Il concorso prevedeva che ogni partecipante scegliesse una tra le dieci
citazioni famose riguardanti il peccato e poi sviluppasse una storia ad essa concernente, nella più totale libertà.
Io ho scelto la frase “A parlare male degli altri si fa
peccato, ma spesso si indovina” di G. Andreotti.
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Ars Garrula
(La
Pettegola del Villaggio)
by
elyxyz
Jessica Stanley aveva sempre brillato per numerose qualità, ma dimostrava una spiccata
propensione ad uno sport, in cui si applicava con costanza ed assiduità quasi
maniacale. Uno sport in cui molti si cimentano, ma pochi eccellono. Ed era un
peccato che non esistessero i Giochi Olimpici di
questa specialità, perché lei avrebbe conseguito la medaglia d’oro, senza alcun
dubbio.
La sua velleità si chiama pettegolezzo. Un pettegolezzo che spaziava dalla malalingua pura
alla misera chiacchiera vuota e inconcludente, con una spruzzata di malignità e
due gocce di indiscrezione, a seconda dei casi; e
Isabella Swan se n’era resa conto presto, malgrado la sua buona fede iniziale.
Le ci era voluto poco per
comprendere che Jess - tu puoi chiamarmi così, perché siamo amiche - l’aveva
avvicinata non certo per spirito di beneficenza, o disinteressata generosità.
Il suo scopo era risplendere di luce riflessa. Ed era calata
come un avvoltoio sulla sua preda, mentre questa aveva appena rantolato
l’ultimo respiro.
Bella non era mai stata un’ingenua sprovveduta, ma a Phoenix
non brillava certo per le sue numerose amicizie, e le sue conoscenze si
contavano sulle dita di una mano.
Essere improvvisamente al centro di quel piccolo microcosmo
scolastico, la Forks High
School, era per lei una cosa bizzarra, fastidiosa e imbarazzante.
Perché poi fosse sulla bocca di tutti, proprio non se lo
spiegava. Era una comunissima ragazza, né troppo bella né appariscente. Che fosse la figlia dell’ispettore della cittadina doveva
contare ben poco, o era del tutto irrilevante, a conti fatti.
Eppure… eppure, subito dopo aver aperto la porta del suo
inferno personale, - quel maniglione antipanico d’entrata, in cui per poco non
s’era rotta un dito - fin sulla soglia si era sentita sondata ai raggi X da
tutti: un basso chiacchiericcio di sottofondo, quegli annuire d’intesa nella
sua direzione, delle occhiate più o meno curiose, più o meno velate o
invadenti.
In quel paese disperso nel niente, persino una tipa normale come lei era una novità degna di
nota.
E in tutto quel marasma di trasformazione - Bella non aveva
mai desiderato una ribalta così appariscente - era comparsa lei, Jessica, un sorriso
gioviale e una stretta di mano.
A lezione di trigo e di spagnolo, l’aveva
subissata col suo ciarlare, e Isabella aveva imparato in fretta che
bastava annuirle - un minimo cenno della testa, che testimoniasse che era
ancora viva, non necessariamente che
la stava seguendo nel filo dei discorsi - e il gioco era fatto: Jess parlava e
parlava, di mille cose e più, del suo mondo, dei suoi gusti, delle sue
vicissitudini. In tutta questa logorrea, non lesinava confronti, sprezzanti analisi
e critiche, abilmente camuffate in realtà di fatto.
La sua arte
sapiente consisteva nel trovare un difetto - seppure minino o madornale - che
annacquasse le altrui virtù.
A tavola in mensa, quel primo giorno della sua nuova vita a
Forks, Bella aveva trovato giovamento da quest’inusitata Gola Profonda, che aveva saputo soddisfare più che egregiamente la
sua sete di curiosità: tutti guardavano lei, la nuova arrivata, tranne
quell’unica tavolata discosta dagli altri. Quelle cinque persone che non
sembravano badarle minimamente; i soli, a ben vedere. E fu quasi un passo
obbligato chiedersi il perché.
Il fatto, poi, che loro
non la calcolassero manco di striscio,
era un fattore stranamente positivo, per lei.
Una sorta di distorto ‘mal comune, mezzo gaudio’; perché, se
davvero erano così popolari come si diceva ovunque (persino
lei l’aveva captato, pur nel vorticoso marasma delle novità), e tuttavia continuavano
imperterriti ad alimentare le riflessioni su di loro, attirandole come i
metalli verso le calamite anche a distanza di tempo, questo avrebbe giocato a
suo favore. Senza dubbio. Bella era più che certa che, ben presto, tutta la
scuola si sarebbe scordata di lei. L’avrebbero relegata
in un angolino - il posto delle novità vecchie, consumate e inutilizzabili - e avrebbero ripreso a
puntare la loro attenzione su quel quintetto straordinario.
Eppure c’era da chiedersi come mai. Come mai quei ragazzi attraessero e, al
tempo stesso, respingessero l’interesse generale - e anche il suo -, quasi come
se fossero delle divinità e dei reietti, al contempo.
Lo aveva chiesto alla sua compagna, chi fossero.
E Jessica, che non aspettava altro, le aveva fornito i più succosi
aggiornamenti del caso.
L’aveva fatto con sadico gusto di abbondare di particolari,
come al suo solito.
Bella aveva recepito l’insita malignità nello snocciolare i ragguagli
in suo possesso; ragguagli raccolti di prima o seconda mano, lustrati e
incerati e tenuti in serbo per occasioni come queste, per farsi bella e
informata agli occhi di terzi.
Jess le aveva raccontato che le cose, in quel gotha così perfetto, non erano a loro volta altrettanto perfette. Che loro, ad esempio,
erano stati tutti adottati per pietà, da un giovane medico bello come un dio greco, ma altrettanto eccentrico, e da sua moglie. E che, sebbene
non fossero fratelli di sangue, dovevano considerarsi parenti. Ciononostante,
tra di loro vi erano delle relazioni sentimentali in corso. Fratellastri,
amanti. Sotto lo stesso tetto. Cosa
inaudita, a Forks. Non si era certo lesinata, nel tono sprezzante con cui
l’aveva rimarcato.
In particolare, la bionda mozzafiato con il fisico da
modella e quell’armadio ambulante che faceva impressione, - Emmet Cullen e
Rosalie Hale, questi i loro nomi - non si vergognavano di render pubblica la
loro disdicevole unione.
Bella avrebbe riso più di una volta, nei mesi successivi,
immaginandosi la faccia di Jessica mentre le diceva
che quei due, che si intrattenevano in
una unione disdicevole, come la definiva lei, erano marito e moglie da
tempo.
E che si erano sposati parecchie volte, a dirla tutta. Al
contrario di lei, che, con buona probabilità, sarebbe rimasta zitella a causa
del suo caratteraccio. Ed era inutile che sbrodolasse dietro a Mike Newton,
perché non aveva speranza con lui. E, quando se ne sarebbe accorta, avrebbe cominciato
a sparare a zero anche su di lui che, per quanto bello e popolare fosse, anche al
di sopra della media studentesca, non
era sicuramente perfetto.
Magari si sarebbe presa il disturbo di denigrare persino la
sua futura non-suocera, per come gestiva il negozietto di articoli sportivi in
centro e per come aveva allevato quell’inetto di suo figlio. Ma questo
l’avrebbero visto solo i posteri. O
Alice.
Anche su di lei aveva chiacchierato, riprendendo il suo excursus
sui giovani Cullen, per rendere partecipe Bella di ciò che sapeva. Jessica aveva
sparlato di Alice e del suo ragazzo Jasper. Lei, una tipetta piccolina, capelli
neri e corti, un corpo minuto, come quello degli esseri fatati, come i folletti. Lui invece aveva un bel
corpo proporzionato, più piccolo di quello dell’energumeno che gli sedeva
accanto, capelli color del miele.
La signorina Stanley aveva sorvolato sui particolari
riguardanti il loro padre, il dottor Cullen, ma si capiva benissimo che non
condividesse le sue scelte. Si era sbottonata un po’ più sulla moglie, la loro
matrigna. Una parente lontana degli Hale, che erano fratelli per davvero,
addirittura gemelli.
Questa povera donna era di carattere tendenzialmente
fragile, e gracile di salute. Non era in grado di avere bambini, a quanto si
diceva in paese. Questa sua sfortunata condizione aveva fatto della maternità la
sua ossessione e, quando aveva capito di non poter far nascere figli suoi, si
era buttata a capofitto a far beneficenza, raccattando quelli altrui.
Isabella sarebbe rimasta molto stupita di quanto certe cose
si avvicinassero straordinariamente alla realtà e di quante, invece, fossero
solo il parto di una fantasia alquanto fervida e di informazioni fuorvianti ben
disseminate.
Un giorno, si era persino chiesta cosa sarebbe stata capace
di architettare Jess, se avesse avuto modo di conoscere più approfonditamente Jacob
Black, oltre a quella prima occhiata patinata di disprezzo che aveva lanciato contro quell’indiano sciatto e dai capelli lunghi che viveva giù alla riserva,
e i commenti al vetriolo sulla sua moto rumorosa e i suoi
modi volgari e irriverenti, sul perché si fosse permesso di venire alla festa
di fine anno, benché non fosse stato invitato e non avesse nulla a che spartire
con loro, della Forks High School.
Jake, quasi certamente, avrebbe detto che l’imprinting di Jessica era il pettegolezzo. Perché lei amava il
pettegolare, era la sua aria. Lo amava, lo cullava, lo nutriva con dedizione. Era una cosa quasi morbosa.
Per quanto fosse impossibile per i
licantropi, a volte, non ci si infatuava di una persona, ma di un concetto.
Jessica ne era l’esempio più lampante.
Ma Jess e Bella avrebbero avuto il piacere di incontrare Jacob solo più tardi nel tempo.
Quel primo giorno di scuola, miss Stanley era più che
impegnata a ragguagliare la sua nuova amichetta, mescolando ipocrisia e
frivolezza. Perché il suo scopo era ricavarne un guadagno personale, sebbene
interiormente disprezzasse già la figlia dell’ispettore Swan, e non si capacitasse del perché di tanta, ingiustificata e immeritata
popolarità. Lei ne avrebbe approfittato. Non era mica un peccato.
E se quei cinque di
casta superiore erano lo spunto offertole, era benvoluto.
Quantunque davvero, davvero
non capisse come mai persino Edward Cullen si degnasse
di rivolgere alla tizia al suo fianco la propria attenzione, - che in termini
concreti si traduceva in un’occhiata distratta, ma era molto più di quanto avesse
ottenuto metà della popolazione femminile di quella scuola in due anni. Cioè
dal momento in cui erano arrivati lì dall’Alaska.
La famiglia Cullen era attorniata da un’aura di oscuro
misticismo di cui tutti si sentivano al contempo attratti e impauriti.
Quei ragazzi erano troppo
belli, troppo perfetti per essere
veri.
Con quei lineamenti così sottili, aristocratici; le pelli di
porcellana finissima, i vestiti all’ultima moda, mai un capello fuori posto,
mai una sbavatura.
Silenziosi, eterei. Benché non amassero confondersi con la
gente comune e non facessero nulla per far parlare di
sé, erano comunque - volenti o nolenti - pietra di paragone o argomento di
conversazione: amati, odiati, temuti a distanza da tutti gli altri studenti di
Forks.
Col tempo, Bella avrebbe appreso che era l’istinto di
sopravvivenza a sussurrare inconsciamente nel loro io più profondo, e suggeriva
saggiamente di stare alla larga da
quel pericolo così vicino e così mortale.
La curiosità uccise il
gatto. Figurarsi un branco di poveri, stupidi esseri umani…
Peccato che lei non l’avesse mai sentito, questo canto
mellifluo. Oppure l’aveva deliberatamente ignorato.
D’altra parte, neppure Edward Cullen riusciva a sentire quel canto suadente, e la cosa lo
sconcertava non poco.
Perché Isabella Swan era l’eccezione curiosa, un enigma avvolto in un mistero. Un
mistero che non aveva voce, - cosa assai rara, per lui, che si vantava (a
ragione) di conoscere i pensieri del mondo.
Forse era quello, il problema.
La curiosità uccise il
gatto. Ma Edward non era un gatto; ciononostante, per lui, ogni cosa incomprensibile
andava capita, ogni mente sondata, ogni pericolo
evitato.
E... Bella Swan
rappresentava un pericolo?
Più la scrutava, più vedeva un muro bianco davanti a sé. Un
foglio immacolato dove non v’era traccia di idee, di congetture, della più
piccola, infinitesimale riflessione personale.
Che non avesse
pensieri suoi?
Impossibile, si
era detto, facendosi più prudente e insistente nel captare anche il più
minuscolo movimento cerebrale. Silenzio
assoluto. Eppure…
I Cullen facevano sempre notizia: i Cullen incuriosivano,
affascinavano, spaventavano.
Ma, lasciare indifferenti, no.
E lei, Bella, così comune all’apparenza, non poteva essere
l’eccezione alla sua regola. Perché sui suoi poteri Edward aveva una fede
certa, non sbagliava mai. Non poteva
sbagliare.
Jessica Stanley, ad esempio, che era lì accanto alla nuova
venuta, passava ore a farneticare su di loro: pensieri assurdi, oltre il limite
della decenza, talvolta. E non lo pensava perché possedeva una mentalità da
vecchio secolo, ma perché - davvero - c’era un limite a tutto, e lei l’aveva
superato da tempo.
Se ci fosse stata l’elezione di Miss Pettegola del
Villaggio, la signorina Stanley avrebbe potuto partecipare alle selezioni e,
senza peccare di falsa modestia, ambire al podio più alto.
Edward sorrise, rievocando il fantasma della cotta
adolescenziale che Jessica aveva nutrito per lui, un sentimento torbido e decisamente
oltre il senso del decoro e del pudore. Una fantasia eclissatasi velocemente,
per fortuna. E che lui aveva scoraggiato indirettamente in ogni modo.
Forse era per questo che, scuotendo quella massa confusa e riccia
che si ritrovava per testa, Jessica si prodigava in commenti al vetriolo e confidenze
tendenziose alla new entry. O forse no, non era mera malignità o limitatezza mentale.
Lei era fatta così. Punto e stop.
Buon per lei, comunque, che avesse smesso. Tra le tante voci
interiori, la sua era una tra le più fastidiose e, di voci fastidiose,
Edward se ne intendeva bene.
Perciò, forse era il caso di concentrarsi sull’idea che
Isabella Swan si era fatta di lui e della sua famiglia, dopo una scrematura dei
pettegolezzi instillati dalla sua vicina, che la stava giusto mettendo in
guardia.
“E’ meglio che tu
stia alla larga da Edward Cullen,” le aveva detto già
quel primo giorno, con un tono accorato - da amica sincera, pronta a dispensare
consigli gratuiti e disinteressati -, e una punta di premonizione vagamente
sinistra nella voce, che lasciava sottendere ad una predizione catastrofica dal
retrogusto amaro in gola. “E’ fuori dalla tua portata. Lui è fuori dalla portata di tutte.” Aveva
precisato. “Se ti interesserai a lui, finirai solo in un
mare di guai. Parola mia.”
Forse era davvero un peccato… perché uno, quando
indovina, vuole giustamente ottenere il riconoscimento di ciò che ha fatto; oppure,
chissà… era il giusto contrappasso da pagare per le sue maldicenze perpetuate
negli anni - fatto sta che, Jessica Stanley, non avrebbe mai saputo quanto le sue intuizioni, in quel caso,
fossero vere.
Fine
Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto
non sono miei; appartengono agli aventi
diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Credits: Ho scelto la frase n°1 “A parlare male degli altri si fa
peccato, ma spesso si indovina” di Giulio Andreotti, e
quindi ovviamente non mi appartiene; così pure “Un enigma avvolto in un
mistero” non è una mia frase, è tratta dall’episodio 4x10 del telefilm Crossing
Jordan.
Il termine ‘Gola Profonda’ prende
il nome da un noto, citatissimo film, suo omonimo. Il primo film pornografico
legale della storia del cinema. In seguito allo scandalo Watergate, il termine
‘gola profonda’ è riferito a chi compie il ruolo di
informatore, riuscendo a trovare informazioni negate ad altri o in tempi più
brevi; successivamente è divenuto sinonimo di chi parla troppo.
In X-Files, Gola Profonda era il prezioso informatore
segreto di Fox Mulder.
‘La curiosità uccise il gatto’ è la
prima parte di un proverbio popolare inglese, che si conclude con ‘ma la
soddisfazione lo riportò in vita’.
Note dell’Autore: In questa fic, ho voluto dare la
mia interpretazione del personaggio di Jessica, in base alle informazioni poco
lusinghiere che ci ha offerto la Meyer su di lei, rivedendole
in chiave ironica, lievemente satirica, forse calcata - ma è assolutamente
voluto.
In particolare, ho attinto e rielaborato a mio piacimento i
capitoli iniziali di Twilight e il primo di Midnight Sun, senza dimenticare i
successivi libri.
Il titolo scelto viene dal latino: ‘Ars
Garrula’ si traduce in ‘L’Arte del Pettegolezzo’.
Mi sembra giusto riportare il giudizio ricevuto dal giudice
Akane:
“Infine qualche ultima parole la
spendo per le prime due classificate…
Come ho detto prima si meritavano entrambe il podio perché dal punto di vista
dell’originalità dello stile, della grammatica e della caratterizzazione dei pg
si equivalevano completamente ed entrambe si meritavano la vittoria, non so
cosa alla fine mi abbia fatto propendere per la prima classificata... ma ho
sentito dentro di me qualcosa che mi spingeva in quella direzione...
...quindi forse non sono riuscita ad essere del tutto oggettiva....
gomen.”
10 punti per la grammatica
10 punti per il complesso
10 punti per l'originalità
10 punti per lo stile
9 punti per la caratterizzazione dei personaggi
TOT= 49
Recensione:
Una storia fresca e divertente, ma sopra ogni cosa
incredibilmente originale che si ripromette di approfondire la conoscenza e la
caratterizzazione di uno dei personaggi che nel fandom di
Twilight sono stati praticamente inutilizzati, riuscendoci divinamente.
Svelando al lettore l’anima della protagonista e i suoi pensieri più reconditi,
grazie a uno stile di scrittura davvero appassionante e fluido, ma soprattutto
ironico. Un’ironia quanto mai azzeccata ed elaborata! Attraverso la
presentazione della protagonista l’autrice e riuscita a svelare anche i
pensieri degli altri personaggi permettendo al lettore di avere un quadro
completo della situazione.
Nulla da dire sulla grammatica, infatti non è presente
nessun errore di sorta.
Ho apprezzato immensamente come senza inserirla nella trama, l’autrice sia
riuscita a sfruttare a suo vantaggio la citazione scelta, spiegando con minuzia
il tema affrontato. Non avrei mai creduto che basandosi sul peccato si
riuscisse a scrivere una storia senza utilizzare dei toni cupi, per questo
vanno i miei più grandi complimenti all’autrice e alla sua originalità!! Mi ha lasciato davvero senza parole…
Seconda Classificata al Contest sul Peccato – EFP Forum
Ringrazio quanti hanno letto e commentato la mia fic comica: ‘My personal...’ e
quanti lo faranno.
Il vostro entusiasmo mi ha commossa. Grazie davvero.
Cercherò di accontentarvi, appena l’ispirazione tornerà.
Campagna di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰
del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice
milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire
al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz