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Autore: Evie08    15/05/2010    5 recensioni
Citazione dal prologo: "Odiavo la pioggia.
Odiavo l’autunno, quella stagione a metà tra estate e inverno, una cosa indefinita che alla fine non aveva un significato, figuriamoci uno scopo.
Scesi dal taxi e corsi a ripararmi in un bar che non conoscevo nonostante abitassi lì da molto tempo.
Scrollai l’acqua dal giubbotto di pelle prima di entrare.
Il locale all’interno era caldo, forse troppo.
Una luce soffusa sui toni dell’amaranto sembrava voler proiettare i clienti in un mondo parallelo, lontano dal freddo e dalla pioggia di quell’ottobre particolare."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



Era una giornata fastidiosamente uggiosa.
Los Angeles era ricoperta da una leggera ma fastidiosa cappa di umidità che penetrava le ossa e infondeva una falsa sensazione di freddo interno.
Odiavo la pioggia.
Odiavo l’autunno, quella stagione a metà tra estate e inverno, una cosa indefinita che alla fine non aveva un significato, figuriamoci uno scopo.
Scesi dal taxi e corsi a ripararmi in un bar che non conoscevo nonostante abitassi lì da molto tempo.
Scrollai l’acqua dal giubbotto di pelle prima di entrare.
Il locale all’interno era caldo, forse troppo.
Una luce soffusa sui toni dell’amaranto sembrava voler proiettare i clienti in un mondo parallelo, lontano dal freddo e dalla pioggia di quell’ottobre particolare.
Quell’atmosfera così rilassante quasi mi distolse dal mio scopo: un caffè macchiato.
Ero entrato lì solo per quello.
I caffè che servivano agli aeroporti non reggevano il confronto.
Troppo annacquati per i miei gusti.
Mi sedetti sullo sgabello e ordinai.
Nell’attesa spizzicai con qualcuno di quegli invitanti stuzzichini salati tipici dei bar: c’era di tutto, dalle noccioline, a quei piccoli tramezzini i quali, nonostante le loro piccole dimensioni, riuscivano a contenere davvero di tutto.
Il barista arrivò con la mia ordinazione.
“Che noia la pioggia” .
Alzai lo sguardo.
“Già” dissi annoiato al barista lentigginoso.
“Sei stato in vacanza?” ,chiese lui indicando il borsone che giaceva ai miei piedi.
Già il borsone.
Non mi ero accorto di averlo portato con me.
Risi.
“Che sbadato… dovevo passare da casa, ma la pioggia…” mi giustificai più con me stesso che con il ragazzo che si allontanò per prendere una nuova ordinazione.
Mi guardai intorno sorseggiando il caffè bollente.
Alla mia sinistra solo due tavoli erano occupati da coppiette troppo impegnate a tubare per consumare le cioccolate calde che avevano davanti;  mentre alla mia destra una comitiva di ragazzini stava unendo i tavoli rotondi per sedersi tutti insieme.
Facevano un tale baccano che quasi non mi accorsi che un’altra persona era entrata nel bar.
Era una ragazza.
Si avvicinò velocemente al bancone, il giubbino rosso inzuppato d’acqua.
Il cappuccio, ancora alzato, le copriva il viso.
“Un cappuccino”, disse con uno spiccato accento italiano.
“Da consumare subito, o da portare via?”, chiese il cameriere in inglese.
“Portare via”, rispose nella nostra lingua.
Era visibilmente agitata.
Con le dita, affusolate e bianchissime, tamburellava sul bancone.
Ancora non ero riuscito a vederla in viso.
Il cappuccio continuava a nasconderla, e la pelliccia sintetica alla sua estremità, gocciolava bagnandole le guance ed il petto.
Solo una ciocca di capelli sfuggiva alla sua severa stretta : spiccavano, nella luce fioca del locale, le punte di un castano bruciato dal sole estivo, più simile ad un biondo scuro.
Si voltò di scatto per guardare l’orologio appeso alla parete e riuscii a vedere i suoi occhi, semisocchiusi, di uno splendido color ambrato.
“Ecco a te”, fece ritorno il barman con in mano il cappuccino chiesto dalla ragazza.
Lei infilò una mano nella tasca e posò dei soldi sul bancone, scappando via lasciando dietro di sé una fortissima scia di profumo, a metà tra il dolce e l’amaro.
Mi aveva lasciato una sensazione strana in bocca, come se avessi masticato il petalo di un fiore.
“Ehi, il tuo resto!”, gridò il ragazzo, ma era troppo tardi.
La ragazza era uscita dal locale come un fulmine.
Mi alzai di scattò abbandonando il mio caffè macchiato per correrle dietro.
La pioggia mi bagnò di nuovo. Maledetta!
Girai l’angolo ma lei sembrava essere sparita nel nulla.
E sicuramente io non l’avrei mai più rivista.



NOTE DELL'AUTRICE!

E come per sopresa, dopo un lunghissimooooo letargo, sono tornata con una storia nuova, che pubblico in una categoria nuova per il mio genere (e chi mi conosce lo sa bene).
Sicuramente in questa categoria ce ne saranno un sacco di storie come la mia, ma come dice la mia amica Sabry: "Quando una ff è bella sarà seguita ugualmente", ed io spero con tutto il cuore che sia così.
Inoltre avviso i lettori di "The Voice of Heart: Damned Souls", che il chappy è quasi pronto e presto verrà pubblicato!
Per ora che dire?? Buona lettura!

Un bacione



Evie


   
 
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