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Autore: elyxyz    08/10/2012    10 recensioni
Questa fic contiene spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.
La storia prende spunto dagli eventi della puntata, ma ho rimaneggiato fatti e informazioni a mio piacere, portandoli verso un’altra direzione.
Ma Merlin non era solo un mago, era anche un Signore dei Draghi, forse l’ultimo di essi, e – come gli aveva rammentato il drago, tra un ruggito e l’altro, neanche tanto velatamente – lui aveva un compito di fondamentale importanza da portare a termine.
Era suo dovere prendersi cura di quella creatura non ancora nata. Glielo imponeva il suo ruolo, quel ruolo che suo padre gli aveva tramandato, sacrificandosi per salvargli la vita.
Kilgharrah era stato perentorio, a riguardo. E anch’esso, riconobbe Merlin a malincuore, aveva le sue giuste ragioni. E ottime argomentazioni.
[ATTENZIONE: Merlin & Arthur, friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE)].
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Scusate il ritardo, ma ho avuto nuovamente casini di real life

Scusate il ritardo, ma ho avuto nuovamente casini di real life. Ç_ç

 

Anche qui valgono le stesse indicazioni dei precedenti capitoli. E dopo questo, ne manca solo uno.

 

Questo racconto contiene spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.

La storia prende spunto dagli eventi della puntata; tuttavia, essi sono stati rimaneggiati verso un’altra direzione dal minuto 25 circa in poi. Diciamo che nella mia fic non entreremo nella grotta e prenderemo un’altra strada. Ah! Ho anche usato le parole di Kilgharrah a mio uso e consumo. XD

 

Come ho spiegato ad alcune autrici a suo tempo, ho scelto di non leggere nessuna fic su Aithusa, per non venirne influenzata mentre scrivevo questa storia. Chiedo perdono se, in qualche modo, questa fic può assomigliare ad altre, la cosa non è affatto voluta ed è del tutto casuale.

In minima parte, è anche un omaggio a Saphira di Eragon, anche se è passato un secolo da quando l’ho letto.

 

La storia è composta da 5 capitoli ed è già finita, è in fase di betareading.

 

ATTENZIONE: Merlin & Arthur, friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE).

 

 

Grazie.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

A crownless, chibimayu, _Jaya, katia emrys, elfin emrys, DevinCarnes e Sheireen_Black22 per aver commentato.

A chiunque vorrà lasciare un parere.

Grazie.

 

Aithusa

 

[Our Egg, Our Mascot]

 

 

 

Capitolo IV: Presagio di Speranza (The stepfathers)

 

 

Persino il sovrano di Camelot era rimasto affascinato per quell’evento così straordinario, mentre il mago, abbandonando ogni remore, si era lasciato commuovere a tal punto da quel miracolo che le lacrime gli sgorgavano libere e si era ritrovato a piangere e singhiozzare in silenzio o almeno ci provava. 

 

“Non fare la ragazzina, Merlin!” lo sgridò Arthur, a metà strada tra l’ironia e il compatimento.

 

“Ma non è meravigliosa?” pigolò lui, asciugandosi i rivoli umidi e salati con l’orlo della manica.

 

Il re temette che si sarebbe anche soffiato il naso con quello, perciò lo anticipò offrendogli il proprio fazzoletto.

“Toh, nel caso che l’emozione ti sovrasti nuovamente…” lo canzonò il nobile, senza smettere di controllare la bestia che sembrava un po’ smarrita.

 

Merlin, che accettò di buon grado il sollecito pensiero, s’impensierì di nuovo, intercettando il suo sguardo diffidente.

 

“Ehi! Non potete ucciderla!”

 

“E’… una femmina?” si stupì il cavaliere – a tal punto che accantonò momentaneamente il problema principale: la nascita improvvisa e potenzialmente mortale di quella creatura magica – senza, tuttavia, neppure prendere in considerazione l’idea di verificare. “E tu come lo sai?” domandò, però, perplesso e scettico.

 

“Non… non lo so…” ammise lo stregone, tentennando. “Me lo sento!”

 

“Tu senti un po’ troppe cose in questi ultimi giorni, Merlin.” Gli appuntò, con sussiego. Prima la direzione a Est, poi il ponte magico e ora un drago, per la miseria!”

 

Ma non farete del male ad Aithusa, vero?” insistette lo scudiero, con evidente ansia.

 

Aithusa?!” gli fece eco Arthur, colpendosi con una manata in faccia. “Ha anche un nome, adesso?!

 

“Certo che ce l’ha!” s’indispettì il Signore dei Draghi. “Come pretendete che mi rivolga a lei, altrimenti?”

 

“Merlin…” sospirò il sovrano, come se tentasse di indorare una medicina amara. “Quell’uovo doveva restare un uovo! E noi dovevamo portarlo a Camelot per sezionarlo!”

 

A quelle parole, il servo sussultò, spalancando la bocca come se fosse stato ferito mortalmente.

Ma avete giurato che non le avreste fatto del male!”

 

“Ho acconsentito” rettificò Sua Maestà, con puntiglio “a portare un uovo a casa, non quella… quella bestiaccia…!” specificò, additandola. “E no, Merlin, non fare quella faccia! E’ la stessa che fai quando andiamo a caccia e vuoi impedirmi il divertimento,perché ammazzare innocenti creature è sbagliato’!” cantilenò, scimmiottando la voce querula del valletto.

 

“Vi prego, Sire, vi prego!” lo supplicò lo stregone, con le lacrime nella voce. “Lasciatela vivere almeno a fino a Camelot!”

 

Arthur scosse il capo, per diniego.

“Potrebbe essere troppo rischioso!” lo contestò, animoso.

 

“Ma l’avete vista?!” stridette il mago, allargando le braccia con un gesto impotente.

 

La piccola bestiola si era completamente rannicchiata su se stessa, spaventata dalle loro urla, tremava tutta e aveva nascosto il musetto sotto un’aluccia per proteggersi.

 

“Che male volete che vi faccia?!” lo sfidò, raggiungendo il cucciolo di drago prima che l’altro potesse impedirglielo.

 

“Merlin, no!” gridò infatti il monarca, avanzando, ma il servo fu più lesto e si chinò verso la creatura, allungando piano – per non spaventarla ancor di più – una mano verso il suo naso.

 

L’essere magico estese di riflesso il musetto incontro a lui, annusando le sue dita a penzoloni, poi, in un atto di fiducia, gliele leccò, facendo sorridere Merlin come un ebete.

 

“Visto?!” soffiò alle proprie spalle, dove il re sostava, pronto ad intervenire in caso di necessità.

 

Mpf!” sbuffò Arthur in risposta, come massima concessione ma, un istante dopo, egli trattenne il fiato, allorché il draghetto sembrò rianimarsi, sbatacchiando le ali e dimenando la coda con tutti i suoi piccoli spuntoni.

Prima che lui o il suo servitore potessero fare alcunché, la bestia aveva preso slancio, sollevandosi da terra in un balzo maldestro ed era planata fra le braccia di Merlin, sbilanciandolo e facendolo ruzzolare all’indietro.

Mentre gli leccava la faccia e gli faceva il solletico con le sue zampette in precario equilibrio sull’addome, il servitore rimaneva vittima di quello spassoso supplizio. 

 

“No, Aithusa, basta! Aithusa… dai, smettila!” la supplicava, senza troppa convinzione, tra una risata e l’altra.

 

“Eh, ehm…” tossicchiò il cavaliere, schiarendosi la gola per richiamare l’attenzione, e i giochi finirono. Merlin afferrò dolcemente la bestiola allontanandola da sé, e la appoggiò a terra, dove si accovacciò, anche se di malavoglia.

 

Gre!” gracchiò infatti, col preciso intento di riavvicinarsi al mago. “Greee!” ripeté infastidita, quando capì che ciò non era possibile. E si mise a sbatacchiare le alucce per protesta.

 

“Aithusa! Stai buona!” le ordinò Merlin, con tono pacato ma fermo. E subito ella ubbidì, accucciandosi al suolo come un cane addestrato, scodinzolando, ma fremendo per trattenersi.

 

“Uh!” si lasciò sfuggire il giovane Pendragon, impressionato. “Se tu perdessi il lavoro, Merlin, potresti sempre fare l’ammaestratore di draghi!” ironizzò. “Questa creatura sembra quasi capirti!”

 

“I draghi sono esseri estremamente intelligenti!” gli rispose lo stregone con orgoglio, soprassedendo sulla battutaccia dell’altro.

 

“Ah! Allora è per questo che riesce a comunicare persino con te, che sei un idiota!” sghignazzò il sovrano, complimentandosi da solo per la sua sagace osservazione.

 

“Il punto è che, come vedete, lei non è pericolosa.” Gli dimostrò. “Sire, se la portassimo con noi, potrebbe essere di buon auspicio per Camelot! Potrei trovarle un posto da vivere nel bosco accanto al-

 

“Non ti allargare troppo, idiota.” Lo frenò il sovrano. “Intanto ti concedo che rimanga con noi per stanotte – devo ragionare con calma su tutta la faccenda – e poi si vedrà…

 

Quindi… non le farete del male?” insistette, speranzoso.

 

Arthur fece scricchiolare la pelle dei guanti nella stretta dell’elsa e, per un eterno istante, tacque meditabondo.

“No, non lo farò.” Promise infine. “Non stasera, almeno.” Concesse, sentendosi assurdamente appagato nel vedere il sorriso di conforto che si allargava da un orecchio all’altro del suo servo.

 

“Vedrai, Aithusa… Camelot ti piacerà!” dichiarò il valletto, lusingando la bestiola con promesse e carezze dietro le orecchie, a cui il cucciolo rispondeva con brontolii di apprezzamento.

 

Merlin! Ma hai sentito cosa ti ho detto?!” brontolò il monarca, mentre lo scudiero sfoderava un impudente risolino di scuse.

 

“Anche ponendo che, per momentanea follia, io ti dessi retta… Come pensi che motiverò al Consiglio dei Nobili il tuo draghetto da compagnia?” ironizzò il giovane Pendragon, con finta leggerezza, immaginando lo scompiglio che avrebbe generato nel caso in cui si fosse portato dietro l’insolito ospite.

 

“Beh, voi siete il re! E ogni vostro desiderio è un ordine, no?” considerò il servo, con semplicità, facendolo però scoppiare a ridere, malgrado il dolore al costato.

 

“E’ stupefacente che tu riesca a rammentarlo solo quando è nel tuo interesse farlo!” gli rinfaccio, senza tuttavia perdere quello strano buonumore che Merlin gli aveva contagiato.

 

La sua risata attirò persino l’attenzione del cucciolo, che abbandonò le cure del mago per zampettare verso di lui, curioso di conoscere quell’umano da vicino.

 

Ma il sovrano si trasse indietro. “No!” le intimò, con tono ostile, fissandola. “Non abusare della mia generosità!”

 

L’essere magico si arrestò all’istante. Piegando il musetto di lato, come a studiarlo meglio.

Gre-e!” gracchiò, muovendo la codina con i piccoli spuntoni e mostrando la chiostra di dentini aguzzi, bianchissimi, e le piccole zanne perfette.

E quello sguardo nero pece che sembrava ingoiarti nella notte più buia.

 

Arthur ne rimase soggiogato, come se lì dentro vi albergasse una saggezza antica, ancestrale. La stessa che aveva guidato la stirpe di quel drago nelle ere passate fino a dare il nome alla sua dinastia, I Pendragon.

 

L’incanto fra loro si ruppe quando Aithusa sbatté le palpebre albine.

 

“Lascialo in pace, dai.” Intervenne lo stregone, convincendo l’animaletto a giocare con lui, abbandonando il re, da solo, a ragionare su quella strana sensazione.

 

 

***

 

 

Rimasero così per un po’, con Arthur che fissava il vuoto davanti a sé, meditando, mentre la sera diventava più buia, e Merlin che intratteneva il cucciolo giocandoci a nascondino, usando il mantello dei Pendragon come coperta con cui sottrarsi alla vista della bestiola, che gracchiava felice ogni volta che lui riappariva.

 

Fu un cavernoso brontolio di pancia ad interrompere quella parentesi, col sovrano che sollevava sarcasticamente le sopracciglia bionde – nella miglior imitazione di Gaius – e un’espressione di commiserazione.

Merlin, abbi un minimo di dignità! Anch’io ho fame, eppure le mie budella non oserebbero mai svergognarmi a tal punto!

 

Ma non sono stato io!” s’indignò lo scudiero, arrossendo ugualmente, schiacciandosi lo stomaco come a tacitarlo.

 

“Non serve che tu menta, ti ho sentito!” insistette il giovane Pendragon, con un ghigno.

 

“Vi giuro: non sono stato io!” ripeté il mago, mettendosi persino una mano sul cuore, intanto che il suono imbarazzante si ripeteva con più intensità.

 

I due uomini si voltarono all’unisono verso l’inequivocabile fonte del brontolamento, con Aithusa che ricambiava il loro sguardo con la più innocente delle espressioni, piegando il musetto di lato.

Gre-e-e!” gracchiò, quasi offrendo loro una spiegazione o le sue scuse.

 

La protesta delle sue viscere echeggiò una terza volta, facendole schioccare la lingua e le fauci.

 

“Secondo voi, potrebbe avere fame?”

 

“Spero che non consideri noi la sua cena!” rispose però il re, interrogando a sua volta il valletto. “Cosa diamine mangerà?”

 

“E che ne so?!” sbottò Merlin, facendo spallucce.

 

Merlin!” lo rimproverò il sovrano. “Sei tu che hai promesso di prendertene cura e sembravi così esperto in materia di draghi e-” egli si tacitò, vedendo l’oggetto della loro discussione girarsi, ignorandoli completamente, e zampettare incerta verso il fiumiciattolo.

 

Poi, di colpo, s’era tuffata nell’acqua facendoli sussultare e lanciare un grido spaventato. Ma, prima ancora che potessero raggiungere il punto in cui era sparita per soccorrerla, dopo qualche istante, la bestiola era riemersa sulla riva, tutta gocciolante, con due pesci tra le fauci.

 

Senza tante cerimonie, Aithusa ne sputò uno, e ingoiò l’altro, tutto intero, divorandolo con gusto.

Poi, con voracità e uno scatto di mascelle, aveva trangugiato anche l’altro.

 

“Quantomeno, non farà i capricci per il cibo.” Aveva scherzato Merlin, per alleggerire quella strana situazione, perché Arthur era rimasto meravigliato dall’abilità del cucciolo.

 

“E’ rimarchevole, bisogna riconoscerlo!” aveva infine ammesso, osservando il draghetto che nuovamente si tuffava per saziarsi. “E’ veloce, precisa e letale.” Annotò, come se stesse elogiando le doti militari di un valoroso soldato. “Non credevo che in quel rivolo ci fossero dei pesci, ma evidentemente lei sa come scovarli, anche se sono nascosti nel fondo…

 

Il mago si sentì compiaciuto che il suo padrone spendesse due parole buone sulla loro creatura, anche se non si illudeva che tutto sarebbe stato semplice.

 

Poi Aithusa fece un gesto che li spiazzò: tuffandosi e riemergendo per altre due volte di fila, aveva procurato del cibo anche per loro, ripetendo la sua pesca con l’ausilio degli artigli.

 

Ritrovandosi una manciata di pesci morenti davanti ai piedi, i due si scambiarono un’occhiata incerta.

“E’ una specie di offerta?!” si sconcertò Arthur, fintantoché le prede si contorcevano, boccheggianti, nei loro ultimi spasmi di vita.

 

“Così sembra!” concordò Merlin. “E’ un essere intelligente e capisce tutto, potrebbe persino parlare!” dichiarò, con slancio, anche per preparare spiritualmente il suo padrone all’inevitabile momento.

 

“Dovrebbe parlare?!” fece però eco il re, sbarrando gli occhi. “Cos’è, uno scherzo?!

 

“E perché mai? I draghi hanno il dono della parola… quindi…” tuttavia, preoccupato dall’espressione sconvolta dell’Asino Reale, ritrattò in parte, temporeggiando, osservando la dragonessa scrollarsi l’acqua di dosso come un cane dopo la pioggia. “Beh, i neonati non parlano, credo ci vorrà un po’ anche per lei, no?” buttò là, sperando che l’altro si calmasse.

 

Uhmmm…” concesse il giovane Pendragon, non del tutto persuaso, intanto che Merlin si toglieva la propria casacca per asciugare il cucciolo, che si lasciò coccolare di buongrado.

 

Ma ha il pancino caldissimo!” disse lo stregone, strofinandolo con cura.

“Idiota,” lo apostrofò Sua Maestà, senza reale cattiveria. “Non sai come vengono chiamati i draghi?”

 

“Dannate bestiacce?” buttò là, incerto, tirando a caso.

 

Sputafuoco!” lo corresse il sovrano di Camelot. “Hai forse scordato di quel mostro gigantesco, che ci ha quasi raso al suolo mezzo castello e che poi ho ucciso? Eravamo andati a cercare quel Balinor, l’ultimo Signore dei Draghi, che però è morto prima di completare la sua missione. Non te lo ricordi?”

 

Merlin si sentì un po’ in colpa, ma tacque sulla rettifica da fare sulla presunta morte di Kilgharrah.

“Sì, Sire.” Ammise, perché l’altro ponesse presto fine a quei ricordi dolorosi. Poi si finse impegnato, terminando di asciugare Aithusa che non perse tempo e subito si avvicinò ai pesci-dono, spingendoli col muso verso Arthur, come chiaro invito.

 

“Vi sta suggerendo di approfittarne!” gli rese noto lo stregone, dando voce al gesto della bestiola, che guardava il re con… perplessità? Poteva un drago esprimere perplessità?

 

Il cavaliere si mosse a disagio.

“Apprezzo il gesto, ma… sono crudi… e dovresti quantomeno ripulirli dalle interiora.” Spiegò, rivolgendosi al servo e all’animale in contemporanea.

 

“Se mi prestate il vostro pugnale, potre-” stava per suggerire lo scudiero, ma Aithusa lo precedette e, spalancata la piccola bocca e gonfiato il petto, sputò una breve ma potente vampata di fuoco che aveva arrostito i pesci, lische comprese.

 

Arthur era rimasto a boccheggiare per almeno mezzo minuto buono, mentre Merlin, superata la sorpresa, era scoppiato a ridere, tenendosi la pancia.

 

“Dovreste vedere la vostra faccia adesso!” disse, indicando il suo padrone. “Credo che Aithusa abbia colto la parte del discorso in cui vi lamentavate che fossero crudi, ma dev’essersi persa quella del ripulirli!” ridacchiò, chinandosi per fare una carezza sulla testolina della bestiola. “Sei stata bravissima!” la lodò. Quindi, ignorando il volto sdegnato di Sua Altezza e le sue regali proteste, aveva addentato il pescetto più vicino a lui.

 

“Ma ci sono ancora le interiora…” aveva provato ad obiettare il cavaliere, indeciso se dar retta ai morsi della fame, risvegliata dall’invitante profumino che aleggiava nell’aria tutt’intorno a loro, o rinunciare con stoico ritegno.

 

“Se voi volete astenervi, renderò io onore alla sua fatica!” lo avvisò il servitore. “Ma non sapete cosa vi perdete!” lo lusingò, addentando con gusto un secondo boccone. “Su! Non fate lo schizzinoso! Sono cotti arrostiti al punto giusto!”

 

E fu così che Sua Maestà cedette.

“Uhm! Niente male!” si complimentò, infatti, dopo un piccolo assaggio diffidente.

 

“Visto?!” concordò il mago, felice di aver dimostrato che aveva ragione ma, ancor più, che Aithusa si fosse rivelata utile per qualcosa di importante. “Dovreste ringraziarla...” gli rese noto, intanto che lui accarezzava il cucciolo fra le braccia, chiedendosi mentalmente se poteva o meno spingersi fino a tanto.

 

“Non ti allargare troppo, Merlin.” Lo freddò infatti il nobile, con modi spicci. Tuttavia, dopo un istante, egli riprese. “Mi dispiace di aver pensato di farti diventare una frittata.” Si scusò, rivolto direttamente al draghetto, che rispose con un conciliante “Gree.”

 

“Avevi comunque ragione su una cosa,” riprese Arthur, rivolgendosi stavolta al servo. “Questo drago vale sicuramente più da vivo che da-” – capìta l’antifona, lo stregone tappò celermente le orecchie del cucciolo, affinché non udisse il resto di quei discorsi raccapriccianti. – “-morto.” Terminò infatti il sovrano, senza farsi scrupoli, leccandosi le dita prima di afferrare un nuovo pescetto.

 

“Sire!” lo sgridò, quindi, ammiccando verso l’animale magico che aveva in grembo, con la speranza che il Babbeo Reale capisse il sottinteso. Speranza vana. “Non davanti a lei!” spiegò infine, sbuffando rassegnato. “Non dovreste usare certe parole!”

 

“Oh, non sapevo che fosse anche permalosa…” si difese il sovrano, fraintendendo. “E comunque stavo sottolineando che sarebbe utile studiarne le potenzialità, per poi sfruttarle… Conoscendo la sua pericolosità, potremmo avvantaggiarci e-”

 

Ma se è inoffensiva!” lo contraddisse lo scudiero, forte delle sue ragioni, indicando il cucciolo neonato che, nel frattempo, era sceso dalla sua pancia per giocare lì vicino.

 

Giusto in quel mentre, sbatacchiando qua e là un pezzo di mantello per intrattenersi da sola, Aithusa si colpì il naso e, starnutendo, sbuffò scintille strappando a Merlin un sorriso divertito; ma, un secondo dopo le scintille, le sfuggì una vampata che bruciò un lembo del mantello del re.

Se non fosse stato per la prontezza del servo, che calpestando la stoffa aveva spento il principio d’incendio, sarebbero rimasti senza coperta per ripararsi quella notte.

 

“Inoffensiva?!” gli aveva fatto il verso Arthur, con sussiego, più divertito che sconvolto dal fatto. 

 

“Beh… va controllata e… e educata…” si era corretto lo scudiero, sinceramente dispiaciuto per l’incidente, verificando la gravità della bruciatura.

 

Lascia perdere…” gli ordinò il sovrano, sventolando una mano a mezz’aria. “Piuttosto, pulisciti la faccia: dev’essere bava di drago quella che ti cola dalla guancia destra!” gli appuntò, arricciando il naso per il disgusto.

 

Il servo arrossì colpevolmente – come quando, da bambino, sua madre Hunith lo sgridava se tornava dallo stagno tutto inzaccherato di fango – e successivamente si ripulì sommariamente con una manica.

 

Fu lo strano comportamento di Aithusa ad interrompere le loro chiacchiere.

 

Ma che diamine…?” domandò il re, sorpreso, perché sembrava proprio che quella sera non avrebbero avuto pace.

 

A Merlin non rimase altro che concordare.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Giuls, che mi coccola col suo entusiasmo!

 

Note: Il colore del titolo ‘dovrebbe’ richiamare le gradazioni dell’uovo, purtroppo non è possibile farlo in modo realistico. U_U

 

Per pignoleria, faccio notare che durante la puntata l’uovo cambia colore un numero imprecisato di volte.

All’inizio è bianco, con l’apice e il pedice azzurrognoli, alla fine è tutto blu chiaro. XD

 

Il riferimento a Balinor e alla presunta morte di Killgarrah è un ovvio rimando alla puntata 2x13 “The Last Dragonlord”.

 

 

Visto che con Linette lo apprezzate, vi aggiungo un’anticipazione del prossimo capitolo:

 

Arthur…’

 

C’era una voce, nella sua testa. Una voce femminile, di bambina.
Una chiamata mentale, un’eco soffusa e confortante, una bolla accogliente che scivolava in ogni anfratto del suo essere sanandolo e guarendolo.

 

Arthur…’

 

Ripeté, vezzeggiandolo sinuosamente, per spingerlo ad uscire dal suo bozzolo onirico.

 

 

Avviso di servizio: Spero di trovare il tempo di aggiornare Linette 64 fra qualche giorno.

Come sempre, grazie per tutti i vostri pareri.

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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