Os su Zayn e
Melinda. Per leggerla non è
necessario aver letto la long c’:
TRAILER DELLA
LONG: http://www.youtube.com/watch?v=fwza6ZMGBX4
You’re
part of me.
Ispirata
a :http://www.youtube.com/watch?v=Dw50XPBL3wQ
Melinda
era diventata importantissima in un tempo
impressionante. A volte non poteva crederci nemmeno lei. Quella
ragazzina
robusta e bionda ci era riuscita. Era diventata qualcuno. Melinda era
cambiata,
e lo aveva scoperto da pochissimo tempo. Aveva perso tutti i suoi
vecchi amici,
ma ora ne aveva il doppio. Aveva perso alcuni chili, ma era meglio
così. Aveva
perso l’amore della sua vita- perché lo
considerava tale, nonostante tutto-, ma
era andata avanti.
Quello
era il suo motto: andare avanti. Perché è
pressappoco
inutile guardarsi sempre indietro, visto che- comunque- indietro non si
torna. Però,
senza dimenticare mai.
Perché chi dimentica rimpiange, e lei non voleva rimpiangere
nulla. Neanche
quel momento.
Quando
si guardava allo specchio, vedeva una ragazza di ventitré
anni molto più alta rispetto a prima, e dai lunghi capelli
castani. In realtà
erano neri, all’inizio, ma amava sperimentare nuovi colori.
A
volte, Melinda, si chiedeva come sarebbe stata la sua vita
se non fosse diventata famosa. Sicuramente sarebbe ancora a Londra,
forse non
all’università. Starebbe ancora con Zayn? Forse
no. Forse non era semplicemente
destino. Eppure non poteva smettere di pensarci neanche un attimo.
Quando,
mentre era in Giappone per il tour del suo secondo
album: amazing, le arrivò una lettera dal South Carolina,
collassò. Sua madre
non poteva essere perché abitava a Brooklyn. Per un secondo
pensò che fosse di
Zayn, ma non appena la aprì capì che non era
così. Come aveva anche solo potuto
pensarlo? Lui non abitava lì.
Sul
retro della busta bianca, c’era una scritta dorata: PER
MEL GOMEZ. Melinda non era più Mel da tantissimo tempo.
Cinque anni, con
precisione. A volte le mancava, ma poi pensava a chi era diventata e allontanava quel
pensiero.
Mel
amava viaggiare, anche se non era mai uscita dagli stati
uniti. Amava il succo di frutta alla fragola, il gelato a vaniglia e
pistacchio. Amava suonare di nascosto, per paura che qualcuno la
vedesse e la
sentisse. Amava chiudersi in camera sua, con le canzoni degli Imagine
Dragons a
tutto volume, e vedere le foto che aveva con Devonne su facebook. Mel
amava
correre per i corridoi del liceo, amava vedere la faccia contrariata
dei
professori quando gli rispondeva male. Amava l’odore dei
libri, anche se odiava
leggere. Amava la musica classica, anche se dopo due minuti si stufava.
Mel
Gomez odiava i ristoranti importanti e le feste esclusive. Odiava che
la gente
la guardasse male quando camminava in tuta per Manhattan, eppure non
gliene
fregava nulla. Mel Gomez amava Zayn Malik come nessun altro.
Quell’amore
immenso che aveva rinchiuso in un cassetto lontano ed impolverato. E
non le
bastava più solo un ricordo, ma permetteva che la corrodesse.
Melinda,
invece, amava i capi firmati D&G, amava
sfoggiare le rayban all’ultima moda, amava comprare lentine
colorate per
cambiare sempre colore degli occhi. Amava tingersi i capelli di tutti i
coloro
possibili ed inimmaginabili. Amava cantare e suonare su di un palco,
con
miliardi di persone che urlavano il suo nome. A Melinda piaceva
frequentare
locali e ristoranti da ‘vip’, andare in vacanza a
Formentera, chiamare Miley
Cyrus per chiederle consiglio su dei vestiti. Amava essere amata, e non
le
importava se – la maggior parte delle volte- non ricambiava.
Grossolanamente,
era questa la differenza fra le due. A
volte Melinda Gomez non sapeva più chi fosse. Chi volesse
essere.
Aveva
perso i contatti con tutti i suoi amici di Londra,
compreso Liam che era andato in Arizona per
l’università. Per qualcuno sempre
in giro per il mondo, è difficile sentirsi a casa. E lei, a
Londra, non si
sentiva a casa. O almeno, non più.
Quando
lesse la lettera, rimase sconvolta.
JADE
CLARISSA HALE E HAROLD EDWARD STYLES
SONO
LIETI DI INVITARLA AL LORO MATRIMONIO, IN VESTE DI TESTIMONE DELLA
SPOSA.
IL
28�813 ALLE ORE 16:00
CHIESA
ST. ANNABELLE (SOUTH CAROLINA).
Matrimonio?
Sposa? Testimone?
°°°
Tutte
le mattine Zayn si svegliava con un fortissimo mal di
testa. Sicuramente era colpa delle birre che si scolava tre sere si e
una no.
Ogni sera un locale diverso, ogni sera ‘amici’
diversi, e- ovviamente- ogni
sera ragazze diverse.
La
parte positiva, a parte l’eccitazione e
l’adrenalina, era
che non esisteva nessuna relazione. Solo quella parola, ora, gli
metteva i
brividi.
Relazione.
Cosa
diavolo c’è di bello, in essa? Nulla. Le relazioni
distruggono. Zayn poteva dire di aver imparato una grande lezione di
vita, dopo
tutto quelle che gli era successo. Aveva imparato, a sue spese
ovviamente, che
amare significa distruggere e essere amati significa essere distrutti.
Nei modi
più brutali.
Aveva
perfino scordato il nome della sua ultima ragazza
‘ufficiale’. Ultima in tutti i sensi. Non riusciva
a ricordarselo, anche se
erano passati sono due mesi. Eppure era stato insieme a lei quasi un
anno.
Avanti, ma chi voleva prendere in giro? Non le piaceva nemmeno, quella.
Doveva
solo levarsi dalla testa Melinda, per questo quando lei
l’aveva lasciato (lei
aveva lasciato lui!) non gliene era fregato nulla. Gli aveva detto che
era un
anno che aspettava un suo ‘ti amo’, o un suo segno
di affetto. Che non sarebbe
mai arrivato, ovvio.
Ma
perché, allora, il nome di Melinda lo ricordava ancora?
Se erano passati addirittura cinque anni? Non lo pronunciava mai, quel
nome.
Non gli piaceva. Neanche come suonasse detto da lui. Non lo sopportava,
non lo
reggeva.
Solo
quel nome- MELINDA- lo corrodeva, lo divorava, lo
distruggeva. Più dell’amore e delle relazioni,
forse. Ma allora che senso ha
cercare di non soffrire, se poi si soffre lo stesso?
Quando
Zayn si guardava allo specchio, vedeva solo un
ragazzo alto e scuro di pelle. Con un accenno di barba, la voce
più matura, i
capelli più lunghi. Un ciuffo biondo che aveva iniziato a
detestare e che
avrebbe rimosso alla prima occasione. Non sapeva più chi
fosse Zayn Malik.
Forse quel ragazzo che si trovava davanti: forse era sempre stato un
bulletto
che picchia i più piccoli in discoteca, era sempre stato un
puttaniere che non
ricorda neanche il volto delle ragazze che si scopa, a prescindere
dall’età.
Era sempre stato, forse, un pezzo di cemento, un muro di ghiaccio senza
sentimenti.
Perché,
per quanto si sforzasse, non riusciva più a sentire
niente. Da quando Melinda se ne era andata, da quando Jade ed Harry
erano
andati all’università in South Carolina insieme,
da quando aveva terminato
l’università ed ora stava facendo la
specializzazione in medicina, non sentiva
nulla.
Si
sorprendeva che sentisse ancora il caldo e il freddo.
Nemmeno verso gli amici che lo accompagnavano nei locali la sera
riusciva a
provare qualcosa che si avvicinasse vagamente all’affetto.
‘’Sei
ricco, intelligente e bello. Fai la specializzazione di
medicina. Che vuoi di più dalla vita, pakistano? Una corona
di allori? Perché
ti sbronzi ogni sera e ti rovini così?’’
gli diceva sempre Barney, l’unico che
si avvicinasse alla definizione di amico.
Con
i suoi capelli rossi, le lentiggini e gli occhiali sembrava
più un nerd che un drogato. Ed era estremamente saggio. Ed
aveva estremamente
ragione. Ma Zayn doveva sentirsi vivo, in qualche strano modo.
Così si limitava
a dargli un ceffone, o a rispondergli in malo modo.
Quella
mattina era esattamente come tutte le altre. Stessi
picchiarelli nel cranio, che non gli davano tregua, stesso orologio che
rintoccava il mezzogiorno, stesso letto sfatto, stessa puzza di alcol,
stessa
nausea.
Solo
che quella mattina, nell’attico in cui viveva, la
domestica aveva infilato una lettera sotto la porta della sua camera.
Non osava
entrarci, Kathrine, dopo l’ultima volta: era piombata in
stanza sul più
importante degli orgasmi.
Solo
dopo due ore buone, Zayn trovò la forza di alzarsi,
lavarsi, vestirsi e prendere la lettera bianca. Sul retro
c’era una scritta
dorata. Veniva dal South Carolina. Gli bastò quello per
capire chi gliela
avesse mandata.
Certo,
non si aspettava che fosse…quella.
JADE
CLARISSA HALE E HAROLD EDWARD STYLES
SONO
LIETI DI INVITARLA AL LORO MATRIMONIO, IN VESTE DI TESTIMONE DELLO
SPOSO.
IL
28�813 ALLE ORE 16:00
CHIESA
ST. ANNABELLE (SOUTH CAROLINA).
Matrimonio?
Sposo? Testimone?
°°°
Quando
Melinda aveva visto Zayn in chiesa, in smoking, con i
capelli bruni più chiari, che era accanto a lei
perché era il testimone, si
sentì mancare l’aria. Era dannatamente perfetto.
Proprio così com’era. La
giacca gessata nera gli donava tantissimo, come la camicia bianca un
po’
sbottonata sul petto, che lasciava intravedere una collanina di
caucciù. C’era
scritto qualcosa sopra, ma non riuscì a leggerlo.
‘’Ciao’’
gli aveva detto lei, quando l’aveva visto. Lui le
aveva leggermente sorriso, e le aveva stretto la mano. Quel contatto le
bruciò
la pelle. Jade era bellissima, Harry anche di più. Durante
tutta la funzione,
Zayn e lei non si guardarono nemmeno.
Eppure
lei lo sentiva, rigido sedutole accanto.
Con il suo profumo che le entrava nelle
narici. Nonostante non fosse cambiato granchè, a parte forse
la statura,
Melinda lo trovava diverso. Qualcosa in lui era cambiato.
Improvvisamente capì
come lui si fosse sentito quando aveva appurato che fosse cambiata,
ancor prima
che lei stessa se ne rendesse conto.
Avrebbe
voluto urlargli: fermati
solo un momento, Zayn, e potresti capire quello
che cerco di dirti da una vita: sei parte
di me. In tutti i
sensi. Sei parte di
me. E lo tengo per me, perché so che sei andato avanti, come
avrei dovuto fare
io. Come ero convinta di aver fatto.
La
verità era che Melinda si era autoconvinta di essere
andata avanti, ma era rimasta dannatamente indietro. Ancorata a quei
ricordi. Si
ritrovò a pensare che gli mancavano, e si chiese se ne
valeva la pena, di
soffrire di nuovo. No. La risposta era no, ma non le importava.
Zayn
fingeva, invece, di non notarla e non sentirla, ma
contava i suoi respiri. Sentiva il suo profumo- Alien
probabilmente- che gli perforava le narici. Sentiva la sua
spalla calda a contatto con la sua, essendo seduti vicini. Non
immaginava che
si sarebbero mai rivisti, tantomeno in quella situazione.
Per
quanto inopportuno, in quel momento avrebbe voluto
urlargli: : fermati solo un momento,
Melinda, e potresti capire quello
che
cerco di dirti da una vita: sei parte di me.
In tutti i sensi. Sei parte di me. E lo tengo per me,
perché so che sei
andata avanti, come avrei dovuto fare io.
Ma
Zayn non aveva mai neanche creduto al fatto che fosse
andato avanti. Si conosceva troppo bene per pensarlo. Melinda era
troppo bella,
ora più che mai. Il vestito lungo color pelle, con
diamantini incastonati sul
petto, le stava d’incanto. Non riusciva a vedere le scarpe,
ma- vista
l’altezza- doveva essere, minimo, un tacco di dodici
centimetri. I capelli ,ora
marroni, erano raccolti in un elegante chignon.
Avrebbe
voluto abbracciarla, o perlomeno toccarla. Anche
solo una mano. Gli sembrava che fosse di porcellana, troppo fragile per
essere
vera, quasi eterea. Come fosse un angelo. Voleva toccarla per vedere se
si
sarebbe distrutta, se fosse reale. Le sembrava lontana anni luce, si
perdeva
nei suoi occhi e prendeva a fissarla quando era distratta.
Anche
Melinda faceva lo stesso, approfittando delle
distrazioni. Non osava avvicinarsi di più a lui, per paura
che la respingesse,
ma –diavolo- se desiderava baciarlo. Avrebbe voluto
aggrapparsi ad un suo
braccio, o ad una sua gamba per impedirgli di andarsene, finita la
cerimonia.
Avrebbe
voluto chiedergli miliardi di cose: sei fidanzato?
Sei stato con qualcun altra? Cosa c’è scritto su
quella targhetta che porti al
collo? Mi abbracci? Perché cazzo mi hai lasciata? Sarei
cambiata di nuovo, per
te.
E
poi, domanda da un milione di dollari: orecchio
sul cuore Malik. Batte?
°°°
Il
cielo, che fino a un’ora prima era azzurro scuro, si era
tinto di blu notte. Essendo le dieci passate era più che
naturale, ma a Melinda
faceva male in cuore. E non sapeva neanche perché. Infondo,
si era divertita.
Aveva cantato due o tre canzoni in onore degli sposi, tratte dal suo
nuovo
album, e poi aveva cantato ‘aftershock’. Ed era da
quando l’aveva fatto che
sentiva una voragine nello stomaco. Ma perché diavolo era
così dannatamente
complicata?
Zayn
pareva stare bene. Insomma, rideva, ballava, si stava
divertendo. Eppure, ad un certo punto non lo aveva più
visto. Era come
scomparso, eclissato. Il ristornante era enorme, arredato in stile
vittoriano,
con grandi volte e tavoli bianchi ed oro apparecchiati con posate e
bicchieri
di cristallo. Poteva essere dappertutto, ma lei sentiva che era fuori.
Da
qualche parte da solo. Nonostante fosse passato del tempo, nonostante
gli
sembrasse radicalmente cambiato, sentiva che doveva per forza essere
rimasta
dentro di lui anche solo una vena del vecchio Zayn Malik, di quel
ragazzo
solitario.
Così,
allontanandosi dalla folla brilla, Melinda alzò il suo
vestito (che le ricadeva sotto i piedi) e si recò sul
balcone che Jade le aveva
mostrato. Le stelle sembravano incredibilmente vicine, viste da
lassù. E seduto
sui gradini che conducevano ad un secondo balconcino più
basso, c’era Zayn.
Apparentemente sembrava stesse fissando le stelle, ma il suo sguardo
era
distante. Melinda lo sapeva riconoscere bene, quello sguardo. Zayn
stava
pensando a qualcosa di non esattamente piacevole.
Non
pensò neanche quando gli si avvicinò cercando di
non
fare rumore, e si sedette accanto a lui, spostando il vestito di lato.
Non lo
guardò, finse di trovare il cielo interessante. Poi lo
sentì trattenere il
fiato, e infine sospirare.
‘’Perchè
sei qui fuori ?’’ domandò lei.
‘’Stavo
pensando. Avevo bisogno di stare un po’ da
solo’’.
Non la guardò neanche lui, quando rispose alla domanda.
Melinda capì che, in un
certo senso, la stava cacciando. Lentamente si alzò dal
gradino, e si ripulì il
vestito con la mano, sussurrando ‘’Allora ci
vediamo dentro. Forse’’.
Ma
proprio mentre stava andandosene, Zayn le strinse un
polso e la fermò. ‘’Puoi restare. Sempre
se vuoi’’.
Melinda
ritornò a sedersi perché, inutile dirlo, lo
voleva.
E, certamente, non voleva solo quello.
Dopo
due minuti di silenzio imbarazzante, Melinda chiese la
prima cosa che le venne in mente: ‘’Cosa
c’è scritto su quella catenina che
porti al collo?’’.
Zayn
non sembrò turbato, come lei credeva. La rigirò
fra le
mani e se la tolse. Gliela passò, e quando le loro dita si
sfiorarono entrambi
sentirono una specie di scossa elettrica.
Melinda
vide che era simile alle targhette militari,
probabilmente era d’argento, con una catenina di
caucciù. Lesse ad alta voce
l’incisione su di essa ‘’Amor
che nulla
amato amar perdona’’.
Era
italiano, e Melinda non lo conosceva granchè. Era
riuscita a leggerlo solo perché somigliava al messicano.
‘’Che significa?’’ gli
chiese.
‘’L’
amore
non perdona e non
permette di amare altri.
E’ un verso di Dante, il V canto
dell’inferno, dove parla di Paolo e Francesca. Lo studiai
all’università due
anni fa e questa frase mi colpì
parecchio’’.
‘’Bhè,
è la verità però’’.
‘’Cosa?’’.
‘’L’amore
non perdona e non permette di amare altri. E’ la
verità, non credi?’’ chiese, porgendogli
la sua medaglietta.
Lui
la prese e se la rigirò fra le mani. Sentiva che era
ancora calda per il tocco leggero di Melinda. ‘’Non
lo so. Secondo te?’’.
‘’Secondo
me è vero che non permette di amare altri. Almeno,
non se hai amato veramente. Però forse, se è vero
amore, perdona’’.
Finalmente
si guardarono negli occhi quando Zayn disse
‘’Perdona?’’.
Melinda
annuì. ‘’A parer mio, si. Si
può sempre perdonare’’.
Zayn
sospirò. ‘’Che hai fatto negli ultimi
cinque anni?’’.
Melinda
non si aspettava quella domanda. Era convinta che
Zayn sarebbe stato in silenzio fino a che non fosse stata lei a fargli
un’altra
domanda. ‘’Quello di cui hanno parlato tutti i
giornali’’.
‘’Quindi
sei diventata anche lesbica?’’.
‘’No!’’
esclamò. ‘’Quella era una cazzata grande
quanto casa
mia. Io sono felicemente etero’’.
Zayn
sorrise, o almeno ci provò. ‘’Lo
immaginavo’’.
‘’E
tu? Non ci sono giornali su cui posso leggere di te, e
nemmeno siti web’’.
‘’Solite
cose’’ sviò lui
‘’Faccio la specializzazione in
medicina. Chirurgo. I miei sono abbastanza
soddisfatti’’.
‘’Abbastanza?’’
ironizzò lei ‘’Praticamente sei un
genio!’’.
Lui
sorrise bene, stavolta. ‘’Incompreso,
però’’.
Seguirono
secondi di profondo silenzio, silenzio non
imbarazzante. Fin quando Zayn non le chiese
‘’E’ vera la storia di te e quel
cantante? Justin Bieber?’’.
‘’No’’.
Melinda
rispose così velocemente che rimase impressionata.
‘’Siamo solo amici. Ai giornali piace inventare
storie sulla vita degli
altri’’.
‘’Bene’’.
Bene?
Che razza di risposta era? Ora toccava a Melinda fare
una domanda.
‘’Zayn,
perché ti vedo cambiato? Davvero, non me lo
spiego’’.
‘’Forse
perché riesci a leggermi dentro, non lo so. Da
quando ci siamo lasciati…’’.
‘’Da
quando MI HAI lasciata’’ lo corresse lei.
Lui
annuì. ‘’Vabbè, hai capito.
Comunque, da allora io
sono…ritornato ad essere come…com’ero
prima di incontrarti. O meglio, prima di
innamorarmi di te. Non riesco neanche a ricordare il nome della mia
ultima fidanzata’’
sussurrò. Melinda non trovò nulla di decente da
dire, e tacque. ‘’Mel’’
sussurrò, sospirando ‘’Io non sono
più il Zayn Malik che hai conosciuto. Non
provo più nulla, nessun sentimento. Il vuoto. O almeno, fino
ad oggi’’.
‘’Perché?’’
chiese lei.
‘’Perché
ero convinto di essere diventato di ghiaccio. Di
essere destinato a non sentire più nulla, e la cosa non mi
dispiaceva perché
quando non provi nulla non soffri. Io…ne ero sicuro al mille
per mille. Ma…’’.
‘’Ma?’’.
‘’Ma
se
è davvero così, se sono diventato cemento armato,
allora perché non appena ti
ho rivisto ho sentito, dopo cinque lunghi anni, il cuore
battere?’’.
Melinda
rimase di sasso. Non sapeva che dire, non sapeva che
fare, che pensare. Così si limitò a guardarlo
interrogativa. ‘Zayn’’ disse poi
‘’perché mi hai
lasciato?’’.
‘’Non
lo so. Pensavo fosse per il tuo bene, ma… non lo
so’’.
Lei
sospirò, ma non aggiunse altro. Era confuso tanto quanto
lei, e non voleva infierire. Fu lui a parlare, dopo un po’:
‘’Sei bellissima’’
le disse, riprendendo ad osservare il cielo.
‘’Grazie,
anche tu’’.
‘’Mi
sembra…mi sembra che tu sia di vetro. Intoccabile. Non
reale’’ sussurrò. Melinda lesse solo
dolore nei suoi occhi. Così, gli tese la
sua mano dalle unghie laccate di rosso. ‘’Toccami,
allora. Non sono di vetro.
Sono reale. Prendi la mia mano, Zayn’’. Lui
esitò, ma fece quello che gli aveva
detto, intrecciando le loro dita.
‘’Ricordo
che, quando stavamo insieme, pensavo che le nostre
mani si intrecciassero magnificamente. Come se fossero state fatte per
stare
insieme’’ disse Melinda, sorridendo.
‘’Lo
pensavo anche io. Perché non me lo hai mai
detto?’’.
‘’La
reputavo una cosa stupida’’ rispose lei.
‘’Senti Zayn,
so che non c’è bisogno che te lo dica ma non so
quando ti rivedrò- se ti
rivedrò- e voglio togliermi questo fardello dalle spalle. Io
ti ho amato
veramente. Non so se si è capito,
ma…’’.
‘’Lo
so, Mel’’ la interruppe.
‘’Ripetilo.
Il mio nome, ripetilo’’.
‘’Mel.
Anche io ti ho amato veramente, e tu si che avresti
mille ragioni per non crederci’’.
‘’Ti
credo. E ti amo, Zayn. Forse riuscirò ad andare avanti,
un giorno. Ma fino ad allora…ti amo’’.
Melinda
non si pentì di quelle parole, mai. Lui sembrava
scosso ma non dispiaciuto.
‘’Ti
amo anche io. E vorrei davvero poter ritornare indietro
nel tempo per far andare le cose diversamente, te lo
giuro’’.
‘’No’’
esclamò lei, separando le loro mani.
‘’Ti prego,
Zayn. Niente rimpianti’’.
‘’Già.
Niente rimpianti’’.
Melinda
si alzò dalle scale, e gli tese la mano.
‘’Andiamo
dentro’’ gli disse. Lui prese la sua mano e si
alzò da terra. Anche quando si
fu alzato, nessuno dei due aveva il coraggio di separare le loro mani.
Fu Zayn
a farlo.
Melinda
parve delusa, almeno fino a quando Zayn non le
disse. ‘’Piacere, Zayn Malik’’
porgendole la mano.
‘VORREI
RITORNARE INDIETRO NEL TEMPO’
le aveva detto. Melinda capì e
sorrise, porgendogli la mano.
‘’Piacere
mio. Melinda Gomez’’.
HOLAAAA
(?)
DIO
QUANTO MI ERANO MANCATI QUESTI DUE! ALLORA RAGAZZE, CHE
DITE? VI PIACE QUESTO VERO FINALE? AW.
E
COMUNQUE, SI. RICOMINCERANNO, NON SO SE SI E’ CAPITO LOLS
COMUNQUE VOLEVO RINGRAZIARVI PER TUTTO L’AFFETTO CHE MI
DIMOSTRATE SU TWITTER,
FACEBOOK E ASK. SIETE MERAVIGLIOSE, PUNTO.
SPERO
CHE LA OS NON VI ABBIA FATTO TANTO SCHIFO. MI FAREBBE
PIACERE SE LASCIASTE UNA PICCOLA RECENSIONE, ANCHE SE NON AVETE LETTO
LA LONG
<3
IN
BASSO VI LASCIO I MIEI CONTATTI E IL LINK DELLE DUE LONG
CHE HO SCRITTO, TRA CUI ‘AFTERSHOCK’ E IL TRAILER
E' SOPRA DSDJNCJN.
BACI,
VI AMO!
H.
LONG SU ZAYN.
LONG SU NIALL.
TWITTER: https://twitter.com/demjstears
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