The
Newstart: nuova vita.
21
Dicembre; 07:08 PM;
Tenma
girò la chiave nella serratura e dopo il consueto rumore
metallico la porta si aprì.
« Sono
tornato! » annunciò allegro, il fiato corto per il
recente allenamento. Kyousuke non replicò in alcun modo,
quindi o non l'aveva sentito entrare o aveva risposto a bassa voce o
troppo preso dallo studio aveva deciso di ignorarlo; non importava il
motivo - o almeno, così credeva Tenma.
Intraprese il breve
cammino tra l'ingresso e il salone attraversando la crescente penombra
del corridoio e annusando un odore di pulito che era certo non ci fosse
prima. Il rumore secco dei suoi passi si propagò nell'aria,
avvolto da un silenzio che per la sua pesantezza lasciava presagire
qualcosa di strano. Quando aprì la porta che lo divideva
dalla sua meta sconcertò e inarcò un
sopracciglio: immaginava che al suo ritorno avrebbe trovato tutto come
lo aveva lasciato, dal caos nella stanza a Kyousuke sul divano a
studiare; invece, per qualche ragione ignota, il suo fidanzato stava
ordinando frettolosamente il salotto.
« Kyousuke?
» lo richiamò per eliminare ogni dubbio, ma
Kyousuke, talmente assorto nello spolverare mobili, sembrò
non accorgersene.
« Kyousuke?
» ritentò, cantilenando il nome con maggiore
intonazione. Questa volta l'interpellato uscì dalla bolla
insonora nella quale si era rinchiuso e, nel voltarsi verso Tenma,
sbiancò.
« Tenma?
» balbettò con la pezza polverosa in mano e lo
sguardo di chi viene scoperto a rubare. La perplessità di
Tenma crebbe a dismisura.
« Kyousuke,
ehm... Che stai facendo? » Kyousuke lo guardò
stralunato per qualche secondo, poi riprese la sua espressione di
sempre, seria e composta.
« Sto
sistemando casa, no? Anzi, meno male che qualcuno ogni tanto ci pensa.
» ripose lo straccio su un tavolino e si sedette sul divano
con aria scocciata. La confusione nella testa di Tenma tuttavia non si
attenuò, perché nonostante Kyousuke ostentasse un
certo contegno veniva tradito dal suo non riuscire a smettere di
torcersi le mani.
« Kyou, mi
sembri nervoso, sai... » azzardò. «
Sembrava che volessi sbrigarti a pulire, il che è strano. E
tutt'ora, non so perché, mi sembra ci sia qualcosa che non
va. »
Kyousuke, con il suo
nervosismo malcelato, rimase in silenzio. Sembrava indeciso se
controbattere quell'affermazione o cercare una scusa per giustificare
il suo comportamento; non trovò soluzione, così
sospirò mettendosi le mani tra i capelli, e si
circondò dell'aurea di disperazione che fino a quel momento
aveva provato a nascondere.
Anche Tenma si
incupì nel vederlo in quello stato, e si mise in ginocchio
davanti a lui per poterlo guardare negli occhi.
« Quindi
è vero; qualcosa non va? » domandò
inquieto.
«
Più o meno » borbottò Kyousuke,
appoggiando gli avambracci sulle cosce e ritrovandosi a tu per tu con
lo sguardo del suo fidanzato. Si sentì in imbarazzo, si era
promesso che non gli avrebbe lasciato vedere la sua agitazione, e
credeva di essere bravo a tenere a bada i sentimenti; qualcosa doveva
essere andato storto, perché in quell'istante si sentiva
vulnerabile e trasparente.
« Okay,
senti » esordì insicuro. Le parole si divertivano
a saltellare nella sua gola, a salire fino alla punta della lingua e a
scappare indietro quando lui stava per liberarle. L'ansia era
palpabile: stava condensando l'aria rendendola pesante e irrespirabile.
« E' una situazione... complicata. »
Tenma si
allarmò. Pur sforzandosi non riuscì a immaginare
cosa fosse accaduto di tanto catastrofico.
«
Beh… Dimmi. »
Kyousuke si
guardò intorno insicuro, come se cercasse una via di fuga,
poi si arrese all'evidenza e iniziò a raccontare:
« Oggi mi ha telefonato mio fratello Yuuichi » fece
una lunga pausa, « e mi ha detto una cosa. »
Il castano
annuì per incitarlo a continuare.
« Siccome
è da un bel po' che non ci vediamo aveva intenzione di...
venire a farmi visita » lo disse con un tono sconsolato,
abbassando gli occhi.
« Ma
è fantastico! » proruppe Tenma, entusiasta.
L'altro lo ammonì con lo sguardo per averlo interrotto. Era
evidente che mancasse qualcosa a quel discorso che giustificasse
l'angoscia di Kyousuke.
« Ho bisogno
che vai via di casa per un po' » butto giù, tutto
d'un colpo.
Ci fu qualche attimo
di silenzio in cui il sorriso di Tenma scemò per far spazio
a un'espressione accigliata, confusa. Si rimise in piedi, e fece
qualche passo all'indietro per guardare dall'alto il suo interlocutore.
« Eh?
Aspetta... che- » iniziò a guardarsi intorno a
disagio come se dovesse proferire qualcosa in più. Pensava
di aver sentito male.
Kyousuke si
alzò dal divano, portandosi una mano sul viso con fare
esasperato.
« Okay,
lasciami spiegare. Lo sai, non ho mai detto nulla di noi a nessuno,
soprattutto non ai miei genitori e mio fratello. Ho sempre pensato che
comunque avrei continuato a vivere la mia vita e a vederli davvero
sporadicamente andando a trovarli. Non avevo messo in conto che a
qualcuno di loro venisse in mente di venire qui.
« Ora, non
fraintendere: non ho intenzione di nascondergli la nostra relazione.
Affatto. Anzi, credo che si sia presentata proprio l'occasione per
dirglielo e mostrargli quella che è la mia nuova vita
adesso, ma... Ma ho bisogno di tempo. Qualche giorno soltanto, poi
tutto tornerà come prima indipendentemente da come la
prenderà mio fratello, okay? So che sembra assurdo, ma non
posso neanche far sì che lui venga qui e scopra di punto in
bianco che non solo viviamo assieme, ma in casa nostra c'è
anche un solo letto matrimoniale. »
Kyousuke si rese conto
di quanto il suo ragionamento fosse intricato e assurdo e, soprattutto,
così distante dal suo solito modo di pensare. La
verità era che se si fosse trattato di qualsiasi altra
persona del suo passato l'avrebbe lasciata entrare a casa propria a suo
rischio e pericolo, senza che gliene potesse importare qualcosa di quel
che avrebbe pensato su di lui e Tenma. E non ci sarebbero stati
particolari problemi neanche con i suoi genitori, visto che i rapporti
si erano ormai freddati e l'unico interesse che avevano era che il loro
ormai non più bambino riuscisse a realizzarsi nella vita
studiando per bene.
Ma... Se si trattava
di Yuuichi era tutto diverso. Non sarebbe stato altrettanto pronto ad
accettare un definitivo addio da suo fratello. Quel che era certo era
che la verità sarebbe dovuta venire a galla prima o poi, ma
ritardare quel momento per lui era necessario per evitare eventuali
disastri o quantomeno posticiparli.
« Ah
» sbottò Tenma. Il suo viso era apatico, cosa mai
vista su di lui. « E per quanti giorni dovrei stare via? E
dove dovrei andare? » fece un profondo respiro, come se
stesse cercando di non arrabbiarsi. « Tu, Kyousuke... Ti
vergogni di me » non sembrava una domanda per il tono
utilizzato. I suoi occhi iniziarono a luccicare velati dalle lacrime.
Kyousuke
sospirò. « Oh cavolo, no. Cazzo. Perché
dico una cosa ma ne devi capire un'altra? Non mi vergogno di amarti,
non potrei mai farlo. »
« L'hai
già fatto in passato. »
« Tenma,
caspita, eravamo alle medie! Scusa se non avevo ancora le idee tanto
chiare. Si tratta solo di due, tre giorni. Ti prego, sii comprensivo:
non siamo più alle medie, ora le idee ce le ho chiarissime e
so che devo fare. »
« Non mi
pare proprio » sussurrò con un filo di voce Tenma,
prima di uscire dalla stanza.
Kyousuke gli
andò dietro.
« Ohi.
Aspetta, sul serio... Se non sei d'accordo... Okay, lasciamo stare
questa stupidaggine, va bene? Non è necessario... Era una
proposta. E un'idea stupida, lo so. Però, lasciami essere un
po' egoista ogni tanto ».
Tenma si
voltò, forzò un sorriso - o almeno
così parve. Forse era il tempo che era trascorso o
chissà cosa, ma ora il corridoio era molto più
buio di prima e distinguere i lineamenti del viso l'uno dell'altro era
diventato più difficile.
Si avvicinò
e poggiò le mani sulle guance di Kyousuke, calde per un
probabile sentimento di rabbia o imbarazzo.
« Se ti
sembra una buona idea, fallo. Andrò via di casa per un po'
» fece arrendevole. E quel tono risultò assurdo
uscito proprio dalle sue labbra.
Kyousuke
sospirò ancora, mettendo una mano su quella dell'altro.
« Non mi
sembra una grande idea, per niente. Non ci credo neanche io. »
« E allora
perché? »
Kyousuke
tentò di scappare dallo sguardo determinato di Tenma (quegli
occhi li aveva sempre ammirati, incrociarli equivaleva a una continua
sfida), ma quest'ultimo si premurò di spostargli di nuovo il
capo nella sua direzione.
« Ho-
» paura.
Si bloccò nella sua gola; l'orgoglio non avrebbe mai
lasciato che quella parola uscisse dalla sua bocca.
Tenma lo
fissò per qualche attimo negli occhi, con un sorriso
più forzato del primo. Poi lo abbracciò senza
alcun preavviso.
« Capisco
» disse e Kyousuke rimase confuso. Si chiese se Tenma avesse
davvero capito e perché allora non avesse proferito alcun
discorso d'incoraggiamento sul fatto che i momenti difficili si
affrontano assieme o cose del genere. Forse Kyousuke lo confondeva
ancora con il ragazzino indistruttibile delle medie di tanti anni fa
con cui giocava a calcio.
Ricambiò
l'abbracciò.
«
Quand'è che viene? » chiese Tenma contro la sua
spalla.
« Domani
».
Incassò il
colpo. Abbassò gli occhi per qualche attimo, poi sorrise
debolmente. Aveva fiducia in Kyousuke.
« Va bene,
allora... Sarà meglio che inizi a preparare le mie cose
» sciolse l'abbraccio per poi andare a rifugiarsi in un'altra
stanza.
Kyousuke
sentì l'impulso di fermarlo, di dire qualcosa come "no, non
c'è bisogno, ho cambiato idea", invece rimase zitto e fermo,
imbambolato sul posto. Fu il suo egoismo a vincere e si
sentì in colpa per questo.
Quella recita di falso
idillio si protrasse fino all'ora di cena, quando si misero a
chiacchierare tranquilli come se la precedente discussione non fosse
mai esistita. Poi arrivò la domanda: lontano da casa, dove
avrebbe trascorso quelle giornate Tenma? Ma i due riuscirono a trovare
una risposta senza sfociare nell'imbarazzo totale. Infine, quando il
pallore della luna conquistò il cielo, andarono a dormire.
Fu la prima notte in cui si diedero le spalle, non sfiorandosi neanche
per sbaglio e guardando entrambi in direzioni differenti.
22
Dicembre, 05: 40 AM;
Erano
esattamente le cinque e quaranta quando Tenma schiuse le palpebre e si
ritrovò ad osservare pensieroso l'orologio sul suo comodino.
Nonostante la breve dormita non avvertiva su di sé
stanchezza, ma per quel che lo aspettava quel giorno avrebbe comunque
voluto chiudersi di nuovo nel suo universo onirico.
Provò a
rigirarsi sul letto più e più volte, intenzionato
a riprendere sonno; ma non ci riuscì. Si mise supino e
voltò la testa in direzione di Kyousuke: quest'ultimo gli
dava le spalle, quindi fu impossibile decretare se dormisse o fosse
sveglio.
La luce filtrava a
stento dalle serrande, e uno degli spiragli andava proprio a incrociare
il suo sguardo. Tenma decise allora di alzarsi e sfruttare quel
risveglio mattiniero per completare quel che aveva iniziato il giorno
prima: si avvicinò all'armadio, ne tirò fuori un
borsone e iniziò a riempirlo con vestiti e biancheria che
gli sarebbero serviti in quel tempo lontano da casa. Mise anche
più del necessario, perché temeva che da tre quei
giorni si sarebbero trasformati in quattro e poi in cinque, e poi in
una settimana e poi in chissà quanto ancora. Era un tipo
positivista, lui, ma quella situazione gli metteva così
tanta pressione addosso da non poter evitare simili pensieri.
Doveva ammettere che
si riteneva anche arrabbiato perché non riusciva a
comprendere il modo di agire di Kyousuke. Tenma aveva un modo di vivere
prefissato nella mente da tempo, che recitava di dover sempre
affrontare le difficoltà appena esse apparivano. Non gli era
mai capitato di aggirare un problema o di posticiparne la soluzione. Da
un altro lato aveva fiducia nel suo ragazzo e non voleva imporre il suo
pensiero, perché sapeva come fosse dura dichiarare certe
cose a un proprio familiare.
Dopo essersi lavato e
vestito se ne andò in cucina. Trascinò con
sé il bagaglio e lo appoggiò a una parete, poi
iniziò a preparare la colazione. Per un attimo gli
sfiorò la mente l'idea di prepararla solo per se stesso. Non
gli pareva male come prospettiva: avrebbe mangiato in fretta e se ne
sarebbe andato di casa prima che Kyousuke si svegliasse. Dopotutto, non
aveva tutta questa gran voglia di parlargli dopo il modo in cui si
erano lasciati la scorsa notte. Percepiva ancora una sorta di tensione
che riempiva i muri di quella casa da quando il giorno prima aveva
deciso con il suo ragazzo che avrebbero messo in atto quella strana
idea.
Poi pensò
che, o andandosene prima o dopo, doveva comunque almeno lasciare
qualcosa da mangiare a Kyousuke come faceva di consuetudine, prima che
questo si facesse strane idee come che Tenma lo avesse fatto per
ripicca (cosa che effettivamente aveva intenzione di fare, ma lui non
era un tipo vendicativo e non aveva intenzione di iniziare ad esserlo.)
Percepì un
fruscio leggero che attraversava le pareti, come quello che possono
fare delle lenzuola sfregate l'una contro l'altra e le sue intenzioni
si infransero di colpo.
Deglutì
sconsolato. Non passò molto tempo prima che un Kyousuke
ancora assonnato facesse capolino sull'uscio della porta.
« Ciao
» mormorò, la voce impastata dal sonno. Aveva i
capelli scompigliati che per l'assenza di gel ricadevano in tutta la
loro lunghezza sulle sue spalle, e due grandi occhiaie gli solcavano il
viso, indicando che non avesse neanche lui dormito bene.
In una qualsiasi altra
giornata Tenma gli si sarebbe lanciato addosso urlando "che carino!" o
qualche altra idiozia che avrebbe irritato Kyousuke, ma questa volta
invece si limitò a tirare un sorriso.
« Buongiorno
» rispose, cercando di allungare un po' le vocali.
Si guardarono per un
po' in silenzio, poi Kyousuke si stropicciò gli occhi e
andò a sedersi.
« Non
è un buon giorno, lo sai » fu molto diretto, e
questo colpì Tenma che si ritrovò a deglutire per
la sorpresa.
« Beh, in
parte hai ragione » ribatté, « ma
possiamo anche fingere che lo sia. E per te comunque può
esserlo davvero: rivedrai tuo fratello, no? » era abituato a
sorridere, ma in genere lo faceva in modo del tutto spontaneo. Forse
era per quello che in quel momento percepiva alle guance un fastidio
che non ricordava di conoscere.
Kyousuke non rispose,
ma puntò gli occhi sul tavolo e picchiettò con
nervosismo le dita su di esso.
Tenma finì
di preparare la colazione e la poggiò sul tavolo: avrebbe
voluto fare qualcosa di un po' più elaborato, ma non c'era
tempo e non vedeva l'ora di uscire da quelle mura atipicamente
soffocanti, così si accontentarono entrambi di una semplice
ciotola di riso bollito.
Il silenziò
che scese sulle loro spalle mentre consumavano il pasto era
così deprimente che Tenma si sentì il dovere dire
qualcosa.
« Dormito
bene? » e disse proprio la prima cosa che gli
passò per la mente.
« Scherzi?
» Kyousuke rispose crudo e freddo come al solito. Dato che,
sebbene non si fosse guardato allo specchio, percepiva ancora le
palpebre appiccicose e non dubitava di avere delle mostruose occhiaie.
Insomma, quel che era il suo tono e modo quasi ironico di rispondere
non gli parve così diverso dal solito ma anzi del tutto
lecito. Così però pareva non averlo percepito
Tenma. Era come se fosse appena scoppiata la scintilla di una rabbia
dapprima covata solo nel cuore.
« Scusami
tanto per la domanda! » sbottò Tenma, in quello
che era un tono di voce che non gli apparteneva. Poi si rese conto di
quello che aveva detto, si portò di scatto le mani sulla
bocca e mormorò uno "scusa" con timidezza.
Si sentiva mortificato
per la reazione avventata avuta. Non era un tipo bravo a sopprimere le
proprie emozioni: quando pensava o provava qualcosa sentiva sempre
l'impellente bisogno di manifestarlo al mondo esterno, ma... In quel
caso percepiva di sbagliare ad essere arrabbiato con Kyousuke e con la
sua scelta dopo aver addirittura deciso di assecondarla. Forse proprio
perché, in una delle poche volte in vita sua, aveva agito
non secondo la sua testa, ma seguendo il pensiero di qualcun altro che
non del tutto condivideva.
Kyousuke riusciva a
immaginare il perché Tenma avesse reagito in un modo
così diverso dal suo essere, ciononostante non sapeva cosa
dire né se ci fosse qualcosa di giusto da proferire in un
simile momento. Scelse la via del silenzio, anche se questa accendeva
numerosi pensieri in contraddizione e in lotta fra loro. E
così la colazione trascorse in minuti fatti di piombo.
Quando finì
il riso Tenma, silenziosamente, prese le sue cose e
abbandonò la cucina. Kyousuke si alzò e lo
seguì per il corridoio.
Si ritrovarono poi
davanti l'ingresso, dove Matsukaze girò il pomello e disse:
« Non sono arrabbiato con te, voglio sostenerti »
anche senza crederci del tutto. E Kyousuke, che non era in vena di
discussioni e con le parole ci sapeva fare ben poco, si
limitò ad annuire.
Tenma aprì
la porta. « Allora ciao » mormorò.
Sfiorò appena le labbra di Kyousuke e poi si
voltò con un falso sorriso. Kyousuke avrebbe voluto
prenderlo per il polso e attirarlo a sé come la giornata
precedente, ma rimase fermo. Aspettò che l'altro uscisse,
dopodiché chiuse la porta e sospirò.
Si
meravigliò che Tenma non tornò indietro: quella
porta non si aprì di nuovo, ne Kyousuke ricevette dei
messaggi.
Tenma per la prima
volta in vita sua non era con la testa fra le nuvole, o aveva
riflettuto bene di non dimenticare nulla così da evitare di
tornare indietro.
22
Dicembre, 10:54 AM;
La
stazione di Shinjuku era certamente uno dei posti più
affollati del mondo. E a Kyousuke i posti pieni di persone non
piacevano affatto.
Era lì ad
aspettare da non sapeva più quanto tempo, la testa che gli
stava per esplodere per il troppo baccano: passi, parole, tutto
rimbombava lì dentro amplificando i suoni e rendendoli
cinque volte più fastidiosi.
Come se non bastasse,
il freddo gli trapassava i vestiti penetrando fin dentro le sue ossa. E
per quanto erano diventate gelate le sue mani credeva che il sangue
avesse da tempo smesso di circolare in quel punto. Le mise dentro le
tasche per cercare di scaldarle, e infilò la testa dentro la sciarpa più che potè (come avrebbe fatto una tartaruga che
si rifugiava nel suo gusio), ma riuscì a coprire solo le
labbra e appena la punta del naso.
Quel che
più lo irritava di quella situazione era che i suoi pensieri
avevano deciso di rincorrerlo senza dargli tregua. Anche lì,
a pochi minuti di distanza dal fatidico momento dell'incontro, non
riusciva a togliersi dalla mente la tensione che c'era fra di lui e
Tenma e rimuginava su quali potevano essere le parole più
adatte per dire a Yuuichi la verità.
Per porre soluzione al
primo problema probabilmente sarebbe bastato farsi perdonare con una
partita di calcio. Per il secondo... Ci sarebbe voluto più
tempo.
La voce che segnalava
l'arrivo del treno lo svegliò dai suoi pensieri. Kyousuke
alzò gli occhi e in pochi secondi il mezzo metallico gli fu
davanti.
Le porte cominciarono
ad aprirsi e dovette assottigliare gli occhi per individuare suo
fratello in mezzo a tutta quella folla. Quando incrociò una
chioma mora dai riflessi bluastri scattò subito nella sua
direzione.
« Yuuichi!
» quasi urlò per attirare la sua attenzione.
Yuuichi si guardava
attorno spaesato, cercando di farsi spazio tra la gente.
« Yuuichi!
» ritentò, e questa volta suo fratello maggiore si
accorse di lui e gli andò incontro.
« Kyousuke!
» gridò a sua volta mettendosi a correre nella sua
direzione. A un certo punto, però, la sua corsa si
arrestò e Yuuichi perse l'equilibrio in avanti. Kyousuke
strabuzzò gli occhi e di scatto gli si parò
davanti per sorreggerlo.
« Stai
bene?! » fece allarmato con il cuore che gli tamburellava nel
petto. Yuuichi si rimise in piedi da solo e sorrise imbarazzato.
«
Sì, sì, tranquillo. Ho solo inciampato; non
esagerare! »
Era da un bel paio
d'anni ormai che Yuuichi aveva ripreso a camminare correttamente, ma
Kyousuke non riusciva comunque a evitare di preoccuparsi.
Tentò di tranquillizzarsi con un profondo respiro.
« Non ci
vediamo da non so quanto tempo! » esclamò Yuuichi
e Kyousuke annuì, riflettendo su quanto quella frase fosse
veritiera. Anche le poche volte in cui era andato a trovare i suoi
genitori per motivi vari non avevano potuto incontrarsi e
così era quasi trascorso un anno e mezzo di sole telefonate
e videochiamate via skype.
« Allora,
come stai? Che mi racconti? » i due cominciarono a camminare.
Kyousuke si propose di aiutarlo con le valige ma Yuuichi si
rifiutò. Non sopportava d'esser visto come debole o
chissà che: adesso aveva delle gambe perfettamente
funzionanti e amava usarle anche per quelle che potevano sembrare
azioni banali o scoccianti.
« Tutto
bene, su. E per fortuna anche mamma e papà se la cavano. Tu?
Non ti senti neanche un po' solo qui? »
Kyousuke avrebbe
voluto rettificare dicendo che no, non era affatto solo. Ma rimase
zitto, sprecando la sua prima opportunità di rivelargli la
verità.
« No, per
niente. Perché dovrei? » replicò serio,
la voce un po' tremolante.
Yuuichi
inarcò un sopracciglio. « Nulla, nulla »
disse e sorrise. Uno di quei sorrisi solo suoi, che a Kyousuke
mettevano addosso un po' di inquietudine perché pareva che
dicessero "tranquillo, so già tutto."
Yuuichi era l'altra
unica persona a renderlo trasparente, e in grado di cogliere ogni
sentimento covato nel suo animo. Anche se in quel caso, per fortuna,
era davvero impossibile che suo fratello gli leggesse il pensiero fino
a quel punto. A limite poteva aver intuito che frequentasse qualcuno...
ma di certo non poteva sapere che quel qualcuno fosse un ragazzo e che,
per la precisione, si trattasse di Tenma.
« Come
è andato il viaggio? » sviò la
conversazione.
« Bene, solo
un po' stancante. Questo posto è pieno di gente, wow. E, a
proposito, Tokyo mi sembra particolarmente bella: mi farai da guida
turistica fratellino? »
Kyousuke sorrise e
annuì. Anche se quel "fratellino" non gli garbava molto era
da così tanto tempo che non vedeva Yuuichi che non poteva
che passarci su.
« Va bene,
questo pomeriggio facciamo un bel giro. » disse. E
ufficialmente da quel momento cominciò il suo piano.
{{ blaterazioni.
}
Ehilà!
Ho fatto passare più di quanto mi aspettassi dall'ultimo
aggiornamento.
Anyway, non mi dispiace questo capitolo, solo... Kyousuke e Tenma, ho
paura che siano ooc! Onestamente, ho intenzione di dargli un aspetto
molto più umano, con difetti e pensieri non sempre giusti
come ci aspetteremo da quelli che effettivamente sono tipo due eroi
nell'anime. Ma non voglio allontanarmi troppo dalle loro
personalità, voglio che comunque rimangano loro, solo che
molto più riflessivi. Ma se ritenete che io li abbia
stravolti... Cioè, avvertitemi e provvederò ad
aggiungere immediatamente l'avvertimento "ooc".
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi sta
leggendo la storia c:
A presto!
_Fernweh (a cui ancora
non cambiano il nickname sebbene sia passato più di una
settimana)
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