Capitolo 1.
Look in my eyes, what do you see?
-'Be Alright'-
L'aria fredda pizzicò, ancora un volta, il mio viso. Gennaio
era
appena finito, dando così spazio a febbraio e poi a marzo.
Venticinque anni, avrei compiuto venticinque anni il primo marzo. Quasi
non
ci credevo. A diciotto anni mamma già aveva me, io
a venticinque non
ero nemmeno fidanzato. Non che fossi brutto o inavvicinabile,
parliamone. Cavolo, sono Justin Bieber. E Justin Bieber ha il suo
fascino. Semplicemente aspettavo l'amore vero. Troppe delusioni. Il
cuore era troppo infranto. Era ormai stato fasciato e rifasciato,
più e più volte. Quando pensavo di aver trovato
l'amore
vero, l'amore che mi avrebbe accompagnato per il resto della vita,
capii di essermi sbagliato. Hayley non era la ragazza adatta a me, come
non lo era stata Selena e nemmeno Caitlin. Le avevo amate tanto, ad
ognuna di loro. Ricevendo solo sofferenza da tutte loro. Ero stanco di
soffrire, volevo solamente godermi la vita e aspettare. Tanto prima o
poi sarebbe arrivata, ne ero certo.
-Amico, che ci fai qui?- chiese Ryan, il mio migliore amico, battendomi
una pacca sulla spalla.
-Pensavo di fare skate- feci spallucce e mi girai verso il suo volto.
Gli occhi azzurri sembravano divertiti.
-Senza lo skate?- alzai le spalle e annuii. -Tu sei fuori-
ridacchiò ancora, battendo una mano sulla mia spalla,
ancora.
-Allora giochiamo a basket- mi alzai e gli feci segno con la testa di
andare verso il campo, situato in un angolo di quell'enorme parco.
Stratford era una cittadina con poco più di trentamila
abitanti,
e nonostante questo aveva ancora delle aree di verde come quella.
Adoravo stare all'aria aperta, correre nei parchi, fare skate.
Lì in città mi conoscevano tutti, spesso suonavo
fuori le
scale dell'Avon Theatre. Avevo finito la scuola da un pezzo e avevo un
lavoro, ma cantare era la mia passione e mi piaceva guadagnare soldi
cantando. Quello stesso pomeriggio avrei anche partecipato ad una gara
canora, chi arrivava primo vinceva duecento dollari e di certo non
volevo perdere quell'occasione. Eravamo in venti a doverci esibire, e
sinceramente il timore di cantare davanti a tante persone era
abbastanza alto. Ciò nonostante, ero pronto e non vedevo
l'ora
di esibirmi. Come ho già detto, cantare era la mia passione
e mi
piaceva emozionare altri con la mia musica. Nel mio piccolo, speravo di
aiutare altri.
-A che ora c'è la competizione?- guardai l'orologio che
avevo al polso, per poi girarmi verso il mio migliore amico.
-Alle tre e mezza. Hanno allestito un piccolo palco, penso che
c'incontreremo tutti lì per discutere su chi
dovrà
esibirsi per primo, cose così..- risposi vago, mettendo le
mani
in tasca.
-Io e Chaz saremo in prima fila a fare il coro. Forza Justin,
alè! Forza Justin, alè!- aggrottai le
sopracciglia e lo
spinsi leggermente.
-E' un'esibizione canora, Butsy, non una partita allo stadio- scossi la
testa più volte, ridendo.
-Biebs, dobbiamo farci riconoscere dalle ragazze- mi fece l'occhiolino,
alzai gli occhi al cielo trattenendo un sorriso.
-Sì, così conosceranno che siete due idioti-
sbottai
ridendo, mi mandò un'occhiata di fuoco che mi fece ridere
ancora
di più, contagiando anche lui.
Ryan e Chaz erano da sempre i miei migliori amici. Erano come dei
fratelli per me, la mia seconda casa e la mia seconda famiglia.
Riuscivo benissimo a confidarmi con loro, anche se la maggior parte dei
commenti erano stupidi i loro consigli erano preziosi. Mi erano stati
vicino durante la rottura con Caitlin, Selena e Hayley, sapevano quanto
avevo sofferto. Non riuscivo a fidarmi di nessuno se non di loro. Erano
davvero degli amici stupendi.
Una volta arrivati al campo di basket, chiamammo anche Chaz, che
abitava a due passi dal campo, e gli chiedemmo di portare un
sé
una palla per poter giocare. In pochi minuti arrivò,
così
che cominciammo a giocare come non facevamo da tempo. Eravamo troppo
presi dal lavoro e dai pensieri, quasi ci dimenticavamo di uscire e
giocare come fanno i bambini. Spensierati e felici, senza problemi e
ansietà. Mi sarebbe tanto piaciuto tornare bambino e non
commettere alcuni sbagli, se fossi tornato bambino sapevo
già
cosa fare e sicuramente mi sarei goduto meglio la mia adolescenza,
invece di perdere tempo dietro a delle ragazze che stavano con me solo
per vantarsi con le amiche. A cui davo amore, troppo amore. Rimanendo
così fottuto. Lo so, sono un mito.
A risvegliarmi dai miei pensieri, fu una pallonata sul braccio, che mi
fece voltare di scatto.
-Chaz, ma sei idiota o cosa?- sbottai, massaggiandomi la parte dolente.
-Amico, devi guardare quella- mi indicò col dito un punto
del parco, così che mi girai.
-Dove?- chiesi, aggrottando le sopracciglia.
-Quella col cane?- Ryan si girò nella direzione in cui
guardavamo sia io che Chaz.
-Sì, quella. E' strana forte- si fermò un attimo
ridendo, per poi continuare. -però è bellissima-
Mi soffermai a guardarla, anche se da lontano riuscivo a scorgere la
sua figura. Camminava col cane al guinzaglio, guardando dritta davanti
a sé. Sembrava incerta nei suoi passi, infatti si muoveva
piano
e con cautela. Osservai il suo corpo, le sue gambe, le sue curve, le
sue braccia. La sua figura sottile faceva tenerezza. Portava i capelli
alzati in una coda di cavallo che lasciava vedere il suo collo, aveva
l'elastico nero che si intonava perfettamente con i suoi occhiali da
sole, sembravano dei Ray Ban, proprio come quelli che avevo io. Era
bella, tanto bella.
-Sì, è molto bella- sussurrai, guardandola
ancora. Morsi il labbro inferiore e chiusi occhio. Non dovevo cedere ancora. Il mio
cuore non era ancora pronto.
-Io vado a farmi una doccia- Ryan passò la palla a Chaz e ci
salutò con un gesto della mano.
-Vado anche io, altrimenti le ragazze scapperanno- la sua espressione
disgustata non appena annusò le sue ascelle mi fece
scoppiare a
ridere.
-Scapperanno lo stesso- gli battei una mano sulla spalla, per poi
girarmi e cominciare a camminare verso casa.
Inevitabilmente, cominciai a pensare a quella ragazza. Non sapevo per
quale motivo, insomma, non la conoscevo nemmeno. Solo, il suo corpo mi
aveva incantato e non riuscivo a levarmelo dalla testa. Avevo voglia di
scoprire qualcosa in più di lei, ma non conoscendo nemmeno
il
suo nome non sapevo come fare a ritrovarla. Scossi la testa
più
e più volte, non dovevo pensare alle ragazze. Erano la
rovina di
noi uomini. Riuscivano a giostrare le cose per farci cadere ai loro
piedi e, una volta raggiunto il loro obbiettivo, ti trattavano come un
cagnolino e ti facevano fare quello che a loro andava meglio. Ed io, da
idiota quale sono, c'ero cascato per ben tre volte. Anche se desideravo
trovare il vero amore, non ero ancora pronto a sopportare un'altra
relazione e rimanerci male un'altra volta. Preferivo starmene per i
fatti miei, e dare amore solo alla mia mamma.
-Tesoro, già di ritorno?- mi sorrise, venendomi incontro.
-Sì, alle tre e mezza ho il concorso, ricordi?- le baciai la
fronte, per poi correre di sopra senza nemmeno darle il tempo di
rispondermi. Mancava poco più di un'ora e l'unica cosa che
volevo era farmi una doccia e fermare i miei pensieri. Per quello che
potevo.
Così entrai in bagno, mi spogliai e mi fiondai sotto la
doccia.
Il getto d'acqua calda riscaldò immediatamente il mio corpo,
facendomi rabbrividire. Chiusi gli occhi e alzai il volto, lasciando
che
l'acqua mi scorresse sul viso. La testa mi scoppiava e il cuore pure
da quando Hayley, qualche anno prima, mi aveva lasciato ancora non ero
riuscito a riprendermi del tutto. Avevo sempre una sensazione di vuoto
e malinconia che si espandeva sempre di più nei momenti di
solitudine. Per questo preferivo stare in compagnia di Chaz e Ryan o al
lavoro, almeno cercavo di non pensare al senso di vuoto che portavo
dentro ogni santissimo momento ormai. Sospirai e poggiai le braccia ai
lati dello specchio poggiato nella doccia. Justin, torna in te. La
vocina nella mia testa non faceva altro che sussurrare questo,
così che scossi la testa ancora una volta.
Finii di lavarmi e mi asciugai, indossando della biancheria pulita e
infine vestendomi. Sistemai il colletto della camicia blu ancora una
volta, guardando il mio riflesso allo specchio.
Gli occhi gonfi, risultato dell'ennesima notte insonne, erano ben
visibili. La mascella contratta, lo sguardo assente, il ciuffo che
ricadeva sull'occhio. A Caitlin piacevo molto di più con il
caschetto, infatti fu per questo che lo tagliai quando mi
lasciò.
Guardai l'ora dall'orologio che avevo sul polso. Erano le tre e dieci.
Presi la chitarra al lato della stanza, mi diedi un'ultima occhiata
allo specchio e scesi le scale di corsa. Ripetevo mentalmente le parole
che avrei dovuto cantare, avevo provato quella canzone un mare di volte
ma l'incertezza c'era sempre. Arrivai sul posto con diedi minuti
d'anticipo, andando così sul retro e aspettando istruzioni.
-Beer, sarai la prima- disse un uomo dai capelli brizzolati,
avvicinandosi ad una ragazza. La ragazza sussultò, sbarrando
gli
occhi. Evidentemente non se lo aspettava. -Anderson, tu sarai il
secondo- un altro ragazzo sorrise e annuì, rimettendosi le
cuffiette. -Bieber, tu il terzo-
-Okay..- bofonchiai, socchiudendo gli occhi. L'uomo continuò
a
dire l'ordine con cui ci saremmo esibiti, io nel frattempo mi preparai
psicologicamente.
Ero solo la terza persona a esibirsi, le mani mi tremavano e le gambe
anche. Terrore. Provavo davvero terrore.
-Madison, sul palco!- urlò un altro uomo, così
che la
ragazza, dopo essere stata annunciata, salì sul palco e
cominciò a cantare.
Aveva una voce molto fine e femminile, era davvero bravissima e infatti
molte persone l'applaudirono. Salì sul palco anche Jake
Anderson
e anche lui fu molto bravo. Entrambi, però, cantarono
canzoni
non loro. Madison cantò Mi Heart Will Go On di Celine Dion,
un
classico, mentre Jake cantò With You di Chris Brown. Piaceva
molto anche a me quella canzone, anche se per quell'occasione avevo
deciso di portare qualcosa di mio. Era una delle mie canzoni preferite,
una di quelle canzoni che scrivi con tutto il cuore e che vuoi far
conoscere alla gente. La scrissi in un momento di bisogno e la trovai
confortante, infatti ogni qual volta avevo bisogno di conforto e i miei
amici non c'erano, prendevo la chitarra e cominciavo a cantare,
dimenticandomi tutto.
-Ed ora, una persona che molti di noi conoscono. Justin Bieber!-
urlò Claire, la presentatrice, dal palco.
-Coraggio, Justin- sussurrai a me stesso, prendendo la chitarra e
salendo sul palco. Sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi, sedendomi su
uno sgabello. Vidi Ryan e Chaz in prima fila che urlavano e se la
tiravano perché ero sul palco, chissà cosa
avrebbero
fatto se avessi vinto. Passai la lingua sulle labbra, prima di
sospirare e cominciare a strimpellare la chitarra. -Across the ocean,
across the sea. Startin' to forget the way you look at me now. Over the
mountains, across the sky, need to see your face and need to look in
your eyes. Through the storm and, through the clouds, bumps on
the
roard and upside down now. I know it's hard baby, to sleep at night.
Don't you worry, cause everything's gonna be alright, ai-ai-ai-ai. Be
alright, ai-ai-ai-ai. Through your sorrow, through the fights, don't
you warry, Cause everything's gonna be alright, ai-ai-ai-ai. Be
alright, ai-ai-ai-ai..- chiusi gli occhi, sentendo i problemi svanire e
abbandonare il mio corpo. -All alone, in my room. Waiting for your
phono call to come soon. And for you. oh, I would walk a
thousand
miles. To be in your arms, holding my heart. Oh I..oh I.. I love you..-
continuai a cantare. Il mio corpo era molto più leggero.
Cantare, era la mia medicina. Era l'unica cosa che riusciva a farmi
dimenticare i pensieri e i problemi, anche se per poco. Le mie giornate
erano sempre e completamente grigie, la musica riusciva a dare quel
tocco di colore che mi rendeva sereno. Era sensazionale il modo in cui
mi sentivo cantando, riuscivo ad esprimermi bene solo attraverso la
musica e le canzoni che scrivevo. Negli ultimi due anni, sopratutto, la
musica era stata la mia migliore amica. Nessuno sarebbe mai riuscito a
farmi sentire come la musica riusciva a farmi sentire.
Dopo aver finito di cantare, sentii applausi e urla alzarsi. Sorrisi
soddisfatto, mi piaceva far provare alla gente delle emozioni. Scrutai
con lo sguardo il pubblico, vedendo Chaz e Ryan urlare e mamma
sorridermi con le lacrime agli occhi. Le feci l'occhiolino, per poi
bloccarmi non appena vidi un paio di RayBan qualche fila dietro mia
madre. Era lei. Era quella ragazza. Aggrottai le sopracciglia e mi
bloccai, fissandola. Il suo sorriso, era bellissimo.
-Per quanto ci piaccia sentirti cantare, adesso dobbiamo dare spazio a
un altro giovane talento- rise Claire, tenendo tra le mani il microfono
brillantinato.
Figura di merda.
Ecco cosa le ragazze ti fanno fare.
Solo tante, troppe figure di merda.
Scossi la testa ridendo, strinsi la chitarra tra le dita ed entrai nel
backstage, sicuramente avevo fatto una figura enorme davanti a tutti. E
per cosa, poi? Per essermi perso a guardare il sorriso di una ragazza.
"Una splendida ragazza,
Justin"
"Per quanto bella sia, non devo lasciarmi coinvolgere"
"Non volevi rivederla?"
"Sì, volevo. Ma allo stesso tempo, non volevo"
"Justin, lasciati andare per una buona volta"
"Tu piuttosto, non stressare"
"Non ti sto stressando, voglio farti ragionare"
"Non mi stai facendo ragionare, mi stai facendo stressare"
"Sei tu che ti stressi troppo facilmente"
"Non voglio innamorarmi ancora, okay?"
"Tu stesso dici di voler trovare il vero amore"
"Sì, ma non adesso"
"E quando? Quando avrai quarant'anni? Vuoi restare così per
tutto questo tempo?"
"No.."
"E allora che aspetti?"
"Non voglio soffrire ancora, okay? Lasciami stare adesso"
"Chi dice che devi innamorarti di lei? Pensare che è bella
non vuol dire che devi per forza innamorarti"
"Smettila"
Passai una mano sul viso, stanco di queste conversazioni
che
puntualmente avevo con me stesso. I miei pensieri erano sempre in
contrapposizione, il punto era che nemmeno io sapevo cosa realmente
volevo. Desideravo sposarmi e crearmi una famiglia, ma il solo pensiero
di essere nuovamente tradito e lasciato per l'ennesima volta mi
tormentava. Avevo consumato le mie energie, non volevo ricominciare
tutto da capo e sinceramente preferivo rimanere com'ero, anche se
proprio felice non ero.
Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla, mi girai istintivamente.
-Stavi ascoltando?- scossi la testa, guardandolo con occhi
interrogativi. -Sali sul palco, sei uno dei tre- mi accigliai, non
capendo immediatamente. Dopodiché sbarrai gli occhi e
scattai in
piedi. Avevo una possibilità su tre di vincere il primo
premio.
Be', tecnicamente avevo già vinto, dato che ero arrivato tra
i
primi tre. A passo svelto e con la chitarra stretta tra le mani, andai
sul palco sorridendo alla folla che urlava. Era una bella sensazione
essere accettati.
-Bene, adesso che ci sono tutti e tre i ragazzi, sarete voi a
scegliere!- le urla si alzarono, così che sorrisi. Il
sorriso
scomparve, però, quando vidi le persone al mio fianco.
Johanna
Snow era una ragazza bravissima e che aveva già una gran
fama su
youtube, Kevin Rudolf era un tipo rock molto carismatico e mi sentii
piccolo piccolo in confronto a loro. Infondo io cos'ero? Un semplice
ragazzo di Stratford a cui piaceva cantare. Basta. -Quanti applausi per
il nostro Kevin?- Claire si avvicinò a Kevin che sorrise e
aprì le braccia, sentendo i tantissimi applausi. Abbassai la
testa, già sconfitto ormai. -E quanti applausi per la nostra
Johanna?-
-Su, fatevi sentire!- urlò la ragazza, sorridendo agli
applausi
che furono più di quelli per Kevin. Morsi il labbro e alzai
lo
sguardo verso la folla, mancavo solo io.
-E infine, quanti applausi per Justin?- chiusi gli occhi e sentii il
cuore martellare al petto. Tante mani cominciarono a battere, forte,
assieme a tante, tante urla. Vidi i miei amici alzare le braccia
all'aria e urlare a squarcia gola, mentre mia mamma batteva forte le
mani e urlava il mio nome. Mi sentii morire.
-Penso che abbiamo il vincitore- gracchiò Claire, prendendo
una
statuetta e poggiandola tra le mie mani. La guardai per un secondo,
prima di alzarla in aria e sorridere.
-Grazie a tutti!- urlai, tenendo stretto il premio tra le mani.
Era successo tutto così velocemente, che quasi non mi resi
conto
della gente che stava salendo sul palco. Mi ritrovai tra le braccia dei
miei migliori amici che urlavano e mi facevano saltare in aria, mamma
che rideva e altra gente che urlava in coro il mio nome. Non ero
abituato a tutto quello, ma mentirei se dicessi che non mi aveva fatto
piacere. Sorrisi soddisfatto del mio risultato, ero riuscito a dare
alla gente qualcosa e ne ero fiero. Quella canzone per me rappresentava
davvero molto e sapere di aver vinto grazie alle emozioni che ero
riuscito a trasmettere agli altri proprio attraverso quella canzone mi
rendeva
fiero e quasi piangevo dalla gioia.
Non appena i miei amici mi misero giù, abbracciai forte mia
madre e le diedi un bacio sulla fronte, era bellissimo vederla
sorridere. Aveva le lacrime agli occhi e un sorriso da far invidia al
mondo, era stupenda anche mentre piangeva
-E' qui- sentii dire da una voce sconosciuta.
-Dove?- chiese un'altra voce, così che mi girai.
-Proprio di fronte a te- una ragazza, con un sorriso enorme sul volto,
mi guardava con occhi felici. Al suo fianco, quella ragazza che quel
giorno avevo visto al parco e che, da allora, non ero riuscito a
dimenticare. Da vicino, era ancora più bella. Peccato che
portasse gli occhiali da sole, avrei tanto voluto vedere i suoi
occhi.-Sei stato molto bravo, Justin, complimenti- la ragazza mi porse
la mano, così la strinsi e le sorrisi.
-Grazie mille- dissi, continuando a sorridere.
-No, grazie a te..- disse l'altra ragazza, guardando in un'altra
direzione rispetto a quella dov'ero io.
-Perché?- chiesi, sperando che si girasse verso il mio viso,
ma non lo fece.
-Perché la vita è fatta di alti e bassi, come in
una
montagna russa.Non riusciresti ad andare avanti, se non ci fosse
l'amore delle persone a te care a spingerti ad andare avanti. Con la
tua canzone mi hai dato una speranza e una voglia in più di
andare avanti nonostante tutti i problemi che mi porti dietro da anni.
Per cui.. grazie- fece spallucce, le sorrisi amorevolmente.
-Sono contento di averti fatto provare ciò, è
proprio
questo che voglio far capire a chi ascolta questa canzone- sorrise e
annuì, prima di prendere sotto braccio la sua amica.
-Buona fortuna per tutto, Justin- disse, senza degnarmi di uno sguardo.
Fece per andar via, quando le toccai l'avambraccio stringendolo piano
tra le dita.
-Aspetta, non so neanche il tuo nome- urlai, sperando mi sentisse.
-Anastasia- sorrise, -Anastasia Mitchell-
Non feci nemmeno in tempo a risponderle, che sparì nella
folla.
Il suo sorriso, mi aveva fatto assentare per un secondo.
Anastasia, Anastasia Mitchell. Sapevo il suo nome e il suo viso a
memoria, ormai.
E giuro che ti
troverò, Anastasia.
_________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
Buonsalvvveee!
Sembra strano, eh?
Prima non pubblico per mesi, e poi pubblico due fanfiction nello stesso
periodo.
Sì, solo io posso fare una cosa simile.
Ammori miei, tutto bene?
Sono ritornata e non con 'The Storm', ma con una nuova storia.
Oggi pomeriggio mi è saltata in mente l'idea di ricominciare
a scrivere questa storia, per cui eccomi qua.
Dato che per me ha un valore tutto ciò che
succederà ai nostri due amici, spero che avrà lo
stesso valore anche per voi.
Col tempo scoprirete il perché di queste mie parole.
Ma nel frattempo.. buona lettura.
Al prossimo capitolo, bellezze.
Much love.
-Sharon.
|