-SasuSaku: una storia complicata-

di Hikari93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Inconsapevolmente continuo ad essere il tuo burattino ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Amore? No, grazie! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Tutto così meravigliosamente irreale! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: La svolta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Riflessioni ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Preparazione ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Ho un brutto presentimento... ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Che mi stia innamorando sul serio? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Sakura hai toccato il fondo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: E' tutta una questione di orgoglio ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Missione conclusa ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Amiche e vendette ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Consigli ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Anch’io… dannazione, anch’io… ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Un bacio al chiaro di Luna ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Se per te è così importante... ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Egoismo ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: Il ritorno ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Gelosia...? ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Tra una settimana a Konoha... ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: La prima volta... ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Si parte per Suna, ma a Konoha... ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: La scommessa ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: La mossa di Naruto ***
Capitolo 25: *** Caitolo 25: Naruto ed Ino: due tasselli fondamentali ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26: Non sempre le cose vanno come si vuole ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: La nuova Sakura ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: La mia unica ragione di vita ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29: L'amore viene fuori all'improvviso ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30: Meno uno. Sotto a chi tocca. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31: Tanto lontani, ma tanto vicini ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32: Tornerò ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33: Lacrime e dolore ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34: Voglio essere di nuovo la sua bambolina ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35: Dovevi farmi disinnamorare di te ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36: Decisioni oscure ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37: Un turbine di eventi ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38: Tra vita e morte ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39: Reazioni ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40: Davvero un bel nome ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41: Questo è l'amore! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Inconsapevolmente continuo ad essere il tuo burattino ***



-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA –

 
Capitolo 1: Inconsapevolmente continuo ad essere il tuo burattino
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 E’ notte fonda, chissà se lui verrà. E’ già da un po’ di tempo che va avanti questa storia. Possiamo vederci solo di notte, le tenebre ci coprono e ci permettono di amarci. Credo di dovermi fermare qualche istante sulla parola “amarci”… non è certamente il verbo giusto da utilizzare, sarebbe meglio dire che sono io ad amare lui. Lo stesso Sasuke non mi considera più che un giocattolo, lo ha puntualizzato più di una volta. Ma seppure mi facciano male le sue parole, il suo sguardo,  non posso fare a meno di volerlo accanto a me. Quando mi fermo a pensare, comprendo che essere usata non è quello che voglio. Più e più volte ho cercato di obbligare me stessa a dimenticarlo, a gettare via tutto ciò che mi ricorda di lui, dei suoi capelli così morbidi al tatto, del suo respiro affannoso su di me dopo che siamo stati insieme, delle sue labbra che dolcemente mi sfiorano, del modo in cui mi accarezza i capelli ma soprattutto della sua voce, cupa e tranquilla allo stesso tempo. D’altra parte avrei anche altri pretendenti da prendere in considerazione: Rock Lee e Naruto, per esempio.
Non ho dimenticato quando, durante l’esame di selezione dei chunin, nella Foresta della morte, sono stata salvata da Lee. Senza paura si è lanciato a capofitto contro tre avversari, in una lotta già persa in partenza e tutto questo per difendermi. Eravamo nemici e mi ha aiutata, ci conoscevamo da poco ma non se ne era interessato. Di sicuro molto meglio rispetto ad una persona che non ha mai corrisposto i miei sentimenti e che ha scelto la vendetta a me: razionalmente Lee sarebbe migliore di Sasuke… esatto, ragionando col cervello senza considerare il cuore. Poi c’è Naruto, il mio biondo compagno di squadra allegro e giocherellone. Sono due anni che è partito col maestro Jiraiya per allenarsi. “Diventerò più forte e manterrò la promessa che ti ho fatto. Tranquilla Sakura, io riporterò Sasuke a Konoha” questo mi disse. A patto che i suoi sentimenti non siano cambiati, ma non lo ritengo possibile, impazzisce per me e rischierebbe la vita per salvarmi, non permetterebbe a nessuno di farmi soffrire come soffro adesso e non mi farebbe mancare nulla: ci sarebbe sempre per me, mi tratterebbe come merito, mi tratterebbe da donna, non da burattino… e non mi abbandonerebbe mai. E allora, mi sorge spontanea una domanda: perché resto attaccata testardamente a Sasuke? Perché non riesco ad allontanarlo da me in un modo o nell’altro? Non ci vorrebbe poi molto. Basterebbe mettere in chiaro le cose una volta per tutte, dirgli che non può utilizzarmi come e quando vuole, che non sono una bambolina, come mi ha rinominata lui, che questo modo di fare non mi piace e che, se proprio è capace“di amare”solo fisicamente, se ne andasse al diavolo a torturare qualcun’altra perché io sono stufa! Respiro affannosamente al solo ragionarci, neanche avessi dato vita a tutti questi pensieri pronunciandoli a voce alta, e con tutta l’enfasi possibile. Tuttavia non è la prima volta che decido di armarmi di tutto il coraggio in mio possesso e di parlargli a quattrocchi… ma è proprio questo il problema principale. Sasuke non sopporta che io tenga lo sguardo abbassato mentre gli parlo e nemmeno io, di tutta risposta, vorrei tenere chino il capo perché rappresenterebbe, secondo il mio punto di vista, una specie di sottomissione ed io non voglio essere sottomessa a lui, però nel momento in cui, involontariamente, abbasserò la testa, non guardandolo dritto in volto, e mi mancherà la forza di esprimere le mie idee, sulle quali ho tanto riflettuto, sarà lui stesso a dirigere i miei occhi verso i suoi. Sentirei la sua mano sotto il mento e non potrei fare a meno di trovarmelo dinnanzi, non potrei evitare quegli occhi scuri che tanto mi attirano, che tanto desidero amare e dai quali, inutilmente, tanto desidererei amore. E a quel punto? Riuscirei a sputargli in faccia tutto ciò che ho pensato, tutto ciò che vorrei sapesse? La risposta è molto semplice: no, non ce la farei mai e il fatto di averci provato più volte me ne da la certezza assoluta.

 

 
L’attesa mi lacera interiormente. E’ piuttosto presto, sono le 23:35. Mancano all’incirca trenta minuti al suo arrivo, ammesso che si degni di venire stanotte… io, infatti, non devo interferire in alcun modo con i suoi allenamenti con Orochimaru, non mi è dato di sapere se verrà o non verrà, perché la cosa dipende da come ha trascorso la giornata. Se è stato troppo impegnato in allenamenti decisamente pressanti non ha energie sufficienti per me e quindi non devo aspettarmi di vederlo; del resto non può permettersi di farsi trovare impreparato e assonnato il giorno seguente perché quel viscido serpente sospetterebbe… se invece si è esercitato in jutsu più semplici, che richiedono poco chakra, o con la spada oppure si è dedicato principalmente alla meditazione, potrebbe anche passargli per la testa di farmi visita. Tutte parole sue queste. Parole che non faccio altro che ripetermi in continuazione, soprattutto ultimamente che ci vediamo di rado. Ma sarà meglio o peggio non vederlo? Più mi sta lontano e più lo vorrei vicino cosiccome più mi è vicino e più, razionalmente, vorrei che andasse via. Sono, ormai, legata a lui mediante un sottilissimo ma resistente filo. Il nostro legame, difatti, è così: sottile, perché ci vediamo poco, perché non parliamo quasi per niente, non siamo una coppia… ma resistente, almeno per me, perché senza di lui non potrei stare. Più mi tratta da servetta e più io finisco per diventarlo davvero.
Comincio a giocherellare con una ciocca di capelli, girandola e rigirandola tra le mani.
Penso spesso che lo stesso sacrificio lo faccio anch’io, solo che, a differenza sua, non mi preoccupo dei troppi allenamenti, cerco di starmene sveglia nonostante il sonno voglia sopraffarmi, anche perché non potrei fare altrimenti. “Se ti trovassi dormendo, me ne tornerei al covo, è semplice il concetto”. Così mi ha risposto quando ho provato a spiegargli che anche io ho i miei limiti, i miei allenamenti che non sono meno difficoltosi e stancanti dei suoi, e che perciò ci sono giorni in cui dovrei riposarmi. Ma, ancora una volta, il sentimento profondo che nutro per lui, mi tiene sveglia, perché non potrei permettermi di addormentarmi, di non vederlo, non ce la farei… stupida Sakura che non sei altro, ma non vedi che a lui di te non importa nulla? Ripetutamente sento questa voce nella mia testa e ripetutamente la scaccio.
 
Il silenzio della mia stanza non mi è di aiuto, soprattutto perchè accompagnato dal buio della notte: l’unico spiraglio di luce mi arriva da una piccola lampadina che accendo solo quando sono certa che i miei sono andati a dormire. Già… i miei genitori. Fino ad ora non hanno sospettato nulla di quello che succede qui dentro, ne sono all’oscuro. Il primo periodo in cui ho affrontato la lontananza di Sasuke, quello immediatamente successivo alla partenza dello stesso verso Oto, è stato tragico per me. Avevo sempre gli occhi rossi, avevo voglia di piangere e l’unica cosa che riusciva a farmi andare avanti, ovviamente insieme all’appoggio di Naruto, era l’arte medica, insegnatami da Tsunade-Sama. Ne consegue che, quando tornavo a casa, assumevo le sembianze di uno zombie, nonostante i miei numerosi sforzi di sorridere e di essere allegra, e la cosa non è sfuggita a mio padre che, da questo momento in poi, ha sviluppato una sorta di odio incondizionato verso quell’essere che tanto mi aveva fatto star male, ossia Sasuke. Non oso, quindi, immaginare cosa potrebbe succedere se lo beccasse in camera mia. Senza dubbio finirei in una punizione permanente, che non finirebbe nemmeno al mio diciottesimo anno di età, mentre Sasuke… come potrebbe reagire lui? Non voglio immaginarlo, non voglio! Comunque farò di tutto affinché non ci scopra… figuriamoci se rischio di perdere l’unica opportunità che ho di vederlo!
 
Giro lo sguardo verso l’orologio, sono ancora le 23: 49. Un quarto d’ora… ancora.
Sospiro, è sempre così: lo aspetto e il tempo sembra non passare mai, i minuti diventano ore, i secondi assumono il valore dei minuti. Sospiro nuovamente arrendendomi alla potenza del tempo nei confronti di una debole umana come me. Sono seduta sul letto e tengo strette le gambe verso il petto. Appoggio la testa sulle ginocchia, stando sempre attenta a non chiudere gli occhi per non rischiare di addormentarmi… ricordo ancora quando me lo sono ritrovato qui, in camera mia… ero quasi riuscita a far chiudere la ferita che, con la sua partenza, aveva procurato al mio cuore, che mi è apparso davanti e, si sa, vista e cuore sono collegati, quindi, nonostante inizialmente abbia creduto che si trattasse solo di un sogno, ho sentito qualcosa dentro di me fermarsi per un attimo, sensazione seguita da un forte dolore al petto. La mia prima reazione è stata quella di piangere di felicità, stupidamente pensavo che fosse ritornato a casa e, in mente mia, già avevo pensato di contattare in qualsiasi modo Naruto per fargli sapere la cosa ma, non appena l’ho guardato negli occhi, mi sono accorta di quanto diverso era diventato. Non era più il Sasuke che conoscevo io, glielo leggevo in faccia. Però mi sorrise, e quel sorriso al contempo docile e crudele mi è rimasto impresso. Mi disse che aveva voglia di qualcosa di “differente dal solito” al fine di distrarsi un po’ e che, a tal proposito, si era ricordato di me. Ed io, imbambolata, persa ancora nei miei falsi pensieri, ancora aggrappata ad una speranza inesistente, lo fissavo. Non riuscivo a fare altro che guardarlo. Non ho mai capito, però, come abbia fatto allora e come faccia ancora, ad arrivare qui da me… un jutsu? Deve essere per forza così…  solo supposizioni però! Lui non mi parla mai dei suoi allenamenti ed io non gli porgo alcuna domanda al riguardo.
 
Sasuke Uchiha, che tipo che sei!
 
Ogni notte la stessa paura mi attanaglia. Temo che possa essere scoperto: per uno come lui, considerato dalla maggior parte dei ninja, un criminale, alleato di Orochimaru, non deve essere semplice muoversi in un villaggio nemico, anche se l’Hokage non permetterebbe mai che gli venisse fatto del male… ma se, suo malgrado, dovesse incappare in alcuni ninja che lo vogliono catturare? E se lui rispondesse combattendo a sua volta? E se… fosse ucciso per sbaglio in un ipotetico combattimento? Ogni volta che non lo vedo arrivare questa paura si fa sempre più forte cosiccome, allo stesso tempo, cresce il desiderio di vedere la sua ombra sbucare da quella finestra di camera mia che, puntualmente ogni sera, mi ritrovo ad osservare con insistenza e dalla quale non riesco a staccare lo sguardo. Sono già dieci giorni che non mi degna della sua presenza e la sottoscritta, da brava stupida qual è, continua ad aspettarlo…
 
…è mezzanotte… ma Sasuke dov’è?


 




 
 Fine primo chappy.
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate (se potete di darmi consigli che mi fanno bene ^-^), se pensate che faccia schifo, che il modo di scrivere sia da bambini delle elementari (beh, lo penso anch’io -.-“), che è meglio che mi ritiri come “scrittrice” e che mi dedichi all’ippica (facendo del bene al popolo di EFP) oppure che è leggibile. Grazie di aver letto!
  

 
Hikari93 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Amore? No, grazie! ***


Salve!!!!! >w<
Nonostante non sia niente di speciale ci ho messo tutto il pomeriggio per scriverlo!!  °___°
Spero vivamente che vi piaccia!!
Buona lettura!
 
 
-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

 

Capitolo 2: Amore?No grazie!

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-Con questo è tutto, abbiamo concluso per oggi.-
Mi limito a voltarmi senza dire nulla, non è nel mio stile sprecare parole quando non ce n’è bisogno.
Abbiamo cominciato l’allenamento nel primo pomeriggio, senza permetterci pause, perciò, come accade da più di una settimana a questa parte, sono completamente esausto, anche se non lo ammetterei mai… mi risulta difficile accettare i limiti del mio corpo, anche perchè appartengo a quel che era il più grande Clan di Konoha, gli Uchiha, ragion per cui non posso permettermi momenti di debolezza. Mi dirigo verso l’uscita della palestra nella quale mi sono esercitato.
-Silenzioso come sempre Sasuke, non ti smentisci mai! Un saluto perlomeno…-
Non capisco perché continui a cianciare, mi secca ascoltarlo! Bisogna per forza usare le parole per farglielo capire? Il mio sguardo freddo accompagnato dal mio comportarmi distaccatamente verso tutto quello che mi circonda non sono elementi sufficienti? Oltretutto sghignazza in continuazione, quasi volesse prendermi in giro. Chissà, sarà il suo stupido modo di fare. Ma preferisco non dare il via a discorsi inutili, quindi, dopo un'iniziale, impercettibile esitazione, ricomincio a camminare.
-Lo prendo come un arrivederci!-
Ho l’impressione che si diverta ad interpellarmi pur sapendo che non riceverà alcuna risposta per quanto si sforzi. Poco male, non mi interessa. Dopotutto siamo nello stesso posto, seppure immenso, quindi a che servirebbe salutarsi di mattina, di sera, augurarsi buonanotte…? Tzè.
 
Finalmente sono fuori da quel postaccio maleodorante e stretto che va sotto la denominazione di palestra. Sono tutto sudato, normale dopo ore e ore di esercizio, come altrettanto ordinario è il bisogno che sento di una bella lavata, perciò imbocco il corridoio collegato al bagno.
Mi sembra di essere in un labirinto: cunicoli su cunicoli, tutti dannatamente e monotonamente identici, decorati da un motivo, per niente artistico, della stessa colorazione inquietante, ripetuto insistentemente. A rendere ancora più angosciante l’ambiente contribuiscono numerose candele accese, poste ad entrambi i lati di tutti i muri dei corridoi, che hanno la funzione di illuminare il tetro covo in cui mi trovo, anche se il risultato non è dei migliori: basti pensare che una semplice lampadina, nemmeno troppo potente, farebbe più luce. L’assenza delle finestre, poi, partecipa alla creazione di suddetto clima oscuro. Ma tutto questo buio è rasserenante per uno come me, mi mette a mio agio, molto più di quanto potrebbe una bella giornata di Sole.
Per stare qui dentro è necessario abituare la vista all’assenza di luce, altrimenti ci si potrebbe perdere assai più facilmente di quanto già non accade. I primi tempi sono stati difficili anche per me ma non tanto per gli occhi, quanto per la vastità del posto. Per fortuna ho sempre avuto buona memoria, dunque, eccomi qui a camminare tranquillamente per questi larghissimi passaggi alla volta della “stanza da bagno”. Non mi è mai interessato conoscere tutti i varchi e le vie segrete esistenti nel nascondiglio, non sono di certo venuto qui per giocare all’esploratore, mi basta sapere quel poco che mi è necessario, come la stanza del maestro, la mia stanza, il bagno e poc’altro: probabilmente è anche per questo motivo che mi sono ambientato tanto facilmente.
Ancora alcuni passi e, se la memoria non mi inganna, ci sono.
Eccolo qui. E’ una stanza modesta, come la maggior parte degli ambienti che ho visitato qui. Non sarà un hotel a cinque stelle, nemmeno a due se proprio vogliamo essere schizzinosi, ma è sopportabile, c’è persino l’acqua calda, senza contare una vasca di dimensioni accettabili: infondo non deve essere mica una piscina con tanto di trampolino? Parliamo di una vasca da bagno...
Apro il rubinetto aspettando che l’acqua, momentaneamente fredda, diventi calda. Passo e ripasso la mano sotto l’abbondante flusso d’acqua per un po’ prima che questa raggiunga la temperatura desiderata. Già, bisogna aspettare del tempo, ma non è certo la fine del mondo.
Lentamente mi sfilo il kimono, mentre il rumore dell’acqua, che esce velocemente dalla fontana riempiendo la vasca, mi rimanda agli allenamenti alla cascata, poco lontana dal covo. E’ incredibile come un posto che si definirebbe tanto spettacolare, si trovi in prossimità di un luogo tanto lugubre. E’ rilassante allenarsi lì. Tempra lo spirito e il corpo, niente di più efficace.
Afferro un asciugamano bianco, il mio personale e questo mi “permette” di sentire il dolore che mi pervade, colpendo, senza alcuna eccezione, tutte le ossa del mio corpo, senza considerare gli atroci bruciori da cui sono afflitti i muscoli. Capisco di essere arrivato quasi al limite e che dovrei chiedere qualche giorno, anche uno solo, per rimettermi in sesto ma, come preannunciato, non è nella mia indole fare il lamentoso. Posso farcela, devo farcela.
Il livello raggiunto dall’acqua è sufficiente, la temperatura, a detta del vapore che vedo uscire dall’acqua e che va ad appannare quell’unico specchio al di sopra del lavello, è giusta, ragion per cui non mi resta che spogliarmi completamente ed immergermi…
 
L’acqua è sensazionale… un bagno caldo è capace di risollevarti più di mille medicine.
E come il mio corpo è circondato dal liquido trasparente, così la mia mente è affiancata da pensieri più o meno sorprendenti considerando la mia persona. Sto parlando del mio “strano” interessamento verso una ragazza, una ragazza molto particolare… la definirei la più insopportabile di Konoha, ossia Sakura Haruno, la buffa, irritante, bamboccia che mi ha sempre sbavato dietro a partire dalla prima volte che mi ha guardato e che nella sua carriera da ninja fallita non ha fatto altro che accumulare insuccessi su insuccessi. Non so come abbia fatto a ritrovarmi in questa situazione. Sono passati due anni da quanto ho abbandonato il mio paese natale, lasciandomi alle spalle ciò che duramente avevo costruito e tutto per conseguire la mia vendetta. Eppure, non so come né perché all’improvviso abbia sentito il bisogno di andare da lei. Sì, bisogno è la parola esatta: il mio è un desiderio fisico, null’altro, non sia mai che si parli di amore! L’amore è una sciocchezza, non è un sentimento che esiste per essere provato da me.
Tutto è cominciato quando Orochimaru ha avuto la “formidabile” idea di chiedermi se provassi una qualche forma di rimpianto per aver lasciato Konoha: ma insomma, dopo circa un anno e mezzo ti pare che sarei ancora qui se mi mancasse la Foglia? Un po’ di intuito cavolo!
 
 
*FLASHBACK*
 
-E allora Sasuke, è ormai passato più di un anno da quando sei qui. Gli allenamenti estenuanti a cui ti sottoponi ogni giorno, sotto mio controllo, stanno dando i loro frutti. Migliori a vista d’occhio.-
Silenzio. Cos’altro poteva aspettarsi da uno come il suo interlocutore? Tutt’al più non era nemmeno una domanda  che richiedesse una risposta, quindi come poteva il ninja leggendario anche solo ipotizzare che il cupo Sasuke avrebbe mai spiccicato parola su tale argomento? Lo fissò per pochi secondi per poi distogliere lo sguardo verso un punto indefinito, sprofondato in chissà quali pensieri. Orochimaru rise, divertito dall’indifferenza che gli mostrava il suo allievo che, a dirla tutta, aveva tanto bisogno del suo aiuto per raggiungere i propri obiettivi.
-Dimenticavo cosa significasse parlare con te! Farti spiccicare parola è quasi impossibile.-
Ancora silenzio: era piuttosto monotono rivolgere la parola all’Uchiha, sembrava quasi di parlare a vuoto.
-A questa pretendo una risposta però…- disse Orochimaru continuando a sorridere sprezzantemente. –che ne pensi del fatto di aver abbandonato Konoha?-
L’Uchiha non mostrò segni di cedimento, il volto sempre contraddistinto dalla solita espressione priva di emozioni. Poi, scrollo le spalle.
-E cosa dovrei pensarne? Se avessi avuto dubbi non mi troverei qui.-
-Ti sei pentito della scelta che hai fatto?-
-No- rispose secco. –Io vivo unicamente per la mia vendetta, il resto non mi interessa.-
 
*FINE FLASHBACK*
 
 
Ma era finita lì, niente più domande e niente più risposte. Il nodo arrivò al pettine successivamente, quando mi coricai. Il silenzio che avvolgeva la stanza mi faceva riflettere ma per una volta non sul mio odio, bensì su quelle poche frasi che il maestro mi aveva rivolto e sulle brevi risposte che gli avevo fornito. Non sentivo di avergli mentito, non concepivo l’esistenza di un legame  col mio paese d’origine o con quelli che erano stati i miei maestri e i miei compagni. Preso da questi pensieri mi addormentai; purtroppo, per quanto mi potevo sforzare di autoconvincermi che non provavo più interesse per il mio passato, per i sogni non potevo fare nulla. Infatti sognai i miei amici lontani, Kakashi, il villaggio e poi lei… nient’altro che la sua immagine, il momento in cui mi apprestavo a lasciare Konoha e Sakura diceva di amarmi…
 
Fu così che mi diressi verso casa sua dopo aver imparato un jutsu spazio-temporale , molto semplice, che necessita però di una grande quantità di chakra. E’ anche per questo motivo che non posso permettermi di andarla a trovare sempre… o meglio di andarci a giocare insieme… al sol pensarci sorrido malizioso. Non conoscevo questo mio lato. Ma cerchiamo di mantenere un pizzico di autocontrollo, ricordando sempre che quello che voglio è passione non amore.
Batto violentemente una mano sull’acqua che mi circonda come se così facendo potessi reprimere queste reminescenze.
Sono stanco desidero andare a dormire! Anche se sono dieci giorni che non vado da lei…
 

Ho deciso: non mi costerà niente farle una piccola visita, ho ancora chakra a sufficienza!


 


Non so se sia il caso di aggiungere anche OC alla descrizione della fanfiction, voi che dite?  >__>
 
“Perché ti sembra che io mi comporti così?”
*Hikari si guarda intorno*
Che diavolo vuoi Sasuke? Limitati a fare quello che devi! ù__ù
“Ma a me non piace Sakura e non l’ho mai pensata, figurati sognata!”
NON MI IMPORTA! Questa fanfiction è una Sasuke*Sakura e tu farai quello che ti dico io!
“E se mi rifiutassi?”
Passerei alle maniere forti! ù-ù
*Sasuke guarda Hikari in malo modo attivando il Mangekyou Sharingan*
No caro, qui i tuoi attacchi illusori non funzionano! Io sono l’autrice, non puoi uccidermi!  è-è
E poi ho questi! *prende fagioli*

 

“……”
Ottimo, bravo Sasuke! *patpatta*
 

 

Grazie di aver letto e perdonate la mia demenza nell’ultima parte! XD
Hikari93 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Tutto così meravigliosamente irreale! ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 3: Tutto così meravigliosamente irreale!

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Sto perdendo la speranza.
Dieci giorni di agonia, dieci giorni che non lo vedo, dieci dolorosissimi giorni che non si degna di farsi sentire. Mi stringo nelle mie ginocchia ancora più fortemente di poco fa e appoggio la testa su di esse. Come ogni dannatissima notte mi addormenterò così, senza nemmeno disfare il letto: almeno domani mattina avrò qualcosa in meno da fare. Quando mi sveglierò dovrò stare attenta a non guardare in faccia i miei amici, i miei sensei e soprattutto mio padre e mia madre, perché si renderebbero subito conto dei miei occhi rossi, a causa del pianto. Sono, però, inutili queste raccomandazioni. Sono due anni che vado avanti così, tranne quando lui si è ripresentato da me, pugnalandomi continuamente al cuore ogni qualvolta faceva, e tutt’ora fa,  trascorrere troppo tempo da un’ultima sua visita. Ma come potevo anche solo supporre che Sasuke continuasse a venire da me? Chissà come la nostra storia, che nemmeno si può definire così, è durata fino ad oggi… non ricordo nemmeno quando è cominciata… cinque mesi fa, forse.
Mi decido a rialzare lo sguardo. Mi ripeto sempre di essere forte, ma un conto è dirselo e un conto è riuscire a farlo. Afferro lo specchio che si trova sul mio comodino: non ho di certo un bello aspetto! La tristezza che provo mi deforma il viso, che non lascia più trasparire tutta la felicità, la voglia di vivere e soprattutto la determinazione che mi davano la forza di andare avanti. Ma devo reagire, a tutti i costi! Devo farlo anche per Naruto! Quando tornerà sarà tutto diverso: avrò qualcuno su cui contare. E poi c’è Ino. Nonostante le nostre litigate, ci siamo riavvicinate molto in questo periodo. La cosa mi rende immensamente felice, mi era mancata la sua amicizia e la sua vicinanza.  Non ci siamo limitate solo alle lezioni di medicina, che le ho impartito in questo periodo, ma anche ad uscite “extra”, anche un po’ allo shopping. Riprendo a guardarmi. I capelli sono tutti scompigliati. Sono solita passarmi e ripassarmi le mani tra di essi, come se quest’ultimi non facessero già abbastanza schifo da soli. Mi erano cresciuti in questi due anni, ma osservandomi meglio capii che questo era il look che più mi si addiceva, cosiccome ad Ino stanno meglio i capelli lunghi.
E’ meglio risistemarlo al suo posto: sembro uno zombie e la cosa è abbastanza deprimente.
Osservo la sveglia posta accanto allo specchio. Segna le 00:13. Niente da fare. Sospiro, anche stavolta è andata.
Irrazionalmente non cedo, credendo insistentemente che possa vederlo sbucare da quella finestra, pertanto inganno il tempo guardandomi intorno. Anche volendo non potrei fare altro.
Indosso un pigiama semplice e decisamente caldo. Il pantalone è completamente azzurro, mentre la maglia è azzurra anch’essa per quanto riguarda il colore dello sfondo, però presenta il disegno di un orsacchiotto marroncino, posto su uno sfondo bianco. In sostanza il mio pigiama è azzurro, bianco e marrone. Mai e poi MAI ne metterei uno rosa! Non farebbe alcun contrasto con i miei capelli.
Che pensieri inutili.
Giro e rigiro lo sguardo osservando quella che rappresenta la mia stanza. I miei occhi si posano sul quadretto del team 7. Sono profondamente legata quella foto! E’ l’unico ricordo concreto che ho dei vecchi tempi: io, Naruto e… Sasuke. Come vorrei che non fosse mai partito.
Sono le 00:16… e i minuti continuano imperterriti a passare…
 
All’improvviso sobbalzo. Ho sentito chiaramente un rumore. Che sia… no, non può essere… alla fine è venuto! Il mio cuore comincia a battere velocemente tanta è la gioia di vederlo.
-Sasuke?- Suppongo sia lui, ma cos’altro potrebbe essere altrimenti? Chi altri…?
-Sakura… quanto tempo!-
E’ lui! Sì, è davvero lui! Non ci credo, non ci credo! Eppure la sua voce…
Apre la finestra, che lascio sempre socchiusa per permettergli di entrare senza problemi, incurante degli spifferi di vento più o meno gelido che mi fanno rabbrividire, e procede verso di me.
Ha il solito kimono e, come sempre, non si copre mai troppo bene per venire qui: glielo dico sempre che potrebbe ammalarsi se continua così.
-Perché non ti metti qualcosa addosso? Di notte fa freddo e non vorrei…-
Mi zittisce semplicemente alzando la mano.
-Sono resistente alle condizioni atmosferiche ostili , non devi preoccuparti per me.- Non mi guarda nemmeno in faccia, anzi, ha lo sguardo fisso a terra.
-Sasuke… c’è qualcosa che non va?-
Solitamente si comporta in modo diverso. Innanzitutto non mi parla così “gentilmente”. Non che gentilmente sia esatto. Usa sempre un tono freddo e distaccato ma sembra soprappensiero rispetto alle altre volte… forse sta rimuginando sulla sua vendetta. Com’è difficile capire quello che pensa! Perché non si confida con me? Perché non vuole parlarmi?
-Niente.- Risponde sempre con poche parole alle mie domande. Meglio di niente! Alcune volte non mi risponde nemmeno! Un “niente” detto da lui è quasi d’oro!
-Come stai?-
Un attimo. Sasuke mi ha chiesto come sto!? Allora avevo intuito giusto: c’è davvero qualcosa che non va questa notte, considerando che mai, durante i nostri incontri notturni, è accaduta una cosa simile! A momenti nemmeno quando eravamo appartenenti allo stesso team me lo chiedeva.          Da registrare come evento più unico che raro, indubbiamente!
-Io… sto bene…- Mento.
-Non è affatto vero!- Quasi mi urla addosso, come se fosse stato innervosito dalla mia bugia.
Resto interdetta. Adesso mi rimprovera anche! E’ proprio il caso di dirlo: il mondo sta cambiando.
-Te lo leggo negli occhi.-
Arrossisco a queste sue parole. Me l’ha detto in un modo dolce e romantico che non gli appartiene. Sento gli occhi inumidirsi dalla felicità e in particolare dallo stupore mentre le guance cominciano a diventare sempre più rosse e bollenti. Mi sento le farfalle nello stomaco: sono troppo presa da lui. Non mi importa di soffrire quando non c’è, non mi importa di doverlo aspettare, non mi importa nulla… NULLA! Al diavolo tutto… io lo amo…
E se questa è stata la mia reazione ad una misera frase figuriamoci per quello che sta per fare.
Forse niente di speciale per una normale coppia di fidanzati ma per noi, che una vera coppia non siamo, forse,  forse un pizzico di importanza c’è.
Mi mette la mano sotto il mento, come fa sempre quando vuole guardarmi meglio, quando vuole guardarmi dritto negli occhi… come ho detto questo lo fa spesso.
Ha chiuso gli occhi, si sta avvicinando a me: sta per baciarmi! Sembrerà strano ma, nonostante tutto ciò che c’è stato di fisico tra di noi, non c’è stato alcun vero bacio nemmeno una volta. Le nostre labbra sono state vicine, anche abbastanza da permettermi di sentire il suo respiro su di me, ma non mi hanno mai sfiorata, sebbene l’abbia desiderato più e più volte, sebbene abbia cercato di fare la prima mossa, sono stata sempre respinta. Finalmente è giunto il momento! E’ un bacio, nient’altro che un bacio, stai tranquilla Sakura! Se dopo dieci giorni mi ritrovo davanti un Sasuke così diversamente passionale, mi sta bene. Lo aspetterò anche per più giorni!
E alla fine, dopo quelli che mi sono sembrati istanti infiniti, percepisco la sua bocca e la mia come se fossero in simbiosi… una sull’altra, in uno dei più bei momenti di questi ultimi anni.
Stranamente dal solito Sasuke non si spinge oltre.
Normalmente mi avrebbe spinta sul letto, mi avrebbe spogliata e mi avrebbe fatta sua, ma questa volta si è limitato a questo piccolo pegno di amore e a passarmi le mani fra i capelli.
Piuttosto sono io ad essere più consenziente, a volere un bacio più spinto perciò agisco infilando la mia lingua nella sua bocca e il fatto che lui non si stacchi da me e che, anzi, mi contraccambi, porta in me una strana sensazione, un misto di felicità e voglia di lui.
Come tutte le cose belle, anche questa non può durare per sempre, infatti, dopo alcuni minuti, siamo costretti a separarci. Tento di non allontanarlo da me, di rivivere quel momento di nuovo e di nuovo ma lui si allontana, prendendo posto sulla sedia della mia scrivania che , con mio sommo dispiacere, è posizionata abbastanza lontano dal mio letto.
-Ho preso una decisione…- Mi dice.
-Quale?- Sembrerebbe quasi che si sia pentito di quello che ha appena detto e che non voglia più continuare, per questo, cerco di spingerlo ad andare avanti. Un po’ ho paura di quello che potrebbe dire. Conoscendolo, magari vorrà rendermi nota la sua decisione di lasciarmi, di abbandonarmi un’altra volta e di non volermi più vedere! Magari ha tardato perché si è trovato contro alcuni anbu e, per non correre il rischio di farsi catturare o di farsi fermare, ha ritenuto saggiamente opportuno di restarsene ad Oto e non venire più… dovrei accettarlo, me ne rendo conto, ma sarebbe doloroso...
-Ho già fatto tutto quello che potevo da Orochimaru…-
-Quindi?- Una speranza si riaccende in me. Forse ho dato troppe cose per scontato e sono andata al dunque troppo presto… sarà possibile che Sasuke abbia deciso…?
-Voglio ritornare a Konoha e vorrei… che fossi tu a parlarne con l’Hokage.-
Non riesco a proferire alcuna parola. Rimango a bocca aperta per non so quanto tempo: è troppo grande l’emozione per quello che sto udendo. Non credo alle mie orecchie!
-Sakura, mi faresti questo favore?-
-Certamente Sasuke, certamente!!- Gli dico piena di gioia e con gli occhi che lasciano uscire tutte le lacrime, stavolta lacrime di piacere, che da troppo tempo avevo sempre tenuto dentro, reprimendole.
Poi lo abbraccio, lo stringo forte a me, ancora non ci credo! E’ tutto così meravigliosamente irreale! Lo sento tra le mie braccia, niente potrà più separarci… NIENTE!
Piango come una bambina, poggiando la testa sulla sua spalla e senza pensare di trattenermi, di comportarmi da adulta e non da sciocca ragazzina.
-Ti amo Sasuke!-
Sto per baciarlo, lui abbassa il volto per permettermi di farlo… come ha fatto a cambiare in più di una settimana!
-Sasuke…-
Le mie labbra quasi, di nuovo, sulle sue…
 
Sobbalzo! Era stato… tutto… un sogno. E’ terribile!
Come nel sogno anche adesso sto piangendo, ma per il motivo contrario: lui non è venuto, non ha deciso di ritornare a Konoha, non mi ha baciata, non mi ama…
 
-Ti trovo sempre a piangere, bambolina…-
 
Eccolo, questo è Sasuke. Mi volto verso la finestra, verso di lui…



 



 
 
 
Allora? Che ne pensate?
Magari Sasuke si innamorerà davvero di Sakura, ma al terzo capitolo sarebbe stato troppo presto no?  =^.^=
(il mio è veramente un interrogativo, perchè non lo so dove arriverò con questa fanfiction! XD)
Sakura… un po’ piagnucolona, un po’ drammatica… ma ce la vedo! Insomma, se ama davvero Sasuke, non deve essere facile per lei, stargli lontano! (sono arrivata a farmi la recensione da sola XD)
 
Coraggio Sasuke, saluta i lettori!
“…”
Tranquilli è ancora sotto shock per prima! ^__^
 
Lasciate qualche commentino piccolo, piccolo? Grazie in anticipo!!!
 
Hikari93
 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: La svolta ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 4: La svolta.

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Il mio Sasuke.
Mi sorride beffeggiatore stando in piedi vicino alla finestra da cui è appena entrato. Non ho la più pallida idea di quali siano le sue intenzioni, ma il modo in cui mi guarda non mi piace per niente!
Mi ritrovo a pensare, amaramente, di essere passata da una favola ad una sorta di incubo: quello stesso incubo misto a fantasia in cui mi immergo ogni volta che viene da me.
Cerco di recuperare un po’ di dignità asciugandomi gli le lacrime. I miei occhi, li sento bruciare, avranno assunto quella colorazione rossa che troppo spesso, da un po’ a questa parte, li dipinge.
Poi, svogliatamente, scaccio una ciocca di capelli che mi impedisce una visuale completa del mio ospite, che intanto sta muovendosi con decisione, a piccoli passi, verso la sottoscritta.
Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi… non ce la faccio.
Con desolazione, riaffiorano i ricordi del mio vecchio Team, quando lui non era così.
Mi ricordo tutto, tutto di lui, di quel lui di cui davvero ero innamorata.
Quando, per esempio, mi difese contro quei chunin mentre eravamo in partenza per il villaggio della Nebbia oppure quando mi sentii al settimo cielo nel vederlo rinvenire, dopo giorni di coma a causa della battaglia suicida contro il fratello,  grazie alle cure di Tsunade o ancora quando mi disperai credendolo morto contro Haku… e come dimenticare gli eventi che l’hanno portato fin dove è arrivato, come la comparsa, nella sua vita, di Orochimaru.
Per un tempo che mi sembrò infinito rimase disteso a terra, vittima della febbre, con solo la sottoscritta a prendersene cura… e la situazione non migliorò di certo quando si riprese: ricordo gli effetti del marchio su di lui, ricordo come si comportò e cosa avrebbe fatto se io non lo avessi fermato. Infine c’è il pensiero che più mi ossessiona. Quella volta avrei potuto fermarlo.
Gli confessai i miei sentimenti, sperando che si fermasse, con la convinzione più o meno forte, che io potessi riuscirci, che l’amore potesse sostituire la vendetta.
Non fu così e ancora oggi ne subisco le conseguenze.
Se magari avessi accettato la proposta di Naruto di essere accompagnata a casa, forse in due avremmo potuto fermarlo! O se semplicemente avessi avvertito qualcuno, il Maestro Kakashi per esempio, senza mostrarmi in prima persona, forse l’avremmo riacciuffato.
O se avessi insistito di più.
 
-Bambolina, che cos’hai?- Sfoggia un tono da finto preoccupato, un tono che dentro di me mi fa rabbia. Ma quando riuscirò a farla venire fuori?
Non riesco a rispondergli, sono ancora scossa per poco prima.
Più ci rifletto e più trovo assurdo che tutto quello che ho provato poc’anzi fosse solo uno stupido, sciocco, irrealizzabile sogno. Giurerei di sentire ancora il sapore delle sue labbra sulle mie. Ancora le sue mani che andavano, non smaniose come nella realtà, ma più semplicemente, senza troppe pretese, a sfiorarmi i capelli, la pelle…
 
Le sue mani. Quelle riesco ancora a percepirle, solo non come vorrei.
Si è avvicinato pericolosamente a me. Mi si è seduto davanti e mi osserva sempre con la solita espressione maliziosa e beffarda: non lo sopporto!
Se solo fossi capace di trovare dentro di me tutta la forza necessaria per dirgli quella sola parola.
 
Vattene
Non farti più vedere: non è il genere di rapporto che voglio.
 
Eppure niente, nessuna parola mi esce da bocca, continuo imperterrita a farmi usare: avrà mai fine questa condizione? Sì, ma solo se lo vorrò intensamente…
Intanto avverto le sue dita sulle mie spalle, la sua presa che diventa sempre più forte, mentre dolcemente, mi spinge all’indietro fino a farmi toccare la spalliera del letto con la schiena.
In pratica vuole impedire che io mi sottragga a ciò che si appresta a fare. Come se avessi mai dato segno di volerlo fare! Non che non l’abbia pensato, ci penso tutt’ora, ma non credo che lui l’abbia intuito e se anche l’avesse fatto, di sicuro non gli importerebbe.
Mentre io mi perdo in riflessioni di dubbia importanza, Sasuke va a sedersi sopra di me, dopo avermi fatto distendere le gambe. Ormai è ad un palmo dal mio naso.
So quale sarà la sua prima mossa: lo fa spesso il ragazzo, indipendentemente dalla posizione in cui ci troviamo: seduti a letto, in piedi vicino alla finestra, appoggiati al muro…
Ho indovinato.
Con una mano mi solleva il capo, fino a quando i miei occhi verdi non incontrano i suoi neri.
 
-Non mi hai ancora risposto.- Comincia lui.
-Non c’è niente da dire!- Mento.
-Perché piangevi?- Mi chiede.
-Lo faccio sempre, non sei tu a dirlo?- Trovo un po’ di coraggio per rinfacciargli quello che mi dice, nella speranza che possa smuovere qualcosa nel suo animo e farlo ritornare come prima.
Ma quanto potrà servire? Se non ci provo non lo saprò mai.
Povera illusa che non sono altro. Come ho potuto pensare anche solo per un istante, che sarei riuscita a convincerlo solo con le parole? Difatti mi guarda, se possibile ancora più intensamente di un attimo prima, ma non scorgo mutamenti significativi nel suo viso, tantomeno nel suo comportamento. Ignorando completamente quello che lui stesso mi ha chiesto e di conseguenza anche la mia risposta, si appresta a posizionare la testa nell’incavo del mio collo.
Avverto i suoi capelli che mi procurano un fastidioso solletico al contatto con la mia pelle, mentre le sue labbra morbide mi regalano dei baci che da un lato mi procurano piacere.
E’ proprio questo il mio problema: io VOGLIO che lui mi baci, voglio che lui stia con me ma non solo fisicamente: l’unico suo scopo è quello di divertirsi. Non capisco se mi obblighi oppure no, nel senso che io non ho mai provato a fermarlo per paura che non lo riveda più, ma non ho la più pallida idea di come si comporterebbe se gli chiedessi di fermarsi.
Lo saprò mai?
Incessante, mi bacia sul collo che ritengo una delle sua “attività” preferite, procurandomi dei brividi di piacere. Ad un certo punto la sua bocca, aperta a mo di ventosa, agisce diversamente: succhia, facendomi gemere leggermente. Provo ad allontanare la sua bocca dalla mia pelle muovendo la spalla, ma Sasuke sembra non essere infastidito da questo mio movimento.
Mi sta facendo male, mi sta facendo gioire… non lo so. Fatto sta che lo desidero lontano.
Mi svincolo dalla sua morsa, liberando le mani e spingendolo via, mettendoci quanta più forza possibile. Oppone poca resistenza, giusta la necessaria per non staccarsi troppo.
Istintivamente porto la mano al collo, dove poco prima c’erano le sue labbra.
-E’ solo un piccolo ricordino.- Fa spallucce.
Il mio pensiero va subito a come farò a coprirlo domani… fortunatamente la mia maglia è a collo sufficientemente alto per nasconderlo… o almeno credo.
Non ho il tempo necessario per dedicarmi a questo, devo pensare a Sasuke che, nel frattempo, è ritornato “all’attacco”. Stavolta non punta al collo, ma vuole qualcosa di più: oltre che intuirlo dal suo sguardo, lo capisco dalla voracità con cui si fionda su di me.
Le sue mani, ancora. Punta a spogliarmi, ne sono certa. Ho pensato e ripensato talmente tante volte ai nostri incontri da arrivare a prevedere le sue mosse.
Mi solleva di poco la maglia del pigiama, infilandoci sotto una mano, invece con l’altra mi tiene inchiodata alla spalliera e anche le gambe contribuiscono a tenermi ferma. Mi accarezza la pelle, cominciano dalla pancia fino ad arrivare al reggiseno.
Se lo lascio continuare dimostrerò ancora una volta di essere schiava del mio stesso amore per lui.
Se non lo fermo questa volta dubito di riuscire a farlo in futuro.
Se non mi concedo un piccolo scatto di orgoglio, non riuscirò mai ad amare me stessa: sì, per me stessa. Devo trovare la forza di fermarlo, devo farcela, è solo una parola…
Le sue dita giungono quasi immediatamente alla chiusura del reggiseno con l’intento di aprirla e togliermi il fastidioso indumento.
Se vengo travolta dalla passione sarà tutto finito.
-Fermati…-
Niente da fare, continua senza esitazione.
-Fermati… Sas.. Sasuke!-
Perché non soddisfa questo mio desiderio? Comincio a frignare come una mocciosa, ma è un pianto silenzioso. Sulle guance, due lacrime scendono senza produrre rumore e da parte mia riesco a non singhiozzare. Sto piangendo perché non riesco a farmi valere ed io NON sono così! Sono cresciuta in questi due anni e non solo come ninja, anche come donna e come persona e pretendo di essere rispettata! Ma perché lui non lo capisce?
-Fermati…- Glielo ripeto. –Ti… prego…- Aumento l’intensità del pianto.
Chiudo gli occhi, pronta a prestarmi al suo sporco gioco, pensando che mai avrei potuto persuaderlo senza usare le maniere forti.
E invece, come sempre, mi sbaglio.
Mi accorgo che ha smesso, che le sue mani non mi toccano più.
Mi decido ad aprire gli occhi, non avrei mai creduto di riuscire nella mia disperata impresa.
Lo vedo alzarsi dal letto, aggiustarsi il kimono che si era leggermente sgualcito e girarsi di spalle.
-Questa volta mi hai davvero deluso.-
Mi fa gelido.
E senza aggiungere altro scompare, lasciandomi con gli occhi umidi e le gambe lievemente divaricate, nell’oscurità della mia camera.





 
 
 

In realtà il capitolo che avevo pensato era più… hot?
Ma mi sembrava una cosa un po’ troppo sconcia, avrei dovuto mettere il rating rosso e non mi andava (almeno per adesso xD). Poi era troppo vicino ad un vero e proprio stupro quindi l’ho ridimensionato.
Spero vi piaccia! ^___^
Grazie a chi ha letto, a chi ha recensito, a chi l’ha aggiunta tra le seguite, le ricordate o le preferite!
Aspetto con ansia dei vostri pareri!
Grazie in anticipo!
 
Hikari93

  

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Riflessioni ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 5: Riflessioni

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E’ mattina.
A dire la verità non ho sentito il passaggio da notte a giorno, anche perché non ho dormito dopo che Sasuke se ne è andato. E’ successo esattamente quello che temevo: mi ha abbandonata, mi ha lasciata e non verrà più. Avrei dovuto starmene zitta e lasciarlo proseguire, senza fermarlo, fino a farlo giungere dove voleva.
Batto con quanta più forza possibile le mani sulla faccia al sol riflettere su quanto ho appena pensato. Ho compiuto un passo, un passo decisamente importante e non posso assolutamente permettermi di pentirmene. Almeno non così presto.
Sono una donna, non un oggetto, non una bambolina… non sono quello che Sasuke pensa che io sia.
 
Eppure mi chiedo cosa farei se me lo ritrovassi davanti in questo momento. Gli chiederei scusa?
Probabile
Gli chiederei di non abbandonarmi?
Di sicuro.
Sarei io stessa a condurre le sue mani verso di me e incitarlo a continuare?
Sì.
 
Mi rendo conto che, per quanto io cerchi di negarlo persino a me stessa, mi comporterei esattamente nel modo peggiore: donandomi a lui, come la bambolina che tanto agogna.
Meglio andare a sciacquarsi la faccia, non vorrei destare sospetti! Anzi, farò colazione e poi andrò a casa di Ino.
 
Per prima cosa mi dirigo verso lo specchio: sono proprio curiosa di vedere in che stato mi sono ridotta.
Non sono un granché: ho il viso stanco di chi non ha dormito, gli occhi arrossati di chi ha pianto e la solita tristezza addosso che ormai mi accompagna da anni.
Apro il rubinetto dell’acqua e, senza nemmeno aspettare che questa diventi calda, la raccolgo con le mani, portandomela dritta verso la faccia.
Rabbrividisco al contatto tra il liquido gelido e la mia pelle calda, troppo calda, a causa del pianto.
Spero intensamente che l’acqua faccia un miracolo, che il freddo di essa possa cancellare, in qualche modo, quel rossore presente nei miei occhi.
Ma chi voglio illudere, so che è impossibile.
Tuttavia, al fine di non richiamare più attenzione del necessario, scenderò giù, mangerò alla svelta e poi subito a casa di Ino! Pensandoci non so se andare da Ino sia la cosa giusta da fare, del resto, anche lei è innamorata di… Sasuke.
Non importa, andrò semplicemente in giro per il villaggio, qui dentro rischierei di ammuffire!
Mi fisso allo specchio ancora per un attimo.
La prima cosa che mi salta all’occhio è il “regalino” fattomi da lui.
 
E’ solo un piccolo ricordino
 
Devo fare qualcosa in modo che i miei non lo vedano.
Quell’orribile macchia dalla colorazione rossastra violacea, simile per certi versi ad un livido, potrebbe essere la prova tangibile, il marchio della mia appartenenza a quell’essere.
 Ma come il succhiotto scomparirà tra qualche giorno, così, volente o nolente, dovrò impormi per dimenticare Sasuke, per togliermelo dalla mente o perlomeno per ricominciare ad amarlo come facevo prima, senza aspettarmi alcuna corrispondenza, né fisica né spirituale.
 
Il percorso tra il bagno e la mia camera non è mai sembrato tanto lungo.
Il timore che, da un momento all’altro, possano sbucare mio padre o mia madre, mi assilla.
Come glielo spiegherei? Qualsiasi frottola mi sembrerebbe senza senso.
-SAKURA!-
Sobbalzo. E’ la voce di mia madre, ma per fortuna proviene da giù.
-La colazione è quasi pronta, scendi!-
-Arrivo subito!- Le faccio, indossando la maschera della ragazza allegra e felice che, da tempo, faccio credere a tutti di essere.
-Giusto il tempo di vestirmi!- Continuo prima di serrarmi in camera.
Sospiro. Wow ce l’ho fatta.
Mi affaccio fuori dalla finestra per vedere che tempo fa.
I raggi del Sole che illuminano il panorama, gli uccellini che cinguettano felici…
La primavera è alle porte, mancano pochi giorni al suo arrivo ufficiale, ma percepisco un caldo anomalo, decisamente non tipico di questa stagione.
-Perfetto..- Dico sottovoce. –Sei proprio baciata dalla fortuna, Sakura!-
Nonostante tutto, non potrò fare a meno di indossare un vestito a collo alto: potrei sempre mentire, dicendo di avere mal di gola. Che mi obblighino a togliere la maglia a collo alto, li stecchisco con un cazzotto!
Chiudo le tende della finestra, spostandomi verso l’armadio.
Non è il caso di indossare la mia tipica maglietta rossa perché, anche se è un tantino accollata, suppongo che non lo sia abbastanza per il mio “obiettivo”.
 
Sasuke… persino il mio modo di vestire devi condizionare?
 
Apro l’armadio, contenente non troppi indumenti ma nemmeno troppo pochi.
Con Ino, ultimamente, mi sto dedicando allo shopping; sebbene non fosse mai stata una delle mie “attività” preferite, devo ammettere che mi diverto: sarà la compagnia della mia amica tutto pepe, sarà che riesco a distrarmi da quelli che considero i miei problemi, ma fare shopping è assolutamente salutare, tranne che per il mio povero portafogli.
Alla fine, dopo aver messo a soqquadro l’intero vestiario alla ricerca di un abito che rispondesse alla mia insolita esigenza giornaliera, opto per una maglietta di colore bianco, non eccessivamente pesante, con le maniche a tre quarti e il collo alto e un pantaloncino nero. Per le scarpe… andranno bene quelle di sempre.
 
Dopo essermi vestita ritorno in bagno e riguardo la mia immagine riflessa.
Mi assicuro che non si scorga nulla sul mio collo, mi controllo gli occhi, che sembrano leggermente meno rossi di prima, e mi deciso a scendere.
Forse per gli occhi potrei dire che non ho dormito bene.
 
Scendo le scali come farebbe una bambina, passo dopo passo, stando persino attenta a non fare troppo rumore: non ho troppa voglia di vedere i miei stamattina.
Sono figlia unica, i miei genitori non sono ninja: mio padre si occupa di un piccolo locale al centro di Konoha, mentre mia madre, quando non aiuta papà, si prende cura della casa.
-Buongiorno…- dico senza entusiasmo.
-Che succede? Qualcosa non va?-
Ovviamente chiedere che si facessero i fatti loro era impensabile.
-Niente- sbotto io –ho soltanto dormito male!- Avvaloro la mia posizione strofinandomi gli occhi, facendogli credere che il rossore, che vedranno da qui a qualche istante sia dovuto propriamente a quanto spiegato. E, al fine di rendere la cosa ancora più credibile, accompagno tutto con uno sbadiglio. Sbadiglio non simulato però: avrei veramente bisogno di dormire!
-Succede.- Bisbiglia mio padre, ritornando a sorseggiare qualunque cosa ci sia in quella tazza da cui sta bevendo.
-Cosa vuoi mangiare?- Mi fa dolce mia madre.
-Voglio… del latte! Sì, del latte mi rimetterà in sesto!- Spero di aver usato un tono appropriato.
Intanto che mia madre mi porga quanto da me richiesto, poggio i gomiti sul tavolo e aspetto impaziente, senza comunque fissare i miei negli occhi. Precauzione, null’altro.
-Era da tempo che non mettevi quella!- Se ne esce mia madre indicando, con un cenno del capo, la mia maglietta bianca. -Non dicesti che non ti piaceva?- Continua, voltandomi le spalle.
-Davvero?- Tartaglio. –Non ricordo di averlo detto, ma in ogni caso l’ho rivalutata, non è niente male!- Soprattutto per il collo.
-Attenta!- Mi avverte l’altro genitore. –Stranamente fa caldo fuori. Forse dovresti indossare qualcosa di più leggero.-
-Tranquillo! Alla mia età so come vestirmi!- Gli faccio un po’ arrabbiata.
Questo è un aspetto del suo carattere che proprio non vi va giù! Tende ad essere un padre fastidiosamente protettivo per i miei gusti! Sarà perché sono una ragazza, sarà perché sono la sua unica figlia, sarà per quel che vuole lui, ma a me non sta bene.
-Il mio era solo un consiglio.- Così dicendo torna ad estraniarsi dal mondo, dedicandosi alla sua colazione.
Intanto arriva la tazza di latte caldo davanti a me. Lo bevo quasi tutto d’un sorso.
-Sicura di non volerne altro o di non volere qualche altra cosa?- Domanda mia madre.
-No, no! Va bene così!- Sorrido falsamente per poi indirizzarmi verso la porta.
Mentre passo mio padre mi tira un affettuoso scappellotto dietro la nuca.
-Scemo!- Gli dico amorevolmente prima di imboccare la porta!
Respiro a pieni polmoni: finalmente un po’ d’aria fresca!
Non riesco nemmeno ad allontanarmi sufficientemente da casa e ad immergermi nella mia triste e angosciosa solitudine che vedo la mia bionda amica, Ino, giungere di corsa verso di me.
-Buongiorno, Sakura! Tsunade vuole vederti!
 
 
Mi trovo nella palestra, ma da solo, senza Orochimaru.
Quel viscido è andato, ancora una volta, a giocare allo scienziato, con la vita degli altri, assegnandomi esercizi di meditazione e concentrazione.
 
-Mi sembri un tantino nervoso questa mattina, Sasuke- Mi ha detto, non appena mi ha guardato in faccia.
-Per niente, maestro. Si sta sbagliando.- Cos’altro potevo rispondergli?
-Sarà come dici tu- Ha riso, quella solita risata che non mi piace. –Tuttavia, questa mattina sarò impegnato, perciò reputo sia meglio che tu ti dedichi ad esercizi di meditazione, anche perché, te l’ho detto, mi sembri particolarmente irrequieto.-
Parlare mi stanca, non fa per me.
Mi sono alzato ed ho imboccato la porta.
-Vado in palestra.-
 
Come posso concentrarmi, considerando quello che è successo ieri?
Me lo sto ripetendo da quando sono entrato qui dentro, da quando mi sono seduto, cercando di fare al meglio l’esercizio, ma l’unica immagine che si raffigura nella mia mente è la sua.
Lei che mi implora di fermarmi.
Io che percepisco forte il desiderio di averla sempre di più, ma che poi cedo, dandogliela vinta.
Capisco che la mia è una questione di orgoglio, ma come si sopraffa l’orgoglio?
Ma la domanda che più mi perseguita è la seguente:
 
Perché ti sei fermato, Sasuke?
 
Pietà? Senso di colpa? Amore?
 
Da escludere categoricamente l’ultima alternativa che io stesso mi sono posto.
 
Ma adesso?
Non andrò più da lei, farlo significherebbe essere debole e sottomesso alla sua volontà.
Non andrò più da lei, perché, seppur ne senta il bisogno fisico,  posso farne a meno.
Non andrò più da lei, in quanto già andando la prima volta, ho commesso un grave errore.
 
E se non andassi, però, sarebbe finita alla sua maniera… sarei io lo sconfitto.
 
In sostanza Sakura pensa di avermi battuto, di avermi fermato, di essere riuscita a farsi valere: affatto. Io sono un Uchiha e non c’è nulla che io non possa fare.
 
-Sasuke?- Mi sento chiamare da Kabuto. –Il maestro Orochimaru vuole vederti.
Silenzioso come sempre, mi alzo, seguendo l’altro per i lunghi e bui cunicoli, fino ad arrivare nella stanza del maestro.
-Ho una missione per te!- Enuncia.
-Cosa devo fare?- Mi informo.
-E’ una missione relativamente semplice, servirà per distrarti dai duri allenamenti di questi ultimi tempi. Dovrai andare al confine col villaggio della Cascata e recuperare alcuni rotoli, contenenti jutsu a me necessari, per migliorare le mie arti ninja. Kabuto ti fornirà tutte le informazioni necessarie.- Spiega, senza interruzioni.
Come mi ha ordinato il maestro, mi rivolgo a Kabuto.
-Parla, ti ascolto.-
 
 
-Cosa desidera Tsunade-Sama?- Le chiedo, incuriosita.
-Ho una missione per te! Dovrai recuperare alcuni rotoli proibiti e portarli a Konoha, dove li terremo al sicuro. Ovviamente non partirai da sola, verranno anche Hinata e Rock Lee!-
-Mi scusi, ma dove dovremo andare di preciso?- Domando.
-Al confine col villaggio della Cascata!




 
 
 
Innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno recensito i capitoli precedenti, ma anche solo chi ha letto! ^___^
Spero che questo capitolo vi soddisfi, anche se (come sempre ndSasuke) (Fammi parlare/scrivere ndHikari) non mi convince troppo! Ma come avrete capito, è un capitolo necessario per andare avanti! è-è
Aspetto vostri commenti!
Grazie in anticipo!
Hikari93
  

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Preparazione ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 6: Preparazione.

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<-Sei già tornata Sakura?- Mi chiede mio padre nel momento in cui mi vede rientrare.
-Devo partire per una missione questo pomeriggio, quindi preferisco riposarmi e preparami al meglio per non farmi cogliere impreparata da eventuali nemici!-
Eppure è lo stesso discorso ogni qual volta devo partire, perciò che senso ha ripeterglielo sempre?
-Non voglio essere disturbata, per favore, e per quanto riguarda il pranzo… posso evitare!-
Detto questo mi precipito in camera mia, incurante delle urla di mia madre che insiste nel volermi cucinare qualcosa ad ogni costo. So che tecnicamente avrebbe ragione, che non mi farebbe male mettere qualcosa nello stomaco, ma non ne ho la minima voglia.
Chiudo, involontariamente, la porta con una violenza inaudita per poi sedermi sul letto.
E’ ancora prestissimo. Pensandoci, avrei potuto intrattenermi ancora un po’ al villaggio, magari passeggiando tranquillamente… tanto quanto avrebbe potuto influire sul mio rendimento?
Controllo l’orario: sono appena le 10:00, non mi resta altro che aspettare.
Com’è strana la vita! Non solo di notte, ora anche di giorno mi tocca attendere! Rido tra me e me, non potendo fare altro.
Istintivamente assumo la stessa, identica posizione di tutte le sere: le ginocchia strette al petto e la testa appoggiata sopra di esse. E, messami così, sarebbe inevitabile non pensare a lui.
 
Sasuke…
 
Dannazione! L’idea che tutto possa tornare oscuro come un tempo non mi abbandona. Ho paura, ho paura che lui non torni più e non mi vergogno a ripetermelo. Desidererei tanto che nulla di quanto è accaduto fosse successo realmente, a partire dall’uccisione dei suoi genitori, da parte di suo fratello Itachi, oppure, se chiedere questo è troppo, avrei gradito anche che rimanesse con me, che avesse accettato di farsi somministrare tutto l’amore necessario, tutto quello che gli è mancato da quando era bambino. Ovviamente, non avrei potuto sostituire la sua famiglia, ma avrei potuto aiutarlo a formarne una nuova. Tutto questo non è altro che un’utopia.
Che fervida immaginazione!
A prescindere dal fatto che io sia stata stupida o meno, l’ho mandato via perdendo anche l’ultima opportunità di averlo al mio fianco. Ma, considerando che lui non mi amava e che tutt’ora non mi ama, quanto senso avrebbe avuto tenerselo accanto solo per farci sesso?
Me lo domando incessantemente, ma la risposta a cui penso è sempre la stessa.
 
-Maestro! Ho saputo dei dettagli sulla missione che ha affidato al giovane Uchiha.-
-Dimmi, Kabuto.-
-A quanto pare- Comincia il ragazzo dai capelli grigi, sistemandosi gli occhiali –Si aggirano anche criminali di altri paesi da quelli parti.-
Il maestro lo guarda senza capire a pieno le sue parole.
-Dalle mie informazioni dovrebbero essere una cinquantina di ninja, traditori dei loro paesi natali, tra cui spiccano chunin, jonin e persino qualche anbu. E ciò che è peggio, sono tutti interessati a mettere le mani su quei rotoli proibiti.- Conclude.
-Dove vuoi arrivare Kabuto?- Nonostante glielo abbia chiesto, il Sannin ha già intuito tutto.
-Avrà fatto bene a mandarlo da solo?-
-Non c’è niente di cui preoccuparsi. Sasuke è diventato molto forte, e lo diventerà ancora di più.-
Il silenzio tipico del covo torna ad occupare un ruolo da protagonista, interrotto, solo alcuni istanti dopo, da un risolino di Orochimaru.
 
Mi sveglio di soprassalto: mi ero addormentata.
Mi sento intontita, non capisco né quando, né da quando mi sono appisolata. Non ha alcun senso dire che i miei sogni sono stati occupati sempre dalla stessa persona: la cosa è diventata monotona anche per me! Come posso riuscire a dimenticarlo se lo sogno in continuazione? Tuttavia anche nel sogno vedevo la sua immagine sparire, le sue spalle allontanarsi da me, la sua voce sempre più lontana, le sue dite che sfuggivano alle mie e poi… un’immensa luce che prima lo accoglie, ma poi si trasforma in tenebra, risucchiandolo. E poi eccomi qui, tutta suduta e scossa.
Anche se mi trovo nella mia stanza è come se non lo fossi, piuttosto è come se mi trovassi ancora in quella dimensione sconosciuta, con Sasuke che mi abbandonava. Cerco di svegliarmi completamente e di tenere presente che quella in cui sto vivendo è la realtà, quindi cerco di calmarmi e di tornare presente a me stessa.
-Che ore sono?- Chiedo, anche se so di essere sola e che, per questo, non riceverò risposta.
Nonostante abbia la testa ancora tra le nuvole, mi volto verso l’oggetto del mio interesse e, per mia fortuna, vedo che sono ancora le 13:00 e che mancano circa due ore al nostro incontro.
-Meglio alzarsi dal letto!- Parlo ancora a vuoto, ma non mi interessa.
Considerando tutto lo stress di quest’ultimo periodo, forse il parlare da soli è poco!! Non vedo l’ora che ritorni Naruto: con lui in giro sarà tutto diverso! Magari sarà maturato un po’, non si comporterà più da idiota… fatto sta che se non sarà cambiato di una virgola potrò sempre sfogarmi prendendolo a pugni!
Mi alzo dal letto, per paura che possa assopirmi nuovamente.
Le coperte soffici che lo ricoprono sono leggermente stropicciate. Ora che me ne ricordo, stamattina ho persino dimenticato di aggiustarle quel po’ che occorre: non che ce ne fosse realmente bisogno, dato che non l’ho disfatto per niente, ma…
Una tiratina di qua, una di là e può andare.
Non ho alcuna voglia né di perdere tempo, né di gironzolare a vuoto per quel pochettino di casa che rappresenta la mia stanza, dunque, me ne andrò per Konoha: che importa se arriverò prima al nostro appuntamento? E poi non è detto che debba recarmi già alle porte!
Prendo atto della mia decisione e, mentre sto per aprire la porta, tirando giù la maniglia, la mia attenzione viene catturata dal solito quadretto del mio, ahimé, vecchio team. Che nostalgia! Qualunque sforzo io faccia, ogni volta che me lo trovo davanti mi sento sola!
Il maestro Kakashi è sempre impegnato in missioni più o meno difficili: sì, c’è parecchio lavoro da svolgere al villaggio ultimamente! Per quanto riguarda Naruto, è partito per il suo viaggio di allenamento e lui… mi incupisco solo a pensarci. Di certo non è il momento giusto per piangersi addosso. Ogni missione, anche quella che può sembrare la più facile, non deve mai essere presa sottogamba, è fondamentale ricordarlo sempre! Oltretutto è necessario restare sempre concentrati! E se io penserò a Sasuke, mi distrarrò di certo, quindi dovrò alienare questo pensiero, almeno per oggi.
Ed ora devo cercare di stare serena, quanto più mi è possibile, altrimenti non concludo niente!
Ogni volta che mi sento giù mi soffermo sull’espressione in foto del mio compagno di team, Naruto e gli parlo.
-Stai tranquillo Naruto! Io non sono manesca e se ti prendo a cazzotti è perché parli troppo o dici cose stupide e insensate oppure ti comporti da babbeo! La colpa è tutta tua!- Alzo l’indice di fronte al mio viso al fine di sottolineare quanto sto dicendo. –Se tu fossi più maturo non ce ne sarebbe bisogno! E un’ultima cosa! Voglio avvisarti che, grazie agli allenamenti di Tsunade-Sama, sono diventata molto più forte e pericolosa!- Sorrido, riuscendo a malapena a trattenere una risata.
Senza troppa attenzione prendo a massaggiarmi il collo, lì dove il segno lasciato da Sasuke è ancora visibile sotto la maglietta. Sono preoccupata che qualcuno possa vederlo! In un certo senso la missione ci voleva proprio! Mah… meglio scacciare questi inutili pensieri!
Giusto! Stavo per uscire senza prendere i miei guanti, quelli che, ormai, fanno parte a tutti gli effetti, del mio nuovo look. Apro il comodino dove li ho riposti e, frattanto che li afferro con una mano e li sollevo, sento il suono di qualcosa di metallo a contatto col pavimento.
Che cos’è?
Mentre il cuore è già venuto a conoscenza della risposta alla domanda che mi sono appena posta, le mie mani cercano, tastando a destra e a sinistra, quel qualcosa che è caduto.
-Eccolo!-
Il mio cuore perde un battito.
Alla vista mi appare una collana argentata terminante con un ciondolo a forma di cuore.
 
-A voi ragazze piacciono queste cianfrusaglie sdolcinate, vero?-
 
La sua voce, prepotente, mi torna alla mente, sebbene mi sia imposta di non pensarlo.
 
-Allora prendi questo! Consideralo un regalo di compleanno.-
 
Me l’ha regalato il giorno in cui compivo 13 anni. Se non sbaglio quello è stato l’ultimo anno che ha trascorso qui prima di partire. Come avevo fatto a rimuovere questo suo regalo? E’ impossibile! E soprattutto, se è stato sempre nella mia cassettiera, perché non l’ho visto prima? Semplice distrazione? Impossibile. Forse mio padre ha voluto tenermelo nascosto ed io, pensando di averlo perso, semplicemente non ci ho dato più peso. Mistero.
Tuttavia, mi tornano in mente le altre sue parole che seguirono.
 
-Non ti montare la testa, è un semplice regalo in segno di amicizia.-
 
Ricordo anche che questa sua frase mi rattristò molto, ma che speravo lo stesso che un giorno all’altro avrebbe potuto ricambiare il mio sentimento.
Uffa! Basta così, voglio uscire!
Metto la collana in tasca, perché d’ora in poi la porterò sempre con me, ed apro finalmente la porta, pronta a scendere le scali e a cominciare il mio incarico.
 
-Sicura di non avere fame?- Si informa mia madre.
-Sicura.- Rispondo diretta. Non voglio sprecare troppe parole.
-Come vuoi tu.-
Bene, ora gradirei che mi lasciasse in pace e che mi facesse uscire.
Riconosco che il mio comportamento scontroso non sia rispettoso nei confronti dei miei, ma mi risulta difficile controllarmi. Sono agitata a tal punto che mi sembra che ogni cosa che dicano loro, sia volta ad attaccarmi. Forse la maggior parte della colpa è mia.
-Ah… Sakura?-
Devo restare calma, devo restare calma.
-Cosa c’è?- Spero di aver utilizzato il giusto tono per esprimermi.
-Mentre rivedevo quali sono i vestiti da buttare, ho trovato in una tasca di un tuo vecchio abito, una collana con un ciondolo a cuore, te l’ho messa nel cassetto.-
-Grazie mamma…- Dico solo queste poche parole prima di uscirmene.
E ora? Come mi intratterrò per altre due ore circa?
 
Non appena ho ricevuto tutte le informazioni che mi servivano da parte di Kabuto, sono partito.
Voglio svolgere questa missione quanto prima possibile, cosicché possa tornare a concentrarmi su quello che è davvero il mio obiettivo, ovvero uccidere Itachi. Ho perso troppo tempo prezioso in questo ultimo periodo, a causa di quella bamboccia. Bamboccia che, nonostante provi a dimenticare, resta lì, nella mia mente, insomma, un chiodo fisso.
Ma ora sono in missione, penserò a tutto il superfluo dopo.
Non mi sono risparmiato in quanto a velocità. Il maestro non mi ha dato un limite di tempo entro il quale svolgere il mio compito, ma preferirei sbrigarmi: la missione è semplice, dopotutto.
Intorno a me ci sono solo alberi più o meno alti. Infondo mi trovo non troppo lontano da Konoha: la Cascata confina. L’aria fredda mi arriva, potente, al volto, facendomi quasi male. E dire che stamattina ad Oto il tempo sembrava buono! A detta di queste nuvolacce, però, si preannuncia un bel acquazzone. Pazienza. Per quanto arriverà, avrò già terminato.
 
-Troverai un’enorme dimora, non puoi sbagliarti è l’unica nel folto del bosco. Dovrai recuperare i rotoli proibiti custoditi dal padrone di questa fortezza. Mi raccomando: fa attenzione ai nemici.-
 
Sciocco Kabuto! Che stupide raccomandazioni!
Intravedo già la casa in questione e… i primi nemici. Secondo il maestro dovrebbero essere semplici soldati, con poca o nulla esperienza da ninja, ma a quanto pare la faccenda è molto diversa. Più mi avvicino e più scorgo i loro coprifronte: ottimo sono ninja.
Devo rimanere calmo e rilassato, ho sconfitto di peggio.
Sfodero la spada e mi preparo all’attacco. Per loro sarà la fine!
 
Alla fine non ho saputo fare altro che andarmene alle porte di Konoha e aspettare.
Perfetto: ho sprecato due ore della mia vita in un modo insulso! Pazienza, non posso mica tornare indietro! Mi sento chiamare. Una voce femminile, calma, forse un po’ imbarazzata: è Hinata!
-E’ da molto che sei qui?- Mi chiede.
-Sono arrivata da poco!- Mento, sfoggiando un sorriso.
-Perfetto.- Fa lei. –Adesso manca solt…-
-ECCOMI!!!- Un urlo mi arriva alle orecchie, fracassandomi un timpano: l’altro elemento della nostra squadra è arrivato.
-SIETE PRONTE, RAGAZZE????-
-Smettila di urlare Lee!- Gli dico, cercando di mantenere un minimo di calma.
Per tutta risposta il ragazzo tace.
-Ci siamo tutti no?- Chiedo, guardandomi attorno. –Allora possiamo partire!-
Lasciandoci le porte di Konoha alle spalle, partiamo per la nostra missione.
Il vento che, diventato più forte di prima, mi scompiglia i capelli, non presagisce nulla di buono.



 



 
 

 

Che dire! I miei progetti erano quelli di descrivere già ora la missione, però poi mi è saltato in mente questo fatto della collana (che c’entrerà più avanti ^__^).
Spero lo stesso che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Solo una cosa: credo che d’ora in poi non aggiornerò tanto spesso, mi spiace! Farò comunque del mio meglio! :D
Grazie per aver letto!
Hikari93 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Ho un brutto presentimento... ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 7: Ho un brutto presentimento…

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< Il vento mi scompiglia i capelli che, fastidiosamente, mi vanno a coprire gli occhi, oscurandomi il paesaggio. Mi sento angosciata, come se avessi la consapevolezza che qualcosa di non troppo piacevole stia per accadermi. E’ come uscire da casa senza ombrello nonostante la presenza di nuvole minacciose… più o meno.
-La nostra destinazione non è troppo lontana! Se acceleriamo saremo lì prima di sera!-
Rock Lee è il solito! Non che io abbia fatto chissà quante missioni con lui, ma, a sentire Ten Ten, la sua è una vera e propria ossessione!
-Lee.- La voce insicura e timida di Hinata mi precede. –Non credo sia una buona idea affrettare i tempi. Magari sarebbe meglio mantenere una velocità elevata, ma non oltre i nostri limiti.-
La vedo guardare dritto davanti a sé, senza spostare lo sguardo sul diretto interessato.
-Concordo!- Mi limito a dire. Non avrebbe senso stancarsi più del dovuto.
Lui sospira avvilito, nient’altro, per poi continuare imperterrito a correre e a saltellare tra gli alberi della foresta, situata tra la Foglia e la Cascata, senza più proferire parola.
 
Il tempo trascorre velocemente, tra un pensiero e l’altro.
Hinata, silenziosa come al solito, Lee, stranamente silenzioso anche lui ed io, immersa nei miei pensieri, cosa che ultimamente faccio sempre. Il senso di ansia, misto a terrore, non da segni di cedimento. Che dire? E’ la prima volta che mi capita in missione!
Istintivamente porto la mano in tasca cercando, nervosamente, la collana che ho portato con me. La afferro, la stringo tra le dita, come se questa potesse, magicamente, farmi comunicare con Sasuke. I guanti mi impediscono di sentire il freddo del metallo sulle mani, ma il ricordo di esso mi rimanda a lui: gelido come questa collana. Chissà cosa starà facendo… i miei brutti presentimenti lo riguardano in qualche modo? Avverto il cuore cominciare a battere sempre più velocemente per la preoccupazione. Appoggio l’altra mano sul petto, sentendo delle pulsazioni sempre più forti e veloci, tanto che temo che persino i miei due compagni di team possano udirle.
-Sakura, va tutto bene?-
Il tono preoccupato di Hinata mi riporta alla realtà, strappandomi da quella dimensione tutta mia in cui sono solita alienarmi in questi ultimi periodi. Seguo il suo sguardo e non mi sorprendo di vederlo diretto verso la mia mano, quella poggiata sul cuore. Arrossisco lievemente. Sicuramente la mia amica avrà pensato che mi sentissi male. L’avrò fatta preoccupare inutilmente.
-No, Hinata, va tutto bene!- Le dico, sforzandomi di sorriderle. –Stavo solamente… aggiustandomi la maglietta! Fa davvero freddo!!! Forse avrei dovuto scegliere qualcosa di più pesante!- Acchiappo l’indumento di colore bianco, strattonandolo un po’, come se con questo gesto volessi produrre calore sulla mia pelle e poi dirigo entrambe le mani a toccare le braccia, come se mi stessi abbracciando, fingendo di avere freddo.
-Per fortuna hai scelto una maglia a collo alto!- Ride il bizzarro Lee.
Resto stranita per un istante, forse troppo lungo, mentre percepisco le gote diventare via via più rosse e calde.
-Ho detto qualcosa che non va?- Chiede lui, sinceramente sorpreso.
Scuoto la testa senza aggiungere altro sull’argomento.
Fortuna vuole che siamo arrivati e che quindi posso distogliere l’attenzione dei due ragazzi sull’obiettivo della nostra missione.
-Quello è il posto!- Concludo.
 
-Questo luogo è enorme!!!- Ovviamente il moro non riesce a tenere per sé i suoi commenti, anzi, deve esprimerli a gran voce, come gioventù comanda.
Effettivamente il portone è gigantesco. Si tratta di una struttura a mo di castello, con un ingresso costituito da un portone di legno massiccio: se fuori dà questa impressione non oso immaginare all’interno!
-Voi dovreste essere i ninja di Konoha!-
Sobbalziamo tutti e tre nell’udire una voce alle nostre spalle. Mi vergogno: un ninja non dovrebbe mai farsi prendere alla sprovvista! E se fosse stato un nemico?
-Sì, siamo noi.- Parlo per tutti, cercando di dare un’impressione migliore.
Lo straniero, dal tono calmo e sicuro, incurante della nostra iniziale figuraccia, si avvicina verso di noi. E’ un uomo giovane, dovrà avere circa l’età del maestro Kakashi. Hai i capelli lunghi e biondi, ma non un biondo scuro, come quello Naruto, ma più chiaro e due occhi verdi brillanti.
-Vi inviterei a seguirmi.- Ci dice, indicandoci con le mani la direzione da prendere.
Ci spostiamo decisamente dal grosso portone, per dirigerci verso una piccola apertura, quasi mimetizzata con le pareti: si tratterà di un’entrata secondaria?
L’uomo la apre, trovando senza difficoltà la maniglia che mi appariva quasi invisibile.
Aperta la porta, la prima cosa che mi giunge agli occhi è la serie di scali che dovremmo scendere.
Senza proferire parola, l’uomo comincia la discesa. E’ tutto buio, illuminato fiocamente da alcune candele poste ai lati del muro.
Dopo quelli che sono sembrati centinaia di gradini, arriviamo a destinazione.
Una stanza abbastanza scura, dalle sembianze di una stanza cerimoniale, alle cui pareti sono appoggiati scaffali su scaffali di rotoli. Al centro di tale posto lugubre si trova un vecchietto, dall’aspetto piuttosto buffo.
-Io sono Kai e sono la guardia del corpo di Shouta-Sama, il signore qui presente.-
Tutti e tre, allo stesso tempo, abbassiamo il capo, in segno di saluto, verso colui che ci ha commissionato la missione.
Non l’avevo notato prima, ma davanti a noi si trova anche un tavolo, sul quale sono disposte delle tazze di tè. Sotto invito, anche se non a parole, del padrone di casa, prendiamo posto, ognuno davanti alla rispettiva tazza.
-Spero non vi dispiacerà se vado dritto al sodo.- Il vecchietto comincia subito a parlare.
-Siamo qui per questo, no?- Esordisce Lee, mostrando uno dei suoi sorrisi alla Gai.
-Molto bene.- Continua l’altro. –Se vi ho fatti chiamare è perché circolano delle strane voci.-
-Sarebbe a dire?- Domando, incuriosita.
-Come voi ben saprete, custodisco dei rotoli proibiti e vorrei che voi li portasse al vostro villaggio per salvaguardarli, ma questo non è tutto.- Si gira intorno per mostrarci la vastità di pergamene sparse sui diversi scaffali, facendo posare la nostra attenzione su dei rotoli in particolare, posti al centro.
Se non sbaglio Tsunade mi aveva accennato a qualcos’altro.
 
Avrete tutte le informazioni necessarie una volta arrivati lì.
 
-A detta di alcuni miei uomini di pattuglia, sono stati avvistati dei ninja a Nord e, dato che a mia disposizione ho soltanto soldati e non combattenti ninja, abbiamo chiesto l’aiuto di Konoha. Ed ecco vi qui.-
Ci squadra uno ad uno, cercando, forse, di cogliere pregi e difetti e di capire quanto adatti possiamo essere per questo compito.
-Secondo le nostre informazioni.- Continua Shouta-Sama dopo averci osservati. –L’arrivo di questi ninja, che sarebbero perlopiù traditori, sarebbe previsto per stanotte o al massimo per domani mattina, per questo gradirei che stanotte sorvegliasse il palazzo, sia dall’esterno che dall’interno.-
-Niente di più semplice, conti pure su di noi!!!- Il solito Lee! Prima o poi gli tirerò un bel pugno sul naso! Non che abbia timore della missione, ma mai prendere le cose troppo alle leggera!
-Felice di vederti tanto entusiasta, ragazzo. Per qualsiasi problema, mi troverete di sopra. Vi lascio, affinché possiate organizzarvi come meglio potete.-
Detto questo, imboccate le scali, seguito dalla sua guardia del corpo, sparisce.
 
-Allora, cosa facciamo?- Hinata apre la conversazione, disgregando il silenzio che si era creato.
-Direi che il piano migliore da attuare sia di dividerci i luoghi!- Propongo.
-Ma ce la faremo a fare la guardia per tutta la notte, incessantemente?- Ribatte Hinata.
Quasi dimenticavo! Per me, ormai, comportarmi da ronda notturna è diventata un’abitudine: dormire o non dormire non mi cambia quasi nulla, ma per loro non è così.
-Allora potremmo fare dei turni!- Non sarebbe una cattiva idea.
-Potremmo fare così!- Espone Lee. –Uno di noi, andrà a Nord, dove è più probabile che arrivino a i ninja, uno di noi a Sud mentre l’altro resterà qui, a riposarsi! Se anche dovesse arrivare qualcuno se ne accorgerebbe nonostante il sonno! E dopo alcune ore, faremo il cambio-
-Forse non hai tutti i torti… sì facciamo così!- Dico, osservando Hinata che annuisce di rimando.
-Anche se, per quanto mi riguarda potrei fare tutto il mio turno! Ho dormito tutta la mattinata e anche ieri notte!- Mento.
-Anche io! La mia giovinezza mi permetterebbe di resistere tutta la notte!-
Vedo Hinata abbassare lo sguardo: forse si sente “meno capace”.
-Tranquilla!- Le metto una mano su una spalla. –Io e Lee faremo i turni  fuori e, quando e se saremo stanchi, verremo ad avvisarti!- Le sorrido, sentendo l’altro membro della squadra fare lo stesso.
-Va bene… mi dispiace…- Balbetta.
 
Ma quanti ne sono? Cinque, dieci, tredici, diciotto…
Mi sembrano un’infinità! Inizialmente ne erano solo una cinquantina, che ho abbattuto senza problemi, ma poi ne sono spuntati altri e altri ancora. Per fortuna sembrerebbero quasi finiti. A furia di combattere sono finito più lontano dal luogo interessato. Intorno a me ci sono solo uomini tramortiti: non morti! C’è solo un cadavere che desidero vedere a terra, dunque non uccido gli altri.
Comincia a girarmi la testa. Le ore di sonno perse la scorsa notte si fanno sentire: gli occhi sono sempre più pesanti, le membra sempre più doloranti e il corpo non risponde come vorrei.
Cerco di utilizzare al massimo gli altri sensi che mi restano, come l’udito. Con un colpo, non mortale, di spada abbatto un altro guerriero. Mi arriva una possente gomitata allo stomaco che mi fa quasi perdere l’equilibrio.
Un calcio, un pugno, un fendente.
Non so se ne ricevo di più o se ne sferro.
Un’altra decina, poco più, poco meno.
Ne abbatto altri tre usando il Flusso dei mille falchi e consumando anche quell’ultima goccia di chakra che mi restava. Afferro, quanto più veloce possibile, incurante del dolore, un kunai dalle mani del mio avversario e lo uso contro di lui. Ne restano pochi: posso farcela.
Ormai le gambe non mi reggono più, ma ne sono solo altri cinque e, vedendo le loro facce, sono stanchi quasi quanto me. Utilizzo ancora lo stesso kunai per ferirne altri due. Perfetto. Ne restano tre. Mentre mi accingo a colpirne un altro, un dolore lancinante mi fa sputare sangue. Alle mie spalle ne è apparso un altro che io, forse per la stanchezza, non avevo scorto. Ha una grossa katana tra le mani ed è con quella che mi ha colpito. Questo attimo di distrazione è stato fondamentale. Gli altri tre nemici mi assalgono colpendomi con più o meno violenti pugni e calci. Qualcuno mi afferra con i capelli, sollevandomi da terra. Cerco di reagire, ma niente da fare. L’ultima cosa che vedo è un masso, un grandissimo masso contro cui vengo sbattuto. E poi più nulla.
Solo sangue.
 
Alla fine abbiamo deciso così: io a Sud e Lee a Nord. Forse è meglio così.
Mi incammino per il bosco cercando di cogliere quanti più dettagli possibili, soprattutto rumori e movimenti sospetti. La mia attenzione viene catturata da un rumore di spada.
Comincio a correre verso quella direzione. Deve esserci qualcosa che non va!! Lungo il tragitto sono costretta a superare le carcasse di diversi uomini.
Il cuore riprende ad aumentare i battiti, ma sono certa che la corsa non c’entra nulla.
I rumori si fanno sempre più forti, fino a quando non mi arriva alle orecchie un urlo.
Conosco troppo bene quella voce.
Non può essere lui.
Qualcuno mi dica che non è vero.
Corro più veloce che posso: che sta succedendo? L’ansia e la paura mi stanno consumando.
Continuo a non voler credere a quello che sento e a scacciare l’immagine di lui senza vita.
Non potrei sopportarlo.
Sono cinque uomini: tre sono malconci mentre un altro, smisurato, ha sollevato qualcuno da terra.
Quel qualcuno è gravemente ferito.
Quel qualcuno perde sangue dalla schiena.
Quel qualcuno è il mio Sasuke.





 
 
Tadààààààà!!!! L’idea era di andarmene a letto ma non riuscivo a prendere sonno ed ho scritto! èwè
(Fidati, era meglio se andavi a dormire, almeno ne guadagnavi in sonno! NdSasuke) (Sempre molto garbato tu! Se non la smetti ti faccio morire!!! NdHikari)
Vabbè, demenza a parte, spero che il capitolo vi piaccia! Onestamente trovo noiosa la parte quando il vecchio spiega la missione, ma dovevo mettercelo per forza! -__-“
Il bello arriverà nel prossimo capitolo, perché ormai è sicuro che si incontreranno!!! Per vostra fortuna (O sfortuna! NdSasuke) Giovedì ho Assemblea, quindi Mercoledì di scrive!!! >w<
Grazie per aver letto! (Complimenti per il coraggio! NdSasuke)
Hikari93 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Che mi stia innamorando sul serio? ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 8: Che mi stia innamorando sul serio?

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< -SASUKE!-
Non mi preoccupo che qualcuno possa sentirmi, non mi importa di non aver sfruttato il vantaggio dell’”effetto sorpresa” per atterrare quel bestione che ha appena fatto del male al mio lui, cosiccome non mi interessa di mostrarmi come una bamboccia che non è in grado di mantenere il sangue freddo in missione. L’unica cosa che veramente sto considerando è che il corpo di Sasuke è pieno di ferite e da esse escono, copiosi, fiotti di sangue che vanno a macchiare la terra.
Ogni goccia del suo sangue mi fa perdere un battito.
L’agitazione, che percepisco in ogni singola parte del mio corpo, mi impedisce di muovermi e mi fa tremare tutta: le mani, le gambe, le labbra...
Sento i piedi pesanti, come se non volessero separarsi dal loro appoggio per nessuna ragione al mondo. Nonostante l’orrendo spettacolo che mi si presenta d’innanzi non riesco a compiere alcun passo. Mille emozioni si fanno strada nella mia mente, cento pensieri mi colpiscono come una pugnalata ma una sola opzione è quella che, irrazionalmente, si fa viva: correre ad aiutarlo.
Dovrei controllare meglio la situazione?
Dovrei accettarmi che non ci siano altri nemici in giro?
Dovrei, forse, elaborare una strategia?
Assolutamente no. Non c’è tempo e io non posso permettere che Sasuke faccia una brutta fine.
Lasciatami alle spalle le angosce e i timori, con uno slancio pazzesco, che nemmeno pensavo di essere in grado di compiere, mi porto a pochi centimetri di distanza da quell’energumeno.
Purtroppo, a causa del mio urlo incontrollato con cui mi sono fatta beccare, il soggetto in questione mi ha già vista e, quindi, si è già preparato al contrattacco. Continuando a mantenere Sasuke con una mano, mi sferra un violento pugno in pieno volto, spaccandomi il labbro inferiore e facendomi ruzzolare a terra, in modo che diventi la preda degli altri due combattenti ninja. Con uno scatto mi rialzo, prevedendo i colpi dei miei due nuovi avversari, già malmessi, un istante prima che questi si abbattessero su di me. Concentro il chakra in una mano, come Tsunade-Sama mi ha insegnato, e stendo il primo tizio. Il secondo, invece, tenta di colpirmi con un kunai, preso da quello che doveva essere uno dei suoi compagni. Ma i suoi movimenti sono lenti e i miei riflessi troppo veloci per essere colpita in quel modo, perciò, sfilandogli il kunai, lo trafiggo, colpendolo ad un fianco e facendolo accasciare. Vedo entrambi i miei avversari ansimare. Non mi preoccupo di dare loro il colpo di grazia: innanzitutto non è nel mio stile, ammesso che non sia necessario, ma soprattutto colui che mi interessa davvero e l’ultimo rimasto. Si gira lentamente, fino a dirigere i suoi occhi scuri nei miei. Quello che vedo è solo odio e bramosia di potere. Sarà venuto a cercare i rotoli… poco importa. E’ intenzionato ad eliminarmi, questo è sicuro, ma non sarà tanto semplice: io, a differenza sua, ho qualcuno da curare, un obiettivo da conseguire.
Scaraventa Sasuke, privo di conoscenza, al suolo prima di fondarsi su di me ad una velocità inaudita. Mossa più da rabbia, per il gesto appena compiuto dal mio avversario, che da qualsiasi altro sentimento, mi lancio su di lui, pronta al combattimento. I suoi pugni sono veloci e più di una volta vengo colpita. Non demordo, cercando di farmi valere, ma le sue braccia forti mi afferrano per le spalle e mi stringono potentemente, quasi a stritolarmi. Tento di divincolarmi, scalciando e mordendo, ma niente da fare. Possibile che, sebbene tutti i miei allenamenti, sia ancora a questi livelli? Il mio avversario è un ninja, ma quanto potrà essere più forte di me?
Devo riuscire a liberarmi della sua presa, devo farlo per Sasuke!
 
Che mal di testa, che terribile mal di testa.
Sono intontito, non capisco cosa mi sia successo, non ricordo… fatto sta che colgo un dolore acuto alla testa e la sento bagnata. Gli occhi non vogliono aprirsi, le braccia non vogliono muoversi e nemmeno le gambe. Cerco di ritornare quanto più lucido possibile e di capire cosa mi stia accadendo.
Sono disteso a terra, questo è sicuro. Sotto il palmo della mano percepisco il terreno, bagnato da qualcosa, forse il mio sangue. Provo ad ascoltare.
Dei colpi vengono assestati a qualcuno, ciò significa che qualcuno sta combattendo.
Stringo il pugno debolmente: non ricordo l’ultima volta che mi sono sentito così debole.
Provo a ripercorrere mentalmente gli avvenimenti dell’ultimo periodo.
Ho deciso di andare da Sakura, me ne sono andato sotto sua richiesta, sono ritornato al covo, mi hanno assegnato una missione… ho fallito miseramente, essendomi preparato male.
Dunque, se io sono al tappeto e in missione c’ero soltanto io, chi si sta sfidando?
Sforzandomi riesco ad aprire un occhio, ma quello che vedo è solo un tronco: mi trovavo in una foresta, forse sono stato scaraventato contro un albero.
All’improvviso sento un grido di dolore. Ad urlare è una donna, ma non una donna qualunque, ma lei, Sakura.
Che diavolo ci fa qui? E, specialmente, chi le sta facendo del male?
Alle orecchie mi arrivano urla sempre più potenti, che, per un motivo a me non noto, mi fanno stare ancora più male di come sto, che mi suscitano rabbia.
Giro a fatica la testa dall’altro lato e mi appare più chiara la situazione: quel gigante da cui sono stato sconfitto, ora sta stringendo a sé la mia bambolina, la tiene ferma con poca grazia e le sta vicino, troppo vicino.
 
Solo io la posso stringere a me in quel modo.
 
Dove sto trovando la forza non lo so. Ciò che conta è che sono riuscito ad allungare la mano e a creare, con non so quale chakra, dato che ne sento ben poco, una lama di fulmine che va a colpirlo alla schiena, facendolo precipitare giù.
Sorrido tra me e me prima di perdere nuovamente i sensi.
 
Niente.
Non servono a nulla i morsi, i calci ed eventuali altre azioni offensive da parte mia. Questo essere sembra di ferro, è inattaccabile. I colpi che mi tira sono violenti e dalla mia bocca escono grida, più o meno possenti, a seconda dell’intensità della botta. Comincia a stringermi fin troppo forte per i miei gusti e anche ad avvicinarsi fino a quasi annullare le nostre distanze. Non posso far nulla, mi tiene completamente bloccata.
Chiudo gli occhi.
Non avverto nulla, a parte l’allentarsi, a poco a poco, della stretta. Apro gli occhi, cercando di capire. Una scia azzurrina cattura la mia attenzione: è stato Sasuke.
 
Apro gli occhi: sono in una sottospecie di grotta e fuori piove a dirotto.
Che sensazione piacevole alla schiena… delle mani, sicuramente le sue, mi procurano il piacere di cui avevo bisogno, ma allo stesso tempo vanno a toccare punti dolenti del mio corpo.
Mugolo di dolore, misto a piacere.
-Stai fermo, Sasuke.- Mi ammonisce lei.
-Io… non prendo ordini… da nessuno.- Sebbene avessi l’intenzione di dirle tutt’altro, di ringraziarla per avermi aiutato, ero riuscito, ancora una volta, a farla sentire inutile, a rimproverarla inutilmente. Ancora una volta non sono stato capace di aprirmi completamente, ma solo di mantenere il mio tipico atteggiamento da “bel tenebroso”.
-Non mi sembri nella condizione di sputare sentenze!- E’ preoccupata, lo intuisco dal tono di voce.
Non ho voglia di dirle nulla: aspetterò che finisca e me ne andrò, come se non fosse accaduto niente.
-Il taglio è profondo.- Mi enuncia, seppure non glielo avessi chiesto.
Per tutta risposta sbuffo, per poi aggiungere: -Non mi importa, per quanto mi riguarda puoi anche andartene.-
-Ma perché?- Eccola. Comincia a frignare di nuovo. Con le mie parole sono in grado soltanto di ferirla. –Perché non vuoi essere aiutato? Perchè… non mi vuoi?-
-Ti ho concesso una possibilità, ma tu l’hai sprecata.- Mi ritorna in mente il nostro ultimo incontro, quando per la prima volta ha provato a ribellarsi ed io non sono riuscito ad andare contro la sua volontà.
-Scusa…- Mormora. Ma come Sakura? Non sei tu a dovermi chiedere scusa, semmai sarei io a doverlo fare, anche se so che mai troverò il coraggio, o meglio, che mai mi abbasserò a tanto, mettendo da parte il mio orgoglio. So che sta piangendo, lo capisco dalle lacrime che mi stanno bagnando la schiena nuda e dai suoi sempre più disperati singhiozzi. –Ma io…- Aggiunge. –Farò in modo che tu innamori di me non solo fisicamente.-
-Illusa.- Sogghigno. Se mi ero recato da te era solo per un bisogno fisico. Come speri di farmi innamorare realmente?-
 
Ammesso che io non lo sia già…
 
-Ma mi hai salvata!-
-E’ stata una questione di riconoscenza… non montarti la testa.-
Quanto mi diverto a distruggere le tue illusioni? Che gioia mi porta?
Il calore sulla schiena si interrompe per un momento. Capisco che si sta asciugando gli occhi pieni di lacrime, di inutili lacrime versate per uno come me.
-Non riuscirai a farmi abbattere…- Balbetta. Con gesti delicati mi volta, in modo che il mio viso sia rivolto verso di lei. –Ci riuscirò… lo giuro a me stessa.-
Nei suoi occhi, dietro quelle lacrime che tendono ad incupirli, vedo dipinta tanta determinazione. Non sta scherzando. Scruto il suo viso con più attenzione: è davvero carina, ma non lo darò mai a vedere. Seppure non sia la ragazza più bella che io abbia mai visto e sebbene di ragazze non me ne sia mai interessato, trovo perfetto tutto di lei.
 
E’ possibile che questo sia l’amore?
 
Si avvicina lentamente a me, forse fin troppo lentamente.
Di nuovo dovrò tentare di rifiutare un contatto con lei. Non le ho mai permesso di baciarmi, non ho mai sopportato in alcun modo che sia lei a prendere l’iniziativa, ma stavolta ho le mano legate. Nonostante le cure apprensive di Sakura la schiena mi fa ancora male e poi…
 
Non voglio impedirle di baciarmi.
 
-Non osare!- Le ordino senza troppa convinzione.
Lei mi ignora del tutto e poggia le sue labbra sulle mie. Per la prima volta da quando abbiamo cominciato a vederci, sento il cuore pulsarmi violento nel petto, desideroso di quel contatto e anche di qualcosa in più.
Cerco di non sbilanciarmi troppo, di non mostrarle quanto sia smanioso di lei, cosicché mi ritenga sempre cupo e indifferente ad ogni tipo di affetto.
Ma non sono capace di resisterle a lungo. Il suo bacio è passionale, la sua lingua cerca la mia e ben presto, mio malgrado, la trova. Il tutto diventa una lotta tra lingue, un incontro-scontro tra di esse, unito alla voglia l’uno dell’altra.
Non posso godermi questo momento a pieno perché devo mantenere la mia posizione, non posso permettere che qualcosa in me cambi… e soprattutto che lei se ne accorga…
 
Al diavolo tutto, io la desidero…
 
Non più soddisfatto di quell’unico contatto, la tiro verso di me, infischiandomi del dolore alla schiena e alla testa. Stringo forte le sue braccia, dimenticandomi di tutto e di tutti e me la ritrovo addosso. Ma questa posizione non mi è comoda perciò decido di ribaltarla, mettendomi io sopra di lei.
Senza pensarci infilo le mani sotto la sua maglietta, alla ricerca di un contatto maggiore.
Stranamente non mi ferma, anzi lei stessa si sfila la maglietta dandomi libero accesso.
Comincio a toccarla sempre con più forza e in più punti, finchè non la sento gemere ed ansimare, fino a raggiungere l’orgasmo.
Intanto anch’io inizio a farlo: sento i pantaloni diventare troppo stretti e fastidiosi, ragion per cui me ne disfo, aiutato anche da lei.
Afferro la sua mano e la porto in mezzo alle mie gambe cosicché mi aiuti a godere maggiormente.
Ormai, raggiunto l’apice del piacere, vengo nella sua mano, stanco e dolorante.
Prendo ad accarezzarle i capelli, mentre lei, accaldata e con un’espressione serena dipinta sul volto, si appoggia sul mio petto, chiudendo gli occhi.
 
Non va bene. Nulla di quello che sto facendo va bene.
 
Che mi stia innamorando sul serio?



 



 
 
Oh mamma e che ne è uscito!!!!! >___<
La parte hot è descritta malissimo, lo so. E’ troppo frettolosa (anche per i miei gusti), ma farò di meglio le prossime volte (non mancheranno le occasioni, ve lo assicuro èwè).
Spero che vi sia piaciuto anche se…
Un saluto a tutti, se potete mi farebbe piacere sapere la vostra opinione!
Grazie!
Hikari93

 
 
 
 
 
 
 
 
  

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Sakura hai toccato il fondo ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 9: Sakura hai toccato il fondo

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< Mi alzo a sedere, scostando Sakura, ancora appoggiata a me, e facendola sobbalzare a causa del mio tocco brusco, che si contrappone nettamente a quello delicato di qualche minuto fa.
Lei mi guarda, senza capire il motivo del mio gesto.
Ho sbagliato a darle corda. Avrei dovuto resistere alle sue labbra morbide, respingere la lingua che si insinuava nella mia bocca, non sfiorarla nemmeno col pensiero e non accondiscenderle come, invece, avevo fatto.
 Ora si è illusa, pensa che io la ami e che non la desideri solo fisicamente. Pagherà a caro prezzo questo suo pensiero se non se ne disferà immediatamente.
La osservo, senza proferire parola, dedicandole lo sguardo più glaciale che riesca a fare.
Non mi devo sforzare molto, però. Certamente sono insicuro dei miei sentimenti, ho provato gelosia verso di lei, vedendola stretta, anche se non per sua volontà, ad un altro, ho provato una strana sensazione nel baciarla, diversa da quella passione che mi pervadeva durante i nostri incontri notturni, ma questo non può essere amore.
Ho smesso di amare tanto tempo fa, troppo. La vita mi è crollata addosso a causa di mio fratello e da allora sono diventato insensibile, vivendo unicamente per vederlo morto e Sakura non potrà cambiarmi: sono già marcio dentro.
Provo ad alzarmi in piedi, in modo da allontanarmi e completare la missione che mi è stata assegnata,  ma una fitta di dolore alla schiena mi costringe a restare fermo. Basta un solo mio gemito per far preoccupare la rosa del mio stato di salute.
-Come stai?- Mi chiede, visibilmente preoccupata. Non mi giro nemmeno, ma capisco che qualcosa, più esattamente il mio comportamento, debba averla rattristata. Il suo tono di voce non è più sicuro come prima, la determinazione che avevo percepito nelle sue frasi precedenti è scomparsa del tutto, stroncata sul nascere dai miei modi freddi e distaccati. Ma per il suo bene e, in un certo senso anche per il mio, è meglio smetterla.
Non è forse più semplice fermarsi prima di essere andati a fondo?
Anche se forse Sakura il suo fondo lo ha già raggiunto…
-Non ti muovere, ti medico la ferita.- Così dicendo, dopo essersi rifilata la maglia che le avevo tolto, porta le sue mani sulla parte lesa, cominciando a trasferirmi calore e benessere attraverso un suo jutsu medico.
Dal canto mio non ho assolutamente intenzione di parlarle. Le ho già fatto male abbastanza facendole credere che qualcosa potesse essere cambiato, forse per oggi basta così.
Il mio ostinato silenzio non deve essere gradito da lei, in quanto riprende a parlarmi.
-E allora?- Piagnucola.
Non rispondo, non ne vedo la necessità.
-SASUKE!- Mi rimprovera, incitandomi a parlarle, a dirle qualcosa, qualunque cosa.
-Che vuoi?- Le rispondo acido.
Come devo fare per farle capire che tra noi non può esserci dell’altro oltre alla passione? Perché è così ottusa? Perché non si accontenta di quello che può avere? Mi ama? Bene, potrebbe avermi accanto senza che io corrisponda ai suoi sentimenti. Che male ci sarebbe?
-Non cambierai mai, suppongo.- Le sue lacrime iniziano a bagnarmi la schiena, provocandomi una sorta di fastidio. Persino il calore passatomi dalle sue mani mi diventa insopportabile. L’aria, pian piano, si riempie dei suoi singhiozzi.
-Non capisco, proprio non riesco a capirti!- Dichiara. –Cosa fai? Prima mi cerchi, poi mi respingi e ancora mi tratti male! Che cosa devo fare per farmi amare da te?- Il tono di voce diventa sempre più elevato, accompagnato dall’aumentare continuo dei singhiozzi.
Mi trovo nella posizione di dover ammettere, almeno a me stesso, che un po’ mi fa pena, che vorrei consolarla, stringerla tra le mie braccia e riprovare le emozioni di prima ancora una volta, ma, razionalmente, capisco di non potermi far sopraffare dai sentimenti, perché qualunque sentimento io possa provare per lei si annulla completamente davanti alla vendetta, all’odio che provo.
Dal mio punto di vista le sto semplicemente facendo un favore: tento di allontanarla da me ancora una volta, ponendo riparo, così, allo sbaglio che commisi la prima volta che andai a trovarla.
-Non c’è niente che tu possa fare.- Sussurro. –Il mio scopo è soltanto la vendetta. Vivo in funzione di essa e il mio futuro, perciò, è già completamente delineato… e tu non ci sei.-
Scandisco le ultime parole con esattezza e con una lentezza tale da permetterle di assimilarle in tutto il loro significato. La sento fermarsi per un attimo, colpita e affondata all’istante.
In casi come questi le parole diventano pugnali e queste mie poche (parole) la stanno colpendo da troppo tempo, consapevoli di lasciarla in vita corporalmente ma non spiritualmente.
Nemmeno lei ha più qualcosa da dire.
Mi abbraccia, una stretta forte e possente che, sebbene voglia che non mi tocchi, mi fa sentire le sue lacrime sulla pelle e i suoi lamenti sono per me come fastidiosi rumori impossibili da scacciare.
-Ti prego… non lasciarmi di nuovo…-
Lo farei, ma sarebbe peggio per entrambi.
-Ti supplico…-
E’ questa tutta la decisione di poco fa? Eppure l’avevi giurato su te stessa. Avevi detto che stavolta non sarei riuscito ad abbatterti tanto facilmente. Ma allora come definisci il tuo stato attuale?
Sei arrivata a supplicarmi, non che non l’avessi già fatto in passato.
-Non posso e non voglio restare.- Nuovamente provo ad alzarmi ma stavolta non è più la ferita alla schiena ad impedirmelo, ma le mani di Sakura che, con insistenza, restano attorcigliate al mio collo.
-Staccati!- Le ordino, quasi urlando.
Lei non risponde a parole, ma struscia la testa su di me, in segno di negazione.
-Ho una missione da compiere!- Continuo a ferirla semplicemente rivolgendole la parola.
-Sei ferito…- Farfuglia senza troppa convinzione, mentre le lacrime continuano a bagnarmi.
-Ci vuole ben altro per fermarmi. Come potrei ottenere la mia vend…-
-BASTA!- Vengo interrotto bruscamente da un suo grido, col quale fa fuoriuscire tutta la rabbia, la frustrazione e il disperato amore che prova per me. –Capisco le tue motivazioni, capisco che non voglia tornare a Konoha e che non mi ami… ma ti scongiuro… non smettere di venire a casa mia, continua a trattarmi come un oggetto, fa di me quello che ti pare: maltrattami, usami, sfruttami! Tanto se non dovessi più venire, per me sarebbe la fine, ogni cosa perderebbe di significato! Sarei già morta… preferisco essere sottomessa a te centomila volte piuttosto che dovermi separare da te.-
Ha pronunciato tutto ciò velocemente, interrotta soltanto dal pianto e dai sospiri.
Tuttavia non è riuscita a smuovere niente in me…
 
Almeno in apparenza…
 
Segue un lungo silenzio, disturbato dal singhiozzare di Sakura che ancora non si è decisa a lasciarmi andare. Con una mano prende ad accarezzarmi i capelli, godendo sicuramente di quel contatto che spera vivamente di poter rivivere al più presto possibile, mentre con l’altra riprende a curare le mie numerose ferite.
-Dimmi che tornerai…- Ripete come una mantra, sottovoce, vicino al mio orecchio.
-No.- Semplicemente questo monosillabo. So che è capace di annientarla.
-Non ti lascerò andare, ti seguirò…-
-Non puoi.-
Tira su col naso, cercando di fermare i gemiti di dolore e le lacrime che vorrebbero uscire.
-Se tu lo desideri ti aspetterò dopo che ti sarai vendicato. Non ci sarò per nessun altro che non sia tu. Ti aspetterò, anche in eterno.-
Avevo ragione. Il fondo Sakura lo ha già raggiunto.
-Non servirebbe.- Rispondo gelido.
-Voglio essere di nuovo tua. Di tua proprietà per sempre.- Mi afferra la mano e me la poggia sul suo seno. –Agisci, fa quello che vuoi!-
-Sei una stupida.- Sorrido, distogliendo la mano.
La sensazione piacevole alla schiena si interrompe quasi bruscamente. Seguo, con lo sguardo, la mano di Sakura che, tremante per la disperazione, cerca qualcosa in tasca. La ricaccia fuori poco dopo e una strana collana appare alla mia vista.
-Te la ricordi?- Simula un sorriso.
Non annuisco né asserisco. Freddo, come sempre.
-Me l’hai regalata tu.- Continua, come se volesse rinfrescarmi la memoria.
-E’ uno sciocco regalo. Avresti fatto meglio a buttarlo.- Le parole escono da sole. Persino loro sono capaci soltanto di maltrattarla, mentre, in realtà, vorrebbero dirle altro.
-Per me è importante.-
Come unica risposta giro la testa di lato, disinteressandomi completamente al suo discorso.
Ma la sua presa è forte, forse dettata dalla disperazione, e il mio viso, girato controvoglia da lei verso di lei, si ritrova ad un palmo dal naso dal suo.
Un po’ stupito e un po’ voglioso, avverto le sue labbra sulle mie… di nuovo.
 
Sakura.
Lei il fondo lo ha già toccato… ma non è che stia cercando di trascinarci anche me?





 
 
 
Oh mammina, questo capitolo sembra un dramma!!! -___-“
Capisco che l’ho scritto di notte ma… mah, forse potevo fare di meglio!!! >___<
Vabbè, ringrazio chi ha letto e chi ha recensito!
Grazie mille a tutti.
Hikari93 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: E' tutta una questione di orgoglio ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 10: E’ tutta una questione di orgoglio

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<  
Invano tento di allontanarla da me, spingendola, o almeno cercando di farlo, senza importarmi della violenza del mio gesto. Prepotentemente appoggio le mie mani sulle sue spalle, mettendoci quanta più forza possibile per impedire un qualsiasi contatto. E’ sempre così ogni volta che mi si avvicina troppo: non riesco più ad essere razionale, come sono solito fare, ma le passioni mi sopraffanno, togliendomi quella maschera d freddezza che fa credere a tutti che io sia quasi incapace di amare.
Con lei sto bene, perché i miei oscuri propositi di vendetta, che mi attanagliano l’anima, smettono momentaneamente di farsi sentire. Ma mi rendo conto che, proprio per questo, non posso proseguire così perché ho un obiettivo da raggiungere e non posso permettere che i sentimenti mandino all’aria tutti gli sforzi che sto facendo. Talvolta penso a come potrebbe essere una vita con Sakura, ad una nostra relazione alla luce del Sole e magari ad una futura famiglia… ma, ogni volta, quasi vergognandomene, scaccio via questi pensieri, come se li sentissi estranei da me, come se capissi di non essere capace di provare emozioni come tutti gli esseri viventi ma ritenessi di essere qualcosa di diverso dagli altri. Tuttavia quando sono al covo, impegnato in qualche allenamento, riesco a non pensare a tutto ciò, ma quando mi ritrovo in queste situazioni? Come potrei reagire?
La mente ha già alzato quel suo blocco protettivo per tenermi lontano da Sakura, ma il bisogno, ahimé non solo fisico, vuole prendere il sopravvento. Mi tornano in mente le sue parole, quando mi ha chiarito la sua volontà di farsi amare da me in tutti i sensi… ma, in realtà, è già da un po’ che… che la penso diversamente, non considerandola più solo come un oggetto. A dirla tutta, giorno dopo giorno, mi sono sempre più reso conto dello sbaglio che feci la prima volta che andai a casa sua: tutto cominciò come un semplice “bisogno”, come un divertimento che volevo concedermi. Ho tentato più e più volte di tenermi lontano, di non recarmi più a trovarla, ma, nonostante facessi passare quanto più tempo possibile, mi ritrovavo sempre lì, davanti alla sua finestra. Alcune notti ho osservato la sua stanza, ma senza avvicinarmi, nella speranza che il desiderio che finivo col sentir nascere sempre più forte dentro di me, si annullasse per sempre, così come era nato.
Questo è l’unico momento che avrò per provare a farle capire che tra noi non può esserci nulla, che non deve assolutamente esserci nulla! Ho provato a trattarla male, rispondendole bruscamente o non rispondendole proprio, ma non è cambiato nulla: infondo la colpa è stata mia. Conoscevo i suoi sentimenti per me e sapevo che sarebbe stato impossibile ritornare all’origine una volta cominciato il tutto. Ormai già sto svelando, dandole per vere, quelle che fino a giorni fa erano solo sciocche supposizioni, quindi non mi costa niente aggiungere che, un po’ maliziosamente, non mi dispiace poterla avere tutta per me. In ogni caso un rapporto con lei non sarebbe mieloso, ma passionale…
 
Rimuginando su questi concetti, trovo difficoltoso mantenere un atteggiamento distaccato.
Come dicevo, provo ad allontanarla ma lei, contraddittoriamente a come si è comportata finora, non demorde e purtroppo non le mie condizioni fisiche non mi permettono sforzi troppo eccessivi.
Per sua sfortuna, però, non ho alcuna intenzione di lasciarmi trasportare di nuovo in questo rapporto senza futuro, quindi impiegherò tutte le mie energie residue per staccarmela di dosso: infondo da questo potrebbe dipendere il mio futuro, in un certo senso.
Indubbiamente gli allenamenti con Tsunade hanno dato i loro frutti: la mia “dolce bambolina” ne ha di forza! Mi poggia, disperatamente, una mano dietro la testa, mentre con l’altra mi va a toccare la dolorante schiena.
Percepisco le sue labbra smaniose che, senza risparmiarsi, cercano di schiudere le mie per approfondire il bacio, ma non glielo permetterò. Se non posso discostarla, almeno posso opporre resistenza, sebbene mi costi un po’ di fatica.
Mi si è letteralmente avvinghiata addosso e non credo che il mio rifiuto gli vada tanto bene, ma non avrei mai pensato che arrivasse a tanto. Difatti, avverto la sua mano, quella sulla schiena, fare pressione sul mio corpo, graffiarmi, procurarmi dolore, colpendo la parte già ferita.
Stringo i denti per non demordere perché so già cos’ha intenzione di fare.
Lei insiste, continuando a farmi male finchè, insoddisfatta della non riuscita del suo “piano” non prende ad accarezzarmi anche la testa e, più specificatamente, la ferita, dalla quale gronda ancora un po’ di sangue.
A quel punto sento una fitta indescrivibile, che mi fa gemere, facendomi aprire la bocca.
Brutta bastarda… alla fine l’ha avuta vinta.
Approfittandosene di questo mio momento di debolezza, infila la sua lingua nella mia bocca, andando a toccare diversi punto della mia cavità orale.
Interiormente godo di questo contatto, desiderando anche qualcosa di più, ma, riuscendo a mantenermi calmo e lucido, subisco il suo bacio senza contraccambiarlo: prima o poi si stancherà!
Difatti, dopo aver continuato inutilmente, per istanti che mi sono sembrati eterni, si stacca, visibilmente delusa.
Sbuffando giro la testa di lato, sputando a terra in segno di protesta e pulendomi la bocca con la manica del kimono, ripassandola più di una volta per sottolineare meglio il concetto.
Solo dopo mi decido a guardarla in faccia.
Gli occhi sono rossi, per via del pianto incontrollato di poco fa, e trasmettono tutta l’insoddisfazione dovuta al mio essere restio al suo gesto appena compiuto.
-Con questo vuoi farmi capire che non mi ami?- Sussurra, abbassando lo sguardo.
Per un secondo mi viene addirittura di pensare di sollevarle il volto, come ho sempre fatto di solito, e guardarla fissa, ma le condizioni non lo permettono. Mi limito a un mezzo sorriso di scherno.
Quante volte vuoi costringermi a mentirti?
-Non ricominciare. Sai già la mia risposta.- Poche parole, ma sufficienti.
Lei non batte ciglio.
-E non tornerai da me?- Mi chiede dopo un po’.
Scuoto la testa senza riuscire a proferire altro.
-E’ per quello che ho fatto, vero? E’ perché sei orgoglioso, perché non hai accettato il fatto che la tua bambolina abbia alzato la testa!-  Mi urla mentre le mani le tremano in maniera evidente e lacrime di labbra iniziano a scenderle silenziose.
-Non c’entra… è stato uno sbaglio già dalla prima volta.- Asserisco. Questa volta, però, c’è un pizzico di verità nelle mie parole… anche se non è totalmente falso che mi ha infastidito il suo comportamento. Da un certo punto di vista è stato anche (forse soprattutto) quello a convincermi ad allontanarmi dalla mia “droga”.
-Stupido…- Tartaglia, distogliendo lo sguardo dalla mia figura. –Sei uno stupido bugiardo!-
Resto interdetto. Arrivare a chiamarmi stupido? Forse è vero che sono un tipo orgoglioso e questo mio, appunto, orgoglio ferito sta per rimangiarsi tutto quello che ho pensato di lei fino a meno di cinque minuti fa. Probabilmente quella che desidero è la Sakura sottomessa? Non so più cosa pensare!
-Ripetilo se hai il coraggio.- Nonostante la rabbia crescente, dal mio tono non traspare alcun sentimento ostile. E’ questo che non capisco di me. A volte credo di “amarla”, per quanto difficile mi risulti usare questo termine, mentre altre volte, come in questo momento, non provo nulla.
-Pensi solo a te stesso! Non hai mai considerato ciò che posso provare io!-  Alza il tono di voce.
-Semplicemente perché non mi è mai importato nulla di te…- Concludo freddo.
-Bugiardo! So che non è così!- Mi si fionda contro, fino ad appoggiarmi a terra, senza grazia alcuna. Riesco a stento a trattenere un gemito. –Perché non mi guardi negli occhi quando lo dici?-
-Veramente non mi ero neppure accorto di aver distolto lo sguardo, è stata una reazione normale!-
-Ma io so come fare con un ostinato maniaco come te!- Afferma guardandomi dritto in faccia.
-E che hai intenzione di fare, suvvia, agisci!- La sfido, indirizzandole un sorriso sprezzante.
-Ti assicuro una cosa: dopo questo sarai costretto a tornare da me.- Vederla sorridere, anche se non di felicità, ma un sorriso triste, tirato, mi sorprende. Di solito quando parla con me si abbandona o ad un pianto disperato, come prima, oppure si chiude in uno stato di mutismo che non sono solito interrompere.
-Vedremo!- Continuo, digrignando i denti dal nervoso che inizia a farsi sentire.
Intende sfidarmi? Vediamo cosa avrà il coraggio di fare.
Non concludo questo mio pensiero che la sua mano si insinua in mezzo alle mie gambe, mentre con l’altra mi tiene bloccate le mani.
Questo è troppo. Avrei ipotizzato di tutto, ma mai questa sua mossa.
-Sa… Sak… ura…- Balbetto mentre lei stimola il mio membro, toccandolo smaniosamente.
Sfortunatamente la sua forza è sovraumana e il mio stato di salute è terribile, perciò non mi resta che sottostare al suo tocco.
-Dannazione…- Aggiungo, vergognandomi dello stato pietoso in cui mi trovo.
-Che c’è, non te lo aspettavi?- Mi schernisce, sorridendomi maliziosa. Evidentemente è una sorta di ripicca per tutte le volte che sono stato io a farlo a lei, senza permetterle obiezioni.
La sua mano continua imperterrita, insensibile alle mie mute proteste, espresse da gesti e da mugugni. Sento le sue dita, sensuali, che stringono, massaggiano, mi eccitano terribilmente.
Mi manca persino la forza di tirarle un calcio.
Sono riuscito a resistere al bacio ma a questo punto non mi resta altro che arrendermi e aspettare che tutto sia finito.
Comincio a gemere sempre più forte, sono quasi sul punto di venire. Chiudo gli occhi, godendo a pieno della sua mano, attendendo vogliosamente di raggiungere il piacere massimo. Per aiutarmi, inizio a muovere il bacino in avanti. Ma quando sono sicuro che non manchi molto sento che la sua mano non c’è più.
-Sakura…- La chiamo, incitandola a continuare la sua opera.
-Te l’ho detto.- Mi fa lei, con un tono neutro.
-Continua!- Le ordinò.
Non odo risposta e intanto il mio bisogno diventa sempre più impellente. Cerco la mano di Sakura intorno a me, tastando il terreno sottostante ma niente.
Cerco di resistere, ma ormai il danno è fatto.
-Brutta puttana che non sei altro…- La accuso e stavolta faccio in modo che percepisca tutta la rancore che è provo.
Impossibilitato dal fare altro, non mi resta che procurarmi da solo il piacere che cerco.
Perciò, vergognandomi come non mai in vita mia, sono io stesso a riprendere l’attività lasciata in sospeso da quella stupida, finchè, finalmente soddisfatto, non vengo nei miei pantaloni.
Ho il respiro affannato ma, un po’ sforzandomi, mi alzo a sedere, mantenendomi sulle mani.
-Puttana… brutta puttana che non sei altro…- Tra un respiro e l’altro, glielo ripeto, guardandola con quanto più odio possibile. E io che ho pensato di amarla? Sciocchezze.
-Con te non si può agire diversamente!- Sbotta arrabbiata.
-Giuro che questa me la paghi…- Esclamò in tono sicuro.
Così dicendo, mi lanciò verso di lei, pronto a colpirla. Un dolore acuto alla schiena è la sua salvezza.
-Te la sei cavata, stavolta.- Le dico, arrogante.
Lei si alza e, come se niente fosse successo, riprende a curarmi la schiena, regalandomi calore e sollievo, ma non calma. Alla fine me la benda e con essa mi fascia anche la testa: ma non si aspetterà mica un ringraziamento da parte mia? Di sicuro non lo avrà: al massimo si dovrà aspettare una mia vendetta.
 
Il flusso dei miei pensieri viene però interrotto da una voce in lontananza.
-SAKURA!!! Ma dove sei finita?-




 
 
Come godo!  è-è
“Mi stai facendo fare solo figure di merda!” NdSasuke
Succede, succede! (ù__ù) Ti preferivi dolce e mieloso? O.o
“…” NdSasuke
Ecco! Mi piace quando capisci! ;)
Passando alle cosa ”serie” (O.o) mi dispiace che il capitolo sia stato… mah! Non so descriverlo nemmeno io!! Forse è troppo dolce all’inizio e un po’ contraddittorio alla fine! Perché Sakura passa da un pianto disperato (capitolo scorso) a una “ferocia?” un po’ innaturale! Beh, però col bacio non contraccambiato ha capito che Sasuke non è u tipo facile e che con lui vanno usati certi metodi!(è-è)
Che dire, se vi va, fatemi sapere che ne dite!
Alla prossima! 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Missione conclusa ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 11: Missione conclusa.

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<  
E’ Rock Lee.
 
Non ho la più pallida idea di quanto tempo sia passato da quando sono qui. A dirla tutta solo ora ricordo di essere in missione: tra una cosa e l’altra l’avevo dimenticato.
Di fronte a me Sasuke, più arrabbiato che mai, mi osserva arcigno, senza trasmettere alcun sentimento di amore da quei suoi occhi scuri e profondi come pozze. Vuole sicuramente farmela pagare, dovrò aspettarmi una sua visita nei prossimi giorni. E’ uno solo il motivo che mi ha spinta ad agire così: non si è trattato tanto del suo comportamento arrogante nei miei confronti, più che altro è stato il desiderio di assicurarmi di rivederlo almeno un’altra volta. Riflettendoci, però, credo di aver peggiorato la situazione… avrei dovuto pensarci meglio!
-Non ho potuto fare molto per la tua ferita…- Gli dico, con seria preoccupazione. Nonostante più e più volte le abbia dato sollievo, curandola con ogni jutsu a me conosciuto, la situazione resta preoccupante per la sua schiena. –Per un po’ dovrai restare a let…-
La frase mi muore sul finire, interrotta bruscamente da una manata del moro che allontana definitivamente le mie mani dalla sua pelle.
-Smettila di toccarmi. Non voglio più che tu mi dia fastidio. E tanto per puntualizzare… so badare a me stesso.- Il suo modo di parlare mi colpisce duramente, infliggendomi fitte all’anima: forse ho davvero esagerato, finendo per perderlo piuttosto che avvicinarmelo. Complimenti Sakura, andiamo di male in peggio! Ma non è il momento di arrendersi! Se ho fatto il passo più lungo della gamba ne subirò le conseguenze e affronterò la situazione a testa alta, senza più piagnucolare!
Nonostante la buona premessa, devo lottare contro me stessa per non abbassare il capo, ferita dalle sue dure parole, e continuare a guardarlo negli occhi.
-Ed ora vattene!- Aggiunge velenoso. –Ti stanno chiamando, no?- Volta il capo, completamente disinteressato a qualsiasi mia possibile risposta.
Se è stato difficile mantenere uno sguardo “inespressivo” alle sue precedenti frasi, ora mi è quasi impossibile trattenere le lacrime, ma, armata di tutta la determinazione possibile, che mi è mancata in tutto questo tempo, faccio il possibile per non farle uscire. Ma non posso nemmeno andarmene senza dirgli alcuna cosa: equivarrebbe ad essere sconfitta.
-Hai ragione…- Affermo senza riuscir più a tener alti gli occhi. –Devo andare… e devo farlo prima che si scopra la tua presenza.-
Spero di fargli capire quanto ci tengo a lui, nonostante tutto.
Spero di scusarmi indirettamente per quello che gli ho fatto, ma allo stesso tempo di fargli capire che era necessario affinché comprendesse il mio stato d’animo davanti al suo atteggiamento.
Spero che si faccia rivedere e che si riguardi.
Senza dar voce a nessuno dei miei pensieri, mi limito a voltare le spalle e ad imboccare la strada che mi condurrà da Lee che, interrottamente mi sta cercando.
-Ciao Sasuke…- Sussurro prima di andare.
Non sono più convinta di nulla. Sento di nuovo la paura che cresce, la paura di non rivederlo più, quella che ogni singola notte si fa sentire, creandomi dei groppi in gola che restano lì, fermi ed irremovibili finchè non lo vedo sbucare dalla finestra della mia camera. Per un breve istante mi pervade l’idea di fermarmi, di girarmi e di riandargli incontro, abbracciandolo e non lasciandolo più, seguendolo e restando tutta la vita con lui, al suo fianco, pronta a rinunciare alla mia famiglia, ai miei amici, al mio villaggio… solo per amore…
Ma, tornando presente a me stessa, capisco che non posso, che un’idea del genere deve essere stroncata sul nascere, perché non devono essere vane le parole che gli ho detto.
-Farò in modo che tu ti innamori di me non solo fisicamente…-
Così, confortata dall’illusione di poterlo rivedere, me ne vado.
 
Bamboccia… è inutile che fai la santarellina con me! Tanto, qualunque cosa mi dica o mi faccia, ormai è troppo tardi. Ho giurato che questa me l’avresti pagata e così sarà, te lo assicuro.
Hai finalmente capito che devi andartene, che devi lasciarmi solo.
Tuttavia, sei fortunata, penserò dopo alla tua punizione, ora ho una missione da sbrigare e non posso permettermi di fallirla: che figura ci farò altrimenti? Solo che devo agire subito, non c’è tempo per il riposo, anche se, inutile negarlo, ne avrei tanto bisogno.
Aspetto che tu scompaia del tutto, che la tua figura non mi appaia più agli occhi, poi tento di alzarmi. La cosa non è semplice: nonostante tutte le tue cure, fitte incontrollate mi fanno raggelare ad ogni mio movimento e, come se non bastasse, la testa prende a girarmi.
Un piccolo insuccesso dovrò necessariamente portarmelo a casa. Indubbiamente non riuscirò a svolgere un lavoro eccellente, mi servirà da lezione per la prossima volta, ma vedrò di recuperare almeno qualcosa, in modo che la mia sconfitta non sia completa.
Non mi resta che elaborare un piano efficace.
 
-Sakura! Ma dov’eri finita!- Mi rimprovera il mio esuberante compagno di team. –Mi sono preoccupato!-
-Non sono una stupida incapace di badare a me stessa!- Possibile che tutti mi considerino un’incapace? Sembrerebbe che a tutti piaccia darmi ordini e questo non lo sopporto! Angosciata da tutti gli avvenimenti di questa notte, oltre che infastidita da Lee, mi viene quasi normale rispondere così, senza far nulla di concreto per camuffare l’acidità della mia voce.
-Scusa Sakura-chan! Ero solo preoccupato!- Chiarisce lui. –Il fatto è che ho visto tanti nemici abbattuti e ho pensato che tu potessi essere stata ferita…-
Segue un minuto di silenzio nel quale Lee, quasi innalzando gli occhi al cielo, pare riflettere.
-Non li avrai battuti tutti da sola!?- Mi grida, entusiasta al pensiero di un’opera così portentosa.
-No, no, no… le cose non sono andate proprio così…- Balbetto, fissando un punto poco definito alla mia destra. –Ho cominciato a combattere contro di loro, ma poi…- Mi fermo un attimo per organizzare una frottola digeribile. –Ma poi è scoppiata una sorta di… lite interna! Sai, hanno cominciato a massacrarsi a vicenda e per me è stato facile avere la meglio! Ho riportato solo qualche ferita.- Concludo, mostrandogli il labbro spaccato.
-Meno male! Non oso immaginare cosa avresti fatto altrimenti!- Sospira al sol pensiero.
-Già… di sicuro non ce l’avrei fatta!- Ridacchio, nascondendo un pizzico di malinconia.
-Sei sicura che non ce ne sia qualcuno nascosto?- Mi fa, improvvisamente serio, avviandosi verso la direzione da me appena percorsa e quindi verso Sasuke.
-NO! Cioè… no, ho controllato tutta la zona!- Mento, afferrandolo per un braccio. –Ti assicuro che non c’è alcun motivo per andare di là! Piuttosto, andiamo a controllare meglio la tua area, così, finalmente, potremo tornare da Hinata, e portare al sicuro i rotoli.-
-Non ne sono troppo convinto… forse un’ulteriore occhiata non guasterebbe…- Dice pensieroso.
-Ho detto che dobbiamo andare di là!- Lo ammonisco, alzando progressivamente la voce. –Perciò cammina!- Quasi lo trascino, acchiappandolo per le braccia e strusciandolo con i piedi per terra.
-Sakura …- E’ strano: il suo tono è diverso. –Ma… non è che vorresti restare da sola con me?-
-IDIOTA!- Gli tiro un sonoro pungo in testa, tanto da fargli perdere momentaneamente i sensi. –Ma sentilo questo imbecille!- Asserisco tra me e me.
Ora mi tocca aspettare pure che si riprenda: pazzesco!
Mi siedo, sperando che l’attesa non sia troppo lunga.
 
E’ stata più dura di quanto pensassi, ma sono riuscito a mettermi in piedi e a riprendere la missione.
Sebbene sia in uno stato pietoso, riesco a muovermi furtivamente, senza incappare in qualche ramo spezzato o in qualche sasso: silenzioso, come ho imparato ad essere in questi anni.
Digrigno i denti ogni qualvolta che uno spiffero leggero mi infreddolisce, trattenendo, quando più mi è possibile, il dolore che provo.
Un mio pregio è sempre stato quello di essere veloce e anche in questo caso, non sono da meno.
La voglia di superare la missione, o almeno di portarla a termine in parte, è più forte di ogni altro male… e poi sono un ninja. Riuscirò a resistere.
Ciò che, però, mi sorprende, ancor più di ogni altra cosa è che nella mia mano, tengo stretta una catenina di metallo freddo: esatto. Si tratta della collana di Sakura, la cianfrusaglia che le ho regalato qualche anno fa. Forse l’ha dimenticata a terra, forse non ha voluto prenderla o qualunque cosa abbia voluto fare, quando l’ho vista non ho potuto fare a meno di prenderla.
Non voglio chiedermi perché… che io abbia paura della risposta?
Scuoto la testa velocemente al fine di rimuovere queste sciocchezze, anche perché non è assolutamente il momento adatto, infatti, la fortezza, che già intravedevo da prima, diventa sempre più vicina.
C’è qualche guardia, ma le abbatterò talmente velocemente che non se ne accorgeranno nemmeno.
Così facendo, quindi, dopo due, tre colpi di spada, mi si apre la strada per il mio obiettivo. Da quanto dettomi da Kabuto devo trovare una porta che conduce ad una sala sotterranea. Una porta particolare che, grazie alla quantità di chakra che le viene somministrata, risulta quasi invisibile.
Precauzione inutile contro il mio Sharingan, difatti, dopo essermi osservato attorno per alcuni attimi, la rilevo immediatamente.
Potrebbe esserci qualcuno perciò devo agire con cautela.
Senza problemi raggiungo la stanza interessata, affacciandomi quel poco che basta per vedere la Hyuga vigile, al centro della stanza, ma non abbastanza per riuscire a vedermi.
Devo considerare il chakra che ho a disposizione, senza commettere errori.
Ebbene sì. Approfitto di un unico, piccolo, attimo di distrazione della mia avversaria per procedere. Vinta dal sonno e della stanchezza, infatti, si è strofinata gli occhi e questo mi è bastato per andare alla ribalta: le sono andato alle spalle e, con un colpo secco, l’ho stordita poi ho afferrato una decina di rotoli e, dopo aver evocato Manda, mi sono allontanato, senza che Hinata riuscisse a capire cosa fosse accaduto esattamente.
Ovviamente non è nella mia indole andare via così e soprattutto completare a metà la missione, tuttavia non mi è stato possibile procedere diversamente. Se fosse arrivato qualche altro aiuto me la sarei vista brutta.
Sono sicuro che la presenza di Manda attirerà lo stesso qualcuno
 
-Cosa è stato?- Chiedo preoccupata. Un rombo, infatti, mi è appena giunto alle orecchie, accompagnato da ciò che potrei definire come la risposta alla mia precedente domanda. Appunto, poco lontano da me e da Rock Lee, che si è ripreso da poco, posso vedere un serpente… sono convinta che sia stato Sasuke ad evocarlo.
Il cuore comincia a battermi, ma stavolta non tanto per la gioia di rivederlo, dato che l’ho “abbandonato” recentemente, piuttosto per la paura che possa essere accaduto qualcosa ad Hinata. Sasuke era furioso… spero in bene! Oltretutto quanti e quali rotoli avrà preso?
Osservo il serpente: troppo veloce e noi troppo lontani, nonostante Lee abbia accelerato di molto.
La missione può essere considerata parzialmente fallita.




 
 
Non vedo l’ora di spostarmi a Konoha! xD
Finalmente questa missione è finita e non credo che avrei potuto farla terminare in modo “migliore” nel senso che non mi andava di far fare a Sasuke la figura del perfetto idiota, perciò ho optato per un 50&50! XD
 
Tra un paio di capitoli apparirà anche Naruto ^__^
Da allora seguirò più o meno gli avvenimenti Shippuden, modificandoli dove devo a causa della relazione clandestina tra Sasuke e Sakura che (è ovvio, no?) continuerà tra alti e bassi. Perciò il titol dice “Una storia complicata” perché questi due non avranno pace! Anzi, quando sembrerà che tutto si sarà sistemato… non si sarà sistemato! xD
Ma per questo dovremo aspettare mooooolto!!
Ringrazio tutti, sia chi legge che chi recensisce. Grazie mille! 

  

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Amiche e vendette ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 12: Amiche e vendette

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-Mi… mi dispiace. Avrei dovuto fare più attenzione.- Hinata balbetta sommessamente, chiedendo venia all’Hokage per quanto accaduto. Si sente in colpa per aver permesso al nemico di rubare parte dei rotoli, i quali riguardavano soprattutto tecniche della resurrezione e affini.
Tsunade sospira invitando la Hyuga ad alzare il capo. –Tranquilla Hinata, la responsabilità non è soltanto tua.- Le dice squadrando anche me e Lee. –Tuttavia la missione è stata completata in parte, ragion per cui non si parla di un completo fallimento. Quello che più mi piacerebbe sapere…- Continua stringendo gli occhi. –E’ chi era il nemico?-
Stringo i pugni: gesto che non sfugge alla nostra interlocutrice.
-L’hai visto?- Mi rivolge la domanda frettolosamente, fissandomi dritto in volto.
-Chi… io?- Rispondo quasi imbambolata, come se fossi sorpresa della sua, più che lecita, richiesta. –No, no! Quando siamo arrivati io e Lee era tutto già finito.- Come potrei dirle di aver incontrato Sasuke?
L’Hokage mi guarda ancora insistentemente finchè, dopo qualche secondo di silenzio, si decide ad aggiungere altro. -Credi che possa c’entrare Orochimaru?-
-Può darsi.- Mi limito a dire, senza riuscire a sostenere l’occhiata di lei.
 
-Cosa è accaduto, Sasuke?- Beffardo come sempre, Orochimaru, alquanto sorpreso del mio stato di salute malaticcio, si informa della missione. –Eppure non doveva essere troppo difficoltosa!- Esclama, ammiccando verso Kabuto, il suo inseparabile schiavetto.
-Mi sono sopravvalutato, ma non accadrà più.- Non aggiungo altro, irato come non mai con Sakura e con tutti. Mentre il serpente mi parla, la mia mente già è in moto per escogitare una piccola vendetta. Potrei solamente non farmi più vedere, ma non risolverei nulla: sarebbe come se venissi sconfitto. Ma se tornassi da lei, per qualunque motivo lo facessi, farei esattamente quello che vuole.
Inutile pensarci: è sempre questo il problema.
-Ora però devi riposarti. Se ti sforzi troppo potresti peggiorare.- Asserisce Kabuto, aggiustandosi gli occhiali sul naso, nella veste di medico da quattro soldi.
Purtroppo mi trovo costretto a dargli ragione.
 
-E questo è tutto!- Concludo, facendo spallucce.
-Avete ricevuto un bel rimprovero da Tsunade!- Afferma Ino, quasi prendendomi in giro e iniziando a ridere come una papera, la solita risata allegra e snervante che mi fa, allo stesso tempo, divertire ed andare su tutte le furie. Almeno di solito. Questa volta, però, i miei pensieri sono persi tutti ad un’altra parte: ad un covo lontano, situato chissà dove, nel quale si trova la persona dei miei desideri. E a causa sua, poi, ho dovuto mentire alla mia amica Ino più di una volta, anche adesso: ho mantenuto la stessa bugia inventata per Lee, Hinata e persino per l’Hokage.
Ma i sensi di colpa si fanno sentire.
-Sakura, cos’hai?- Ino mi sembra quasi preoccupata, tant’è che ha smesso di sghignazzare.
Mi rendo conto solo adesso che il mio sorriso, quello con cui ho salutato Ino appena dieci minuti fa, si è spento e al suo posto è comparso un velo di tristezza pesante, troppo pesante, accompagnato da una lacrima silenziosa. Sono stufa di tenermi tutto dentro. Più di una volta ho pensato di raccontare tutto a qualcuno, ma nessuno mi sembrava idoneo. Ovviamente ho pensato anche ad Ino, ma con che coraggio avrei potuto farlo? E’ vero, dal mio comportamento passato non si direbbe, però ho sofferto molte volte per la sua lontananza, per quel legame che non esisteva più ed ora, dopo tanto tempo e tanta fatica, non posso permettermi di ritornare al punto di partenza.
-Niente.- Provo, senza nessuna convinzione, a rifilarle una sciocchezza.
-Mi prendi per stupida?- Mi fa, visibilmente arrabbiata. –Siamo o non siamo amiche? Se hai un problema, qualunque esso sia, io ti aiuterò!- Mi prende le mani tra le sue.
-Sono sicura che se sapessi di cosa si tratta non diresti così…- Le parole fuoriescono da sole, senza che io possa fare nulla per impedirlo. Inutile dire che, nemmeno terminata questa misera frase e già me ne sono pentita.
-E che può essere!?- Abbandona la sua aria seria, cercando di sdrammatizzare, assumendo un tono da saccente e da “miss so tutto io”.
-Sasuke…- Sussurro, trovando il coraggio di pronunciare il suo nome con qualcuno che non sia lui stesso. In fondo se è vero che siamo davvero amiche sarebbe comunque scorretto da parte mia
mentirle su qualcosa che per entrambe è molto importante. Mi decido a rialzare lo sguardo per  osservare la sua reazione. Mi sarei aspettata un’espressione meravigliata, arrabbiata, nervosa… invece la faccia di Ino è inespressiva: non capisco se l’ha presa bene oppure male.
-Hai detto… Sasuke?- E’ incredula. Forse anch’io sarei rimasta così ad una notizia del genere. -Che intendi?- Il suo tono ora è mutato: posso sentire vivo lo stupore che la invade, incidendo gravemente su ogni singola sillaba che pronuncia.
-Ci vediamo da un po’.- Continuo, tenendo sempre la voce piuttosto bassa, anche se nelle vicinanze non c’è nessuno. Sta per replicare quando, prima che possa aggiungere alcunché, la interrompo, rispondendo alla sua eventuale prossima domanda. –In segreto, da cinque mesi circa.-
-E non mi ha detto niente?- Sbotta, alzandosi in piedi e sputandomi contro tutta la sua rabbia. Sapevo di dovermene stare zitta: ora ho perso anche l’amica. -Perché?- Aggiunge, tristemente.
-Per paura di una tua reazione. Per paura che anche tu mi lasciassi sola.-
Lei si gira di spalle, portandosi le braccia al petto e mettendo il broncio.
-Mi odi per questo?- Le chiedo infine.
-Dipende che cosa intendi!- Prorompe, poco chiara alle mie orecchie. Di fronte al mio silenzio, riprende. –Se parli del fatto che mi hai mentito, sì, sono molto arrabbiata con te!-
Non oso risponderle: come potrei biasimarla?
-Se poi ti riferisci a Sasuke...- Così dicendo si gira verso la sottoscritta, appoggiandomi le mani sulle spalle. –Non posso negare di essere triste, in un certo senso, anche perché credo di aver capito che i vostri incontri non siano di “amicizia”, ma non possono fartene totalmente una colpa. Siamo amiche, no?- Si sforza di sorridermi, evidentemente addolorata, ma al contempo sorridente.
Quasi prendendomi alla sprovvista, mi abbraccia.
-Ma non sono riuscita a capire quale sia la parte sgradevole dei vostri incontri clandestini!- Sorride maliziosa, ancora abbracciata a me.
-C’è tanto da dire.- Mi avvilisco.
-E allora comincia!- Si distacca, risiedendosi sulla panchina.
-Grazie…- Mugolo, prima di cominciare a narrare le mie vicende.
 
-Allora ti lascio riposare.- Così Kabuto si congeda, dopo avermi sottoposto a cure e a fasciature più o meno seccanti. Il tonfo della porta mi assicura di essere totalmente solo.
Ed ora veniamo a noi.
Dalla tasca riprendo la collana, osservandola con scarso interesse. Al sol pensiero del suo gesto vengo assalito dal nervosismo, iniziando a stringere fortemente il pezzo di metallo tra le dita, tanto da lasciarmi i segni. Di solito sono sempre calmo e rilassato, ma capisco che la cosa che più mi ha infastidito non è tanto il gesto in sé, ma il fatto che la mia bambolina, il mio giocattolino, abbia cominciato ad alzare la testa, ribellandosi alla mia volontà.
 
Pensavo di sentirmi bene con lei…
 
Finché tutto proseguiva nella giusta direzione
 
E magari… stavo provando qualcosa che andava oltre all’amore…
 
Ma è stata lei a volere che smettessi…
 
Non è un mistero che io sia un tipo vendicativo e questo Sakura lo sa, ma cosa potrei elaborare affinché sia una vendetta efficace? La prima cosa che, ragionando senza farlo per davvero, mi sovviene, è di comportarmi nel suo stesso modo: di agire con violenza, di farle quanto più male fisico possibile, senza fermarmi alle sue possibili richieste, di renderla mia a tutti gli effetti.
Ma può il dolore fisico essere maggiore del dolore psichico?
Considerando le mie esperienze di vita vissuta, direi di no. Ad esempio, anche se so perfettamente che si tratta di due concetti di importanza diversissima, avrei preferito morire cento volte, essere torturato fino alla pazzia, piuttosto che dover assistere allo sterminio del mio clan. Come ho già detto, la vendetta contro Itachi è tutto un altro discorso rispetto alla “vendetta” contro Sakura. Sarò contraddittorio, ma per lui (Itachi) non basta la sofferenza psichica, perché, al contrario della bambolina, è del tutto insensibile, perciò mi occorre la forza: forza che non è sufficiente, che non serve, contro Sakura per il semplice fatto che la stessa può soffrire molto, se non di più, anche solo vedendomi.
Di conseguenza, senza perdere il mio autocontrollo di sempre, mi limiterò a rivederla, senza dar segno di cedimento, senza darle la soddisfazione di aver ottenuto qualcosa di concreto e significativo con la sua mossa.
Se poi continuerà a ribellarsi… a quel punto sarò crudele.
Mi dispiace bambolina, ma non ti darò l’appagamento di vedermi cadere nella tua malcelata trappola per topi perché, sai, sono e sarò sempre io a guidare il gioco.
 



 
Vi aspettavate qualcosa di più da Sasuke vero? xD
(in effetti anche io stessa me lo aspettavo °__°), però, considerando il carattere di Sasuke, più che altro “calmo” (tranne quando vede Itachi! xD), ho pensato che il moro avrebbe potuto agire così! Riguardo a Sakura: ora non è più da sola, avrà anche il sostegno di Ino, così potrà piangere di meno! >W< (si spera).
Vabbè, grazie per aver letto! ^___^ 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Consigli ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 13: Consigli
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-E’… incredibile…- Ino mi fissa con un’aria stralunata, incredula su quanto le ho appena detto. Le ho narrato la verità riguardo la nostra missione, confidandole che quanto detto all’Hokage e agli altri miei compagni di team era solo una mera bugia. Ho tentato di nascondere quanti più dettagli possibili riguardo alla nostra, mia e di Sasuke ovviamente, intimità, limitandomi a descrivere le cose a grandi linee: di certo non potevo dirle tutto… beh, saranno fatti miei!
-Quando mi soffermo a pensarci lo sembra anche a me…- Ammetto arrossendo visibilmente. Ma nonostante tutto, sebbene non mi tratti nel migliore dei modi, non posso fare a meno di amarlo.-
Forse sono stata un po’ crudele perché, parlando, ho puntato gli occhi direttamente nei suoi; insensibile perché so perfettamente cosa lei prova per lui, ma allo stesso tempo onesta perché non avrei potuto mentirle dato che credo fermamente nella nostra amicizia.
Ino non fa altro che sorridermi e in quel sorriso ritrovo la vera amica di un tempo, quella da cui ho imparato a non farmi mettere i piedi in testa dagli altri, quella di cui ho bisogno adesso. Noto un po’ di dispiacere nell’incurvatura delle sue labbra però la bionda non me lo fa pesare.
-Ed ora?- Sbotta improvvisamente quasi prendendomi di sorpresa. -Che cosa farai?-
-Avevo pensato aspettare passivamente per vedere come si sarebbe comportato lui… dopo quanto è accaduto…- Confesso, distogliendo lo sguardo e voltando gli occhi di lato verso un punto indefinito a terra ai miei piedi.
-Ma è proprio questo il tuo errore!- Erompe lei alzandosi in piedi. Messe le mani sui fianchi a mo di maestrina, si china verso la sottoscritta arrivando ad un passo dal mio naso. Poi, puntando l’indice all’insù, prosegue. –Mai e dico mai lasciare che siano gli uomini a fare la prima mossa! Anzi, meno agiscono e meglio è! Se tu attendessi i suoi spostamenti, potresti lasciarti scappare un’occasione importante! Hai fatto il primo passo, no? E allora continua!-
Non c’è niente da dire: Ino è completamente persa in questa teoria tutta sua che sto pensando bene di ribattezzare come “Potere alle donne”. Ecco quello che ho sempre invidiato di lei: la sua forza di volontà, il suo coraggio… tutte qualità che mi mancano.
-Potrei provarci… ma dubito che ci riuscirei!- Avvilita, ammetto la dura verità.
-L’amore non deve essere schiavitù!- Prorompe, incrociando le braccia al petto e facendo spallucce.
E’ tutto inutile: una volta che si mette in testa qualcosa è impossibile farle cambiare idea.
Comincio a credere di non aver fatto una scelta saggia raccontandole la mia situazione.
Ma perché nella mia vita trovo sempre gente così ostinata?
-Perché non provi a rovesciare le cose?- Domanda Ino con una faccia che non mi piace.
-In che senso?- A dirla tutta non sono troppo entusiasta di sapere la risposta e sono sicura che il mio tono di voce l’abbia fatto intendere.
-Oh ma insomma Sakura! Sembra che tu scenda dalle nuvole! Chi non approfitterebbe per stare con Sasuke? Non è quello che hai sempre sognato?- Da irata qual era è passata a sognatrice incallita. Le mani, incrociate l’una con l’altra, e la guancia posata sopra di esse. Non oso immaginare quali scenette, probabilmente poco caste, stiano passando per quella sua testolina. No, non voglio pensarci.
-A che servirebbe? Tanto non mi ama…- Affranta e sconfitta, riesco a malapena a far uscire queste poche, veritiere parole. Abbasso il capo osservando, senza alcun interesse, l’erbetta. -E’ questo il problema fondamentale, capisci Ino? Seppure acconsentissi a… starci insieme, non cambierebbe nulla: non mi amerebbe lo stesso. Punto.-
-E ti arrendi così?- Stavolta la mia amica è seria. -Sarà vero che non esistono strategie per far innamorare la gente, ma se lui continua a venire da te deve esserci un motivo!-
-Se lo dici tu.- Bisbiglio.
-Non è se lo dico io, è così punto e basta! Se avesse voluto soltanto fare sesso con te, di certo non si sarebbe più fatto vedere se non per altre due o tre volte! Si sarebbe annoiato di te, no? Eppure te lo ritrovi sempre in camera tua. Azzarderei a dire addirittura che ti cerca!-
-Per favore, Ino, non alzare troppo la voce! Ricordati che non lo sa nessuno oltre a noi!- La ammonisco, guardandomi attorno per assicurarmi che non ci sia nessuno di mia conoscenza nei paraggi. –E comunque quanto vorrei che avessi ragione!-
-Ma io ho ragione!- Annuisce convinta per quanto ha appena detto.
-Forse non te l’ho mai detto, ma fare un discorso con te è totalmente inutile, tanto non sarai mai dalla parte del torto!- Sorrido, cacciando la lingua. –Almeno secondo il tuo punto di vista contorto.-
Aggiungo prima di beccarmi un’occhiataccia della Yamanaka.
 
Fuori è tutto buio.
Qui al covo la notte non è troppo diversa dal giorno. Il silenzio è comune, il buio anche: l’unica cosa che cambia è la presenza degli altri due abitanti del posto.
L’intera giornata di riposo, più le cure di Kabuto, mi hanno fatto bene: non mi sarò ristabilito del tutto ma posso permettermi anche movimenti più slanciati o complicati. Un’altra giornata così e sarò come nuovo.
 Tuttavia l’attesa mi sta lacerando. Sono impaziente ma non ne capisco il motivo. So di certo che il mio stato d’animo è dovuto a Sakura e, seppur mi dispiaccia ammetterlo, non è la prima volta che avverto un vuoto dentro di me. Dannazione ma cosa mi prende!
Per quanto mi sia imposto e tutt’ora continui a farlo, di distaccarmi gradualmente da lei, mi risulta difficile. Eppure ci passavo giornate intere insieme, dovevo subirmi i suoi infantili modi di fare anche ventiquattro ore su ventiquattro quando stavamo in missione. Tentavo in tutti i modi di allontanarla e già sentirne la voce stridula mi faceva andare su tutte le furie. Poi, a poco a poco, avevo cominciato ad apprezzarla un tantino in più come compagna di squadra, senza mai prendermi troppa confidenza. E alla fine, senza prestare ascolto alle sue parole, mi sono ritrovato qui, deciso a recidere tutti i legami che avevo formato. Infine lo sbaglio, quello che mi ha portato al mio stato attuale: il desiderio spontaneo di volerla per me una sola volta.
Ma assaggiato il pezzetto di dolce alla fine finisci per volerlo mangiare tutto.
E così è stato per me.
Appoggio la testa al muto freddo adiacente al mio letto, portandomi una mano tra i capelli.
E per questo che odio leggere dentro al mio cuore: non riuscirò mai ad ammettere di… di essere cambiato un pochino: il mio orgoglio Uchiha non me lo permette.
Sobbalzo spalancando gli occhi che fino ad ora avevo tenuto chiusi.
Lei stessa mi ha detto che il mio è tutto un problema di orgoglio. E il fatto che mi dia fastidio che lei abbia fatto centro ne è un’ulteriore dimostrazione.
Digrignando i denti, porto una mano alla tasca, acciuffando la collana: è tutto il pomeriggio che la osservo. Mi chiedo ancora perché l’abbia fatto… suvvia non posso illudere anche me stesso!
Il motivo per cui l’ho presa è chiaro…
 
Niente gambe al petto, niente sguardo perso nel vuoto, niente lacrime agli occhi.
Devo cominciare da qui se voglio riuscire a farmi apprezzare da lui. Purtroppo non posso impedire al mio cuore di battere allo stesso, dannato ritmo di ogni maledetta notte, cosiccome non posso fermare gli occhi che, quasi autonomamente come se si fossero abituati, si muovono verso la sveglia che segna l’orario, e la finestra, che segna il suo arrivo.
Qualcosa mi ferma dal seguire il consiglio di Ino:
 
-Ho un’idea! Riuscirai sicuramente a capire che cosa prova per te se segui il mio consiglio! E’ una cosa davvero molto semplice, che non necessita di alcuno sforzo: accucciati nel letto e fai finta di dormire. Nonostante l’orgoglio, se penserà di non essere visto si avvicinerà!-
 
Sarà la paura che lui possa andarsene?
Mi colpisco violentemente il volto, da entrambe le parti, con due sonori schiaffoni.
-No, Sakura! Devi farcela!-
Ancora un po’ titubante, decido di infilarmi sotto le coperte, voltandomi di lato e chiudendo gli occhi. Non so nemmeno se verrà, ma almeno ci avrò provato e non avrò rimpianti! E poi avrei fatto felice Ino!
 
La finestra, la sua finestra… mai nulla mi è apparso tanto invitante. E’come se mi chiamasse. Ammetto io per primo che tutto ciò è altamente ridicolo se pensato da uno come il sottoscritto. Saranno state le ferite subite: avranno avuto qualche ripercussione anche sul mio cervello.
L’aria di Konoha è fredda e mi fa rabbrividire, sebbene la primavera sia alle porte.
Starà piangendo anche adesso?
Qualcosa mi dice di no… oltretutto la luce che riesco a vedere di solito, quella prodotta dalla piccola lampada che tiene poggiata sul comodino, ad un fianco del letto, è assente stasera.
Che sia andata a dormire da qualcuno?
Qualcuno?
Al massimo qualcuna.
 Andiamo bene! Ci voleva solo la gelosia adesso!
Bando alle ciance: andiamo a scoprire il perché dell’assenza della luce… certo Sasuke! Non ci credi nemmeno tu a questa frottola.
Apro piano un’anta per non fare troppo rumore: anche se faccio finta di non ascoltare minimamente quanto Sakura mi dice, so benissimo che i suoi, specialmente suo padre, non sarebbero contenti di vedermi qui dentro mentre faccio ciò che voglio con la figlia. Mi sembra anche piuttosto normale.
Mi ero sbagliato: la luce è stata messa ai piedi del letto, perciò non la vedevo.
Ma questo non è stato l’unico cambiamento radicale, tutt’altro. Sakura, che normalmente mi aspetta seduta sul letto, dorme, distesa su un fianco.
Mi ritrovo in una situazione decisamente nuova. Mi ero abituato a trovarla sveglia e più e più volte le ho ripetuto che, se mai l’avessi beccata a dormire, me ne sarei andato senza pensarci troppo.
Nonostante tutto l’interrogativo mi sorge spontaneo.
Che faccio: resto o me ne vado?





 
 
Capitolo 13 completato! >w<
Che ne pensate? Mi lasciate una piccolissima recensione? Per favore… ç__ç
(Non ti vergogni? Sembra che cerchi l’elemosina! E’ già tanto che in media sono circa 200 a leggere! NdSasuke) (E’ d’obbligo per te intrometterti? Pensa a fare chiarimento sui tuoi sentimenti che non ti reggiamo più! Cos’è tutta questa indecisione!? NdHikari) (Senti idiota, sei tu a scrivere la storia! NdSasuke) (… NdHikari)
 
(Grazie per aver letto e grazie a chi recensirà! NdSakura)
(Tornatene a dormire! NdHikari che ha recuperato la parola)
 
Grazie a tutti! :D 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Anch’io… dannazione, anch’io… ***


-SASUSAKU:UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 14: Anch’io… dannazione, anch’io…

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La luce della Luna filtra dalla finestra, posandosi, delicatamente, sul pavimento della camera di Sakura. Sembra quasi che essa voglia dirmi di lasciare in pace la ragazza, senza rompere quella delicata armonia creatasi, con il mio fare malizioso e “rozzo”.
Sarei un bugiardo se dicessi di voler seguire il suo consiglio e di volermene andare. Tutt’altro.
Se provassi a dare ascolto, per una dannata volta, a ciò che il mio cuore mi suggerisce di fare non muoverei un solo muscolo, non dedicherei nemmeno un secondo a quell’orribile finestra che mi porterebbe fuori se solo mi avvicinassi ad essa, ma mi accosterei a Sakura.
Nonostante tutto non posso restare a crucciarmi per tutta la sera: non ho molte opzioni da valutare, pertanto la scelta non è troppo difficile. Se me ne andassi, terrei fede alle parole che lo ho sempre detto, al contrario se restassi… se restassi non so cosa succederebbe, non sono capace di concludere la frase. Essere sdolcinato non è da me. Non era una mia caratteristica quando stavo a Konoha figuriamoci ora che sono cambiato e sono diventato, senza esagerazioni, più freddo ad insensibile.
Se rimanessi, però, cambierebbe qualcosa: sarebbero le mie emozioni a guidarmi e non la mia testa.
Mai avrei immaginato di parlare di cuore e sentimenti.
Un passo, due, tre…
Come se tutto ciò che sono diventato per una volta non contasse.
Come se quella parte burbera di me fosse sparita per un solo istante, lasciando posto solo a quel lato un po’ più sensibile che, sebbene sia sempre stato quasi inesistente, sento, prepotentemente, imporsi sulla mia personalità.
Come se io non fossi più io, mi accorgo di trovarmi ad una distanza pressoché minima dal letto in questione.
Riesco a vedere più chiaramente l’immagine di lei. E’ strano che sia serena, cosiccome è insolito che dorma. Questo pensiero non mi abbandona: perché, pur sapendo che il sottoscritto se ne sarebbe andato se l’avesse trovata dormendo, si è coricata? E’ da escludere categoricamente che si sia appollaiata nell’attesa, perché le coperte le sono ben sistemate addosso.
Odio ammettere la paura che provo, in quanto stupida e insensata.
“Che non mi ami più?”
L’idea mi fa andare su tutte le furie. Non capisco, o forse non voglio ammettere, il perché.
Magari temo di perdere la mia bambolina, di non avere più alcun giocattolino con cui dilettarmi…
Oppure c’è qualcos’altro che mi preoccupa. Qualcosa di maledetto, bastardo ma allo stesso tempo incontrollabile, che prende il nome odioso di amore.
Stringo i pugni violentemente, tanto da sentire le unghie nella carne.
La mia vendetta è importante, non posso deconcentrarmi dal mio obiettivo. Esso e solo esso è la mia unica ragione di vita: non posso permettere ai sentimenti di sopraffarmi.
Non posso preoccuparmi di dover sopravvivere perché c’è qualcuno che mi aspetta, ma devo rischiare la vita pur di vederlo morto.
Non posso accettare qualcun altro nella mia vita: solo la solitudine mi è amica.
Ma fino a quando si possono controllare le passioni? E soprattutto, fino a quando ci riuscirò?
 
Su Sasuke. Segui i tuoi pensieri, lascia stare il cuore, perché tutto ciò che lo riguarda, prima o poi, senza che tu possa evitarlo, si tramuterà in sofferenza. Che bene può regalarti l’amore? Sarà solo un sentimento temporaneo che ti donerà false speranze ma nulla di concreto.
Ricordi quando pensavi che Itachi fosse tutto per te? Che cosa ti è rimasto di quelle riflessioni?
Solo dolore e odio.
Per quanto tu ti possa sforzare, anche in questo caso, la felicità di un momento non corrisponderà alla felicità eterna: vattene fino a che sei in tempo.
Tuttavia l’uomo tra il rischio e la serenità sceglierà sempre il primo, anche sapendo che in un futuro, più o meno prossimo, potrà pentirsene.
La strada del bene, ossia dell’amore, non è semplice da scegliere per te che hai sempre optato per il buio e l’oblio: perché vuoi ritornare sui tuoi passi proprio ora?
Perché sei un uomo… e l’uomo sbaglia sempre.
E poco importa ciò che mi ripeto: ho preso una decisione che, anche se non definitiva, porterà cambiamenti. Ogni opzione ha una conseguenza. In ogni caso avrei dovuto affrontarle.
Quel che è fatto è fatto.
 
Mi siedo a terra, sul pavimento gelato che, ora come ora, non mi fa nemmeno rabbrividire.
Sono totalmente e stupidamente rapito dalla sue figura, nonostante dorma. Quella che poteva essere ogni possibile cattiva intenzione, ogni ripicca di qualsiasi genere nei suoi confronti non esiste più.
Poggio la testa su quella parte di cuscino libero, anche se il movimento da fare è un po’ complicato.
Resto a guardarla per un po’.
E pensare che l’ultima volta che l’ho vista le ho detto che mai sarebbe riuscita a farmi innamorare di lei, mentre ora… me ne sento decisamente coinvolto.
Solo in questi momenti, ovvero quando lei non può udirmi né vedermi, posso concedermi dei momenti di romanticismo: per quanto l’abbia ammesso a me stesso non credo di riuscire a confessarlo anche a lei, tantomeno voglio farlo. Oltre che rappresentare una mia sconfitta, infatti, raffigurerebbe anche un motivo di imbarazzo per il sottoscritto e la perdita di un’immagine personale che mi sono costruito ai suoi occhi.
Ritorniamo sempre sullo stesso punto: si tratta dell’orgoglio.
Le sposto una ciocca dal volto per guardarla meglio, ma lo faccio con delicatezza perché se si svegliasse non rimarrebbe niente dell’atmosfera plasmatasi. E me ne dispiacerebbe.
Ciononostante non posso fermarmi proprio ora: adesso che, anche se vergognandomene, ho riconosciuto un sentimento per lei, non posso chiedermi di non baciarla, di non darle un piccolo, dolce pegno, sincero, del mio… amore.
 
Non capisco che cosa stia succedendo. Non mi è mai apparsa tanto misteriosa la mia stanza.
Sasuke è sicuramente arrivato perché ho sentito un leggero spiffero di vento e per poco non mi facevo beccare. Scommetto, infatti, che se avessi tremato, anche impercettibilmente, lui se ne sarebbero accorto comunque. D’altronde i ninja hanno i sensi più sviluppati degli altri.
Sarebbe tanta la voglia di spalancare gli occhi, di abbracciarlo, di baciarlo, ma Ino è stata chiara! Affinché il piano funzioni non devono esserci errori.
Sembra che il tempo si sia fermato. Non mi arrivano alle orecchie né rumori né suoni di alcun tipo che possano farmi avere un quadro completo. Però se non odo la finestra riaprirsi, vuol dire che Sasuke è ancora qui! Beh, secondo le mie previsioni, non sarebbe restato più di cinque secondi.
Resisto in silenzio, sentendo il cuore cominciare a battere, impaziente della prossima opzione presa in considerazione dall’Uchiha. Temo quasi che lui possa sentirlo.
Ad un certo punto il totale silenzio viene rotto da un passettino. Poi un altro e un altro ancora.
Non posso crederci: si è avvicinato.
E non è tutto: da quanto posso udire si deve essere sistemato a terra, con la testa in prossimità della mia, tanto vicina da poter sentire il suo respiro.
Vivrei di questi respiri.
La sua mano sui miei capelli. Li sposta, mettendoli dietro l’orecchio.
Non arrossire Sakura, non farlo.
Stringo leggerissimamente gli occhi sia per l’emozione che sto provando, che per la paura che lui possa scoprirmi. E’ già un miracolo che sia rimasto! Se poi scopre che lo sto imbrogliando…
 
Non mi sono trattenuto e non ho intenzione di farlo.
Ho posato le mie labbra sulle sue, ma non mi basta così. Vorrei un contatto maggiore ma diverso dalle altre volte. Non voglio che sia un contatto fisico, però, per la prima volta, sto vedendo le cose in un modo diverso.
Metto una mano sulla sua spalla, alzandomi un po’ da terra. Forse l’ho svegliata, non so se toccandola o baciandola, eppure percepisco che risponde al mio bacio, infilando la sua lingua nella mia bocca, senza che io opponga resistenza, ma, anzi, la spinga ad andare più velocemente.
 
Vergognati Sasuke… che stai pensando? E i tuoi scopi?
 
Senza nemmeno sapere come, mi ritrovo sopra di lei, bloccandole le mani tenendo le mie strette ai suoi polsi. E’ un bacio spinto, ma non è mai abbastanza.
Alla fine, dopo quello che mi è sembrato pochissimo tempo, mi stacco da lei, finendo per guardarla negli occhi. Non so che sguardo io abbia.
-Devo fartela ancora pagare, bambolina.- Nonostante tutto, come ho già considerato opportuno fare, non posso comunicarle i miei sentimenti.
Lei continua a sostenere il mio sguardo, come se non avessi detto niente o meglio, come se non ricordasse ciò che mi ha fatto. O forse, sfortunatamente, non sono stato… come dire, sufficientemente convincente.
-Sasuke… ti amo.- Me lo ha ripetuto milioni e milioni di volte, senza che mi facesse alcun effetto. E allora perché stavolta sento il cuore sobbalzare e una strana sensazione allo stomaco?
Maledetto amore. Come posso ridurmi a pensare come una ragazzina intontita?
Volto lo sguardo, non riuscendo più a sostenere quello di lei, mentre, con mio ribrezzo, avverto le guance farsi rosse.
-Sai quello che penso.- Non avrei potuto dire altro nemmeno volendo… cioè, non ci sarei riuscito.
Però la testa voltata a guardare altrove deve aver tradito le mie vere intenzioni, cioè ciò che davvero avrei voluto dirle, mettendo da parte l’orgoglio.
-Ti amo.- Mi ripete. Approfittando del mio attimo di smarrimento e confusione, si libera dalla mia stretta e, alzandosi a sedere fino ad arrivare di fronte a me, mi afferra il volto tra le mani. -E tu, invece?-
-Che domanda scioc…- Vengo interrotto da un suo nuovo bacio. Un bacio che ricambio volentieri, smentendo quello che, finora, ho sostenuto con le parole.
La ristendo, esplorando ogni parte della sua bocca con foga, finché Sakura stessa non mi allontana da lei.
-Rispondi.- Non è un comando o perlomeno non mi appare come tale. E’ una muta richiesta di assenso.
Dannazione, Sasuke. Stai mandando al diavolo la tua inesistente reputazione…
 
… inesistente reputazione…
 
Perché per una volta non posso mandare all’aria tutto senza importarmene?
Perché sono io a non volerlo.
Perché sono un Uchiha e gli Uchiha sono orgogliosi e l’orgoglio non permette di rivelare tutto.
Ma prima di un Uchiha sono un uomo e non tutti sono fieri.
Potrei anche confessarmi.
 
-Anch’io… dannazione, anch’io…-



 



 
 

 

Avanti, avanti uccidetemi!
*fu così che Hikari si trovò senza più persona a leggere la sua fic*
Ma forse dopo 13 capitoli potevo far confessare Sasuke… ma è possibile fare un Sasuke non OOC in relazione con Sakura? >___<
Vabbè, tanto prima o poi doveva dirle di amarla… no?
Per favore, siate clementi! >___>
Ho fatto del mio meglio.
Ma tranquilli (per chi rimarrà dopo questo schifo, ovviamente) non è ancora finita! Altrimenti non sarebbe una storia complicata. (èwè)
Questo è solo l’inizio! Grazie a chi è arrivato a leggere fin qui e a chi recensirà! :)

 
 
 
 
 
  

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Un bacio al chiaro di Luna ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 15: Un bacio al chiaro di Luna

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Senza dubbio gliel’ho chiesto con più convinzione del solito.
Non posso negare che, dentro di me, coltivavo, giorno dopo giorno, la speranza di poter udire ciò che ho appena sentito pronunciargli.
Ma mai avevo pensato che potesse succedere davvero.
 
Rimango imbambolata, osservando un Sasuke diverso che, forse più incredulo di me per quanto è appena accaduto, ha la testa girata di lato, incapace di osservarmi direttamente.
Ed ora come dovrei reagire?
Insomma, mi sono sempre preparata ai suoi rifiuti. Nonostante mi abbiano fatto male tutte le volte con la stessa intensità, li ho accettati, reagendo nella consueta maniera, ossia senza trattenere le lacrime di tristezza e rabbia che si mostravano, puntualmente, insistenti per uscire allo scoperto e attendendo che l’orribile silenzio, creatosi per la mia insulsa domanda, scomparisse cosiccome si era formato. Nemmeno nei miei sogni più vivaci, nemmeno dando sfogo ad una liberissima immaginazione, avevo immaginato che, prima o poi, la nostra “storia” avrebbe potuto prendere questa piega, dunque, non ho mai riflettuto su quanto dirgli nel caso in cui mi dichiarasse di provare i miei stessi sentimenti.
Possibile che stia sognando?
Vorrei pizzicarmi le guance per avere conferma che quello che sto vivendo è reale ma la piccolissima possibilità che ciò che sta accadendo sia veritiero mi ferma: come reagirebbe Sasuke nel vedermi prendermi a schiaffi da sola? Sicuramente rimangerebbe quanto appena proferito senza pensarci due volte.
E allora perché non improvvisare?
Perché non seguire ciò che il mio cuore mi suggerisce?
Coraggio Sakura! Vero o meno, bisogna approfittarne!
Con ogni pensiero represso, mi lascio travolgere da tutte le emozioni che mi pervadono.
-Oh, Sasuke!- Esclamo al colmo della felicità, abbracciandolo forte e stringendolo tanto da sentirlo vivo tra le mie braccia. -Non ci credo, non è possibile!-
La foga con cui mi precipito addosso a lui è tale che inverto le nostre posizioni: difatti prima era lui a stare sopra di me, mentre ora sono io a sovrastarlo. Sorridendo, poggio la testa nell’incavo del suo collo, mentre comincio a passargli le mani tra i capelli, trovandoli inspiegabilmente più morbidi.
-Staccati, Sakura!- Mi fa lui, freddo.
Per una volta, finalmente, non odo la sua voce come un comando. Non perché non lo sia, ma perché, sapendo cosa prova lui per me, non riesco proprio a percepirla così perché è troppa la felicità che provo e niente, ora come ora, potrebbe rattristarmi.
-Ripetilo!- Chiedo come una bambina al settimo cielo, alzando il capo in modo da trovarmi il suo ad un palmo dal naso. La sua aria seccata non mi è mai sembrata tanto stupenda!
Il suo ghigno di disapprovazione mi fa sorridere.
-Eddai!- Lo stuzzico sfiorandogli il naso col mio.
Lui, allontanandosi da me quanto possibile, ovvero non molto dato che sta sul letto di schiena, mi guarda quasi con disprezzo, come se non sopportasse la mielosa dolcezza delle mie parole.
-Non essere ridicola!- Sbotta, digrignando tra i denti e stringendo gli occhi con fare cattivo.
-Ma perché se mi ami ti fai tanti problemi?- In fondo è un essere umano! Di cosa dovrebbe vergognarsi? Tutti amano prima o poi.
-Non costringermi a smentire quello che ti ho detto.- Bisbiglia, avvicinandosi al mio orecchio. –E un’altra cosa.- Continua. -Non prenderti troppa confidenza!- Devo ammettere che le sue ultime frasi mi hanno fatta rimanere un tantino male. Ma come? Ha detto di amarmi, nonostante abbia aggiunto quel dannazione, ma mi ha comunque comunicato di nutrire per me ciò che provo anch’io per lui!
Sasuke è un Uchiha. Si è sempre contraddistinto dagli altri.
Lo stesso vale per l’amore.
Poteva essere un conformista? Giammai.
Sebbene ci siano ancora questi difettucci in lui è sempre meglio di niente! Fino ad una settimana fa mi trattava da giocattolo… adesso la pensa diversamente! Tutto sommato non posso lamentarmi.
-Ti vuoi alzare?- Sbotta, spingendomi più che dolcemente, considerati i suoi modi abitudinari.
-D’altronde non potevo pretendere troppo entusiasmo da te!- Affermo, mettendomi in ginocchio e sorreggendo lui in procinto di sedersi.
-E’ già tanto che… insomma, hai capito, no?- Sistematosi a dovere, poggia i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani incrociate.
-In effetti.- Concludo, estasiata, avvicinandomi e prendendo posto accanto a Sasuke.
La luce della Luna è ancora visibile e crea un’atmosfera piuttosto romantica, per una sognatrice come me. Peccato che il mio moro preferito non sia della stessa opinione.
Forse sono stata solo un po’ avventata.
Magari se tento un approccio più… semplice…
Sempre lasciandomi guidare dalle mie emozioni, dirigo la testa sulla sua spalla, trovando una comoda sistemazione. Poi, dopo aver inalato quanto più profumo possibile, proveniente dalla sua pelle, gli afferro delicatamente il braccio, stringendolo tra le mie, rompendo, così, l’immagine di dura perfezione che aveva formato prima, accomodandosi nel modo succitato.
Non dico niente, avendo paura di spezzare il silenzio surreale dell’ambiente.
Attendo impaziente la prossima mossa di Sasuke, mossa che non si fa attendere eccessivamente.
Percepisco, infatti, i suoi capelli solleticarmi la pelle lasciata allo scoperto dal colletto largo del pigiama.
Chiudo gli occhi, pronta a restare una vita in questo modo, vita che, sebbene ripetitiva, sarebbe meravigliosa. Vorrei che tutto ciò non finisse mai, che questo attimo potesse durare per sempre.
Il cuore mi batte forte, tanto da farmi temere che possa scoppiare dalla gioia da un momento all’altro. E no! Ora devi resistere! Non possiamo metter fine ad un momento del genere.
Aumento la stretta nei confronti del suo arto, pronta ad una protesta qualsiasi di Sasuke.
All’improvviso la mano di lui sotto il mento mi fa sobbalzare. Il suo tocco non è possessivo.
Dirige il mio sguardo verso il suo e, dopo aver chiuso gli occhi, annulla le distanze tra noi.
Approfittando, poi, dell’allentamento dello stringimento, allontana il braccio dalle mie e me lo porta dietro la testa, prendendo ad accarezzarmi i capelli e a stringerli forte tra le dita.
Forte sì, ma senza farmi male.
Ebbene no. Sasuke Uchiha non è il tipo che ciancia. A lui interessano i fatti: tutto il resto è nulla.
Non è un tipo esageratamente romantico, anzi, a parole non lo è per niente, ma sa rifarsi coi gesti. Credo che il suo problema sia il non saper esprimere apertamente i suoi sentimenti, o meglio il volersi mostrare freddo e distaccato agli occhi di tutti, innalzando, così, una barriera che, a suo dire, può difenderlo da ogni cosa.
Lo aiuterò a cambiare: in questo momento mi sento capace di ogni impresa.
Sorrido, non riuscendo a tenermi dentro la contentezza e la gioia, ma soprattutto la visione di un roseo futuro insieme, anche se so che non sarà per niente semplice.
Un pensiero all’improvviso mi sconvolge, al punto da farmi staccare da lui.
Il moro mi fissa e, contro ogni previsione, mi sembra a dir poco contrariato.
-Sasuke. Cos’hai intenzione di fare con Orochimaru?- Gli stringo le mani tra le mie, mentre la paura diviene crescente. So quali sono le intenzioni di quel serpente schifoso. Vuole i suoi occhi… il suo corpo! Me lo ha detto Ino, disubbidendo, in un certo senso, agli ordini dell’Hokage che avrebbe voluto che la sottoscritta non lo sapesse. Ma ormai tra noi non esistono più segreti.
-Che cosa intendi? Non capisco.- Dichiara, fissandomi.
-Sai cosa vuole lui da te!- Urlo, con le lacrime agli occhi.
Avevo detto che nulla poteva farmi divenire triste: invece, regolarmente, doveva esserci qualcosa che attentava alla mia, anzi… forse alla nostra, felicità.
-Stai calma.- Mi ammonisce, alzando l’indice davanti alle mie labbra. -Queste sono cose che non devono interessarti, perché me ne occuperò io.-
E così dicendo, dopo avermi messo le mani sulle spalle, ritorna alla sua attività precedente.
Ma come faccio a non essere in pensiero?
E’ quasi un paradosso: Sasuke mi sta baciando dopo avermi confessato, tra alti e bassi, il suo amore, seppure mi risulti difficile crederci, ed io? Invece di essere felice penso al peggio?
In fondo lo so. La nostra è una storia complessa e se non sono io a trovarmi un problema, verrà fuori da solo: è soltanto questione di tempo.
 
Ma cerco di rimandare i miei pensieri a quando sarà necessario, facendomi travolgere completamente dal bacio, sempre più appassionato del, finalmente, mio Uchiha.





 
 
 
Un po’ corto come capitolo! >__<
Cerco di mantenere sempre una lunghezza simile ma non sempre ci riesco! Poi se cerco di mettere troppe parole in più potrebbe uscirne un macello! Meglio corto che orrido allora! xD
Ringrazio immensamente tutti quelli che hanno letto ma soprattutto commentato lo scorso capitolo, facendomi giungere al record personale di 9 recensioni in un solo capitolo! >w<
Spero che apprezzerete anche questo.
(Contate che mi sono sforzata! xD)
Spero di sentire le vostre opinioni!
Grazie per aver letto fino a questo 15° chappy! *^*

 
  

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Se per te è così importante... ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 16: Se per te è così importante…

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Un raggio di Sole, caldo e piacevole, va a posarsi sul mio viso, riconsegnandomi al mondo reale, e ricordandomi che oggi non è un giorno qualunque, di quelli in cui, necessariamente, bisognava trattenere le lacrime, ma è speciale, è diverso: si deve sorridere perché, finalmente, ne vale davvero la pena, perché tutto va come sarebbe sempre dovuto andare, come avrei sempre voluto che andasse.
Sorridendo come non accadeva da molto, mi stiracchio, e, osservandomi intorno, resto un po’ delusa dall’assenza di Sasuke. In fondo, però, non sarebbe potuto restare qui nemmeno se l’avesse voluto. Dopo diversi sbadigli, mi alzo, cominciando a roteare, dalla felicità, per tutta la camera e, arrivando al comodino e preso il quadretto con la foto del Team 7, prendo a riempirlo di baci in prossimità del viso del moro. Infine, dopo aver sospirato alla sua vista e al ricordo di quanto recentemente accaduto, lo risistemo al suo posto, lanciandogli occhiatine mentre rifaccio il letto.
La voce di mia madre mi distoglie dal mio mondo, magicamente tutto rose e fiori, rammentandomi che la colazione è pronta.
-Mi vesto e scendo!- Urlo, sperando che mi abbia sentita.
 
Scendo le scali, fischiettando, intonando un motivetto musicale piuttosto allegro. Il che non sfugge all’”attento udito” dei miei.
-Che hai oggi?- Chiede mio padre, col suo solito vocione. Qualunque cosa dica sembra sempre che voglia rimproverarti. -Sei particolarmente allegra mi sembra…-
-Sono solo inispiegabilmente felice!- Ammetto, portandomi le mani, incrociate, come se fossero giunte in preghiera, alla guancia ed emettendo sospiri profondi.
-Sembreresti quasi… innamorata…- Azzarda mia madre.
Al che mio padre alza un sopracciglio, indirizzandomi uno sguardo al dir poco truce.
-E quel tizio lì? Quel Sasuke?-
-Non c’entra nulla Sasuke!- Faccio per arrabbiarmi, cercando di mostrarmi, anche se con non troppi risultati triste. –E non mi sono innamorata, mamma! Ho visto… un vestito stupendo, anzi più che stupendo, ad un negozio, mentre passeggiavo con Ino e non vedo l’ora di acquistarlo! Magari me lo faccio regalare da lei per il mio compleanno: tanto non manca molto!- Ho detto tutto di un fiato sperando di distogliere l’attenzione dei due dal vero problema. Non so se ci sono riuscita: stiamo a vedere come reagiscono.
-Potrebbe essere un’idea!- Commenta mia madre, continuando a preparare la colazione.
Il mio vecchio non risponde, ma riprende a sorseggiare il suo caffé mattutino.
-Piuttosto! Stamattina non faccio colazione qui.- Mi incupisco, ricordandomi di aver dimenticato qualcosa di molto importante. –Vado da Ino… per parlare di quel vestito.-
Così facendo esco di casa, facendo appena in tempo a sentire mia madre riprendere in mano il discorso precendente.
-Secondo me è innamorata!-
 
Dannazione Sakura, vergognati! Come hai potuto goderti la tua felicità a discapito di Ino? Insomma, sarà pure vero che le hai già spiegato la situazione e che lei ha deciso di aiutarti ma, nonostante il bene che ti vuole, non può annullare i suoi sentimenti, non può dimenticarsi di Sasuke all’improvviso! E tu con che coraggio andresti da lei, tutta felice e pimpante, per raccontarle del successo che ha avuto il SUO piano? Sei un’egoista, Sakura, stai pensando solo a te stessa.
Lei ha messo da parte il suo amore per l’Uchiha e lo ha fatto per la vostra amicizia, l’ha fatto perché, forse, non riteneva possibile, come te del resto, che potesse realizzarsi qualcosa di concreto tra te e il ragazzo. Ma sarà ancora capace di nutrire qualche sentimento per te quando le racconterai che lo stesso moro, che voi ritenevate inavvicinabile ed impossibile, ti ama?
Maledizione, maledizione! Non voglio che tra noi finisca, Ino!
Non di nuovo… non per un ragazzo… non che adesso va tutto bene con Sasuke!
 
-Ciao Ino!. Le corro incontro, fermandomi soltanto quando sono arrivata ad una distanza minima.
-Buongiorno, Sakura! Anche tu ti sei svegliata presto? Purtroppo i miei stanno badando al negozio, quindi mi è toccato andare a fare la spesa.- Dichiara, allegra, facendomi la linguaccia. Non che io l’abbia ascoltata con attenzione! Piuttosto sto cercando di organizzare ciò che dovrò dirle: di pesare le parole. Queste, infatti, sono come macigni e possono far male.
-Ino, devo parlarti.- Il mio tono è serio, forse più del dovuto.
La bionda è sbalordita e mi fissa con un’aria stralunata. Poi le si illuminano gli occhi.
-Vuoi raccontarmi cos’è successo, ieri, vero?- Col gomito mi colpisce il braccio, sorridendo maliziosa. Forse non se la prenderà poi tanto. Annuisco.
-Allora, è rimasto?- Guardo il terreno ai miei piedi per non rischiare di scorgere qualche smorfia di dolore sul suo volto. Dalla sua voce non mi sembra ci sia qualcosa di “anomalo”.
Annuisco ancora, alzando una mano per interromperla prima che possa esprimersi.
-Questo non è tutto.- Comincio, già immaginandomi una sua reazione. –Ha detto di amarmi… cioè, forse non lo avrà detto nel più bel modo possibile, ma alla sua maniera… però…- Alzo, infine, lo sguardo per trovarmi di fronte alla realtà.
Ino è un tantino pallida, di certo non si aspettava che tutto questo succedesse tanto velocemente e non era troppo preparata psicologicamente ad una tale notizia, ma dovevo dirglielo. Stroncando sul nascere un mio inutile tentativo di parlare, o quantomeno balbettare qualcosa, sorride tristemente.
-Sono… felice per te.- Enuncia, cercando di celare il dispiacere.
-Non mi mentire.- Continuo, sentendo la stessa malinconia pervadere anche me.
-Sono seria, invece.- Parla calma, lei.- Non potrei mai negare di essere amareggiata per la perdita di Sasuke che, come ben sapevi, amavo e tutt’ora non mi è indifferente, ma, allo stesso tempo, sono felice per te, amica mia. Ormai siamo mature, non siamo più bambine che possono litigare e mettere fine ad un’amicizia per un ragazzo. Credimi, non ce l’ho con te.- Concludendo, mi abbraccia
-Però dovrai raccontarmi sempre tutto!- Riprende, distaccandosi da me, con la sua quotidiana aria da ragazzina viziata che quel che vuole ottiene.
-Sicuro!- Sorrido di rimando, al settimo cielo per la non-rottura della nostra amicizia.
Sta andando tutto a meraviglia! Buonumore di stamani? Puoi ritornare!
 
Il pomeriggio è trascorso tra una faccenda e l’altra. Siamo stati da poco in missione, quindi l’Hokage non ci disturberà per un po’, tranne in casi di emergenza e il che sta a significare pomeriggio libero. Oggi io e Ino abbiamo chiacchierato del più e del meno. Non ricordavo che la mia amica fosse tanto pettegola! Ha passato il tempo a narrarmi tantissimi fatti e curiosità che, forse a causa del mio malumore continuo per via di Sasuke, non conoscevo per niente.
Probabilmente non è tanto che Ino è pettegola, quanto che io mi sono estraniata dal mondo e dagli  esseri viventi per un bel po’! Fatto sta che le ore sono volate in sua compagnia.
A casa ho aiutato mia madre a fare le pulizie ed ho messo ordine nel mio armadio.
Adesso lo attendo, in quello che è il momento più bello delle ventiquattro ore di un giorno. Non vedo l’ora che arrivi! Stranamente ho quasi la sensazione che possa aver sognato tutto! Lo so che potrebbe sembrare strano che io sia così indecisa e preoccupata, ma a chi parrebbe vero avere come fidanzato, anche se fidanzato è una parola grossa per ora, un ragazzo che per anni ti ha sempre snobbata? Ma non è che in realtà è un sogno come l’altra volta? Oh no! Stavolta ne morirei!
Abbraccio il cuscino, seduta a toccare la spalliera del letto con la schiena, e con un bel sorriso stampato in faccia. Sbrigati Sasuke!
Il rumore della finestra che si apre, e non per causa del vento che è totalmente assente stasera, è un suono meraviglioso, che porta tanta gioia alle mie orecchie e non solo! Eccola, difatti, la sua figura, bella, imponente come sempre, perfetta! Semplicemente Sasuke.
Pensando a quello che ho detto prima… ci sarebbe una questione che vorrei portare in campo.
-Ciao tesoro!- Dico, contrariata dalla sua espressione stranita a conclusione della frase. Avrei dovuto immaginare che nomignoli come questi non sono per lui.
-Non chiamarmi così.- Si lamenta, mentre si avvicina a me e prende posto al mio fianco.
-Dimenticavo che io e te non siamo una vera coppia!- Spiego, più a me stessa che a lui, sottolineando, magari esageratamente, quel “vera”. Il moro non fa una piega, continuando a guardare dritto davanti a sé. Ed io che speravo in una sua opposizione.
-Perché non mi guardi?- Domando, di fronte al suo comportamento quasi evasivo e al suo silenzio. Tutti i tentativi che ho sempre fatto per cercare di farlo parlare si dimostrano inutili. Con questa domanda, apparentemente sciocca, spero di fargli spiccicare una parola che non sia di rimprovero!
-Pensavo…- Sta parlando! E’ quasi incredibile! –A quello che hai detto.- Conclude, lasciandomi vittima della curiosità.
-Cioè?- Lo intimo ad andare avanti.
-Per farla breve, perché non saremmo una vera coppia?- E chi si aspettava da lui una domanda simile! Ne sono rimasta spiazzata. -E’ per quello che ho detto dei nomignoli? In fondo è vero! Sono solo schifezze sdolcinate! E poi sono fastidiosi!-
-No, no.- Balbetto, diventando rossa come un pomodoro. -Scusami, Sasuke. Hai ragione, sono solo una sciocca.-
-Non è necessario farne una questione.- Termina lui, togliendomi dagli impicci.
E’ giunto il momento di chiedergli quanto volevo: mi sembra un tempismo giusto, visto gli argomenti di cui stiamo trattando.
-Sasuke ma… noi siamo fidanzati?- Sarebbe stata una domanda sciocca se a doverle rispondere fosse stato qualsiasi essere maschile tranne quello che mi siede a fianco.
-Ma a te non basta mai?- Mi rimprovera, sussurrando queste poche parole.
-Per me è importante saperlo.- Smetto di guardarlo, ancora rossissima.
-E che cosa ti cambierebbe?- Il suo tono non è duro, però. Più che altro è lui stesso a volerlo far sembrare così.
-Tutto cambierebbe! Forse non visibilmente ma… se tu… mi ami davvero vuol dire che vuoi  essere il mio ragazzo, no? Cioè, amandomi, dovresti desiderare di esserlo!- Chiarisco.
-Non starai dicendo “io per sempre tua” e “tu per sempre mio”, spero!- Un mezzo sorriso è appena accennato sul suo volto, nonostante sia chiara la serietà con cui ha espresso il concetto.
-Più o meno.- Rispondo, amareggiata. Forse è presto per il fidanzamento.
Mi afferra per un braccio, facendomi sobbalzare, e, dopo avermi girata verso di lui quanto basta,  inizia a baciarmi il collo fino ad arrivare all’orecchio.
-Se per te è così importante…-





 
 
Credo si sia capito che, alla fine, il nostro Sas’ke ha voluto dire a Sakura, col suo solito fare enigmatico, che sono fidanzati. Ammetto che, forse per la prima volta, sono soddisfatta della piega che sta prendendo questa fanfiction e questo soprattutto grazie a voi che leggete e commentate! ^__^
 
Grazie mille!! ;)
 
Ma adesso che tutto va stupendamente bene (Evviva!!!! NdSakura) (Non cantare vittoria! NdHikari), che succederà? (Speriamo che, qualunque cosa sia, accada al più presto e mi faccia tornare glaciale come prima! Sembro un rammollito! NdSasuke)
 
Alla prossima!!!

 
 
  

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Egoismo ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 17: Egoismo

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Si procede di bene in meglio! Sono fidanzata con lui, sono fidanzata con lui! Caspita, stento ancora a crederlo! Quando le cose in amore vanno bene, sembra che tutto ciò che ti circondi segua il verso giusto! Non so, forse lo stesso discorso vale per qualsiasi cosa possa renderti felice, nel mio caso la vicinanza di Sasuke, ma non ha senso pensarci troppo. L’importante è che ora possiamo definirci una coppia, anche se lui non è ancora aperto completamente e non ha la minima intenzione di mostrare che ci tiene a me. In fondo, però, è così.
E’ notte ancora e il mio Sasuke è disteso al mio fianco, appoggiato sulla mia spalla: probabilmente si sarà appisolato. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. In questo momento rivedo il Sasuke di un tempo, quello che, seppur di rado, sorrideva. Continuo, imperterrita, ad accarezzargli i capelli e a godere di quel contatto che, dopo tanto, posso concedermi senza preoccupazioni. Sembra sereno, quasi come se l’ossessione che prova verso il fratello fosse misteriosamente sparita. Come desidererei aiutarlo a vendicarsi, cosicché possa ritornare a Konoha dopo aver ultimato il suo obiettivo. Non ho mai provato ad affrontare l’argomento, anche perché so perfettamente che non sarebbe né facile né tantomeno gradito da parte sua, servirebbe soltanto per farci litigare. Però, in cuor mio, non sarei dispiaciuta se potessi fare qualcosa, una qualunque misera cosa per rendergli più semplice la questione. Tremo solo all’idea di uno scontro fratricida tra lui ed Itachi. Ho paura della potenza di quest’ultimo, ho paura che possa portarmelo via. Ciononostante questo non è l’unico punto da prendere in esame, purtroppo. Eh già. Non dimentichiamoci di Orochimaru. E se Sasuke fosse intenzionato seriamente a dargli il suo corpo? No, non potrebbe, semplicemente perché io non potrei sopportarlo. Può sembrare un ragionamento egoistico, ma è l’amore che nutro per lui che mi spinge a parlare. Questo dubbio è troppo grande affinché possa tenermelo per me, dunque, gli chiederò, anzi pretenderò delle spiegazioni dal mio… sobbalzo solo all’idea, fidanzato!
Con un po’ di coraggio, mi lascio volontariamente sopraffare dalla passione, cominciando a stringerlo a me, per sentirlo vivo e reale. Senza smettere di toccargli i capelli, gli stampo un dolce bacio sulla guancia, seguito a ruota da altri teneri, piccoli atti di affetto che avrebbero dovuto culminare alle labbra se la persona che li stesse ricevendo non mi avesse interrotta.
-Sakura… ma che fai?- Mugola, mezzo intontito, posando una mano sulla mia spalla al fine di staccarmi di dosso.
-Dedico soltanto le dovute attenzioni al mio ragazzo!- Affermo come se fosse la cosa più naturale del mondo, nonostante sappia benissimo che per uno come lui non lo è. Essere impegnato per Sasuke deve essere una sorta di trauma.
Il moro sbuffa leggermente, allontanandomi un po’ e facendo per alzarsi dal letto.
-Dove vai?- Gli afferro il polso, stringendolo forte, per paura che possa andarsene. Non capirò mai cosa balena per la testa a Sasuke Uchiha.
-Stavo soltanto andandomi a sedere più in là.- Chiarisce, pacato. Assumo l’espressione di una bambina offesa e non ho la minima intenzione di lasciargli il braccio.
-Mi lasci?- Mi dice, anzi oserei quasi dire ordina, strattonando l’arto tenuto prigioniero della mia stretta.
-E tu mi dici perché vuoi andare via?- Domando, sinceramente incuriosita, senza far trasparire l’angoscia che mi porta il suo gesto.
-Non sopporto tutte queste attenzioni. Averti detto determinate cose non significa necessariamente il doversi comportare come fanno tutti. Io sono diverso e questo lo sai bene.-
In parole povere quello che ha appena detto, se ho ben capito decifrando le sue frasi, è che, seppure mi abbia confessato di voler essere il mio fidanzato, perché lui non ripeterà MAI la parola “fidanzato” davanti a me se riferita a lui, non vuol dire che posso permettermi di prendere l’iniziativa. Beh, Sakura. Non potevi di certo aspettarti che andasse diritto e filato. Con un tipo come quello di cui ti sei innamorata questo non succederà mai, nemmeno se viveste un milione di anni.
Sconfitta e abbattuta, mollo la presa, lasciandolo andare dove meglio gli pare.
Prende posto sulla scrivania… come nel sogno che feci qualche giorno fa, nel quale mi diceva di volersene tornare a Konoha; indubbiamente non è quello che dirà ora.
Magari potrei approfittare del suo silenzio per trattare del discorso di Orochimaru. Già mi ha azzittita una volta, ma devo riprovarci! E poi l’altra volta aveva altro in mente. Al solo pensarci divento rossa.
-Come vanno i tuoi allenamenti?- E’ meglio cominciare da lontano per arrivare, poi, al punto che mi interessa. Dovrò sfruttare ogni singola parola che dirà per trovare un appiglio che si presenti, almeno in apparenza, collegato alla frase precedente in modo che il tutto risulti un discorso logico.
-Vanno.- Risponde, senza guardarmi in volto. La sua voce non chiarisce alcuna espressione particolare. Ma è già un passo avanti che mi abbia risposto. Se glielo avessi domandato qualche settimana fa non mi avrebbe neppure ascoltata.
-Hai buoni rapporti con la gente del posto?- Che altro avrei potuto dire?
Mi pento di quanto pronunciato non appena tutte le parole mi sono uscite fuori. Infatti Sasuke mi squadra, fissandomi di sottecchi e dedicandomi uno sguardo investigativo.
-A che gioco stai giocando?- Intima, facendo traspirare un pizzico di rabbia. Che pensi che voglia prenderlo in giro? Effettivamente la mia domanda sembra più quella di uno psicologo.
-Chi, io?- Fingo, ingenuamente. –Niente, ti ho solo fatto una domanda.-
-Vuoi informazioni su Orochimaru?- Mi coglie di sorpresa: non pensavo che le mie intenzioni fossero così evidenti. -Dimmi la verità. E’ stata Tsunade, per caso, ad ordinarti di chiedermelo?-
-Ma come ti salta in mente!- Urlo spontaneamente per difendere la mia posizione. Non avrei mai immaginato che arrivasse a pensare questo.
-E allora che ti serve?- Velenoso come un serpente, stringe ancora di più gli occhi, riservandomi uno sguardo crudele che non mi sarei mai immaginata. Però il suo tono è calmo: piuttosto è lo sguardo che mi inchioda alla mia posizione. Pensavo che stesse cambiando, che, finalmente, riuscisse a vedermi sotto un’altra luce. L’unico appiglio che mi rimane è pensare che, col tempo, potrà diventare la persona che ho idealizzato.
-Niente.- Sussurro. -Ero solo preoccupata per te.- Abbasso il capo, trattenendo le lacrime che lottano per uscire. Non voglio piangere ancora per lui, voglio resistere ed aiutarlo a capire i suoi sentimenti, affinché possa, un giorno, amarmi come io amo lui. Ormai non è più un sogno, perché ho capito che, da parte sua, c’è un sentimento sincero per la sottoscritta, seppur flebile e insicuro.
-Mi sembra di averti già detto di non doverti impicciare nei miei affari.- Emetto, riconquistando quella calma che per un attimo gli era sfuggita e che, per quel solo istante, mi ha terrorizzata.
Annuisco, capendo che è troppo presto per affrontare determinati argomenti. Mi sono comportata da sciocca finora, da bambina capricciosa… o, forse, da semplice adolescente innamorata, cominciando ad assumere atteggiamenti che lo hanno infastidito e tutto il fastidio che ha provato lo ha riversato in un’unica, maledetta occhiataccia.
 
Non era mia intenzione parlarle in quel modo, tantomeno farmi vedere irato.
In realtà, ciò che mi preoccupa per davvero è di legarmi troppo a lei, di fare il passo più lungo della gamba… ammesso che non lo abbia già fatto. Mentre la baciavo, prima, mentre mi accarezzava i capelli, mentre sentivo il suo profumo pervadermi ed inebriarmi l’anima, stavo bene ed il desiderio di vendetta in me diveniva sempre più assente, un peso sempre più leggero che, finalmente, era facile da spostare dal mio petto, da quel petto che sempre l’aveva sopportato e che aveva trovato in esso una ragione di vita. Sono spaventato dalle nuove emozioni che la sua vicinanza mi porta, temo di non riuscire a gestirle, così ho cercato, egoisticamente, di essere burbero e di ritornare sui miei passi adesso che mi sembrava ancora possibile farlo. Esatto: sembrava.
Perché ora la sto osservando, fingendo di indirizzare la mia attenzione altrove, e la vedo triste e il fatto che lo sia a causa mia, come lo è sempre stato finora, mi procura una strana sensazione. Forse odio, forse ribrezzo verso la mia persona, chissà.
Ed ora come dovrei comportarmi? Potrei discolparmi con una semplice parola, uno “scusa” che a lei basterebbe. Eppure c’è qualcosa che mi impedisce di farlo, il solito ostacolo chiamato orgoglio che non me lo consente. Non sono bravo a parole e, forse, non lo sono mai stato.
Mi alzo, dirigendomi con decisione verso Sakura che, ancora scossa per la mia scenata ingiustificata di poco prima, mi dimostra di essersi offesa. Ha il capo chino e giurerei che voglia piangere.
Mi limito a poggiarle una mano sulla spalla, attendendo una qualsiasi sua reazione. Di tutta risposta mi afferra il braccio, stringendolo convulsamente come se, lasciandolo, potessi scapparmene e non ritornare mai più.
-Che hai intenzione di fare con Orochimaru? Ti prego, dimmelo.- Mugola tra un singhiozzo e l’altro. Ci avrà provato, ci avrà provato fino alla fine a non crollare nel consueto abisso della disperazione, ma non ce l’hai fatta.
Le sollevo la testa senza sforzi, sebbene abbia avvertito una debole resistenza da parte sua.
-Perché non capisci che non devi preoccuparti?- Cerco di mantenere un tono neutrale, combattuto tra la voglia di stringerla a me e chiederle scusa e la voglia di tirarle un ceffone perché si fa troppi problemi. Tu non capisci Sakura: come a te non devono interessare gli affari miei, a me non devono importare i tuoi. Non voglio darti preoccupazioni e, allo stesso tempo, non voglio averne: perciò è meglio così.
-Potresti morire.- Afferma, alzando leggermente la voce. -Lui vuole il tuo corpo e tu glielo hai promesso in cambio del potere! Lui è forte, lo sai anche tu, e se non riuscissi a spuntarla? Se ti traesse in inganno? E se invece fossi tu, di tua spontanea volontà, a dargli il tuo corpo? Mi staresti prendendo in giro, allora? Che significa che tu gli darai il tuo corpo quando avrai ucciso tuo fratello? Che non tornerai più da me? Che ti consegnerai a quel viscido, morendo ed abbandonandomi per sempre? Dannazione Sasuke, quali sono le tue intenzioni? Ti stai solo divertendo con me o nutri qualcosa? Ti giuro non sto capendo più niente!- Ad ogni parola alza il tono di voce, finendo per urlare nel cuore della notte. Ogni frase mi giunge fastidiosa e insensata: non riesco d ascoltarla oltre.
-Basta.- Sussurro. Un bisbiglio coperto dal pianto e dai singhiozzi.
-Non voglio che tu…-
La zittisco, baciandola.
Non essendo capace di esprimerle a gesti ciò che sento, ho agito.
Nonostante tutto sono infastidito dalle sue parole. E’ vero che, fino a qualche tempo fa non molto remoto, l’ho “sfruttata”, ma pensavo che adesso avesse capito i miei sentimenti. Mi reca fastidio sentirla insinuare certe cose.
Mi stacco soltanto quando deduco che si sia calmata.
-Ti sembro il tipo che cerca la morte?- Domando, retoricamente. -Orochimaru è solo un illuso. Ti assicuro che non mi toccherà nemmeno.-
Avrei voluto aggiungere !anche perché se non lo sconfiggo non potrò arrivare alla mia vera metà”, ma so che dirlo avrebbe significato l’arrabbiarmi ancora di più. Solo sentire il nome di Itachi può farmi andare in bestia, perciò ho preferito evitare. Sebbene il mio tono non sia stato dei migliori, ossia di quelli calmi e rasserenanti, al tempo stesso un po’ smielati, penso di aver sortito l’effetto desiderato.
Sakura ha smesso di disperarsi e si appresta a baciarmi quando il sottoscritto ode un rumore di passi provenire dalla porta. Evidentemente la nostra discussione ha attirato l’attenzione dei presenti in casa. Mi allontano alla velocità della luce da Sakura, alla velocità che solo un ninja può sostenere, per poi sparire cosiccome sono arrivato, lasciando soltanto lei, da sola e con le sue pacate paure.





 
 
 
Che dire… non era proprio quello che avevo in mente. Infatti si doveva trattare di un’altra cosa (un capitolo che verrà successivamente).
Un paio (molti) capitoli fa avevo annunciato il ritorno di Naruto. Beh, il brodo si è inaspettatamente allungato, ragion per cui ho ritardato il suo ritorno che, se tutto va bene, ci sarà nel prossimo chappy.
Grazie per aver letto e grazie alle (ora passiamo ai numeri xD) 19 persone che l’hanno aggiunta alle preferite, alle 7 che l’hanno messa tra le ricordate e alle 30 che l’hanno inserita tra le seguite.
E grazie anche a chi recensisce.
Alla prossima!! ;)
(mi sono sforzata per fare un capitolo un po’ più lungo xD)
P.S. Buona Pasqua! ^___^
P.P.S. Con questo chappy, questa storia diventa, ufficialmente, la storia più lunga che per il momento io abbia mai scritto! ;) 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18: Il ritorno ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 18: Il ritorno

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E’ tutto un attimo, un istante fuggente che mi fa tremare da cima a fondo, che mi catapulta dal dolce, e al contempo triste, mondo dei sogni alla crudele realtà. Sasuke sparisce in un lampo, senza che la sottoscritta ne abbia nemmeno la consapevolezza. Le sue mani sul viso, le sue labbra sulle mie: un secondo e nient’altro tranne il sonoro cigolio della porta, accentuato dal silenzio circostante dell’ambiente, che lascia spazio alla figura imponente di mio padre.
-Che succede qui dentro?- Mi chiede tra il preoccupato e l’arrabbiato.
Mi rifiuto di alzare lo sguardo, sarebbe come consegnarsi spontaneamente nelle mani del nemico, come rivelare la strategia vincente all’avversario. I miei occhi umidi, ancora arrossati per il pianto di poco fa, potrebbero farmi cadere in inganno e rendere noti quei segreti che da tanto tengo occultati. Ma non rispondere sarebbe addirittura peggio perché avvalorerei qualsiasi ipotesi formulata dall’insospettito, quindi, sarebbe comodo inventare qualche scusa, contando sulla poca luce della stanza e cercando di camuffare alla meno peggio il mio tono di voce.
-Assolutamente niente.- Rispondo sicura, sperando di risultare convincente. Non sono mai stata brava ad inventare bugie, anche perché non ce n’è mai stato bisogno prima, ma sono sempre stata una ragazza spontanea, genuina, di quelle che quando mentono glielo leggi negli occhi, lo deduci dai gesti. E, purtroppo, questo mio padre lo sa.
-Ho sentito urlare.- Chiarisce, iniziando ad avvicinarsi a me. E’ sicuro di quello che dice, come io avrei voluto esserlo per quanto appena proferito. Poggia una mano sulla mia spalla, quasi strattonandomi, insistendo affinché lo guardarsi in viso. -Perché urlavi?- Domanda, mentre lo allontano violentemente, girando la testa di lato.
-Erano ninja nemici.- Affermo, cercando di convincere più me stessa che il mio interlocutore.
-Non ti vedo in posizione di guardia, come mai?- Mi fa, interrogativo. Non mi aspettavo che notasse un dettaglio come questo. O forse tanto dettaglio non è. Avrei dovuto subito scattare in posizione di attacco, afferrare uno shuriken o quanto altro per rendere significativa la mia spiegazione: in pratica avrei dovuto elaborarla prima per curare tutti i particolari.
-Ho fatto un sogno e mi sono svegliata di soprassalto. Hanno cercato di attaccarmi ma sono fuggiti dalla finestra perché hanno avvertito un rumore e, probabilmente, pensavano che fosse un ninja. Chissà.- Faccio spallucce, sperando che l’ipotetica situazione che ho creato possa funzionare. Ho due elementi a mio vantaggio: uno è la finestra aperta, dalla quale è uscito Sasuke, e l’altro è l’ignoranza di mio padre per tutto ciò che riguarda ninja e stili di combattimento; non se ne è mai interessato troppo. Prego interiormente affinché ci caschi, altrimenti non saprei che fare.
-Non capisco perché stai piangendo, però.- Rattristato, prende posto accanto a me, incominciando ad accarezzarmi amorevolmente, come solo un genitore può fare. Io e lui non parliamo tanto, ma il necessario è farlo qualche volta.
-Niente.- Ripropongo, abbassando lo sguardo e scoppiando il lacrime. La voce, rotta dal pianto, acuirà maggiormente la curiosità di mio padre, ma non riesco a fare altrimenti nemmeno volendo. Non so perché mi è venuto da piangere. Le lacrime sono cadute da sole, senza troppi preamboli. Non voglio farmi vedere in questo stato e soprattutto non ora che non ci sono problemi irrisolvibili… ma allora perché lo sto facendo? A certe domande non si può dare risposta.
-C’entra Sasuke, vero?- Più che una domanda è un’affermazione. Lo sento sospirare, nervoso fino alla punta dei capelli, mentre diventa sempre più evidente l’odio che prova nei confronti di Sasuke. Non lo conosce per niente, ma non l’ha mai perdonato per avermi fatta soffrire. Più e più volte ho provato a spiegargli che il moro non ha fatto nient’altro che inseguire il suo sogno e che non mi hai mai illusa, dicendomi di amarmi o trattandomi in modo gentile e assumendo atteggiamenti ambigui. Ma non c’è stato verso di fargli cambiare idea. Perché gli uomini sono sempre così testardi?
Tuttavia non sono capace di mentirgli, perciò annuisco.
-L’ho sognato, papà.- Dico, appoggiandomi a lui.
-Tranquilla.- Mi rassicura lui. -Torna a dormire e dimenticati di quell’essere, perché non fa per te. D’altronde chi si allea ad Orochimaru è un traditore e tu meriti di più.- Mi scocca un tenero bacio sulla fronte, prima di alzarsi ed imboccare la via che conduce alla sua camera.
Peccato, papà, che tu non sappia e non possa sapere come stanno realmente le cose.
 
Imbarazzata per la figura di poco conto che ho fatto stanotte, ho preferito uscire di casa senza approfondire troppo il discorso. Non ho fatto colazione né parlato con i miei. E’ bastato un semplice “Esco” per farmi trovare fuori da quell’atmosfera pesante che è diventata casa mia.
Non ho voglia di fare nulla. Non voglio chiacchierare e nemmeno spettegolare, attività che, grazie ad Ino, sta diventando uno delle più interessanti. Ancora una volta preferisco passeggiare per le strade del villaggio, chiusa in un mondo tutto mio, dove non c’è spazio per gli altri se non Sasuke. Egoismo? Di sicuro. Gli altri mi aiutano ed io che faccio per sdebitarmi? Mi isolo.
Cerco di evitare lo sguardo di tutti, rivolgendo un saluto soltanto a chi mi augura buongiorno.
Mi si presenta una giornata sicuramente noiosa, vissuta soltanto a causa della consapevolezza che stanotte lo rivedrò. E che gli dirò? Anzi, cosa lui dirà a me? Nonostante tutto ciò che è accaduto tra di noi, nonostante i passi avanti della nostra storia a volte mi sembra che non sia cambiato nulla.
Questo perché alla sottoscritta piace complicarsi la vita, riempiendosi la testa di dubbi ed incertezze.
Cavolo, Sakura, reagisci.
Mentre mi rendo difficile la vita, permettendo a questi pensieri di martellare la mia testa, odo una voce familiare che mi distoglie da essi.
-Sakura-chan!-
All’improvviso una gioia inaspettata mi pervade, accompagnata dal sobbalzare del mio cuore. E’ una sensazione piacevole, come di qualcosa che ritorna dopo tanto tempo.
Mi volto e come non mostrare la meraviglia che mi assale.
-Eh? Ma tu sei Naruto!- Esclamo. Mi sembra più maturo e non solo perché è cresciuto. Di certo è più alto, sicuramente più forte di un tempo, ma mi appare più responsabile, soprattutto dal tono della voce, sempre squillante e forte come un tempo, ma meno infantile. -Come ti sembro? Sono diventata un po’ più femminile?- Domando, imbarazzata. Nemmeno io so il vero motivo per cui gli abbia posto questa domanda. Forse voglio sapere un’opinione maschile, per provare ad immaginare cosa Sasuke abbia provato nel rivedermi. Di certo Sasuke e Naruto non sono uguali, anzi sono agli antipodi, o almeno lo erano. Chissà, magari il biondo è cambiato davvero!
-Tranquilla, non sei cambiata per niente!- Risponde, allegro, mostrando tutti i singoli denti in un largo sorriso.
-Non capisci niente tu!- Urlo, seriamente intenzionata a pestarlo, prima di perdermi, però, a fissarlo notandogli e facendogli notare che è diventato più alto di me. Lui si porta una mano alla fronte cercando, non so come, di verificare quanto gli ho detto.
Un’altra voce, la seconda di oggi, mi distrae nuovamente da ciò che stavo pensando. Quel qualcuno è Konohamaru che mostra una ben riuscita Tecnica seducente al ritornato Naruto.
-Konohamaru, non sono più un bimbetto.- Comincia serio il biondo. –E anche tu dovresti smetterla con questo tipo di jutsu.-
Come mi aspettavo non è cresciuto solo d’aspetto. Come avevo supposto è maturato e sarà tornato a casa con chissà quali jutsu potentissimi. Grande Naruto!
-Quel jutsu non è niente di che, Konohamaru!- Erompe, cancellando tutto quello cha avevo appena pensato. –Osserva! Questo è il mio nuovo ninjutsu erotico, perfezionato recentemente! Viaaaaaa!-
-Tipo il tuo nuovo ninjutsu erotico…- Bisbiglio, sentendo crescere la voglia di pestarlo di poco prima che, pensavo, si fosse assopita. -IDIOTA!- Grido, mollandogli un pugno potentissimo in pieno volto. –Dentro non sei cambiato per niente, ignorante! Non ci vediamo da due anni e neanche due minuti dopo già mi tocca intervenire contro le tue cavolate?-
Mentre continuo a urlare e stramazzare, oltre a riempire di colpi il malcapitato Naruto, Jiraiya, lì presente, e Tsunade, anch’essa lì per accogliere i ritornati, parlano tra di loro insieme a Kakashi.
-Ok. Il momento nostalgico finisce qui.- Sbotta Tsunade. -Kakashi!-
Sia io che Naruto ci voltiamo verso colui che è stato chiamato in causa.
-Da adesso voi due formerete con me un team e svolgeremo missioni insieme. Diversamente da prima non saremo più maestro e allievi, ma shinobi della Foglia alla pari.- Dalla tasca estrae due campanellini, gli stessi dell’esercitazione per diventare genin, prima di continuare. –Comunque… mi farete vedere quanto siete cresciuti. Le regole sono le stesse della prima volta quando ci siamo incontrati. Se non mi attaccate con l’intento di uccidermi non riuscirete a prenderli.-
 
Tutti e tre, seguiti dai sue ninja leggendari, ci rechiamo al campo d’addestramento numero tre. Chissà che direbbe a ritrovarsi qui. In realtà non ho mai affrontato l’argomento “che ne dici di ritornare a Konoha?” perché so com’è fatto. Diciamo che un’idea, buona o sbagliata che sia, me la sono fatta. E poi non voglio litigare ancora con lui. Non voglio che mi guardi ancora in quel modo, carico di odio e rancore.
-Potete usare qualsiasi metodo, basta che prendiate i campanelli. Avete tempo fino all’alba di domani- Spiega il maestro, senza giri di parole.
-Fa un po’ di nostalgia questo posto.- Afferma Naruto. Io acconsento. In effetti ci stavo già pensando, ma avrei preferito non sollevare ulteriormente l’argomento. Naruto, però, non poteva saperlo.
-Sì giusto.- Fa eco Kakashi. -Questo è stato il luogo della vostra prima esercitazione, se non sbaglio..-
-La squadra sette.- Sussurro io.
-Il team a tre…- Continua Naruto.
-Quella volta c’era anche Sasuke.- Il maestro dice ciò che entrambi avevamo pensato ma che, in realtà, nessuno dei due era riuscito a mettere in chiaro. Sì, entrambi volevamo, forse anche inconsciamente, arrivare a quel punto. La nostalgia ci demoralizza, fino al ridicolo e chi lo sa per quanto tempo ancora io e il mio biondo compagno avremmo continuato a crogiolarsi a terra se il maestro non ci avesse interrotto.
-Allora, cominciamo?-
 
Finire l’esercizio è stato più semplice del previsto. Nonostante il maestro si sia esibito in jutsu abbastanza potenti, per me e Naruto è stato quasi uno scherzo, in particolar modo grazie ad una sua fulminante intuizione. Eddai, anche se di poco è maturato, sorrido tra me e me.
Dopo aver rifiutato una ciotola di ramen offerta da Naruto, per mancanza di soldi di quest’ultimo, ovviamente,  dopo aver parlato con Shikamaru e Temari, e aver preso qualcosa da mettere sotto i denti, me ne torno tranquillamente a casa.
-Dove sei stata? E’ tardi.- Ad accogliermi c’è mio padre che, sicuramente, non ha dimenticato il mio stato d’animo di ieri.
-Innazitutto è solo sera inoltrata.- Comincio, alzando un dito davanti a me. –E poi è ritornato Naruto!- Affermo, gioiendo visibilmente.
La stessa gioia è ritratta anche sul volto di mio padre. Non mi ha mai nascosto, durante uno dei momenti in cui mi sono sentita giù, che, a suo dire, Naruto sarebbe stato il fidanzato ideale per me. “Altro che quel dannato, lì!”
-E dimmi. Come sta?- Il rimprovero che potevo udire nelle sue parole soltanto un istante fa è sparito, sostituito da felicità e voglia di conoscere.
-E’ il solito testone.- Affermo, avvilita.
Ride, una risata spontanea che gli sovviene raramente.
-Adesso me ne torno in camera.- Concludo sbrigativa. In effetti è davvero tardi e non vorrei che lui fosse già arrivato e, non avendomi trovata nemmeno a letto, se ne fosse andato.
-Ma non hai cenato…- Mi rincorre per le scali. Mi giro, smettendo di salirle e spingendolo giù, per impedire che mi segua.
-E invece sì! Ho mangiato prima di tornare a casa, non preoccuparti!- Sbotto. Capisco che è in pensiero per me, ma non sono più una bambina stupida bisognosa dell’aiuto di tutti. Questo suo atteggiamento nei miei confronti mi irrita e non poco.
-Come ti pare.- Borbotta, dirigendosi in camera sua.
Senza più proferire parola, in modo che non trovi un altro appiglio per parlare, salgo svelta in camera, aprendo frettolosamente la porta e richiudendola nel giro di un nanosecondo. Poi mi appoggio a lei, chiudendo gli occhi e sospirando.
-Finalmente.-
Il suo tono di voce, cupo e sereno allo stesso tempo, profondo come nessun’altro, mi fa battere il cuore e arrossire visibilmente. Mi farà sempre questo effetto sentirlo parlare?
-Come mai hai tardato?- Chiede, avvicinandosi a me e cingendomi per la vita, fino ad accostarsi a me.
-Forse sei tu che sei in anticipo.- Balbetto, sperando che la cosa non lo infastidisca.
-Per una volta che volevo trascorrere più tempo con te, tu non ti fai trovare.- Ghigna, malizioso, sussurrandomi nell’orecchio quanto appena detto, prima di cominciare a mordere il suddetto con una lentezza esasperante. Poi, interrompendo la sua attività, continua. –Non mi hai ancora dato una risposta.- Mi inchioda al muro, fissandomi dritto negli occhi.
 
E il verde incontra il nero, ancora una volta.
 
-E’ tornato Naruto, tutto qui.- Ammetto, impacciata. Le sue mani sulle mie spalle sembrano roventi. Fanno male ma allo stesso tempo desidero che non si muovino di lì.
-E allora?- Un’espressione corrucciata, che non gli avevo mai visto, prende forma sul suo volto. –Voglio sapere di più.- Impossibile dire di no alla sua voce. E’ capace di catturarmi. Vivrei di lui: del suo sguardo, del suo tono, della sua espressione.
-Non capisco cosa ti interessi sapere.- La mia curiosità è sincera. Davvero non sono arrivata a capire cosa voglia dire.
-Intendo.- Si ferma un attimo, come per riflettere. -Come lo hai trovato?- Anche lui gira lo sguardo, come fa quando vuole dire qualcosa senza dirlo realmente. Nella mia mente va a formarsi un’idea.
 
Non è che il mio Sasuke sia un tantino geloso?



 

 
Eccomi qui! >w<
Ebbene sì, finalmente è tornato Naruto! La parte con lui è presa dal manga (dalle scans più precisamente, anche perché seguo l’anime). Tutto sommato spero che il capitolo non vi abbia deluso. Dato che seguirò più o meno gli avvenimenti dello Shippuden, cercherò di descrivere quanto meno possibile tutte quelle cose che in sé e per sé non interessano troppo alla storia, altrimenti la fic non finirebbe mai! XD
Grazie a chi ha letto e a chi recensirà! ^___^

 

  

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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Gelosia...? ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 19: Gelosia…?

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Questa è di certo una situazione insolita ma d’altronde tutto ciò che mi sta accedendo ultimamente lo è. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi, spalle alla porta, davanti ad un Sasuke probabilmente geloso. Provo a pensare in che modo potrei avvantaggiarmi di quello che sta accadendo, però nessuna risposta si fa sentire. Forse è meglio così: se cercassi di imbrogliarlo, raccontandogli una bugia su quanto mi chiederà, se ne accorgerebbe di certo. E poi si arrabbierebbe. Senza dubbio, però, se mi lasciassi sfuggire questa possibilità stavolta, non credo che si ripresenterebbe.
Cominciamo a parlare, poi basterà farsi guidare.
-In che senso come l’ho trovato?- Chiedo, facendo la finta tonta, tanto per creare la giusta atmosfera.
-E’ cresciuto, è diventato alto, è dimagrito… insomma, cose così.- Chiarisce, senza fissarmi negli occhi, ma continuando ad osservare altrove e, precisamente, a lato della porta, verso il comodino al fianco del letto.
-E’ sempre così. Fisicamente è più alto e più robusto.- Dico, stando attenta a scorgere ogni minimo cambiamento facciale del mio interlocutore. Lui, per tutta risposta, continua imperterrito la sua attività da “attento osservatore” finchè non analizza a pieno quanto gli è stato detto. Poi, atteso il tempo necessario, inarca un sopracciglio, voltando, contemporaneamente, lo sguardo verso la sottoscritta.
-Fisicamente?- Ripete. Il suo tono è calmo e pacato ma giurerei di poter individuare una leggera punta di gelosia. Forse il termine “geloso” non è propriamente adatto, visto che si parla di Sasuke Uchiha, ma è qualcosa di molto simile ad essa, quasi una sorta di fastidio.
Faccio spallucce, cercando di farlo innervosire non fornendogli una risposta precisa. Infine sospiro, pronta a cambiare argomento e a gustarmi la sua reazione successiva: -Parlando d’altro, come mai sei arrivato prima? Hai finito gli allenamenti in anticipo?-
-Questo non importa, anzi, non ti deve importare. Più che altro… il motivo del tuo ritardo?- Ha sottolineato quel “tuo” con tanta enfasi da farmi rimanere sbalordita per alcuni secondi. Inoltre nel suo tono c’è rabbia, quasi la voglia di un possesso maniacale.
-Ho preferito mangiare fuori stasera.- Rispondo, aspettando che lui aggiunga qualcos’altro. Sasuke, però, si limita soltanto a liberare i miei polsi e ad accomodarsi sul letto, incrociando le gambe e continuando a fissarmi. Anch’io mi perdo follemente nelle sue pozze scure, ripensando, ancora una volta, a come mi piacerebbe che tornasse al villaggio e che si dimenticasse di tutto. E’ stato già un miracolo che si sia fidanzato con me, ma augurarsi che il suo redimersi avvenga sul serio è da illusi. Ed io preferisco rimanere coi piedi per terra.
-Con chi?- Domanda, fingendo disinteressamento. Non ho ancora capito dove voglia andare a parare, ma di sicuro mi è chiaro che a me ci tiene davvero, perché avrebbe un desiderio fortissimo di farmi quante più domande possibili. Ma ha un’immagine da difendere!
-Inizialmente Naruto aveva pensato di offrirmi del ramen. Io ho rifiutato l’invito, quindi ho cenato da sola- Quelli di Sasuke sono movimenti impercettibili ma che io, non avendo potuto, prima di ora, ribattere in nessun modo le sue decisioni  e le sue azioni, ho imparato a decifrare. Infatti adesso mi sembra sollevato. Magari è meglio rincarare la dose. -Tuttavia non mi sarebbe dispiaciuto affatto restare un po’ in sua compagnia per farmi raccontare le sue avventure con Jiraiya! Ne saranno successe di cose!- Rido, portandomi una mano serrata alla bocca, come per nascondere la troppa gioia che mi pervade.
-Scommetto che non ti sei persa niente.- Afferma, infine, dopo quelli che sono sembrati eterni minuti di silenzio. -E il resto della giornata?-
Che carino che è il mio Sasuke! Cerca sempre di nascondere le sue emozioni che, però, alla sottoscritta risultano abbastanza chiare. E’ una persona del tutto particolare che avrebbe, secondo me, tanto bisogno d’affetto ma che non confesserebbe mai di volerne. Inoltre, per quanto tenti di fare il cupo e tenebroso, a volte è peggio di un libro aperto.
-L’ho passato con Naruto!- Dichiaro, sicura di avere la vittoria in tasca. -Dopo i saluti iniziali, siamo passati agli allenamenti. Devo dire che è migliorato molto! Non è più il babbeo di una volta!-
-Certe cose non cambiano mai.- Per la prima volta da quando l’ho rivisto riesco a scorgere, sulle sue  labbra, un sorriso che, seppure lieve e impercettibile, mi appare sincero. E’ uno di quelli che raramente ci concedeva quando avevamo dodici anni, ma che mi facevano, e tutt’ora mi fanno, sciogliere come neve al Sole, tanto da farmelo fissare insistentemente. Sasuke, accortosene e forse infastidito dal mio scrutare, cambia immediatamente espressione, lasciando via libera al solito sguardo seccato e impassibile.
-Ti assicuro che non è così! Lui è davvero diverso!- Completo, dopo essere ritornata dal regno dei sogni. Anche tu sei cambiato Sasuke, quindi non dire che le cose restano sempre tali, perché, davanti a me, ho la prova che smentirebbe tutte le tue affermazioni. Quanto vorrei farglielo presente e quante altre cose vorrei che sapesse, ma è evidente che dovrò tenermele dentro e non so per quanto tempo. Magari per sempre.
-Secondo me è sempre il solito zuccone!- Sostiene, con un’aria di indifferenza.
Mi sento di dover difendere il mio compagno di squadra. E’ vero che, fondamentalmente è sempre una testa vuota, ma non mi va che Sasuke lo prenda in giro così! Tutto sommato non posso neanche attribuire all’Uchiha la colpa di ciò che ha detto, perché è stata la sottoscritta a condurlo verso quella strada. Ma, Sakura, sarai mai in grado di dargli qualche colpa e togliergli qualche merito?
-Dovresti vederlo prima!- Gli faccio, sfoggiando un’aria da offesa.
Lui mi guarda cattivo, con quegli occhi che non mi piacciono, con quel fare minaccioso. Forse ho tirato un po’ troppo la corda. Eppure dovrei saperlo che con un tipo come lui è meglio non scherzare! Devo sempre prima ferirmi prima di accorgermi degli sbagli?
-Se ti piace tanto nessuno ti costringe a restare qui. E’ diventato più maturo, vero? Avresti preferito la sua compagnia alla mia? Va bene. Per me non ci sono problemi.-
Oh caspita! Tra tutte le cose che potevano succedere è accaduta proprio quello che non desideravo! Insomma, volevo che Sasuke mi dimostrasse un tantino la sua gelosia, così da farmi intendere che ci tiene a me, ma non desideravo mica che si arrabbiasse?! E’ pure vero che non ha pronunciato queste ultime parole con un tono eccessivamente alto o irato. Si è sempre mantenuto tranquillo ma, allo stesso tempo, intenso. Ha pronunciato ogni sillaba con una lentezza tale e sottolineando a tal punto le parole da colpirmi e farmi sentire un’idiota. Come diavolo mi è saltato in mente, infatti di spingermi fino a questo punto? Mi rendo conto, alla luce dei fatti, di comportarmi come una qualunque ragazza innamorata, desiderosa di amore e di attenzioni: ed è appunto questo il mio errore. Io e Sasuke, per quanto siamo fidanzati, non formiamo una vera coppia: dobbiamo vederci di notte e all’oscuro di tutti, tra di noi non possono esserci nomignoli affettivi o quant’altro che vada sotto la denominazione di “dolce”, io non posso impicciarmi nei suoi affari, lui si rivolge a me, in quasi tutti i casi, in maniera sgarbata… se questa è una coppia! Però io l’ho accettato, sapendo a cosa andavo in contro. Mi è piaciuta l’idea e anche adesso sono felice della scelta che ho fatto. Ma devo accettarla con i suoi pro e i suoi contro. Non posso volere che Sasuke si comporti come non è, anche perché non sarebbe più la persona di cui mi sono innamorata, seppur un po’ di romanticismo non ci starebbe male. Senza dubbio la colpa di tutto è mia.
Ancora una volta, Sakura, non sei stata capace di accusare lui e i suoi modi.
-Scusami, Sasuke.- Ed eccoci al solito punto. Di nuovo io insisto per osservare una sua reazione. Di nuovo lui si arrabbia. E di nuovo io gli chiedo scusa, senza riconoscergli alcuna colpa in ciò che dice o in come si comporta. Ma non posso permettere che ciò succeda per sempre! -Hai frainteso le mie parole.- Aggiungo, tentando di perdonarmi una peccato che non ho commesso.
Ritornano lui è il suo silenzio. Se non faccio qualcosa la situazione non cambierà mai. Sasuke assume come suo scudo il nulla, erigendo un muro invalicabile.
-Ti rendi conto che quello che dici è impossibile?- Sussurro, cercando di controllarmi per non degenerare come l’altra volta. Se urlassimo di nuovo e mio padre ci scovasse, sarebbe giunta la fine. -Come farei a preferire Naruto a te? Parliamoci chiaro, non che lui abbia qualcosa che non vada ma, semplicemente lui non è te.- Confesso, esternando ancora una volta tutto l’amore che provo per lui.
Rimane impassibile.
-Vuol dire che tu reputi una sciocchezza tutti i miei sentimenti?- Domando, temendo, in parte, una risposta.
-Sei una stupida, Sakura.- Mugola. -Non capisci quale sia il comportamento da avere con uno come me. Eppure te l’ho già detto che non mi piacciono le coppiette sdolcinate e che questo non è ciò che voglio.-
-Solamente perché tu non vuoi lasciarti andare!- Chiarisco, continuando a guardarlo fisso. Non mi piegherò a lui nuovamente. Riuscirò a resistere.
-Appunto, non voglio.- Ammette, sostenendo il mio sguardo e, probabilmente, infastidito dal modo in cui lo squadro. Ma non cederò. -Devo dire, mio malgrado, che prima, sentendo come parlavi di Naruto, ne sono stato infastidito, ma non tirare troppo la corda, Sakura, altrimenti finirà per rompersi.- Conclude, gelido.
-Invece credo che dovremo cercare di venirci incontro.- Non posso essere sempre io la causa dei nostri litigi! Stiamo insieme da pochissimo e, a parte il primo giorno che è filato tutto liscio, la nostra relazione va a degenerare. -Cosiccome io mi impegnerò a comportarmi in una maniera che ti soddisfi, in ugual modo tu dovrai aggiustare quel tuo caratteraccio.- Mi sembra un patto equo.
Il moro non risponde subito, valutando la mia richiesta. Dopodichè si alza verso di me, appoggiando la fronte sulla mia. Il suo respiro sulla mia faccia è piacevole.
-Venirci incontro dici? Ebbene.- Io, incuriosita più che mai da quanto dettomi, resto allibita, rapita dal suo tono sensuale e placido. Avverto le sue mani accarezzarmi la coscia, fino a cercare una tasca nei miei pantaloni. -Non è giusto che venga sempre io da te, allora. In questi giorni avrò da fare, perciò non ci vedremo per una settimana.-
Faccio per infilare la mano in tasca per vedere meglio cosa abbia messo, ma lui mi blocca, afferrandomi il braccio.
-Non ora.- Mi ordina, cominciando ad abbassarmi la maglia fino a scoprirmi il collo e le spalle. -Volevi che fossi geloso? E allora, adesso, sarai mia.-



 



 
 

 

Chiedo perdono! TT^TT
Sono consapevole che questo capitolo è orribile, ma non mi è uscito meglio!!! Scusate, scusate, scusate!
Non credo che questo basti! NdSasuke
Per una volta sono d’accordo con te, Sas’ke! ç__ç
Vabbè, alla prossima! Lasciamo che Hikari si disperi! Se vi va, lasciate un commentino, grazie mille!!! NdSakura  

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Tra una settimana a Konoha... ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 20: “Tra una settimana a Konoha…”

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Ieri sera, poi, tra una carezza e l’altra, avevo totalmente rimosso di avere qualcosa in tasca. La curiosità era tanta, è vero, ma non sono stata capace di resistere alle sue mani e, soprattutto, alle sue labbra. Adesso, però, che mi ha lasciata sola, rispedendomi nel mio mondo, posso soddisfare questo muto desiderio. Potrei avanzare qualche ipotesi, ma non riesco a concentrarmi come devo, poiché voglio ardentemente vedere cosa c’è in quei miei pantaloni, anche se ho già una piccolissima idea. Mi alzo dal letto su cui mi sono addormentata, dopo effusioni romantiche col mio lui, per dirigermi verso la sedia della scrivania, dove è stato lasciato l’indumento qualche ora fa. Sollevo il pantaloncino, portandolo all’altezza del volto, e comincio a scrutare, cercando con impazienza. Un oggetto metallico entra a contatto con la mia pelle: come avevo intuito, era la collana, il suo preziosissimo regalo che io stessa gli avevo riconsegnato in occasione di uno degli ultimi nostri incontri da single. Non uno dei migliori, mi sento di sottolineare.
Sorridendo, stringo il “gioiello” tra le dita, come se potesse condurmi da Sasuke, come se fosse una specie di oggetto magico capace di esaudire i miei desideri, e poi, per niente delusa ma un po’ amareggiata per la settimana che ci separerà, faccio per appoggiare il vestito nero, tenuto nell’altra mano, con malagrazia, fino a quando non vedo, quasi per sbaglio, un foglietto spiegazzato fuoriuscire dalla tasca: chissà, forse non lo avevo notato prima perché stava troppo in giù, mentre ora è più visibile perché è stato trascinato, in qualche modo, quando ho preso la collana.
Nonostante la gioia della prima sorpresa, quest’ultima mi fa ancora più felice… almeno a prima vista, fino a quando non mi invade la paura che sia un biglietto per dirmi addio! Perché non riesco a fidarmi ancora totalmente di lui? Forse non è nemmeno questo il problema principale! Semplicemente mi sembra troppo strano averlo a fianco a me, è difficilissimo accettarlo, cosiccome pensare che tutto sta andando bene per una volta, sebbene i piccoli litigi. Eppure non capisco perché non posso ipotizzare una mia relazione con lui: che ci sarebbe di strano, oltre che lui è un traditore ed ha abbandonato il villaggio? Tutto sommato, ora non mi importa di questo! Pensando già al peggio, mi viene da elencare quali possano essere le ragioni del suo gesto. Forse l’ultima volta ho esagerato a farmi i fatti suoi! Però non mi sembrava troppo arrabbiato per questo, anzi. Pareva quasi che gli fosse passata. E quale motivazione avrà trovato, allora?
Brava, Sakura. Continua a rincitrullirti con le tue idee infondate, così, però, non ne uscirai mai più.
Decisa a sapere cosa mi comunicherà il fogliettino tra le mie dite, lo apro, chiudendo gli occhi per l’emozione e sentendo il cuore quasi scoppiare.
-Dai, Sakura! Apri gli occhi!- Mi impongo, lottando interiormente con me stessa. Sembra una stupidaggine, devo accettarlo, ma per me è importante. La verità fa paura, perché non si sa mai come si può reagire davanti ad essa. -Basta!- Urlo, infischiandomene che qualcuno possa udirmi, mostrando, di scatto, le iridi verdi. -Accetterò qualsiasi cosa sia.- Concludo, continuando a parlare da sola, e puntando lo sguardo sull’oggettino che tanto mi sta facendo fremere.
 
Tra una settimana a Konoha. Campo d’addestramento numero tre. Ovviamente a mezzanotte.
 
Tre semplici frasi, che in questo momento mi sembrano le più belle e significative che io abbia mai letto. Se raccontassi a Sasuke di questo pensiero che mi ha turbata forse… no. Nemmeno così riderebbe. Al massimo si è lasciato andare sorridendo, ma dubito che lo farebbe davanti a questa mia figuraccia. Piuttosto mi snobberebbe. Ma, pensando alle cose importanti, posso considerare questo bigliettino come un appuntamento? Ma è fantastico! Che gioia immensa, vorrei poterla far sentire a tutti quanti! Resto ammaliata ancora un po’, alla visione del pezzo di carta, per poi decidermi a mettermelo in tasca e ad uscire per comunicare la notizia ad Ino. Del resto è l’unica con cui mi posso confidare.
 
Di certo nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da me, nemmeno io stesso, a dirla tutta. Però non si può considerarlo come un vero appuntamento, anzi, sono io a non volerlo vedere come tale. Non vorrei che lei si facesse delle strane idee sul mio conto. Eppure dovrebbe capirlo da sola qual è il problema della nostra coppia, ma pare che Sakura faccia il possibile per evitare di capire. Un po’ evito di lasciarmi andare appunto per questo: del resto, siamo nemici. Anche se non vorrei, devo dire che più di una volta, da quando abbiamo cominciato a fare “sul serio”, ho pensato a cosa farò dopo aver ultimato il mio obiettivo, ovvero uccidere Itachi. L’avevo pensato anche prima di fidanzarmi con lei, ma adesso più che un pensiero campato per aria sta diventando un’esigenza. Per una volta dovrei pensare a cosa io voglio veramente e non solo a cosa gli altri pensano che io voglia: non che sia il tipo da farsi influenzare dai giudizi altrui, anche perché il primo, vero ed unico critico di me stesso sono solo io. Ed è lui che temo. A volte mi sento come se avessi una doppia personalità, decisamente assurdo è vero. E’ come se, dentro di me, si svolgesse una lotta perenne tra un’entità che vorrebbe rifarsi al me bambino e un’altra che avrebbe il piacere di continuare su questa strada. Tengo a precisare che la questione vale solo per quanto riguarda l’argomento Sakura. Per il resto sono sicuro delle mie azioni e, soprattutto, sono fermo e risoluto su come portarle a termine. Ma non voglio che lei mi cambi, semplicemente non posso permetterlo.
Adesso, però, farei meglio a concentrarmi sui miei incarichi, anche perché l’altra volta mi è bastata la lezione: ho fatto la figura del pivellino, cosa che non capiterà mai più.
Vedrò dopo cosa fare con la mia bambolina.
 
-In effetti non ci avevo pensato!- Ino mi ha sbalordita, facendomi notare alcuni dettagli, ma che tanto particolari non sono, che potrebbero impedire il mio incontro segreto con l’Uchiha.
-Come hai fatto a non tenerlo in considerazione, scusa?- Mi chiede, visibilmente sorpresa, continuando, imperterrita, a sorseggiare del latte dalla sua tazza. Mi sono recata direttamente al suo negozio e, tant’è che ero su di giri, mi sono accorta dell’orario, decisamente mattiniero, solo quando sono arrivata davanti alla porta. Ritornando sui miei passi, sono stata vista da Ino, affacciata alla finestra di camera sua che era ancora in pigiama, e invitata a salire. I suoi sono usciti sono scesi ad occuparsi della loro attività: spero di non averli svegliati io! Sono una pasticciona! Non mi sono mai vergognata tanto come in questo momento e, semmai l’abbia fatto, non mi sovviene. Riportata alla realtà dallo sguardo allibito di Ino, rifletto all’ultima domanda che mi ha fatto e, con un’espressione pensierosa, mi chiedo anch’io come sia potuto succedere.
-Sai com’è! Era troppo l’entusiasmo!- Sorrido, mentre cresce in me la voglia di strangolare la testolina bionda che mi guarda quasi con schifo. Suppongo che ce ne siano di cose che vorrebbe dirmi in questo momento, come, ad esempio, molteplici polemiche riguardo alla mia disattenzione e roba varia. Eppure sono sicurissima che lei stessa avrebbe reagito così! Quindi è inutile che mi osserva con quegli occhi da saccente. E’ in questi momenti che il nostro rapporto di bene/odio torna a farsi sentire. Riflettendoci… non posso avere un rapporto normale con qualcuno? Ci manca solo che anche con Naruto finisse così ed è la fine!
-Sarà come dici.- Sussurra, inzuppando un biscotto. -Ma come farai per risolvere il problema? Come farete ad incontrarvi a mezzanotte? Non che avesse detto alle nove o nel pomeriggio!-
-Non avrebbe potuto nemmeno volendo!- La rimprovero, sottolineando volutamente la stupidità di quanto ha appena proferito. -E non alzare troppo il tono, per favore!- Le ordino con quanto più garbo possibile.
-Fossi in te non sarei così brusca.- Sorride, ammiccando. Ecco, vuol dire che ha in mente qualcosa. -Perché ho un piano!- Aggiunge, portandosi una mano davanti alla bocca, così da farsi sentire quanto meno possibile. Sto cominciando a conoscerla davvero bene!
-Sentiamo.- Mi sporgo verso di lei, girando la testa di lato in modo da far trovare sullo stesso piano il mio orecchio e la sua bocca.
 
-Allora, ti va bene?- Domando a mio padre. Odio dover chiedere il permesso, ma si insospettirebbe se non mi vedesse rincasare quella notte. Secondo Ino, che è qui presente, non bisogna trascurare niente affinché tutto vada per il meglio.
-Non credo che sia nulla di male se viene a stare da me!- Sorride la bionda, facendo l’occhiolino e poggiando la mano, energicamente, sulla mia spalla. -Sarebbe un modo diverso per passare il suo compleanno!- Completa, dando al mio vecchio la stoccata finale.
-Effettivamente non c’è niente di male.- Risponde questi, guardandoci entrambe. Ino stringe il mio braccio. Sicuramente sta pensando la stessa cosa che sto pensando io: “E’ fatta!”. -Sempre se non dia fastidio.- Conclude.
-Suvvia, papà!- Lo interrompo, cominciando a parlare ancor prima che terminasse lui. –Non ho più tre anni! Già è tanto che chiedo l’autorizzazione!- L’ultima parola la dico con un tono che non lascia intendere altro se non disgusto, ricevendo un colpo alla schiena di disappunto, da parte di Ino.
Mio padre sbuffa, distogliendo lo sguardo da me. Io, intanto mi giro, sussurrando un solo: -Ci vediamo più tardi!- Poi, velocemente, imbocco la porta, sempre accompagnata dalla Yamanaka, dirigendomi verso il centro del villaggio.
-Non saresti dovuta essere così crudele!- Mi rimprovera la mia amica.
-Non mi piace come mi tratta, punto.- Rispondo, leggermente irata. Seguono alcuni secondi di silenzio, troppi per come siamo chiacchierone noi, specialmente lei. Ma, stranamente, è la sottoscritta a riprendere. -Non so come sia possibile che mi sia dimenticata persino del mio compleanno!- Rido di gusto.
-Gli ultimi avvenimenti ti staranno dando alla testa!- Mi prende in giro lei.
Annuisco, continuando a sorridere.
Forse, penso tra me e me, Sasuke l’ha fatto accidentalmente a volermi rivedere proprio tra una settimana che compio gli anni. O forse non se ne ricorderà nemmeno.
-Quindi ci organizziamo così!- Riprende la bionda. -Tu la sera vieni da me, dormirai lì e poi, la mattina seguente tornerai a casa!- Certo, Ino. Dormirò lì.
-Certamente!- Il sorriso lascia spazio ad una vera e propria risata che coinvolge anche la mia interlocutrice che già sghignazzava.
-Di che state parlando?- Il nostro riso è interrotto da una voce potente ed allegra proveniente da dietro: è Naruto.
-Oh niente di che…- Comincio io. Essendo stata, per così dire, colta in flagrante non riesco a gestire la situazione e ad inventare una normale scusa qualsiasi.
-Naruto, sei tornato!- Ino si fionda addosso al biondo, felicissima di vederlo. Diciamo che questo va anche a mio vantaggio. Mentre i due chiacchierano del più e del meno, spero che Naruto abbia dimenticato la sua precedente domanda.
-Approposito!- Riprende il biondo dopo i saluti iniziali. -Tra poco non è il tuo compleanno, Sakura?- Persino Naruto se ne era ricordato! Che vergogna.
-Esatto!- Rispondo, senza mostrare in nessun modo i miei pensieri di poco fa.
-Che ne dici se facessimo una festa?- Propone. -Così festeggiamo anche il mio ritorno!- Sorride, portandosi le mani dietro la testa.
-E perché no!- Mi precede Ino. Potreste venire tutti da me!- Mi da una gomitata approfittando di un attimo di distrazione del biondo ma, sinceramente, non ho capito cosa voglia dire. -Che ne dici?-
-Sarebbe una bella idea…- Parlo, senza troppa convinzione.
-Forse avrebbe preferito una festa a sorpresa!- Sussurra Naruto all’orecchio della Yamanaka, ma troppo forte per evitare che io lo senta. -Va bene, ormai è fatta! Sarà per la prossima volta. Quindi a casa tua?- Si informa, guardando Ino. Lei annuisce, sorridendogli.
-Ora dovete scusarmi, devo andare dal maestro Iruka! Ha promesso di offrirmi un’altra ciotola di ramen a pranzo!- Con lo sguardo sognante, si allontana, senza degnarci nemmeno di un saluto decente.
-Dannata testa quadra!- Digrigno, stringendo il pugno, pronta a farglielo assaggiare se solo,ormai,  non fosse troppo distante.
-Sei esagerata!- Mi fa Ino. -Voleva solo essere gentile! E poi questo non cambia assolutamente nulla del piano.- Mi fa l’occhiolino.
-Te lo devo: forse ho esagerato.- Ammetto, facendo spallucce e sospirando.



 



 
 

 

 
Ecco il ventesimo capitolo!! >w<
Wow, quasi quasi non ci credo di averne scritti tanti! *^*
Mi sembra giunto il momento di ringraziarvi: ai 126 che l’hanno recensita (vi adoro  e vi ringrazio*^*), ai 22 che l’hanno messa tra le preferite, ai 6 che l’hanno messa tra le ricordate, ai 35 (>w<) che l’hanno messa tra le seguite e, infine, a tutti i 300 circa che leggono ogni capitolo! Grazie mille a tutti quanti!!
Se vi va, lasciate un commentino! ^___^

P.S. Già che ci siamo mi faccio anche un po' di pubblicità! ^__^ (si, faccio schifo ç__ç)
Se vi piacciono le mie storie, potete leggere una mia one-shot sempre sul SasuSaku, incentrata sul loro matrimonio; poi ho scritto anche un'altra one-shot su Sasuke e Itachi da piccoli (si chiama "Giochi con me?")
Se invece (vi ho scocciati, vero? ç__ç) siete appassionati di fantasy, mi sto cimentando nella "stesura" di una "storia" tutta mia nella sezione originali, dal titolo "Un umano nel posto sbagliato". Che dire, scusate se mi sono dilungata e, inutile negarlo, mi farebbe piacere avere dei vostri pareri sulle mie storie! Grazie mille!!!!! (e scusate ancora!!) ^______^

 
  

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: La prima volta... ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 21: La prima volta…

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Il tempo è trascorso alla svelta tra una chiacchierata e l’altra. Tutto sommato i giorni si sono susseguiti velocemente, anche se, esaminando la giornata minuto per minuto, sembrava che tutto si fosse fermato. Le notti sono state meno traumatiche di quando pensavo: mi sono resa conto di aver finalmente capito di non dovermi preoccupare di nulla. Se continuassi a pensarla sempre allo stesso modo ritenendo, quindi, che il moro stia giocando con i miei sentimenti, non riuscirei mai a lasciarmi andare sul serio in futuro. Insomma, per noi è difficile pensare ad una vita insieme, ma non ne voglio escludere la possibilità. Ammetto che la sua lontananza mi ha giovato perché mi ha permesso di capire quali erano i miei dubbi e di poterli eliminare, facendoli diventare delle realtà indiscutibili. Durante i nostri incontri notturni gli ho aperto il mio cuore, richiudendolo, però, al momento della sua fuga silenziosa nelle tenebre: sono stata ostinata, sospettosa e impaurita. Ma adesso ho finalmente compreso che Sasuke è sincero e che non mi farà soffrire più. Non voglio più pensare al peggio, ma vivrò intensamente ogni attimo in sua compagnia. Mi è bastato riflettere su tutto quello che mi è accaduto di recente, senza tralasciare i dettagli, per arrivare ad una tale, scontata conclusione. Da questa indagine interna, ho scoperto che la paura di essere ingannata e di sprofondare nuovamente in quell’oscuro baratro che conosco fin troppo bene superava ogni tentativo di esprimere al massimo i miei sentimenti e di farmi trasportare dagli eventi. Ma chi non risica non rosica! Se non si rischia si avranno, di certo, dei rimpianti ed è per questo che ho preso una decisione: su di noi, Sasuke, punterò il tutto per tutto.
 
-Come hai fatto a convincere i tuoi a lasciarti la casa libera?- Domanda Kiba, dalla solita voce squillante ed allegra, rivolto ad Ino. L’interpellata accenna ad un sorriso soddisfatto, alzando le mani al cielo, così da pavoneggiarsi. Poi risponde: -Non c’è voluto poi molto! Non ho dovuto nemmeno insistere troppo! Mi è bastato dire che, oltre al compleanno della mia migliore amica.- Così dicendo gira lo sguardo verso la sottoscritta. -Avremmo sfruttato l’occasione per festeggiare anche il ritorno di Naruto da un duro allenamento!- Conclude facendo l’occhiolino e voltandosi a guardare l’Inuzuka.
-Senza contare il motivo principale.- Si intromette Shikamaru, sorridendo sapientone alla bionda, che, in tutta risposta, gli dedica un’occhiataccia. -Ossia che i miei hanno invitato i tuoi e i genitori di Choji a cena, per una specie di rimpatriata.- Detto questo ritorna a farsi gli affari suoi, servendosi al tavolo, ignorando le sbuffate di Ino e sbadigliando rumorosamente.
Intanto io mi gusto tutta la scena, sogghignando, attenta a non farmi notare dalla Yamanaka.
-Shikamaru sa essere davvero noioso!- Si lamenta la mia amica, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoseli tutti. Poi, accortasi del “danno” fatto, tenta di riaggiustarseli con entrambe le mani. E’ davvero ridicola quando fa così! Sembra quasi che non sia cambiato nulla da quando eravamo bambine. -Piuttosto.- Riprende, avvilita per il suo look rovinato. -Ti stai divertendo? In fondo questa è una festa in tuo onore…-
Io annuisco, afferrandole le mani e dicendo: -Sono davvero felice per tutto quello che stai facendo per me, Ino. Forse non ti ho mai ringraziata più di tanto e ne sono mortificata. Prometto che farò del mio meglio per sdebitarmi!- Sorrido, inclinando la testa di lato.
-Però non riuscirai ad imbrogliarmi!- Se ne esce, tutto ad un tratto, dopo aver scrutato con attenzione la mia espressione. -Dimmi la verità, Sakura, tu non vedi l’ora che finisca tutto!- Sorride, maliziosa. -Così potrai andare da chi sappiamo noi.- Gradualmente ha abbassato il tono di voce, affinché gli altri non potessero udirla.
Arrossisco a queste sue parole, assumendo le fattezze di una bambola di porcellana dalle guance troppo colorite e divento, improvvisamente, incapace di intendere e di volere. Non mi ero dimenticata dell’incontro con Sasuke, anche perché dubito che questo potrà mai succedere, ma mi sento come se non avessi la consapevolezza che il momento sia distante solo poche ore.
-Credo proprio di aver fatto centro!- Ridacchia, portandosi una mano alla bocca.
 
Saluto e ringrazio gli ultimi invitati, prima di lanciare un’occhiata veloce all’orologio: è già Mezzanotte e io sono in ritardo! Anche se volassi, non riuscirei mai a raggiungere il luogo dell’appuntamento nell’orario stabilito, che tra latro è già passato. Di certo non ho il tempo per togliermi il vestito che indosso, scelto dalla mia amica e abbastanza sfarzoso per i miei semplici gusti, e di indossare qualcosa dimeno complesso, perciò, aspettando appena pochi minuti per consentire a tutti i ragazzi di allontanarsi da casa Yamanaka, mi precipito verso il campo d’addestramento di Konoha, se non dopo aver avvertito l’altra inquilina.
-Devo scappare, è già tardi!- Sussurro, dirigendomi verso la porta. -Ops. Ma qui dentro c’è un bordello da far paura!- Rimango avvilita e incredula a quel che vedo: stoviglie sporche, tovaglie da sistemare… insomma, un vero, inopportuno macello.
Faccio per andare ad aiutarla a mettere in ordine, quando vengo fermata da ella stessa: -E che cosa stai aspettando? Avanti vai!- Mi dice, in tono da comando.
Cerco di ribattere, ma una sua mano alzata mi ferma: -Ti assicuro che avrai l’occasione di sdebitarti di tutto. E poi ti avrei impedito comunque di aiutarmi: la casa è mia e tu sei una mia ospite. Oltretutto è il tuo compleanno… o meglio, lo era dato che è passata la Mezzanotte!- Sorride, sottolineando l’ora.
La ringrazio, prima di fondarmi verso la porta e di correre a perdifiato verso il mio Sasuke.
 
Sono seduto nel bel mezzo del boschetto dietro la rete e attendo con impazienza il suo arrivo, anche se, credo, questo mio pensiero non sia visibile esternamente. Ho imparato fin troppo bene a nascondere le mie emozioni… almeno nella maggior parte dei casi. Mi stendo, sentendo il tronco dell’albero a contatto con la mia schiena, ormai guarita del tutto. Alzo lo sguardo verso il cielo e ciò che mi trovo dinnanzi è un cielo meraviglioso, capeggiato da una grande Luna enorme, intorno alla quale piccoli, ma evidenti, puntini luminosi abbelliscono lo scenario. Un venticello estivo, tipico di questo periodo, mi scompiglia i capelli. Chiudo gli occhi e, più o meno volontariamente, comincio a riflettere su quella che è la mia vita, su quelli che sono i miei obiettivi, ma anche su come ho passato questa settimana e come sia il mio stato d’animo di fronte al suo ritardo.
Punto primo devo, necessariamente, ammettere che mi è mancata. E’ patetico, irrazionale, ma è così. Non ho potuto godere della sensazione di solletico che mi procura i suoi capelli scompigliati. Tantomeno ho potuto assaporare il sapore delle sue labbra, un sapore che, nonostante l’abbia avvertito più volte, mi giunge sempre nuovo e sempre desiderato. Ma non la vedo e questo mi fa arrabbiare: impossibile che non abbia letto quelle poche frasi che le ho lasciato, perché le ho infilato il bigliettino in tasca quando era sveglia, e allora dov’è? La mia non è preoccupazione, o almeno non voglio farla passare per tale, però è già successo una volta che non si è presentata all’orario stabilito… beh, forse l’altra volta l’orario non era proprio stabilito, ma non mi importa: non ora.
Un fruscio mi fa sbarrare gli occhi di colpo: chi è? Sicuramente sarà Sakura, ma non si può mai restare tranquilli. Non devo dimenticare di essere in un territorio nemico.
Mi alzo: un movimento rapidissimo e impercettibile, che mi fa giungere, senza problemi, a poggiare i piedi sul ramo dell’albero su cui ero appoggiato esattamente pochi secondi fa. Poi guardo in basso, accorto a non farmi scorgere. Ed è così che la vedo: pericolo scampato, è solo Sakura.
Ha il fiatone. Evidentemente se l’è fatta di corsa.
Si guarda intorno, volgendo il capo prima a destra e poi a sinistra, mentre la mano va a toccare un qualcosa “appeso” al collo. La vedo e, nonostante il buio, la riconosco subito: quella è la collana che lo ho regalato anni fa. Mi decido a smettere di giocare a nascondino e, silenziosamente come pochi sanno fare, scendo giù, piombando proprio dietro l’Haruno. Tuttavia il tocco è stato leggero e lei non ha avuto i riflessi troppo pronti, perciò, ho potuto prendere l’iniziativa e metterle una mano intorno al collo, attirandola a me.
-Sta diventando un’abitudine quella di fare ritardo?- Sussurro, freddo, mentre la mano comincia ad accarezzarle il collo, tenuto scoperto dalla scollatura dell’abitino, abbastanza elegante, che indossa.
Lei tenta di girarsi, forse per guardarmi in faccia, ma la mia stretta non glielo concede: è pur sempre la mia bambolina e, sebbene ora la veda con occhi diversi, mi eccita vederla succube, dimostrare a non so chi, che Sakura, per quanto possa cambiare, sarà sempre la solita noiosa ragazzina. Ghigno al solo pensiero: forse, forse è proprio questo che mi ha fatto arrivare a questo punto. -Buon compleanno, bambolina.- Continuo, iniziando a morderle l’orecchio.
Tra un gemito e l’altro, trova la forza di rispondermi: -I miei amici hanno organizzato una festa per me e… per questo ho tardato.-
-E’ stato Naruto.- La mia non è una domanda, ma una certezza.
-Non proprio.- Ribatte lei, tentando, ancora, di liberarsi dalla mia presa. Ma percepisco che non lo fa veramente. Cioè, lei vuole farmi credere di desiderare che io la molli, cosiccome io voglio che lei creda che non sia cambiato per niente. Il nostro rapporto funziona così: ognuno fa intendere all’altro ciò che vuole, ma entrambi sappiamo come stanno realmente le cose.
-Mi sei mancata.- Bisbiglio, spostando l’attenzione sul collo: lo bacio, partendo dalla fine dell’orecchio, fino ad arrivare al fondo, dove incontro la scollatura del vestito a fare da ostacolo. Ma me ne libererò subito. Con l’altra mano, infatti, ovvero quella che stavo usando per immobilizzarla, le abbasso l’indumento, fino a lasciarle scoperte le spalle, incominciando a toccarle con la lingua e con le labbra. Poi, mi dedico alla collana, afferrando il pendaglio e stringendolo forte, attorcigliando la catenina che lo tiene legato, intorno alle mie dita. -Sì, mi sei proprio mancata.- Ribadisco, frattanto che i suoi gemiti non riempiono tutta l’aria circostante.
La sento pronunciare il mio nome e con una mano, che riesce a cacciare fuori, mi tocca i capelli, comprimendoli con potenza, quasi facendomi male.
La poggio a terra, sull’erba fredda, stendendomi sopra di lei, avvertendo l’eccitazione crescere maggiormente. Sono stato troppo tempo senza di lei. E’ vero, una settimana è formata solo da sette giorni e, quindi, non si tratterebbe di un periodo troppo lungo, ma percepisco la voglia di lei, dentro di me, come non l’avevo mai avvertita prima d’ora.
Mi muovo su di lei, perché voglio, anzi esigo, di più e, dai suoi gemiti e dall’invocazione del mio nome, capisco che anche lei desidera lo stesso. Il vestitino, tutto pulito e sistemato, diventa di intralcio, perché, dopo averla sentita ed osservata, ho compreso che posso agire senza preoccuparmi di nulla. Perciò le abbasso il vestito quanto basta, ossia tanto da rilevare i seni, e le sfilo l’intimo. Contemporaneamente, mi svesto anch’io, togliendomi, però, soltanto i pantaloni, già divenuti troppo stretti. Guidato dalle sue parole, che mi invitano a continuare e a farlo anche quanto più velocemente possibile, entro in lei, spingendo con forza, tanto da farla urlare leggermente. Guardandola, intuisco che deve soffrire abbastanza, del resto è la prima volta che ci spingiamo fino a questo punto, ma, in ogni caso, non sarei stato capace di fermarmi.
-Più… più veloce… Sasuke…- Sono queste le parole che mi giungono e, con foga, metto in atto quanto mi è stato ordinato. Le mie sono spinte sempre più violente, più forti, accompagnate dalle grida di piacere di Sakura, che continuano a spargersi per il buio del boschetto, finchè non viene, seguita, subito dopo, dal sottoscritto.
Respiro a fatica e, come me, anche l’altra. Poi, con quelle poche energie che le sono rimaste, mi tira addosso a lei, abbracciandomi. Glielo concedo: per stasera ho avuto quello che volevo. Ma non era solo questo: sono stato… felice, anche se nel mio caso è assurdo parlare di felicità, di rivederla.
-Ebbene sì. Mi mancavi.- Riaffermo per la terza volta, accennando ad un invisibile sorriso, sperando, con questa frase, di riuscire a comunicarle tutto ciò che ho nel cuore.
Non saprei farlo in altro modo: nemmeno volendo.



 



 
 
Hola! >w<
Scusatemi tanto per il ritardo! Ho fatto del mio meglio e spero che apprezziate. Non ho riletto l’ultima parte (mi vergognavo >///>), ma spero lo stesso che sia venuta bene! In caso contrario, chiedo perdono! >www<

 

Grazie a chi ha letto e a chi recensirà! Ovviamente (inutile negarlo) le recensioni fanno sempre molto piacere, perciò, se avete un minimissimo di tempo, anche solo per scrivere due frasi, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Grazie! ^__^
 
Un’ultima cosa: ho preferito non soffermarmi troppo sulla festa, anche perché (credo) che non fosse quella la parte che vi interessasse! ;)
Un’ultimissima cosa! (spero) Avevo pensato di scrivere un’altra storiella (magari one shot, perché non so se sopporterei un’altra long-fic) però sulla coppia ShikaIno, collegata a questa fic! *^*
(perché non mi pare il caso di inserirla in questa storia perché non tutti apprezzano >w<)
Fatemi sapere che ne pensate! Grazie ancora!
Con questo ho finito di rompere! ^__^
(Alleluia NdSasuke)

 
 
 
  

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Si parte per Suna, ma a Konoha... ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 22: Si parte per Suna, ma a Konoha…

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Non capisco né dove sono, né cosa ci faccia in qualsiasi posto mi trovi. L’unica cosa che non mi risulta estranea è il tocco gentile della brezza fresca che, fastidiosamente, tenta di svegliarmi, quasi come se volesse avvisarmi che sta per succedere qualcosa. Tuttavia io sono assente: è come se mi trovassi fuori dal mio corpo. Ho sonno, tanto sonno e sebbene mi sforzi per riaprire le palpebre, queste, pensanti, si richiudono senza permettermi di osservarmi intorno.
-Sakura?- Odo una voce familiare che, allegra, si insinua nelle orecchie, fino a rimbombarmi nella testa. Una voce radiosa, amichevole: quella di Ino.
Sono a casa di Ino, dunque?
Ed ecco che tutto mi è chiaro. Ora ricordo perfettamente ciò che la stanchezza provava ad offuscarmi. Rammento ancora il viso di lui, il tocco delicato delle sue mani sul mio volto, la voglia che entrambi provavamo l’uno dell’altra. E poi? Cos’era accaduto poi? Di sicuro, dopo che il nostro amore era stato consumato, portando gioia da ambedue le parti, ero crollata a terra, esausta. Probabilmente è stato lo stesso Sasuke a riportarmi qui, anche se non so come abbia fatto a sapere che dovevo andare da Ino! Un momento! Sì, gli ho detto anche questo, oppure parlavo nel sonno. Fatto sta che tutto è andato liscio e che presto lo rivedrò… ma quando?
 

 

-Se è quello che dici, sarà vero, Ino.-
 
Cosa? All’improvviso mi sovviene questa frase e nella mia mente si crea l’immagine di Sasuke che parla con la Yamanaka. Probabilmente è così che è andata. Io ero in uno stato di dormiveglia, perciò ho delle reminescenze confuse. E Ino che ci faceva sveglia? Forse non riusciva a  prendere sonno.
-Sakura!- Di nuovo la bionda mi richiama all’attenzione e di nuovo la ignoro, stavolta girandomi e rigirandomi nel letto, intenzionata a restare in questa posizione per altre ore, se possibile. -Ti vuoi svegliare? Sono già le dieci!- Sento che sorride, magari ride di me e della mia pigrizia. Sconfitta e abbattuta, oltre che rimembrante che la casa dove mi trovo è la sua, apro un occhio. Mi appare l’immagine sfocata di lei.
-Che c’è?- Mugugno, prendendo a strofinarmi l’occhio.
-Turno all’ospedale ti dice qualcosa?- Fa lei, sogghignando.
Un attimo. Ospedale? Oh caspita, stamattina devo aiutare la signorina Tsunade! Cavolo! Avevo il turno alle nove! Perché non mi sono svegliata prima? Perché Ino non mi ha presa a schiaffi pur di farmi alzare?
Sbarro gli occhi, piena di vergogna e di stupore per aver rimosso quel pensiero tanto importante. Scatto come una molla in direzioni dei miei vestiti, piegati e messi su una sedia. Afferro la maglia al volo e faccio per sfilarmi di dosso il pigiama, quando Ino continua: -Mi sorprendi Sakura Haruno.- Sbotta, portandosi le mani ai fianchi. -Secondo te non ti avrei buttata giù dal letto se avessi avuto degli impegni?- Fisso la sua espressione, al tempo stesso truce e divertita, senza capire. I miei occhi verdi cercano di scrutare la verità nei suoi azzurri. Lei sospira. -Deduco che non hai sentito arrivare Naruto.- Afferma, abbattuta.
-Naruto è qui?- Domando, ancora più allibita. Niente da dire: è stato un risveglio coi fiocchi.
Annuisce: -Ti sta aspettando in cucina. La signorina Tsunade vi ha affidato una missione! Dovrete partire tra un’ora circa ma, a quanto pare, non si tratta di nulla di particolare, anche perché è la prima missione di Naruto… da quando è ritornato al villaggio, intendo.-
Non parlo, guardandola ancora con una faccia da baccalà.
-Ho ritenuto giusto farti alzare prima, perché pensavo volessi fare colazione, o comunque preparati al meglio!- Aggiunge, in risposta al mio mutismo.
-E hai fatto benissimo.- Affermo, ancora un po’ stonata. -Però potevi evitare di farmi prendere un colpo!- Le faccio la linguaccia, infastidita.
-Non potevi togliermi un po’ di divertimento personale!- Ribatte lei, come se avesse tutta la ragione del mondo. Certi aspetti non cambieranno mai, ma forse è meglio così. -Ora vestiti!- Riprende. Io vado a fare compagnia a Naruto, anche perché mi sembra scortese lasciarlo lì.-
-Un’ultima cosa!- La mano di Ino, ferma sul pomello della maniglia, si blocca alle mie parole. -Hai parlato con Sasuke ieri?-
-Sai, non mi fidavo troppo di te, perciò non ho potuto evitare.- Mi confida, restare immobile davanti all’uscio. -Intendo che ero sicura che tu, tra una cosa e l’altra, ti saresti dimenticata di dirgli dove stavi dormendo, razza di babbea.- Ecco che ritorna la risata fastidiosa di Ino, quella che la fa tanto oca, quella che prima odiavo ma che ora, seppur mi infastidisce, contagia anche me.
-Grazie, madame. Cosa avrei fatto senza di lei?- Imito un lieve inchino, cominciando, poi, a ridere a mia volta.
-Niente, effettivamente.- Si volta solo per una frazione di secondo, per farmi l’occhiolino. –Piuttosto, ritieniti fortunata che sia passato di qua e che l’abbia visto!- Conclude, aprendo la porta e sbattendola, con forse troppa forza, alle sue spalle.
Tuttavia la Yamanaka ha perfettamente ragione: che scusa avrei inventato se il moro mi avesse riportata a casa mia? Sarebbe stato terribile. Meno male che, a volte, la fortuna sorride anche a me.
 
-Naruto! Non hai ancora finito di abbuffarti?- Lo rimprovero, riuscendo a stento a trattenermi dal dargli un sonoro cazzotto sulla testa. -Sono scesa da mezz’ora, ho mangiato, ho aiutato Ino a pulire e tu? Ancora che ti ingozzi? Sbrigati che a momenti dobbiamo partire! Poi non voglio assolutamente sentire lamentele sul tuo stomaco pieno, mentre siamo in viaggio!- Urlo come una pazza, facendo quasi invidia alle sfuriate della bionda. I vicini mi avranno presa per una tipa da manicomio imminente.
-Sakura… non essere così cattiva con me!- Mi fa, lamentandosi, e mostrando, ancora una volta, la sua aria innocente da bambino troppo cresciuto. Stringo il pugno, per poi decidermi a mettere in pratica un piano d’emergenza. Lo afferro per il magione arancione e nero e lo trascino di peso, incurante dei suoi lamenti quando odo un frastuono, come un qualcosa, ovvero lui, che urta contro un’altra cosa, ovvero un mobile o eventuali oggetti.
-Queste te le sei meritate!- Dico, rivolgendomi ad Ino ed agitando una mano in segno di saluto.
-Aiuto!- Grida il povero Naruto, mentre la sottoscritta lo fa strisciare a terra come una serpe. La richiesta sarebbe rivolta ad Ino ma, prima di tutto, la bionda si schiererebbe dalla mia parte e, seconda cosa, siamo già troppo lontani affinché lei possa udirci. -Ramen!- Continua, rimpiangendo il cibo in scatola che stava consumando a casa Yamanaka. Visto e considerato che l’Ukumaki non intende smetterla mi vedo costretta a ricorrere a misure drastiche: preparato il colpo, gli rifilo un bel pugno sul capo, facendolo momentaneamente svenire.
-Perfetto!- Ammetto, soddisfatta. -Ora potremo arrivare dall’Hokage senza problemi.-
 
La porta si spalanca di botto, interrompendo le lamentele di Naruto per una missione troppo semplice; il biondo si era ripreso da poco dal colpo subito. La voce preoccupata di un componente della squadra crittografica riempie tutta la sala, sconvolgendo tutti i presenti: -E’ appena arrivata una comunicazione! Il Kazekage del villaggio della Sabbia è stato portato via dall’organizzazione chiamata “Akatsuki”-
Mi giro, preoccupata per la sorte di Gaara, fissando l’Hokage in attesa di una sua decisione.
-Adesso, squadra Kakashi, annuncerò nuovamente la vostra missione. Dovete recarmi immediatamente al villaggio della Sabbia, valutare la situazione e comunicarla a Konoha… quindi, seguendo gli ordini della Sabbia, farete loro da supporto!- Conclude, assegnandoci il nostro nuovo, pericoloso incarico.
Mi rendo conto che non sarà una missione semplice, ma faremo di tutto per portarla a termine nel migliore dei modi.
Salutati dalla signorina Tsunade, dal maestro Iruka e dal maestro Jiraiya, io e Naruto, insieme al maestro Kakashi, partiamo in vista della Sabbia, lasciandoci alle spalle, per non si sa quanto tempo, Konoha.
Non posso evitarlo, anche se mi rendo conto di essere un’egoista. Un mio pensiero deve sempre essere rivolto a te, anche se non potrai udirlo: perdonami Sasuke, ma per un po’ non mi troverai. Spero solo che tu capisca che sono in missione e che non finisca nei guai, anche se io sono l’ultima persona a dovertelo dire. Per questo, e non solo, spero di ritornare presto e di poterti stringere ancora al mio fianco.
 
Quanto tempo è trascorso da quando non la vedo? Sistematicamente, da bravo ragazzo rimbecillito e, ahimé, innamorato, sono venuto tutte le notti, come facevo prima, sperando di vederti seduta sul letto, oppure in piedi vicino alla finestra, quella finestra dalla quale non proviene più luce perché non sei ad aspettarmi. Che cosa può esserti accaduto? Non ti direi mai chiaramente di essere un po’ preoccupato, anche perché so che ad un ninja non può che recare dispiacere sapere che qualcuno non ti reputa capace di difenderti da solo. Sarai in missione e non avrai potuto avvertirmi, immagino. Ma  sai, non sono il tipo che si dispera per qualche giorno di lontananza, anzi avevo la necessità di distaccarmi, almeno per un po’ di tempo, da te perché altrimenti sarei diventato un rammollito, cosa che non voglio essere.
Stasera, però, ho uno strano presentimento addosso, una sensazione che non mi fa stare tranquillo. Sento come se qualcosa stesse per cambiare, ma non mi rendo conto di che cosa sia. Stavolta farò il passo più lungo della gamba, soffermandomi quanto basta in camera tua, godendo del tuo profumo, visto che non posso farlo del tuo corpo. Mi stendo sulle coperte, attento a non stropicciarle troppo e chiudo gli occhi, immaginandoti chissà dove. Forse sto capendo cosa mi turba: la missione non è uno scherzo, si rischia la vita. Anche quando sembra semplice, ci sono sempre delle insidie da fronteggiare; non mi fa male la tua mancanza, o perlomeno non mi lacera interiormente come se fosse un male insopportabile, piuttosto sono in ansia perché mi immagino il peggio. La vita non è mai stata troppo gentile con me, non mi ha mai permesso di raggiungere la stabilità, perché, ogni qual volta pensavo che niente potesse andare meglio di come andava, mi accadeva qualcosa. E’ successo col mio clan quando, ingenuamente, pensavo che ogni cosa fosse perfetta; si è ripetuto quando pensavo che Konoha fosse la mia casa, che sarei riuscito ad ottenere il potere necessario, ma l’incontro con Itachi mi dimostrò che ero lontanissimo dal suo livello. Perché, dunque, non potrebbe ricapitare? Chi può escludere la possibilità che tu muoia?
Sono uno sciocco a pensare tutto questo. Ho fatto tanto per recidere tutti i legami con Konoha, ma con te non ce l’ho fatta. Mi sono sforzato, ma ho comunque fallito.
Sorriso, completamente immerso dai miei pensieri, tanto da udire, solo qualche istante prima che succedesse, la porta spalancarsi.
Perché, allora, non sono andato via, facendo uso della mia incredibile velocità? Perché sapevo che in tutti questi giorni, lui mi aveva visto ed io non avevo fatto nulla per impedirlo, anzi, mi ero spinto sempre di più verso casa tua.
 E perché sono entrato allora? Perché è ora di chiudere i conti una volta per tutte.
-Sapevo che eri tu, brutto mascalzone!- Una figura oscura, illuminata solo dai flebili raggi della Luna, si staglia davanti alla porta. Esatto, Sakura, è proprio tuo padre.



 






 
 
 

Eccomi ritornata! >w<
Allora, allora… in questo chappy c’è poco di concreto tra Sasuke e Sakura, ma va bene! “^^
Forse Sasuke è un poco OOC (mamma, vi sto stonando con questa cos! >.<), ma non si può essere dei SASUKE quando si è innamorati! >///>
Ho una domanda da porvi (perché posso ancora cambiare la storia): volete che descriva anche la missione a Suna oppure che parta direttamente dal ritorno di Sakura? La mia idea era di lasciar perdere la missione, anche perché abbiamo già visto nel manga/anime quello che succede, però se a voi piacerebbe che la trattassi, la scriverei. Spero di essere stata chiara >/////>
 
ANGOLINO PUBBLICITA’
E che è ‘sta trovata, vero? xD
In pratica pubblicizzerò le altre mie fic, magari shot che ho scritto tra un aggiornamento e l’altro.
Stavolta ci sono:
-Mai più nuvole nei tuoi occhi-: la ShikaIno legata a questa longfic;
-In una parola: dattebayo!-: una shot riguardante Minato (*^*) e un piccolo, puccioso Naruto; >w<
-Children-: Sasuke e Sakura all’asilo.
-Studio? No, non fa per me!- : una longfic, cominciata ieri, su Kingdom Hearts (pairing Riku x Sora)
 
Scusate se vi ho scocciati! XD
 
Alla prossima! ;) 

  

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Capitolo 23
*** Capitolo 23: La scommessa ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 23: La scommessa

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L’uomo mi guarda in cagnesco, pronto a mettermi le mani addosso per farmi passare la voglia di prendere in giro Sakura, perché sono sicuro che lui pensi che il sottoscritto stia scherzando con la figlia. Io rispondo al suo sguardo, esibendo un viso tranquillo e un’espressione indecifrabile che devono infastidire, e non poco, l’irritato individuo che è fermo sulla soglia. Per aumentare ancora di più il suo nervosismo, decido di sostenere maggiormente il suo sguardo, fissandolo con l’arte oculare tipica del mio clan, lo Sharingan. Le mie iridi rosso sangue incontrano quelle scure, piene di una rabbia incontrollata, di quello che potrebbe essere un mio futuro suocero: l’idea è strana, anche perché l’approccio non sarebbe stato dei migliori.
Iridi scure e piene di rabbia…
La mia Sakura avrà preso dalla madre, evidentemente. I suoi occhi sono sempre limpidi e cristallini, eccezion fatta quando tra di noi è burrascoso perché quella burrasca contagia maledettamente il suo verde cielo, facendolo diventare cupo. Il mio nero è come un nuvolone in tempesta che presagisce brutto tempo e quando questo arriva, va ad oscurare quella lucentezza tipica delle sue iridi.
-Che ci fai qui?- Proferisce l’uomo, distogliendomi dai miei pensieri sugli smeraldi verdi che Sakura ha al posto degli occhi. Non mi sembra per nulla intimorito dall’occhiataccia arcigna che per un secondo gli ho indirizzato. Non se ne sarà nemmeno accorto o forse, sebbene sia consapevole, almeno in parte, di quello che sono diventato - ovvero allievo di Orochimaru, uno dei ninja più temibili - l’amore verso la sua bambina è tanto immenso da conferirgli la forza per affrontare qualsiasi avversario. Deglutisco nervosamente se solo penso a come sarebbe potuta essere la mia vita se anch’io avessi avuto una figura paterna a sostenermi. Scaccio questa riflessione, non potendomi permettere attimi di debolezza.
Mi limito ad accennare un sorriso, che più che tale, è un ghigno di disprezzo. Non ho mai sopportato la gente che si intromette nei fatti degli altri ma, allo stesso tempo, ero stufo di dover fare tutto di nascosto, perciò mi sono rivelato, anche se so che molto probabilmente potrebbe essere più un problema che un vantaggio, dato che il qui presente potrebbe riferire tutto all’Hokage. Tuttavia non sono venuto impreparato: ho già un piano per fare in modo che tutto vada per il verso giusto, per il verso che io stesso ho scelto.
-Innazitutto buonasera.- Proferisco, facendogli ben intendere che quelle formalità non sono da me ma che fanno parte di un qualcosa di più ampio.
-Bando alle ciance! Rispondi alla mia domanda!- Urla, più nero che mai. La sua immagine è piuttosto scura, visto che stiamo parlando al buio, accompagnati soltanto dalla flebile luce di un raggio lunare. Tuttavia la mia vista è migliore della sua, perché sono abituato a svolgere missioni nel bel mezzo della notte, dunque posso osservarlo meglio di quanto possa fare lui.

 

-Si calmi, signore. Non è bene che si arrabbi tanto. Potrebbe nuocerle.- Rispondo, mantenendo stampata la stessa espressione da superiore di quando ho parlato prima. Lo vedo avvicinarsi con lunghi passi rumorosi ed afferrarmi per il kimono, dirigendo il suo viso ad un palmo dal mio. Del tutto deciso a lasciarlo fare - per il momento - rimango immobile, guidato soltanto dai suoi movimenti. Lo ammetto, la sua stretta è forte, ma nulla al confronto di un ninja addestrato.
 

-Forse non ci siamo capiti bene marmocchio.- Sussurra, digrignando i denti e facendo trapelare tutto lo sprezzo e l’odio che prova nei confronti della mia persona. Mi riconosco in quel sentimento: è lo stesso che provo quando penso a mio fratello.
 

Sta per aggiungere qualcos’altro, un qualcosa che non scoprirò per ora, in quanto apro bocca nel suo stesso istante, sovrastando la sua voce e prendendo la parola: -Oh, e invece ci siamo capiti benissimo.- Ghigno e, al fine di volerlo prendere visibilmente in giro, incorporo: -Mi ha semplicemente chiesto che ci faccio qui. Ma tralasciando questa insulsa domanda. Dov’è sua figlia?-  Sono bastate queste schiette, ultime parole affinché le sue mani mi giungessero al collo, minacciandomi di strozzarmi se avessi osato di nuovo proferire verbo.
 

-Non nominarla.- Ordina, con una calma innaturale, con una tranquillità che non presagisce nulla di buono. Anche se il sottoscritto non se ne preoccupa minimamente. Segue un istante di silenzio, quel silenzio preparatorio ad una bella sfuriata. -Dalla tua lurida bocca non devono uscire parole riguardanti la mia Sakura! Non permetterti mai più.- Termina, colpendomi con un pugno, volutamente non evitato, al lato della bocca. Percepisco un rivolo di sangue scorrere. Ciononostante la mia espressione è sempre quella e il ghigno che vi è dipinto non accenna a volersene andare, anzi si accentua maggiormente, facendone scaturire un risolino. -Che hai da ridere, non ti è bastato forse?- Domanda retoricamente, alzando il braccio, pronto a colpirmi nuovamente.
 

-E’ che trovo tutto questo immensamente patetico e triste.- Rispondo, immobilizzando l’uomo sul posto. La sua mano ancora attorcigliata al mio collo e l’altra sospesa a mezz’aria. -Lei si preoccupa perché la nomino? Sapesse cosa le ho fatto con questa bocca.-
Un sonoro pugno mi ferma, impedendomi di continuare.
-Che cosa le avresti fatto?- Urla, in preda ad una rabbia cieca. A mio svantaggio avevo capito molti anni prima che la rabbia non porta a nulla quando ci si trova davanti ad un nemico. Per meglio dire è necessaria dosarla, senza permetterle di prendere il sopravvento, altrimenti non c’è via di scampo. Quindi, sebbene sembrasse che fosse l’Haruno di fronte a me a tenere il coltello dalla parte del manico, non era per niente così. I sensi gli erano stati oscurati dalla foga.
-Ho soltanto fatto quello che lei stessa voleva che le facessi. Beh, non che all’inizio Sakura abbia avuto voce in capitolo…- Lascio intenzionalmente la frase al completo, dandogli modo di assimilare quanto gli ho detto. In realtà non ho fatto altro che raccontargli l’inizio delle nostre vicende, non arrivando, però, a chiarirgli del nostro attuale rapporto.
-Hai idea di quanto tu l’abbia fatta soffrire?- Riprende. -L’hai vista i primi giorni quando te ne sei andato? Non sembrava nemmeno lei! Se non fosse stato per Naruto chissà se e quando si sarebbe ripresa! Lui meriterebbe di stare con mia figlia non tu!- L’idea di vedere, di nuovo, Sakura triste per il sottoscritto mi provoca una strana sensazione allo stomaco, una specie di senso di colpa che non lascio intravedere per non perdere l’immagine da sbruffone che mi sono creato. Ma questa (immagine) è sostituita all’istante da quella di un biondo al fianco della mia bambolina e ciò fa salire in me un sentimento di collera, che cerco di reprimere di nascosto.
-E che mi dice di ultimamente? Come l’ha vista, intendo?- Mi informo, abbastanza curioso, anche e la risposta penso di conoscerla.
-Questo non c’entra nulla!- Grida, interrotto, per la seconda volta, dal sottoscritto: -C’entra eccome.- Stavolta non riesco a mantenere quel sorrisetto sprezzante, che finora era stato abbastanza naturale, ma parlo con un tono serio, davvero intenzionato a conoscere la risposta. -Scommetto che l’ha vista più felice.- Azzardo.
-La felicità che sta provando in questi giorni non proviene da te, ma dal ritorno di Naruto!- Spiega, appellandosi nuovamente a quel biondo petulante.
Pur sforzandomi non sono capace di trattenere una risatina di scherno, che mi fa guardare con perplessità dall’uomo che, nel frattempo, ha allentato la presa.
-Mi perdoni, ma lei è proprio un babbeo.- Mi fermo solo per prendere fiato, prima che l’Haruno possa intromettersi nel mio discorso ancora non concluso. -Arriva a contraddirsi da solo. A quanto so, e da come ha spiegato anche lei, il giovane Uzumaki c’era anche quando sono partito e mi sembra, mi corregga se sbaglio, che sua figlia sia stata una sottospecie di zombie in quel periodo, sebbene - ribadisco - Naruto le fosse accanto.- Alzo il tono di voce per renderlo più forte di quello dell’uomo che cerca di darmi inutili spiegazioni. -Dunque deve essere, necessariamente, cambiato qualcosa, ovvero la mia ricomparsa.- Concludo, scomparendo in un lampo e materializzandomi dietro le sue spalle. Con un movimento repentino, sfilo la spada dal fodero, puntandogliela, poi, alla gola.  Il mio gesto serve solo a tenerlo calmo e a spaventarlo: per il momento non ho intenzione di fargli del male. Voglio solo che mi ascolti.
-E allora spiegami perché l’ho trovata a piangere l’altra notte.- Domanda, facendo per voltarsi, ma senza alcuno risultato perché aumento la stretta del mio braccio intorno al suo collo.
-Litigio.- Rispondo, semplicemente. -A tutte le coppie capita.- Sussurro lievemente, ma tanto forte da farmi sentire. Lui tenta di colpirmi con una gomitata nello stomaco, ma la mia mano è più veloce, perciò lo blocco: -Ha già avuto la sua occasione di colpirmi, adesso tocca a me.- Gli dico, affondando un po’ la spada nella sua pelle. -Lei pensa di avere spirito di osservazione?- Chiedo, più retoricamente che altro, senza, infatti, attendere nemmeno una risposta. Davanti al suo silenzio, continuo, quasi giunto al punto dove volevo arrivare: -Allora avrebbe dovuto capire che la nostra storia va avanti da un po’.-
-Quanto?- Si informa, nascondendo a malapena l’ira.
-Dunque, mi faccia pensare.- Sebbene conosca la risposta, fingo di rifletterci, al fine di farlo spazientire. -Dovrebbero essere circa sei mesi. Sei mesi in cui lei non si è accorto di nulla.- Allento la presa, spostandomi verso la finestra, sicuro che la conversazione sia quasi terminata. Mi appoggio al muro, godendo dell’espressione sorpresa e accigliata del capofamiglia.
-Sei mesi?- Ripete, incredulo.
-Esatto. Lei pensava di riuscire a fare l’eroe, di “salvare” sua figlia dalle mie grinfie, ma non può. Perché, ormai, lei si fida di me, il suo mondo gira intorno alla mia figura. E perciò che farà? Mi lascerà continuare o dirà tutto all’Hokage?-
-L’Hokage dovrà saperlo e stai sicuro che glielo dirò!- Mi aspettavo questa affermazione, perciò ho già qualcosa in serbo come risposta.
-Rischiando di perdere l’amore di sua figlia?-
-Sarà solo per il suo bene.- Chiarisce.
-Mi dispiace darle questa notizia, ma sono io il suo bene, solo con me è la stessa Sakura di prima.-
L’uomo riflette, consapevole della veridicità delle mie parole. Avrà paura di non poter più rivedere la figlia? Starà ponderando le diverse opzioni? Fatto sta che ci impiega un po’ prima di parlare.
-Se credi di essere il suo bene, capirai di doverla lasciare in pace!-
-Se lei mi consegna all’Hokage la lascerò in pace di sicuro.- Voglio vedere come reagisce.
-Soffrirebbe troppo.- Ammette, sconfitto.
-Probabilmente l’Hokage potrebbe anche perdonarmi.- Rincaro la dose. -Ma se lei mi consegna, io lascerei sua figlia, perchè sarebbe stata colpa sua se non avessi potuto conseguire i miei scopi.- Spiego. In realtà porterebbe un dolore inimmaginabile anche a me, se dovessi separarmi da lei, ma questo è l’unico modo per essere sicuro di non correre rischi con suo padre.
-Mi fai schifo.- Urla, lui. -Per ripicca contro di me, lasceresti mia figlia?-
Annuisco, per poi aggiungere: -In ogni caso, sarebbe lei stessa a venire a cercarmi.-
-Potrebbe vivere anche senza di te!- Mi fa, mostrandosi scioccamente sicuro delle sue parole.
-Facciamo così, se ne è tanto sicuro. Le va una scommessa?- Mi avvicino all’uomo, camminando lentamente.
-Che genere di scommessa?-
-Io non mi farò vedere per un po’ e lei non farà la spia per quello che è accaduto in questa stanza per sei mesi di fila.- Mi godo il silenzio che nessuno dei due vuole rompere. -Però… scommetto che sarà Sakura stessa a venirmi a cercare, qualunque cosa lei faccia per impedirlo.- Allungo la mano verso l’Haruno, il quale è incerto se afferrarla o meno. Alla fine sento la sua stretta e capisco di aver ottenuto quello che volevo. -Perfetto. Allora, arrivederci. Tanto sono sicuro che ci rivedremo.-
Sparisco in un lampo ritornando a contatto con la brezza primaverile, soddisfatto, ma allo stesso tempo triste per aver dovuto ricorrere a questa misura “estrema”. Oltretutto se l’ho fatto è perché ho badato anche ai miei interessi. Non manca troppo al giorno della morte di Itachi ed io non posso permettermi distrazioni. In un modo nell’altro dovevo allontanarmi, momentaneamente, da Sakura, ma mi sarebbe dispiaciuto vederla avvilita - perché sicuramente non avrebbe capito l’importanza della mia vendetta - perciò, anziché essere io il motivo della sua infelicità, ho fatto in modo che lo sia suo padre. Ora basta chiacchiere: il covo mi aspetta e anche i miei allenamenti.
Al più presto bambolina.
Mi giro verso casa sua, non sapendo quando la rivedrò.
 
Per fortuna la missione si è conclusa per il meglio. Non è stata affatto semplice, anzi era pure piuttosto impegnativa e pericolosa per via dei tizi dell’Akatsuki. Sconfiggerli, però, non è stato semplice: il biondo, quello che hanno affrontato il maestro Kakashi e  Naruto, è probabilmente fuggito, mentre Sasori, l’avversario mio e di un’anziana di Suna, la vecchia Chiyo, è stato sconfitto.
E non è tutto!
Ci ha persino fornito delle informazioni riguardanti Orochimaru. Non so se sia il caso di dirlo a Sasuke. Magari potrei limitarmi ad indagare sui suoi futuri programmi, senza scendere troppo nei dettagli per evitare liti, così da sapere se tra dieci giorni lo troverò lì.
Sorrido tra me e me, felice più che mai.
Siamo tornati da Suna da pochissimo. Infatti abbiamo appena messo piede a Konoha.
Saluto in fretta il maestro Kakashi, uscitone male dalla missione, e tutti gli altri ninja lì presenti, dirigendomi a casa.
-Sono tornata.- Emetto a gran voce. Non mi arriva alcuna risposta. Forse i miei sono usciti. Prendo la via della cucina, trovando, seduto ad un tavolo, mio padre. -Non volevo chissà cosa, ma che almeno rispondesti al mio saluto!- Poggio le mani sui fianchi, fingendomi arrabbiata. Però mi accorgo che c’è qualcosa che non va nell’espressione dell’altro componente presente della mia famiglia. -Papà che hai? Non ti senti bene?-
-Sakura, dobbiamo parlare.-


 


 



 
 
 

 Chiedo perdono! Sasuke è dannatamente OOC! >.<
 

(però, lo ammetto, è il Sasuke che mi piace descrivere èwè)
Ho fatto del mio meglio per fare uscire un chappy degno di essere chiamato tale (e dire che all’inizio mi piaceva ma poi, forse, è diventato un po’ pesante verso la fine, la parte della “scommessa”). Scusatemi ancora (non posso evitare di scusarmi ogni volta ç__ç).
Spero, comunque, che questa cosa mi piaccia e che recensirete in tanti, perché una recensione fa sempre piacere! ;D
 
Grazie a tutti in anticipo!!
 
 
ANGOLINO PUBBLICITA’
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=716756&i=1
Piccolissima one-shot SasuSaku
 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=715262&i=1
Primo tentativo (piuttosto malriuscito) di scrivere qualcosa di demenziale sull’Akatsuki 

  

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Capitolo 24
*** Capitolo 24: La mossa di Naruto ***


SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 24: La mossa di Naruto

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Credimi, bambina mia, ogni cosa che ti dirò – consapevolmente non tutto corrisponderà al vero – non sarà per mettere in cattiva luce la persona di cui ti sei innamorata. In questi giorni ho riflettuto, cercando di capire e analizzare quello che definivo il “caratteraccio della persona più detestabile che io conosca”. Sono giunto alla conclusione che, con ogni probabilità, lo stupido in questione non sia lui: il vero sciocco tra i due è il sottoscritto. Il ragazzo, infatti, non ha avuto vita semplice – ma questo tu lo sai meglio di me – in quanto è rimasto solo quand’era pressappoco un bambino, nell’età, dunque, in cui si ha maggiormente bisogno dei genitori, per essere indirizzati e, sì, anche coccolati. Mi sorge spontanea una domanda, però: chi stabilisce quando i genitori non sono più indispensabili? L’amara risposta è che lo sono sempre, perché sono e saranno sempre gli unici che riusciranno a capirti sul serio. Questo, però, non è valso per Sasuke.
Dire che sono dispiaciuto è insignificante… in quanti glielo avranno detto?
No, Sakura, non ti rivelerò questi miei pensieri ma continuerò a tenermeli per me, al sicuro da orecchie indiscrete in un cantuccio della mia anima, senza che nessuno venga mai a sapere della loro esistenza. Se ti dicessi di questa mia decisione – ovvero di celarti quelli che sono i miei reali sentimenti – mi chiederesti spiegazioni , insisteresti per sapere e alla fine, quando ti vedrei dare tutta te stessa per raggiungere l’obiettivo che ti sei prefissata, cederei, svelandoti tutto. Inoltre potresti domandarmi perché ho fatto quello che ho fatto, ossia trattarlo male e cacciarlo di casa – perché sarà accaduto questo, secondo la mia versione dei fatti -, negandogli la possibilità di essere finalmente amato da qualcuno e, soprattutto,  di essere di nuovo importante per qualcuno, se per davvero penso che l’Uchiha sia stato già sfortunato di suo. Perché, mi domanderesti, sarei stato tanto crudele verso di lui se lo è stata già la vita?
Ed io? Come potrei dirti di averlo fatto per proteggerti? Sicuramente non capiresti, testarda come sei. Non accetteresti che tra voi due, seppur proviate un sentimento forte l’uno nei confronti dell’altra, non potrebbe mai esserci nulla: credimi, Sakura, ho visto i suoi occhi e il suo modo di fare e ti assicuro che non è più il ragazzo per cui avevi perso la testa quando era troppo piccola per capire. Non ti fideresti se ti dicessi che l’ho visto strano: non lo so! Ho come il presentimento che l’Uchiha nasconda qualcosa sotto quella sua maschera di indifferenza e quel che mi preoccupa realmente è che ho paura di quel qualcosa. Non accetteresti la realtà: Sasuke è cambiato molto. Troppo. Anche se volessimo tralasciare il fatto che è uno sporco criminale – perché chi si schiera dalla parte di uno come Orochimaru non può avere le mani pulite – dovremmo sempre considerare la possibilità, mi dispiace dirlo molto alta, che il tuo adorato muoia contro suo fratello – perché mi pare di aver capito, dai tuoi discorsi sconnessi, che è Itachi l’obiettivo di Sasuke –, oppure che venga ucciso da Orochimaru – perché non puoi dare per scontato che tra i due ci sia sempre… come dire, un buon rapporto? – o peggio ancora per te, che decidesse di tornare a Konoha ma che il popolo, un po’ come facevo io fino a pochi giorni dopo la notte in cui l’ho incontrato, non lo accettasse, considerandolo, forse giustamente, soltanto come una schifosa serpe.
Potresti vivere con a fianco una persona del genere? Non ti prendo in giro se ti dico di no.
Ora tu sei in missione, ma dovresti rientrare tra breve. Penso e ripenso a cosa, ma soprattutto come, dovrò spiegarti l’accaduto. Mi giro i pollici, nervoso e ansioso di vedere quella porta spalancarsi e la tua faccina, forse sorridente, sbucare da lì dietro. Come mi dispiacerà essere la causa della tristezza del tuo viso. Sorrido amaro, dispiacendomi di dover fare sempre la parte del cattivo. Io non vorrei… cercherei di tollerare quel ragazzo pur di farti felice, ma sono troppo le cose che vi sono contro. Non considero più nemmeno il fatto che ti stia usando. Non so perché ma qualcosa mi dice di escludere questa opzione a priori. Stringo i denti quando sento la porta aprirsi e la tua voce cristallina rallegrare la cupa atmosfera.
Non ti meriti questo, spero capirai.
Il fatto è che ti voglio bene e per il tuo bene agirò da idiota. Mi odierai? Pazienza, ma voglio che tu sia felice. Mi faccio coraggio dopo alcuni istanti di silenzio. Tu mi guardi preoccupata, pensando che io non stia bene. Infatti sto male perché sarò costretto a mentirti: -Sakura dobbiamo parlare.-
Alla fine mi sono fatto coraggio.
 
Rimango a bocca aperta ad ogni nuova parola aggiunta da mio padre. Stento a credere a quello che è accaduto. Non è possibile, qualcuno mi dica che non è vero!
-Non mi crederai, ma è così, Sakura.- Continua, senza che io riesca veramente più a sentire quello che mi dice. Mi ha spiegato che Sasuke è stato qui e che hanno parlato. Il mio lui sarebbe stato cacciato da mio padre e, cosa che mi sta facendo stare più male, avrebbe detto di non amarmi sul serio. Sento le lacrime che vogliono scendere ma devo lottare arduamente per non farle uscire: non voglio dimostrarmi sempre come la debole della situazione! Piangere non risolve nulla, lo so. Devo trovare un altro modo di reagire alle brutte notizie, perché, ad ogni modo, le lacrime sono inutili.
-Sei un’idiota.- Sussurro, mentre percepisco qualcosa che, disubbidendo alle mie raccomandazioni, mi cade dall’occhio bagnandomi il viso. -Anzi, entrambi siete degli stupidi.- Aggiungo, lasciandomi prendere dal panico e singhiozzando.
-Tesoro…- Fa per avvicinarsi, per afferrarmi un braccio, magari per stringermi a sé. Non lo saprò mai, però, perché lo spingo lontano e probabilmente anche con troppa forza.
-Non mi toccare!- Urlo, indignata dalla persona che mi è di fronte. -E’ assurdo, tutto è assurdo! Non è possibile, non voglio credere a quello che mi stai dicendo! Dimmi che menti!- Grido, grido ancora, senza preoccuparmi che qualcuno possa sentirmi. Mi lascio guidare dalle sensazioni e mi viene spontaneo chiedergli se è la verità.
Lui odia Sasuke sarebbe potuto arrivare a tutto pur di vedermi lontano da lui.
Attendo una risposta che non giunge. Ho erroneamente definito anche l’Uchiha come uno stupido. Sicuramente l’unico che ha colpa è mio padre! Scommetto che sta mentendo, ne sono sicurissima! Per sua sfortuna sono un ninja e, perciò, riesco a capire meglio degli altri, quando c’è un inganno in giro, lo intuisco già dal modo di fare di chi mi parla. Inoltre con lui è particolarmente evidente, dato che lo conosco come le mie tasche. Sei come un libro aperto per me, papà: tieni la testa bassa e le mani distese lungo i fianchi, culminanti in due pugni chiusi.
-Sei un bugiardo!- Lo accuso, dopo averlo esaminato per benino. -Perché non la smetti di preoccuparti per me?- Il mio non è tanto un invito, ma sarebbe più un’esortazione, un obbligo.
-Hai ancora bisogno di me, dopotutto.- Dice, girandosi di lato, senza guardarmi negli occhi.
-Sai che ti dico?- Faccio, arcigna, consapevole che qualunque cosa dica, me ne pentirò quando ci ripenserò, quando sarò più lucida per riflettere meglio. Non volevo arrivare a questo punto, ho sempre evitato di mostrarmi così, m la rabbia è crescente e non sono capace di gestirla. –Tu ti preoccupi troppo, sono un ninja, diamine! Anzi, per dirla in breve, ficchi troppo il naso dove non dovresti! Fatti gli affaracci tuoi!- Concludo, facendo per voltarmi.
-Tu non capisci nulla!- Mi accusa l’altro, facendomi immobilizzare al mio posto. Lo ascolto, già convinta che qualunque cosa proferisca per discolparsi, mi scivolerà addosso come se fosse olio. -E’ vero, ho mentito, ormai l’hai capito! Ma non su tutto. Lui è stato davvero qui!-
-Qualora tu non lo sapessi, anzi lo sai, sono sei mesi che viene qui!- Urlo, stringendo i pugni e guardandolo torvo. Digrigno i denti.
-Non fa per te, credimi.- Eccolo finalmente! Ha svelato le sue vere intenzioni.
-Illuminami, perché non farebbe per me? Ah no, un momento! Secondo te è Naruto ad essere l’uomo adatto per me! Purtroppo per te c’è una sola persona che amo e continuerò ad amare per sempre e quella è Sasuke! Non mi importa più cosa tu dica o pensa! E’ ora che ti faccia da parte, lasciandomi vivere la mia vita come meglio posso e come voglio.- Prendo fiato, prima di continuare: -E non incolpare il mio Sasuke… lui mi ama, ne sono finalmente sicura. Non basteranno centomila tue parole per farmi cambiare idea. Ammetto che per un attimo avevo creduto a quanto dicevi… ma ricorda che sono un ninja ma, ancora prima di questo, sono tua figlia e ti conosco troppo bene, come tu conosci me! Se vuoi mettermi contro di lui, abbi almeno il buon senso di non tirarlo in mezzo mettendogli in bocca parole che non ha detto.- Mi volto, decisa ad andare da Ino per calmare i bollenti spiriti.
-Come pensi di andare avanti insieme a lui?- Chiede, irato, mio padre.
-Non ne ho idea, ma sono certa che lui deciderà di tornare da me! Ho compiuto il primo passo, sono riuscita a farmi amare da lui, proprio come volevo e non sarai tu a distruggere tutto quello per cui ho lottato e sofferto. E sai una cosa? La mia prossima missione, con ogni probabilità, sarà proprio incontrare un tizio subordinato di Orochimaru. Chissà che non riesca ad andare da Sasuke! Ce ne saranno di cose da spiegargli! Chissà che gli hai detto… ed ora, scusami, ma vado da Ino, che è meglio.- Concludo, dirigendomi verso la porta e senza dargli possibilità di ribattere in alcun modo. Entrambi abbiamo esagerato, è vero, ma prima o poi dovevo dirgli quello che pensavo. A passi veloci, imbocco la strada che conosco a memoria.
 
Scioccamente, ho fallito, Sakura. D’altronde sapevo che le possibilità di riuscita erano poche, se non nulle. Ho voluto tentare e questo è stato il risultato. Non volevo, però, che tu pensassi che lui ti avesse abbandonata… sai, abbiamo fatto una scommessa e lui non sarebbe più venuto per un po’ di tempo. Ho temuto che tu potessi deprimerti pensando ad un abbandono. Potevo permettermelo?
Ora che ci penso… Sasuke Uchiha, hai ufficialmente vinto.
 
Più che camminare, sto correndo. Purtroppo sono egoista, lo so, ma sento la necessità di confidarmi con Ino. Sarà perché è l’unica persona con cui posso parlare, sarà perché lei è la sola che riesce a darmi dei consigli… sarà per qualunque cosa, ma so di dover andare.
Non posso evitare di pensare a quello che ho detto a mio padre: non per niente avevo previsto che sarebbe finita così. Mi sento dannatamente in colpa per avergli parlato in quel modo cattivo ma, allo stesso tempo, sento di non dover voltarmi a chiedergli scusa: lo farò di certo, ma non ora.
Cammino a testa bassa e, per questo, non vedo Naruto che mi finisce contro.
-Scusa, Sakura! Accidenti che sbadato che sono!- Sorride, massaggiandosi la chioma bionda. -Non l’ho fatto apposta!- Fa per mettersi le mani davanti, come se volesse difendersi da un mio probabile - in un’altra circostanza, sicuro – pungo in pieno volto. Rimane allibito quando mi vede immobile. -C’è qualcosa che non va? Dai, parlamene davanti ad una fumante ciotola di ramen!-
-No, Naruto, scusa ma devo andare.- Faccio per allontanarmi, senza poter evitare che una lacrima, stavolta di rabbia per il mio comportamento infantile, scenda silenziosa.
Sì, silenziosa ma non abbastanza svelta per essere ignorata dall’Uzumaki che, afferratami, mi porta a guardarlo dritto negli occhi: -Adesso mi dici cos’hai.- Comanda, ricordandomi quel tono autoritario tanto amato. Abbasso lo sguardo, imbarazzata sia dal ricordo di Sasuke che dalla situazione in cui mi trovo.
Distratta, quindi, mi rendo conto con un secondo di ritardo di cosa mi sta accadendo.
Naruto, infatti, congiunge le sue labbra alle mie, facendomi spalancare gli occhi dallo stupore.
Io sono forte, ma non riesco a svincolarmi dalla sua stretta terribile.
E’ come se non potessi.
Come se il tono da lui usato mi ricordasse a tal punto il mio Uchiha, da farmi credere che quello che mi sta baciando sia lui.



 



 
 
Che ne dite? Mah, io non so… >///>
Spero vi piaccia, miei cari lettori. Mi lasciate un commentino? *fa occhietti dolci*
Per favore? *lacrimuccia*
 
 
ANGOLINO PUBBLICITA’
Oggi, consigliati per voi (?):
Dolce flashfic riguardante Naruto e Minato:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=718601&i=1
 
Altra fic SasuSaku, riguardante i “dieci comandamenti dell’amore”:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=719006&i=1
 
E, infine, un’altra longfic che sto scrivendo su questo pairing (non sarà troppo lunga, però):

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=719930&i=1
 
Grazie! ^__^ 

Per sapere tutto e di più su di me e sulle mie fic (ma chissene fotte! NdSasuke), visitate la mia pagina autrice!^-^

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=110541
 

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Capitolo 25
*** Caitolo 25: Naruto ed Ino: due tasselli fondamentali ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 25: Naruto ed Ino: due tasselli importanti

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Sento le sue labbra farsi più esigenti. Vogliono sempre di più da me, ma io non ho la minima intenzione di accontentarle. Ripresami, infatti, dalle strane sensazioni iniziali – che mi avevano portata, seppur per un periodo impercettibile, a pensare di poter contraccambiare il suo gesto, o almeno a lasciarlo fare – tento, finalmente, di allontanarlo. Tuttavia le sue braccia forti, strette intorno al mio collo, e le sue mani, che mi accarezzano i capelli, sono restie dal lasciarmi andare. Le dita di Naruto fanno pressione sulla mia testa, quasi a costringermi a non allontanarmi. Ciononostante, ho ancora le gambe libere e, sebbene non vorrei ricorrere a metodi estremi, non riesco a trovare altra soluzione se non questa: gli mollo un calcio nelle gambe, facendogli perdere, per quel secondo che mi è necessario, l’equilibrio, cosicché possa spingerlo lontano.
-Si può sapere cosa ti è preso?- urlo, pulendomi le labbra passandoci il dorso della mano sopra. Sono arrabbiata ma non tanto per come si è comportato – anche per questo – ma soprattutto perché io sono fidanzata con la persona che ho sempre amato e che sempre amerò. So che lui non può saperlo, ma non posso fare a meno di sentirmi irata.
-Io… ecco…- balbetta, diventando lievemente rosso in viso. Porta le mani davanti, come se fosse pronto a difendersi dai miei eventuali attacchi. In quei gesti riconosco il solito, sbadato Naruto.
-Allora?- ribadisco, caricando il pugno e stringendo gli occhi.
-Perdonami, Sakura!- mugola, distogliendo lo sguardo da me e fissando a terra. –Pensavo di aiutarti… ecco… insomma…- Perde tempo, guardandosi attorno.
-Naruto, se ti azzardi di nuovo io…- comincio, non potendo però concludere la frase, in quanto interrotta dall’Uzumaki, che mi afferra i polsi.
-Sakura.- segue un momento di imbarazzante ed irritante silenzio -I miei sentimenti per te non sono minimamente cambiati.- Mi guarda fisso, facendomi distogliere lo sguardo dal suo, intenso. Mi sento davvero in imbarazzo per questa situazione. Vorrei potergli dire della mia attuale situazione sentimentale, di Sasuke, di tutto… ma so che non è ancora il momento. Naruto è maturato, certo, e, magari, avrei potuto considerarlo se solo Sasuke non si fosse fatto rivedere. Avrei potuto prenderlo in considerazione sul serio, dargli una possibilità… prendendolo, inevitabilmente, in giro: sono sicura, purtroppo, che, per quanto mi fossi sforzata di allontanare quel mio amore dalla testa, questo sarebbe stato sempre lì, fisso, ritornandomi in mente nei momenti in cui sarei stata sicura di poter vivere una vita tranquilla con l’altro mio compagno di team. Sasuke… oh, quanto ti appartengo.
-Nemmeno i miei sentimenti sono cambiati.- sussurro, cercando di fargli capire che nel mio cuore c’è posto per un’unica persona e che, suo malgrado, quella persona non è lui, ma è sempre il solito moro di qualche anno fa.
Probabilmente sono riuscita nel mio intento: sento la presa di Naruto farsi sempre meno forte, fino a sciogliersi del tutto. Non ho il coraggio di rialzare gli occhi, perché ho paura di una sua reazione: ho paura di vederlo triste, di vederlo soffrire a causa mia perché, sebbene non lo ami, non posso affermare di non “amarlo” come amico. Mi è sempre stato vicino e non so che avrei fatto in certi casi senza di lui. La sua amicizia mi è indispensabile per andare avanti e non voglio rischiare di romperla per questi nostri sentimenti che non coincidono: capisco perfettamente come ci si senta a non essere ricambiati. Non per niente, ho passato anni a sbavare dietro una persona, senza dimenticare la cosa più importante, ovvero che ho trascorso notti a piangere per lui e per il suo non-amore nei miei confronti, nel suo ignorarmi palesemente, nel suo far finta che io non esistessi.
Non voglio che Naruto si senta come mi sono sentita io: ma lui è forte e capirà. Spero.
Ma devo essere io a fare la prima mossa, a spiegare che le cose stanno esattamente come stavano tre anni fa. Non posso affidare solo a lui il compito di capire. Non deve sopportare da solo questo peso: -Naruto, mi dispiace.- affermo, incontrando le sue iridi azzurre.
Le studio attentamente, cercando di alienare, momentaneamente, il pensiero persistente di Sasuke. Voglio scoprire se riesco a leggere qualcosa dentro quegli occhi limpidi. Devo sapere se la forte amicizia che mi lega all’Uzumaki possa trasformarsi in qualcosa di più. E’ la solo curiosità di sapere se avrei mai potuto iniziare qualcosa con lui se non ci fosse più stato l’Uchiha.
Li guardo: sono intensi e scintillanti, un po’ tristi e allegri allo stesso tempo: la contentezza azzurrina tenta di nascondere la cupa malinconia per il rifiuto del momento, ma lo fa senza troppi risultati. Li scruto, tentando di carpire una verità che nemmeno so se esiste.
Cosa ci vedo dentro? Nulla.
Sono solo le iridi del mio migliore amico, di colui che mi fa ridere, arrabbiare, divertire, esasperare. Pure esaminandole, pur allontanando le pozze scure che tanto desidero rivedere in ogni istante, queste mi tornano sempre alla mente, riesco a vederle ovunque. Sono quelle che voglio amare.
-Tranquilla, Sakura. Sono io che mi scuso per questa cosa.- dichiara, accarezzandosi i capelli biondi. -Non avrei mai dovuto, non so cosa mi sia preso.- Si sforza di sorridermi, mostrandomi i denti bianchi, ma si vede lontano un miglio che ci è rimasto male.
Mi dispiace davvero tanto, Naruto-kun…
Ricambio il suo sorriso, ma anche il mio non è troppo sincero: non posso fare a meno di sentirmi colpevole per la sua mancanza di allegria e contentezza. D’altronde la felicità di uomo non può corrispondere alla felicità di un altro: io sono al settimo cielo col mio Sasuke, ma Naruto non lo sarebbe se sapesse che io e l’Uchiha ci frequentiamo. Spero di non doverglielo rivelare mai.
-Tanto lo so che tu ami Sasuke!- dice, giocoso, voltandosi e cominciando a camminare verso una destinazione a me ignota. Le gambe larghe e la movenza da imbranato. Ecco come Naruto Uzumaki nasconde il suo dolore: facendo lo sbruffone. Io, invece, non sono capace di celarlo, infatti in un modo o nell’altro vengo sempre scoperta. O forse sono io a fare in modo che mi becchino.
Tuttavia, al sol sentire pronunciare il nome di Sasuke, il mio cuore perde un battito per poi farmi ricordare – quasi all’improvviso – degli avvenimenti degli ultimi tempi, quelli di cui devo aggiornare Ino per farmi consigliare. Però non posso scapparmene e pensare solo ai fatti miei. Abbandonare così Naruto – sebbene lui abbia cominciato a camminare per andarsene – non mi sembra una cosa né giusta né piacevole per entrambi.
-Non scelgo io chi amare, Naruto.- rispondo, con una nota visibile di malinconia nella voce. -Mi piacerebbe poter essere padrona dei miei sentimenti, poter scegliere razionalmente la persona che voglio accanto, poter analizzare come una macchina i pro e i contro… ma non ne sono capace.- Vorrei aggiungergli altro ma mi limito a pensarlo: non credi, forse, Naruto, che, se veramente potessi scegliere chi mi farebbe soffrire di meno, non starei con te? Sarà perché a me piace star male o perché mi piace complicarmi la vita… ma la mia scelta ricade su Sasuke.
Ma sarà, magari, che ne sono follemente condizionata?
-Sì, hai ragione.- fermatosi un attimo scuote le spalle all’insù, prima di voltarsi sorridente verso di me e farmi l’occhiolino. -Ma lo stesso vale per me! Se pensi che io mi arrenderò, ti sbagli!- Segue una sonora risata, quella di cui hai bisogno nelle giornate tristi, di quelle che non ti possono fare che bene. Di quelle alla Naruto, per intenderci.
-Sei un dobe, babbeo.- proferisco, facendogli la linguaccia ed osservandolo prima sogghignare divertito e poi allontanarsi.
-Vado ad abbuffarmi di ramen! Dopo la missione a Suna ne ho proprio bisogno!- urla, facendosi sentire da tutta la gente che ci circonda. Guardo le spalle di lui allontanarsi e ripenso, compiaciuta, alle ultime parole che ha detto. Non si arrenderà? Chissà come la prenderà Sasuke.
Sempre se tornerà.
 
-Non è possibile che ogni volta che le cose vanno bene deve succedere qualcosa! Certo che siete sfigati per benino voi due!- afferma Ino, esasperata quasi quanto me, quando viene a sapere di quello che è accaduto. –Ma insomma, non puoi allontanarti nemmeno per una missione che succede il finimondo!- Si porta le mani nei capelli, cominciando a stringerli per il nervosismo.
-E’ esattamente quello che penso io! Ma quanto è complicata la nostra storia?- dichiaro, avvilita, appoggiando il capo sul tavolo della cucina Yamanaka. I capelli mi cadono davanti agli occhi ma sono troppo stanca e scocciata di tutto per rimuoverli. -E non sai l’ultima, oltre questo!- continuo, ricordandomi di aver accidentalmente evitato la descrizione del tragitto da casa mia a casa sua.
-Ancora? Ma quante sorprese tutte in una volta! Su, racconta anche questa.- Il suo tono è seccato ma, se la conosco bene, lo è più per tutte le assurde novità che le sto narrando, che per i miei racconti che trova a dir poco interessanti.
-Naruto mi ha baciata.-
-Cosa?- Ino, che fino ad un secondo prima che parlassi, era spaparanzata sulla sedia, peggio di come io stavo “distesa” sulla tavola, si rialza di botto, portandosi a pochi centimetri dal mio viso e, di conseguenza, urlandomi nelle orecchie. -Dimmi che stai scherzando.- aggiunge, dopo un istante di shock.
-Per niente!- esclamo, quasi offesa. -Ti sembra che la mia sia una situazione in cui può esserci uno scherzo? Magari!-
-E allora? Non vorrai tenermi sulle spine! Insomma, hai detto che ti ha baciata, no? E poi? Credi che io sia stupida? Di certo non può essere finita lì!- Quando Ino comincia a parlare è la fine! Come dice Shikamaru, nemmeno incollandole il labbro inferiore a quello superiore si può farla tacere.
-Stavamo in mezzo alla strada, Ino! Che intendi con “non può essere finita lì”? Che pensi che ci abbia fatto, non sono mica una poco di buono!- ribatto, ancora più offesa e urtata di prima. Ammetto che il tono che ha usato per chiedermi cosa mai ci avessi fatto con Naruto, mi fa arrossire.
-Sei tu che pensi sempre a male, amica mia!- sogghigna, la mano davanti alle labbra, come se volesse nascondere il sorrisino da – mi perdoni la Yamanaka – “papera” che si ritrova stampato in faccia in queste situazioni. –Quello che volevo dire, e che la tua mente perversa non coglie, è come è andata a finire? Non ti sarai fatta baciare, no?-
-Certo che no!- sbotto. -Devo dire che all’inizio mi ha presa alla sprovvista, ma poi mi sono subito ripresa e l’ho allontanato. Dopodichè è seguito un breve discorso, conclusosi col fatto che Naruto ha dichiarato che, comunque stiano le cose, lui non si arrenderà.-
-L’avresti mai detto che da stupidina qual eri, avresti avuto addirittura due pretendenti? Se non contiamo Rock Lee, almeno.- ride, contagiando anche me.
-Non che mi dispiaccia troppo la situazione, anzi, mi fa sentire “importante”.- affermo, accompagnando la parola “importante” con un movimento delle dita, in modo da sottolinearla. -Ma preferirei che l’unica persona che davvero mi interessa, si trovasse qui e non lontana chissà dove… approposito!- esclamo, tutto ad un tratto.
-Che c’è’?-
-Tralasciando la missione che ho svolto, che ti racconterò in un altro momento, abbiamo la possibilità di scoprire dove si trova una spia di Orochimaru! Potrei arrivare al covo e… vedere Sasuke… magari lo riporteremo a Konoha!- Sono entusiasta. Mi sono alzata di scatto dalla sedia ed ho stretto i pungi, portandomeli al petto.
-Sarebbe magnifico!- mi fa eco Ino. -Tra quanto?-
-Dieci giorni!- saltello sul posto, ancora più felice.
-Però, in questi dieci giorni, non dovresti cercare di riappacificarti con tuo padre?-
Solo al pensiero mi incupisco, mandando all’aria tutta la gioia che ho provato al sol immaginare il ritorno di Sasuke. Quello che dice Ino non è del tutto falso: sono stata dura con lui, ma non per questo ha ragione lui.
-Pensaci, Sakura, lo ha fatto per il tuo bene!- prova a difenderlo, Ino.
-Il mio bene è Sasuke!- affermo, assumendo le sembianze di una bambina capricciosa. -Perché nessuno vuole capirlo?-
-Non ho detto che tuo padre ha completamente ragione e che tu stia sbagliando – del resto lo sai, io sono sempre dalla parte dell’amore – ma perché non provi, per una volta, a scoprirti gli occhi e ad osservare la realtà dei fatti?- La sua voce è un rimprovero, un rimprovero da cui non riesco a sottrarmi. -Prova a metterti nei panni di tuo padre! Di sicuro desidera che tu sia felice e cerca di farti capire i rischi che corri facendoti coinvolgere da Sasuke! Parliamoci chiaro, la vostra relazione non è semplice, tutt’altro. Nonostante a te sembra che vada tutto rosa e fiori, perché, giustamente, sei innamorata di lui e quando stai in sua compagnia stai bene, non è affatto così! Devi cercare anche di guardare al futuro, Sakura. Ora le cose vanno tutto bene, ma se Sasuke non tornerà a Konoha, continuando su questa strada, potrebbe diventare un ricercato a livello internazionale. Come faresti in questo caso?- Ino parla tutto d’un fiato, senza interruzioni, senza darmi la possibilità di ribattere.
-Non permetterò che succeda perché lo riporterò a Konoha nella nostra prossima missione. E’ una promessa che mi faccio!- rispondo, dopo un breve silenzio.
Non posso permettermi di sbagliare. Ino ha ragione, purtroppo. Ora come ora siamo ancora in tempo per farlo redimere – sebbene l’essere stato allenato da Orochimaru non sia una cosa di cui andare fieri -, però se prosegue non ci sarà più possibilità. –Con mio padre invece…credo che gli chiederò scusa… però lo farò solo se lui deciderà di accettare Sasuke! Tanto, in un modo o nell’altro, prima o poi, dovrà pur farlo: diciamo che è come se la prossima missione fosse già stata portata a termine! Quando tornerò, Ino, Sasuke sarà al mio fianco!- sorrido, convinta.
Non posso essere indecisa proprio ora.
Posso farcela solo se sono sicura di riuscirci.
 
Non mi è piaciuta per niente la scena a cui ho dovuto assistere, bambolina.
Non so cosa mi abbia trattenuto dal lanciare un kunai. Credimi, avrei tanto voluto intervenire di persona per far capire all’Uzumaki qual è il suo posto, ma per due motivi non ho potuto: uno, perché è già un miracolo che gli abitanti del villaggio della Foglia non si siano accorti della mia presenza – anche perché, come ninja di Konoha, conoscevo e conosco tuttora, il modo per passare inosservato attraverso la barriera che circonda il villaggio e il problema maggiore è all’interno -  e due perché ho fatto una scommessa col tuo papà. Beh, in fondo è stato uno sciocco a credere che non sarei tornato: ho detto che non mi sarei fatto vedere e non che non sarei tornato a trovarti ed osservarti da lontano. A quanto ho visto, però, ho scelto proprio un bel momento.
Va bene. Bambolina, ne parleremo quando, finalmente, potrò rivederti.
Spero tanto che tu non abbia intenzione di raccontarmi una frottola: staremo a vedere.



 



 
 
Salve a tutti!!! Capisco che questo è stato un capitolo dove non succede granché .-.
(ma succede mai qualcosa in questa fic?)
Ringrazio chi legge, chi recensisce, tutti… grazie mille! ^.^ 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26: Non sempre le cose vanno come si vuole ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 26: Non sempre le cose vanno come si vuole

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E’ successo tutto troppo velocemente. Sì, decisamente troppo. Non capisco come sia possibile che le mie convinzioni, più o meno forti che siano state, debbano essere spazzate via come se fossero polvere. Forse perché mi prefiggo un obiettivo decisamente elevato, meglio dire irraggiungibile. Eppure ci speravo tanto, così tanto che mi sono sentita distrutta quando ho fallito. Sono ritornata con la coda tra le gambe a casa e assieme a me anche Naruto e a due nuovi elementi del Team, ovvero Sai e il capitano Yamato.
Sai – il moretto – si era presentato come un ragazzino insensibile e incapace di comprendere i sentimenti altrui. Nonostante a prima vista mi abbia ricordato Sasuke – perché è vero che mi ha sortito questo effetto – l’ho trovato odioso, anzi, l’ho odiato. Ho detestato quel faccino apparentemente dolce, quei falsi sorrisi che concedeva alla squadra cercando di farci cadere nelle sue subdole trappole. Ho odiato tutto di lui. Finché non mi sono ricreduta: Sai, in fondo, non è come me lo ero immaginato: diciamo che ha solo bisogno di qualcuno che lo aiuti a trovare un suo posto nel mondo. Quel suo caratteraccio è dovuto a ciò che gli hanno insegnato alla Radice, dunque non posso fargliene una vera e propria colpa.
Sul capitano Yamato non ho nulla da obiettare. E’ un ninja valido, anche se non credo sia al livello di Kakashi. Il nostro vero sensei, però, non si era ancora ripreso per questa missione, pertanto a farci da supervisore è stato un altro ninja, ovvero Yamato. Scioccamente, mi chiedo cosa sarebbe potuto cambiare se con noi ci fosse stato Kakashi: magari niente o magari tutto.
Per Naruto vedere Sasuke è stato a dir poco scioccante. Ma come biasimarlo, di certo l’Uzumaki non era abituato alle pozze irremovibilmente scure dell’Uchiha. Come poteva, però, Naruto aspettarsi che il moro non fosse cambiato per niente? Con Orochimaru non si scherza. Credo sia capace di manipolarti la mente, ed è proprio questo che mi preoccupa e che non mi fa dormire. Tenterà di imporsi anche su Sasuke? Sebbene non abbia più fatto alcuna domanda all’Uchiha – non che l’abbia visto in questi giorni – la questione Orochimaru occupa un posto fisso nel mio cervello.
Dopo questa giornataccia, un’altra immagine che resta onnipresente nella mia mente è quella di Sasuke, in particolare dei suoi occhi. Mi sembrava ritornato a quei tempi… quei tempi bui in cui non mi trattava altro che da giocattolo. Un fremito mi percorre la schiena al solo pensarci.
Rabbrividisco, attirando gli sguardi preoccupati di Naruto e Yamato. Non so interpretare Sai.
-Stai bene, Sakura?- domanda Naruto, accelerando il passo per sorpassarmi. Si trova proprio di fronte alla sottoscritta, proprio come quando mi ha baciata. Da allora, però, non ne abbiamo più parlato, ma non escludo di aver pensato di dovergli dire qualcosa. Il problema è che qualcosa è proprio ciò che non posso svelargli. Se, infatti, gli dicessi di stare con Sasuke, potrebbe anche reagire male. E, mio malgrado, a ragione. Ho sempre saputo il sentimento di amicizia, quasi morboso, di Naruto nei confronti di Sasuke, quindi con che coraggio potrei svelargli di frequentarlo da ben sei mesi? Detto francamente, sarebbe meglio evitare, così da arginare il problema: per quanto potrò farlo, però? “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, si suole dire.
-Sì, Naruto. Sono solo dispiaciuta per il fallimento.- dico, lo sguardo basso e gli occhi lucidi. Nonostante ciò non piangerò. Non voglio e non devo farlo. Sto crescendo, maturando… non posso permettere che tutto resti invariato! Cosa è cambiato da quando ero una ragazzina piagnucolona? Insomma, bisogna farsi forza. Sono stata io stessa a dire a Naruto che frignare sarebbe stato inutile.
 
-Piangere non ci riporterà Sasuke indietro.- avevo detto, tra una lacrima e l’altra. Contraddicevo addirittura le mie parole. Infatti, cercavo di convincere più me stessa che Naruto, il quale, dietro di me, singhiozzava rumorosamente.
-Sono ancora qui. Continuerò a diventare più forte insieme a voi.- aggiunsi, tentando di trovare la forza necessaria per reagire a quel dolore. Avrei visto più volte l’Uchiha, e se la fortuna mi avrebbe assistita, sarei riuscita a fare qualcosa per riportarlo a Konoha. Dovevo lottare: quelle lacrime calde non segnavano altro che una rinuncia.
-Ci rimangono circa sei mesi di tempo e tre persone sono molto meglio di due. In più anch’io sono molto… forte.- La voce di Sai mi giunse alle orecchie come un’amara – ma desiderata – consolazione. Era felice della sua amicizia, della sua disponibilità. L’avevo giudicato male.
-Grazie.- sussurrai, lasciando che la mia mano portasse via le ultime gocce di liquido trasparente presenti sul mio viso.
 
Naruto mi sorride, triste. Gli poggio una mano sulla spalla, allargandomi in un sorriso sincero.
-Vedrai, la prossima volta ci riusciremo. Ci alleneremo e diventeremo sempre più forti, puoi contarci!-
La risata allegra di Naruto riempie l’aria circostante. Grazie a lui, sembra che l’atmosfera sia diventata meno pesante.
-Piuttosto, è ora di far conoscere Sai agli altri!- sbotta Naruto, voltandosi verso il moro e cingendogli le spalle col braccio. –Shikamaru non deve essersi fatto una buona idea di te e nemmeno Choji.- continua, camminando in avanti. Il povero Sai, sua sfortuna, è quasi trascinato dal passo spedito dell’Uzumaki. Però ora che ci penso è vero! La prima volta che Naruto e Sai si sono incontrati c’erano anche Shikamaru e Choji e… no! Non deve essere stato piacevole! Sai, infatti, ha attaccato gli altri tre, assicurandosi l’antipatia di tutti, soprattutto di Naruto.
Ridacchio, osservando la scena patetica che mi si presenta davanti.
-Io preferisco andare a casa!- dicendolo, continuo a sorridere.
I due ragazzi si girano a guardarmi, sorpresi.
-Ma come! Non vieni?- mi fa l’Uzumaki, gli occhi pieni di meraviglia.
-Sono stanca, preferisco riposarmi!- faccio spallucce.
-E sia. Intanto mi faccio un giro con Sai!- sbotta. Il suo tono sembra quasi una minaccia. Giurerei di poter vedere negli occhi incredibilmente azzurri del mio amico un lampo d’ira benefica, come se desiderasse farla pagare a Sai per tutti i guai che aveva combinato. Eppure i nostri amici non sono tanto crudeli. Chissà che passa per la testa di quell’imbranato! Non voglio proprio interessarmene!
-E lei capitano?- chiedo, rivolgendomi all’altro membro del Team. Sai non ha potuto avere voce in capitolo, perché obbligato a muoversi a causa dell’irruenza del compagno.
-Andò a fare rapporto, poi me ne tornerò a casa.- risponde, sospirando. Anche per lui la missione non deve essere stata una passeggiata.
Dopo averlo salutato, prendo a camminare verso casa, muovendomi svelta tra le vie di Konoha. Ora come ora mi è indispensabile un letto caldo e, magari, una buona cena ristoratrice. Al pensiero di casa associo quello di mio padre. “Padre” viene associato a “lite”. A quella lite che c’era stata più di una settimana fa.
Beh, le cose ora vanno abbastanza bene. Parliamo come se nulla fosse successo… o almeno finché uno dei due non tira fuori l’argomento “Sasuke”. A quel punto è meglio tapparsi bocca e orecchie. Da parte mia, ho imparato a tenere per me tutte le riflessioni sul mio bel moro, e sembri che papà faccia lo stesso. Ma, a differenza mia, non sempre riesce a trattenersi. Approposito. Già mi immagino la sua faccia con quel sorriso sornione quando rincaserò. D’altronde motivo dell’ultimo battibecco era stato proprio il successo o meno di questa missione: io votavo per la riuscita e lui per il fallimento. Dannato papà, sei peggio di un uccellaccio del malaugurio! Sarà, sicuramente, causa di una nuova e noiosa litigata. Ricordo ancora la prima, quando tornai a casa, dopo essere stata da Ino.
 
-Dobbiamo parlare.- sussurrai, nera in volto. Le mani strette sempre con più forza, fino a far sbiancare le nocche. In un modo o nell’altro avrei dovuto mantenere la calma.
Lui non si limitò ad altro che a fissarmi intensamente. Non osò proferire parola. Evidentemente, avvertiva ancora il peso delle mie precedenti parole.
-Innazitutto, mi sento in dovere di chiederti scusa.-
Non era quello il modo in cui volevo cominciare: avrei voluto mettere subito in chiaro le cose, facendogli capire che non poteva ancora farsi beffe di me e dei miei sentimenti. Tuttavia, l’amore incondizionato che una figlia prova verso il proprio genitore, ebbe la meglio. Osservai, alquanto soddisfatta, l’espressione esterrefatta che si disegnò sul volto di mio padre: forse non si sarebbe mai aspettato che mi sarei scusata così velocemente.
Continuò a guardarmi senza parlare.
-Mi rendo conto di essere stata una stupida a reagire in quel modo, ed inoltre…- mi fermai un attimo, cercando di ponderare le parole. –ho capito che è vero che ho ancora bisogno di te. Del resto, quale figlio non necessita più dei genitori?- azzardai un sorriso, lasciando che la rabbia, che fino a poco prima mi dominava, fluisse dal mio corpo, lasciandomi, così, in compagnia di una strana pacatezza.
Mi sorrise di rimando. Tuttavia scorgevo ancora qualche preoccupazione nei suoi occhi.
-Però rimane un problema da risolvere.- continuai, una strana forza sopita a darmi carica.
-E sarebbe?- fece lui, accigliato. Come se non lo sapesse!
-Sasuke.- puntai i miei occhi dritto nei suoi.
-Non c’è niente da discutere. Sai come la penso.- disse, chiuso nella sua cocciutaggine.
-Ma perché non vuoi capire?- alzai il tono, cercando, però, di restare calma e presente a me stessa. Non volevo perdere la calma com’era accaduto la scorsa volta.
-Ti ho detto che non fa per te. Sbaglieresti a fidarti di lui!- disse, severo.
-Lasciami sbagliare da sola! Lasciami battere violentemente con la testa in quel muro duro, che è Sasuke! Fidati di me, per una buona volta!- lamentai.
-Ne soffriresti.-
-Voglio soffrire.-
-Stai farneticando!-
-Io lo amo. E in questo momento non sto farneticando. Lo amo e continuerò a farlo anche se me lo proibirai. Anzi, facendolo, sarai tu a farmi star male, ancora più di Sasuke.-
Addolcì lo sguardo e sospirò. Si passò una mano nei capelli, esasperato dalla mia testa dura.
Capii che era il momento di rincarare la dose: adesso o mai più. Mi avvicinai tranquilla e, arrivata di fronte a lui, lo abbracciai.
-Non costringermi a scegliere tra te e lui. Ti prego.-
Strinsi maggiormente.
-Ti chiedo un piccolo favore: accettalo. Cerca di tollerarlo, fammi pentire in futuro di quello che ti sto dicendo in questo momento. Ma lasciami sbagliare da sola.-
Lui sospirò di nuovo. Sentii le sue braccia circondarmi le spalle e il collo.
-Sei una testarda. E sia, farò quello che vuoi. Starò in silenzio e cercherò di tollerarlo, ma sappi che non piace questa storia. Finirà male, credimi.- sibilò.
-Vedremo!- sorrisi. -Facciamo una scommessa, ti va?-
-Lasciamo stare, va!- borbotto, allentando la presa sul mio corpo e cominciando a guardare altrove. -Non mi sento troppo fortunato in questo periodo.-
Non capii perché disse quelle parole, ma mi divertii molto ad osservare la sua figura irata.
Era stranamente divertente.
 
-Sono a casa!- urlo. Devo prepararmi ad una bella discussione. Dovrò, però, dimostrare di essere più matura, perciò calma e sangue freddo. Seduto al solito posto, la solita figura.
-E Sasuke?- sorride, facendo finta di essere sorpreso dall’assenza del ragazzo.
-Lascia stare.- tento di terminare così questo banale dibattito. Calma, Sakura, resta calma.
-Ma come! Già mi ero preparato ad accoglierlo!- soffia, sgranando gli occhi dalla falsa sorpresa.
Mi dirigo, in silenzio, verso le scale. All’improvviso mi è passata anche la voglia di mangiare. Prima avevo fame? Beh, pur di evitare di sentirlo nelle orecchie, preferirei stare a digiuno per una settimana!
-Non mi dirai che qualcosa è andato storto?- continua, prendendosi gioco di me.
-La prossima volta non falliremo.- rispondo alle sue provocazioni. Non ce la facevo più a starmene zitta.
-Non ne dubito.- fa, nascondendo – male – un risolino.
-Vado a letto.- digrigno.
-Suvvia, almeno mangia qualcosa.- riprende lui, improvvisamente serio.
Sorrido, cominciando a scendere i pochi gradini che avevo appena salito.
-Te lo assicuro. Prima o poi, dovremo apparecchiare per quattro e non più per cinque.- Esatto. Voglio essere fiduciosa: quanto prima, riuscirò a riportare Sasuke e Konoha e riderò di questi momenti tristi. Lo vedrò cenare insieme a me e alla mia famiglia e, magari, battibeccare con mio padre.
Sarebbe esilarante.
Sarebbe stupendo.
Un sogno.

 

 



 
 
Non so voi, ma finalmente io sono in vacanza! *^*
Come sono felice! >w<
Va bene, a parte questo, mi scuso per il capitolo orribile (capirò, infatti, se avrà poche recensioni o se ci saranno critiche), ma ho preferito riassumere tutta la questione di Sai, ecc…
La prossima volta, però, ritornerà Sasuke! Gioite, gente!!! >www<
*si sente ridicola da sola* 

P.S. Le parti in corsivo sono flashback

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Capitolo 27
*** Capitolo 27: La nuova Sakura ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 27: La “nuova” Sakura

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Stamattina mi sento felice. Sebbene non abbia ricevuto la visita – senza dubbio ambita – di Sasuke, sono stranamente contenta. Canticchio mentre sistemo il disordine della stanza e tolgo la polvere dai mobili e dai diversi oggetti. A catturare la mia attenzione, come sempre, ci pensa il quadretto del Team 7. Questa volta, però, non lo osservo con quel velo di malinconia tipico dell’ultimo periodo, ma i miei occhi hanno luce nuova, sono fiduciosa, speranzosa. Posso farcela. Il fallimento della missione di recupero di Sasuke non mi ha abbattuta come temevo, tutt’altro. Rappresenta uno stimolo in più per darmi da fare, per continuare ad allenarmi e per ambire ad obiettivi più lontani. Questa sensazione di possibile successo è talmente forte da farmi quasi scoppiare. Era da tanto tempo, da troppo, che non mi sentivo così. La mia vita era costituita soltanto da tristezza ed angoscia. Soltanto sporadicamente, tornavano a trovarmi l’allegria e la gioia: per fortuna questo momento – perché di un momento si è trattato, considerando la vastità della vita – sta per volgere al termine. E’ ora di voltare pagina. E’ ora di mostrare una nuova Sakura.
 Sono elettrizzata, anche perché dal punto di vista “dell’amore” procede tutto per il meglio. Non mi angoscio, come in passato, pensando che tutto questo bene possa essermi strappato via con foga, ma voglio lottare per fare in modo che resti con me. Non voglio più essere la ragazzina passiva che si lascia passare tutto addosso senza avere la capacità di dire la sua, di farsi sentire, si imporsi. Ho capito che posso cambiare le cose, che posso fare in modo che gli avvenimenti vadano anche come voglio io – e non solo come gli altri desiderano per me – e che posso fare tutto ciò che mi prefiggo con la giusta determinazione. L’importante è non abbattersi, non piangersi addosso, non comportarsi – in breve – come facevo io prima. Mi sembrava di essere ritornata ai vecchi tempi, a qualche anno fa, quando mi sentivo incredibilmente inferiore ai miei due compagni di squadra. Allora come ora, pensavo di non poter far nulla per uscire da quel baratro di inferiorità in cui ero immersa. Pensavo che sarei sempre rimasta la stupida ragazzina che giocava a fare il ninja e che, dunque, non sarei mai stata capace di diventare un vero e proprio guerriero. E, invece, contro ogni ipotesi, eccomi qui: una vera ninja di Konoha, con forza e coraggio. E’ vero, dovrò ancora migliorare, ma del resto chi è che non ha più da apprendere?
Con Sasuke sarà lo stesso. Riuscirò a portarlo a Konoha, riuscirò a vederlo accanto a me. Solo che ci vuole tempo e, soprattutto, allenamento e perseveranza. Nel frattempo, però, potrò accontentarmi di frequentarlo di nascosto, come ho sempre fatto finora, di godere della sua presenza saltuaria. Voglio parlargli, però! Magari sarò capace di fargli capire che a Konoha può tornare, che è e sarà sempre la sua casa. La prossima volta che lo vedrò, lo farò. Spero soltanto che sia presto. Non avrò più timore di esprimergli le mie idee e convinzioni, di immischiarmi un tantino in più nella sua vita, di sentirmi un po’ più la sua ragazza. In fondo, lo sono.
 
Sistemato il tutto, scendo le scale, diretta verso la cucina. Quando non ci sono missioni la mia vita è noiosa: casa, Konoha, casa. Camera da letto, cucina, casa di Ino, cucina, camera da letto. Un unico tragitto dentro al quale, talvolta, si inserisce l’ospedale.
-Buongiorno.- fa mio padre, probabilmente ancora memore della piccola discussione di ieri sera. Infatti sorride. Un sorriso da ebete che avrei voglia di cancellargli immediatamente. Ma devo stare calma: tanto succederà molto, ma molto presto. Sorrido di rimando, ricambiando il saluto.
A rallegrarmi concorre anche il fatto che non sono più sola, nel senso che la mia verità è saputa anche da altri, oltre che da me. Non solo dalla mia amica Ino, che mi ha sostenuta – e continua a farlo – nei momenti di bisogno con i suoi preziosissimi consigli, ma anche da mio padre che, seppur le dovute lamentele iniziali, sembra aver accettato la cosa. Più o meno, almeno. Comunque, so di certo di poter contare sull’appoggio di qualcuno che non dista mezzo villaggio da me! In quanto a mia madre… non so se è già il caso di rendergli nota la situazione. Non che sia pettegola, ma non vorrei rischiare che spifferasse tutto a qualcuno mentre è in giro per Konoha. Quindi è meglio mantenere il segreto. Anche se non me lo ha ammesso direttamente, pure mio padre ritiene che tenerci per noi il tutto è la strategia migliore da adottare.
“Ci penseremo in seguito”, biascicò una volta.
Mi siedo davanti a quello che rappresenta la mia colazione. Col sorriso stampato sulla faccia, comincio a mangiare.
 
Questo pomeriggio è stato stupendo, di quelli da ricordare a tutti i costi. Sai ha conosciuto tutto il resto della combriccola – perché ieri sera, poi, Naruto non aveva più portato a termine quanto si era prefisso – e direi che Ino è rimasta abbastanza colpita dal nuovo ragazzo, ma non abbastanza da poter preannunciare qualcosa su loro due. Il moro, però, mi ha fatto arrabbiare un po’. Giusto il necessario per far scattare il livello successivo della mia personalità, ovvero quella della Sakura arrabbiata. Gli ho solo scagliato alcuni pugni potenti. Ovviamente anche Naruto è stato vittima di questo mio piccolo sfogo. Sai si sta esercitando con i soprannomi e a me ne ha affibbiato uno tutt’altro che simpatico. Diciamo che sta provando ad inserirsi meglio all’interno del gruppo, a capire i sentimenti degli altri, dunque, si sta acculturando su alcuni libri. A mio parere farebbe meglio a chiudere tutto. Queste non sono cose che si possono imparare studiando, ma solo vivendole appieno. Sospiro. Almeno ne devo riconoscere la buona volontà di voler apprendere.
Guardo fuori dalla finestra. E’ tutto buio e non sembra ci sia troppo vento. Il cielo non è nuvoloso e le stelle sono piccoli puntini ben visibili dalla posizione da cui le sto osservando. Verrà? La voglia di rivederlo è troppa: non so quanto tempo è trascorso da una sua ultima visita. Se non sbaglio, l’ho visto qui prima di partire per Suna. Insomma, una vita fa! Potrebbe farsi rivedere.
All’improvviso sobbalzo. Avverto una mano premuta con forza sulla mia bocca. Tento di liberarmi, ma non appena un profumo sempre bramato e troppo bene conosciuto mi inebria le narici, mi rilasso, facendomi cullare da quella sensazione piacevole. Poi sento il suo respiro sul collo e non posso fare a meno di pensare che mi è mancato davvero tanto.
Piano piano la stretta si allenta, fino a liberarmi completamente. Non perdo tempo. Mi volto subito verso di lui e, come il cuore ancor prima del corpo aveva capito, lo vedo. Il cuore prende a battermi all’impazzata ma non mi fermo ad ascoltarlo. Prendendo, infatti, di sorpresa persino il mio gradito ospite, lo abbracciò, stringendolo forte a me. Anch’io prenderò le mie dovute iniziative, d’ora in poi. Vero, si tratta solo di un abbraccio, ma per me è molto. Mai mi sarei permessa, prima, di fare questo gesto.
-Sasuke!- esclamo, la testa infilata nell’incavo del suo collo. Sento il suo profumo, capace di uccidermi dentro, di ipnotizzarmi, di farmi impazzire. Avverto i suoi capelli solleticarmi il viso.
Lui mi allontana da sé, ma solo per alzarmi il mento e per fissarmi dritto negli occhi.
I suoi occhi: neri.
Quando ero molto piccola, aveva sempre pensato che il mio principe azzurro dovesse avere degli occhi azzurri da far paura. Non mi ero mai soffermata troppo sulle iridi nere. Le ritenevo tutte dannatamente uguali e scontate, quasi poco originali.
“Cosa c’è di bello? Il nero è un colore che non mi piace per niente!”, dicevo ostinata. Che stupida. Mi viene da ridere per questi pensieri assurdi che facevo. Chissà se lo dicessi a Sasuke, lui cosa mi risponderebbe. Probabilmente mi liquiderebbe con un’occhiata piena di sottintesi, oppure accennerebbe ad un mezzo sorriso, ritornando sulla questione “Naruto”. Mah. Meglio tacere. In fondo non sono altro che sciocchi ricordi d’infanzia. Oltretutto, persa come sono in quelle pozze che – so – mi appartengono, non riuscirei a spiccicare parola, a cominciare discorsi che non riguardino noi due e di quanto mi sia mancato. Mi avvicino per baciarlo. Con mia gioia, non si sottrae, lasciandomi fare indisturbata. Non perdo tempo: né io, né lui ne abbiamo voglia. Infilo subito la mia lingua nella sua bocca, felice che lui me lo consenta senza dibattere. Lo stendo sul letto – dove si era seduto quando è apparso alle mie spalle – e comincio a baciarlo con più foga. Ho sempre desiderato di baciarlo, fin dalla prima volta che l’ho visto e questo si sa. Però anche quando era lui a baciare me, quando quello che agognavo è successo, ho temuto di lasciarmi andare completamente. Adesso non più. Non pensavo di poter cambiare tanto rapidamente. O, forse, sono diversa da un po’, ma, semplicemente, stavo facendo progressi gradualmente, senza nemmeno che me ne accorgessi. Ma non mi sembra il momento più adatto per pensarci. Sasuke conduce le mani dietro la mia testa e mi accarezza i capelli. Intreccia le sue dita a loro, spingendomi ulteriormente verso le sue labbra, anche se non è possibile. Io, intanto, prendo a scostargli il kimono solo un pochino, giusto quanto basta per accarezzargli la pelle nuda. Gli tocco la schiena, godo al sol contatto con quella pelle calda e morbida. Alla fine, quando l’aria ci diventa indispensabile, ci separiamo, respirando affannosamente. Nulla da dire: è stato un bel saluto di ben ritrovato.
-Hai sempre lo stesso sapore.- mi sussurra, le labbra immensamente vicine al mio orecchio.
Fa per alzarsi a sedere, per poi poggiarmi le mani sulle spalle. Con un movimento repentino, senza quasi che me ne accorga, mi ritrovo sotto di lui. I nostri nasi si sfiorano. Alzo il capo, sebbene il mio movimento sia limitato dal gomito che Sasuke tiene appoggiato sul mio stomaco: voglio baciarlo di nuovo. E ancora e ancora, rivivendo di nuovo, per sempre se possibile, il momento di poco prima.
Lui aumenta la pressione del gomito, costringendomi a fermarmi prima di arrivare alla meta, ossia alla sua bocca. Osservo la sua espressione indescrivibile con fare sospetto. Qualcosa mi dice che deve ancora finire di parlarmi.
-Sebbene ti abbia baciata l’Uzumaki.- conclude, come avevo previsto.
Spalanco gli occhi, preoccupata di una sua possibile reazione. No, non posso, Devo restare calma: tutto quello che mi sono ripetuta non può essere stato vano. L’importante è non farsi vedere agitata spiegargli le cose: non è uno stupido, capirà.
-E’ stato un incidente.- esclamo, forse con eccessiva fretta.
Lui mi poggia un dito sulle labbra, intimandomi il silenzio. Io resto basita dal suo gesto, ma rimango in silenzio. Mi aspetto che continui.
-Lo so.- bisbiglia.
Possibile che io trovi eccitante e maledettamente sexy ogni cosa che provenga da lui? Fosse un rimprovero, fosse una singola parola. Fosse un gesto di approvazione, come in questo caso. E’ tranquillo. Per fortuna non mi sembra arrabbiato. Si avvicina ulteriormente, senza, però, congiungere le sue labbra con le mie. Lo sento respirare: il suo respiro, caldo e controllato, si mescola al mio, leggermente più affannato.
-Oltretutto.- aggiunge, calmo. Sembra quasi una minaccia, una minaccia troppo sensuale per essere tale. Non so. Assomiglia ad un qualcosa di cui preoccuparsi, ma al tempo stesso non lo è. -Credo ci sia bisogno della giusta disinfestazione.- termina, baciandomi.
Non posso fare a meno di arrossire e di sentire il cuore battere nervoso. Accelera sempre di più, facendomi quasi male. Ma ecco che, senza nemmeno che abbia il tempo necessario per accorgermene, mi ritrovo immersa in un’emozione più forte di me.
Sento che mi bacia, che mi vuole, mi desidera.
Anch’io voglio lo stesso, lo voglio più di me stessa.
Però non è il momento adatto. Mi ero ripromessa di parlargli, di convincerlo a tornare a Konoha e non posso ritornare sui miei passi. Lotto contro il mio istinto che vorrebbe dargli corda, tentando di allontanarmi dal suo viso. E’ strano come a sottomettermi, stavolta, non sia Sasuke ma me stessa, il mio stesso istinto che vuole portarmi a fare ciò che, al momento, non posso.
-Aspetta.- biascico, riuscendo a vincere contro me stessa e ad scostarlo. -Devo dirti una cosa, Sasuke.-
Lo guardo: non voglio illudermi, ma mi sembrerebbe quasi preoccupato.
-Ecco, c’è una questione che dobbiamo affrontare, volenti o nolenti.- dico, osservando quel suo sguardo sempre più curioso e meravigliato.
La tensione che si è creata nell’aria viene interrotta dal cigolio della porta, che ci fa voltare entrambi. Sulla soglia è stagliato mio padre. Simula dei colpetti di tosse quando ci vede l’uno sull’altro.
-Buonasera, suocerino.- emette Sasuke, ghignando e accarezzandomi il volto.
Mio padre sbuffa, guardandomi arcigno. I suoi occhi sembrano supplicarmi di alzarmi e di togliermi di dosso il ragazzo moro. Sebbene non ne abbia alcuna voglia, chiedo gentilmente all’Uchiha di spostarsi e lui, dopo avermi stampato un bacio sulle labbra per far innervosire mio padre, si mette a sedere sul letto accanto a me.
-Che vuoi, papà?- domando, probabilmente fin troppo acida.
-Niente. Controllavo la situazione.- ribatte, calmo.
-Non c’è proprio niente da controllare.- si intromette Sasuke, cingendomi la vita con un braccio e avvicinandomi troppo – almeno per i gusti di mio padre – a lui. Il gesto provoca uno sbuffo di rabbia da parte del terzo incomodo.
-E su, ora esci!- riprendo, impaziente.
-Perché, che dovete fare?- chiede.
-Sapesse.- se ne esce il mio fidanzato, prendendo a baciarmi il collo. Arrossendo – sia per quanto detto da mio padre, che quanto fatto da Sasuke – allontano il ragazzo da me.
-Per favore, papà, esci! Dobbiamo parlare!- spiego, veritiera. E’ quello che dobbiamo fare, ora.
-Va bene, Sakura. Propiniamogli questa scusa, poi baderemo alle nostre cose.- dice, malizioso. Sembra un Sasuke completamente diverso da quello che conosco in questo momento. E’ come se si divertisse a stuzzicare mio padre, anche se non ho ancora capito il perché. Chissà cosa diavolo è successo quando si sono incontrati! Tutto sommato, il mio vecchio non mi ha raccontato nulla di troppo dettagliato al proposito.
-Non è vero, Sasuke.- lamento, osservando lo sguardo sempre più nero del mio genitore. -Coraggio, esci!.- ripeto per l’ennesima volta.
Tra un borbottio e l’altro, questi scompare dietro la porta, lasciandomi, finalmente, sola con Sasuke.
Ora potremo parlare.



 



 
 
 
Saaaaaaalve!!!! >www<
Mamma quanto tempo mi ha portato via questo chappy!!!
Sono stata veloce stavolta, eh? A dire la verità, volevo aggiornare l’altra mia fic (un’altra long SasuSaku), ma ho preferito scrivere di questa, perché mi intrigava questo capitolo. Spero di non avervi deluso e scusate, ancora una volta, per l’OOC di Sasuke.
(ma è maledettamente figo così *^*)
 
Se vi va, mi lascereste un commentino piccolo, piccolo, piccolo? Lo apprezzerei molto! ^__^
Anche solo per farmi sapere che ve ne pare della storia! ;)

 
Grazie in anticipo! >w<
 
  

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Capitolo 28
*** Capitolo 28: La mia unica ragione di vita ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 28: La mia unica ragione di vita 



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Il tonfo della porta – dalla quale è appena sparito mio padre – è seguito da un mio profondo respiro. E’ sia di sollievo che di preparazione per la bella chiacchierata che intratterrò con Sasuke. Orochimaru non può restare un problema irrisolvibile, una discussione impossibile da fare. L’ultima è andata male – me ne ricordo – ma è ora di tornare all’attacco.
-So che ne abbiamo già parlato… o meglio, che abbiamo già accennato a questo argomento. E so anche che a te non va di parlarne, ma io voglio sapere. Credimi, devo sapere. E’ importante.- cominciò, poggiandogli le mani sulla spalle e perdendomi nel suo sguardo.
Mi sento quasi ridicola, ma quello che ho detto è la pura verità. Voglio cominciare a capire quello che ha in mente lui. Desidero farlo, perché intendo cominciare a pensare a noi due non più come solo semplici fidanzati, ma come un qualcosa di più, che può svilupparsi maggiormente. Come una futura famiglia, insomma. Può sembrare presto, però a me sembra di amarlo da una vita.
-Va al sodo. Non sopporto giri di parole.- mi dice, puntandomi uno sguardo quasi accusatore addosso. Avrà già capito dove voglio andare a parare? Beh, probabile. Non che tra di noi ci sia mai stato tutto questo dialogo. Escluso l’argomento “Naruto”, ci siamo detti poco e niente.
-Sono preoccupata per te.- affermo, stringendo maggiormente le sue spalle tra le mie mani. Spero di potergli comunicare tutta la mia paura con questo misero gesto.
-Non è necessario.- scrolla le spalle, separandomi da lui.
-Sì che è necessario! Non sei invulnerabile e lui è forte! Lui vuole il tuo corpo!- urlo, cercando di spiegargli cose che, di sicuro, già sa.
-Senti, Orochimaru non è un pericolo, è solo un ostacolo da superare per arrivare al mio vero obiettivo.-
Un lampo d’ira gli passa negli occhi, il respiro gli si fa più intenso. Sicuramente starà pensando alla persona che odia più di ogni altra: suo fratello.
-Anzi, non è nemmeno un pericolo. Più che altro è uno strumento e sta facendo proprio quello che volevo io.- conclude, cercando di darsi una calmata.
-Se è un ninja leggendario un motivo c’è!- insisto.
Non mi importa di farlo arrabbiare. Che lo faccia pure, ma l’importante è che tenga gli occhi ben aperti.
-E’ solo l’ombra di quello che era una volta.- spiega, senza però riuscire a tranquillizzarmi del tutto.
-Sarà, ma non è comunque da sottovalutare.- ribadisco, beccandomi un’occhiata accigliata dall’Uchiha.
-Stai tranquilla, ti ho detto.- ordina, anche se vuole far passare il comando come una richiesta. –Non sono il tipo da sottovalutare il mio avversario. Non più. Oltretutto hai visto anche tu quello di cui sono capace.-
Devo dargli per forza ragione. Sì, è vero, ho avuto modo di capire quanto è migliorato Sasuke durante la nostra ultima missione. Ammetto che è diventato fortissimo, immensamente più potente di quanto lo era qualche anno fa. Chissà, forse le mie sono inutili paranoie.
-E va bene, Sasuke.- dichiaro, sconfitta. -Promettimi solo di stare attento.-
Sento il cuore battermi forte, ma stavolta non per l’emozione di stare vicino all’Uchiha, ma per la paura di perderlo. D’altronde, tra quanto accadrà lo scontro tra lui e il suo maestro? Al sol pensiero, rabbrividisco. E se questa fosse l’ultima volta che lo vedo?
Dannazione, Sakura! Niente cattivi pensieri, scacciali! Non possono turbarti anche adesso!
-Dimmi almeno quando lo affronterai.- gli dico, le mani strette intorno alle coperte.
-A breve. Non so ancora il giorno preciso, ma a breve.- mi confessa.
Mi perdo a contemplare la sua figura. Si è girato verso la finestra, verso l’aperto, verso un posto lontano da me, anche se non sembra avere la minima intenzione di muoversi dalla sua posizione attuale. E’ seduto poco distante dalla sottoscritta, con le gambe a penzoloni e le mani appoggiate una sul letto e l’altra sulla mia gamba. Presa da tanti pensieri non me ne ero nemmeno resa conto.
Credo che questa visione celestiale mi resterà impressa nella mente per sempre.
-Ora basta, però, non farmi altre domande. Non ti risponderei. D’altronde, appartiene sempre ad un villaggio mio nemico.- sussurra.
Resto sorpresa dalle sue parole. Come può credere che Konoha gli sia avversa? L’Hokage lo accetterebbe, se decidesse di tornare, cosiccome io, Naruto e tanto altri. In altri frangenti, avrei messo il broncio e sarei scoppiata in lacrime, delusa e avvilita dal suo modo di pensare. Questa volta no – l’ho detto, non sono più la piagnucolona di un tempo, non voglio esserlo –, mi farò forza e continuerò a tenergli testa. Non tutto ciò che dice è giusto, come in questo caso. Gli farò capire che Konoha è disposta a riaccettarlo. Come ninja. Come alleato.
-Il villaggio non è tuo nemico.- gli spiego, sporgendomi verso di lui, fino a sfiorargli le labbra. -Sei tu che lo credi. Che vuoi che sia così.-
Lui non risponde. Mi passa una mano intorno alle spalle e mi tira verso di lui. Le nostre labbra si incontrano, si vogliono, si amano.
-Sasuke.- riprendo, distaccandomi con dispiacere. -Ti amo. E voglio continuare a restare al tuo fianco. Voglio passarci tutta la vita. Ti amo, ti amo…-
Lo dico in continuazione, come se fosse una dolce cantilena rasserenante. L’Uchiha, però, non mi parla, non dice di amarmi a sua volta, ma me lo fa capire baciandomi ed interrompendo, così, la mia litania quasi religiosa. Concedo l’accesso alla sua lingua nella mia bocca. Avrei tante altre cose da dirgli. Troppe per farle uscire fuori tutte in una volta. Oltretutto, mi risulta difficile anche soltanto pensare di dovermi staccare da lui, di abbandonare quelle labbra calde e agognate.
-Aspetta.- riesco a biascicare tra un passionale bacio e l’altro.
Lui continua, persistente, a posare e levare le labbra. E’ quasi sofferente questo bacio. Prima mi è così vicino, così tanto da diventare quasi parte di me, e poi, un istante dopo, diviene così distante. Si allontana di soli pochi millimetri, di una distanza impercettibile che, però, mi appare immensa, come se fossero miglia e miglia. Man mano capisce che, con ogni probabilità, questo sarà il nostro ultimo incontro prima dello scontro con il Sannin. Il nostro bacio è una specie di arrivederci. Un arrivederci terribile, estremamente terribile e malinconico.
-Puoi tornare se vuoi. Nessuno te lo proibisce.- sussurro, non appena ne ho la possibilità.
L’aria, alla fine, diventa un ostacolo. Viene a mancare e ci costringe a dividerci per davvero, e non più per soli pochi attimi. Lo abbraccio, stringendolo forte a me, come se fosse ciò che mi è più prezioso al mondo. Accarezzo il suo kimono bianco, risalendo lungo la schiena fino al collo e ai capelli. Le mie dita si divertono a giocherellare con quei fili neri come la notte. Li tocco quanto più posso: voglio che qualcosa di lui mi rimanga in questo periodo – che non so se sarà breve o lungo – che non lo rivedrò. Non me l’ha propriamente detto, ma me l’ha fatto intuire. 
 Del resto, Sasuke Uchiha è fatto così. Non parla, non ti spiega, ti lascia capire – e con difficoltà – cosa c’è nella sua testa. Sta a te essere più o meno bravo nel farlo.
-Ti prego, torna a Konoha.- lo supplico, le labbra a sfiorargli il collo.
-Non ora. Ho altro da fare e lo sai.- sentenzia, lasciando cadere la sua testa sulla mia.
Non voglio che questa notte segni una sottospecie di addio. Voglio che ci sia una speranza che unisca entrambi, una flebile luce, che spicca in questi due anni di oscurità che sono trascorsi. Una fascio luminoso che ci tenga uniti nella lontananza e, nel mio caso, nell’angoscia.
-Lo so.- deglutisco nervosamente. Non sono sicura di voler continuare, non so se ne avrei la forza e il coraggio necessari. La consapevolezza che questa potrebbe essere l’ultima maledetta volta, mi spinge a continuare, a non tenermi niente dentro.
-Ma poi. Poi cosa farai?- domando, cercando di alzare la testa per fissarlo negli occhi. La sua mano, però, che ha cominciato ad accarezzarmi, me la tiene fortemente premuta al suo posto, su quella spalla confortante e comoda.
Non risponde. Di nuovo. Sospetto che voglia tenermi all’oscuro dei suoi piani. Forse non si fida ancora di me, o, chissà, semplicemente vuole continuare a tenermi fuori dalla sua vita. Non demorderò, mio caro Sasuke, stanne certo.
-Rispondimi!- gli ordino, un tono che non appartiene per niente. Almeno non è mio quando parlo con lui.
-Non parlarmi così.- mi zittisce.
Devo stare calma. Arrabbiarmi e farmi sopraffare dalle emozioni non mi servirà a nulla.
-Voglio entrare a far parte effettivamente della tua vita, Sasuke. Il mio non è un semplice capriccio di una ragazzina innamorata. No! Se credi questo ti sbagli.-
Attendo una sua risposta, ma, allo stesso tempo, non mi aspetto alcun commento.
-Io desidero diventare la donna che ti starà a fianco per sempre, Sasuke. La mia non è una fissa, è un desiderio, magari un sogno. Per questo voglio sapere cosa vuoi fare. Se sono preoccupata per te, poi, non è di certo perché non mi fido di te o perché ti credo debole. Tutt’altro.-
Sputo fuori tutto. Tutto quello che da tempo – tempo che pare infinito – avrei voluto fargli sapere. Diversamente da come avrei immaginato alcuni mesi fa, non è troppo difficile. Le parole mi stanno uscendo fuori da sole, creando un groviglio intricato di discorsi, che solo se messi insieme assumono un reale significato. Non riesco a metterli in ordine, perché i concetti da spiegare al mio ragazzo sono troppi. In fondo, sono frutti di riflessioni di notti e notti passate insonne. A causa sua. Questo, quindi, non è altro che un piccolo prezzo da pagare per avermi dato il tempo – e, in special modo, l’opportunità – di piangermi addosso. Ebbene, Sasuke, dovrai ascoltare tutto quello che ho da dirti.
-E poi… quando sconfiggerai Orochimaru e Itachi? Insomma, non capisco, Cosa vuoi fare? Dove andrai? Avrai pensato a qualcosa! Non è da te non organizzare il tutto nel migliore dei modi. Per favore, dimmi cosa hai intenzione di fare. Anzi, se vuoi, io sono pronta a fornirti una risposta.- concluso, abbassando gradualmente la voce.
-Sappi solo che metterò in piedi un Team per far andare al meglio le cose. Non sarò solo nel viaggio che mi accompagnerà verso la mia vendetta, verso la mia unica ragione di vita.-
Sento gli occhi pungere dopo aver udito quelle sua parole. Unica ragione di vita: la vendetta. Per quanto mi sforzi, mi fa sempre male pensare o sentirgli dire questo. Ma, forza e coraggio, non posso mollare.
-Ancora non mi hai risposto, però. E’ inutile tutto quello che ti sto dicendo? Se la vendetta è la tua unica ragione di vita, cosa farai quando l’avrai ultimata?- insisto, come un’onda che abbatte con forza sugli scogli. Non cedo. Sarò ripetitiva fino allo stremo, farò di queste ossessioni il mio mantra e lo ripeterò all’infinito, finchè Sasuke non mi darà una risposta.
-Non lo so.- risponde, infine, dopo quello che è apparso come un silenzio interminabile.
-Io voglio diventare la tua unica ragione di vita.- mugolo, spingendo la faccia contro il suo petto. Voglio soffocare questa frase, come se non l’avessi veramente detta. E’ un pensiero profondo della mia anima e, ora che l’ho confessato – sebbene me ne vergogni un po’ – mi sento sollevata, più libera.
-Non pensare solo alla vendetta, no. Io ci sono. Adesso e per sempre. Torna a Konoha. Da me.-
Alzo il volto e, tutta rossa per l’imbarazzo di essermi denudata fino a questo punto, lo bacio, sperando che, come me, chiuda gli occhi e si lasci trasportare. Allo stesso tempo, vorrei che dimenticasse quanto ha appena udito e che lo ricordasse, incidendoselo nella mente.
Questa volta è lui a mettere fine a tutto, ancora prima che cominciasse, un istante infinitesimo prima che quella magia d’amore ci avvolgesse. Appoggia la fronte sulla mia, e, guardandomi fisso come non aveva mai fatto finora, sembra quasi voler dire qualcosa. Le labbra sembrano muoversi, schiudersi per proferire parola, ma niente accade. Poi, all’improvviso, percepisco il suo respiro vicino al mio orecchio.
-Tu non sarai mai la mia ragione di vita.- bisbiglia.
Resisto all’impulso di abbracciarlo e di scoppiare in un’altra miriade di discorsi per convincerlo.
-Perché già sei la mia ossessione.- dichiara, a voce bassissima, come se temesse che persino i muri potessero udire quel suo sentimento. Quella confessione è segreta al massimo, solo a me è data di sapere. Anche l’aria deve rimanerne estranea. Nessuno deve sapere nulla, oltre me e lui.
Arrossisco. Non so perché, ma quello dettomi da Sasuke, mi appare la cosa più bella che abbia mai sentito. Più di una dichiarazione, più di un “ti amo”. E’ stato detto da lui e, considerando la sua persona, non avrei potuto aspirare a niente di meglio.
-Promettimelo, Sasuke. Promettimi che tornerai a Konoha.- ripeto.
-Sì, Sakura. Te lo prometto.-




 



 
 
 
*fischietta*
Schifoso? Terribile? Illeggibile?
Non so, ma mi sembra che la storia stia prendendo una piega noiosa. Spero altamente di sbagliarmi! >.<
Come sempre, però, a voi la sentenza. Grazie!

  

  

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Capitolo 29
*** Capitolo 29: L'amore viene fuori all'improvviso ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 29: L’amore viene fuori all’improvviso 



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Mi trovo in quella che dovrebbe essere la mia camera al covo di Orochimaru. Non riesco a trattenere dei sospiri, mentre nella mia mente vanno a riformarsi le immagini dei momenti che ho vissuto recentemente, solo qualche giorno fa, più o meno una settimana. La mia bocca ha proferito parole che non avrei mai immaginato mi appartenessero. Le ho detto che era la mia ossessione. E’ quella parola che mi è rimasta impressa, come se in quel momento a parlare non fossi stato io. Ossessione. Mi rendo conto del grande significato che ha questo termine. Vuol dire qualcosa che ti perseguita, che ti molesta mentalmente, che è sempre con te, di cui non puoi fare a meno. Pensandoci, sarebbe stato meglio se avessi detto di amarla. Dicendo, infatti, di essere ossessionato da lei, le ho propriamente confessato quanto ci tengo alla sua presenza, quanto per me sia diventata indispensabile ed insostituibile. Impossibile a crederci.
Non ho potuto fermare il mio cuore e ammetto che ciò mi ha scombussolato: non sono il tipo da farsi sconvolgere e sopraffare dai sentimenti, o forse è meglio dire che non lo ero. Tutti questi cambiamenti veloci che sta subendo la mia personalità, tutti questi aspetti differenti che stanno emergendo negli ultimi mesi, mi preoccupano. Mi rendono un individuo diverso da quell’immagine che mi sono costruito. Non so dire se la cosa mi infastidisce o mi spaventa.
Ora come ora, mi risulta difficile pensare a come ero un paio di anni fa. Sakura cercava in tutti i modi di avere anche solo un minimo di conversazione con me, ma senza risultato. E invece come è andata a finire? Semplice. Il sottoscritto si è fatto tirare in trappola. Ero talmente abituato alla sua lagnante presenza che, restando al covo giorno dopo giorno senza nessuno, è cominciata a mancarmi. E sono andato a trovarla. Non l’avessi mai fatto, pensavo fino a qualche settimana fa. Invece adesso? Ora cos’è che penso? E’ difficile. Ammettere i miei sentimenti, fare chiarezza dentro di me è estremamente complicato. Se dovessi prefiggermi cosa dirle al nostro prossimo incontro, probabilmente opterei per stare in silenzio. Eppure, nonostante queste mie ferme convinzioni, una volta che incontro i suoi occhi verdi, che la sento parlare, che la sento vicina, che respira a pochi centimetri dal mio viso, succede qualcosa al mio interno, per cui non mi riconosco più. Il cuore – quello che pensavo non avesse più spazio per altri sentimenti oltre l’odio – comincia a farsi sentire, a battere ad una velocità impressionante. Fin qui tutto bene, più o meno. Ma poi si fa vivo anche l’impulso di baciarla e di sentirla mia sempre e per sempre. Come un babbeo, in questi momenti non posso fare a meno che chiedermi come abbia fatto a snobbarla e a resisterle per tutto questo tempo. Infine la magia svanisce così com’è arrivata. Me ne torno qui, al buio, dove devo esistere solo io con la mia vendetta. E Sakura diviene una specie di impedimento, di ostacolo insormontabile tra me e il mio obiettivo. Diciamo pure che qui dentro tutto torna alla normalità, come è giusto che dovrebbe essere.
E allora perché adesso sento ancora battere il cuore con quel tum-tum insistente? Perché tutto l’incanto non sparisce come è buona norma? E’ forse questo che mi incute timore? Ormai ho accettato da tempo di essere innamorato di lei, ma mi sembra ancora così strano che anch’io abbia potuto trovare un possibile spiraglio di felicità. L’ultima volta che ci siamo visti, però, ho colto al volo l’occasione per poter uscire da questo baratro d’odio. Ho promesso di ritornare a Konoha una volta ucciso Itachi. In un certo senso ho pure sfruttato la situazione. Una volta vendicato, finalmente, il mio clan, non ci sarà alcun altra cosa da portare al termine, sarei vuoto, senza uno scopo. E, invece, grazie a lei, avrò un luogo in cui stare, una persona da affiancare. Chissà se ricomincerò a farmi una vita, forse sì, forse no. Pensarci adesso non ha alcun senso. Itachi è ancora in vita e questo basta per farmi tornare coi piedi per terra. Anche perché io non tengo troppo a Konoha, quanto a Sakura.
Tengo a Sakura. Giungere a questa conclusione è ancora più strano che averla definita un’ossessione. Sono cotto proprio a puntino e, per quanto mi duoli ammetterlo, non posso più girare intorno a questo problema, semplicemente perché il problema non c’è. Non esiste alcun dubbio, nemmeno minimo. Per me, Sakura è qualcosa di importante. Potrei anche non confessarlo mai ad altri, ma a me stesso non posso mentire. Ogni volta che le sono vicino non capisco più nulla. E’ ridicolo? E’ così ridicolo che Sasuke Uchiha si sia innamorato?
 
Osservo, per quanto mi è possibile, il soffitto. A causa dell’oscurità, vedo soltanto un bianco opaco, macchiato da qualche parte da alcune chiazze nere. Il bianco delle pareti, poi, è ancora più sporco di quello del soffitto. Anche se volessi dedicare la mia attenzione ad altro – che non fossero né Sakura né il soffitto – non potrei. Nella stanza ci sono pochi mobili. Il letto, che più che un letto è una branda da carcerati, e una specie di comodino lì vicino. D’altronde non portai tante cose con me quando giunsi e poi non ho mai badato troppo all’ambiente. Sono qui per un motivo, per ciò che mi farà distrarre dai miei sentimenti, ovvero lui, Itachi, la mia vendetta.
Il cigolio della porta non mi coglie impreparato. Mi alzo a sedere facendo leva sui gomiti. Volto la testa verso lo fessura che va ad illuminare la mia stanza. Impalato sulla porta se ne sta il mio maestro, quello che a breve avrò la forza di uccidere. Mi manca poco. Anzi, forse gli sono già superiore.
Lo accolgo con uno sguardo indifferente, osservandolo contrariato mentre si avvicina.
-Vieni con me, Sasuke. Stavolta ti sottoporrò ad un allenamento diverso.- ghigna, lanciandomi un’occhiata piena di sottintesi.
Sostengo il suo sguardo ma, nonostante abbia la curiosità di saperne di più, non rispondo. Scoprirò a tempo debito cosa mi attende. Tanto non ho paura di niente. Qualsiasi allenamento, più o meno intenso che sia, non può farmi altro che bene. Povero stolto, Orochimaru. Se solo sapesse cosa ho in mente. Probabilmente non agirebbe così.
Mi alzo e senza perdere tempo lo seguo. Lui cammina silenzioso davanti a me, senza fare altro che ghignare di tanto in tanto. Non mi rivolge la parola: è, ormai, abituato al mio modo di fare.
Arriviamo all’esterno. E’ pomeriggio e il Sole è alto nel cielo. Un’ampia distesa pianeggiante mi appare dinnanzi. Nonostante l’abbia vista molteplici volte, mi sembra diversa.
-Dirigiti verso il centro.- comanda lui.
Lo guardo, facendogli capire che nessuno può decidere cosa devo fare. In tutta risposta, mi mostra un altro dei suoi snervanti sogghigni. Decido, quindi, di ignorarlo e di fare quanto mi ha detto. Non lo faccio perché me l’ha ordinato, ma perché – come ho detto prima – un allenamento è sempre un allenamento, e come tale ti aiuta a migliorare.
Arrivato dove devo, attendo, fermo nella mia posizione. I piedi ben impiantati a terra, gli occhi che guizzano prima a destra e poi a sinistra, la mano indirizzata verso l’elsa della spada. Il vento soffia a raso terra, sollevando la povere. Una calma micidiale, quella che mi contraddistingue in battaglia, pervade ogni singola cellula del mio corpo. Sento un fruscio provenire dai cespugli più lontano. Afferro la spada, avvertendo il freddo dell’elsa. Un ninja mi si scaraventa contro. Lo abbatto con un fendente sicuro.
-Dunque.- intraprende Orochimaru, mentre altri combattenti si scagliano verso di me. -Uccidili.- conclude, come se fosse a cosa più normale del mondo. Beh. Per un tipo del genere lo è.
Il mio viso non trasmette alcuna emozione né di assenso né di dissenso, ma la mia mente si rifiuta categoricamente di prendere le vite di quei poveracci. Un colpo in una direzione, un fendente dall’altro, un affondo da un’altra. Gli uomini cadono uno ad uno a terra, tramortiti ma non uccisi. Non è nella mia indole uccidere e questo Orochimaru proprio non lo accetta.
E poi che gusto ci sarebbe a far fuori certa gente così miserevole? Non sanno nemmeno difendersi, sono ad un livello troppo inferiore rispetto al mio. Non ho bisogno nemmeno di sprecare chakra per attivare lo Sharingan. La spada mi basta e, in alternativa, posso sempre fare uso di pugni e calci. Capisco che questa più che una prova di forza, è un esercizio finalizzato a rendermi crudele, spietato, come lui mi vorrebbe. Ma la crudeltà non nasce da un momento all’altro. E’ necessario che ci sia quel qualcosa che te la faccia sentire, come il volto imperscrutabile di Itachi, oppure le parole che lo stesso mi ha rivolto quella notte, quella maledettissima notte.
Non è troppo difficile mettere al tappeto tutti questi individui, anche se sono di un numero consistente. La loro forza, però, non regge, non serve. L’attività, dunque, è semplice, ma ha bisogno comunque del suo tempo. Quando ho finito, infatti, il Sole è quasi tramontato. Il cielo è strigliato da fasci di colore arancione. Il vento mi scompiglia i capelli.
faccio per sedermi addosso ad uno dei moribondi. Presumo che l’allenamento sia finito, anche se non con i risultati sperati dal mio maestro. Sicuramente mi aspetta una specie di ramanzina.
-Non li hai uccisi tutti.- mi fa notare, come se non lo sapessi già. -Sei ancora un ingenuo.-
-Sono altri che preferire uccidere.- esclamo, cinico.
Lui dà un calcio ad uno degli sconfitti, gesto che me lo fa detestare e schifare ancora di più.
-Se non diventerai spietato, non sconfiggerai mai Itachi.-
A quelle parole mi alzo, aiutandomi con la spada.
-Quando ce l’avrò di fronte sarò spietato, che lo voglia o meno.- 
Con mio fratello non servono nemmeno quelle raccomandazioni. So per certo che quando lo vedrò non potrò fare a meno di desiderare di ucciderlo con tutte le mie forse. Mi volto e, riposando l’arma al suo dovuto posto con un gesto repentino, faccio per andarmene.
 
Ho detto che la crudeltà nasce da un momento all’altro e che deve essere sentita dentro. Potrebbe essere un po’ come l’amore? In fondo entrambi sono accomunati da una cosa: è difficile controllarli. E cosiccome ho imparato a tenere a freno la rabbia, allo stesso modo ci riuscirò anche con i miei sentimenti. Essere trasportato da un’emozione, gioiosa o meno che sia, è inevitabile.
Appoggio del tutto la testa sul cuscino, cercando di trovare una posizione comoda.
Ora come ora non posso più dedicare tempo a Sakura, né ad emozioni correlate ad essa. La mia vendetta sta per essere realizzata. L’Haruno dovrà essere messa da parte per un po’. Non dimenticata – perché non ci riuscirei – ma accantonata. Se mi distraggo troppo potrei rischiare di fallire miseramente. E questo non può, non deve succedere, perché ho speso tutta la mia esistenza in essa, sono diventato un traditore, mi sono lasciato tutto alle spalle. Per arrivare alla vetta dove troverò Itachi, però, mi manca una sola ed ultima cosa, che non si farà attendere per molto: uccidere il mio maestro.
Dicevo che non è nella mia indole uccidere, è vero. Ma chi si frappone tra me e la mia ragione di vita è un concetto a parte. Oltretutto adesso ho un altro motivo – seppure meno importante del primo – per uscirne vincitore da tutta questa storia. Potrò finalmente restare con Sakura ed avere una vita più o meno normale. Sarà finito tutto.
Orochimaru… tu sarai il primo. Itachi ti seguirà.
 
Per tutta la settimana non ho saputo decidermi: raccontare tutto ad Ino o no? Cioè, è vero, mi sono fidata di lei ciecamente, ma parlare della promessa che mi ha fatto Sasuke? Devo dirle che forse tornerà a Konoha? Sembra una scelta tanto semplice, ma mi appare come qualcosa di difficile. Oltretutto non riguarda soltanto me, ma – soprattutto - lui. Sospiro.
In questi giorni mi sto annoiando parecchio. Naruto si sta allenando come un forsennato per sviluppare un nuovo jutsu, aiutato dal capitano Yamato e dal maestro Kakashi. L’unica mia distrazione è l’ospedale. Mi sento utile nel ridare speranze ai malati, oppure vederli felici e guariti dopo un periodo di malattia. E’ una sensazione stupenda, ma allo stesso tempo terribile. Non possono, infatti, essere commessi errori.
Mi decido ad uscire, godendomi questo giorno di riposo. Magari andrò da Ino, ma non le dirò nulla, non accennerò proprio a me e a Sasuke. Sembra quasi che io la chiami solo per questo ed, onestamente, mi appare come un’azione riprovevole.
Mentre cammino per Konoha, vedo alcune squadre ninja dirette verso le porte, che stanno partendo per una missione. Sono incuriosita, soprattutto perché tra questi ninja vedo pure Ino. Chissà cosa sta succedendo! La mia amica non mi aveva detto di dover partire in missione… sarà sicuramente una missione di emergenza. Andrò da Tsunade a chiedere spiegazioni.
 
-L’Akatsuki ha attaccato presso il Tempio del Fuoco.- mi spiega l’Hokage, la fronte corrucciata. E’ senza dubbio preoccupata, e ne ha ragione. Ricordo lo scontro che ho avuto con Sasori: non è stato per niente facile uscirsene viva. Non posso fare a meno di preoccuparmi per la mia amica. Spero che non le succeda niente di male.



 




 
 
Salve a tutti!! Oh Jashin (stiamo in tema! Avrete capito che ad attaccare sono stati Hidan e Kakuzu) sono in tremendo ritardo considerando i miei tempi! >.<
Mah… allora. Io ho provato a farne uscire qualcosa dal punto di vista di Sasuke, ma non so se il risultato è accettabile. Chissà, deciderete voi! XD
Per quanto riguarda la parte con Sakura, l’ho messa solo perché volevo far capire cosa stava succedendo a Tsunade, ma per ora ci concentreremo di più su Sasuke, con Orochimaru e blablabla. Spero di riuscire a metterci qualcosa della relazione tra Sas’ke e Sakura, ma non prometto niente. Per favore, cercate di capirmi, questa parte mi serve perché bisogna andare avanti! TT^TT
Cercherò, come già detto, di metterci quel po’ di sentimento o, al massimo, di accorciare quanto più possibile questa parte! Ma credo che due capitoli circa, forse ve li dovete sorbire! ç__ç (sempre se volete, ovviamente). Almeno ci sarà un po’ d’azione come voleva Miry34! XD
 
Grazie per aver letto, spero vi sia piaciuto almeno un po’! >.< 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30: Meno uno. Sotto a chi tocca. ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
Capitolo 30: Meno uno. Sotto a chi tocca.



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Sono passati altri faticosi giorni di allenamento. Ormai sento di essere quasi pronto. Non resta troppo tempo ad Orochimaru. E’ come se fosse già morto. Di sicuro non mi darà problemi. Ultimamente mi sembra addirittura più malmesso del solito: tossisce, sputa sangue ed è costretto a starsene a letto per buona parte della giornata. Un altro punto a mio favore, quindi.
Mi sto dedicando principalmente alla meditazione. Fisicamente non potrei migliorare più di così, almeno no nei pochi giorni che mi sono dato di tempo prima di togliere la vita al mio maestro. Oltretutto, guardo già aldilà. Sono proiettato verso un futuro prossimo. Quello che vedrà il sottoscritto contro Itachi. Finalmente otterrò la mia vendetta. Probabilmente non sarà facile, ma i due intensi anni di allenamento dovranno per forza dare i loro frutti.
No. Questa volta Itachi non se la caverà. Già ce lo vedo: morto a fianco ad Orochimaru.
Ma non potrò arrivare da mio fratello da solo. Dovrò per forza munirmi di un Team. Non posso fare a meno di pensare di aver rassicurato Sakura con queste parole. Scioccamente mi sento in dovere di farlo, per lei. I tre componenti sono già stati scelti. Il primo è Suigetsu Hozuki, che libererò da una sottospecie di “vasca”. Poi, sarà il turno di Karin. E’ una ragazza odiosa che, però, possiede un potere particolare che potrà essermi molto utile. In pratica è capace di percepire il chakra altrui. Ultimo, ma non meno importante, è Jugo. Così, sarò davvero pronto.
Dopodichè ci sarà un poi… un poi che non avrei mai immaginato. Ritornare a Konoha. E quel che è più strano è che lo farò per lei. Finalmente potremo uscire allo scoperto. Non che la situazione che si è creata mi dispiacesse, ma alla luce del Sole è tutta un’altra cosa.
Mi alzo, deciso. Meglio accelerare i tempi. Che Orochimaru muoia oggi stesso o tra qualche giorno non fa alcuna differenza.
 
Camminando lentamente e quanto più silenziosamente possibile, sono arrivato quasi davanti alla porta del mio – ormai ex – maestro. Sebbene sia un grosso portone, apparentemente massiccio, dovrebbe tagliarsi a colpi di spada. Ed è quello che farò.
Mi accerto che Kabuto, appena uscito dalla camera della mia preda, si sia allontanato. Non che ne abbi paura: se necessario, potrei uccidere anche lui. Altrimenti, potrei anche fargli dono della vita. Sento che dall’altra parte provengono colpi di tosse. In un certo senso ne approfitto e faccio la mia mossa. E’ un attacco a distanza che consiste in una lama plasmata col chakra, proveniente dalla mia mano. Avverto che la punta è andata ad intaccare qualcosa di solido, ma non è un qualcosa qualunque. No, è il corpo del maestro. Come mi ero prefisso, riduco la porta a pezzetti. Poi, entro.
-Siamo arrivati a questo punto alla fine.- sussurra, il volto sudato e un occhio giallo, stretto, che mi fissa. L’altro è coperto dai capelli scompigliati.
-Non c’è più nulla che tu possa insegnarmi. Sembra proprio che sarò in grado di rimanere a sangue freddo anche di fronte a te.- rispondo, attivando lo Sharingan e lasciando che il segno maledetto si disegni sul mio collo.
-Orochimaru… sei più debole di me.- sentenziò, dando il via alla sua fine miserabile. –Stando così le cose non ho più alcun motivo per consegnarti il mio corpo.-
-Che paroloni piccolo pulcino di Uchiha.-
Vuole schernirmi? Non posso fare a meno di sogghignare e di farmi beffe di lui e di quanto ha detto.
-Se non fossi stato un “pulcino”, come dici tu, non ti saresti nemmeno sognato di impossessarti di me.-
Credo che abbia capito dove voglio andare a parere. Lo intuisco dal modo in cui mi guarda.
-Itachi era fuori dalla tua portata. Per questo hai preso di mira il pulcino. Dico bene?- domando, senza attendermi una vera e propria risposta. So già di aver ragione.
-Ma alla fine dei giochi tu sei soltanto un genio tra tanti. Certo non abbastanza per sovrastare il nome degli Uchiha. Al nostro confronto, un “genio” come te rimane sempre e comunque una nullità. Credimi, per un Uchiha è qualcosa di profondamente ridicolo vedere come ti imbottisci di medicine e passi da un corpo all’altro per poterti avvicinare anche solo lontanamente al nostro livello. E poi mi disgusta il tuo modo di fare. Qual è il tuo scopo? Usi gli esseri umani come giocattoli per fare cosa? Svelare le verità di questo mondo o quale altra patetica ragione?-
Solo per un istante, alla parola “giocattolo” associo quella della mia “bambolina”. Ma è, come detto, appunto un lasso di tempo brevissimo. Il viso gioioso e allegro di Sakura, viene sostituito dall’immagine di quella notte, la notte in cui sono cambiato. Ancora oggi le parole di Itachi sono vive nella mia mente.
“Per misurare le mie capacità”, disse quando gli chiesi il motivo per cui aveva fatto una strage del genere.
-Mi fai vomitare!- urlai, prima di trovarmi ad un palmo dal naso del mio maestro che, nel frattempo, aveva ascoltato tutto squadrandomi dalla testa ai piedi. Lo tenevo fermo grazie alla lama di chakra che, ancora, gli perforava le mani, mentre con l’altro arto tenevo in pugno la spada. Era pronto a colpire, quando qualcosa esce dalla bocca di Orochimaru.
Viscido e disgustoso come sempre.
Mi volto.
-Allora è questa la tua vera forma?- domando, osservando il serpente bianco che si è materializzato dietro di me. E’ sicuramente enorme, ma non sarà la sua stazza a farmi spaventare.
-Passare da un corpo all’altro… hai portato avanti i tuoi esperimenti per questo. Guarda come ti sei ridotto infine.- esclamo, disgustato.
-Dammi il tuo corpo!- urla lui, allungandosi verso di me con la bocca spalancata.
Seguono molteplici attacchi provenienti da ogni direzione. Tutto sommato, riesco a schivare con facilità ogni colpo, anche se è meglio non sottovalutare l’avversario: stiamo parlando pur sempre di un ninja leggendario. Per ogni evenienza, allora, decido di passare ad un livello superiore. Attiverò il secondo livello del segno maledetto. Così gli darò una lezione esemplare.
-Un lurido serpente che striscia e sogna di volare alto nei cieli. Questa è pura pazzia!- urlo, mentre la mia pelle assume una colorazione più scura.
-Ma tu ci hai voluto provare lo stesso, e per prendere il pulcino dal nido sei diventato tu la preda. E adesso il cielo sarà mio. Volerò davanti agli occhi dei falchi.- concludo, la trasformazione terminata del tutto.
A breve finirà per davvero. Un nuovo, decisivo colpo di spada taglia a metà il grosso animale davanti ai miei occhi.
-Fin troppo facile per i miei gusti.- dichiaro, del tutto indifferente per la morta di quel ninja che mi aveva insegnato molto. Però, non faccio nemmeno in tempo a scacciare questi pensieri, che sento il corpo indolenzirsi. Sono costretto ad inginocchiarmi a terra.
-Sembra proprio che abbia iniziato a fare effetto, allora.- sibila lui, rialzandosi. –Quando i fluidi corporei del serpente bianco entrano a contatto con l’atmosfera, si vaporizzano, e diventano tossine che intorpidiscono il tuo corpo.-
Mi sovrasta, ma per me non è ancora finita. Ci sono ancora delle mosse che posso fare.
-Io sono immortale! Non puoi riuscire ad ammazzarmi con tecniche come le tue!- sogghigna, credendosi il vincitore. -Ed ora sei mio!-
 
All’improvviso mi ritrovo in un posto scuro, una specie di altra dimensione. Ai miei piedi, una roba gelatinosa.
-Ma che razza di posto è questo?- esclamo, guardandomi intorno. Non mi è ancora ben chiaro dove sono.
-Sei dentro di me in una dimensione estranea. E’qui che svolgo il rito della reincarnazione.- mi spiega l’avversario. -Cominciamo.-
Fasci bianchi della sostanza viscida cominciano a ricoprirmi pezzo per pezzo, fino ad immobilizzarmi. Accanto a me, sbucano cadaveri inglobati all’interni di questa cosa. Forse sono le persone che, prima di me, hanno dato il loro corpo ad Orochimaru. Probabilmente io dovrei essere il prossimo.
Lo guardo con astio: il mio Sharingan puntato in quegli occhi che tanto lo bramano. Leggo pazzia in essi, oltre che un’immensa voglia di potere. Desidera le mie capacità a tal punto da non rendersi conto del rischio che corre ad abbassare così la guardia.
Eppure mi sembrava di essere stato chiaro, prima. Nessuno può qualcosa contro gli Uchiha.
Mi è sempre più vicino, così come è sempre più sicuro di avermi in pugno. Ma non ha ancora fatto i conti con la mia abilità innata. Grazie ad essa riesco a sgretolare, poco a poco, tutta la dimensione in cui ci troviamo. Gradualmente tutto si disintegra: dalla materia che mi circondava a quella che stava a terra, e al suo posto si forma una creatura scura ai miei ordini.
Intanto Orochimaru rimane allibito davanti alla potenza delle mie tecniche. Prima che muoia definitivamente, voglio insegnargli qualcosa.
-Orochimaru. Usa pure tutti i jutsu che vuoi, ma di fronte a questi occhi è tutto inutile.-
Il sannin ancora non crede a quanto sta accadendo, nonostante lo veda con i propri occhi. Purtroppo per lui, quello che sta vivendo non è un brutto sogno, ma una realtà atroce.
La creatura che ho creato mette fine alla sue sofferenze.
Il primo nemico è stato eliminato.
 
Una volta che il ninja leggendario ha lasciato questo mondo, sono potuto andare avanti con quanto avevo programmato. Come deciso, il primo ad essere stato liberato è stato Suigetsu. Mi ha seguito senza problemi, anche se siamo dovuti andare a Kiri per recuperare la Mannaia Decapitatrice – un tempo appartenuta a Zabuza. Ma non è stata una perdita di tempo, tutt’altro: rientrava nei miei piani. In questo modo ho potuto verificare le vere abilità del ninja che ho scelto. Devo ammettere che sono notevoli. Solo che parla troppo.
Recuperata l’arma, io e Suigetsu ci siamo diretti verso un altro covo di Orochimaru, quello di cui è a capo Karin. L’Hozuki non era molto entusiasta di reclutare anche la ragazza, dicendo che non gli andava troppo a genio. Pazienza. A me i suoi poteri da ninja sensitivo servono. Quindi, arrivati al nascondiglio del Sud, l’abbiamo trovata. Mio malgrado ci ha fatto perdere un po’ di tempo, tra indecisioni varie e sciocchezze. A dire il vero non è stata ancora chiara: ha detto che ci avrebbe accompagnati da Jugo semplicemente perché aveva delle faccende da sbrigare anche lei, ma che poi sarebbe andata per la sua strada. Poco importa. La mia offerta gliel’ho fatta.
Alla fine è stato il turno di Jugo. Al nascondiglio del Nord abbiamo trovato una guardia ferita all’ingresso. Ci siamo infornati, scoprendo che i prigionieri, saputo della morta di Orochimaru, stavano dando di matto. Siamo entrati nel covo dopo aver combattuto – ma non ucciso – prigionieri. Poi, abbiamo cercato il nostro interessato. Una volta trovato, facendoci guidare da Karin, non è stato semplice convincerlo a seguirci. A quanto pare conosceva Kimimaro – l’uomo che si è sacrificato per permettermi di giungere ad Oto. Gli ho spiegato che lui è morto per me, ma che, anche se ora non c’è più, lui (Jugo) può fare affidamento sulle mie abilità: sarò io a fermarlo ogni volta che perderà il controllo. Difatti, Jugo è un tipo strano: innanzitutto è da lui che è stato preso l’enzima necessario per imporre il segno maledetto. Poi, a volte è preso da impulsi omicidi incontrollabili. Solo che lui non vuole uccidere. Reclutato anche quest’ultimo, ormai siamo al completo. E’ l’ora di spiegare il mio obiettivo.
-E con questo la squadra che volevo è stata finalmente formata. Adesso vi spiegherò il mio obiettivo.- comincio, ottenendo l’attenzione di tutti. Il mio scopo è uccidere Itachi Uchiha dell’Akatsuki e per farlo ho bisogno della vostra forza. Karin, sbaglio o avevi da fare?-
-Oh beh… ripensandoci non credo che sia così importante!- biascica, con un atteggiamento strambo. Il che, purtroppo, scatena la reazione divertita di Suigetsu. Il tutto va a degenerare in una stupida e inopportuna lite.
-Suigetsu, smettila di dar fastidio a Karin.- intervengo. –Mi sembrava di avertelo detto dall’inizio: dovete collaborare.-
Seguono altri battibecchi indegni di nota.
-Jugo, ora che sei libero cosa vuoi fare?- chiede Suigetsu.
L’interpellato si rivolge a me: -Kimimaro ha detto che Sasuke, in un certo senso, è la sua reincarnazione, e l’ha protetto a costo della vita. Adesso voglio vedere che razza di shinobi sei.-
-Allora è deciso.- riprendo, dopo che – finalmente – tutti hanno dato il loro consenso. –Da adesso ci muoveremo solo in quattro. Inoltre il nostro gruppo sarà chiamato Hebi. Ovviamente l’obiettivo dell’hebi è uno solo. Itachi Uchiha.-
 
Sono successe talmente tante cose a Konoha che non solo di sera avevo il tempo di preoccuparmi per Sasuke, perché è ovvio che sia stata in pensiero per lui. Non riuscivo a pensare a come avrei fatto se fosse stato ucciso. Però, proprio stamattina, Tsunade ci ha dato la notizia che tanto aspettavo, che volevo sentire con tutto il cuore.
-Orochimaru è morto.-
Io resto a bocca spalancata, trattenendo le lacrime per la gioia. Vuol dire che è vivo e che ce l’ha fatta. Se batterà Itachi, il suo ritorno a Konoha sarò prossimo. Mi giro verso Naruto e lo vedo chiaramente stupito. Ammetto di sentirmi un po’ in colpa. Ma non avrei potuto dirgli la verità, non ancora per lo meno. Non ho informato nemmeno Ino delle ultime cose.
-Perché? Orochimaru è morto che ci perde a tornare da noi quel deficiente?- esclama Naruto.
Vorrei rispondergli per le rime. Ha chiamato Sasuke “deficiente”! E, ovviamente, vorrei anche spiegargli perché non torna ancora. Ma ormai dovrebbe saperlo da solo.
-Lo sai, Sasuke è ossessionato dalla vendetta.- chiarisce Tsunade, precedendomi.
-Sicuramente ora tenterà di avvicinarsi all’Akatsuki per uccidere suo fratello.- ipotizza Jiraiya.
-Ancora quel bastardo? Maledizione!-
Naruto è proprio fuori controllo. E’ così ogni volta che si parla di Itachi.
-Dobbiamo muoverci! Formiamo una squadra e partiamo subito! La nostra missione contro l’Akatsuki non è stata ancora completata o sbaglio?- suggerisce l’Uzumaki, euforico.
Tsunade annuisce.
-E allora per trovare Sasuke dobbiamo trovare il membro dell’Akatsuki che ha più possibilità di portarci da lui. Per farla breve, stiamo cercando Itachi Uchiha!-

 



 




 
 
Avevo avvisato che questa parte sarebbe stata una noia mortale! -___-
Vi siete addormentati? Beh, io mentre scrivevo, quasi quasi…
Comunque: come avrete notato, lo scontro con Orociok l’ho descritto per intero (i dialoghi non sono miei (magari XD) ma li ho presi proprio dall’anime), mentre la parte del reclutamento l’ho abbreviata di molto! Se avessi descritto ogni vignetta non sarebbero bastati cinque capitoli! °__°
Spero non vi sia dispiaciuto.
Purtroppo mi sa che il prossimo sarà pressoché rompi come questo. Solo che aggiungerò qualcosina in più, per voi che siete tanto gentili! èwè
L’idea mi è venuta mentre scrivevo questo e mi sembra azzeccata. Per sapere, mi aspetto al prossimo capitolo, il 31°! ^___^ Ne approfitt anche per pubblicizzarmi un'altra SasuSaku: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=736499&i=1
Grazie! ;) 


 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31: Tanto lontani, ma tanto vicini ***


 -SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 31: Tanto lontani, ma tanto vicini


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Ma dove sono?
Sono stremato e non ricordo cosa sia successo. Ho i sensi attutiti e dolori lancinanti su più parti del corpo. Non ho ancora aperto gli occhi, ma so di sicuro di non essere all’esterno. Non sento il vento sulla faccia, né l’erba sotto il corpo: eppure, l’ultima cosa che ricordo e di aver dato l’ordine di cercare Itachi. La squadra si era divisa per essere più efficiente. Ma poi? Perché non sono arrivato da mio fratello.
-Ehi, Sasuke! Stai meglio?-
Sento una voce, ma non ricollego immediatamente di chi sia. Soltanto in un secondo momento, intuisco che è di Karin. Mi sembra preoccupata.
Mi decido ad aprire gli occhi, ma vengo accecato da un raggio di Sole che mi costringe a richiuderli. Dalla breve occhiata che mi è stata concessa – seppur fosse sfocata – ho notato un soffitto di legno. Immagino di essere in una specie di pensione.
-Sembra stia meglio.-
-Non puoi pretendere che si rialzi immediatamente, Karin! Quel tizio l’ha conciato male.-
Prima Karin, poi Suigetsu. Tizio?
Ora ricordo. Ho combattuto contro quel biondo dell’Akatsuki. Se non fosse stato per lui, a quest’ora sarei già a combattere con Itachi. Dannazione. Tuttavia, non è stato uno scontro semplice quello che ho intrapreso. Ammetto di essermi salvato per miracolo dalla sua esplosione devastante.
Il continuo e fastidioso scambio di battute da parte dei miei due noiosi compagni di squadra mi costringe a lottare anche contro quello stupido raggio che mi acceca.
-Smettetela di battibeccare.- biascico, la bocca si muove prima delle palpebre.
-Sei sveglio!- esulta la rossa, saltandomi al collo.
Trattengo un gemito di dolore, quando me la trovo quasi addosso. Mi passa le mani tra i capelli, e percepisco le sue labbra toccarmi le guance.
-Togliti di dosso.- scandisco, tra una fitta e l’altra.
Lei mi obbedisce, sedendosi diligentemente e sistemandosi gli occhiali, cercando di riacquistare un po’ di contegno. Simula dei colpi di tosse e fa per voltarsi verso la finestra. Come no. Crede di potermi prendere in giro sfoggiando quella specie di doppia personalità, ma non sono stupido. Tuttavia, ne farei una questione se mi importasse. Ma dato che sia lei, che la questione, non mi suscitano alcun interesse, faccio finta di nulla.
-Come ti senti? Quel tipo ti ha fatto la festa, eh?- domanda Suigetsu, aiutandomi a mettermi a sedere. Mi è chiaro il suo intento di farmi innervosire. Per sua sfortuna, non posso perdermi in sciocchezze, non ora che ho bisogno di fare meno sforzi possibili, così da riprendermi presto e fare quanto sogno da anni.
-Mi riprenderò presto. Entro domani mattina partiremo. Anche prima, se necessario.- sentenziò, guardando uno ad uno i miei compagni di squadra.
-Anche perché i ninja di Konoha ci sono alle costole.- continua Karin, aggiungendo un altro motivo a quelli da me esposti.
Abbasso lo sguardo, perdendomi – apparentemente – a guardare il blu intenso della coperta. Ma oltre quel colore, non posso fare a meno di pensare a Sakura, a quanto potrà arrivarmi vicina. Perché, ne sono certo, ci sarà anche lei tra il gruppetto di ninja di cui sono venuto a conoscenza. Non mi dispiacerebbe poterla abbracciare, baciarla, o anche solo parlarle. O, al massimo, che lei parlasse a me. Quella voce che ho sempre ritenuto noiosa, adesso mi manca. Non riesco nemmeno più a vergognarmi di me stesso o a negare questo sentimento, perché ormai fa parte di me. A dire il vero, ho pensato a lei anche quando Karin mi ha abbracciato, o meglio massacrato. Quel momento mi ha rimandato indietro nel tempo, a quando persi una battaglia contro mio fratello. Ero rimasto vittima del Mangekyou Sharingan di Itachi, per cui mi avevano portato in ospedale. Lì ero stato incosciente per giorni notti e durante tutto quel periodo, l’Haruno mi aveva assistito, nella speranza che mi risvegliassi da un momento all’altro. Quando Kakashi me lo disse non ci diedi importanza. Anzi, odiavo l’ostinazione con cui lei continuava ad avvicinarsi, pur sapendo che per me non significava nulla. Certo, le ero stato grato per quel gesto, a modo mio l’avevo ringraziata, ma niente di più. Il nostro rapporto era continuato normalmente: nulla più che semplice amicizia.
-Sasuke?-
Alzo la testa di scatto, cosa che mi provoca un dolore al collo. Nella mia mente maledico Suigetsu per aver interrotto il flusso dei miei pensieri. A e non piace parlare, però mi capita facilmente di perdermi nelle mie stesse riflessioni, soprattutto da quando sono fidanzato con Sakura. E non mi piace essere interrotto. Non posso vederla perché ho una cosa più importante da fare, ma almeno, vorrei essere lasciato in pace di ricordarla. Ora che ci penso… probabilmente è la prima volta che associo l’espressione “fidanzato di Sakura” a me. Lei sarebbe felice di saperlo, anche se so che non glielo dirò mai.
-Che vuoi?- domando all’Hozuki.
-Sembrava che ti fossi perso in un mondo tutto tuo!- ridacchia dicendomelo.
Mi trattengo dal dirgli “forse perché è così, quindi sei pregato di farti gli affari tuoi”, anche perché non sarebbe nel mio stile. Mi limito a ignorarlo – cosa che so fare meglio – e a cambiare discorso. Tanto, prima o poi, avrei dovuto tirarlo in ballo.
-Avete saputo qualcosa su Itachi?-
Karin e Jugo scuotano la testa. Dunque, mi aspetto che Suigetsu sappia qualcosa.
-Io ne ho sentite in abbondanza sull’Akatsuki, ma niente di specifico su Itachi Uchiha. Cercano determinate persone. Persone con un chakra speciale.- spiega l’interpellato.
-Speciale?- gli faccio eco. Nello stesso momento in cui parlo, la mente mi riporta allo scontro alla valle dell’epilogo, quando mi sono battuto contro Naruto. Che per “speciale” si intenda il suo stesso tipo di chakra? Ricordo che era molto particolare.
-Da quello che dicono gli animali, l’Akatsuki opera da varie basi. Sentono uno strano, spiacevole chakra irradiarsi da quelle zone.- s’intromette Jugo, un uccellino posato sulla spalla.
Mi giro verso l’altro componente maschile del mio team che, nel frattempo, ha cominciato a sghignazzare. Lo guardo, squadrandolo.
-Non avrei mai pensato che degli animali stupidi sentissero il chakra. Comunque, “stupido animale” descrive Karin abbastanza bene, quindi ha un suo senso.- afferma, continuando a ridersela.
Un calcio in piena faccia lo fa liquefare. Seguono insulti da parte dei due litiganti, i quali insulti comportano la perdita di controllo da parte di Jugo. “Complimenti ragazzi”, vorrei dirgli, ma come al solito taccio, venendo contro alla richiesta di aiuto fattami da Karin e Suigetsu.
-Svelto Sasuke!- si agita la rossa.
-Calmati Jugo.- sussurro, fissandolo con lo Sharingan.
Tuttavia, la mossa che ho fatto mi prosciuga quel po’ di energie che avevo. Infatti, sento le forze venir meno, i muscoli che si abbandonano a loro stessi, gli occhi che diventano pensanti. Senza che possa fare niente per impedirlo, mi addormento all’istante, sfinito.
 
-Dobbiamo fermarci, tra poco farà buio.- afferma Kakashi, stupendo tutti quanti, soprattutto Naruto, che non perde tempo a dire la sua.
-Ma come, maestro? Adesso che siamo così vicini? No, non possiamo farlo.-
Annuisco schierandomi dalla sua parte, anche se, in realtà, non so come comportarmi. Da una parte non vorrei fermare Sasuke, anche perché mi ha promesso che ritornerà a Konoha una volta finito tutto, e io mi fido di lui. Però, dall’altra parte, c’è l’impegno che Naruto ci sta mettendo. E non mi va che sprechi tutte le sue forze senza riuscire a concludere niente.
-Ragiona, Naruto! Gli altri sono stanchi. E’ molto che marciamo senza sosta. Non perderemo molto tempo, solo qualche ora.- continua il maestro.
Il biondo sta per replicare di nuovo, quando io mi intrometto. Voglio avere la massima fiducia in Sasuke e non c’è modo migliore per farlo che aiutarlo e distrarre i miei compagni. Mi sento male all’idea, ma mi vedo quasi costretta ad agire così.
-Il maestro ha ragione. Poi Kiba ci ha detto che non è da solo.-
Quel “non è da solo” mi infastidisce. Al solo pensare che possa esserci qualcuna al suo fianco, divento verde dalla rabbia. Ma non è il momento per farsi prendere dal nervosismo per una stupida – e magari infondata – gelosia.
-L’altra volta ci ha attaccati, ricordi? Dobbiamo considerare l’idea che possa farlo di nuovo.- continuo, rattristandomi all’idea del nostro precedente fallimento.
Naruto mi guarda, un misto di delusione e determinazione nei suoi occhi.
-D’accordo, ma solo tre ore.- sentenzia.
Dentro di me tiro un sospiro di sollievo.
 
Ho finalmente battuto Itachi, sono tornato a Konoha come promesso. Sakura mi ha accolto con un sorriso, quel sorriso che faccio finta mi sia indifferente. Entro in casa sua e vedo anche il padre – mio futuro suocerino. Quell’aria imbronciata, proprio come me la ricordavo. Sakura mi abbraccia da dietro, costringendomi a girare il collo e, davanti alla famiglia, mi scocca un bacio sulle labbra. Assaporo quel contatto, godendo per esso. Mi ritrovo a contraccambiare. Però, l’Haruno mi sembra diversa: più violenta, più possessiva. Non mi sembra lei, ecco. All’improvviso anche le sue labbra assumono un sapore e una consistenza diversa. Non sono più morbide e soffici.
Spalancò gli occhi, facendo per rialzarmi, sperando che sia stato solo un sogno. Invece mi ritrovo Karin avvinghiata addosso come una sanguisuga. Mandando al diavolo dolori e fitte, la spingo via, esponendo l’espressione più disgustata che riesco a fare. Non è che debba sforzarmi molto.
Mi pulisco la bocca con la manica del kimono che indosso, e le indirizzo un’occhiata carica d’odio.
-Baci bene, Sasuke.- afferma maliziosa, avvicinandosi con l’eleganza di un felino.
-Lo dico per il tuo bene.- la metto in guardia, mostrando una calma che non mi appartiene. -Non osare mai più avvicinarti a me in quel modo.-
Passo di nuovo la manica del kimono sulle labbra, per sottolineare il concetto, anche se credo che i miei occhi dicano già tutto.
-Adesso non fare il duro, Sasuke. In fondo, anche tu mi stavi baciando.- dice, tornando all’attacco. Punta al mio collo, strusciandoci il viso sopra, intenta a ricoprirmelo di baci.
Ancora una volta la allontano, per quanto la mia condizione fisica possa permettermi di fare.
-Ma perché stai rinnegando quello che hai fatto?- riprende, insistentemente.
La guardo senza capire.
-Anche tu mi stavi baciando.- rispiega, intuendo la mia incomprensione.
La mia mente ci mette un istante a fare due più due. Dunque, io stavo sognando di aver finalmente ultimato tutti i miei obiettivi, e di essere tornato da Sakura – perché è da lei che tornerò, non dal villaggio. Dopodichè, la mia ragazza mi ha baciato per darmi il bentornato. Ed io ho contraccambiato.
Questo il sogno.
Nella realtà, invece, Karin si sarà avvicinata quatta quatta a me, mentre Jugo e Suigetsu chissà che fine hanno fatto – o meglio, che fine avrà fatto fare loro; per niente avrà raccontato loro di fare la guardia – e mi avrà baciato. Ed io, nel frattempo, ho confuso sogno e realtà. Credendo di baciare Sakura, sono finito per baciare lei.
Vorrei proprio vedermi allo specchio: che sono sbiancato è poco.
Mi passo la mano sul volto, rassegnato per quanto è successo, e faccio per alzarmi.
-Ma dove vai? Non ti va di continuare?- insiste la rossa, sfidando la mia pazienza. Con la coda dell’occhio, vedo che la spada non è troppo lontana da me. Ma trattengo i miei istinti omicidi, decidendo di provare a spigarmi brevemente, così da non dovermela più sentire.
-Sognavo. Punto e basta.- chiarisco, usando un tono che non ammette repliche. Dopodichè imbocco la finestra.
-Resta qui.- ordino alla ragazza, alquanto delusa.
Ciononostante ha ancora altro da dirmi.
-Non dovresti uscire.-
-Tu resta qui, non devo darti spiegazioni. E non provare a seguirmi.- minaccio, prima di godere dell’aria fresca che mi accarezza il volto.
Mi serve assolutamente un po’ di tranquillità. E, poi, sono abituato a muovermi di notte: essa è il mio rifugio, il mio mantello. Non mi tradirebbe mai.
 
Cammino avanti e indietro per il boschetto cui stiamo sostando. Naruto ha fatto tante scenate per nulla, dato che alla fine si è addormentato come un sasso. Io, invece, proprio non riesco a dormire. Che so, sarà l’abitudine per le notti passate con Sasuke. Alzo gli occhi al cielo. Si rispecchiano nell’immensa Luna che sovrasta in cielo. Mi sono allontanata un po’ dai miei compagni, ma non so dire quanto. Probabilmente ho sbagliato a farlo, anzi ne sono quasi sicura. E dire che sono la prima a sostenere che nessuno deve intoppare la squadra: ed i, agendo di testa mia, lo sto facendo.
Sorrido tristemente, decisa a tornarmene alla base.
Mi volto, incomincio anche a camminare, finchè un rumore non mi fa impugnare il kunai. Sarà un nemico? Beh, e allora sarebbe il momento di impegnarsi e di fargli vedere chi sono.
 


 



 
 
 Ma salve miei cari! *___*
Dunque, avrei delle cose che mi turbano, ma non vorrei annoiare troppo con le mie solite prediche su quanto faccio, ahimé, schifo.
Però sento che la storia non è apprezzata come una volta (chissà, forse perché mi sembra di andare di male in peggio ç___ç). Uffa, ma come si fa a non essere complessati? Vi giuro, io proprio non ci riesco! >.<
Comunque, dicendo altro,  ho preferito cambiare un po’ la storia originale (ricordandomi che sto scrivendo una fanfic e non il copione del manga), inserendo una presunta sosta degli inseguitori. Spero vi faccia piacere questo cambiamento! ^___^
Oltretutto ho volutamente saltato tutta la parte dove incontra Deidara e dove Naruto&co incontrano Kabuto (i motivi sono sempre gli stessi, ovvero: la storia sarebbe diventata una noia mortale (ma non lo è già? O.o) se avessi descritto tutto per filo e per segno, soprattutto se sono cose che non riguardano la mia fic in sé)
Beh, lascio a voi la parola, che io ho detto già troppo! XD
Grazie!
(P.S. Grazie per le 4000 visualizzazioni del primo capitolo)

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Capitolo 32
*** Capitolo 32: Tornerò ***


 -SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

Capitolo 32: Tornerò



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-Chi va là?- urlo, le mani strette intorno al kunai che ho appena estratto dalla sacca degli attrezzi. Mi guardo intorno, cercando la figura che ha attirato la mia attenzione. I sensi si fanno attenti, ogni singolo muscolo è pronto a scattare ad ogni evenienza, il respiro calmo e regolare che contraddistingue un ninja. Il vento mi passa tra i capelli, quasi a sottolineare la quiete prima di uno scontro. Le orecchie in servizio, più utili degli occhi in questo frangente.
Un ulteriore rumore proveniente dal cespuglio, mi fa voltare e, contemporaneamente, scattare in avanti, la mano armata alzata, pronta a ferire.
-Fermati.- mi comanda una voce calma.
Di conseguenza, gli occhi si spalancano dalla meraviglia, il mio corpo vorrebbe fermarsi – come ha detto lui – ma la velocità che sto sostenendo è troppo alta affinché possa farlo. Per un secondo, un solo istante, dimentico che la persona che mi fronteggia è un ninja molto abile e che non potrei mai ferirla in un modo tanto assurdo. Ciononostante, la felicità di risentire quel tono freddo, di rivedere la sua sagoma, è talmente tanta che rimango imbambolata, sospesa  per aria con kunai alla mano, come se mi trovassi davvero contro un nemico.
D’un tratto, lo smarrimento iniziale viene sostituito dalla consapevolezza di cosa potrebbe succedere. Ma prima ancora che possa pensare ad una soluzione per evitare di colpirlo, Sasuke lancia uno shuriken contro di me, a colpire il kunai, per poi afferrarmi al volo.
Mi si imporporano le guance a sentirmi tra le sue braccia. E’ passato tanto tempo, ormai, ma ancora quando lo penso o lo rivedo, non posso evitare di arrossire, di impedire al cuore di battere all’impazzata, di sentir nascermi dentro una sensazione strana di felicità assoluta, come se tutti i miei problemi scomparissero. Assaporo il profumo della sua pelle: è una specie di medicina curativa super efficace, come una droga che annulla la tua volontà, sottomettendoti alla sua mercè.
Solo adesso che mi stringe tra le braccia, capisco quanto realmente mi è mancato, quanto sono stata in pena per lui, pensando ad una sua fine tragica contro Orochimaru. E, invece, eccolo qui, lui e le sue braccia che mi stringono. Non voglio parlargli, seppure ne senta il desiderio. Non voglio farlo ancora, perché necessito di altra tranquillità per ricordarmi di tutte le tappe della nostra difficoltosa storia, di tutte le rinunce e le bugie a causa sua, di tutte le sensazioni ed emozioni che ho vissuto – sia negative, che positive –, di tutte le angosciose notti in cui non si è presentato, in cui ho temuto che gli potesse essere capitato il peggio.
Più che altro, però, non ho voglia di rovinare questo momento. Talvolta, le parole sono inutili, servono solo per mettere in tavola discussioni. E tra di noi, questo è particolarmente vero.
Anch’io lo stringo più forte, dirigendo le mani verso i suoi capelli, cominciando ad accarezzarli piano. Li sfioro soltanto, quasi temendo di poterli intaccare se agissi con troppa forza.
-Sono così felice di vederti.- sussurro, posandogli un bacio sul collo liscio.
Lui non risponde, limitandosi a toccare il mio capo con le labbra.
Mi era mancato persino il suo silenzio, il suo non rispondere alle domande, i suoi gesti significativi, il suo modo introspettivo di fare, del tutto diverso da quello di altri, da quello di tutti. Non troverei mai nessuno come lui, non vorrei nessun altro accanto a me.
Mi stacco, ritenendomi soddisfatta dell’abbraccio. Lo guardo in volto, per quanto la Luna me lo consenta. La mia attenzione viene catturata da un cerotto sulla sua guancia. Lo tocco col dito, quasi a voler massaggiare la parte lesa.
-Che ti sei fatto? Insomma, cosa è successo? Racconta.- lo incito, sebbene sappia benissimo che quel “racconta” è del tutto inutile. Sasuke che racconta qualcosa? Un’utopia. Al massimo, potrei ottenere delle frasi sconnesse da ricollegare al fine di fargli avere un senso e capire qualcosa.
-Ho combattuto, semplice. E’ quello che facciamo noi ninja.- risponde serio.
Lo guardo accigliato, desiderosa di sapere tutta la verità, tutti i dettagli. Ma non è proprio lo scontro in sé che mi interessa, quanto come se la sta passando, cosa sta facendo, a che punto è la sua vendetta… ma soprattutto, quand’è che tornerà a Konoha, da me?
Ho passato le giornate vivendo per quell’unica concessione che mi aveva fatto Sasuke. Sarebbe ritornato al villaggio, avremmo potuto vivere come una vera coppia. Ho timore soltanto di un confronto con Naruto. Come riuscirei a raccontargli tutta la verità, quello che è accaduto in questi mesi? Ogni giorno che passa, mi sento sempre più in colpa per dovergli mentire.
-E Orochimaru?-
-Sconfitto, ovviamente. Ti avevo detto di non preoccuparti, mi sembra.- replica, appoggiando la fronte alla mia. Le sue braccia sono ancora presenti, possentemente, dietro la mia schiena. –Ma lasciamo perdere questi discorsi. Che ci fai tu qui?-
Il solito caratteraccio: io, ovviamente, non ho potuto ricevere alcuna risposta alle mie domande, se non poche parole, mentre lui vuole averne da me. Tanto meglio; probabilmente sarei stata io stessa a fornirgliele.
-Siamo in missione.- comincio. -E’ buffo a dirlo, ma ti stiamo cercando.- sorrido, indecisa se questa sia la vera espressione da attuare. Potrei prenderlo, portarlo agli altri, ma quanto mi gioverebbe? Innanzitutto, non riuscirei mai ad avere la meglio sull’Uchiha, inoltre mi fido della sua promessa.
Lui resta in silenzio, intimandomi a continuare. I suoi occhi neri impiantati nei miei.
-Ci siamo fermati per una pausa che non durerà più di tre ore. E tu?-
Provo a richiederglielo, sperando che ora – dopo che anch’io mi sono espressa – possa rispondermi.
-Nulla di nuovo. Ho sconfitto Orochimaru e formato un team. Sapevi già tutto.-
Non ho ascoltato le parole successive a “ho formato un team”, perché il mio pensiero è volato immediatamente ai suoi nuovi compagni di squadra. Sarà meglio informarmi.
-Senti Sasuke, com’è questo team? Affidabile?- biascico, arrossendo. Spero intensamente che non riesca a vedermi. Ho provato a fare una domanda generica, sperando di ricevere quanti più dettagli possibile. In fondo, per parlare di queste cose con Sasuke, bisogna sempre partire da una parte “tecnica”.
Scrolla le spalle, come se la mia domanda fosse stupida ed insignificante.
-Mi conosci. Se non fossero stati ninja valorosi, non li avrei scelti.-
-E che mi dici della loro personalità?- azzardo.
-Ti sembro il tipo da importarmene? L’importante è che siano efficienti in battaglia, il resto non conta.- conclude, determinato.
-Ah, giusto.- mugolo, cominciando a muovere nervosamente la gamba e ad arricciare i fili neri di Sasuke intorno al dito. Ho abbassato lo sguardo, perché so di essere un libro aperto per lui. Guardandomi, capirebbe all’istante che c’è un argomento che ho volutamente evitato. Purtroppo, quando si tratta dell’Uchiha, non riesco ad essere diretta come è mio solito. Mi sento sempre ridicola e fuori posto, sboccia una specie di senso di inferiorità che dovrò imparare a stroncare.
-Se vuoi saperlo, c’è una ragazza, ma non mi interessa.-
Arrossisco fin sopra la punta dei capelli. Il mio corpo si irrigidisce, la stretta della mia mano intorno al suo kimono diventa più ferrea, gli occhi impiantati a terra, a fissare l’erba scura. Possibile che sia stata tanto evidente? Come ha fatto ad accorgersi di dove volevo andare a parare? Sono tanto scontata?
Deglutisco nervosamente.
Lo sento ghignare, prima che qualcosa mi costringa ad alzare lo sguardo. Incrocio le sue iridi, mentre un senso atroce di gelosia mi corrode dall’interno. Non riesco a pensare a qualcun’altra che non sia io, al fianco di Sasuke. Non mi importa di che cosa è capace, non mi interessa nemmeno se è più o meno capace di me. Fatto sta che sento di odiarla a pelle, per l’unico, stupido motivo che può stare al fianco del mio ragazzo senza limiti, cosa che, invece, a me non è concessa.
Avverto l’impulso irrefrenabile di mettere fine a quella situazione. Le parole vorrebbero uscire da sole, quasi incontrollabili: non so cosa stia succedendo.
-Voglio venire con te.- scandisco, infischiandomene di tutto e tutti.
Perché non mi interessa di nulla, non mi importa di Konoha, di essere considerata una traditrice. Mi sento proprio come quella volta, quando gli ho confessato il mio amore. Anche allora avrei voluto seguirlo. Prima, però, non avevo la sicurezza che lui tornasse, mentre adesso c’è una speranza. E’ questo, quindi, che mi fa sentire una stupida. Saprei rinunciare a tutto quello che ho costruito, soltanto per gelosia? Potrei fare una scelta così assurda?
-Sai che non è la scelta che vuoi fare per davvero.- bisbiglia, dando vita ai miei pensieri più intimi.
Cocciuta, impedisco al capo di annuire. -E poi, cosa ti preoccupa? Che mi possa piacere un’altra?-
Sbuffo a sentire quelle parole.
-Come potrebbe?- continua. -E’ già tanto che mi sono innamorato di te. Proprio io, che non avrei mai supposto che potesse accadermi? Sei ridicola a pensare una cosa del genere.-
-Appunto.- sbotto. -Proprio perché non hai potuto prevedere che ti saresti innamorato di me, non puoi farlo con lei. Com’è che si dice? Al cuor non si comanda!-
-Impossibile, ti ho detto. Lei mi serve soltanto per raggiungere la mia vendetta.- spiega.
Segue un momento infinito di silenzio.
-Ci sono solo due cose che mi importano, ora.- riprende poi.
Il mio cuore perde un battito, lasciandomi libera di immaginarmi che una di queste due possa… essere io.
-Una è la vendetta.-
Annuisco, seppur contrariata.
-E l’altra è la promessa che ti ho fatto.-
Non mi lascia il tempo necessario per sbalordirmi delle sue parole, che le nostre bocche si incrociano. Finalmente posso assaporarle di nuovo, affinché mi ricarichino, preparandomi ad un nuovo, lungo periodo senza di lui.
So esattamente cosa voglia significare “la promessa che ti ho fatto”. E’ un modo tutto suo per dirmi che sono importante. Sto imparando a decifrare i modi di fare e le parole dell’Uchiha.
Dopo un po’ si divide da me, restando a guardarmi fisso.
-Tornerò.- sentenzia.
Sento la felicità invadermi, tant’è che ogni stupido pensiero riferito a questa fantomatica ragazza, scompare. Manca poco: resta soltanto un unico nemico da abbattere, nemico che contrasta, oltre che la felicità di Sasuke, anche la mia.
Tutta la magia del momento, però, viene infranta da una consapevolezza della potenza dell’avversario. Se Orochimaru mi aveva spaventata tanto… Itachi è un discorso a parte. Quanto sarà forte? Un ninja che ha distrutto da solo un intero di clan di altri ninja di valore. Potrà Sasuke farcela?
-Sasuke!- scatto, preoccupata. -Devi promettermi una cosa!-
-Cosa c’è, ancora?- domanda infastidito.
Mi rendo conto che per uno come lui, è stato già tanto promettermi – e ripetermi – di fare ritorno a Konoha, ma c’è necessariamente qualcos’altro che mi sta a cuore, che mi preme.
-Promettimi che non morirai.-
Lo guardo fisso, cercando la determinazione nei suoi occhi.
Ma lui mi dà le spalle, lasciandomi impalata come una babbea.
-Ho intenzione di ucciderlo, lo sai. Non c’è alcun rischio che io muoia.- ghigna.
Dopodichè sparisce, mentre la malinconia si fa più forte. Se ne è appena andato e già mi manca. Faccio per voltarmi, triste ed afflitta, quando sbatto addosso a qualcuno.
Impietrita, il mio pensiero corre subito a Naruto. Alzo la testa per verificare.
-Non sarei mai potuto andare via senza salutare la mia bambolina.-

 



 



 
 
Salve a tutti! Purtroppo (per fortuna XD) questo capitolo è un po’ più corto. Circa 1800 parole e passa, mentre di solito erano 2000 circa. Comunque, mi scuso per il ritardo, ma vi assicuro che sono addirittura più impegnata dei giorni di scuola! D:
Fatto sta che questo capitolo mi è uscito uno schifo: ho trovato parecchia difficoltà a scriverlo e, ammetto, che non è venuto per niente come desideravo. Volevo un po’ più di “coccole&carezze”, ma non ci sono riuscita.
Sasuke non ha detto nulla del bacio, ma chissà… potrebbe succedere più in là XD
 
(mi rendo conto ogni volta,che sono più lunghi i miei angoli (non)autrice che il capitolo)
Ringrazio chi continua a seguirmi e a recensire la mia storia.
Grazie mille! ;D

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Capitolo 33
*** Capitolo 33: Lacrime e dolore ***


 -SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 33: Lacrime e dolore


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Ed ora è buio, tutto buio.
L’unica cosa che ricordo con precisione è il corpo quasi senza vita di Itachi che si avvicinava.
Avevo chiuso gli occhi per istinto. Non volevo guardare in faccia la mia possibile morte, o forse non potevo credere di non avere altre armi per contrastare mio fratello.
Fatto sta che adesso c’è solo il buio incontrastato davanti a me.
Le forze mi abbandonano. L’energia fluisce alla velocità della luce, lasciandomi spossato.
Inutile continuare, non ho più chakra.
Se non ci ho visto male, però, anche lui è caduto a terra, dopo aver appoggiato le sue dita sulla mia fronte.
Poi ha sorriso.
Realtà o fantasia?
Ciò che importa è che ho vinto, e sono salvo, pronto per mantenere la mia promessa.
Sakura mi sta aspettando.
 
 
 

Quando riapro gli occhi mi ritrovo in un luogo che non conosco. Quasi non c’è differenza tra il buio causatomi dalle mie palpebre e quello della stanza. L’unico spiraglio proviene da una candela, poggiata su una specie di comodino in legno. Pochi oggetti che mi circondano.
Ad un tratto, rumore di passi.
Qualcuno di indefinito comincia a parlarmi. Sulle prime non capisco cosa mi dice, non voglio farlo, non mi interessa. Ma non posso fare a meno di udire il suo nome: Madara Uchiha.
Sono distrutto sia dentro che fuori. Cosa mi ero atteso da questo momento? Cosa mi aspettavo dopo aver visto il corpo senza vita di Itachi? Cosa avevo ottenuto? Solo un immenso vuoto che deve essere riempito. Da Sakura? Chissà.
Mi volto a guardare il mio interlocutore, senza guardarlo per davvero. Non appena lo sguardo, però, si focalizza meglio sull’uomo sento un potere crescermi dentro e convogliarsi presso l’occhio sinistro. Improvvisamente Amaterasu – jutsu che Itachi aveva usato contro di me nel nostro precedente scontro – si attiva, bruciando chi mi sta di fronte. Non capisco cosa mi sta accadendo, so solo che fa male, e molto. Istintivamente porto la mano alla parte dolorante, tentando, così, di sopprimere il dolore. Respiro affannosamente, la mano ancora fortemente premuta sull’occhio.
-E’ Amaterasu che Itachi ha messo in te.- spiega l’uomo.
Sebbene me ne fossi già fatto un’idea, alzo lo sguardo, indubbiamente sbalordito.
-Itachi. Anche da morto non cessa mai di stupirmi.- riprende Pianificare anche questa situazione!-
“Pianificare?” Cosa starà blaterando? Affaticato, mi faccio forza per parlare, bisognoso di chiarimenti.
-Cosa… cosa stai dicendo?-
-Ti ha dotato del suo jutsu, come ultimo tentativo di uccidermi. O forse voleva semplicemente tenermi lontano da te.-
Continuo a non capire, e la mia espressione deve averglielo fatto comprendere prima che potessi aprir di nuovo bocca. Infatti, prosegue.
-Credo abbia sistemato le cose in modo che la vista del mio Sharingan avesse automaticamente attivato Amaterasu.-
Segue un istante di silenzio.
-Quindi questo era il piano di emergenza di Itachi, anche se non ha funzionato.- dichiara.
-Non capisco dove vuoi arrivare!- sbotto, innervosito.
Giri di parole inutili, che nascondano forse qualcos’altro sotto?
-Dunque- spiega -Itachi deve averti fatto qualcosa prima di morire, giusto?-
Al sol sentire quelle parole, la mente vola all’istante finale, a quando mi ha sfiorato la fronte, quando si è avvicinato per strapparmi gli occhi e tenerseli per sé.
-In qualche modo, alla fine ti ha trasferito tutte le sue tecniche.-
Assurdo, ecco cos’è.
-Cosa vuoi dire? Perché Itachi avrebbe dovuto…?- inizio.
-Allora non lo capisci!- mi interrompe. -Era per proteggerti.-
 
Me lo ha detto, infine me ne sono ricordato.
Ho rivisto, col senno di poi, mio fratello, quello vero. Quello che c’era sempre per me, che mi voleva bene e non l’Itachi Uchiha che mi ha quasi ucciso. No, perché non è stato Itachi a mettere quasi fine alla mia vita, anzi, è per lui se sono ancora vivo, che non ho fatto la fine dei miei genitori. La colpa può essere attribuita soltanto a Konoha. E’ stato il Villaggio della Foglia il responsabile del massacro di quella notte. Mio fratello ha dovuto pagare per tutti, indistintamente. E anch’io.
E’ ora che il sacrificio di Itachi venga riscattato come è giusto che sia.
Non posso permettere che Konoha resti impunita, non posso. Vendetta sarà fatta, come giustizia vuole.
Qui, le onde del mare che si infrangono sugli scogli, ho ribattezzato il mio Team. Perché Hebi aveva un compito, quello di farla pagare al colpevole. Ma il Team non può più essere lo stesso se cambia l’obiettivo, se il responsabile non è più chi avevi creduto che fosse. Ora ci chiameremo Taka.
-Taka ha un solo obiettivo.- annuncio ai miei compagni.
Quello che sto facendo è giusto, io devo farlo. E’ ora di lasciarsi tutto, proprio tutto, alle spalle, recidere completamente tutti i legami con quel dannato villaggio, con quel paese che ha costretto un innocente ad una vita da miserabile, con tutti gli abitanti, le stesse persone che usufruiscono liberamente della pace portata da mio fratello. -Noi, distruggeremo Konoha!-
 
L’ennesimo fallimento, l’ennesimo tentativo di riprovarci. Naruto non si dà pace per quanto è successo. Perché alla fine è andata come è andata, non abbiamo acciuffato Sasuke.
Personalmente, sono abbastanza felice. Beh, se il mio compagno di squadra lo sapesse, mi ammazzerebbe. Allo stesso tempo, però, sono combattuta tra sentimenti contrastanti. Come ho già detto, la mia anima è piena di una specie di gioia e di fiducia cieca in Sasuke. Perché lui tornerà, me lo ha promesso. D’altra parte, c’è la paura che possa succedergli qualcosa. Tento di rassicurarmi pensando al nostro ultimo incontro, alle ultime parole che ci siamo detti.
Lui non sarebbe morto, e sarebbe tornato.
Tuttavia, i problemi sembrano non finire mai. Rincasati, siamo venuti a conoscenza della morte di Jiraiya, ce l’ha detto l’Hokage. In missione, valorosamente, come un vero ninja. Si è spento, cercando di estirpare quante più informazioni possibili dal capo dell’Akatsuki, da Pain. Quindi, il mio malumore – dovuto a Sasuke – è accentuato anche per la tristezza che provo per Naruto. Non posso immaginarmi come debba sentirsi. Perché sono così impotente davanti a queste situazioni? Perché non posso far altro che attendere ed attendere, lasciando che le cose mi passino davanti senza che io possa lasciarci una mia personalissima traccia?
Sbuffo, combattuta tra il piangere e il resistere. Torturo ostinatamente una ciocca di capelli, attorcigliandomela attorno al dito. Sembra che quando qualcosa stia andando per il verso giusto, deve necessariamente esserci dell’altro che contrasta la tua felicità. Il mondo diventa, così, come una specie di immenso campo da gioco: tu cerchi di raggiungere la felicità, ma la vita te lo impedisce, frapponendo degli ostacoli talvolta invalicabili. Come la morte di una persona. Non so perché, ma avverto la scomparsa del ninja leggendario come una specie di presagio, un presagio cattivo, legato a Sasuke.
Seduta dall’altro lato del tavolo di casa mia, Ino mi osserva. I suoi occhi celesti sono offuscati. Chissà come deve sentirsi. Probabilmente, anche lei avrà passato lo stesso quando, non molto tempo fa, Asuma ha fatto la stessa fine.
-A cosa pensi?- mi chiede, un velo evidente di tristezza nella sua voce.
Scrollo le spalle, rimanendo sulle mie, tentando di elaborare un pensiero da esprimerle. In altri casi avrei sorriso: sto mettendo in atto, senza volerlo, un tipico “atteggiamento da Uchiha Sasuke”.
-Non so. E’ che… è tutto così strano, tutto così difficile.- confesso.
Sorride malinconica.
-Non va niente bene, non va mai come deve!- sbotto all’improvviso, facendola sobbalzare impercettibilmente. -Prima la missione, poi questo. Per Naruto deve essere stato un duro colpo.-
Esatto, per Naruto, non tanto per me. Riflettendoci, io me la sono cavata. So che Sasuke tornerà, quindi non posso essere troppo dispiaciuta per il fallimento della missione, e Jiraiya lo conoscevo di fama, non come l’Uzumaki. Lo consideravo un grande uomo e ninja, un maestro da cui si poteva apprendere – oltre che jutsu – una buona filosofia di vita. Ma non c’era alcun tipo di rapporto tra di noi. Gli ho parlato solo poche volte.
Invece, per Naruto è l’inverso. Lui ci teneva davvero a vincere, ad arrivare in tempo. L’ho visto disperarsi, piangere senza ritegno, come un bambino, far fuoriuscire i propri sentimenti senza pensare che i ninja non possono farlo. Poi, dopo aver tentato di superare questo dolore interiore, è arrivata la cupa notizia.
Sospiro.
-Sai, Sakura, le cose succedono, senza che possiamo opporre resistenza. Ma bisogna andare avanti, e Naruto ci riuscirà. Ce l’ho fatta anch’io, in parte. Solo che ci vuole tempo e non puoi mai sapere quanto ne serva. Forse non è mai troppo, il vuoto che si crea per la morte di persone care non si riempirà mai con nient’altro.-
La sua voce è un tremolio verso la fine. Una lacrima le scende, solcandole la guancia.
Ino può capirlo.
 
Guardo la Luna, la stessa Luna piena che c’era quella notte. Senza che possa evitarlo, vengo catapultato nel mondo dei miei ricordi. Rivedo il massacro, i cadaveri intorno a me. Io. Itachi. Gli occhi umidi di lui. Pensavo di essermelo immaginato, invece mio fratello stava davvero piangendo.
Ma tranquillo, Itachi, te li manderò uno ad uno.
Però, ora, c’è un altro pensiero che mi ossessiona. Quella Luna non mi rimanda solo alla fatidica notte, ma anche ad un altro episodio più recente – ma non so quanta importanza abbia, ora non lo so più. Io e Sakura, qualche mese fa, forse.
Cosa dovrei farne di lei? Mi sono imposto di uccidere tutti gli abitanti della Foglia e lei non fa eccezione. Lei è colpevole come gli altri, non mi importa se provo qualcosa per lei, se so perfettamente di esserne innamorato e che, perciò, non sarei mai capace di vederla morire. Potrei allontanarla da me, così da imparare ad odiarla. Non è stato semplice, ma mi è venuto naturale imparare ad amarla, quanto sarà difficile il contrario?
E’ in momenti come questi che vorrei poter comandare le mie emozioni, poter cancellare tutto quello che non voglio provare. E, invece, il sentimento per l’Haruno resta lì, irremovibile, fermo come una roccia, in lotta perenne con la voglia di vendetta. Quest’ultima è sempre prevalsa su ogni altra emozione: sarà così anche stavolta.
Se Sakura continuerà ad essere ninja di Konoha, non dovrò avere pietà. Seppur volessi che finisse diversamente, non potrei, perché ormai ho preso la mi decisione. Voglio vedere la morte di tutti, la distruzione completa. Voglio che facciano la stessa fine del mio clan, che capiscano come ci si sente.
Prima di questo, però, posso tentare un’ultima cosa.
Mi dirigo verso un luogo appartato, al fine di comporre i sigilli per attivare un jutsu che mi condurrà da lei. Quante volte e ne sono servito quando mi trovavo da Orochimaru? E pensare che questa potrebbe essere l’ultima volta.
 
Mi sono sistemata sul letto, le gambe portate al petto, una tristezza unica a perforarmi l’anima, come se fosse una lama. Forse non dovrei tergiversare, scervellarmi per rimediare a situazioni che non sono dipese da me, ma che sono state naturali. Sarebbe meglio dormire.
Mi infilo nel letto, permettendo alle coperte di avvolgermi.
Chiudo gli occhi pronta a dormire. Il buio della stanza è rasserenante. Sembra che voglia allontanarti da tutti i pensieri negativi, avvolgendosi col suo scudo oscuro e protettivo.
Un rumore alla finestra, accompagnato da un forte vento, mi fa sussultare.
Dentro, però, ho già capito tutto. Non esiste più nulla. La malinconia si è attenuata, ogni pensiero angoscioso non può più pungermi, perché ora c’è lui.
Lui che, esclusivamente con la sua presenza, mi rapisce da questo mondo, insinuandomi in un altro, tutto nostro, dove ci sono soltanto le nostre sofferenze, quelle che potremo affrontare contando l’una sull’altro.
Di scatto, corro ad abbracciarlo, ma non appena scruto quel suo sguardo buio, non posso che leggerci qualcosa di diverso. Ha battuto Itachi, lo dimostra il fatto che è qui, e allora cosa gli è preso?
Sembra che inietti odio da ogni singolo poro. Mi spaventa.
Cosa è successo a Sasuke Uchiha?



 



 
 
Hola, gente!
Passiamo a spiegare il mio ritardo. Il mio pc aveva deciso di andare a morire ma, sebbene l’abbia portato ad aggiustare, mi hanno detto che non c’è niente. Mah… speriamo che vada bene.
A dire la verità, volevo pubblicarlo domani o dopodomani, ma poi ho detto: “e vabbè, sto senza far nulla, scriviamolo”. Indubbiamente, avrei fatto meglio a non premere i tasti e ad andare a fare la nanna.
Ho preferito inserire queste parti della trama, perché le trovo più significative dello scontro in sé e per sé.
Per il resto delle commiserazioni, rileggetevi gli ultimi miei “angoli dell’autrice”, perché il mio pensiero sulla storia non è cambiato per nulla! TT-TT
 
 
Se vi va…
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=744811&i=1

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Capitolo 34
*** Capitolo 34: Voglio essere di nuovo la sua bambolina ***


 -SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 34: Voglio essere di nuovo la sua bambolina


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-Sasuke, cos’hai?-
La domanda nasce spontanea dalle mie labbra. Gli occhi mi tremano per le due emozioni contrastanti – felicità e paura – che provo, la bocca riesce a muoversi con fatica e le braccia non sanno come sia giusto agire. L’abbraccio a cui l’ho costretto è freddo, sembra quasi di essere vicino ad un cadavere. Il nostro ultimo abbraccio, l’ultimo nostro incontro… non può essere cambiato in modo irreversibile, non di nuovo. Dov’è finito il mio Sasuke? Quello che non mi sorrideva se non raramente, quello che non mi guardava con dolcezza ma mi amava. Dov’è finito? Chi l’ha fatto cambiare?
-Sakura, ho una proposta da farti.- afferma convinto, quel tono freddo che conosco troppo bene.
Mi sembra di rivivere delle situazioni già passate, di essere di nuovo vicina a quell’oblio. Deglutisco nervosamente, cercando le parole adatte.
-Di che si tratta?- chiedo, aspettandomi il peggio.
Niente di Sasuke mi rassicura. Tutto mi fa tremare.
-Vieni con me.-
Sgrano gli occhi, la mente occupata soltanto da quelle tre parole: vieni con me. Ma perché? Cosa sta accadendo? Non era lui a dover ritornare qui? Mi allontano di qualche passo da lui, prendendo posto sul letto. Mi mordo il labbro, combattuta tra la voglia di sapere la verità e la voglia di risvegliarmi come se tutto non fosse mai accaduto.
-Perché?- sussurro, dopo istanti interminabili di silenzio.
Dall’altra parte non arriva risposta.
Sasuke mi guarda, ma nei suoi occhi non vedo chiaramente il sentimento d’amore che avrei voluto scorgerci. C’è, ma è lontano, simile alla luce di una candela in fondo ad un lungo corridoio scuro. E’ pallido, fragile, ma c’è. E questo mi da la forza per continuare a chiedere, per distruggere quella barriera di ferro che ha circondato l’Uchiha.
-Perché dovrei venire con te, non capisco? Cosa è successo? Hai battuto Itachi, hai ottenuto la tua vendetta! Basta così ora, torna a Konoha! Questa è casa tua!- urlo, scattando in piedi.
Contemporaneamente alla mia voce che si alzava, ho potuto osservare l’espressione sul volto di Sasuke: è cambiata man mano che proseguivo, culminando in uno scintillio rabbioso degli occhi quando ho nominato Konoha.
-Spiegati… cos’hai?- sussurro, avvicinandomi di nuovo e carezzandogli il viso.
Lui scossa la mia mano con forza.
-Konoha sarebbe casa mia?- ghigna visibilmente ironico.
Non credo di aver mai visto Sasuke in questo stato: gli occhi neri lanciano fulmini d’odio e la bocca è stravolta in un sorriso malefico, un sorriso assurdo. Anche quando Sasuke era intenzionato a portare a compimento la sua vendetta contro Itachi, non aveva mai reagito così nel sentirlo nominare. A quanto mi era stato raccontato da Naruto, Sasuke si era buttato a capofitto contro il fratello alcuni anni fa, ma ora – lo so perché l’ho visto – reagiva in modo diverso: manteneva la calma, stringeva impercettibilmente gli occhi… non così. Non mi sembra più lui.
-E’ a causa sua se ho perso tutto ciò che avevo.- continua, la voce che si perde in un bisbiglio. Tuttavia, il silenzio e la serenità ci avvolgono, per cui ogni singola parola raggiunge le mie orecchie. Konoha… la causa? Di cosa?
-Continuo a non capire, Sasuke.-
Lui ghigna ancora, puntando quelle pozze nere impazzite, verso le mie iridi chiare. Il che mi provoca un brivido lungo la schiena, come se mi trovassi in presenza di un nemico.
-Itachi, mio fratello, non aveva colpa.- sentenzia, aprendo le braccia per sottolineare la veridicità delle sue parole.
-Cosa?- esclamo, più che sorpresa.
Comincio a pensare che quello in mia presenza sia un falso Sasuke. Itachi senza colpe? Ridicolo, detto da lui.
-Hai capito benissimo. La colpa di tutto è unicamente di Konoha.- sentenzia, serio come non l’aveva mia visto.
Giurerei di aver visto i suoi occhi scintillare, come se fosse commosso. Tuttavia, è stata una sensazione durata soltanto pochi secondi, sovrastata dalla sua solita aria seriosa che – per quanto sia sempre stata, appunto, solita – mi appare diversa, molto più autorevole del normale.
-Sasuke, spiegati bene.- gli dico, stringendo i pugni a tal punto da far sbiancare le nocche.
Un brutto presentimento si fa strada dentro di me. Perché quando tutto andava dannatamente bene, tanto che di meglio non si poteva desiderare, doveva succedere dell’altro? Io già mi aspettavo quell’incontro, già avevo immaginato Sasuke alla finestra.
Ma nelle mie illusioni non mi diceva queste cose.
-E’ molto semplice, Sakura.- comincia solenne -Il tuo amato villaggio ha ordinato lo sterminio del mio clan… ad opera di mio fratello.-
La durezza delle sue parole mi colpisce come un pugno nello stomaco. Mi appare tutto così irreale, così impossibile. Deve essere per forza una presa in giro, non può trattarsi di qualcosa di diverso, no. Mi risulta difficile credergli, non riesco a farlo. D’un tratto mi trovo innanzi due puntini cardini della mia esistenza: il mio villaggio e il mio Sasuke, due miei grandi amori.
Si può decidere razionalmente cosa – o chi – si ama di più?
-Quello che dici è ridicolo.- mugolo, non riuscendo a capacitarmi di quanto ho appena udito. Non ho potuto frenare le parole che volevano uscire. Se fossi stata in grado di pensarci, di rifletterci meglio, avrei sicuramente usato un linguaggio diretto, essendo – magari – meno diretta.
Sasuke, infatti, non deve aver accettato quanto uscito dalle mie labbra.
-Ridicolo, dici? Ridicolo? Non puoi nemmeno capire come mi senta oggi!- grida, afferrandomi fortemente per le spalle, provocando un mio sobbalzo.
Per istinto chiudo gli occhi, come se il mio cervello avesse percepito un pericolo.
-Guardami Sakura, guardami.- ordina.
Come il burattino che ero considerata una volta, come è giusto che faccia una bambolina nelle mani del suo proprietario, svolgo l’ordine. Timorosa, mi ritrovo a fissarlo.
-Ti sembro che io dice sciocchezze?-
Spalanco la bocca, gli occhi che mi brillano. Sasuke è ad un soffio dal mio volto e si è calmato. Finalmente rivedo il ragazzo che mi ha amato ultimamente.
Mi precipito tra le sue spalle, sperando di risentire quel calore che mi era mancato nel nostro recente scambio di battute. Titubante, sento che anche lui fa lo stesso.
 
Pensavo di potermi fidare di te. Pensavo che raccontarti la verità – anche se solo in parte – mi avrebbe aiutato a superare il dolore che provo dentro, ma che non renderò mai pubblico a nessuno. E, invece, come hai chiamato tutta la mia sofferenza? Come l’hai definita? Con un’unica parola, una sola emissione di voce che mi ha spezzato il cuore più di quanto non lo fosse già: ridicolo.
Così, ti ho afferrata, ti ho costretta a guardarmi intensamente. Non conoscevo alcun altro modo per risultare credibile. Del resto, l’unica cosa che non mentono sono gli occhi, quelli che vengono definiti come lo specchio dell’anima.
Sai, Sakura, anche mio fratello piangeva quella notte. Se, magari, l’avessi osservato meglio, non avrei passato anni e anni della mia vita ad inseguirlo, a cercare di ucciderlo. Solo ora mi sono reso conto che l’ho perso definitivamente, che non c’è più possibilità di ritorno. Vorrei che tu fossi partecipe della mia sofferenza, che mi aiutassi a sopportare il mio stato d’animo, perché so che sei l’unica che potrebbe farlo. Ma fra noi c’è un ostacolo enorme: Konoha.
-Allora, vieni con me?- te lo chiedo di nuovo e, sebbene non lo dia a vedere, desidererei moltissimo che tu dicessi di sì. Soltanto rinunciando a Konoha potresti continuare a stare con me, altrimenti, diventeresti mia nemica. Dalla mia vendetta non è escluso nessuno.
Mi fissi, gli occhi verdi sono incerti.
-E’ inevitabile?- mi dici, cupa.
-Se vuoi continuare a stare con me, sì. Non posso spiegarti tutti i dettagli, ma Konoha la deve pagare. E tu, in quanto ninja di tale villaggio, non ne saresti esclusa.-
Tutto del tuo viso mi dice che sei stupita. Forse non ti aspettavi che ti dicessi questo, eh? Ma già sapevi che la mia ragione di vita è la vendetta e non tu… tu sei la mia ossessione, lo sai, ed è per questo che voglio lasciarti vivere.
-C’è un altro modo, lo so.- affermi, apparentemente convinta. Ma a me non me la fai, so interpretare i tuoi stati d’animo. Il lieve scintillio delle tue iridi è la dice più lunga di qualunque parola.
-Non c’è invece. D’ora in poi, tra me e Konoha sarà guerra. Se non vuoi finirne immischiata, alleati a me. E, prima che me lo chieda, sì, dovrai combattere contro il villaggio.-
 
Come potrei? Il mio villaggio, i miei amici… un tempo sarei stata felice di abbandonare tutto e seguirlo, ma adesso la questione è diversa. Dovrò affrontare tutti loro, combattere tutti coloro che mi hanno aiutata, che mi vogliono bene. Il mio pensiero vola principalmente ai miei genitori – che anche se non sono ninja, appartengono a questo villaggio. Poi ci sono Ino, il maestro Kakashi, Naruto… Sasuke mi sembra intenzionato a voler fare una strage, ma io… io non posso esserne immischiata.
Lacrime calde cominciano a scendermi dagli occhi, perché sono consapevole di quale sarà la mia scelta. Io lo amo, lo amo alla follia, ma il prezzo da pagare è troppo alto. Non posso più comportarmi come la bambina frignona che, testarda, farebbe di tutto per coronare il suo sogno d’amore. E che amore sarebbe, poi? Continuamente braccati da ninja del nostro stesso paese natio.
-Non posso.- affermo, abbassando il capo e vincendo il groppo in gola che mi impediva di parlare. –Io ti amo, e questo lo sai, ma non posso. Sono cresciuta, non sono più come quella volta.-
Quella volta, quando mi dichiarai, quando ero pronta a tutto. Ora sono diversa.
Guardo verso il basso, incapace di scrutare il volto di Sasuke. Sarà arrabbiato? Mi odierà? Mi ucciderà all’istante? Piango, piango mentre la mente elabora di continuo, facendo visualizzare immagini dolorose della nostra imminente separazione.
-Non mi lasci scelta, allora.- sussurra, triste.
-Scusami.- è l’unica cosa che riesco a dire.
Lui scuote il capo, provocando un solletichino sul mio collo.
-Lo sapevo già,non mi devi spiegazioni. D’ora in poi, saremo rivali.-
Il cuore viene straziato da quell’affermazione, come se fosse stato colpito da una valanga di pietre. Torna di nuovo tutto come prima, anzi, se possibile è addirittura peggio, Io e lui. Sicuramente ci rincontreremo, ma saremo rivali.
-Questo è un addio, allora?- chiedo, volendone ricevere una conferma, che non è nemmeno necessaria in realtà.
Annuisce, allontanandosi da me.
-No, non andartene!- lo afferro, abbracciandolo da dietro. –Non andare via, non andare via…- lo sussurro come fosse un mantra.
-Devo.-
-Resta solo questa sera. Ti prego.- il mio tono è quasi supplichevole.
Lui si gira e, sollevatomi il capo, mi fissa intensamente. Sento la vita riprendere a scorrermi dentro, una vita che non sarà mai più come prima da domani mattina.
-Sarai ancora la mia bambolina, per questa sera.-
Così dicendo, mi trascina delicatamente sul letto, sfilandomi pian piano i vestiti.
Non so cosa sarebbe giusto fare in una situazione del genere. Sarebbe stato meglio mandarlo già via – e cominciare a soffrire – o tenerlo lì ancora un po’, cercando di memorizzare quanto più possibile dei suoi atteggiamenti? Purtroppo non riuscirò a rispondere ora, perché in queste prossime ore sarò presa completamente da Sasuke, forse per l’ultima volta. Mi farà sua, selvaggiamente, disperatamente, ma è quello che voglio, perché la nostra separazione è imminente. Voglio essere di nuovo, per un solo unico, lungo istante, la sua bambolina.
 
E’ come se ti chiedessero cosa vuoi fare prima di morire.
Come bisogna comportarsi? A questo punto non si può utilizzare la ragione, perché questa saprebbe solo preoccuparsi. Bisogna staccare la mente, lasciarsi guidare soltanto dall’istinto.
E il mio istinto urlava un solo nome: Sasuke.
 



 



 
 
Salve a tutti! Vado di fretta per cui non mi soffermo troppo.
Spero solo che vi sia piaciuto! Non è stato facile inserire i pensieri dei personaggi. Ora vado: scuola guida mi aspetta!
Se vi va:
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=752815&i=1
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=751225&i=1

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Capitolo 35
*** Capitolo 35: Dovevi farmi disinnamorare di te ***


 -SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 35: Dovevi farmi “disinnamorare” di te


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Mi sveglio dolcemente, la testa che mi fa male da impazzire, troppi ricordi che vorrei cancellare. Solo, tra le lenzuola del mio letto, ho paura di aprire gli occhi, paura di non vederlo disteso al mio fianco. Allungo la mano, sperando di poter percepire la sue pelle sotto il tocco, ma l’unica cosa che sento è il tessuto liscio. Affondo la testa nel cuscino, orinandomi di non piangere.
Cosa sarebbe cambiato, se lo facessi? Non sarei cresciuta per niente, avrei passato questi mesi ad illudermi. L’illusione più grande è ancora nel mio corpo, e brucia da impazzire, mi logora l’anima, tant’è che fa male. Ho immaginato la mia vita con lui, le serate trascorse intorno al tavolo, lui che battibeccava con quel burbero di mio padre. E, invece? Cos’è che mi è rimasto, ora? Non posso far altro che crogiolarmi nell’amaro di ricordo di quello che poteva essere, di quello che potevamo diventare. Perché, posso esserne più che sicura, non esisteranno più un Sasuke e una Sakura che si potranno amare, ma tra loro, nonostante il forte sentimento, ci sarà un muro invalicabile, chiamato vendetta,
Dirò di più: sarei stata una stupida a pensare che si fosse sgretolato. La vendetta è sempre esistita tra me e lui, fin da quando eravamo solo genin, anche prima che ci mettessimo insieme. Era sempre lì, una presenza costante ed inquietante. Continuamente, plagiava Sasuke, costringendolo a percorrere vie che – ne sono sicura – lui non avrebbe voluto.
Mi giro a faccia in giù verso il cuscino, schiacciandovi il volto sopra. Ai lati della testa, le mani stringono forte la stoffa: sto male. Insieme a Sasuke se ne è andato via anche un pezzo di me.
Avevo già abbassato le difese, dando tutto per scontato. Mi pento di non essermi impegnata durante l’ultima missione di recupero. Se solo avessi detto agli altri di averlo visto! Come sarebbe cambiata la mia vita? Lui sarebbe qui al mio fianco?
Non riesco ad impedire ad una lacrima di solcarmi il volto, compressa dalla distanza inesistente tra me e l’oggetto. Non posso fare a meno di pensare e pensare… è l’unica cosa che mi riesce. Una vita insieme a lui, come avrei voluto che fosse. Lui, invece di questo nulla totale verso cui sto cadendo, di nuovo. Lo conosco troppo bene, e mi spaventa. Per questo, devo trovare il coraggio di rialzarmi ed affrontarlo: non voglio cadere in un baratro senza fondo. Devo farlo per i miei genitori, per i miei amici e per me stessa. Ci vuole forza, lo so, ma ne sarò in grado.
Tuttavia, credo che sprofondare ancora un po’ non mi farà male: voglio perdermi in un’ennesima illusione. Quella di cose che non accadranno mai, di una mia ipotetica vita con lui.
Però… poi sarò in grado di distinguere la realtà dalla magia incantata in cui voglio tuffarmi?
 
 

-Sakura, svegliati, coraggio.- mi accarezzi la guancia, ed io ti guardo sorridendo.
Non te ne sei andato via, alla fine sei restato accanto a me.
Mi baci i capelli, ed io rinasco al sol sentire il tuo profumo. Tutte le orribili sensazioni che sentivo, scompaiono, come se non fossero mai esistite.
Mi sollevi il mento, costringendomi a guardarti negli occhi: adoro quando lo fai.
-Sakura.- sussurri.
Quanto mi appare bello il mio nome, quando a pronunciarlo sei tu?
Non mi viene data possibilità di risposta, perché ti ritrovo su di me, il tuo viso ad una distanza impercettibile dal mio.
Faccio per avvicinarmi, ma tu mi poggi un dito sulle labbra, costringendoti a star ferma.
Per un attimo, ti guardo più intensamente, sbigottita. Ma poi capisco.
E’ il tuo orgoglio che torna alla carica, quello che mi impedisce di prendere l’iniziativa.
Per cui, faccio come vuoi: resto in attesa, perché so che arriverai.
Come un tornado che mi sconvolge, le tue labbra arrivano a sfiorarmi soltanto, ma per me quel contatto è poco. Ho sofferto sentendoti lontano da me, per cui, ora, esigo che tu mi stia vicino quanto più è possibile.
Sfortunatamente, mi hai bloccato i polsi, costringendomi a star giù.
-Stai buona.- sussurri, sensualmente.
Arrossisco, il cuore che mi batte, una voglia crescente. Vederti davanti e non poterti avere subito è la condanna peggiore alla quale il mio cuore – già straziato – possa essere sottoposto.
Sorridi, quel sorriso malizioso che nessun’altro sa far comparire.
Continui a toccarmi le labbra con le tue, senza mai approfondire il contatto, finchè, non sono io a chiedertelo, con voce supplicante.
-Baciami, Sasuke. Voglio sentirti.-
La tua figura perfetta continua a sorridermi, mettendomi alla prova.
-C’è solo una cosa che devi fare, se mi vuoi davvero.-, bisbigli, il tuo respiro sul collo mi fa rabbrividire.
-Qualunque cosa, Sasuke. Voglio te. Qualunque cosa in cambio.-
-Sai cosa voglio.- mi dici, leccandomi il collo.
Tremo a quel contatto.
La mente è vuota, non so come accontentarti. Cosa vuoi?
-Dimmelo, coraggio.-, mi sproni.
Sotto di te, tremo sempre più visibilmente. La testa è altrove, ora ci sei solo tu.
Ghigni: la “dolcezza” che avevo visto nei tuoi occhi sta scemando sempre di più, finchè non resta solo quell’espressione maledetta, quella che esige sangue.
-Seguimi.- pronunci.
 
 

Sobbalzo, svegliandomi di soprassalto, il cuore che galoppa. Istintivamente, mi porto le dita prima al collo, e poi alle labbra, cercando quel qualcosa che mi manca, quel qualcosa che in sogno sembrava quasi reale. M ciò che trovo è solo la pelle nuda, di lui non è rimasto niente.
Decisa a ritrovare la forza per andare avanti, mi alzo, decisa a vestirmi. Indosso i vestiti che la sera prima Sasuke mi ha tolto di dosso con foga, voglioso quanto me di un contatto maggiore. Li faccio sfilare delicatamente sulla pelle, avvertendo pesante la differenza tra ora e qualche ora fa. In realtà, è solo lui che manca. Un’unica persona può far soffrire un’altra così tanto? Stupidamente, mi chiedo perché io non sia davvero una bambola. Così, sarei priva di ogni tipo di emozione, e non soffrirei per questo abbandono.
 
“Catturare l’ottacoda”.
Questo è stato il comando di Madara. Insieme al Team Taka, cammino lentamente, la divisa dell’Akatsuki che mi scivola addosso, mossa dal vento della zona verso cui siamo diretti. Sono in testa al gruppo. Stiamo cercando informazioni su questa nostra preda.
Comunque, non pensavo che alla fine, le cose sarebbero andate a finire così. Avevo già giurato vendetta contro Konoha, ma non pensavo di unirmi all’Akatsuki. Beh, però viste le circostanze è stata la cosa migliore da fare: tutto pur di raggiungere i miei obiettivi.
Farnetico, sto farneticando continuamente.
Il vero problema è che non riesco a togliermela dalla testa, per quanto mi sforzi. Il mio odio verso la Foglia non ha pari, ma sento che contro questo sentimento, si contrappone un’emozione strana, che mi ordina di tornare indietro, di essere ancora in tempo, di andare da lei.
Ormai, però, ho fatto il primo passo. L’Akatsuki è pericolosa, anche se non è questo il punto. Non ho paura di una stupida organizzazione. Tuttavia, non potrei trovarmi contro sia Madara che Konoha, perché non riuscirei ad ultimare il mio obiettivo al meglio.
Purtroppo, credo che non ci riuscirò comunque. Perché? La risposta è semplice.
Non potrei uccidere Sakura, non credo che ne sarei in grado. Ieri sera, quando ha declinato il mio invito, avevo pensato di farla finita subito, ma poi… quello che è accaduto è stato tutt’altro.
 
 

Sasuke spinse Sakura sul letto, senza fare troppa accortezza. In quel momento, avvertiva la voglia di renderla sua, la stessa voglia che aveva sentito tutte quelle prime volte che si era recato da lei.
Le tolse tutto quello che aveva addosso, strappandoglielo con furia indomabile.
Perché il tempo era disperatamente poco, perché questo non è mai abbastanza quando è la fatidica ultima volta.
La baciava disperatamente, la lingua che esplorava tutta la sua bocca.
Sakura sembrava non riuscire ad opporre resistenza, anzi, si attaccava con le unghie ai suoi capelli, spronandolo a continuare sempre di più.
-Ti voglio Sasuke.- aveva detto.
Mai che lui se lo facesse ripetere. Del resto, era proprio quella la sua intenzione.
La distese sul letto, mettendosi a cavalcioni su di lei.
E la prese, come la bambolina desiderava.

 
 
Scendo in cucina, silenziosa più del solito. I miei se ne accorgono subito quando c’è qualcosa che non va come vorrei, già dall’andatura. Di solito, quando tutto va bene, scendo saltellando, con un sorriso larghissimo sul viso e la felicità che esce da tutti i pori. E stamattina, invece? Muso lungo, triste come non mai. Eccomi. Osservo la tavola, al cui capo sta mio padre.
Ecco che le allucinazioni mi assalgono di nuovo.
Vorrei che quanto si sta figurando nella mia mente, comparisse sul serio.
 
 

Mio padre di guarda di traverso, perché sei seduto a tavola con noi e mi tiri verso di te col braccio.
-Smettila.- ordina, ma tu non fai altro che guardarlo con aria di sfida.
Rido per questo vostro atteggiamento.
Gli uomini più importanti della mia vita, sono entrambi vicino a me e litigano, facendomi divertire.
-Senta, non mi sembra di star facendo nulla di male.- sorridi, baciandomi.
Mio padre stringe più forte la tovaglia, tant’è che quasi rovescia tutto.
-Stia attento, signore! E, poi, non fa bene arrabbiarsi alla sua età.- sentenzi.
Ti do corda, annuendo convinta.
-Ha ragione, caro.-
La voce di mia madre è appena apparsa dalla stanza adiacente.
Sorrido, prendendoti per mano.
-Sasuke, andiamo a fare un giro fuori?-
Annuisci, prima di baciarmi la mano ed indirizzare un’altra delle tue occhiate allo zuccone che sta a capotavola.
Uscendo, percorriamo le strade di Konoha, mano nella mano.
Mi appoggio a te: è un sogno, un stupido sogno in cui voglio perdermi.
Percorriamo vialetti, vediamo alberi in fiore, insomma, una vera scena romantica di cui non saremo protagonisti. D’un tratto, una figura sul ciglio della strada.
E’ Naruto. Piange. Sussurra solo un paio di parole.
-Jiraiya-sensei.-
E’ come un pugno nello stomaco per me.
Naruto… sta soffrendo.
E’ un sentimento che mi fa stare male, perché anche lui soffre.
Vedo, però, che rialza il capo tenuto chino fino a pochi secondi prima e si asciuga le lacrime.
Davanti a noi c’è il Naruto più determinato che abbia mai visto, quello che non si arrende di fronte a nulla, nemmeno alla morte stessa.
Ti guardo, in cerca di non so quali spiegazioni, ma tu mi indirizzi solo uno dei tuoi mezzi sorrisi, ed ignori completamente le mie mute suppliche.
Mi guardi fissa; gli occhi neri mischiati nei miei.
 
 

-Sakura!- la voce di mio padre mi riscuote.
Rimango ammutolita per un po’, mentre lui mi osserva, indagando.
Stringo i pugni ai lati del corpo, prego che le lacrime non mi escano, perché quella che sto per prendere ora è una decisione che non avrei preso alcuni mesi prima.
Basta piangere e soffrire!
Naruto… lui sta cercando di superare la morte del suo maestro, anche perché non può fare altro. Invece, per me la situazione è diversa. Io posso fare ancora molto per Sasuke. Lui è vivo, c’è ancora. Non mi posso arrendere perché ha scelto la strada sbagliata.
Cosa sarebbe cambiato altrimenti?
Scocco un pugno all’altra mano, aperta per riceverlo. Lo sguardo indagatore dei miei viene volutamente evitato. Sorrido decisa. No, Sasuke, tu non ti libererai di me, non dopo che hai ammesso di amarmi. Se pensi che io mi abbatta per così poco, ti sbagli di grosso.
Sono pronta a venirti a cercare n qualunque momento.
-Si può sapere che hai? Sei strana!- dice mia madre.
-Tranquilli.- dico, rivolta ad entrambi. -Non mi sono mai sentita meglio.-
Poi, infilo la porta, desiderosa di aria fresca.
Sai, Sasuke, è difficile sfuggire al cuore di una donna perdutamente innamorata. Prima di partire per dedicarti completamente alla tua vendetta, hai dimenticato di fare una cosa.
Dovevi farmi “disinnamorare” di te!

 


 




 
Eccomi! Ho aggiornato due storie, e mi fa un male cane la mano. >.<
Spero vi sia piaciuto! >w<
Per la cronaca: le parti in corsivo dal POV di Sakura, sono pezzi di vita da lei immaginati se mai Sasuke fosse rimasto, che però, culminano sempre riportandola alla realtà. Invece, Sasuke ripensa in breve a cosa è accaduto fra lui e Sakura! XD
Per questo aggiornamento veloce bisogna ringraziare tutti quelli che hanno commentato, chiedendomi di aggiornare presto. Bene, spero di non avervi delusi! XD

 
 
 
 
 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36: Decisioni oscure ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 36: Decisioni oscure
 


 
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Oscurità, buio.
 
Mi guardo intorno e non c’è altro se non questo. Ma le tenebre non mi hanno mai spaventato, nemmeno da bambino. Avevo il mio forte raggio di Sole denominato Itachi, che impediva ai mostri cattivi di agguantarmi e di farmi del male. Da anni però, è sparito tutto. Ora non sono nemmeno più l’ombra di quello che ero un tempo: l’ombra esiste soltanto se c’è luce, altrimenti non può esserci. Perché la mia fonte di illuminazione si è spenta.
 
Non nego che l’oscurità che attualmente circonda il mio cuore, quasi a volerlo possedere, stava per essere diradata, e in parte ciò era già accaduto. Infatti, l’unica altra mia salvezza dalla perdizione poteva essere Sakura. Sì, prima, ma ora non più. Perché io ho scelto la vendetta a lei. La candela che l’Haruno si ostinava a tenere accesa è stata annientata completamente da una violenta raffica di un vento maledetto chiamato vendetta. Questa ti travolge, fino a portarti alla pazzia. Sebbene ne sia perfettamente consapevole, le ho permesso di allontanarmi da Sakura. Dove arriverò di questo passo? Quale sarà la mia fine? Non l’ammetterei mai con nessuno, nemmeno con me stesso, ma l’idea di avere una persona accanto, per tutta la vita, non mi sarebbe dispiaciuta. Una spalla su cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà – perché anch’io sono un umano, e come tale ho delle necessità –, una nuova ragione per cui continuare a lottare, una ragione che non ti consumerà una volta che l’avrai ottenuta, una famiglia – magari – a cui dedicarsi anima e corpo…
 
Una sola è la parola giusta per descrivere ciò: utopia.
Ed ora, trasportando il corpo martoriato della forza portante che mi è stata affidata in quanto membro di Akatsuki, questi pensieri sembrano volermi trapanare la testa, come se il dolore che porto nel cuore non fosse già abbastanza. Comincio per davvero a non capire più cosa sia la cosa giusta da fare… se sempre si possa parlare di corretto o meno. Quando qualcuno segue l’istinto, sbaglia? Non è meglio, forse, chiudere i contatti con il mondo esterno e fissarsi un obiettivo preciso? Ma se il tuo obiettivo va a coincidere in qualche modo con la tua infelicità, com’è giusto comportarsi? Perché ho capito che la vendetta è la via opposta a Sakura.
Ma non devo lamentarmi: ho scelto io questo.
Ciò che, magari, potrei rimpiangere è che, se tornassi indietro, farei esattamente la stessa cosa.
 
Una mano scatta immediatamente sull’occhio sanguinante, attirando l’attenzione dei miei compagni di team. Mi arriva qualcosa di sconnesso alle orecchie, come un grido femminile che invoca il mio nome. Stupidamente, non posso fare altro che ricollegare questa voce a quella della mia Sakura, sapendo, però, che non le appartiene. Purtroppo, è di Karin che, ripresasi lievemente da una battaglia suicida in cui per poco non ci lasciava le penne, ha cominciato a preoccuparsi per me.
La sua mano afferra la mia, costringendomi a non toccare più la parte dolorante.
-Stai bene, Sasuke?- domanda, sinceramente in pena.
Annuisco, temendo che anche solo il più piccolo sussurro possa far riaprire il dolore all’occhio che si sta appena attutendo. Del resto per me non è mai stato un problema starmene sulle mie, anzi. Ho sempre odiato parlare troppo, concedere alla gente di capire troppo di me, sentendomi soltanto parlare. Naruto: lui sì che cominciava a comprendere com’era fatto il vecchio me stesso. Mentre Sakura… lei è un caso a parte. Con lei cominciavo a sciogliermi, non temevo più di mettermi a nudo, di farle sapere chi io fossi e cosa pensassi. Scommetto che ormai ha imparato troppo bene come comportarsi in mia presenza.
Però, a cosa serve tutto ciò, ora come ora?
Pensarle sempre mi fa male, fa scaturire dolore su dolore, e molteplici ferite inguaribili si aprono, facendomi sentire morto dentro. Come se non bastasse, nella mia mente si formulano domande e domande che non attendono altro che una risposta che non giungerà mai. Devo smetterla di focalizzare la mia attenzione su di lei, perché è questa la strada che ho scelto, mi ci sono schierato contro, o meglio è stata lei ad essersi schierata contro il sottoscritto. Se mi avesse seguito, non ci sarebbero stati tutte queste riflessioni, questa voglia di ritornare al passato, a qualche mese fa.
-Muoviamoci, su!- ordino, accelerando il passo.
Chissà, arrivando al covo, riuscirò ad essere un po’ più tranquillo, impedendo che i volti di quello che è il mio passato – recente o lontano che sia – vengano a tormentarmi.
 
Dirglielo o non dirglielo.
Sto tormentando margherite su margherite, ma invece del solito “m’ama, non m’ama”, l’alternativa è un’altra. Non ho più aggiornato Ino sugli ultimi risvolti della mia – finita – relazione con Sasuke. Ovviamente, finita per il momento. So che lui mi ama e, se chiudo gli occhi, sento ancora le sue labbra muoversi esasperatamente sul mio corpo, lasciando piccoli segni. Perché avrebbe dovuto farlo altrimenti? Per divertirsi? No, non è più quel tipo di persona.
Getto a terra quel che rimane del fiore senza petali, per poi sospirare. Mi rannicchio sulla panchina vicino all’accademia ninja, appoggiando il mento sulle mani incrociate.
Come comportarmi con Ino? Non so come potrebbe reagire in questa situazione… lei mi ha sempre aiutata quando ho avuto bisogno di lei, per cui mentirle mi sembra scorretto! Ma non si tratta più di un alleato di Orochimaru, ma di un nemico del nostro paese! La mia amica non potrebbe mai tradirmi… ma non me la sento. Ho troppa paura per Sasuke, ecco la verità, paura che lui possa essere ucciso da qualche nemico, che si stia immischiando in una faccenda più grande di lui.
Non c’è nemmeno Naruto a farmi da supporto! E’ partito per un allenamento speciale verso il paese dei rospi. Non che lui avesse potuto aiutarmi a parole, ma solo guardandolo mi sarei sentita risollevata. E, invece, mi tocca tenermi tutto dentro.
Resisto grazie al ricordo delle sensazioni meravigliose fattemi provare dall’Uchiha e grazie alla sicurezza che voglio trovare in me stessa: anche prima di sapere questa sua decisione era mia intenzione riportarlo a casa; semplicemente, non cambierà niente, se non che sarà più difficile – se non impossibile – convincerlo.
 
“E no, Sasuke Uchiha, stavolta non mi arrendo! Non piangerò più per te, ma questo non significa che non ti amo più, ma che so come affrontarti. Preparati, perché volente o nolente, tornerai qui!”
 
Mi alzo di scatto, decisa.
Sarò da sola, non potrò più contare sull’aiuto di Ino o di Naruto, ma sto crescendo, perciò è ora di far vedere quanto valgo e che non sono più un’incapace.
Ogni girono che passa, me ne convinco sempre di più.
 
-Ciao, Sakura!- mi volto ad una velocità incredibile, sebbene abbia già riconosciuto il proprietario della voce.
Sorrido a vedere la Yamanaka che avanza contenta verso la sottoscritta. Mi saluta sventolando la mano: faccio lo stesso.
-Ehi, Ino, che ci fai qui?- le caccio la lingua, ridacchiando.
-E’ da tanto che non parliamo, Sakura! Non ricordo nemmeno l’ultima volta che è successo!- sorride, mettendo la testa di lato.
-Allora siediti!- le consiglio, battendo la mano sul posto libero, vicino a me.
-Dunque, novità?- comincia, dopo essersi accomodata.
Non è cambiata di una virgola – ed ho il sospetto che mai lo farà – è sempre la solita impicciona. Un’espressione nervosetta mi si disegna sul viso.
-No.- rispondo, cercando di essere quanto più convinta possibile. Quando ho parlato, ho scrollato le spalle e mi sono stiracchiata in avanti. Dopodichè, intenzionata a concludere il discorso sul nascere, mi sono “esibita” in un sonoro sbadiglio, sperando di deviare la sua attenzione.
-E lui?-
Ma perché vengono fatte sempre le domande che non si vogliono sentire?
-Lui chi?- domando, un’espressione inebetita che non mi appartiene. Ma chi voglio prendere in giro? Lei lo sa perfettamente che ho capito a chi si stava riferendo.
-E dai, non essere stupida! So che hai capito!- ghigna, malefica come sa esserlo solo lei, quando in giro c’è un pettegolezzo. Ed io, per Ino, sono la miglior fonte di pettegolezzi a Konoha. Io e la mia relazione – secondo lei ancora esistente – col moro più tenebroso del mondo conosciuto.
-Ah, sì.- esclamò sorpresa –come sai, ha sconfitto Orochimaru…- comincio.
-Sì, lo so.- sorride lei, un tono che ordina di continuare.
-Beh, dopodichè non l’ho più visto!- invento, facendo fuoriuscire le parole cosiccome mi vengono in mente.
-Uffa!- dice lei, alzando la voce. Ormai, zittirla è inutile -Fammi sapere in caso di novità!-
Annuisco soltanto, mantenendo un mezzo sorrisetto.
Come Sasuke insegna, starsene sulle proprie è la cosa migliore da fare per non far capire un imbroglio.
 
Ho provato a dimenticarmi di lei, e l’ho fatto con tutte le mie forze, ma non ho ottenuto nulla. Spesso, riesco a far riaffiorare l’immagine di mio fratello, che è l’unico che può alleviare la mia sofferenza, perché è l’unica persona più importante di Sakura, per me.
 

Però… dovrei chiedermi perché sto facendo questo…
 

Però, con forza, mi si ridisegna la sua figura, il suo profumo, la sento vicino a me. Ma, nonostante tutto, fuori riesco a mantenere quell’atteggiamento crudele e senza cuore che sto imparando a gestire.
 

Sto cercando cose impossibili in posto dove ciò è impossibile da trovare…

 

Il suo peso mi schiaccia il corpo, mentre la sua mano è posta sotto il mento.
In lei non posso trovare nulla di ciò che ha Sakura. Non pensavo che il distacco potesse farmi soffrire, così, al tal punto da lasciarmi andare con una tipa come Karin. Mi si è avvinghiata addosso alla prima occasione, approfittandosene del fatto che mi reggo a malapena in piedi, mentre lei sembra – chissà come – essersi ripresa alla perfezione.
Mi ha accarezzato i capelli fino a poco prima, un tocco che non mi ha detto nulla, che non mi ha fatto provare le stesse emozioni delle dita di Sakura intrecciate tra i fili scuri. Mi è semplicemente scivolato addosso. Nonostante tutto, l’ho lasciata fare.
 

Com’è che si dice? Gli dai una mano e si prendono il braccio…
 

Dato che non ho reagito, lei ha interpretato questo mio gesto come un via libera per fare quanto voleva e, da parte mia, ho fatto ben poco per ostacolarla.

 
Sentendola addosso, però… le sue mani desiderose di toccare il mio corpo, le sue labbra che vogliono toccare le mie…è scattato qualcosa in me.
Rispetto?
 

-Vattene.- sibilò, acido.
Mi guarda stranita, la giacca che indossa solitamente è già slacciata per metà, ma i miei occhi non si soffermano a lungo su di lei, non più del necessario.
-Ma Sasuke, io pensavo…-
-Non. Pensavi. Via.- meccanico, quasi robotizzato, pronuncio queste tre parole.
Cosa volevo da lei? Cosa stavo disperatamente cercando di rimpiazzare? Lei non è Sakura e non lo sarà mai. Mi sento terribilmente stupido per averci pensato anche solo per un unico istante.
Mi sento alleggerito quando si alza e, guardandomi naso all’insù, imbocca la porta, chiudendola con forza. Sospiro quando la vedo sparire.

 

Ma c’è un’ultimissima cosa da puntualizzare.
Non posso continuare a perdermi nel ricordo di quello che non potrà più essere, che non voglio che sia. Esattamente come quando fui abbandonato a me stesso, dopo lo sterminio del mio clan, ritrovai la forza per lottare, così adesso devo ricercare la rabbia che mi porterà più facilmente al mio scopo.
Non servono belle parole o un animo nobile per aver ciò che si vuole, soprattutto nel mio caso.
 
Meglio lasciarsi tutto alle spalle e cancellare anche quei pochi passi che avevo fatto grazie a Sakura. Lei, ora, non deve più interessarmi.
 
Sono pronto a perdermi nel regno chiamato oscurità.
Ho già fatto il primo passo quando ho abbandonato Sakura, e la strada era di sola andata.



 



 

 Wow, ho scritto questo coso in un’ora! XD
Scusatemi per il capitolo riflessivo, ma ogni tanto non ne posso fare a meno! Temo soltanto di perdermi in troppi giri di parole >////>
 
Coooomunque… ho una bella notizia per voi! Credo proprio che la storia si appresti ad avvicinarsi alla conclusione! ù.ù
Al massimo, ci saranno altri cinque o sei capitoli (al massimo, credo..), però… credo farò anche degli extra! (se li volete, ovvio ;D)
 
Beh, ma per una che si chiude, una se ne apre (nel mio caso).
 

Per esempio:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=754425&i=1
 
long di tre capitoli che avrà un piccolo (o grande XD) seguito… se vi va! XD 

 

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Capitolo 37
*** Capitolo 37: Un turbine di eventi ***


 -SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 37: Un turbine di eventi



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Pain.
 
Questo il nome che ha terrorizzato Konoha per non so quanto tempo. Forse si è trattato di un giorno, ma a noi abitanti – me compresa – sono sembrate ore. Ho dovuto dar fondo a tutto il mio chakra, ho visto gente morire, mi sono sentita debole, incapace di sbrigare al meglio la mia professione. Allo stesso tempo, ho provato qualcosa che non avevo mai sentito. Mi sono sentita potente, troppo. Capace di stabilire la vita o la morte di una persona, di avere la vita di qualcuno nelle mie mani. Essere medico significa ciò, in realtà l’ho sempre saputo. Durante le ventiquattrore d’inferno, l’incubo Pain mi ha fatto riflettere su cosa significa davvero essere ninja medico, su quanto la nostra presenza possa essere fondamentale.
Naruto fortunatamente ha messo fine a tutto, emergendo come un raggio di luce all’interno dell’oscurità. Non ho ben capito cosa sia accaduto, ma coloro che le mie mani non avevano potuto salvare, coloro che hanno messo duramente fine alla loro vita, per tentare di opporsi a qualcuno di troppo forte, sono misteriosamente resuscitati. Tra questi, anche il mio sensei.
Tuttavia, non tutto è andato per il meglio: ad esempio, il nostro villaggio è completamente distrutto. Stimo lavorando tutti – nessuno escluso – per rimetterlo in piedi e fargli riacquistare lo splendore e la prosperità di sempre. Beh, però considerare che stiamo quasi tutti bene è un gran vantaggio. Esatto, quasi tutti. Infatti il nostro Hokage è in coma, chissà quando si riprenderà. Ciò che è peggio è che abbiamo un nuovo leader. L’ho saputo circa una settimana fa, da Kiba.
Danzo è il nostro attuale reggente, in un momento di totale scompiglio, dove siamo sottoposti ad attacchi di altri villaggi. Speriamo non accada nulla.
Comunque, quando appresi la notizia del nuovo Hokage sentii una fitta allo stomaco. Sapevo che il peggio doveva ancora venire. Deglutii nervosamente e, immobile, continuai ad ascoltare cosa Kiba avesse da dirmi. Naruto, al mio fianco, ascoltava con la mia stessa attenzione.
-Sasuke verrà considerato un criminale nazionale.-, aveva detto.
Una ferita al cuore, il rumore di qualcosa che si rompe e cade a pezzi, lacrime che prendono a sgorgare alla velocità della luce. La forza mi mancava, un senso di giramento di testa – non l’unico in questo periodo – mi colpirono, privandomi addirittura di me stessa.
Non ci credevo, non volevo crederci.
La voglia di andare avanti, di lottare per averlo al mio fianco, non era svanita nemmeno quando Pain aveva raso al suolo il villaggio. Avevo soltanto accantonato la faccenda, occupandomi prima di ciò che davvero era necessario, ossia la ricostruzione di una Konoha in difficoltà. Ma ora, ora che quelle certezze erano tutte distrutte? Cosa avrei potuto fare? Non capivo più nulla, se non che tutto intorno a me si muoveva, facendomi, infine, perdere i sensi.
 
-Come stai Sakura-chan?- chiese Naruto, accanto al mio letto. Lo fissai, non stava molto meglio di me. Aveva un occhio nero e parecchi lividi in faccia, come se avesse sostenuto chissà quale guerra.
-Bene… credo. E tu? Che ti è successo?-
Rise, stringendosi nelle spalle, ma poi ritornò immediatamente serio. Certo, le labbra erano ancora increspate in un ghigno, ma i suoi occhi blu non facevano intuire nulla di buono.
-Una piccola disputa con quelli della Nuvola.- mi disse, ridacchiando più forte.
Poi si alzò e fece per imboccare la porta.
-E ora dove vai?- chiesi, sporgendomi in avanti, ma bloccata da un altro dolore alla pancia. Fortunatamente, il biondo non parve accorgersene, altrimenti non sarei più riuscita a scrollarmelo – affettuosamente, s’intende – di dosso.
-Tranquilla, Sakura-chan!- allungò un braccio e tese il pollice all’insù –Non permetterò che facciano del male a Sasuke. Fidati, manterrò la mia promessa.- detto questo, corse via, lasciandomi da sola con i miei dubbi.
Quella promessa… l’avevo forse dimenticata?
 
Da lì in poi, passarono quelli che a me sembravano giorni, ma che erano soltanto poche ore. Mi sentivo davvero poco bene. Ipotizzai che fosse stata la troppa vicinanza con i malati e, scioccamente, pensai anche che potesse essere la troppa lontananza da Sasuke.
Sasuke…
Come dovevo fare, ora che era un criminale? E con Naruto e la sua promessa? Sapevo che il biondo si sarebbe buttato a capofitto anche nelle più estenuanti e pericolose battaglie pur di portare il nostro Sasuke a casa. Ma fino a che punto, questi si era spinto? Quanto aveva ancora di umano in quei suoi occhi profondi? Pensarci mi faceva paura.
Decisi di confidarmi con Ino.
 
-Ciao Ino-chan!- le dissi, scura in volto.
-Cos’è successo?- distolse l’attenzione da quello che stava facendo e la rivolse a me.
-Riguarda Naruto. Non so come fare.- fu così che le spiegai la mia situazione.
Lei pensò rifletterci su.
-Non dirglielo ancora, Sakura. Credo…- sembrò titubante -che tu abbia saputo di Sasuke.- si fece triste e scrutò la mia reazione con l’occhio lasciato scoperto dal ciuffo che le cadeva in volto.
Sorrisi tristemente, e lei sapeva bene il perché.
-Purtroppo non è tutto. Ho sentito dire, che i kage hanno intenzione di riunirsi. Danzo- pronunciò quel nome con riluttanza –lascerà il villaggio a breve.-
Sgranai gli occhi, pronta a lasciarmi andare ad un altro pianto isterico. In cuor mio, anche se Ino non me l’aveva detto, sapevo che c’entrava anche Sasuke in quella riunione.
-Capirai, quindi, che è meglio non dare altri problemi a Naruto. Intendo, forse è meglio lasciarlo stare ancora e non dirgli nulla, anche perché non mi sembra proprio il momento adatto. Se vorrai, lo farai dopo. Almeno questo è il mio pensiero.-
Annuii, incapace di dire altro.
 
Ora sul letto, gambe conserte, posizione tutt’altro che normale per me, dondolo, senza sapere dove esattamente condurre i miei pensieri. I giorni stanno passando così in fretta, tant’è che ho perso la cognizione del tempo. Non è più come con Sasuke, quando lo aspettavo alla finestra. Prima era tutta un’altra storia, era proprio l’inverso. Il Sole non ne voleva sapere di sorgere, conferendomi la dolce e al contempo triste possibilità di vederlo sbucare.
Soffrivo, dilaniandomi nell’attesa.
Anche ora attendo, ma non saprei dire cosa, né chi.
La qui presente Sakura Haruno, da brava stupida, continua ad aspettare che il suo “principe azzurro” venga a parlarle, anche solo a trovarla, a guardarla…le andrebbe bene anche se la pensasse solamente. Ma niente. Persino lei stessa ha paura di dimenticarsi gradualmente il volto del suo lui. Quanto è passato da quando l’ha visto l’ultima volta in questa stessa stanza? Sembrano secoli, invece, si è trattato al massimo di poche settimane, circa un mese e mezzo, forse, o due.
L’ho detto. La cognizione del tempo non mi compete più.
-Sasuke…- sussurro, tentando ancora di arginare l’unico pensiero che mi frulla per testa.
 
“Quarta grande guerra ninja”
 
Quattro, terribili parole. Ma io non ho paura di combattere: con tutta la rabbia e delusione che sento, potrei stendere tantissimo ninja soltanto a furia di occhiatacce. Temo chi sarà il mio avversario.
Madara… Akatsuki… Sasuke Uchiha.
Come al solito, Naruto sta facendo del suo meglio, allenandosi fino allo stremo delle forze. Io, invece, penso sempre di aver trovato quel mio limite, oltre il quale non posso assolutamente andare. Forse perché non vedo come poterlo valicare, forse non ho la forza d’animo necessaria…
Tutte le grandi terre si stanno armando al meglio delle loro forze per sostenere tale conflitto. Ah, giusto, una fortuna c’è stata: Tsunade si è, finalmente e fortunatamente, ripresa, così da poterci guidare come meglio potrà.
 
Senza che me ne accorga, una lacrima cade, segnando quella maledetta fragilità che ho sempre provato a nascondere, sia con la forza fisica, che con atteggiamenti, talvolta, sfacciati. Ma a cosa è servito, dannazione? A nulla. Non ho risolto niente, non sono cresciuta sentimentalmente: resto sempre legata a quel bastardo che ha catturato il mio cuore e lo ha fatto prigioniero.
Perché ormai mi è chiaro: il cuore non mi appartiene più.
 
Non so se devo ritenermi fortunata.
La mia battaglia sarà quasi tutta dietro le quinte. Io sono un ninja medico, e come tale, devo sapere schivare i colpi dell’avversario, perché è nelle mie mani che si affidano tante vite. La guerra è cominciata da poco e qui già arrivano parecchi feriti. Beh, persino un minuto di combattimenti furiosi può equivalere ad un’eternità in questi casi.
I nostri ninja cadono come birilli, sconfitti e feriti dall’esercito avversario. Mi vergognavo a chiederlo, ma alla fine mi sono fatta forza ed ho domandato a Sai.
-E lui? Lui c’è?-
Ha scosso la testa.
In cuor mio, spero davvero che non arrivi mai.
 
Anche mentre curo, mentre vedo le mani pervase da un verde che indica il chakra curativo, penso a Sasuke. Mi odio per questo. Perché lui è allo stesso tempo la persona che amo, e che non smetterò mai di amare, e l’individuo che deve morire, che se mi trovassi contro, dovrei uccidere.
Ma avrei il coraggio di farlo?
Egoisticamente, posso solo esclamare questo: sono contenta di starmene dietro le quinte.






 
 
 Scusate, il capitolo è corto, ma ci sono diversi motivi per cui lo è:
 
1-) Il mio attuale mal di testa;
2-) Il fatto che, così, forse vi siete guadagnati un altro capitolo;
3-) Perché mi sembrava davvero troppo, mettere tanti “eventi” uno dopo l’altro. Già così non mi è piaciuto, perché a me non piace essere sintetica. Solo che, ho optato per questa scelta, perché (solita lagna) le cose che accadono non c’entrano nulla col SasuSaku, e quindi la storia potrebbe diventare più noiosa di quanto non lo è già.
 
Un’ultima cosa: ho volutamente saltato la parte della dichiarazione (falsa ù.ù) di Sakura a Naruto, perché in questa fic sarebbe stato irreale che Sakura si dichiarasse a Naruto (insomma, ho messo in risalto più volte che lei ama ancora, follemente, da impazzire… Sasuke ;D)

 
Non mi soffermerò troppo sulla guerra, anche perché il manga non ci è ancora arrivato, perciò non lo so! XD Di qui in poi mi inventerò tutto! (così non facciamo nemmeno spoiler ^__^) (sopportatemi, tanto sono altri due o tre capitoli massimo)

Grazie per le 301 recensioni! <3

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Capitolo 38
*** Capitolo 38: Tra vita e morte ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
 
Capitolo 38: Tra vita e morte



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-Sakura forse non dovrei dirtelo. Forse non è il momento adatto.-
Le parole di Ino mi incuriosiscono e, al contempo, accompagnano il brivido che mi percorre l’intera spina dorsale. La mano, poggiata sulla spalla ferita di un ninja dell’alleanza, trema visibilmente per un solo attimo. Deglutisco, mentre un rivolo di sudore solca la fronte, nato sia per la stanchezza che per la preoccupazione che mi fa storcere lo stomaco.
-Ti conosco. Se non avessi voluto davvero parlarmene non ne avresti nemmeno accennato.- la fisso, trovandola provata tanto quanto me. Anche se non fa proprio parte della squadra medica, quando ce n’è più bisogno viene a darci una mano. Visti i numerosi feriti di questo periodo, un aiuto ci era indispensabile. Lei si sforza di sorridere, ma è un sorriso stanco, di quelli che fanno i malcapitati che vivono la guerra.
-Questi feriti. Ecco, avrai notati che sono aumentati ultimamente…-
-Vai al sodo Ino, per favore.- ho sentito il cuore cominciare a battere più forte, tant’è che lo sento forte nelle orecchie. Gli occhi tremolano e la vista mi si appanna: ma devo convincermene. Non è proprio il momento di piangere, non più. Se mi crogiolo nella disperazione potrei distrarmi dal mio incarico, e questo non può succedere. Tuttavia, voglio sentirmelo dire, voglio che quello che sto pensando mi venga detto chiaramente, che non mi sia tenuto nascosto.
-Ecco…-
-E’ stato Sasuke.- interrompo la sua pausa con poche parole, incisive e veritiere. Sono certa che è lui il responsabile. Se prima avevo anche il minimissimo dubbio, lo sguardo di Ino è eloquente. Ha sbarrato gli occhi azzurri e un leggero rossore – come di chi è stato beccato a fare una marachella – le dipinge le guance.
-Come facevi a saperlo già?-
-L’ho intuito, Ino. Ti prego di non chiedermi ulteriori spiegazioni.- tiro su col naso un paio di volte, cercando sì di farlo silenziosamente, ma senza riuscirci. Delle lacrime cominciano a scendere – di nuovo – perché questo comportamento di Sasuke – che, ahimé, già conoscevo – segna del tutto il confine tra me e lui. E’ un punto fermo, la parola fine più inappropriata che abbia mai immaginato. Non ci potrà più essere nulla tra noi: finora avevo sempre visto la candela della speranza brillare lontana. Diventava sempre più distante, ma c’era lì, fissa. Invece ora, un colpo di vento chiamato vendetta, l’ha spenta. Ora c’è solo il buio.
Un conato di vomito mi blocca, facendo accorrere Ino in mio soccorso.
-Sakura, che cos’hai?- urla, sebbene la sua voce mi giunga attutita.
-Nulla, torna a fare il tuo lavoro. Questo è l’importante.- non volevo essere dura, anche se forse lo sono sembrata. Ma non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo sbrigarci: abbiamo a carico la vita di tantissima gente.
-Sei strana ultimamente… ma cos’hai?- la bionda è preoccupata, infatti mi getta qualche occhiata fugace ogni tanto. La rassicuro con un mezzo sorriso, ma lei mi conosce: non c’è alcuna cosa che stia andando bene. Perché ho anche un altro sospetto che, da alcuni giorni a questa parte, mi sta facendo perdere il sonno.
Vista la situazione, non ci vorrebbe proprio, anche se non potrei fare nulla per oppormici. Non ora.
 
Sono passati altri terribili giorni da quando io ed Ino abbiamo avuto la fortuna di poterci parlare. Alla base sono molti i ninja che, ripresisi, ricordano come sono caduti. Molti di loro citato proprio Sasuke Uchiha. Ogni volta che lo sento nominare mi si stringe il cuore, ma cerco di sopprimere il mio forte sentimento, rassicurandomi nella continua routine di lavoro, che mi impedisce persino di scervellarmi a dovere, come facevo sul letto di casa mia per i primi tempi.
Tutto continua ad essere normale, finchè…
 
-Naruto è arrivato al luogo dello scontro!-
Alzo la testa di scatto: Naruto? Lui contro Sasuke, di nuovo. Era inevitabile, lo sapevamo tutti, ma sapere che sta davvero succedendo è un pugno nello stomaco. Perché non posso andare anch’io? Voglio essere accanto a loro sul campo di battaglia, così da tenere vicini tutti i tasselli del puzzle del vecchio Team 7, pezzi che non combaciano più, perché uno si è danneggiato. Magari sarei inutile tra due titani come Naruto e Sasuke, ma vorrei esserci. Purtroppo, il lavoro mi costringe a starmene ferma. Volendo, potrei approfittarne di notte, ma non mi sembra l’idea più geniale girarsene per file nemiche di notte e da sola. Sono costretta a rimanere qui, incapace di fare altro. Devo solo aspettare che Naruto ritorni, perché io ho fede in lui. Lui tornerà e lo farà insieme a Sasuke.
 
Entrambi siamo affaticati e con poco chakra.
Naruto si pulisce un rivolo di sangue che gli scende dalla labbra, gemendo per il dolore che prova alla gamba, lacerata da un mio precedente colpo.
Non ci sono parole tra noi ora, perché ci siamo già detti tutto quello che dovevamo all’inizio dello scontro. Naruto Uzumaki è sempre il solito stupido: crede ancora di potermi salvare, sperava di potermi distogliere dai miei propositi di vendetta e ha continuato a dire ciò anche quando gli ho raccontato in breve della storia di Itachi. L’ho odiato mentre gli parlavo: ho odiato lui e tutto il suo villaggio. Mi sono innervosito maggiormente mentre lo sentivo blaterare scioccamente. Moriremo entrambi se ci sfidiamo, mi ha detto. Ma io non avevo – ne ho – alcuna intenzione di morire.
Lui respira affannosamente, talvolta stringendo gli occhi per il dolore. Io ho una mano poggiata sul fianco, dove Naruto mi ha ferito con un attacco potentissimo.
Mi guarda in cagnesco, abbozzando ad un mezzo sorriso, quasi a schernirmi.
-Facciamola finita, Sasuke!- dice a gran voce, ripresosi dal colpo di tosse che l’aveva piegato a metà.
-Non aspettavo altro!- mi lancio contro di lui, dopo aver preparato il Chidori. Non ho tanto chakra, ma quel che mi resta è concentrato nella mia mano e brilla di una luce chiamata voglia di uccidere e vendicarmi. Lo vedo fare lo stesso, il chakra del vento gli vortica nel palmo della mano.
E’ stato uno scontro durissimo. Tra i miei poteri oculari e sue strane abilità, legate sicuramente al kyuubi dentro di lui, siamo giunti all’epilogo. Questa è davvero la fine. Naruto è il muro che devo scavalcare per arrivare a Konoha, per distruggere finalmente il villaggio che ha causato tanto dolore ad Itachi. “Anche questo è per te, fratello!” penso, prima di vedere l’Uzumaki farsi sempre più vicino. Poi una luce ci circonda.
Ne uscirò vivo, ne sono certo.
 
Quando tornerà Naruto? L’attesa è snervante. Se dovesse succedere qualcosa o a lui o a… Sasuke… come farei? Cosa ne sarebbe della mia vita? Non riesco nemmeno a pensarci. Sembra quasi che i giorni passino più lentamente o che, anzi, non passino proprio.
Ho finito il mio turno – anche se, in questa circostanza, non si può proprio parlare di turni – quindi posso godermi una piccola pausa, cosa che non succedeva da giorni. Ultimamente mi stanco subito, sento il chakra fluire via dalle mani più velocemente e ciò influisce molto sulla mia salute: spesso mi gira la testa, talvolta mi viene da vomitare. Mi sa tanto che non ho più scelta. Sono un medico, vero, per cui dovrei sapere cosa mi sta accadendo. Ma, ad essere sincera, è proprio la consapevolezza di avere un dubbio su cosa possa essere che mi spaventa.
Mi appoggiò al muro, stanca, sentendo le gambe farsi molli. Mi sembra addirittura che la sedia sia troppo lontana per essere raggiunta. Allungo la mano, sapendo comunque di non poterci arrivare. E poi succede all’improvviso: la terra si fa inconsistente e il mio corpo raggiunge il pavimento.
 
C’è qualcosa di morbido sotto di me, sembrerebbe quasi un letto. Istintivamente mi porto una mano alla fronte, quasi a verificare di non avere la febbre. Apro gli occhi, permettendomi di osservare una delle tante stanze dell’accampamento in cui si trovano i malati. Che ci faccio anch’io qui? Ah giusto: non so quanto tempo sia passato, ma sono svenuta. Tra le tante figure, scorgo quella di Tsunade, intenta ad occuparsi di quanti più pazienti possibile. Non la disturbo, per cui me ne resto in silenzio, temendo pure di respirare troppo forte.
-Ti sei svegliata Sakura.- dice lei, tranquilla, senza distogliere l’attenzione dal paziente cui si sta dedicando.
Come avevo fatto a sottovalutare il mio kage? E’ ovvio che le è bastato sentire lo spostamento leggero delle lenzuola per girarsi. Le sorrido, aggiungendo un semplice sì.
-Dopo dobbiamo parlare.-
Ecco le parole che non volevo sentire. Lei non mi guarda, ma so che la situazione non è tutta rose e fiori. Il mio sospetto… sono sicura che è realtà.
 
Apro gli occhi, senza ricordare cosa mi sia accaduto dopo lo sconto tra i nostri due jutsu. Avverto un forte dolore alle braccia, oltre che alla testa e ad altre parti del corpo. Osservo la stanza dove mi trovo, anzi, è più giusto dire che lo farei se potessi. E’ tutto buio, perché fuori è notte. Ad un tratto, un cigolio proveniente dalla porta.
-Sasuke Uchiha, quanto tempo.-
La riconosco: è Tsunade.
Stringo i denti, standomene zitto.
-Devo parlarti.-
-Non mi importa cos’hai da dirmi.- sbotto, sbilanciandomi in avanti, con le corde che quasi mi segano le braccia.
-Sei prigioniero, per così dire, quindi non sei nella condizione adatta per avanzare pretese o lamentarti. Mi ascolterai e sono sicura che, qualunque siano le tue attuali volontà, cambierai idea.-
-Sarò anche prigioniero, ma preferisco la morte piuttosto che rivedere le mie convinzioni.-
-Sakura aspetta un bambino.-
Mi si blocca il respiro. Sakura… tra uno scontro e l’altro, un’uccisione e un altro avvenimento me ne ero quasi dimenticato, avevo quasi rimosso tutto quello che c’è stato. Tuttavia, tento di rimanere fermo e gelido, provando ad infischiarmene di quanto mi sta dicendo la Senju.
-E cosa dovrebbe interessarmene?-
-Forse il fatto è che so tutto. Che qualcuno mi ha raccontato ciò che c’è stato tra di voi all’insaputa di tutti.-
Spalanco la bocca, stringendo i pugni legati dietro la schiena e lacerandomi la carne.
-E’ mio?- chiedo, semplicemente e stupidamente, anche perché la cosa mi sembra ovvia.
-Suppongo di sì. Del resto, non ho ancora parlato con Sakura.- mi fa, aprendo la porta e facendo per andarsene. La blocco con un’ulteriore richiesta.
-Ma allora chi le ha parlato?-
-Ho le mie fonti, ragazzo.- e se ne va.
-Yamanaka…- sussurro. Sicuramente è stata lei. Da quanto ne so, si era avvicinata molto a Sakura. Stringo i denti più forte, mentre un ennesimo dubbio va a fermare le mie certezze: ed ora che faccio?
 
Spalanco gli occhi quando me lo sento dire: inutile dire che ho paura di non farcela, paura di una reazione da parte dei miei, paura perché sarò da sola.
-Ino, che cosa hai detto?- boccheggio, le mani che mi tremano.
-Me l’ha detto Tsunade-Sama.- sposta gli occhi da me, per guardare in basso -A quanto pare voleva parlarti di persona, ma dice di aver avuto un contrattempo. Sakura, c’è anche un’altra cosa che devo dirti.- arrossisce.
-Mh? Parla.- sono ancora agitata, alla ricerca di un contegno che non so trovare.
-Ho detto a Tsunade dei tuoi incontri con lui.-
Mi sento mancare.
-Che cosa hai fatto, Ino?- spero di non aver sentito bene.
-Mi aveva detto che era per il tuo bene, ma non ha aggiunto altro. Mi ha chiesto di parlare semmai avessi saputo qualcosa in più degli altri, oltretutto anch’io credo che fosse la cosa giusta da fare. Non risentirtene per favore.-
Sono incapace di mostrare alcuna reazione. Vorrei far finta che tutto fosse stato solo un brutto sogno, e magari sarei pronta anche a cancellare dalla mente tutto quello che ha riguardato i miei momenti a due con Sasuke. Da una parte cerco di capire Ino, anche perché ora Sasuke è un criminale, ma… che devo fare?
Non alzo la testa nemmeno quando sento la porta aprirsi: ne spunta l’Hokage.
Sono imbarazzata perché, in quanto sua allieva non le ho detto nulla. Temo la reazione di Naruto quando lo saprà, perché lo verrà a sapere per forza. Ho paura e sento che tutti potrebbero abbandonarmi. Se Naruto decidesse di non parlarmi più mi odierei a morte. Approposito…
-Dov’è Naruto?- urlo contro Tsunade, preoccupata. Certo, preferire più vederlo vivo e perderlo piuttosto che morto ma che mi vuole ancora bene perchè è all’oscuro di tutto.
-In un’altra sala. Ha riportato delle ferite dallo scontro con Sasuke, ma anche grazie al suo chakra si riprenderà presto.-
Mi si scalda il cuore a questa notizia e un sorriso – finalmente vero e vivo – mi sorge spontaneo sulla labbra. Sasuke… vorrei tanto chiedere anche di lui.
-Non chiedi di Sasuke?- domanda Tsunade, inarcando un sopracciglio.
Volgo lo sguardo altrove, incapace di sostenere quello della mia maestra.
-Lui si trova in una stanza di isolamento, e sa del vostro bambino.- spiega, con una calma surreale.
-Voglio vederlo.- è una supplica la mia.
-Non ancora. Cedimi, è molto meglio se lo lasci riflettere. Oltretutto non può scappare di lì. Oltre che essere senza forze- mi fa male il cuore, sentendo queste parole dell’Hokage -è anche strettamente sorvegliato. Lascialo solo per un po’, poi vedremo il da farsi. E’ stato recuperato da alcuni ninja dell’alleanza insieme a Naruto. Entrambi erano incoscienti.-
Tsunade mi conosce davvero bene: ha risposto ad una mia muta richiesta.
-Scusami, ma ora ho da fare. Ino, vieni con me.-
La mia amica obbedisce, cominciando a camminare.
-Un’ultima cosa, Tsunade-Sama.- intervengo, bloccandola. -Cosa verrà fatto a Sasuke?-
-Dipenderà tutto da ciò che deciderà di fare, se sceglierà vita o morte.-




 



 
 
 
Salve a tutti!!!
Certo che stavolta sono proprio in ritardo, eh! Scusatemi >////>
Voglio ringraziare (ogni tanto ci vuole ^///^) le 34 persone che hanno messo la fic tra le preferite, le 10 che l’hanno messe tra le ricordate e le ben 50 persone che l’hanno messa tra le seguite. Vi adoro, sapete? Tengo tanto a questa fic, perché è stata la mia storia di debutto, quella che mi ha portato a questo livello (beh, non che sia granché, ma mi ritengo abbastanza soddisfatta >///>).
 
In quanto al capitolo ho poco da dire. Preparatevi soprattutto voi, Ambra Chan ed uchiha miku.
L'ho trovato soddisfacente: credo di averlo gestito bene ^///^

 
 
  
 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39: Reazioni ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-

 Capitolo 39: Reazioni
 


 

 
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Non ho nemmeno la voglia di liberarmi dalle corde che mi rodono i polsi. I miei occhi sono vuoti e fissano il muro di fronte a loro, come se volessero attraversarlo: non lo fissano per davvero, piuttosto, innanzi a loro, compare la sagoma di una Sakura con tanto di pancione. E’ davvero strano pensare che possa essere accaduta una cosa del genere. Non ne sono spaventato però, quanto indeciso su come comportarmi. Non posso far altro che tirar fuori di nuovo la vendetta: sempre e solo lei, a condizionare le mie scelte, a obbligarmi di optare per qualcosa piuttosto che per un’altra. Finora mi è sempre stato semplice scegliere: non ho mai perso più di tanto, crogiolandomi nella convinzione che ciò a cui davvero tenevo, ovvero la mia famiglia prima e successivamente anche Itachi, non poteva più ritornare da me, e che potevo riscattare la mia famiglia soltanto versando sangue sul sangue, come se così potessi veramente cancellare l’odore forte di quel liquido rosso che proveniva dalle loro carni straziate, sostituendolo con un altro che mi apparisca più piacevole. Pian piano, stavo cominciando ad abituarmi anche all’assenza della persona a cui più mi ero legato in questo ultimo periodo, cioè Sakura. Ero quasi sul punto di deporla nel cassetto delle cose inutili, di quelle dimenticate e sigillare l’apertura, giurando a me stesso di non farla riaffiorare mai pi alla mia mente. E, invece, lei è ricomparsa nella mia vita dopo che l’ho lasciata cadere: si è alzata da sola, sorretta, probabilmente, solo dal ricordo di quello che siamo stati e ora non potrò più abbatterla, non sarò più capace di liquidarla con semplici parole, perché non è più sola. Lì con lei c’è suo figlio, mio figlio. Davanti ad una presenza così gracile non posso rimanerne indifferente: è carne della mia carne, un Uchiha in tutto e per tutto, l’inizio di qualcosa…
 
Potrà mai un bambino ricostruire qualcosa a partire dal sangue? Da lui potrà rinascere il mio – anzi, il nostro – clan? Oltretutto, Sakura mi starebbe ancora accanto dopo che l’ho spintonata via?
 
Queste domande hanno una semplice risposta affermativa che sembrerebbe molto semplice da accettare. Ciò che ho sempre desiderato, ovvero la rinascita degli Uchiha, può avvenire a partire da quello che ora non è altro che un feto. Un qualcosa di piccolo, quasi insignificante, che può cambiare la mia vita. E, riguardo a Sakura, sono certissimo che, sebbene l’abbia fatta soffrire, non mi ha mai rimosso, mai cestinato. Non ha fatto al mio ricordo quello che ho fatto io al suo. Anzi, probabilmente, per lei è come se io non me ne fossi mai andato.
 
Ma io cosa penso di tutto ciò?
 
Sto girovagando coi pensieri, cercando di riportare alla mente delle sensazioni mai dimenticate, come quelle che vivevo ogni notte con Sakura. Sto provando a convincere quella parte di me battagliera che c’è ancora un futuro, che mi è stata di nuovo porta una mano: questa volta è più difficile rifiutarla, perché è piccola, graziosa e le dita che la compongono sono sottili, innocenti e assomigliano alle mie.
 
Potrei lasciare una creatura innocente in balia di sé stessa? Potrei aver fatto il danno e nascondermi come un codardo?
 
Il dolore che provo verso Konoha è immenso, ma mio figlio non ha colpe. Non voglio che sia costretto a vivere senza di me. Se c’è una cosa che ricordo, quella è la figura dei miei genitori che, nel bene o nel male, mi stavano accanto, mi sostenevano. E anche Itachi: è stato una specie di secondo padre. In loro ricordo, e soprattutto considerando quanto questo futuro bambino – o bambina – possa aver preso dalle persone a cui più tengo, non posso lasciare che viva un’esistenza tormentata, causata da una guerra di cui io stesso mi faccio portavoce. Come Sakura, del resto, ma io sono dalla parte dei, per così dire, malvagi. Continuerò a vivere, lasciando che una piccola luce mi indichi la via d’uscita. Una piccola luce, ancora fioca per il momento, che mi permetterà di rinascere, che riuscirà a fare ciò in cui altri – come Naruto o Sakura stessa – hanno fallito.
Così, chissà, quando sarò stato riportato in superficie, potrei vedere il mio salvatore, e valutare quanto ha preso dalla mia famiglia e dalla mia Sakura.
E’ veramente giunto il momento di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare daccapo. Mettere un punto fermo e cambiare pagina, avvolto dalla custodia della mia nuova famiglia.
 
E’ sera e, contemporaneamente al tempo che passa, odo i battiti cardiaci diventare più intensi.
 
“Aspetta fino a stasera”, mi ha detto Tsunade poco prima di uscire, “poi potrai andare da lui, se le tue condizioni di salute lo permettono”.
 
Poi ha aggiunto altre cose, ma ammetto di non averci prestato troppa attenzione. L’eccitazione cresce al sol pensare di poter – finalmente – rivedere Sasuke. Ora mi sento bene e poi la guerra in corso non mi concede troppe perdite di tempo. Sorrido, perché – forse egoisticamente – nemmeno il pensiero della battaglia riesce a scalfire la mia contentezza… ma lo avverto. Avverto in fondo all’anima un macigno, qualcosa di pensante che si fa sentire ogni tanto, che traballa, che mi preme sullo stomaco.
La porta si apre, facendomi tornare coi piedi per terra.
-Ciao Sakura-Chan! Ho sentito dire che non ti sei sentita bene… ora come va?-
Se prima era solo una leggera fitta, adesso è diventato proprio un dolore atroce: è Naruto. La persona che mi ha sempre sostenuta, alla quale, però, non ho detto la verità. Lui, che ha rincorso Sasuke in lungo e in largo mentre io ero a conoscenza di tutto. E ora? Niente potrebbe più nascondere quello che ho fatto: se anche decidessi di tacere ancora una volta, comunque il mio bambino comincerebbe a mostrarsi sempre di più, fino a quando la verità non sarà che eloquente. Vorrei tanto non affrontare il mio migliore amico, ma devo farlo, non posso starmene ancora egoisticamente zitta. Lo osservo:  è per la maggior parte bendato e fasciato, ad accompagnarlo una mezza stampella della quale non mostra averne troppo bisogno e mi sorride. Il sorriso: un’arma decisamente tagliente, quella che mi fa più male di tutte. Non riesco a trattenere le lacrime, che sfuggono al mio controllo. Non mi sono mai sentita tanto egoista e tanto stupida come in questo momento. Se Naruto è conciato così la colpa è mia, solo mia e della mia promessa. E io cosa ho fatto per ringraziarlo? Gli ho mentito. Come potrebbe perdonarmi ora? Ma se anche lo facesse, mi sentirei male lo stesso. Niente di quello che potrebbe dirmi, mi farebbe sentire meglio o peggio.
-Sakura, ma cosa ti succede?- si avvicina arrancando, lanciando via il sostegno in legno e circondandomi in un mezzo abbraccio. -Se ti preoccupi per me è inutile.- ride -Sono un osso duro, e sto bene. O, forse, piangi per la felicità? Sai, ho mantenuto quella promessa: Sasuke è di nuovo con noi, anche se non ci è permesso di vederlo, per il momento. Ho insistito ma…-
-No smettila!- lo interrompo urlando e facendolo sobbalzare impercettibilmente. Mi asciugo le lacrime con la manica del pigiama. Continuo a singhiozzare e continuo a sentire sulla mia spalla una mano amichevole che non merito. –Scusami Naruto.- sussurro.
-Non devi scusarti! Non mi hai fatto niente, oltre che una leggera spinta! Ma, abituato come sono ai tuoi pugni, è questione di nulla!- e ride ancora, quella risata che so di poter smorzare con una sola frase, quella che dirò ora. E’ inutile ritardare l’inevitabile: ci si sta solo peggio.
-Io e Sasuke ci frequentavamo.- ammetto, tra un singhiozzo e l’altro, abbassando il capo perchè non sarei capace di osservare direttamente una sua reazione.
-Cosa?- mi sembra calmo, ma alquanto stupito.
-Hai capito benissimo. Mentre tu lo cercavi, io ti mentivo e lo vedevo tutte le sere, o quasi… sapevo quello che faceva, quello che avrebbe fatto… ciò che pensava. Stavamo insieme, capisci? Mentre tu ti affannavi. E come se non bastasse, aspetto un figlio da lui. Sono un’idiota! E qualunque cosa possa dire, so che non cambierà niente!- mi dispero, urlo, strillo e piango insieme, cercando di trovare un appiglio in tutta la mia storia con Sasuke, un appiglio che possa liberarmi delle mie colpe, almeno parzialmente.
Nemmeno Naruto parla, per cui la stanza è tutta piena dei miei singhiozzi.
-Sakura-Chan, sono deluso.- sussurra, poi, le mani poggiate sulla mia schiena. Nemmeno ora ho il coraggio di alzare la testa: sono codarda, completamente vigliacca e deludente.
-Credimi, non riesco a capire totalmente il motivo che ti ha portato a nascondere una cosa che, lo sapevi, per me era importante.- bisbiglia ancora, sollevandomi la testa e costringendomi a guardarlo negli occhi. E’ terribilmente serio. Sul suo volto c’è un’espressione estranea al vecchio Naruto che conoscevo: ciò sta a significare che lui è cresciuto, mentre io rimango una mocciosa, sempre allo stesso livello.
-Ad ogni modo non riesco ad essere arrabbiato del tutto. Io ti… voglio bene, Sakura-Chan. Adesso sento solo un male forte allo stomaco, ma sono sicuro che domani mi passerà.- mi posa un bacio veloce sulla fronte e fa per andar via. Io, intanto, non so come comportarmi, cosa dirgli, cosa fare. Vorrei solo che tutto fosse proseguito nel modo che volevo: da un po’ a questa parte ho capito che è dl tutto impossibile, e me ne rattristo. Tento di darmi una calmata, anche perché le mie lacrime non potranno cancellare il mio comportamento riprovevole.
Odo i passi di Naruto farsi sempre più lontani, ed ognuno di essi sembra liberare il mio cuore da un peso. Se non lo vedo mi sento meglio, come se le mie colpe non ci fossero più. Sto agendo di nuovo da egoista, e brava.
-Però voglio che tu sappia una cosa. Le persone sbagliano, altrimenti non sarebbero umane. Allo stesso modo, però, vengono ferite. Sono tutte e due azioni naturali, che non possiamo controllare. Te lo ripeto, però: io ti voglio bene, Sakura, devo solo riflettere. Stare da solo e riflettere.- apre e chiude la porta con gesti decisamente lenti, che in questo momento mi sembrano soltanto simili al rumore che produce una lama quando viene infilzata nello stomaco e poi estratta: anche il dolore è lo stesso. Un tonfo sordo mi lascia nel silenzio più totale, riempito soltanto dal mio irrefrenabile pianto. Voglio che Sasuke sia accanto a me, ma non ho intenzione di perdere Naruto.
 
Osservo il soffitto, steso sul letto della mia camera. Avverto le lacrime che vorrebbero uscire, ma che non faranno, perché non voglio. Ho sempre desiderato il bene per i miei due migliori amici, ma sapere che le cose si sono svolte così… diciamo che non è proprio ciò che avrei voluto sentire.
Dicono di me che ho un gran cuore, che sono capace di perdonare. Ciò è vero. E anche l’intenzione di perdonare Sakura c’è, anzi, forse è come se lo avessi già fatto… eppure non posso fare a meno di esserne deluso e amareggiato. Chissà, sarà una reazione normale. In fondo, ho sempre saputo che loro due si amavano e sapevo che sarebbe finita così, per cui non ne faccio una colpa a nessuno dei due. Solo che… non so. Come potrei esprimere quello che provo? Avrei desiderato per me la stessa sincerità che offro agli altri, ma invece non è stato così.
Come si può fare in questi casi? Vorrei tanto che Ero-Sennin fosse qui, magari potrei chiederglielo. Tuttavia, ho un’unica opzione adesso: rimettermi presto in forze e battere Madara: penserò dopo ad amareggiarmi. O, forse, dovrò soltanto comandare a me stesso di rimuovere tutto, di cancellare totalmente. Solo dimenticando si può superare un dolore così forte.
 
-Allora, Sakura, vuoi andare da Sasuke?- a parlarmi è Tsunade.
Fuori è sera e per tutto il tempo che ho passato qui dentro, dopo la visita di Naruto, ho alternato pensieri riguardo a Sasuke e riguardo al biondo. Necessito di un confronto con Sasuke, per forza. Devo sapere cosa ha intenzione di fare… ma allo stesso tempo non voglio mettere da parte – di nuovo – Naruto. Per me sono entrambi importanti.
Facendo per scostare le coperte, mi ritrovo a sfiorarmi la pancia per sbaglio e così, all’improvviso, mi ricordo del mio futuro bambino. Se non sono capace di scegliere tra due delle persone più importanti della mia vita, posso sempre ragionare tenendo conto di ciò che è più importante per mio figlio.
E quello è Sasuke.
-Sì, Signorina Tsunade. Per favore, mi conduca da Sasuke.-

 
 


 



 
 
 
Dopo un pomeriggio passato tra divieti di sosta, limiti di velocità, sorpasso e quant’altro, mi sono messa a scrivere. Mi spiace se il capitolo non è dei migliori, ma ho la testa già a domani (che dovrò fare l’esame: pensate, se vengo promossa la smetterò di riempire i miei spazi autrice con queste cose, quindi pregate per me XD).
Mi dispiace per aver reso deludente la reazione di Naruto, ma non sapevo gestirla (anche per questo l’avevo rimandata, lo ammetto >///>). Ma prima o poi doveva venir fuori, quindi eccola qua… spero tanto che abbiate gradito! >.< 

 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40: Davvero un bel nome ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 40: Davvero un bel nome


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Muovo i passi con una lentezza esasperante, con decisione certo, ma con un ritmo pacato. Sono sicurissima di voler incontrare Sasuke: se mi dovessero chiedere cosa desidero più in questo momento, la mia risposta sarebbe solo il suo nome. Tsunade mi precede, e mi guida verso la stanza di isolamento dove l’hanno rinchiuso. Le ho chiesto espressamente di lasciarci soli, una volta che sarò arrivata. Man mano che proseguo, vengo assalita dai dubbi e da mille e mille perplessità. Cosa gli dirò, e cosa lui dirà a me? Sarò in grado di affrontare un suo probabile rifiuto? Mi mordo la lingua, ripetendomi, come se fosse una litania, di dover restare calma, perché agitarmi non mi servirebbe a nulla. Mi impartisco l’ordine di respirare profondamente e di pensare soltanto al bene del mio futuro bambino, senza farmi trasportare troppo dai sentimenti. Non pensavo che l’avrei detto, ma ho quasi paura di Sasuke. Non ne avevo quando si trovava sul fronte nemico, quando era mio avversario e avrebbe potuto uccidermi e nemmeno quando stava dalla parte di Orochimaru. Quasi mai ho avuto timore della sua figura. Quasi mai, prima di ora. Mi sento morire al pensiero che possa decidere di abbandonarmi al mio destino, avverto un potente bruciore alle pareti dello stomaco solo a ipotizzare che Sasuke possa mandarmi – finemente – al diavolo, destinando me, ma soprattutto nostro figlio, ad una vita senza una figura indispensabile come quella paterna.
-Eccoci. Questa è la porta.- Tsunade si scosta, permettendomi di osservare l’intero uscio in ferro, sorvegliato ambo i lati da due guardie. Deglutisco con evidente nervosismo, per poi poggiare la mano sulla maniglia. Non so perché, ma dedico un’ultima occhiata alla mia maestra, come se, una volta oltrepassata la struttura, non potessi più tornare indietro, sancendo una parte fondamentale del mio destino. Probabilmente è davvero così.
-Sicura che non vuoi che ti accompagni?- mi chiede lei, battendo una manata sulla mia spalla.
Nonostante la paura, scuoto il capo, ostentando sicurezza. Mi appresto ad indossare una maschera virtuale, che avrà il compito di difendermi dalla freddezza che, quasi sicuramente, mi mostrerà il mio amato. Sì, amato: perché, tutto sommato, io non ho mai smesso di pensare a lui come l’uomo con cui voglio passare tutti gli anni – molti o pochi che siano – della mia esistenza. Entro, con la sola assistenza del cigolio della porta.
 
Dentro è tutto buio. L’unico spiraglio di luce è caratterizzato dalla Luna e dai suoi flebili raggi, che accarezzano il volto stanco di Sasuke, situato al centro della piccola stanza. Non ho la forza di guardarlo subito negli occhi, anche perché, se lo facessi, prima di tutto non me ne staccherei più, e poi rischierei di farmi coinvolgere dalla troppa felicità per averlo rivisto, così da scoppiare in lacrime come la bambina che continuo a interpretare. Provo ad osservare altro, a focalizzare l’attenzione sulle uniche cose che ci sono oltre all’Uchiha. Solo muri, a dire il vero: muri formati da mattoni apparentemente resistenti. Non sfuggono alla mia vista nemmeno le corde che gli tengono legati i polsi, probabilmente con troppa forza: infatti, intravedo qualche rivolo di sangue scendere da essi. Vorrei andargli incontro e slegargliele, ma prima devo necessariamente accertarmi di potermi fidare di lui: purtroppo, da questa conversazione non dipende solo il mio futuro, ma anche quello di mio figlio e di altri ninja. Oltre che di Sasuke.
Resto in silenzio, immobile al mio posto come se le piante dei piedi fossero state incollate. Il cuore comincia a battere forte, facendomi risentire viva. E’ una strana sensazione: sono poco abituata al battere frenetico del muscolo vitale, perché, anche quando l’emozione era forte e il cuore si faceva vivo, non pulsava mai come quando lo faceva per Sasuke. Mi aspetto qualunque cosa da lui, anche una stupida emissione di voce.
-Mh?- Alza la testa di scatto, puntando le sue iridi nere – oh, quanto mi erano mancate! – nelle mie, creando di nuovo quel misto tra chiaro e scuro che raffigura il nostro rapporto. Mi si secca la gola a vedere il suo viso martoriato, solcato da ferite più o meno profonde. Me ne salta all’occhio una in particolare, tra la fronte e la testa. Mi sembra di non averlo mai visto davvero, come in questo momento.
-Come stai, Sasuke?- dove sono finite tutte le raccomandazioni che mi sono fatta? Ma, soprattutto, a cosa diavolo sono servite? Davanti a lui ritorno la bamboccia incapace che ero da dodicenne, non importa quanto il mio corpo cresca, trasformandosi e maturando, o quanto io diventi più saggia. Ogni minimo cambiamento si annulla alla sola sua presenza.
-Modo sciocco di cominciare una discussione, tipico di te.- inclina il labbro in un mezzo sorriso, un ghigno spento più che altro. Mi sembra rassegnato, sembra che non abbia più alcun obiettivo: non mi pare il mio Sasuke. Nemmeno la sua voce ha in sé quella punta di ironia che l’ha sempre contraddistinta nei nostri discorsi, piuttosto, sembra un mero eco di quello che era un tempo. Più lo scruto e più mi sembrano passati anni dal nostro ultimo incontro in camera mia: sarà stata la guerra o la sete di vendetta a renderlo così?
-Non mi hai risposto.- porto avanti quel mezzo discorso, affiancata da un costante disagio. Ci sarebbero tante cose che vorrei dirgli, tante che vorrei che sapesse, molti abbracci mai stretti e molteplici baci non dati. Ci sarebbero molte cose da recuperare o sperimentare, ma io non riesco a fare altro che dire cose senso, sperando che sia lui a dare il via a qualcosa di più sensato. Sperare? Sperare proprio in lui? Chissà se potrà uscirne qualcosa di buono a fidarsi un’ultima volta!
-Che vuoi che ti dica? Non lo vedi da te?- mi fa, sarcastico, l’abbozzo di una triste risata riempie l’ambiente. -Avete vinto, ecco. Ho fallito, niente più vendetta. Contenta ora? Ecco come termina la mia vita! Qui, incatenato, con te che mi fai le ultime prediche… potremo definirla una paternale, se ti va!- si sporge in avanti e il suono delle corde che gli tagliano i polsi mi fa rabbrividire.
Non so definire lo stato d’animo di Sasuke. Forse solo ora mi rendo conto di non essere mai stata capace di capirlo per davvero, di farmi partecipe del suo immenso dolore. Forse non posso nemmeno permettermi di chiamare in causa la sua sofferenza.
-La tua vita non è questa, e non finirà così, Sasuke. Non lo permetterò.- avanzò verso di lui lentamente, inginocchiandomi, infine, in modo che il mio volto e il suo non siano troppo distanti.
Lui ride, ride di una risata folle, di quelle che riecheggiano e rimbalzano sui muri, colpendoti duramente come se fossero spilli lanciati a raffica. Sono pungenti e ti fanno sanguinare il cuore: in questo atto di Sasuke scorgo il traguardo della sua ragione di vita. Ecco dove lo ha portato la vendetta.
-Che cosa farai per impedire l’inevitabile? Mi uccideranno, Sakura, e lo sai bene! Non credo alle cazzate secondo cui tutti hanno una seconda possibilità. Io non l’ho concessa a nessuno, quindi spiegami perché questi vermi dovrebbero essere clementi con me! Per umiliarmi, forse? Oppure vorranno farsi perdonare per aver ucciso la mia famiglia? Sai, penseranno che lasciandomi vivere ripagheranno il sangue versato dagli Uchiha, ma non è così!- urla, mi spaventa, mi sta sputando in faccia tutto il dolore che prova, sperando, forse, che io lo assorba come una spugna. Ma sono abbastanza forte da sopportarlo? Potrò capirlo fino in fondo? Avverto gli occhi pizzicarmi e la mia determinazione vacillare, fino a sparire del tutto. E’ come quando ti senti un pesante macigno sullo stomaco, come qualcosa in gola che ti blocca il respiro: poi, tutto ad un tratto, questo sparisce e nemmeno tu sai dove va a finire. Ed ecco, è in quell’istante che, finalmente, ti senti libero, libero di lasciarti andare ai sentimenti, libero di mandare la mente al diavolo e di renderti ridicolo ancora una volta, versando più e più lacrime, che solcano veloci e silenziose le tue guance.
-Non cambierai mai tu, eh? Sei la dimostrazione vivente di quello che volevo spiegarti: è praticamente impossibile che io diventi diversi e che rinunci alla mia vendetta.- gli occhi neri scintillano, scrutandomi fino in fondo, osservandomi in ogni mio punto. Ma ecco quel lampo di incertezza che volevo vedere, quello a cui devo appigliarmi per spuntarla. E’ apparso quando Sasuke ha puntato gli occhi sulla mia pancia. Anch’io abbasso il capo, cosicché guardiamo nella stessa direzione. Mi accarezzo la pancia con dolcezza, trasmettendo a tutto il corpo questa sensazione. Sorrido di gioia, sperando che questo posta irradiarmi tutta, asciugando e sopprimendo le lacrime di dolore che sono volontariamente sgorgate.
-E’ nostro figlio, Sasuke. Sarà il nostro futuro, il tuo futuro… da lui potrà rinascere il tuo clan. Non dovrai rinunciare al tuo sogno, dovrai soltanto crederci in modo diverso.- sorrido ancora, avvicinandomi a lui fino ad appoggiare la mia fronte sulla sua. Mi mancava il contatto umano col suo corpo. Afferro il kunai che mi ero portata dietro e slego le corde che lo tengono legato. Non mi importa nulla di cosa possa fare, perché non credo che possa agire in qualche modo non consono alla situazione creatasi, non lo credo possibile. Il taglio netto lo libera.
Alle mie orecchie arriva un ennesimo suo ghigno, ma non odo altro: né rumore di passi, né parole. Sento solo il suo braccio che mi cinge le spalle e l’altra sua mano che si posa sul mio grembo.
-Non pensare che la tua famiglia non esista più. Permettimi di diventare la tua nuova famiglia, concedimelo, non ti chiedo altro. Fai che possa illuminare le tue giornate, che possa starti accanto, che possa anche proteggerti… permettimi di continuare ad amarti.- recito tutto come fosse una preghiera, e man mano salgo sempre più su, fino ad arrivargli alle labbra: le bacio con passione, sentendo che il mio gesto viene ricambiato. Sorrido, le labbra ancora impresse sulle sue. Il contatto tra le nostre carni brucia, ferisce, ma è un dolore sopportabile, voluto, del quale godere in eterno. Vorrei dirgli che lo amo e che ci sarò sempre, che desidero essere al suo fianco, ma ogni altra cosa sarebbe superflua. Attendo che sia lui a parlare.
-Ed ora? Ora che mi hai detto queste parole, cosa credi che io possa fare?- chiede, la voce persa poco a poco in un sussurro. Ha lo sguardo basso, di chi accetta la sua condanna.
-Cosa credi sia giusto, ora?-
-Ricordatelo bene. Sakura: qualunque cosa io farò, verrà svolta soltanto per lui.- osserva la mia pancia -e per te.-
Arrossisco del tutto, non abituata ai suoi complimenti. La faccia mi brucia e manca poco che il cuore esca dal petto, facendo udire a tutti quel fastidioso tum tum.
Frattanto Sasuke si è alzato e si sta dirigendo verso la porta. Lo abbraccio da dietro, sia perché voglio tenerlo stretto quanto più possibile e sia perché sono curiosa di sapere le sue intenzioni – non più preoccupata, perché non ce ne sarebbe bisogno.
-Dove vuoi andare?-
-Da Tsunade e gli altri, mi pare ovvio. Dobbiamo o no sconfiggere Madara? Il mio aiuto vi sarà prezioso, ammesso che lo vogliate.- credevo di non poter mai più udire quel tono sicuro di sé, il tono tipico di Sasuke, e invece eccolo qui, nonostante tutte le incertezze, tutti i problemi e tutto il disprezzo represso.
-Vuoi aiutarci?- ripeto, sperando di aver davvero sentito bene.
-L’udito peggiora col tempo, bambolina.- dicendo l’ultima parola si volta verso di me, accennando ad un sorriso mogio. Non potevo aspettarmi un entusiasmo da parte sua o chissà quale cambiamento radicale di pensiero, ma questo è un gran passo avanti. Ritornando a contemplare il nulla davanti a sé, muove alcuni passi verso la porta, prima che la mia voce lo interrompa.
-Sai, Sasuke, in un certo senso stai facendo quello che voleva tuo fratello Itachi.- mi sento in imbarazzo a nominarlo, soprattutto da quando ho saputo il vero legame tra i due fratelli. Non so nemmeno se ho fatto la cosa giusta, ma mi sono sentita di dirlo.
-Già, ma purtroppo non lo faccio per lui, perché, altrimenti, Konoha ne sarebbe ancora colpevole, perché è stata lei ad annientarlo, ed io, così, starei aiutando il nemico.- esclama.
-Lo sto facendo per un altro Itachi.- detto questo,esce definitivamente, mentre io resto impalata sul posto, quasi divertita.
-Itachi? Davvero un bel nome!- riflettei -Ammesso che sia maschio, Sasuke!-

 
 


 




 
Ci credete che il prossimo sarà l’ultimo capitolo? Ma dai, è una cosa che mi fa scoppiare il cuore! ;__;
Devo fare un avviso riguardo agli extra: metterò questa fanfic come “completa” e la integrerò con degli spin-off (uno o due o più, chissà XD), che pubblicherò come storie a sé! ;)
Ovviamente, scriverò nell’introduzione quando si tratterà di uno spin-off.
Per i ringraziamenti aspetto il prossimo capitolo! ^___^
 
Vediamo di dare qualche dritta sul capitolo che avete, invece, appena letto: so che il dialogo tra Sasuke e Sakura è stata una mezza schifezza, chiedo scusa, ma non sono riuscita a farlo meglio! (sarà che mi sento depressa stasera/stanotte)
 
Credo si sia capito il finale, nel senso che Sasuke dice che non vuole aiutare Konoha per fare quello che voleva suo fratello, perché, altrimenti, non lo farebbe, ma la distruggerebbe perché ha portato Itachi alla morte. Invece, lo vuole fare per un altro Itachi (suo figlio), perché non vuole farlo crescere in una zona di guerra! ^__^
 
Beh, spero dia chiaro… alla prossima! ;)
 
Hikari consiglia (?):
I motivi per cui amare Sasuke Uchiha è la scelta migliore
 
Mi sembri un angioletto, con quel pigiama, Namikaze! 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41: Questo è l'amore! ***


-SASUSAKU: UNA STORIA COMPLICATA-
 
Capitolo 41: Questo è l’amore!


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-Dov’è quello?-
-Papà, sarà la milionesima volta che ti ripeto che non voglio assolutamente che tu parli così di Sasuke, chiaro? Non è più quel tipo di persona che credevi! E non voglio più tornare su questa discussione!- sbotto innervosita, accingendomi a servire i piatti a tavola. Sono passati sei anni da quando è finito tutto, da quando Sasuke ha abbandonato definitivamente l’Akatsuki per schierarsi dalla parte dell’alleanza e fornirci il supporto necessario per sconfiggere del tutto Madara, così da far vivere il nostro Itachi in un mondo, momentaneamente, senza guerre. Ripensando al passato mi sento vuota, strana, come se ancora non comprendessi la meravigliosa svolta che ha preso la mia vita. Sono uscita da un incubo per entrare in un fantastico sogno, dove il mio Sasuke vive con me, è sempre presente e non è più necessario fissare a lungo quella maledettissima finestra, nella speranza di vederlo spuntare. Mi nasce spontaneo un sorriso: effettivamente, sono cinque anni precisi che non faccio che sorridere. Magari è una specie di ricompensa per tutte le lacrime versate. All’inizio è stato un po’ complicato, perché era abbastanza difficile trattare con Sasuke, ma poi è filato tutto liscio. Abbastanza liscio, perlomeno. Fisso truce mio pare, osservandolo mentre scrolla le spalle.
-Ha lui il mio nipotino?- chiede, improvvisamente addolcito. Quando si parla del mio bambino, in questa casa ritorna la felicità: anche Sasuke è soggetto all’aura positiva di Itachi, anche se non dà a vedere di essere contento. Ma io lo so: come potrei non conoscerlo e non saper interpretare ciò che pensa, dopo tutto questo tempo?
-Ti ricordo che è suo figlio!- rispondo a tono, spaccando quasi un piatto dal nervosismo.
-Ma il bambino deve mangiare, è piccolo!- continua lui, fissandomi come se volesse sfidarmi.
-Sasuke è responsabile e- incurante del finto colpo di tosse da parte del mio vecchio, continuo –e poi, sono sicura che non ci metterà troppo a ritornare. Vedrai, sarà qui a momenti!- alzo lo sguardo verso l’orologio appeso alla parete: in effetti è già mezzogiorno passato.
 
-Itachi, non correre.- la mia voce è piuttosto tranquilla. Probabilmente lo è sempre quando mi rivolgo a mio figlio, e nemmeno me ne rendo conto. Il bambino si gira, mi fissa coi suoi occhi nerissimi e profondi come i miei e riparte, sghignazzando. Anch’io accenno ad un sorriso, osservando, a qualche metro di distanza da lui, la sua schiena che si allontana. Ogni volta che mi trovo in questa situazione, mi perdo alla vista del simbolo Uchiha, del nostro ventaglio raffigurato sulla sua maglietta. Fino a qualche tempo fa, ancora stringevo i pugni, stritolavo la stoffa dei miei pantaloni e digrignavo i denti, ma man mano che Itachi è cresciuto – fortunatamente in perfetta salute – questi tristi pensieri mi hanno abbandonato, convincendomi sempre di più di aver fatto la scelta giusta.
-Stai attento a non urtare le persone!- purtroppo il mio avvertimento è arrivato troppo tardi, perché il piccolo è andato a sbattere contro qualcuno, contro un certo tizio dai capelli biondi. Raggiungo Itachi, pronto a fargli una bella strigliata, perché non mi ha ascoltato. Lui, intuendo le mie intenzioni, si nasconde alla svelta dietro il mio migliore amico, sporgendo solo con la testolina, implorandomi con i suoi occhi di lasciarlo stare.
Noto quanto sia emotivamente simile a Sakura.
-Ehi, Sasuke, che ci fai ancora in giro?- chiede Naruto, sorridendomi e, contemporaneamente, accarezzando la testolina del mio bambino, e scompigliandogli i capelli. –Considerando il mio orologio biologico è ora di cibo!- si passa la mano sullo stomaco, in un gesto piuttosto comico, scaturendo l’ilarità di Itachi. Come al solito, resto impassibile, limitandomi ad osservare il più piccolo.
-Stavamo proprio tornando a casa, vero Itachi?- pronuncio le ultime parole con più enfasi, per far capire al mocciosetto che deve seguirmi di filato, se non vuole che mi arrabbi.
-Beh, devi mangiare, piccolo! Solo così potrai diventare un grande ninja come me!- ammicca verso di lui, abbassandosi fino al suo viso. Itachi risponde al sorriso, timidamente. Lo ripeto: emotivamente è tutto sua madre.
-Meglio di no. Se c’è questo rischio, lo faccio restare a digiuno.- proclamo, ghignando, poggiandomi le mani sui fianchi e scuotendo la testa a destra e a sinistra.
-Razza di teme… come osi!- Naruto, impacciato, alterna lo sguardo da me a un Itachi che sta ridendo di lui. –Io sono un grande ninja!- lamenta, esattamente come quando eravamo semplici studenti all’Accademia. E’ in moment come questi, momenti spontanei e naturali, che sento che tutto ciò che ho fatto può davvero essere cancellato, come se non mi fossi mai allontanato da konoha, ed abbia continuato a sopportare Naruto Uzumaki e le sue insensate chiacchiere. Però, di conseguenza, sento forte dentro di me la voglia di non rimuovere nulla di quanto è stato, perché io – come rappresentante di quello che è stato e sarà il mio clan – devo simboleggiare gli Uchiha con le loro colpe e con le offese che hanno subito. Mi porto sulle spalle un peso enorme e purtroppo non potrò scaricare niente giù.
-Itachi, andiamo su!- lo afferro con la mano e comincio a camminare, e lui con me. Saluto l’Uzumaki con un gesto secco della mano, per poi avviarmi.
-Sasuke, aspetta un attimo!-
Itachi si volta completamente, facendo una torsione curiosa del busto, mentre io mi fermo soltanto: la voce del dobe è potente, mi arriverà.
-Salutami Sakura.-
Annuisco, riprendendo la mia marcia. E’ ridicolo come dopo tanto tempo, Naruto si faccia ancora problemi con Sakura, anche se sa di essere dalla parte del giusto, in un certo senso. Ricordo che all’inizio i rapporti tra loro due non sono stati più gli stessi. Il biondo cercava sempre di avvicinarsi a lei, ma Sakura diceva che lo faceva con un certo distacco.
-Quanti complessi che si fa tua madre!-
Itachi alza la testolina verso di me, negli occhi un lampo di curiosità.
-Pecché?- domanda, portandosi l’altra manina in bocca.
Mi abbasso e gliela tolgo: -Non si fa.-
Sospiro, per nulla intenzionato a rispondere alla sua richiesta, anche se ho destato io la sua curiosità. Ma avevo bisogno di esprimermi –per una volta – e lui era l’unico in mia presenza, l’unico a cui, volendo, avrei potuto evitare di dare spiegazioni. Comunque, dopo la nascita di Itachi, le cose tra Naruto e la mia ragazza – a breve moglie – si sono risolte da sole. Beh, è stato un record, per quella testa quadra, tenere il broncio per tanto tempo. Pensavo fosse impossibile.
-Papà.- abbassò lo sguardo –Allora, pecché?-
-Mh, lascia stare.-
Osservo il cielo, limpido finalmente. Questi giorni il tempo è stato brutto, ha piovuto quasi per tutte le ventiquattro ore. Fissando le mie iridi nere in quell’azzurro tanto agognato, mi viene in mente mio fratello. Irraggiungibile per me, sempre e comunque, come quella vasta distesa sconfinata.
“Nii-san, sei felice ora? Preferisci questo alla vendetta, vero? Sei sempre stato un tipo pacifico, tu. Chissà, magari mio figlio… potrà assomigliarti almeno in parte. Ma una cosa è certa, nii-san, non permetterò che commetta i miei stessi sbagli, che la sua fanciullezza venga deteriorata senza pietà. Questa è una promessa… e io le mie promesse le mantengo, non sono come te, che mi congedavi con quell’odioso “ora non posso”. Hai visto com’è finita? Si potrebbe dire che non c’è stata la fantomatica prossima volta, ma, in cuor mio, ingenuamente la aspetto ancora. Posso dirti una cosa ridicola? Ti voglio bene.”
 
-Siamo tonnati!- urla Itachi, gettandosi tra le braccia di Sakura. Lei lo afferra e gli sorride – come faceva anche mia madre con me -, per poi indirizzare i suoi occhi amorevoli verso di me. Con Itachi tra le braccia, si avvicina e mi posa un bacio sulla labbra. Sento la schiena andare in fiamme a causa del lampo d’odio indirizzatomi dal padre di Sakura. Chissà quando si metterà l’anima in pace, questo pover’uomo.
-Ora a mangiare, su!-
 
-Finalmente si è addormentato!- stanca, mi appoggio sul letto, vicino a Sasuke, che si è steso precedentemente. –Hai sentito quanti capricci ha fatto? Insisteva col dire che i grandi ninja non si riposano, perché tu sei un grande ninja e non ti vede mai fare il sonnellino pomeridiano.- sbuffo, piuttosto divertita. Mi accorgo, però, che Sasuke sembra assente. Chissà… spero non sia qualche altro fantasma del passato. Eppure pensavo, speravo, che fosse riuscito, almeno in parte, a sbarazzarsene.
-Sasuke, cos...- comincio, venendo, però, bloccata dalla mano di Sasuke, che si stringe sulle mie labbra, impedendomi di spiccicare anche una sola sillaba.
-Devo confessarti una cosa.- la sua espressione è indecifrabile, lui sussurra, tanto piano che il mio cuore potrebbe sentirsi. Vorrei poterlo aiutare, qualsiasi cosa gli stia passando per la testa.
Scosto l’ostacolo che mi impedisce di esprimermi.
-Che cos’è?- sono preoccupata… almeno fino a quando sul volto di Sasuke non si apre un ghigno che mi fa ricredere. Che cosa vuole dirmi? Ora sì che sono curiosa.
-Mentre eravamo fidanzati, ho baciato Karin.- lo dice come se niente fosse e poi osa anche avvicinarsi alla sottoscritta per baciarle il collo. E io che ero in pensiero! E, invece? Vengo a scoprire che mi ha tradita.
-Brutto cafone!- urlo, tirandogli un cuscino in testa. Non si schiva di proposito.
-Ma che importa, adesso lei sta con Suigetsu! Oltretutto, nemmeno mi è mai importato di quella.- mi avvicina al suo viso e mi guarda fisso. Sono passati anni, ma continuo ad essere il suo burattino, ma stavolta consapevolmente.
E’ un concetto curioso.
-Sei fortunato, Sasuke Uchiha, oggi sono di buon’umore, o ti troveresti già fuori di qui!- rido, appoggiando le mie labbra sulle sue.
Non ci posso credere: la nostra storia complicata sta diventando più lineare, più semplice. Forse i problemi più gravi sono finiti, o forse devono ancora cominciare.
Intanto, uno di questi è Itachi che si è svegliato: lo sento chiamare.
Mi sa tanto che io, Sakura Haruno, e lui, Sasuke Uchiha, siamo destinati ad una vita di affanni. Pazienza: questo è l’amore!

 
 
 




 
E’ finita, finita! Ci credete? Sono un po’ triste, lo ammetto. ;__;
Quando ho scritto la parte di Sasuke che si rivolgeva ad Itachi, stavo per mettermi a piangere: diciamo che quella mi è uscita dal cuore, più del resto della fic.
Come ho detto più di una volta, ci saranno degli spin-off, come il matrimonio, la nascita di Itachi… insomma, le idee non mi mancano. Saranno fic di un capitolo, indipendenti l’una dall’altra, ma segnalerò che sono collegate a questa! ^.^
Spero che vi piaceranno (se le leggerete >w<).
Mi ricordo ancora come è nata questa fic: da un post su facebook, dove dicevo di voler scrivere una SasuSaku. Post commentato anche da AngieChan95
 
Passiamo ai ringraziamenti, no? (da quanto sognavo di farlo *^*)
Grazie a chi ha letto (il capitolo tre, per citarlo) ha superato le mille visualizzazioni, mentre il primo ha superato le cinquemila. Grazie a tutti quelli che hanno recensito (ehi, potete ancora farlo, eh! Non mi offendo mica XD).
 
Un ringraziamento particolare va a questa persone:
 
AngieChan95, perché mi ha sempre detto che Sasuke deve per forza essere umano, per cui fa nulla che a volte provava sentimenti.
 
luna nueva 96, perché in tutti i 40 capitoli scritti, non manca nemmeno una sua recensione.
 
uchiha miku, perché mi ha amorevolmente incoraggiata ogni volta che mi buttavo giù (come Ambra Chan del resto)
 
Grazie a tutti, davvero tutti, che avete seguito questa fic, e mi avete spronato (soprattutto tramite le recensioni) a continuarla! Infatti, un ultimo ringraziemtno specialissimo va a TUTTI quelli che hanno recensito. Siete troppi per citarvi tutti, ma vi ringrazio tantissimo (l’ho già detto? xD)
 
Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite (38)
 
1 - alessandrina94
2 - AngieChan95
3 - bennybunny
4 - Chibiusa94
5 - DoroteaSasuSaku
6 - dream94
7 - elly04
8 - estherfive
9 - feffuccia90
10 - Giu_Akatsuki
11 - hikaru272
12 - Kurai_Chan
13 - Lin Wang
14 - lisetta95
15 - love_anime
16 - luna nueva 96
17 - MaddyChan
18 - Marcus Phoenix
19 - miry34
20 - Momoko Uchiha
21 - Narumichan
22 - narutiana
23 - Nyu_chan
24 - Oba109
25 - Red Hornet
26 - Rozen Kokoro
27 - Saku_Chan_
28 - Sasusakukuroshitzuji
29 - sasuxsaku
30 - sophie korusea
31 - Sora_Chan
32 - uchiha miku
33 - yuki chan
34 - ZoeyeJames
35 - _Arual_
36 - _InLoveWithLife_
37 - _NaruHina_
38 - __Omega
 
 
 
A chi l’ha messa tra le ricordate (10)
 
1 - AoiCChan
2 - ButterflySakuraDark
3 - DoroteaSasuSaku
4 - ermenelgildina
5 –ladyvampire90
6 - lil_aluz  
7 - Ramona37
8 - Sakura Uchiha
9 - sasukina90
10 - sonia uchiha
 
 
A chi l’ha messa tra le seguite (53)
 
1 - Ambra Chan
2 - AngieChan95
3 - Appassionatadisasusaku
4 - Ayame Yui
5 - babydgv
6 - bennybunny
7 - blackbutler
8 - BlackSelene [
9 - Cheeza
10 - chiecchocolate
11 - coloreit
12 - DarkyGirl
13 - deborina189
14 - DeidaraTheArtist
15 - DoroteaSasuSaku
16 - dubhe93
17 - ElisynaUchiha
18 - estherfive
19 - giuliettina1993
20 - italyvampires
21 - jennybrava
22 - JennyChibiChan
23 - Kagome_
24 - kia_90
25 - klikka
26 - kriss_lme
27 - ladyvampire90
28 - LeleChan1997
29 - lily_c  
30 - littlehinata
31 - luna nueva 96
32 - lunakiss
33 - mela91
34 - milan010
35 - narutiana
36 - Nichiko
37 - Pescinter86
38 - pikKoloFiore89
39 - rori94
40 - sakurina_the_best
41 - Saku_Nami
42 - Saretta__
43 - scacri
44 - selvaggia26
45 - shaula
46 - silvietta92
47 - uchiha miku
48 - Uchiha_sama
49 - VeRy327
50 - weikyn
51 - wsasuke
52 - XxMimYxX
53 - yuki chan
 
 
Beh, ad una prossimo fic! XD

  

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