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Erano trascorsi
quasi tre mesi e l'esistenza di Ken aveva preso una piega che mai si
sarebbe aspettato. Aveva come rimosso tutti gli avvertimenti e i
consigli ricevuti dagli altri shinigami ed era sceso di continuo sulla
Terra: prima due volte alla settimana, poi un giorno in più,
poi quasi sempre. Il tempo che avrebbe dovuto dedicare al suo lavoro
era stato speso passeggiando tra le vivaci stradine di un villaggio su
cui splendeva sempre il sole, e con la compagnia di un ragazzo dagli
occhi caldi e la voce tonante.
Il vuoto che covava dentro da un'eternità era svanito,
sostituito da una curiosità crescente di apprendere sempre
di più dal mondo umano. Provava ancora un certo disagio a
contatto con l'altra specie, ma a tratti gli pareva di aver superato un
confine; quello che gli impediva di assaporare a pieno la vita mentre
leggeva i suoi libri. Non si sentiva parte di quell'ambiente
– quello possibilmente non sarebbe mai accaduto –,
ma era riuscito a rimpiazzare la noia che lo perseguitava con
molteplici colori.
Non aveva interagito con altre persone all'infuori di Hideyoshi
né ne aveva sentito il bisogno. Stare con lui gli bastava e,
anzi, forse nessun altro sarebbe stato capace di farlo sentire tanto a
suo agio. Del resto, non doveva essere da tutti amicarsi uno shinigami.
Ken sedeva sul bordo della fontana, era diventato il loro punto
d'incontro quella piazza. Attendeva Hideyoshi da qualche minuto ormai,
ma non dubitava che questi sarebbe presto arrivato. Non si erano visti
per qualche giorno a causa del lavoro del biondo (che si era pure
premurato di avvertirlo che non ci sarebbe stato) e secondo quel che
gli era stato riferito l'esercito sarebbe tornato proprio quel giorno.
Udì il suono delle trombe della prima volta – non
aveva mai scoperto da dove provenisse – e si voltò
con occhi inquieti verso una delle gradinate a cui si accedeva alla
piazza. Passò qualche secondo prima che i rintocchi del
metallo, dallo stridore crescente, toccassero le sue orecchie. Ancora
una volta tutta la gente in piazza si riunì in un grande
gruppo in attesa della venuta dei cavalieri. Ken visse di nuovo il
primo giorno in cui era sceso sulla Terra della quinta generazione,
rimembrò quanto si fosse trovato confuso e sconcertato in
quel momento, e si accorse di come invece adesso comprendesse
l'entusiasmo e il fervore delle persone che lo circondavano.
I soldati fecero la loro solita sfilata, fermandosi davanti alla
nicchia del municipio in cui era custodita la statua della dea
protettrice del villaggio; poi ruppero le righe.
Ken prese a muovere freneticamente i piedi e a guardarsi intorno. Un
pianto squarciò l'aria – qualcuno doveva aver
perso una persona cara. Per un attimo l'ansia gli formò un
groppo alla gola, plasmando l'idea che Hide avesse perito in campo di
battaglia. Poi si ricordò di conoscere la durata vitale
dell'umano e che quindi non era ancora giunta la sua ora.
« Ehi. » Si voltò verso il ragazzo che
portava l'elmetto dell'armatura sotto braccio. « Mi
aspettavi? » fece Hideyoshi con aria compiaciuta. Ken sorrise.
Trascorsero l'intera giornata assieme e l'imbrunire giunse prima del
previsto. Per lo più chiacchierarono passeggiando
– o meglio, Hide parlava e Ken si limitava nella maggior
parte dei casi ad ascoltare e annuire (il loro rapporto si basava su
quello). Il soldato gli raccontò che temeva che quelle
piccole battaglie per difendere i confini della città si
sarebbero presto tramutate in una sanguinolenta guerra, e di come uno
dei loro compagni fosse stato trovato morto senza che nessuno si fosse
accorto di nulla.
« Dubito che se la giocheranno con l'astuzia »
aveva sussurrato Hide assorto. « Useranno i loro soliti
metodi barbari e brutali, e sento davvero che il peggio sta per
arrivare. »
Ken non disse nulla in particolare, ma in cuor suo sperò che
il "peggio" non coincidesse con la data scritta sopra la testa di
Hideyoshi.
Dopo l'immensa camminata giunsero di nuovo nella piazza, come se la
giornata fosse stata nient’altro che un enorme girotondo. Si
sedettero sul monumento e l'umano sospirò per la stanchezza.
« Forse avresti dovuto rifiutare la mia proposta di fare una
passeggiata » disse Ken. « Sei fuori
città da giorni e non hai avuto modo di riposarti.
»
Hide gli rivolse uno sguardo offeso. « Mi hai preso per un
vecchietto? »
« A dire il vero » sorrise Ken, « sei
stato proprio tu a dirmi d'esser vecchio ormai, durante uno dei nostri
primi incontri. »
L'altro rimase senza risposta per qualche secondo, boccheggiando.
« Va beh » sospirò infine. «
Dettagli. »
Stettero per qualche secondo in silenzio e poi, come avveniva quasi
sempre, Hide ruppe la quiete nel modo più brusco possibile
scattando in piedi e iniziando ad urlare.
« Ehi! » ripeté, in direzione di un uomo
che camminava indisturbato per la piazza. Lo sconosciuto parve
accorgersi della presenza del biondino e a quel punto si
avvicinò a loro.
« È necessario urlare? »
sbottò appena arrivato in direzione del ragazzo, lanciando
una fugace occhiata a Ken.
« Se non mi senti sì. »
« Stupidaggini, è nella tua natura urlare.
»
« Beh, forse. »
L'uomo che stava dialogando con Hideyoshi era molto più alto
di lui. Aveva le spalle ampie e il contorno dei muscoli ben marcati si
intravedeva attraverso il tessuto della maglietta leggera. I capelli
erano neri e lucidi, gli occhi su un tono del verde, le sopracciglia
perennemente corrugate e i lineamenti duri. A vista si poteva affermare
che fosse un soldato (cosa che invece veniva più difficile
da fare vedendo Hide per la prima volta).
« Ken, lui è Amon! È un mio collega.
»
Ken fu colto di sorpresa e borbottò un "piacere" balbettante
– perché è quel che si dice conoscendo
una persona, giusto?
« Amon, lui è Ken! È nuovo in
città, non conosce nessuno a parte me, si può
dire. Mi raccomando trattamelo bene. »
Amon non proferì parola, fece un semplice cenno del capo,
scrutando l'esile shinigami con aria sospetta.
« Mai visto prima » constatò infine.
« Da dove viene? »
« Viveva in un villaggio contiguo. »
« Sì, ma quale? »
Hide sconosceva la risposta e la cercò sulle labbra di Ken
(che naturalmente non ce l'aveva). Parve notare il panico nei suoi
occhi e rispose: « Che importa? Tanto sono tutti nostri
alleati quelli accanto ».
Amon inarcò un sopracciglio non convinto.
« Comunque Amon, fammi indovinare. » Hide gli si
avvicinò di qualche passo con aria ammiccante. «
Stai forse andando dalla tua bella? »
Il più alto levò gli occhi al cielo. Aveva l'aria
di qualcuno che sperava che quella domanda non arrivasse mai.
« Ti ho già detto che non c'è niente
tra me e lei. »
« Suvvia Amon, sono certo che dietro quello sguardo di pietra
che hai si nasconde un cuore! E poi perché mai negare? Okay,
sì, suo padre è fuori di testa e abbiamo modo di
notarlo ogni volta che lo mandano in spedizione con noi, ma lei sembra
apposto. »
« Suo padre è un ottimo comandante »
sbottò Amon, stufato. « E ora devo andare. Ci
vediamo. » Salutò con un cenno della mano e
sparì nella crescente oscurità.
« E va bene » fece Hide arrendevole allungando le
vocali.
Ken era rimasto in silenzio a osservare la scena. Non credeva che
comunicare con un altro essere umano lo potesse mettere così
a disagio. Hide si voltò verso di lui sorridente.
« Non temere per i suoi modi bruschi, Amon è un
bravo ragazzo. Nel caso non mi vedessi nei paraggi o avessi bisogno di
qualcosa potrai sempre chiedere a lui » lo informò
con voce rassicurante. Ken sperava di non dover mai incrociare di nuovo
quello sguardo serio, né tantomeno di doversi mai rivolgere
a qualcuno che non fosse Hide.
« Va bene » disse però.
Hide gli si avvicinò e posò una mano sulla sua
guancia per qualche secondo, facendolo prima sussultare e poi
immobilizzare per la sorpresa. Poi la mise a pugno su un fianco
assumendo uu'espressione meditabonda.
« Mh » sospirò pensoso. « Sta
calando la sera e inizia a far freddo. E tu, soprattutto, sei
più congelato del solito » appurò.
« Forse... potresti venire a casa mia; ho un camino. Che ne
dici, ti va? »
« Dove? » chiese istintivamente Ken. Non sapeva
perché, ma gli sembrava strano essere invitato a casa di
Hide. Forse era dovuto all'idea che avevano delle abitazioni gli
shinigami: quelle che c'erano nel loro mondo servivano solo per avere
privacy e solitudine, e nessuno di loro sarebbe mai entrato in una casa
non sua.
« A casa mia. Che c'è? Perché quella
faccia sconvolta? »
Ken si mise in piedi e fece qualche passo indietro, poi mimò
un no con la testa.
« E dai, mica ti mangio per cena. »
« Non ho paura che tu mi possa mangiare »
ribatté.
« Mh... Forse sembro troppo invadente? »
Ken rise, rimembrando tutte le domande intime che gli aveva fatto Hide
sulla sua falsa vita. Non seppe dove gli venne il coraggio per le
parole seguenti. « Tu, invadente? » lo
schernì. « Da quando in qua? » Quella
era una sfacciataggine che non gli apparteneva e gli fece arrossare un
po' le gote.
« Ehi! » si lamentò Hide, fintamente
offeso. « Va bene, okay, forse lo sono un po', ma non vorrei
che fosse così. Cioè... sto solo provando a
stringere amicizia con te. » A quella parola Ken
sbarrò gli occhi. Aveva letto spesso dell'amicizia, aveva
immaginato di averla instaurata con shinigami come Touka o Arima, ma
non ne aveva mai conosciuto le sfumature di significato sul serio.
« In genere mi riesce dannatamente bene farmi amici, ma tu...
Stai resistendo davvero bene, cavolo! »
Quel dialogo gli dava l'idea d'esser dentro uno dei libri che tanto
amava. La cosa lo emozionò e senza riuscire ad evitarselo
sorrise con tristezza.
« Non so quante probabilità tu abbia di fare
amicizia con me » rivelò a malincuore.
« Credi davvero che mi possa arrendere? » Ken
trovò quella domanda esagerata, tipico di Hide. «
Io non mi arrendo mai. »
Avrebbe voluto mettergli davanti agli occhi tutti i validi motivi per
cui la loro amicizia non avrebbe mai potuto funzionare, ma
mormorò solo un "capisco" stringendosi nelle spalle per
chiudere il discorso. Hide parve deluso da quella mera reazione, ma non
si fece scoraggiare.
« E quindi? Vieni con me? Casa mia è vicina,
potrai scaldarti e stare tranquillo. Sappi che non accetto no come
risposta. »
Ken rise e constatando che aveva deciso già tutto Hideyoshi
non gli restò che seguirlo.
Fu
strano entrare dentro quella casa. Principalmente perché Ken
non era mai stato a casa di nessuno, e, tantomeno non di un umano. Era
ben differente dalla sua abitazione nel mondo degli shinigami, avevano
in comune poco e niente. Quella di Ken si poteva considerare vuota, non
c'era nulla se non che una sorta di letto – per sdraiarsi,
visto che loro non dormivano – e mucchi di libri rubati
accatastati di qua e di là, nella sua unica e buia stanza.
Quella di Hide invece era più grande del dovuto per una sola
persona, c'erano addirittura tre stanze. Era disordinata e piena di
cianfrusaglie che solo un umano poteva trovare utili: panche, tavoli,
vasi, un baule con dentro chissà cosa, attrezzi di legno,
mensole, bocce di vetro contenenti strani ingredienti per cucinare,
qualche buco nei muri per far trapelare la luce (che iniziava a
scarseggiare) e, per, finire, il camino. Un ambiente piuttosto caotico,
in cui tutti quegli oggetti finivano per oscurare le pareti rosso
mattone.
« Vivi da solo? » fu la prima cosa che gli venne da
chiedere, sebbene sapesse che Hide aveva perso la sua famiglia e non
aveva intenzione di costruirsene una nuova. Si fece strada seguendo il
compagno, prestando attenzione al pavimento per non inciampare su
nulla.
« Eh già, solo soletto. Prima era casa dei miei
genitori. Mio padre è morto da tempo, mia madre di recente,
ma questo te l'ho già spiegato. »
Ken si limitò ad annuire continuandosi a guardare intorno
incuriosito.
« Su, siediti, non restare lì impalato.
» Esitò, poi prese posto su una delle panche
accanto al tavolo. Hide si mise subito dopo davanti a lui.
« Comunque Ken, non ti ho mica portato qui per deprimerti!
Quindi non cominciamo con queste conversazioni, suvvia. »
L'interpellato rimase in silenzio. Certe volte non sapeva davvero cosa
dire, si sentiva il burattinaio di se stesso incapace di muovere i
giusti fili per evitare che si attorcigliassero.
La tranquillità li avvolse e Hide si alzò per
andare verso il camino, prendere della legna e accendere il fuoco.
« Come promesso! » gli sorrise, mentre lo shinigami
osservava rapito le fiamme tremolanti.
Hide andò a trafficare su un ripiano con un ingrediente che
aveva preso da una mensola, poi si riavvicinò al camino con
una sorta di pentolino in mano.
« Che fai? » domandò l'altro,
incuriosito da quei gesti per lui tanto atipici.
« Eh, vedrai! » ridacchiò Hide.
Poggiò il pentolino su un ripiano e passò qualche
minuto prima che riprendesse tra le mani l'oggetto –
qualunque cosa fosse – e ne versasse il contenuto in due
ciotole.
Soffocò a stento un urlo quando si scottò le
mani, poi portò in tavola quel che aveva preparato. Mise una
ciotola dinanzi a sé e l'altra davanti a Ken.
« Vuoi avvelenarmi? » fece Ken con
quell'intraprendenza che gli giungeva a tratti, e con una diffidenza
che a Hide non sarebbe di certo piaciuta.
« Oh bene, fiducia zero! » sospirò
esasperato. « Ma che devo fare per piacerti? » e
sorrise.
Ken ridacchiò. Gli avrebbe volentieri rivelato che gli
piaceva già molto, ma si trattenne naturalmente dal farlo.
Almeno così credeva, prima che notasse le labbra socchiuse
di Hide e le sue gote rossastre. Si accorse purtroppo di aver pensato
ad alta voce.
« Oddio, cioè... Io... »
tentò di giustificarsi. Perché era
così imbarazzante accettare di apprezzare le caratteristiche
di un umano? Forse perché non era mai stato abituato ai
complimenti e alle gentilezze.
Hide sorrise tra un misto di gratitudine e rassicurazione. «
Oh che bello! Però, finalmente un po' di
spontaneità » ammiccò e Ken si
sentì sprofondare negli abissi della vergogna. Non gli
piaceva molto essere stuzzicato in quel modo.
Hide rise divertito, irritando ancor di più lo shinigami.
« Non temere » lo rassicurò l'umano.
« Anche tu mi piaci molto, è per questo che provo
a socializzare disperatamente con te. »
Ken non seppe cosa dire, ma si tranquillizzò, anche se
trovava che nel verbo "piacere" ci fosse una sfumatura ambigua che
conosceva solo per sentito dire e che era la causa di tutto
quell'imbarazzo apparentemente ingiustificato.
Sviò il discorso, portando lo sguardo al liquido marrone che
gli aveva offerto l'altro.
« Quindi cosa è? » Studiò le
nuvolette di vapore che fuoriuscivano in continuazione dalla bevanda.
« Mh, mai bevuto caffè prima d'ora? Strano,
è una caratteristica del villaggio. Comunque, allora
è il momento giusto per provare. »
Ken gli lanciò ancora una volta uno sguardo incerto. Non che
gli shinigami non potessero mangiare il cibo degli umani, ciononostante
non aveva voglia di provarci.
Hide sospirò stufato e mandò giù d'un
colpo la sua parte. « Ta dan! Sono vivo, quindi puoi farcela
anche tu. »
In realtà la prospettiva di morire era quella che meno lo
preoccupava. Non riusciva a convincersi, tuttavia, sotto le insistenti
occhiate dell'altro, decise di posare le labbra sulla ciotola e mandare
giù un sorso del contenuto.
Sentì l'interno della sua bocca scaldarsi all'improvviso,
prima che un amaro sapore gli pervadesse le papille gustative. Fu colto
da una terribile nausea, e, senza riuscire a farne a meno,
sputò tutto nella tazza.
« Oddio! » eruppe. « Ma che roba
è? »
Hide incrociò le braccia al petto e sul suo volto si
profilò un'espressione delusa.
« E io che credevo che questa volta mi fosse venuto bene.
Hanno ragione i miei colleghi, il mio è il caffè
peggiore di tutto il paese. » Sospirò affranto.
Rassegnato fece spallucce e si buttò sul proprio letto,
poggiando le spalle al muro. « Forse ci dovrei rinunciare.
»
Le lacrime sotto gli occhi di Ken concordavano, ma lo shinigami si
concesse il beneficio del silenzio.
Nessuno proferì parola per qualche minuto. Ken si stava
riprendendo dall'orribile esperienza avuta, Hide sembrava riflettere su
quel che aveva sbagliato questa volta.
« Sai, non mi hai mai spiegato perché non ti piace
il silenzio alla fine. »
Lo shinigami si voltò verso la voce da cui proveniva la
domanda.
« Beh » esordì, « mi sembra
incredibilmente vuoto. »
Ci pensò a lungo, Ken. Tutta la sua esistenza non era stata
fatta altro che da quello: silenzio. Se lo trascinava dietro come fosse
la sua ombra, senza mai riuscire a liberarsene.
« A me non è mai parso fastidioso. Anzi, quando
arriva mi sembra quasi un beneficio » disse Hide.
« Mi accompagna praticamente da una vita, per questo non lo
sopporto e cerco di trovare i più disparati modi per
riempirlo » rivelò Ken in un momento di poca
lucidità.
L'altro inarcò un sopracciglio. « Riempire il
silenzio? E come? »
Ken avrebbe voluto parlargli dei libri e delle storie scritte dagli
umani che erano diventati la sua più preziosa compagnia. Di
come le parole d'inchiostro, seppur mute, riuscissero a dilaniare il
silenzio che lo circondava. Ma Hide non avrebbe mai potuto capire.
« No, cioè, niente » fece frettoloso.
« Dai! Ormai voglio saperlo. » Lo shinigami si
pentì di aver acceso la curiosità del suo
interlocutore. Quando si metteva un'idea in testa era difficile farlo
desistere.
« Sul serio, lascia stare. » Ma anche lui non si
sarebbe arreso.
Hide si piegò al volere dell'altro, ma la sua espressione
mutò. Le sue sopracciglia si corrugarono, sembrava quasi
arrabbiato ma, più di tutto, offeso.
« Da quanto tempo è che tralasci di dirmi cose?
Forse stai cercando di allontanarmi, ma stai ottenendo l'effetto
contrario. Più eviti le mie domande più mi rendi
curioso. E so che non ci conosciamo da molto, ma pensavo che ti
sentissi a tuo agio con me quanto io sto bene con te. » Tutto
quello gli uscì fuori come se stesse cercando di
trattenersi, con parole mozzicate e pause forzate tra una frase e
l'altra.
« Se sto sbagliando qualcosa » guardò in
basso, si umettò le labbra per non incespicare sulle parole,
« ti prego di dirmelo. Non voglio forzarti a fare nulla Ken,
scusa, né voglio farti sentire a disagio. Perdonami per
tutte le volte in cui pretendo più di quel che sei disposto
a darmi » rimediò così.
Ken si mise in piedi, abbassò lo sguardo e
giocherellò con le dita senza rendersene conto.
« Credimi Hideyoshi- »
« Hide per te, prego. »
« Uhm... Hide. Ti assicuro che non c'è nulla di me
che possa entusiasmarti. »
L'umano si alzò in piedi e camminò in direzione
dell'altro.
« Da cosa viene tanta convinzione? Sempre da quel qualcosa
che non vuoi - non puoi? - rivelarmi? »
« Esattamente » confessò, lasciando
l'altro a bocca asciutta. « Mi dispiace. »
« Ti ho già detto che non mi arrendo mai?
»
« Non hai motivo di essere tanto ostinato. Ti credo, sono
sicuro che sei sempre molto determinato in tutto ciò che
fai, quindi non hai niente da dimostrarmi. »
Hide sembrava ferito, ma lo sguardo di Ken era serio, chiaro e fermo,
irremovibile dalle sue idee.
« Non si tratta di questo. È che mi strugge
vederti rinchiuso nella tua insicurezza, e oltre questo poi sei
così misterioso che davvero non so come aiutarti. »
« Pensi che io nasconda qualcosa di molto brutto? »
« Se ti riferisci a qualcosa di losco no – insomma,
guarda il tuo faccino innocente. Se ti riferisci ad altro allora
sì. »
Ken inarcò un sopracciglio, fece un mezzo sorriso ironico.
« Cosa dovrei nascondere? »
Hide era sì intelligente, ma non avrebbe mai potuto
conoscere la vera natura di Ken. Aveva visto e toccato con mano il suo
death note, ma non poteva risalire all'idea che l’altro fosse
uno shinigami.
« Te stesso, ad esempio. È come se tu voglia
sopprimere parti di te, ma non capisco il motivo. Sto provando in tutti
i modi a dirti che sono pronto ad accettarti. »
Ken sospirò. Una conversazione del genere non l'aveva mai
intrapresa prima.
« Ognuno di noi ha i suoi segreti » disse, gli
sembrava una frase presa da un libro. « Noi ci conosciamo da
poco, quando sarà il momento ti dirò il mio.
» Ovviamente quel momento non sarebbe mai arrivato.
Hide lo squadrò poco convinto. Del resto non aveva motivo di
fidarsi di lui: era quello che non gli raccontava nulla sulla propria
vita, evitava anche le domande più semplici e continuava a
sostenere quanto la loro amicizia fosse impossibile. Ma un rapporto non
può funzionare se non c'è il "dai e ricevi", e
Ken aveva solo ricevuto da un compagno fin troppo generoso.
« Va bene » acconsentì. «
Scusa se ti ho forzato, cercherò di non farlo
più. » Era dispiaciuto, forse Hide non era
abituato a perdere le battaglie, forse temeva di rompere quel legame
fra loro neanche iniziato.
« Ora devo andare » annunciò Ken
frettolosamente.
« Come? Ormai è tardi. È da pazzi
uscire a quest'ora. Inoltre tu abiti lontano. Puoi trascorrere la notte
qui, non è un problema. »
« Non preoccuparti, me la caverò. » Il
suo comportamento continuava ad essere sempre più sospetto e
Hide lo dimostrò esibendo un'espressione dubbiosa.
« Sicuro? È buio fuori. »
« Mio zio mi aspetta, sarà in pensiero a
quest'ora. »
Hideyoshi questa volta sapeva di non avere possibilità di
far cambiare idea all'altro e, seppur contrario, acconsentì.
Prese una torcia, l'accese nel camino e la porse all'altro.
« Almeno prendi questa » disse prima di
accompagnare Ken all'uscio della porta.
« Avremo modo di rivederci? » chiese. « O
mi devo aspettare che dopo oggi non ti farai più vivo? Ti
ricordo che la mia missione non si è ancora conclusa.
»
« Ovvero stringere amicizia con me? »
« Esattamente. » Si scambiarono un sorriso e Ken
non comprese perché nonostante fosse uno shinigami quelle
attenzioni gli facessero piacere.
« Sei un umano strano » affermò senza
riuscire a controllarsi. La definizione umano doveva senza dubbio aver
stranito Hide. Invece il biondo lo sorprese con una risata.
« Senti chi parla, signor "umano strano". »
Dopo ultimi e più concreti saluti Ken uscì dalla
casa richiudendosi la porta alle spalle. Fece qualche passo in avanti
in compagnia di quel pezzo di legno che bruciava, poi lo spense, si
guardò intorno e aprì un portale per il suo mondo
immergendosi nell'altra dimensione.
Hide, in ansia, dopo neanche un minuto riaprì la porta. Il
nome dell'altro gli morì in gola, e guardandosi tutto
intorno incrociò solo oscurità e una torcia
spenta abbandonata per terra.
♦
♦ ♦
note: capitolo
piuttosto tranquillo, in cui il loro rapporto inizia a prender forma
(siamo solo agli inizi). Un paio di "incomprensioni", un Hide che vuole
in cambio un po' di fiducia - come biasimarlo, anche lui è
umano -, ma che può anche rinunciarvi se questo mette a
disagio Ken.
E poi i piccolo cameo di Amon, che spero di rendere più
importante andando avanti con la storia. Nient'altro da dire, spero che
vi stia piacendo!
Saluti,
Eeureka
|