Mi scuso
del ritardo. Tre settimane di attesa sono troppe. Cercherò di postare il
prossimo aggiornamento più celermente. Nel frattempo, potete ingannare l’attesa
con altre fic su Merlin che sto postando alternandole
a questa.
SPOILER FREE: Come l’anno scorso, sento doveroso
fare una precisazione. Dopo aver visto tutte le puntate della quarta stagione e
dopo aver letto tutti gli spoiler generali in circolazione, ricordo a tutti che
questa storia NON contiene/conterrà alcuno spoiler; e
che eventuali coincidenze con
la quarta serie sono appunto casuali coincidenze.
Il seguente capitolo
è il diretto seguito del precedente e, cronologicamente, racconta del 9° giorno
dall’arrivo alla locanda, alla sera, e riassume i
giorni di permanenza fino al 13°.
Riassunto: Merlin
è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma
stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del
malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una
sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non
troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come
riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo
rapporto con Arthur?
Confesso che sono un po’ dispiaciuta per il calo di commenti negli
ultimi capitoli, ma mi consola sapere che, almeno per chi ha commentato, la
storia finora continua a piacere.
Capitolo dedicato a chi ha recensito
il precedente:
Princess Mithian,
crownless, DevinCarnes, elfin emrys,
principessaotaku93, Lycoris (Benvenuta! ^^ e salutami tua sorella! ^_=),
bry987, sixchan, _Tania_, Raven Cullen, Lily Castiel Winchester, saisai_girl, mindyxx, _Jaya, Luna Senese, miticabenny, Katherine Elizabeth (Bentornata^^),
Seventeenseconds (Benvenuta!
^^), Tao, chibimayu, Orchidea Rosa, layla84 e MaMavruz
(Benvenuta ufficialmente!
^^).
E a quanti commenteranno (SE vi
va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non
andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
The He in the She
(l’Essenza dentro l’Apparenza)
Capitolo LIV
“Non dirmi che Merlin ti ha insegnato anche questo, perché non ti crederei.”
Quell’affermazione galleggiò nello spazio fra loro,
picchiettando dolorosamente sul cuore impazzito del mago.
Egli vagliò in fretta tutte le possibili risposte, cercando
– per quanto possibile – di mascherare la sua angoscia
e la sorpresa.
Come aveva fatto ad essere così sprovveduto?
“Allora?” l’incalzò il principe,
pungolando il suo silenzio.
“Non… non ho niente da dire.” Ammise infine la valletta.
“Questa… questa vostra affermazione mi ha alquanto stupita…
ecco.” Confessò, sotto l’esame
attento del suo signore.
“Quindi è solo una coincidenza?” insinuò il nobile,
sollevando un aristocratico sopracciglio scettico. “Merlin non ha-”
“Ovviamente!” s’animò la fanciulla.
“No, non l’ha fatto. Vi ripeto che si tratta solo di una casualità!” si difese,
inalberandosi. “D’altra parte è… è la
prima volta che vi lavo i capelli! Come avrei potuto saperlo?”
“Vedi… La ritengo una cosa strana, perché in vita mia ho cambiato diversi valletti, ma neppure
uno di loro ha mai agito alla stessa maniera di un altro.”
“Questo perché, prima di mio cugino, nessuno di essi è
durato a sufficienza al vostro servizio!” gli appuntò. “Perciò non potevate
scoprirlo!”
Arthur assorbì le rimostranze di lei,
analizzandole. Ed infine sbuffò, cedendo.
“Tanto meglio. Mi eviti la fatica di spiegartelo. Per stasera,
in via eccezionale, ti concederò di
lavarmi i capelli.”
Merlin, dietro le sue spalle, fece un’espressione
ironicamente rassegnata – assieme ad un lunghissimo sospiro mentale di sollievo
– e riprese da dove aveva interrotto, mentre Sua Maestà si rilassava godendosi
le cure che gli stava dedicando.
***
“Per cortesia, ora sollevate una gamba alla volta e poggiate
il piede sul bordo del-”
“No!” guaì Arthur, sprofondando per contro un po’ più nella
vasca.
“Le vostre ginocchia non guariranno da sole, sapete?”
“Me le controllerò da solo.” Rese noto,
drappeggiandosi i teli come una solerte dama con un nuovo e costosissimo
vestito.
Merlin grugnì un rantolo di nervosismo. “Se non le tirate fuori entro mezza tacca di candela, giuro che infilerò io le mani nella tinozza e cercherò a caso!”
“NO!” ansimò il nobile, spalancando bocca e occhi. “Non
oserai faro!”
“Oh, sì che lo farò.”
Lo contraddisse la valletta. “E ne ho tutta l’intenzione, se non collaborerete
spontaneamente con me.”
Arthur si chiese, inorridendo, come si fosse arrivati fino a quel punto. Neanche due stagioni prima,
avrebbe vissuto la stessa scena con il suo servo (disertore) idiota e l’avrebbe
risolta facilmente spedendolo alla gogna. Perché
con lei era sempre una battaglia persa?
“Sentimi bene, Linette.” Calcò sul nome come un
monito. “Forse ti sei calata un po’ troppo nella parte della moglie premurosa,
ma io ti ordino di-”
“Nah!” l’interruppe
lo stregone, zittendolo con un dito teso davanti al naso. “Il re mi ha
comandato di prendermi cura di voi e i suoi voleri hanno la precedenza…”
ghignò, sapendo che stava vincendo.
“Dannata leccapiedi zelante!” borbottò il principe.
“E’ solo per il vostro bene.” Sorrise il mago, nient’affatto
offeso per l’ingiuria. “E ora su, sto per immergere le mani…” lo avvertì,
mimando il gesto di sfiorare l’acqua e Arthur, prontamente, fece sbucare un
piede che l’altro afferrò.
“Avevo ragione, c’è del brecciolino sottopelle e anche la vostra caviglia si è
gonfiata, dovremo metterci un impacco di erbe decongestionanti. E fare
di nuovo riposo.” Deliberò, facendo le veci del suo mentore, controllando
scrupolosamente anche l’altro arto che gli veniva
offerto controvoglia.
L’erede al trono ricambiò con una smorfia insofferente, più
per la pausa forzata a cui avrebbe dovuto sottoporsi,
che per il dolore immaginato per l’estrazione dei sassolini sottocute.
Terminata l’ispezione e ciò che gli
era concesso di fare, Linette fece un passo indietro.
“Riuscite a risciacquarvi da solo il resto?”
“Certo che ci riesco!” s’era
indignato il principe, riscomparendo celermente
sott’acqua per quanto poteva. “Non mi hai ancora legato al letto!”
“Mmm… potrebbe essere un’idea…”
Merlin finse di pensarci su. “Così forse riuscirò a
portarvi a casa intero!”
Ma Arthur non ebbe modo di replicare, poiché un discreto
bussare s’intromise fra loro e l’ancella andò ad
aprire.
“Ho pensato che potrebbe servirvi.” Abbozzò la locandiera,
porgendole un grosso candelabro a cinque braccia. “Per illuminare meglio
l’operazione.”
“Vi ringrazio della gentilezza.” Sorrise il mago,
riconoscente.
“Come sta?” domandò la donna, dalla soglia, annuendo alla
volta della tenda, senza nascondere la sua preoccupazione sincera.
“Non è nulla di grave.” La rassicurò. “Si è solo ammaccato e
sbucciato.”
“Oh, grazie al Cielo!” sospirò l’ostessa, visibilmente
sollevata. “Andrò subito ad informare i tre giovanotti
di sotto! Mi stanno consumando il pavimento dall’ansia!” le
confidò, ridacchiando.
Solo allora Merlin rammentò la propria promessa ai cavalieri
e si sentì in colpa nei loro confronti.
“Lasciate che venga anch’io, vorrei ringraziarli per aver
soccorso mio marito.”
“Ah, bene! Allora io vado ad occuparmi della cena! Se vi servisse
altro, non avete che da chiedere!” offrì, gentilmente, scomparendo nel
corridoio.
Lo stregone la guardò andar via, considerando fra sé che
Rosy era davvero una brava persona. Poi rientrò brevemente nella camera e
informò il principe che si sarebbe recato dai suoi uomini per un ragguaglio,
mentre egli terminava da sé il bagno.
Arthur ovviamente non obiettò, ben felice di porre fine a
quella situazione imbarazzante.
Anche se – ahilui! – non aveva
fatto i conti con la medicazione a cui Linette lo avrebbe sottoposto e in cui sarebbe rimasto
indecentemente svestito.
Coperto da un solo telo, stavolta asciutto, alla luce del
candelabro e di tutte le candele disponibili, egli sopportò con stoica
rassegnazione l’operato della propria valletta,
ritrovandosi alfine cosparso di miele più
di una fetta di pane a colazione da Morgana.
“E’ per combattere le infezioni!” aveva spiegato la
valletta, abbondando, mentre spalmava
il composto vischioso, dopo averlo ricucito come
ad una lezione di ricamo.
“Hai saccheggiato un intero alveare?” fu il borbottare del
principe, che tuttavia non poté sottrarsi alle sue cure.
Merlin rise della sua battuta malcontenta, ricordandogli che
dopo il torneo era stato impiastricciato da capo a piedi con pomate
puzzolenti e untuose, e che il miele era un salto di qualità di cui
avrebbe dovuto ringraziare. E tanto bastò a zittire l’aristocratico Somaro, almeno fino a che...
“Non avete abrasioni anche sotto al drappo,
vero?” pretese di sapere la serva, con le mani imbrattate ferme a mezz’aria.
“NO!” latrò il nobile Asino, stringendo i lembi nel dubbio
che lei tentasse una sortita a tradimento. “E’ tutto- tutto regolare.” Chiarificò. “Sano e salvo.” Calcò, per consolidare il
concetto. “Non mi servono più i tuoi servigi.” Le rese noto.
Merlin sbuffò, pulendosi le dita sporche su di un panno.
“Come desiderate.” Accondiscese, bendandolo con spessi
strati come uno di quei re morti, vissuti in mezzo alla sabbia, di cui Gaius gli aveva parlato una volta. “Ora potete rivestirvi,
mentre io scendo a prendervi qualcosa da mangiare.”
Arthur fu ben felice di coprire le proprie
pudenda, mettendo al sicuro i gioielli di famiglia e il suo nobile didietro scolpito che, grazie al
Cielo, non si era scorticato nella vergognosa caduta.
Probabilmente, nel sacro terrore di farsi trovare con le
braghe calate, egli aveva stabilito un nuovo primato di velocità, e si era
perfettamente rivestito con ciò che ella aveva
approntato sul letto, prima ancora che Lin facesse
ritorno con il loro vassoio.
“I vostri cavalieri vi recano i loro omaggi.” Gli rese noto l’ancella. “E sono partiti per raggiungere il loro
accampamento. Torneranno domattina, anche se voi non parteciperete al cantie-”
“E chi ti dice che non ci andrò?!”
sbottò egli, sul piede di guerra.
“Dovete fare riposo. Non potete
camminare.” Gli annotò il mago, come se fosse ovvio.
“Posso salire sul carro e sovrintendere ai lavori!”
“Non domani.” S’impuntò lo stregone. “Altrimenti giuro che
vi legherò sul serio al materasso mentre state dormendo.”
“Ti accordo un solo
giorno di riposo.” Concesse il principe, come se fosse stata la sua serva
ad averne bisogno e non egli stesso.
“Grazie per la vostra magnanimità, Mio Signore.” Ironizzò Lin, con un inchino.
***
Alla fine, Merlin era riuscito a strappare al nobile Somaro
ben due giorni di tregua forzata, al termine dei quali il Babbeo Reale non aveva
voluto sentir ragioni e si era aggregato al gruppo di operai, benché non
potesse essere, effettivamente, d’aiuto in nulla.
“Non avrete rubato le stampelle al fratello zoppo della
locandiera!” lo accusò Linette, allorché
lo vide, claudicante, trascinarsi furtivamente dal salone verso l’uscita,
sostenuto da due grucce. “Dove credete di andare?!” lo
rincorse.
Arthur le lanciò uno sguardo a metà tra il colpevole e l’indignato
per quell’ingiuriosa accusa, e tuttavia rallentò.
“Se rimango ancora con voialtre femmine, mi metterò a
fare un maglione a ferri per disperazione!” sputò esasperato. “Perciò ho detto
a Leon di procurarmele e di venirmi a prendere. Vado al ponte!”
“Allora vengo con voi!”
“No, non puoi!” la contraddisse il principe. “Devi
controllare la locanda, casomai arrivasse qualcuno di sospetto...”
E, poiché l’obiezione era ragionevole, a malincuore Merlin
obbedì.
“Vi prego di essere prudente!” lo supplicò, in pensiero,
accompagnandolo alla porta.
“Vale anche per te!” le sottolineò
il cavaliere, andandosene. E allora lo stregone corse fuori ad affidare la vita
del suo padrone a Sir Leon, che sicuramente era più coscienzioso dell’Asino.
***
A metà del tredicesimo giorno da che erano arrivati lì, un
violento acquazzone aveva costretto gli uomini a sospendere i lavori – in
attesa fiduciosa di riprendere prima di sera – e a rifugiarsi tutti nella
locanda del Giglio Bianco.
Rosy, per tener alto il loro morale, si era prodigata nel
preparare per tutti un lauto pranzo, cercando piuttosto di non eccedere col
vino da offrire, perché un manovale ubriaco era inservibile, se non addirittura
pericoloso per sé e per gli altri.
Anche i tre cavalieri di Camelot si erano riparati dentro la taverna, trovando
naturale sedersi a tavola accanto al loro Comandante. Ad
occhi estranei, essi sarebbero parsi come semplici persone che avevano stretto
una momentanea amicizia con lo sfortunato avventore che avevano soccorso.
Nessuno avrebbe trovato strana la cosa, poiché il lavoro
manuale in collaborazione aveva reso lo spirito di cameratismo virile
particolarmente acceso in quei giorni e tutti si sentivano parte di una squadra
eccezionalmente efficiente.
Neppure l’ostessa vide qualcosa di insolito
in questo piccolo gruppo, tanto più che quei baldi giovani sembravano aver
preso a cuore la salute del suo sposino
preferito.
Fu per questo che ella notò invece,
con suo enorme disappunto, la tensione che aleggiava fra i due coniugi.
Entrambi apparivano alquanto a disagio, rigidi e formali, e a malapena si scambiavano qualche parola.
“Avete forse litigato?” chiese quindi la padrona,
intromettendosi fisicamente tra gli sposi, porgendo loro i rispettivi piatti.
“No, perché?” s’inalberò il principe, mettendosi in allerta.
“Oggi non vi si vede tubare…”
insinuò la locandiera.
E il giovane Pendragon, di
sottecchi, lanciò un’occhiata ai suoi uomini, sperando che per un qualche miracolo fossero magari divenuti momentaneamente sordi e non l’avessero sentita, ma dalle
loro facce capì che nessuna grazia
sovrannaturale era accaduta.
“Vi sbagliate, signora Rosy.” Gli
venne in aiuto Linette, intervenendo con un sorriso
fintamente cordiale. “Arthur è imbronciato a causa del maltempo.”
“Ah, vero! Vero!” ridacchiò l’ostessa, sbattendo una mano
sulla spalla dell’erede al trono. “Anche l’altro giorno eravate di malumore per
colpa della pioggia, ma passerà! E comunque vi ho già suggerito di come
potreste intrattenervi piacevol-”
“Me lo ricordo
benissimo.” Sibilò il principe, tagliando corto.
“E allora non fatemi preoccupare inutilmente!” li sgridò
bonaria, prima di allontanarsi dal loro tavolo.
“Ehm...” tossicchiò Sir Martin,
mentre anche Sir Leon si schiariva la gola in contemporanea.
“Non dovreste fare caso a noi.” Considerò Sir Duncan, con il solito tatto che lo contraddistingueva, arrivando
al punto senza preamboli e dando voce al pensiero comune dei cavalieri.
“Continuate come sempre. E’ la cosa migliore, no?”
Suo malgrado, Arthur riconobbe che le parole del suo
sottoposto, per quanto sgradevoli, erano sagge e si fece coraggio; seppur controvoglia,
si mise ad accarezzare una mano di Lin
affianco alla sua, scusandosi con lo sguardo. Merlin, che aveva compreso,
stette al gioco, portando avanti la loro finzione.
“Prima si mangia, e poi si amoreggia!” brontolò Rosy,
ricomparendo alle loro spalle con un cesto del pane che aveva dimenticato.
“Altrimenti il mio pranzo si raffredda!” si lagnò, materna. “Ah! Questi giovani
d’oggi! Non hanno in mente altro che l’amore e vivono
sulle nuvole!”
Fu a quel punto che i tre cavalieri scoppiarono a ridere,
ignorando l’imbarazzo del principe e della valletta reale, perché quella donna
era diabolicamente adorabile.
“Una sola parola, Duncan, e la gogna ti attenderà al
ritorno!” ruggì l’Asino Reale, prevenendo una battuta sagace del suo cavaliere
linguacciuto. E al giovane non restò altro che sgonfiarsi come una fiaschetta
bucata e ingoiare il commento che voleva esternare.
La cosa bastò anche per rimettere nei ranghi gli altri due
militari, che affogarono nel proprio piatto le rispettive riflessioni.
Dopo che ebbero pranzato con tutta calma, poiché sembrava
che l’acquazzone non avrebbe avuto fine a breve, i cinque si diressero verso le
stalle, per una breve passeggiata – del resto, Arthur camminava ancora sorretto
dalle stampelle – e, lontano da occhi indiscreti, egli diede voce a ciò che
aveva maturato poco prima.
“Quando siamo partiti, non avevamo ipotizzato di rimanere
lontani così a lungo.” Premise, raccogliendo l’attenzione di tutti. “A Palazzo
non hanno nostre notizie da troppo tempo, e mio padre potrebbe temere il
peggio.” Allorché li vide annuire, il principe
proseguì: “Avevo pensato inizialmente di mandare un messaggero, ma siamo in
terra nemica e le uniche persone di cui mi fido siete voi.” Li sondò ad uno ad uno, compresa la sua ancella, che ricambiò con
uguale intensità. Poi si rivolse direttamente ai suoi uomini: “Ho perciò
decretato che uno di voi debba partire e tornare a Camelot, ad informare il re sul contrattempo e su ciò
che è avvenuto. So che è rischioso viaggiare da soli in un paese straniero,
tuttavia è necessario, non vedo altra soluzione. Vi ho addestrati personalmente
e nutro cieca fiducia nel valore di colui che
sceglierò, mentre i due rimanenti continueranno la missione originaria come
stabilito.”
“Sì, Maestà.” Esclamarono solenni.
“C’è un volontario?”
I tre mossero un passo avanti in simultanea, come se fossero
stati un sol uomo, senza un istante di esitazione né un ripensamento. Il
principe li fissò con orgoglio e gratitudine.
“Sir Martin.” Stabilì l’erede al trono, soddisfatto. “Ho
deciso che sarai tu a fare ritorno a casa.”
“Sì, Sire.” Il cavaliere scattò sull’attenti, impettito.
“Sai già cosa riferire al sovrano. Non ti affiderò alcuna
missiva scritta, così che nulla possa recarti danno, nel caso in cui le guardie
di re Cenred ti incrociassero
sulla via.”
“Come desiderate, Mio Signore.”
Rispose egli, riprendendo poi con un quesito. “A missione compiuta, volete che
riparta dal castello e faccia ritorno qui, con altri uomini di supporto?”
“No, non serve. Ce la caveremo ugualmente.” Deliberò il
giovane Pendragon, abbandonando successivamente
le formalità. “E poi, una volta che avrai
riabbracciato la tua bella, dubito
che Lady Theresa ti lascerebbe partire nuovamente!” lo canzonò, con un ghigno.
“La poverina starà già in pensiero! Chissà come le manchi!”
Martin si fece sfuggire un sorriso
da innamorato.
“Spasimo per ogni istante che mi separa da lei.” Confessò,
arrossendo poi per aver ceduto alla debolezza davanti ai suoi commilitoni.
“Portale i nostri omaggi.” Si raccomandò il principe, con
una premurosa cortesia che scaldò il cuore a Merlin. “E porta a compimento i
preparativi per il matrimonio, perché al mio ritorno lo celebreremo e non vorrò
più sentirti smaniare insoddisfatto ad ogni allenamento!”
A quelle parole, i cavalieri di Camelot scoppiarono a ridere e anche Sir Martin si
accodò a loro; rise, avvampò e ringraziò per la sollecitudine.
Infine, dopo un numero imprecisato di virili pacche sulle
spalle, egli si congedò dal gruppetto, deciso più che mai a percorrere, prima
del tramonto, quanta più strada possibile lo separava dalla sua dama.
Continua...
Disclaimer: I
personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono
agli aventi diritto e, nel fruire di
essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.
Ringraziamenti:
Un abbraccio a Tao, che sopporta i
miei scleri. X3
Note: I re morti
nella sabbia sono i Faraoni. E’ verosimile che Gaius
sapesse della loro esistenza, poiché, quando l’Inghilterra fu invasa dai Romani
che la colonizzarono, essi erano già padroni dell’Egitto.
Come già detto in precedenza, il miele serve per prevenire
le infezioni come ci insegna la puntata 3x04 “Galvano”, e il filo di seta lo
chiede anche Gaius per ricucire il futuro cavaliere.
Arthur risulta un po’ perplesso,
malgrado le spiegazioni di Linette.
Ma, dal suo punto di vista, non ha motivo di non
crederle. Cioè... noi sappiamo che Lin è Merlin, però
lui no. Che senso avrebbe che Linette gli mentisse su
una cosa così?
Ovviamente, anche questo fatto va ad accumularsi alle altre ‘stranezze’ e
chissà che l’Asino se ne ricordi! (ma non ci conterei… era agitato da altro, e
aveva preoccupazioni più urgenti di quel dubbio, come
il mantenere nascosti i gioielli di famiglia! XD)
“Più di una fetta di
pane a colazione da Morgana.” Vuole essere un ironico tributo al celebre
“Colazione da Tiffani”.
E Rosy non è adoVabile? ^. =
Precisazioni al
capitolo precedente e domande varie: (a random)
Mi sono accorta che, rispondendo alle vostre recensioni, ho
inserito anche degli spoiler generali più o meno
importanti. Chi non volesse leggerli, può proseguire tranquillamente.
Chi volesse vederli, evidenzi le parti in bianco qui sotto.
- Grazie degli auguri alla mia piccina! *_* Lin-Lin vi ringrazia e promette di fare la brava! ^_=
- Se Merlin fosse già tornato uomo, la storia sarebbe già
finita. XD
- Anche io trovo molto ‘intimo’
quando qualcun altro ti lava i capelli. Credo sia un gesto di abbandono e
fiducia. Sì, c’è da chiedersi come mai ad Arthur piaceva tanto quando glielo
faceva Merlin… (no, non voi. Forse dovrebbe
chiederselo l’Asino, mh?)
- Finora era sempre stato Merlin a cercare nel sonno il
calore di Arthur, ma adesso è il principe a cercare il mago nel sonno e a
offrirglielo inconsciamente. D’accordo, non sono svegli e ci vorrà ancora
tempo, ma i loro corpi sanno già cosa è
bene. *_*
E poi… vi dico solo una cosa: immaginate quando lo
saprà Kilgharrah! ^.=
- Sì, la preoccupazione di (Mer)Lin davanti al principe ferito è
troppa, ma la cosa è voluta, se si pensa che il povero servo, neanche un mese
prima, stava ancora vegliando un principe immobilizzato al letto per le ferite
del Torneo, in cui ha rischiato la vita e di rimanere paralizzato.
So che da noi sono trascorsi molti mesi tra gli eventi, ma
nella realtà della storia è passato pochissimo. Il ricordo della paura di
perdere Arthur è vivida in Merlin e, ora che ha
realizzato di amarlo, teme ancor di più per lui. Credo sia una reazione da
innamorato, ecco.
- Non avevo pensato ad un confronto
cavalieri-principe che spettegolano su Linette, ma
posso riflettere e magari inserirlo nella raccolta-seguito, ok?
- Mi è stato chiesto un pronostico approssimativo dei
capitoli mancanti. Direi che credo che la storia si chiuderà attorno all’80° capitolo. Mancano ancora degli eventi determinanti per lo svolgimento, delle scelte da fare che
avranno conseguenze, dei fatti che spero sapranno sorprendervi ed emozionarvi.
Io sono più avanti con la stesura della bozza, ma mi rendo
sempre più conto che, sviluppandola, i capitoli si allungano sempre più. Le
idee sono sempre le stesse di quando la concepii, ma sono tremendamente
prolissa e non vorrei rovinare/tagliare nulla per colpa della fretta.
Una volta che avrò finito di scriverla del tutto, posterò
con molta più velocità. Al momento cerco di centellinare i capitoli, perché
sono passati anche dei mesi senza che io abbia avuto la possibilità di scrivere
anche solo una riga.
- Sì, documentarmi per pignoleria e veridicità storica mi
occupa un sacco di tempo, ma mi piace.
E’ una cosa che come lettrice apprezzo tantissimo nelle
storie altrui, perciò cerco di soddisfare la curiosità dei miei lettori.^^ Sono
contenta che lo gradiate anche voi!
- I due pucci si stanno
avvicinando, un passo alla volta, senza neppure accorgersene. E quando lo
capiranno, sarà già troppo tardi! XD
- Concordo anche io, Arthur è uno
che preferisce agire piuttosto che comunicare, è uno che lascia parlare i fatti
e le azioni al posto suo.
E poi, ammettiamolo, è anche uno che ragiona poco e agisce d’istinto (e
questo lo porterà anche a delle scelte avventate, a dei ‘colpi di testa’, sì. U_U)
- Durante questa permanenza, Arthur ha avuto modo di vedere
da vicino la magia nel bene e nel male: nel vecchio guaritore che cura
l’indisposizione di Linette e anche i filtri d’amore
che le fanciulle gli hanno rifilato a Litha. Credo che un po’ sia normale, per lui, farsi delle
domande, e l’essere lontano da Camelot
e dall’influenza paterna favorisce ciò.
- Certo che Arthur sente la mancanza di Merlin e fra poco lo ammetterà.
- Il blu è il mio colore preferito, e no, non mi dà fastidio
nei commenti. ^^
- No, non ci sarà un finale
supertriste, i due pucci soffriranno già abbastanza
lungo la strada prima della fine. Certo, però, che non sarà neppure un finale scontato,
solo happy. Ho cercato di rendere questa storia verosimile in ogni riga, e la
realtà della vita vera non è solo zucchero. Nel mio piccolo, sono certa che, ad
ogni modo, ogni fan merthur non rimarrà deluso/a. Almeno, lo spero! >///<
- La bimba del sogno di Morgana non
è di Gwen. Per quel che
vale, potrebbe persino non essere neppure di Linette.
- Non è che Arthur si vergogna
delle serve… lui si vergogna della sua serva!
^_=
Se fosse nudo davanti a
qualcun’altra, non farebbe così tante storie…
- Uther metterà
i bastoni fra le ruote a Merlin, ma non per quanto riguarda la sua relazione
con Arthur.
- Concordo, è un peccato per la fine di Litha,
ma la storia deve proseguire! XD
- E’ vero: anche “Sono
andato a letto col nemico” è una frase a doppio senso, Arthur è un idiota a
non accorgersi di quello che dice! XD
- Mancano pochi capitoli prima che
Arthur si proponga davvero di marciare verso Ealdor…
riuscirà Merlin a rabbonirlo ancora un po’? Non, non rispondo. Dovrete
scoprirlo leggendo! XD
Vi metto ben TRE anticipazioni
del prossimo capitolo:
Con l’andar delle veglie, egli si persuase sempre più che
qualcosa fosse andato storto tra le mille variabili accorse – il maltempo
protratto, il ponte rotto e i ritardi vari – e che la trattativa fosse saltata
o, peggio, si fosse svolta altrove senza che loro lo sapessero.
Fu per questo che quasi non credette ai propri occhi, quando – nel diciassettesimo
giorno di permanenza alla locanda – arrivò un tizio nuovo, con fare sospetto.
E, tanto per cambiare, sarebbe toccato a lui risolvere la faccenda, perché
l’Eroe Coronato di Camelot
non era reperibile.
(…)
La signora Rosy sollevò un sopracciglio perplesso. Ed egli,
suo malgrado, arrossì.
“Linette adora la frutta e la
carne…” motivò, raffazzonando alla meno peggio. “La
divorerà!”
“Son due giorni che la vostra povera moglie è rimasta
rintanata qui, per quell’emicrania fastidiosa… ma, anche se è sofferente,
mangia assai!” aveva scherzato la locandiera, facendogli l’occhiolino. “Si vede
che consuma parecchio! Perché è così magra!”
E Arthur, comprendendo il sottinteso, divenne rosso come lo
stemma dei Pendragon.
“Non…”
(…)
“Semplice.” Tagliò corto lo stregone, innervosito
dall’interrogatorio dell’altro. “Cos’è quella
cosa che ogni uomo brama di più al mondo e per la
quale è disposto a tutto? Ecco,
basta dargliela!”
In risposta, il principe spalancò
occhi e bocca e si fece scappare di mano il gioiello, tanto era sconvolto.
“COSA?!” boccheggiò esplodendo, mentre Linette
si tuffava sul tappeto per tentare di afferrare l’oggetto delle loro sventure e
lo prese per un soffio.
“Con tutta la fatica che ho fatto per riaverlo!” lo sgridò,
rivolgendo uno sguardo seccato al suo signore che era rimasto immobile come una
statua di sale.
“Tu hai… hai... t-ti sei...”
balbettò Arthur, esterrefatto. Poi deglutì a forza. “Sacrificata per il Regno!”
Ringrazio i 161 utenti che hanno messo Linette
fra le storie preferite, i 277 fra le seguite, e tutti i ‘da ricordare’ anche
se la fic non è ancora finita.
E i 363 utenti che hanno messo me fra i loro autori
preferiti. Grazie della fiducia!
Infine vi invito a leggere e a
commentare, se vi va, l’ultimo progetto che ho postato: una raccolta su Arthur
e le figure materne “Arthur & The Mothers”.
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