Look in my eyes, what do you see? di JeiBieber_Smile (/viewuser.php?uid=372600)
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Look in my eyes, what do you see?
-'Posso
svelarti un segreto?'-
-Quindi, Justin, ieri hai
vinto tu
il concorso canoro a Stratford- Rosalie mi sorrise dolcemente, un
sorriso che ricambiai amorevolmente.
-Non so come, ma sì, ho vinto io al concorso canoro- al
ricordo
della prima chiacchierata con Anastasia, mi scappò un
sorriso.
-Perché dopo non ci fai sentire qualcosa?- mi chiese suo
padre, rivolgendomi uno sguardo.
-Sì, certo, ma sono senza la mia chitarra o il piano..-
-Noi abbiamo un piano di sopra- Anastasia mi bloccò,
prendendomi
la mano -Così mi fai sentire come suoni il piano, ci stai?-
-Va bene- risi lievemente, sentendo un calore farsi posto il mio cuore.
Suonare era sempre stata una mia passione, sin da piccolo. Prima di
cominciare le scuole, già sapevo suonare la chitarra e il
pianoforte e mi piaceva molto anche suonare la batteria. Ero una
piccola peste,
quante ne avranno dette i miei vicini quando a due anni suonavo la mia
piccola batteria che la mamma mi aveva regalato per il compleanno.. A
scuola avevo imparato a suonare anche la tromba, per cui sapevo suonare
bene la chitarra, il pianoforte, la batteria e la tromba. Insomma, ero
una band musica: prendi quattro e paghi uno. Ma più di
tutto,
amavo scrivere. Scrivere era la mia passione, scrivere era il miglior
modo che avevo per sfogarmi e sentirmi bene, libero. Scrivevo canzoni,
poesie. Ne avevo scritte tante pensando alle mie ex. Erano dei veri
e propri capolavori da sbatterglieli in faccia.
Dopo aver pranzato, aiutai Rosalie e pulire e lavare ciò che
avevamo sporcato: era una mia abitudine farlo con la mamma, mi piaceva
essere servizievole. Mi faceva sentire parte integrante della famiglia,
ero soddisfatto di sapere che il mio operato era stato utile a
qualcuno.
-Rosalie, tesoro, hai finito?- Joseph fece capolino in cucina con sua
figlia avvinghiata al corpo. Hei,
Anastasia. Solo con me devi stare. Pensai.
-Justin?- suo padre mi guardò abbastanza stranito, non
appena
notò che stavo aiutando sua moglie in cucina.
-Si?- chiesi, poggiando lo strofinaccio bagnato sul davanzale della
finestra per farlo asciugare.
-Non ti facevo casalingo- esordì, guardandomi -Ma ammetto
che è un punto a tuo favore-
Mi sentii soddisfatto, davvero soddisfatto. La mia intenzione era fare
buona impressione, volevo che i genitori di Anastasia si fidassero di
me così come volevo che Anastasia si fidasse di me. Sapere
che
ci stavo riuscendo, mi dava una soddisfazione assurda. Dopo aver finito
di mettere a posto la cucina, sentii le braccia di Anastasia stringere
il mio braccio. Le diedi un dolce bacio sulla fronte prima di salire di
sopra con i suoi genitori. Entrammo in una stanza abbastanza grande,
dove c'era un grande pianoforte, era nero e sembrava simile a quello
che avevo a casa. Guardandomi intorno, il pianoforte stonava in po':
chi metterebbe un pianoforte in una camera insieme ad un
biliardo, una tv a 50'', un divano, una play station e un calcio
balilla? Ma, be'.. la stranezza, infondo, piace un po' a tutti. Anche a
me.
Mentre i genitori di Anastasia andarono a sedersi sul divano, lasciai
che quella creatura meravigliosa si sedesse al mio fianco. La sua
presenza mi metteva sicurezza.
-Cosa ci fai sentire?- mi chiese suo padre.
-Qualche anno fa, sono stato lasciato dalla mia fidanzata poco prima
del nostro matrimonio. Dopo quel momento, la mia vita ha subito un
cambiamento tale da diventare monotona, senza uno scopo. Avevo
completamente perso la voglia di vivere. Poi un giorno mi misi a
riflettere e pensai che per essere qui ed essere vivo, allora ho uno
scopo. Così mi sono reso conto che la vita va vissuta. A
causa
dell'errore di una persona mi sono lasciato abbattere troppo, ma
ciò non significa che dobbiamo arrenderci. La vita
dev'essere
vissuta per cui.. adesso vi farò ascoltare Life is Worth
Living-
finii la mia non troppo breve introduzione, cominciando a suonare.
-Ended up on a crossroad, try to figure out which way to go. It's like
you're stuck on a treadmil, running in the same place. you got your
hazard lights on now hoping that somebody would slow down. Praying for
a miracle, who'll show you grace?- mi bloccai, cercando di regolare
l'emozione. Quella canzone mi faceva sempre uno strano effetto, mi
veniva il magone ogni qual volta la cantavo.
-Had a couple dollars and a
quarter tank of gas, with a long journey ahead. Seen a truck pull over,
God sent an angel to help you out. He gave you direction, howed you how
to read a map. With a long journey ahead. Said it ain't over, oh, even
in the midst of doubt- leccai leggermente le labbra, ricominciando col
ritornello -Life is worth living. Life is worth living, so live another
day. The meaning of forgiveness, people make mistakes, doesn't mean you
have to give in. Life is worth living again- lanciai una breve occhiata
ad Anastasia, che sembrava essere presa quasi quanto me, per poi
ricominciare con la seconda strofa.
-Relationship on a ski slope,
avalanche comin' down slow. Do we have enough time to salvage this
love?-chiusi per un secondo gli occhi, immaginando il viso di Hayley.
Scossi la testa, non dovevo pensare una persona così
orribile.
Continuai così a cantare.
-Feels like a blizzard in April, cause
my heart is just that cold. Skating on thin ice, but it's strong enough
to hold us up. Seen her scream and holler, put us both on blast.Tearing
each other down. When I thought it was over, God sent us an angel to
help us out. He gave us direction, showed us how to make it last, for
that long journey ahead. Said it ain't ever over, oh, even in the midst
of doubt- cantai ancora in ritornello, sentendomi completamente preso,
per poi continuare col ponte.
-What I'd give for my affection, is a
different perception. From what the world may see,tThey try to crucify
me. I ain't perfect, won't deny. My reputation's on the line. So I'm
working on a better me.. Life is worth living, oh yeah Life is worth
living, so live another day. The meaning of forgiveness, people make
mistakes, only God can judge me. Life is worth living again.. Another
day, life is worth living again- chiusi per un secondo gli occhi non
appena smisi di cantare.
Sentendo però, due braccia gettarmisi al collo. Le braccia
di
Anastasia. La strinsi forte a me, sentivo davvero il bisogno di un
abbraccio e non un semplice abbraccio: avevo bisogno di un suo
abbraccio. Quella canzone, era sempre stata parte di me. L'avevo
cantata solo per me stesso, mai per un uditorio e farlo, mi faceva
sentire terribilmente vulnerabile, anche se si trattava solo di tre
persone. Ma sapere che, tra le persone che
avevo ascoltato la mia canzone, c'era anche Anastasia, mi faceva
spuntare il sorriso. Avevo scelto di cantare proprio quella canzone,
perché lei aveva bisogno di forza: dover affrontare il mondo
senza poterlo vedere, non era affatto bello. Dover affrontare un mondo
cattivo, pronto a prenderti in giro, ad usarti e a scartarti, senza
poterlo però vedere, rendeva tutto più difficile.
Ma
nonostante questo e molto altro, la vita va vissuta. Bisogna andare
avanti, a testa alta, e con quella mia canzone volevo dare ad Anastasia
la forza di affrontare il mondo, doveva vivere la sua vita al meglio,
come meglio poteva. Ed io certamente non l'avrei lasciata sola.
Per minuti interminabili, continuai a stringere tra le mie braccia quel
corpicino esile, ma che possedeva una forza che non si vedeva spesso.
Nel frattempo, Joseph e Rosalie ci guardavano ed io mi sentii molto in
soggezione, ma non m'importava: avere Anastasia tra le braccia era
molto più importante.
-Justin.. penso che questa sia una delle più belle canzoni
che
io abbia mai ascoltato- m'intimò Anastasia, staccandosi
leggermente.
-Mai sottovalutare Justin Drew Bieber, piccola stella- ne approfittai
per accarezzarle il viso, era meravigliosa.
-Ragazzi, vi ricordiamo che ci siamo pure noi- Rosalie rise, alzandosi
e trascinando con sé suo marito.
-Ed è meglio che usciamo prima che io perda la pazienza-
unii le
labbra in una linea retta per non ridere, così come fece
Anastasia.
-Sono andati via?- mi sussurrò, non appena sentì
la porta chiudersi.
-Sì- risposi solamente, per poi ridere e poggiare la fronte
contro la sua -Adesso però devo farti ricredere per quanto
riguarda le mie doti culinarie-
-Abbiamo una vita davanti per quello, no?- usò le mie stesse
parole, provocando la mia risata.
-Sì, abbiamo tutta la vita per quello, piccola mia- le
sussurrai all'orecchio, sentendo il suo corpo tremare.
Non ricordavo di avere un effetto simile sulle ragazze.
Ma mi piaceva sapere che avevo quell'effetto su di lei.
..due settimane dopo..
-Ciao Rosalie! Come stai?- le
chiesi, entrando dentro casa e stringendola in un abbraccio.
-Ciao, Justin! Tutto
bene, grazie. Anastasia ti sta aspettando di
sopra- sorrisi, non appena sentii pronunciare il nome di quella ragazza
meravigliosa.
-Corro allora-
ridacchiai, correndo sul serio per le scale.
Erano passate due
settimane. Due settimane da quando avevo conosciuto
quella ragazza che mi aveva completamente stravolto. Da quando ci
eravamo conosciuti, passavamo del tempo insieme ogni giorno. Stava man
mano diventando indispensabile, non riuscivo a stare senza vederla o
senza sentirla per più di qualche ora. A Ryan e Chaz,
così come a mia madre, ancora non avevo detto nulla.
Sapevano
che mi sentivo con una ragazza, ma non sapevano che la ragazza in
questione fosse cieca. Non mi vergognavo di lei, ma volevo prima capire
quali erano i miei sentimenti nei suoi confronti e rendermi conto se
volevo davvero che da quel Justin e Anastasia, potesse nascere un noi.
Be', per come le cose andavano, la risposta era più positiva
che
negativa. In due settimane avevo scoperto molte cose di lei, come ad
esempio la sua passione sfrenata per la lettura, avevo scoperto che le
piaceva nuotare, che aveva un labrador di nome Charlie e che ogni tanto
prendeva lezioni di pianoforte. Avevo scoperto che le piaceva molto la
natura, che il suo fiore preferito era l'ibiscus, che le piacevano i
pancakes con lo sciroppo d'acero. E sopratutto, avevo scoperto che le
piaceva parlare. Eccome se le piaceva parlare.
Come a me piaceva
parlare con lei , d'altronde.
Non appena arrivai al
piano di sopra, camminai lentamente per far
sì che non mi sentisse. Non ci vedeva, ma aveva un udito che
faceva paura. La porta di camera sua era aperta, così mi
soffermai a guardarla per qualche minuto. Era particolarmente bella
quel giorno. Be', ogni giorno che passava era sempre più
bella.
Aveva il viso rivolto di fronte a sé, mentre invece tra le
gambe
aveva un libro davvero molto grande e doppio. Stava leggendo.
Concentrata com'era, era ancora più bella. Aspettai che
finisse
la pagina prima di avvicinarmi.
-Da quanto sei qui?-
mi chiese, sorridendo.
-Potrei risponderti e
dirti 'da abbastanza per capire che sei
bellissima' ma ciò equivale a dire pochi secondi, per cui..-
abbozzai un sorriso, notando le sue gote colorarsi di rosso -..giusto
pochi minuti- finii la mia frase, dandole un dolce bacio sulla fronte.
In tutta risposta,
chiuse il libro che aveva tra le gambe, lo
poggiò a terra e si gettò tra le mie braccia,
stritolandomi. Mi mancavano i suoi abbracci, eppure l'avevo vista la
sera
prima ed erano solo le cinque del pomeriggio. Avevo lavorato tutta la
mattinata, ero solo riuscito a farmi la doccia prima di correre da lei.
Mi
mancava, e ogni giorno che passava sentivo la voglia di stare con lei
crescere sempre di più. -Mi sei mancato-
farfugliò sulla
mia spalla, facendomi sorridere.
-Mi sei mancata anche
tu piccola stella e..- mi avvicinai al suo
orecchio -..ho una sorpresa per te- continuai con un sorriso che si
trasformò in una risata non appena mi scontrai con la sua
espressione perplessa.
-Che sorpresa?- mi
chiese con un sorriso.
-Be', avevo pensato
che tra di noi le cose vanno bene. Solo che spesso
mi manchi, forse un po' troppo spesso- le confessai, provocando la sua
lieve risata -Mi capita spesso di voler sentire la tua voce, ma
chiamare ogni volta sul cellulare di tua mamma non è proprio
il
massimo perché ho paura di disturbarla. E so che per te
è
difficile chiedere a tua mamma di chiamarmi, magari potresti
vergognarti e di conseguenza ho pensato di fare qualcosa. Ho fatto un
paio di ricerche su internet e ho visto che ci sono vari telefoni per
non vedenti, così sono andato in un negozio di telefonia ed
ecco
a te, il tuo nuovo cellulare- presi tra le mani la scatoletta che avevo
precedentemente messo in una bustina colorata, porgendola alla ragazza
che aveva un espressione davvero indecifrabile.
-Cosa?- mi chiese
semplicemente, quel suo sorriso innocente era
meraviglioso -Justin, mi hai appena regalato un cellulare?- chiese
ancora, aprendo la scatoletta.
-Sì,
è un cellulare con i tasti, solo che le lettere e i
numeri sono scritti in braille. All'interno ho messo solamente il mio
numero, il numero di tua mamma e quello di tuo papà. Basta
tenere premuto il tasto uno per chiamare me,- presi il suo indice e lo
posizionai sul primo tasto -sul tasto due per chiamare tuo padre,-
spostai l'indice sul secondo tasto -sul tasto tre per chiamare tua
mamma- ancora le spostai l'indice, vedendo poi Anastasia annuire.
-Tutto chiaro?-
Non mi rispose,
semplicemente si limitò a sorridermi e a
stringermi forte. Mi piaceva farla sorridere, aveva un sorriso che era
davvero mozzafiato. Aveva quel sorriso che solo il paradiso poteva
regalare, ti metteva serenità e felicità. Pregavo
Dio
ogni giorno affinché mantenesse quel sorriso,
perché mi
infondeva sicurezza e felicità e mi faceva stare davvero
bene.
-Tutto limpido- mi
rispose, dandomi un dolce e tenero bacio sulla
guancia -Ancora non ci credo che hai speso tutti questi soldi per me,
chissà quanto ti sarà costato!- mi diede un
leggero pugno
sulla spalla, per poi poggiarci su la testa.
-Una sciocchezza in
confronto alla gravità della cosa- le
circondai le spalle con un braccio, stendendo le gambe sul letto.
-Quale cosa?- mi
chiese.
-Non sentirti per
più di due ore è terribile, credimi.
Preferisco spendere cento dollari all'ora e sentirti, piuttosto che
stare senza di te per troppo tempo-ammisi, giocando con una ciocca
ribelle che le usciva dallo chignon che aveva. Mi piaceva giocare con i
suoi capelli sciolti, ma ammetto che il suo collo nudo era davvero una
bella vista.
-Sei esagerato- mi
accarezzò il collo, scendendo sempre
più giù, sul mio petto -Anche se ammetto che
anch'io mi
sento morire quando non parlo con te per troppo tempo-
Continuò ad
accarezzarmi, cosa che feci anch'io. Mi piaceva
sentire il suo tocco, così lieve ma deciso, così
casto ma
sensuale. Mi piaceva ricevere da lei attenzioni, ero sempre stato io a
darle e per me era una cosa nuova sentirmi apprezzato, sentirmi amato.
Continuammo a coccolarci e a parlare sul letto per un bel po', fino
alle sette. Il tempo sembrava essere volato, quando invece erano
passate già due ore. Ecco un'altra cosa bella dello stare
con
lei, il tempo volava. Ciò voleva dire che stavo bene, e con
lei mi sentivo davvero bene. Il fatto che il tempo passasse veloce,
però, era anche uno svantaggio. Perché comunque
dovevo
tornare a casa, quando invece volevo stare ancora con lei a parlare.
Be', col nuovo cellulare avremmo potuto parlare per ore senza dover
importunare sua madre o, peggio, suo padre. Per quanto mi stesse
simpatico, mi incuteva un po' di timore.
-Anastasia..- la
chiamai, sentendomi il cuore battere forte. Sembrò
accorgersene: infatti sorrise.
-Cosa c'è?-
mi chiese, alzando piano la testa. Anche se non
potevo guardarla negli occhi, sapevo che era felice. Proprio come lo
ero io.
-Hai mai avuto un
fidanzato?- le chiesi, con pizzico di gelosia nella voce.
-Be', no. Elliot
è sempre stato molto geloso. Era lui l'unico
uomo della mia vita, dopo l'incidente non volevo avere nulla a che fare
col sesso maschile. Avevo paura, non sapevo di chi potermi fidare.
Così ho deciso di tagliare i ponti con chiunque- mi
spiegò brevemente, con la testa sul mio petto.
-Con chiunque, ma non
con me- enfatizzai, attirando la sua attenzione -Perché?- le
chiesi, curioso.
-Perché so
che tu sei diverso. Non mi hai mai sfruttata, non mi
hai mai fatta sentire inferiore, non hai mai creato l'occasione per
prenderti gioco del mio corpo. Sono cieca e sotto un certo aspetto sono
anche vulnerabile, eppure tu mi hai sempre trattata con rispetto e con
dignità, cosa che gli altri invece non fanno. Anche se non
ti ho
mai visto e probabilmente mai potrò farlo, so che sei una
persona stupenda, perché la tua bellezza viene dal cuore- mi
toccò il petto, sorridendomi dolcemente -Con i tuoi modi di
fare
mi ricordi tanto Elliot, il mio migliore amico. Solo che per te provo
qualcosa di diverso e mi piace, perché mi fa stare bene- le
accarezzai il viso.
-Posso svelarti un
segreto?- le chiesi, dolcemente.
-Certo- mi sorrise.
-Muoio dalla voglia di
baciarti, in questo momento- sussurrai, quasi
come se non volessi che mi ascoltasse. Ma sentì piuttosto
bene.
-Ed io muoio dalla
voglia di essere baciata da te- rispose con lo stesso tono di voce, che
mi fece sorrise.
E come se fossi stato
travolto da un uragano di emozioni, non riuscii a
controllare più i miei movimenti. Lasciai che il cuore
comandasse le mie mani avvicinando a me quel viso dolce e tenero, per
poi sprofondare in quelle labbra alle quali non riuscivo più
a
resistere. E fu così che la baciai, con tutto l'amore
represso
che avevo in corpo. La baciai, come non avevo mai baciato nessuna. La
baciai e mi lasciai trasportare da quel bacio, che
sapeva d'amore e di appagamento e che mi aveva fatto sentire finalmente
completo dopo tanto tempo. Erano anni che non toccavo le labbra di una
donna,
erano anni che non mi sentivo così completo, erano anni che
non
facevo quei movimenti. Mi sembrava tutto così nuovo,
così
puro. Non volevo sbagliare con lei, non con Anastasia. Volevo rendere
quel bacio il più bello che potesse mai ricevere, anche se
per
me lo era già. La portai lentamente a cavalcioni su di me,
senza
mai staccarla dal mio corpo. Lasciai che le mie mani accarezzassero il
suo
collo scoperto, mentre le sue mani erano ben salde sulle mie spalle.
Non volevo andare oltre, volevo solo baciarla. Solo baciarla, sentendo
quel meraviglioso calore che solo lei era riuscita a farmi provare.
Quando purtroppo
l'aria cominciò a mancare, mi staccai. Chiusi gli occhi e mi
sentii finalmente pieno, e felice.
-Justin..-
sussurrò Anastasia sulle mie labbra, sentii una scossa lungo
la spina dorsale.
-Anastasia..-
sussurrai anch'io, per poi sorridere.
-Non mi stai usando,
vero?- mi chiese, scossi prontamente la testa.
-Non userei mai un
angelo così bello- risposi, accarezzandole ancora il collo.
-Allora potrei
baciarti ancora?- il modo in cui me lo chiese, così tenero e
ingenuo, mi fece sorridere.
-Non chiedermelo
nemmeno- sorrisi sulle sue labbra, prima di
riavvicinare le mie labbra alle sue e stamparci su un tenero e casto
bacio. -D'ora in poi, sai che cambieranno molte cose?- le chiesi,
staccandomi di poco.
-Ovvero?- chiese.
-Ovvero, d'ora in poi
sarai solo ed esclusivamente mia- risposi. Ed era
vero. Con quel bacio, era diventata mia. Mia e di nessun altro.
Ma chi immaginava che
le cose sarebbero davvero cambiare, e non solo in meglio?
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Mie dolci donzelle!!
Buonasera.
Come state oggi? Tutto bene?
Io sono stata influenzata purtroppo e adesso sto un po' meglio, anche
se la tosse è rimasta.
Ma cosa ci posso fare? Purtroppo il tempo non mi permette di stare
bene.
Penso che l'influenza mi consideri la sua migliore amica. LOL.
Comunque!
Aw, io sto scippando sempre di più questi due.
Il loro primo bacio, ma quando possono essere dolci?
Be', le cose sembrano andare bene tra i due.
Ma siamo sicuri che tutto continuerà ad andare bene?
Adesso tolgo il disturbo, non prima di dirvi che siete stupende e che
vi ringrazio per le visite e le recensioni.
Grazie, davvero tanto
tesori miei.
Vi aspetto anche qui con
altre recensioni, eh! c:
Al prossimo capitolo, bellezze.
Much love.
-Sharon.
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volete, qui c'è il mio Instagram (chiedete
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Passate anche a leggere..'The
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