Te
amo
Fu
l’utima cosa che le sentii dire.
Te amo.
Poco prima che se
ne andasse.
Sentii il dolore
nella sua voce.
Te amo.
Quasi
cent’anni fa.
Te amo.
Lei mi aveva
avvertito.. lo sapevo che sarebbe finita prima o poi.
Ma non credevo mi
avrebbe fatto tutto quel male.
E ora era di nuovo
lì, di fronte ai mie occhi.
Era tornata per
offrirmi il suo aiuto.
Eppure la credevo
morta nella sua disperata follia vendicatrice…
Sorrideva appena,
di una finta allegria, tradita dalla luce spenta negli occhi di un
meraviglioso color ambra.
Ricordavo bene
quel suo sorriso.
Fu la prima cosa
che vidi di lei quella volta.
Le sue labbra
carnose, il suo sorriso luminoso, il volto coperto da un cappuccio nero.
Era notte.
Una fredda notte
di quattro secoli or sono.
La ricordo come se
fosse ieri.
Le strade di
Londra bagnate dall’umidità, deserte e scarsamente
illuminate.
Io ero un neonato
da più o meno qualche mese.
Passavo il tempo a
nascondermi dagli esseri umani, a fuggire da loro, a fuggire da quello
che ero diventato.
Un mostro.
Ma quella notte
ero inspiegabilmente inquieto.
Mi aggiravo per le
varie vie, ben attento a non farmi vedere da nessuno.
Camminando
camminando ero arrivato nella piazza centrale senza neanche rendermene
conto.
All’improvviso
sentii dei passi alle mie spalle.
Il panico si
impossessò delle mie terminazioni nervose.
Un essere umano: e
adesso?
Come avrei reagito
ad un contatto diretto?
Avrei di certo
perso il controllo… alla faccia della coerenza.
Non avevo il
coraggio di girarmi, quando un profumo inebriante invase
l’aria: era talmente forte e denso da sembrare palpabile.
“Scusatemi?
Avete forse smarrito la strada di casa?”
Una donna.
Mi voltai e nella
semi-oscurità riuscì solo a notare le sue labbra
rosse come le ciliegie mature, perfette.
Si
avvicinò seriamente preoccupata.
“Non
temete, non vi farò del male”, la rassicurai
facendo qualche passo indietro.
Le mie parole
suscitarono la sua ilarità.
“Oh,
questo è certo. Non sono io a dover temere voi…
semmai è il contrario”, sibilò
sorridendo.
Fece qualche altro
passo e la luce inondò la sua figura.
Era magra, non
molto alta. Si stringeva in un mantello nero come la notte ed il suo
abito in pizzo scuro e volant mi suggeriva che era appena stata ad una
festa.
Prestai maggiore
attenzione ai dettagli, ora che i miei nuovi occhi da mostro me lo
permettevano.
Era veramente una
bella donna…
Ma non di quelle
che si vedono in giro, graziose, con le guancie appena arrossate da un
complimento troppo audace, con i cappellini colorati adornati di nastri
e fiori, i vestiti a balze..
No, lei era molto
diversa.
Pallida come la
luna crescente, sensuale come il peccato, appariscente si, ma non
volgare; aggraziata come una farfalla, e nello stesso tempo inquietante
come un’ombra.
Avevo colto tutto
questo in un solo secondo.
Ma ciò
che mi era stupidamente sfuggito era un piccolissimo particolare: il
suo cuore non batteva.
Come avevo fatto a
non accorge mene?
Ciò
significava che non avevo niente da temere perché anche la
bella sconosciuta era un vampiro.
Almeno sapevo che
per quella notte non avrei fatto del male a nessuno.
“Siete
un neonato molto affascinante. Mi è concesso di sapere il
vostro nome, o mi giudicate troppo impudente per rispondere alla mia
innocente domanda?”, si tolse il cappuccio scoprendo i lunghi
capelli corvini, uniti in parte dietro la nuca da un fermaglio
tempestato di diamanti.
“Oh,
nient’affatto milady. Il mio nome è Carlisle
Cullen.”
“Cullen?
Come il pastore Cullen? Ignoravo avesse un figlio… e
tantomeno che questi fosse un vampiro”, rise divertita dalla
sua stessa constatazione.
Effettivamente era
un po’ un controsenso.
Non risposi.
“Che
sbadata! Sicuramente avrete bisogno di darvi una ripulita. Voi neonati
siete sempre così.. trasandati.. Venite, la mia carrozza ci
attente”.
E si
incamminò verso la fine della piazza, dove una carrozza
color rubino aspettava l’arrivo della signora.
Esitai.
Lei si
arrestò.
“Allora
che avete intenzione di fare? Forza, non costringetemi a
supplicarvi..”, disse esibendo un ghigno che aveva un
chè di adorabile.
Mi decisi a
seguirla pensando “Sarà solo per questa
volta..”.
Ma quanto mi
sbagliavo.
Salimmo in
carrozza.
“Torniamo
a casa”, ordinò lei e il cocchiere, silenzioso,
partì.
“Posso
farvi una domanda?”, chiesi fissando i suoi grandi occhi
scarlatti.
“Certo.
Ne avete il diritto dopo le mille con cui vi ho inondato io..”
“Posso
sapere il vostro nome?”
“Isabella.”
Salve
gente!!
Qualche
giorno fa ascoltando la canzone di Rihanna "Te amo", ho avuto questa
illuminazione e mi sono detta : perchè non scrivere una
bella serie di one-shot su Carlisle e un nuovo personaggio, ambientata
magari prima della formazione della famiglia, quando lui era ancora un
neonato??
Ed
ora eccomi qui, e questo è il risultato e spero che vi
piaccia (anche perchè è la mia prima one-shot!).
Me
lo lasciate un commentino???
Grazie
a tutti!
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