Da Allievo A Maestro

di Neko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** L'inizio degli allenamenti ***
Capitolo 4: *** Avvicinamento ***
Capitolo 5: *** Libertà ***
Capitolo 6: *** Sbagli e sensi di colpa ***
Capitolo 7: *** Turbamenti ***
Capitolo 8: *** serpenti ***
Capitolo 9: *** Emergenza ***
Capitolo 10: *** Ti amo ***
Capitolo 11: *** Mai un attimo di pace ***
Capitolo 12: *** La verità ***
Capitolo 13: *** Sentimento e Istinto ***
Capitolo 14: *** Testardaggine ***
Capitolo 15: *** Prigionia ***
Capitolo 16: *** Confusione ***
Capitolo 17: *** L'inizio di una nuova vita ***
Capitolo 18: *** il nuovo e il vecchio Naruto ***
Capitolo 19: *** Strani comportamenti ***
Capitolo 20: *** Rapimenti ***
Capitolo 21: *** Alla ricerca di Sakura ***
Capitolo 22: *** Epilogo: La speranza rubata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Da Allievo A Maestro

 

PROLOGO

 

È incredibile come il tempo scorra inesorabilmente senza che noi possiamo accorgercene.

Mille cambiamenti ci travolgono, ci stordiscono, ci spaventano. Il più delle volte questi ci compaiono davanti dal nulla, sia che siamo pronti o meno. Niente è per sempre e tutto può cambiare da un momento all’altro.

Capita di desiderare di rimanere dei semplici ragazzi, pensando che il mondo degli adulti sia troppo complicato, anche se, la maggior parte delle volte, gli adulti hanno cose che da adolescenti non si possono avere.

Una famiglia tutta loro ad esempio, nonostante le mille responsabilità che essa comporta e che da giovani sembrano insormontabili.

Ma sia che lo si voglia o meno, gli anni passano e ognuno prende il posto di qualcun altro. Da figlio, si diventa genitore, da allievo si passa a fare il maestro e via discorrendo.

I giorni sono trascorsi velocemente anche qui a Konoha e la mia generazione è cresciuta. Siamo ormai tutti adulti e ognuno ha una sua vita, chi semplice, chi più difficile, ma tutti noi continuiamo a vivere sperando sempre in un futuro felice e perchè no, migliore

Nessuno di noi è più un ninja inesperto  bisognoso di qualcuno che ci insegni le cose della vita. Ormai siamo perfettamente in grado di cavarcela da soli, ma il momento di trasmettere quello che è stato trasmesso a noi, è giunto.

Quando Ero-sennin morì, Shikamaru, nel tentativo di consolarmi, mi aveva accennato che un giorno saremo stati noi, i maestri di qualcun altro e che avremo avuto la responsabilità di preservare la vita ai nostri allievi come avevano sempre fatto i nostri sensei, ma allora mi sembrava una cosa così surreale, lontana e invece…domani conoscerò quei tre ragazzini a cui dovrò insegnare tutto quello che so.

Sinceramente una missione di livello A o S mi inquieta di meno e a giudicare dal comportamento dei miei amici, anche loro sono nella mia stessa situazione.

Abbiamo tutti paura di non essere all’altezza dei nostri insegnanti.

In quanto forza li abbiamo superati ormai da qualche anno, ma non è la forza fisica che ti rende un buon istruttore. Bisogna avere pazienza e saper prendere dei ragazzini.

Avevo già fatto da insegnante a Konohamaru e magari quell’esperienza mi sarebbe tornata utile, ma le circostanze erano nettamente diverse.

Prima di tutto ero semplicemente un ragazzo, un po’ troppo pieno di se, e nessuno diceva niente se mi trovavo a litigare con il nipote del terzo hokage e, se sbagliavo qualcosa, avevo sempre la scusa di poter dire, che stavo ancora imparando anche io.

Ora però sarebbe stato tutto diverso. Quei ragazzini avrebbero contato su di me e in missione, per quanto potessero essere spaventati, soprattutto le prime volte, avrebbero avuto la certezza di tornare a casa, perché il loro sensei era in grado di proteggerli da qualunque pericolo.

Kakashi era stato capace di adempiere a questo compito, ma io?

Non volevo avere sulla coscienza dei ragazzini, che avevano tutta una vita davanti e con me sono doppiamente in pericolo.

Spesso parlavo delle mie incertezze con Shikamaru e Sakura. Se il primo era quasi scocciato a sentirmi ripetere sempre le stesse cose, non potendone più di ripetermi che nemmeno i nostri insegnanti sapevano come fare con noi,  Sakura mi sorrideva e mi incoraggiava.

Entrambi sono diventati amici importanti per me e penso che la cosa sia reciproca. Ognuno di noi andava dall’altro quando aveva qualche incertezza e cercava come meglio poteva di dare fiducia in se stesso all’altro.

Tutti hanno sempre creduto, che io avessi una gran fiducia in me stesso e nelle mie capacità, ma in realtà forse sono più insicuro di tutti e sia Shika che Sakura lo avevano compreso.

Anche Sasuke sapeva di questa parte di me, ma con lui non potevo, né volevo dimostrarmi debole. Ne avrebbe solo trovato un nuovo pretesto per prendermi in giro…lui che si credeva e si crede ancora superiore a tutti.

Ero riuscito a farlo tornare al villaggio, ma qualcosa era cambiato. Non lo consideravo più un fratello.

Si mi sentivo capito per certi aspetti solo da lui, dato che sapeva cosa voleva dire sentirsi solo, ma il suo solito atteggiamento di credersi superiore, il fatto che essere un Uchiha sia la cosa più eccezionale che esiste al mondo, cominciavo proprio a non sopportarlo più.

A volte capitava infatti che lo ignoravo, anche se me lo trovavo davanti, nonostante Sakura facesse di tutto per far tornare le cose a posto tra di noi.

Ero convinto che una volta rientrato al villaggio, le cose tra noi sarebbero state le stesse e invece ero stato proprio io fare che ciò non accadesse.

Lui continuava a considerarmi il suo rivale da battere, io invece avevo superato certe cretinate. Non serviva a niente mettersi in competizione. Forse ti incitava a migliorare, ma preferivo trovare altre motivazioni per crescermi e rafforzarmi…alla fine sempre le stesse: la salvezza del villaggio, le persone che amo e la sopravvivenza.

 

 

*************************

Ecco qua una nuova fanfic.

Non ho mai amato molto le fanfic, dove ci sono personaggi o nuove generazioni, eppure eccomi qui a scrivere una storia di quel genere.

Non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori. Ho qualche capitolo pronto e l’idea di base, ma sono curiosa di vedere come sarò in grado di svilupparla.

Sperando di riuscirci, dato che come al solito, dopo un po’ vado in tilt.

Vedremo.

Nel frattempo spero di avervi incuriosito e che vi possa interessare.

Fatemi sapere se avete un po’ di tempo.

Ciao

A presto

Neko =^_^=

 

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Capitolo 2
*** Incontro ***


Capitolo 1: Incontro

 

La data cerchiata sul mio calendario, appeso alla parete della mia camera, era giunta.

Il giorno prima si erano svolti gli esami per stabilire quali ragazzi avessero le capacità necessarie per affacciarsi al mondo ninja, o quali avrebbero ripetuto un nuovo anno all’accademia.

Ricordo ancora quando era toccato a me. Da una parte sono grato a Mizuki.

Se nel suo tentativo di tradire il villaggio, non mi avesse coinvolto, facendomi imparare una tecnica proibita per superare l’esame andato male, chissà come sarebbe stata la mia vita.

Forse sarei ancora rinchiuso in quella struttura o forse avrei amici differenti, il che a pensarci mi rende triste. Volevo bene ai quei amici che avevo faticato a trovare e rinunciarvi sarebbe stato per me un grande dolore.

Ero nel mio letto a guardare il soffitto, illuminato dai lievi raggi del sole appena sorto e pensavo a cosa sarebbe successo. Mi preparai anche un discorsetto da fare alla mia squadra, ma sapevo che alla fine avrei detto la prima cosa che mi sarebbe passata per la testa.

Preferisco la spontaneità, anche se questa spesso ti porta a fare figuracce.

Guardai l’orologio, dopo anni che fissavo la stessa crepa sul soffitto.

Erano le 6.30

Mancavano ancora due ore al fatidico evento, ma come sempre, il momento arrivò.

Arrivai in accademia molto in anticipo, tanto che Iruka-sensei si sorprese a trovarmi lì.

N-Naruto? sei caduto dal letto?”

“no, non ho praticamente dormito! Sono un po’ nervoso!”

Iruka mi sorrise dolcemente come solo un padre sapeva fare. Le rughe cominciavano a deturpare quel volto una volta perfetto…cicatrice a parte.

“Andrà tutto bene! Sai già chi sono i tuoi allievi?”

Annuii, Kakashi mi aveva detto i nomi, ma a parte uno, non avevo la minima idea di che aspetto avessero gli altri.

“Buona fortuna, ragazzo mio! Ti daranno non pochi problemi!” mi disse divertito “Anche se non quanti tu ne hai creati a me!”

“Spiritoso!”  gli dissi imbronciato.

“Come sono invece gli allievi degli altri?” chiesi curioso.

Iruka mi fece leggere i vari gruppi, ma conoscevo si e  no un paio di loro, tra cui Asuma Sarutobi, che ovviamente sarebbe stato inserito nella squadra di Shikamaru.

Il mio amico si era prenotato di essere il suo sensei ancora prima che nascesse e in una certa maniera, Asuma lo vedeva come una sorte di padre, nonostante ammirasse e rispettasse il suo vero genitore.

Bhe diciamo che la squadra con più problemi è la tua!” disse Iruka.

“Fantastico!” dissi nuovamente imbronciato.

Iruka si fece serio “Non nel senso che sono delle pesti!”

“Uno di loro lo è!” dissi fermamente convinto.

Annuì sapendo a chi mi riferissi, poi aggiunse “è la ragazza che ti è stata affidata che mi preoccupa!”

“è così tremenda?” chiesi curioso

“No, al contrario, è troppo calma. Non so nemmeno con che coraggio abbiamo deciso di farle superare l’esame. È una ragazzina strana, non parla mai, né lega con nessuno e non sembra interessata a essere una kunoichi. Da un lato ti somiglia, sembra che anche lei stia soffrendo per qualcosa, ma non ha mai voluto dirci niente!”

Alzai il sopracciglio.

“Mi chiedo perché Kakashi l’abbia affidata a me.”

“Non lo immagini?” mi chiese Iruka enigmatico “Tu hai il potere di cambiare le persone! Di sicuro pensa che tu possa compiere un prodigio su quella ragazza e chissà, magari farle imparare qualcosa.”

Sospirai, mi ero sentito dire quella frase centinaia di volte nel passare degli anni, ma in realtà non facevo altro che essere me stesso con le altre persone, dicevo sempre quello che pensavo, senza tatto a volte e loro  per magia cambiavano. O almeno così dicevano, resta il fatto che io non facevo niente di particolare.

Mi andai a mettere  appoggiato al muro in cima all’aula, in modo da non disturbare nessuno e guardai quello che si svolgeva intorno a me.

Alle 8.00 suonò la campana e i ragazzi cominciarono a entrare.

Tutti mi conoscevano al villaggio, anche se ora non solo per essere il jinchuuriki.

I ragazzi mi guardavano stralunati, non capendo cosa facessi io lì.

Improvvisamente entrò un ragazzino dai capelli argentati dall’aria annoiata e mi guardò con aria di sfida.

“E tu cosa ci fai qui?” mi domandò.

“Ti do fastidio Eichi?” gli chiesi guardandolo dall’alto al basso con un sogghigno. Non gli ero molto simpatico, anche se ero all’oscuro del perché, ma mi divertiva il fatto che non si aspettasse di chi fosse il suo maestro.

Il ragazzino scrollò le spalle e andò a sedersi ai primi banchi pur di stare più lontano da me.

Vidi Asuma che educatamente mi salutò e infine vidi i miei allievi.

Non li conoscevo, anche se li avevo visti ogni tanto per il villaggio, ma capii subito chi fossero per le loro caratteristiche che li distinguevano dagli altri.

Tutti i ragazzi vennero smistati nelle loro squadre dopo di chè attesero che i loro insegnanti arrivassero per fare la loro conoscenza.

La prima ad arrivare fu Ten ten. Era diventata proprio una bella donna, forte e agguerrita, la trovavo perfetta per Rock Lee, con il quale era sposato da qualche anno.

Dopo di lei arrivò proprio lui, il quale con la solita grinta mi salutò. Io ero abituato alle sue idee sulla giovinezza e sulla sua esuberanza, ma i ragazzi a giudicare dagli sguardi, lo presero per pazzo.

Sorrisi a sentire i commenti delusi dei suoi allievi e vedere Lee uscire dall’aula depresso. Ma ero convinto che li avrebbe conquistati presto, a parte quelle enormi sopracciglia, non aveva niente che potesse renderlo antipatico.

Successivamente fu il turno di Neji e Hinata. Arrivarono insieme, ma i due caratteri diversi furono subito a tutti evidenti.

Hinata si presento timidamente ed educatamente, Neji invece, con le braccia conserte e l’aria da duro, disse semplicemente il suo nome, prima di invitare gli allievi ad uscire.

Kiba fu il successivo ad entrare, non dimenticando di dare un bacio alla sua Hinata per augurarle buona fortuna.

Certe smancerie poteva anche evitarsele davanti ai ragazzi, ma sapevo quanto l’Inuzuka fosse cotto della dolce Hinata e viceversa.

Finalmente mi aveva dimenticato.

Era stato difficile per me dire a Hinata che non provavo niente nei suoi confronti se non la semplice amicizia.

Cavolo, si era fatta praticamente uccidere per salvarmi e io la ringraziavo così? Ma non potevo mentirle, non se lo meritava.

Kiba entrò accompagnato da Akamaru, il quale ormai aveva iniziato a parlare, ma la sua lingua non era tagliente e arrogante come quella del suo padrone.

“Ehi, Naruto, che fai li? Ti hanno spedito in accademia vedendo che fallito sei come ninja!” mi chiese Kiba strafottente.

“Se io sono un fallito, tu cosa sei? Ti ricordo che quando ci alleniamo insieme sono sempre io a vincere!” dissi con un ghigno. La figuraccia davanti ai suoi allievi gliel’avevo fatta fare,  ma avendo reso quel cagnaccio nervoso, avevo condannato a una difficile giornata i poveri ragazzi che Kiba si sarebbe ritrovato come allievi.

Akamaru, proteggi tu quei ragazzi dalla furia di quel baka!” dissi mentre uscivano, facendo ringhiare Kiba e annuire il suo cane.

Improvvisamente cominciai a vedere i ragazzi gesticolare. Mi domandai cosa stesse succedendo, prima di vedere numerosi insetti svolazzare per la classe, diventando sempre più numerosi.

“Non ti sembra di esagerare?” chiesi scacciando una mosca dal mio naso.

Tutti gli insetti si raggrupparono vicino a me e presero la forma di Shino.

“Sei fastidioso proprio come un insetto!” gli dissi.

“Volevo fare un’entrata in scena particolare! Cosa che mi sarei aspettato da te, ma vedendoti già qui, dubito che la farai!” disse accennando un sorriso, cosa buffa per di più.

Shino era conosciuto per il fatto che non sorrideva mai, ma da qualche tempo, aveva cominciato a increspare le labbra verso l’alto, ma non ci si faceva mai l’abitudine a vederlo sorridere…cioè quel poco che si vedeva.

Si presentò anche lui a quei pochi ragazzini che erano rimasti, con atteggiamento serio e distaccato, proprio come Neji.

Quei due sapevano proprio come spaventare dei novellini.

Choji e Sai entrarono insieme. Il primo con un pacchetto di patatine in mano.

Scossi la testa sconsolato. Il mio amico non sapeva proprio quando dovesse fermarsi.

Sai sorrideva come un imbecille e fece le presentazioni di se stesso e successivamente provò a presentare Choji, ma usando termini sbagliati.

Prevedendo il pericolo, come una saetta, mi fiondai di sotto e tappai la bocca al mio compagno di squadra, prima che potesse dire la parola proibita: ciccione.

Tutti i ragazzi rimasero ammutoliti alla scena, non capendo il perché del mio comportamento.

“Sai se vuoi far arrivare questi ragazzi a domani, chiudi il becco!” dissi  per poi sedermi sulla cattedra, aspettando il mio turno.

Quando anche loro due se ne andarono, in classe rimasero solo 9 genin.

Sasuke non si fece aspettare e con la sua solita aria da superiore entrò in classe, lanciandomi uno sguardo di ghiaccio.

“Teme, che ci fai qui?”

“Aspetto che un cretino si porti via i suoi allievi!” gli risposi fissandolo con un’aria infastidita.

Due delle tre ragazzine rimaste, guardavano l’uomo affascinate, mentre la ragazzina che era stata affidata a me, non fece una piega, a mala pena la vidi respirare da quando entrai in classe.

Io e Sasuke ci scambiammo diverse frecciatine, prima che questo se ne andasse portandosi i suoi “eredi” con se.

Mancava solo più un insegnate.

Aspettammo un po’, ma costui non sembrava voler arrivare.

Sbuffai, probabilmente si era addormentato per strada.

Finalmente la porta si aprì ed entrò Shikamaru impegnato a sbadigliare e a stiracchiarsi.

“Se cerchi un posto dove dormire, il letto dell’infermeria è piuttosto comodo e l’infermiera è uno schianto!” disse Eichi facendomi crescere una vena pulsante sulla testa.

Shikamaru era ora! Dormito troppo?” gli chiesi.

L’uomo mi guardò frustrato “Temari mi ha costretto a preparare la colazione e a lavare e vestire Shiori, facendomi fare ritardo! Quella donna mi farà crepare prima o poi!”

“Vedrai quando tua figlia diventerà adolescente! Allora avrai due donne da  cui prendere ordini” dissi divertito.

Shikamaru divenne blu dalla fifa e si sentì improvvisamente senza forze. Infatti fu Asuma,  vedendolo in quello stato, a presentare ai suoi compagni di squadra, il proprio maestro.

Anche loro se ne andarono  e rimasi io con i miei allievi.

Li guardai uno ad uno e guardai Eichi in particolare.

Sorrisi minaccioso e lui sembrò capire.

“No, dimmi che non è vero! non sei tu il nostro sensei!” chiese supplichevole.

“Se non ti sto bene, puoi anche consegnare il copri fronte  e dire addio alla carriera ninja!” dissi sapendo già quale sarebbe stata la sua probabile reazione.

“Dandoti la soddisfazione di avermi fatto fuori? Neanche per sogno!” disse mettendo il broncio e incrociando le braccia.

“Bene ragazzi,  voi tutti sapete chi sono, ma sarebbe meglio conoscerci più a fondo, quindi che ne dite di andare in un posto?” chiesi loro.

Li feci uscire dall’aula per primi, ma prima che Eichi potesse mettere piede fuori dalla stanza, lo afferrai da dietro e alzandolo gli dissi “Leva i tuoi occhi da Sakura-chan e andremo d’accordo!” dissi minaccioso riferendomi alla frase dall’infermiera.

Sakura, come anche Ino, aveva voluto specializzarsi in medicina, invece di diventare un’insegnante, anche se ogni tanto faceva da infermiera all’accademia.

Pochi minuti dopo giungemmo al campo di allenamento numero tre. Avevo chiesto io a Kakashi di assegnarci quel posto pieno di ricordi preziosi per il sottoscritto.

“Eccoci arrivati, questo è il nostro campo di allenamento. Passerete molte ore della vostra adolescenza qui sopra. Imparerete tecniche e migliorerete il vostro controllo del chakra e apprenderete cosa vuol dire collaborare!” dissi guardandoli uno ad uno.

La ragazza sembrava persa nei suoi pensieri, sospirai indeciso sul da farsi, ma decisi di cominciare  con le presentazioni.

Chiesi loro di iniziare.

“mi conosci da quando sono nato, non ho voglia di presentarmi!” disse Eichi scontroso.

“Fallo o dico loro delle cose imbarazzanti che hai fatto quando eri un poppante!” dissi ricattandolo.

“Perché non cominci tu!” mi disse mettendo il broncio.

Accettai “Il mio nome è Naruto Uzumaki. Amo il mio villaggio più della mia stessa vita, nonostante questo non mi abbia reso la vita facile. Poche sono le cose che non amo, tra cui l’odio, la vendetta e le persone false. Mi piace dormire fino a tardi, fare lunghi bagni caldi e in particolare mangiare ramen. Il mio credo ninja e non arrendersi mai e lottare per ottenere quello che si vuole, perché nella vita nessuno ti regala niente. Il mio sogno è diventare Hokage, ma al momento non mi è possibile accettare un incarico del genere a causa della mia vita incasinata!” dissi, poi guardando nuovamente Eichi gli feci segno di iniziare.

uff! Mi chiamo Eichi Hatake e sono il figlio del sesto hokage. Mi piace mettermi alla prova e far vedere a tutti di cosa sono capace. Detesto perdere e fare pessime figure. Il mio sogno è di diventare più forte dei mio padre e diventare Hokage non mi dispiacerebbe affatto!” disse fiero di se.

Mi rivolsi alla ragazzina, Miiko Takada, ma essa sembrò proprio ignorare la mia richiesta di presentarsi.

Era una ragazzina magra e anche pallida a mio parere. Aveva i capelli castani lunghi fino al fondo schiena tenuti da una bandana fucsia e gli occhi erano azzurri…molto simili ai miei…anche di quando ero un ragazzino. Leggevo molto dolore in essi e  mi domandai cosa potesse offuscare la vitalità negli occhi di quella bambina.

I suoi compagni mi avvertirono che non era molto sociale, anzi proprio per niente e che probabilmente era muta. A quanto pare non era sua abitudine far sentire il suono della sua voce.

Non insistetti con lei, avrei fatto un passo alla volta. Non serviva a niente forzare la mano.

“Sora vai avanti tu!” dissi indicando l’ultimo ragazzino dai capelli a caschetto castani e con gli occhi lilla chiaro.

“Io mi chiamo Sora Hyuuga. Vivo solo con mia madre. Di mio padre so poco. È morto qualche anno fa durante l’ultima battaglia contro Madara Uchiha e i restanti membri dell’organizzazione Akatsuki. Mi piace leggere e scrivere a volte, odio invece le troppe regole che ci sono nel mio clan. Il mio sogno…bhe forse è presto, ma semplicemente avere una vita tranquilla con una famiglia tutta mia. Essere ninja non è proprio la mia ispirazione, ma una delle condizioni per poter essere accettati dal proprio clan è diventare uno shinobi, inoltre mi interessa la medicina e mi è passata molte volte per la testa di fare il medico, ma non mi è stato concesso!” disse tristemente.

Sospirai. Il nome Hyuuga significava solo problemi...per i propri membri che non si adattavano e per me, dato che ero sempre stato coinvolto, anche se indirettamente, nei loro affari.

“Capisco! Solo un consiglio. Se non vuoi diventare un ninja, faresti meglio a parlarne e non farlo per forza. Chi è costretto  solitamente non fa una bella fine.” gli dissi sincero.

Non disse niente. Sapeva che avevo ragione, ma che altro poteva fare?

Sospirò pesantemente.

Guardai un ultima volta Miiko sperando di vedere in lei qualche reazione, una luce di interesse, ma le  mie speranze vennero distrutte.

Mi alzai dal tronco su cui ero seduto e informai i miei allievi che avremo cominciato a fare sul serio a partire dal giorno successivo e di portarsi un certo numero di Kunai e Shuriken.

“Ma come? Niente test dei campanelli?” chiese Eichi deluso.

Era convinto che essendo stato allievo di suo padre, avrei attuato il suo stesso test.

“Mi spieghi perché dovrei fare un test che tu conosci bene? non sarebbe leale e inoltre, lo capisco già solo guardandovi che non avete lo spirito di squadra giusto. Ma si migliorerà anche quello. Per ora pensiamo a migliorare le vostre abilità di ninja!”

Diedi il permesso ai ragazzi di andare, chiedendo loro di presentarsi la mattino dopo alle otto in quel luogo.

Eichi e Sora non se lo fecero ripetere due volte e sparirono dalla mia vista in un batter d’occhio, mentre Miiko rimase seduta a terra immobile con lo sguardo basso.

La guardai preoccupato e sedendomi al suo fianco le chiesi cosa avesse.

La ragazza alzò lo sguardo. Rimasi colpito da quello che mi dicevano.

Era una chiara richiesta di aiuto. Il mio cuore perse un battito a quella vista, ma non ebbi il tempo di fare niente che si alzò e si allontanò di corsa.

ecco anche un piccolo fumetto delle prime righe.

 

 

***************

 Eccomi qua!

Bhe che dire? Una sola recensione è un po’ scoraggiante, ma dato che il capitolo precedente era solo il prologo, magari non si poteva avere già una propria opinione.

Spero in qualcosa di più con questo…se non finisco in un angolo a deprimermi T_T

Cmq scherzi a parte, spero che la storia incominci a incuriosirvi.

Grazie a kimmi90: spero che la storia continui a piacerti.

Ciao a tutti

A presto

Neko =^_^=

 

 

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Capitolo 3
*** L'inizio degli allenamenti ***


Capitolo 2: inizio degli allenamenti.

 

Dopo aver spedito i miei allievi a casa, mi diressi verso l’ospedale.

Mi recavo piuttosto spesso in quel luogo e non sempre come paziente, ma anche come visitatore.

Sakura dava anima e corpo nel suo lavoro e le volte che potevamo vederci fuori dalla struttura, erano poche.

Se volevo vederla, l’unico modo era andare io da lei, sperando di non trovarla in piena emergenza.

Quando entrai nella struttura, gli infermieri mi salutarono con un sorriso. A volte mi faceva ancora uno strano effetto vedere quei sorrisi, invece che i soliti sguardi d’odio.

Mi sedetti su una sedia. Non dissi niente, sapevo che qualcuno sarebbe andato ad avvertire Sakura-chan del mio arrivo. Di fatto pochi minuti dopo la vidi arrivare.

Mi corse incontro.

“Eccoti finalmente!”

“Mi aspettavi?” gli chiesi sorpreso, ma alla fine era una routine vederci lì.

Sakura si tolse il camice e mi disse di aspettare.

Aveva finito per quella giornata e mi chiese se avevo intenzione di invitarla a mangiare una ciotola di ramen.

Annuii sorpreso.

Ultimamente Sakura era un po’ cambiata. Se una volta ero sempre io a prendere l’iniziativa e invitarla a mangiare un boccone, ora era il contrario, anche se è più esatto dire che si autoinvitava dato che alla fine ero sempre io a pagare.

Ma non mi dispiaceva, infondo amavo la sua compagnia.

La vidi darsi una sistemata ai capelli per poi raggiungermi nuovamente e uscire dalla struttura.

Camminammo fianco a fianco, ma un insolito silenzio regnava fra noi due.

“Allora? Come mai questo mutismo? Solitamente non stai un attimo zitto!” mi disse Sakura guardandomi come se fossi stato un alieno.

“Ah, ehm…stavo pensando a oggi!”

Sakura sorrise “Dai racconta, com’è andata?”

Scrollai le spalle “Bhe come prima giornata direi bene. Almeno non ho spaventato i miei allievi come hanno fatto, Shino, Neji e Sasuke!” dissi divertito “Ma di certo uno non è contento di avermi come insegnante!” dissi sospirando.

“Chi?” mi chiese curiosa.

La guardai come per dirle di indovinare, infondo la risposta era semplice.

“Eichi, scommetto! Ho visto che ultimamente non gli sei molto simpatico, eppure quando era piccolo, stravedeva per te. Mi domando cosa lo ha spinto a cambiare atteggiamento. Non lo avrai fatto cadere una delle volte che Kakashi ti ha dato il permesso di prenderlo in braccio quando era piccolo!” mi disse con aria accusatoria.

Sorrisi divertito, ma non era mai successo “Forse perché una volta gli ho tolto un mio kunai di mano per impedirsi di ferirsi. Dovevi vedere come scoppiò a piangere quella volta!” dissi, per poi ricordarmi della sfuriata che la madre mi fece quando sentì il suo bambino lamentarsi. Eh no, Anko non ci andò leggera.

“Bhe riuscirai a conquistarti anche la sua fiducia, ne sono convinta. Gli altri chi sono?” mi domandò curiosa.

“Sora Hyuuga e Miiko Takada!” dissi “Per ora Sora sembra normale, ma come la maggior parte degli Hyuuga si sente in obbligo di servire la sua casata, rinunciando ai suoi sogni. E poi c’è Miiko, un vero mistero!” disse scuotendo la testa. Mi tornarono in mente i suoi occhi e un brivido mi percorse la schiena.

“Kakashi l’ha fidata a te? Mi preoccupa quella ragazza. Spesso è capitato che venisse in infermeria o me la portassero priva di sensi. Non ho mai potuto capire cosa erano dovuti i suoi mancamenti, appena provavo a toccarla, si scostava o cercava di scappare!”

Sussultai “Pensi che possa essere malata?” chiesi sperando vivamente che non fosse così.

“Bhe, da quello che risulta dalla sua scheda personale, sta bene di salute, ma comunque un comportamento tanto schivo non è normale per una ragazza della sua età!”

“Bhe in quanto suo sensei, cercherò di scoprire cosa affligge quella ragazza. Dovevi vedere con che occhi mi ha guardato. Conosco quella sofferenza…anche lei deve sentirsi sola e incompresa!” dissi abbassando la testa.

 

Il giorno dopo trovai i miei allievi tutti presenti e puntuali al campo di allenamento. Non mi feci vedere subito, volevo vedere che atteggiamento avessero tra di loro in mia assenza e aguzzando la vista, cercai di intercettare i loro discorsi.

“Uffa, Naruto non si vede. Ma cosa altro ci si poteva aspettare da lui? Mio padre mi ha detto che era un impiastro come ninja alla nostra età. Secondo me non è cambiato molto!” disse Eichi ignaro che avrei potuto farlo fuori per quest’offesa.

“Dubito che lo avrebbero messo a capo di un team se fosse così!” disse Sora.

“Fidati, lo conosco da una vita. So quel che dico!” disse Eichi battendo una mano sul petto sicuro di se.

“Perché hai tutta questa antipatia verso di lui?” chiese Sora curioso , ma mai curioso quanto me. Speravo vivamente che Eichi parlasse, così avremmo potuto chiarire la faccenda una volta per tutta. Non c’era miglior modo di iniziare con il piede sbagliato, che non piacere ai propri allievi.

Non uscì nemmeno una risposta esauriente dalla sua bocca, quasi come se non sapesse il vero motivo per cui provasse questo disprezzo nei miei confronti.

“Non ha importanza il perché mi piace o meno, fatto sta che forse non è indicato per questo mestiere. Lo conosco da una vita e non ce lo vedo proprio a gestire tre ragazzi.” Disse abbassando sempre di più la voce, come se non volesse realmente farsi sentire “Piuttosto che ne dici di Miiko? Non so tu, ma avrei preferito un’altra compagna!” disse indicando la sua compagna.

Guardai la ragazza, era seduta sotto un albero assorta nei suoi pensieri, a parecchi metri di distanza.

Sospirai.

“Secondo me l’hanno promossa solo per pena ed essendo la più scarsa del nostro anno, l’hanno messa nel nostro team perché tu ed io siamo bravi. Iruka-sensei aveva detto che ci avrebbero smistati in modo tale da equilibrare le squadre!” disse Eichi cominciando a darmi sui nervi.

“Schiappa o meno, concedile il beneficio del dubbio. Non l’abbiamo mai vista in azione!” disse Sora. Mi piaceva come ragionava quel ragazzino. Non sembrava il tipo da giudicare una persona solo dalle apparenze.

“Andiamo Sora, siamo stati in classe con lei cinque anni. Dimmi anche solo una volta che l’hai vista fare qualcosa!” continuò a dire, ma non potendo più sopportare oltre mi ritrovai alle spalle del moccioso con un’aria non molto rassicurante.

Sora si spaventò a vedermi lì, mentre a Eichi si prese un infarto quando capì che mi trovavo dietro di lui.

Non m’importava se fosse o meno il primo giorno, volli mettere subito le cose in chiaro e rimproverandolo gli dissi “non ti basta prendere in giro il sottoscritto? Devi anche parlar male di una tua compagna? Sappi che finchè tiri in ballo me, non m’importa un gran chè, ma se ti sento ancor parlare male di un tuo compagno, ti sbatto fuori dalla squadra. Poco mi importa che tu sia o meno il figlio dell’hokage!”

Eichi mi guardò spaventato. Non lo avevo mai guardato né ripreso in questo modo da quando ci conoscevamo.

 “Miiko è una tua compagna e se anche ha qualche difficoltà, non hai il diritto di prenderla in giro o ancor peggio di abbandonarla. Come suo compagno hai il dovere di aiutarla e lo stesso vale per te Sora. Se siete qui solo per migliorare voi stessi senza pensare agli altri,  allora si che vi è stato dato il maestro sbagliato. Non sono ammessi egoisti nella mia squadra!  Se non si è in grado di capire e aiutare una sola persona, figuriamoci un intero villaggio!”  dissi superando i due ragazzini che erano rimasti allibiti.

Mi recai vicino all’albero dove era seduta Miiko, impegnata a scarabocchiare con un bastoncino e dopo aver posato il mio zaino per terra, la osservai.

Era quasi estate e faceva molto caldo, eppure quella ragazzina indossava vestiti piuttosto pesanti per la stagione. La chiamai sperando che guardandomi potessi leggere qualcosa di diverso del giorno prima nei suoi occhi, ma venni deluso.

Mi abbassai alla sua altezza e appoggiando una mano sulla sua spalla le chiesi con aria seria e determinata di dirmi cosa c’era che non andava, che avrebbe potuto confidarsi con me e se avessi avuto la possibilità, l’avrei anche aiutata.

Non disse niente, ma la vidi fare una smorfia di dolore e sposare la mia mano.

Quell’atteggiamento m’insospettì e prendendola alla sprovvista, alzai una manica della maglia a metà potendo scorgervi un grosso livido.

“C-come te lo sei procurato?” le chiesi. “Sei caduta?”

Miiko annuì senza guardarmi negli occhi.

Sospirai. Non seppi se crederle o meno, ma per il momento decisi di non indagare oltre. Piano piano si sarebbe aperta o almeno era quello che speravo.

Le porsi una mano per aiutarla ad alzarsi e la portai vicino ai suoi compagni. Li feci sedere e cominciai un lungo discorso.

Ero il loro insegnante? Bene ora avrei dovuto cominciare a trasmettere loro i miei ideali e parlare loro di quali fossero i doveri di un ninja.

 “In accademia vi avranno detto che un ninja non deve mai mostrare le sue emozioni. Dimenticatelo! Io dico che sono cavolate. Anche i ninja sono uomini e come tali provano sentimenti ed è giusto esprimerli. I sentimenti ci danno forza per combattere ed andare avanti. Bisogna cercare di reprimerli solo quando questi sono negativi e state combattendo in una battaglia. Possono portare a cattive azioni o a maggiori perdite. Ad esempio se muore un compagno è giusto essere disperati, piangere o provare rabbia, ma bisogna continuare a lottare senza che questi sentimenti ti annebbiano la mente, perché se no, si rischia di perdere di più di un solo compagno. Se si vuole piangere, litigare, ridere e scherzare o altro e non c’è pericolo in vista e tutto è tranquillo, potete farlo. Non pensate che reprimendo voi stessi, diventiate migliori, perché alla fine non esprimendo mai voi stessi, si finisce per esplodere e fare qualche cretinata. Seconda cosa, come avete già capito, io tifo per il lavoro di squadra. Non bisogna fare niente per conto proprio solo per dimostrare di essere migliori. Fatelo e qualcuno si ficcherà nei guai per colpa vostra. Potrei scrivere un libro con tutte le volte che ho messo in pericolo i miei compagni per la mia impulsività, ma l’impulsività non è sempre sbagliata. Agire d’istinto a volte può essere meglio che pensare a  un piano, i quali non vanno sempre come ci aspettiamo. Quindi cercate di valutare le situazioni, pensate se ne avete tempo, ma se non ce l’avete fate la prima cosa che vi passa per la testa. Se un vostro amico sta rischiando la vita, buttatevi se avete la possibilità di salvarlo, perché in quei momenti, ideare una strategia potrà solo far cadere il tuo amico in battaglia. Forse non è facile capire cosa è giusto fare o meno. Ma siete qui per imparare. Provate, sbagliate e imparate. Ognuno di voi col tempo troverà il proprio modo di agire e lo adeguerà a seconda di quello degli altri. Quando vi capirete con un semplice sguardo, allora vi potrete definire una vera squadra!”

Sora alzò una mano “ok che s’impara dai propri errori, ma se sbagliassimo qualcosa in missione, non è pericoloso?”

“Vero, ma le prime missioni non saranno poi complicate o molto pericolose e poi ci sarò io a controllare che niente vi accada. Non lascio morire i miei compagni!” dissi sorridendo.

Vidi Eichi sussultare a quelle parole, sicuramente le aveva già sentite pronunciare da Kakashi.

Eichi mi alzala mano “tu quanto ci hai messo a capire il tuo metodo di combattimento?” chiese Eichi.

“Molto tempo direi, a volte penso ancora di non aver trovato quello giusto. Errori ne faccio ancora!” dissi sincero.

“Non lo metto in dubbio!” mi disse Eichi.

“Tu come eri alla nostra età sensei?” chiese curioso Sora.

“Fattelo raccontare dal tuo amichetto. A giudicare dai vostri discorsi poco prima, Eichi sembra conoscermi meglio di me stesso!”.

Eichi voltò la testa contrariato.

Ci riflettei su, sorvolando il fastidioso atteggiamento di quel moccio setto, e risposi alla domanda postami da Sora “Bhe ero un vero disastro. Mi credevo imbattibile, ma poi non ero in grado di cavare un ragno dal buco. Mi cacciavo sempre nei guai e ci trascinavo il mio team. Ero sempre indietro rispetto agli altri e mi dava un fastidio tremendo quando qualcuno me lo faceva notare. Lavoro di squadra? Per me era un concetto difficile da comprendere all’inizio, anche perché i miei compagni non mi avevano molto in simpatia. Mi davo sempre delle arie e dicevo a tutti che sarei diventato hokage e che avrei fatto vedere il mio valore. Insomma ero proprio una bella testa calda, di sicuro più di te Eichi!” gli dissi poi curioso gli domandai “Tuo padre cosa ti ha detto sul sottoscritto?”

Eichi mi guardò con sfida “Presso a poco le stesse cose! Ma di certo queste cose non ti fanno onore!”

“Quindi Kakashi ti ha elencato solo i miei difetti. Dovrò fargli un discorsetto!” disse con una vena pulsante sulla tempia.

Eichi mi guardò in silenzio scrutarmi indeciso “Però mi ha detto un’altra cosa…strana in effetti!”

Mi feci curioso e spinsi il mio allievo a parlare.

“Mi ha detto che tu avresti un potere speciale!”

“Quale sarebbe? Hai un’abilità innata?” chiese Sora.

Scossi la testa e pensai.

“non so bene a cosa potesse riferirsi Kakashi. Forse intendeva dire che ho il potere di cambiare le persone!” dissi alzando le spalle.

“ E che razza di potere è? Per niente utile!” disse Eichi con presunzione “Meglio lo sharingan!”

“Inutile dici? Invece ti dico che con questo inutile potere sono riuscito a conquistarmi la fiducia di nemici che erano contro il villaggio!” gli dissi incrociando le braccia “Essere ninja non significa solo avere abilità innate o tecniche eccezionali con cui distruggere il nemico. Bisogna anche saper ascoltare gli avversari o dialogare con loro se è possibile, affinchè si possa evitare lo scontro!” gli dissi serio.

“Ma se è un nemico, non ti darà mai ascolto!” mi disse Sora.

Sorrisi “Non è detto. A volte anche i nemici non vogliono combattere. Può capitare che lo facciano solo perché credono sia l’unico modo per ottenere qualcosa. Ma le battaglie portano morti, la morte di qualcuno porta disperazione e odio, l’odio porta alla vendetta e ad altri morti e qualcun altro vorrà nuovamente vendicarsi e così via. La vendetta chiama altra vendetta. Se si può evitare di combattere e uccidere è meglio e almeno si ha la coscienza pulita. Fare il ninja non è un gioco come voi credete. Una volta fuori da qui, sul campo di battaglia, sarete voi a decidere il destino di una persona nonostante non ne abbiate alcun diritto. Sarete voi a porre fine alla vita di qualcuno per proteggere quella degli altri, ma uccidere ti cambia nel profondo, a volte irreparabilmente, portandoti a rovinarti la vita!” dissi con un tono serissimo.

Guardai i ragazzi, avevano gli occhi sbarrati, anche Miiko. Per la prima volta la vidi reagire a qualcosa che si faceva.

Forse avevo spaventato quei ragazzi, ma era giusto così. Dovevano dimenticare l’accademia. Se lì si studiava per prendere bei voti, per compiacere se stessi, gli insegnanti o i genitori, ora si studiava per preservare la vita al proprio villaggio, a se stessi e s’imparava anche ad uccidere.

Per cambiare argomento e passare a qualcosa che ai ragazzi sarebbe piaciuto maggiormente, dissi loro che avremmo cominciato con una piccola dimostrazione delle loro capacità.

Era un esercizio facile, o almeno credevo.

Mi andai a nascondere lasciando alcune tracce e chiesi loro di rintracciarmi.

Mi nascosi sopra a un ramo di un albero dal fitto fogliame e attesi pazientemente.

I tre ragazzi cominciarono a osservarsi intorno.

Nonostante avessi lasciato delle tracce, le orme e il passaggio degli animali che abitavano in quella zona avrebbero potuto confondere le idee ai tre.

Infatti, Eichi andò dalla parte sbagliata seguito da Sora, convinto che il compagno avesse trovato la pista giusta.

Lo vidi lanciare un kunai e urlare di avermi trovato, ma sfortunatamente per lui, aveva trovato un semplice coniglio bianco.

Miiko non aveva ancora mosso un muscolo, ma vedevo che si guardava attorno con attenzione. A volte la vedevo chiudere gli occhi come a volersi con centrare, per poi tornare a guardarsi intorno.

Poi la vidi avvicinarsi e toccare delle mie orme con le punta delle dita.

Poggiando i suoi piedi sulle mie orme, quasi il doppio delle sue, si avvicinò al mio albero.

Vide un bastone e raccogliendolo lo osservò per un po’.  Esso era tranciato di netto da un’arma. Era un’altra traccia che avevo lasciato e la ragazzina sembrò accorgersi del fatto che non poteva semplicemente essere un ramo spezzato a causa del vento.

Poi la vidi accennare un sorriso e alzare la testa per guardarmi. Le sorrisi di rimando e le feci cenno di far finta di non avermi trovato.

Tornai a concentrarmi sugli altri due.

Anche Sora dopo un po’ sembrò accorgersi di alcune mie tracce. Avevo lasciato anche un kunai che indicava la direzione da seguire. Sora chiamò Eichi per dirgli dell’arma, ma l’Hatake gli disse che doveva per forza essere un kunai che qualcuno aveva perso.

Per lui la soluzione non poteva essere così facile.

Mi domandai come mai Sora lo ascoltasse e del perché non usava il byakugan. Con quell’abilità innata mi avrebbe trovato subito e mi meravigliava che un ragazzo della sua età non contasse su questa sua abilità.

Decidi di mostrarmi e di riferire loro le mie impressioni.

Chiamai nuovamente i ragazzi perché si avvicinassero, con somma delusione di Eichi. Di sicuro avrebbe voluto trovarmi e farmi vedere quanto fosse in gamba, ma non ci era riuscito e sinceramente preferii così. Speravo che in quel modo capisse di non essere il migliore e soprattutto che doveva ancora imparare.

“Dunque, vi ho osservato attentamente e diciamo che alcuni di voi mi hanno stupito, altri meno! Sora, tu avevi trovato un indizio che ti avrebbe potuto portare alla soluzione del problema, perché non hai continuato su quella strada?” gli chiesi.

“ti riferisci all’arma? Eichi ha detto che poteva essere un kunai perso da qualcuno e ho pensato che poteva aver ragione!” disse il ragazzo imbarazzato e abbassando la testa.

Lo chiamai per farmi guardare negli occhi “Sora, in una missione di spionaggio o di ricerca, deve essere presa in considerazione qualsiasi cosa. Anche la cosa più stupida, perché anche quella può aiutarti a portare a termine la missione!”.

Il ragazzino annuì.

“Eichi mi vorresti dire che cosa hai combinato di positivo?” gli chiesi serio.

“Niente, ma non ci hai dato abbastanza tempo, io…ti avrei trovato se ci avessi lasciato ancora un po’…”.

Non lo feci finire “ogni missione è sempre una corsa contro il tempo. Se perdi, non ci sarà nessuno che ti concederà più tempo o una seconda possibilità!”.

Infine mi rivolsi a Miiko, la quale era a testa bassa e distanziata rispetto agli altri.

“Miiko!”  la ragazzina mi guardò con un’espressione preoccupata.

Le sorrisi a trentadue denti “Ottimo lavoro!”

Per un attimo vidi una scintilla nei suoi occhi e la vidi arrossire leggermente, dando un po’ di colore a quel volto così pallido.

“Ehi, ehi, ehi. Fermi un attimo. Lei non ha fatto praticamente niente. È stata ferma per tutto il tempo e tu le dici che ha fatto un ottimo lavoro? Tu non me la racconti giusta. Devo dedurre che è la tua preferita?” chiese Eichi infastidito.

L’aveva detto che detestava perdere e fare figuracce, ma per lui il concetto sbagliando s’impara non esisteva.

“Per tua informazione non faccio preferenze, ma continua con questo atteggiamento e ti cancello dall’elenco degli auguri natalizi! Per tua informazione Miiko è quella che si è comportata meglio e che mi ha trovato. È vero è rimasta immobile parecchio tempo, ma vi siete domandati il perché?”

“Per concentrarsi?” rispose Sora.

“Esatto! Come ho detto ognuno ha modi diversi di svolgere il proprio ruolo e a quanto pare quello di Miiko è quello di ascoltare e osservare e vi informo che questa abilità vi tornerà utile. Esperienza personale. Parla uno che molte volte non osserva un accidente!”.

“Chi osservava nella tua squadra?” chiese Sora.

“Sakura e Kakashi. Io agivo e basta e come vi ho detto, finivo spesso nei pasticci!” mi rivolsi al figlio di Kakashi “Eichi, tu mi somigli molto come atteggiamento. Sei impulsivo e credi di essere capace di fare cose che invece non sono ancora di tua competenza. Ora sei offeso e contrariato per le mie riprese, lo so, ci sono passato anche io, ma credimi se ti dico che lo faccio solo per evitare che anche tu faccia i miei stessi errori!”

Eichi mi guardò sgranando gli occhi. Probabilmente non si aspettava un’uscita di questo genere da me.

Decisi di porre fine all’allenamento. Pensavo di aver già dato loro parecchie cose su cui riflettere, soprattutto a Eichi.

Decisi di invitarli tutti a prendere una bella ciotola di ramen. Sora accettò con entusiasmo, Miiko non disse niente e Eichi…eeeh lui non volle unirsi a noi.

Sembrava turbato e disse di voler stare da solo. Accolsi la sua richiesta e lo lasciai sparire dietro a un muro di un’abitazione.

 

 

*******************

 

Ecco qua il secondo capitolo.

C’è mooolto dialogo e forse per questo potrebbe essere un po’ pesantuccio da leggere. Quindi ringrazio chiunque riesca ad arrivare alla fine e ringrazio tutti coloro che hanno recensito.

Mi scuso per gli errore, soprattutto quelli di punteggiatura. Nonostante cerca di fare attenzione…bhe è un po’ imbarazzante, ma la punteggiatura non è mai stato il mio forte. Gomenasai.

Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie ancora a tutti.

A presto

Neko =^_^=

 

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Capitolo 4
*** Avvicinamento ***


Cap 3: avvicinamento

 

 

Portai i miei due allievi all’Ichiraku ramen, ma durante il tragitto mi accorsi che Miiko rimaneva indieto e camminava a testa bassa. Chiacchieravo con Sora, ma con la coda dell’occhio non la perdevo di vista.

Mi stringeva il cuore a vederla in quello stato e senza nemmeno rifletterci un attimo, mi avvicinai e gentilmente con la mano dietro la schiena, la spinsi tra me e Sora, dopo di chè le accarezzai la testa. Volevo rassicurarla, farle capire che poteva fidarsi di me.

Miiko a quel gesto alzò la testa di scatto e mi guardò con aria stranita.

Mi chiesi se sapesse cosa significasse ricevere dimostrazioni d’affetto, perché mi guardò in un modo come per dire “cosa vedi in me per trattarmi diversamente?”.

So esattamente quello che si provava. Ricordo benissimo il giorno in cui mi sentii così, quando Iruka-sensei mi difese da un gruppo di ragazzini che avevano cominciato a spintonarmi.

Rammento che si abbassò alla mia altezza e, portandomi vicino a un lavandino, delicatamente mi ripulì la ferita che avevo nel braccio.

Rimasi a fissarlo per tutto il tempo, non capendo perché lo facesse. Non credevo che qualcuno potesse dimostrasi gentile nei miei confronti.

 

“Salve vecchio! Guarda chi ti ho portato!” dissi salutando il proprietario del chiosco.

“Oh Naruto! Accomodati. E questi? Non dirmi che sono i tuoi allievi!” chiese curioso.

Annuii e glieli presentai.

“piacere di conoscervi, siete i benvenuti. Cosa vi posso servire?” chiese.

“Io una doppia porzione di ramen con carne!” dissi tutto convinto.

“Bhe, non saprei. Ramen con miso è possibile?” chiese Sora educatamente.

“Certo, tu signorina?” chiese, ma come previsto non ottenne risposta.

Decisi di provarci io.

“Se hai paura per il conto, non pensarci. Offro io. Ordina tutto quello che vuoi!” le dissi sorridendo.

Mi guardò sorpresa, poi lentamente m’indicò il compagno.

“Anche tu ramen con miso?” le chiesi e ottenni un cenno della testa.

Le nostre porzioni arrivarono subito e Sora e Miiko guardarono la mia doppia porzione, riempita fino all’orlo, con mille decorazioni di carne e verdure al suo interno.

“Ehm…non è un po’…” cominciò Sora.

“Piccola vero? Per questo di sicuro ne ordinerò un'altra ciotola!” dissi facendo sgranare gli occhi anche a Miiko.

Il vecchio scoppiò a ridere alla reazione dei miei allievi e li informò che se volevo potevo essere un pozzo senza fondo, soprattutto se si parlava di ramen.

Sora mangiò tranquillamente la sua porzione, mentre Miiko la fissò per lungo tempo, finchè incoraggiata dal sottoscritto, cominciò a mangiare prima lentamente, poi…bhe diciamo che poteva battere il sottoscritto talmente aveva divorato il suo piatto.

Sembrava che non mangiasse da giorni  e sinceramente, dato la sua magrezza, questo pensiero non scomparve all’istante.

“Di la verità, non hai mai mangiato il ramen!” le chiesi e, infatti, annuì.

“Oh bhe allora dobbiamo recuperare. Che ne dici di venirci anche domani?” dissi sorridendo.

“Io ci sto!” disse Sora e Miiko accennando un sorriso annuì.

Ero ormai alla terza porzione e me la stavo per gustare ben benino, quando una pacca sulla spalla piuttosto forte, mi fece sputare il boccone che avevo in bocca.

“Ehilà, Naruto! Che fai insegni ai tuoi allievi il piacere di mangiare ramen?” disse il mio maestro sorridendo. Non si vedeva, ma da come stringeva gli occhi, si riusciva a intendere quale smorfia facesse sotto la maschera.

“Kakashi, potresti anche avvertire quando ti avvicini!” gli dissi fulminandolo.

L’hokage si portò una mano dietro la testa e si scusò per l’energia che aveva messo nel colpo “Spero che tu li alleni anche oltre a rimpinzarli di cibo!”

Misi il broncio. Mangiare tutti insieme era un modo per stringere amicizia a mio parere.

Si guardò intorno  per poi chiedermi come mai Eichi non era con noi.

Sora gli spiegò che non si era voluto unire a noi.

“Credo che fosse arrabbiato con me. Gli ho fatto notare certi suoi atteggiamenti e…bhe se prima non mi sopportava, ora mi odia!” dissi facendo sgranare l’unico occhio visibile di Kakashi.

“Questa mi è nuova! Ti ha sempre ammirato e ieri non ha fatto altro che chiedermi che tipo di ninja eri?” mi disse l’hokage sorprendendomi.

“Era da un po’ che non lo vedevi vero? bhe con le persone che gli piacciono è scontroso e antipatico, mentre con chi gli è antipatico davvero, lo ignora completamente!” mi informò. “Ha quell’atteggiamento da”vi odio” anche con me e sua madre!”

“Certo che quel ragazzino è proprio strano!” dissi.

“Con una madre come Anko che ti aspettavi?” disse Kakashi divertito.

Mi venne un dubbio a quella rivelazione. Avrei dovuto parlare con Eichi o lasciare che la situazione si evolvesse per vedere fino a quanto fosse orgoglioso.

Iruka mi aveva detto che la mia squadra era particolare.

 

Uscimmo dal chiosco e non appena messo piede fuori, sentii che qualcuno tirava la mia tenuta da jounin.

Era Miiko che, aggrappandosi a me e nascondendosi dietro la mia schiena, fissava un punto, spaventata.

Non capendo seguii il suo sguardo per vedere un omone, con una canottiera bianca sudicia, passeggiare per le vie di Konoha e sembrava portare due pesanti casse di birra.

Non sapevo chi fosse, ma neanche a me ispirava molta simpatia e cercai di tranquillizzare la ragazza, spiegandole che non doveva aver paura di certi tipi. A volte si mostravano solo strani, ma potevano rivelarsi anche delle brave persone, fatto sta che la mia allieva sembrò calmarsi solo quando lo strano tipo, scomparve dietro l’angolo.

 

Il giorno dopo il mio gruppo fu nuovamente puntuale agli allenamenti.

Sora e Eichi sembravano parlare tranquillamente, anche se il secondo sembrava un po’ contrariato. Miiko, invece, era nuovamente per conto suo, ma questa volta mi accorsi che aveva pianto. I suoi occhi erano rossi proprio come se le lacrime avessero solcato il suo viso per tutta la notte.

Volevo sapere cosa avesse, ma allo stesso tempo pensai che avesse avuto bisogno semplicemente di qualcuno che le stesse vicino, senza che le si porgesse domande.

Dissi a Sora e Eichi di iniziare a riscaldarsi facendo qualche flessione e qualche giro di corsa, mentre  io cercavo di far venire anche Miiko ad allenarsi.

Mi avvicinai a lei con un sorriso sulle labbra e inginocchiandomi le porsi una margheritina appena raccolta.

“Per la ragazza più bella e simpatica di Konoha!” dissi sperando di farle piacere e a quanto pare così fu.

Si asciugò le lacrime con la manica e mi sorrise.

Le misi il fiore nei capelli sperando reggesse, quando all’improvviso vidi un curioso insetto su di esso. Lo presi e afferrando la mano di Miiko glielo porsi.

“Le coccinelle portano fortuna sai?  Ho come l’impressione che tu ne abbia bisogno!”.

 Le dissi vedendola abbassare la testa.

“Vogliamo provare una cosa? Hai mai sentito dire che le coccinelle ti indicano la strada per il tuo vero amore?” le chiesi. Essa scosse la testa, ma sembrava incuriosita.

Le spiegai che colpendo l’insetto con un dito per farlo volare, esso volava verso la persona che ti amerà per tutta la vita.

Ci avevo provato una volta, ma destino volle che la mia coccinella fosse mangiata da un gatto.

Miiko fissò per un po’ l’animale che le percorreva il palmo della mano, poi volle tentare l’esperimento.

Osservammo la coccinella volare.

Sorrisi, mentre Miiko abbassò la testa, mentre la vidi arrossire.

“Ehi Eichi, guarda che bella? Hai una coccinella sulla spalla!” sentii dire a Sora, mentre Eichi gli ordinava di levargliela subito.

Comunque ero curioso di vedere se fra Eichi e Miiko potesse nascere qualcosa, non che credessi a certe storie popolari, ma chissà.

Quando finalmente vidi che Miiko si era calmata, le chiesi di unirsi agli altri per l’allenamento e potei cominciare.

Come inizio chiesi loro di allenarsi al lancio degli shuriken e Kunai.

Subito Eichi sbuffò pensando che fosse un allenamento stupido che in accademia aveva fatto milioni di volte, ma quando vide comparire parecchie copie di me stesso, diciamo un centinaio, si girò a guardarmi confuso.

“Lo so anch’io che è facile come bere un bicchier d’acqua centrare un bersaglio fermo. Ma si dà il caso che il nemico non sta immobile ad aspettare che tu gli lanci un’arma. Esso si muoverà, probabilmente anche a velocità elevata, e sarà solo chi si è allenato maggiormente a centrare il proprio avversario per primo.

“quindi il nostro bersaglio sarai tu, Naruto-sensei?” chiese Sora.

Annuii sorridendo. Sarebbe stato tutt’altro che facile.

Anche solo dopo un quarto d’ora, potei vedere il campo di allenamento sparso di kunai e shuriken e i miei allievi con un certo fiatone.

Avrei dovuto muovermi meno velocemente e rendere un po’ più semplici le cose, anche perché si migliora piano piano, ma volevo far comprendere ai ragazzi, che non è per niente semplice riuscire a seguire, anticipare e colpire l’avversario.

Mi fermai per farli riposare e ripulire il campo, dopo di chè avremmo continuato.

Mi misi seduto ad attendere che i ragazzi raccogliessero i kunai, quando sentii Sora chiamarmi con fare agitato.

Era vicino a Miiko, la quale era in ginocchio e aveva il respiro molto affannato. Troppo per un simile allenamento.

Mi avvicinai a loro appena in tempo, per vedere Miiko perdere i sensi.

Non ci pensai un attimo, spedii  Sora e Eichi a casa e mi recai all’ospedale di Konoha.

Chiesi immediatamente aiuto e una barella mi fu portata per appoggiarvi la ragazza. Subito dopo sentii la voce di Tsunade chiamarmi e chiedermi cos’era accaduto.

“Non so, io…è svenuta all’improvviso.” Dissi agitato.

“Calmati, hai visto qualcosa?” scossi la testa, ma qualcun altro rispose al mio posto.

“Si teneva una mano sulla spalla e sembrava farle molto male!” disse Sora comparendo al mio fianco con Eichi.

La donna aveva deciso di essere stanca di stare tutto il giorno dietro una scrivania e aveva ceduto il suo posto a Kakashi, mentre lei continuava di tanto in tanto il suo ruolo da medico, nonostante l’età.

Amava il suo lavoro e per questo era ancora la migliore sul campo e non potei fare a meno di affidare Miiko alle sue cure.

I due ragazzi si erano recati sul posto per sapere come stesse la loro compagna, anche il figlio di Kakashi, anche se non avrebbe mai ammesso di essere preoccupato.

Tsunade spinse la barella in una stanza. Diede il permesso a me di entrare, mentre i miei allievi dovettero stare fuori ad attendere.

Vidi Tsunade alzare una manica a Miiko, per scoprire diversi lividi sul suo corpo. Sia io che lei sussultammo a quella vista. Quei lividi di certo non poteva esserseli procuranti durante un allenamento, per quanto intenso potesse essere, ma non eravamo arrivati a quei livelli, dopo un solo giorno.

Tsunade mi fece segno di andare dietro al separé per poter togliere i vestiti a Miiko e controllarla per bene. Non vidi niente, ma la donna mi mise al corrente di tutto.

Aveva una brutta slogatura alla spalla e vari lividi e graffi in tutto il corpo.

Ricordai di averle già visto un livido il primo giorno, ma la ragazza mi aveva riferito di essere caduta.

“A meno che non sia rotolata per dieci piani, dubito che cadendo si possa ridurre in questo modo! Credo che la causa dello svenimento sia dovuto al dolore e alla debolezza fisica, è troppo magra per i miei gusti!” mi disse Tsunade.

Era esattamente quello che pensavo e mi vennero i brividi a pensare a un’altra motivazione per cui la bambina fosse ridotta in questo modo.

“Naruto, per caso sai in quale ambiente vive? Con chi vive?” scossi la testa. Volendo, non potevamo nemmeno chiederglielo, non ce lo avrebbe detto.

“Se solo potessi sapere dove abita. Andrei a dare un’occhiata, chissà magari scopriamo qualcosa di utile o di orribile!” dissi sperando che ci fosse una motivazione diversa dal maltrattamento di minori da parte di uno dei suoi parenti, cosa al momento più plausibile.

“Negli archivi della biblioteca ci sono informazioni su tutti gli abitanti del villaggio!” mi disse Tsunade “Devi solo trovare la chiave per poter accedere a quella sezione!”

Sgranai gli occhi “Non è violazione della privacy?”

Tsunade annuii, tu cerca di non farti vedere e nessuno lo saprà. Io non so niente!” mi disse e frugando in un mazzo enorme di chiavi che aveva in tasca, cercò quella che mi interessava.

Non le chiesi cosa ci facesse con una copia della chiave, poiché avrebbe dovuto cedere tutto a Kakashi…in quel momento non mi interessava.

Tsunade fasciò accuratamente la spalla a Miiko e le medicò le ferite, dopo di chè diede il permesso a Sora ed Eichi di entrare.

“Come sta?” mi chiese Eichi facendo il finto disinteressato, ma le occhiate preoccupate che lanciava alla compagna lo tradivano.

“Starà bene!” dissi, meravigliato del cambio di atteggiamento che aveva avuto nei suoi confronti in così poco tempo. Possibile che le mie parole lo avessero turbato così tanto?

Rimasi con lei diverso tempo, finchè finalmente non riaprì gli occhi.

Si guardò attorno confusa e quando mi vide, la sentii pronunciare le sue prime parole.

“Naruto-sensei!” disse con un filo di voce “M-mi dispiace!”

Le accarezzai i capelli, dicendole che non doveva dispiacersi per nulla.

“Ora riposa e cerca di riprenderti!” le dissi serio.

“n-non posso. I-io devo…”disse cercando di alzarsi, ma una fitta di dolore la costrinse nuovamente a stendersi.

“Non ammetto repliche.  Miiko, fino ad adesso non ti ho voluto costringere a parlare, ma le tue condizioni non sono le migliori e so che non sei caduta. Chi ti ha fatto questo?”

La vidi sussultare, guardandomi impaurita, poi abbassò la testa per scappare dal mio sguardo indagatore. Glielo chiesi ripetutamente, ma non riuscii a farle dire niente.

“Ok, per ora lasciamo stare. Riposati e non pensare a niente. Ritorneremo sul discorso un’altra volta!” le dissi sistemandole le coperte.

Quando feci per andarmene per lasciarla in pace, sentii la mano della ragazzina trattenermi.

“Per favore, potresti rimanere finchè non mi addormento?” mi chiese.

Fui colpito da un tuffo al cuore.  Non potei risponderle di no, e mi sedetti accanto a lei.

 

 

“Kakashi!” urlai entrando nella stanza dell’hokage senza nemmeno bussare.

L’uomo alzò lo sguardo dalle sue pratiche e mi guardò.

Mi chiese informazioni sulla mia allieva, a quanto pare Eichi lo aveva già messo al corrente di quanto accaduto.

“Sta tutto tranne che bene e sono intenzionato a scoprire cosa o chi tormenta quella povera ragazza. Volevo solo avvertirti e chiederti il permesso di dare una lezione a chi so io, se le mie supposizioni si rilevano esatte e di sbattere in prigione il colpevole!”.

Kakashi mi guardò attentamente. “Non so a quali supposizioni sei arrivato in due giorni che stai con lei, quando vari insegnanti le sono stati accanto per anni, ma mi fido di te!”

“A quanto pare nessuno dei suoi insegnanti si è mai preoccupato di lei, tranne che del fatto che andasse male a scuola. Ma qualcuno si è mai soffermato a un po’ parlarle e a capire il perché del suo comportamento schivo e chiuso?”

“Credo che tu la risposta la conosca! Per questo ho affidato quella ragazzina a te. Sapevo che non ti saresti fermato a insegnarle a diventare un ninja. Se volevo quello per lei, l’avrei affidata a Sasuke!”

“Tse!” dissi contrariato “ Comunque non ci vuole un genio a capire cosa possa averle procurato quelle ferite e spero vivamente che chiunque sia stato, si sia fermato li o non rispondo più di me stesso!”

“Se intendi risolvere questa situazione con questo spirito, non ti concedo il permesso di fare niente. Non vorrei che facessi pazzie!” mi disse serio Kakashi.

Scrollai le spalle “Oh darò solo fuoco al villaggio, niente di grave!” sospirai.

“Scherzi a parte cercherò di mantenere la calma. Ora devo andare a fare una cosa, con permesso!” dissi facendo un leggero inchino, ma prima di poter anche solo sfiorare il pomello della porta, Kakashi mi fermò “Se cerchi il fascicolo di Miiko Takada, è qui!” mi disse prendendomi alla sprovvista.

“Tsunade mi ha già informato su quello che avevi intenzione di fare!”

“Meno male che mi aveva detto di non farmi vedere, poi e lei che va in giro a raccontare tutto!” dissi sospirando.

“Quello che stavi per fare è un reato, per quanto tu stia cercando di aiutare qualcuno. Se ti intrufolavi di nascosto nella biblioteca e qualche membro del consiglio ti avesse visto, nemmeno io potevo tirarti fuori dai pasticci. Così almeno sono io che ti autorizzo a darci un’occhiata, ma fai in fretta e prima di andartene, dammi quella chiave che Tsunade avrebbe dovuto restituire da tempo!”.

Sorrisi e feci quello che mi aveva detto.

Ora avrei davvero capito cosa c’era dietro la sofferenza di Miiko.

 

 

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Capitolo 5
*** Libertà ***


Cap. 4: Libertà

 

Nonostante avessi una voglia matta di agire immediatamente, per correttezza, decisi di informare la mia allieva sulla mia intenzione di scoprire cosa l’affliggeva.

Ma arrivai tardi. Infatti, il giorno dopo fui avvisato da Sakura, che la notte appena trascorsa, un uomo aveva compilato le carte necessarie, per far dimettere la figlia e portarsela a casa.

Sakura mi disse che quell’uomo era stato tutt’altro che delicato con la ragazza, ma nonostante avessero tutte le possibilità di fermarlo, non avevano il diritto di farlo, essendo Miiko sotto la custodia del suo genitore.

Sakura aveva riferito all’uomo che la ragazza aveva bisogno di riposo, ma non l’aveva minimamente considerata.

“Perché non me lo hai riferito subito?” le chiesi arrabbiato.

“Te l’ho detto appena ho potuto. Non posso assentarmi quando sono di turno all’ospedale, lo sai!”

Strinsi i pugni. Non era colpa di Sakura e lo sapevo.

Mi scusai con lei, per poi recarmi all’indirizzo che avevo letto sulla cartella di Miiko.

Dimenticai addirittura di avvisare i miei altri due allievi, che non sarei giunto al campo di allenamento all’orario stabilito, ma quella era un’emergenza…o forse io ingigantivo la faccenda, ma qualcosa mi diceva di fare in fretta.

Non mi sorpresi quando vidi Sakura seguirmi. Sicuramente, anche se aveva fatto il possibile, si sentiva in colpa di non essere riuscita a fermare l’uomo.

“Abita in questo quartiere?” chiese con una faccia un po’ schifata.

In effetti, non era un bel luogo.

Non ero mai stato lì, ma sapevo, che quel quartiere, era destinato agli ex ninja che il nostro villaggio considerava feccia.

Probabilmente qualsiasi individuo che incontravamo aveva commesso qualche reato e di sicuro era stato in prigione qualche anno.

Per me, che davo una seconda possibilità a chiunque, mi sembrava inaudito che questa gente, per degli errori passati, fosse costretta a vivere in quartieri malfamati, dove la sporcizia e la criminalità regnava sovrana.

In teoria avevano già pagato per i loro crimini stando in prigione, perché continuare a punirli in quel modo?

Ma sapevo di vederla solo io in quella maniera.

Chiunque avrebbe detto che se l’erano meritato. Forse è così.

Non sapevo che pensare. A volte comincio a pensare di essere troppo fiducioso nel prossimo.

Le case erano tutte mal fatte e con le pareti scrostate. C’era molta povertà in quella zona e una possibile causa poteva essere la disoccupazione. Di fatto nessuno voleva avere come dipendente un criminale, escludendo che il lavoro più diffuso era essere ninja.

Di sicuro non si poteva più contare su di loro.

Forse nemmeno io li avrei fatti più diventare shinobi. Certo bisognerebbe prendere ogni singolo caso e valutarlo attentamente.

C’erano anche molti bambini.

Loro cosa avevano fatto per meritarsi di vivere lì? Nascere nella famiglia sbagliata? E Miiko era una di queste creature?

Finalmente dopo essere arrivati praticamente ai confini del villaggio, giungemmo a una casa prefabbricata mal tenuta, con i vetri delle finestre rotte. Mi venne la pelle d’oca a vederla.

Accanto alla porta c’era scritto il nome della famiglia che viveva all’interno: Takada.

Purtroppo Miiko viveva davvero in quel luogo. Fino all’ultimo sperai di aver sbagliato posto.

Non me lo sarei mai aspettato. A differenza di tutti gli altri, lei sembrava comunque curare il suo aspetto, forse proprio per non dare sospetti.

Feci un respiro profondo e sentii la mano di Sakura sulla spalla, farmi coraggio.

Bussai e dopo diversi secondi, sentimmo dei passi pesanti avvicinarsi alla porta.

Essa venne aperta da un uomo di stazza grande, con barba e capelli mal curati, dalla canottiera bianca sporca.

Ebbi un flash back. Era la stessa persona da cui Miiko, due giorni prima, si nascondeva dietro di me, per non essere vista.

Possibile che l’uomo che la spaventava tanto, fosse quello che identificai come il padre.

“Chi diavolo siete?” ci disse con una voce roca e un alito da persona che si era appena scolata una cassa intera  di birra.

“Sono Naruto Uzumaki, l’insegnante di Miiko!” dissi.

L’uomo mi guardò con indifferenza “Miiko non è in casa e mai lo sarà!” ci disse provando a sbatterci la porta in faccia, ma in quel momento Sakura intervenne e spaccò la porta.

L’uomo cadde a terra per la sorpresa ed io, approfittando del suo momento di distrazione, mi intrufolai nella stanza.

Non era per niente grossa, forse poco più grande del mio monolocale. Aveva due stanze e trovai Miiko nella seconda, rannicchiata in un angolo che si teneva le ginocchia al petto.

La chiamai e per reazione la ragazza alzò di scatto la testa, sorpresa di vedermi.

Suo padre probabilmente l’aveva nuovamente picchiata. Speravo vivamente che non fosse così, ma l’uomo di per sé, non faceva intendere niente di buono e le condizioni in cui era la mia allieva, non fece altro che confermare i miei sospetti.

Aveva nuovi lividi e una profonda ferita sulla testa.

La presi in braccio per portarla fuori da quell’abitazione una volta per tutte.

Il padre mi si mise davanti con un coltello in mano.

“Lascia immediatamente andare mia figlia!” mi disse minaccioso “Tu non mi porterai via ciò che è mio!”

“E ti sembra questo il modo di trattare tua figlia? Che razza di padre picchierebbe la propria bambina?” gli dissi arrabbiato.

“Non sono affari che ti riguardano! Io non vengo a dirti come trattare i tuoi figli, puoi farne quello che vuoi, anche ucciderli, sai quanto me ne frega!” disse con arroganza.

“Sono affari che mi riguardano. Fino a prova contraria, è una mia allieva e di sicuro mi sento più io suo padre, di te che sei sangue del suo sangue!” dissi cercando di trattenermi dal prenderlo a pugni.

Il padre si arrabbiò maggiormente, quasi ringhiò e Miiko per istinto si aggrappò maggiormente alla mia tuta in cerca di protezione.

L’uomo si avventò su di noi caricando un colpo con l’arma da taglio ed io ebbi l’istinto di proteggere la mia allieva, girandomi in modo tale, che l’arma colpisse solo me.

Gemetti, un’arma da taglio impiantata nella schiena, non era uno scherzo.

Sakura urlò il mio nome, prima di intervenire, con un forte pugno  che mise ko l’uomo.

Una volta usciti da quel quartiere, Sakura si accinse a controllare la ferita, ma la fermai.  Ci avrebbe pensato Kyuubi a guarire quel graffietto, in quel momento Miiko aveva la priorità.

Per fortuna Sakura riuscì a far rimarginare le nuove ferite e a sanare un po’ di quelle vecchie, ma la spalla era ancora nelle stesse condizioni.

La fasciò nuovamente, obbligando la ragazza a tenerla ferma il più possibile.

 

Sakura si offrì volontaria per ospitare la ragazza, finchè l’hokage non avesse provveduto a trovare un appartamentino anche per lei.

Feci per andarmene,  per recarmi a terminare quello che avevo iniziato, ma Miiko mi trattenne, come se non mi volesse vedere andar via.

“Ho un’idea Naruto.  Perché non passi anche tu la notte a casa mia?” mi chiese Sakura, vedendo l’atteggiamento di Miiko. Era ancora piuttosto spaventata.

La mia amica viveva da sola nella sua grande casa, da quando i suoi genitori erano periti durante la quarta guerra ninja.

Accettai, sperando di far calmare Miiko, ma essa continuò a non lasciarmi andare.

“Cosa c’è Miiko?” le chiesi dolcemente.

Con la testa bassa e con una voce lieve mi ringraziò. Non potei fare a meno di scompigliarle i capelli, prima di andarmene.

In un batter d’occhio, fui nuovamente nella casa di Miiko, dove il padre giaceva ancora a terra svenuto.

Me lo caricai sulle spalle e lo portai da Kakashi con l’accusa di maltrattamento di minori e tentato omicidio.

Inutile dire che venne nuovamente sbattuto in prigione.

 

La sera, come promesso, andai a casa di Sakura, anche se non propriamente da solo. Portai anche Sora ed Eichi con me, anche se quest’ultimo dovetti trascinarlo di peso.

Quando entrammo, Sakura-chan ci accolse calorosamente, chiedendoci di aspettare infondo alle scale che portavano alle camere da letto al piano di sopra.

Cinque minuti dopo qualcuno, piano piano, cominciò a scendere.

Era Miiko.

Sakura in quelle poche ore che mi ero assentato, aveva provveduto alla ragazza in maniera eccezionale.

Non sembrava nemmeno la solita ragazzina chiusa e schiva di sempre.

I capelli che le cadevano sempre davanti agli occhi, erano in parte tenuti alti con delle bacchette e Sakura le aveva prestato un dei suoi vestiti cinesi di quando aveva la sua età.

“Miiko, stai molto bene così! Non sembri nemmeno tu!” le dissi sorridendo “Vero ragazzi?” dissi agli altri miei due allievi.

Volevo che Miiko si sentisse al sicuro e con chi ci si sente protetti, se non con le persone con cui si trascorre la maggior parte della giornata?

I ragazzi non risposero, erano intenti a guardare la loro compagna con le mandibole aperte a dismisura.

Miiko guardò Sakura non capendo il perché i suoi due compagni, coloro che non stavano un momento zitti, in quel momento si fossero come pietrificati.

“Hai fatto colpo!” le disse Sakura e Miiko non potè fare a meno di arrossire.

Di certo non era abituata ad avere tutte quelle attenzioni, ma ero sicuro che le apprezzasse.

Il primo a riprendersi fu Sora, che le fece i complimenti, mentre Eichi rimase a fissarla con il rossore sulle guance ancora per un po’.
“Cupido ha scoccato la sua freccia?” gli chiesi divertito.

In quel momento sembrò uscire dal trans “Ma cosa vai farfugliando? Sei tutto matto!” mi disse mettendo il broncio e facendomi scoppiare a ridere.

Sakura invitò i ragazzi a restare a cena, con sommo piacere di questi che, a giudicare dai loro stomaci, aveveno una fame da lupo.

Fu una bella serata e Miiko qualche volta disse anche qualcosa.

La mia allieva era come un bruco che non riusciva ad uscire dal suo involucro di seta, ma ora cominciava lentamente a trasformarsi in una bellissima farfalla colorata.

La cena trascorse in fretta e per i ragazzi, fu il momento di tornare alle proprie abitazioni.

“Aspettate!” disse Miiko con sommo stupore di tutti.

Sentendosi al centro dell’attenzione Miiko abbassò la testa, ma prendendo un profondo respiro, timidamente disse “D-devo ancora presentarmi!”.

Sorrisi e anche i suoi compagni.

Probabilmente la ragazza, fino a quel momento non aveva parlato, perché aveva paura di farsi scappare qualcosa sul conto del padre, il quale la minacciava di morte, se avesse detto qualcosa.

“Allora muoviti, che sto morendo di sonno!” disse Eichi con il suo solito atteggiamento, ma Miiko non sembro prendersela.

“Mi chiamo Miiko Takada. Detesto poche cose, tra cui la mia vita fino ad oggi, invece ne amo moltissime. Il sole appena sorto, l’odore dell’erba bagnata dalla rugiada la mattina. Gli uccellini che cinguettano allegri sugli alberi, la vita in generale, la tranquillità e la pace. Ho una fifa tremenda per gli insetti, ma adoro tutto il resto del regno animale. Il mio animale preferito è il gatto. Il mio sogno è di diventare una Kunoichi forte e in gamba, capace di eliminare le ingiustizie che ci sono nel mondo.” La ragazzina cominciò a piangere, ma continuò a parlare “Scusate, solo che…sono felice di aver trovato delle persone come voi…che mi hanno tirato fuori da quell’incubo! Grazie!” disse singhiozzando.

Tutti sorridemmo.

Eichi mettendo le mani dietro la testa disse con finta aria annoiata “Certo che ora che hai cominciato a parlare non la smetti più!” disse, per poi avvicinarsi a lei e darle un suo fazzoletto per asciugare le lacrime “Tieni!” Miiko lo guardò sorpresa di tale gesto, ma il ragazzino guardava altrove per l’imbarazzo.

Era vero, Miiko era stata costretta al silenzio per troppo tempo, ora finalmente era libera. Libera di parlare e di esprimere quello che voleva e libera di essere se stessa.

Sorrisi.

Finalmente potevo cominciare a considerare quei tre come una vera squadra o almeno considerare quella serata come un grosso passo avanti.

Passarono giorni in cui dovetti allenare solo due dei miei allievi. Miiko era ancora fuori combattimento a causa della spalla, ma nonostante potesse rimanere indietro, decisi di andare avanti con gli altri due. Ero sicuro che la ragazza sarebbe riuscita a recuperare. Essa aveva dimostrato una tempra forte e determinata o non avrebbe resistito alle percosse del padre fino a quel momento.

Portai i due ragazzi sul monte degli Hokage per  fare loro un po’ di storia.

“Bene, chi mi sa dire i fondatori del nostro villaggio?” chiesi.

“Che domanda idiota, il primo hokage no? Se no, non sarebbe il primo!” disse logicamente Eichi.

“Si, ma anche il secondo! Furono loro due insieme a dar vita a Konoha, con l’aiuto anche degli Uchiha!” disse intervenendo Sora “l’abbiamo studiato l’hanno scorso, non ricordi?”

“Si, si!” disse sbuffando il figlio di Kakashi.

“Esatto Sora. Ora chi mi sa dire su quale testa ci troviamo?” chiesi.

“Il quarto hokage! Questa la so. È colui che, trent’anni fa, ha ucciso la volpe a nove code, salvando il villaggio, purtroppo per lui è morto a causa di quel demone!” disse Eichi.

“Eichi? Come poteva morire a causa del demone, se l’ha ucciso lui? è resuscitato un attimo per ucciderlo?” chiesi divertito.

Eichi arrossì “Va bhe, ha sigillato il demone con il sigillo del diavolo. Volevo renderla più semplice!”

Sora alzò la mano “Si parla sempre del fatto che il demone è stato sigillato. Questo significa che  è ancora vivo, quindi dove si trova?”

Sospirai di certo non volevo far sapere loro la mia condizione di jinchuuriki.

“Bhe dentro a qualcosa. Di sicuro non è allo stato brado se no, ciao Konoha!” dissi scrollando le spalle.

“Dentro qualcosa o qualcuno!” disse Eichi “Papà mi ha detto che il kazekage di Suna è stato un jinchuuriki, però ora non lo è più perché…bhe il perché non lo so!”

“Non ha importanza del perché!” dissi.

“Quindi un demone si può sigillare all’interno di un uomo? Che cosa orribile da fare! E cosa succede alla persona che viene scelta?”

“A quanto pare viene eletto capo di un villaggio!” disse Eichi infastidito.

“Secondo questo ragionamento anche tuo padre ha un demone sigillato in sè!” gli feci notare.

Eichi scosse la testa “Ma non è pericoloso una persona che ha il potere del demone?”

“Si e no, dipende da vari fattori, da come cresce, da com’è trattato, dalle condizioni fisiche e dall’umore!” dissi io parlando per esperienza personale.

“Ma un bijuu è una creatura straordinariamente forte, è assurdo che una persona riesca a conviverci e a non soccombere al suo potere!” intervenne Sora.

“Dipende anche li.  Non si prendono persone a caso, ma che hanno delle abilità speciali!” dissi sperando che non mi chiedessero quali tipo di abilità.

“Comunque i bijuu sono nove. Sono tutti sigillati dentro a persone?” chiese Sora “Sai, mi spaventa un po’ questa cosa. non vorrei trovarmi davanti a una persona del genere, soprattutto quando non è dell’umore giusto!”

Risi divertito dalla situazione, se solo avesse saputo.

“Non ti preoccupare. Da quello che so l’unico bijuu rimasto in vita, è proprio il nostro caro vecchio Kyuubi!” dissi.

“Tu hai mai incontrato un jinchuuriki?” mi chiese Eichi.

Annuii e informai loro di averne incontrati anche più di uno.

“E sei ancora vivo?” chiese Eichi.

“Vi sembro un fantasma? Ma scusate, è da ore che vi sto dicendo che un jinchuuriki non è sempre una persona pericolosa e voi continuare a fare discorsi del tipo…incontrare un jinchuuriki equivale alla morte!” dissi cercando di mascherare il mio fastidio.

“Senti puoi dirci quello che vuoi, ma io non credo che si possa essere amici di un Jinchuuriki. Che tu ci possa tranquillamente parlare insieme e prenderci una bella tazza di thè. Secondo me l’unica cosa che si può fare, è combatterlo e sperare che ti vada bene!” disse Eichi fermamente convinto.

“Secondo me non puoi nemmeno sperare di sopravvivere…è un demone” disse invece Sora.

“Anche li non è vero. Dipende anche quello dalle situazioni!” dissi sospirando.

“Ne parli come se ne avessi affrontato uno!” disse Eichi.

“Ed è così!” dissi facendo ammutolire i presenti.

“Vi devo ricordare che il Kazekage è un mio caro amico? Già da quando era un jinchuuriki?”

“Si, questo lo sapevamo, ma pensavamo dopo che fosse diventato una persona normale!” disse Eichi.

Scossi la testa e raccontai loro, senza andare troppo nei particolari, il mio incontro con Gaara e del nostro scontro.

“Quindi dopo averlo battuto, lui è magicamente cambiato ed è riuscito a tenere a bada il suo demone?” mi chiese Eichi, non del tutto convinto.

“Il mio potere di cambiare le persone fa miracoli!” dissi buttandolo sullo scherzo “Comunque il nostro argomento erano gli hokage, non i bijuu!”

“I bijuu sono più interessanti. Nessuno parla di loro, dei kage sappiamo tutto. Si sa anche chi sarà il prossimo hokage!” disse Eichi con faccia fiera “Cioè io!”

Sospirai, davvero delle volte vedevo me stesso in quel ragazzino.

Stavo per riprendere a parlare quando mi ricordai di una mia curiosità. Chiesi a Sora del perché quando chiesi loro di scovare le mie tracce e di risalire al sotto scritto, non avesse usato il Byakugan.

Sora abbassò la testa e imbarazzato ammise di non saperlo usare. Subito Eichi non perse l’occasione di prenderlo in giro, dovetti intervenire per fargli chiudere il becco.

“Facile giudicare quando non si hanno abilità innate Eichi. Tuo padre ne ha una, chiedigli se è un gioco da ragazzi utilizzarlo, dato che  a me a malapena credi!”

Eichi mise il broncio. Non ci potevo proprio dialogare con quel moccioso.

“Comunque Sora, non preoccuparti, quando sarà il momento sarai in grado di utilizzarlo. Io non posso darti consigli dato che non so esattamente come si faccia ad attivare un’arte oculare, ma nel tuo clan ci sarà qualcuno disposto a insegnarti!”

Il ragazzo annuì, ma mi confidò che un po’ si vergognava a far sapere che all’età di dodici anni non sapesse ancora farlo funzionare.

“Secondo me è più figo lo sharingan!” disse Eichi.

Sorrisi e ringraziai il fatto che quel marmocchio non fosse figlio di Sasuke o un Uchiha, sarebbe stata la fine.

“Più figo o meno, sono dotato del byakugan e quello mi tengo!” disse Sora cercando di non intraprendere un altro battibecco con il compagno.

“Ogni abilità innata ha delle doti e dei difetti. L’importante e che se ce le hai, tu le metta al servizio delle persone che ne hanno bisogno. Non devono essere viste come un vanto con cui considerarsi superiori, proprio come fanno gli Uchiha e gli Hyuuga. Tutti i ninja sono uguali, con o senza abilità innate, chiunque può diventare una leggenda. Guardate il quarto hokage, non era impossesso né di sharingan, né di byakugan eppure è considerato una persona dalle grandi abilità e dalle doti straordinarie. Personalmente ammiro maggiormente coloro che ottengono una cosa con l’impegno e la fatica, di coloro che ce l’hanno già dalla nascita. Le seconde tendono troppo a credere di essere chi sa chi e a sottovalutare gli altri!”

Era una cosa importante questa dal mio punto di vista, ma per mia fortuna Sora non era il tipo di ragazzino che si sarebbe vantato del suo potere ed Eichi non avrebbe potuto farlo neanche volendo, poiché suo padre aveva lo sharingan solo per acquisizione e non per nascita.

 

 

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Capitolo 6
*** Sbagli e sensi di colpa ***


Cap 5: Sbagli e sensi di colpa

 

Dopo diverse settimane di allenamento al campo, ecco che portai una buona notizia e una cattiva ai miei allievi.

La buona, riguardava che finalmente l’hokage ci aveva assegnato la nostra prima missione, la cattiva…bhè il fatto che si trattava di recuperare un semplice gatto.

Infondo erano genin ancora molto inesperti.

I miei allievi ci rimasero male, esattamente come ogni altro genin di qualsiasi epoca.

Quando fu il mio turno, ricordo di aver sbraitato come un ossesso per quell’inutile missione, che poi non si dimostrò così semplice.

La missione non si rivelò più di tanto complicata…o almeno non per Miiko e Sora, i quali riuscirono a catturare la bestiola con dei croccantini.

Eichi era rimasto in disparte a farsi curare, dal sottoscritto, gli innumerevoli graffi che si era procurato, afferrando il micio per la coda.

Gli sorrisi vedendo che aveva messo il broncio.

“Certo che non sembri proprio il figlio di Kakashi!”

“Uff, non posso dimostrare di essere un genio, con questa misera missione!” disse incrociando le braccia.

Scossi la testa “Sembra proprio che tu voglia ripercorrere le mie orme eh!”

Eichi mi guardò confuso “Che vuoi dire?”

“La mia prima missione fu esattamente come questa e al tuo posto, con mille graffi, c’ero io!” dissi divertito.

“Non so cosa mi è preso quando da piccolo, ti ho preso come modello da seguire! Non potevo scegliere qualcuno meno imbranato!”

“Così sarei il tuo idolo?” chiesi curioso. Non faceva lo scontroso come all’inizio, ma a volte sembrava che gli dessi ancora fastidio.

“Apri bene le orecchie quando parlo. Ho detto da piccolo!” disse, cercando di sottolineare il verbo al passato.

Mi alzai e gli scompigliai i capelli, gesto che non sembrò apprezzare molto.

“Felice di esserlo stato allora!” dissi sorridendo.

Come la procedura richiede, facemmo rapporto anche per quell’inutile missione e quando finimmo, proprio come sospettavo, ecco un secondo compito da svolgere in arrivo.

Esso riguardava il consegnare dei documenti a un villaggio poco distante dal nostro. Ci avremmo impiegato si e no mezza giornata, ma i ragazzi sembravano contenti di fare una passeggiata, come la chiamava Eichi.

“Andiamo in missione non a fare una scampagnata!” dissi riprendendolo, ma in realtà, anch’io la pensavo esattamente come lui, ma d'altronde quante volte è capitato che missioni di poco conto, si rivelassero qualcosa di più?

Non sembrava esserci nessun ostacolo sul nostro cammino e presi la palla al balzo per fare dell’allenamento inaspettato ai miei ragazzi.

“Avete sentito?” chiese Sora avvicinandosi a Eichi.

“Cosa?” chiese Miiko.

“U-un rumore!”  disse Sora.

“Tranquillo, sarà stato solo un coniglio!” disse Eichi.

“Eichi, cosa ho sempre detto? Non dare niente per scontato!” gli dissi sospirando. Quel ragazzino era lento ad apprendere.

“Allora c’è qualcosa…o qualcuno?” mi chiese Miiko preoccupata.

Scrollai le spalle “Ditemelo voi!”

“Io non sento più niente, né vedo nessuno!” disse Sora, ma appena terminata la frase ecco, uno scricchiolio attirare nuovamente l’attenzione dei miei allievi.

Tutti misero mani alle armi, tirando fuori, chi kunai, chi shuriken. Si misero in posizione di attacco e io, osservai il loro atteggiamento.

Erano tutti attenti al singolo rumore, ma non pronti a ogni eventuale attacco.

Da un cespuglio qualcosa venne lanciato in direzione dei ragazzi e colpì Sora, il quale non riuscì a scansarsi in tempo.

Eichi invece, corse verso il punto in questione e lanciò degli shuriken.

Si sentì un lamento e un tonfo.

“L’ho preso?” chiese sgranando gli occhi.

Sorrisi.

“Che c’è da ridere? Sora è stato colpito, non  mi sembra divertente!” disse Miiko rimproverandomi.

“Non eri tu l’osservatrice del gruppo? Guarda meglio e traimi le conclusioni!” le dissi, ma ne ricevetti uno sguardo d’incomprensione.

Sospirai.

“Tutto bene Sora?” dissi abbassandomi all’altezza del mio allievo, che era seduto a terra a massaggiarsi la fronte.

“Sì, ma cosa è stato?” mi chiese.

“Questo!” dissi io, mostrandogli un piccolo sassolino.

“Un sassolino? Sono stato messo ko da un sassolino?” disse abbattuto.

“Se lo lanciavo con più forza, avrei anche potuto bucarti la fronte. Tutto può essere usato come arma!” dissi, spiegando loro.

Miiko ad un tratto sembrò capire qualcosa e corse via.

“Che significa? L’hai lanciato tu quel sasso? Quindi chi ho colpito?” mi chiese Eichi confuso.

Miiko chiamò il compagno perché la raggiungesse.

La ragazza aveva trovato un pezzo di legno, con incastrati degli shuriken.

“Era tutta una messa in scena, per vedere se eravamo all’erta!” disse la ragazzina.

Eichi mi guardò un po’ contrariato “Potevi avvertirci, non ci saremo spaventati inutilmente!”

“Se ve lo dicevo, che razza di allenamento era?” dissi logicamente.

“Ti devo ricordare che siamo in missione e non al nostro campo di allenamento?” chiese Eichi.

“Ci si allena quando si può!” dissi io di rimando.

“Sai cos’è la cosa che mi tira su di morale in questo momento?” disse il moccioso “Il fatto che se non avessi usato la tecnica della sostituzione, ti avrei ucciso.

Alzai gli occhi al cielo e continuai la marcia.

Il resto dell’andata fu tranquilla, solo un piccolo problemino si presentò, quando dovemmo attraversare un burrone piuttosto profondo, camminando sopra un tronco d’albero.

Eichi e Sora riuscirono nell’intento, ma Miiko, a causa delle vertigini, se la vide brutta. Non avendo ancora insegnato loro come arrampicarsi sulle cose, semplicemente camminando, non avevano ancora il passo sicuro e un semplice scivolone, poteva trasformarsi in disgrazia.

Per fortuna l’afferrai il piede per il rotto della cuffia, trovandomi a testa in giù.

Per la prima volta Eichi, si entusiasmò per una cosa che il sottoscritto aveva fatto e mi obbligò a insegnare loro quella tecnica.

Diedi un’occhiata alle svariate missioni che dovevamo svolgere nell’arco della settimana. Kakashi me ne aveva date un certo numero, così che potessi scegliere quella più adeguata per insegnare loro qualcosa.

“Bene, domani svolgeremo questa missione!” dissi porgendo a Sora il foglio con sopra scritto ogni particolare.

“Qui dice che dobbiamo raccogliere un’erba medicinale piuttosto semplice da trovare!” disse Sora per poi guardarmi con fare sospetto.

“E come dovremo riuscirci a fare una cosa del genere?”

Eichi si portò le braccia dietro la testa “chinandoci e strappando l’erba!”

Miiko sbirciò il foglio insospettita “veramente la pianta che ci interessa, sono foglie di un albero moooolto alto!”

“Che cosa?” chiese Eichi sussultando e guardando anche lui la rappresentazione dell’albero in questione.

 “Mi hai chiesto tu di insegnarvi a controllare il chakra in modo tale da poter camminare a testa in giù o su scogliere ripide senza cadere. Questa missione fa al caso nostro!”

“Vuoi dire che ci insegni come si fa?” chiese, ma non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, che cominciò a saltellare dappertutto.

 

Nemmeno i documenti furono difficili da recuperare, ma non filò liscio come sperai.

Come temevo, anche quella missione di poco conto, si trasformò in una fin troppo sopra la portata dei miei allievi.

La camminata fu lunga e i ragazzi cominciavano a sentirsi stanchi, ma non avrei concesso loro di riposare, per il semplice motivo, che qualcosa non andava.

Qualcuno ci osservava.

Mi guardavo intorno con fare sospetto, quando un’ombra mi fece fermare di colpo.

Eichi mi venne contro e cominciò a insultarmi, ma vedendomi preoccupato, intuì qualcosa.

Senza il minimo avviso, spinsi i ragazzi a terra, dando loro l’ordine di rimanere a terra.

Vari shuriken vennero lanciati, senza che ci colpissero.

Mi sembrava strano, quello non era un attacco per ferirci, né di avvertimento.

Capì in cosa consisteva quell’attacco, e chi era l’artefice, solo quando sentii i timpani scoppiarmi.

Quel suono era provocato da dei campanellini attaccati ai vari shuriken, lanciati poco prima, i quali, andandosi a conficcare negli alberi d’intorno, avevano formato una specie di gabbia composta di ultrasuoni.

Mi sentivo molto stordito e a fatica riuscivo a pensare come  tirar fuori me e i miei allievi da quella situazione, prima che i nostri cervelli potessero essere danneggiati dai troppi ultrasuoni.

Cercai nelle tasche di pantaloni quanto mi serviva e lo lanciai ai miei allievi.

Eichi prese la scatola di gomme da masticare, guardandomi stralunato, ma dopo un attimo di perplessità, capì cosa fare. Diede una gomma da masticare ai propri compagni, i quali, dopo averla masticata per un po’, la divisero in due, per usarla come tappi delle orecchie.

Forse non come speravo, ma quella strategia funzionò perché vidi i miei allievi alzarsi in piedi.

Feci cenno a Eichi di lanciarne una anche a me, ma non potei compiere lo stesso gesto dei miei allievi, perché un movimento sospetto dietro ai ragazzi, mi fece agire.

Un ninja del suono stava per lanciare un grosso shuriken verso i ragazzi, ignari di tutto.

Mi alzai facendo da scudo a Sora, colui che sarebbe stato colpito.

Gemetti.

Mi trovavo sopra il mio allievo, con uno shuriken piantato nella schiena e di certo, non era una cosa indolore.

Non bastava quel tremendo suono a mettermi in difficoltà, ora anche uno shuriken doveva rendere difficile i miei movimenti.

Cercai di alzarmi e reagire, ma non ne ebbi nemmeno il tempo di muovere un muscolo, che mi ritrovai circondato da dei fili di chakra e tirato via.

“Salve Kyuubi! Ti abbiamo preso con facilità questa volta e scordati pure di riuscire a scappare!”

In quei contesti, era mio solito rispondere con una battuta per farmi beffa del nemico, ma non un suono usciva dalla mia bocca.

“Cos’è? Non hai voglia di giocare? Eppure  questo tintinnio ti dà fastidio?” mi disse un altro ninja del suono ,dandomi un calcio nello stomaco e togliermi con violenza lo shuriken sulla schiena.

Mi venne l’istinto di ricorrere ai potere del Kyuubi, ma la presenza dei ragazzi poteva essere pericolosa. Non volli rischiare. Sapevo che non era il loro intento uccidermi e quindi una volta che mi avrebbero portato via, in un posto abbastanza lontano da non coinvolgere i ragazzi, avrei dato il via alla mia furia.

Non mi piaceva essere trattato in quel modo e quei ninja, ne avrebbero pagato le conseguenze, presto o tardi.

“Bene ragazzi, direi che la missione è conclusa. Sbarazziamoci dei ragazzi e portiamo il Kyuubi al capo!” disse uno dei ninja.

Ma per loro sorpresa e anche per la mia, i ragazzi erano scomparsi.

Tirai un sospiro di sollievo. Non avevo insegnato loro di scappare quando un compagno di trovava in difficoltà, ma non volevo che rischiassero la vita per una faccenda che riguardava unicamente me.

“Che amici simpatici che hai, ti hanno lasciato a morire!” disse il  nemico divertito.

“Smettila di fare l’idiota. Quei mocciosi sono ancora qui nei dintorni. Mi domando cosa abbiano in mente!” disse il compagno, guardandosi attorno con fare sospetto, per poi attaccare improvvisamente.

Con una mossa veloce riuscì a catturare Eichi, nascosto dietro a un albero, e legandolo, lo buttò a terra vicino a me.

“Perché non sei scappato!” gli chiesi, dimenticandomi che a causa dei tappi delle orecchi, non riusciva a sentirmi.

“Ho giudicato male i tuoi amichetti, ma se speri che loro possano salvarti, sei solo un illuso. Guarda bene cosa succede ai mocciosi, che tentano di aiutarti!” disse prendendo Eichi per i capelli, in modo tale da spostargli la testa e intravedere bene il collo.

Gli puntò un kunai al collo per poi dire “Dì addio al questo moccioso!”. Caricò il colpo, facendomi prendere la decisione di ricorrere al Kyuubi.

Dovetti tentare, anche se Eichi poteva rimanere coinvolto, dovevo provare a salvarlo.

Richiamai una parte di chakra rosso, il quale, come un onda d’urto, sbalzò via i nemici e Eichi. Esso si guardava confuso intorno, non capendo cosa stesse accadendo.

Riuscii a liberarmi dai fili di chakra e mi scagliai contro il nemico che teneva in ostaggio il mio allievo e lo afferrai per il collo.

Si sentì prima un crac, successivamente il tonfo del corpo senza vita del ninja che cadeva a terra.

Mi girai verso Eichi e guardandolo storto, gli dissi di scappare.

Il ragazzino sgranò gli occhi al mio sguardo, ma obbedì.

Nonostante fossi arrabbiato, mi sentii più leggero e la testa meno pesante di prima.

Il motivo?

Gli altri due miei allievi erano stati in grado di eliminare i vari campanelli che mi stavano facendo scoppiare la testa.

Libero nei movimenti, non riuscii a trattenermi e mi avventai sugli altri due ninja del suono rimasti.

Cercarono di porre resistenza, ma non ebbero speranze.

Provarono nuovamente a stordirmi con gli ultra suoni, ma muovendomi a velocità elevata, non riuscirono a colpirmi.

Afferrai il grosso shuriken, con il quale avevano tentato di uccidere Sora poco prima, e comparendo alle spalle di un nemico, glielo piantai in profondità senza pietà.

Fu una morte molto veloce, ma non posso dire indolore.

L’altro cominciò a tremare di paura, capendo che ormai non avrebbe avuto speranza.

Mi supplicò di risparmiarlo, ma sapevo che me lo sarei ritrovato nuovamente tra i piedi, prima giocai un po’ con lui  come un gatto fa col topo, infine gli tagliai la gola.

Ora tutti e tre i nemici erano a terra privi di vita e dentro di  me sentii un ringhio di approvazione.

Sospirai e, dopo essermi calmato,  mi avvicinai ai miei allievi.

Essi avevano gli occhi spaventati e continuavano a fissare i tre cadaveri, ma facendoli girare dissi loro “Non guardate e cercate di dimenticare!”

Riprendemmo la marcia verso Konoha, io davanti ai ragazzi.

Ogni tanto mi giravo per guardare le loro reazioni.

Sora camminava con la testa bassa, Miiko singhiozzava, mentre Eichi mi guardava con sospetto.

Sospirai, deluso del fatto di non essere riuscito a trattenermi nemmeno davanti a loro.

“Naruto!” mi chiamò Eichi “Tu ci stai nascondendo qualcosa, vero?”

Non risposi e continuai a camminare.

“Ti ho visto! Quello sguardo…tu hai lo sharingan!” disse Eichi.

Alzai gli occhi al cielo per la cretinata del secolo, ma fui anche sollevato del fatto che non avesse capito.

Sora e Miiko si girarono verso il compagno chiedendogli spiegazioni.

“è così! Quando eravamo in mano a quei brutti ceffi, l’ho visto utilizzare lo sharingan!”

“Tu hai lo sharingan? Ma non sei un Uchiha!” disse Sora.

“Infatti non ho lo sharingan!” dissi senza guardarli.

“Bugiardo!” mi accusò Eichi.

“Libero di credermi o no. Ora torniamo al villaggio!”

“Perché non lo vuoi ammettere?” mi chiese Eichi.

Continuai a camminare.

“Di cosa hai paura?”

Sbuffai “Eichi, te lo dico per l’ultima volta, poi chiudi il becco! Non ho lo sharingan!”

“E allora cos’erano quei occhi rossi, che ho visto allora?”

“Avrai visto male! Eravamo nel bel mezzo di una battaglia, con nemici che emettono suoni che confondono. Avrai avuto un’allucinazione!” dissi contrariato.

“E allora perché ti scaldi tanto?” mi chiese mettendo il broncio e incrociando le braccia.

“Perché non sopporto le persone che insistono su qualcosa, quando la smentisco!” dissi.

“Comunque sia, questo tuo nervosismo mi sembra eccessivo, solo per questa motivazione!”

Mi girai una volta per tutta verso i miei allievi e li guardai seriamente “Sentite, oggi ho fatto qualcosa che non mi è piaciuto fare e quel che è peggio, voi avete assistito a tutta la scena. Mi sembra di avere un valido motivo per essere nervoso!”

I ragazzi mi guardarono sorpresi e successivamente abbassarono la testa.

“Forse se fossimo stati più forti, non sarebbe successo!” disse Eichi.

Sospirai, l’ultima cosa che volevo e che si sentissero in colpa di quanto successo.

 

Tornammo al villaggio e mentre ci dirigevamo dall’hokage per fare rapporto, passammo accanto al campo di allenamento n° 10.

Due ragazzi si stavano sfidando tra di loro e devo dire che per essere dei genin, non erano niente male e sapevano già arrampicarsi con facilità estrema, proprio come se lo facessero da una vita.

“Wow, avete visto che roba!” disse Miiko “Cavolo, Inari, Kaori e Shikao sono un chilometro avanti a noi!” disse sospirando.

“che bravi, li invidio un po’! Chissà cosa saremo in grado di fare noi, quando saremo a quei livelli!” disse Sora.

“ E sanno già fare un buon utilizzo del chakra, come mai noi non ancora?” mi disse Eichi guardandomi storto.

“Perché vi è capitato l’insegnante sbagliato!” disse una voce irritante.

“Salve…Uchiha!”dissi fulminandolo, non ero proprio dell’umore di intraprendere una conversazione con lui.

“Scommetto che non fai altro che riempire i tuoi allievi di ramen, invece di insegnare loro come essere dei ninja degni di questo nome!”

“Tsè, dovrei insegnar loro a essere come te? Scordatelo! Fammi un favore, io non giudico i tuoi metodi, tu non giudicare i miei!” gli dissi sgarbatamente.

“Come vuoi, ma così facendo, farai rimanere quei mocciosi dei semplici perdenti, ottime prede per i nemici!” disse allontanandosi.

I ragazzi rimasero offesi, soprattutto perché Sasuke aveva centrato il bersaglio. Erano davvero delle facili prede, per i nemici che mi capitava spesso di incontrare.

“Non mi piace quel tipo!” disse Miiko seguita da Sora.

“Sarà scontroso, ma guardate a che livelli potevamo essere se fossimo capitati con lui!” disse Eichi continuando a fissare i suoi ex compagni di accademia.

Non riuscii a trattenermi e in modo sgarbato, mentre mi incamminavo dissi “Se non ti sto bene, puoi alzare i tacchi e andartene. Non voglio mocciosi che pensano solo alla potenza e che non apprezzano i miei insegnamenti!”

Non osservai le loro facce, ma di sicuro non si sarebbero aspettati una reazione simile da parte mia.

 

Giungemmo davanti all’ufficio dell’hokage e mi apprestai a fare rapporto. Fui chiaro e veloce, cosa rara per me, e Kakashi si accorse subito del mio nervosismo, trovando conferma dalle occhiate preoccupate che mi lanciavano i miei allievi.

Sospirando, l’hokage posò i documenti e mi chiese cosa ci fosse che non andava.

“Niente!” gli risposi, ma nessuno mai mi avrebbe creduto. A quel punto si rivolse ai ragazzi, ma con sua somma sorpresa Eichi non parlo, fu Sora a farlo.

“Mentre venivamo qui, abbiamo incontrato il gruppo di Sasuke Uchiha e…abbiamo visto quanto siano più avanti rispetto a noi” sospirò “E abbiamo pensato che se fossimo capitati con lui, ora saremmo a un livello più alto!” disse Sora omettendo che solo Eichi aveva espresso una cosa del genere.

Kakashi guardò i ragazzi con uno sguardo indecifrabile.

“Veramente, sono stato solo io a pensarlo!” disse Eichi sorprendendomi, si sentiva in colpa nei miei confronti?

Kakashi sta volta gli rivolse un’espressione di accusa, il che voleva dire che non gliel’avrebbe fatta passare liscia.

“Essia, se questo è il tuo desiderio, da domani ti inserirò nel gruppo di Sasuke!”disse con voce calma e decisa.

“Cosa? Ma...” tentò di dire, ma il padre lo fermò.

“Niente ma. C’è un motivo per cui ti ho affidato a Naruto, lo stesso per cui non ho mai minimamente pensato di affidarti a Sasuke, ma se sei ancora convinto, dopo il tempo trascorso con il tuo sensei e dopo tutte le volte che te l’ho ripetuto io, che la potenza nel mondo ninja sia tutto allora… sarai accontentato. Domani ti presenterai alle sette al campo di allenamento 10!” disse kakashi.

“Ma non è giusto! Io…insomma che male c’è a voler essere più forti. Se lo fossimo stati, non sarebbe successo niente oggi!” disse Eichi arrabbiato.

Kakashi sgranò gli occhi “Cosa sarebbe successo?” mi chiese, guardandomi.

“Ninja del suono!” dissi solamente, ma con quelle poche parole, dissi tutto.

Kakashi sospirò “Ti hanno creato dei problemi?”

“Molti!” dissi solamente.

“Grazie per aver ammesso che siamo di peso!” disse Eichi contrariato, riferendosi a lui e i suoi compagni.

Lo fulminai con lo sguardo per quello che aveva detto e solo osservandolo attentamente per la prima volta, mi accorsi dell’ustione che aveva al braccio.

Lo afferrai “è questa dove te la sei fatta?”

Il ragazzo si scostò  “Non lo so. Durante la battaglia credo. Non so nemmeno cosa ne sia la causa. E poi cosa te ne importa? Non mi sembra che tu sia interessato molto a me, dato che mi stai scaricando ad un altro”

Lo guardai per poi abbassare la testa.

Conoscendo l’hokage, Kakashi aveva già compreso quanto accaduti, anche se quando ci ritrovammo da solo, dovetti raccontargli tutto nei particolari.

 “Eichi, prenditela con me. Sono io che ho preso questa decisione. Hai mancato di rispetto al tuo maestro e non posso far altro che punirti!”

“Facendomi cambiare squadra? sai che punizione! Cosa vuoi mi importa?” disse arrabbiato, facendo sussultare i suoi amici.

Sapevo che in quel momento, a causa della rabbia, aveva parlato a sproposito, ma non si accorse di aver ferito i compagni.

Sinceramente era stato un brutto colpo anche per me.

 

“Forse non sono tagliato per fare l’insegnante!” dissi a voce bassa, quando i ragazzi vennero congedati, lasciandomi solo con l’hokage.

“Non ti starai mica arrendendo? Da quando l’opinione di un moccioso, è in grado di farti vacillare?” mi chiese scrutandomi.

“Non è quello. Non credo di essere un buon educatore, tutto qui! ” dissi sincero. “Insomma, quali progressi hanno fatto stando con me? con qualcun altro sarebbero più avanti…su questo Eichi ha ragione!”

Kakashi mi guardò serio “Da quello che mi hai raccontato, i ragazzi hanno fatto un buon lavoro con in ninja del suono. Sono riusciti a aggirare la loro trappola!”

“Si, sono stati bravi!” dissi accennando un sorriso.

“Inoltre, mi sembra che Sora abbia già compreso cosa significa lo spirito di squadra. Non ha dato la colpa ad Eichi, ma si è preso la responsabilità di quanto detto da mio figlio e ha condiviso la colpa anche con la compagna. Quando ti ho affidato Miiko, non spiccicava parola e guardala ora. Se questi non sono buoni risultati, non so cosa pretendi! Inoltre è vero che sei indietro rispetto alle altre squadre, ma in mancanza di un elemento, a causa della convalescenza della tua allieva, non potevi permetterti di andare troppo avanti e lasciarla indietro!”

“Ora però la situazione non è cambiata, mi manca sempre un elemento!” dissi sospirando.

“Miiko non si è fatta male di sua spontanea volontà per mancare agli allenamenti. Eichi con il suo atteggiamento, ha deciso di perdere le lezioni con te. Quindi ti ordino di seguire il programma che avevi in mente. Con o senza Eichi. Poi si vedrà!”

“Comunque non mi riferivo solo a quello dicendo che non sono adatto al compito. Ho ucciso davanti hai loro occhi!” dissi.

Kakashi mi guardò serio “Se ti sei imbattuto  nei ninja del suono, avrai avuto un valido motivo per farlo e poi, cosa ti aspettavi? Di insegnare loro di essere dei ninja, senza far mai male a una mosca?”

“Lo so che un ninja spesso arriva da uccidere, ma… io l’ho fatto con cattiveria. Potevo risparmiarli o evitare di annientarli in quel modo, invece mi sono lasciato trasportare dalla rabbia e dal potere della volpe. Hai visto no? Ho anche ferito tuo figlio!” dissi arrabbiato con me stesso “Come giustifichi questo?”

“Non lo giustifico, penso che se tu abbia agito in un modo, un motivo ci sarà stato”

“Non mi basta. Quei ragazzi, non dovevano vedere quello che hanno visto. Non ero un ninja che uccideva per difendere qualcuno, ma uno spietato assassino che non ha avuto pietà per le sue vittime!” dissi stringendo i pugni.

Naruto, sapevo che c’era anche questo rischio quando ho deciso di affidarti degli allievi. Ti senti in colpa e lo capisco, ma punirti così non servirà né a te, né a quei ragazzi! Dimentica quello che è successo ed evita di rifarlo ancora, è tutto quello che ho da dirti!” mi disse infine, prima di congedarmi.

 

 

Mi buttai nel letto appena entrato in casa. Avevo urgente bisogno di una doccia, ma non avevo la forza di alzarmi, né di cambiarmi.

Volevo solo riposare, ma qualcuno me lo impedì.

Bussarono alla porta più volte e nonostante non andassi ad aprire, sembrava non capire che non avevo voglia di visite.

“Naruto, lo so che ci sei!”

Sospirai e, alzandomi contro voglia, andai ad aprire.

“Ciao Sakura-chan!” dissi facendola entrare.

“Cos’hai? Mi sembri strano oggi! Solitamente non mi fai aspettare fuori dalla porta così a lungo!” disse guardandomi con uno sguardo indagatore.

“Scusa, non sapevo  che eri tu, così speravo che chiunque fosse se ne andasse!” dissi.

Sakura abbassò la testa “Allora ho avuto un pessimo tempismo!”

“Diciamo così!” dissi scrollando le spalle.

“è successo qualcosa che ti ha reso nervoso?” mi chiese.

“Scusa Sakura-chan, ma non ne voglio parlare, ti dispiace?” le dissi.

“D’accordo, ero venuta per portarti qualche manicaretto!” mi disse porgendomi una busta “Ora sarà meglio che vada! Ho delle cose da fare!” disse uscendo.

Mi appoggiai alla porta. Ero stato un po’ sgarbato, e non l’avevo nemmeno ringraziata, ma ero troppo di pessimo umore. Pensavo a Eichi e che fine avrebbe fatto nella squadra di quel baka di Sasuke.

Nonostante tutti conoscessero la sua storia, esso continuava ad incantare e affascinare le persone per quella sua aria da duro e figo.

Mi sembrava una cosa così stupida o forse era solo invidia, dato che per ottenere l’attenzione di qualcuno avevo sempre dovuto fare salti mortali.

Non riuscii a pensare ad altro per tutta la serata, finchè il sonno mi accolse tra le sue braccia.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Turbamenti ***


Cap 6: turbamenti

 

L’indomani mi recai a prendere il mio gruppo per andare a raccogliere l’erba medicinale. Durante il tragitto, spiegai loro cosa dovevano fare, ma non sembravano propriamente ascoltarmi.

“Perché non hai impedito che Eichi venisse mandato via?” chiese Miiko con tono accusatore.

“Non sono stato io a volerlo!” dissi infastidito.

Inutile dire che il malumore del giorno prima non mi era passato e il fatto che il mio allievo fosse nelle mani di Sasuke, mi dava alla testa.

“Ma non diceva sul serio!” disse Sora sospirando “Ora siamo solo in due e non mi risulta che sia mai esistita una squadra di due elementi soltanto!”

“Siamo arrivati. Ora dimenticate Eichi e mettete in pratica quello che vi ho detto!” dissi con un tono che non ammetteva repliche e chiudendo lì il discorso.

I ragazzi sospirarono e, avvicinandosi agli alberi, provarono ad arrampicarsi per un quarto d’ora…inutilmente.

Sospirai. Ero di cattivo umore, ma non dovevo lasciare i miei allievi in balia di loro stessi.

Dovevo cercare di dimenticare quanto accaduto e cercare di essere un insegnante migliore.

Li chiamai vicino a me e con calma spiegai bene le cose “Fate attenzione. Il trucco sta nel regolarizzare bene il chakra sotto i piedi in modo tale che favorisca un appoggio sicuro a qualsiasi superficie. Se riuscire a capire quanto chakra vi è necessario, allora potrete andare ovunque, anche camminare sull’acqua se necessario. Ma state attenti, se il chakra non fosse sufficiente, cadreste, mentre se ne usate troppo, rischiate di essere sbalzati via. Ci vorrà un po’ di esercizio, ma nel giro di qualche giorno dovreste riuscire a padroneggiare la tecnica come se la conosceste da anni. Consiglio, provate con le mani per iniziare, tanto per evitare di farvi crescere bernoccoli in testa o di procurarvi un trauma cranico!”

Ci dirigemmo sul luogo per tre giorni di fila e i miei ragazzi fecero dei progressi enormi, tanto che il terzo giorno decisi di concludere la missione.

Ci recammo nuovamente all’ufficio dell’hokage con un’aria soddisfatta, ma questa sensazione, almeno nel sottoscritto, scomparve appena vidi Eichi nella stanza dell’hokage. Era un po’ ammaccato, chissà a cosa lo aveva sottoposto Sasuke.

“Buongiorno Kakashi…Eichi!” dissi squadrando il ragazzo.

“Tempismo perfetto! Mio figlio avrebbe una richiesta da farti!” mi disse l’hokage, sorridendo.

Guardai il ragazzino, che teneva la testa bassa e indugiava a parlare.

Piegò il busto a metà e praticamente urlando, mi disse “Perfavore Naruto-sensei, riprendimi in squadra con te!” mi disse.

“Per quale motivo?” gli chiesi “Hai messo in dubbio le mie capacità di insegnante, perché dovrei volere uno studente che non mi sa apprezzare e che preferisce altri?”

Eichi mi guardò impaurito e i suoi occhi si riempirono di lacrime “Mi dispiace, mi dispiace davvero. Sono stato uno stupido. Prometto che non metterò più in dubbio la tua autorità. Solo stando all’interno della squadra di Sasuke, ho capito quanto tenessi al team e che in realtà volevo stare con voi. Mi dispiace ragazzi, sono stato uno stupido, ma ti supplico Naruto, prendimi nuovamente come tuo allievo”.

Pensai che per il momento, si fosse umiliato abbastanza, per uno come lui orgoglioso fino al midollo. Quelle scuse erano più che sufficienti. Lo avrei ripreso in squadra anche con un semplice “Torno con voi”, ma era giusto che ammettesse i propri errori.

Comunque lo feci stare in ansia per un po’. Non gli dissi niente e mi rivolsi al padre consegnandogli il rapporto della missione e, voltandomi, mi recai verso la porta con gli altri due miei allievi che mi guardavano con un’aria interrogativa.

Prima di chiudermi  la porta alle spalle dissi “Domani, solita ora, solito campo di allenamento. Fai anche un solo minuto di ritardo e ti sbatto fuori!” dissi, anche se non avrei attuato la minaccia.

 

La sera fui io a preparare qualcosa per Sakura-chan e a portargliela. Volevo scusarmi per qualche sera precedente, anzi forse avrei dovuto farlo prima, ma Sakura sembrò capire quando gli spiegai tutto.

Il problema si presentò quando assaggiammo quello che avevo preparato.

“Senti, ti invito a cena fuori?” mi disse, facendomi sussultare.

“Non è l’uomo che offre la cena solitamente?” Le chiesi confuso. Da quando i ruoli si erano invertiti?

“Quando mai tu offri qualcosa a me?” mi chiese Sakura-chan con le mani sui fianchi.

“Sempre!”

“Appunto per una volta posso offrire io!”

Andammo a mangiare una pizza in un localino carino che si trovava vicino casa sua, parlammo di molte cose e presi l’occasione per chiederle se quando aveva tempo, avrebbe insegnato qualche cosa sulla medicina a Sora. Non avevo dimenticato che era un suo interesse e un medico in squadra avrebbe fatto comodo.

Sakura pagò il conto. Mi sentii in imbarazzo, infatti, il commesso mi osservava come per dirmi “Che cafone, fa pagare la sua ragazza”.

Non avrei mai più messo piede in quella pizzeria.

Accompagnai a casa Sakura e ci fermammo proprio davanti alla sua porta.

“Grazie Sakura-chan, sono stato bene sta sera!” le dissi sorridendo.

Sakura poso le sue dita sulle mie labbra per spingermi a tacere.

“Ti prego, chiamami solo Sakura!” mi disse.

I suoi occhi mi incantarono e le sue labbra erano un richiamo irresistibile.

Mi abbassai leggermente per posare le mie labbra sulle sue.

Passarono pochi secondo dopo di chè, mi separai da lei di scatto.

“Scusa!” le dissi guardando a terra.

Sakura mi guardò confusa “Di cosa. Mi sembra che io fossi d’accordo!”

Sospirai.

“Lo sai come la penso sul fatto di noi due! Non voglio darti false speranze” dissi non guardandola.

Avrei tanto voluto stringerla tra le mie braccia e dirle che l’amavo,ma non potevo.

“Si, lo so, ma il tuo mi sembra un motivo stupido! Perché ti devi rovinare la vita?”

“Meglio che sia solo la mia vita a essere rovinata !” le dissi stringendo i pugno.

“A me non ci pensi? Sono anni che aspetto che tu ti faccia avanti!” disse arrabbiata, poi calmandosi disse “Certo, è buffa la vita. Quando tu dicevi ai quattro venti di voler stare con me, io neanche ti consideravo, ora invece è il contrario!” mi disse con rammarico.

“Non è vero che non ti considero. Sakura-chan tu sei e sarai sempre una persona importante nella mia vita,  ma…

“Non abbastanza direi!” disse lievemente.

In quell’istante diedi un pugno alla porta “Ma perché non vuoi capire? Non capisci quello che provo?” le dissi urlando.

“E quello che provo io non conta? Tu non ti vuoi impegnare e ti nascondi dietro altre scuse, perché non hai il coraggio di dire la verità!” mi disse con le lacrime agli occhi.

“Se la pensi così, non vedo il perché dovrei rimanere qui a cercare di discutere con te!” le dissi per poi, dicendole a malapena buona notte, andarmene.

 

Se la serata prima era stata piuttosto movimentata, per quanto riguarda l’ambito dei sentimenti, l’indomani si rilevò una giornata tranquilla.

Il mio team era nuovamente al completo e questo mi rassicurava non poco.

Vidi Miiko e Eichi bisticciare, probabilmente per una presa in giro del secondo nei confronti della ragazza, mentre Sora cercava di far calmare i due.

Quando mi videro, mi corsero incontro belli carichi e mi chiesero in coro cosa ero intenzionato a fargli fare.

Eichi non sembrava contrariato con me o a disagio per quanto successo.

Ne fui contento. Non volevo che nella squadra ci fosse tensione.

Per curiosità domandai a Eichi di raccontarmi la sua permanenza all’interno del gruppo di Sasuke.

“è un ninja dalle grandi capacità, ma è troppo scontroso, duro e severo, sembrava avercela soprattutto con me. Pretende cose che nessuno ci ha insegnato e non risparmia insulti quando si sbaglia. Sembra solo concentrato a rendere più forti i suoi allievi e lo fa quasi con cattiveria, come se vedesse in noi delle armi che devono uccidere e non tiene conto dei sentimenti degli altri. Se qualcuno si sente troppo esausto per continuare l’allenamento, piuttosto ti tira su con la forza, ma non ti permette di riprenderti, finchè non lo decide lui ed è capace di far lavorare i suoi allievi per otto ore di fila, senza nemmeno fargli bere un sorso d’acqua. L’altro giorno siamo andati in missione. Una missione piuttosto avanzata, rispetto alle nostre e nonostante fossimo in grave difficoltà, non è intervenuto, nemmeno quando abbiamo rischiato di essere uccisi!” raccontò.

“Hai rischiato di essere ucciso?” gli chiesi alzando le sopracciglia.

Eichi alzò la maglia grigia a rete, per mostrarmi un’abbondante fasciatura sul fianco sinistro.

“La tua prima ferita di guerra. Dovresti esserne orgoglioso!” gli dissi divertito.

“Io sono contento di essere  vivo!” disse Eichi “Piuttosto ho saputo che oggi, quelli avevano una missione pericolosa. Fidatevi se vi dico che i nostri compagni non torneranno più a casa!” disse e mi vidi costretto a riprenderlo nuovamente, anche se con voce calma. L’importate era dimostrarsi decisi.

“I vostri compagni torneranno. Un po’ ammaccati magari, ma li vedrete presto!”

“Come fai a dirlo? A giudicare dall’ultima missione lui…”

“Sbaglio o ti avevo detto di non giudicare le persone senza conoscerle a fondo? Sasuke avrà tutti i difetti di questo mondo, potrete vedere che difficilmente io posso sopportarlo, ma vi assicuro che proteggerà quei ragazzi anche a costo della sua vita. Ha metodi educativi che non approvo e ha dei valori che non considero positivi, ma puoi scommettere che l’arma che ti ha colpito al fianco, se fosse diretto verso un organo vitale, Sasuke lo avrebbe fermato. Ti ricordo che con lo sharingan è in grado di prevedere le mosse dell’avversario! In totale diciamo che è un ninja su cui su può contare, anche se io non gli affiderei la mia vita, per niente al modo!”

“Forse è come dici tu, ma che bisogno c’è di far arrivare così vicino alla morte un genin praticamente appena uscito dall’accademia?” mi chiese Eichi incrociando le braccia.

“Questo è il suo metodo. Si impara sbagliando, solo che lui gli errori te li fa proprio sentire. Gioca sulla paura per farti combinare qualcosa che lui ritiene positivo, cose  su cui non punterò mai. Non voglio che lottiate con il solo scopo di preservare la vostra vita o perché avete paura di ferirvi o di morire. Un ninja deve combattere col solo scopo di proteggere le persone che ama e il villaggio ed è disposto a morire per questo! Invece Sasuke pensa che un ninja può essere utile finchè compie il suo lavoro, non gli interessa proteggere o meno il villaggio. Ha degli ordini? Li esegue, ma lo fa perché, per l’appunto, è un ordine impartito, non perché lo stesso potrebbe essere utile per preservare la pace al villaggio!” dissi “Capite perché vado con più calma? Per diventare forti c’è tempo, prima di tutto dovete aver ben chiaro questo concetto, intesi? E poi, sono sicuro che più forti lo siete diventati. Dopo tutto allenamenti ne abbiamo fatti, no? I risultati si vedranno appena possibile, non abbiate fretta!”

“Si ok, va bene, ma non puoi negare che Sasuke sia un po’ antipatico!” disse Eichi.

“Un po’? direi che è riduttivo. È antipatico, odioso, insopportabile, egoista, insensibile e… dissi nonostante dietro di me ci fosse una presenza che ben conoscevo.

I ragazzi si erano congelati sul posto e mi indicavano di guardare indietro.

“Oh ciao Sasuke!” dissi ignorandolo “Dunque dove ero rimasto? Ah si…egoista, insensibile, fastidioso…

“Ti conviene terminare con gli insulti se non vuoi che io faccia terminare la tua vita!” disse Sasuke puntandomi un kunai al collo.

“Paura della verità, Uchiha?” gli dissi con tono di sfida.

Sasuke mollò la presa e accennò a un sorriso divertito.

“Ragazzi, cominciate con il riscaldamento, io arrivo subito!” dissi ai miei ragazzi.

Quando si allontanarono mi rivolsi a Sasuke.

“Non ci sei andato troppo pesante con lui?” gli chiesi.

“Tu mi hai chiesto di dare una lezione a quel marmocchio!” disse il mio ex compagno.

“Si, ma volevo solo che capisse di aver esagerato, non che me lo torturassi e arrivassi quasi ad ucciderlo. E comunque su questo tuo modo di fare mi sembri un po’ troppo rude, anche se non mi sorprende!”

“Non sono il tipo che lascia che i propri allievi, vengano feriti!” disse Sasuke sospirando.

“ E la ferita che Eichi si è procurato al fianco durante una missione? Era una tua responsabilità, come me lo spieghi?” gli chiesi curioso, per vederlo girare le testa contrariato

“Un attimo di distrazione!” disse imbarazzato.

“Oh anche a te capitano distrazioni? Allora sei umano… da qualche parte!” dissi bleffandomi di lui.

Tsè!”

Bhe, con il tuo atteggiamento, ora ti sei guadagnato una persona che ti odia in più!”

“Sai che differenza, qui tutti mi odiano!” disse Sasuke indifferente.

“Non è vero, io non ti odio, non ti sopporto…è diverso!” gli dissi appoggiandomi con la schiena a un albero.

“E che differenza c’è?” mi chiese.

“Che non ti voglio morto!” gli risposi alzando le spalle.

“Dovresti!” disse Sasuke guardandomi negli occhi.

Quella frase provocò in me un certo fastidio.

“Non sono come te, Sasuke. Non mi vendicherò mai su di te, né su nessun altro possa farmi del male!” dissi serio e determinato, ricambiando il suo sguardo.

“La vendetta non è solo uccidere e tu in un modo o nell’altro me la stai facendo pagare!” mi disse.

Alzai gli occhi al cielo. “Ti riferisci al fatto che ti ignoro quando posso? Sasuke, hai tradito la squadra, trattato  male me e Sakura per anni, mi hai ingannato, mi hai fatto credere di essere tornato quello di un tempo per farmi cadere in una trappola e vendermi al nemico. Sono sempre stato disposto a perdonarti tutto, le follie che hai compiuto per la sola vendetta, ma dopo aver preso in ostaggio Sakura, Tsunade e Iruka, solo per arrivare a me, non puoi pretendere che ti consideri ancore il mio migliore amico e fratello. Devi accettare le conseguenze delle tue azioni. È già tanto se ti rivolgo la parola ogni tanto e abbia impedito di farti uccidere, quando hai davvero ammesso le tue colpe ed hai voluto far ritorno a Konoha. Ora come ora, io non ho più fiducia in te!” dissi serio.

“Lo so e non sto cercando di farti cambiare idea. So di essere l’unico responsabile di tutto il casino che è successo dieci anni fa e non chiedo di essere trattato come se non avessi fatto niente!”

Sospirai “Non è stata solo colpa tua, lo sai. Madara Uchiha ha contribuito parecchio e…infin dei conti mi hai aiutato a sconfiggerlo!”

“Ma non basta, lo so, come non basterà continuare a servire Konoha e addestrare tre mocciosi di cui a malapena sopporto la presenza!” disse Sasuke guardando i  miei ragazzi allenarsi.

“Che punizione tremenda e pensare che quello che in molti vorrebbero, per te è una tortura!”

“Se gli altri vogliono questo, io ne farei volentieri a meno! La cosa che voglio è ridare vita al mio clan!”

Tsè, un bel clan del cavolo, che ha creato solo problemi. Non sarebbe male se gli Uchiha sparissero dalla faccia della terra, anche se non ho niente contro i tuoi figli. Spero solo che non somiglino a te!” dissi infastidito.

“Lascia stare il mio clan e rispondi a questa domanda. Se non hai fiducia in me, perché mi hai affidato Eichi?”

“Non sono stato io a scegliere, ti ha scelto lui e Kakashi lo ha accontentato, ma come vedi ti ho chiesto di rendere  la sua permanenza con te difficile, proprio per strapparlo dalle tue grinfie!”

“Prima che diventasse come me intendi?”

“Non sarà mai come te! È testardo e scontroso a volte, ma ha un cuore d’oro, cosa che tu difficilmente hai dimostrato di avere alla sua età!”

Sasuke annuì “Secondo me, quello diventerà un secondo Naruto. ti somiglia molto per certi aspetti!”

“Ma l’aspetto più importante per fortuna non la condividiamo, almeno avrà una vita migliore della mia!”

Sasuke mi osservò “Ho saputo di ieri…dei ninja del suono!”

“Felice di sapere che tutti si fanno gli affari propri!” dissi infastidito.

“So che non ti  fidi di me, ma potrei tornarti utile…in fin dei conti  conosco molto bene il nemico!” mi disse Sasuke.

“Tieniti fuori da questa storia, Uchiha. Ci penso io, l’ultima cosa di cui ho bisogno è il tuo aiuto!” dissi guardando davanti a me.

“Non ho intenzione di tradirti un’altra volta se è quello che pensi!”

Sospirai e senza nemmeno rivolgergli nemmeno uno sguardo, mi allontanai raggiungendo i miei ragazzi.

Eichi alzò la mano “Era ora. Cosa avevate tanto da raccontarvi voi due?”

“Cose che non ti riguardano!” gli dissi scompigliando la testa.

“Ok, mi faccio i fattacci miei. Ora insegni anche a me ad arrampicarmi?” mi chiese con le stelline agli occhi.

Sospirai “Mi dispiace quello era un argomento passato, non sto sempre sulle stesse cose!”

“Ma io…” cominciò senza avere la possibilità di terminare.

“Si pagano sempre le proprie scelte e in questo caso, dovrai imparare a concentrare il chakra sotto i piedi da solo, dato che né io, né Sasuke te lo insegneremo!”

Eichi sospirò e mi tenne il broncio per tutta la giornata.

 

Il giorno seguente Kakashi ci affidò una missione su cui non ero molto d’accordo. Dovevamo acciuffare dei criminali di poco conto e portarli in un villaggio verso il confine est del paese del fuoco.

“Che cosa dovremmo fare?” chiesi alzando la voce.

“Sono criminali di scarso livello, ve la caverete egregiamente! Non hai fiducia nei tuoi allievi?” mi chiese.

“Non centra quello. I ragazzi possono benissimo farcela, ma ti devo ricordare che villaggio c’è a pochi chilometri da quel posto?” gli chiesi.

“Ti riferisci al villaggio del suono? Non è detto che incontrerete problemi!” mi disse tranquillo.

“Già il concetto “non è detto”, non è una garanzia. Sono stato attaccato da dei ninja del suono a pochi chilometri da Konoha, cosa ti fa pensare che li vicino invece non si facciano vedere? Se mi si presenta davanti chi dico io, non riuscirò a contrastarlo, dovendo stare attento a tre prede, che a quell’essere potrebbero tornare utili come ostaggi! Ti devo ricordare cosa mi disse anni fa? E cosa mi ripete ogni volta che me lo trovo davanti? Praticamente questo vizio ce l’ha chiunque voglia catturarmi” gli dissi alterato.

Kakashi sospirò “Lo so che ha detto che sarebbe arrivato a te in qualsiasi modo, anche puntando alle persone a te care e alla tua famiglia, ma…

“Esattamente! Quando mi affidasti Sora, Miiko ed Eichi, ti avevo detto che non volevo essere il loro insegnante per non metterli in pericolo. Quello lì, sa sicuramente che voglio già un bene dell’anima a quei ragazzi e non perderà occasione ad attaccarli una volta che ce li avrà sotto mano!” gli ricordai sbattendo i pugni sulla scrivania.

Nel mio gruppo c’era anche suo figlio, possibile che sottovalutasse così tanto il pericolo?

“Eppure mi sembra che tu non abbia poi posto molta resistenza. Alla fine li hai accettati come allievi!”

Abbassai la testa. Aveva ragione.  Dissi di no un paio di volte, ma poi accettai di buon grado la richiesta dell’hokage.

“Vuoi che ti spieghi il perché? Perché è quello che vuoi. Tu desideri una vita normale e ti sei stancato di vivere in una campana di vetro per paura di ferire gli altri!”

“Non voglio che qualcuno ci rimetta a causa mia!” dissi abbassando la voce.

“Naruto, so che essere tuo allievo, può comportare un certo numero di rischi, ma non ti avrei affidato nessuno, se non fossi stato sicuro che tu avresti rischiato la vita pur di portare a casa sani e salvi quei ragazzi.  Non puoi continuare a nasconderti finchè le acque non si saranno calmate. Pensavi che tutto fosse finito con l’Akatsuki e Madara Uchiha e invece non è così. Se le cose non termineranno mai cosa farai? Rinunci a tutto quello che hai sempre desiderato?” mi chiese Kakashi serio, facendomi sussultare.

“Se serve a salvare le persone che amo!” dissi.

“A volte sono le persone che ami che dovrebbero e vorrebbero fare qualcosa per te, ma tu non lo consenti!” mi fece notare.

“Mi sembra di sentir parlare Sakura e Shikamaru e…Sasuke!” dissi sospirando.

“Hanno ragione! Il tuo sogno è sempre stato quello di diventare hokage e invece non ti vedo seduto qui al mio posto e l’occasione per esserci, l’hai avuta!”

“Lo sai il perché del mio rifiuto!” dissi.

“Si, lo so, come so il perché non ti sei ancora creato una famiglia. Tutti i tuoi compagni sono ormai sposati, alcuni con figli. Tu invece? Non è che di ammiratrici non ne hai, tra cui Sakura.

Tutti sanno che lei ti ama e che tu ami lei, ma il tuo continuo rifiuto impedisce anche a lei di vivere una vita serena!”

“Io non la obbligo a non costruirsi una famiglia. Non ci sono solo io in questo mondo! È libera di fare quello che vuole” dissi stringendo i pugni.

“E tu accetteresti qualcun altro che non sia tu, al suo fianco?”

Esitai e strinsi maggiormente i pugni.

“Si!” dissi in un soffio.

Kakashi mi puntava lo sguardo addosso, sembrava quasi scottare.

“Non ti crederò nemmeno se me lo ripeti fino alla nausea!”

“Si, accetterei chiunque per la felicità di Sakura. Con me potrebbe solo andare incontro a sofferenze. Non voglio che per colpa di Kyuubi, siano lei e gli eventuali nostri figli a rimetterci la vita. Io non lo sopporterei e nemmeno lei. Io sono cresciuto senza genitori e so quale sofferenza sia, sentir il bisogno di sentire l’abbraccio della propria madre e non poterlo ricevere o volere sentir l’incoraggiamento del padre e non poterlo udire perché questa schifosa vita te l’ha negato. Se per un figlio è doloroso perdere e crescere senza un genitore, per un genitore perdere il proprio figlio è peggio di sentirsi strappare lentamente il cuore dal petto. Tu che sei padre, dovresti capirlo!” gli dissi adirato più che mai.

Kakashi si fece silenzioso “Si, lo comprendo, ma Naruto, se tutti ragionassimo così allora non nascerebbero più coppie al mondo, né bambini. Anche una persona qualunque può incorrere in questo genere di incidenti. Non è una cosa che si sceglie, ma a cui si è destinati. Ed essere ninja non aumenta le probabilità di morire, anche li è un fatto di destino. Io ho perso mio padre perché si è tolto la vita, non perché è stato ucciso! Doveva succedere!”

Girai la testa contrariata “Lo sai che per me il destino lo creiamo noi stessi!”

“Forse da un lato è vero, ma sono pronto a scommettere che qualsiasi vita ti crei, se tu sei destinato a morire a un’età o in un determinato modo, single o sposato, ninja o comune civile che tu sia, in quel modo perdi  la vita.

Se nel tuo caso fossi destinato a morire a ottant’anni? Che fai? Mandi tutto all’aria per una probabilità che non puoi essere certo che accadrà, per poi rimpiangere la tua vita fino all’ultimo respiro? Kyuubi o meno, che tu sia ricercato o no, non sai quello che può accaderti, come nessuno di noi ha il diritto di sapere.  Devi rischiare, perché la vita è anche questo! Tua madre e tuo padre non hanno rinunciato alla serenità di aver avuto una famiglia, nonostante si trovassero, diciamo, nelle tue stesse condizioni!” mi disse cercando di farmi ragionare.

“Infatti, guarda come è andata a finire!” dissi rimanendo fermo sulla mia posizione.

“Ma mi sembra che loro non si siano pentiti di averci provato! Altrimenti a quest’ora non saresti qui!” mi disse cercando di farmi riflettere.

“Forse sarebbe stato un bene!” dissi guardandolo storto.

“Se non tu, ci sarebbe stato qualcun altro al tuo posto e non possiamo sapere come sarebbe andata a finire! Non pensare solo ai guai che tu dici di causare con la tua presenza al villaggio, pensa anche quello che tu sei stato in grado di fare per salvarlo!”

“Cosa? ho evitato che Pain oltre a distruggere l’intero villaggio, uccidesse molte persone? Messo fine alla quarta guerra ninja, annientando Madara Uchiha?”

Kakashi annuì.

“E questi eventi non sono accaduti per il semplice motivo che quegli esseri volevano accaparrarsi il potere della volpe?” gli dissi tornando al nocciolo della questione.

“è vero, ma non serviva Kyuubi perché si arrivasse a tanto. L’uomo trova sempre dei pretesti per scatenare guerre e il fatto che Kyuubi ne sia la causa in questo contesto, non giustifica il tuo atteggiamento di fronte alla tua vita. Vivila a pieno, segui il mio consiglio!” mi disse serio.

Lo guardai serio, ma non convinto di quanto mi avesse detto.

“Se accetto questa missione, la finisci con questi discorsi?” dissi innervosito.

Kakashi sbuffò “Con te è inutile discutere, vero?” si alzò dalla scrivania e con sguardo severo mi disse “Allora limitati a obbedire ai miei ordini. Domani tu e la tua squadra partirete per quella missione e nessun’altra tua scusa o paura o possibilità che qualcosa accada, mi farà cambiare idea! Puoi andare!” mi congedò.

Lo fulminai con lo sguardo, dopo di chè me ne andai sbattendo violentemente la porta.

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** serpenti ***


Cap 7: Serpenti

 

Uscito sconfitto dall’ufficio dell’hokage, mi recai alle singole case dei miei allievi, per avvertirli che il giorno dopo, ci sarebbe stata una missione abbastanza importante da affrontare.

Eichi ne fu entusiasta e decise di andare a ringraziare il padre personalmente, per l’opportunità che gli stava offrendo.

Con quel ragazzino a volte mi sembrava di vedermi allo specchio.

Anch’io mi esaltavo quando c’era una missione degna di me…anche se col tempo avevo cominciato a farlo trasparire meno.

Non sapevo bene dove abitasse Sora, ma la cosa comoda di un clan di “prescelti”, è che tutti sanno gli affari degli altri e quindi, mi bastò chiedere informazione al primo passante che vidi, per trovarlo.

Anche lui sembrava eccitato all’idea di una nuova missione, ma faceva trasparire anche un po’ di incertezza, il che lo avrebbe reso cauto.

Infine mi diressi da Miiko.

Kakashi le aveva assegnato un piccolo monolocale, adatto a una ragazzina, non molto lontano dalla mia abitazione. Mi sarebbe bastato chiamarla dal balcone, pre informarla della vicenda, però i miei vicini non sarebbero stati molto contenti della cosa.

Anche Miiko, come i suoi compagni, fu felice della notizia e senza quasi farmi finire di parlare, mi “sbattè” la porta in faccia per preparare lo zaino.

A quanto pare solo io non ero felice della cosa, ma non avrei potuto farci niente e rassegnato mi preparai all’evento.

Quel giorno furono tutti mattinieri, tanto che partimmo con un quarto d’ora di anticipo.

Eichi trotterellava qua e là, a volte girandosi e sorridendo all’intera squadra.

“Criminali di qualsiasi specie, attenti a voi, il Team Naruto, guidati dal valoroso Eichi, sta per arrivare!” disse con un pugno alzato in aria.

Sospirai, beata gioventù che aveva tutta quell’energia di prima mattina.

Naruto-sensei, mi sente?”

Senza nemmeno rendermene conto, mi ero messo a pensare ad altro, ignorando i miei allievi e non accorgendomi del loro richiamo.

Ehm…scusa Sora, dicevi?”

Il ragazzino scosse la testa.

“Sembri preoccupato sensei. Qualcosa non va?” mi chiese Miiko.

“Tranquilla, tutto  a posto!” dissi sorridendole e cercando di concentrarmi. Presto saremmo arrivati sul luogo indicato da Kakashi e non potevo permettermi distrazioni.

Quella missione era, per i ragazzi, l’occasione giusta per dimostrare le loro abilità e miglioramenti. Ero molto curioso, ma quel villaggio del suono, che si trovava nei paraggi, mi inquietava.

Speravo vivamente di non fare brutti incontri. Orochimaru era scomparso e Sasuke non aveva seguito le sue orme, ma c’era ancora qualcuno che poteva essere il degno erede del sennin, lo stesso che si fece scambiare per un genin, agli esami dei chunin, quando avevo dodici anni.

 

Quando arrivammo sul luogo stabilito, subito mi accorsi delle tracce presenti sul terreno. Non feci nemmeno in tempo a pensare “voglio vedere se se ne accorgono da soli”, che Miiko aveva già avvertito l’intero team di quello che aveva trovato.

Avevo visto giusto, Miiko era un ottima osservatrice.

Sora si arrampicò su un albero, provocando l’invidia di Eichi, e indicò che poco lontano da lì, si intravvedeva del fumo.

Se erano i nostri criminali, di certo non erano per niente esperti in fatto di fuga. Accendere un fuoco? Niente di più sbagliato.

Decidi di mandare avanti i ragazzi e vedere come agivano. I criminali erano quattro e sembravano guardarsi attorno con fare agitato.

I ragazzi non avevano ancora commesso sbagli da permettere loro di accorgersi della loro presenza, di certo sapevano di essere ricercati.

Poi il rumore di un legno che si spezzava, li mise in agitazione.

Miiko si era mossa con un po’ troppa fretta e non fece attenzione a dove mise i piedi, ma recuperò in fretta. Ormai scoperti i ragazzi si fecero vedere e partirono all’attacco.

Miiko schivò qualche calcio e pugno, ma un destro arrivato all’improvviso la fece cadere a terra. Il criminale si avvicinò a lei e l’afferrò per i suoi lunghi capelli. La ragazza cercò di liberarsi, ma vedendo che era tutto inutile, tirò un potente calcio nelle parti basse dell’uomo, tanto che anch’io provai dolore.  Metodo poco ortodosso, ma che funziona sempre.

Sora correva a zig zag per evitare i kunai che gli venivano lanciati e per sfinire l’avversario, quando improvvisamente, fermandosi di colpo e girandosi, corse incontro al nemico, facendogli poi lo sgambetto. Una volta a terra, gli punto un kunai alla gola.

Infine Eichi fu quello che ebbe meno problemi, il chè mi lasciò letteralmente di stucco. Dovevo ammettere che la permanenza da Sasuke, aveva giocato un ruolo positivo in quel ragazzino. Schivò un semplice pugno con un salto e dando un calcio alla schiena del tizio, facendolo cadere, atterrò sopra di lui.

Il quarto bandito invece era scappato.

Mi avvicinai a loro e mi complimentai per l’ottimo lavoro svolto e li aiutai a legare i prigionieri.

“Come facciamo con l’altro?” chiese Sora.

“ce ne occuperemo dopo. Tu disinfettati quella ferita!” dissi lui, poiché un kunai lo aveva colpito al braccio. Bhè non poteva filare tutto liscio al 100% alla loro prima vera missione.

Mi accorsi di un rumore, ma non feci niente, aspettai una qualche reazione da parte dei ragazzi, che non tardò ad arrivare.

Il bandito era dietro il cespiglio alle mie spalle e aspettava il momento giusto per attaccare. Si alzò in piedi e lanciò diversi Kunai verso di me, ma i ragazzi risposero al fuoco con fuoco.

Guardai il bandito e sorrisi, era inchiodato ben benino all’albero, senza però avere un graffio.

“Mira perfetta ragazzi!” dissi loro, giocando con i kunai che il tipo mi aveva lanciato “Grazie per avermi salvato!”

Eichi mi guardò stranito “Possibile che non te ne fossi accorto?”

“Me n’ero accorto, me n’ero accorto!” dissi divertito “Volevo solo mettervi alla prova e a quanto pare non mi avete deluso. Figuriamoci se questi impiastri, avrebbero potuto prendermi di sorpresa!”

Portammo i banditi al villaggio indicatoci dall’hokage, per poi fare dietro front al villaggio.

La missione si era svolta con successo, ma il rientro non fu tanto semplice come l’andata.

“Ehi guardate, un serpente bianco. Che carino!” disse Miiko guardando la bestiola.

Io solo a sentire il termine serpente mi vennero i brividi.

“Che schifo, ti piacciono certi animali? Lo dico sempre che sei strana!” chiese Eichi disgustato.

R-ragazzi…c-credo che siamo nei guai!” disse Sora notando che i serpenti aumentavano sempre di più, fino a compattarsi e prendere la forma di una persona.

C-chi è quello?” chiesero inorriditi i ragazzi.

Assottigliai gli occhi e mi posi davanti ai tre. Era proprio lui che non volevo incontrare.

Kabuto!” dissi con aria minacciosa.

L’allievo di Orochimaru, per mia sfortuna molto più potente del maestro, ci comparve davanti.

“Salve  Naruto!” mi disse con il sorriso dipinto sulla labbra. Quegli occhi gialli che mi scrutavano erano terribili e la sua pelle squamata, lo rendeva ancor di più un essere orribile.

“Ragazzi, ho la sensazione che con lui non ce la caveremo facilmente!” disse Sora intimorito.

“Voi non dovrete fare niente. Al mio via scappate da qui!” gli dissi con voce grave.

“E tu?” chiese Miiko spaventata dal mio tono di voce. Aveva capito, come anche gli altri, che ci trovavamo in guai seri.

“Non pensate a me, chiaro? Io me la caverò” dissi facendo sussultare i ragazzi. “So cosa vuoi, ma lascia andare questi ragazzi. Loro non centrano. Veditela con me!” dissi a Kabuto sperando nella sua parte buona…che ovviamente non aveva.

“Li lascio andare, ma se tu mi consegni il Kyuubi!” disse con un sogghigno cattivo.

“Il Kyuubi? Tu sei tutto pazzo. Hai trovato le persone sbagliate amico! Nessuno di noi sa dov’è quell’essere” disse Eichi facendosi avanti lanciando tre shuriken al nemico, costringendomi a spingerlo indietro con forza, facendolo cadere a terra.

“Stanne fuori Eichi. Se non vuoi morire, dammi retta!” gli dissi senza abbassare lo sguardo da Kabuto.
Kabuto sogghignò “Non dirmi che loro non sanno niente? Paura di non essere accettato da quei marmocchi? Per questo non hai detto loro del bijuu?”

“Chiudi la bocca altrimenti…

“Cosa? ti rammento che sono io colui che ha il coltello dalla parte del manico!” disse.

Strinsi i pugni, purtroppo per me aveva ragione. Se mi fossi trovato da solo o con compagni del mio livello, avrei potuto combattere tranquillamente, ma se mi distraevo per un solo attimo, Kabuto era capace di attaccare i miei allievi a tradimento. Richiamai dei kage bushin, cinque con l’esattezza e li feci mettere in cerchio, in modo tale da costituire una maggior protezione per i miei ragazzi.

“Appena potete andatevene!” dissi nuovamente loro,  ma Eichi contestò. Voleva combattere e aiutarmi. Provò nuovamente ad avvicinarsi a Kabuto, ma un mio clone lo fermo.

Guardai Eichi con uno sguardo arrabbiato, dopo di chè attaccai Kabuto.

Gli lanciai un Kunai con una carta bomba appesa, ma come previsto, quella mossa, non fece niente a quel mostro.

Fece inghiottire l’arma da un suo serpente, poco prima che esplodesse e con lui, anche l’animale.

Provai ad attaccarlo alle spalle, ma i serpenti, gli comunicavano qualsiasi mia posizione, tanto che fecero fallire il mio attacco. Avevo in mano il rasengan, ma la tecnica svanì, quando Kabuto riuscì a fermarmi il braccio, prima che lo colpissi.

Naruto-sensei!” gridarono i miei allievi, vedendomi in difficoltà.

Stavo cercando di prendere più tempo possibile per permettere loro di scappare, ma quei ragazzi erano cocciuti.

Kabuto sogghignò, capendo i miei pensieri e diede l’ordine ai suoi serpenti di circondare i ragazzi.

“Se vuoi sconfiggermi, dovrai fare molto di più di così. Avanti, tira fuori il tuo potere!” mi disse.

“Non  mi tentare!” dissi, per poi sferrare un veloce colpo con la mano libera.

Riuscii solo a fargli un profondo graffio sulla guancia, che si rigenerò immediatamente.

“Sei un essere disgustoso, ti rendi contò del mostro che sei diventato?” gli dissi con disprezzo.

“Almeno non sei il solo rimasto!” mi disse con scherno.

Riuscii a liberarmi dalla sua presa e con un salto mi allontanai da lui, in modo tale da riuscire a studiare un piano di attacco. Non avevo molte possibilità.

Avrei potuto ricorrere al Kyuubi, ma mi sarebbe servita troppa potenza e i ragazzi avrebbero rischiato grosso e non potevo avevo tempo necessario per accumulare energia naturale per la modalità eremitica.

Non avevo intenzione di combatterlo, anche se ucciderlo in quel momento, avrebbe messo fine alla sua ossessione nei miei confronti, ma dovevo pensare a portare i ragazzi lontano da li.

Non li stavo guardando, ma avevo avvertito che tre dei miei cloni erano scomparsi. Anche loro stavano lottando e stavano perdendo.

Un urlò mi fece voltare. Tutti i miei cloni erano spariti, sotto i morsi dei serpenti bianchi, i quali cominciarono a buttarsi contro i ragazzi.

Essi facevano fatica a schivare i morsi dei rettili, i quali avevano una velocità incredibile, e alla fine Eichi, per proteggere Miiko, venne morso.

Il ragazzo si portò le mani alla caviglia per sopprimere il male.

Miiko provvide subito a legargli la gamba, un po’ più sopra del morso, con la sua bandana fucsia, in modo tale che il veleno non andasse troppo in circolo, mentre Sora teneva lontano le bestie per difendere i compagni.

In quel momento la rotazione suprema specifica del suo clan, sarebbe tornata molto utile.

Mi girai verso i ragazzi e con un tono che non ammetteva repliche, ordinai loro di  portarlo via verso il villaggio, dove avrebbero provveduto a curarlo. Non sapevo che tipo di veleno fosse stato iniettato nel suo corpo, speravo solo fosse curabile e lento ad agire.

I  ragazzi si prepararono a andarsene, ma Kabuto, stendendo una mano verso di loro disse “Non ci siamo capiti! Qui nessuno va via, se non lo dico io!” fece uscire dal palmo un grosso serpente nero dai denti pieni di veleno e lo lanciò verso i miei allievi.

I ragazzi avvertirono il pericolo, ma rimasero paralizzati dalla paura.

Non pensai niente, le mie gambe si mossero da sole e mi posizionai davanti a loro per proteggerli, facendomi mordere al braccio destro.

Una specie di forte scarica elettrica, invase il mio corpo e caddi a terra ansimando. La vista mi si annebbiò, ma feci in tempo a vedere Kabuto andarsene via.

“Questa è quella che si dice sfortuna. Non avevo intenzione di uccidere te. Ti conviene correre a farti curare se vuoi avere speranze di sopravvivere, cosa che spero ardentemente. In quel caso ci vedremo ancora…Kyuubi!” disse serio, per poi scomporsi in tanti serpentelli.

Quando scomparve completamente, Miiko si avvicinò a me  con aria spaventata.

Naruto sensei, stai bene?” mi disse con voce tremante.

Feci un respiro profondo per cercare di prendere coscienza di me stesso e rialzarmi in piedi.

Accennai a un sorriso per cercare di tranquillizzarla, ma la verità e che non stava andando bene. Mi sentivo le gambe deboli e il braccio che era stato morso, faceva male da impazzire. Nonostante tutto cercai di reprimere il dolore. Ora la prima cosa da fare era portare Eichi da un medico.

Dal suo aspetto dedussi che il veleno era entrato in circolo. Era pallido e le guancie arrossate, segno che doveva avere qualche linea di febbre.

Lo presi in braccio, stringendo i denti, e cominciai a saltare di albero in albero, ma mi accorsi di essere terribilmente più lento. Non riuscivo a vedere bene e spesso il mondo circostante diventava solo un miscuglio di colori senza senso.

Capii che era pericoloso continuare a saltare sugli arbusti e decisi di scendere a terra.

Caddi sulle ginocchia. Non avevo preso in considerazione di ritardare la circolazione del veleno anche nel mio corpo e quelli erano i risultati.

Naruto-sensei!” mi chiamò Sora.

La sua voce mi sembrò per un attimo lontana e sentivo che la presa sul corpo di Eichi si faceva meno stretta, ma sentendomi nuovamente chiamare dai miei allievi, mi diede la forza di ritornare in parte me stesso e di continuare il viaggio di ritorno, nonostante dovessi chiedere la collaborazione dei miei allievi, per trovare la strada giusta.

A fatica, ma riuscimmo a tornare a Konoha, purtroppo però l’ospedale era ancora lontano e sentivo di non riuscire a reggere ancora a lungo.

Per mia fortuna Kotezu, il ninja di guardia alle porte del villaggio, capì che mi trovavo in una situazione critica e afferrò Eichi, prima che mollassi la presa e cadessi a terra.

Aspettai l’impatto duro con il terreno, ma ciò non avvenne. Sentii qualcuno tirarmi su e farmi appoggiare a se stesso.

Naruto, che diavolo è successo?” mi chiese una voce ovattata e preoccupata.

S-Shika!” dissi solamente, ansimando.

“Cerca di resistere. Ce la fai a camminare?”

Annuii.

Il tragitto fino all’ospedale mi sembrò più lungo dell’intero viaggio.

Kotezu, dato che aveva un peso più leggero da portare, ci anticipò e i ragazzi andarono con lui, per spiegare, in caso di bisogno, quanto successo.

Poco più tardi mi sentii chiamare.

Era Sakura., la quale, con aria preoccupata, si avvicinò a me con una barella. I miei allievi dovevano averla messa al corrente che anch’io avevo bisogno di cure.

E-eichi?” chiesi.

Stavo malissimo in quel momento, tanto che avrei voluto perdere i sensi completamente, ma la mia unica preoccupazione era il mio allievo, che non ero riuscito a proteggere.

“Se ne sta occupando Ino, ma ora anche tu hai bisogno di cure. Shikamaru stendilo lì!” la sentii dire per poi farfugliare altre cose di cui non capii il significato. Sentii varie voci circondarmi, ma nessuna di loro era abbinabile a qualcuno. Esse si mischiavano tra di loro, tanto da sembrare dei lamenti che sempre di più diminuivano di intersità, finchè tutto intorno a me divenne buio.

 

 

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Capitolo 9
*** Emergenza ***


Cap 8:  Emergenza 

(P.o.v. Sakura)                   

 

Ero in pieno turno di lavoro, quando mi vennero a cercare per un’emergenza.

Stavo controllando le condizioni di un simpatico vecchietto, che aveva da qualche tempo, problemi a respirare bene.  Stavo tranquillamente parlando con lui, quando mi sentii chiamare.

“Sakura-sama, scusi l’interruzione, ma Ino-sama chiede di lei urgentemente!” mi disse un infermiere.

“Cosa è successo?” chiesi seguendolo con passo veloce.

“Sono appena arrivati tre ragazzini, uno dei quali è stato morso da un serpente!”

Mi informò. Sussultai, nella nostra zona non c’erano serpenti  quindi poteva trattarsi di un team proveniente dall’esterno.

Ci misi un secondo a realizzare che anche il team di Naruto era fuori per una missione.

Giunsi al corridoio che portava all’atrio dell’ospedale e in lontananza, vidi Kotezu, Sora e Miiko in attesa davanti a una porta.

“Sakura-neechan!” mi chiamò Miiko avvicinandosi a me.

La osservai, era spaventata e, come lei, anche Sora.

“Dov’è Eichi?” chiesi capendo che il ragazzino di cui mi era stato parlato poco prima, era proprio lui.

Guardai all’interno della stanza, dentro la quale si poteva vedere grazie ai vetri presenti  ai muri.

Tutte le sale del primo piano erano così, per evitare che qualche familiare cercasse di intrufolarsi all’interno della sala, proprio mentre noi cercavamo di operare per salvare la vita a qualcuno. Così avrebbero potuto visionare le nostre operazioni senza darci fastidio.

Vidi all’interno Eichi che aveva voltato la testa per non guardare l’ago, con cui la mia amica Ino, gli stava per iniettare qualche sorta di antidoto.

Vidi la mia amica/rivale appoggiare il braccio del ragazzo sul letto, per poi sospirare e togliersi la mascherina.  Dall’espressione sembrava che il peggio fosse passato, ma la vidi  fare accuratamente altri controlli.

“Dov’è Naruto?” domandai non vedendolo.

“Shikamaru lo sta portando qui!” mi disse Sora “Anche lui è stato morso da un serpente!”

Misi le spalle sul ragazzo e mi feci dire tutto.

“Abbiamo incontrato un uomo che aveva il controllo su quei rettili.”

“Kabuto!” dissi in un sussurro.

Sora annuì “Voleva Naruto e ha puntato su di noi per metterlo alle strette. Ci ha attaccato con un enorme serpente nero, ma Naruto si è posizionato tra noi e l’animale, per proteggerci!”

Mi domandai dove fosse. Possibile non fosse lì nonostante fosse stato probabilmente avvelenato? Era solito trascurare le sue ferite, ma qualsiasi cosa arrivava da quell’essere spregevole, non portava a niente di buono.

“Qualcuno mi aiuti!” sentii urlare e mi precipitai nell’atrio.

“Shikam…” non finii la frase, che vidi Naruto, praticamente svenuto accanto a lui.

“Naruto” urlai.

Afferrai una barella libera e la portai vicino per poggiarvi il mio compagno.

Aveva un aspetto orribile. Era pallidissimo, i capelli bagnati dal sudore, erano attaccati alla fronte, il respiro affannoso e delle occhiaie profonde.

Gli tastai la fronte. Aveva la febbre altissima.

Lo vidi aprire leggermente gli occhi e guardarmi con occhi carichi di sofferenza, ma come al solito  non pensava a se stesso, perché il suo unico interesse era sapere delle condizioni di Eichi.

“Se ne sta occupando Ino! Ora sei tu quello che ha bisogno di cure immediate” gli dissi per poi chiedere a Shikamaru di aiutarmi a stenderlo.

Guardai i ragazzi e chiesi loro se Eichi e Naruto fossero stati morsi dallo stesso serpente.

Dato che Ino aveva già capito quale antidoto usare, sarebbe stato tutto più facile.

Le cose però non erano andate così e questo complicava le cose.

Diedi l’ordine a degli infermieri di portarmi delle bacinelle d’acqua e di chiamare Tsunade.

Mi misi subito al lavoro. Chiesi a Shikamaru  di entrare nella sala operatoria con me, l’operazione che dovevo svolgere non sarebbe stata facile e avevo bisogno che qualcuno mi tenesse fermo Naruto.

Gli infermieri arrivarono velocemente e misero le bacinelle su un carrello alla mia sinistra.

Impastai il chakra sull’acqua per creare delle bolle, dopo di chè, con cautela, le feci penetrare nel corpo di Naruto per estrarre il veleno.

Come previsto il mio compagno cominciò ad agitarsi per il dolore e Shikamaru e gli altri infermieri fecero non poca fatica a tenerlo fermo.

L’operazione risultava molto difficile e il veleno non voleva saperne di uscire dal suo corpo.

Solo una piccola parte si era fatta estrarre.

Era un veleno raro, ma che avevo già visto.

Un veleno nero, molto denso, che si attaccava agli organi vitali facendoli smettere di funzionare.

Alcuni ninja che erano tornati vivi da uno scontro con Kabuto, ma con quel veleno in corpo erano tutti morti in poche ore.

La mia fronte era impregnata dal sudore per la difficoltà della tecnica. Provai più volte, cercando di estrarre più veleno possibile.

“Sakura!” mi  sentii chiamare. Ma non alzai la testa per non perdere la concentrazione.

“Quali sono le sue condizioni?” mi si domandò

“Sono gravi Tsunade! È lo  stesso veleno che abbiamo visto l’ultima volta che ci siamo imbattuti in Kabuto!”

La mia maestra si morse un labbro, prima di andarsene e tornare poco dopo con una fiala.

“Ho lavorato per giorni a un antidoto contro quel veleno, ma non ne ho trovato uno abbastanza potente da annientarlo. Per ora, ho solo questo che rallenterà gli effetti!” disse, ma sapevamo tutti che era solo una vana speranza.

Non dovetti dirle nemmeno di procedere, sapeva già che avrei fatto di tutto pur di prolungare la vita di Naruto, in modo tale da trovare un rimedio definitivo.

Prima di lasciarmi alle cure del mio compagno, Tsunade prese le bacinelle con il veleno dentro, per mettersi al lavoro e trovare il rimedio giusto contro quel veleno.

Nel frattempo non potei fare molto per Naruto. Cercai di abbassargli la temperatura e di fasciargli il braccio ferito, dopo di chè lo portai in un’altra stanza dove avrebbe potuto riposare.

I suoi allievi circondarono subito la barella, chiamando il mio compagno. Non mi chiesero come stava, lo potevano vedere loro. Continuava a essere cadaverico e il suo respiro affannoso e le smorfie di dolore, potevano dare del bugiardo a chiunque provava a tranquillizzarli, dicendogli che stava bene.

“Guarirà vero?” mi chiese Sora speranzoso.

Non risposi, non volevo dire di sì, perché non avevo garanzie, non volevo dire no, perché non volevo minimamente accettarlo.

Lo portai in una stanza singola, accanto a quella dove era stato sistemato Eichi.

Lo collegai ad alcuni macchinari che lo avrebbero controllato quando nessuno sarebbe stato presente, anche se io non mi sarei mai sognata di lasciarlo solo per molto tempo.

Rimasi con lui tutta la sera e la notte e mi preoccupai del fatto che la febbre non accennava a diminuire. Ogni tanto gli parlavo e lo incitavo a lottare. Gli strinsi forte la mano e mi venne in mente il nostro ultimo incontro.

Delle lacrime cominciarono a solcare il mio viso, ma non ebbi il coraggio di arrestare la loro corsa. Naruto non sarebbe stato contento di vedermi piangere, ma in quel momento ne sentivo l’assoluto bisogno.

Qualche sera prima avevamo litigato. Non volevo che morisse pensando che ce l’avessi con lui, senza che sapesse i miei sentimenti.

Scossi la testa per scacciare quel pensiero. Non mi importava di che tipo di veleno circolasse ancora nel suo organismo, lui non sarebbe morto. Avrei fatto di tutto pur di evitarlo.

Non era riuscito a fermarlo nessuno, nemmeno l’Akatsuki e Sasuke nel suo momento di pazzia. Non potevo ammettere che una stupida sostanza velenosa, ponesse fine alla sua vita.

No, lui era un uomo forte, che aveva superato grandi difficoltà anche peggiori di quella. Lui ce l’avrebbe fatta. Doveva farcela.

 

Mi addormentai con la testa sul suo letto e fu una carezza gentile a svegliarmi. Per un attimo sperai che fosse lui, che si fosse svegliato e alzando lo sguardo lo avrei visto ridere e sparare cavolate.

Ma non fu quello che i miei occhi incontrarono.

Lui era ancora li, inerme a lottare tra la vita e la morte.

“Fronte spaziosa”

Mi girai per vedere Ino che mi sorrideva tristemente.

“Come va?” mi chiese.

Scossi la testa. Male, ecco come andava.

Abbassai la testa senza dirle niente.

“Dovresti andare a casa a riposare. Non sarà contento di vederti stanca per colpa sua, quando si sveglierà!” mi disse.

Scossi la testa “No, non lo voglio lasciare, lui è troppo importante per me!” dissi.

Ino sospirò “Almeno vai a prenderti un caffè, mangia qualcosa, stacca un po’ la spina, resterà Shikamaru se può farti sentire meglio. Guarda, è già qui fuori che aspetta di entrare e sai che è raro, vederlo fuori a quest’ora del mattino!”

Shikamaru e Naruto, col passare degli anni avevano legato molto e lo dimostrava il fatto che ora Nara stava dormendo in piedi fuori dalla sua stanza. Nemmeno lui aveva voluto lasciare troppo a lungo l’amico da solo.

Accettai la proposta di Ino. Andai anche a sciacquarmi la faccia. Ne avevo assolutamente bisogno.

Mi presi un bel caffè forte bollente, per svegliarmi e successivamente prendere nuovamente il mio posto accanto al mio compagno.

Sakura-sama!” mi chiamarono e a mala voglia mi girai verso un mio collega che portava una flebo in mano.

“Questa è per Eichi Hatake. Ino-sama mi ha chiesto di portargliela, ma non la trovo!” mi disse.

Gli chiesi il perché non ci pensava lui a cambiarla, ma mi spiegò che era stato chiamato a dare una mano a un'altra mia collega.

Dovetti pensarci io. Infondo se Naruto avesse scoperto che avevo ignorato i bisogni di un suo allievo per stare con lui, di certo non mi avrebbe più parlato.

Entrai nella stanza del ragazzino, dove Kakashi era presente.

“Salve Sakura!” mi disse abbozzando un sorriso. Anche lui era stanco e preoccupato. Per Eichi certo, ma soprattutto per Naruto. Ormai il figlio era fuori pericolo e lo si vedeva dall’allegria che dimostrava il piccolo Hatake.

Mi avvinai al ragazzo e gli chiesi “Come ti senti oggi? ”.

Il figlio dell’hokage mise il broncio “Mi sento in piena forma e non capisco il perché non possa andarmene!”

Eichi ti devo ricordare che ieri ti hanno avvelenato? Anche se ora stai bene, non puoi prenderla alla leggera, potresti avere una ricaduta!” disse il padre premuroso, togliendomi le parole dalla bocca.

“Uffa!” disse infastidito, ma qualcosa gli fece subito cambiare espressione “Naruto? come sta?” chiese preoccupato.

Non seppi cosa rispondere, ma il mio silenzio e quello di Kakashi gli fecero intuire che le cose non andavano bene.

“è colpa mia!” disse

Sussultai.

“Se avessi ascoltato Naruto-sensei e me ne fossi andato, lui non avrebbe dovuto proteggere me e gli altri!” disse sconsolato “Ma tu mi hai sempre detto che, chi abbandona i propri compagni è feccia, io non voglio esserlo. Cosa avrei dovuto fare?” chiese Il ragazzino al padre.

Esso sospirò “Non è facile sapere come agire in certe situazioni. Tu e la tua squadra, non sapevate chi avevate di fronte e avete pensato di aiutare il vostro maestro e  avete agito bene, indipendentemente da come sono andate le cose. Vedrai che Naruto si riprenderà e vi dirà la stessa cosa!” finì Kakashi, scompigliandogli la testa.

“Papà, ho una domanda da porti. Cosa voleva quel tipo…ehm Kabuto da Naruto?” chiese il ragazzino.

Kakashi sospirò.

“Ehi, avevi detto che avresti aspettato il nostro arrivo per chiederglielo!” disse Miiko contrariata, appena giunta nella stanza trascinando Sora.

Eichi si grattò la testa chiedendo scusa, poi nuovamente si  rivolse al padre.

Kakashi sospirò “Mi dispiace ragazzi. Non è un segreto, ma credo che sia giusto che sia Naruto a dirvelo!”

“Ha parlato di Kyuubi, quell’uomo voleva quel demone ed era convinto che ce l’avesse lui!” disse Sora, non arrendendosi.

Strinsi la flebo di Eichi con così tanta energia, che per poco non la feci scoppiare “Finirà mai sta storia di volersi accaparrare il potere di quel demone?”

Kakashi sospirò e scosse la testa “Non lo so!”

“Allora volete spiegarci? È il nostro sensei, è nostro diritto!” disse Miiko pestando i piedi a terra.

Guardai Kakashi e Kakashi guardò me “Diciamo che Naruto è molto desiderato da molti criminali, che voglio un potere di cui non hanno minimamente idea di cosa significa possederlo!”

I ragazzi sussultarono “Questo cosa centrerebbe con Naruto?”

“Pensateci bene e arriverete alla soluzione da soli!” disse infine l’hokage, facendo comprendere che non avrebbe nient’altro.

 

Improvvisamente sentii delle grida e uscii in corridoio per vedere cosa stava succedendo.

Ci mancò poco che mi scontrassi con Shikamaru.

Naruto!” disse solamente facendomi perdere un battito.

Entrai in fretta e furia nella stanza per vedere Naruto che si dimenava dal dolore. Le sue urla erano lancinanti per le orecchie, cercai di quietarlo, quando delle convulsioni, scossero il suo corpo.

Senza che chiedessi niente, Kakashi e Shikamaru intervennero per tenerlo fermo prima che si facesse del male e dandomi la possibilità di preparare un antidolorifico.

Ci mise poco a calmarsi e dopo ricadde sul materasso addormentato.

Era solo una crisi dovuta al veleno e mi sentii sollevata che si fosse fermata lì, ma temevo che potesse succedere di peggio e, in effetti, era solo questione di tempo.

 

****************

Ecco l’ottavo capitolo.

Vedendo che con  l’aggiunta dei capitoli, l’interesse per questa storia è diminuita sempre più, ho deciso che probabilmente non aggiornerò più questa fanfic, per dedicarmi ad altre. Sinceramente  mi dispiace, ma vedendo l’interesse calare,  anch’io ho perso la voglia di continuare.

Non ho ancora deciso al 100%, quindi si vedrà.

Nel frattempo chiedo scusa a coloro a cui la storia piacesse.

Intanto ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita fino ad ora.

Ciao

Neko

 

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Capitolo 10
*** Ti amo ***


Salve! Visto le numerose richieste e il fatto che questo capitolo era già parzialmente scritto, ho deciso di non abbandonare la storia. Inoltre mi è venuta qualche ideuzza per i prossimi capitoli. Comunque è probabile che gli aggiornamenti non saranno più molto frequenti come una volta.

Abbiate solo un po’ di pazienza.

Spero comunque che la storia continui a interessarvi. Fatemi sapere.

Buona lettura.

 

Cap 9: Ti amo

Pov Sakura

 

Era passata un’altra mezza giornata e Naruto non dava segni di miglioramento, anzi la notizia positiva era che non peggiorava.

Tsunade lavorava giorno e notte pur di trovare la cura per salvare Naruto e, se fosse successo, gli altri che sarebbero stati infettati dal veleno.

Purtroppo, non aveva dato nessuna notizia, né se la ricerca procedeva bene o male.

Sinceramente non volevo saperlo, avevo troppa paura di ricevere una risposta negativa.

Erano le due del pomeriggio e io avevo appena finito il mio turno di lavoro, il quale era durato meno del solito grazie a Ino che si era offerta di fare delle ore in più, per permettermi di stare vicino a Naruto.

Credo che fosse il suo modo di ringraziarmi, per aver salvato la vita a Sai due anni prima. Esso era stato gravemente ferito in una missione e fu solo per miracolo che arrivò all’ospedale ancora vivo.

Mi ero alzata un momento dalla solita scomoda sedia presente in tutte le stanze. Avevo la schiena a pezzi, per essere rimasta lì ferma per delle ore e sentivo l’urgenza di alzarmi. Andai alla finestra ad aprire le tende verdastre, per fare entrare un po’ di sole nella stanza.

I raggi solari andarono ad accarezzare il volto di Naruto.

Sapevo che amava stare al sole e speravo che il calore sul volto fosse un altro appiglio con il nostro mondo.

Lo osservai. Nonostante quel pallore, che non gli si addiceva, conservava comunque il suo fascino. I capelli biondi che splendevano al sole. Quanto amavo quei fili dorati e quegli occhi azzurri come il cielo, che non sembravano volersi aprire.

Mi avvicinai a lui e dolcemente cominciai ad accarezzargli quei capelli impregnati di sudore, sperando che potesse dargli un po’ di sollievo dal dolore, che doveva provare in quel momento.

Non so nemmeno per quanto tempo lo feci, quando il mio sguardo si posò sulle sue labbra, le stesse che qualche sera prima si erano scontrate con le mie in un dolce bacio, finito malamente.

Le sue labbra erano leggermente schiuse e piano, piano avvicinai il mio volto al suo, per poi donargli un casto bacio.

“Non è carino approfittarsi dei pazienti quando questi sono moribondi!” disse una voce di un uomo che conoscevo bene.

Mi alzai di scatto e osservai infastidito colui che aveva aperto bocca.

“Non sei affatto spiritoso, Sasuke! Cosa ci fai qua?” gli chiesi, non pensando che volesse vedere l’amico/nemico.

“Sono qui per sapere come sta!” disse serio.

Scossi la testa “per niente bene! Anzi se proprio vuoi saperlo, se Tsunade non trova l’antidoto al più presto, morirà!” dissi, riuscendo a pronunciare quella parola per la prima volta.

Non avevo fatto altro che pensare a quell’evento. Potevo mentire a me stessa in quanto non volevo perdere una persona, ma la parte di me che mi rende medico, non mi faceva sperare.

Non riuscii più a trattenermi.

Calde lacrime solcarono nuovamente il mio viso

Mi domandavo come potevo averne ancora.

Non volevo piangere, volevo essere forte per Naruto e non volevo che Sasuke mi vedesse così debole.

Per lui nessun ninja doveva essere arrendevole, nemmeno quando ci sono tutte le motivazioni per esserlo.

“Non devi piangere Sakura! Naruto ce la farà! Quel baka non può morire così facilmente, non senza essere diventato hokage, quante volte ce l’avrà detto?” disse Sasuke. Non mi aspettavo che cercasse di consolarmi.

Sorrisi “è vero!” dissi asciugandomi le lacrime.

Sentii bussare e vidi Miiko chiedere il permesso di entrare. A suo modo voleva, far sapere a Naruto di essere presente e con lei anche gli altri due membri del suo team. Erano praticamente sempre lì  a fargli visita, la ragazzina sempre con una margheritina in mano, che appoggiava accanto al cuscino.

Mi facevano piacere quelle dimostrazioni di affetto da parte dei ragazzi, ma non potevo sorprendermi, infondo Naruto riusciva a farsi amare da tutti.

Improvvisamente la macchina del battito cardiaco cominciò a rallentare, bloccandomi giusto quel tempo necessario per capire cosa stava succedendo.

Il battito cardiaco di Naruto stava rallentando e la pressione scendendo vertiginosamente.

Ordinai a Sasuke di uscire a portarsi via Miiko, mentre cercavo di porre rimedio a quanto stava accadendo.

L’agitazione che si stava creando nel corridoio, diede l’allarme anche ad altri medici, perché Ino mi raggiunse poco dopo.

Cercammo inutilmente di far accelerare il battito cardiaco, ma non servì a nulla, un lungo e unico suono non si fece attendere.

Ino corse a prendere il defibrillatore, il quale era la nostra ultima speranza.

Non so a che voltaggio mise l’apparecchio, ne quante volte provò a dare il via libera alla corrente, che avrebbe potuto far battere il cuore di Naruto.

Ero paralizzata dal terrore.

Volevo reagire, fare qualcosa, ma i comandi che il mio cervello mandava, non venivano ascoltati dal resto del mio corpo.

Addirittura i suoi allievi facevano qualcosa di utile. Lo chiamavano con tutta la voce che avevano, volevano far sentire che loro erano presenti.

Più passavano i secondi, più sentivo anche il mio cuore rallentare.

Se Naruto sarebbe morto, io avrei voluto morire con lui.

Arrivò anche Tsunade avvertendoci di essere riuscita nel suo intento di preparare un antidoto funzionante. Il suo entusiasmo venne frenato dal fischio della macchina. Non ci mise molto a capire quanto stava succedendo.

Vidi Ino abbandonare i tentativi di rianimarlo e la linea verde del monitor rimanere piatta. Tsunade abbassò la testa, rimproverandosi di essere stata troppo lenta.

Naruto non poteva morire, proprio ora che eravamo a un passo dal salvargli la vita.

“Ora del decesso…” disse la mia amica con voce tremante, guardando l’orologio “…le 14,45!”

Quelle parole risuonarono nella mia testa migliaia di volte in un millesimo di secondo, poi urlai.

Mi buttai sul corpo morto del mio compagno e cominciai a prendere a pugni il suo petto.

Ero arrabbiata, ero disperata. Non avrei mai accettato che mi avesse lasciato così.

Naruto, non puoi andartene. Riapri gli occhi, ti prego!” dissi cominciando a piangere ancora più forte “Non puoi lasciarmi sola, ti supplico sei la persona più importante per me!” Dissi colpendolo più forte “Ti amo!” dissi piano.

“IO TI AMO!” dissi talmente forte da informare tutto il villaggio.

 Sasuke mi si avvicinò per portarmi via, per far riposare Naruto in pace, ma non lo avrei mai accettato.

Mi liberai dalla sua stretta con uno strattone e con un ultimo pugno, urlai il suo nome.

Quel momento fu il più brutto ed interminabile della mia vita, ma se Naruto era ancora li da qualche parte, nel suo corpo o nella stanza, doveva avermi sentito, perché con un gemito strozzato, aprì gli occhi di scatto.

Gli afferrai il viso per costringermi a guardarmi. Era disorientato e non sapevo bene se era in grado di riconoscermi.

Naruto, riesci a sentirmi?” dissi incredula.

S-Sa-ku-ra!” disse con un filo di voce.

Tsunade  ripresasi dallo stupore iniziale corse a iniettare l’antidoto nel braccio di Naruto.

Gli misi la mascherina dell’ossigeno  sul volto per aiutarlo a respirare, ma non dovevamo abbassare la guardia.

C’erano dei controlli che dovevamo fare.

Il cervello era stato privo di ossigeno a lungo, anche se non so se avesse superato il tempo massimo sopportabile. Dovevamo accertarci che non avesse subito danni e cercare di calmarlo. Sembrava sotto shock, di certo non doveva essere stata un’esperienza piacevole.

Gli accarezzai i capelli per fargli capire che era tutto finito, che sarebbe andato tutto bene.

Tsunade decise di fare gli accertamenti da sola. Vedeva me e Ino troppo scosse per poterle tornare utile e ci fece uscire dalla stanza.

Osservai i presenti, erano tutti sollevati, ma la paura di poco prima era ancor visibile sul volto di tutti.

Persino Sasuke mostrava un volto bianco come un cencio.

Mi appoggiai con la schiena contro il muro e mi portai la mano alla testa. Avevo provato troppe emozioni per quel giorno e il poco riposo dovute alle mie notti in bianco, mi fecero perdere i sensi.

Mi svegliai mezz’ora dopo con un cerchio alla testa. Misi a fuoco le cose intorno a me e vidi Kakashi sorridermi e chiedermi come mi sentivo.

Mi misi a sedere e realizzai di essere sul letto di Eichi, il quale, nonostante gli fosse richiesto di stare a letto, andava allegramente in giro per l’ospedale.

Naruto?” chiesi quando realizzai quanto accaduto.

Kakashi mi sorrise da sotto la maschera.

“è vivo e vegeto e dopo i vari accertamenti, Tsunade afferma che ha molte possibilità di riprendersi completamente, anche se è presto per dirlo!”

Mi alzai e uscii al corridoio.

Gli allievi di Naruto scalpitavano perché volevano entrare, ma Tsunade non dava loro il permesso.

Naruto aveva bisogno di riposo e non di tre nanerottoli che gli scorazzavano intorno.

Facendomi strada, mi spinsi fin dentro la stanza dove Tsunade, prima di accorgersi che ero io, mi fulminò con lo sguardo.

“Ah sei tu Sakura. Allora posso andare! Cerca di farlo riposare!” mi disse poggiandomi una mano sulla spalla e andandosene.

Naruto aveva gli occhi chiusi, ma al suono della mia voce, li aprì leggermente, girando la testa verso di me.

Abbozzò un sorriso.

“Ciao!”dissi semplicemente. Avevo ancora paura di svegliarmi e scoprire che in realtà Naruto non si fosse svegliato, ma che avrebbe dormito per sempre.

C-ciao” disse sempre con una voce stanca “S-stai bene?”

Sospirai, era lui il moribondo e chiedeva a me se stavo bene?

Annuì “tu invece?”

 M-mi sento c-come se  mi a-avessero calpestato in m-mille!”

Lo vidi chiudere gli occhi e per istinto gli accarezzai la guancia.

Era ancora molto calda. Mi domandavo se l’antidoto di Tsunade stesse facendo effetto o meno.

Stavo per ritirare la mano, ma Naruto con la mano sinistra me la fermò.

S-sei fresca. Lasciala ancora li per un po’” mi disse per poi continuare “Mi sento molto stanco, ti dispiace se ora dormo un po’?”

“No, baka! Solo non fare altri brutti scherzi come quello di prima!” gli dissi.

“A p-proposito, g-grazie”

Sgranai gli occhi, non capendo.

S-sei stata tu a riportarmi indietro! Ti h-ho vista, t-ti ho sentita! È difficile da spiegare, ma vedevo tutto quello che stava succedendo. N-non ti sei fermata quando Ino ha detto che era finita. Grazie, grazie anche per quello che mi hai detto!”

Diventai fucsia per l’imbarazzo, gli avevo rivelato i miei sentimenti, sia perché pensavo che non mi sentisse, sia perché non avrei più avuto occasione di dirglielo.

“Anche tu sei m-molto importante pe…couf couf!” Naruto prese a tossire prima di riuscire a finire la frase.

“Non ti sforzare più. Parleremo quando ti sarai rimesso completamente. Ora chiudi gli occhi e riposa!”

“T-Tu r-rimani? N-non voglio stare da solo” mi disse con la voce impastata dal sonno.

“Tranquillo Naruto, veglierò io su di te!”

 

 

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Capitolo 11
*** Mai un attimo di pace ***


Mentre scrivevo questo capitolo,  mi sono venute in mente un paio di idee  per i prossimi e mi sono presa bene, quindi credo che aggiornerò presto anche per i prossimi due capitoli, anzi vi accenno che l’undicesimo è pronto.

Buona lettura.

Datemi sempre le vostre opinioni.

 

 

Cap 10: Mai un attimo di pace

 pov Naruto

 

Mi svegliai quando il sole era già alto. Non saprei dire per quanto tempo avessi dormito, ma comunque fosse, mi sembrava di non aver chiuso occhio, talmente mi sentivo stordito.

Mi sentivo meglio rispetto ai giorni precedenti, nonostante sia stato per la maggior parte privo di sensi, ma quelle volte che ero cosciente…avrei voluto morire.

Quando Tsunade controllò le mie condizioni, una volta resuscitato, mi informò che Eichi era stato morso da un serpente con un tasso di veleno, molto basso, mortale solo se trascurato.

Fui contento di sapere che il mio allievo, non aveva dovuto passare il tormento che avevo provato e che, anche se alleviato, provavo ancora adesso.

Sentivo ancora di avere la febbre, ma i forti crampi muscolari, i giramenti di testa e la voglia di rimettere si erano affievoliti.

Solo il braccio destro, morso dal serpente, non sembrava volersi calmare. Era come se qualcuno si divertisse a conficcare al suo interno dei spilli belli spessi e appuntiti.

Per questo dovevo cercare di stare il più immobile possibile, per cercare di non risvegliare il male assopito momentaneamente, ma rimanere immobile senza cambiare posizione, era comunque una tortura.

Dato la stanchezza che provavo, pensai di dormire ancora, ma delle voci strepitanti, fuori dalla porta, mi fecero capire che presto avrei avuto visite.

Eichi entrò allegro senza nemmeno bussare, urlando un buongiorno.

Sora e Miiko si avventarono su di lui per chiudergli la bocca, facendo ancora più rumore.

“Ragazzi, non avevo bisogno della sveglia!” dissi loro divertito.

Tutti rimasero imbambolati per  un po’, puoi  nuovamente urlando, gridarono il mio nome.

Circondarono il letto e mi sommersero di domande sulla mia salute.

“Sto bene, sto bene. Certo, ho avuto momenti migliori, ma dato che ero praticamente morto, non mi lamento! Tu Eichi? Vedo che sei in piena forma!” dissi, felice di constatare che il mio allievo fosse già guarito, anche se ancora ricoverato. Infatti indossava ancora una di quelle orribili vestagliette verde chiaro, che ti fanno star male solo con il loro odore.

“Non mi faccio abbattere da un serpentello!” disse  dandosi un pugno al petto e dandosi arie.

“A quanto pare io si!” risposi divertito.

Eichi mi guardò imbarazzato “Bhè…il tuo era un pochino più grosso e…avvelenato!”

Sorrisi per poi spostare lo sguardo su Miiko.

“E tu? Che hai combinato?” le chiesi, notando il suo drastico taglio di capelli.

Miiko abbassò la testa per nascondere il rossore “Bhe, erano un po’ di impiccio durante le missioni e poi…ho sempre desiderato portarli così. Come sto, Naruto-sensei?”

“Molto bene. Sei anche più carina di Sakura!” dissi, notando la mia compagna entrare nella stanza e prendendo la palla al balzo per punzecchiarla. Come al solito, me la fece pagare.

“Davvero? Oh allora perché non ti fidanzi con lei?” mi disse premendo un po’ troppo forte l’ago sul mio braccio.

“Cosa? ma lui è vecchio!” disse Eichi infastidito dalla battuta.

Cercai di sorridere, nonostante il mio viso fosse contratto in una smorfia.

“Cavolo, Sakura-chan. Potevi andarci più leggera. Fra un po’ sto braccio con tutte queste iniezioni che mi state facendo, diventerà tutto bucherellato.

“La prossima volta, non paragonare la mia bellezza a quella di una mocciosa e magari potrò essere più gentile…ah no, mi devo vendicare dello spavento che mi hai fatto prendere!”

Sospirai, ora la colpa era pure mia.

Rimasi a chiacchierare ancora un po’ con i miei ragazzi, quando qualcosa attirò la mia attenzione.

“Scusate ragazzi, mi sento molto stanco. Vorrei…

“Riposare? Capito, ce ne andiamo subito!” disse Miiko a trentadue denti, spingendo i suoi compagni fuori dalla porta.

Addrizzai le orecchie per capire se se ne fossero andati realmente, dopo di chè, mi misi seduto nel letto con le gambe a penzoloni.

Ignorai il giramento di testa che ebbi ,a causa della febbre, appena messo a sedere e dissi, guardando davanti a me “Avanti, so che c’è qualcuno!” dissi minaccioso “Fatti vedere!”

Da una nuvola di fumo sul soffitto, apparve a testa in giù, un ninja del suono.

“Ti manda Kabuto, vero?” gli chiesi, cercando di non trasmettere la mia preoccupazione, non ero in grado di sostenere una lotta.

“Esatto Kyuubi. Sono qui per controllare le tue condizioni e catturarti nel caso la tua vita non fosse stata più in pericolo!” disse sorridendo.

“Non mi è concesso nemmeno riprendermi? Cos’è? Kabuto ha paura che una volta rimesso in forze, non sia in grado di sconfiggermi?” gli chiesi.

“Non insultare il mio capo, o la pagherai cara!” disse, scendendo dal soffitto e comparendomi davanti.

Fece lui la prima mossa e mi vidi costretto a evitare il colpo, facendo una capriola all’indietro e buttandomi giù dal letto.

Una volta a terra, però una fitta al braccio destro, mi bloccò. La vista mi si appannò a causa del dolore, ma riuscì a schivare il secondo colpo.

Il ninja non prevedendo una mia reazione all’ultimo secondo, si ritrovò il kunai incastrato al muro, provò a liberarlo, ma capendo che la partita era persa, lasciò l’arma dov’era, per continuare ad attaccarmi.

Continuavo a evitare gli attacchi, meglio che potevo per le mie condizioni, ma sapevo bene, di non riuscire a reggere ancora quel ritmo.

Non avevo armi con cui contrattaccare e inoltre dovevo cercare di far in modo che il nemico, non attuasse chissà quale tecnica in grado di distruggere l’intero edificio.

Per mia fortuna, non sembrava intenzionato a spingersi oltre. Continuava a contrattaccare solo con kunai e arti marziali. Puntava sul mio fisico, aspettando che esso cedesse.

All’ennesimo colpo evitato caddi in ginocchio e appoggiandomi con le braccia a terra, cercai di riprendere fiato.

Il ninja del suolo ne approfittò per incastrarmi, ma con le forze che mi rimanevano, riuscii a fabbricare un rasengan e a colpirlo.

Non ci furono urla o gemiti di dolore, si senti solo un “puf” e una nuvola di fumo coprì la stanza.

“Accidenti, era un clone!” dissi ormai, privo di forze e del tutto in balia del nemico.

“I miei complimenti, non credevo che nelle tue condizioni, fossi in grado di attingere al tuo chakra!” mi disse, comparendomi alle spalle e cogliendomi di sorpresa.

Mi conficcò un kunai nel braccio, proprio nello stesso punto in cui ero stato morso.

Un dolore lancinante mi invase il corpo, urlai e non riuscì a reagire, quando mi bloccò al muro, premendo il suo braccio contro la mia gola, per impedirmi di respirare.

Con la mano sinistra, cercai di liberarmi.

“Oh avanti, è inutile che mi resisti e lo sai. Quindi stai buono, così che tutto finisca in fretta!” mi disse.

“Non puoi uccidermi, n-no…n-no…” l’aria cominciava a mancarmi.

“Infatti, cercherò di farti perdere i sensi, in modo tale che tu non costituisca più alcun problema!” disse il ninja con un sogghigno.

La poca resistenza che cercavo di fare con  la mano sinistra, diminuì, finchè mi sentii l’arto pesare e cadere lungo il mio fianco. Cominciai a perdere coscienza, ma il buio non si impossessò di me.

Un rumore di finestre che si frantumavano, mi destò improvvisamente e sentii una presa afferrarmi e chiamarmi.

“Tutto bene Naruto?”

“Si, Shika, tempisto impeccabile!” dissi cercando di riprendere coscienza di me stesso e guardando verso la finastra.

Sasuke era lì, con il braccio destro alzato, con il chidori che ancora scoppiettava sulla mano.

A una velocità sorprendente Sasuke, si era fiondato sul nemico, facendolo volare via, e liberandomi dalla sua morsa. Infine, lo vidi saltare giù dalla finestra per finire l’intruso.

Naruto!” mi chiamò Sakura.

A quanto pare tutto l’ospedale era stato messo in allarme, dai rumori provenienti dalla stanza e dai vetri che si rompevano.

Essa si avvicinò a me e mi prese dalla parte destra, per aiutare Shikamaru a portarmi a letto.

“Piano S-sakura. I-il braccio!” dissi, portandomi la mano sul taglio.

Sakura me la tolse e pulendo il sangue dalla ferita, me la disinfettò  e fasciò.

“Ora rilassati e cerca di riposare!” mi disse dolcemente, sistemandomi i cuscini e passandomi una mano sui capelli.

“Facile a dirsi!” ammisi con un sorriso abbozzato.

“Accidenti!” disse Sasuke ricomparendo dalla finestra.

“Che fine ha fatto quel ninja?” chiese Shikamaru.

“è riuscito a scappare!” disse l’Uchiha contrariato.

“Ottimo lavoro Uchiha, ora dovremo aspettarci un nuovo attacco!” disse il mio amico Nara, con voce accusatoria.

“Voglio vedere combattere te, quando sei impegnato a tapparti i timpani per impedire che la tua testa scoppi!” disse Sasuke scocciato.

Chiusi gli occhi in cerca di un po’ di conforto nel sonno, ma una frase non molto apprezzata, me li fece riaprire di scatto “Qualcuno dovrebbe rimanere con Naruto, affinchè non si ripeta quello che è appena successo. Non possiamo permettere che venga attaccato di nuovo!” disse Sakura.

“Già, questa volta gli è andata bene, ma la prossima non è detto che riusciamo ad arrivare in tempo!” disse Shikamaru.

“è ancora troppo debole, per riuscire a sopportare una battaglia. Meglio evitargli sforzi, finchè è così debilitato!” continuò Sakura.

“Ragazzi, io sono qui! Se volete dirmi che non sono in grado di difendermi e che ho bisogno della balia, potreste farlo gentilmente dove non possa sentirvi?” dissi innervosito. “Ho il mio orgoglio da difendere!”

Naruto, sei malato e come tale devi accettare di non essere in condizione di proteggerti. Non è una vergogna che qualcuno rimanga a sorvegliati!” disse Sakura.

“è imbarazzante! Poi so difendermi da solo!” dissi.

“Come poco fa? Se non fossimo intervenuti, saresti morto!”

Strinsi il pugno sinistro a quella scottante verità.

“La prossima volta che attaccheranno, sarò pronto a riceverli. Mi riprendo in fretta e nel giro di un paio di giorni, sarò fuori da qui!” dissi convinto, infondo continuavo ad avere un recupero eccezionale.

“Vuoi mettere da parte il tuo orgoglio per una volta? E se ti attaccano nuovamente oggi, o durante la notte? Naruto, non sei ancora guarito e le medicine che ti dobbiamo dare per una tua completa guarigione, sono in grado di stordire un cavallo. Cosa farai in quei momenti!” chiese Sakura.

“Evita di darmi altre medicine. Ormai sono fuori pericolo no?” dissi sottovalutando le mie condizioni.

“Il veleno non è stato completamente debellato, hai la febbre a 39, a malapena riesci a muoverti in modo decente, e hai un braccio completamente fuori uso. Dì quello che vuoi, ma non mi sembri uno che è destinato a uscire da qui in due giorni. E non ho la minima idea di come tu abbia fatto a resistere a quel tipo, prima che arrivassero Sasuke e Shikamaru!”

“Questo ti dimostra che ho delle possibilità di cavarmela!”  dissi io ribattendo.

“Rimarrò io di guardia!” disse Sasuke ponendo fine alla discussione tra me e Sakura.

“Cosa?” dissi Shikamaru sgranando gli occhi.

“Cosa?” dissi io mettendomi a sedere di scatto, provocandomi nuove fitte di dolore.

“è una buona idea!” disse invece Sakura, facendomi nuovamente sdraiare con la forza.

“Ma sei uscita di senno? Io non lasciò Naruto nelle mani di questo…questo qui!” disse Shikamaru alzando la voce.

“Concordo con Shikamaru! Mi sono ribellato, proprio perché temevo una cosa del genere. Conoscendoti Sakura, non potevo aspettarmi altro!” dissi cercandomi di liberarmi dalla forza della mia compagna.

“Oh andiamo, cosa c’è che non va?” chiese Sakura, nonostante sapesse il perché ce l’avessimo tanto con lui e mi sorprendeva il fatto di come riusciva a far finta di niente.

“Ti devo rinfrescare la memoria? ti sei già scordata di essere stata presa in ostaggio, per fare da esca, in modo tale che Naruto venisse catturato da sto tipo e consegnato a Madara Uchiha?” disse Shikamaru indicando apertamente Sasuke.

“Lo ricordo benissimo. Ma ricordo anche che si è pentito, aiutandoci a sconfiggere il nemico, costituendosi e cominciando a servire Konoha come meglio può!” disse Sakura in sua difesa.

“Allora fatti proteggere tu da lui. Perché io non rimango qui un minuto di più se ce lui!” dissi rialzandomi dal letto e cercando di dirigermi verso la porta.

Naruto torna qui. Non ti devi affaticare oltre!” disse Sakura urlandomi contro.

“Salve a tutti!” disse Kakashi bloccandomi la strada “Naruto, non riesci a stare un attimo fermo eh?”

“Fermo ci starei volentieri per come mi sento adesso, ma mi rifiuto di stare all’interno di questa stanza con certe persone!” dissi, alludendo a Sasuke e cercando di superare Kakashi, ma un giramento di testa, mi costrinse ad appoggiarmi al muro.

“Mi farai diventare matta!” disse Sakura tirando fuori dal taschino un’altra siringa.

Sentii le mie forze abbandonarmi e l’ultima cosa che vidi, era lo sguardo arrabbiato di Sakura.

 

Mi risvegliai ben cinque ore dopo. Aprii gli occhi tutto scombussolato. Era quello l’effetto del sonnifero che Sakura mi dava per farmi addormentare, quando il dolore era insopportabile. Quando mi risvegliavo, facevo fatica a capire qualsiasi cosa.

Mi sentii la gola secca e per istinto, voltai la testa verso il comodino alla mia destra, ma riuscire a prendere il bicchiere appoggiato su di esso, era un’impresa alquanto ardua.

Vidi qualcuno vicino a me, ma non riuscii a capire chi fosse. Non mi importava, andava bene chiunque se mi avesse dato da bere.

Chiunque fosse fu proprio quello che fece. Mi portò il bicchiere vicino le labbra e, sollevandomi la testa, mi aiutò a bere.

Sussurrai un grazie e cercai di concentrarmi sulla figura.

Ora che avevo bevuto, mi sentivo decisamente meglio e sentivo che lentamente i miei sensi stavano tornando alla normalità.

La figura si sedette accanto a me e mi fissava.

“Pensavo che avresti dormito per tutto il giorno. E meno male che volevi farti da guardia del corpo da solo, dobe!”

“c-cosa?” chiesi, in quel momento non capii di cosa stesse parlando e ci misi un altro paio di minuti prima che ricordassi tutto.

Sasuke? Sei tu!” dissi con disappunto.

“Chi credevi che fossi? Certo che il sonnifero che ti dà Sakura è bello pesante, se non ti fa riconoscere il tuo peggior nemico!”

“Già non ci va mai leggera! Guarda, non ho nemmeno la forza di insultarti!” dissi accennando un sorriso.

“Allora direi che mi godo il momento!” disse per poi tacere.

Ci fu un silenzio lunghissimo e anche fastidioso.

Senti…” cominciai titubante “…per quanto sia imbarazzante per me dovertelo dire…ti ringrazio per avermi salvato la vita!” dissi girando la testa dall’altra parte per non guardarlo.

“Non ti sforzare a ringraziarmi. Non l’ho fatto perché volessi sentirti dire grazie o perché tu fossi in debito con me!” mi disse.

“Oh dubito che sarò mai in debito con te. Caso mai lo sarai tu verso i miei confronti, per tutto il resto della tua vita. Diciamo che potrei portare avanti il debito anche verso la tua prole, ma ho deciso che con la tua morte, esso si estinguerà!” dissi guardandolo serio.

Sasuke accennò un sorriso, per poi farsi serio all’improvviso e alzarsi impugnando un kunai.

“C’è qualcuno?” chiesi, sperando vivamente di no.

Bhè qualcuno c’era, ma era solo Shikamaru, che controllava, la situazione da fuori la porta.

“Che cosa ci fai qui?” chiese Sasuke infastidito.

“Mi pare ovvio, ti tengo d’occhio!” disse entrando nella stanza “Oi Naruto, tutto bene?”

“Non mi ha ucciso mentre dormivo, non mi ha avvelenato l’acqua, non mi ha insultato…si, direi che va tutto bene!” dissi divertito.

“Sentito? Sono stato qui buono buono, a vegliare sul tuo amico.  Ora puoi anche tornartene a casa!” disse Sasuke sgarbato.

“Sono venuto a darti il cambio, abbiamo deciso di fare i turni, ricordi?” disse Shikamaru guardandolo storto.

Sasuke non disse niente e ricambiando lo sguardo, se ne andò via.

“Credo che prima o poi ci ucciderà per il solo fatto che lo trattiamo così!” dissi sogghignando.

“Se lo merita!” disse Shikamaru tagliente.

“Si, vero, ma…” non terminai di rispondere.

“Ma cosa? non dirmi che ti stai facendo venire di nuovo i complessi. Ti ha quasi fatto uccidere e ora cominci a cambiare idea verso i suoi confronti?”

“Non ho cambiato idea nei suoi confronti, oggi però mi ha salvato!” dissi.

“Non mi basta per fidarmi di lui e non dovresti nemmeno tu!” mi disse con aria di rimprovero.

“Non mi fido infatti, ma quando sto vicino a lui, una parte di me vorrebbe che tutto tornasse come prima!” ammisi.

“Tu sei ancora troppo stupidamente legato a lui!” affermò Shikamaru.

“è anche un desiderio di Sakura infondo! Perché pensi che gli abbia permesso di starmi accanto? Sperava che noi due chiarissimo…invece non ho fatto altro che dormire!”

“Lo so che tu faresti di tutto per far felice Sakura, ma…” Sospirò “…non abbassare mai la guardia con lui!” mi disse nuovamente.

Sbuffai “si, si. Sai questo tuo lato protettivo è…è snervante. Ti preferisco quando mi ripeti che sono una seccatura!”

“Una seccatura lo sei. Secondo te quanta voglia ho di rimanere qui a farti da demonsitter?“

“Nessuno ti obbliga!”

“Come no, se esco da qui, qualcuno ammazza te e Sakura ammazza me. Perché mi ritrovo sempre circondato da donne violente! Quando non c’è Temari, c’è la tua bella e viceversa!”

Ridacchiai a vedere il suo viso sconsolato.

 

Passò un’intera settimana in cui venni talmente coccolato, che mi sembrava di aver recuperato tutte l’affetto che non avevo ricevuto da bambino.

Sakura mi imboccava durante i pasti, dato che mangiare con  la sinistra si era dimostrato alquanto complicato, e quando non poteva lei, c’era o Ino o Tsunade.

Shikamaru, Sasuke e Kakashi  a turno mi tenevano compagnia o meglio dire d’occhio.

La notte, era per di più Sakura a starmi accanto, accarezzandomi i capelli durante il sonno, pensando che non me ne accorgessi e infine, i ragazzi erano praticamente sempre nella mia stanza a raccontarmi la loro giornata. Fui davvero sorpreso di scoprire, che durante la mia permanenza in ospedale, Eichi si era impegnato ad apprendere la tecnica per camminare su pareti e superfici di vario genere. Fui estremamente orgoglioso dei miei ragazzi. Non avevano visto la mia assenza come un momento di vacanza, ma avevano continuato ad allenarsi per conto loro.

Comunque sia, anche se ricevere attenzioni, a volte è piacevole. Quando potei finalmente mettere piede fuori dall’ospedale, ne fui estremamente sollevato.

 

************
Grazie a tutti coloro che mi hanno fatto sapere cosa ne pensano, a chi aggiunto la storia tra preferite, seguite e da ricordare e anche a chi ha solo letto.

Doumo arigatou

Alla prossima

Neko =^v^=

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Capitolo 12
*** La verità ***


Cap 11: La verità

 

Mi recai al mio solito campo di allenamento, in quel momento desolato, e ammirai il paesaggio con un sorriso sulle labbra. Chiusi gli occhi e respirai a pieni polmoni l’odore dall’erba bagnata dalla rugiada. Mi aiutava a liberare il naso dall’odore di disinfettante, che durante la mia permanenza in ospedale aveva impregnato le mie narici, facendomi sentire quella puzza ovunque andassi.

Ero arrivato sul posto piuttosto presto, per potermi godere un po’ di tranquillità. Lo facevo spesso prima di allenare i ragazzi. Quello era uno dei pochi luoghi che mi aiutava a non pensare ai miei problemi, purtroppo però, la calma non durò a lungo.

Naruto-sensei!”

Mi sentii chiamare e, senza nemmeno accorgermene, mi ritrovai a terra sommerso da  tre mocciosi, che gioiosi mi abbracciavano.

“Siete felici del mio ritorno in pista, o questo è un vostro tentativo di uccidermi?” chiesi divertito.

Bhe in effetti speravamo in una vacanza più lunga e…Eichi non terminò la frase, che Miiko gli diede una gomitata nello stomaco.

“Non dargli retta, parla perché ha la bocca! È ovvio che siamo contenti di riaverti tra noi!” disse la ragazzina.

“Brutta befana, stavo scherzando!” disse Eichi, per poi essere nuovamente colpito dalla ragazza.

“Siamo pronti ad allenarci e recuperare il tempo perso! Inoltre mi sono intestardito e ho chiesto a mia madre di aiutarmi a sviluppare il byakugan!” di Sora eccitato all’idea.

“Bene, questa è la buona strada per riuscirci!” dissi sorridendo “Non ti arrendere ai primi fallimenti!”

Sora annuì.

“Com’è che la mia assenza vi fa venire maggiormente voglia di lavorare?” chiesi stupito.

Bhe, diciamo che…” cominciò Eichi a testa bassa “…che volevamo essere maggiormente di aiuto!” disse imbarazzato.

Mi stupì a quella affermazione.

“Cos’è quella faccia, Naruto-sensei? Ci hai fatto spaventare e vogliamo evitare che possa ricapitare quanto accaduto!” disse Miiko determinata.

“Oh bhe…g-grazie!” dissi come un cretino. Il fatto che nessuno prima d’ora mi aveva detto così apertamente di tenere a me. Sakura era un’eccezione e poi lei aveva cominciato a dirmelo dopo anni che ci conoscevamo.

“Bene, lasciamo da parte i sentimentalismi e diamoci da fare, ma prima…” disse Eichi guardandomi  con occhi stretti e indicandomi “…tu ci devi dire qualcosa e non ci accontenteremo di un”è difficile da spiegare” o “siete ancora troppo giovani per capire””.

Inghiottii la saliva, quello sguardo mi incuteva timore.

“Vogliamo la verità su questa faccenda di Kyuubi!” disse Sora, con braccia conserte e con aria determinata.

Temevo che quel giorno sarebbe arrivato, ma in fin dei conti era loro diritto sapere, dato che già due volte avevano rischiato la vita, per una motivazione di cui erano del tutto all’oscuro.

“Abbiamo fatto un certo ragionamento. I ninja del suono che abbiamo incontrato qualche settimana fa, erano interessati a te, Kabuto pure, inoltre sappiamo che un altro ninja del suono, ti ha attaccato mentre eri in ospedale…” cominciò Eichi.

…tutti volevano una sola cosa…”continuò Sora.

…Kyuubi!” concluse Miiko.

“Ci spieghi cosa ha a che fare il bijuu di Konoha con te?” chiese Eichi “Non puoi svignartela sta volta. Anche mio padre ci ha raccontato che molti sono interessati a un potere di cui sei tu in possesso!”

“Quindi la domanda è semplice. Hai tu in custodia Kyuubi?” chiese Sora.

Sospirai e mi arresi all’evidenza “Si, esatto. Sono io il custode di Kyuubi, se vogliamo metterla in questi termini! Anche se è più esatto dire che sono la sua prigione!”

“Che intendi dire con prigione?” chiese Miiko confusa.

Mi fermai un attimo a pensare, dopo di chè mi alzai la tuta e la maglia sottostante.

Miiko divenne rossa, mentre Sora e Eichi mi guardavano sconvolti.

“Ma che fai? Ti spogli?” mi chiese Eichi.

“Tacete e osservate!” dissi loro “Come sapete il Kyuubi è sigillato dentro qualcosa, ma non si tratta necessariamente di un oggetto!” dissi per poi impastare il chakra.

M-ma che cos’è quellpo?” chiese Eichi avvicinandosi per osservare meglio la mia pancia.

“è un sigillo!” disse Sora.

“Sigillo? Che serve!” chiese Miiko, alzando lo sguardo per osservarmi.

Bhe siete lenti a capire! Questo è il sigillo ottagonale, creato con la tecnica del sigillo del diavolo”

I ragazzi sussultarono, cominciando a capire.

“La tecnica che il quarto hokage ha usato per sigillare il demone!” disse Miiko sorpresa.

“Non può essere!” disse Sora “Tu sei un…Jinchuuriki!”

Annui.

Osservai le facce dei miei allievi e mi guardavano con occhi sgranati, come se un grosso ragno mi stesse camminando addosso.

“Dimostralo!” disse Eichi  con aria seria e braccia conserte, non del tutto convinto.

“Se non ricordo male, hai detto che è impossibile sopravvivere quando si incontra un bijuu e ora mi chiedi di mostrarti il potere di uno di loro?” gli chiesi, sperando vivamente che cambiasse idea.

L’ultima cosa che volevo e che si spaventassero.

“Appunto perché sono fermamente convinto di questa mia teoria che non ti credo. Sei troppo buono!” disse il figlio dell’hokage.

Rassegnato cominciai a richiamare il chakra della volpe e ad assumere i tratti caratteristici della volpe e nel mentre, dissi “Troppo buono? Forse, ma non mi ha impedito di uccidere a sangue freddo i ninja del suono. Di eliminarli senza pietà davanti ai vostri occhi e non mi ha impedito di ferire te, Eichi!” dissi con una voce più dura e rauca.

Il mio corpo era ormai ricoperto dal manto del demone e una coda  scodinzolava dietro di me. Ero messo a quattro zampe, con aria minacciosa.

Sembrava quasi che stessi per attaccare.

I ragazzi mi guardarono con terrore, ma questo non impedii a Miiko di avvicinarsi con cautela.

La vidi alzare una mano come a volermi toccare, ma con un ringhio, le impedii di avvicinarsi.

La vidi sussultare, ritirando la mano e abbassare la testa.

“Scusa, ma toccando questo chakra, ti faresti solo del male!” dissi tornando alle mie sembianze normali.

“Quegli occhi…allora erano gli occhi del demone!” disse Eichi shoccato.

“Esatto!” dissi solamente.

Avevo troppa paura di cosa avrebbero pensato i miei allievi di me…ora.

Ma…ma…come, quando…insomma…perché te?” mi chiese Sora balbettando.

“Non so esattamente come si sono svolti i fatti, ero appena nato quando Yondaime mi rese un Jinchuuriki!” dissi solamente “A quanto pare era convinto che potessi controllare il demone!”

“Ne sei capace?” chiese Eichi.

“Solo fino a sette code. Oltre non riesco o meglio non devo spingermi, rischierei di liberare la volpe e distruggere tutto e tutti. Amici compresi!”.

Non sapevo nemmeno io perché stavo informando loro di tutti i dettagli, ma era giusto che sapessero.

Li vidi deglutire.

“Sei mai arrivato a tanto?” chiese Sora.

“Si, ma quando ero più giovane e il mio controllo sul demone arrivava a tre code. Ho oltrepassato quel limite a causa della rabbia che provavo e mi sono trasformato in una piccola miniatura di Kyuubi. Non ero in grado di riconoscere nessuno e non sentivo le chiamate dei miei amici. L’unica cosa che volevo era annientare il mio nemico. In quel frangente ho rischiato di uccidere Sakura quel giorno. Ma per fortuna l’ho solo ferita!” dissi abbassando la testa “Una volta ho rischiato di liberare completamente la volpe invece. Sapete tutto sull’attacco di Pain giusto?” li vidi annuire “Bhe tutti dicono che sono stato un eroe, ma non sanno che sono stato aiutato. Quando Pain fece male a una mia amica, persi il controllo e arrivai a sei code. Tutta quella potenza mi annebbiò la testa e kyuubi era riuscito a convincermi a liberarla. Se non fosse intervenuto Yondaime…non oso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo!” ammisi.

Infatti era così, non ero un eroe. Se non fossero venuto ad aiutarmi, non sarei mai riuscito a fare quello che avevo fatto.

I ragazzi abbassarono la testa.

“Perché non ce lo hai detto prima?” chiese Eichi stringendo i pugni. “Non ti fidavi di noi?”

Scossi la testa “No, volevo proteggervi e poi…avevo paura…paura di quello che avreste pensato di me!” dissi tristemente.

“Credo che la nostra opinione sarebbe stata come quella di adesso, non credi?” chiese Eichi.

“No,  ti sbagli Eichi!” disse Sora sorprendendomi “Se ce lo avesse detto da subito, probabilmente non lo avremo accettato per paura. Ti ricordi le nostre opinioni sul bijuu e Jinchuurichi? Entrambi non eravamo disposti ad accettare una forza portante. Forse sono state anche le nostre considerazioni a spingerlo a non rivelarci niente!” disse.

“Sora ha centrato il punto. Sinceramente non avrei voluto dirvelo nemmeno ora!” dissi.

“Ancora paura che non saremo disposti ad accettarti?!” chiese EichiBhe allora sei proprio uno stupido!” disse, lasciandomi interdetto.

“Non ci hai mai abbandonato, hai aiutato ognuno di noi, me in particolare. Non ti sei mostrato mai cattivo nei nostri confronti, sei riuscito a conquistarci e a farci affezionare a te…quindi ora dimmi, dove hai tirato fuori i presupposti per cui pensavi che non ti avremo accettato!” disse Miiko piuttosto alterata.

“Ammetto che il demone mi spaventa, ma è lui a farmi paura e non tu! Il fatto che dimori dentro di te, è solo un dettaglio” disse Sora accennandomi un sorriso “E fino ad ora hai mostrato di poterti guadagnare la nostra fiducia, no?”

“Infatti. E poi mio padre ti ritiene uno dei ninja più forti di Konoha e su cui poter pienamente contare. Se fossi una minaccia, non la penserebbe così, né ti avrebbe dato degli allievi a cui insegnare!” finì Eichi.

Accennai un sorriso “grazie ragazzi!”. Erano riusciti quasi a farmi piangere.

“Però sono curioso di sapere, perché non hai usato il potere di Kyuubi quando siamo stati attaccati da Kabuto e gli altri?” mi chiese Eichi.

“Con Kabuto sarei dovuto ricorrere a troppo chakra e con voi presenti, non potevo rischiare che veniste coinvolti. Più aumento il potere, più divento pericoloso anche per gli alleati. Anche se fino a sette code ho il pieno controllo di me stesso, non so controllare la potenza degli attacchi e uno sbaglio di calcolo, potrebbe coinvolgere anche chi non centra.

Ricorro al chakra solo se sono da solo o proprio alle strette. Come quando siamo stati attaccati dai ninja del suono. Ricorrere a quel potere era l’unico modo per impedire che ti uccidessero Eichi, ma come vedi il mio potere ha colpito anche te!”

“ti riferisci a quella bruciatura sul braccio? Ma era una bazzecola!” disse cercando di rassicurarmi.

“Non è questo il punto, non doveva succedere!” dissi.

“Cavolo, siamo  ninja, non puoi pretendere che non ci accada niente. Esserlo comporta dei rischi, dovresti saperlo!” disse Miiko.

Sorrisi “Lo so. Oltre al fatto che tutti non fanno altro che ripetermelo, ne sono consapevole, ma non posso fare altro che proteggere le persone che amo!” ammisi.

bhe alla fine si diventa ninja proprio per quel motivo, no?” disse Sora scrollando le spalle.

“O per fare soldi!” aggiunsi “Si guadagna piuttosto bene se fai carriera!”

“Come te? Che vivi in un buco sporco e sudicio?” chiese Eichi mettendosi le mani dietro la testa.

hei, non insultare la mia casa!” dissi con sguardo da finta minaccia.

“Se piace a te!” disse scrollando le spalle.

“Anche io vivo in una casa simile a quella del sensei. Qualcosa da ridire?” chiese Miiko con una vena pulsante.

Eichi cominciò a indietreggiare “N-no, no. Casa tua è bellissima. Dico davvero. Anzì, ti va di fare scambio?”

“Ok, mi piacerebbe vivere in una casa gigantesca come la tua!” disse Miiko divertita.

Osservai la scena divertito. Ero estremamente contento che la faccenda del Kyuubi non avesse intaccato il nostro rapporto.

 

Qualche giorno dopo, stavo rientrando a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di allenamento. Avevo organizzato piccoli scontri tra i ragazzi e devo dire che ne rimasi abbastanza soddisfatto. Certo, commettevano ancora errori banali, ma avevano fatto dei passi da giganti, soprattutto dopo aver appreso il Kage bushin no jutsu. Miiko  e Eichi erano molto bravi a padroneggiare le copie, mentre Sora poteva contare sul numero. Essendo uno Hyuuga e avendo a sua disposizione un buon controllo del chakra, riusciva a spartire il chakra nelle copie in modo tale da crearne un numero maggiore.

Mi sorpresero anche le varie strategie che inventarono, con l’ausilio delle tecniche più elementari come la tecnica della sostituzione e della trasformazione.

Vedendo le loro abilità, decisi di insegnare loro anche la tecnica degli shuriken ombra, jutsu semplice, ma estremamente utile, se utilizzato al momento giusto.

Bhe…eravamo solo all’inizio e per questo ho rischiato di essere infilzato da qualche shuriken.

Ma tempo due giorni e avrebbero imparato alla perfezione anche quella tecnica.

Camminavo tranquillo osservando il cielo che cominciava a tingersi di rosso, quando andai a sbattere contro qualcuno.

Mi sentii insultare apertamente, anche con cose piuttosto pesanti.

“Non ti sembra di esagerare Sakura-chan? Non ti sono venuto addosso apposta!” le dissi aiutandola a raccogliere le borse della spesa.

“Chi mi dice che non lo hai fatto apposta? Magari è un tuo metodo per rimorchiare le ragazze!” disse raccogliendo la lattuga che era rotolata via di qualche metro.

“Non avrei bisogno di rimorchiarti Sakura-chan!” le dissi, alzandomi in piedi.

“Ah no?” chiese guardandomi offesa.

“Sbaglio ho quando ero morto, mi hai detto che mi ami? Non vedo perché dovrei corteggiarti per farti accorgere di me. Piuttosto dovrei fare in modo che tu non ti stanchi di me, non credi?”

Sakura divenne rossa come un peperone.

“Hai sentito anche quella dichiarazione?” mi chiese imbarazzata.

Annuii “Te l’avevo detto, no?”

“Si, ma credevo …cioè non credevo che avessi sentito proprio tutto!”

“Se non volevi dirmelo, allora perché me l’hai detto?”

Sakura abbassò la testa “Non volevo che l’ultimo ricordo che avessi di me, fosse il nostro litigio!”

Il sorriso che avevo in faccia si spense “Oh” dissi solamente.

“Comunque non sei morto ed è questo quello che conta!” disse sorridendomi.

“Sempre grazie a te!” dissi imbarazzato e cercai di cambiare argomento “Vuoi che ti aiuti a portare la spesa?” le chiesi vedendo che aveva ben quattro sacchetti.

“Ti mantieni in forma, nonostante tutto quello che mangi!”

Baka, ti devo ricordare che almeno due volte alla settimana, cucino anche per te? Finiresti in ospedale per avvelenamento da ramen altrimenti!” disse imbronciata.

“Giusto, dimenticavo mamma!” dissi divertito.

“Non prendermi in giro, altrimenti dimenticati i miei manicaretti!”

Mi feci serio “Senti Sakura, dobbiamo chiarire questa faccenda!”

Sakura si irrigidì “q-quale faccenda?”

“Lo sai quale! Abbiamo quasi trent’anni e …non puoi continuare a perdere il tuo tempo dietro me!” le dissi.

“Questo lascialo giudicare a me!” mi disse contrariata.

“Non posso. Io voglio vederti felice, ma non lo sarai mai con me. Non voglio causarti dolore. Devi capire che con me non hai chance. Non voglio legarmi a te, ne a nessun altro” dissi stringendo i pugni “Ho cercato di fartelo capire in tutti i modi Sakura-chan, ma tu continui a far di tutto pur di farmi cambiare idea. Per quanto lo vorrei, lo sai che non cambio le mie decisioni!”

“Io non mi arrendo Naruto. Io ti amo e se questo non ti basta allora, davvero non so cosa tu possa volere di più!” disse Sakura rammaricata.

“Io non voglio niente Sakura. Cercherò di essere chiaro una volta per tutti. Lasciami perdere e fatti una vita. Forse ti aiuterebbe se non ci vedessimo più!” dissi. In quel momento sentii una stretta al cuore. Non volevo rinunciare a lei. In quel momento avrei voluto stringerla tra le mie braccia e coccolarla. Volevo sentire il suo profumo addosso a me e sentire le sue mani accarezzarmi i capelli, ma tutto quello sarebbe rimasta solo una fantasia, perché non le avrei mai permesso di rovinarsi la vita.

Naruto!” mi chiamò cercando di riprendere l’argomento. Ma io la superai e continuai a camminare però, prima di sparire dalla sua vista le dissi “Da adesso in poi, io e te saremo come degli estranei!”.

 

 

*******

 

Tadan, ecco l’undicesimo capitolo.

Allora? Cosa mi dite? Vi piace il finale?

Fatemi sapere.

Grazie a tutti.

A presto

Neko =^_^=

 

 

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Capitolo 13
*** Sentimento e Istinto ***


Cap 12: Sentimenti e istinto

 

Quando nell’intero villaggio si sparse la voce di quanto accaduto, ricevetti commenti, per di più negativi, da tutti quelli che conoscevo e forse anche da persone che nemmeno conoscevano me e Sakura.

Insomma tutti mi davano contro per il mio comportamento, quando nessuno cercava di capire il perché lo avevo fatto.

Il mio amore per Sakura era risaputo su tutto il globo, allora perché nessuno ragionava sul motivo che mi aveva spinto a fare quel passo drastico?

Anche Miiko era arrabbiata con me.                                                                            

Sakura era diventata una sua grande amica e la considerava come una sorella maggiore. Spesso si recava da lei per passare insieme del tempo e scambiarsi opinioni tra donne. A lei confidava ogni minima cosa e quando, andandola a trovare, la trovò in lacrime, avrebbe tanto voluto uccidermi. Non potendolo fare, mi tenne il muso a lungo.

 

Cercai di distrarmi con allenamenti per conto mio e a volte anche pensando a Kabuto. Pensare a lui mi faceva meno male, di aver perso Sakura per sempre.

Il tempo solitamente è un buon guaritore, ma esso non mi avrebbe mai guarito da quella ferita.

Cercavo di far finta di niente, di nascondere il mio malumore, ma certe volte c’era proprio chi se le andava a cercare.

Ogni tanto noi uomini ci riunivamo a bere qualcosa insieme,  sakè per lo più. C’erano tutti, Kiba, Neji, Chouji, Sai, Shino, Shikamaru, Rock lee e persino Sasuke.

Discutevamo del più e del meno e a volte capitava che si finisse a parlare delle rispettive famiglie.

In quei momenti mi isolavo sempre. Se solitamente facevo battutine, soprattutto tra la relazione tra Shikamaru e Temari, da quando era successo il tutto, non fiatavo, nemmeno ascoltavo.

“Non ti interessa questo genere di discordo eh?” mi chiese Sasuke.

“No, no. Non faccio altro che aspettare questo momento per sentir parlare di mogli, figli e famiglie felici!” dissi contrariato.

“allora perché non partecipi?”

“Crepa!”gli dissi guardandolo storto.

“Ora perché te la prendi con me. Sta volta non ho colpa dei tuoi casini. Ti sei andato a ficcare da solo in questo guaio con Sakura!”

“Vedo che ti piace mettere il dito nella piaga!”

“Non sto cercando di aprire nessuna ferita, dico solo quello che penso e cioè che sei uno stupido!”

“Tieni i tuoi commenti per te!” dissi secco e urlando, facendo azzittire tutto il locale.

“Non c’è un divieto che mi impedisca di parlare. E ribadisco che sei un cretino. Potresti avere tutto quello per cui hai sempre lottato ed ora respingi tutto quanto!” disse Sasuke continuando a provocarmi.

“Taci!” gli dissi a bassa voce, stringendo i pugni.

“Sei stato nominato hokage ed hai rifiutato l’incarico!”

“Taci” dissi nuovamente con voce più alta.

“Hai avuto Sakura ai tuoi piedi e l’hai trattata come uno zerbino!” continuò

Strinsi ancor di più i pugni, fino a che un rivolo di sangue mi macchiò la mano.

“Uno che butta all’aria i suoi sogni, non può essere altro che un deficiente. Forse per Sakura è veramente meglio trovarsi qualcun altro e per il villaggio non avere uno hokage come te!” disse infine Sasuke facendomi scoppiare. Di certo il fatto che ero mezzo ubriaco per colpa del sakè bevuto, non giocò un ruolo  positivo.

Alzandomi di scatto, rovesciai il tavolo, con tutte le bevande sopra e mi avventai sull’Uchiha, cominciando a riempirlo di botte.

Sasuke rimaneva fermo a farsi colpire. Si sarebbe anche lasciato uccidere, se i miei compagni non mi avessero fermato.

Neji e chouji mi trattenevano le braccia e non mollarono quando cercai di liberarmi dalla loro presa, per continuare quello che avevo iniziato.

Naruto, calmati!” mi disse la voce ferma e pacata di Shikamaru.

“Ti sei sfogato, dobe” mi disse Sasuke, alzandosi lentamente, a causa dei lividi che gli avevo procurato, e pulendosi il sangue dal labbro.

Avevo cercato di trattenere tutto il dolore che provavo dentro di me, senza lasciarlo trasparire e Sasuke aveva capito che avevo bisogno di sfogarmi in qualche modo e si era offerto volontario come manichino da prendere a calci.

Me ne resi conto solo allora.

Fissai i miei amici e non riuscii a trattenermi. Alcune lacrime cominciarono a solcarmi il viso.

Mi liberai dalla loro presa e mi allontanai, non volendo farmi vedere in quelle condizioni da loro .

Uscii dal locale, seguito da ShikamaruNaruto aspetta!”

“Per favore Shikamaru, non dire niente!” dissi prima di sentire in lontananza un risata.

Involontariamente guardai verso quella direzione e nonostante fosse sera e le strade non molto illuminate, la riconobbi.

Era Sakura e non era sola. Accanto a lei c’era un uomo alto, dai capelli lisci di colore castano, piuttosto lunghi raccolti in un codino.

Erano a braccetto e sembravano andare molto d’accorso.

Sentii Shikamaru dire qualcosa sul tempismo, ma lo ignorai, l’unica cosa che volevo in quel momento era andarmene.

Camminai  per le strade del villaggio. Non volevo chiudermi in casa. Avevo bisogno d’aria. Mi sentivo soffocare, come se tutte le mie preoccupazioni  e paura avessero preso la forma di una grande mano, che si divertiva a stringermi la gola.

Raggiunsi una panchina che si trovava in un parco, non molto lontano dal locale e li diedi sfogo alle varie lacrime che cercavo di trattenere.

Pensai a tutto quello che era successo.

 Non credevo di essere in grado di perdere così facilmente la pazienza e soprattutto, prendermela con un mio compagno. Non centrava niente che si trattasse di Sasuke o meno, in quel momento me la sarei presa anche con l’hokage in persona.

Poi c’era lei.

Erano passati diverse settimane dalla nostra ultima chiacchierata, forse mesi e a male pena ci eravamo rivolti la parola da allora, se non per le missioni che ci era capitato di svolgere insieme, ma ognuno di noi si rivolgeva all’altro in modo formale, aggiungendo la parola “san” alla fine del nome.

Eppure vederla lì, camminare allegramente con un altro uomo, mi aveva fatto male.

Non era quello che volevo per lei? Che si dimenticasse di me?

In quel momento avrei voluto che Sakura non mi avesse fatto tornare in vita, che mi avesse lasciato morire, almeno avrei smesso di soffrire.

Non so per quanto tempo rimasi li fermo perso nei miei pensieri. Ero talmente assorto che non mi accorsi nemmeno di una coppia che si stava avvicinando.

“Sakura” bisbigliai, riconoscendo la figura.

Sentendosi interpellata, essa girò la testa e mi vide. La vidi sussultare.

“Lo conosci?” chiese il tizio accanto a lui, vedendola irrigidire e fissarmi.

Sakura annuì “era un mio amico!”

Mi asciugai in fretta le lacrime, e ringraziai che la notte aiutasse a nascondere il rossore dei miei occhi.

Abbassai la testa per non guardare i suoi meravigliosi smeraldi e soprattutto per non vedere loro due insieme.

Qualcosa mi diceva di andarmene prima che prendessi a pugni quel bell’imbusto, ma le mie gambe non volevano obbedirmi.

“Sakura cara, vogliamo andare? Domani dobbiamo andare al lavoro presto!”

“Senti, ti dispiace andare avanti tu. Ci vediamo domani!”

L’uomo acconsentì e lasciando andare il braccio di lei, la baciò sulla guancia e la ringraziò per la serata.

Sakura rimase lì, davanti a me…in piedi e mi scrutava.

Non avevo coraggio nemmeno di guardarla in faccia.

“Così ti sei già data da fare!” le dissi con un tono infastidito.

“Era quello che volevi no? che trovassi qualcun altro?” replicò.

Annuii.

“Cosa ci fai qui?” mi chiese.

“Niente!” dissi secco.

“Oh si certo. È proprio un posto che frequenti di solito!” mi disse facendo dell’ironia.

“Mi sono ritrovato qui per caso, ok? Ora non posso fare niente, senza che nessuno mi venga a chiedere il perché? Ero arrabbiato e ho cominciato a camminare senza guardare dove andavo ed eccomi qua. Certo, se avessi immaginato di incontrarti con quello lì, non ci sarei venuto per niente al mondo!” dissi seccato.

“Cos’è? Ora devi pure scegliermi i corteggiatori? Mi sembra che sia stato tu a voler uscire dalla mia vita, ora non venire a giudicarmi!” mi disse seccata.

Mi alzai di scatto e la guardai arrabbiato “Non mi sembra di averti giudicato in nessun modo. Non volevo trovarmi qui e vederti con un altro, tutto qui!”

“Sai che sei proprio un bel tipo? Prima mi dici che devo lasciarti perdere e ora mi fai scenate di gelosie? Sei proprio uno stupido!” mi disse voltandosi per andarsene, ma la afferrai malamente per le spalle, girandola verso di me e le dissi “Comincio a seccarmi. Oggi mi sono sentito dare dello stupido troppe volte!” dissi stringendo la presa.

“Perché è quello che sei Naruto! E lasciami, mi stai facendo male!”

“Facile dare dello stupido agli altri, vero? Tutti mi avete giudicato per le mie azioni, anche chi non sa niente di tutta la faccenda.  Non dovreste giudicare senza esservi messo nelle scarpe altui!” dissi con rabbia.

Sakura mi diede una spinta con violenza e guardandomi storto, mi disse “Io sono completamente coinvolta in questa storia e posso benissimo dire che il tuo è un comportamento idiota. Tu dici che io non ti capisco, perché tu? Capisci quello che provo io?” mi disse urlando.

La afferrai nuovamente e la feci sbattere, non tanto delicatamente contro il tronco dell’albero vicino alla panchina sulla quale ero seduto.

“So esattamente quello che provi!” gli dissi fissandola.

Naruto, lasciami, sei ubriaco!” disse, probabilmente a causa del mio alito.

“Sono lucidissimo invece! Cosa credi? Che sia solo tu a non poter avere la persona che ami?” dissi guardandola con rabbia.

Naruto, smettila!” disse guardandomi impaurita.

“Credi che tu sia la sola a desiderare di avere quello che non puoi ottenere?”

Naruto!” disse cercando di liberarsi inutilmente dalla mia presa ferrea.

“Non faccio altro che sognarti,  sogno di abbracciarti, di toccarti, di passare a come sarebbe la mia vita con te. Poi mi sveglio e mi ritrovo solo in quel buco che mi ritrovo come casa!” dissi stringendo gli occhi e girando la testa “So esattamente quello che provi!”

“A differenza mia però, sei tu che hai voluto tutto questo!” mi disse dandomi i pugni sul petto per liberarsi “Io non avrei mai rinunciato a te!” mi disse con le lacrime agli occhi.

Avrei voluto lasciarla andare, ma non riuscivo a staccarmi da lei.

“Mi vuoi?” le dissi serio.

La vidi sgranare gli occhi a quella affermazione.

Le accarezzai i capelli e le braccia e  piano piano, le mie carezze si fecero più audaci  e infine la baciai senza che lei rispondesse.

Riuscì a ribellarsi a quel bacio.

Naruto, smettila. Non sei in te!” mi disse continuando a scalpitare.

La lasciai di scatto “Accidenti Sakura, io ti amo più della mia stessa vita. Perché è tanto difficile per te capire che ti voglio solo proteggere? Non voglio rinunciare a te, ma è tutta sta faccenda di Kabuto e del Kyuubi che mi costringe a prendere questa decisione!”

Dissi tutto a un tratto carico di disperazione. La rabbia provata fino a qualche secondo prima, era scomparsa.

Abbassai la testa e lentamente cercai di andarmene. Mi sentii afferrare per un braccio e sussultai a quel tocco gentile della sua mano.

“Se non vuoi rinunciare a me, allora non farlo. La vita è la mia, è sono io a decidere cosa voglio. E non voglio vivere senza di te!” mi disse guardandomi fisso negli occhi.

Quelle parole mi fecero battere il cuore e riuscirono a farmi sentire felice, tutto di un colpo. Non capivo più niente. Vidi solamente le sue labbra rosa, avvicinarsi sempre più alle mie fino ad arrivare a un bacio passionale.

 

La mattina dopo mi risvegliai nel letto di Sakura.

Nonostante fossi un po’ sbronzo ricordavo ogni singola cosa accaduta e mi sentii un verme per quanto accaduto. Desideravo Sakura con tutto me stesso e in altre circostanze sarei stato contento di quanto successo, ma non lo ero. Per quanto volessi stare con lei, non sarei ritornato sulla mia decisione.

È proprio vero che l’alcol tira fuori il peggio dell’uomo. Non volevo che accadesse quello che era avvenuto in quella stanza, non se dopo avrei dovuto di nuovo lasciarla e invece, era proprio quello che stavo per fare.

Facendo attenzione a non svegliare Sakura, raccolsi i miei indumenti e li indossai e chiudendomi la porta dietro le spalle, me ne andai senza nemmeno lasciare un biglietto.

 

********

Eh ora? Cosa accadrà?

Volete saperlo? Bhe sinceramente anch’io. So cosa voglio far accadere,ma non ho la minima idea di come gestire il prossimo capitolo.

Sarà meglio che mi rimbocchi le maniche!!!

Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie a coloro che trovano il tempo di leggere e commentare.

A presto

Neko =^v^=

 

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Capitolo 14
*** Testardaggine ***


Cap 13: Testardaggine

 

Era ancora presto, l’alba era sorta da poco e per le strade non c’era nessuno, fatta ad eccezione dei mercanti che preparavano i loro negozi per la giornata.

Tutto ad un tratto mi ritrovai a invidiare quella gente.

La loro vita era semplice, facile e priva di preoccupazioni o quasi.

Si alzavano presto, lavoravano, stavano a contatto con la gente e a fine giornata potevano rientrare soddisfatti della loro famiglie, le quali li avrebbero accolti a braccia aperte, davanti un bel pasto caldo.

Guardando quella persone, non potevo fare altro che pensare a quanto successo e che il mio comportamento adesso avrebbe fatto sì, che Sakura mi avrebbe odiato per sempre.

Mi guardai le mani, le stesse che poche ore prima l’abbracciavano forte, sentendo il suo calore, mentre ore erano gelide e vuote.

Non ero completamente pentito di quanto accaduto. Era quello che desideravo infondo, svegliarmi al suo fianco, solo che avrei voluto che accadesse ogni giorno della mia vita. Vedere il suo sorriso o la faccia imbronciata, per qualcosa che non le andava giù…qualsiasi cosa, ma lei sarebbe stata al mio fianco.

E invece ancora una volta avevo rovinato tutto.

Avrebbe pensato di sicuro che l’avessi usata e che quello che c’era stato tra noi era stata solo una notte di passione e che per me non contasse niente.

Che il “ti amo” che le ho sussurrato tutta la notte, fossero parole vuote, dette al vento.

Non volevo che pensasse questo di me. Le mie parole erano vere e il mio amore per lei, non potrebbe diminuire per nessun motivo.

Volevo vivere al suo fianco? C’era solo una cosa da fare.

 

pov Sakura

 

Mi svegliai quando un raggio di sole mi colpì gli occhi, dandomi fastidio.

A causa del sonno, non mi venne in mente quanto accaduto, ma non mi ci volle molto per ricordare.

Sorrisi e allungai la mano per cercare un contatto col corpo di Naruto.

Mi  girai di scatto sentendo la sua postazione vuota e fredda.

I suoi vestiti erano spariti e non c’era traccia della sua presenza in casa.

Se n’era andato senza dirmi niente.

Mi misi a sedere e coprendomi con il lenzuolo, mi portai le mani alla testa, stringendo i capelli.

Mi diedi della stupida per essermi spinta così oltre. Avevo sperato che dopo quella notte, tutto si sarebbe sistemato tra noi due, che tutto sarebbe stato fantastico e che ci saremo messi finalmente insieme.

Mi sentii delusa, ma non riuscivo a dare la colpa a Naruto, lui era sempre stato chiaro con me.

Fosse stato un altro ragazzo, probabilmente mi sarei sentita tradita e usata, ma da Naruto no.

Lui non era il genere di uomo da trattare in quel modo offensivo una donna e poi le sue parole.

Se dalla bocca possono uscire menzogne, gli occhi non possono raccontare bugie. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e attraverso di essi potevo scorgere l’amore che provava nei  miei confronti. Era così visibile da poterlo toccare con un dito.

Lui mi amava, me l’aveva detto e me lo aveva dimostrato.

Tutta la notte mi aveva stretto a se, come a non volermi lasciare andare, o per non perdermi.

Se se n’era andato era solo per un motivo…sempre lo stesso.

Cominciai a riflettere a cosa potesse voler dire essere braccati in continuazione, rischiare la vita per uno stupida volpe situata nello stomaco e a sentirsi colpevole per l perdite che avvenivano a causa del Kyuubi.

Sinceramente non riuscivo a comprendere a pieno, ma penso che anche io, avrei agito come lui.

Se Naruto fosse stato in pericolo perché qualcuno mi minacciava, io cosa avrei fatto? Probabilmente lo avrei allontanato da me…per proteggerlo, per non farlo soffrire, per permettergli di vivere.

Non mi ero mai soffermata a riflettere e l’avevo sempre accusato del suo comportamento, considerandolo egoistico. Ogni volta che mi spiegava il perché, finivo per pensare solo che lui non voleva stare con me…il perché del suo modo di fare, era rimasto sempre in secondo piano.

 

Per mia sfortuna dovetti recarmi al lavoro, nonostante non avessi voglia di incontrare nessuno. Per l’intera giornata mi mossi avanti e indietro, tra un paziente e l’altro, ma non ero mai veramente presente con la testa. Nel mio pensiero c’era solo Naruto.

“Ciao Sakura!” mi girai verso la persona che mi chiamò.

“Salve Eiru!”

“Sai? Mi sono divertito ieri sera. Mi piacerebbe uscire nuovamente con te. Che ne dici di sta sera? Con te mi trovo bene e inoltre abbiamo molte cose …”

“Scusa Eiru” gli dissi non permettendogli di continuare “Anche io mi sono divertita, ma la verità e che tra di noi non potrà mai funzionare! Ci ho provato e tu sembri un bravo ragazzo ma…non fai per me!” dissi a testa bassa.

“Si tratta di quel tipo di ieri sera vero? Naruto se non sbaglio!” mi disse per poi sbuffare “Non so cosa tu possa trovarci di interessante in quello. È noto a tutti che non ti vuole e che prima o poi cadrà vittima di coloro che lo cercano. Non dovresti perdere tempo dietro a lui. Io ti posso donare tutto quello di cui avrai bisogno Sakura!”

“Non sei tu a dover decidere come devo perdere il mio tempo!” gli dissi guardandolo storto.

“Ma quel tipo nemmeno ti merita!”

“Oh e mi meriteresti tu? Perché?” gli dissi cominciando davvero ad alterarmi.

“Perché non ti farò soffrire come Naruto. Tu mi piaci Sakura, mi piaci davvero  molto!” mi disse.

“E finita questa tua momentanea cotta, cosa ne farai di me? mi getti via come fate solitamente voi uomini?”

“Non è una cotta la mia!” mi disse determinato.

Tsè tutte balle e qualsiasi cosa tu possa dirmi non mi farà cambiare idea!” disse voltando la testa contrariata per poi  dargli le spalle e cominciando a camminare.

“Non finisce così Sakura!” mi disse prima che il mio udito non potesse più percepire la sua voce.

Quella giornata si era dimostrata più lunga del solito e il mio pessimo umore era anche aumentato a causa del mio collega di lavoro.

In quel momento l’unico mio desiderio era quello di farmi una bella dormita, dopo una doccia ristoratrice.

 

 

Pov Naruto

 

Avevo preso la mia decisione. Forse avrei dovuto farlo prima e porre la parola fine a tutta quella storia, in qualunque modo essa si fosse conclusa.

Avevo aspettato la sera per attuare il mio piano, cercando di nascondere le mie preoccupazione ai miei allievi e agli amici che incontravo quel giorno, per non destare sospetti.

Dovevo agire con la massima segretezza e non far capire il gesto disperato che ero pronto a fare, anche se non poter dire addio ai miei amici, nel caso le cose fossero andate male, era stato difficile.

Mi recai alle porte di Konoha, ma prima di poter mettere piede oltre il villaggio, mi girai a guardare la città illuminata. Mai il mio paese di origine mi era sembrato così bello, forse perché c’era la possibilità di non rivederlo più.

“Speravo proprio che le cose non si complicassero!” dissi sospirando all’individuo nascosto nell’ombra.

“Cosa ci fai qui?” gli chiesi, guardandolo con la coda dell’occhio.

“Stavo giusto per chiederti la stessa cosa, Naruto!”

“Sono stato io a chiedertelo per primo, Sasuke!  Cos’è? Mi segui? Da quando ti fai gli affari degli altri?” gli chiesi infastidito.

“Ho semplicemente deciso di tenerti d’occhio!” mi disse abbozzando un sorriso,

“Perché?”

“Ordini dall’alto!” mi disse facendomi capire che Kakashi centrava qualcosa nella sua presenza li in quel momento.

“Ti conviene stare attento a cosa possa provenire dall’alto, invece di prendere solo ordini!” dissi, mentre dei miei cloni piovevano dal cielo, attaccando l’Uchiha.

“Credevi che non mi fossi accordo della tua presenza?” gli chiesi.

“Mi sarei meravigliato del contrario!” disse eliminando l’ultimo mio clone “Ma in quanto mosse, non mi meravigli affatto. Sempre il kagebushin? Per essere il ninja più imprevedibile di Konoha, non hai originalità con le mosse!”

“Togliti dai piedi. Non voglio farti del male!”

“Non ti sembra un deja vu? Diciassette anni fa, al tuo posto c’ero io!” mi disse.

“Si, ma con la sola differenza che non ho nessuna intenzione di tradire il villaggio!” gli feci notare.

“Intenzione o meno, poco importa se metti piede fuori dal villaggio senza autorizzazione. Diventerai un munkenin!” mi disse Sasuke.

Era vero, ma a quell’aspetto ci avrei pensato dopo, sempre se sarei riuscito a tornare.

Estrassi il mio kunai a tre punte, pronto a dare battaglia al mio compagno, il quale non si fece cogliere impreparato.

Le nostre armi si scontrarono più volte, facendo numerose scintille ben visibili nel buio.

Ci fermammo a riprendere fiato, i nostri visi distanti pochi centimetri e le nostre armi una contro l’altra. Ci fissammo negli occhi per diversi minuti, fin quando una voce ci distrasse.

“Cosa state facendo?”

Mi girai di scatto, facendo un salto per distanziarmi da Sasuke.

“Sakura!” sussurrai, sorpreso di vederla lì.

“Te lo dico subito. Questo dobe, stava per andarsene dal villaggio per compiere un gesto folle!” disse Sasuke mettendo al corrente la mia compagna, la quale sgranò gli occhi.

Naruto, perché?” mi chiese avvicinandosi.

La fissai negli occhi per un attimo, poi abbassai la testa “Voglio affrontare Kabuto una volta per tutte. Voglio che tutta sta storia finisca e smettere di aver paura di starti vicino. Non posso più tollerarlo! Voglio ancora sentirmi felice e amato come la notte scorsa, ma…

“Può benissimo riaccadere, anche con la presenza di Kabuto. Ma non capisci? Se lo affronti ora difficilmente riuscirai a tornare, è troppo potente!”

La guardai con sguardo determinato “Ci devo tentare!”

“Non credo proprio!” disse un’altra voce, che riconobbi come quella di Kakashi.

Esso infatti apparve insieme a Shikamaru e vari ninja della squadra ambu, dietro le spalle di Sakura.

“Avessimo organizzato un incontro, non saremo riusciti a ritrovarci tutti!” dissi scocciato.

“So cosa hai intenzione di fare, l’ho intuito da quando questa è giunta sulla mia scrivania!” disse Kakashi facendomi vedere un bigliettino.

“è una trappola e mi stupisco che tu non ci sia arrivato!” mi disse serio.

“Come ho detto a Sakura, ci devo tentare. Non importa se è una trappola o meno! Non posso più permettere a Kabuto di ricattarmi così!”

“Cosa dice il biglietto?” chiese Sakura.

Kabuto ha dato un appuntamento a Naruto vicino al confine del paese del fuoco. Dice che vuole parlargli, ma di sicuro non si sarebbe fermato li!” disse Kakashi.

“Se per questo nemmeno io e non mi aggrada l’idea che vi intrufoliate in casa mia e guardiate tra le mie cose!” dissi alquanto seccato.

“Veramente questa lettera ci è stata recapitata da un piccione viaggiatore!” disse Shikamaru “Se anche tu ce l’hai, significa che la sua intenzione era metterti contro di noi. Sapeva che avresti accettato di incontrarlo e che noi ti avremo fermato ad ogni costo. Tu con la sua solita testardaggine avresti posto resistenza,  obbligandoci ad usare la violenza! Kabuto sa bene quello che fa. Sapere che tu hai il villaggio contro, gli renderebbe più facile la tua cattura e renderebbe te più instabile, spingendoti a fare chissà quale sciocchezza!”

Lo guardai “Tipo quella che sto per fare ora? Sia che fosse una trappola o meno, lo scoverò e lo annienterò!” dissi spiccando un salto per avvicinarmi maggiormente all’uscita di Konoha.

“Fermatelo!” ordinò Kakashi agli ambu, i quali aiutati da Shikamaru e Sasuke, mi diedero parecchio filo da torciere. Erano tutti ninja dalle grande capacità e riuscirono a circondarmi.

“Non riuscirete a fermarmi!” dissi, ma Shikamaru mi corresse.

“Scommettiamo?”

La luna rimasta coperta fino a quel momento, si mostrò facendo comparire la mia ombra sull’asfalto.

Era il momento giusto per Shikamaru di compiere la sua tecnica dell’imprigionamento dell’ombra, ma non gli permisi di attuarla.

Con un ondata di chakra rosso riuscii a respingere tutti i ninja che mi circondavono, riuscendo ad avanzare di qualche passo, ma Sasuke mi si impose nuovamente davanti.

Non sono mai riuscito a spiegarmi tale fenomeno, ma quando il chakra del demone non era ai massimi livelli, Sasuke, facendo uso dello sharingan, entrava nella mia testa e metteva a “dormire” la volpe.

“Maledizione! Tu e quello stupido Sharingan!” dissi, ritrovandomi privo di chakra e legato da delle catene di ferro. Quando Sasuke violava la mia mente, per quella frazione di secondo, mi estraniavo dalla realtà e questo fatto mi fece cadere in trappola.

Provai a richiamare nuovamente il chakra della volpe per liberarmi, ma non riuscivo a impastare nemmeno il mio, figuriamoci a chiamare Kyuubi.

Improvvisamente sentii le forze cedermi e mi ritrovai in ginocchio, con l’affanno.

Kakashi mi si avvicinò e abbassandosi anch’esso mi guardò con una faccia seccata.

“Queste catene assorbono il chakra. Non riuscirai a muoverti per un po’. Mi hai costretto tu a usare le maniere forti. Mi dispiace, non volevo arrivare a questo punto, ma la tua testardaggine non ti fa riflettere a dovere. Lo faccio solo per proteggerti!” mi disse e fu l’unica cosa che sentii prima di perdere i sensi.

 

 

 

**********************************************************************

Eccomi qua! È da qualche giorno che non aggiorno, ma avevo altro per la testa.

Non sono pienamente soddisfatta del capitolo, mi sembra un po’ banale, ma spero di riprendermi più avanti.

Per il prossimo capitolo bisognerà aspettare un po’ dato che non avrò la possibilità di usare il pc.

Fatemi sapere cosa ne pensate come sempre e grazie a tutti.

Ciao

A presto

Neko =^_^=

 

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Capitolo 15
*** Prigionia ***


Cap 14: prigionia

 

pov Eichi

 

La sveglia suonava da un po’, ma nonostante emettesse un suono fastidioso, essa non riusciva a farmi alzare dal letto.

“Muoviti Eichi, non vorrai poltrire fino a tardi” disse mia madre, entrando in camera mia e spogliandomi dalle coperte che mi tenevano al calduccio. Come se non bastasse, spalancò le tende della finestra, facendo sì che il sole ferisse i miei occhi.

Emisi un grugnito di disapprovazione, ma come al solito, fu lei  a vincere.

Non riuscivo a capire perché insistesse a farmi alzare molto prima dell’orario di appuntamento con gli altri al campo di allenamento. Il bello era che poi mi veniva a chiedere perché avevo la luna storta.

Ci misi 10 minuti a prepararmi, non mi rimaneva che aspettare l’ora x per uscire di casa.

Mi recai in cucina, dove il tavolo era già preparato a dovere con la colazione sopra.

Storsi il naso a vedere le uova.

Se c’era una cosa che detestavo, era mangiare le uova a colazione. Al solo pensiero mi dava il volta stomaco, ma questo mia madre sembrava non volerlo capire e ogni volta mi costringeva a mangiarle.

Mio padre, della mia stessa idea, aveva rinunciato a convincerla di smetterle di cucinarle, sapeva di averla persa contro una donna come Anko.

Sentii dei passi pesanti avvicinarsi alla stanza, come se l’individuo che stava per arrivare, trascinasse i piedi a fatica.

Poco dopo vidi mio padre con delle occhiaie profonde. In quel momento avrei voluto che indossasse la sua solita maschera per impedirmi di veder quel suo volto deturpato dall’insonnia.

“Caro, sembra che tu non abbia chiuso occhio!” disse mia madre.

“Tutta colpa di Naruto!” disse.

“Cosa ha combinato?” chiesi curioso.

Era strano pensare che il proprio sensei ne combinasse di tutti i colori.

Mi raccontò della pazzia del mio maestro e del fatto che la mia squadra ci avrebbe nuovamente rimesso.

 

Corsi il più in fretta possibile verso il campo di allenamento.

Pur di farmi raccontare i dettagli, feci ritardo e non solo io, ma nessuno avrebbe dato addosso all’hokage in carica.

Essere hokage doveva essere una vera pacchia, se non si aveva a che fare con guerre e con tipi come Naruto.

“Era ora!” mi rimproverò Miiko, ma non le diedi retta. Attirai immediatamente la loro attenzione e raccontai loro quanto successo la sera precedente.

Naruto è stato arrestato!” dissi, riprendendo fiato una volta terminata la frase. Avevo parlato senza prendermi nemmeno una pausa, dimenticandomi addirittura di immettere aria nei polmoni.

Cooooosaaaa?” i miei compagni ebbero la mia stessa reazione.

“Perché? Infondo se elimina quella serpe, fa un favore all’intera umanità!” disse Sora.

“Da quanto ha detto mio padre, Naruto non si rende conto della vera potenza di Kabuto. Non sarebbe sopravvissuto a uno scontro con lui!” dissi, ma non riuscii a terminare il mio racconto, che Iruka ci comparve davanti.

Sapevo già il motivo della sua presenza, ma i miei compagni lo scoprirono poco dopo e ci rimasero alquanto male da quello che vennero a sapere.

“Come sarebbe a dire, che ci dividete? Noi siamo una squadra!” disse Miiko sbattendo un piede a terra “Non ho nessuna intenzione di lasciare i miei compagni, Naruto-sensei non sarebbe contento di questa decisione!”

“è proprio a causa sua se l’hokage è arrivato a prendere questa decisione. Non sarete divisi per sempre, solo finchè Naruto non tornerà in !” disse Iruka cercando di tranquillizzarci.

 

Pov Naruto

 

Mi sveglia nel mio letto con un grosso mal di testa. Mi misi seduto, massaggiandomi le tempie sperando di calmare quel dolore martellante.

Mi vidi costretto a prendere delle aspirine, cosa che non facevo mai. Che razza di tecnica aveva usato l’hokage per ridurmi a uno straccio?

Quando il male scemò, mi tornò tutto in mente. Cosa stavo per fare e il tentativo dei miei amici di fermarmi.

Un tentativo riuscito, ma non ben chiaro da parte mia.

Avrei giurato che dopo il mio tentativo di fuga dal villaggio, mi avrebbero rinchiuso in prigione, gettato via la chiave e forse torturato, invece mi ritrovavo nel mio monolocale come se niente fosse accaduto.

Cosa faceva loro pensare che non avrei nuovamente tentato di andarmene per affrontare Kabuto.

A quanto pare li sottovalutai, perché nel mio tentativo di uscire di casa, venni scagliato a terra da una scossa elettrica a basso voltaggio, ma comunque dolorosa.

Avevano circondato il mio intero locale con una barriera, in modo tale da tenermi li buono.

Alla fine era come se fossi in prigione, solo in un luogo più comodo.

Sentii la voce di Kakashi quanto il mio sedere era ancora ancorato a terra e non mi risparmiai dal fulminarlo con lo sguardo, cosa che però, non lo intimorì.

Naruto, speravo che crescendo mi avresti dato meno problemi!” mi disse sospirando.

“è opera tua questa?” chiesi riferendomi alla barriera.

“Si, anche se sono degli ambu della squadra speciale, a tenere alta la barriera per tenerti qui al sicuro.

“Quindi non mi resta che aspettare il loro definitivo consumo di chakra per svignarmela!” dissi, sapendo che non poteva essere così semplice, non se quella era opera di Kakashi.

“Vari ambu si daranno il cambio, senza darti il ben che minimo secondo di possibilità di andartene. Sei costretto a stare qui dentro finchè non rimetterai la testa a posto” sospirò “Conoscendoti ci vorrà molto tempo!” mi disse infine.

Mi conosceva fin troppo bene, d'altronde era pur sempre il mio sensei, mi aveva visto crescere e fatto, in maniera insolita, da padre.

Mi allungò una busta dove al suo interno, c’erano numerosi libri, tra cui i suoi preferiti.

“Odio leggere!” dissi, ma infine mi vidi costretto a dare loro un’occhiata, dato che non sapevo come passare il tempo.

Pulii la casa da cima a fondo diverse volte, scoprendo anche il nido di quei scarafaggi che ogni tanto trovavo a gironzolare per casa.

Aveva ragione Sakura a dire che vivevo in un porcile, mi schifai addirittura io.

Anche se ero prigioniero, non ero del tutto solo. Ricevevo spesso delle visite.

Kakashi, Sakura, Shikamaru e Sasuke erano gli unici che avevano il permesso di entrare in casa.

Il primo veniva spesso a controllare se fossi rinsavito e a raccontarmi cosa combinassero i miei allievi, anche se erano quest’ultimi a mettermi al corrente di tutto.

Sakura era la mia visitatrice preferita. Mi portava da mangiare e discutevamo su tutto, anche se a volte, ricadendo su i soliti argomenti, finivamo per litigare.

Sasuke era quello che odiavo di più invece. Mi ricopriva di insulti, cosa che ricambiavo volentieri, e cercava di farmi cambiare il mio proposito di uccidere Kabuto, con la violenza, dato che le buone non funzionavano.

Creava delle illusioni varie, su come sarebbe potuto finire il mio scontro con il nemico, tutte a mio sfavore, a volte facendo rimettere la vita a un mio amico, intervenuto in mio aiuto.

Erano soprattutto quest’ultime a farmi titubare e con il passare del tempo, la mia sicurezza di compiere quel gesto, cominciò a spegnersi, anche se non si spense mai del tutto.

I miei allievi furono i primi a venirmi a trovare, dopo la mia prigionia, escludendo Kakashi.

A giudicare dalle loro facce, erano piuttosto contrariati con il sotto scritto, Eichi soprattutto.

Mi guardava dal basso verso l’alto, con gli occhi chiusi a fessura e le braccia conserte.

Mi chiese d’entrare, ma la  mia risposta negativa non lo fermò dal suo proposito e venne sbattuto a terra dalla barriera.

“Che diavolo è successo?” chiese massaggiandosi la testa.

“Punizione divina per la tua disobbedienza!” dissi ironico, nonostante non avessi nessuna voglia di scherzare.

“Questa è una barriera! Tu non puoi uscire e noi non possiamo entrare! L’hai combinata grossa sta volta!” disse Sora.

“Si, ma questa mia condizione da recluso, non durerà molto. Non sono un criminale!” dissi.

“No, ma sei un pazzo! Disse Eichi urlandomi contro “Ti rendi conto che stavi andando incontro alla morte?”

Eichi, tu non sai come stanno le cose!” dissi infastidito.

“E invece sappiamo più cose di quanto tu credi. A differenza tua, gli altri ci mettono al corrente di quanto accade, dato che non ci considerano più dei bambini bisognosi di protezione!”

Abbassai la testa.

“Ci hai tenuto nascoste molte cose che ti riguardano, rivelandocele solo nel momento in cui, non potevi più mentirci. Tu che parli tanto di lavoro di squadra, sei il primo a non metterlo in atto!” disse Eichi.

Sgranai gli occhi a quelle parole. Era assolutamente vero, ma non me ne rendevo conto. Cercavo solo di fare ciò che ritenevo giusto per loro, ma fino a quel momento avevo commesso solo errori.

Addirittura Sasuke, che odiava insegnare, si era dimostrato un sensei migliore del sottoscritto.

“Inoltre con il tuo comportamento, hai sciolto la nostra squadra!”disse Sora con tono accusatorio. Era la prima volta che lo sentivo parlare in quel modo. Era un ragazzo dolce, che non si arrabbiava mai e vederlo in quel frangente, si era dimostrato qualcosa di bizzarro.

“cosa?” chiesi sperando di aver capito male.

“Ci hanno diviso e messo in altre squadre. Io sono finito con Neji, Miiko con Tenten e Eichi con Rock Lee!”

Abbassai la testa e non potei fare a meno di scusarmi.

“Mi dispiace, vi creo solo problemi ragazzi!” dissi rattristato.

“Smettila di scusarti. Muoviti ad uscire da questa assurda situazione e torna a farci da maestro!” disse Miiko determinata.

Accennai un sorriso vedendo che, nonostante i nostri alti e bassi, continuavano a volere solo me come loro maestro.

 

Nonostante il mio desiderio di voler tornare con loro, finchè il solo frammento di idea di compiere ancora stupidaggini non si fosse del tutto cancellato dalla mia testa, Kakashi non aveva intenzione di liberarmi e purtroppo per me, con l’aiuto di Inoichi o Ino, coloro che erano in grado di leggere nella mente altrui, non potevo fingere di aver lasciato perdere la mia missione suicida e mi vidi costretto a passare giorno dopo giorno in quel buco, senza poter respirare la dolce aria mattutina.

Passarono esattamente due mesi e cominciavo a dare i numeri là dentro. Avevo anche smesso di tagliarmi la barba, tanto non potendo andare in giro, praticamente nessuno poteva vedere che avevo smesso di curare il mio aspetto.

Ormai ero ridotto a un’ameba, sempre sdraiato sul letto, pensando ad alcune strategie per fermare Kabuto, dato che primo o poi uno scontro con lui ci sarebbe comunque stato, facendo sì che Kakashi, considerasse quelle mie “fantasie” qualcosa per cui tenermi prigioniero.

Erano le quattro del pomeriggio quando qualcuno bussò alla porta.

Andai ad aprire, ritrovandomi Sakura e Kakashi davanti.

Vedere loro due insieme, non preannunciava niente di buono.

Li feci entrare, nonostante la mia casa fosse nuovamente ridotta a un porcile.

Nessuno sembrò farci caso. Kakashi guardava Sakura con aria tranquilla, con le mani in tasca, mentre la mia compagna nervosamente si mordeva le labbra e gesticolava con le mani.

Li guardai entrambi, cercando di capire cosa volessero o cosa fossero venuti a dirmi, ma non avendo poteri paranormali, tutto rimase avvolto nel mistero, finchè Sakura non parlò.

Na-Naruto, devo dirti una cosa!” disse nervosamente.

“D-Dimmi!” le dissi incoraggiandola a parlare, vedendo il suo nervosismo.

E-ecco io…io non so come dirlo…ehm…vedi Naruto io…io…

Preoccupato per il suo strano comportamento, mi avvicinai a lei e prendendo le sue mani tra le mie, la guardai negli occhi e le dissi “Sakura, tu cosa? Lo sai che mi puoi dire tutto!” le dissi determinato.

La sentii sospirare

Naruto, io…io sono incinta!”

 

 

 

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Capitolo 16
*** Confusione ***


Capitolo 15: Confusione

 

Pov Kakashi

 

Avevo convocato Sakura nel mio ufficio quella mattina, per discutere sulla situazione di Naruto. Erano passate ormai diverse settimane dal suo tentativo di fuga dal villaggio e nonostante il mio allievo si fosse quasi convinto a lasciar perdere la sua folle idea, non ero ancora tanto sicuro che lasciarlo libero, fosse la cosa giusta da fare.

Naruto era sempre stato impulsivo e ritenevo che fosse solo per miracolo, che nel suo compiere azioni avventate, non fosse rimasto ucciso.

Speravo che con l’esperienza e con l’età che avanzava,  maturasse…in parte era così, ma non su quel punto di vista.

Agiva sempre troppo di impulso, soprattutto quando pensava di dover assolutamente proteggere qualcuno.

Questo era a mio avviso, un lato negativo, quanto positivo.

Comunque fosse, non me la sentivo ancora di rischiare. Non volevo che andasse incontro alla morte. Sapevo bene che prima o poi l’ultima ora arrivava per tutti, ma oltre a essere doloroso da accettare per le persone a cui si vuole bene, volevo vedere assolutamente Naruto seduto dietro quella scrivania, che ormai da anni occupavo al suo posto.

Rimasi seriamente sorpreso quando, il giorno della sua nomina ad hokage, rifiutò il posto senza indugi e a nulla valsero i rimproveri miei e dei suoi amici.

Aveva perso un occasione d’oro per realizzare il suo sogno e sapevo, anche se lui non lo diceva, che non avrebbe mai voluto farlo.

Comunque era giunto il momento per Naruto di cambiare, di non pensare solo e sempre a Kabuto e a quanto poteva fare, ma di vivere la sua vita, per quanti rischi potesse incontrare.

Ero convinto che Sakura fosse l’unica persona in grado di far ragionare Naruto.

Fino a quel momento nemmeno lei ci era riuscita, ma se Naruto era veramente disposta a confrontarsi con Kabuto, significava che ormai, il mio allievo, non sopportava più di stare ai ricatti dell’allievo di Orochimaru e che desiderava ardentemente una vita normale.

Dovevamo solo tirare un po’ più la corda e farlo cedere completamente, senza spingerlo nelle grinfie del nemico.

Per quanto fossi conosciuto per la mia genialità, non mi vennero in mente idee che potevano convincere Naruto a starsene buono, per questo puntai tutto su Sakura.

“Sakura, tu sai che Naruto, pur di farti felice, farebbe qualsiasi cosa, ma sappiamo entrambi che fino ad ora, le nostre parole lo hanno fatto cedere fino a un certo punto!”

La  mia allieva annuì.

“Dobbiamo inventarci qualcosa che lo faccia cedere completamente!” dissi con le mani unite sotto il mento, mentre guardavo seriamente la donna.

Sakura sembrava quasi non ascoltarmi, annuiva di tanto in tanto alle mie parole.

“Sakura, non ti preoccupare. Vedrai che riusciremo a trovare un modo per tenerlo buono. Dobbiamo solo trovare una scusa che lo tenga legato al villaggio. Qualche idea?”

Sakura sbuffò “S-si, ce l’avrei ma… non sono convinta che possa funzionare!” disse tristemente.

“Tentar non nuoce!” le dissi. In fin dei conti era vero, avevamo provato di tutto, cosa ci costava un tentativo in più?

 

Il pomeriggio l’accompagnai da Naruto. Aveva chiesto di andarci da sola, ma ero proprio curioso di vedere che scusa si fosse inventata.

Non mi sorpresi nemmeno a vederla titubare, quando si ritrovò davanti al mio allievo.

Era entrata perfettamente nella parte.

N-Naruto io…io sono incinta!” disse con nervosismo e a testa bassa.

Non potei fare a meno di sussultare. Sinceramente con tutte le idee che avevo pensato le fossero venute in mente, non avevo tenuto in conto una gravidanza…indesiderata per giunta. Se Naruto non voleva legarsi a una donna, figuriamoci avere dei figli e conoscendo il mio allievo, avrebbe evitato situazioni che avrebbero potuto farlo arrivare a certe situazioni.

Ma se lui e Sakura non avessero davvero dormito insieme, la scusa non avrebbe retto e dal pallore che il mio allievo aveva preso, dedussi che qualcosa era successo e che tutta quella messa in scena, per lui poteva davvero essere reale.

Lo vidi paralizzarsi e diventare bianco come un cencio a quella rivelazione, tanto che per pena, stavo per dirgli che non era vero.

M-mi dispiace! N-non volevo che ciò accadesse!” disse a testa bassa.

Sakura strinse i pugni e con voce tremula disse “Questo vuol dire che…non vuoi prenderti le tue responsabilità?” chiese, ma non un suono uscì dalla bocca del biondo.

Sakura uscì di corsa dall’appartamento e prima di inseguirla dissi a Naruto quanto fosse uno stupido.

Ok, non era vero, ma non sapendolo, lui aveva reagito come se lo fosse.

Per la prima volta mi vergognai di lui.

Raggiunsi Sakura e l’afferrai per un braccio.

Piangeva.

Mi sorpresi inizialmente, poi capii.

Sakura…tu, tu non stavi recitando vero?”

La donna si asciugò le lacrime velocemente e senza guardarmi mi disse “No, è tutto vero. Ho scoperto una settimana fa di essere in dolce attesa. E il padre è Naruto!” disse ricominciando a piangere “Che stupida che sono. So bene cosa pensa Naruto, eppure quella sera, mi sono lasciata andare, infischiandomene delle conseguenze e ora...”

L’abbracciai a vedere la sua disperazione “cosa hai intenzione di fare?” le chiesi.

La vidi scuotere la testa. Era confusa e impaurita.

“Non lo so! Spesso ho sognato di avere figli da Naruto, ma me lo sono sempre immaginato in modo diverso. Con lui che saltava dalla gioia, che fantasticava sul nome da dargli e che pensava a come decorare la cameretta del bimbo. Invece la realtà e completamente diversa.”

Cominciò a piangere più forte “Io non so se sono in grado di occuparmi di un bambino da sola e a questo punto, mi domando se io in realtà voglia questo bambino!”

Quelle parole mi lasciarono di stucco.

Sakura era una donna forte, ma in quel momento era solo una povera ragazza indifesa, che non sapeva cosa fare, con una grossa responsabilità sulle spalle.

Non era da sola, in caso di bisogno io ci sarei stato, ma lei non aveva bisogno di me, aveva bisogno di Naruto.

 

Pov Naruto

 

Naruto, io sono incinta!”

Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa senza darmi tregua.

Era stato un duro colpo per me, tanto che non riuscii a dire niente e ora mi ero nuovamente lasciato andare sul letto con una bottiglia di birra in mano a riflettere.

Non avevo intenzione di bere, era più che altro un istinto incondizionato che mi aveva portato ad afferrare la bottiglia. L’alcol non avrebbe portato a nulla, anzi era proprio per colpa di esso se mi trovavo in quel casino.

Un figlio. avevo spesso fantasticato sul come ci si sente a essere padre e forse in altre circostanze avrei abbracciato Sakura e urlato la mia gioia al mondo intero.

Ma in quel momento avrei tanto voluto che fosse solo un brutto sogno.

Non volevo essere padre, non volevo avere figli. Non sarei stato in grado di difenderlo dalle cattiverie del mondo.

Non sarei stato per loro un buon padre.

Avevo paura. Molta.

Dovevo cercare di tenere nascosta quella gravidanza e fare in modo che Kabuto non ne venisse a conoscenza. Sapendolo, avrebbe di sicuro puntato su Sakura e sul bambino.

Non sapevo cosa fare. Avrei tanto voluto svegliarmi e scoprire che quella vita non era la mia, che io ero un semplice uomo, sposato felicemente con Sakura.

Pensai a lungo a tutta la faccenda, cercai varie soluzioni, ma solo due soluzioni esistevano: accettare il bambino o non riconoscerlo e nonostante la mia mente mi dicesse che ripudiando mio figlio, esso sarebbe stato più al sicuro, il mio cuore urlava di non farlo, era un’azione troppo ignobile da compiere.

Il casino lo avevamo combinato io e Sakura, la creatura non centrava niente, non doveva essere lui a pagarne le conseguenze.

 

Sentii bussare la porta.

Era Shikamaru, che con la sua aria seccata mi chiese come andava.

Non sapeva niente ovviamente, ero appena venuto a saperlo io, ma sapevo che con lui mi potevo confidare.

“Ultimamente non hai una buona cera, ma oggi sei proprio ridotto a uno straccio!” mi disse.

Non ebbi voglia di girarci intorno “Sakura è incinta e io sono il padre!” dissi guardandolo.

Lo vidi un attimo perplesso poi, con un sorriso strano da parte sua, disse “Interessante!”

“Interessante? È un casino! Non so cosa fare!” dissi stringendomi la testa con le mani.

“è normale, più o meno tutti abbiamo una reazione del genere, davanti a gravidanze non programmate!”

“Si, ricordo te con Shiori!” dissi.

Shiori?” mi chiese “Ah già Shiori, ti ricordi la mia reazione, quando ho saputo di lei?”

Annuii “Eri nel panico. Forse eri messo anche peggio di me, non eri sposato con Temari allora e la gravidanza ti ha costretto a sposarla. Avevi paura di come sarebbe cambiata drasticamente la tua vita!”

“Poi? Cosa è successo?” mi chiese.

Cercava di farmi ricordare?

“Sei venuto a parlare con me e come mi dici sempre, ti ho rassicurato e fatto accettare quella bambina!”

ehm…già! come vedi tutto si è risolto, no?” mi disse Shikamaru.

“Si, ma Shika, la tua situazione è...”

La porta si spalancò violentemente e Sasuke entrò senza permesso nella stanza.

“Che cavolo vuoi Sasuke?” disse Shikamaru infastidito dall’Uchiha.

“Voglio parlare con Naruto. Da solo se non ti dispiace!” disse con voce grave Sasuke.

“Prima di tutto questa è casa mia e tu non puoi entrare così senza permesso! Secondo…

“Ho detto da soli!” disse nuovamente a Shikamaru, il quale fulminandolo con lo sguardo, se ne andò senza dire una parola.

 

Pov Sasuke

 

Ero venuto a sapere della gravidanza di Sakura proprio da lei. La incontrai per puro caso per strada e mi insospettì il suo tentativo di evitarmi.

Mi misi davanti a lei, costringendola a guardarmi e mi accorsi dei suoi occhi arrossati, che aveva pianto.

 

“Brutto bastardo, ti rendi conto di esserti comportato come un cane!” dissi fiondandomi su Naruto e afferrandolo per il colletto della tuta.

Sasuke…

“Non pensavo che tu potessi avere certi comportamenti!” dissi scrollandolo e urlando.

“Mi fai schifo, tu non sei il Naruto che conoscevo! Lui non avrebbe mai abbandonato Sakura nelle sue condizioni, non si sarebbe arreso a una vita miserabile come questa. Lui avrebbe fatto di tutto pur di realizzare i suoi sogni, invece di lasciarli portare via dal vento!”

Ero arrabbiato, avrei voluto spaccargli la faccia per il solo pensiero di non voler accettare il figlio e forse lo avrei anche fatto se non fosse riuscito a sorprendermi.

Aveva la testa bassa e in un sussurro mi disse “Io non so cosa devo fare! Cosa sia giusto o sbagliato, io voglio…io voglio…

Mi sorpresi quando vidi i suoi occhi lucidi e carichi di disperazione. Naruto non si era mai mostrato così debole davanti ai miei occhi, quella scena mi aveva lasciato interdetto.

Lo lasciai andare ed esso si inginocchiò a terra.

“Cosa vuoi?” gli chiesi serio “Dimmelo!”

Silenzio.

Mi inginocchiai anche io e lo fissai negli occhi “Dimmi, che cosa vuoi?”

Ancora silenzio.

“Vuoi continuare a rinunciare a tutte le cose a cui tieni? Come ho fatto io? Hai visto che fine ho fatto no? è questo che vuoi? Ritrovarti da solo, senza amici, senza famiglia fino alla fine dei tuoi giorni?”

Lo vidi scuotere leggermente la testa.

“Allora dimmi tu, cosa vuoi. Dillo a voce alta, ti sentirai meglio!” gli dissi con voce pacata. Cercare di rincuorare e far ragionare le persone, non era di certo un compito che mi si addiceva, ma sentivo di doverlo fare o Naruto, colui che aveva sempre avuto fiducia in me e che non mi aveva abbandonato, si sarebbe perso per sempre.

Naruto mi guardò negli occhi, vidi la sua confusione, ma riuscì comunque ad ammettere il suo desiderio “Io voglio questo bambino, voglio vederlo nascere, crescere, sentire le sue prime parole, vederlo diventare un ninja e genitore a sua volta. Voglio vivere felice con Sakura e essere una famiglia!”

Sorrisi “Nessuno ti impedisce di farlo!” gli dissi.

Ma…Kabuto…

Urlai esasperato “Lascia perdere Kabuto. Ma non capisci che i ricatti che ti fa, sono solo per indebolirti? Le nostre emozioni, la nostra felicità, il voler a tutti i costi proteggere i nostri cari, ci rende più forti ed è questo che lui teme di più. Vederti combattere per qualcosa in cui credi e per qualcosa che tu vuoi, senza abbandonarti alle paure. È già riuscito a toglierti la carica ad hokage, non gli permettere di toglierti anche la possibilità di avere una famiglia, una cosa che non hai mai avuto!” gli dissi mettendogli le mani sulle spalle.

“Inoltre ti ricordo che Kanuto ha un conto in sospeso anche con me. Ho tradito il suo maestro, l’ho ucciso e mi sono messo contro di lui. Più volte mi ha detto che me l’avrebbe fatta pagare, ma ciò non ha impedito di farmi una famiglia. Ma ciò non toglie che anche io abbia paura che possa succedere qualcosa ai miei figli, ma io sono sempre pronto a proteggerli e anche tu lo saresti e in questo modo vedrai che tuo figlio, non sarà mai realmente in pericolo, perché avrà l’amore di due genitori come te e Sakura a proteggerlo!” dissi a occhi chiusi ricordando le paure che io stesso avevo provato e che avevo in qualche modo sconfitto, grazie all’aiuto dei miei amici, Naruto compreso.

Naruto mi guardò perplesso poi sorrise “Hai ragione Sasuke!” mi disse alzandosi in piedi, come se si sentisse rinato.

“Devo assolutamente parlare con Sakura. Le voglio dire tutto. Quello che provo per lei e del mio desiderio di avere quel bambino. Non voglio più rimandare…al diavolo Kabuto!” disse determinato, per poi correre verso la porta e andare incontro a Sakura, senza che la barriera, sciolta da me prima di entrare, lo ostacolasse.

 

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Capitolo 17
*** L'inizio di una nuova vita ***


Capitolo 16: l’inizio di una nuova vita

 

Pov Naruto

 

Corsi più veloce che potevo, andando a sbattere contro la gente o qualsiasi cosa mi impediva di giungere a destinazione.

La casa di Sakura, non mi era mai sembrata così lontana come in quel momento.

Troppe persone e bambini per le strade, che a ogni metro mi costringevano a rallentare o a fermarmi.

Qualche vecchietta sorridendomi e mettendosi sul mio cammino, mi chiedeva se gentilmente potevo aiutarle a portare la spesa e io non riuscivo a dire di no.

Alla terza richiesta di aiuto, saltai sui tetti, non potendone più di tutti quei rallentamenti. Mi diedi dello stupido per non averci pensato subito.

La strada finalmente era priva di intoppi e con un ultimo salto giunsi sull’abitazione di Sakura. Era tutto chiuso, come se fosse uscita e mi venne il dubbio che fosse in ospedale.

Il mio cuore batteva a mille e non seppi spiegarmi se era per la corsa o per l’agitazione.

Da li a poco avrei avuto Sakura di fronte e io non sapevo minimamente cosa dire.

Dovevo chiederle scusa?O Fare finta che niente fosse successo e abbracciarla felicemente?

Rimasi diversi minuti a fissare la porta bianca che mi separava di pochi passi dalla mia amata. Studiai attentamente le venature del legno, tanto da impararle a memoria, e intanto pensavo a come cominciare il discorso.

Quando mi sentii pronto…anche se non era il termine appropriato, bussai alla porta.

Non sentii alcun movimento provenire dall’interno.

Da una parte mi sentii sollevato. Avevo più tempo per prepararmi il discorso. Volevo dirle cose sensate e farle capire che avevo capito il mio errore.

Mi sorpresi di come le gambe facessero fatica a reggermi in piedi. Poche volte mi sentii in quello stato. L’ultima quando venni a sapere della mia nomina ad hokage.

Speravo vivamente che non finisse male come quel giorno, anche se fui io a scegliere il mio destino.

Avevo paura che il mio comportamento con Sakura, avesse già segnato il mio futuro. Avevo timore che Sakura non mi perdonasse il mio atteggiamento e che decidesse di non volermi accanto a lei e che mi negasse il diritto di essere il padre di quel bambino che in quel momento non vedevo l’ora di stringere.

Mentre pensavo a tutte queste cose, sentii chiamare il mio nome. Ero talmente assorto che non mi  accorsi che qualcuno si stesse avvicinando.

Mi girai di scatto, sentendomi mancare quando vidi Sakura davanti a me.

Bella come non mai.

Rimasi a fissarla a bocca aperta per la sorpresa di ritrovarmela davanti così inaspettatamente. Provai a dire qualcosa, ma mi resi conto di balbettare e decisi di chiudere la bocca giusto il tempo di dar il tempo alla mia mente di articolare una frase sensata da dire.

Sakura…ciao!” questa fu l’unica cosa che riuscii a dire.

Mi diedi dell’idiota da solo. Possibile che la donna che amavo riusciva a mandarmi così in tilt?

Non ero conosciuto per la mia intelligenza, ma non ero mai arrivato a comportarmi da ebete.

“Cosa ci fai qui?” mi disse con voce fredda e seria, mentre mi superava per aprire la porta.

E-ecco io…io…!”

“Non ho tempo da perdere con uno che non sa nemmeno articolare delle parole!” mi disse secca.

Quella sua freddezza, mi colpi come acqua ghiacciata.

Sakura si comportava in quel modo solo davanti a un pericoloso nemico, ma d’altronde che cosa avevo di diverso da quelle persone? Come loro anche io stavo minacciando la sua serenità.

Vidi Sakura entrare e chiudere la porta e fu in quel momento che nel mio cervello scatto qualcosa.

La mia mano partì velocemente per fermare la porta e impedire di perdere Sakura per sempre. Quella era, a mio avviso, l’unica possibilità di rimediare al mio sbaglio.

“Sakura , ti devo parlare!” le dissi.

“Non credo ci sia molto da dire. Con il tuo comportamento alla notizia della mia gravidanza, sei stato chiarissimo. Non vuoi prenderti le tue responsabilità. Ora sparisci!” mi disse cercando nuovamente di sbattermi la porta in faccia, cosa che la impedii di fare.

“Perdonami!” dissi semplicemente abbassando la testa “Sono stato uno stupido, un cretino…tutto quello che vuoi, ma credimi se ti dico che è solo per paura, se ho agito in quel modo!”

Sakura mi guardo sorpresa.

“Forse mi dirai che è troppo tardi o che non mi vuoi più, ma Sakura io…io voglio questo bambino. Da tempo desidero di farmi una famiglia, di costruirne una con te e forse ora ho rovinato tutto. Ti prego perdonami e dammi un’altra possibilità!”  le chiesi supplichevole.

Mi fece cenno di entrare e di accomodarmi.

“Cosa è cambiato? Perché ora improvvisamente hai decido di voler questo bambino?” mi chiese sospettosa.

Sospirai “Vorrei dire di aver preso questa decisione da sola, ma la verità e che Sasuke mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto comprendere quello che realmente volevo. Ho capito quanto sono stato stupido in questi anni a permettere a Kabuto di rovinarmi la vita! Ho deciso di cominciarla a vivere secondo i miei desideri e non secondo le minacce di quella serpe e nel caso si presentasse come una minaccia, lotterò con tutto me stesso, ma non gli permetterò più di portarmi via le cose che più amo al mondo…te compresa!” le dissi accarezzandole il viso con dorso della mano.

Sakura accennò a un sorriso.

“Questo se tu sei ancora disposta ad accettarmi nella tua!” dissi a bassa voce, quasi in un sussurro.

Ci fu silenzio per pochi secondi e in quell’arco di tempo mi sentii gli occhi di Sakura addosso scrutarmi inesorabilmente.

 

Pov Sakura

 

Ormai credevo di conoscere Naruto talmente bene che niente sarebbe riuscito più a sorprendermi, eppure in quell’istante ero stupita.

Ero convinta che un figlio fosse troppo per lui, per la sua stupida paura di “vivere” e invece in qualche modo questo bambino, era riuscito a farlo svegliare.

Quando mi disse che lo voleva e che il suo desiderio, era costruirsi una famiglia con me, ne fui estremamente  felice, ma avevo paura che potesse cambiare nuovamente idea. Volevo delle garanzie.

Dopo averlo fissato per un po’, sospirai.

Naruto…io…il bambino era solo una scusa per darti una ragione di lottare. È stata un’idea di Kakashi e…

Naruto si alzò di scatto “Cosa vuoi dire con questo?” mi chiese guardandomi seriamente negli occhi.

“Non è vero che sono incinta!” dissi abbassando la testa, tenendo sempre Naruto sott’occhio. Volevo vedere la sua reazione, cosa che non tardò ad arrivare.

Precedentemente mi aveva appoggiato le mani sulle spalle e ora le vidi ricadere lungo i suoi fianchi.

Sospirò.

Sgranai gli occhi.

Era un sospiro di sollievo?

“Sai Sakura, non credevo che potessi giocare così con i sentimenti degli altri!” disse non guardandomi in faccia “Potevi inventarti un’altra scusa, qualsiasi altra cosa avrebbe fatto meno male!” disse portandosi una mano al petto.

“Ho davvero creduto che tutto questo fosse reale. Già sentivo il calore di quel piccolo corpicino che presto avrei tenuto tra le braccia e già mi sentivo chiamare papà. Avevo anche pensato a cosa avrei potuto insegnarli. Sei riuscita a infrangere tutto con delle semplici parole!” mi disse deluso.

“Anche tu hai fatto la stessa cosa con me, se ci pensi! Se fosse accaduto davvero, se  io fossi rimasta veramente incinta e tu non avessi accettato tuo figlio, io cosa avrei fatto? Non sei solo tu la vittima in tutto sto casino, Naruto. Prova ad immaginare come mi sia sentita io!”

Naruto mi abbracciò “Credo che tu ti sia sentita più o meno come mi sento io adesso, con l’unica differenza che tu sapevi che non era vero!”

“Il fatto che non fosse vero, non ha attenuato la sofferenza!

“Hai ragione. Comunque sia, vero o non vero, devi aver perso fiducia in me, dico bene?” mi chiese dispiaciuto.

Era esattamente quello che era successo. Non credevo che Naruto si sarebbe tirato indietro davanti a una sua responsabilità, non l’aveva mai fatto e questo mi aveva fatto pensare. Non potevo fidarmi di un uomo che non accettava un figlio, ma in quel momento il mio pensiero verso di lui era nuovamente cambiato. Quella fiducia che riponevo nel mio compagno non era mal riposta. Alla fine aveva capito il suo sbaglio ed era tornato per chiedermi perdono e per prendersi cura di suo figlio. In pochi lo avrebbero fatto.

So bene che a volte la paura fa fare cose stupide, era capitato anche a me nel corso della mia vita, ma non è poi così grave, se ci si rende conto dei propri errori in tempo per rimediare ed era proprio quello che lui voleva fare.

Lo guardai curiosa di sapere cosa avesse risposto alla mia domanda “Ora che intenzioni hai? Ritornerà tutto come prima? O ce l’avrai con me per averti mentito?”

Naruto mi sorrise e scosse la testa “No, quello che hai sentito, non l’ho detto solo perché pensavo ci fosse un bambino in arrivo. È quello che voglio. Sakura, io ti amo e voglio stare con te e per i figli…bhe si può sempre rimediare non credi? Questo se tu sei d’accordo!” mi disse chiedendomi cosa ne pensassi.

Sorrisi e annuì-

Avevo sentito proprio quello che volevo. Potevo contare su di lui. Non sapevo che magia Sasuke avesse fatto, ma Naruto era davvero cambiato. Non leggevo più Kabuto nei suoi occhi, era come se quell’incubo fosse scomparso, anche se non letteralmente purtroppo.

Mi abbracciò nuovamente, ma questa volta mi scostai e vedendo la sua aria confusa, gli afferrai la mano.

La portai sul mio ventre e sorrisi commossa.

Naruto io…ti ho mentito!” Gli dissi e lessi paura nel suoi occhi.

“Su cos’altro? Non riuscirò a reggere ad altre notizie come quella di prima!”

Sorrisi divertita “Ho mentito dicendoti che non ero incinta. Volevo vedere se una famiglia era proprio quello che volevi o se ti sentivi obbligato!” gli rivelai.

Naruto mi guardò con occhi spalancati come se non avesse compreso appieno quello che gli avevo appena riferito o forse gli avevo appena fatto venire un infarto.

“Sakura, per favore, comincio a non capirci più niente. Sii chiara una volte per tutte!” mi disse.

Mi allontanai da lui e andai a frugare nella borsa in cerca di qualcosa che avevo ottenuto poche ore prima da Tsunade.

“Guarda!” gli dissi porgendogli un foglio.

Naruto lo guardò più volte e in varie posizioni, non capendo da che parte guardare.

Risi e afferrando la fotografia, gliela misi nel verso giusto.

“Questa è la testa!” gli dissi indicandogli  la macchia bianca più visibile della radiografia.

Lo guardai e mi accorsi che si mordeva le labbra per l’emozione.

Non so perché, ma mi venne da piangere in quel momento. Mi sentivo felice.

Mi sentii cingere i fianchi da un forte braccio  e successivamente un bacio si posò sui capelli.

“Questo è…è nostro figlio?” mi chiese con occhi lucidi.

So che aveva capito chi fosse quel marmocchio che si vedeva della fotografia, ma capii anche che voleva essere sicuro, voleva sentirlo uscire dalla mie labbra.

“Si, è nostro figlio…o figlia!”

Naruto mi strinse ancora più forte e infine disse “è un miracolo! Questo bambino…cambiarà per sempre le nostre vite! Ti amo Sakura.”

“Anch’io ti amo Naruto!” gli risposi mentre le nostre labbra si avvicinavano sempre più.

 

*********************************************

 

Scusate il ritardo, ma è un periodo incasinato, cosa che purtroppo temo durerà ancora per molto.

Spero di essermi fatta perdonare con il capitolo, anche se forse alcuni lo troveranno troppo sdolcinato. Soprattutto chi preferisce l’azione.

Non credo di essere riuscita a trasmettere i sentimenti dei personaggi come volevo, ma in fin dei conti non so cosa si prova in certi contesti, ho provato a immedesimarmi il più possibile.

Sta a voi giudicare.

Fatemi sapere

A presto e grazie a tutti.

Neko =^_^=

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** il nuovo e il vecchio Naruto ***


Il nuovo e il vecchio Naruto

 

Pov. Miiko

 

In questo mondo, dove accadono molte cose spiacevoli a causa dell’egoismo umano, a volte dimentico che cose belle possono accadere.

E cosa c’è di più bello di una nuova vita?

Spesso il venir a sapere di diventare genitori, mette paura e spesso i bambini non sono desiderati e finiscono per essere abbandonati, quando hanno la fortuna di essere messi al mondo. C’è chi invece decide direttamente di abortire, privando al futuro bambino, il diritto di vivere.

So bene cosa vuol dire. I miei genitori non mi volevano e non me lo hanno mai nascosto. Mia madre provò ad abortire, ma le dissero che era troppo tardi. A tre mesi di gestazione, quando scoprì di essere in dolce attesa, non poteva più porre fine alla mia vita e così io venni al mondo.

Un mondo che oggi vedo colorato, ma che mi era sempre parso in bianco e nero. Non avevo mai ricevuto affetto da nessuno, mia madre, morì quando ero piccola, non riuscendo a sopportare il parto, si era ammalata e perì poco dopo. Mio padre mi odiava perché la mia nascita aveva causato la morte della sua amata. Mi odiava ancora di più perché gli ricordavo mia madre, ma allo stesso tempo ero così diversa da fargli provare ribrezzo nei miei confronti. Mi domandai perché non mi avesse abbandonato o altro, poi lo venni a sapere. Mi abbandono vicino a un cassonetto dell’immondizia, ma gli venni restituita da alcuni ninja che ebbero l’ordine di riportarmi da lui. Avrei tanto voluto che una nuova famiglia mi prendesse con se, ma a Konoha le adozioni erano davvero rare, nonostante gli orfani fossero tanti.

Non amo parlare, né pensare alla mia infanzia, ma proprio quando seppi della gravidanza di Sakura e vidi Naruto felice come non l’avevo mai visto, mi sentii invidiosa di quel bambino che sarebbe venuto al mondo.

Lui avrebbe avuto due genitori che lo avrebbero amato, cosa che io a volte cerco ancora oggi, ma che non avrò mai.

Considero Naruto come una sorta di padre e Sakura una sorte di madre. Spesso loro si occupano di me e si preoccupano delle mie condizioni. Sakura mi porta qualche manicaretto da mangiare e mi sta accanto quando mi sento male, ma per quanto so di essere nei loro cuori, non è come avere dei genitori al proprio fianco. Quando ho paura o sono indecisa su qualcosa, non mi sento libera di esprimermi liberamente né con Naruto, né con Sakura. Cosa che con i genitori viene spontanea…credo, bhe se si ha un buon rapporto.

Inoltre non era solo quello il motivo per cui invidiavo quel bambino.

Quando sarebbe nato…avrei perso anche quei pochi momenti che passavo con il mio sensei e Sakura e questo mi rendeva triste.

Non volevo perdere quell’unico legame che avevo avuto nella mia breve vita. Volevo conservarlo e renderlo più saldo e invece per quanti sforzi potessi fare…questione di mesi e sarebbe tutto finito.

 

Naruto era cambiato moltissimo da quel giorno. Sora e Eichi erano della mia stessa opinione. Era un Naruto nuovo.

Era sempre col sorriso sulle labbra e gli scherzi che Eichi gli faceva, non lo disturbavano per niente o meglio lui stava al gioco, fingendo di arrabbiarsi e rimproverando in modo affettuoso il mio compagno.

Anche gli allenamenti erano diventati più divertenti e meno pesanti. Terminavano prima rispetto al solito e questo perché Naruto doveva andare a fare la spesa o qualche commissione. Sakura voleva continuare a svolgere la sua vita tranquillamente, come se niente fosse cambiato, ma Naruto non voleva che facesse sforzi e si incaricava lui dei piccoli compiti che la donna svolgeva.

Era carino, ma secondo me asfissiante allo stesso tempo, ma sembrava che a Sakura quel suo donargli attenzione non gli dispiaceva affatto.

Come abitudine, una volta a settimana andavo a mangiare da Sakura, sempre lo stesso giorno, e quando dovetti recarmi a casa della mia amica, Naruto aprì la porta. Si era trasferito nel suo appartamento e incasinandoo non poco la casa.

Mi guardò sorpreso vedendomi a casa sua.

Non so se sapesse di queste serate tra me e Sakura, so solo che quando glielo dissi, mi chiese se potevo tornare un’altra volta. Sakura non si sentiva molto bene e voleva riposare.

Ovviamente dissi di si, non volevo in alcuno modo creare disturbo, ma il bambino in un modo o nell’altro aveva già cominciato a portarmi via quei pochi momenti che amavo.

Il giorno dopo all’allenamento ero un po’ nervosa…forse dovrei dire molto, dato che per una banale sciocchezza finii per picchiarmi con Eichi.

Naruto mise in castigo sia me che il mio compagno, facendoci fare un doppio allenamento quel giorno. Eichi non mi parlò per una settimana, dato che era stato punito per colpa mia.

Mi rendevo conto che il mio comportamento era stupido, ma non riuscivo a frenare il mio carattere. Ero una tipa piuttosto possessiva e abitudinaria e detestavo quando le cose cambiavano …in peggio.

Forse anche per questo mio carattere mio padre non mi ha mai amato. Chissà…

 

Pov Kakashi

 

Da quando Naruto aveva scoperdo che sarebbe diventato padre era diventato insopportabile. Sarebbe più esatto dire che era tornato il Naruto che era quando era solo un ragazzino, sempre eccitato per ogni cosa e sempre allegro. Rideva e scherzava in continuazione e a volte non prestava nemmeno attenzione a quello che gli dicevo. Non che mi dispiacesse questo suo modo di fare, almeno aveva smesso di pensare costantemente a Kabuto. Anzì ora sembrava non preoccuparsene proprio più. Diceva che Kabuto non avrebbe mai potuto torcere un capello, né a lui,né a chi amava.

Era diventato nuovamente presuntuoso, ma ero a ben conoscenza del fatto, che il mio allievo, non avrebbe mai sopravvalutato il pericolo.

Nella sua spensieratezza, continuava a stare all’erta, ma aveva i nervi più rilassati ed era più semplice avere a che fare con lui, tranne quando gli si chiedeva di lasciare il villaggio per qualche missione. Si rifiutava categoricamente, di lasciare la sua Sakura da sola nelle sue condizioni, ma alla fine svolgeva sempre quello che gli chiedevo, dopo il ricatto di Saskura di non sposarlo più.

Avevano finalmente deciso di compiere il grande passo e la data era già prefissata.

Il 15 giugno, un giorno non troppo caldo, che permetteva comunque di vestirsi leggeri.

Il matrimonio fu alquanto noioso per il sottoscritto. Le donne che cinguettavano qua e là e che si entusiasmavano per qualsiasi cosa e gli uomini che non facevano altro che mangiare il buffet e parlare di tecniche ninja.

Ma infondo io ero andato solo perché sapevo che Sakura e Naruto ci tenevano, perché Anko mi ci aveva trascinato a forza, ma soprattutto  per mangiare.

Cercai di starmene in disparte nascondendomi da Anko, vista l’occasione, non avrebbe fatto altro che ridicolizzarmi, ricordando ai presenti il giorno del nostro matrimonio.

Come sempre avevo la mia inseparabile maschera e quando mi rifiutai di togliermela, quando dovevo baciarla dopo il si, la mia dolce mogliettina si era arrabbiata talmente tanto che sostitui il bacio a un sonoro pugno in testa, per poi urlare a tutti che per una settimana avrei dormito sul divano…addio alla nostra luna di miele.

Era stato alquanto imbarazzante e ancora oggi tutti ci scherzavano sopra.

C’erano anche un po’ di marmocchi alla festa, i quali si divertirono col sottoscritto.

Quel disgraziato di mio figlio aveva bisbigliato qualcosa all’orecchio di Fugaku, il figlio di Sasuke di quattro anni.

Vidi il bambino venirmi in contro chiamandomi per nome, anche se un po’ storpiato, e mi chiese di prenderlo in braccio. Intenerito lo accontentai, ma subito dopo mi ritrovai a insultarlo, dato che mi aveva scoperto il viso.

Mi beccai uno sguardo gelido da Sasuke, che con occhio vigile controllava sempre la sua famiglia e dovetti scusarmi con il piccolo Uchiha, per far calmare il capo clan.

Mi andai a sedere distrutto su una sedia prendendo un bicchiere di sakè.

Avevo fatto una fine ignobile.

Sospirai.

Ero capo di un villaggio, ma alla fine non ero io a impartire ordini. Mia moglie mi comandava a bacchetta e non potevo nemmeno arrabbiarmi se qualcuno provava a guardarmi il volto senza scatenare la collera di qualcuno.

Ma mio figlio me l’avrebbe pagata per quello scherzetto, dato che lo avevo beccato a ridere a crepapelle quando scappai da Sasuke.

Ma le mie disgrazie non finirono li. Solitamente si usa lanciare il bouque alla fine del matrimonio, ma Sakura aveva aspettato la fine della festa per farlo. Continuavo a essere seduto sulla mia sedia a farmi i cavoli miei, quando mi vidi circondato da tutte le donne presenti alla festa, le quali saltellavano allegramente per afferrare il mazzo di fiori.

Anko si mosse troppo energeticamente e dandomi una culata, mi fece cadere all’indietro, all’interno della fontana che era dietro le mie spalle.

Tutte mi guardavano deluse, dato che il mazzo di fiori, cadde vicino a me e senza farci caso l’afferrai.

Uscii dalla fontana alquanto infastidito, ma mi ricordai di dare il bouque a mia moglie.

La sera precedente mi aveva assillato con sta storia, voleva prenderlo lei a tutti i costi e quindi l’accontentai.

Quando mi disse il perché lo voleva, mi sentii male. Voleva sposarsi una seconda volta.

 

Pov Sakura

 

Finalmente il giorno che avevo sempre sognato era arrivato. Non era con l’uomo con cui da bambina fantasticavo, ma con uno decisamente meglio. Mi sentivo al settimo cielo e sentivo che anche il mio bimbo lo era. Aveva scalciato più volte quel giorno.

Ormai mancavano pochi mesi e finalmente io e Naruto avremmo accolto tra le nostre braccia il piccolo Uzumaki.

Non sapevamo se fosse maschio o femmina, non volevamo saperlo. Lo avremmo scoperto il giorno della nascita.

Naruto sembrava tornato un bambino e mi divertiva troppo quando si metteva a fare lo stupido con il mio pancione.

Amavo quei momenti di tranquillità e avrei voluto che tutto non finisse mai, ma quel senso di pace non era duraturo.

Mi sveglia di soprassalto sudata dalla testa ai piedi. Ero terrorizzata.

Sentii la voce di Naruto ancora impastata dal sonno chiedermi cosa avessi. Non volendo che si procurasse, mi inventai una voglia costringendolo ad uscire nel bel mezzo della notte.

Rimase tutto il tempo della sua assenza a fissare il buio intorno a me cercando di ricordare cosa avessi sognato. Era un sogno ricorrente, che solitamente facevo quando mi capitava di addormentarmi durante la giornata.

Avevo paura che si trattasse di un sogno premonitore, dato che un incubo normale non si ripete più volte.

Non mi accorsi del rientro di Naruto e quando accese la luce, chiusi gli occhi di scatto per  il bagliore.

Mio marito appoggiò sul letto la busta con i bignè alla crema e inginocchiandosi a terra, dalla parte del letto dove dormivo io, mi chiese “Ora che ho preso i bignè nonostante tu non abbia nessuna voglia, mi dici che cos’hai?”

Lo guardi sorpreso. A volte dimenticavo che Naruto aveva un intuito eccezionale ed era sempre in grado di capirmi.

“Non ho niente” dissi abbozzando un sorriso. Un sorriso più falso non poteva uscirmi e accorgendomente, addentai un bignè sperando che Naruto si bevesse la messa in scena.

Non funzionò, Naruto rimase a fissarmi a lungo, finchè non finii di mangiare.

Lo guardai nuovamente e non riuscii a trattenere le lacrime. Strinsi le lenzuola e sussurrai “Ho paura!”

Vidi Naruto sussultare e per poi chiedermi il perché.

Scossi la testa “Non lo so. Sono giorni che faccio lo stesso sogno. Non ricordo esattamente cosa ho sognato, ricordo solo una brutta sensazione e qualcosa di viscido!”

Naruto non disse niente, ma mi abbracciò solamente dandomi un bacio sulla testa e accarezzandomi i capelli.

“Ho come la sensazione che tutto questo…sia solo un momento bellissimo che terminerà presto!” dissi portandomi le mani al ventre.

Naruto appoggiò la sua mano sopra la mia. Solo allora mi resi conto di quanto fosse più grande della mia e quanto essa mi rassicurasse.

Avvicinò le labbra al mio orecchio e mi disse “Qualunque cosa minacci la nostra serenità, io lo fermerò. Farò di tutto perché questi giorni non finiscano mai. è una promessa!”

Lo allontanai un po’ da me per osservarlo nei suoi profondi occhi azzurri e lessi tutta la sua volontà di proteggermi, che aveva sempre avuto, ora più che mai.

Riuscì a rassicurarmi un po’, ma quella sensazione di disagio, continuava a tormentarmi il cuore.

 

 

 

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Chiedo scusa per il ritardo. Mi rendo conto che è più di un mese, ma la scuola mi mette un’ansia addosso, che mi mette un blocco e non riesco a scrivere nonostante abbia del tempo libero per farlo. Sinceramente credevo di non riuscire a recensire per ancora molto tempo, ma oggi ho avuto voglia di provarci e mi sento abbastanza soddisfatta del risultato. È ancora un capitolo di transizione, ma se le cose vanno come vanno, le acque cominceranno a muoversi nel prossimo capitolo, che non so dirvi quando sarà.

Spero solo che possiate avere un po’ di pazienza.

Passo ai ringraziamento:

 

Erol89: sono contenta che la storia ti piaccia. A dire il vero anche io preferisco l’azione ai momenti sdolcinati, anche se i momenti di pausa sono buoni per alleggerire il racconto e qualche volta cercare di far ridere il lettore, anche se non è il caso di questo capitolo.

Per quanto riguarda i figli di Sasuke, avevo già accennato al fatto che aveva dei figli nel capitolo 7, anche se in una frase. Ho in mente di farli comparire prima o poi se la storia non prende altre strade. Continua a seguire la storia e grazie per la recensione.

 

Luna di ghiaccio: ciao. Ti ringrazio infinitamente per tutte le volte che hai recensito. Mi fa piacere che la storia ti piaccia. Per vedere  il/la piccolo/a Uzumaki dovrai attendere un po’.

Continua a seguirmi e grazie tante.

A presto.

 

Godemo: ti ringrazio per aver seguito la storia, spero che il capitolo ti piaccia. Fammi sapere.

 

alexleonhart: ciao. Grazie per avermi messo al corrente della tua opinione. Eh già, sono sorpresa anche io del fatto che sia stato Sasuke a far rinsavire Naruto, anche perché all’inizio avevo pensato a Shikamaru, ma poi mi è venuta un’altra ideuzza e Shikamaru dovrà interpretare un’altra parte. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

A presto

 

Grazie anche a tutti gli altri che seguono.

Al più presto possibile

Ciao

Neko =^_^=

 

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Capitolo 19
*** Strani comportamenti ***


Salve a tutti. ecco un nuovo aggiornamento, di cui però non sono pienamente soddisfatta.  Mi sembra di non essermi espressa correttamente in vari punti e di lasciare meno trasparire i veri sentimenti dei personaggi, nella visione di Sora soprattutto.

La prima parte non serve a molto per mandare avanti la storia, ma ho ritenuto giusto far vedere un po’ come andasse avanti la vita dal punto di vista degli allievi da Naruto, per poi andare un po’ più al sodo. Ditemi cosa ne pensate.

Buona lettura e grazie mille per le vostre recensioni sempre molto gradite.

 

 

Strani comportamenti

 

Pov Sora

 

Le attività ninja sembravano aumentate da un po’ di tempo, tanto che il nostro team era spesso fuori dal villaggio per svolgere qualsiasi tipo di missione, dalle più semplici alle più complesse.

Ormai io, Eichi e Miiko, eravamo diventati dei veri esperti…ehm veramente no, continuavamo a essere dei genin che avevano ancora molto da imparare, ma Naruto andava fiero delle nostre capacità e spesso si sorprendeva di come apprendevamo in fretta.

Bhe era anche merito nostro, che ci impegnavamo, ma Naruto ci insegnava trucchi e tecniche ninja con infinita pazienza e soprattutto in modo divertente, dato che non sempre le tecniche più banali gli riuscivano. Era un vero spasso in quei momenti, ma credo che lo facesse apposta a sbagliare. Penso che in un modo o nell’altro cercasse di ridicolizzarsi, per spingere noi a fare meglio di lui e diciamo che quel metodo funzionava.

Soprattutto su Eichi, il quale a volte si vantava di essere migliore del nostro sensei, perché migliore in qualche tecnica. Non aveva compreso a che gioco stava giocando Naruto o almeno non subito. Lo scoprì durante una missione piuttosto difficile, dove le nostre capacità non erano ancora sufficienti per aiutare pienamente il sensei.

Il giorno prima di questa missione, Naruto aveva sfidato Eichi a chi riusciva a creare il maggior numero di cloni e il mio compagno accettò di buon grado la sfida.

Vinse Eichi per una decina di cloni in più e si vantò di questa cosa per una settimana, tanto da diventare insopportabile anche per me, che solitamente ho un buon livello di pazienza. Se Miiko non lo avesse preso a pugni, ci avrei pensato io.

Ma da quella missione l’entusiasmo di Eichi si spense. Ci trovavamo accerchiati da numerosi samurai, i quali si trovavano in territorio ninja per qualche scorribanda, oltrepassando i confini imposti tra le terre delle due fazioni.

Si sa che i samurai, su certe cose, sono più abili dei ninja, ma non erano poi molto intelligenti. Loro attaccavano con la forza bruta e con tanto di katane e l’astuzia, il punto forte dei ninja, per loro si rilevò una sgradita sorpresa, anche se i trucchetti usati da me e i miei compagni non servirono a molto.

Naruto intervenne e decise di chiudere la partita il più in fretta possibile per poter tornare al più presto al villaggio. Fu allora che utilizzò il suo kagebushin facendo comparire almeno cinquecento cloni. Un numero spropositato, ma si sa che Naruto se fa una cosa, deve mettersi in mostra. Fu allora che i bollori di Eichi si calmarono. Lui era riuscito a fare massimo 50 cloni, il che è già da eloggiare confronto ai miei 20 e i 25 di Miiko.

Persino la mia compagna era più abile di me nella creazione di cloni d’ombra.

Al solo pensarci mi viene ancora da demoralizzarmi dato che mi sembrava sempre di essere a un passo indietro rispetto agli altri, anche se poi Naruto in un modo o nell’altro, mi ricordava che ognuno ha le sue capacità e io avevo tecniche che Eichi e Miiko non avrebbero potuto apprendere.

Solo quando mi ricordavo di questo, mi sentivo fiero di essere uno Hyuuga.

Non avevo mai dato importanza al fatto di essere o meno appartenente al quel clan, sinceramente la divisione in famiglie, mi infastidiva un po’ perché c’è chi veniva considerato superiore e chi inferiore, ma io non riuscivo a considerare i miei compagni appartenenti a clan meno famosi, inferiori a me. Erano pur sempre ragazzi, che dovevano ancora imparare molto e che un giorno avrebbero potuto dimostrare di essere dei veri ninja. Quindi cosa importa se uno ha un’abilità innata o meno?

Anche se chi ce l’ha, può sempre usarla a proprio vantaggio ed è quello che feci in una missione successiva, sorprendendo persino il mio maestro.

La missione assegnataci non era una passeggiata. Dovevamo trovare il nekomata argentato. Una creatura mitologica, dai poteri negromantici, ma dal pelo curativo, se strappato dalla punta di una delle sue due code. Quel pelo era stato usato contro il veleno di Kabuto e dato che Tsunade aveva finito la scorta, aveva mandato il mio team e quello di Neji a cercare questo essere.

Questo fantomatico gatto dalle due code, dall’aspetto mostruoso e dalle dimensioni gigantesche, abitava in un luogo alquanto spaventoso. In un luogo dove il sole non filtrava mai e la vegetazione non aveva la possibilità di crescere. Gli alberi erano tutti spogli e di vita e l’erba secca sotto i nostri piedi faceva rumore, anche al minimo movimento. Questo posto era nominato la valla della morte, nome alquanto banale a mio avviso, ma azzeccato dato che niente poteva crescere. Il cielo era costantemente ricoperto di nuvole nere, illuminate ogni tanto da lampi.

Eravamo sicuri della presenza dell’essere in quel posto, dato i numerosi avvistamenti, di coloro che riuscivano a tornare indietro, perché per quanto potesse sembrare ridicolo, in quel luogo, l’insidia più grande non era il nekomata, ma i gatti al suo servizio. Silenziosi e furbi saltavano fuori a migliaia e con le loro piccole unghie e denti, ti ferivano fino a portarti al completo dissanguamento.

Io e i miei compagni camminavamo attaccati uno all’altro per i brividi che quel posto ci metteva e da quanto potevo vedere, anche gli allievi di Neji non erano dotati di maggiore coraggio. Uno di loro in particolare poi, sapevo che aveva la fobia dei gatti.

Tutto accadde all’improvviso e il mio corpo si mosse da solo.

Centinaia di gatti ci circondarono e saltarono addosso.

“Rotazione suprema!” urlammo  all’unisono io e Neji proteggendo i rispettivi team da quell’assalto felino.

I gatti caddero a terra esausti e quando mi fermai per riprendere fiato, vidi le bocche spalancate dei miei compagni e del mio sensei.

T-tu da quando sai usare una tecnica del genere?” mi chiese Naruto sorpreso, puntandomi l’indice contro.

Arrossii e mi grattai il naso. Non avevo detto a nessuno dell’allenamento speciale che avevo fatto per conto mio.

Tsè, è uno Hyuuga, non può non conoscere le tecniche di base del clan!” intervenne Neji con il sorriso sulle labbra.

Avevo chiesto io a Neji di allenarmi quando  mia madre non poteva e noi avevamo la giornata libera, grazie a qualche voglia assurda di Sakura, che costringeva Naruto a correre in tutto il villaggio per trovare quello di cui la sua compagna necessitava.

“Il Nekomata è da quella parte!” dissi indicando un punto davanti a noi.

“E tu come fai a sapere dove si trova?” mi chiese Eichi scettico e con un aria sicura, che mi stessi sbagliando.

“Secondo me è di qua, chiamalo intuito!” disse indicando un altro luogo.

Fu allora che alzai lo sguardo e gli mostrai il byakugan.

“Wow, hai sviluppata la tua abilità innata!” disse Miiko elettrizzata.

“Sei pieno di sorprese oggi Sora! Per caso hai imparato anche la tecnica delle 64 chiusure?” mi chiese Naruto.

Scossi la testa rattristato. Ci lavoravo da mesi ormai, ma non riuscivo a combinare niente di chè.

“Ci stiamo lavorando, giusto Sora?” mi chiese Neji facendo l’occhiolino.

Annuii sorpreso dal comportamento di Neji. Mi sembrava così diverso in quel momento, quando invece in sede di allenamento era tremendamente severo, tanto che a volte l’avrei definito antipatico.

Comunque il mio byakugan non era ancora sufficientemente sviluppato e non mi accorsi degli altri gatti che ci circondarono, ma per nostra fortuna, Neji mise al corrente della situazione gli altri.

Ci preparammo a chissà quale battaglia contro un mostro del genere, quando Miiko ci sorprese.

Tirò semplicemente un salmone fuori dallo zaino, il quale attirò il nekomata fino a noi.

“Ninja di Konoha, cosa siete venuti a fare nel mio territorio. Non ammetto stranieri nella mia terra!”disse il gattone guardandoci con i suoi occhi gialli e la pupilla ridotta a fessura.

Miiko si fece avanti tranquilla “Scusaci per la nostra intrusione, come segno del nostro rispetto ti offriamo questo pesce!” disse la ragazza lanciandoglielo, poi bisbigliando ci informò, che la sera prima si era informata sui gusti del mostro, per poterlo imbrogliare in caso di necessità.

Il nekomata guardò il pesce e disse “D’accordo, se dovete passare per di qua, avete il mio permesso, ma vedete di fare in fretta!” ci rispose.

“Ehi micetto, noi siamo qui per prendere i tuoi peli, mica per andare in giro per il tuo regno!” disse Eichi.

Il gatto scoppiò a ridere per la presunzione del mio compagno, al quale Naruto aveva tappato la bocca.

“Se siete qui per i peli allora potete anche andarvene, io non concedo niente a voi esseri umani! Siete solo creature inferiori, facili da schiacciare come moscerini!” disse con voce grossa e agitando le sue code con fare nervoso, segno che saremmo presto finiti nei guai.

“Lotteremo se è necessario!” disse Neji.

“Ehi, perché lottare, infondo non vogliamo mica rasarti a zero, vogliamo solo qualche piccolo pelo, uno o due. Non ti accorgeresti nemmeno della loro assenza!” disse Naruto tranquillo a occhi chiusi per poi riaprirli e mostrare i suoi occhi da volpe, sperando di intimorire il gatto.

Esso ringhiò riconoscendo in lui il Kyuubi e con un’enorme zampata ci attaccò.

“Ho un conto in sospeso con Kyuubi. Facciamo un patto, tu ti fai uccidere e io vi do due dei miei peli!”

Naruto cominciò a sudare freddo “Ho scelto il metodo sbagliato per persuaderlo!”

Miiko sorrideva “Ci penso io!”

Eichi incrociò le braccia “Cosa vorresti fare? farlo giocare con un topolino di peluche?”

Miiko lo guardò strano in cagnesco “Secondo te una bazzecola come quella funzione con il re dei gatti?”disse, dopo di chè saltò su di un albero e cogliendo di sorpresa il gattone, gli salì sulla testa, cominciando a grattargli dietro le orecchie.

Il gatto sorprendendoci, cominciò a fare le fusa e ad acciambellarsi, tanto che Neji approfittando della distrazione del nekomata, strappò due peli.

Ma fu in quel momento che il gatto si arrabbiò sul serio e cominciando a muoversi con fare agitato, cercò di scollarsi Miiko di dosso e a prendere a zampate tutto quello che gli capitava a tiro.

I vari gatti, sentendo la rabbia del loro sovrano, ci attaccarono e  dovemmo intraprendere una lotta, per niente semplice, con i vari mici.

Eichi chiamò a se i cinquanta cloni, dandoci un forte contributo nella lotta, dato che su Naruto e Miiko non potevamo contare. Il sensei infatti si era avventurato nel recupero della mia compagna, la quale era stata catapultata via dalla groppa del nekomata.

Dopo una corsa forsennata, riuscimmo ad uscire da quel luogo, portando a termine la nostra missione.

 

Pov Naruto

 

Finalmente il periodo delle missioni a catena era terminato e io potevo stare un po’ con Sakura.

Ormai era al nono mese ed entrambi eravamo eccitati per la nascita del bambino.

Sakura era anche spaventata dal parto e mi confessava spesso le sue paure su quando avrebbe dovuto dare alla luce il nostro bambino.

Avrei voluto solo che si confidasse anche su di un’altra paura, e cioè su quella che la tormentava ormai ogni notte.

La sentivo agitare accanto a me e non poche erano le volte che a notte fonda, dovetti svegliarla e rassicurarla coccolandola.

Le chiedevo spesso che cosa avesse, ma vedendo che non voleva rispondermi non insistevo. L’avrei fatto, se non avessi avuto paura di agitarla ancora di più, quindi mi limitavo a cercare di rincuorarla in modo che quella agitazione non andasse a intaccare la salute del bambino, che a quanto risultava dalle ecografie era ben formato e in ottima salute. Ino aveva anche capito di che sesso era, ma nonostante quella donna avesse la lingua lunga, rispettò la nostra decisione di aspettare. Purtroppo la beccai a osservare degli oggetti da neonati di un colore specifico e dato che sapevo che era alla ricerca del regalo da fare al bambino, avevo intuito di che sesso era. Sinceramente non mi ero mai soffermato a pensare se preferissi maschio e femmina, ma quando capii, ne fui estremamente felice, tanto che pensai che era quello il sesso che avrei preferito…poi l’altro sarebbe venuto col secondo figlio o terzo…chissà.

Ero tutto elettrizzato, ormai mancavano solo pochi giorni e avevo chiesto a Kakashi di non assegnarmi alcun tipo di missione, perché non volevo assolutamente perdermi la nascita di mio figlio.

L’avevo minacciato. Se mi fossi perso quel momento, lo avrei decapitato.

I miei amici si impegnarono a sostituirmi quando l’hokage necessitava del mio contributo.

Nel tempo libero pensavo. Cosa avrei insegnato al bambino, a come lo avrei abbracciato la prima volta che me lo avrebbero messo in braccio e ai vari giochi che potevo fare con lui. Poi quando finivano quei bei pensieri,  mi sentivo anch’io invadere da una folle paura.

Non sapevo assolutamente come essere padre. Non sapevo se ne sarei stato capace, né se  sarei stato un buon genitore. Non avevo mai avuto un padre e una madre da cui poter prendere spunto.

Era tutto ignoto.

Ne parlavo con Shikamaru il più delle volte, per farmi dare consigli. Solitamente mi tornava utile e anche se fingeva di non aver voglia, sapevo che mi aiutava con piacere, ma era da un po’ di tempo che mi sembrava scostante, sia verso di me che verso il villaggio. Avevo sentito anche Sakura che parlava con Ino del fatto che Temari, non riusciva più a capire il marito e il suo rendimento  ninja era calato, a sentire Kakashi.

Cercai di capire se avesse qualche problema, ma non riuscii ad arrivare alla soluzione del mistero.

 

Pov Temari

 

Shikamaru era sempre stato un uomo pigro, sfaticato, che amava oziare dalla mattina alla sera, ma mai si era tirato indietro quando c’era qualcosa da fare. Non che ora lo facesse spesso, quando Kakashi lo chiamava andava, ma con me era completamente cambiato.

A modo suo mi mostrava sempre il suo affetto e soprattutto passava molto tempo con la figlia, ma da qualche mese, sembrava che Shiori gli desse fastidio, tanto che lo vedevo uscire, quando la bambina gli chiedeva di giocare con lei e si metteva a piangere per il suo rifiuto.

A niente valsero le mie solite minacce, cosa che funzionavano sempre. Era il nostro modo di rapportarci ed ad entrambi andava bene così.

Una volta si era rivolto a me chiamandomi “donna”, termine che io considero dispregiativo verso la persona che si ama.

Incominciai a pensare che si fosse stancato di me e che avesse trovato qualcun’altra, ma le mie ricerche non mi condussero a niente. lo seguivo, ma poi scompariva nel nulla, per poi tornare la sera tardi o direttamente il giorno dopo.

Anche quando mi toccava era diverso. Il suo tocco non era più dolce e pieno di amore, ma era forte quasi violento, tanto che dovevo sempre allontanarlo da me e dirgli di starmi alla larga.

Parlai di questo a Ino e Sakura ed entrambe non sapevano cosa dire. 

Shikamaru era sempre stato un tipo a posto e  l’idea che mi avesse tradita, sfiorava solo la mia testa.

Allora cosa c’era che non andava. Pensai che fosse colpa mia, ma se anche fosse, Shiori che colpa ne aveva? Ci era capitato di litigare, ma nostra figlia non aveva mai pagato le conseguenze, né Shikamaru avrebbe mai voluto farlo una cosa del genere, eppure ora accadeva.

Un giorno decisi di parlargli a quattro occhi e farmi dire una volta per tutte cosa avesse.

Fu inutile.

Cominciammo a litigare animatamente. Cercai di calmarmi quando vidi Shiori sulla porta guardarci con sguardo intimorito.

Mi avvicinai a lei e cercai di consolarla e dirle che tutto era apposto.

“Vedi cosa causa il tuo comportamento?” dissi arrabbiata “Vuoi rovinare tutto quello che abbiamo costruito in questi anni? Eh? è questo che vuoi?”

Gli chiesi sperando di sentirmi dire un “mi dispiace” o una frase tipicamente sua.

Invece mi guardava con astio “Non mi interessa niente di te e di Shiori!” disse per poi recarsi verso la porta e dire “Esco e non so dirti quando torno!”

Gli chiesi dove stesse andando e accennando un sorriso strano disse “Kakashi ha affidato con urgenza una missione a Naruto e mi ha chiesto di controllare Sakura fino al suo ritorno!” detto ciò sbattè la porta.

 

 

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Capitolo 20
*** Rapimenti ***


Cap: rapimenti

 

Pov Sasuke

 

Stavo tornando a casa, dopo aver comprato qualcosa per la cena insieme a Itachi, il mio primogenito, quando esso strattonandomi la tutta da jounin, mi fece notare la presenza di Shikamaru davanti a casa di Naruto.

Non andavamo d’accordo noi due e in altre occasioni non mi sarebbe importato molto della sua presenza in giro, ma il suo atteggiamento furtivo,  mi spinse ad andargli incontro.

Shikamaru, cosa diavolo ci fai davanti a casa di Naruto?” gli chiesi serio.

“Come tu dovresti sapere, Naruto è stato mandato di urgenza in missione e mi ha chiesto di controllare che Sakura stesse bene!” mi disse scocciato, ma qualcosa in lui era diverso “Qualche problema?”

Lo osservai come se potessi incendiarlo con lo sguardo per il tono che aveva usato contro di me.

Itachi gli si avvicinò e tirandogli i pantaloni disse “Ehi Shikamaru, lo sai che papà mi sta insegnando a usare la palla di fuoco suprema?” chiese.

“E un bambino può già essere in grado di usare una simile tecnica?” disse sorpreso, cosa che mi insospettì di più.

“Ha sette anni, un anno in più di quando l’ho imparata ad usare io!” lo informai, anche se tecnicamente doveva esserne già al corrente.

Lo vidi alzare le spalle e osservarmi a lungo.

Era nervoso, lo potevo leggere dal suo linguaggio del corpo.

“Papà andiamo?” mi chiese Itachi tirandomi e cominciai ad allontanarmi, senza però perder di vista il Nara, fin quando mi fosse possibile. Se mio figlio non fosse stato con me, lo avrei tenuto d’occhio senza farmi vedere, ma decisi di tornare a dare una controllata dopo averlo condotto a casa.

Ci misi solo pochi minuti a giungere a destinazione e fui sorpreso di trovare Kakashi che giocava con Fugaku.

Il bambino mi corse incontro, ma non lo presi in braccio come mi chiese di fare. Osservai Kakashi in attesa che mi informasse del perché si trovasse nel mio appartamento.

“Salve Sasuke, vedo che non fai fare le faccende domestiche solo a tua moglie!” mi disse sorridendomi.

Sospirai e gli chiesi di andare al sodo.

“Come ben sai, Naruto in questi giorni si rifiuta di accettare qualsiasi sorta di incarico che lo allontana da Sakura. Avrei un compito da affidargli, ma in sua assenza, tu sei l’unico a cui possa chiederlo!”

Sussultai “quindi in questo momento a Naruto non è stata affidata nessun tipo di missione?” gli chiesi preoccupato.

Kakashi mi guardò confuso e scosse la testa.

Non diedi spiegazioni e dandomi dello stupido per non aver seguito il mio intuito, corsi il prima possibile a casa del mio compagno.

 

Pov Sakura

 

Naruto non era ancora rincasato quella sera. Era strano, dato che non faceva altro che starmi appresso. Soprattutto negli ultimi giorni della mia gravidanza.

Ma proprio quando sentivo la necessità di averlo vicino, lui non era lì.

Mi sentivo strana, spaventata e l’improvviso salto della luce, mi intimorì ancora di più.

Avevo una brutta sensazione, la stessa che provavo la notte nei miei incubi. 

Cercai di scacciare via i brutti pensieri e mi recai in cucina, per cercare una candela che mi illuminasse il cammino verso il contatore della luce.

Era giù nello scantinato, un luogo che non mi era mai piaciuto. Quando ero una bambina, in quella stanza mio padre ci teneva le armi ninja e per impedire che ci andassi e mi facessi del male, mi raccontava dell’esistenza di alcuni mostri che si erano stabiliti in quella stanza, i quali  divoravano i bambini che si avvicinavano alla loro dimora.

Una volta cresciuta e compreso che quello che mi raccontava mio padre era una favola, non persi il vizio di non addentrarmi in quel luogo.

Naruto mi prendeva in giro per questa mia sciocca paura e in quel momento avrei tanto voluto sentire i suoi scherni, piuttosto che scenderci io.

Se dentro casa era buio, lì sotto lo era ancora di più.

Feci lentamente le scale che mi avrebbero condotto a destinazione, stando ben attenta ai movimenti che facevo. Il pancione mi impediva di muovermi bene e l’ultima cosa che volevo era rotolare giù per le scale.

Finalmente giunsi a destinazione. Non sapevo esattamente dove fosse il contatore e nella mia ricerca pestai qualcosa di appiccicoso.

Era una sostanza di colore nero rossastro…era sangue.

Feci solo un passo in più e la figura di mio marito imbavagliato e legato, con una brutta ferita sulla testa mi apparve davanti.

Spalancai gli occhi in preda al terrore, prima di urlare il suo nome e cercare di soccorrerlo.

Qualcosa però me lo impedì.

Mi sentii afferrare e prendere di peso.

Gridai il nome di Naruto, ma esso non sembrava intenzionato a svegliarsi. Temetti che fosse morto e quella brutta sensazione che mi tormentava da sempre, diventò ancora più forte.

Cercai di  liberarmi e di bruciare il mio assalitore con la candela, ma una volta risaliti al piano di sopra, chiunque mi tenesse prigioniera, stanco della mia ribellione, mi addormentò col cloroformio.

Prima di addormentarmi ricordo la presa alla candela allentarsi, una fiamma propagarsi e il volto del mio assalitore mentre mi prendeva in braccio.

Aveva lo stesso aspetto di Shikamaru.

 

Pov Sasuke

 

Uscii velocemente da casa mia e mi misi a correre per le strade di Konoha verso casa di Naruto e aumentai il passo quando vidi uno strano fumo levarsi in cielo, provenire proprio da quella direzione.

Kakashi era alle mie spalle. La mia reazione aveva messo all’erta anche lui.  Nonostante fossi stato via per anni, il mio maestro riusciva a capire quando qualcosa mi turbava e si fidava del mio intuito.

Giungemmo a destinazione, per vedere casa Haruno/Uzumaki in fiamme. Diverse persone erano già intervenuti a spegnere l’incendio, ma nessuno si era preso la briga di entrare e controllare se ci fosse qualcuno.

Kakashi ricorse alla tecnica del richiamo e chiese a Pukkun di cercare Sakura e Naruto.

Sia io che l’hokage entrammo nell’abitazione, cercando di respirare meno fumo possibile e di trovare i padroni di casa.

Kakashi si addentrò al piano di sopra, io guardai nelle stanze di sotto.

Non trovammo nessuno e ci sentimmo sollevati, fin quando Pukkun non ci mise al corrente che qualcuno era ancora in casa.

Le fiamme si stavano propagando molto velocemente e dell’intonaco cominciava a cadere.

Giungemmo davanti a una porta sbarrata da delle travi cadute a causa dell’incendio e per di più circondate da fiamme.

Pukkun ci confermò la presenza di Sakura e Naruto al suo interno.

Kakashi utilizzò lo sharingan ipnotico, per spedire le fiamme e le travi in un’altra dimensione, in modo tale da liberare l’accesso alla stanza.

Il fumo entrato nel locale era denso e sperai vivamente che i miei amici fossero ancora in vita.

Trovammo solo Naruto ferito e privo di conoscenza, mentre di Sakura trovammo solo il suo copri fronte, dal quale non si separava mai e che teneva sempre legato alla gola. Il cane probabilmente aveva fiutato l’odore della donna dal copri fronte, ultimo oggetto indossato dalla donna.

 

L’incendio venne spendo definitivamente mezz’ora dopo, e anche se la casa era rimasta in piedi, si erano salvate solo le stanze di sopra, dove il fuoco non aveva ancora avuto il tempo espandersi in modo eccessivo.

Cosa avrei detto a Naruto della casa e soprattutto della sparizione di Sakura?

Lei non era rimasta ferita nell’incendio, di questo ne eravamo certi, perché Pukkun garantì di aver percepito l’odore di Sakura e di uno sconosciuto fino in cucina, per poi sentire l’odore della donna sparire di colpo dal pavimento, a differenza di quello dello sconosciuto che procedeva verso l’esterno della casa e del villaggio.

 

Ero accanto a Naruto, ancora privo di sensi steso in un letto di ospedale con la testa bendata e la maschera d’ossigeno, per aiutarlo nella respirazione, dopo che aveva respirato per troppo tempo fumo passivo dell’incendio.

Lo osservavo con nervosismo. Volevo rimanere al suo fianco e controllarlo, perché quello che era accaduto, senza ombra di dubbio a causa di Kabuto, ma allo stesso tempo volevo agire, cercare Sakura e trovarla sana e salva. Non mi sarei mai perdonato se le fosse accaduto qualcosa, perché quanto era successo si poteva evitare, se solo avessi dato retta ai miei sospetti quel pomeriggio.

Kakashi bussò la porta e guardandomi scosse la testa “Le tracce arrivano molto lontano e lungo il cammino abbiamo trovato dei capelli di Sakura. Chiunque fosse il nemico è stato molto abile ad arrivare a lei e a Naruto, senza che nessuno se ne accorgesse.

Strinsi i pugni “Mi ero accorto che qualcosa non andava, ma…

S-Sa-ku-ra!”

Mi girai a guardare il mio compagno, lentamente stava riaprendo gli occhi e passato lo smarrimento iniziale, chiese cosa fosse successo.

Io e Kakashi ci guardammo indecisi sul da fare. Era suo diritto sapere cosa fosse successo, ma nelle sue condizioni non era necessario metterlo in agitazione e conoscendolo avrebbe perso la testa, venuto a conoscenza della verità.

Lo vidi spalancare gli occhi e, togliendosi la mascherina dell’ossigeno, si mise a sedere di colpo.

Si portò una mano alla testa per il dolore risvegliato, ma non ci fece molto caso.

“Sakura? Dov’è Sakura?” ci chiese spaventato “Ero con Shikamaru quando …improvvisamente mi sono sentito colpire alla testa. Prima di perdere i sensi mi ha detto che non l’avrei mai più rivista!” disse mettendoci al corrente di quanto accaduto.

Cercò di alzarsi dal letto, ma lo fermai “Devi riposare, Naruto!” gli dissi serio, ma non riuscendo a  nascondere la colpa che sentivo.

Lui avverti questo mio sentimento e afferrandomi per il colletto della tuta da jounin, mi impose di parlare.

Rimasi zitto, ma Kakashi parlò al posto mio “Quello che ti ha colpito  non era Shikamaru. Da quanto ne sappiamo e da quanto ci ha detto Temari, Shikamaru è scomparso da mesi!”

Naruto non era sorpreso a quella rivelazione “Non sarò molto intelligente, ma credo di poter giungere da solo alla conclusione, che non sia stato Shikamaru a procurarmi questa ferita! Ora prima che mi incavoli sul serio, ditemi dov’è Sakura!”

“Non lo sappiamo!” dissi infine e senza nessun tatto. Non sarebbe cambiato nulla e girarci intorno avrebbe potuto costare caro alla mia compagna.

Dovevamo intervenire subito, nelle sue condizioni poteva essere ancora più in pericolo, di come lo sarebbe stato in una situazione normale.

Naruto sgranò gli occhi e senza pensarci un attimo, si alzò dal letto, si cambiò in fretta e furia e si mise a urlare contro Kakashi, quando provò a dirgli di restare calmo e di non affaticarsi.

Lo vidi uscire velocemente dall’ospedale e lo seguii per dargli una mano.

Giungemmo fuori da Konoha e cercammo qualche traccia per giungere al nemico.

Lo osservai. I segni sulle guance si erano ispessiti, i denti canini allungati e gli occhi erano diventati rossi.

Annusava l’aria, come se fosse una volpe in cerca della preda e spedito, seguiva la traccia odorosa che Sakura aveva lasciato nell’aria.

Sapevo che con l’aiuto di Kyuubi i suoi sensi aumentavano, ma non credevo fossero così forti da percepire odori che nemmeno i nostri cani ninja erano riusciti a sentire.

“Se fossi intervenuto quando ho avuto i primi sospetti, questo non sarebbe accaduto!”  dissi mettendo fine a quel silenzio teso che c’era.

“Non sei il solo a esserti accorto che qualcosa in Shikamaru non andava. A parte gli ultimi giorni, quel tipo ha fatto davvero pochi errori, per permetterci di capire che non fosse il nostro compagno! Devo ammetterlo, Kabuto sa scegliere bene i suoi collaboratori!”

“Già. Mi domando perché abbia fatto rapire Sakura. Essendo riuscito a colpirti, perché non ha portato direttamente via te?” chiesi.

“Semplice, Kabuto vuole morire in un modo atroce!” disse guardandomi, con uno sguardo carico di rabbia. Poche volte lo avevo visto così e la prima volta fu quando fui io a rapire i suoi amici per condurlo in trappola.

Di sicuro Kabuto doveva aver capito che quello era l’unico modo per arrivare a lui senza combattere troppo.

 

Pov Sakura

 

Mi sentivo la testa pesante e feci fatica a riaprire gli occhi, ma una voce familiare mi destò del tutto.

Mi sollevai piano piano, mettendo a fuoco quello che c’era intorno a me.

Ero sdraiata a terra su del fango secco e mi trovavo all’interno di una prigione. Fuori dalla gabbia potevo vedere una camera molto grande, ma spoglia, con varie lanterne accese a illuminare quel luogo così tetro.

Guardai in direzione della voce che mi chiamava. Essa era debole e rauca e proveniva da una figura che si trovava dal lato opposto da dove mi trovavo io, dove solo poca luce arrivava.

Mi avvicinai lentamente e rimasi shoccata da quello che vidi,

S-Shikamaru?” lo guardai come se davanti a me ci fosse una creatura spaventosa, ma esso si avvicinava molto.

Era molto dimagrito, i capelli sciolti lasciati cadere lungo il viso e sugli occhi, la barba incolta e gli zigomi ben evidenti a causa della magrezza.

Ere ferito in vari punti e qualche ferita aveva anche preso a infettarsi. Aveva pochissima possibilità di movimento a causa delle catene che lo tenevano imprigionato.

Cercai di aiutarlo a  liberarsi e, grazie alla tecnica medica del bisturi, riuscì a liberarlo.

Subito dopo cercai di curargli qualche ferita, ma mi impedì di farlo. Non voleva che sprecassi energia per curarlo.

“Io sto bene…o almeno sono vivo!” disse poi abbassò la testa “Scusami se non sono riuscito a impedire tutto questo. Naruto aveva fiducia in me, ma non sono riuscito a proteggerti, come avrei dovuto”

Gli presi il volto tra le mani per costringermi a guardarmi “Nessuno te ne fa una colpa Shikamaru, nemmeno Naruto. inoltre credo che noi dovremmo scusarci con te per non aver capito chi fosse in realtà quel tipo. Ci sono arrivata solo…bhe quando il tuo sosia mi ha portato via!”

Shikamaru sorrise stancamente “a quanto pare non sono difficile da interpretare!” disse prima che una figura incappucciata di un uomo si mostrasse.

Shikamaru si mise davanti a me e allargò le braccia, per impedire che qualcuno mi sfiorasse, ma il nemico non sembrò fare molto caso  a lui.

“Salve Sakura, spero che la mia accoglienza ti sia gradita!”

Guardai quell’essere con disprezzo “Kabuto, che intenzioni hai?”

Esso si scoprì il capo, mostrando la sua orribile faccia squamosa e divertito disse “     Cerco di attirare Naruto nella mia trappola, il che non sarebbe necessario, se quel cretino che ti ha rapito, avesse direttamente  portato lui qui, dato che sorprendentemente è riuscito a cogliere di sorpresa Kyuubi. Ma non preoccuparti in un modo o nell’altro riuscirò ad avere il suo potere, il che vuol dire che fra poco potrai rivedere il tuo caro amore, per l’ultima volta!”

 

 

********************

Eccomi di nuovo qua.

Sinceramente credevo di aggiornare prima, ma poi non mi sono mai messa a scrivere.

Fino a ieri avevo in mente il finale della storia, ma questa notte un sogno mi ha ispirato e mi ha fatto venire in mente un secondo finale e sinceramente non saprei quale scegliere.

Il primo mi permette di concludere la storia definitivamente, mentre il secondo mi darebbe l’occasione di poter successivamente scrivere un’altra fanfic che andrebbe a costituire un seguito di questa.

Sono molto indecisa sul da farsi, perché in entrambi i finali succede qualcosa a cui tengo.

uf uf, non mi resta che vedere cosa viene fuori dai prossimi capitoli dato che in base a cosa scrivo dovrò scegliere il finale adatto. Quindi, nonostante ultimamente abbia voglia di scrivere, questo dilemma potrebbe rallentarmi un po’, ma forse neanche tanto.

Volevo solo mettervi al corrente.

Nel frattempo vi ringrazio di cuore per avermi seguito fino a qui.

Fatemi sapere la vostra opinione per quanto riguarda questo capitolo.

Ciao Neko =^_^=

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Capitolo 21
*** Alla ricerca di Sakura ***


Cap: Alla ricerca di Sakura

 

Pov Naruto

 

Correvo, correvo a più non posso. Correvo annusando l’aria alla ricerca di qualche traccia dell’odore di Sakura.

Era forte, talmente tanto che cominciai a capire, che il mio olfatto si era sviluppato in modo tale da sentire gli odori a chilometri di distanze.

Sapevo che i miei sensi aumentavano con l’ausilio della volpe a nove code, ma mai era successo che il loro aumento fosse di quelle proporzioni.

Kyuubi mi stava aiutando, ma non perché gliel’avessi ordinato io, ma perché voleva. Lo voleva più di se stesso, cosa che mi lasciò perplesso. Sakura non gli era mai piaciuta, anzi sapevo che la odiava, ma il suo desiderio di trovarla sana e salva era quanto il mio.

Nonostante la stranezza, non ci diedi peso. In quel momento la mia priorità era un’altra.

Accanto a me vi era Sasuke. Mi sembrava quasi di essere tornato indietro nel tempo, quando eravamo solo dei semplici ragazzini, in cerca di avventura. Non mi era più capitato di lavorare con lui, non lo avevo mai permesso. Mi ero sempre rifiutato, per quel rancore nei suoi confronti e che cercavo di nascondere a tutti, me compreso.

Ora invece mi sentivo sollevato della sua presenza, perché per quanto  mi avesse fatto soffrire, sapevo che era cambiato e che su di lui potevo contare. Era uno dei pochi ninja di cui mi fidavo, insieme a Shikamaru e Kakashi.

Mi sono sempre guardato dal farglielo capire, anzi gli ho sempre detto il contrario per non fargli montare la testa.

Nonostante mi sentissi sollevato, allo stesso tempo lo odiavo, perché era stato lui a convincermi ad accettare Sakura e il bambino, facendomi provare una felicità che mai avrei pensato di provare e ora tutto poteva finire come niente. Se mi fossi tirato indietro e non avessi accettato quel bambino che speravo di salvare, forse Sakura mi avrebbe odiato per sempre e io non avrei mai stretto fra le braccia quel bimbo, ma almeno sarebbero rimasti al sicuro dalle grinfie di Kabuto. Anche se…non era detto. In tutti quei mesi mi ero confidato con Shikamaru, gli avevo detto tutto, ogni singola mia incertezza e paura. Mia e quella di Sakura. Aveva molte informazioni da utilizzare contro di me e anche se non avessi detto sì a Sakura, venendo a sapere della gravidanza di mia moglie, l’avrebbe comunque catturata.

Strinsi i pugni talmente forte per  la rabbia da far fuori uscire del sangue. Ero arrabbiato con me stesso. Mi accusavo di non essere stato in grado di proteggere la mia Sakura e di non aver riconosciuto un impostore, permettendoci di salvare prima il mio compagno…sempre se Kabuto non lo aveva già ucciso.

Se Shikamaru mi avrebbe odiato a vita, non gli avrei dato torto. Se lui si fosse trovato al mio posto, avrebbe di sicuro capito l’inganno. Ma io non sono un genio, non posso vantarmi di avere un quoziente intellettivo superiore alla norma, anzì spesso sono arrivato a pensare di essere veramente stupido e non in senso figurativo. I miei amici mi hanno sempre chiamato testa quadra, per offendermi o per prendermi in giro perché sapevano che mi faceva arrabbiare, ma forse abebano ragione.

Anche Kyuubi lo diceva, l’unico a non pensarlo ero io.

“Non sei stupido, ti comporti solo come se lo fossi!” mi disse una voce che mi portò alla realtà.

“Da quando sai leggere nella mente?” chiesi seccato a Sasuke.

“Se non sbaglio sono già entrato nella tua mente, qualche anno fa, mettendo a cuccia la volpe!”

Annuii “Si, e ti pregerei di smetterla!”

“Come vuoi, ma se davvero vuoi continuare a deprimerti, rinuncia all’idea di salvare Sakura!”

Lo guardai a occhi sgranati, stupendomi di quanto mi avesse detto.

“Oppure datti da fare. Ti dirai quanto sei patetico una volta che avrai messo Sakura e tuo figlio in salvo!” disse infine.

Annuii nuovamente. C’era voluto di nuovo Sasuke per farmi svegliare. Tutti mi consideravano un grande ninja, capace di imprese straordinarie, ma la verità e che non sarei niente senza i miei amici, che fanno di me quello che sono.

 

Pov Sasuke

 

Ero preoccupato, non solo per Sakura, ma anche per Naruto.

Lo vedevo correre senza sosta e guardarsi intorno in cerca di un indizio che la conducesse alla nostra compagna.

Mai mi era sembrato così indifeso come in quel momento. Sarebbe stato pronto a tutto pur di portare in salvo la sua famiglia, ma nei momenti disperati ha sempre agito di impulso, peggiorando la situazione, o recando danni ingenti alla sua persona. Vedevo i suoi occhi rossi e quando incrociai il suo sguardo, capii che non era Naruto in quel momento, ma era Kyuubi. Lui si era “perso” nei suoi pensieri e vedendo le mani stringersi, capii che stava affrontando una lotta interiore.

Intervenni per svegliarlo e cercare di dargli maggiore coraggio, perché sapevo che in quei momenti si poteva anche perder la testa e sprofondare nel buio più assoluto.

Mi sentii sollevato quando lo vidi tornare se stesso, e i suoi occhi da rossi tornare azzurri.

Continuammo a correre, finchè non mi fece cenno di fermarmi.

Giungemmo davanti a una parete ripida alta diversi metri. Avremmo dovuto scalarla per continuare le nostre ricerche, ma dal comportamento di Naruto capii che non sarebbe stato necessario. Le tracce terminavano li, non ci restava che trovare l’entrata a quello che, molto probabilmente, si sarebbe rivelato il nascondiglio di Kabuto.

Fu in quel momento che adoperai lo sharingan, in modo tale da trovare qualche indizio per aprire qualche sorta di porta, ma fu il mio appoggiarmi ad una roccia per caso, ad aprirci il varco.

Certe cose le diresti possibili solo nei libri. Era troppo semplice o forse non lo era affatto. Probabilmente Kabuto prevedendo che avremmo fatto chissà che cosa pur di entrare, ha messo l’interruttore per aprire la porta nel posto più banale, dove non avremmo mai guardato.

Tutto si presentò buio ai nostri occhi e la poca luce lunare di certo non ci aiutava nella visione.

Per quanto mi riguarda riuscivo a destreggiarmi bene per quei cunicoli bui e sudici, grazie alla mia arte oculare, ma Naruto andò a sbattere più volte contro qualche roccia spigolosa, insultandomi per non averlo avvertito.

“Se solo la smettessi di andare avanti senza darmi il tempo di esaminare bene la situazione!” dissi irritato, se avesse avuto solo un attimo di pazienza, saremmo giunti da Sakura in un batter d’occhio, ma chiedere a Naruto di aver pazienza era una cosa impossibile da pretendere.

Percorremmo quei corridoi per circa un quarto d’ora, prima di giungere a una grande stanza, illuminata da torce, dove c’era la prigione in cui Sakura e Shikamaru erano rinchiusi.

 

Pov Shikamaru

 

Quei mesi rinchiuso in quella cella buia e sporca, erano per me stati i più terribili della mia vita. È vero che non  ero costretto a svolgere chissà quale seccante missione o faccenda di casa impostami da Temari, ma in quei momenti avrei tanto dover fare quelle seccanti commissioni e sentire mia moglie urlarmi dietro che ero un incapace e buono a nulla.

Il miei primi pensieri quando mi risvegliai in quella cella e scoperto il piano di Kabuto, andaro proprio a Temari e a nostra figlia. Temevo per la loro sorte. Quell’impostore avrebbe potuto fare loro qualsiasi cosa, senza che io avessi potuto fare niente per impedirlo. Quando Sakura mi disse che stavano bene entrambe, mi sentii come libero da un peso che mi stava schiacciando e soffocando.

Cercai invano di liberarmi dalla mia prigione. Oltre a essere incatenato e ad avere poca possibilità di movimento, la perenne ombra di quel luogo mi impediva di usare la tecnica dell’imprigionamento dell’ombra, tecnica per il quale il mio clan era conosciuto.

Mi sarebbe tornata molto utile in quella circostanza, ma Kabuto era stato furbo a mettermi nella zona buia della grotta, dove luci che formavano ombre da manipolare non arrivavano.

Ora ero libero grazie a Sakura, ma ero troppo stanco per ricorrere al chakra. Ci provai, ma senza successo.

Mi sentivo un peso inutile e questo senso di impotenza non scomparve quando Sakura cercò di incoraggiarmi.

La guardai stupito e in certi aspetti mi sembrava di vedere mia moglie. Come diavolo facevano le donne ad avere una tale forza? Solitamente siamo noi uomini a proteggere e incoraggiare le donne, ma nel nostro villaggio sembrava quasi  il contrario, perché le nostre kunoichi, non avevano bisogno di protezione, sapevano cavarsela da sole, anche in condizioni critiche come quella in cui si trovava Sakura, perché essa era veramente in una pessima situazione, perché i primi dolori delle doglie si erano fatti sentire.

Entrai nel panico. Non sapevo un accedente di medicina e di come fare nascere un bambino, perché se la situazione non cambiava, avrei dovuto pensarci io a mettere al mondo il figlio di Naruto.

Cercai di tranquillizzare Sakura, era spaventata, ma infondo come darle torto?

Sakura cercava di respirare per calmare il dolore, ma da quanto vedevo, era inutile e le pietre che prendeva in mano, venivano sgretolate come se  niente fosse.

Mi accorgevo anche che cercava di non urlare per non attirare l’attenzione di Kabuto. Se quel lurido verme avesse scoperto che era in procinto di partorire, chissà cosa avrebbe fatto.

Una voce che sussurrava il mio nome, mi fece voltare verso la porta della prigione.

“Cosa diavolo ci fate qui? Siete forse impazziti?!”

“Vogliamo aiutare Naruto-sensei a liberarvi!” disse Eichi.

N-Naruto? è qui?” disse Sakura speranzosa.

Miiko annuì mentre con una forcina cercava di aprire il lucchetto della prigione. “Che strano! Siamo entrati dopo il sensei in questo postaggio, eppure non è ancora arrivato!” disse la ragazzina.

“Si saranno persi nei vari cunicoli!” disse Sora con il byakugan attivo. Se Naruto era davvero nel covo, non aveva avuto la possibilità di trovarci subito, come era stato possibile per Sora.

“Lo vedo!” disse improvvisamente “Manca poco  e sarà qui!”

“Lieto di sentirvelo dire, mocciosi!”

Una voce a noi purtroppo nota, ci colse di sorpresa, sbattendo anche gli allievi di Naruto in prigione con noi, lasciando dei serpenti a guardia della situazione.

“Oh, vedo che fra poco, avremo un nuovo piccolo ospite!” disse guardando Sakura con un ghignò.

“Potrebbe essere divertente. Chissà che faccia farebbe Naruto se uccidessi il suo bambino appena esso avrà messo piede al mondo!”

Lo guardai in cagnesco, ma mai quanto Sakura.

“Tu non torcerai u-un c-capello al nostro...” Sakura non riuscì a terminare la frase che un’altra contrazione, più forte delle precedenti la colse.

“Cosa stavi per dire? Di non fare del male al tuo marmocchio? Divertente. Pensi di fermarmi tu?” disse divertito Kabuto.

“Non sarà necessario, ci penserò io a eliminarti in un modo atroce, Kabuto!”

Nessuno poté fare a meno di urlare il suo nome “Naruto!”

 

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Capitolo 22
*** Epilogo: La speranza rubata ***


Scusate l’attesa, ma non sapevo proprio quale dei due finali che avevo in mente scegliere.  Alla fino ho deciso di provare con questo e di fare un seguito, anche se non so dirvi ancora quando comincerò a scriverlo.

Intanto spero che il capitolo vi piaccia e che vi lasci sulle spine.

Buona lettura.

 

Epilogo: La speranza rubata

 

Pov Eichi

 

Il nome di Naruto riecheggiò diverse volte nella stanza, come anche le urla di Sakura a ogni contrazione.

Naruto spostava lo sguardo dalla donna, per controllare la situazione, a Kabuto per non dargli occasione di coglierlo di sorpresa.

Sasuke non era da meno, si guardava intorno, cercando di studiare la situazione. Era un buon stratega, ma per quanto non ci andasse d’accordo, ammetteva che uno dei piani di Shikamaru, avrebbe fatto al caso loro.

Kabuto era davanti a loro e li guardava con un sogghigno e un aria tranquilla. Era sicuro di vincere.

“Credete di avere qualche speranza di battermi? Vi ricordo che stiamo giocando in casa mia!” disse divertito.

“E io ti ricordo che sto lottando per la vita di Sakura e di mio figlio. Niente mi fa paura, ne tanto meno i trucchi di un mostro come te. Farò di tutto per trarli in salvo, fosse l’ultima cosa che farò!” disse Naruto determinato. Non avevo mai visto il mio sensei in quelle condizioni e così pronto alla battaglia. Rimasi affascinato dalla sua sicurezza e voglia di proteggere qualcosa che amava.

“Se vuoi posso esaudire la tua richiesta. Consegnati senza esitare e lascerò libera Sakura e il tuo erede!”propose Kabuto.

“Non crederai che ci caschiamo! Non siamo nati ieri!” disse Sasuke.

Vedevo Naruto titubante, ma anche rassegnato all’idea che Kabuto non avrebbe mai mantenuto la sua proposta. Allungò la mano destra verso il marsupio che teneva alla gamba destra, per afferrare qualche kunai e prepararsi alla battaglia.

Con un semplice gesto di mano, Kabuto richiamò a se i suoi alleati. Centinaia di serpenti cominciarono a scendere dalle pareti, per poi prendere un aspetto umano una volta toccato suolo.

Avrei tanto voluto dare man forte a Sasuke e Naruto, ma per quanti sforzi facevo, non riuscivo ad aprire la porta della prigione. Provai a chiedere a Miiko di aiutarmi con una sua forcina, ma essa, con le istruzioni di Sora, aiutava Sakura a partorire.

Il mio compagno si era dato da fare negli ultimi mesi. Oltre a sviluppare le sue abilità innate, in quanto membro del clan Hyuuga, aveva cominciato a studiare medicina. Era solo all’inizio, ma fra di noi era quello che meglio poteva assistere Sakura.

Dovetti rinunciare alla mia volontà di aiutare i miei amici e per la rabbia, diedi un calcio talmente forte da riuscire ad aprire la porta della prigione. Purtroppo per me, il mio piede non stava tanto bene.

Cercai di riprendermi in fretta e buttarmi nella mischia.

I nemici erano tantissimi e anche piuttosto potenti.

Naruto e Sasuke erano ninja ormai esperti e dalle grandi qualità, ma anche per loro, il numero elevato dei nemici, che continuavano ad arrivare, era un grosso problema.

Come se non bastasse, alcuni serpenti rimanevano tali , mordendo e attorcigliandosi agli arti dei miei sensei.

Questi ultimi erano solo fastidiosi, dato che il morso di quelle bestiacce, non sembrava recare loro alcun danno. Naruto probabilmente si era fatto un anticorpo piuttosto potente a causa del morso del serpente che avevamo incontrato un anno prima e Sasuke era stato allenato dal maestro dei serpenti, per quanto ne sapevo, poteva avere qualche tecnica per evitare che il veleno entrasse in circolo.

Solo io ero un bersaglio facile, ma ciò non mi impedì di combattere. Sentii Naruto urlarmi di stare indietro e che non era una mia lotta, ma non volli ascoltarlo.

Ero stanco di essere protetto, volevo essere io d’aiuto per una volta. Riuscii a sbarazzarmi di una decina di nemici, ma il mio fisico era già provato dato la resistenza di quegli esseri, e un attacco non intercettato, mi fece cadere a terra senza più forze.

Cercai di rialzarmi da terra facendo leva sulle braccia, quando un ombra coprì la poca luce presente nella stanza. Alzai lo sguardo e vidi Naruto farmi da scudo, con il volto contratto per la fatica di tenere i nemici lontani da me.

“Muoviti ad alzarti e raggiungi i tuoi compagni!” mi ordinò continuando a colpire con ripetuti attacchi i due serpenti/umani che lo avevano assalito.

 

Pov Sora

 

Ero in preda al panico e in quel momento avrei preferito vedermela con quei brutti serpenti, nonostante sapessi che non avrei combinato niente di buono, ma sinceramente non avevo nemmeno la più pallida idea se con Sakura stavo procedendo bene o male.

Ringrazia di non essere da solo in quel momento, ma Miiko attendeva mie istruzioni e a parte dirle aiutare a far uscire lentamente il bambino, quando avrebbe visto la testa, non sapevo cosa altro dire. Mi ero già procurato un panno dove avvolgere il piccolo una volta venuto alla luce, togliendomi la mia maglia, ma sarebbe servita anche dell’acqua calda e qualcosa con cui tagliare il cordone ombelicale. Per l’ultima cosa avrei usato un Kunai, ma anche li sarei andato a caso, non sicuro di quanto stavo per fare.

Intanto incoraggiavo Sakura a fare respiri profondi e a spingere, mentre Shikamaru, le asciugava la fronte impregnata di sudore.

Ogni tanto la moglie del mio sensei, chiedeva come stesse Naruto. Le rispondevo che stava andando tutto bene e che era in vantaggio. Non sapevo se fosse la verità o meno, ma in quel momento non volevo che si agitasse più del dovuto e mettesse in pericolo la vita del bambino.

Improvvisamente con la coda dell’occhio vidi Eichi affiancarmi e chiedermi come stava andando. Lo guardai per un nano secondo e bastò per vedere che era ferito e che aveva in fiatone.

Questo mi fece temere che quanto stessi raccontando a Sakura fosse solo una menzogna.

“Vedo la testa!” urlò Miiko. Stavo quasi per rispondere, quando una ventata di aria calda, quasi ustionante, ci travolse e un ruggito fece tremare il terreno.

 

Pov Sasuke

 

Naruto era fuori di sé e aveva chiesto aiuto a Kyuubi. Per quanto lo riputassi pericoloso, in quel momento ero convinto che solo lui e la volpe, unendo le loro capacità, avrebbero potuto far terminare quello scontro che stava andando avanti da troppi anni. Sperai vivamente che quella fosse la resa dei conti.

I serpenti continuavano ad arrivare e quelli che combattevano con me, mi lasciarono stare per avventarsi sul mio compagno.

Cinque di loro cercarono di catturare Naruto, ormai allo stadio cinque code, ma il loro contatto con il chakra del demone, li scioglieva all’istante.

Nonostante questo Kabuto non sembrava preoccuparsi, al contrario sembrava interessato a quanto stesse avvenendo.

Guardava Naruto muoversi e notò la stessa cosa che notai io. Naruto non era posseduto dal demone, ma la sua mente era in comunicazione con quella di Kyuubi. Lo si vedeva dal modo di combattere, strettamente del mio compagno, nonostante i poteri fossero del demone. Non era mai accaduto niente del genere. Se Kyuubi usciva fuori, lo faceva prendendosi pienamente il corpo di Naruto, senza lasciargli nessuna possibilità di controllo sul suo corpo.

Il mio compagno o la volpe, non sapevo più a chi riferirmi dei due, lanciavano diverse occhiate a Sakura e Kabuto seguendo il suo sguardo sembrò intuire qualcosa, qualcosa a cui io non arrivai.

Sorrise malignamente e disse “Sviluppo interessante, chi l’avrebbe mai detto!”

Detto questo attaccò Naruto direttamente.  Ci fu uno scontro corpo a corpo fra due mostri, ma lo svantaggio di Naruto era che il suo corpo, per quanto abituato fosse al chakra del demone, ne risentiva pesantemente e,  a lunga andare, notai la stanchezza impossessarsi di lui. Mi sbarazzai degli ultimi serpentelli rimasti in giro e mi avventai su Kabuto cercando di imprigionarlo in un’illusione.

Non funzionò, come sempre.

Non sapevo come facesse a illudere le mie illusioni ogni volta.

Attaccai con la palla di fuoco suprema non temendo di far del male al mio compagno. Grazie al chakra della volpe a nove code, era protetto da quel genere di attacco, ma quello che accadde dopo non me lo sarei mai aspettato.

Kabuto nel tentativo di schivare il mio attacco, si era distratto e Naruto aveva colto l’occasione per imprigionarlo, bloccandogli le braccia.

“Colpiscilo ora!” mi disse con la voce del demone.

Non me lo feci ripetere due volte e caricai un chidori alla massima potenza sulla mia mano destra e cominciai a caricare il colpo.

Avvenne tutto in un batter d’occhio.

Il chakra della volpe si ritrasse e Naruto indebolito da quel potere, allentò la presa permettendo a Kabuto di scappare all’ultimo istante, facendomi colpire al suo posto il mio compagno.

Accadde tutto velocemente, ma io vidi tutto a rallentatore. Non riuscii a fermare il colpo e sentii la mia mano penetrare nelle carni di Naruto.

Un urlo di dolore agghiacciante si udii, il quale affievolendosi sempre di più, lasciò il posto a un altro urlo. Era un pianto.

Il bambino di Sakura e Naruto era venuto al mondo e io ne avevo ucciso accidentalmente il padre.

Kabuto mi guardò malignamente e congratulandosi con me per l’ottimo lavoro svolto disse “Che peccato, un tale potere come quello di Kyuubi, perso per sempre, ma non mi preoccupa. Otterrò i poteri della volpe in un altro modo!”

Esso scomparve e continuando a guardare il corpo esamine del mio compagno, sentii urlare i tre allievi di Naruto e Sakura.

“Orrendo mostro, cosa hai intenzioni di fare!” disse Eichi lanciandosi verso Kabuto, ma con un colpo di coda alla schiena, il ragazzo cadde a terra svenuto.

Miiko e Sora provarono l’impossibile, ma anche loro vennero messi fuori combattimento e subito dopo vennero seguiti da Shikamaru.

Sakura provò a muoversi, ma lo sforzo del parto, non le consentì di fare niente.

Vide il  suo bambino in braccio a Kabuto che piangeva disperatamente, come se chiedesse ai suoi genitori di salvarlo dalle grinfie di quell’essere, poi Kabuto scomparve e con lui anche il piccolo.

 

Pov Kakashi

 

Arrivai al luogo dello scontro con dei rinforzi troppo tardi. Vidi Miiko, Eichi, Sora e Shikamaru a terra privi di sensi. Sentii le urla di Sakura per il dolore e infine vidi Sasuke con uno sguardo spendo, seduto accanto al corpo di Naruto.

Diedi immediatamente l’ordine a Ino e altri ninja medico che avevo portato con me, di accertarsi delle condizioni di ognuno.

Naruto era in fin di vita, ma c’era ancora possibilità di salvarlo.

I ragazzi erano feriti, ma non avevano riportato danni di grossa entità. Shikamaru era stato soccorso da Temari, la quale mi aveva minacciato di morte se non l’avessi dato l’occasione di soccorrere il marito.

Gli aveva fatto appoggiare la testa sulle sue gambe, dolcemente gli accarezzava il viso e lo chiamava. Quel metodo  funzionò, perché Shikamaru si risvegliò e con un sorriso salutò la donna.

Ino immetteva chakra nel corpo di Sakura per donarle parte dell’energia che aveva consumato, ma la vedevo agitarsi troppo.

Non compresi ancora cosa fosse successo.

Ino si avvicinò a me con le lacrime agli occhi e spalancai gli occhi a quello che mi riferì subito dopo “Kabuto ha rapito il figlio di Sakura e Naruto!”

 

Fine

 

**********

Allora? Che ne dite?

Mi volete uccidere? O uccidere Kabuto?

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e seguito la storia e anche chi ha cortesemente voluto farmi sapere la sua opinione.

A presto con il seguito.

Neko  =^_^=

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