Senza Dubbio di FallingInLove (/viewuser.php?uid=103679)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il reggiseno ***
Capitolo 2: *** Il viaggio ***
Capitolo 3: *** Dormire alla stazione ***
Capitolo 4: *** Per te ***
Capitolo 5: *** L'incenso ***
Capitolo 6: *** Rincorrendo il sole ***
Capitolo 7: *** Dubbi ***
Capitolo 8: *** Prenditi cura di me ***
Capitolo 9: *** Voglie non platoniche ***
Capitolo 10: *** Mi metto a nudo ***
Capitolo 11: *** In pericolo ***
Capitolo 12: *** Il confine ***
Capitolo 13: *** La verità ***
Capitolo 14: *** Oltre ***
Capitolo 15: *** Piromane nata ***
Capitolo 16: *** Musa Ispiratrice ***
Capitolo 1 *** Il reggiseno ***
CAPITOLO
1. Il reggiseno
Bianco
o nero? Nero o bianco? Questo è il dilemma..
Sbuffando,
mi guardai dubbiosa allo specchio, rimettendomi l'accappatoio e
arrovellandomi su quella questione di vitale importanza.
Avevo
sempre pensato che se una cosa la vuoi davvero, lo sai a prescindere da
tutto: da tutte le altre scelte che hai, da tutte le idee che gli altri
cercano di metterti in testa e persino da tutte le stronzate che cerchi
di metterti in testa da sola.
Ma
quel ragazzo evidentemente stava sconvolgendo i miei equilibri
(ormonali e mentali).
DRIIIIN!
La
campana della salvezza!
Mi
precipitai alla porta di casa, dove vivevo da sola già da
qualche mese, e mi ritrovai davanti niente di meno che l'Arcangelo
Gabriele; solo che si chiamava Mirko, e io non ero Maria ma
semplicemente Ludovica.
-Ma
quanto ci hai messo?! -lo accolsi con estrema gentilezza.
-Le
persone importanti devono sempre farsi aspettare, lo sai -mi rispose
lui a tono, chiudendosi la porta alle spalle mentre mi seguiva in
camera -E poi sono venuto appena hai chiamato
-Mi
serve il tuo aiuto -esordii
-Scommetto
che c'entra Riccardo -si sedette sul letto, con aria maliziosa ma non
annoiata.
Era
proprio questo che mi piaceva di lui: con Mirko potevo stare a parlare
per ore senza che lui si annoiasse mai, persino quando lo stressavo con
Riccardo o peggio ancora con i miei “film mentali”,
ovvero tutte le mie fantasie demenziali. Anch'io lo ascoltavo sempre
quando voleva parlarmi ma, inevitabilmente, se apriva una discussione
sui motori di qualche automobile dalla marca impronunciabile, partivano
gli sbadigli.
-Ovvio
che c'entra Riccardo, ma stavolta è diverso -un brivido mi
scosse mentre mi ascoltavo pronunciare quelle parole -mi ha chiesto di
uscire. Fra.. -lanciai un'occhiata alla sveglia sul comodino -mezz'ora.
-Ah,
così si è svegliato finalmente!
Riccardo
aveva un anno più di me, lo avevo conosciuto
all'università. Alto, biondo, fisico di chi fa pallanuoto a
livello agonistico. Quella sera era il nostro primo appuntamento: come
avreste potuto biasimare la mia ansia?
-Su
cosa ti devo consigliare? -mi chiese Mirko divertito della mia
espressione tesa; lo avrei volentieri preso a pugni, ma mi serviva
vivo, almeno nei prossimi dieci minuti.
-Questo
-risposi per poi aprire di scatto l'accappatoio.
Ebbi
la mia vendetta sul suo divertimento: lo vidi sgranare gli occhi, lo
sguardo perso sulle curve del mio corpo decisamente poco coperte da
quel completino di pizzo nero.
-Hai..
intenzioni serie -constatò deglutendo e riportando con
fatica lo sguardo ai miei occhi -Mi piace come ragioni!
-Certo
-risposi. Come avrebbe potuto non essere così? -ma sono
indecisa fra questo completino e quest'altro bianco -e gli mostrai un
altro reggiseno, più semplice e meno provocante ma dotato di
un eccellente push-up.
-E
mi hai chiamato per questo?
-Di'
che ti dispiace -lo stuzzicai rimettendomi davanti a lui e senza
preoccuparmi di chiudere l'accappatoio.
L'amicizia
che c'era fra noi era semplice e spontanea, senza troppe regole o
eccessivi confini. Ci eravamo conosciuti tra i banchi di scuola, alle
medie e penso che se non fosse stato per lui, avrei odiato ogni singolo
giorno di quegli otto anni.
-Non
è mai un dispiacere -rispose lui -meglio bianco.. se vuoi
farlo sudare sette camicie per fargli venire un'erezione.
La
scimmia e la sua finezza, parte prima.
Ma
agli uomini bisognava sempre spiegare tutto, persino l'ABC?
-Lo
so che è meglio quello nero a vedersi.. ma io mi riferivo al tocco.
Mirko
aggrottò le sopracciglia -Vuoi che ti tocchi le tette?
Mi
fece ridere il suo palese stupore -Sei un uomo, hai il cromosoma Y.. le
mie due X non riescono a darmi consigli su questo.
-Hai
qualcosa di molto più eloquente delle X -rispose fissandomi
il seno
-Mi
vuoi aiutare, sì o no? -incalzai. Il tempo stringeva e io
volevo essere al meglio.
-Farò
questo enorme sacrificio -rispose lui alzandosi tutto contento, lungi
dall'espressione di chi sta andando al patibolo.
Si
avvicinò, e io rimasi dov'ero, le mani sui fianchi, ad
aspettare il verdetto. Appoggiò cautamente le mani
guardandole attentamente (le tette, non le mani), poi
sollevò lo sguardo verso il soffitto rimanendo a pensare.
-Allora?
-Aspetta,
mi sto concentrando.
-E
devi proprio farlo lasciando le mani lì?
Non
mi stava dando fastidio, il suo tocco non era né invadente
né esagerato ma mancava sempre meno all'appuntamento.
-Shhht,
lasciami fare mentre mi approfitto di te -rispose
Gli
diedi una pacca sulla spalla, allontanandolo.
-Hey,
me lo hai chiesto tu! -protestò
-Sì,
ma ora tocca al bianco -e gli diedi le spalle cambiando velocemente
reggiseno.
-Toccare
e non guardare? Mi sembrava fosse il contrario..
-Prova
a sbirciare e ti ammazzo -lo minacciai per poi voltarmi di nuovo, con
indosso l'altro reggiseno
-Complimenti
allo stilista -commentò ammirando i miracoli del push-up.
-Allora
è questo il tuo giudizio?
-No,
no, devo fare le cose serie -rispose prontamente, e io non mi opposi
quando le sue mani, lentamente, si posarono di nuovo su di me
Adesso
però non vorrei che intendeste male: sì, insomma,
ero lì a farmi “testare” o meglio tastare da
Mirko con in mente un bel programmino per la serata con Riccardo.
Ma
non ero una così.
Era
da tanto che mi piaceva Riccardo, ed era per questo che non volevo
aspettare oltre e cogliere al volo l'occasione; Mirko invece era il mio
migliore amico, che pur andando a letto tutte le notti con una ragazza
diversa, riusciva ad avere per chissà quale motivo un
rapporto normale con me.
Oddio,
normale forse era un parolone vista la situazione...
-Le
tue tette stanno bene ovunque, Nina
Ecco,
appunto. Mentre mi chiamava con quel solito buffo soprannome di sua
invenzione (che non avevo mai capito cosa c'entrasse effettivamente con
il mio nome), tirò giù le mani.
-Tutto
qui il tuo aiuto? -chiesi, sentendomi punto e accapo.
-Ma -disse
allora -sono per il pizzo nero: il push-up te le farà pure
straboccare, ma alla fine è la sostanza che conta.. e il
pizzo attizza parecchio
-Ok
-risposi sollevata -Non mi resta che..
DRIIIIIN!
Merda.
-Oh
no! -esclamai -Perché l'unico uomo sulla terra che arriva in
anticipo me lo becco io?
-Potresti
uscire mezza nuda così almeno capisce subito dove vuoi
arrivare
Gli
tirai un cuscino, seguito subito dall'accappatoio che mi ero tolta al
volo
-Dov'è
il vestito? -mi chiesi guardandomi intorno; sì, il vestito,
perché Riccardo aveva detto che mi avrebbe portata in un
posto elegante
-Mi
è sempre piaciuto il tuo tatuaggio -fu la risposta di Mirko
mentre fissava il piccolo delfino che mi ero fatta tatuare a sedici
anni sulla spalla sinistra a insaputa dei miei (poi quando d'estate al
mare mi avevano beccata, ne avevo viste delle belle).
-Dà
un senso di spensieratezza -aggiunse
-Che
c'entra il mio tatuaggio, adesso? -chiesi trovano il vestito e
infilandolo al volo-Passami quelle scarpe -e gliene indicai un paio con
uno scomodissimo quanto fantastico tacco.
-Sono
trampoli o scarpe? -mi chiese osservandole dubbioso
-Spiritoso
-risposi strappandogliele dalle mani
DRIIIIN!
-Un
po' impaziente.. e ancora non ti ha toccato le tette!
Almeno
i capelli erano a posto.. presi al volo la borsa e guardai Mirko
-Magari non uscire adesso, potrebbe capire male.
Lui
annuì, ma aveva l'aria assorta mentre mi osservava
-Che
c'è? -chiesi preoccupata guardandomi allo specchio per la
milionesima volta
-Niente..
-rispose -è solo che sei bellissima -sorrise.
Mi
resi conto dopo qualche istante di starlo ancora fissando
-Grazie
-risposi, stranita.
Mirko
era un rapper. Uno di quelli conosciuto da tutti i ragazzi nella nostra
cittadina, ma sconosciuto appena mettevi un piede altrove. Quando
l'avevo conosciuto a 11 anni con le guance ancora lisce, si stava solo
affacciando su quel mondo musicale, ma adesso era diventato veramente
bravo, e nel gruppo c'era anche suo fratello minore, Nick.
Tutto
questo per dire che ero abituata a sentirlo parlare di sesso, birra e
donne in rima quasi in tutte le sue canzoni, oltre che a voce. Ma un
complimento così casto, puro e semplice capitava di rado.
-Però
non è da te -aggiunse smontando tutto mentre guardava
dubbioso i miei tacchi e la mia scollatura.
DRIIIIN!
-Devo
scappare! -mi scossi dai miei pensieri -Hai le chiavi, no?
-Sì,
tranquilla: darò 4 giri
-Bravo
Vivevo
da sola in quell'appartamento perché era vicino
all'università, mentre casa dei miei si trovava fuori
città. Mirko era l'unico oltre me ad avere le chiavi, nel
caso io avessi perso il mio mazzo (cosa possibilissima data la mia
testa vuota).
Lo
salutai di corsa, poi aprii il portone trovandomi davanti Riccardo,
bello da togliere il fiato come al solito. Mi sorrise, 32 denti bianchi
e perfetti.
-Ciao
-esordì -sei splendida
Due
complimenti in meno di due minuti, wow!
-Grazie
-risposi -anche tu
Sono
un'idiota.
Stavo
già pensando ai modi più crudeli e orribili per
torturarmi dopo quell'uscita decisamente infelice e impacciata, quando
lui mi sorrise e mi porse la mano; forse non ero stata così
pessima dopotutto..
Mano
nella mano, ci dirigemmo verso la sua auto, parcheggiata quasi di
fronte al portone, e lui mi aprì persino lo sportello.
Mentre
guidava con tranquillità, mi chiese
dell'università, dei miei programmi e quel che mi fece
più piacere è che sembrava realmente interessato,
non erano solo una domande per fare conversazione.
La
serata prometteva bene..
°°°
Mirko
tese l'orecchio, mentre si acquattava zitto, zitto contro il muro.
-Ciao.
Sei splendida
Banale
e prevedibile pensò
dentro di sé alzando gli occhi al cielo. Non lo aveva detto
a Ludovica, ma quel tizio non gli ispirava molta simpatia.
-Grazie..
anche tu.
Piccola
e dolce bambina pensò
scuotendo la testa con un sorriso. C'era sempre stato quel lato ingenuo
nel carattere della ragazza che andava contro il suo vestito attillato,
la sua terza di pizzo nero e i suoi trampoli, mettendone in risalto la
vera essenza. Lei la odiava.. lui invece non perdeva occasione di
prenderla in giro e scherzarci su.
Sentì
la porta chiudersi, ma aspettò un po' prima di andarsene.
Certo,
di lì a poco quella casa avrebbe visto scintille partire dal
letto e lui non voleva certo essere presente, ma non voleva nemmeno
rovinare la serata a Ludovica facendosi vedere dal biondone che
l'accompagnava.
Si
accomodò sul divano, rassegnandosi ad aspettare almeno
cinque minuti ma non tollerando oltre.
D'un
tratto, gli squillò il telefono.
-Pronto?
-Ciao,
tesoro -rispose una voce suadente e nota dall'altra parte
-Giada!
Che combini?
-Niente
-rispose con voce sin troppo innocente -mi stavo annoiando.. non
è che ti andrebbe di venire a trovarmi?
Mirko
si alzò, pregustando già l'interessante nottata
-Dove sei?
°°°
Quasi
non ci credevo.
Avevo
la schiena contro la parete gelata del muro, ma dentro era tutta un
fuoco, con i baci di Riccardo che annegavano il mio collo.
Non
so bene come ci fossimo arrivati. Dopo cena mi aveva riaccompagnato a
casa, io lo avevo invitato a entrare per “bere
qualcosa”, ed ora eccoci lì.
Mi
sfilò velocemente il vestito e solo a quel punto ricordai
con un certo rammarico di non essermi cambiata reggiseno e di aver
tenuto quello bianco senza pizzo.
Poco
importava, tanto Riccardo nemmeno lo vide, gli importò solo
di sganciarmelo per poi chinarsi sui miei seni nudi. Reclinai il capo
all'indietro, andando quasi a sbattere contro il muro, ma cosa me ne
poteva importare del dolore fisico quando avevo le mani sui suoi
fantastici pettorali nudi?
Mi
sollevò tenendomi ancora appoggiata contro la parete e con
le mani sotto le mie cosce; potevo sentire la sua eccitazione premere
contro le mie mutandine e mi si mozzò il fiato.
Mi
piaceva la foga con cui mi baciava, anche se forse era un tantino
esagerata.
A
un tratto non sentii più il muro contro la mia schiena e
capii che mi stava portando sul letto; mi adagiò sulle
coperte, poi si slacciò velocemente i jeans, sfilandosi
anche i boxer; avrei fatto lo stesso con le mie mutandine se non vi
fosse arrivato prima lui.
Adesso
eravamo nudi, e continuava a baciarmi e accarezzarmi, mentre i nostri
gemiti riempivano la stanza. Provai a spingerlo di lato, per poi
potermi mettere a cavalcioni su di lui, ma Riccardo si
avventò nuovamente sui miei seni e rinunciai.
Lo
sentii muovere il bacino sempre più verso il mio, e chiusi
gli occhi in attesa di quel contatto magico che bramavo da tempo.
Entrò
dentro di me, senza troppa delicatezza, ma la mia eccitazione
riuscì a fare da cuscino alla sua impazienza.
Si
muoveva svelto e devo dire che il fatto che non lasciasse fare niente a
me mi irritava non poco.
-Riccardo..
-Dimmi,
principessa
Principessa? Mi
ripetei perplessa
-Oddio,
mi fai impazzire -aggiunse con voce roca, quasi strozzata.
Cosa?
Possibile che già..? Proprio così: ancora pochi
istanti, il suo volto pieno di piacere, e poi tornò a
sdraiarsi accanto a me, con il respiro affannoso e un'espressione
soddisfatta.
Un
momento.. significava che la nostra notte d'amore era già
finita? Era già finita e io non avevo nemmeno..?
Ero
rimasta immobile dall'istante stesso in cui aveva abbandonato il mio
corpo, le gambe non molto elegantemente aperte e lo sguardo dubbioso
verso il soffitto.
-Sei
stata magnifica -mi sussurrò prendendomi fra le sue braccia.
Sì,
era già finita e io non sapevo se essere arrabbiata con lui
o con me stessa.
Be',
può capitare mi
dissi. Si sa che i ragazzi vengono prima, e lui magari non si era
accorto che io ancora non..
Insomma
era Riccardo, il mio sogno numero uno da mesi ormai, e quella era stata
solo la prima delle tante notti che avremmo passato insieme..
perché tenergli il broncio?
Mi
lasciai cullare mentre mi baciava la spalla.
-Dormi
qui stanotte? -gli chiesi sperando ardentemente che la risposta fosse
sì. Mi sarei sentita troppo sola senza lui accanto a me,
soprattutto dopo essere rimasta così.
-Mi
dispiace tantissimo, Ludy, ma proprio non posso. Devo tornare a casa
stanotte -rispose con un sussurrò che s'infiltrò
fra i miei capelli e che mi gelò il sangue.
E
poi.. Ludy?
Più che un diminutivo mi sembrava la versione storpiata di
“Lucy”.
-Oh..
capisco -decisi di sciogliere l'abbraccio e mi misi a sedere
-Sei
arrabbiata? -chiese imitandomi
-No
-risposi e non sapevo nemmeno io se fossi sincera o meno; è
che avevo aspettative del tutto diverse per quella serata
-Bene.
Allora ci vediamo domani all'università?
-Certo
-mi sforzai di sorridere mentre lui si alzava e si rivestiva
-Buonanotte
bellissima -mi baciò teneramente -Non alzarti, vado da solo
-Ok..
-Sogni
d'oro
Ascoltai
i suoi passi percorrere il piccolo corridoio, poi il rumore del protone
che si chiudeva.
Avevo
fatto l'amore con Riccardo. Ok, non ero venuta ma lui era stato
comunque carino con me.. perché mi sentivo uno schifo?
Mi
girai su un fianco avvolgendo le morbide e calde coperte attorno al mio
corpo nudo e insoddisfatto, sperando che il sonno arrivasse presto.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ciao
a tutte e benritrovate a chi mi
conosce già:)
Mi
presento: sono una ragazza come
tante che ama scrivere e questa è la mia ultima
“creazione” xD
Chiedo
umilmente perdono a chi ha letto
le altre mie storie e mi aveva chiesto di pubblicarne altre: lo so
che sono sparita per dei mesi, ma mi serviva tempo per scrivere con
calma questa storia. Comunque, eccomi qua!
Spero
che vi abbia fatte divertire
questo primo capitolo e che non vi abbia scandalizzato troppo la
scena del “tocco” xD
E'
la prima volta che metto una scena "sconcia" nel primo
capitolo.. brutta idea??
La
storia ruoterà attorno a questi tre
personaggi che vi ho appena presentato, protagonista assoluta
sarà
però questa ragazza un po' matta di nome Ludovica, detta
Nina; nel
prossimo capitolo farete anche la conoscenza della sua migliore
amica, Nadia.
Ecco
le loro identità:
Ludovica,
Mirko,
Riccardo
,Nadia
Come
avrete già capito, l'amicizia tra
Mirko e Ludovica è un po' fuori dal comune, e proprio questa
sua
caratteristica, unita al fatto di non avere confini precisi o
prestabiliti, potrebbe dare dei risvolti interessanti nel corso dei
capitoli.. ma non dovete dimenticare che lei ha letteralmente perso
la testa per questo Riccardo anche se, a quanto pare, non è
un
granché almeno a letto..
Ok,
ho già parlato troppo xD
Se
sono riuscita a incuriosirvi, ci
sentiamo nel prossimo capitolo!
Un
bacione a tutte voi :D
|
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Capitolo 2 *** Il viaggio ***
CAPITOLO
2. Il viaggio
-..E
poi come è andata?
Era
estenuante sentire Nadia che mi
chiedeva dettagli mentre avevo ancora addosso il malumore della notte
prima.
-E
poi abbiamo fatto l'amore -tagliai
corto
-Grazie,
fin lì c'ero arrivata.. ma
come è andata? -ripeté
petulante
-Già,
dicci un po' come se la cava Mr.
Figo
Perfetto,
ci si metteva pure quel
cretino di Mirko (e per giunta con aria decisamente strafottente) a
rincarare la dose! Avrei dovuto fare più attenzione nello
scegliermi
le amicizie.
Eravamo
tutti e tre nell'atrio
dell'università ad aspettare che iniziassero le
consuetudinarie
lezioni; Riccardo non era ancora arrivato.
-Normale
-risposi, sperando invano di
cavarmela così.
Nadia
e Mirko si scoccarono uno sguardo
scettico.
-Fremevi
all'idea, e avevi giurato di
raccontarmi tutto -mi ricordò Nadia -perché
adesso fai la
misteriosa?
-Forse
era poco dotato -fece Mirko in
un sussurro del tutto udibile che fece scoppiare a ridere Nadia
-Poverino, fortunatamente io non ho di questi problemi..
-NON
era assolutamente poco dotato
-risposi ad alta voce e facendo giare parecchie teste lì
intorno -è
solo che.. nsonvta
-Eh??
-chiesero i due in coro
Sbuffai
rassegnandomi. Che impiccioni!
-Non sono venuta -ripetei a voce più bassa
Nadia
spalancò la bocca e Mirko
scoppiò in una fragorosa risata
-Complimenti
a Mr.Figo! -esclamò
-Può
succedere -replicai con stizza
-Va
be' ma le coccole dopo l'amore?
-chiese la carinissima e dolce Nadia che in quel momento avrei
volentieri strozzato e trucidato senza pietà -Quelle saranno
andate
meglio, spero..
-Se
ne è andato -risposi a mezza bocca
-doveva tornare a casa
Nadia
deglutì e Mirko smise di ridere.
-Oh,
ma che volete?! -sbottai -Mica
potevo legarlo!
-Magari
gli sarebbe piaciuto..
Tirai
un cazzotto tutt'altro che
leggero sulla spalla di Mirko in risposta alla sua allusione per
niente velata.
-No,
infatti non potevi.. -fece Nadia,
sempre con quell'espressione di sconcerto -Solo che.. cavolo..
-Ti
ha trattata in modo squallido e non
sa neanche usare l'arnese in modo decente: che cavolo ci fai con uno
così? -ripartì Mirko, ma stavolta senza la minima
traccia di
ironia.
-Non
lo conoscete, non potete giudicare
-replicai -è stato carino per tutta la sera, non
è colpa sua se
doveva tornare a casa
-21
anni ed è ancora attaccato alle
gonnelle di mamma.. wow! -commentò ancora lui
-Eccolo!
-esclamai a un tratto, vedendo
la sua auto fermarsi in un parcheggio là vicino -Ora vedrete
-gongolai soddisfatta
I
due si scambiarono un altro sguardo,
ma non me ne curai, perché Riccardo stava venendo verso di
me con il
suo solito sorriso magnifico e perfetto.
-Hey
-mi salutò per poi attirarmi a sé
e baciarmi con passione, mentre con le mani mi stringeva i fianchi.
Io ricambiai con altrettanta passione, e quando mi lasciò
andare gli
sorrisi
-Come
va? Senti scusa, devo scappare ho
lezione fra cinque minuti -disse senza neanche darmi il tempo di
rispondere alla domanda; il mio sorriso s'incrinò
leggermente -Ci
vediamo a pranzo?
-Sì..
certo -risposi, ma era già
sparito.
Sentivo
quattro occhi puntati sulla mia
schiena -Non. Una. Parola. -dissi a Mirko e a Nadia senza voltarmi,
per poi raggiungere l'aula.
Così
non funziona.
Non
potevo negarlo. Stavo lì con il
piatto già svuotato davanti, mentre Riccardo parlava del
torneo di
rugby con i suoi due amici, tutti e due grandi e grossi come lui, Ale
quello castano e Yan quello bruno.. o forse il contrario, ma non mi
importava molto.
Avevo
cercato di inserirmi nella
conversazione, il rugby mi piaceva anche se non quanto kick boxing,
lo sport che praticavo sin dal liceo; ma tutte le mie domande non
avevano ricevuto risposta e i miei commenti erano stati ignorati.
Qualche
tavolo più in là invece,
vedevo Mirko e Nadia conversare vivacemente e sciogliersi molto
frequentemente in sonore risate. Dovevo considerarmi anormale
desiderando segretamente di essere seduta là con loro invece
che con
tre rugbisti palestrati?
Forse
no, data la situazione.
Avevo
deciso, stavo per alzarmi e
andarmene: ragazzo dei miei sogni quanto ti pare, ma poi, se oltre ai
miei film mentali non succedeva niente, arrivederci e grazie.
Proprio
in quel momento però Riccardo
posò la mano sulla mia.
-Tutto
bene? -mi chiese sottovoce e
solo allora mi accorsi che Ale e Yan stavano ancora discutendo
Risposi
con una specie di smorfia, che
lui interpretò bene.
-Scusa,
mi sono fatto prendere dal
discorso -disse accarezzandomi il dorso della mano con i polpastrelli
-Ti va di fare due passi fuori, solo io e te?
Ragazzo
dei mie sogni: +1
Incazzatura:
-10
-Perché
no? -acconsentii di buon grado
Lui
sorrise e si alzò porgendomi la
mano: eccolo, il Riccardo che mi piaceva tanto.
La
presi e, mentre ci allontanavamo
senza che i suoi amici nemmeno se ne fossero accorti, mi voltai verso
Nadia e Mirko che non stavano più parlando tra loro ma che
ci
guardavano, lei speranzosa e lui piuttosto riluttante.
Mentre
passeggiavamo nel cortile, mi
cinse le spalle con un braccio e io mi appoggiai contro il suo
fianco.
-Mi
è piaciuto stare con te te l'altra
sera -mi disse scoccandomi un bacio sulle labbra subito dopo -Ti va
di rifarlo?
E
c'era da chiederlo?
-Certo
-risposi -ma questa volta il
posto lo scelgo io -aggiunsi, per niente felice all'idea di
strizzarmi di nuovo in quel vestito troppo elegante per i miei gusti.
-E
dove ti piacerebbe andare? -mi
chiese
-Mmm..
-finsi di pensarci su mentre mi
fermavo davanti a lui e cominciavo a far scorrere lentamente le dita
sul suo torace -che ne dici di quel posticino carino vicino a casa
mia? Così ceniamo e poi... possiamo gustarci il dessert da
me -dissi
con un tono di voce che lasciava trasparire chiaramente il doppio
senso della frase.
Lui
mi accarezzò la vita, risalendo
quasi fino a sfiorare i seni; le sue labbra erano vicinissime alle
mie quando mi sussurrò -Perché non saltiamo la
cena e passiamo
subito al dolce?
Eh
no, non potevo concedermi in quel
modo!
-E
dove sarebbe la parte migliore?
-chiesi sfiorando con un dito il suo labbro inferiore -quella
dell'attesa, quando tutto può succedere..
-Quando
non immagini nemmeno cosa mi
passa per la testa vedendoti e non potendoti toccare -mi corresse per
poi scostare il mio dito e baciarmi con un certo trasporto, mentre i
nostri corpi aderivano completamente -Ma se ti fa così
piacere farmi
impazzire, va bene
Io
risposi con un'espressione furbetta,
mordicchiandomi un labbro. Quella sera avremmo fatto l'amore come si
deve.
-Passi
a prendermi alle otto?
°°°
-Andate
a pagina 365; come vedete la
funzione, è..
-Hey?
Distolsi
lo sguardo dal professore che
spiegava, e mi girai verso Nadia, nel posto accanto al mio che
cercava di attirare la mia attenzione
-Che
c'è? -le chiesi
-Sei
taciturna oggi. Che succede?
-Sto
cercando di seguire
-Come
no -rispose scettica ammiccando
al mio foglio pieno di scarabocchi e disegnini anziché di
appunti.
Be' ho detto che stavo cercando di seguire, non che
ci stavo
riuscendo ..e come avrei potuto con tutti i pensieri che mi portavano
inesorabilmente e copiosamente nella stessa direzione?
-C'entra
la misteriosa seconda serata
con Riccardo?
-Perché
misteriosa? -evitai di
rispondere
-Perché
è stato una settimana fa, se
non sbaglio, e non sono riuscita a cavarti di bocca nemmeno un
piccolo riferimento
E
ti credo: ero andata avanti tutta la
settimana evitando domande sue, di Mirko o di chiunque altro.
-E
cosa ti fa credere che ci riuscirai
oggi? -ormai ero bravissima
-Perché
mi sono rotta le scatole di
questo tuo giochetto e del tuo continuo malumore. Rispondi: cosa
c'è
che non va con Riccardo?
Ok,
forse non ero così brava come
credevo.
Sospirai
rassegnata lanciando
un'occhiata furtiva al professore. In fondo se non a Nadia a chi
potevo parlarne? -Non è andata.. benissimo
-Cioè?
-Shhhhht!
-fece una ragazza qualche
fila più avanti, voltandosi a guardarci male; le risposi con
una
linguaccia, stile bambina di due anni.
Anche
Mirko, seduto vicino a Jason, il
bassista del loro gruppo, si voltò incuriosito verso di noi,
ma la
mia attenzione era rivolta a Nadia.
-Cioè
-risposi, a voce più bassa- a
cena è stato carino come al solito e voleva pagare anche la
mia
parte ma gliel'ho impedito. Poi però.. -sbuffai -come
l'altra volta
-Che
vuol dire come l'altra volta?
Ok,
se fossi stata con Mirko a questo
punto mi sarebbero saltati i nervi, perché lui avrebbe
sicuramente
cominciato a prendere in giro sia me che “Mr.
Figo”, ma anche
Nadia non scherzava: possibile che mi dovesse proprio far dire tutto
senza arrivarci da sola?!
-Non
sono venuta. Di nuovo.
-Oh.
Alleluia.
Corrugò
le sopracciglia -Ma è davvero
così svelto?
Sbuffai
-Non.. non voglio parlare di
questa cosa. Ma più del fatto che usciamo solo quando vuole
lui. Per
esempio giovedì gli avevo chiesto di venire da me.. ma aveva
da
fare. Allora gliel'ho richiesto venerdì, ma aveva da fare
anche
quella sera
-E
non ti ha detto cosa aveva da fare?
-Devi
proprio sottolinearlo?
-Scusa
-No,
scusa te -mi massaggiai una tempia
-Sono isterica e non è nemmeno il periodo del ciclo! Che
bella
fregatura, eh?
Nadia
soffocò una risata, mentre
l'ultima lezione del pomeriggio finiva e il prof si congedava.
Uscimmo
in cortile e ci salutammo.
-Se
vuoi posso venire da te -si offrì,
premurosa come sempre
-No,
grazie Nadia -risposi riconoscente
-Oggi mordo, è meglio non starmi intorno
-Come
ti pare.. ma se vuoi compagnia,
chiama
-Va
bene
La
guardai allontanarsi, fino a quando
sobbalzai a causa di una voce alle mie spalle
-Hey!
-Che
diavolo..?! -esclamai per poi
voltarmi -Mirko! -e chi poteva essere?
-Tutto
ok?
-Prima
che mi spaventassi a morte sì
-risposi con una certa acidità
-A
cosa stavi pensando?
-Niente
-mentii ma, ovviamente, a Mirko
non la davo a bere.
Mi
guardò storto, poi finse di
guardarsi in giro per un po' -Dov'è Mr. Figo?
Se
fossi stata una tigre gli avrei
ringhiato contro -Ma volete lasciarmi un po' in pace con questa mania
di Riccardo?! -sbottai
-Ok,
ho centrato il nocciolo della
questione
-Non
ci voleva un genio -ribattei con
una faccia da schiaffi, poi distolsi lo sguardo, sperando di
impedirgli così di leggermi tutto l'amaro che avevo dentro.
Lui
rimase in silenzio, e dopo qualche
secondo la cosa cominciò a preoccuparmi.
-Ce
l'hai una giacca pesante? -mi
chiese a un tratto.
-Cosa?
-Una
giacca pesante -ripeté, paziente
-ti voglio portare in un posto, ma fa più freddo di qua. Ce
l'hai?
-Emh..
sì, a casa -risposi colta alla
sprovvista
-Perfetto
-commentò avviandosi
-Ma..
cos'hai in mente? -gli chiesi
seguendolo
Lui
scrollò le spalle -Hai bisogno di
distrarti, e io ti aiuto a farlo.
-E
ci vuole una giacca pesante per
farlo?
-E
un biglietto del treno -aggiunse -lo
facciamo sul momento, non ti preoccupare
-Ok,
non ci sto capendo niente
-Non
importa
I
miei nervi tesi si agitarono
pericolosamente, ma non arrivarono al punto di rottura: se da un lato
sottostare ai malefici e sconosciuti piani di Mirko mi irritava,
dall'altra parte mi incuriosiva. Dove mi stava portando?
-Potrei
sapere almeno dove siamo
diretti?
-A
casa tua a prendere la giacca
-Sì,
ma dopo?
Sorrise,
enigmatico -Credi davvero che
te lo direi?
O
mi impuntavo fino a fargli sputare il
rospo o mi rassegnavo a seguirlo; optai per la seconda, senza
però
risparmiarmi di assillarlo per tutto il tempo cercando di scoprire la
nostra destinazione ignota.
Non
cedette per tutto il tragitto fino
alla stazione e non sembrava nemmeno infastidito dalla mia
insistenza; sembrava si stesse.. divertendo.
Mi
chiese un tot di euro, tirandone
fuori a sua volta la stessa cifra e poi andò da solo a fare
i
biglietti; timbrò anche il mio senza mai lasciarmi spiare la
destinazione.
Quando
fummo sul binario e ci fu
l'annuncio d'arrivo del nostro treno, appresi che eravamo diretti
verso nord.
-Ma
non me lo vuoi proprio dire?
-tentai ancora un volta quando ci fummo seduti, cercando di
sottolineare quanto fosse crudele da parte sua tenermi all'oscuro.
-No
-rispose tranquillo, più a suo
agio che mai. Si sistemò meglio sul morbido sedile imbottito
e
lanciò uno sguardo fuori dal finestrino -Si parte
-annunciò -Ti va
di giocare a UNO?
-Come?
Lui
mi rispose tirando fuori il mazzo
di carte.
Giocare
a UNO era il nostro passatempo
per eccellenza quando ci aspettavano viaggi del genere. Da ogni
camposcuola ad ogni vacanza con gli amici, durante il viaggio era
d'obbligo per noi fare almeno una partita.
Sentii
dipingersi un sorriso sul mio
volto -Come ai vecchi tempi
-Quali
vecchi? -mi chiese accigliato
cominciando a mescolare -Sono attualissimi e sempre lo saranno
-Ok!
Eravamo
5 a 3 per me (con sua grande
disperazione) quando mi disse che dovevamo scendere. Non avevo
nemmeno fatto caso all'annuncio appena passato così, appena
fummo
scesi, mi affrettai a leggere su un cartello: Milano centro.
-Ta-daaa
-fece lui con un mezzo sorriso
-Milano
-ripetei più a me stessa che a
lui -è dove sei cresciuto
Mirko
aveva una storia abbastanza
incasinata alle spalle, di cui non parlava molto nemmeno con me.
Sapevo solo che qualche anno dopo la nascita di Nick, il padre li
aveva abbandonati e la madre si era trasferita con loro in un'altra
città (quella dove tutt'ora vivevano).
Strano
che avesse deciso di portarmi
proprio lì.. da quel che avevo capito, l'infanzia non era
stata un
bel periodo per lui.
-Già:
Milano -rispose con uno sguardo
imperscrutabile -Andiamo? -chiese poi più allegro,
sorpassandomi e
dirigendosi verso l'uscita mentre il treno ripartiva
-Ma
dove? -gli chiesi seguendolo
-Ti
farò vedere che questa non è la
città squallida che tu pensi.
In
effetti non avevo mai parlato bene
di quella città. Il punto è che c'ero stata solo
una volta con i
miei da piccola, ed era stata la vacanza più brutta della
mia vita;
ma forse avevano giocato tanto anche il fatto che allora ero piccola
e lagnosa e che non aveva smesso un attimo di piovere.
Quel
giorno invece c'era un bel sole,
anche se faceva piuttosto freddo (ecco perché la giacca
pesante!).
-Il
Duomo l'ho già visto -informai
-Chi
ha parlato del Duomo? -rispose,
poi controllò l'orario -Abbiamo qualche oretta.. il treno di
ritorno
parte alle undici e mezzo -disse poi tirando fuori i biglietti di
prima che, evidentemente, erano andata-ritorno.
-Ok
-risposi -e che facciamo in tutto
questo tempo?
-Come
sei scettica -mi rimproverò
-vedrai -e, inaspettatamente, prese una viuzza sulla sinistra appena
usciti dalla stazione.
********************************************
Rieccomi
qua :)
Che
ve ne è sembrato di questo
capitolo??
Mirko,
da bravo amico, cerca di tirare
su Ludovica, decisamente a terra per colpa di Riccardo, e lo fa a
modo suo con un viaggio a Milano, la sua città natale.
Ovviamente
io non ho niente contro
questa città, mentre a Ludovica non piace molto..
riuscirà Mirko a
farle cambiare idea? E come?
Spero
di avervi messo una pulce
nell'orecchio con questa storia del passato di Mirko.. vedrete che
è
più complicato di quanto sembri! ;)
Grazie
a kia_85 e Alessionix per aver
inserito la storia fra le preferite e grazie a EleanoRigby, _bea_,
_Scarlet, epril68 e Marti_18 per averla inserita fra le seguite :D
Un
bacione a tutte, al prossimo
capitolo!
Ps:
mi ero scordata di dirvi che
rispondo alle recensioni con messaggi privati! Ciaociao!
|
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Capitolo 3 *** Dormire alla stazione ***
CAPITOLO
3. Dormire alla stazione
-Come
sei scettica -mi rimproverò
-vedrai -e, inaspettatamente, prese una viuzza sulla sinistra appena
usciti dalla stazione.
-Non
sono scettica -ribattei -sto solo
cercando di capire
-Abbi
pazienza -rispose -Non è lontano
da qui
-Ma
cosa?
-Il
parco giochi dove venivo sempre da
bambino -rispose, lasciandomi di stucco
-Oh
-feci senza sapere minimamente
cos'altro aggiungere.
Era
strano che mi stesse portando così,
come se niente fosse, in posti che fino ad allora avevo sempre
pensato che odiasse.
Cioè,
non gli avevo mai chiesto più
di tanto, specialmente dopo aver capito che a lui non faceva per
niente piacere parlarne. A mio avviso certe cose andrebbero dette,
per sfogarsi, per sentirsi meno soli.. ma ognuno di noi è
diverso, e
ad ognuno spetta la decisione di affrontare certe faccende come
meglio crede.
Nemmeno
Nick parlava molto del padre o
di Milano, anche perché ne ricordava poco.
-Eccoci
-fece ad un tratto Mirko
Non
mi ero accorta di starmi fissando
le scarpe, assorta com'ero nei miei pensieri; alzai lo sguardo,
trovando davanti a me un grande parco verde, con qualche scivolo e
delle altalene qua e là. I bambini scorrazzavano
dappertutto, le
mamme passeggiavano con le carrozzine e qualcuno leggeva seduto sulle
panchine.
Osservai
il lungo scivolo tubulare
intrecciato e provai a immaginarmi un mini Mirko là dentro.
-Che
c'è? -mi chiese -Stai ridendo
-Sto
cercando di immaginarti mentre
scivoli su quel coso
Lui
sorrise -Ho perso il conto delle
volte che mi sono sbucciato le ginocchia, sia sugli scivoli che a
giocare a calcetto qua in mezzo.
-E
tua madre non protestava per tutti i
lividi che ti sarai fatto?
Ok,
sapevo di doverci andare piano
quando si trattava del suo passato, ma vederlo rabbuiarsi
così di
colpo mi lasciò interdetta. Che avevo detto?
Distolse
lo sguardo, e le sue labbra si
strinsero in una linea sottile.
-Mia
madre.. mi lasciava fare -rispose,
celando chissà che cosa.
Capii
che era meglio cambiare discorso,
e in fretta -Passeggiamo? -gli chiesi
-Sì
-rispose mettendosi al mio fianco
Osservai
due bambini fingere una
sparatoria per poi rincorrersi a vicenda; Mirko seguì il mio
sguardo
-Noi avevamo molta più fantasia di loro
-Tu
e Nick?
-Sì.
Quando venivo qua con lui non
potevo scatenarmi più di tanto perché dovevo
evitare che si facesse
male, o almeno provarci.. ma era uno spasso lo stesso.
E
cominciò a raccontarmi qualcuno
degli aneddoti più divertenti e dei giochi più
stravaganti che si
erano inventati.
Il
sole intanto cominciava a tramontare
e decidemmo di sederci su una panchina.
-A
volte vengo qua per farmi venire
l'ispirazione -confessò
-Qua?
-chiesi -A Milano?
Annuì
-Precisamente su questa
panchina. Non lo faccio spesso, perché il biglietto costa..
però
sono capace di buttare giù fiumi di rime quando me lo concedo
-Fammi
vedere -lo esortai allora
-Come?
-Inventa
una strofa. E guarda che se
imbrogli con una già fatta me ne accorgo -certo che me ne
sarei
accorta: conoscevo tutte le canzoni del suo gruppo.
-Ok
-accettò la sfida divertito -dammi
un tema
-No
-ribattei -fai come fai di solito:
guardati intorno e crea
Lui
sorrise, forse contento di come
avevo appena descritto il suo scrivere canzoni, poi lasciò
vagare lo
sguardo. Lo osservai incuriosita e interessata e notai che insisteva
molto a guardare gli ultimi sprazzi rosso intenso rimasti nel cielo
dopo che il sole se ne era andato; tornò a guardarmi un
istante e
poco dopo era già pronto con una strofa intera
-Anche se
spaventati dai giorni che son più brutti
preghiamo per i nostri
sogni tutte le notti
tutte le notti nei nostri sogni c'è un po'
di realtà
abbiamo negli occhi la luce della libertà
Dobbiamo
solo dare il nostro amore a chi lo vuole
capire se è il momento
di parlarsi sotto voce
tutto quanto accade in modo rapido e
veloce
tutto quanto accade in modo così naturale
a volte ci
fa star bene, a volte ci fa star male
e vale la pena di evadere
senza avere regole come le favole
senza la paura di sentirsi
inutile
Lo
guardai impressionata, conscia che
quei versi erano tutti per me -Cavolo, mi aspettavo due o tre rime,
non mezza canzone
Lui
scrollò le spalle -Un verso tira
l'altro, è sempre così
-La
fai facile.. io non riuscirei a
trovare nemmeno una rima con.. cavolo!
-Questione
di abitudine -rispose con
una certa soddisfazione -tavolo
-Eh?
-La
tua rima con cavolo
-Gatto
-lo sfidai raddrizzandomi a
sedere
-Matto
-mi imitò divertito
-Cioccolato!
-Stellato
Ok,
dovevo trovare qualcosa di più
difficile -Acquatico!
-Selvatico
-rispose in tutta
tranquillità
-Sanguinaria!
-provai ancora, con una
vaga sensazione che la mia espressione dovesse essere proprio come
descriveva la parola
-Straordinaria
-rispose con un sorriso
-Testardo!
-insistei alzandomi in piedi
-Traguardo
-rispose in meno di un
nanosecondo
-Panorama!
-Brama
-rispose ammiccando
-Ok,
basta, mi arrendo -gettai al
spugna: non era una sfida ad armi pari -sei peggio di un rimario
Lui
rise -E se un giorno cominciassi a
parlare in rima, oltre che a scrivere?
Lo
guardai come chiedendo pietà e lui
rise di nuovo -Scherzavo
-Bravo
-Nooo!
-esclamò mettendosi le mani fra
i capelli con troppa enfasi e guardandomi con gli occhi spalancati
-Che
c'è? -chiesi allarmata
-Hai
fatto anche tu una rima!
-Che..?
-poi ci pensai -Ah..
scherzavo.. e bravo! -realizzai soddisfatta
-Una
giornata storica -decretò e io
gli tirai una manata sulla spalla -diventerai una rapper
professionista
-Smettila!
-risposi tirandogli un altro
cazzotto.
Finì,
a “botte” come di
consuetudine, mentre tutti e due ridevamo come matti.
Quando,
esausti, ci fermammo, ci
accorgemmo che ormai era calata la sera e il parco era deserto.
-Ti
va di provare lo scivolo? -mi
chiese
-Lo
scivolo? Perché secondo te ci
entriamo?
Be',
ci si entrava perfettamente, ed
era anche divertente; la cosa diventò un po' meno divertente
quando
lui cominciò a spingermi giù in modo da farmi
scivolare a tutta
velocità e farmi quasi venire i capelli bianchi.
-Tu
sei matto -decretai -Non ci sono
più abituata a queste cose!
-Nick
non si lamentava mai!
-Cosa?
Gli facevi queste cose? Ma
povero bambino! E menomale che dovevi stare attento che non si
facesse male!
Lui
rise -Ognuno ha i suoi metodi. Hai
fame?
-No
-risposi a bruciapelo, poi ascoltai
meglio il mio stomaco -Oddio, un pochino sì
Mirko
sorrise soddisfatto -Ti porto nel
ristorante più buono della città; lo è
sin da quando ero bambino
-E
non sarà cambiata gestione nel
frattempo? -gli chiesi mentre ci avviavamo
-No:
sono stato qui con Nick l'estate
scorsa e c'erano ancora le stesse persone
-Ok,
mi fido di te -risposi apprendendo
che anche Nick allora, a volte, tornava nella loro città
natale.
Devo
dire che il passato di Mirko mi
incuriosiva. Non per sapere tutto di tutti, assolutamente no; ma
perché capitava spesso, come quel giorno, che appena
qualcuno faceva
un riferimento anche sottile a qualcosa di preciso della sua
infanzia, lui subito si rabbuiava. Io gli volevo bene come a un
fratello, e vedere come stava male in quei momenti anche se brevi, mi
turbava; se ci fosse stato qualcosa per poterlo far sentire meglio lo
avrei fatto..
Comunque,
dopo poco arrivammo ad un
ristorante semplice e accogliente, con i tavoli quasi tutti pieni.
-Mirko!
-un vocione alle nostre spalle.
Ci girammo e vidi quello che probabilmente doveva essere il
proprietario del negozio
-Jim!
-fece Mirko andandogli in contro
e stringendogli la mano
-Che
ci fai da queste parti? -gli
chiese l'uomo
-Sono
qui con un'amica -rispose lui
-Piacere,
sono Ludovica -mi presentai
porgendo la mano che l'uomo strinse con calore
-Piacere
mio -rispose Jim sorridendo
-tuo fratello dove l'hai lasciato?
-Questa
volta sono venuto con lei
-rispose -Non preoccuparti, non si è dimenticato di te
-E
chi potrebbe dimenticarsi mai di me?
-rispose Jim fingendo indignazione -Tua madre come sta?
-Tutto
a posto, grazie. Te la saluto?
-Certo!
Va be', sbrigatevi prima che si
riempiano anche gli ultimi tavoli. Mettetevi... là -disse
indicando
un tavolo vicino alla finestra
-Ok,
grazie Jim
-Vi
mando un cameriere! Ciao Ludovica!
-e si dileguò
-Quindi
tu e Nick venite spesso in
questo ristorante -dedussi mentre ci sedevamo
-Sì
-rispose -Jim ci conosce da quando
eravamo piccoli, mia madre ci portava spesso a mangiare qui.
Chiacchierammo
per tutta la sera, e io
non potei fare a meno di lodare ogni pasto che ci veniva servito: era
tutto squisito, anche le cose che aveva ordinato Mirko. Come facevo a
saperlo? Be' perché a metà piatto ci scambiammo
le pietanze, come
facevamo ogni volta che andavamo a mangiare da qualche parte insieme.
A
fine cena eravamo strapieni (tre
dessert a testa senza contare tutto il resto) ma il prezzo non fu
eccessivo. Mirko andò nelle cucine a salutare Jim, poi
uscimmo.
-Sazia?
-mi chiese
-No,
a dire il vero ci starebbe bene un
dolce -ironizzai
-Non
ne voglio più vedere in tutta la
mia vita -commentò mettendosi una mano sullo stomaco dolente.
Dopo
un po' che camminavamo, lui si
fermò di botto.
-Che
c'è? -gli chiesi; aveva lo
sguardo fisso davanti a sé ma quando ne seguii la direzione,
vidi
solo palazzi
-Niente
-rispose -è solo che.. questa
era casa mia -e indicò uno fra i palazzi che avevo visto
prima.
Era
di un verdino pallido, con qualche
crepa nell'intonaco, che forse allora non c'era.
-Oh..
-Dai,
andiamo -si riprese subito
cambiando strada -non mi va di stare qui, e tra poco abbiamo il treno
di ritorno
-Ok
-risposi preferendo non aggiungere
altro
Al
parco giochi sì, ma davanti casa
no.. constatai con un grande punto interrogativo stampato in
fronte.
-A
che ora è il treno? -gli chiesi,
essendomelo dimenticata
Lui
tirò fuori i biglietti dalla tasca
-Undici e mezzo
Questa
volta fui io a bloccarmi,
cominciando a sudare freddo; lui mi guardò allargando le
braccia in
una muta domanda.
-Lo
sai che è mezzanotte meno un
quarto? -gli chiesi in preda al panico
Lo
vidi stupirsi mentre realizzava, ma
non sembrò per niente preoccupato -Pensavo fosse
più presto.. ma
possiamo farci cambiare l'orario e prenderne uno più tardi
-E
secondo te ci sono ancora corse più
tardi?
-Certo!
Non
stava capendo quello che volevo
dire.
-Mi
correggo: ci saranno ancora corse
per la nostra cittadina sperduta?
Questa
volta lo vidi corrucciarsi
-Cazzo..
-Appunto.
E a mezzanotte finisce anche
il servizio navette!
Mi
teste la mano; io rimasi interdetta
e lo fissai senza capire.
Lui
sbuffò, e prese da solo la mia
mano -Corri -mi disse un attimo prima di trascinarmi con lui in uno
scatto che avrebbe fatto invidia a Di Cecco, campione maratoneta
italiano.
-Mirko!
-strillai rischiando
quasi di cappottarmi.
-Corri,
Nina -mi esortò lui senza
fermarsi e sempre stringendo la mia mano -se siamo fortunati e il
treno è in ritardo, lo prendiamo lo stesso.
Come
era ottimista il ragazzo: qui ci
voleva altro che fortuna!
Decisi
comunque di risparmiare il fiato
e continuare a correre, correre, correre e ancora correre in vie e
viuzze che nemmeno conoscevo (ma Mirko per fortuna sì).
Ad
un tratto, come un miraggio, la
stazione. Da brava stupida rallentai, ma la presa e la
velocità di
Mirko non diminuirono mentre continuava a trascinarmi: la corsa non
era ancora finita.
Sfrecciamo
dentro alla velocità della
luce, tutte le nostre speranze riposte nel cartellone degli annunci.
Avevo
il fiatone, ma mi sentivo carica
come non mai. Cominciai a cercare fra i vari treni il nostro, ma
Mirko fu più veloce di me
-E'
già partito ed è quasi a Pavia
-mi informò con voce piatta
-Posso
aiutarvi? -chiese una voce
maschile alle nostre spalle
-Sì
-rispose Mirko ancora prima di
voltarsi. L'uomo indossava l'uniforme della stazione e Mirko gli
chiese se c'era un treno per portarci a casa.
-No,
mi dispiace. L'ultimo è partito
circa venti minuti fa.
Ero
in una città che nemmeno
conoscevo, di notte, né io né Mirko avevamo
abbastanza soldi per
permetterci un albergo o una pensione e non c'era un treno per
tornare a casa.
Perché
mi veniva da ridere invece che
da piangere?
Mirko
salutò garbatamente l'uomo che
si allontanò, poi mi guardò con aria colpevole;
fu allora che gli
scoppiai a ridere in faccia.
-Questa
è una grave forma di isteria
-commentò lui, però abbastanza sollevato del
fatto che non l'avessi
presa in tragedia.
-No
-risposi cercando di contenermi -è
che è assurdo! Abbiamo corso come matti, non è
servito a niente, e
adesso non sappiamo nemmeno dove dormire -giù a ridere,
ancora
Anche
lui sorrise della mia insensata
risata -Ci adatteremo
-Ok,
ora mi calmo -dissi frenando le
risate a suon di respiri profondi
-Ho
un'idea -annunciò poi lui
-Per
cosa?
-Per
la nostra sistemazione notturna
-rispose cominciando a risalire la banchina
-E
cioè, uomo dalle mille risorse?
Fece
ancora qualche passo, poi si fermò
davanti ad una panchina -Questa è perfetta
Io
la osservai, e sentivo lo sguardo di
Mirko su di me; probabilmente temeva un nuovo attacco isterico ma
stavolta di panico, non di risate, per il fatto che avremmo dovuto
dormire all'aperto.
Invece
alzai lo sguardo verso il cielo
notturno, stellato e bellissimo, e sorrisi -C'è una vista
magnifica
Lo
vidi rilassarsi -Tieniti stretta
quella giacca, ti servirà -poi si stese sulla panchina, per
intero
senza lasciarmi neanche un angolino
-Ma..?
-domandai indispettita -Ti sei
preso tutto lo spazio! -voleva che dormissi per terra?
-Di
che ti lamenti? Così ti faccio da
materasso, a meno che tu non preferisca dormire sul marmo
Ah,
ora ero tutto chiaro: avrei dovuto
dormire su di lui. Oh.
-Che
c'è? -lesse la titubanza sul mio
viso -Dai, non ti stupro, al massimo ti tocco le tette un'altra
volta.
-Cretino
-lo apostrofai per poi
decidere di saltargli addosso invece che sdraiarmi delicatamente.
-Hey!
-fece lui preso alla sprovvista
mentre io sghignazzavo
-Mi
ci sdraio così sui materassi, io
-E
quanti ne hai rotti? -domandò
dolorante
-Con
te fanno cinque
Mi
sistemai meglio su di lui,
sdraiandomi di fianco contro il suo torace.
-Delicata
come un'elefantessa -commentò
lui a denti stretti
-Ho
quasi fatto -replicai per poi
appoggiare la testa sulla sua spalla
-Dimmi
che non ti girerai per tutta la
notte -mi implorò massaggiandosi un braccio
-Vedremo
-poi mi venne un dubbio
atroce- E se ci vedono quelli della sicurezza?
-Sai
quanti senza tetto ci sono adesso
in questo momento nella stazione?
Forse
questo avrebbe dovuto
spaventarmi, ma rimasi tranquillissima: ero con Mirko e,
modestamente, nemmeno io scherzavo in quanto a forza bruta!
-Sembri
uno che se ne intende, di
dormite all'aperto -gli feci notare
-Già
-confermò con un sorrisetto che
non potei vedere -comunque se qualcuno si avvicina ti difendo io
-disse con tono volutamente pomposo
-Grazie
mio eroe, ma so meglio di te
come spaccare la faccia alla gente -gli ricordai
-Non
credo proprio: a quante risse vere
hai partecipato?
-Ma
che c'entra?
-Guarda
che per strada non è come
nella kick boxing, a nessuno gliene frega niente se uno continua a
massacrarti anche se tu sei steso a terra ad aspettare la fine del
round.
Ebbi
un brivido, immaginandomi Mirko in
una situazione simile; non era messo male in quanto a muscoli, ma
c'era anche tanta altra gente più grossa di lui.
-Ecco,
brava, comincia a tremare -mi
canzonò e io scossi la testa senza rispondere
-Comunque
-dissi dopo un po' -mi è
piaciuta un sacco oggi Milano.
Lo
sentii soffiare come se stesse
sorridendo -Sono contento.
-Ma
perché hai deciso di portarmici?
-questo era il vero mistero
Lui
scrollò le spalle -Te l'ho detto,
volevo farti cambiare idea.. e soprattutto volevo distrarti, non
farti pensare a tutto il resto: serviva un posto lontano, e Milano
è
stato il primo a venirmi in mente.
Tutto
il resto.. tutto il resto che
adesso riaffiorava. Mi incupii, senza quasi rendermene conto.
-Non
dovevo nominarlo -concluse lui
tetro, dopo aver scrutato la mia espressione.
-Non
è colpa tua.. anzi grazie: non ci
ho pensato per tutto il giorno
In
effetti mi ero totalmente
dimenticata di Riccardo, di come ci stavo male e della mia
incazzatura. Mi ero semplicemente divertita.
Adesso,
però..
Lo
sentii sollevare il collo, come se
avesse voluto guardarmi, e così mi girai incrociando il suo
sguardo;
restò qualche istante in silenzio, valutando la mia
espressione.
-Va
così male? -mi chiese poi
Io
sospirai, e il mio respiro si
trasformò in tanti minuscoli batuffoli di vapore che si
dispersero
nell'aria.
-Quando
stiamo insieme, parliamo, va
tutto bene.. il punto è che poi, appena è finita
la serata, devo
aspettare un altro suo invito a uscire, neanche fossimo negli anni
due: quando ci provo io a chiedergli di stare un po' insieme,
è
sempre impegnato.
-E
che ha da fare? -mi chiese dubbioso;
non era né ironico né scettico, voleva solo
capire la situazione
-Il
più delle volte nemmeno me lo
dice, oppure ha gli allenamenti, o deve studiare..
A
quel punto però Mirko scoppiò a
ridere -Studiare? Lui?
Mi
irritai leggermente -Cosa vorresti
insinuare? Guarda che è intelligente, oltre che bello! Lo
vorresti
avere tu il suo cervello
-Neanche
mi pagassero -rispose
riluttante -Comunque.. a te sta bene questa cosa?
-Per
niente, e gliel'ho pure detto
-E
lui?
-Ha
risposto che non è colpa sua se è
pieno di impegni
Mirko
scosse la testa -Ma non lo
capisci che non ha un briciolo di cervello se ti tratta così?
Probabilmente
aveva ragione, ma io ero
troppo accecata (sia da Cupido sia dal ricordo del suo sorriso di 32
denti scintillanti) per rendermene conto; e poi quando riuscivamo a
stare un po' insieme era così tenero e dolce..
Oh,
giusto: a questo proposito, mi
venne in mente un'altra cosa.
-E..
-arricciai le labbra in un momento
di esitazione -Siamo stati di nuovo a letto insieme.. e di nuovo
non.. -preferii lasciare intendere- Secondo te ho qualche problema
grave?
Era
un dubbio che mi attanagliava da un
po', ma non avevo mai avuto il coraggio di pronunciarlo ad alta voce;
tuttavia in quella stazione vuota (si fa per dire), solo io e Mirko
sdraiati sotto un cielo di stelle, non mi sembrò
così
impronunciabile e orribile. Era come se tutto fosse più
distante.. e
in un certo senso lo era, dato che avevamo percorso i kilometri.
-Non
devi pensarci nemmeno per un
secondo -rispose lui, risoluto, forse anche leggermente alterato dal
fatto che fossi arrivata a pensare una cosa simile di me stessa -La
tua unica colpa è di esserti messa con un idiota che non
è bravo a
letto e ti chiama solo.. quando gli pare, per non essere volgare
-Volgare?
-Che
ti chiama solo quando ha voglia di
scop.. -tradusse
-Ok,
mi piaceva di più quando non eri
volgare -lo interruppi- E poi non è vero
Lui
non rispose, ma quel silenzio non
sapeva per niente di consenso.
Adesso
che eravamo fermi da un po' e
che il calore provocato da quella corsa matta si era esaurito, pur
stando a contatto con il suo torace caldo, cominciai a sentire il
freddo della notte milanese e mi strinsi più forte addosso
la
giacca.
-Se
ti sdrai di pancia forse riesco a
riscaldarti di più -mi disse lui probabilmente notando quel
gesto
-Non
avevi detto che non dovevo più
girarmi per tutta la notte?
-Sì
ma non voglio ritrovarti
incastonata in una lastra di ghiaccio domani mattina
Mi
girai, ma stavolta con più cautela,
poggiandomi lentamente sul suo petto e attenta a non schiacciare
parti delicate..
Quando
mi fui sistemata, lui mi avvolse
con le sue braccia strofinando le mani contro la mia schiena per
riscaldarmi, e io adagiai di nuovo la testa sulla sua spalla.
-Meglio?
-mi chiese dopo un po'
-Sì
-annuii e mi accorsi di essere già
mezza intorpidita: il sonno stava arrivando -ma tu stai comodo qua
sotto?
-Per
niente, infatti dovrai
ricompensarmi in qualche modo -rispose in un tono che non faceva
presagire niente di buono; sbuffai, pronta ad una delle sue -Posso
toccarti le tette? -domandò infatti cominciando a portare le
mani
sulle mie spalle
-Provaci
e oltre a quelle manine ti
taglierò anche qualcos'altro -risposi minacciosa
-Mmm..
speriamo che Mr. Figo ti inviti
di nuovo in uno di quei posti eleganti mettendoti di nuovo in crisi
sulla scelta del reggiseno-commentò tornando a cingermi la
schiena
come un cane bastonato
Io
scossi la testa -Sei il materasso
più stressante che abbia mai avuto
-Lo
faccio per vendicare gli altri
quattro che hai sfondato
Chiusi
gli occhi senza rispondere,
lasciando che il torpore si diffondesse dentro di me. Avevo sonno e
il corpo di Mirko riusciva a riscaldare il mio torace abbastanza da
non farmi sentire freddo. Chissà come stava lui invece, a
contatto
con il marmo gelato della panchina.
Gelato..
buono, colorato, fresco..
Sì, mi stavo decisamente abbandonando alle braccia di Morfeo
Qualcosa
di caldo mi sfiorò la
guancia, come una carezza, ma ero troppo intorpidita per capire se si
trattasse di sogno o realtà e, qualche istante dopo, dormivo
come un
ghiro.
*******************************************
Sono
stata indecisa fino all'ultimo
sulla scelta dei versi che Mirko ha messo insieme così su
due piedi
al parco giochi! Per essere venuta a capo di questa tremenda
decisione, devo ringraziare Mariam, una fra le mie più care
amiche, che ieri sera su skype a 400 Km di distanza, mi ha aiutata a
scegliere questo pezzo di “Parole da dedicarmi”, di
Nesli. Grazie
I love you!! xD
Spero
che l'abbiate gradito e, per chi
vuole leggere fra le righe, forse proprio da questi versi si
incomincia a presagire qualcosa..
Parlo
sempre troppo, cavolo!
Comunque,
nel prossimo capitolo, dopo
questa nottata passata alla stazione, Mirko e Ludovica ritorneranno
nella loro città (non mi chiedete quale sia,
perché non lo so,
sappiate solo che è sperduta! xD) e faremo la conoscenza di
Nick, il
fratello minore.
Grazie
a AlidaDreamer, Carocimi,
chefame93, kikkina97, laga92, MartiNile, manu07, t3s0r4, _passing
wind_ per aver inserito la storia fra le seguite e a acido clorico,
namina89 e SchwarzMeer483 per averla inserita fra le preferite!
Mi
fa sempre piacere ritrovare, ogni
tanto, persone che mi hanno seguita anche nelle storie precedenti! :)
Grazie
a tutte quante voi che state
leggendo questa storia!
Un bacione
grande, al prossimo chap!;)
|
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Capitolo 4 *** Per te ***
Capitolo
4. Per te
Fra il torace di
qualcuno e il sedile di un treno, scegliete sempre il primo.
Camminavo
dolorante per i corridoi, un giorno di riposo non era bastato a far
guarire la mia schiena dolorante.
Infatti, la
mattina presto dopo quella notte passata a dormire all'aperto, io e
Mirko eravamo saliti sul primo treno disponibile per tornare a casa e
io, ancora rintronata, avevo passato tutto il viaggio a dormire.
Una volta
arrivati, lui mi aveva svegliata e accompagnata fino a casa.
Niente
raffreddori o robe varie, solamente un dolore atroce alla schiena
provocato da quegli scomodissimi sedili.
Avevo passato il
pomeriggio sdraiata sul letto, ma quella mattina ero ancora piuttosto a
pezzi.
-Chi non muore
si rivede! -mi accolse Nadia al bar dell'università, mentre
ordinavo il mio solito cappuccino con il cacao sopra.
-Ciao, Nadia
-Dov'eravate
ieri tu e Mirko?
La guardai
storta e interdetta dalla sua deduzione -Cosa ti fa pensare che fossimo
insieme?
Mi
lanciò un sorrisetto malizioso. Forse era impazzita. O forse
il suo caffè era pesantemente corretto.
Non riuscii
comunque a esprimerle il mio disappunto perché due braccia
muscolose mi cinsero da dietro e due labbra mi stamparono un bacio sul
collo che per poco non mi fece rovesciare il cappuccino.
-Ciao,
principessa
Tutto ok: c'era
solo una persona che mi chiamava principessa.
-Riccardo -mi
voltai con un sorriso e immediatamente le sue labbra si chinarono sulle
mie.
-Ok, me ne vado
-fece Nadia finendo alla svelta di sorseggiare il suo caffè
(o qualunque altro strano alcolico ci fosse in quella tazzina
misteriosa) e si dileguò.
***
Nadia voleva
allontanarsi fulminea ma, appena fuori dal bar, incontrò
Mirko
-Hey -la
salutò -Già fatta la scorta mattutina di
caffè?
-Sì;
dentro ci sono Ludovica e Riccardo se vuoi fare colazione con qualcuno
-informò sarcastica
Mirko la
guardò sollevando un sopracciglio, poi spostò lo
sguardo sui piccioncini, osservando come, dentro a quel bar gremito di
gente, lui non facesse altro che baciarla e strusciarsi a lei
-Ma guardalo
-commentò -che esibizionista, mette in mostra la loro storia
come se fosse un oro vinto ai mondiali.
Questa volta fu
Nadia a sollevare un sopracciglio -E perché la cosa ti
dà così fastidio?
Lui si riscosse
e abbandonò lo sguardo omicida -Non mi piace quel tipo, non
la tratta come meriterebbe -rispose con disprezzo
In quel momento
gli squillò il telefono.
Dal sorriso
furbesco sul suo volto, anche Nadia capì chi fosse
l'interlocutore
-Giada? -fece
infatti lui
La ragazza
alzò gli occhi al cielo e si allontanò per
lasciare a Mirko la sua privacy. Le aveva parlato di Giada: era una
tipa che aveva conosciuto durante le serate nei locali e che,
occasionalmente “andava a trovare”. Niente di
serio, per il momento, anche se ormai era già da tanto che
continuavano a sentirsi. Lui comunque diceva che era solo
“sano sesso” e che Giada non era stata l'unica.
Mentre Nadia
rifletteva su queste bizzarre situazioni, vide Riccardo uscire dal bar,
diretto verso qualche aula probabilmente.
3...2...1...
Ed ecco anche
Ludovica spuntare fuori dalla folla, a passi lenti e con un'espressione
decisamente poco amichevole.
Come
volevasi dimostrare, pensò
Nadia. Lanciò uno sguardo a Mirko: anche lui l'aveva vista
-Ti richiamo
-disse al telefono, chiudendo la conversazione senza aggiungere altro e
dirigendosi verso Ludovica; Nadia lo imitò.
***
-Arrivano i
rinforzi -annunciò allegramente una voce alle mie spalle.
Perché
Mirko era sempre così dannatamente allegro? Mi faceva
un'invidia..
-Che ha fatto
stavolta? -mi chiese senza che io avessi proferito parola; forse la mia
espressione lugubre la diceva lunga
Nadia era al suo
fianco, e mi guardava preoccupata.
-Non mi ha
neanche chiesto dove sono stata ieri -sputai immediatamente il rospo,
volevo sfogarmi -E stasera ha da fare con Yan naturalmente, quindi non
può uscire con me! -sbuffai afflitta -Io non sono una di
quelle psicopatiche gelose e maniacali.. ma cavolo, tutte le volte che
gli propongo qualcosa io, ha sempre di meglio da fare!
-Ok -fece Nadia
poggiandomi una mano sul braccio -stasera vieni da me e ci vediamo un
bel film, che ne dici?
-Sì,
ma uno di quelli dove ammazzano tutti e volano teste a destra e a
sinistra -risposi con sguardo omicida
-Umh. Se proprio
vuoi -rispose deglutendo
-Eh no!
-intervenne Mirko -Volete davvero passare la serata sul divano ad
abbuffarvi di gelato? Piuttosto venite al Manhattan!
-Suonate
lì stasera? -chiese Nadia
Sollevai di
scatto lo sguardo su di lui: ma che amica ero? Mi resi conto solo in
quel momento che era da una vita che non andavo a sentirlo.
-Sì
-rispose
-Non so.. -fece
Nadia titubante; e la sua titubanza era dovuta a me.
-Ci saremo
sicuramente -promisi sforzandomi di sorridere; il sorriso di lui invece
venne fuori spontaneo e sincero
°°°
Era tanto che
non vedevo Nick così, appena ci incontrammo ci abbracciammo
-Ciao Lu! -fece
tutto contento mentre mi stritolava fra le sue braccia.
Aveva lo stesso
colore castano chiaro dei capelli di Mirko, ma i suoi occhi erano
scuri, a differenza di quelli verdi del fratello.
-Come stai? -gli
chiesi quando mi lasciò andare
-Bene, grazie, e
stasera mi sento carico come non mai
-E
perché?
-Non te l'ha
detto Mirko? Oggi cantiamo insieme
Nel loro gruppo
Nick era alla chitarra e capitava di rado che cantasse qualche strofa
insieme a Mirko.
-Una nuova
canzone? -chiesi non troppo meravigliata: Mirko mi aveva dato prova
innumerevoli volte della sua assurda capacità di sfornare
venti rime in meno di cinque secondi (rime sensate, si intende).
-Sì
-sorrise -parla di noi, l'abbiamo scritta a quattro mani
Sorrisi di
rimando, ben a conoscenza di cosa volesse dire: ogni volta che li
vedevo insieme, mi veniva voglia di avere una sorella. Era sbalorditivo
come dalla litigata più assurda, riprendessero dopo cinque
secondi ad andare d'amore e d'accordo come se niente fosse stato;
c'erano sempre l'uno per l'altro e si volevano un bene dell'anima
(anche se spesso se lo dimostravano facendo a cazzotti).
Mirko era legato
a lui come a nessun altro, e solo lui poteva dargli dell'idiota o
prenderlo a pugni; se qualcun altro si azzardava, gliene faceva passare
delle belle. Aveva sempre avuto questo grande istinto di protezione
verso Nick dacché lo conoscevo.
-Hey Nina,
giù le mani dal mio fratellino: è minorenne
Come volevasi
dimostrare; mi voltai a guardare Mirko, spuntato da chissà
dove -Lo so -risposi con disdetta -Se solo avesse qualche anno in
più... è molto più bello di te
-Lo dico sempre
anch'io -mi fece eco Nick
-Certo, e tu sei
una suora di clausura -ribatté con quel tono ironico che mi
dava i nervi, soprattutto se toccava certi argomenti
nel momento che io ero in una certasituazione.
-Piuttosto,
dov'è Ilary? -chiesi a Nick lasciando perdere quello stupido
essere che si ritrovava come fratello.
Ilary era la
ragazza di Nick da ormai un anno, ci eravamo conosciute proprio durante
una delle serate dei ragazzi; era simpatica e frizzante, ce la vedevo
bene insieme a lui.
-Là
-me la indicò, bella come sempre, che chiacchierava con
Nadia -Tra poco arriva anche mamma, vero? -chiese poi rivolto a Mirko,
mentre stappava la lattina di birra che aveva in mano
-Sì,
ero al telefono con lei poco fa, ha detto che era quasi arrivata.
Mamma?
-Mi sono persa
qualche pezzo? -chiesi -Viene anche Margaret? -Margaret era il nome
della loro madre, ma mi faceva strano pensare che anche lei sarebbe
venuta, non era mai successo.
-Sì
-rispose Mirko prendendo la birra di Nick e bevendone un sorso
-l'abbiamo chiamata apposta, sapeva che stavamo lavorando a questa
canzone e voleva sentirla -concluse porgendomi la lattina
Io la accettai
di buon grado, bevendone un sorso generoso e poi restituendola a Nick
-Bene -dissi
-adesso sono ancora più curiosa di sentirla
Nick mi sorrise
e, in quel momento, Margaret entrò nel locale.
Mirko la
chiamò a gran voce mentre io salutavo con la mano; arrivata
al nostro tavolo mi salutò calorosamente come al solito e
abbracciò i figli.
Nadia e Ilary si
avvicinarono e salutarono a loro volta la donna.
-Allora, come
state ragazze? -ci chiese mentre gli altri due si avvicinavano al
palchetto -A voi hanno anticipato qualche verso? -chiese con aria
complice
-Purtroppo no
-risposi -sappiamo solo che canteranno tutti e due
Dopo pochi
minuti i ragazzi cominciarono a suonare. Mirko mi aveva detto di
conoscere quasi tutti i ragazzi che ad ogni serata si mettevano
là davanti a cantare a memoria i loro testi; ormai qualche
faccia riuscivo a riconoscerla anch'io, erano amici più che
“spettatori”, e si potevano tranquillamente
incontrare tutti al bar o in piazza nel pomeriggio.
Conoscevo bene
le canzoni del loro gruppo, ma cercai di non farmi rapire troppo dal
ritmo e di partecipare alla conversazione.
Margaret aveva
un atteggiamento materno con noi, quasi come se fossimo state le figlie
femmine che non aveva mai avuto. Sin dalle prime volte che avevo
cominciato ad andare a casa di Mirko, mi aveva subito fatta sentire a
mio agio, e lo stesso aveva fatto con Ilary. Sorrisi mentre la
osservavo rivolgere spesso sguardi orgogliosi verso Nick e Mirko.
Finalmente,
arrivò la canzone tanto attesa.
Quando
l'annunciarono al microfono, qualcuno applaudì, contento che
avessero scritto qualcosa di nuovo. Margaret fu subito rapita dal
ritornello, con il quale si apriva il pezzo:
Io non
so cosa pensavi quelle notti con papà,
ma
grazie mamma ne hai fatti due su due
E due
su due, che comunque vada mio fratello ci sarà
Grazie
mamma.. grazie pà.
Era Nick a
cantarlo, e quel “grazie pà” gli
uscì con un'inevitabile traccia di amarezza.
Lanciai
un'occhiata di sbieco a Margaret che sorrideva, negli occhi lo sguardo
di chi ne ha passate tante.
La canzone
raccontava di loro, del macello che facevano in casa; mi piacque
particolarmente una frase, che cantarono insieme: “questo
è mio fratello, bello, sarà dura per chi me lo
tocca!”
L'ho
già detto che mi facevano rimpiangere di essere figlia
unica?! Guardai Mirko sorridere mentre posava una mano sulla spalla del
fratello e cantava uno degli ultimi versi:
Salute
a mio frate,
brindate
a due vite mai separate
lite
dopo lite e partite finite a mazzate
quando
non c'era il grano passavamo a Milano l'estate
uno
spasso lo stesso se la memoria non m'inganna
successo
o non successo la gloria va a mamma
Poi
partì Nick:
C'hai
messo al mondo e dato vita ad ogni sogno che ho
una
volta può essere fortuna, la seconda no!
Cantarono di
nuovo il ritornello, stavolta insieme, ma Mirko evitò le
ultime parole, “grazie pà”. Doveva
averlo ferito molto il suo abbandono..
Margaret
andò incontro ai due ragazzi mentre tornavano da noi, e li
strinse in un abbraccio affettuoso e commovente; qualcuno si
radunò attorno a loro per complimentarsi e ci furono
numerose pacche sulle spalle.
-Allora? -mi
chiese poi Mirko piombando nel posto libero accanto a me.
-Allora
è una delle vostre canzoni più belle -mi
complimentai e lui sorrise.
Poco dopo,
Margaret annunciò che doveva tornare a casa, e Nick e Ilary
ne approfittarono per farsi dare un passaggio.
Rimanemmo io,
Nadia e Mirko; Nadia aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma mi accorsi
che di tanto in tanto lanciava occhiate furtive verso la folla.
Tentai di capire
se stesse guardando qualcuno in particolare, ma non ci riuscii.
-Vado a
prendermi qualcosa da bere -annunciò a un tratto -Voi volete
qualcosa?
-Un bicchiere
d'acqua, se non ti scoccia -rispose Mirko
Nadia
annuì e si voltò verso di me -Tu?
-Sono a posto,
grazie -risposi, poi lei si allontanò.
Guardai Mirko,
stupita dal fatto che avesse chiesto acqua e non birra come al solito
(probabilmente aveva la gola secca) e solo allora mi accorsi che stava
sfogliando un quaderno verde scuro, di quelli piccoli ma alti.
-Che
cos'è? -chiesi non avendolo mai visto prima.
Lui
alzò lo sguardo su di me -Niente, è solo un
quaderno dove ho scritto gli appunti di tutte le canzoni partorite fin
ora
-Sul serio?
-domandai allungando avidamente un braccio; lui me lo porse annuendo e
io cominciai a sfogliarlo.
Tutti i testi li
scriveva lui, gli altri lo aiutavano con la musica e infatti quelle
pagine erano piene della sua grafia, di scarabocchi, correzioni e di
tanto in tanto qualche disegnino; solo nelle ultime due pagine c'era
anche la grafia di Nick.
-Con
quest'ultima canzone -disse lui alludendo a quella appena cantata
-è finito il quaderno
-Ci sono proprio
tutte -constatai, con gli occhi probabilmente tre volte più
grandi del normale -Che ne farai adesso?
Lui
scrollò le spalle, e mi guardò un attimo prima di
rispondere -Puoi tenerlo tu, se vuoi
Forse si capiva
dal modo in cui stringevo quel quaderno tra le mani, nemmeno fosse
stato un tesoro prezioso e fragilissimo, o forse dal modo in cui lo
guardavo, fatto sta che Mirko, come al solito, mi aveva capita senza
che io avessi detto niente.
Mi
spuntò un sorriso lungo da un orecchio all'altro sul viso
-Grazie, Mirko! -esultai alzandomi per andarlo ad abbracciare.
-Quando
sarò famoso, pieno di soldi e di donne, potrai rivenderlo e
farci i miliardi -rispose rovinando completamente il mio entusiasmo.
Mi stavo
allontanando per guardarlo male, quando parlò una voce
sconosciuta alle nostre spalle -Pieno di donne lo sei già, a
quanto pare.
Voleva sembrare
divertita, ma tradiva una traccia inconfondibile di gelosia e stizza.
Guardai la ragazza che l'aveva pronunciata: occhi scuri, capelli tinti
con una strana sfumatura di viola, tacchi a spillo neri e luccicanti, e
una mano su un fianco per darsi importanza
-Giada -fece
Mirko alzandosi con tranquillità.
Questa Giada
l'avevo già sentita nominare, ma non ricordavo bene chi
fosse.. be', impossibile ricordarsi tutte le donne di Mirko! Fatto sta
che questa mi stava squadrando da capo a piedi, neanche fossi
chissà quale rifiuto della società; inarcai un
sopracciglio, perplessa.
Quando decise di
avermi scandagliata abbastanza, si avvicinò o meglio,
sculettò verso Mirko, aggredendolo (a mio parere) con le
labbra.
Lui comunque
rispose prontamente; decisi di girarmi dall'altra parte e vidi Nadia
che tornava con una Coca-cola e un bicchiere d'acqua in mano.
Quando anche lei
vide la scena, posò il bicchiere sul tavolo e mi
lanciò uno sguardo come dire “che palle”.
-L'acqua
-annunciò con un tono di voce più alto del normale
La piovra si
staccò da Mirko e lui vide il bicchiere -Ah, grazie
-rispose, come se se lo fosse scordato.
Era una
situazione piuttosto strana: noi tre tutte in silenzio, con Giada che
alternava sguardi assassini a me e a Nadia a sguardi pieni di desiderio
non platonico verso Mirko; Nadia che continuava a guardare verso il
bancone e io che stringevo quel quadernino tra le mani.
Mirko invece
sembrava come al solito tranquillissimo, mentre si dissetava passando
con noncuranza una braccio sulla vita di Giada.
Stavo quasi
pensando di chiedere a Giada chi fosse il suo parrucchiere, quando
Nadia mi afferrò per un braccio -Noi andiamo
-annunciò
-Eh? -domandai
-Andiamo
-rispose -Dobbiamo andare -e mi lanciò uno sguardo alla
“se non lo fai ti ammazzo”.
-Ok.. -risposi
-Di
già? -fece Mirko guadagnandosi a sua volta un'occhiata
assassina da Giada -Ma restate un altro po', no? Non fate come il mio
fratellino!
-A domani! -fu
la risposta di Nadia, che mi trascinò via.
Ma era diventata
una moda? Tutta la gente che si metteva a correre, aveva il vizio di
portarsi dietro anche me, e io ogni volta ci rischiavo le gambe a furia
di inciampare e pestarmi i piedi da sola.
Prima di uscire
però mi voltai, vedendo che Jason, il bassista del gruppo,
si era avvicinato a loro: che fosse la causa del panico improvviso di
Nadia?
Mentre le porte
si chiudevano dietro di noi e la nostra uscita alla velocità
della luce, mi accorsi che anche Mirko stava guardando verso di noi,
anzi, verso di me.
°°°
-Chi era?
-Chi?
-Quella. Una tua
amica?
Mirko
sbuffò mentre metteva in moto l'auto; non era passato tanto
tempo da quando Nadia e Ludovica se ne erano andate, e ora lui e Giada
stavano facendo lo stesso.
-Non
fraintendere -fece allora la ragazza -Non sono gelosa, era solo per..
sapere -precisò fingendo di controllare lo smalto alle
unghie -Lo so che ti vedi pure con altre..
-E' la mia
migliore amica -rispose lui partendo -Tutto qui.
-Quindi non..?
-Non ci faccio
sesso, Giada -rispose lui scocciato dalla piega presa dalla
conversazione -Non con Nina.. quali sono invece i nostri programmi per
la serata? -chiese, adesso sorridendo
Lei sorrise
maliziosa, accarezzandogli una coscia -Dimmelo tu.. io ho casa libera
-Perfetto
-rispose lui svoltando di colpo a destra per andare da lei.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Eccoci
qua :D
Allora,
intanto vi presento ufficialmente Nick alias fratellino di Mirko e
Margaret Dolce Mamma: NICK - MARGARET
I
versi appartengono alla canzone che J-ax e Grido hanno scritto insieme,
“Due su due”. E' stato il rapporto di questi due
cantanti (fratelli sul serio!) ad ispirarmi parte di questa storia,
ovvero quella che riguarda Mirko e Nick. La scelta di Milano come loro
città natale, è stata dettata da questi versi,
che avevo in mente di aggiungere a questa storia fin dall'inizio :)
Nel
prossimo capitolo parleremo un pochino, ma giusto un pochino e anche in
modo abbastanza sfuggevole del passato di Mirko..
Non
scordatevi di Giada: come avete visto è moooolto gelosa di
Mirko anche se cerca di non darlo a vedere.. la rivedremo ;) Intanto se
siete curiose, eccola qui: GIADA
Riccardo
è il solito, in questo capitolo l'ho nominato poco, ma penso
sia evidente il disprezzo che Nadia e Mirko nutrono nei suoi
confronti.. e voi?? Immagino le risposte!
Grazie
a chi ha inserito la storia fra i preferiti, le seguite o le storie da
ricordare! Grazie anche a chi legge in silenzio :)
Un
bacione a tutte, buon fine giugno =D
|
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Capitolo 5 *** L'incenso ***
Capitolo
5. L'incenso
-Ti
faccio io l'esame che hai domani
-No
In
effetti, non era una cosa fattibile;
provai con qualcos'altro.
-Ti
regalo quel DVD che ti piaceva
tanto
Nadia
tentennò per qualche istante,
poi immerse di nuovo il viso nella sua rivista -No
-Ti
offro la colazione per un mese!
-esclamai, allo stremo
Lei
mi guardò come se fossi pazza
-Secondo te io sono qui per farmi offrire cibo? -chiese pedalando
più
forte sulla cyclette.
Mi
rassegnai, in piedi davanti a lei,
chinando la testa sul manubrio che non stava tenendo, impegnata a
leggere di chissà quali stupidi pettegolezzi; pettegolezzi
che, sono
sicura, non interessavano nemmeno a lei, era solo un modo per
evitarmi.
Eravamo
in palestra, e fra 10 minuti
sarebbe iniziato il mio allenamento di kick: avevo poco tempo per
farle sputare il rospo.
-Perché
non me lo vuoi dire? Hai paura
che glielo vada a ridire?
Lei
non rispose.
-So
chi è -dissi allora, ma lei fece
spallucce. No, cara, non è un bluff,
pensai -è Jason
Nadia
si fermò di botto, guardandomi
con gli occhi sgranati -Come..?
Centro!
-Ieri
sera mi hai trascinata via come
una furia appena è arrivato e non hai detto una parola per
tutto il
tragitto! -poi mi accigliai -Ma perché hai paura che gli
vada a
spifferare che ti interessa?
Le
ci volle un po' di tempo per
riprendersi dallo schock, poi scosse la testa -Non è per
quello. E'
che lui è amico di Mirko, tu sei amicissima di Mirko, tu e
Mirko vi
dite tutto.. fai due più due.
Io
annuii, capendo perfettamente: aveva
paura che lo dicessi a Mirko e che Mirko Lingua Lunga lo andasse a
ridire al diretto interessato -Tranquilla, terrò la bocca
chiusa.
Comunque scappare in quel modo ogni volta che ti si avvicina, non mi
sembra un buon modo per arrivare a lui..
Ok
che in amore vince chi fugge, ma
fino a un certo punto.
Nadia
scosse la testa e i riccioli
d'oro raccolti nella lunga coda di cavallo ondeggiarono -Io non gli
interesso
-Ma
nemmeno ti conosce! -risposi. Io
stessa lo conoscevo veramente poco
-Ed
è meglio così
-Come?!
Attenzione,
troppa attività sportiva
danneggia i neuroni.
-Io
sono sempre l'amica -dichiarò
allora alzandosi -sono l'amica per te, sono l'amica per Mirko. Io
sono l'amica di tutti. Solo una volta un ragazzo ha voluto
più di
una semplice amicizia da me, ed è scappato due mesi dopo:
questo ti
dovrebbe far capire perché stavolta ho deciso di scappare
prima io.
Rimasi
sbalordita. E' vero, in tanti
anni che conoscevo Nadia aveva avuto solo un ragazzo, ma la cosa non
era mai sembrata pesarle, anzi, diceva di star bene. Adesso invece di
colpo subentrava tutta quest'amarezza.. un attimo.
Ma
se fossi stata io ad accorgermene
solo in quel momento perché me lo stava dicendo? Se invece
fosse già
da tanto che la mia amica stava male e io non me ne fossi nemmeno
resa conto?
Mi
sentii d'un tratto schifata da me
stessa, e avvertii una leggera nausea. Sì: il mio corpo
rispondeva
prontamente a qualsiasi stato d'animo provassi.
-Tu
non hai mai avuto problemi a
trovarti un ragazzo -continuò Nadia, mentre io ascoltavo,
impotente-
quando stavi da sola era perché lo decidevi tu: non puoi
sapere come
sia sentirsi sconfitti in anticipo
-Non
devi -recuperai l'uso della parola
e mi appoggiai nuovamente al manubrio -Se sei tu la prima a pensare
che non potrai piacere mai a nessuno, parti già con il piede
sbagliato. Ok, fin ora non è andata troppo bene, ma chi ti
dice che
non potrà essere diverso? Se scappi e non gli dai nemmeno il
tempo
di fargli vedere che esisti, è ovvio che non ti
noterà mai
Lei
sospirò -Non lo so.. non voglio
forzare la cosa
-Va
bene, ma allora non sabotarla
nemmeno
Con
questo riuscii a strapparle un
sorriso -Va bene, dai.. la prossima volta vediamo
-Brava!
-Io
ho finito qui -disse spegnendo il
monitor della cyclette -Tu hai kick adesso?
-Sì!
Con me! -esclamò qualcuno alle
nostre spalle: ci girammo trovando Mirko in tenuta sportiva che era
appena entrato
-Cosa?
-chiesi incredula
-La
lezione di prova -spiegò
avvicinandosi, allegro neanche avesse vinto alla lotteria -quella
è
gratuita, quindi ho deciso di sfruttarla per vedere se è
vero che
sei più brava di me a spaccare la faccia alla gente -sorrise
con
aria di superiorità
Insolente
e presuntuoso!
-Il
primo a cui la spacco oggi sarai
tu, puoi giurarci
-Cominciate
a farmi paura -confessò
Nadia -mi dileguo! Buona scazzottata
-Grazie
-Mirko la salutò con un cenno
della mano
Prima
di andarsene però Nadia mi
rivolse uno sguardo eloquente, che ricambiai: non una parola con lui
riguardo a Jason.
Jason..
in effetti tutte le volte che
andavamo a sentire Mirko nei vari locali c'era sempre stata anche
Nadia, nonostante odiasse il rap. Ma che razza di amica ero,
così
cieca di fronte all'evidenza!
-Entriamo?
-mi chiese Mirko serafico
Lo
guardai immaginando di tagliarlo in
tanti pezzettini fini fini -Non farai sul serio, spero. Oggi rischi
di brutto -minacciai infilandomi i guantoni mentre mi dirigevo verso
la sala.
Lui
mi seguì -Mr. Figo?
-Riccardo
-corressi fra i denti, stanca
di sentire quel soprannome -e comunque no, lui non c'entra.
Non
ebbe tempo di chiedermi cos'altro
avessi perché l'allenatore, Luca, lo accolse subito,
sperando di
poter farlo diventare un cliente fisso. Illuso.
Salutai
gli altri e cominciammo il
consueto riscaldamento. Ricordo che la prima volta, già dopo
i primi
venti minuti imploravo pietà: tutte quelle serie di
addominali,
flessioni, scatti, squot, pesi e robe varie mi avevano uccisa. Per
Mirko invece sembrava una cosa normale, quasi come se appena alzato
ogni mattina si mettesse a sollevare i mobili di casa mentre Nick ci
spazzava sotto con un grembiulino a pallini (dovetti fermarmi a
metà
di uno scatto nel tentativo di bloccare le risate che quest'immagine
mentale mi provocò). Mirko mi guardò un po'
strano, per niente
affaticato.
Luca
ci distribuì poi a coppie,
facendo mettere a me i guanti normali e a Mirko quelli da parata:
dovevo prenderlo a pugni sui guanti.
-Ora
vediamo di cosa sei capace -mi
provocò
-Non
sai quanto te ne pentirai -risposi
io, che avevo proprio voglia di tirare una bella scarica.
Al
via di Luca cominciai, sentendo i
suoi occhi verdi addosso, che seguivano ogni mio movimento, ma
concentrandomi solo sui suoi guanti.
..E'
frustrante quando ti alleni da
tanto e il novellino della situazione non indietreggia nemmeno un
pochino sotto i tuoi pugni.
Quando
Luca annunciò il cambio mi
levai i guanti con aria torva, senza nemmeno guardarlo.
-Me
lo vuoi dire che hai? -mi chiese
mentre mi passava quelli da parata
-Mi
hai parata senza difficoltà
-risposi
-Questo
lo credi tu -rispose -e
comunque sono sicuro che ci sia dell'altro
Lo
guardai storta, e lui mi esortò con
uno sguardo.
-Via!
-esclamò Luca
Sollevai
i guanti, in attesa dei suoi
pugni. Mi guardò ancora per qualche istante, poi si decise a
cominciare.
-Se
non c'entra Mr. Figo allora cos'è?
-Non
c'è solo Riccardo nella mia vita
-risposi indignata -Anzi, per la cronaca ha accettato il mio invito a
casa mia, stasera
-Wow.
Gli cucini qualcosa o passate
direttamente alla parte interessante?
-Ordinerò
due pizze -risposi e lui
ghignò, ben a conoscenza delle mie scarse doti culinarie.
Mi
accorsi in quel momento che non
stavo faticando quasi per niente a parare i suoi pugni e mi sentii
fiera.. fino a quando realizzai che non li stava tirando nemmeno alla
metà della forza con cui avrebbe fatto di solito
-Mirko!
-sbuffai
-Che
c'è?
-Non
stai tirando
-Sì,
invece
-Ti
odio
Sorrise
-Sono solo più forte di te,
Nina, niente di nuovo
L'ho
già detto che mi faceva saltare i
nervi?
A
quel punto Luca si avvicinò
fermandoci mentre gli altri continuavano con l'esercizio.
-Perché
non fate un po' di sparring?
-ci chiese -Così Mirko può vedere davvero
com'è
-Con
piacere -risposi contenta di avere
un'occasione per spaccargli la faccia come si deve.
Ci
mettemmo i parastinchi, lasciando
però da parte paradenti e casco.
-Prima
le donne -fece lui atteggiandosi
a gentiluomo in posizione di guardia.
-Come
ti pare -risposi avventandomi su
di lui con un sinistro che parò immediatamente; provai con
un
destro, ma non andò a buon fine nemmeno quello.
Mi
tirò un gancio che evitai con un
pendolo, ma non aveva l'intenzione di essere un colpo vero.
-Picchia
davvero -lo esortai -sono più
dura di quello che sembra
-Oh,
questo lo so -rispose tirandomi un
montante con la stessa scarsa potenza; dopodiché
però mi arrivò un
diretto basso sugli addominali che non mi fece male, ma che ebbe
l'effetto di farmi incavolare ancora di più per non averlo
nemmeno
visto.
-Non
mi hai ancora detto cos'hai -mi
ricordò
-Nadia
-dissi allora allontanandomi di
qualche passo per riprendere fiato; lui non mi seguì,
lasciandomi il
tempo per riprendermi -Non mi sono accorta che le piacesse un tipo,
nonostante ci stesse malissimo e nonostante la cosa fosse sotto il
mio naso -spiegai senza dare dettagli -mi sento una stronza -a quel
punto ripartii, tirandogli un calcio laterale che parò con
scioltezza; allora mi avvicinai pronta a lanciare un altro pungo ma
lui mi bloccò, aggirandomi e tenendo stretti i miei polsi
fra i suoi
avambracci e il mio torace, in quello che sarebbe sembrato un
abbraccio se non fossimo stati su un ring a prenderci a botte.
-Ma..!
-protestai
-Devi
essere più svelta -mi spiegò;
non mi stava canzonando, suonava più come un semplice
consiglio -E
quando uno ti afferra così da dietro, devi tirargli una
capocciata
sul naso; a quel punto lui allenterà fisiologicamente la
presa, e tu
potrai girarti e finirlo -sorrise, lasciandomi andare.
Lui
che dava consigli a me? No, questa
non la potevo tollerare.
-Non
mi servono le tue tecniche
-replicai -ho le mie
Avanzai
di scatto, cogliendolo di
sorpresa e mettendo un piede dietro la sua gamba mentre gli tiravo un
montante; lui, con la guardia abbassata, indietreggiò
d'istinto,
evitando il colpo ma cadendo così nello sgambetto che gli
avevo
teso.
Mi
godetti per un attimo la visuale di
lui a terra con un'espressione sbigottita.
-Per
oggi basta, ragazzi! -esclamò a
un tratto Luca; il tempo era volato, peccato che avessimo potuto fare
solo un round.
-Chi
era il più forte? -domandai
soddisfatta inginocchiandomi accanto a lui
-Lo
sgambetto non è leale -mi ricordò
Io
scrollai le spalle -Per strada non
conta -lo citai con una certa soddisfazione.
Salutammo
Luca e gli altri, poi ci
dirigemmo ognuno nel proprio spogliatoio.
Ripensai
a Nadia, e me la immaginai con
Jason: non stonavano per niente, anzi. Lui, il bassista tenebroso e
lei, la giovane donzella malinconica. Sembrava addirittura il titolo
di un romanzo!
Ma
adesso entrava in gioco il mio di
romanzo: dovevo sbrigarmi, avevo giusto il tempo di arrivare a casa,
farmi una doccia veloce, preparare la camera e ordinare le pizze.
Recuperata
la giacca e sistemato il
borsone, uscii; Mirko era già lì che mi aspettava.
-Elettrizzata
per la cena con Mr. Figo?
-mi chiese.
Possibile
che mi si leggesse così bene
in faccia?
-Ho
in mente un bel programmino
-risposi mentre cominciavamo a camminare
-E
cioè?
-Ho
comprato dello spumante e dei
petali di rosa finti -spiegai
Immancabilmente,
lui scoppiò a ridere
-Petali
di rosa? -domandò -scommetto
che li vuoi mettere sul letto, e magari brucerai anche un po' di
incenso
-Cretino
-risposi
Anche
secondo me l'idea non era proprio
un granché ma a mali estremi.... Insomma, non potevo
continuare a
stare con il ragazzo più bello del mondo senza venire
nemmeno una
volta, che diamine!
-Lo
sai che non è così che risolverai
il problema, vero? Dovrebbe fare qualcosa lui: il problema è
suo,
non è tuo, te l'ho già detto -corrugò
le sopracciglia pensieroso
-O forse sei tu che sei troppo brava a letto, e quel poveretto non
riesce a durare più di 10 secondi
-Mirko!
-gridai scandalizzata
-Posso
provare anch'io? Sembra
interessante -chiese guadagnandosi una sonora pacca sul braccio. Mi
domandai quanti lividi si fosse guadagnato da me a causa di quelle
battutine oscene.
-Stasera
faremo scintille su quel letto
-dichiarai risoluta
-Per
merito dei petali di rosa e
dell'incenso?
-Ma
sei tu che hai parlato d'incenso!
Grazie
a Dio eravamo arrivati al suo
motorino.
-Ti
serve un passaggio? -mi chiese
-Così hai più tempo per asfissiare la casa con
quella roba da
preti.
Alzai
gli occhi al cielo, ma decisi
comunque di salire in sella, allacciandomi il casco che mi porgeva.
Non
ho ancora scelto la biancheria
da indossare.. pensai, giusto un attimo prima che Mirko
partisse
con un rombo, costringendomi ad aggrapparmi alla sua schiena per non
finire dritta per terra.
-Ci
sei? -mi chiese voltandosi appena,
avendo sentito quella stretta improvvisa
-Ho
rischiato seriamente di non esserci
-risposi
-Reggiti,
allora -rispose mentre
accelerava -Mr. Figo non può aspettare
-Fermo!
-gli gridai -E' rosso!
Come
non detto. Dopo il terzo semaforo
a cui non badava, mi rassegnai e valutai se cominciare a pregare per
arrivare intera alla mia notte magica.
Dopo
pochissimo tempo, eravamo
finalmente arrivati.
-Eccoti
qua, persino in anticipo
-gongolò
-Ma
se non sai nemmeno a che ora è
l'appuntamento -ribattei, ma lui non mi stava ascoltando, distratto
da qualcosa che doveva essere molto più interessante di me e
Riccardo, appena dietro le mie spalle.
-E'
una bicicletta quella appoggiata al
muro? -mi chiese mentre io mi giravo per seguire il suo sguardo,
incontrando la mia vecchia ma bellissima bicicletta che avevo sin da
adolescente.
-Sì
-risposi con un sorriso -l'ho
tirata fuori dallo sgabuzzino qualche giorno fa, per farle prendere
un po' d'aria.
-Non
la usi mai? -mi chiese
-Se
l'avessi fatto mi avrebbero già
arrotata
-Jason
ha una casa in campagna -mi
disse, d'un tratto tutto entusiasta -ieri sera mi ha detto che aveva
intenzione di andarci in questi giorni: che ne dici se andiamo con
lui con le biciclette?
-Anche
tu ne hai una? -mi meravigliai
-Ce
l'abbiamo sia io che Nick -rispose
-Allora, ti va?
-Certo!
-esultai, poi ci pensai un
momento -ma...?
-No
-rispose ancora prima che gli
avessi chiesto qualsiasi cosa -Quelli che si chiamano Mr. Figo non
possono venire.
Sbuffai,
mi dava fastidio tutto questo
astio -Ti stavo per chiedere se potevo dirlo anche a Nadia. A lei..
piace moltissimo andare in bici -dissi, chiedendomi se ne avesse una.
Be',
in ogni caso sarebbe stata una
buona occasione per lei e Jason.
-Certo!
Andiamo domani dopo
l'università?
-Sì,
spero vada bene anche per lei..
-Ok,
ora ti lascio alle cose idiote.
Buona serata
-Vai
a quel paese -fu il mio unico
saluto.
Lui
rispose con una risata, mentre
tornava sul motorino.
°°°
Mi
guardai allo specchio, stretta in
quel tubino rosso che non so nemmeno da dove fosse uscito fuori. (FOTO)
Be',
almeno stando in casa, il problema dei tacchi era risolto.
Sinceramente
quella mise elegante non
mi faceva impazzire, non era nel mio stile come aveva detto Mirko, ma
a Riccardo piaceva tanto, così..
Le
pizze erano già in tavola, ancora
nelle scatole per evitare che si freddassero, lo spumante in frigo e
i petali sul letto. Mancava solo lui..
Guardai
di nuovo l'orologio (era circa
la quarta volta in due minuti), e in quel momento mi squillò
il
cellulare.
Leggendo
sul display il nome di
Riccardo, sorrisi: probabilmente era in ritardo, e voleva avvertirmi.
Che carino.
-Pronto?
-Ciao
principessa -di nuovo quel
nomignolo che, dovevo ammetterlo, non mi piaceva poi così
tanto
-Senti, hai già preparato la cena?
Rimasi
un attimo interdetta -Emh.. ho
ordinato le pizze, sì.
Lo
sentii sospirare -Scusami, dovevo
avvertirti prima, ma l'ho saputo adesso anch'io: devo correre
all'allenamento di rugby, fra qualche giorno giochiamo una partita
importante e..
Non
sentii niente di tutto quello che
mi disse; mi accorsi solamente che qualche minuto dopo gli stavo
dicendo, in automatico come un disco registrato che no, non si doveva
preoccupare, che sarebbe stato per un'altra volta e che gli auguravo
una buona nottata.
Clic.
Guardai
di nuovo le pizze, poi la mia
immagine riflessa nello specchio, tirata a lucido, le rose sul
letto..
Neanche
fossi stata Rocky, mi diressi
verso la mia camera, e cominciai a far volare le coperte dalla
finestra, petali compresi.
Vaffanculo.
Tu e le tue balle.
Non
contenta, tirai un calcio sul
letto, beccando l'asse di legno e vedendo tutto il Firmamento dal
dolore. Mi sdraiai sul materasso spoglio, tenendomi la gamba
dolorante fra le mani e piangendo dal dolore; il dolore emotivo, non
fisico.
Perché
dire che fossi frustrata era
poco: possibile che fossi così poco interessante per lui da
trovare
sempre una scusa per evitarmi quando aveva di meglio da fare?
Andiamo,
le partite della scuola
sarebbero iniziate di lì a un mese, lo sapevo persino io che
me ne
stra fregavo del rugby.
Non
volevo credere che fosse come
diceva Mirko, non era possibile. Riccardo non era stronzo fino a
questo punto. Giusto?
Un
senso di abbandono, si impadronì di
me come uno tsunami della terra, e mi sentii travolta, dalle lacrime
e dalla solitudine. C'era un silenzio assordante in quella cazzo di
casa e per la prima volta in tutta la mia vita rimpiansi di aver
deciso di lasciare casa dei miei; pensai se chiamare Mirko, Nadia,
qualcuno.. ma poi mi dissi che non era giusto pensare che le loro
vite potessero ruotare attorno a me.
Il
problema era mio, mio e solo mio. E
a questo se ne aggiungeva anche un altro: non avevo idea di come
risolverlo.
Come
facevo a rendermi più
interessante agli occhi di un ragazzo che ha già tutto?
Soldi,
macchina sportiva, donne allupate che gli sbavavano dietro..
Sentivo
che lo stavo perdendo, e non
sapevo cosa fare per cambiare la situazione: era terribile.
Mi
strinsi le braccia al petto, non
sapevo da quanto fossi lì, sdraiata, ma stavo cominciando a
sentire
freddo; nell'armadio avevo altre coperte, ma decisi piuttosto di
aspettare che il sonno arrivasse.
Domani
sarebbe stato un altro giorno, e
avrei trovato un modo per uscire da quello schifo di situazione.
***
Quando
Mirko tornò a casa, trovò sua
madre e Nick sul divano a guardare un album di fotografie; non appena
i due si accorsero della sua presenza, quattro occhi si puntarono su
di lui, e nessuno disse niente.
-Heilà
-esordì lui levandosi la
giacca -Che combinate?
-Niente
-si riprese Magaret chiudendo
l'album -Vecchie foto
-Di
chi? -chiese il ragazzo
Vide
che Nick e Margaret si scambiarono
uno sguardo, poi suo fratello sospirò -Di nostro padre,
quando era
ancora qui.
Il
ragazzo si bloccò, lasciando per
qualche istante lo sguardo inchiodato sul fratello, per poi spostarlo
sulla madre, che teneva ancora l'album.
-Perché?
-Io
non me lo ricordo -fece allora Nick
scrollando le spalle -ero solo curioso, tutto qui
-Non
dovresti -ribatté Mirko con
amarezza, forse anche con rimprovero
-Mirko
-lo riprese Margaret
-No!
-insistette lui -Dopo che gli
abbiamo raccontato tutto quello che ha fatto, anzi che ci ha fatto,
non dovrebbe proprio!
-Invece
ne ha tutto il diritto -ribatté
la donna -e comunque, noi gli abbiamo raccontato che se n'è
andato
-aggiunse con uno sguardo che sottintendeva una miriade di
significati nascosti, vicende celate; Mirko abbassò un
momento lo
sguardo, poi tornò alla carica
-Ma
per quale assurdo motivo dovrebbe
volerlo?
-Perché
tu l'hai conosciuto -rispose
Nick, ignaro di quello strano sguardo che i due si erano scambiati,
cominciando ad alterarsi -Io invece di lui so solo quello che mi
avete detto voi
-E
pensi siano balle? -domandò con
risentimento; Margaret però deglutì, sentendo
d'un tratto la gola
secca.
-Certo
che no! Ma permetti che un po'
mi manchi? Tu hai avuto l'opportunità di conoscerlo, e ora
lo odi;
io non l'ho avuta, ed è per questo che continuo a fare
domande.
Mirko
sospirò massaggiandosi le tempie
-Tu sei fortunato a non ricordarti niente, non lo capisci? -poi si
rivolse alla madre -E tu perché lo appoggi?
-Io
odio quell'uomo almeno quanto te
per ciò che ha fatto -rispose lei -ma è giusto
che Nick abbia delle
domande, ed è giusto che io gli risponda.
-Come
vi pare -rispose il ragazzo -ma
se dovete continuare a parlare di lui, è meglio che io me ne
vada a
letto -concluse andandosene in camera.
Sdraiato
sul letto, ripensò a
quell'assurda situazione e scosse la testa. Non era bello mentire al
fratello, ma la verità sarebbe stata di gran lunga peggiore.
Margaret
era d'accordo con lui.. ma
allora perché continuava a dare a Nick elementi per
ricostruire il
puzzle? Ok, era impossibile che ci arrivasse da solo, era troppo
piccolo per ricordare, però..
Sospirò,
e decise di lasciar volare la
mente altrove. C'era anche qualcos'altro di assurdo: le rose e
l'incenso di Ludovica.
Si
stupì di come si ritrovò a dover
soffocare una risata al pensiero, nonostante l'incazzatura per Nick
che continuava a chiedere del padre; poi però un retrogusto
di
amarezza gli salì in gola e non era dovuto alla situazione
familiare
ma al pensiero del deficiente con cui stava Nina.
Non
se la meritava. Non se la meritava
per niente.
**********************************
Mirko
e Margaret non la raccontano
giusta sull'abbandono del padre.. ma cos'è che li spinge a
mentire?
Cos'è che può essere più brutto
dell'abbandono?
Ovviamente
lo scoprirete andando avanti
con la storia xD Nadia invece ha svelato la sua cotta per Jason..
vedremo poi come se la caveranno in bicicletta!
Grazie
alle 25 perone che hanno
inserito la storia fra le seguite e alle 11 che l'hanno inserita fra
i preferiti! Grazie davvero tanto e grazie anche a chi legge in
silenzio.
Un
bacione a tutte voi! :)
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Capitolo 6 *** Rincorrendo il sole ***
Capitolo
6. Rincorrendo il sole
DRIIIIIIIIIIN!
Il
gallo cantò felice nell'aperta
campagna.
DRIIIIIIIIIN!
La
gente cominciò a svegliarsi,
respirando l'aria fresca.
DRIIIIIIIIIN!
Il
gallo non smetteva di cantare, e
qualcuno uscì con un fucile..
BAM!BAM!
Poi
dicono che la campagna è un
toccasana per i nervi tesi!
..Ma
quel rumore non era esattamente
uno sparo, sembrava più un..
TOC,
TOC.
-Nina,
vuoi aprire?
Che
diavolo ci faceva Mirko in mezzo ad
una sparatoria? E che ci faceva la mia cameretta nel bel mezzo della
campagna?
Sbattendo
due volte le palpebre, mi
resi conto piano piano di aver sognato e che non ero in campagna, ma
in camera mia.. e soprattutto che non c'era nessun gallo.
-Vic,
facci entrare! -ecco anche la
voce di Nadia. Mi misi pigramente a sedere, sentendomi tutta
congelata e rattrappita.
-Stai
bene? -chiese Mirko -Guarda che
sfondo la porta
Sfondare
la porta? Ma era impazzito? E
cos'era tutta quella preoccupazione?
Solo
dopo qualche istante riuscii a
collegare: avevo freddo perché non avevo le coperte, che si
trovavano proprio nel bel mezzo della strada, scaraventate
giù dalla
finestra dopo che Riccardo..
Mi
strinsi di nuovo le braccia al
petto, sentendo le guance umide: avevo continuato a piangere anche
nel sonno.
-Ok,
al tre la sfondo -decretò Mirko
-Uno..
Mi
decisi ad alzarmi -Arrivo -gracchiai
nella classica voce da trans tipica di ogni mia mattina.
Se
non altro lui fermò il countdown e
mi diede il tempo di arrivare e aprire la porta; appena mi videro, i
miei amici sgranarono gli occhi.
Capii
subito perché: avevo ancora
addosso il tubino della sera prima, quello che Riccardo non aveva mai
visto e che adesso era tutto arruffato e spiegazzato. I capelli erano
più simili a un cespuglio, e le lacrime erano scivolate
sulle guance
portandosi dietro lunghe strisciate di trucco.
Sospirai
-Sì, lo so, sono uno schifo,
adesso potete anche smetterla di guardarmi così.
-Ma
che è successo? -domandò Nadia
-Che
ti ha fatto quello stronzo? -mi
chiese Mirko con rabbia, entrando senza troppi complimenti e
prendendomi delicatamente per le spalle
-Il
solito -risposi con amarezza, senza
guardarlo e indicai il mio vestito da buttare -non è venuto
ieri
sera. Mi ha detto che aveva gli allenamenti.
Anche
loro, come me, sapevano che
quella non era altro che una balla colossale.
-E
perché ci sono le coperte giù in
strada? -domandò Nadia -Ci hai fatti preoccupare quando
siamo
arrivati qui, trovando questo scenario.
Io
scossi la testa, e a quel punto
guardai Mirko: lui sapeva cosa avevo progettato, come avevo
“addobbato” tutto il letto. Lui infatti
annuì grave, senza
parlare, e mi strinse a sé.
Sentii
che stavo per ricominciare a
piangere, e cercai di combatterlo, senza però trovare la
forza
sufficiente dentro di me. Mirko mi strinse più forte al
suono delle
mie lacrime, cullandomi fra le sue braccia, mentre io mi aggrappavo
alla sua felpa piacevolmente calda, rischiando quasi di strapparla.
Una
mano mi accarezzò i capelli, ma
era troppo piccola per essere quella di Mirko: anche Nadia si era
avvicinata e mi stava lasciando un lieve bacio sulla guancia umida.
Tutto
quello che chiedevo era
compagnia, braccia intorno, abbracci che uccidono la solitudine e che
scaldano il cuore.. ma adesso che li avevo mi facevano piangere
ancora di più. Forse perché confermavano che era
vero, che era
realmente successo quello che era successo, che mi trovavo davvero in
quella situazione di merda con Riccardo.
-E'
meglio se vado a recuperare le
coperte -fece Nadia -te le metto direttamente in lavatrice -e si
dileguò.
Rimanevamo
solo io e Mirko, le sue
braccia a proteggermi dal senso di abbandono, il suo torace forte a
rassicurarmi mentre tremavo come un pulcino, scossa dai singhiozzi.
Continuò
a cullarmi, accarezzandomi
lentamente la schiena, finché non cominciai a calmarmi; fui
io a
staccarmi, ma lui mi scrutò attentamente prima di lasciarmi
andare
del tutto.
-Magari
mi vado a sciacquare la faccia
-suggerii -a questo punto dovrei sembrare più o meno la
copia
sputata di Ursula.
Lui
annuì in silenzio, senza nemmeno
sorridere al mio tentativo di sdrammatizzare.
Una
volta in bagno, chiusi la porta,
appoggiandomici per un momento e sentendo la superficie di legno
troppo fredda adesso che non c'era più Mirko a scaldarmi.
Guardai
poi la mia immagine riflessa allo specchio e per poco non mi misi a
urlare: ero veramente un disastro, peggio di quanto pensassi. Le
guance percorse da fitte strisciate nere, il contorno degli occhi
tutto nero neanche mi avessero preso a cazzotti, per non parlare dei
capelli che somigliavano tantissimo una massa informe di liane della
foresta amazzonica.
Avrei
dovuto pagare una ditta di
restauro per riconquistare un aspetto normale; mi rassegnai al fatto
di non poter fare miracoli e cominciai a far scorrere l'acqua per poi
sciacquarmi abbondantemente la faccia. Già che c'ero, decisi
di
lavarmi anche i denti, per non rischiare di stendere qualcuno con
l'alito; poi fu la volta dei capelli che cercai inutilmente di domare
con la spazzola, risolvendomi poi in un'improvvisata coda di cavallo.
Mi
levai il tubino, ricominciando così
a respirare, mi avvolsi nel mio accappatoio azzurro e uscii.
Trovai
Mirko in camera mia, intento a
sistemare il cuscino sul letto che aveva appena rifatto, con coperte
pulite.
-Mirko..
non dovevi -dissi
avvicinandomi.
Lui
si voltò a guardarmi e mi sorrise
-Adesso hai di nuovo un aspetto umano
Anch'io
sorrisi e mi avvicinai -Grazie
-dissi, non per quello che aveva detto ma per quello che aveva fatto.
Lui
scrollò le spalle e si sedette al
bordo del letto, invitandomi accanto a lui; mi sedetti, e aspettai
che lui parlasse.
-Lo
sai che non ne vale la pena per uno
così, vero? -mi chiese infatti
Non
potei fare a meno di trovarmi in
disaccordo: forse, nonostante tutti i miei discorsi, non aveva capito
quanto mi piacesse Riccardo.
-E'
uno stronzo, Nina -rincarò la dose
-io non sopporto di vederti stare così male per colpa di
quel
bastardo
-Smettila
di insultarlo -ribattei
vedendolo alzare gli occhi al cielo -la colpa è mia: non
sono
abbastanza interessante per uno come lui
-Cosa?
-domandò d'un tratto
sconcertato e rabbioso, come se avessi detto la più assurda
delle
assurdità -Com'è riuscito a farti arrivare a
pensare una cosa
simile? Mi correggo, non è solamente uno stronzo,
è un vero e
proprio figlio di..
Toc,
toc.
Mi
alzai, per andare ad aprire, felice
che Mirko non avesse concluso la frase, e lui mi seguì.
-Eccole!
-esordì Nadia, tutte le
coperte del mio letto fra le braccia. Mi stupii che ci avesse messo
così tanto.
-Grazie,
Nadia -le dissi, liberandola
dall'ingombro.
-Dalle
a me -fece allora Mirko,
tendendo le braccia -vai a vestirti che adesso ti facciamo tornare il
sorriso.
-Eh?
-domandai passandogli le coperte
Lui
scrollò le spalle -Se vuoi venire
in bici mezza nuda io sono contento, però forse ti
converrebbe di
più vestirti.
-In
bici? -domandai -Ma non dobbiamo
andare a scuola?
-Vic,
hai dormito tantissimo -rispose
Nadia -è già pomeriggio. Non vedendoti a lezione,
siamo venuti qua,
perché Mirko mi ha detto del programma della giornata
-spiegò
mentre le sue guance tradivano un leggero rossore che notai solo io
-poi però abbiamo visto le tue coperte per strada e ci siamo
un po'
preoccupati..
-Oh..
quindi ho quasi perso un giorno,
in pratica -mentre realizzavo, mi chiesi come si dovesse sentire una
persona che si sveglia dopo cinque anni da un coma
-Più
o meno -rispose Nadia
-E
tu hai dato l'esame che dovevi dare?
-Sì..
-rispose lei rabbuiandosi
all'istante -e non ci ho messo il numero di matricola.
-Cosa?
-chiedemmo io e Mirko in coro
-Lo
so, è da idioti.. ma ero talmente
concentrata sui calcoli, che allo scadere del tempo non mi sono
ricordata di scriverlo -scrollò le spalle, rassegnata -Era
perfetto,
ma pazienza, lo rifarò. Adesso andiamo in campagna! -disse
mentre le
tornava il sorriso -Ho deciso di seguire il tuo consiglio -aggiunse
guardandomi, e io capii che si riferiva a Jason.
-Che
consiglio? -domandò Mirko,
ovviamente all'oscuro di tutto
-Niente,
niente -risposi io -Vado a
vestirmi
Mirko
emise uno sbuffo di
disapprovazione, e io mi diressi in camera ignorandolo.
°°°
Arrivati
davanti alla casetta di Jason
con la macchina, Mirko smontò le tre biciclette che ci
avevamo
caricato sopra (la mia, la sua, e quella di Nick per Nadia); Jason,
probabilmente sentendo il rumore del motore, ci venne incontro.
-Ecco
la gentaccia di città -ci
accolse, una sigaretta in bocca.
-E
tu ti definisci naturalista?
-ribatté Mirko indicando la sua cicca
-Più
di te, sicuramente!
Mi
salutò, poi io gli presentai Nadia,
che gli strinse la mano con un certo imbarazzo.
In
casa ci offrì qualcosa da mangiare,
che accettai molto volentieri dato che l'ultima volta che avevo
mangiato risaliva all'era del giurassico. Dopodiché, salimmo
in
sella alle nostre bici; solo Nadia rimase accanto alla sua, perplessa
e insicura.
-Non
aver paura di romperla, tanto è
del mio fratellino -la esortò Mirko -Nina mi ha detto che
adori
andare in bici.
Io
la guardai sorridendo a 32 denti,
lei ricambiò con uno sguardo assassino; probabilmente non ci
era mai
andata in vita sua.
-Emh..
sì -fece lei arrampicandosi
sugli specchi -il punto è che.. è da tanto che
non ci vado.
-Non
si scorda mai come si va in
bicicletta -fece Jason, avvicinandosi a lei -Ti ci vuole solo un po'
di pratica. Dai, sali -la incoraggiò, reggendole la bici.
-Andiamo
-sussurrai a Mirko
-Eh?
-fece lui
-Andiamo!
-ripetei
-Ma
perché? Aspettiamoli, no?
-No,
muoviti! -insistetti, partendo.
Mi
voltai a guardarlo, sembrava
piuttosto perplesso, ma alla fine mi seguì.
-Mi
sono perso qualcosa? -mi disse
quando mi ebbe raggiunto
Scrollai
le spalle -Non so niente.
Un
tono più falso non mi poteva
uscire, non ero brava a dire bugie; Mirko se ne accorse e
ghignò
-Hai capito: Nadia si è presa una cotta!
Come
potevo negare l'evidenza? Scelsi
allora la via della minaccia, sempre efficace.
-Se
dici anche una sola parola ti
spacco la faccia!
-Pensi
ancora di poterlo fare dopo la
nostra lezione insieme a kick? -mi provocò -Comunque
terrò la bocca
chiusa, non ti preoccupare
Io
lo guardai malissimo -Ok, vediamo
come te la cavi nell'alta velocità -proposi per poi pedalare
più
forte, quasi dovessi prendere il volo
-Sei
partita prima! -mi gridò da
dietro incominciando l'inseguimento.
Il
cielo rosso del tramonto, l'aria
fresca sul viso, sentire la terra sotto le ruote, tutta la campagna
di fronte a me, piena di campi di grano: era qualcosa di
spettacolare, mi sentii come ringiovanita, bambina. Spensierata,
libera da tutto, gioiosa.
-Ti
ho quasi raggiunta! -urlò allora
Mirko, e la mia risata risuonò forte tra gli alberi,
contagiando
anche lui.
C'era
un che di surreale, mi sembrava
di essere in un altro posto, in un'altra realtà, un po'
stile far
west; era così bello, tutto dipinto di arancione, che
nemmeno
sentivo la fatica, le gambe continuavano a pedalare, pedalare
instancabili mentre correvo con Mirko verso il sole.
Riuscii
persino a mantenermi in
vantaggio su di lui per un po', ma poi cominciò recuperare,
fino ad
arrivare affianco a me.
-Mi
hai fatto sudare sette camicie
-ansimò
-Sei
tu che hai osato sottovalutarmi
-ribattei fiera, poi sollevai le braccia dal manubrio senza fermarmi
e cominciai a urlare di gioia, non so nemmeno io bene
perché. Era
così naturale, così bello, stare lì in
mezzo al verde e alla
paglia con lui, che rischiavo di scoppiare per quanto mi sentivo
carica; dovevo sfogarmi in qualche modo.
Mirko
mi guardò qualche istante, da
prima stupito, poi sembrò quasi ammirato, contento a sua
volta; si
unì al mio urlo alla Tarzan, sollevano braccia e occhi al
cielo
infuocato.
Alla
fine era da lì che venivamo,
tutti quanti: dal bosco, dalla natura.. forse per quello mi sentivo
così a casa, quasi come se non dovessi più
andarmene, fatto sta che
né io né lui stavamo guardando la strada e il
risultato fu che,
dopo qualche metro, ci ritrovammo con le gambe per aria, la terra su
tutti i vestiti
-Ma
che..? -mi domandai, la voce rauca
a causa dell'urlo, sentendo un'acuta fitta di dolore alla gamba
destra e trovando la bici stesa accanto a me; guardai Mirko, e anche
lui era nelle stesse condizioni, più o meno.
-Buca
-spiegò semplicemente lui, e
sembrava persino divertito -Capita
Scoppiai
a ridere guardando i miei
jeans pieni di fango -Peccato mi stavo divertendo
Mi
alzai, controllando di non avere
niente di rotto e sollevai anche la bici.
Anche
Mirko si alzò, e non potei fare
a meno di notare l'espressione di dolore sul suo viso
-Ti
sei fatto male? -chiesi allarmata;
e solo allora notai che si era tagliato il ginocchio -Sanguini!
Mi
sentivo in colpa, in fondo era stata
colpa mia e della mia “selvaggitudine” repressa.
-Cosa?
-poi si guardò la gamba -Ah..
no, in realtà è la schiena che mi fa male
In
effetti lui era caduto proprio sulla
bici, non sulla terra morbida come era successo a me: il manubrio
piantato tra una vertebra e l'altra non deve essere proprio il
massimo.
-Fammi
vedere -dissi andando dietro di
lui
-Lascia
stare, non è niente -cercò di
scansarsi, ma io fui irremovibile
-Sta'
fermo! -lo ripresi mentre gli
sollevavo la maglia; sembrava stranamente in imbarazzo. Ma che gli
prendeva?
-Nina..
-Accidenti
-imprecai vedendo
quell'estesa traccia rossa al lato della colonna -qui ti ci viene un
bel livido -constatai apprensiva, sfiorandola appena con due dita,
mentre con l'altra mano gli tenevo una spalla -Mi dispiace -aggiunsi
trasformando il tocco in una carezza vera e propria. Sentii un
brivido scuoterlo sotto la mia mano, e mi ricordai che lo stavo
tenendo a schiena nuda quando non faceva per niente caldo.
-Torniamo
indietro -feci allora
abbassandogli di nuovo la maglia -Serve del ghiaccio
-No,
non ce n'è bisogno -rispose lui
deglutendo, con una voce più bassa del solito, evitando il
mio
sguardo.
-Ce
lo mettiamo lo stesso -conclusi,
risoluta -E poi serve una fascia per il ginocchio
-Pure?
-Certo
-Ad
una condizione -si schiarì la
voce, tornando al tono di sempre e incrociando di nuovo il mio
sguardo -accetto solo se ti vesti da infermiera sexy.
E
io che ancora mi ostinavo a credere
che Mirko avesse realmente 21 anni e non 5 e mezzo.
°°°
Da
Jason, Mirko si fece medicare
dall'amico, seppure con qualche resistenza; io nel frattempo presi da
parte Nadia
-Allora?
-le chiesi
Lei
scrollò le spalle -Gli sono caduta
addosso almeno quattro volte prima di riuscire a pedalare da sola..
Io
ridacchiai -Come ti è sembrato?
Lei
sorrise -Mi piace, Vic. E penso di
stargli simpatica, abbiamo riso tanto..
-Benissimo!
-E
tu e Mirko?
La
guardai come si guarda un fantasma
-Io e Mirko, cosa?! Ci siamo ammazzati in una buca, tutto qui
Nadia
annuì, misteriosa ma, non so
quale angelo custode devo ringraziare per questo, non poté
aggiungere altro, perché arrivarono Mirko e Jason
-Jason
mi ha rimesso a nuovo -fece
Mirko, allegramente; in quel mentre, il mio cellulare
squillò.
Ed,
eccola, la dura e triste realtà
ripiombare sulle mie spalle fragili tutta insieme, distruggendo con
un certo gusto la dolce illusione di spensieratezza in cui avevo
passato il pomeriggio.
-E'
Riccardo?
Nadia
e le sue domande ovvie.
-Ci
parlo io -Mirko scattò
immediatamente verso di me. Forse aveva battuto anche la testa
cadendo
-Cosa?
-Passami
il telefono -insistette
-Ma
che vuoi fare? -intanto continuava
a squillare
-Fidati
di me -mi esortò, il verde dei
suoi occhi limpido e forte nelle iridi.
Tic
tac, il tempo scorre e una chiamata
non può durare in eterno.
Glielo
passai, senza aggiungere altro,
e lui mi sorrise; era stato l'istinto a guidarmi, ma adesso non
sapevo più quanto avessi fatto bene. Nadia e Jason ci
guardavano,
lei corrucciata, lui che sembrava da un'altra parte con i pensieri.
-Pronto?
-fece Mirko con una faccia da
schiaffi -Sì, è qui. No che non te la passo,
è con me, che vuoi
tu?
Ecco.
Mi
picchiai una mano sulla fronte, poi
cercai di avventarmi su Mirko per afferrare il telefono, ma fu
inutile.
-Chi
sono io? -chiese evidentemente
ripetendo una domanda che Riccardo gli aveva appena fatto -Diciamo un
amico.. un amico speciale
-Basta!
-sibilai infuriata, ma lui
evidentemente non ne aveva ancora avuto abbastanza.
-Sì,
hai indovinato: Mirko -gli
confermò -E perché non dovrei toccarla, scusa?
Guarda che l'ha
scelto lei di passare tutto il pomeriggio con me, oggi.
Guai,
guai seri all'orizzonte; Nadia
ridacchiò e giuro che l'avrei strozzata se non fossi stata
troppo
impegnata a cercare di strappare di mano il cellulare a Mirko.
-Non
ti disturbare, non siamo a casa
sua; però siamo in una casa, sì, e c'è
anche un bel letto..
Nadia
si sganasciò, io volevo morire.
-Guarda,
adesso devo proprio andare,
c'è Nina che è troppo impaziente, sai
com'è. Ciao, ciao -e
riattaccò, guardandomi soddisfatto
-Ti
odio -sbraitai cercando di
incenerirlo con lo sguardo
Lui
scrollò le spalle e mi porse il
telefono -Spegnilo, ho idea che stia per richiamare: vedrai come ti
salterà addosso domani appena ti vede
Non
ci potevo credere: aveva anche
voglia di fare il simpatico?
-Ma
ti rendi conto che hai appena
mandato a puttane la mia storia con Riccardo?! -domandai rendendomi
conto di star quasi urlando; ero veramente arrabbiata, non riuscivo a
credere che Mirko avesse fatto una cosa del genere
Sentii
distrattamente che Jason
proponeva a Nadia di andare da un'altra parte e lei che annuiva,
lasciandomi sola con Mirko a litigare.
-E'
ora che quell'idiota capisca che
non sei un giocattolo nelle sue mani, da usare quando gli pare e
piace -ribatté lui, adesso serio.
-Non
mi vorrà più vedere e sarà
tutta colpa tua! -il danno ormai era fatto, e un po' di sana vendetta
era l'unica cosa che avrebbe potuto giovarmi: volevo che si sentisse
in colpa, che capisse quello che aveva appena combinato.
-Potevi
urlare prima -fece allora lui
-Cosa?
-domandai senza capire
Si
avvicinò di qualche passo -Potevi
urlarmi di smetterla invece di sibilarlo, potevi urlare il nome di
Riccardo, ti avrebbe sentita e avrebbe capito la messa in scena- mi
guardava dall'alto del suo metro e 85 e io mi sentivo come una
nanetta sotto il suo sguardo penetrante - invece non lo hai fatto:
Perché?
Ma
dove voleva arrivare?
-Io..
-scossi la testa -che ne so, mi
hai presa alla sprovvista, non sapevo cosa volessi fare.. Ma adesso
so che stai cercando di deviare la mia attenzione con queste domande
senza senso! -ripartii in quarta
-Io
credo che un senso ce l'abbiano,
eccome
AAA
cercasi traduttore urgentemente:
non capivo niente di quello che stava dicendo! E il peggio era che i
suoi occhi continuavano a stare fissi nei miei, impenetrabili e
indecifrabili; sostenevo il suo sguardo, sperando che dicesse
qualcos'altro magari di più sensato, ma lui continuava a
tacere.
Alla
fine scosse la testa e sospirò
-Fidati, domani ti verrà incontro scodinzolando come un
cagnolino
-decretò sicuro di sé -se non lo fa è
più idiota di quanto
pensassi -e, detto questo si voltò, probabilmente andando a
cercare
Jason e Nadia.
Rimasi
lì, adesso più confusa che
arrabbiata.
Be',
comunque stando alle sue parole,
Mirko credeva davvero di avermi aiutato con quella scenetta, quindi
forse avevo sbagliato ad alterarmi così tanto.
Visto
che ormai ero in ballo, tanto
valeva ballare: spensi il telefono, infilandolo in tasca. L'indomani,
sperando davvero di vederlo scodinzolare mentre correva da me, avrei
spiegato tutto a Riccardo.
-Ti
posso fare una domanda?
Alzai
la testa, trovando Nadia,
comparsa all'improvviso; gli altri due dovevano essere ancora
nell'altra stanza.
-Certo
-Perché
stai con Riccardo? -forse vide
la mia faccia accigliata, perché si affrettò ad
aggiungere -Non
voglio insinuare niente ma.. è ovvio che con te non si stia
comportando bene anzi, ti tratta veramente come un peluche. E poi non
è tanto più intelligente di un bruco a mio
parere..
Ma
cosa stava succedendo quel giorno ai
miei amici? Rimasi sbalordita dal discorso di Nadia, che mi
ferì
profondamente.
-Nadia..
tu davvero pensi che ci stia
solo per.. i soldi?- chiesi
come se fosse una parolaccia. Mi sentivo veramente offesa
-No!
-si affrettò
a rispondere lei, con una risata che mi risollevò un po'
-Assolutamente no! So benissimo che non sei quel tipo di persona,
altrimenti non saresti mia amica.
E
almeno fin lì
c'eravamo; incrociai le braccia, in attesa di sapere quale fosse
allora la meta reale del suo discorso.
-Quello
che voglio
dire è che.. non è che ti sei lasciata un po'
ammagliare dal suo
sorriso? Perché bello, è bello davvero, ma di
altre qualità io non
ne vedo.
-Ma
certo che no!
-risposi -Lui.. mi piace
-Davvero?
Rimasi
interdetta,
quella conversazione era veramente strana.
-Non
ne vale la
pena -continuò lei -e tu potresti avere di meglio, lo sai.
In
quel momento
riapparvero Mirko e Jason sulla soglia della porta.
-Ragazze,
andiamo?
-fece Mirko -Fuori è già buio e domani abbiamo
lezione. Ah, Jason
torna in città con noi
Sorrisi
a Nadia di
quella notizia, che ricambiò con discrezione, poi ci alzammo
seguendoli fino all'auto.
Guidò
Jason
stavolta, e io e Mirko lasciammo ovviamente sedere Nadia accanto a
lui, che ne sembrò felice. Per tutto il tragitto, guardai
ostinatamente fuori dal finestrino, ascoltando solo distrattamente le
chiacchiere allegre di Jason e Nadia; sentivo però
chiaramente lo
sguardo di Mirko su di me, era come se mi trapassasse da parte a
parte, ma non lo ricambiai nemmeno una volta.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Spero
di essere
riuscita a rendere in modo abbastanza realistico il tormento di
Ludovica e l'affetto che Mirko prova per lei; è fortunata ad
avere
un amico così in questo momento, non credete? ;)
E
per giunta figo..
ecco, a questo proposito, dato che avete apprezzato molto il
fratellino ma di meno Mirko, vi faccio vedere un'altra fotuzza tanto
per mettere bene in chiaro di chi stiamo parlando: FOTO
Eh..
=P
Comunque,
ho voluto inserire questo moemnto di spensieratezza per compensare
l'inizio un po' lacrimoso di questo capitolo.. spero abbiate apprezzato
:)
Un'altra
cosa.. che ne dite, il brivido improvviso di Mirko quando Nina gli
accarezza la schiena, era di freddo? Mmm..
Rimane
comunque il
problema Riccardo, che si presenterà in tutta la sua
presunzione (e
anche una buona dose di incazzatura) nel prossimo capitolo.
Nadia
e Jason hanno
cominciato con il piede giusto, e mi fa piacere che questa
nuova-possibile-coppia abbia già riscosso successo!
Ovviamente non
sono i personaggi principali, quindi non troverete racconti
dettagliati, ma cercherò comunque di curarli a dovere ;)
Grazie
a tutte voi
che seguite questa storia e a chi mi incoraggia nelle recensioni!! =D
Al prossimo capitolo :)
|
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Capitolo 7 *** Dubbi ***
Capitolo
7. Dubbi
-Ho
un piano per te -fu il mio saluto
non appena individuai la nuvola di boccoli d'oro che corrispondeva ai
capelli di Nadia
-A
proposito di cosa? -mi chiese lei
voltandosi
-Il
tuo esame: so che il prof li tiene
sempre nell'ufficio prima di correggerli, e con un po' di fortuna
anche il tuo è ancora lì
-No
-fece lei categorica -Ludovica non
pensarci nemmeno per un momento!
Accidenti
ai moralisti!
-Si
tratta solo di scriverci il tuo
numero di matricola! E' ingiusto che tu lo debba rifare per una
stupida dimenticanza
-Ma
non è corretto fare una cosa del
genere
Avevo
previsto che Nadia avrebbe
risposto così, con la sua esasperata indole da brava
ragazza;
fortuna che aveva un'amica come me!
-Ok,
allora fa' finta che non ti abbia
detto niente, lo farò da sola
-Ma
no.. Mirko! Aiuto!
Mi
gelai. Non so perché sentire il suo
nome, immaginarlo lì vicino, mi fece questo effetto, ma so
che ero
ancora turbata da quello che era successo il giorno prima con la
telefonata. Voltandomi lentamente, lo vidi con un gruppo di amici che
guardava Nadia interrogativo; quando incontrò il mio sguardo
mi
sorrise, allegro come sempre. Io ricambiai con un cenno della mano,
poi lo vidi salutare brevemente i ragazzi e venire verso di noi.
-Che
succede? -chiese rivolto a tutte e
due
-Vuole
falsificare un esame -mi accusò
Nadia
-Non
è vero! -ribattei subito,
spiegandogli tutta la situazione
-Si
può fare -concluse lui, e io
esultai -Ti do una mano se vuoi
-Sì,
uno che faccia il palo mi ci
vuole -risposi, entusiasta
-Ma
siete dei.. dei mafiosi! -se ne
uscì lei; io e Mirko ci guardammo un istante, poi scoppiammo
sonoramente a ridere. Era stato solo un attimo: adesso quel gelo
veniva spazzato via dalle nostre risate calde e piene di sempre.
-Io
non voglio sapere niente di questa
storia, è chiaro? -fece Nadia guardandoci storti, per niente
coinvolta dalla nostra allegria.
-Chiarissimo
-rispose Mirko -Fai bene a
non mischiarti con noi gente malavitosa
Lei
scosse la testa e distolse lo
sguardo, per poi assumere un'espressione ostile, ma non verso di noi
-Riccardo in arrivo -annunciò infatti
-Dove?
-domandai subito sull'attenti,
finché non lo vidi che veniva a passo svelto verso di me
-Sta
già scodinzolando -fece Mirko con
aria divertita e io mi girai per ribattere, ma lui e Nadia si stavano
già allontanando, neanche stesse tornando la peste del 1348.
Devo
dire che mi infastidiva il loro
atteggiamento nei confronti di quello che, se non era ancora il mio
ragazzo, era qualcosa di molto simile; ma ora dovevo occuparmi
solamente di lui, non degli amici.
-Ciao
-tentai
Lui
rispose con uno sguardo storto;
altro che scodinzolare -Mi devi spiegare un po' di cose.
Quel
“devi” mi fece girare i nervi
e parlai prima di ragionare, mossa dall'istinto -Anche tu dovresti
proprio spiegarmi perché l'altro giorno sei dovuto scappare
agli
allenamenti se gli allenamenti non c'erano
-Ma
cosa stai dicendo? -domandò come
se stessi affermando di aver visto una vacca volante -chiedi al
coach: ci hanno sfidato quelli di un'altra confraternita, e noi
abbiamo deciso di accettare anche se era una gara fuori programma,
così adesso dobbiamo fare dei turni extra di training per
arrivarci
preparati
Ops.
Cosa
cazzo stavo facendo? Dovevo
chiedergli scusa, spiegargli tutto e invece gli stavo dando addosso!
-Guarda
-mi disse poi indicandomi il
suo coach che parlava con un altro uomo, mai visto prima ma con in
testa un berretto e al collo un fischietto -è lui
l'allenatore
dell'altra squadra; si stanno mettendo d'accordo per la data esatta
della partita
Applaudite
alla più nevrotica, più
idiota e più stronza di tutte le ragazze!
-Riccardo,
scusa -sospirai sentendomi
più o meno al pari di una cacca di cane; e il peggio
è che non si
era nemmeno arrabbiato, rimanendo calmissimo e mettendo così
ancora
più in risalto la mia follia -ho frainteso tutto.
-Spero
di aver frainteso anch'io -mi
interruppe, e solo allora vidi un bagliore di risentimento nei suoi
occhi e capii all'istante che doveva riferirsi alla telefonata.
-Ma
certo che hai frainteso! -dissi
subito ma, ovviamente, lui mi guardava ancora diffidente,
così gli
spiegai lo stupido scherzo di Mirko, senza però rivelargli
che lo
scopo era stato quello di farlo ingelosire.
-E
tu dov'eri quando ti ha preso il
telefono? -mi chiese
-Accan..
- “accanto a lui” avrei
voluto dire, ma poi ripensai a quello che aveva detto Mirko: aveva
ragione, avrei potuto urlare, ribellarmi con più forza.. ma
non lo
avevo fatto -Fuori, a fare una passeggiata con Nadia. Eravamo in
campagna.
Avete
presente il paragone con la cacca
di cane? Ecco, trasformatelo pure in un'enorme cacca di elefante.
Non
mi piaceva affatto dire bugie, ma
non avrei saputo come giustificare il mio comportamento;
semplicemente non ci avevo pensato, non mi era venuto in mente che
lui mi avrebbe potuta sentire se avessi gridato.. forse era
perché
avevo creduto anch'io nel piano di Mirko, inconsapevolmente.
Sì,
doveva essere così, e avevo fatto bene perché
stava decisamente
funzionando: Riccardo sorrise e mi passò un braccio attorno
alle
spalle, scoccandomi un bacio sulla guancia
-Ok,
allora tutto a posto; mi stavo
solo preoccupando troppo
Lo
guardai divertita -Troppa gelosia
non fa bene a un rapporto -senti chi parla, pensai
nel
frattempo.
-Anche
tu hai fatto la tua parte -mi
ricordò infatti indicando con un cenno del capo i due coach
che
ancora parlavano.
-Mi
sono già scusata -ribattei un
attimo prima di accogliere il suo bacio irrompente.
-Non
pensiamoci più. Ci vediamo
stasera, Ludy -e si allontanò, senza nemmeno darmi il tempo
di
dirgli se avevo o no altri programmi per la serata.
Questo
fece risvegliare la mia
incazzatura ma poi, quando vidi un gruppetto di ragazze appoggiate a
una colonna che mi guardavano con occhi invidiosi da far paura, i
miei pensieri vennero deviati altrove: stavo con il ragazzo
più
desiderabile di tutta l'università!
Mi
diressi verso la prima lezione della
mattinata con un sorriso soddisfatto in volto.
°°°
-Se
non cambi faccia non solo ci
scopriranno, ma ci metteranno anche in carcere per sospetto
d'omicidio -disse Mirko in tutta tranquillità, mentre
camminava al
mio fianco con le mani in tasca, totalmente disinvolto
-Cos'ha
la mia faccia che non va?
-chiesi cercando inutilmente di specchiarmi in una finestra.
-Sembra
che tu stia per fare una
rapina, ecco cos'ha
-Non
è vero!
-Rilassati
-mi esortò -siamo solo due
normalissimi studenti che passeggiano per i corridoi tra un'ora e
l'altra di lezione
-Ma
noi stiamo per entrare nell'ufficio
del prof
Mirko
alzò gli occhi al cielo e
affrettò il passo -A questo punto, meno gente ci vede meglio
è
Ma
anche volendo, non sarei riuscita a
cambiare espressione: non sapevo mentire, era un dato di fatto. La
mia unica speranza era che solo Mirko riuscisse a leggermi in faccia
quello che stavamo per fare dato che, a differenza di tanti altri,
lui riusciva a leggermi come un libro aperto.
C'erano
altre persone, fra studenti e
professori che passeggiavano come noi ma, l'area davanti all'ufficio
del prof che interessava a noi era vuota.
Mirko
bussò e, quando mise la mano
sulla maniglia, la porta si aprì docilmente; in effetti non
avevo
nemmeno considerato che cosa avremmo fatto nel caso fosse stata
chiusa; lo vidi però storcere un po' il naso
-Che
hai? -gli domandai
-L'ha
lasciata aperta -disse indicando
la porta -vuol dire che non resterà lontano per molto:
sbrigati, io
resto qui, se arriva ti avverto.
-Va
bene – risposi e lo guardai
appoggiarsi a uno stipite della porta rivolto verso il corridoio.
Mi
guardai un attimo intorno, per
orientarmi: c'erano una cattedra con dietro una poltrona e due file
di armadietti. Cominciai a frugare fra le scartoffie, trovando vari
esami di chissà quali matricole; dopo molti cassetti, trovai
gli
esami di biologia, che erano i diretti interessati, e cominciai a
scalare i numeri, grazie a Dio messi in ordine, fino a trovare un
foglio che ne era privo, proprio in corrispondenza del numero di
Nadia.
Riconobbi
subito la sua scrittura e,
trattenendomi dall'esultare, presi al volo la penna che tenevo in
tasca e scrissi il suo numero di matricola nell'apposito spazio.
Mentre
risistemavo i fogli al loro
posto, sentii l'ansia, prima inspiegabilmente tenuta a freno,
cominciare a salire; che stupida, non ce n'era motivo, ormai era
tutto passato.
Dovevamo
solo uscire da lì..
Le
ultime parole famose che portano
sempre sfiga.
-Cazzo!
-sibilò Mirko, e io mi voltai
verso di lui alla velocità della luce.
-Arriva?
-chiesi mentre le mie gambe mi
portavano automaticamente verso l'uscita.
-Ferma
-disse bloccandomi -cammina
spedito, ci vedrebbe uscire; c'è mancato poco che mi
beccasse..
-E
allora che facciamo? -chiesi, sempre
sibilando con una nota che rasentava il terrore puro nella voce.
I
passi del prof si avvicinavano. Ci
avremmo rimesso sicuramente, ma non avremmo mai detto perché
eravamo
lì. Questo era il mio piano: resistere fino all'ultimo!
Mentre
mi immaginavo le orribili
torture a cui sicuramente ci avrebbero sottoposti ,
vidi Mirko
che, dopo aver pensato qualche istante, si avvicinò a me.
-Stai
al gioco -mi disse in un
sussurro, il viso troppo vicino al mio mentre mi spingeva contro il
muro.
-Che..?
-domandai senza capire, ma non
ebbi fiato abbastanza per finire la frase.
Aveva
piegato il collo chinandosi verso
di me, e le sue labbra erano sempre più vicine alle mie; non
riuscivo a muovere un muscolo, ero certa che mi avrebbe baciata.
Baciata
sì: il bacio, la roba che
fanno le coppiette. Ma io e lui non eravamo una coppietta:
perché
non mi stavo scansando?
Sentii
qualcosa di simile al panico
impadronirsi di me: era irrazionale questo non volere e volere
contemporaneamente che lui mi baciasse. Mi mandava in corto circuito.
Forse
se ne accorse, forse avvertì la
mia paura, non lo so ma, all'ultimo momento, Mirko si piegò
da un
lato con un sospiro impercettibile, e sentii il contatto con le sue
labbra calde arrivare sul collo.
Mi
venne spontaneo chiudere gli occhi
mentre i suoi baci, che si adattavano perfettamente alla mia pelle,
mandavano scariche elettriche lungo tutta la mia spina dorsale; mi
ritrovai a desiderare che le sue mani attorno alla mia vita
stringessero di più, sempre di più..
-Che
succede qui?!
Terra
chiama Ludovica.
Mirko
si staccò da me senza nessuna
esitazione, girandosi verso il prof che era appena entrato; solo
allora lasciai scivolare via le mani dai muscoli delle sue braccia,
dove erano andate senza il mio controllo.
E
che muscoli..
-Prof!
Che ci fa qui? -domandò, mentre
io mi rintanavo in quell'angolo di muro dove lui mi aveva spinta
appena pochi istanti fa, ancora scossa.
Scossa
sì, ma non per il comportamento
di Mirko: con la mente di nuovo (quasi) lucida, potevo capire che
quei baci erano parte integrante del suo piano architettato in cinque
secondi per non far scoprire al prof cosa realmente stessimo facendo
lì... ero rimasta scossa invece dal modo in cui aveva
reagito il mio
corpo. Senza farmi notare, mi poggiai una mano all'altezza del seno
sinistro: il mio cuore ancora palpitava.
-Che
cosa ci fate voi qui!
-ribatté l'uomo
Ma
questo ci è o ci fa?
Pensai, ma rimasi in silenzio, lasciando a Mirko il compito di
tirarci fuori dai pasticci.
-Ecco....
vede... -si grattò la testa
-sa com'è..
Mi
era capitato pochissime volte di
vederlo in imbarazzo, e di certo questa non era una di quelle: era
palese che stesse fingendo.
Ma
il prof non lo conosceva bene quanto
me, e abboccò all'amo; sospirando indicò la porta
alle sue spalle
-Andatevene subito, è meglio. Non si può nemmeno
lasciare l'ufficio
aperto per il tempo di un caffè! -si lamentò -Ma
non ce l'avete una
casa dove andare?
-Sa
che mi era venuta la stessa idea?
-ribatté Mirko afferrando la mia mano e trascinandomi fuori
mentre
l'uomo scuoteva la testa e ci lasciava uscire.
Nello
stesso istante in cui la porta si
richiuse alle nostre spalle, mi lasciò andare.
-Scampato
pericolo -dichiarò
allegramente
Io
annuii, sforzandomi di sorridere; lo
sapevo che così facendo stavo solo peggiorando la
situazione, ma
avevo la gola ancora troppo secca per parlare.
Lui
mi lanciò un'occhiata di sbieco,
mentre continuavamo a camminare -Pensavo peggio
-Cosa?
Wow,
avevo recuperato l'uso della
parola, ma per guardarlo in faccia mi ci sarebbe voluto ancora un
po'.
-Che
ne so, mi aspettavo una reazione
isterica, o come minimo uno schiaffo
-Posso
sempre rimediare
Mi
arrischiai a guardarlo, incontrando
il suo sguardo, già puntato su di me mentre scuoteva la
testa -Non
ci credo che ti sia dispiaciuto
Aprii
la bocca per far uscire il mio
fiume in piena di isteria, ma tutto quello che riuscii a fare fu
ingoiare aria; vidi nascere un sorrisetto soddisfatto sulle sue
labbra, uno sfondo serio dietro al suo sguardo ironico
-Mr.
Figo non sa farti provare in una
notte intera quello di cui è testimone quell'ufficio
-rincarò la
dose
-Non
è vero -non credevo alle mie
stesse parole, e lui se ne accorse perché trattenne una
risata -Ok,
le cose con lui non stanno esattamente decollando, ma
succederà
presto! -tentai di rimediare, facendo solo peggio.
Gli
stavo dando ragione! In pratica
glia avevo appena detto che in quell'ufficio io e lui eravamo..
decollati. Pessimo.
-Campa
cavallo -ribatté scettico -Io
invece sono qui a tua disposizione, quando vuoi
-Idiota!
-Poco
fa non la pensavi così..
-E'
stata colpa dell'astinenza
-dichiarai, convinta
-Ah
sì?
-Certo.
Se con Riccardo le cose
andassero meglio, e ci andranno, tu non mi avresti fatto il minimo
effetto.
Perché
negare l'evidenza? Era chiaro a
me come a lui che il mio corpo aveva reagito ai suoi baci, ma era
ancora più chiaro quale fosse il motivo: Riccardo.
Lui
ci pensò un attimo poi annuì -Se
l'astinenza da orgasmo ti fa questi effetti, tra non molto ti
ritroveremo come Cicciolina e quel povero cavallo.
-Mirko!
-e gli diedi un
meritatissimo spintone mentre lui rideva.
In
quel momento, spuntò Nadia -Allora,
come è andata? -ci chiese. E menomale che non voleva saperne
niente.
-Alla
perfezione -rispose Mirko con un
ghigno.
°°°
La
persiana era rimasta aperta, ma non
avevo voglia di alzarmi e andare a chiuderla; filtrava una lieve luce
bianca, forse il chiaro lunare. Mi rigirai nel letto, senza tirare
troppo le coperte per non scoprire Riccardo, che dormiva beato
già
da ore; io invece ero ancora sveglia.
Inutile
dirlo, quella notte tra noi era
andata come tutte le altre.. però almeno stavolta si era
fermato a
dormire con me.
Guardai
ancora i contorni dei nostri
vestiti sparsi sul pavimento; ma qual era il mio problema?
Il
problema non è tuo, ma suo,
risuonò forte e chiara la voce di Mirko nella mia testa.
Beato lui
che ne era così sicuro.
Mi
sfiorai il collo con due dita,
proprio nel punto in cui quella mattina..
Non
ne avevo parlato con Riccardo, in
fondo non ce n'era motivo: nessun tradimento, era stato per salvare
l'esame di Nadia.
Forse
il problema non era questo, forse
stava più in quel contrasto interiore che avevo sentito
quando
credevo che mi avrebbe baciata: quello non avrebbe dovuto esserci.
Mi
alzai, avevo bisogno d'aria fresca.
Senza
far rumore, aprii piano piano la
porta finestra, e uscii in terrazzo, lasciando la notte appoggiarsi
sulla mia pelle nuda e la luna disegnarne i contorni; faceva freddo,
ma non me ne curai. Non c'era nemmeno una luce accesa, tutta la
città
dormiva. Era strano ritrovarsi nuda in terrazzo alle cinque di notte,
ma d'altronde non c'era stato niente di normale in quella giornata.
Mi
appoggiai alla ringhiera sospirando
e, come al solito quando mi trovavo da sola di fronte a viste
poetiche come quella della luna immersa nel cielo notturno, mi feci
trasportare via da pensieri astratti.
Non
dico che mi misi a rimuginare sul
senso della vita, ma cominciai a chiedermi che cosa volessi per il
futuro, se mi andasse bene una relazione come quella con Riccardo,
che non si accorgeva nemmeno se i miei gemiti fossero veri o falsi, o
se forse volessi qualcosa di più..
Perché
adesso tutti questi dubbi? Ero
sempre stata contenta di stare con lui, lo avevo desiderato a lungo,
avevo cominciato persino a portare i tacchi sperando di attirare la
sua attenzione!
Forse
era l'atmosfera, forse la
stanchezza che mi faceva vaneggiare..
Decisi
di rimanere lì ancora un po',
con il naso all'insù ad osservare il cielo e la luna,
concentrandomi
solo sulla loro bellezza, annullando qualsiasi altro pensiero.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Vi
ho lasciato di stucco con questo
bacio, eh? (ditemi di sì così mi gaso xD)
L'effetto
che ha avuto su Ludovica è
stato piuttosto ambiguo.. tanto che la nostra protagonista, pur
essendo finalmente riuscita a dormire accanto al “suo
bellissimo
ragazzo” si sente insoddisfatta, o perlomeno dubbiosa..
Questa
storia è farcita dei dubbi, dei
ripensamenti e delle pippe mentali di Ludovica come lo è un
bignè
della crema! E non a caso mi sono divertita a titolare questa storia
“senza dubbio”, in netto contrasto con questo
aspetto; ok, è
anche il titolo della canzone che me l'ha ispirata, ma nella scelta
ha pesato di più questa faccenda di cui vi ho parlato che
altro.
Comunque...
voi ci credete alla
versione di Riccardo??? Mah.. io non mi fiderei più di tanto
xD
Grazie
infinite alle 18 persone che
hanno inserito la storia fra le preferite, alle 3 che l'hanno
ricordata e alle 34 che la seguono =)
Voglio
ringraziare inotlre le 13
meravigliose persone che mi hanno aggiunto fra gli autori preferiti
da quando sono su EFP:
alessandradichiara
(la prima in
assoluto, me lo ricordo ancora! xD)
e
r a t o
epril68
giody
kia_85
(grazie mille per tutto il
sostegno che mi dai e che mi hai sempre dato ^^)
kiki0882
laga92
manu1988
savy85
secretkeeper
shy
angel
SparksFly
sweet_marty
Grazie
mille anche a tutti voi che
seguite in silenzio :)
Un
bacione a tutte voi!! Appuntamento
al prossimo capitolo ;)
|
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Capitolo 8 *** Prenditi cura di me ***
Capitolo
8. Prenditi cura di me
-Bravissimi!
Stavo
ridendo come una scema osservando
Nadia e Jason dimenarsi come matti al ritmo di musica; il loro gruppo
aveva appena finito di suonare, solo che quelli dopo di loro non
stavano facendo un granché. Più che musica, il
loro sembrava
chiasso: ideale per sbizzarrirsi con le coreografie più
assurde e
improponibili.
A
un certo punto sentii Nadia
afferrarmi per un braccio e trascinarmi in pista (che poi non era
altro che il centro del locale); all'inizio rimasi un po' intimidita,
ma poi decisi di fregarmene e cominciai a saltellare a destra e a
sinistra scuotendo i capelli come un cavallo imbizzarrito.
Per
quanto fosse divertente però, dopo
un po' dovemmo fermarci per riprendere fiato.
-Che
performance, ragazze! -si
complimentò Jason -Potreste entrare in un corpo di ballo!
-Solo
se vieni anche tu -gli rispose
Nadia, cercando di sistemarsi i capelli.
Decisi
di lasciarli da soli e, ancora
accaldata, cominciai a cercare Mirko e Nick; li avevo persi di vista
sin da quando avevano finito di suonare, e anche adesso non riuscivo
a vederli da nessuna parte.
Mi
rassegnai, e decisi di andare al
bagno con l'intenzione di rinfrescarmi un po' la faccia e soprattutto
di sistemarmi la faccia, che nemmeno osavo
immaginare in quali
condizioni potesse essere.
Però
c'era chi stava peggio di me..
-Devi
vomitare!
-E
tu devi morire, ma di una morte
lenta e dolorosa
All'inizio
rimasi interdetta: voci da
uomo in un bagno da donne? Poi realizzai che quel bagno era unisex.
Ok,
ma.. voci da uomo che fanno
minacce?
E
per di più con uno strano modo di
parlare, come strascicato..
-Non
l'ho fatto apposta, era uno
scherzo!
-Nick?
-domandai avvicinandomi alla
porta da cui sembrava provenire la voce
-Oh,
grazie al cielo! Apri questa porta
-disse l'altra voce
-Mirko!
-esclamai riconoscendo il tono
Ecco
di chi erano; evidentemente tutta
quella pessima e assordante musica unita al “ballo”
sfrenato
doveva avermi rintronata.
La
serratura scattò, e Nick mi aprì.
Quello che vidi mi lasciò leggermente sconcertata: Mirko era
seduto
per terra, con i capelli peggio dei miei, rosso in volto e con occhi
semi vacui. Non potevo crederci... si era drogato?
-Ma
che hai combinato? -quasi gli
urlai. Nella mia testa erano già partite scene non del tutto
piacevoli che lo vedevano protagonista mentre si bucava la pelle con
un ago.
-Colpa
sua -mi rispose stropicciandosi
un occhio e indicando il fratello
-Era
uno scherzo, non pensavo sarebbe
finita così! -si giustificò Nick
-E
ti sembra uno scherzo drogare
la gente?! -sbraitai
Lui
mi guardò, e sembrò non capire;
poi si scambiò uno sguardo col fratello ed entrambi
scoppiarono a
ridere.
Ok,
forse avevo esagerato un po' con la
fantasia..
-Nessuno
si è drogato -mi spiegò Nick
-Maria,
Maria... potrei diventare
religioso -se ne uscì Mirko rivolgendosi al soffitto e non a
noi
-Zitto
e vomita -fece Nick; io intanto
non ci stavo capendo niente, sapevo solo che lo sguardo perso di
Mirko mi spaventava
-Mi
fa male la testa -si lamentò
Mirko, e abbandonò il capo contro il muro freddo
-Ma
che cos'ha? -chiesi a Nick, che
sembrava in condizioni normali; lui però mi ignorò
-Non
devi addormentarti -disse
scuotendo le spalle del fratello -Prima devi vomitare
-Potremmo
scriverci un testo sulla
maria -Mirko continuava a vaneggiare -Oooooh! Mariaaaaa!
Nick
sospirò e mi guardò con
disperazione, finalmente rispondendo alla mia domanda -L'ho fatto
ubriacare
-Stronzo
-replicò Mirko nello stesso
istante in cui io ripetevo a pappagallo: -Tu cosa?
-Era
uno scherzo! -cercò di
giustificarsi -Lui regge tutto, tranne il rum.. ma non era poi tanto,
non pensavo gli facesse questo effetto!
Certe
volte Nick si comportava
veramente da ragazzino immaturo e persino stupido.
-Nick
-cercai di mantenere la calma
-quanto aveva bevuto prima che tu gli correggessi la bevanda?
-Un
po' di birra, e anche della vodka
credo.. ma lui..
-Lui
regge tutto, lo so -era un dato di
fatto di cui ero a conoscenza sin dalla prima volta che avevamo
deciso di sbronzarci insieme, e poi lui mi aveva riportata a casa,
ancora lucidissimo, dopo che avevo cercato di inscenare uno
spogliarello sul bancone del bar -Ma tutti questi mix non gli hanno
di sicuro fatto bene. Quanti bicchieri gli hai corretto?
Lui
distolse subito lo sguardo e fece
spallucce -Un po'...
Chiusi
gli occhi, traducendo quel “un
po'” con tanti, tanti, tanti; solo allora mi accorsi dello
strano
silenzio e mi voltai di scatto verso Mirko. Si era addormentato!
-Mirko!
-lo scossi forte per la spalla,
fino a quando non riaprì gli occhi
Vidi
lo sforzo che fece per mettermi a
fuoco, ma appena mi riconobbe sorrise -Nina.. sei sexy piegata
così
su di me
Mi
venne la tentazione di lasciarlo lì
ad agonizzare, ma fu solo un secondo.
-Devi
vomitare, idiota -gli dissi,
seccata ma anche apprensiva
Lui
sbuffò -Oggi vogliono tutti il mio
vomito. Cos'ha di speciale?
-Mirko,
ascoltala! -si aggiunse Nick,
ma lui aveva già ricominciato ad andarsene nel mondo dei
sogni.
Questo
non era un buon segno.
-Nick
-cominciavo ad avere veramente
paura -dobbiamo chiamare aiuto
-No,
aspettiamo, non..
-Rischia
il come etilico! -diedi sfogo
alle mie paure, e la voce mi uscì molto stridula -Non vedi
come sta?
Ma
perché non riusciva a capire? Mi
accorsi che mi stavano tremando le mani, e non per il freddo; Mirko
stava per addormentarsi di nuovo.
Mi
voltai verso Nick, e constatai che
anche lui era spaventatissimo -Chiama tu o lo faccio io -gli diedi
l'ultimatum.
Lui
guardò un'ultima volta il volto
del fratello poi annuì, allontanandosi con il cellulare in
mano;
sentii un lieve lamento e mi voltai di nuovo verso Mirko.
-Non
chiamatelo! -esclamò, ma con un
filo di voce, guardandomi dritta negli occhi
Rimasi
un attimo smarrita, non riuscivo
a capire a chi si riferisse
-Chi
non dobbiamo chiamare?
-Lui
-rispose, lasciandomi punto e a
capo -Non deve avvicinarsi di nuovo a Nick
-Ma
di chi stai parlando?
Sta
vaneggiando, mi avreste detto voi;
eppure nel suo sguardo c'era qualcosa di così risoluto da
spingermi
a indagare, anche perché non stava più parlando
in quel modo
strascicato.
Purtroppo
però non ottenni una
risposta, perché lui richiuse gli occhi abbandonando di
nuovo la
testa contro il muro; mi accorsi con disperazione che respirava a
fatica
-Mirko
-lo scossi più forte che potei,
in preda al panico, e alla fine lui mi guardò di nuovo, ma
con
fatica.
Stava
troppo male, e io non sapevo fra
quanto sarebbe arrivata l'ambulanza: agii d'istinto, aprendogli a
forza la bocca e ficcandogli due dita in gola.
°°°
-..vedi?
E' già mezzo sveglio.
Mi
girai di nuovo verso il lettino
d'ospedale dove era sdraiato Mirko, adesso con un occhio semi aperto,
l'aria sempre intontita.
-Quindi
dici che ha ragione
l'infermiera? -domandai a Nick
-Ma
certo! -rispose lui, contento di
vedere che finalmente la mia ansia se ne stava andando -Però
ti
ripeto, sarebbe meglio se mia madre non lo vedesse così,
altrimenti
si preoccuperebbe più di te e poi, una volta scoperto tutto,
mi
ucciderebbe
Sorrisi
-Va bene, ci tengo alla tua
vita: ospiterò tuo fratello da me, stasera
-Perfetto!
Vi accompagno così ti aiuto
a portarlo dentro casa
Ah,
giusto: non poteva camminare da
solo.
L'infermiera
ci aveva rassicurati
dicendo che, vomitando, aveva espulso la maggior parte dell'alcol che
aveva in corpo, e quindi non era più a rischio di coma
etilico;
adesso tutto quello che dovevamo fare, era farlo riposare e fargli
bere tantissima acqua al risveglio.
All'inizio
non mi ero fidata molto
perché tutti sanno che dopo una sbornia si ha una sete da
prosciugare il Nilo, e dunque mi era sembrata una diagnosi troppo
scontata (sì lo so: quando si trattava delle persone a cui
volevo
bene, ero davvero paranoica!); però durante quell'ora
all'ospedale,
Mirko era sembrato già migliorare.
Ovviamente
non lo ricoveravano, così
tutto quello che restava da fare era portarlo a casa mia e fargli
continuare indisturbato il suo sonno.
C'era
però ancora quella questione:
chi è che non si doveva avvicinare di nuovo a Nick?
A
lui comunque non avevo detto niente,
forse era davvero soltanto il vaneggio di un ubriaco.
O
forse no.
°°°
-Nina?
Seduta
per terra, una coperta sulla
schiena e il viso appoggiato sul mio materasso, mi dovevo essere
addormentata. Che stupida! Mi ero ripromessa di vegliare Mirko fin
quando non si fosse svegliato.. così, per vedere se
respirava
(riecco la paranoia!).
Sollevai
la testa, con i capelli al
seguito -Mirko -biascicai cercando di metterlo a fuoco -Come stai?
-Come
se mi fosse esplosa una bomba in
testa -rispose lui. Almeno adesso non parlava più al
rallentatore
-Scusa, non volevo svegliarti, mi è venuto spontaneo
chiamarti
-Non
preoccuparti -risposi, poi
controllai l'orologio: erano le quattro di notte -Hai sete?
-Da
morire
Avendo
previsto quella risposta gli
porsi la bottiglietta d'acqua che avevo preparato sul comodino dopo
che Nick se ne era andato.
-Allora
-mi disse dopo aver bevuto un
generoso sorso -Che cosa ha fatto di preciso il mio adorato
fratellino?
Se
non altro sapeva chi era il
colpevole. Stavo per cominciare a spiegargli lo scherzo malefico di
Nick, quando lui mi fece cenno di sedermi -Che ci fai per terra? -mi
domandò, poi si guardò un attimo intorno -E io
che ci faccio a casa
tua?
-Una
domanda per volta -lo bloccai
mentre mi alzavo e mi sedevo sul bordo del letto vicino a lui, poi
risposi a tutto.
-Sì,
l'ambulanza me la ricordo -annuì
quando ebbi finito -ma perché l'avete chiamata? Non stavo
così male
da andare in coma
Lo
guardai con risentimento -Tu non lo
puoi sapere come stavi! -risposi, senza preoccuparmi di tenere la
voce bassa -Eri ubriaco fradicio, non sapevamo cosa fare.. mi hai
fatta preoccupare sul serio -aggiunsi, tornando involontariamente al
tono normale, senza più la minima traccia di incazzatura.
Cavolo!
Lui
sorrise e lo sentii accarezzarmi la
schiena -Scusami
Non
so bene perché, forse era il modo
in cui lo disse, i suoi occhi teneri e lucidi nella penombra, la sua
mano che percorreva lenta la mia spina dorsale.. non lo so, ma tutta
la rabbia che sentivo si trasformò in affetto, e in paura
per quello
che sarebbe potuto succedere. Mi chinai ad abbracciarlo, e lui
ricambiò.
Sentire
il suo corpo vivo sotto di me,
mi tranquillizzò; la sua mano adesso mi accarezzava i
capelli e, di
tanto in tanto, mi sfiorava il collo.. proprio come avevano fatto le
sue labbra.
Mi
scostai bruscamente, rendendomi
conto troppo tardi di quello a cui stavo pensando.
-Tutto
bene? -mi domandò lui
guardandomi stranito
-Sì,
sì certo.. -risposi, per niente
credibile e con il fiato corto. Il fiato corto?
Lui
ghignò, ed io mi preparai ad una
delle sue uscite.
-Ti
eccita così tanto stare in un
letto sola con me? -mi domandò infatti con occhi scintillanti
-No!
-risposi con un tono di voce
troppo acuta; dovevo rimediare -E' che.. stavo pensando a Riccardo.
Mirko
annuì, ma il suo scetticismo
trapelava da ogni poro.
-Mmm..
e dov'è questo emblema del
piacere perfetto che ti lascia sempre insoddisfatta?
Io
mi accigliai -Vuoi una sigaretta?
Mirko,
a differenza di me, non aveva
mai fumato, ma l'emblema del piacere perfetto secondo la famosa
citazione di Oscar Wilde era proprio una sigaretta.
-Senza
scomodare Oscar e il tuo tabacco
-mi rispose -per un uomo così insulso, poi.. mi riferivo a
Mr. Figo!
-Ah,
certo -risposi esasperata,
cogliendo solo allora il doppio senso delle sue parole
-Starà
dormendo, credo. Stasera aveva gli allenamenti
Lui
annuì, in un silenzio colmo di
frasi inespresse.
-Senti,
tu lo critichi tanto, ma sei
peggio di lui con le ragazze! -sbottai
Forse
il mio tono di voce era stato
troppo aggressivo, ma si trattava di autodifesa; Mirko mi
guardò un
po' sorpreso ma, come al solito, aveva la risposta pronta, anche in
quel mentre che era reduce da una sbornia colossale.
-Io
non le illudo -cominciò -Quando
una ragazza viene con me, sa perfettamente che non può
aspettarsi
più di una notte di sano sesso -poi sul suo volto si dipinse
un
ghigno malefico -ah, e fra parentesi io le faccio venire tutte,
sentissi che strilli!
Io
ricambiai gelida il suo sguardo, più
che mai sul piede di guerra -Ah, sì? E anche quella ragazza,
Giada,
sa benissimo che non può aspettarsi niente da te?
Perché a me
pareva piuttosto possessiva..
Lui
mi scrutò un attimo, i suoi occhi
incastonati nei miei, poi sorrise di un sorriso strano, che non gli
avevo mai visto prima, a metà tra il trionfo e la beffa -Sei
gelosa
-Cosa?
-urlai
più scandalizzata di quando faceva le sue battutine sul
sesso -No!
Era solo.. una considerazione.
-Una
considerazione di nome Giada
-Chi
se ne frega di come si chiama
-acida e rabbiosa, non stavo facendo altro che il suo gioco, cadendo
così nella trappola. Ma io non ero affatto gelosa!
Lui
annuì, sempre con quel sorrisetto,
poi sembrò farsi pensieroso -E' da un po' che non la sento..
-lo
disse come se lui stesso se ne fosse accorto solo in quel momento.
Approfittai
di quell'attimo per rifarmi
valere -Io almeno Riccardo lo sento e lo vedo tutti i giorni
Questo
spazzò via il suo sorriso.
Bene!
-Tu
lo sai che qui è Riccardo il verme
e non io, vero? Lui ti sta illudendo. Davvero pensi che sia ad
allenarsi tutte le volte che te lo dice? -chiese con un tono che mi
fece alterare di nuovo
Cercai
di controllarmi, e gli spiegai
con calma tutta la faccenda dell'altra scuola che ci aveva sfidati e
bla, bla, bla; di sicuro l'autocontrollo era più incisivo
della
rabbia.
Mirko
scrollò le spalle -Se tu ci
credi..
Per
non rischiare di mandare al diavolo
tutta la diplomazia di cui sembravo essermi circondata, chiusi gli
occhi, avvertendo la stanchezza che fino ad allora aveva aleggiato
come un'ombra attorno a me senza mai scendere del tutto a colpirmi.
Lo
sentii sospirare -Dai dormi, sei
stanca e non puoi farti vedere con le occhiaie da lui
-Tanto
gli piacerei lo stesso -risposi
a bocca mezza chiusa perché affondata nel cuscino
-Se
non fosse idiota sì, ma dato che
lui è più che idiota..
Mentre
cercavo qualcosa con cui
controbattere, mi tornarono in mente le sue parole poco prima che lo
facessi vomitare -Chi è che non deve avvicinarsi di nuovo a
tuo
fratello? -gli chiesi, aprendo di nuovo gli occhi.
Lui
già mi stava guardando, e si
irrigidì improvvisamente, senza rispondere.
-Te
lo ricordi che lo hai detto? -gli
domandai allora
-E
tu ti ricordi che ero ubriaco mentre
lo dicevo? -ostentava un tono rilassato e ironico, ma potevo vedere
la sua espressione tirata e i muscoli tesi.
-Sì,
ma sembravi parecchio convinto
-lo scrutai meglio, ma il suo sguardo era impenetrabile
Dopo
un po' sospirò e mi svelò il
mistero -Parlavo di mio padre
Mille
cinghiate; no, non erano
sufficienti, meglio duemila. Ma perché non tenevo mai la
lingua a
freno?
-Scusa,
non volevo -gli dissi allora
-Non pensavo..
-Non
preoccuparti -mi bloccò
scrollando le spalle, e d'un tratto ritrovò il sorriso
-Adesso
ricordo anche un'altra cosa
-Cioè?
-E'
stato divertente ficcarmi una mano
intera in gola?
Era
bravissimo ad alleggerire
situazioni imbarazzanti, glielo dovevo.
-Erano
due dita! -precisai
-Penso
che dovrò proprio ricambiare
questo immenso favore -decretò sporgendosi verso di me
-NO,
fermo! -mi dimenai ridendo, ma lui
già mi aveva preso il mento
-Frema
tu! -ribatté, anche lui
divertito -Com'è che mi dicevi? Dopo ti sentirai meglio!
-E
infatti stai meglio -gli feci notare
ridendo e cercando di allontanarlo per le spalle; era quasi sopra di
me, si reggeva su un braccio, mentre con l'altro teneva ancora la mia
mandibola.
-Per
tua sfortuna sì
Mi
rassegnai -Sentiamo, cosa dovrei
fare per evitare le tue torture?
Lui
scrollò le spalle -Spogliati. A
quel punto avrai tutto il mio amore
E
ti pareva?
Lo
guardai con aria implorante -Fammi
vomitare
Lui
rise -Davvero preferiresti il
vomito a una notte con me? -chiese scettico
-Puoi
giurarci -risposi, e lui scosse
la testa.
-Potrei
insegnarti tante cose, Nina..
-Potresti
levarti e lasciarmi dormire
Sorrise
e annuì -Peccato
Io
scossi la testa e poi lo vidi
chinarsi su di me; ci fu un attimo di panico, poi capii che si stava
dirigendo verso la mia guancia. Mi rilassai, mentre le sue labbra
sfioravano la mia pelle. Mi accarezzò lievemente con la
punta del
naso in un tocco dolce e spontaneo che mi fece sorridere; quando si
rialzò e i nostri sguardi si incrociarono, aveva
un'espressione
indecifrabile.
Il
sorriso mi scivolò via dal volto,
ma non perché vedessi tristezza sul suo viso, ma
perché era serio,
fin troppo serio; mi sembrò di scorgere anche un'ombra di
tormento,
ma fu solo un attimo, perché poi fu lui a sorridere di nuovo.
-Buonanotte,
Nina -mi disse in tono
leggero stendendosi accanto a me in modo da lasciare un po' di spazio
fra noi.
Gentiluomo
fino in fondo, non gli era
nemmeno passato per la testa che magari si sarebbe dovuto offrire di
andare a dormire sul divano e lasciarmi da sola nel letto. Ma non era
passato per la testa nemmeno a me, per niente.
Anzi,
mi sembrò strano e forzato
stargli così lontana quando quella notte alla stazione
avevamo
dormito una sopra l'altro; ok, era appunto perché eravamo in
una
stazione al freddo e al gelo, ma che importanza avevano i dettagli?
Rotolai
su un fianco fino ad arrivare a poggiare la
testa sulla sua spalla, impadronendomi del suo braccio.
-Buonanotte
-risposi tranquilla
Era
rimasto un attimo fermo, e stavo
già cominciando a ripensare al coma etilico, quando lo
sentii ricambiare l'abbraccio affondando la mano del braccio libero fra
i miei capelli e appoggiandomi l'altra sulla schiena.
-E'
sempre bello dormire con te -mi
sussurrò e il suo respiro mi fece il solletico fra i
capelli, mentre con le dita giocava con qualche mia ciocca.
-Attento,
non sei nel pieno delle tue
facoltà mentali: potresti non essere cosciente di
ciò che dici
Pensavo
di aver fatto una battuta, ma
quando Mirko rispose il suo tono era di nuovo serio -Invece con te lo
sono sempre,
in ogni momento.
|
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Capitolo 9 *** Voglie non platoniche ***
Capitolo
9. Voglie non platoniche
RAGAZZE
HO PUBBLICATO IL CAPITOLO
8 POCO FA! CONTROLLATE DI AVERLO LETTO PRIMA DI LEGGERE QUESTO
Il
giorno dopo lo passai a casa,
stravaccata sul divano in mezzo a Mirko e a Nick mentre guardavamo
Shark Tale; naturalmente però la maggior parte del tempo la
passammo
a ridere e a tirarci gomitate, come i bambini delle elementari.
Nel
pomeriggio venne anche Nadia, e
cenammo tutti insieme con quel poco di commestibile che c'era in
frigo in tutta quella miriade di cibi precotti: sì, lo
sapete ormai
che cucinare non è il mio forte.
La
mattina del giorno seguente, quando
arrivai all'università, vidi subito Nadia e Mirko che
stavano
guardando dei tabelloni, con su affisso chissà cosa; li
avrei
volentieri raggiunti ma, quando mi trovavo ormai a pochi passi da
loro, una mano si strinse possente attorno al mio braccio.
-Dove
sei stata?
Inutile
dire chi fosse.
Mi
voltai e sostenni lo sguardo di
Riccardo -Molto bene, grazie; tu come stai?
E
che cavolo, non poteva trattarmi
così!
Lo
vidi sollevare un sopracciglio e poi
ridere -Bene, ma volevo solo sapere dov'eri ieri
Spalancai
la bocca, pronta a sputare
veleno, ma qualcuno mi precedette.
-Ma
come cazzo ti permetti di parlarle
così? -Mi voltai, ma non ce n'era bisogno: Mirko era
già accanto a
me -Giù le mani -aggiunse poi, gelido, dato che Riccardo
ancora mi
stringeva; immediatamente, strattonai il braccio liberandomi.
Riccardo
era rimasto colto di sorpresa
dall'entrata in scena di Mirko, o forse dal mio gesto, ma non ci mise
molto a riprendersi -Tu sei l'idiota della telefonata -non era una
domanda
-Qui
di idiota ce n'è uno solo
-rispose lui
Una
piccola folla si era radunata
intorno a noi, e fu a quel punto che cominciai a sudare freddo,
temendo una rissa
-Ok,
adesso basta -tentai di mettermi
in mezzo, ma fui ignorata da entrambi; anche Nadia era lì
attorno e
mi guardava agitata.
Riccardo
scoccò uno sguardo di
compassione a Mirko -Tu lo sai che non hai possibilità,
vero? -gli
chiese, retorico, accennando anche un'occhiata verso di me;
l'agitazione salì mentre realizzavo che stavano parlando
dell'imminente scazzottata.
Eppure
nessuno dei due sembrava
accennare ad alzare le mani.
Lo
sguardo di Mirko però si indurì di
parecchio, mentre lo guardava dall'alto in basso e contraeva la
mascella -Forse -ammise a denti stretti, ma con una nota di sfida
perfettamente udibile -Ma tu non hai il diritto di trattarla da
schifo!
-Non
metterti in mezzo, so difendermi
da sola -mi intromisi, ma la voce di Riccardo sovrastò le
ultime
parole della mia frase, come a volermi subito contraddire.
-Questo
lo credi tu, perché io la
tratto come una principessa
Di
nuovo quel “principessa”! Dovevo
mettere sulla mia lista delle cose da fare, il dirgli che quel
nomignolo mi faceva venire il latte alle ginocchia.
Mirko
scosse la testa con disgusto, e
la sua voce risuonò affilata e tagliente come una lama
nell'aria
immobile -Se la fai piangere ancora, te la vedi con me
Lo
guardai spalancando gli occhi: stava
davvero minacciando il mio Riccardo?!
Lui
deglutì, si era preso una bella
strizza, ma non voleva darlo a vedere -Ma valle a fare a qualcun
altro queste minacce: non mi toccano -concluse, andandosene.
Mirko
annuì guardandolo allontanarsi
-Dalla fretta con cui scappi non direi -rispose, ma Riccardo era
già
lontano; qualcuno attorno ridacchiò e la folla
cominciò a
disperdersi.
Quando
incontrai il suo sguardo c'era
solo rimprovero nei miei occhi -Si può sapere cosa stai
facendo?
-gli chiesi con durezza, per poi andarmene seguendo Riccardo.
°°°
-Stai
facendo l'isterica -sentenziò
-Non
è vero! -risposi istericamente,
stringendo troppo forte la matita che avevo in mano tanto da
spezzarla
Nadia
sollevò una delle sue
sopracciglia finissime, prendendo fra le dita uno dei due poveri
pezzi -Mirko voleva solo proteggerti.. ci tiene a te.
-Non
doveva mettersi in mezzo, ci ha
fatti litigare un'altra volta
-E
tutti questi litigi come li vedi?
-mi punzecchiò sondandomi con i suoi occhi da gatta -Siete
davvero
così in sintonia?
-Si
è risolto tutto! -replicai
soddisfatta, ripensando all'ultimo bacio di Riccardo -Anzi, stasera
mi viene a prendere e ceniamo insieme da qualche parte.
Lei
sospirò senza rispondere
-Sei
di parte -constatai risentita-
l'ho capito benissimo che Riccardo non ti piace
Mi
rivolse un sorriso di scuse, e in
quel momento terminò la lezione, durante la quale, l'unica
cosa che
avevo appreso, era che i tabelloni che la mia amica stava guardando
quella mattina erano quelli con i risultati del famoso esame: inutile
dire che era passata quasi col massimo!
Nel
parcheggio, Nadia si fermò di
botto e io, assorta nei miei pensieri, le andai addosso
-Ahia!
-protestai massaggiandomi il
naso dolorante -Perché hai inchiodato?
-Jason
-Hai
le visioni?
-Forse
-e mi indicò un punto poco più
avanti
Scrutai
un attimo tra la folla, e poi
lo vidi -Mmm.. sembra che la tua mente sia sanissima. Forse ti stava
aspettando.. quello che è certo è che ti sta
fissando
-Vado
a parlargli -non era una domanda,
ma sembrava comunque un po' titubante come affermazione.
Oh,
Nadia!
-Certo
che ci vai -risposi
spintonandola
-Vieni
anche tu
-No!
Cavolo, pensavo che avessi fatto
dei passi avanti!
-Infatti,
ma c'è anche Mirko: tu
porterai via lui mentre io parlerò con Jason
Guardai
di nuovo, e stavolta vidi anche
lui; prima che potessi oppormi, Nadia mi stava già
trascinando.
-Eccole
-ci annunciò Jason appena ci
vide; Mirko mi sorrise, e io gli risposi con uno sguardo assassino
-Ci
stavate aspettando? -domandò Nadia
rivolta però solo a Jason, mentre le guance le si
arrossavano
leggermente
-Vogliamo
portarvi in un posto -rispose
lui -ormai è maggio, e comincia a fare caldo
Non
riuscivo a cogliere il nesso. Vidi
che anche Nadia lo guardava interrogativo, così mi associai.
-Andiamo
al mare -Mirko dissipò i
nostri dubbi -adesso
-Al
mare? -ripetei non del tutto certa
di aver sentito bene -ma non fa ancora così caldo
Cercai
lo sguardo il sostegno di Nadia,
ma i suoi occhi erano diventati due stelline luminose: quando si
trattava di Jason, non c'era niente da fare
-Mi
sembra un'ottima idea -cantilenò
guardando Jason, che le sorrise; dopo qualche istante sembrò
ricordarsi della mia esistenza -Se fa freddo terremo le magliette
-Non
abbiamo i costumi -dissi allora
-E'
questo il bello -rispose Mirko, e
io lo ignorai del tutto
-Prima
dici che è freddo e che dovremo
tenere le magliette, e adesso ti lamenti perché non abbiamo
il
costume -mi fece notare la perfida Nadia, che voleva a tutti costi
passare il pomeriggio con Jason, almeno quanto io non lo volessi
passare con Mirko.
-Allora
ci state? -chiese Jason
-Certo!
-esclamò Nadia -Vic? -e si
girò lanciandomi uno sguardo del tipo
“dì di sì oppure ammazzo
te e tutta la tua famiglia comprese le prossime quattro
generazioni”
-Va
bene -risposi controvoglia; non lo
feci per la minaccia, ma perché Nadia era la mia migliore
amica,
glielo dovevo.
-Vieni
tu vicino a me? -domandò Jason
a Nadia, che naturalmente accettò
Mirko
mi aprì uno degli sportelli
dietro atteggiandosi a galantuomo per farmi sedere; tentai di
incenerirlo con lo sguardo ma, non riuscendoci, girai attorno alla
macchina per andarmi a sedere dall'altro lato. Lo vidi scrollare le
spalle e sedersi.
Il
viaggio non durò molto; facemmo
solo una sosta per mangiare qualcosa e poi raggiungemmo la spiaggia.
In
cielo non c'era nemmeno una nuvola e
il mare era calmissimo: gli scogli sembravano emergere dalla terra
ferma anziché dalle acque.
-Avevi
ragione, è troppo freddo per il
costume -la voce di Nadia mi fece sobbalzare e solo allora mi resi
conto di essermi incantata a guardare il paesaggio
-Ah..peccato
mi sarebbe piaciuto fare
un bagno
Mirko,
che aveva seguito tutta la
scena, si intromise nella conversazione -E facciamolo lo stesso, no?
Perseverante
nel mio risentimento, non
lo calcolai minimamente e camminai fino alla riva, lasciando che le
onde mi sferzassero appena i piedi; l'acqua non era poi così
ghiacciata, ma non era nemmeno quella di giugno.
-Hey
-una voce alle mie spalle -Hai
intenzione di ignorarmi per il resto della tua vita?
Mi
voltai, trovando Mirko a pochi passi
da me; i nostri piedi avevano lasciato sulla sabbia deserta delle
impronte ben visibili. Nadia e Jason si erano stesi su due
asciugamani e stavano chiacchierando.
-No
-risposi come se niente fosse -Per
molto più tempo -e mi voltai di nuovo verso quella distesa
blu
immensa.
Lui
sospirò e venne accanto a me
-Senti, non ci ho visto più quando quel.. quando ti ha
risposto in
quel modo -si trattenne dal colorire la frase con chissà
quali
insulti, ma questo ovviamente non fece che aumentare le scintille dei
miei nervi -Mi so difendere da sola anzi, lo stavo facendo, se solo
tu non ti fossi messo in mezzo!
-Ti
ha per caso chiesto a cosa mi
riferissi quando gli ho detto che avevi pianto?
Feci
mente locale, la risposta era una
sola, ovviamente; ma questo non cambiava le cose, anzi -E' diverso:
tu non ne dovevi nemmeno far parola!
-Infatti,
glielo avresti dovuto dire tu
-Ma
cosa stai dicendo?
Lui
sospirò -Se non ti stanno bene
delle cose nel vostro rapporto, glielo devi dire, accidenti! Non puoi
comportarti come una bambola solo perché è quello
che vuole farti
essere lui! -mentre parlava, si era infervorato
-Questi
sono fatti nostri -replicai
-No,
non se ti fa soffrire, perché a
quel punto gli spacco la faccia.
Mi
massaggiai una tempia chiudendo gli
occhi -Se devi continuare così vattene, non ho voglia di
litigare
ancora.
Quando
li riaprii, mi accorsi che lui
mi stava guardando, piuttosto dispiaciuto
-Non
puoi continuare a stare così -mi
disse, e capii che si stava preoccupando per me, ma ero troppo
arrabbiata per apprezzarlo.
-C'è
sicuramente un modo per farmi
star meglio: smettila di avercela con Riccardo, ok? Abbiamo i nostri
problemi, ma io sono contenta di stare con lui.
Mi
guardò ancora un attimo e annuì;
il suo sguardo si alleggerì mentre tornava a rivolgersi
verso la
spiaggia
-Dici
che si sta per formare un'altra
coppietta? -mi chiese divertito, forse anche per cambiare discorso
Seguii
il suo sguardo e vidi che adesso
Jason era sullo stesso asciugamano di Nadia e sembravano andare
veramente d'accordo; sorrisi.
-Già,
sembra che stia andando bene
Lui
sbuffò -Adesso non potrò più
sfottere Jason perché non aveva uno straccio di ragazza da
un anno!
Aggrottai
le sopracciglia guardandolo
male -Uno merita di essere preso in giro solo perché
è da solo?
-Cero
che no, ma era il mio modo per
spronarlo a rifarsi una vita dopo quella stronza di Sara -rispose
avanzando di più verso il mare fino a farsi arrivare l'acqua
alle
caviglie.
Non
sapevo chi fosse questa Sara, ma
dato che Mirko l'aveva appena definita “quella
stronza” non
doveva aver trattato molto bene Jason. Non potevo negare di essere
rimasta colpita davanti al significato nascosto delle prese in giro
di Mirko: non avevo sospettato che ci fosse della profondità.
Lui
si girò a guardarmi -Dai vieni,
non è fredda
Decisi
di seguirlo, arrotolandomi più
su i jeans.
-Hai
sempre voglia di fare il bagno?
-mi chiese, con sguardo complice
-Il
bagno?! Adesso?
Lui
scrollò le spalle -Hai freddo?
-No,
ma c'è differenza fra
l'immergersi totalmente e l'avere solo le caviglie bagnate!
-E
dai -insistette -prova almeno, al
massimo usciamo
Mi
morsi il labbro inferiore: ero
tentatissima -Non ho il costume
Lui
fece un faccia che voleva dire
“scaramucce” -Io ti ho già vista
versione panterona sexy, e
Jason è troppo impegnato a provarci con Nadia per accorgersi
di noi.
Sospirai
e lo guardai ancora, mentre
lui ricambiava speranzoso.
Rischiavo
la bronchite, ma il mare era
troppo bello e io avevo troppa voglia di fare il bagno..
-E
va bene -cedetti e lui sorrise
-Perfetto,
allora spogliamoci, e poi
vediamo se decidere di fare qualcos'altro oltre al bagnetto..
Ti
pareva che non dovesse fare qualche
battutina?
-Mirko,
io tengo l'intimo.. e guai a te
se anche solo provi a levarti i boxer
Ammiccò
-Vedermi nudo sarebbe una
tentazione troppo forte per te, ammettilo!
Sbuffai
alzando gli occhi al cielo e
decisi di avviarmi prima che mi facesse cambiare idea.
Camminammo
sul lungomare fino a quando
non fummo abbastanza lontani dagli altri due; poco più
avanti, il
terriccio sabbioso veniva risucchiato da imponenti rocce a strapiombo
sul mare. (FOTO)
Chiamatemi
naturalista, ma era qualcosa
di veramente fantastico quel paesaggio; mi voltai a guardare Mirko,
anche lui era in ammirazione. Quando intercettò il mio
sguardo mi
sorrise, e io ricambiai.
Poco
fa stavamo litigando, ma quel
posto.. era un paradiso terrestre, ti faceva sentire in pace con
tutto e tutti! E il sole dava al mare una luce speciale, era
ipnotizzante.
Comunque,
dopo qualche istante, Mirko
si levò al volo la maglia, e.. oh!
Sì:
decisamente un paesaggio
fantastico.
Rimasi
un attimo a guardarlo mentre
lui, ignaro, sistemava l'indumento su uno scoglio; era... era
scolpito! (FOTO)
Sul
serio, Riccardo era messo bene ma
lui.. lui sembrava fatto dal più bravo degli architetti.
Mi
voltai, dandogli la spalle, ma i
suoi addominali rimasero impressi nella mia mente almeno quanto erano
impressi sulla sua pancia.
Sentii
il rumore di tessuto sfregato, e
capì che si era tolto anche i pantaloni. Oh-oh.
-Ci
hai ripensato? -mi chiese dopo
qualche istante di silenzio
Non
dovevo fargli capire che mi ero
incantata -No -risposi ostentando naturalezza e cominciando a
sfilarmi i vestiti.
La
brezza fresca fu utile per
schiarirmi la mente.. almeno fino a quando non mi girai di nuovo
verso di lui, i vestiti in mano, trovandolo in boxer che mi guardava
(o, per essere più precisi, che scandagliava ogni millimetro
di
pelle del mio corpo che fosse nuda).
-Wow!
sai che ti dico? -domandò, e io
mi preparai a una delle sue -che ripensandoci per non bagnare
l'intimo, potremmo fare il bagno nudi
Lo
disse con una tale naturalezza che
scoppiai a ridere -Certo, come no -mi strinsi le braccia al corpo -ho
già abbastanza freddo così -puntai lo sguardo sul
mare, evitando
accuratamente di guardare i suoi pettorali.
Lo
sentii avvicinarsi, e la sua mano
scivolò nella mia
-Che
fai? -gli domandai tornando a
guardalo, ma solamente negli occhi.
Avevo
già notato varie volte i
cambiamenti di colore dei suoi occhi con la luce.. ed ero certa che
un verde così intenso, così smeraldo non lo
avessero mai avuto. E
io che avevo mirato agli occhi per non rimanere incantata!
-C'è
solo un modo per non sentire il
freddo in questi casi -sussurrò e io deglutii
E
di nuovo, prepotente, il ricordo
delle sue labbra sul mio collo mi travolse e quasi mi scappò
un
sospiro.
Ma
stavolta avevo più paura: stavolta
sapevo, che se avesse tentato di baciarmi di nuovo, non sarei stata
in grado di scansarmi.
Ti
prego non farlo.. implorai
dentro di me, senza capire perché d'improvviso mi sentissi
così.
Riccardo, mi dissi, pensa a Riccardo.
Non volevo
tradire Riccardo.. forse era colpa del posto, così bella da
farti
venir voglia di dare un bacio a qualcuno..
Provai
a sussurrare il suo nome, senza
nemmeno sapere cosa avrei aggiunto dopo, ma lui fu più
rapido di me.
-Corri!
-esclamò, e in un baleno mi
ritrovai ad essere trascinata in mare, schizzando acqua da tutte le
parti mentre le mie gambe si dimenavano in sincronia con le sue, le
nostre mani allacciate.
Grazie
a Dio.. pensai
Forse
avrei dovuto pormi parecchi
interrogativi in quel momento, ma non lo feci: decisi di godermi il
sole il mare, di scoppiare a ridere senza un perché mentre
io e
Mirko saltavamo fra le ondicelle.
Lui
mi guardò, rivolgendomi uno dei
suoi sguardi più belli -E' bello sentirti ridere -mi disse,
con un
tono che sapeva della colazione al mattino, di un regalo sotto
l'albero di Natale, di un pensiero per qualcuno.. che sapeva di
buono, di dolcezza.
Un
istante dopo ero inciampata,
trascinandomelo dietro; l'acqua era fredda sì, ma i muscoli
erano
abbastanza caldi dopo la corsa da poterlo sopportare.
Quando
riemergemmo, sentii i capelli
bagnati aderirmi al collo e alle spalle e mi strofinai gli occhi
leggermente irritati dalla salsedine.
Mirko
si guardò attorno, e io lo
imitai: la visuale dal mare era ancora più spettacolare di
quella da
terra.
-E'
una vista.. -cominciò lui cercando
le parole -da orgasmo
Alzai
gli occhi al cielo -Molto, molto
poetico -commentai iniziando a nuotare a rana
Lui
mi seguì a dorso -Grazie. Come va
con il freddo?
-Sto
bene -risposi -Tu?
-Anche
-nuotammo per un po', fino ad
arrivare a non toccare più con i piedi a terra -Che ne dici
di una
sfida? -chiese indicandomi uno scoglio poco più avanti
-Ci
sto! -e, detto fatto, partii
-Hey
questo è imbrogliare! -protestò
lui mettendosi all'inseguimento -Falsa moralista!
Spalancai
la bocca per ridere e bevvi
all'incirca mezzo mediterraneo, ovviamente continuando a ridere;
Mirko mi sorpassò, ma io lo agguantai per una caviglia.
Cominciammo
a schizzarci, urlando e
ridendo, poi ripartimmo, tirandoci a vicenda manate per fermare
l'altro.
-Prima!
-gridai quando finalmente
raggiunsi lo scoglio; stavo per toccarlo ma Mirko mi bloccò
-Non
vale! -gli urlai
-Pazienza!
-rispose lui cercando di
toccarlo e tenermi ferma contemporaneamente; io cominciai a dimenarmi
e il risultato fu che andammo a sbattere insieme contro la parete di
roccia scoppiando a ridere.
Mi
stava ancora tenendo ferma per i
fianchi, e mi venne spontaneo intrecciare le braccia dietro il suo
collo; quando i miei seni sfiorarono il suo torace e il mio interno
coscia il suo bacino, mi resi conto che non ce n'era motivo.
Perché
ricambiare con un abbraccio (e che abbraccio) quella che era una
semplice stretta per tenermi ferma?
Mirko
aveva smesso di ridere.
Mi
scostai, imbarazzata ma sostenendo
il suo sguardo serio e intenso; fu allora che cominciai con gli
interrogativi.
-Hey!
-ci chiamò qualcuno a gran voce;
ci girammo verso Nadia e Jason, anche loro solo con l'intimo addosso
che venivano verso di noi mano nella mano; lei mi guardava con
un'espressione strana, ma lì per lì non diedi
peso alla cosa.
-Dovrete
continuarne a nuoto! -li
avvertì Mirko
-Guarda!
-gli dissi io
-Cosa?
-Le
loro mani
Lui
si voltò di nuovo verso Jason e
Nadia -E' tutto merito di questo posto -disse allora, contento
-è
talmente bello che fa venire voglia di dare un bacio a qualcuno -mi
sorrise e io rimasi a bocca aperta: possibile che avesse ripetuto
pelo pelo quello che avevo pensato appena un istante prima?
La
sintonia è importante... mi
tornarono alla mente le parole di Nadia.
-Dai,
raggiungiamoli -mi esortò
ricominciando a nuotare; io annuii e lo seguii.
Non
aveva detto una parola sul mio
comportamento, e di questo gli ero grata.. ma il problema rimaneva
comunque.
Quando
ci ricongiungemmo con gli altri,
cominciammo a nuotare e schizzarci, mentre Jason e Nadia di tanto in
tanto si scambiavano qualche bacio.
-Vic,
è così bello! -mi disse Nadia
mentre eravamo ancora in ammollo, lontane dagli altri due che stavano
giocando a fare gli scalatori di rocce sullo scoglio che prima
avevamo raggiunto io e Mirko
-Ti
ha baciata lui? -le chiesi
-Sì
-rispose raggiante
-Sono
così contenta di vederti felice
-le dissi, sincera
-Anch'io..
e spero tanto che funzioni.
Mi trovo benissimo con lui
Sorrisi
-Chi ben comincia è già a
metà dell'opera
-E
tu e Mirko che avete combinato nel
frattempo? -mi domandò
-Niente
-ma ovviamente, risposi troppo
in fretta e lei se ne accorse
-Vic..
In
quel momento si sentì un sonoro
splash, e ci voltammo verso i ragazzi: Jason era in acqua, ma di
Mirko non c'era traccia.
Oddio.
-Che
succede? -chiesi cominciando ad
avvicinarmi
Mentre
Nadia mi seguiva, Mirko
riaffiorò, piuttosto soddisfatto. Ricominciai a respirare.
-Avete
visto? -domandò guardando me
-Cosa?
-gli chiese Jason -Io ho sentito
solo che ti tuffavi
-Sì,
infatti.. ma qualcuno visto
mentre lo facevo? -adesso sembrava deluso
-Emh..
-rispose Jason
-Voi
ragazze?
Io
e Nadia ci scambiammo uno sguardo
eloquente, e lui sbuffò.
-Cioè
aspetta.. -lo bloccai -Mi vuoi
dire che ti sei tuffato da questo coso alto sei metri? -tentai di
fare chiarezza indicando lo scoglio (FOTO)
-Sì
-rispose sdegnoso -ma non faccio
bis
-Tu
sei pazzo -decretai sentendo il
cuore a mille
Lui
sorrise, come soddisfatto che mi
stessi preoccupando così, nonostante la delusione di non
avere
nessun testimone della sua impresa: poi chiedi perché una
dice che
non esistono uomini ma solo bambini troppo cresciuti!
-Ragazzi,
guardate là -fece a un
tratto Nadia indicando il cielo; noi tutti alzammo lo sguardo,
vedendo un enorme nuvolone nero in avvicinamento
-No!
-commentò Jason -Non ci voleva
-Usciamo,
prima che ci becchi
l'acquazzone -propose Mirko, e nessuno ebbe nulla da obiettare.
Raccattammo
i vestiti e cercammo di
asciugarci come meglio potevamo con gli asciugamani.
-Guido
io stavolta -si offrì Mirko
rivolto a Jason mentre Nadia era ancora ad asciugarsi qualche metro
più in là -Così voi potete
spaparanzarvi sui sedili posteriori
-Ottima
idea -lo ringraziò Jason
Quando
fummo pronti era già calata la
sera, forse un po' in anticipo a causa del grande nuvolone nero che
si era piazzato sopra le nostre teste; una volta saliti in macchina,
cominciò a piovere.
-Appena
in tempo -commentò Nadia
La
solita frase che porta sfiga.
Cinque
minuti dopo la pioggia era
nettamente aumentata, un vero e proprio acquazzone e, come se non
bastasse, il cielo aveva cominciato a tuonare.
-Peggio
di così.. -commentò Jason; i
tergicristalli intanto correvano instancabili sul parabrezza.
BOM!
La
macchina sobbalzò e, pur avendo la
cintura di sicurezza, per poco non mi catapultai sul vetro.
-Cosa
è stato? -chiesi a Mirko,
spaventata
-La
gomma -rispose lui, fermandosi
-abbiamo bucato
-Fantastico!
-sentii esclamare Nadia,
ovviamente sarcastica
-E
abbiamo una gomma di scorta, vero?
-chiesi, voltandomi a guardare Jason
-Certo
-rispose lui che si stava già
levando la cintura, e io mi sentii immediatamente sollevata -E' nel
bagagliaio
Mirko
annuì e un istante dopo i due,
erano scesi sotto il temporale per cambiare quella dannata gomma.
Io
sospirai e Nadia si sporse verso di
me, serafica -Bella giornata, eh?
-Forse
non ti sei accorta che là fuori
c'è l'Inferno di Dante
Lei
rise, sin troppo euforica, mentre
io sbuffavo -Rischio di non fare in tempo per la cena con Riccardo
-mi lamentai
A
quel punto Nadia sospirò e scosse la
testa, senza rispondere.
Sbirciai
nello specchietto retrovisore,
vedendo Mirko e Jason zuppi più di quando eravamo in acqua,
tutti
intenti a cambiare quella gomma.
-Lo
sai che il tuo atteggiamento è
ambiguo? -mi domandò a un tratto
-Eh?
-domandai per prendere tempo:
sapevo benissimo a cosa si stesse riferendo.
Nadia
infatti sollevò le sopracciglia
rimanendo in silenzio
-Io..
-io non sapevo che dire, ecco la
verità. Guardai la pioggia che scivolava sui finestrini,
come se
qualcuno stesse annaffiando la macchina
-Vi
ho visti in acqua -continuò lei
-quello non era solamente un abbraccio amichevole, Vic
Solo
allora mi tornò in mente quella
strana occhiata che mi aveva lanciato mentre lei e Jason ci
raggiungevano in acqua: lei aveva visto.
..Ma
visto cosa?? Insomma, non stavamo
facendo niente di male! Era solo un abbraccio..
-Non
era niente, non per noi -spiegai
allora -Voglio dire, lui è quello che ho chiamato a toccarmi
le
tette quando non sapevo che reggiseno indossare! Non ci sono mai
stati confini netti fra noi
Lei
annuì, senza nessuna traccia di
sorpresa per la storia del reggiseno -Allora è giunta l'ora
di
metterli, prima che qualcuno si faccia male sul serio -rispose
serissima, indicandomi Mirko con lo sguardo.
No,
ma tutto questo era assurdo!
Lo
osservai un attimo dal finestrino, i
capelli zuppi e le gocce di pioggia che gli scorrevvano sul viso.
Scossi la testa, non volevo ascoltare, non volevo vedere; non volevo
porre un limite a un rapporto così bello come quello che
avevo con
Mirko, non volevo..
-Ludovica
-mi richiamò -Tu non sei una
stronza, non lo sei mai stata: non diventarlo, e soprattutto non con
le persone a cui tieni di più.
Il
suo tono non era di rimprovero,
suonava più come un avvertimento, un consiglio, ma io mi
sentii
gelare lo stesso: davvero mi stavo comportando da stronza con Mirko?
Senza nemmeno accorgermene per giunta.
Ma
tutto questo implicava che a lui..
no, non era possibile! Non poteva essere.. non volevo che lo fosse!
-Eccoci
-sobbalzai quando Mirko aprì
la portiera e si sedette di nuovo accanto a me -Fuori si gela
-informò sfregandosi le mani tutte bagnate.
-Con
la gomma tutto a posto -fece Jason
-Togliti
la giacca bagnata -gli suggerì
Nadia con dolcezza
-Si
riparte! -fece poi Mirko girando la
chiave nel motore -Se se ne rompe un'altra è il vostro turno
di
cambiarla -disse guardandomi con aria falsamente grave
Io
risposi con un sorriso tirato, e poi
mi sporsi verso la radio -Ho voglia di musica
-Metti
Nesli! -mi fece Jason
-No,
che palle! -rispose Mirko -il
fratello è molto meglio
-No,
per favore -intervenne Nadia -Io
odio Fabri Fibra
-Ti
regalerò la maglietta, allora -la
prese in giro Jason -Quella con scritto “io odio Fabri
Fibra”
Evidentemente
sembravano tutti allegri
e contenti tranne me, in preda alla crisi di coscienza del secolo.
Dopo
un po' che la discussione andava
avanti, risolsi sintonizzando la radio su una stazione a caso;
così
non era contento nessuno, ma almeno non bisognava per forza riempire
il silenzio con le parole.
Mirko
portò prima Nadia e poi Jason,
che erano di strada, accordandosi con lui per restituirgli la
macchina; rimanemmo solo io e lui mentre una cantante sconosciuta si
esibiva in vari acuti alla radio.
Ad
un tratto, la strada mi sembrò
familiare -Ma stiamo andando a casa tua? -gli chiesi dubbiosa
Lui
mi guardò con un sopracciglio
alzato -Se vuoi ti ci porto con piacere, ma in realtà sto
passando
di qua solo perché è la via più breve
per portarti alla tua, di
casa
-Ah..
-figura di merda, meglio
mantenere il silenzio.
Nel
frattempo aveva smesso di piovere,
ed era già una gran cosa.
-Ma
che diavolo..? -fece a un tratto
Mirko
Guardai
prima lui, poi seguii la
direzione del suo sguardo: eravamo davanti casa sua, e c'era un uomo
mai visto prima sulla soglia che parlava con sua madre.
-Ti
dispiace se..? -mi chiese mentre si
accingeva ad accostare
-Certo,
fa' pure -risposi, in allerta:
era troppo agitato.
Infatti,
non appena ebbe accostato,
schizzò fuori dalla macchina e si diresse verso i due; io lo
imitai,
restando un po' più distante.
-Che
ci fai qui? -chiese a quell'uomo,
e l'improvvisa durezza del suo tono mi fece sobbalzare.
Margaret
guardò il figlio, in ansia, e
riservò a me lo stesso sguardo; che cavolo stava succedendo?
L'uomo
misterioso si voltò, e sorrise
a Mirko
-Ciao,
figliuolo.
PROSSIMO
AGGIORNAMENTO: 5 AGOSTO
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
So
che mi odiate per aver troncato il
capitolo proprio qui.. e so che mi odiate ancora di più per
aver
posticipato di così tanto il prossimo aggiornamento!
Mi
dispiace tanto, è che devo partire
e non posso portarmi dietro il pc! Per farmi perdonare almeno un po'
ho deciso di lasciarvi questi due capitoluzzi anziché uno
solo.. mi
odiate un po' di meno? ^^''
Spero
che avrete la pazienza di
aspettarmi e di continuare a seguirmi! Non abbandonatemi proprio ora
che sto per svelarvi TUTTO e dico proprio TUTTO del passato di
Mirko!!
Spero
proprio di ritrovarvi tutte.. :)
Riguardo
ai capitoli, come avete visto
la situazione fra Ludovica e Mirko si sta scaldando, ed è
destinata
ad avere momenti di dolcezza (che leggerete nel prossimo capitolo,
perché voi lo leggerete, VERO?? >.<) oltre che
di passione
come l'abbraccio in acqua e il bacio nell'ufficio del professore..
Nadia
sta prendendo le difese di Mirko
e questo fatto dei confini peserà molto nel corso della
storia; così
facendo, inoltre, sta contribuendo a far
“svegliare” la nostra
cara protagonista.
A
proposito di Nadia! Siete contente
che finalmente lei e Jason siano diventati ufficialmente una coppia?
=D Ho un po' trascurato la descrizione del COME, me ne rendo conto,
ma come ho detto la loro è una storia marginale rispetto al
triangolo Mirko-Ludovica-Riccardo.. triangolo che si sta cominciando
a districare.
Vorrei
fosse chiaro, e se non lo è
dalla storia lo specifico qui, che Mirko sta offrendo tutto questo
sostegno a Ludovica (anche se lei non vuole e si infuria xD) non per
secondi fini, ma perché le vuole veramente bene :). Insomma,
da come
ve l'ho presentato all'inizio e dalla loro conversazione notturna nel
capitolo 8, è apparso chiaro che il suo comportamento con le
ragazze
non sia proprio il massimo, anzi.. ma alla sua Nina ci tiene davvero,
ve lo dico io :)
Ludovica
avrà la sua occasione per
ricambiare questo affetto nel prossimo capitolo (quello che voi
leggerete!!).
Va
bene, adesso vi lascio, ma solo
momentaneamente!! Ci rivediamo il 5! =D
Buon
fine luglio, ragazze!!
Un
bacione da me e da Mirko xD
ps:
la foto del paesaggio che fa venir
voglia di dare un bacio a qualcuno viene da Capri =)
|
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Capitolo 10 *** Mi metto a nudo ***
Capitolo
10. Mi metto a nudo
-Oh
mio Dio.. -sussurrai
Avrei
dovuto sbattere le palpebre,
prima che gli occhi cominciassero a lacrimarmi, ma non ce la facevo:
continuavo a guardare quell'uomo, il padre di Mirko,
ad occhi
sbarrati.
Mirko
non aveva risposto al suo saluto,
si limitava a sostenere il suo sguardo, in un modo che mi stava
facendo paura, pur non essendo indirizzato a me.
-Che
cosa ci fai qui? -ripeté,
stavolta scandendo bene le parole; Margaret si strofinò il
naso,
come chi è sul punto di crollare, ma tenta di resistere
ancora.
-Ti
sembra questo il modo di accogliere
tuo padre? -domandò lui, affabile.
Questa
volta venne anche a me da
spaccargli la faccia.
Mirko
lo guardò con un tale disprezzo
negli occhi che sembrava stesse per vomitare -Con quale faccia ti
presenti qui, dopo tutti questi anni e pretendi di farti chiamare
ancora padre?
-Perché
lo sono, che ti piaccia o no
-rispose, sempre calmissimo
-Ma
non dire stronzate! -sbottò lui
-Credo
che dovremmo continuare questa
conversazione in casa -propose l'uomo
-Credo
che dovresti andartene, Victor
-intervenne Margaret, la voce ferma nonostante tutto -Tra poco
tornerà Nick con Stefano, e non voglio che ti veda qui
Stefano
era il patrigno di Nick e Mirko
e, a quanto pareva, era da qualche parte con Nick.
-Andiamo
-insistette Victor -Non posso
nemmeno più entrare in casa?
-No
-rispose Mirko -perché non è la
tua
L'uomo
sorrise ancora, e mi diede tanto
l'idea di un viscido verme strisciante -Stavo proprio spiegando a tua
madre che voglio riallacciare i rapporti con voi, ma se non mi fate
nemmeno entrare in casa come faccio?
-Riallacciare
i rapporti? -ripeté
Mirko -Potevi pensarci prima di fare quello che hai fatto! Qui non
c'è più niente per te, vattene una volta per
tutte!
-Prima
ho il diritto di parlare anche
con tuo fratello
Da
arrabbiata che era, l'espressione di
Mirko diventò letteralmente furiosa; si avvicinò
a Victor, la
mascella serrata e uno sguardo in grado di trafiggere -Tu devi stare
lontano da Nick, hai capito bene? -domandò minaccioso, senza
staccare un attimo gli occhi da quelli dell'uomo
-Purtroppo
per te, non spetta a te
decidere
Trattenni
il respiro quando Mirko lo
afferrò per il colletto della giacca -Va' via prima che lui
arrivi o
ricambierò una a una tutte le botte che mi hai dato
-Botte?
-domandai quasi senza
accorgermene. Di cosa stavano parlando?
Guardai
Margaret, e dopo qualche
istante anche lei ricambiò il mio sguardo, afflitta.
La
risata di Victor, riportò il mio
sguardo su di lui, mentre Mirko lo lasciava andare: perché
si stava
arrendendo? Lo capii quando un'altra auto si parcheggiò nel
viale;
Nick e Stefano scesero, il primo con sguardo interrogativo, il
secondo che fissava Margaret.
Io
fissavo Mirko. E solo allora mi
accorsi che non riuscivo a muovere un muscolo, congelata da
ciò che
avevo appena visto e sentito.
-Che
succede? -domandò Nick
avvicinandosi; evidentemente non aveva riconosciuto l'uomo, era
ancora troppo piccolo quando lui se n'era andato.
Mirko
sospirò ricambiando il mio
sguardo per un attimo e avvicinandosi a me di qualche passo.
-Ok
-fece la donna, forse arrendevole,
ma anche rincuorata dall'arrivo di Stefano -Continuiamo questa
conversazione in casa
-Mamma!
-esclamarono i due fratelli
insieme, Nick preoccupato e senza capire, Mirko sconcertato e di
nuovo arrabbiato.
-L'avete
sentita: ha detto -ripeté
Stefano mentre le si avvicinava -tutti in casa -guardò
Victor -Con
calma
Ma
certo: aveva capito che non c'era
più modo di fermare quell'uomo, e stava solo tentando di
rendere più
digeribile la pillola a Nick.
Margaret
annuì e guardò i presenti
prima di entrare, compresa me: non voleva che me ne andassi, era
chiaro.
Io
però sentii il bisogno di
un'ulteriore conferma e guardai Mirko -Vuoi che..? -gli sussurrai
sentendo la bocca secca, come se qualcuno avesse prosciugato fino
all'ultimo goccio della mia saliva.
-No
-rispose lui cogliendo il senso
della mia frase lasciata in sospeso; mentre guardava me, non c'era la
minima traccia di tutto quell'odio che avevo visto pochi secondi
prima nei suoi occhi. Era solo afflitto e, di colpo, immensamente
stanco -Resta -sussurrò prendendomi la mano e stringendola.
Quel
gesto quasi mi commosse: aveva
bisogno di forza, e la stava cercando in me. Ma cosa potevo fare io
per aiutarlo, oltre che ricambiare la stretta? Forse il solo e
semplice fatto di essere lì con lui sarebbe servito.. forse
era per
questo che Margaret aveva voluto che ci fossi anch'io.
Entrati
in soggiorno, Mirko mi lasciò
la mano e io, invece di relegarmi in un angolo come avrei preferito,
rimasi lì, accanto a lui; eravamo tutti in piedi, tutti a
fissarci.
Una situazione più innaturale di quella non poteva esistere.
-Qualcuno
mi dice che succede? -chiese
Nick rompendo il silenzio -E chi è quest'uomo?
-indicò Victor
-Nick
-cominciò l'uomo, ma Stefano lo
bloccò
-E'
qualcuno che deve spiegarci tante
cose -rispose con pacatezza, ma lo sguardo era sull'attenti
-Come
fa a sapere il mio nome? -chiese
ancora il giovane
-So
anche che non sei maggiorenne
-continuò; io non capii dove volesse andare a parare, ma
Mirko
fremette, Margaret gemette e Stefano sibilò un
“no!”, tutto
contemporaneamente.
-Non
provarci -fu Mirko a parlare,
scandendo bene le parole, e la sua voce era più bassa e
molto, molto
più minacciosa del solito.
-Che
vuole fare? -sussurrai; Mirko mi
rispose solo con uno sguardo grave
Mi
resi conto dall'espressione spaesata
di Nick, che dovevamo avere più o meno la stessa conoscenza
dei
fatti.
-Chiederò
l'affidamento -annunciò
Victor -è un mio diritto
-Bastardo
-sibilò Mirko
Mi
si strinse lo stomaco mentre
realizzavo.
-Non
puoi farlo! -esclamò Margaret,
sul punto di scoppiare a piangere
-Combatteremo
fino all'ultimo, sappilo
-intervenne Stefano, risoluto
-Affidamento?
-ripeté Nick, poi si
grattò la testa -Ok, stop! Non ci sto capendo un cazzo
-Sono
tuo padre -gli rivelò allora
Victor, e io mi sentii un groppo in gola per Nick, che
ammutolì
spalancando la bocca; Mirko strinse entrambi le mani a pugno e si
mosse pericolosamente verso quell'uomo finché Stefano non lo
fermò
-Calmati,
Mirko! Avevo detto con calma!
-ricordò poi a Victor, una mano sul petto di Mirko per
evitare che
finisse a cazzotti; Victor gli rispose con un'espressione di
sufficienza
Stefano
spinse di nuovo Mirko verso di
me e io lo tirai per un braccio, in modo che tornasse ad esserci una
debita distanza di sicurezza fra lui e suo padre.
Fremeva
di rabbia, lo vedevo e
soprattutto lo sentivo attraverso i suoi muscoli ancora
pericolosamente contratti sotto le mie mani.
-Nina..
-Stai
calmo -gli sussurrai -Non
servirebbe a niente fare a botte
Lui
annuì piano, chiudendo gli occhi
per riprendere la calma
-Non
riuscirà a separarvi -aggiunsi
poi, in un tono che sperai essere rassicurante
Mirko
mi guardò, un lampo di speranza
in mezzo a tutta quella frustazione che gli si leggeva negli occhi;
tentai di sorridergli, e solo quando lui annuì gli lasciai
il
braccio.
Nel
frattempo, la discussione era
andata avanti.
-Mamma,
di che diavolo sta parlando?
-domandò Nick, nel panico; quando Margaret annuì
bisbigliando un
“mi dispiace”, il ragazzo guardò Mirko,
che ricambiò senza dire
una parola.
-Oh
merda.. -sussurrò tornando a
fissare Victor -Tu.. te n'eri andato
Victor
sorrise beffardo, i baffi che
quasi coprivano del tutto le labbra sottili -E' questa la storia che
ti hanno raccontato?
-Di
sicuro è meglio della verità
-replicò Mirko con durezza
Non
capivo niente: non era stato Victor
ad abbandonare la famiglia? Ma allora cos'era successo?
-Victor
-sibilò Margaret fra i denti,
ma non servì a niente
-Tua
madre mi ha cacciato
-Cosa?
-Nick passò dall'incomprensione
alla consapevolezza e poi allo sconcerto.
-Raccontagli
la parte migliore -esortò
Mirko con veemenza; l'uomo per la prima volta tradì
un'emozione che
mi sembrò simile alla disapprovazione.
Intanto
Stefano era andato ad
abbracciare la donna, che aveva già lasciato cadere la prima
lacrima; il mio sguardo e quello di Nick si incrociarono un istante,
e sembrò rincuorato di vedere che non era l'unico ad essere
pallido
e smarrito.
-Di
cosa state parlando tutti? -domandò
-Accidenti.. -si sedette -Voglio che mi spiegate tutto. Adesso,
dall'inizio. Tutto quello che so, o che almeno credevo di sapere
è
che mio padre.. cioè.. tu.. te ne sei
andato quand'ero
piccolo, e nessuno ha più saputo rintracciarti.
-In
realtà le cose sono andate un po'
diversamente -replicò quello, di nuovo tranquillo
-Cioè?
-Sono
cambiato, Nick..
-Stronzate!
-intervenne Mirko e io mi
chiesi se fosse il caso di riprendere a trattenerlo per il braccio
-Lasciami
finire -gli rispose Victor
-No,
se davvero vuoi iniziare questo
discorso, prima devi dirgli cos'è successo -rispose,
categorico
Mentre
i due si guardavano come cane e
gatto, incontrai di nuovo lo sguardo di Nick e mi avvicinai per
fargli una lieve carezza sulla spalla; tremava, ma mi lanciò
uno
sguardo di gratitudine.
-Forse
è tempo che lo sappia -colsi il
sussurro che Stefano rivolse a Margaret, che annuì; anche
Mirko si
era girato verso di loro, e aveva visto quel gesto.
-Nick
-si sedette accanto al fratello
-Che
succede, fratellone? -domandò lui
cercando di non tradire paura, ma la sua voce sembrava talmente
smarrita che mi venne voglia di abbracciarlo.
Riuscii
a trattenermi e osservai Victor
incrociare le braccia al petto, in attesa.
-Adesso
ti spiego tutto -sospirò, e
anche Margaret e Stefano si avvicinarono. Mi chiesi per l'ennesima
volta se dovessi farmi da parte, ma il breve sguardo implorante che
mi rivolse Mirko mi convinse a desistere.
-Mamma
si è sposata presto, lo sai,
era già incinta di me -esordì Mirko, con calma
-Sì
-confermò Nick, contento che ci
fosse un punto di partenza che anche lui conosceva in tutto quel
marasma.
-Ma
Victor non è del tutto a posto
-lanciò uno sguardo di disprezzo all'uomo, che rimase
impassibile -è
cominciato tutto quando avevo all'incirca sei anni.. -fece una pausa
digrignando i denti, come sul punto di rimandare quella misteriosa
conversazione -vorrei che non lo dovessi scoprire così
-Cos'è
successo? -incalzò però Nick
Margaret
si soffiò il naso e Mirko si
decise a proseguire -Cominciò a picchiarmi, così
di punto in bianco
-Cosa?
-domandammo io e Nick
nello stesso istante; mi resi conto che avrei voluto deglutire, ma
non mi riuscì. Mirko fece guizzare per un attimo gli occhi
nei miei.
Non
avevo di certo immaginato una
storia simile.. e mi ricordai d'un tratto che durante quella giornata
a Milano, Mirko era sembrato riluttante di fronte a casa propria, ma
felicissimo di stare in quel parchetto. Quel parchetto dove
probabilmente da bambino poteva rifugiarsi, lontano dal padre per
tutto il tempo che voleva.
Oh,
Mirko..
Era
solo un bambino.. Sentii gli occhi
bruciare, ma c'era anche un altro sentimento dentro di me..
-Ho
detto che non sono più quella
persona -intervenne Victor.
Ecco
cos'era: rabbia. Tanta, tanta
rabbia. Voglia di spaccare la faccia a chiunque si fosse permesso di
fargli male, far del male a Mirko.
Nick
era incredulo, Mirko aveva la
parola ribrezzo scritta in fronte -Non fu un episodio isolato,
divenne un'abitudine -proseguì, mentre il nodo che sentivo
dentro
allo stomaco si stringeva.
-Ma
la mamma..? -domandò Nick
-Non
gli credevo -intervenne la donna,
e sembrava risentita nei confronti di sé stessa -Pensavo
fossero
lividi che si faceva giocando, passava le giornate al parchetto..
-scosse la testa
Un
altro flash, mi ricordai di come si
era subito rabbuiato quando gli avevo chiesto quanti colpi avesse
preso giocando lì. Colpi: proprio la parola adatta.
Mi
sentivo stordita, mi girava la
testa, con tutti questi ricordi che vorticavano dentro di me e questi
tasselli di puzzle che si ricomponevano man mano che Mirko parlava,
svelando ciò che non avrei mai immaginato.
-Non
è stata colpa tua -la rassicurò
subito Mirko, combattuto fra l'andare vicino alla donna e il non
abbandonare il fratello; alla fine rimase dove si trovava, mentre
Stefano avvolgeva protettivo le spalle della compagna.
Lo
sguardo freddo di Victor seguiva
impassibile tutta la scena.
-L'anno
dopo sei nato tu -continuò
Mirko, e dalla sua espressione capii che quello di prima era stato
solo l'antipasto -Avevi pochi mesi.. se la voleva prendere anche con
te
Nick
guardò Victor sconcertato -Ma io
credevo che se ne fosse andato... o insomma, che l'aveste cacciato
quando io avevo già due anni
-Infatti
-rispose Mirko -perché per un
po' di tempo sono riuscito a difenderti
-Oh
mio Dio.. -mi uscì in un
bisbiglio, il fiato corto e il cuore che galoppava dolorosamente; mi
sentii gelare e mi appoggiai con le braccia allo schienale del
divano, colta da una vertigine.
Nick
diede voce ai miei pensieri
-Intendi dire.. che ti prendevi anche le mie?
Mirko
annuì piano; si vedeva che era
difficile per lui rivivere tutto questo, ma sembrava più
preoccupato
per il fratello che per sé -Poi però un giorno
Victor era più
agitato del solito: quando io caddi a terra, lui ancora non ne aveva
abbastanza -sospirò -Io.. non avevo più forze,
Nick
Incredibile:
sembrava che se la stesse
prendendo con se stesso per non essere riuscito a difendere oltre
l'amato fratello. Di nuovo, mi si strinse il cuore, e avrei voluto
che tutto quello schifo non fosse stato vero, che Mirko avesse potuto
godere di un'infanzia felice, quella che spetta a tutti i bambini.
Guardai
Nick, che aveva gli occhi
lucidi.
-Quando
mamma tornò e vide in che
stato eravamo ridotti -continuò -ci portò
all'ospedale.. e capì
che tutto quello che le avevo detto sino ad allora su Victor era vero
-E
fu allora che lo cacciò -concluse
Nick con un filo di voce
-Sì
-confermò Mirko, esausto
Mentre
Nick rimuginava su tutto, mi
avvicinai da dietro lo schienale a Mirko, e ci scambiammo un
lunghissimo sguardo colmo di significati.
-Nick,
è anche colpa mia -fece
Margaret -Non mi sono mai accorta..
-E
gli hai mentito per tutti questi
anni -intervenne Victor, guadagnandosi due occhiate di fuoco da parte
di Mirko e Stefano; ovviamente non se ne curò e
tornò a rivolgersi
a Nick -Adesso che sai come andarono le cose allora,
puoi
decidere che fare adesso
-Dovresti
vergognarti, invece sei qui
ad avanzare pretese -lo accusò Margaret
-Ma
chi credi di essere? -le si rivolse
in un tono che mi fece provare ancora più odio nei suoi
confronti
-Non sei certo migliore di me, lo hai detto tu: non ti sei accorta di
niente
-Modera
i toni -lo avvisò Stefano
-La
colpa è tua, non sua -ringhiò
Mirko decisamente meno diplomatico del patrigno, alzandosi di colpo
-E non provare nemmeno per un attimo a paragonarti a lei, non sei
neanche la metà! Mamma ha creduto fino in fondo nella nostra
famiglia, ci ha messo anima e corpo, ci ha sempre dato tutto; sei tu
che tradivi questa fiducia. Non ti meriti niente, mi fai schifo!
Vidi
Margaret guardare il figlio con
orgoglio e amore, mentre gli occhi le si riempivano di nuovo di
lacrime; Nick era immerso in un silenzio pesante, e seguiva ogni
passo del discorso.
-Con
te ormai ho perso le speranze
-tagliò corto Victor -ma con Nick, posso ancora sperare di
avere una
seconda possibilità, vero figliuolo?
Tutti
i nostri sguardi si puntarono
immediatamente su Nick; quando se ne accorse, sembrò a
disagio.
Sputagli in faccia avrei voluto suggerirgli.
-Io..
voglio pensarci -annuì
gesticolando -mi serve tempo per.. capire tutto questo.
-Cosa
c'è da pensare? -esclamò Mirko,
elettrico neanche gli avessero dato la scossa -Ti rendi conto di chi
hai di fronte? -continuò imperterrito
-E
tu ti rendi conto che mi avete
tenuto nascosto tutto questo per anni? -replicò Nick con un
certo
risentimento
-Era
per proteggerti -intervenne
Margaret
Nick
non rispose, ma non sembrava
convinto.
-Ti
lascio tempo per pensare -concluse
Victor -Non credo che qui nessuno abbia intenzione di offrirmi un
caffè, perciò vado; ah.. Margater, ti consiglio
un buon avvocato.
Salve a tutti
Nessuno
lo accompagnò alla porta, nel
salotto piombò un silenzio di tomba rotto solo dai passi di
quell'uomo che si allontanava.
Quando
finalmente sentirono il portone
chiudersi, Margaret sospirò forte e Stefano si
avvicinò al telefono
-Ho un amico avvocato, lo chiamo subito
La
donna gli fece cenno di sì con la
testa, mentre io mi andavo a sedere vicino a Mirko; senza dire una
parola, gli presi la mano fra le mie.
Lui
appoggiò la testa all'indietro
contro lo schienale del divano, gli occhi chiusi; Margaret si
avvicinò e gli accarezzò una guancia. Lui
tentò di farle un
sorriso rassicurante, ma ne uscì uno stanco.
Nick
ancora taceva, e teneva lo sguardo
basso.
-Nick..
-fece la donna, e a quel punto
il ragazzo sembrò destarsi
-Voglio
stare da solo -disse di punto
in bianco, guadagnandosi l'attenzione di Mirko -Sul serio, per
favore. Domani ne parleremo fino allo sfinimento, ma oggi non ce la
faccio
-Ok
-fece la donna, comprensiva, mentre
lui si alzava -Cerca di dormire
Nick
annuì con poca convinzione.
-Ti
accompagno -si offrì Mirko, che
forse gli voleva dire qualcosa; allentai la presa sulla mano ma lui,
invece di lasciarmi, mi tirò leggermente, per farmi capire
che
voleva che venissi anch'io.
-Vieni
-mi disse infatti, con dolcezza
Seguii
i due fratelli nella stanza di
Nick, e dedussi che la mia intuizione era esatta.
-Davvero
stai prendendo in
considerazione l'idea? -gli chiese infatti lasciando la mia mano ma
rimanendomi accanto.
Nick
sospirò -Ho detto che non ne
voglio parlare oggi
-Rispondi
solo a questo -insistette
Lo
vidi tormentato, sin troppo, e fui
tentata di prendere Mirko e trascinarlo via
-Mirko,
forse.. -tentai
-Solo
questa domanda -insistette però
lui, e a quel punto mi arresi
Nick
sospirò -Io.. non lo so. Dico
solo che è un casino, e che voglio rifletterci. E' nostro
padre
-Come
puoi chiamarlo padre adesso
che sai quello che ha fatto? -si
infervorò di nuovo, e
devo dire che non gli davo tutti i torti
-Ha
detto di essere cambiato
-Sai
quante volte lo ha detto a me per
poi ricominciare peggio di prima?
La
stanza fu congelata da un silenzio
tombale; mi sentii mancare la terra sotto i piedi, così mi
appoggiai
allo stipite della porta torturandomi un labbro con le dita, mentre
ancora una volta ripensavo a tutto quell'orrore che aveva dovuto
subire Mirko.
-Sto
cercando di metterti in guardia,
Nick, e tu dovresti ascoltarmi -continuò Mirko,
più calmo
-Lo
so, lo so.. vuoi proteggermi, come
facevi allora -lo guardò più intensamente
-Davvero... lui..?
-Sì
-ammise con voce cupa -e non
voglio che si ripeta con te. Non so perché sia tornato,
forse vuole
solo fare soffrire mamma. Non le ha mai perdonato di averlo cacciato
Quante
cose di cui non mi aveva mai
parlato.. ed ecco che adesso era chiaro come l'alba perché
ogni
tanto s'incupiva, o sembrava lontano, distante.. non succedeva
spesso, ma io avevo presente ognuna di quelle volte.
-Ma
-fece Nick titubante -anche con
mamma..?
-No,
lei non l'ha mai toccata -rispose
Mirko e vidi il fratello annuire, rincuorato.
-Mi
dispiace -disse poi -per quello che
hai passato. ..ma potevi parlarmene, razza di idiota.
Mirko
sorrise e si avvicinò per
abbracciarlo -Hai ragione, fratellino, avrei dovuto farlo
-Non
voglio andare con lui -affermò
d'un tratto, serio e deciso
Il
sorriso di Mirko si allargò
-Speravo di sentirtelo dire. Vedrai che vinceremo la causa
dell'affidamento.
Nick
si sciolse dall'abbraccio del
fratello e tese le braccia verso di me; io sorrisi ma, mentre andavo
ad abbracciarlo, sentivo ancora le gambe tremare.
-Riposati
stanotte, Nick -gli dissi
dolcemente -e sii forte come sempre, mi raccomando
-Certo,
Lu -rispose lui stringendomi di
più -è stato confortante oggi non essere l'unico
a non capirci
niente
Risi,
mio malgrado, poi ci staccammo e
i due fratelli si augurarono la buonanotte.
Quando
Mirko chiuse la porta ci
ritrovammo da soli nel corridoio; probabilmente Stefano e Margaret
erano nella loro stanza.
Adesso
potevo finalmente farlo: avanzai
di un passo verso Mirko e lo strinsi forte a me, cercando di
trasmettergli calore. Lui ricambiò e sentii il suo viso
scivolare
fra i miei capelli mentre respirava piano, stanco di quella
lunghissima serata.
Sentire
il battito del suo cuore contro
il mio mi tranquillizzava: lui era lì, adesso, in quel
momento,
nonostante tutto quello che aveva passato. Ce l'aveva fatta ed era
lì
con me.
-Vieni
-mi disse sottovoce dopo un po',
prendendomi per mano e guidandomi in camera sua; io chiusi la porta
alle nostre spalle, così da poter parlare con un tono di
voce
normale.
-Scusami
per averti fatta assistere -mi
disse, mentre ci sedevamo sul letto, e il suo sincero rammarico mi
fece sgranare gli occhi
-Cosa
stai dicendo? -gli chiesi, forse
un po' troppo bruscamente -Mirko, guarda che io non voglio starti
vicina solo quando.. -riportai alla mente alcuni ricordi recenti
-andiamo al mare, facciamo una gita a Milano o in bicicletta! No:
voglio stare con te soprattutto nei momenti come questo, quando ne
hai più bisogno
Lui
rimase qualche istante a guardarmi,
senza parlare, e per un attimo credetti che avrebbe fatto il duro,
contraddicendomi e dichiarando di non avere affatto bisogno della mia
presenza; invece, un mezzo sorriso si dipinse per un istante sul suo
volto ancora provato.
-E'
solo che non avrei voluto
buttartela addosso così -disse, tornando del tutto serio
-non è un
bell'argomento di conversazione
Soffriva
ancora, si vedeva; sentii una
fitta al cuore, mentre si piegava per appoggiare la testa sulla mia
spalla -Non devi preoccuparti per me, anzi sono felice che tu non
abbia voluto che me ne andassi -risposi accarezzandogli i capelli- Mi
dispiace solo di non essere stata molto utile
-Scherzi?
-rispose lui raddrizzandosi
di colpo per guardarmi in faccia, stanco ma con gli occhi d'un tratto
accesi, e belli come sempre -Se non ci fossi stata tu, io... -scosse
la testa e distolse lo sguardo, ma riuscii a vedere il suo sguardo
lucido.
-Hey..
-sussurrai. Lui si voltò di
nuovo verso di me e a quel punto lo strinsi di nuovo a me; dopo poco
sentii una lacrima calda e silenziosa scivolare sul mio collo.. la
sua.
Non
lo avevo mai visto piangere, e mi
fece star male.
Lo
accarezzai sul viso per asciugarlo,
tentando di consolarlo in quell'abbraccio che non mi sembrava
abbastanza; dopo qualche minuto, però, la suoneria del mio
telefonino interruppe quella stretta perché fui costretta a
staccarmi e vedere chi fosse; lessi sul display
“Riccardo”.
Pian
piano mi rinvenni: ma certo,
Riccardo, il mio ragazzo.. il mio bellissimo ragazzo. Con cui avevo
un appuntamento praticamente in quel momento.
Chiusi
la chiamata e spensi il
telefono.
Mirko,
ancora accanto a me, con gli
occhi leggermente arrossati ma adesso asciutti, notò quel
gesto e mi
guardò; non con soddisfazione, scherno o ghigni, solo con..
intensità. Ricambiai, incapace di distogliere per prima lo
sguardo;
lui dopo un po' mi cinse le spalle con un braccio, accarezzandomi la
guancia con la punta del naso.
Ripensai
al pomeriggio, in acqua,
quando avevo creduto che volesse baciarmi, e realizzai in quel
momento che con lui ero al sicuro, che non mi avrebbe mai fatto
qualcosa che non volessi.
Forse
il problema era mio, non suo.
Cercai
il suo sguardo, e non mi
sorpresi di trovarlo con gli occhi chiusi.
-Hai
sonno -mormorai, e lui li riaprì
-Un
po' -ammise sottovoce
-Vado
-mi alzai
-No,
aspetta -mi bloccò protendendo
una mano -Resta ancora un po'
Lo
guardai: lui non mi avrebbe mai
fatto qualcosa che non volessi, mi ripetei ma in realtà non
ce n'era
bisogno.
Il
punto è che eravamo da soli, di
notte, nella sua camera da letto: ragazzo più ragazza,
cavoli e
cicogne.. oh, al diavolo! Era il mio migliore amico e aveva bisogno
di me: sorrisi e annuii, e lui ricambiò per poi lasciarsi
ricadere
di schiena sul materasso.
Mi
sedetti sul bordo del letto, accanto
alla sua testa e mi venne spontaneo accarezzargli una guancia
leggermente ispida; Mirko chiuse gli occhi di nuovo e passò
lentamente due dita sul mio avambraccio, a mo' di carezza.
C'era
un silenzio totale, ed ero
contenta di vederlo rilassarsi a poco a poco man mano che lo
accarezzavo, facendomi sentire vicina e presente; non potevo evitare
di guardarlo, e immaginare i suoi occhi da bambino indifesi e colmi
di paura, mentre quell'uomo gli si avvicinava.
Rabbrividii
da capo a piedi e lui se ne
accorse perché mi tirò leggermente per il braccio
e mi fece
sdraiare accanto a lui, fra le sue braccia; mi veniva da piangere, ma
strinsi i denti e ricacciai dentro le lacrime. Ero io che dovevo
tener compagnia a lui e consolarlo, non il contrario.
Come
ci si può sentire quando un
genitore, la prima persona in assoluto che dovrebbe difenderti, si
accanisce contro di te? Quando arrivi a un punto in cui devi
necessariamente imparare a difendere non solo te stesso, ma anche i
tuoi cari da lui.. quando tua madre non ti crede..
A
un tratto divenne tutto buio, solo un
bambino nella notte che correva, correva a perdifiato; ma sarebbe
caduto presto, era troppo debole. “No, no!” pensai
“Ti prego
non ti arrendere!”.
Il
bambino si voltò per controllare
quanto fosse distante il suo inseguitore: i suoi occhi verdi erano
spalancati e terrorizzati.
-Nina?
Anch'io
spalancai gli occhi: ero ancora
sul letto di Mirko, un Mirko non più bambino ma di venti e
passa
anni. Incredibile, mi ero addormentata.
-Oh,
grazie al cielo -sospirai con la
voce impastata di sonno, appoggiando la guancia sul petto di lui;
eravamo ancora abbracciati.
-Stavi
facendo un incubo, vero? -mi
chiese, e sentii la sua mano farmi una carezza sulla schiena -Stavo
giusto pensando di svegliarti
-Ero
così rumorosa?
-No,
ma ti agitavi parecchio e
mugugnavi il mio nome -fece una pausa -ripensandoci, poteva essere un
sogno a luci rosse
-Mirko!
-gli tirai una gomitata; era
sempre il solito!
Per
una volta però mi rincuorò
sentire una delle sue battutine oscene.
-Mi
piace quando fai l'indignata
-ammiccò
-Io
non faccio l'indignata -replicai
-lo sono!
-Ormai
dovresti esserci abituata -io
alzai gli occhi al cielo e, quando lo guardi di nuovo, era serio
-Davvero, cosa stavi sognando?
-Niente,
lascia perdere -cercai di
svicolare scrollando le spalle, ma ovviamente non lo ingannai.
Dopo
pochi istanti, lo sentii
stringermi di più -Guarda che adesso va tutto bene -mi
sussurrò
-devi stare tranquilla, è passato: Victor non può
più farmi
niente.
-NO!
-tuonai staccandomi e mettendomi a
sedere -Non deve succedere!
Che
volete farci? Ormai avevo
schiacciato l'interruttore della follia.
Mirko
si sollevò a sua volta e mi
guardò palesemente stupito -Nina, non urlare, sono le
quattro di
notte..
-Non
è giusto -continuai sibilando
-che tu consoli me quando dovrebbe essere l'esatto
contrario;
questo è.. egoista, pessimo!
Quando
capì, soffocò una risata e mi
guardò con tenerezza
-Quello
che ti è successo è orribile,
e qui la povera vittima sembro io -conclusi incrociando le braccia
sotto al petto
-Nina..
-fece Mirko, guardandomi
divertito
-Che
c'è? -domandai, scorbutica
Lui
scosse la testa -Sei pazza
Non
provai neanche a ribattere, era
ovvio che avesse ragione: non solo avrei dovuto consolarlo invece di
farmi consolare, adesso gli stavo anche urlando contro!
Sospirai
con fiacchezza, e lasciai
cadere di nuovo le braccia lungo i fianchi -Davvero sono le quattro?
-Dai,
ti riaccompagno a casa -si offrì
-Non
preoccuparti, vado da sola
-A
piedi?
Ops..
Arrivammo
all'ingresso in punta di
piedi; chissà se Nick dormiva.
Una
volta in auto mi accorsi di essere
ancora in coma perché riuscii ad allacciarmi la cintura solo
al
terzo tentativo; non c'era nessuno per strada, arrivammo in poco
tempo.
Accostò
sul ciglio della strada e si
voltò a guardarmi.
-Starai
bene? -gli chiesi apprensiva,
ignorando la testa che girava e che chiedeva disperatamente di
posarsi su un cuscino.
Lui
mi sorrise, rassicurante -Nina,
ascolta -mormorò dolcemente, guardandomi dritta negli occhi;
ricambiai il suo sguardo, non sapendo cosa aspettarmi. L'atmosfera
attorno a noi era buia, illuminata solo dai fari dell'auto e da un
lampione sul marciapiede; dormivano tutti, e il silenzio rotto solo
dalle sue parole, si adattava perfettamente alla situazione -Quando
ero piccolo e Victor picchiava me, o mio fratello.. -sospirò
guardando un istante fuori dal parabrezza -io mi sentivo solo,
tremendamente solo, senza nessuno affianco -scosse la testa
arricciando le labbra e il suo sguardo si posò per un
istante in un
punto indefinito alle mie spalle -quando poi mia madre si accorse che
dicevo il vero, cambiammo città venendo qui: i gruppetti di
amici a
scuola erano già formati, e Nick era ancora troppo piccolo
per avere
il rapporto che abbiamo adesso -tornò a guardarmi e sentii
che non
l'aveva mai fatto così, con una tale intimità e
una tale confidenza
che trattenni il respiro -Poi ho conosciuto te, e tutto quell'assurdo
senso di solitudine è sparito.
Il
mio cuore perse un battito,
accompagnato da quella tipica vertigine allo stomaco; batteva sempre
più faticosamente e capii perché solo quando
ricominciai a
respirare.
Non
era da lui. Cioè, intendiamoci, io
sapevo meglio di chiunque altro quanto Mirko fosse dolce sotto la sua
facciata da rappettaro “tosto”, ma capitava
raramente, per non
dire una volta ogni decennio che decidesse di aprirsi così.
Sorrisi,
fiera, perché mi resi conto
d'un tratto che aveva deciso di farlo proprio con me, di mettersi a
nudo.. di svelarmi tutto della sua infanzia, del suo dolore. E di
quello che, senza nemmeno saperlo, io avevo fatto per lui. Aveva
deciso di mostrarmi tutto questo, di condividere tutto, anche il
dolore.. e io gli volevo sempre più bene.
-Mirko..
-sussurrai allungando una mano
per accarezzargli i capelli; inclinò il viso poggiando la
guancia
sul palmo della mia mano
-Ecco
perché non ti devi preoccupare
-disse dopo un po' mentre si raddrizzava, con il suo tono allegro di
sempre -Starò bene
Io
annuii, stavolta convinta -Allora..
buonanotte -gli augurai allungandomi un'ultima volta per scoccargli
un bacio sulla guancia.
-Notte
-rispose lui con un sorriso
Realizzai
che nessuno mi aveva mai
detto qualcosa di più bello o di più importante.
Solo
quando fui dentro casa lo sentii
ripartire.
*************************
Scusate se non ho risposto
alle recensioni, ma sono ufficialmente in coma!
Spero che il capitolo vi
sia piaciuto, e giuro che nel prossimo sarò più
loquace =)
Un bacione!
|
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Capitolo 11 *** In pericolo ***
Capitolo
11. In pericolo
Avevo
un mal di testa ATROCE; mi ero
addormentata immediatamente non appena toccato il letto ma,
evidentemente, l'interruzione causa cambio-camera-da-letto non era
stata gradita dal mio “equilibrio biologico”.
In
bagno cercai disperatamente di
coprire le occhiaie, segno del mal dormire, ma l'impresa più
ardua
fu ricordare di mettere tutti i libri del giorno nella cartella; per
strada, realizzai di essermene scordati circa la metà.
Consapevole
della mia faccia
orribile,mi affrettai all'entrata per raggiungere l'aula di scienze
il prima possibile ma, ovviamente, mi ero scordata anche
qualcos'altro oltre ai libri.
-Ludy?
C'era
una sola persona in tutto il
mondo che mi chiamava con quel diminutivo orrendo: mi voltai, e
Riccardo mi aveva già raggiunta.
-Buongiorno
-azzardai, la testa che
pulsava
-No,
non lo è -ci misi un po' prima di
capire che si riferiva al mio “buongiorno” -Sono
stato un'ora ad
aspettarti sotto casa ieri
-Sei
stato..? -poi ricordai del nostro
appuntamento: la storia di Mirko me lo aveva fatto completamente
dimenticare.
Sì,
ma quella era diecimila volte più
importante.
-Ho
avuto da fare -risposi,
massaggiandomi una tempia, con gli occhi pesanti -Davvero, mi
dispiace di non averti avvertito, ma c'è una spiegazione
-Ah,
sì? E quale sarebbe?
La
sua arroganza e il suo alzare sempre
la voce mi mandavano in bestia, più di quanto fosse
già lui
-Sono
cose personali -ribattei, senza
nascondere l'irritazione
-Voglio
sapere
Fottiti
-Scordatelo
-tenni a freno la lingua
-Non ti riguarda e non ho intenzione di parlarne con te -be', la
tenni a freno più o meno
-Avanti,
dillo, perché negarlo a
questo punto? -chiese poi, allargando le braccia -Con chi sei stata a
letto ieri notte?
Spalancai
la bocca, e mi vennero in
mente all'istante cinque modi diversi per ucciderlo cruentemente e
fra atroci sofferenze -Vaffanculo, Riccardo!
Stavolta
tenni a freno l'istinto
omicida, ma non la lingua; se mi avesse provocata ancora, non so come
sarebbe andata a finire.
Mi
voltai per andarmene e constatai
che, come al solito, avevamo dato spettacolo; fra la folla c'era
anche Mirko, che mi guardava con.. soddisfazione? Ammirazione?
Stavo
per andare dritta da lui, ma il
braccio di Riccardo intorno al mio polso mi fermò -Ok, scusa
-si
affrettò a dire -Mi dispiace, non volevo, sono un idiota
Sospirai,
invitandolo con lo sguardo a
fare di meglio.
-Rimedio
stasera, promesso -giurò -ti
porto in un locale che hanno appena aperto, è carino e..
-Ok
-bloccai il suo fiume in piena,
decidendo di dargli una possibilità e impaziente di levarmi
dal
centro dell'attenzione; fui vinta dalla stanchezza più che
dalle sue
scuse.
-Bene,
ti passo a prendere alle nove
Annuii
e, anche se non mi spostai
quando lui si chinò a baciarmi, ero ancora piuttosto
scavolata
perché..
SBAM!
Staccai
le labbra da quelle di
Riccardo, voltandomi verso ciò che aveva causato quel
rumore;
strizzai gli occhi, per capire se tutta quella calma apparente fosse
dovuta al mio rincoglionimento post nottata pesante o se non ci fosse
davvero alcunché di cui preoccuparsi.
-Il
tuo amico è da ricovero -osservò
Riccardo con sufficienza
-Cosa?
-solo allora vidi Mirko di
spalle che camminava per i corridoio con passo svelto tipico di chi
è
irritato, e solo allora notai che il suo armadietto aveva assunto una
forma piuttosto incurvata, come se qualcuno ci avesse tirato un
pungo..
-Io
devo andare -annunciò Riccardo -A
stasera, Ludy
Mi
venne quasi da rispondergli “a
stasera Ricky” ma evitai; mi affrettai invece a raggiungere
l'aula,
dove la lezione era già cominciata. Tutti avevano
già preso posto,
Mirko sedeva fra Jason e un ragazzo che conoscevo solo di vista e non
mi rivolse nemmeno uno sguardo; Nadia invece, qualche fila
più in
là, mi fece cenno di andare accanto a lei, nel posto che mi
aveva
conservato.
-Cos'è
successo? -mi chiese, decidendo
di saltare il tradizionale “ciao come stai”
-Non
lo so -risposi, ma la verità era
che tremavo anche solo al pensiero di poter avere una minima idea del
perché fosse successo quello che era successo; da
lì si entrava in
un campo molto, molto pericoloso.
-Come
no -rispose Nadia scettica,
scrollando le spalle
-Con
Jason? -domandai per distrarla;
funzionò, e le lezioni mattutine passarono abbastanza
velocemente.
A
mensa, andai a prendere Mirko per un
braccio -Mangi con noi -suonò più come un ordine
che come una
domanda
Il
suo sguardo per qualche istante fu
impenetrabile, ma poi si sciolse -Dipende da che si mangia -rispose
fissandomi le tette
Gli
diedi una botta, poi raggiungemmo
Nadia e Jaosn che erano già in coda; l'occhiataccia che mi
riservò
lei quando mi vide con Mirko mi spiazzò.
°°°
-Sei
strano -commentò Nick
Mirko
lo guardò con disappunto -Qui se
c'è uno strano sei tu, e lo sai
-Sul
serio -insistette il fratello -Che
ti è successo?
Avevano
cenato con degli amici e ora
stavano tornando a casa; i pub ancora straboccavano di gente ma Nick
il giorno dopo aveva il liceo, e Mirko l'università
così avevano
deciso di non attardarsi più di tanto.
-Allora?
-insistette il più piccolo
Mirko
scrollò le spalle -Solite cose,
fratellino
Nick
parve capire -Oh. Secondo me non è
da te rimanere in silenzio
-No,
infatti -confermò lui pensieroso
-E
quindi?
Ma
Mirko non rispose, perché la sua
attenzione fu catturata da qualcos'altro: un uomo, seduto all'aperto
sulla sedia di un bar, completamente ubriaco, che rideva e
schiamazzava con i conoscenti.
Nick
seguì il suo sguardo e impallidì
-Ma quello non è..?
-Victor
-confermò Mirko con un ghigno
-Abbiamo fatto centro!
-E'
ubriaco -notò Nick
-Appunto
-fece Mirko tirando fuori il
telefonino e cominciando a filmare la scena
-Che
fai?
-Questo
in tribunale non giocherà a
suo favore: chi affiderebbe mai un adolescente in piena tempesta
ormonale come te a un ubriacone? -strizzò l'occhio in
direzione del
fratello
-Vuoi
dire che è tutto risolto?
-domandò il ragazzo con occhi luccicanti
Mirko
annuì -Tutto -e si godette
l'esultare del fratello, mentre continuava a riprendere la scena
senza farsi vedere
-Dillo
che ti sarei mancato -fece Nick,
ancora su di giri appoggiando il braccio sulle sue spalle
-Neanche
un po', rompiscatole -rispose,
dicendo con gli occhi l'esatto contrario
-Dobbiamo
dirlo alla mamma
-Prima
diciamolo a lui -propose invece
Mirko, perfido
I
due gli si avvicinarono proprio
mentre l'uomo scoppiava in un'immotivata quanto fragorosa risata
-Victor
-lo chiamò Mirko con una certa
durezza
L'uomo
si girò verso di loro, e fu
palese lo sforzo che fece per riconoscerli; quando però ci
riuscì,
sbiancò e cercò di darsi un contegno -Ragazzi..
cosa.. come.. ?
-Non
ci provare nemmeno: abbiamo un bel
filmato che finirà dritto in tribunale
-Un
filmato? -le sue facoltà mentali
erano evidentemente rallentate mentre strizzava gli occhi
-Di
te ubriaco -gli spiegò Nick, con
voce più ferma e autoritaria di quanto il fratello gli
avesse mai
sentito -Non otterrai il mio affidamento
Quella
sera Nick, avrebbe festeggiato a
lungo con Stefano e Margaret, tra abbracci e brindisi.
Mirko
invece avrebbe avuto un..
contrattempo.
Quando
i due arrivarono a casa, pronti
per dare la buona notizia, il telefono del maggiore squillò
-E'
Ludovica -annunciò con disappunto
-E
che vuole a quest'ora? -chiese Nick
-Ora
lo scopro.. Pronto? -fece Mirko
rispondendo alla chiamata
-Mirko..
-rispose una voce piuttosto
tremante dall'altra parte
-Nina,
che hai? -le chiese, subito
allarmato
-Puoi..
puoi farmi un favore? -stava
piangendo -Puoi venirmi a prendere?
Perché
stava piangendo?
-Sì,
certo -non gli piaceva affatto
quella situazione -Ma stai bene?
-Io..
vieni solo a prendermi, per
favore.. poi ti spiegherò tutto
Ok,
adesso l'importante era andare da
lei: la sentiva troppo spaventata
-Dove
sei?
Anche
Nick si era fermato accanto a
lui, allarmato da ciò che era riuscito a sentire, e lo
guardava
interrogativo
-Non
lo so -rispose Ludovica con un
singhiozzo
-Che
vuol dire che non lo sai? -chiese
Mirko, troppo brusco a causa dell'agitazione
-Non
lo so! -ribatté lei con più
forza
-Ok
-Mirko si massaggiò una tempia e
prese qualche istante per cercare di calmarsi; a mente più
lucida,
riprese la conversazione -Guardati intorno: cosa vedi?
Ci
fu qualche istante di pausa, rotto
solo dal respiro affannato e irregolare della ragazza -Vedo.. un
negozio di videogiochi.. un ristorante cinese.. è tutto
chiuso
Mirko
si concentrò, ma gli venivano in
mente almeno dieci strade diverse con un ristorante cinese e un
negozio di videogiochi -Nina, sforzati per favore.. sai almeno a che
altezza della città ti trovi?
La
sentii gemere e questo aumentò la
sua ansia e la sua impazienza di capire dove si trovasse -A sud..
c'è.. un ponte, credo. Sì, è un ponte
A
sud, con il ponte.. ma certo!
-Via
del Fortino! -realizzò allora
Mirko -C'è anche un parco?
Qualche
istante di silenzio -Sì, più
indietro
-Ho
capito. Stai tranquilla -tentò di
essere rassicurante -Arrivo subito
-Fai
presto -disse con un filo di voce,
prima di attaccare
Mirko
rimase un istante a guardare il
telefono, interdetto: avrebbe voluto chiederle casa accidenti ci
facesse in quel postaccio, per giunta di notte e da sola.
Da
sola: questo lo risvegliò, e scattò
immediatamente verso la macchina, estraendo le chiavi dalla tasca
-Hey!
Si
era completamente scordato di suo
fratello Nick; si girò verso di lui -Fratellino, devo
sbrigarmi
-Ma
dove vai? Come sta Ludovica?
-Non
lo so -rispose frettoloso; stava
già salendo sull'auto -è per questo che mi devo
muovere. Tu va' a
casa, appena la trovo ti chiamo
Nick
gli rispose qualcosa, ma lui era
già partito a tutta velocità, sentendo crescere
l'angoscia dentro
di sé ad ogni secondo che passava senza che avesse raggiunto
la
ragazza.
°°FLASHBACK°°
Volevo
trovare il DJ di questo locale e
ucciderlo: davvero, questa musica faceva schifo! E per giunta era a
tutto volume.
Sprofondai
un po' di più nel divanetto
rosso fuoco su cui ero seduta, conscia che il mio mal di testa
mattutino non era altro che il Paradiso in confronto a quello che
stava subendo in quel momento la mia povera zucca.
Riccardo
era sparito fra la gente che
ballava sulla pista; fra i tanti, riconobbi Yan, uno dei suoi amici
che ballava con una bionda. Pochi istanti dopo, i due si stavano
avviando verso una delle tante “salette” di quel
locale..
difficile immaginarsi cosa fossero, eh?
Eppure
mi era sembrato che quella
ragazza fosse stata accompagnata da un altro tizio.. forse mi stavo
sbagliando, o forse erano una di quelle che si definisce una
“coppia
aperta”.
Sbuffai
e, in quel momento, un tizio
sconosciuto mi si sedette accanto
-Hey,
piccola -mi chiamò circondandomi
le spalle con un braccio
Lo
squadrai un secondo -La piccola
ti spacca il naso se non te ne vai seduta stante -risposi, con tutta
l'acidità di cui ero capace
Lui
mi guardò come se fossi pazza, e
si dileguò: bene!
-Ludy!
-era la serata dei nomignoli
orridi.
Mi
girai verso Riccardo -Ma dov'eri?
-gli chiesi
-A
ballare: dai, vieni anche tu
Non
volevo fare la palla al piede, ma
davvero non ne potevo più di quella serata -Non mi va
proprio, sul
serio
Lui
annuì -Musica pessima, vero?
-Già
-forse voleva andarsene anche lui
-Ok,
vieni, ti porto da un'altra parte
Qualunque
posto sarebbe stato meglio di
quello: afferrai di buon grado la mano che mi porgeva e lo seguii
verso quella che all'inizio mi era sembrata un'uscita.
Le
luci si fecero più basse, e la
musica suonava ovattata da lì.
-Ma
dove stiamo andando? -chiesi allora
Lui
si girò e sorrise, senza dire
niente; solo allora notai la somiglianza con le salette ai bordi
della pista da ballo
-Riccardo,
ho mal di testa -la tipica
scusa, avrebbe detto Mirko; e invece stavolta era vero
Lui
non mi ascoltò e aprì una porta
di fronte a noi, che dava su una camera da letto; ma non c'era
nemmeno una chiave?
-Andiamo,
Ludy.. -cercò di convincermi
cominciando a baciarmi il collo
-Riccardo..
-volevo aggiungere un non
mi va, ma lui non mi diede il tempo, perché
cominciò a baciarmi la
bocca
-E'
per chiudere bene la serata
-sussurrò al mio orecchio e il suo fiato mi fece solletico
-poi
andiamo a casa
Certo,
e io ero una puttana che
scroccava passaggi in cambio di sesso, come no. Però in
fondo non mi
dispiaceva come mi stava baciando, e come stringeva i miei fianchi;
magari quella sera, finalmente..
Cominciai
a ricambiare i suoi baci, e
in poco tempo finimmo sul letto; i vestiti finirono sparpagliati per
terra in breve tempo, anche se stavolta non mi levò il
reggiseno,
forse per la fretta di andare al dunque. Troppa fretta.
Non
ero ancora abbastanza eccitata, e
sentii un dolore acuto quando entrò (o meglio irruppe come
una
squadra di perquisizione al completo) dentro di me
-Piano
-protestai, la fitta che ancora
non passava
-Sei
troppo bella per resisterti
-furono le sue scuse; stava continuando a farmi male
-Riccardo,
basta -decretai
-Ma
che dici, Ludy?
-Dico
che mi fai male -risposi
spingendo per scacciarlo via.
Con
uno sbuffo per niente celato, si
staccò, e io mi allontanai subito da lui
-Scusa
-mi disse, ma era palese che si
stesse sforzando
-Voglio
andare via -dissi, rimettendomi
in fretta le mutandine
Lui
annuì e prese i suoi jeans -Quando
sei pronta vieni a chiamarmi -cercava sempre di essere gentile, ma
non gli stava riuscendo molto bene; quando si fu vestito,
uscì e io
tirai un sospiro di sollievo.
Mi
rimisi i jeans, restando un attimo
seduta sul letto a godermi la momentanea quiete: tra poco sarei
dovuta entrare di nuovo in quella scatenata mandria di
“ballerini”
e quella musica schifosa.
Sentivo
ancora un gran bruciore..
Stavo
per alzarmi a raccogliere la
maglia, quando la porta si aprì di nuovo: un po' impaziente
il
ragazzo.
-Sono
pronta, un att.. -ma non era
Riccardo.
Il
tipo che aveva provato ad abbordarmi
prima, adesso accompagnato da un amico, mi guardava in un modo che
non mi piaceva affatto.
-Guarda
che si rivede -disse,
sinceramente sorpreso ma anche.. su di giri.
Tirai
svelta il lenzuolo, per
avvolgermelo intorno al reggiseno e a tutto il busto -Non vi hanno
insegnato a bussare? -domandai irritata -Uscite, mi sto vestendo
-Vestendo?
-fece quello, confuso -La
tua serata è già finita?
Notai
che l'amico si stava reggendo
allo stipite della porta; sembrava drogato perso a giudicare dalle
pupille.
Sospirai
-Sentite, non ho tempo da
perdere: uscite di qua e lasciatemi in pace
Quello
scosse la testa, lentamente
-Puoi fare la difficile quanto ti pare, tanto non attacca: se sei qui
un motivo c'è.
E,
prima che me ne rendessi conto, mi
si era avvicinato e si era chinato per baciarmi; spostai bruscamente
la testa di lato e avrei spostato anche il corpo, se non fossi stata
trattenuta dalla sua presa. La cosa non sembrò infastidirlo,
e si
avventò sul mio collo.
La
mia mente si sdoppiò: una parte
andò nel panico, conscia ormai delle intenzioni dei due e
del fatto
che anche se avessi urlato, con il volume della musica che veniva
dalla pista, non mi avrebbe sentito nessuno. Cominciai a tremare e
sudare freddo, mentre l'altra parte di me realizzava finalmente dove
mi trovassi: era un.. un casino. La ragazza bionda,
era stata
sì accompagnata da qualcuno qui.. ma chissà poi
quanti altri ne
aveva “incontrati”. Era un luogo fatto apposta,
dicesi bordello.
Fatto
questo terribile collegamento
però, anche questa parte di me si abbandonò al
panico; cominciai a
dimenarmi, cercando di allontanare il tizio da me, ma lui mi spinse
sul letto, dove caddi a peso morto.
-Sei
impazzito? -gli urlai -Cosa credi
di fare? Vattene!
Lui
mi strappò via il lenzuolo dalle
mani, scoprendo il mio torace -Mi piacciono le urlatrici
-sussurrò,
facendomi venire i brividi.. di paura, non piacere.
Anche
il suo amico ci raggiunse e si
sdraiò accanto a me. Non potevo credere che stesse
succedendo a me
-NO!
-gridai -Levatevi! -uno dei due
sghignazzò.
Ero
troppo spaventata persino per
piangere. Quando quello sobrio dei due mi tirò una gamba da
un lato
e l'altra da quello opposto, capii che dovevo escogitare qualcosa, e
in fretta: già, ma cosa?
Smisi
di urlare: era inutile, e mi
confondeva solo le idee.
Decisi
di sbarazzarmi prima
dell'ubriaco, e fu facile: mettendomi a sedere di scatto mentre
quell'altro armeggiava con la chiusura lampo dei miei jeans, gli
tirai un potente spintone alle spalle.
Oddio,
forse non fu così potente ma,
grazie alle sue condizioni, bastò a farlo cadere a terra,
dove
rimase probabilmente addormentato.
A
quel punto presi per i capelli
quell'altro e godetti della sua smorfia di dolore; un destro in
faccia di quelli che avrebbero reso fiero Luca, gli fece portare
rapidamente le mani al viso.
Era
il momento: ritirai le gambe verso
di me, e poi girai il bacino verso il bordo del letto per posarle a
terra.
-Non
così in fretta -ribatté quello,
acchiappandomi per un braccio; tentai di strattonarlo, ma non riuscii
a liberarmi, e lui afferrò anche l'altro. Merda!
-Dove
credi di andare? -sussurrò
contro il mio orecchio, e poi accadde una cosa a dir poco orribile,
disgustosa: sentii la sua lingua percorrere tutto l'arco del mio
collo, mentre continuava a tenermi stretti i polsi.
Gemetti,
mentre sentivo che la fredda
praticità di poco prima mi stava abbandonando, cedendo di
nuovo al
panico più totale.
No!
pensai Non ora!
Mi
alzai in piedi, dimenandomi, ma lui
mi seguì e la sua presa non diminuì. Provai
ancora a riflettere, ma
non c'era tempo: dovevo agire e subito!
Come
il sole d'inverno che spunta
all'improvviso, mi tornò alla mente quel giorno che Mirko
era stato
a lezione di kick con me: mi aveva spiegato cosa fare quando un
aggressore arriva alle tue spalle e ti immobilizza.
Le
sue parole risuonarono forti e
chiare nella mia testa, amplificate dal senso di sopravvivenza:
capocciata sul naso, poi ti giri e lo stendi.
Affondai
la testa all'indietro, con
tutte le mie forze e pregai.
Un
nanosecondo di panico e poi..
-AARGH!
-strillò quello per mia grande
soddisfazione e sollievo. Sentii immediatamente la stretta
allentarsi; senza pensare, ma facendo tutto guidata dall'istinto e
dalle parole di Mirko, mi girai alla svelta, e gli tirai un gancio
che lo fece rovinare a terra con un altro urlo.
Rimasi
un istante immobile ad
osservarlo: ce l'avevo fatta davvero.. sì, ma non ero ancora
slava.
Mi rinvenni e, lasciando stare la maglia, finita chissà
dove, mi
chinai in fretta a raccogliere la giacca e uscii di corsa da
lì. Non
mi diedi nemmeno il disturbo di provare a cercare Riccardo nella
pista: era lui che mi aveva portata in quel posto schifoso.
Trovai
l'uscita del locale, e cominciai
a correre come una forsennata per quelle strade che non conoscevo
minimamente: svoltai a destra, a sinistra, poi dritto.. tutto quello
che m'importava era allontanarmi da lì.
Macinavo
asfalto sotto le scarpe ma,
dopo un po', dovetti fermarmi, il fiato reso troppo corto dalla paura
e dalla corsa; forse non mi ero nemmeno allontanata tanto, forse
avevo girato in tondo..
Faceva
un freddo mostruoso ma, quando
provai a chiudere la lampo della giacca, appresi che era rotta:
fantastico. Me la strinsi al petto e provai a muovere qualche altro
passo, per cadere a terra poco dopo, da tanto che le gambe tremavano.
Fu
allora che cominciai a piangere; ero
scossa da violenti brividi che mi attraversavano tutto il corpo, e
avevo tanta, tantissima voglia di andarmene a casa.
..Tornare
a casa: ecco un altro
problema! Non sapevo minimamente dove mi trovassi, né quale
fosse la
strada giusta. Stavo lì, sdraiata sul marciapiede di una
strada mai
vista prima.
Nello
stesso istante in cui me ne
rendevo conto, un'altra orribile paura mi si affacciò alla
mente: e
se quei tizi avessero deciso di venirmi a cercare? Gemetti per poi
portarmi una mano alla bocca: ogni rumore poteva farmi scoprire.
Avevo
troppa, troppa paura e le lacrime
sgorgavano come pioggia: cosa potevo fare?
Io
niente.. e c'era una sola persona in
quel momento che poteva aiutarmi.
Grazie
a Dio, avevo ancora il cellulare
in tasca: mi misi a sedere, composi il numero alla svelta, e
aspettai.
-Pronto?
Già
sentire una voce conosciuta, la
sua voce, mi diede un sollievo immenso di cui mi
cibai.
-Mirko..
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ho
cercato di postare in fretta per
farmi perdonare la luuuunga assenza!
Comunque
so per certo che dopo questo
capitolo odierete ancora di più Riccardo e ne
sarò più che felice!
Ormai non ha più scuse.
E
qui interviene il paladino Mirko,
pronto a correre in soccorso della sua Nina.. ma vedremo nel prossimo
capitolo questo salvataggio ;)
Ok,
tutto questo era per sdrammatizzare
un po': sono stati due capitolo un po' pesanti, lo so. La storia era
iniziata con un tono decisamente più allegro, ma c'era
comunque
l'ombra del passato di Mirko che incombeva.
Comunque
sia, adesso con Victor è
tutto risolto, di lui non dovete più preoccuparvi: un
giudice non
affiderebbe mai un minore alla tutela di un alcolizzato-picchiatore
di bambini U.U
Vi
ringrazio di aver continuato a
seguire questa storia =)
un
bacione grande a tutte voi che avete
aspettato con pazienza (spero ne sia valsa la pena!)
al
prossimo capitolo ;)
|
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Capitolo 12 *** Il confine ***
Capitolo
12. Il confine
Quanto
tempo era passato? Un minuto?
Dieci? Un'ora? Non lo so, ma speravo solamente che Mirko arrivasse in
fretta.
Continuavo
a spaventarmi anche per il
rumore più insulso e, nel buio, ogni ombra sembrava qualcosa
di
mostruoso; con la schiena spiaccicata contro il muro di un negozio
mai visto prima, tentavo di farmi il più piccola possibile,
proprio
come una bambina spaventata. Mi abbracciai le ginocchia, per farle
smettere di tremare, ma il freddo pungente mi arrivava dritto al
petto a causa della cerniera rotta.
Un'orgia.
Oh mio Dio, mi veniva da
vomitare.
Ma
perché Riccardo mi aveva portato in
quel posto?
Mi
resi conto che non lo volevo sapere,
che non me ne importava niente: volevo solo che quella serata di
merda finisse, buttarmi sul mio letto e lasciarmi tutto alle spalle.
Il
rombo di un'auto che si avvicinava a
tutta velocità mi fece alzare di scatto la testa: mi sentii
immediatamente meglio quando riconobbi la macchina di Mirko, che
accostò prima che potessi alzarmi.
-Nina!
-esclamò scendendo velocemente
e circondandomi con un abbraccio per un breve istante; si
spostò per
guardarmi negli occhi -Nina.. -ripeté, preoccupato e
dispiaciuto:
dovevo avere un'espressione terribile -Che ti è successo?
-mi
chiese, scostandomi una ciocca di capelli umida di lacrime dal viso
-Mirko..
sei arrivato -la mia voce
suonò fragile mentre mi aggrappavo alle sue spalle, e un
secondo
dopo ero già scoppiata a piangere.
Lo
sentii prendermi fra le braccia
-Shhhht -sussurrò cullandomi -E' tutto a posto, adesso ci
sono io.
Era
vero. Avrei voluto dirgli quanto
significasse per me la sua presenza, il fatto che fosse corso da me
appena gli avevo chiesto aiuto; mi sentivo al sicuro con lui accanto
e le ombre tornarono semplici ombre anziché mostri, mentre
la
possibilità di essere raggiunta da quel tizio mi sembrava
abbastanza
remota.
-Sei
gelata -constatò -ti porto in
macchina.
Stavo
per alzarmi, ma lui mi sollevò
delicatamente, trasportandomi fino all'auto; decisi di rendermi utile
aprendo lo sportello del passeggero, dato che aveva le mani occupate,
e lui si sedette sul sedile con me imbraccio.
L'aria
calda dell'abitacolo sulla pelle
fredda mi giovò immediatamente.
Mi
strinsi al suo petto come un gatto
indifeso, mentre lui chiudeva la portiera accarezzandomi la schiena.
Spostai un braccio per sistemarmi meglio ma, così facendo,
scoprii
il reggiseno sotto la giacca.
-Cosa
ti ha fatto quello stronzo?
-domandò Mirko, con voce d'un tratto brusca, dura e
stringendo a
pugno la mano che prima mi accarezzava; non c'era bisogno di chiedere
a chi si riferisse
Io
scossi la testa, ma avevo bisogno
ancora di qualche istante prima di riuscire a calmarmi e di
conseguenza poter parlare; lui lo capì, perché
sospirò e mi
strinse più forte, tirando un lembo del giacchetto sopra
l'altro per
chiuderlo. La sua stretta era protettiva, ma riuscivo a percepire
anche la tensione che aveva addosso, adesso che temeva che Riccardo
mi avesse fatto chissà cosa.
Ripensando
a quello che sarebbe potuto
accadere ebbi un brivido.
-Tranquilla,
Nina -sussurrò lui in
risposta al mio tremito -Adesso ce ne andiamo, che ne dici?
Mi
guardò; in realtà un po' mi
dispiaceva staccarmi da lui, ma annuii e mi alzai per farlo scendere
e raggiungere il posto di guida.
-Tieni
-mi disse prima di ripartire
levandosi la felpa che portava e rimanendo con una t-shirt a mezze
maniche.
-E
tu? -domandai; in fondo era freddo
anche per lui
-Io
sto bene così -rispose scrollando
le spalle e poi partì.
Mi
levai la giacca, rimanendo solo in
reggiseno, ma Mirko non accennò minimamente a sbirciare e
gliene fui
grata: sembrava stesse canalizzando tutto se stesso, tutta la sua
rabbia nella guida. Dovevo tranquillizzarlo, dirgli che stavo bene..
perché io stavo bene, giusto?
Con
la sua felpa addosso andava
decisamente meglio, e più ci allontanavamo da quel posto,
più mi
calmavo.
Strada
dopo strada, curva dopo curva,
mi ripetevo che dovevo parlargli, ma ogni volta le parole mi morivano
in gola: arrivammo a casa mia che ancora non avevo spiccicato mezza
sillaba.
-Devo
chiamare un secondo Nick -mi
informò mentre entravamo -era preoccupato
-Oh..
eri con lui quando..?
-Sì
Mi
sentii in colpa ma, prima che
potessi scusarmi, stava già telefonando; ne approfittai per
andare
in bagno e sciacquarmi quella faccia devastata che mi ritrovavo. In
realtà avrei voluto farmi una doccia completa: mi sentivo
sporca,
con ancora le mani di quel tizio addosso, ma non volevo lasciare
Mirko di là da solo per troppo tempo. Osservai che stavo
circa due
volte nella sua felpa, che mi arrivava sino al sedere.
Ok,
adesso basta cincischiarsi: dopo
averlo spaventato e fatto venire di corsa da me, dovevo a Mirko come
minimo una spiegazione. Anche perché altrimenti il giorno
dopo
Riccardo non avrebbe più avuto un naso da soffiarsi. Non che
mi
sarebbe dispiaciuto poi così tanto, però..
Andai
in salotto, dove lo trovai seduto
sul divano
-Hey
-mi accolse con un sorriso un po'
forzato: era ancora preoccupato -Come stai?
-Meglio
-non stavo mentendo: essere a
casa era qualcosa di magnifico. Mi andai a sedere vicino a lui.
-Nina,
ascolta -cominciò, piuttosto
teso, forse timoroso che mi rimettessi a piangere da un momento
all'altro- io non so cosa ti abbia fatto Riccardo, ma..
-No,
lui.. -stavo per dire “non
c'entra niente”, ma non era del tutto vero -lui mi ha solo
portata
là. Era strano, avevo l'impressione che Riccardo avesse
sempre
saputo di che posto si trattasse -è stato.. -mi interruppi,
guardandolo un attimo -mi ha fatto male -mi risolsi a dire
Lui
aggrottò le sopracciglia -Aspetta,
non ti seguo.. di che posto parli? E in che senso ti ha fatto del
male? -pronunciò quelle ultime parole fra i denti e vidi i
muscoli
delle sue braccia contrarsi pericolosamente
Sospirai
e sputai il rospo -Un'orgia,
Mirko
Sgranò
gli occhi rimanendo incredulo
per un istante -Ti hanno fatto qualcosa che non volevi là
dentro?
-domandò, con un tono che sottintendeva una minaccia, di
certo non
rivolta a me, gli occhi di un verde ardente.
Io
scossi la testa -No, no!
Questo
sembrò tranquillizzarlo, ma
solo in parte -Sei scappata? -mi chiese, con più tatto
-All'inizio
non avevo capito dove fossi
finita, Riccardo mi ha portata in una di queste camere ma.. -mi
interruppi di nuovo, ancora schifata
-Ti
ha fatto del male lui? -di nuovo
sull'attenti, mentre cercava di aiutarmi a tirare fuori le parole che
non trovavo per descrivere quella schifezza.
-No!
Cioè sì, ma non voleva..
appena gliel'ho detto se ne è andato
Lui
annuì, deglutendo -Ma ti ha
lasciata lì da sola?
Stavolta
presi un bel respiro, in modo
da non aver bisogno di pause durante le quali lui avrebbe potuto
interrompermi; fui sorpresa di scoprire che mentre parlavo di quella
brutta esperienza avuta con quel tizio, al sicuro, sul divano con
Mirko, mi tranquillizzavo. Ormai era passata, ero al sicuro: stavo
già meglio.
Lui
no però.
-Cosa?!
-domandò scattando in piedi;
tutti i tratti di quel viso che conoscevo bene, da ancor prima che
gli spuntasse il primo pelo di barba, erano tesi, lividi di rancore e
furiosamente concentrati sulle mie parole.
-Ho
detto che ci hanno provato
-specificai, alzandomi a mia volta e tenendolo per le braccia, per
calmarlo
-E
questo non ti sembra sufficiente per
andare là e ammazzarli di botte?
-Ci
ho già pensato io, sta' calmo
-risposi, intensificando la stretta; lui rimase un attimo stupito
delle mie parole, e io approfittai di quel momento per spingerlo di
nuovo sul divano, dove lui si lasciò cadere.
-Ti
ricordi la piccola parentesi di
autodifesa che mi hai insegnato quel giorno, a kick? -domandai per
poi raccontargli fieramente di come avevo steso quel poco di buono.
Sembrava
rilassarsi man mano che gli
parlavo, apprendendo che quel tizio non era riuscito a farmi niente
di quello che avrebbe voluto.
-E
poi sono scappata.. e quando ho
realizzato che non sapevo dove mi trovassi, ho chiamato te -conclusi,
sempre davanti a lui.
Mirko
sembrò un po' più
tranquillo; senza dire niente, si alzò e mi strinse a
sé.
-Nina,
se ti fosse capitato qualcosa,
io.. -c'era ancora troppa ansia nella sua voce
-Non
è successo -lo bloccai,
stringendomi di più a lui mentre lo sentivo appoggiarsi col
mento
sui miei capelli.
-Adesso
hai capito perché dovresti
prendere lezioni da me invece che da Luca?
-Presuntuoso!
-risposi tirandogli un
pizzicotto
-Stai
bene adesso? -mi chiese con voce
dolce chinandosi fino a sfiorarmi la tempia con la guancia
-Adesso
sì -risposi chiudendo gli
occhi.
Lui
sospirò forte fra i miei capelli
-Vorrei che non fosse successo a te
-E
io vorrei che tu capissi quanto
importante è stato per me il tuo aiuto stasera
-Dormo
qui stanotte -decise, senza
nemmeno interpellarmi -non voglio lasciarti sola
Non
che mi dispiacesse, ma..
-Hai
già fatto abbastanza -gli dissi
staccandomi e facendo un passo indietro per guardarlo in faccia
-adesso sto bene, non c'è bisogno che tu..
-Farebbe
stare più tranquillo anche me
-mi interruppe- Vuoi farmi questo favore? Ho bisogno di sentirti..
viva e sana tra le mie braccia, almeno per un po' -lo disse fissando
gli occhi nei miei.
Mirko
era fatto così: non gli capitava
spesso di aprirsi così, rivelare tutto quello che provava in
quel
momento con una dolcezza che era solo sua ma, quando lo faceva, senza
indugio e senza maschere, mi lasciava sempre spiazzata..
piacevolmente spiazzata.
E
nell'ultimo periodo succedeva sempre
più spesso: se ripensavo alle parole che mi aveva detto
appena la
sera prima, il mio cuore ancora batteva forte.
Capii
in quel momento di non essere
stata l'unica a spaventarsi a morte quella notte.
Allungai
una mano, all'inizio incerta,
poi decisa, e arrivai ad accarezzargli i capelli dietro l'orecchio;
lui rimase a guardarmi, in attesa di essere scacciato oppure no.
Sorrisi
e annuii -Va bene
Anche
lui sorrise -Ok.. vuoi farmi la
pedicure, una maschera del viso o andiamo a dormire?
-Come??
-lo guardai senza capire
Lui
scrollò le spalle -Non fate questo
voi ragazze durante i pigiama party?
-E
tu ti immagini me e Nadia a farci la
pedicure?
Ci
pensò un attimo -No, siete più
tipe dal pettegolezzo facile
-Certo..
-lo accontentai, poi mi
diressi verso la camera da letto, sentendolo alle mie spalle
-Sdrammatizza quanto ti pare -gli dissi -rimane il fatto che quello
che hai detto mi ha fatto veramente piacere.. è stato bello
Mi
fermai davanti al letto ed estrassi
il pigiama da sotto il cuscino; mi sarei voltata per andare in bagno,
ma Mirko mi poggiò le mani sulle spalle -Potrei dirti molto
di più,
Nina -sussurrò, il suo respiro sul mio collo -davvero molto
di più..
Mi
bloccai.
Non
potevo guardarlo in faccia, ma il
tono era estremamente serio, velato di un tormento che sembrava
stesse nascondendo con tutte le sue forze; mi ritrovai incapace di
ribattere e conscia più che mai che si stessero abbattendo
troppe
barriere fra di noi, negli ultimi tempi.
Provai
a guardarlo con la coda
dell'occhio ma non ci riuscivo.. e girarmi sarebbe stato troppo
pericoloso.
Le
sue parole rimasero sospese
nell'aria, e me le sentivo gravare addosso come il peso di una
montagna; qualche secondo di silenzio, il mio respiro corto e
strozzato e il suo sul mio collo.
-Dai,
ti lascio andare a cambiarti
-disse dopo un po', lasciando scivolare via le mani dalle mie spalle
-hai bisogno di riposarti -concluse scoccandomi un bacio sulla
guancia
-Sì..
-risposi abbassando la testa;
solo dopo realizzai che lui si era spostato e che era opportuno che
mi muovessi.
Gambe
in spalla, cuore in gola,
arrivare in bagno fu un impresa; comunque, appena chiusi la porta,
senza mai voltarmi indietro, mi appoggiai sul lavandino, fissando le
mie guance arrossate nello specchio.
-Porca
vacca -sussurrai sentendomi
stupida.
A
quel punto decisi che una bella
doccia ci voleva proprio e che se ero fortunata, al mio ritorno Mirko
sarebbe già stato nel mondo nei sogni. Mentre sceglievo il
bagnoschiuma, dubitavo fortemente che sarei stata graziata a tal
punto.
Di
solito mi piaceva usare quello al
melone, ma stavolta misi automaticamente quello alla ciliegia. Solo
dopo, quando mi stavo asciugando, realizzai il perché di
quella
scelta istintiva: Mirko andava pazzo per le ciliege.
-Porca
vacca! -esclamai più forte
Valutai
rapidamente l'idea di lavarmi
di nuovo con qualche sapore schifoso, tipo quello del bagnoschiuma
alle erbe che mi aveva regalato Nadia; era una buona amica, ma con i
regali di Natale non ci sapeva proprio fare.
Alla
fine, vinta dalla stanchezza,
abbandonai l'idea e mi vestii.
Quanto
tempo ci avevo messo? Troppo
poco secondo la mia ansia crescente.
E
infatti Mirko era ancora sveglio.
Zen
mi dissi mentre entravo in
camera Non c'è niente di cui preoccuparsi, tu
rimarrai
fedelissima al tuo adorato Riccardo..
Adorato?
Quell'idiota menomato coglione
che mi aveva quasi fatta violentare! Ma per favore..
Quando
Mirko mi vide, alzò gli occhi
dal quadernino che aveva in mano -Pensavo fosse finito in qualche
dimenticatoio -annunciò, senza nascondere la sua contentezza
Solo
allora mi resi conto di che
quadernino si trattasse: quello che mi aveva regalato lui, con tutte
le sue canzoni, anche quelle che non aveva mai completato o che aveva
preferito lasciar stare; lo avevo sistemato proprio sul mio comodino
e, sera dopo sera prima di addormentarmi, lo avevo letto tutto.
-Era
lì anche l'altra sera che hai
dormito qui.. ma eri troppo ubriaco per accorgertene. Comunque
perché
pensavi una cosa del genere? -domandai: era normale che lo custodissi
come Dio comanda
Lui
scrollò le spalle -Non lo so, ma
mi fa piacere essermi sbagliato. Bel pigiama -aggiunse poi
Certo
che era bello, bello e
larghissimo, da suora, casto e puro.
Basta
Ludovica! Mi
auto-rimproverai.
Raggiunsi
il materasso e, mentre lui
posava il quadernino, mi infilai sotto le coperte; dopo un po' lo
sentii sporgere il viso verso il mio, inspirando forte.
-Ho
un sonno mostruoso -dichiarai, in
modo tutt'altro che spontaneo, come a voler prevenire chissà
quale
situazione..
-Ciliegia
-rispose lui con un sorriso
-Che?
-poi mi ricordai di quel dannato
bagnoschiuma: ripensandoci, avrei fatto bene a lavarmi di nuovo con
quello di Nadia
-Buona
-commentò per poi sporgersi
ancora di più.. sino a scavalcarmi per premere
l'interruttore e
spegnere la luce. Sentivo che il mio cuore avrebbe vinto la maratona
del mondo quella notte.
-Sì,
emh.. avevo finito quello di
Nadia -inventai.
Pessima
idea.
-Ma
non avevi detto che faceva schifo?
-chiese e, nella penombra, lo vidi inarcare le sopracciglia
-Sì,
cioè no! -oh, merda! Ma perché
diavolo ero così agitata? Presi un bel respiro -Lo avevo
detto.. ma
poi ho cambiato idea.
Lui
mi guardò come si guarda un pazzo
appena evaso dal manicomio, poi scrollò le spalle
-Dai,
mettiamoci a dormire, che mi
sembri abbastanza esaurita
Non
replicai e mi sistemai meglio sul
cuscino, sentendo le sue braccia circondarmi poco dopo; senza
volerlo, irrigidii tutti i muscoli, tesa come una corda di violino, e
lui se ne accorse.
-Che
c'è? -mi chiese ritirandosi -Sei
ancora spaventata per quello che ti è successo?
-No
-risposi, e anche se fosse, le
tue braccia sarebbero il primo posto dove mi rifugerei.. ma
questo non lo dissi; mi limitai solo a spostarmi, lentamente e
valutando bene le mie mosse, sino a quando la mia guancia non
sfiorò
la sua spalla -è tutto ok
Proprio
tutto non lo sapevo.. forse era
la troppa adrenalina che avevo ancora in circolo, ma quella sera
stavo davvero dando di matto: era Mirko, cavolo, Mirko!
E
avevo già dormito con lui altre volte, ergo,
CALMA.
Appena
mi sentì di nuovo vicina, mi
strinse di nuovo fra le braccia, e stavolta fui più docile;
appoggiai una mano sulla sua spalla e mi lasciai scivolare nel sonno
accompagnata dalla sua mano che accarezzava delicata, lenta e leggera
la mia schiena.
Solo
una cosa non mi era chiara: il suo
cuore che batteva forte nel petto.
**
-Io
non condivido -dichiarò Mirko
-Risparmia
il fiato e sbrigati! E'
colpa tua se siamo in ritardo -lo bacchettai mentre ci affrettavamo
verso scuola.
Mirko,
che si era svegliato prima di
me, aveva pensato bene di spegnere la sveglia per rilassarsi un
po' prima di alzarsi e svegliare anche me; solo che quell'un
po'
era diventato una buona ventina di minuti! E ora trovava pure di che
lamentarsi!
-Dovevamo
rimanere a casa -mi disse
infatti tenendo il mio passo frettoloso -Hai ancora bisogno di riposo
-E
tu hai bisogno di qualcuno che ti
spieghi cosa vuol dire obbligo di frequenza -replicai
-Per
una lezione Nina! -esclamò, e mi
accorsi che si stava innervosendo.
Lo
guardai di sbieco -Russavo?
-Come
un trattore. Perché?
-Dal
tuo tono scocciato, sembra che tu
abbia dormito veramente male -feci, inacidita dalla sua risposta
Scosse
la testa -Possibile che tu lo
voglia ancora vedere dopo quello che ti ha fatto?
Ah,
eccolo il nocciolo della questione!
Non
solo aveva dormito male,
evidentemente era anche impazzito.
Mi
fermai per fronteggiarlo con lo
sguardo -Pensi che ci stia andando per vedere Riccardo? -domandai
retoricamente
-Quel
verme schifoso non ti merita
-ribatté
-E
chi sei tu per deciderlo? -domandai
alterata, riprendendo a camminare più veloce di prima
Lui
sospirò, avvilito -Ti sei resa
conto di come stavi ieri sera, vero?
Certo
che me ne ero resa conto, ma
preferii non rispondere -Non ho fretta di andare a scuola per vedere
Riccardo -dissi allora -Anzi, non lo voglio vedere più
Questo
sembrò colpirlo molto, perché
mi guardò a occhi sbarrati, e stavolta fu lui a fermarsi; io
però
andai dritta, entrando nell'università.
Come
al solito, più vuoi evitare una
cosa più quella ti viene incontro: Riccardo era proprio di
fronte a
me, a parlare con quell'idiota di Yan. Appena mi vide, mi venne
incontro, costringendomi ad affrontarlo.
-Principessa,
ma dov'eri finita ieri
sera? -fece per accarezzarmi una guancia ma mi scostai
-Perché
mi hai portata là? -domandai,
ruvida come carta vetrata
-Ecco,
proprio di questo volevo
parlarti
E
menomale dissi dentro di me,
incrociando le braccia sotto al petto; col la coda dell'occhio vidi
Mirko, che era appena entrato e che ci scrutava in disparte. Seppure
sino a un minuto prima stessimo litigando, provai un moto d'affetto
verso di lui: teneva d'occhio Riccardo, aveva paura che potesse farmi
qualcos'altro.
-Io
non sapevo che razza di posto
fosse, te lo giuro -si giustificò; ci mancava solo la mano
sul cuore
-Non l'avevo capito nemmeno quando eravamo insieme, in quella
saletta. Yan mi aveva detto soltanto che era un bel locale,
decisamente moderno
Guardai
oltre le sue spalle, trovando
Yan che mi sorrideva in modo beffardo; lo guardai nel peggior modo
possibile, finché non fu lui a distogliere lo sguardo per
primo.
-Di'
a Yan che quel posto non aveva
assolutamente niente di moderno -risposi, tornando a guardarlo
-sembravate tutti squallidi e primitivi animali in calore! -cercai di
allontanarmi ma lui mi trattenne, stranamente con delicatezza
-Ludy
per favore, non andartene -mi
disse -Mi dispiace veramente di averti portata lì e non lo
avrei mai
fatto se avessi saputo prima di cosa si trattasse
Ero
infuriata, ma lui sembrava sincero
e, soprattutto, seriamente dispiaciuto: rimasi ad ascoltarlo.
-Ti
ho cercata ovunque ieri sera, e mi
sono preoccupato quando in quella stanza ho ritrovato solo la tua
maglietta.. ma che ti è successo?
-Sono
uscita di corsa -mentii: non mi
andava di raccontargli tutta quella brutta storia -comunque non..
-Aspetta
-mi interruppe, implorante -Ti
prego, scusami
Sospirai
e cercai di valutare con calma
la situazione: se davvero aveva architettato tutto Yan e Riccardo ne
era completamente estraneo, non c'era motivo di avercela con lui.
Insomma, non era il responsabile di quello che mi era successo dopo
che mi aveva lasciata lì da sola.
-Ok..
accetto le tue scuse -mi risolsi
Sta
di fatto che comunque non avevo la
benché minima intenzione di continuare a stare con uno che
mi
abbandona tutto incazzato nel bel mezzo di un'orgia perché
quella
sera non mi va di fare l'amore; uno che, tranne quando doveva
chiedermi scusa per qualcosa, mi trattava sempre di merda.
Uno
con cui avevo già sprecato
abbastanza tempo, insomma.
Ecco
perché, quando mi sorrise e si
chinò per baciarmi, reagii subito.
-Riccardo!
-esclamai schifata
posandogli le mani sulle spalle per fermarlo, ma non feci in tempo ad
aggiungere altro, perché SuperMirko aveva già
indossato la sua
calzamaglia blu, in difesa delle donne e dei bambini.
-Si
può sapere cosa diavolo ti salta
in testa? -domandò infuriato raggiungendoci in pochi larghi
passi
Oh,
Gesù, si mette male.
-Cosa
vuoi, tu? -rispose Riccardo,
esprimendo nel tono di voce tutta la sua simpatia per Mirko
-Voglio
che la lasci in pace -decretò
categorico
-Mirko,
stavo giusto.. -cercare di
interrompere una lite tra due maschi alfa? Inutile.
-Io
invece voglio che tu lasci in pace
noi -rispose Riccardo in tono strafottente
Quale
“noi”? avrei voluto
chiedere ma Mirko mi precedette scuotendo la testa, uno sguardo che
trafiggeva -Ti rendi conto di quello che le hai fatto passare? E in
ogni caso ti avevo avvisato che se l'avessi fatta piangere di nuovo
te la saresti dovuta vedere con me
-Ragazzi,
calmatevi! -cercai di
interromperli mettendomi in mezzo e poggiando una mano sul petto di
entrambi. La solita folla stava cominciando ad accerchiarci: ormai
eravamo uno show di grande quotazione, il triangolo più
strano di
tutta l'università.
-E
che vorresti fare? -lo provocò
Riccardo fingendo di aspettare una sua mossa; in realtà, era
stata
una finta per giocarsi l'elemento sorpresa e avventarsi per primo su
Mirko.
Peccato
che ci fossi io in mezzo.
Mirko,
per evitare che mi facessi male
su quel ring riservato, mi spinse di lato, ma così facendo
beccò in
pieno il cazzotto di Riccardo, che lo costrinse a indietreggiare di
qualche passo.
-Basta!
-gridai, preoccupata e feci per
ributtarmi in mezzo, ma due braccia mi trattennero saldamente al mio
posto
-Stai
qui, non peggiorare le cose -era
Nadia, e non voleva sentire repliche.
Osservai
impotente lo svolgersi della
rissa: Riccardo con un' espressione da galletto sul volto mentre
guardava Mirko.. Mirko che in un soffio piombava su di lui e lo
gonfiava facendogli sparire immediatamente il sorriso e probabilmente
anche qualcuno dei suoi denti scintillanti.
Devo
dire che da quel momento mi
tranquillizzai. Avevo visto il fisico di Mirko e avevo anche fatto a
botte con lui: non aveva nulla da temere.
Alla
fine intervennero dei ragazzi che
forse conoscevo di vista, e li divisero trattenendoli a forza;
sembrava che si stessero ancora picchiando con lo sguardo.
-Dovresti
fartene una ragione una volta
per tutte -gli disse Riccardo, enigmatico -Adesso vado a lezione, che
ho perso anche troppo tempo
Mirko
rise, senza allegria -Certo,
scappa, solo questo sai fare
In
effetti Riccardo se ne andò
piuttosto in fretta, mentre la gente cominciava a scemare; anche io
me ne stavo andando, ma non di mia volontà.
-Nadia,
perché mi stai trascinando
via? -le domandai, irritata
Lei
non rispose, e solo allora mi
accorsi che era livida di rabbia in volto; mi girai e per un attimo
incrociai lo sguardo di Mirko, che era.. rabbioso? No, forse
più
deluso.. Scosse la testa e mi diede le spalle.
AAA
cercasi urgentemente pezzi del
puzzle smarrito.
Non
sapendo cosa fare, mi limitai a
seguire Nadia, che sembrò piuttosto riluttante nel sedersi
vicino a
me, come se fosse obbligata; non mi rivolse parola per tutta la
lezione.
Mi
sforzai anche di seguire, ma non ce
la facevo: la mia mente era inceppata tra cazzotti e ragionamenti
senza conclusioni su questi comportamenti assurdi, e il mio sguardo
continuava a ricadere sulle spalle di Mirko, che era arrivato poco
dopo di noi insieme a uno dei ragazzi che avevano interrotto la
scazzottata.
A
fine lezione lo persi di vista tra la
folla, ma a mensa lo ritrovai e gli andai incontro immediatamente.
-Mirko..
-cominciai
-Lascia
perdere, non è aria -mi
liquidò freddamente, senza nemmeno guardarmi e dirigendosi
chissà
dove.
Rimasi
allibita ma, quando mi riscossi
e tentai di raggiungerlo, Nadia mi trattenne di nuovo; non mi ero
accorta che mi avesse seguita.
-Ma
la vuoi smettere? -mi domandò, con
una cattiveria che non le avevo mai sentito usare prima, con nessuno.
-Smettere
di fare cosa? -chiesi,
sconcertata -Nadia, vuoi dirmi che ti ho fatto? -cominciavo a
innervosirmi anch'io
-Cosa
hai fatto e cosa stai facendo a
lui vorrai dire! -rispose -Ludovica, smettila di tormentarlo
-Tormentarlo?
-Ma a chi si stava
riferendo? Tirai a indovinare -Mirko?
-Sì
-gelida come l'inverno
Mi
passai nervosamente una mano tra i
capelli, tirandoli quasi da strapparli -Nadia, parla chiaramente per
favore: devo sapere cosa diavolo sta succedendo a tutti voi.
-Possibile
che tu sia così.. -cercò
le parole -concentrata su te stessa da non avere ancora capito
niente?
La
guardai allibita: ma era veramente
Nadia? Cioè, la mia migliore amica mi stava davvero parlando
in quel
modo?
-Bene,
allora te lo spiegherò una
volta per tutte -si sedette al tavolo accanto a noi, e io,
automaticamente, la imitai.
-Non
puoi continuare a fargli del male
-esordì -Non sapendo tutto il bene che ti vuole
-Stai
ancora parlando di Mirko?
-E
di chi se no? Su, ora prova a dirmi
che non ti sei accorta che gli piaci, e anche tanto.
-Non..
-Andiamo,
pensa solamente a tutto
quello che è successo oggi! E siamo solo all'ora di pranzo
-sospirò
e vidi la sua rabbia diminuire anche se solo un poco -Vic, sto
cercando di tenerti lontana da lui
-Cosa?
-bene, si calmava lei e mi
arrabbiavo io: di questo passo non saremmo arrivate da nessuna parte
-Non
puoi continuare a stare in bilico
fra lui e Riccardo: questo vuol dire giocare con le persone, e fa
ancora più schifo se pensi che lui è quello che
chiami il tuo
migliore amico. Perché pensi che lui ti stia evitando adesso?
Aprii
la bocca, ma lei non volle
attendere la mia risposta
-Tu
stai con Riccardo, e questo gli fa
male, gliene ha sempre fatto, solo che adesso non credo che riesca
più a tollerarlo.
Il
cuore batteva troppo forte, e la
gola era troppo asciutta -No.. -sussurrai. Non volevo ancora
ammettere l'evidenza, ciò che io forse avevo intuito.. ma
che ero
stata talmente egoista da non voler vedere, da far finta di niente.
Tutto a spese di Mirko, ovviamente.
-Avevo
cercato di avvertirti -riprese
lei, e mi tornarono in mente le sue parole in macchina mentre fuori
infuriava il temporale: i confini, quelli che non avevo mai voluto
porre, mi erano piombati addosso, insieme a tutti i danni che aveva
provocato la loro assenza. Ma la cosa peggiore era che non sapevo
minimamente come fare per aggiustare le cose, ammesso che ci fosse un
modo.
-Io
pensavo.. -era difficile esprimere
come mi sentissi in quel momento: vediamo, il più schifoso e
viscido
dei lombrichi striscianti vi dà un'idea? -Non volevo che
andasse
così. Pensavo che la nostra amicizia fosse diversa, libera,
forte
-Troppo
forte -precisò Nadia, ma non
era più arrabbiata: adesso mi stava solo aiutando a capire
come
stavano le cose
-Devo
parlarci -conclusi alzandomi di
scatto
-No!
-mi bloccò immediatamente -Questo
è quello che vorresti tu, ma non quello che vuole lui.
Corrugai
le sopracciglia, e a quel
punto Nadia decise di essere ancora più esplicita -Ha
bisogno di
tempo per farsela passare, Vic, lo capisci? E tu devi darglielo..
fallo per lui
Non
faceva una piega, e io ero una
stronza.
-Egoista..
-mi insultai fra i denti,
come se servisse a qualcosa
Nadia
annuì -Il primo passo per
superare un problema è ammettere di averlo
-Nadia,
non sono un'alcolista anonima
-le rammentai
Lei
mi sorrise, e finalmente era di
nuovo la dolce Nadia di sempre -Senti, ma cosa è successo?
Voglio
dire, perché questa litigata con Riccardo stavolta?
Le
raccontai tutto quello che era
successo in quella lunga serata del giorno prima, e la vidi prima
impallidire per poi riprendere pian piano colore mentre aggiungevo
che Mirko era arrivato e mi aveva riportata a casa sana e salva.
-E
siamo stati insieme tutta la notte
-conclusi.
Fu
allora che il groppo che avevo in
gola fuoriuscì tutto d'un botto: scoppiai a piangere
nascondendo il
volto fra le mani
-Hey,
che succede? -mi domandò Nadia,
e sentii la sua mano sulla spalla
-Una
cosa del genere non succederà più
-me ne ero resa conto solo in quel momento, e faceva un male cane
-Non dormiremo mai più insieme, neanche se un giorno
tornassimo
amici.. non avremo mai più quello che avevamo fino a ieri
Cercai
di contenermi, ma le lacrime
uscivano come un fiume in piena, sembrava che ne avessi per riempire
un pozzo intero. Il solo pensiero che da quel momento in avanti non
avrei più potuto contare su di lui..
Lui
con cui avevo condiviso
praticamente tutto, da sempre; e perderlo proprio adesso che anche
lui aveva deciso di fare lo stesso con me, raccontandomi del suo
tragico passato mi faceva ancora più male.
Solo
quando mi misi a cercare il
pacchetto di fazzoletti finito chissà dove nei meandri della
mia
borsa, mi resi conto che c'era troppo silenzio; alzai lo sguardo,
trovando Nadia che già mi fissava
-Perché
fai questa faccia? -le chiesi
riferendomi alla sua strana espressione, prima di soffiarmi il naso
-Sei
ancora sicura di voler stare con
Riccardo? -fu la sua risposta shock
-Cosa?
-domandai
-E'
l'amicizia di Mirko che ti manca
o.. è Mirko?
-Ma..
-Pensaci,
Vic -mi esortò -Questo
pianto ha un qualcosa di isterico che non mi convince
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ed
eccola qua, Ludovica messa davanti a
tutta la verità, adesso deve scegliere: o abbattere del
tutto questi
dannati confini che ancora esistono nel rapporto fra lei e Mirko,
oppure crearne di nuovi, più solidi e duraturi.
Voi
cosa le consigliate?
Be',
almeno ha finalmente deciso di
lasciar perdere con Riccardo, ed era anche ora: da una parte Mirko
che è corso a soccorrerla nel cuore della notte e che ha
preso a
botte il suo ragazzo stronzo, e dall'altra Mr. Figo che, ancora una
volta, non la racconta giusta.
La
dolce Nadia ha tirato fuori gli
artigli, ma ovviamente lo ha fatto solo per il bene della sua
migliore amica a cui è affezionatissima :) Nel prossimo
capitolo
aiuterà la nostra Nina a schiarirsi le idee.. ;)
Spero
che “le coccole” di Mirko vi
siano piaciute, ve le dedico tutte quante =D
La
sua calzamaglia invece è dedicata a
SchwarzeMeer483!! xD
Grazie
mille alle 41 persone che hanno
aggiunto la storia fra le preferite, alle 80 che la stanno seguendo e
alle 14 che l'hanno inserita fra le storie da ricordare.
Grazie
anche a chi segue in silenzio :D
Un
bacione a tutte voi! Al prossimo
capitoloooo!
|
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Capitolo 13 *** La verità ***
Capitolo
13. La verità
-Sei
sicuro? -gli chiese ancora una
volta Jason
-Certo
-rispose Mirko senza indugi -Non
sono certo che lei ci sarà, ma gli scorsi anni ci
è sempre andata,
quindi..
-Sì,
ma che scopo ha a questo punto?
-chiese senza molto tatto
Mirko
per tutta risposta gli porse il
basso -Suoniamo e basta
°°°
Nadia
mi aveva detto di stargli lontana
e l'avevo fatto. Per un giorno e mezzo.
Sì,
ma non era del tutto colpa mia:
era lei che aveva insistito per farmi andare al concerto
dell'università, dove avrebbe suonato anche la sua band
-Ci
saresti venuta comunque, no? -mi
chiese mentre guidava verso il Manhattan
-Sì,
ma mi sembrava che tu mi avessi
detto..
-Per
stasera fa' come se non ti avessi
detto nulla -mi interruppe
-Ma
perché? -non ci capivo niente
Lei
mi guardò attentamente -Perché
hai le idee confuse e te le devi schiarire e, dato che non hai tutto
il tempo del mondo, ti sto dando una mano a darti da fare.
Ah
be', così era molto più chiaro!
Mi
accasciai sul sedile, e smisi di
cercare una spiegazione razionale; eravamo in ritardo, ma Nadia aveva
detto che saremmo arrivate più o meno all'orario in cui era
prevista
la loro performance.
Nel
frattempo, avevo tutti i nervi tesi
e sentivo ogni singola pulsazione del cuore rimbombarmi nel cervello:
sarebbe stata una lunga notte..
°°°
Un'altra
band aveva finito di suonare e
stava abbandonando il palco fra gli applausi generali; Mirko poteva
vedere chiaramente i suoi compagni di gruppo che prendevano da bere
al bar, Nick compreso, ma non aveva voglia di unirsi a loro, voleva
starsene un po' da solo.
Le
ultime parole famose..
-Hey
-una voce femminile alle sue
spalle
Mirko
si voltò, e si sforzò di
fingere un sorriso.
Bella
come sempre.. ma non era la
persona che avrebbe voluto vedere in quel momento -Giada, che ci fai
qui?
Era
una vita che non la vedeva e che
non la sentiva, sembravano passati secoli.. si sentiva quasi
invecchiato rivedendola, come se ormai lei appartenesse a un periodo
lontano, evaporato via come neve al sole, a una vita che non era
più
sua.
Una
vita fatta di sesso e di piaceri
temporanei.. una vita in cui era sempre stato latente il sentimento
che ora aveva preso forma e contorni definiti nella sua mente.
Lei
scrollò le spalle -Sapevo che
avresti suonato qui stasera.. pare che fosse l'unico modo per
rintracciarti -c'erano delusione e tristezza nella sua voce, ma anche
un pizzico di rimprovero
-Giada,
ascolta..
-No,
lascia stare, non importa -lo
bloccò lei -Non importa se non hai più risposto
alle mie chiamate e
ai miei messaggi.. importa solo che adesso possiamo ricominciare -e
sorrise, avvicinandosi mirando alle sue labbra
Mirko
rifletté, e per un istante fu
tentato: tornare com'era prima, andare a letto con Giada senza
provare nulla a parte il piacere, insensibile a quel sentimento che
adesso lo stava distruggendo. Libero da tutti i sentimenti, ma
schiavo del piacere. Scordarsi di Nina, di quell'idiota di Mr.Figo e
affogare tutto il dolore fra le lunghe gambe di quella ragazza.
Ecco
perché fu solo un istante: Mirko
sapeva benissimo che niente di tutto questo sarebbe stato possibile,
non dopo che si era spinto così oltre, scottandosi
così tanto.
-Giada
-fece un passo indietro -Se non
ti ho più chiamata è perché davvero
non volevo più sentirti
Si
sentì immediatamente male per la
brutalità delle proprie parole; ma in fondo come poteva
dirlo in un
modo che non l'avrebbe fatta soffrire?
-Cosa
stai dicendo? -domandò lei,
incrinando il suo sorriso denso di lucidalabbra -Perché?
Lui
sospirò, e cercò di mettercela
tutta per essere un po' più garbato.. ma non era facile con
il cuore
rotto a metà -Perché mi sono accorto di quello
che hai iniziato a
provare per me -disse -per te non era più solo sesso, Giada,
e io
non voglio approfittarmi di te e di quello che provi
Lei
rimase un attimo in silenzio,
mentre le sue gote si tingevano di rosso -E' una decisione che spetta
a me -gli disse quando si fu ripresa -Io voglio continuare, e se
davvero vuoi smettere solo per questo..
-Mi
sono innamorato -la interruppe,
allora.
Elementare
come un raggio di sole,
forte come un fuoco ardente, doloroso come un'ustione.
Ma
era la verità.
Vide
Giada spalancare la bocca, mentre
i suoi occhi si riempivano di lacrime
-Tu..
chi?
-Non
ha importanza -rispose con
amarezza -lei non ricambia
Questo
sembrò rinvigorire le vane
speranze della ragazza -E non pensi che questa sia una ragione in
più
per continuare la nostra storia? Potrei aiutarti a non pensare a
lei..
-Ma
non capisci? -le domandò allora,
irritato, mandando a farsi benedire tutto il tatto -Non avrebbe alcun
senso né per te che sprecheresti il tuo tempo invece di
trovare
qualcuno che davvero ti voglia bene e né per me
perché .. perché
io la amo, Giada, e non posso cambiare le cose. Noi non abbiamo mai
avuto una storia, fattene una ragione e vai avanti -le
intimò infine
Era
stato crudele, ma forse farsi
odiare era l'unica cosa utile che potesse fare per Giada in quel
momento; lei infatti lo guardò malissimo, trattenendo le
lacrime.
-Io
non mi arrendo, Mirko -gli disse
deglutendo -Perché anch'io sono innamorata -e, detto questo,
gli
voltò le spalle e se ne andò.
Il
ragazzo sospirò scuotendo la testa:
ma aveva un senso tutto quello che stava provando?
Gli
sembravano sentimenti senza
traiettoria, vani per quanto forti.. più forti di lui.
In
quel momento arrivò Nick vicino a
lui
-Tocca
a noi -gli disse
-Ok..
arrivo.
Poi
sorrise -Lei c'è. Ci ho parlato un
secondo fa
°°°
Avevo
appena ascoltato Nick raccontarmi
di come il padre aveva chiamato per annunciare alla loro famiglia che
rinunciava all'affidamento: era stato un colpo di fortuna che lui e
Mirko lo avessero trovato ubriaco in quel bar.
Gli
avevo espresso la mia sincera
contentezza, ma allo stesso tempo avevo sentito una voragine immensa
proprio al centro del mio stomaco: Mirko, il mio Mirko non me ne
aveva parlato per niente.
Ok,
passi quella sera, che dato ciò
che era successo con Riccardo, magari non se l'era sentita..
Ma
in fondo quella era stata anche
l'ultima sera dove eravamo stati veramente noi.
Forse
aveva già cominciato ad
allontanarsi, per difendersi da me che non gli avevo fatto altro che
del male.
Il
cuore batté dolorosamente contro il
petto dopo questo ragionamento, e me lo meritavo tutto.
Adesso
lo guardavo, là che parlava con
quella tizia coi capelli viola, Giada. Non avevo mai ucciso nessuno,
ma un istinto omicida mi colse proprio in quel momento.
Non
ne hai alcun diritto, stronza!
Questa vocina dentro di me si stava riferendo a me stessa, non a
Giada.
Forse
non avevo poi approfondito così
bene la storia dei confini.
Distolsi
lo sguardo, nello stesso
istante in cui vidi Giada allontanarsi da lui, e trovai Nadia che
già
mi fissava
-Adesso
capisci perché ti ho portata
qui? -mi chiese; feci docilmente segno di sì con la testa.
Nick
non disse niente, e mi chiesi
quanto mi considerasse stronza da uno a mille: lui adorava il
fratello, come Mirko adorava lui.. e io ero un'egoista.
-Tocca
a noi -annunciò allegramente a
un certo punto -Scusate, vado a chiamare mio fratello -si
congedò
Ovviamente
avrei dovuto aspettarmi
almeno la metà di quello che successe dopo, dato che
conoscevo
Mirko: lui non era il tipo che ti lasciava intendere le cose, se
voleva, te le diceva in faccia, chiare e tonde. E naturalmente lo
faceva a modo suo.
Salutò
al microfono, dicendo qualcosa
come avevano fatti i cantanti delle altre band; nel frattempo
lasciò
vagare lo sguardo tra gli studenti, sembrava stesse cercando
qualcuno; qualcuno tipo me. Appena mi trovò
sembrò sollevato.
-Ovviamente
non c'è bisogno che te lo
dica -mi disse Nadia -ma la canzone che canterà è
per te; l'ha
scritta di recente
-Come??
-Me
l'ha detto Jason; è un altro dei
motivi per cui ho insistito così tanto per farti venire
Non
capivo se il mio cuore stesse
martellando per l'ansia di non sapere cosa aspettarmi e come
comportarmi, dato che nessuno mi aveva mai dedicato una canzone o
perché fosse proprio Mirko a farlo.. Non capivo
più niente, a parte
le parole che Mirko cominciò a intonare, guardandomi negli
occhi.
Tu
avresti bisogno di un vero uomo che si svegli al mattino
e
prenda in mano il destino, fino
Tipico
di lui, la canzone non poteva
che iniziare con un'allusione neanche troppo velata alle, secondo
lui, ridotte dimensioni di Riccardo; mi stupii di sentire un sorriso
sul viso, il primo da quando Nadia mi aveva aperto gli occhi. Anche
lui sorrise, di rimando.
Non
era imbarazzato o, se lo era, lo
nascondeva bene.
A
partire alla conquista del trono
e portartelo in dono sfondando
anche il muro del suono
ma io quello non sono
Io
quello non sono.. lo aveva detto
con.. tristezza, quasi.
Questo
cancellò ogni espressione dal
mio viso, lasciandomi.. vuota, per poi passare allo sbigottimento.
Sbigottimento non per il fatto che pensasse che io avessi bisogno del
tipo di uomo che stava descrivendo, gli avevo parlato così
tanto dei
miei stupidi film mentali sin da quando ancora non avevo le tette,
che era normale che ne fosse rimasto traumatizzato;ciò che
mi aveva
lasciato sconcertata era l'impressione che.. che lui si stesse in
qualche modo dispiacendo di non essere come quello stupido ideale
che, anche se esagerato, somigliava davvero a quella descrizione.
No,
lui non ne aveva bisogno, non
doveva farlo.
E
infatti capii di essermi sbagliata:
si stava distinguendo piuttosto fieramente da Riccardo, il dispiacere
era.. sapere di non essere il tipo di ragazzo che sognavo.
La
voce di Nadia che tradusse in parole
i miei pensieri mi spaventò: mi ero completamente scordata
che fosse
accanto a me
-Lui
è molto meglio di Riccardo, e lo
sa -disse, per poi voltarsi verso di me -Resta da vedere se lo sai
anche tu oppure no
È
che senza dubbio tu sei una
che si merita il meglio che ho
Io
invece purtroppo certezze nessuna
Mi
venne spontaneo scuotere la testa:
non era vero neanche un po'. Forse poteva sembrare così
all'apparenza, forse lo era per gli altri. Ma lui per me era sempre
stato una certezza, avevo sempre potuto contare su di lui.
Sempre.
Fino a due giorni fa.
Sentii
un groppo in gola, ma la musica
che ripartì in quarta con i colpi di batteria al ritmo del
testo, mi
aiutò a cacciarlo giù
Però
una cosa la so:
il taglio sul ginocchio, la bici nel fosso,
il
pugno nell'occhio, ogni semaforo rosso
La
ferita che si era fatto, la buca
dove eravamo finiti quello stesso giorno in bicicletta; risi,
ripensando a quello scherzo telefonico che lì per
lì mi aveva fatta
infuriare. Era accaduto nello stesso giorno.. i semafori rossi che
aveva preso invece non si contavano, ce n'erano in abbondanza!
Ricordai
anche con un certo rancore il
pugno che gli aveva dato Riccardo.
Lui
al contrario di me aveva
un'espressione seria, determinata e capii perché nel verso
successivo:
Fu
per arrivare a te
Rimasi
a fissarlo come un'ebete
Da
così tanto, Mirko?
Che
stupida a non voler guardare! Per
colpa mia eravamo arrivati a questo punto, a non parlarci se non per
mezzo di una canzone: dovevo rimediare.
La
prima cosa da fare era decidere
come.
Dormire
alla stazione, la manifestazione
Il quaderno con scritto il testo
della canzone
Fu per arrivare a te
Ricordai
la giornata a Milano: una
giornata bellissima, solo nostra, resa indimenticabile da quella
dormita all'aperto. E il quaderno, il suo quaderno che custodivo
gelosamente..
Ci
scambiammo uno sguardo intenso che
durò tutto lo stacco musicale tra la fine del ritornello e
l'inizio
della strofa successiva.
Non
guardarmi così, pensai, ma
anch'io lo stavo guardando nello stesso identico modo.. e non
riuscivo a smettere.
Tu
avresti bisogno del nuovo Romeo
che parla soltanto di business e
legge riviste di fitness
Ricominciava
a sfottere.. ma non mi
dispiaceva, anzi!
Mirko
notò il mio sorrisetto e sembrò
soddisfatto.
E
ti mostra come fossi un trofeo
sfoga lo stress giocando a squash
e fa “yes, yes”
se parla col boss, ma io no
E'
vero Riccardo aveva questa mania di
voler dare sempre spettacolo di me, di noi: una cosa che proprio non
sopportavo! Storsi il naso, ma la strofa interessante era quella
dopo.
Però
senza dubbio tu sei quella
che si merita il meglio che c'è
Se
lui è il dolcificante, io una caramella
..E lascio scegliere a
te!
Mirko..
Questo
paragone me lo sarei ricordata
per molto, molto tempo, come il resto della strofa che era
perfettamente nel suo stile: arrogante e presuntuoso nel ritenersi
migliore di Riccardo, ma in un modo dolce, tutto suo, non pressante
ma che, anzi, lasciava a me tutta la scelta.
A
me, che secondo lui meritavo tutto il
meglio.
La
mia prima sbronza anche la seconda
il
poster nella stanza, il viaggio in ambulanza
Fu per arrivare a te
Ogni
donna sbagliata, il diploma per un pelo,
quella gomma bucata
mentre tuona il cielo
Fu per arrivare a te
La
sua pesante ultima sbronza che mi
aveva fatta spaventare davvero, temendo un coma etilico, e poi la
corsa in ospedale; Giada, la donna che di sicuro non faceva per lui;
il diploma che aveva preso per il rotto della cuffia in un disperato
extra-ripasso a fine anno insieme a me; e poi di nuovo il giorno del
temporale..
Tutti
questi ricordi e collegamenti mi
fecero rendere conto d'un tratto di quante ne avessimo passate
insieme: io non volevo rinunciare nemmeno a una di quelle avventure,
né a quelle future.
Mi
scrutò, voleva cercare di capire
perché la mia espressione si fosse corrucciata; ma
arrivarono i
versi seguenti, che cantò quasi tutto d'un fiato, gli occhi
fissi
nei miei, senza staccarli un attimo, lasciandomi senza parole,
imbambolata, di fronte a quel verde che non avevo mai visto ardere
così.
Perché
senza dubbio tu sei una
che si merita il meglio di me
Senza
ombra di dubbio ne vali la pena
E
quindi è tutto per te
i miei quindici anni tetri,
la prof che
mi odiava, la fuga da casa
il tuffo da sei metri e quando scopri
che nessuno guardava,
il posto di blocco,
l'amore
non corrisposto,
quando
ho rubato e poi m'hanno preso
e neanche io ci credevo che avevo
fatto il botto!
Il taglio
sul ginocchio, la bici nel fosso..
Ma
il ritornello finale non lo sentii:
ero rimasta attonita.
Cominciai
però a riprendere i contatti
col mondo, persi durante tutto il resto della canzone, e mi sentii
addosso lo sguardo di Nadia, pungente come un ago.
-Quando..
quand'è che avrebbe rubato e
che sarebbe scappato di casa? -domandai senza però
interrompere il
contatto visivo con Mirko; non ne ero capace, non ancora.
Nadia
scoppiò a ridere -Oh, no! Tu non
vuoi chiedermi questo
-No,
infatti -deglutii
-Comunque
da bambino, credo -rispose
con noncuranza -ogni tanto ne ha parlato
-Oh..
-la canzone finì e gli applausi
improvvisi interruppero quella sorta di bolla fiabesca invisibile che
si era creata; mi alzai di scatto, rischiando di rovesciare la sedia
-Ho
bisogno di aria fresca -dissi, ma
non era vero: volevo uscire da lì.
Nadia
non provò nemmeno a fermarmi,
sapeva bene quanto me che Mirko mi avrebbe seguita; lui affrontava
sempre le cose di petto.
-Vic
-mi disse soltanto, e io mi voltai
a guardarla -Lui ti manca, si vede, ma ti manca più di
quanto
potrebbe mancarti un semplice amico
E
infatti Mirko era tutto fuorché un
“semplice amico”
Uscii
e rimasi lì sul marciapiede, le
spalle al locale
Se
vuoi una cosa, sai di volerla a
prescindere da tutto, ma proprio da tutto: era sempre stata questa la
mia filosofia di vita. Nessuna di tutte le stronzate di cui mi
imbottivo la testa su fantomatici ideali di uomo inesistente che
avevo attribuito a Riccardo per un breve periodo, avrebbero potuto
annebbiare la mia volontà.
Nessun..
-Nina.
Tempo
scaduto.
Mi
voltai verso Mirko, trovando il suo
sguardo serio e deciso nel mio; mi venne voglia di abbracciarlo, ma
mi trattenni e devo dire che mi costò non poco sforzo.
E
poi perché?
Mi
accorsi che non sapevo cosa dirgli,
e forse era la prima volta in tanti anni che eravamo amici; ma per
fortuna, fu lui a interrompere quel silenzio imbarazzante
-Credo
che dopo stasera sia diventato
il numero uno della lista nera del tuo ragazzo -tentò di
sdrammatizzare
-Perché,
c'era anche Riccardo?
-domandai agitata
L'ho
già detto che sono un'idiota?
Be', anche se non l'avessi fatto, ora lo sapreste da sole.
Mirko
sospirò, e non mutò espressione
ma fissò lo sguardo su qualcosa oltre le mie spalle mentre
incassava
il colpo; l'ennesimo che gli davo.
Mi
morsi le labbra, consapevole che non
avrei potuto dire cosa più sbagliata e tentai di rimediare
senza
nemmeno sapere come -Senti, Mirko..
-Volevo
dirtelo -mi interruppe lui
tornando a guardarmi -Volevo che lo sapessi
-E
dovevi farlo davanti a tutti
-precisai, rendendomi conto ancora una volta che stavo dimostrando il
tatto di un elefante e l'insensibilità di Hitler. Di certo
non era
il mix adatto in quella situazione.
Questa
volta infatti Mirko mi guardò
male, e non aveva certo torto -Cos'è, hai paura che gli
amici di
Mr.Figo gli vadano a spifferare tutto?
-Non
parlare come se noi avessimo una
tresca -mi innervosiva sentirlo parlare così, come se
volesse
insinuare chissà cosa con quel “gli vadano a
spifferare tutto”.
Ma
forse mi sbagliavo perché lui
scosse la testa, amareggiato -Non volevo dire niente di simile
Ma
che gran casino!
-Tu..
tu stai rovinando tutto! -sbottai
-Oh,
certo -replicò lui -Ora magari ti
aspetti pure che ti chieda scusa per essermi innamorato di te -era
nervoso anche lui adesso, ma le sue parole, seppure pronunciate in
modo brusco, mi fecero perdere un battito. Lo aveva detto anche nella
canzone, ma sentirselo dire faccia a faccia... be', era diverso.
Molto diverso -o che ti dica che è soltanto una cosa
passeggera, che
presto potremmo tornare a dormire insieme come se niente fosse, o che
toccarti le tette non mi faccia alcun effetto -sbraitò -be',
mi
dispiace deluderti ma non è così: io ti amo
-Smettila!
-quasi urlai, pressandomi le
mani sulle orecchie: non volevo che quelle immagini di noi due
insieme, di tutto quello che eravamo si affacciassero nella mia mente
in quel momento, dovevo rimanere lucida.. E sentirgli dire che..
che.. mi amava non mi aiutava affatto.
Ma
con quello “smettila”
probabilmente lo avevo ferito molto più di quanto non avessi
già
fatto. Egoista un'altra volta!
Comunque,
anche se così fosse stato,
non lo diede a vedere per niente: fece un passo verso di me, per
niente scoraggiato
-No,
Nina non la smetto -disse, ardendo
di determinazione -perché sono convinto che anche tu provi
qualcosa
per me
-Cosa
stai dicendo? -chiesi smarrita;
mi sentivo minuscola sotto il suo sguardo penetrante; minuscola ma
importantissima
-Non
ho intenzione di arrendermi senza
combattere -dichiarò -non finché ci
sarà anche solo una minima
possibilità. Perché quando ti ho baciata
nell'ufficio del
professore ti ho sentita tremare sotto le mie mani -lo disse con un
trasporto tale che rischiò di farmi tremare di nuovo,
soprattutto
per il ricordo che accompagnarono quelle parole -E perché
quel
giorno al mare, anche tu mi volevi
Quell'abbraccio..
-Io
non.. -balbettai, ma non riuscii
nemmeno a pensare a una frase sensata da dire in quel momento
-Nina
-continuò posandomi le mani
sulle spalle; feci un debole tentativo di indietreggiamento, nemmeno
troppo convinto, ma lui non mi lasciò andare -anche tu provi
qualcosa per me
Mi
fissava così intensamente che mi
sembrava potesse leggere passo passo le pagine della mia anima, che
potesse vedere cosa si celasse dietro ogni espressione del mio volto:
questo mi spaventò e l'adrenalina rimise in funzione il mio
cervello. Chiusi gli occhi per un istante, prendendo una generosa
boccata d'aria.
-Io
non provo quello che tu provi per
me -scandii bene le parole, ma la sua risposta fu solo un lieve
scuotimento di testa -Tutto quello che dici non ha senso, e rimani
solo il solito prepotente, se ne sei convinto davvero
La
determinazione nei suoi occhi
vacillò per un istante e ne approfittai per fare finalmente
quel
passo indietro; questa volta, non mi trattenne.
-Dimmi
solo una cosa -mi esortò
allora, adesso con più calma, ma questo non mi fece certo
abbassare
la guardai, anzi -Stai davvero bene con lui?
Corrugai
le sopracciglia, ma non ebbi
nemmeno il tempo di pensare a qualcosa da rispondere perché
Mirko
riprese a parlare -Perché se è così,
allora, ok: ha vinto. Ma
siccome a me non pare proprio che sia così, dimmelo tu: mi
sto
sbagliando?
Roba
da pazzi! Poggiai una mano su un
fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto
primo: mi stai rinfacciando
tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo
il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto
fra le
braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non
sto facendo niente di tutto questo
-tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno
e non mi
sarei fermata tanto presto
-Punto
secondo: io non sono una guerra
che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per
me invece lo sei -mi interruppe,
guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla
sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di
quelle
poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo
che non
rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo
detto che non mi sarei fermata?
Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E
punto terzo -aggiunse lui alla mia
lista -non hai risposto alla mia domanda
Già,
e il motivo era semplice: io non
stavo per niente bene con Riccardo, ma tecnicamente non ci stavo
neanche più insieme.
O
almeno così credevo.. dopo quella
sera, non credevo che potesse pensare davvero che sarei stata ancora
con lui.
Comunque
non avevo risposte a molte
altre cose, prima fra tutte perché il mio cuore battesse
così
forte, perché improvvisamente avessi paura del fatto che
Mirko mi
conoscesse così a fondo da poter capire tutto di me da uno
sguardo..
perché la sua canzone mi fosse piaciuta così
tanto.
Dovevo
chiarire questi punti a me
stessa prima di fare qualsiasi altra cosa
-Io
non sono un trofeo da vincere
-sibilai fra i denti, guardandolo nel peggior modo possibile,
sperando che mi lasciasse tornare dentro il locale in pace.
Mentre
camminavo spedita mi accorsi di
aver usato la stessa parola che era nel suo testo,
“trofeo”: lui
diceva che era Riccardo a trattarmi in quel modo.. e aveva ragione.
Tutto
quello che chiedevo (e sì, a
questo punto datemi dell'egoista quanto vi pare), era che Nadia mi
riaccompagnasse a casa e quella giornata di.. melma, per non essere
volgari, finisse.
°°°°°°°°°°
Mirko
ha detto tutto quello che poteva:
ora il gioco è nelle mani di Ludovica.
La
canzone è Senza Dubbio, degli
Articolo 31 e come avete visto, ha dato il titolo alla storia :)
Nel
prossimo capitolo, ci sarà
finalmente una svolta.. resta da scoprire in che senso!
Un
bacione a tutte, ci sentiamo con il
prossimo capitolo ;)
|
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Capitolo 14 *** Oltre ***
Capitolo
14. Oltre
Avete
presente la frase che dice “la
notte porta consiglio”? Dimenticatevela: è una
grandissima
cazzata.
Mi
svegliai ancora peggio del giorno
prima, o meglio, ci fu un istante, quell'istante in cui si è
appena
desti e non si capisce niente, nemmeno se si è svegli o se
si sta
ancora sognando.. bene, quell'istante, quel paradisiaco
istante, fu l'unica nota positiva della mattinata perché un
secondo
dopo mi ritrovai nella stessa identica e merdosa situazione in cui mi
ero addormentata.
Appena
Nadia mi aveva visto rientrare
nel locale, o forse sarebbe più corretto dire, appena Nadia
aveva
visto la mia faccia dopo la “chiacchierata” con
Mirko, aveva
mollato lì Jason e mi aveva riaccompagnata a casa, al prezzo
però
di sapere tutto.
Era
sembrata delusa dal mio
comportamento, ma alla fine mi aveva abbracciata come fa una vera
amica.
Sospirai
e mi alzai di malavoglia,
prima una gamba poi l'altra fuori dalle coperte, e raggiunsi il
bagno; mentre mi sciacquavo la faccia, ancora intorpidita, mi
ricordai che dovevo lasciare Riccardo.
Ok,
sembra comico detto così, ma il
punto è che per me era già scontato che fra noi
fosse finita dopo
quella bella sorpresina, ma forse per lui non era altrettanto.
Comunque,
Riccardo non era di certo il
primo in classifica nelle questioni irrisolte.
°°°
-Questioni
irrisolte un cavolo -mi
disse Nadia mentre entravamo nell'università .
Mi
stava tartassando, meglio fuggire!
-Senti,
io vado a risolvere questa cosa
con Riccardo, tienimi un posto -tagliai corto, non essendo molto
incline alla conversazione in quel momento
-Ok,
ma guarda che siamo già in
ritardo
-Lo
so.. mi sbrigo!
E
partii alla ricerca di Riccardo: era
insieme ai due trogloditi suoi amici, come al solito. Secondo Nadia
non si era fatto più sentire perché aveva paura
che Mirko gliele
suonasse un'altra volta, e in quel momento le diedi ragione
perché,
quando mi vide, si guardò un attimo intorno, come
accertandosi che
non ci fosse la milizia armata americana a scortarmi.
-Hey,
la mia principessa Ludy -mi
accolse mentre gli altri due si allontanavano un po'
Quando
si chinò per baciarmi,
realizzai di aver sprecato gli ultimi tempi con un perfetto idiota
-Sul
serio? -gli domandai scansandomi,
senza preoccuparmi di nascondere l'espressione disgustata
-Sul
serio cosa?
-Stavi
provando sul serio a baciarmi?
Lui
mi guardò spaesato, gli occhi
azzurri non poi così interessanti con quell'espressione
intontita
dipinta sopra. Cercai di rendergli ancora più esplicito il
concetto.
-Pensi
davvero che dopo quella sera io
voglia ancora stare con te?
A
quel punto sembrò capire perché si
fece serio -Ti ripeto che io non ne sapevo niente, Ludy
-Il
mio nome -lo interruppi alzando la
voce -è bellissimo così com'è, senza
che tu lo storpi in questo
modo orribile! C'è solo un soprannome che mi piace.. -non
c'era
bisogno di dire quale fosse e chi mi ci chiamasse -E soprattutto, non
sono la tua principessa
-Ok,
ok -fece lui mettendo le mani
avanti come chi tenta di calmare un mastino tedesco infuriato-Non ti
chiamerò più così
-Tu
non mi chiamerai più e basta
-ringhiai, ormai totalmente in preda all'istinto e a ciò che
mi
dettava di fare -Non ci credo che non sapessi niente di quel posto,
tu sei uno schifoso maiale come i tuoi due amici idioti -indicai
deliberatamente Yan e Ale, che mi guardarono con aria minacciosa ma
non me ne curai -Io non voglio avere più niente a che fare
con te
-Come?
Andiamo, princ.. Ludovica, non
fare così
-No
infatti -risposi ripensando a tutta
la paura di quella sera -dovrei fare molto peggio, ma poi finirei in
galera e, credimi, non ne vale davvero la pena per te
Detto
questo, gonfia di fierezza al
punto di sembrare un uovo di Pasqua, girai sui tacchi. La solita
folla di curiosi si era radunata intorno a noi, e fui felice di
pensare che quella era l'ultima volta che succedeva; le ragazze mi
guardavano come se fossi matta, mentre i ragazzi avevano sguardi
allupati che preferirei non ricordare.
Ma
avevo fatto solo due passi quando
Riccardo mi urlò a gran voce -Sei solo una puttanella! Mi
rendo
conto di aver solo sprecato tempo con te!
Due
vie: una illegale e cruenta,
l'altra legale ma altrettanto soddisfacente.
Misi
da parte l'idea del rogo e mi
girai a guardarlo, scandendo bene le parole, a voce alta -Riccardo..
-sorrisi amabilmente, e mi avvicinai di nuovo a lui -Ho finto tutti
gli orgasmi con te, dal primo all'ultimo: sono io che ho sprecato
tempo stando con un incapace come te!
Di
nuovo, gli diedi le spalle, e non mi
presi la briga di nascondere il mio sorriso più che
soddisfatto,
mentre sentivo le risate tra la folla e le prese in giro rivolte a
Riccardo.
-Certo
-replicò lui dopo un po'
-Peccato che tutte le altre con cui sono stato mentre mi divertivo
con te non la pesassero allo stesso modo
Cosa,
cosa, COSA??
Mi
voltai di scatto spalancando la
bocca e sentendo una furia cieca impadronirsi totalmente di me.
Lui,
quello stronzo menomato idiota da
quattro soldi che valeva meno di zero a letto, mi aveva cornificata.
Ero stata cornificata da un coglione che porta la sua ragazza a
un'orgia!
Eh,
no, ora avevo veramente bisogno di
vedere il suo sangue a riverniciare tutte le pareti
dell'università,
mentre quelli di medicina usavano il suo corpo per chissà
quali
schifosissimi esperimenti.
Cominciai
a camminare verso di lui con
la furia di uno tsunami, pronta prenderlo a botte in un modo che mi
avrebbe sicuramente fatto guadagnare un posto all'inferno a bollire
fino al collo nel Flegetonte; ma qualcuno mi evitò questa
pesante
condanna, prendendomi per un braccio
-Ci
penso io -mi sussurrò Mirko per
poi superarmi
Rimasi
un attimo interdetta: che voleva
dire con quel ci penso io?
Quando
cominciò a prendere a botte
Riccardo capii.
Sorrisi,
contenta del suo intervento:
di sicuro gliele avrebbe suonate meglio di come avrei fatto io e di
sicuro ne sarebbe uscito senza un graffio.
Soddisfatta
e del tutto tranquilla per
l'esito di quella sana scazzottata, decisi di aspettare il ritorno di
Mirko in cortile, qualche passo più avanti alla porta ma in
modo che
mi vedesse.
Sì:
adesso sapevo esattamente cosa
dovevo fare, altro che notte porta consiglio.
Spostai
varie volte il peso da una
gamba all'altra, facendo qualche passo ogni tanto; certo che gliele
stava dando da un bel po'.
Quando
finalmente riapparve nel
corridoio, mi vide e mi sorrise; lo aspettai mentre veniva verso di
me. Quando si fermò davanti a me, cominciai a parlare,
decisa a dare
tutte le spiegazioni del caso.
-Io
pensavo fosse ovvio! Voglio dire, è
normale che dopo che porti la tua ragazza nel bel mezzo di un'orgia
con tanto di pseudo stupratori maniaci idioti, quella non ti voglia
più vedere neanche in fotografia, no? -non gli diedi il
tempo di
rispondere, volevo finire il discorso ..ma potevo vedere che aveva
cominciato a ridacchiare sotto i baffi, tenendo lo sguardo fisso su
di me -Invece secondo quel cretino, sarei dovuta essere ancora ai
suoi piedi, in adorazione! -si avvicinò di un passo a me, e
sentii
il cuore scalpitare dalla voglia di baciarlo; ma dovevo finire di
spiegarli- E in più quel deficiente è anche
andato a letto con
altre! Poveracce, mi dispiace per loro viste le sue misere
qualità
-Mirko fece un sorrisetto e con un altro passo fu davanti a me,
decisamente troppo vicino -Nadia mi aveva detto anche che secondo lei
lo hai spaventato parecchio con quei pugni, e penso proprio che
avesse ragione perché anche oggi.. -mise una mano fra i miei
capelli
e a quel punto dovetti fermarmi perché mi mancò
il respiro; avevo
gli occhi fissi nei suoi e, con la luce del sole, quello smeraldo
intenso risplendeva ancora di più.
-Ma
vuoi stare un attimo zitta? -mi
domandò divertito
Deglutii
mentre lo sentivo accarezzarmi
qualche ciocca, e mi accorsi di non desiderare altri se non lui. Lui
che era sempre stato accanto a me anche nei momenti più
brutti, lui
che mi aveva sempre protetta e difesa a spada tratta, come quel
giorno.
Le
sue dita che adesso disegnavano
lentamente i contorni della mia mandibola mi davano i brividi; era
tutto così giusto, così elementare ma allo stesso
tempo così forte
da scavare un buco nel mio addome, chiamasi senso di colpa, per tutto
il tempo che mi ci era voluto a capirlo, mentre lui soffriva.
Provai
a immaginarmi una realtà in cui
fossi stata io al suo posto, con quello stesso identico sentimento
che provavo in quel momento, ma lui con un'altra: fu terribile. Come
se tutto si spegnesse in un secondo, come se tutta quell'energia,
quella voglia, quel fremere per il desiderio di un bacio, diventassero
improvvisamente e dolorosamente solo un irraggiungibile
sogno. Un sogno che non se ne va, che continua a farsi valere dentro
di te anche se non lo vuoi più, che combatte.. fino a
distruggerti.
-Egoista..
-sussurrai a me stessa con
un filo di voce, ma sempre con lo sguardo fisso su di lui, che mi
guardò stranito -Non tu, io -spiegai allora, ancora in preda
alla
tormenta
Lui
sollevò un sopracciglio, ma poi
sorrise, abituato alle mie uscite senza senso.
Decisi
di scacciare tutti quei brutti
pensieri, e di concentrarmi su quello che adesso eravamo.. o meglio,
che stavamo per diventare.
-Se
tu vuoi veramente una cosa, lo sai,
punto -spiegai allora, sembrando ancora più matta; non era
facile
articolare frasi coerenti dopo tutta quella specie di trip.
-Certo
-rispose lui, con lo sguardo
divertito; il suo sorriso mi fece tornare definitivamente nel mondo
delle persone reali.
-Voglio
dire che.. sono un'egoista,
perché continuavo a stare con Riccardo, ma io lo sapevo
già! -dissi
con ardore- Sapevo già da un po' che c'era qualcosa tra di
noi, più
dell'amicizia, che.. -feci una pausa e il tono di voce che mi
uscì
dopo, a dispetto di quello precedente, era molto meno da pazza..
maturo, oserei dire, perché finalmente gli stavo rivelando
ciò che
provavo -..che tu mi piaci da morire
Un
attimo prima ero lì a parlare, con
tutto l'ossigeno del mondo a disposizione; non avevo mai pensato che
sarei stata così felice di sentirmi d'un tratto mancar
l'aria.
Soffocare
fra le sue braccia, con le
sue labbra premute dolcemente sulle mie. Mi baciò con
trasporto e mi
accorsi sulla mia pelle d'oca che avrei dovuto lasciarmi andare molto
tempo prima e non solo per i fremiti che mi stava procurando giocando
con la mia lingua, stringendomi i fianchi, la schiena.. ma anche per
tutto quello che provai in quel momento. Qualcosa che non riuscirei
nemmeno a descrivere, qualcosa di totalmente folle, totalmente
magnifico.. qualcosa che neanch'io capivo fino in fondo.
Era
sempre stato il mio migliore amico,
ma non mi sembrava per niente strano baciarlo, anzi; e forse tutto
questo dipendeva dal fatto che non potessi dire di non averci mai
pensato..
E..
be', come dire? Ce ne sono tanti di
ragazzi che baciano bene.. ma Mirko era davvero un fuoriclasse!
Affondai
le mani fra i suoi capelli
folti stringendomi di più al suo corpo.
Lui
non si tirò minimamente indietro,
circondandomi la vita ma, dopo pochi istanti, allontanò il
viso quel
tanto che bastava per parlare
-Nina..
-ansimò
-Sì?
-domandai contrariata per il
fatto che si fosse fermato
-Le
cose sono due -esordì cercando di
riprendere un minimo di lucidità
Io,
che non volevo affatto che ciò
accadesse, continuai ad accarezzargli i capelli, annuendo non curante
e fissando con uno sguardo abbastanza eloquente le sue labbra ancora
umide
-O
andiamo a casa e facciamo tremare
anche i muri..
Non
potei fare a meno di ridere di come
aveva appena espresso a parole ciò che anch'io stavo
pensando; la
seconda opzione era sicuramente quella di fare i bravi ragazzi e
tornare a lezione..
-..oppure
ci mettiamo a farlo qui in
cortile
Ma
certo, lui non aveva nemmeno
considerato quell'opzione!
-Ti
ricordi che noi a quest'ora
dovremmo essere in aula? -domandai allora
Lui
alzò entrambe le sopracciglia
-Posso insegnarti molte più cose io di quei professori, e in
un
campo molto più interessante -sussurrò a mo' di
confidenza
-Non
credo proprio! -risposi indignata
-Scommettiamo?
-Ci
sto -accettai, sicura di me stessa
-Che
cosa ci giochiamo?
Già
che eravamo in argomento.. -Un bis
-proposi
-Affare
fatto -rispose immediatamente
-Tanto
non lo avrai -lo canzonai -e
comunque adesso abbiamo una lezione da seguire -dissi senza
però
minimamente accennare a staccare le braccia dalle sue spalle
-Davvero?
-domandò baciandomi a fior
di labbra, con un sorrisetto che non prometteva niente di buono -E'
questa la tua decisione?
-Sì
-risposi, anche se in realtà
cominciavo a dubitarne
-Se
non ricordo male, questi ti
piacevano -mormorò per poi.. oh, ma questo si chiama giocare
sporco!
Chiusi
gli occhi, non potei farne a
meno, sentendo una fiamma partire dal collo e divampare per tutto il
mio corpo, mentre le sue labbra si posavano proprio lì, come
avevano
fatto quel giorno nell'ufficio del prof.
-Mirko..
-boccheggiai, ma l'argomento
“lezione” adesso era davvero poco interessante.
-Mmh?
-domandò senza staccarsi,
torturandomi in quel modo che solo lui sapeva e che mi stava facendo
impazzire.
-Casa
mia è più vicina -decretai
Lo
sentii sorridere con un mugolio
d'approvazione, ma ancora non accennava a smetterla, e io stavo
diventando decisamente troppo accaldata: con un enorme
sforzo
di volontà, lo staccai dal mio collo e lo presi per mano.
Lui
mi guardò e sorrise. In
quell'attimo nei suoi occhi languidi, trovai uno sguardo che mi
piacque così tanto da farmi riconsiderare l'ipotesi di fare
l'amore
proprio in quel momento, lì.
Era
uno sguardo tutto per me, uno
sguardo che nessuno mi aveva mai riservato prima, neanche chi aveva
detto di amarmi prima di lui; mi fece sentire speciale, unica..
insomma, mi fece sentire come tutto quello che avevo sempre sognato
di poter essere un giorno, per qualcuno.
-Che
c'è? -domandò dato che mi ero
impalata
Scossi
la testa -Niente. Sbrighiamoci
-Il
mio motorino è più veloce delle
gambe -affermò per poi portarmi al veicolo.
Inserii
svelta la chiave nella
serratura, anche se le mani di Mirko attorno alla vita non mi
aiutarono per niente a centrare l'obiettivo.
Una
volta entrata, mi girai di nuovo
verso di lui, riprendendo quel bacio colmo di trasporto che ci
stavamo dando fuori; lui chiuse la porta con un braccio mentre con
l'altro continuava a stringermi.
Era
strano sentirmi così impaziente,
quasi come se non avessi mai aspettato altro.
Presi
una delle sue mani avvinghiate
sulla mia schiena intrecciando le mie dita con le sue, e allontanai
di poco il viso; incontrare il suo sguardo colmo di desiderio mi fece
venir voglia di allacciare di nuovo le labbra alle sue.. invece gli
rivolsi solo un'occhiata maliziosa per poi girarmi, sempre tenendolo
per mano e conducendolo in camera mia.
-Mmh..
-commentò guardando il letto
che avevo rifatto appena un'ora prima -dobbiamo ribattezzare questo
letto dopo gli atroci spettacoli a cui lo hai fatto assistere
-decretò
Lo
guardai un attimo senza capire, poi
intuii che doveva riferirsi a Riccardo e alzai gli occhi al cielo
-Preferisci la vasca da bagno?
-No,
troppo lontana -rispose affondando
le mani fra i miei capelli e baciandomi con vigore
Da
qui si cominciava a fare sul serio,
e io non chiedevo altro: cominciai subito a tirargli via la
maglietta, tanto sentivo la mancanza dei suoi addominali.
Lui
mi assecondò e, staccandosi solo
un attimo dalle mie labbra, se la sfilò gettandola per terra.
Ciao
amori miei, è sempre un
piacere rivedervi! Farfugliai nella mia mente malata,
accarezzando tutto quel ben di Dio sul suo torace con parecchia
disinvoltura.
Lo
sentii sospirare forte, poi un
attimo dopo mi aveva trascinata su di sé, sul morbido
materasso.
Sdraiata su di lui, strinsi le cosce attorno al suo bacino,
impaziente di sentirlo più vicino, di diventare un corpo
unico, io e
lui; la reazione del suo corpo fu immediata, e non nascondo che ne
andai parecchio fiera.
Baciò
il mio sorriso e si spostò di
nuovo sul mio collo, slacciando uno per uno i bottoni della mia
camicetta.
Pensai
distrattamente che se mi fossi
messa una maglietta sarebbe stato più semplice, ma poi il
suo
sorriso mi distrasse di nuovo; lo guardai con aria interrogativa
-E'
lui -disse scoccandomi un bacio
appena sopra il seno sinistro che mi fece pulsare da capo a piedi -Il
reggiseno famoso. Mi piace davvero tanto..
Ma
certo! Quello nero di pizzo che mi
aveva consigliato di mettere quella sera, ma che poi non avevo
indossato; be', molto meglio averlo conservato per lui piuttosto che
sprecarlo per Riccardo! Poi però la mia mente si
offuscò, c'eravamo
solo io e Mirko, con i suoi baci e le sue mani che stringevano i miei
seni per poi cingermi la schiena attirandomi contro di lui. Cominciai
a muovere il bacino contro il suo, in un impulso che mi venne
spontaneo
-Nina..
-sussurrò il mio nome
facendomi solletico all'orecchio
-Hey..
-ansimai, provocandolo -hai
detto che mi dovevi insegnare qualcosa, no?
Lui
allora mi guardò, a metà tra il
divertito e l'eccitato -Sei molto impaziente -disse a mo' di sfida
accarezzandomi il viso
-E
tu non farmi aspettare, allora
-risposi dandogli un bacio a fior di labbra
Detto
fatto, mi ritrovai sdraiata di
schiena, le sue labbra che baciavano il mio addome provocandomi
intensi brividi; affondai le mani fra i suoi capelli quando
arrivò
all'ombelico, e sussultai quando mi slacciò i jeans
cominciando a
sfilarmeli.
Ringraziai
quell'angelo custode che mi
aveva spinta a farmi la ceretta quando Mirko ricoprì le mie
cosce
con i suoi baci.
-Ancora
un secondo -disse poi con una
voce dannatamente eccitata mentre giocherellava con l'elastico delle
mie mutandine, poi fece una specie di sbuffo -Tutti questi vestiti
inutili!
Risi
-Preferiresti che girassi nuda?
-domandai, cercando però di capire in realtà
qualcos'altro di lui,
come fino a che punto fosse geloso -Anche se così mi
vedrebbero
tutti?
Lo
vidi sollevare la testa e tornare
velocemente all'altezza del mio viso reggendosi sulle braccia e
guardandomi dritta negli occhi -No -rispose; non riuscivo a staccare
lo sguardo dal suo, talmente era caldo ma anche deciso, intenso
-Questo no. Non è stato facile averti qui con me e non ti
lascerò
andare via facilmente tra le braccia del primo allupato che ti si
avvicina
Lui
mi guardava, io lo guardavo,
restammo fermi per qualche istante mentre un sorriso spontaneo
nasceva sulle mie labbra che bramavano ancora le sue; allora mi
sollevai su un gomito, poggiando l'altra mano sul suo collo. Lui
aspettò, finché non lo raggiunsi nel bacio
più intriso di dolcezza
che riuscii a dargli; osservai i suoi occhi rimanere chiusi ancora
qualche secondo per poi riaprirsi lentamente e sorridermi.
Mi
spinse di nuovo giù, con
delicatezza e mi baciò di nuovo.
-Adesso
ho una ragazza molto impaziente
da soddisfare -disse poi leccandosi le labbra in un movimento che
ipnotizzò i miei occhi e fece volare la mia mente oltre la
fascia
protetta -..direi che sta letteralmente scalpitando, proprio ora
-Io
non scalpito -ribattei mentre si
allontanava tornando a scendere lungo il mio bacino
-Aspetta
a dirlo -fu la sua
provocazione e avrei volentieri contrattaccato ma, ecco.. c'era quel
piccolo inconveniente delle sue mani decisamente troppo vicine a una
certa parte del mio corpo mentre mi sfilava le mutandine, e poi le
sue labbra sul mio interno coscia, che mi fecero fremere anzi,
scalpitare, con un solo tocco.
Non
furono solo brividi di passione, fu
anche il gesto: mi stava baciando là dove Riccardo mi aveva
fatto
male quella sera.. lo stava facendo consapevolmente perché
in quei
baci non c'era niente di erotico, solo tenerezza e anche un briciolo
di costernazione per quello che era successo.
-Mirko..
Lui
mi guardò un attimo e sorrise -E
adesso facciamo saltare le molle a questo letto -fu il suo ultimo
commento prima di riprendere a baciarmi, ma stavolta in modo
più
spinto, molto più spinto e in punti
molto più segreti.
Non
so quante volte ripetei il suo
nome, forse strillando, forse sussurrando, mentre stringevo forte le
lenzuola del letto inarcando la schiena dal piacere, travolta dal
primo orgasmo.
Quando
tornò su di me, capii dai suoi
occhi liquidi, davvero tanto liquidi, che adesso era giunto il
momento di ricambiare.
Lo
spinsi di lato, facendolo sdraiare e
baciandolo mentre mi sistemavo su di lui; le sue mani andavano su e
giù per la curva del mio punto vita. Le sentivo calde,
vogliose.
Lo
baciai ancora, intensamente,
scostando i capelli che pendevano sul suo viso
Slacciò
abilmente il mio reggiseno e,
con una punta di disapprovazione, mi chiesi quante volte lo avesse
fatto con altre: fu solo un secondo di brutti pensieri, che scacciai
via facilmente, pensando che adesso lui voleva solo me. Mi concentrai
sulla lampo dei suoi jeans, tirandola giù.
Mentre
armeggiavo con il bottone, lui
si sollevò a sedere e mi strinse, riempendomi la spalla di
baci;
inclinai il il collo istintivamente, in una muta domanda. Lui
capì,
e si spostò lentamente sul mio collo
Be'..
ci sapeva davvero fare con quei
baci. Chiusi gli occhi, affondando le mani fra i suoi capelli
-Non
è.. difficile.. scoprire.. i
tuoi.. punti deboli -mi disse fra un bacio e l'altro
-L'hai
scoperto solo oggi -gli feci
notare accarezzando la sua criniera e stringendolo contro la mia
pelle
-Ti
dimentichi di quell'interessante
avventura nell'ufficio del prof -ribatté lui staccandosi per
darmi
un altro bacio sulle labbra.
Touche.
Ma non lo avrei mai ammesso.
Gli
misi una mano sul petto e lo spinsi
giù; lo sguardo infuocato di passione che mi
lanciò, mi fece capire
che fremeva almeno quanto me per diventare finalmente un tutt'uno.
Sfilai rapidamente i suoi jeans facendoli scivolare a terra e, anche
attraverso i boxer, mi resi conto che tutte le sue allusioni stupide
sulle proprie dimensioni non erano solo battutine, anzi..
Sfilai
anche quelli, il cuore che
galoppava, sfiorando di proposito quella pelle rimasta nuda; lo vidi
chiudere gli occhi e respirare ancora più forte. Era
arrivato il
momento, e non chiedevo altro.
Mi
sistemai all'altezza del suo bacino,
lasciando che le nostre intimità si strusciassero e gemendo
insieme
a lui; ma quando lo sentii dentro di me, mi resi conto di non aver
mai provato tutte quelle sensazioni assieme, e avrei voluto non
smettere mai.
Mi
accorsi però, che lì sdraiato era
troppo lontano e lui, o leggendomi nel pensiero o provando la stessa
cosa, si alzò e mi cinse con le sue braccia forti.
Rimasi
un attimo aggrappata alle sue
spalle mentre continuavamo a muoverci, a vivere l'uno nel copro
dell'altra, poi cercai di nuovo le sue labbra, che risposero
prontamente al bacio.
Sentivo
le sue mani sul mio corpo, il
suo respiro sul viso, le sue braccia attorno alla schiena, e poi..
E
poi fu bellissimo. Mirko mi fissò
per tutto il tempo ma non mi diede fastidio, anzi. Ero quasi esausta,
ma continuai a muovermi su di lui, finché non lo vidi venire
a sua
volta, tra gemiti e sospiri.
Mi
salutò con un lungo bacio,
fermandosi ad accarezzarmi il mento con un sorriso caldo.
Mi
sdraiai affianco a lui che
immediatamente mi prese fra le braccia; appoggiai la testa sul suo
petto, mentre lui tirava su il lenzuolo per non farmi venire freddo.
-Dovremmo
aprire una scuola di sesso
-se uscì così di punto in bianco facendomi
scoppiare a ridere
-E'
il tuo modo per dirmi che è stato
bello? -cercai di tradurre
-Bellissimo
-precisò prendendo ad
accarezzarmi la schiena con i polpastrelli -due su due.. -aggiunse
Corrugai
le sopracciglia -E' il titolo
della canzone tua e di Nick -poi mi fermai un attimo a pensare, la
sua espressione divertita mi aiutò a capire -Mirko! -feci
tirandogli
un cuscino mentre lui rideva come un matto
Due
su due.. era il numero dei rapporti
che avevamo avuto e il numero delle volte che mi aveva fatta venire;
dopo questa, voi capite bene perché continuai a torturarlo
con il
cuscino per tutti i dieci minuti seguenti.
-Comunque
penso davvero che dovremmo
dare elle lezioni: ci sono tante persone incapaci -affermò
quando mi
ritenni soddisfatta
-Mmh..
-commentai guardandolo -e
ovviamente non ti stai riferendo a nessuno in particolare -lo
provocai
Lui
scosse la testa -Certa gente non
merita di essere nominata
Sorrisi
e lo baciai.
La
sua frecciatina era rivolta a
Riccardo, naturalmente, e fu allora che mi chiesi come si fosse
sentito tutte le volte che gli raccontavo delle sue.. performances.
Performances scadenti,
oltretutto.
-Di
sicuro però tu non potresti aprire
una scuola sulle frasi romantiche da dire dopo essere stati insieme
-decretai
Mi
aspettavo una risposta a tono delle
sue, in uno scambio che sarebbe durato ancora chissà
quanto.. invece
rimase serio, a guardarmi e in quel verde intenso vidi il riflesso di
qualcosa che non mi stava dicendo..
-Potrei
scriverci un romanzo sulle cose
che avrei da dirti -rispose, sempre serio, mentre mi sfiorava la
spalla con le dita – e sono sicuro che verrei etichettato
come best
seller -si pavoneggiò
-Ma?
-domandai non capendo dove volesse
arrivare
Aspettò
un secondo prima di
rispondermi -Ma non sono certo che tu te le voglia sentir dire
Aggrottai
la fronte, ero confusa.
Poi
cominciai a capire: la sera che mi
aveva dedicato quella canzone.. mi aveva detto che mi amava, e non
glielo avevo mai ridetto.
Non
perché mi fossi scordata delle sue
parole, assolutamente, ma perché.. perché non mi
sentivo pronta.
Non ancora.
-Mirko..
-cominciai, ma lui mi bloccò
-Tranquilla
-mormorò accarezzandomi il
viso -abbiamo tutto il tempo.
Io
annuii, mentre lui sorrideva e mi
stringeva di nuovo fra le braccia.
Possibile
che riuscissi a farlo
soffrire anche adesso?
Ma
non volevo dirgli niente che non
sentissi veramente, così mi limitai a stringerlo.
-Tu
hai vinto una scommessa, comunque
-gli ricordai dopo un po' -e ora devi ritirare il tuo premio
Ecco
il suo sorrisetto fare capolino:
aveva già capito mentre lasciavo scivolare via il lenzuolo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ed
eccolo il capitolo che tutte
aspettavate! Ditelo che mi avreste data in pasto ai leoni se vi avessi
fatte aspettare ancora! =P
Comunque
adesso che Mirko e Nina sono
felici, fra qualche capitoluzzo li dovremmo salutare :(
Lo
so, dispiace anche a me, ma tranquille, Mirko
non se andrà senza prima fare una sorpresa alla sua amata ;)
E
poi Nina deve ancora dirgli due
paroline... e Giada deve ancora tornare a rompere le scatole...!
Insomma,
devono succedere ancora un po'
di cose ma con il 16esimo capitolo la storia finirà..
Non
odiatemi!
Grazie
per avermi seguita fin qui, non
abbandonatemi sul più bello ;)
Un
bacione a tutte!!
|
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Capitolo 15 *** Piromane nata ***
Capitolo
15. Piromane nata
-Allora?
-domandò Nadia il giorno dopo
non appena misi piede all'università, sorseggiando il mio
cappuccino
appena preso al bar
-Allora
cosa?
-Andiamo!
-si spazientì -Come è
andata con Mirko?
Quasi
mi strozzai, rovinandomi la
colazione -Tu..?
Forse
glielo aveva detto Jason.. ma
Mirko era rimasto da me tutto il giorno, e non credo che a
mezzanotte, quando ero riuscita a convincerlo a tornare a casa,
avesse telefonato all'amico per raccontargli di noi!
-Sono
passata da te dopo le lezioni
dato che non ti ho più vista: ero preoccupata, temevo che
Riccardo
ti avesse portata in un altro di quei posticini; arrivata a casa tua,
ti ho sentita urlare e mi sono spaventata ancora di più..
poi ho
visto la moto di Mirko e ho capito che era tutto splendidamente
apposto -concluse, raggiante
La
mia mente era ferma su un
particolare -Mi hai sentita ..urlare?
-Sì
-annuii tutta contenta -A quanto
pare è davvero bravo..
Oh,
Gesù.
-Io
non urlavo!
Ma
non ci credevo nemmeno io..
-Sì
che urlavi. Comunque, dai, di
Riccardo mi dicevi tutto!
-Sì,
ma era diverso -decisi di
accantonare la faccenda delle urla selvagge: troppo imbarazzante.
-Oh,
questo l'ho capito!
Un
coltello. Datemi un coltello!
-Senti..
-cercai di spiegare -Stavolta
è più.. intimo, personale. Non mi va di parlarne
più di tanto, è
una cosa nostra -dissi con dolcezza, ripensandoci -Però se
proprio
vuoi impicciarti dei fatti miei, ho un problema che sarei molto
felice di narrarti
-Ok,
ma fallo tra poco: Dio del sesso
in arrivo
-Nadia!
Di
solito era Mirko a darmi il tormento
con battutine di questo tipo, ma adesso ci si era messa anche Nadia,
l'unica che fino ad allora sembrava essere rimasta
sana fra
noi.
-Ciao,
ragazze -ci salutò; sembrava il
ritratto dell'allegria in persona, e non potei fare a meno di
gongolare per questo
-Ok,
vi aspetto in aula mentre vi
“salutate” -annunciò Nadia girando sui
tacchi mentre mimava la
virgolette in aria
-Saggia
scelta -commentò Mirko, in un
tono che potevo sentire solo io e attirandomi a sé -Prima o
poi ci
arresteranno per atti osceni in luogo pubblico
-Tu
credi? Non succederà mai
Mi
rispose con un bacio tutt'altro che
casto, e ci volle tutta la mia forza di volontà per
staccarmi.
Quando
riaprì la bocca, lo precedetti
-No: oggi non si salta lezione
Lui
sbuffò, dandomi immediatamente la
conferma di ciò che avevo pensato gli fosse balenato in
testa.
-Sii
paziente -gli dissi allora -ti
aspetta un pomeriggio di sesso sfrenato
Detto
questo, mi godetti per un istante
la sua bocca che si spalancava e i suoi occhi che si accendevano di
una luce molto, molto simile a quella che avevano il giorno prima, e
gli voltai le spalle.
-Aspetta
-mi raggiunse dopo qualche
passo -L'argomento mi interessa!
Decisi
di fare la preziosa,
rivolgendogli solamente un sorriso enigmatico ed entrando in aula.
Ma
come spesso accade, le cose andarono
molto diversamente da come avevo programmato.
Dopo
l'ultima lezione, vedemmo Jason
(uscito per primo) con un'espressione molto tesa sul volto; capii
perché quando gli vidi affianco una ragazza con i capelli
viola.
Giada.
-Cosa
ci fa quella qui? -chiesi
girandomi lentamente verso Mirko, con un'espressione che tutto era
tranne che amorevole.
Devo
dire però che anche lui sembrava
non esserselo aspettato -Non lo so -rispose con aria torva
prendendomi per mano. Questo mi fece già sentire molto
meglio.
-Zen,
Vic -mi suggerì Nadia
Io
avevo una gran voglia di darglielo
in testa lo zen.
Ci
avvicinammo, e Giada sfoderò un
sorriso fintissimo -Ciao, Mirko -cantilenò come un'ochetta
in calore
-Giada,
che ci fai qui? -domandò lui
in tono piatto, tenendomi al suo fianco
L'arpia
mi rivolse un breve sguardo -Ho
pensato che avremmo potuto parlare un po'
-Hai
pensato male -rispose lui,
cercando tuttavia di non essere troppo duro -Ti ho già detto
come
stanno le cose
-Sì,
ma io non ho dimenticato tutto
quello che abbiamo passato insieme, e credo che neanche tu l'abbia
fatto -Mirko scosse la testa, ma io sentii l'acido scorrere tra le
vene -Quindi penso che dovremmo chiarire certe cose, magari da me
Ma
che faccia tosta!
-Ma
sì -mi intromisi -Una bella
chiacchierata, perché no?
-Nina..
-Mirko tentò di bloccarmi e mi
guardava con un'aria a dir poco allarmata, ma ormai ero partita in
quinta e sentivo lo sguardo malefico di Giada su di me, che aveva il
potere di farmi salire ancora più odio al cervello
-Nadia,
Jason, venite anche voi, sarà
divertente! -li invitai, poi tornai a guardare Giada -Tutti a casa
della ex del mio ragazzo -marcai il territorio
Forse
avevo un po' esagerato perché
sentii Mirko sospirare; ma lo sguardo che Capelli Viola mi
lanciò,
valse lo sforzo.
-Per
me va bene -fece lei, sempre
guardandomi con disprezzo, ma stavolta con un'aria di sfida negli
occhi. Povera illusa.
Nonostante
le proteste di Mirko, ci
avviammo verso casa della ragazza e Jason e Nadia decisero di
seguirci, forse temendo che sarebbero scoppiate presto risse e
scontri a mano armata.
Per
tutto il tragitto, mi punzecchiai
con Giada, mentre Mirko tentava inutilmente di sedare gli animi e di
convincerci a fare dietro-front.
Una
volta arrivati, mi prese da parte
-Cosa stai facendo? -mi domandò piuttosto adirato
-E
tu? -risposi con lo stesso tono
arrogante
-Lascia
perdere, Nina -disse, più
morbido -è una storia chiusa
-Per
te, ma non per lei -precisai -e ho
veramente intenzione di farglielo capire
Lo
so, non ero una persona normale: ero
finita a casa di Giada, quando Mirko non ci sarebbe mai voluto
andare. Forse stavo facendo più casino che altro, ma in quel
momento
non mi importava.
Jason
e Nadia avevano scritto in fronte
la parola “disagio” e vedevo i loro sguardi
allarmarsi ogni volta
che io e Giada ci avvicinavamo troppo.
-Volete
qualcosa da bere? -domandò lei
con aria affabile
-Magari
una camomilla per tutti
-suggerì Mirko
-Perfetto!
-cinguettò lei, senza
nemmeno essersi accorta che scherzava -Ludovica, mi dai una mano a
mettere su il fuoco? -mi domandò poi con un sorriso angelico
che
nascondeva Satana in persona
-Ma
certo -risposi nello stesso tono;
vidi Mirko passarsi una mano fra i capelli in segno di disperazione
ma non gli diedi peso. L'unica cosa che mi importava era allontanare
la stronza da lui.
La
seguii in cucina dove mi passò i
fiammiferi; lei intanto riempì un bollitore d'acqua.
-Sai
a cosa stavo pensando? -mi
domandò, approfittando del fatto che gli altri non potessero
sentire
e abbandonando i toni di falsa cortesia -Che quel divano in salotto
è
il suo posto preferito per fare l'amore
-Era,
vorresti dire -la corressi
-adesso preferisce il letto di casa mia -precisai per niente
intimorita e accendendo il fiammifero con agilità
Sembravamo
due bambine che si
litigavano un giocattolo ..e io non ero certo intenzionata a mollare
per prima.
Lei
mi guardò dall'alto in basso e
posò il bollitore -Io lo amo -dichiarò in un tono
talmente solenne
che contrassi la mascella -e non rinuncerò mai a lui. Sai
cosa vuol
dire amare una persona al punto da star male? Avere bisogno
di
lui, un bisogno che va al di là di tutto, più
dell'aria.. no, tu
queste cose non le sai. Tu hai solo la fortuna di avere il suo amore,
ma non lo meriti, carina. Non riesci nemmeno a contraccambiarlo, si
vede: pensi davvero che sarebbe più felice con te che con me?
BOOM!
Le
sue parole risuonarono dentro di me
facendo l'effetto di una bomba atomica.
-Ragazze!
-Mirko venne verso di noi,
prendendomi per un braccio e allontanandomi. Mi feci spostare senza
problemi: era come se fossi diventata una bambola di cera. Le parole
di Giada erano state come un fulmine a ciel sereno e non riuscivo a
levarmele dalle orecchie, forse.. forse perché ero
terrorizzata dal
fatto che suonassero così vere.
Ora
la vedevo parlare con lui,
avvicinarsi mirando dritto alle labbra, lui che la respingeva..
No,
non potevo permetterlo, serviva un
diversivo.
E
la mia attenzione cadde sul
fiammifero che tenevo in mano, così vicino al tavolo di
legno.
L'ho
già detto che non sono una
persona normale?
Ops!
Che sbadata...
-Che
diavolo succede? -esclamò Jason
qualche secondo dopo spuntando da chissà dove
-Combustione
spontanea -risposi, tetra
-Il
mio tavolo! -strillò Giada
-Dobbiamo
spegnerlo -fece Mirko
aiutando Jason con la tovaglia che ci stava sbattendo sopra per
domare il fuocherello. Ci riuscirono in poco tempo, e constatai con
una punta di rammarico che non avevo fatto tanti danni quanto avrei
voluto.
Constatai
anche che avevo davvero dato
fuoco a quel tavolo. Oh porca puttana!
-Che
ne dici se usciamo? -mi domandò
Nadia, spingendomi fuori
-No!
-non volevo lasciare Mirko nelle
mani di quella
-Tranquilla,
ci seguiranno subito
-rispose lei, riferendosi anche a Jason
Mentre
eravamo là fuori, Nadia mi
guardò preoccupata
-Che
ti è preso? E perché hai questa
faccia?
Quale
faccia? Avrei voluto chiedere, ma
c'erano questioni più urgenti che mi arrovellavano
-Nadia..
ti ricordi che ti avevo detto
di avere un problema? -se non ne parlavo con qualcuno sarei esplosa o
peggio, sarei impazzita.. no aspetta, quello era appena successo,
troppo tardi.
Anche
se non era di certo il momento
adatto, le raccontai di come Mirko mi aveva detto che mi amava, di
come ero stata incapace di fare lo stesso e di quello che mi aveva
appena detto Giada.
-Vic!
-esclamò lei in tono di
rimprovero quando ebbi finito -Proprio perché Mirko ti ama,
le
parole di Giada non avrebbero dovuto toccarti minimamente!
-Lo
so, ma..
-Ti
fidi di lui?
-Cosa?
-Ti
ho chiesto se ti fidi di lui
-ripeté, severa
-Io..
certo che mi fido! -che domande
-Allora
il problema non esiste
-decretò, sicura
Avrei
avuto tante di quelle obiezioni
da fare, ma in quel momento uscirono i ragazzi
-Emh..
noi andiamo, eh -fece Jason,
ancora teso -Ciao, Ludovica -mi salutò guardandomi con una
certa
apprensione; forse mi stava immaginando con una camicia di forza
addosso.
-Ciao
-risposi io, scambiandomi un
ultimo sguardo con Nadia; nel momento in cui si voltarono, tornai a
guardare Mirko
Il
suo silenzio era davvero opprimente,
anche perché sapevo di essere nel torto.
-Da
quando sei diventata una piromane?
-mi chiese infine, mantenendo però un tono piuttosto serio
-Da
quando hai delle ex così puttane?
Da
brava idiota, continuavo ad inveire
Mirko
sospirò -Andiamo a casa -disse
soltanto, e io annuii
-Giada
non sporgerà denuncia -mi
informò dopo un lungo tratto di strada in silenzio
-Perché,
voleva denunciarmi? -chiesi
sbalordita
In
effetti non avevo fatto una cosa da
prendere poi così alla leggera, anche se avevo cercato di
farlo
passare per un incidente..
Mirko
infatti mi scoccò uno sguardo
eloquente -Io e Jason l'abbiamo convinta -continuò, poi si
fermò
dato che eravamo arrivati davanti casa, e sentii che il suo sguardo
stava sondando ogni millimetro quadrato della mia espressione; mi
sentii sotto esame -Ma perché lo hai fatto, Nina? -mi chiese
-Non so
quante volte te l'ho ripetuto che con lei ho chiuso
-Entriamo
-tagliai corto superandolo e
levandomi dalla sua visuale
Non
avevo intenzione di rispondergli,
mi sentivo sempre più stupida ogni secondo che passava
-Nina..
Ma
lui non mollava, ovviamente
Mi
rassegnai, giocherellando ancora
qualche istante con le chiavi di casa -Lei.. -non volevo dirlo,
sarebbe stato come buttarlo fra le sue braccia; sentivo gli occhi
bruciare, ma non volevo piangere. Lui voleva sapere perché
avevo
fatto quello che avevo fatto, e io dovevo dirglielo; mi voltai
incontrando il suo sguardo -Lei ti ama, ti ama davvero
Lo
guardai attentamente, ma non vidi
nessuna reazione di sbigottimento o di illuminamento -E con questo?
-chiese -Io amo te
No,
no: così era soltanto peggio
-Senti,
lascia stare -conclusi dandogli
di nuovo le spalle, decisa a entrare in casa e chiudermi dentro per i
prossimi due secoli circa.
-Hey
-poco dopo lo sentii accanto a me;
fermò la mia mano, che si accaniva a cercare quella
serratura che
sembrava essere scomparsa -Avanti -mi esortò con dolcezza
-dimmi
cos'altro è successo
Avevo
una gran voglia di abbracciarlo,
ma qualcosa mi diceva che non avrebbe gradito: insomma, chi
è che
vorrebbe stare con una pazza che dà fuoco alla casa della
sua ex e
che non sa contraccambiare i suoi sentimenti?
Sospirai,
facendomi forza, consapevole
che probabilmente dopo quanto gli stavo per dire sarebbe scappato via
a gambe levate -E' questo, Mirko -dissi -tu.. io non.. lei mi ha
fatto sentire come la peggiore delle “fidanzate”
-mimai bene le
virgolette- e ha ragione
-Primo,
leva quelle virgolette perché
sei solo mia -decretò, in un modo talmente spontaneo che mi
causò
un brivido -E poi Giada è così, ma tu non la devi
stare a sentire.
Lei può anche dire di amarmi, ma non me ne importa niente.
Io voglio
te, voglio stare con te, voglio amarti.. e non importa se tu ancora
non provi questo sentimento per me -mi accarezzò una
guancia-
Abbiamo tempo, tutto il tempo che vorrai, perché io non ti
lascio,
mettitelo bene in testa. E non pensare nemmeno per un attimo che lei
sia migliore di te: prova solo a pensare a quello che ha cercato di
fare oggi -fece una breve pausa e quando ricominciò a
parlare, io
forse avevo già capito -ha cercato di distruggerci, di
distruggere
la cosa più bella che mi sia successa in questi ultimi 21
anni:
questo non è amore, Nina.
Mirko,
ma come avrei fatto senza di
lui? Da amico, da innamorato o da fidanzato (e senza virgolette!),
riusciva sempre a trovare il modo per farmi sentire meglio.
Sentii
un sorriso nascere sul mio
volto, il bisogno di piangere solo un vecchio ricordo.
-E..
e tu allora? -decisi di
stuzzicarlo -Non hai forse tentato di fare lo stesso quando stavo con
Riccardo?
Lui
annuì -Certo ma era diverso: Mr.
Figo era un coglione che non ti meritava, che ti faceva star male,
che ti faceva pensare di essere sbagliata quando il problema era solo
suo: tu non stavi bene con lui
Annuii,
non potendo far altro che
dargli ragione.
Anche
lui sorrise vedendomi più serena
-E poi -proseguì in tono più ironico -se ti
dovessi mettere a dar
fuoco alle case di tutte le mie ex, bruceresti mezza città
-si
pavoneggiò
-Spiritoso,
tanto non ti credo!
-replicai tirandogli una pacca
-In
effetti forse non è mezza città..
forse è tutta
-Non
riuscirai a farmi ingelosire
-replicai incrociando le braccia -Non è una cosa che viene a
comando
Lui
sollevò le sopracciglia -Però
quando viene è abbastanza distruttiva
Sbuffai
-Tu lo sapevi già che non ero
del tutto normale quando ti sei messo con me, quindi..
Lui
rise, si avvicinò e, finalmente,
mi abbracciò -Certo che lo sapevo. E mi piaci da impazzire
così
come sei
Poi
si chinò sulla mia guancia,
scoccandomi un bacio dolcissimo e trasmettendomi tutto il calore di
cui avevo bisogno; era bellissimo stare fra le sue braccia, sentirlo
vicino, sentirlo mio.
-Lasciati
amare, Nina -sussurrò contro
il mio orecchio
Strinsi
forte le sue spalle, il torace
pigiato contro il suo -Mirko..
-Mmh?
-fece lui lasciandomi un altro
bacio sulla tempia
-Apri
tu? -domandai porgendogli le
chiavi -oggi non mi riesce proprio
Lui
sorrise e continuò a tenermi
stretta con un braccio mentre con l'altro apriva -Avresti sempre
potuto bruciare la porta per entrare
Gli
tirai un'altra pacca, ma senza
staccarmi da lui; entrò in casa camminando all'indietro e
chinandosi
sulle mie labbra.
-Così
andiamo a sbattere -lo avvertii
dopo il bacio, ma senza accennare a staccare le mie braccia da lui
-Fidati,
conosco la strada a memoria
-rispose baciandomi un'altra volta
Io
non replicai e giungemmo in camera
senza intoppi.
Facemmo
l'amore con una dolcezza e una
tenerezza che non credevo possibili; era come se non si volesse
allontanare un solo attimo, come se volesse farmi sentire in ogni
momento di essere lì con me, a proteggermi e amarmi mentre
mi teneva
fra le sue braccia. Stava uccidendo tutte le mie paure e i miei
stupidi dubbi. Era davvero il ragazzo dei miei sogni.
-Amore,
non tremare -mi sussurrò
stringendomi di più a sé
No
pensai semi-coscientemente
con te accanto non tremerò mai.. perché
ti amo, Mirko
E
poi la mia mente fu totalmente
inebriata dalla dolcezza mentre il suo corpo e il mio diventavano una
cosa sola.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Per
prima cosa vi chiedo scusa perché
mi rendo conto che la prima parte del capitolo è scritta un
po'
frettolosamente, ma mi premeva arrivare al dunque!
Nina
ha dimostrato ancora una volta di
non avere tutte le rotelle al posto giusto e Mirko l'ha amata ancora
di più per questo, spazzando via tutti i suoi dubbi e le sue
paure;
a proposito, Giada è definitivamente uscita di scena per la
vostra
felicità =)
..E'
passata una settimana dall'ultimo
aggiornamento e vi chiedo scusa anche per questo, ma ultimamente sono
un po' impegnata a fare tutto ciò che ho rimandato in questi
tre
mesi di puro ozio! XD
Spero
di avervi strappato un sorriso
con quell'incendio e magari anche qualche sospiro di dolcezza per le
parole di Mirko :)
Un
bacione grande a tutte voi!
|
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Capitolo 16 *** Musa Ispiratrice ***
Capitolo
16. Musa ispiratrice
-Hai
risolto i tuoi problemi psichici,
piromane? -mi domandò la reginetta del tatto
nonché mia migliore
amica, Nadia
Scrollai
le spalle -Non credo ci sia
speranza
Lei
annuì -Ne ero convinta
Guardai
il prof che spiegava chissà
cosa ma, anche volendo, non sarei riuscita a seguire -Ma è
per
parlare di questo che hai spedito Mirko e Jason nei posti
più
avanti? -le domandai scoccando uno sguardo ai due che invece
sembravano seguire attentamente la lezione.
-No
-rispose lei -cioè non solo
-sospirò -Lasciando da parte quelli psichici, come va invece
con i
problemi di cuore?
-Oh
-mi ricordai di avergliene
accennato il giorno prima. Accartocciai l'orecchia del mio quaderno
degli appunti totalmente nuovo -Ieri.. è da ieri che mi
sento un
po'.. così
-Così
come?
-Non
lo so. So solo che Mirko mi ha
capita alla perfezione, ed è stato così..
così dolce.. -sospirai
-In questo momento sento che non vorrei nessun altro
Era
inutile tentare di spiegarle a
parole quello che era successo il giorno prima fra noi; fare l'amore
non era stato così bello, così profondo, magico e
così intimo
nemmeno la prima volta. Era come se fossimo stati solo noi due al
centro dell'universo (ammesso che l'universo fosse ridotto alla mia
camera da letto). Il suo corpo e il mio, le sue carezze così
dolci,
i suoi baci, sentirmi un tutt'uno con lui..
Mentre
tentavo di spiegarle tutto
questo, Mirko si voltò un attimo e mi sorrise vedendo che lo
stavo
già guardando; lo sapevo che era impossibile che mi avesse
sentito,
stavo parlando a voce bassissima, ma comunque mi interruppi.
Quando
cercai di nuovo lo sguardo di
Nadia, lei aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro
-Amica
mia, credo proprio che i tuoi
problemi non esistano più -mi disse tutta contenta -a parte
quello
della passione per le fiamme, ovviamente
In
quel momento il professore annunciò
la fine della spiegazione.
°°°
-Stasera
vieni al locale? -mi chiese
Mirko tutto allegro dopo avermi riaccompagnata a casa
-Suonate?
-domanda idiota
-Sì,
ho una canzone nuova da farti
sentire -rispose in tono enigmatico. Cosa mi stava nascondendo?
-Ok,
ma..
-Perfetto!
-esclamò tutto entusiasta
-Va bene alle dieci?
-Sì..
-Grande!
-si avvicinò per stamparmi un
bacio sulle labbra
Mmh,
la cosa cominciava a diventare
sospetta..
-Cosa
stai tramando? -gli domandai
infatti
Lui
sfoderò il suo ghigno malefico
mentre gli occhi brillavano come smeraldi appena lucidati -Vedrai -mi
disse prima di allontanarsi
Be',
almeno non aveva negato.
Mi
preparai al volo qualcosa per
pranzo, in attesa dell'arrivo di Nadia che, come al solito, era in
ritardo. Comunque appena arrivò, tirò fuori i
libri e ci mettemmo a
studiare come avevamo deciso (lo dicevo che prima o poi lo avremmo
fatto!).
Non
sembrava particolarmente in vena di
chiacchiere e così finimmo veramente in anticipo; la vidi
lanciare
uno sguardo nervoso all'orologio, poi mi chiese se mi andava di fare
un ripasso generale.
Alt:
Nadia che si vuole buttare così a
capofitto nello studio? No, la cosa non era plausibile.
Mi
avvicinai con fare indagatore -Ma
che avete tutti oggi? -domandai -anche Mirko.. -e fu allora che
realizzai -Tu lo sai! -esclamai -Sai cosa sta tramando Mirko!
-Mirko?
-chiese lei con aria fin troppo
innocente -Non capisco
La
guardai stringendo gli occhi -Nadia?
Lei
sbuffò -Ok, ok! -si arrese -Eppure
gliel'avevo detto che non avrebbe dovuto dirmi niente, che sono una
pessima bugiarda! -si lamentò
-Ok,
ma cos'è che non devi dirmi?
Lei
mi guardò -Non te lo dirò di
certo. Ora sai che qualcosa c'è, ma non ti
svelerò mai di cosa si
tratta
Touche.
-No!
Non è giusto!
La
perfida Nadia rise di gusto -Speravo
di tenerci impegnate con lo studio sigillandomi la bocca, ma non ha
funzionato
-E
pensi di liquidarmi così?
-Certo
-rispose fieramente
-Vediamo
se resisti anche sotto tortura
-annunciai balzandole addosso e cominciando a farle il solletico
-Noooo!
-strillò lei ridendo come una
pazza
quando
però capii che non avrebbe
aperto bocca, mi fermai, rassegnata
-Perché
invece di torturarmi non
cominciamo a prepararci? Così andremo là e
scoprirai finalmente
cosa ha in serbo Mirko
Mi
sembrò ragionevole, anche perché
stavo morendo di curiosità. E via con quintali di mascara!
°°°
I
divanetti del locale, che
circondavano ogni tavolo, erano piuttosto comodi, eppure mi sarei
volentieri alzata, per scaricare un po' di tensione. Guardai il mio
stesso riflesso nel cucchiaio d'acciaio posato sul tavolo, riuscendo
a malapena a distinguere i contorni del mio volto
-Smettila
-fece Nadia, seduta accanto a
me neanche stesse parlando con Narciso -sei bellissima
La
accontentai, non era il mio aspetto
fisico che mi preoccupava: sentivo addosso una strana impazienza,
fremevo dalla voglia di rivedere Mirko.
Forse
stavo già diventando
insopportabilmente appiccicosa, forse ardevo dalla curiosità
di
sapere cosa avesse architettato.. ma tutte e due queste ipotesi mi
sembravano essere solo in parte motivo della mia impazienza, e non
riuscire a trovare una risposta mi faceva salire ancora più
ansia.
Finalmente
vidi Nick uscire dal retro
del palchetto del locale, seguito dal fratello e da Jason
Che
Mirko fosse bello lo sapevo anche
quando lo consideravo soltanto un amico.. ma Dio solo sa cosa mi
tenne dal saltargli addosso appena lo vidi quella sera, sembrava un
fotomodello mentre mi veniva incontro sorridendo.
Nadia
si alzò e lei e Jason, dopo
essersi salutati calorosamente, si allontanarono
-Quando
suonate? -domandai a Mirko
appena fu a portata d'orecchio
-Tra
pochissimo -rispose fiero, per poi
chinarsi e darmi un bacio; lo guardai sedersi di fronte a me e
strinsi gli occhi
-Hai
davvero intenzione di farmi patire
fino alla fine della serata?
Lui
fraintese, o meglio, volle
fraintendere e mi guardò con aria furbesca -Ci sono i bagni
in fondo
a destra, è un po' squallido però se proprio
vuoi..
-Mirko!
-lo ripresi mentre lui
sghignazzava; sbuffai, anche se in fondo ero divertita anch'io
-Non
dovrai aspettare a lungo -disse
poi tornando serio
-Mmh..
-commentai riflettendo -mi dai
un altro indizio?
Lui
ci pensò un secondo -E' da
ascoltare
Allora
realizzai -La canzone! -esclamai
e lui sorrise nel vedermi così contenta -Hai scritto
un'altra
canzone per me..
A
quel punto annuì -Mi chiedo se
riuscirò mai a farti una sorpresa vera e
propria
Sempre
esultante, mi alzai e mi
sistemai (o meglio mi lanciai) imbraccio a lui, stringendolo forte
-Grazie -sussurrai emozionata; solo allora mi accorsi che era rimasto
totalmente immobile da quando gli ero piombata addosso, e sciolsi
l'abbraccio per controllare che desse ancora segni vitali.
Scoprii
allora la causa del suo
silenzio, mentre fissava ciò che la minigonna che Nadia mi
aveva
costretta ad indossare non copriva (e credetemi, era veramente
parecchio!)
Si
schiarì la gola -La proposta di
andare nei bagni -disse poi poggiando una mano sulla mia coscia
-è
ancora validissima -concluse incrociando di nuovo il mio sguardo
I
suoi occhi languidi mi provocarono un
attimo di esitazione ma non avrei mai fatto l'amore là dentro
-Ma
come? -domandai provocatrice per
poi chinarmi sul suo orecchio -Non.. ce la fai.. ad aspettare..
stasera? -chiesi intervallando lievi morsi ad ogni parola.
-No
-rispose lui in un sussurro
cingendomi la schiena con l'altro braccio -decisamente no -la sua
mano strinse di più la mia coscia, provocandomi un brivido
-Allora
dovrei smettere.. -commentai
distrattamente scendendo sul suo collo
-Già
-mi diede ragione piegando la
testa di lato in modo da rendermi più facile l'opera -Non
eri tu
quella che andava matta per questi baci? -mi chiese, e sentii la sua
mano, dalla schiena, immergersi fra i miei capelli
-Puoi
sempre contraccambiare dopo
-Fidati,
ti farò ben altro
Il
tono di erotismo con cui lo disse,
la sua mano ormai aggrappata saldamente alla mia coscia, ma
soprattutto il formicolio brusco e improvviso che quelle parole mi
provocarono, fecero scattare l'allarme rosso dentro di me, e decisi
che era davvero tempo di staccarmi se non volevo ritrovarmi a fare
l'amore in uno squallido bagno puzzolente; con disinvoltura, scesi
dalle sue gambe spostandomi accanto a lui. Mirko sospirò e
appoggiò
la testa allo schienale del divanetto su cui eravamo seduti
-Tu
mi farai impazzire un giorno
-commentò, e notai che il suo torace andava su e
giù lievemente più
veloce del normale.
Lo
guardai soddisfatta -E' colpa tua
che continui a scrivermi canzoni
A
quel punto sorrise e si voltò di
nuovo verso di me -E' colpa tua che mi dai l'ispirazione
Deglutii,
senza poter ignorare quanto
mi appagasse il modo che aveva di farmi sentire importante per lui
-Un po'.. come una musa ispiratrice? -domandai
-Esattamente
come una musa ispiratrice
-rispose lui, lo sguardo caldo come il braccio che posò
sulle mie
spalle.
Osservai
le sue labbra, che ormai
conoscevo bene, mentre avvicinavo lentamente il viso al suo; mi venne
incontro e ci scambiammo un bacio di pura dolcezza, senza traccia
dell'erotismo di poco prima
-Mirko,
tocca a noi
La
voce di Jason ci distrasse; lui
sbuffò alzandosi e io lo guardai storto -Ricordati che vai a
cantare
per me
Questo
lo fece ridere, mentre si alzava
-Tu però non perdere il filo -disse, riferendosi ovviamente
a poco
prima
Mi
alzai anch'io e, con la scusa di
dargli un bacio sulla guancia, gli sussurrai all'orecchio in modo che
Jason non sentisse -Ti ringrazierò in modi degni di una musa
-Spero
sia una musa di film porno
-rispose lui, guadagnandosi un pesante cazzotto sulla spalla
Jason
ci guardò un po' perplesso dato
che non aveva sentito ciò che ci eravamo detti (per
fortuna);
inoltre per lui ero sempre una pazza piromane.
-Dobbiamo
recuperare anche tuo fratello
-informò poi rivolto a Mirko -è da qualche parte
con la ragazza
Mirko
alzò gli occhi al cielo -Questi
amori adolescenziali
Io
lo guardai sollevando un
sopracciglio e lui rispose con un occhiolino; sono sicura che si
ricordava a memoria di tutte le volte che gli avevo dato del bambino.
Mentre
loro si allontanavano, Nadia
invece si avvicinò
-Sono
passata in bagno a sistemarmi il
trucco -spiegò -Mirko ti ha rivelato il
“segreto”?
-Sì
-annuii contenta -una canzone
-Ed
è già la seconda -commentò
-stavo pensando che potrei chiedere a Jason di scrivermene una, ma
non mi sembra tanto carino. Voglio dire, tutte le dediche nascono
spontaneamente, quindi..
Per
fortuna Nadia aveva appena iniziato
uno di quei monologhi che non richiedono altro all'interlocutore se
non di annuire qualche volta e di fare esclamazioni del tipo
“Ooh”
ogni tanto, perché io non la stavo proprio ascoltando.
Continuavo a
guardare Mirko, e lui guardava me, mentre Jason e Nick si davano le
ultime dritte.
C'era
qualcosa di diverso dentro di me,
lo sentivo, qualcosa che non vedeva l'ora di essere tirato fuori;
forse era per questo che non riuscivo a staccare gli occhi di dosso
dal mio ragazzo.
Quando
finalmente salirono sul
palchetto, ci furono degli applausi dai fan-amici veterani; Mirko
ringraziò, poi tornò a guardarmi mentre
annunciava la nuova
canzone, finita di scrivere solo il giorno prima.
La
musica iniziò con un tono piuttosto
rilassato, quasi scherzoso; ma ormai avevo imparato bene che sotto il
lato giocoso di Mirko, se ne nascondeva uno dolce e profondo, che
mostrava solo a pochi.
La mia
ragazza si crede un fuscello una piuma
ma fa paura quant’è
dura e forte
Ha una cintura nera con le borchie
Dura
e forte? Se voleva farmi credere
che i miei pugni a kick gli avessero davvero fatto qualcosa a parte
il solletico, non ci era riuscito!
Comunque
gradii l'inizio: “la mia
ragazza”
E non
mi chiede la fede un castello o la luna
Lei balla tutta notte poi
la mattina morde
si mette i miei boxer
Scoppiai
a ridere, sentendomi anche un
po' arrossire sotto lo sguardo scandalizzato di Nadia. Era successo
il giorno che eravamo scappati da scuola; devo dire che mi ero
divertita parecchio! Mirko si era anche offerto di regalarmeli, a
patto che li indossassi sempre senza reggiseno; a quel punto
ovviamente glieli avevo tirati in faccia.
Anche
lui sorrise al ricordo; per un
istante mi chiesi cosa avesse pensato Jason, che già mi
riteneva da
manicomio, quando Mirko gli aveva fatto leggere quella parte del
testo..
E offre
cene precotte bibite bollenti
bottiglie a
cui toglie tappi con i denti
non
m’inganna mai
Non va a nanna mai, mangia panna spray
Questo
elogio alle mie doti culinarie
mi fece ridere di nuovo, mentre sentivo che anche Nadia affianco a me
sghignazzava; qui partì quello che capii essere il ritornello
La mia
ragazza è strana
non dice che mi ama
ma beve birra e fuma
ha un tatoo sulla schiena
..La mia ragazza mena!
A
leggere queste righe così mi sarei
preoccupata ma, dal vivo, vidi tutto l'affetto che mise in queste
parole, come se le mie tante stranezze e la gioia sadica che provavo
nel picchiarlo, non facessero altro che accrescere i suoi sentimenti
nei miei confronti.
Già:
i suoi sentimenti che io
continuavo a ferire
“Non
dice che mi ama”..
A
questo però dovevo rimediare.
Corrugò
le sopracciglia vedendo la mia
espressione d'un tratto rabbuiata; mi affrettai a ritrovare il
sorriso mentre ascoltavo il resto della canzone.
Dentro
di me però i pensieri
vorticavano..
La mia ragazza se
piange non è mai per ricatto
Non cucina in cucina.. mi cucina
nel letto
Cantò
l'ultima frase sollevando le
sopracciglia a mo' di ammiccata; io sbuffai alzando gli occhi al
cielo e quando tornai a guardarlo, vidi che stava trattenendo a forza
le risate.
E si
mette la notte gli occhiali da sole
E si mette a gridare contro
il telegiornale
Il rock la sveglia
con le
boy-band sbadiglia
Ama il punk da skate la drum’n bass
Ma è
il rap che la ripiglia
Vero,
il rap era sempre stato il mio
genere preferito.. e guarda caso stavo insieme ad un rapper; un
bellissimo rapper.
E
scatta, quando vedi che si arrabbia, scappa!
Quella
donna sembra acqua ma è grappa
È un litro di nitro con la
miccia corta
La faccina pulita, la fedina penale sporca..
Mi
piacquero il paragone con la grappa
e la nitroglicerina che, devo dire, calzavano a pennello, soprattutto
dopo l'incendio.. E sempre a proposito di questo, era ovvio che
convenisse a chiunque scappare non appena cominciavo ad arrabbiarmi
anche solo un pochino!
La
fedina penale ce l'eravamo sporcata
assieme quando, alle superiori, eravamo fra i promotori
dell'occupazione della nostra scuola, e i carabinieri avevano dovuto
portarci fuori di peso dopo due settimane, dato che non volevamo
arrenderci.. ma questa è una storia lunga, considerando che
avevamo
anche passato una notte al fresco.
Sorrise
con me di quei ricordi, e mi
chiesi come sarebbe andata fra noi se ci fossimo innamorati allora.
Be'
probabilmente saremmo stati insieme
già da diversi anni a quell'ora.
La
mia ragazza è strana
Non dice che mi ama
Però quand’ho un
problema
lei è qui vicina
La mia ragazza mena
Continuava
a dirmi che gli bastava
anche così, anche se non riuscivo a dirgli che lo amavo..
per ora.
Ma
forse non bastava più a me..
Le
parole che seguirono mi
distrassero.
Una mia ex mi
chiamava le ha incendiato la casa
-NO!
-scattai
Scossi
la testa mimando con le labbra
la parola “INCIDENTE” mentre Nadia rideva
fragorosamente al mio
fianco; Mirko mi rispose annuendo vigorosamente con la testa, come si
fa quando si vuol dare ragione a un matto.
Ci ho
fatto la lotta ho una costola rotta
Thai-box karate judo
Colpi
al fusto manate a viso nudo
Strinsi
gli occhi: altro che manate se non la smetteva! Lui
comunque non parve per nulla intimorito, anzi mi fece l'occhiolino:
che faccia da schiaffi!
Con lei
le faccio sesso quando non mi rado e sudo
E sono cotto cotto
perché a lei piaccio crudo
Ma
certo che mi piaceva crudo: con la
faccia da schiaffi, presuntuoso, arrogante o dolce e tenero.
Così
com'era e basta, non mi serviva nient'altro.
Quando
la guardo tutto ha più senso
Il mondo sembra meno cattivo
È
benzina sul fuoco
È perfetta davvero… anche se ho un occhio
nero!
Socchiusi
la bocca e rimasi immobile a
fissarlo.
Sì,
Mirko aveva un modo tutto suo di
farmi sentire importante, un modo tanto dolce quanto efficace.
Sentii
il cuore che batteva forte,
mentre le labbra si incurvavano autonomamente all'insù;
Mirko mi
guardò con dolcezza, mentre cantava un'ultima volta il
ritornello.
-Ci
ho ripensato -annunciò Nadia
-Glielo voglio proprio chiedere a Jason se mi scrive una canzone
Scoppiai
a ridere talmente ero
euforica.
La
musica finì, Mirko ringraziò e
salutò al microfono e poi la band scese dal palco.
-Vado
a.. ringraziarlo -dissi a Nadia
alzandomi tutta gongolante
Lei
mi guardò sollevando un
sopracciglio -Adesso si dice così, eh?
Quando
tornai a guardare verso di loro
però, mi accorsi che Nick stava trascinando fuori Mirko, che
non
sembrava per niente contento.
Li
seguii, pensando che fosse successo
qualcosa di brutto con Victor, ma quando raggiunsi l'anta della porta
mi fermai, perché stavano parlando di tutt'altro..
-Come
faccio a spiegartelo in due
parole? -domandò Mirko; dalla voce sembrava stesse
scalpitando per
tornare dentro
-Provaci
-fece Nick
Mirko
sospirò -Ne possiamo parlare a
casa? Sai com'è, ho appena cantato una canzone alla mia
ragazza e
vorrei..
-Ti
bastano cinque secondi! -lo
interruppe lui -Non voglio dire a Ilary qualcosa che non penso
Mi
avvicinai di più, incuriosita.
Cos'era che doveva dire a Ilary?
Sì,
lo so che fin dall'asilo ti
insegnano a non origliare ma.. io sono stata una di quelle bambine
che se ne è inventata di tutti i colori per farla franca
alla faccia
dalle maestre!
-Va
bene -fece Mirko dopo qualche
istante di silenzio -Al massimo se Nina si arrabbia, brucia il
locale..
Nick
rise fragorosamente; io, da brava
idiota, stavo per farmi smascherare andandolo a picchiare ma
fortunatamente, una coppia che uscì in quel momento (e che
mi guardò
con aria perplessa, acquattata com'ero contro lo stipite ad
origliare) mi costrinse a fermarmi.
-Se
tu sei davvero innamorato di lei,
lo senti -spiegò Mirko -Non ci stanno cazzi
Fine
come al solito.
Da
quello che ero riuscita a capire
Nick voleva confessare i propri sentimenti a Ilary, la sua ragazza..
ma per qualche motivo stava titubando.
-Io..
credo di amarla -rispose Nick
-Non
è abbastanza -ribatté Mirko e io
deglutii -Non le puoi dire qualcosa che non senti, solo per
ricambiare ciò che lei ha detto a te: sarebbe una menzogna,
fratellino
Ci
fu un istante di silenzio e mi
immaginai Nick assimilare il significato di quelle parole
-Ma
cosa si prova quando si è
innamorati?
BOOM.
Se
prima stavo origliando, adesso avrei
volentieri chiesto in prestito a Harry Potter il suo mantello
dell'invisibilità per avvicinarmi e non perdermi nemmeno
mezza
sillaba della risposta di Mirko
Un
ragazzo entrò in quel momento e
sobbalzò vedendomi
-Che
diavolo..?
Accidenti!
-Shht!
-implorai mettendomi l'indice
davanti alla porta; Mirko e Nick avevano smesso di parlare,
probabilmente distratti da quanto stava accadendo
Il
ragazzo sconosciuto, in cui in quel
momento avevo riposto tutte le mie speranze, mi guardava come se
fossi un'aliena.
-Che
succede? -la voce di Mirko
Cazzo!
-Ti
prego -mimai le parole con la bocca
rivolta verso il ragazzo, e poi lo guardai voltarsi verso l'esterno
-Niente,
pensavo di aver visto.. uno
che conoscevo -rispose, e anche se fu poco credibile, lo ringraziai,
sempre con il labiale
Lui
mi rivolse un altro sguardo
perplesso, poi si allontanò.
-Allora?
-Nick incalzò il fratello
Ci
fu un attimo di pausa, e fui tentata
di sbirciare; poi, Mirko parlò -Quando tu ami una persona..
è
qualcosa di immenso. Provi questo sentimento talmente forte, grande,
che scopri che non può esserci qualcosa di più
importante. E'
illimitato, non può esserci niente di
più grande, davvero
niente.
Mi
misi una mano davanti alla bocca e
al naso, temendo che il mio respiro improvvisamente affannoso si
potesse sentire.
Stava
descrivendo ciò che provava per
me.. che corrispondeva esattamente a quello che io provavo per lui.
Io..
io lo..
-E
poi naturalmente vorresti passare il
resto della tua vita a letto con quella persona, ma questo è
un
altro discorso
Mi
distrassi e quasi mi scappò da
ridere: sempre il solito cretino. Ma d'altronde non mi ci sarei
affezionata così tanto se alla fine di ogni suo discorso
serio non
avesse messo sempre una delle sue battutine.
Nick
rise e sentii un sonoro ciaff,
come se gli avesse dato una pacca sulla spalla -Ok.. grazie
fratellone. Vado da lei
-Bene
-rispose lui -anch'io vado da
lei. Ci vediamo!
Panico:
dovevo trovare alla svelta un
nascondiglio.
Neanche
avessi 3 anni, mi fiondai sotto
il primo tavolino libero che trovai. Non aveva la tovaglia
però:
dovevo solo sperare che Mirko non mi vedesse.
Lo
guardai entrare e scrutare tra la
folla.
A
quel punto sorse un altro problema:
non potevo certo restare lì tutta la sera, anche
perché si stava
avvicinando!
Potevo
arrivare facilmente al tavolino
accanto, mi bastava gattonare un po'..
-Perché
sei sotto un tavolino?
Troppo
tardi.
Mi
voltai lentamente, mentre il mio
cervello andava a duemila cercando una spiegazione degna di farmi
evitare la camicia di forza.
Mirko
era piegato sulle ginocchia e mi
guardava a metà fra il divertito e il disappunto, i suoi
occhi verdi
teneri mentre scrutavano i miei.
-Emh..
stavo.. -pensa, pensa, pensa!
- Nadia ha perso un orecchino
10
e lode, avrei potuto lavorare alla
CIA!
-Qui?
-Già
-E
perché lo stai cercando tu?
Ops..
-Perché..
lei si vergognava, sai, a
ficcarsi sotto un tavolino
-E
tu no
-No
-confermai -per un'amica..
-O
per origliare -aggiunse lui
scrollando le spalle con noncuranza
-Non
stavo or.. ahi! -nel negare la
pura verità, avevo sollevato la testa di scatto, battendo
contro il
tavolino
Mirko
scoppiò a ridere -Che ne dici di
uscire di lì?
-Sarà
meglio -risposi massaggiandomi
la testa
Strusciai
in avanti sulle ginocchia,
poi presi la mano che lui mi porgeva e mi tirai su.
-Allora,
che ci facevi là sotto? -mi
chiese di nuovo
Lo
guardai un attimo, mentre chissà
quale gruppo nel locale attaccava una nuova canzone, e decisi che
c'era troppo chiasso -Andiamo fuori -decretai prendendolo per mano
Lui
non obiettò e mi seguì
tranquillo; ancora qualche passo, cercando invano di far rallentare i
battiti del mio cuore impazzito e poi mi fermai, voltandomi a
guardarlo.
-La
canzone.. -cominciai, specchiandomi
in quel verde dei suoi occhi adesso opacizzato dal buio della notte
-era bellissima. Come la prima che mi hai scritto
Mi
resi conto in quel momento che era
la prima volta che glielo dicevo: non lo avevo mai ringraziato per
aver scritto Senza Dubbio.
Lui
sorrise e mi cinse la vita -Ti
rispecchia parecchio
-No,
non del tutto -lo contraddissi
osservando le sue sopracciglia corrugarsi mentre mi guardava
interrogativo
Ma
come al solito, aveva probabilmente
già intuito dove volessi arrivare -E' un pezzo importante
che ho
sbagliato? -chiese e nei suoi occhi lessi la speranza
Annuii
piano con la testa posando le
mani sulle sue spalle larghe -Ma non è colpa tua, sono io
che.. che
ci metto un po' a sciogliermi
-Nina..
Ora!
Mi urlò una vocina nella
mia testa
-Ti
amo, Mirko -dissi, guardandolo
negli occhi e credendoci fino al midollo -Io ti amo.
Il
suo sorriso fu il più bello di
tutti quelli che gli avevo visto fare; mi abbracciò forte, e
io mi
lasciai stringere affondando le mani fra i suoi capelli folti, mentre
il mio cuore palpitava
-Non
l'avevo mai detto a nessuno
-spiegai -è per questo che ci ho messo un po' per.. capire
ed essere
sicura che fosse amore. E ora ne sono più che certa.
-Ti
ha aiutato origliare me e Nick?
-domandò divertito
Tanto,
ormai.. -Be'.. hai descritto ciò
che io provo per te
Sospirò
sul mio collo facendomi venire
la pelle d'oca -Stavo descrivendo ciò che sento per te -mi
rispose
-Ti amo anch'io, Nina -si allontanò leggermente per
guardarmi in
faccia, continuando però a circondarmi con le braccia
-Neanch'io
l'avevo mai detto a nessuna, pensavo che l'amore fosse una cosa
pessima, da evitare ad ogni costo, che facesse solo soffrire
-Io
ti ho fatto soffrire -rammentai a
testa bassa
Lo
sentii sollevarmi il mento con un
dito e quando risollevai lo sguardo, incontrai i suoi occhi, caldi e
dolci -Ma ora mi stai facendo volare -sussurrò -Speravo di
sentirtelo dire, tu non sai quanto
Sorrisi
e lo baciai, sentendomi felice
come non mai: Mirko mi aveva sempre fatta star bene, da quando lo
conoscevo e finalmente per una volta, ero riuscita a contraccambiare.
-Adesso
-sussurrò al mio orecchio
-voglio fare l'amore con la ragazza che amo. Che ne dici?
-Dico
che anch'io voglio fare l'amore
con te.
Come
dire di no?
Sorridendo
e guardandomi con aria
complice, sciolse l'abbraccio e mi prese per mano, guidandomi verso
il motore.
-Però
non mi va di andare a casa -gli
dissi mentre ci mettevamo i caschi
Lui
sollevò di scatto lo sguardo,
afflitto; ridacchiai lievemente, poi terminai la frase -Ho voglia di
farlo sotto le stelle.. di gridare al cielo che sei mio
Bruciò
la distanza che c'era fra noi
con un solo passo e mi baciò di slancio, facendomi fremere
da capo a
piedi
-Ogni
tuo desiderio è un ordine,
piccola -sussurrò -Facciamo vedere ai santi lassù
quello che si
perdono
Risi
di gusto e, per tutto il viaggio,
rimasi saldamente aggrappata alla sua schiena, con l'idea di
continuare a stringerlo ancora per tanto, tanto tempo.
“In
una notte fredda sotto un
cielo stellato,vedo il tuo viso riflesso in una parte del mio
cuore.”
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Eccolo! Avete
dovuto aspettare un
po', ma alla fine ce l'ho fatta!
Con questo
capitolo si chiude la
storia, che spero rimarrà in qualche modo nei vostri
ricordi. Mirko
e Nina vi salutano e vi ringraziano per aver viaggiato con loro, per
aver condiviso emozioni sorrisi, magari qualche lacrima..
Naturalmente vi
ringrazio di cuore
anch'io e spero che non mi odiate troppo per aver messo la parola
fine a questa fic. Siete state meravigliose, vi ringrazio tutte
quante! =)
Scusate se non mi
dilungo tanto ma è
un momentaccio.. scusate davvero!
Un bacio a tutte!
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