AkuRoku Style.

di _Ella_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Type. ***
Capitolo 2: *** Second Type. ***
Capitolo 3: *** Third Type. ***



Capitolo 1
*** First Type. ***


Premessa:

Eh, l’AkuRoku, fonte di gioia per tutte le fangirl accanite – compresa me –, epicentro dello yaoi Kingdomhearziano. Poi c’è anche il RiSo, ma qui nessuno ha fame, quindi, sorvoliamo.
Dicevo.
Io, Ella – ma non nel senso di lei, perché mi chiamo proprio Ella, l’accento infatti è diverso – sostenitrice accanita di questo paring, che amo con tutto il cuore, ho deciso grazie alla mia mente briccona di… di sfotterlo un po’, ecco. Perché – diciamolo – l’AkuRoku “a volte” – ma solo A VOLTE! – rasenta l’impossibile.
Cominciamo dalla base. Fondamentalmente, ci sono tre tipi di AkuRoku:
-Loro sono migliori amici;
-Loro sono nemici;
-Loro non si conoscono e si innamorano a prima vista.

 

 Cominciamo dalla prima, ove i nostri bricconcelli dal sesso confuso sono migliori amici da tempi immemorabili. Per questo – da bravi amichetti effeminati – si fanno le coccole, dormono assieme nello stesso letto – ovviamente a petto nudo o in mutante –, si danno dei bacetti sulle labbra in amicizia e poi, magicamente, scoprono di essere innamorati dell’altro. Oh, ma questo ovviamente è Roxas, perché Axel lo ama dal primo giorno in cui l’ha visto – nonostante il ragazzo avesse appena otto anni – e così, oltre che gay, il povero Aku si scoprirà anche pedofilo. Ma ovviamente, il suo amore struggente per il biondo, lo manterrà calmo e sfogherà gli ormoni su qualche ragazza avvenente, che tutto si aspetta, tranne di diventare un nano biondo nella mente del virile Axel. Ma naturalmente – al compiere dei quindici, sedici o addirittura diciassette anni – Roxas si accorgerà di essere innamorato del suo Best Friend ForevaH, lo bacerà nel momento opportuno e – per la gioia di tutte noi – faranno allegramente sesso (ovviamente, in queste fic le case sono sempre libere dai genitori, che talvolta non esistono nemmeno).
Se abbiamo questo genere di base, Axel perderà tutta la sua bastardità e la darà a Roxas, che è il serio della situazione, che si trova con un amico che per attirare la sua attenzione è disposto anche a girargli attorno con le mutande in testa e la gonna delle danzatrici hawaiane. Figo.

 

 

 

 Ora, c’è il secondo caso, dove differentemente dal primo, sono nemici. Ovviamente si odiano, ovviamente si pigliano a mazzate tutti i giorni, ovviamente si schifano a morte, ovviamente finiranno per baciarsi e fare sesso violento (?). No. Non è ovvio! Ma naturalmente sarà Axel – il figo virile della situazione – a fare il primo passo e Roxas, da bravo uke, subirà per un po’, finché non si accorgerà di amare follemente ogni cosa del rosso: dai suoi capelli impossibili, ai tatuaggi sotto agli occhi, dalle sue mani calde anche in pieno inverno ove i pinguini gli girano attorno, agli occhi allungati come quelli di un gatto e finemente truccati.
Naturalmente, in questo genere di fic, si scopre che Axel ha un passato di merda, ha una vita di merda, e per questo tratta tutti di merda. Bella merda, eh? Ma Roxas riuscirà a fargli tornare il sorriso e la voglia di vivere! Perché Aku sentirà il bisogno di proteggerlo e di amarlo in ogni modo possibile ed immaginabile e tante altre cose zuccherose. Ovviamente, il rosso è un bastardo di prima categoria! Ma con il suo amore – che ormai, talmente delle volte che arrossisce, ha preso una colorazione bordò – è più dolce e buono della bimba coi capelli assurdi che fa diventare buono il Grinch. Bello, vero?

 

 

 

 Ecco, adesso, l’ultimo genere di base AkuRokiano. Loro, ovviamente, non si conoscono. Roxas è un depresso, costantemente in combutta con se stesso, si affoga nel dolore e nei libri di greco, odia Sora che è così diverso da lui, e si sente abbandonato da tutto il mondo; ma non gli dispiace. Axel, invece, è un tipo dal passato ambiguo ed inesistente, spesso un chitarrista, un motociclista, spidermen, l’orso Bear nella Grande Casa Blu, un modello figo e tanti altri mestieri carini; lui, naturalmente, è un figo della madonna.
Si incontrano per puro caso, magari fuori la scuola di Roxas, in spiaggia, in un ghetto nazista, 30mila leghe sotto i mari, in un bar oppure a Fantaghirò. Axel – che in realtà aveva appena tolto il costume da (Pedo)Bear nella Grande Casa Blu – gli dà a parlare, infondendogli grande fiducia. Non importa che sia vestito di stracci, che abbia un aria spaventosa, che si stia fumando una canna, che sia sporco di sangue oppure che ci siano le sue foto da ricercato sparse nella città (lui comunque fa il modello, no?) ma Roxas si fiderà di lui ciecamente, arrossirà nel guardarlo negli occhi, Axel ne sarà compiaciuto, e così andranno allegramente a fare una scampagnata in qualche posto.
Qui, la cosa si fa più interessante. Potrebbero baciarsi al momento, oppure dopo altre giornate passate assieme. Sta di fatto, però, che Roxas diventerà allegro, che Axel si rivelerà un incredibile romanticone e la loro passione sboccerà a casa di quest’ultimo, che ovviamente vive da solo, e gli rivelerà che, tra tutte le persone che si è fottuto, lui è sicuramente il migliore. E Roxas? Roxas ne sarà felice! E il suo dolce e liscio e tenero culetto da bimbo sarà sempre e solo di Axel, forevaH.

 

 

 

 Ecco i tre generi più gettonati, poi ce ne sono altri – forse ancora più assurdi – che sono comunque amati.
-Axel l’adulto avvenente e sexy, Roxas l’alunno effeminato e timido, il tutto si concluderà con una bella scopata, e fanculo la pedofilia;
-Uno dei due è un morto, uno zombie, ma si ameranno comunque e uno dei due capirà che è un necrofilo, contraendo la Bella Swan’s Syndrome.

 

 

 

 Ma queste sono solo le basi, signori miei! Perché i finali non sempre sono come ci aspettiamo…!

Bhè. Sono solo due. Mica è colpa mia?!
O vissero felici e contenti dopo mille difficoltà, peripezie, omicidi eccetera, eccetera – soprattutto nelle long –.
Oppure uno dei due muore. Spesso e volentieri è sempre il piccolo Roxie… o lui è perennemente inseguito dalla sfiga, oppure è adorabile far piangere Axel – il cui trucco ovviamente non si scioglierà – e farlo abbandonare nella disperazione. Ovviamente, amando solo e soltanto Roxas per tutta la vita, quest’ultimo da infallibile Don Giggino (o era Giovanni…? Ma quello non era il re fasullo d’Inghilterra? Boh?) qual’era, diverrà un asessuato che vivrà nella pura castità. Ma, in questo caso, potremmo avere un possibile cambiamento di trama e finire – dalla prima o la seconda o la terza che fosse – a quella meno usata, della necrofilia acuta.

 

 

 

 Se il finale è catastrofico ovviamente c’è il pianto delle fanz accanite che vorrebbero strozzare l’autrice, con commenti del tipo: “Non dovevi farlo moriiiiireeeeeeee!!!11138qhsq2!|!! 1111!!!oneone!!!centoundici (e qui esce Tiziano Ferro che canta) ç___ç adesso Axelluccio mio come faaaaaaa?!?!? Almeno nella fantasia dovevi farla finire beneeeeee!!!”.
Nella fantasia?!
Ma perché?! Loro sono personaggi di realtà?!?!?!?

 

 

 

 Come potete vedere, l’AkuRoku sta modificando geneticamente le menti di noi fangirl che spargiamo allegramente cuoricini, yaoi e biscottini in abbondanza, magari anche panettoni, colombe e uova pasquali e vorremmo anche noi una storia struggente come la loro, fatta di amore, sesso, resurrezioni da far invidia a quel povero birbantello di Gesù che, ahimè, non fa più notizia con tutti i suoi miracoli.

 

 

 

 Oh! Quasi dimenticavo! Le AkuRoku – di qualsiasi genere esse siano – hanno un punto in comune: Roxas è un gatto.
Ma come: “come è possibile?”!! Lui è un tenero micetto biondo, schizzinoso, riservato, ha una coda, due tenere orecchie a punta, i baffi e le unghiette affilate. Già. Avete capito bene: oltre che gay, necrofilo, maniaco sessuale e pedofilo, Axel è anche uno zoofilo!
…Hey, Roxie, sei ancora sicuro che lui è un tipo affidabile di cui puoi fidarti ciecamente?

 

 

 

 Che dire, dopo questo piccolo sproloquio non mi resta che svelare le carte e rivelare il vero intento di questo sclero prologo.
Io sono la prima – magari qualcuno sen’è accorto – che è profondamente amante dell’AkuRoku, sono la prima che ama le loro storie assurde e tutto quello che questo paring comporta.
Ma l’amore non è bello se non è litigarello (?) quindi mi sono detta che bisognava un po’ sdrammatizzare questo mio amore/passione/malattia e… e sfotterli, punto.
Quindi, in questa piccolabreve raccolta, ci saranno delle flashfic basate proprio sui temi più usati dell’AkuRoku, portati ovviamente in chiave comica.
Beh, che altro dire: niente.
Quindi la smetto di rompere le ovaie e vado via prima che qualcuno mi prenda a sassate.
BYE!

 

L'autrice si appresta ad essere percossa violentemente.

 





Ripeto velocemente i punti base del primo tipo di AkuRoku, ove sono migliori amici:
- Axel è innamorato di Roxas;
- Roxas capirà di amare Axel facendosi assurde pippe mentali;
- Il tutto finirà con un’allegra pomiciata/scopata ♥.

 


Cose, fatti e circostanze sono da considerarsi puramente casuali,
in quanto frutto
della passione della fantasia della mucca pazza dell’autrice.

 

  

 

First Type: Willy Wonka, wolking down the street, Willy Wonka.

 

 

 

Axel era eccitato.
No, non nel senso che cel’aveva duro – anche se con quel tipo è molto probabile – ma nel senso che era contento, ecco.
Era contento perché quella sera il suo migliore amico, Roxas, sarebbe andato a dormire a casa sua, poiché i suoi genitori erano via, ed avrebbero passato assieme una tranquilla serata fra ragazzi virili…
Okay, una serata fra ragazzi…
Okay, una serata fra ragazzi un po’ con tendenze… cioè… un po’ effeminati…
E VA BENE! Una serata in FROCIO STYLE!
Oh. Contenti?
Ad ogni modo, aspettava tranquillo seduto sul divano di casa sua, di un bel colore rosso acceso. Non sapeva perché, ma ogni mobile di casa sua era rosso… a lui manco piaceva il rosso, bah.
Erano anni che lui e Roxas si conoscevano… aveva visto la prima volta il biondino quando, anni prima, gli aveva salvato la vita. No, non lui al biondino, ma il biondino a lui. Eh già… aveva sgarrato con l’eyeliner e gli era finito l’applicatore nella pupilla. Per fortuna Roxas lo aveva salvato…
Ad ogni modo, aveva subito ringraziato il biondino con un contento e felice “Grazie ragazzina!” ricevendo poi un pugno in faccia che gli aveva raddrizzato l’occhio, l’aveva fatto piangere per il dolore – in questo modo le macchie di trucco sulla pupilla erano andate via – e si era accorto che la ragazzina era un maschio. Un maschio un po’ con la bottarella.
Certo, una cosa del genere detta da uno che si trucca…
Oh, ma Axel era virile. Era virile col suo trucco tipo Moira Orfei, era virile anche quando si metteva a ballare sulle note di “macho man” indossando un’attillata camicetta rosa coi fiori. Insomma… chi non troverebbe virile un ragazzo del genere?
Lui era un bocconcino.
Sì, in poche parole Axel era una mozzarella.
Il latticino in questione, ad ogni modo, era innamorato di Roxas. Amava il colore dei suoi occhi, limpidi come l’acqua sul fondo della toilette, adorava il colore dei suoi capelli scoloriti, gli piaceva il suo carattere particolarmente demmerda e la faccia puccia da gattino piccino picciò che miagola nascosto in un cartone bagnato dalla pioggia battente sul ciglio della strada trafficata dove gli spacciatori vendevano le pasticche al tossico di turno che si drogava perché aveva avuto una vita travagliata da sofferenze e ingiustizie e quindi adesso doveva sfogare la sua frustrazione sulla droga che veniva precisamente dalle serre di un malfattore che aveva preso quel tenore di vita perché altrimenti non avrebbe potuto sfamare la sua famiglia e i suoi gatti che erano tali e quali a Roxas che aveva lo stesso musino piccino picciò di un micio che miagola nascosto in un cartone bagnato dalla pioggia battente sul ciglio della strada trafficata dove gli spacciatori vendevano le pasticche a…
Oh. Ebbasta, abbiamo capito il concetto, Axel!
Il filo dei suoi pensieri si sciolse, quando sentì bussare al campanello, così si alzò per andare ad aprire, trovandosi di fronte un Roxas tutto bagnato, che lo fissava coi suoi occhi azzurri.
Perché… ne ha un paio di ricambio, per caso?!
«Oh, Roxy! Ti stavo aspettando!»
«Ma grazie!» trillò contento l’altro.

Ma avevano un appuntamento o sbaglio?! È ovvio che lo stesse aspettando!
Vabeh, torniamo a noi.
Axel fece entrare il suo amico, sghignazzando come un idiota poiché la pioggia l’aveva reso zuppo dalla testa ai piedi
«Scemo, non ridere!»
«Suvvia, Roxie, non fare l’offeso» borbottò, mettendo il broncio per imitarlo «Beh, comunque vieni, ti do una coperta così ti asciughi, tu cambiati pure».
Al mio paese si usano gli asciugamani per asciugarsi. Poi boh.
Roxas fece quanto consigliato, così si sfilò i vestiti fradici e s’avvolse nella coperta calda di Axel – rossa anch’essa – sedendosi sul divano. Axel lo fissò: il biondo sembrava un pulcino pio pio, così, sorridendo dolcemente per quella visione da pollaio, gli si accomodò vicino, porgendogli una tazza di cioccolata calda.
No, non è come pensate, non è assurdo che uno abbia sempre a portata di mano la cioccolata calda, non ovviamente per Axel, che abitava presso la sede di Willy Wonka, il re del cioccolato.
Il più piccolo… no, anzi. Il più grande (oggi sono ribelle e voglio che sia Roxas il più vecchio, problemi?!) prese un sorso della cioccolata, gli occhi che gli luccicavano. No, non perché era buona, affatto. Insomma, quanto può essere buona una cioccolata dove di solito nuotano/bevono/fannopipìecacca gli Umpa Lumpa?
Aveva gli occhi lucidi perché faceva schifo, quindi gli veniva da piangere al povero cucciolotto.
«Axel…» sussurrò quest’ultimo, fissando il citato negli occhi; al rosso prese a battere il cuore (perché ovviamente a lui non batteva normalmente, ma scherziamo? Mica ha bisogno di quel pezzo di carne per vivere?) e fissò a sua volta Roxas negli occhi.
Notò che il biondo lo guardava diversamente dal solito.
Ah, certo!
Roxas era strabico, mentre adesso aveva gli occhi dritti!
No, non è questo che Axel intendeva. Roxas lo stava fissando in modo accorato, quasi commosso. Perché? Cos’era successo?
«Dimmi, Roxy»
«Questa cioccolata fa cagare».
E, in quel momento, il cuore del rosso si infranse. Ma cosa credeva? Il suo trottolino amoroso e dududadadà lo credeva semplicemente il suo migliore amico. Non avrebbe mai potuto provare qualcosa per lui, mai.
S’alzò dal divano, afflitto, correndo verso chissà dove, l’importante era allontanarsi da Roxas.
Peccato, davvero un peccato, che avrebbe dovuto ricordarsi dove fossero le sedie rosse, nelle quali inciampò, finendo dritto dritto nella finestra dal cornicione rosso, che si infranse, facendolo finire direttamente giù.
Esatto.
In quella merda di cioccolata che faceva Willy Wonka.
Roxas scattò dal divano, correndo per soccorrere Axel – per quanto si possa correre se avvolti da una coperta rossa – e lo raggiunse, arrampicandosi giù dalla finestra con le sue unghie da micio.
Gli si strinse il cuore, quando vide Axel, il suo Axel, il suo migliore amico forevaH, sulla sponda del fiume di cioccolato, completamente ricoperto dalla testa ai piedi di quella roba schifosa.
Ah, glielo aveva detto lui che vivere di fianco a Willy Wonka non era una gran bella idea!
Gli corse incontro stando attento a non scivolare – mica scemo lui? – e posò la sua testa cioccolattosa sulle proprie gambe, cominciando a piangere.
Axel non se la meritava una fine del genere, non meritava di morire, era una persona squisita! No, non per il cioccolato. Tengo a precisare che quello faceva schifo.
E poi, Axel gli aveva insegnato tutto! Gli aveva insegnato ad asciugarsi con le coperte, gli aveva insegnato che il suo nome era schifosamente storpiabile, gli aveva insegnato a proteggere la città con i suoi poteri da gatto. Eppure, però, alla fine non era riuscito a proteggere lui.
Si rese conto che per tutto quel tempo lo aveva amato, che la loro amicizia era stata da sempre qualcosa in più.
«Axel… ti prego, non morire!»
«Roxas. Ma non è che il cioccolato è acido, sai?» chiese retoricamente l’altro, che lo fissava da ben tre quarti d’ora
Ah… come vola il tempo quando ti diverti, vero?
«Oh, Axel! Ho avuto tanta paura…! I-io… io mi sono reso conto di amarti».
Si guardarono negli occhi per lungo tempo, intanto gli Umpa Lumpa bestemmiavano perché volevano lavorare ma c’erano quei due deficienti fermi come statue di sale.
«Ti sei accorto di amarmi perché… perché pensavi che fossi morto, Roxy?»
«Sì!»
«E ma vaffanculo! C’era bisogno che morissi?! Ma vedi te!».
Mentre bestemmiava e diceva parolacce che spaventarono i poveri Umpa Lumpa che volevano solo fare il proprio lavoro, Axel si rese conto che finalmente anche Roxas lo amava.
Incollò le labbra alle sue – dovettero aiutarli gli Umpa Lumpa perché si staccassero – dopodiché lo baciò, ma Roxas si tirò indietro, lasciando Axel sconcertato.
«Sei ricoperto della cioccolata di Willy Wonka, mi fa schifo!»
«Oh, hai ragione. Dai, torniamo a casa».
Ma quando alzarono gli occhi, si resero conto che il muro era troppo alto per arrampicarsi.
Già, erano bloccati nella sede di Willy Wonka.

 

E così, i due neofidanzatini si strinsero nelle spalle e si misero alla ricerca di un posto dove sistemarsi.
Alla fine, vissero per sempre felici e contenti dentro una casetta fatta di dolci, mangiando solo robe zuccherose e bevendo cioccolata.
Quell’orribile cioccolata.
Ma vabe’, il loro amore avrebbe fatto dimenticare quell’orribile sapore.
Perché l’AkuRoku può fare anche questo.
Tranne combattere l'obesità di cui furono entrambi vittime indiscusse.

 

 

The End.

 


 

Cioè... voi non avete idea, di quanto mi sia sentita ridicola a scrivere queste cose.
Certo, mi sono divertita come una bastarda.
Ma io sono tra quelle che adorano queste tipo di AkuRoku, sono tra quella che scrive queste tipo di AkuRoku e ne è fiera.
Beh, sono ancora fiera di farlo, ma come ho detto precedentemente: l'amore non è bello, se non è litigarello.
Ho fatto un po' come quando prendi in giro una persona che ami e lei sa che la ami, quindi la prendi in giro with love, ti fai due risate, ma continui ad amarla, forse più di prima.
Beh, dopo questo sproloquio di cui a nessuno fotte un c****o (non è come pensate, c'è scritto "cocco"!) passo a ringraziare.

 

-Chi preferisce:
assy98;
Baka_Kappa;
Yami no Koshaku fujin.

 

-Chi segue:
Ayesha;
Baka_Kappa;
jaryshanny;
Lorenz_123;
NaneTTa LeTTrice;
Nikkai;
tigre.

 

Che dire, tante tante grazie *-* Sarei ancora più contenta se lasciaste una piccola recensione >w< [ogni riferimento a Hayley Black (cessa, feti un casino) è puramente casuale].
Alla prossima!

 

 

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Capitolo 2
*** Second Type. ***


Punti base del secondo tipo di AkuRoku:
- Axel e Roxas si odiano;
- Scopriranno di piacersi a vicenda;
- Faranno violentemente sesso.



 Cose, fatti e circostanze sono da considerarsi (non)puramente casuali
e (purtroppo) frutto della fervida quanto assurda immaginazione dell’autrice.

 

-
Second Type: Capitan Findus e i nodi.

 
Roxas era fuori scuola, mentre gli altri del gruppetto parlottavano tra di loro, lui – da bravo emarginato – se ne stava in disparte a guardare il nulla.
Ognuno ha i suoi passatempi, in fondo.
Era un bravo ragazzo, lui, sempre dalla parte del bene come una prode Sailor, il potere della luna a fargli compagnia. Se c’era una cosa, anzi qualcuno che odiasse, era proprio Axel. Sì, esattamente lui.
Non suo fratello che gli riempiva il computer di virus per vedersi i film porno.
Non sua sorella che lo truccava durante la notte.
Ma odiava Axel. Perché Axel era un bullo e a lui i bulli stavano particolarmente sul cazzo. Non era mica un ragazzo coi pregiudizi, lui! Ricordiamo che era una paladina del bene.
Seguendo i suoi allegri pensieri, si imbatté proprio nel rosso che – guarda caso – gli diede addosso.
«Cioè, TU hai osato GUARDARMI?!»
«…The Game»
«…D’oh!».
E lo percosse con violenza a suon di mazzate.
Un po’ quello che vorremmo fare tutti noi quando si nomina “Il Gioco”. L’ho rifatto, già.
E Roxas, anche se mezzo dolorante ed impaurito, riuscì comunque a pensare una cosa di vitale importanza: i suoi occhi verdi e sbrilluccicosi come smeraldi erano sublimi. Cioè, era troppo bello lui, con quell’aria da “io sono Axel the best in the world”, i tatuaggi alla cazzo sotto gli occhi e quello strato di trucco molto seccsi.
Dio, che cazzata.
Insomma, lo odiavi fino a tre secondi prima, t’ha picchiato, e pensi che sia un figo?!
Roxas aveva bisogno di rivedere per un momento le sue priorità.
Era praticamente il giorno dopo – giusto il tempo per Roxas di chiedersi se uno spicciolo di eterosessualità presunta gli fosse rimasta – quando Roxas si ritrovò in un’aula vuota, incollato fra il muro e il petto bollente di Axel, che poco prima aveva cercato di darsi fuoco perché la sua vita faceva schifo, ma nessuno lo sapeva e, soprattutto, nessuno se ne importava di lui, perché tanto era solo un povero transessuale dalla sessualità confusa che andava in giro armato di benzina. Cioè, era proprio pazzo!
Con quello che costa la benzina oggi, poi!
Ah… i giovani d’oggi.
«Sei un pezzo di merda, Roxas!»
«Ma che cazzo vuoi, idiota?!».
E ci fu il bacio.
Anche se, propriamente, il rosso aveva azzannato il più piccolo, che gli aveva urlato contro tutte le bestemmie possibili – lui il labello l’aveva finito, insomma! – e, indignato, corse via.
Ma, il piccolo cucciolotto, non poteva nemmeno immaginare quello che gli sarebbe successo poco dopo.
Era tutto un bollore, era eccitato per quel morso – masochista? – e, praticamente, ebbe un sovraccarico di ormoni, che gli causarono un paio di svenimenti motto carini (WOTTAFACK?!).
E Roxas era sconvolto – oh my GOD! – perché lui non poteva essersi fatto piacere quel bacio, perché per lui Axel era solo una scocciatura sottoforma di ananas, una scocciatura che però aveva due occhi bellissimi ed una bocca bollente.
Deciditi, cretino!
E proprio quella bocca, continuò ad azzannarlo per alcuni giorni, senza che Roxas si dimenasse più di tanto, perché “Oddio! L’odore di Axel è stupendoH!”.
E così, fra le pippette mentali e quelle materiali, un giorno Demyx – il beffiend forevaH di Axel – gli svelò un segreto.
«Tutti i migliori sono matti»
«Demyx ma che cazzo dici?!»
«Oh, scusa. Sbagliato film. Dicevo: Axel ti morde perché gli stai a genio»
«Non ha senso»
«Lo so, ma l’autrice ha deciso così, cazzo vuoi? Sempre a lamentarti, mathonna oh!».
Roxas scoprì che l’infanzia di Axel non era stata mottobbella, ma travagliata da sofferenze, traumi e robe così, tra cui la morte della madre che – di origine indigena e quindi cannibale – gli dava i morsi perché era buono. Quindi, da quando era morta per depressione (?) – perché il suo adorato marito le metteva le corna con la madre di Roxas che aveva tradito il marito che poi era stato ucciso dallo stesso padre di Axel che si era rivelato in futuro uno stupratore, un pedofilo, un kebabbaro, capitan Uncino oltre che assassino – il piccolo e dolcioso Axel aveva pigliato ad azzannare la gente manco fosse un pitbull messo in cattività, un serpente velenoso, oppure una vecchietta con dentiera in un raptus di nervosismo poiché le avevano soffiato il posto alla fila della posta.
Ad ogni modo, Roxas, dopo quella rivelazione sconvolgente (?) si rese conto che voleva dare tutto se stesso ad Axel (ehehe, porcellino), che voleva aiutarlo per non farlo soffrire, perché lui stava bene, con quel bullo estremamente seccsi.
Il suo cuore batteva fortissimo solo e soltanto per lui.
Così, prendendo in mano tutto il coraggio che aveva in serbo – peccato che quel bastardo di suo fratello avesse messo mano tra le sue cose e gliene avesse fatto perdere una buona parte che conservava per le occasioni speciali – andò da Axel.
«Ciao!»
«Che cazzo vuoi pezzo di merda?!»
«Ma chiudi quel cesso, DEFICIENTE!».
E si picchiarono.
Cioè, Axel picchiò Roxas, anche perché quello era peggio di una femminuccia, quindi speranze non ne aveva poi molte…
«Fottutissimo idiota mi hai fatto uscire il sangue! IO C’HO PAURA DEL SANGUE!-
«Ah, MH! E quindi, quindi?!»
«Quindi ti amo!»
«Anche io Roxie~!♥».
E si baciarono appassionatamente, stretti l’uno all’altra manco il capitan Findus avesse usato la sua ciurma di bimbi per annodarli.
Axel si rese conto che stava bene, col suo micetto, stava bene perché lo faceva sentire finalmente bene (Capitan ovvio è tra noi) – e fanculo Demyx che aveva buttato il sangue per stargli accanto –, con Roxas lui era felice, era tutto puccioso e tenerosho, tanto dolce che faceva invidia allo zucchero, che era stato costretto a cambiare lavoro perché ormai tutti usavano nel caffè o in qualsiasialtracosachedebbaesseredolce uno dei capelli che il rosso perdeva vicino alla spazzola. Praticamente Axel era diventato una piantagione di zucchero.
Ed adesso erano assieme, ancora legati l’uno all’altra da un noto fatto bene della piccola ciurma di bastoncini, e si guardavano negli occhi, fisso fisso, senza mai stancarsi di sorridere.
«Axel, mi sono rotto»
«Sì, pure io. Ma ho una paresi facciale»
«Oh…»
«Eh, sì».
Roxas fissò il cielo, pensando che era così strano che fino a poco prima si fossero odiati, che si fossero picchiati, che si fossero insultati. Non importava, non aveva alcuna importanza, l’importante era il presente.
Axel, un avolta ripreso dalla paresi, lo fissò ammiccando.
«Roxy, ti amo!»
«Pure io, Axel! Facciamolo!»
«Anche sì!».
E scoparono, sotto la luna che li fissava come il più entusiasta dei voyeur, le coperte bianche, e le stelline brilluccicose.

The End.
 



Chi magari l'ha letta in passato, si è forse reso conto che, sì, ho preso in giro una mia storia, una delle prime, la prima che mi ha dato tanta gioia e che ancora adesso adoro: Morsi Morbosi.
Devo ammettere che è stato più facile del previsto prenderla in giro... era davvero così cretina? .____.
Ringrazio tutti di cuore *-*
Un bacione! :D alla prossima esilarante (ma de che?) storia! *u*

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Capitolo 3
*** Third Type. ***


Ed ecco a voi il terzo tipo di AkuRoku, dove i protagonisti, questa volta non si conoscono:
- Roxas è depresso;
- Axel è più figo del solito;
- Si affezioneranno l’uno all’altro quasi istantaneamente.


 

 

Cose, fatti e circostanze sono da considerarsi puramente casuali
e frutto dell’immaginazione della strafatta autrice.

Third Type: Di “cantanti” e indigenti quantità di piastrine andate a puttane.


Era una giornata come un’altra.
Il sole splendeva, gli uccellini cinguettavano, Sora si infilava gli M&M’s nel naso e Roxas aveva l’intenzione di tagliarsi le vene perché il senso di inferiorità che aveva verso suo fratello cresceva sempre di più.
Senso di inferiorità verso un ragazzo che si infilava delle praline nel naso.
Mah.
Il biondo sospirò pesantemente per la terza volta in un secondo, mentre si infilava le scarpe per andare a scuola.
A lui non piaceva stare in classe, perché c’era un vociare sempre troppo alto, perché tutti lo prendevano sempre in giro e lo molestavano punzecchiandolo coi bastoni (no, non quel tipo di bastoni, sporchi porcellini perversi), gli mettevano il cassino in bocca (no, non quel tipo di cassino! Tanto lo so che pensate male, voi!) e lo facevano cantare mettendolo a testa in giù.
E poi dicevano che era basso.
Il che poi era assolutamente vero.
Quel giorno, in barba alla solita routine monotona, decise di saltare la scuola – anche perché i suoi amici gli avevano anticipato che gli avrebbero fatto cantare YMCA indossando un’accattivante costume da ballerina rosa – e così si avviò per le strade deserte della città.
Perché quando stai per incontrare uno pseudopedofilo sconosciuto, le strade sono sempre deserte, si sa.
Stava allegramente camminando nel parco, ascoltando canzoni depressive, quando si rese conto che il suo stomaco brontolava, così entrò in un bar per mandare giù un boccone.
Insomma, lui era troppo un figo per fare colazione a casa con la sua mamma.
Si accomodò al tavolo – chiedendosi da quando in qua ci fosse un bar nel bel mezzo del parchetto del centro – quando arrivò un cameriere.
Il cuore di Roxas mancò un battito.
Subito dopo si risvegliò in ospedale.
Confuso e spaventato, ritrovandosi un essere sconosciuto che probabilmente doveva essere una donna, viste le indigenti quantità di trucco sugli occhi, cominciò ad urlare come una donnetta.
«Ohi! Ragazzino che ti urli?!»
«Un pazzo, un maniaco, un trans
«Trans lo dici a tuo nonno!»
«Mio nonno è un trans, si chiama Lady Gaga»
«Oh…»
«Già».
Roxas puntò i suoi occhi sullo sconosciuto, fissandogli il volto sottile e chiaro, gli occhi verdi che scintillavano alla luce bianca della lampada alogena che stava prendendo fuoco ed i suoi capelli che facevano invidia a quelli di Pippi Calzelunge.
Oddio ma è un figoH! <3
«Ma… come ti chiami?»
«Axel»
«Che sta per?»
«Eh?» domandò l’altro, confuso
«Nel senso. Nome di battesimo?»
«No, non te lo dico. C’ho vergogna»
«Oh eddai!»
«No»
«Posso almeno indovinare?»
«Mi chiedo perché non ti ho lasciato a morire sul pavimento del bar».
Ignorandolo, Roxas ci pensò, poi ebbe l’illuminazione.
«…oooooh adesso capisco! Magari conoscevi mio nonno!» il rosso lo guardò confuso, così il biondino continuò «Lo dice anche la sua canzone, no? Don’t call my name, Axellandro!»
«…Mi hai sgamato» borbottò l’altro, fissandolo male.
Poi, ad un tratto, un’improvvisa voglia di conoscere qualcosa in più di quel ragazzino che gli era caduto ai piedi – letteralmente, visto che era svenuto morente – gli portò a fare un’osservazione
«Lo sai che… mi ricordi un cantante! Sarà di famiglia!»
«Oh, chi? Jesse McCartney?»
«No, Justin Bieber».
E Roxas gli lanciò il sostegno della flebo appresso, colpendolo in piena fronte, non calcolando però che in questo modo l’ago della suddetta flebo si sfilasse dal braccio e quindi il sangue cominciò a schizzare ovunque.
Per ben mezz’ora e settantadue secondi, fu panico generale.

Ad ogni modo, dopo che furono usciti dall’ospedale – uno con un cerotto in fronte e l’altro con il braccio fasciato – andarono a prendersi un gelato, per rimediare a quelle prime impressioni non molto carine.
Seduti all’ombra di un alberello da dove cadevano deliziose mantidi religiose croccanti e proteiniche – Axel ne aveva ingoiata una che gli era caduta nel frappé alle nocciole (aveva creduto fosse una nocciolina) – cominciarono un po’ a parlare l’uno dell’altra.
Roxas doveva ammettere che lo trovava affascinante, con quel suo modo di fare.
Il modo in cui si puliva la bocca sporca dal sangue verde della mantide, il fascino con cui si aggiustava i capelli da quel colore accecante con le mani zozze di frappé alla cioccolata, la finezza con cui sputava per terra quando si strozzava con le zampette di quegli animaletti…
Hmmmmm…
Era uno spettacolo sublime.
Arrossì, quando quello gli sorrise con i denti sporchi di marrone. Oddio, si sentiva tutto un fremito, tutto tremante!
«Non rispondi al cellulare? Sta vibrando!»
«Oh… no, magari dopo» sentiva le farfalle nello stomaco…
«Roxas, hai appena ingoiato una farfalla che era sul tuo gelato…»
«…Che schifo!».
Ma quando Axel avvicinò il viso al suo, il pensiero di aver appena ingoiato una bestiola scomparve dalla sua mente.
O-oddio… sta… sta per…!
«Vado un attimo al cesso, con permesso».

…Forever Alone.
Quando Axel era ritornato, il piccolo ragazzino si sentiva un po’ triste.
A lui… a lui quello piaceva. Insomma, lo conosceva da ben più di mezz’ora! Senza contare il tempo che era rimasto svenuto, ovviamente.
Gli sembrava ieri che i loro sguardi si erano incontrati per la prima volta…
In effetti è oggi, ma vabe’.
Il tempo era solo un numero, non aveva importanza, non per lui. Dopotutto, che cos’erano i numeri, in confronto al vero amore?
Nulla, assolutamente nulla.
«Io… credo che tu mi piaccia» sussurrò Axel al suo orecchio, ad un tratto, facendolo sobbalzare ed arrossire
«Io invece ti amo!»
«Ma abbiamo settecentoventitré anni di differenza…» il biondo lo guardò confuso «Sono un vampiro, ma sono vegetariano, per questo mangio insetti»
«Oh. Vabe’ ma l’età è solo una stupidaggine perché… vabe’ mi scoccio di ripeterlo tanto quelli che leggono lo sanno, l’ho pensato poco prima» fece velocemente
«E ma io non lo so»
«Ma che razza di vampiro sei?! Non sai leggere nel pensiero?!»
«..Eccone un altro che crede nelle boiate di Twilight…»
«Non importa, Axel. Non importa se non sbrilluccichi e se abbiamo tutti quegli anni di differenza, perché io ti amo» lo abbracciò forte, commosso «Ma se cel’hai piccolo non pensare che io resti qui un minuto di più. Io ho “certe esigenze”, mi spiego?».

E così, Axel glielo fece vedere.
«Ma… è enorme
«Modestamente»
«E… posso toccarlo?»
«Tutte le volte che vuoi»
«Magari me lo infilzi, eh?»
«Come vai di fretta!»
«Ma non dovresti averne due, di canini
«Nah, non per forza»
«Oh, va bene».

E così, rimasero assieme per tutta la vita.
O almeno finché Axel non lo uccise per succhiarsi tutto il suo sangue.
Eh, ragazzi, la fame è fame.

The End.


Oh jeah. E' finita, ed io ho fatto il ritardo più enorme di tutta la mia fottuta vita e mi scuso tantissimo per questo.
Ad ogni modo, ringrazio tutti di cuore, davvero! Siete moltissimi *-*
Ed adesso vi rispondo tanto per essere incoerente alle altre non-risposte che ho dato nei miei due precedenti aggiornamenti.
Già, tre aggiornamenti in un giorno.
*ED ELLA ENTRA NEL NUOVO GUINNES WORD RECORDS!*
Cazzate a parte (HAHAHAHAHAHA) sono felicissima che questa raccolta abbia avuto così tanto successo *-* chessò, magari se mi vengono, potrei aggiungere qualche altra boiata, che non fa mai male! °O°
Vi amo, vi adoro ç.ç
Byeeeee!!!

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