A complicated case di JB4ever (/viewuser.php?uid=97250)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 06 ***
Capitolo 6: *** 05 ***
Capitolo 7: *** 07 ***
Capitolo 1 *** 01 ***
A
COMPLICATED CASE
La giovane donna camminava svelta e
silenziosa sotto la
pioggia, coperta solamente dal vecchio
cappotto grigio che le era stato regalato tempo prima dalla madre,in
occasione
del suo trentaduesimo compleanno. Non era un capo firmato né
tanto meno bello
al vedersi ma poco importava, bastava indossare qualcosa di caldo in
quella
fredda notte di
metà Settembre e poi,
lei lo ripeteva sempre, la
bellezza sta
nelle cose semplici. Lungo quella desolata strada di periferia sarebbe
regnato
il più assoluto silenzio se non fosse stato per lo
scricchiolio prodotto dalle
sue scomode scarpe rosse con il tacco: non
le erano mai piaciute, le trovava
eccessivamente vistose.
Era stata la sua sorellastra a fargliele comprare,
sostenendo che un po’ di eleganza non guasta mai.
Le mani pallide e screpolate
infilate nelle tasche del cappotto per proteggerle dal
freddo, il vento
che giocava
scompigliandole i capelli e
, di tanto in tanto, facendole ricadere sulla fronte un
ciuffo ribelle che
lei, prontamente, risistemava
dietro l’
orecchio destro.
Quella sera,
le fini ma
numerose goccioline di pioggia cadevano tediosamente dallo scuro cielo
e,
simili a piccoli e lucenti diamanti, imperlavano i lunghi capelli neri
e
leggermente mossi ,per via dell’ umidità, della
bellissima donna. Altre piccole
gocce le bagnavano il viso confondendosi con le lacrime che, lente e
fatali,
scendevano sulle sue guance appena arrossate per via del freddo,
facendo
sciogliere il poco trucco che si era messa per far risaltare i suoi
incantevoli
occhi marroni.
In realtà questi ultimi non erano descrivibili con
un semplice colore poiché
non gli si rendeva affatto giustizia.
Essi avevano un bellissimo taglio all’ orientale ed erano
contornati da ciglia
lunghe e folte che in quel momento, bagnate dalle lacrime, si erano
scurite e
raggruppate tra loro a formare
più punte
paragonabili alle estremità di una stella. Intorno alla nera
pupilla c’era
un’ incredibile distesa di cioccolato al
latte, con piccole scaglie più scure di cioccolato fondente,
che rendeva i suoi
occhi unici e invidiabili. Quando era triste, come in quel momento,
questi si
scurivano ma quando sorrideva si schiarivano, illuminandosi di una
splendida
luce data dalla gioia interiore provata in quegli attimi
Accelerò il passo, era
decisa a far ritorno al suo appartamento nel
minor tempo possibile: era stata una lunga e tormentosa giornata.
Quella notte,
come ormai era consuetudine, aveva
dormito un sonno inquieto svegliandosi diverse volte. La mattinata
l’ aveva
trascorsa al lavoro, il pomeriggio in uno studio legale, seduta di
fronte alla
scrivania del suo avvocato, pregandolo di non sottrarsi dal suo
incarico. Ma
ogni suo sforzo era stato vano e, la sera, non le era rimasto altro da
fare che
entrare in un piccolo bar del centro e affogare i suoi dispiaceri in
una
bottiglia di birra. Ora la stanchezza iniziava a farsi sentire e tutto
ciò di
cui aveva voglia era fare un bagno caldo , indossare il suo morbido
pigiama e
avvolgersi tra le accoglienti coltri
del
suo letto per poi piangere, come ogni sera, per lui : il suo bambino.
Successivamente
, sarebbe stata
sorpresa da un’ infinita
spossatezza e avrebbe finito per addormentarsi, ancora una volta,
assediata da
un terribile senso di angoscia.
ANGOLO
AUTRICE:
CIAO
A TUTTI! PERSONALMENTE MI PIACE MOLTO QUESTA PICCOLA
INTRODUZIONE, ANCHE PER VIA DEL FATTO CHE CI HO MESSO UN'
ETERNITà A SCRIVERLA! XDXD SPERO CHE VI ABBIA INCURIOSITO E
CHE MI LASCERETE UNA PICCOLA RECENSIONE!! <3 MARTY
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Capitolo 2 *** 02 ***
- Me ne devi trovare un altro, Melanie, mi serve un
altro avvocato. Al
più presto, per giunta.- disse la giovane donna con una
punta di disperazione
nella voce.
Neanche quella notte, come previsto,
era riuscita a dormire
sonni tranquilli: era rimasta sveglia a fissare le lancette della sua
sveglia,
posta sul comodino, che parevano rincorrersi l’un
l’ altra segnando, di tanto
in tanto, lo scoccare delle ore.
Le due, le tre, le tre e
mezza… questo gioco pareva
interminabile.
Solamente un’ ora
più tardi era riuscita ad assopirsi. Si
era risvegliata verso le sette e quaranta e , guardandosi allo
specchio, aveva
a stento riconosciuto l’ immagine che gli si presentava
rifletta.
Si, quella
donna le
somigliava ma quelle occhiaie, quegli occhi
spenti, quei capelli disordinati e quell’ espressione
malinconica, tutte quelle
cose, non avevano mai fatto parte di
lei.
Era tutto ciò che stava
succedendo che la stava
distruggendo, la stava annientando, giorno dopo giorno. Forse qualcuno
si
sarebbe arreso a questo punto , ma non lei : sapeva di avere ragione e che la
giustizia, qualora coloro
che avevano il compito di farla rispettare fossero state
persone che esercitavano il loro lavoro in
modo onesto e giusto, era dalla sua parte. Ne era certa, avrebbe
riavuto il suo
bambino. Avrebbe combattuto fino allo stremo delle sue forze per
stargli di
nuovo accanto. Quell’ immagine riflessa la rappresentava: era
la testimonianza
di ciò che stava facendo per lui, ormai non badava
più a se stessa. L’
importante era ottenere l’ affido e sottrarre la sua creatura
dalle grinfie di
quell’ uomo che, un tempo, aveva creduto di amare. Ottenerlo voleva dire convincere il
giudice dell’
attendibilità della propria testimonianza e questo
significava avere una tesi
inattaccabile e, quindi, un buon avvocato. Ma gli avvocati costavano e
lei, con
il suo lavoro, non poteva permettersene uno privato, che seguisse il
suo caso
con particolare dedizione. Niente avvocato significava niente vittoria del
dibattito e, di
conseguenza, la perdita del suo piccolino.
A tutto questo si aggiungeva il fatto
che suo marito, ricco
e stimato impresario, pur stando dalla parte del torto, fin ora era
riuscito a
cavarsela giocando una carta che lei non possedeva. . Quest’
ultimo, infatti, era
riuscito, un po’ per merito della sua posizione sociale e in
parte per mezzo di
bustarelle, a spingere tutti i giudici a votare contro di lei. Era
stata
impotente durante quella situazione e l’ unica cosa che le
era stata concessa
era un’ ultimo incontro in tribunale. Fino a due giorni fa
era convinta che, se
si fosse preparata una buona tesi, sarebbe riuscita a vincere il
processo. Ma proprio
il giorno precedente il suo avvocato aveva deciso di mollare la causa poiché temeva che
l’ autorità del marito della
sua cliente potesse rovinargli la carriera. Così, ora si era
trovata nella
condizione di dover cercare un
nuovo
avvocato, la cui collaborazione, però, non venisse a costare
eccessivamente. Aveva
deciso di rivolgersi a una sua vecchia amica, Melanie, la quale
lavorava in uno
studio legale. L’ aveva chiamata e le aveva raccontato la
situazione in cui si
trovava, sperando che, almeno lei, riuscisse a darle un briciolo di
speranza in
più procurandogli qualcuno che seguisse la sua causa.
- Quelli con cui sono in contatto
sono tutti professionisti e
il tuo bagette è troppo basso, non riuscirò a
convincere nessuno a lavorare per
te a questo prezzo! Lo farei io stessa ma mi sono già
impegnata con altri
clienti..- si sentì rispondere dall’ altro capo
del telefono.
- M- ma è tutto
ciò che posso permettermi in questo momento!
Ci deve essere qualcuno! Qualcuno disposto ad accettare questo incarico
nonostante la somma di denaro che ho da offrire !- ribatté
con ostinatezza la
giovane che non voleva sentire ragioni.
- Mi dispiace ma non saprei proprio a
chi rivolgermi. Come ho
detto quelli che conosco sono tutti…-.
- Sono tutti? Cosa volevi dire,
Melanie?-
- Beh, dicevo che hanno tutti alle
spalle un’ eccellente carriera
ma, proprio un attimo fa, mi sono ricordata che…Ma no, non
credo faccia al caso
tuo-.
La voce della donna era straziata
– Forse non ti è chiaro:
sono disposta a tutto. Ormai non mi rimane nulla da perdere.-
Attraverso la cornetta si
sentì un sospiro – Ci sarebbe
qualcuno. Ma non fa al caso tuo : esercita questa professione solamente
da un
paio di anni e, anche se negli ultimi casi ha ottenuto buoni risultati
, non
significa che sia pronto per sostenere una causa complessa come la tua.
Tuttavia
non verrebbe a costare molto dato che è appena
all’ inizio della sua strada per
il successo.-
La giovane dai lunghi capelli neri
annuì deglutendo
rumorosamente , poi, con voce flebile, mormorò
– Lo
assumerò, non ho altre possibilità-
ANGOLO
AUTRICE:
Ringrazio
coloro che mi hanno lasciato una recensione e quelli che hanno letto il
primo capitolo della mia storia. Spero mi farete sapere il vostro
parere per quanto riguarda quest' ultimo. Posso capire che non tutto
risulti chiaro fin ora ma, man mano che la storia
proseguirà, diverrà tutto più chiaro.
=)=)
Baci
Marty
<3
|
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Capitolo 3 *** 03 ***
-
Eccola,
è arrivata. La stavo aspettando- farneticò la
donna appena l’ avvocato che aveva
assunto ,perché si occupasse del suo caso, varcò
la soglia del bar. Si erano
sentiti per telefono il pomeriggio precedente e avevano concordato di
incontrarsi per la prima colazione in un tranquillo bar del centro per
conoscersi e iniziare ad analizzare insieme i punti che giocavano
in loro
favore e quelli che, invece, li sfavorivano.
L’
avvocato sorrise e le strinse
la mano – Si, mi dispiace per il ritardo ma il traffico,
anche a quest’ ora del
mattino, è
molto. Comunque sia, è un
piacere conoscerla- .
I due si
sedettero a un tavolo in
un angolo appartato del locale e, mentre ordinavano due
caffè e dei pasticcini
con cui fare colazione, la donna non potè far a meno di
osservare
attentamente e con un po’ di ammirazione l’ uomo
che le era seduto di fronte.
Doveva essere
piuttosto giovane,
sui trent’anni, forse. In ogni caso, avevano almeno qualche
anno di differenza.
Non era molto alto di statura, a dir la verità, ma aveva un
fisico piuttosto
atletico, il ché si poteva capire dalla struttura fisica e
dai muscoli che
venivano messi in mostra in quanto indossava una camicia da giorno con
le
maniche rimboccate fin sopra il gomito. Questo abbigliamento
l’ aveva parecchio
sorpresa: era convinta che tutti gli avvocati si vestissero in modo
formale
anche fuori dal tribunale mentre quello che aveva davanti aveva vestiti
normali:
niente cravatta o giacca.
La carnagione
era chiara e gli
occhi, come i suoi, non erano molto grandi e avevano un taglio
all’ orientale. I
capelli erano scuri: neri, no, forse marroni. Non lo capiva, avrebbe
dovuto avvicinarsi ulteriormente a lui per avere una conferma ma
lasciò
correre. Si soffermò, invece, sulle labbra : carnose, rosee,
circondate da un
accenno di barba che dava al giovane un aria molto matura. Beh, un
bell’ uomo,
non c’ era che dire.
-
Mi segue?-
Era
così intenta a osservarlo che
non si era nemmeno accorta che il cameriere era sparito dietro il
bancone e che il
suo avvocato le stava parlando.
-
Ehm, mi scusi
penso di non aver capito. Potrebbe ripetere
?- e abbozzò un sorriso.
-
Dicevo - riprese
con pazienza il giovane – che per
iniziare vorrei che lei mi raccontasse la
sua storia. Insomma, quello che l’ ha portata allo scontro
con suo marito. Ho
letto il fascicolo del suo caso
ma
preferirei sentirle raccontare questi fatti di persona. Questo
perché le voglio
chiedere di sforzarsi e non tralasciare nemmeno il più
piccolo particolare perché
potrebbe sempre essere un elemento utile. So – il suo tono distinto e
professionale lasciò
per un attimo posto a un tono rassicurante – che non
sarà semplice per lei. Da
quel che ho capito sarà una causa parecchio difficile da
vincere ma la voglio
rassicurare dicendole che, essendoci di mezzo anche un bambino, cosa
che mi ha
scosso parecchio, intendo lavorarci giorno e notte poiché
credo che, se
collaboriamo, riusciremo ad avere risultati positivi-.
La giovane
annuì affascinata e
commossa da quelle parole: aveva finalmente trovato una persona in
grado di
aiutarla e, di certo, non se la sarebbe lasciata scappare. Non proprio
adesso
che aveva iniziato a nutrire un po’ di
speranza.
- La
ringrazio…- sorrise e
sospirò- per quanto riguarda la mia storia…-
L’
avvocato la interruppe –
Aspetti. Prima che inizi a raccontare, credo sia opportuno che io
conosca il
suo nome e lei il mio. Dopo tutto, dovremo lavorare insieme per un
lungo
periodo e non vorrei trovarmi nella situazione imbarazzante di
doverglielo domandare
dopo mesi di conoscenza - disse
e,
subito dopo, sorrise.
- Sono Joseph
Jonas- concluse
poi.
La giovane lo
guardò e sfoderò un
altro sorriso – Demetria Lovato-
- Demetria…- ripeté l'
avvocato in un sussurro appena udibile .
ANGOLO
AUTRICE:
Ehi! =) Ecco il terzo capitolo dove finalmente entra in scena
Joe! Spero vi piaccia e che mi lascerete anche solo
una piccola recensione! Diciamo che l' ho scritto
perchè mi è venuta l' ispirazione mentre facevo
matematica... haha si vede che i polinomi e i monomi portano
ispirazione! XDXD
baci
Marty <3
|
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Capitolo 4 *** 04 ***
-
Ora non la
interromperò più, promesso- disse l’
avvocato rivolgendo alla giovane donna uno sguardo di incoraggiamento.
Questa
sospirò e, dissotterrando
dall’angolo più buio della sua mente quei
terribili ricordi, iniziò a
raccontare.
-
Dunque, perché lei capisca ogni
cosa credo di dover partire a raccontare tutto dal principio. Conobbi
mio
marito all’ età di ventisette
anni. Ero
distrutta in quel periodo: appena uscita da una relazione finita male
per via
della lontananza. Quando lo incontrai, ad una cena di lavoro con alcuni
nostri
colleghi, lo giudicai un uomo forte, di polso. Determinato, insomma. Ci
parlai
molto quella sera e restai affascinata dal suo modo di porsi agli
altri, di
pensare, di esporre le
proprie idee. Fu
così che mi chiese di incontrarci nuovamente, magari per una
colazione, ed io
accettai immediatamente. Nei tempi successivi continuammo a
frequentarci e,
pian piano, il nostro rapporto si approfondì. Ero
innamorata, credo. Lo
consideravo come il prototipo dell’ uomo perfetto: bello,
determinato, con una
notevole posizione sociale ed un lavoro alquanto redditizio.
È un ricco
impresario e il suo nome, ai tempi come oggi, è conosciuto e
rispettato.-
-Certo,
era più grande di me :
aveva circa una decina di anni in più. Ma la differenza non
era granché
sentita. Dopo due anni, che credevo essere stati i migliori della mia
esistenza,
mi chiese di sposarlo: mi
amava ed era
già in età avanzata, non voleva diventare
padre troppo tardi. Naturalmente accettai. Ero decisamente felice e non
volevo
badare alle voci che circolavano tra i suoi colleghi sul fatto che
fosse troppo
irascibile e che, delle volte, esagerava con l’alcol.
Credevo di essere l’ unica a
conoscerlo alla perfezione, che con me cambiasse atteggiamento e che
mai e poi
mai sarebbe stato in grado di farmi del male. Mi segue?-
-
Alla perfezione..-
mormorò il giovane avvocato intento
a scarabocchiare alcuni appunti su blocchetto. – Prego,
prosegua-
-
Dicevo del
matrimonio, giusto?- domandò insicura la
donna e il suo interlocutore annuì concentrato.
-
Bene. Ci sposammo
e andammo a vivere in una
meravigliosa villa . Mi sembrava…un sogno! Ecco, un sogno
straordinario! Passò
circa un anno durante il quale , mi duole dargliene atto, mi
sentì completa.
Estremamente felice. Ma poi arrivò un giorno in cui mi disse
che avrebbe fatto
tardi per via del lavoro. Non ci diedi molto peso, lì per
lì, ma questo si
ripeté nuovamente, sempre più spesso. Cercavo di
parlargli, di domandargli
spiegazioni ma quando tornava dalle sue “ cene di
lavoro” era sempre ubriaco e
quando, da sobrio, gli chiedevo cosa stesse succedendo tra noi sviava il discorso.
Era orribile.
Trovavo i colletti delle sue camicie macchiati di rossetto e la stoffa
intrisa
del profumo di un’ altra donna. Soffrivo immensamente. Avevo
deciso di andarmene
da lì, non potevo sopportare tutto quello che lui mi stava
facendo patire. Ma
lui mi pregò di non lasciarlo, disse che avrebbe messo fine
alle sue
scappatelle e io, da ingenua, gli credetti. Il nost- sospirò
– il MIO bambino
nacque per cercare di ricostruire il matrimonio. Fu un errore ma anche
la cosa
più bella che mi sia mai capitata- sorrise.
-
Le cose sembrarono
andare meglio, per lo meno i primi
mesi dopo la nascita di Christoper. Poi, peggiorarono radicalmente.
Bastarono un
investimento sbagliato e la
perdita di un grandioso affare, come lo definiva lui, per far scatenare
la sua
ira. Ormai litigavamo quotidianamente e, ogni discussione, sfociava in
botte.
Mi picchiava frequentemente lasciandomi
lividi che bruciavano come ferite
cosparse di sale, ma resistevo, mi facevo forza. Mi
ripetevo che presto
tutto sarebbe passato e che dovevo cercare di salvaguardare il
matrimonio per
il bene di mio figlio. Purtroppo le cose non cambiarono e quel mostro
che un
tempo ho chiamato marito iniziò ad alzare le mani anche su
mio figlio! Non
potevo permetterlo. Andai dalla polizia, provai a denunciare il caso e
troppe
furono le volte in cui, per varie motivazioni, le mie richieste di
aiuto non
vennero colte- gli
occhi le si fecero
lucidi.
-
Se la sente di
continuare ?- domandò apprensivo il
giovane e la donna annuì.
-
Decisi di andare
all’ ospedale e farmi visitare insieme
a Chris. Notarono i lividi, come speravo, e così, sulla base
di questa visita
medica, la mia richiesta di aiuto fu accolta. Lo portai in tribunale e,
per
prima cosa, volli il divorzio. Successivamente, mostrando come prova la
denuncia che avevo sporto contro di
lui
e le indagini che vi erano in atto, chiesi che il bambino venisse
affidato alla
mia tutela. La vittoria era praticamente tra le mie mani se non
ché, per il
gusto di provocare in me altro dolore e non perché gli sia caro, fece di tutto
per avere la
custodia di Christoper. Ottenne l’ affidamento
poiché io, in quel momento, non
avevo una casa. Rimasi sola. Volevo giustizia e chiesi di concedermi un
ulteriore processo e poi un altro ancora e, per finire, ancora un
ultimo ma
….niente.-
L’ avvocato sospirò-
sarà un caso estremamente difficile..
non so se sarò in grado di..-
-
Nessuno
mi vuole
aiutare- proseguì la
donna con voce
tremante dalla quale si poteva notare tutte la sua disperazione ma
anche la
determinazione con cui stava lottando per raggiungere i propri scopi -
sono
certa che dietro a tutto questo c’è la corruzione.
Tutti gli avvocati che ho
avuto fin ora mi hanno assistito per qualche tempo ma poi, spaventati
dal fatto
che l’ importanza di mio marito potesse influire sulla loro carriera, si sono
ritirati. Rivoglio il
mio bambino – una lacrima le rigò il viso- e non
accetterò un no come risposta!
Ora, sono riuscita ad ottenere un ultimo incontro in tribunale : la mia
unica
speranza. Io lotterò fino alla fine per vincere questa
causa! E lei?!-
ANGOLO AUTRICE:
Ehi! Ecco il quarto capitolo ! =) spero
tanto che lo leggerete e che mi lascerete una recensione per farmi
sapere se devo migliorare in qualche modo o se vi piace ! =)
baci
marty <3
|
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Capitolo 5 *** 06 ***
Questo
capitolo è dedicato a "eGuendalina"
che mi appoggia e mi sprona a continuare a scrivere da quando ho
iniziato questa storia e a tutti coloro che mi hanno fatto sapere il
loro parere tramite una recensione!
Camminarono
l’ uno
accanto all’ altra per le vie del centro per circa
un’ ora, poi, visto il
troppo caos, decisero di cercare un posto più tranquillo
dove
poter
parlare
senza essere disturbati dai fastidiosi rumori della città.
Sostarono quindi in
un parco naturale, all’ ombra di una grande quercia,
sedendosi
sullo strato di
foglie secche e colorate coi i toni caldi dell’ autunno, che
scricchiolavano
sotto il loro peso ogni qualvolta che compivano un movimento.
-
Parlami di
Christopher, raccontami del tuo bambino-
il giovane avvocato ruppe il silenzio che si
era venuto a creare tra di loro lasciando la donna in prenda allo
stupore per
via della domanda che le era stata posta.
-
Oh, vuole sapere
di lui? Perché?-
-
Perché
non dovrei, piuttosto? Dopo tutto, è per lui che
stiamo cercando di vincere questa causa, no?- e abbozzò un
dolce sorriso che
rassicurò Demetria e la intimò a rispondere al
quesito.
-
È una
bambino vivace- iniziò tendendo lo sguardo fisso
sulle foglie che giacevano intorno a lei- adora giocare negli spazi
aperti, gli
piace tanto correre: dice che gli sembra di volare.-
proseguì poi mentre gli
occhi le iniziavano ad inumidirsi – Dice di voler fare il
pilota quando sarà
grande, mi ripete sempre che un giorno volerà e
sarà libero di muoversi nel
cielo come gli uccelli. Ha tanta fantasia e tanta voglia di vivere e di
conoscere cose nuove, come solo i bambini della sua età
hanno- sorrise
amaramente la giovane.
-
Quanti anni ha?-
chiese Joseph ormai completamente
rapito dalle parole delle dolci parole della giovane donna.
-
Quattro- rispose
lei in un sussurro.
L’avvocato
annuì e le mise una mano sulla
spalla per cercare di confortarla: -Come ti ho già detto si
risolverà tutto,
vedrai. Ora dimmi di te-
Demetria
sollevò lo sguardo
incrociando gli occhi di Joseph – Di me? Cosa, cosa vuole
sapere?-
-
Tutto, ogni
aspetto del
tuo carattere e della tua vita e, per piacere, ti ho
già domandato
questa mattina di darmi del tu: il lei, anche se mi da un’
aria più
professionale, mi fa sembrare vecchio- disse ridendo e trascinando
nella risata
anche la sua interlocutrice che sembrò riacquistare un poco
di allegria prima
di iniziare a parlar di se.
-
Tralasciando la
mia vita con il mio ex marito, di cui
ti ho già parlato, ti posso
dire che
sono nata e cresciuta qui a Dallas. Mio padre se
n’è andato e mia madre si è
risposata con un brav’ uomo. Ho una sorella più
grande di me e una sorellastra
più giovane. Una bella famiglia, tutto sommato.- sorrise.
-
In quanto alle tue
passioni, i tuoi interessi, i tuoi
pensieri?- domandò il giovane lasciandosi trascinare dalla
curiosità e dalla
voglia di saperne di più su quell’ affascinante
donna.
-
Beh, per quanto mi
riguarda credo di essere una persona
allegra, solare . Forse a te sembrerà il contrario ma ti
giuro che sorridevo
molto più spesso prima dell’ inizio di questa
vicenda. Avevo sempre dipinta sul
volto un’espressione di contentezza. Non ho grandi talenti,
lavoro come
impiegata…nulla di più. Però amo
dipingere, suonare il piano e beh, anche se
non sono un fenomeno della natura, adoro ballare-
Joseph
rise per la naturalezza
con cui la ragazza si stava raccontando- Ballare eh? Anche a me piace
ma mi
muovo con la grazia di un tacchino-
Demetria
rise di gusto a quell’
affermazione – Ognuno ha le sue doti, se porterai a termine il tuo lavoro ti
insegnerò qualche
passo , magari- disse senza nemmeno concentrarsi sul contenuto della
frase.
Poi, accorgendosi di quando detto, arrossì vistosamente
affrettandosi ad
aggiungere – S-se sei d’ accordo, ovviamente-
L’
avvocato pensò che quando
arrossiva quella donna gli piaceva ancora di più –
Non ti preoccupare - rise –
accetto molto volentieri. Prosegui..-
-
Credo di essere
una buona mamma, inoltre. Non ho grandi
doti ma riesco a rendere sempre il mio bambino felice. Delle volte
cuciniamo
insieme dei dolci e non appena mi volto per prendere un ingrediente lui
intinge
il dito nell’ impasto credendo di non essere visto. Che dire
d’ altro? Detesto
l’ ipocrisia, le persone frivole e quelle presuntuose. Odio
le vanterie e il
mio sogno è avere una bella famiglia...Direi che
è tutto-
-
Concordo con molte
delle tue idee, sei una bella
persona Demetria- sentenziò sorridendo l’ avvocato.
Angolo
autrice:
Okay,
vedo che questa storia non piace molto ma io l' ho davvero a cuore
quindi la continuerò! Ringrazio chi la legge e chi
recensisce!
Lasciatemi qualche recensione se vi va ! =) Un bacione
Marty
|
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Capitolo 6 *** 05 ***
Rincasando, la sera, Joseph non
poté fare a meno di pensare
a quella donna, al suo incredibile coraggio, alla sua determinazione
nell’ affrontare
tutta sola quella situazione e al sorprendente luccichio che aveva
intravisto
nei suoi occhi, simbolo della speranza che nutriva. Avevano trascorso
il
pomeriggio insieme discorrendo del da farsi : la sua storia lo aveva
colpito,
lasciato con l’ amaro in bocca e questo era uno dei motivi
per cui aveva deciso
di dedicare tutte le attenzioni al suo caso, lavorandoci giorno e notte
, se
necessario.
Un'altra cosa che lo aveva
affascinato era la bellezza della
giovane donna che, se pur maggiore di lui di qualche anno, con la sua
pelle
candida e le gote rosee gli pareva appena una ragazzina dall’
animo innocente e
puro.
Demitria era una di quelle rare
persone che lui riteneva affascinanti
sotto ogni aspetto e non vedeva l’ ora di rincontrarla il
giorno seguente per darle
tutto il sostegno
possibile.
Sarebbe
arrivato da un momento all’ altro e la giovane era
pronta ad accoglierlo con un caffé caldo e un vassoio di
pasticcini,acquistati
in una pasticceria dietro l’ angolo della strada, per
ringraziarlo del tempo
che le stava dedicando anche se consapevole che la cifra di denaro che
avrebbe
ricevuto in cambio sarebbe stata misera.
Poco dopo, difatti, Joseph
suonò il campanello del suo
appartamento.
-
Salve- sorrise la
ragazza – entri pure.
-
Molte grazie-
-
Non faccia caso al
disordine, è un periodo piuttosto difficoltoso
e le faccende domestiche sono il mio ultimo interesse. Si accomodi pure
in
cucina, ho preparato il caffè e comprato dei pasticcini.-
Joseph sorrise riconoscente
– Non doveva disturbarsi, dico
davvero. Ma visto che ormai ha comprato tutto questo ben di Dio non
vedo perché
sprecarlo- rise mentre si sedeva su una delle tre sedie poste accanto
al
tavolo.
La giovane si lasciò
trasportare dalla risata di Joseph : le
sembrava così naturale dimenticare per qualche attimo il
dolore che provava
quando si trovava in sua compagnia. Si sedette accanto a lui iniziando
a
sorseggiare del caffè – Dunque, io questo
pomeriggio devo lavorare dalle
quindici e trenta alle diciotto quindi se per lei non è un
problema potremmo
incontrarci anche dopo pranzo.-
-No, assolutamente. Anzi sarebbe
perfetto- rispose il
ragazzo per poi proseguire – Le andrebbe se andassimo a fare
una passeggiata,
non so, in centro? –
-Senta, io non so con che propositi
lei abbia accettato
questo incarico ma io..-
- No, no. Non fraintenda, intendevo
dire che forse
lavoreremmo con un clima più rilassato se scaricasse la
tensione almeno per una
mattinata. Intanto le farò un po’ di domande
riguardanti la sua vita passata, in
un ambiente differente si sentirà più a suo agio
e riuscirà ad aprirsi
maggiormente. Più particolari conosco migliore
sarà l’ esito del processo.-
- Beh, non saprei. Insomma, che
strano metodo lavorativo è
questo?!-
- Mi piace distinguermi dai miei
colleghi. Accetti il mio
modo di fare e non se ne pentirà, glielo assicuro- sorrise.
Demitria sospirò
– Come vuole- disse alzandosi dal tavolo e
poggiando le tazze ormai vuote nel lavandino- prendo la giacca e
andiamo. Certo
che lei è proprio strano- rise
Joseph la guardò pensando
che il suo era stato davvero un
incontro interessante – Diamoci del tu- esordì poi
prendendo una borsa tracolla
, lasciando la ragazza decisamente allibita.
ANGOLO
AUTRICE:
Ma ciao ragazzuole ! ù.ù Ecco
qui il quinto capitolo! Su, lasciatemi una piccola recensione per farmi
sapere cosa pensate di questa storia! <3 Un grazie
enooooooooorme a chi legge e recensisce.. Bacioni
Marty
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Capitolo 7 *** 07 ***
Nota
importante:
Premetto che avevo accantonato questa storia a
causa della mancanza di tempo e idee per continuarla ma, rileggendola
distrattamente qualche sera fa, ho deciso di continuare a scriverla
sperando che vi piaccia :)
Capitolo
sette:
Parola dopo
parola, sguardo dopo sguardo, i due avevano
conversato a lungo quel pomeriggio, fin quando Demetria era dovuta
scappare al
lavoro. Joseph a quel punto era tornato al suo appartamento e, sedutosi
al
piccolo tavolo che si trovava al centro della cucina, aveva analizzato
per ore
le deposizioni della donna e,a suo malincuore, anche i referti medici
che
constatavano la presenza di lividi da percosse sul corpo della donna e
del
figlioletto Christopher al momento della visita.
Già,
Christopher..
non conosceva ancora quel bambino ma per una strana ragione si sentiva
legato a
lui da una sorta di affetto astratto, trasmessogli probabilmente dai
mille
racconti di Demetria qualche ora prima. Si sentiva in dovere di
impiegare tutte
le sue forze per vincere quel caso e far riabbracciare madre e figlio.
Questa
volta era diverso dalle altre: certo aveva accettato un caso
così impegnativo
perché necessitava di soldi, ma da quando l ‘
aveva ottenuto era
stato così preso dalla storia di quella
donna così affascinante sotto ogni aspetto da scordarsi
completamente di
pattuire un giusto compenso.
Se se lo fosse
potuto permettere, avrebbe lavorato
gratis accanto ad una giovane di
tale tenacia e coraggio, ma il denaro che avrebbe ricavato alla fine di
quella
faccenda gli era fondamentale per pagare le ore di fisioterapia che suo
fratello Nicholas avrebbe dovuto fare per riacquistare le sue
capacità motorie,
dopo quello sfortunato quanto terribile incidente in moto che lo aveva
visto protagonista.
Giorni
dopo,Joseph ci stava giusto rimuginando mentre si
rilassava sotto il caldo getto della doccia e si insaponava i capelli,
quando
la porta del bagno si spalancò all’ improvviso ,
portandolo sull’ attenti e
facendogli spegnere l’ acqua per sentire meglio i rumori
circostanti. Forse era
stato il vento a far sbattere la porta in quel modo , dopo tutto aveva
lasciato
la finestra del bagno aperta. Proprio quando decise di riprendere a
lavarsi
però, la tenda di plastica decorata con una stramba fantasia
a quadri si scostò
facendolo sobbalzare.
- Giorno
fratello! Doccia ristoratrice?- lo salutò con fare
divertito suo fratello maggiore.
- Dio
santissimo, Kevin! Maledetto il giorno in cui ti ho
dato la copia delle chiavi dell’ appartamento!-
sfuriò spazientito – si può
sapere che ci fai qui?! – proseguì poi portando
nuovamente la tenda al suo
posto mentre
l’ altro abbassava l’ asse
del water per poi sedersi sopra di essa, appoggiando la schiena al muro
e allungando
le gambe fino quasi a toccare la parete opposta della piccola stanza.
- Pensavo di
venirti a fare una visita, tutto qui.- alzò le
spalle il maggiore, scrollando la testa ricciuta.
Ma Joe sapeva
bene qual’ era il vero motivo della presenza
del fratello -È successo di nuovo, vero? Sentiamo,
perché ti ha sbattuto fuori
questa volta? – alzò gli occhi al cielo mentre
prendeva al volo un asciugamano
blu notte lanciatogli dal riccio e se lo avvolse in vita per poi uscire
goffamente dalla doccia.
Kevin rise per
quella scena a dir poco comica – La vecchiaia
sta arrivando anche per te eh, Joe?-
- Non cambiare
discorso Paul! – assottigliò gli occhi fino a
farli divenire due fessure e gli rivolse uno sguardo severo.
-Uh,sei davvero
arrabbiato fratello! Non mi chiami mai con
il mio secondo nome!- proferì prima di sospirare e alzare le
mani in segno di
resa- okay, okay, Lilian mi ha cacciato fuori da casa, ancora.-
- E posso
sapere perché, di grazia?- Joseph pareva
esasperato.
- Beh, sai quella
ragazza della pista di pattinaggio?-
- Quella che
hai fatto cadere a terra rovinosamente perché
pattini peggio di come inventi scuse?!- sorrise appena il minore
- Si,
d’ accordo! Ma non è questo il punto, comunque! Il
fatto è che ci sono uscito.-
- Di nuovo?!
– lo rimproverò Joseph.
- Si. Joe, non puoi
capire…lei è fantastica! Non posso fare a meno di
vederla- sospirò rassegnato
il riccio per poi osservare nello specchio il riflesso del fratello che
lo
fissava confuso.
- Kevin, tu sei
già sposato! – esordì poi con un tono
di
ovvietà – e lei ha dieci anni meno di te!-
- Nove per
l’ esattezza! E comunque il mio matrimonio non è
felice!- si difese l’ accusato seguendo il fratello che
intanto si era vestito
e frizionato i capelli un paio di volte
con una salvietta di spugna per
asciugarli e ora gli stava offrendo una birra, invitandolo a sedersi
accanto a
lui sul divano.
- E dove
è finito il << Lily è perfetta per
me, sono
così innamorato, oh non puoi nemmeno
immaginare>>- lo schernì facendogli
il verso e ridendo subito dopo.
- Si
è andato a schiantare contro il muro come uno dei tanti
piatti che mi ha lanciato contro mentre mi gridava di andarmene da casa
sua!
Quanto mai ho lasciato che ce la comprasse suo padre, accidenti!:-
Joe
alzò gli occhi al cielo- Ho idea che tra un po’
dovrò
farti da avvocato, sai?-
- Per come si
stanno mettendo le cose, meglio prima che poi!
–
- Dovrai
aspettare- scosse la testa il minore- sono occupato
da un caso difficile-
- E sei
sottopagato come sempre?- rise il giovane dagli
occhi verdi come smeraldi.
- Molto
spiritoso- gli sorrise l’ altro, di rimando – e
comunque i soldi non sono la cosa che più mi preoccupa.
È complicato e ho paura
di non farcela-
- Ce la farai-
Kevin gli accarezzò una spalla con fare
fraterno.
- Lo spero!
Allora, per quanto ti fermerai?- chiese poi il
padrone di casa.
- Oh, mmh, non
saprei…qualche giorno, o giù di lì!-
borbottò
con fare confuso.
- Un paio di
mesi?- Joseph conosceva il fratello meglio
delle proprie tasche.
- Probabile!-
ammise in fine l’ interessato con
rassegnazione.
- Afferrato!
Vado a preparare la tua stanza!- ma si bloccò a
metà strada- tanto per curiosità, come si chiama
questa misteriosa e fin troppo
giovane ragazza per cui hai perso la testa?-
- Danielle- e
in quel momento i suoi occhi brillarono di una
luce che Joe non aveva mai visto.
***
-
-Demetria?
Pronto?-
-
-
Si, scusami. Ero sovrappensiero,
dicevi?
-
-
Stavo pensando che sarebbe molto
utile tenere in
considerazione il parere di Christopher.-
La
donna dall’ altra parte della cornetta
aggrottò le sopracciglia – Joseph, è un
bambino di quattro anni!-
-
-
Lo so
perfettamente, ed è proprio per questo che
voglio parlargli. So per certo che non dirà bugie e se ci
confesserà di non
essere felice o di essere maltrattato a casa del padre, saremo
già a metà strada.
La giuria terrà principalmente conto del benessere del
bambino, qualunque sia
il verdetto- spiegò paziente l’ interrogato,
sorridendo compiaciuto della sua
tesi.
-
-Interessante- ammise la donna
– non avevo mai
pensato alla situazione dal punto di vista di Chris, potrebbe
funzionare! Si,
facciamolo.-
-
-
D’ accordo. Ora
dovremo richiedere la
possibilità di trascorrere per lo meno un paio di pomeriggi
insieme al bambino!
Così potrai anche approfittare per rivederlo!-
Il
suono della voce di Joseph era dolce e
rassicurante e la giovane non potè che sentirsi sollevata
all’ idea di
stringere il suo bambino prima del previsto.
-
-Cercherò di avere i
permessi il prima possibile,
intanto mi piacerebbe aggiornarti riguardo a ciò su cui ho
lavorato in questi
giorni-
-
-
Oh certo, potremmo vederci nel
tuo ufficio e- ma
non riuscì a terminare la frase perché
l’ avvocato la interruppe.
-
-Oppure potrei offrirti un
pranzo. Mi farebbe
piacere! Facciamo per la una alla tavola calda proprio di fronte al
parco,
accanto alla farmacia dove hai preso quelle pastiglie, la volta scorsa.
–
sembrava veramente entusiasta e ciò indispettiva Demetria
non poco. Dopo tutto,
lui era semplicemente un suo assunto e gli appuntamenti dell’
ultimo minuto non
erano previsti nel suo contratto lavorativo.
-
-Senta, avvocato- lo
tentò di riprendere tornando
a dargli del lei- le ho già detto che il suo metodo
lavorativo non mi piace per
n- ma ancora una volta si fermò a causa dell’
insistente “ tu, tu” che
proveniva dall’ altro capo del telefono.
Alzò
gli occhi al cielo – È pazzo,
completamente svitato. – Eppure, mentre pronunciava quella
frase le sue labbra carnose
e dai contorni ben definiti non poterono che incresparsi in un sorriso.
Tra un
paio d’ ore lo avrebbe rivisto e,infondo ,l’ idea
di pranzare con lui non gli
dispiaceva più di tanto. Anzi, tutto il contrario.
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