Scusate
il ritardo, ma ho avuto nuovamente casini di real
life. Ç_ç
Anche
qui valgono le stesse indicazioni dei precedenti capitoli. E dopo questo, ne manca solo uno.
Questo racconto contiene
spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.
La storia prende spunto dagli
eventi della puntata; tuttavia, essi sono stati rimaneggiati verso un’altra
direzione dal minuto 25 circa in poi. Diciamo che
nella mia fic non entreremo nella grotta e prenderemo
un’altra strada. Ah! Ho anche usato le parole di Kilgharrah
a mio uso e consumo. XD
Come ho spiegato ad alcune
autrici a suo tempo, ho scelto di non leggere nessuna fic
su Aithusa, per non venirne
influenzata mentre scrivevo questa storia. Chiedo perdono se, in qualche modo,
questa fic può assomigliare ad altre, la cosa non è affatto voluta ed è del tutto casuale.
In minima parte, è anche un
omaggio a Saphira di Eragon,
anche se è passato un secolo da quando l’ho letto.
La storia è composta da 5 capitoli ed è già finita, è in fase di betareading.
ATTENZIONE: Merlin &
Arthur, friendship (o pre-slash
SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE).
Grazie.
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
A crownless, chibimayu, _Jaya, katia emrys, elfin emrys, DevinCarnes e
Sheireen_Black22 per aver commentato.
A chiunque vorrà lasciare un
parere.
Grazie.
Aithusa
[Our Egg, Our Mascot]
Capitolo IV: Presagio di Speranza (The stepfathers)
Persino il sovrano di Camelot
era rimasto affascinato per quell’evento così straordinario, mentre il mago,
abbandonando ogni remore, si era lasciato commuovere a tal punto da quel
miracolo che le lacrime gli sgorgavano libere e si era ritrovato a piangere e
singhiozzare in silenzio o almeno ci
provava.
“Non fare la ragazzina, Merlin!” lo sgridò Arthur, a metà
strada tra l’ironia e il compatimento.
“Ma non è meravigliosa?”
pigolò lui, asciugandosi i rivoli umidi e salati con
l’orlo della manica.
Il re temette che si sarebbe anche
soffiato il naso con quello, perciò lo anticipò offrendogli il proprio
fazzoletto.
“Toh, nel caso che l’emozione ti sovrasti nuovamente…” lo
canzonò il nobile, senza smettere di controllare la bestia che sembrava un po’
smarrita.
Merlin, che accettò di buon grado il sollecito pensiero,
s’impensierì di nuovo, intercettando il suo sguardo diffidente.
“Ehi! Non potete ucciderla!”
“E’… una femmina?”
si stupì il cavaliere – a tal punto che accantonò momentaneamente il problema
principale: la nascita improvvisa e potenzialmente mortale di quella creatura
magica – senza, tuttavia, neppure prendere in considerazione l’idea di
verificare. “E tu come lo sai?” domandò, però, perplesso e scettico.
“Non… non lo so…” ammise lo stregone, tentennando. “Me lo
sento!”
“Tu senti un po’
troppe cose in questi ultimi giorni, Merlin.”
Gli appuntò, con sussiego. “Prima la direzione a Est, poi
il ponte magico e ora un drago,
per la miseria!”
“Ma non farete del male ad Aithusa,
vero?” insistette lo scudiero, con evidente ansia.
“Aithusa?!” gli fece eco Arthur, colpendosi con una manata in
faccia. “Ha anche un nome, adesso?!”
“Certo che ce l’ha!” s’indispettì il
Signore dei Draghi. “Come pretendete che mi rivolga a lei, altrimenti?”
“Merlin…” sospirò il sovrano, come se tentasse di indorare
una medicina amara. “Quell’uovo doveva
restare un uovo!
E noi dovevamo portarlo a Camelot
per sezionarlo!”
A quelle parole, il servo sussultò, spalancando la bocca
come se fosse stato ferito mortalmente.
“Ma avete giurato che non le
avreste fatto del male!”
“Ho acconsentito”
rettificò Sua Maestà, con puntiglio “a portare un uovo a casa, non quella… quella bestiaccia…!” specificò, additandola. “E no,
Merlin, non fare quella faccia! E’ la stessa che fai quando andiamo a
caccia e vuoi impedirmi il divertimento, ‘perché
ammazzare innocenti creature è sbagliato’!” cantilenò, scimmiottando la voce
querula del valletto.
“Vi prego, Sire, vi prego!” lo
supplicò lo stregone, con le lacrime nella voce. “Lasciatela vivere almeno a
fino a Camelot!”
Arthur scosse il capo, per diniego.
“Potrebbe essere troppo rischioso!” lo contestò, animoso.
“Ma l’avete vista?!” stridette il
mago, allargando le braccia con un gesto impotente.
La piccola bestiola si
era completamente rannicchiata su se stessa, spaventata dalle loro urla,
tremava tutta e aveva nascosto il musetto sotto un’aluccia per proteggersi.
“Che male volete che vi faccia?!”
lo sfidò, raggiungendo il cucciolo di drago prima che l’altro potesse
impedirglielo.
“Merlin, no!” gridò infatti il
monarca, avanzando, ma il servo fu più lesto e si chinò verso la creatura,
allungando piano – per non spaventarla ancor di più – una mano verso il suo
naso.
L’essere magico estese di riflesso
il musetto incontro a lui, annusando le sue dita a penzoloni, poi, in un atto
di fiducia, gliele leccò, facendo sorridere Merlin come un ebete.
“Visto?!” soffiò alle proprie
spalle, dove il re sostava, pronto ad intervenire in caso di necessità.
“Mpf!” sbuffò Arthur in risposta, come massima concessione ma, un istante dopo,
egli trattenne il fiato, allorché il draghetto sembrò
rianimarsi, sbatacchiando le ali e dimenando la coda con tutti i suoi piccoli
spuntoni.
Prima che lui o il suo servitore potessero fare alcunché, la bestia aveva preso slancio, sollevandosi da
terra in un balzo maldestro ed era planata fra le braccia di Merlin,
sbilanciandolo e facendolo ruzzolare all’indietro.
Mentre gli leccava la faccia e gli faceva il solletico con
le sue zampette in precario equilibrio sull’addome, il servitore rimaneva
vittima di quello spassoso supplizio.
“No, Aithusa, basta! Aithusa… dai, smettila!” la supplicava, senza troppa convinzione,
tra una risata e l’altra.
“Eh, ehm…” tossicchiò il cavaliere, schiarendosi la gola per
richiamare l’attenzione, e i giochi finirono. Merlin afferrò dolcemente la
bestiola allontanandola da sé, e la appoggiò a terra, dove si accovacciò, anche
se di malavoglia.
“Gre!” gracchiò
infatti, col preciso intento di riavvicinarsi al mago. “Greee!” ripeté infastidita, quando capì che ciò non era
possibile. E si mise a sbatacchiare le alucce per
protesta.
“Aithusa! Stai buona!” le ordinò
Merlin, con tono pacato ma fermo. E subito ella ubbidì, accucciandosi al suolo come un cane addestrato,
scodinzolando, ma fremendo per trattenersi.
“Uh!” si lasciò sfuggire il giovane
Pendragon, impressionato. “Se tu perdessi il lavoro, Merlin,
potresti sempre fare l’ammaestratore di draghi!” ironizzò. “Questa creatura
sembra quasi capirti!”
“I draghi sono esseri estremamente
intelligenti!” gli rispose lo stregone con orgoglio, soprassedendo sulla
battutaccia dell’altro.
“Ah! Allora è per
questo che riesce a comunicare persino con te, che sei un idiota!” sghignazzò il sovrano, complimentandosi da solo
per la sua sagace osservazione.
“Il punto è che, come vedete, lei non è pericolosa.” Gli dimostrò. “Sire, se la portassimo con
noi, potrebbe essere di buon auspicio per Camelot!
Potrei trovarle un posto da vivere nel bosco accanto al-”
“Non ti allargare troppo, idiota.”
Lo frenò il sovrano. “Intanto ti concedo che rimanga con noi per stanotte –
devo ragionare con calma su tutta la faccenda – e poi si vedrà…”
“Quindi… non le farete del male?”
insistette, speranzoso.
Arthur fece scricchiolare la pelle dei guanti nella stretta
dell’elsa e, per un eterno istante, tacque meditabondo.
“No, non lo farò.” Promise infine. “Non stasera, almeno.” Concesse,
sentendosi assurdamente appagato nel vedere il sorriso di conforto che si
allargava da un orecchio all’altro del suo servo.
“Vedrai, Aithusa… Camelot
ti piacerà!” dichiarò il valletto, lusingando la bestiola con promesse e
carezze dietro le orecchie, a cui il cucciolo rispondeva con brontolii di
apprezzamento.
“Merlin! Ma hai
sentito cosa ti ho detto?!” brontolò il monarca,
mentre lo scudiero sfoderava un impudente risolino di scuse.
“Anche ponendo che, per
momentanea follia, io ti dessi retta… Come pensi che motiverò al Consiglio
dei Nobili il tuo draghetto da compagnia?” ironizzò
il giovane Pendragon, con finta leggerezza, immaginando
lo scompiglio che avrebbe generato nel caso in cui si fosse portato dietro
l’insolito ospite.
“Beh, voi siete il re! E ogni
vostro desiderio è un ordine, no?” considerò il servo, con semplicità,
facendolo però scoppiare a ridere, malgrado il dolore
al costato.
“E’ stupefacente che tu riesca a rammentarlo solo quando è
nel tuo interesse farlo!” gli rinfaccio, senza tuttavia perdere quello strano
buonumore che Merlin gli aveva contagiato.
La sua risata attirò persino l’attenzione del cucciolo, che
abbandonò le cure del mago per zampettare verso di lui, curioso di conoscere
quell’umano da vicino.
Ma il sovrano si trasse indietro.
“No!” le intimò, con tono ostile, fissandola. “Non abusare della mia
generosità!”
L’essere magico si arrestò all’istante. Piegando il musetto
di lato, come a studiarlo meglio.
“Gre-e!” gracchiò, muovendo la codina
con i piccoli spuntoni e mostrando la chiostra di dentini aguzzi, bianchissimi,
e le piccole zanne perfette.
E quello sguardo nero
pece che sembrava ingoiarti nella notte più buia.
Arthur ne rimase soggiogato, come se lì dentro vi albergasse
una saggezza antica, ancestrale.
La stessa che aveva guidato la stirpe di quel drago nelle ere passate fino a dare il nome alla sua dinastia, I Pendragon.
L’incanto fra loro si ruppe quando Aithusa sbatté le
palpebre albine.
“Lascialo in pace, dai.” Intervenne lo stregone, convincendo
l’animaletto a giocare con lui, abbandonando il re, da solo, a ragionare su
quella strana sensazione.
***
Rimasero così per un po’, con Arthur che fissava il vuoto
davanti a sé, meditando, mentre la sera diventava più buia, e Merlin che intratteneva
il cucciolo giocandoci a nascondino, usando il mantello dei Pendragon
come coperta con cui sottrarsi alla vista della bestiola, che gracchiava felice
ogni volta che lui riappariva.
Fu un cavernoso brontolio di pancia ad
interrompere quella parentesi, col sovrano che sollevava sarcasticamente le
sopracciglia bionde – nella miglior imitazione di Gaius – e un’espressione di
commiserazione.
“Merlin, abbi un
minimo di dignità! Anch’io ho fame, eppure le mie budella non oserebbero mai
svergognarmi a tal punto!”
“Ma non sono stato io!” s’indignò
lo scudiero, arrossendo ugualmente, schiacciandosi lo stomaco come a tacitarlo.
“Non serve che tu menta, ti ho sentito!” insistette il
giovane Pendragon, con un ghigno.
“Vi giuro: non sono stato io!” ripeté il mago, mettendosi
persino una mano sul cuore, intanto che il suono imbarazzante si ripeteva con
più intensità.
I due uomini si voltarono all’unisono verso l’inequivocabile
fonte del brontolamento, con Aithusa che ricambiava il loro sguardo con la più
innocente delle espressioni, piegando il musetto di lato.
“Gre-e-e!”
gracchiò, quasi offrendo loro una spiegazione o le sue scuse.
La protesta delle sue viscere echeggiò una terza volta, facendole
schioccare la lingua e le fauci.
“Secondo voi, potrebbe avere fame?”
“Spero che non consideri noi
la sua cena!” rispose però il re, interrogando a sua volta il valletto. “Cosa diamine
mangerà?”
“E che ne so?!” sbottò Merlin,
facendo spallucce.
“Merlin!” lo
rimproverò il sovrano. “Sei tu che hai promesso di prendertene cura e sembravi
così esperto in materia di draghi e-” egli si tacitò, vedendo l’oggetto della
loro discussione girarsi, ignorandoli completamente, e zampettare incerta verso
il fiumiciattolo.
Poi, di colpo, s’era tuffata nell’acqua
facendoli sussultare e lanciare un grido spaventato. Ma,
prima ancora che potessero raggiungere il punto in cui era sparita per
soccorrerla, dopo qualche istante, la bestiola era riemersa sulla riva, tutta
gocciolante, con due pesci tra le fauci.
Senza tante cerimonie, Aithusa ne sputò uno, e ingoiò
l’altro, tutto intero, divorandolo con gusto.
Poi, con voracità e uno scatto di mascelle, aveva trangugiato
anche l’altro.
“Quantomeno, non farà i capricci per il cibo.” Aveva
scherzato Merlin, per alleggerire quella strana situazione, perché Arthur era
rimasto meravigliato dall’abilità del cucciolo.
“E’ rimarchevole, bisogna riconoscerlo!” aveva infine
ammesso, osservando il draghetto che nuovamente si
tuffava per saziarsi. “E’ veloce, precisa e
letale.” Annotò, come se stesse elogiando le doti militari di un valoroso
soldato. “Non credevo che in quel rivolo ci fossero dei pesci, ma evidentemente
lei sa come scovarli, anche se sono nascosti nel fondo…”
Il mago si sentì compiaciuto che il suo padrone spendesse
due parole buone sulla loro creatura, anche se non si illudeva
che tutto sarebbe stato semplice.
Poi Aithusa fece un gesto che li spiazzò: tuffandosi e
riemergendo per altre due volte di fila, aveva procurato del cibo anche per
loro, ripetendo la sua pesca con l’ausilio degli artigli.
Ritrovandosi una manciata di pesci
morenti davanti ai piedi, i due si scambiarono un’occhiata incerta.
“E’ una specie di offerta?!” si sconcertò
Arthur, fintantoché le prede si contorcevano, boccheggianti, nei loro ultimi spasmi
di vita.
“Così sembra!” concordò Merlin. “E’ un essere intelligente e
capisce tutto, potrebbe persino parlare!” dichiarò, con slancio, anche per
preparare spiritualmente il suo padrone all’inevitabile momento.
“Dovrebbe parlare?!” fece però eco
il re, sbarrando gli occhi. “Cos’è, uno scherzo?!”
“E perché mai? I
draghi hanno il dono della parola… quindi…” tuttavia, preoccupato
dall’espressione sconvolta dell’Asino Reale, ritrattò in parte, temporeggiando,
osservando la dragonessa scrollarsi l’acqua di dosso come un cane dopo la
pioggia. “Beh, i neonati non parlano, credo ci vorrà un po’ anche per
lei, no?” buttò là, sperando che l’altro si calmasse.
“Uhmmm…” concesse il giovane Pendragon, non del tutto persuaso, intanto che Merlin si
toglieva la propria casacca per asciugare il cucciolo, che si lasciò coccolare
di buongrado.
“Ma ha il pancino caldissimo!”
disse lo stregone, strofinandolo con cura.
“Idiota,” lo apostrofò Sua Maestà,
senza reale cattiveria. “Non sai come vengono chiamati
i draghi?”
“Dannate bestiacce?” buttò là, incerto, tirando a caso.
“Sputafuoco!” lo corresse il sovrano di Camelot. “Hai forse scordato di
quel mostro gigantesco, che ci ha quasi raso al suolo mezzo castello e che poi
ho ucciso? Eravamo andati a cercare quel Balinor, l’ultimo Signore dei
Draghi, che però è morto prima di completare la sua missione. Non te lo ricordi?”
Merlin si sentì un po’ in colpa, ma tacque sulla rettifica
da fare sulla presunta morte di Kilgharrah.
“Sì, Sire.” Ammise, perché l’altro ponesse presto fine a
quei ricordi dolorosi. Poi si finse impegnato, terminando di asciugare Aithusa
che non perse tempo e subito si avvicinò ai pesci-dono, spingendoli col muso
verso Arthur, come chiaro invito.
“Vi sta suggerendo di approfittarne!” gli rese
noto lo stregone, dando voce al gesto della bestiola, che guardava il re
con… perplessità? Poteva un drago
esprimere perplessità?
Il cavaliere si mosse a disagio.
“Apprezzo il gesto, ma… sono crudi… e dovresti quantomeno
ripulirli dalle interiora.” Spiegò, rivolgendosi al servo e all’animale in
contemporanea.
“Se mi prestate il vostro pugnale, potre-”
stava per suggerire lo scudiero, ma Aithusa lo
precedette e, spalancata la piccola bocca e gonfiato il petto, sputò una breve
ma potente vampata di fuoco che aveva arrostito i pesci, lische comprese.
Arthur era rimasto a boccheggiare per almeno mezzo minuto
buono, mentre Merlin, superata la sorpresa, era scoppiato a ridere, tenendosi
la pancia.
“Dovreste vedere la vostra faccia adesso!” disse, indicando
il suo padrone. “Credo che Aithusa abbia colto la parte del discorso in cui vi
lamentavate che fossero crudi, ma dev’essersi
persa quella del ripulirli!” ridacchiò, chinandosi per fare una carezza sulla
testolina della bestiola. “Sei stata bravissima!” la lodò. Quindi,
ignorando il volto sdegnato di Sua Altezza e le sue regali proteste, aveva
addentato il pescetto più vicino a lui.
“Ma ci sono ancora le interiora…” aveva provato ad obiettare il cavaliere, indeciso se dar retta ai morsi
della fame, risvegliata dall’invitante profumino che aleggiava nell’aria
tutt’intorno a loro, o rinunciare con stoico ritegno.
“Se voi volete astenervi, renderò io onore alla sua fatica!”
lo avvisò il servitore. “Ma non sapete cosa vi
perdete!” lo lusingò, addentando con gusto un secondo boccone. “Su! Non fate lo schizzinoso! Sono cotti
arrostiti al punto giusto!”
E fu così che Sua Maestà cedette.
“Uhm! Niente
male!” si complimentò, infatti, dopo un piccolo assaggio diffidente.
“Visto?!” concordò il mago, felice
di aver dimostrato che aveva ragione ma, ancor più, che Aithusa si fosse
rivelata utile per qualcosa di importante. “Dovreste ringraziarla...” gli rese noto, intanto che lui accarezzava il cucciolo
fra le braccia, chiedendosi mentalmente se poteva o meno spingersi fino a
tanto.
“Non ti allargare troppo, Merlin.” Lo freddò
infatti il nobile, con modi spicci. Tuttavia, dopo un istante, egli
riprese. “Mi dispiace di aver pensato di farti diventare una frittata.” Si scusò, rivolto direttamente al draghetto,
che rispose con un conciliante “Gree.”
“Avevi comunque ragione su una cosa,”
riprese Arthur, rivolgendosi stavolta al servo. “Questo drago vale sicuramente
più da vivo che da-” – capìta l’antifona, lo stregone
tappò celermente le orecchie del cucciolo, affinché non udisse il resto di quei
discorsi raccapriccianti. – “-morto.” Terminò infatti
il sovrano, senza farsi scrupoli, leccandosi le dita prima di afferrare un
nuovo pescetto.
“Sire!” lo sgridò, quindi, ammiccando verso l’animale magico
che aveva in grembo, con la speranza che il Babbeo Reale capisse il sottinteso.
Speranza vana. “Non davanti a lei!”
spiegò infine, sbuffando rassegnato. “Non dovreste usare certe parole!”
“Oh, non sapevo che fosse anche permalosa…” si difese il
sovrano, fraintendendo. “E comunque stavo sottolineando
che sarebbe utile studiarne le potenzialità, per poi sfruttarle… Conoscendo la
sua pericolosità, potremmo avvantaggiarci e-”
“Ma se è inoffensiva!” lo
contraddisse lo scudiero, forte delle sue ragioni, indicando il cucciolo
neonato che, nel frattempo, era sceso dalla sua pancia per giocare lì vicino.
Giusto in quel mentre, sbatacchiando qua e là un pezzo di
mantello per intrattenersi da sola, Aithusa si colpì il naso e, starnutendo, sbuffò scintille strappando a Merlin un sorriso divertito;
ma, un secondo dopo le scintille, le sfuggì una vampata che bruciò un lembo del
mantello del re.
Se non fosse stato per la prontezza del servo, che
calpestando la stoffa aveva spento il principio d’incendio, sarebbero rimasti
senza coperta per ripararsi quella notte.
“Inoffensiva?!” gli aveva fatto il
verso Arthur, con sussiego, più divertito che sconvolto dal fatto.
“Beh… va controllata e… e educata…” si era corretto lo
scudiero, sinceramente dispiaciuto per l’incidente, verificando la gravità
della bruciatura.
“Lascia perdere…” gli ordinò il
sovrano, sventolando una mano a mezz’aria. “Piuttosto, pulisciti la faccia: dev’essere bava di drago quella che ti cola dalla guancia
destra!” gli appuntò, arricciando il naso per il disgusto.
Il servo arrossì colpevolmente – come quando, da bambino,
sua madre Hunith lo sgridava se tornava dallo stagno
tutto inzaccherato di fango – e successivamente si
ripulì sommariamente con una manica.
Fu lo strano comportamento di Aithusa
ad interrompere le loro chiacchiere.
“Ma che diamine…?” domandò il re, sorpreso,
perché sembrava proprio che quella sera non avrebbero avuto pace.
A Merlin non rimase altro che concordare.
Continua...
Disclaimer: I
personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Ringraziamenti:
Un abbraccio a Tao, che sopporta i
miei scleri. X3
E a Giuls, che mi coccola col suo entusiasmo!
Note: Il colore
del titolo ‘dovrebbe’ richiamare le gradazioni dell’uovo, purtroppo non è
possibile farlo in modo realistico. U_U
Per pignoleria, faccio notare che durante la puntata l’uovo
cambia colore un numero imprecisato di volte.
All’inizio è bianco, con l’apice e il pedice azzurrognoli,
alla fine è tutto blu chiaro. XD
Il riferimento a Balinor e alla
presunta morte di Killgarrah è un ovvio rimando alla
puntata 2x13 “The Last Dragonlord”.
Visto
che con Linette lo
apprezzate, vi aggiungo un’anticipazione del prossimo capitolo:
‘Arthur…’
C’era una voce, nella sua testa. Una voce femminile, di bambina.
Una chiamata mentale, un’eco soffusa e confortante, una bolla accogliente che
scivolava in ogni anfratto del suo essere sanandolo e guarendolo.
‘Arthur…’
Ripeté, vezzeggiandolo sinuosamente, per spingerlo ad uscire dal suo bozzolo onirico.
Avviso di servizio: Spero di
trovare il tempo di aggiornare Linette 64 fra qualche giorno.
Come sempre, grazie per tutti i vostri pareri.
Campagna di
Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰
del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
(Chiunque voglia
aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio
crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz