corin/santi
A Vannagio,
commovente fan del Fantasmino.
A Dragana,
che ne ha testato il potere alla sua prima apparizione.
A Fila,
che girava dietro a Santiago da un po' con aria minacciosa.
Le parole giuste
Le scene d’amore, se
sincere, non si possono descrivere:
per coloro che le hanno vissute la descrizione più elaborata
appare scipita,
e coloro che non le hanno vissute trovano la più
semplice esagerata.
(Louisa May
Alcott: “Polly, una ragazza all’antica”)
Appoggiò il manualetto sopra uno sgabello e ci mise sotto
altri
tre o quattro libri, in modo che fosse inclinato in avanti e si
vedessero le figure. Pigiò il tasto Invio
sul suo portatile, accanto allo sgabello, si tolse
l’accappatoio
e lo appoggiò sulla corda del ring. Mosse qualche passo
nell’aria fredda della stanza e lasciò che le sue
gambe si
abituassero alle file di perline che scorrevano sulle cosce e al
toc-toc-toc secco dei tacchi.
- Il tango non è solo una danza, ma un gioco di seduzione.
Quindi, come ogni gioco di seduzione deve iniziare negli occhi, con uno
sguardo…- cominciò una voce vellutata, mentre nel
video
sullo schermo del portatile due ballerini alzavano la testa.
Lei fissò, con un’occhiata che sperava
sufficientemente languida, uno dei faretti accesi sopra il ring.
- …ed ora Osvaldo cinge Nora con un braccio attorno al dorso
e
poggia la mano destra in mezzo alla sua schiena. Con la mano sinistra
prende la mano destra di Nora e la usa per mantenere
l’equilibrio. La mano sinistra di Nora si
appoggerà sulla
spalla di Osvaldo con una leggera pressione. In questo modo i due corpi
diventano uno.
Abbracciò con grazia l’aria e, con uno sguardo al
computer
e l’altro ai suoi piedi, cominciò a copiare le
mosse dei
due.
- E uno due tre quattro cinque sei sette otto!
Seguì i movimenti di Nora nel quadrato di passi fondamentali
senza particolari problemi. Le perline le lambivano le gambe e sorrise
per l’effetto aggraziato e scintillante che faceva sullo
specchio, alla parete di fronte.
Mentre Nora e Osvaldo continuavano le loro geometrie precise lei,
spalancate le braccia, cominciò a girare su se stessa,
dimentica
della lezione ed eccitata dal gioco, come quando da bambina faceva
gonfiare la gonna.
Sentì una pressione attorno ai polsi e la sua schiena
sbatté contro qualcosa di duro.
Lo specchio le mandò
l’immagine di qualcuno di massiccio alle sue spalle.
L’urlo
che aveva in gola le si strozzò quando riconobbe
l’odore
di tabacco e la carezza pungente del pizzetto sul dorso della sua mano.
- Tu! Non dovresti essere qui! Cioè, in realtà
non dovrei
esserci io perché questa è la palestra e sei tu
che ci
vai sempre, ma…
Si aspettava una qualche risposta sarcastica sul libro o sul computer
(da cui in quel momento la voce vellutata del video disse “E
con
questo è tutto, seguiteci alla seconda lezione di Tango per Principianti”)
o anche sul suo piroettare da sola come una stupida. Ma quando si
voltò e lo guardò in viso, Santiago era
terribilmente
serio.
- Beh? Non serve che mi guardi così, lo so che sono
ridicola.
Insomma, adesso prendo il computer e vado, non volevo disturbare.
Immagino arriverà pure Felix adesso, o magari Demetri, o
Vojtek.
Scosse un attimo i polsi per sciogliersi dalla presa e andare verso il
computer e l’accappatoio.
L’accappatoio!
Che stava solo a significare che era lì a piroettare con uno
striminzito vestitino di velluto nero. Per istinto si fece scivolare i
capelli sul viso.
Santiago, però, non era per nulla dell’idea di
lasciarla
svicolare via. Mise su il sorriso più delinquente del mondo
e
sporse un braccio verso il computer. Fece ripartire il video, e la voce
vellutata ricominciò meccanicamente.
- Il tango non è solo una danza, ma un gioco di
seduzione…
Santiago le appoggiò una mano sulla schiena. Lei
sentì il pizzo del vestito premerle contro la pelle.
- Osvaldo non ci sa fare per nulla, bella bimba. Facciamo che si
ricomincia da capo col vero maestro?
Corin sbatté qualche volta le palpebre e abbassò
lo
sguardo sul pavimento, guardando le sue scarpe con le stesse perline
del vestito, che adesso le sembravano così ridicole.
Notò
stranita che Santiago non portava scarpe da palestra, ma scarpe, lucide
e nere.
- Ehi, non hai sentito cosa ha detto il signore del video? La danza
inizia negli occhi. O devo pensare di essere meno affascinante del
faretto alogeno? Ferisci i miei sentimenti, così!-
Corin sorrise nervosa e lasciò che Santiago le alzasse il
mento con due dita, fino a incrociare i suoi occhi.
- Sai una cosa, bimba? Sono arrabbiato. Ti ho regalato il libro e tu
vieni qui da sola aspettando che io sia fuori per un incarico.
Sì, è vero – aggiunse quando Corin
provò a
negare - ...e poi dici di essere ridicola col mio regalo.
- No, non era…
- ...ma soprattutto sono molto arrabbiato perché non riesco
ad
arrabbiarmi con te. Perché quando ti ho visto ridere e
volteggiare qui sopra eri una delle cose più graziose che
avessi
mai visto.
La voce registrata finì per la seconda volta la spiegazione
sulla postura e ripartì la musica vera e propria.
- Prima te la cavavi piuttosto bene. Allora, un dos tres cuatro cinco seis
siete ocho.
Corin sentì che le sue gambe sfioravano ma non urtavano
quelle di
Santiago. Qualcosa le suggeriva che, quindi, stava ballando bene.
Il
problema era che, anche fosse stato, non riusciva a staccare gli occhi
da quelli del suo cavaliere.
Ecco, forse riusciva seguire la linea del naso fino al pizzetto e alle
labbra.
- Direi che con i fondamentali ci siamo. Che ne dici di qualche passo
più difficile?
- Io non credo di potere…
- C’è un segreto nel tango che ti
renderà tutto
molto più facile – e disse tango ma, da come lo
disse, la
parola non finiva lì - la donna segue
l’uomo.
Quindi, se io mi muovo così
– Santiago premette la gamba
contro la sua – tu ti sposti indietro.
Corin assecondò il movimento. I passi successivi furono
semplici: sembrava di camminare in due. Mano a mano che la
musica proseguiva, provò a
improvvisare qualche cosa di più difficile, come aveva visto
nei
filmati. Ad un brusco cambio di direzione di Santiago, lei
slanciò la gamba verso l’esterno, per poi
recuperarla e
farla scorrere lentamente sul fianco del suo cavaliere. Santiago spalancò gli occhi per una frazione di secondo, staccò
la mano dalla sua spalla e la fece scendere lungo la sua schiena, fino
a
quando Corin non la sentì sfiorarle la pelle scoperta tra le
file di perline. Poi lui accompagnò la gamba di nuovo
indietro, in
tre passi che li portarono al centro del ring. Riconobbe le ultime note
del tango uscire dalle casse del computer. Sul violino che sfumava,
Santiago si chinò dolcemente su di lei, lasciando che la sua
schiena si inarcasse poco a poco. Con i suoi ricci che le sfioravano le
guance, Corin sentì il respiro diventare affannoso come se
ballare le avesse
prosciugato le energie. Doveva avere gli occhi spalancati e i capelli
scomposti.
Santiago si era fatto di nuovo serio, le labbra socchiuse e
gli occhi fissi nei suoi. Anche i suoi respiri erano brevi e frequenti.
Oh cielo, proprio come “Vento focoso e passionale sotto le
magnolie”, quando Norman porta Dorothy al ball…
No! Corin, per una
volta. Corin e Santiago.
Le passò in un lampo l’immagine di se stessa, a
testa china, che
si aggirava per il palazzo, il naso immerso nell’ultimo libro
o
la testa persa nelle fantasticherie. Però, quando passava
lui,
lei alzava la testa e gli sorrideva. E, a volte, come una bimba,
pensava a quanto fosse alto, da dover chinare la testa
all’indietro e allungare il mento e il collo. Ora che era
lì, a un soffio dal suo viso, con i ricci neri trattenuti in
parte dietro le orecchie, la barba incolta, gli occhi profondi, dalle
labbra socchiuse le arrivava, a ritmo col respiro, l’odore di
tabacco mischiato al suo, dopobarba e sangue. Ricordava vagamente di
averlo trovato fastidioso, una volta nella vita, una volta in cui
doveva essere senz’altro particolarmente stupida…
Gli cinse il collo con le braccia e lo baciò.
Cristo, quando aveva sentito la sua gamba scorrere sopra i pantaloni,
dal ginocchio alla cintura...
La sua mano era scivolata fino alla coscia,
per sentirla almeno un attimo. Si era goduto la carezza morbida e
tintinnante di perline quando le aveva riaccompagnato la gamba
indietro, fino al casquet in mezzo al ring. Era leggerissima, bastava
la sua mano per sostenerle la schiena, ricamata con la farfalla
svolazzante del vestito. Il velluto, sul petto, si tirava e si
rilassava assieme al respiro. Non aveva nessun rossore sulle guance,
ovviamente, ma
quella scintilla lucida negli occhi che le veniva sempre quando era
imbarazzata la diceva lunga. Sarebbe rimasto congelato lì a
contemplare i suoi
occhi di ebano, quando le palpebre di lei si abbassarono, rubandoglieli.
Per restituirgli un bacio.
La sollevò dal casquet per stringerla al petto, una mano in
fondo alla schiena e l’altra affondata nei suoi capelli. Lei
non
si staccò dal bacio e gli cinse la vita con le gambe. Non si
aspettava quella mossa, ma si godette la sensazione dei loro corpi
appiccicati.
Corin si doveva essere resa conto di quello che aveva fatto,
perché sentì le sue labbra staccarsi e gli occhi
lucidi
che lo guardavano di nuovo.
- Io…
Le uscì una voce arrochita che contribuì a
riscaldare ulteriormente l’aria della stanza.
- Se vuoi fermarti me lo devi dire adesso, perché tra un
secondo potrebbe essere troppo tardi.
La risposta di lei furono un secondo bacio e le gambe che si
stringevano
ancora di più attorno alla sua cintola. Allora Santiago
sollevò con la mano la stoffa e le file di perline,
finché non trovò e seguì la linea
della schiena
sulla pelle nuda. Si inginocchiò piano e la stese sul
pavimento
del ring.
Corin si accorse di avere le gambe scoperte e, istintivamente, i suoi
capelli si allungarono in quelle spirali metà concrete
metà ombra dentro le quali si proteggeva. Lui le sorrise e
si
slacciò i bottoni della camicia, per poi sfilarsela e
metterla
come cuscino sotto la testa di Corin.
- Non vale, perché devi essere solo tu a goderti lo
spettacolo?
Santiago avvicinò con cautela la mano a una delle spirali
nere vicina a
dove il vestito si era arricciato, poco sopra l’ombelico.
Quella
gli si avvinghiò attorno al polso, ma poi si ritrasse
accarezzando il fianco e posandosi, di nuovo innocua, sulla spalla.
Allora le sfilò del tutto il vestito, godendosi la
sensazione
morbida delle mani sulla pancia e sui seni. Corin
rabbrividì un istante e alzò d’istinto
il braccio per coprirsi, poi però, lentamente, lo
staccò per
seguire la linea della cintura di Santiago, fino alla fibbia.
Già il tocco dei polpastrelli freddi lo fece sussultare e
gli
uscì un ringhio soffocato dalla bocca. Le guidò
la mano
sul cuoio e insieme la sfilarono dai passanti, poi lei
slacciò
il resto. La prese per le spalle e le fece appoggiare di nuovo la testa
sul fagotto della camicia. Si perse un altro attimo negli occhi scuri,
mentre le allargava le gambe con un ginocchio. Avvicinò il
viso
ai suoi capelli e affondò il naso fra le ciocche scure,
sfiorando con le labbra il collo. Corin gli sussurrò
qualcosa
all’orecchio.
- Ti prego, non dire “sarò gentile” o
simili, che
sono già qui che sto impiegando tutta la mia concentrazione
per
scacciare dalla mia testa cose tipo “membro
svettante”,
“intimo della sua femminilità” e
“danza
millenaria e infuocata della passione”.
Santiago soffocò la risata fra i suoi capelli neri,
strofinò il pizzetto e la barba contro la guancia morbida,
poi la
baciò di nuovo mentre ricominciava la
lezione di tango.
- Senti…
- Mmh?
Santiago le passava una mano fra i capelli: guardava le dita scorrere
tra le ciocche nere e giocherellava con le punte.
Corin aveva ricominciato a guardare verso il basso, ma stavolta invece
che torturarsi le mani passava timidamente i polpastrelli sulla linea
del suo petto.
- È sempre così bello o sei tu a essere,
ecco… particolarmente bravo?
Il suo coraggio doveva essersi esaurito nell’ultima parola,
perché i capelli cominciarono a coprirle la faccia, passando
da
onde nere a una cortina di ombra. Santiago aggrottò per un
momento le sopracciglia e spalancò gli occhi. Quel
complimento
impacciato era la cosa più sincera e gratificante avesse mai
sentito, ma al contempo la più buffa. Valutò un
attimo
l’idea di risponderle qualcosa sul tenore di
“secoli di
esperienza al tuo servizio, querida”
ma scacciò subito la tentazione. Invece buttò la
testa
all’indietro in una risata, poi si portò la sua
bellissima
bimba contro il petto e le riempì la fronte di baci.
BONUS! Felix, la storia dal mio
punto di vista
-
Così non va.-
- Que?-
- Non va più, non fa più
nemmeno ridere. Lo sai che anno è oggi?-
- Vorrai dire che giorno è.-
- No, oggi è il 2006.-
- Lo è da mesi, il 2006.-
- Ma solo oggi io me ne sono reso conto.
Comunque. Sono 100 anni, Tiago.-
- 100 anni da cosa?-
Felix spalancò gli occhi e diede uno
sbuffo d’aria dalle narici.
- Cristo santo! C’è che
sono 100 anni che una donna
abita nello stesso tuo palazzo e per qualche ragione assurda
è
ancora lì che sospira e scrive… quelle robe
lì.
Non franitendermi, non che io mi tirerei indietro se lei mi chiedesse,
a differenza tua, ma per fare la roba dei gladiatori dovrei vedere il
tuo uccello e, diciamolo, non credo di poterlo sopportare.-
- Fel, non è che
c’è una data di scadenza.-
Santiago stava tentando di ridere, ma la sua
mano sinistra si lisciava insistentemente il pizzetto.
- Almeno fallo per l’orgoglio della
famiglia!-
- Potevi dire “famigghia”
già che c’eri. Vuoi anche il lenzuolo col sangue
fuori dalla finestra?-
Felix diede un pugno al sacco da pugilato, che
sbattè sul
soffitto. Nella traiettoria discendente lo bloccò con le
mani e
lo spedì contro Santiago.
- Cazzo, ti sei fatto precedere da Cullen! Da
anche-se-me-la-sbatte-in-faccia-io-la-rispetto Cullen! Hai perso
oramai…- fece un conto sulle dita – per 100 a 88.-
Santiago gli rilanciò contro il sacco.
- Dunque?-
- Dunque cosa, Fel?-
- Cosa pensi di fare?-
Santiago si accese una sigaretta, e si accorse
solo alla prima
boccata di come si fosse guardato attorno prima di avvicinare la
fiammella al tabacco, in cerca di una puntigliosina rompiscatole che
odiava il fumo.
- Quello che ho sempre fatto: aspetto.-
- Che faccia l’eternità?-
- Certo, sarebbe più comodo se fossi
io a entrare nell’ombra, ma vorrei che fosse lei ad uscirne.-
Felix aggrottò le sopracciglia e si
mise a sghignazzare.
- Era una roba romantica? Perché ti
è uscito il peggior doppio senso che…-
- Vete
a la verga, cabròn!-
Felix chiuse la porta della palestra trattenendo il fiato.
Indietreggiò un centimetro al minuto fino alle scale, e
salì anche i gradini uno alla volta. Finita la prima rampa,
recuperò tutto lo scatto che era rimasto intrappolato fino a
quel momento e arrivò nel giro di una decina di secondi
nella
sala comune.
- Ragazzi, se vi dico quello che ho visto non mi
crederete mai.-
- Presto detto.-
Aro si avvicinò e Felix non era mai
stato così contento di dargli la mano.
- Vuoi dire che…-
- Eh già.-
-…-
- CHAMPAGNE!-
Sdilinquimento da
fanwriter innamorata
Con questi personaggi non so e non voglio nemmeno essere
oggettiva, spero che anche per chi passa sia una lettura piacevole,
come è stata piacevole per me la scrittura.
La frase di Louisa May Alcott, me ne rendo conto, suona come una
giustificazione, ma il motivo per ci ho tardato tanto a scrivere questa
storia sta proprio nel concetto che la frase esprime.
Beh anche in pochino, ma proprio un filino, perché sono una
fan
della Tensione Sessuale Irrisolta, quella cosa per cui il Dr. House
aspetta la settima stagione per decidersi a dichiarare il suo amore
alla Cuddy.
Comunque, ecco qui il nuovo inizio di questi due. Quando ho deciso che
Corin doveva diventare qualcosa più che un nome, non credevo
di
approdare qui. Soprattutto perché all'inizio la volevo
mettere
con Demetri: quella che non si trova e quello che trova tutto. Poi un
uccellino mi ha suggerito che Demetri era già impegnato,
mentre
l'ispanico se ne stava soletto e malinconico con le sue sigarette.
A proposito, la mia Corin qui non
è
quella della guida, perché è stata creata
precedentemente
all'uscita della stessa: il suo potere è fondersi con le
ombre,
tanto da crearle il problema di non essere mai notata. Se a qualcuno
interessa la genesi del personaggio, la prima storia su di lei sta qui.
La scena di tango che mi ha accompagnato durante la stesura
è questa
qua
(o, per cambiare genere, ma credo che sia una delle scene di ballo
più romantiche della storia del cinema, io consiglio pure questa,
dal minuto 3.00 al minuto 5.00. Purtroppo esiste solo in bassa
qualità). Darei un rene per saper ballare così,
invece
Corin che è vampira e fortunella impara le mosse in fretta
(Santiago dice che è tutto merito del Maestro). Non ho
conoscenze approfondite di tango, quindi se ho scritto boiate avvertite
pure!
Il vestito di Corin e il corso di tango sono regali che Santiago le ha
fatto per Natale in
questa altra storia. Il vestito non ha un'immagine,
perché l'ho pensato io mettendo assieme caratteristiche di
abiti diversi.
La prima lezione del corso di tango da cui ho preso le frasi citate
nella storia è disponibile su youtube a
quest'altro link.
Il titolo del bonus con Felix è una citazione di una ciclo
di
storie di Vannagio, che trovate nella sua pagina, linkata in alto.
Angolino del dottor
Cullen:
nella mia visione dei fatti Corin viene vampirizzata vergine e tale
rimane fino a questa storia, da qui la battuta di Felix.
Però
questo, nella mia interpretazione, non crea particolari problemi, non
più di quelli che provocherebbe a un'umana. In fondo Alice
è stata vampirizzata pure lei ancora vergine, e la Meyer non
menziona il fatto che lei e Jasper abbiamo problemi di sorta. Non
riesco nemmeno a credere di aver puntualizzato una cosa del genere...
Ce l'hanna fatta! Passare da Aro che offre canapè e
bicchierino di champagne.
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