A complicated case

di JB4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 06 ***
Capitolo 6: *** 05 ***
Capitolo 7: *** 07 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


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                                             A COMPLICATED  CASE

                                                                   

La giovane donna camminava svelta e silenziosa sotto la pioggia, coperta solamente dal  vecchio cappotto grigio che le era stato regalato tempo prima dalla madre,in occasione del suo trentaduesimo compleanno. Non era un capo firmato né tanto meno bello al vedersi ma poco importava, bastava indossare qualcosa di caldo in quella fredda notte  di metà Settembre e poi, lei lo ripeteva sempre,  la bellezza sta nelle cose semplici. Lungo quella desolata strada di periferia sarebbe regnato il più assoluto silenzio se non fosse stato per lo scricchiolio prodotto dalle sue scomode scarpe rosse con il tacco:  non le erano mai piaciute, le trovava eccessivamente vistose.
Era stata la sua sorellastra a fargliele comprare, sostenendo che un po’ di eleganza non guasta mai. 

Le mani pallide e screpolate  infilate nelle tasche del cappotto per proteggerle dal freddo, il vento che  giocava scompigliandole i capelli e , di tanto in tanto,  facendole  ricadere sulla fronte un ciuffo ribelle che lei, prontamente,  risistemava dietro l’ orecchio destro. 

Quella sera,  le fini ma numerose goccioline di pioggia cadevano tediosamente dallo scuro cielo e, simili a piccoli e lucenti diamanti, imperlavano i lunghi capelli neri e leggermente mossi ,per via dell’ umidità, della bellissima donna. Altre piccole gocce le bagnavano il viso confondendosi con le lacrime che, lente e fatali, scendevano sulle sue guance appena arrossate per via del freddo, facendo sciogliere il poco trucco che si era messa per far risaltare i suoi incantevoli occhi marroni.

In realtà questi ultimi  non erano descrivibili con un semplice colore  poiché non gli si rendeva affatto giustizia. Essi avevano un bellissimo taglio all’ orientale ed erano contornati da ciglia lunghe e folte che in quel momento, bagnate dalle lacrime, si erano scurite e raggruppate tra loro a  formare più punte paragonabili alle estremità di una stella. Intorno alla nera pupilla  c’era un’ incredibile distesa di cioccolato al latte, con piccole scaglie più scure di cioccolato fondente, che rendeva i suoi occhi unici e invidiabili. Quando era triste, come in quel momento, questi si scurivano ma quando sorrideva si schiarivano, illuminandosi di una splendida luce data dalla gioia interiore provata in quegli attimi

Accelerò il passo, era decisa a far ritorno al suo appartamento nel minor tempo possibile: era stata una lunga e tormentosa giornata. Quella notte, come ormai era consuetudine,  aveva dormito un sonno inquieto svegliandosi diverse volte. La mattinata l’ aveva trascorsa al lavoro, il pomeriggio in uno studio legale, seduta di fronte alla scrivania del suo avvocato, pregandolo di non sottrarsi dal suo incarico. Ma ogni suo sforzo era stato vano e, la sera, non le era rimasto altro da fare che entrare in un piccolo bar del centro e affogare i suoi dispiaceri in una bottiglia di birra. Ora la stanchezza iniziava a farsi sentire e tutto ciò di cui aveva voglia era fare un bagno caldo , indossare il suo morbido pigiama e avvolgersi tra le accoglienti  coltri del suo letto per poi piangere, come ogni sera, per lui : il suo bambino. Successivamente  , sarebbe stata sorpresa da un’ infinita spossatezza e avrebbe finito per addormentarsi, ancora una volta, assediata da un terribile senso di angoscia.




ANGOLO AUTRICE:
CIAO A TUTTI!  PERSONALMENTE MI PIACE MOLTO QUESTA PICCOLA INTRODUZIONE, ANCHE PER VIA DEL FATTO CHE CI HO MESSO UN' ETERNITà A SCRIVERLA! XDXD SPERO CHE VI ABBIA INCURIOSITO E CHE MI LASCERETE UNA PICCOLA RECENSIONE!! <3 MARTY


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Capitolo 2
*** 02 ***


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- Me ne devi trovare un  altro, Melanie, mi serve un altro avvocato. Al più presto, per giunta.- disse la giovane donna con una punta di disperazione nella voce.

Neanche quella notte, come previsto, era riuscita a dormire sonni tranquilli: era rimasta sveglia a fissare le lancette della sua sveglia, posta sul comodino, che parevano rincorrersi l’un l’ altra segnando, di tanto in tanto, lo scoccare delle ore.

Le due, le tre, le tre e mezza… questo gioco pareva interminabile.

Solamente un’ ora più tardi era riuscita ad assopirsi. Si era risvegliata verso le sette e quaranta e , guardandosi allo specchio, aveva a stento riconosciuto l’ immagine che gli si presentava rifletta.

Si, quella  donna  le somigliava ma quelle occhiaie, quegli occhi spenti, quei capelli disordinati e quell’ espressione malinconica, tutte  quelle cose, non avevano mai fatto parte di lei.

Era tutto ciò che stava succedendo che la stava distruggendo, la stava annientando, giorno dopo giorno. Forse qualcuno si sarebbe arreso a questo punto , ma non lei : sapeva di avere  ragione e che la giustizia, qualora coloro che avevano il compito di farla rispettare fossero  state persone che esercitavano il loro lavoro in modo onesto e giusto, era dalla sua parte. Ne era certa, avrebbe riavuto il suo bambino. Avrebbe combattuto fino allo stremo delle sue forze per stargli di nuovo accanto. Quell’ immagine riflessa la rappresentava: era la testimonianza di ciò che stava facendo per lui, ormai non badava più a se stessa. L’ importante era ottenere l’ affido e sottrarre la sua creatura dalle grinfie di quell’ uomo che, un tempo, aveva creduto di amare. Ottenerlo  voleva dire convincere il giudice dell’ attendibilità della propria testimonianza e questo significava avere una tesi inattaccabile e, quindi, un buon avvocato. Ma gli avvocati costavano e lei, con il suo lavoro, non poteva permettersene uno privato, che seguisse il suo caso con particolare dedizione. Niente avvocato significava  niente vittoria del dibattito e, di conseguenza, la perdita del suo piccolino.

A tutto questo si aggiungeva il fatto che suo marito, ricco e stimato impresario, pur stando dalla parte del torto, fin ora era riuscito a cavarsela giocando una carta che lei non possedeva. . Quest’ ultimo, infatti, era riuscito, un po’ per merito della sua posizione sociale e in parte per mezzo di bustarelle, a spingere tutti i giudici a votare contro di lei. Era stata impotente durante quella situazione e l’ unica cosa che le era stata concessa era un’ ultimo incontro in tribunale. Fino a due giorni fa era convinta che, se si fosse preparata una buona tesi, sarebbe riuscita a vincere il processo. Ma proprio il giorno precedente il suo avvocato aveva deciso di mollare la causa  poiché temeva che l’ autorità del marito della sua cliente potesse rovinargli la carriera. Così, ora si era trovata nella condizione di dover cercare  un nuovo avvocato, la cui collaborazione, però, non venisse a costare eccessivamente. Aveva deciso di rivolgersi a una sua vecchia amica, Melanie, la quale lavorava in uno studio legale. L’ aveva chiamata e le aveva raccontato la situazione in cui si trovava, sperando che, almeno lei, riuscisse a darle un briciolo di speranza in più procurandogli qualcuno che seguisse la sua causa.

- Quelli con cui sono in contatto sono tutti professionisti e il tuo bagette è troppo basso, non riuscirò a convincere nessuno a lavorare per te a questo prezzo! Lo farei io stessa ma mi sono già impegnata con altri clienti..- si sentì rispondere dall’ altro capo del telefono.

- M- ma è tutto ciò che posso permettermi in questo momento! Ci deve essere qualcuno! Qualcuno disposto ad accettare questo incarico nonostante la somma di denaro che ho da offrire !- ribatté con ostinatezza la giovane che non voleva sentire ragioni.

- Mi dispiace ma non saprei proprio a chi rivolgermi. Come ho detto quelli che conosco sono tutti…-.

- Sono tutti? Cosa volevi dire, Melanie?-

- Beh, dicevo che hanno tutti alle spalle un’ eccellente carriera ma, proprio un attimo fa, mi sono ricordata che…Ma no, non credo faccia al caso tuo-.

La voce della donna era straziata – Forse non ti è chiaro: sono disposta a tutto. Ormai non mi rimane nulla da perdere.-

Attraverso la cornetta si sentì un sospiro – Ci sarebbe qualcuno. Ma non fa al caso tuo : esercita questa professione solamente da un paio di anni e, anche se negli ultimi casi ha ottenuto buoni risultati , non significa che sia pronto per sostenere una causa complessa come la tua. Tuttavia non verrebbe a costare molto dato che è appena all’ inizio della sua strada per il successo.-

La giovane dai lunghi capelli neri annuì deglutendo rumorosamente , poi, con voce flebile,  mormorò  – Lo assumerò, non ho altre possibilità-

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ringrazio coloro che mi hanno lasciato una recensione e quelli che hanno letto il primo capitolo della mia storia. Spero mi farete sapere il vostro parere per quanto riguarda quest' ultimo. Posso capire che non tutto risulti chiaro fin ora ma, man mano che la storia proseguirà, diverrà tutto più chiaro. =)=) 

Baci 

Marty <3

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Capitolo 3
*** 03 ***


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-         Eccola, è arrivata. La stavo aspettando- farneticò la donna appena l’ avvocato che  aveva assunto ,perché si occupasse del suo caso, varcò la soglia del bar. Si erano sentiti per telefono il pomeriggio precedente e avevano concordato di incontrarsi per la prima colazione in un tranquillo bar del centro per conoscersi e iniziare ad analizzare insieme i punti che giocavano in  loro favore e quelli che, invece, li sfavorivano.

L’ avvocato sorrise e le strinse la mano – Si, mi dispiace per il ritardo ma il traffico, anche a quest’ ora del mattino,  è molto. Comunque sia, è un piacere conoscerla- .

I due si sedettero a un tavolo in un angolo appartato del locale e, mentre ordinavano due caffè e dei pasticcini con cui fare colazione, la donna non potè far a meno di osservare attentamente e con un po’ di ammirazione l’ uomo che le era seduto di fronte.

Doveva essere piuttosto giovane, sui trent’anni, forse. In ogni caso, avevano almeno qualche anno di differenza. Non era molto alto di statura, a dir la verità, ma aveva un fisico piuttosto atletico, il ché si poteva capire dalla struttura fisica e dai muscoli che venivano messi in mostra in quanto indossava una camicia da giorno con le maniche rimboccate fin sopra il gomito. Questo abbigliamento l’ aveva parecchio sorpresa: era convinta che tutti gli avvocati si vestissero in modo formale anche fuori dal tribunale mentre quello che aveva davanti aveva vestiti normali: niente cravatta o giacca.

La carnagione era chiara e gli occhi, come i suoi, non erano molto grandi e avevano un taglio all’ orientale. I capelli erano scuri: neri, no, forse marroni. Non lo capiva, avrebbe dovuto avvicinarsi ulteriormente a lui per avere una conferma ma lasciò correre. Si soffermò, invece, sulle labbra : carnose, rosee, circondate da un accenno di barba che dava al giovane un aria molto matura. Beh, un bell’ uomo, non c’ era che dire.

-  Mi segue?-

Era così intenta a osservarlo che non si era nemmeno accorta che il cameriere era sparito dietro il bancone e  che il suo avvocato le stava parlando.

-         Ehm, mi scusi penso di non aver capito. Potrebbe ripetere ?- e abbozzò un sorriso.

-         Dicevo - riprese con pazienza il giovane – che  per iniziare vorrei che lei mi raccontasse la sua storia. Insomma, quello che l’ ha portata allo scontro con suo marito. Ho letto il fascicolo del suo  caso ma preferirei sentirle raccontare questi fatti di persona. Questo perché le voglio chiedere di sforzarsi e non tralasciare nemmeno il più piccolo particolare perché potrebbe sempre essere un elemento utile. So –  il suo tono distinto e professionale lasciò per un attimo posto a un tono rassicurante – che non sarà semplice per lei. Da quel che ho capito sarà una causa parecchio difficile da vincere ma la voglio rassicurare dicendole che, essendoci di mezzo anche un bambino, cosa che mi ha scosso parecchio, intendo lavorarci giorno e notte poiché credo che, se collaboriamo, riusciremo ad avere risultati positivi-.

La giovane annuì affascinata e commossa da quelle parole: aveva finalmente trovato una persona in grado di aiutarla e, di certo, non se la sarebbe lasciata scappare. Non proprio adesso che  aveva iniziato a nutrire  un po’ di speranza.

- La ringrazio…- sorrise e sospirò- per quanto riguarda la mia storia…-

L’ avvocato la interruppe – Aspetti. Prima che inizi a raccontare, credo sia opportuno che io conosca il suo nome e lei il mio. Dopo tutto, dovremo lavorare insieme per un lungo periodo e non vorrei trovarmi nella situazione imbarazzante di doverglielo domandare dopo mesi di conoscenza -  disse e, subito dopo, sorrise.

- Sono Joseph Jonas- concluse poi.

La giovane lo guardò e sfoderò un altro sorriso – Demetria Lovato-

      - Demetria…- ripeté l' avvocato  in un sussurro appena udibile .




ANGOLO AUTRICE:

Ehi! =)  Ecco il terzo capitolo dove finalmente entra in scena Joe!  Spero vi piaccia  e che mi lascerete anche solo una piccola recensione!  Diciamo che l' ho scritto perchè mi è venuta l' ispirazione mentre facevo matematica... haha si vede che i polinomi e i monomi  portano ispirazione! XDXD

baci

Marty <3

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Capitolo 4
*** 04 ***


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-         Ora non la interromperò più, promesso- disse l’ avvocato rivolgendo alla giovane donna uno sguardo di incoraggiamento.

Questa sospirò e, dissotterrando dall’angolo più buio della sua mente quei terribili ricordi, iniziò a raccontare.

- Dunque, perché lei capisca ogni cosa credo di dover partire a raccontare tutto dal principio. Conobbi mio marito all’ età di ventisette  anni. Ero distrutta in quel periodo: appena uscita da una relazione finita male per via della lontananza. Quando lo incontrai, ad una cena di lavoro con alcuni nostri colleghi, lo giudicai un uomo forte, di polso. Determinato, insomma. Ci parlai molto quella sera e restai affascinata dal suo modo di porsi agli altri, di pensare, di esporre  le proprie idee. Fu così che mi chiese di incontrarci nuovamente, magari per una colazione, ed io accettai immediatamente. Nei tempi successivi continuammo a frequentarci e, pian piano, il nostro rapporto si approfondì. Ero innamorata, credo. Lo consideravo come il prototipo dell’ uomo perfetto: bello, determinato, con una notevole posizione sociale ed un lavoro alquanto redditizio. È un ricco impresario e il suo nome, ai tempi come oggi, è conosciuto e rispettato.-

-Certo, era più grande di me : aveva circa una decina di anni in più. Ma la differenza non era granché sentita. Dopo due anni, che credevo essere stati i migliori della mia esistenza, mi chiese di sposarlo:  mi amava ed  era già in età avanzata, non voleva diventare padre troppo tardi. Naturalmente accettai. Ero decisamente felice e non volevo badare alle voci che circolavano tra i suoi colleghi sul fatto che fosse troppo irascibile e che, delle volte, esagerava con l’alcol.
Credevo di essere l’ unica a conoscerlo alla perfezione, che con me cambiasse atteggiamento e che mai e poi mai sarebbe stato in grado di farmi del male. Mi segue?-

-         Alla perfezione..- mormorò il giovane avvocato intento a scarabocchiare alcuni appunti su blocchetto. – Prego, prosegua-

-         Dicevo del matrimonio, giusto?- domandò insicura la donna e il suo interlocutore annuì concentrato.

-         Bene. Ci sposammo e andammo a vivere in una meravigliosa villa . Mi sembrava…un sogno! Ecco, un sogno straordinario! Passò circa un anno durante il quale , mi duole dargliene atto, mi sentì completa. Estremamente felice. Ma poi arrivò un giorno in cui mi disse che avrebbe fatto tardi per via del lavoro. Non ci diedi molto peso, lì per lì, ma questo si ripeté nuovamente, sempre più spesso. Cercavo di parlargli, di domandargli spiegazioni ma quando tornava dalle sue “ cene di lavoro” era sempre ubriaco e quando, da sobrio, gli chiedevo cosa stesse succedendo  tra noi sviava il discorso. Era orribile. Trovavo i colletti delle sue camicie macchiati di rossetto e la stoffa intrisa del profumo di un’ altra donna. Soffrivo immensamente. Avevo deciso di andarmene da lì, non potevo sopportare tutto quello che lui mi stava facendo patire. Ma lui mi pregò di non lasciarlo, disse che avrebbe messo fine alle sue scappatelle e io, da ingenua, gli credetti. Il nost- sospirò – il MIO bambino nacque per cercare di ricostruire il matrimonio. Fu un errore ma anche la cosa più bella che mi sia mai capitata- sorrise.

 -       Le cose sembrarono andare meglio, per lo meno i primi mesi dopo la nascita di Christoper. Poi, peggiorarono radicalmente. Bastarono  un investimento sbagliato e la perdita di un grandioso affare, come lo definiva lui, per far scatenare la sua ira. Ormai litigavamo quotidianamente e, ogni discussione, sfociava in botte. Mi picchiava frequentemente lasciandomi  lividi che bruciavano come ferite  cosparse di sale, ma resistevo, mi facevo forza. Mi ripetevo che presto tutto sarebbe passato e che dovevo cercare di salvaguardare il matrimonio per il bene di mio figlio. Purtroppo le cose non cambiarono e quel mostro che un tempo ho chiamato marito iniziò ad alzare le mani anche su mio figlio! Non potevo permetterlo. Andai dalla polizia, provai a denunciare il caso e troppe furono le volte in cui, per varie motivazioni, le mie richieste di aiuto non vennero colte-  gli occhi le si fecero lucidi.

-         Se la sente di continuare ?- domandò apprensivo il giovane e la donna annuì.

 

-         Decisi di andare all’ ospedale e farmi visitare insieme a Chris. Notarono i lividi, come speravo, e così, sulla base di questa visita medica, la mia richiesta di aiuto fu accolta. Lo portai in tribunale e, per prima cosa, volli il divorzio. Successivamente, mostrando come prova la denuncia che avevo sporto contro  di lui e le indagini che vi erano in atto, chiesi che il bambino venisse affidato alla mia tutela. La vittoria era praticamente tra le mie mani se non ché, per il gusto di provocare in me altro dolore e non perché  gli sia caro, fece di tutto per avere la custodia di Christoper. Ottenne l’ affidamento poiché io, in quel momento, non avevo una casa. Rimasi sola. Volevo giustizia e chiesi di concedermi un ulteriore processo e poi un altro ancora e, per finire, ancora un ultimo ma ….niente.-

 

      

          L’ avvocato sospirò- sarà un caso estremamente difficile.. non so se sarò in grado di..-

 

-          Nessuno mi vuole aiutare- proseguì  la donna con voce tremante dalla quale si poteva notare tutte la sua disperazione ma anche la determinazione con cui stava lottando per raggiungere i propri scopi  -  sono certa che dietro a tutto questo c’è la corruzione. Tutti gli avvocati che ho avuto fin ora mi hanno assistito per qualche tempo ma poi, spaventati dal fatto che l’ importanza di mio marito potesse influire sulla  loro carriera, si sono ritirati. Rivoglio il mio bambino – una lacrima le rigò il viso- e non accetterò un no come risposta! Ora, sono riuscita ad ottenere un ultimo incontro in tribunale : la mia unica speranza. Io lotterò fino alla fine per vincere questa causa! E lei?!- 

ANGOLO AUTRICE:

Ehi! Ecco il quarto capitolo !  =) spero tanto che lo leggerete e che mi lascerete una recensione per farmi sapere se devo migliorare in qualche modo o se vi piace ! =) 

baci

marty <3

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** 06 ***


Questo capitolo è dedicato a "eGuendalina" che mi appoggia e mi sprona a continuare a scrivere da quando ho iniziato questa storia e a tutti coloro che mi hanno fatto sapere il loro parere tramite una recensione! 

        Camminarono  l’ uno accanto all’ altra per le vie del centro per circa un’ ora, poi, visto il troppo caos, decisero di cercare un posto più tranquillo dove             poter     parlare senza essere disturbati dai fastidiosi rumori della città. Sostarono quindi in un parco naturale, all’ ombra di una grande quercia, sedendosi         sullo strato     di foglie secche e colorate coi i toni caldi dell’ autunno, che scricchiolavano sotto il loro peso ogni qualvolta che compivano un movimento.

-         Parlami di Christopher, raccontami del tuo bambino-  il giovane avvocato ruppe il silenzio che si era venuto a creare tra di loro lasciando la donna in prenda allo stupore per via della domanda che le era stata posta.

-         Oh, vuole sapere di lui? Perché?-

-         Perché non dovrei, piuttosto? Dopo tutto, è per lui che stiamo cercando di vincere questa causa, no?- e abbozzò un dolce sorriso che rassicurò Demetria e la intimò a rispondere al quesito.

-         È una bambino vivace- iniziò tendendo lo sguardo fisso sulle foglie che giacevano intorno a lei- adora giocare negli spazi aperti, gli piace tanto correre: dice che gli sembra di volare.- proseguì poi mentre gli occhi le iniziavano ad inumidirsi – Dice di voler fare il pilota quando sarà grande, mi ripete sempre che un giorno volerà e sarà libero di muoversi nel cielo come gli uccelli. Ha tanta fantasia e tanta voglia di vivere e di conoscere cose nuove, come solo i bambini della sua età hanno- sorrise amaramente la giovane.

-         Quanti anni ha?- chiese Joseph ormai completamente rapito dalle parole delle dolci parole della giovane donna.

-         Quattro- rispose lei in un sussurro.

 L’avvocato annuì e le mise una mano sulla spalla per cercare di confortarla: -Come ti ho già detto si risolverà tutto, vedrai. Ora dimmi di te-

Demetria sollevò lo sguardo incrociando gli occhi di Joseph – Di me? Cosa, cosa vuole sapere?-

-         Tutto, ogni aspetto del  tuo carattere e della tua vita e, per piacere, ti ho già domandato questa mattina di darmi del tu: il lei, anche se mi da un’ aria più professionale, mi fa sembrare vecchio- disse ridendo e trascinando nella risata anche la sua interlocutrice che sembrò riacquistare un poco di allegria prima di iniziare a parlar di se.

-         Tralasciando la mia vita con il mio ex marito, di cui ti ho già parlato, ti  posso dire che sono nata e cresciuta qui a Dallas. Mio padre se n’è andato e mia madre si è risposata con un brav’ uomo. Ho una sorella più grande di me e una sorellastra più giovane. Una bella famiglia, tutto sommato.- sorrise.

-         In quanto alle tue passioni, i tuoi interessi, i tuoi pensieri?- domandò il giovane lasciandosi trascinare dalla curiosità e dalla voglia di saperne di più su quell’ affascinante donna.

-         Beh, per quanto mi riguarda credo di essere una persona allegra, solare . Forse a te sembrerà il contrario ma ti giuro che sorridevo molto più spesso prima dell’ inizio di questa vicenda. Avevo sempre dipinta sul volto un’espressione di contentezza. Non ho grandi talenti, lavoro come impiegata…nulla di più. Però amo dipingere, suonare il piano e beh, anche se non sono un fenomeno della natura, adoro ballare-

Joseph rise per la naturalezza con cui la ragazza si stava raccontando- Ballare eh? Anche a me piace ma mi muovo con la grazia di un tacchino-

Demetria rise di gusto a quell’ affermazione – Ognuno ha le sue doti, se porterai  a termine il tuo lavoro ti insegnerò qualche passo , magari- disse senza nemmeno concentrarsi sul contenuto della frase. Poi, accorgendosi di quando detto, arrossì vistosamente affrettandosi ad aggiungere – S-se sei d’ accordo, ovviamente-

L’ avvocato pensò che quando arrossiva quella donna gli piaceva ancora di più – Non ti preoccupare - rise – accetto molto volentieri. Prosegui..-

-         Credo di essere una buona mamma, inoltre. Non ho grandi doti ma riesco a rendere sempre il mio bambino felice. Delle volte cuciniamo insieme dei dolci e non appena mi volto per prendere un ingrediente lui intinge il dito nell’ impasto credendo di non essere visto. Che dire d’ altro? Detesto l’ ipocrisia, le persone frivole e quelle presuntuose. Odio le vanterie e il mio sogno è avere una bella famiglia...Direi che è tutto-

-         Concordo con molte delle tue idee, sei una bella persona Demetria- sentenziò sorridendo l’ avvocato.

Angolo autrice:

Okay, vedo che questa storia non piace molto ma io l' ho davvero a cuore quindi la continuerò! Ringrazio chi la legge e chi recensisce!

Lasciatemi  qualche recensione se vi va ! =) Un bacione

Marty

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Capitolo 6
*** 05 ***


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Rincasando, la sera, Joseph non poté fare a meno di pensare a quella donna, al suo incredibile coraggio, alla sua determinazione nell’ affrontare tutta sola quella situazione e al sorprendente luccichio che aveva intravisto nei suoi occhi, simbolo della speranza che nutriva. Avevano trascorso il pomeriggio insieme discorrendo del da farsi : la sua storia lo aveva colpito, lasciato con l’ amaro in bocca e questo era uno dei motivi per cui aveva deciso di dedicare tutte le attenzioni al suo caso, lavorandoci giorno e notte , se necessario.

Un'altra cosa che lo aveva affascinato era la bellezza della giovane donna che, se pur maggiore di lui di qualche anno, con la sua pelle candida e le gote rosee gli pareva appena una ragazzina dall’ animo innocente e puro.

Demitria era una di quelle rare persone che lui riteneva affascinanti sotto ogni aspetto e non vedeva l’ ora di rincontrarla il giorno seguente per darle tutto  il sostegno possibile.

 

 

 

Sarebbe arrivato da un momento all’ altro e la giovane era pronta ad accoglierlo con un caffé caldo e un vassoio di pasticcini,acquistati in una pasticceria dietro l’ angolo della strada, per ringraziarlo del tempo che le stava dedicando anche se consapevole che la cifra di denaro che avrebbe ricevuto in cambio sarebbe stata misera.

Poco dopo, difatti, Joseph suonò il campanello del suo appartamento.

-         Salve- sorrise la ragazza – entri pure.

-         Molte grazie-

-         Non faccia caso al disordine, è un periodo piuttosto difficoltoso e le faccende domestiche sono il mio ultimo interesse. Si accomodi pure in cucina, ho preparato il caffè e comprato dei pasticcini.-

Joseph sorrise riconoscente – Non doveva disturbarsi, dico davvero. Ma visto che ormai ha comprato tutto questo ben di Dio non vedo perché sprecarlo- rise mentre si sedeva su una delle tre sedie poste accanto al tavolo.

La giovane si lasciò trasportare dalla risata di Joseph : le sembrava così naturale dimenticare per qualche attimo il dolore che provava quando si trovava in sua compagnia. Si sedette accanto a lui iniziando a sorseggiare del caffè – Dunque, io questo pomeriggio devo lavorare dalle quindici e trenta alle diciotto quindi se per lei non è un problema potremmo incontrarci anche dopo pranzo.-

-No, assolutamente. Anzi sarebbe perfetto- rispose il ragazzo per poi proseguire – Le andrebbe se andassimo a fare una passeggiata, non so, in centro? –

-Senta, io non so con che propositi lei abbia accettato questo incarico ma io..-

- No, no. Non fraintenda, intendevo dire che forse lavoreremmo con un clima più rilassato se scaricasse la tensione almeno per una mattinata. Intanto le farò un po’ di domande riguardanti la sua vita passata, in un ambiente differente si sentirà più a suo agio e riuscirà ad aprirsi maggiormente. Più particolari conosco migliore sarà l’ esito del processo.-

- Beh, non saprei. Insomma, che strano metodo lavorativo è questo?!-

- Mi piace distinguermi dai miei colleghi. Accetti il mio modo di fare e non se ne pentirà, glielo assicuro- sorrise.

Demitria sospirò – Come vuole- disse alzandosi dal tavolo e poggiando le tazze ormai vuote nel lavandino- prendo la giacca e andiamo. Certo che lei è proprio strano- rise

Joseph la guardò pensando che il suo era stato davvero un incontro interessante – Diamoci del tu- esordì poi prendendo una borsa tracolla , lasciando la ragazza decisamente allibita.

ANGOLO AUTRICE:
 Ma ciao ragazzuole ! ù.ù  Ecco qui il quinto capitolo! Su, lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere cosa pensate di questa storia! <3 Un grazie enooooooooorme a chi legge e recensisce.. Bacioni
Marty

 

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Capitolo 7
*** 07 ***


Nota importante:

Premetto che avevo accantonato questa storia a causa della mancanza di tempo e idee per continuarla ma, rileggendola distrattamente qualche sera fa, ho deciso di continuare a scriverla sperando che vi piaccia :)

Capitolo sette:

Parola dopo parola, sguardo dopo sguardo, i due avevano conversato a lungo quel pomeriggio, fin quando Demetria era dovuta scappare al lavoro. Joseph a quel punto era tornato al suo appartamento e, sedutosi al piccolo tavolo che si trovava al centro della cucina, aveva analizzato per ore le deposizioni della donna e,a suo malincuore, anche i referti medici che constatavano la presenza di lividi da percosse sul corpo della donna e del figlioletto Christopher al momento della visita.

 Già, Christopher.. non conosceva ancora quel bambino ma per una strana ragione si sentiva legato a lui da una sorta di affetto astratto, trasmessogli probabilmente dai mille racconti di Demetria qualche ora prima. Si sentiva in dovere di impiegare tutte le sue forze per vincere quel caso e far riabbracciare madre e figlio. Questa volta era diverso dalle altre: certo aveva accettato un caso così impegnativo perché necessitava di soldi, ma da quando l ‘ aveva ottenuto  era stato così preso dalla storia di quella donna così affascinante sotto ogni aspetto da scordarsi completamente di pattuire un giusto compenso.

Se se lo fosse potuto permettere, avrebbe  lavorato gratis accanto ad una giovane di tale tenacia e coraggio, ma il denaro che avrebbe ricavato alla fine di quella faccenda gli era fondamentale per pagare le ore di fisioterapia che suo fratello Nicholas avrebbe dovuto fare per riacquistare le sue capacità motorie, dopo quello sfortunato quanto terribile incidente in moto che lo aveva visto protagonista.

Giorni dopo,Joseph ci stava giusto rimuginando mentre si rilassava sotto il caldo getto della doccia e si insaponava i capelli, quando la porta del bagno si spalancò all’ improvviso , portandolo sull’ attenti e facendogli spegnere l’ acqua per sentire meglio i rumori circostanti. Forse era stato il vento a far sbattere la porta in quel modo , dopo tutto aveva lasciato la finestra del bagno aperta. Proprio quando decise di riprendere a lavarsi però, la tenda di plastica decorata con una stramba fantasia a quadri si scostò facendolo sobbalzare.

- Giorno fratello! Doccia ristoratrice?- lo salutò con fare divertito suo fratello maggiore.

- Dio santissimo, Kevin! Maledetto il giorno in cui ti ho dato la copia delle chiavi dell’ appartamento!- sfuriò spazientito – si può sapere che ci fai qui?! – proseguì poi portando nuovamente la tenda al suo posto  mentre l’ altro abbassava l’ asse del water per poi sedersi sopra di essa, appoggiando la schiena al muro e allungando le gambe fino quasi a toccare la parete opposta della piccola stanza.

- Pensavo di venirti a fare una visita, tutto qui.- alzò le spalle il maggiore, scrollando la testa ricciuta.

Ma Joe sapeva bene qual’ era il vero motivo della presenza del fratello -È successo di nuovo, vero? Sentiamo, perché ti ha sbattuto fuori questa volta? – alzò gli occhi al cielo mentre prendeva al volo un asciugamano blu notte lanciatogli dal riccio e se lo avvolse in vita per poi uscire goffamente dalla doccia.

Kevin rise per quella scena a dir poco comica – La vecchiaia sta arrivando anche per te eh, Joe?-

- Non cambiare discorso Paul! – assottigliò gli occhi fino a farli divenire due fessure e gli rivolse uno sguardo severo.

-Uh,sei davvero arrabbiato fratello! Non mi chiami mai con il mio secondo nome!- proferì prima di sospirare e alzare le mani in segno di resa- okay, okay, Lilian mi ha cacciato fuori da casa, ancora.-

- E posso sapere perché, di grazia?- Joseph pareva esasperato.

-  Beh, sai quella ragazza della pista di pattinaggio?-

- Quella che hai fatto cadere a terra rovinosamente perché pattini peggio di come inventi scuse?!- sorrise appena il minore

- Si, d’ accordo! Ma non è questo il punto, comunque! Il fatto è che ci sono uscito.-

- Di nuovo?! – lo rimproverò Joseph.

-  Si. Joe, non puoi capire…lei è fantastica! Non posso fare a meno di vederla- sospirò rassegnato il riccio per poi osservare nello specchio il riflesso del fratello che lo fissava confuso.

- Kevin, tu sei già sposato! – esordì poi con un tono di ovvietà – e lei ha dieci anni meno di te!-

- Nove per l’ esattezza! E comunque il mio matrimonio non è felice!- si difese l’ accusato seguendo il fratello che intanto si era vestito e frizionato i capelli un paio di volte  con una salvietta di spugna  per asciugarli e ora gli stava offrendo una birra, invitandolo a sedersi accanto a lui sul divano.

- E dove è finito il << Lily è perfetta per me, sono così innamorato, oh non puoi nemmeno immaginare>>- lo schernì facendogli il verso e ridendo subito dopo.

- Si è andato a schiantare contro il muro come uno dei tanti piatti che mi ha lanciato contro mentre mi gridava di andarmene da casa sua! Quanto mai ho lasciato che ce la comprasse suo padre, accidenti!:-

Joe alzò gli occhi al cielo- Ho idea che tra un po’ dovrò farti da avvocato, sai?-

- Per come si stanno mettendo le cose, meglio prima che poi! –

- Dovrai aspettare- scosse la testa il minore- sono occupato da un caso difficile-

- E sei sottopagato come sempre?- rise il giovane dagli occhi verdi come smeraldi.

- Molto spiritoso- gli sorrise l’ altro, di rimando – e comunque i soldi non sono la cosa che più mi preoccupa. È complicato e ho paura di non farcela-

- Ce la farai- Kevin gli accarezzò una spalla con fare fraterno.

- Lo spero! Allora, per quanto ti fermerai?- chiese poi il padrone di casa.

- Oh, mmh, non saprei…qualche giorno, o giù di lì!- borbottò con fare confuso.

- Un paio di mesi?- Joseph conosceva il fratello meglio delle proprie tasche.

- Probabile!- ammise in fine l’ interessato con rassegnazione.

- Afferrato! Vado a preparare la tua stanza!- ma si bloccò a metà strada- tanto per curiosità, come si chiama questa misteriosa e fin troppo giovane ragazza per cui hai perso la testa?-

- Danielle- e in quel momento i suoi occhi brillarono di una luce che Joe non aveva mai visto.

***                                                                                                                          

-        -Demetria? Pronto?-

-      -  Si, scusami. Ero sovrappensiero, dicevi?

-     -   Stavo pensando che sarebbe molto utile tenere in considerazione il parere di Christopher.-

La donna dall’ altra parte della cornetta aggrottò le sopracciglia – Joseph, è un bambino di quattro anni!-

-       - Lo so perfettamente, ed è proprio per questo che voglio parlargli. So per certo che non dirà bugie e se ci confesserà di non essere felice o di essere maltrattato a casa del padre, saremo già a metà strada. La giuria terrà principalmente conto del benessere del bambino, qualunque sia il verdetto- spiegò paziente l’ interrogato, sorridendo compiaciuto della sua tesi.

-        -Interessante- ammise la donna – non avevo mai pensato alla situazione dal punto di vista di Chris, potrebbe funzionare! Si, facciamolo.-

-       - D’ accordo. Ora dovremo richiedere la possibilità di trascorrere per lo meno un paio di pomeriggi insieme al bambino! Così potrai anche approfittare per rivederlo!-

Il suono della voce di Joseph era dolce e rassicurante e la giovane non potè che sentirsi sollevata all’ idea di stringere il suo bambino prima del previsto.

-        -Cercherò di avere i permessi il prima possibile, intanto mi piacerebbe aggiornarti riguardo a ciò su cui ho lavorato  in questi giorni-

-       - Oh certo, potremmo vederci nel tuo ufficio e- ma non riuscì a terminare la frase perché l’ avvocato la interruppe.

-        -Oppure potrei offrirti un pranzo. Mi farebbe piacere! Facciamo per la una alla tavola calda proprio di fronte al parco, accanto alla farmacia dove hai preso quelle pastiglie, la volta scorsa. – sembrava veramente entusiasta e ciò indispettiva Demetria non poco. Dopo tutto, lui era semplicemente un suo assunto e gli appuntamenti dell’ ultimo minuto non erano previsti nel suo contratto lavorativo.

-        -Senta, avvocato- lo tentò di riprendere tornando a dargli del lei- le ho già detto che il suo metodo lavorativo non mi piace per n- ma ancora una volta si fermò a causa dell’ insistente “ tu, tu” che proveniva dall’ altro capo del telefono.

Alzò gli occhi al cielo – È pazzo, completamente svitato. – Eppure, mentre pronunciava quella frase le sue labbra carnose e dai contorni ben definiti non poterono che incresparsi in un sorriso. Tra un paio d’ ore lo avrebbe rivisto e,infondo ,l’ idea di pranzare con lui non gli dispiaceva più di tanto. Anzi, tutto il contrario.

 

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