Senza Dubbio

di FallingInLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il reggiseno ***
Capitolo 2: *** Il viaggio ***
Capitolo 3: *** Dormire alla stazione ***
Capitolo 4: *** Per te ***
Capitolo 5: *** L'incenso ***
Capitolo 6: *** Rincorrendo il sole ***
Capitolo 7: *** Dubbi ***
Capitolo 8: *** Prenditi cura di me ***
Capitolo 9: *** Voglie non platoniche ***
Capitolo 10: *** Mi metto a nudo ***
Capitolo 11: *** In pericolo ***
Capitolo 12: *** Il confine ***
Capitolo 13: *** La verità ***
Capitolo 14: *** Oltre ***
Capitolo 15: *** Piromane nata ***
Capitolo 16: *** Musa Ispiratrice ***



Capitolo 1
*** Il reggiseno ***



CAPITOLO 1. Il reggiseno


Bianco o nero? Nero o bianco? Questo è il dilemma..

Sbuffando, mi guardai dubbiosa allo specchio, rimettendomi l'accappatoio e arrovellandomi su quella questione di vitale importanza.

Avevo sempre pensato che se una cosa la vuoi davvero, lo sai a prescindere da tutto: da tutte le altre scelte che hai, da tutte le idee che gli altri cercano di metterti in testa e persino da tutte le stronzate che cerchi di metterti in testa da sola.

Ma quel ragazzo evidentemente stava sconvolgendo i miei equilibri (ormonali e mentali).

DRIIIIN!

La campana della salvezza!

Mi precipitai alla porta di casa, dove vivevo da sola già da qualche mese, e mi ritrovai davanti niente di meno che l'Arcangelo Gabriele; solo che si chiamava Mirko, e io non ero Maria ma semplicemente Ludovica.

-Ma quanto ci hai messo?! -lo accolsi con estrema gentilezza.

-Le persone importanti devono sempre farsi aspettare, lo sai -mi rispose lui a tono, chiudendosi la porta alle spalle mentre mi seguiva in camera -E poi sono venuto appena hai chiamato

-Mi serve il tuo aiuto -esordii

-Scommetto che c'entra Riccardo -si sedette sul letto, con aria maliziosa ma non annoiata.

Era proprio questo che mi piaceva di lui: con Mirko potevo stare a parlare per ore senza che lui si annoiasse mai, persino quando lo stressavo con Riccardo o peggio ancora con i miei “film mentali”, ovvero tutte le mie fantasie demenziali. Anch'io lo ascoltavo sempre quando voleva parlarmi ma, inevitabilmente, se apriva una discussione sui motori di qualche automobile dalla marca impronunciabile, partivano gli sbadigli.

-Ovvio che c'entra Riccardo, ma stavolta è diverso -un brivido mi scosse mentre mi ascoltavo pronunciare quelle parole -mi ha chiesto di uscire. Fra.. -lanciai un'occhiata alla sveglia sul comodino -mezz'ora.

-Ah, così si è svegliato finalmente!

Riccardo aveva un anno più di me, lo avevo conosciuto all'università. Alto, biondo, fisico di chi fa pallanuoto a livello agonistico. Quella sera era il nostro primo appuntamento: come avreste potuto biasimare la mia ansia?

-Su cosa ti devo consigliare? -mi chiese Mirko divertito della mia espressione tesa; lo avrei volentieri preso a pugni, ma mi serviva vivo, almeno nei prossimi dieci minuti.

-Questo -risposi per poi aprire di scatto l'accappatoio.

Ebbi la mia vendetta sul suo divertimento: lo vidi sgranare gli occhi, lo sguardo perso sulle curve del mio corpo decisamente poco coperte da quel completino di pizzo nero.

-Hai.. intenzioni serie -constatò deglutendo e riportando con fatica lo sguardo ai miei occhi -Mi piace come ragioni!

-Certo -risposi. Come avrebbe potuto non essere così? -ma sono indecisa fra questo completino e quest'altro bianco -e gli mostrai un altro reggiseno, più semplice e meno provocante ma dotato di un eccellente push-up.

-E mi hai chiamato per questo?

-Di' che ti dispiace -lo stuzzicai rimettendomi davanti a lui e senza preoccuparmi di chiudere l'accappatoio.

L'amicizia che c'era fra noi era semplice e spontanea, senza troppe regole o eccessivi confini. Ci eravamo conosciuti tra i banchi di scuola, alle medie e penso che se non fosse stato per lui, avrei odiato ogni singolo giorno di quegli otto anni.

-Non è mai un dispiacere -rispose lui -meglio bianco.. se vuoi farlo sudare sette camicie per fargli venire un'erezione.

La scimmia e la sua finezza, parte prima.

Ma agli uomini bisognava sempre spiegare tutto, persino l'ABC?

-Lo so che è meglio quello nero a vedersi.. ma io mi riferivo al tocco.

Mirko aggrottò le sopracciglia -Vuoi che ti tocchi le tette?

Mi fece ridere il suo palese stupore -Sei un uomo, hai il cromosoma Y.. le mie due X non riescono a darmi consigli su questo.

-Hai qualcosa di molto più eloquente delle X -rispose fissandomi il seno

-Mi vuoi aiutare, sì o no? -incalzai. Il tempo stringeva e io volevo essere al meglio.

-Farò questo enorme sacrificio -rispose lui alzandosi tutto contento, lungi dall'espressione di chi sta andando al patibolo.

Si avvicinò, e io rimasi dov'ero, le mani sui fianchi, ad aspettare il verdetto. Appoggiò cautamente le mani guardandole attentamente (le tette, non le mani), poi sollevò lo sguardo verso il soffitto rimanendo a pensare.

-Allora?

-Aspetta, mi sto concentrando.

-E devi proprio farlo lasciando le mani lì?

Non mi stava dando fastidio, il suo tocco non era né invadente né esagerato ma mancava sempre meno all'appuntamento.

-Shhht, lasciami fare mentre mi approfitto di te -rispose

Gli diedi una pacca sulla spalla, allontanandolo.

-Hey, me lo hai chiesto tu! -protestò

-Sì, ma ora tocca al bianco -e gli diedi le spalle cambiando velocemente reggiseno.

-Toccare e non guardare? Mi sembrava fosse il contrario..

-Prova a sbirciare e ti ammazzo -lo minacciai per poi voltarmi di nuovo, con indosso l'altro reggiseno

-Complimenti allo stilista -commentò ammirando i miracoli del push-up.

-Allora è questo il tuo giudizio?

-No, no, devo fare le cose serie -rispose prontamente, e io non mi opposi quando le sue mani, lentamente, si posarono di nuovo su di me

Adesso però non vorrei che intendeste male: sì, insomma, ero lì a farmi “testare” o meglio tastare da Mirko con in mente un bel programmino per la serata con Riccardo.

Ma non ero una così.

Era da tanto che mi piaceva Riccardo, ed era per questo che non volevo aspettare oltre e cogliere al volo l'occasione; Mirko invece era il mio migliore amico, che pur andando a letto tutte le notti con una ragazza diversa, riusciva ad avere per chissà quale motivo un rapporto normale con me.

Oddio, normale forse era un parolone vista la situazione...

-Le tue tette stanno bene ovunque, Nina

Ecco, appunto. Mentre mi chiamava con quel solito buffo soprannome di sua invenzione (che non avevo mai capito cosa c'entrasse effettivamente con il mio nome), tirò giù le mani.

-Tutto qui il tuo aiuto? -chiesi, sentendomi punto e accapo.

-Ma -disse allora -sono per il pizzo nero: il push-up te le farà pure straboccare, ma alla fine è la sostanza che conta.. e il pizzo attizza parecchio

-Ok -risposi sollevata -Non mi resta che..

DRIIIIIN!

Merda.

-Oh no! -esclamai -Perché l'unico uomo sulla terra che arriva in anticipo me lo becco io?

-Potresti uscire mezza nuda così almeno capisce subito dove vuoi arrivare

Gli tirai un cuscino, seguito subito dall'accappatoio che mi ero tolta al volo

-Dov'è il vestito? -mi chiesi guardandomi intorno; sì, il vestito, perché Riccardo aveva detto che mi avrebbe portata in un posto elegante

-Mi è sempre piaciuto il tuo tatuaggio -fu la risposta di Mirko mentre fissava il piccolo delfino che mi ero fatta tatuare a sedici anni sulla spalla sinistra a insaputa dei miei (poi quando d'estate al mare mi avevano beccata, ne avevo viste delle belle).

-Dà un senso di spensieratezza -aggiunse

-Che c'entra il mio tatuaggio, adesso? -chiesi trovano il vestito e infilandolo al volo-Passami quelle scarpe -e gliene indicai un paio con uno scomodissimo quanto fantastico tacco.

-Sono trampoli o scarpe? -mi chiese osservandole dubbioso

-Spiritoso -risposi strappandogliele dalle mani

DRIIIIN!

-Un po' impaziente.. e ancora non ti ha toccato le tette!

Almeno i capelli erano a posto.. presi al volo la borsa e guardai Mirko -Magari non uscire adesso, potrebbe capire male.

Lui annuì, ma aveva l'aria assorta mentre mi osservava

-Che c'è? -chiesi preoccupata guardandomi allo specchio per la milionesima volta

-Niente.. -rispose -è solo che sei bellissima -sorrise.

Mi resi conto dopo qualche istante di starlo ancora fissando

-Grazie -risposi, stranita.

Mirko era un rapper. Uno di quelli conosciuto da tutti i ragazzi nella nostra cittadina, ma sconosciuto appena mettevi un piede altrove. Quando l'avevo conosciuto a 11 anni con le guance ancora lisce, si stava solo affacciando su quel mondo musicale, ma adesso era diventato veramente bravo, e nel gruppo c'era anche suo fratello minore, Nick.

Tutto questo per dire che ero abituata a sentirlo parlare di sesso, birra e donne in rima quasi in tutte le sue canzoni, oltre che a voce. Ma un complimento così casto, puro e semplice capitava di rado.

-Però non è da te -aggiunse smontando tutto mentre guardava dubbioso i miei tacchi e la mia scollatura.

DRIIIIN!

-Devo scappare! -mi scossi dai miei pensieri -Hai le chiavi, no?

-Sì, tranquilla: darò 4 giri

-Bravo

Vivevo da sola in quell'appartamento perché era vicino all'università, mentre casa dei miei si trovava fuori città. Mirko era l'unico oltre me ad avere le chiavi, nel caso io avessi perso il mio mazzo (cosa possibilissima data la mia testa vuota).

Lo salutai di corsa, poi aprii il portone trovandomi davanti Riccardo, bello da togliere il fiato come al solito. Mi sorrise, 32 denti bianchi e perfetti.

-Ciao -esordì -sei splendida

Due complimenti in meno di due minuti, wow!

-Grazie -risposi -anche tu

Sono un'idiota.

Stavo già pensando ai modi più crudeli e orribili per torturarmi dopo quell'uscita decisamente infelice e impacciata, quando lui mi sorrise e mi porse la mano; forse non ero stata così pessima dopotutto..

Mano nella mano, ci dirigemmo verso la sua auto, parcheggiata quasi di fronte al portone, e lui mi aprì persino lo sportello.

Mentre guidava con tranquillità, mi chiese dell'università, dei miei programmi e quel che mi fece più piacere è che sembrava realmente interessato, non erano solo una domande per fare conversazione.

La serata prometteva bene..



°°°


Mirko tese l'orecchio, mentre si acquattava zitto, zitto contro il muro.

-Ciao. Sei splendida

Banale e prevedibile pensò dentro di sé alzando gli occhi al cielo. Non lo aveva detto a Ludovica, ma quel tizio non gli ispirava molta simpatia.

-Grazie.. anche tu.

Piccola e dolce bambina pensò scuotendo la testa con un sorriso. C'era sempre stato quel lato ingenuo nel carattere della ragazza che andava contro il suo vestito attillato, la sua terza di pizzo nero e i suoi trampoli, mettendone in risalto la vera essenza. Lei la odiava.. lui invece non perdeva occasione di prenderla in giro e scherzarci su.

Sentì la porta chiudersi, ma aspettò un po' prima di andarsene.

Certo, di lì a poco quella casa avrebbe visto scintille partire dal letto e lui non voleva certo essere presente, ma non voleva nemmeno rovinare la serata a Ludovica facendosi vedere dal biondone che l'accompagnava.

Si accomodò sul divano, rassegnandosi ad aspettare almeno cinque minuti ma non tollerando oltre.

D'un tratto, gli squillò il telefono.

-Pronto?

-Ciao, tesoro -rispose una voce suadente e nota dall'altra parte

-Giada! Che combini?

-Niente -rispose con voce sin troppo innocente -mi stavo annoiando.. non è che ti andrebbe di venire a trovarmi?

Mirko si alzò, pregustando già l'interessante nottata -Dove sei?


°°°


Quasi non ci credevo.

Avevo la schiena contro la parete gelata del muro, ma dentro era tutta un fuoco, con i baci di Riccardo che annegavano il mio collo.

Non so bene come ci fossimo arrivati. Dopo cena mi aveva riaccompagnato a casa, io lo avevo invitato a entrare per “bere qualcosa”, ed ora eccoci lì.

Mi sfilò velocemente il vestito e solo a quel punto ricordai con un certo rammarico di non essermi cambiata reggiseno e di aver tenuto quello bianco senza pizzo.

Poco importava, tanto Riccardo nemmeno lo vide, gli importò solo di sganciarmelo per poi chinarsi sui miei seni nudi. Reclinai il capo all'indietro, andando quasi a sbattere contro il muro, ma cosa me ne poteva importare del dolore fisico quando avevo le mani sui suoi fantastici pettorali nudi?

Mi sollevò tenendomi ancora appoggiata contro la parete e con le mani sotto le mie cosce; potevo sentire la sua eccitazione premere contro le mie mutandine e mi si mozzò il fiato.

Mi piaceva la foga con cui mi baciava, anche se forse era un tantino esagerata.

A un tratto non sentii più il muro contro la mia schiena e capii che mi stava portando sul letto; mi adagiò sulle coperte, poi si slacciò velocemente i jeans, sfilandosi anche i boxer; avrei fatto lo stesso con le mie mutandine se non vi fosse arrivato prima lui.

Adesso eravamo nudi, e continuava a baciarmi e accarezzarmi, mentre i nostri gemiti riempivano la stanza. Provai a spingerlo di lato, per poi potermi mettere a cavalcioni su di lui, ma Riccardo si avventò nuovamente sui miei seni e rinunciai.

Lo sentii muovere il bacino sempre più verso il mio, e chiusi gli occhi in attesa di quel contatto magico che bramavo da tempo.

Entrò dentro di me, senza troppa delicatezza, ma la mia eccitazione riuscì a fare da cuscino alla sua impazienza.

Si muoveva svelto e devo dire che il fatto che non lasciasse fare niente a me mi irritava non poco.

-Riccardo..

-Dimmi, principessa

Principessa? Mi ripetei perplessa

-Oddio, mi fai impazzire -aggiunse con voce roca, quasi strozzata.

Cosa? Possibile che già..? Proprio così: ancora pochi istanti, il suo volto pieno di piacere, e poi tornò a sdraiarsi accanto a me, con il respiro affannoso e un'espressione soddisfatta.

Un momento.. significava che la nostra notte d'amore era già finita? Era già finita e io non avevo nemmeno..?

Ero rimasta immobile dall'istante stesso in cui aveva abbandonato il mio corpo, le gambe non molto elegantemente aperte e lo sguardo dubbioso verso il soffitto.

-Sei stata magnifica -mi sussurrò prendendomi fra le sue braccia.

Sì, era già finita e io non sapevo se essere arrabbiata con lui o con me stessa.

Be', può capitare mi dissi. Si sa che i ragazzi vengono prima, e lui magari non si era accorto che io ancora non..

Insomma era Riccardo, il mio sogno numero uno da mesi ormai, e quella era stata solo la prima delle tante notti che avremmo passato insieme.. perché tenergli il broncio?

Mi lasciai cullare mentre mi baciava la spalla.

-Dormi qui stanotte? -gli chiesi sperando ardentemente che la risposta fosse sì. Mi sarei sentita troppo sola senza lui accanto a me, soprattutto dopo essere rimasta così.

-Mi dispiace tantissimo, Ludy, ma proprio non posso. Devo tornare a casa stanotte -rispose con un sussurrò che s'infiltrò fra i miei capelli e che mi gelò il sangue.

E poi.. Ludy? Più che un diminutivo mi sembrava la versione storpiata di “Lucy”.

-Oh.. capisco -decisi di sciogliere l'abbraccio e mi misi a sedere

-Sei arrabbiata? -chiese imitandomi

-No -risposi e non sapevo nemmeno io se fossi sincera o meno; è che avevo aspettative del tutto diverse per quella serata

-Bene. Allora ci vediamo domani all'università?

-Certo -mi sforzai di sorridere mentre lui si alzava e si rivestiva

-Buonanotte bellissima -mi baciò teneramente -Non alzarti, vado da solo

-Ok..

-Sogni d'oro

Ascoltai i suoi passi percorrere il piccolo corridoio, poi il rumore del protone che si chiudeva.

Avevo fatto l'amore con Riccardo. Ok, non ero venuta ma lui era stato comunque carino con me.. perché mi sentivo uno schifo?

Mi girai su un fianco avvolgendo le morbide e calde coperte attorno al mio corpo nudo e insoddisfatto, sperando che il sonno arrivasse presto.

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Ciao a tutte e benritrovate a chi mi conosce già:)

Mi presento: sono una ragazza come tante che ama scrivere e questa è la mia ultima “creazione” xD

Chiedo umilmente perdono a chi ha letto le altre mie storie e mi aveva chiesto di pubblicarne altre: lo so che sono sparita per dei mesi, ma mi serviva tempo per scrivere con calma questa storia. Comunque, eccomi qua!

Spero che vi abbia fatte divertire questo primo capitolo e che non vi abbia scandalizzato troppo la scena del “tocco” xD

E' la prima volta che metto una scena "sconcia" nel primo capitolo.. brutta idea??

La storia ruoterà attorno a questi tre personaggi che vi ho appena presentato, protagonista assoluta sarà però questa ragazza un po' matta di nome Ludovica, detta Nina; nel prossimo capitolo farete anche la conoscenza della sua migliore amica, Nadia.

Ecco le loro identità: Ludovica, Mirko, Riccardo ,Nadia

Come avrete già capito, l'amicizia tra Mirko e Ludovica è un po' fuori dal comune, e proprio questa sua caratteristica, unita al fatto di non avere confini precisi o prestabiliti, potrebbe dare dei risvolti interessanti nel corso dei capitoli.. ma non dovete dimenticare che lei ha letteralmente perso la testa per questo Riccardo anche se, a quanto pare, non è un granché almeno a letto..

Ok, ho già parlato troppo xD

Se sono riuscita a incuriosirvi, ci sentiamo nel prossimo capitolo!

Un bacione a tutte voi :D

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Capitolo 2
*** Il viaggio ***


CAPITOLO 2. Il viaggio


-..E poi come è andata?

Era estenuante sentire Nadia che mi chiedeva dettagli mentre avevo ancora addosso il malumore della notte prima.

-E poi abbiamo fatto l'amore -tagliai corto

-Grazie, fin lì c'ero arrivata.. ma come è andata? -ripeté petulante

-Già, dicci un po' come se la cava Mr. Figo

Perfetto, ci si metteva pure quel cretino di Mirko (e per giunta con aria decisamente strafottente) a rincarare la dose! Avrei dovuto fare più attenzione nello scegliermi le amicizie.

Eravamo tutti e tre nell'atrio dell'università ad aspettare che iniziassero le consuetudinarie lezioni; Riccardo non era ancora arrivato.

-Normale -risposi, sperando invano di cavarmela così.

Nadia e Mirko si scoccarono uno sguardo scettico.

-Fremevi all'idea, e avevi giurato di raccontarmi tutto -mi ricordò Nadia -perché adesso fai la misteriosa?

-Forse era poco dotato -fece Mirko in un sussurro del tutto udibile che fece scoppiare a ridere Nadia -Poverino, fortunatamente io non ho di questi problemi..

-NON era assolutamente poco dotato -risposi ad alta voce e facendo giare parecchie teste lì intorno -è solo che.. nsonvta

-Eh?? -chiesero i due in coro

Sbuffai rassegnandomi. Che impiccioni! -Non sono venuta -ripetei a voce più bassa

Nadia spalancò la bocca e Mirko scoppiò in una fragorosa risata

-Complimenti a Mr.Figo! -esclamò

-Può succedere -replicai con stizza

-Va be' ma le coccole dopo l'amore? -chiese la carinissima e dolce Nadia che in quel momento avrei volentieri strozzato e trucidato senza pietà -Quelle saranno andate meglio, spero..

-Se ne è andato -risposi a mezza bocca -doveva tornare a casa

Nadia deglutì e Mirko smise di ridere.

-Oh, ma che volete?! -sbottai -Mica potevo legarlo!

-Magari gli sarebbe piaciuto..

Tirai un cazzotto tutt'altro che leggero sulla spalla di Mirko in risposta alla sua allusione per niente velata.

-No, infatti non potevi.. -fece Nadia, sempre con quell'espressione di sconcerto -Solo che.. cavolo..

-Ti ha trattata in modo squallido e non sa neanche usare l'arnese in modo decente: che cavolo ci fai con uno così? -ripartì Mirko, ma stavolta senza la minima traccia di ironia.

-Non lo conoscete, non potete giudicare -replicai -è stato carino per tutta la sera, non è colpa sua se doveva tornare a casa

-21 anni ed è ancora attaccato alle gonnelle di mamma.. wow! -commentò ancora lui

-Eccolo! -esclamai a un tratto, vedendo la sua auto fermarsi in un parcheggio là vicino -Ora vedrete -gongolai soddisfatta

I due si scambiarono un altro sguardo, ma non me ne curai, perché Riccardo stava venendo verso di me con il suo solito sorriso magnifico e perfetto.

-Hey -mi salutò per poi attirarmi a sé e baciarmi con passione, mentre con le mani mi stringeva i fianchi. Io ricambiai con altrettanta passione, e quando mi lasciò andare gli sorrisi

-Come va? Senti scusa, devo scappare ho lezione fra cinque minuti -disse senza neanche darmi il tempo di rispondere alla domanda; il mio sorriso s'incrinò leggermente -Ci vediamo a pranzo?

-Sì.. certo -risposi, ma era già sparito.

Sentivo quattro occhi puntati sulla mia schiena -Non. Una. Parola. -dissi a Mirko e a Nadia senza voltarmi, per poi raggiungere l'aula.


Così non funziona.

Non potevo negarlo. Stavo lì con il piatto già svuotato davanti, mentre Riccardo parlava del torneo di rugby con i suoi due amici, tutti e due grandi e grossi come lui, Ale quello castano e Yan quello bruno.. o forse il contrario, ma non mi importava molto.

Avevo cercato di inserirmi nella conversazione, il rugby mi piaceva anche se non quanto kick boxing, lo sport che praticavo sin dal liceo; ma tutte le mie domande non avevano ricevuto risposta e i miei commenti erano stati ignorati.

Qualche tavolo più in là invece, vedevo Mirko e Nadia conversare vivacemente e sciogliersi molto frequentemente in sonore risate. Dovevo considerarmi anormale desiderando segretamente di essere seduta là con loro invece che con tre rugbisti palestrati?

Forse no, data la situazione.

Avevo deciso, stavo per alzarmi e andarmene: ragazzo dei miei sogni quanto ti pare, ma poi, se oltre ai miei film mentali non succedeva niente, arrivederci e grazie.

Proprio in quel momento però Riccardo posò la mano sulla mia.

-Tutto bene? -mi chiese sottovoce e solo allora mi accorsi che Ale e Yan stavano ancora discutendo

Risposi con una specie di smorfia, che lui interpretò bene.

-Scusa, mi sono fatto prendere dal discorso -disse accarezzandomi il dorso della mano con i polpastrelli -Ti va di fare due passi fuori, solo io e te?

Ragazzo dei mie sogni: +1

Incazzatura: -10

-Perché no? -acconsentii di buon grado

Lui sorrise e si alzò porgendomi la mano: eccolo, il Riccardo che mi piaceva tanto.

La presi e, mentre ci allontanavamo senza che i suoi amici nemmeno se ne fossero accorti, mi voltai verso Nadia e Mirko che non stavano più parlando tra loro ma che ci guardavano, lei speranzosa e lui piuttosto riluttante.

Mentre passeggiavamo nel cortile, mi cinse le spalle con un braccio e io mi appoggiai contro il suo fianco.

-Mi è piaciuto stare con te te l'altra sera -mi disse scoccandomi un bacio sulle labbra subito dopo -Ti va di rifarlo?

E c'era da chiederlo?

-Certo -risposi -ma questa volta il posto lo scelgo io -aggiunsi, per niente felice all'idea di strizzarmi di nuovo in quel vestito troppo elegante per i miei gusti.

-E dove ti piacerebbe andare? -mi chiese

-Mmm.. -finsi di pensarci su mentre mi fermavo davanti a lui e cominciavo a far scorrere lentamente le dita sul suo torace -che ne dici di quel posticino carino vicino a casa mia? Così ceniamo e poi... possiamo gustarci il dessert da me -dissi con un tono di voce che lasciava trasparire chiaramente il doppio senso della frase.

Lui mi accarezzò la vita, risalendo quasi fino a sfiorare i seni; le sue labbra erano vicinissime alle mie quando mi sussurrò -Perché non saltiamo la cena e passiamo subito al dolce?

Eh no, non potevo concedermi in quel modo!

-E dove sarebbe la parte migliore? -chiesi sfiorando con un dito il suo labbro inferiore -quella dell'attesa, quando tutto può succedere..

-Quando non immagini nemmeno cosa mi passa per la testa vedendoti e non potendoti toccare -mi corresse per poi scostare il mio dito e baciarmi con un certo trasporto, mentre i nostri corpi aderivano completamente -Ma se ti fa così piacere farmi impazzire, va bene

Io risposi con un'espressione furbetta, mordicchiandomi un labbro. Quella sera avremmo fatto l'amore come si deve.

-Passi a prendermi alle otto?


°°°


-Andate a pagina 365; come vedete la funzione, è..

-Hey?

Distolsi lo sguardo dal professore che spiegava, e mi girai verso Nadia, nel posto accanto al mio che cercava di attirare la mia attenzione

-Che c'è? -le chiesi

-Sei taciturna oggi. Che succede?

-Sto cercando di seguire

-Come no -rispose scettica ammiccando al mio foglio pieno di scarabocchi e disegnini anziché di appunti. Be' ho detto che stavo cercando di seguire, non che ci stavo riuscendo ..e come avrei potuto con tutti i pensieri che mi portavano inesorabilmente e copiosamente nella stessa direzione?

-C'entra la misteriosa seconda serata con Riccardo?

-Perché misteriosa? -evitai di rispondere

-Perché è stato una settimana fa, se non sbaglio, e non sono riuscita a cavarti di bocca nemmeno un piccolo riferimento

E ti credo: ero andata avanti tutta la settimana evitando domande sue, di Mirko o di chiunque altro.

-E cosa ti fa credere che ci riuscirai oggi? -ormai ero bravissima

-Perché mi sono rotta le scatole di questo tuo giochetto e del tuo continuo malumore. Rispondi: cosa c'è che non va con Riccardo?

Ok, forse non ero così brava come credevo.

Sospirai rassegnata lanciando un'occhiata furtiva al professore. In fondo se non a Nadia a chi potevo parlarne? -Non è andata.. benissimo

-Cioè?

-Shhhhht! -fece una ragazza qualche fila più avanti, voltandosi a guardarci male; le risposi con una linguaccia, stile bambina di due anni.

Anche Mirko, seduto vicino a Jason, il bassista del loro gruppo, si voltò incuriosito verso di noi, ma la mia attenzione era rivolta a Nadia.

-Cioè -risposi, a voce più bassa- a cena è stato carino come al solito e voleva pagare anche la mia parte ma gliel'ho impedito. Poi però.. -sbuffai -come l'altra volta

-Che vuol dire come l'altra volta?

Ok, se fossi stata con Mirko a questo punto mi sarebbero saltati i nervi, perché lui avrebbe sicuramente cominciato a prendere in giro sia me che “Mr. Figo”, ma anche Nadia non scherzava: possibile che mi dovesse proprio far dire tutto senza arrivarci da sola?!

-Non sono venuta. Di nuovo.

-Oh.

Alleluia.

Corrugò le sopracciglia -Ma è davvero così svelto?

Sbuffai -Non.. non voglio parlare di questa cosa. Ma più del fatto che usciamo solo quando vuole lui. Per esempio giovedì gli avevo chiesto di venire da me.. ma aveva da fare. Allora gliel'ho richiesto venerdì, ma aveva da fare anche quella sera

-E non ti ha detto cosa aveva da fare?

-Devi proprio sottolinearlo?

-Scusa

-No, scusa te -mi massaggiai una tempia -Sono isterica e non è nemmeno il periodo del ciclo! Che bella fregatura, eh?

Nadia soffocò una risata, mentre l'ultima lezione del pomeriggio finiva e il prof si congedava.

Uscimmo in cortile e ci salutammo.

-Se vuoi posso venire da te -si offrì, premurosa come sempre

-No, grazie Nadia -risposi riconoscente -Oggi mordo, è meglio non starmi intorno

-Come ti pare.. ma se vuoi compagnia, chiama

-Va bene

La guardai allontanarsi, fino a quando sobbalzai a causa di una voce alle mie spalle

-Hey!

-Che diavolo..?! -esclamai per poi voltarmi -Mirko! -e chi poteva essere?

-Tutto ok?

-Prima che mi spaventassi a morte sì -risposi con una certa acidità

-A cosa stavi pensando?

-Niente -mentii ma, ovviamente, a Mirko non la davo a bere.

Mi guardò storto, poi finse di guardarsi in giro per un po' -Dov'è Mr. Figo?

Se fossi stata una tigre gli avrei ringhiato contro -Ma volete lasciarmi un po' in pace con questa mania di Riccardo?! -sbottai

-Ok, ho centrato il nocciolo della questione

-Non ci voleva un genio -ribattei con una faccia da schiaffi, poi distolsi lo sguardo, sperando di impedirgli così di leggermi tutto l'amaro che avevo dentro.

Lui rimase in silenzio, e dopo qualche secondo la cosa cominciò a preoccuparmi.

-Ce l'hai una giacca pesante? -mi chiese a un tratto.

-Cosa?

-Una giacca pesante -ripeté, paziente -ti voglio portare in un posto, ma fa più freddo di qua. Ce l'hai?

-Emh.. sì, a casa -risposi colta alla sprovvista

-Perfetto -commentò avviandosi

-Ma.. cos'hai in mente? -gli chiesi seguendolo

Lui scrollò le spalle -Hai bisogno di distrarti, e io ti aiuto a farlo.

-E ci vuole una giacca pesante per farlo?

-E un biglietto del treno -aggiunse -lo facciamo sul momento, non ti preoccupare

-Ok, non ci sto capendo niente

-Non importa

I miei nervi tesi si agitarono pericolosamente, ma non arrivarono al punto di rottura: se da un lato sottostare ai malefici e sconosciuti piani di Mirko mi irritava, dall'altra parte mi incuriosiva. Dove mi stava portando?

-Potrei sapere almeno dove siamo diretti?

-A casa tua a prendere la giacca

-Sì, ma dopo?

Sorrise, enigmatico -Credi davvero che te lo direi?

O mi impuntavo fino a fargli sputare il rospo o mi rassegnavo a seguirlo; optai per la seconda, senza però risparmiarmi di assillarlo per tutto il tempo cercando di scoprire la nostra destinazione ignota.

Non cedette per tutto il tragitto fino alla stazione e non sembrava nemmeno infastidito dalla mia insistenza; sembrava si stesse.. divertendo.

Mi chiese un tot di euro, tirandone fuori a sua volta la stessa cifra e poi andò da solo a fare i biglietti; timbrò anche il mio senza mai lasciarmi spiare la destinazione.

Quando fummo sul binario e ci fu l'annuncio d'arrivo del nostro treno, appresi che eravamo diretti verso nord.

-Ma non me lo vuoi proprio dire? -tentai ancora un volta quando ci fummo seduti, cercando di sottolineare quanto fosse crudele da parte sua tenermi all'oscuro.

-No -rispose tranquillo, più a suo agio che mai. Si sistemò meglio sul morbido sedile imbottito e lanciò uno sguardo fuori dal finestrino -Si parte -annunciò -Ti va di giocare a UNO?

-Come?

Lui mi rispose tirando fuori il mazzo di carte.

Giocare a UNO era il nostro passatempo per eccellenza quando ci aspettavano viaggi del genere. Da ogni camposcuola ad ogni vacanza con gli amici, durante il viaggio era d'obbligo per noi fare almeno una partita.

Sentii dipingersi un sorriso sul mio volto -Come ai vecchi tempi

-Quali vecchi? -mi chiese accigliato cominciando a mescolare -Sono attualissimi e sempre lo saranno

-Ok!

Eravamo 5 a 3 per me (con sua grande disperazione) quando mi disse che dovevamo scendere. Non avevo nemmeno fatto caso all'annuncio appena passato così, appena fummo scesi, mi affrettai a leggere su un cartello: Milano centro.

-Ta-daaa -fece lui con un mezzo sorriso

-Milano -ripetei più a me stessa che a lui -è dove sei cresciuto

Mirko aveva una storia abbastanza incasinata alle spalle, di cui non parlava molto nemmeno con me. Sapevo solo che qualche anno dopo la nascita di Nick, il padre li aveva abbandonati e la madre si era trasferita con loro in un'altra città (quella dove tutt'ora vivevano).

Strano che avesse deciso di portarmi proprio lì.. da quel che avevo capito, l'infanzia non era stata un bel periodo per lui.

-Già: Milano -rispose con uno sguardo imperscrutabile -Andiamo? -chiese poi più allegro, sorpassandomi e dirigendosi verso l'uscita mentre il treno ripartiva

-Ma dove? -gli chiesi seguendolo

-Ti farò vedere che questa non è la città squallida che tu pensi.

In effetti non avevo mai parlato bene di quella città. Il punto è che c'ero stata solo una volta con i miei da piccola, ed era stata la vacanza più brutta della mia vita; ma forse avevano giocato tanto anche il fatto che allora ero piccola e lagnosa e che non aveva smesso un attimo di piovere.

Quel giorno invece c'era un bel sole, anche se faceva piuttosto freddo (ecco perché la giacca pesante!).

-Il Duomo l'ho già visto -informai

-Chi ha parlato del Duomo? -rispose, poi controllò l'orario -Abbiamo qualche oretta.. il treno di ritorno parte alle undici e mezzo -disse poi tirando fuori i biglietti di prima che, evidentemente, erano andata-ritorno.

-Ok -risposi -e che facciamo in tutto questo tempo?

-Come sei scettica -mi rimproverò -vedrai -e, inaspettatamente, prese una viuzza sulla sinistra appena usciti dalla stazione.

********************************************







Rieccomi qua :)

Che ve ne è sembrato di questo capitolo??

Mirko, da bravo amico, cerca di tirare su Ludovica, decisamente a terra per colpa di Riccardo, e lo fa a modo suo con un viaggio a Milano, la sua città natale.

Ovviamente io non ho niente contro questa città, mentre a Ludovica non piace molto.. riuscirà Mirko a farle cambiare idea? E come?

Spero di avervi messo una pulce nell'orecchio con questa storia del passato di Mirko.. vedrete che è più complicato di quanto sembri! ;)

Grazie a kia_85 e Alessionix per aver inserito la storia fra le preferite e grazie a EleanoRigby, _bea_, _Scarlet, epril68 e Marti_18 per averla inserita fra le seguite :D

Un bacione a tutte, al prossimo capitolo!

Ps: mi ero scordata di dirvi che rispondo alle recensioni con messaggi privati! Ciaociao!


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Capitolo 3
*** Dormire alla stazione ***


CAPITOLO 3. Dormire alla stazione


-Come sei scettica -mi rimproverò -vedrai -e, inaspettatamente, prese una viuzza sulla sinistra appena usciti dalla stazione.


-Non sono scettica -ribattei -sto solo cercando di capire

-Abbi pazienza -rispose -Non è lontano da qui

-Ma cosa?

-Il parco giochi dove venivo sempre da bambino -rispose, lasciandomi di stucco

-Oh -feci senza sapere minimamente cos'altro aggiungere.

Era strano che mi stesse portando così, come se niente fosse, in posti che fino ad allora avevo sempre pensato che odiasse.

Cioè, non gli avevo mai chiesto più di tanto, specialmente dopo aver capito che a lui non faceva per niente piacere parlarne. A mio avviso certe cose andrebbero dette, per sfogarsi, per sentirsi meno soli.. ma ognuno di noi è diverso, e ad ognuno spetta la decisione di affrontare certe faccende come meglio crede.

Nemmeno Nick parlava molto del padre o di Milano, anche perché ne ricordava poco.

-Eccoci -fece ad un tratto Mirko

Non mi ero accorta di starmi fissando le scarpe, assorta com'ero nei miei pensieri; alzai lo sguardo, trovando davanti a me un grande parco verde, con qualche scivolo e delle altalene qua e là. I bambini scorrazzavano dappertutto, le mamme passeggiavano con le carrozzine e qualcuno leggeva seduto sulle panchine.

Osservai il lungo scivolo tubulare intrecciato e provai a immaginarmi un mini Mirko là dentro.

-Che c'è? -mi chiese -Stai ridendo

-Sto cercando di immaginarti mentre scivoli su quel coso

Lui sorrise -Ho perso il conto delle volte che mi sono sbucciato le ginocchia, sia sugli scivoli che a giocare a calcetto qua in mezzo.

-E tua madre non protestava per tutti i lividi che ti sarai fatto?

Ok, sapevo di doverci andare piano quando si trattava del suo passato, ma vederlo rabbuiarsi così di colpo mi lasciò interdetta. Che avevo detto?

Distolse lo sguardo, e le sue labbra si strinsero in una linea sottile.

-Mia madre.. mi lasciava fare -rispose, celando chissà che cosa.

Capii che era meglio cambiare discorso, e in fretta -Passeggiamo? -gli chiesi

-Sì -rispose mettendosi al mio fianco

Osservai due bambini fingere una sparatoria per poi rincorrersi a vicenda; Mirko seguì il mio sguardo -Noi avevamo molta più fantasia di loro

-Tu e Nick?

-Sì. Quando venivo qua con lui non potevo scatenarmi più di tanto perché dovevo evitare che si facesse male, o almeno provarci.. ma era uno spasso lo stesso.

E cominciò a raccontarmi qualcuno degli aneddoti più divertenti e dei giochi più stravaganti che si erano inventati.

Il sole intanto cominciava a tramontare e decidemmo di sederci su una panchina.

-A volte vengo qua per farmi venire l'ispirazione -confessò

-Qua? -chiesi -A Milano?

Annuì -Precisamente su questa panchina. Non lo faccio spesso, perché il biglietto costa.. però sono capace di buttare giù fiumi di rime quando me lo concedo

-Fammi vedere -lo esortai allora

-Come?

-Inventa una strofa. E guarda che se imbrogli con una già fatta me ne accorgo -certo che me ne sarei accorta: conoscevo tutte le canzoni del suo gruppo.

-Ok -accettò la sfida divertito -dammi un tema

-No -ribattei -fai come fai di solito: guardati intorno e crea

Lui sorrise, forse contento di come avevo appena descritto il suo scrivere canzoni, poi lasciò vagare lo sguardo. Lo osservai incuriosita e interessata e notai che insisteva molto a guardare gli ultimi sprazzi rosso intenso rimasti nel cielo dopo che il sole se ne era andato; tornò a guardarmi un istante e poco dopo era già pronto con una strofa intera
-Anche se spaventati dai giorni che son più brutti
preghiamo per i nostri sogni tutte le notti
tutte le notti nei nostri sogni c'è un po' di realtà
abbiamo negli occhi la luce della libertà
Dobbiamo solo dare il nostro amore a chi lo vuole
capire se è il momento di parlarsi sotto voce
tutto quanto accade in modo rapido e veloce
tutto quanto accade in modo così naturale
a volte ci fa star bene, a volte ci fa star male
e vale la pena di evadere
senza avere regole come le favole
senza la paura di sentirsi inutile

Lo guardai impressionata, conscia che quei versi erano tutti per me -Cavolo, mi aspettavo due o tre rime, non mezza canzone

Lui scrollò le spalle -Un verso tira l'altro, è sempre così

-La fai facile.. io non riuscirei a trovare nemmeno una rima con.. cavolo!

-Questione di abitudine -rispose con una certa soddisfazione -tavolo

-Eh?

-La tua rima con cavolo

-Gatto -lo sfidai raddrizzandomi a sedere

-Matto -mi imitò divertito

-Cioccolato!

-Stellato

Ok, dovevo trovare qualcosa di più difficile -Acquatico!

-Selvatico -rispose in tutta tranquillità

-Sanguinaria! -provai ancora, con una vaga sensazione che la mia espressione dovesse essere proprio come descriveva la parola

-Straordinaria -rispose con un sorriso

-Testardo! -insistei alzandomi in piedi

-Traguardo -rispose in meno di un nanosecondo

-Panorama!

-Brama -rispose ammiccando

-Ok, basta, mi arrendo -gettai al spugna: non era una sfida ad armi pari -sei peggio di un rimario

Lui rise -E se un giorno cominciassi a parlare in rima, oltre che a scrivere?

Lo guardai come chiedendo pietà e lui rise di nuovo -Scherzavo

-Bravo

-Nooo! -esclamò mettendosi le mani fra i capelli con troppa enfasi e guardandomi con gli occhi spalancati

-Che c'è? -chiesi allarmata

-Hai fatto anche tu una rima!

-Che..? -poi ci pensai -Ah.. scherzavo.. e bravo! -realizzai soddisfatta

-Una giornata storica -decretò e io gli tirai una manata sulla spalla -diventerai una rapper professionista

-Smettila! -risposi tirandogli un altro cazzotto.

Finì, a “botte” come di consuetudine, mentre tutti e due ridevamo come matti.

Quando, esausti, ci fermammo, ci accorgemmo che ormai era calata la sera e il parco era deserto.

-Ti va di provare lo scivolo? -mi chiese

-Lo scivolo? Perché secondo te ci entriamo?

Be', ci si entrava perfettamente, ed era anche divertente; la cosa diventò un po' meno divertente quando lui cominciò a spingermi giù in modo da farmi scivolare a tutta velocità e farmi quasi venire i capelli bianchi.

-Tu sei matto -decretai -Non ci sono più abituata a queste cose!

-Nick non si lamentava mai!

-Cosa? Gli facevi queste cose? Ma povero bambino! E menomale che dovevi stare attento che non si facesse male!

Lui rise -Ognuno ha i suoi metodi. Hai fame?

-No -risposi a bruciapelo, poi ascoltai meglio il mio stomaco -Oddio, un pochino sì

Mirko sorrise soddisfatto -Ti porto nel ristorante più buono della città; lo è sin da quando ero bambino

-E non sarà cambiata gestione nel frattempo? -gli chiesi mentre ci avviavamo

-No: sono stato qui con Nick l'estate scorsa e c'erano ancora le stesse persone

-Ok, mi fido di te -risposi apprendendo che anche Nick allora, a volte, tornava nella loro città natale.

Devo dire che il passato di Mirko mi incuriosiva. Non per sapere tutto di tutti, assolutamente no; ma perché capitava spesso, come quel giorno, che appena qualcuno faceva un riferimento anche sottile a qualcosa di preciso della sua infanzia, lui subito si rabbuiava. Io gli volevo bene come a un fratello, e vedere come stava male in quei momenti anche se brevi, mi turbava; se ci fosse stato qualcosa per poterlo far sentire meglio lo avrei fatto..

Comunque, dopo poco arrivammo ad un ristorante semplice e accogliente, con i tavoli quasi tutti pieni.

-Mirko! -un vocione alle nostre spalle. Ci girammo e vidi quello che probabilmente doveva essere il proprietario del negozio

-Jim! -fece Mirko andandogli in contro e stringendogli la mano

-Che ci fai da queste parti? -gli chiese l'uomo

-Sono qui con un'amica -rispose lui

-Piacere, sono Ludovica -mi presentai porgendo la mano che l'uomo strinse con calore

-Piacere mio -rispose Jim sorridendo -tuo fratello dove l'hai lasciato?

-Questa volta sono venuto con lei -rispose -Non preoccuparti, non si è dimenticato di te

-E chi potrebbe dimenticarsi mai di me? -rispose Jim fingendo indignazione -Tua madre come sta?

-Tutto a posto, grazie. Te la saluto?

-Certo! Va be', sbrigatevi prima che si riempiano anche gli ultimi tavoli. Mettetevi... là -disse indicando un tavolo vicino alla finestra

-Ok, grazie Jim

-Vi mando un cameriere! Ciao Ludovica! -e si dileguò

-Quindi tu e Nick venite spesso in questo ristorante -dedussi mentre ci sedevamo

-Sì -rispose -Jim ci conosce da quando eravamo piccoli, mia madre ci portava spesso a mangiare qui.

Chiacchierammo per tutta la sera, e io non potei fare a meno di lodare ogni pasto che ci veniva servito: era tutto squisito, anche le cose che aveva ordinato Mirko. Come facevo a saperlo? Be' perché a metà piatto ci scambiammo le pietanze, come facevamo ogni volta che andavamo a mangiare da qualche parte insieme.

A fine cena eravamo strapieni (tre dessert a testa senza contare tutto il resto) ma il prezzo non fu eccessivo. Mirko andò nelle cucine a salutare Jim, poi uscimmo.

-Sazia? -mi chiese

-No, a dire il vero ci starebbe bene un dolce -ironizzai

-Non ne voglio più vedere in tutta la mia vita -commentò mettendosi una mano sullo stomaco dolente.

Dopo un po' che camminavamo, lui si fermò di botto.

-Che c'è? -gli chiesi; aveva lo sguardo fisso davanti a sé ma quando ne seguii la direzione, vidi solo palazzi

-Niente -rispose -è solo che.. questa era casa mia -e indicò uno fra i palazzi che avevo visto prima.

Era di un verdino pallido, con qualche crepa nell'intonaco, che forse allora non c'era.

-Oh..

-Dai, andiamo -si riprese subito cambiando strada -non mi va di stare qui, e tra poco abbiamo il treno di ritorno

-Ok -risposi preferendo non aggiungere altro

Al parco giochi sì, ma davanti casa no.. constatai con un grande punto interrogativo stampato in fronte.

-A che ora è il treno? -gli chiesi, essendomelo dimenticata

Lui tirò fuori i biglietti dalla tasca -Undici e mezzo

Questa volta fui io a bloccarmi, cominciando a sudare freddo; lui mi guardò allargando le braccia in una muta domanda.

-Lo sai che è mezzanotte meno un quarto? -gli chiesi in preda al panico

Lo vidi stupirsi mentre realizzava, ma non sembrò per niente preoccupato -Pensavo fosse più presto.. ma possiamo farci cambiare l'orario e prenderne uno più tardi

-E secondo te ci sono ancora corse più tardi?

-Certo!

Non stava capendo quello che volevo dire.

-Mi correggo: ci saranno ancora corse per la nostra cittadina sperduta?

Questa volta lo vidi corrucciarsi -Cazzo..

-Appunto. E a mezzanotte finisce anche il servizio navette!

Mi teste la mano; io rimasi interdetta e lo fissai senza capire.

Lui sbuffò, e prese da solo la mia mano -Corri -mi disse un attimo prima di trascinarmi con lui in uno scatto che avrebbe fatto invidia a Di Cecco, campione maratoneta italiano.

-Mirko! -strillai rischiando quasi di cappottarmi.

-Corri, Nina -mi esortò lui senza fermarsi e sempre stringendo la mia mano -se siamo fortunati e il treno è in ritardo, lo prendiamo lo stesso.

Come era ottimista il ragazzo: qui ci voleva altro che fortuna!

Decisi comunque di risparmiare il fiato e continuare a correre, correre, correre e ancora correre in vie e viuzze che nemmeno conoscevo (ma Mirko per fortuna sì).

Ad un tratto, come un miraggio, la stazione. Da brava stupida rallentai, ma la presa e la velocità di Mirko non diminuirono mentre continuava a trascinarmi: la corsa non era ancora finita.

Sfrecciamo dentro alla velocità della luce, tutte le nostre speranze riposte nel cartellone degli annunci.

Avevo il fiatone, ma mi sentivo carica come non mai. Cominciai a cercare fra i vari treni il nostro, ma Mirko fu più veloce di me

-E' già partito ed è quasi a Pavia -mi informò con voce piatta

-Posso aiutarvi? -chiese una voce maschile alle nostre spalle

-Sì -rispose Mirko ancora prima di voltarsi. L'uomo indossava l'uniforme della stazione e Mirko gli chiese se c'era un treno per portarci a casa.

-No, mi dispiace. L'ultimo è partito circa venti minuti fa.

Ero in una città che nemmeno conoscevo, di notte, né io né Mirko avevamo abbastanza soldi per permetterci un albergo o una pensione e non c'era un treno per tornare a casa.

Perché mi veniva da ridere invece che da piangere?

Mirko salutò garbatamente l'uomo che si allontanò, poi mi guardò con aria colpevole; fu allora che gli scoppiai a ridere in faccia.

-Questa è una grave forma di isteria -commentò lui, però abbastanza sollevato del fatto che non l'avessi presa in tragedia.

-No -risposi cercando di contenermi -è che è assurdo! Abbiamo corso come matti, non è servito a niente, e adesso non sappiamo nemmeno dove dormire -giù a ridere, ancora

Anche lui sorrise della mia insensata risata -Ci adatteremo

-Ok, ora mi calmo -dissi frenando le risate a suon di respiri profondi

-Ho un'idea -annunciò poi lui

-Per cosa?

-Per la nostra sistemazione notturna -rispose cominciando a risalire la banchina

-E cioè, uomo dalle mille risorse?

Fece ancora qualche passo, poi si fermò davanti ad una panchina -Questa è perfetta

Io la osservai, e sentivo lo sguardo di Mirko su di me; probabilmente temeva un nuovo attacco isterico ma stavolta di panico, non di risate, per il fatto che avremmo dovuto dormire all'aperto.

Invece alzai lo sguardo verso il cielo notturno, stellato e bellissimo, e sorrisi -C'è una vista magnifica

Lo vidi rilassarsi -Tieniti stretta quella giacca, ti servirà -poi si stese sulla panchina, per intero senza lasciarmi neanche un angolino

-Ma..? -domandai indispettita -Ti sei preso tutto lo spazio! -voleva che dormissi per terra?

-Di che ti lamenti? Così ti faccio da materasso, a meno che tu non preferisca dormire sul marmo

Ah, ora ero tutto chiaro: avrei dovuto dormire su di lui. Oh.

-Che c'è? -lesse la titubanza sul mio viso -Dai, non ti stupro, al massimo ti tocco le tette un'altra volta.

-Cretino -lo apostrofai per poi decidere di saltargli addosso invece che sdraiarmi delicatamente.

-Hey! -fece lui preso alla sprovvista mentre io sghignazzavo

-Mi ci sdraio così sui materassi, io

-E quanti ne hai rotti? -domandò dolorante

-Con te fanno cinque

Mi sistemai meglio su di lui, sdraiandomi di fianco contro il suo torace.

-Delicata come un'elefantessa -commentò lui a denti stretti

-Ho quasi fatto -replicai per poi appoggiare la testa sulla sua spalla

-Dimmi che non ti girerai per tutta la notte -mi implorò massaggiandosi un braccio

-Vedremo -poi mi venne un dubbio atroce- E se ci vedono quelli della sicurezza?

-Sai quanti senza tetto ci sono adesso in questo momento nella stazione?

Forse questo avrebbe dovuto spaventarmi, ma rimasi tranquillissima: ero con Mirko e, modestamente, nemmeno io scherzavo in quanto a forza bruta!

-Sembri uno che se ne intende, di dormite all'aperto -gli feci notare

-Già -confermò con un sorrisetto che non potei vedere -comunque se qualcuno si avvicina ti difendo io -disse con tono volutamente pomposo

-Grazie mio eroe, ma so meglio di te come spaccare la faccia alla gente -gli ricordai

-Non credo proprio: a quante risse vere hai partecipato?

-Ma che c'entra?

-Guarda che per strada non è come nella kick boxing, a nessuno gliene frega niente se uno continua a massacrarti anche se tu sei steso a terra ad aspettare la fine del round.

Ebbi un brivido, immaginandomi Mirko in una situazione simile; non era messo male in quanto a muscoli, ma c'era anche tanta altra gente più grossa di lui.

-Ecco, brava, comincia a tremare -mi canzonò e io scossi la testa senza rispondere

-Comunque -dissi dopo un po' -mi è piaciuta un sacco oggi Milano.

Lo sentii soffiare come se stesse sorridendo -Sono contento.

-Ma perché hai deciso di portarmici? -questo era il vero mistero

Lui scrollò le spalle -Te l'ho detto, volevo farti cambiare idea.. e soprattutto volevo distrarti, non farti pensare a tutto il resto: serviva un posto lontano, e Milano è stato il primo a venirmi in mente.

Tutto il resto.. tutto il resto che adesso riaffiorava. Mi incupii, senza quasi rendermene conto.

-Non dovevo nominarlo -concluse lui tetro, dopo aver scrutato la mia espressione.

-Non è colpa tua.. anzi grazie: non ci ho pensato per tutto il giorno

In effetti mi ero totalmente dimenticata di Riccardo, di come ci stavo male e della mia incazzatura. Mi ero semplicemente divertita.

Adesso, però..

Lo sentii sollevare il collo, come se avesse voluto guardarmi, e così mi girai incrociando il suo sguardo; restò qualche istante in silenzio, valutando la mia espressione.

-Va così male? -mi chiese poi

Io sospirai, e il mio respiro si trasformò in tanti minuscoli batuffoli di vapore che si dispersero nell'aria.

-Quando stiamo insieme, parliamo, va tutto bene.. il punto è che poi, appena è finita la serata, devo aspettare un altro suo invito a uscire, neanche fossimo negli anni due: quando ci provo io a chiedergli di stare un po' insieme, è sempre impegnato.

-E che ha da fare? -mi chiese dubbioso; non era né ironico né scettico, voleva solo capire la situazione

-Il più delle volte nemmeno me lo dice, oppure ha gli allenamenti, o deve studiare..

A quel punto però Mirko scoppiò a ridere -Studiare? Lui?

Mi irritai leggermente -Cosa vorresti insinuare? Guarda che è intelligente, oltre che bello! Lo vorresti avere tu il suo cervello

-Neanche mi pagassero -rispose riluttante -Comunque.. a te sta bene questa cosa?

-Per niente, e gliel'ho pure detto

-E lui?

-Ha risposto che non è colpa sua se è pieno di impegni

Mirko scosse la testa -Ma non lo capisci che non ha un briciolo di cervello se ti tratta così?

Probabilmente aveva ragione, ma io ero troppo accecata (sia da Cupido sia dal ricordo del suo sorriso di 32 denti scintillanti) per rendermene conto; e poi quando riuscivamo a stare un po' insieme era così tenero e dolce..

Oh, giusto: a questo proposito, mi venne in mente un'altra cosa.

-E.. -arricciai le labbra in un momento di esitazione -Siamo stati di nuovo a letto insieme.. e di nuovo non.. -preferii lasciare intendere- Secondo te ho qualche problema grave?

Era un dubbio che mi attanagliava da un po', ma non avevo mai avuto il coraggio di pronunciarlo ad alta voce; tuttavia in quella stazione vuota (si fa per dire), solo io e Mirko sdraiati sotto un cielo di stelle, non mi sembrò così impronunciabile e orribile. Era come se tutto fosse più distante.. e in un certo senso lo era, dato che avevamo percorso i kilometri.

-Non devi pensarci nemmeno per un secondo -rispose lui, risoluto, forse anche leggermente alterato dal fatto che fossi arrivata a pensare una cosa simile di me stessa -La tua unica colpa è di esserti messa con un idiota che non è bravo a letto e ti chiama solo.. quando gli pare, per non essere volgare

-Volgare?

-Che ti chiama solo quando ha voglia di scop.. -tradusse

-Ok, mi piaceva di più quando non eri volgare -lo interruppi- E poi non è vero

Lui non rispose, ma quel silenzio non sapeva per niente di consenso.

Adesso che eravamo fermi da un po' e che il calore provocato da quella corsa matta si era esaurito, pur stando a contatto con il suo torace caldo, cominciai a sentire il freddo della notte milanese e mi strinsi più forte addosso la giacca.

-Se ti sdrai di pancia forse riesco a riscaldarti di più -mi disse lui probabilmente notando quel gesto

-Non avevi detto che non dovevo più girarmi per tutta la notte?

-Sì ma non voglio ritrovarti incastonata in una lastra di ghiaccio domani mattina

Mi girai, ma stavolta con più cautela, poggiandomi lentamente sul suo petto e attenta a non schiacciare parti delicate..

Quando mi fui sistemata, lui mi avvolse con le sue braccia strofinando le mani contro la mia schiena per riscaldarmi, e io adagiai di nuovo la testa sulla sua spalla.

-Meglio? -mi chiese dopo un po'

-Sì -annuii e mi accorsi di essere già mezza intorpidita: il sonno stava arrivando -ma tu stai comodo qua sotto?

-Per niente, infatti dovrai ricompensarmi in qualche modo -rispose in un tono che non faceva presagire niente di buono; sbuffai, pronta ad una delle sue -Posso toccarti le tette? -domandò infatti cominciando a portare le mani sulle mie spalle

-Provaci e oltre a quelle manine ti taglierò anche qualcos'altro -risposi minacciosa

-Mmm.. speriamo che Mr. Figo ti inviti di nuovo in uno di quei posti eleganti mettendoti di nuovo in crisi sulla scelta del reggiseno-commentò tornando a cingermi la schiena come un cane bastonato

Io scossi la testa -Sei il materasso più stressante che abbia mai avuto

-Lo faccio per vendicare gli altri quattro che hai sfondato

Chiusi gli occhi senza rispondere, lasciando che il torpore si diffondesse dentro di me. Avevo sonno e il corpo di Mirko riusciva a riscaldare il mio torace abbastanza da non farmi sentire freddo. Chissà come stava lui invece, a contatto con il marmo gelato della panchina.

Gelato.. buono, colorato, fresco.. Sì, mi stavo decisamente abbandonando alle braccia di Morfeo

Qualcosa di caldo mi sfiorò la guancia, come una carezza, ma ero troppo intorpidita per capire se si trattasse di sogno o realtà e, qualche istante dopo, dormivo come un ghiro.




*******************************************

Sono stata indecisa fino all'ultimo sulla scelta dei versi che Mirko ha messo insieme così su due piedi al parco giochi! Per essere venuta a capo di questa tremenda decisione, devo ringraziare Mariam, una fra le mie più care amiche, che ieri sera su skype a 400 Km di distanza, mi ha aiutata a scegliere questo pezzo di “Parole da dedicarmi”, di Nesli. Grazie I love you!! xD

Spero che l'abbiate gradito e, per chi vuole leggere fra le righe, forse proprio da questi versi si incomincia a presagire qualcosa..

Parlo sempre troppo, cavolo!

Comunque, nel prossimo capitolo, dopo questa nottata passata alla stazione, Mirko e Ludovica ritorneranno nella loro città (non mi chiedete quale sia, perché non lo so, sappiate solo che è sperduta! xD) e faremo la conoscenza di Nick, il fratello minore.

Grazie a AlidaDreamer, Carocimi, chefame93, kikkina97, laga92, MartiNile, manu07, t3s0r4, _passing wind_ per aver inserito la storia fra le seguite e a acido clorico, namina89 e SchwarzMeer483 per averla inserita fra le preferite!

Mi fa sempre piacere ritrovare, ogni tanto, persone che mi hanno seguita anche nelle storie precedenti! :)

Grazie a tutte quante voi che state leggendo questa storia!

Un bacione grande, al prossimo chap!;)


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Capitolo 4
*** Per te ***


Capitolo 4. Per te


Fra il torace di qualcuno e il sedile di un treno, scegliete sempre il primo.

Camminavo dolorante per i corridoi, un giorno di riposo non era bastato a far guarire la mia schiena dolorante.

Infatti, la mattina presto dopo quella notte passata a dormire all'aperto, io e Mirko eravamo saliti sul primo treno disponibile per tornare a casa e io, ancora rintronata, avevo passato tutto il viaggio a dormire.

Una volta arrivati, lui mi aveva svegliata e accompagnata fino a casa.

Niente raffreddori o robe varie, solamente un dolore atroce alla schiena provocato da quegli scomodissimi sedili.

Avevo passato il pomeriggio sdraiata sul letto, ma quella mattina ero ancora piuttosto a pezzi.

-Chi non muore si rivede! -mi accolse Nadia al bar dell'università, mentre ordinavo il mio solito cappuccino con il cacao sopra.

-Ciao, Nadia

-Dov'eravate ieri tu e Mirko?

La guardai storta e interdetta dalla sua deduzione -Cosa ti fa pensare che fossimo insieme?

Mi lanciò un sorrisetto malizioso. Forse era impazzita. O forse il suo caffè era pesantemente corretto.

Non riuscii comunque a esprimerle il mio disappunto perché due braccia muscolose mi cinsero da dietro e due labbra mi stamparono un bacio sul collo che per poco non mi fece rovesciare il cappuccino.

-Ciao, principessa

Tutto ok: c'era solo una persona che mi chiamava principessa.

-Riccardo -mi voltai con un sorriso e immediatamente le sue labbra si chinarono sulle mie.

-Ok, me ne vado -fece Nadia finendo alla svelta di sorseggiare il suo caffè (o qualunque altro strano alcolico ci fosse in quella tazzina misteriosa) e si dileguò.


***


Nadia voleva allontanarsi fulminea ma, appena fuori dal bar, incontrò Mirko

-Hey -la salutò -Già fatta la scorta mattutina di caffè?

-Sì; dentro ci sono Ludovica e Riccardo se vuoi fare colazione con qualcuno -informò sarcastica

Mirko la guardò sollevando un sopracciglio, poi spostò lo sguardo sui piccioncini, osservando come, dentro a quel bar gremito di gente, lui non facesse altro che baciarla e strusciarsi a lei

-Ma guardalo -commentò -che esibizionista, mette in mostra la loro storia come se fosse un oro vinto ai mondiali.

Questa volta fu Nadia a sollevare un sopracciglio -E perché la cosa ti dà così fastidio?

Lui si riscosse e abbandonò lo sguardo omicida -Non mi piace quel tipo, non la tratta come meriterebbe -rispose con disprezzo

In quel momento gli squillò il telefono.

Dal sorriso furbesco sul suo volto, anche Nadia capì chi fosse l'interlocutore

-Giada? -fece infatti lui

La ragazza alzò gli occhi al cielo e si allontanò per lasciare a Mirko la sua privacy. Le aveva parlato di Giada: era una tipa che aveva conosciuto durante le serate nei locali e che, occasionalmente “andava a trovare”. Niente di serio, per il momento, anche se ormai era già da tanto che continuavano a sentirsi. Lui comunque diceva che era solo “sano sesso” e che Giada non era stata l'unica.

Mentre Nadia rifletteva su queste bizzarre situazioni, vide Riccardo uscire dal bar, diretto verso qualche aula probabilmente.

3...2...1...

Ed ecco anche Ludovica spuntare fuori dalla folla, a passi lenti e con un'espressione decisamente poco amichevole.

Come volevasi dimostrare, pensò Nadia. Lanciò uno sguardo a Mirko: anche lui l'aveva vista

-Ti richiamo -disse al telefono, chiudendo la conversazione senza aggiungere altro e dirigendosi verso Ludovica; Nadia lo imitò.


***


-Arrivano i rinforzi -annunciò allegramente una voce alle mie spalle.

Perché Mirko era sempre così dannatamente allegro? Mi faceva un'invidia..

-Che ha fatto stavolta? -mi chiese senza che io avessi proferito parola; forse la mia espressione lugubre la diceva lunga

Nadia era al suo fianco, e mi guardava preoccupata.

-Non mi ha neanche chiesto dove sono stata ieri -sputai immediatamente il rospo, volevo sfogarmi -E stasera ha da fare con Yan naturalmente, quindi non può uscire con me! -sbuffai afflitta -Io non sono una di quelle psicopatiche gelose e maniacali.. ma cavolo, tutte le volte che gli propongo qualcosa io, ha sempre di meglio da fare!

-Ok -fece Nadia poggiandomi una mano sul braccio -stasera vieni da me e ci vediamo un bel film, che ne dici?

-Sì, ma uno di quelli dove ammazzano tutti e volano teste a destra e a sinistra -risposi con sguardo omicida

-Umh. Se proprio vuoi -rispose deglutendo

-Eh no! -intervenne Mirko -Volete davvero passare la serata sul divano ad abbuffarvi di gelato? Piuttosto venite al Manhattan!

-Suonate lì stasera? -chiese Nadia

Sollevai di scatto lo sguardo su di lui: ma che amica ero? Mi resi conto solo in quel momento che era da una vita che non andavo a sentirlo.

-Sì -rispose

-Non so.. -fece Nadia titubante; e la sua titubanza era dovuta a me.

-Ci saremo sicuramente -promisi sforzandomi di sorridere; il sorriso di lui invece venne fuori spontaneo e sincero


°°°


Era tanto che non vedevo Nick così, appena ci incontrammo ci abbracciammo

-Ciao Lu! -fece tutto contento mentre mi stritolava fra le sue braccia.

Aveva lo stesso colore castano chiaro dei capelli di Mirko, ma i suoi occhi erano scuri, a differenza di quelli verdi del fratello.

-Come stai? -gli chiesi quando mi lasciò andare

-Bene, grazie, e stasera mi sento carico come non mai

-E perché?

-Non te l'ha detto Mirko? Oggi cantiamo insieme

Nel loro gruppo Nick era alla chitarra e capitava di rado che cantasse qualche strofa insieme a Mirko.

-Una nuova canzone? -chiesi non troppo meravigliata: Mirko mi aveva dato prova innumerevoli volte della sua assurda capacità di sfornare venti rime in meno di cinque secondi (rime sensate, si intende).

-Sì -sorrise -parla di noi, l'abbiamo scritta a quattro mani

Sorrisi di rimando, ben a conoscenza di cosa volesse dire: ogni volta che li vedevo insieme, mi veniva voglia di avere una sorella. Era sbalorditivo come dalla litigata più assurda, riprendessero dopo cinque secondi ad andare d'amore e d'accordo come se niente fosse stato; c'erano sempre l'uno per l'altro e si volevano un bene dell'anima (anche se spesso se lo dimostravano facendo a cazzotti).

Mirko era legato a lui come a nessun altro, e solo lui poteva dargli dell'idiota o prenderlo a pugni; se qualcun altro si azzardava, gliene faceva passare delle belle. Aveva sempre avuto questo grande istinto di protezione verso Nick dacché lo conoscevo.

-Hey Nina, giù le mani dal mio fratellino: è minorenne

Come volevasi dimostrare; mi voltai a guardare Mirko, spuntato da chissà dove -Lo so -risposi con disdetta -Se solo avesse qualche anno in più... è molto più bello di te

-Lo dico sempre anch'io -mi fece eco Nick

-Certo, e tu sei una suora di clausura -ribatté con quel tono ironico che mi dava i nervi, soprattutto se toccava certi argomenti nel momento che io ero in una certasituazione.

-Piuttosto, dov'è Ilary? -chiesi a Nick lasciando perdere quello stupido essere che si ritrovava come fratello.

Ilary era la ragazza di Nick da ormai un anno, ci eravamo conosciute proprio durante una delle serate dei ragazzi; era simpatica e frizzante, ce la vedevo bene insieme a lui.

-Là -me la indicò, bella come sempre, che chiacchierava con Nadia -Tra poco arriva anche mamma, vero? -chiese poi rivolto a Mirko, mentre stappava la lattina di birra che aveva in mano

-Sì, ero al telefono con lei poco fa, ha detto che era quasi arrivata.

Mamma?

-Mi sono persa qualche pezzo? -chiesi -Viene anche Margaret? -Margaret era il nome della loro madre, ma mi faceva strano pensare che anche lei sarebbe venuta, non era mai successo.

-Sì -rispose Mirko prendendo la birra di Nick e bevendone un sorso -l'abbiamo chiamata apposta, sapeva che stavamo lavorando a questa canzone e voleva sentirla -concluse porgendomi la lattina

Io la accettai di buon grado, bevendone un sorso generoso e poi restituendola a Nick

-Bene -dissi -adesso sono ancora più curiosa di sentirla

Nick mi sorrise e, in quel momento, Margaret entrò nel locale.

Mirko la chiamò a gran voce mentre io salutavo con la mano; arrivata al nostro tavolo mi salutò calorosamente come al solito e abbracciò i figli.

Nadia e Ilary si avvicinarono e salutarono a loro volta la donna.

-Allora, come state ragazze? -ci chiese mentre gli altri due si avvicinavano al palchetto -A voi hanno anticipato qualche verso? -chiese con aria complice

-Purtroppo no -risposi -sappiamo solo che canteranno tutti e due

Dopo pochi minuti i ragazzi cominciarono a suonare. Mirko mi aveva detto di conoscere quasi tutti i ragazzi che ad ogni serata si mettevano là davanti a cantare a memoria i loro testi; ormai qualche faccia riuscivo a riconoscerla anch'io, erano amici più che “spettatori”, e si potevano tranquillamente incontrare tutti al bar o in piazza nel pomeriggio.

Conoscevo bene le canzoni del loro gruppo, ma cercai di non farmi rapire troppo dal ritmo e di partecipare alla conversazione.

Margaret aveva un atteggiamento materno con noi, quasi come se fossimo state le figlie femmine che non aveva mai avuto. Sin dalle prime volte che avevo cominciato ad andare a casa di Mirko, mi aveva subito fatta sentire a mio agio, e lo stesso aveva fatto con Ilary. Sorrisi mentre la osservavo rivolgere spesso sguardi orgogliosi verso Nick e Mirko.

Finalmente, arrivò la canzone tanto attesa.

Quando l'annunciarono al microfono, qualcuno applaudì, contento che avessero scritto qualcosa di nuovo. Margaret fu subito rapita dal ritornello, con il quale si apriva il pezzo:


Io non so cosa pensavi quelle notti con papà,

ma grazie mamma ne hai fatti due su due

E due su due, che comunque vada mio fratello ci sarà

Grazie mamma.. grazie pà.


Era Nick a cantarlo, e quel “grazie pà” gli uscì con un'inevitabile traccia di amarezza.

Lanciai un'occhiata di sbieco a Margaret che sorrideva, negli occhi lo sguardo di chi ne ha passate tante.

La canzone raccontava di loro, del macello che facevano in casa; mi piacque particolarmente una frase, che cantarono insieme: “questo è mio fratello, bello, sarà dura per chi me lo tocca!

L'ho già detto che mi facevano rimpiangere di essere figlia unica?! Guardai Mirko sorridere mentre posava una mano sulla spalla del fratello e cantava uno degli ultimi versi:


Salute a mio frate,

brindate a due vite mai separate

lite dopo lite e partite finite a mazzate

quando non c'era il grano passavamo a Milano l'estate

uno spasso lo stesso se la memoria non m'inganna

successo o non successo la gloria va a mamma


Poi partì Nick:

C'hai messo al mondo e dato vita ad ogni sogno che ho

una volta può essere fortuna, la seconda no!


Cantarono di nuovo il ritornello, stavolta insieme, ma Mirko evitò le ultime parole, “grazie pà”. Doveva averlo ferito molto il suo abbandono..

Margaret andò incontro ai due ragazzi mentre tornavano da noi, e li strinse in un abbraccio affettuoso e commovente; qualcuno si radunò attorno a loro per complimentarsi e ci furono numerose pacche sulle spalle.

-Allora? -mi chiese poi Mirko piombando nel posto libero accanto a me.

-Allora è una delle vostre canzoni più belle -mi complimentai e lui sorrise.

Poco dopo, Margaret annunciò che doveva tornare a casa, e Nick e Ilary ne approfittarono per farsi dare un passaggio.

Rimanemmo io, Nadia e Mirko; Nadia aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma mi accorsi che di tanto in tanto lanciava occhiate furtive verso la folla.

Tentai di capire se stesse guardando qualcuno in particolare, ma non ci riuscii.

-Vado a prendermi qualcosa da bere -annunciò a un tratto -Voi volete qualcosa?

-Un bicchiere d'acqua, se non ti scoccia -rispose Mirko

Nadia annuì e si voltò verso di me -Tu?

-Sono a posto, grazie -risposi, poi lei si allontanò.

Guardai Mirko, stupita dal fatto che avesse chiesto acqua e non birra come al solito (probabilmente aveva la gola secca) e solo allora mi accorsi che stava sfogliando un quaderno verde scuro, di quelli piccoli ma alti.

-Che cos'è? -chiesi non avendolo mai visto prima.

Lui alzò lo sguardo su di me -Niente, è solo un quaderno dove ho scritto gli appunti di tutte le canzoni partorite fin ora

-Sul serio? -domandai allungando avidamente un braccio; lui me lo porse annuendo e io cominciai a sfogliarlo.

Tutti i testi li scriveva lui, gli altri lo aiutavano con la musica e infatti quelle pagine erano piene della sua grafia, di scarabocchi, correzioni e di tanto in tanto qualche disegnino; solo nelle ultime due pagine c'era anche la grafia di Nick.

-Con quest'ultima canzone -disse lui alludendo a quella appena cantata -è finito il quaderno

-Ci sono proprio tutte -constatai, con gli occhi probabilmente tre volte più grandi del normale -Che ne farai adesso?

Lui scrollò le spalle, e mi guardò un attimo prima di rispondere -Puoi tenerlo tu, se vuoi

Forse si capiva dal modo in cui stringevo quel quaderno tra le mani, nemmeno fosse stato un tesoro prezioso e fragilissimo, o forse dal modo in cui lo guardavo, fatto sta che Mirko, come al solito, mi aveva capita senza che io avessi detto niente.

Mi spuntò un sorriso lungo da un orecchio all'altro sul viso -Grazie, Mirko! -esultai alzandomi per andarlo ad abbracciare.

-Quando sarò famoso, pieno di soldi e di donne, potrai rivenderlo e farci i miliardi -rispose rovinando completamente il mio entusiasmo.

Mi stavo allontanando per guardarlo male, quando parlò una voce sconosciuta alle nostre spalle -Pieno di donne lo sei già, a quanto pare.

Voleva sembrare divertita, ma tradiva una traccia inconfondibile di gelosia e stizza. Guardai la ragazza che l'aveva pronunciata: occhi scuri, capelli tinti con una strana sfumatura di viola, tacchi a spillo neri e luccicanti, e una mano su un fianco per darsi importanza

-Giada -fece Mirko alzandosi con tranquillità.

Questa Giada l'avevo già sentita nominare, ma non ricordavo bene chi fosse.. be', impossibile ricordarsi tutte le donne di Mirko! Fatto sta che questa mi stava squadrando da capo a piedi, neanche fossi chissà quale rifiuto della società; inarcai un sopracciglio, perplessa.

Quando decise di avermi scandagliata abbastanza, si avvicinò o meglio, sculettò verso Mirko, aggredendolo (a mio parere) con le labbra.

Lui comunque rispose prontamente; decisi di girarmi dall'altra parte e vidi Nadia che tornava con una Coca-cola e un bicchiere d'acqua in mano.

Quando anche lei vide la scena, posò il bicchiere sul tavolo e mi lanciò uno sguardo come dire “che palle”.

-L'acqua -annunciò con un tono di voce più alto del normale

La piovra si staccò da Mirko e lui vide il bicchiere -Ah, grazie -rispose, come se se lo fosse scordato.

Era una situazione piuttosto strana: noi tre tutte in silenzio, con Giada che alternava sguardi assassini a me e a Nadia a sguardi pieni di desiderio non platonico verso Mirko; Nadia che continuava a guardare verso il bancone e io che stringevo quel quadernino tra le mani.

Mirko invece sembrava come al solito tranquillissimo, mentre si dissetava passando con noncuranza una braccio sulla vita di Giada.

Stavo quasi pensando di chiedere a Giada chi fosse il suo parrucchiere, quando Nadia mi afferrò per un braccio -Noi andiamo -annunciò

-Eh? -domandai

-Andiamo -rispose -Dobbiamo andare -e mi lanciò uno sguardo alla “se non lo fai ti ammazzo”.

-Ok.. -risposi

-Di già? -fece Mirko guadagnandosi a sua volta un'occhiata assassina da Giada -Ma restate un altro po', no? Non fate come il mio fratellino!

-A domani! -fu la risposta di Nadia, che mi trascinò via.

Ma era diventata una moda? Tutta la gente che si metteva a correre, aveva il vizio di portarsi dietro anche me, e io ogni volta ci rischiavo le gambe a furia di inciampare e pestarmi i piedi da sola.

Prima di uscire però mi voltai, vedendo che Jason, il bassista del gruppo, si era avvicinato a loro: che fosse la causa del panico improvviso di Nadia?

Mentre le porte si chiudevano dietro di noi e la nostra uscita alla velocità della luce, mi accorsi che anche Mirko stava guardando verso di noi, anzi, verso di me.


°°°


-Chi era?

-Chi?

-Quella. Una tua amica?

Mirko sbuffò mentre metteva in moto l'auto; non era passato tanto tempo da quando Nadia e Ludovica se ne erano andate, e ora lui e Giada stavano facendo lo stesso.

-Non fraintendere -fece allora la ragazza -Non sono gelosa, era solo per.. sapere -precisò fingendo di controllare lo smalto alle unghie -Lo so che ti vedi pure con altre..

-E' la mia migliore amica -rispose lui partendo -Tutto qui.

-Quindi non..?

-Non ci faccio sesso, Giada -rispose lui scocciato dalla piega presa dalla conversazione -Non con Nina.. quali sono invece i nostri programmi per la serata? -chiese, adesso sorridendo

Lei sorrise maliziosa, accarezzandogli una coscia -Dimmelo tu.. io ho casa libera

-Perfetto -rispose lui svoltando di colpo a destra per andare da lei.








°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


Eccoci qua :D

Allora, intanto vi presento ufficialmente Nick alias fratellino di Mirko e Margaret Dolce Mamma: NICK - MARGARET

I versi appartengono alla canzone che J-ax e Grido hanno scritto insieme, “Due su due”. E' stato il rapporto di questi due cantanti (fratelli sul serio!) ad ispirarmi parte di questa storia, ovvero quella che riguarda Mirko e Nick. La scelta di Milano come loro città natale, è stata dettata da questi versi, che avevo in mente di aggiungere a questa storia fin dall'inizio :)

Nel prossimo capitolo parleremo un pochino, ma giusto un pochino e anche in modo abbastanza sfuggevole del passato di Mirko..

Non scordatevi di Giada: come avete visto è moooolto gelosa di Mirko anche se cerca di non darlo a vedere.. la rivedremo ;) Intanto se siete curiose, eccola qui: GIADA

Riccardo è il solito, in questo capitolo l'ho nominato poco, ma penso sia evidente il disprezzo che Nadia e Mirko nutrono nei suoi confronti.. e voi?? Immagino le risposte!

Grazie a chi ha inserito la storia fra i preferiti, le seguite o le storie da ricordare! Grazie anche a chi legge in silenzio :)

Un bacione a tutte, buon fine giugno =D

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Capitolo 5
*** L'incenso ***



Capitolo 5. L'incenso


-Ti faccio io l'esame che hai domani

-No

In effetti, non era una cosa fattibile; provai con qualcos'altro.

-Ti regalo quel DVD che ti piaceva tanto

Nadia tentennò per qualche istante, poi immerse di nuovo il viso nella sua rivista -No

-Ti offro la colazione per un mese! -esclamai, allo stremo

Lei mi guardò come se fossi pazza -Secondo te io sono qui per farmi offrire cibo? -chiese pedalando più forte sulla cyclette.

Mi rassegnai, in piedi davanti a lei, chinando la testa sul manubrio che non stava tenendo, impegnata a leggere di chissà quali stupidi pettegolezzi; pettegolezzi che, sono sicura, non interessavano nemmeno a lei, era solo un modo per evitarmi.

Eravamo in palestra, e fra 10 minuti sarebbe iniziato il mio allenamento di kick: avevo poco tempo per farle sputare il rospo.

-Perché non me lo vuoi dire? Hai paura che glielo vada a ridire?

Lei non rispose.

-So chi è -dissi allora, ma lei fece spallucce. No, cara, non è un bluff, pensai -è Jason

Nadia si fermò di botto, guardandomi con gli occhi sgranati -Come..?

Centro!

-Ieri sera mi hai trascinata via come una furia appena è arrivato e non hai detto una parola per tutto il tragitto! -poi mi accigliai -Ma perché hai paura che gli vada a spifferare che ti interessa?

Le ci volle un po' di tempo per riprendersi dallo schock, poi scosse la testa -Non è per quello. E' che lui è amico di Mirko, tu sei amicissima di Mirko, tu e Mirko vi dite tutto.. fai due più due.

Io annuii, capendo perfettamente: aveva paura che lo dicessi a Mirko e che Mirko Lingua Lunga lo andasse a ridire al diretto interessato -Tranquilla, terrò la bocca chiusa. Comunque scappare in quel modo ogni volta che ti si avvicina, non mi sembra un buon modo per arrivare a lui..

Ok che in amore vince chi fugge, ma fino a un certo punto.

Nadia scosse la testa e i riccioli d'oro raccolti nella lunga coda di cavallo ondeggiarono -Io non gli interesso

-Ma nemmeno ti conosce! -risposi. Io stessa lo conoscevo veramente poco

-Ed è meglio così

-Come?!

Attenzione, troppa attività sportiva danneggia i neuroni.

-Io sono sempre l'amica -dichiarò allora alzandosi -sono l'amica per te, sono l'amica per Mirko. Io sono l'amica di tutti. Solo una volta un ragazzo ha voluto più di una semplice amicizia da me, ed è scappato due mesi dopo: questo ti dovrebbe far capire perché stavolta ho deciso di scappare prima io.

Rimasi sbalordita. E' vero, in tanti anni che conoscevo Nadia aveva avuto solo un ragazzo, ma la cosa non era mai sembrata pesarle, anzi, diceva di star bene. Adesso invece di colpo subentrava tutta quest'amarezza.. un attimo.

Ma se fossi stata io ad accorgermene solo in quel momento perché me lo stava dicendo? Se invece fosse già da tanto che la mia amica stava male e io non me ne fossi nemmeno resa conto?

Mi sentii d'un tratto schifata da me stessa, e avvertii una leggera nausea. Sì: il mio corpo rispondeva prontamente a qualsiasi stato d'animo provassi.

-Tu non hai mai avuto problemi a trovarti un ragazzo -continuò Nadia, mentre io ascoltavo, impotente- quando stavi da sola era perché lo decidevi tu: non puoi sapere come sia sentirsi sconfitti in anticipo

-Non devi -recuperai l'uso della parola e mi appoggiai nuovamente al manubrio -Se sei tu la prima a pensare che non potrai piacere mai a nessuno, parti già con il piede sbagliato. Ok, fin ora non è andata troppo bene, ma chi ti dice che non potrà essere diverso? Se scappi e non gli dai nemmeno il tempo di fargli vedere che esisti, è ovvio che non ti noterà mai

Lei sospirò -Non lo so.. non voglio forzare la cosa

-Va bene, ma allora non sabotarla nemmeno

Con questo riuscii a strapparle un sorriso -Va bene, dai.. la prossima volta vediamo

-Brava!

-Io ho finito qui -disse spegnendo il monitor della cyclette -Tu hai kick adesso?

-Sì! Con me! -esclamò qualcuno alle nostre spalle: ci girammo trovando Mirko in tenuta sportiva che era appena entrato

-Cosa? -chiesi incredula

-La lezione di prova -spiegò avvicinandosi, allegro neanche avesse vinto alla lotteria -quella è gratuita, quindi ho deciso di sfruttarla per vedere se è vero che sei più brava di me a spaccare la faccia alla gente -sorrise con aria di superiorità

Insolente e presuntuoso!

-Il primo a cui la spacco oggi sarai tu, puoi giurarci

-Cominciate a farmi paura -confessò Nadia -mi dileguo! Buona scazzottata

-Grazie -Mirko la salutò con un cenno della mano

Prima di andarsene però Nadia mi rivolse uno sguardo eloquente, che ricambiai: non una parola con lui riguardo a Jason.

Jason.. in effetti tutte le volte che andavamo a sentire Mirko nei vari locali c'era sempre stata anche Nadia, nonostante odiasse il rap. Ma che razza di amica ero, così cieca di fronte all'evidenza!

-Entriamo? -mi chiese Mirko serafico

Lo guardai immaginando di tagliarlo in tanti pezzettini fini fini -Non farai sul serio, spero. Oggi rischi di brutto -minacciai infilandomi i guantoni mentre mi dirigevo verso la sala.

Lui mi seguì -Mr. Figo?

-Riccardo -corressi fra i denti, stanca di sentire quel soprannome -e comunque no, lui non c'entra.

Non ebbe tempo di chiedermi cos'altro avessi perché l'allenatore, Luca, lo accolse subito, sperando di poter farlo diventare un cliente fisso. Illuso.

Salutai gli altri e cominciammo il consueto riscaldamento. Ricordo che la prima volta, già dopo i primi venti minuti imploravo pietà: tutte quelle serie di addominali, flessioni, scatti, squot, pesi e robe varie mi avevano uccisa. Per Mirko invece sembrava una cosa normale, quasi come se appena alzato ogni mattina si mettesse a sollevare i mobili di casa mentre Nick ci spazzava sotto con un grembiulino a pallini (dovetti fermarmi a metà di uno scatto nel tentativo di bloccare le risate che quest'immagine mentale mi provocò). Mirko mi guardò un po' strano, per niente affaticato.

Luca ci distribuì poi a coppie, facendo mettere a me i guanti normali e a Mirko quelli da parata: dovevo prenderlo a pugni sui guanti.

-Ora vediamo di cosa sei capace -mi provocò

-Non sai quanto te ne pentirai -risposi io, che avevo proprio voglia di tirare una bella scarica.

Al via di Luca cominciai, sentendo i suoi occhi verdi addosso, che seguivano ogni mio movimento, ma concentrandomi solo sui suoi guanti.

..E' frustrante quando ti alleni da tanto e il novellino della situazione non indietreggia nemmeno un pochino sotto i tuoi pugni.

Quando Luca annunciò il cambio mi levai i guanti con aria torva, senza nemmeno guardarlo.

-Me lo vuoi dire che hai? -mi chiese mentre mi passava quelli da parata

-Mi hai parata senza difficoltà -risposi

-Questo lo credi tu -rispose -e comunque sono sicuro che ci sia dell'altro

Lo guardai storta, e lui mi esortò con uno sguardo.

-Via! -esclamò Luca

Sollevai i guanti, in attesa dei suoi pugni. Mi guardò ancora per qualche istante, poi si decise a cominciare.

-Se non c'entra Mr. Figo allora cos'è?

-Non c'è solo Riccardo nella mia vita -risposi indignata -Anzi, per la cronaca ha accettato il mio invito a casa mia, stasera

-Wow. Gli cucini qualcosa o passate direttamente alla parte interessante?

-Ordinerò due pizze -risposi e lui ghignò, ben a conoscenza delle mie scarse doti culinarie.

Mi accorsi in quel momento che non stavo faticando quasi per niente a parare i suoi pugni e mi sentii fiera.. fino a quando realizzai che non li stava tirando nemmeno alla metà della forza con cui avrebbe fatto di solito

-Mirko! -sbuffai

-Che c'è?

-Non stai tirando

-Sì, invece

-Ti odio

Sorrise -Sono solo più forte di te, Nina, niente di nuovo

L'ho già detto che mi faceva saltare i nervi?

A quel punto Luca si avvicinò fermandoci mentre gli altri continuavano con l'esercizio.

-Perché non fate un po' di sparring? -ci chiese -Così Mirko può vedere davvero com'è

-Con piacere -risposi contenta di avere un'occasione per spaccargli la faccia come si deve.

Ci mettemmo i parastinchi, lasciando però da parte paradenti e casco.

-Prima le donne -fece lui atteggiandosi a gentiluomo in posizione di guardia.

-Come ti pare -risposi avventandomi su di lui con un sinistro che parò immediatamente; provai con un destro, ma non andò a buon fine nemmeno quello.

Mi tirò un gancio che evitai con un pendolo, ma non aveva l'intenzione di essere un colpo vero.

-Picchia davvero -lo esortai -sono più dura di quello che sembra

-Oh, questo lo so -rispose tirandomi un montante con la stessa scarsa potenza; dopodiché però mi arrivò un diretto basso sugli addominali che non mi fece male, ma che ebbe l'effetto di farmi incavolare ancora di più per non averlo nemmeno visto.

-Non mi hai ancora detto cos'hai -mi ricordò

-Nadia -dissi allora allontanandomi di qualche passo per riprendere fiato; lui non mi seguì, lasciandomi il tempo per riprendermi -Non mi sono accorta che le piacesse un tipo, nonostante ci stesse malissimo e nonostante la cosa fosse sotto il mio naso -spiegai senza dare dettagli -mi sento una stronza -a quel punto ripartii, tirandogli un calcio laterale che parò con scioltezza; allora mi avvicinai pronta a lanciare un altro pungo ma lui mi bloccò, aggirandomi e tenendo stretti i miei polsi fra i suoi avambracci e il mio torace, in quello che sarebbe sembrato un abbraccio se non fossimo stati su un ring a prenderci a botte.

-Ma..! -protestai

-Devi essere più svelta -mi spiegò; non mi stava canzonando, suonava più come un semplice consiglio -E quando uno ti afferra così da dietro, devi tirargli una capocciata sul naso; a quel punto lui allenterà fisiologicamente la presa, e tu potrai girarti e finirlo -sorrise, lasciandomi andare.

Lui che dava consigli a me? No, questa non la potevo tollerare.

-Non mi servono le tue tecniche -replicai -ho le mie

Avanzai di scatto, cogliendolo di sorpresa e mettendo un piede dietro la sua gamba mentre gli tiravo un montante; lui, con la guardia abbassata, indietreggiò d'istinto, evitando il colpo ma cadendo così nello sgambetto che gli avevo teso.

Mi godetti per un attimo la visuale di lui a terra con un'espressione sbigottita.

-Per oggi basta, ragazzi! -esclamò a un tratto Luca; il tempo era volato, peccato che avessimo potuto fare solo un round.

-Chi era il più forte? -domandai soddisfatta inginocchiandomi accanto a lui

-Lo sgambetto non è leale -mi ricordò

Io scrollai le spalle -Per strada non conta -lo citai con una certa soddisfazione.

Salutammo Luca e gli altri, poi ci dirigemmo ognuno nel proprio spogliatoio.

Ripensai a Nadia, e me la immaginai con Jason: non stonavano per niente, anzi. Lui, il bassista tenebroso e lei, la giovane donzella malinconica. Sembrava addirittura il titolo di un romanzo!

Ma adesso entrava in gioco il mio di romanzo: dovevo sbrigarmi, avevo giusto il tempo di arrivare a casa, farmi una doccia veloce, preparare la camera e ordinare le pizze.

Recuperata la giacca e sistemato il borsone, uscii; Mirko era già lì che mi aspettava.

-Elettrizzata per la cena con Mr. Figo? -mi chiese.

Possibile che mi si leggesse così bene in faccia?

-Ho in mente un bel programmino -risposi mentre cominciavamo a camminare

-E cioè?

-Ho comprato dello spumante e dei petali di rosa finti -spiegai

Immancabilmente, lui scoppiò a ridere

-Petali di rosa? -domandò -scommetto che li vuoi mettere sul letto, e magari brucerai anche un po' di incenso

-Cretino -risposi

Anche secondo me l'idea non era proprio un granché ma a mali estremi.... Insomma, non potevo continuare a stare con il ragazzo più bello del mondo senza venire nemmeno una volta, che diamine!

-Lo sai che non è così che risolverai il problema, vero? Dovrebbe fare qualcosa lui: il problema è suo, non è tuo, te l'ho già detto -corrugò le sopracciglia pensieroso -O forse sei tu che sei troppo brava a letto, e quel poveretto non riesce a durare più di 10 secondi

-Mirko! -gridai scandalizzata

-Posso provare anch'io? Sembra interessante -chiese guadagnandosi una sonora pacca sul braccio. Mi domandai quanti lividi si fosse guadagnato da me a causa di quelle battutine oscene.

-Stasera faremo scintille su quel letto -dichiarai risoluta

-Per merito dei petali di rosa e dell'incenso?

-Ma sei tu che hai parlato d'incenso!

Grazie a Dio eravamo arrivati al suo motorino.

-Ti serve un passaggio? -mi chiese -Così hai più tempo per asfissiare la casa con quella roba da preti.

Alzai gli occhi al cielo, ma decisi comunque di salire in sella, allacciandomi il casco che mi porgeva.

Non ho ancora scelto la biancheria da indossare.. pensai, giusto un attimo prima che Mirko partisse con un rombo, costringendomi ad aggrapparmi alla sua schiena per non finire dritta per terra.

-Ci sei? -mi chiese voltandosi appena, avendo sentito quella stretta improvvisa

-Ho rischiato seriamente di non esserci -risposi

-Reggiti, allora -rispose mentre accelerava -Mr. Figo non può aspettare

-Fermo! -gli gridai -E' rosso!

Come non detto. Dopo il terzo semaforo a cui non badava, mi rassegnai e valutai se cominciare a pregare per arrivare intera alla mia notte magica.

Dopo pochissimo tempo, eravamo finalmente arrivati.

-Eccoti qua, persino in anticipo -gongolò

-Ma se non sai nemmeno a che ora è l'appuntamento -ribattei, ma lui non mi stava ascoltando, distratto da qualcosa che doveva essere molto più interessante di me e Riccardo, appena dietro le mie spalle.

-E' una bicicletta quella appoggiata al muro? -mi chiese mentre io mi giravo per seguire il suo sguardo, incontrando la mia vecchia ma bellissima bicicletta che avevo sin da adolescente.

-Sì -risposi con un sorriso -l'ho tirata fuori dallo sgabuzzino qualche giorno fa, per farle prendere un po' d'aria.

-Non la usi mai? -mi chiese

-Se l'avessi fatto mi avrebbero già arrotata

-Jason ha una casa in campagna -mi disse, d'un tratto tutto entusiasta -ieri sera mi ha detto che aveva intenzione di andarci in questi giorni: che ne dici se andiamo con lui con le biciclette?

-Anche tu ne hai una? -mi meravigliai

-Ce l'abbiamo sia io che Nick -rispose -Allora, ti va?

-Certo! -esultai, poi ci pensai un momento -ma...?

-No -rispose ancora prima che gli avessi chiesto qualsiasi cosa -Quelli che si chiamano Mr. Figo non possono venire.

Sbuffai, mi dava fastidio tutto questo astio -Ti stavo per chiedere se potevo dirlo anche a Nadia. A lei.. piace moltissimo andare in bici -dissi, chiedendomi se ne avesse una.

Be', in ogni caso sarebbe stata una buona occasione per lei e Jason.

-Certo! Andiamo domani dopo l'università?

-Sì, spero vada bene anche per lei..

-Ok, ora ti lascio alle cose idiote. Buona serata

-Vai a quel paese -fu il mio unico saluto.

Lui rispose con una risata, mentre tornava sul motorino.


°°°


Mi guardai allo specchio, stretta in quel tubino rosso che non so nemmeno da dove fosse uscito fuori. (FOTO) Be', almeno stando in casa, il problema dei tacchi era risolto.

Sinceramente quella mise elegante non mi faceva impazzire, non era nel mio stile come aveva detto Mirko, ma a Riccardo piaceva tanto, così..

Le pizze erano già in tavola, ancora nelle scatole per evitare che si freddassero, lo spumante in frigo e i petali sul letto. Mancava solo lui..

Guardai di nuovo l'orologio (era circa la quarta volta in due minuti), e in quel momento mi squillò il cellulare.

Leggendo sul display il nome di Riccardo, sorrisi: probabilmente era in ritardo, e voleva avvertirmi. Che carino.

-Pronto?

-Ciao principessa -di nuovo quel nomignolo che, dovevo ammetterlo, non mi piaceva poi così tanto -Senti, hai già preparato la cena?

Rimasi un attimo interdetta -Emh.. ho ordinato le pizze, sì.

Lo sentii sospirare -Scusami, dovevo avvertirti prima, ma l'ho saputo adesso anch'io: devo correre all'allenamento di rugby, fra qualche giorno giochiamo una partita importante e..

Non sentii niente di tutto quello che mi disse; mi accorsi solamente che qualche minuto dopo gli stavo dicendo, in automatico come un disco registrato che no, non si doveva preoccupare, che sarebbe stato per un'altra volta e che gli auguravo una buona nottata.

Clic.

Guardai di nuovo le pizze, poi la mia immagine riflessa nello specchio, tirata a lucido, le rose sul letto..

Neanche fossi stata Rocky, mi diressi verso la mia camera, e cominciai a far volare le coperte dalla finestra, petali compresi.

Vaffanculo. Tu e le tue balle.

Non contenta, tirai un calcio sul letto, beccando l'asse di legno e vedendo tutto il Firmamento dal dolore. Mi sdraiai sul materasso spoglio, tenendomi la gamba dolorante fra le mani e piangendo dal dolore; il dolore emotivo, non fisico.

Perché dire che fossi frustrata era poco: possibile che fossi così poco interessante per lui da trovare sempre una scusa per evitarmi quando aveva di meglio da fare?

Andiamo, le partite della scuola sarebbero iniziate di lì a un mese, lo sapevo persino io che me ne stra fregavo del rugby.

Non volevo credere che fosse come diceva Mirko, non era possibile. Riccardo non era stronzo fino a questo punto. Giusto?

Un senso di abbandono, si impadronì di me come uno tsunami della terra, e mi sentii travolta, dalle lacrime e dalla solitudine. C'era un silenzio assordante in quella cazzo di casa e per la prima volta in tutta la mia vita rimpiansi di aver deciso di lasciare casa dei miei; pensai se chiamare Mirko, Nadia, qualcuno.. ma poi mi dissi che non era giusto pensare che le loro vite potessero ruotare attorno a me.

Il problema era mio, mio e solo mio. E a questo se ne aggiungeva anche un altro: non avevo idea di come risolverlo.

Come facevo a rendermi più interessante agli occhi di un ragazzo che ha già tutto? Soldi, macchina sportiva, donne allupate che gli sbavavano dietro..

Sentivo che lo stavo perdendo, e non sapevo cosa fare per cambiare la situazione: era terribile.

Mi strinsi le braccia al petto, non sapevo da quanto fossi lì, sdraiata, ma stavo cominciando a sentire freddo; nell'armadio avevo altre coperte, ma decisi piuttosto di aspettare che il sonno arrivasse.

Domani sarebbe stato un altro giorno, e avrei trovato un modo per uscire da quello schifo di situazione.


***


Quando Mirko tornò a casa, trovò sua madre e Nick sul divano a guardare un album di fotografie; non appena i due si accorsero della sua presenza, quattro occhi si puntarono su di lui, e nessuno disse niente.

-Heilà -esordì lui levandosi la giacca -Che combinate?

-Niente -si riprese Magaret chiudendo l'album -Vecchie foto

-Di chi? -chiese il ragazzo

Vide che Nick e Margaret si scambiarono uno sguardo, poi suo fratello sospirò -Di nostro padre, quando era ancora qui.

Il ragazzo si bloccò, lasciando per qualche istante lo sguardo inchiodato sul fratello, per poi spostarlo sulla madre, che teneva ancora l'album.

-Perché?

-Io non me lo ricordo -fece allora Nick scrollando le spalle -ero solo curioso, tutto qui

-Non dovresti -ribatté Mirko con amarezza, forse anche con rimprovero

-Mirko -lo riprese Margaret

-No! -insistette lui -Dopo che gli abbiamo raccontato tutto quello che ha fatto, anzi che ci ha fatto, non dovrebbe proprio!

-Invece ne ha tutto il diritto -ribatté la donna -e comunque, noi gli abbiamo raccontato che se n'è andato -aggiunse con uno sguardo che sottintendeva una miriade di significati nascosti, vicende celate; Mirko abbassò un momento lo sguardo, poi tornò alla carica

-Ma per quale assurdo motivo dovrebbe volerlo?

-Perché tu l'hai conosciuto -rispose Nick, ignaro di quello strano sguardo che i due si erano scambiati, cominciando ad alterarsi -Io invece di lui so solo quello che mi avete detto voi

-E pensi siano balle? -domandò con risentimento; Margaret però deglutì, sentendo d'un tratto la gola secca.

-Certo che no! Ma permetti che un po' mi manchi? Tu hai avuto l'opportunità di conoscerlo, e ora lo odi; io non l'ho avuta, ed è per questo che continuo a fare domande.

Mirko sospirò massaggiandosi le tempie -Tu sei fortunato a non ricordarti niente, non lo capisci? -poi si rivolse alla madre -E tu perché lo appoggi?

-Io odio quell'uomo almeno quanto te per ciò che ha fatto -rispose lei -ma è giusto che Nick abbia delle domande, ed è giusto che io gli risponda.

-Come vi pare -rispose il ragazzo -ma se dovete continuare a parlare di lui, è meglio che io me ne vada a letto -concluse andandosene in camera.

Sdraiato sul letto, ripensò a quell'assurda situazione e scosse la testa. Non era bello mentire al fratello, ma la verità sarebbe stata di gran lunga peggiore.

Margaret era d'accordo con lui.. ma allora perché continuava a dare a Nick elementi per ricostruire il puzzle? Ok, era impossibile che ci arrivasse da solo, era troppo piccolo per ricordare, però..

Sospirò, e decise di lasciar volare la mente altrove. C'era anche qualcos'altro di assurdo: le rose e l'incenso di Ludovica.

Si stupì di come si ritrovò a dover soffocare una risata al pensiero, nonostante l'incazzatura per Nick che continuava a chiedere del padre; poi però un retrogusto di amarezza gli salì in gola e non era dovuto alla situazione familiare ma al pensiero del deficiente con cui stava Nina.

Non se la meritava. Non se la meritava per niente.








**********************************


Mirko e Margaret non la raccontano giusta sull'abbandono del padre.. ma cos'è che li spinge a mentire? Cos'è che può essere più brutto dell'abbandono?

Ovviamente lo scoprirete andando avanti con la storia xD Nadia invece ha svelato la sua cotta per Jason.. vedremo poi come se la caveranno in bicicletta!

Grazie alle 25 perone che hanno inserito la storia fra le seguite e alle 11 che l'hanno inserita fra i preferiti! Grazie davvero tanto e grazie anche a chi legge in silenzio.

Un bacione a tutte voi! :)

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Capitolo 6
*** Rincorrendo il sole ***


Capitolo 6. Rincorrendo il sole


DRIIIIIIIIIIN!

Il gallo cantò felice nell'aperta campagna.

DRIIIIIIIIIN!

La gente cominciò a svegliarsi, respirando l'aria fresca.

DRIIIIIIIIIN!

Il gallo non smetteva di cantare, e qualcuno uscì con un fucile..

BAM!BAM!

Poi dicono che la campagna è un toccasana per i nervi tesi!

..Ma quel rumore non era esattamente uno sparo, sembrava più un..

TOC, TOC.

-Nina, vuoi aprire?

Che diavolo ci faceva Mirko in mezzo ad una sparatoria? E che ci faceva la mia cameretta nel bel mezzo della campagna?

Sbattendo due volte le palpebre, mi resi conto piano piano di aver sognato e che non ero in campagna, ma in camera mia.. e soprattutto che non c'era nessun gallo.

-Vic, facci entrare! -ecco anche la voce di Nadia. Mi misi pigramente a sedere, sentendomi tutta congelata e rattrappita.

-Stai bene? -chiese Mirko -Guarda che sfondo la porta

Sfondare la porta? Ma era impazzito? E cos'era tutta quella preoccupazione?

Solo dopo qualche istante riuscii a collegare: avevo freddo perché non avevo le coperte, che si trovavano proprio nel bel mezzo della strada, scaraventate giù dalla finestra dopo che Riccardo..

Mi strinsi di nuovo le braccia al petto, sentendo le guance umide: avevo continuato a piangere anche nel sonno.

-Ok, al tre la sfondo -decretò Mirko -Uno..

Mi decisi ad alzarmi -Arrivo -gracchiai nella classica voce da trans tipica di ogni mia mattina.

Se non altro lui fermò il countdown e mi diede il tempo di arrivare e aprire la porta; appena mi videro, i miei amici sgranarono gli occhi.

Capii subito perché: avevo ancora addosso il tubino della sera prima, quello che Riccardo non aveva mai visto e che adesso era tutto arruffato e spiegazzato. I capelli erano più simili a un cespuglio, e le lacrime erano scivolate sulle guance portandosi dietro lunghe strisciate di trucco.

Sospirai -Sì, lo so, sono uno schifo, adesso potete anche smetterla di guardarmi così.

-Ma che è successo? -domandò Nadia

-Che ti ha fatto quello stronzo? -mi chiese Mirko con rabbia, entrando senza troppi complimenti e prendendomi delicatamente per le spalle

-Il solito -risposi con amarezza, senza guardarlo e indicai il mio vestito da buttare -non è venuto ieri sera. Mi ha detto che aveva gli allenamenti.

Anche loro, come me, sapevano che quella non era altro che una balla colossale.

-E perché ci sono le coperte giù in strada? -domandò Nadia -Ci hai fatti preoccupare quando siamo arrivati qui, trovando questo scenario.

Io scossi la testa, e a quel punto guardai Mirko: lui sapeva cosa avevo progettato, come avevo “addobbato” tutto il letto. Lui infatti annuì grave, senza parlare, e mi strinse a sé.

Sentii che stavo per ricominciare a piangere, e cercai di combatterlo, senza però trovare la forza sufficiente dentro di me. Mirko mi strinse più forte al suono delle mie lacrime, cullandomi fra le sue braccia, mentre io mi aggrappavo alla sua felpa piacevolmente calda, rischiando quasi di strapparla.

Una mano mi accarezzò i capelli, ma era troppo piccola per essere quella di Mirko: anche Nadia si era avvicinata e mi stava lasciando un lieve bacio sulla guancia umida.

Tutto quello che chiedevo era compagnia, braccia intorno, abbracci che uccidono la solitudine e che scaldano il cuore.. ma adesso che li avevo mi facevano piangere ancora di più. Forse perché confermavano che era vero, che era realmente successo quello che era successo, che mi trovavo davvero in quella situazione di merda con Riccardo.

-E' meglio se vado a recuperare le coperte -fece Nadia -te le metto direttamente in lavatrice -e si dileguò.

Rimanevamo solo io e Mirko, le sue braccia a proteggermi dal senso di abbandono, il suo torace forte a rassicurarmi mentre tremavo come un pulcino, scossa dai singhiozzi.

Continuò a cullarmi, accarezzandomi lentamente la schiena, finché non cominciai a calmarmi; fui io a staccarmi, ma lui mi scrutò attentamente prima di lasciarmi andare del tutto.

-Magari mi vado a sciacquare la faccia -suggerii -a questo punto dovrei sembrare più o meno la copia sputata di Ursula.

Lui annuì in silenzio, senza nemmeno sorridere al mio tentativo di sdrammatizzare.

Una volta in bagno, chiusi la porta, appoggiandomici per un momento e sentendo la superficie di legno troppo fredda adesso che non c'era più Mirko a scaldarmi. Guardai poi la mia immagine riflessa allo specchio e per poco non mi misi a urlare: ero veramente un disastro, peggio di quanto pensassi. Le guance percorse da fitte strisciate nere, il contorno degli occhi tutto nero neanche mi avessero preso a cazzotti, per non parlare dei capelli che somigliavano tantissimo una massa informe di liane della foresta amazzonica.

Avrei dovuto pagare una ditta di restauro per riconquistare un aspetto normale; mi rassegnai al fatto di non poter fare miracoli e cominciai a far scorrere l'acqua per poi sciacquarmi abbondantemente la faccia. Già che c'ero, decisi di lavarmi anche i denti, per non rischiare di stendere qualcuno con l'alito; poi fu la volta dei capelli che cercai inutilmente di domare con la spazzola, risolvendomi poi in un'improvvisata coda di cavallo.

Mi levai il tubino, ricominciando così a respirare, mi avvolsi nel mio accappatoio azzurro e uscii.

Trovai Mirko in camera mia, intento a sistemare il cuscino sul letto che aveva appena rifatto, con coperte pulite.

-Mirko.. non dovevi -dissi avvicinandomi.

Lui si voltò a guardarmi e mi sorrise -Adesso hai di nuovo un aspetto umano

Anch'io sorrisi e mi avvicinai -Grazie -dissi, non per quello che aveva detto ma per quello che aveva fatto.

Lui scrollò le spalle e si sedette al bordo del letto, invitandomi accanto a lui; mi sedetti, e aspettai che lui parlasse.

-Lo sai che non ne vale la pena per uno così, vero? -mi chiese infatti

Non potei fare a meno di trovarmi in disaccordo: forse, nonostante tutti i miei discorsi, non aveva capito quanto mi piacesse Riccardo.

-E' uno stronzo, Nina -rincarò la dose -io non sopporto di vederti stare così male per colpa di quel bastardo

-Smettila di insultarlo -ribattei vedendolo alzare gli occhi al cielo -la colpa è mia: non sono abbastanza interessante per uno come lui

-Cosa? -domandò d'un tratto sconcertato e rabbioso, come se avessi detto la più assurda delle assurdità -Com'è riuscito a farti arrivare a pensare una cosa simile? Mi correggo, non è solamente uno stronzo, è un vero e proprio figlio di..

Toc, toc.

Mi alzai, per andare ad aprire, felice che Mirko non avesse concluso la frase, e lui mi seguì.

-Eccole! -esordì Nadia, tutte le coperte del mio letto fra le braccia. Mi stupii che ci avesse messo così tanto.

-Grazie, Nadia -le dissi, liberandola dall'ingombro.

-Dalle a me -fece allora Mirko, tendendo le braccia -vai a vestirti che adesso ti facciamo tornare il sorriso.

-Eh? -domandai passandogli le coperte

Lui scrollò le spalle -Se vuoi venire in bici mezza nuda io sono contento, però forse ti converrebbe di più vestirti.

-In bici? -domandai -Ma non dobbiamo andare a scuola?

-Vic, hai dormito tantissimo -rispose Nadia -è già pomeriggio. Non vedendoti a lezione, siamo venuti qua, perché Mirko mi ha detto del programma della giornata -spiegò mentre le sue guance tradivano un leggero rossore che notai solo io -poi però abbiamo visto le tue coperte per strada e ci siamo un po' preoccupati..

-Oh.. quindi ho quasi perso un giorno, in pratica -mentre realizzavo, mi chiesi come si dovesse sentire una persona che si sveglia dopo cinque anni da un coma

-Più o meno -rispose Nadia

-E tu hai dato l'esame che dovevi dare?

-Sì.. -rispose lei rabbuiandosi all'istante -e non ci ho messo il numero di matricola.

-Cosa? -chiedemmo io e Mirko in coro

-Lo so, è da idioti.. ma ero talmente concentrata sui calcoli, che allo scadere del tempo non mi sono ricordata di scriverlo -scrollò le spalle, rassegnata -Era perfetto, ma pazienza, lo rifarò. Adesso andiamo in campagna! -disse mentre le tornava il sorriso -Ho deciso di seguire il tuo consiglio -aggiunse guardandomi, e io capii che si riferiva a Jason.

-Che consiglio? -domandò Mirko, ovviamente all'oscuro di tutto

-Niente, niente -risposi io -Vado a vestirmi

Mirko emise uno sbuffo di disapprovazione, e io mi diressi in camera ignorandolo.


°°°


Arrivati davanti alla casetta di Jason con la macchina, Mirko smontò le tre biciclette che ci avevamo caricato sopra (la mia, la sua, e quella di Nick per Nadia); Jason, probabilmente sentendo il rumore del motore, ci venne incontro.

-Ecco la gentaccia di città -ci accolse, una sigaretta in bocca.

-E tu ti definisci naturalista? -ribatté Mirko indicando la sua cicca

-Più di te, sicuramente!

Mi salutò, poi io gli presentai Nadia, che gli strinse la mano con un certo imbarazzo.

In casa ci offrì qualcosa da mangiare, che accettai molto volentieri dato che l'ultima volta che avevo mangiato risaliva all'era del giurassico. Dopodiché, salimmo in sella alle nostre bici; solo Nadia rimase accanto alla sua, perplessa e insicura.

-Non aver paura di romperla, tanto è del mio fratellino -la esortò Mirko -Nina mi ha detto che adori andare in bici.

Io la guardai sorridendo a 32 denti, lei ricambiò con uno sguardo assassino; probabilmente non ci era mai andata in vita sua.

-Emh.. sì -fece lei arrampicandosi sugli specchi -il punto è che.. è da tanto che non ci vado.

-Non si scorda mai come si va in bicicletta -fece Jason, avvicinandosi a lei -Ti ci vuole solo un po' di pratica. Dai, sali -la incoraggiò, reggendole la bici.

-Andiamo -sussurrai a Mirko

-Eh? -fece lui

-Andiamo! -ripetei

-Ma perché? Aspettiamoli, no?

-No, muoviti! -insistetti, partendo.

Mi voltai a guardarlo, sembrava piuttosto perplesso, ma alla fine mi seguì.

-Mi sono perso qualcosa? -mi disse quando mi ebbe raggiunto

Scrollai le spalle -Non so niente.

Un tono più falso non mi poteva uscire, non ero brava a dire bugie; Mirko se ne accorse e ghignò -Hai capito: Nadia si è presa una cotta!

Come potevo negare l'evidenza? Scelsi allora la via della minaccia, sempre efficace.

-Se dici anche una sola parola ti spacco la faccia!

-Pensi ancora di poterlo fare dopo la nostra lezione insieme a kick? -mi provocò -Comunque terrò la bocca chiusa, non ti preoccupare

Io lo guardai malissimo -Ok, vediamo come te la cavi nell'alta velocità -proposi per poi pedalare più forte, quasi dovessi prendere il volo

-Sei partita prima! -mi gridò da dietro incominciando l'inseguimento.

Il cielo rosso del tramonto, l'aria fresca sul viso, sentire la terra sotto le ruote, tutta la campagna di fronte a me, piena di campi di grano: era qualcosa di spettacolare, mi sentii come ringiovanita, bambina. Spensierata, libera da tutto, gioiosa.

-Ti ho quasi raggiunta! -urlò allora Mirko, e la mia risata risuonò forte tra gli alberi, contagiando anche lui.

C'era un che di surreale, mi sembrava di essere in un altro posto, in un'altra realtà, un po' stile far west; era così bello, tutto dipinto di arancione, che nemmeno sentivo la fatica, le gambe continuavano a pedalare, pedalare instancabili mentre correvo con Mirko verso il sole.

Riuscii persino a mantenermi in vantaggio su di lui per un po', ma poi cominciò recuperare, fino ad arrivare affianco a me.

-Mi hai fatto sudare sette camicie -ansimò

-Sei tu che hai osato sottovalutarmi -ribattei fiera, poi sollevai le braccia dal manubrio senza fermarmi e cominciai a urlare di gioia, non so nemmeno io bene perché. Era così naturale, così bello, stare lì in mezzo al verde e alla paglia con lui, che rischiavo di scoppiare per quanto mi sentivo carica; dovevo sfogarmi in qualche modo.

Mirko mi guardò qualche istante, da prima stupito, poi sembrò quasi ammirato, contento a sua volta; si unì al mio urlo alla Tarzan, sollevano braccia e occhi al cielo infuocato.

Alla fine era da lì che venivamo, tutti quanti: dal bosco, dalla natura.. forse per quello mi sentivo così a casa, quasi come se non dovessi più andarmene, fatto sta che né io né lui stavamo guardando la strada e il risultato fu che, dopo qualche metro, ci ritrovammo con le gambe per aria, la terra su tutti i vestiti

-Ma che..? -mi domandai, la voce rauca a causa dell'urlo, sentendo un'acuta fitta di dolore alla gamba destra e trovando la bici stesa accanto a me; guardai Mirko, e anche lui era nelle stesse condizioni, più o meno.

-Buca -spiegò semplicemente lui, e sembrava persino divertito -Capita

Scoppiai a ridere guardando i miei jeans pieni di fango -Peccato mi stavo divertendo

Mi alzai, controllando di non avere niente di rotto e sollevai anche la bici.

Anche Mirko si alzò, e non potei fare a meno di notare l'espressione di dolore sul suo viso

-Ti sei fatto male? -chiesi allarmata; e solo allora notai che si era tagliato il ginocchio -Sanguini!

Mi sentivo in colpa, in fondo era stata colpa mia e della mia “selvaggitudine” repressa.

-Cosa? -poi si guardò la gamba -Ah.. no, in realtà è la schiena che mi fa male

In effetti lui era caduto proprio sulla bici, non sulla terra morbida come era successo a me: il manubrio piantato tra una vertebra e l'altra non deve essere proprio il massimo.

-Fammi vedere -dissi andando dietro di lui

-Lascia stare, non è niente -cercò di scansarsi, ma io fui irremovibile

-Sta' fermo! -lo ripresi mentre gli sollevavo la maglia; sembrava stranamente in imbarazzo. Ma che gli prendeva?

-Nina..

-Accidenti -imprecai vedendo quell'estesa traccia rossa al lato della colonna -qui ti ci viene un bel livido -constatai apprensiva, sfiorandola appena con due dita, mentre con l'altra mano gli tenevo una spalla -Mi dispiace -aggiunsi trasformando il tocco in una carezza vera e propria. Sentii un brivido scuoterlo sotto la mia mano, e mi ricordai che lo stavo tenendo a schiena nuda quando non faceva per niente caldo.

-Torniamo indietro -feci allora abbassandogli di nuovo la maglia -Serve del ghiaccio

-No, non ce n'è bisogno -rispose lui deglutendo, con una voce più bassa del solito, evitando il mio sguardo.

-Ce lo mettiamo lo stesso -conclusi, risoluta -E poi serve una fascia per il ginocchio

-Pure?

-Certo

-Ad una condizione -si schiarì la voce, tornando al tono di sempre e incrociando di nuovo il mio sguardo -accetto solo se ti vesti da infermiera sexy.

E io che ancora mi ostinavo a credere che Mirko avesse realmente 21 anni e non 5 e mezzo.


°°°


Da Jason, Mirko si fece medicare dall'amico, seppure con qualche resistenza; io nel frattempo presi da parte Nadia

-Allora? -le chiesi

Lei scrollò le spalle -Gli sono caduta addosso almeno quattro volte prima di riuscire a pedalare da sola..

Io ridacchiai -Come ti è sembrato?

Lei sorrise -Mi piace, Vic. E penso di stargli simpatica, abbiamo riso tanto..

-Benissimo!

-E tu e Mirko?

La guardai come si guarda un fantasma -Io e Mirko, cosa?! Ci siamo ammazzati in una buca, tutto qui

Nadia annuì, misteriosa ma, non so quale angelo custode devo ringraziare per questo, non poté aggiungere altro, perché arrivarono Mirko e Jason

-Jason mi ha rimesso a nuovo -fece Mirko, allegramente; in quel mentre, il mio cellulare squillò.

Ed, eccola, la dura e triste realtà ripiombare sulle mie spalle fragili tutta insieme, distruggendo con un certo gusto la dolce illusione di spensieratezza in cui avevo passato il pomeriggio.

-E' Riccardo?

Nadia e le sue domande ovvie.

-Ci parlo io -Mirko scattò immediatamente verso di me. Forse aveva battuto anche la testa cadendo

-Cosa?

-Passami il telefono -insistette

-Ma che vuoi fare? -intanto continuava a squillare

-Fidati di me -mi esortò, il verde dei suoi occhi limpido e forte nelle iridi.

Tic tac, il tempo scorre e una chiamata non può durare in eterno.

Glielo passai, senza aggiungere altro, e lui mi sorrise; era stato l'istinto a guidarmi, ma adesso non sapevo più quanto avessi fatto bene. Nadia e Jason ci guardavano, lei corrucciata, lui che sembrava da un'altra parte con i pensieri.

-Pronto? -fece Mirko con una faccia da schiaffi -Sì, è qui. No che non te la passo, è con me, che vuoi tu?

Ecco.

Mi picchiai una mano sulla fronte, poi cercai di avventarmi su Mirko per afferrare il telefono, ma fu inutile.

-Chi sono io? -chiese evidentemente ripetendo una domanda che Riccardo gli aveva appena fatto -Diciamo un amico.. un amico speciale

-Basta! -sibilai infuriata, ma lui evidentemente non ne aveva ancora avuto abbastanza.

-Sì, hai indovinato: Mirko -gli confermò -E perché non dovrei toccarla, scusa? Guarda che l'ha scelto lei di passare tutto il pomeriggio con me, oggi.

Guai, guai seri all'orizzonte; Nadia ridacchiò e giuro che l'avrei strozzata se non fossi stata troppo impegnata a cercare di strappare di mano il cellulare a Mirko.

-Non ti disturbare, non siamo a casa sua; però siamo in una casa, sì, e c'è anche un bel letto..

Nadia si sganasciò, io volevo morire.

-Guarda, adesso devo proprio andare, c'è Nina che è troppo impaziente, sai com'è. Ciao, ciao -e riattaccò, guardandomi soddisfatto

-Ti odio -sbraitai cercando di incenerirlo con lo sguardo

Lui scrollò le spalle e mi porse il telefono -Spegnilo, ho idea che stia per richiamare: vedrai come ti salterà addosso domani appena ti vede

Non ci potevo credere: aveva anche voglia di fare il simpatico?

-Ma ti rendi conto che hai appena mandato a puttane la mia storia con Riccardo?! -domandai rendendomi conto di star quasi urlando; ero veramente arrabbiata, non riuscivo a credere che Mirko avesse fatto una cosa del genere

Sentii distrattamente che Jason proponeva a Nadia di andare da un'altra parte e lei che annuiva, lasciandomi sola con Mirko a litigare.

-E' ora che quell'idiota capisca che non sei un giocattolo nelle sue mani, da usare quando gli pare e piace -ribatté lui, adesso serio.

-Non mi vorrà più vedere e sarà tutta colpa tua! -il danno ormai era fatto, e un po' di sana vendetta era l'unica cosa che avrebbe potuto giovarmi: volevo che si sentisse in colpa, che capisse quello che aveva appena combinato.

-Potevi urlare prima -fece allora lui

-Cosa? -domandai senza capire

Si avvicinò di qualche passo -Potevi urlarmi di smetterla invece di sibilarlo, potevi urlare il nome di Riccardo, ti avrebbe sentita e avrebbe capito la messa in scena- mi guardava dall'alto del suo metro e 85 e io mi sentivo come una nanetta sotto il suo sguardo penetrante - invece non lo hai fatto: Perché?

Ma dove voleva arrivare?

-Io.. -scossi la testa -che ne so, mi hai presa alla sprovvista, non sapevo cosa volessi fare.. Ma adesso so che stai cercando di deviare la mia attenzione con queste domande senza senso! -ripartii in quarta

-Io credo che un senso ce l'abbiano, eccome

AAA cercasi traduttore urgentemente: non capivo niente di quello che stava dicendo! E il peggio era che i suoi occhi continuavano a stare fissi nei miei, impenetrabili e indecifrabili; sostenevo il suo sguardo, sperando che dicesse qualcos'altro magari di più sensato, ma lui continuava a tacere.

Alla fine scosse la testa e sospirò -Fidati, domani ti verrà incontro scodinzolando come un cagnolino -decretò sicuro di sé -se non lo fa è più idiota di quanto pensassi -e, detto questo si voltò, probabilmente andando a cercare Jason e Nadia.

Rimasi lì, adesso più confusa che arrabbiata.

Be', comunque stando alle sue parole, Mirko credeva davvero di avermi aiutato con quella scenetta, quindi forse avevo sbagliato ad alterarmi così tanto.

Visto che ormai ero in ballo, tanto valeva ballare: spensi il telefono, infilandolo in tasca. L'indomani, sperando davvero di vederlo scodinzolare mentre correva da me, avrei spiegato tutto a Riccardo.

-Ti posso fare una domanda?

Alzai la testa, trovando Nadia, comparsa all'improvviso; gli altri due dovevano essere ancora nell'altra stanza.

-Certo

-Perché stai con Riccardo? -forse vide la mia faccia accigliata, perché si affrettò ad aggiungere -Non voglio insinuare niente ma.. è ovvio che con te non si stia comportando bene anzi, ti tratta veramente come un peluche. E poi non è tanto più intelligente di un bruco a mio parere..

Ma cosa stava succedendo quel giorno ai miei amici? Rimasi sbalordita dal discorso di Nadia, che mi ferì profondamente.

-Nadia.. tu davvero pensi che ci stia solo per.. i soldi?- chiesi come se fosse una parolaccia. Mi sentivo veramente offesa

-No! -si affrettò a rispondere lei, con una risata che mi risollevò un po' -Assolutamente no! So benissimo che non sei quel tipo di persona, altrimenti non saresti mia amica.

E almeno fin lì c'eravamo; incrociai le braccia, in attesa di sapere quale fosse allora la meta reale del suo discorso.

-Quello che voglio dire è che.. non è che ti sei lasciata un po' ammagliare dal suo sorriso? Perché bello, è bello davvero, ma di altre qualità io non ne vedo.

-Ma certo che no! -risposi -Lui.. mi piace

-Davvero?

Rimasi interdetta, quella conversazione era veramente strana.

-Non ne vale la pena -continuò lei -e tu potresti avere di meglio, lo sai.

In quel momento riapparvero Mirko e Jason sulla soglia della porta.

-Ragazze, andiamo? -fece Mirko -Fuori è già buio e domani abbiamo lezione. Ah, Jason torna in città con noi

Sorrisi a Nadia di quella notizia, che ricambiò con discrezione, poi ci alzammo seguendoli fino all'auto.

Guidò Jason stavolta, e io e Mirko lasciammo ovviamente sedere Nadia accanto a lui, che ne sembrò felice. Per tutto il tragitto, guardai ostinatamente fuori dal finestrino, ascoltando solo distrattamente le chiacchiere allegre di Jason e Nadia; sentivo però chiaramente lo sguardo di Mirko su di me, era come se mi trapassasse da parte a parte, ma non lo ricambiai nemmeno una volta.






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Spero di essere riuscita a rendere in modo abbastanza realistico il tormento di Ludovica e l'affetto che Mirko prova per lei; è fortunata ad avere un amico così in questo momento, non credete? ;)

E per giunta figo.. ecco, a questo proposito, dato che avete apprezzato molto il fratellino ma di meno Mirko, vi faccio vedere un'altra fotuzza tanto per mettere bene in chiaro di chi stiamo parlando: FOTO

Eh.. =P

Comunque, ho voluto inserire questo moemnto di spensieratezza per compensare l'inizio un po' lacrimoso di questo capitolo.. spero abbiate apprezzato :)

Un'altra cosa.. che ne dite, il brivido improvviso di Mirko quando Nina gli accarezza la schiena, era di freddo? Mmm..

Rimane comunque il problema Riccardo, che si presenterà in tutta la sua presunzione (e anche una buona dose di incazzatura) nel prossimo capitolo.

Nadia e Jason hanno cominciato con il piede giusto, e mi fa piacere che questa nuova-possibile-coppia abbia già riscosso successo! Ovviamente non sono i personaggi principali, quindi non troverete racconti dettagliati, ma cercherò comunque di curarli a dovere ;)

Grazie a tutte voi che seguite questa storia e a chi mi incoraggia nelle recensioni!! =D Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 7
*** Dubbi ***



Capitolo 7. Dubbi


-Ho un piano per te -fu il mio saluto non appena individuai la nuvola di boccoli d'oro che corrispondeva ai capelli di Nadia

-A proposito di cosa? -mi chiese lei voltandosi

-Il tuo esame: so che il prof li tiene sempre nell'ufficio prima di correggerli, e con un po' di fortuna anche il tuo è ancora lì

-No -fece lei categorica -Ludovica non pensarci nemmeno per un momento!

Accidenti ai moralisti!

-Si tratta solo di scriverci il tuo numero di matricola! E' ingiusto che tu lo debba rifare per una stupida dimenticanza

-Ma non è corretto fare una cosa del genere

Avevo previsto che Nadia avrebbe risposto così, con la sua esasperata indole da brava ragazza; fortuna che aveva un'amica come me!

-Ok, allora fa' finta che non ti abbia detto niente, lo farò da sola

-Ma no.. Mirko! Aiuto!

Mi gelai. Non so perché sentire il suo nome, immaginarlo lì vicino, mi fece questo effetto, ma so che ero ancora turbata da quello che era successo il giorno prima con la telefonata. Voltandomi lentamente, lo vidi con un gruppo di amici che guardava Nadia interrogativo; quando incontrò il mio sguardo mi sorrise, allegro come sempre. Io ricambiai con un cenno della mano, poi lo vidi salutare brevemente i ragazzi e venire verso di noi.

-Che succede? -chiese rivolto a tutte e due

-Vuole falsificare un esame -mi accusò Nadia

-Non è vero! -ribattei subito, spiegandogli tutta la situazione

-Si può fare -concluse lui, e io esultai -Ti do una mano se vuoi

-Sì, uno che faccia il palo mi ci vuole -risposi, entusiasta

-Ma siete dei.. dei mafiosi! -se ne uscì lei; io e Mirko ci guardammo un istante, poi scoppiammo sonoramente a ridere. Era stato solo un attimo: adesso quel gelo veniva spazzato via dalle nostre risate calde e piene di sempre.

-Io non voglio sapere niente di questa storia, è chiaro? -fece Nadia guardandoci storti, per niente coinvolta dalla nostra allegria.

-Chiarissimo -rispose Mirko -Fai bene a non mischiarti con noi gente malavitosa

Lei scosse la testa e distolse lo sguardo, per poi assumere un'espressione ostile, ma non verso di noi -Riccardo in arrivo -annunciò infatti

-Dove? -domandai subito sull'attenti, finché non lo vidi che veniva a passo svelto verso di me

-Sta già scodinzolando -fece Mirko con aria divertita e io mi girai per ribattere, ma lui e Nadia si stavano già allontanando, neanche stesse tornando la peste del 1348.

Devo dire che mi infastidiva il loro atteggiamento nei confronti di quello che, se non era ancora il mio ragazzo, era qualcosa di molto simile; ma ora dovevo occuparmi solamente di lui, non degli amici.

-Ciao -tentai

Lui rispose con uno sguardo storto; altro che scodinzolare -Mi devi spiegare un po' di cose.

Quel “devi” mi fece girare i nervi e parlai prima di ragionare, mossa dall'istinto -Anche tu dovresti proprio spiegarmi perché l'altro giorno sei dovuto scappare agli allenamenti se gli allenamenti non c'erano

-Ma cosa stai dicendo? -domandò come se stessi affermando di aver visto una vacca volante -chiedi al coach: ci hanno sfidato quelli di un'altra confraternita, e noi abbiamo deciso di accettare anche se era una gara fuori programma, così adesso dobbiamo fare dei turni extra di training per arrivarci preparati

Ops.

Cosa cazzo stavo facendo? Dovevo chiedergli scusa, spiegargli tutto e invece gli stavo dando addosso!

-Guarda -mi disse poi indicandomi il suo coach che parlava con un altro uomo, mai visto prima ma con in testa un berretto e al collo un fischietto -è lui l'allenatore dell'altra squadra; si stanno mettendo d'accordo per la data esatta della partita

Applaudite alla più nevrotica, più idiota e più stronza di tutte le ragazze!

-Riccardo, scusa -sospirai sentendomi più o meno al pari di una cacca di cane; e il peggio è che non si era nemmeno arrabbiato, rimanendo calmissimo e mettendo così ancora più in risalto la mia follia -ho frainteso tutto.

-Spero di aver frainteso anch'io -mi interruppe, e solo allora vidi un bagliore di risentimento nei suoi occhi e capii all'istante che doveva riferirsi alla telefonata.

-Ma certo che hai frainteso! -dissi subito ma, ovviamente, lui mi guardava ancora diffidente, così gli spiegai lo stupido scherzo di Mirko, senza però rivelargli che lo scopo era stato quello di farlo ingelosire.

-E tu dov'eri quando ti ha preso il telefono? -mi chiese

-Accan.. - “accanto a lui” avrei voluto dire, ma poi ripensai a quello che aveva detto Mirko: aveva ragione, avrei potuto urlare, ribellarmi con più forza.. ma non lo avevo fatto -Fuori, a fare una passeggiata con Nadia. Eravamo in campagna.

Avete presente il paragone con la cacca di cane? Ecco, trasformatelo pure in un'enorme cacca di elefante.

Non mi piaceva affatto dire bugie, ma non avrei saputo come giustificare il mio comportamento; semplicemente non ci avevo pensato, non mi era venuto in mente che lui mi avrebbe potuta sentire se avessi gridato.. forse era perché avevo creduto anch'io nel piano di Mirko, inconsapevolmente. Sì, doveva essere così, e avevo fatto bene perché stava decisamente funzionando: Riccardo sorrise e mi passò un braccio attorno alle spalle, scoccandomi un bacio sulla guancia

-Ok, allora tutto a posto; mi stavo solo preoccupando troppo

Lo guardai divertita -Troppa gelosia non fa bene a un rapporto -senti chi parla, pensai nel frattempo.

-Anche tu hai fatto la tua parte -mi ricordò infatti indicando con un cenno del capo i due coach che ancora parlavano.

-Mi sono già scusata -ribattei un attimo prima di accogliere il suo bacio irrompente.

-Non pensiamoci più. Ci vediamo stasera, Ludy -e si allontanò, senza nemmeno darmi il tempo di dirgli se avevo o no altri programmi per la serata.

Questo fece risvegliare la mia incazzatura ma poi, quando vidi un gruppetto di ragazze appoggiate a una colonna che mi guardavano con occhi invidiosi da far paura, i miei pensieri vennero deviati altrove: stavo con il ragazzo più desiderabile di tutta l'università!

Mi diressi verso la prima lezione della mattinata con un sorriso soddisfatto in volto.


°°°


-Se non cambi faccia non solo ci scopriranno, ma ci metteranno anche in carcere per sospetto d'omicidio -disse Mirko in tutta tranquillità, mentre camminava al mio fianco con le mani in tasca, totalmente disinvolto

-Cos'ha la mia faccia che non va? -chiesi cercando inutilmente di specchiarmi in una finestra.

-Sembra che tu stia per fare una rapina, ecco cos'ha

-Non è vero!

-Rilassati -mi esortò -siamo solo due normalissimi studenti che passeggiano per i corridoi tra un'ora e l'altra di lezione

-Ma noi stiamo per entrare nell'ufficio del prof

Mirko alzò gli occhi al cielo e affrettò il passo -A questo punto, meno gente ci vede meglio è

Ma anche volendo, non sarei riuscita a cambiare espressione: non sapevo mentire, era un dato di fatto. La mia unica speranza era che solo Mirko riuscisse a leggermi in faccia quello che stavamo per fare dato che, a differenza di tanti altri, lui riusciva a leggermi come un libro aperto.

C'erano altre persone, fra studenti e professori che passeggiavano come noi ma, l'area davanti all'ufficio del prof che interessava a noi era vuota.

Mirko bussò e, quando mise la mano sulla maniglia, la porta si aprì docilmente; in effetti non avevo nemmeno considerato che cosa avremmo fatto nel caso fosse stata chiusa; lo vidi però storcere un po' il naso

-Che hai? -gli domandai

-L'ha lasciata aperta -disse indicando la porta -vuol dire che non resterà lontano per molto: sbrigati, io resto qui, se arriva ti avverto.

-Va bene – risposi e lo guardai appoggiarsi a uno stipite della porta rivolto verso il corridoio.

Mi guardai un attimo intorno, per orientarmi: c'erano una cattedra con dietro una poltrona e due file di armadietti. Cominciai a frugare fra le scartoffie, trovando vari esami di chissà quali matricole; dopo molti cassetti, trovai gli esami di biologia, che erano i diretti interessati, e cominciai a scalare i numeri, grazie a Dio messi in ordine, fino a trovare un foglio che ne era privo, proprio in corrispondenza del numero di Nadia.

Riconobbi subito la sua scrittura e, trattenendomi dall'esultare, presi al volo la penna che tenevo in tasca e scrissi il suo numero di matricola nell'apposito spazio.

Mentre risistemavo i fogli al loro posto, sentii l'ansia, prima inspiegabilmente tenuta a freno, cominciare a salire; che stupida, non ce n'era motivo, ormai era tutto passato.

Dovevamo solo uscire da lì..

Le ultime parole famose che portano sempre sfiga.

-Cazzo! -sibilò Mirko, e io mi voltai verso di lui alla velocità della luce.

-Arriva? -chiesi mentre le mie gambe mi portavano automaticamente verso l'uscita.

-Ferma -disse bloccandomi -cammina spedito, ci vedrebbe uscire; c'è mancato poco che mi beccasse..

-E allora che facciamo? -chiesi, sempre sibilando con una nota che rasentava il terrore puro nella voce.

I passi del prof si avvicinavano. Ci avremmo rimesso sicuramente, ma non avremmo mai detto perché eravamo lì. Questo era il mio piano: resistere fino all'ultimo!

Mentre mi immaginavo le orribili torture a cui sicuramente ci avrebbero sottoposti , vidi Mirko che, dopo aver pensato qualche istante, si avvicinò a me.

-Stai al gioco -mi disse in un sussurro, il viso troppo vicino al mio mentre mi spingeva contro il muro.

-Che..? -domandai senza capire, ma non ebbi fiato abbastanza per finire la frase.

Aveva piegato il collo chinandosi verso di me, e le sue labbra erano sempre più vicine alle mie; non riuscivo a muovere un muscolo, ero certa che mi avrebbe baciata.

Baciata sì: il bacio, la roba che fanno le coppiette. Ma io e lui non eravamo una coppietta: perché non mi stavo scansando?

Sentii qualcosa di simile al panico impadronirsi di me: era irrazionale questo non volere e volere contemporaneamente che lui mi baciasse. Mi mandava in corto circuito.

Forse se ne accorse, forse avvertì la mia paura, non lo so ma, all'ultimo momento, Mirko si piegò da un lato con un sospiro impercettibile, e sentii il contatto con le sue labbra calde arrivare sul collo.

Mi venne spontaneo chiudere gli occhi mentre i suoi baci, che si adattavano perfettamente alla mia pelle, mandavano scariche elettriche lungo tutta la mia spina dorsale; mi ritrovai a desiderare che le sue mani attorno alla mia vita stringessero di più, sempre di più..

-Che succede qui?!

Terra chiama Ludovica.

Mirko si staccò da me senza nessuna esitazione, girandosi verso il prof che era appena entrato; solo allora lasciai scivolare via le mani dai muscoli delle sue braccia, dove erano andate senza il mio controllo.

E che muscoli..

-Prof! Che ci fa qui? -domandò, mentre io mi rintanavo in quell'angolo di muro dove lui mi aveva spinta appena pochi istanti fa, ancora scossa.

Scossa sì, ma non per il comportamento di Mirko: con la mente di nuovo (quasi) lucida, potevo capire che quei baci erano parte integrante del suo piano architettato in cinque secondi per non far scoprire al prof cosa realmente stessimo facendo lì... ero rimasta scossa invece dal modo in cui aveva reagito il mio corpo. Senza farmi notare, mi poggiai una mano all'altezza del seno sinistro: il mio cuore ancora palpitava.

-Che cosa ci fate voi qui! -ribatté l'uomo

Ma questo ci è o ci fa? Pensai, ma rimasi in silenzio, lasciando a Mirko il compito di tirarci fuori dai pasticci.

-Ecco.... vede... -si grattò la testa -sa com'è..

Mi era capitato pochissime volte di vederlo in imbarazzo, e di certo questa non era una di quelle: era palese che stesse fingendo.

Ma il prof non lo conosceva bene quanto me, e abboccò all'amo; sospirando indicò la porta alle sue spalle -Andatevene subito, è meglio. Non si può nemmeno lasciare l'ufficio aperto per il tempo di un caffè! -si lamentò -Ma non ce l'avete una casa dove andare?

-Sa che mi era venuta la stessa idea? -ribatté Mirko afferrando la mia mano e trascinandomi fuori mentre l'uomo scuoteva la testa e ci lasciava uscire.

Nello stesso istante in cui la porta si richiuse alle nostre spalle, mi lasciò andare.

-Scampato pericolo -dichiarò allegramente

Io annuii, sforzandomi di sorridere; lo sapevo che così facendo stavo solo peggiorando la situazione, ma avevo la gola ancora troppo secca per parlare.

Lui mi lanciò un'occhiata di sbieco, mentre continuavamo a camminare -Pensavo peggio

-Cosa?

Wow, avevo recuperato l'uso della parola, ma per guardarlo in faccia mi ci sarebbe voluto ancora un po'.

-Che ne so, mi aspettavo una reazione isterica, o come minimo uno schiaffo

-Posso sempre rimediare

Mi arrischiai a guardarlo, incontrando il suo sguardo, già puntato su di me mentre scuoteva la testa -Non ci credo che ti sia dispiaciuto

Aprii la bocca per far uscire il mio fiume in piena di isteria, ma tutto quello che riuscii a fare fu ingoiare aria; vidi nascere un sorrisetto soddisfatto sulle sue labbra, uno sfondo serio dietro al suo sguardo ironico

-Mr. Figo non sa farti provare in una notte intera quello di cui è testimone quell'ufficio -rincarò la dose

-Non è vero -non credevo alle mie stesse parole, e lui se ne accorse perché trattenne una risata -Ok, le cose con lui non stanno esattamente decollando, ma succederà presto! -tentai di rimediare, facendo solo peggio.

Gli stavo dando ragione! In pratica glia avevo appena detto che in quell'ufficio io e lui eravamo.. decollati. Pessimo.

-Campa cavallo -ribatté scettico -Io invece sono qui a tua disposizione, quando vuoi

-Idiota!

-Poco fa non la pensavi così..

-E' stata colpa dell'astinenza -dichiarai, convinta

-Ah sì?

-Certo. Se con Riccardo le cose andassero meglio, e ci andranno, tu non mi avresti fatto il minimo effetto.

Perché negare l'evidenza? Era chiaro a me come a lui che il mio corpo aveva reagito ai suoi baci, ma era ancora più chiaro quale fosse il motivo: Riccardo.

Lui ci pensò un attimo poi annuì -Se l'astinenza da orgasmo ti fa questi effetti, tra non molto ti ritroveremo come Cicciolina e quel povero cavallo.

-Mirko! -e gli diedi un meritatissimo spintone mentre lui rideva.

In quel momento, spuntò Nadia -Allora, come è andata? -ci chiese. E menomale che non voleva saperne niente.

-Alla perfezione -rispose Mirko con un ghigno.


°°°


La persiana era rimasta aperta, ma non avevo voglia di alzarmi e andare a chiuderla; filtrava una lieve luce bianca, forse il chiaro lunare. Mi rigirai nel letto, senza tirare troppo le coperte per non scoprire Riccardo, che dormiva beato già da ore; io invece ero ancora sveglia.

Inutile dirlo, quella notte tra noi era andata come tutte le altre.. però almeno stavolta si era fermato a dormire con me.

Guardai ancora i contorni dei nostri vestiti sparsi sul pavimento; ma qual era il mio problema?

Il problema non è tuo, ma suo, risuonò forte e chiara la voce di Mirko nella mia testa. Beato lui che ne era così sicuro.

Mi sfiorai il collo con due dita, proprio nel punto in cui quella mattina..

Non ne avevo parlato con Riccardo, in fondo non ce n'era motivo: nessun tradimento, era stato per salvare l'esame di Nadia.

Forse il problema non era questo, forse stava più in quel contrasto interiore che avevo sentito quando credevo che mi avrebbe baciata: quello non avrebbe dovuto esserci.

Mi alzai, avevo bisogno d'aria fresca.

Senza far rumore, aprii piano piano la porta finestra, e uscii in terrazzo, lasciando la notte appoggiarsi sulla mia pelle nuda e la luna disegnarne i contorni; faceva freddo, ma non me ne curai. Non c'era nemmeno una luce accesa, tutta la città dormiva. Era strano ritrovarsi nuda in terrazzo alle cinque di notte, ma d'altronde non c'era stato niente di normale in quella giornata.

Mi appoggiai alla ringhiera sospirando e, come al solito quando mi trovavo da sola di fronte a viste poetiche come quella della luna immersa nel cielo notturno, mi feci trasportare via da pensieri astratti.

Non dico che mi misi a rimuginare sul senso della vita, ma cominciai a chiedermi che cosa volessi per il futuro, se mi andasse bene una relazione come quella con Riccardo, che non si accorgeva nemmeno se i miei gemiti fossero veri o falsi, o se forse volessi qualcosa di più..

Perché adesso tutti questi dubbi? Ero sempre stata contenta di stare con lui, lo avevo desiderato a lungo, avevo cominciato persino a portare i tacchi sperando di attirare la sua attenzione!

Forse era l'atmosfera, forse la stanchezza che mi faceva vaneggiare..

Decisi di rimanere lì ancora un po', con il naso all'insù ad osservare il cielo e la luna, concentrandomi solo sulla loro bellezza, annullando qualsiasi altro pensiero.







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Vi ho lasciato di stucco con questo bacio, eh? (ditemi di sì così mi gaso xD)

L'effetto che ha avuto su Ludovica è stato piuttosto ambiguo.. tanto che la nostra protagonista, pur essendo finalmente riuscita a dormire accanto al “suo bellissimo ragazzo” si sente insoddisfatta, o perlomeno dubbiosa..

Questa storia è farcita dei dubbi, dei ripensamenti e delle pippe mentali di Ludovica come lo è un bignè della crema! E non a caso mi sono divertita a titolare questa storia “senza dubbio”, in netto contrasto con questo aspetto; ok, è anche il titolo della canzone che me l'ha ispirata, ma nella scelta ha pesato di più questa faccenda di cui vi ho parlato che altro.

Comunque... voi ci credete alla versione di Riccardo??? Mah.. io non mi fiderei più di tanto xD

Grazie infinite alle 18 persone che hanno inserito la storia fra le preferite, alle 3 che l'hanno ricordata e alle 34 che la seguono =)

Voglio ringraziare inotlre le 13 meravigliose persone che mi hanno aggiunto fra gli autori preferiti da quando sono su EFP:


alessandradichiara (la prima in assoluto, me lo ricordo ancora! xD)

e r a t o

epril68

giody

kia_85 (grazie mille per tutto il sostegno che mi dai e che mi hai sempre dato ^^)

kiki0882

laga92

manu1988

savy85

secretkeeper

shy angel

SparksFly

sweet_marty


Grazie mille anche a tutti voi che seguite in silenzio :)

Un bacione a tutte voi!! Appuntamento al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 8
*** Prenditi cura di me ***



Capitolo 8. Prenditi cura di me


-Bravissimi!

Stavo ridendo come una scema osservando Nadia e Jason dimenarsi come matti al ritmo di musica; il loro gruppo aveva appena finito di suonare, solo che quelli dopo di loro non stavano facendo un granché. Più che musica, il loro sembrava chiasso: ideale per sbizzarrirsi con le coreografie più assurde e improponibili.

A un certo punto sentii Nadia afferrarmi per un braccio e trascinarmi in pista (che poi non era altro che il centro del locale); all'inizio rimasi un po' intimidita, ma poi decisi di fregarmene e cominciai a saltellare a destra e a sinistra scuotendo i capelli come un cavallo imbizzarrito.

Per quanto fosse divertente però, dopo un po' dovemmo fermarci per riprendere fiato.

-Che performance, ragazze! -si complimentò Jason -Potreste entrare in un corpo di ballo!

-Solo se vieni anche tu -gli rispose Nadia, cercando di sistemarsi i capelli.

Decisi di lasciarli da soli e, ancora accaldata, cominciai a cercare Mirko e Nick; li avevo persi di vista sin da quando avevano finito di suonare, e anche adesso non riuscivo a vederli da nessuna parte.

Mi rassegnai, e decisi di andare al bagno con l'intenzione di rinfrescarmi un po' la faccia e soprattutto di sistemarmi la faccia, che nemmeno osavo immaginare in quali condizioni potesse essere.

Però c'era chi stava peggio di me..

-Devi vomitare!

-E tu devi morire, ma di una morte lenta e dolorosa

All'inizio rimasi interdetta: voci da uomo in un bagno da donne? Poi realizzai che quel bagno era unisex.

Ok, ma.. voci da uomo che fanno minacce?

E per di più con uno strano modo di parlare, come strascicato..

-Non l'ho fatto apposta, era uno scherzo!

-Nick? -domandai avvicinandomi alla porta da cui sembrava provenire la voce

-Oh, grazie al cielo! Apri questa porta -disse l'altra voce

-Mirko! -esclamai riconoscendo il tono

Ecco di chi erano; evidentemente tutta quella pessima e assordante musica unita al “ballo” sfrenato doveva avermi rintronata.

La serratura scattò, e Nick mi aprì. Quello che vidi mi lasciò leggermente sconcertata: Mirko era seduto per terra, con i capelli peggio dei miei, rosso in volto e con occhi semi vacui. Non potevo crederci... si era drogato?

-Ma che hai combinato? -quasi gli urlai. Nella mia testa erano già partite scene non del tutto piacevoli che lo vedevano protagonista mentre si bucava la pelle con un ago.

-Colpa sua -mi rispose stropicciandosi un occhio e indicando il fratello

-Era uno scherzo, non pensavo sarebbe finita così! -si giustificò Nick

-E ti sembra uno scherzo drogare la gente?! -sbraitai

Lui mi guardò, e sembrò non capire; poi si scambiò uno sguardo col fratello ed entrambi scoppiarono a ridere.

Ok, forse avevo esagerato un po' con la fantasia..

-Nessuno si è drogato -mi spiegò Nick

-Maria, Maria... potrei diventare religioso -se ne uscì Mirko rivolgendosi al soffitto e non a noi

-Zitto e vomita -fece Nick; io intanto non ci stavo capendo niente, sapevo solo che lo sguardo perso di Mirko mi spaventava

-Mi fa male la testa -si lamentò Mirko, e abbandonò il capo contro il muro freddo

-Ma che cos'ha? -chiesi a Nick, che sembrava in condizioni normali; lui però mi ignorò

-Non devi addormentarti -disse scuotendo le spalle del fratello -Prima devi vomitare

-Potremmo scriverci un testo sulla maria -Mirko continuava a vaneggiare -Oooooh! Mariaaaaa!

Nick sospirò e mi guardò con disperazione, finalmente rispondendo alla mia domanda -L'ho fatto ubriacare

-Stronzo -replicò Mirko nello stesso istante in cui io ripetevo a pappagallo: -Tu cosa?

-Era uno scherzo! -cercò di giustificarsi -Lui regge tutto, tranne il rum.. ma non era poi tanto, non pensavo gli facesse questo effetto!

Certe volte Nick si comportava veramente da ragazzino immaturo e persino stupido.

-Nick -cercai di mantenere la calma -quanto aveva bevuto prima che tu gli correggessi la bevanda?

-Un po' di birra, e anche della vodka credo.. ma lui..

-Lui regge tutto, lo so -era un dato di fatto di cui ero a conoscenza sin dalla prima volta che avevamo deciso di sbronzarci insieme, e poi lui mi aveva riportata a casa, ancora lucidissimo, dopo che avevo cercato di inscenare uno spogliarello sul bancone del bar -Ma tutti questi mix non gli hanno di sicuro fatto bene. Quanti bicchieri gli hai corretto?

Lui distolse subito lo sguardo e fece spallucce -Un po'...

Chiusi gli occhi, traducendo quel “un po'” con tanti, tanti, tanti; solo allora mi accorsi dello strano silenzio e mi voltai di scatto verso Mirko. Si era addormentato!

-Mirko! -lo scossi forte per la spalla, fino a quando non riaprì gli occhi

Vidi lo sforzo che fece per mettermi a fuoco, ma appena mi riconobbe sorrise -Nina.. sei sexy piegata così su di me

Mi venne la tentazione di lasciarlo lì ad agonizzare, ma fu solo un secondo.

-Devi vomitare, idiota -gli dissi, seccata ma anche apprensiva

Lui sbuffò -Oggi vogliono tutti il mio vomito. Cos'ha di speciale?

-Mirko, ascoltala! -si aggiunse Nick, ma lui aveva già ricominciato ad andarsene nel mondo dei sogni.

Questo non era un buon segno.

-Nick -cominciavo ad avere veramente paura -dobbiamo chiamare aiuto

-No, aspettiamo, non..

-Rischia il come etilico! -diedi sfogo alle mie paure, e la voce mi uscì molto stridula -Non vedi come sta?

Ma perché non riusciva a capire? Mi accorsi che mi stavano tremando le mani, e non per il freddo; Mirko stava per addormentarsi di nuovo.

Mi voltai verso Nick, e constatai che anche lui era spaventatissimo -Chiama tu o lo faccio io -gli diedi l'ultimatum.

Lui guardò un'ultima volta il volto del fratello poi annuì, allontanandosi con il cellulare in mano; sentii un lieve lamento e mi voltai di nuovo verso Mirko.

-Non chiamatelo! -esclamò, ma con un filo di voce, guardandomi dritta negli occhi

Rimasi un attimo smarrita, non riuscivo a capire a chi si riferisse

-Chi non dobbiamo chiamare?

-Lui -rispose, lasciandomi punto e a capo -Non deve avvicinarsi di nuovo a Nick

-Ma di chi stai parlando?

Sta vaneggiando, mi avreste detto voi; eppure nel suo sguardo c'era qualcosa di così risoluto da spingermi a indagare, anche perché non stava più parlando in quel modo strascicato.

Purtroppo però non ottenni una risposta, perché lui richiuse gli occhi abbandonando di nuovo la testa contro il muro; mi accorsi con disperazione che respirava a fatica

-Mirko -lo scossi più forte che potei, in preda al panico, e alla fine lui mi guardò di nuovo, ma con fatica.

Stava troppo male, e io non sapevo fra quanto sarebbe arrivata l'ambulanza: agii d'istinto, aprendogli a forza la bocca e ficcandogli due dita in gola.


°°°


-..vedi? E' già mezzo sveglio.

Mi girai di nuovo verso il lettino d'ospedale dove era sdraiato Mirko, adesso con un occhio semi aperto, l'aria sempre intontita.

-Quindi dici che ha ragione l'infermiera? -domandai a Nick

-Ma certo! -rispose lui, contento di vedere che finalmente la mia ansia se ne stava andando -Però ti ripeto, sarebbe meglio se mia madre non lo vedesse così, altrimenti si preoccuperebbe più di te e poi, una volta scoperto tutto, mi ucciderebbe

Sorrisi -Va bene, ci tengo alla tua vita: ospiterò tuo fratello da me, stasera

-Perfetto! Vi accompagno così ti aiuto a portarlo dentro casa

Ah, giusto: non poteva camminare da solo.

L'infermiera ci aveva rassicurati dicendo che, vomitando, aveva espulso la maggior parte dell'alcol che aveva in corpo, e quindi non era più a rischio di coma etilico; adesso tutto quello che dovevamo fare, era farlo riposare e fargli bere tantissima acqua al risveglio.

All'inizio non mi ero fidata molto perché tutti sanno che dopo una sbornia si ha una sete da prosciugare il Nilo, e dunque mi era sembrata una diagnosi troppo scontata (sì lo so: quando si trattava delle persone a cui volevo bene, ero davvero paranoica!); però durante quell'ora all'ospedale, Mirko era sembrato già migliorare.

Ovviamente non lo ricoveravano, così tutto quello che restava da fare era portarlo a casa mia e fargli continuare indisturbato il suo sonno.

C'era però ancora quella questione: chi è che non si doveva avvicinare di nuovo a Nick?

A lui comunque non avevo detto niente, forse era davvero soltanto il vaneggio di un ubriaco.

O forse no.


°°°


-Nina?

Seduta per terra, una coperta sulla schiena e il viso appoggiato sul mio materasso, mi dovevo essere addormentata. Che stupida! Mi ero ripromessa di vegliare Mirko fin quando non si fosse svegliato.. così, per vedere se respirava (riecco la paranoia!).

Sollevai la testa, con i capelli al seguito -Mirko -biascicai cercando di metterlo a fuoco -Come stai?

-Come se mi fosse esplosa una bomba in testa -rispose lui. Almeno adesso non parlava più al rallentatore -Scusa, non volevo svegliarti, mi è venuto spontaneo chiamarti

-Non preoccuparti -risposi, poi controllai l'orologio: erano le quattro di notte -Hai sete?

-Da morire

Avendo previsto quella risposta gli porsi la bottiglietta d'acqua che avevo preparato sul comodino dopo che Nick se ne era andato.

-Allora -mi disse dopo aver bevuto un generoso sorso -Che cosa ha fatto di preciso il mio adorato fratellino?

Se non altro sapeva chi era il colpevole. Stavo per cominciare a spiegargli lo scherzo malefico di Nick, quando lui mi fece cenno di sedermi -Che ci fai per terra? -mi domandò, poi si guardò un attimo intorno -E io che ci faccio a casa tua?

-Una domanda per volta -lo bloccai mentre mi alzavo e mi sedevo sul bordo del letto vicino a lui, poi risposi a tutto.

-Sì, l'ambulanza me la ricordo -annuì quando ebbi finito -ma perché l'avete chiamata? Non stavo così male da andare in coma

Lo guardai con risentimento -Tu non lo puoi sapere come stavi! -risposi, senza preoccuparmi di tenere la voce bassa -Eri ubriaco fradicio, non sapevamo cosa fare.. mi hai fatta preoccupare sul serio -aggiunsi, tornando involontariamente al tono normale, senza più la minima traccia di incazzatura. Cavolo!

Lui sorrise e lo sentii accarezzarmi la schiena -Scusami

Non so bene perché, forse era il modo in cui lo disse, i suoi occhi teneri e lucidi nella penombra, la sua mano che percorreva lenta la mia spina dorsale.. non lo so, ma tutta la rabbia che sentivo si trasformò in affetto, e in paura per quello che sarebbe potuto succedere. Mi chinai ad abbracciarlo, e lui ricambiò.

Sentire il suo corpo vivo sotto di me, mi tranquillizzò; la sua mano adesso mi accarezzava i capelli e, di tanto in tanto, mi sfiorava il collo.. proprio come avevano fatto le sue labbra.

Mi scostai bruscamente, rendendomi conto troppo tardi di quello a cui stavo pensando.

-Tutto bene? -mi domandò lui guardandomi stranito

-Sì, sì certo.. -risposi, per niente credibile e con il fiato corto. Il fiato corto?

Lui ghignò, ed io mi preparai ad una delle sue uscite.

-Ti eccita così tanto stare in un letto sola con me? -mi domandò infatti con occhi scintillanti

-No! -risposi con un tono di voce troppo acuta; dovevo rimediare -E' che.. stavo pensando a Riccardo.

Mirko annuì, ma il suo scetticismo trapelava da ogni poro.

-Mmm.. e dov'è questo emblema del piacere perfetto che ti lascia sempre insoddisfatta?

Io mi accigliai -Vuoi una sigaretta?

Mirko, a differenza di me, non aveva mai fumato, ma l'emblema del piacere perfetto secondo la famosa citazione di Oscar Wilde era proprio una sigaretta.

-Senza scomodare Oscar e il tuo tabacco -mi rispose -per un uomo così insulso, poi.. mi riferivo a Mr. Figo!

-Ah, certo -risposi esasperata, cogliendo solo allora il doppio senso delle sue parole -Starà dormendo, credo. Stasera aveva gli allenamenti

Lui annuì, in un silenzio colmo di frasi inespresse.

-Senti, tu lo critichi tanto, ma sei peggio di lui con le ragazze! -sbottai

Forse il mio tono di voce era stato troppo aggressivo, ma si trattava di autodifesa; Mirko mi guardò un po' sorpreso ma, come al solito, aveva la risposta pronta, anche in quel mentre che era reduce da una sbornia colossale.

-Io non le illudo -cominciò -Quando una ragazza viene con me, sa perfettamente che non può aspettarsi più di una notte di sano sesso -poi sul suo volto si dipinse un ghigno malefico -ah, e fra parentesi io le faccio venire tutte, sentissi che strilli!

Io ricambiai gelida il suo sguardo, più che mai sul piede di guerra -Ah, sì? E anche quella ragazza, Giada, sa benissimo che non può aspettarsi niente da te? Perché a me pareva piuttosto possessiva..

Lui mi scrutò un attimo, i suoi occhi incastonati nei miei, poi sorrise di un sorriso strano, che non gli avevo mai visto prima, a metà tra il trionfo e la beffa -Sei gelosa

-Cosa? -urlai più scandalizzata di quando faceva le sue battutine sul sesso -No! Era solo.. una considerazione.

-Una considerazione di nome Giada

-Chi se ne frega di come si chiama -acida e rabbiosa, non stavo facendo altro che il suo gioco, cadendo così nella trappola. Ma io non ero affatto gelosa!

Lui annuì, sempre con quel sorrisetto, poi sembrò farsi pensieroso -E' da un po' che non la sento.. -lo disse come se lui stesso se ne fosse accorto solo in quel momento.

Approfittai di quell'attimo per rifarmi valere -Io almeno Riccardo lo sento e lo vedo tutti i giorni

Questo spazzò via il suo sorriso. Bene!

-Tu lo sai che qui è Riccardo il verme e non io, vero? Lui ti sta illudendo. Davvero pensi che sia ad allenarsi tutte le volte che te lo dice? -chiese con un tono che mi fece alterare di nuovo

Cercai di controllarmi, e gli spiegai con calma tutta la faccenda dell'altra scuola che ci aveva sfidati e bla, bla, bla; di sicuro l'autocontrollo era più incisivo della rabbia.

Mirko scrollò le spalle -Se tu ci credi..

Per non rischiare di mandare al diavolo tutta la diplomazia di cui sembravo essermi circondata, chiusi gli occhi, avvertendo la stanchezza che fino ad allora aveva aleggiato come un'ombra attorno a me senza mai scendere del tutto a colpirmi.

Lo sentii sospirare -Dai dormi, sei stanca e non puoi farti vedere con le occhiaie da lui

-Tanto gli piacerei lo stesso -risposi a bocca mezza chiusa perché affondata nel cuscino

-Se non fosse idiota sì, ma dato che lui è più che idiota..

Mentre cercavo qualcosa con cui controbattere, mi tornarono in mente le sue parole poco prima che lo facessi vomitare -Chi è che non deve avvicinarsi di nuovo a tuo fratello? -gli chiesi, aprendo di nuovo gli occhi.

Lui già mi stava guardando, e si irrigidì improvvisamente, senza rispondere.

-Te lo ricordi che lo hai detto? -gli domandai allora

-E tu ti ricordi che ero ubriaco mentre lo dicevo? -ostentava un tono rilassato e ironico, ma potevo vedere la sua espressione tirata e i muscoli tesi.

-Sì, ma sembravi parecchio convinto -lo scrutai meglio, ma il suo sguardo era impenetrabile

Dopo un po' sospirò e mi svelò il mistero -Parlavo di mio padre

Mille cinghiate; no, non erano sufficienti, meglio duemila. Ma perché non tenevo mai la lingua a freno?

-Scusa, non volevo -gli dissi allora -Non pensavo..

-Non preoccuparti -mi bloccò scrollando le spalle, e d'un tratto ritrovò il sorriso -Adesso ricordo anche un'altra cosa

-Cioè?

-E' stato divertente ficcarmi una mano intera in gola?

Era bravissimo ad alleggerire situazioni imbarazzanti, glielo dovevo.

-Erano due dita! -precisai

-Penso che dovrò proprio ricambiare questo immenso favore -decretò sporgendosi verso di me

-NO, fermo! -mi dimenai ridendo, ma lui già mi aveva preso il mento

-Frema tu! -ribatté, anche lui divertito -Com'è che mi dicevi? Dopo ti sentirai meglio!

-E infatti stai meglio -gli feci notare ridendo e cercando di allontanarlo per le spalle; era quasi sopra di me, si reggeva su un braccio, mentre con l'altro teneva ancora la mia mandibola.

-Per tua sfortuna sì

Mi rassegnai -Sentiamo, cosa dovrei fare per evitare le tue torture?

Lui scrollò le spalle -Spogliati. A quel punto avrai tutto il mio amore

E ti pareva?

Lo guardai con aria implorante -Fammi vomitare

Lui rise -Davvero preferiresti il vomito a una notte con me? -chiese scettico

-Puoi giurarci -risposi, e lui scosse la testa.

-Potrei insegnarti tante cose, Nina..

-Potresti levarti e lasciarmi dormire

Sorrise e annuì -Peccato

Io scossi la testa e poi lo vidi chinarsi su di me; ci fu un attimo di panico, poi capii che si stava dirigendo verso la mia guancia. Mi rilassai, mentre le sue labbra sfioravano la mia pelle. Mi accarezzò lievemente con la punta del naso in un tocco dolce e spontaneo che mi fece sorridere; quando si rialzò e i nostri sguardi si incrociarono, aveva un'espressione indecifrabile.

Il sorriso mi scivolò via dal volto, ma non perché vedessi tristezza sul suo viso, ma perché era serio, fin troppo serio; mi sembrò di scorgere anche un'ombra di tormento, ma fu solo un attimo, perché poi fu lui a sorridere di nuovo.

-Buonanotte, Nina -mi disse in tono leggero stendendosi accanto a me in modo da lasciare un po' di spazio fra noi.

Gentiluomo fino in fondo, non gli era nemmeno passato per la testa che magari si sarebbe dovuto offrire di andare a dormire sul divano e lasciarmi da sola nel letto. Ma non era passato per la testa nemmeno a me, per niente.

Anzi, mi sembrò strano e forzato stargli così lontana quando quella notte alla stazione avevamo dormito una sopra l'altro; ok, era appunto perché eravamo in una stazione al freddo e al gelo, ma che importanza avevano i dettagli?

Rotolai su un fianco fino ad arrivare a poggiare la testa sulla sua spalla, impadronendomi del suo braccio.

-Buonanotte -risposi tranquilla

Era rimasto un attimo fermo, e stavo già cominciando a ripensare al coma etilico, quando lo sentii ricambiare l'abbraccio affondando la mano del braccio libero fra i miei capelli e appoggiandomi l'altra sulla schiena.

-E' sempre bello dormire con te -mi sussurrò e il suo respiro mi fece il solletico fra i capelli, mentre con le dita giocava con qualche mia ciocca.

-Attento, non sei nel pieno delle tue facoltà mentali: potresti non essere cosciente di ciò che dici

Pensavo di aver fatto una battuta, ma quando Mirko rispose il suo tono era di nuovo serio -Invece con te lo sono sempre, in ogni momento.


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Capitolo 9
*** Voglie non platoniche ***



Capitolo 9. Voglie non platoniche


RAGAZZE HO PUBBLICATO IL CAPITOLO 8 POCO FA! CONTROLLATE DI AVERLO LETTO PRIMA DI LEGGERE QUESTO


Il giorno dopo lo passai a casa, stravaccata sul divano in mezzo a Mirko e a Nick mentre guardavamo Shark Tale; naturalmente però la maggior parte del tempo la passammo a ridere e a tirarci gomitate, come i bambini delle elementari.

Nel pomeriggio venne anche Nadia, e cenammo tutti insieme con quel poco di commestibile che c'era in frigo in tutta quella miriade di cibi precotti: sì, lo sapete ormai che cucinare non è il mio forte.

La mattina del giorno seguente, quando arrivai all'università, vidi subito Nadia e Mirko che stavano guardando dei tabelloni, con su affisso chissà cosa; li avrei volentieri raggiunti ma, quando mi trovavo ormai a pochi passi da loro, una mano si strinse possente attorno al mio braccio.

-Dove sei stata?

Inutile dire chi fosse.

Mi voltai e sostenni lo sguardo di Riccardo -Molto bene, grazie; tu come stai?

E che cavolo, non poteva trattarmi così!

Lo vidi sollevare un sopracciglio e poi ridere -Bene, ma volevo solo sapere dov'eri ieri

Spalancai la bocca, pronta a sputare veleno, ma qualcuno mi precedette.

-Ma come cazzo ti permetti di parlarle così? -Mi voltai, ma non ce n'era bisogno: Mirko era già accanto a me -Giù le mani -aggiunse poi, gelido, dato che Riccardo ancora mi stringeva; immediatamente, strattonai il braccio liberandomi.

Riccardo era rimasto colto di sorpresa dall'entrata in scena di Mirko, o forse dal mio gesto, ma non ci mise molto a riprendersi -Tu sei l'idiota della telefonata -non era una domanda

-Qui di idiota ce n'è uno solo -rispose lui

Una piccola folla si era radunata intorno a noi, e fu a quel punto che cominciai a sudare freddo, temendo una rissa

-Ok, adesso basta -tentai di mettermi in mezzo, ma fui ignorata da entrambi; anche Nadia era lì attorno e mi guardava agitata.

Riccardo scoccò uno sguardo di compassione a Mirko -Tu lo sai che non hai possibilità, vero? -gli chiese, retorico, accennando anche un'occhiata verso di me; l'agitazione salì mentre realizzavo che stavano parlando dell'imminente scazzottata.

Eppure nessuno dei due sembrava accennare ad alzare le mani.

Lo sguardo di Mirko però si indurì di parecchio, mentre lo guardava dall'alto in basso e contraeva la mascella -Forse -ammise a denti stretti, ma con una nota di sfida perfettamente udibile -Ma tu non hai il diritto di trattarla da schifo!

-Non metterti in mezzo, so difendermi da sola -mi intromisi, ma la voce di Riccardo sovrastò le ultime parole della mia frase, come a volermi subito contraddire.

-Questo lo credi tu, perché io la tratto come una principessa

Di nuovo quel “principessa”! Dovevo mettere sulla mia lista delle cose da fare, il dirgli che quel nomignolo mi faceva venire il latte alle ginocchia.

Mirko scosse la testa con disgusto, e la sua voce risuonò affilata e tagliente come una lama nell'aria immobile -Se la fai piangere ancora, te la vedi con me

Lo guardai spalancando gli occhi: stava davvero minacciando il mio Riccardo?!

Lui deglutì, si era preso una bella strizza, ma non voleva darlo a vedere -Ma valle a fare a qualcun altro queste minacce: non mi toccano -concluse, andandosene.

Mirko annuì guardandolo allontanarsi -Dalla fretta con cui scappi non direi -rispose, ma Riccardo era già lontano; qualcuno attorno ridacchiò e la folla cominciò a disperdersi.

Quando incontrai il suo sguardo c'era solo rimprovero nei miei occhi -Si può sapere cosa stai facendo? -gli chiesi con durezza, per poi andarmene seguendo Riccardo.


°°°


-Stai facendo l'isterica -sentenziò

-Non è vero! -risposi istericamente, stringendo troppo forte la matita che avevo in mano tanto da spezzarla

Nadia sollevò una delle sue sopracciglia finissime, prendendo fra le dita uno dei due poveri pezzi -Mirko voleva solo proteggerti.. ci tiene a te.

-Non doveva mettersi in mezzo, ci ha fatti litigare un'altra volta

-E tutti questi litigi come li vedi? -mi punzecchiò sondandomi con i suoi occhi da gatta -Siete davvero così in sintonia?

-Si è risolto tutto! -replicai soddisfatta, ripensando all'ultimo bacio di Riccardo -Anzi, stasera mi viene a prendere e ceniamo insieme da qualche parte.

Lei sospirò senza rispondere

-Sei di parte -constatai risentita- l'ho capito benissimo che Riccardo non ti piace

Mi rivolse un sorriso di scuse, e in quel momento terminò la lezione, durante la quale, l'unica cosa che avevo appreso, era che i tabelloni che la mia amica stava guardando quella mattina erano quelli con i risultati del famoso esame: inutile dire che era passata quasi col massimo!

Nel parcheggio, Nadia si fermò di botto e io, assorta nei miei pensieri, le andai addosso

-Ahia! -protestai massaggiandomi il naso dolorante -Perché hai inchiodato?

-Jason

-Hai le visioni?

-Forse -e mi indicò un punto poco più avanti

Scrutai un attimo tra la folla, e poi lo vidi -Mmm.. sembra che la tua mente sia sanissima. Forse ti stava aspettando.. quello che è certo è che ti sta fissando

-Vado a parlargli -non era una domanda, ma sembrava comunque un po' titubante come affermazione.

Oh, Nadia!

-Certo che ci vai -risposi spintonandola

-Vieni anche tu

-No! Cavolo, pensavo che avessi fatto dei passi avanti!

-Infatti, ma c'è anche Mirko: tu porterai via lui mentre io parlerò con Jason

Guardai di nuovo, e stavolta vidi anche lui; prima che potessi oppormi, Nadia mi stava già trascinando.

-Eccole -ci annunciò Jason appena ci vide; Mirko mi sorrise, e io gli risposi con uno sguardo assassino

-Ci stavate aspettando? -domandò Nadia rivolta però solo a Jason, mentre le guance le si arrossavano leggermente

-Vogliamo portarvi in un posto -rispose lui -ormai è maggio, e comincia a fare caldo

Non riuscivo a cogliere il nesso. Vidi che anche Nadia lo guardava interrogativo, così mi associai.

-Andiamo al mare -Mirko dissipò i nostri dubbi -adesso

-Al mare? -ripetei non del tutto certa di aver sentito bene -ma non fa ancora così caldo

Cercai lo sguardo il sostegno di Nadia, ma i suoi occhi erano diventati due stelline luminose: quando si trattava di Jason, non c'era niente da fare

-Mi sembra un'ottima idea -cantilenò guardando Jason, che le sorrise; dopo qualche istante sembrò ricordarsi della mia esistenza -Se fa freddo terremo le magliette

-Non abbiamo i costumi -dissi allora

-E' questo il bello -rispose Mirko, e io lo ignorai del tutto

-Prima dici che è freddo e che dovremo tenere le magliette, e adesso ti lamenti perché non abbiamo il costume -mi fece notare la perfida Nadia, che voleva a tutti costi passare il pomeriggio con Jason, almeno quanto io non lo volessi passare con Mirko.

-Allora ci state? -chiese Jason

-Certo! -esclamò Nadia -Vic? -e si girò lanciandomi uno sguardo del tipo “dì di sì oppure ammazzo te e tutta la tua famiglia comprese le prossime quattro generazioni”

-Va bene -risposi controvoglia; non lo feci per la minaccia, ma perché Nadia era la mia migliore amica, glielo dovevo.

-Vieni tu vicino a me? -domandò Jason a Nadia, che naturalmente accettò

Mirko mi aprì uno degli sportelli dietro atteggiandosi a galantuomo per farmi sedere; tentai di incenerirlo con lo sguardo ma, non riuscendoci, girai attorno alla macchina per andarmi a sedere dall'altro lato. Lo vidi scrollare le spalle e sedersi.

Il viaggio non durò molto; facemmo solo una sosta per mangiare qualcosa e poi raggiungemmo la spiaggia.

In cielo non c'era nemmeno una nuvola e il mare era calmissimo: gli scogli sembravano emergere dalla terra ferma anziché dalle acque.

-Avevi ragione, è troppo freddo per il costume -la voce di Nadia mi fece sobbalzare e solo allora mi resi conto di essermi incantata a guardare il paesaggio

-Ah..peccato mi sarebbe piaciuto fare un bagno

Mirko, che aveva seguito tutta la scena, si intromise nella conversazione -E facciamolo lo stesso, no?

Perseverante nel mio risentimento, non lo calcolai minimamente e camminai fino alla riva, lasciando che le onde mi sferzassero appena i piedi; l'acqua non era poi così ghiacciata, ma non era nemmeno quella di giugno.

-Hey -una voce alle mie spalle -Hai intenzione di ignorarmi per il resto della tua vita?

Mi voltai, trovando Mirko a pochi passi da me; i nostri piedi avevano lasciato sulla sabbia deserta delle impronte ben visibili. Nadia e Jason si erano stesi su due asciugamani e stavano chiacchierando.

-No -risposi come se niente fosse -Per molto più tempo -e mi voltai di nuovo verso quella distesa blu immensa.

Lui sospirò e venne accanto a me -Senti, non ci ho visto più quando quel.. quando ti ha risposto in quel modo -si trattenne dal colorire la frase con chissà quali insulti, ma questo ovviamente non fece che aumentare le scintille dei miei nervi -Mi so difendere da sola anzi, lo stavo facendo, se solo tu non ti fossi messo in mezzo!

-Ti ha per caso chiesto a cosa mi riferissi quando gli ho detto che avevi pianto?

Feci mente locale, la risposta era una sola, ovviamente; ma questo non cambiava le cose, anzi -E' diverso: tu non ne dovevi nemmeno far parola!

-Infatti, glielo avresti dovuto dire tu

-Ma cosa stai dicendo?

Lui sospirò -Se non ti stanno bene delle cose nel vostro rapporto, glielo devi dire, accidenti! Non puoi comportarti come una bambola solo perché è quello che vuole farti essere lui! -mentre parlava, si era infervorato

-Questi sono fatti nostri -replicai

-No, non se ti fa soffrire, perché a quel punto gli spacco la faccia.

Mi massaggiai una tempia chiudendo gli occhi -Se devi continuare così vattene, non ho voglia di litigare ancora.

Quando li riaprii, mi accorsi che lui mi stava guardando, piuttosto dispiaciuto

-Non puoi continuare a stare così -mi disse, e capii che si stava preoccupando per me, ma ero troppo arrabbiata per apprezzarlo.

-C'è sicuramente un modo per farmi star meglio: smettila di avercela con Riccardo, ok? Abbiamo i nostri problemi, ma io sono contenta di stare con lui.

Mi guardò ancora un attimo e annuì; il suo sguardo si alleggerì mentre tornava a rivolgersi verso la spiaggia

-Dici che si sta per formare un'altra coppietta? -mi chiese divertito, forse anche per cambiare discorso

Seguii il suo sguardo e vidi che adesso Jason era sullo stesso asciugamano di Nadia e sembravano andare veramente d'accordo; sorrisi.

-Già, sembra che stia andando bene

Lui sbuffò -Adesso non potrò più sfottere Jason perché non aveva uno straccio di ragazza da un anno!

Aggrottai le sopracciglia guardandolo male -Uno merita di essere preso in giro solo perché è da solo?

-Cero che no, ma era il mio modo per spronarlo a rifarsi una vita dopo quella stronza di Sara -rispose avanzando di più verso il mare fino a farsi arrivare l'acqua alle caviglie.

Non sapevo chi fosse questa Sara, ma dato che Mirko l'aveva appena definita “quella stronza” non doveva aver trattato molto bene Jason. Non potevo negare di essere rimasta colpita davanti al significato nascosto delle prese in giro di Mirko: non avevo sospettato che ci fosse della profondità.

Lui si girò a guardarmi -Dai vieni, non è fredda

Decisi di seguirlo, arrotolandomi più su i jeans.

-Hai sempre voglia di fare il bagno? -mi chiese, con sguardo complice

-Il bagno?! Adesso?

Lui scrollò le spalle -Hai freddo?

-No, ma c'è differenza fra l'immergersi totalmente e l'avere solo le caviglie bagnate!

-E dai -insistette -prova almeno, al massimo usciamo

Mi morsi il labbro inferiore: ero tentatissima -Non ho il costume

Lui fece un faccia che voleva dire “scaramucce” -Io ti ho già vista versione panterona sexy, e Jason è troppo impegnato a provarci con Nadia per accorgersi di noi.

Sospirai e lo guardai ancora, mentre lui ricambiava speranzoso.

Rischiavo la bronchite, ma il mare era troppo bello e io avevo troppa voglia di fare il bagno..

-E va bene -cedetti e lui sorrise

-Perfetto, allora spogliamoci, e poi vediamo se decidere di fare qualcos'altro oltre al bagnetto..

Ti pareva che non dovesse fare qualche battutina?

-Mirko, io tengo l'intimo.. e guai a te se anche solo provi a levarti i boxer

Ammiccò -Vedermi nudo sarebbe una tentazione troppo forte per te, ammettilo!

Sbuffai alzando gli occhi al cielo e decisi di avviarmi prima che mi facesse cambiare idea.

Camminammo sul lungomare fino a quando non fummo abbastanza lontani dagli altri due; poco più avanti, il terriccio sabbioso veniva risucchiato da imponenti rocce a strapiombo sul mare. (FOTO)

Chiamatemi naturalista, ma era qualcosa di veramente fantastico quel paesaggio; mi voltai a guardare Mirko, anche lui era in ammirazione. Quando intercettò il mio sguardo mi sorrise, e io ricambiai.

Poco fa stavamo litigando, ma quel posto.. era un paradiso terrestre, ti faceva sentire in pace con tutto e tutti! E il sole dava al mare una luce speciale, era ipnotizzante.

Comunque, dopo qualche istante, Mirko si levò al volo la maglia, e.. oh!

Sì: decisamente un paesaggio fantastico.

Rimasi un attimo a guardarlo mentre lui, ignaro, sistemava l'indumento su uno scoglio; era... era scolpito! (FOTO)

Sul serio, Riccardo era messo bene ma lui.. lui sembrava fatto dal più bravo degli architetti.

Mi voltai, dandogli la spalle, ma i suoi addominali rimasero impressi nella mia mente almeno quanto erano impressi sulla sua pancia.

Sentii il rumore di tessuto sfregato, e capì che si era tolto anche i pantaloni. Oh-oh.

-Ci hai ripensato? -mi chiese dopo qualche istante di silenzio

Non dovevo fargli capire che mi ero incantata -No -risposi ostentando naturalezza e cominciando a sfilarmi i vestiti.

La brezza fresca fu utile per schiarirmi la mente.. almeno fino a quando non mi girai di nuovo verso di lui, i vestiti in mano, trovandolo in boxer che mi guardava (o, per essere più precisi, che scandagliava ogni millimetro di pelle del mio corpo che fosse nuda).

-Wow! sai che ti dico? -domandò, e io mi preparai a una delle sue -che ripensandoci per non bagnare l'intimo, potremmo fare il bagno nudi

Lo disse con una tale naturalezza che scoppiai a ridere -Certo, come no -mi strinsi le braccia al corpo -ho già abbastanza freddo così -puntai lo sguardo sul mare, evitando accuratamente di guardare i suoi pettorali.

Lo sentii avvicinarsi, e la sua mano scivolò nella mia

-Che fai? -gli domandai tornando a guardalo, ma solamente negli occhi.

Avevo già notato varie volte i cambiamenti di colore dei suoi occhi con la luce.. ed ero certa che un verde così intenso, così smeraldo non lo avessero mai avuto. E io che avevo mirato agli occhi per non rimanere incantata!

-C'è solo un modo per non sentire il freddo in questi casi -sussurrò e io deglutii

E di nuovo, prepotente, il ricordo delle sue labbra sul mio collo mi travolse e quasi mi scappò un sospiro.

Ma stavolta avevo più paura: stavolta sapevo, che se avesse tentato di baciarmi di nuovo, non sarei stata in grado di scansarmi.

Ti prego non farlo.. implorai dentro di me, senza capire perché d'improvviso mi sentissi così. Riccardo, mi dissi, pensa a Riccardo. Non volevo tradire Riccardo.. forse era colpa del posto, così bella da farti venir voglia di dare un bacio a qualcuno..

Provai a sussurrare il suo nome, senza nemmeno sapere cosa avrei aggiunto dopo, ma lui fu più rapido di me.

-Corri! -esclamò, e in un baleno mi ritrovai ad essere trascinata in mare, schizzando acqua da tutte le parti mentre le mie gambe si dimenavano in sincronia con le sue, le nostre mani allacciate.

Grazie a Dio.. pensai

Forse avrei dovuto pormi parecchi interrogativi in quel momento, ma non lo feci: decisi di godermi il sole il mare, di scoppiare a ridere senza un perché mentre io e Mirko saltavamo fra le ondicelle.

Lui mi guardò, rivolgendomi uno dei suoi sguardi più belli -E' bello sentirti ridere -mi disse, con un tono che sapeva della colazione al mattino, di un regalo sotto l'albero di Natale, di un pensiero per qualcuno.. che sapeva di buono, di dolcezza.

Un istante dopo ero inciampata, trascinandomelo dietro; l'acqua era fredda sì, ma i muscoli erano abbastanza caldi dopo la corsa da poterlo sopportare.

Quando riemergemmo, sentii i capelli bagnati aderirmi al collo e alle spalle e mi strofinai gli occhi leggermente irritati dalla salsedine.

Mirko si guardò attorno, e io lo imitai: la visuale dal mare era ancora più spettacolare di quella da terra.

-E' una vista.. -cominciò lui cercando le parole -da orgasmo

Alzai gli occhi al cielo -Molto, molto poetico -commentai iniziando a nuotare a rana

Lui mi seguì a dorso -Grazie. Come va con il freddo?

-Sto bene -risposi -Tu?

-Anche -nuotammo per un po', fino ad arrivare a non toccare più con i piedi a terra -Che ne dici di una sfida? -chiese indicandomi uno scoglio poco più avanti

-Ci sto! -e, detto fatto, partii

-Hey questo è imbrogliare! -protestò lui mettendosi all'inseguimento -Falsa moralista!

Spalancai la bocca per ridere e bevvi all'incirca mezzo mediterraneo, ovviamente continuando a ridere; Mirko mi sorpassò, ma io lo agguantai per una caviglia.

Cominciammo a schizzarci, urlando e ridendo, poi ripartimmo, tirandoci a vicenda manate per fermare l'altro.

-Prima! -gridai quando finalmente raggiunsi lo scoglio; stavo per toccarlo ma Mirko mi bloccò -Non vale! -gli urlai

-Pazienza! -rispose lui cercando di toccarlo e tenermi ferma contemporaneamente; io cominciai a dimenarmi e il risultato fu che andammo a sbattere insieme contro la parete di roccia scoppiando a ridere.

Mi stava ancora tenendo ferma per i fianchi, e mi venne spontaneo intrecciare le braccia dietro il suo collo; quando i miei seni sfiorarono il suo torace e il mio interno coscia il suo bacino, mi resi conto che non ce n'era motivo. Perché ricambiare con un abbraccio (e che abbraccio) quella che era una semplice stretta per tenermi ferma?

Mirko aveva smesso di ridere.

Mi scostai, imbarazzata ma sostenendo il suo sguardo serio e intenso; fu allora che cominciai con gli interrogativi.

-Hey! -ci chiamò qualcuno a gran voce; ci girammo verso Nadia e Jason, anche loro solo con l'intimo addosso che venivano verso di noi mano nella mano; lei mi guardava con un'espressione strana, ma lì per lì non diedi peso alla cosa.

-Dovrete continuarne a nuoto! -li avvertì Mirko

-Guarda! -gli dissi io

-Cosa?

-Le loro mani

Lui si voltò di nuovo verso Jason e Nadia -E' tutto merito di questo posto -disse allora, contento -è talmente bello che fa venire voglia di dare un bacio a qualcuno -mi sorrise e io rimasi a bocca aperta: possibile che avesse ripetuto pelo pelo quello che avevo pensato appena un istante prima?

La sintonia è importante... mi tornarono alla mente le parole di Nadia.

-Dai, raggiungiamoli -mi esortò ricominciando a nuotare; io annuii e lo seguii.

Non aveva detto una parola sul mio comportamento, e di questo gli ero grata.. ma il problema rimaneva comunque.

Quando ci ricongiungemmo con gli altri, cominciammo a nuotare e schizzarci, mentre Jason e Nadia di tanto in tanto si scambiavano qualche bacio.

-Vic, è così bello! -mi disse Nadia mentre eravamo ancora in ammollo, lontane dagli altri due che stavano giocando a fare gli scalatori di rocce sullo scoglio che prima avevamo raggiunto io e Mirko

-Ti ha baciata lui? -le chiesi

-Sì -rispose raggiante

-Sono così contenta di vederti felice -le dissi, sincera

-Anch'io.. e spero tanto che funzioni. Mi trovo benissimo con lui

Sorrisi -Chi ben comincia è già a metà dell'opera

-E tu e Mirko che avete combinato nel frattempo? -mi domandò

-Niente -ma ovviamente, risposi troppo in fretta e lei se ne accorse

-Vic..

In quel momento si sentì un sonoro splash, e ci voltammo verso i ragazzi: Jason era in acqua, ma di Mirko non c'era traccia.

Oddio.

-Che succede? -chiesi cominciando ad avvicinarmi

Mentre Nadia mi seguiva, Mirko riaffiorò, piuttosto soddisfatto. Ricominciai a respirare.

-Avete visto? -domandò guardando me

-Cosa? -gli chiese Jason -Io ho sentito solo che ti tuffavi

-Sì, infatti.. ma qualcuno visto mentre lo facevo? -adesso sembrava deluso

-Emh.. -rispose Jason

-Voi ragazze?

Io e Nadia ci scambiammo uno sguardo eloquente, e lui sbuffò.

-Cioè aspetta.. -lo bloccai -Mi vuoi dire che ti sei tuffato da questo coso alto sei metri? -tentai di fare chiarezza indicando lo scoglio (FOTO)

-Sì -rispose sdegnoso -ma non faccio bis

-Tu sei pazzo -decretai sentendo il cuore a mille

Lui sorrise, come soddisfatto che mi stessi preoccupando così, nonostante la delusione di non avere nessun testimone della sua impresa: poi chiedi perché una dice che non esistono uomini ma solo bambini troppo cresciuti!

-Ragazzi, guardate là -fece a un tratto Nadia indicando il cielo; noi tutti alzammo lo sguardo, vedendo un enorme nuvolone nero in avvicinamento

-No! -commentò Jason -Non ci voleva

-Usciamo, prima che ci becchi l'acquazzone -propose Mirko, e nessuno ebbe nulla da obiettare.

Raccattammo i vestiti e cercammo di asciugarci come meglio potevamo con gli asciugamani.

-Guido io stavolta -si offrì Mirko rivolto a Jason mentre Nadia era ancora ad asciugarsi qualche metro più in là -Così voi potete spaparanzarvi sui sedili posteriori

-Ottima idea -lo ringraziò Jason

Quando fummo pronti era già calata la sera, forse un po' in anticipo a causa del grande nuvolone nero che si era piazzato sopra le nostre teste; una volta saliti in macchina, cominciò a piovere.

-Appena in tempo -commentò Nadia

La solita frase che porta sfiga.

Cinque minuti dopo la pioggia era nettamente aumentata, un vero e proprio acquazzone e, come se non bastasse, il cielo aveva cominciato a tuonare.

-Peggio di così.. -commentò Jason; i tergicristalli intanto correvano instancabili sul parabrezza.

BOM!

La macchina sobbalzò e, pur avendo la cintura di sicurezza, per poco non mi catapultai sul vetro.

-Cosa è stato? -chiesi a Mirko, spaventata

-La gomma -rispose lui, fermandosi -abbiamo bucato

-Fantastico! -sentii esclamare Nadia, ovviamente sarcastica

-E abbiamo una gomma di scorta, vero? -chiesi, voltandomi a guardare Jason

-Certo -rispose lui che si stava già levando la cintura, e io mi sentii immediatamente sollevata -E' nel bagagliaio

Mirko annuì e un istante dopo i due, erano scesi sotto il temporale per cambiare quella dannata gomma.

Io sospirai e Nadia si sporse verso di me, serafica -Bella giornata, eh?

-Forse non ti sei accorta che là fuori c'è l'Inferno di Dante

Lei rise, sin troppo euforica, mentre io sbuffavo -Rischio di non fare in tempo per la cena con Riccardo -mi lamentai

A quel punto Nadia sospirò e scosse la testa, senza rispondere.

Sbirciai nello specchietto retrovisore, vedendo Mirko e Jason zuppi più di quando eravamo in acqua, tutti intenti a cambiare quella gomma.

-Lo sai che il tuo atteggiamento è ambiguo? -mi domandò a un tratto

-Eh? -domandai per prendere tempo: sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo.

Nadia infatti sollevò le sopracciglia rimanendo in silenzio

-Io.. -io non sapevo che dire, ecco la verità. Guardai la pioggia che scivolava sui finestrini, come se qualcuno stesse annaffiando la macchina

-Vi ho visti in acqua -continuò lei -quello non era solamente un abbraccio amichevole, Vic

Solo allora mi tornò in mente quella strana occhiata che mi aveva lanciato mentre lei e Jason ci raggiungevano in acqua: lei aveva visto.

..Ma visto cosa?? Insomma, non stavamo facendo niente di male! Era solo un abbraccio..

-Non era niente, non per noi -spiegai allora -Voglio dire, lui è quello che ho chiamato a toccarmi le tette quando non sapevo che reggiseno indossare! Non ci sono mai stati confini netti fra noi

Lei annuì, senza nessuna traccia di sorpresa per la storia del reggiseno -Allora è giunta l'ora di metterli, prima che qualcuno si faccia male sul serio -rispose serissima, indicandomi Mirko con lo sguardo.

No, ma tutto questo era assurdo!

Lo osservai un attimo dal finestrino, i capelli zuppi e le gocce di pioggia che gli scorrevvano sul viso. Scossi la testa, non volevo ascoltare, non volevo vedere; non volevo porre un limite a un rapporto così bello come quello che avevo con Mirko, non volevo..

-Ludovica -mi richiamò -Tu non sei una stronza, non lo sei mai stata: non diventarlo, e soprattutto non con le persone a cui tieni di più.

Il suo tono non era di rimprovero, suonava più come un avvertimento, un consiglio, ma io mi sentii gelare lo stesso: davvero mi stavo comportando da stronza con Mirko? Senza nemmeno accorgermene per giunta.

Ma tutto questo implicava che a lui.. no, non era possibile! Non poteva essere.. non volevo che lo fosse!

-Eccoci -sobbalzai quando Mirko aprì la portiera e si sedette di nuovo accanto a me -Fuori si gela -informò sfregandosi le mani tutte bagnate.

-Con la gomma tutto a posto -fece Jason

-Togliti la giacca bagnata -gli suggerì Nadia con dolcezza

-Si riparte! -fece poi Mirko girando la chiave nel motore -Se se ne rompe un'altra è il vostro turno di cambiarla -disse guardandomi con aria falsamente grave

Io risposi con un sorriso tirato, e poi mi sporsi verso la radio -Ho voglia di musica

-Metti Nesli! -mi fece Jason

-No, che palle! -rispose Mirko -il fratello è molto meglio

-No, per favore -intervenne Nadia -Io odio Fabri Fibra

-Ti regalerò la maglietta, allora -la prese in giro Jason -Quella con scritto “io odio Fabri Fibra”

Evidentemente sembravano tutti allegri e contenti tranne me, in preda alla crisi di coscienza del secolo.

Dopo un po' che la discussione andava avanti, risolsi sintonizzando la radio su una stazione a caso; così non era contento nessuno, ma almeno non bisognava per forza riempire il silenzio con le parole.

Mirko portò prima Nadia e poi Jason, che erano di strada, accordandosi con lui per restituirgli la macchina; rimanemmo solo io e lui mentre una cantante sconosciuta si esibiva in vari acuti alla radio.

Ad un tratto, la strada mi sembrò familiare -Ma stiamo andando a casa tua? -gli chiesi dubbiosa

Lui mi guardò con un sopracciglio alzato -Se vuoi ti ci porto con piacere, ma in realtà sto passando di qua solo perché è la via più breve per portarti alla tua, di casa

-Ah.. -figura di merda, meglio mantenere il silenzio.

Nel frattempo aveva smesso di piovere, ed era già una gran cosa.

-Ma che diavolo..? -fece a un tratto Mirko

Guardai prima lui, poi seguii la direzione del suo sguardo: eravamo davanti casa sua, e c'era un uomo mai visto prima sulla soglia che parlava con sua madre.

-Ti dispiace se..? -mi chiese mentre si accingeva ad accostare

-Certo, fa' pure -risposi, in allerta: era troppo agitato.

Infatti, non appena ebbe accostato, schizzò fuori dalla macchina e si diresse verso i due; io lo imitai, restando un po' più distante.

-Che ci fai qui? -chiese a quell'uomo, e l'improvvisa durezza del suo tono mi fece sobbalzare.

Margaret guardò il figlio, in ansia, e riservò a me lo stesso sguardo; che cavolo stava succedendo?

L'uomo misterioso si voltò, e sorrise a Mirko

-Ciao, figliuolo.


PROSSIMO AGGIORNAMENTO: 5 AGOSTO




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So che mi odiate per aver troncato il capitolo proprio qui.. e so che mi odiate ancora di più per aver posticipato di così tanto il prossimo aggiornamento!

Mi dispiace tanto, è che devo partire e non posso portarmi dietro il pc! Per farmi perdonare almeno un po' ho deciso di lasciarvi questi due capitoluzzi anziché uno solo.. mi odiate un po' di meno? ^^''

Spero che avrete la pazienza di aspettarmi e di continuare a seguirmi! Non abbandonatemi proprio ora che sto per svelarvi TUTTO e dico proprio TUTTO del passato di Mirko!!

Spero proprio di ritrovarvi tutte.. :)

Riguardo ai capitoli, come avete visto la situazione fra Ludovica e Mirko si sta scaldando, ed è destinata ad avere momenti di dolcezza (che leggerete nel prossimo capitolo, perché voi lo leggerete, VERO?? >.<) oltre che di passione come l'abbraccio in acqua e il bacio nell'ufficio del professore..

Nadia sta prendendo le difese di Mirko e questo fatto dei confini peserà molto nel corso della storia; così facendo, inoltre, sta contribuendo a far “svegliare” la nostra cara protagonista.

A proposito di Nadia! Siete contente che finalmente lei e Jason siano diventati ufficialmente una coppia? =D Ho un po' trascurato la descrizione del COME, me ne rendo conto, ma come ho detto la loro è una storia marginale rispetto al triangolo Mirko-Ludovica-Riccardo.. triangolo che si sta cominciando a districare.

Vorrei fosse chiaro, e se non lo è dalla storia lo specifico qui, che Mirko sta offrendo tutto questo sostegno a Ludovica (anche se lei non vuole e si infuria xD) non per secondi fini, ma perché le vuole veramente bene :). Insomma, da come ve l'ho presentato all'inizio e dalla loro conversazione notturna nel capitolo 8, è apparso chiaro che il suo comportamento con le ragazze non sia proprio il massimo, anzi.. ma alla sua Nina ci tiene davvero, ve lo dico io :)

Ludovica avrà la sua occasione per ricambiare questo affetto nel prossimo capitolo (quello che voi leggerete!!).

Va bene, adesso vi lascio, ma solo momentaneamente!! Ci rivediamo il 5! =D

Buon fine luglio, ragazze!!

Un bacione da me e da Mirko xD


ps: la foto del paesaggio che fa venir voglia di dare un bacio a qualcuno viene da Capri =)


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Capitolo 10
*** Mi metto a nudo ***


Capitolo 10. Mi metto a nudo


-Oh mio Dio.. -sussurrai

Avrei dovuto sbattere le palpebre, prima che gli occhi cominciassero a lacrimarmi, ma non ce la facevo: continuavo a guardare quell'uomo, il padre di Mirko, ad occhi sbarrati.

Mirko non aveva risposto al suo saluto, si limitava a sostenere il suo sguardo, in un modo che mi stava facendo paura, pur non essendo indirizzato a me.

-Che cosa ci fai qui? -ripeté, stavolta scandendo bene le parole; Margaret si strofinò il naso, come chi è sul punto di crollare, ma tenta di resistere ancora.

-Ti sembra questo il modo di accogliere tuo padre? -domandò lui, affabile.

Questa volta venne anche a me da spaccargli la faccia.

Mirko lo guardò con un tale disprezzo negli occhi che sembrava stesse per vomitare -Con quale faccia ti presenti qui, dopo tutti questi anni e pretendi di farti chiamare ancora padre?

-Perché lo sono, che ti piaccia o no -rispose, sempre calmissimo

-Ma non dire stronzate! -sbottò lui

-Credo che dovremmo continuare questa conversazione in casa -propose l'uomo

-Credo che dovresti andartene, Victor -intervenne Margaret, la voce ferma nonostante tutto -Tra poco tornerà Nick con Stefano, e non voglio che ti veda qui

Stefano era il patrigno di Nick e Mirko e, a quanto pareva, era da qualche parte con Nick.

-Andiamo -insistette Victor -Non posso nemmeno più entrare in casa?

-No -rispose Mirko -perché non è la tua

L'uomo sorrise ancora, e mi diede tanto l'idea di un viscido verme strisciante -Stavo proprio spiegando a tua madre che voglio riallacciare i rapporti con voi, ma se non mi fate nemmeno entrare in casa come faccio?

-Riallacciare i rapporti? -ripeté Mirko -Potevi pensarci prima di fare quello che hai fatto! Qui non c'è più niente per te, vattene una volta per tutte!

-Prima ho il diritto di parlare anche con tuo fratello

Da arrabbiata che era, l'espressione di Mirko diventò letteralmente furiosa; si avvicinò a Victor, la mascella serrata e uno sguardo in grado di trafiggere -Tu devi stare lontano da Nick, hai capito bene? -domandò minaccioso, senza staccare un attimo gli occhi da quelli dell'uomo

-Purtroppo per te, non spetta a te decidere

Trattenni il respiro quando Mirko lo afferrò per il colletto della giacca -Va' via prima che lui arrivi o ricambierò una a una tutte le botte che mi hai dato

-Botte? -domandai quasi senza accorgermene. Di cosa stavano parlando?

Guardai Margaret, e dopo qualche istante anche lei ricambiò il mio sguardo, afflitta.

La risata di Victor, riportò il mio sguardo su di lui, mentre Mirko lo lasciava andare: perché si stava arrendendo? Lo capii quando un'altra auto si parcheggiò nel viale; Nick e Stefano scesero, il primo con sguardo interrogativo, il secondo che fissava Margaret.

Io fissavo Mirko. E solo allora mi accorsi che non riuscivo a muovere un muscolo, congelata da ciò che avevo appena visto e sentito.

-Che succede? -domandò Nick avvicinandosi; evidentemente non aveva riconosciuto l'uomo, era ancora troppo piccolo quando lui se n'era andato.

Mirko sospirò ricambiando il mio sguardo per un attimo e avvicinandosi a me di qualche passo.

-Ok -fece la donna, forse arrendevole, ma anche rincuorata dall'arrivo di Stefano -Continuiamo questa conversazione in casa

-Mamma! -esclamarono i due fratelli insieme, Nick preoccupato e senza capire, Mirko sconcertato e di nuovo arrabbiato.

-L'avete sentita: ha detto -ripeté Stefano mentre le si avvicinava -tutti in casa -guardò Victor -Con calma

Ma certo: aveva capito che non c'era più modo di fermare quell'uomo, e stava solo tentando di rendere più digeribile la pillola a Nick.

Margaret annuì e guardò i presenti prima di entrare, compresa me: non voleva che me ne andassi, era chiaro.

Io però sentii il bisogno di un'ulteriore conferma e guardai Mirko -Vuoi che..? -gli sussurrai sentendo la bocca secca, come se qualcuno avesse prosciugato fino all'ultimo goccio della mia saliva.

-No -rispose lui cogliendo il senso della mia frase lasciata in sospeso; mentre guardava me, non c'era la minima traccia di tutto quell'odio che avevo visto pochi secondi prima nei suoi occhi. Era solo afflitto e, di colpo, immensamente stanco -Resta -sussurrò prendendomi la mano e stringendola.

Quel gesto quasi mi commosse: aveva bisogno di forza, e la stava cercando in me. Ma cosa potevo fare io per aiutarlo, oltre che ricambiare la stretta? Forse il solo e semplice fatto di essere lì con lui sarebbe servito.. forse era per questo che Margaret aveva voluto che ci fossi anch'io.

Entrati in soggiorno, Mirko mi lasciò la mano e io, invece di relegarmi in un angolo come avrei preferito, rimasi lì, accanto a lui; eravamo tutti in piedi, tutti a fissarci. Una situazione più innaturale di quella non poteva esistere.

-Qualcuno mi dice che succede? -chiese Nick rompendo il silenzio -E chi è quest'uomo? -indicò Victor

-Nick -cominciò l'uomo, ma Stefano lo bloccò

-E' qualcuno che deve spiegarci tante cose -rispose con pacatezza, ma lo sguardo era sull'attenti

-Come fa a sapere il mio nome? -chiese ancora il giovane

-So anche che non sei maggiorenne -continuò; io non capii dove volesse andare a parare, ma Mirko fremette, Margaret gemette e Stefano sibilò un “no!”, tutto contemporaneamente.

-Non provarci -fu Mirko a parlare, scandendo bene le parole, e la sua voce era più bassa e molto, molto più minacciosa del solito.

-Che vuole fare? -sussurrai; Mirko mi rispose solo con uno sguardo grave

Mi resi conto dall'espressione spaesata di Nick, che dovevamo avere più o meno la stessa conoscenza dei fatti.

-Chiederò l'affidamento -annunciò Victor -è un mio diritto

-Bastardo -sibilò Mirko

Mi si strinse lo stomaco mentre realizzavo.

-Non puoi farlo! -esclamò Margaret, sul punto di scoppiare a piangere

-Combatteremo fino all'ultimo, sappilo -intervenne Stefano, risoluto

-Affidamento? -ripeté Nick, poi si grattò la testa -Ok, stop! Non ci sto capendo un cazzo

-Sono tuo padre -gli rivelò allora Victor, e io mi sentii un groppo in gola per Nick, che ammutolì spalancando la bocca; Mirko strinse entrambi le mani a pugno e si mosse pericolosamente verso quell'uomo finché Stefano non lo fermò

-Calmati, Mirko! Avevo detto con calma! -ricordò poi a Victor, una mano sul petto di Mirko per evitare che finisse a cazzotti; Victor gli rispose con un'espressione di sufficienza

Stefano spinse di nuovo Mirko verso di me e io lo tirai per un braccio, in modo che tornasse ad esserci una debita distanza di sicurezza fra lui e suo padre.

Fremeva di rabbia, lo vedevo e soprattutto lo sentivo attraverso i suoi muscoli ancora pericolosamente contratti sotto le mie mani.

-Nina..

-Stai calmo -gli sussurrai -Non servirebbe a niente fare a botte

Lui annuì piano, chiudendo gli occhi per riprendere la calma

-Non riuscirà a separarvi -aggiunsi poi, in un tono che sperai essere rassicurante

Mirko mi guardò, un lampo di speranza in mezzo a tutta quella frustazione che gli si leggeva negli occhi; tentai di sorridergli, e solo quando lui annuì gli lasciai il braccio.

Nel frattempo, la discussione era andata avanti.

-Mamma, di che diavolo sta parlando? -domandò Nick, nel panico; quando Margaret annuì bisbigliando un “mi dispiace”, il ragazzo guardò Mirko, che ricambiò senza dire una parola.

-Oh merda.. -sussurrò tornando a fissare Victor -Tu.. te n'eri andato

Victor sorrise beffardo, i baffi che quasi coprivano del tutto le labbra sottili -E' questa la storia che ti hanno raccontato?

-Di sicuro è meglio della verità -replicò Mirko con durezza

Non capivo niente: non era stato Victor ad abbandonare la famiglia? Ma allora cos'era successo?

-Victor -sibilò Margaret fra i denti, ma non servì a niente

-Tua madre mi ha cacciato

-Cosa? -Nick passò dall'incomprensione alla consapevolezza e poi allo sconcerto.

-Raccontagli la parte migliore -esortò Mirko con veemenza; l'uomo per la prima volta tradì un'emozione che mi sembrò simile alla disapprovazione.

Intanto Stefano era andato ad abbracciare la donna, che aveva già lasciato cadere la prima lacrima; il mio sguardo e quello di Nick si incrociarono un istante, e sembrò rincuorato di vedere che non era l'unico ad essere pallido e smarrito.

-Di cosa state parlando tutti? -domandò -Accidenti.. -si sedette -Voglio che mi spiegate tutto. Adesso, dall'inizio. Tutto quello che so, o che almeno credevo di sapere è che mio padre.. cioè.. tu.. te ne sei andato quand'ero piccolo, e nessuno ha più saputo rintracciarti.

-In realtà le cose sono andate un po' diversamente -replicò quello, di nuovo tranquillo

-Cioè?

-Sono cambiato, Nick..

-Stronzate! -intervenne Mirko e io mi chiesi se fosse il caso di riprendere a trattenerlo per il braccio

-Lasciami finire -gli rispose Victor

-No, se davvero vuoi iniziare questo discorso, prima devi dirgli cos'è successo -rispose, categorico

Mentre i due si guardavano come cane e gatto, incontrai di nuovo lo sguardo di Nick e mi avvicinai per fargli una lieve carezza sulla spalla; tremava, ma mi lanciò uno sguardo di gratitudine.

-Forse è tempo che lo sappia -colsi il sussurro che Stefano rivolse a Margaret, che annuì; anche Mirko si era girato verso di loro, e aveva visto quel gesto.

-Nick -si sedette accanto al fratello

-Che succede, fratellone? -domandò lui cercando di non tradire paura, ma la sua voce sembrava talmente smarrita che mi venne voglia di abbracciarlo.

Riuscii a trattenermi e osservai Victor incrociare le braccia al petto, in attesa.

-Adesso ti spiego tutto -sospirò, e anche Margaret e Stefano si avvicinarono. Mi chiesi per l'ennesima volta se dovessi farmi da parte, ma il breve sguardo implorante che mi rivolse Mirko mi convinse a desistere.

-Mamma si è sposata presto, lo sai, era già incinta di me -esordì Mirko, con calma

-Sì -confermò Nick, contento che ci fosse un punto di partenza che anche lui conosceva in tutto quel marasma.

-Ma Victor non è del tutto a posto -lanciò uno sguardo di disprezzo all'uomo, che rimase impassibile -è cominciato tutto quando avevo all'incirca sei anni.. -fece una pausa digrignando i denti, come sul punto di rimandare quella misteriosa conversazione -vorrei che non lo dovessi scoprire così

-Cos'è successo? -incalzò però Nick

Margaret si soffiò il naso e Mirko si decise a proseguire -Cominciò a picchiarmi, così di punto in bianco

-Cosa? -domandammo io e Nick nello stesso istante; mi resi conto che avrei voluto deglutire, ma non mi riuscì. Mirko fece guizzare per un attimo gli occhi nei miei.

Non avevo di certo immaginato una storia simile.. e mi ricordai d'un tratto che durante quella giornata a Milano, Mirko era sembrato riluttante di fronte a casa propria, ma felicissimo di stare in quel parchetto. Quel parchetto dove probabilmente da bambino poteva rifugiarsi, lontano dal padre per tutto il tempo che voleva.

Oh, Mirko..

Era solo un bambino.. Sentii gli occhi bruciare, ma c'era anche un altro sentimento dentro di me..

-Ho detto che non sono più quella persona -intervenne Victor.

Ecco cos'era: rabbia. Tanta, tanta rabbia. Voglia di spaccare la faccia a chiunque si fosse permesso di fargli male, far del male a Mirko.

Nick era incredulo, Mirko aveva la parola ribrezzo scritta in fronte -Non fu un episodio isolato, divenne un'abitudine -proseguì, mentre il nodo che sentivo dentro allo stomaco si stringeva.

-Ma la mamma..? -domandò Nick

-Non gli credevo -intervenne la donna, e sembrava risentita nei confronti di sé stessa -Pensavo fossero lividi che si faceva giocando, passava le giornate al parchetto.. -scosse la testa

Un altro flash, mi ricordai di come si era subito rabbuiato quando gli avevo chiesto quanti colpi avesse preso giocando lì. Colpi: proprio la parola adatta.

Mi sentivo stordita, mi girava la testa, con tutti questi ricordi che vorticavano dentro di me e questi tasselli di puzzle che si ricomponevano man mano che Mirko parlava, svelando ciò che non avrei mai immaginato.

-Non è stata colpa tua -la rassicurò subito Mirko, combattuto fra l'andare vicino alla donna e il non abbandonare il fratello; alla fine rimase dove si trovava, mentre Stefano avvolgeva protettivo le spalle della compagna.

Lo sguardo freddo di Victor seguiva impassibile tutta la scena.

-L'anno dopo sei nato tu -continuò Mirko, e dalla sua espressione capii che quello di prima era stato solo l'antipasto -Avevi pochi mesi.. se la voleva prendere anche con te

Nick guardò Victor sconcertato -Ma io credevo che se ne fosse andato... o insomma, che l'aveste cacciato quando io avevo già due anni

-Infatti -rispose Mirko -perché per un po' di tempo sono riuscito a difenderti

-Oh mio Dio.. -mi uscì in un bisbiglio, il fiato corto e il cuore che galoppava dolorosamente; mi sentii gelare e mi appoggiai con le braccia allo schienale del divano, colta da una vertigine.

Nick diede voce ai miei pensieri -Intendi dire.. che ti prendevi anche le mie?

Mirko annuì piano; si vedeva che era difficile per lui rivivere tutto questo, ma sembrava più preoccupato per il fratello che per sé -Poi però un giorno Victor era più agitato del solito: quando io caddi a terra, lui ancora non ne aveva abbastanza -sospirò -Io.. non avevo più forze, Nick

Incredibile: sembrava che se la stesse prendendo con se stesso per non essere riuscito a difendere oltre l'amato fratello. Di nuovo, mi si strinse il cuore, e avrei voluto che tutto quello schifo non fosse stato vero, che Mirko avesse potuto godere di un'infanzia felice, quella che spetta a tutti i bambini.

Guardai Nick, che aveva gli occhi lucidi.

-Quando mamma tornò e vide in che stato eravamo ridotti -continuò -ci portò all'ospedale.. e capì che tutto quello che le avevo detto sino ad allora su Victor era vero

-E fu allora che lo cacciò -concluse Nick con un filo di voce

-Sì -confermò Mirko, esausto

Mentre Nick rimuginava su tutto, mi avvicinai da dietro lo schienale a Mirko, e ci scambiammo un lunghissimo sguardo colmo di significati.

-Nick, è anche colpa mia -fece Margaret -Non mi sono mai accorta..

-E gli hai mentito per tutti questi anni -intervenne Victor, guadagnandosi due occhiate di fuoco da parte di Mirko e Stefano; ovviamente non se ne curò e tornò a rivolgersi a Nick -Adesso che sai come andarono le cose allora, puoi decidere che fare adesso

-Dovresti vergognarti, invece sei qui ad avanzare pretese -lo accusò Margaret

-Ma chi credi di essere? -le si rivolse in un tono che mi fece provare ancora più odio nei suoi confronti -Non sei certo migliore di me, lo hai detto tu: non ti sei accorta di niente

-Modera i toni -lo avvisò Stefano

-La colpa è tua, non sua -ringhiò Mirko decisamente meno diplomatico del patrigno, alzandosi di colpo -E non provare nemmeno per un attimo a paragonarti a lei, non sei neanche la metà! Mamma ha creduto fino in fondo nella nostra famiglia, ci ha messo anima e corpo, ci ha sempre dato tutto; sei tu che tradivi questa fiducia. Non ti meriti niente, mi fai schifo!

Vidi Margaret guardare il figlio con orgoglio e amore, mentre gli occhi le si riempivano di nuovo di lacrime; Nick era immerso in un silenzio pesante, e seguiva ogni passo del discorso.

-Con te ormai ho perso le speranze -tagliò corto Victor -ma con Nick, posso ancora sperare di avere una seconda possibilità, vero figliuolo?

Tutti i nostri sguardi si puntarono immediatamente su Nick; quando se ne accorse, sembrò a disagio. Sputagli in faccia avrei voluto suggerirgli.

-Io.. voglio pensarci -annuì gesticolando -mi serve tempo per.. capire tutto questo.

-Cosa c'è da pensare? -esclamò Mirko, elettrico neanche gli avessero dato la scossa -Ti rendi conto di chi hai di fronte? -continuò imperterrito

-E tu ti rendi conto che mi avete tenuto nascosto tutto questo per anni? -replicò Nick con un certo risentimento

-Era per proteggerti -intervenne Margaret

Nick non rispose, ma non sembrava convinto.

-Ti lascio tempo per pensare -concluse Victor -Non credo che qui nessuno abbia intenzione di offrirmi un caffè, perciò vado; ah.. Margater, ti consiglio un buon avvocato. Salve a tutti

Nessuno lo accompagnò alla porta, nel salotto piombò un silenzio di tomba rotto solo dai passi di quell'uomo che si allontanava.

Quando finalmente sentirono il portone chiudersi, Margaret sospirò forte e Stefano si avvicinò al telefono -Ho un amico avvocato, lo chiamo subito

La donna gli fece cenno di sì con la testa, mentre io mi andavo a sedere vicino a Mirko; senza dire una parola, gli presi la mano fra le mie.

Lui appoggiò la testa all'indietro contro lo schienale del divano, gli occhi chiusi; Margaret si avvicinò e gli accarezzò una guancia. Lui tentò di farle un sorriso rassicurante, ma ne uscì uno stanco.

Nick ancora taceva, e teneva lo sguardo basso.

-Nick.. -fece la donna, e a quel punto il ragazzo sembrò destarsi

-Voglio stare da solo -disse di punto in bianco, guadagnandosi l'attenzione di Mirko -Sul serio, per favore. Domani ne parleremo fino allo sfinimento, ma oggi non ce la faccio

-Ok -fece la donna, comprensiva, mentre lui si alzava -Cerca di dormire

Nick annuì con poca convinzione.

-Ti accompagno -si offrì Mirko, che forse gli voleva dire qualcosa; allentai la presa sulla mano ma lui, invece di lasciarmi, mi tirò leggermente, per farmi capire che voleva che venissi anch'io.

-Vieni -mi disse infatti, con dolcezza

Seguii i due fratelli nella stanza di Nick, e dedussi che la mia intuizione era esatta.

-Davvero stai prendendo in considerazione l'idea? -gli chiese infatti lasciando la mia mano ma rimanendomi accanto.

Nick sospirò -Ho detto che non ne voglio parlare oggi

-Rispondi solo a questo -insistette

Lo vidi tormentato, sin troppo, e fui tentata di prendere Mirko e trascinarlo via

-Mirko, forse.. -tentai

-Solo questa domanda -insistette però lui, e a quel punto mi arresi

Nick sospirò -Io.. non lo so. Dico solo che è un casino, e che voglio rifletterci. E' nostro padre

-Come puoi chiamarlo padre adesso che sai quello che ha fatto? -si infervorò di nuovo, e devo dire che non gli davo tutti i torti

-Ha detto di essere cambiato

-Sai quante volte lo ha detto a me per poi ricominciare peggio di prima?

La stanza fu congelata da un silenzio tombale; mi sentii mancare la terra sotto i piedi, così mi appoggiai allo stipite della porta torturandomi un labbro con le dita, mentre ancora una volta ripensavo a tutto quell'orrore che aveva dovuto subire Mirko.

-Sto cercando di metterti in guardia, Nick, e tu dovresti ascoltarmi -continuò Mirko, più calmo

-Lo so, lo so.. vuoi proteggermi, come facevi allora -lo guardò più intensamente -Davvero... lui..?

-Sì -ammise con voce cupa -e non voglio che si ripeta con te. Non so perché sia tornato, forse vuole solo fare soffrire mamma. Non le ha mai perdonato di averlo cacciato

Quante cose di cui non mi aveva mai parlato.. ed ecco che adesso era chiaro come l'alba perché ogni tanto s'incupiva, o sembrava lontano, distante.. non succedeva spesso, ma io avevo presente ognuna di quelle volte.

-Ma -fece Nick titubante -anche con mamma..?

-No, lei non l'ha mai toccata -rispose Mirko e vidi il fratello annuire, rincuorato.

-Mi dispiace -disse poi -per quello che hai passato. ..ma potevi parlarmene, razza di idiota.

Mirko sorrise e si avvicinò per abbracciarlo -Hai ragione, fratellino, avrei dovuto farlo

-Non voglio andare con lui -affermò d'un tratto, serio e deciso

Il sorriso di Mirko si allargò -Speravo di sentirtelo dire. Vedrai che vinceremo la causa dell'affidamento.

Nick si sciolse dall'abbraccio del fratello e tese le braccia verso di me; io sorrisi ma, mentre andavo ad abbracciarlo, sentivo ancora le gambe tremare.

-Riposati stanotte, Nick -gli dissi dolcemente -e sii forte come sempre, mi raccomando

-Certo, Lu -rispose lui stringendomi di più -è stato confortante oggi non essere l'unico a non capirci niente

Risi, mio malgrado, poi ci staccammo e i due fratelli si augurarono la buonanotte.

Quando Mirko chiuse la porta ci ritrovammo da soli nel corridoio; probabilmente Stefano e Margaret erano nella loro stanza.

Adesso potevo finalmente farlo: avanzai di un passo verso Mirko e lo strinsi forte a me, cercando di trasmettergli calore. Lui ricambiò e sentii il suo viso scivolare fra i miei capelli mentre respirava piano, stanco di quella lunghissima serata.

Sentire il battito del suo cuore contro il mio mi tranquillizzava: lui era lì, adesso, in quel momento, nonostante tutto quello che aveva passato. Ce l'aveva fatta ed era lì con me.

-Vieni -mi disse sottovoce dopo un po', prendendomi per mano e guidandomi in camera sua; io chiusi la porta alle nostre spalle, così da poter parlare con un tono di voce normale.

-Scusami per averti fatta assistere -mi disse, mentre ci sedevamo sul letto, e il suo sincero rammarico mi fece sgranare gli occhi

-Cosa stai dicendo? -gli chiesi, forse un po' troppo bruscamente -Mirko, guarda che io non voglio starti vicina solo quando.. -riportai alla mente alcuni ricordi recenti -andiamo al mare, facciamo una gita a Milano o in bicicletta! No: voglio stare con te soprattutto nei momenti come questo, quando ne hai più bisogno

Lui rimase qualche istante a guardarmi, senza parlare, e per un attimo credetti che avrebbe fatto il duro, contraddicendomi e dichiarando di non avere affatto bisogno della mia presenza; invece, un mezzo sorriso si dipinse per un istante sul suo volto ancora provato.

-E' solo che non avrei voluto buttartela addosso così -disse, tornando del tutto serio -non è un bell'argomento di conversazione

Soffriva ancora, si vedeva; sentii una fitta al cuore, mentre si piegava per appoggiare la testa sulla mia spalla -Non devi preoccuparti per me, anzi sono felice che tu non abbia voluto che me ne andassi -risposi accarezzandogli i capelli- Mi dispiace solo di non essere stata molto utile

-Scherzi? -rispose lui raddrizzandosi di colpo per guardarmi in faccia, stanco ma con gli occhi d'un tratto accesi, e belli come sempre -Se non ci fossi stata tu, io... -scosse la testa e distolse lo sguardo, ma riuscii a vedere il suo sguardo lucido.

-Hey.. -sussurrai. Lui si voltò di nuovo verso di me e a quel punto lo strinsi di nuovo a me; dopo poco sentii una lacrima calda e silenziosa scivolare sul mio collo.. la sua.

Non lo avevo mai visto piangere, e mi fece star male.

Lo accarezzai sul viso per asciugarlo, tentando di consolarlo in quell'abbraccio che non mi sembrava abbastanza; dopo qualche minuto, però, la suoneria del mio telefonino interruppe quella stretta perché fui costretta a staccarmi e vedere chi fosse; lessi sul display “Riccardo”.

Pian piano mi rinvenni: ma certo, Riccardo, il mio ragazzo.. il mio bellissimo ragazzo. Con cui avevo un appuntamento praticamente in quel momento.

Chiusi la chiamata e spensi il telefono.

Mirko, ancora accanto a me, con gli occhi leggermente arrossati ma adesso asciutti, notò quel gesto e mi guardò; non con soddisfazione, scherno o ghigni, solo con.. intensità. Ricambiai, incapace di distogliere per prima lo sguardo; lui dopo un po' mi cinse le spalle con un braccio, accarezzandomi la guancia con la punta del naso.

Ripensai al pomeriggio, in acqua, quando avevo creduto che volesse baciarmi, e realizzai in quel momento che con lui ero al sicuro, che non mi avrebbe mai fatto qualcosa che non volessi.

Forse il problema era mio, non suo.

Cercai il suo sguardo, e non mi sorpresi di trovarlo con gli occhi chiusi.

-Hai sonno -mormorai, e lui li riaprì

-Un po' -ammise sottovoce

-Vado -mi alzai

-No, aspetta -mi bloccò protendendo una mano -Resta ancora un po'

Lo guardai: lui non mi avrebbe mai fatto qualcosa che non volessi, mi ripetei ma in realtà non ce n'era bisogno.

Il punto è che eravamo da soli, di notte, nella sua camera da letto: ragazzo più ragazza, cavoli e cicogne.. oh, al diavolo! Era il mio migliore amico e aveva bisogno di me: sorrisi e annuii, e lui ricambiò per poi lasciarsi ricadere di schiena sul materasso.

Mi sedetti sul bordo del letto, accanto alla sua testa e mi venne spontaneo accarezzargli una guancia leggermente ispida; Mirko chiuse gli occhi di nuovo e passò lentamente due dita sul mio avambraccio, a mo' di carezza.

C'era un silenzio totale, ed ero contenta di vederlo rilassarsi a poco a poco man mano che lo accarezzavo, facendomi sentire vicina e presente; non potevo evitare di guardarlo, e immaginare i suoi occhi da bambino indifesi e colmi di paura, mentre quell'uomo gli si avvicinava.

Rabbrividii da capo a piedi e lui se ne accorse perché mi tirò leggermente per il braccio e mi fece sdraiare accanto a lui, fra le sue braccia; mi veniva da piangere, ma strinsi i denti e ricacciai dentro le lacrime. Ero io che dovevo tener compagnia a lui e consolarlo, non il contrario.

Come ci si può sentire quando un genitore, la prima persona in assoluto che dovrebbe difenderti, si accanisce contro di te? Quando arrivi a un punto in cui devi necessariamente imparare a difendere non solo te stesso, ma anche i tuoi cari da lui.. quando tua madre non ti crede..

A un tratto divenne tutto buio, solo un bambino nella notte che correva, correva a perdifiato; ma sarebbe caduto presto, era troppo debole. “No, no!” pensai “Ti prego non ti arrendere!”.

Il bambino si voltò per controllare quanto fosse distante il suo inseguitore: i suoi occhi verdi erano spalancati e terrorizzati.

-Nina?

Anch'io spalancai gli occhi: ero ancora sul letto di Mirko, un Mirko non più bambino ma di venti e passa anni. Incredibile, mi ero addormentata.

-Oh, grazie al cielo -sospirai con la voce impastata di sonno, appoggiando la guancia sul petto di lui; eravamo ancora abbracciati.

-Stavi facendo un incubo, vero? -mi chiese, e sentii la sua mano farmi una carezza sulla schiena -Stavo giusto pensando di svegliarti

-Ero così rumorosa?

-No, ma ti agitavi parecchio e mugugnavi il mio nome -fece una pausa -ripensandoci, poteva essere un sogno a luci rosse

-Mirko! -gli tirai una gomitata; era sempre il solito!

Per una volta però mi rincuorò sentire una delle sue battutine oscene.

-Mi piace quando fai l'indignata -ammiccò

-Io non faccio l'indignata -replicai -lo sono!

-Ormai dovresti esserci abituata -io alzai gli occhi al cielo e, quando lo guardi di nuovo, era serio -Davvero, cosa stavi sognando?

-Niente, lascia perdere -cercai di svicolare scrollando le spalle, ma ovviamente non lo ingannai.

Dopo pochi istanti, lo sentii stringermi di più -Guarda che adesso va tutto bene -mi sussurrò -devi stare tranquilla, è passato: Victor non può più farmi niente.

-NO! -tuonai staccandomi e mettendomi a sedere -Non deve succedere!

Che volete farci? Ormai avevo schiacciato l'interruttore della follia.

Mirko si sollevò a sua volta e mi guardò palesemente stupito -Nina, non urlare, sono le quattro di notte..

-Non è giusto -continuai sibilando -che tu consoli me quando dovrebbe essere l'esatto contrario; questo è.. egoista, pessimo!

Quando capì, soffocò una risata e mi guardò con tenerezza

-Quello che ti è successo è orribile, e qui la povera vittima sembro io -conclusi incrociando le braccia sotto al petto

-Nina.. -fece Mirko, guardandomi divertito

-Che c'è? -domandai, scorbutica

Lui scosse la testa -Sei pazza

Non provai neanche a ribattere, era ovvio che avesse ragione: non solo avrei dovuto consolarlo invece di farmi consolare, adesso gli stavo anche urlando contro!

Sospirai con fiacchezza, e lasciai cadere di nuovo le braccia lungo i fianchi -Davvero sono le quattro?

-Dai, ti riaccompagno a casa -si offrì

-Non preoccuparti, vado da sola

-A piedi?

Ops..

Arrivammo all'ingresso in punta di piedi; chissà se Nick dormiva.

Una volta in auto mi accorsi di essere ancora in coma perché riuscii ad allacciarmi la cintura solo al terzo tentativo; non c'era nessuno per strada, arrivammo in poco tempo.

Accostò sul ciglio della strada e si voltò a guardarmi.

-Starai bene? -gli chiesi apprensiva, ignorando la testa che girava e che chiedeva disperatamente di posarsi su un cuscino.

Lui mi sorrise, rassicurante -Nina, ascolta -mormorò dolcemente, guardandomi dritta negli occhi; ricambiai il suo sguardo, non sapendo cosa aspettarmi. L'atmosfera attorno a noi era buia, illuminata solo dai fari dell'auto e da un lampione sul marciapiede; dormivano tutti, e il silenzio rotto solo dalle sue parole, si adattava perfettamente alla situazione -Quando ero piccolo e Victor picchiava me, o mio fratello.. -sospirò guardando un istante fuori dal parabrezza -io mi sentivo solo, tremendamente solo, senza nessuno affianco -scosse la testa arricciando le labbra e il suo sguardo si posò per un istante in un punto indefinito alle mie spalle -quando poi mia madre si accorse che dicevo il vero, cambiammo città venendo qui: i gruppetti di amici a scuola erano già formati, e Nick era ancora troppo piccolo per avere il rapporto che abbiamo adesso -tornò a guardarmi e sentii che non l'aveva mai fatto così, con una tale intimità e una tale confidenza che trattenni il respiro -Poi ho conosciuto te, e tutto quell'assurdo senso di solitudine è sparito.

Il mio cuore perse un battito, accompagnato da quella tipica vertigine allo stomaco; batteva sempre più faticosamente e capii perché solo quando ricominciai a respirare.

Non era da lui. Cioè, intendiamoci, io sapevo meglio di chiunque altro quanto Mirko fosse dolce sotto la sua facciata da rappettaro “tosto”, ma capitava raramente, per non dire una volta ogni decennio che decidesse di aprirsi così.

Sorrisi, fiera, perché mi resi conto d'un tratto che aveva deciso di farlo proprio con me, di mettersi a nudo.. di svelarmi tutto della sua infanzia, del suo dolore. E di quello che, senza nemmeno saperlo, io avevo fatto per lui. Aveva deciso di mostrarmi tutto questo, di condividere tutto, anche il dolore.. e io gli volevo sempre più bene.

-Mirko.. -sussurrai allungando una mano per accarezzargli i capelli; inclinò il viso poggiando la guancia sul palmo della mia mano

-Ecco perché non ti devi preoccupare -disse dopo un po' mentre si raddrizzava, con il suo tono allegro di sempre -Starò bene

Io annuii, stavolta convinta -Allora.. buonanotte -gli augurai allungandomi un'ultima volta per scoccargli un bacio sulla guancia.

-Notte -rispose lui con un sorriso

Realizzai che nessuno mi aveva mai detto qualcosa di più bello o di più importante.

Solo quando fui dentro casa lo sentii ripartire.

*************************

Scusate se non ho risposto alle recensioni, ma sono ufficialmente in coma!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e giuro che nel prossimo sarò più loquace =)

Un bacione!

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Capitolo 11
*** In pericolo ***


Capitolo 11. In pericolo


Avevo un mal di testa ATROCE; mi ero addormentata immediatamente non appena toccato il letto ma, evidentemente, l'interruzione causa cambio-camera-da-letto non era stata gradita dal mio “equilibrio biologico”.

In bagno cercai disperatamente di coprire le occhiaie, segno del mal dormire, ma l'impresa più ardua fu ricordare di mettere tutti i libri del giorno nella cartella; per strada, realizzai di essermene scordati circa la metà.

Consapevole della mia faccia orribile,mi affrettai all'entrata per raggiungere l'aula di scienze il prima possibile ma, ovviamente, mi ero scordata anche qualcos'altro oltre ai libri.

-Ludy?

C'era una sola persona in tutto il mondo che mi chiamava con quel diminutivo orrendo: mi voltai, e Riccardo mi aveva già raggiunta.

-Buongiorno -azzardai, la testa che pulsava

-No, non lo è -ci misi un po' prima di capire che si riferiva al mio “buongiorno” -Sono stato un'ora ad aspettarti sotto casa ieri

-Sei stato..? -poi ricordai del nostro appuntamento: la storia di Mirko me lo aveva fatto completamente dimenticare.

Sì, ma quella era diecimila volte più importante.

-Ho avuto da fare -risposi, massaggiandomi una tempia, con gli occhi pesanti -Davvero, mi dispiace di non averti avvertito, ma c'è una spiegazione

-Ah, sì? E quale sarebbe?

La sua arroganza e il suo alzare sempre la voce mi mandavano in bestia, più di quanto fosse già lui

-Sono cose personali -ribattei, senza nascondere l'irritazione

-Voglio sapere

Fottiti

-Scordatelo -tenni a freno la lingua -Non ti riguarda e non ho intenzione di parlarne con te -be', la tenni a freno più o meno

-Avanti, dillo, perché negarlo a questo punto? -chiese poi, allargando le braccia -Con chi sei stata a letto ieri notte?

Spalancai la bocca, e mi vennero in mente all'istante cinque modi diversi per ucciderlo cruentemente e fra atroci sofferenze -Vaffanculo, Riccardo!

Stavolta tenni a freno l'istinto omicida, ma non la lingua; se mi avesse provocata ancora, non so come sarebbe andata a finire.

Mi voltai per andarmene e constatai che, come al solito, avevamo dato spettacolo; fra la folla c'era anche Mirko, che mi guardava con.. soddisfazione? Ammirazione?

Stavo per andare dritta da lui, ma il braccio di Riccardo intorno al mio polso mi fermò -Ok, scusa -si affrettò a dire -Mi dispiace, non volevo, sono un idiota

Sospirai, invitandolo con lo sguardo a fare di meglio.

-Rimedio stasera, promesso -giurò -ti porto in un locale che hanno appena aperto, è carino e..

-Ok -bloccai il suo fiume in piena, decidendo di dargli una possibilità e impaziente di levarmi dal centro dell'attenzione; fui vinta dalla stanchezza più che dalle sue scuse.

-Bene, ti passo a prendere alle nove

Annuii e, anche se non mi spostai quando lui si chinò a baciarmi, ero ancora piuttosto scavolata perché..

SBAM!

Staccai le labbra da quelle di Riccardo, voltandomi verso ciò che aveva causato quel rumore; strizzai gli occhi, per capire se tutta quella calma apparente fosse dovuta al mio rincoglionimento post nottata pesante o se non ci fosse davvero alcunché di cui preoccuparsi.

-Il tuo amico è da ricovero -osservò Riccardo con sufficienza

-Cosa? -solo allora vidi Mirko di spalle che camminava per i corridoio con passo svelto tipico di chi è irritato, e solo allora notai che il suo armadietto aveva assunto una forma piuttosto incurvata, come se qualcuno ci avesse tirato un pungo..

-Io devo andare -annunciò Riccardo -A stasera, Ludy

Mi venne quasi da rispondergli “a stasera Ricky” ma evitai; mi affrettai invece a raggiungere l'aula, dove la lezione era già cominciata. Tutti avevano già preso posto, Mirko sedeva fra Jason e un ragazzo che conoscevo solo di vista e non mi rivolse nemmeno uno sguardo; Nadia invece, qualche fila più in là, mi fece cenno di andare accanto a lei, nel posto che mi aveva conservato.

-Cos'è successo? -mi chiese, decidendo di saltare il tradizionale “ciao come stai”

-Non lo so -risposi, ma la verità era che tremavo anche solo al pensiero di poter avere una minima idea del perché fosse successo quello che era successo; da lì si entrava in un campo molto, molto pericoloso.

-Come no -rispose Nadia scettica, scrollando le spalle

-Con Jason? -domandai per distrarla; funzionò, e le lezioni mattutine passarono abbastanza velocemente.

A mensa, andai a prendere Mirko per un braccio -Mangi con noi -suonò più come un ordine che come una domanda

Il suo sguardo per qualche istante fu impenetrabile, ma poi si sciolse -Dipende da che si mangia -rispose fissandomi le tette

Gli diedi una botta, poi raggiungemmo Nadia e Jaosn che erano già in coda; l'occhiataccia che mi riservò lei quando mi vide con Mirko mi spiazzò.


°°°


-Sei strano -commentò Nick

Mirko lo guardò con disappunto -Qui se c'è uno strano sei tu, e lo sai

-Sul serio -insistette il fratello -Che ti è successo?

Avevano cenato con degli amici e ora stavano tornando a casa; i pub ancora straboccavano di gente ma Nick il giorno dopo aveva il liceo, e Mirko l'università così avevano deciso di non attardarsi più di tanto.

-Allora? -insistette il più piccolo

Mirko scrollò le spalle -Solite cose, fratellino

Nick parve capire -Oh. Secondo me non è da te rimanere in silenzio

-No, infatti -confermò lui pensieroso

-E quindi?

Ma Mirko non rispose, perché la sua attenzione fu catturata da qualcos'altro: un uomo, seduto all'aperto sulla sedia di un bar, completamente ubriaco, che rideva e schiamazzava con i conoscenti.

Nick seguì il suo sguardo e impallidì -Ma quello non è..?

-Victor -confermò Mirko con un ghigno -Abbiamo fatto centro!

-E' ubriaco -notò Nick

-Appunto -fece Mirko tirando fuori il telefonino e cominciando a filmare la scena

-Che fai?

-Questo in tribunale non giocherà a suo favore: chi affiderebbe mai un adolescente in piena tempesta ormonale come te a un ubriacone? -strizzò l'occhio in direzione del fratello

-Vuoi dire che è tutto risolto? -domandò il ragazzo con occhi luccicanti

Mirko annuì -Tutto -e si godette l'esultare del fratello, mentre continuava a riprendere la scena senza farsi vedere

-Dillo che ti sarei mancato -fece Nick, ancora su di giri appoggiando il braccio sulle sue spalle

-Neanche un po', rompiscatole -rispose, dicendo con gli occhi l'esatto contrario

-Dobbiamo dirlo alla mamma

-Prima diciamolo a lui -propose invece Mirko, perfido

I due gli si avvicinarono proprio mentre l'uomo scoppiava in un'immotivata quanto fragorosa risata

-Victor -lo chiamò Mirko con una certa durezza

L'uomo si girò verso di loro, e fu palese lo sforzo che fece per riconoscerli; quando però ci riuscì, sbiancò e cercò di darsi un contegno -Ragazzi.. cosa.. come.. ?

-Non ci provare nemmeno: abbiamo un bel filmato che finirà dritto in tribunale

-Un filmato? -le sue facoltà mentali erano evidentemente rallentate mentre strizzava gli occhi

-Di te ubriaco -gli spiegò Nick, con voce più ferma e autoritaria di quanto il fratello gli avesse mai sentito -Non otterrai il mio affidamento

Quella sera Nick, avrebbe festeggiato a lungo con Stefano e Margaret, tra abbracci e brindisi.

Mirko invece avrebbe avuto un.. contrattempo.


Quando i due arrivarono a casa, pronti per dare la buona notizia, il telefono del maggiore squillò

-E' Ludovica -annunciò con disappunto

-E che vuole a quest'ora? -chiese Nick

-Ora lo scopro.. Pronto? -fece Mirko rispondendo alla chiamata

-Mirko.. -rispose una voce piuttosto tremante dall'altra parte

-Nina, che hai? -le chiese, subito allarmato

-Puoi.. puoi farmi un favore? -stava piangendo -Puoi venirmi a prendere?

Perché stava piangendo?

-Sì, certo -non gli piaceva affatto quella situazione -Ma stai bene?

-Io.. vieni solo a prendermi, per favore.. poi ti spiegherò tutto

Ok, adesso l'importante era andare da lei: la sentiva troppo spaventata

-Dove sei?

Anche Nick si era fermato accanto a lui, allarmato da ciò che era riuscito a sentire, e lo guardava interrogativo

-Non lo so -rispose Ludovica con un singhiozzo

-Che vuol dire che non lo sai? -chiese Mirko, troppo brusco a causa dell'agitazione

-Non lo so! -ribatté lei con più forza

-Ok -Mirko si massaggiò una tempia e prese qualche istante per cercare di calmarsi; a mente più lucida, riprese la conversazione -Guardati intorno: cosa vedi?

Ci fu qualche istante di pausa, rotto solo dal respiro affannato e irregolare della ragazza -Vedo.. un negozio di videogiochi.. un ristorante cinese.. è tutto chiuso

Mirko si concentrò, ma gli venivano in mente almeno dieci strade diverse con un ristorante cinese e un negozio di videogiochi -Nina, sforzati per favore.. sai almeno a che altezza della città ti trovi?

La sentii gemere e questo aumentò la sua ansia e la sua impazienza di capire dove si trovasse -A sud.. c'è.. un ponte, credo. Sì, è un ponte

A sud, con il ponte.. ma certo!

-Via del Fortino! -realizzò allora Mirko -C'è anche un parco?

Qualche istante di silenzio -Sì, più indietro

-Ho capito. Stai tranquilla -tentò di essere rassicurante -Arrivo subito

-Fai presto -disse con un filo di voce, prima di attaccare

Mirko rimase un istante a guardare il telefono, interdetto: avrebbe voluto chiederle casa accidenti ci facesse in quel postaccio, per giunta di notte e da sola.

Da sola: questo lo risvegliò, e scattò immediatamente verso la macchina, estraendo le chiavi dalla tasca

-Hey!

Si era completamente scordato di suo fratello Nick; si girò verso di lui -Fratellino, devo sbrigarmi

-Ma dove vai? Come sta Ludovica?

-Non lo so -rispose frettoloso; stava già salendo sull'auto -è per questo che mi devo muovere. Tu va' a casa, appena la trovo ti chiamo

Nick gli rispose qualcosa, ma lui era già partito a tutta velocità, sentendo crescere l'angoscia dentro di sé ad ogni secondo che passava senza che avesse raggiunto la ragazza.


°°FLASHBACK°°


Volevo trovare il DJ di questo locale e ucciderlo: davvero, questa musica faceva schifo! E per giunta era a tutto volume.

Sprofondai un po' di più nel divanetto rosso fuoco su cui ero seduta, conscia che il mio mal di testa mattutino non era altro che il Paradiso in confronto a quello che stava subendo in quel momento la mia povera zucca.

Riccardo era sparito fra la gente che ballava sulla pista; fra i tanti, riconobbi Yan, uno dei suoi amici che ballava con una bionda. Pochi istanti dopo, i due si stavano avviando verso una delle tante “salette” di quel locale.. difficile immaginarsi cosa fossero, eh?

Eppure mi era sembrato che quella ragazza fosse stata accompagnata da un altro tizio.. forse mi stavo sbagliando, o forse erano una di quelle che si definisce una “coppia aperta”.

Sbuffai e, in quel momento, un tizio sconosciuto mi si sedette accanto

-Hey, piccola -mi chiamò circondandomi le spalle con un braccio

Lo squadrai un secondo -La piccola ti spacca il naso se non te ne vai seduta stante -risposi, con tutta l'acidità di cui ero capace

Lui mi guardò come se fossi pazza, e si dileguò: bene!

-Ludy! -era la serata dei nomignoli orridi.

Mi girai verso Riccardo -Ma dov'eri? -gli chiesi

-A ballare: dai, vieni anche tu

Non volevo fare la palla al piede, ma davvero non ne potevo più di quella serata -Non mi va proprio, sul serio

Lui annuì -Musica pessima, vero?

-Già -forse voleva andarsene anche lui

-Ok, vieni, ti porto da un'altra parte

Qualunque posto sarebbe stato meglio di quello: afferrai di buon grado la mano che mi porgeva e lo seguii verso quella che all'inizio mi era sembrata un'uscita.

Le luci si fecero più basse, e la musica suonava ovattata da lì.

-Ma dove stiamo andando? -chiesi allora

Lui si girò e sorrise, senza dire niente; solo allora notai la somiglianza con le salette ai bordi della pista da ballo

-Riccardo, ho mal di testa -la tipica scusa, avrebbe detto Mirko; e invece stavolta era vero

Lui non mi ascoltò e aprì una porta di fronte a noi, che dava su una camera da letto; ma non c'era nemmeno una chiave?

-Andiamo, Ludy.. -cercò di convincermi cominciando a baciarmi il collo

-Riccardo.. -volevo aggiungere un non mi va, ma lui non mi diede il tempo, perché cominciò a baciarmi la bocca

-E' per chiudere bene la serata -sussurrò al mio orecchio e il suo fiato mi fece solletico -poi andiamo a casa

Certo, e io ero una puttana che scroccava passaggi in cambio di sesso, come no. Però in fondo non mi dispiaceva come mi stava baciando, e come stringeva i miei fianchi; magari quella sera, finalmente..

Cominciai a ricambiare i suoi baci, e in poco tempo finimmo sul letto; i vestiti finirono sparpagliati per terra in breve tempo, anche se stavolta non mi levò il reggiseno, forse per la fretta di andare al dunque. Troppa fretta.

Non ero ancora abbastanza eccitata, e sentii un dolore acuto quando entrò (o meglio irruppe come una squadra di perquisizione al completo) dentro di me

-Piano -protestai, la fitta che ancora non passava

-Sei troppo bella per resisterti -furono le sue scuse; stava continuando a farmi male

-Riccardo, basta -decretai

-Ma che dici, Ludy?

-Dico che mi fai male -risposi spingendo per scacciarlo via.

Con uno sbuffo per niente celato, si staccò, e io mi allontanai subito da lui

-Scusa -mi disse, ma era palese che si stesse sforzando

-Voglio andare via -dissi, rimettendomi in fretta le mutandine

Lui annuì e prese i suoi jeans -Quando sei pronta vieni a chiamarmi -cercava sempre di essere gentile, ma non gli stava riuscendo molto bene; quando si fu vestito, uscì e io tirai un sospiro di sollievo.

Mi rimisi i jeans, restando un attimo seduta sul letto a godermi la momentanea quiete: tra poco sarei dovuta entrare di nuovo in quella scatenata mandria di “ballerini” e quella musica schifosa.

Sentivo ancora un gran bruciore..

Stavo per alzarmi a raccogliere la maglia, quando la porta si aprì di nuovo: un po' impaziente il ragazzo.

-Sono pronta, un att.. -ma non era Riccardo.

Il tipo che aveva provato ad abbordarmi prima, adesso accompagnato da un amico, mi guardava in un modo che non mi piaceva affatto.

-Guarda che si rivede -disse, sinceramente sorpreso ma anche.. su di giri.

Tirai svelta il lenzuolo, per avvolgermelo intorno al reggiseno e a tutto il busto -Non vi hanno insegnato a bussare? -domandai irritata -Uscite, mi sto vestendo

-Vestendo? -fece quello, confuso -La tua serata è già finita?

Notai che l'amico si stava reggendo allo stipite della porta; sembrava drogato perso a giudicare dalle pupille.

Sospirai -Sentite, non ho tempo da perdere: uscite di qua e lasciatemi in pace

Quello scosse la testa, lentamente -Puoi fare la difficile quanto ti pare, tanto non attacca: se sei qui un motivo c'è.

E, prima che me ne rendessi conto, mi si era avvicinato e si era chinato per baciarmi; spostai bruscamente la testa di lato e avrei spostato anche il corpo, se non fossi stata trattenuta dalla sua presa. La cosa non sembrò infastidirlo, e si avventò sul mio collo.

La mia mente si sdoppiò: una parte andò nel panico, conscia ormai delle intenzioni dei due e del fatto che anche se avessi urlato, con il volume della musica che veniva dalla pista, non mi avrebbe sentito nessuno. Cominciai a tremare e sudare freddo, mentre l'altra parte di me realizzava finalmente dove mi trovassi: era un.. un casino. La ragazza bionda, era stata sì accompagnata da qualcuno qui.. ma chissà poi quanti altri ne aveva “incontrati”. Era un luogo fatto apposta, dicesi bordello.

Fatto questo terribile collegamento però, anche questa parte di me si abbandonò al panico; cominciai a dimenarmi, cercando di allontanare il tizio da me, ma lui mi spinse sul letto, dove caddi a peso morto.

-Sei impazzito? -gli urlai -Cosa credi di fare? Vattene!

Lui mi strappò via il lenzuolo dalle mani, scoprendo il mio torace -Mi piacciono le urlatrici -sussurrò, facendomi venire i brividi.. di paura, non piacere.

Anche il suo amico ci raggiunse e si sdraiò accanto a me. Non potevo credere che stesse succedendo a me

-NO! -gridai -Levatevi! -uno dei due sghignazzò.

Ero troppo spaventata persino per piangere. Quando quello sobrio dei due mi tirò una gamba da un lato e l'altra da quello opposto, capii che dovevo escogitare qualcosa, e in fretta: già, ma cosa?

Smisi di urlare: era inutile, e mi confondeva solo le idee.

Decisi di sbarazzarmi prima dell'ubriaco, e fu facile: mettendomi a sedere di scatto mentre quell'altro armeggiava con la chiusura lampo dei miei jeans, gli tirai un potente spintone alle spalle.

Oddio, forse non fu così potente ma, grazie alle sue condizioni, bastò a farlo cadere a terra, dove rimase probabilmente addormentato.

A quel punto presi per i capelli quell'altro e godetti della sua smorfia di dolore; un destro in faccia di quelli che avrebbero reso fiero Luca, gli fece portare rapidamente le mani al viso.

Era il momento: ritirai le gambe verso di me, e poi girai il bacino verso il bordo del letto per posarle a terra.

-Non così in fretta -ribatté quello, acchiappandomi per un braccio; tentai di strattonarlo, ma non riuscii a liberarmi, e lui afferrò anche l'altro. Merda!

-Dove credi di andare? -sussurrò contro il mio orecchio, e poi accadde una cosa a dir poco orribile, disgustosa: sentii la sua lingua percorrere tutto l'arco del mio collo, mentre continuava a tenermi stretti i polsi.

Gemetti, mentre sentivo che la fredda praticità di poco prima mi stava abbandonando, cedendo di nuovo al panico più totale.

No! pensai Non ora!

Mi alzai in piedi, dimenandomi, ma lui mi seguì e la sua presa non diminuì. Provai ancora a riflettere, ma non c'era tempo: dovevo agire e subito!

Come il sole d'inverno che spunta all'improvviso, mi tornò alla mente quel giorno che Mirko era stato a lezione di kick con me: mi aveva spiegato cosa fare quando un aggressore arriva alle tue spalle e ti immobilizza.

Le sue parole risuonarono forti e chiare nella mia testa, amplificate dal senso di sopravvivenza: capocciata sul naso, poi ti giri e lo stendi.

Affondai la testa all'indietro, con tutte le mie forze e pregai.

Un nanosecondo di panico e poi..

-AARGH! -strillò quello per mia grande soddisfazione e sollievo. Sentii immediatamente la stretta allentarsi; senza pensare, ma facendo tutto guidata dall'istinto e dalle parole di Mirko, mi girai alla svelta, e gli tirai un gancio che lo fece rovinare a terra con un altro urlo.

Rimasi un istante immobile ad osservarlo: ce l'avevo fatta davvero.. sì, ma non ero ancora slava. Mi rinvenni e, lasciando stare la maglia, finita chissà dove, mi chinai in fretta a raccogliere la giacca e uscii di corsa da lì. Non mi diedi nemmeno il disturbo di provare a cercare Riccardo nella pista: era lui che mi aveva portata in quel posto schifoso.

Trovai l'uscita del locale, e cominciai a correre come una forsennata per quelle strade che non conoscevo minimamente: svoltai a destra, a sinistra, poi dritto.. tutto quello che m'importava era allontanarmi da lì.

Macinavo asfalto sotto le scarpe ma, dopo un po', dovetti fermarmi, il fiato reso troppo corto dalla paura e dalla corsa; forse non mi ero nemmeno allontanata tanto, forse avevo girato in tondo..

Faceva un freddo mostruoso ma, quando provai a chiudere la lampo della giacca, appresi che era rotta: fantastico. Me la strinsi al petto e provai a muovere qualche altro passo, per cadere a terra poco dopo, da tanto che le gambe tremavano.

Fu allora che cominciai a piangere; ero scossa da violenti brividi che mi attraversavano tutto il corpo, e avevo tanta, tantissima voglia di andarmene a casa.

..Tornare a casa: ecco un altro problema! Non sapevo minimamente dove mi trovassi, né quale fosse la strada giusta. Stavo lì, sdraiata sul marciapiede di una strada mai vista prima.

Nello stesso istante in cui me ne rendevo conto, un'altra orribile paura mi si affacciò alla mente: e se quei tizi avessero deciso di venirmi a cercare? Gemetti per poi portarmi una mano alla bocca: ogni rumore poteva farmi scoprire.

Avevo troppa, troppa paura e le lacrime sgorgavano come pioggia: cosa potevo fare?

Io niente.. e c'era una sola persona in quel momento che poteva aiutarmi.

Grazie a Dio, avevo ancora il cellulare in tasca: mi misi a sedere, composi il numero alla svelta, e aspettai.

-Pronto?

Già sentire una voce conosciuta, la sua voce, mi diede un sollievo immenso di cui mi cibai.

-Mirko..







°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Ho cercato di postare in fretta per farmi perdonare la luuuunga assenza!

Comunque so per certo che dopo questo capitolo odierete ancora di più Riccardo e ne sarò più che felice! Ormai non ha più scuse.

E qui interviene il paladino Mirko, pronto a correre in soccorso della sua Nina.. ma vedremo nel prossimo capitolo questo salvataggio ;)

Ok, tutto questo era per sdrammatizzare un po': sono stati due capitolo un po' pesanti, lo so. La storia era iniziata con un tono decisamente più allegro, ma c'era comunque l'ombra del passato di Mirko che incombeva.

Comunque sia, adesso con Victor è tutto risolto, di lui non dovete più preoccuparvi: un giudice non affiderebbe mai un minore alla tutela di un alcolizzato-picchiatore di bambini U.U


Vi ringrazio di aver continuato a seguire questa storia =)

un bacione grande a tutte voi che avete aspettato con pazienza (spero ne sia valsa la pena!)

al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 12
*** Il confine ***


Capitolo 12. Il confine


Quanto tempo era passato? Un minuto? Dieci? Un'ora? Non lo so, ma speravo solamente che Mirko arrivasse in fretta.

Continuavo a spaventarmi anche per il rumore più insulso e, nel buio, ogni ombra sembrava qualcosa di mostruoso; con la schiena spiaccicata contro il muro di un negozio mai visto prima, tentavo di farmi il più piccola possibile, proprio come una bambina spaventata. Mi abbracciai le ginocchia, per farle smettere di tremare, ma il freddo pungente mi arrivava dritto al petto a causa della cerniera rotta.

Un'orgia. Oh mio Dio, mi veniva da vomitare.

Ma perché Riccardo mi aveva portato in quel posto?

Mi resi conto che non lo volevo sapere, che non me ne importava niente: volevo solo che quella serata di merda finisse, buttarmi sul mio letto e lasciarmi tutto alle spalle.

Il rombo di un'auto che si avvicinava a tutta velocità mi fece alzare di scatto la testa: mi sentii immediatamente meglio quando riconobbi la macchina di Mirko, che accostò prima che potessi alzarmi.

-Nina! -esclamò scendendo velocemente e circondandomi con un abbraccio per un breve istante; si spostò per guardarmi negli occhi -Nina.. -ripeté, preoccupato e dispiaciuto: dovevo avere un'espressione terribile -Che ti è successo? -mi chiese, scostandomi una ciocca di capelli umida di lacrime dal viso

-Mirko.. sei arrivato -la mia voce suonò fragile mentre mi aggrappavo alle sue spalle, e un secondo dopo ero già scoppiata a piangere.

Lo sentii prendermi fra le braccia -Shhhht -sussurrò cullandomi -E' tutto a posto, adesso ci sono io.

Era vero. Avrei voluto dirgli quanto significasse per me la sua presenza, il fatto che fosse corso da me appena gli avevo chiesto aiuto; mi sentivo al sicuro con lui accanto e le ombre tornarono semplici ombre anziché mostri, mentre la possibilità di essere raggiunta da quel tizio mi sembrava abbastanza remota.

-Sei gelata -constatò -ti porto in macchina.

Stavo per alzarmi, ma lui mi sollevò delicatamente, trasportandomi fino all'auto; decisi di rendermi utile aprendo lo sportello del passeggero, dato che aveva le mani occupate, e lui si sedette sul sedile con me imbraccio.

L'aria calda dell'abitacolo sulla pelle fredda mi giovò immediatamente.

Mi strinsi al suo petto come un gatto indifeso, mentre lui chiudeva la portiera accarezzandomi la schiena. Spostai un braccio per sistemarmi meglio ma, così facendo, scoprii il reggiseno sotto la giacca.

-Cosa ti ha fatto quello stronzo? -domandò Mirko, con voce d'un tratto brusca, dura e stringendo a pugno la mano che prima mi accarezzava; non c'era bisogno di chiedere a chi si riferisse

Io scossi la testa, ma avevo bisogno ancora di qualche istante prima di riuscire a calmarmi e di conseguenza poter parlare; lui lo capì, perché sospirò e mi strinse più forte, tirando un lembo del giacchetto sopra l'altro per chiuderlo. La sua stretta era protettiva, ma riuscivo a percepire anche la tensione che aveva addosso, adesso che temeva che Riccardo mi avesse fatto chissà cosa.

Ripensando a quello che sarebbe potuto accadere ebbi un brivido.

-Tranquilla, Nina -sussurrò lui in risposta al mio tremito -Adesso ce ne andiamo, che ne dici?

Mi guardò; in realtà un po' mi dispiaceva staccarmi da lui, ma annuii e mi alzai per farlo scendere e raggiungere il posto di guida.

-Tieni -mi disse prima di ripartire levandosi la felpa che portava e rimanendo con una t-shirt a mezze maniche.

-E tu? -domandai; in fondo era freddo anche per lui

-Io sto bene così -rispose scrollando le spalle e poi partì.

Mi levai la giacca, rimanendo solo in reggiseno, ma Mirko non accennò minimamente a sbirciare e gliene fui grata: sembrava stesse canalizzando tutto se stesso, tutta la sua rabbia nella guida. Dovevo tranquillizzarlo, dirgli che stavo bene.. perché io stavo bene, giusto?

Con la sua felpa addosso andava decisamente meglio, e più ci allontanavamo da quel posto, più mi calmavo.

Strada dopo strada, curva dopo curva, mi ripetevo che dovevo parlargli, ma ogni volta le parole mi morivano in gola: arrivammo a casa mia che ancora non avevo spiccicato mezza sillaba.

-Devo chiamare un secondo Nick -mi informò mentre entravamo -era preoccupato

-Oh.. eri con lui quando..?

-Sì

Mi sentii in colpa ma, prima che potessi scusarmi, stava già telefonando; ne approfittai per andare in bagno e sciacquarmi quella faccia devastata che mi ritrovavo. In realtà avrei voluto farmi una doccia completa: mi sentivo sporca, con ancora le mani di quel tizio addosso, ma non volevo lasciare Mirko di là da solo per troppo tempo. Osservai che stavo circa due volte nella sua felpa, che mi arrivava sino al sedere.

Ok, adesso basta cincischiarsi: dopo averlo spaventato e fatto venire di corsa da me, dovevo a Mirko come minimo una spiegazione. Anche perché altrimenti il giorno dopo Riccardo non avrebbe più avuto un naso da soffiarsi. Non che mi sarebbe dispiaciuto poi così tanto, però..

Andai in salotto, dove lo trovai seduto sul divano

-Hey -mi accolse con un sorriso un po' forzato: era ancora preoccupato -Come stai?

-Meglio -non stavo mentendo: essere a casa era qualcosa di magnifico. Mi andai a sedere vicino a lui.

-Nina, ascolta -cominciò, piuttosto teso, forse timoroso che mi rimettessi a piangere da un momento all'altro- io non so cosa ti abbia fatto Riccardo, ma..

-No, lui.. -stavo per dire “non c'entra niente”, ma non era del tutto vero -lui mi ha solo portata là. Era strano, avevo l'impressione che Riccardo avesse sempre saputo di che posto si trattasse -è stato.. -mi interruppi, guardandolo un attimo -mi ha fatto male -mi risolsi a dire

Lui aggrottò le sopracciglia -Aspetta, non ti seguo.. di che posto parli? E in che senso ti ha fatto del male? -pronunciò quelle ultime parole fra i denti e vidi i muscoli delle sue braccia contrarsi pericolosamente

Sospirai e sputai il rospo -Un'orgia, Mirko

Sgranò gli occhi rimanendo incredulo per un istante -Ti hanno fatto qualcosa che non volevi là dentro? -domandò, con un tono che sottintendeva una minaccia, di certo non rivolta a me, gli occhi di un verde ardente.

Io scossi la testa -No, no!

Questo sembrò tranquillizzarlo, ma solo in parte -Sei scappata? -mi chiese, con più tatto

-All'inizio non avevo capito dove fossi finita, Riccardo mi ha portata in una di queste camere ma.. -mi interruppi di nuovo, ancora schifata

-Ti ha fatto del male lui? -di nuovo sull'attenti, mentre cercava di aiutarmi a tirare fuori le parole che non trovavo per descrivere quella schifezza.

-No! Cioè , ma non voleva.. appena gliel'ho detto se ne è andato

Lui annuì, deglutendo -Ma ti ha lasciata lì da sola?

Stavolta presi un bel respiro, in modo da non aver bisogno di pause durante le quali lui avrebbe potuto interrompermi; fui sorpresa di scoprire che mentre parlavo di quella brutta esperienza avuta con quel tizio, al sicuro, sul divano con Mirko, mi tranquillizzavo. Ormai era passata, ero al sicuro: stavo già meglio.

Lui no però.

-Cosa?! -domandò scattando in piedi; tutti i tratti di quel viso che conoscevo bene, da ancor prima che gli spuntasse il primo pelo di barba, erano tesi, lividi di rancore e furiosamente concentrati sulle mie parole.

-Ho detto che ci hanno provato -specificai, alzandomi a mia volta e tenendolo per le braccia, per calmarlo

-E questo non ti sembra sufficiente per andare là e ammazzarli di botte?

-Ci ho già pensato io, sta' calmo -risposi, intensificando la stretta; lui rimase un attimo stupito delle mie parole, e io approfittai di quel momento per spingerlo di nuovo sul divano, dove lui si lasciò cadere.

-Ti ricordi la piccola parentesi di autodifesa che mi hai insegnato quel giorno, a kick? -domandai per poi raccontargli fieramente di come avevo steso quel poco di buono.

Sembrava rilassarsi man mano che gli parlavo, apprendendo che quel tizio non era riuscito a farmi niente di quello che avrebbe voluto.

-E poi sono scappata.. e quando ho realizzato che non sapevo dove mi trovassi, ho chiamato te -conclusi, sempre davanti a lui.

Mirko sembrò un po' più tranquillo; senza dire niente, si alzò e mi strinse a sé.

-Nina, se ti fosse capitato qualcosa, io.. -c'era ancora troppa ansia nella sua voce

-Non è successo -lo bloccai, stringendomi di più a lui mentre lo sentivo appoggiarsi col mento sui miei capelli.

-Adesso hai capito perché dovresti prendere lezioni da me invece che da Luca?

-Presuntuoso! -risposi tirandogli un pizzicotto

-Stai bene adesso? -mi chiese con voce dolce chinandosi fino a sfiorarmi la tempia con la guancia

-Adesso sì -risposi chiudendo gli occhi.

Lui sospirò forte fra i miei capelli -Vorrei che non fosse successo a te

-E io vorrei che tu capissi quanto importante è stato per me il tuo aiuto stasera

-Dormo qui stanotte -decise, senza nemmeno interpellarmi -non voglio lasciarti sola

Non che mi dispiacesse, ma..

-Hai già fatto abbastanza -gli dissi staccandomi e facendo un passo indietro per guardarlo in faccia -adesso sto bene, non c'è bisogno che tu..

-Farebbe stare più tranquillo anche me -mi interruppe- Vuoi farmi questo favore? Ho bisogno di sentirti.. viva e sana tra le mie braccia, almeno per un po' -lo disse fissando gli occhi nei miei.

Mirko era fatto così: non gli capitava spesso di aprirsi così, rivelare tutto quello che provava in quel momento con una dolcezza che era solo sua ma, quando lo faceva, senza indugio e senza maschere, mi lasciava sempre spiazzata.. piacevolmente spiazzata.

E nell'ultimo periodo succedeva sempre più spesso: se ripensavo alle parole che mi aveva detto appena la sera prima, il mio cuore ancora batteva forte.

Capii in quel momento di non essere stata l'unica a spaventarsi a morte quella notte.

Allungai una mano, all'inizio incerta, poi decisa, e arrivai ad accarezzargli i capelli dietro l'orecchio; lui rimase a guardarmi, in attesa di essere scacciato oppure no.

Sorrisi e annuii -Va bene

Anche lui sorrise -Ok.. vuoi farmi la pedicure, una maschera del viso o andiamo a dormire?

-Come?? -lo guardai senza capire

Lui scrollò le spalle -Non fate questo voi ragazze durante i pigiama party?

-E tu ti immagini me e Nadia a farci la pedicure?

Ci pensò un attimo -No, siete più tipe dal pettegolezzo facile

-Certo.. -lo accontentai, poi mi diressi verso la camera da letto, sentendolo alle mie spalle -Sdrammatizza quanto ti pare -gli dissi -rimane il fatto che quello che hai detto mi ha fatto veramente piacere.. è stato bello

Mi fermai davanti al letto ed estrassi il pigiama da sotto il cuscino; mi sarei voltata per andare in bagno, ma Mirko mi poggiò le mani sulle spalle -Potrei dirti molto di più, Nina -sussurrò, il suo respiro sul mio collo -davvero molto di più..

Mi bloccai.

Non potevo guardarlo in faccia, ma il tono era estremamente serio, velato di un tormento che sembrava stesse nascondendo con tutte le sue forze; mi ritrovai incapace di ribattere e conscia più che mai che si stessero abbattendo troppe barriere fra di noi, negli ultimi tempi.

Provai a guardarlo con la coda dell'occhio ma non ci riuscivo.. e girarmi sarebbe stato troppo pericoloso.

Le sue parole rimasero sospese nell'aria, e me le sentivo gravare addosso come il peso di una montagna; qualche secondo di silenzio, il mio respiro corto e strozzato e il suo sul mio collo.

-Dai, ti lascio andare a cambiarti -disse dopo un po', lasciando scivolare via le mani dalle mie spalle -hai bisogno di riposarti -concluse scoccandomi un bacio sulla guancia

-Sì.. -risposi abbassando la testa; solo dopo realizzai che lui si era spostato e che era opportuno che mi muovessi.

Gambe in spalla, cuore in gola, arrivare in bagno fu un impresa; comunque, appena chiusi la porta, senza mai voltarmi indietro, mi appoggiai sul lavandino, fissando le mie guance arrossate nello specchio.

-Porca vacca -sussurrai sentendomi stupida.

A quel punto decisi che una bella doccia ci voleva proprio e che se ero fortunata, al mio ritorno Mirko sarebbe già stato nel mondo nei sogni. Mentre sceglievo il bagnoschiuma, dubitavo fortemente che sarei stata graziata a tal punto.

Di solito mi piaceva usare quello al melone, ma stavolta misi automaticamente quello alla ciliegia. Solo dopo, quando mi stavo asciugando, realizzai il perché di quella scelta istintiva: Mirko andava pazzo per le ciliege.

-Porca vacca! -esclamai più forte

Valutai rapidamente l'idea di lavarmi di nuovo con qualche sapore schifoso, tipo quello del bagnoschiuma alle erbe che mi aveva regalato Nadia; era una buona amica, ma con i regali di Natale non ci sapeva proprio fare.

Alla fine, vinta dalla stanchezza, abbandonai l'idea e mi vestii.

Quanto tempo ci avevo messo? Troppo poco secondo la mia ansia crescente.

E infatti Mirko era ancora sveglio.

Zen mi dissi mentre entravo in camera Non c'è niente di cui preoccuparsi, tu rimarrai fedelissima al tuo adorato Riccardo..

Adorato? Quell'idiota menomato coglione che mi aveva quasi fatta violentare! Ma per favore..

Quando Mirko mi vide, alzò gli occhi dal quadernino che aveva in mano -Pensavo fosse finito in qualche dimenticatoio -annunciò, senza nascondere la sua contentezza

Solo allora mi resi conto di che quadernino si trattasse: quello che mi aveva regalato lui, con tutte le sue canzoni, anche quelle che non aveva mai completato o che aveva preferito lasciar stare; lo avevo sistemato proprio sul mio comodino e, sera dopo sera prima di addormentarmi, lo avevo letto tutto.

-Era lì anche l'altra sera che hai dormito qui.. ma eri troppo ubriaco per accorgertene. Comunque perché pensavi una cosa del genere? -domandai: era normale che lo custodissi come Dio comanda

Lui scrollò le spalle -Non lo so, ma mi fa piacere essermi sbagliato. Bel pigiama -aggiunse poi

Certo che era bello, bello e larghissimo, da suora, casto e puro.

Basta Ludovica! Mi auto-rimproverai.

Raggiunsi il materasso e, mentre lui posava il quadernino, mi infilai sotto le coperte; dopo un po' lo sentii sporgere il viso verso il mio, inspirando forte.

-Ho un sonno mostruoso -dichiarai, in modo tutt'altro che spontaneo, come a voler prevenire chissà quale situazione..

-Ciliegia -rispose lui con un sorriso

-Che? -poi mi ricordai di quel dannato bagnoschiuma: ripensandoci, avrei fatto bene a lavarmi di nuovo con quello di Nadia

-Buona -commentò per poi sporgersi ancora di più.. sino a scavalcarmi per premere l'interruttore e spegnere la luce. Sentivo che il mio cuore avrebbe vinto la maratona del mondo quella notte.

-Sì, emh.. avevo finito quello di Nadia -inventai.

Pessima idea.

-Ma non avevi detto che faceva schifo? -chiese e, nella penombra, lo vidi inarcare le sopracciglia

-Sì, cioè no! -oh, merda! Ma perché diavolo ero così agitata? Presi un bel respiro -Lo avevo detto.. ma poi ho cambiato idea.

Lui mi guardò come si guarda un pazzo appena evaso dal manicomio, poi scrollò le spalle

-Dai, mettiamoci a dormire, che mi sembri abbastanza esaurita

Non replicai e mi sistemai meglio sul cuscino, sentendo le sue braccia circondarmi poco dopo; senza volerlo, irrigidii tutti i muscoli, tesa come una corda di violino, e lui se ne accorse.

-Che c'è? -mi chiese ritirandosi -Sei ancora spaventata per quello che ti è successo?

-No -risposi, e anche se fosse, le tue braccia sarebbero il primo posto dove mi rifugerei.. ma questo non lo dissi; mi limitai solo a spostarmi, lentamente e valutando bene le mie mosse, sino a quando la mia guancia non sfiorò la sua spalla -è tutto ok

Proprio tutto non lo sapevo.. forse era la troppa adrenalina che avevo ancora in circolo, ma quella sera stavo davvero dando di matto: era Mirko, cavolo, Mirko! E avevo già dormito con lui altre volte, ergo, CALMA.

Appena mi sentì di nuovo vicina, mi strinse di nuovo fra le braccia, e stavolta fui più docile; appoggiai una mano sulla sua spalla e mi lasciai scivolare nel sonno accompagnata dalla sua mano che accarezzava delicata, lenta e leggera la mia schiena.

Solo una cosa non mi era chiara: il suo cuore che batteva forte nel petto.


**


-Io non condivido -dichiarò Mirko

-Risparmia il fiato e sbrigati! E' colpa tua se siamo in ritardo -lo bacchettai mentre ci affrettavamo verso scuola.

Mirko, che si era svegliato prima di me, aveva pensato bene di spegnere la sveglia per rilassarsi un po' prima di alzarsi e svegliare anche me; solo che quell'un po' era diventato una buona ventina di minuti! E ora trovava pure di che lamentarsi!

-Dovevamo rimanere a casa -mi disse infatti tenendo il mio passo frettoloso -Hai ancora bisogno di riposo

-E tu hai bisogno di qualcuno che ti spieghi cosa vuol dire obbligo di frequenza -replicai

-Per una lezione Nina! -esclamò, e mi accorsi che si stava innervosendo.

Lo guardai di sbieco -Russavo?

-Come un trattore. Perché?

-Dal tuo tono scocciato, sembra che tu abbia dormito veramente male -feci, inacidita dalla sua risposta

Scosse la testa -Possibile che tu lo voglia ancora vedere dopo quello che ti ha fatto?

Ah, eccolo il nocciolo della questione!

Non solo aveva dormito male, evidentemente era anche impazzito.

Mi fermai per fronteggiarlo con lo sguardo -Pensi che ci stia andando per vedere Riccardo? -domandai retoricamente

-Quel verme schifoso non ti merita -ribatté

-E chi sei tu per deciderlo? -domandai alterata, riprendendo a camminare più veloce di prima

Lui sospirò, avvilito -Ti sei resa conto di come stavi ieri sera, vero?

Certo che me ne ero resa conto, ma preferii non rispondere -Non ho fretta di andare a scuola per vedere Riccardo -dissi allora -Anzi, non lo voglio vedere più

Questo sembrò colpirlo molto, perché mi guardò a occhi sbarrati, e stavolta fu lui a fermarsi; io però andai dritta, entrando nell'università.

Come al solito, più vuoi evitare una cosa più quella ti viene incontro: Riccardo era proprio di fronte a me, a parlare con quell'idiota di Yan. Appena mi vide, mi venne incontro, costringendomi ad affrontarlo.

-Principessa, ma dov'eri finita ieri sera? -fece per accarezzarmi una guancia ma mi scostai

-Perché mi hai portata là? -domandai, ruvida come carta vetrata

-Ecco, proprio di questo volevo parlarti

E menomale dissi dentro di me, incrociando le braccia sotto al petto; col la coda dell'occhio vidi Mirko, che era appena entrato e che ci scrutava in disparte. Seppure sino a un minuto prima stessimo litigando, provai un moto d'affetto verso di lui: teneva d'occhio Riccardo, aveva paura che potesse farmi qualcos'altro.

-Io non sapevo che razza di posto fosse, te lo giuro -si giustificò; ci mancava solo la mano sul cuore -Non l'avevo capito nemmeno quando eravamo insieme, in quella saletta. Yan mi aveva detto soltanto che era un bel locale, decisamente moderno

Guardai oltre le sue spalle, trovando Yan che mi sorrideva in modo beffardo; lo guardai nel peggior modo possibile, finché non fu lui a distogliere lo sguardo per primo.

-Di' a Yan che quel posto non aveva assolutamente niente di moderno -risposi, tornando a guardarlo -sembravate tutti squallidi e primitivi animali in calore! -cercai di allontanarmi ma lui mi trattenne, stranamente con delicatezza

-Ludy per favore, non andartene -mi disse -Mi dispiace veramente di averti portata lì e non lo avrei mai fatto se avessi saputo prima di cosa si trattasse

Ero infuriata, ma lui sembrava sincero e, soprattutto, seriamente dispiaciuto: rimasi ad ascoltarlo.

-Ti ho cercata ovunque ieri sera, e mi sono preoccupato quando in quella stanza ho ritrovato solo la tua maglietta.. ma che ti è successo?

-Sono uscita di corsa -mentii: non mi andava di raccontargli tutta quella brutta storia -comunque non..

-Aspetta -mi interruppe, implorante -Ti prego, scusami

Sospirai e cercai di valutare con calma la situazione: se davvero aveva architettato tutto Yan e Riccardo ne era completamente estraneo, non c'era motivo di avercela con lui. Insomma, non era il responsabile di quello che mi era successo dopo che mi aveva lasciata lì da sola.

-Ok.. accetto le tue scuse -mi risolsi

Sta di fatto che comunque non avevo la benché minima intenzione di continuare a stare con uno che mi abbandona tutto incazzato nel bel mezzo di un'orgia perché quella sera non mi va di fare l'amore; uno che, tranne quando doveva chiedermi scusa per qualcosa, mi trattava sempre di merda.

Uno con cui avevo già sprecato abbastanza tempo, insomma.

Ecco perché, quando mi sorrise e si chinò per baciarmi, reagii subito.

-Riccardo! -esclamai schifata posandogli le mani sulle spalle per fermarlo, ma non feci in tempo ad aggiungere altro, perché SuperMirko aveva già indossato la sua calzamaglia blu, in difesa delle donne e dei bambini.

-Si può sapere cosa diavolo ti salta in testa? -domandò infuriato raggiungendoci in pochi larghi passi

Oh, Gesù, si mette male.

-Cosa vuoi, tu? -rispose Riccardo, esprimendo nel tono di voce tutta la sua simpatia per Mirko

-Voglio che la lasci in pace -decretò categorico

-Mirko, stavo giusto.. -cercare di interrompere una lite tra due maschi alfa? Inutile.

-Io invece voglio che tu lasci in pace noi -rispose Riccardo in tono strafottente

Quale “noi”? avrei voluto chiedere ma Mirko mi precedette scuotendo la testa, uno sguardo che trafiggeva -Ti rendi conto di quello che le hai fatto passare? E in ogni caso ti avevo avvisato che se l'avessi fatta piangere di nuovo te la saresti dovuta vedere con me

-Ragazzi, calmatevi! -cercai di interromperli mettendomi in mezzo e poggiando una mano sul petto di entrambi. La solita folla stava cominciando ad accerchiarci: ormai eravamo uno show di grande quotazione, il triangolo più strano di tutta l'università.

-E che vorresti fare? -lo provocò Riccardo fingendo di aspettare una sua mossa; in realtà, era stata una finta per giocarsi l'elemento sorpresa e avventarsi per primo su Mirko.

Peccato che ci fossi io in mezzo.

Mirko, per evitare che mi facessi male su quel ring riservato, mi spinse di lato, ma così facendo beccò in pieno il cazzotto di Riccardo, che lo costrinse a indietreggiare di qualche passo.

-Basta! -gridai, preoccupata e feci per ributtarmi in mezzo, ma due braccia mi trattennero saldamente al mio posto

-Stai qui, non peggiorare le cose -era Nadia, e non voleva sentire repliche.

Osservai impotente lo svolgersi della rissa: Riccardo con un' espressione da galletto sul volto mentre guardava Mirko.. Mirko che in un soffio piombava su di lui e lo gonfiava facendogli sparire immediatamente il sorriso e probabilmente anche qualcuno dei suoi denti scintillanti.

Devo dire che da quel momento mi tranquillizzai. Avevo visto il fisico di Mirko e avevo anche fatto a botte con lui: non aveva nulla da temere.

Alla fine intervennero dei ragazzi che forse conoscevo di vista, e li divisero trattenendoli a forza; sembrava che si stessero ancora picchiando con lo sguardo.

-Dovresti fartene una ragione una volta per tutte -gli disse Riccardo, enigmatico -Adesso vado a lezione, che ho perso anche troppo tempo

Mirko rise, senza allegria -Certo, scappa, solo questo sai fare

In effetti Riccardo se ne andò piuttosto in fretta, mentre la gente cominciava a scemare; anche io me ne stavo andando, ma non di mia volontà.

-Nadia, perché mi stai trascinando via? -le domandai, irritata

Lei non rispose, e solo allora mi accorsi che era livida di rabbia in volto; mi girai e per un attimo incrociai lo sguardo di Mirko, che era.. rabbioso? No, forse più deluso.. Scosse la testa e mi diede le spalle.

AAA cercasi urgentemente pezzi del puzzle smarrito.

Non sapendo cosa fare, mi limitai a seguire Nadia, che sembrò piuttosto riluttante nel sedersi vicino a me, come se fosse obbligata; non mi rivolse parola per tutta la lezione.

Mi sforzai anche di seguire, ma non ce la facevo: la mia mente era inceppata tra cazzotti e ragionamenti senza conclusioni su questi comportamenti assurdi, e il mio sguardo continuava a ricadere sulle spalle di Mirko, che era arrivato poco dopo di noi insieme a uno dei ragazzi che avevano interrotto la scazzottata.

A fine lezione lo persi di vista tra la folla, ma a mensa lo ritrovai e gli andai incontro immediatamente.

-Mirko.. -cominciai

-Lascia perdere, non è aria -mi liquidò freddamente, senza nemmeno guardarmi e dirigendosi chissà dove.

Rimasi allibita ma, quando mi riscossi e tentai di raggiungerlo, Nadia mi trattenne di nuovo; non mi ero accorta che mi avesse seguita.

-Ma la vuoi smettere? -mi domandò, con una cattiveria che non le avevo mai sentito usare prima, con nessuno.

-Smettere di fare cosa? -chiesi, sconcertata -Nadia, vuoi dirmi che ti ho fatto? -cominciavo a innervosirmi anch'io

-Cosa hai fatto e cosa stai facendo a lui vorrai dire! -rispose -Ludovica, smettila di tormentarlo

-Tormentarlo? -Ma a chi si stava riferendo? Tirai a indovinare -Mirko?

-Sì -gelida come l'inverno

Mi passai nervosamente una mano tra i capelli, tirandoli quasi da strapparli -Nadia, parla chiaramente per favore: devo sapere cosa diavolo sta succedendo a tutti voi.

-Possibile che tu sia così.. -cercò le parole -concentrata su te stessa da non avere ancora capito niente?

La guardai allibita: ma era veramente Nadia? Cioè, la mia migliore amica mi stava davvero parlando in quel modo?

-Bene, allora te lo spiegherò una volta per tutte -si sedette al tavolo accanto a noi, e io, automaticamente, la imitai.

-Non puoi continuare a fargli del male -esordì -Non sapendo tutto il bene che ti vuole

-Stai ancora parlando di Mirko?

-E di chi se no? Su, ora prova a dirmi che non ti sei accorta che gli piaci, e anche tanto.

-Non..

-Andiamo, pensa solamente a tutto quello che è successo oggi! E siamo solo all'ora di pranzo -sospirò e vidi la sua rabbia diminuire anche se solo un poco -Vic, sto cercando di tenerti lontana da lui

-Cosa? -bene, si calmava lei e mi arrabbiavo io: di questo passo non saremmo arrivate da nessuna parte

-Non puoi continuare a stare in bilico fra lui e Riccardo: questo vuol dire giocare con le persone, e fa ancora più schifo se pensi che lui è quello che chiami il tuo migliore amico. Perché pensi che lui ti stia evitando adesso?

Aprii la bocca, ma lei non volle attendere la mia risposta

-Tu stai con Riccardo, e questo gli fa male, gliene ha sempre fatto, solo che adesso non credo che riesca più a tollerarlo.

Il cuore batteva troppo forte, e la gola era troppo asciutta -No.. -sussurrai. Non volevo ancora ammettere l'evidenza, ciò che io forse avevo intuito.. ma che ero stata talmente egoista da non voler vedere, da far finta di niente. Tutto a spese di Mirko, ovviamente.

-Avevo cercato di avvertirti -riprese lei, e mi tornarono in mente le sue parole in macchina mentre fuori infuriava il temporale: i confini, quelli che non avevo mai voluto porre, mi erano piombati addosso, insieme a tutti i danni che aveva provocato la loro assenza. Ma la cosa peggiore era che non sapevo minimamente come fare per aggiustare le cose, ammesso che ci fosse un modo.

-Io pensavo.. -era difficile esprimere come mi sentissi in quel momento: vediamo, il più schifoso e viscido dei lombrichi striscianti vi dà un'idea? -Non volevo che andasse così. Pensavo che la nostra amicizia fosse diversa, libera, forte

-Troppo forte -precisò Nadia, ma non era più arrabbiata: adesso mi stava solo aiutando a capire come stavano le cose

-Devo parlarci -conclusi alzandomi di scatto

-No! -mi bloccò immediatamente -Questo è quello che vorresti tu, ma non quello che vuole lui.

Corrugai le sopracciglia, e a quel punto Nadia decise di essere ancora più esplicita -Ha bisogno di tempo per farsela passare, Vic, lo capisci? E tu devi darglielo.. fallo per lui

Non faceva una piega, e io ero una stronza.

-Egoista.. -mi insultai fra i denti, come se servisse a qualcosa

Nadia annuì -Il primo passo per superare un problema è ammettere di averlo

-Nadia, non sono un'alcolista anonima -le rammentai

Lei mi sorrise, e finalmente era di nuovo la dolce Nadia di sempre -Senti, ma cosa è successo? Voglio dire, perché questa litigata con Riccardo stavolta?

Le raccontai tutto quello che era successo in quella lunga serata del giorno prima, e la vidi prima impallidire per poi riprendere pian piano colore mentre aggiungevo che Mirko era arrivato e mi aveva riportata a casa sana e salva.

-E siamo stati insieme tutta la notte -conclusi.

Fu allora che il groppo che avevo in gola fuoriuscì tutto d'un botto: scoppiai a piangere nascondendo il volto fra le mani

-Hey, che succede? -mi domandò Nadia, e sentii la sua mano sulla spalla

-Una cosa del genere non succederà più -me ne ero resa conto solo in quel momento, e faceva un male cane -Non dormiremo mai più insieme, neanche se un giorno tornassimo amici.. non avremo mai più quello che avevamo fino a ieri

Cercai di contenermi, ma le lacrime uscivano come un fiume in piena, sembrava che ne avessi per riempire un pozzo intero. Il solo pensiero che da quel momento in avanti non avrei più potuto contare su di lui..

Lui con cui avevo condiviso praticamente tutto, da sempre; e perderlo proprio adesso che anche lui aveva deciso di fare lo stesso con me, raccontandomi del suo tragico passato mi faceva ancora più male.

Solo quando mi misi a cercare il pacchetto di fazzoletti finito chissà dove nei meandri della mia borsa, mi resi conto che c'era troppo silenzio; alzai lo sguardo, trovando Nadia che già mi fissava

-Perché fai questa faccia? -le chiesi riferendomi alla sua strana espressione, prima di soffiarmi il naso

-Sei ancora sicura di voler stare con Riccardo? -fu la sua risposta shock

-Cosa? -domandai

-E' l'amicizia di Mirko che ti manca o.. è Mirko?

-Ma..

-Pensaci, Vic -mi esortò -Questo pianto ha un qualcosa di isterico che non mi convince










°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


Ed eccola qua, Ludovica messa davanti a tutta la verità, adesso deve scegliere: o abbattere del tutto questi dannati confini che ancora esistono nel rapporto fra lei e Mirko, oppure crearne di nuovi, più solidi e duraturi.

Voi cosa le consigliate?

Be', almeno ha finalmente deciso di lasciar perdere con Riccardo, ed era anche ora: da una parte Mirko che è corso a soccorrerla nel cuore della notte e che ha preso a botte il suo ragazzo stronzo, e dall'altra Mr. Figo che, ancora una volta, non la racconta giusta.

La dolce Nadia ha tirato fuori gli artigli, ma ovviamente lo ha fatto solo per il bene della sua migliore amica a cui è affezionatissima :) Nel prossimo capitolo aiuterà la nostra Nina a schiarirsi le idee.. ;)

Spero che “le coccole” di Mirko vi siano piaciute, ve le dedico tutte quante =D

La sua calzamaglia invece è dedicata a SchwarzeMeer483!! xD

Grazie mille alle 41 persone che hanno aggiunto la storia fra le preferite, alle 80 che la stanno seguendo e alle 14 che l'hanno inserita fra le storie da ricordare.

Grazie anche a chi segue in silenzio :D

Un bacione a tutte voi! Al prossimo capitoloooo!

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Capitolo 13
*** La verità ***


Capitolo 13. La verità


-Sei sicuro? -gli chiese ancora una volta Jason

-Certo -rispose Mirko senza indugi -Non sono certo che lei ci sarà, ma gli scorsi anni ci è sempre andata, quindi..

-Sì, ma che scopo ha a questo punto? -chiese senza molto tatto

Mirko per tutta risposta gli porse il basso -Suoniamo e basta


°°°


Nadia mi aveva detto di stargli lontana e l'avevo fatto. Per un giorno e mezzo.

Sì, ma non era del tutto colpa mia: era lei che aveva insistito per farmi andare al concerto dell'università, dove avrebbe suonato anche la sua band

-Ci saresti venuta comunque, no? -mi chiese mentre guidava verso il Manhattan

-Sì, ma mi sembrava che tu mi avessi detto..

-Per stasera fa' come se non ti avessi detto nulla -mi interruppe

-Ma perché? -non ci capivo niente

Lei mi guardò attentamente -Perché hai le idee confuse e te le devi schiarire e, dato che non hai tutto il tempo del mondo, ti sto dando una mano a darti da fare.

Ah be', così era molto più chiaro!

Mi accasciai sul sedile, e smisi di cercare una spiegazione razionale; eravamo in ritardo, ma Nadia aveva detto che saremmo arrivate più o meno all'orario in cui era prevista la loro performance.

Nel frattempo, avevo tutti i nervi tesi e sentivo ogni singola pulsazione del cuore rimbombarmi nel cervello: sarebbe stata una lunga notte..


°°°


Un'altra band aveva finito di suonare e stava abbandonando il palco fra gli applausi generali; Mirko poteva vedere chiaramente i suoi compagni di gruppo che prendevano da bere al bar, Nick compreso, ma non aveva voglia di unirsi a loro, voleva starsene un po' da solo.

Le ultime parole famose..

-Hey -una voce femminile alle sue spalle

Mirko si voltò, e si sforzò di fingere un sorriso.

Bella come sempre.. ma non era la persona che avrebbe voluto vedere in quel momento -Giada, che ci fai qui?

Era una vita che non la vedeva e che non la sentiva, sembravano passati secoli.. si sentiva quasi invecchiato rivedendola, come se ormai lei appartenesse a un periodo lontano, evaporato via come neve al sole, a una vita che non era più sua.

Una vita fatta di sesso e di piaceri temporanei.. una vita in cui era sempre stato latente il sentimento che ora aveva preso forma e contorni definiti nella sua mente.

Lei scrollò le spalle -Sapevo che avresti suonato qui stasera.. pare che fosse l'unico modo per rintracciarti -c'erano delusione e tristezza nella sua voce, ma anche un pizzico di rimprovero

-Giada, ascolta..

-No, lascia stare, non importa -lo bloccò lei -Non importa se non hai più risposto alle mie chiamate e ai miei messaggi.. importa solo che adesso possiamo ricominciare -e sorrise, avvicinandosi mirando alle sue labbra

Mirko rifletté, e per un istante fu tentato: tornare com'era prima, andare a letto con Giada senza provare nulla a parte il piacere, insensibile a quel sentimento che adesso lo stava distruggendo. Libero da tutti i sentimenti, ma schiavo del piacere. Scordarsi di Nina, di quell'idiota di Mr.Figo e affogare tutto il dolore fra le lunghe gambe di quella ragazza.

Ecco perché fu solo un istante: Mirko sapeva benissimo che niente di tutto questo sarebbe stato possibile, non dopo che si era spinto così oltre, scottandosi così tanto.

-Giada -fece un passo indietro -Se non ti ho più chiamata è perché davvero non volevo più sentirti

Si sentì immediatamente male per la brutalità delle proprie parole; ma in fondo come poteva dirlo in un modo che non l'avrebbe fatta soffrire?

-Cosa stai dicendo? -domandò lei, incrinando il suo sorriso denso di lucidalabbra -Perché?

Lui sospirò, e cercò di mettercela tutta per essere un po' più garbato.. ma non era facile con il cuore rotto a metà -Perché mi sono accorto di quello che hai iniziato a provare per me -disse -per te non era più solo sesso, Giada, e io non voglio approfittarmi di te e di quello che provi

Lei rimase un attimo in silenzio, mentre le sue gote si tingevano di rosso -E' una decisione che spetta a me -gli disse quando si fu ripresa -Io voglio continuare, e se davvero vuoi smettere solo per questo..

-Mi sono innamorato -la interruppe, allora.

Elementare come un raggio di sole, forte come un fuoco ardente, doloroso come un'ustione.

Ma era la verità.

Vide Giada spalancare la bocca, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime

-Tu.. chi?

-Non ha importanza -rispose con amarezza -lei non ricambia

Questo sembrò rinvigorire le vane speranze della ragazza -E non pensi che questa sia una ragione in più per continuare la nostra storia? Potrei aiutarti a non pensare a lei..

-Ma non capisci? -le domandò allora, irritato, mandando a farsi benedire tutto il tatto -Non avrebbe alcun senso né per te che sprecheresti il tuo tempo invece di trovare qualcuno che davvero ti voglia bene e né per me perché .. perché io la amo, Giada, e non posso cambiare le cose. Noi non abbiamo mai avuto una storia, fattene una ragione e vai avanti -le intimò infine

Era stato crudele, ma forse farsi odiare era l'unica cosa utile che potesse fare per Giada in quel momento; lei infatti lo guardò malissimo, trattenendo le lacrime.

-Io non mi arrendo, Mirko -gli disse deglutendo -Perché anch'io sono innamorata -e, detto questo, gli voltò le spalle e se ne andò.

Il ragazzo sospirò scuotendo la testa: ma aveva un senso tutto quello che stava provando?

Gli sembravano sentimenti senza traiettoria, vani per quanto forti.. più forti di lui.

In quel momento arrivò Nick vicino a lui

-Tocca a noi -gli disse

-Ok.. arrivo.

Poi sorrise -Lei c'è. Ci ho parlato un secondo fa


°°°


Avevo appena ascoltato Nick raccontarmi di come il padre aveva chiamato per annunciare alla loro famiglia che rinunciava all'affidamento: era stato un colpo di fortuna che lui e Mirko lo avessero trovato ubriaco in quel bar.

Gli avevo espresso la mia sincera contentezza, ma allo stesso tempo avevo sentito una voragine immensa proprio al centro del mio stomaco: Mirko, il mio Mirko non me ne aveva parlato per niente.

Ok, passi quella sera, che dato ciò che era successo con Riccardo, magari non se l'era sentita..

Ma in fondo quella era stata anche l'ultima sera dove eravamo stati veramente noi.

Forse aveva già cominciato ad allontanarsi, per difendersi da me che non gli avevo fatto altro che del male.

Il cuore batté dolorosamente contro il petto dopo questo ragionamento, e me lo meritavo tutto.

Adesso lo guardavo, là che parlava con quella tizia coi capelli viola, Giada. Non avevo mai ucciso nessuno, ma un istinto omicida mi colse proprio in quel momento.

Non ne hai alcun diritto, stronza! Questa vocina dentro di me si stava riferendo a me stessa, non a Giada.

Forse non avevo poi approfondito così bene la storia dei confini.

Distolsi lo sguardo, nello stesso istante in cui vidi Giada allontanarsi da lui, e trovai Nadia che già mi fissava

-Adesso capisci perché ti ho portata qui? -mi chiese; feci docilmente segno di sì con la testa.

Nick non disse niente, e mi chiesi quanto mi considerasse stronza da uno a mille: lui adorava il fratello, come Mirko adorava lui.. e io ero un'egoista.

-Tocca a noi -annunciò allegramente a un certo punto -Scusate, vado a chiamare mio fratello -si congedò

Ovviamente avrei dovuto aspettarmi almeno la metà di quello che successe dopo, dato che conoscevo Mirko: lui non era il tipo che ti lasciava intendere le cose, se voleva, te le diceva in faccia, chiare e tonde. E naturalmente lo faceva a modo suo.

Salutò al microfono, dicendo qualcosa come avevano fatti i cantanti delle altre band; nel frattempo lasciò vagare lo sguardo tra gli studenti, sembrava stesse cercando qualcuno; qualcuno tipo me. Appena mi trovò sembrò sollevato.

-Ovviamente non c'è bisogno che te lo dica -mi disse Nadia -ma la canzone che canterà è per te; l'ha scritta di recente

-Come??

-Me l'ha detto Jason; è un altro dei motivi per cui ho insistito così tanto per farti venire

Non capivo se il mio cuore stesse martellando per l'ansia di non sapere cosa aspettarmi e come comportarmi, dato che nessuno mi aveva mai dedicato una canzone o perché fosse proprio Mirko a farlo.. Non capivo più niente, a parte le parole che Mirko cominciò a intonare, guardandomi negli occhi.


Tu avresti bisogno di un vero uomo che si svegli al mattino

e prenda in mano il destino, fino


Tipico di lui, la canzone non poteva che iniziare con un'allusione neanche troppo velata alle, secondo lui, ridotte dimensioni di Riccardo; mi stupii di sentire un sorriso sul viso, il primo da quando Nadia mi aveva aperto gli occhi. Anche lui sorrise, di rimando.

Non era imbarazzato o, se lo era, lo nascondeva bene.


A partire alla conquista del trono
e portartelo in dono sfondando anche il muro del suono
ma io quello non sono


Io quello non sono.. lo aveva detto con.. tristezza, quasi.

Questo cancellò ogni espressione dal mio viso, lasciandomi.. vuota, per poi passare allo sbigottimento. Sbigottimento non per il fatto che pensasse che io avessi bisogno del tipo di uomo che stava descrivendo, gli avevo parlato così tanto dei miei stupidi film mentali sin da quando ancora non avevo le tette, che era normale che ne fosse rimasto traumatizzato;ciò che mi aveva lasciato sconcertata era l'impressione che.. che lui si stesse in qualche modo dispiacendo di non essere come quello stupido ideale che, anche se esagerato, somigliava davvero a quella descrizione.

No, lui non ne aveva bisogno, non doveva farlo.

E infatti capii di essermi sbagliata: si stava distinguendo piuttosto fieramente da Riccardo, il dispiacere era.. sapere di non essere il tipo di ragazzo che sognavo.

La voce di Nadia che tradusse in parole i miei pensieri mi spaventò: mi ero completamente scordata che fosse accanto a me

-Lui è molto meglio di Riccardo, e lo sa -disse, per poi voltarsi verso di me -Resta da vedere se lo sai anche tu oppure no


È che senza dubbio tu sei una
che si merita il meglio che ho
Io invece purtroppo certezze nessuna


Mi venne spontaneo scuotere la testa: non era vero neanche un po'. Forse poteva sembrare così all'apparenza, forse lo era per gli altri. Ma lui per me era sempre stato una certezza, avevo sempre potuto contare su di lui.

Sempre. Fino a due giorni fa.

Sentii un groppo in gola, ma la musica che ripartì in quarta con i colpi di batteria al ritmo del testo, mi aiutò a cacciarlo giù


Però una cosa la so:
il taglio sul ginocchio, la bici nel fosso,

il pugno nell'occhio, ogni semaforo rosso


La ferita che si era fatto, la buca dove eravamo finiti quello stesso giorno in bicicletta; risi, ripensando a quello scherzo telefonico che lì per lì mi aveva fatta infuriare. Era accaduto nello stesso giorno.. i semafori rossi che aveva preso invece non si contavano, ce n'erano in abbondanza!

Ricordai anche con un certo rancore il pugno che gli aveva dato Riccardo.

Lui al contrario di me aveva un'espressione seria, determinata e capii perché nel verso successivo:


Fu per arrivare a te


Rimasi a fissarlo come un'ebete

Da così tanto, Mirko?

Che stupida a non voler guardare! Per colpa mia eravamo arrivati a questo punto, a non parlarci se non per mezzo di una canzone: dovevo rimediare.

La prima cosa da fare era decidere come.


Dormire alla stazione, la manifestazione
Il quaderno con scritto il testo della canzone
Fu per arrivare a te


Ricordai la giornata a Milano: una giornata bellissima, solo nostra, resa indimenticabile da quella dormita all'aperto. E il quaderno, il suo quaderno che custodivo gelosamente..

Ci scambiammo uno sguardo intenso che durò tutto lo stacco musicale tra la fine del ritornello e l'inizio della strofa successiva.

Non guardarmi così, pensai, ma anch'io lo stavo guardando nello stesso identico modo.. e non riuscivo a smettere.


Tu avresti bisogno del nuovo Romeo
che parla soltanto di business e legge riviste di fitness


Ricominciava a sfottere.. ma non mi dispiaceva, anzi!

Mirko notò il mio sorrisetto e sembrò soddisfatto.


E ti mostra come fossi un trofeo
sfoga lo stress giocando a squash e fa “yes, yes”
se parla col boss, ma io no


E' vero Riccardo aveva questa mania di voler dare sempre spettacolo di me, di noi: una cosa che proprio non sopportavo! Storsi il naso, ma la strofa interessante era quella dopo.


Però senza dubbio tu sei quella
che si merita il meglio che c'è
Se lui è il dolcificante, io una caramella
..E lascio scegliere a te!


Mirko..

Questo paragone me lo sarei ricordata per molto, molto tempo, come il resto della strofa che era perfettamente nel suo stile: arrogante e presuntuoso nel ritenersi migliore di Riccardo, ma in un modo dolce, tutto suo, non pressante ma che, anzi, lasciava a me tutta la scelta.

A me, che secondo lui meritavo tutto il meglio.


La mia prima sbronza anche la seconda

il poster nella stanza, il viaggio in ambulanza
Fu per arrivare a te

Ogni donna sbagliata, il diploma per un pelo,
quella gomma bucata mentre tuona il cielo
Fu per arrivare a te


La sua pesante ultima sbronza che mi aveva fatta spaventare davvero, temendo un coma etilico, e poi la corsa in ospedale; Giada, la donna che di sicuro non faceva per lui; il diploma che aveva preso per il rotto della cuffia in un disperato extra-ripasso a fine anno insieme a me; e poi di nuovo il giorno del temporale..

Tutti questi ricordi e collegamenti mi fecero rendere conto d'un tratto di quante ne avessimo passate insieme: io non volevo rinunciare nemmeno a una di quelle avventure, né a quelle future.

Mi scrutò, voleva cercare di capire perché la mia espressione si fosse corrucciata; ma arrivarono i versi seguenti, che cantò quasi tutto d'un fiato, gli occhi fissi nei miei, senza staccarli un attimo, lasciandomi senza parole, imbambolata, di fronte a quel verde che non avevo mai visto ardere così.


Perché senza dubbio tu sei una
che si merita il meglio di me
Senza ombra di dubbio ne vali la pena


E quindi è tutto per te
i miei quindici anni tetri,
la prof che mi odiava, la fuga da casa
il tuffo da sei metri e quando scopri
che nessuno guardava,
il posto di blocco,


l'amore non corrisposto,


quando ho rubato e poi m'hanno preso
e neanche io ci credevo che avevo fatto il botto!


Il taglio sul ginocchio, la bici nel fosso..

Ma il ritornello finale non lo sentii: ero rimasta attonita.

Cominciai però a riprendere i contatti col mondo, persi durante tutto il resto della canzone, e mi sentii addosso lo sguardo di Nadia, pungente come un ago.

-Quando.. quand'è che avrebbe rubato e che sarebbe scappato di casa? -domandai senza però interrompere il contatto visivo con Mirko; non ne ero capace, non ancora.

Nadia scoppiò a ridere -Oh, no! Tu non vuoi chiedermi questo

-No, infatti -deglutii

-Comunque da bambino, credo -rispose con noncuranza -ogni tanto ne ha parlato

-Oh.. -la canzone finì e gli applausi improvvisi interruppero quella sorta di bolla fiabesca invisibile che si era creata; mi alzai di scatto, rischiando di rovesciare la sedia

-Ho bisogno di aria fresca -dissi, ma non era vero: volevo uscire da lì.

Nadia non provò nemmeno a fermarmi, sapeva bene quanto me che Mirko mi avrebbe seguita; lui affrontava sempre le cose di petto.

-Vic -mi disse soltanto, e io mi voltai a guardarla -Lui ti manca, si vede, ma ti manca più di quanto potrebbe mancarti un semplice amico

E infatti Mirko era tutto fuorché un “semplice amico”

Uscii e rimasi lì sul marciapiede, le spalle al locale

Se vuoi una cosa, sai di volerla a prescindere da tutto, ma proprio da tutto: era sempre stata questa la mia filosofia di vita. Nessuna di tutte le stronzate di cui mi imbottivo la testa su fantomatici ideali di uomo inesistente che avevo attribuito a Riccardo per un breve periodo, avrebbero potuto annebbiare la mia volontà.

Nessun..

-Nina.

Tempo scaduto.

Mi voltai verso Mirko, trovando il suo sguardo serio e deciso nel mio; mi venne voglia di abbracciarlo, ma mi trattenni e devo dire che mi costò non poco sforzo.

E poi perché?

Mi accorsi che non sapevo cosa dirgli, e forse era la prima volta in tanti anni che eravamo amici; ma per fortuna, fu lui a interrompere quel silenzio imbarazzante

-Credo che dopo stasera sia diventato il numero uno della lista nera del tuo ragazzo -tentò di sdrammatizzare

-Perché, c'era anche Riccardo? -domandai agitata

L'ho già detto che sono un'idiota? Be', anche se non l'avessi fatto, ora lo sapreste da sole.

Mirko sospirò, e non mutò espressione ma fissò lo sguardo su qualcosa oltre le mie spalle mentre incassava il colpo; l'ennesimo che gli davo.

Mi morsi le labbra, consapevole che non avrei potuto dire cosa più sbagliata e tentai di rimediare senza nemmeno sapere come -Senti, Mirko..

-Volevo dirtelo -mi interruppe lui tornando a guardarmi -Volevo che lo sapessi

-E dovevi farlo davanti a tutti -precisai, rendendomi conto ancora una volta che stavo dimostrando il tatto di un elefante e l'insensibilità di Hitler. Di certo non era il mix adatto in quella situazione.

Questa volta infatti Mirko mi guardò male, e non aveva certo torto -Cos'è, hai paura che gli amici di Mr.Figo gli vadano a spifferare tutto?

-Non parlare come se noi avessimo una tresca -mi innervosiva sentirlo parlare così, come se volesse insinuare chissà cosa con quel “gli vadano a spifferare tutto”.

Ma forse mi sbagliavo perché lui scosse la testa, amareggiato -Non volevo dire niente di simile

Ma che gran casino!

-Tu.. tu stai rovinando tutto! -sbottai

-Oh, certo -replicò lui -Ora magari ti aspetti pure che ti chieda scusa per essermi innamorato di te -era nervoso anche lui adesso, ma le sue parole, seppure pronunciate in modo brusco, mi fecero perdere un battito. Lo aveva detto anche nella canzone, ma sentirselo dire faccia a faccia... be', era diverso. Molto diverso -o che ti dica che è soltanto una cosa passeggera, che presto potremmo tornare a dormire insieme come se niente fosse, o che toccarti le tette non mi faccia alcun effetto -sbraitò -be', mi dispiace deluderti ma non è così: io ti amo

-Smettila! -quasi urlai, pressandomi le mani sulle orecchie: non volevo che quelle immagini di noi due insieme, di tutto quello che eravamo si affacciassero nella mia mente in quel momento, dovevo rimanere lucida.. E sentirgli dire che.. che.. mi amava non mi aiutava affatto.

Ma con quello “smettila” probabilmente lo avevo ferito molto più di quanto non avessi già fatto. Egoista un'altra volta!

Comunque, anche se così fosse stato, non lo diede a vedere per niente: fece un passo verso di me, per niente scoraggiato

-No, Nina non la smetto -disse, ardendo di determinazione -perché sono convinto che anche tu provi qualcosa per me

-Cosa stai dicendo? -chiesi smarrita; mi sentivo minuscola sotto il suo sguardo penetrante; minuscola ma importantissima

-Non ho intenzione di arrendermi senza combattere -dichiarò -non finché ci sarà anche solo una minima possibilità. Perché quando ti ho baciata nell'ufficio del professore ti ho sentita tremare sotto le mie mani -lo disse con un trasporto tale che rischiò di farmi tremare di nuovo, soprattutto per il ricordo che accompagnarono quelle parole -E perché quel giorno al mare, anche tu mi volevi

Quell'abbraccio..

-Io non.. -balbettai, ma non riuscii nemmeno a pensare a una frase sensata da dire in quel momento

-Nina -continuò posandomi le mani sulle spalle; feci un debole tentativo di indietreggiamento, nemmeno troppo convinto, ma lui non mi lasciò andare -anche tu provi qualcosa per me

Mi fissava così intensamente che mi sembrava potesse leggere passo passo le pagine della mia anima, che potesse vedere cosa si celasse dietro ogni espressione del mio volto: questo mi spaventò e l'adrenalina rimise in funzione il mio cervello. Chiusi gli occhi per un istante, prendendo una generosa boccata d'aria.

-Io non provo quello che tu provi per me -scandii bene le parole, ma la sua risposta fu solo un lieve scuotimento di testa -Tutto quello che dici non ha senso, e rimani solo il solito prepotente, se ne sei convinto davvero

La determinazione nei suoi occhi vacillò per un istante e ne approfittai per fare finalmente quel passo indietro; questa volta, non mi trattenne.

-Dimmi solo una cosa -mi esortò allora, adesso con più calma, ma questo non mi fece certo abbassare la guardai, anzi -Stai davvero bene con lui?

Corrugai le sopracciglia, ma non ebbi nemmeno il tempo di pensare a qualcosa da rispondere perché Mirko riprese a parlare -Perché se è così, allora, ok: ha vinto. Ma siccome a me non pare proprio che sia così, dimmelo tu: mi sto sbagliando?

Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.

-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!

-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto

-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!

-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota

Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.

-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda

Già, e il motivo era semplice: io non stavo per niente bene con Riccardo, ma tecnicamente non ci stavo neanche più insieme.

O almeno così credevo.. dopo quella sera, non credevo che potesse pensare davvero che sarei stata ancora con lui.

Comunque non avevo risposte a molte altre cose, prima fra tutte perché il mio cuore battesse così forte, perché improvvisamente avessi paura del fatto che Mirko mi conoscesse così a fondo da poter capire tutto di me da uno sguardo.. perché la sua canzone mi fosse piaciuta così tanto.

Dovevo chiarire questi punti a me stessa prima di fare qualsiasi altra cosa

-Io non sono un trofeo da vincere -sibilai fra i denti, guardandolo nel peggior modo possibile, sperando che mi lasciasse tornare dentro il locale in pace.

Mentre camminavo spedita mi accorsi di aver usato la stessa parola che era nel suo testo, “trofeo”: lui diceva che era Riccardo a trattarmi in quel modo.. e aveva ragione.

Tutto quello che chiedevo (e sì, a questo punto datemi dell'egoista quanto vi pare), era che Nadia mi riaccompagnasse a casa e quella giornata di.. melma, per non essere volgari, finisse.






°°°°°°°°°°


Mirko ha detto tutto quello che poteva: ora il gioco è nelle mani di Ludovica.

La canzone è Senza Dubbio, degli Articolo 31 e come avete visto, ha dato il titolo alla storia :)

Nel prossimo capitolo, ci sarà finalmente una svolta.. resta da scoprire in che senso!

Un bacione a tutte, ci sentiamo con il prossimo capitolo ;)

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Capitolo 14
*** Oltre ***


Capitolo 14. Oltre


Avete presente la frase che dice “la notte porta consiglio”? Dimenticatevela: è una grandissima cazzata.

Mi svegliai ancora peggio del giorno prima, o meglio, ci fu un istante, quell'istante in cui si è appena desti e non si capisce niente, nemmeno se si è svegli o se si sta ancora sognando.. bene, quell'istante, quel paradisiaco istante, fu l'unica nota positiva della mattinata perché un secondo dopo mi ritrovai nella stessa identica e merdosa situazione in cui mi ero addormentata.

Appena Nadia mi aveva visto rientrare nel locale, o forse sarebbe più corretto dire, appena Nadia aveva visto la mia faccia dopo la “chiacchierata” con Mirko, aveva mollato lì Jason e mi aveva riaccompagnata a casa, al prezzo però di sapere tutto.

Era sembrata delusa dal mio comportamento, ma alla fine mi aveva abbracciata come fa una vera amica.

Sospirai e mi alzai di malavoglia, prima una gamba poi l'altra fuori dalle coperte, e raggiunsi il bagno; mentre mi sciacquavo la faccia, ancora intorpidita, mi ricordai che dovevo lasciare Riccardo.

Ok, sembra comico detto così, ma il punto è che per me era già scontato che fra noi fosse finita dopo quella bella sorpresina, ma forse per lui non era altrettanto.

Comunque, Riccardo non era di certo il primo in classifica nelle questioni irrisolte.


°°°


-Questioni irrisolte un cavolo -mi disse Nadia mentre entravamo nell'università .

Mi stava tartassando, meglio fuggire!

-Senti, io vado a risolvere questa cosa con Riccardo, tienimi un posto -tagliai corto, non essendo molto incline alla conversazione in quel momento

-Ok, ma guarda che siamo già in ritardo

-Lo so.. mi sbrigo!

E partii alla ricerca di Riccardo: era insieme ai due trogloditi suoi amici, come al solito. Secondo Nadia non si era fatto più sentire perché aveva paura che Mirko gliele suonasse un'altra volta, e in quel momento le diedi ragione perché, quando mi vide, si guardò un attimo intorno, come accertandosi che non ci fosse la milizia armata americana a scortarmi.

-Hey, la mia principessa Ludy -mi accolse mentre gli altri due si allontanavano un po'

Quando si chinò per baciarmi, realizzai di aver sprecato gli ultimi tempi con un perfetto idiota

-Sul serio? -gli domandai scansandomi, senza preoccuparmi di nascondere l'espressione disgustata

-Sul serio cosa?

-Stavi provando sul serio a baciarmi?

Lui mi guardò spaesato, gli occhi azzurri non poi così interessanti con quell'espressione intontita dipinta sopra. Cercai di rendergli ancora più esplicito il concetto.

-Pensi davvero che dopo quella sera io voglia ancora stare con te?

A quel punto sembrò capire perché si fece serio -Ti ripeto che io non ne sapevo niente, Ludy

-Il mio nome -lo interruppi alzando la voce -è bellissimo così com'è, senza che tu lo storpi in questo modo orribile! C'è solo un soprannome che mi piace.. -non c'era bisogno di dire quale fosse e chi mi ci chiamasse -E soprattutto, non sono la tua principessa

-Ok, ok -fece lui mettendo le mani avanti come chi tenta di calmare un mastino tedesco infuriato-Non ti chiamerò più così

-Tu non mi chiamerai più e basta -ringhiai, ormai totalmente in preda all'istinto e a ciò che mi dettava di fare -Non ci credo che non sapessi niente di quel posto, tu sei uno schifoso maiale come i tuoi due amici idioti -indicai deliberatamente Yan e Ale, che mi guardarono con aria minacciosa ma non me ne curai -Io non voglio avere più niente a che fare con te

-Come? Andiamo, princ.. Ludovica, non fare così

-No infatti -risposi ripensando a tutta la paura di quella sera -dovrei fare molto peggio, ma poi finirei in galera e, credimi, non ne vale davvero la pena per te

Detto questo, gonfia di fierezza al punto di sembrare un uovo di Pasqua, girai sui tacchi. La solita folla di curiosi si era radunata intorno a noi, e fui felice di pensare che quella era l'ultima volta che succedeva; le ragazze mi guardavano come se fossi matta, mentre i ragazzi avevano sguardi allupati che preferirei non ricordare.

Ma avevo fatto solo due passi quando Riccardo mi urlò a gran voce -Sei solo una puttanella! Mi rendo conto di aver solo sprecato tempo con te!

Due vie: una illegale e cruenta, l'altra legale ma altrettanto soddisfacente.

Misi da parte l'idea del rogo e mi girai a guardarlo, scandendo bene le parole, a voce alta -Riccardo.. -sorrisi amabilmente, e mi avvicinai di nuovo a lui -Ho finto tutti gli orgasmi con te, dal primo all'ultimo: sono io che ho sprecato tempo stando con un incapace come te!

Di nuovo, gli diedi le spalle, e non mi presi la briga di nascondere il mio sorriso più che soddisfatto, mentre sentivo le risate tra la folla e le prese in giro rivolte a Riccardo.

-Certo -replicò lui dopo un po' -Peccato che tutte le altre con cui sono stato mentre mi divertivo con te non la pesassero allo stesso modo

Cosa, cosa, COSA??

Mi voltai di scatto spalancando la bocca e sentendo una furia cieca impadronirsi totalmente di me.

Lui, quello stronzo menomato idiota da quattro soldi che valeva meno di zero a letto, mi aveva cornificata. Ero stata cornificata da un coglione che porta la sua ragazza a un'orgia!

Eh, no, ora avevo veramente bisogno di vedere il suo sangue a riverniciare tutte le pareti dell'università, mentre quelli di medicina usavano il suo corpo per chissà quali schifosissimi esperimenti.

Cominciai a camminare verso di lui con la furia di uno tsunami, pronta prenderlo a botte in un modo che mi avrebbe sicuramente fatto guadagnare un posto all'inferno a bollire fino al collo nel Flegetonte; ma qualcuno mi evitò questa pesante condanna, prendendomi per un braccio

-Ci penso io -mi sussurrò Mirko per poi superarmi

Rimasi un attimo interdetta: che voleva dire con quel ci penso io?

Quando cominciò a prendere a botte Riccardo capii.

Sorrisi, contenta del suo intervento: di sicuro gliele avrebbe suonate meglio di come avrei fatto io e di sicuro ne sarebbe uscito senza un graffio.

Soddisfatta e del tutto tranquilla per l'esito di quella sana scazzottata, decisi di aspettare il ritorno di Mirko in cortile, qualche passo più avanti alla porta ma in modo che mi vedesse.

Sì: adesso sapevo esattamente cosa dovevo fare, altro che notte porta consiglio.

Spostai varie volte il peso da una gamba all'altra, facendo qualche passo ogni tanto; certo che gliele stava dando da un bel po'.

Quando finalmente riapparve nel corridoio, mi vide e mi sorrise; lo aspettai mentre veniva verso di me. Quando si fermò davanti a me, cominciai a parlare, decisa a dare tutte le spiegazioni del caso.

-Io pensavo fosse ovvio! Voglio dire, è normale che dopo che porti la tua ragazza nel bel mezzo di un'orgia con tanto di pseudo stupratori maniaci idioti, quella non ti voglia più vedere neanche in fotografia, no? -non gli diedi il tempo di rispondere, volevo finire il discorso ..ma potevo vedere che aveva cominciato a ridacchiare sotto i baffi, tenendo lo sguardo fisso su di me -Invece secondo quel cretino, sarei dovuta essere ancora ai suoi piedi, in adorazione! -si avvicinò di un passo a me, e sentii il cuore scalpitare dalla voglia di baciarlo; ma dovevo finire di spiegarli- E in più quel deficiente è anche andato a letto con altre! Poveracce, mi dispiace per loro viste le sue misere qualità -Mirko fece un sorrisetto e con un altro passo fu davanti a me, decisamente troppo vicino -Nadia mi aveva detto anche che secondo lei lo hai spaventato parecchio con quei pugni, e penso proprio che avesse ragione perché anche oggi.. -mise una mano fra i miei capelli e a quel punto dovetti fermarmi perché mi mancò il respiro; avevo gli occhi fissi nei suoi e, con la luce del sole, quello smeraldo intenso risplendeva ancora di più.

-Ma vuoi stare un attimo zitta? -mi domandò divertito

Deglutii mentre lo sentivo accarezzarmi qualche ciocca, e mi accorsi di non desiderare altri se non lui. Lui che era sempre stato accanto a me anche nei momenti più brutti, lui che mi aveva sempre protetta e difesa a spada tratta, come quel giorno.

Le sue dita che adesso disegnavano lentamente i contorni della mia mandibola mi davano i brividi; era tutto così giusto, così elementare ma allo stesso tempo così forte da scavare un buco nel mio addome, chiamasi senso di colpa, per tutto il tempo che mi ci era voluto a capirlo, mentre lui soffriva.

Provai a immaginarmi una realtà in cui fossi stata io al suo posto, con quello stesso identico sentimento che provavo in quel momento, ma lui con un'altra: fu terribile. Come se tutto si spegnesse in un secondo, come se tutta quell'energia, quella voglia, quel fremere per il desiderio di un bacio, diventassero improvvisamente e dolorosamente solo un irraggiungibile sogno. Un sogno che non se ne va, che continua a farsi valere dentro di te anche se non lo vuoi più, che combatte.. fino a distruggerti.

-Egoista.. -sussurrai a me stessa con un filo di voce, ma sempre con lo sguardo fisso su di lui, che mi guardò stranito -Non tu, io -spiegai allora, ancora in preda alla tormenta

Lui sollevò un sopracciglio, ma poi sorrise, abituato alle mie uscite senza senso.

Decisi di scacciare tutti quei brutti pensieri, e di concentrarmi su quello che adesso eravamo.. o meglio, che stavamo per diventare.

-Se tu vuoi veramente una cosa, lo sai, punto -spiegai allora, sembrando ancora più matta; non era facile articolare frasi coerenti dopo tutta quella specie di trip.

-Certo -rispose lui, con lo sguardo divertito; il suo sorriso mi fece tornare definitivamente nel mondo delle persone reali.

-Voglio dire che.. sono un'egoista, perché continuavo a stare con Riccardo, ma io lo sapevo già! -dissi con ardore- Sapevo già da un po' che c'era qualcosa tra di noi, più dell'amicizia, che.. -feci una pausa e il tono di voce che mi uscì dopo, a dispetto di quello precedente, era molto meno da pazza.. maturo, oserei dire, perché finalmente gli stavo rivelando ciò che provavo -..che tu mi piaci da morire

Un attimo prima ero lì a parlare, con tutto l'ossigeno del mondo a disposizione; non avevo mai pensato che sarei stata così felice di sentirmi d'un tratto mancar l'aria.

Soffocare fra le sue braccia, con le sue labbra premute dolcemente sulle mie. Mi baciò con trasporto e mi accorsi sulla mia pelle d'oca che avrei dovuto lasciarmi andare molto tempo prima e non solo per i fremiti che mi stava procurando giocando con la mia lingua, stringendomi i fianchi, la schiena.. ma anche per tutto quello che provai in quel momento. Qualcosa che non riuscirei nemmeno a descrivere, qualcosa di totalmente folle, totalmente magnifico.. qualcosa che neanch'io capivo fino in fondo.

Era sempre stato il mio migliore amico, ma non mi sembrava per niente strano baciarlo, anzi; e forse tutto questo dipendeva dal fatto che non potessi dire di non averci mai pensato..

E.. be', come dire? Ce ne sono tanti di ragazzi che baciano bene.. ma Mirko era davvero un fuoriclasse!

Affondai le mani fra i suoi capelli folti stringendomi di più al suo corpo.

Lui non si tirò minimamente indietro, circondandomi la vita ma, dopo pochi istanti, allontanò il viso quel tanto che bastava per parlare

-Nina.. -ansimò

-Sì? -domandai contrariata per il fatto che si fosse fermato

-Le cose sono due -esordì cercando di riprendere un minimo di lucidità

Io, che non volevo affatto che ciò accadesse, continuai ad accarezzargli i capelli, annuendo non curante e fissando con uno sguardo abbastanza eloquente le sue labbra ancora umide

-O andiamo a casa e facciamo tremare anche i muri..

Non potei fare a meno di ridere di come aveva appena espresso a parole ciò che anch'io stavo pensando; la seconda opzione era sicuramente quella di fare i bravi ragazzi e tornare a lezione..

-..oppure ci mettiamo a farlo qui in cortile

Ma certo, lui non aveva nemmeno considerato quell'opzione!

-Ti ricordi che noi a quest'ora dovremmo essere in aula? -domandai allora

Lui alzò entrambe le sopracciglia -Posso insegnarti molte più cose io di quei professori, e in un campo molto più interessante -sussurrò a mo' di confidenza

-Non credo proprio! -risposi indignata

-Scommettiamo?

-Ci sto -accettai, sicura di me stessa

-Che cosa ci giochiamo?

Già che eravamo in argomento.. -Un bis -proposi

-Affare fatto -rispose immediatamente

-Tanto non lo avrai -lo canzonai -e comunque adesso abbiamo una lezione da seguire -dissi senza però minimamente accennare a staccare le braccia dalle sue spalle

-Davvero? -domandò baciandomi a fior di labbra, con un sorrisetto che non prometteva niente di buono -E' questa la tua decisione?

-Sì -risposi, anche se in realtà cominciavo a dubitarne

-Se non ricordo male, questi ti piacevano -mormorò per poi.. oh, ma questo si chiama giocare sporco!

Chiusi gli occhi, non potei farne a meno, sentendo una fiamma partire dal collo e divampare per tutto il mio corpo, mentre le sue labbra si posavano proprio lì, come avevano fatto quel giorno nell'ufficio del prof.

-Mirko.. -boccheggiai, ma l'argomento “lezione” adesso era davvero poco interessante.

-Mmh? -domandò senza staccarsi, torturandomi in quel modo che solo lui sapeva e che mi stava facendo impazzire.

-Casa mia è più vicina -decretai

Lo sentii sorridere con un mugolio d'approvazione, ma ancora non accennava a smetterla, e io stavo diventando decisamente troppo accaldata: con un enorme sforzo di volontà, lo staccai dal mio collo e lo presi per mano.

Lui mi guardò e sorrise. In quell'attimo nei suoi occhi languidi, trovai uno sguardo che mi piacque così tanto da farmi riconsiderare l'ipotesi di fare l'amore proprio in quel momento, lì.

Era uno sguardo tutto per me, uno sguardo che nessuno mi aveva mai riservato prima, neanche chi aveva detto di amarmi prima di lui; mi fece sentire speciale, unica.. insomma, mi fece sentire come tutto quello che avevo sempre sognato di poter essere un giorno, per qualcuno.

-Che c'è? -domandò dato che mi ero impalata

Scossi la testa -Niente. Sbrighiamoci

-Il mio motorino è più veloce delle gambe -affermò per poi portarmi al veicolo.


Inserii svelta la chiave nella serratura, anche se le mani di Mirko attorno alla vita non mi aiutarono per niente a centrare l'obiettivo.

Una volta entrata, mi girai di nuovo verso di lui, riprendendo quel bacio colmo di trasporto che ci stavamo dando fuori; lui chiuse la porta con un braccio mentre con l'altro continuava a stringermi.

Era strano sentirmi così impaziente, quasi come se non avessi mai aspettato altro.

Presi una delle sue mani avvinghiate sulla mia schiena intrecciando le mie dita con le sue, e allontanai di poco il viso; incontrare il suo sguardo colmo di desiderio mi fece venir voglia di allacciare di nuovo le labbra alle sue.. invece gli rivolsi solo un'occhiata maliziosa per poi girarmi, sempre tenendolo per mano e conducendolo in camera mia.

-Mmh.. -commentò guardando il letto che avevo rifatto appena un'ora prima -dobbiamo ribattezzare questo letto dopo gli atroci spettacoli a cui lo hai fatto assistere -decretò

Lo guardai un attimo senza capire, poi intuii che doveva riferirsi a Riccardo e alzai gli occhi al cielo -Preferisci la vasca da bagno?

-No, troppo lontana -rispose affondando le mani fra i miei capelli e baciandomi con vigore

Da qui si cominciava a fare sul serio, e io non chiedevo altro: cominciai subito a tirargli via la maglietta, tanto sentivo la mancanza dei suoi addominali.

Lui mi assecondò e, staccandosi solo un attimo dalle mie labbra, se la sfilò gettandola per terra.

Ciao amori miei, è sempre un piacere rivedervi! Farfugliai nella mia mente malata, accarezzando tutto quel ben di Dio sul suo torace con parecchia disinvoltura.

Lo sentii sospirare forte, poi un attimo dopo mi aveva trascinata su di sé, sul morbido materasso. Sdraiata su di lui, strinsi le cosce attorno al suo bacino, impaziente di sentirlo più vicino, di diventare un corpo unico, io e lui; la reazione del suo corpo fu immediata, e non nascondo che ne andai parecchio fiera.

Baciò il mio sorriso e si spostò di nuovo sul mio collo, slacciando uno per uno i bottoni della mia camicetta.

Pensai distrattamente che se mi fossi messa una maglietta sarebbe stato più semplice, ma poi il suo sorriso mi distrasse di nuovo; lo guardai con aria interrogativa

-E' lui -disse scoccandomi un bacio appena sopra il seno sinistro che mi fece pulsare da capo a piedi -Il reggiseno famoso. Mi piace davvero tanto..

Ma certo! Quello nero di pizzo che mi aveva consigliato di mettere quella sera, ma che poi non avevo indossato; be', molto meglio averlo conservato per lui piuttosto che sprecarlo per Riccardo! Poi però la mia mente si offuscò, c'eravamo solo io e Mirko, con i suoi baci e le sue mani che stringevano i miei seni per poi cingermi la schiena attirandomi contro di lui. Cominciai a muovere il bacino contro il suo, in un impulso che mi venne spontaneo

-Nina.. -sussurrò il mio nome facendomi solletico all'orecchio

-Hey.. -ansimai, provocandolo -hai detto che mi dovevi insegnare qualcosa, no?

Lui allora mi guardò, a metà tra il divertito e l'eccitato -Sei molto impaziente -disse a mo' di sfida accarezzandomi il viso

-E tu non farmi aspettare, allora -risposi dandogli un bacio a fior di labbra

Detto fatto, mi ritrovai sdraiata di schiena, le sue labbra che baciavano il mio addome provocandomi intensi brividi; affondai le mani fra i suoi capelli quando arrivò all'ombelico, e sussultai quando mi slacciò i jeans cominciando a sfilarmeli.

Ringraziai quell'angelo custode che mi aveva spinta a farmi la ceretta quando Mirko ricoprì le mie cosce con i suoi baci.

-Ancora un secondo -disse poi con una voce dannatamente eccitata mentre giocherellava con l'elastico delle mie mutandine, poi fece una specie di sbuffo -Tutti questi vestiti inutili!

Risi -Preferiresti che girassi nuda? -domandai, cercando però di capire in realtà qualcos'altro di lui, come fino a che punto fosse geloso -Anche se così mi vedrebbero tutti?

Lo vidi sollevare la testa e tornare velocemente all'altezza del mio viso reggendosi sulle braccia e guardandomi dritta negli occhi -No -rispose; non riuscivo a staccare lo sguardo dal suo, talmente era caldo ma anche deciso, intenso -Questo no. Non è stato facile averti qui con me e non ti lascerò andare via facilmente tra le braccia del primo allupato che ti si avvicina

Lui mi guardava, io lo guardavo, restammo fermi per qualche istante mentre un sorriso spontaneo nasceva sulle mie labbra che bramavano ancora le sue; allora mi sollevai su un gomito, poggiando l'altra mano sul suo collo. Lui aspettò, finché non lo raggiunsi nel bacio più intriso di dolcezza che riuscii a dargli; osservai i suoi occhi rimanere chiusi ancora qualche secondo per poi riaprirsi lentamente e sorridermi.

Mi spinse di nuovo giù, con delicatezza e mi baciò di nuovo.

-Adesso ho una ragazza molto impaziente da soddisfare -disse poi leccandosi le labbra in un movimento che ipnotizzò i miei occhi e fece volare la mia mente oltre la fascia protetta -..direi che sta letteralmente scalpitando, proprio ora

-Io non scalpito -ribattei mentre si allontanava tornando a scendere lungo il mio bacino

-Aspetta a dirlo -fu la sua provocazione e avrei volentieri contrattaccato ma, ecco.. c'era quel piccolo inconveniente delle sue mani decisamente troppo vicine a una certa parte del mio corpo mentre mi sfilava le mutandine, e poi le sue labbra sul mio interno coscia, che mi fecero fremere anzi, scalpitare, con un solo tocco.

Non furono solo brividi di passione, fu anche il gesto: mi stava baciando là dove Riccardo mi aveva fatto male quella sera.. lo stava facendo consapevolmente perché in quei baci non c'era niente di erotico, solo tenerezza e anche un briciolo di costernazione per quello che era successo.

-Mirko..

Lui mi guardò un attimo e sorrise -E adesso facciamo saltare le molle a questo letto -fu il suo ultimo commento prima di riprendere a baciarmi, ma stavolta in modo più spinto, molto più spinto e in punti molto più segreti.

Non so quante volte ripetei il suo nome, forse strillando, forse sussurrando, mentre stringevo forte le lenzuola del letto inarcando la schiena dal piacere, travolta dal primo orgasmo.

Quando tornò su di me, capii dai suoi occhi liquidi, davvero tanto liquidi, che adesso era giunto il momento di ricambiare.

Lo spinsi di lato, facendolo sdraiare e baciandolo mentre mi sistemavo su di lui; le sue mani andavano su e giù per la curva del mio punto vita. Le sentivo calde, vogliose.

Lo baciai ancora, intensamente, scostando i capelli che pendevano sul suo viso

Slacciò abilmente il mio reggiseno e, con una punta di disapprovazione, mi chiesi quante volte lo avesse fatto con altre: fu solo un secondo di brutti pensieri, che scacciai via facilmente, pensando che adesso lui voleva solo me. Mi concentrai sulla lampo dei suoi jeans, tirandola giù.

Mentre armeggiavo con il bottone, lui si sollevò a sedere e mi strinse, riempendomi la spalla di baci; inclinai il il collo istintivamente, in una muta domanda. Lui capì, e si spostò lentamente sul mio collo

Be'.. ci sapeva davvero fare con quei baci. Chiusi gli occhi, affondando le mani fra i suoi capelli

-Non è.. difficile.. scoprire.. i tuoi.. punti deboli -mi disse fra un bacio e l'altro

-L'hai scoperto solo oggi -gli feci notare accarezzando la sua criniera e stringendolo contro la mia pelle

-Ti dimentichi di quell'interessante avventura nell'ufficio del prof -ribatté lui staccandosi per darmi un altro bacio sulle labbra.

Touche. Ma non lo avrei mai ammesso.

Gli misi una mano sul petto e lo spinsi giù; lo sguardo infuocato di passione che mi lanciò, mi fece capire che fremeva almeno quanto me per diventare finalmente un tutt'uno. Sfilai rapidamente i suoi jeans facendoli scivolare a terra e, anche attraverso i boxer, mi resi conto che tutte le sue allusioni stupide sulle proprie dimensioni non erano solo battutine, anzi..

Sfilai anche quelli, il cuore che galoppava, sfiorando di proposito quella pelle rimasta nuda; lo vidi chiudere gli occhi e respirare ancora più forte. Era arrivato il momento, e non chiedevo altro.

Mi sistemai all'altezza del suo bacino, lasciando che le nostre intimità si strusciassero e gemendo insieme a lui; ma quando lo sentii dentro di me, mi resi conto di non aver mai provato tutte quelle sensazioni assieme, e avrei voluto non smettere mai.

Mi accorsi però, che lì sdraiato era troppo lontano e lui, o leggendomi nel pensiero o provando la stessa cosa, si alzò e mi cinse con le sue braccia forti.

Rimasi un attimo aggrappata alle sue spalle mentre continuavamo a muoverci, a vivere l'uno nel copro dell'altra, poi cercai di nuovo le sue labbra, che risposero prontamente al bacio.

Sentivo le sue mani sul mio corpo, il suo respiro sul viso, le sue braccia attorno alla schiena, e poi..

E poi fu bellissimo. Mirko mi fissò per tutto il tempo ma non mi diede fastidio, anzi. Ero quasi esausta, ma continuai a muovermi su di lui, finché non lo vidi venire a sua volta, tra gemiti e sospiri.

Mi salutò con un lungo bacio, fermandosi ad accarezzarmi il mento con un sorriso caldo.

Mi sdraiai affianco a lui che immediatamente mi prese fra le braccia; appoggiai la testa sul suo petto, mentre lui tirava su il lenzuolo per non farmi venire freddo.

-Dovremmo aprire una scuola di sesso -se uscì così di punto in bianco facendomi scoppiare a ridere

-E' il tuo modo per dirmi che è stato bello? -cercai di tradurre

-Bellissimo -precisò prendendo ad accarezzarmi la schiena con i polpastrelli -due su due.. -aggiunse

Corrugai le sopracciglia -E' il titolo della canzone tua e di Nick -poi mi fermai un attimo a pensare, la sua espressione divertita mi aiutò a capire -Mirko! -feci tirandogli un cuscino mentre lui rideva come un matto

Due su due.. era il numero dei rapporti che avevamo avuto e il numero delle volte che mi aveva fatta venire; dopo questa, voi capite bene perché continuai a torturarlo con il cuscino per tutti i dieci minuti seguenti.

-Comunque penso davvero che dovremmo dare elle lezioni: ci sono tante persone incapaci -affermò quando mi ritenni soddisfatta

-Mmh.. -commentai guardandolo -e ovviamente non ti stai riferendo a nessuno in particolare -lo provocai

Lui scosse la testa -Certa gente non merita di essere nominata

Sorrisi e lo baciai.

La sua frecciatina era rivolta a Riccardo, naturalmente, e fu allora che mi chiesi come si fosse sentito tutte le volte che gli raccontavo delle sue.. performances. Performances scadenti, oltretutto.

-Di sicuro però tu non potresti aprire una scuola sulle frasi romantiche da dire dopo essere stati insieme -decretai

Mi aspettavo una risposta a tono delle sue, in uno scambio che sarebbe durato ancora chissà quanto.. invece rimase serio, a guardarmi e in quel verde intenso vidi il riflesso di qualcosa che non mi stava dicendo..

-Potrei scriverci un romanzo sulle cose che avrei da dirti -rispose, sempre serio, mentre mi sfiorava la spalla con le dita – e sono sicuro che verrei etichettato come best seller -si pavoneggiò

-Ma? -domandai non capendo dove volesse arrivare

Aspettò un secondo prima di rispondermi -Ma non sono certo che tu te le voglia sentir dire

Aggrottai la fronte, ero confusa.

Poi cominciai a capire: la sera che mi aveva dedicato quella canzone.. mi aveva detto che mi amava, e non glielo avevo mai ridetto.

Non perché mi fossi scordata delle sue parole, assolutamente, ma perché.. perché non mi sentivo pronta. Non ancora.

-Mirko.. -cominciai, ma lui mi bloccò

-Tranquilla -mormorò accarezzandomi il viso -abbiamo tutto il tempo.

Io annuii, mentre lui sorrideva e mi stringeva di nuovo fra le braccia.

Possibile che riuscissi a farlo soffrire anche adesso?

Ma non volevo dirgli niente che non sentissi veramente, così mi limitai a stringerlo.

-Tu hai vinto una scommessa, comunque -gli ricordai dopo un po' -e ora devi ritirare il tuo premio

Ecco il suo sorrisetto fare capolino: aveva già capito mentre lasciavo scivolare via il lenzuolo.









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Ed eccolo il capitolo che tutte aspettavate! Ditelo che mi avreste data in pasto ai leoni se vi avessi fatte aspettare ancora! =P

Comunque adesso che Mirko e Nina sono felici, fra qualche capitoluzzo li dovremmo salutare :(

Lo so, dispiace anche a me, ma tranquille, Mirko non se andrà senza prima fare una sorpresa alla sua amata ;)

E poi Nina deve ancora dirgli due paroline... e Giada deve ancora tornare a rompere le scatole...!

Insomma, devono succedere ancora un po' di cose ma con il 16esimo capitolo la storia finirà..

Non odiatemi!

Grazie per avermi seguita fin qui, non abbandonatemi sul più bello ;)

Un bacione a tutte!!


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Capitolo 15
*** Piromane nata ***


Capitolo 15. Piromane nata


-Allora? -domandò Nadia il giorno dopo non appena misi piede all'università, sorseggiando il mio cappuccino appena preso al bar

-Allora cosa?

-Andiamo! -si spazientì -Come è andata con Mirko?

Quasi mi strozzai, rovinandomi la colazione -Tu..?

Forse glielo aveva detto Jason.. ma Mirko era rimasto da me tutto il giorno, e non credo che a mezzanotte, quando ero riuscita a convincerlo a tornare a casa, avesse telefonato all'amico per raccontargli di noi!

-Sono passata da te dopo le lezioni dato che non ti ho più vista: ero preoccupata, temevo che Riccardo ti avesse portata in un altro di quei posticini; arrivata a casa tua, ti ho sentita urlare e mi sono spaventata ancora di più.. poi ho visto la moto di Mirko e ho capito che era tutto splendidamente apposto -concluse, raggiante

La mia mente era ferma su un particolare -Mi hai sentita ..urlare?

-Sì -annuii tutta contenta -A quanto pare è davvero bravo..

Oh, Gesù.

-Io non urlavo!

Ma non ci credevo nemmeno io..

-Sì che urlavi. Comunque, dai, di Riccardo mi dicevi tutto!

-Sì, ma era diverso -decisi di accantonare la faccenda delle urla selvagge: troppo imbarazzante.

-Oh, questo l'ho capito!

Un coltello. Datemi un coltello!

-Senti.. -cercai di spiegare -Stavolta è più.. intimo, personale. Non mi va di parlarne più di tanto, è una cosa nostra -dissi con dolcezza, ripensandoci -Però se proprio vuoi impicciarti dei fatti miei, ho un problema che sarei molto felice di narrarti

-Ok, ma fallo tra poco: Dio del sesso in arrivo

-Nadia!

Di solito era Mirko a darmi il tormento con battutine di questo tipo, ma adesso ci si era messa anche Nadia, l'unica che fino ad allora sembrava essere rimasta sana fra noi.

-Ciao, ragazze -ci salutò; sembrava il ritratto dell'allegria in persona, e non potei fare a meno di gongolare per questo

-Ok, vi aspetto in aula mentre vi “salutate” -annunciò Nadia girando sui tacchi mentre mimava la virgolette in aria

-Saggia scelta -commentò Mirko, in un tono che potevo sentire solo io e attirandomi a sé -Prima o poi ci arresteranno per atti osceni in luogo pubblico

-Tu credi? Non succederà mai

Mi rispose con un bacio tutt'altro che casto, e ci volle tutta la mia forza di volontà per staccarmi.

Quando riaprì la bocca, lo precedetti -No: oggi non si salta lezione

Lui sbuffò, dandomi immediatamente la conferma di ciò che avevo pensato gli fosse balenato in testa.

-Sii paziente -gli dissi allora -ti aspetta un pomeriggio di sesso sfrenato

Detto questo, mi godetti per un istante la sua bocca che si spalancava e i suoi occhi che si accendevano di una luce molto, molto simile a quella che avevano il giorno prima, e gli voltai le spalle.

-Aspetta -mi raggiunse dopo qualche passo -L'argomento mi interessa!

Decisi di fare la preziosa, rivolgendogli solamente un sorriso enigmatico ed entrando in aula.

Ma come spesso accade, le cose andarono molto diversamente da come avevo programmato.

Dopo l'ultima lezione, vedemmo Jason (uscito per primo) con un'espressione molto tesa sul volto; capii perché quando gli vidi affianco una ragazza con i capelli viola.

Giada.

-Cosa ci fa quella qui? -chiesi girandomi lentamente verso Mirko, con un'espressione che tutto era tranne che amorevole.

Devo dire però che anche lui sembrava non esserselo aspettato -Non lo so -rispose con aria torva prendendomi per mano. Questo mi fece già sentire molto meglio.

-Zen, Vic -mi suggerì Nadia

Io avevo una gran voglia di darglielo in testa lo zen.

Ci avvicinammo, e Giada sfoderò un sorriso fintissimo -Ciao, Mirko -cantilenò come un'ochetta in calore

-Giada, che ci fai qui? -domandò lui in tono piatto, tenendomi al suo fianco

L'arpia mi rivolse un breve sguardo -Ho pensato che avremmo potuto parlare un po'

-Hai pensato male -rispose lui, cercando tuttavia di non essere troppo duro -Ti ho già detto come stanno le cose

-Sì, ma io non ho dimenticato tutto quello che abbiamo passato insieme, e credo che neanche tu l'abbia fatto -Mirko scosse la testa, ma io sentii l'acido scorrere tra le vene -Quindi penso che dovremmo chiarire certe cose, magari da me

Ma che faccia tosta!

-Ma sì -mi intromisi -Una bella chiacchierata, perché no?

-Nina.. -Mirko tentò di bloccarmi e mi guardava con un'aria a dir poco allarmata, ma ormai ero partita in quinta e sentivo lo sguardo malefico di Giada su di me, che aveva il potere di farmi salire ancora più odio al cervello

-Nadia, Jason, venite anche voi, sarà divertente! -li invitai, poi tornai a guardare Giada -Tutti a casa della ex del mio ragazzo -marcai il territorio

Forse avevo un po' esagerato perché sentii Mirko sospirare; ma lo sguardo che Capelli Viola mi lanciò, valse lo sforzo.

-Per me va bene -fece lei, sempre guardandomi con disprezzo, ma stavolta con un'aria di sfida negli occhi. Povera illusa.

Nonostante le proteste di Mirko, ci avviammo verso casa della ragazza e Jason e Nadia decisero di seguirci, forse temendo che sarebbero scoppiate presto risse e scontri a mano armata.

Per tutto il tragitto, mi punzecchiai con Giada, mentre Mirko tentava inutilmente di sedare gli animi e di convincerci a fare dietro-front.

Una volta arrivati, mi prese da parte -Cosa stai facendo? -mi domandò piuttosto adirato

-E tu? -risposi con lo stesso tono arrogante

-Lascia perdere, Nina -disse, più morbido -è una storia chiusa

-Per te, ma non per lei -precisai -e ho veramente intenzione di farglielo capire

Lo so, non ero una persona normale: ero finita a casa di Giada, quando Mirko non ci sarebbe mai voluto andare. Forse stavo facendo più casino che altro, ma in quel momento non mi importava.

Jason e Nadia avevano scritto in fronte la parola “disagio” e vedevo i loro sguardi allarmarsi ogni volta che io e Giada ci avvicinavamo troppo.

-Volete qualcosa da bere? -domandò lei con aria affabile

-Magari una camomilla per tutti -suggerì Mirko

-Perfetto! -cinguettò lei, senza nemmeno essersi accorta che scherzava -Ludovica, mi dai una mano a mettere su il fuoco? -mi domandò poi con un sorriso angelico che nascondeva Satana in persona

-Ma certo -risposi nello stesso tono; vidi Mirko passarsi una mano fra i capelli in segno di disperazione ma non gli diedi peso. L'unica cosa che mi importava era allontanare la stronza da lui.

La seguii in cucina dove mi passò i fiammiferi; lei intanto riempì un bollitore d'acqua.

-Sai a cosa stavo pensando? -mi domandò, approfittando del fatto che gli altri non potessero sentire e abbandonando i toni di falsa cortesia -Che quel divano in salotto è il suo posto preferito per fare l'amore

-Era, vorresti dire -la corressi -adesso preferisce il letto di casa mia -precisai per niente intimorita e accendendo il fiammifero con agilità

Sembravamo due bambine che si litigavano un giocattolo ..e io non ero certo intenzionata a mollare per prima.

Lei mi guardò dall'alto in basso e posò il bollitore -Io lo amo -dichiarò in un tono talmente solenne che contrassi la mascella -e non rinuncerò mai a lui. Sai cosa vuol dire amare una persona al punto da star male? Avere bisogno di lui, un bisogno che va al di là di tutto, più dell'aria.. no, tu queste cose non le sai. Tu hai solo la fortuna di avere il suo amore, ma non lo meriti, carina. Non riesci nemmeno a contraccambiarlo, si vede: pensi davvero che sarebbe più felice con te che con me?

BOOM!

Le sue parole risuonarono dentro di me facendo l'effetto di una bomba atomica.

-Ragazze! -Mirko venne verso di noi, prendendomi per un braccio e allontanandomi. Mi feci spostare senza problemi: era come se fossi diventata una bambola di cera. Le parole di Giada erano state come un fulmine a ciel sereno e non riuscivo a levarmele dalle orecchie, forse.. forse perché ero terrorizzata dal fatto che suonassero così vere.

Ora la vedevo parlare con lui, avvicinarsi mirando dritto alle labbra, lui che la respingeva..

No, non potevo permetterlo, serviva un diversivo.

E la mia attenzione cadde sul fiammifero che tenevo in mano, così vicino al tavolo di legno.

L'ho già detto che non sono una persona normale?

Ops! Che sbadata...

-Che diavolo succede? -esclamò Jason qualche secondo dopo spuntando da chissà dove

-Combustione spontanea -risposi, tetra

-Il mio tavolo! -strillò Giada

-Dobbiamo spegnerlo -fece Mirko aiutando Jason con la tovaglia che ci stava sbattendo sopra per domare il fuocherello. Ci riuscirono in poco tempo, e constatai con una punta di rammarico che non avevo fatto tanti danni quanto avrei voluto.

Constatai anche che avevo davvero dato fuoco a quel tavolo. Oh porca puttana!

-Che ne dici se usciamo? -mi domandò Nadia, spingendomi fuori

-No! -non volevo lasciare Mirko nelle mani di quella

-Tranquilla, ci seguiranno subito -rispose lei, riferendosi anche a Jason

Mentre eravamo là fuori, Nadia mi guardò preoccupata

-Che ti è preso? E perché hai questa faccia?

Quale faccia? Avrei voluto chiedere, ma c'erano questioni più urgenti che mi arrovellavano

-Nadia.. ti ricordi che ti avevo detto di avere un problema? -se non ne parlavo con qualcuno sarei esplosa o peggio, sarei impazzita.. no aspetta, quello era appena successo, troppo tardi.

Anche se non era di certo il momento adatto, le raccontai di come Mirko mi aveva detto che mi amava, di come ero stata incapace di fare lo stesso e di quello che mi aveva appena detto Giada.

-Vic! -esclamò lei in tono di rimprovero quando ebbi finito -Proprio perché Mirko ti ama, le parole di Giada non avrebbero dovuto toccarti minimamente!

-Lo so, ma..

-Ti fidi di lui?

-Cosa?

-Ti ho chiesto se ti fidi di lui -ripeté, severa

-Io.. certo che mi fido! -che domande

-Allora il problema non esiste -decretò, sicura

Avrei avuto tante di quelle obiezioni da fare, ma in quel momento uscirono i ragazzi

-Emh.. noi andiamo, eh -fece Jason, ancora teso -Ciao, Ludovica -mi salutò guardandomi con una certa apprensione; forse mi stava immaginando con una camicia di forza addosso.

-Ciao -risposi io, scambiandomi un ultimo sguardo con Nadia; nel momento in cui si voltarono, tornai a guardare Mirko

Il suo silenzio era davvero opprimente, anche perché sapevo di essere nel torto.

-Da quando sei diventata una piromane? -mi chiese infine, mantenendo però un tono piuttosto serio

-Da quando hai delle ex così puttane?

Da brava idiota, continuavo ad inveire

Mirko sospirò -Andiamo a casa -disse soltanto, e io annuii

-Giada non sporgerà denuncia -mi informò dopo un lungo tratto di strada in silenzio

-Perché, voleva denunciarmi? -chiesi sbalordita

In effetti non avevo fatto una cosa da prendere poi così alla leggera, anche se avevo cercato di farlo passare per un incidente..

Mirko infatti mi scoccò uno sguardo eloquente -Io e Jason l'abbiamo convinta -continuò, poi si fermò dato che eravamo arrivati davanti casa, e sentii che il suo sguardo stava sondando ogni millimetro quadrato della mia espressione; mi sentii sotto esame -Ma perché lo hai fatto, Nina? -mi chiese -Non so quante volte te l'ho ripetuto che con lei ho chiuso

-Entriamo -tagliai corto superandolo e levandomi dalla sua visuale

Non avevo intenzione di rispondergli, mi sentivo sempre più stupida ogni secondo che passava

-Nina..

Ma lui non mollava, ovviamente

Mi rassegnai, giocherellando ancora qualche istante con le chiavi di casa -Lei.. -non volevo dirlo, sarebbe stato come buttarlo fra le sue braccia; sentivo gli occhi bruciare, ma non volevo piangere. Lui voleva sapere perché avevo fatto quello che avevo fatto, e io dovevo dirglielo; mi voltai incontrando il suo sguardo -Lei ti ama, ti ama davvero

Lo guardai attentamente, ma non vidi nessuna reazione di sbigottimento o di illuminamento -E con questo? -chiese -Io amo te

No, no: così era soltanto peggio

-Senti, lascia stare -conclusi dandogli di nuovo le spalle, decisa a entrare in casa e chiudermi dentro per i prossimi due secoli circa.

-Hey -poco dopo lo sentii accanto a me; fermò la mia mano, che si accaniva a cercare quella serratura che sembrava essere scomparsa -Avanti -mi esortò con dolcezza -dimmi cos'altro è successo

Avevo una gran voglia di abbracciarlo, ma qualcosa mi diceva che non avrebbe gradito: insomma, chi è che vorrebbe stare con una pazza che dà fuoco alla casa della sua ex e che non sa contraccambiare i suoi sentimenti?

Sospirai, facendomi forza, consapevole che probabilmente dopo quanto gli stavo per dire sarebbe scappato via a gambe levate -E' questo, Mirko -dissi -tu.. io non.. lei mi ha fatto sentire come la peggiore delle “fidanzate” -mimai bene le virgolette- e ha ragione

-Primo, leva quelle virgolette perché sei solo mia -decretò, in un modo talmente spontaneo che mi causò un brivido -E poi Giada è così, ma tu non la devi stare a sentire. Lei può anche dire di amarmi, ma non me ne importa niente. Io voglio te, voglio stare con te, voglio amarti.. e non importa se tu ancora non provi questo sentimento per me -mi accarezzò una guancia- Abbiamo tempo, tutto il tempo che vorrai, perché io non ti lascio, mettitelo bene in testa. E non pensare nemmeno per un attimo che lei sia migliore di te: prova solo a pensare a quello che ha cercato di fare oggi -fece una breve pausa e quando ricominciò a parlare, io forse avevo già capito -ha cercato di distruggerci, di distruggere la cosa più bella che mi sia successa in questi ultimi 21 anni: questo non è amore, Nina.

Mirko, ma come avrei fatto senza di lui? Da amico, da innamorato o da fidanzato (e senza virgolette!), riusciva sempre a trovare il modo per farmi sentire meglio.

Sentii un sorriso nascere sul mio volto, il bisogno di piangere solo un vecchio ricordo.

-E.. e tu allora? -decisi di stuzzicarlo -Non hai forse tentato di fare lo stesso quando stavo con Riccardo?

Lui annuì -Certo ma era diverso: Mr. Figo era un coglione che non ti meritava, che ti faceva star male, che ti faceva pensare di essere sbagliata quando il problema era solo suo: tu non stavi bene con lui

Annuii, non potendo far altro che dargli ragione.

Anche lui sorrise vedendomi più serena -E poi -proseguì in tono più ironico -se ti dovessi mettere a dar fuoco alle case di tutte le mie ex, bruceresti mezza città -si pavoneggiò

-Spiritoso, tanto non ti credo! -replicai tirandogli una pacca

-In effetti forse non è mezza città.. forse è tutta

-Non riuscirai a farmi ingelosire -replicai incrociando le braccia -Non è una cosa che viene a comando

Lui sollevò le sopracciglia -Però quando viene è abbastanza distruttiva

Sbuffai -Tu lo sapevi già che non ero del tutto normale quando ti sei messo con me, quindi..

Lui rise, si avvicinò e, finalmente, mi abbracciò -Certo che lo sapevo. E mi piaci da impazzire così come sei

Poi si chinò sulla mia guancia, scoccandomi un bacio dolcissimo e trasmettendomi tutto il calore di cui avevo bisogno; era bellissimo stare fra le sue braccia, sentirlo vicino, sentirlo mio.

-Lasciati amare, Nina -sussurrò contro il mio orecchio

Strinsi forte le sue spalle, il torace pigiato contro il suo -Mirko..

-Mmh? -fece lui lasciandomi un altro bacio sulla tempia

-Apri tu? -domandai porgendogli le chiavi -oggi non mi riesce proprio

Lui sorrise e continuò a tenermi stretta con un braccio mentre con l'altro apriva -Avresti sempre potuto bruciare la porta per entrare

Gli tirai un'altra pacca, ma senza staccarmi da lui; entrò in casa camminando all'indietro e chinandosi sulle mie labbra.

-Così andiamo a sbattere -lo avvertii dopo il bacio, ma senza accennare a staccare le mie braccia da lui

-Fidati, conosco la strada a memoria -rispose baciandomi un'altra volta

Io non replicai e giungemmo in camera senza intoppi.

Facemmo l'amore con una dolcezza e una tenerezza che non credevo possibili; era come se non si volesse allontanare un solo attimo, come se volesse farmi sentire in ogni momento di essere lì con me, a proteggermi e amarmi mentre mi teneva fra le sue braccia. Stava uccidendo tutte le mie paure e i miei stupidi dubbi. Era davvero il ragazzo dei miei sogni.

-Amore, non tremare -mi sussurrò stringendomi di più a sé

No pensai semi-coscientemente con te accanto non tremerò mai.. perché ti amo, Mirko

E poi la mia mente fu totalmente inebriata dalla dolcezza mentre il suo corpo e il mio diventavano una cosa sola.









°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°


Per prima cosa vi chiedo scusa perché mi rendo conto che la prima parte del capitolo è scritta un po' frettolosamente, ma mi premeva arrivare al dunque!

Nina ha dimostrato ancora una volta di non avere tutte le rotelle al posto giusto e Mirko l'ha amata ancora di più per questo, spazzando via tutti i suoi dubbi e le sue paure; a proposito, Giada è definitivamente uscita di scena per la vostra felicità =)

..E' passata una settimana dall'ultimo aggiornamento e vi chiedo scusa anche per questo, ma ultimamente sono un po' impegnata a fare tutto ciò che ho rimandato in questi tre mesi di puro ozio! XD

Spero di avervi strappato un sorriso con quell'incendio e magari anche qualche sospiro di dolcezza per le parole di Mirko :)

Un bacione grande a tutte voi!

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Capitolo 16
*** Musa Ispiratrice ***


Capitolo 16. Musa ispiratrice


-Hai risolto i tuoi problemi psichici, piromane? -mi domandò la reginetta del tatto nonché mia migliore amica, Nadia

Scrollai le spalle -Non credo ci sia speranza

Lei annuì -Ne ero convinta

Guardai il prof che spiegava chissà cosa ma, anche volendo, non sarei riuscita a seguire -Ma è per parlare di questo che hai spedito Mirko e Jason nei posti più avanti? -le domandai scoccando uno sguardo ai due che invece sembravano seguire attentamente la lezione.

-No -rispose lei -cioè non solo -sospirò -Lasciando da parte quelli psichici, come va invece con i problemi di cuore?

-Oh -mi ricordai di avergliene accennato il giorno prima. Accartocciai l'orecchia del mio quaderno degli appunti totalmente nuovo -Ieri.. è da ieri che mi sento un po'.. così

-Così come?

-Non lo so. So solo che Mirko mi ha capita alla perfezione, ed è stato così.. così dolce.. -sospirai -In questo momento sento che non vorrei nessun altro

Era inutile tentare di spiegarle a parole quello che era successo il giorno prima fra noi; fare l'amore non era stato così bello, così profondo, magico e così intimo nemmeno la prima volta. Era come se fossimo stati solo noi due al centro dell'universo (ammesso che l'universo fosse ridotto alla mia camera da letto). Il suo corpo e il mio, le sue carezze così dolci, i suoi baci, sentirmi un tutt'uno con lui..

Mentre tentavo di spiegarle tutto questo, Mirko si voltò un attimo e mi sorrise vedendo che lo stavo già guardando; lo sapevo che era impossibile che mi avesse sentito, stavo parlando a voce bassissima, ma comunque mi interruppi.

Quando cercai di nuovo lo sguardo di Nadia, lei aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro

-Amica mia, credo proprio che i tuoi problemi non esistano più -mi disse tutta contenta -a parte quello della passione per le fiamme, ovviamente

In quel momento il professore annunciò la fine della spiegazione.


°°°


-Stasera vieni al locale? -mi chiese Mirko tutto allegro dopo avermi riaccompagnata a casa

-Suonate? -domanda idiota

-Sì, ho una canzone nuova da farti sentire -rispose in tono enigmatico. Cosa mi stava nascondendo?

-Ok, ma..

-Perfetto! -esclamò tutto entusiasta -Va bene alle dieci?

-Sì..

-Grande! -si avvicinò per stamparmi un bacio sulle labbra

Mmh, la cosa cominciava a diventare sospetta..

-Cosa stai tramando? -gli domandai infatti

Lui sfoderò il suo ghigno malefico mentre gli occhi brillavano come smeraldi appena lucidati -Vedrai -mi disse prima di allontanarsi

Be', almeno non aveva negato.

Mi preparai al volo qualcosa per pranzo, in attesa dell'arrivo di Nadia che, come al solito, era in ritardo. Comunque appena arrivò, tirò fuori i libri e ci mettemmo a studiare come avevamo deciso (lo dicevo che prima o poi lo avremmo fatto!).

Non sembrava particolarmente in vena di chiacchiere e così finimmo veramente in anticipo; la vidi lanciare uno sguardo nervoso all'orologio, poi mi chiese se mi andava di fare un ripasso generale.

Alt: Nadia che si vuole buttare così a capofitto nello studio? No, la cosa non era plausibile.

Mi avvicinai con fare indagatore -Ma che avete tutti oggi? -domandai -anche Mirko.. -e fu allora che realizzai -Tu lo sai! -esclamai -Sai cosa sta tramando Mirko!

-Mirko? -chiese lei con aria fin troppo innocente -Non capisco

La guardai stringendo gli occhi -Nadia?

Lei sbuffò -Ok, ok! -si arrese -Eppure gliel'avevo detto che non avrebbe dovuto dirmi niente, che sono una pessima bugiarda! -si lamentò

-Ok, ma cos'è che non devi dirmi?

Lei mi guardò -Non te lo dirò di certo. Ora sai che qualcosa c'è, ma non ti svelerò mai di cosa si tratta

Touche.

-No! Non è giusto!

La perfida Nadia rise di gusto -Speravo di tenerci impegnate con lo studio sigillandomi la bocca, ma non ha funzionato

-E pensi di liquidarmi così?

-Certo -rispose fieramente

-Vediamo se resisti anche sotto tortura -annunciai balzandole addosso e cominciando a farle il solletico

-Noooo! -strillò lei ridendo come una pazza

quando però capii che non avrebbe aperto bocca, mi fermai, rassegnata

-Perché invece di torturarmi non cominciamo a prepararci? Così andremo là e scoprirai finalmente cosa ha in serbo Mirko

Mi sembrò ragionevole, anche perché stavo morendo di curiosità. E via con quintali di mascara!


°°°


I divanetti del locale, che circondavano ogni tavolo, erano piuttosto comodi, eppure mi sarei volentieri alzata, per scaricare un po' di tensione. Guardai il mio stesso riflesso nel cucchiaio d'acciaio posato sul tavolo, riuscendo a malapena a distinguere i contorni del mio volto

-Smettila -fece Nadia, seduta accanto a me neanche stesse parlando con Narciso -sei bellissima

La accontentai, non era il mio aspetto fisico che mi preoccupava: sentivo addosso una strana impazienza, fremevo dalla voglia di rivedere Mirko.

Forse stavo già diventando insopportabilmente appiccicosa, forse ardevo dalla curiosità di sapere cosa avesse architettato.. ma tutte e due queste ipotesi mi sembravano essere solo in parte motivo della mia impazienza, e non riuscire a trovare una risposta mi faceva salire ancora più ansia.

Finalmente vidi Nick uscire dal retro del palchetto del locale, seguito dal fratello e da Jason

Che Mirko fosse bello lo sapevo anche quando lo consideravo soltanto un amico.. ma Dio solo sa cosa mi tenne dal saltargli addosso appena lo vidi quella sera, sembrava un fotomodello mentre mi veniva incontro sorridendo.

Nadia si alzò e lei e Jason, dopo essersi salutati calorosamente, si allontanarono

-Quando suonate? -domandai a Mirko appena fu a portata d'orecchio

-Tra pochissimo -rispose fiero, per poi chinarsi e darmi un bacio; lo guardai sedersi di fronte a me e strinsi gli occhi

-Hai davvero intenzione di farmi patire fino alla fine della serata?

Lui fraintese, o meglio, volle fraintendere e mi guardò con aria furbesca -Ci sono i bagni in fondo a destra, è un po' squallido però se proprio vuoi..

-Mirko! -lo ripresi mentre lui sghignazzava; sbuffai, anche se in fondo ero divertita anch'io

-Non dovrai aspettare a lungo -disse poi tornando serio

-Mmh.. -commentai riflettendo -mi dai un altro indizio?

Lui ci pensò un secondo -E' da ascoltare

Allora realizzai -La canzone! -esclamai e lui sorrise nel vedermi così contenta -Hai scritto un'altra canzone per me..

A quel punto annuì -Mi chiedo se riuscirò mai a farti una sorpresa vera e propria

Sempre esultante, mi alzai e mi sistemai (o meglio mi lanciai) imbraccio a lui, stringendolo forte -Grazie -sussurrai emozionata; solo allora mi accorsi che era rimasto totalmente immobile da quando gli ero piombata addosso, e sciolsi l'abbraccio per controllare che desse ancora segni vitali.

Scoprii allora la causa del suo silenzio, mentre fissava ciò che la minigonna che Nadia mi aveva costretta ad indossare non copriva (e credetemi, era veramente parecchio!)

Si schiarì la gola -La proposta di andare nei bagni -disse poi poggiando una mano sulla mia coscia -è ancora validissima -concluse incrociando di nuovo il mio sguardo

I suoi occhi languidi mi provocarono un attimo di esitazione ma non avrei mai fatto l'amore là dentro

-Ma come? -domandai provocatrice per poi chinarmi sul suo orecchio -Non.. ce la fai.. ad aspettare.. stasera? -chiesi intervallando lievi morsi ad ogni parola.

-No -rispose lui in un sussurro cingendomi la schiena con l'altro braccio -decisamente no -la sua mano strinse di più la mia coscia, provocandomi un brivido

-Allora dovrei smettere.. -commentai distrattamente scendendo sul suo collo

-Già -mi diede ragione piegando la testa di lato in modo da rendermi più facile l'opera -Non eri tu quella che andava matta per questi baci? -mi chiese, e sentii la sua mano, dalla schiena, immergersi fra i miei capelli

-Puoi sempre contraccambiare dopo

-Fidati, ti farò ben altro

Il tono di erotismo con cui lo disse, la sua mano ormai aggrappata saldamente alla mia coscia, ma soprattutto il formicolio brusco e improvviso che quelle parole mi provocarono, fecero scattare l'allarme rosso dentro di me, e decisi che era davvero tempo di staccarmi se non volevo ritrovarmi a fare l'amore in uno squallido bagno puzzolente; con disinvoltura, scesi dalle sue gambe spostandomi accanto a lui. Mirko sospirò e appoggiò la testa allo schienale del divanetto su cui eravamo seduti

-Tu mi farai impazzire un giorno -commentò, e notai che il suo torace andava su e giù lievemente più veloce del normale.

Lo guardai soddisfatta -E' colpa tua che continui a scrivermi canzoni

A quel punto sorrise e si voltò di nuovo verso di me -E' colpa tua che mi dai l'ispirazione

Deglutii, senza poter ignorare quanto mi appagasse il modo che aveva di farmi sentire importante per lui -Un po'.. come una musa ispiratrice? -domandai

-Esattamente come una musa ispiratrice -rispose lui, lo sguardo caldo come il braccio che posò sulle mie spalle.

Osservai le sue labbra, che ormai conoscevo bene, mentre avvicinavo lentamente il viso al suo; mi venne incontro e ci scambiammo un bacio di pura dolcezza, senza traccia dell'erotismo di poco prima

-Mirko, tocca a noi

La voce di Jason ci distrasse; lui sbuffò alzandosi e io lo guardai storto -Ricordati che vai a cantare per me

Questo lo fece ridere, mentre si alzava -Tu però non perdere il filo -disse, riferendosi ovviamente a poco prima

Mi alzai anch'io e, con la scusa di dargli un bacio sulla guancia, gli sussurrai all'orecchio in modo che Jason non sentisse -Ti ringrazierò in modi degni di una musa

-Spero sia una musa di film porno -rispose lui, guadagnandosi un pesante cazzotto sulla spalla

Jason ci guardò un po' perplesso dato che non aveva sentito ciò che ci eravamo detti (per fortuna); inoltre per lui ero sempre una pazza piromane.

-Dobbiamo recuperare anche tuo fratello -informò poi rivolto a Mirko -è da qualche parte con la ragazza

Mirko alzò gli occhi al cielo -Questi amori adolescenziali

Io lo guardai sollevando un sopracciglio e lui rispose con un occhiolino; sono sicura che si ricordava a memoria di tutte le volte che gli avevo dato del bambino.

Mentre loro si allontanavano, Nadia invece si avvicinò

-Sono passata in bagno a sistemarmi il trucco -spiegò -Mirko ti ha rivelato il “segreto”?

-Sì -annuii contenta -una canzone

-Ed è già la seconda -commentò -stavo pensando che potrei chiedere a Jason di scrivermene una, ma non mi sembra tanto carino. Voglio dire, tutte le dediche nascono spontaneamente, quindi..

Per fortuna Nadia aveva appena iniziato uno di quei monologhi che non richiedono altro all'interlocutore se non di annuire qualche volta e di fare esclamazioni del tipo “Ooh” ogni tanto, perché io non la stavo proprio ascoltando. Continuavo a guardare Mirko, e lui guardava me, mentre Jason e Nick si davano le ultime dritte.

C'era qualcosa di diverso dentro di me, lo sentivo, qualcosa che non vedeva l'ora di essere tirato fuori; forse era per questo che non riuscivo a staccare gli occhi di dosso dal mio ragazzo.

Quando finalmente salirono sul palchetto, ci furono degli applausi dai fan-amici veterani; Mirko ringraziò, poi tornò a guardarmi mentre annunciava la nuova canzone, finita di scrivere solo il giorno prima.

La musica iniziò con un tono piuttosto rilassato, quasi scherzoso; ma ormai avevo imparato bene che sotto il lato giocoso di Mirko, se ne nascondeva uno dolce e profondo, che mostrava solo a pochi.

La mia ragazza si crede un fuscello una piuma
ma fa paura quant’è dura e forte
Ha una cintura nera con le borchie


Dura e forte? Se voleva farmi credere che i miei pugni a kick gli avessero davvero fatto qualcosa a parte il solletico, non ci era riuscito!

Comunque gradii l'inizio: “la mia ragazza”


E non mi chiede la fede un castello o la luna
Lei balla tutta notte poi la mattina morde
si mette i miei boxer


Scoppiai a ridere, sentendomi anche un po' arrossire sotto lo sguardo scandalizzato di Nadia. Era successo il giorno che eravamo scappati da scuola; devo dire che mi ero divertita parecchio! Mirko si era anche offerto di regalarmeli, a patto che li indossassi sempre senza reggiseno; a quel punto ovviamente glieli avevo tirati in faccia.

Anche lui sorrise al ricordo; per un istante mi chiesi cosa avesse pensato Jason, che già mi riteneva da manicomio, quando Mirko gli aveva fatto leggere quella parte del testo..


E offre cene precotte bibite bollenti

bottiglie a cui toglie tappi con i denti

non m’inganna mai
Non va a nanna mai, mangia panna spray

Questo elogio alle mie doti culinarie mi fece ridere di nuovo, mentre sentivo che anche Nadia affianco a me sghignazzava; qui partì quello che capii essere il ritornello


La mia ragazza è strana
non dice che mi ama
ma beve birra e fuma
ha un tatoo sulla schiena
..La mia ragazza mena!


A leggere queste righe così mi sarei preoccupata ma, dal vivo, vidi tutto l'affetto che mise in queste parole, come se le mie tante stranezze e la gioia sadica che provavo nel picchiarlo, non facessero altro che accrescere i suoi sentimenti nei miei confronti.

Già: i suoi sentimenti che io continuavo a ferire

“Non dice che mi ama”..

A questo però dovevo rimediare.

Corrugò le sopracciglia vedendo la mia espressione d'un tratto rabbuiata; mi affrettai a ritrovare il sorriso mentre ascoltavo il resto della canzone.

Dentro di me però i pensieri vorticavano..

La mia ragazza se piange non è mai per ricatto
Non cucina in cucina.. mi cucina nel letto


Cantò l'ultima frase sollevando le sopracciglia a mo' di ammiccata; io sbuffai alzando gli occhi al cielo e quando tornai a guardarlo, vidi che stava trattenendo a forza le risate.


E si mette la notte gli occhiali da sole
E si mette a gridare contro il telegiornale
Il rock la sveglia

con le boy-band sbadiglia
Ama il punk da skate la drum’n bass
Ma è il rap che la ripiglia


Vero, il rap era sempre stato il mio genere preferito.. e guarda caso stavo insieme ad un rapper; un bellissimo rapper.


E scatta, quando vedi che si arrabbia, scappa!

Quella donna sembra acqua ma è grappa
È un litro di nitro con la miccia corta
La faccina pulita, la fedina penale sporca..


Mi piacquero il paragone con la grappa e la nitroglicerina che, devo dire, calzavano a pennello, soprattutto dopo l'incendio.. E sempre a proposito di questo, era ovvio che convenisse a chiunque scappare non appena cominciavo ad arrabbiarmi anche solo un pochino!

La fedina penale ce l'eravamo sporcata assieme quando, alle superiori, eravamo fra i promotori dell'occupazione della nostra scuola, e i carabinieri avevano dovuto portarci fuori di peso dopo due settimane, dato che non volevamo arrenderci.. ma questa è una storia lunga, considerando che avevamo anche passato una notte al fresco.

Sorrise con me di quei ricordi, e mi chiesi come sarebbe andata fra noi se ci fossimo innamorati allora.

Be' probabilmente saremmo stati insieme già da diversi anni a quell'ora.

La mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Però quand’ho un problema
lei è qui vicina
La mia ragazza mena


Continuava a dirmi che gli bastava anche così, anche se non riuscivo a dirgli che lo amavo.. per ora.

Ma forse non bastava più a me..

Le parole che seguirono mi distrassero.

Una mia ex mi chiamava le ha incendiato la casa


-NO! -scattai

Scossi la testa mimando con le labbra la parola “INCIDENTE” mentre Nadia rideva fragorosamente al mio fianco; Mirko mi rispose annuendo vigorosamente con la testa, come si fa quando si vuol dare ragione a un matto.


Ci ho fatto la lotta ho una costola rotta
Thai-box karate judo
Colpi al fusto manate a viso nudo


Strinsi gli occhi: altro che manate se non la smetteva! Lui comunque non parve per nulla intimorito, anzi mi fece l'occhiolino: che faccia da schiaffi!


Con lei le faccio sesso quando non mi rado e sudo
E sono cotto cotto perché a lei piaccio crudo


Ma certo che mi piaceva crudo: con la faccia da schiaffi, presuntuoso, arrogante o dolce e tenero. Così com'era e basta, non mi serviva nient'altro.


Quando la guardo tutto ha più senso
Il mondo sembra meno cattivo
È benzina sul fuoco
È perfetta davvero… anche se ho un occhio nero!

Socchiusi la bocca e rimasi immobile a fissarlo.

Sì, Mirko aveva un modo tutto suo di farmi sentire importante, un modo tanto dolce quanto efficace.

Sentii il cuore che batteva forte, mentre le labbra si incurvavano autonomamente all'insù; Mirko mi guardò con dolcezza, mentre cantava un'ultima volta il ritornello.

-Ci ho ripensato -annunciò Nadia -Glielo voglio proprio chiedere a Jason se mi scrive una canzone

Scoppiai a ridere talmente ero euforica.

La musica finì, Mirko ringraziò e salutò al microfono e poi la band scese dal palco.

-Vado a.. ringraziarlo -dissi a Nadia alzandomi tutta gongolante

Lei mi guardò sollevando un sopracciglio -Adesso si dice così, eh?

Quando tornai a guardare verso di loro però, mi accorsi che Nick stava trascinando fuori Mirko, che non sembrava per niente contento.

Li seguii, pensando che fosse successo qualcosa di brutto con Victor, ma quando raggiunsi l'anta della porta mi fermai, perché stavano parlando di tutt'altro..

-Come faccio a spiegartelo in due parole? -domandò Mirko; dalla voce sembrava stesse scalpitando per tornare dentro

-Provaci -fece Nick

Mirko sospirò -Ne possiamo parlare a casa? Sai com'è, ho appena cantato una canzone alla mia ragazza e vorrei..

-Ti bastano cinque secondi! -lo interruppe lui -Non voglio dire a Ilary qualcosa che non penso

Mi avvicinai di più, incuriosita. Cos'era che doveva dire a Ilary?

Sì, lo so che fin dall'asilo ti insegnano a non origliare ma.. io sono stata una di quelle bambine che se ne è inventata di tutti i colori per farla franca alla faccia dalle maestre!

-Va bene -fece Mirko dopo qualche istante di silenzio -Al massimo se Nina si arrabbia, brucia il locale..

Nick rise fragorosamente; io, da brava idiota, stavo per farmi smascherare andandolo a picchiare ma fortunatamente, una coppia che uscì in quel momento (e che mi guardò con aria perplessa, acquattata com'ero contro lo stipite ad origliare) mi costrinse a fermarmi.

-Se tu sei davvero innamorato di lei, lo senti -spiegò Mirko -Non ci stanno cazzi

Fine come al solito.

Da quello che ero riuscita a capire Nick voleva confessare i propri sentimenti a Ilary, la sua ragazza.. ma per qualche motivo stava titubando.

-Io.. credo di amarla -rispose Nick

-Non è abbastanza -ribatté Mirko e io deglutii -Non le puoi dire qualcosa che non senti, solo per ricambiare ciò che lei ha detto a te: sarebbe una menzogna, fratellino

Ci fu un istante di silenzio e mi immaginai Nick assimilare il significato di quelle parole

-Ma cosa si prova quando si è innamorati?

BOOM.

Se prima stavo origliando, adesso avrei volentieri chiesto in prestito a Harry Potter il suo mantello dell'invisibilità per avvicinarmi e non perdermi nemmeno mezza sillaba della risposta di Mirko

Un ragazzo entrò in quel momento e sobbalzò vedendomi

-Che diavolo..?

Accidenti!

-Shht! -implorai mettendomi l'indice davanti alla porta; Mirko e Nick avevano smesso di parlare, probabilmente distratti da quanto stava accadendo

Il ragazzo sconosciuto, in cui in quel momento avevo riposto tutte le mie speranze, mi guardava come se fossi un'aliena.

-Che succede? -la voce di Mirko

Cazzo!

-Ti prego -mimai le parole con la bocca rivolta verso il ragazzo, e poi lo guardai voltarsi verso l'esterno

-Niente, pensavo di aver visto.. uno che conoscevo -rispose, e anche se fu poco credibile, lo ringraziai, sempre con il labiale

Lui mi rivolse un altro sguardo perplesso, poi si allontanò.

-Allora? -Nick incalzò il fratello

Ci fu un attimo di pausa, e fui tentata di sbirciare; poi, Mirko parlò -Quando tu ami una persona.. è qualcosa di immenso. Provi questo sentimento talmente forte, grande, che scopri che non può esserci qualcosa di più importante. E' illimitato, non può esserci niente di più grande, davvero niente.

Mi misi una mano davanti alla bocca e al naso, temendo che il mio respiro improvvisamente affannoso si potesse sentire.

Stava descrivendo ciò che provava per me.. che corrispondeva esattamente a quello che io provavo per lui.

Io.. io lo..

-E poi naturalmente vorresti passare il resto della tua vita a letto con quella persona, ma questo è un altro discorso

Mi distrassi e quasi mi scappò da ridere: sempre il solito cretino. Ma d'altronde non mi ci sarei affezionata così tanto se alla fine di ogni suo discorso serio non avesse messo sempre una delle sue battutine.

Nick rise e sentii un sonoro ciaff, come se gli avesse dato una pacca sulla spalla -Ok.. grazie fratellone. Vado da lei

-Bene -rispose lui -anch'io vado da lei. Ci vediamo!

Panico: dovevo trovare alla svelta un nascondiglio.

Neanche avessi 3 anni, mi fiondai sotto il primo tavolino libero che trovai. Non aveva la tovaglia però: dovevo solo sperare che Mirko non mi vedesse.

Lo guardai entrare e scrutare tra la folla.

A quel punto sorse un altro problema: non potevo certo restare lì tutta la sera, anche perché si stava avvicinando!

Potevo arrivare facilmente al tavolino accanto, mi bastava gattonare un po'..

-Perché sei sotto un tavolino?

Troppo tardi.

Mi voltai lentamente, mentre il mio cervello andava a duemila cercando una spiegazione degna di farmi evitare la camicia di forza.

Mirko era piegato sulle ginocchia e mi guardava a metà fra il divertito e il disappunto, i suoi occhi verdi teneri mentre scrutavano i miei.

-Emh.. stavo.. -pensa, pensa, pensa! - Nadia ha perso un orecchino

10 e lode, avrei potuto lavorare alla CIA!

-Qui?

-Già

-E perché lo stai cercando tu?

Ops..

-Perché.. lei si vergognava, sai, a ficcarsi sotto un tavolino

-E tu no

-No -confermai -per un'amica..

-O per origliare -aggiunse lui scrollando le spalle con noncuranza

-Non stavo or.. ahi! -nel negare la pura verità, avevo sollevato la testa di scatto, battendo contro il tavolino

Mirko scoppiò a ridere -Che ne dici di uscire di lì?

-Sarà meglio -risposi massaggiandomi la testa

Strusciai in avanti sulle ginocchia, poi presi la mano che lui mi porgeva e mi tirai su.

-Allora, che ci facevi là sotto? -mi chiese di nuovo

Lo guardai un attimo, mentre chissà quale gruppo nel locale attaccava una nuova canzone, e decisi che c'era troppo chiasso -Andiamo fuori -decretai prendendolo per mano

Lui non obiettò e mi seguì tranquillo; ancora qualche passo, cercando invano di far rallentare i battiti del mio cuore impazzito e poi mi fermai, voltandomi a guardarlo.

-La canzone.. -cominciai, specchiandomi in quel verde dei suoi occhi adesso opacizzato dal buio della notte -era bellissima. Come la prima che mi hai scritto

Mi resi conto in quel momento che era la prima volta che glielo dicevo: non lo avevo mai ringraziato per aver scritto Senza Dubbio.

Lui sorrise e mi cinse la vita -Ti rispecchia parecchio

-No, non del tutto -lo contraddissi osservando le sue sopracciglia corrugarsi mentre mi guardava interrogativo

Ma come al solito, aveva probabilmente già intuito dove volessi arrivare -E' un pezzo importante che ho sbagliato? -chiese e nei suoi occhi lessi la speranza

Annuii piano con la testa posando le mani sulle sue spalle larghe -Ma non è colpa tua, sono io che.. che ci metto un po' a sciogliermi

-Nina..

Ora! Mi urlò una vocina nella mia testa

-Ti amo, Mirko -dissi, guardandolo negli occhi e credendoci fino al midollo -Io ti amo.

Il suo sorriso fu il più bello di tutti quelli che gli avevo visto fare; mi abbracciò forte, e io mi lasciai stringere affondando le mani fra i suoi capelli folti, mentre il mio cuore palpitava

-Non l'avevo mai detto a nessuno -spiegai -è per questo che ci ho messo un po' per.. capire ed essere sicura che fosse amore. E ora ne sono più che certa.

-Ti ha aiutato origliare me e Nick? -domandò divertito

Tanto, ormai.. -Be'.. hai descritto ciò che io provo per te

Sospirò sul mio collo facendomi venire la pelle d'oca -Stavo descrivendo ciò che sento per te -mi rispose -Ti amo anch'io, Nina -si allontanò leggermente per guardarmi in faccia, continuando però a circondarmi con le braccia -Neanch'io l'avevo mai detto a nessuna, pensavo che l'amore fosse una cosa pessima, da evitare ad ogni costo, che facesse solo soffrire

-Io ti ho fatto soffrire -rammentai a testa bassa

Lo sentii sollevarmi il mento con un dito e quando risollevai lo sguardo, incontrai i suoi occhi, caldi e dolci -Ma ora mi stai facendo volare -sussurrò -Speravo di sentirtelo dire, tu non sai quanto

Sorrisi e lo baciai, sentendomi felice come non mai: Mirko mi aveva sempre fatta star bene, da quando lo conoscevo e finalmente per una volta, ero riuscita a contraccambiare.

-Adesso -sussurrò al mio orecchio -voglio fare l'amore con la ragazza che amo. Che ne dici?

-Dico che anch'io voglio fare l'amore con te.

Come dire di no?

Sorridendo e guardandomi con aria complice, sciolse l'abbraccio e mi prese per mano, guidandomi verso il motore.

-Però non mi va di andare a casa -gli dissi mentre ci mettevamo i caschi

Lui sollevò di scatto lo sguardo, afflitto; ridacchiai lievemente, poi terminai la frase -Ho voglia di farlo sotto le stelle.. di gridare al cielo che sei mio

Bruciò la distanza che c'era fra noi con un solo passo e mi baciò di slancio, facendomi fremere da capo a piedi

-Ogni tuo desiderio è un ordine, piccola -sussurrò -Facciamo vedere ai santi lassù quello che si perdono

Risi di gusto e, per tutto il viaggio, rimasi saldamente aggrappata alla sua schiena, con l'idea di continuare a stringerlo ancora per tanto, tanto tempo.



In una notte fredda sotto un cielo stellato,vedo il tuo viso riflesso in una parte del mio cuore.”






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Eccolo! Avete dovuto aspettare un po', ma alla fine ce l'ho fatta!

Con questo capitolo si chiude la storia, che spero rimarrà in qualche modo nei vostri ricordi. Mirko e Nina vi salutano e vi ringraziano per aver viaggiato con loro, per aver condiviso emozioni sorrisi, magari qualche lacrima..

Naturalmente vi ringrazio di cuore anch'io e spero che non mi odiate troppo per aver messo la parola fine a questa fic. Siete state meravigliose, vi ringrazio tutte quante! =)

Scusate se non mi dilungo tanto ma è un momentaccio.. scusate davvero!

Un bacio a tutte!

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