevi vedere come scoppiò a piangere
quella volta!” dissi, per poi ricordarmi della sfuriata che la madre mi fece
quando sentì il suo bambino lamentarsi. Eh no, Anko non ci andò leggera.
“Bhe
riuscirai a conquistarti anche la sua fiducia, ne sono convinta. Gli altri chi
sono?” mi domandò curiosa.
“Sora
Hyuuga e Miiko Takada!” dissi “Per ora Sora sembra normale, ma come la maggior
parte degli Hyuuga si sente in obbligo di servire la sua casata, rinunciando ai
suoi sogni. E poi c’è Miiko, un vero mistero!” disse scuotendo la testa. Mi
tornarono in mente i suoi occhi e un brivido mi percorse la schiena.
“Kakashi
l’ha fidata a te? Mi preoccupa quella ragazza. Spesso è capitato che venisse in
infermeria o me la portassero priva di sensi. Non ho mai potuto capire cosa erano
dovuti i suoi mancamenti, appena provavo a toccarla, si scostava o cercava di
scappare!”
Sussultai
“Pensi che possa essere malata?” chiesi sperando vivamente che non fosse così.
“Bhe,
da quello che risulta dalla sua scheda personale, sta bene di salute, ma
comunque un comportamento tanto schivo non è normale per una ragazza della sua
età!”
“Bhe
in quanto suo sensei, cercherò di scoprire cosa affligge quella ragazza. Dovevi
vedere con che occhi mi ha guardato. Conosco quella sofferenza…anche lei deve
sentirsi sola e incompresa!” dissi abbassando la testa.
Il
giorno dopo trovai i miei allievi tutti presenti e puntuali al campo di
allenamento. Non mi feci vedere subito, volevo vedere che atteggiamento
avessero tra di loro in mia assenza e aguzzando la vista, cercai di
intercettare i loro discorsi.
“Uffa,
Naruto non si vede. Ma cosa altro ci si poteva aspettare da lui? Mio padre mi
ha detto che era un impiastro come ninja alla nostra età. Secondo me non è
cambiato molto!” disse Eichi ignaro che avrei potuto farlo fuori per quest’offesa.
“Dubito
che lo avrebbero messo a capo di un team se fosse così!” disse Sora.
“Fidati,
lo conosco da una vita. So quel che dico!” disse Eichi battendo una mano sul
petto sicuro di se.
“Perché
hai tutta questa antipatia verso di lui?” chiese Sora curioso , ma mai curioso
quanto me. Speravo vivamente che Eichi parlasse, così avremmo potuto chiarire
la faccenda una volta per tutta. Non c’era miglior modo di iniziare con il
piede sbagliato, che non piacere ai propri allievi.
Non
uscì nemmeno una risposta esauriente dalla sua bocca, quasi come se non sapesse
il vero motivo per cui provasse questo disprezzo nei miei confronti.
“Non
ha importanza il perché mi piace o meno, fatto sta che forse non è indicato per
questo mestiere. Lo conosco da una vita e non ce lo vedo proprio a gestire tre
ragazzi.” Disse abbassando sempre di più la voce, come se non volesse realmente
farsi sentire “Piuttosto che ne dici di Miiko? Non so tu, ma avrei preferito
un’altra compagna!” disse indicando la sua compagna.
Guardai
la ragazza, era seduta sotto un albero assorta nei suoi pensieri, a parecchi
metri di distanza.
Sospirai.
“Secondo
me l’hanno promossa solo per pena ed essendo la più scarsa del nostro anno,
l’hanno messa nel nostro team perché tu ed io siamo bravi. Iruka-sensei aveva
detto che ci avrebbero smistati in modo tale da equilibrare le squadre!” disse
Eichi cominciando a darmi sui nervi.
“Schiappa
o meno, concedile il beneficio del dubbio. Non l’abbiamo mai vista in azione!”
disse Sora. Mi piaceva come ragionava quel ragazzino. Non sembrava il tipo da
giudicare una persona solo dalle apparenze.
“Andiamo
Sora, siamo stati in classe con lei cinque anni. Dimmi anche solo una volta che
l’hai vista fare qualcosa!” continuò a dire, ma non potendo più sopportare
oltre mi ritrovai alle spalle del moccioso con un’aria non molto rassicurante.
Sora
si spaventò a vedermi lì, mentre a Eichi si prese un infarto quando capì che mi
trovavo dietro di lui.
Non m’importava
se fosse o meno il primo giorno, volli mettere subito le cose in chiaro e
rimproverandolo gli dissi “non ti basta prendere in giro il sottoscritto? Devi
anche parlar male di una tua compagna? Sappi che finchè tiri in ballo me, non m’importa
un gran chè, ma se ti sento ancor parlare male di un tuo compagno, ti sbatto
fuori dalla squadra. Poco mi importa che tu sia o meno il figlio dell’hokage!”
Eichi
mi guardò spaventato. Non lo avevo mai guardato né ripreso in questo modo da
quando ci conoscevamo.
“Miiko è una tua compagna e se anche ha
qualche difficoltà, non hai il diritto di prenderla in giro o ancor peggio di
abbandonarla. Come suo compagno hai il dovere di aiutarla e lo stesso vale per
te Sora. Se siete qui solo per migliorare voi stessi senza pensare agli altri,allora si che vi è stato dato il maestro
sbagliato. Non sono ammessi egoisti nella mia squadra!Se non si è in grado di capire e aiutare una
sola persona, figuriamoci un intero villaggio!”dissi superando i due ragazzini che erano rimasti allibiti.
Mi
recai vicino all’albero dove era seduta Miiko, impegnata a scarabocchiare con
un bastoncino e dopo aver posato il mio zaino per terra, la osservai.
Era
quasi estate e faceva molto caldo, eppure quella ragazzina indossava vestiti
piuttosto pesanti per la stagione. La chiamai sperando che guardandomi potessi
leggere qualcosa di diverso del giorno prima nei suoi occhi, ma venni deluso.
Mi
abbassai alla sua altezza e appoggiando una mano sulla sua spalla le chiesi con
aria seria e determinata di dirmi cosa c’era che non andava, che avrebbe potuto
confidarsi con me e se avessi avuto la possibilità, l’avrei anche aiutata.
Non
disse niente, ma la vidi fare una smorfia di dolore e sposare la mia mano.
Quell’atteggiamento
m’insospettì e prendendola alla sprovvista, alzai una manica della maglia a
metà potendo scorgervi un grosso livido.
“C-come
te lo sei procurato?” le chiesi. “Sei caduta?”
Miiko
annuì senza guardarmi negli occhi.
Sospirai.
Non seppi se crederle o meno, ma per il momento decisi di non indagare oltre.
Piano piano si sarebbe aperta o almeno era quello che speravo.
Le
porsi una mano per aiutarla ad alzarsi e la portai vicino ai suoi compagni. Li
feci sedere e cominciai un lungo discorso.
Ero il
loro insegnante? Bene ora avrei dovuto cominciare a trasmettere loro i miei
ideali e parlare loro di quali fossero i doveri di un ninja.
“In accademia vi avranno detto che un ninja
non deve mai mostrare le sue emozioni. Dimenticatelo! Io dico che sono cavolate.
Anche i ninja sono uomini e come tali provano sentimenti ed è giusto
esprimerli. I sentimenti ci danno forza per combattere ed andare avanti.
Bisogna cercare di reprimerli solo quando questi sono negativi e state
combattendo in una battaglia. Possono portare a cattive azioni o a maggiori
perdite. Ad esempio se muore un compagno è giusto essere disperati, piangere o
provare rabbia, ma bisogna continuare a lottare senza che questi sentimenti ti
annebbiano la mente, perché se no, si rischia di perdere di più di un solo
compagno. Se si vuole piangere, litigare, ridere e scherzare o altro e non c’è
pericolo in vista e tutto è tranquillo, potete farlo. Non pensate che
reprimendo voi stessi, diventiate migliori, perché alla fine non esprimendo mai
voi stessi, si finisce per esplodere e fare qualche cretinata. Seconda cosa, come
avete già capito, io tifo per il lavoro di squadra. Non bisogna fare niente per
conto proprio solo per dimostrare di essere migliori. Fatelo e qualcuno si
ficcherà nei guai per colpa vostra. Potrei scrivere un libro con tutte le volte
che ho messo in pericolo i miei compagni per la mia impulsività, ma
l’impulsività non è sempre sbagliata. Agire d’istinto a volte può essere meglio
che pensare aun piano, i quali non
vanno sempre come ci aspettiamo. Quindi cercate di valutare le situazioni,
pensate se ne avete tempo, ma se non ce l’avete fate la prima cosa che vi passa
per la testa. Se un vostro amico sta rischiando la vita, buttatevi se avete la
possibilità di salvarlo, perché in quei momenti, ideare una strategia potrà
solo far cadere il tuo amico in battaglia. Forse non è facile capire cosa è
giusto fare o meno. Ma siete qui per imparare. Provate, sbagliate e imparate.
Ognuno di voi col tempo troverà il proprio modo di agire e lo adeguerà a
seconda di quello degli altri. Quando vi capirete con un semplice sguardo, allora
vi potrete definire una vera squadra!”
Sora
alzò una mano “ok che s’impara dai propri errori, ma se sbagliassimo qualcosa
in missione, non è pericoloso?”
“Vero,
ma le prime missioni non saranno poi complicate o molto pericolose e poi ci
sarò io a controllare che niente vi accada. Non lascio morire i miei compagni!”
dissi sorridendo.
Vidi
Eichi sussultare a quelle parole, sicuramente le aveva già sentite pronunciare
da Kakashi.
Eichi
mi alzala mano “tu quanto ci hai messo a capire il tuo metodo di
combattimento?” chiese Eichi.
“Molto
tempo direi, a volte penso ancora di non aver trovato quello giusto. Errori ne
faccio ancora!” dissi sincero.
“Non
lo metto in dubbio!” mi disse Eichi.
“Tu
come eri alla nostra età sensei?” chiese curioso Sora.
“Fattelo
raccontare dal tuo amichetto. A giudicare dai vostri discorsi poco prima, Eichi
sembra conoscermi meglio di me stesso!”.
Eichi
voltò la testa contrariato.
Ci
riflettei su, sorvolando il fastidioso atteggiamento di quel moccio setto, e
risposi alla domanda postami da Sora “Bhe ero un vero disastro. Mi credevo
imbattibile, ma poi non ero in grado di cavare un ragno dal buco. Mi cacciavo
sempre nei guai e ci trascinavo il mio team. Ero sempre indietro rispetto agli
altri e mi dava un fastidio tremendo quando qualcuno me lo faceva notare.
Lavoro di squadra? Per me era un concetto difficile da comprendere all’inizio,
anche perché i miei compagni non mi avevano molto in simpatia. Mi davo sempre
delle arie e dicevo a tutti che sarei diventato hokage e che avrei fatto vedere
il mio valore. Insomma ero proprio una bella testa calda, di sicuro più di te
Eichi!” gli dissi poi curioso gli domandai “Tuo padre cosa ti ha detto sul
sottoscritto?”
Eichi
mi guardò con sfida “Presso a poco le stesse cose! Ma di certo queste cose non
ti fanno onore!”
“Quindi
Kakashi ti ha elencato solo i miei difetti. Dovrò fargli un discorsetto!” disse
con una vena pulsante sulla tempia.
Eichi
mi guardò in silenzio scrutarmi indeciso “Però mi ha detto un’altra cosa…strana
in effetti!”
Mi
feci curioso e spinsi il mio allievo a parlare.
“Mi
ha detto che tu avresti un potere speciale!”
“Quale
sarebbe? Hai un’abilità innata?” chiese Sora.
Scossi
la testa e pensai.
“non
so bene a cosa potesse riferirsi Kakashi. Forse intendeva dire che ho il potere
di cambiare le persone!” dissi alzando le spalle.
“ E
che razza di potere è? Per niente utile!” disse Eichi con presunzione “Meglio
lo sharingan!”
“Inutile
dici? Invece ti dico che con questo inutile potere sono riuscito a conquistarmi
la fiducia di nemici che erano contro il villaggio!” gli dissi incrociando le
braccia “Essere ninja non significa solo avere abilità innate o tecniche
eccezionali con cui distruggere il nemico. Bisogna anche saper ascoltare gli
avversari o dialogare con loro se è possibile, affinchè si possa evitare lo
scontro!” gli dissi serio.
“Ma
se è un nemico, non ti darà mai ascolto!” mi disse Sora.
Sorrisi
“Non è detto. A volte anche i nemici non vogliono combattere. Può capitare che
lo facciano solo perché credono sia l’unico modo per ottenere qualcosa. Ma le
battaglie portano morti, la morte di qualcuno porta disperazione e odio, l’odio
porta alla vendetta e ad altri morti e qualcun altro vorrà nuovamente
vendicarsi e così via. La vendetta chiama altra vendetta. Se si può evitare di
combattere e uccidere è meglio e almeno si ha la coscienza pulita. Fare il
ninja non è un gioco come voi credete. Una volta fuori da qui, sul campo di
battaglia, sarete voi a decidere il destino di una persona nonostante non ne
abbiate alcun diritto. Sarete voi a porre fine alla vita di qualcuno per
proteggere quella degli altri, ma uccidere ti cambia nel profondo, a volte
irreparabilmente, portandoti a rovinarti la vita!” dissi con un tono serissimo.
Guardai
i ragazzi, avevano gli occhi sbarrati, anche Miiko. Per la prima volta la vidi
reagire a qualcosa che si faceva.
Forse
avevo spaventato quei ragazzi, ma era giusto così. Dovevano dimenticare
l’accademia. Se lì si studiava per prendere bei voti, per compiacere se stessi,
gli insegnanti o i genitori, ora si studiava per preservare la vita al proprio
villaggio, a se stessi e s’imparava anche ad uccidere.
Per
cambiare argomento e passare a qualcosa che ai ragazzi sarebbe piaciuto
maggiormente, dissi loro che avremmo cominciato con una piccola dimostrazione
delle loro capacità.
Era
un esercizio facile, o almeno credevo.
Mi
andai a nascondere lasciando alcune tracce e chiesi loro di rintracciarmi.
Mi nascosi
sopra a un ramo di un albero dal fitto fogliame e attesi pazientemente.
I
tre ragazzi cominciarono a osservarsi intorno.
Nonostante
avessi lasciato delle tracce, le orme e il passaggio degli animali che
abitavano in quella zona avrebbero potuto confondere le idee ai tre.
Infatti,
Eichi andò dalla parte sbagliata seguito da Sora, convinto che il compagno
avesse trovato la pista giusta.
Lo
vidi lanciare un kunai e urlare di avermi trovato, ma sfortunatamente per lui,
aveva trovato un semplice coniglio bianco.
Miiko
non aveva ancora mosso un muscolo, ma vedevo che si guardava attorno con
attenzione. A volte la vedevo chiudere gli occhi come a volersi con centrare,
per poi tornare a guardarsi intorno.
Poi
la vidi avvicinarsi e toccare delle mie orme con le punta delle dita.
Poggiando
i suoi piedi sulle mie orme, quasi il doppio delle sue, si avvicinò al mio
albero.
Vide
un bastone e raccogliendolo lo osservò per un po’.Esso era tranciato di netto da un’arma. Era
un’altra traccia che avevo lasciato e la ragazzina sembrò accorgersi del fatto
che non poteva semplicemente essere un ramo spezzato a causa del vento.
Poi
la vidi accennare un sorriso e alzare la testa per guardarmi. Le sorrisi di
rimando e le feci cenno di far finta di non avermi trovato.
Tornai
a concentrarmi sugli altri due.
Anche
Sora dopo un po’ sembrò accorgersi di alcune mie tracce. Avevo lasciato anche
un kunai che indicava la direzione da seguire. Sora chiamò Eichi per dirgli dell’arma,
ma l’Hatake gli disse che doveva per forza essere un kunai che qualcuno aveva
perso.
Per
lui la soluzione non poteva essere così facile.
Mi
domandai come mai Sora lo ascoltasse e del perché non usava il byakugan. Con
quell’abilità innata mi avrebbe trovato subito e mi meravigliava che un ragazzo
della sua età non contasse su questa sua abilità.
Decidi
di mostrarmi e di riferire loro le mie impressioni.
Chiamai
nuovamente i ragazzi perché si avvicinassero, con somma delusione di Eichi. Di
sicuro avrebbe voluto trovarmi e farmi vedere quanto fosse in gamba, ma non ci
era riuscito e sinceramente preferii così. Speravo che in quel modo capisse di
non essere il migliore e soprattutto che doveva ancora imparare.
“Dunque,
vi ho osservato attentamente e diciamo che alcuni di voi mi hanno stupito,
altri meno! Sora, tu avevi trovato un indizio che ti avrebbe potuto portare
alla soluzione del problema, perché non hai continuato su quella strada?” gli
chiesi.
“ti
riferisci all’arma? Eichi ha detto che poteva essere un kunai perso da qualcuno
e ho pensato che poteva aver ragione!” disse il ragazzo imbarazzato e
abbassando la testa.
Lo
chiamai per farmi guardare negli occhi “Sora, in una missione di spionaggio o
di ricerca, deve essere presa in considerazione qualsiasi cosa. Anche la cosa
più stupida, perché anche quella può aiutarti a portare a termine la missione!”.
Il
ragazzino annuì.
“Eichi
mi vorresti dire che cosa hai combinato di positivo?” gli chiesi serio.
“Niente,
ma non ci hai dato abbastanza tempo, io…ti avrei trovato se ci avessi lasciato
ancora un po’…”.
Non
lo feci finire “ogni missione è sempre una corsa contro il tempo. Se perdi, non
ci sarà nessuno che ti concederà più tempo o una seconda possibilità!”.
Infine
mi rivolsi a Miiko, la quale era a testa bassa e distanziata rispetto agli
altri.
“Miiko!”la ragazzina mi guardò con un’espressione
preoccupata.
Le
sorrisi a trentadue denti “Ottimo lavoro!”
Per
un attimo vidi una scintilla nei suoi occhi e la vidi arrossire leggermente,
dando un po’ di colore a quel volto così pallido.
“Ehi,
ehi, ehi. Fermi un attimo. Lei non ha fatto praticamente niente. È stata ferma
per tutto il tempo e tu le dici che ha fatto un ottimo lavoro? Tu non me la
racconti giusta. Devo dedurre che è la tua preferita?” chiese Eichi
infastidito.
L’aveva
detto che detestava perdere e fare figuracce, ma per lui il concetto sbagliando
s’impara non esisteva.
“Per
tua informazione non faccio preferenze, ma continua con questo atteggiamento e
ti cancello dall’elenco degli auguri natalizi! Per tua informazione Miiko è
quella che si è comportata meglio e che mi ha trovato. È vero è rimasta
immobile parecchio tempo, ma vi siete domandati il perché?”
“Per
concentrarsi?” rispose Sora.
“Esatto!
Come ho detto ognuno ha modi diversi di svolgere il proprio ruolo e a quanto
pare quello di Miiko è quello di ascoltare e osservare e vi informo che questa
abilità vi tornerà utile. Esperienza personale. Parla uno che molte volte non
osserva un accidente!”.
“Chi
osservava nella tua squadra?” chiese Sora.
“Sakura
e Kakashi. Io agivo e basta e come vi ho detto, finivo spesso nei pasticci!” mi
rivolsi al figlio di Kakashi “Eichi, tu mi somigli molto come atteggiamento.
Sei impulsivo e credi di essere capace di fare cose che invece non sono ancora
di tua competenza. Ora sei offeso e contrariato per le mie riprese, lo so, ci
sono passato anche io, ma credimi se ti dico che lo faccio solo per evitare che
anche tu faccia i miei stessi errori!”
Eichi
mi guardò sgranando gli occhi. Probabilmente non si aspettava un’uscita di
questo genere da me.
Decisi
di porre fine all’allenamento. Pensavo di aver già dato loro parecchie cose su
cui riflettere, soprattutto a Eichi.
Decisi
di invitarli tutti a prendere una bella ciotola di ramen. Sora accettò con
entusiasmo, Miiko non disse niente e Eichi…eeeh lui non volle unirsi a noi.
Sembrava
turbato e disse di voler stare da solo. Accolsi la sua richiesta e lo lasciai
sparire dietro a un muro di un’abitazione.
*******************
Ecco qua il secondo
capitolo.
C’è mooolto dialogo e forse
per questo potrebbe essere un po’ pesantuccio da leggere. Quindi ringrazio
chiunque riesca ad arrivare alla fine e ringrazio tutti coloro che hanno
recensito.
Mi scuso per gli errore,
soprattutto quelli di punteggiatura. Nonostante cerca di fare attenzione…bhe è
un po’ imbarazzante, ma la punteggiatura non è mai stato il mio forte.
Gomenasai.
Fatemi sapere cosa ne
pensate e grazie ancora a tutti.
Portai
i miei due allievi all’Ichiraku ramen, ma durante il tragitto mi accorsi che
Miiko rimaneva indieto e camminava a testa bassa. Chiacchieravo con Sora, ma
con la coda dell’occhio non la perdevo di vista.
Mi stringeva
il cuore a vederla in quello stato e senza nemmeno rifletterci un attimo, mi
avvicinai e gentilmente con la mano dietro la schiena, la spinsi tra me e Sora,
dopo di chè le accarezzai la testa. Volevo rassicurarla, farle capire che
poteva fidarsi di me.
Miiko
a quel gesto alzò la testa di scatto e mi guardò con aria stranita.
Mi
chiesi se sapesse cosa significasse ricevere dimostrazioni d’affetto, perché mi
guardò in un modo come per dire “cosa vedi in me per trattarmi diversamente?”.
So
esattamente quello che si provava. Ricordo benissimo il giorno in cui mi sentii
così, quando Iruka-sensei mi difese da un gruppo di ragazzini che avevano
cominciato a spintonarmi.
Rammento
che si abbassò alla mia altezza e, portandomi vicino a un lavandino, delicatamente
mi ripulì la ferita che avevo nel braccio.
Rimasi
a fissarlo per tutto il tempo, non capendo perché lo facesse. Non credevo che
qualcuno potesse dimostrasi gentile nei miei confronti.
“Salve
vecchio! Guarda chi ti ho portato!” dissi salutando il proprietario del
chiosco.
“Oh
Naruto! Accomodati. E questi? Non dirmi che sono i tuoi allievi!” chiese
curioso.
Annuii
e glieli presentai.
“piacere
di conoscervi, siete i benvenuti. Cosa vi posso servire?” chiese.
“Io
una doppia porzione di ramen con carne!” dissi tutto convinto.
“Bhe,
non saprei. Ramen con miso è possibile?” chiese Sora educatamente.
“Certo,
tu signorina?” chiese, ma come previsto non ottenne risposta.
Decisi
di provarci io.
“Se
hai paura per il conto, non pensarci. Offro io. Ordina tutto quello che vuoi!”
le dissi sorridendo.
Mi
guardò sorpresa, poi lentamente m’indicò il compagno.
“Anche
tu ramen con miso?” le chiesi e ottenni un cenno della testa.
Le
nostre porzioni arrivarono subito e Sora e Miiko guardarono la mia doppia
porzione, riempita fino all’orlo, con mille decorazioni di carne e verdure al
suo interno.
“Ehm…non
è un po’…” cominciò Sora.
“Piccola
vero? Per questo di sicuro ne ordinerò un'altra ciotola!” dissi facendo
sgranare gli occhi anche a Miiko.
Il
vecchio scoppiò a ridere alla reazione dei miei allievi e li informò che se
volevo potevo essere un pozzo senza fondo, soprattutto se si parlava di ramen.
Sora
mangiò tranquillamente la sua porzione, mentre Miiko la fissò per lungo tempo,
finchè incoraggiata dal sottoscritto, cominciò a mangiare prima lentamente,
poi…bhe diciamo che poteva battere il sottoscritto talmente aveva divorato il
suo piatto.
Sembrava
che non mangiasse da giornie
sinceramente, dato la sua magrezza, questo pensiero non scomparve all’istante.
“Di
la verità, non hai mai mangiato il ramen!” le chiesi e, infatti, annuì.
“Oh
bhe allora dobbiamo recuperare. Che ne dici di venirci anche domani?” dissi
sorridendo.
“Io
ci sto!” disse Sora e Miiko accennando un sorriso annuì.
Ero ormai
alla terza porzione e me la stavo per gustare ben benino, quando una pacca
sulla spalla piuttosto forte, mi fece sputare il boccone che avevo in bocca.
“Ehilà,
Naruto! Che fai insegni ai tuoi allievi il piacere di mangiare ramen?” disse il
mio maestro sorridendo. Non si vedeva, ma da come stringeva gli occhi, si
riusciva a intendere quale smorfia facesse sotto la maschera.
“Kakashi,
potresti anche avvertire quando ti avvicini!” gli dissi fulminandolo.
L’hokage
si portò una mano dietro la testa e si scusò per l’energia che aveva messo nel
colpo “Spero che tu li alleni anche oltre a rimpinzarli di cibo!”
Misi
il broncio. Mangiare tutti insieme era un modo per stringere amicizia a mio
parere.
Si
guardò intornoper poi chiedermi come
mai Eichi non era con noi.
Sora
gli spiegò che non si era voluto unire a noi.
“Credo
che fosse arrabbiato con me. Gli ho fatto notare certi suoi atteggiamenti e…bhe
se prima non mi sopportava, ora mi odia!” dissi facendo sgranare l’unico occhio
visibile di Kakashi.
“Questa
mi è nuova! Ti ha sempre ammirato e ieri non ha fatto altro che chiedermi che
tipo di ninja eri?” mi disse l’hokage sorprendendomi.
“Era
da un po’ che non lo vedevi vero? bhe con le persone che gli piacciono è
scontroso e antipatico, mentre con chi gli è antipatico davvero, lo ignora
completamente!” mi informò. “Ha quell’atteggiamento da”vi odio” anche con me e
sua madre!”
“Certo
che quel ragazzino è proprio strano!” dissi.
“Con
una madre come Anko che ti aspettavi?” disse Kakashi divertito.
Mi
venne un dubbio a quella rivelazione. Avrei dovuto parlare con Eichi o lasciare
che la situazione si evolvesse per vedere fino a quanto fosse orgoglioso.
Iruka
mi aveva detto che la mia squadra era particolare.
Uscimmo
dal chiosco e non appena messo piede fuori, sentii che qualcuno tirava la mia
tenuta da jounin.
Era
Miiko che, aggrappandosi a me e nascondendosi dietro la mia schiena, fissava un
punto, spaventata.
Non
capendo seguii il suo sguardo per vedere un omone, con una canottiera bianca
sudicia, passeggiare per le vie di Konoha e sembrava portare due pesanti casse
di birra.
Non
sapevo chi fosse, ma neanche a me ispirava molta simpatia e cercai di
tranquillizzare la ragazza, spiegandole che non doveva aver paura di certi
tipi. A volte si mostravano solo strani, ma potevano rivelarsi anche delle
brave persone, fatto sta che la mia allieva sembrò calmarsi solo quando lo
strano tipo, scomparve dietro l’angolo.
Il
giorno dopo il mio gruppo fu nuovamente puntuale agli allenamenti.
Sora
e Eichi sembravano parlare tranquillamente, anche se il secondo sembrava un po’
contrariato. Miiko, invece, era nuovamente per conto suo, ma questa volta mi
accorsi che aveva pianto. I suoi occhi erano rossi proprio come se le lacrime
avessero solcato il suo viso per tutta la notte.
Volevo
sapere cosa avesse, ma allo stesso tempo pensai che avesse avuto bisogno
semplicemente di qualcuno che le stesse vicino, senza che le si porgesse
domande.
Dissi
a Sora e Eichi di iniziare a riscaldarsi facendo qualche flessione e qualche
giro di corsa, mentreio cercavo di far
venire anche Miiko ad allenarsi.
Mi
avvicinai a lei con un sorriso sulle labbra e inginocchiandomi le porsi una
margheritina appena raccolta.
“Per
la ragazza più bella e simpatica di Konoha!” dissi sperando di farle piacere e
a quanto pare così fu.
Si
asciugò le lacrime con la manica e mi sorrise.
Le
misi il fiore nei capelli sperando reggesse, quando all’improvviso vidi un
curioso insetto su di esso. Lo presi e afferrando la mano di Miiko glielo
porsi.
“Le coccinelle
portano fortuna sai?Ho come
l’impressione che tu ne abbia bisogno!”.
Le dissi vedendola abbassare la testa.
“Vogliamo
provare una cosa? Hai mai sentito dire che le coccinelle ti indicano la strada
per il tuo vero amore?” le chiesi. Essa scosse la testa, ma sembrava
incuriosita.
Le
spiegai che colpendo l’insetto con un dito per farlo volare, esso volava verso
la persona che ti amerà per tutta la vita.
Ci
avevo provato una volta, ma destino volle che la mia coccinella fosse mangiata
da un gatto.
Miiko
fissò per un po’ l’animale che le percorreva il palmo della mano, poi volle
tentare l’esperimento.
Osservammo
la coccinella volare.
Sorrisi,
mentre Miiko abbassò la testa, mentre la vidi arrossire.
“Ehi
Eichi, guarda che bella? Hai una coccinella sulla spalla!” sentii dire a Sora,
mentre Eichi gli ordinava di levargliela subito.
Comunque
ero curioso di vedere se fra Eichi e Miiko potesse nascere qualcosa, non che
credessi a certe storie popolari, ma chissà.
Quando
finalmente vidi che Miiko si era calmata, le chiesi di unirsi agli altri per
l’allenamento e potei cominciare.
Come
inizio chiesi loro di allenarsi al lancio degli shuriken e Kunai.
Subito
Eichi sbuffò pensando che fosse un allenamento stupido che in accademia aveva
fatto milioni di volte, ma quando vide comparire parecchie copie di me stesso,
diciamo un centinaio, si girò a guardarmi confuso.
“Lo
so anch’io che è facile come bere un bicchier d’acqua centrare un bersaglio
fermo. Ma si dà il caso che il nemico non sta immobile ad aspettare che tu gli
lanci un’arma. Esso si muoverà, probabilmente anche a velocità elevata, e sarà
solo chi si è allenato maggiormente a centrare il proprio avversario per primo.
“quindi
il nostro bersaglio sarai tu, Naruto-sensei?” chiese Sora.
Annuii
sorridendo. Sarebbe stato tutt’altro che facile.
Anche
solo dopo un quarto d’ora, potei vedere il campo di allenamento sparso di kunai
e shuriken e i miei allievi con un certo fiatone.
Avrei
dovuto muovermi meno velocemente e rendere un po’ più semplici le cose, anche
perché si migliora piano piano, ma volevo far comprendere ai ragazzi, che non è
per niente semplice riuscire a seguire, anticipare e colpire l’avversario.
Mi
fermai per farli riposare e ripulire il campo, dopo di chè avremmo continuato.
Mi
misi seduto ad attendere che i ragazzi raccogliessero i kunai, quando sentii
Sora chiamarmi con fare agitato.
Era
vicino a Miiko, la quale era in ginocchio e aveva il respiro molto affannato.
Troppo per un simile allenamento.
Mi
avvicinai a loro appena in tempo, per vedere Miiko perdere i sensi.
Non
ci pensai un attimo, spediiSora e Eichi
a casa e mi recai all’ospedale di Konoha.
Chiesi
immediatamente aiuto e una barella mi fu portata per appoggiarvi la ragazza.
Subito dopo sentii la voce di Tsunade chiamarmi e chiedermi cos’era accaduto.
“Non
so, io…è svenuta all’improvviso.” Dissi agitato.
“Calmati,
hai visto qualcosa?” scossi la testa, ma qualcun altro rispose al mio posto.
“Si
teneva una mano sulla spalla e sembrava farle molto male!” disse Sora comparendo
al mio fianco con Eichi.
La
donna aveva deciso di essere stanca di stare tutto il giorno dietro una
scrivania e aveva ceduto il suo posto a Kakashi, mentre lei continuava di tanto
in tanto il suo ruolo da medico, nonostante l’età.
Amava
il suo lavoro e per questo era ancora la migliore sul campo e non potei fare a
meno di affidare Miiko alle sue cure.
I
due ragazzi si erano recati sul posto per sapere come stesse la loro compagna,
anche il figlio di Kakashi, anche se non avrebbe mai ammesso di essere
preoccupato.
Tsunade
spinse la barella in una stanza. Diede il permesso a me di entrare, mentre i
miei allievi dovettero stare fuori ad attendere.
Vidi
Tsunade alzare una manica a Miiko, per scoprire diversi lividi sul suo corpo.
Sia io che lei sussultammo a quella vista. Quei lividi di certo non poteva
esserseli procuranti durante un allenamento, per quanto intenso potesse essere,
ma non eravamo arrivati a quei livelli, dopo un solo giorno.
Tsunade
mi fece segno di andare dietro al separé per poter togliere i vestiti a Miiko e
controllarla per bene. Non vidi niente, ma la donna mi mise al corrente di
tutto.
Aveva
una brutta slogatura alla spalla e vari lividi e graffi in tutto il corpo.
Ricordai
di averle già visto un livido il primo giorno, ma la ragazza mi aveva riferito
di essere caduta.
“A
meno che non sia rotolata per dieci piani, dubito che cadendo si possa ridurre
in questo modo! Credo che la causa dello svenimento sia dovuto al dolore e alla
debolezza fisica, è troppo magra per i miei gusti!” mi disse Tsunade.
Era
esattamente quello che pensavo e mi vennero i brividi a pensare a un’altra
motivazione per cui la bambina fosse ridotta in questo modo.
“Naruto,
per caso sai in quale ambiente vive? Con chi vive?” scossi la testa. Volendo,
non potevamo nemmeno chiederglielo, non ce lo avrebbe detto.
“Se
solo potessi sapere dove abita. Andrei a dare un’occhiata, chissà magari
scopriamo qualcosa di utile o di orribile!” dissi sperando che ci fosse una
motivazione diversa dal maltrattamento di minori da parte di uno dei suoi
parenti, cosa al momento più plausibile.
“Negli
archivi della biblioteca ci sono informazioni su tutti gli abitanti del
villaggio!” mi disse Tsunade “Devi solo trovare la chiave per poter accedere a
quella sezione!”
Sgranai
gli occhi “Non è violazione della privacy?”
Tsunade
annuii, tu cerca di non farti vedere e nessuno lo saprà. Io non so niente!” mi
disse e frugando in un mazzo enorme di chiavi che aveva in tasca, cercò quella
che mi interessava.
Non
le chiesi cosa ci facesse con una copia della chiave, poiché avrebbe dovuto
cedere tutto a Kakashi…in quel momento non mi interessava.
Tsunade
fasciò accuratamente la spalla a Miiko e le medicò le ferite, dopo di chè diede
il permesso a Sora ed Eichi di entrare.
“Come
sta?” mi chiese Eichi facendo il finto disinteressato, ma le occhiate
preoccupate che lanciava alla compagna lo tradivano.
“Starà
bene!” dissi, meravigliato del cambio di atteggiamento che aveva avuto nei suoi
confronti in così poco tempo. Possibile che le mie parole lo avessero turbato
così tanto?
Rimasi
con lei diverso tempo, finchè finalmente non riaprì gli occhi.
Si
guardò attorno confusa e quando mi vide, la sentii pronunciare le sue prime
parole.
“Naruto-sensei!”
disse con un filo di voce “M-mi dispiace!”
Le
accarezzai i capelli, dicendole che non doveva dispiacersi per nulla.
“Ora
riposa e cerca di riprenderti!” le dissi serio.
“n-non
posso. I-io devo…”disse cercando di alzarsi, ma una fitta di dolore la
costrinse nuovamente a stendersi.
“Non
ammetto repliche.Miiko, fino ad adesso
non ti ho voluto costringere a parlare, ma le tue condizioni non sono le
migliori e so che non sei caduta. Chi ti ha fatto questo?”
La
vidi sussultare, guardandomi impaurita, poi abbassò la testa per scappare dal
mio sguardo indagatore. Glielo chiesi ripetutamente, ma non riuscii a farle
dire niente.
“Ok,
per ora lasciamo stare. Riposati e non pensare a niente. Ritorneremo sul
discorso un’altra volta!” le dissi sistemandole le coperte.
Quando
feci per andarmene per lasciarla in pace, sentii la mano della ragazzina
trattenermi.
“Per
favore, potresti rimanere finchè non mi addormento?” mi chiese.
Fui
colpito da un tuffo al cuore.Non potei
risponderle di no, e mi sedetti accanto a lei.
“Kakashi!”
urlai entrando nella stanza dell’hokage senza nemmeno bussare.
L’uomo
alzò lo sguardo dalle sue pratiche e mi guardò.
Mi
chiese informazioni sulla mia allieva, a quanto pare Eichi lo aveva già messo
al corrente di quanto accaduto.
“Sta
tutto tranne che bene e sono intenzionato a scoprire cosa o chi tormenta quella
povera ragazza. Volevo solo avvertirti e chiederti il permesso di dare una
lezione a chi so io, se le mie supposizioni si rilevano esatte e di sbattere in
prigione il colpevole!”.
Kakashi
mi guardò attentamente. “Non so a quali supposizioni sei arrivato in due giorni
che stai con lei, quando vari insegnanti le sono stati accanto per anni, ma mi
fido di te!”
“A
quanto pare nessuno dei suoi insegnanti si è mai preoccupato di lei, tranne che
del fatto che andasse male a scuola. Ma qualcuno si è mai soffermato a un po’
parlarle e a capire il perché del suo comportamento schivo e chiuso?”
“Credo
che tu la risposta la conosca! Per questo ho affidato quella ragazzina a te.
Sapevo che non ti saresti fermato a insegnarle a diventare un ninja. Se volevo
quello per lei, l’avrei affidata a Sasuke!”
“Tse!”
dissi contrariato “ Comunque non ci vuole un genio a capire cosa possa averle
procurato quelle ferite e spero vivamente che chiunque sia stato, si sia fermato
li o non rispondo più di me stesso!”
“Se
intendi risolvere questa situazione con questo spirito, non ti concedo il
permesso di fare niente. Non vorrei che facessi pazzie!” mi disse serio
Kakashi.
Scrollai
le spalle “Oh darò solo fuoco al villaggio, niente di grave!” sospirai.
“Scherzi
a parte cercherò di mantenere la calma. Ora devo andare a fare una cosa, con
permesso!” dissi facendo un leggero inchino, ma prima di poter anche solo
sfiorare il pomello della porta, Kakashi mi fermò “Se cerchi il fascicolo di
Miiko Takada, è qui!” mi disse prendendomi alla sprovvista.
“Tsunade
mi ha già informato su quello che avevi intenzione di fare!”
“Meno
male che mi aveva detto di non farmi vedere, poi e lei che va in giro a
raccontare tutto!” dissi sospirando.
“Quello
che stavi per fare è un reato, per quanto tu stia cercando di aiutare qualcuno.
Se ti intrufolavi di nascosto nella biblioteca e qualche membro del consiglio
ti avesse visto, nemmeno io potevo tirarti fuori dai pasticci. Così almeno sono
io che ti autorizzo a darci un’occhiata, ma fai in fretta e prima di andartene,
dammi quella chiave che Tsunade avrebbe dovuto restituire da tempo!”.
Sorrisi
e feci quello che mi aveva detto.
Ora
avrei davvero capito cosa c’era dietro la sofferenza di Miiko.
Nonostante avessi una voglia
matta di agire immediatamente, per correttezza, decisi di informare la mia
allieva sulla mia intenzione di scoprire cosa l’affliggeva.
Ma arrivai tardi. Infatti, il
giorno dopo fui avvisato da Sakura, che la notte appena trascorsa, un uomo
aveva compilato le carte necessarie, per far dimettere la figlia e portarsela a
casa.
Sakura mi disse che
quell’uomo era stato tutt’altro che delicato con la ragazza, ma nonostante
avessero tutte le possibilità di fermarlo, non avevano il diritto di farlo,
essendo Miiko sotto la custodia del suo genitore.
Sakura aveva riferito all’uomo
che la ragazza aveva bisogno di riposo, ma non l’aveva minimamente considerata.
“Perché non me lo hai
riferito subito?” le chiesi arrabbiato.
“Te l’ho detto appena ho
potuto. Non posso assentarmi quando sono di turno all’ospedale, lo sai!”
Strinsi i pugni. Non era colpa
di Sakura e lo sapevo.
Mi scusai con lei, per poi
recarmi all’indirizzo che avevo letto sulla cartella di Miiko.
Dimenticai addirittura di
avvisare i miei altri due allievi, che non sarei giunto al campo di allenamento
all’orario stabilito, ma quella era un’emergenza…o forse io ingigantivo la
faccenda, ma qualcosa mi diceva di fare in fretta.
Non mi sorpresi quando vidi
Sakura seguirmi. Sicuramente, anche se aveva fatto il possibile, si sentiva in
colpa di non essere riuscita a fermare l’uomo.
“Abita in questo quartiere?”
chiese con una faccia un po’ schifata.
In effetti, non era un bel
luogo.
Non ero mai stato lì, ma
sapevo, che quel quartiere, era destinato agli ex ninja che il nostro villaggio
considerava feccia.
Probabilmente qualsiasi individuo
che incontravamo aveva commesso qualche reato e di sicuro era stato in prigione
qualche anno.
Per me, che davo una seconda
possibilità a chiunque, mi sembrava inaudito che questa gente, per degli errori
passati, fosse costretta a vivere in quartieri malfamati, dove la sporcizia e
la criminalità regnava sovrana.
In teoria avevano già pagato
per i loro crimini stando in prigione, perché continuare a punirli in quel
modo?
Ma sapevo di vederla solo io
in quella maniera.
Chiunque avrebbe detto che
se l’erano meritato. Forse è così.
Non sapevo che pensare. A
volte comincio a pensare di essere troppo fiducioso nel prossimo.
Le case erano tutte mal
fatte e con le pareti scrostate. C’era molta povertà in quella zona e una
possibile causa poteva essere la disoccupazione. Di fatto nessuno voleva avere
come dipendente un criminale, escludendo che il lavoro più diffuso era essere
ninja.
Di sicuro non si poteva più
contare su di loro.
Forse nemmeno io li avrei
fatti più diventare shinobi. Certo bisognerebbe prendere ogni singolo caso e
valutarlo attentamente.
C’erano anche molti bambini.
Loro cosa avevano fatto per
meritarsi di vivere lì? Nascere nella famiglia sbagliata? E Miiko era una di
queste creature?
Finalmente dopo essere
arrivati praticamente ai confini del villaggio, giungemmo a una casa
prefabbricata mal tenuta, con i vetri delle finestre rotte. Mi venne la pelle
d’oca a vederla.
Accanto alla porta c’era
scritto il nome della famiglia che viveva all’interno: Takada.
Purtroppo Miiko viveva
davvero in quel luogo. Fino all’ultimo sperai di aver sbagliato posto.
Non me lo sarei mai
aspettato. A differenza di tutti gli altri, lei sembrava comunque curare il suo
aspetto, forse proprio per non dare sospetti.
Feci un respiro profondo e
sentii la mano di Sakura sulla spalla, farmi coraggio.
Bussai e dopo diversi
secondi, sentimmo dei passi pesanti avvicinarsi alla porta.
Essa venne aperta da un uomo
di stazza grande, con barba e capelli mal curati, dalla canottiera bianca
sporca.
Ebbi un flash back. Era la
stessa persona da cui Miiko, due giorni prima, si nascondeva dietro di me, per
non essere vista.
Possibile che l’uomo che la
spaventava tanto, fosse quello che identificai come il padre.
“Chi diavolo siete?” ci
disse con una voce roca e un alito da persona che si era appena scolata una
cassa interadi birra.
“Sono Naruto Uzumaki,
l’insegnante di Miiko!” dissi.
L’uomo mi guardò con
indifferenza “Miiko non è in casa e mai lo sarà!” ci disse provando a sbatterci
la porta in faccia, ma in quel momento Sakura intervenne e spaccò la porta.
L’uomo cadde a terra per la
sorpresa ed io, approfittando del suo momento di distrazione, mi intrufolai
nella stanza.
Non era per niente grossa,
forse poco più grande del mio monolocale. Aveva due stanze e trovai Miiko nella
seconda, rannicchiata in un angolo che si teneva le ginocchia al petto.
La chiamai e per reazione la
ragazza alzò di scatto la testa, sorpresa di vedermi.
Suo padre probabilmente
l’aveva nuovamente picchiata. Speravo vivamente che non fosse così, ma l’uomo
di per sé, non faceva intendere niente di buono e le condizioni in cui era la
mia allieva, non fece altro che confermare i miei sospetti.
Aveva nuovi lividi e una
profonda ferita sulla testa.
La presi in braccio per
portarla fuori da quell’abitazione una volta per tutte.
Il padre mi si mise davanti
con un coltello in mano.
“Lascia immediatamente
andare mia figlia!” mi disse minaccioso “Tu non mi porterai via ciò che è mio!”
“E ti sembra questo il modo
di trattare tua figlia? Che razza di padre picchierebbe la propria bambina?”
gli dissi arrabbiato.
“Non sono affari che ti
riguardano! Io non vengo a dirti come trattare i tuoi figli, puoi farne quello
che vuoi, anche ucciderli, sai quanto me ne frega!” disse con arroganza.
“Sono affari che mi
riguardano. Fino a prova contraria, è una mia allieva e di sicuro mi sento più
io suo padre, di te che sei sangue del suo sangue!” dissi cercando di
trattenermi dal prenderlo a pugni.
Il padre si arrabbiò
maggiormente, quasi ringhiò e Miiko per istinto si aggrappò maggiormente alla
mia tuta in cerca di protezione.
L’uomo si avventò su di noi
caricando un colpo con l’arma da taglio ed io ebbi l’istinto di proteggere la
mia allieva, girandomi in modo tale, che l’arma colpisse solo me.
Gemetti, un’arma da taglio
impiantata nella schiena, non era uno scherzo.
Sakura urlò il mio nome,
prima di intervenire, con un forte pugnoche mise ko l’uomo.
Una volta usciti da quel
quartiere, Sakura si accinse a controllare la ferita, ma la fermai.Ci avrebbe pensato Kyuubi a guarire quel
graffietto, in quel momento Miiko aveva la priorità.
Per fortuna Sakura riuscì a
far rimarginare le nuove ferite e a sanare un po’ di quelle vecchie, ma la
spalla era ancora nelle stesse condizioni.
La fasciò nuovamente,
obbligando la ragazza a tenerla ferma il più possibile.
Sakura si offrì volontaria
per ospitare la ragazza, finchè l’hokage non avesse provveduto a trovare un
appartamentino anche per lei.
Feci per andarmene,per recarmi a terminare quello che avevo
iniziato, ma Miiko mi trattenne, come se non mi volesse vedere andar via.
“Ho un’idea Naruto.Perché non passi anche tu la notte a casa
mia?” mi chiese Sakura, vedendo l’atteggiamento di Miiko. Era ancora piuttosto
spaventata.
La mia amica viveva da sola
nella sua grande casa, da quando i suoi genitori erano periti durante la quarta
guerra ninja.
Accettai, sperando di far
calmare Miiko, ma essa continuò a non lasciarmi andare.
“Cosa c’è Miiko?” le chiesi
dolcemente.
Con la testa bassa e con una
voce lieve mi ringraziò. Non potei fare a meno di scompigliarle i capelli,
prima di andarmene.
In un batter d’occhio, fui
nuovamente nella casa di Miiko, dove il padre giaceva ancora a terra svenuto.
Me lo caricai sulle spalle e
lo portai da Kakashi con l’accusa di maltrattamento di minori e tentato
omicidio.
Inutile dire che venne
nuovamente sbattuto in prigione.
La sera, come promesso,
andai a casa di Sakura, anche se non propriamente da solo. Portai anche Sora ed
Eichi con me, anche se quest’ultimo dovetti trascinarlo di peso.
Quando entrammo, Sakura-chan
ci accolse calorosamente, chiedendoci di aspettare infondo alle scale che
portavano alle camere da letto al piano di sopra.
Cinque minuti dopo qualcuno,
piano piano, cominciò a scendere.
Era Miiko.
Sakura in quelle poche ore
che mi ero assentato, aveva provveduto alla ragazza in maniera eccezionale.
Non sembrava nemmeno la
solita ragazzina chiusa e schiva di sempre.
I capelli che le cadevano
sempre davanti agli occhi, erano in parte tenuti alti con delle bacchette e
Sakura le aveva prestato un dei suoi vestiti cinesi di quando aveva la sua età.
“Miiko, stai molto bene
così! Non sembri nemmeno tu!” le dissi sorridendo “Vero ragazzi?” dissi agli
altri miei due allievi.
Volevo che Miiko si sentisse
al sicuro e con chi ci si sente protetti, se non con le persone con cui si
trascorre la maggior parte della giornata?
I ragazzi non risposero,
erano intenti a guardare la loro compagna con le mandibole aperte a dismisura.
Miiko guardò Sakura non
capendo il perché i suoi due compagni, coloro che non stavano un momento zitti,
in quel momento si fossero come pietrificati.
“Hai fatto colpo!” le disse
Sakura e Miiko non potè fare a meno di arrossire.
Di certo non era abituata ad
avere tutte quelle attenzioni, ma ero sicuro che le apprezzasse.
Il primo a riprendersi fu
Sora, che le fece i complimenti, mentre Eichi rimase a fissarla con il rossore
sulle guance ancora per un po’.
“Cupido ha scoccato la sua freccia?” gli chiesi divertito.
In quel momento sembrò
uscire dal trans “Ma cosa vai farfugliando? Sei tutto matto!” mi disse mettendo
il broncio e facendomi scoppiare a ridere.
Sakura invitò i ragazzi a
restare a cena, con sommo piacere di questi che, a giudicare dai loro stomaci,
aveveno una fame da lupo.
Fu una bella serata e Miiko
qualche volta disse anche qualcosa.
La mia allieva era come un
bruco che non riusciva ad uscire dal suo involucro di seta, ma ora cominciava
lentamente a trasformarsi in una bellissima farfalla colorata.
La cena trascorse in fretta
e per i ragazzi, fu il momento di tornare alle proprie abitazioni.
“Aspettate!” disse Miiko con
sommo stupore di tutti.
Sentendosi al centro
dell’attenzione Miiko abbassò la testa, ma prendendo un profondo respiro,
timidamente disse “D-devo ancora presentarmi!”.
Sorrisi e anche i suoi
compagni.
Probabilmente la ragazza,
fino a quel momento non aveva parlato, perché aveva paura di farsi scappare
qualcosa sul conto del padre, il quale la minacciava di morte, se avesse detto
qualcosa.
“Allora muoviti, che sto
morendo di sonno!” disse Eichi con il suo solito atteggiamento, ma Miiko non
sembro prendersela.
“Mi
chiamo Miiko Takada. Detesto poche cose, tra cui la mia vita fino ad oggi,
invece ne amo moltissime. Il sole appena sorto, l’odore dell’erba bagnata dalla
rugiada la mattina. Gli uccellini che cinguettano allegri sugli alberi, la vita
in generale, la tranquillità e la pace. Ho una fifa tremenda per gli insetti,
ma adoro tutto il resto del regno animale. Il mio animale preferito è il gatto.
Il mio sogno è di diventare una Kunoichi forte e in gamba, capace di eliminare
le ingiustizie che ci sono nel mondo.” La ragazzina cominciò a piangere, ma
continuò a parlare “Scusate, solo che…sono felice di aver trovato delle persone
come voi…che mi hanno tirato fuori da quell’incubo! Grazie!” disse
singhiozzando.
Tutti
sorridemmo.
Eichi
mettendo le mani dietro la testa disse con finta aria annoiata “Certo che ora
che hai cominciato a parlare non la smetti più!” disse, per poi avvicinarsi a
lei e darle un suo fazzoletto per asciugare le lacrime “Tieni!” Miiko lo guardò
sorpresa di tale gesto, ma il ragazzino guardava altrove per l’imbarazzo.
Era
vero, Miiko era stata costretta al silenzio per troppo tempo, ora finalmente era
libera. Libera di parlare e di esprimere quello che voleva e libera di essere
se stessa.
Sorrisi.
Finalmente
potevo cominciare a considerare quei tre come una vera squadra o almeno
considerare quella serata come un grosso passo avanti.
Passarono
giorni in cui dovetti allenare solo due dei miei allievi. Miiko era ancora
fuori combattimento a causa della spalla, ma nonostante potesse rimanere
indietro, decisi di andare avanti con gli altri due. Ero sicuro che la ragazza
sarebbe riuscita a recuperare. Essa aveva dimostrato una tempra forte e
determinata o non avrebbe resistito alle percosse del padre fino a quel
momento.
Portai
i due ragazzi sul monte degli Hokage perfare loro un po’ di storia.
“Bene,
chi mi sa dire i fondatori del nostro villaggio?” chiesi.
“Che
domanda idiota, il primo hokage no? Se no, non sarebbe il primo!” disse
logicamente Eichi.
“Si,
ma anche il secondo! Furono loro due insieme a dar vita a Konoha, con l’aiuto
anche degli Uchiha!” disse intervenendo Sora “l’abbiamo studiato l’hanno
scorso, non ricordi?”
“Si,
si!” disse sbuffando il figlio di Kakashi.
“Esatto
Sora. Ora chi mi sa dire su quale testa ci troviamo?” chiesi.
“Il
quarto hokage! Questa la so. È colui che, trent’anni fa, ha ucciso la volpe a
nove code, salvando il villaggio, purtroppo per lui è morto a causa di quel
demone!” disse Eichi.
“Eichi?
Come poteva morire a causa del demone, se l’ha ucciso lui? è resuscitato un
attimo per ucciderlo?” chiesi divertito.
Eichi
arrossì “Va bhe, ha sigillato il demone con il sigillo del diavolo. Volevo
renderla più semplice!”
Sora
alzò la mano “Si parla sempre del fatto che il demone è stato sigillato. Questo
significa cheè ancora vivo, quindi dove
si trova?”
Sospirai
di certo non volevo far sapere loro la mia condizione di jinchuuriki.
“Bhe
dentro a qualcosa. Di sicuro non è allo stato brado se no, ciao Konoha!” dissi
scrollando le spalle.
“Dentro
qualcosa o qualcuno!” disse Eichi “Papà mi ha detto che il kazekage di Suna è
stato un jinchuuriki, però ora non lo è più perché…bhe il perché non lo so!”
“Non
ha importanza del perché!” dissi.
“Quindi
un demone si può sigillare all’interno di un uomo? Che cosa orribile da fare! E
cosa succede alla persona che viene scelta?”
“A
quanto pare viene eletto capo di un villaggio!” disse Eichi infastidito.
“Secondo
questo ragionamento anche tuo padre ha un demone sigillato in sè!” gli feci notare.
Eichi
scosse la testa “Ma non è pericoloso una persona che ha il potere del demone?”
“Si
e no, dipende da vari fattori, da come cresce, da com’è trattato, dalle
condizioni fisiche e dall’umore!” dissi io parlando per esperienza personale.
“Ma
un bijuu è una creatura straordinariamente forte, è assurdo che una persona
riesca a conviverci e a non soccombere al suo potere!” intervenne Sora.
“Dipende
anche li.Non si prendono persone a
caso, ma che hanno delle abilità speciali!” dissi sperando che non mi
chiedessero quali tipo di abilità.
“Comunque
i bijuu sono nove. Sono tutti sigillati dentro a persone?” chiese Sora “Sai, mi
spaventa un po’ questa cosa. non vorrei trovarmi davanti a una persona del
genere, soprattutto quando non è dell’umore giusto!”
Risi
divertito dalla situazione, se solo avesse saputo.
“Non
ti preoccupare. Da quello che so l’unico bijuu rimasto in vita, è proprio il
nostro caro vecchio Kyuubi!” dissi.
“Tu
hai mai incontrato un jinchuuriki?” mi chiese Eichi.
Annuii
e informai loro di averne incontrati anche più di uno.
“E
sei ancora vivo?” chiese Eichi.
“Vi
sembro un fantasma? Ma scusate, è da ore che vi sto dicendo che un jinchuuriki
non è sempre una persona pericolosa e voi continuare a fare discorsi del
tipo…incontrare un jinchuuriki equivale alla morte!” dissi cercando di
mascherare il mio fastidio.
“Senti
puoi dirci quello che vuoi, ma io non credo che si possa essere amici di un
Jinchuuriki. Che tu ci possa tranquillamente parlare insieme e prenderci una
bella tazza di thè. Secondo me l’unica cosa che si può fare, è combatterlo e
sperare che ti vada bene!” disse Eichi fermamente convinto.
“Secondo
me non puoi nemmeno sperare di sopravvivere…è un demone” disse invece Sora.
“Anche
li non è vero. Dipende anche quello dalle situazioni!” dissi sospirando.
“Ne
parli come se ne avessi affrontato uno!” disse Eichi.
“Ed
è così!” dissi facendo ammutolire i presenti.
“Vi
devo ricordare che il Kazekage è un mio caro amico? Già da quando era un
jinchuuriki?”
“Si,
questo lo sapevamo, ma pensavamo dopo che fosse diventato una persona normale!”
disse Eichi.
Scossi
la testa e raccontai loro, senza andare troppo nei particolari, il mio incontro
con Gaara e del nostro scontro.
“Quindi
dopo averlo battuto, lui è magicamente cambiato ed è riuscito a tenere a bada
il suo demone?” mi chiese Eichi, non del tutto convinto.
“Il
mio potere di cambiare le persone fa miracoli!” dissi buttandolo sullo scherzo
“Comunque il nostro argomento erano gli hokage, non i bijuu!”
“I
bijuu sono più interessanti. Nessuno parla di loro, dei kage sappiamo tutto. Si
sa anche chi sarà il prossimo hokage!” disse Eichi con faccia fiera “Cioè io!”
Sospirai,
davvero delle volte vedevo me stesso in quel ragazzino.
Stavo
per riprendere a parlare quando mi ricordai di una mia curiosità. Chiesi a Sora
del perché quando chiesi loro di scovare le mie tracce e di risalire al sotto
scritto, non avesse usato il Byakugan.
Sora
abbassò la testa e imbarazzato ammise di non saperlo usare. Subito Eichi non
perse l’occasione di prenderlo in giro, dovetti intervenire per fargli chiudere
il becco.
“Facile
giudicare quando non si hanno abilità innate Eichi. Tuo padre ne ha una,
chiedigli se è un gioco da ragazzi utilizzarlo, dato chea me a malapena credi!”
Eichi
mise il broncio. Non ci potevo proprio dialogare con quel moccioso.
“Comunque
Sora, non preoccuparti, quando sarà il momento sarai in grado di utilizzarlo.
Io non posso darti consigli dato che non so esattamente come si faccia ad
attivare un’arte oculare, ma nel tuo clan ci sarà qualcuno disposto a
insegnarti!”
Il
ragazzo annuì, ma mi confidò che un po’ si vergognava a far sapere che all’età
di dodici anni non sapesse ancora farlo funzionare.
“Secondo
me è più figo lo sharingan!” disse Eichi.
Sorrisi
e ringraziai il fatto che quel marmocchio non fosse figlio di Sasuke o un
Uchiha, sarebbe stata la fine.
“Più
figo o meno, sono dotato del byakugan e quello mi tengo!” disse Sora cercando
di non intraprendere un altro battibecco con il compagno.
“Ogni
abilità innata ha delle doti e dei difetti. L’importante e che se ce le hai, tu
le metta al servizio delle persone che ne hanno bisogno. Non devono essere
viste come un vanto con cui considerarsi superiori, proprio come fanno gli
Uchiha e gli Hyuuga. Tutti i ninja sono uguali, con o senza abilità innate,
chiunque può diventare una leggenda. Guardate il quarto hokage, non era
impossesso né di sharingan, né di byakugan eppure è considerato una persona
dalle grandi abilità e dalle doti straordinarie. Personalmente ammiro maggiormente
coloro che ottengono una cosa con l’impegno e la fatica, di coloro che ce
l’hanno già dalla nascita. Le seconde tendono troppo a credere di essere chi sa
chi e a sottovalutare gli altri!”
Era
una cosa importante questa dal mio punto di vista, ma per mia fortuna Sora non
era il tipo di ragazzino che si sarebbe vantato del suo potere ed Eichi non
avrebbe potuto farlo neanche volendo, poiché suo padre aveva lo sharingan solo
per acquisizione e non per nascita.
Dopo diverse settimane di
allenamento al campo, ecco che portai una buona notizia e una cattiva ai miei
allievi.
La buona, riguardava che
finalmente l’hokage ci aveva assegnato la nostra prima missione, la cattiva…bhè
il fatto che si trattava di recuperare un semplice gatto.
Infondo erano genin ancora
molto inesperti.
I miei allievi ci rimasero
male, esattamente come ogni altro genin di qualsiasi epoca.
Quando fu il mio turno,
ricordo di aver sbraitato come un ossesso per quell’inutile missione, che poi
non si dimostrò così semplice.
La missione non si rivelò
più di tanto complicata…o almeno non per Miiko e Sora, i quali riuscirono a
catturare la bestiola con dei croccantini.
Eichi era rimasto in
disparte a farsi curare, dal sottoscritto, gli innumerevoli graffi che si era
procurato, afferrando il micio per la coda.
Gli sorrisi vedendo che
aveva messo il broncio.
“Certo che non sembri
proprio il figlio di Kakashi!”
“Uff, non posso dimostrare
di essere un genio, con questa misera missione!” disse incrociando le braccia.
Scossi la testa “Sembra
proprio che tu voglia ripercorrere le mie orme eh!”
Eichi mi guardò confuso “Che
vuoi dire?”
“La mia prima missione fu
esattamente come questa e al tuo posto, con mille graffi, c’ero io!” dissi
divertito.
“Non so cosa mi è preso
quando da piccolo, ti ho preso come modello da seguire! Non potevo scegliere
qualcuno meno imbranato!”
“Così sarei il tuo idolo?”
chiesi curioso. Non faceva lo scontroso come all’inizio, ma a volte sembrava
che gli dessi ancora fastidio.
“Apri bene le orecchie
quando parlo. Ho detto da piccolo!” disse, cercando di sottolineare il verbo al
passato.
Mi alzai e gli scompigliai i
capelli, gesto che non sembrò apprezzare molto.
“Felice di esserlo stato
allora!” dissi sorridendo.
Come la procedura richiede,
facemmo rapporto anche per quell’inutile missione e quando finimmo, proprio
come sospettavo, ecco un secondo compito da svolgere in arrivo.
Esso riguardava il
consegnare dei documenti a un villaggio poco distante dal nostro. Ci avremmo
impiegato si e no mezza giornata, ma i ragazzi sembravano contenti di fare una
passeggiata, come la chiamava Eichi.
“Andiamo in missione non a
fare una scampagnata!” dissi riprendendolo, ma in realtà, anch’io la pensavo
esattamente come lui, ma d'altronde quante volte è capitato che missioni di
poco conto, si rivelassero qualcosa di più?
Non sembrava esserci nessun
ostacolo sul nostro cammino e presi la palla al balzo per fare dell’allenamento
inaspettato ai miei ragazzi.
“Avete sentito?” chiese Sora
avvicinandosi a Eichi.
“Cosa?” chiese Miiko.
“U-un rumore!”disse Sora.
“Tranquillo, sarà stato solo
un coniglio!” disse Eichi.
“Eichi, cosa ho sempre
detto? Non dare niente per scontato!” gli dissi sospirando. Quel ragazzino era
lento ad apprendere.
“Allora c’è qualcosa…o
qualcuno?” mi chiese Miiko preoccupata.
Scrollai le spalle “Ditemelo
voi!”
“Io non sento più niente, né
vedo nessuno!” disse Sora, ma appena terminata la frase ecco, uno scricchiolio
attirare nuovamente l’attenzione dei miei allievi.
Tutti misero mani alle armi,
tirando fuori, chi kunai, chi shuriken. Si misero in posizione di attacco e io,
osservai il loro atteggiamento.
Erano tutti attenti al
singolo rumore, ma non pronti a ogni eventuale attacco.
Da un cespuglio qualcosa
venne lanciato in direzione dei ragazzi e colpì Sora, il quale non riuscì a
scansarsi in tempo.
Eichi invece, corse verso il
punto in questione e lanciò degli shuriken.
Si sentì un lamento e un
tonfo.
“L’ho preso?” chiese
sgranando gli occhi.
Sorrisi.
“Che c’è da ridere? Sora è
stato colpito, nonmi sembra
divertente!” disse Miiko rimproverandomi.
“Non eri tu l’osservatrice
del gruppo? Guarda meglio e traimi le conclusioni!” le dissi, ma ne ricevetti
uno sguardo d’incomprensione.
Sospirai.
“Tutto bene Sora?” dissi
abbassandomi all’altezza del mio allievo, che era seduto a terra a massaggiarsi
la fronte.
“Sì, ma cosa è stato?” mi
chiese.
“Questo!” dissi io,
mostrandogli un piccolo sassolino.
“Un sassolino? Sono stato
messo ko da un sassolino?” disse abbattuto.
“Se lo lanciavo con più
forza, avrei anche potuto bucarti la fronte. Tutto può essere usato come arma!”
dissi, spiegando loro.
Miiko ad un tratto sembrò
capire qualcosa e corse via.
“Che significa? L’hai
lanciato tu quel sasso? Quindi chi ho colpito?” mi chiese Eichi confuso.
Miiko chiamò il compagno
perché la raggiungesse.
La ragazza aveva trovato un
pezzo di legno, con incastrati degli shuriken.
“Era tutta una messa in
scena, per vedere se eravamo all’erta!” disse la ragazzina.
Eichi mi guardò un po’
contrariato “Potevi avvertirci, non ci saremo spaventati inutilmente!”
“Se ve lo dicevo, che razza
di allenamento era?” dissi logicamente.
“Ti devo ricordare che siamo
in missione e non al nostro campo di allenamento?” chiese Eichi.
“Ci si allena quando si
può!” dissi io di rimando.
“Sai cos’è la cosa che mi
tira su di morale in questo momento?” disse il moccioso “Il fatto che se non
avessi usato la tecnica della sostituzione, ti avrei ucciso.
Alzai gli occhi al cielo e
continuai la marcia.
Il resto dell’andata fu
tranquilla, solo un piccolo problemino si presentò, quando dovemmo attraversare
un burrone piuttosto profondo, camminando sopra un tronco d’albero.
Eichi e Sora riuscirono
nell’intento, ma Miiko, a causa delle vertigini, se la vide brutta. Non avendo
ancora insegnato loro come arrampicarsi sulle cose, semplicemente camminando,
non avevano ancora il passo sicuro e un semplice scivolone, poteva trasformarsi
in disgrazia.
Per fortuna l’afferrai il
piede per il rotto della cuffia, trovandomi a testa in giù.
Per la prima volta Eichi, si
entusiasmò per una cosa che il sottoscritto aveva fatto e mi obbligò a
insegnare loro quella tecnica.
Diedi un’occhiata alle
svariate missioni che dovevamo svolgere nell’arco della settimana. Kakashi me
ne aveva date un certo numero, così che potessi scegliere quella più adeguata
per insegnare loro qualcosa.
“Bene, domani svolgeremo
questa missione!” dissi porgendo a Sora il foglio con sopra scritto ogni particolare.
“Qui dice che dobbiamo
raccogliere un’erba medicinale piuttosto semplice da trovare!” disse Sora per
poi guardarmi con fare sospetto.
“E come dovremo riuscirci a
fare una cosa del genere?”
Eichi si portò le braccia
dietro la testa “chinandoci e strappando l’erba!”
Miiko sbirciò il foglio
insospettita “veramente la pianta che ci interessa, sono foglie di un albero
moooolto alto!”
“Che cosa?” chiese Eichi
sussultando e guardando anche lui la rappresentazione dell’albero in questione.
“Mi hai chiesto tu di insegnarvi a controllare
il chakra in modo tale da poter camminare a testa in giù o su scogliere ripide
senza cadere. Questa missione fa al caso nostro!”
“Vuoi dire che ci insegni
come si fa?” chiese, ma non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, che
cominciò a saltellare dappertutto.
Nemmeno i documenti furono
difficili da recuperare, ma non filò liscio come sperai.
Come temevo, anche quella
missione di poco conto, si trasformò in una fin troppo sopra la portata dei
miei allievi.
La camminata fu lunga e i
ragazzi cominciavano a sentirsi stanchi, ma non avrei concesso loro di
riposare, per il semplice motivo, che qualcosa non andava.
Qualcuno ci osservava.
Mi guardavo intorno con fare
sospetto, quando un’ombra mi fece fermare di colpo.
Eichi mi venne contro e
cominciò a insultarmi, ma vedendomi preoccupato, intuì qualcosa.
Senza il minimo avviso,
spinsi i ragazzi a terra, dando loro l’ordine di rimanere a terra.
Vari shuriken vennero
lanciati, senza che ci colpissero.
Mi sembrava strano, quello
non era un attacco per ferirci, né di avvertimento.
Capì in cosa consisteva
quell’attacco, e chi era l’artefice, solo quando sentii i timpani scoppiarmi.
Quel suono era provocato da
dei campanellini attaccati ai vari shuriken, lanciati poco prima, i quali, andandosi
a conficcare negli alberi d’intorno, avevano formato una specie di gabbia
composta di ultrasuoni.
Mi sentivo molto stordito e
a fatica riuscivo a pensare cometirar
fuori me e i miei allievi da quella situazione, prima che i nostri cervelli
potessero essere danneggiati dai troppi ultrasuoni.
Cercai nelle tasche di
pantaloni quanto mi serviva e lo lanciai ai miei allievi.
Eichi prese la scatola di
gomme da masticare, guardandomi stralunato, ma dopo un attimo di perplessità,
capì cosa fare. Diede una gomma da masticare ai propri compagni, i quali, dopo
averla masticata per un po’, la divisero in due, per usarla come tappi delle
orecchie.
Forse non come speravo, ma
quella strategia funzionò perché vidi i miei allievi alzarsi in piedi.
Feci cenno a Eichi di
lanciarne una anche a me, ma non potei compiere lo stesso gesto dei miei
allievi, perché un movimento sospetto dietro ai ragazzi, mi fece agire.
Un ninja del suono stava per
lanciare un grosso shuriken verso i ragazzi, ignari di tutto.
Mi alzai facendo da scudo a
Sora, colui che sarebbe stato colpito.
Gemetti.
Mi trovavo sopra il mio
allievo, con uno shuriken piantato nella schiena e di certo, non era una cosa
indolore.
Non bastava quel tremendo
suono a mettermi in difficoltà, ora anche uno shuriken doveva rendere difficile
i miei movimenti.
Cercai di alzarmi e reagire,
ma non ne ebbi nemmeno il tempo di muovere un muscolo, che mi ritrovai
circondato da dei fili di chakra e tirato via.
“Salve Kyuubi! Ti abbiamo
preso con facilità questa volta e scordati pure di riuscire a scappare!”
In quei contesti, era mio
solito rispondere con una battuta per farmi beffa del nemico, ma non un suono
usciva dalla mia bocca.
“Cos’è? Non hai voglia di
giocare? Eppurequesto tintinnio ti dà
fastidio?” mi disse un altro ninja del suono ,dandomi un calcio nello stomaco e
togliermi con violenza lo shuriken sulla schiena.
Mi venne l’istinto di
ricorrere ai potere del Kyuubi, ma la presenza dei ragazzi poteva essere
pericolosa. Non volli rischiare. Sapevo che non era il loro intento uccidermi e
quindi una volta che mi avrebbero portato via, in un posto abbastanza lontano
da non coinvolgere i ragazzi, avrei dato il via alla mia furia.
Non mi piaceva essere
trattato in quel modo e quei ninja, ne avrebbero pagato le conseguenze, presto
o tardi.
“Bene ragazzi, direi che la
missione è conclusa. Sbarazziamoci dei ragazzi e portiamo il Kyuubi al capo!”
disse uno dei ninja.
Ma per loro sorpresa e anche
per la mia, i ragazzi erano scomparsi.
Tirai un sospiro di
sollievo. Non avevo insegnato loro di scappare quando un compagno di trovava in
difficoltà, ma non volevo che rischiassero la vita per una faccenda che
riguardava unicamente me.
“Che amici simpatici che
hai, ti hanno lasciato a morire!” disse ilnemico divertito.
“Smettila di fare l’idiota.
Quei mocciosi sono ancora qui nei dintorni. Mi domando cosa abbiano in mente!”
disse il compagno, guardandosi attorno con fare sospetto, per poi attaccare
improvvisamente.
Con una mossa veloce riuscì
a catturare Eichi, nascosto dietro a un albero, e legandolo, lo buttò a terra
vicino a me.
“Perché non sei scappato!”
gli chiesi, dimenticandomi che a causa dei tappi delle orecchi, non riusciva a
sentirmi.
“Ho giudicato male i tuoi
amichetti, ma se speri che loro possano salvarti, sei solo un illuso. Guarda
bene cosa succede ai mocciosi, che tentano di aiutarti!” disse prendendo Eichi
per i capelli, in modo tale da spostargli la testa e intravedere bene il collo.
Gli puntò un kunai al collo
per poi dire “Dì addio al questo moccioso!”. Caricò il colpo, facendomi
prendere la decisione di ricorrere al Kyuubi.
Dovetti tentare, anche se
Eichi poteva rimanere coinvolto, dovevo provare a salvarlo.
Richiamai una parte di
chakra rosso, il quale, come un onda d’urto, sbalzò via i nemici e Eichi. Esso
si guardava confuso intorno, non capendo cosa stesse accadendo.
Riuscii a liberarmi dai fili
di chakra e mi scagliai contro il nemico che teneva in ostaggio il mio allievo
e lo afferrai per il collo.
Si sentì prima un crac,
successivamente il tonfo del corpo senza vita del ninja che cadeva a terra.
Mi girai verso Eichi e
guardandolo storto, gli dissi di scappare.
Il ragazzino sgranò gli
occhi al mio sguardo, ma obbedì.
Nonostante fossi arrabbiato,
mi sentii più leggero e la testa meno pesante di prima.
Il motivo?
Gli altri due miei allievi
erano stati in grado di eliminare i vari campanelli che mi stavano facendo
scoppiare la testa.
Libero nei movimenti, non
riuscii a trattenermi e mi avventai sugli altri due ninja del suono rimasti.
Cercarono di porre
resistenza, ma non ebbero speranze.
Provarono nuovamente a
stordirmi con gli ultra suoni, ma muovendomi a velocità elevata, non riuscirono
a colpirmi.
Afferrai il grosso shuriken,
con il quale avevano tentato di uccidere Sora poco prima, e comparendo alle
spalle di un nemico, glielo piantai in profondità senza pietà.
Fu una morte molto veloce,
ma non posso dire indolore.
L’altro cominciò a tremare
di paura, capendo che ormai non avrebbe avuto speranza.
Mi supplicò di risparmiarlo,
ma sapevo che me lo sarei ritrovato nuovamente tra i piedi, prima giocai un po’
con luicome un gatto fa col topo,
infine gli tagliai la gola.
Ora tutti e tre i nemici
erano a terra privi di vita e dentro dime sentii un ringhio di approvazione.
Sospirai e, dopo essermi
calmato,mi avvicinai ai miei allievi.
Essi avevano gli occhi
spaventati e continuavano a fissare i tre cadaveri, ma facendoli girare dissi
loro “Non guardate e cercate di dimenticare!”
Riprendemmo la marcia verso
Konoha, io davanti ai ragazzi.
Ogni tanto mi giravo per
guardare le loro reazioni.
Sora camminava con la testa
bassa, Miiko singhiozzava, mentre Eichi mi guardava con sospetto.
Sospirai, deluso del fatto
di non essere riuscito a trattenermi nemmeno davanti a loro.
“Naruto!” mi chiamò Eichi
“Tu ci stai nascondendo qualcosa, vero?”
Non risposi e continuai a
camminare.
“Ti ho visto! Quello
sguardo…tu hai lo sharingan!” disse Eichi.
Alzai gli occhi al cielo per
la cretinata del secolo, ma fui anche sollevato del fatto che non avesse
capito.
Sora e Miiko si girarono
verso il compagno chiedendogli spiegazioni.
“è così! Quando eravamo in
mano a quei brutti ceffi, l’ho visto utilizzare lo sharingan!”
“Tu hai lo sharingan? Ma non
sei un Uchiha!” disse Sora.
“Infatti non ho lo sharingan!”
dissi senza guardarli.
“Bugiardo!” mi accusò Eichi.
“Libero di credermi o no.
Ora torniamo al villaggio!”
“Perché non lo vuoi
ammettere?” mi chiese Eichi.
Continuai a camminare.
“Di cosa hai paura?”
Sbuffai “Eichi, te lo dico
per l’ultima volta, poi chiudi il becco! Non ho lo sharingan!”
“E allora cos’erano quei
occhi rossi, che ho visto allora?”
“Avrai visto male! Eravamo
nel bel mezzo di una battaglia, con nemici che emettono suoni che confondono.
Avrai avuto un’allucinazione!” dissi contrariato.
“E allora perché ti scaldi
tanto?” mi chiese mettendo il broncio e incrociando le braccia.
“Perché non sopporto le
persone che insistono su qualcosa, quando la smentisco!” dissi.
“Comunque sia, questo tuo
nervosismo mi sembra eccessivo, solo per questa motivazione!”
Mi girai una volta per tutta
verso i miei allievi e li guardai seriamente “Sentite, oggi ho fatto qualcosa
che non mi è piaciuto fare e quel che è peggio, voi avete assistito a tutta la
scena. Mi sembra di avere un valido motivo per essere nervoso!”
I ragazzi mi guardarono
sorpresi e successivamente abbassarono la testa.
“Forse se fossimo stati più
forti, non sarebbe successo!” disse Eichi.
Sospirai, l’ultima cosa che
volevo e che si sentissero in colpa di quanto successo.
Tornammo al villaggio e
mentre ci dirigevamo dall’hokage per fare rapporto, passammo accanto al campo
di allenamento n° 10.
Due ragazzi si stavano
sfidando tra di loro e devo dire che per essere dei genin, non erano niente
male e sapevano già arrampicarsi con facilità estrema, proprio come se lo
facessero da una vita.
“Wow, avete visto che roba!”
disse Miiko “Cavolo, Inari, Kaori e Shikao sono un chilometro avanti a noi!”
disse sospirando.
“che bravi, li invidio un
po’! Chissà cosa saremo in grado di fare noi, quando saremo a quei livelli!”
disse Sora.
“ E sanno già fare un buon
utilizzo del chakra, come mai noi non ancora?” mi disse Eichi guardandomi
storto.
“Perché vi è capitato
l’insegnante sbagliato!” disse una voce irritante.
“Salve…Uchiha!”dissi
fulminandolo, non ero proprio dell’umore di intraprendere una conversazione con
lui.
“Scommetto che non fai altro
che riempire i tuoi allievi di ramen, invece di insegnare loro come essere dei
ninja degni di questo nome!”
“Tsè, dovrei insegnar loro a
essere come te? Scordatelo! Fammi un favore, io non giudico i tuoi metodi, tu
non giudicare i miei!” gli dissi sgarbatamente.
“Come vuoi, ma così facendo,
farai rimanere quei mocciosi dei semplici perdenti, ottime prede per i nemici!”
disse allontanandosi.
I ragazzi rimasero offesi,
soprattutto perché Sasuke aveva centrato il bersaglio. Erano davvero delle
facili prede, per i nemici che mi capitava spesso di incontrare.
“Non mi piace quel tipo!”
disse Miiko seguita da Sora.
“Sarà scontroso, ma guardate
a che livelli potevamo essere se fossimo capitati con lui!” disse Eichi
continuando a fissare i suoi ex compagni di accademia.
Non riuscii a trattenermi e
in modo sgarbato, mentre mi incamminavo dissi “Se non ti sto bene, puoi alzare i
tacchi e andartene. Non voglio mocciosi che pensano solo alla potenza e che non
apprezzano i miei insegnamenti!”
Non osservai le loro facce,
ma di sicuro non si sarebbero aspettati una reazione simile da parte mia.
Giungemmo davanti
all’ufficio dell’hokage e mi apprestai a fare rapporto. Fui chiaro e veloce,
cosa rara per me, e Kakashi si accorse subito del mio nervosismo, trovando
conferma dalle occhiate preoccupate che mi lanciavano i miei allievi.
Sospirando, l’hokage posò i
documenti e mi chiese cosa ci fosse che non andava.
“Niente!” gli risposi, ma
nessuno mai mi avrebbe creduto. A quel punto si rivolse ai ragazzi, ma con sua
somma sorpresa Eichi non parlo, fu Sora a farlo.
“Mentre venivamo qui,
abbiamo incontrato il gruppo di Sasuke Uchiha e…abbiamo visto quanto siano più
avanti rispetto a noi” sospirò “E abbiamo pensato che se fossimo capitati con
lui, ora saremmo a un livello più alto!” disse Sora omettendo che solo Eichi
aveva espresso una cosa del genere.
Kakashi guardò i ragazzi con
uno sguardo indecifrabile.
“Veramente, sono stato solo
io a pensarlo!” disse Eichi sorprendendomi, si sentiva in colpa nei miei
confronti?
Kakashi sta volta gli
rivolse un’espressione di accusa, il che voleva dire che non gliel’avrebbe
fatta passare liscia.
“Essia, se questo è il tuo
desiderio, da domani ti inserirò nel gruppo di Sasuke!”disse con voce calma e
decisa.
“Cosa? Ma...” tentò di dire,
ma il padre lo fermò.
“Niente ma. C’è un motivo
per cui ti ho affidato a Naruto, lo stesso per cui non ho mai minimamente pensato
di affidarti a Sasuke, ma se sei ancora convinto, dopo il tempo trascorso con
il tuo sensei e dopo tutte le volte che te l’ho ripetuto io, che la potenza nel
mondo ninja sia tutto allora… sarai accontentato. Domani ti presenterai alle
sette al campo di allenamento 10!” disse kakashi.
“Ma non è giusto! Io…insomma
che male c’è a voler essere più forti. Se lo fossimo stati, non sarebbe
successo niente oggi!” disse Eichi arrabbiato.
Kakashi sgranò gli occhi
“Cosa sarebbe successo?” mi chiese, guardandomi.
“Ninja del suono!” dissi
solamente, ma con quelle poche parole, dissi tutto.
Kakashi sospirò “Ti hanno
creato dei problemi?”
“Molti!” dissi solamente.
“Grazie per aver ammesso che
siamo di peso!” disse Eichi contrariato, riferendosi a lui e i suoi compagni.
Lo fulminai con lo sguardo
per quello che aveva detto e solo osservandolo attentamente per la prima volta,
mi accorsi dell’ustione che aveva al braccio.
Lo afferrai “è questa dove
te la sei fatta?”
Il ragazzo si scostò “Non lo so. Durante la battaglia credo. Non so
nemmeno cosa ne sia la causa. E poi cosa te ne importa? Non mi sembra che tu
sia interessato molto a me, dato che mi stai scaricando ad un altro”
Lo guardai per poi abbassare
la testa.
Conoscendo l’hokage, Kakashi
aveva già compreso quanto accaduti, anche se quando ci ritrovammo da solo,
dovetti raccontargli tutto nei particolari.
“Eichi, prenditela con me. Sono io che ho
preso questa decisione. Hai mancato di rispetto al tuo maestro e non posso far
altro che punirti!”
“Facendomi cambiare squadra?
sai che punizione! Cosa vuoi mi importa?” disse arrabbiato, facendo sussultare
i suoi amici.
Sapevo che in quel momento,
a causa della rabbia, aveva parlato a sproposito, ma non si accorse di aver
ferito i compagni.
Sinceramente era stato un
brutto colpo anche per me.
“Forse non sono tagliato per
fare l’insegnante!” dissi a voce bassa, quando i ragazzi vennero congedati, lasciandomi
solo con l’hokage.
“Non ti starai mica
arrendendo? Da quando l’opinione di un moccioso, è in grado di farti
vacillare?” mi chiese scrutandomi.
“Non è quello. Non credo di
essere un buon educatore, tutto qui! ” dissi sincero. “Insomma, quali progressi
hanno fatto stando con me? con qualcun altro sarebbero più avanti…su
questo Eichi ha ragione!”
Kakashi mi
guardò serio “Da quello che mi hai raccontato, i ragazzi hanno fatto un buon
lavoro con in ninja del suono. Sono riusciti a aggirare la loro trappola!”
“Si, sono stati bravi!”
dissi accennando un sorriso.
“Inoltre, mi sembra che Sora
abbia già compreso cosa significa lo spirito di squadra. Non ha dato la colpa
ad Eichi, ma si è preso la responsabilità di quanto detto da mio figlio e ha
condiviso la colpa anche con la compagna. Quando ti ho affidato Miiko, non spiccicava parola e guardala ora. Se questi non
sono buoni risultati, non so cosa pretendi! Inoltre è vero che sei indietro
rispetto alle altre squadre, ma in mancanza di un elemento, a causa della
convalescenza della tua allieva, non potevi permetterti di andare troppo avanti
e lasciarla indietro!”
“Ora però la situazione non
è cambiata, mi manca sempre un elemento!” dissi sospirando.
“Miiko non si è fatta male
di sua spontanea volontà per mancare agli allenamenti. Eichi con il suo
atteggiamento, ha deciso di perdere le lezioni con te. Quindi ti ordino di
seguire il programma che avevi in mente. Con o senza Eichi. Poi si vedrà!”
“Comunque non mi riferivo
solo a quello dicendo che non sono adatto al compito. Ho ucciso davanti hai
loro occhi!” dissi.
Kakashi mi
guardò serio “Se ti sei imbattutonei
ninja del suono, avrai avuto un valido motivo per farlo e poi, cosa ti
aspettavi? Di insegnare loro di essere dei ninja, senza far mai male a una
mosca?”
“Lo so che un ninja spesso
arriva da uccidere, ma… io l’ho fatto con cattiveria.
Potevo risparmiarli o evitare di annientarli in quel modo, invece mi sono
lasciato trasportare dalla rabbia e dal potere della volpe. Hai visto no? Ho
anche ferito tuo figlio!” dissi arrabbiato con me stesso “Come giustifichi
questo?”
“Non lo giustifico, penso
che se tu abbia agito in un modo, un motivo ci sarà stato”
“Non mi basta. Quei ragazzi,
non dovevano vedere quello che hanno visto. Non ero un ninja che uccideva per
difendere qualcuno, ma uno spietato assassino che non ha avuto pietà per le sue
vittime!” dissi stringendo i pugni.
“Naruto,
sapevo che c’era anche questo rischio quando ho deciso di affidarti degli
allievi. Ti senti in colpa e lo capisco, ma punirti così non servirà né a te,
né a quei ragazzi! Dimentica quello che è successo ed evita di rifarlo ancora,
è tutto quello che ho da dirti!” mi disse infine, prima di congedarmi.
Mi buttai nel letto appena
entrato in casa. Avevo urgente bisogno di una doccia, ma non avevo la forza di
alzarmi, né di cambiarmi.
Volevo solo riposare, ma
qualcuno me lo impedì.
Bussarono alla porta più
volte e nonostante non andassi ad aprire, sembrava non capire che non avevo
voglia di visite.
“Naruto, lo so che ci sei!”
Sospirai e, alzandomi contro
voglia, andai ad aprire.
“Ciao Sakura-chan!” dissi
facendola entrare.
“Cos’hai? Mi sembri strano
oggi! Solitamente non mi fai aspettare fuori dalla porta così a lungo!” disse
guardandomi con uno sguardo indagatore.
“Scusa, non sapevoche eri tu, così speravo che chiunque fosse
se ne andasse!” dissi.
Sakura abbassò la testa
“Allora ho avuto un pessimo tempismo!”
“Diciamo così!” dissi
scrollando le spalle.
“è successo qualcosa che ti
ha reso nervoso?” mi chiese.
“Scusa Sakura-chan, ma non
ne voglio parlare, ti dispiace?” le dissi.
“D’accordo, ero venuta per
portarti qualche manicaretto!” mi disse porgendomi una busta “Ora sarà meglio
che vada! Ho delle cose da fare!” disse uscendo.
Mi appoggiai alla porta. Ero
stato un po’ sgarbato, e non l’avevo nemmeno ringraziata, ma ero troppo di
pessimo umore. Pensavo a Eichi e che fine avrebbe fatto nella squadra di quel
baka di Sasuke.
Nonostante tutti
conoscessero la sua storia, esso continuava ad incantare e affascinare le
persone per quella sua aria da duro e figo.
Mi sembrava una cosa così
stupida o forse era solo invidia, dato che per ottenere l’attenzione di
qualcuno avevo sempre dovuto fare salti mortali.
Non riuscii a pensare ad
altro per tutta la serata, finchè il sonno mi accolse tra le sue braccia.
L’indomani
mi recai a prendere il mio gruppo per andare a raccogliere l’erba medicinale. Durante
il tragitto, spiegai loro cosa dovevano fare, ma non sembravano propriamente
ascoltarmi.
“Perché
non hai impedito che Eichi venisse mandato via?”
chiese Miiko con tono accusatore.
“Non
sono stato io a volerlo!” dissi infastidito.
Inutile
dire che il malumore del giorno prima non mi era passato e il fatto che il mio
allievo fosse nelle mani di Sasuke, mi dava alla
testa.
“Ma
non diceva sul serio!” disse Sora sospirando “Ora siamo solo in due e non mi
risulta che sia mai esistita una squadra di due elementi soltanto!”
“Siamo
arrivati. Ora dimenticate Eichi e mettete in pratica
quello che vi ho detto!” dissi con un tono che non ammetteva repliche e
chiudendo lì il discorso.
I
ragazzi sospirarono e, avvicinandosi agli alberi, provarono ad arrampicarsi per
un quarto d’ora…inutilmente.
Sospirai.
Ero di cattivo umore, ma non dovevo lasciare i miei allievi in balia di loro
stessi.
Dovevo
cercare di dimenticare quanto accaduto e cercare di essere un insegnante
migliore.
Li
chiamai vicino a me e con calma spiegai bene le cose “Fate attenzione. Il trucco
sta nel regolarizzare bene il chakra sotto i piedi in
modo tale che favorisca un appoggio sicuro a qualsiasi superficie. Se riuscire
a capire quanto chakra vi è necessario, allora
potrete andare ovunque, anche camminare sull’acqua se necessario. Ma state
attenti, se il chakra non fosse sufficiente,
cadreste, mentre se ne usate troppo, rischiate di essere sbalzati via. Ci vorrà
un po’ di esercizio, ma nel giro di qualche giorno dovreste riuscire a
padroneggiare la tecnica come se la conosceste da anni. Consiglio, provate con
le mani per iniziare, tanto per evitare di farvi crescere bernoccoli in testa o
di procurarvi un trauma cranico!”
Ci
dirigemmo sul luogo per tre giorni di fila e i miei ragazzi fecero dei
progressi enormi, tanto che il terzo giorno decisi di concludere la missione.
Ci
recammo nuovamente all’ufficio dell’hokage con
un’aria soddisfatta, ma questa sensazione, almeno nel sottoscritto, scomparve
appena vidi Eichi nella stanza dell’hokage. Era un po’ ammaccato, chissà a cosa lo aveva
sottoposto Sasuke.
“Buongiorno
Kakashi…Eichi!” dissi squadrando il ragazzo.
“Tempismo
perfetto! Mio figlio avrebbe una richiesta da farti!” mi disse l’hokage, sorridendo.
Guardai
il ragazzino, che teneva la testa bassa e indugiava a parlare.
Piegò
il busto a metà e praticamente urlando, mi disse “PerfavoreNaruto-sensei, riprendimi in squadra con te!” mi
disse.
“Per
quale motivo?” gli chiesi “Hai messo in dubbio le mie capacità di insegnante,
perché dovrei volere uno studente che non mi sa apprezzare e che preferisce
altri?”
Eichi mi
guardò impaurito e i suoi occhi si riempirono di lacrime “Mi dispiace, mi
dispiace davvero. Sono stato uno stupido. Prometto che non metterò più in
dubbio la tua autorità. Solo stando all’interno della squadra di Sasuke, ho capito quanto tenessi al team e che in realtà
volevo stare con voi. Mi dispiace ragazzi, sono stato uno stupido, ma ti
supplico Naruto, prendimi nuovamente come tuo
allievo”.
Pensai
che per il momento, si fosse umiliato abbastanza, per uno come lui orgoglioso
fino al midollo. Quelle scuse erano più che sufficienti. Lo avrei ripreso in
squadra anche con un semplice “Torno con voi”, ma era giusto che ammettesse i
propri errori.
Comunque
lo feci stare in ansia per un po’. Non gli dissi niente e mi rivolsi al padre
consegnandogli il rapporto della missione e, voltandomi, mi recai verso la
porta con gli altri due miei allievi che mi guardavano con un’aria
interrogativa.
Prima
di chiudermila porta alle spalle dissi
“Domani, solita ora, solito campo di allenamento. Fai anche un solo minuto di
ritardo e ti sbatto fuori!” dissi, anche se non avrei attuato la minaccia.
La
sera fui io a preparare qualcosa per Sakura-chan e a
portargliela. Volevo scusarmi per qualche sera precedente, anzi forse avrei
dovuto farlo prima, ma Sakura sembrò capire quando gli spiegai tutto.
Il
problema si presentò quando assaggiammo quello che avevo preparato.
“Senti,
ti invito a cena fuori?” mi disse, facendomi sussultare.
“Non
è l’uomo che offre la cena solitamente?” Le chiesi confuso. Da quando i ruoli
si erano invertiti?
“Quando
mai tu offri qualcosa a me?” mi chiese Sakura-chan con
le mani sui fianchi.
“Sempre!”
“Appunto
per una volta posso offrire io!”
Andammo
a mangiare una pizza in un localino carino che si trovava vicino casa sua,
parlammo di molte cose e presi l’occasione per chiederle se quando aveva tempo,
avrebbe insegnato qualche cosa sulla medicina a Sora. Non avevo dimenticato che
era un suo interesse e un medico in squadra avrebbe fatto comodo.
Sakura
pagò il conto. Mi sentii in imbarazzo, infatti, il commesso mi osservava come
per dirmi “Che cafone, fa pagare la sua ragazza”.
Non
avrei mai più messo piede in quella pizzeria.
Accompagnai
a casa Sakura e ci fermammo proprio davanti alla sua porta.
“Grazie
Sakura-chan, sono stato bene sta sera!” le dissi
sorridendo.
Sakura
poso le sue dita sulle mie labbra per spingermi a tacere.
“Ti
prego, chiamami solo Sakura!” mi disse.
I
suoi occhi mi incantarono e le sue labbra erano un richiamo irresistibile.
Mi
abbassai leggermente per posare le mie labbra sulle sue.
Passarono
pochi secondo dopo di chè, mi separai da lei di
scatto.
“Scusa!”
le dissi guardando a terra.
Sakura
mi guardò confusa “Di cosa. Mi sembra che io fossi d’accordo!”
Sospirai.
“Lo
sai come la penso sul fatto di noi due! Non voglio darti false speranze” dissi
non guardandola.
Avrei
tanto voluto stringerla tra le mie braccia e dirle che l’amavo,ma non potevo.
“Si,
lo so, ma il tuo mi sembra un motivo stupido! Perché ti devi rovinare la vita?”
“Meglio
che sia solo la mia vita a essere rovinata !” le dissi stringendo i pugno.
“A
me non ci pensi? Sono anni che aspetto che tu ti faccia avanti!” disse arrabbiata,
poi calmandosi disse “Certo, è buffa la vita. Quando tu dicevi ai quattro venti
di voler stare con me, io neanche ti consideravo, ora invece è il contrario!”
mi disse con rammarico.
“Non
è vero che non ti considero. Sakura-chan tu sei e
sarai sempre una persona importante nella mia vita,ma…”
“Non
abbastanza direi!” disse lievemente.
In
quell’istante diedi un pugno alla porta “Ma perché non vuoi capire? Non capisci
quello che provo?” le dissi urlando.
“E
quello che provo io non conta? Tu non ti vuoi impegnare e ti nascondi dietro
altre scuse, perché non hai il coraggio di dire la verità!” mi disse con le
lacrime agli occhi.
“Se
la pensi così, non vedo il perché dovrei rimanere qui a cercare di discutere
con te!” le dissi per poi, dicendole a malapena buona notte, andarmene.
Se
la serata prima era stata piuttosto movimentata, per quanto riguarda l’ambito
dei sentimenti, l’indomani si rilevò una giornata tranquilla.
Il
mio team era nuovamente al completo e questo mi rassicurava non poco.
Vidi
Miiko e Eichi bisticciare, probabilmente per una presa in giro del secondo nei
confronti della ragazza, mentre Sora cercava di far calmare i due.
Quando
mi videro, mi corsero incontro belli carichi e mi chiesero in coro cosa ero
intenzionato a fargli fare.
Eichi
non sembrava contrariato con me o a disagio per quanto successo.
Ne
fui contento. Non volevo che nella squadra ci fosse tensione.
Per
curiosità domandai a Eichi di raccontarmi la sua permanenza all’interno del
gruppo di Sasuke.
“è
un ninja dalle grandi capacità, ma è troppo scontroso, duro e severo, sembrava
avercela soprattutto con me. Pretende cose che nessuno ci ha insegnato e non
risparmia insulti quando si sbaglia. Sembra solo concentrato a rendere più
forti i suoi allievi e lo fa quasi con cattiveria, come se vedesse in noi delle
armi che devono uccidere e non tiene conto dei sentimenti degli altri. Se
qualcuno si sente troppo esausto per continuare l’allenamento, piuttosto ti
tira su con la forza, ma non ti permette di riprenderti, finchè
non lo decide lui ed è capace di far lavorare i suoi allievi per otto ore di
fila, senza nemmeno fargli bere un sorso d’acqua. L’altro giorno siamo andati
in missione. Una missione piuttosto avanzata, rispetto alle nostre e nonostante
fossimo in grave difficoltà, non è intervenuto, nemmeno quando abbiamo
rischiato di essere uccisi!” raccontò.
“Hai
rischiato di essere ucciso?” gli chiesi alzando le sopracciglia.
Eichi
alzò la maglia grigia a rete, per mostrarmi un’abbondante fasciatura sul fianco
sinistro.
“La
tua prima ferita di guerra. Dovresti esserne orgoglioso!” gli dissi divertito.
“Io
sono contento di esserevivo!” disse
Eichi “Piuttosto ho saputo che oggi, quelli avevano una missione pericolosa.
Fidatevi se vi dico che i nostri compagni non torneranno più a casa!” disse e
mi vidi costretto a riprenderlo nuovamente, anche se con voce calma.
L’importate era dimostrarsi decisi.
“I
vostri compagni torneranno. Un po’ ammaccati magari, ma li vedrete presto!”
“Come
fai a dirlo? A giudicare dall’ultima missione lui…”
“Sbaglio
o ti avevo detto di non giudicare le persone senza conoscerle a fondo? Sasuke
avrà tutti i difetti di questo mondo, potrete vedere che difficilmente io posso
sopportarlo, ma vi assicuro che proteggerà quei ragazzi anche a costo della sua
vita. Ha metodi educativi che non approvo e ha dei valori che non considero
positivi, ma puoi scommettere che l’arma che ti ha colpito al fianco, se fosse
diretto verso un organo vitale, Sasuke lo avrebbe fermato. Ti ricordo che con
lo sharingan è in grado di prevedere le mosse dell’avversario! In totale
diciamo che è un ninja su cui su può contare, anche se io non gli affiderei la
mia vita, per niente al modo!”
“Forse
è come dici tu, ma che bisogno c’è di far arrivare così vicino alla morte un
genin praticamente appena uscito dall’accademia?” mi chiese Eichi
incrociando le braccia.
“Questo
è il suo metodo. Si impara sbagliando, solo che lui gli errori te li fa proprio
sentire. Gioca sulla paura per farti combinare qualcosa che lui ritiene
positivo, cosesu cui non punterò mai.
Non voglio che lottiate con il solo scopo di preservare la vostra vita o perché
avete paura di ferirvi o di morire. Un ninja deve combattere col solo scopo di
proteggere le persone che ama e il villaggio ed è disposto a morire per questo!
Invece Sasuke pensa che un ninja può essere utile finchè compie il suo lavoro,
non gli interessa proteggere o meno il villaggio. Ha degli ordini? Li esegue,
ma lo fa perché, per l’appunto, è un ordine impartito, non perché lo stesso
potrebbe essere utile per preservare la pace al villaggio!” dissi “Capite
perché vado con più calma? Per diventare forti c’è tempo, prima di tutto dovete
aver ben chiaro questo concetto, intesi? E poi, sono sicuro che più forti lo
siete diventati. Dopo tutto allenamenti ne abbiamo fatti, no? I risultati si
vedranno appena possibile, non abbiate fretta!”
“Si
ok, va bene, ma non puoi negare che Sasuke sia un po’
antipatico!” disse Eichi.
“Un
po’? direi che è riduttivo. È antipatico, odioso, insopportabile, egoista,
insensibile e…” dissi nonostante dietro di me ci fosse una
presenza che ben conoscevo.
I
ragazzi si erano congelati sul posto e mi indicavano di guardare indietro.
“Oh
ciao Sasuke!” dissi ignorandolo “Dunque dove ero
rimasto? Ah si…egoista, insensibile, fastidioso…”
“Ti
conviene terminare con gli insulti se non vuoi che io faccia terminare la tua
vita!” disse Sasuke puntandomi un kunai
al collo.
“Paura
della verità, Uchiha?” gli dissi con tono di sfida.
Sasuke
mollò la presa e accennò a un sorriso divertito.
“Ragazzi,
cominciate con il riscaldamento, io arrivo subito!” dissi ai miei ragazzi.
Quando
si allontanarono mi rivolsi a Sasuke.
“Non
ci sei andato troppo pesante con lui?” gli chiesi.
“Tu
mi hai chiesto di dare una lezione a quel marmocchio!” disse il mio ex compagno.
“Si,
ma volevo solo che capisse di aver esagerato, non che me lo torturassi e
arrivassi quasi ad ucciderlo. E comunque su questo tuo modo di fare mi sembri
un po’ troppo rude, anche se non mi sorprende!”
“Non
sono il tipo che lascia che i propri allievi, vengano feriti!” disse Sasuke sospirando.
“ E
la ferita che Eichi si è procurato al fianco durante
una missione? Era una tua responsabilità, come me lo spieghi?” gli chiesi
curioso, per vederlo girare le testa contrariato
“Un
attimo di distrazione!” disse imbarazzato.
“Oh
anche a te capitano distrazioni? Allora sei umano… da
qualche parte!” dissi bleffandomi di lui.
“Tsè!”
“Bhe, con il tuo atteggiamento, ora ti sei guadagnato una
persona che ti odia in più!”
“Sai
che differenza, qui tutti mi odiano!” disse Sasuke
indifferente.
“Non
è vero, io non ti odio, non ti sopporto…è diverso!”
gli dissi appoggiandomi con la schiena a un albero.
“E
che differenza c’è?” mi chiese.
“Che
non ti voglio morto!” gli risposi alzando le spalle.
“Dovresti!”
disse Sasuke guardandomi negli occhi.
Quella
frase provocò in me un certo fastidio.
“Non
sono come te, Sasuke. Non mi vendicherò mai su di te,
né su nessun altro possa farmi del male!” dissi serio e determinato,
ricambiando il suo sguardo.
“La
vendetta non è solo uccidere e tu in un modo o nell’altro me la stai facendo
pagare!” mi disse.
Alzai
gli occhi al cielo. “Ti riferisci al fatto che ti ignoro quando posso? Sasuke, hai tradito la squadra, trattatomale me e Sakura per anni, mi hai ingannato,
mi hai fatto credere di essere tornato quello di un tempo per farmi cadere in
una trappola e vendermi al nemico. Sono sempre stato disposto a perdonarti
tutto, le follie che hai compiuto per la sola vendetta, ma dopo aver preso in
ostaggio Sakura, Tsunade e Iruka,
solo per arrivare a me, non puoi pretendere che ti consideri ancore il mio
migliore amico e fratello. Devi accettare le conseguenze delle tue azioni. È già
tanto se ti rivolgo la parola ogni tanto e abbia impedito di farti uccidere,
quando hai davvero ammesso le tue colpe ed hai voluto far ritorno a Konoha. Ora come ora, io non ho più fiducia in te!” dissi
serio.
“Lo
so e non sto cercando di farti cambiare idea. So di essere l’unico responsabile
di tutto il casino che è successo dieci anni fa e non chiedo di essere trattato
come se non avessi fatto niente!”
Sospirai
“Non è stata solo colpa tua, lo sai. MadaraUchiha ha contribuito parecchio e…infin
dei conti mi hai aiutato a sconfiggerlo!”
“Ma
non basta, lo so, come non basterà continuare a servire Konoha
e addestrare tre mocciosi di cui a malapena sopporto la presenza!” disse Sasuke guardando imiei ragazzi allenarsi.
“Che
punizione tremenda e pensare che quello che in molti vorrebbero, per te è una
tortura!”
“Se
gli altri vogliono questo, io ne farei volentieri a meno! La cosa che voglio è
ridare vita al mio clan!”
“Tsè, un bel clan del cavolo, che ha creato solo problemi.
Non sarebbe male se gli Uchiha sparissero dalla
faccia della terra, anche se non ho niente contro i tuoi figli. Spero solo che
non somiglino a te!” dissi infastidito.
“Lascia
stare il mio clan e rispondi a questa domanda. Se non hai fiducia in me, perché
mi hai affidato Eichi?”
“Non
sono stato io a scegliere, ti ha scelto lui e Kakashi
lo ha accontentato, ma come vedi ti ho chiesto di renderela sua permanenza con te difficile, proprio
per strapparlo dalle tue grinfie!”
“Prima
che diventasse come me intendi?”
“Non
sarà mai come te! È testardo e scontroso a volte, ma ha un cuore d’oro, cosa
che tu difficilmente hai dimostrato di avere alla sua età!”
Sasuke
annuì “Secondo me, quello diventerà un secondo Naruto.
ti somiglia molto per certi aspetti!”
“Ma
l’aspetto più importante per fortuna non la condividiamo, almeno avrà una vita
migliore della mia!”
Sasuke mi
osservò “Ho saputo di ieri…dei ninja del suono!”
“Felice
di sapere che tutti si fanno gli affari propri!” dissi infastidito.
“So
che non tifidi di me, ma potrei
tornarti utile…in fin dei conticonosco molto bene il nemico!” mi disse Sasuke.
“Tieniti
fuori da questa storia, Uchiha. Ci penso io, l’ultima
cosa di cui ho bisogno è il tuo aiuto!” dissi guardando davanti a me.
“Non
ho intenzione di tradirti un’altra volta se è quello che pensi!”
Sospirai
e senza nemmeno rivolgergli nemmeno uno sguardo, mi allontanai raggiungendo i
miei ragazzi.
Eichi
alzò la mano “Era ora. Cosa avevate tanto da raccontarvi voi due?”
“Cose
che non ti riguardano!” gli dissi scompigliando la testa.
“Ok,
mi faccio i fattacci miei. Ora insegni anche a me ad arrampicarmi?” mi chiese
con le stelline agli occhi.
Sospirai
“Mi dispiace quello era un argomento passato, non sto sempre sulle stesse
cose!”
“Ma
io…” cominciò senza avere la possibilità di terminare.
“Si
pagano sempre le proprie scelte e in questo caso, dovrai imparare a concentrare
il chakra sotto i piedi da solo, dato che né io, né Sasuke te lo insegneremo!”
Eichi
sospirò e mi tenne il broncio per tutta la giornata.
Il
giorno seguente Kakashi ci affidò una missione su cui non ero molto d’accordo.
Dovevamo acciuffare dei criminali di poco conto e portarli in un villaggio
verso il confine est del paese del fuoco.
“Che
cosa dovremmo fare?” chiesi alzando la voce.
“Sono
criminali di scarso livello, ve la caverete egregiamente! Non hai fiducia nei
tuoi allievi?” mi chiese.
“Non
centra quello. I ragazzi possono benissimo farcela, ma ti devo ricordare che
villaggio c’è a pochi chilometri da quel posto?” gli chiesi.
“Ti
riferisci al villaggio del suono? Non è detto che incontrerete problemi!” mi
disse tranquillo.
“Già
il concetto “non è detto”, non è una garanzia. Sono stato attaccato da dei
ninja del suono a pochi chilometri da Konoha, cosa ti
fa pensare che li vicino invece non si facciano vedere? Se mi si presenta
davanti chi dico io, non riuscirò a contrastarlo, dovendo stare attento a tre
prede, che a quell’essere potrebbero tornare utili come ostaggi! Ti devo
ricordare cosa mi disse anni fa? E cosa mi ripete ogni volta che me lo trovo
davanti? Praticamente questo vizio ce l’ha chiunque voglia catturarmi” gli
dissi alterato.
Kakashi
sospirò “Lo so che ha detto che sarebbe arrivato a te in qualsiasi modo, anche
puntando alle persone a te care e alla tua famiglia, ma…”
“Esattamente!
Quando mi affidasti Sora, Miiko ed Eichi, ti avevo detto che non volevo essere
il loro insegnante per non metterli in pericolo. Quello lì, sa sicuramente che
voglio già un bene dell’anima a quei ragazzi e non perderà occasione ad
attaccarli una volta che ce li avrà sotto mano!” gli ricordai sbattendo i pugni
sulla scrivania.
Nel
mio gruppo c’era anche suo figlio, possibile che sottovalutasse così tanto il
pericolo?
“Eppure
mi sembra che tu non abbia poi posto molta resistenza. Alla fine li hai
accettati come allievi!”
Abbassai
la testa. Aveva ragione.Dissi di no un
paio di volte, ma poi accettai di buon grado la richiesta dell’hokage.
“Vuoi
che ti spieghi il perché? Perché è quello che vuoi. Tu desideri una vita
normale e ti sei stancato di vivere in una campana di vetro per paura di ferire
gli altri!”
“Non
voglio che qualcuno ci rimetta a causa mia!” dissi abbassando la voce.
“Naruto,
so che essere tuo allievo, può comportare un certo numero di rischi, ma non ti
avrei affidato nessuno, se non fossi stato sicuro che tu avresti rischiato la
vita pur di portare a casa sani e salvi quei ragazzi.Non puoi continuare a nasconderti finchè le
acque non si saranno calmate. Pensavi che tutto fosse finito con l’Akatsuki e
Madara Uchiha e invece non è così. Se le cose non termineranno mai cosa farai?
Rinunci a tutto quello che hai sempre desiderato?” mi chiese Kakashi serio,
facendomi sussultare.
“Se
serve a salvare le persone che amo!” dissi.
“A
volte sono le persone che ami che dovrebbero e vorrebbero fare qualcosa per te,
ma tu non lo consenti!” mi fece notare.
“Mi
sembra di sentir parlare Sakura e Shikamarue…Sasuke!” dissi sospirando.
“Hanno
ragione! Il tuo sogno è sempre stato quello di diventare hokage e invece non ti
vedo seduto qui al mio posto e l’occasione per esserci, l’hai avuta!”
“Lo
sai il perché del mio rifiuto!” dissi.
“Si,
lo so, come so il perché non ti sei ancora creato una famiglia. Tutti i tuoi
compagni sono ormai sposati, alcuni con figli. Tu invece? Non è che di
ammiratrici non ne hai, tra cui Sakura.
Tutti
sanno che lei ti ama e che tu ami lei, ma il tuo continuo rifiuto impedisce
anche a lei di vivere una vita serena!”
“Io
non la obbligo a non costruirsi una famiglia. Non ci sono solo io in questo
mondo! È libera di fare quello che vuole” dissi stringendo i pugni.
“E
tu accetteresti qualcun altro che non sia tu, al suo fianco?”
Esitai
e strinsi maggiormente i pugni.
“Si!”
dissi in un soffio.
Kakashi
mi puntava lo sguardo addosso, sembrava quasi scottare.
“Non
ti crederò nemmeno se me lo ripeti fino alla nausea!”
“Si,
accetterei chiunque per la felicità di Sakura. Con me potrebbe solo andare
incontro a sofferenze. Non voglio che per colpa di Kyuubi, siano lei e gli
eventuali nostri figli a rimetterci la vita. Io non lo sopporterei e nemmeno
lei. Io sono cresciuto senza genitori e so quale sofferenza sia, sentir il
bisogno di sentire l’abbraccio della propria madre e non poterlo ricevere o volere
sentir l’incoraggiamento del padre e non poterlo udire perché questa schifosa
vita te l’ha negato. Se per un figlio è doloroso perdere e crescere senza un
genitore, per un genitore perdere il proprio figlio è peggio di sentirsi
strappare lentamente il cuore dal petto. Tu che sei padre, dovresti capirlo!”
gli dissi adirato più che mai.
Kakashi
si fece silenzioso “Si, lo comprendo, ma Naruto, se tutti ragionassimo così
allora non nascerebbero più coppie al mondo, né bambini. Anche una persona
qualunque può incorrere in questo genere di incidenti. Non è una cosa che si
sceglie, ma a cui si è destinati. Ed essere ninja non aumenta le probabilità di
morire, anche li è un fatto di destino. Io ho perso mio padre perché si è tolto
la vita, non perché è stato ucciso! Doveva succedere!”
Girai
la testa contrariata “Lo sai che per me il destino lo creiamo noi stessi!”
“Forse
da un lato è vero, ma sono pronto a scommettere che qualsiasi vita ti crei, se
tu sei destinato a morire a un’età o in un determinato modo, single o sposato,
ninja o comune civile che tu sia, in quel modo perdila vita.
Se
nel tuo caso fossi destinato a morire a ottant’anni? Che fai? Mandi tutto
all’aria per una probabilità che non puoi essere certo che accadrà, per poi
rimpiangere la tua vita fino all’ultimo respiro? Kyuubi o meno, che tu sia
ricercato o no, non sai quello che può accaderti, come nessuno di noi ha il
diritto di sapere.Devi rischiare,
perché la vita è anche questo! Tua madre e tuo padre non hanno rinunciato alla
serenità di aver avuto una famiglia, nonostante si trovassero, diciamo, nelle
tue stesse condizioni!” mi disse cercando di farmi ragionare.
“Infatti,
guarda come è andata a finire!” dissi rimanendo fermo sulla mia posizione.
“Ma
mi sembra che loro non si siano pentiti di averci provato! Altrimenti a quest’ora
non saresti qui!” mi disse cercando di farmi riflettere.
“Forse
sarebbe stato un bene!” dissi guardandolo storto.
“Se
non tu, ci sarebbe stato qualcun altro al tuo posto e non possiamo sapere come
sarebbe andata a finire! Non pensare solo ai guai che tu dici di causare con la
tua presenza al villaggio, pensa anche quello che tu sei stato in grado di fare
per salvarlo!”
“Cosa?
ho evitato che Pain oltre a distruggere l’intero villaggio, uccidesse molte
persone? Messo fine alla quarta guerra ninja, annientando Madara Uchiha?”
Kakashi
annuì.
“E
questi eventi non sono accaduti per il semplice motivo che quegli esseri
volevano accaparrarsi il potere della volpe?” gli dissi tornando al nocciolo
della questione.
“è
vero, ma non serviva Kyuubi perché si arrivasse a tanto. L’uomo trova sempre
dei pretesti per scatenare guerre e il fatto che Kyuubi ne sia la causa in
questo contesto, non giustifica il tuo atteggiamento di fronte alla tua vita.
Vivila a pieno, segui il mio consiglio!” mi disse serio.
Lo
guardai serio, ma non convinto di quanto mi avesse detto.
“Se
accetto questa missione, la finisci con questi discorsi?” dissi innervosito.
Kakashi
sbuffò “Con te è inutile discutere, vero?” si alzò dalla scrivania e con
sguardo severo mi disse “Allora limitati a obbedire ai miei ordini. Domani tu e
la tua squadra partirete per quella missione e nessun’altra tua scusa o paura o
possibilità che qualcosa accada, mi farà cambiare idea! Puoi andare!” mi
congedò.
Lo
fulminai con lo sguardo, dopo di chè me ne andai sbattendo violentemente la
porta.
Uscito
sconfitto dall’ufficio dell’hokage, mi recai alle
singole case dei miei allievi, per avvertirli che il giorno dopo, ci sarebbe
stata una missione abbastanza importante da affrontare.
Eichi ne
fu entusiasta e decise di andare a ringraziare il padre personalmente, per
l’opportunità che gli stava offrendo.
Con
quel ragazzino a volte mi sembrava di vedermi allo specchio.
Anch’io
mi esaltavo quando c’era una missione degna di me…anche
se col tempo avevo cominciato a farlo trasparire meno.
Non
sapevo bene dove abitasse Sora, ma la cosa comoda di un clan di “prescelti”, è
che tutti sanno gli affari degli altri e quindi, mi bastò chiedere informazione
al primo passante che vidi, per trovarlo.
Anche
lui sembrava eccitato all’idea di una nuova missione, ma faceva trasparire
anche un po’ di incertezza, il che lo avrebbe reso cauto.
Infine
mi diressi da Miiko.
Kakashi le
aveva assegnato un piccolo monolocale, adatto a una ragazzina, non molto
lontano dalla mia abitazione. Mi sarebbe bastato chiamarla dal balcone, pre informarla della vicenda, però i miei vicini non
sarebbero stati molto contenti della cosa.
Anche
Miiko, come i suoi compagni, fu felice della notizia
e senza quasi farmi finire di parlare, mi “sbattè” la
porta in faccia per preparare lo zaino.
A
quanto pare solo io non ero felice della cosa, ma non avrei potuto farci niente
e rassegnato mi preparai all’evento.
Quel
giorno furono tutti mattinieri, tanto che partimmo con un quarto d’ora di
anticipo.
Eichi
trotterellava qua e là, a volte girandosi e sorridendo all’intera squadra.
“Criminali
di qualsiasi specie, attenti a voi, il Team Naruto,
guidati dal valoroso Eichi, sta per arrivare!” disse
con un pugno alzato in aria.
Sospirai,
beata gioventù che aveva tutta quell’energia di prima mattina.
“Naruto-sensei, mi sente?”
Senza
nemmeno rendermene conto, mi ero messo a pensare ad altro, ignorando i miei
allievi e non accorgendomi del loro richiamo.
“Ehm…scusa Sora, dicevi?”
Il
ragazzino scosse la testa.
“Sembri
preoccupato sensei. Qualcosa non va?” mi chiese Miiko.
“Tranquilla,
tuttoa posto!” dissi sorridendole e
cercando di concentrarmi. Presto saremmo arrivati sul luogo indicato da Kakashi e non potevo permettermi distrazioni.
Quella
missione era, per i ragazzi, l’occasione giusta per dimostrare le loro abilità
e miglioramenti. Ero molto curioso, ma quel villaggio del suono, che si trovava
nei paraggi, mi inquietava.
Speravo
vivamente di non fare brutti incontri. Orochimaru era
scomparso e Sasuke non aveva seguito le sue orme, ma
c’era ancora qualcuno che poteva essere il degno erede del sennin,
lo stesso che si fece scambiare per un genin, agli
esami dei chunin, quando avevo dodici anni.
Quando
arrivammo sul luogo stabilito, subito mi accorsi delle tracce presenti sul
terreno. Non feci nemmeno in tempo a pensare “voglio vedere se se ne accorgono
da soli”, che Miiko aveva già avvertito l’intero team
di quello che aveva trovato.
Avevo
visto giusto, Miiko era un ottima osservatrice.
Sora
si arrampicò su un albero, provocando l’invidia di Eichi,
e indicò che poco lontano da lì, si intravvedeva del fumo.
Se
erano i nostri criminali, di certo non erano per niente esperti in fatto di
fuga. Accendere un fuoco? Niente di più sbagliato.
Decidi
di mandare avanti i ragazzi e vedere come agivano. I criminali erano quattro e
sembravano guardarsi attorno con fare agitato.
I
ragazzi non avevano ancora commesso sbagli da permettere loro di accorgersi
della loro presenza, di certo sapevano di essere ricercati.
Poi
il rumore di un legno che si spezzava, li mise in agitazione.
Miiko si
era mossa con un po’ troppa fretta e non fece attenzione a dove mise i piedi,
ma recuperò in fretta. Ormai scoperti i ragazzi si fecero vedere e partirono
all’attacco.
Miiko
schivò qualche calcio e pugno, ma un destro arrivato all’improvviso la fece
cadere a terra. Il criminale si avvicinò a lei e l’afferrò per i suoi lunghi
capelli. La ragazza cercò di liberarsi, ma vedendo che era tutto inutile, tirò
un potente calcio nelle parti basse dell’uomo, tanto che anch’io provai
dolore.Metodo poco ortodosso, ma che
funziona sempre.
Sora
correva a zigzag per
evitare i kunai che gli venivano lanciati e per
sfinire l’avversario, quando improvvisamente, fermandosi di colpo e girandosi,
corse incontro al nemico, facendogli poi lo sgambetto. Una volta a terra, gli
punto un kunai alla gola.
Infine
Eichi fu quello che ebbe meno problemi, il chè mi lasciò letteralmente di stucco. Dovevo ammettere che
la permanenza da Sasuke, aveva giocato un ruolo
positivo in quel ragazzino. Schivò un semplice pugno con un salto e dando un
calcio alla schiena del tizio, facendolo cadere, atterrò sopra di lui.
Il
quarto bandito invece era scappato.
Mi
avvicinai a loro e mi complimentai per l’ottimo lavoro svolto e li aiutai a
legare i prigionieri.
“Come
facciamo con l’altro?” chiese Sora.
“ce
ne occuperemo dopo. Tu disinfettati quella ferita!” dissi lui, poiché un kunai lo aveva colpito al braccio. Bhè
non poteva filare tutto liscio al 100% alla loro prima vera missione.
Mi
accorsi di un rumore, ma non feci niente, aspettai una qualche reazione da
parte dei ragazzi, che non tardò ad arrivare.
Il
bandito era dietro il cespiglio alle mie spalle e
aspettava il momento giusto per attaccare. Si alzò in piedi e lanciò diversi Kunai verso di me, ma i ragazzi risposero al fuoco con
fuoco.
Guardai
il bandito e sorrisi, era inchiodato ben benino all’albero, senza però avere un
graffio.
“Mira
perfetta ragazzi!” dissi loro, giocando con i kunai
che il tipo mi aveva lanciato “Grazie per avermi salvato!”
Eichi mi
guardò stranito “Possibile che non te ne fossi accorto?”
“Me
n’ero accorto, me n’ero accorto!” dissi divertito “Volevo solo mettervi alla
prova e a quanto pare non mi avete deluso. Figuriamoci se questi impiastri,
avrebbero potuto prendermi di sorpresa!”
Portammo
i banditi al villaggio indicatoci dall’hokage, per
poi fare dietro front al villaggio.
La
missione si era svolta con successo, ma il rientro non fu tanto semplice come
l’andata.
“Ehi
guardate, un serpente bianco. Che carino!” disse Miiko
guardando la bestiola.
Io
solo a sentire il termine serpente mi vennero i brividi.
“Che
schifo, ti piacciono certi animali? Lo dico sempre che sei strana!” chiese Eichi disgustato.
“R-ragazzi…c-credo che siamo nei guai!” disse Sora notando
che i serpenti aumentavano sempre di più, fino a compattarsi e prendere la
forma di una persona.
“C-chi è quello?” chiesero inorriditi i ragazzi.
Assottigliai
gli occhi e mi posi davanti ai tre. Era proprio lui che non volevo incontrare.
“Kabuto!” dissi con aria minacciosa.
L’allievo
di Orochimaru, per mia sfortuna molto più potente del
maestro, ci comparve davanti.
“SalveNaruto!” mi disse
con il sorriso dipinto sulla labbra. Quegli occhi gialli che mi scrutavano
erano terribili e la sua pelle squamata, lo rendeva ancor di più un essere
orribile.
“Ragazzi,
ho la sensazione che con lui non ce la caveremo facilmente!” disse Sora
intimorito.
“Voi
non dovrete fare niente. Al mio via scappate da qui!” gli dissi con voce grave.
“E
tu?” chiese Miiko spaventata dal mio tono di voce.
Aveva capito, come anche gli altri, che ci trovavamo in guai seri.
“Non
pensate a me, chiaro? Io me la caverò” dissi facendo sussultare i ragazzi. “So
cosa vuoi, ma lascia andare questi ragazzi. Loro non centrano. Veditela con me!”
dissi a Kabuto sperando nella sua parte buona…che ovviamente non aveva.
“Li
lascio andare, ma se tu mi consegni il Kyuubi!” disse
con un sogghigno cattivo.
“Il Kyuubi? Tu sei tutto pazzo. Hai trovato le persone
sbagliate amico! Nessuno di noi sa dov’è quell’essere” disse Eichi facendosi avanti lanciando tre shuriken
al nemico, costringendomi a spingerlo indietro con forza, facendolo cadere a
terra.
“Stanne
fuori Eichi. Se non vuoi morire, dammi retta!” gli
dissi senza abbassare lo sguardo da Kabuto. Kabuto sogghignò “Non dirmi che loro non sanno
niente? Paura di non essere accettato da quei marmocchi? Per questo non hai
detto loro del bijuu?”
“Chiudi
la bocca altrimenti…”
“Cosa?
ti rammento che sono io colui che ha il coltello dalla parte del manico!”
disse.
Strinsi
i pugni, purtroppo per me aveva ragione. Se mi fossi trovato da solo o con
compagni del mio livello, avrei potuto combattere tranquillamente, ma se mi
distraevo per un solo attimo, Kabuto era capace di
attaccare i miei allievi a tradimento. Richiamai dei kagebushin, cinque con l’esattezza e li feci mettere in
cerchio, in modo tale da costituire una maggior protezione per i miei ragazzi.
“Appena
potete andatevene!” dissi nuovamente loro,ma Eichi contestò. Voleva combattere e aiutarmi.
Provò nuovamente ad avvicinarsi a Kabuto, ma un mio
clone lo fermo.
Guardai
Eichi con uno sguardo arrabbiato, dopo di chè attaccai Kabuto.
Gli lanciai
un Kunai con una carta bomba appesa, ma come
previsto, quella mossa, non fece niente a quel mostro.
Fece
inghiottire l’arma da un suo serpente, poco prima che esplodesse e con lui,
anche l’animale.
Provai
ad attaccarlo alle spalle, ma i serpenti, gli comunicavano qualsiasi mia
posizione, tanto che fecero fallire il mio attacco. Avevo in mano il rasengan, ma la tecnica svanì, quando Kabuto
riuscì a fermarmi il braccio, prima che lo colpissi.
“Naruto-sensei!” gridarono i miei allievi, vedendomi in
difficoltà.
Stavo
cercando di prendere più tempo possibile per permettere loro di scappare, ma
quei ragazzi erano cocciuti.
Kabuto
sogghignò, capendo i miei pensieri e diede l’ordine ai suoi serpenti di circondare
i ragazzi.
“Se
vuoi sconfiggermi, dovrai fare molto di più di così. Avanti, tira fuori il tuo
potere!” mi disse.
“Non
mi tentare!” dissi, per poi sferrare un
veloce colpo con la mano libera.
Riuscii
solo a fargli un profondo graffio sulla guancia, che si rigenerò
immediatamente.
“Sei
un essere disgustoso, ti rendi contò del mostro che sei diventato?” gli dissi
con disprezzo.
“Almeno
non sei il solo rimasto!” mi disse con scherno.
Riuscii
a liberarmi dalla sua presa e con un salto mi allontanai da lui, in modo tale
da riuscire a studiare un piano di attacco. Non avevo molte possibilità.
Avrei
potuto ricorrere al Kyuubi, ma mi sarebbe servita
troppa potenza e i ragazzi avrebbero rischiato grosso e non potevo avevo tempo
necessario per accumulare energia naturale per la modalità eremitica.
Non
avevo intenzione di combatterlo, anche se ucciderlo in quel momento, avrebbe
messo fine alla sua ossessione nei miei confronti, ma dovevo pensare a portare
i ragazzi lontano da li.
Non
li stavo guardando, ma avevo avvertito che tre dei miei cloni erano scomparsi.
Anche loro stavano lottando e stavano perdendo.
Un
urlò mi fece voltare. Tutti i miei cloni erano spariti, sotto i morsi dei
serpenti bianchi, i quali cominciarono a buttarsi contro i ragazzi.
Essi
facevano fatica a schivare i morsi dei rettili, i quali avevano una velocità
incredibile, e alla fine Eichi, per proteggere Miiko, venne morso.
Il
ragazzo si portò le mani alla caviglia per sopprimere il male.
Miiko provvide
subito a legargli la gamba, un po’ più sopra del morso, con la sua bandana
fucsia, in modo tale che il veleno non andasse troppo in circolo, mentre Sora
teneva lontano le bestie per difendere i compagni.
In
quel momento la rotazione suprema specifica del suo clan, sarebbe tornata molto
utile.
Mi
girai verso i ragazzi e con un tono che non ammetteva repliche, ordinai loro
diportarlo via verso il villaggio, dove
avrebbero provveduto a curarlo. Non sapevo che tipo di veleno fosse stato
iniettato nel suo corpo, speravo solo fosse curabile e lento ad agire.
Iragazzi si prepararono a andarsene, ma Kabuto, stendendo una mano verso di loro disse “Non ci
siamo capiti! Qui nessuno va via, se non lo dico io!” fece uscire dal palmo un
grosso serpente nero dai denti pieni di veleno e lo lanciò verso i miei
allievi.
I
ragazzi avvertirono il pericolo, ma rimasero paralizzati dalla paura.
Non
pensai niente, le mie gambe si mossero da sole e mi posizionai davanti a loro
per proteggerli, facendomi mordere al braccio destro.
Una
specie di forte scarica elettrica, invase il mio corpo e caddi a terra
ansimando. La vista mi si annebbiò, ma feci in tempo a vedere Kabuto andarsene via.
“Questa
è quella che si dice sfortuna. Non avevo intenzione di uccidere te. Ti conviene
correre a farti curare se vuoi avere speranze di sopravvivere, cosa che spero
ardentemente. In quel caso ci vedremo ancora…Kyuubi!”
disse serio, per poi scomporsi in tanti serpentelli.
Quando
scomparve completamente, Miiko si avvicinò a mecon aria spaventata.
“Narutosensei, stai bene?” mi
disse con voce tremante.
Feci
un respiro profondo per cercare di prendere coscienza di me stesso e rialzarmi
in piedi.
Accennai
a un sorriso per cercare di tranquillizzarla, ma la verità e che non stava
andando bene. Mi sentivo le gambe deboli e il braccio che era stato morso,
faceva male da impazzire. Nonostante tutto cercai di reprimere il dolore. Ora
la prima cosa da fare era portare Eichi da un medico.
Dal
suo aspetto dedussi che il veleno era entrato in circolo. Era pallido e le
guancie arrossate, segno che doveva avere qualche linea di febbre.
Lo
presi in braccio, stringendo i denti, e cominciai a saltare di albero in
albero, ma mi accorsi di essere terribilmente più lento. Non riuscivo a vedere
bene e spesso il mondo circostante diventava solo un miscuglio di colori senza
senso.
Capii
che era pericoloso continuare a saltare sugli arbusti e decisi di scendere a
terra.
Caddi
sulle ginocchia. Non avevo preso in considerazione di ritardare la circolazione
del veleno anche nel mio corpo e quelli erano i risultati.
“Naruto-sensei!” mi chiamò Sora.
La
sua voce mi sembrò per un attimo lontana e sentivo che la presa sul corpo di Eichi si faceva meno stretta, ma sentendomi nuovamente chiamare
dai miei allievi, mi diede la forza di ritornare in parte me stesso e di
continuare il viaggio di ritorno, nonostante dovessi chiedere la collaborazione
dei miei allievi, per trovare la strada giusta.
A
fatica, ma riuscimmo a tornare a Konoha, purtroppo
però l’ospedale era ancora lontano e sentivo di non riuscire a reggere ancora a
lungo.
Per
mia fortuna Kotezu, il ninja di guardia alle porte
del villaggio, capì che mi trovavo in una situazione critica e afferrò Eichi, prima che mollassi la presa e cadessi a terra.
Aspettai
l’impatto duro con il terreno, ma ciò non avvenne. Sentii qualcuno tirarmi su e
farmi appoggiare a se stesso.
“Naruto, che diavolo è successo?” mi chiese una voce
ovattata e preoccupata.
“S-Shika!” dissi solamente, ansimando.
“Cerca
di resistere. Ce la fai a camminare?”
Annuii.
Il
tragitto fino all’ospedale mi sembrò più lungo dell’intero viaggio.
Kotezu,
dato che aveva un peso più leggero da portare, ci anticipò e i ragazzi andarono
con lui, per spiegare, in caso di bisogno, quanto successo.
Poco
più tardi mi sentii chiamare.
Era
Sakura., la quale, con aria preoccupata, si avvicinò a me con una barella. I
miei allievi dovevano averla messa al corrente che anch’io avevo bisogno di
cure.
“E-eichi?” chiesi.
Stavo
malissimo in quel momento, tanto che avrei voluto perdere i sensi
completamente, ma la mia unica preoccupazione era il mio allievo, che non ero
riuscito a proteggere.
“Se
ne sta occupando Ino, ma ora anche tu hai bisogno di
cure. Shikamaru stendilo lì!” la sentii dire per poi
farfugliare altre cose di cui non capii il significato. Sentii varie voci
circondarmi, ma nessuna di loro era abbinabile a qualcuno. Esse si mischiavano
tra di loro, tanto da sembrare dei lamenti che sempre di più diminuivano di intersità, finchè tutto intorno a
me divenne buio.
Ero in pieno turno di
lavoro, quando mi vennero a cercare per un’emergenza.
Stavo controllando le
condizioni di un simpatico vecchietto, che aveva da qualche tempo, problemi a
respirare bene.Stavo tranquillamente
parlando con lui, quando mi sentii chiamare.
“Sakura-sama, scusi
l’interruzione, ma Ino-sama chiede di lei urgentemente!” mi disse un
infermiere.
“Cosa è successo?” chiesi
seguendolo con passo veloce.
“Sono appena arrivati tre
ragazzini, uno dei quali è stato morso da un serpente!”
Mi informò. Sussultai, nella
nostra zona non c’erano serpentiquindi
poteva trattarsi di un team proveniente dall’esterno.
Ci misi un secondo a
realizzare che anche il team di Naruto era fuori per una missione.
Giunsi al corridoio che
portava all’atrio dell’ospedale e in lontananza, vidi Kotezu, Sora e Miiko in
attesa davanti a una porta.
“Sakura-neechan!” mi chiamò
Miiko avvicinandosi a me.
La osservai, era spaventata
e, come lei, anche Sora.
“Dov’è Eichi?” chiesi
capendo che il ragazzino di cui mi era stato parlato poco prima, era proprio
lui.
Guardai all’interno della
stanza, dentro la quale si poteva vedere grazie ai vetri presentiai muri.
Tutte le sale del primo
piano erano così, per evitare che qualche familiare cercasse di intrufolarsi
all’interno della sala, proprio mentre noi cercavamo di operare per salvare la
vita a qualcuno. Così avrebbero potuto visionare le nostre operazioni senza
darci fastidio.
Vidi all’interno Eichi che
aveva voltato la testa per non guardare l’ago, con cui la mia amica Ino, gli
stava per iniettare qualche sorta di antidoto.
Vidi la mia amica/rivale
appoggiare il braccio del ragazzo sul letto, per poi sospirare e togliersi la
mascherina.Dall’espressione sembrava
che il peggio fosse passato, ma la vidifare accuratamente altri controlli.
“Dov’è Naruto?” domandai non
vedendolo.
“Shikamaru lo sta portando
qui!” mi disse Sora “Anche lui è stato morso da un serpente!”
Misi le spalle sul ragazzo e
mi feci dire tutto.
“Abbiamo incontrato un uomo
che aveva il controllo su quei rettili.”
“Kabuto!” dissi in un
sussurro.
Sora annuì “Voleva Naruto e
ha puntato su di noi per metterlo alle strette. Ci ha attaccato con un enorme
serpente nero, ma Naruto si è posizionato tra noi e l’animale, per
proteggerci!”
Mi domandai dove fosse.
Possibile non fosse lì nonostante fosse stato probabilmente avvelenato? Era
solito trascurare le sue ferite, ma qualsiasi cosa arrivava da quell’essere
spregevole, non portava a niente di buono.
“Qualcuno mi aiuti!” sentii
urlare e mi precipitai nell’atrio.
“Shikam…” non finii la
frase, che vidi Naruto, praticamente svenuto accanto a lui.
“Naruto” urlai.
Afferrai una barella libera
e la portai vicino per poggiarvi il mio compagno.
Aveva un aspetto orribile. Era
pallidissimo, i capelli bagnati dal sudore, erano attaccati alla fronte, il
respiro affannoso e delle occhiaie profonde.
Gli tastai la fronte. Aveva
la febbre altissima.
Lo vidi aprire leggermente
gli occhi e guardarmi con occhi carichi di sofferenza, ma come al solitonon pensava a se stesso, perché il suo unico
interesse era sapere delle condizioni di Eichi.
“Se ne sta occupando Ino!
Ora sei tu quello che ha bisogno di cure immediate” gli dissi per poi chiedere
a Shikamaru di aiutarmi a stenderlo.
Guardai i ragazzi e chiesi
loro se Eichi e Naruto fossero stati morsi dallo stesso serpente.
Dato che Ino aveva già
capito quale antidoto usare, sarebbe stato tutto più facile.
Le cose però non erano
andate così e questo complicava le cose.
Diedi l’ordine a degli
infermieri di portarmi delle bacinelle d’acqua e di chiamare Tsunade.
Mi misi subito al lavoro.
Chiesi a Shikamarudi entrare nella sala
operatoria con me, l’operazione che dovevo svolgere non sarebbe stata facile e
avevo bisogno che qualcuno mi tenesse fermo Naruto.
Gli infermieri arrivarono
velocemente e misero le bacinelle su un carrello alla mia sinistra.
Impastai il chakra
sull’acqua per creare delle bolle, dopo di chè, con cautela, le feci penetrare
nel corpo di Naruto per estrarre il veleno.
Come previsto il mio
compagno cominciò ad agitarsi per il dolore e Shikamaru e gli altri infermieri
fecero non poca fatica a tenerlo fermo.
L’operazione risultava molto
difficile e il veleno non voleva saperne di uscire dal suo corpo.
Solo una piccola parte si
era fatta estrarre.
Era un veleno raro, ma che
avevo già visto.
Un veleno nero, molto denso,
che si attaccava agli organi vitali facendoli smettere di funzionare.
Alcuni ninja che erano
tornati vivi da uno scontro con Kabuto, ma con quel veleno in corpo erano tutti
morti in poche ore.
La mia fronte era impregnata
dal sudore per la difficoltà della tecnica. Provai più volte, cercando di
estrarre più veleno possibile.
“Sakura!” misentii chiamare. Ma non alzai la testa per
non perdere la concentrazione.
“Quali sono le sue
condizioni?” mi si domandò
“Sono gravi Tsunade! È
lostesso veleno che abbiamo visto
l’ultima volta che ci siamo imbattuti in Kabuto!”
La mia maestra si morse un
labbro, prima di andarsene e tornare poco dopo con una fiala.
“Ho lavorato per giorni a un
antidoto contro quel veleno, ma non ne ho trovato uno abbastanza potente da
annientarlo. Per ora, ho solo questo che rallenterà gli effetti!” disse, ma
sapevamo tutti che era solo una vana speranza.
Non dovetti dirle nemmeno di
procedere, sapeva già che avrei fatto di tutto pur di prolungare la vita di
Naruto, in modo tale da trovare un rimedio definitivo.
Prima di lasciarmi alle cure
del mio compagno, Tsunade prese le bacinelle con il veleno dentro, per mettersi
al lavoro e trovare il rimedio giusto contro quel veleno.
Nel frattempo non potei fare
molto per Naruto. Cercai di abbassargli la temperatura e di fasciargli il
braccio ferito, dopo di chè lo portai in un’altra stanza dove avrebbe potuto
riposare.
I suoi allievi circondarono
subito la barella, chiamando il mio compagno. Non mi chiesero come stava, lo
potevano vedere loro. Continuava a essere cadaverico e il suo respiro affannoso
e le smorfie di dolore, potevano dare del bugiardo a chiunque provava a
tranquillizzarli, dicendogli che stava bene.
“Guarirà vero?” mi chiese
Sora speranzoso.
Non risposi, non volevo dire
di sì, perché non avevo garanzie, non volevo dire no, perché non volevo
minimamente accettarlo.
Lo portai in una stanza
singola, accanto a quella dove era stato sistemato Eichi.
Lo collegai ad alcuni
macchinari che lo avrebbero controllato quando nessuno sarebbe stato presente,
anche se io non mi sarei mai sognata di lasciarlo solo per molto tempo.
Rimasi con lui tutta la sera
e la notte e mi preoccupai del fatto che la febbre non accennava a diminuire.
Ogni tanto gli parlavo e lo incitavo a lottare. Gli strinsi forte la mano e mi
venne in mente il nostro ultimo incontro.
Delle lacrime cominciarono a
solcare il mio viso, ma non ebbi il coraggio di arrestare la loro corsa. Naruto
non sarebbe stato contento di vedermi piangere, ma in quel momento ne sentivo
l’assoluto bisogno.
Qualche sera prima avevamo
litigato. Non volevo che morisse pensando che ce l’avessi con lui, senza che
sapesse i miei sentimenti.
Scossi la testa per
scacciare quel pensiero. Non mi importava di che tipo di veleno circolasse
ancora nel suo organismo, lui non sarebbe morto. Avrei fatto di tutto pur di
evitarlo.
Non era riuscito a fermarlo
nessuno, nemmeno l’Akatsuki e Sasuke
nel suo momento di pazzia. Non potevo ammettere che una stupida sostanza
velenosa, ponesse fine alla sua vita.
No, lui era un uomo forte,
che aveva superato grandi difficoltà anche peggiori di quella. Lui ce l’avrebbe
fatta. Doveva farcela.
Mi addormentai con la testa
sul suo letto e fu una carezza gentile a svegliarmi. Per un attimo sperai che
fosse lui, che si fosse svegliato e alzando lo sguardo lo avrei visto ridere e
sparare cavolate.
Ma non fu quello che i miei
occhi incontrarono.
Lui era ancora li, inerme a
lottare tra la vita e la morte.
“Fronte spaziosa”
Mi girai per vedere Ino che mi sorrideva tristemente.
“Come va?” mi chiese.
Scossi la testa. Male, ecco
come andava.
Abbassai la testa senza
dirle niente.
“Dovresti andare a casa a
riposare. Non sarà contento di vederti stanca per colpa sua, quando si
sveglierà!” mi disse.
Scossi la testa “No, non lo
voglio lasciare, lui è troppo importante per me!” dissi.
Ino
sospirò “Almeno vai a prenderti un caffè, mangia qualcosa, stacca un po’ la spina,
resterà Shikamaru se può farti sentire meglio.
Guarda, è già qui fuori che aspetta di entrare e sai che è raro, vederlo fuori
a quest’ora del mattino!”
Shikamaru e Naruto, col passare degli anni avevano legato molto e lo
dimostrava il fatto che ora Nara stava dormendo in
piedi fuori dalla sua stanza. Nemmeno lui aveva voluto lasciare troppo a lungo
l’amico da solo.
Accettai la proposta di Ino. Andai anche a sciacquarmi la faccia. Ne avevo
assolutamente bisogno.
Mi presi un bel caffè forte
bollente, per svegliarmi e successivamente prendere nuovamente il mio posto
accanto al mio compagno.
“Sakura-sama!”
mi chiamarono e a mala voglia mi girai verso un mio collega che portava una
flebo in mano.
“Questa è per EichiHatake. Ino-sama
mi ha chiesto di portargliela, ma non la trovo!” mi disse.
Gli chiesi il perché non ci
pensava lui a cambiarla, ma mi spiegò che era stato chiamato a dare una mano a
un'altra mia collega.
Dovetti pensarci io. Infondo
se Naruto avesse scoperto che avevo ignorato i
bisogni di un suo allievo per stare con lui, di certo non mi avrebbe più
parlato.
Entrai nella stanza del
ragazzino, dove Kakashi era presente.
“Salve Sakura!” mi disse
abbozzando un sorriso. Anche lui era stanco e preoccupato. Per Eichi certo, ma soprattutto per Naruto.
Ormai il figlio era fuori pericolo e lo si vedeva dall’allegria che dimostrava
il piccolo Hatake.
Mi avvinai al ragazzo e gli
chiesi “Come ti senti oggi? ”.
Il figlio dell’hokage mise il broncio “Mi sento in piena forma e non
capisco il perché non possa andarmene!”
“Eichi
ti devo ricordare che ieri ti hanno avvelenato? Anche se ora stai bene, non
puoi prenderla alla leggera, potresti avere una ricaduta!” disse il padre
premuroso, togliendomi le parole dalla bocca.
“Uffa!” disse infastidito,
ma qualcosa gli fece subito cambiare espressione “Naruto?
come sta?” chiese preoccupato.
Non seppi cosa rispondere,
ma il mio silenzio e quello di Kakashi gli fecero
intuire che le cose non andavano bene.
“è colpa mia!” disse
Sussultai.
“Se avessi ascoltato Naruto-sensei e me ne fossi andato, lui non avrebbe dovuto
proteggere me e gli altri!” disse sconsolato “Ma tu mi hai sempre detto che,
chi abbandona i propri compagni è feccia, io non voglio esserlo. Cosa avrei
dovuto fare?” chiese Il ragazzino al padre.
Esso sospirò “Non è facile
sapere come agire in certe situazioni. Tu e la tua squadra, non sapevate chi
avevate di fronte e avete pensato di aiutare il vostro maestro eavete agito bene, indipendentemente da come
sono andate le cose. Vedrai che Naruto si riprenderà
e vi dirà la stessa cosa!” finì Kakashi,
scompigliandogli la testa.
“Papà, ho una domanda da
porti. Cosa voleva quel tipo…ehmKabuto
da Naruto?” chiese il ragazzino.
Kakashi
sospirò.
“Ehi, avevi detto che
avresti aspettato il nostro arrivo per chiederglielo!” disse Miiko contrariata, appena giunta nella stanza trascinando
Sora.
Eichi si
grattò la testa chiedendo scusa, poi nuovamente sirivolse al padre.
Kakashi
sospirò “Mi dispiace ragazzi. Non è un segreto, ma credo che sia giusto che sia
Naruto a dirvelo!”
“Ha parlato di Kyuubi, quell’uomo voleva quel demone ed era convinto che
ce l’avesse lui!” disse Sora, non arrendendosi.
Strinsi la flebo di Eichi con così tanta energia, che per poco non la feci
scoppiare “Finirà mai sta storia di volersi accaparrare il potere di quel
demone?”
Kakashi
sospirò e scosse la testa “Non lo so!”
“Allora volete spiegarci? È
il nostro sensei, è nostro diritto!” disse Miiko pestando i piedi a terra.
Guardai Kakashi
e Kakashi guardò me “Diciamo che Naruto
è molto desiderato da molti criminali, che voglio un potere di cui non hanno
minimamente idea di cosa significa possederlo!”
I ragazzi sussultarono
“Questo cosa centrerebbe con Naruto?”
“Pensateci bene e arriverete
alla soluzione da soli!” disse infine l’hokage,
facendo comprendere che non avrebbe nient’altro.
Improvvisamente sentii delle
grida e uscii in corridoio per vedere cosa stava succedendo.
Ci mancò poco che mi
scontrassi con Shikamaru.
“Naruto!”
disse solamente facendomi perdere un battito.
Entrai in fretta e furia
nella stanza per vedere Naruto che si dimenava dal
dolore. Le sue urla erano lancinanti per le orecchie, cercai di quietarlo,
quando delle convulsioni, scossero il suo corpo.
Senza che chiedessi niente, Kakashi e Shikamaru intervennero per
tenerlo fermo prima che si facesse del male e dandomi la possibilità di
preparare un antidolorifico.
Ci mise poco a calmarsi e
dopo ricadde sul materasso addormentato.
Era solo una crisi dovuta al
veleno e mi sentii sollevata che si fosse fermata lì, ma temevo che potesse
succedere di peggio e, in effetti, era solo questione di tempo.
****************
Ecco l’ottavo capitolo.
Vedendo che conl’aggiunta dei capitoli, l’interesse per
questa storia è diminuita sempre più, ho deciso che probabilmente non
aggiornerò più questa fanfic, per dedicarmi ad altre.
Sinceramentemi dispiace, ma vedendo l’interesse
calare,anch’io ho perso la voglia di
continuare.
Non ho ancora deciso al
100%, quindi si vedrà.
Nel frattempo chiedo scusa a
coloro a cui la storia piacesse.
Intanto ringrazio tutti
coloro che mi hanno seguita fino ad ora.
Salve! Visto le numerose richieste e il
fatto che questo capitolo era già parzialmente scritto, ho deciso di non
abbandonare la storia. Inoltre mi è venuta qualche ideuzza
per i prossimi capitoli. Comunque è probabile che gli aggiornamenti non saranno
più molto frequenti come una volta.
Abbiate solo un po’ di pazienza.
Spero comunque che la storia continui a
interessarvi. Fatemi sapere.
Buona lettura.
Cap
9: Ti amo
Pov
Sakura
Era
passata un’altra mezza giornata e Naruto non dava segni
di miglioramento, anzi la notizia positiva era che non peggiorava.
Tsunade
lavorava giorno e notte pur di trovare la cura per salvare Naruto
e, se fosse successo, gli altri che sarebbero stati infettati dal veleno.
Purtroppo,
non aveva dato nessuna notizia, né se la ricerca procedeva bene o male.
Sinceramente
non volevo saperlo, avevo troppa paura di ricevere una risposta negativa.
Erano
le due del pomeriggio e io avevo appena finito il mio turno di lavoro, il quale
era durato meno del solito grazie a Ino che si era
offerta di fare delle ore in più, per permettermi di stare vicino a Naruto.
Credo
che fosse il suo modo di ringraziarmi, per aver salvato la vita a Sai due anni
prima. Esso era stato gravemente ferito in una missione e fu solo per miracolo che
arrivò all’ospedale ancora vivo.
Mi
ero alzata un momento dalla solita scomoda sedia presente in tutte le stanze.
Avevo la schiena a pezzi, per essere rimasta lì ferma per delle ore e sentivo
l’urgenza di alzarmi. Andai alla finestra ad aprire le tende verdastre, per
fare entrare un po’ di sole nella stanza.
I
raggi solari andarono ad accarezzare il volto di Naruto.
Sapevo
che amava stare al sole e speravo che il calore sul volto fosse un altro
appiglio con il nostro mondo.
Lo
osservai. Nonostante quel pallore, che non gli si addiceva, conservava comunque
il suo fascino. I capelli biondi che splendevano al sole. Quanto amavo quei
fili dorati e quegli occhi azzurri come il cielo, che non sembravano volersi
aprire.
Mi
avvicinai a lui e dolcemente cominciai ad accarezzargli quei capelli impregnati
di sudore, sperando che potesse dargli un po’ di sollievo dal dolore, che
doveva provare in quel momento.
Non
so nemmeno per quanto tempo lo feci, quando il mio sguardo si posò sulle sue
labbra, le stesse che qualche sera prima si erano scontrate con le mie in un
dolce bacio, finito malamente.
Le
sue labbra erano leggermente schiuse e piano, piano avvicinai il mio volto al
suo, per poi donargli un casto bacio.
“Non
è carino approfittarsi dei pazienti quando questi sono moribondi!” disse una
voce di un uomo che conoscevo bene.
Mi
alzai di scatto e osservai infastidito colui che aveva aperto bocca.
“Non
sei affatto spiritoso, Sasuke! Cosa ci fai qua?” gli
chiesi, non pensando che volesse vedere l’amico/nemico.
“Sono
qui per sapere come sta!” disse serio.
Scossi
la testa “per niente bene! Anzi se proprio vuoi saperlo, se Tsunade
non trova l’antidoto al più presto, morirà!” dissi, riuscendo a pronunciare
quella parola per la prima volta.
Non
avevo fatto altro che pensare a quell’evento. Potevo mentire a me stessa in
quanto non volevo perdere una persona, ma la parte di me che mi rende medico,
non mi faceva sperare.
Non
riuscii più a trattenermi.
Calde
lacrime solcarono nuovamente il mio viso
Mi
domandavo come potevo averne ancora.
Non
volevo piangere, volevo essere forte per Naruto e non
volevo che Sasuke mi vedesse così debole.
Per
lui nessun ninja doveva essere arrendevole, nemmeno quando ci sono tutte le
motivazioni per esserlo.
“Non
devi piangere Sakura! Naruto ce la farà! Quel baka non può morire così facilmente, non senza essere
diventato hokage, quante volte ce l’avrà detto?”
disse Sasuke. Non mi aspettavo che cercasse di
consolarmi.
Sorrisi
“è vero!” dissi asciugandomi le lacrime.
Sentii
bussare e vidi Miiko chiedere il permesso di entrare.
A suo modo voleva, far sapere a Naruto di essere
presente e con lei anche gli altri due membri del suo team. Erano praticamente
sempre lìa fargli visita, la ragazzina
sempre con una margheritina in mano, che appoggiava accanto al cuscino.
Mi
facevano piacere quelle dimostrazioni di affetto da parte dei ragazzi, ma non
potevo sorprendermi, infondo Naruto riusciva a farsi
amare da tutti.
Improvvisamente
la macchina del battito cardiaco cominciò a rallentare, bloccandomi giusto quel
tempo necessario per capire cosa stava succedendo.
Il
battito cardiaco di Naruto stava rallentando e la
pressione scendendo vertiginosamente.
Ordinai
a Sasuke di uscire a portarsi via Miiko,
mentre cercavo di porre rimedio a quanto stava accadendo.
L’agitazione
che si stava creando nel corridoio, diede l’allarme anche ad altri medici,
perché Ino mi raggiunse poco dopo.
Cercammo
inutilmente di far accelerare il battito cardiaco, ma non servì a nulla, un
lungo e unico suono non si fece attendere.
Ino corse
a prendere il defibrillatore, il quale era la nostra ultima speranza.
Non
so a che voltaggio mise l’apparecchio, ne quante volte provò a dare il via
libera alla corrente, che avrebbe potuto far battere il cuore di Naruto.
Ero
paralizzata dal terrore.
Volevo
reagire, fare qualcosa, ma i comandi che il mio cervello mandava, non venivano
ascoltati dal resto del mio corpo.
Addirittura
i suoi allievi facevano qualcosa di utile. Lo chiamavano con tutta la voce che
avevano, volevano far sentire che loro erano presenti.
Più
passavano i secondi, più sentivo anche il mio cuore rallentare.
Se Naruto sarebbe morto, io avrei voluto morire con lui.
Arrivò
anche Tsunade avvertendoci di essere riuscita nel suo
intento di preparare un antidoto funzionante. Il suo entusiasmo venne frenato
dal fischio della macchina. Non ci mise molto a capire quanto stava succedendo.
Vidi
Ino abbandonare i tentativi di rianimarlo e la linea
verde del monitor rimanere piatta. Tsunade abbassò la
testa, rimproverandosi di essere stata troppo lenta.
Naruto non
poteva morire, proprio ora che eravamo a un passo dal salvargli la vita.
“Ora
del decesso…” disse la mia amica con voce tremante,
guardando l’orologio “…le 14,45!”
Quelle
parole risuonarono nella mia testa migliaia di volte in un millesimo di
secondo, poi urlai.
Mi
buttai sul corpo morto del mio compagno e cominciai a prendere a pugni il suo
petto.
Ero
arrabbiata, ero disperata. Non avrei mai accettato che mi avesse lasciato così.
“Naruto, non puoi andartene. Riapri gli occhi, ti prego!”
dissi cominciando a piangere ancora più forte “Non puoi lasciarmi sola, ti
supplico sei la persona più importante per me!” Dissi colpendolo più forte “Ti
amo!” dissi piano.
“IO
TI AMO!” dissi talmente forte da informare tutto il villaggio.
Sasuke mi si
avvicinò per portarmi via, per far riposare Naruto in
pace, ma non lo avrei mai accettato.
Mi
liberai dalla sua stretta con uno strattone e con un ultimo pugno, urlai il suo
nome.
Quel
momento fu il più brutto ed interminabile della mia vita, ma se Naruto era ancora li da qualche parte, nel suo corpo o
nella stanza, doveva avermi sentito, perché con un gemito strozzato, aprì gli
occhi di scatto.
Gli
afferrai il viso per costringermi a guardarmi. Era disorientato e non sapevo
bene se era in grado di riconoscermi.
“Naruto, riesci a sentirmi?” dissi incredula.
“S-Sa-ku-ra!” disse con un filo di voce.
Tsunaderipresasi dallo stupore iniziale corse a
iniettare l’antidoto nel braccio di Naruto.
Gli
misi la mascherina dell’ossigenosul
volto per aiutarlo a respirare, ma non dovevamo abbassare la guardia.
C’erano
dei controlli che dovevamo fare.
Il
cervello era stato privo di ossigeno a lungo, anche se non so se avesse
superato il tempo massimo sopportabile. Dovevamo accertarci che non avesse
subito danni e cercare di calmarlo. Sembrava sotto shock, di certo non doveva
essere stata un’esperienza piacevole.
Gli
accarezzai i capelli per fargli capire che era tutto finito, che sarebbe andato
tutto bene.
Tsunade
decise di fare gli accertamenti da sola. Vedeva me e Ino
troppo scosse per poterle tornare utile e ci fece uscire dalla stanza.
Osservai
i presenti, erano tutti sollevati, ma la paura di poco prima era ancor visibile
sul volto di tutti.
Persino
Sasuke mostrava un volto bianco come un cencio.
Mi
appoggiai con la schiena contro il muro e mi portai la mano alla testa. Avevo
provato troppe emozioni per quel giorno e il poco riposo dovute alle mie notti
in bianco, mi fecero perdere i sensi.
Mi
svegliai mezz’ora dopo con un cerchio alla testa. Misi a fuoco le cose intorno
a me e vidi Kakashi sorridermi e chiedermi come mi
sentivo.
Mi
misi a sedere e realizzai di essere sul letto di Eichi,
il quale, nonostante gli fosse richiesto di stare a letto, andava allegramente
in giro per l’ospedale.
“Naruto?” chiesi quando realizzai quanto accaduto.
Kakashi mi
sorrise da sotto la maschera.
“è
vivo e vegeto e dopo i vari accertamenti, Tsunade
afferma che ha molte possibilità di riprendersi completamente, anche se è
presto per dirlo!”
Mi
alzai e uscii al corridoio.
Gli
allievi di Naruto scalpitavano perché volevano
entrare, ma Tsunade non dava loro il permesso.
Naruto
aveva bisogno di riposo e non di tre nanerottoli che gli scorazzavano intorno.
Facendomi
strada, mi spinsi fin dentro la stanza dove Tsunade,
prima di accorgersi che ero io, mi fulminò con lo sguardo.
“Ah
sei tu Sakura. Allora posso andare! Cerca di farlo riposare!” mi disse
poggiandomi una mano sulla spalla e andandosene.
Naruto
aveva gli occhi chiusi, ma al suono della mia voce, li aprì leggermente,
girando la testa verso di me.
Abbozzò
un sorriso.
“Ciao!”dissi
semplicemente. Avevo ancora paura di svegliarmi e scoprire che in realtà Naruto non si fosse svegliato, ma che avrebbe dormito per
sempre.
“C-ciao” disse sempre con una voce stanca “S-stai bene?”
Sospirai,
era lui il moribondo e chiedeva a me se stavo bene?
Annuì
“tu invece?”
“M-mi sento c-come semi
a-avessero calpestato in m-mille!”
Lo
vidi chiudere gli occhi e per istinto gli accarezzai la guancia.
Era
ancora molto calda. Mi domandavo se l’antidoto di Tsunade
stesse facendo effetto o meno.
Stavo
per ritirare la mano, ma Naruto con la mano sinistra
me la fermò.
“S-sei fresca. Lasciala ancora li per un po’” mi disse per
poi continuare “Mi sento molto stanco, ti dispiace se ora dormo un po’?”
“No,
baka! Solo non fare altri brutti scherzi come quello
di prima!” gli dissi.
“A
p-proposito, g-grazie”
Sgranai
gli occhi, non capendo.
“S-sei stata tu a riportarmi indietro! Ti h-ho vista, t-ti
ho sentita! È difficile da spiegare, ma vedevo tutto quello che stava succedendo.
N-non ti sei fermata quando Ino
ha detto che era finita. Grazie, grazie anche per quello che mi hai detto!”
Diventai
fucsia per l’imbarazzo, gli avevo rivelato i miei sentimenti, sia perché
pensavo che non mi sentisse, sia perché non avrei più avuto occasione di
dirglielo.
“Anche
tu sei m-molto importante pe…coufcouf!”
Naruto prese a tossire prima di riuscire a finire la
frase.
“Non
ti sforzare più. Parleremo quando ti sarai rimesso completamente. Ora chiudi
gli occhi e riposa!”
“T-Tu
r-rimani? N-non voglio stare da solo” mi disse con la
voce impastata dal sonno.
Mentre scrivevo questo capitolo,mi sono venute in mente un paio di ideeper i prossimi e mi sono presa bene, quindi
credo che aggiornerò presto anche per i prossimi due capitoli, anzi vi accenno
che l’undicesimo è pronto.
Buona lettura.
Datemi sempre le vostre opinioni.
Cap
10: Mai un attimo di pace
povNaruto
Mi
svegliai quando il sole era già alto. Non saprei dire per quanto tempo avessi
dormito, ma comunque fosse, mi sembrava di non aver chiuso occhio, talmente mi
sentivo stordito.
Mi sentivo
meglio rispetto ai giorni precedenti, nonostante sia stato per la maggior parte
privo di sensi, ma quelle volte che ero cosciente…avrei
voluto morire.
Quando
Tsunade controllò le mie condizioni, una volta
resuscitato, mi informò che Eichi era stato morso da
un serpente con un tasso di veleno, molto basso, mortale solo se trascurato.
Fui
contento di sapere che il mio allievo, non aveva dovuto passare il tormento che
avevo provato e che, anche se alleviato, provavo ancora adesso.
Sentivo
ancora di avere la febbre, ma i forti crampi muscolari, i giramenti di testa e
la voglia di rimettere si erano affievoliti.
Solo
il braccio destro, morso dal serpente, non sembrava volersi calmare. Era come
se qualcuno si divertisse a conficcare al suo interno dei spilli belli spessi e
appuntiti.
Per
questo dovevo cercare di stare il più immobile possibile, per cercare di non
risvegliare il male assopito momentaneamente, ma rimanere immobile senza
cambiare posizione, era comunque una tortura.
Dato
la stanchezza che provavo, pensai di dormire ancora, ma delle voci strepitanti,
fuori dalla porta, mi fecero capire che presto avrei avuto visite.
Eichi
entrò allegro senza nemmeno bussare, urlando un buongiorno.
Sora
e Miiko si avventarono su di lui per chiudergli la
bocca, facendo ancora più rumore.
“Ragazzi,
non avevo bisogno della sveglia!” dissi loro divertito.
Tutti
rimasero imbambolati perun po’,
puoinuovamente urlando, gridarono il
mio nome.
Circondarono
il letto e mi sommersero di domande sulla mia salute.
“Sto
bene, sto bene. Certo, ho avuto momenti migliori, ma dato che ero praticamente
morto, non mi lamento! Tu Eichi? Vedo che sei in
piena forma!” dissi, felice di constatare che il mio allievo fosse già guarito,
anche se ancora ricoverato. Infatti indossava ancora una di quelle orribili
vestagliette verde chiaro, che ti fanno star male solo con il loro odore.
“Non
mi faccio abbattere da un serpentello!” dissedandosi un pugno al petto e dandosi arie.
“A
quanto pare io si!” risposi divertito.
Eichi mi
guardò imbarazzato “Bhè…il tuo era un pochino più
grosso e…avvelenato!”
Sorrisi
per poi spostare lo sguardo su Miiko.
“E
tu? Che hai combinato?” le chiesi, notando il suo drastico taglio di capelli.
Miiko
abbassò la testa per nascondere il rossore “Bhe,
erano un po’ di impiccio durante le missioni e poi…ho
sempre desiderato portarli così. Come sto, Naruto-sensei?”
“Molto
bene. Sei anche più carina di Sakura!” dissi, notando la mia compagna entrare
nella stanza e prendendo la palla al balzo per punzecchiarla. Come al solito,
me la fece pagare.
“Davvero?
Oh allora perché non ti fidanzi con lei?” mi disse premendo un po’ troppo forte
l’ago sul mio braccio.
“Cosa?
ma lui è vecchio!” disse Eichi infastidito dalla
battuta.
Cercai
di sorridere, nonostante il mio viso fosse contratto in una smorfia.
“Cavolo,
Sakura-chan. Potevi andarci più leggera. Fra un po’
sto braccio con tutte queste iniezioni che mi state facendo, diventerà tutto
bucherellato.
“La
prossima volta, non paragonare la mia bellezza a quella di una mocciosa e magari
potrò essere più gentile…ah no, mi devo vendicare
dello spavento che mi hai fatto prendere!”
Sospirai,
ora la colpa era pure mia.
Rimasi
a chiacchierare ancora un po’ con i miei ragazzi, quando qualcosa attirò la mia
attenzione.
“Scusate
ragazzi, mi sento molto stanco. Vorrei…”
“Riposare?
Capito, ce ne andiamo subito!” disse Miiko a trentadue denti, spingendo i suoi
compagni fuori dalla porta.
Addrizzai
le orecchie per capire se se ne fossero andati realmente, dopo di chè, mi misi seduto nel letto con le gambe a penzoloni.
Ignorai
il giramento di testa che ebbi ,a causa della febbre, appena messo a sedere e
dissi, guardando davanti a me “Avanti, so che c’è qualcuno!” dissi minaccioso
“Fatti vedere!”
Da
una nuvola di fumo sul soffitto, apparve a testa in giù, un ninja del suono.
“Ti
manda Kabuto, vero?” gli chiesi, cercando di non
trasmettere la mia preoccupazione, non ero in grado di sostenere una lotta.
“Esatto
Kyuubi. Sono qui per controllare le tue condizioni e
catturarti nel caso la tua vita non fosse stata più in pericolo!” disse
sorridendo.
“Non
mi è concesso nemmeno riprendermi? Cos’è? Kabuto ha
paura che una volta rimesso in forze, non sia in grado di sconfiggermi?” gli
chiesi.
“Non
insultare il mio capo, o la pagherai cara!” disse, scendendo dal soffitto e
comparendomi davanti.
Fece
lui la prima mossa e mi vidi costretto a evitare il colpo, facendo una capriola
all’indietro e buttandomi giù dal letto.
Una
volta a terra, però una fitta al braccio destro, mi bloccò. La vista mi si
appannò a causa del dolore, ma riuscì a schivare il secondo colpo.
Il
ninja non prevedendo una mia reazione all’ultimo secondo, si ritrovò il kunai incastrato al muro, provò a liberarlo, ma capendo che
la partita era persa, lasciò l’arma dov’era, per continuare ad attaccarmi.
Continuavo
a evitare gli attacchi, meglio che potevo per le mie condizioni, ma sapevo
bene, di non riuscire a reggere ancora quel ritmo.
Non
avevo armi con cui contrattaccare e inoltre dovevo cercare di far in modo che
il nemico, non attuasse chissà quale tecnica in grado di distruggere l’intero
edificio.
Per
mia fortuna, non sembrava intenzionato a spingersi oltre. Continuava a
contrattaccare solo con kunai e arti marziali.
Puntava sul mio fisico, aspettando che esso cedesse.
All’ennesimo
colpo evitato caddi in ginocchio e appoggiandomi con le braccia a terra, cercai
di riprendere fiato.
Il
ninja del suolo ne approfittò per incastrarmi, ma con le forze che mi
rimanevano, riuscii a fabbricare un rasengan e a
colpirlo.
Non
ci furono urla o gemiti di dolore, si senti solo un “puf”
e una nuvola di fumo coprì la stanza.
“Accidenti,
era un clone!” dissi ormai, privo di forze e del tutto in balia del nemico.
“I
miei complimenti, non credevo che nelle tue condizioni, fossi in grado di
attingere al tuo chakra!” mi disse, comparendomi alle
spalle e cogliendomi di sorpresa.
Mi
conficcò un kunai nel braccio, proprio nello stesso
punto in cui ero stato morso.
Un
dolore lancinante mi invase il corpo, urlai e non riuscì a reagire, quando mi
bloccò al muro, premendo il suo braccio contro la mia gola, per impedirmi di
respirare.
Con
la mano sinistra, cercai di liberarmi.
“Oh
avanti, è inutile che mi resisti e lo sai. Quindi stai buono, così che tutto
finisca in fretta!” mi disse.
“Non
puoi uccidermi, n-no…n-no…” l’aria cominciava a
mancarmi.
“Infatti,
cercherò di farti perdere i sensi, in modo tale che tu non costituisca più
alcun problema!” disse il ninja con un sogghigno.
La
poca resistenza che cercavo di fare conla mano sinistra, diminuì, finchè mi sentii l’arto
pesare e cadere lungo il mio fianco. Cominciai a perdere coscienza, ma il buio
non si impossessò di me.
Un
rumore di finestre che si frantumavano, mi destò improvvisamente e sentii una
presa afferrarmi e chiamarmi.
“Tutto
bene Naruto?”
“Si,
Shika, tempisto
impeccabile!” dissi cercando di riprendere coscienza di me stesso e guardando
verso la finastra.
Sasuke era
lì, con il braccio destro alzato, con il chidori che
ancora scoppiettava sulla mano.
A
una velocità sorprendente Sasuke, si era fiondato sul
nemico, facendolo volare via, e liberandomi dalla sua morsa. Infine, lo vidi
saltare giù dalla finestra per finire l’intruso.
“Naruto!” mi chiamò Sakura.
A
quanto pare tutto l’ospedale era stato messo in allarme, dai rumori provenienti
dalla stanza e dai vetri che si rompevano.
Essa
si avvicinò a me e mi prese dalla parte destra, per aiutare Shikamaru
a portarmi a letto.
“Piano
S-sakura. I-il braccio!”
dissi, portandomi la mano sul taglio.
Sakura
me la tolse e pulendo il sangue dalla ferita, me la disinfettòe fasciò.
“Ora
rilassati e cerca di riposare!” mi disse dolcemente, sistemandomi i cuscini e
passandomi una mano sui capelli.
“Facile
a dirsi!” ammisi con un sorriso abbozzato.
“Accidenti!”
disse Sasuke ricomparendo dalla finestra.
“Che
fine ha fatto quel ninja?” chiese Shikamaru.
“è
riuscito a scappare!” disse l’Uchiha contrariato.
“Ottimo
lavoro Uchiha, ora dovremo aspettarci un nuovo
attacco!” disse il mio amico Nara, con voce
accusatoria.
“Voglio
vedere combattere te, quando sei impegnato a tapparti i timpani per impedire
che la tua testa scoppi!” disse Sasuke scocciato.
Chiusi
gli occhi in cerca di un po’ di conforto nel sonno, ma una frase non molto
apprezzata, me li fece riaprire di scatto “Qualcuno dovrebbe rimanere con Naruto, affinchè non si ripeta
quello che è appena successo. Non possiamo permettere che venga attaccato di
nuovo!” disse Sakura.
“Già,
questa volta gli è andata bene, ma la prossima non è detto che riusciamo ad
arrivare in tempo!” disse Shikamaru.
“è
ancora troppo debole, per riuscire a sopportare una battaglia. Meglio evitargli
sforzi, finchè è così debilitato!” continuò Sakura.
“Ragazzi,
io sono qui! Se volete dirmi che non sono in grado di difendermi e che ho
bisogno della balia, potreste farlo gentilmente dove non possa sentirvi?” dissi
innervosito. “Ho il mio orgoglio da difendere!”
“Naruto, sei malato e come tale devi accettare di non essere
in condizione di proteggerti. Non è una vergogna che qualcuno rimanga a
sorvegliati!” disse Sakura.
“è
imbarazzante! Poi so difendermi da solo!” dissi.
“Come
poco fa? Se non fossimo intervenuti, saresti morto!”
Strinsi
il pugno sinistro a quella scottante verità.
“La
prossima volta che attaccheranno, sarò pronto a riceverli. Mi riprendo in
fretta e nel giro di un paio di giorni, sarò fuori da qui!” dissi convinto,
infondo continuavo ad avere un recupero eccezionale.
“Vuoi
mettere da parte il tuo orgoglio per una volta? E se ti attaccano nuovamente
oggi, o durante la notte? Naruto, non sei ancora
guarito e le medicine che ti dobbiamo dare per una tua completa guarigione,
sono in grado di stordire un cavallo. Cosa farai in quei momenti!” chiese
Sakura.
“Evita
di darmi altre medicine. Ormai sono fuori pericolo no?” dissi sottovalutando le
mie condizioni.
“Il veleno
non è stato completamente debellato, hai la febbre a 39, a malapena riesci a
muoverti in modo decente, e hai un braccio completamente fuori uso. Dì quello
che vuoi, ma non mi sembri uno che è destinato a uscire da qui in due giorni. E
non ho la minima idea di come tu abbia fatto a resistere a quel tipo, prima che
arrivassero Sasuke e Shikamaru!”
“Questo
ti dimostra che ho delle possibilità di cavarmela!”dissi io ribattendo.
“Rimarrò
io di guardia!” disse Sasuke ponendo fine alla
discussione tra me e Sakura.
“Cosa?”
dissi Shikamaru sgranando gli occhi.
“Cosa?”
dissi io mettendomi a sedere di scatto, provocandomi nuove fitte di dolore.
“è
una buona idea!” disse invece Sakura, facendomi nuovamente sdraiare con la
forza.
“Ma
sei uscita di senno? Io non lasciò Naruto nelle mani
di questo…questo qui!” disse Shikamaru
alzando la voce.
“Concordo
con Shikamaru! Mi sono ribellato, proprio perché
temevo una cosa del genere. Conoscendoti Sakura, non potevo aspettarmi altro!”
dissi cercandomi di liberarmi dalla forza della mia compagna.
“Oh
andiamo, cosa c’è che non va?” chiese Sakura, nonostante sapesse il perché ce
l’avessimo tanto con lui e mi sorprendeva il fatto di come riusciva a far finta
di niente.
“Ti
devo rinfrescare la memoria? ti sei già scordata di essere stata presa in
ostaggio, per fare da esca, in modo tale che Naruto
venisse catturato da sto tipo e consegnato a MadaraUchiha?” disse Shikamaru
indicando apertamente Sasuke.
“Lo
ricordo benissimo. Ma ricordo anche che si è pentito, aiutandoci a sconfiggere
il nemico, costituendosi e cominciando a servire Konoha
come meglio può!” disse Sakura in sua difesa.
“Allora
fatti proteggere tu da lui. Perché io non rimango qui un minuto di più se ce
lui!” dissi rialzandomi dal letto e cercando di dirigermi verso la porta.
“Naruto torna qui. Non ti devi affaticare oltre!” disse
Sakura urlandomi contro.
“Salve
a tutti!” disse Kakashi bloccandomi la strada “Naruto, non riesci a stare un attimo fermo eh?”
“Fermo
ci starei volentieri per come mi sento adesso, ma mi rifiuto di stare
all’interno di questa stanza con certe persone!” dissi, alludendo a Sasuke e cercando di superare Kakashi,
ma un giramento di testa, mi costrinse ad appoggiarmi al muro.
“Mi
farai diventare matta!” disse Sakura tirando fuori dal taschino un’altra
siringa.
Sentii
le mie forze abbandonarmi e l’ultima cosa che vidi, era lo sguardo arrabbiato
di Sakura.
Mi
risvegliai ben cinque ore dopo. Aprii gli occhi tutto scombussolato. Era quello
l’effetto del sonnifero che Sakura mi dava per farmi addormentare, quando il
dolore era insopportabile. Quando mi risvegliavo, facevo fatica a capire
qualsiasi cosa.
Mi
sentii la gola secca e per istinto, voltai la testa verso il comodino alla mia
destra, ma riuscire a prendere il bicchiere appoggiato su di esso, era
un’impresa alquanto ardua.
Vidi
qualcuno vicino a me, ma non riuscii a capire chi fosse. Non mi importava,
andava bene chiunque se mi avesse dato da bere.
Chiunque
fosse fu proprio quello che fece. Mi portò il bicchiere vicino le labbra e,
sollevandomi la testa, mi aiutò a bere.
Sussurrai
un grazie e cercai di concentrarmi sulla figura.
Ora
che avevo bevuto, mi sentivo decisamente meglio e sentivo che lentamente i miei
sensi stavano tornando alla normalità.
La
figura si sedette accanto a me e mi fissava.
“Pensavo
che avresti dormito per tutto il giorno. E meno male che volevi farti da
guardia del corpo da solo, dobe!”
“c-cosa?”
chiesi, in quel momento non capii di cosa stesse parlando e ci misi un altro
paio di minuti prima che ricordassi tutto.
“Sasuke? Sei tu!” dissi con disappunto.
“Chi
credevi che fossi? Certo che il sonnifero che ti dà Sakura è bello pesante, se
non ti fa riconoscere il tuo peggior nemico!”
“Già
non ci va mai leggera! Guarda, non ho nemmeno la forza di insultarti!” dissi
accennando un sorriso.
“Allora
direi che mi godo il momento!” disse per poi tacere.
Ci
fu un silenzio lunghissimo e anche fastidioso.
“Senti…” cominciai titubante “…per
quanto sia imbarazzante per me dovertelo dire…ti
ringrazio per avermi salvato la vita!” dissi girando la testa dall’altra parte
per non guardarlo.
“Non
ti sforzare a ringraziarmi. Non l’ho fatto perché volessi sentirti dire grazie
o perché tu fossi in debito con me!” mi disse.
“Oh
dubito che sarò mai in debito con te. Caso mai lo sarai tu verso i miei
confronti, per tutto il resto della tua vita. Diciamo che potrei portare avanti
il debito anche verso la tua prole, ma ho deciso che con la tua morte, esso si
estinguerà!” dissi guardandolo serio.
Sasuke
accennò un sorriso, per poi farsi serio all’improvviso e alzarsi impugnando un kunai.
“C’è
qualcuno?” chiesi, sperando vivamente di no.
Bhè
qualcuno c’era, ma era solo Shikamaru, che
controllava, la situazione da fuori la porta.
“Che
cosa ci fai qui?” chiese Sasuke infastidito.
“Mi
pare ovvio, ti tengo d’occhio!” disse entrando nella stanza “OiNaruto, tutto bene?”
“Non
mi ha ucciso mentre dormivo, non mi ha avvelenato l’acqua, non mi ha insultato…si, direi che va tutto bene!” dissi divertito.
“Sentito?
Sono stato qui buono buono, a vegliare sul tuo amico.
Ora puoi anche tornartene a casa!” disse
Sasuke sgarbato.
“Sono
venuto a darti il cambio, abbiamo deciso di fare i turni, ricordi?” disse Shikamaru guardandolo storto.
Sasuke non
disse niente e ricambiando lo sguardo, se ne andò via.
“Credo
che prima o poi ci ucciderà per il solo fatto che lo trattiamo così!” dissi
sogghignando.
“Se
lo merita!” disse Shikamaru tagliente.
“Si,
vero, ma…” non terminai di rispondere.
“Ma
cosa? non dirmi che ti stai facendo venire di nuovo i complessi. Ti ha quasi
fatto uccidere e ora cominci a cambiare idea verso i suoi confronti?”
“Non
ho cambiato idea nei suoi confronti, oggi però mi ha salvato!” dissi.
“Non
mi basta per fidarmi di lui e non dovresti nemmeno tu!” mi disse con aria di
rimprovero.
“Non
mi fido infatti, ma quando sto vicino a lui, una parte di me vorrebbe che tutto
tornasse come prima!” ammisi.
“Tu
sei ancora troppo stupidamente legato a lui!” affermò Shikamaru.
“è
anche un desiderio di Sakura infondo! Perché pensi che gli abbia permesso di
starmi accanto? Sperava che noi due chiarissimo…invece
non ho fatto altro che dormire!”
“Lo
so che tu faresti di tutto per far felice Sakura, ma…”
Sospirò “…non abbassare mai la guardia con lui!” mi
disse nuovamente.
Sbuffai
“si, si. Sai questo tuo lato protettivo è…è snervante.
Ti preferisco quando mi ripeti che sono una seccatura!”
“Una
seccatura lo sei. Secondo te quanta voglia ho di rimanere qui a farti da demonsitter?“
“Nessuno
ti obbliga!”
“Come
no, se esco da qui, qualcuno ammazza te e Sakura ammazza me. Perché mi ritrovo
sempre circondato da donne violente! Quando non c’è Temari,
c’è la tua bella e viceversa!”
Ridacchiai
a vedere il suo viso sconsolato.
Passò
un’intera settimana in cui venni talmente coccolato, che mi sembrava di aver
recuperato tutte l’affetto che non avevo ricevuto da bambino.
Sakura
mi imboccava durante i pasti, dato che mangiare conla sinistra si era dimostrato alquanto
complicato, e quando non poteva lei, c’era o Ino o Tsunade.
Shikamaru, Sasuke e Kakashia turno mi tenevano compagnia o meglio dire
d’occhio.
La
notte, era per di più Sakura a starmi accanto, accarezzandomi i capelli durante
il sonno, pensando che non me ne accorgessi e infine, i ragazzi erano
praticamente sempre nella mia stanza a raccontarmi la loro giornata. Fui
davvero sorpreso di scoprire, che durante la mia permanenza in ospedale, Eichi si era impegnato ad apprendere la tecnica per
camminare su pareti e superfici di vario genere. Fui estremamente orgoglioso
dei miei ragazzi. Non avevano visto la mia assenza come un momento di vacanza,
ma avevano continuato ad allenarsi per conto loro.
Comunque
sia, anche se ricevere attenzioni, a volte è piacevole. Quando potei finalmente
mettere piede fuori dall’ospedale, ne fui estremamente sollevato.
************ Grazie a tutti coloro che mi hanno fatto
sapere cosa ne pensano, a chi aggiunto la storia tra preferite, seguite e da
ricordare e anche a chi ha solo letto.
Mi
recai al mio solito campo di allenamento, in quel momento desolato, e ammirai
il paesaggio con un sorriso sulle labbra. Chiusi gli occhi e respirai a pieni
polmoni l’odore dall’erba bagnata dalla rugiada. Mi aiutava a liberare il naso
dall’odore di disinfettante, che durante la mia permanenza in ospedale aveva
impregnato le mie narici, facendomi sentire quella puzza ovunque andassi.
Ero
arrivato sul posto piuttosto presto, per potermi godere un po’ di tranquillità.
Lo facevo spesso prima di allenare i ragazzi. Quello era uno dei pochi luoghi
che mi aiutava a non pensare ai miei problemi, purtroppo però, la calma non
durò a lungo.
“Naruto-sensei!”
Mi
sentii chiamare e, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai a terra sommerso
datre mocciosi, che gioiosi mi
abbracciavano.
“Siete
felici del mio ritorno in pista, o questo è un vostro tentativo di uccidermi?”
chiesi divertito.
“Bhe in effetti speravamo in una vacanza più lunga e…” Eichi non terminò la frase,
che Miiko gli diede una gomitata nello stomaco.
“Non
dargli retta, parla perché ha la bocca! È ovvio che siamo contenti di riaverti
tra noi!” disse la ragazzina.
“Brutta
befana, stavo scherzando!” disse Eichi, per poi
essere nuovamente colpito dalla ragazza.
“Siamo
pronti ad allenarci e recuperare il tempo perso! Inoltre mi sono intestardito e
ho chiesto a mia madre di aiutarmi a sviluppare il byakugan!”
di Sora eccitato all’idea.
“Bene,
questa è la buona strada per riuscirci!” dissi sorridendo “Non ti arrendere ai
primi fallimenti!”
Sora
annuì.
“Com’è
che la mia assenza vi fa venire maggiormente voglia di lavorare?” chiesi
stupito.
“Bhe, diciamo che…” cominciò Eichi a testa bassa “…che
volevamo essere maggiormente di aiuto!” disse imbarazzato.
Mi
stupì a quella affermazione.
“Cos’è
quella faccia, Naruto-sensei? Ci hai fatto spaventare
e vogliamo evitare che possa ricapitare quanto accaduto!” disse Miiko determinata.
“Oh bhe…g-grazie!” dissi come un cretino. Il fatto che nessuno
prima d’ora mi aveva detto così apertamente di tenere a me. Sakura era
un’eccezione e poi lei aveva cominciato a dirmelo dopo anni che ci conoscevamo.
“Bene,
lasciamo da parte i sentimentalismi e diamoci da fare, ma prima…”
disse Eichi guardandomicon occhi stretti e indicandomi “…tu ci devi dire qualcosa e non ci accontenteremo di un”è
difficile da spiegare” o “siete ancora troppo giovani per capire””.
Inghiottii
la saliva, quello sguardo mi incuteva timore.
“Vogliamo
la verità su questa faccenda di Kyuubi!” disse Sora,
con braccia conserte e con aria determinata.
Temevo
che quel giorno sarebbe arrivato, ma in fin dei conti era loro diritto sapere,
dato che già due volte avevano rischiato la vita, per una motivazione di cui
erano del tutto all’oscuro.
“Abbiamo
fatto un certo ragionamento. I ninja del suono che abbiamo incontrato qualche
settimana fa, erano interessati a te, Kabuto pure,
inoltre sappiamo che un altro ninja del suono, ti ha attaccato mentre eri in ospedale…” cominciò Eichi.
“…tutti volevano una sola cosa…”continuò
Sora.
“…Kyuubi!” concluse Miiko.
“Ci
spieghi cosa ha a che fare il bijuu di Konoha con te?” chiese Eichi “Non
puoi svignartela sta volta. Anche mio padre ci ha raccontato che molti sono
interessati a un potere di cui sei tu in possesso!”
“Quindi
la domanda è semplice. Hai tu in custodia Kyuubi?”
chiese Sora.
Sospirai
e mi arresi all’evidenza “Si, esatto. Sono io il custode di Kyuubi,
se vogliamo metterla in questi termini! Anche se è più esatto dire che sono la
sua prigione!”
“Che
intendi dire con prigione?” chiese Miiko confusa.
Mi fermai
un attimo a pensare, dopo di chè mi alzai la tuta e
la maglia sottostante.
Miiko
divenne rossa, mentre Sora e Eichi mi guardavano
sconvolti.
“Ma
che fai? Ti spogli?” mi chiese Eichi.
“Tacete
e osservate!” dissi loro “Come sapete il Kyuubi è
sigillato dentro qualcosa, ma non si tratta necessariamente di un oggetto!”
dissi per poi impastare il chakra.
“M-ma che cos’è quellpo?” chiese Eichi avvicinandosi per osservare meglio la mia pancia.
“è
un sigillo!” disse Sora.
“Sigillo?
Che serve!” chiese Miiko, alzando lo sguardo per
osservarmi.
“Bhe siete lenti a capire! Questo è il sigillo ottagonale,
creato con la tecnica del sigillo del diavolo”
I
ragazzi sussultarono, cominciando a capire.
“La
tecnica che il quarto hokage ha usato per sigillare
il demone!” disse Miiko sorpresa.
“Non
può essere!” disse Sora “Tu sei un…Jinchuuriki!”
Annui.
Osservai
le facce dei miei allievi e mi guardavano con occhi sgranati, come se un grosso
ragno mi stesse camminando addosso.
“Dimostralo!”
disse Eichicon aria seria e braccia conserte, non del tutto convinto.
“Se
non ricordo male, hai detto che è impossibile sopravvivere quando si incontra
un bijuu e ora mi chiedi di mostrarti il potere di
uno di loro?” gli chiesi, sperando vivamente che cambiasse idea.
L’ultima
cosa che volevo e che si spaventassero.
“Appunto
perché sono fermamente convinto di questa mia teoria che non ti credo. Sei
troppo buono!” disse il figlio dell’hokage.
Rassegnato
cominciai a richiamare il chakra della volpe e ad
assumere i tratti caratteristici della volpe e nel mentre, dissi “Troppo buono?
Forse, ma non mi ha impedito di uccidere a sangue freddo i ninja del suono. Di
eliminarli senza pietà davanti ai vostri occhi e non mi ha impedito di ferire
te, Eichi!” dissi con una voce più dura e rauca.
Il
mio corpo era ormai ricoperto dal manto del demone e una codascodinzolava dietro di me. Ero messo a
quattro zampe, con aria minacciosa.
Sembrava
quasi che stessi per attaccare.
I
ragazzi mi guardarono con terrore, ma questo non impedii a Miiko
di avvicinarsi con cautela.
La
vidi alzare una mano come a volermi toccare, ma con un ringhio, le impedii di
avvicinarsi.
La
vidi sussultare, ritirando la mano e abbassare la testa.
“Scusa,
ma toccando questo chakra, ti faresti solo del male!”
dissi tornando alle mie sembianze normali.
“Quegli
occhi…allora erano gli occhi del demone!” disse Eichi shoccato.
“Esatto!”
dissi solamente.
Avevo
troppa paura di cosa avrebbero pensato i miei allievi di me…ora.
“Ma…ma…come, quando…insomma…perché
te?” mi chiese Sora balbettando.
“Non
so esattamente come si sono svolti i fatti, ero appena nato quando Yondaime mi rese un Jinchuuriki!”
dissi solamente “A quanto pare era convinto che potessi controllare il demone!”
“Ne
sei capace?” chiese Eichi.
“Solo
fino a sette code. Oltre non riesco o meglio non devo spingermi, rischierei di
liberare la volpe e distruggere tutto e tutti. Amici compresi!”.
Non
sapevo nemmeno io perché stavo informando loro di tutti i dettagli, ma era
giusto che sapessero.
Li
vidi deglutire.
“Sei
mai arrivato a tanto?” chiese Sora.
“Si,
ma quando ero più giovane e il mio controllo sul demone arrivava a tre code. Ho
oltrepassato quel limite a causa della rabbia che provavo e mi sono trasformato
in una piccola miniatura di Kyuubi. Non ero in grado
di riconoscere nessuno e non sentivo le chiamate dei miei amici. L’unica cosa
che volevo era annientare il mio nemico. In quel frangente ho rischiato di
uccidere Sakura quel giorno. Ma per fortuna l’ho solo ferita!” dissi abbassando
la testa “Una volta ho rischiato di liberare completamente la volpe invece.
Sapete tutto sull’attacco di Pain giusto?” li vidi
annuire “Bhe tutti dicono che sono stato un eroe, ma
non sanno che sono stato aiutato. Quando Pain fece
male a una mia amica, persi il controllo e arrivai a sei code. Tutta quella
potenza mi annebbiò la testa e kyuubi era riuscito a
convincermi a liberarla. Se non fosse intervenuto Yondaime…non
oso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo!” ammisi.
Infatti
era così, non ero un eroe. Se non fossero venuto ad aiutarmi, non sarei mai
riuscito a fare quello che avevo fatto.
I
ragazzi abbassarono la testa.
“Perché
non ce lo hai detto prima?” chiese Eichi stringendo i
pugni. “Non ti fidavi di noi?”
Scossi
la testa “No, volevo proteggervi e poi…avevopaura…paura di quello che avreste pensato di me!” dissi
tristemente.
“Credo
che la nostra opinione sarebbe stata come quella di adesso, non credi?” chiese Eichi.
“No,ti sbagli Eichi!”
disse Sora sorprendendomi “Se ce lo avesse detto da subito, probabilmente non
lo avremo accettato per paura. Ti ricordi le nostre opinioni sul bijuu e Jinchuurichi? Entrambi
non eravamo disposti ad accettare una forza portante. Forse sono state anche le
nostre considerazioni a spingerlo a non rivelarci niente!” disse.
“Sora
ha centrato il punto. Sinceramente non avrei voluto dirvelo nemmeno ora!”
dissi.
“Ancora
paura che non saremo disposti ad accettarti?!” chiese Eichi
“Bhe allora sei proprio uno stupido!” disse,
lasciandomi interdetto.
“Non
ci hai mai abbandonato, hai aiutato ognuno di noi, me in particolare. Non ti
sei mostrato mai cattivo nei nostri confronti, sei riuscito a conquistarci e a
farci affezionare a te…quindi ora dimmi, dove hai
tirato fuori i presupposti per cui pensavi che non ti avremo accettato!” disse Miiko piuttosto alterata.
“Ammetto
che il demone mi spaventa, ma è lui a farmi paura e non tu! Il fatto che dimori
dentro di te, è solo un dettaglio” disse Sora accennandomi un sorriso “E fino
ad ora hai mostrato di poterti guadagnare la nostra fiducia, no?”
“Infatti.
E poi mio padre ti ritiene uno dei ninja più forti di Konoha
e su cui poter pienamente contare. Se fossi una minaccia, non la penserebbe
così, né ti avrebbe dato degli allievi a cui insegnare!” finì Eichi.
Accennai
un sorriso “grazie ragazzi!”. Erano riusciti quasi a farmi piangere.
“Però
sono curioso di sapere, perché non hai usato il potere di Kyuubi
quando siamo stati attaccati da Kabuto e gli altri?”
mi chiese Eichi.
“Con
Kabuto sarei dovuto ricorrere a troppo chakra e con voi presenti, non potevo rischiare che veniste
coinvolti. Più aumento il potere, più divento pericoloso anche per gli alleati.
Anche se fino a sette code ho il pieno controllo di me stesso, non so
controllare la potenza degli attacchi e uno sbaglio di calcolo, potrebbe
coinvolgere anche chi non centra.
Ricorro
al chakra solo se sono da solo o proprio alle
strette. Come quando siamo stati attaccati dai ninja del suono. Ricorrere a
quel potere era l’unico modo per impedire che ti uccidessero Eichi, ma come vedi il mio potere ha colpito anche te!”
“ti
riferisci a quella bruciatura sul braccio? Ma era una bazzecola!” disse
cercando di rassicurarmi.
“Non
è questo il punto, non doveva succedere!” dissi.
“Cavolo,
siamoninja, non puoi pretendere che non
ci accada niente. Esserlo comporta dei rischi, dovresti saperlo!” disse Miiko.
Sorrisi
“Lo so. Oltre al fatto che tutti non fanno altro che ripetermelo, ne sono
consapevole, ma non posso fare altro che proteggere le persone che amo!”
ammisi.
“bhe alla fine si diventa ninja proprio per quel motivo,
no?” disse Sora scrollando le spalle.
“O
per fare soldi!” aggiunsi “Si guadagna piuttosto bene se fai carriera!”
“Come
te? Che vivi in un buco sporco e sudicio?” chiese Eichi
mettendosi le mani dietro la testa.
“hei, non insultare la mia casa!” dissi con sguardo da finta
minaccia.
“Se
piace a te!” disse scrollando le spalle.
“Anche
io vivo in una casa simile a quella del sensei.
Qualcosa da ridire?” chiese Miiko con una vena
pulsante.
Eichi
cominciò a indietreggiare “N-no, no. Casa tua è
bellissima. Dico davvero. Anzì, ti va di fare
scambio?”
“Ok,
mi piacerebbe vivere in una casa gigantesca come la tua!” disse Miiko divertita.
Osservai
la scena divertito. Ero estremamente contento che la faccenda del Kyuubi non avesse intaccato il nostro rapporto.
Qualche
giorno dopo, stavo rientrando a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di
allenamento. Avevo organizzato piccoli scontri tra i ragazzi e devo dire che ne
rimasi abbastanza soddisfatto. Certo, commettevano ancora errori banali, ma
avevano fatto dei passi da giganti, soprattutto dopo aver appreso il Kagebushin no jutsu. Miikoe Eichi erano molto
bravi a padroneggiare le copie, mentre Sora poteva contare sul numero. Essendo
uno Hyuuga e avendo a sua disposizione un buon
controllo del chakra, riusciva a spartire il chakra nelle copie in modo tale da crearne un numero
maggiore.
Mi
sorpresero anche le varie strategie che inventarono, con l’ausilio delle
tecniche più elementari come la tecnica della sostituzione e della
trasformazione.
Vedendo
le loro abilità, decisi di insegnare loro anche la tecnica degli shuriken ombra, jutsu semplice,
ma estremamente utile, se utilizzato al momento giusto.
Bhe…eravamo
solo all’inizio e per questo ho rischiato di essere infilzato da qualche shuriken.
Ma
tempo due giorni e avrebbero imparato alla perfezione anche quella tecnica.
Camminavo
tranquillo osservando il cielo che cominciava a tingersi di rosso, quando andai
a sbattere contro qualcuno.
Mi
sentii insultare apertamente, anche con cose piuttosto pesanti.
“Non
ti sembra di esagerare Sakura-chan? Non ti sono
venuto addosso apposta!” le dissi aiutandola a raccogliere le borse della
spesa.
“Chi
mi dice che non lo hai fatto apposta? Magari è un tuo metodo per rimorchiare le
ragazze!” disse raccogliendo la lattuga che era rotolata via di qualche metro.
“Non
avrei bisogno di rimorchiarti Sakura-chan!” le dissi,
alzandomi in piedi.
“Ah
no?” chiese guardandomi offesa.
“Sbaglio
ho quando ero morto, mi hai detto che mi ami? Non vedo perché dovrei
corteggiarti per farti accorgere di me. Piuttosto dovrei fare in modo che tu
non ti stanchi di me, non credi?”
Sakura
divenne rossa come un peperone.
“Hai
sentito anche quella dichiarazione?” mi chiese imbarazzata.
Annuii
“Te l’avevo detto, no?”
“Si,
ma credevo …cioè non credevo che avessi sentito
proprio tutto!”
“Se
non volevi dirmelo, allora perché me l’hai detto?”
Sakura
abbassò la testa “Non volevo che l’ultimo ricordo che avessi di me, fosse il
nostro litigio!”
Il
sorriso che avevo in faccia si spense “Oh” dissi solamente.
“Comunque
non sei morto ed è questo quello che conta!” disse sorridendomi.
“Sempre
grazie a te!” dissi imbarazzato e cercai di cambiare argomento “Vuoi che ti
aiuti a portare la spesa?” le chiesi vedendo che aveva ben quattro sacchetti.
“Ti
mantieni in forma, nonostante tutto quello che mangi!”
“Baka, ti devo ricordare che almeno due volte alla
settimana, cucino anche per te? Finiresti in ospedale per avvelenamento da ramen altrimenti!” disse imbronciata.
“Giusto,
dimenticavo mamma!” dissi divertito.
“Non
prendermi in giro, altrimenti dimenticati i miei manicaretti!”
Mi
feci serio “Senti Sakura, dobbiamo chiarire questa faccenda!”
Sakura
si irrigidì “q-quale faccenda?”
“Lo
sai quale! Abbiamo quasi trent’anni e …non puoi
continuare a perdere il tuo tempo dietro me!” le dissi.
“Questo
lascialo giudicare a me!” mi disse contrariata.
“Non
posso. Io voglio vederti felice, ma non lo sarai mai con me. Non voglio
causarti dolore. Devi capire che con me non hai chance. Non voglio legarmi a
te, ne a nessun altro” dissi stringendo i pugni “Ho cercato di fartelo capire
in tutti i modi Sakura-chan, ma tu continui a far di
tutto pur di farmi cambiare idea. Per quanto lo vorrei, lo sai che non cambio
le mie decisioni!”
“Io
non mi arrendo Naruto. Io ti amo e se questo non ti
basta allora, davvero non so cosa tu possa volere di più!” disse Sakura
rammaricata.
“Io
non voglio niente Sakura. Cercherò di essere chiaro una volta per tutti.
Lasciami perdere e fatti una vita. Forse ti aiuterebbe se non ci vedessimo
più!” dissi. In quel momento sentii una stretta al cuore. Non volevo rinunciare
a lei. In quel momento avrei voluto stringerla tra le mie braccia e coccolarla.
Volevo sentire il suo profumo addosso a me e sentire le sue mani accarezzarmi i
capelli, ma tutto quello sarebbe rimasta solo una fantasia, perché non le avrei
mai permesso di rovinarsi la vita.
“Naruto!” mi chiamò cercando di riprendere l’argomento. Ma
io la superai e continuai a camminare però, prima di sparire dalla sua vista le
dissi “Da adesso in poi, io e te saremo come degli estranei!”.
Quando nell’intero villaggio si
sparse la voce di quanto accaduto, ricevetti commenti, per di più negativi, da
tutti quelli che conoscevo e forse anche da persone che nemmeno conoscevano me
e Sakura.
Insomma tutti mi davano contro per il
mio comportamento, quando nessuno cercava di capire il perché lo avevo fatto.
Il mio amore per Sakura era risaputo
su tutto il globo, allora perché nessuno ragionava sul motivo che mi aveva
spinto a fare quel passo drastico?
Anche Miiko
era arrabbiata con me.
Sakura era diventata una sua grande
amica e la considerava come una sorella maggiore. Spesso si recava da lei per
passare insieme del tempo e scambiarsi opinioni tra donne. A lei confidava ogni
minima cosa e quando, andandola a trovare, la trovò in lacrime, avrebbe tanto
voluto uccidermi. Non potendolo fare, mi tenne il muso a lungo.
Cercai di distrarmi con allenamenti
per conto mio e a volte anche pensando a Kabuto.
Pensare a lui mi faceva meno male, di aver perso Sakura per sempre.
Il tempo solitamente è un buon
guaritore, ma esso non mi avrebbe mai guarito da quella ferita.
Cercavo di far finta di niente, di
nascondere il mio malumore, ma certe volte c’era proprio chi se le andava a
cercare.
Ogni tanto noi uomini ci riunivamo a
bere qualcosa insieme,sakè per lo più.
C’erano tutti, Kiba, Neji, Chouji, Sai, Shino, Shikamaru, Rock lee e persino Sasuke.
Discutevamo del più e del meno e a
volte capitava che si finisse a parlare delle rispettive famiglie.
In quei momenti mi isolavo sempre. Se
solitamente facevo battutine, soprattutto tra la relazione tra Shikamaru e Temari, da quando era
successo il tutto, non fiatavo, nemmeno ascoltavo.
“Non ti interessa questo genere di
discordo eh?” mi chiese Sasuke.
“No, no. Non faccio altro che aspettare
questo momento per sentir parlare di mogli, figli e famiglie felici!” dissi
contrariato.
“allora perché non partecipi?”
“Crepa!”gli dissi guardandolo storto.
“Ora perché te la prendi con me. Sta
volta non ho colpa dei tuoi casini. Ti sei andato a ficcare da solo in questo
guaio con Sakura!”
“Vedo che ti piace mettere il dito
nella piaga!”
“Non sto cercando di aprire nessuna
ferita, dico solo quello che penso e cioè che sei uno stupido!”
“Tieni i tuoi commenti per te!” dissi
secco e urlando, facendo azzittire tutto il locale.
“Non c’è un divieto che mi impedisca
di parlare. E ribadisco che sei un cretino. Potresti avere tutto quello per cui
hai sempre lottato ed ora respingi tutto quanto!” disse Sasuke
continuando a provocarmi.
“Taci!” gli dissi a bassa voce,
stringendo i pugni.
“Sei stato nominato hokage ed hai rifiutato l’incarico!”
“Taci” dissi nuovamente con voce più
alta.
“Hai avuto Sakura ai tuoi piedi e
l’hai trattata come uno zerbino!” continuò
Strinsi ancor di più i pugni, fino a che
un rivolo di sangue mi macchiò la mano.
“Uno che butta all’aria i suoi sogni,
non può essere altro che un deficiente. Forse per Sakura è veramente meglio
trovarsi qualcun altro e per il villaggio non avere uno hokage
come te!” disse infine Sasuke facendomi scoppiare. Di
certo il fatto che ero mezzo ubriaco per colpa del sakè bevuto, non giocò un
ruolopositivo.
Alzandomi di scatto, rovesciai il
tavolo, con tutte le bevande sopra e mi avventai sull’Uchiha,
cominciando a riempirlo di botte.
Sasuke rimaneva fermo a farsi colpire. Si
sarebbe anche lasciato uccidere, se i miei compagni non mi avessero fermato.
Neji e chouji
mi trattenevano le braccia e non mollarono quando cercai di liberarmi dalla
loro presa, per continuare quello che avevo iniziato.
“Naruto,
calmati!” mi disse la voce ferma e pacata di Shikamaru.
“Ti sei sfogato, dobe”
mi disse Sasuke, alzandosi lentamente, a causa dei
lividi che gli avevo procurato, e pulendosi il sangue dal labbro.
Avevo cercato di trattenere tutto il
dolore che provavo dentro di me, senza lasciarlo trasparire e Sasuke aveva capito che avevo bisogno di sfogarmi in
qualche modo e si era offerto volontario come manichino da prendere a calci.
Me ne resi conto solo allora.
Fissai i miei amici e non riuscii a
trattenermi. Alcune lacrime cominciarono a solcarmi il viso.
Mi liberai dalla loro presa e mi
allontanai, non volendo farmi vedere in quelle condizioni da loro .
Uscii dal locale, seguito da Shikamaru “Naruto aspetta!”
“Per favore Shikamaru,
non dire niente!” dissi prima di sentire in lontananza un risata.
Involontariamente guardai verso
quella direzione e nonostante fosse sera e le strade non molto illuminate, la
riconobbi.
Era Sakura e non era sola. Accanto a
lei c’era un uomo alto, dai capelli lisci di colore castano, piuttosto lunghi
raccolti in un codino.
Erano a braccetto e sembravano andare
molto d’accorso.
Sentii Shikamaru
dire qualcosa sul tempismo, ma lo ignorai, l’unica cosa che volevo in quel
momento era andarmene.
Camminaiper le strade del villaggio. Non volevo
chiudermi in casa. Avevo bisogno d’aria. Mi sentivo soffocare, come se tutte le
mie preoccupazionie paura avessero
preso la forma di una grande mano, che si divertiva a stringermi la gola.
Raggiunsi una panchina che si trovava
in un parco, non molto lontano dal locale e li diedi sfogo alle varie lacrime
che cercavo di trattenere.
Pensai a tutto quello che era
successo.
Non credevo di essere in grado di perdere così
facilmente la pazienza e soprattutto, prendermela con un mio compagno. Non
centrava niente che si trattasse di Sasuke o meno, in
quel momento me la sarei presa anche con l’hokage in
persona.
Poi c’era lei.
Erano passati diverse settimane dalla
nostra ultima chiacchierata, forse mesi e a male pena ci eravamo rivolti la
parola da allora, se non per le missioni che ci era capitato di svolgere
insieme, ma ognuno di noi si rivolgeva all’altro in modo formale, aggiungendo
la parola “san” alla fine del nome.
Eppure vederla lì, camminare
allegramente con un altro uomo, mi aveva fatto male.
Non era quello che volevo per lei?
Che si dimenticasse di me?
In quel momento avrei voluto che
Sakura non mi avesse fatto tornare in vita, che mi avesse lasciato morire,
almeno avrei smesso di soffrire.
Non so per quanto tempo rimasi li
fermo perso nei miei pensieri. Ero talmente assorto che non mi accorsi nemmeno
di una coppia che si stava avvicinando.
“Sakura” bisbigliai, riconoscendo la
figura.
Sentendosi interpellata, essa girò la
testa e mi vide. La vidi sussultare.
“Lo conosci?” chiese il tizio accanto
a lui, vedendola irrigidire e fissarmi.
Sakura annuì “era un mio amico!”
Mi asciugai in fretta le lacrime, e
ringraziai che la notte aiutasse a nascondere il rossore dei miei occhi.
Abbassai la testa per non guardare i
suoi meravigliosi smeraldi e soprattutto per non vedere loro due insieme.
Qualcosa mi diceva di andarmene prima
che prendessi a pugni quel bell’imbusto, ma le mie gambe non volevano
obbedirmi.
“Sakura cara, vogliamo andare? Domani
dobbiamo andare al lavoro presto!”
“Senti, ti dispiace andare avanti tu.
Ci vediamo domani!”
L’uomo acconsentì e lasciando andare
il braccio di lei, la baciò sulla guancia e la ringraziò per la serata.
Sakura rimase lì, davanti a me…in piedi e mi scrutava.
Non avevo coraggio nemmeno di
guardarla in faccia.
“Così ti sei già data da fare!” le
dissi con un tono infastidito.
“Era quello che volevi no? che
trovassi qualcun altro?” replicò.
Annuii.
“Cosa ci fai qui?” mi chiese.
“Niente!” dissi secco.
“Oh si certo. È proprio un posto che
frequenti di solito!” mi disse facendo dell’ironia.
“Mi sono ritrovato qui per caso, ok?
Ora non posso fare niente, senza che nessuno mi venga a chiedere il perché? Ero
arrabbiato e ho cominciato a camminare senza guardare dove andavo ed eccomi
qua. Certo, se avessi immaginato di incontrarti con quello lì, non ci sarei
venuto per niente al mondo!” dissi seccato.
“Cos’è? Ora devi pure scegliermi i
corteggiatori? Mi sembra che sia stato tu a voler uscire dalla mia vita, ora
non venire a giudicarmi!” mi disse seccata.
Mi alzai di scatto e la guardai
arrabbiato “Non mi sembra di averti giudicato in nessun modo. Non volevo
trovarmi qui e vederti con un altro, tutto qui!”
“Sai che sei proprio un bel tipo?
Prima mi dici che devo lasciarti perdere e ora mi fai scenate di gelosie? Sei
proprio uno stupido!” mi disse voltandosi per andarsene, ma la afferrai
malamente per le spalle, girandola verso di me e le dissi “Comincio a seccarmi.
Oggi mi sono sentito dare dello stupido troppe volte!” dissi stringendo la
presa.
“Perché è quello che sei Naruto! E lasciami, mi stai facendo male!”
“Facile dare dello stupido agli
altri, vero? Tutti mi avete giudicato per le mie azioni, anche chi non sa
niente di tutta la faccenda.Non
dovreste giudicare senza esservi messo nelle scarpe altui!”
dissi con rabbia.
Sakura mi diede una spinta con
violenza e guardandomi storto, mi disse “Io sono completamente coinvolta in
questa storia e posso benissimo dire che il tuo è un comportamento idiota. Tu
dici che io non ti capisco, perché tu? Capisci quello che provo io?” mi disse urlando.
La afferrai nuovamente e la feci
sbattere, non tanto delicatamente contro il tronco dell’albero vicino alla
panchina sulla quale ero seduto.
“So esattamente quello che provi!”
gli dissi fissandola.
“Naruto,
lasciami, sei ubriaco!” disse, probabilmente a causa del mio alito.
“Sono lucidissimo invece! Cosa credi?
Che sia solo tu a non poter avere la persona che ami?” dissi guardandola con
rabbia.
“Naruto,
smettila!” disse guardandomi impaurita.
“Credi che tu sia la sola a desiderare
di avere quello che non puoi ottenere?”
“Naruto!”
disse cercando di liberarsi inutilmente dalla mia presa ferrea.
“Non faccio altro che sognarti,sogno di abbracciarti, di toccarti, di
passare a come sarebbe la mia vita con te. Poi mi sveglio e mi ritrovo solo in
quel buco che mi ritrovo come casa!” dissi stringendo gli occhi e girando la
testa “So esattamente quello che provi!”
“A differenza mia però, sei tu che
hai voluto tutto questo!” mi disse dandomi i pugni sul petto per liberarsi “Io
non avrei mai rinunciato a te!” mi disse con le lacrime agli occhi.
Avrei voluto lasciarla andare, ma non
riuscivo a staccarmi da lei.
“Mi vuoi?” le dissi serio.
La vidi sgranare gli occhi a quella
affermazione.
Le accarezzai i capelli e le braccia
epiano piano,
le mie carezze si fecero più audacie
infine la baciai senza che lei rispondesse.
Riuscì a ribellarsi a quel bacio.
“Naruto,
smettila. Non sei in te!” mi disse continuando a scalpitare.
La lasciai di scatto “Accidenti
Sakura, io ti amo più della mia stessa vita. Perché è tanto difficile per te
capire che ti voglio solo proteggere? Non voglio rinunciare a te, ma è tutta
sta faccenda di Kabuto e del Kyuubi
che mi costringe a prendere questa decisione!”
Dissi tutto a un tratto carico di
disperazione. La rabbia provata fino a qualche secondo prima, era scomparsa.
Abbassai la testa e lentamente cercai
di andarmene. Mi sentii afferrare per un braccio e sussultai a quel tocco
gentile della sua mano.
“Se non vuoi rinunciare a me, allora
non farlo. La vita è la mia, è sono io a decidere cosa voglio. E non voglio
vivere senza di te!” mi disse guardandomi fisso negli occhi.
Quelle parole mi fecero battere il
cuore e riuscirono a farmi sentire felice, tutto di un colpo. Non capivo più
niente. Vidi solamente le sue labbra rosa, avvicinarsi sempre più alle mie fino
ad arrivare a un bacio passionale.
La mattina dopo mi risvegliai nel
letto di Sakura.
Nonostante fossi un po’ sbronzo
ricordavo ogni singola cosa accaduta e mi sentii un verme per quanto accaduto.
Desideravo Sakura con tutto me stesso e in altre circostanze sarei stato
contento di quanto successo, ma non lo ero. Per quanto volessi stare con lei,
non sarei ritornato sulla mia decisione.
È proprio vero che l’alcol tira fuori
il peggio dell’uomo. Non volevo che accadesse quello che era avvenuto in quella
stanza, non se dopo avrei dovuto di nuovo lasciarla e invece, era proprio
quello che stavo per fare.
Facendo attenzione a non svegliare
Sakura, raccolsi i miei indumenti e li indossai e chiudendomi la porta dietro
le spalle, me ne andai senza nemmeno lasciare un biglietto.
********
Eh ora? Cosa accadrà?
Volete saperlo? Bhe
sinceramente anch’io. So cosa voglio far accadere,ma non ho la minima idea di
come gestire il prossimo capitolo.
Sarà meglio che mi rimbocchi le
maniche!!!
Fatemi sapere cosa ne pensate e
grazie a coloro che trovano il tempo di leggere e commentare.
Era
ancora presto, l’alba era sorta da poco e per le strade non c’era nessuno,
fatta ad eccezione dei mercanti che preparavano i loro negozi per la giornata.
Tutto
ad un tratto mi ritrovai a invidiare quella gente.
La
loro vita era semplice, facile e priva di preoccupazioni o quasi.
Si
alzavano presto, lavoravano, stavano a contatto con la gente e a fine giornata
potevano rientrare soddisfatti della loro famiglie, le quali li avrebbero
accolti a braccia aperte, davanti un bel pasto caldo.
Guardando
quella persone, non potevo fare altro che pensare a quanto successo e che il
mio comportamento adesso avrebbe fatto sì, che Sakura mi avrebbe odiato per
sempre.
Mi
guardai le mani, le stesse che poche ore prima l’abbracciavano forte, sentendo
il suo calore, mentre ore erano gelide e vuote.
Non
ero completamente pentito di quanto accaduto. Era quello che desideravo infondo,
svegliarmi al suo fianco, solo che avrei voluto che accadesse ogni giorno della
mia vita. Vedere il suo sorriso o la faccia imbronciata, per qualcosa che non
le andava giù…qualsiasi cosa, ma lei sarebbe stata al
mio fianco.
E
invece ancora una volta avevo rovinato tutto.
Avrebbe
pensato di sicuro che l’avessi usata e che quello che c’era stato tra noi era
stata solo una notte di passione e che per me non contasse niente.
Che il
“ti amo” che le ho sussurrato tutta la notte, fossero parole vuote, dette al
vento.
Non
volevo che pensasse questo di me. Le mie parole erano vere e il mio amore per
lei, non potrebbe diminuire per nessun motivo.
Volevo
vivere al suo fianco? C’era solo una cosa da fare.
pov Sakura
Mi
svegliai quando un raggio di sole mi colpì gli occhi, dandomi fastidio.
A
causa del sonno, non mi venne in mente quanto accaduto, ma non mi ci volle
molto per ricordare.
Sorrisi
e allungai la mano per cercare un contatto col corpo di Naruto.
Migirai di scatto sentendo la sua postazione
vuota e fredda.
I
suoi vestiti erano spariti e non c’era traccia della sua presenza in casa.
Se
n’era andato senza dirmi niente.
Mi
misi a sedere e coprendomi con il lenzuolo, mi portai le mani alla testa,
stringendo i capelli.
Mi
diedi della stupida per essermi spinta così oltre. Avevo sperato che dopo
quella notte, tutto si sarebbe sistemato tra noi due, che tutto sarebbe stato
fantastico e che ci saremo messi finalmente insieme.
Mi
sentii delusa, ma non riuscivo a dare la colpa a Naruto,
lui era sempre stato chiaro con me.
Fosse
stato un altro ragazzo, probabilmente mi sarei sentita tradita e usata, ma da Naruto no.
Lui
non era il genere di uomo da trattare in quel modo offensivo una donna e poi le
sue parole.
Se
dalla bocca possono uscire menzogne, gli occhi non possono raccontare bugie.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima e attraverso di essi potevo scorgere
l’amore che provava neimiei confronti.
Era così visibile da poterlo toccare con un dito.
Lui
mi amava, me l’aveva detto e me lo aveva dimostrato.
Tutta
la notte mi aveva stretto a se, come a non volermi lasciare andare, o per non
perdermi.
Se
se n’era andato era solo per un motivo…sempre lo
stesso.
Cominciai
a riflettere a cosa potesse voler dire essere braccati in continuazione,
rischiare la vita per uno stupida volpe situata nello stomaco e a sentirsi colpevole
per l perdite che avvenivano a causa del Kyuubi.
Sinceramente
non riuscivo a comprendere a pieno, ma penso che anche io, avrei agito come
lui.
Se Naruto fosse stato in pericolo perché qualcuno mi
minacciava, io cosa avrei fatto? Probabilmente lo avrei allontanato da me…per proteggerlo, per non farlo soffrire, per
permettergli di vivere.
Non
mi ero mai soffermata a riflettere e l’avevo sempre accusato del suo
comportamento, considerandolo egoistico. Ogni volta che mi spiegava il perché,
finivo per pensare solo che lui non voleva stare con me…il
perché del suo modo di fare, era rimasto sempre in secondo piano.
Per
mia sfortuna dovetti recarmi al lavoro, nonostante non avessi voglia di
incontrare nessuno. Per l’intera giornata mi mossi avanti e indietro, tra un
paziente e l’altro, ma non ero mai veramente presente con la testa. Nel mio
pensiero c’era solo Naruto.
“Ciao
Sakura!” mi girai verso la persona che mi chiamò.
“Salve
Eiru!”
“Sai?
Mi sono divertito ieri sera. Mi piacerebbe uscire nuovamente con te. Che ne
dici di sta sera? Con te mi trovo bene e inoltre abbiamo molte cose …”
“Scusa
Eiru” gli dissi non permettendogli di continuare
“Anche io mi sono divertita, ma la verità e che tra di noi non potrà mai
funzionare! Ci ho provato e tu sembri un bravo ragazzo ma…non
fai per me!” dissi a testa bassa.
“Si
tratta di quel tipo di ieri sera vero? Naruto se non
sbaglio!” mi disse per poi sbuffare “Non so cosa tu possa trovarci di
interessante in quello. È noto a tutti che non ti vuole e che prima o poi cadrà
vittima di coloro che lo cercano. Non dovresti perdere tempo dietro a lui. Io
ti posso donare tutto quello di cui avrai bisogno Sakura!”
“Non
sei tu a dover decidere come devo perdere il mio tempo!” gli dissi guardandolo
storto.
“Ma
quel tipo nemmeno ti merita!”
“Oh
e mi meriteresti tu? Perché?” gli dissi cominciando davvero ad alterarmi.
“Perché
non ti farò soffrire come Naruto. Tu mi piaci Sakura,
mi piaci davveromolto!” mi disse.
“E
finita questa tua momentanea cotta, cosa ne farai di me? mi getti via come fate
solitamente voi uomini?”
“Non
è una cotta la mia!” mi disse determinato.
“Tsè tutte balle e qualsiasi cosa tu possa dirmi non mi farà
cambiare idea!” disse voltando la testa contrariata per poidargli le spalle e cominciando a camminare.
“Non
finisce così Sakura!” mi disse prima che il mio udito non potesse più percepire
la sua voce.
Quella
giornata si era dimostrata più lunga del solito e il mio pessimo umore era
anche aumentato a causa del mio collega di lavoro.
In
quel momento l’unico mio desiderio era quello di farmi una bella dormita, dopo
una doccia ristoratrice.
PovNaruto
Avevo
preso la mia decisione. Forse avrei dovuto farlo prima e porre la parola fine a
tutta quella storia, in qualunque modo essa si fosse conclusa.
Avevo
aspettato la sera per attuare il mio piano, cercando di nascondere le mie
preoccupazione ai miei allievi e agli amici che incontravo quel giorno, per non
destare sospetti.
Dovevo
agire con la massima segretezza e non far capire il gesto disperato che ero
pronto a fare, anche se non poter dire addio ai miei amici, nel caso le cose
fossero andate male, era stato difficile.
Mi
recai alle porte di Konoha, ma prima di poter mettere
piede oltre il villaggio, mi girai a guardare la città illuminata. Mai il mio
paese di origine mi era sembrato così bello, forse perché c’era la possibilità
di non rivederlo più.
“Speravo
proprio che le cose non si complicassero!” dissi sospirando all’individuo
nascosto nell’ombra.
“Cosa
ci fai qui?” gli chiesi, guardandolo con la coda dell’occhio.
“Stavo
giusto per chiederti la stessa cosa, Naruto!”
“Sono
stato io a chiedertelo per primo, Sasuke!Cos’è? Mi segui? Da quando ti fai gli affari
degli altri?” gli chiesi infastidito.
“Ho
semplicemente deciso di tenerti d’occhio!” mi disse abbozzando un sorriso,
“Perché?”
“Ordini
dall’alto!” mi disse facendomi capire che Kakashi
centrava qualcosa nella sua presenza li in quel momento.
“Ti
conviene stare attento a cosa possa provenire dall’alto, invece di prendere
solo ordini!” dissi, mentre dei miei cloni piovevano dal cielo, attaccando l’Uchiha.
“Credevi
che non mi fossi accordo della tua presenza?” gli chiesi.
“Mi
sarei meravigliato del contrario!” disse eliminando l’ultimo mio clone “Ma in
quanto mosse, non mi meravigli affatto. Sempre il kagebushin?
Per essere il ninja più imprevedibile di Konoha, non
hai originalità con le mosse!”
“Togliti
dai piedi. Non voglio farti del male!”
“Non
ti sembra un deja vu? Diciassette anni fa, al tuo
posto c’ero io!” mi disse.
“Si,
ma con la sola differenza che non ho nessuna intenzione di tradire il
villaggio!” gli feci notare.
“Intenzione
o meno, poco importa se metti piede fuori dal villaggio senza autorizzazione.
Diventerai un munkenin!” mi disse Sasuke.
Era
vero, ma a quell’aspetto ci avrei pensato dopo, sempre se sarei riuscito a
tornare.
Estrassi
il mio kunai a tre punte, pronto a dare battaglia al
mio compagno, il quale non si fece cogliere impreparato.
Le
nostre armi si scontrarono più volte, facendo numerose scintille ben visibili
nel buio.
Ci
fermammo a riprendere fiato, i nostri visi distanti pochi centimetri e le
nostre armi una contro l’altra. Ci fissammo negli occhi per diversi minuti, fin
quando una voce ci distrasse.
“Cosa
state facendo?”
Mi
girai di scatto, facendo un salto per distanziarmi da Sasuke.
“Sakura!”
sussurrai, sorpreso di vederla lì.
“Te
lo dico subito. Questo dobe, stava per andarsene dal
villaggio per compiere un gesto folle!” disse Sasuke
mettendo al corrente la mia compagna, la quale sgranò gli occhi.
“Naruto, perché?” mi chiese avvicinandosi.
La
fissai negli occhi per un attimo, poi abbassai la testa “Voglio affrontare Kabuto una volta per tutte. Voglio che tutta sta storia
finisca e smettere di aver paura di starti vicino. Non posso più tollerarlo!
Voglio ancora sentirmi felice e amato come la notte scorsa, ma…”
“Può
benissimo riaccadere, anche con la presenza di Kabuto.
Ma non capisci? Se lo affronti ora difficilmente riuscirai a tornare, è troppo
potente!”
La
guardai con sguardo determinato “Ci devo tentare!”
“Non
credo proprio!” disse un’altra voce, che riconobbi come quella di Kakashi.
Esso
infatti apparve insieme a Shikamaru e vari ninja
della squadra ambu, dietro le spalle di Sakura.
“Avessimo
organizzato un incontro, non saremo riusciti a ritrovarci tutti!” dissi
scocciato.
“So
cosa hai intenzione di fare, l’ho intuito da quando questa è giunta sulla mia
scrivania!” disse Kakashi facendomi vedere un
bigliettino.
“è
una trappola e mi stupisco che tu non ci sia arrivato!” mi disse serio.
“Come
ho detto a Sakura, ci devo tentare. Non importa se è una trappola o meno! Non
posso più permettere a Kabuto di ricattarmi così!”
“Cosa
dice il biglietto?” chiese Sakura.
“Kabuto ha dato un appuntamento a Naruto
vicino al confine del paese del fuoco. Dice che vuole parlargli, ma di sicuro
non si sarebbe fermato li!” disse Kakashi.
“Se
per questo nemmeno io e non mi aggrada l’idea che vi intrufoliate in casa mia e
guardiate tra le mie cose!” dissi alquanto seccato.
“Veramente
questa lettera ci è stata recapitata da un piccione viaggiatore!” disse Shikamaru “Se anche tu ce l’hai, significa che la sua
intenzione era metterti contro di noi. Sapeva che avresti accettato di
incontrarlo e che noi ti avremo fermato ad ogni costo. Tu con la sua solita
testardaggine avresti posto resistenza,obbligandoci ad usare la violenza! Kabuto sa
bene quello che fa. Sapere che tu hai il villaggio contro, gli renderebbe più
facile la tua cattura e renderebbe te più instabile, spingendoti a fare chissà
quale sciocchezza!”
Lo
guardai “Tipo quella che sto per fare ora? Sia che fosse una trappola o meno,
lo scoverò e lo annienterò!” dissi spiccando un salto per avvicinarmi maggiormente
all’uscita di Konoha.
“Fermatelo!”
ordinò Kakashi agli ambu, i
quali aiutati da Shikamaru e Sasuke,
mi diedero parecchio filo da torciere. Erano tutti ninja dalle grande capacità
e riuscirono a circondarmi.
“Non
riuscirete a fermarmi!” dissi, ma Shikamaru mi
corresse.
“Scommettiamo?”
La
luna rimasta coperta fino a quel momento, si mostrò facendo comparire la mia
ombra sull’asfalto.
Era
il momento giusto per Shikamaru di compiere la sua
tecnica dell’imprigionamento dell’ombra, ma non gli permisi di attuarla.
Con
un ondata di chakra rosso riuscii a respingere tutti
i ninja che mi circondavono, riuscendo ad avanzare di
qualche passo, ma Sasuke mi si impose nuovamente
davanti.
Non sono
mai riuscito a spiegarmi tale fenomeno, ma quando il chakra
del demone non era ai massimi livelli, Sasuke,
facendo uso dello sharingan, entrava nella mia testa
e metteva a “dormire” la volpe.
“Maledizione!
Tu e quello stupido Sharingan!” dissi, ritrovandomi privo
di chakra e legato da delle catene di ferro. Quando Sasuke violava la mia mente, per quella frazione di
secondo, mi estraniavo dalla realtà e questo fatto mi fece cadere in trappola.
Provai
a richiamare nuovamente il chakra della volpe per
liberarmi, ma non riuscivo a impastare nemmeno il mio, figuriamoci a chiamare Kyuubi.
Improvvisamente
sentii le forze cedermi e mi ritrovai in ginocchio, con l’affanno.
Kakashi mi
si avvicinò e abbassandosi anch’esso mi guardò con una faccia seccata.
“Queste
catene assorbono il chakra. Non riuscirai a muoverti
per un po’. Mi hai costretto tu a usare le maniere forti. Mi dispiace, non
volevo arrivare a questo punto, ma la tua testardaggine non ti fa riflettere a
dovere. Lo faccio solo per proteggerti!” mi disse e fu l’unica cosa che sentii
prima di perdere i sensi.
La
sveglia suonava da un po’, ma nonostante emettesse un suono fastidioso, essa
non riusciva a farmi alzare dal letto.
“Muoviti
Eichi, non vorrai poltrire fino a tardi” disse mia
madre, entrando in camera mia e spogliandomi dalle coperte che mi tenevano al
calduccio. Come se non bastasse, spalancò le tende della finestra, facendo sì
che il sole ferisse i miei occhi.
Emisi
un grugnito di disapprovazione, ma come al solito, fu leia vincere.
Non
riuscivo a capire perché insistesse a farmi alzare molto prima dell’orario di
appuntamento con gli altri al campo di allenamento. Il bello era che poi mi veniva
a chiedere perché avevo la luna storta.
Ci
misi 10 minuti a prepararmi, non mi rimaneva che aspettare l’ora x per uscire
di casa.
Mi
recai in cucina, dove il tavolo era già preparato a dovere con la colazione
sopra.
Storsi
il naso a vedere le uova.
Se
c’era una cosa che detestavo, era mangiare le uova a colazione. Al solo
pensiero mi dava il volta stomaco, ma questo mia madre sembrava non volerlo
capire e ogni volta mi costringeva a mangiarle.
Mio
padre, della mia stessa idea, aveva rinunciato a convincerla di smetterle di
cucinarle, sapeva di averla persa contro una donna come Anko.
Sentii
dei passi pesanti avvicinarsi alla stanza, come se l’individuo che stava per
arrivare, trascinasse i piedi a fatica.
Poco
dopo vidi mio padre con delle occhiaie profonde. In quel momento avrei voluto
che indossasse la sua solita maschera per impedirmi di veder quel suo volto
deturpato dall’insonnia.
“Caro,
sembra che tu non abbia chiuso occhio!” disse mia madre.
“Tutta
colpa di Naruto!” disse.
“Cosa
ha combinato?” chiesi curioso.
Era
strano pensare che il proprio sensei ne combinasse di
tutti i colori.
Mi
raccontò della pazzia del mio maestro e del fatto che la mia squadra ci avrebbe
nuovamente rimesso.
Corsi
il più in fretta possibile verso il campo di allenamento.
Pur di
farmi raccontare i dettagli, feci ritardo e non solo io, ma nessuno avrebbe
dato addosso all’hokage in carica.
Essere
hokage doveva essere una vera pacchia, se non si
aveva a che fare con guerre e con tipi come Naruto.
“Era
ora!” mi rimproverò Miiko, ma non le diedi retta.
Attirai immediatamente la loro attenzione e raccontai loro quanto successo la
sera precedente.
“Naruto è stato arrestato!” dissi, riprendendo fiato una
volta terminata la frase. Avevo parlato senza prendermi nemmeno una pausa,
dimenticandomi addirittura di immettere aria nei polmoni.
“Cooooosaaaa?” i miei compagni ebbero la mia stessa reazione.
“Perché?
Infondo se elimina quella serpe, fa un favore all’intera umanità!” disse Sora.
“Da
quanto ha detto mio padre, Naruto non si rende conto
della vera potenza di Kabuto. Non sarebbe
sopravvissuto a uno scontro con lui!” dissi, ma non riuscii a terminare il mio
racconto, che Iruka ci comparve davanti.
Sapevo
già il motivo della sua presenza, ma i miei compagni lo scoprirono poco dopo e
ci rimasero alquanto male da quello che vennero a sapere.
“Come
sarebbe a dire, che ci dividete? Noi siamo una squadra!” disse Miiko sbattendo un piede a terra “Non ho nessuna intenzione
di lasciare i miei compagni, Naruto-sensei non
sarebbe contento di questa decisione!”
“è
proprio a causa sua se l’hokage è arrivato a prendere
questa decisione. Non sarete divisi per sempre, solo finchèNaruto non tornerà in sè!”
disse Iruka cercando di tranquillizzarci.
PovNaruto
Mi
sveglia nel mio letto con un grosso mal di testa. Mi misi seduto,
massaggiandomi le tempie sperando di calmare quel dolore martellante.
Mi
vidi costretto a prendere delle aspirine, cosa che non facevo mai. Che razza di
tecnica aveva usato l’hokage per ridurmi a uno
straccio?
Quando
il male scemò, mi tornò tutto in mente. Cosa stavo per fare e il tentativo dei
miei amici di fermarmi.
Un tentativo
riuscito, ma non ben chiaro da parte mia.
Avrei
giurato che dopo il mio tentativo di fuga dal villaggio, mi avrebbero rinchiuso
in prigione, gettato via la chiave e forse torturato, invece mi ritrovavo nel
mio monolocale come se niente fosse accaduto.
Cosa
faceva loro pensare che non avrei nuovamente tentato di andarmene per
affrontare Kabuto.
A quanto
pare li sottovalutai, perché nel mio tentativo di uscire di casa, venni
scagliato a terra da una scossa elettrica a basso voltaggio, ma comunque
dolorosa.
Avevano
circondato il mio intero locale con una barriera, in modo tale da tenermi li
buono.
Alla
fine era come se fossi in prigione, solo in un luogo più comodo.
Sentii
la voce di Kakashi quanto il mio sedere era ancora
ancorato a terra e non mi risparmiai dal fulminarlo con lo sguardo, cosa che
però, non lo intimorì.
“Naruto, speravo che crescendo mi avresti dato meno
problemi!” mi disse sospirando.
“è
opera tua questa?” chiesi riferendomi alla barriera.
“Si,
anche se sono degli ambu della squadra speciale, a
tenere alta la barriera per tenerti qui al sicuro.
“Quindi
non mi resta che aspettare il loro definitivo consumo di chakra
per svignarmela!” dissi, sapendo che non poteva essere così semplice, non se
quella era opera di Kakashi.
“Vari
ambu si daranno il cambio, senza darti il ben che
minimo secondo di possibilità di andartene. Sei costretto a stare qui dentro finchè non rimetterai la testa a posto” sospirò “Conoscendoti
ci vorrà molto tempo!” mi disse infine.
Mi
conosceva fin troppo bene, d'altronde era pur sempre il mio sensei,
mi aveva visto crescere e fatto, in maniera insolita, da padre.
Mi
allungò una busta dove al suo interno, c’erano numerosi libri, tra cui i suoi
preferiti.
“Odio
leggere!” dissi, ma infine mi vidi costretto a dare loro un’occhiata, dato che
non sapevo come passare il tempo.
Pulii
la casa da cima a fondo diverse volte, scoprendo anche il nido di quei
scarafaggi che ogni tanto trovavo a gironzolare per casa.
Aveva
ragione Sakura a dire che vivevo in un porcile, mi schifai addirittura io.
Anche
se ero prigioniero, non ero del tutto solo. Ricevevo spesso delle visite.
Kakashi,
Sakura, Shikamaru e Sasuke
erano gli unici che avevano il permesso di entrare in casa.
Il
primo veniva spesso a controllare se fossi rinsavito e a raccontarmi cosa
combinassero i miei allievi, anche se erano quest’ultimi a mettermi al corrente
di tutto.
Sakura
era la mia visitatrice preferita. Mi portava da mangiare e discutevamo su
tutto, anche se a volte, ricadendo su i soliti argomenti, finivamo per
litigare.
Sasuke era
quello che odiavo di più invece. Mi ricopriva di insulti, cosa che ricambiavo
volentieri, e cercava di farmi cambiare il mio proposito di uccidere Kabuto, con la violenza, dato che le buone non
funzionavano.
Creava
delle illusioni varie, su come sarebbe potuto finire il mio scontro con il
nemico, tutte a mio sfavore, a volte facendo rimettere la vita a un mio amico,
intervenuto in mio aiuto.
Erano
soprattutto quest’ultime a farmi titubare e con il passare del tempo, la mia
sicurezza di compiere quel gesto, cominciò a spegnersi, anche se non si spense
mai del tutto.
I
miei allievi furono i primi a venirmi a trovare, dopo la mia prigionia,
escludendo Kakashi.
A giudicare
dalle loro facce, erano piuttosto contrariati con il sotto scritto, Eichi soprattutto.
Mi
guardava dal basso verso l’alto, con gli occhi chiusi a fessura e le braccia
conserte.
Mi chiese
d’entrare, ma lamia risposta negativa
non lo fermò dal suo proposito e venne sbattuto a terra dalla barriera.
“Che
diavolo è successo?” chiese massaggiandosi la testa.
“Punizione
divina per la tua disobbedienza!” dissi ironico, nonostante non avessi nessuna
voglia di scherzare.
“Questa
è una barriera! Tu non puoi uscire e noi non possiamo entrare! L’hai combinata
grossa sta volta!” disse Sora.
“Si,
ma questa mia condizione da recluso, non durerà molto. Non sono un criminale!”
dissi.
“No,
ma sei un pazzo! Disse Eichi urlandomi contro “Ti
rendi conto che stavi andando incontro alla morte?”
“Eichi, tu non sai come stanno le cose!” dissi infastidito.
“E
invece sappiamo più cose di quanto tu credi. A differenza tua, gli altri ci
mettono al corrente di quanto accade, dato che non ci considerano più dei
bambini bisognosi di protezione!”
Abbassai
la testa.
“Ci
hai tenuto nascoste molte cose che ti riguardano, rivelandocele solo nel
momento in cui, non potevi più mentirci. Tu che parli tanto di lavoro di
squadra, sei il primo a non metterlo in atto!” disse Eichi.
Sgranai
gli occhi a quelle parole. Era assolutamente vero, ma non me ne rendevo conto.
Cercavo solo di fare ciò che ritenevo giusto per loro, ma fino a quel momento avevo
commesso solo errori.
Addirittura
Sasuke, che odiava insegnare, si era dimostrato un sensei migliore del sottoscritto.
“Inoltre
con il tuo comportamento, hai sciolto la nostra squadra!”disse Sora con tono
accusatorio. Era la prima volta che lo sentivo parlare in quel modo. Era un
ragazzo dolce, che non si arrabbiava mai e vederlo in quel frangente, si era
dimostrato qualcosa di bizzarro.
“cosa?”
chiesi sperando di aver capito male.
“Ci
hanno diviso e messo in altre squadre. Io sono finito con Neji,
Miiko con Tenten e Eichi con Rock Lee!”
Abbassai
la testa e non potei fare a meno di scusarmi.
“Mi
dispiace, vi creo solo problemi ragazzi!” dissi rattristato.
“Smettila
di scusarti. Muoviti ad uscire da questa assurda situazione e torna a farci da
maestro!” disse Miiko determinata.
Accennai
un sorriso vedendo che, nonostante i nostri alti e bassi, continuavano a volere
solo me come loro maestro.
Nonostante
il mio desiderio di voler tornare con loro, finchè il
solo frammento di idea di compiere ancora stupidaggini non si fosse del tutto
cancellato dalla mia testa, Kakashi non aveva
intenzione di liberarmi e purtroppo per me, con l’aiuto di Inoichi
o Ino, coloro che erano in grado di leggere nella
mente altrui, non potevo fingere di aver lasciato perdere la mia missione
suicida e mi vidi costretto a passare giorno dopo giorno in quel buco, senza
poter respirare la dolce aria mattutina.
Passarono
esattamente due mesi e cominciavo a dare i numeri là dentro. Avevo anche smesso
di tagliarmi la barba, tanto non potendo andare in giro, praticamente nessuno
poteva vedere che avevo smesso di curare il mio aspetto.
Ormai
ero ridotto a un’ameba, sempre sdraiato sul letto, pensando ad alcune strategie
per fermare Kabuto, dato che primo o poi uno scontro
con lui ci sarebbe comunque stato, facendo sì che Kakashi,
considerasse quelle mie “fantasie” qualcosa per cui tenermi prigioniero.
Erano
le quattro del pomeriggio quando qualcuno bussò alla porta.
Andai
ad aprire, ritrovandomi Sakura e Kakashi davanti.
Vedere
loro due insieme, non preannunciava niente di buono.
Li feci
entrare, nonostante la mia casa fosse nuovamente ridotta a un porcile.
Nessuno
sembrò farci caso. Kakashi guardava Sakura con aria
tranquilla, con le mani in tasca, mentre la mia compagna nervosamente si
mordeva le labbra e gesticolava con le mani.
Li
guardai entrambi, cercando di capire cosa volessero o cosa fossero venuti a
dirmi, ma non avendo poteri paranormali, tutto rimase avvolto nel mistero, finchè Sakura non parlò.
“Na-Naruto, devo dirti una cosa!” disse nervosamente.
“D-Dimmi!”
le dissi incoraggiandola a parlare, vedendo il suo nervosismo.
“E-eccoio…io non so come dirlo…ehm…vediNarutoio…io…”
Preoccupato
per il suo strano comportamento, mi avvicinai a lei e prendendo le sue mani tra
le mie, la guardai negli occhi e le dissi “Sakura, tu cosa? Lo sai che mi puoi
dire tutto!” le dissi determinato.
Avevo
convocato Sakura nel mio ufficio quella mattina, per discutere sulla situazione
di Naruto. Erano passate ormai diverse settimane dal
suo tentativo di fuga dal villaggio e nonostante il mio allievo si fosse quasi
convinto a lasciar perdere la sua folle idea, non ero ancora tanto sicuro che
lasciarlo libero, fosse la cosa giusta da fare.
Naruto era
sempre stato impulsivo e ritenevo che fosse solo per miracolo, che nel suo
compiere azioni avventate, non fosse rimasto ucciso.
Speravo
che con l’esperienza e con l’età che avanzava,maturasse…in parte era così, ma non su quel
punto di vista.
Agiva
sempre troppo di impulso, soprattutto quando pensava di dover assolutamente
proteggere qualcuno.
Questo
era a mio avviso, un lato negativo, quanto positivo.
Comunque
fosse, non me la sentivo ancora di rischiare. Non volevo che andasse incontro
alla morte. Sapevo bene che prima o poi l’ultima ora arrivava per tutti, ma
oltre a essere doloroso da accettare per le persone a cui si vuole bene, volevo
vedere assolutamente Naruto seduto dietro quella
scrivania, che ormai da anni occupavo al suo posto.
Rimasi
seriamente sorpreso quando, il giorno della sua nomina ad hokage,
rifiutò il posto senza indugi e a nulla valsero i rimproveri miei e dei suoi
amici.
Aveva
perso un occasione d’oro per realizzare il suo sogno e sapevo, anche se lui non
lo diceva, che non avrebbe mai voluto farlo.
Comunque
era giunto il momento per Naruto di cambiare, di non
pensare solo e sempre a Kabuto e a quanto poteva
fare, ma di vivere la sua vita, per quanti rischi potesse incontrare.
Ero
convinto che Sakura fosse l’unica persona in grado di far ragionare Naruto.
Fino
a quel momento nemmeno lei ci era riuscita, ma se Naruto
era veramente disposta a confrontarsi con Kabuto,
significava che ormai, il mio allievo, non sopportava più di stare ai ricatti
dell’allievo di Orochimaru e che desiderava
ardentemente una vita normale.
Dovevamo
solo tirare un po’ più la corda e farlo cedere completamente, senza spingerlo
nelle grinfie del nemico.
Per
quanto fossi conosciuto per la mia genialità, non mi vennero in mente idee che
potevano convincere Naruto a starsene buono, per
questo puntai tutto su Sakura.
“Sakura,
tu sai che Naruto, pur di farti felice, farebbe
qualsiasi cosa, ma sappiamo entrambi che fino ad ora, le nostre parole lo hanno
fatto cedere fino a un certo punto!”
Lamia allieva annuì.
“Dobbiamo
inventarci qualcosa che lo faccia cedere completamente!” dissi con le mani
unite sotto il mento, mentre guardavo seriamente la donna.
Sakura
sembrava quasi non ascoltarmi, annuiva di tanto in tanto alle mie parole.
“Sakura,
non ti preoccupare. Vedrai che riusciremo a trovare un modo per tenerlo buono.
Dobbiamo solo trovare una scusa che lo tenga legato al villaggio. Qualche
idea?”
Sakura
sbuffò “S-si, ce l’avrei ma…
non sono convinta che possa funzionare!” disse tristemente.
“Tentar
non nuoce!” le dissi. In fin dei conti era vero, avevamo provato di tutto, cosa
ci costava un tentativo in più?
Il
pomeriggio l’accompagnai da Naruto. Aveva chiesto di
andarci da sola, ma ero proprio curioso di vedere che scusa si fosse inventata.
Non
mi sorpresi nemmeno a vederla titubare, quando si ritrovò davanti al mio
allievo.
Era
entrata perfettamente nella parte.
“N-Narutoio…io sono incinta!”
disse con nervosismo e a testa bassa.
Non
potei fare a meno di sussultare. Sinceramente con tutte le idee che avevo
pensato le fossero venute in mente, non avevo tenuto in conto una gravidanza…indesiderata per giunta. Se Naruto
non voleva legarsi a una donna, figuriamoci avere dei figli e conoscendo il mio
allievo, avrebbe evitato situazioni che avrebbero potuto farlo arrivare a certe
situazioni.
Ma
se lui e Sakura non avessero davvero dormito insieme, la scusa non avrebbe
retto e dal pallore che il mio allievo aveva preso, dedussi che qualcosa era
successo e che tutta quella messa in scena, per lui poteva davvero essere
reale.
Lo
vidi paralizzarsi e diventare bianco come un cencio a quella rivelazione, tanto
che per pena, stavo per dirgli che non era vero.
“M-mi dispiace! N-non volevo che
ciò accadesse!” disse a testa bassa.
Sakura
strinse i pugni e con voce tremula disse “Questo vuol dire che…non
vuoi prenderti le tue responsabilità?” chiese, ma non un suono uscì dalla bocca
del biondo.
Sakura
uscì di corsa dall’appartamento e prima di inseguirla dissi a Naruto quanto fosse uno stupido.
Ok, non
era vero, ma non sapendolo, lui aveva reagito come se lo fosse.
Per
la prima volta mi vergognai di lui.
Raggiunsi
Sakura e l’afferrai per un braccio.
Piangeva.
Mi
sorpresi inizialmente, poi capii.
“Sakura…tu, tu non stavi recitando vero?”
La
donna si asciugò le lacrime velocemente e senza guardarmi mi disse “No, è tutto
vero. Ho scoperto una settimana fa di essere in dolce attesa. E il padre è Naruto!” disse ricominciando a piangere “Che stupida che
sono. So bene cosa pensa Naruto, eppure quella sera,
mi sono lasciata andare, infischiandomene delle conseguenze e ora...”
L’abbracciai
a vedere la sua disperazione “cosa hai intenzione di fare?” le chiesi.
La
vidi scuotere la testa. Era confusa e impaurita.
“Non
lo so! Spesso ho sognato di avere figli da Naruto, ma
me lo sono sempre immaginato in modo diverso. Con lui che saltava dalla gioia,
che fantasticava sul nome da dargli e che pensava a come decorare la cameretta
del bimbo. Invece la realtà e completamente diversa.”
Cominciò
a piangere più forte “Io non so se sono in grado di occuparmi di un bambino da
sola e a questo punto, mi domando se io in realtà voglia questo bambino!”
Quelle
parole mi lasciarono di stucco.
Sakura
era una donna forte, ma in quel momento era solo una povera ragazza indifesa,
che non sapeva cosa fare, con una grossa responsabilità sulle spalle.
Non
era da sola, in caso di bisogno io ci sarei stato, ma lei non aveva bisogno di
me, aveva bisogno di Naruto.
PovNaruto
“Naruto, io sono incinta!”
Quelle
parole continuavano a rimbombarmi in testa senza darmi tregua.
Era
stato un duro colpo per me, tanto che non riuscii a dire niente e ora mi ero
nuovamente lasciato andare sul letto con una bottiglia di birra in mano a
riflettere.
Non
avevo intenzione di bere, era più che altro un istinto incondizionato che mi
aveva portato ad afferrare la bottiglia. L’alcol non avrebbe portato a nulla,
anzi era proprio per colpa di esso se mi trovavo in quel casino.
Un
figlio. avevo spesso fantasticato sul come ci si sente a essere padre e forse
in altre circostanze avrei abbracciato Sakura e urlato la mia gioia al mondo
intero.
Ma
in quel momento avrei tanto voluto che fosse solo un brutto sogno.
Non
volevo essere padre, non volevo avere figli. Non sarei stato in grado di
difenderlo dalle cattiverie del mondo.
Non
sarei stato per loro un buon padre.
Avevo
paura. Molta.
Dovevo
cercare di tenere nascosta quella gravidanza e fare in modo che Kabuto non ne venisse a conoscenza. Sapendolo, avrebbe di
sicuro puntato su Sakura e sul bambino.
Non
sapevo cosa fare. Avrei tanto voluto svegliarmi e scoprire che quella vita non
era la mia, che io ero un semplice uomo, sposato felicemente con Sakura.
Pensai
a lungo a tutta la faccenda, cercai varie soluzioni, ma solo due soluzioni
esistevano: accettare il bambino o non riconoscerlo e nonostante la mia mente
mi dicesse che ripudiando mio figlio, esso sarebbe stato più al sicuro, il mio
cuore urlava di non farlo, era un’azione troppo ignobile da compiere.
Il
casino lo avevamo combinato io e Sakura, la creatura non centrava niente, non
doveva essere lui a pagarne le conseguenze.
Sentii
bussare la porta.
Era Shikamaru, che con la sua aria seccata mi chiese come andava.
Non
sapeva niente ovviamente, ero appena venuto a saperlo io, ma sapevo che con lui
mi potevo confidare.
“Ultimamente
non hai una buona cera, ma oggi sei proprio ridotto a uno straccio!” mi disse.
Non
ebbi voglia di girarci intorno “Sakura è incinta e io sono il padre!” dissi
guardandolo.
Lo
vidi un attimo perplesso poi, con un sorriso strano da parte sua, disse
“Interessante!”
“Interessante?
È un casino! Non so cosa fare!” dissi stringendomi la testa con le mani.
“è
normale, più o meno tutti abbiamo una reazione del genere, davanti a gravidanze
non programmate!”
“Si,
ricordo te con Shiori!” dissi.
“Shiori?” mi chiese “Ah già Shiori,
ti ricordi la mia reazione, quando ho saputo di lei?”
Annuii
“Eri nel panico. Forse eri messo anche peggio di me, non eri sposato con Temari allora e la gravidanza ti ha costretto a sposarla. Avevi
paura di come sarebbe cambiata drasticamente la tua vita!”
“Poi?
Cosa è successo?” mi chiese.
Cercava
di farmi ricordare?
“Sei
venuto a parlare con me e come mi dici sempre, ti ho rassicurato e fatto
accettare quella bambina!”
“ehm…già! come vedi tutto si è risolto, no?” mi disse Shikamaru.
“Si,
ma Shika, la tua situazione è...”
La
porta si spalancò violentemente e Sasuke entrò senza
permesso nella stanza.
“Che
cavolo vuoi Sasuke?” disse Shikamaru
infastidito dall’Uchiha.
“Voglio
parlare con Naruto. Da solo se non ti dispiace!”
disse con voce grave Sasuke.
“Prima
di tutto questa è casa mia e tu non puoi entrare così senza permesso! Secondo…”
“Ho
detto da soli!” disse nuovamente a Shikamaru, il
quale fulminandolo con lo sguardo, se ne andò senza dire una parola.
PovSasuke
Ero
venuto a sapere della gravidanza di Sakura proprio da lei. La incontrai per
puro caso per strada e mi insospettì il suo tentativo di evitarmi.
Mi
misi davanti a lei, costringendola a guardarmi e mi accorsi dei suoi occhi
arrossati, che aveva pianto.
“Brutto
bastardo, ti rendi conto di esserti comportato come un cane!” dissi fiondandomi
su Naruto e afferrandolo per il colletto della tuta.
“Sasuke…”
“Non
pensavo che tu potessi avere certi comportamenti!” dissi scrollandolo e
urlando.
“Mi
fai schifo, tu non sei il Naruto che conoscevo! Lui
non avrebbe mai abbandonato Sakura nelle sue condizioni, non si sarebbe arreso
a una vita miserabile come questa. Lui avrebbe fatto di tutto pur di realizzare
i suoi sogni, invece di lasciarli portare via dal vento!”
Ero
arrabbiato, avrei voluto spaccargli la faccia per il solo pensiero di non voler
accettare il figlio e forse lo avrei anche fatto se non fosse riuscito a
sorprendermi.
Aveva
la testa bassa e in un sussurro mi disse “Io non so cosa devo fare! Cosa sia
giusto o sbagliato, io voglio…iovoglio…”
Mi
sorpresi quando vidi i suoi occhi lucidi e carichi di disperazione. Naruto non si era mai mostrato così debole davanti ai miei
occhi, quella scena mi aveva lasciato interdetto.
Lo lasciai
andare ed esso si inginocchiò a terra.
“Cosa
vuoi?” gli chiesi serio “Dimmelo!”
Silenzio.
Mi
inginocchiai anche io e lo fissai negli occhi “Dimmi, che cosa vuoi?”
Ancora
silenzio.
“Vuoi
continuare a rinunciare a tutte le cose a cui tieni? Come ho fatto io? Hai
visto che fine ho fatto no? è questo che vuoi? Ritrovarti da solo, senza amici,
senza famiglia fino alla fine dei tuoi giorni?”
Lo vidi
scuotere leggermente la testa.
“Allora
dimmi tu, cosa vuoi. Dillo a voce alta, ti sentirai meglio!” gli dissi con voce
pacata. Cercare di rincuorare e far ragionare le persone, non era di certo un
compito che mi si addiceva, ma sentivo di doverlo fare o Naruto,
colui che aveva sempre avuto fiducia in me e che non mi aveva abbandonato, si
sarebbe perso per sempre.
Naruto mi
guardò negli occhi, vidi la sua confusione, ma riuscì comunque ad ammettere il
suo desiderio “Io voglio questo bambino, voglio vederlo nascere, crescere,
sentire le sue prime parole, vederlo diventare un ninja e genitore a sua volta.
Voglio vivere felice con Sakura e essere una famiglia!”
Sorrisi
“Nessuno ti impedisce di farlo!” gli dissi.
“Ma…Kabuto…”
Urlai
esasperato “Lascia perdere Kabuto. Ma non capisci che
i ricatti che ti fa, sono solo per indebolirti? Le nostre emozioni, la nostra
felicità, il voler a tutti i costi proteggere i nostri cari, ci rende più forti
ed è questo che lui teme di più. Vederti combattere per qualcosa in cui credi e
per qualcosa che tu vuoi, senza abbandonarti alle paure. È già riuscito a
toglierti la carica ad hokage, non gli permettere di
toglierti anche la possibilità di avere una famiglia, una cosa che non hai mai
avuto!” gli dissi mettendogli le mani sulle spalle.
“Inoltre
ti ricordo che Kanuto ha un conto in sospeso anche
con me. Ho tradito il suo maestro, l’ho ucciso e mi sono messo contro di lui. Più
volte mi ha detto che me l’avrebbe fatta pagare, ma ciò non ha impedito di
farmi una famiglia. Ma ciò non toglie che anche io abbia paura che possa
succedere qualcosa ai miei figli, ma io sono sempre pronto a proteggerli e
anche tu lo saresti e in questo modo vedrai che tuo figlio, non sarà mai
realmente in pericolo, perché avrà l’amore di due genitori come te e Sakura a
proteggerlo!” dissi a occhi chiusi ricordando le paure che io stesso avevo
provato e che avevo in qualche modo sconfitto, grazie all’aiuto dei miei amici,
Naruto compreso.
Naruto mi
guardò perplesso poi sorrise “Hai ragione Sasuke!” mi
disse alzandosi in piedi, come se si sentisse rinato.
“Devo
assolutamente parlare con Sakura. Le voglio dire tutto. Quello che provo per
lei e del mio desiderio di avere quel bambino. Non voglio più rimandare…al diavolo Kabuto!”
disse determinato, per poi correre verso la porta e andare incontro a Sakura,
senza che la barriera, sciolta da me prima di entrare, lo ostacolasse.
Corsi
più veloce che potevo, andando a sbattere contro la gente o qualsiasi cosa mi
impediva di giungere a destinazione.
La
casa di Sakura, non mi era mai sembrata così lontana come in quel momento.
Troppe
persone e bambini per le strade, che a ogni metro mi costringevano a rallentare
o a fermarmi.
Qualche
vecchietta sorridendomi e mettendosi sul mio cammino, mi chiedeva se
gentilmente potevo aiutarle a portare la spesa e io non riuscivo a dire di no.
Alla
terza richiesta di aiuto, saltai sui tetti, non potendone più di tutti quei
rallentamenti. Mi diedi dello stupido per non averci pensato subito.
La strada
finalmente era priva di intoppi e con un ultimo salto giunsi sull’abitazione di
Sakura. Era tutto chiuso, come se fosse uscita e mi venne il dubbio che fosse
in ospedale.
Il mio
cuore batteva a mille e non seppi spiegarmi se era per la corsa o per l’agitazione.
Da
li a poco avrei avuto Sakura di fronte e io non sapevo minimamente cosa dire.
Dovevo
chiederle scusa?O Fare finta che niente fosse successo e abbracciarla
felicemente?
Rimasi
diversi minuti a fissare la porta bianca che mi separava di pochi passi dalla
mia amata. Studiai attentamente le venature del legno, tanto da impararle a
memoria, e intanto pensavo a come cominciare il discorso.
Quando
mi sentii pronto…anche se non era il termine
appropriato, bussai alla porta.
Non
sentii alcun movimento provenire dall’interno.
Da
una parte mi sentii sollevato. Avevo più tempo per prepararmi il discorso.
Volevo dirle cose sensate e farle capire che avevo capito il mio errore.
Mi
sorpresi di come le gambe facessero fatica a reggermi in piedi. Poche volte mi
sentii in quello stato. L’ultima quando venni a sapere della mia nomina ad hokage.
Speravo
vivamente che non finisse male come quel giorno, anche se fui io a scegliere il
mio destino.
Avevo
paura che il mio comportamento con Sakura, avesse già segnato il mio futuro. Avevo
timore che Sakura non mi perdonasse il mio atteggiamento e che decidesse di non
volermi accanto a lei e che mi negasse il diritto di essere il padre di quel
bambino che in quel momento non vedevo l’ora di stringere.
Mentre
pensavo a tutte queste cose, sentii chiamare il mio nome. Ero talmente assorto
che non miaccorsi che qualcuno si
stesse avvicinando.
Mi
girai di scatto, sentendomi mancare quando vidi Sakura davanti a me.
Bella
come non mai.
Rimasi
a fissarla a bocca aperta per la sorpresa di ritrovarmela davanti così
inaspettatamente. Provai a dire qualcosa, ma mi resi conto di balbettare e
decisi di chiudere la bocca giusto il tempo di dar il tempo alla mia mente di
articolare una frase sensata da dire.
“Sakura…ciao!” questa fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Mi
diedi dell’idiota da solo. Possibile che la donna che amavo riusciva a mandarmi
così in tilt?
Non
ero conosciuto per la mia intelligenza, ma non ero mai arrivato a comportarmi
da ebete.
“Cosa
ci fai qui?” mi disse con voce fredda e seria, mentre mi superava per aprire la
porta.
“E-eccoio…io…!”
“Non
ho tempo da perdere con uno che non sa nemmeno articolare delle parole!” mi
disse secca.
Quella
sua freddezza, mi colpi come acqua ghiacciata.
Sakura
si comportava in quel modo solo davanti a un pericoloso nemico, ma d’altronde
che cosa avevo di diverso da quelle persone? Come loro anche io stavo
minacciando la sua serenità.
Vidi
Sakura entrare e chiudere la porta e fu in quel momento che nel mio cervello
scatto qualcosa.
La mia
mano partì velocemente per fermare la porta e impedire di perdere Sakura per
sempre. Quella era, a mio avviso, l’unica possibilità di rimediare al mio
sbaglio.
“Sakura
, ti devo parlare!” le dissi.
“Non
credo ci sia molto da dire. Con il tuo comportamento alla notizia della mia
gravidanza, sei stato chiarissimo. Non vuoi prenderti le tue responsabilità. Ora
sparisci!” mi disse cercando nuovamente di sbattermi la porta in faccia, cosa
che la impedii di fare.
“Perdonami!”
dissi semplicemente abbassando la testa “Sono stato uno stupido, un cretino…tutto quello che vuoi, ma credimi se ti dico che è
solo per paura, se ho agito in quel modo!”
Sakura
mi guardo sorpresa.
“Forse
mi dirai che è troppo tardi o che non mi vuoi più, ma Sakura io…io voglio questo bambino. Da tempo desidero di farmi una
famiglia, di costruirne una con te e forse ora ho rovinato tutto. Ti prego
perdonami e dammi un’altra possibilità!”le chiesi supplichevole.
Mi
fece cenno di entrare e di accomodarmi.
“Cosa
è cambiato? Perché ora improvvisamente hai decido di voler questo bambino?” mi
chiese sospettosa.
Sospirai
“Vorrei dire di aver preso questa decisione da sola, ma la verità e che Sasuke mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto comprendere
quello che realmente volevo. Ho capito quanto sono stato stupido in questi anni
a permettere a Kabuto di rovinarmi la vita! Ho deciso
di cominciarla a vivere secondo i miei desideri e non secondo le minacce di
quella serpe e nel caso si presentasse come una minaccia, lotterò con tutto me
stesso, ma non gli permetterò più di portarmi via le cose che più amo al mondo…te compresa!” le dissi accarezzandole il viso con
dorso della mano.
Sakura
accennò a un sorriso.
“Questo
se tu sei ancora disposta ad accettarmi nella tua!” dissi a bassa voce, quasi
in un sussurro.
Ci fu
silenzio per pochi secondi e in quell’arco di tempo mi sentii gli occhi di
Sakura addosso scrutarmi inesorabilmente.
Pov Sakura
Ormai
credevo di conoscere Naruto talmente bene che niente sarebbe
riuscito più a sorprendermi, eppure in quell’istante ero stupita.
Ero
convinta che un figlio fosse troppo per lui, per la sua stupida paura di “vivere”
e invece in qualche modo questo bambino, era riuscito a farlo svegliare.
Quando
mi disse che lo voleva e che il suo desiderio, era costruirsi una famiglia con
me, ne fui estremamentefelice, ma avevo
paura che potesse cambiare nuovamente idea. Volevo delle garanzie.
Dopo
averlo fissato per un po’, sospirai.
“Naruto…io…il bambino era solo una scusa per darti una
ragione di lottare. È stata un’idea di Kakashie…”
Naruto si
alzò di scatto “Cosa vuoi dire con questo?” mi chiese guardandomi seriamente
negli occhi.
“Non
è vero che sono incinta!” dissi abbassando la testa, tenendo sempre Naruto sott’occhio. Volevo vedere la sua reazione, cosa che
non tardò ad arrivare.
Precedentemente
mi aveva appoggiato le mani sulle spalle e ora le vidi ricadere lungo i suoi
fianchi.
Sospirò.
Sgranai
gli occhi.
Era
un sospiro di sollievo?
“Sai
Sakura, non credevo che potessi giocare così con i sentimenti degli altri!”
disse non guardandomi in faccia “Potevi inventarti un’altra scusa, qualsiasi
altra cosa avrebbe fatto meno male!” disse portandosi una mano al petto.
“Ho
davvero creduto che tutto questo fosse reale. Già sentivo il calore di quel
piccolo corpicino che presto avrei tenuto tra le braccia e già mi sentivo
chiamare papà. Avevo anche pensato a cosa avrei potuto insegnarli. Sei riuscita
a infrangere tutto con delle semplici parole!” mi disse deluso.
“Anche
tu hai fatto la stessa cosa con me, se ci pensi! Se fosse accaduto davvero,
seio fossi rimasta veramente incinta e
tu non avessi accettato tuo figlio, io cosa avrei fatto? Non sei solo tu la
vittima in tutto sto casino, Naruto. Prova ad
immaginare come mi sia sentita io!”
Naruto mi
abbracciò “Credo che tu ti sia sentita più o meno come mi sento io adesso, con
l’unica differenza che tu sapevi che non era vero!”
“Il
fatto che non fosse vero, non ha attenuato la sofferenza!
“Hai
ragione. Comunque sia, vero o non vero, devi aver perso fiducia in me, dico
bene?” mi chiese dispiaciuto.
Era
esattamente quello che era successo. Non credevo che Naruto
si sarebbe tirato indietro davanti a una sua responsabilità, non l’aveva mai
fatto e questo mi aveva fatto pensare. Non potevo fidarmi di un uomo che non
accettava un figlio, ma in quel momento il mio pensiero verso di lui era
nuovamente cambiato. Quella fiducia che riponevo nel mio compagno non era mal
riposta. Alla fine aveva capito il suo sbaglio ed era tornato per chiedermi
perdono e per prendersi cura di suo figlio. In pochi lo avrebbero fatto.
So
bene che a volte la paura fa fare cose stupide, era capitato anche a me nel
corso della mia vita, ma non è poi così grave, se ci si rende conto dei propri
errori in tempo per rimediare ed era proprio quello che lui voleva fare.
Lo
guardai curiosa di sapere cosa avesse risposto alla mia domanda “Ora che
intenzioni hai? Ritornerà tutto come prima? O ce l’avrai con me per averti
mentito?”
Naruto mi
sorrise e scosse la testa “No, quello che hai sentito, non l’ho detto solo perché
pensavo ci fosse un bambino in arrivo. È quello che voglio. Sakura, io ti amo e
voglio stare con te e per i figli…bhe si può sempre
rimediare non credi? Questo se tu sei d’accordo!” mi disse chiedendomi cosa ne
pensassi.
Sorrisi
e annuì-
Avevo
sentito proprio quello che volevo. Potevo contare su di lui. Non sapevo che
magia Sasuke avesse fatto, ma Naruto
era davvero cambiato. Non leggevo più Kabuto nei suoi
occhi, era come se quell’incubo fosse scomparso, anche se non letteralmente
purtroppo.
Mi abbracciò
nuovamente, ma questa volta mi scostai e vedendo la sua aria confusa, gli
afferrai la mano.
La portai
sul mio ventre e sorrisi commossa.
“Narutoio…ti ho mentito!” Gli
dissi e lessi paura nel suoi occhi.
“Su
cos’altro? Non riuscirò a reggere ad altre notizie come quella di prima!”
Sorrisi
divertita “Ho mentito dicendoti che non ero incinta. Volevo vedere se una
famiglia era proprio quello che volevi o se ti sentivi obbligato!” gli rivelai.
Naruto mi
guardò con occhi spalancati come se non avesse compreso appieno quello che gli
avevo appena riferito o forse gli avevo appena fatto venire un infarto.
“Sakura,
per favore, comincio a non capirci più niente. Sii chiara una volte per tutte!”
mi disse.
Mi allontanai
da lui e andai a frugare nella borsa in cerca di qualcosa che avevo ottenuto
poche ore prima da Tsunade.
“Guarda!”
gli dissi porgendogli un foglio.
Naruto lo
guardò più volte e in varie posizioni, non capendo da che parte guardare.
Risi
e afferrando la fotografia, gliela misi nel verso giusto.
“Questa
è la testa!” gli dissi indicandoglila
macchia bianca più visibile della radiografia.
Lo
guardai e mi accorsi che si mordeva le labbra per l’emozione.
Non so
perché, ma mi venne da piangere in quel momento. Mi sentivo felice.
Mi
sentii cingere i fianchi da un forte braccioe successivamente un bacio si posò sui capelli.
“Questo
è…è nostro figlio?” mi chiese con occhi lucidi.
So che
aveva capito chi fosse quel marmocchio che si vedeva della fotografia, ma capii
anche che voleva essere sicuro, voleva sentirlo uscire dalla mie labbra.
“Si,
è nostro figlio…o figlia!”
Naruto mi
strinse ancora più forte e infine disse “è un miracolo! Questo bambino…cambiarà per sempre le nostre vite! Ti amo Sakura.”
“Anch’io
ti amo Naruto!” gli risposi mentre le nostre labbra
si avvicinavano sempre più.
*********************************************
Scusate
il ritardo, ma è un periodo incasinato, cosa che purtroppo temo durerà ancora
per molto.
Spero
di essermi fatta perdonare con il capitolo, anche se forse alcuni lo troveranno
troppo sdolcinato. Soprattutto chi preferisce l’azione.
Non
credo di essere riuscita a trasmettere i sentimenti dei personaggi come volevo,
ma in fin dei conti non so cosa si prova in certi contesti, ho provato a
immedesimarmi il più possibile.
In
questo mondo, dove accadono molte cose spiacevoli a causa dell’egoismo umano, a
volte dimentico che cose belle possono accadere.
E
cosa c’è di più bello di una nuova vita?
Spesso
il venir a sapere di diventare genitori, mette paura e spesso i bambini non
sono desiderati e finiscono per essere abbandonati, quando hanno la fortuna di
essere messi al mondo. C’è chi invece decide direttamente di abortire, privando
al futuro bambino, il diritto di vivere.
So
bene cosa vuol dire. I miei genitori non mi volevano e non me lo hanno mai
nascosto. Mia madre provò ad abortire, ma le dissero che era troppo tardi. A tre
mesi di gestazione, quando scoprì di essere in dolce attesa, non poteva più porre
fine alla mia vita e così io venni al mondo.
Un
mondo che oggi vedo colorato, ma che mi era sempre parso in bianco e nero. Non
avevo mai ricevuto affetto da nessuno, mia madre, morì quando ero piccola, non
riuscendo a sopportare il parto, si era ammalata e perì poco dopo. Mio padre mi
odiava perché la mia nascita aveva causato la morte della sua amata. Mi odiava
ancora di più perché gli ricordavo mia madre, ma allo stesso tempo ero così
diversa da fargli provare ribrezzo nei miei confronti. Mi domandai perché non
mi avesse abbandonato o altro, poi lo venni a sapere. Mi abbandono vicino a un
cassonetto dell’immondizia, ma gli venni restituita da alcuni ninja che ebbero
l’ordine di riportarmi da lui. Avrei tanto voluto che una nuova famiglia mi
prendesse con se, ma a Konoha le adozioni erano
davvero rare, nonostante gli orfani fossero tanti.
Non
amo parlare, né pensare alla mia infanzia, ma proprio quando seppi della
gravidanza di Sakura e vidi Naruto felice come non l’avevo
mai visto, mi sentii invidiosa di quel bambino che sarebbe venuto al mondo.
Lui
avrebbe avuto due genitori che lo avrebbero amato, cosa che io a volte cerco
ancora oggi, ma che non avrò mai.
Considero
Naruto come una sorta di padre e Sakura una sorte di
madre. Spesso loro si occupano di me e si preoccupano delle mie condizioni.
Sakura mi porta qualche manicaretto da mangiare e mi sta accanto quando mi
sento male, ma per quanto so di essere nei loro cuori, non è come avere dei
genitori al proprio fianco. Quando ho paura o sono indecisa su qualcosa, non mi
sento libera di esprimermi liberamente né con Naruto,
né con Sakura. Cosa che con i genitori viene spontanea…credo,
bhe se si ha un buon rapporto.
Inoltre
non era solo quello il motivo per cui invidiavo quel bambino.
Quando
sarebbe nato…avrei perso anche quei pochi momenti che
passavo con il mio sensei e Sakura e questo mi
rendeva triste.
Non
volevo perdere quell’unico legame che avevo avuto nella mia breve vita. Volevo conservarlo
e renderlo più saldo e invece per quanti sforzi potessi fare…questione
di mesi e sarebbe tutto finito.
Naruto era
cambiato moltissimo da quel giorno. Sora e Eichi
erano della mia stessa opinione. Era un Naruto nuovo.
Era
sempre col sorriso sulle labbra e gli scherzi che Eichi
gli faceva, non lo disturbavano per niente o meglio lui stava al gioco,
fingendo di arrabbiarsi e rimproverando in modo affettuoso il mio compagno.
Anche
gli allenamenti erano diventati più divertenti e meno pesanti. Terminavano prima
rispetto al solito e questo perché Naruto doveva
andare a fare la spesa o qualche commissione. Sakura voleva continuare a
svolgere la sua vita tranquillamente, come se niente fosse cambiato, ma Naruto non voleva che facesse sforzi e si incaricava lui
dei piccoli compiti che la donna svolgeva.
Era
carino, ma secondo me asfissiante allo stesso tempo, ma sembrava che a Sakura
quel suo donargli attenzione non gli dispiaceva affatto.
Come
abitudine, una volta a settimana andavo a mangiare da Sakura, sempre lo stesso
giorno, e quando dovetti recarmi a casa della mia amica, Naruto
aprì la porta. Si era trasferito nel suo appartamento e incasinandoo
non poco la casa.
Mi
guardò sorpreso vedendomi a casa sua.
Non
so se sapesse di queste serate tra me e Sakura, so solo che quando glielo
dissi, mi chiese se potevo tornare un’altra volta. Sakura non si sentiva molto
bene e voleva riposare.
Ovviamente
dissi di si, non volevo in alcuno modo creare disturbo, ma il bambino in un
modo o nell’altro aveva già cominciato a portarmi via quei pochi momenti che
amavo.
Il
giorno dopo all’allenamento ero un po’ nervosa…forse
dovrei dire molto, dato che per una banale sciocchezza finii per picchiarmi con
Eichi.
Naruto
mise in castigo sia me che il mio compagno, facendoci fare un doppio
allenamento quel giorno. Eichi non mi parlò per una
settimana, dato che era stato punito per colpa mia.
Mi
rendevo conto che il mio comportamento era stupido, ma non riuscivo a frenare
il mio carattere. Ero una tipa piuttosto possessiva e abitudinaria e detestavo
quando le cose cambiavano …in peggio.
Forse
anche per questo mio carattere mio padre non mi ha mai amato. Chissà…
PovKakashi
Da quando
Naruto aveva scoperdo che
sarebbe diventato padre era diventato insopportabile. Sarebbe più esatto dire
che era tornato il Naruto che era quando era solo un
ragazzino, sempre eccitato per ogni cosa e sempre allegro. Rideva e scherzava
in continuazione e a volte non prestava nemmeno attenzione a quello che gli
dicevo. Non che mi dispiacesse questo suo modo di fare, almeno aveva smesso di
pensare costantemente a Kabuto. Anzì
ora sembrava non preoccuparsene proprio più. Diceva che Kabuto
non avrebbe mai potuto torcere un capello, né a lui,né a chi amava.
Era diventato
nuovamente presuntuoso, ma ero a ben conoscenza del fatto, che il mio allievo,
non avrebbe mai sopravvalutato il pericolo.
Nella
sua spensieratezza, continuava a stare all’erta, ma aveva i nervi più rilassati
ed era più semplice avere a che fare con lui, tranne quando gli si chiedeva di
lasciare il villaggio per qualche missione. Si rifiutava categoricamente, di
lasciare la sua Sakura da sola nelle sue condizioni, ma alla fine svolgeva
sempre quello che gli chiedevo, dopo il ricatto di Saskura
di non sposarlo più.
Avevano
finalmente deciso di compiere il grande passo e la data era già prefissata.
Il
15 giugno, un giorno non troppo caldo, che permetteva comunque di vestirsi leggeri.
Il matrimonio
fu alquanto noioso per il sottoscritto. Le donne che cinguettavano qua e là e
che si entusiasmavano per qualsiasi cosa e gli uomini che non facevano altro
che mangiare il buffet e parlare di tecniche ninja.
Ma
infondo io ero andato solo perché sapevo che Sakura e Naruto
ci tenevano, perché Anko mi ci aveva trascinato a
forza, ma soprattutto per mangiare.
Cercai
di starmene in disparte nascondendomi da Anko, vista
l’occasione, non avrebbe fatto altro che ridicolizzarmi, ricordando ai presenti
il giorno del nostro matrimonio.
Come
sempre avevo la mia inseparabile maschera e quando mi rifiutai di togliermela,
quando dovevo baciarla dopo il si, la mia dolce mogliettina si era arrabbiata
talmente tanto che sostitui il bacio a un sonoro
pugno in testa, per poi urlare a tutti che per una settimana avrei dormito sul divano…addio alla nostra luna di miele.
Era
stato alquanto imbarazzante e ancora oggi tutti ci scherzavano sopra.
C’erano
anche un po’ di marmocchi alla festa, i quali si divertirono col sottoscritto.
Quel
disgraziato di mio figlio aveva bisbigliato qualcosa all’orecchio di Fugaku, il figlio di Sasuke di
quattro anni.
Vidi
il bambino venirmi in contro chiamandomi per nome, anche se un po’ storpiato, e
mi chiese di prenderlo in braccio. Intenerito lo accontentai, ma subito dopo mi
ritrovai a insultarlo, dato che mi aveva scoperto il viso.
Mi
beccai uno sguardo gelido da Sasuke, che con occhio
vigile controllava sempre la sua famiglia e dovetti scusarmi con il piccolo Uchiha, per far calmare il capo clan.
Mi
andai a sedere distrutto su una sedia prendendo un bicchiere di sakè.
Avevo
fatto una fine ignobile.
Sospirai.
Ero capo
di un villaggio, ma alla fine non ero io a impartire ordini. Mia moglie mi
comandava a bacchetta e non potevo nemmeno arrabbiarmi se qualcuno provava a
guardarmi il volto senza scatenare la collera di qualcuno.
Ma
mio figlio me l’avrebbe pagata per quello scherzetto, dato che lo avevo beccato
a ridere a crepapelle quando scappai da Sasuke.
Ma le
mie disgrazie non finirono li. Solitamente si usa lanciare il bouque alla fine del matrimonio, ma Sakura aveva aspettato
la fine della festa per farlo. Continuavo a essere seduto sulla mia sedia a
farmi i cavoli miei, quando mi vidi circondato da tutte le donne presenti alla
festa, le quali saltellavano allegramente per afferrare il mazzo di fiori.
Anko si
mosse troppo energeticamente e dandomi una culata, mi fece cadere all’indietro,
all’interno della fontana che era dietro le mie spalle.
Tutte
mi guardavano deluse, dato che il mazzo di fiori, cadde vicino a me e senza
farci caso l’afferrai.
Uscii
dalla fontana alquanto infastidito, ma mi ricordai di dare il bouque a mia moglie.
La sera
precedente mi aveva assillato con sta storia, voleva prenderlo lei a tutti i
costi e quindi l’accontentai.
Quando
mi disse il perché lo voleva, mi sentii male. Voleva sposarsi una seconda
volta.
Pov Sakura
Finalmente
il giorno che avevo sempre sognato era arrivato. Non era con l’uomo con cui da
bambina fantasticavo, ma con uno decisamente meglio. Mi sentivo al settimo
cielo e sentivo che anche il mio bimbo lo era. Aveva scalciato più volte quel
giorno.
Ormai
mancavano pochi mesi e finalmente io e Naruto avremmo
accolto tra le nostre braccia il piccolo Uzumaki.
Non
sapevamo se fosse maschio o femmina, non volevamo saperlo. Lo avremmo scoperto
il giorno della nascita.
Naruto
sembrava tornato un bambino e mi divertiva troppo quando si metteva a fare lo
stupido con il mio pancione.
Amavo
quei momenti di tranquillità e avrei voluto che tutto non finisse mai, ma quel
senso di pace non era duraturo.
Mi
sveglia di soprassalto sudata dalla testa ai piedi. Ero terrorizzata.
Sentii
la voce di Naruto ancora impastata dal sonno
chiedermi cosa avessi. Non volendo che si procurasse, mi inventai una voglia
costringendolo ad uscire nel bel mezzo della notte.
Rimase
tutto il tempo della sua assenza a fissare il buio intorno a me cercando di
ricordare cosa avessi sognato. Era un sogno ricorrente, che solitamente facevo
quando mi capitava di addormentarmi durante la giornata.
Avevo
paura che si trattasse di un sogno premonitore, dato che un incubo normale non
si ripete più volte.
Non mi
accorsi del rientro di Naruto e quando accese la
luce, chiusi gli occhi di scatto peril
bagliore.
Mio
marito appoggiò sul letto la busta con i bignè alla crema e inginocchiandosi a
terra, dalla parte del letto dove dormivo io, mi chiese “Ora che ho preso i
bignè nonostante tu non abbia nessuna voglia, mi dici che cos’hai?”
Lo guardi
sorpreso. A volte dimenticavo che Naruto aveva un
intuito eccezionale ed era sempre in grado di capirmi.
“Non
ho niente” dissi abbozzando un sorriso. Un sorriso più falso non poteva uscirmi
e accorgendomente, addentai un bignè sperando che Naruto si bevesse la messa in scena.
Non funzionò,
Naruto rimase a fissarmi a lungo, finchè
non finii di mangiare.
Lo guardai
nuovamente e non riuscii a trattenere le lacrime. Strinsi le lenzuola e
sussurrai “Ho paura!”
Vidi
Naruto sussultare e per poi chiedermi il perché.
Scossi
la testa “Non lo so. Sono giorni che faccio lo stesso sogno. Non ricordo
esattamente cosa ho sognato, ricordo solo una brutta sensazione e qualcosa di
viscido!”
Naruto non
disse niente, ma mi abbracciò solamente dandomi un bacio sulla testa e
accarezzandomi i capelli.
“Ho
come la sensazione che tutto questo…sia solo un
momento bellissimo che terminerà presto!” dissi portandomi le mani al ventre.
Naruto
appoggiò la sua mano sopra la mia. Solo allora mi resi conto di quanto fosse
più grande della mia e quanto essa mi rassicurasse.
Avvicinò
le labbra al mio orecchio e mi disse “Qualunque cosa minacci la nostra
serenità, io lo fermerò. Farò di tutto perché questi giorni non finiscano mai. è
una promessa!”
Lo allontanai
un po’ da me per osservarlo nei suoi profondi occhi azzurri e lessi tutta la
sua volontà di proteggermi, che aveva sempre avuto, ora più che mai.
Riuscì
a rassicurarmi un po’, ma quella sensazione di disagio, continuava a tormentarmi
il cuore.
Chiedo scusa per il ritardo.
Mi rendo conto che è più di un mese, ma la scuola mi mette un’ansia addosso,
che mi mette un blocco e non riesco a scrivere nonostante abbia del tempo
libero per farlo. Sinceramente credevo di non riuscire a recensire per ancora
molto tempo, ma oggi ho avuto voglia di provarci e mi sento abbastanza
soddisfatta del risultato. È ancora un capitolo di transizione, ma se le cose
vanno come vanno, le acque cominceranno a muoversi nel prossimo capitolo, che
non so dirvi quando sarà.
Spero solo che possiate
avere un po’ di pazienza.
Passo ai ringraziamento:
Erol89: sono contenta che la storia
ti piaccia. A dire il vero anche io preferisco l’azione ai momenti sdolcinati,
anche se i momenti di pausa sono buoni per alleggerire il racconto e qualche
volta cercare di far ridere il lettore, anche se non è il caso di questo
capitolo.
Per quanto riguarda i figli
di Sasuke, avevo già accennato al fatto che aveva dei
figli nel capitolo 7, anche se in una frase. Ho in mente di farli comparire
prima o poi se la storia non prende altre strade. Continua a seguire la storia
e grazie per la recensione.
Luna
di ghiaccio:
ciao. Ti ringrazio infinitamente per tutte le volte che hai recensito. Mi fa
piacere che la storia ti piaccia. Per vedereil/la piccolo/a Uzumaki dovrai attendere un
po’.
Continua a seguirmi e grazie
tante.
A presto.
Godemo: ti ringrazio per aver seguito la storia, spero che il
capitolo ti piaccia. Fammi sapere.
alexleonhart: ciao. Grazie per avermi
messo al corrente della tua opinione. Eh già, sono sorpresa anche io del fatto
che sia stato Sasuke a far rinsavire Naruto, anche perché all’inizio avevo pensato a Shikamaru, ma poi mi è venuta un’altra ideuzza
e Shikamaru dovrà interpretare un’altra parte. Spero che
anche questo capitolo ti piaccia.
Salve a tutti. ecco un nuovo
aggiornamento, di cui però non sono pienamente soddisfatta.Mi sembra di non essermi espressa
correttamente in vari punti e di lasciare meno trasparire i veri sentimenti dei
personaggi, nella visione di Sora soprattutto.
La prima parte non serve a
molto per mandare avanti la storia, ma ho ritenuto giusto far vedere un po’
come andasse avanti la vita dal punto di vista degli allievi da Naruto, per poi andare un po’ più al sodo. Ditemi cosa ne
pensate.
Buona lettura e grazie mille
per le vostre recensioni sempre molto gradite.
Strani comportamenti
Pov Sora
Le attività
ninja sembravano aumentate da un po’ di tempo, tanto che il nostro team era
spesso fuori dal villaggio per svolgere qualsiasi tipo di missione, dalle più
semplici alle più complesse.
Ormai
io, Eichi e Miiko, eravamo
diventati dei veri esperti…ehm veramente no, continuavamo
a essere dei genin che avevano ancora molto da
imparare, ma Naruto andava fiero delle nostre
capacità e spesso si sorprendeva di come apprendevamo in fretta.
Bhe era
anche merito nostro, che ci impegnavamo, ma Naruto ci
insegnava trucchi e tecniche ninja con infinita pazienza e soprattutto in modo
divertente, dato che non sempre le tecniche più banali gli riuscivano. Era un
vero spasso in quei momenti, ma credo che lo facesse apposta a sbagliare. Penso
che in un modo o nell’altro cercasse di ridicolizzarsi, per spingere noi a fare
meglio di lui e diciamo che quel metodo funzionava.
Soprattutto
su Eichi, il quale a volte si vantava di essere
migliore del nostro sensei, perché migliore in qualche
tecnica. Non aveva compreso a che gioco stava giocando Naruto
o almeno non subito. Lo scoprì durante una missione piuttosto difficile, dove
le nostre capacità non erano ancora sufficienti per aiutare pienamente il sensei.
Il
giorno prima di questa missione, Naruto aveva sfidato
Eichi a chi riusciva a creare il maggior numero di
cloni e il mio compagno accettò di buon grado la sfida.
Vinse
Eichi per una decina di cloni in più e si vantò di
questa cosa per una settimana, tanto da diventare insopportabile anche per me,
che solitamente ho un buon livello di pazienza. Se Miiko
non lo avesse preso a pugni, ci avrei pensato io.
Ma
da quella missione l’entusiasmo di Eichi si spense.
Ci trovavamo accerchiati da numerosi samurai, i quali si trovavano in
territorio ninja per qualche scorribanda, oltrepassando i confini imposti tra
le terre delle due fazioni.
Si
sa che i samurai, su certe cose, sono più abili dei ninja, ma non erano poi
molto intelligenti. Loro attaccavano con la forza bruta e con tanto di katane e l’astuzia, il punto forte dei ninja, per loro si
rilevò una sgradita sorpresa, anche se i trucchetti
usati da me e i miei compagni non servirono a molto.
Naruto
intervenne e decise di chiudere la partita il più in fretta possibile per poter
tornare al più presto al villaggio. Fu allora che utilizzò il suo kagebushin facendo comparire almeno cinquecento cloni. Un
numero spropositato, ma si sa che Naruto se fa una
cosa, deve mettersi in mostra. Fu allora che i bollori di Eichi
si calmarono. Lui era riuscito a fare massimo 50 cloni, il che è già da eloggiare confronto ai miei 20 e i 25 di Miiko.
Persino
la mia compagna era più abile di me nella creazione di cloni d’ombra.
Al solo
pensarci mi viene ancora da demoralizzarmi dato che mi sembrava sempre di
essere a un passo indietro rispetto agli altri, anche se poi Naruto in un modo o nell’altro, mi ricordava che ognuno ha
le sue capacità e io avevo tecniche che Eichi e Miiko non avrebbero potuto apprendere.
Solo
quando mi ricordavo di questo, mi sentivo fiero di essere uno Hyuuga.
Non
avevo mai dato importanza al fatto di essere o meno appartenente al quel clan,
sinceramente la divisione in famiglie, mi infastidiva un po’ perché c’è chi
veniva considerato superiore e chi inferiore, ma io non riuscivo a considerare
i miei compagni appartenenti a clan meno famosi, inferiori a me. Erano pur
sempre ragazzi, che dovevano ancora imparare molto e che un giorno avrebbero
potuto dimostrare di essere dei veri ninja. Quindi cosa importa se uno ha un’abilità
innata o meno?
Anche
se chi ce l’ha, può sempre usarla a proprio vantaggio ed è quello che feci in
una missione successiva, sorprendendo persino il mio maestro.
La missione
assegnataci non era una passeggiata. Dovevamo trovare il nekomata
argentato. Una creatura mitologica, dai poteri negromantici, ma dal pelo
curativo, se strappato dalla punta di una delle sue due code. Quel pelo era
stato usato contro il veleno di Kabuto e dato che Tsunade aveva finito la scorta, aveva mandato il mio team e
quello di Neji a cercare questo essere.
Questo
fantomatico gatto dalle due code, dall’aspetto mostruoso e dalle dimensioni
gigantesche, abitava in un luogo alquanto spaventoso. In un luogo dove il sole
non filtrava mai e la vegetazione non aveva la possibilità di crescere. Gli alberi
erano tutti spogli e di vita e l’erba secca sotto i nostri piedi faceva rumore,
anche al minimo movimento. Questo posto era nominato la valla della morte, nome
alquanto banale a mio avviso, ma azzeccato dato che niente poteva crescere. Il
cielo era costantemente ricoperto di nuvole nere, illuminate ogni tanto da
lampi.
Eravamo
sicuri della presenza dell’essere in quel posto, dato i numerosi avvistamenti,
di coloro che riuscivano a tornare indietro, perché per quanto potesse sembrare
ridicolo, in quel luogo, l’insidia più grande non era il nekomata,
ma i gatti al suo servizio. Silenziosi e furbi saltavano fuori a migliaia e con
le loro piccole unghie e denti, ti ferivano fino a portarti al completo
dissanguamento.
Io e
i miei compagni camminavamo attaccati uno all’altro per i brividi che quel
posto ci metteva e da quanto potevo vedere, anche gli allievi di Neji non erano dotati di maggiore coraggio. Uno di loro in
particolare poi, sapevo che aveva la fobia dei gatti.
Tutto
accadde all’improvviso e il mio corpo si mosse da solo.
Centinaia
di gatti ci circondarono e saltarono addosso.
“Rotazione
suprema!” urlammoall’unisono io e Neji proteggendo i rispettivi team da quell’assalto felino.
I gatti
caddero a terra esausti e quando mi fermai per riprendere fiato, vidi le bocche
spalancate dei miei compagni e del mio sensei.
“T-tu da quando sai usare una tecnica del genere?” mi chiese
Naruto sorpreso, puntandomi l’indice contro.
Arrossii
e mi grattai il naso. Non avevo detto a nessuno dell’allenamento speciale che
avevo fatto per conto mio.
“Tsè, è uno Hyuuga, non può non
conoscere le tecniche di base del clan!” intervenne Neji
con il sorriso sulle labbra.
Avevo
chiesto io a Neji di allenarmi quandomia madre non poteva e noi avevamo la
giornata libera, grazie a qualche voglia assurda di Sakura, che costringeva Naruto a correre in tutto il villaggio per trovare quello
di cui la sua compagna necessitava.
“Il Nekomata è da quella parte!” dissi indicando un punto
davanti a noi.
“E
tu come fai a sapere dove si trova?” mi chiese Eichi
scettico e con un aria sicura, che mi stessi sbagliando.
“Secondo
me è di qua, chiamalo intuito!” disse indicando un altro luogo.
Fu
allora che alzai lo sguardo e gli mostrai il byakugan.
“Wow,
hai sviluppata la tua abilità innata!” disse Miiko
elettrizzata.
“Sei
pieno di sorprese oggi Sora! Per caso hai imparato anche la tecnica delle 64
chiusure?” mi chiese Naruto.
Scossi
la testa rattristato. Ci lavoravo da mesi ormai, ma non riuscivo a combinare
niente di chè.
“Ci
stiamo lavorando, giusto Sora?” mi chiese Neji
facendo l’occhiolino.
Annuii
sorpreso dal comportamento di Neji. Mi sembrava così
diverso in quel momento, quando invece in sede di allenamento era tremendamente
severo, tanto che a volte l’avrei definito antipatico.
Comunque
il mio byakugan non era ancora sufficientemente
sviluppato e non mi accorsi degli altri gatti che ci circondarono, ma per
nostra fortuna, Neji mise al corrente della
situazione gli altri.
Ci preparammo
a chissà quale battaglia contro un mostro del genere, quando Miiko ci sorprese.
Tirò
semplicemente un salmone fuori dallo zaino, il quale attirò il nekomata fino a noi.
“Ninja
di Konoha, cosa siete venuti a fare nel mio
territorio. Non ammetto stranieri nella mia terra!”disse il gattone guardandoci
con i suoi occhi gialli e la pupilla ridotta a fessura.
Miiko si
fece avanti tranquilla “Scusaci per la nostra intrusione, come segno del nostro
rispetto ti offriamo questo pesce!” disse la ragazza lanciandoglielo, poi bisbigliando
ci informò, che la sera prima si era informata sui gusti del mostro, per
poterlo imbrogliare in caso di necessità.
Il nekomata guardò il pesce e disse “D’accordo, se dovete
passare per di qua, avete il mio permesso, ma vedete di fare in fretta!” ci
rispose.
“Ehi
micetto, noi siamo qui per prendere i tuoi peli, mica
per andare in giro per il tuo regno!” disse Eichi.
Il gatto
scoppiò a ridere per la presunzione del mio compagno, al quale Naruto aveva tappato la bocca.
“Se
siete qui per i peli allora potete anche andarvene, io non concedo niente a voi
esseri umani! Siete solo creature inferiori, facili da schiacciare come
moscerini!” disse con voce grossa e agitando le sue code con fare nervoso,
segno che saremmo presto finiti nei guai.
“Lotteremo
se è necessario!” disse Neji.
“Ehi,
perché lottare, infondo non vogliamo mica rasarti a zero, vogliamo solo qualche
piccolo pelo, uno o due. Non ti accorgeresti nemmeno della loro assenza!” disse
Naruto tranquillo a occhi chiusi per poi riaprirli e
mostrare i suoi occhi da volpe, sperando di intimorire il gatto.
Esso
ringhiò riconoscendo in lui il Kyuubi e con un’enorme
zampata ci attaccò.
“Ho
un conto in sospeso con Kyuubi. Facciamo un patto, tu
ti fai uccidere e io vi do due dei miei peli!”
Naruto cominciò
a sudare freddo “Ho scelto il metodo sbagliato per persuaderlo!”
Miiko
sorrideva “Ci penso io!”
Eichi
incrociò le braccia “Cosa vorresti fare? farlo giocare con un topolino di
peluche?”
Miiko lo
guardò strano in cagnesco “Secondo te una bazzecola come quella funzione con il
re dei gatti?”disse, dopo di chè saltò su di un
albero e cogliendo di sorpresa il gattone, gli salì sulla testa, cominciando a
grattargli dietro le orecchie.
Il gatto
sorprendendoci, cominciò a fare le fusa e ad acciambellarsi, tanto che Neji approfittando della distrazione del nekomata, strappò due peli.
Ma fu
in quel momento che il gatto si arrabbiò sul serio e cominciando a muoversi con
fare agitato, cercò di scollarsi Miiko di dosso e a
prendere a zampate tutto quello che gli capitava a tiro.
I
vari gatti, sentendo la rabbia del loro sovrano, ci attaccarono edovemmo intraprendere una lotta, per niente
semplice, con i vari mici.
Eichi
chiamò a se i cinquanta cloni, dandoci un forte contributo nella lotta, dato
che su Naruto e Miiko non
potevamo contare. Il sensei infatti si era
avventurato nel recupero della mia compagna, la quale era stata catapultata via
dalla groppa del nekomata.
Dopo
una corsa forsennata, riuscimmo ad uscire da quel luogo, portando a termine la
nostra missione.
PovNaruto
Finalmente
il periodo delle missioni a catena era terminato e io potevo stare un po’ con
Sakura.
Ormai
era al nono mese ed entrambi eravamo eccitati per la nascita del bambino.
Sakura
era anche spaventata dal parto e mi confessava spesso le sue paure su quando
avrebbe dovuto dare alla luce il nostro bambino.
Avrei
voluto solo che si confidasse anche su di un’altra paura, e cioè su quella che
la tormentava ormai ogni notte.
La
sentivo agitare accanto a me e non poche erano le volte che a notte fonda,
dovetti svegliarla e rassicurarla coccolandola.
Le
chiedevo spesso che cosa avesse, ma vedendo che non voleva rispondermi non
insistevo. L’avrei fatto, se non avessi avuto paura di agitarla ancora di più,
quindi mi limitavo a cercare di rincuorarla in modo che quella agitazione non
andasse a intaccare la salute del bambino, che a quanto risultava dalle
ecografie era ben formato e in ottima salute. Ino
aveva anche capito di che sesso era, ma nonostante quella donna avesse la
lingua lunga, rispettò la nostra decisione di aspettare. Purtroppo la beccai a
osservare degli oggetti da neonati di un colore specifico e dato che sapevo che
era alla ricerca del regalo da fare al bambino, avevo intuito di che sesso era.
Sinceramente non mi ero mai soffermato a pensare se preferissi maschio e
femmina, ma quando capii, ne fui estremamente felice, tanto che pensai che era
quello il sesso che avrei preferito…poi l’altro
sarebbe venuto col secondo figlio o terzo…chissà.
Ero
tutto elettrizzato, ormai mancavano solo pochi giorni e avevo chiesto a Kakashi di non assegnarmi alcun tipo di missione, perché non
volevo assolutamente perdermi la nascita di mio figlio.
L’avevo
minacciato. Se mi fossi perso quel momento, lo avrei decapitato.
I
miei amici si impegnarono a sostituirmi quando l’hokage
necessitava del mio contributo.
Nel tempo
libero pensavo. Cosa avrei insegnato al bambino, a come lo avrei abbracciato la
prima volta che me lo avrebbero messo in braccio e ai vari giochi che potevo
fare con lui. Poi quando finivano quei bei pensieri,mi sentivo anch’io invadere da una folle
paura.
Non
sapevo assolutamente come essere padre. Non sapevo se ne sarei stato capace, né
sesarei stato un buon genitore. Non
avevo mai avuto un padre e una madre da cui poter prendere spunto.
Era tutto
ignoto.
Ne
parlavo con Shikamaru il più delle volte, per farmi
dare consigli. Solitamente mi tornava utile e anche se fingeva di non aver
voglia, sapevo che mi aiutava con piacere, ma era da un po’ di tempo che mi
sembrava scostante, sia verso di me che verso il villaggio. Avevo sentito anche
Sakura che parlava con Ino del fatto che Temari, non riusciva più a capire il marito e il suo
rendimentoninja era calato, a sentire Kakashi.
Cercai
di capire se avesse qualche problema, ma non riuscii ad arrivare alla soluzione
del mistero.
PovTemari
Shikamaru era
sempre stato un uomo pigro, sfaticato, che amava oziare dalla mattina alla
sera, ma mai si era tirato indietro quando c’era qualcosa da fare. Non che ora
lo facesse spesso, quando Kakashi lo chiamava andava,
ma con me era completamente cambiato.
A
modo suo mi mostrava sempre il suo affetto e soprattutto passava molto tempo
con la figlia, ma da qualche mese, sembrava che Shiori
gli desse fastidio, tanto che lo vedevo uscire, quando la bambina gli chiedeva
di giocare con lei e si metteva a piangere per il suo rifiuto.
A
niente valsero le mie solite minacce, cosa che funzionavano sempre. Era il
nostro modo di rapportarci ed ad entrambi andava bene così.
Una
volta si era rivolto a me chiamandomi “donna”, termine che io considero dispregiativo
verso la persona che si ama.
Incominciai
a pensare che si fosse stancato di me e che avesse trovato qualcun’altra, ma le
mie ricerche non mi condussero a niente. lo seguivo, ma poi scompariva nel
nulla, per poi tornare la sera tardi o direttamente il giorno dopo.
Anche
quando mi toccava era diverso. Il suo tocco non era più dolce e pieno di amore,
ma era forte quasi violento, tanto che dovevo sempre allontanarlo da me e
dirgli di starmi alla larga.
Parlai
di questo a Ino e Sakura ed entrambe non sapevano
cosa dire.
Shikamaru era
sempre stato un tipo a posto el’idea
che mi avesse tradita, sfiorava solo la mia testa.
Allora
cosa c’era che non andava. Pensai che fosse colpa mia, ma se anche fosse, Shiori che colpa ne aveva? Ci era capitato di litigare, ma
nostra figlia non aveva mai pagato le conseguenze, né Shikamaru
avrebbe mai voluto farlo una cosa del genere, eppure ora accadeva.
Un
giorno decisi di parlargli a quattro occhi e farmi dire una volta per tutte
cosa avesse.
Fu
inutile.
Cominciammo
a litigare animatamente. Cercai di calmarmi quando vidi Shiori
sulla porta guardarci con sguardo intimorito.
Mi avvicinai
a lei e cercai di consolarla e dirle che tutto era apposto.
“Vedi
cosa causa il tuo comportamento?” dissi arrabbiata “Vuoi rovinare tutto quello
che abbiamo costruito in questi anni? Eh? è questo che vuoi?”
Gli chiesi
sperando di sentirmi dire un “mi dispiace” o una frase tipicamente sua.
Invece
mi guardava con astio “Non mi interessa niente di te e di Shiori!”
disse per poi recarsi verso la porta e dire “Esco e non so dirti quando torno!”
Gli chiesi
dove stesse andando e accennando un sorriso strano disse “Kakashi
ha affidato con urgenza una missione a Naruto e mi ha
chiesto di controllare Sakura fino al suo ritorno!” detto ciò sbattè la porta.
Stavo
tornando a casa, dopo aver comprato qualcosa per la cena insieme a Itachi, il mio primogenito, quando esso strattonandomi la
tutta da jounin, mi fece notare la presenza di Shikamaru davanti a casa di Naruto.
Non andavamo
d’accordo noi due e in altre occasioni non mi sarebbe importato molto della sua
presenza in giro, ma il suo atteggiamento furtivo,mi spinse ad andargli incontro.
“Shikamaru, cosa diavolo ci fai davanti a casa di Naruto?” gli chiesi serio.
“Come
tu dovresti sapere, Naruto è stato mandato di urgenza
in missione e mi ha chiesto di controllare che Sakura stesse bene!” mi disse
scocciato, ma qualcosa in lui era diverso “Qualche problema?”
Lo
osservai come se potessi incendiarlo con lo sguardo per il tono che aveva usato
contro di me.
Itachi gli
si avvicinò e tirandogli i pantaloni disse “Ehi Shikamaru,
lo sai che papà mi sta insegnando a usare la palla di fuoco suprema?” chiese.
“E
un bambino può già essere in grado di usare una simile tecnica?” disse sorpreso,
cosa che mi insospettì di più.
“Ha
sette anni, un anno in più di quando l’ho imparata ad usare io!” lo informai,
anche se tecnicamente doveva esserne già al corrente.
Lo
vidi alzare le spalle e osservarmi a lungo.
Era
nervoso, lo potevo leggere dal suo linguaggio del corpo.
“Papà
andiamo?” mi chiese Itachi tirandomi e cominciai ad
allontanarmi, senza però perder di vista il Nara, fin
quando mi fosse possibile. Se mio figlio non fosse stato con me, lo avrei
tenuto d’occhio senza farmi vedere, ma decisi di tornare a dare una controllata
dopo averlo condotto a casa.
Ci
misi solo pochi minuti a giungere a destinazione e fui sorpreso di trovare Kakashi che giocava con Fugaku.
Il
bambino mi corse incontro, ma non lo presi in braccio come mi chiese di fare.
Osservai Kakashi in attesa che mi informasse del
perché si trovasse nel mio appartamento.
“Salve
Sasuke, vedo che non fai fare le faccende domestiche
solo a tua moglie!” mi disse sorridendomi.
Sospirai
e gli chiesi di andare al sodo.
“Come
ben sai, Naruto in questi giorni si rifiuta di
accettare qualsiasi sorta di incarico che lo allontana da Sakura. Avrei un
compito da affidargli, ma in sua assenza, tu sei l’unico a cui possa
chiederlo!”
Sussultai
“quindi in questo momento a Naruto non è stata
affidata nessun tipo di missione?” gli chiesi preoccupato.
Kakashi mi
guardò confuso e scosse la testa.
Non
diedi spiegazioni e dandomi dello stupido per non aver seguito il mio intuito,
corsi il prima possibile a casa del mio compagno.
Pov Sakura
Naruto non
era ancora rincasato quella sera. Era strano, dato che non faceva altro che
starmi appresso. Soprattutto negli ultimi giorni della mia gravidanza.
Ma
proprio quando sentivo la necessità di averlo vicino, lui non era lì.
Mi
sentivo strana, spaventata e l’improvviso salto della luce, mi intimorì ancora
di più.
Avevo
una brutta sensazione, la stessa che provavo la notte nei miei incubi.
Cercai
di scacciare via i brutti pensieri e mi recai in cucina, per cercare una candela
che mi illuminasse il cammino verso il contatore della luce.
Era
giù nello scantinato, un luogo che non mi era mai piaciuto. Quando ero una
bambina, in quella stanza mio padre ci teneva le armi ninja e per impedire che
ci andassi e mi facessi del male, mi raccontava dell’esistenza di alcuni mostri
che si erano stabiliti in quella stanza, i qualidivoravano i bambini che si avvicinavano alla
loro dimora.
Una
volta cresciuta e compreso che quello che mi raccontava mio padre era una
favola, non persi il vizio di non addentrarmi in quel luogo.
Naruto mi
prendeva in giro per questa mia sciocca paura e in quel momento avrei tanto
voluto sentire i suoi scherni, piuttosto che scenderci io.
Se
dentro casa era buio, lì sotto lo era ancora di più.
Feci
lentamente le scale che mi avrebbero condotto a destinazione, stando ben
attenta ai movimenti che facevo. Il pancione mi impediva di muovermi bene e
l’ultima cosa che volevo era rotolare giù per le scale.
Finalmente
giunsi a destinazione. Non sapevo esattamente dove fosse il contatore e nella
mia ricerca pestai qualcosa di appiccicoso.
Era
una sostanza di colore nero rossastro…era sangue.
Feci
solo un passo in più e la figura di mio marito imbavagliato e legato, con una
brutta ferita sulla testa mi apparve davanti.
Spalancai
gli occhi in preda al terrore, prima di urlare il suo nome e cercare di
soccorrerlo.
Qualcosa
però me lo impedì.
Mi
sentii afferrare e prendere di peso.
Gridai
il nome di Naruto, ma esso non sembrava intenzionato
a svegliarsi. Temetti che fosse morto e quella brutta sensazione che mi
tormentava da sempre, diventò ancora più forte.
Cercai
diliberarmi e di bruciare il mio
assalitore con la candela, ma una volta risaliti al piano di sopra, chiunque mi
tenesse prigioniera, stanco della mia ribellione, mi addormentò col
cloroformio.
Prima
di addormentarmi ricordo la presa alla candela allentarsi, una fiamma
propagarsi e il volto del mio assalitore mentre mi prendeva in braccio.
Aveva
lo stesso aspetto di Shikamaru.
PovSasuke
Uscii
velocemente da casa mia e mi misi a correre per le strade di Konoha verso casa di Naruto e
aumentai il passo quando vidi uno strano fumo levarsi in cielo, provenire
proprio da quella direzione.
Kakashi era
alle mie spalle. La mia reazione aveva messo all’erta anche lui.Nonostante fossi stato via per anni, il mio
maestro riusciva a capire quando qualcosa mi turbava e si fidava del mio
intuito.
Giungemmo
a destinazione, per vedere casa Haruno/Uzumaki in fiamme. Diverse persone erano già intervenuti a
spegnere l’incendio, ma nessuno si era preso la briga di entrare e controllare
se ci fosse qualcuno.
Kakashi
ricorse alla tecnica del richiamo e chiese a Pukkun
di cercare Sakura e Naruto.
Sia
io che l’hokage entrammo nell’abitazione, cercando di
respirare meno fumo possibile e di trovare i padroni di casa.
Kakashi si
addentrò al piano di sopra, io guardai nelle stanze di sotto.
Non
trovammo nessuno e ci sentimmo sollevati, fin quando Pukkun
non ci mise al corrente che qualcuno era ancora in casa.
Le
fiamme si stavano propagando molto velocemente e dell’intonaco cominciava a
cadere.
Giungemmo
davanti a una porta sbarrata da delle travi cadute a causa dell’incendio e per
di più circondate da fiamme.
Pukkun ci
confermò la presenza di Sakura e Naruto al suo
interno.
Kakashi utilizzò
lo sharingan ipnotico, per spedire le fiamme e le
travi in un’altra dimensione, in modo tale da liberare l’accesso alla stanza.
Il
fumo entrato nel locale era denso e sperai vivamente che i miei amici fossero
ancora in vita.
Trovammo
solo Naruto ferito e privo di conoscenza, mentre di
Sakura trovammo solo il suo copri fronte, dal quale non si separava mai e che
teneva sempre legato alla gola. Il cane probabilmente aveva fiutato l’odore
della donna dal copri fronte, ultimo oggetto indossato dalla donna.
L’incendio
venne spendo definitivamente mezz’ora dopo, e anche se la casa era rimasta in
piedi, si erano salvate solo le stanze di sopra, dove il fuoco non aveva ancora
avuto il tempo espandersi in modo eccessivo.
Cosa
avrei detto a Naruto della casa e soprattutto della
sparizione di Sakura?
Lei
non era rimasta ferita nell’incendio, di questo ne eravamo certi, perché Pukkun garantì di aver percepito l’odore di Sakura e di uno
sconosciuto fino in cucina, per poi sentire l’odore della donna sparire di colpo
dal pavimento, a differenza di quello dello sconosciuto che procedeva verso
l’esterno della casa e del villaggio.
Ero
accanto a Naruto, ancora privo di sensi steso in un
letto di ospedale con la testa bendata e la maschera d’ossigeno, per aiutarlo
nella respirazione, dopo che aveva respirato per troppo tempo fumo passivo
dell’incendio.
Lo
osservavo con nervosismo. Volevo rimanere al suo fianco e controllarlo, perché
quello che era accaduto, senza ombra di dubbio a causa di Kabuto,
ma allo stesso tempo volevo agire, cercare Sakura e trovarla sana e salva. Non
mi sarei mai perdonato se le fosse accaduto qualcosa, perché quanto era
successo si poteva evitare, se solo avessi dato retta ai miei sospetti quel
pomeriggio.
Kakashi
bussò la porta e guardandomi scosse la testa “Le tracce arrivano molto lontano
e lungo il cammino abbiamo trovato dei capelli di Sakura. Chiunque fosse il
nemico è stato molto abile ad arrivare a lei e a Naruto,
senza che nessuno se ne accorgesse.
Strinsi
i pugni “Mi ero accorto che qualcosa non andava, ma…”
“S-Sa-ku-ra!”
Mi
girai a guardare il mio compagno, lentamente stava riaprendo gli occhi e
passato lo smarrimento iniziale, chiese cosa fosse successo.
Io e
Kakashi ci guardammo indecisi sul da fare. Era suo
diritto sapere cosa fosse successo, ma nelle sue condizioni non era necessario
metterlo in agitazione e conoscendolo avrebbe perso la testa, venuto a
conoscenza della verità.
Lo
vidi spalancare gli occhi e, togliendosi la mascherina dell’ossigeno, si mise a
sedere di colpo.
Si
portò una mano alla testa per il dolore risvegliato, ma non ci fece molto caso.
“Sakura?
Dov’è Sakura?” ci chiese spaventato “Ero con Shikamaru
quando …improvvisamente mi sono sentito colpire alla
testa. Prima di perdere i sensi mi ha detto che non l’avrei mai più rivista!”
disse mettendoci al corrente di quanto accaduto.
Cercò
di alzarsi dal letto, ma lo fermai “Devi riposare, Naruto!”
gli dissi serio, ma non riuscendo anascondere la colpa che sentivo.
Lui
avverti questo mio sentimento e afferrandomi per il colletto della tuta da jounin, mi impose di parlare.
Rimasi
zitto, ma Kakashi parlò al posto mio “Quello che ti
ha colpitonon era Shikamaru.
Da quanto ne sappiamo e da quanto ci ha detto Temari,
Shikamaru è scomparso da mesi!”
Naruto non
era sorpreso a quella rivelazione “Non sarò molto intelligente, ma credo di
poter giungere da solo alla conclusione, che non sia stato Shikamaru
a procurarmi questa ferita! Ora prima che mi incavoli sul serio, ditemi dov’è
Sakura!”
“Non
lo sappiamo!” dissi infine e senza nessun tatto. Non sarebbe cambiato nulla e
girarci intorno avrebbe potuto costare caro alla mia compagna.
Dovevamo
intervenire subito, nelle sue condizioni poteva essere ancora più in pericolo,
di come lo sarebbe stato in una situazione normale.
Naruto sgranò
gli occhi e senza pensarci un attimo, si alzò dal letto, si cambiò in fretta e
furia e si mise a urlare contro Kakashi, quando provò
a dirgli di restare calmo e di non affaticarsi.
Lo
vidi uscire velocemente dall’ospedale e lo seguii per dargli una mano.
Giungemmo
fuori da Konoha e cercammo qualche traccia per
giungere al nemico.
Lo
osservai. I segni sulle guance si erano ispessiti, i denti canini allungati e
gli occhi erano diventati rossi.
Annusava
l’aria, come se fosse una volpe in cerca della preda e spedito, seguiva la
traccia odorosa che Sakura aveva lasciato nell’aria.
Sapevo
che con l’aiuto di Kyuubi i suoi sensi aumentavano,
ma non credevo fossero così forti da percepire odori che nemmeno i nostri cani
ninja erano riusciti a sentire.
“Se
fossi intervenuto quando ho avuto i primi sospetti, questo non sarebbe
accaduto!”dissi mettendo fine a quel
silenzio teso che c’era.
“Non
sei il solo a esserti accorto che qualcosa in Shikamaru
non andava. A parte gli ultimi giorni, quel tipo ha fatto davvero pochi errori,
per permetterci di capire che non fosse il nostro compagno! Devo ammetterlo, Kabuto sa scegliere bene i suoi collaboratori!”
“Già.
Mi domando perché abbia fatto rapire Sakura. Essendo riuscito a colpirti,
perché non ha portato direttamente via te?” chiesi.
“Semplice,
Kabuto vuole morire in un modo atroce!” disse
guardandomi, con uno sguardo carico di rabbia. Poche volte lo avevo visto così
e la prima volta fu quando fui io a rapire i suoi amici per condurlo in
trappola.
Di
sicuro Kabuto doveva aver capito che quello era
l’unico modo per arrivare a lui senza combattere troppo.
Pov Sakura
Mi
sentivo la testa pesante e feci fatica a riaprire gli occhi, ma una voce
familiare mi destò del tutto.
Mi
sollevai piano piano, mettendo a fuoco quello che
c’era intorno a me.
Ero
sdraiata a terra su del fango secco e mi trovavo all’interno di una prigione.
Fuori dalla gabbia potevo vedere una camera molto grande, ma spoglia, con varie
lanterne accese a illuminare quel luogo così tetro.
Guardai
in direzione della voce che mi chiamava. Essa era debole e rauca e proveniva da
una figura che si trovava dal lato opposto da dove mi trovavo io, dove solo
poca luce arrivava.
Mi
avvicinai lentamente e rimasi shoccata da quello che vidi,
“S-Shikamaru?” lo guardai come se davanti a me ci fosse una
creatura spaventosa, ma esso si avvicinava molto.
Era
molto dimagrito, i capelli sciolti lasciati cadere lungo il viso e sugli occhi,
la barba incolta e gli zigomi ben evidenti a causa della magrezza.
Ere
ferito in vari punti e qualche ferita aveva anche preso a infettarsi. Aveva
pochissima possibilità di movimento a causa delle catene che lo tenevano
imprigionato.
Cercai
di aiutarlo aliberarsi e, grazie alla
tecnica medica del bisturi, riuscì a liberarlo.
Subito
dopo cercai di curargli qualche ferita, ma mi impedì di farlo. Non voleva che
sprecassi energia per curarlo.
“Io
sto bene…o almeno sono vivo!” disse poi abbassò la
testa “Scusami se non sono riuscito a impedire tutto questo. Naruto aveva fiducia in me, ma non sono riuscito a
proteggerti, come avrei dovuto”
Gli
presi il volto tra le mani per costringermi a guardarmi “Nessuno te ne fa una
colpa Shikamaru, nemmeno Naruto.
inoltre credo che noi dovremmo scusarci con te per non aver capito chi fosse in
realtà quel tipo. Ci sono arrivata solo…bhe quando il
tuo sosia mi ha portato via!”
Shikamaru
sorrise stancamente “a quanto pare non sono difficile da interpretare!” disse
prima che una figura incappucciata di un uomo si mostrasse.
Shikamaru si
mise davanti a me e allargò le braccia, per impedire che qualcuno mi sfiorasse,
ma il nemico non sembrò fare molto casoa lui.
“Salve
Sakura, spero che la mia accoglienza ti sia gradita!”
Guardai
quell’essere con disprezzo “Kabuto, che intenzioni
hai?”
Esso
si scoprì il capo, mostrando la sua orribile faccia squamosa e divertito disse
“Cerco di attirare Naruto nella mia trappola, il che non sarebbe necessario,
se quel cretino che ti ha rapito, avesse direttamenteportato lui qui, dato che sorprendentemente è
riuscito a cogliere di sorpresa Kyuubi. Ma non
preoccuparti in un modo o nell’altro riuscirò ad avere il suo potere, il che
vuol dire che fra poco potrai rivedere il tuo caro amore, per l’ultima volta!”
********************
Eccomi di
nuovo qua.
Sinceramente
credevo di aggiornare prima, ma poi non mi sono mai messa a scrivere.
Fino a ieri
avevo in mente il finale della storia, ma questa notte un sogno mi ha ispirato
e mi ha fatto venire in mente un secondo finale e sinceramente non saprei quale
scegliere.
Il primo mi
permette di concludere la storia definitivamente, mentre il secondo mi darebbe
l’occasione di poter successivamente scrivere un’altra fanfic
che andrebbe a costituire un seguito di questa.
Sono molto
indecisa sul da farsi, perché in entrambi i finali succede qualcosa a cui
tengo.
ufuf, non mi resta che vedere
cosa viene fuori dai prossimi capitoli dato che in base a cosa scrivo dovrò
scegliere il finale adatto. Quindi, nonostante ultimamente abbia voglia di
scrivere, questo dilemma potrebbe rallentarmi un po’, ma forse neanche tanto.
Volevo solo
mettervi al corrente.
Nel frattempo
vi ringrazio di cuore per avermi seguito fino a qui.
Fatemi
sapere la vostra opinione per quanto riguarda questo capitolo.
Correvo,
correvo a più non posso. Correvo annusando l’aria alla ricerca di qualche
traccia dell’odore di Sakura.
Era
forte, talmente tanto che cominciai a capire, che il mio olfatto si era
sviluppato in modo tale da sentire gli odori a chilometri di distanze.
Sapevo
che i miei sensi aumentavano con l’ausilio della volpe a nove code, ma mai era
successo che il loro aumento fosse di quelle proporzioni.
Kyuubi mi
stava aiutando, ma non perché gliel’avessi ordinato io, ma perché voleva. Lo
voleva più di se stesso, cosa che mi lasciò perplesso. Sakura non gli era mai piaciuta,
anzi sapevo che la odiava, ma il suo desiderio di trovarla sana e salva era
quanto il mio.
Nonostante
la stranezza, non ci diedi peso. In quel momento la mia priorità era un’altra.
Accanto
a me vi era Sasuke. Mi sembrava quasi di essere
tornato indietro nel tempo, quando eravamo solo dei semplici ragazzini, in
cerca di avventura. Non mi era più capitato di lavorare con lui, non lo avevo
mai permesso. Mi ero sempre rifiutato, per quel rancore nei suoi confronti e
che cercavo di nascondere a tutti, me compreso.
Ora
invece mi sentivo sollevato della sua presenza, perché per quantomi avesse fatto soffrire, sapevo che era
cambiato e che su di lui potevo contare. Era uno dei pochi ninja di cui mi
fidavo, insieme a Shikamaru e Kakashi.
Mi
sono sempre guardato dal farglielo capire, anzi gli ho sempre detto il
contrario per non fargli montare la testa.
Nonostante
mi sentissi sollevato, allo stesso tempo lo odiavo, perché era stato lui a
convincermi ad accettare Sakura e il bambino, facendomi provare una felicità
che mai avrei pensato di provare e ora tutto poteva finire come niente. Se mi
fossi tirato indietro e non avessi accettato quel bambino che speravo di
salvare, forse Sakura mi avrebbe odiato per sempre e io non avrei mai stretto
fra le braccia quel bimbo, ma almeno sarebbero rimasti al sicuro dalle grinfie
di Kabuto. Anche se…non era
detto. In tutti quei mesi mi ero confidato con Shikamaru,
gli avevo detto tutto, ogni singola mia incertezza e paura. Mia e quella di
Sakura. Aveva molte informazioni da utilizzare contro di me e anche se non
avessi detto sì a Sakura, venendo a sapere della gravidanza di mia moglie, l’avrebbe
comunque catturata.
Strinsi
i pugni talmente forte perla rabbia da
far fuori uscire del sangue. Ero arrabbiato con me stesso. Mi accusavo di non
essere stato in grado di proteggere la mia Sakura e di non aver riconosciuto un
impostore, permettendoci di salvare prima il mio compagno…sempre
se Kabuto non lo aveva già ucciso.
Se Shikamaru mi avrebbe odiato a vita, non gli avrei dato
torto. Se lui si fosse trovato al mio posto, avrebbe di sicuro capito l’inganno.
Ma io non sono un genio, non posso vantarmi di avere un quoziente intellettivo
superiore alla norma, anzì spesso sono arrivato a
pensare di essere veramente stupido e non in senso figurativo. I miei amici mi
hanno sempre chiamato testa quadra, per offendermi o per prendermi in giro perché
sapevano che mi faceva arrabbiare, ma forse abebano
ragione.
Anche
Kyuubi lo diceva, l’unico a non pensarlo ero io.
“Non
sei stupido, ti comporti solo come se lo fossi!” mi disse una voce che mi portò
alla realtà.
“Da
quando sai leggere nella mente?” chiesi seccato a Sasuke.
“Se
non sbaglio sono già entrato nella tua mente, qualche anno fa, mettendo a
cuccia la volpe!”
Annuii
“Si, e ti pregerei di smetterla!”
“Come
vuoi, ma se davvero vuoi continuare a deprimerti, rinuncia all’idea di salvare
Sakura!”
Lo
guardai a occhi sgranati, stupendomi di quanto mi avesse detto.
“Oppure
datti da fare. Ti dirai quanto sei patetico una volta che avrai messo Sakura e
tuo figlio in salvo!” disse infine.
Annuii
nuovamente. C’era voluto di nuovo Sasuke per farmi
svegliare. Tutti mi consideravano un grande ninja, capace di imprese
straordinarie, ma la verità e che non sarei niente senza i miei amici, che
fanno di me quello che sono.
PovSasuke
Ero
preoccupato, non solo per Sakura, ma anche per Naruto.
Lo
vedevo correre senza sosta e guardarsi intorno in cerca di un indizio che la
conducesse alla nostra compagna.
Mai
mi era sembrato così indifeso come in quel momento. Sarebbe stato pronto a tutto
pur di portare in salvo la sua famiglia, ma nei momenti disperati ha sempre
agito di impulso, peggiorando la situazione, o recando danni ingenti alla sua
persona. Vedevo i suoi occhi rossi e quando incrociai il suo sguardo, capii che
non era Naruto in quel momento, ma era Kyuubi. Lui si era “perso” nei suoi pensieri e vedendo le
mani stringersi, capii che stava affrontando una lotta interiore.
Intervenni
per svegliarlo e cercare di dargli maggiore coraggio, perché sapevo che in quei
momenti si poteva anche perder la testa e sprofondare nel buio più assoluto.
Mi
sentii sollevato quando lo vidi tornare se stesso, e i suoi occhi da rossi
tornare azzurri.
Continuammo
a correre, finchè non mi fece cenno di fermarmi.
Giungemmo
davanti a una parete ripida alta diversi metri. Avremmo dovuto scalarla per
continuare le nostre ricerche, ma dal comportamento di Naruto
capii che non sarebbe stato necessario. Le tracce terminavano li, non ci
restava che trovare l’entrata a quello che, molto probabilmente, si sarebbe
rivelato il nascondiglio di Kabuto.
Fu
in quel momento che adoperai lo sharingan, in modo
tale da trovare qualche indizio per aprire qualche sorta di porta, ma fu il mio
appoggiarmi ad una roccia per caso, ad aprirci il varco.
Certe
cose le diresti possibili solo nei libri. Era troppo semplice o forse non lo
era affatto. Probabilmente Kabuto prevedendo che
avremmo fatto chissà che cosa pur di entrare, ha messo l’interruttore per
aprire la porta nel posto più banale, dove non avremmo mai guardato.
Tutto
si presentò buio ai nostri occhi e la poca luce lunare di certo non ci aiutava
nella visione.
Per
quanto mi riguarda riuscivo a destreggiarmi bene per quei cunicoli bui e sudici,
grazie alla mia arte oculare, ma Naruto andò a
sbattere più volte contro qualche roccia spigolosa, insultandomi per non averlo
avvertito.
“Se
solo la smettessi di andare avanti senza darmi il tempo di esaminare bene la
situazione!” dissi irritato, se avesse avuto solo un attimo di pazienza,
saremmo giunti da Sakura in un batter d’occhio, ma chiedere a Naruto di aver pazienza era una cosa impossibile da
pretendere.
Percorremmo
quei corridoi per circa un quarto d’ora, prima di giungere a una grande stanza,
illuminata da torce, dove c’era la prigione in cui Sakura e Shikamaru
erano rinchiusi.
PovShikamaru
Quei
mesi rinchiuso in quella cella buia e sporca, erano per me stati i più
terribili della mia vita. È vero che nonero costretto a svolgere chissà quale seccante missione o faccenda di
casa impostami da Temari, ma in quei momenti avrei
tanto dover fare quelle seccanti commissioni e sentire mia moglie urlarmi
dietro che ero un incapace e buono a nulla.
Il
miei primi pensieri quando mi risvegliai in quella cella e scoperto il piano di
Kabuto, andaro proprio a Temari e a nostra figlia. Temevo per la loro sorte. Quell’impostore
avrebbe potuto fare loro qualsiasi cosa, senza che io avessi potuto fare niente
per impedirlo. Quando Sakura mi disse che stavano bene entrambe, mi sentii come
libero da un peso che mi stava schiacciando e soffocando.
Cercai
invano di liberarmi dalla mia prigione. Oltre a essere incatenato e ad avere
poca possibilità di movimento, la perenne ombra di quel luogo mi impediva di
usare la tecnica dell’imprigionamento dell’ombra, tecnica per il quale il mio
clan era conosciuto.
Mi sarebbe
tornata molto utile in quella circostanza, ma Kabuto
era stato furbo a mettermi nella zona buia della grotta, dove luci che
formavano ombre da manipolare non arrivavano.
Ora
ero libero grazie a Sakura, ma ero troppo stanco per ricorrere al chakra. Ci provai, ma senza successo.
Mi
sentivo un peso inutile e questo senso di impotenza non scomparve quando Sakura
cercò di incoraggiarmi.
La
guardai stupito e in certi aspetti mi sembrava di vedere mia moglie. Come
diavolo facevano le donne ad avere una tale forza? Solitamente siamo noi uomini
a proteggere e incoraggiare le donne, ma nel nostro villaggio sembrava quasi il contrario, perché le nostre kunoichi, non avevano bisogno di protezione, sapevano
cavarsela da sole, anche in condizioni critiche come quella in cui si trovava
Sakura, perché essa era veramente in una pessima situazione, perché i primi
dolori delle doglie si erano fatti sentire.
Entrai
nel panico. Non sapevo un accedente di medicina e di come fare nascere un
bambino, perché se la situazione non cambiava, avrei dovuto pensarci io a mettere
al mondo il figlio di Naruto.
Cercai
di tranquillizzare Sakura, era spaventata, ma infondo come darle torto?
Sakura
cercava di respirare per calmare il dolore, ma da quanto vedevo, era inutile e
le pietre che prendeva in mano, venivano sgretolate come seniente fosse.
Mi
accorgevo anche che cercava di non urlare per non attirare l’attenzione di Kabuto. Se quel lurido verme avesse scoperto che era in
procinto di partorire, chissà cosa avrebbe fatto.
Una
voce che sussurrava il mio nome, mi fece voltare verso la porta della prigione.
“Cosa
diavolo ci fate qui? Siete forse impazziti?!”
“Vogliamo
aiutare Naruto-sensei a liberarvi!” disse Eichi.
“N-Naruto? è qui?” disse Sakura speranzosa.
Miiko
annuì mentre con una forcina cercava di aprire il lucchetto della prigione. “Che
strano! Siamo entrati dopo il sensei in questo postaggio, eppure non è ancora arrivato!” disse la
ragazzina.
“Si
saranno persi nei vari cunicoli!” disse Sora con il byakugan
attivo. Se Naruto era davvero nel covo, non aveva
avuto la possibilità di trovarci subito, come era stato possibile per Sora.
“Lo
vedo!” disse improvvisamente “Manca pocoe sarà qui!”
“Lieto
di sentirvelo dire, mocciosi!”
Una voce
a noi purtroppo nota, ci colse di sorpresa, sbattendo anche gli allievi di Naruto in prigione con noi, lasciando dei serpenti a
guardia della situazione.
“Oh,
vedo che fra poco, avremo un nuovo piccolo ospite!” disse guardando Sakura con
un ghignò.
“Potrebbe
essere divertente. Chissà che faccia farebbe Naruto
se uccidessi il suo bambino appena esso avrà messo piede al mondo!”
Lo
guardai in cagnesco, ma mai quanto Sakura.
“Tu
non torcerai u-un c-capello al nostro...” Sakura non
riuscì a terminare la frase che un’altra contrazione, più forte delle
precedenti la colse.
“Cosa
stavi per dire? Di non fare del male al tuo marmocchio? Divertente. Pensi di
fermarmi tu?” disse divertito Kabuto.
“Non
sarà necessario, ci penserò io a eliminarti in un modo atroce, Kabuto!”
Nessuno
poté fare a meno di urlare il suo nome “Naruto!”
Scusate l’attesa, ma non sapevo proprio
quale dei due finali che avevo in mente scegliere.Alla fino ho deciso di provare con questo e
di fare un seguito, anche se non so dirvi ancora quando comincerò a scriverlo.
Intanto spero che il capitolo vi piaccia
e che vi lasci sulle spine.
Buona lettura.
Epilogo: La speranza rubata
PovEichi
Il
nome di Naruto riecheggiò diverse volte nella stanza,
come anche le urla di Sakura a ogni contrazione.
Naruto
spostava lo sguardo dalla donna, per controllare la situazione, a Kabuto per non dargli occasione di coglierlo di sorpresa.
Sasuke non
era da meno, si guardava intorno, cercando di studiare la situazione. Era un
buon stratega, ma per quanto non ci andasse d’accordo, ammetteva che uno dei
piani di Shikamaru, avrebbe fatto al caso loro.
Kabuto era
davanti a loro e li guardava con un sogghigno e un aria tranquilla. Era sicuro
di vincere.
“Credete
di avere qualche speranza di battermi? Vi ricordo che stiamo giocando in casa
mia!” disse divertito.
“E
io ti ricordo che sto lottando per la vita di Sakura e di mio figlio. Niente mi
fa paura, ne tanto meno i trucchi di un mostro come te. Farò di tutto per
trarli in salvo, fosse l’ultima cosa che farò!” disse Naruto
determinato. Non avevo mai visto il mio sensei in
quelle condizioni e così pronto alla battaglia. Rimasi affascinato dalla sua
sicurezza e voglia di proteggere qualcosa che amava.
“Se
vuoi posso esaudire la tua richiesta. Consegnati senza esitare e lascerò libera
Sakura e il tuo erede!”propose Kabuto.
“Non
crederai che ci caschiamo! Non siamo nati ieri!” disse Sasuke.
Vedevo
Naruto titubante, ma anche rassegnato all’idea che Kabuto non avrebbe mai mantenuto la sua proposta. Allungò
la mano destra verso il marsupio che teneva alla gamba destra, per afferrare
qualche kunai e prepararsi alla battaglia.
Con
un semplice gesto di mano, Kabuto richiamò a se i
suoi alleati. Centinaia di serpenti cominciarono a scendere dalle pareti, per
poi prendere un aspetto umano una volta toccato suolo.
Avrei
tanto voluto dare man forte a Sasuke e Naruto, ma per quanti sforzi facevo, non riuscivo ad aprire
la porta della prigione. Provai a chiedere a Miiko di
aiutarmi con una sua forcina, ma essa, con le istruzioni di Sora, aiutava
Sakura a partorire.
Il
mio compagno si era dato da fare negli ultimi mesi. Oltre a sviluppare le sue
abilità innate, in quanto membro del clan Hyuuga,
aveva cominciato a studiare medicina. Era solo all’inizio, ma fra di noi era
quello che meglio poteva assistere Sakura.
Dovetti
rinunciare alla mia volontà di aiutare i miei amici e per la rabbia, diedi un calcio
talmente forte da riuscire ad aprire la porta della prigione. Purtroppo per me,
il mio piede non stava tanto bene.
Cercai
di riprendermi in fretta e buttarmi nella mischia.
I
nemici erano tantissimi e anche piuttosto potenti.
Naruto e Sasuke erano ninja ormai esperti e dalle grandi qualità, ma
anche per loro, il numero elevato dei nemici, che continuavano ad arrivare, era
un grosso problema.
Come
se non bastasse, alcuni serpenti rimanevano tali , mordendo e attorcigliandosi
agli arti dei miei sensei.
Questi
ultimi erano solo fastidiosi, dato che il morso di quelle bestiacce, non
sembrava recare loro alcun danno. Naruto
probabilmente si era fatto un anticorpo piuttosto potente a causa del morso del
serpente che avevamo incontrato un anno prima e Sasuke
era stato allenato dal maestro dei serpenti, per quanto ne sapevo, poteva avere
qualche tecnica per evitare che il veleno entrasse in circolo.
Solo
io ero un bersaglio facile, ma ciò non mi impedì di combattere. Sentii Naruto urlarmi di stare indietro e che non era una mia
lotta, ma non volli ascoltarlo.
Ero
stanco di essere protetto, volevo essere io d’aiuto per una volta. Riuscii a
sbarazzarmi di una decina di nemici, ma il mio fisico era già provato dato la
resistenza di quegli esseri, e un attacco non intercettato, mi fece cadere a
terra senza più forze.
Cercai
di rialzarmi da terra facendo leva sulle braccia, quando un ombra coprì la poca
luce presente nella stanza. Alzai lo sguardo e vidi Naruto
farmi da scudo, con il volto contratto per la fatica di tenere i nemici lontani
da me.
“Muoviti
ad alzarti e raggiungi i tuoi compagni!” mi ordinò continuando a colpire con
ripetuti attacchi i due serpenti/umani che lo avevano assalito.
Pov Sora
Ero
in preda al panico e in quel momento avrei preferito vedermela con quei brutti
serpenti, nonostante sapessi che non avrei combinato niente di buono, ma
sinceramente non avevo nemmeno la più pallida idea se con Sakura stavo
procedendo bene o male.
Ringrazia
di non essere da solo in quel momento, ma Miiko
attendeva mie istruzioni e a parte dirle aiutare a far uscire lentamente il
bambino, quando avrebbe visto la testa, non sapevo cosa altro dire. Mi ero già
procurato un panno dove avvolgere il piccolo una volta venuto alla luce,
togliendomi la mia maglia, ma sarebbe servita anche dell’acqua calda e qualcosa
con cui tagliare il cordone ombelicale. Per l’ultima cosa avrei usato un Kunai, ma anche li sarei andato a caso, non sicuro di
quanto stavo per fare.
Intanto
incoraggiavo Sakura a fare respiri profondi e a spingere, mentre Shikamaru, le asciugava la fronte impregnata di sudore.
Ogni
tanto la moglie del mio sensei, chiedeva come stesse Naruto. Le rispondevo che stava andando tutto bene e che
era in vantaggio. Non sapevo se fosse la verità o meno, ma in quel momento non
volevo che si agitasse più del dovuto e mettesse in pericolo la vita del
bambino.
Improvvisamente
con la coda dell’occhio vidi Eichi affiancarmi e
chiedermi come stava andando. Lo guardai per un nano secondo e bastò per vedere
che era ferito e che aveva in fiatone.
Questo
mi fece temere che quanto stessi raccontando a Sakura fosse solo una menzogna.
“Vedo
la testa!” urlò Miiko. Stavo quasi per rispondere,
quando una ventata di aria calda, quasi ustionante, ci travolse e un ruggito
fece tremare il terreno.
PovSasuke
Naruto era
fuori di sé e aveva chiesto aiuto a Kyuubi. Per
quanto lo riputassi pericoloso, in quel momento ero convinto che solo lui e la
volpe, unendo le loro capacità, avrebbero potuto far terminare quello scontro
che stava andando avanti da troppi anni. Sperai vivamente che quella fosse la
resa dei conti.
I
serpenti continuavano ad arrivare e quelli che combattevano con me, mi
lasciarono stare per avventarsi sul mio compagno.
Cinque
di loro cercarono di catturare Naruto, ormai allo
stadio cinque code, ma il loro contatto con il chakra
del demone, li scioglieva all’istante.
Nonostante
questo Kabuto non sembrava preoccuparsi, al contrario
sembrava interessato a quanto stesse avvenendo.
Guardava
Naruto muoversi e notò la stessa cosa che notai io. Naruto non era posseduto dal demone, ma la sua mente era in
comunicazione con quella di Kyuubi. Lo si vedeva dal
modo di combattere, strettamente del mio compagno, nonostante i poteri fossero
del demone. Non era mai accaduto niente del genere. Se Kyuubi
usciva fuori, lo faceva prendendosi pienamente il corpo di Naruto,
senza lasciargli nessuna possibilità di controllo sul suo corpo.
Il
mio compagno o la volpe, non sapevo più a chi riferirmi dei due, lanciavano
diverse occhiate a Sakura e Kabuto seguendo il suo sguardo
sembrò intuire qualcosa, qualcosa a cui io non arrivai.
Sorrise
malignamente e disse “Sviluppo interessante, chi l’avrebbe mai detto!”
Detto
questo attaccò Naruto direttamente.Ci fu uno scontro corpo a corpo fra due
mostri, ma lo svantaggio di Naruto era che il suo
corpo, per quanto abituato fosse al chakra del demone,
ne risentiva pesantemente e,a lunga
andare, notai la stanchezza impossessarsi di lui. Mi sbarazzai degli ultimi serpentelli rimasti in giro e mi avventai su Kabuto cercando di imprigionarlo in un’illusione.
Non
funzionò, come sempre.
Non
sapevo come facesse a illudere le mie illusioni ogni volta.
Attaccai
con la palla di fuoco suprema non temendo di far del male al mio compagno.
Grazie al chakra della volpe a nove code, era
protetto da quel genere di attacco, ma quello che accadde dopo non me lo sarei mai
aspettato.
Kabuto nel
tentativo di schivare il mio attacco, si era distratto e Naruto
aveva colto l’occasione per imprigionarlo, bloccandogli le braccia.
“Colpiscilo
ora!” mi disse con la voce del demone.
Non
me lo feci ripetere due volte e caricai un chidori alla
massima potenza sulla mia mano destra e cominciai a caricare il colpo.
Avvenne
tutto in un batter d’occhio.
Il chakra della volpe si ritrasse e Naruto
indebolito da quel potere, allentò la presa permettendo a Kabuto
di scappare all’ultimo istante, facendomi colpire al suo posto il mio compagno.
Accadde
tutto velocemente, ma io vidi tutto a rallentatore. Non riuscii a fermare il
colpo e sentii la mia mano penetrare nelle carni di Naruto.
Un
urlo di dolore agghiacciante si udii, il quale affievolendosi sempre di più,
lasciò il posto a un altro urlo. Era un pianto.
Il
bambino di Sakura e Naruto era venuto al mondo e io
ne avevo ucciso accidentalmente il padre.
Kabuto mi
guardò malignamente e congratulandosi con me per l’ottimo lavoro svolto disse “Che
peccato, un tale potere come quello di Kyuubi, perso
per sempre, ma non mi preoccupa. Otterrò i poteri della volpe in un altro modo!”
Esso
scomparve e continuando a guardare il corpo esamine del mio compagno, sentii
urlare i tre allievi di Naruto e Sakura.
“Orrendo
mostro, cosa hai intenzioni di fare!” disse Eichi
lanciandosi verso Kabuto, ma con un colpo di coda
alla schiena, il ragazzo cadde a terra svenuto.
Miiko e
Sora provarono l’impossibile, ma anche loro vennero messi fuori combattimento e
subito dopo vennero seguiti da Shikamaru.
Sakura
provò a muoversi, ma lo sforzo del parto, non le consentì di fare niente.
Vide
ilsuo bambino in braccio a Kabuto che piangeva disperatamente, come se chiedesse ai
suoi genitori di salvarlo dalle grinfie di quell’essere, poi Kabuto scomparve e con lui anche il piccolo.
PovKakashi
Arrivai
al luogo dello scontro con dei rinforzi troppo tardi. Vidi Miiko,
Eichi, Sora e Shikamaru a
terra privi di sensi. Sentii le urla di Sakura per il dolore e infine vidi Sasuke con uno sguardo spendo, seduto accanto al corpo di Naruto.
Diedi
immediatamente l’ordine a Ino e altri ninja medico
che avevo portato con me, di accertarsi delle condizioni di ognuno.
Naruto era
in fin di vita, ma c’era ancora possibilità di salvarlo.
I ragazzi
erano feriti, ma non avevano riportato danni di grossa entità. Shikamaru era stato soccorso da Temari,
la quale mi aveva minacciato di morte se non l’avessi dato l’occasione di
soccorrere il marito.
Gli
aveva fatto appoggiare la testa sulle sue gambe, dolcemente gli accarezzava il
viso e lo chiamava. Quel metodofunzionò, perché Shikamaru si risvegliò e con
un sorriso salutò la donna.
Ino
immetteva chakra nel corpo di Sakura per donarle
parte dell’energia che aveva consumato, ma la vedevo agitarsi troppo.
Non
compresi ancora cosa fosse successo.
Ino si
avvicinò a me con le lacrime agli occhi e spalancai gli occhi a quello che mi
riferì subito dopo “Kabuto ha rapito il figlio di
Sakura e Naruto!”
Fine
**********
Allora? Che ne
dite?
Mi volete
uccidere? O uccidere Kabuto?
Ringrazio tutti
coloro che hanno letto e seguito la storia e anche chi ha cortesemente voluto
farmi sapere la sua opinione.