Stuck cap 1
Pairing: Sebastian/Thad
Genere: Sentimentale/Romantico/Generale/Commedia/Introspettivo/Sovrannaturale (?)
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash/Mini-Long/AU
Capitoli: 1/7
Note D’autore: Tante e alla fine.
Note di Betaggio: L’intera storia è stata puntigliosamente betata dalla straordinaria Vale a cui vanno tutti i miei ringraziamenti!
Capitolo 1.
I raggi del sole penetrarono dalle imposte chiuse, gettando luce indesiderata sulle sagome ancora profondamente addormentate.
Sebastian aprì gli occhi, anticipando di qualche istante il
suono della sveglia ma decidendo di trattenersi a letto per permettere
alle ultime tracce di sonno di abbandonare il suo viso.
La stanza era immersa nel silenzio e, dal suo respiro regolare e
cadenzato, Sebastian immaginò che Harwood stesse ancora dormendo.
Si passò una mano fra i capelli e, sbadigliando assonnato, si
alzò lentamente dal letto, agognando una meritata doccia calda. Io mi alzo per primo, io decido quanto tempo sto in bagno.
Aveva fatto un sogno strano quella notte, ma adesso che si era
svegliato gli risultava difficile afferrarne i dettagli e richiamarlo
alla mente.
Fece una smorfia constatando che, a conti fatti, non gliene importava granché.
Dal momento che non si era curato di portare con sé la divisa,
uscì dal bagno sistemandosi un asciugamano intorno ai fianchi e
sperando di trovare Harwood sveglio solo per il piacere di poter
iniziare la giornata con la sua impagabile espressione fintamente
scandalizzata.
La buona sorte evidentemente era dalla sua parte.
Thad era in piedi accanto alla scrivania intento a sistemare la
cartella per le lezioni del giorno, i vestiti diligentemente piegati
sul letto in attesa di essere indossati.
Quando Sebastian uscì dal bagno, voltò leggermente il capo verso di lui senza prestargli particolare attenzione.
«La prossima volta farai bene a portarti un cruciverba, se hai intenzione di metterci tanto» propose.
Sebastian ghignò, incrociando le braccia al petto. «La
prossima volta puoi venire in bagno con me, se ti scoccia
aspettare.»
Thad si voltò, sgranando leggermente gli occhi alla vista che
gli si parò davanti, ma ricomponendosi immediatamente per
evitare che l’altro se ne accorgesse.
Ma l’altro se n’era accorto, eccome.
Sebastian ghignò, avviandosi verso l’armadio per recuperare i suoi vestiti. «Dicevi, Thad?»
Quello sbuffò, afferrando i suoi, «Ti creerebbe tanto
disturbo evitare di andare in giro mezzo nudo?» borbottò,
arrossendo leggermente.
Sebastian scosse il capo. «A me no. A te crea disturbo che io vada in giro mezzo nudo?» Ribatté.
Thad roteò gli occhi sparendo nel bagno e lasciando a Sebastian
il tempo di ghignare a sufficienza, prima di finirsi di preparare.
Era inutile, più lui si innervosiva più a Sebastian veniva voglia di stuzzicarlo.
Thad uscì velocemente, mormorando frasi sconnesse e comportandosi come se Sebastian non fosse affatto lì.
«Reciti le tue preghiere mattutine?» Domandò, ironicamente.
Thad lo ignorò, afferrando un quaderno dalla scrivania e
sfogliandolo febbrilmente prima di chiuderlo e continuare a parlottare
fra sé.
Sebastian scrollò le spalle, afferrando la tracolla e uscendo
dalla camera prima di lui. «Parlare da soli è il primo
sintomo di pazzia» gli fece notare.
«Anche darsi più importanza di quanta non se ne possieda» ribatté Thad.
«Quella non è pazzia Thaddy» lo corresse, «si chiama presunzione.»
«Dunque ammetti di essere presuntuoso?»
«E tu ammetti di essere pazzo?»
Thad sbuffò per l’ennesima volta, aumentando il passo e
mormorando qualcosa che somigliava vagamente ad un «e comunque
abbiamo il compito di biologia.»
Ecco spiegato il motivo della sua preoccupante stranezza: Harwood e la
biologia erano come i broccoli e il gelato alla stracciatella.
Quando giunse all’aula di storia – la prima lezione
della giornata – Thad era già lì e chiacchierava
con David e Flint in attesa che la campanella suonasse. Sebastian gli
passò accanto, salutandoli con un cenno del capo e appoggiandosi
al muro accanto a loro.
«Sebastian, la riunione con i Warblers è anticipata alle cinque» lo informò David.
«Sì» aggiunse Flint, «avrebbe dovuto dirtelo
Thad, ma a quanto pare gli è uscito di mente.»
Sebastian si rivolse direttamente al suo compagno di stanza.
«Evidentemente era troppo impegnato ad inventare un modo per
giustificare a casa il suo prossimo fallimento in biologia»
suppose. «Non essere così duro con lui.»
Sebastian non seppe cosa Thad fosse sul punto di dire. La campanella
suonò e furono tutti costretti a porre fine a quel divertente
siparietto: lui, David e Flint entrarono nell’aula di storia e
Thad e Jeff si recarono in quella di Letteratura proprio lì
accanto. Si sarebbero poi rivisti direttamente a biologia.
Sfortunatamente si ritrovò seduto al fianco di David e
ciò voleva dire che, per le successive due ore, il massimo della
distrazione sarebbe stato voltarsi per chiedergli il temperamatite.
David era una delle persone più stoiche ed impassibili che
conosceva. Non vi era alcun divertimento nel provare ad infastidirlo,
dal momento che il massimo della sua reazione sarebbe stato un
concitato “shh” che, con ogni probabilità, gli
avrebbe fatto ribollire il sangue nelle vene.
La lezione passò più velocemente di quanto Sebastian si
aspettasse. Aveva continuato a prendere appunti diligentemente,
assistendo a qualche suo compagno che veniva interrogato a tradimento e
sbuffando annoiato di tanto in tanto.
Prima di rendersene conto, si ritrovò in un’altra aula,
seduto accanto a Nick Duvall, intento a trasferire su un pezzo di carta
tutte le sue conoscenze sull’apparato digerente.
Si compiacque del fatto che quella giornata sembrava stare passando
più rapidamente del previsto e, senza indugiare, passò a
rispondere alla domanda successiva, immaginando già quante
sfumature rosse avrebbe avuto la A che avrebbe presto troneggiato sul
suo compito.
«Smythe» chiamò sottovoce Nick al suo fianco.
Sebastian finse di non sentirlo e continuò a dedicarsi alla sua
accurata descrizione di una ghiandola endocrina.
«Smythe» ripeté l’altro, puntellandogli la penna nel gomito.
«Cosa diavolo vuoi, Duvall?» Ringhiò fra i denti, senza staccare gli occhi dal foglio.
«Che cos’è il peritoneo?» Domandò quello, concitatamente.
Sebastian roteò gli occhi. «È ciò che ti arriverà in bocca tra due minuti se non taci.»
Nick sbuffò e per un attimo tacque, così l’altro immaginò che si fosse arreso alla sua ignoranza.
Inutile dire che si sbagliava.
«Dimmelo» protestò di nuovo, «so che lo sai.
Tuo padre è un fottuto medico. Le mangiavi a colazione queste
cose.»
«Certo» rispose seccato, «per questo sono venuto su bello e intelligente.»
«Smythe, hai riempito tutto il foglio, non fare lo stronzo.»
«La prossima volta studia.»
La professoressa si schiarì la voce eloquentemente ed entrambi
tornarono a rivolgere la loro attenzione al proprio foglio per evitare
richiami più espliciti.
Sebastian sorrise soddisfatto, completando il compito e pregustando
già l’imminente successo. Gettò uno sguardo
all’aula, ma i suoi compagni erano ancora intenti a scribacchiare
freneticamente, lottando contro il tempo.
La sua attenzione venne catturata dalla gamba di Thad che tamburellava
freneticamente a terra. Sembrava piuttosto in difficoltà a
guardarlo.
Scrollò le spalle, controllando che tutto fosse in ordine, e
proprio quando stava per alzarsi e consegnare, la campanella
suonò e l’insegnante annunciò che il tempo era
scaduto.
«Grazie tante» gli sibilò Nick.
«Figurati» rispose, ghignando.
Era davvero seccante ascoltare le loro chiacchiere inutili, ma
Sebastian immaginò di non poterne fare a meno dal momento che
David sembrava così ansioso di metterlo al corrente delle sue
idee per la prossima esibizione da non poter aspettare la riunione di
quel pomeriggio.
«…e quindi ci ho provato due volte ma alla fine ho dovuto
lasciare perdere perché il coso di vetro continuava a non
volersi muovere ed io avevo fame.»
«Io non l’ho mai capito quell’affare» disse Trent, «come fa a piacerti, Jeff?»
Quello scrollò le spalle, «mi rilassa e mi aiuta a scaricare lo stress» spiegò.
«Puoi prendere a pugni Duvall» propose Sebastian. «Almeno la smetterebbe di importunarmi.»
«Se tu fossi un po’ meno stronzo e pieno di te, magari non
ci sarebbe bisogno di importunarti» ribatté Nick.
«Ma se io fossi un po’ meno stronzo e pieno di me, non
sarei quello che sono e tu non avresti alcun motivo di
importunarmi.»
«Mi gira la testa» ammise Jeff.
«Probabilmente hai esagerato con l’ossigenazione» commentò Sebastian.
«Adesso basta» intervenne, risoluto, Flint. «Conservate le energie per le prove.»
Jeff sbuffò, lanciando un’occhiata truce a Sebastian e rivolgendosi a Thad con un enorme sorriso in viso.
«Quindi per domani che hai deciso?»
Thad parve pensarci un po’ su, ma poi rispose entusiasta. «Ovviamente sarò dei vostri, che domande!»
Nick esultò e Trent si sporse per passare un braccio intorno
alle spalle di Harwood e sussurrargli qualcosa all’orecchio che
lo fece ridere.
«A te non abbiamo detto nulla» proruppe Jeff. Anche se
continuava a guardare avanti a sé, Sebastian sapeva che stava
parlando con lui. «Perché sapevamo che tanto non saresti
venuto.»
«Oh» si sorprese, «la prima decisione sensata della tua testolina bionda, sono ammirato.»
David sospirò rassegnato, «Sarebbe stato almeno carino chiederglielo, Jeff.»
«Già, Jeff, sei stato poco carino» annuì
Sebastian, «ma questa non è certo una novità.»
«Vediamo quanto sarai carino tu con un occhio nero, ti va?» Si infervorò Nick.
«Di certo più di te in queste condizioni» rispose prontamente Sebastian.
«Non potevi evitare di mettere altra carne a cuocere,
David?» Domandò Flint, esasperato da quel triste
siparietto.
David alzò le mani in segno di resa.
Nick provò a ribattere ma un cenno della testa di Thad gli fece
cambiare idea, così la discussione cadde e il tragitto fino alla
mensa proseguì in maniera relativamente tranquilla.
La riunione dei Warblers fu più delirante del solito
perché era Venerdì ed essendo l’ultimo giorno della
settimana erano tutti esagitati in vista del week end di relax. In
realtà non vi erano particolari motivazioni per tenere una
riunione, dal momento che non vi erano ordini del giorno di importanza
vitale da discutere, quindi avevano trascorso i primi venti minuti
cercando di richiamare l’attenzione dei presenti e i successivi
venti ad impedire a Jeff di rompersi qualche arto per mostrare quel
passo che alla prossima esibizione proprio non poteva mancare.
Per Sebastian era stata una settimana sfiancante e tutto ciò che
desiderava era tornare in camera, farsi una doccia e dormire.
Ascoltare le chiacchiere inutili di Duvall o assistere allo
spettacolino improvvisato da Sterling decisamente non erano in cima
alla sua lista di cose da fare prima della fine della giornata.
«Sarebbe divertente se la prossima volta facessimo dei provini
seri per decidere il solista delle competizioni» buttò
lì Trent.
Sebastian si voltò a guardarlo, «Seri?»
Domandò retorico, «quelli fatti fino ad ora
cos’erano? Gare di freccette?»
Nick sbuffò. «Beh, se tu non monopolizzassi
l’attenzione su di te magari potremmo anche farlo qualche
provino» constatò.
«Non sei il solo a saper cantare, Sebastian» lo
appoggiò Jeff, «siamo tutti in grado di farlo, altrimenti
non saremmo qui.»
«Oh, ma andiamo!» Sbottò il diretto interessato,
«sappiamo tutti che sono il membro più competente.»
«Ma se non sbaglio le Regionali le abbiamo perse comunque» gli fece notare Thad.
Sebastian si voltò a guardarlo, assottigliando gli occhi,
«Forse il problema è che siete voi a non riuscire a starmi
dietro.»
«E tu non saresti presuntuoso?» Continuò Thad.
«Sebastian ti conviene scendere dal piedistallo, perché
l’aria che respiri lassù ti sta fottendo il
cervello.»
Quella era una questione personale. Sebastian lo aveva intuito sin dalla prima parola di Thad.
Non erano soliti discutere in questo modo anche perché di solito
Thad evitava di prendere parte alle questioni per non trovarsi
costretto a doversi schierare da una parte o dall’altra.
Invece stavolta si schierava eccome. Chiaramente contro di lui. Ma se
la stava prendendo per qualcosa che Sebastian non riusciva a
comprendere e che non aveva niente a che fare con quell’argomento.
«Io almeno ce l’ho un cervello, Harwood, ed evito di utilizzarlo a sproposito.»
«Eviti di utilizzarlo e basta» lo corresse quello, sbuffando.
«Thad?» Chiamò, cautamente, Jeff.
Quello si voltò di scatto, sgranando leggermente gli occhi nel
rendersi conto di aver attirato gli sguardi di tutti su di sé.
Jeff gli domandò con gli occhi quale fosse il problema, ma Thad
scosse la testa e Sebastian inarcò un sopracciglio a quel
commovente quadretto di amore fraterno.
«In ogni caso» intervenne Flint, molto cautamente,
«la proposta di Trent è da prendere in considerazione, ma
magari non adesso» si affrettò ad aggiungere notando
già che l’ambiente si stava scaldando di nuovo.
Il resto della riunione proseguì senza esaltanti colpi di scena.
Sembravano tutti emozionati per questo misterioso qualcosa che
sarebbero andati a fare il giorno dopo, ma Sebastian non aveva davvero
voglia di pensarci o di dargli la soddisfazione di essersela presa per
il loro mancato invito quando a conti fatti non era così.
Thad aveva continuato a chiacchierare con Jeff e Trent, evidentemente
senza dare troppo peso al loro innocente battibecco, tanto che
Sebastian suppose di essersi sbagliato e di averlo solo immaginato il
risentimento e l’astio che sembravano offuscargli la vista.
Rientrò in camera dopo essere passato in biblioteca a
consegnare un libro. Harwood doveva essere appena uscito dalla doccia
perché l’aria era incredibilmente calda e profumata.
«Magari la prossima volta porta un paio di patate e qualche
cetriolo con te, almeno la zuppa saprà di qualcosa di
decente.»
L’altro non rispose, afferrò un libro dalla scrivania e si sdraiò sul letto immergendosi nella lettura.
Sebastian lo fissò scettico. D’accordo, come voleva lui.
Si diresse direttamente in bagno permettendo ai muscoli di rilassarsi e
alla mente di svuotarsi sotto il getto dell’acqua calda. Non
poteva tornare a casa quel weekend e, per quanto aveva appreso, i
ragazzi sarebbero tutti stati fuori. Ciò voleva dire che,
finalmente, avrebbe avuto un po’ di tempo per sé senza
dover dar retta a stupide pulci fastidiose o a ballerini ossigenati
rincretiniti.
Quando uscì dal bagno, Thad era esattamente come Sebastian lo aveva lasciato.
«Hai perso la voglia di fare lo spiritoso?» Domandò, iniziando a vestirsi per andare a dormire.
Thad roteò gli occhi. «Qual è il tuo problema,
Sebastian?» Sbottò, senza alzare lo sguardo dalla pagina.
L’altro ghignò. «Il mio problema, al momento, sei tu.»
«Okay» ribatté Thad, «perfetto. Tornatene sul
tuo piedistallo dorato e smettila di respirare la mia aria
infetta.»
Sebastian inarcò un sopracciglio, «Si può sapere qual è il tuo di problema?»
Thad si produsse in una risata bassa e isterica. «Al momento sei tu il mio problema.»
«Beh» ragionò Sebastian, «io sono il problema
di tutti, a quanto pare, ma tu di solito non te la prendi così
tanto.»
Thad chiuse il libro, mettendosi seduto e voltandosi a guardarlo.
«Solo perché non passo le mie giornate ad offendere e
sminuire gli altri, non vuol dire che io non me la prenda.»
«È questo il problema?» Chiese Sebastian,
continuando a capirci poco e nulla in tutta quella faccenda. «Ti
senti sminuito da me?»
«No» lo contraddisse Thad. «Sei tu che ti senti superiore a me. È questo il problema.»
«Non vedo come questo possa esserti d’impiccio, Harwood.»
«Non lo metto in dubbio, Sebastian. Il tuo ego ti appanna la
vista a tal punto che non so come tu faccia a sistemarti il ciuffo la
mattina.»
Vi era qualcosa di stonato in quella conversazione. Ormai avevano
trovato una sorta di equilibrio per evitare di pestarsi eccessivamente
i piedi a vicenda, ma Thad non era mai apparso così desideroso
di litigare con lui e Sebastian non comprendeva per quale motivo quella
sera dovesse essere diversa dalle altre.
D’accordo, il battibecco ci stava anche, la discussione
costruttiva pure, ma da dopo le Regionali doveva ammettere che il loro
rapporto era leggermente migliorato e questa sfuriata insensata proprio
non sapeva spiegarsela.
«Credo tu sia l’ultima persona a potermi dare dell’egoista, sai?» Gli fece notare.
Thad tacque per un attimo. Distolse lo sguardo, mordendosi un labbro e
mormorando un «a volte però ti comporti proprio come
tale» che fece scattare definitivamente i nervi di Sebastian.
«Se non sbaglio sei stato proprio tu a riempirmi di moine e
complimenti durante le Regionali» gli ricordò.
«“allora non sei cattivo”, “cantare per
qualcuno ti fa onore”, “non credevo che fossi
così”» gli fece il verso. Non pensava di ricordare
così bene quelle parole, ma dovette ammettere a se stesso che
probabilmente la motivazione era che gli aveva fatto piacere che
qualcuno fosse arrivato a guardare più a fondo di quanto lui
permettesse di solito. Forse era per quello che conservava un ricordo
abbastanza vivido di quella chiacchierata.
«Non mi sto rimangiando nulla» chiarì Thad.
«No, certo che no» rispose, «sei qui a darmi
dell’egoista quando neanche un mese fa eri sul punto di
consegnarmi in lacrime il Nobel per la pace.»
E il problema dov’è?
«E di che ti stupisci? Non è che tu abbia fatto molto per solidificare quell’impressione.»
«Pensavo avessi capito qualcosa di me, Harwood» si ritrovò a constatare.
«E forse è proprio questo il punto, sai?» la sua
voce si ridusse di parecchie ottave mentre le sue mani si abbandonavano
lungo i fianchi. «Io mi sforzo tanto di provare a capire te, ma
sono più di sei mesi che dividiamo la stanza e tu continui a non
sapere nulla di me.»
Sebastian avrebbe dovuto decisamente rispondere qualcosa, ma lo sguardo
accusatorio e ferito di Thad era insopportabile e lui continuava a
sentirsi come se gli dovesse qualcosa in cambio.
«Non credo di doverti nulla» rispose, «non credevo che la tua gentilezza avesse un prezzo.»
«No, infatti» concordò Thad, «ma dovresti
farlo perché ti fa piacere, non perché ti senti debitore
nei miei confronti.»
«Non mi sento debitore infatti.»
Thad annuì, distogliendo lo sguardo. «Perfetto»
decise. «Allora direi che siamo a posto così.»
Tacque un attimo, probabilmente in attesa che Sebastian aggiungesse qualcosa.
Quando l’altro ragazzo non si mosse, annuì e
sospirò. «Buonanotte, Sebastian» fu l’ultima
cosa che disse.
Si voltò scostando le coperte e sdraiandosi velocemente,
dopodiché si allungò e spense la luce sul comodino.
Sebastian rimase in piedi per un attimo a riflettere su quanto appena
accaduto e a sforzarsi, per quanto gli era possibile, di dargli un
senso.
Aveva una strana sensazione e qualcosa gli diceva che no, non fossero a posto per nulla.
*°*°*°
Quando Sebastian aprì gli occhi, la stanza versava ancora
nella semioscurità e ciò voleva dire che, l’unico
giorno a settimana in cui poteva dormire di più, il suo orologio
biologico aveva deciso di tradirlo. Si voltò dall’altra
parte, cercando di riprendere sonno, per nulla intenzionato a lasciare
il letto così presto.
Qualche istante dopo però, la sveglia suonò e lui si vide
costretto a tirarsi a sedere e fissarla con sguardo truce. Ricordava
distintamente di averla disattivata la sera prima.
Gettò un’occhiata all’altro letto dove Harwood
poltriva ancora profondamente. Se quello era uno scherzo, faceva meglio
a dire addio al suo bel faccino pulito.
Afferrò saldamente il cuscino e con un lancio ben calibrato lo
spedì direttamente laddove avrebbe dovuto trovarsi la testa di
Thad.
Quello soffocò un urlo, alzandosi e voltandosi a guardarlo.
«Ma ti sei bevuto il cervello?» Lo apostrofò, con
voce ancora assonnata.
«Ti facevo più maturo, Harwood» rispose Sebastian,
«non pensavo fossi tipo da giochetti così infantili e
scontati.»
L’altro alzò un sopracciglio, scostando le coperte e
alzandosi in piedi. «Ma di cosa diavolo stai parlando?»
D’accordo, una cosa era volersi vendicare, seppur in maniera
puerile e immatura, un’altra era negare spudoratamente quando le
prove indicavano chiaramente la sua colpevolezza.
«Sto parlando di te che ti impicci nei miei affari e tocchi la mia roba.»
Thad alzò le mani in segno di resa, scuotendo il capo allibito.
Dopodiché si diresse all’armadio e ne estrasse la divisa.
«Pensa quello che vuoi, io vado a prepararmi» e,
così dicendo, si chiuse la porta del bagno alle spalle lasciando
Sebastian da solo nella camera.
Questo sbuffò, nervoso non solo per essere stato svegliato in
anticipo, ma anche e soprattutto per il dover avere a che fare con gli
sciocchi comportamenti del suo coinquilino.
Andò a riprendersi il cuscino, deciso più che mai a
recuperare il sonno perduto, e si sdraiò nuovamente chiudendo
gli occhi.
Sentì la porta aprirsi e immaginò che Thad fosse uscito dal bagno, ma non gli diede molta importanza.
«Ti conviene muoverti se non vuoi fare tardi.»
«E per cosa, di grazia?» Sbuffò Sebastian in risposta.
«Bah» meditò l’altro, «non saprei proprio, magari per le lezioni?»
Sebastian scostò le coperte, voltandosi a guardarlo. Thad se ne
stava in piedi al centro della stanza, la divisa perfettamente
indossata e un quaderno aperto in mano.
«Harwood» iniziò paziente, «hai preso le tue
medicine stamattina? Guarda che oggi è Sabato.»
Thad roteò gli occhi al cielo, soffocando una risata. «Mi
dispiace contraddirti» agitò il quaderno in aria,
«ma oggi è Venerdì.»
E no, quello era decisamente troppo strano.
«Cosa diavolo vai blaterando?» Domandò, mettendosi a
sedere, «ieri era Venerdì, oggi è sicuramente
Sabato.»
Thad ghignò, infilando il quaderno in borsa e mettendosi la
tracolla sulle spalle. «Vorrei che tu avessi ragione, Smythe.
Significherebbe che avrei già fatto il compito di Biologia, ma
purtroppo non è così.»
Sebastian sgranò gli occhi. «Ma lo abbiamo già fatto ieri!» Gli fece notare.
L’altro arricciò le labbra. «Quanto hai bevuto ieri sera?» Domandò, pratico.
Sebastian si passò stancamente una mano sugli occhi,
massaggiandosi le tempie. «Harwood ero con te ieri sera»
gli ricordò. Avevano litigato come non mai, non poteva essersene
dimenticato!
«Sì» concordò Thad, «ma quando sono
andato a dormire non c’eri. Solo tu sai cosa hai fatto
dopo.»
E no, quello non aveva alcun senso.
Aveva studiato in camera con Thad quella sera e poi era uscito prima che lui andasse a dormire. Ed era vero.
Solo che era successo Giovedì.
Sebastian ne era assolutamente certo.
C’era decisamente qualcosa che non quadrava in tutta quella faccenda.
Pentagramma!
Devo per forza chiamarlo così, dal momento che le note sono davvero troppe oggi!
Innanzitutto, grazie per essere arrivati fin qui, non avete idea di quanta sia la mia soddisfazione a questo punto.
Tengo moltissimo a questa storia e spero di riuscire a farla piacere a
voi almeno quanto ho adorato io scriverla (anche se credo che arrivata
a questo punto la continuerei a postare anche se la leggessi solo io!)
In ogni caso, iniziamo con le note!
- Nota numero 1.
La cosa più importante da sapere è che la presente
mini-long si comporrà di 6 capitoli + un epilogo e che la
metà di questi sono già stati scritti. Gli aggiornamenti
avverranno con ogni probabilità una volta a settimana e ogni
volta che posterò un nuovo capitolo risponderò alle
eventuali recensioni del precedente. Avevo pensato di iniziare a
postarla solo una volta averla terminata, ma poi la voglia ha preso il
sopravvento ed io mi sono trovata a cedere prima ancora di rendermene
conto. La cosa fondamentale, però, è che Vals mi ha
promesso che mi prenderà a randellate nel remoto caso in dovessi
decidere di abbandonarla incompiuta, quindi non dovete preoccuparvi di
questo!
- Nota numero 2. Uno
degli svantaggi di avere un OTP composto da due personaggi che non si
sono mai neanche parlati ufficialmente, è il fatto che la
maggior parte della loro caratterizzazione sia composta da head canon.
Per la caratterizzazione di Sebastian mi sono attenuta al personaggio
presentatoci dallo show, in tutte le sue sfaccettature e da ogni punto
di vista da cui lo abbiamo potuto osservare. Per la caratterizzazione
di Thad la questione è lievemente differente, dal momento che di
Thad non sappiamo nulla (a parte che non dobbiamo prenderci gioco di
lui e che “questa canzone nella tonalità di Blaine
è anche migliore di quella originale” anche se non ci
è dato sapere di che canzone si stesse parlando). In ogni caso,
per scrivere su di lui io mi sono basata principalmente su quel
po’ che sappiamo di Eddy Martin e sull’idea fanon che Thad
sia una persona meravigliosa, tanto zucchero e miele ma capace di
tenere testa a Sebastian.
Ad onor del vero, parte di questa caratterizzazione, così come
l’idea di loro due come compagni di stanza, deriva dall’Agenda di Somo, pioniera di questo pairing e prima fanwriter a scrivere una long su loro due.
- Nota numero 3.
In questo capitolo Sebastian è uscito un po’ stronzo ed io
mi sono resa conto di aver davvero abbondato con i dettagli inutili:
sia chiaro che niente di tutto ciò è messo qui a caso ma
che tutto avrà un’importanza fondamentale per il futuro.
- Nota numero 4. Questa storia non sarebbe qui senza il prezioso contributo di tre meravigliose persone che io devo assolutamente ringraziare.
• SereIlu:
lei che c’era quella sera che “Sere vado un attimo a
cena” e poi, mezz’ora dopo “oddio mi è appena
venuta l’idea per una fic che devo assolutamente
scrivere”. Lei che mi ha sostenuto in ogni istante, lei che mi
ha spronato, che ha letto ogni capitolo, che mi ha fatto le sue
considerazioni, che mi ha pregato di proseguire e mi ha mostrato
tutto l’entusiasmo di cui avevo bisogno per poter continuare a
scrivere. Senza Sere questa storia non sarebbe qui, senza Sere io
mi sarei arresa ancor prima di scrivere il primo rigo.
• Somo: un
ringraziamento speciale a lei che ha ascoltato ogni mio delirio che mi
ha invogliato a scrivere anche quando non ne avevo voglia, che mi ha
sostenuta quando volevo mollare e che ha condiviso con me le
difficoltà di farsi ubbidire da Sebastian! Lei che ha letto ogni
capitolo e poi “Ho delle teorie” e giù a
parlare di cosa sarebbe accaduto, di pensieri e sensazioni,
di paure e aspettative. L’entusiasmo e l’approvazione di
Somo erano il miglior toccasana di cui avessi bisogno
perché avere il consenso di lei, che è stata la pioniera
di questo pairing, per me era fondamentale.
• Vals:
la mia Vals. Potrei stare a parlare per ore di come ogni sua parola sia
stata indispensabile per la stesura di questa storia e non riuscirei a
farvi capire neanche lontanamente quanto lei sia speciale. Lei che
mi ha ascoltata, che mi ha consigliata, che mi ha fatta gongolare come
poche cose al mondo, che mi ha aiutata a rendere più fluidi
tutti i passaggi che stonavano, che ha plottato interi capitoli
con me la sera per sms e nel letto. Senza lei non solo questa
storia, ma molte altre non avrebbero visto la luce e sento davvero
il bisogno di ringraziarla per tutto quello che è ma,
soprattutto, per tutto quello che sono io da quando la conosco.
- Nota numero 5. Un
contributo fondamentale mi è giunto, seppur inconsapevolmente,
dalle TrollGirls di Twitter: passare intere serate a sclerare e
trollare con voi è stato davvero capace di ispirarmi più
e più volte. Siete speciali ed siete la mia dose giornaliera di
buon umore!
- Nota numero 6. Ulteriore ringraziamento a SereIlu per essere l’autrice del meraviglioso poster di questa storia!
Vi lascio un paio di "indirizzi utili" ai quali rintracciarmi per qualsivoglia genere di informazione! Facebook (per deliri in compagnia, quattro chiacchiere, eventuali spoiler, novità sugli aggiornamenti e quant'altro) e Twitter (per trollare tutti insieme appassionatamente ed assistere alle mie figuracce internazionali)
Null’altro, davvero ho detto fin troppo! Ci vediamo al prossimo
aggiornamento e wow, siete davvero arrivati fin qui? Lasciatevi fare i
miei complimenti *offre pan di stelle*
Thalia.
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