I miss you

di lafatablu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** angeli e demoni ***
Capitolo 2: *** Parte 01 ***
Capitolo 3: *** Parte 02 ***
Capitolo 4: *** Parte 03 ***
Capitolo 5: *** Parte 04 ***
Capitolo 6: *** Parte 05 ***
Capitolo 7: *** Parte 06 ***
Capitolo 8: *** Parte 07 ***
Capitolo 9: *** Parte 08 ***
Capitolo 10: *** Parte 09 ***
Capitolo 11: *** Parte 10 ***
Capitolo 12: *** Parte 11 ***
Capitolo 13: *** Parte 12 ***
Capitolo 14: *** Parte 13 ***
Capitolo 15: *** Parte 14 ***
Capitolo 16: *** Parte 15 ***
Capitolo 17: *** Parte 16 ***
Capitolo 18: *** Parte 17 ***
Capitolo 19: *** Parte 18 ***
Capitolo 20: *** Parte 19 ***
Capitolo 21: *** Parte 20 ***
Capitolo 22: *** Parte 21 ***
Capitolo 23: *** Parte 22 ***
Capitolo 24: *** Parte 23 ***
Capitolo 25: *** Parte 24 ***
Capitolo 26: *** Parte 25 ***
Capitolo 27: *** Parte 26 ***
Capitolo 28: *** Parte 27 ***
Capitolo 29: *** Parte 28 ***



Capitolo 1
*** angeli e demoni ***


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Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte
possono fermare i corrieri sulla via reale.
Erodoto – V secolo a.C.

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Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra.
Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale

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Timeline: 4 anni dopo Not Fade Away
Pairing: Angel & Buffy (ovviamente)
Summary: Gli Oracoli vivevano sotto l'ufficio postale. Vi ricordate? Si, centra anche questo.

Note: Non ho la benché minima idea della lunghezza di questa storia. Possono essere pochi capitoli, come cinquanta ..chi lo sa. Ho preso spunto da una cosa che lessi tempo fa, ma solo come input iniziale.
 
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“Figliolo” disse il vecchio,
“non hai idea di quante cose possono cambiare nella vita di un uomo
e quanto, talvolta, questo sia dovuto solamente al caso o al destino.
Per cambiare l’esistenza di un essere umano,
a volte è sufficiente ricevere una lettera che era andata perduta,
anche se arriva dopo molti, molti anni.
Una semplice lettera può cambiare la tua vita per sempre”

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..il fatto che quel ricordo gli tornasse in mente proprio adesso,
aveva certamente un significato speciale
..sta di fatto che lo interpretò come un segno del destino.
Infilò la lettera in tasca, salutò e uscì dalla stanza..
 
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~ Tanto, tanto tempo fa, io ero il messaggero ~

~ Davvero? ~ Si tesoro ~ Eri magico?

~ No figliolo ..ero solo un postino. Magico era il messaggio che portavo~

Non dimenticarlo..

Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra.

Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale.

 

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Capitolo 2
*** Parte 01 ***


Parte 01

Era ormai vicino al sorgere del sole, qualche attimo ancora e di lui non sarebbe rimasto che un minuscolo mucchio di cenere. Con un poderoso calcio, spalancò la porta del suo appartamento fiondandosi dentro con una velocità sovraumana. Nessuna sorpresa, lui umano non lo era di certo. Si poggiò contro la porta con tutto il corpo per richiuderla ..e per riprendere fiato. In realtà lui non aveva bisogno di respirare, ma in quel momento aveva fame d’aria. Aveva corso all’impazzata come fosse inseguito da mille demoni.. beh, non era certo mille, ma demoni lo erano di sicuro. Sperò di essere riuscito a far perdere le sue tracce, almeno per il momento.

Barcollando, strascicò i piedi fino al centro della stanza e si lasciò cadere a peso morto sulla sedia accanto allo scrittoio. Era esausto, era ferito gravemente e c’era qualcuno che lo voleva morto. Anche questa non era certo una novità. Esausto. Ferito. Braccato ..e solo.

L’imminente arrivo dell’alba lo aveva costretto ad interrompere la sua caccia, che avrebbe comunque ripreso al tramonto, come accadeva tutte le notti, da almeno quattro anni. Per essere più precisi, erano duecentocinquanta anni che andava a caccia la notte. Anima o no, la cosa non era poi così diversa. La caccia era stata l’unica costante nella sua vita. La notte era sua preziosa alleata e l’alba sua mortale nemica.

Poggiò la testa sullo schienale della sedia, nel tentativo di alleviare il dolore lancinante delle ferite, e si abbandonò ai ricordi. A volte funzionava, i ricordi lo facevano sentire ancora vivo.

Angelus amava la caccia. Adorava andare in cerca di giovani donne da dissanguare, specie se erano caste e pure. Amava succhiare tutta la loro devozione, spesso in compagnia di Darla.

Angel, per quasi cento anni, per nutrirsi andava a caccia di ratti, quando viveva nelle fogne insieme a loro, nascondendosi dal mondo dei vivi.

Poi, qualcuno le mostrò una ragazza. Lei divenne il centro della sua vita e anche la sua nuova compagna di caccia. Lei era la Prescelta. Il grande amore della sua vita. Lei era Buffy ..e ancora.. era il centro della sua vita. Vi erano amori destinati a durare per sempre e il loro era uno di quelli. Amore immenso e bruciante. Amore che non poteva essere vissuto.

Cambiò città e incontrò nuovi amici, ma la caccia continuava ad essere la sua unica costante. Mentre Buffy diventava un sogno irraggiungibile, tutte le notti andava a caccia per le strade di Los Angeles a difendere gli indifesi, insieme a Wesley e al resto della squadra. Ma anche loro svanirono in un batter di ciglia. Cinque anni insieme, per lui che avrebbe vissuto per sempre, non erano che un granello di sabbia nel mare immenso dell’eternità.

Così, da quattro anni, dopo la distruzione della W&H, tutte le notti andava ancora a caccia. Per difendere sé stesso, questa volta. I Soci Anziani non avevano perdonato la sua ribellione e lo volevano morto, braccandolo come fosse un pericoloso animale da abbattere.

Il braccio faceva un male cane, e lo riportò al presente.

Lo teneva stretto al petto, cullandolo nel vano tentativo di lenire un pochino il dolore, ma si fermò subito rendendosi conto che muovendosi faceva più male. Inoltre, tenendolo fermo, evitava anche che il sangue schizzasse ovunque. Non che per lui fosse un problema, in quell’unica stanza che era la sua casa, regnava l’abbandono e l’odore di vecchio. Lì il sole non entrava mai. Qualche macchia di sangue in più sul vecchio tappeto logoro, non avrebbe certo cambiato di molto la situazione e comunque non gli importava.

Doveva però bloccare il sangue che colava copiosamente sulla sua giacca e sui pantaloni. Ne aveva già versato abbastanza sui marciapiedi, segnando la sua fuga verso casa e questo era un problema, i demoni che lo inseguivano, avrebbero sicuramente sentito l’odore. Pensò con sollievo che aveva appena iniziato a piovere e per fortuna, il sangue sarebbe stato spazzato via prima di essere notato dai suoi inseguitori. Comunque, era riuscito ad uccidere uno di loro, ma quel bastardo, prima di tirare le cuoia, gli aveva quasi stritolato la parte superiore del corpo.

Il braccio è andato. Pensò. Almeno per le prossime ventiquattro ore.

Gli artigli velenosi del demone erano penetrati fin dentro le ossa, e il braccio che ora non era che un ammasso di carne sanguinante e tendini scoperti, era stato violentemente stritolato dentro la sua morsa d’acciaio. E quel che era peggio, ora era totalmente paralizzato dal veleno. Imprecò con rabbia. Oggi era l’ultimo giorno del mese e lui aveva un importante compito da svolgere. Non vi avrebbe rinunciato per nessun motivo al mondo. Erano passate ventiquattro ore dalla sua ultima visita e come sempre accadeva, allo scadere del giorno, lui compiva il suo sacro rituale. Era sempre stato così negli ultimi quattro anni e oggi non sarebbe stato diverso.

Si alzò a fatica e andò a prendere la cassetta del pronto soccorso, doveva darsi una smossa, questa ferita non si sarebbe rattoppata da sola. Per fortuna le gambe parevano funzionare ancora, anche se si reggeva a malapena in piedi, ma il veleno aveva intorpidito solo il braccio.

In bagno, a fatica si tolse la giacca dalle spalle facendo leva con il braccio sano. Poi, allo stesso modo, sfilò la camicia, stringendo i denti per il dolore. Si appoggiò al lavabo e fece scorrere l’acqua calda, tamponando la ferita ed esaminandola da vicino. Era più grave di quanto pensasse. La clavicola era fuori dalla sua sede ed era quasi totalmente staccata dalla spalla.

Non sapeva per certo che tipo di demone fosse, con sé non aveva più alcun libro per poter fare ricerche e scoprire quali proprietà avesse il veleno che gli aveva iniettato, ma anche questo non era un problema. Nulla aveva più importanza per lui. Sicuramente era uno dei demoni sfuggito alla grande apocalisse di Los Angeles, quella di quattro anni fa e sicuramente era un pericolo per l’umanità. Angel però era riuscito ad ucciderlo e presto sarebbero morti anche gli altri.

Questo era quello che faceva adesso, inseguire i superstiti di quell'esercito demoniaco, e qualsiasi altra cosa pericolosa che gli capitava di trovare lungo la strada. Questa era la sua vita adesso. Aveva fatto questo negli ultimi quattro anni.

Sperava che alla fine i suoi nemici si sarebbero stancati di braccarlo. Non importava quanti demoni gli mandassero contro, lui aveva ucciso tutti quelli che incontrava ..sapeva che doveva resistere ..la morte non era ancora scritta nel suo destino ..sapeva che doveva sopravvivere. Non era certo di sapere perché, ma doveva rimanere vivo, almeno un altro po’.

Aprendo il kit di pronto soccorso, pensò che solo alcuni anni prima, c’erano state delle persone intorno a lui che lo avrebbero aiutato in questo genere di cose, ma ora non più. Ora era solo e doveva arrangiarsi come meglio poteva. Era giusto così, meglio stare soli. Nessun altro sarebbe morto per colpa sua. Tutti quelli che si erano avvicinati a lui, da Doyle a Wesley, erano morti solo per aver avuto la sfortuna di incrociare la sua strada.

Guardò ancora la ferita e si chiese se non fossero necessari alcuni punti di sutura, ma poi pensò che anche questo non aveva importanza. Massimo tre giorni e la ferita sarebbe guarita. Optò per un bendaggio di fortuna, stretto con i denti visto che la mano era paralizzata.

Tornò nella stanza e si sedette un momento. Era esausto e se non sapesse che era impossibile, giurò di avere la febbre altissima, sentiva brividi in tutto il corpo. L’effetto del veleno. Pensò fra sè. Decise di non mettere la camicia pulita, non ancora. Nonostante la fasciatura, la ferita sanguinava ancora parecchio e il costo del suo guardaroba stava diventando esorbitante.

Ricordò di non essersi nutrito nelle ultime ventiquattro ore. Quando riceveva la sua visita evitava di farlo davanti al suo ospite, ma adesso il cibo l’avrebbe aiutato a guarire più in fretta. Si rialzò e quando aprì il frigorifero, si ricordò che aveva quasi finito la sua scorta di sangue. Ce n’era una porzione appena sufficiente per adesso, se stava attento poteva anche farlo durare fino al tramonto. Il problema era che lui non aveva voglia di essere attento.

Quel demone l’aveva quasi ucciso, e lui era affamato. Sospirando, riempì un bicchiere e rimise il resto in frigo. Non aveva un microonde in questa casa, per cui avrebbe dovuto berlo freddo. Aveva importanza? Nulla aveva più importanza, tranne una cosa. Sorrise. Era l'ultimo giorno del mese, finalmente, e aveva qualcosa di meglio da fare che pensare al sangue freddo.

Tornò ancora una volta davanti allo scrittoio, tirò fuori una piccola cartella rigida dal cassetto, e si sedette. All'interno della cartella vi erano delle buste, un blocco di carta da lettere color panna, e la sua penna. Per questo suo compito, scelse cancelleria della migliore qualità. Carta color crema leggermente ruvida, penna stilografica, inchiostro nero. I suoi preferiti. Era questo il suo rituale. Dopo aver ricevuto una visita, faceva pace con il mondo e con sé stesso e..

L'ultimo giorno di ogni mese, scriveva a Buffy.

 

Los AngelesCalifornia

30 Novembre  2008

 

Amore mio

Non immagini quanto bella sia Los Angeles sotto la pioggia, anche se ha visto giorni migliori, è pur sempre la nostra città e a Novembre sembra rinascere a nuova vita. Proprio l’altro ieri sono stato al mio vecchio appartamento. Si, quello che saltò in aria tanti anni fa. Sapevo bene che non vi avrei trovato che macerie, ma era una cosa che dovevo fare. Io ho ancora bisogno di te. Ho bisogno di sentirti ancora vicina in qualche modo, per potermi sentire ancora vivo come lo sono stato quel giorno. Sono passati otto anni da allora, ma quel giorno, anche se per il mondo intero non è mai esistito, per me è reale e vero e il suo ricordo mi scalda il cuore. A volte ho bisogno di tornare là, specie a Novembre. Ho bisogno di ricordare a me stesso che talvolta i miracoli possono accadere. Lo so che è un illusione, io non sarò mai più umano, le Forze mi hanno ingannato raccontandomi la favola della Shanshu solo per tenermi buono, ma ho bisogno di credere ancora in qualcosa o finirei con l’impazzire. So che anche tu ricordi e so che anche tu, ogni tanto torni là con me. Ho quasi sentito il tuo profumo e il tuo sorriso era luminoso e bello come lo era allora. Io voglio ancora credere che un giorno arriverà anche il nostro tempo, e quel giorno io sarò là ad attenderti.

Il ricordo di quel giorno riempì la sua visione interiore, e avrebbe voluto che Buffy fosse lì per condividerlo con lui. La rivide mentre la baciava sotto il sole, quando lo stupore riempiva ancora i loro occhi per l’incredulità di ciò che vedevano. Quel giorno gli occhi di Buffy erano più verdi, più luminosi e più vivi. Quel giorno Buffy era felice come non lo era mai stata prima.

È perfetto.

Così aveva detto e lui non l’aveva svegliata quando l’arrivo di Doyle segnava la fine del sogno.

Sono stato sulle tracce di alcuni demoni per due settimane e stamattina all’alba uno di loro mi ha quasi ucciso. Sta tranquilla, non è così facile uccidere me, lo sai. Ho usato l’agguato che mi insegnasti tu. Fingermi morto e poi balzare in piedi cogliendolo di sorpresa. Funziona sempre. Penso sia stato un demone Selmunth questa volta, ma non sono sicuro. Questo aveva le corna e una gigantesca coda. Non hai mai visto uno di questi, non è vero? Spero di no. Ha più artigli che denti e più denti di quanto tu possa immaginare. Adesso è solo un demone morto. Ne ho avvistato altri due, ma ora che so come ucciderli, non mi preoccupano più.

Si fermò un attimo, portando ancora una volta il braccio al petto stringendolo con l’altra mano. Faceva male da morire e aveva bisogno di dormire, ma non voleva interrompere il contatto con Buffy. Si rese conto che il corpo era ormai completamente intorpidito ed era certo di avere la febbre altissima. Forse il veleno l’avrebbe ucciso nel sonno, non era preoccupato per questo. Una ragione di più per terminare il suo rito. Se proprio doveva morire, avrebbe trascorso le ultime ore della sua vita accanto a lei. Posò di nuovo il braccio in grembo e continuò a scrivere.

Penso che il mio lavoro è ormai in fase di completamento. I demoni che mi danno la caccia, sono sempre meno numerosi. Sembra che il resto dell’orda di demoni che ho sciolto sulla terra, in quella notte di quattro anni fa, alla fine sia morto. Sono felice per questo, anche se non so quale sarà il mio scopo quando tutto questo sarà finito. Eppure, sono sicuro che qualcosa da fare ci sarà sempre. Lo sai anche tu, ne vengono sempre, la nostra lotta non avrà mai fine. Nessuno di noi due sembra essere in grado di trovare tempo per una pausa.

Devo dirti una cosa importante, Buffy. Ieri pomeriggio sono andato a vedere una sua partita. Non immagini quanto fossi felice di essere li e vederlo giocare. È un vero campione, peccato che abbia deciso di fare il medico, perché eccelle in tutti gli sport e nella corsa non lo batte nessuno. Per fortuna il torneo era al chiuso e il sole non era fortissimo. Naturalmente la sua squadra ha vinto. Per un momento ho temuto che mi avesse visto, mi sono dileguato prima che accadesse. Non voglio che pensi che lo spio di nascosto. Non credo si sia accorto della mia presenza, come sai sono bravo in questo genere di cose.

Come stai, tesoro? Non ho mai abbastanza notizie di te e così lo chiedo ogni volta. Dawn sta bene? Tu stai attenta con la caccia? Lo so che adesso hai uno stuolo di cacciatrici al tuo fianco, ma ho sempre paura che ti accada qualcosa, io sono così lontano e non posso proteggerti.

Buffy, mi manchi così tanto.

Quando avrò finito questa lettera, andrò a letto. Come sempre sognerò che ti sto stringendo fra le mie braccia ancora una volta. Ogni volta che chiudo gli occhi, tu compari nei miei sogni e sono quelli che mi tengono ancora in vita. Nei miei sogni posso ancora sentire la setosità dei tuoi capelli che sfiorano le mie dita. Posso respirare il profumo della tua pelle e posso amarti senza timore. Nei miei sogni, io e te siamo insieme e gridiamo il nostro amore al mondo. È una dolce tortura quando al risveglio capisco che è solo un sogno, talvolta mi sembra di impazzire, ma non potrei mai vivere senza i miei sogni. Non potrò mai essere libero dal bisogno che ho di te, anche se a volte vorrei esserlo, perché fa male da morire vivere così come viviamo noi.

Io ti amo. Ti ho sempre amata e questo non cambierà mai. Lo so che sono sdolcinato e magari riderai, pensando che ormai siamo cresciuti entrambi per abbandonarci al romanticismo come fossimo degli adolescenti. So anche che non riuscirei a dirti queste cose se tu fossi qui davanti a me. È per questo che ti scrivo, perché ho bisogno di dirti queste parole. In mezzo all’orrore che ormai è diventata la mia vita, ho bisogno di scrivere ancora la parola Amore. Ho bisogno di scrivere ancora il tuo nome ..e so che tu mi ascolti, perché ti sento dentro me.

Mi manchi, più di quanto le parole potranno mai dire.

Tuo, per sempre

Angel

 

Posò la penna, adesso era davvero stremato e gli occhi avevano già tentato di chiudersi più di una volta mentre scriveva. Aveva assolutamente bisogno di dormire ed era certo che fosse l’effetto del veleno ad indebolirlo. Rimase seduto per qualche minuto ancora, con i due fogli di carta in mano, e poi li posò con cura sul tavolo. Sulla busta, scrisse semplicemente Buffy.

Poi, dalla credenza tirò fuori una scatola di scarpe. Dentro vi erano quattro anni di lettere. Non aveva mai inviato nessuna di quelle lettere. Mai.

Non era per il fatto che non conoscesse il suo indirizzo, anche se forse, lei aveva cambiato città dall’ultima volta che l’aveva sentita, ormai cinque anni fa. Lui usava questo rituale come una sorta di indulgenza mensile verso sé stesso, nella speranza che avrebbe reso i suoi sentimenti per Buffy più ordinari, piuttosto che l'amore straordinario che bruciava luminoso come sempre. Finora, la strategia non aveva funzionato, ma sperava che col tempo avrebbe potuto. Tempo. Certamente ne aveva abbastanza. Dopo tutto, nulla era cambiato, e ora, grazie alla Wolfram and Hart, non aveva speranza che qualcosa potesse cambiare. La Shanshu, come tutto il resto, si era dissolta nel nulla. Nessuna ricompensa, nessun perdono dai sui peccati. Era condannato.

Lasciò la scatola di scarpe aperta, pronta a ricevere l'ultima lettera segreta.

Sapeva quanto fosse pericoloso giocare con le sue ossessioni, qualcuno poteva trovare le lettere e arrivare a Buffy, solo per fare del male a lui. Se fosse accaduto qualcosa a lei, per Angel sarebbe stata la fine di tutto.

Poteva anche accadere che qualcuno, trovandole, avrebbe conosciuto la sua parte più profonda e lui non voleva che succedesse. Buffy apparteneva solo a lui e doveva rimanere nascosta nel suo cuore. Il suo amore per lei, non era qualcosa da mostrare sulla pubblica piazza. Angel non amava condividere emozioni con nessuno, soprattutto se si trattava di Buffy.

Ma nonostante fosse consapevole dei rischi, non riuscì mai a smettere di scriverle.

Aveva anche paura che il fascio di lettere d'amore, disposte ordinatamente dentro la scatola, l’avrebbero imprigionato per sempre nell’illusione di un amore che non poteva essere vissuto.

Ci aveva già provato in passato, ci aveva provato duramente. Aveva tentato di andare avanti con la sua vita e così si era rifugiato nell’illusione di un nuovo amore. Ma Cordelia non era la sua Buffy, ne mai lo sarebbe stata. Poi arrivò Nina. Fu sufficiente una sola notte con lei, per ricordare a sé stesso che nessun’altra poteva sostituire Buffy. E così, ancora una volta si arrese all’amore che sentiva per lei ..e si sentì vivo come non mai. Buffy era la sua vera Shanshu.

Per quanto avesse tentato di negarlo, lui era condannato ad amarla per sempre.

Aveva paura che ammettendo il suo amore per lei, questo potesse diventare ancora più grande, se fosse possibile una cosa del genere, e lo avrebbe legato più saldamente a lei.

E fu esattamente ciò che accadde. Riuscì a trovare il coraggio di ammettere con sé stesso, che lei era e sarebbe sempre stata il centro della sua esistenza. Cominciò quindi a scrivere quelle lettere e dopo aver iniziato, non aveva più alcuna intenzione di smettere.

Quelle lettere d’amore, per gli ultimi quattro anni, erano l’unica cosa che lo separavano dalle vere tenebre. Buffy, ancora una volta, era la sua salvezza.

Così, ogni mese scriveva, aprendo il suo cuore a lei, lasciando che la sua immaginazione vagasse liberamente e raggiungesse Buffy. Cercava di immaginare come potesse essere la sua vita di adesso. La vedeva intenta ad addestrare le nuove cacciatrici, o mentre preparava una torta per Dawn, o mentre rideva con Giles. La vedeva mentre dormiva, o al mattino appena sveglia. Talvolta malinconica, talvolta furibonda.. talvolta serena..

..ma soprattutto ..la vedeva rispondere alle sue lettere con il sorriso sulle labbra.

Non la vide mai con un altro uomo accanto. Angel sapeva che anche Buffy aveva chiuso il suo cuore a chiunque altro. Questo pensiero lo rattristava, ma allo stesso tempo lo confortava e acquetava le sue paure. No, Buffy l’avrebbe amato per sempre. Erano entrambi condannati.

Infine, quando finiva di scrivere, Angel lasciava la lettera aperta sul tavolo e andava a dormire.

Non mise mai in discussione perché facesse questo. Lo faceva e basta. Era quasi come se avesse sperato che un qualche Babbo Natale dei vampiri, impietosendosi per la sua solitudine, potesse in qualche modo raccogliere la sua richiesta, e se fosse stato abbastanza buono, gli avrebbe concesso di esaudire il suo desiderio. Per questo lasciava la lettera sul tavolo.

Al suo risveglio, nel tardo pomeriggio del giorno dopo, avrebbe ripiegato con cura la lettera, chiudendola nella sua busta e l’avrebbe messa al suo posto accanto alle altre.

Sorrise. Adesso poteva andare a dormire, certo che avrebbe sognato di lei. L’attimo dopo si voltò di scatto. “Cosa è stato?” chiese a sé stesso. Sognare era un lusso che non poteva permettersi, non ora.. qualcuno stava tentando di entrare in casa sua e tornò alla realtà

..un rumore improvviso aveva catturato la sua attenzione!

 

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Capitolo 3
*** Parte 02 ***


Parte 02

Un rumore improvviso catturò la sua attenzione. Possibile che l’avessero seguito fino a casa? Con tutti i sensi in allarme, si alzò e tentò di afferrare l’arma più vicina. Qualcuno tentava di forzare la porta, chiunque fosse, sarebbe morto a breve, pensò Angel. Ma il veleno che lo intorpidiva stava facendo il suo corso ed ebbe la meglio su lui. Barcollò reggendosi a stento sulle gambe e tentò di aggrapparsi alla sedia, ma fu troppo tardi. Cadde a terra, sbattendo violentemente il braccio ferito contro il pavimento. Il dolore insopportabile lo fece urlare e questo complicava al quanto le cose.

Addio sorpresa, pensò fra sè mentre cercava disperatamente di rimanere cosciente. Le fitte lancinanti che gli attanagliavano il braccio non gli permisero di rialzarsi, ed era consapevole che stava per perdere i sensi. Il sangue cominciò di nuovo a schizzare ovunque e la vista divenne sempre più sfocata. Tutto ciò che riuscì a sentire fu il rumore della porta che si apriva e i passi veloci del suo assalitore, che si era già avvicinato a lui.

Riconobbe quei passi. Erano inconfondibili. Prima di svenire, sorrise. Era lui.

L’unico che poteva varcare la soglia di quella stanza senza essere ucciso.

Quando Angel riprese i sensi, si ritrovò ancora sdraiato per terra, ma invece che prono, adesso era in posizione supina e qualcuno gli aveva messo un cuscino sotto la testa. Aprì gli occhi e lo vide. Era chino su lui, ed evitava deliberatamente il suo sguardo, mentre gli tamponava la ferita da cui usciva ancora parecchio sangue. Ricordando l’accaduto, Angel gli sorrise e togliendogli il tampone dalle mani, chiese “cosa.. cosa ci fai qui? ci siamo visti appena ieri..”

Senza rispondere al sorriso, il nuovo arrivato riprese il tampone, strappandolo quasi con rabbia dalle sue mani. “Sei ridotto piuttosto male, amico. Spero tu abbia un kit di pronto soccorso. Ho paura che il tampone non sarà sufficiente, saranno necessari almeno mille di punti di sutura. Il braccio è quasi staccato dalla spalla, non ho mai visto nulla del genere.”

“Mille.. punti?”

“È un modo di dire. Riesci ad alzarti?

Lo aiutò a rimettersi in piedi e lo trascinò fino al letto, lasciando una scia di sangue per tutto il percorso. “C’è sangue ovunque” disse più a sè stesso che ad Angel. Sparì poi dentro al bagno per tornare subito dopo con l’occorrente per la medicazione. Non aveva guardato Angel in viso neppure una volta. Non che non volesse farlo, ma non riusciva a staccare gli occhi da quella brutta ferita e lottava contro la nausea che gli provocava quella vista. “Cosa è successo?” chiese sottovoce e Angel non poté fare a meno di notare il suo pallore.

“Connor..”

Solo allora lui lo guardò e si rese conto che aveva il viso completamente bagnato di sudore. Scottava per la febbre e gli occhi erano velati. Era probabile che stesse per perdere di nuovo i sensi. “Prima di svenire ancora.. mi dici cosa è successo? Chi ti ha ridotto così?” chiese ancora sottovoce, mentre cercava qualcosa nella cassetta del pronto soccorso.

“Non ha importanza” rispose Angel duramente. “Perché sei qui? Abbiamo un accordo noi due, ricordi? Ci possiamo vedere solo una volta al mese, sei stato qua ieri e..”

Connor notò che il suo corpo tremava visibilmente, se era come pensava, ad Angel avevano iniettato qualcosa di tossico e questo era un problema. Non era possibile che avesse la febbre per via del braccio rotto, i vampiri non vengono attaccati da infezioni batteriche e non muoio certo di setticemia. La febbre era dovuta sicuramente a qualche schifoso veleno di qualche altrettanto schifoso demone. Angel era di costituzione forte, ma sembrava che il veleno avesse la meglio su di lui, almeno in questo momento.

Rispose alla sua domanda con un'altra domanda “Mi dici chi ti ha ridotto il braccio così? Non è che un ammasso di carne sanguinolenta. Cristo santo, te l’ha quasi staccato. È stato il demone Selmunth? Perché se è lui, i suoi artigli sono velenosissimi. Emettono una tossina che paralizza la vittima, ma la parte buona è che il suo effetto non dura a lungo. Massimo due o tre giorni.”

Il tampone era inzuppato di sangue e doveva sostituirlo. Andò di nuovo in bagno, riempì una ciotola di acqua calda e prese degli asciugamani puliti. Quando tornò da lui, Angel aveva gli occhi chiusi e sembrava quasi sereno, almeno come poteva esserlo uno con un braccio che penzolava a dieci centimetri dalla sua sede naturale.

“Si, è stato un demone Selmunth, almeno credo. Non ho modo di fare ricerche, non ho più quel genere di libri con me. Ma tu come fai a saperlo?”

“Non ho bisogno di libri per riconoscere un demone Selmunth” rispose Connor, continuando a pulire la ferita. Doveva fermare il sangue prima di ricucirlo “Ne ho visto due che si aggiravano qua intorno. Come hanno fatto ad arrivare a Los Angeles? Non sono di questa dimensione. A Quortoth ne ho ucciso parecchi, credevo fossero ormai estinti”

Angel tentò di alzarsi, se erano nelle vicinanze doveva assolutamente ucciderli. “Devo fermarli” Ma Connor non gli permise di muoversi. “Non sono più un pericolo. Se sai come ucciderli, eliminarli è un gioco da ragazzi, avevo dieci anni quando uccisi il mio primo Selmunth”

“Cosa? hai ucciso due.. Connor, tu devi stare lontano dai guai. Io e te abbiamo un accordo, l’hai dimenticato? Ti voglio fuori da tutto questo. Devi pensare solo a studiare, questa è la mia guerra. L’unica cosa che possiamo concederci è quella tua visita ad ogni fine mese..”

Ricadde esausto sul letto. Connor non si scompose più di tanto. Era abituato a sentire questi discorsi, non aveva sentito altro in questi ultimi quattro anni. Lui si era adeguato alle sue richieste e avevano raggiunto un accordo. Si vedevano solo una volta al mese, ma per il resto, lui doveva stare fuori dalla vita di Angel.

Notò che sudava ancora tantissimo e con un panno umido gli asciugò il viso. A quel contatto, Angel trasalì. Il panno freddo sulla fronte caldissima lo fece rabbrividire, ma era piacevole.

“Ero nei paraggi” disse Connor. “Quando ho visto i Selmunth non ho potuto ignorarli. Un po’ è come quando ti insegnano a leggere. Una volta che hai imparato, quando vedi una scritta non puoi non leggerla.. è automatico. Quando vedo un demone, non posso non ucciderlo”

“..e cosa ci facevi nei paraggi? Non dovresti essere a lezione?”

“Si, dovrei essere a lezione, anzi avrei dovuto essere in ospedale a quest’ora, ma.. mentre facevo colazione, ho sentito due tizi al bar.. e ciò che ho sentito non potevo certo ignorarlo..”

Nonostante il dolore e la febbre, Angel non poté fare a meno di sorridergli. Connor somigliava davvero tanto a lui “ok.. cosa hai sentito di così importante da non poterlo ignorare?”

Connor invece era serissimo. “Hanno detto che eri morto. Sono sicuro che l’hanno detto perché io sentissi, probabilmente erano ex avvocati della W&H, quelli ti odiano più dei demoni. Pensi che ciò che ho sentito, fosse sufficientemente grave da non poter essere ignorato o anche sta volta mi rifarai tutto il discorsetto? Lo so che ci siamo visti ieri, ma potevo ignorare quei due? Certo, poteva essere una trappola, ma dopo le mie insistenze.. hanno vuotato il sacco e a giudicare dalla loro paura, non mentivano di certo. Parlavano di un attacco a sorpresa ed erano sicuri che tu fossi morto. Il vampiro con l’anima è spacciato. Hanno detto proprio così.”

“Fingevo, Connor. Ho finto di essere morto e ho ucciso il primo Selmunth. Erano tre e gli altri due li hai uccisi tu. Dimmi di quei due. Chi erano esattamente?”

“Due tipi molto ordinari. Umani sicuramente. Molto ben vestiti ..e molto stronzi. Avvocati di sicuro. Li ho lasciati li al bar e sono venuto a cercarti. Ho corso come un pazzo seguendo le tue tracce. Nonostante la pioggia, sentivo ovunque l’odore del tuo sangue. Se non fossi arrivato in tempo, i Selmunth ti avrebbero trovato sicuramente. Cristo, hai lasciato una scia di sangue sui marciapiedi come fossero molliche di pane. Ma finché era sangue sapevo che eri ancora vivo. Dopo aver ucciso quei due, le tracce mi hanno portato qua. Sono semplicemente entrato usando la mia chiave. Ti ho visto sul pavimento a faccia in giù, privo di sensi e immerso in una pozza di sangue.. ma per fortuna.. non eri ancora polvere. Non lo sanno quegli avvocati che un vampiro non muore per una semplice ferita? Anche se  queste ferite sono davvero brutte..”

Cominciò ad armeggiare con alcune attrezzature, estraendole dal contenitore del kit di pronto soccorso. Questo dovrebbe andar bene. Avanti Connor, è ora di mettere in pratica ciò che hai imparato, possibilmente senza tremolio delle mani e soprattutto senza vomitare addosso al tuo primo reale paziente, pensò fra sé mentre cominciava a sudare. Angel aveva chiuso gli occhi, ma li riaprì quando sentì la sua voce “Se pensi che possa aiutarti, puoi mordere qualcosa oppure puoi urlare, ma devi stare fermo immobile. Cercherò di fare prima che posso. Ok?”

In mano aveva un ago che ad Angel parve gigantesco. Era sempre stato così grande? Nell’altra mano il filo da sutura ..e la fronte imperlata di sudore. “Cosa pensi di fare..?” chiese Angel.

Connor lo guardò per la seconda volta e questa volta dritto negli occhi “Vuoi usare ancora questo braccio in futuro? Credo di si. Devo riattaccartelo, ecco cosa devo fare. Userei almeno un’anestesia locale, se sapessi che servisse.. insomma mi hai capito, no? Fermo immobile. Non disturbare il medico e.. se il paziente collaborasse, sarebbe davvero una idea grandiosa..”

Sul volto di Angel comparve un enorme sorriso e rise quando vide Connor che scaldava l’ago con la fiamma di un accendino. Stava sterilizzando gli strumenti chirurgici? “Cosa stai facendo? Connor, la mia ferita non può infettarsi. Sono immune da quel genere di malattie”

Connor gli sorrise per la prima volta, ma la mano tremava “Scusa.. è la forza dell’abitudine”

Tamponò ancora la ferita, lavandola con l’acqua tiepida, il sangue era praticamente ovunque. Più tentava di bloccarlo, più ne veniva fuori. Sicuramente, aveva anche qualche arteria recisa, fra le altre cose. Si chiese se un vampiro potesse morire dissanguato.

Certo che no. Daniel Holtz gli aveva insegnato tutto ciò che c’era da sapere su di loro.

Decapitare. Trafiggere il cuore. Luce del sole. Fuoco. Scordo qualcosa?

Holtz gli aveva solo insegnato come ucciderli. Per questo era tornato da Quortoth. Per uccidere Angelus. Ma non gli aveva insegnato come amarlo. Se potesse vederlo ora, si rivolterebbe nella tomba. Sentì la mano di Angel che gli afferrava il polso e scosse la testa infastidito.

“No, questo è meglio non farlo, Angel. Non bloccare la mia mano e non scuotermi il braccio. Rischio di farti ancora più male” Passò una mano sulla propria fronte, accidenti perché stava sudando? e perché Angel aveva quel sorriso stupido sul viso? Non c’era proprio nulla da ridere.

“L’hai già fatto altre volte?” chiese Angel. Aveva capito che temeva di fargli male e voleva tranquillizzarlo, anche se in circostanza normali, sarebbe accaduto esattamente il contrario.

“Che c’è? non ti fidi di me?” rispose in tono di sfida, ma l’animo era sereno. “Si. L’ho già fatto due volte.. certo, se contiamo anche quella volta che ho operato il criceto di mia sorella, allora fanno tre.. ho già effettuato tre interventi chirurgici, due dei quali non hanno avuto esito positivo. I pazienti sono morti e non erano criceti” disse, ridendo apertamente. Aveva capito il gioco di Angel e decise di assecondarlo, perché comunque stava funzionando alla grande.

Angel non poteva ridere come avrebbe voluto, quella maledetta ferita faceva malissimo ogni volta che tentava un movimento. “Mi fido di te, Connor” disse sottovoce. “Non aver paura di farmi male, sono stato in situazioni peggiori di questa. Fai quello che devi e fallo alla svelta”

Connor annuì. Infilò dei guanti chirurgici, e spruzzò del liquido emostatico per fermare almeno momentaneamente il flusso del sangue. Visto che era gelato, lo spray agiva anche da leggero anestetico. Con mano ferma, cominciò a ricucire dall’interno. Angel aveva alcuni nervi scoperti, quelli erano i primi a dover tornare a loro posto. Doveva tentare di ricostruire i legamenti recisi ed erano davvero malridotti. Sentiva i propri capelli che si appiccicavano fastidiosamente sulla fronte sudata e quasi rise pensando al suo prof. Mai operare senza prima indossare camice, cuffia e guanti. Adesso capiva l’utilità della cuffia. Con il dorso della mano si asciugò il sudore e spostò i capelli dagli occhi, evitando accuratamente di guardare Angel. Era sufficiente ciò che vedeva con la coda dell’occhio, e ora non poteva permettersi di cedere alle emozioni.

Intravide Angel che stringeva con forza i denti, mordendosi il labbro mentre con l’altra mano artigliava saldamente la coperta. Stava soffrendo come un cane, ma non un lamento usciva dalla sua bocca. Connor non escludeva che lo facesse per non impressionarlo. Scosse la testa e continuò imperterrito a ricucire, ignorando la nausea. Aveva lo stomaco in subbuglio. Si chiese per quale accidenti di sadico motivo, le terminazioni nervose dei vampiri funzionavano come negli umani, visto che inviavano impulsi dolorosi al cervello, e invece l’anestesia, che doveva addormentare il centro del dolore, non entrava in circolo e su di loro non funzionava.

Il primo farmaco da usare è un anestetico naturale. Non ha controindicazioni perché non è un sedativo chimico e funziona sempre. Su chiunque. È necessaria una buona dose di empatia per poterlo somministrare. Se ne siete sprovvisti, cambiate mestiere, non sarete mai dei bravi medici. Sto parlando dell’Amore. L’unica medicina che guarisce tutti i mali del mondo.

Connor ricordò le parole del Dottor Malcolm, il docente di medicina generale, durante la sua prima lezione al corso di specializzazione. La medicina universale era l’amore. Guardò Angel. il suo volto era trasfigurato in una maschera di dolore, ma c’era dell’altro che lo disturbava.

“Puoi farlo se vuoi. Non badare a me. Se pensi che ti faccia sopportare meglio il dolore, non trattenerti, per me non c’è problema” Disse, cadenzando la voce. Questo l’aveva imparato al corso di ipnosi che frequentava con la sua ragazza. Lei era fissata con la medicina orientale.

“Fare.. co..sa?” chiese Angel visibilmente sofferente

Connor continuò nel suo lavoro e incrociò per un attimo lo sguardo con lui. Gli sorrise. “Non trattenere il demone. So che sei più forte quanto usi l’altra faccia ..e se ti va di urlare, urla pure, non trattenere il dolore. Io non mi impressiono facilmente, lo sai. So che davanti a me non vuoi mostrarti debole, lo capisco questo. Ma io ora non sono il medico ..ora sono solo tuo figlio. Piangere non sminuirà l’eroe. Non per me. Tu sei sempre Angel. Mio padre ..e poi non c’è nessuno che può vederci qui.. ci siamo solo io e te.. non serve trattenersi”

Sentì un suono familiare, come una sorta di crepitio sul legno, o come carta che si stropicciava ..era difficile definire quel suono, ma seppe che suo padre ora mostrava il volto vampirico. Sollevò lo sguardo verso quegli occhi giallo ambrati e vide che erano pieni di lacrime. La sua mano tremò leggermente per l’emozione, e distolse subito lo sguardo concentrandosi ancora sul suo compito. Per la prima volta in vita sua, aveva visto l’anima di suo padre negli occhi del demone e pensò che fosse una visione bellissima. Continuò però a parlare con lui.

“Ieri abbiamo vinto, siamo in semifinale. Mi sa che quest’anno vinciamo il campionato. Hai altre ferite oltre a quelle che vedo sul torace?”

“a..vete ..vinto? davvero? sono contento ..no, nessun altra ferita.. hai.. hai già.. cominciato il tirocinio nel nuovo reparto?”

“Praticantato. Si, ho iniziato la settimana scorsa. Però pediatria mi manca, mi piaceva un sacco lì, ma anche qui non è male.. malattie del sangue. Il primo anno ci fanno girare un po’ tutti i reparti..sai per farci orientare verso la nostra vera inclinazione. Tu? cosa hai fatto di bello? oltre a cacciare e a cacciarti nei guai?”

Connor andava sempre più veloce con l’ago, aveva perso l’iniziale insicurezza. Era quasi certo che non avrebbe fatto danni. I suoi movimenti erano più sicuri, veloci e ritmici. Parlare stava aiutando anche lui, non solo Angel. Dopo aver inserito l’ago nella carne viva, ricongiungeva i due lembi dello squarcio e con l’altra mano tamponava il sangue che fuoriusciva, poi ancora l’ago e ancora il tampone. Se avesse avuto l’aiuto di un infermiera, a quest’ora avrebbe già finito, ma così non era e doveva cavasela da solo. Prima di chiudere definitivamente la ferita, doveva però reinserire l’osso nella sua sede. Sperava solo di non svenire insieme ad Angel.

“Praticantato. Giusto.” disse Angel.

Non rispose alla domanda ..perché era esausto ..e anche perché era una domanda scomoda.

“Adesso devi stare fermissimo. Ti farò un male cane, ma abbiamo quasi finito. Pronto?”

Con un unico deciso e veloce movimento, reinserì l’osso al suo posto e l’urlo disumano di Angel gli arrivò nel cervello come una potente scossa elettrica. Per un brevissimo istante chiuse gli occhi per richiamare a raccolta tutte le sue forze. Avrebbe voluto urlare con lui. Li riaprì subito e vide che aveva la testa voltata di lato, completamente riversa sul cuscino. Angel era svenuto. “Mi dispiace” mormorò. Finì il suo lavoro più velocemente che poté. Lavò ancora la ferita e anche se sapeva che non serviva, la disinfettò comunque con la tintura di iodio.

L’urlo di Angel non era arrivato solo al cervello, era arrivato al cuore ..e allo stomaco. Corse in bagno, sfilò velocemente i guanti, lanciandoli dentro la vasca e l’attimo dopo vomitò anima ..e lacrime. Si abbandonò ad un pianto convulso. I singhiozzi scuotevano tutto il corpo, ma non gli importava. Non trattenere il dolore. Non era questo che aveva detto poc’anzi ad Angel?

Holtz, per tutto il tempo che lui poteva ricordare, gli aveva insegnato esattamente il contrario. “L’uomo giusto non piange mai, Steven. L’uomo pio sopporta il dolore a testa alta. Tu non sei umano, Steven. Non ancora. Io ti insegnerò ad esserlo, cacciando via il demone che è in te

Continuò a piangere a lungo urlando tutta la sua rabbia. Holtz aveva ragione. Lui non era un uomo. Non ancora ..allora era solo un bambino spaventato .. allora aveva solo quattro anni.

Fece scorrere l’acqua e si lavò il viso come se con quel gesto potesse lavare via anche il dolore. Vedere Angel ridotto in quel modo l’aveva scosso, ferendolo nel profondo. L’acqua fredda sul viso però fu come un balsamo lenitivo. Si ricompose. Sollevò la testa dal lavabo e imprecò.

“Grandioso, neanche uno specchio”

Tornò da lui. Era ancora privo di sensi. Mise degli asciugamani puliti sotto la spalla ferita. Dopo avrebbe cambiato le lenzuola, queste erano zuppe di sangue, ma ora non voleva disturbarlo. Era un bene che fosse svenuto, doveva assolutamente riposare. La sua natura immortale giocava sicuramente a suo favore. Massimo una settimana e sarebbe guarito. Controllò le ferite sul torace, non erano gravi e si stavano già richiudendo. Gli sfilò le scarpe. Spostò le coperte e lo coprì. Sicuramente sentiva freddo, il corpo era scosso da brividi e tremava visibilmente.

Era quel maledetto veleno, Connor lo sapeva bene. Non aveva detto ad Angel che anche lui era stato ferito allo stesso modo. Il Selmunth gli aveva quasi staccato un piede e la sua caviglia era completamente maciullata proprio come il braccio di suo padre. Fu allora che Holtz gli fece quel discorso sugli uomini giusti che non piangono ..e lui non aveva pianto, ma avrebbe tanto voluto un abbraccio da Holtz che invece non arrivò.

Quindici anni insieme a lui ..e mai un abbraccio ..mai neppure un sorriso. Solo inferno e rabbia.

Guardò Angel ancora per un momento. Se solo riuscisse a dirgli quanto gli volesse bene, sarebbe stato in pace col mondo.. ma era così dannatamente difficile. Non ricordava di averlo visto dormire prima d’ora, anche se Connor non si fidava dei suoi ricordi, non completamente. Faticava ancora a distinguere quelli reali da quelli falsi e quelli che riguardavano Angel erano molto confusi e sfocati. Accostò meglio le coperte ancora una volta, coprendogli le spalle. Spense la lampada sul comodino e lo lasciò dormire. “Non ti azzardare a morire” mormorò.

La medicina dell’amore poteva guarire anche il dolore che arrivava dall’anima?

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Capitolo 4
*** Parte 03 ***


Parte 03

Se c’era una cosa che amava delle sue visite mensili con Angel, era certamente il silenzio che regnava in quella stanza. Fuori da lì, il mondo correva veloce, scalpitava, si dimenava e urlava ..e a volte, per lui era semplicemente troppo. Correre da lui era un sollievo. Una piacevole vacanza, un tuffo nel passato e una zattera di salvataggio lanciata verso il futuro. Era così che viveva i suoi incontri con Angel. Peccato che durassero poco e peccato che fossero così diluiti nel tempo. Non era neanche certo di sapere perché tornasse ogni volta, non sapeva neanche se gradiva le sue visite, e questo faceva un po’ male, ma lui tornava sempre e quando alla fine lo salutava, appena usciva, cominciava già ad aspettare con ansia la visita successiva. Aveva bisogno di questo rituale. Aveva bisogno di suo padre, dei suoi mezzi sorrisi e dei suoi silenzi.

Per rispettare quell’appuntamento mensile, talvolta doveva fare mille acrobazie, ma in quattro anni, non era mai mancato una volta. Tutto il resto passava in secondo piano e sbiadiva nel mare della normalità della sua vita felice, a cui sarebbe certamente tornato il giorno dopo. Angel aveva la priorità assoluta. A volte doveva raccontare bugie, inventarsi scuse, come fingere di avere la febbre per giustificarsi con i Reilly sul suo mancato rientro a casa nei fine settima. Gli capitava anche di saltare gli allenamenti, oppure mentiva spudoratamente alla sua ragazza o ai docenti, ma mai e poi mai avrebbe rinunciato a quell’incontro. Era l’unica cosa che lo univa ancora ad Angel e non avrebbe mai reciso quel legame con le proprie radici.

Loro non parlavano mai tantissimo. Per lo più stavano in silenzio. Sapevano che c’erano parole che non dovevano mai essere pronunciate. Parole che richiudevano significati enormi ed erano, per entrambi, fonte di sofferenza. Shanshu – Quortoth – Holtz – Wesley – Tradimento –  Perché parlarne se quelle parole facevano male? Meglio parlare di cose neutre. Sai che ho superato l’esame di ammissione per psichiatria? – Davvero? Sono contento, Connor ..o ancora meglio il silenzio. Quello lo preferivano decisamente entrambi.

Connor si guardò intorno, e come sempre, ciò che vide non gli piacque. Non si può vivere così, pensò. Si rimboccò le maniche e cominciò a ripulire il sangue dal pavimento. Acqua calda, spugna, detergente al limone ..e olio di gomito. Sorrise perché trovò buffo che lui comprasse quel genere di cose. Immaginò di vederlo davanti alla cassa del centro commerciale, mentre faceva la fila spingendo il suo carrello. Non erano mai stati insieme al centro commerciale. L’odore dei limoni gli ricordava la casa di nonna Reilly, anche se lui non l’aveva mai conosciuta, non realmente. Ad ogni modo, notò, che sebbene in quella stanza regnasse l’abbandono e l’odore di vecchio fosse ovunque, non c’era alcuna traccia di sporcizia. Non si stupì, fra le altre cose, Angel era anche un tipo metodico e amava l’ordine ossessivamente. Questo pensiero lo rasserenò molto. Se Angel curava l’ambiente in cui viveva e curava la sua persona, voleva dire che la depressione non era ancora così grave. Ma non vi era dubbio che lui fosse depresso, lo sapeva anche senza iscriversi al corso di psichiatria. C’era sempre una tristezza di fondo che velava i suoi occhi e a Connor faceva male vederlo così solo. Ma Angel non voleva il suo aiuto.

Non puoi andare avanti così, Angel. Perché non ti prendi una pausa? Sono anni che combatti da solo. Sembra che sia l’unica cosa che conti per te. Non sei stanco dopo tutto questo tempo?

“Il tappeto è da buttare” Disse a sé stesso. “Impossibile recuperarlo” ma lo lavò comunque strofinandolo bene ..con rabbia. In bagno raccolse giacca e camicia che Angel aveva lasciato per terra e lavò anche quelle. Sentiva l’odore acre del veleno misto al sangue, ed ebbe un altro conato di vomito ..e di lacrime. Si sentiva impotente, Angel non l’avrebbe mai ascoltato, era ostinatamente determinato a portare avanti la sua lotta, come se cercasse deliberatamente la morte. Non gli importava niente di lui, se così fosse stato, sarebbe venuto a vedere la sua squadra, a volte giocavano di notte. Oppure sarebbe venuto a sentirlo mentre discuteva la tesi. La laurea di un figlio era una cosa importante. Si era laureato con il massimo dei voti, proprio l’anno prima, in un tardo pomeriggio di maggio. Lui aveva chiesto di essere chiamato per ultimo, perché sperava che Angel potesse arrivare da un momento all’altro, ma aspettò invano. Ogni volta che si voltava, tutto ciò che vedeva era il sorriso ansioso di Laurence Reilly, ma nessuna traccia di suo padre. C’erano delle volte che credeva di sentire la sua presenza e avrebbe giurato d’aver sentito il suo odore, ma tutte le volte che si voltava a cercarlo, non era mai riuscito a vederlo e cominciò a temere di avere le allucinazioni. Lui non era mai lì. A lui importava solo della lotta, della caccia, e di farla pagare a tutti quelli che l’avevano ingannato.

..eppure, quando andava da lui, Angel lo accoglieva con un sorriso, con i suoi silenzi ..il camino acceso ..e ordinava per lui del cibo cinese ..e lui si sentiva a casa.

Lavò via ogni traccia di sangue. Lavorò febbrilmente. Il bagno, ora lucidissimo, così come tutto il resto, sembrava più grande e luminoso. No, non era questo. Era Connor che sentiva una sorta di gioia farsi strada dentro lui. Realizzò che era la prima volta, in quattro anni, che vedeva Angel per due giorni di seguito. Tornò da lui. Dormiva ancora ma si agitava nel sonno e la fasciatura si era già allentata. Facendo pianissimo, sfilò da sotto la spalla gli asciugamani intrisi di sangue e li sostituì, ma non toccò la fasciatura. Non voleva svegliarlo.

Tornò in cucina, aveva fame. Nel frigo trovò una coca e un avanzo di pizza di ieri. Fredda non era un granché, ma lui non aveva un microonde. Angel viveva da solo in questa unica stanza e aveva rinunciato a qualsiasi genere di comfort. Viveva come fosse un eremita. Era molto lontano dai sui standard abituali, sicuramente era lontano anni luce da come viveva alla W&H  e anche da come viveva quando abitava all’Hotel Hyperion.

In quella stanza c’era solo una cucina, un divano, una credenza, uno scrittoio e una sedia. Poco più in là, oltre il paravento c’era il letto, l’unica cosa grande di quella stanza. Un comodino, una poltrona e un armadio erano gli unici arredi della zona notte. La porta del bagno era a pochi metri dal letto. La stanza era priva di finestre. Ricordò le enormi vetrate della W&H, quando l’aveva visto inondato dalla luce del sole. Un bel cambiamento di stile di vita, pensò Connor. Abbondavano le armi, però. Erano sparse ovunque, e molte erano appese alle pareti. Ma in quella stanza, c’era una cosa che Connor amava molto. Accanto allo scrittoio, vi era un camino in pietra e gli piaceva tantissimo. D’inverno, durante le sue visite, lo trovava sempre acceso e gli piaceva pensare che Angel l’accendesse per lui, per dare a suo figlio un caldo benvenuto.

Notò che aveva quasi finito la sua scorta di sangue. Decise di uscire per andare dal macellaio, quando si fosse svegliato, Angel doveva assolutamente nutrirsi. Prima di uscire si assicurò che dormisse ancora. Nel delirio febbrile di quel sonno agitato, lo sentì pronunciare un nome. Buffy

“Torno subito” disse sottovoce. Prese il giubbotto che aveva lasciato sulla sedia davanti allo scrittoio e solo allora notò la scatola di scarpe, i due fogli, la busta e ancora quel nome. Buffy

Chi era Buffy? Era certo di aver già sentito quel nome, ma non ricordava quando. Per un attimo fu tentato di leggere quei fogli. Era sicuramente una lettera, ma Angel non avrebbe approvato. L’istinto gli disse che Buffy apparteneva a quel genere di parole che non dovevano mai essere pronunciate. Uscì subito, doveva affrettarsi, non voleva lasciarlo solo a lungo.




“È per il signore che sta qua di fronte?” Chiese il macellaio. “Quel tipo mi mette i brividi. I suoi occhi sono così freddi. Mi scusi, ma a cosa gli serve tutto questo sangue?”

“È un vampiro ovviamente” Rispose Connor. “Ma di quelli buoni. A meno che non sia affamato. Nel qual caso, consiglio di non farlo arrabbiare..  ha dei canini affilatissimi ..grrrrr ..grrrrr”

Il macellaio gli lanciò uno sguardo terribile “Certo, come no. Cinque dollari, alla cassa. Levati di torno ragazzo” Connor sorrise soddisfatto. Funzionava sempre ..e quel tipo meritava di essere preso in giro. Così impari a dire quelle cose su Angel. Pensò ridendo fra sé, mentre usciva.




Angel, a fatica riemerse dal sonno. Il dolore lancinante alla spalla gli ricordò che doveva evitare di muoversi. La sua attenzione fu catturata dal fortissimo odore del limone e sorrise. “Connor?” Non ricevendo risposta, per un attimo, un solo interminabile attimo, si sentì perso, e il silenzio della solitudine fece più male della ferita stessa. “Se ne è già andato” mormorò deluso.

Ma che cosa stava pensando? Era per caso impazzito? Doveva essere quel veleno che lo faceva sragionare così. Ovvio che se ne era già andato e se non l’avesse fatto, l’avrebbe mandato via lui stesso. Più gli stava lontano, maggiori probabilità aveva di stare al sicuro.

Voltò la testa di lato e sul tavolo vide la lettera ancora aperta. “Cristo. Non posso lasciarla lì” Tentò di alzarsi, riuscì a fatica a mettersi seduto sul letto, ma le gambe non vollero saperne di sorreggerlo e dovette aggrapparsi al comodino per non cadere. Connor entrò in quel momento. Lanciò le buste della spesa sul tavolo, e corse da lui afferrandolo prima che potesse cadere.

“Dove.. dove sei stato?” Chiese Angel. Odiava ammetterlo, ma era felice che fosse tornato.

“Riesci a stare seduto per qualche minuto?” Disse Connor, aiutandolo a sedersi sulla poltrona lì accanto. “Cambio le lenzuola. Dove trovo quelle pulite?”

Ad Angel non sfuggì il vago tono di rimprovero della sua voce. “Non è necessario, posso fare..”

..da solo, ma non terminò la frase che rimase solo nella sua testa. Lo sguardo di Connor non ammetteva repliche, e Angel sapeva che lui aveva ragione. Indicò l’armadio e di nuovo chiese “Dove sei stato? Pensavo fossi andato via da un pezzo..”

“Dal macellaio. Ho fatto un po’ di spesa. Sai che quel tipo ha paur..” Si fermò a pensare alla domanda di Angel. Si sarebbe aspettato di sentire il solito -Perché sei qui?- invece gli aveva chiesto dove era stato e aveva percepito ansia nella sua voce. Questa era una novità. Angel aveva bisogno di lui, aveva bisogno del suo aiuto, e per la prima volta lo aveva espresso ad alta voce. Per fortuna gli dava le spalle, perché ora avrebbe visto gli occhi di Connor un po’ più lucidi. Lo aiutò a tornare a letto e vide che era stanchissimo. “Cosa dicevi del macellaio?” chiese Angel poggiando la testa sul cuscino. “Niente, lascia perdere”

Così come aveva fatto con i demoni, uccidendoli per proteggere Angel, così aveva fatto con il macellaio, uccidendolo metaforicamente sempre per proteggere Angel. Ma era meglio non dirlo a lui. “Tu hai bisogno di un microonde. Quanto buono può essere il sangue appena tolto dal frigo? Comunque questo è fresco. È a temperatura ambiente ..e tu hai bisogno di nutrirti”

“Non mi serve un microonde”

Aveva sempre evitato di nutrirsi davanti a Connor. Non voleva che lo vedesse bere sangue, per gli umani era una cosa disgustosa, ma ora non aveva scelta ed era affamato. Annuì e lo seguì con lo sguardo mentre si dirigeva in cucina. L’occhio cadde di nuovo alla lettera per Buffy. Sospirò per la frustrazione. Odiava non potersi muovere e odiava dover dipendere dagli altri.

“Connor?” – “Si?” – “Sul tavolo c’è una scatola, dei fogli, e una busta. Puoi.. puoi portarli qui?”

Fece come aveva chiesto. Quando prese in mano le lettere sentì che sfiorava qualcosa di sacro. Qualcosa che in circostanze normali non avrebbe mai potuto sfiorare. Si sentì a disagio e non riuscì a guardarlo negli occhi. Vide Angel chiudere la lettera nella busta in cui aveva scritto quel nome, che ripose poi dentro la scatola. Infine la chiuse con il coperchio, riconsegnandola a lui.

“Il suo posto è dentro la credenza, accanto a quella teiera. Grazie, Connor.”

La voce di Angel era ferma e decisa. Si fidava di lui. Ne era certissimo. Era solo una sensazione ma Connor non aveva dubbi. “Questi?” chiese, indicando la cartella e la stilografica che erano sul tavolo. “Nel cassetto dello scrittoio” rispose Angel. Aprendo il cassetto, vide che vi erano anche alcune matite, fogli da disegno e dei carboncini. Angel disegnava? E da quando?

Tornò ancora da lui con un bicchiere di sangue che posò sul comodino. Pensò che fosse meglio allontanarsi, aveva capito benissimo che Angel non lo voleva lì mentre si nutriva ed era giusto rispettare la sua privacy. Voltò le spalle per andar via, quando sentì la sua voce che lo chiamava. In quel momento capì che il loro rapporto era giunto ad una svolta decisiva. Angel mostrava a lui la sua debolezza e gli chiedeva aiuto. Non era mai accaduto prima d’ora.

“Ho paura di non.. credo mi serva una mano.. non riesco.. ad afferrare il bicchiere..”

Tornò da lui con delle cannucce e lo aiutò a bere. Doveva dirgli una cosa importante e questo era il momento giusto. “Ok. Il piano è semplice e non sono ammesse modifiche. Io resterò qui finché non starai meglio. Ho già sistemato tutto. Per un po’, il mondo là fuori non avrà bisogno di me. Ho l’aiuto di una preziosa alleata, ovviamente” Sorrise soddisfatto “La mia ragazza è un attrice nata e quando si tratta di raccontare storie non la batte nessuno..”

Angel sapeva che aveva ragione. Aveva bisogno d’aiuto. Il torpore che sentiva in tutto il corpo non gli permetteva di muoversi come avrebbe voluto. Gli occhi erano di nuovo pesanti e presto sarebbe crollato ancora nei suoi sogni febbrili, preda delle allucinazioni.

Naturalmente non aveva detto a Connor che per tutto il tempo che aveva dormito, aveva avuto delle allucinazioni terrificanti. Vedeva Buffy accanto a lui sul letto. Dopo aver fatto l’amore, lei giurava di amarlo per sempre, poi esponeva il collo in modo sensuale, invitandolo a bere il suo sangue, dicendogli che lo avrebbe salvato dalla morte. Tu vivrai. Tu devi vivere. Bevi. Bevi me. Ogni volta lui la mordeva, Buffy moriva e rinasceva vampira. La visione riprendeva da capo, ripetendo la stessa seguenza e quando beveva da lei, non riusciva mai a fermarsi in tempo. Lei, tutte le volte moriva fra le sue braccia. Erano più che semplici sogni, erano allucinazioni e sembravano estremamente reali. Il veleno lo indeboliva nel corpo e nell’anima. Rivivere quelle scene con Buffy era doloroso per lui e lo rendevano più vulnerabile. Se qualcuno lo avesse attaccato, non avrebbe potuto difendersi. Annuì a Connor, accentando il suo aiuto. Inoltre desiderava che accadesse questo da un infinità di tempo. Fin da quando Connor era nato, non aveva desiderato altro. Vivere con suo figlio accanto.

“Dio li fa e poi li accoppia” disse ridendo “Siete entrambi dei bugiardi, a quanto pare” Vedendo la faccia di Connor, chiarì meglio e chiese sottovoce “..a lei cosa hai raccontato?”

“Oh, beh.. ho solo detto che avevo bisogno di staccare un po’. Lei sa che sono a New York per un concerto e che starò via per una settimana. Prima si è arrabbiata, poi ha deciso di aiutarmi. Non ama quel genere di concerti.. lei è più.. stile musica celtica medioevale.. Robaccia..”

“Perché hai detto che starai via una settimana? Non sarà necessario. Massimo due giorni e..”

“Voglio essere certo che tu starai bene quando andrò via, ok?. Una settimana è una prognosi ragionevole. Dimentichi che qua il medico sono io, e so bene come agisce il veleno”

Angel poco prima gli aveva regalato qualcosa di suo. Sapeva che era un dono raro e prezioso. Aveva dimostrato di fidarsi di lui, affidandogli quelle lettere. Ora voleva ricambiare il suo dono.

..avevo quattro anni. Per giorni bruciai per la febbre alta e vidi cose che non erano realmente li.. grazie al veleno, rividi qualcosa del mio lontano passato ..sentì la voce di uno sconosciuto che mi cantava una ninnananna mentre mi cullava fra le sue braccia.. sentì chiaramente il suo odore, era lo stesso odore della piccola coperta che Holtz conservava nello zaino..

Si fermò un attimo, incapace di continuare. Ma era il suo regalo per Angel e ogni regalo aveva un prezzo. Voleva regalargli un pezzo della sua infanzia. Sapeva che lui voleva sapere tutto e Connor si era sempre rifiutato di parlare di Holtz e di Quortoth.

“Connor.. eri così piccolo, hai dovuto sopportare tutto questo.. Non dovevo arrendermi, dovevo tirati fuori da quell’inferno ad ogni costo.. avrei dovuto.. salvarti..”

Voleva abbracciarlo, ma non riuscì neppure a sollevare la mano. Forzò ancora ma il veleno lo inchiodava saldamente a quel maledetto letto. La ferita riprese a sanguinare, la vista diventava sfocata. Sentì la voce di Connor che mentre si allontanava diceva “È così. Tu mi hai salvato”

Rovistò dentro l’armadio per degli asciugamani puliti. Richiuse le ante, e vi si poggiò con la fronte. Sentiva bisogno di un sostegno. Non aveva ancora finito, doveva ancora dirgli qualcosa. Lui doveva sapere. Mentre dava le spalle ad Angel, continuò a parlare.

Presi una decisione e feci una solenne promessa a me stesso ..mi ci vollero undici lunghissimi anni per realizzare quanto avevo deciso in quel momento, ma alla fine vi riuscì ..mi diedi da fare in ogni modo possibile per tornare ..dovevo cercare quello sconosciuto ..dovevo assolutamente conoscerlo ..lui mi aveva salvato, indicandomi un motivo per non morire, e divenne quello lo scopo della mia vita. Tornare a casa. Tornare da lui. Fu grazie a lui che riuscì a sopravvivere a quell’inferno. Lo sconosciuto eri tu. Alla fine, tu mi hai salvato, papà.

Quando si voltò, si rese conto che Angel era tornato nel suo stato d’incoscienza e Connor ne fu quasi sollevato. L’aveva chiamato papà e per fortuna lui non aveva sentito. Non aveva sentito nulla di ciò che aveva detto. “Tu mi hai salvato, Angel” disse sottovoce prima di lasciarlo solo.

Sentiva freddo adesso, forse un thè l’avrebbe aiutato e poi doveva studiare. Aprì la credenza, sbirciandovi dentro. Chissà se poteva usare quella strana teiera? Ancora una volta, l’istinto gli disse di non farlo. Quella teiera aveva tutta l’aria di non essere utilizzata da tempo. Decise di rinunciare al thè e sedendosi nell’unica sedia, svuotò il contenuto dello zaino sullo scrittoio.

“Cavolo” Imprecò, afferrando al volo l’oggetto che rotolava sul tavolo. Se Angel l’avesse visto, avrebbe certamente disapprovato. Era un paletto e lo usava spessissimo, più di quanto avesse voluto. Angel aveva un bel dire che doveva stare lontano dai guai, erano i guai che venivano a cercare lui. Spesso doveva difendersi dagli attacchi dei vampiri e ultimamente avevano osato entrare anche nel dormitorio del college. Come faceva a spiegare al suo compagno di stanza, che non doveva invitare nessuno ad entrare? Specie se lo chiedevano con insistenza. Non poteva certo dire a Tommy “I vampiri non posso entrare a meno che non siano invitati”

Ad Angel non aveva detto nulla di tutto questo. Lui era ossessionato dal pensiero di tenerlo al sicuro, ma il figlio di Angel non sarebbe mai stato al sicuro. Se i Soci Anziani avessero voluto fargli del male, avrebbero trovato il modo e Angel non poteva impedirlo. Non ne parlò mai con lui, proprio perché sapeva che quella era una nota dolente. Comunque Connor sapeva come difendersi e in questi ultimi quattro anni, aveva sventato tutti gli attacchi dei suoi assalitori.

Nascose il paletto nella cintura e guardò con orrore i fogli sparsi sullo scrittoio. Gli appunti di Tommy erano sempre super incasinati, ma lui era l’unico che sbobinava le registrazioni delle lezioni vendendole poi ai compagni di corso per cinque dollari. Chi studiava su quelle dispense, avrebbe certamente passato l’esame. “Accidenti Tommy. Per cinque dollari potresti anche rilegare sti fogli e se smettessi di sottolineare ogni parola con l’evidenziatore, sarebbe ancora meglio” disse Connor a sé stesso e poi rise leggendo un post-it che gli aveva scritto l’amico. Hey Reilly, hai visto la nuova assistente di biologia? è uno schianto. Secondo me gli piaci.

Tamburellò la matita sui fogli e sbuffò annoiato. Non riusciva a concentrarsi e non era colpa del disordine degli appunti. Era il disordine che regnava nei suoi pensieri a disturbarlo. Possibile che poc’anzi avesse visto dei biscotti nella credenza? Si alzò a controllare. No, niente biscotti, neppure dietro la teiera. E dietro la scatola di scarpe? Niente neppure lì. La scatola gli sembrò più pesante di prima, ma era solo una sua impressione e comunque non doveva frugare fra le sue cose. Non l’aveva mai fatto prima, Angel non amava l’invadenza e lui si era adeguato rispettando le sue regole. Ad ogni modo, in quella credenza non vi era traccia di cibo, quindi perché non chiedeva lo sportello e tornava a studiare? Sollevò il coperchio della scatola invece. Lettere. Sentì i sui stessi pensieri risuonare nella testa come non fossero suoi. Prese in mano il fascio di lettere e le soppesò. Saranno almeno una quarantina. Richiuse la scatola e tornò a sedersi. Che ti importa di quante sono? Non sono comunque indirizzate a te.

Chi era Buffy? aveva già sentito il suo nome. Forse era un amica di Fred? o forse di Cordelia.

Corse da Angel perché lo sentì urlare nel delirio. No.. No.. Buffy.. ti prego.. Le lenzuola e il cuscino erano completamente intrise di sudore e lui urlava, spaventato da qualcosa che per lui doveva essere penoso. “Buffy” disse sottovoce Connor “Deve essere importante, se compare nei tuoi sogni” Si sentiva impotente, come poteva aiutarlo? Gli bagnò la fronte con un panno fresco e sembrò funzionare, il viso di Angel si rilassò e lo sentì ancora mormorare quel nome.

Buffy.. ho bisogno di te.. non sarei dovuto andar via.. io ho bisogno di te..

Lo lasciò solo e tornò di là. Connor era disagio e gli pareva di violare qualcosa di sacro, ma non vi era modo di non sentire, quella stanza era piccola e anche se non lo fosse stata, lui avrebbe sentito comunque. Il suo udito era identico a quello di Angel. Accostò comunque il paravento per mettere una certa distanza fra lui e i deliri di suo padre. Sentì ancora freddo, la stanza era gelida. Decise di accendere il camino, notando che sotto la cenere covava ancora un po’ di brace dal giorno prima. Prese gli appunti dallo scrittoio e si sedette per terra davanti al fuoco, ma di studiare non se parlava proprio. Il suo unico pensiero era Angel ..e Buffy.

Quel nome martellava nel suo cervello con insistenza. Chiunque lei fosse, per Angel era molto importante. Gli tornarono in mente Fred e Wesley, quando suo malgrado aveva intercettato un loro discorso. “Come possiamo estrarre la sua anima? sappiamo tutti che l’unico modo è fargli vivere un momento di felicità perfetta. Buffy è l’unica che possa..” Aveva detto Fred e Wesley aveva parlato di uno sciamano che creava l’illusione manipolando la realtà “Sono certo che Buffy sarà la chiave. Dobbiamo farlo, Angelus conosce la Bestia e abbiamo bisogno di lui”

Ecco chi era Buffy. Per Angel, lei era la felicità perfetta. Buffy era la chiave per arrivare alla sua anima. Connor si rese conto di sapere davvero poco della vita di suo padre. Come poteva sperare di aiutarlo, se non conosceva niente di lui? Senza indugio aprì ancora la credenza, prese la scatola delle lettere e tornò a sedersi davanti al camino acceso. Angel doveva tornare fra i vivi, non poteva vivere così ancora per molto. Voleva liberarlo da tutto quel dolore.

Perdonami, papà.. ma devo fare di tutto per liberarti da questa solitudine infinita. Buffy sarà la chiave che aprirà la porta della prigione in cui hai rinchiuso la tua anima.

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Capitolo 5
*** Parte 04 ***


Parte 04

Sicuramente fuori era buio, non sapeva quanto tempo fosse passato, ma erano parecchie ore che stava seduto li per terra a leggere. Era entrato in quella stanza all’alba, con il terrore di trovare solo le ceneri di suo padre, e ora, al tramonto era totalmente immerso nel suo mondo. Certamente adesso conosceva meglio la sua anima. Molte cose non lo sorpresero, lui le aveva già intraviste nei suoi gesti, nelle sue parole, ma qui erano luminose ed evidenti.

Ogni tanto sporgeva il corpo in avanti, e si affacciava a sbirciare oltre al paravento, se si fosse svegliato, voleva stargli accanto. Ogni volta che Angel si agitava nel sonno, correva da lui, gli bagnava la fronte con un panno freddo, gli parlava, fra le lacrime gli chiedeva scusa, gli diceva che adesso aveva capito, e si era spinto tanto oltre da arrivare a sfiorarli una mano. A quel contatto Angel si rilassava e si assopiva di nuovo ..e Connor tornava alla sua lettura.

La prima cosa che notò, fu che Angel non aveva mentito. Aveva davvero una bella calligrafia, così come gli disse quattro anni prima, quando venne a salutarlo al college, offrendogli il suo aiuto per scrivere un curriculum. Quella fu la volta che gli confessò di aver recuperato i ricordi e di sapere che lui era suo padre. Da allora non riuscì più a stare lontano da lui. Poche ore dopo L.A. fu invasa da un orda di demoni e per Angel cominciò la lenta discesa agli inferi, in cui  pareva trovarsi tutt’oggi.

Un'altra cosa che notò, fu che alcune buste erano più pesanti delle altre. Quelle le aprì subito e vide che al loro interno, insieme alla lettera, vi erano anche dei disegni al carboncino. Oltre ad avere una bella calligrafia, era anche molto bravo a disegnare. I ritratti raffiguravano sempre la stessa persona e sembravano vivi tanto erano belli. Alcuni dovette riporli subito via perché erano troppo intimi e privati, ma non era difficile capire a chi appartenesse quel viso. Buffy.

Oltre a lei, Angel aveva ritratto anche qualcun altro ..e fu allora che Connor corse da lui e fra le lacrime gli chiese scusa, sfiorandogli la mano che invece avrebbe voluto stringere. Connor era presente in ogni lettera e a Buffy raccontava dei loro incontri mensili, di come fosse bravo nello sport, del giorno della sua laurea, e di tanti altri piccoli momenti in cui era stato presente senza farsi vedere da lui. Aveva disegnato molti momenti importanti della vita di Connor perché voleva che Buffy sapesse tutto di suo figlio e a lei confidava i suoi timori e le sue ansie.

Non so mai cosa pensa esattamente. Con me non parla mai. Vorrei tanto che tu fossi qui Buffy. Sono certo che sarebbe tutto più facile con te accanto. Connor è un ragazzo straordinario, ha una forza immensa, ma ha sofferto molto soprattutto a causa mia. Se non fosse stato mio figlio, non avrebbe conosciuto quell’inferno. Credo che mi voglia bene, ma non me l’ha mai detto. Mai, neanche una volta. Forse per lui sono stato una delusione, forse si vergogna di me, di come vivo, di quello che sono. Forse il modo in cui lo ha manipolato Holtz ancora gli impedisce di volermi bene in modo totale, e vorrei tanto stargli più vicino per aiutarlo a capire. Ma non posso stargli accanto come vorrei e come lui meriterebbe, anche se sono sempre presente nei momenti importanti della sua vita. Lui è felice adesso, o almeno credo. Ha una famiglia che si prende cura di lui. Stare accanto a me metterebbe a rischio la sua vita e quella delle persone che ama. Ma non ho rinunciato a lui, non completamente. Non m’importa se chiama papà qualcun’altro. Niente e nessuno potrà mai cambiare il fatto che sono io suo padre

Fu allora che Connor corse da lui e anche se non poteva sentirlo, gli parlò. “Non mi vergogno di te, non devi neanche pensarlo. Ti parlerò di Holtz, giurò che appena starai meglio, lo farò. Ti dirò tutto ciò che vuoi sapere, ma quello ormai è il passato, Holtz non è che un ricordo. Credeva di avermi plasmato, ma non è riuscito a piegarmi. Mi ha cresciuto nutrendomi con il suo odio, ha fatto di me una potente arma per distruggerti, ma ha fallito. Lui ha fallito perché era accecato dalla sete di vendetta. Alla fine ha fallito perché.. perché io ti voglio bene, papà”

Leggere le parole di suo padre lo ferì nel profondo, e sentì dentro sé tutto il risentimento che nutriva per Daniel Holtz. Non provava neanche più pena per lui e Connor pensò che la vita aveva uno strano senso dell’ironia. Holtz, l’uomo pio e fedele servitore del suo misericordioso Dio, adesso bruciava nelle fiamme eterne dell’inferno e con lui la sua anima. Mentre Angel, il malvagio vampiro che seminò tanta morte e distruzione, adesso era l’eroe che aveva salvato Los Angeles da un orda di demoni inferociti e la sua anima risplendeva come non mai.

Per Connor però, Angel era solo suo padre. Il suo vero padre. Vampiro o no, lui lo amava ed era fiero di essere suo figlio, anche se non poteva dirlo a nessuno e su questo concordava con Angel. Era meglio mantenere il riserbo sulla sua vera identità, per proteggere la sua famiglia adottiva, ma per Connor, dover tacere era una sofferenza. Talvolta gli capitava di intercettare discorsi da sconosciuti che commentavano sull’ultima grande apocalisse o anche dai suoi stessi compagni di college. Alcuni di loro avevano addirittura filmato dei momenti particolari, e nei dormitori, riuniti davanti a cartoni di piazza e lattine di coca cola, riguardavano le scene tifando per Angel, come fosse l’eroe di un video gioco.

“Hey Connor, hai visto il drago? Quello con il lungo capotto nero è Angel. Lui ha ucciso il drago con la spada. Angel è un campione. Nessuno sa dove sia adesso, forse ha lasciato la città”

Connor pensava a quanto fossero superficiali e vuoti e non avevano idea che Angel aveva pagato a caro prezzo la sua scelta. Moriva dalla voglia di urlare al mondo che quello che aveva ucciso il drago, era suo padre. L’eroe che aveva salvato Los Angeles era suo padre. Ma ogni volta taceva e allora metteva su le cuffie con la musica a tutto volume e si chiudeva nei suoi silenzi. Doveva evitare qualsiasi coinvolgimento che lo riconducesse ad Angel.

Sentì ancora Angel che si agitava nel sonno e Connor era preoccupato. Erano ore che non riprendeva conoscenza e sicuramente stava vivendo degli incubi terrificanti. Tentò di svegliarlo, doveva anche nutrirsi, sperava che il cibo potesse accelerare la sua guarigione. Pensò anche che forse il sangue di maiale non fosse indicato. Il sangue umano sarebbe stato mille volte più efficace, ma dove poteva trovarlo a quell’ora della notte? Il reparto in cui lavorava come specializzando aveva un emoteca ben fornita, ma non poteva farsi vedere lì, lo conoscevano tutti e non poteva neppure chiedere aiuto alla sua ragazza o a Tommy. Senza pensarci due volte, andò in cucina e prese un pugnale. Tornando subito dopo, si sedette sul letto e praticò un incisone sul suo avambraccio, avvicinandolo poi alla bocca di Angel. Come il sangue colò sulle labbra, lui urlò e si agitò ancora di più, allontanandosi dal suo braccio.

No.. Nooo.. vi prego no.. Il sangue di mio figlio, mi hanno nutrito con il sangue di mio figlio..

“Angel va tutto bene, è solo un incubo.. Angel mi senti?” Fasciò subito il braccio, era evidente che lui non gradiva e inoltre aveva urlato quella frase con angoscia, come se il sapore del suo sangue avesse riportato alla memoria un ricordo doloroso. Sospirò di sollievo quando Angel riaprì gli occhi “È tutto così reale, tutto così reale.. sento odori e sapori in modo vivido.. ho sentito il suo sangue ..e anche il tuo.. ed è così..” Voltò la testa di lato e smise di parlare, ma Connor non poté non notare che stava parlando di Buffy. Aveva letto qualcosa nelle sue lettere e sapeva che lui si era nutrito da lei, anche se non aveva capito in quali circostanze. Sapeva solo che lei, con il suo sangue, lo aveva salvato dalla morte.

Sei l’unica che ha amato tutto di me. Hai amato l’uomo e il demone. Hai baciato le mie labbra, nonostante il mio volto fosse trasfigurato dal vampiro e non hai neppure notato la differenza. Nessuno può comprendere la profondità del nostro amore. Nessuno può comprendere perché mi donasti il tuo sangue per farmi vivere ancora, nonostante sapessi che per noi non vi era alcun futuro insieme. Come posso dimenticare tutto questo? come posso dimenticarti?

Connor annuì e nel tentativo di tenerlo lontano da quegli incubi terrificanti, pensò che doveva tenerlo sveglio il più a lungo possibile. Per un attimo contemplò l’idea di dirgli che aveva letto alcune delle lettere indirizzate a Buffy, ma scartò subito quella possibilità. Fra loro due le cose erano diverse rispetto a quando era entrato in quella stanza all’alba, ma era ancora prematuro spingersi oltre e non voleva rischiare che lui si richiudesse nella fortezza dei suoi silenzi.

“Cosa volevi dire? ed è così.. così come?” Sentì il bisogno di rassicuralo. “Non devi rispondere per forza, se non vuoi.. io.. lo capisco, ok? se non ti va di parlare, per me va bene.. ora devo cambiare la fasciatura e dare una controllatina alla ferita.. cercherò di non farti male..”

Si alzò per prendere di nuovo la cassetta di pronto soccorso, ma non andò molto lontano.

“Io provo piacere. Mentre bevo da voi.. io provo un piacere immenso e non riesco a fermarmi”

Non sapeva se era il veleno o chissà che altro, ma Connor ebbe la conferma assoluta che fra loro due le cose erano cambiate. Solo il giorno prima, Angel non avrebbe mai detto una cosa del genere e di nuovo, implicitamente, parlava ancora di Buffy. Inizialmente non comprese cosa volesse dirgli, ma comprese che stava parlando di qualcosa che per lui era doloroso.

Da noi? Noi chi? io e chi altro?”

“..da te, volevo dire da te. Ho degli incubi in cui.. mi nutro di sangue umano e provo piacere”

“E questo è un problema?” chiese Connor “Io credo che per un vampiro sia normale provare piacere quando beve sangue umano, non vedo cosa ci sia di sconvolgente in questo”

Aveva parlato con un tono di voce di neutro. Né  serio, né  ironico, né accondiscendente e lui sapeva più di chiunque altro, che la classica pacca sulla spalla non serviva a niente e men che meno con Angel, ma adesso aveva capito cosa lo tormentava. Era la solita vecchia canzone. La paura di fare del male a coloro che amava, la paura di perdere il controllo del demone. Andò in bagno, quando tornò si sedette di nuovo sul letto e cominciò a parlare ..si era mai visto un figlio che raccontava una fiaba al proprio padre? a quel pensiero, Connor sorrise a sé stesso.

“Quando avevo tre anni, fui ricoverato per una intolleranza alimentare. Per una settimana mi misero a dieta stretta. Niente dolci, niente pane, niente succhi di frutta, solo uno schifosissimo semolino insipido” Fece una smorfia “Giuro che avrei voluto morire” Sorrise “Ma qualcuno mi salvò dal suicidio ..e dal semolino” Ridacchiò divertito. Angel sorrise incuriosito “chi ti salvò?” Connor spalancò gli occhi e rise. “Nonno Reilly. Disse che non avrebbe permesso a quei dottorini incompetenti di far morire di fame suo nipote. Di nascosto mi rimpinzò di ogni genere di cose buonissime e vietatissime, comprese le merendine al cioccolato ..le mie preferite”

Angel non riusciva a toglierli gli occhi di dosso. Lo sguardo di Connor era luminoso. Aveva dato tutto quello che aveva per vedere quel sorriso. Pensò che dopotutto non si era sacrificato invano. Il prezzo di quel sorriso era la sua rinuncia alla Shanshu, ma non si pentì della sua scelta, avrebbe rifatto la stessa cosa mille volte. “Questo non è mai accaduto” Disse sottovoce

“Lo so. Ma quel ricordo per me è reale. Il nocciolo della questione è che dopo una settimana di dieta, provai piacere quando tornai al cibo normale. Perché per te dovrebbe essere diverso? Da quanto tempo sei a dieta? Un centinaio d’anni? Lo credo bene che provi piacere con il sangue umano. È normale che sia così, mi stupirei del contrario. Forse compare nelle tue allucinazioni perché è proprio di questo che hai bisogno.. guariresti più velocemente se ti nutrissi di..”

“NO” urlò Angel. Era spaventato più di quanto Connor si aspettasse di vedere e si chiese perché. Lui aveva studiato bene la fisiologia dei vampiri e sapeva che l’unico cibo che poteva appagarli realmente era il sangue umano. Perché Angel era così spaventato?

“Il sangue umano dà dipendenza” disse Angel “Non è tutto uguale, il sangue di alcune persone è.. è più appagante ed è difficile non perdere il controllo. Anche dopo cento anni di astinenza. Quindi NO. Chiaro? Hai detto che dovevi cambiare la fasciatura? cosa stai aspettando?”

Si era rinchiuso di nuovo nei suoi “No” perché ora Connor lo sentì lontanissimo e quando lo sguardo di Angel andò al suo avambraccio, vide rabbia e dolore nei suoi occhi. Ancora una volta aveva sbagliato tutto con lui, ancora una volta l’aveva ferito. Ma Angel lo stupì di nuovo.

“So cosa volevi fare e so anche perché ..e lo apprezzo, Connor. Ma per me il tuo sangue non è semplice sangue umano, è molto di più. Su me ha un effetto inebriante. Mi procura euforia e irascibilità e questo è pericoloso. Quando eri piccolissimo mi nutrirono con il tuo sangue. La W&H mischiò il mio normale sangue di maiale con il tuo e persi completamente il controllo. Ero euforico, molto aggressivo ..feci letteralmente a pezzi dei demoni e avrei continuato a pestarli per ore se Gunn non mi avesse fermato. Mi hanno drogato per giorni con il tuo sangue perché ne volessi di più. Capisci cosa voglio dire?”

“Si, ho studiato bene la nostra fisiologia”

“La nostra? Connor TU non sei un vampiro”

Connor annuì “Lo so, ma capisci cosa voglio dire?” disse imitando la sua voce mentre rideva “Non capisco perché per te il mio sangue è speciale? Perché io sono in parte demone?..”

“Darla” rispose Angel seccamente “Nel tuo sangue è presente anche il sangue di Darla.. ma..

Connor annuì ancora “Certo! La tua Sire. Sapevo che il sangue del proprio Sire è speciale per i vampiri. Ma non credo che il sangue di Darla sia visibile nel mio, almeno non con una normale analisi di laboratorio, ciò non toglie che tu possa sentirlo” Sorrise mentre armeggiava con la garza. Vedeva che era stanco ma voleva che rimanesse sveglio ancora un pochino. “Quindi tu senti il sangue di mia madre e per te è da sballo come sniffare coca..” Vedendo la faccia di suo padre si affrettò ad aggiungere “..non che io conosca gli effetti della coca. Non ho mai sniffato niente in vita mia. Giuro. Ok.. scusa ti ho interrotto.. stavi per dire qualcos’altro..”

Non era preoccupato per la droga, Connor non l’avrebbe mai usata, Angel ne era certo. Ma lo guardò comunque intensamente, valutando la possibilità di rispondergli oppure tacere. Forse era il veleno a renderlo meno diffidente, sta di fatto che aveva bisogno di dire a qualcuno il tormento che stava vivendo da ore nelle sue allucinazioni. “Nel tuo sangue è presente il sangue di Darla.. ma non solo. C’è dell’altro.. anche se allora non riuscì a riconoscerlo, perché erano solo piccole dosi.. ora so che c’è dell’altro.. ed è estremamente potente ..per me

“Sangue Slayer” disse Connor nel modo più naturale possibile.

Angel scosse la testa incredulo. “Si, esatto.. ma tu come fai a..?”

“Ho studiato la loro fisiologia.. dei vampiri intendo. So che oltre al sangue del Sire, c’è solo un altro sangue che è come ambrosia per loro. Il nettare degli Dei vampirico è il sangue Slayer”

Angel non riuscì più a sostenere il suo sguardo e abbassò gli occhi. Questo non sfuggì a Connor che si mise a fare il buffone “Forse fra i miei antenati c’era una slayer.. potrebbe essere, no?”

Forse sono solo allucinazioni” disse Angel, apprezzando il suo tentativo di farlo ridere, ma ciò che non disse, era che nel suo delirio, aveva sentito chiaramente la presenza di qualcosa di speciale nel sangue di Connor. Qualcosa che non avrebbe dovuto essere lì. Il ricordo di quel sangue per lui rappresentava Inferno e Paradiso insieme. Tormento ed Estasi. Disperazione e Gioia infinita. Quel sangue lo avrebbe riconosciuto fra mille. Era il sangue di Buffy”

“Che strano” disse Connor togliendo la fasciatura vecchia “Pensavo di trovarla quasi richiusa, ma la ferita è quasi come era stamattina.. devi mangiare, papà. An..gel. Volevo dire.. Angel..” Entrambi abbassarono gli occhi, fingendo che nulla fosse accaduto, ma Angel sentì un nodo in gola e ricacciò dentro l’emozione che si mischiava ad una sensazione di gioia.

“Mi fa ancora un male cane.. ma la fuoriuscita di sangue sembra essersi fermata.. si, sarà meglio se mangio qualcosa.. potrebbe.. aiutare la.. guarigione.. e.. poi..” Non riusciva a tenere gli occhi aperti, era stremato. Parlare lo aveva svuotato di ogni energia.

“Angel.. Angel.. resistiti ancora un po’.. non addormentarti adesso..”

“..e poi non mi ha detto.. se.. se hanno trovato.. la tua allergia.. cosa.. a cosa eri allergico?”

Crollò di colpo e Connor non lo svegliò. Finì di medicare la ferita e lo coprì bene. Spegnendo la lampada, mormorò sottovoce “Non era nulla di grave, papà. Era solo allergia al pomodoro”

Sentiva di essere stanchissimo anche lui, ma aveva un compito da portare a termine. Decise che sarebbe rimasto sveglio tutta la notte. Un po’ perché Angel poteva svegliarsi e poteva aver bisogno di lui ..un po’ perché quel divano aveva tutta l’aria di essere scomodissimo ..ma soprattutto perché non voleva interrompere la sua lettura. Aprì il frigo e cercò qualcosa di commestibile. “Ci sarà pure qualcosa che posso mangiare senza dover usare il microon..”

Va bene, figliolo. Compriamo un microonde. Hai ragione, piccolo. Domani ne compriamo uno gigantesco.. voglio farvi assaggiare una zuppa di verdure.. è irlandese e non c’è il pomodoro.. piacerà anche a Buffy.. lei mangia sempre pochissimo, ma questo le piacerà..

Corse da lui, ma Angel dormiva. Sul suo viso un sorriso sereno ..forse stavolta il suo delirio non era angosciante ..forse parlare con lui, dopotutto, era servito a qualcosa “Va bene, papà”

Tornò a sedersi davanti al caminetto, e si rese conto che per tutta la giornata non aveva fatto altro che andare avanti e indietro fra quelle lettere e il letto di Angel, come fosse un corriere, un messaggero, una sorta di postino dell’anima. Lui leggeva le lettere, faceva suo il contenuto di esse, rinforzava la sua anima e poi restituiva ad Angel la forza e l’amore che lui aveva riversato in quelle lettere. La chiave di questo miracolo era Buffy. Una sconosciuta ragazza che amava suo padre ed era da lui riamata. Certamente una ragazza unica e speciale. Non sapeva nulla di lei, nemmeno se fosse ancora viva, ma avrebbe tanto voluto conoscerla.

Non si chiese perché, ma il suo pensiero andò a nonno Reilly. Lui non aveva mai conosciuto realmente i nonni, ma questo aveva poca importanza. Nei suoi ricordi, il nonno era morto quando aveva undici anni e ne aveva quattordici quando morì la nonna. Ma a quel tempo lui non era lì, non fisicamente. A quel tempo lui era ancora a Quortoth. Aveva cominciato a far parte della famiglia Reilly, anche fisicamente, quando aveva diciotto anni, cioè quando Angel aveva firmato l’accordo con i Soci Anziani, e a quel tempo i nonni erano già morti. Tutto ciò che riguardava il periodo precedente a quello, erano solo ricordi fabbricati dalla W&H, quindi non erano reali, anche se lui li ricordava come fossero veri. Gli venne in mente una cosa che gli disse il nonno.

Ti racconterò una storia.
Hai mai sentito parlare dell’ufficio delle anime perse?

Non riusciva a ricordare se in quel momento il nonno gli avesse raccontato una pezzo di storia di vita vissuta o se invece fosse una fiaba. Era una cosa che faceva spesso con lui. Gli parlava del suo passato e Connor aveva sempre sospettato che romanzasse la storia, trasformandola in una favola. Non sapeva mai dove finisse la realtà e dove cominciasse la fantasia, sta di fatto che lui adorava ascoltarlo. Durante le vacanze estive, passava pomeriggi interi a sentire le sue storie e Connor raccontava a lui degli incubi che popolavano le sue notti, spaventandolo a morte. Il nonno lo ascoltava con attenzione, e trovava sempre le risposte giuste a differenza di suo padre che lo zittiva dicendogli che erano solo sogni. Ma nonno Reilly non la pensava così.

Certo che esistono i vampiri, Connor. Esistono eccome. Ti ho mai detto che ne ho incontrato uno? Oh questo però non era un vampiro qualunque. Lui era quasi come un angelo. Un oscuro angelo vendicatore. Era irlandese, proprio come noi. Lui era il vampiro con l’anima. Un giorno potresti anche incontrarlo, se accadrà portali i miei saluti, sono certo che si ricorderà di me.

Possibile che nonno Reilly avesse davvero conosciuto Angel? Connor se lo chiese spesso in tutti quegli anni, ma era difficile sapere quanto di vero ci fosse nei suoi racconti e a giudicare da come lo redarguiva la nonna, sicuramente qualche volta esagerava ..e Connor adorava i loro litigi. Erano un milione di volte più divertenti dei cartoni animati. La nonna si affacciava nella veranda e con le mani sui fianchi, urlava a suo marito di lasciare in pace il piccolo Connor.

Smettila di raccontare stupidaggini e vieni qui a darmi una mano, vecchio sciocco irlandese.

L’attenzione di Connor fu catturata da un bellissimo disegno all’interno della lettera che recava la data del 30 Novembre 2005. Aveva notato che le lettere scritte in quel mese erano più intense, più malinconiche e piene di rimpianto, ma vi leggeva anche la speranza. Il disegno, come sempre, ritraeva Buffy. L’aveva ritratta mentre dormiva ed era bellissima. Al dito portava un anello claddagh, come quello che dei nonni e ora che ci pensava, aveva visto lo stesso anello pendere dalla collanina che Angel portava al collo. Sapeva tutto sul claddagh, il nonno gli aveva raccontato le leggende irlandesi sull’anello, in tutte le varianti possibili e sebbene la nonna ironizzasse sul romanticismo smielato del marito, anche lei portava un claddagh al dito, da cui non si sarebbe mai separata. Aveva però preteso che fosse almeno un anello un po’ più costoso e nonno Reilly l’accontentò. Per le loro nozze d’argento, le regalò un claddagh d’oro.

Connor era ormai immerso nella lettura da ore. Man mano che leggeva cadeva il velo di mistero che avvolgeva la vita di Angel e lui seppe ciò che tormentava la sua anima. Lui amava questa ragazza più di qualsiasi altra cosa al mondo, e certamente era da lei ricambiato, o lo era stato in passato. Connor non sapeva se lei fosse ancora viva. Ma il loro amore era irto di ostacoli e pareva che non potessero viverlo come avrebbero voluto. Qualcuno o qualcosa si era frapposto fra loro e avevano dovuto dirsi addio, ma non avevano mai smesso di amarsi.

Darla non ha idea della profondità del nostro amore. Lei non può capire. Nessuno può capire. Il mio amore per te consuma il demone e rafforza l'uomo, mentre la mia ossessione per Darla, alimentò il demone e cancellò l'uomo. Buffy, tu mi fai dimenticare il mostro che sono, ed è per questo che sei un pericolo per me. Per questo sono andato via. Quando dimentico ciò che sono, quando, anche solo per un attimo, la coscienza smette di tormentarmi, la mia anima vola via e diventa una sola con la tua, ma la troppa felicità le impedisce di trovare la via del ritorno. Essa si dissolve e mi abbandona, riconsegnandomi alle tenebre in cui mi condusse Darla.

..Angelus ti ferisce, ti deride, si fa beffe di te e del nostro amore, perché ha paura. Nella forza della tua anima, lui intravede la mia anima che lo tenne prigioniero come un animale in gabbia. Per questo è così spietato con te, perché tu possiedi la chiave per distruggerlo e per rispedirlo all’inferno da dove è venuto. La tua arma più potente è il tuo amore per me. Il nostro amore.

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Capitolo 6
*** Parte 05 ***


Parte 05

Vi sono persone, che per sedare il dolore delle loro anime, si rifugiano nelle proprie ossessioni. Inventano rituali, si impongono regole o iniziano ad affezionarsi agli oggetti. Angel trovava pace nello scrivere a Buffy ..Connor nell’incontro mensile con Angel ..e Buffy da tempo era ossessionata dal tempo. Da quattro anni amava acquistare orologi che disseminava un po’ ovunque in giro per casa.

Da ore stava seduta sul divano di Rupert Giles, di fronte al grande camino nella sua casa londinese. Ferma immobile, fissava con interesse l’orologio sulla parete. Aveva accordato le lancette parecchie volte oggi, sincronizzandole con l’orologio della grande torre di Londra. Non era interessata alla lancetta delle ore, era il minutiere che l’affascinava così tanto e attirava la sua attenzione. Ne seguiva il suo ritmico e inesorabile movimento, così prevedibilmente deciso ad andare avanti. Fermare il tempo non era impresa umana, ma se Buffy avesse potuto, avrebbe bloccato la piccola lancetta dei minuti esattamente dove si trovava adesso. Mancava un solo minuto alle nove. L’orologio sulla parete era perfettamente sincronizzato con l’orologio da tavolo, poggiato sulla mensola sotto e con tutti gli altri orologi presenti nella stanza. Quello sulla mensola l’aveva acquistato anni prima da un vecchio rigattiere londinese a Trafalgar Square. Senza che lei chiedesse niente, lui aveva detto “È americano” e Buffy era certa che fosse vero. Non era di fattura pregiata. Non era né antico né altro, ma era identico a quell’orologio. La base di legno a lei ricordava il capello di Napoleone. Giles le aveva detto che quel tipo di orologi si chiamavano proprio così. Orologi a cappello di Napoleone.

Avvolse la coperta sulle spalle, raggomitolandosi meglio sul divano. Sentiva le voci provenire dalla cucina. Se solo potessero tacere. Almeno una volta. Almeno oggi. Fra un minuto avrebbe sorriso loro, magari avrebbe anche finto allegria, per essere certa che l’avrebbero lasciata in pace. Poi, fingendo ancora, avrebbe detto di essere stanca e sbadigliando avrebbe dato loro la buonanotte, per rifugiarsi finalmente in camera sua.

Fra un minuto avrebbe finto di essere ancora viva.

Ancora un minuto. Un solo minuto e Angel sarebbe morto ancora ..e lei con lui. Insieme.

No, un minuto non può bastarmi. Come riuscirò ad andare avanti con la mia vita sapendo quello che abbiamo avuto, quello che avremmo potuto avere.

In quel momento, a Londra, l’orologio scandì inesorabilmente le nove. No.. Non c’è più tempo.. Esattamente otto anni prima, in quello stesso momento, il cuore di Angel si fermava e ancora una volta moriva. Ho sentito il tuo cuore battere. Buffy chiuse gli occhi, ma non servì a nulla. Le lacrime scendevano libere proprio come quel giorno di otto anni fa. Non dimenticherò. E fu quello che avvenne anni dopo. Da quattro anni, ricordava quel giorno perfetto e per lei fu come tornare a morire di nuovo. Angel le aveva donato la vita ma quel dono era intriso di lacrime.

Accade una notte, mentre pattugliava in un cimitero di Roma. Cadde a terra e l’attimo dopo ricordò. Come riuscirò ad andare avanti con la mia vita? Angel aveva ragione, anche cancellare quel ricordo era amore, perché se allora avesse saputo, sarebbe impazzita.

Fu esattamente ciò che accadde, quando seppe cosa fosse accaduto a Los Angeles il giorno dopo il Ringraziamento di quattro anni prima. Il ricordo di quel giorno l’aveva devastata e da allora cominciò la sua ossessione per il tempo.

Pochi giorni dopo aver recuperato quel ricordo, arrivarono notizie della terribile apocalisse di Los Angeles. Lei sarebbe corsa subito lì, contro il parere di Giles che urlava che ormai non c’era più nulla che potessero fare. Tutto si era concluso nel giro di poche ore. Vi fu una battaglia epica, dove pareva che Angel avesse ucciso il drago, ma ormai il loro intervento sarebbe stato inutile. Per alcuni interminabili minuti, dopo la furibonda lite con Giles, Buffy tormentò sé stessa chiedendosi se fosse giusto abbandonare la missione o se invece sarebbe dovuta andare a combattere affianco ad Angel, anche contro il parere di tutti. La sua missione adesso era seguire le nuove cacciatrici, addestrarle e prepararle per la prossima apocalisse. Dieci minuti dopo aveva già radunato una squadra, scegliendo fra le slayers più esperte e partì per L.A.

“Volevate vedere un apocalisse? Bene, ne avrete una come Cristo comanda. Addestramento sul campo, ragazze. Si parte per Los Angeles”

Giles le urlò contro “Questa non è la tua guerra, Buffy. Devo ricordarti che la tua missione è..”

Lei rise con amarezza “La mia missione è proprio questa. Ovunque vi sia una guerra, è la mia guerra! Sono demoni, Giles. Mi dice a cosa accidenti serve il nostro apparato bellico se non siamo in grado di combattere dove necessario? Come è possibile che non ne sapessimo nulla?”

Giles aveva abbassato lo sguardo e lei comprese “Lei sapeva tutto e non mi ha detto niente. IO sono stufa marcia di questo atteggiamento.. sono stufa marcia dei vostri “No” per le mie scelte ..e non mi dica che l’ha fatto per il mio bene.. perché sono stufa marcia anche di questo..”

Mentre sistemava il borsone nel bagagliaio, tentò di calmarsi, e pensò che forse nessuno era stato abbastanza vicino ad Angel da sapere cosa stesse succedendo a Los Angeles. Nemmeno lei. Ma Giles sicuramente qualcosa sapeva. Quando tornò da Los Angeles scoprì che Angel aveva chiesto aiuto a Giles, ma lui si era rifiutato di aiutarlo, sbattendogli il telefono in faccia. Il divario che già esisteva fra lei e l’ex Osservatore, dopo quei fatti divenne abissale e lei si isolò ancora di più da tutto e da tutti. L’unica cosa che contava era la missione. Lavorava sodo senza concedersi pause o distrazioni. Non riusciva neanche più a ricordare da quanto tempo non uscisse la sera a divertirsi con gli amici o da quanto tempo non comprava un vestito nuovo o anche solo un rossetto. Di lei era sopravissuta solo la slayer. La donna era sepolta nelle profondità della sua anima ed emergeva solo nei sogni ..e lì, Angel era sempre con lei.

Mentre saliva in macchina, guardò ancora Giles sfidandolo duramente con lo sguardo.

“Forse le nuove slayers sono state create anche per questo, non solo per la lotta contro il Primo. Ha idea della portata enorme di questa apocalisse? ha visto le immagini dei telegiornali? Lo so a cosa sta pensando, ma non si tratta di me e neanche di Angel, se è per questo. Si tratta di fare la cosa giusta. Ma alla fine, Angel ha affrontato tutto questo da solo. Devo ricordarle che è grazie a lui se abbiamo chiuso la Bocca dell’Inferno? Era pronto a darci una mano e noi dobbiamo fare altrettanto. Lui combatte dalla nostra parte, non lo dimentichi. Ma ancora una volta ha combattuto da solo ..o anche se non era proprio solo, comunque io non ero li ad aiutarlo. Se ad Angel è capito qualcosa di brutto, sarà stata anche colpa nostra”

Giles non rispose, salutò con un filo di voce appena udibile. Buffy chiuse la portiera, dirigendosi all’aeroporto senza badare a lui. Se Angel è morto, la colpa sarà stata solo mia. Mormorò.

Lo aveva cercato ovunque, ma di lui nessuna traccia. Lo scenario di Los Angeles era quello post apocalittico. Desolazione e morte ovunque. Aveva anche trovato la carcassa del drago e aveva recuperato la spada che lo aveva ucciso. Era di Angel. Ma lui era introvabile, come fosse svanito nel nulla. Non era morto, ne era certa. Lei lo sentiva ancora dentro sé. Forse si nascondeva da qualche parte, sicuramente aveva molti nemici che avrebbero voluto la sua morte. Forse non poteva tornare da lei perché era braccato dalla W&H. Conosceva la loro fama e non avrebbero perdonato facilmente, anche se non conosceva i dettagli, sapeva che lei avrebbe agito esattamente come Angel. Di una cosa però era certa. Lui era vivo. Era vivo ed era fiera di come avesse condotto la battaglia ..e lo amava più di quanto non l’avesse mai amato prima. Angel era vivo ..e a quella certezza si era aggrappata negli ultimi quattro anni.

“Qualcuno dovrebbe dirle che è morto” La voce di Xander arrivò come da molto lontano, e fu come ricevere un pugno allo stomaco. Si alzò dal divano guardando ancora per un attimo il suo orologio che segnava le nove e un minuto. Arriverà mai il nostro tempo, Angel?

Sfoderò un sorriso di circostanza e li raggiunse. Erano seduti a tavola e aspettavano lei per cenare. C’erano proprio tutti. Giles, Xander, Willow, Kennedy, Dawn, Andrew, Faith, Wood, e alcune cacciatrici arrivate di recente. Vedendola entrare smisero di parlare. Come sempre fu Xander a rompere il silenzio “Allora? finita la meditazione post festa del Ringraziamento, davanti al sacro orologio napoleonico?” ..e come sempre disse qualcosa di inappropriato, ricevendo, come sempre, le occhiatacce di tutti e la sempre presente gomitata di Willow.

“È avanzato un po’ di tacchino, quello che hai cucinato tu ieri..” disse Dawn

“Grazie, ma dopo l’abbuffata di ieri preferisco una cosa leggera. Uno yogurt andrà bene”

“C’è del gelato.. magari ti andrebbe..” insistette Dawn

“NO. Gelato no.. non oggi.. oggi il gelato non potrei sopportarlo. Mettilo via per favore”

Guardandosi fra loro, si chiesero se Buffy non avesse bisogno dell’aiuto di un medico, perché le sue stranezze stavano diventando sempre più preoccupanti. Questa avversione al gelato era una cosa che non avevano mai sentito prima. Cosa c’era che non andava con il gelato?

“La tua cena del Ringraziamento ormai è una tradizione” disse Willow sorridendo a disagio.

“Proprio come ai vecchi tempi..” aggiunse Xander e prima che continuasse, Buffy lo interruppe.

Solo che Angel non è qui con noi” Giocherellò nervosamente con le posate, e finse di sorridere  continuando a parlare a ruota libera. Era difficile controllare le emozioni.

“Sicuramente sarà qui quando avrà finito.. di fare ciò che lo tiene lontano da me. Un giorno accadrà.. lui busserà a quella porta ..io andrò ad aprire ..e quel giorno sarà..”

Smise di parlare. Aveva finito la scorta dei sorrisi forzati. Salutò tutti e andò a rifugiarsi in camera sua, doveva fare qualcosa di importante. Doveva riconnettersi con Angel o sarebbe impazzita. Oramai non si preoccupava neppure più di nascondere il suo amore per lui.

“Qualcuno dovrebbe trovare il coraggio di dirle che è morto” Sbottò Xander non appena Buffy uscì. “Ogni anno, da quattro anni a questa parte, durante il periodo del Ringraziamento diventa ancora più taciturna e quel suo rituale davanti all’orologio mi da sui nervi. Sicuramente ha a che fare Angel. Tutti voi dovreste smettere di assecondarla, e dovreste trovare il coraggio di dirle che è morto. Per un po’ urlerà, piangerà e sarà disperata, ma poi andrà avanti con la sua vita. Non vedete che Angel la tormenta ancora? Riesce a farle del male anche da morto”

“Non sappiamo se è morto” disse Willow “Lei è certa che non lo sia, anche se le probabilità che sia sopravvissuto sono davvero minime. Pare che lui si trovasse proprio nell’epicentro di quella immane catastrofe. Un apocalisse di quella portata è..”

“Apocalisse che lui stesso scatenò” disse Giles “Mi duole dirlo, ma questo è esattamente ciò che accadde. Lui per primo sfidò la W&H che reagì inviando un esercito di demoni”

Mi duole dirlo” disse Faith in tono sarcastico rivolgendosi a Giles “Ma Angel è riuscito a spazzare via la W&H dalla faccia della terra. Particolare non poi così insignificante, che lei però dimentica sempre di menzionare. Non sappiano cosa sia accaduto realmente, i dettagli non li conosciamo, ma è dannatamente vero che alla fine, Angel ha vinto. Questo non fa di lui un eroe? Voglio dire.. non è esattamente ciò che facciamo anche noi? Combattere il male..”

“Comunque non è questo il punto” disse Xander “Eroe o no.. lui è un eroe morto e dovremmo dirlo a Buffy in modo chiaro. Deve smetterla di cullarsi nella pia illusione che sia ancora vivo”

“Io darei un po’ più di credito al suo istinto” disse ancora Faith. Odiava il modo in cui parlavano di Angel e odiava il modo in cui sminuivano il suo legame con Buffy. Tutti quanti erano certi che fosse morto e forse era proprio così, ma il fatto che Buffy si ostinasse a negarlo, per Faith aveva senso e quando poteva, l’aiutava a fronteggiare gli attacchi frontali dei suoi amici. Loro due si erano avvicinate molto dopo la distruzione di Sunnydale e in parte, questo era dovuto proprio ad Angel. Non solo perché lui l’aveva aiutata a rimettersi in carreggiata, ma anche perché Buffy aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Si fidava di lei adesso. Faith era l’unica con cui poteva parlare di Angel senza sentire parole cariche di veleno.

“Istinto?” Disse Kennedy “Quale istinto? Noi possiamo sentire la presenza dei vampiri quando sono nelle vicinanze, ma oltre a questo.. e possiamo sentirli perché dobbiamo ucciderli”

“Non mi riferivo all’istinto slayer, parlo d’altro. Fra lei ed Angel c’è un legame profon..” disse Faith ma Kennedy la interruppe ancora “Oh si, certo.. come quello che aveva con Spike?”

“No, Kennedy. Con Angel è diverso. Sappiamo tutti che con lui è sempre stato diverso.. ma perché continuo a parlare con te? Hai mai conosciuto Angel? Hai mai visto quei due insieme?”

Buffy sentiva tutto. Avrebbe voluto urlare. Si sedette sul letto e portò le mani alle orecchie per non sentire, mentre fra le lacrime scuoteva la testa. Basta.. smettetela per favore. Fu colta da un impeto di rabbia e scaraventò per terra tutto ciò che c’era sul letto. L’attimo dopo si pentì, chiedendo a sé stessa “Perché anche dopo tutti questi anni, sono sempre così.. così.. ormonale nei giorni intorno alla festa del Ringraziamento? La risposta la conosceva bene, ma quest’anno era diverso, era tutto più intenso. Lo sentiva a fior di pelle, c’era qualcosa che aleggiava nella sua coscienza e percepiva un vago senso di pericolo, anche se non riusciva a mettere a fuoco perché fosse così turbata. Istintivamente portò una mano al collo, massaggiandolo per lenire il fastidio che sentiva da qualche giorno. Anni fa, un tenebroso cucciolo ferito, aveva posato lì le sue zanne lucenti, poco prima che uscisse dalla sua vita, ingoiato da quella maledetta nebbia. A lui aveva dato tutto il suo amore e quella cicatrice era stampata a fuoco dentro il suo cuore come marchio indelebile. Da giorni la sentiva pulsare e faceva anche un po’ male. Non era mai accaduto prima e Buffy pensò che fosse presagio di qualcosa, ma non riusciva a capire di cosa.

“Saranno i reumatismi, l’ho sentito dire da qualcuno. Quando si invecchia, tutti gli acciacchi accumulati da giovane si accentuano, specie se piove ..e Londra è una città così umida” Disse fra sé, tentando di mettere a tacere le sue paure. Adesso aveva altro da fare che stare lì a preoccuparsi di cose a cui non riusciva a dare un nome.

Tirò fuori il suo baule da sotto al letto, era lì che custodiva i segreti della sua anima. Lì tutto parlava di Angel. Prese in mano la spada che aveva estratto dal drago che lui aveva ucciso e le diede il filo. Prima di riporla di nuovo dentro il baule, la lucidò bene come faceva ormai da quattro anni. Quando fosse tornato, Angel l’avrebbe trovata affilata e splendente, pronta per uccidere un altro drago, ma questa volta l’avrebbero fatto insieme. Accarezzò anche la giacca di pelle che lui le regalò agli inizi della loro storia, quando ancora non sapeva nulla di lui. Prese poi in mano il libro di poesie, e aprendo una pagina a caso, quasi rise quando vide brillare quella parola. Sempre. Si prendevano forse gioco di lei? I loro Sempre e Per Sempre erano diventati molto presto Mai e poi Mai, ma nonostante ciò, rivedere la calligrafia di Angel le dava sollievo. Si chiese come sarebbe stato bello se un giorno avesse ricevuto una sua lettera.

Sospirando, infine portò fuori il suo diario dal baule. Era lo stesso di tanti anni prima, solo che ora l’aveva fatto rilegare per preservarlo dal tempo. Su consiglio del rilegatore l’aveva trasformato in un quaderno a fogli staccabili e adesso con un semplice clic, poteva aggiungere quanti fogli voleva. Era pesantissimo ormai, dentro c’era tutta la sua vita e da quattro anni, l’ultimo giorno di ogni mese scriveva ad Angel. I fogli staccabili potevano diventare delle lettere, ed era ciò che avrebbe voluto fare inizialmente, ma non ne spedì mai nessuna.

Beh, come avrebbe potuto se non aveva un indirizzo dove inviarle? Non sapeva neanche se era in paradiso o all'inferno. Razionalmente, mille volte al giorno, diceva a sé stessa che Angel poteva anche essere morto, ma il suo cuore non voleva sentire ragioni. Lei lo sentiva vivo.

 

Londra – Regno Unito

30 Novembre  2008

 

Amore mio

Non immagini quanto mi manchi Los Angeles, specie in questo periodo. Detesto Londra con tutta me stessa, mi manca il sole della California, ma mi capita di pensare che a te piacerebbe questa città, allora sopporto e vado avanti un altro giorno, poi un altro e un altro e un altro ancora, fin quando tutto diventa di nuovo insopportabile. Spesso penso di mollare tutto e di tornare a casa. Mi dico che devo tornare da te e lo farei, se solo sapessi dove raggiungerti.

Tu come stai? non so più nulla di te. Ho rovistato ogni angolo possibile del mondo demoniaco, ma nessuno sembra nemmeno ricordare che tu sia mai esistito. Ho cercato ovunque, sfondato mille porte, ho messo sottotorchio persino Willy la spia. Lo ricordi? Adesso ha aperto un demon bar qua a Londra, ma lui giura di non sapere dove tu sia e a giudicare da come sanguinava dopo aver parlato con me, sono certa che non mentisse.

Perché ti nascondi? Sei nei guai? Se è così, io posso aiutarti, adesso abbiamo i mezzi per farlo. O forse ti nascondi solo da me? Sono forse le tue paure a tenerti lontano? Non dovresti, sai.

È per via di tuo figlio? Per questo stai lontano da me? So tutto Angel, non sono arrabbiata per questo, non lo sono affatto. Faith e Willow hanno detto di averlo conosciuto. Non ti nascondo che quando ho saputo, ho sentito un dolore sordo proprio infondo al cuore, ma Faith mi ha spiegato le circostanze della sua nascita e so che cosa ha significato per te diventare padre. Ho cercato di rintracciarlo pensando che potesse condurmi a te, ma anche lui sembra sparito nel nulla. Persino Faith e Willow non lo ricordano più. Quando chiedo in giro, mi ridono tutti dietro, ricordandomi che i vampiri non possono avere figli. Sono l’unica che continua a sapere della sua esistenza, soprattutto da quando ho recuperato il ricordo del nostro giorno perfetto.

È questo che ti tiene lontano? Hai paura che sia adirata per questo? anche in questo caso sbagli. Io ho capito cosa hai fatto e perché l’hai fatto e so che cancellare i miei ricordi non è stata una tua scelta. Sono stati gli Oracoli a decidere così. Per salvarmi da morte certa, hai barattato la tua vita con la mia. Tu hai chiesto di tornare ad essere vampiro. Cancellare quel giorno è stata la loro risposta e tu non potevi certo sapere che anni dopo, sarei morta comunque.

Io ti amo Angel. Ti amo e nulla è cambiato da allora. Sei presente in tutti i miei sogni. Li è tutto bello e luminoso, noi siamo insieme, e niente e nessuno può separarci.

Aveva provato ad andare oltre la sua storia con Angel, ma non vi era mai riuscita. Angel era dentro la sua pelle, dentro le sue ossa, dentro la sua anima e quando aveva tentato di andare avanti si era sentita persa, conscia che si allontanava da l’unica cosa che dava ancora senso alla sua vita. Il suo amore per Angel. Così smise di ingannare sé stessa. Non voleva ripetere gli errori del passato, quando si ubriacava di sesso con Spike per sentirsi ancora viva. Aveva imparato dai suoi errori, era una donna matura adesso e sapeva esattamente cosa voleva dalla vita.

Per farla breve..

Adesso non ridere Angel, ma quella cosa della pastafrolla è storia vecchia ormai. Non mi sento più un informe impasto per biscotti. Lo so che non faccio altro che dirti questo da quattro anni, ma voglio essere certa che tu abbia capito bene. Vedo il tuo sorriso mentre leggi queste mie parole e quindi le scriverò ancora. Sono cotta a puntino, Angel  e so chi si godrà il delizioso biscotto caldo che sono diventata. Non è proprio quello che mi chiedesti sei anni fa? Ora ho la risposta, anzi a dire il vero, conosco la risposta da quattro anni. La cosa buffa di tutto questo è che in fondo al mio cuore ho sempre saputo che quello potevi essere solo tu. Ho sempre visto solo te nel mio futuro e questo lo so da un infinità di tempo. Ma quando ho finalmente capito, quando ne sono diventata pienamente consapevole, tu sei scomparso ancora una volta dalla mia vita. Fra noi è sempre stato così, non facciamo che rincorrerci senza mai riuscire a raggiungerci e se questo accade, la colpa è solo nostra. Ho cercato di dare un senso a questi anni vissuti senza di te, ma per quanto io abbia tentato, non sono mai riuscita a trovarlo.

Mi manchi Angel, mi manchi da morire.

 

Tua, per sempre

Buffy

 

Aveva fatto un tale casino di cose con Angel, fra loro era sempre tutto così complicato, e ora  non sapeva nemmeno se fosse vivo. Se lo avesse trattenuto a Sunnydale la notte che portò l’amuleto, forse le cose sarebbero andate in modo diverso. Questo pensiero la tormentava da anni. Forse quella era la loro ultima possibilità e lei l’aveva bruciata, mandandolo via. Se lui era morto, la responsabile della sua morte era proprio lei. Sospirò mentre rivisitava per l’ennesima volta quel pensiero. Lo amava ancora, e fintanto che lo amava ancora, non poteva accontentarsi di qualcun altro. Non sarebbe stato giusto né per l’altro né per sé stessa. Non voleva un altro Riley accanto. Nessuno avrebbe mai sostituito Angel.

Chiuse il diario, riponendolo dentro il baule. Infilò il pigiama. Spense la luce e andò a dormire.

Io ti amo Angel. Ti amo e questo non cambierà mai. Sei presente in tutti i miei sogni. Li è tutto bello e luminoso, noi siamo insieme, e niente e nessuno può separarci ..restiamo qua per favore, prendi la mia mano e restiamo qua per sempre. Insieme.

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Capitolo 7
*** Parte 06 ***


Parte 06

..e niente e nessuno può separarci ..restiamo qua per favore, prendi la mia mano e restiamo qua per sempre. Insieme.

I sogni scardinano le porte in cui avevamo rinchiuso le nostre anime, aprendole alla visione del bello. I sogni non conoscono le limitazioni di tempo e spazio, né le catene della razionalità imposte dalla nostra coscienza durante lo stato di veglia. Essi ci conducono laddove vorremmo essere, ricongiungendoci con la persona amata. I sogni hanno ali robuste, capaci di superare infinite distanze. Esse si librano libere e volano oltre valli e pianure, superano le vette delle alte montagne e volteggiano con grazia fra continenti ed oceani..

..da Los Angeles

Io ti amo, Buffy. Restiamo qui, non vedi come tutto è bello e luminoso? Restiamo qua per sempre, noi siamo insieme, niente e nessuno potrà più separarci. Dammi la mano ora. Sediamoci all’ombra di questo grande albero, vuoi? Dio, quanto sei bella, ti ho cercata ovunque e invece sei sempre stata qui, proprio accanto a me, ma non riuscivo a vederti. Buffy, credevo di averti perso per sempre. Io non posso fare a meno di te, ho bisogno di te. Perché sei triste? ..perché piangi amore mio? Non saremo mai più divisi, mai più.

..a Londra

Ho paura Angel, ho paura che sia solo un sogno. Tutte le notti vengo qua a cercarti ..e tu ci sei sempre. Stai qui seduto sotto quest’albero e aspetti me. Ma quando mi siedo accanto a te, tu svanisci mentre ti sento piangere ..allora mi sveglio e tu non ci sei mai. Perché piangi? Non sei felice di vedermi? Perché il tuo viso è intriso di sudore? Cosa ti fa soffrire? Ti prego dimmelo. Io so che posso aiutarti, saprei come fare.. ma tu sei sempre così ostinato..

I sogni scardinano le porte in cui avevamo rinchiuso le nostre anime ..e talvolta ci conducono in luoghi oscuri e minacciosi, mettendo a nudo i nostri peggiori incubi. Nelle ultime tre notti, Buffy e Angel si incontravano nel sonno e notte dopo notte, aumentava la consapevolezza che la fine era sempre più vicina e loro non potevano fare nulla per impedirlo. La gioia si trasformò in terrore. Le carezze di lei divennero ferite profonde, le sue dita delicate non erano che artigli velenosi. I baci di lui divennero morsi mortali, le sue dolci labbra non erano che zanne affilate. Buffy ed Angel erano ormai sempre più emotivamente provati. Vicinissimi, quasi da potersi sfiorare se solo allungavano la mano, ma lontanissimi come non lo erano mai stati prima d’ora

Di giorno Buffy era sempre più nervosa ed intrattabile. La ferita al collo aveva ricominciato a sanguinare, tanto che dovette nasconderla sotto un foulard per evitare domande inopportune. Angel alternava rari momenti di veglia, in cui parlava con Connor ma per le restanti ore si perdeva nei suoi deliri. Connor era disperato. Angel stava impiegando troppo tempo a guarire.

Ho paura Buffy.. ho paura e sento freddo.. non riesco a muovermi.. non senti che il mio corpo è freddo? Sto forse morendo? ma non m’importa. Ora che tu sei qua, null’altro conta per me.. ho bisogno di te. Le tue labbra sono così dolci, avevo dimenticato il sapore delle tue labbra..

..e io delle tue. Non smettere Angel, non smettere di baciarmi ..non smettere mai più. Stai tremando, tu stai gelando ..ma io posso salvarti ..non sono arrivata fin qui per perderti di nuovo. Tu vivrai, Angel. Tu devi vivere. Io so di cosa hai bisogno. Bevi. Bevi me. 

No Buffy, ti prego no.. non puoi chiedermi questo.. lo sai che non riuscirò a fermarmi in tempo, sai già come andrà a finire, ti prego vai via.. il tuo collo sanguina ancora.. Buffy.. no ti prego, deve esserci un altro modo.. non puoi chiedermi di fare questo.. non di nuovo..

Sono nel tuo sogno o sei tu nel mio? ora non c’è tempo di pensare a questo ..morirai Angel, e non potrei più sopportarlo.. deve esserci un motivo se sono qui con te. Non riesci a mordermi perché sei così debole, ma il tuo tempo sta scadendo, devi solo accostare le labbra al mio collo che sanguina.. sanguina da allora per te. Non smetterà, lo sai questo, non smetterà finché non berrai dalla Coppa del Perpetuo Tormento. È il nostro destino.. non possiamo sfuggire ad esso..

Noooo.. Vai via.. Buffy.. vai via dal mio sogno.. finirei con l’ucciderti.. Buffy svegliati.. svegliati per favore.. io.. io.. devo svegliarmi.. devo svegliarmi. Buffy.. Connor.. aiutatemi, vi prego..

“Angel sono qui.. sono qui.. Angel per favore svegliati.. ti prego.. Angel..”

Connor urlò disperato. Erano ore che cercava di portarlo fuori da quell’incubo, ma per quanto tentasse non vi riusciva ed era preoccupatissimo. Le sue condizioni sembravano peggiorate e questo non era un buon segno. Si sentiva solo come mai prima d’ora “Avanti.. svegliati ora..”

..a Londra nello stesso momento, Faith entrò di corsa nella stanza di Buffy e tentò di svegliarla scuotendola con forza. Notò subito che era pallidissima. “Buffy? Mi senti? avanti svegliati..”

Buffy la strattonò per liberarsi da lei e si sedette sul letto con gli occhi spalancati dal terrore. “Era.. era un sogno.. era solo un sogno.. ma.. era così reale.. Angel.. lui ha bisogno di me..”

Faith scosse la testa “Tu non puoi continuare così..” Buffy non l’ascoltava più. Era già sparita in bagno a controllare il collo. La cicatrice era sparita, al suo posto vi era una ferita fresca come se fosse stata appena morsa. Sanguinava copiosamente e dovette tamponarla per fermare l’emorragia. Faith la seguì in bagno “Sono parecchie notti che non fai che urlare il suo nome.. Buffy? mi stai a sentire? Cosa hai sul collo? sta sanguinando.. ma non.. NO, non può essere..”

Mezz’ora dopo erano entrambe sedute in cucina davanti ad una tazza di thè fumante. Buffy raccontò dei suoi sogni e Faith non riusciva a smettere di tremare. “Faith adesso basta, ok? tu non centri nulla, non sta riaccadendo quello che stai pensando che stia accadendo.. lo so che parlo come una pazza, ma so che hai capito.. anziché tremare, potresti darmi una mano?”

“E se fosse il Primo? Può diventare tutto ciò che vuole. A Sunnydale prese le sembianze del sindaco..” Buffy roteò gli occhi, era esasperata. Sapeva che ricordare gli eventi del suo passato era doloroso per Faith, ma ora non aveva tempo di pensare a questo. “Faith, ok sei sconvolta.. torna a dormire, ne riparliamo fra qualche ora. Ma ti assicuro che con ciò che sta accadendo ad Angel, il Sindaco non centra e neppure tu. Angel ha bisogno d’aiuto, ma non perché sta morendo per la freccia avvelenata del Sindaco..” Faith la interruppe “..Che io ho lanciato contro Angel.. Ti ringrazio B. ma non voglio essere assolta dai miei..” vedendo l’espressione di Buffy quasi rise “Ok, scusa. Ti ascolto, dimmi cosa intendi fare.”

Buffy continuò a parlare, aveva bisogno di mettere a fuoco le cose che le ronzavano in mente. Faith era l’unica in grado di capire. “Ricapitolando.. entrambe siamo arrivate alla conclusione che quei sogni non sono semplici sogni, ma sono di natura mistica. Abbiamo quindi concluso che Angel è nei guai e mi sta chiedendo d’aiuto” Poi mormorò “Lui ha.. bisogno di nutrirsi..” Con le dita sfiorò la croce d'argento che teneva al collo e sentì ancora la ferita che ricominciava a sanguinare. “Ha bisogno di nutrirsi subito.. io devo raggiungerlo prima che sia troppo tardi”

“Evvai! Uno a zero per la squadra ‘Angel è vivo’ ..perché se ha bisogno d’aiuto è sicuramente vivo.. come abbiamo sempre sostenuto noi..” urlò Faith mentre digitava sul portatile di Dawn. “Cosa stai facendo?” chiese Buffy “Ti prenoto il primo volo disponibile per Los Angeles ..e ora inventa una versione decente della storia, che possa andar bene per il resto della banda”

Buffy sorrise. Capiva cosa stava facendo Faith e le era molto grata per questo. Anche lei aveva paura che ad Angel fosse accaduto qualcosa di brutto, ma lo mascherava con l’ironia. “Grazie”

“Non ringraziarmi B. Lo faccio per me.. non per te, visto che dovrò sostituirti. Così non dovrò sentire le cazzate di Xander, o quelle di Kennedy.. Cristo.. quanto non la sopporto quella lì..”

Il viso di Buffy si rabbuiò “Perché Los Angeles? Non sappiamo dove sia Angel?” Faith smise di digitare voltandosi a guardarla “È vero, ma da qualche parte dovrai pur cominciare. L.A. è l’ultimo posto in cui è stato visto quattro anni fa..” Buffy annuì, concordava con lei. Dalla loro parte avevano l’istinto slayer a guidarle e anche il legame, seppur differente, che le univa ad Angel. “Ok, è fatta” disse Faith “Il tuo aereo parte alle 11,40. Sono appena le sette, hai tutto il tempo di preparare le tue cose.. fare il discorsetto a Giles e agli altri.. e correre all’aeroporto”

Mentre saliva in camera sua, Buffy si fermò sulla scala voltandosi ancora verso lei.

“Faith, che mi dici di Connor? Dove pensi che sia? Anche lui pare scomparso nel nulla”

“Connor? Chi è Connor?”

..a Los Angeles

Connor aveva ormai preso una decisione importante, una di quelle che potevano cambiare il destino di un essere umano per sempre. Seduto davanti al camino, cercava di vagliare ogni possibile conseguenza del suo gesto e seppur riuscisse a vederne i moltissimi rischi, mise a tacere la ragione e si affidò all’istinto. Angel ormai non riprendeva conoscenza da ore, aveva bisogno d’aiuto e lui non era in grado di fare più nulla per lui. L’ultima estrema forma d’aiuto che poteva ancora dargli, era proprio questa sua drastica decisione. Riaprì il libro che teneva sulle ginocchia dove aveva nascosto qualcosa di prezioso. Una lettera di Angel indirizzata a Buffy. La lettera era datata 30 Maggio 2004 ed era la prima che suo padre scrisse, ormai ben quattro anni fa. Le altre erano tornate al loro posto dentro la credenza. Connor sperava di averle risistemate così come le aveva conservate Angel, ma aveva tenuto questa fuori per una ragione. A differenza delle altre, era l’unica che era stata scritta proprio con l’intento di essere spedita. La busta recava un indirizzo di Roma e all’interno c’era anche un numero di telefono di Londra. Probabilmente Angel aveva contatto quel numero e qualcosa o qualcuno, lo convinse poi a non spedire la lettera. Mentre leggeva, Connor si era chiesto più volte perché Angel non ne avesse mai spedito nessuna e in quegli ultimi tre giorni, gli tornava in mente costantemente nonno Reilly ..e fu proprio il pensiero di lui, che portò Connor a prendere la sua decisione.

Tanto, tanto tempo fa, io ero il messaggero ~ Davvero nonno? ~ Si tesoro ~ Eri magico? ~ No figliolo ..ero solo un postino. Magico era il messaggio che portavo. Non dimenticarlo, Connor.. Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale.

Nonno Reilly da giovane era stato un postino o così lui diceva. Una volta gli raccontò una storia commovente, su una lettera d’amore spedita da una giovane donna al suo innamorato lontano. Accade durante gli anni quaranta e Connor rimase impressionato dal suo racconto. La lettera andò persa, e vagò per il mondo per anni, compiendo dei giri immensi, finché tornò nell’ufficio postale da cui era partita, dove poi giacque per decenni. Nonno Reilly la trovò poco prima che finisse al macero e dopo quasi cinquant’anni, la lettera arrivò finalmente al suo destinatario. La giovane donna, che ora era una vecchia settantenne, aveva creduto che il suo amore l’avesse dimenticata o che non l’avesse mai amata, perché non ricevette mai una risposta. Invece lui l’aveva cercata per anni, senza mai trovarla e quando oramai aveva da tempo perso la speranza, arrivò una lettera come fosse magicamente ricomparsa da un lontano passato. Fu allora che il nonno, scherzosamente, gli aveva parlato dell’ufficio delle anime perse.

Figliolo” disse il vecchio “non hai idea di quante cose possono cambiare nella vita di un uomo e quanto, talvolta, questo sia dovuto solamente al caso o al destino. Per cambiare l’esistenza di un essere umano, a volte è sufficiente ricevere una lettera che era andata perduta, anche se arriva dopo molti, molti anni. Una semplice lettera può cambiare la tua vita per sempre

Connor teneva in mano la lettera e la sentiva bruciare fra le sue dita. Adesso sarebbe uscito e l’avrebbe imbucata, riconsegnandola al suo destino. Questa era la sua decisione, ma il dubbio si insinuò in lui. Era giusto fare questo? Era giusto violare in quel modo la vita di suo padre? Non sarebbe stato meglio parlarne con lui? Posò ancora la lettera, richiudendola nel libro.

Aveva paura di sbagliare, aveva paura di compromettere, forse per sempre, il suo rapporto con Angel e questo lo spaventava molto. Era così contento di come stavano andando le cose fra loro, e non voleva tornare ai vecchi silenzi. Avevano parlato più in questi tre giorni che negli ultimi quattro anni e il merito era proprio di quelle lettere ..e di Buffy.

In quei tre giorni, man mano che leggeva le lettere, si rese conto che era entrato in contatto con due diversi mondi, uno dei quali era a lui totalmente sconosciuto. C’erano tante cose che non capiva, ma era convinto che questi due mondi dovessero finalmente incontrarsi e spedire quella lettera era l’unico modo per farlo. Ad esempio, chi era la piccola Dawn? Angel la citava spesso e sempre con affetto paterno. Che fosse la figlia segreta di Buffy e suo padre? Ammise che quel pensiero lo disturbava. L’idea di avere una sorella non gli piaceva molto. Si rese anche conto che sapere di essere l’unico figlio che Angel avesse mai potuto avere, era una cosa che lo univa molto a lui. Lo faceva sentire speciale e la presenza di una sorella avrebbe rotto la magia della sua unicità. Ma pensò che con il tempo, avrebbe anche potuto abituarsi all’idea di avere una sorella e questa era un'altra valida ragione per spedire la lettera.

Si sedette accanto ad Angel, cercando quel coraggio di cui aveva bisogno. Lui si lamentava nel sonno e la febbre era ancora altissima. La ferita non accennava a cicatrizzare, ormai erano passati tre giorni ed anche in un comune uomo mortale, si sarebbero dovuti vedere i primi segni di guarigione. Qualcosa non andava per il verso giusto e in quel momento realizzò che la vita di Angel era in pericolo. Lo sentì fin dentro le ossa. Le parole che Angel urlò ancora una volta nel suo delirio, per Connor furono come un estrema richiesta d’aiuto. Lui stava morendo.

Buffy ha bisogno di me.. devo andare adesso.. io.. ho bisogno di lei.. Buffy, non lasciarmi..

Connor sentì le proprie lacrime rigargli il viso. Prima di uscire si chinò su Angel, e lo baciò sulla fronte. “Perdonami, papà.. ma non posso più aiutarti.. tu hai bisogno di Buffy adesso”

Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Siamo solo messaggeri.. Magico è il messaggio che portiamo. Non dimenticarlo, Connor..

Sentì ancora la voce di suo nonno risuonare dentro sé e sentì che lo baciava sulla fronte come lui aveva fatto poco prima con Angel. Il fatto che quel ricordo gli tornasse in mente proprio adesso, aveva certamente un significato speciale ..e lui lo interpretò come un segno del destino. Infilò la lettera in tasca, salutò in silenzio suo padre e uscì dalla stanza.

Connor era stato tante cose nella sua breve vita ed era stato chiamato in molti modi diversi. Connor Angel. Steven Holtz. Connor Reilly. Il figlio del miracolo. Il distruttore ..ma stasera lui era il messaggero ..solo un semplice ed umile postino. L’aria fredda della notte portò chiarezza ai suoi pensieri e sentì un ondata di ottimismo. Si, sto facendo la cosa giusta, papà. Mise la mano in tasca sfiorando la lettera con le dita. Guardò la buca della posta davanti a sé, e..

Accidenti, pensò. Per fortuna non l’aveva ancora imbucata. Quella cassetta raccoglieva solo la posta da e per L.A. Smistava solo la corrispondenza cittadina. A lui serviva una cassetta per la posta internazionale e non ne vedeva nessuna nelle vicinanze. Sospirò per la frustrazione, non voleva allontanarsi troppo da casa, voleva tornare subito da Angel. Guardò su in alto nel cielo, quasi ad implorare un aiuto divino. “Un po’ d’aiuto mai, eh?” Si guardò intorno e notò un bar ancora aperto, non l’aveva visto prima. Forse lì potevano dirgli dove trovare ciò che cercava.

“Salve” Si sedette ad un tavolo “Un cappuccino con molta schiuma e un croissant caldo, grazie” Prese la lettera dalla tasca e lesse ancora una volta l’indirizzo, poggiandola poi sul tavolino.

Buffy Anne Summers – Via dei Vasai, 10 – Roma, Italia

“A quest’ora? È tardi per quello” disse il barista, posando inavvertitamente gli occhi sulla busta.

Connor lo guardò abbozzando un sorriso. Era stanco morto, non dormiva da almeno due giorni e aveva anche fame. Pensò che tutta questa storia delle lettere, per lui era iniziata tre giorni prima, proprio mentre faceva colazione al bar del campus, poco prima che intercettasse il discorso degli ex avvocati della Wolf ram and Hart, che lo informavano della morte di Angel.

“Come scusi? È tardi? Siete ancora aperti, giusto?”

“Si, certo. Ma c’è un tempo per tutte le cose. A quest’ora non serviamo cappuccini. È presto per quello ..o troppo tardi” Connor sorrise ancora “D’accordo.. un toast allora.. e una coca..”

“Dovrebbe usare il numero” disse ancora il barista “ma vista l’ora, possiamo fare un eccezione”

“Il numero?” Connor lo guardò con più attenzione, aveva un aria vagamente familiare ma non ricordava di averlo mai visto prima. Sebbene fosse un po’ invadente per i suoi gusti, si sentiva stranamente a suo agio con lui. “Se venisse durante l’orario di punta, gli chiederei di prendere il numero e di fare la fila prima di ordinare, ma come vede, il locale è vuoto a quest’ora”

Connor annuì e tornò a guardare la busta. “Senta? Sa dirmi se qua in zona c’è una cassetta per la posta extra urbana? Devo imbucare una lettere, ed è piuttosto urgente”

“No amico, qua non c’è niente del genere. Si è guardato intorno? Siamo nei sobborghi di L.A. Qua nessuno spedisce lettere intercontinentali. Roma, giusto?” Si avvicinò con un vassoio e apparecchiò per Connor. “È scritto sulla busta, non ho potuto fare a meno di leggere” Tornò qualche minuto dopo con un toast caldo, delle patatine fritte e un boccale di birra freschissima. “Non si preoccupi, patatine e birra le offre la ditta. Lei ha l’aria stanca, come se non mangiasse a sufficienza da giorni, mi sbaglio? Non sarà un patito delle diete anche lei?”

Connor sorrise e gli fece cenno di sedersi al tavolo con lui. Il barista accettò ma prima prese un'altra birra e riempì un boccale per sé. “Lei mi ha chiesto un cappuccino con molta schiuma, e io gli offro una birra, è sempre schiuma dopotutto, ma.. Irlandese ..e della migliore qualità”

“Lei è Irlandese” esclamò Connor “Ma certo, ecco perché c’era qualcosa di così familiare in lei. È per via del suo accento irlandese, anche i miei lo sono” Connor sorrise e pensò che almeno in questo non mentiva quando parlava della sua famiglia. Sia Angel che i Reilly erano Irlandesi.

“Si, sono Irlandese. Non badi a me, mangi prima che diventi tutto freddo” Connor mangiò con gusto e nella foga, una patatina cadde sulla maglia macchiandola d’olio. “Attento, le macchie d’olio sono difficili da mandar via” disse il barista in tono paterno, poi si alzò e gli porse delle salse. “Maionese, senape e..” Connor scosse la testa “No, niente ketchup.. sono allergico al..” Smise di parlare perché in realtà non vi era il ketchup e trovò che fosse strano. Nel mix delle salse di tutte le tavole calde, pub o fastfood che lui conosceva, c’era sempre il ketchup. Preferì non farlo notare, probabilmente era solo una coincidenza, anche se lui non credeva alle coincidenze e Connor era diffidente per natura. “Ha l’aria turbata” disse il barista affabilmente. Connor indicò la lettera. “Devo spedirla al più presto” Poi si sporse in avanti, guardando oltre la grande vetrata. Da lì poteva vedere distintamente la porta della casa di Angel. Saperlo solo lo innervosiva molto, se qualcuno l’avesse attaccato adesso, non avrebbe potuto difendersi, ma sapeva che doveva continuare a parlare con il barista, sebbene non sapesse perché.

“Forse non deve spedirla. Ci ha pensato?” disse il barista. Connor non ebbe il tempo di rispondere perché lui si alzò per servire due clienti entrati in quel momento. “Servite qualcosa di britannico in questo Irish pub? Maledetti Irlandesi, avete invaso la nostra città”

I due sembravano in cerca di guai, ma il barista mantenne la calma. “Il Numero, Londra.”

In quel momento, come fulminato da una illuminazione improvvisa, per Connor divenne tutto chiaro. Adesso sapeva perché doveva parlare con il barista. Da quando era entrato non aveva fatto altro che dirgli cosa doveva fare. Questa non era affatto una coincidenza. Il barista, velatamente, gli stava dicendo che per l’indirizzo di Roma era troppo tardi. Buffy non era più lì. Anziché spedire la lettera, doveva usare il numero di Londra e contattare Buffy di persona.

~ È tardi per quello ~ C’è un tempo per tutte le cose ~ Dovrebbe usare il numero ~ Forse non deve spedirla ~ Il Numero, Londra ~

“Come hai detto?” Chiese provocatoriamente uno dei due clienti. “Prendi il numero, inglese. Non posso servirti senza il numero. È la regola” L’altro cliente rise ed estrasse un coltello pronto a colpire il barista, ma l’attimo dopo tutti e due scapparono a gambe levate spaventati a morte. Pareva che avessero visto il diavolo in persona. Invece era solo Connor che era piombato su loro, investendoli come un ciclone. “Non sopporto i tipi arroganti” disse, mentre aiutava il barista a rimettersi in piedi. “Inglesi” rispose lui, come se questo spiegasse tutto. “Londra è solo un balordo, qui lo temono tutti e odia gli Irlandesi” Si ricompose e sorrise. “Dove hai imparato ha usare le mani in quel modo? Sei stato grande, ragazzo” Connor sbirciò ancora dalla vetrata per tenere d’occhio casa. “Ho avuto un bravo insegnante. Il migliore.” Notò che il barista era passato dal Lei al Tu e lo trovò naturale. Poi divenne nuovamente ansioso e prese in mano il cellulare “Senta.. dovrei..” il barista sorrise “Fa pure.. sono nel retro a sistemare queste casse di birra. Prenditi tutto il tempo che vuoi.. non c’è alcuna fretta”

Quando finì, senza che lui lo chiamasse, il barista ricomparve “Sei stato in gamba, ragazzo” e Connor ebbe quasi la certezza che non si riferisse alla rissa di prima. Tese la mano verso lui “Connor. Il mio nome è Connor” Il barista rispose alla stretta di mano e affettuosamente gli diede un colpetto sul braccio “Papà, vero? Scommetto che è stato lui a scegliere il tuo nome”

Connor annuì sorridendo “Ero entrato qua per chiedere informazioni e..” Si avviò verso l’uscita, seguito dal barista che cominciò a spegnere le luci. Voltò anche il cartello della vetrina dalla parte in cui era scritto Chiuso “..e le hai trovate?” Connor era ormai fuori dal locale, rimise la lettera in tasca e lo guardò dritto negli occhi. Per attimo gli parve di riconoscere un volto noto, ma durò solo un attimo “Si. Le ho trovate. La ringrazio ..grazie anche per le patatine e la birra”

Si incamminò veloce, doveva solo attraversare la strada e sarebbe stato di nuovo a casa. Sentì la porta del bar che si chiudeva alle le sue spalle, pensò che non aveva neppure chiesto al barista come si chiamasse. Si voltò e tornò indietro ma sentì un brivido gelido di paura dietro la schiena. La strada era completamente buia, nessuna insegna luminosa.. non c’era niente. Niente.. di niente.. di niente.. neppure il bar.. Si, Connor sentì davvero il brivido della paura.

Il bar era sparito, come ingoiato nel nulla. “Ma non è possibile.. Cosa accidenti..?” Corse verso il bar ma al suo posto vi era un vecchio negozio di ferramenta con la serranda arrugginita che nessuno aveva aperto da chissà quanto tempo. “Ma..? non può essere, ero li dentro due minuti fa.. ho parlato con quel tipo.. ho mangiato.. ho telefonato.. non era un allucinazione..”

Fu colto dal panico e controllò il cellulare facendo scorrere la lista delle chiamate effettuate. Si, il suo cell aveva registrato la sua telefonata esattamente alle 23,40, quindi era una prova che non aveva le allucinazioni. Controllò i numeri in memoria e vide che c’era il nuovo numero che aveva appena salvato nei preferiti, un ulteriore prova che non era pazzo. “Dove è finito il bar?” Chiese sottovoce a sé stesso. Controllò la sua maglia in cui vi era una vistosa macchia d’olio “Oh questa poi.. beh, almeno le patatine erano reali..” ma le sorprese non erano finite.

Tornò sui suoi passi e raggiunse la cassetta della posta in cui si era fermato prima di entrare al bar. “Ma..? Cosa..?” Affianco alla buca della posta urbana, era ben visibile la cassetta per la posta intercontinentale. “Non può essere. Sono certissimo che prima non c’era” Sospirò per la frustrazione e la stanchezza. “E ora che faccio? Accidenti, non posso neppure dirlo ad Angel”

Ma poi sentì un senso di pace. Ripensò alle parole di Buffy e seppe di non essere più solo.

Ora va da tuo padre, non lasciarlo solo. Sta tranquillo, il peggio è passato. Va ora..

 

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Capitolo 8
*** Parte 07 ***


Parte 07

Da almeno mezz’ora, Buffy andava avanti e indietro tra il vialetto e l’ingresso di casa Giles, seguita a distanza ravvicinata da Dawn, che le chiedeva mille cose al secondo a cui lei rispondeva di “Si” ma senza ascoltarla veramente. Con la mente, lei era già altrove.

“Si, che passo anche da papà – Si, chiamo appena ci sono novità – Si, ho preso tutto..”

Prendeva le valigia dall’ingresso, per caricarle poi nell’auto parcheggiata proprio nel vialetto d’accesso della tenuta. Ogni tanto lanciava uno sguardo verso Giles, Willow e Xander, che a braccia incrociate osservavano la scena senza muovere un dito. Il loro visi erano inespressivi, o così a Buffy sembrava. Il fatto era che a lei non importava molto. Da dieci minuti avevano però smesso di urlare e questo era già tanto. Che fine ha fatto Faith? Pensò Buffy.

“Bene” disse infine “Sono pronta” Si avvicinò a Willow e l’abbracciò “Buffy ho paura che..” Lei sorrise, non voleva che ricominciasse con la solita predica stile migliore amica “Va tutto bene. So quel che faccio” Abbracciò anche Xander “So che non vuoi sentirtelo dire ma..” Sorrise pure a lui “..e allora non dirlo” Infine salutò Giles e fu lui ad abbracciarla. “Buffy, sei sicura?” A lui lo strinse un po’ più forte. “Si, Giles. Si tratta di Angel.. sono più che sicura” Lui in silenzio annuì, non poteva vincere contro Angel, sapeva che non c’era nessun argomento valido che potesse convincere Buffy a non partire. Quando si trattava di Angel, lei non sentiva ragioni. “Stai attenta” disse sottovoce. “Come sempre” rispose Buffy.

Dawn l’accompagnò all’auto e l’abbracciò. Lei era l’unica, oltre a Faith, che fosse felice di questa partenza. Rassicurata dal sorriso di Buffy, tornò dentro e dalla scala urlò a Faith di sbrigarsi, così come le aveva chiesto Buffy. Non ricevendo risposta, si apprestava a salire quando squillò il telefono e corse a rispondere. “Lascia.. rispondo io” urlò a Xander.

Faith scese giù per le scale in quel momento. “Arrivo. Non siamo in ritardo, abbiamo tutto il tempo.. è solo che non mi andava di vedere pianti d’addio” disse guardando in direzione di Willow. Soprattutto se non sono sinceri, pensò fra sé. Raggiunse Buffy porgendole qualcosa. “Tieni. Infilalo da qualche parte” disse, guardando le valige stipate nel bagaglio. “Hai deciso che sarà una lunga vacanza, vedo. Buon segno, questo promette bene.”

Buffy era nervosa “È tardi, dobbiamo andare.. cos’è questo?” Faith prese le chiavi dell’auto dalle mani di Buffy “Guido io ..non è tardi. Quello è un portatile, c’è anche la webcam.. meglio stare in contatto, sai nel caso..” Buffy ridacchiò “Faith, te la caverai benissimo, non temere di assumerti delle responsabilità.. comunque ok.. se avrai bisogno d’aiuto, useremo la webcam” Faith rise “Ehi principessa, chi ha detto che sarò io ad aver bisogno d’aiuto? Io parlavo di te” Ma tutte e due sapevano che non era vero o che erano vere entrambe le cose.

Sentirono Dawn che urlava a telefono, ma non le badarono “Tienila d’occhio” disse Buffy e Faith annuì “È grande ormai, non è più una bambina, ma ok.. la terrò d’occhio..”

“Cosa? No, io sono Dawn. Senta, parli più forte, non si capisce nulla” urlò Dawn “Come? Buffy Summers? No, non è qui. È partita proprio poco fa. Ma lei chi è? non ho capito il suo nome” Qualcuno al telefono chiedeva di Buffy e lei decise che non era il caso di disturbarla. Se era per questioni di lavoro, non voleva che un impegno improvviso mandasse all’aria la sua partenza.

Dall’altro capo del telefono, il suo interlocutore pensò fra sé. Dawn. Doveva rispondere proprio lei? Non sono pronto per questo, adesso. “Non ho detto il mio nome.. io sono.. Cosa? Buffy è partita? ..e Faith è lì? sono un suo amico. Può dirmi dove posso trovarla? Ho bisogno di parlare con lei. È piuttosto urgente. Sento malissimo anche io.. sto chiamando da Los Angeles”

Dannazione pensò Dawn. Fu tentata di riagganciare, ma se il tizio conosceva Buffy e Faith era sicuramente uno del giro. Aveva detto che era urgente ..e urgente, nel loro mondo significava apocalisse o giù di lì. Non poteva ignorare la telefonata. “Ok. Attenda un attimo. Chiamo Faith”

Faith aveva già acceso il motore. “Aspettate. Faith, al telefono. È per te” Urlò Dawn. “Chi è?” chiese lei e Dawn sbuffò seccata “Non lo so, non l’ha detto. Un tizio da Los Angeles”

Buffy sentì un brivido correre lunga la schiena, e senza sapere perché seguì Faith dentro casa. Poteva essere una telefonata personale e Buffy non amava impicciarsi, ma nonostante ciò, si piazzò davanti a Faith che era già al telefono e in preda ad un ansia sempre più crescente chiese “Chi è? è da Los Angeles.. non ci chiama mai nessuno da Los Angeles..”

“Ehi, ti spiace alzare la voce? Non sento un accidente. Vado di fretta.. dimmi tutto, ma dillo velocemente. Come? ci conosciamo? Ah si? Io conosco un sacco di gente, bello. A giudicare dalla tua voce nervosetta, forse noi due abbiamo.. come dire..? fatto baldoria insieme? ..se capisci cosa intendo.. uhm.. sento che sei arrossito, quindi no.. niente baldoria insieme..”

Buffy agitava le mani davanti a Faith gesticolando nervosa “Chi è? chiedigli chi è” Infastidita da Buffy, interruppe la telefonata “Solo un secondo” Mise la mano sulla cornetta e urlò “B. vuoi smetterla di urlami nelle orecchie? Se mi parlate in due non capisco niente..” Buffy la fulminò con lo sguardo “Insomma, si può sapere con chi stai parlando? Chiedigli chi è?”

Fece come richiesto, più per farla star zitta che altro, ma quando dall’altro capo del telefono arrivò la risposta, l’espressione del suo viso cambiò completamente. Faith divenne serissima e guardò Buffy con stupore, scuotendo la testa incredula. “Dice di essere Connor”

Il mondo, per un solo istante, smise di girare e tutto parve immobile o così sembrò a Buffy.

Los Angeles – Connor – Angel

Buffy ci mise meno di un secondo per realizzare chi fosse Connor. Strappò la cornetta dalle mani di Faith e quando cominciò a parlare si rese conto che la voce tremava. “Sono.. Buffy..” Tutto ciò che sentì fu un profondo e desolante silenzio. Chiuse gli occhi e ingoiò lacrime e angoscia. In quel silenzio, vide mille possibili terrificanti scenari passare davanti a lei e le ginocchia parevano non volessero più sorreggerla. Angel era morto e suo figlio chiamava per dare la notizia - Angel era stato ingoiato dentro una dimensione infernale - Angel l’aveva cercata e non trovandola, era morto aspettando l’alba e lei non era lì a salvarlo..

“Ciao”

Sentì quella voce mormorata, come se provenisse dagli abissi più oscuri dell’universo. Per un attimo desiderò che il tempo si fermasse in quell’istante, non voleva sentire oltre ..ma la voce, inesorabilmente continuò a parlare e Buffy dovette appoggiasi al muro per non crollare.

“Io.. cercavo te, ma mi hanno detto che eri partita.. io sono.. un amico di Angel ..ho bisogno di parlare con te..” Buffy sentì una risatina nervosa “..è solo che.. non so da dove cominciare..”

Riaprì gli occhi e sospirò di sollievo. Quella voce non sembrava più tanto minacciosa. Era dolce. “Si. Cioè no. Non sono partita. Non ancora. Tu sei.. Connor, giusto?” Sentì il bisogno di rassicurarlo. “So chi sei.. non temere” e funzionò, perché il ragazzo cominciò a parlare quasi senza riprendere fiato. Parlò velocemente e Buffy non lo interruppe mai. Solo alla fine, quando sentì di nuovo silenzio, chiese “Ma.. Angel sta bene, vero? Voglio dire.. sta male, ma.. lui è..”

La voce arrivò chiara, quasi urlata. Connor doveva rassicurare Buffy “Lui è vivo” Anche Connor, come Buffy, era emozionatissimo, ma riuscì a dire. “Angel.. ha bisogno di te”

Buffy non riuscì a trattenere le lacrime. Quattro lunghi anni senza sapere nulla di lui e ora aveva la certezza che fosse vivo. E sapeva anche come e dove raggiungerlo. Solo dodici ore di volo la separavano da Angel. Farfugliò qualcosa di incoerente e sentì Connor che chiedeva “Stai bene?” Lei rideva e piangeva “Si. Si, sto bene” si ricompose, notando solo allora che gli altri la guardavano senza capire cosa stesse accadendo. Ma Buffy non badò a loro. Lei non era più lì. Con la mente e con il cuore era già a Los Angeles. “Connor ci sei ancora? Dove posso richiamarti? Bene, questo è il tuo cellulare? Perfetto, segna questo numero, è il mio. Ascoltami bene adesso, fra un ora sarò sull’aereo per L.A. Puoi venire a prendermi all’aeroporto? Dovrei essere lì intorno alle 11,40. Appena arrivo ti chiamo. Scritto tutto? Bene.. ora devo scappare..” Sentì di nuovo silenzio e comprese che il ragazzo era preoccupato. “Connor? Andrà tutto bene.. ora va da tuo padre, non lasciarlo solo. Sta tranquillo, il peggio è passato. Va ora..”

Riagganciò e uscì di corsa. Agli altri che tentarono di fermarla, disse solo “Angel è vivo”

In macchina parlò concitatamente e raccontò a Faith cose avesse detto Connor. “Suo figlio è preoccupato. Dice che Angel è stato ferito gravemente, e non riesce a riprendersi. Connor ha pensato di contattare me.. non ho capito come avesse il numero di Giles.. comunque ho il suo numero di cell e lui ha il mio.. viene a prendermi all’aeroporto.. e.. dio non riesco a crederci.. se fossimo partite solo un secondo prima, ora non avrei la certezza che Angel è vivo.. quel ragazzo è un angelo.. quel ragazzo è..” Sorrise “..non vedo l’ora di conoscerlo..”

Faith notò che man mano che lei parlava di Connor, cominciava a ricordare come e dove lo avesse conosciuto. “Il figlio di Angel, come ho fatto a dimenticarlo? Pure Willow non lo ricorda”

Buffy comprese che c’era qualcosa di mistico in questa amnesia collettiva ed era questo il motivo per cui nessuno sapeva dell’esistenza di Connor. Lo stesso motivo che forse, le aveva impedito di trovare Angel. Presto avrebbe conosciuto la verità o almeno così sperava.

“Connor.. come è fisicamente? Descrivi un po’ come è. Alto, capelli e occhi scuri, immagino” chiese a Faith e lei descrisse il ragazzo usando il suo linguaggio colorito che fece ridere Buffy. “Macché, non ha nulla di Angel.. togli alto-oscuro-tenebroso e metti l’inverso. È piccoletto, capelli castano chiaro che ha sempre sugli occhi. Occhi blu intenso. Smilzo ..ma è super forte, anche se una volta l’ho pestato, sai? voleva uccidere Angel. Di suo padre ha ben poco, niente su cui fantasticare.. insomma, hai capito no?” Buffy la bloccò prima che andasse troppo oltre.

“Fermati lì. Ho chiesto solo perché devo incontrarlo e vorrei poterlo riconoscere” Faith annuì “Ha il sorriso di Angel. Pensi di poterlo riconoscere da quello? ma, come Angel, sorride poco”

Intanto a Los Angeles

Connor aveva davvero bisogno di parlare con Angel, gli ultimi avvenimenti lo aveva stremato emotivamente, ma cosa avrebbe potuto dirgli? ..e tentare con l’ironia? A volte funzionava..

Papà, sai che mi è successa una cosa stranissima stanotte? Stile Ai confini della realtà ..quel genere di telefilm anni sessanta. Cosa ci facevo fuori a quell’ora? Niente di importante.. dovevo solo imbucare la tua lettera segreta per Buffy. Si, esatto proprio quella che non vuoi che nessuno veda ..se no perché sarebbe segreta? Si, in questi giorni ho frugato un po’ qua e là nella tua vita, ma nulla di grave ..e poi non l’ho neppure spedita. Perché? Ah beh, perché quel tipo irlandese mi ha detto che era meglio telefonare. Ah non te l’avevo ancora detto? Si, si ..ho proprio parlato con Buffy.. sembra simpatica.. e ora perché ti stai arrabbiando? Che sarà mai? ..le ho solo detto che sei nei guai ..è tutto sotto controllo.. Buffy sta arrivando.. contento..?

“Cristo, questa è la volta che mi ammazza sul serio.” Disse ridacchiando, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando lo sentì piangere. Si, Angel piangeva e si agitava nel sonno. Corse da lui.

“Angel? Angel mi senti? Devi svegliarti adesso, stai dormendo da troppe ore..” Connor fu preso dal panico. Le cose non stavano andando come previsto. Angel sembrava sempre più debole ed erano ore che non mangiava. Proprio in quel momento si svegliò e Connor ne fu sollevato.

“Connor? grazie a dio sei qui.. sono così stanco.. ma non voglio dormire.. non voglio.. aiutami” Era evidente che fosse emotivamente molto provato, in altre circostanze non avrebbe mai chiesto aiuto così esplicitamente. L’unica cosa che Connor poteva fare al momento, era tenerlo sveglio e rassicurarlo con la sua presenza. Impresa quasi titanica, considerando la situazione.

Si sedette accanto a lui porgendogli un bicchiere di sangue, ma dopo averne bevuto un solo sorso, allontanò subito la bocca. Lo stomaco si rifiutava di ricevere cibo. Voltando la testa di lato, vomitò sul cuscino e cominciò di nuovo a piangere sommessamente. Non aveva più forze.

“Ho qualcosa che non va..” disse. Connor gli ripulì il viso e non disse di essere preoccupato, ma c’era davvero qualcosa che non andava in lui. Erano passate più di trentasei ore dall’attacco del Selmunth e lui stava sempre peggio. Vederlo piangere lo spaventò moltissimo, e non sapeva cosa altro fare per aiutarlo. L’unica cosa che sapeva era che presto sarebbe arrivata Buffy. “Stai tranquillo, devi solo avere un pochino di pazienza. Ancora qualche ora e tutto sarà ok.. ci stai mettendo un po’ più di tempo a.. rimetterti su.. ma già domani starai meglio..”

“Ho.. sporcato il cuscino.. io non volevo.. mi dispiace..” Si girò ancora per nascondere il viso e continuò a piangere in silenzio. Odiava maledettamente la sua debolezza, odiava che suo figlio lo vedesse così, ma non riusciva a frenare le lacrime. Connor gli sollevò la testa e sostituì il cuscino. “Ora non è più sporco.. non preoccuparti del cuscino” Poi continuò a lavargli il viso costringendolo a voltarsi. “Va tutto bene, papà. No, non ho sbagliato questa volta.. volevo proprio dire papà. Sai? Mentre dormivi.. ho pensato che quando siamo soli.. potremmo.. Voglio dire.. se posso vederti piangere, posso anche chiamarti papà, sempre che a te non dispiaccia”

Connor era certo che a lui non dispiacesse. Nelle sue lettere, Angel l’aveva confessato a Buffy tantissime volte, ed era sicuro che adesso avesse bisogno proprio di questo. Doveva far capire ad Angel che non era solo. Doveva fare in modo che lui sapesse che non era lì perché sapeva ricucire le ferite. Lui era lì perché era suo figlio e davanti a lui poteva anche piangere ..e Angel capì, mostrando le lacrime senza timore. Era grado a Connor per essere li con lui, se fosse rimasto solo, sarebbe impazzito. “Connor.. io.. certo che sono contento se mi chiami.. se mi chiami così.. io sono molto contento..” Poi l’angoscia ebbe il sopravvento ancora una volta “Connor.. cosa mi sta succedendo? Io non mi sento bene.. sta accadendo qualcosa..”

Se Connor era arrivato a questa consapevolezza in così breve tempo, in massima parte il merito era di Buffy. Gli prese la mano, stringendola forte questa volta e Angel rispose con un sorriso di gratitudine. “È tutto ok, aspettiamo ancora un po’, l’effetto del veleno svanirà presto. Papà.. ho bisogno di chiederti una cosa.. ma non sei obbligato a rispondere.. d’accordo?”

Angel annuì. Aveva la sua attenzione. Connor strinse la sua mano più forte, aveva bisogno di richiamare a raccolta le sue forze. Voleva parlare di Buffy. Voleva preparalo gradualmente al loro incontro, in modo che non fosse uno shock. Voleva essere certo di aver fatto la cosa giusta, ma sapeva che era un argomento delicato. Infine di botto chiese “Papà.. Chi è Buffy?”

Sentì la mano di Angel che allentava la presa, ma l’afferrò ancora più forte non permettendogli di allontanarsi da lui. “Urli continuamente il suo nome mentre ti agiti nel sonno..” Angel annuì ancora “Ho detto altro? mi hai sentito parlare di qualcos’altro?” Lo tranquillizzò subito, mentendo spudoratamente “No. Solo quel nome.. ma lo ripeti di continuo.. se non ti va di dirmi chi è.. non c’è problema.. dimmi solo se.. se Buffy, chiunque lei sia.. può aiutarti.. o forse è un nemico? è una persona che ti ha fatto del male?” Sfoderò un sorriso innocente ma non gli sfuggì lo strano effetto che gli fece pronunciare quel nome davanti ad Angel. Ovviamente sapeva bene che lei non era una nemica, ma decise di non parlare delle lettere e neanche della telefonata. Parlare di Buffy con lui, comunque lo faceva sentire meno in colpa.

Angel tentò di mettersi a sedere e Connor lo aiutò, sistemando altri cuscini dietro la schiena. “No, non mi ha mai fatto del male” gli disse, sorridendo con una dolcezza che Connor aveva visto molto raramente sul suo viso. “Buffy è davvero così lontana dall’essere mia nemica. Lei è una persona.. che conoscevo.. ma non voglio parlarne.. non ora, mi dispiace, Connor..”

Connor annuì e in cuor suo provò delusione, sebbene la risposta di Angel fosse prevedibile. Ad ogni modo ora poteva nominarla davanti a lui, rispetto a prima era comunque un passo avanti. “Va bene, almeno so che non è uno dei tanti nemici che ti danno la caccia. Buffy può aiutarti?”

“Connor, hai chiamato la tua famiglia? Sanno dove sei? dovresti farlo, saranno in pensiero”

Insistette ancora, ignorando le sue domande “Buffy può aiutarti?”

Angel abbassò gli occhi “No, non può. Ora rispondimi. La tua famiglia sa che sei qui?”

Il tono della sua voce era un misto di tristezza, amarezza e fermezza eccessivamente dura. Connor percepì soprattutto la durezza, e reagì a sua volta con altrettanta rabbia ed amarezza.

La stanchezza emotiva delle ultime ore, il fatto che non dormisse da due giorni, l’aver sentito Buffy senza poterlo dire ad Angel, l’esperienza terrificante di aver parlato con un fantasma o forse tutte queste cose messe insieme, ebbero la meglio su lui e rispose con rabbia distruttiva.

Angel, la mia famiglia non può sapere che sono qui, l’hai dimenticato? Non posso parlare di te con nessuno, soprattutto con loro ..e no, loro non sono in pensiero per me. Sono cinque anni che sto fuori casa.. ho ventitre anni, sono laureato da un anno, ho una mia vita, ho una ragazza e vedo la mia famiglia ogni fine settimana.. non li sento mai durante gli altri giorni. Non è così anche con te? Ma per poter parlare con te, devono passare trenta giorni, non uno di più, non uno in meno. Durante gli altri ventinove giorni recito il ruolo del bravo ragazzo. Connor Reilly. Ragazzo di buona famiglia, equilibrato, studioso e ben inserito nella società. Solo il trentesimo giorno mi è concesso di essere me stesso, ma senza esagerare, perché potrei anche abituarmi e questo non deve accadere, non è così? Posso essere me stesso, cioè essere tuo figlio.. a patto di non superare i limiti, e tu.. ovviamente, lo fai per proteggermi, lo fai perché mi vuoi bene. Niente domande scomode, niente eccessivi coinvolgimenti, ancora una volta niente di veramente reale. Giusto! Perché impegnarsi tanto, se il giorno dopo torno ad essere Connor Reilly? sarebbe solo un inutile spreco di energie. E a te le energie servono a ben altro. Devi portare avanti la tua missione. Missione che ti ha portato esattamente dove sei ora. Immobile su un letto, solo come un cane, quasi ferito a morte ..e io non so più come aiutarti”

Con un immane sforzo di volontà, Angel si tirò su e facendo leva col braccio sano, lo abbracciò. Non potendo sostenere a lungo quella posizione, ricadde sul cuscino trascinandolo con sé. Lo teneva stretto per paura che si allontanasse, ma non dovette faticare molto. Connor si abbandonò a quell’abbraccio e piansero entrambi i loro “Mi dispiace” e i loro “Ti voglio bene”

Gli baciò la fronte ripetutamente, continuando ad abbracciarlo per rassicurarlo, dicendogli fra le lacrime, che le cose sarebbero cambiate. Quando Connor si calmò, Angel gli disse alcune cose.

“Connor, ci sono delle cose che non sai.. c’è un motivo per cui non possiamo vederci spesso, ma questo non significa che io non ti voglia bene. Ascoltami per favore.. in questi ultimi quattro anni, la maggior parte del tempo, io non ero qua. Ma ogni volta che ho potuto, sono sempre corso da te, anche se tu non potevi vedermi. Io c’ero anche se era rischioso essere lì. Io c’ero comunque.. perché volevo assolutamente esserci. Ora le cose cambieranno.. te lo prometto, figliolo. Credi davvero che mi bastasse vederti solo quel giorno? Certo che no.. ma negli altri ventinove giorni, ero altrove.. ogni volta però sono tornato, senza mai saltare un solo giorno del nostro accordo. Per me è importante vederti anche se solo una volta al mese..”

Connor si mise a sedere sul letto, guardandolo con stupore “Cosa vuol dire che non eri qua?”

Angel, ancora una volta abbassò gli occhi e Connor comprese. “Non me lo dirai, vero?” Lui annuì “No, per ora non posso dirtelo, ma ricorda che c’è sempre un motivo se.. Connor, in questi quattro anni, mi spostavo di continuo, non ero mai a Los Angeles.. tornavo solo quando sapevo che stava capitando qualcosa di importante nella tua vita. Come la tua laurea ..o come il tuo esame di guida..” Connor fu sorpreso di sentire questo “Eri lì anche quel giorno?”

Angel sorrise “Si” ma gli occhi erano velati da profonda tristezza “Non hai idea di quanto sia doloroso guardare da lontano qualcuno che ami, senza poterti mai avvicinare troppo, sapendo che non potrai mai far parte della sua vita. Osservi le persone che ami, nascosto in un angolo buio, e pensi che avresti potuto vivere insieme a loro.. ma a te questa gioia sarà negata..”

Connor intuì che non si riferiva solo a lui, stava parlando anche di Buffy. “Potevi dirmi che eri lì, io sarei stato felice di..” La voce di Angel vacillò e riprese a piangere “No che non potevo..”

Connor lo abbracciò. “Mi dispiace di averti parlato in quel modo. Ho sempre visto le cose solo dal mio punto di vista. Non ho mai considerato quanto fosse doloroso per te, mi dispiace di non averlo capito prima ..e noi parliamo sempre così poco.. ma ora è diverso.. ora ho capito..”

Angel annuì in silenzio, era stanco e stava scivolando ancora nel sonno, quando sentì vibrare il cellulare che Connor teneva nella tasca posteriore dei jeans. Connor scattò in piedi, in preda ad un ansia improvvisa che stupì Angel. Buffy pensò Connor, allontanandosi per leggere l’sms. Angel lo sentì ridere e provò un senso di pace interiore, come non gli capitava di sentire da un infinità di tempo. “È l’ospedale. Un emergenza. Devo.. devo andare.. per un oretta o due..”

Angel gli sorrise, non credette ad una sola parola di ciò che aveva detto, sapeva riconoscere la voce di Connor quando mentiva, ma pensò che avesse semplicemente bisogno di stare un po’ solo e finse di credergli. “Oh.. il mio ragazzo è importante.. lo chiamano anche per le emergenze”

“Papà.. dai..”

Connor rispose al sorriso un po’ a disagio e pensò. Giuro che questa è l’ultima bugia che ti dirò.

“Non ci metterò molto..” Angel lo rassicurò “Va pure ..e quando torni, se ti viene di passaggio.. potresti.. potresti comprare un microonde? Grande.. molto grande..”

Connor sentì un nodo in gola. Si sedette ancora qualche minuto accanto a lui coprendolo bene.

“Grande quanto?”

“Grande tanto da poter cuocere una torta..”

“e la pizza..” aggiunse Connor

“..e la pizza” ripeté Angel prima di scivolare ancora una volta nel sonno.

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Capitolo 9
*** Parte 08 ***


Parte 08

Aveva corso come un pazzo, ripercorrendo a ritroso la strada che aveva fatto, ormai quattro giorni prima, e ora che era arrivato, aveva il fiatone. Dopo aver minacciato di ucciderli di morte violenta, se non avessero parlato, aveva lasciato gli avvocati della W&H ed era uscito dal bar di corsa, seguendo le tracce del sangue di Angel. Adesso si ritrovava esattamente al punto di partenza. Beh, non esattamente. Pensò fra sé. Era perfettamente conscio che nulla era come prima e che non lo sarebbe stato mai più. Tutto era cambiato. Lui era il figlio di Angel, come mai aveva pensato di esserlo prima d’ora e si sentiva davvero bene dentro la sua nuova pelle.

“Per fortuna nessuno ha notato l’auto ferma qua da quattro giorni” disse a sé stesso mentre scaldava il motore. L’auto era il regalo di laurea dei Reilly, ma il regalo più bello lo ricevette proprio stamattina all’alba. Era racchiuso nell’abbraccio di Angel, quando gli recitò a memoria, la frase che Connor lesse l’anno prima, davanti a docenti, studenti e familiari presenti nell’aula Magna. Scrisse quella frase nella prima pagina della tesi, mentre aspettava di vedere l’arrivo di Angel. Era una frase dedicata all’unica persona che meritava di essere lì in quel momento.

Dedico la mia tesi all’unica persona che ha veramente creduto in me, anche quando io stesso avevo smesso di crederci. Mi ha sostenuto spronandomi a non arrendermi, mostrandomi che era possibile rinascere a nuova vita. Se oggi sono qua, lo devo a lui. Solo a lui. A Mio Padre.

Angel la ricordava anche dopo un anno e quando Connor confermò, inequivocabilmente, che quel A Mio Padre, era riferito a lui, le sue lacrime e il suo abbraccio furono il più bel regalo che potesse fargli. Rise ricordando cosa gli avesse chiesto prima di uscire. “Davvero un bel regalo di laurea ..un microonde. Accidenti papà, ma dove lo trovo un microonde adesso?”

Si chiedeva anche se avesse fatto bene a rispondere all’sms di Buffy in quel modo, infondo lei era una perfetta sconosciuta, ma non aveva saputo resistere. Quel messaggio era così buffo che non poteva risponderle che in quel modo.

-Non mi aspettavo certo la guardia nazionale ad accogliermi, ma anche niente è un po’ troppo-
-Sto arrivando. Non appena finisco di preparare lo striscione di benvenuto, ovviamente-

Per questo aveva riso davanti ad Angel, rischiando di mandare tutto all’aria. Lui aveva una specie di sesto senso per le cose che riguardavano suo figlio e non era per il fatto di essere un vampiro. No, lui era solo un padre con i sensi iper amplificati, come fossero antenne radar. Connor sospettò che con Buffy nelle vicinanze, quel sesto senso fosse mille volte più potente.

Pigiò sull’acceleratore e accese la radio. Preferiva ascoltare musica piuttosto che i suoi pensieri, ma non era facile. Il messaggio di Buffy l’aveva divertito ma anche stupito. Aveva immaginato una persona completamente diversa e pensò che lei e suo padre, insieme formavano davvero una strana bizzarra coppia. Lei una slayer e lui un vampiro. O per meglio dire, lei LA Slayer e lui IL Vampiro con l’anima. Lei solare ed estroversa e lui oscuro, taciturno e malinconico. Non avevano niente in comune. Avrebbero dovuto essere nemici mortali ..e invece loro si amavano.

Gli opposti si attraggono pensò, mentre parcheggiava nella zona riservata ai voli internazionali.

Intanto Buffy aveva dovuto ingaggiare una furibonda lotta contro un poliziotto particolarmente zelante. “Le assicuro che non è un arma. Si, d’accordo è una spada.. ma non è come sembra. Senta, a Londra nessuno ha fatto storie. Ora, perché lei non capisce la differenza tra un arma e un oggetto d’antiquariato? Le pare che qualcuno possa andare in giro ad uccidere la gente, con un oggetto simile? Sono una cittadina Americana, ma devo ammettere che a Londra sono più tolleranti” Ovviamente evitò di dire che Faith l’aveva aiutata ad eludere la sorveglianza, ed era anche meglio non dire come vi fosse riuscita. Alla fine riuscì comunque a spuntarla.

Il poliziotto aveva chiamato rinforzi ma quando entrò il suo collega, vedendo la spada si scusò. “Quella è la spada di Angel” Buffy lo guardò incredula. “Come scusi?” Mortificato, il poliziotto si scusò ancora. “Può andare signorina. Chiedo scusa per il contrattempo, evidentemente il mio collega ignora che quella spada è un imitazione. È ovvio che è finta. La vendono in molti negozi di souvenir, da quattro anni” Poi disse con enfasi. “Quella è la spada che ha ucciso il drago”

Buffy uscì subito per evitare di ridere davanti a loro e prima che si accorgessero che la spada era autentica. Questa è la spada di Angel, non una volgare imitazione pensò, sedendosi nella sala d’aspetto. Guardò le valigie e si rese conto solo in quel momento di quanta roba si fosse portata dietro ..oltre allo zainetto che aveva tenuto come bagaglio a mano. Lì c’era qualcosa che non poteva permettersi di perdere e da cui non voleva separarsi. Il suo diario, il libro di poesie ..e tutto ciò che riguardava Angel. Toccò la croce d’argento che teneva al collo e sentì, ancora una volta, la cicatrice sul collo che pulsava come a ricordarle l’urgenza della situazione. “Avanti Connor.. quanto ci metti.. Angel sta male. Non abbiamo tutto questo tempo”

Si guardò attorno ma non vedeva nessuno che corrispondesse alla descrizione di Faith. O per meglio dire, c’erano parecchi ragazzi là intorno e molti di loro potevano assomigliare a lui. Non sapeva neppure quanti anni avesse esattamente. Ma non appena guardò in direzione della grande vetrata, e vide le porte scorrevoli aprirsi, capì subito che il ragazzo che stava entrando in quel momento, era Connor. “Certo Faith, come no.. non ha nulla di Angel, vero?” disse fra sé “Quel ragazzo è la copia sputata di suo padre. È molto Angel invece. Si muove come lui. Osserva la gente con diffidenza come lui. Stringe i pugni come lui ..ed è molto solo come lui”

Si alzò e gli andò incontro. Connor spostava lo sguardo nervosamente, cercando di abbracciare la visione dell’intera sala per riuscire ad individuare Buffy tra la folla, ma si fermò quando vide una ragazza minuta, dai capelli biondi che lo guardava intensamente, studiandolo con molta attenzione. Buffy. Lui aveva un vantaggio rispetto a lei. L’aveva vista nei ritratti di Angel e la riconobbe subito. Sorrise e lei pensò che sul sorriso, Faith aveva ragione. Sorride come Angel.

“A questo punto, nei film d’azione, quando ci si incontra così, uno chiede la parola d’ordine” disse Buffy tentando di scherzare, per evitare di mostrare l’emozione. “Come? ah si, per essere certi di aver davanti la persona giusta.. ovvio..” disse Connor sperando che lei avesse sentito.

Aveva parlato con voce così bassa che lui stesso quasi non la sentì. Si morse nervosamente le labbra, abbassando lo sguardo. Davvero non sapeva cosa dire o fare, tranne che non riusciva a credere di essere realmente davanti a Buffy. Poteva stringerle la mano e dire, Piacere, Connor. Oppure poteva dire, È meglio andare, il parcheggio scade fra un minuto, invece disse “Angel” e Buffy annuì commossa. “Si, credo che sia quella la nostra parola magica. Angel.”

Connor si chinò a prendere le valige. Non rispose perché non avrebbe potuto dire nulla di sensato in quel momento. Era commosso. Profondamente commosso. Non tanto per quello che aveva detto lei, ma per come l’aveva detto e per quel suo gesto casuale, che aveva fatto quando pronunciò il nome di suo padre. Gli aveva accarezzato il viso, sistemandogli i capelli dietro le orecchie e Connor pensò che mai aveva provato un emozione così forte. Mamma Reilly era sempre molta affettuosa con lui, ma non come lo era stata Buffy in quel momento. Poi lo sorprese ancora perché l’attimo dopo lo abbracciò. “Era da tanto che volevo conoscerti”

Si incamminarono verso l’uscita e caricarono le valige in macchina. Connor non disse una sola parola, ma sorrideva quando incrociava il suo sguardo. Buffy aveva mille cose da chiedergli, vedeva però che era turbato e aspettò che fosse lui a parlare. È taciturno come Angel, pensò ancora Buffy. Solo quando imboccarono l’autostrada e la guida cominciò ad andare ad una velocità costante, Connor ruppe il silenzio e le parole divennero un fiume di informazioni.

“Non mangia da giorni. È molto debole. A lui non ho detto nulla, ma c’è qualcosa che non va. Ha una brutta ferita al braccio e non accenna a guarire. Febbre altissima, non fa che dormire. Sonni agitati, deliri e allucinazioni e non riesce a muoversi. So che sono i sintomi del veleno, ma forse c’è dell’altro che io non riesco a vedere. Credo che se si nutrisse di sangue umano..”

“..Lo aiuterebbe a rimettersi in piedi più velocemente” disse Buffy “ma.. fammi indovinare.. lui non vuole, giusto?” Connor annuì “Quando gli ho parlato di questo, sembrava una tigre ferita, pronta ad azzannare chiunque si avvicinasse, tanto era arrabbiato. Era.. era furioso..”

Buffy sapeva bene a cosa si riferisse “Serve del sangue umano? Allora lo avrà, questo è sicuro” La guardò chiedendosi cosa intendesse dire “Hai modo di procurarlo?” chiese ancora Buffy. “Si. So dove trovarlo” Vedendo lo sguardo di Buffy, chiarì meglio “All’emoteca dell’ospedale”

“A parte questo.. come sta?” chiese ancora Buffy “Voglio dire.. prima di essere ferito da quel demone, come stava? L’ho cercato ovunque ma era come.. scomparso nel nulla.. nessuno sapeva niente, come se non fosse mai esistito. Come ha vissuto in questi ultimi quattro anni?”

Notò che Connor strinse il volante più forte e non gli sfuggì lo sguardo triste di quegli occhi che sembravano aver visto fin troppi orrori. “Come ha vissuto? Lui non ha vissuto, Buffy. Lui si è nascosto. Si è difeso. Lui ha sventato gli infiniti attacchi che arrivano da.. solo dio sa da dove.. Vive come vive un animale braccato.. ecco come vive. È solo come un cane.. ha questa.. questa specie di stanza, dove si rifugia quando è a Los Angeles.. Non ha nessun contatto con gli umani.. Non ha amici.. niente di niente. Solo la missione.. la lotta.. i demoni da cacciare.. ecco come ha vissuto per quattro anni ..e non credo possa continuare così ancora per molto”

“Conosco la sensazione” disse Buffy sottovoce “La missione è importante, Connor. Per gli altri è difficile da comprendere, me ne rendo conto.. ma a volte, la missione è tutto ciò che ci resta. Per quelli come noi.. per quelli come me e tuo padre.. tal volta il cuore è d’intralcio..”

Connor fermò l’auto nel parcheggio dell’ospedale. Non poté non notare l’amarezza nelle parole di Buffy e pensò che prima si era sbagliato. Lei e Angel avevano tanto in comune, anche le parole erano le stesse. “Ma perché scegliere la solitudine? Io non capisco. Nella vita ci sono anche altre cose oltre alla missione e sono altrettanto importanti. L’ho imparato da mio padre”

“Non scegliamo la solitudine, Connor. È la solitudine che sceglie noi” Sorrise ma c’era tristezza nei suoi occhi “Lui non è solo, lui ha te.. tu sei importante per lui” Connor annuì “Lo so. Ma non importante abbastanza da poterlo aiutare. Non come vorrei. Io non posso essere tutto per lui. Lui adesso ha bisogno soprattutto di te ..e credo che.. che anche tu hai bisogno di lui”

Lo scambio di sguardi era più eloquente di mille parole. Fra loro si instaurò una comprensione profonda. Connor era felice che lei fosse lì. Era la prima volta, dopo quattro anni, che poteva parlare di Angel con qualcuno, senza aver paura di sbagliare, e poteva farlo sapendo che lei capiva anche ciò che non diceva con le parole. Sorrise mentre chiamava l’amico al cellulare.

“Tommy, sono io, non fare domande, ok? Ascoltami e basta.. sono qua fuori.. e devo chiederti di fare una cosa. NO, non sono a New York. Tommy.. abbiamo detto niente domande, giusto?”

Spiegò all’amico ciò di cui aveva bisogno e spense il cellulare ridendo “Che scemo..” poi disse “Era Tommy.. ci procurerà il sang..” Perché Buffy lo guardava in quel modo strano? Quando comprese si affrettò a spiegare “Oh.. Ok, io lavoro qui.. cioè.. più o meno ..e Tommy è..” Buffy annuì ridendo “..un amico, ho capito.. tu lavori qui? sei un medico o che altro? non posso crederci.. hai un lavoro.. guidi l’auto.. ti pensavo più piccolo.. quanti anni hai esattamente?”

“Ventitre ..più o meno.. dovrei essere un quasi medico, ma ancora non.. cioè.. più o meno..” Rise a disagio e Buffy capì che quel più o meno, doveva essere una costante nella sua vita. “Hai la stessa età di Dawn. Più o meno. Ha ventidue anni e anche con lei, il ‘più o meno’ ci sta”

Connor sperò che Tommy arrivasse subito. Avrebbe preferito non parlare di quella che pensava fosse sua sorella. Non ora. Sentendo il suo nome, provò un inspiegabile moto di gelosia, ma vide che Buffy lo scrutava con attenzione e suo malgrado chiese “Anche lei è cresciuta in una dimensione infernale?” Buffy percepì disagio nella sua voce. Senza rendersene conto, pensò che dovesse rassicurarlo. “Dawn è mia sorella. La sua è una lunga storia..” Buffy vide tornare il suo sorriso e gli occhi diventare più luminosi. “Tua sorella? Dawn è tua sorella? Davvero?”

Vedendo arrivare l’amico, scese dall’auto e gli andò incontro. Si chiese perché fosse così sollevato dal sapere che continuava ad essere l’unico figlio di Angel, ma la voce di Tommy interruppe i suoi pensieri. “Ti rendi conto che questo è un reato?” Connor lo sapeva bene ma non aveva scelta “Ok, non voglio sapere niente.. ma è meglio se per un po’ non ti fai vedere da Tracy, è furibonda” Connor si rese conto che aveva dimenticato l’esistenza della sua ragazza in questi quattro giorni. Salutò l’amico. “Grazie ..e non dire a Tracy che mi hai visto..”

Durante il tragitto verso casa, Buffy concentrò tutta la sua attenzione verso Angel. “Connor, dimmi di questo demone.. tutto quello che sai..” Lui annuì “È un Selmunth.. non è originario di questa dimensione..” Raccontò tutto ciò che sapeva e lei ascoltava con attenzione, ma quando Connor parcheggiò l’auto davanti ad una massiccia porta di legno..

..ancor prima di scendere, Buffy percepì un formicolio familiare, che non sentiva da tanto, troppo tempo. Aprì la portiera lentamente, senza mai distogliere lo sguardo da quella porta che la separava da Angel. Lui era là, poteva quasi sentire la sua voce che la chiamava. A piccoli passi raggiunse la porta e poggiò la mano sulla maniglia, tentando di aprirla. Voleva correre subito da lui. “Nooooo. Ferma” Sentendo l’urlo di Connor, si spostò subito.. “Buffy NO”

“Allontanati” disse ancora Connor. L’attimo dopo la raggiunse con in mano un asta di legno e tendendosi a debita distanza dalla porta, con l’asta fece leva sulla maniglia, facendo scattare un complicato meccanismo di corde, funi e cinghie “..cos’è questo?” chiese lei allibita. Connor rispose serio “A te che sembra?” Buffy aveva gli occhi spalancati per lo stupore e Connor rise “Beh, diciamo che prima di uscire di casa, ho.. inserito l’antifurto”

Buffy non sapeva se ridere o prenderlo a pugni. Aveva rischiato di essere presa al laccio da questo strano marchingegno “..Connor, questa è una trappola mortale..” Lui annuì “Lo so. Angel non può difendersi ora, non sapevo quanto sarei stato via, quindi mi sono assicurato che nessuno entrasse. Se un demone avesse tentato di forzare la serratura..” Buffy non riuscì a rimanere seria “..si sarebbe ritrovato a gambe all’aria e a testa in giù. È questo lo striscione di benvenuto che stavi preparando per me? Posso entrare adesso? ..o ci sono altre sorprese?”

Rise pensando all’sms. La invitò ad entrare, ma lui rimase fuori “adesso devo andare..” Buffy lo bloccò “..tu adesso resti con me..” Lo guardò dritto negli occhi. Lo sguardo era ancora dolce, ma Connor vi lesse anche molta fermezza, e notò che somigliava allo sguardo di Angel. “Potrei aver bisogno del tuo aiuto, Connor” Lui era a disagio, voleva lasciarli soli “Non sarebbe meglio se..?” Buffy insistette “..sarebbe meglio se tu portassi dentro le valigie e mettessi in frigo il sangue..” Lui annuì sconfitto, ma fece un altro tentativo “Angel avrebbe bisogno di un microonde, davvero.. l’ha chiesto lui..” Buffy cominciò a scendere i gradini che portavano verso la stanza e senza voltarsi a guardarlo, parlò con un tono di voce che non ammetteva repliche “Il sangue in frigo, Connor. Non possiamo rischiare che si coaguli, potrebbe servirci subito”

Buffy.. non riesco a vederti.. sei vicina.. io.. ti sento così vicina.. ma non riesco a vederti..

“Angel” Corse precipitandosi da lui e le si gelò il sangue nelle vene quando vide lo spettacolo terrificante che si presentò davanti ai suoi occhi. Lui stava immobile con lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi erano vitrei e solcati da profonde striature bluastre. Era magrissimo e pareva che la febbre lo stesso divorando da dentro. Di Angel sembrava non essere rimasto più nulla. Era irriconoscibile. Il lenzuolo completamente intriso di sudore e una gigantesca macchia di sangue era visibile sotto la fasciatura del braccio ferito. Tutto il corpo tremava convulsamente, la muscolatura del viso era scossa da brividi sussultori. I gemiti erano strazianti. Ma ciò che maggiormente ferì Buffy, furono le sue lacrime. Era un pianto sommesso e silenzioso, come se avesse paura di disturbare, ma Buffy riuscì a sentire la sua profonda disperazione. La sentì tutta. Penetrò dentro la sua anima e pianse con lui, sperando di alleggerire il suo peso. “Angel”

Non era certo così che aveva sognato di rincontrarlo. In tutti questi anni, aveva immaginato un infinità di modi possibili, ma sembrava che il destino si fosse accanito contro loro, e ogni volta potessero incontrarsi solo nel dolore. Si chinò a baciarlo. Poggiò delicatamente le labbra sulle sue, poi lo baciò sugli occhi e sulla fronte, mentre insieme continuavano a piangere, ma Angel non poteva vederla. “Angel, sono qui.. andrà tutto bene, ti porterò fuori da lì.. ovunque tu sia”

“Non è possibile. Non può essere peggiorato così tanto in sole tre ore.. il sangue non c’era quando sono uscito.. la ferita aveva smesso di sanguinare.. gli occhi non erano così.. non aveva quello sguardo.. lui mi rispondeva.. mi parlava.. lui parlava con me.. abbiamo parlato un sacco noi due ..anche della torta ..e della pizza ..ha recitato a memoria la mia dedica per lui..”

Connor era sotto shock. Le sue parole la spaventarono ancora di più, ma le permisero di razionalizzare. In lei, come sempre accadeva nei momenti difficili, prevalse la slayer. Se Angel stava peggiorando così velocemente, non era un buon segno. Aveva però bisogno di tutto l’aiuto possibile e non poteva permettere che Connor crollasse, non ora. Scandì ogni singola parola, impartendo ordini secchi e precisi. “Connor. Ora fa come ti dico. Prendi degli asciugami bagnati e mettili in frigo, dobbiamo far abbassare la temperatura ad ogni costo. Sta bruciando. Il ghiaccio andrebbe meglio, ma dobbiamo cavarcela con ciò che abbiamo. Muoviti, Connor”

Per almeno un ora, Connor fece la spola tra il letto e la cucina. Porgeva a Buffy gli asciugamani ghiacciati e lei restituiva quelli ormai asciutti. Per tutto il tempo, Buffy continuò a parlare con Angel, certa che lui potesse sentirla. Tentò di farlo mangiare, ma pareva che anche il sangue umano servisse a ben poco. Non lasciò mai la sua mano. La stringeva forte per fargli capire che lei era lì e sembrava che Angel, in qualche modo, percepisse la sua presenza. Il suo pianto sommesso si calmava per un po’, per poi riprendere non appena Buffy si spostava anche solo di poco. Quando tolse la fasciatura dalla ferita, non riuscì a trattenere le lacrime e riconobbe subito l’odore del veleno. Era stampato a fuoco nel suo Dna, mai avrebbe potuto dimenticarlo.

“È del tipo non morti.. o qualcosa del genere. Questo odore acre è indimenticabile” 

Connor non capì e lei spiegò “Il veleno è L’Assassino dei morti.” Lui scosse la testa “Io non lo so, non credo.. è veleno Selmunth, non è mortale” Buffy si guardò attorno, cercando qualcosa. “Su gli umani non è mortale. Sui vampiri, L’Assassino dei morti è letale..” Continuò a guardare in giro per la stanza “Connor, sei in grado di fare una ricerca?” lui scosse ancora la testa “La ricerca non è il mio forte, ma comunque Angel non ha più quel genere di libri qui”

“Col cellulare puoi entrare in rete?” – “Si” – “Nelle mie borse c’è un portatile ed una webcam..” Connor annuì “Dove esattamente?” Buffy non lo ricordava “No so dove l’ha infilato Faith.. è lì da qualche parte.. fruga finché non lo trovi..” Vedendo lo sguardo di Connor quasi rise “Hai il mio permesso, Connor.. fruga pure.. io non voglio spostarmi da qui” ..e Connor frugò. Ormai sono esperto, pensò fra sé. In questi quattro giorni, pareva non avesse fatto altro che frugare nella vita altrui, compresa la sua. Notò subito la spada di Angel e fu tentato di chiedere come facesse ad averla, ma non era il momento adesso. Trovò il computer e la webcam. “Trovato”

“Connor, qui.. C’è una presa.. poggia il pc sul letto e la webcam nel comodino.. ho bisogno di vedere anche loro mentre parlate insieme ..non voglio lasciare la sua mano.. devo mantenere un contatto con lui. So che devo farlo” Connor annuì in silenzio. Capiva cosa intendesse dire.

Buffy chiamò Dawn col suo cell, mentre Connor, seduto sull’altro lato del letto, effettuava la connessione. “Dawn? accendi la webcam e chiama gli altri. Dovete fare una ricerca incrociata. Ora parlerai con Connor che ti dirà esattamente cosa devi cercare. Si, è il figlio di Angel.. dai una mano a Giles coi libri e Willow deve cominciare a cercare L’Assassino dei morti. Qualunque cosa stiate facendo, interrompetela. Questo ha la priorità assoluta su tutto.”

Mentre aspettavano che si attivasse la connessione, non poté non notare il silenzio di Connor. Da quando era entrata in quella stanza, lui aveva parlato pochissimo. Vedere che Angel era peggiorato, lo aveva messo in una sorta di silente shock lucido. Avrebbe voluto aiutarlo, ma conosceva così poco di lui. Una cosa però la sapeva, quel ragazzo amava suo padre, quindi tentò di fare leva su quel sentimento, sperando così di aiutare anche Angel.

“Credo che sentire le nostri voci gli dia sollievo” Connor annuì in silenzio e lei sottovoce, chiese ancora. “Ha pianto sempre così in tutti questi giorni?” Lui scosse la testa in segno di diniego. “Rispondi con la voce, Connor.. Angel ha bisogno di sentire che non è solo” mormorò Buffy sorridendogli. “No, non sempre. Solo stanotte.. quando sono rientrato dopo aver chiamato te.. lui piangeva così.. ma poi si è svegliato e abbiamo parlato molto.. è stato.. è stato bello..”

Buffy accarezzò il viso di Angel, poi strinse la sua mano e mentre gli parlava, lo guardò con occhi pieni d’amore. “Ovunque tu sia, non dovresti stare li, qui sei circondato dall’amore.. è tutto intorno a te.. hai sentito tuo figlio? Lui ha bisogno di te..” poi disse ancora a Connor “Sai cosa gli ha permesso di resistere così a lungo in questi quattro giorni? È stata la tua presenza. ..è quando ha sentito di essere di nuovo solo che si è arreso. Anche stamattina era solo.. tu sei venuto a prendermi e lui sentiva il peso della solitudine.. questo pianto è intriso di solitudine..”

“Lo so” rispose Connor

Furono interrotti dalla voce di Dawn. “Buffy? si, vi vedo. Ci ho messo un po’ a connettermi perché.. ok.. lasciamo perdere. Willow chiede cosa deve cercare esattamente e Giles chiede perché deve cercare?” Dal monitor, la faccia sorridente di Dawn salutò Connor. “Ciao, sono Dawn” Buffy rispose subito senza tanti preamboli. “Willow? devi dirmi esattamente quali sono i componenti del veleno dei Non Morti. Tralascia gli effetti e la cura, perché già li conosciamo. Voglio sapere se dentro c’è anche sangue di..” guardò Connor e lui rispose subito “Selmunth”

Connor sollevò la mano per salutare Dawn, e notò il silenzio degli altri che lo guardavano come fosse uno strano animale o chissà che altro. Riconobbe Faith e Willow, e vide altre quattro persone alle spalle di Dawn che stava invece seduta davanti alla tastiera. Il signore più anziano non gli toglieva gli occhi di dosso e si sentiva a disagio. Ma a quanto pareva non era il solo ad essere infastidito. “Giles?” disse Buffy con fermezza. “Smetta di fissare Connor. Lui non è una cavia da laboratorio” Sentì ridere Faith, ma continuò seria “Vuole sapere perché deve cercare?” Abbassò il tono e mormorò “Angel sta morendo. Ecco perché. Cerchi quel maledetto demone nei suoi libri ammuffiti, voglio sapere cosa sta accadendo.. e non voglio sentire discussioni..”

Smise di parlare. Gli occhi non volevano saperne di obbedire alla ragione e si riempirono di lacrime. Sentì la mano di Connor sfiorarle il braccio, come a volerla proteggerla “Buffy”. Lei si ricompose subito. “Sto bene. Descrivi a Dawn il demone.. tutto quello che sai, Connor..”

L’attimo dopo, Buffy si estraniò dal mondo intero e riportò l’attenzione solo ed esclusivamente ad Angel. Gli occhi non erano più spalancati e vitrei come prima. Ora erano socchiusi e sul suo viso vi era un espressione di quasi serenità, la muscolatura era rilassata e addolcita da un mezzo sorriso appena accennato. Prese la sua mano e portandola alla bocca, la baciò ripetutamente con dolcezza. Poi la tenne appoggiata al petto, proprio all’altezza del suo cuore. Sapeva che lui amava sentirlo battere. “Non ti lascerò morire” sussurrò.

I suoi sogni non l’avevano ingannata. Lui stava morendo di una morte atroce e dolorosa, e lei non poteva permetterlo. Avrebbe aspettato ancora qualche minuto, poi ricerca o no.. avrebbe nutrito Angel con il suo sangue. Sapeva che poteva anche morirne, ma non aveva importanza. Lei sarebbe morta comunque. Se Angel fosse morto, l’avrebbe seguito subito. Gli accarezzò il viso delicatamente. Aveva dimenticato quanto fosse bello. Nonostante fosse trasfigurato dall’effetto del veleno, lui era comunque bellissimo e il suo sorriso la commosse ancora.

Buffy ..Sei qui

Sono qui.. Angel

 

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Capitolo 10
*** Parte 09 ***


Attenzione: In questo capitolo c’è una piccola parte un po’ HOT


Parte 09

Buffy ..Sei qui - Sono qui.. Angel

Sul suo viso vi era un espressione di quasi serenità, la muscolatura era rilassata e addolcita da un sorriso appena accennato. Sentiva la presenza di Buffy che fluttuava con grazia accanto a lui, e anche se non riusciva a vederla ne percepiva l’essenza. Lei era lì da qualche parte, non lontano da lui. Questo era sufficiente a farlo star bene. Lei era lì e lo amava.

Aprì gli occhi per cercarla, e per un momento non riconobbe la stanza. Faticò a mettere a fuoco ma poi sorrise. Era nella sua vecchia stanza all’Hyperion Hotel, anche se la ricordava diversa. Sembrava più grande, più luminosa e più vissuta. Qualcuno aveva modificato alcuni arredi e chiunque fosse stato, aveva buon gusto. Alle finestre notò le grandi tende di lino bianco, che mosse dal vento, creavano un dolce movimento fluido. Ne fu affascinato e le osservò a lungo. Il suo corpo, mollemente disteso sul grande letto, era inondato dal sole che filtrare da esse.

Voltò la testa di lato. Dove un tempo c’era stata la culla di Connor, adesso vi era un lettino più grande e sopra di esso, sulle pareti poteva vedere delle mensole stracolme di giochi e libri. Erano fiabe e alcune erano scritte in gaelico. Lesse alcuni titoli e sorrise. I viaggi di Gulliver. L’isola dei pirati. Pollicino. Il mago di Oz. Il mio bambino è cresciuto.. pensò, e ne fu felice.

Spostò ancora lo sguardo, e la sua attenzione fu catturata dalla grande poltrona accanto al letto. Sopra vi era poggiata una corta camicia da notte di seta bianca, forse lasciata lì dalla sua proprietaria disordinata o forse era dovuta uscire di fretta, dimenticando di riporla al suo posto. Dietro la poltrona vi era una cassettiera in mogano e fra le altre cose, sopra di essa notò un vassoio su cui erano poggiate varie ciotole con del cibo. Fiocchi d’avena e frutta fresca, pensò e trovò che fosse naturale vedere del cibo lì. Vi era anche un bicchiere pieno di latte e uno con succo d’arancia, una zuccheriera, un piattino con della marmellata e delle fette di pane tostato.

Si rese conto che osservare con attenzione i particolari della stanza, era una cosa che doveva fare sebbene non sapesse perché. Sopra la cassettiera, poggiato alla parete c’era uno specchio grandissimo e ai lati della cornice, qualcuno aveva incastrato delle foto che ritraevano un bambino con un sorriso triste ..e Buffy, bellissima e malinconica era sempre accanto al bimbo.

Sul comodino accanto a lui, non poté non notare alcune scatole di farmaci. Tentò di leggere le scritte. Antidotto contro la solitudine. Perfetta felicità. Scaccia incubi. Per un sereno risveglio. Fu preso dal panico e gli venne in mente un nome che lo terrorizzò. Jasmine. Tentò di alzarsi, ma si rese conto che non poteva muoversi. Il suo corpo era completamente paralizzato. Poteva muovere solo la testa di lato, ma il resto del corpo pareva inchiodato a letto.

..Poi sentì la sua voce e la paura passò. “Buongiorno dormiglione”. Buffy si chinò a baciarlo e lui poté sentire il sapore delle sue labbra, ma non riusciva a vederla. Buffy ..Sei qui?. Tentò di chiamarla, tentò di parlare con lei, ma non riusciva ad articolare la voce.

Sto sognando, devo svegliarmi.. devo risponderle.. Buffy, ti prego.. parla con me..

“Oggi Connor non voleva saperne di entrare a scuola, ha fatto un sacco di storie e stanotte si è svegliato tre volte per via degli incubi. Sai cosa penso? Penso che lo riporterò in camera con noi. Non m’importa ciò che dice la neuropsichiatra infantile. Ha solo cinque anni.. è ancora così piccolo e quando dorme con noi non ha incubi.. Per fortuna non ho ancora eliminato il lettino..”

Angel sentì la voce di Buffy che cambiava tono, sembrava infastidita e seccata. Sentì che chiudeva la finestra, si voltò a guardare in quella direzione e vide le tende accostate.

“Accidenti, ho detto alle ragazze di richiuderle subito.. c’è un po’ di freschetto a quest’ora anche se c’è il sole ..e la colazione? è ancora lì? ..ma che hanno tutti quanti stamattina?”

Buffy non riesco a vederti, vedo la stanza, vedo gli oggetti.. ma non vedo te. Sto sognando?

Fu preso ancora dal panico ma durò poco. Sentì rumore di piatti e posate, sentì anche che il letto si sollevava all’altezza delle spalle, e si ritrovò ad essere seduto anziché sdraiato. Davanti a lui vi era il vassoio che prima era nella cassettiera e l’attimo dopo, sentì in bocca il sapore di latte e cereali ..ma soprattutto sentì le carezze di Buffy e ancora la sua voce dolcissima.

“Devi masticare piano, non c’è fretta. È importante Angel. Se avessi dovuto ascoltare i medici, adesso avresti la flebo e ti avrebbero nutrito con quel coso.. quel.. sondino o come accidenti si chiama.. invece adesso riesci a mangiare cibi solidi ..e mastichi ..e deglutisci ..quindi è un gran passo avanti rispetto a prima. Avanti Angel, niente storie.. lo so che non ti piace il latte, ma fa bene per un sacco di cose.. anche Connor ne beve tantissimo.. dice che deve diventare grande e forte come il suo papà.. quindi devi dare il buon esempio e bere il tuo latte..”

È tutto surreale. Devo assolutamente svegliami.. Sono umano? Si, lo sono.. ma non è reale..

Nonostante sapesse che quello non poteva essere che un sogno, Angel sorrise alle parole di Buffy e ingoiò il latte, se serviva a dare il buon esempio a suo figlio, poteva fare questo sforzo.

Sentì che gli ripuliva la bocca e sentì ancora le labbra di Buffy sulle sue ..e ancora la sua voce

“Allora? cosa facciamo stamattina? Leggiamo un po’? No, meglio aspettare Connor per quello.. da quando ha imparato a leggere non può farne a meno.. si siede qua sul letto accanto a te ..e legge a voce alta per il suo papà ..vorrebbe leggere le tue lettere, quelle che abbiamo trovato nella scatola di scarpe.. ma devo ancora decidere se è il caso o no.. comunque io le rileggo di continuo. Una.. una volta al mese.. l’ultimo giorno del mese.. ne leggo una e poi ti rispondo..”

Percepì il silenzio. Soprattutto percepì il suo dolore e seppe che lei stava piangendo. Buffy

Poi la sentì sorridere e sorrise con lei. L’umore repentinamente mutevole di Buffy, per Angel non era una novità. Lei era sempre così ormonale, ed era una cosa che amava molto. La sua capacità di sorridere, anche quando tutto andava storto, per Angel era sinonimo di forza. In passato, lui aveva attinto spesso dalla forza immensa che leggeva nella sua anima. Buffy adesso rideva e Angel seppe che stava per dire qualcosa di buffo ..e attese ancora la sua voce.

“Connor sa leggere perfettamente anche il gaelico ..a forza di sentirlo, sto imparando anche io. Abbiamo pensato che tu l’avresti fatto ..sicuramente gli avresti insegnato l’irlandese ..e il nonno gli ha regalato quelle fiabe. Ora.. questa cosa del nonno non accenna a passare.. Connor è ostinato, ha preso da te questa testardaggine e nessuno è riuscito a convincerlo a cambiare idea.. a lui piace chiamarlo nonno e così tutti si sono abituati..”

Angel la sentì ridere più forte “Tutti, tranne la nonna.. dovresti sentire come si infuria quando la chiama così.. sai, è per via della recita, da quel giorno li chiama ‘i nonni’ ..un fatto è certo, sicuramente loro lo amano tantissimo come fossero nonni veri.. e lo viziano anche tantissimo”

Lui non capiva le sue parole, ma erano così belle e così piene di tenerezza che si commosse. Sentì le lacrime scendere lungo le guance e ancora sentì le carezze di Buffy. “Mi dispiace, non volevo farti piangere, ma.. questo vuol dire che puoi sentirmi.. che sei riuscito a trovarmi. Ovunque tu sia adesso.. io ti porterò fuori da lì.. non avrò pace finché non vi sarò riuscita”

Certo che ti sento.. e ti ho trovata ancora una volta. Lo sai Buffy, l’hai sempre saputo.. anche se fossi cieco ti troverei, ma non riesco a vederti.. è questo il problema? Sono forse cieco? No, non è questo.. posso vedere tutto, tranne te.. Tu invece mi vedi, ma non puoi sentirmi.. Come possiamo incontrarci? Non so dove sono, ma vorrei tanto essere realmente qui con te.. parlami ancora, ti prego.. è così bello sentire la tua voce.. So che è l’unico modo per tenermi qui..

Sentì un intenso profumo di mandorle. Tante, tantissime mandorle. Il profumo era molto dolce, così come le parole di Buffy ..e soprattutto, erano dolci le sue carezze. “Olio di mandorla.. questo unguento l’ha procurato Lorne.. non so se è un composto mistico, ha detto di averlo comprato da quelle sue strane amiche. Le tre Furie, così si chiama il negozio, vendono roba di magia come al Magic Box. La fisioterapista dice che dobbiamo tenere tonica la muscolatura con il massaggio. Mi ha insegnato come fare e Lorne dice che quest’olio fa miracoli. So che a te piace, ti rassicura ..sento che ti dà piacere ..mi piace fare questo ..e anche a me dà.. piacere”

Angel sentiva le sue mani scivolare lungo tutto il corpo, e ovunque lei toccasse, la tensione si scioglieva, inviandogli intensi brividi di piacere. Adesso non gli importava sapere dove era. Qualunque posto fosse, era certamente in paradiso. Buffy massaggiò collo e spalle, poi senza rendersi realmente conto del cambiamento, si ritrovò prono e sentì le mani lungo la schiena, e ancora su spalle e nuca. La pressione era forte e decisa, ma anche carezzevole e dolce.

Ogni muscolo del corpo pareva goderne. Provò un vago senso di disagio misto a pudore. Non poteva controllare la sua erezione. Il suo corpo reagiva alle carezze di Buffy in modo del tutto indipendente dalla mente razionale. Non poteva e non voleva opporre alcuna resistenza. Era sempre stato così fra loro, quando lei era accanto a lui, era maledettamente difficile mantenere il controllo. Sentì il respiro di Buffy diventare più pesante e il suo cuore che batteva più forte.

Poi la razionalità lo abbandonò del tutto e si arrese completamente alle sue carezze. Ora le sue mani scivolarono veloci, massaggiando torace e addome. Come prima, anche adesso non si accorse di aver cambiato posizione, era di nuovo supino e quando le labbra di Buffy sfiorarono le sue, istintivamente aprì la bocca e rispose al suo richiamo come seguisse il canto di una sirena. La lingua si mosse indipendentemente dalla propria volontà e si incontrò con quella di lei. Sentì Buffy gemere dentro la sua bocca e l’attimo dopo sentì il fruscio di abiti che cadevano a terra. Erano entrambi nudi ora. Pelle contro pelle.

Percepì distintamente i suoi capezzoli duri che premevano contro il torace, come lei si chinò ancora una volta a baciarlo. Avrebbe voluto abbracciarla e afferrare i suoi fianchi per poi entrare dentro lei, per poter perdersi in lei. Avrebbe voluto toccarla, baciare ogni centimetro della sua pelle, avrebbe voluto sfiorarla anche solo con un dito, ma non riuscì a fare nulla di tutto questo. Non poteva muoversi. Non poteva neanche urlare quanto l’amasse, lei non avrebbe sentito. Fu preso dallo sconforto e come sempre accadeva, il paradiso per lui divenne inferno. Non era in grado di rispondere alle sue carezze, poteva solo subirle passivamente.

Mi dispiace Buffy, mi dispiace così tanto.

Ma l’istante dopo lo sconforto si trasformò in eccitazione viva e pulsante. Lui era dentro Buffy. Sentì tutto il corpo scosso da brividi di pura lussuria, lei si muoveva sopra lui con movimenti sempre più ritmici e veloci. La sentì ansimare, ed entrambi esplosero in un orgasmo silenzioso, dolorosamente non appagante. Si rese conto che non erano Angel e Buffy, lì il loro amore non era che un minuscolo frammento che aleggiava nell’aria silenzioso.. era assopito, come aspettasse il bacio del principe azzurro per risvegliarsi. In quel momento, loro erano solo due corpi avvinghiati, ciechi e muti persino alle loro stesse anime. Non riuscirono ad incontrarsi, non realmente. Fra loro non era mai stato solo sul sesso, non era stato quello a dividerli, fra loro era sempre stato solo amore nella sua forma più pura. Ma ora l’amore pareva cristallizzato e perso nel vuoto, come fosse imprigionato in un sonno innaturale. La sentì accasciarsi esausta contro il suo petto e la sentì piangere. Avrebbe dato tutto quello che aveva per poterla consolare, per dirle che l’amava e per poterla cullare fra le sue braccia.

Tentò. Si sforzò oltre i limiti dell’impossibile. Doveva raggiungerla ad ogni costo, ma non sapeva come. L’unica cosa che sapeva, era che doveva svegliarsi ..doveva assolutamente svegliarsi. Con un enorme sforzo di volontà tentò di mettere a fuoco ..e finalmente la vide.

Da prima non era che una forma sfocata, e per chissà quale ragione, lui non riusciva da aprire completamente gli occhi, poteva tenerli socchiusi però. Poi la sua forma divenne sempre più distinta e corporea. Lei era lì davanti a lui, bella come non mai. Era vestita ed era seduta accanto a lui sul letto. “Buffy ..Sei qui” Prima di rispondere lei lo baciò “Sono qui.. Angel”

Credette di impazzire per la gioia. Lei poteva sentirlo e lui riusciva a vederla. Erano realmente insieme adesso? “..io ..ti ho cercata ovunque..” lei accarezzò il suo viso e con le lacrime agli occhi disse “sshh.. non parlare, sei stremato.. devi rimanere sveglio.. non c’è tempo per spiegare adesso, ma abbiamo.. noi abbiamo capito cosa sta succedendo.. per questo sei così debole.. ma presto starai bene.. dobbiamo fare in fretta però.. non c’è più tempo”

Ancora una volta non riusciva a capire le sue parole. Tentò di abbracciarla ma urlò per il dolore lancinante al braccio. Cosa stava accadendo? Si guardò attorno e solo allora si rese conto che la stanza non era più la stessa. Era buia, fredda ..ed era la stanza in cui aveva vissuto negli ultimi quattro anni ..e Buffy non poteva essere lì. Ecco perché poteva vederla, era solo un'altra allucinazione, null’altro che un fantasma della sua mente. Crollò accasciandosi sul letto e urlò tutta la sua disperazione. “Per favore, basta adesso.. vi prego.. smettetela.. andate via..”

Tentò di non soccombere alla follia. Cercò di ricordare gli ultimi momenti in cui era stato cosciente. Ricordò che Connor era uscito dopo aver ricevuto un sms e ricordò il loro dialogo. Questo lo rassicurò. Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma pregò che Connor rientrasse presto. Lui adesso era l’unico contatto con la realtà che lo separava dalla pazzia. Aveva un disperato bisogno di aggrapparsi a qualunque cosa potesse tenerlo lontano dalle allucinazioni.

Chiuse gli occhi, sperando di scacciare via la visione di Buffy, ma subito dopo sentì una mano dietro la nuca che gli sosteneva la testa sollevandogliela dal cuscino. Era così stanco e debole, che non poté opporre alcuna resistenza. Socchiuse di nuovo gli occhi. Lei era ancora lì. I Loro visi erano vicinissimi e cercò di focalizzare l’attenzione sugli occhi di lei. Non riusciva a vedere altro, solo gli occhi spaventati di Buffy che lo imploravano di non lasciarla sola. Era una richiesta muta, ma lui poté sentire il suono della sua voce. Tu devi Vivere. In quel momento divenne consapevole che stava morendo e pensò che era un bel modo di morire. Stretto fra le braccia della sua Buffy. Prima di chiudere gli occhi e di abbandonare per sempre la vita, si rese conto che la sua bocca era a pochi centimetri dal collo di lei ..e sentì ancora la sua voce

“Non dormire Angel, non ora.. resisti ancora un po’.. io sono qui, mi senti? Questo veleno ti sta uccidendo.. non abbiamo tempo.. devi fidarti di me.. è l’unico modo ..Devi bere, Angel”

Ma Angel non era più lì. Era nel suo paradiso terrestre. Stava seduto sotto un maestoso salice piangente, era lì che abitava adesso, quella era la sua casa e Buffy era accanto a lui. Poco lontano, oltre i rami verdi del salice, intravedeva un laghetto dorato e vedeva Connor bambino giocare felice con l’aquilone che lui stesso aveva costruito per il suo piccolo. Sentiva la sua voce felice, lui correva sulla riva del lago e rideva mentre gli diceva ..Devi bere, papà.

Ma loro tre non erano soli. In lontananza sentiva delle voci diventare sempre più distinte e quando le riconobbe impazzì di gioia. Erano tutti lì accanto a lui, sani e salvi ..e felici. C’era Doyle che abbracciandolo gli offriva del vino rosso in una coppa d’oro ..Devi bere, amico.

C’erano Cordelia, Gunn, Wesley, Fred e Lorne ..e c’erano suo padre, sua madre e la sua amata sorella, anche Darla e Drusilla erano li per lui. Erano tutti vivi e tutti lo invitavano a bere. Poi vide Jenny Calendar, e la sua voce sovrastava le altre. La morte non è ancora stata scritta nel tuo destino. Devi bere dalla coppa del perpetuo tormento ..è quello il tuo destino, Angel.

Le sue parole lo spaventarono e di nuovo si ritrovò solo. Le fronde verdi del salice ormai secche si erano inspessite e divennero le sbarre di una prigione. Era lì che abitava adesso, quella era la sua casa e Buffy non era più accanto a lui. Il laghetto dorato divenne oceano oscuro, Connor era cresciuto e non seguiva più gli aquiloni, il sogno di una vita felice pareva infranto per sempre. Suo figlio serrava più saldamente le sbarre della sua prigione, e mentre sprofondava nell’oceano, lo sentì dire. Avresti dovuto bere. Tu non morirai. Tu vivrai per sempre ..solo e dannato.

La cassa in cui suo figlio lo aveva chiuso, toccò il fondo dell’oceano con un tonfo fragoroso e le catene si spezzarono. Era libero. Una mano tesa lo aiutò a tornare in superficie. Wesley gli offrì il suo sangue ..Devi bere, Angel. Subito dopo scomparve e lui si ritrovò al punto di partenza. Era di nuovo nella sua stanza, Buffy sorreggeva ancora la sua testa e la bocca era ancora a pochi centimetri dal suo collo sanguinante ..sentì ancora la sua voce, ma era rotta dal pianto.

“Non puoi arrenderti ora, non puoi lasciarmi di nuovo. Non pensi a me? Ti amo da morire.. ho fatto di tutto per dimenticarti, ma non ci riesco.. non posso. Ti prego, Angel.. devi bere, ora..”

Angel chiuse gli occhi. Doveva resistere al richiamo del suo sangue, doveva solo stare fermo e aspettare la morte. Ancora qualche minuto e tutto sarebbe finito, non poteva bere da lei. Mai e poi mai avrebbe messo in pericolo la sua vita, era accaduto troppe volte in passato e la vita di Buffy era più importante della sua. Come avrebbe potuto andare avanti con la sua vita, sapendo di averla uccisa con le sue stesse mani? Non poteva farlo, quello che lei gli chiedeva, era una cosa impossibile da realizzare. Voleva dirle che l’amava e che mai aveva smesso di amarla, ma non aveva più neanche la forza di parlare e comunque lei non era veramente lei, era solo un'altra maledetta allucinazione. Reale, molto più reale di tutte le altre, ma lei non poteva essere lì. Il suo profumo, l’odore del suo sangue.. erano solo frutto della sua mente.

Ma l’attimo dopo sentì la pressione sotto la nuca diventare più forte. Buffy lo teneva stretto a sé con entrambe le mani e lui non aveva forze per contrastarla. La prima goccia di sangue sfiorò la sua bocca che era ancora rigidamente serrata, ma come obbedendo ad un antico richiamo, suo malgrado socchiuse le labbra per accogliere quel prezioso dono. Ciò che lei gli donava era la vita, ancora una volta, Buffy lo salvava dalla morte. Si sentì avvolgere dal suo abbraccio caldo, quasi materno. Si abbandonò completamente ad esso, era così stanco.

Le sue spalle erano adagiate contro il braccio di Buffy, che lo costringeva ad assumere una posizione semi seduta, mentre con l’altra mano, lei gli sosteneva la testa spingendola contro il suo collo, invitandolo a bere. Buffy gli parlava con dolcezza mentre lo baciava sulle tempie, sulla guancia, sugli occhi e ovunque potesse arrivare da quella posizione. Il resto del viso era ormai completamente sepolto nell’incavo del suo collo e poté sentire le sue labbra aprirsi lentamente, comprendendo che anche quel semplice gesto, per lui comportava uno sforzo immenso. Era totalmente privo di forze, non l’aveva mai visto così indifeso. Volle rassicurarlo.

“Non aver paura. Non sei in grado di farmi del male, neppure se tu lo volessi. Sei così debole che non hai neanche la forza di trasformare il volto per usare le zanne. Fidati di me, ti prego. Ti fermerò io quando sarà il momento, adesso devi solo aprire la bocca un pochino di più”

La sua voce lo cullava ed era così dolce ..dolce come il suo sangue. Si, si fidava ciecamente di lei. Fece come chiese e socchiuse le labbra un po’ di più, lasciando che quel dolce nettare entrasse in ogni fibra del suo essere e con esso la sua forza. Posò la lingua sull’antica cicatrice, e leccò con timore qualche goccia di sangue, ma non era abbastanza.

Improvvisamente ne voleva di più. Si aggrappò a lei con tutte le sue forze e cominciò a leccare sempre con maggior forza, sempre più veloce. Ora succhiava voracemente, con frenesia e più beveva, più la sua forza aumentava. Sentì il demone ruggire dentro sé, ma lo trattenne. Non voleva morderla, non voleva profanare la purezza di quel corpo che tanto amava.

I colori della stanza divennero più brillanti e luminosi, la febbre che da giorni l’aveva divorato da dentro, pareva scomparsa. Ora il braccio era solo un po’ intorpidito, ma non faceva più male. Angel sentì distintamente che il veleno che lo stava uccidendo non era più una minaccia. Leccò ancora, ma doveva fermarsi, ora doveva richiudere la cicatrice. Sollevò la bocca dal collo e spostò la testa, voleva incontrare i suoi occhi. Voleva vederla e dirle quanto l’amasse.

Era bellissima, più bella di come la ricordasse. Non riuscì a dire niente. Riuscì solo a piangere.

Lei comprese e pianse di gioia insieme a lui. Il peggio era passato, Angel era fuori pericolo.

Nonostante fosse stremato e sentisse il bisogno di abbandonarsi al sonno, c’era ancora qualcosa che doveva fare. Portò la lingua ancora sulla cicatrice. Doveva richiuderla subito. La inumidì con la saliva, e leccò lentamente soffermandosi a lungo nei segni del morso, che lui stesso le aveva procurato, un infinità di anni prima. La saliva dei vampiri conteneva un enzima emostatico, loro la usavano per mantenere in vita le vittime il più a lungo possibile, in modo che potessero bere ripetutamente, evitando che morissero dissanguate prima del previsto.

Ma Angel non pensava certo a Buffy in quel modo, ne mai avrebbe voluta morderla o nutrirsi da lei. Mai. Neanche una volta. Neppure quando era Angelus. In quel momento Angel era solo preoccupato di bloccare l’emorragia, sebbene sapesse che lei stava bene e che la sua vita non era in pericolo. Questa volta non era necessario correre all’impazzata verso l’ospedale. Angel poteva percepire i segni vitali di Buffy, il suo polso era regolare così come il respiro, ma non voleva vederla sanguinare. Per lui era penoso il solo pensiero di aver rischiato di farle del male.

Continuò alacremente il suo lavoro, alternando lingua e labbra, ora leccando, ora posando lievi baci, finché non vide che cicatrizzava. La sentì gemere. Conosceva il suono di quel dolce lamento, ne conosceva l’origine e avrebbe tanto voluto seguirla, ma lui doveva mantenere il controllo e non senza fatica, lo ignorò. Esausto, infine Angel crollò sul letto e la trascinò con sé, stringendola fra le sue braccia, ancora incapace di credere che lei fosse realmente lì.

“Buffy..”

Lei non si mosse, stava così bene accoccolata contro il petto di Angel e non voleva rompere l’incanto. Erano passati cinque anni dall’ultima volta che si erano visti e ora voleva godersi questo momento speciale, ma vi era ancora qualche ombra da dissipare. Si spostò, sdraiandosi accanto a lui, e trovò subito le sue braccia pronto ad accoglierla.

“Angel..”

Sorrise e pensò che forse lui aveva bisogno di essere rassicurato. Lo conosceva troppo bene.

“Sto bene, Angel. Lo sai.. guarisco in fretta, ho solo.. un po’ di sonno e.. ho avuto così tanta paura. Avevo paura di non riuscire ad arrivare in tempo.. di non riuscire a contrastare la tua ostinata testardaggine. Sapevo che era rischioso, ma sapevo che saresti riuscito a mantenere il controllo, ed è ciò che è accaduto.. ti sei fermato da solo senza il mio aiuto.. Ora dimmi di te, dimmi come stai? eri.. dio.. eri così debole.. ho avuto tanta paura.. paura di perderti..”

Non continuò perché le lacrime le impedirono di parlare. Tutto quello che riusciva a fare era guardare Angel sdraiato accanto a lei che la guardava incredulo.

“Io.. io sto bene.. almeno credo.. non so ancora se tu sei reale.. non capisco come.. e sono ancora così stanco.. ma tu sei qui, se chiudo gli occhi e poi li riapro.. tu ci sei ancora, vero?”

Le loro labbra si unirono e le mani saldamente intrecciate, lasciavano intravedere quanto bisogno avessero l’uno dell’altro e quanto a lungo si erano cercati. Angel ripensò  al desiderio espresso solo quattro notti prima, quando aveva lasciato la lettera sul tavolo, sperando che qualcuno passasse a prenderla, per consegnarla a Buffy ..e per la prima volta, rise. La baciò ancora, la baciò a lungo e ancora rise.. forse stava impazzendo, ma non gli importava.

I sentimenti di Buffy non erano diversi, e rise con lui. “Perché ridi?”

“Perché..” lui aveva già gli occhi chiusi, era esausto, ma prima di addormentarsi riuscì a dire “Perché credo che forse.. esiste davvero un babbo Natale dei vampiri.. forse esiste davvero”

“Babbo Natale dei vampiri? Perché.. Angel? hai ricevuto qualche regalo? ..Angel?”

Sollevò la testa e vide che lui già dormiva. Non era un sonno agitato, ne un sonno febbrile.. era un sonno ristoratore ed entrambi ne avevano bisogno.

“..beh credo ne esista anche uno delle slayers.. babbo Natale.. slayer e vampiro..”

 

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Capitolo 11
*** Parte 10 ***


Parte 10

Buffy si svegliò quasi subito. Era impossibile dormire con Angel accanto che si muoveva nel sonno. Scese dal letto, gli sorrise baciandolo piano sulle labbra. Non voleva svegliarlo. “Questa cosa dovremo sistemarla presto.. ti muovi troppo mentre dormi ..ma ti amo lo stesso”

Non fu pienamente consapevole che quelle sue parole nascondevano un progetto di vita futura. Una vita insieme a lui. Se qualcuno avesse chiesto, lei avrebbe certamente negato, ma il suono di quelle parole le piaceva molto e per un attimo cominciò a sperare di poter vivere ancora.

Lui sorrise come se avesse potuto sentirla. Ciò che Buffy non sapeva, era che in realtà Angel si era svegliato di continuo, ed era riuscito ad addormentarsi solo qualche minuto prima. Ogni volta che chiudeva gli occhi, li riapriva subito per assicurarsi che lei fosse ancora lì. Restava a guardarla per un po’, si avvicinava di più a lei e con timore quasi reverenziale, accarezzava poi il suo viso. Rassicurato dalla sua presenza, tentava di richiudere gi occhi solo per riaprirli immediatamente dopo. Andò avanti così per tutto il tempo che lei aveva dormito. Solo quando si convinse che non era un’altra allucinazione, riuscì ad addormentarsi profondamente.

Sedendosi sul letto, lo scrutò attentamente. Aveva ancora delle profonde occhiaie bluastre, e sul viso erano ben visibili i segni di ciò che aveva dovuto sopportare in quei giorni. Nonostante ciò, Buffy pensò che fosse bellissimo. Vederlo dormire la fece star bene e si sentì in pace col mondo. Sentì una sensazione di familiarità e di calore che aveva ormai dimenticato da tempo.

Se per Angel quegli ultimi anni erano stati terribili, per Buffy non era stato diverso. Lei aveva indurito il suo cuore e si era chiusa in sè stessa, dimenticando che un tempo aveva conosciuto l’amore. Mentre lo guardava, si chiese come avessero fatto entrambi a sopravvivere così a lungo da soli. Avevano vissuto nella quasi totale solitudine, la loro unica compagna era stata la missione e la lotta. Sospirò e si chinò a baciarlo. Accostò le coperte e lo lasciò riposare ancora.

Si chiedeva se dovesse o no disfare le valige e decise che per il momento era meglio non farlo.

Portò il computer in cucina e rispose ad un messaggio di Dawn. “Sto bene ..e anche Angel” Evitò le altre mail. Al momento neppure lei sapeva bene cosa dovesse fare. Inoltre, il tono inquisitorio non le piaceva affatto. Giles vuole sapere quando torni.. Xander è furibondo..

Spense il pc infastidita e si chiese che fine avesse fatto Connor, era uscito ormai da ore.

Non appena arrivò la risposta da Londra ed ebbe la certezza che il veleno era identico a quello della freccia usata dal Sindaco anni prima, gli aveva semplicemente detto, “Ho bisogno di stare un po’ da sola con Angel.” Lui aveva annuito in silenzio. Le sue intenzioni era più che chiare e anche se non lo fossero state, le parole di Xander erano state piuttosto esplicite.

“Vuole nutrirlo con il suo sangue. Non posso credere che sta accadendo ancora. Ragazzo, devi fermarla. Non puoi permettere che quell’essere faccia ancora del male a Buffy, ne ha già fatto abbastanza in passato. Sto parlando di tuo padre, so che neppure a te sta molto simpatico..”

Buffy aveva chiuso la webcam, che cadde per terra tanta era la forza con cui l’aveva spenta. Si era poi rivolta ancora a Connor. “Sta tranquillo.. presto tuo padre starà bene.. va ora..”

Uscendo, l’aveva guardata negli occhi, pregandola in silenzio di stare attenta, ben sapendo che non sarebbe riuscito a fermarla e non era neppure certo di volerlo fare. Lui stesso, solo il giorno prima, aveva tentato di nutrire Angel con il proprio sangue. Ma le parole di Xander bruciavano dentro come non avrebbe creduto più possibile. So che anche tu lo odi.. ma non più di quanto lo odi io.. devi fermarlo, se accadrà qualcosa a Buffy, sarà stata anche colpa tua.

Buffy lo aveva rassicurato, dicendogli che non c’era abbastanza tempo per spiegare, Angel stava morendo e doveva agire subito. Gli chiese di fidarsi di lei e di andar via. Ora pensò che sicuramente Connor non sarebbe tornato senza esser certo di non disturbare. Inviò un sms per rassicurarlo “Potresti portare le pizze. Che ne dici? Per me doppia mozzarella” Sorrise leggendo la risposta “Ho preso il microonde.. dillo ad Angel.. ho preso il più grande che c’era..”

Mentre aspettava, guardandosi attorno, cominciò a mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava e sorrise ancora quando riconobbe lo stile inconfondibile di Angel. Quella stanza era simile alla sua prima casa di Sunnydale, anche il paravento sembrava lo stesso. Somigliava molto anche alla casa in cui si erano incontrati il giorno in cui lui fu umano e Buffy pensò che i ricordi legati ad entrambe le case erano dolci amari. Avevano toccato le vette più alte del paradiso, avevano fatto l’amore per ore e poi si erano persi, precipitando nell’inferno dei loro infiniti addii.

Rispetto alle altre case in cui lui aveva vissuto, questa era più piccola, più cupa, più fredda, più impersonale. Mancava il calore dei tappeti, dei quadri alle pareti, mancavano tutti quei piccoli oggetti di cui lui amava circondarsi, mancavano i libri e le sue statue antiche. Abbondavano le armi che erano disseminate ovunque e cominciò a comprendere meglio le parole di Connor.

Lui non ha vissuto. Vive come vive un animale braccato.. È solo come un cane..  ha questa.. questa specie di stanza, dove si rifugia.. Non ha nessun contatto con gli umani.. Non ha amici.. niente di niente. Solo la missione.. la lotta.. i demoni da cacciare ..ecco come ha vissuto per quattro anni. ..e non credo possa continuare così ancora per molto..

L’arrivo di Connor la riportò al presente. I loro sguardi si incontrarono per un istante e senza bisogno di parlare, Connor seppe che quell’orribile incubo era finito. Buffy gli andò incontro e gli prese lo scatolone dalle braccia, sapendo che era impaziente di vedere Angel. Lui poggiò i cartoni di pizza sullo scrittoio e corse dal padre, inginocchiandosi velocemente davanti a lui, volle verificare di persona. Si, stava bene. Quando ne fu assolutamente certo, tirò un sospiro di sollievo. La prima cosa che notò fu che la ferita al braccio era in via di cicatrizzazione, la febbre era scomparsa e Angel sorrideva nel sonno. Non riuscì a trattenersi, chinandosi lo baciò sulla fronte. “Bentornato” disse sottovoce. Aveva avuto così tanta paura per lui, che non riusciva ancora a credere che fosse realmente finita. Sapeva anche che questo comportava che sarebbe uscito di nuovo dalla sua vita, tornando ad essere Connor Reilly, ma al momento era solo felice che fosse andato tutto bene. Sollevò lo sguardo. Buffy era lì. Lo guardava commossa e ancora una volta le parole erano davvero superflue, ma la ringraziò in silenzio.

Ancora in silenzio, mangiarono seduti sul divano, ogni tanto lui la guardava e tentava di dire qualcosa, ma era difficile non far trapelare la miriade di emozioni che sentiva. “C’è solo una sedia” disse sottovoce “..e quel tavolo non è proprio un tavolo ..è uno scrittoio..”

“Immagino non abbia ricevuto molte visite in questi anni, dico bene?” chiese Buffy e lui annuì. “Come sapevi di Londra? Ti ha dato lui quel numero?” Quando vide la sua faccia sorpresa,  Buffy seppe di aver detto qualcosa che lo disturbava, ma voleva anche sapere e quella era una domanda legittima. “Io non voglio mentirti, ok?” rispose Connor sulle difensive e continuò “..quindi credo che.. anche tu sarai d’accordo con me se non rispondo alla tua domanda”

Buffy rise come non le capitava da tempo e in quel momento seppe che il ragazzo, fra le altre cose, era anche decisamente introverso, ostinato e testardo. Non le fu difficile vedere da chi avesse ereditato quelle caratteristiche. Gli sorrise. “Va bene, niente bugie.. ma dimmi almeno se..” Lui rispose al sorriso “Angel non sa che ti ho chiamato. Non so neppure come reagirà quando lo saprà ..non mi ha dato lui il numero.. ma non posso dirti come l’ho avuto.. ok?”

Buffy annuì ancora ridendo. “D’accordo. Fammi indovinare.. hai frugato casualmente fra le sue cose ..e  sempre casualmente l’hai trovato ben nascosto da qualche parte? Sta tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. Non diremo ad Angel che sei stato tu a chiamarmi ..e comunque, io stavo già partendo per Los Angeles, quindi non stiamo proprio dicendo una bugia.. giusto?”

Si sentiva bene. Lui si sentiva dannatamente bene con Buffy. Lei era semplicemente fantastica e non gli importava di chiedersi perché si sentisse così a suo agio. Lei lo stava proteggendo, faceva alleanza con lui per toglierlo dai guai e questo era grande. Comprese anche che Buffy conosceva bene Angel e anche questo era assolutamente grande. Avrebbe voluto dirle tutto, si fidava di lei ma non voleva parlare delle lettere. Pensò che non fosse giusto, pensò che lei dovesse assolutamente leggerle, ma non poteva essere lui a dirle della loro esistenza. L’unico che aveva questo diritto, dormiva a pochi metri da loro. Sperò che al risveglio, suo padre fosse un po’ più saggio, più vicino alla vita, visto che aveva rischiato di perderla e questa volta ci era mancato davvero poco. In quel momento realizzò che, dopotutto, era riuscito a salvare Angel.  

Buffy si alzò e senza dire una parola, cominciò a frugare qua e là. Cosa stava facendo? Cercava da sola ciò che Connor non voleva svelare? Fu preso dal panico. “Ti va un thè?” chiese lei e prima che potesse rispondere, Buffy aprì la credenza, spostò la scatola di scarpe contenente le lettere e portò fuori la teiera. Sul suo viso un sorriso. L’hai conservata, pensò fra sé. L’attimo dopo era davanti ad Angel, seduta sul letto e si era già chinata a baciarlo. Tu sei un maledetto sciocco testardo stupido e.. straordinario uomo. L’hai conservata per tutti questi anni e.. accidenti Angel.. io dovrei essere furiosa con te, lo sai? ma non ci riesco. Angel, non ci riesco.. io posso solo amarti.. Pensò fra sé mentre lo baciava ancora. Si alzò e tornò in cucina mentre Connor si chiedeva cosa stesse accadendo. Buffy era visibilmente commossa e lui ebbe la certezza che quella teiera non era una semplice teiera. Chissà quale storia nascondeva.

Notò che lei si muoveva con sicurezza fra gli oggetti di Angel, come se conoscesse molte delle cose presenti nella stanza e questo implicava una certa familiarità e conoscenza reciproca. In tutti quegli anni, Connor non aveva mai aperto quella credenza, ne mai aveva aperto l’armadio di fronte al letto e di nuovo si sentì un estraneo nella casa di suo padre. Incrociò le braccia al petto, quella era una postura che gli dava conforto quando si sentiva a disagio. Osservò Buffy che lavava la teiera e cercava l’occorrente per il the. “Sai dove tiene lo zucchero e le tazze?”

“No” rispose lui seccamente. Non conosceva niente di Angel, neppure dove tenesse le tazze o lo zucchero. Mai come in quel momento sentì quanto gli fosse insopportabile quel pensiero. Angel era molto riservato e pensò che forse, anche in quel momento, dovesse proteggere la sua privacy o forse era semplicemente geloso dell’intimità che percepiva nei gesti di Buffy, sebbene fosse conscio di quanto fosse inopportuno quel pensiero.

“Intendi usarla? ..non credo che sia una buona idea, sai” disse quasi con sarcasmo, ma lui stesso si rese conto di quanto fossero sciocche le sue parole. Era ovvio che lei volesse usarla ed era ovvio che non era la prima volta che vedeva quella teiera. Davanti al sorriso di Buffy, si pentì di essere stato così duro e si affrettò ad aggiungere. “Credo che non sia stata usata da tempo.. probabilmente da anni.. forse è un ricordo.. forse è.. solo un sopramobile..”

Probabilmente è vero..” rispose lei “ma sai una cosa? credo sia arrivato il momento di usarla ancora.. il primo the sarà schifoso, ma col tempo andrà meglio. Il tempo aggiusta molte cose.”

Inspiegabilmente a Connor tornò in mente il barista che aveva visto la notte prima. Perché tutti parlano con me usando frasi sibilline? Cominciano a stufarmi questi messaggi criptici.

“Allora Connor” disse Buffy “Raccontami qualcosa di te ..ovviamente se vuoi” poi sorrise “..e ovviamente solo quello che puoi dire.. potresti cominciare da questo..” indicò il microonde e sorrise ancora “..ma se appartiene al genere ‘ricordi’ come la teiera.. puoi saltare questo e..”

Connor rise “No, quello è recentissimo.. ok, posso farcela.. il microonde è.. più che un ricordo, è un ritorno al presente.. un ritorno alla normalità.. un ritorno..” Buffy finì per lui “..alla vita?”

“Si” disse semplicemente. Poi cominciò a parlare raccontando tutto sugli ultimi giorni trascorsi lì. Omise solo di parlare delle lettere che nel suo racconto condensò con una semplice frase.

“..poi ho trovato quel numero e ti ho chiamato”

Parlò a ruota libera, non era una cosa che faceva spesso, neppure con la sua ragazza, ma con Buffy sentiva che poteva farlo. Ogni tanto lei faceva delle domande “Perché lo chiami Angel? lui è tuo padre” e lui rispondeva “Lo so.. ma lo chiamo papà solo da ieri e  solo quando siamo soli.. è un accordo che abbiamo preso.. davanti agli estranei non.. è meglio non farlo..”

Buffy annuì “..io non sono un estranea, Connor. Tu non mi conosci, certo.. ma io non sono un estranea ..quindi se ti va di farlo, fallo pure.. davanti a me puoi chiamarlo come vuoi..”

Raccontò di Holtz, del suo odio contro Angel e dei suoi tentativi di ucciderlo. “Lo chiusi dentro una cassa e lo feci sprofondare nell’oceano.. ma lui continuò ad amarmi.. mi perdonò cose che.. cose davvero terribili..” Raccontò di Cordelia e Jasmine e di come Angel l’avesse salvato dal suicidio. Raccontò dei Reilly, della sua nuova vita e di come poi recuperò i ricordi.

“Quella è stata l’ultima volta che lo vidi sorridere” disse ricordando la notte prima della grande battaglia “Venne al campus.. penso per dirmi addio per sempre.. credo che non si aspettasse di sopravvivere all’apocalisse, ma non è morto.. o meglio.. il suo corpo è ancora qui, ma credo sia morto comunque.. come ti ho già detto, dopo l’apocalisse non ha mai smesso di dare la caccia a quell’esercito di demoni.. e quel Selmunth che lo ha avvelenato è solo l’ultimo di una lunga lista.. è braccato e credo si nasconda ..penso che stia usando la magia per..”

“Incantesimo di occultamento.. ma certo” disse Buffy. Ora comprendeva molte cose. Il quadro era decisamente più chiaro. Aveva le lacrime agli occhi per ciò che aveva sentito da Connor ma era anche arrabbiata con Angel. Capiva tutto, capiva perfettamente cosa l’avesse spinto ad agire così, ma non capiva perché si era nascosto anche da lei. Avrebbe potuto aiutarlo e lui invece non l’aveva neppure cercata. Era molto più che arrabbiata, era ferita e faceva male da morire pensare che forse, ancora una volta, lei si fosse illusa che lui l’amasse ancora.

Nascose le lacrime, ma Connor sapeva sentire il dolore. Quella era stata l’unica costante nella sua vita. Il dolore. Quando lo vedeva negli altri, lo riconosceva subito. “Non so come abbia fatto esattamente, perché non vuole dirmelo, ma so che si spostava di continuo.. non era qua a Los Angeles.. veniva qua.. quando.. insomma credo venisse solo per me.. e per te..”

Connor ne aveva la certezza assoluta. L’avevo letto in tutte le sue lettere per Buffy. Erano tutte datate l’ultimo giorno di ogni mese e quelle lettere erano state scritte esattamente i giorni seguenti ai loro incontri. Era sicurissimo che dopo essere stato con lui per un giorno intero, Angel si riconnettesse con il mondo e scrivesse a Buffy per dirle delle cose bellissime.

“Tu sei importante per lui.. credo che.. voglio dire.. non faceva che parlare di te in questi giorni. Per lui sei sicuramente importante.. ti chiamava di continuo.. ti cercava.. questo è il motivo per cui ho pensato di contattarti.. e anche perché so di aver fatto la cosa giusta.. lui ha bisogno di te.. non faceva che dire questo durante il delirio..”

Sebbene le sue parole l’avessero rassicurata e suonassero dannatamente vere, Buffy non voleva parlare di questo adesso, non con Connor. “Wesley.. hai detto che ha rotto la magia dei tuoi ricordi alcuni giorni prima dell’apocalisse, giusto?” Lui annuì e lei comprese cose le fosse accaduto quella notte di quattro anni prima, quando perse i sensi nel cimitero di Roma e poi ricordò il giorno che non era mai esistito. Sicuramente era legato ai ricordi di Connor ma non capiva come. Inoltre, lei era l’unica che ricordasse ancora la sua esistenza. Faith e Willow avevano dimenticato ed escludevano che Angel potesse avere un figlio. Solo Buffy sapeva e lei si chiese perché. “Tu.. sai esattamente chi sono io? voglio dire.. sai cosa sono stata per.. ?”

“..per papà? si, credo di si” rispose a disagio e poi aggiunse “ma non ne parlerei al passato.. credo che tu sei ancora.. Ok, so che non sono fatti miei.. scusa”

Lei sorrise “cosa sai esattamente? puoi dirmelo.. se vuoi..”

“Mi disse qualcosa Cordelia.. qualcosa Fred e Wesley.. ma in modo molto didascalico” Per la seconda volta, Buffy rise per come usava le parole. Era diretto e dannatamente sincero e le piaceva molto questo. Sospettò che ci fosse lo zampino di Cordelia. Buffy ricordò che Cordelia diceva sempre quello che pensava ed era una qualità che aveva imparato ad apprezzare nella sua ex compagna di liceo. “Didascalico.. in che senso?” chiese ridendo

“Grande amore. Felicità perfetta. Perdita dell’anima. Angelus. Non ho mai saputo nulla di più”

Poi divenne serio e disse qualcosa che stupì Buffy oltre che sè stesso. Improvvisamente ricordò qualcosa e si rese conto che aveva bisogno di condividerlo con lei.

“Questo non l’ho mai detto a nessuno, neppure a papà. Quando recuperai i ricordi, io ricordai tutto.. e con tutto, intendo dire proprio tutto.. anche quello che un normale essere umano di solito non ricorda. Tutto il mio passato divenne chiaro e ricordai di quando ero neonato, ricordai cose che accaddero a me prima di essere rapito, anche se erano per lo più sensazioni. Sapori, profumi, colori ..e suoni, divennero vividi e reali ricordi.. e papà.. era.. lui era..”

Connor era commosso, non triste. Quei ricordi erano l’unica cosa vera della sua vita ed erano stati proprio quelli che lo avevano riavvicinato ad Angel. Dopo averli recuperati, non era più riuscito a stargli lontano. Si emozionò di più per l’abbraccio di Buffy, perché era inaspettato. “Dovrai dirglielo, Connor.. credo che ne sarebbe felice..” disse lei e lo incoraggiò a continuare.

“Papà parlava molto con me mentre mi teneva in braccio o mentre mi faceva il bagno o.. mentre mi dava il latte. Mi parlava continuamente e ricordo distintamente le sue parole. Spesso mi parlava di Lei. Ricordo che la sua voce si addolciva quando diceva quella parola. Lei. E mi piaceva un sacco ascoltarlo.. credo che lo facesse la notte.. prima che mi addormentassi.. parlava di un miracolo.. di neve che scendeva. Aveva anche comprato un giochino per me, un globo di neve.. lo ricordo benissimo. Mi parlava anche di un giorno che era stato umano.. diceva che avrebbe voluto non dover scegliere e che ora sarebbe stato ancora più bello se fosse rimasto umano, ma disse che non si pentiva della sua scelta perché Lei doveva vivere. Diceva che io e Lei, eravamo i grandi miracoli della sua vita. Pensavo fossero storie inventate da lui, ma ora.. credo che si riferisse a fatti reali. Lui è stato umano davvero.. ha sacrificato la sua umanità per salvare la vita di Lei.. e quella non puoi essere che tu.. non ricordo che dicesse il tuo nome.. ma so che quando parlava di Darla diceva Darla, e così anche per Cordelia e Fred e per tutti gli altri.. ma quando mi parlava sottovoce, c’era sempre Lei.. sai, tipo quando si racconta un segreto o qualcosa del genere.. ricordo distintamente la sua voce..”

“Angel divenne umano per un giorno intero. Dopo duecentocinquanta anni, il suo cuore riprese a.. io ho sentito il suo cuore battere.. ero li accanto a lui.. poi dimenticai..”

Con le lacrime agli occhi, Buffy raccontò l’accaduto e disse di aver recuperato quel ricordo proprio il giorno in cui Connor recuperò i suoi. “Probabilmente il fatto che tu ricordasti tutto, permise a quel ricordo di tornare laddove avrebbe sempre dovuto essere. Credo ci sia un collegamento fra me e te per il fatto che entrambi i nostri ricordi sono stati modificati, tipo effetto boomerang. In quel cubo che Wesley ha distrutto, vi era contenuto anche quel giorno e così ricordai.. questo spiega tante cose.. ma non spiega perché sia Faith che Willow hanno continuato a non ricordare la tua esistenza.. la magia segue delle regole tutte sue..”

"Io non voglio più essere arrabbiato con lui" disse Connor. “E in realtà non lo sono. La rabbia verso papà non ha mai portato a nulla di buono. Alla fine, mi ha solo causato più disperazione, ma vorrei tanto che la smettesse con questo modo di fare. Lui.. fa sempre così.. So che lo fa per proteggerci, lo so bene.. ma allontanare quelli che ama dalla sua vita non è una soluzione.. ha promesso che ora le cose cambieranno. Credo che abbia finito con la caccia a questi demoni post apocalisse.. credo che.. voglia rimettere insieme i pezzi della sua vita..”

Non continuò perché si rese conto che Buffy non l’ascoltava più. Lei guardava l’alta figura che si stagliava davanti a loro. Quando Connor si voltò, avrebbe voluto sprofondare all’inferno. Angel era lì in piedi, e sicuramente aveva sentito tutto. Il suo sguardo era indefinibile, difficile dire se fosse arrabbiato o felice o normalmente sereno. Connor guardò Buffy e non poté non vedere che lei pareva non essere più lì ..non aveva occhi che per Lui.

Lui era poggiato ad un pilastro, con le braccia incocciate al petto. Lo sguardo vagò da loro, alla teiera sullo scrittoio, alla scatola di scarpe sul ripiano della credenza, ad un grande pacco ancora imballato che stava proprio lì accanto e alle valigie poggiate per terra. L’attimo dopo, tornò di nuovo a guardare nella loro direzione  ..e poi non ebbe occhi che per Lei.

Tutto il dolore che avevano sopportato in quegli anni di lontananza, scomparve in un istante. Dopo sarebbe certamente tornato, ma non ora. Ora volevano solo entrare nei loro silenzi, e così come sempre era stato, la porta d’accesso erano i loro occhi. Tutto scomparve. La stanza, le parole, la paura, la delusione, il dolore, il mondo intero.

Lei era bella. No, lei era bellissima ed era proprio lì ad un passo da lui. Era sufficiente allungare un braccio per poterla sfiorare, ma non voleva perdere il contatto con i suoi occhi.

Buffy si mosse in avanti invece e fece un passo verso lui. Fu in quel momento che Angel non riuscì a trattenersi. Andò incontro a lei ma vacillò subito. La stanza cominciò a girare e si rese conto che stare in piedi era ancora faticoso. Tornò a poggiarsi sul pilastro per evitare di cadere, ma Buffy era già corsa accanto a lui per sorreggerlo. “Angel, reggiti a me, vieni.. è meglio se..”

“..è meglio se mi siedo. Credo di non essere ancora.. nel pieno delle mie forze..” Ridacchiò a disagio, mentre Buffy lo accompagnava verso il divano. Si sedette accanto a Connor e vide che era spaventato “Sto bene, Connor” Lo rassicurò subito ma lui abbassò lo sguardo. Ricordò di averlo già visto così debole e ricordò anche che lui ne era stato il responsabile. Quando Wesley l’aveva tirato fuori dall’oceano, Angel si reggeva a malapena in piedi e aveva sofferto la fame per tre mesi, per colpa sua. Sentì un ondata di nausea proprio come quattro giorni prima. Scattò in piedi. “Devi mangiare” disse perentoriamente “Devi mangiare subito” Aprì il frigo cercando il sangue che aveva procurato prima e con voce bassissima disse. “È umano, ok? per favore.. non fare storie, papà.. hai bisogno di questo adesso.. il sangue di maiale non..”

La voce era carica di emozione e Buffy comprese che al ragazzo stava accadendo qualcosa e che sarebbe crollato da lì  a poco.  Angel guardava Connor, sapeva bene cosa stesse pensando e avrebbe voluto abbracciarlo, ma alzarsi non era una buona idea.

Buffy era china davanti ad Angel e poggiava le mani sulle sue ginocchia, mentre spostava lo sguardo da lui a Connor. Avanti Angel, digli qualcosa.. non vedi che sta male? Pensò fra sé. Per scuoterlo ed incitarlo a rispondere a Connor, strinse un po’ più forte un suo ginocchio e Angel le sfiorò la mano come se con quel gesto potesse recuperare la sua forza e a quanto pareva, la cosa funzionò. “Certo.. va bene.. si, Connor.. d’accordo” Sentì ancora la mano di Buffy che lo scuoteva come a dire, Avanti Angel, puoi fare di meglio.. e Angel rise apertamente, pensando che nulla era cambiato fra loro. Erano bastati pochi minuti in cui si era guardati negli occhi, per ritrovare l’antica alleanza e quel modo tutto loro di comprendersi aldilà delle parole.. e accidenti.. quanto gli era mancato tutto questo.

“Non mi va di berlo freddo” disse ridendo mentre guardava Connor. “Potresti aprire quello scatolone e sistemare il microonde da qualche parte.. che ne dici? ..domani voglio provare una ricetta, spero di ricordarla ancora.. è una torta.. ed è davvero speciale.. penso vi piacerà..”

Connor non riuscì a rispondere, ma il suo corpo si mosse come non fosse a lui ad eseguire il movimento. Sta di fatto che si ritrovò accanto al padre e lo abbracciò così forte come non aveva mai fatto prima. Sentì la mano di Buffy che gli accarezzava la schiena ed era davvero così dannatamente rassicurante che non riuscì a trattenersi. Pianse aggrappato al collo del padre mentre sentiva che lui lo stringeva ancora più forte. Per la prima volta in vita sua, provò la sensazione di sentirsi veramente amato. Quella non era una falsa famiglia, con falsi ricordi o affetti costruiti con la magia, quella era la sua vera famiglia. Buffy aveva ragione. Lei non era affatto un estranea. Lui credette, in quel momento, di averla conosciuta da sempre.

“Va tutto, piccolo” disse Angel “Ora, dimmi.. da quanto tempo non dormi?”

Da oltre le spalle di Connor, Angel incrociò lo sguardo con Buffy e insieme annuirono. Lei andò in camera, cambiò le lenzuola e preparò il letto per Connor. Il ragazzo era esausto, ne era certa. Poi si affacciò oltre il paravento, fece un leggerissimo cenno del capo ad Angel e lui annuì. Guardò verso suo figlio e si chinò a baciargli la fronte “Connor, è meglio se vai a dormire. Io ti porterei anche in braccio.. se solo potessi, ma rischiamo di cadere tutti e due..” disse in tono scherzoso e lo sentì ridere contro il suo collo e ancora lo baciò sulla fronte. Lo sentì che borbottava qualcosa “Ma devo sistemare il microonde..” e fu Buffy a ridere adesso. “Domani.. adesso niente storie.. a nanna”

A malincuore si spostò da Angel e sentì Buffy che lo spingeva dolcemente verso la zona notte. “Ma..?” tentò di protestare ma lei non lo ascoltò e lo spinse ancora, indicandogli il letto. “Beh, non vorrai dormire per terra spero.. è tutto ok, Connor.. io e tuo padre abbiamo molte cose da dirci e non dormiremo finché tutto non sarà chiarito. So che sai cosa intendo..”

Lui rise “Credo di si” Buffy lo lasciò solo e fu raggiunto da Angel che lo aiutò a sistemarsi nelle coperte. “Posso fare da solo” ridacchiò Connor e Angel rise con lui mentre gli sfilava le scarpe.

“Ah, lo so bene.. ma è una cosa che volevo fare da tanto tempo.. dare la buonanotte a mio figlio mentre Lei è li a pochi passi da noi. Si, Connor ho sentito tutto.. ho sentito che ricordi di quando eri piccolissimo ed è.. è bellissimo. Sai? sto facendo un sogno strano in questi giorni.. è un sogno ricorrente e non è un incubo.. e Lei è sempre accanto a noi.. proprio come adesso..”

Connor sollevò lo sguardo. Buffy era li, accanto ad Angel e gli parlavano talmente sottovoce che non capiva le loro parole, ma era un suono così armonico e musicale che scivolò presto nel sonno, ma prima chiese qualcosa. “Buffy? domani.. quando mi sveglio.. tu ci sei ancora?”

“Certo.. ci sarò sicuramente..”

“Allora disfa le valige.. per favore..”

 

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Note:

I dialoghi fra Buffy e Connor e fra loro tre in generale, così come i loro gesti, potrebbero risultare un po’ forzati e OOC (visto che si conoscono appena e visto che Angel e Buffy si sono appena ritrovati), ma c’è un motivo per tutto questo ..e presto capirete.
L’ultima scena in particolare, è un po’ strana e per ora non voglio dirvi di più, ma ha un suo senso

Il globo di neve regalato a Connor esiste davvero. Quando Angel ne parla si fa riferimento proprio ad Amends e alla neve (episodio Ats - 3x19 - Il Prezzo)

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Capitolo 12
*** Parte 11 ***


Attenzione: Alcune parti sono hot.. ma non moltissimo (almeno credo)

 

 

Parte 11

 

Buffy lo guardò ancora una volta, sperando che lui rispondesse. “Angel..? mi stai a sentire?”

Aveva parlato per almeno un ora, e lui l’aveva ascoltata in silenzio. Non l’aveva mai interrotta, si limitava ad annuire, a sorridere, a guardarla mentre si agitava in un mare di emozioni. Non poteva seguirla o sarebbero annegati insieme. Doveva mantenere il controllo, almeno uno dei due doveva fare appello alla razionalità, ma era davvero difficile resistere. Così, lui ascoltava seguendo il suo umore mutevole che cambiava ad una velocità sorprendente. Si sforzò di non perdere la calma, a volte le parole di Buffy ferivano come la lama di un coltello, a volte erano dolci più del miele ..ma lui, al momento era solo felice che fosse lì. Così, prendeva tutto ciò che veniva da lei, come fosse un regalo immenso e certamente per lui, lo era.

“Lo sai che non te la caverai tanto facilmente, vero?” urlò Buffy “Voglio sapere tutto ad iniziare da.. DOVE accidenti sei stato tutto questo tempo? tutti ti credevano morto. Ok, quasi tutti.. io sapevo che non lo eri.. ma non è questo il punto.. il punto è che ti nascondevi da me..”

Lui non rispose, e lei continuò senza sosta. Doveva smuovere quel muro di silenzio.

“Quattro anni, Angel. Quattro anni senza sapere se eri vivo o morto..”

Angel si alzò dirigendosi verso il bagno e lei lo seguì “Angel..? mi stai a sentire?”

Lui camminava lentamente e nel tragitto dovette appoggiarsi a qualche sostegno, ma riuscì ad arrivare al bagno senza l’aiuto di Buffy. Era stanco però, e si sedette sul bordo della vasca. “Ho questi pantaloni addosso da cinque giorni, meno male che non ho messo la camicia, adesso sarebbe da buttare.. il costo del mio guardaroba sta diventando esorbitante. Ho bisogno di fare una doccia prima di subito.. e anche di un altro po’ di sangue.. però sto recuperando in fretta”

“Oh no, Angel.. non provarci, non funzionerebbe, non questa volta.. credi che non abbia capito cosa stai facendo? Vuoi dirottare l’attenzione sul fatto che sei senza camicia.. non che io non l’abbia notato, ben inteso.. perché l’ho notato benissimo, ma ora dobbiamo parlare. La doccia? Cosa centra la doccia adesso? ti ho fatto delle domande, comunque è meglio un bagno.. hai l’acqua calda in questa specie di.. di tana da vampiro? o dobbiamo scaldarla col fiato?..”

Perché adesso si ritrovava stretta fra le gambe di Angel? ..e perché lui la teneva per i fianchi? ..e soprattutto perché la stava baciando in quel modo oscenamente possessivo.. ma anche così maledettamente dolce? Lui, ancora seduto sul bordo della vasca, la teneva saldamente per la vita, attirandola ancora più vicino a sé. Lei stava in piedi davanti a lui e aggrappandosi alle sue spalle approfondì il bacio, rispondendo come se fosse l’unica cosa al mondo che contasse veramente. Questo era molto meglio di tutti i suoi sogni messi insieme ..e i suoi sogni, in tutti questi anni, erano stati davvero caldi.. molto caldi.

“Davvero vuoi parlare di questo adesso?” chiese Angel staccandosi dalle sue labbra. “Io sono ancora nella fase ‘Buffy è qui e non posso credere che sia vero’. Certo che dobbiamo parlare, ma possiamo cominciare con.. Io ti amo. Mi sei mancata così tanto che..” Continuò a baciarla.

Buffy non voleva sentire altro, voleva sentire solo le labbra di Angel unite alle sue e lui aveva ragione, non gli aveva ancora detto che gli era mancato tantissimo. “Dire che ‘Mi sei mancato’ non rende l’idea.. non ci sono parole o se ci sono io non le conosco.. Angel, ho creduto di impazzire e poi questi ultimi giorni avevo incubi terrificanti e la cicatrice sul collo che..”

“Lo so, abbiamo fatto lo stesso sogno, abbiamo sognato insieme ..e tu sei davvero testarda, lo sai? anche nei sogni.. vuoi sempre averla vinta tu ..e il bello è che.. riesci sempre a..”

“..a salvarti la vita ..fa ancora male il braccio? Accidenti Angel, hai un aspetto terribile, guarda qua che occhiaie.. e poi sei così.. sei magrissimo.. ma come si fa vivere così? riesci ad entrare da solo dentro la vasca? ..e se per caso tu avessi voglia di piangere, non è che devi aspettare il permesso delle Forze dell’Essere.. perché per una volta, vorrei non essere io quella che piange per prima.. però sbrigati.. perché non credo di poterle trattenere ancora.. intendo le lacrime..”

La prese ancora per i fianchi e lei si ritrovò seduta sulle sue ginocchia. Gli buttò le braccia al collo e poggiò la testa sulle sue spalle. Il viso di Angel era invece sepolto nei suoi capelli di seta, quelli che aveva sognato così tante volte in tutti quegli anni e mentre si tenevano strettissimi, piansero insieme. Piansero a lungo, era ciò di cui entrambi avevano bisogno. Lui la cullava fra le sue braccia, ma si aggrappava a lei come se temesse di perderla di nuovo. Aveva il terrore folle che svanisse nel nulla da un momento all’altro. Voleva trovare conforto fra le sue braccia, ma voleva anche rassicurarla, odiava vederla piangere.

Così, prendeva amore e poi lo restituiva a lei

Per Buffy le cose non erano diverse. Era confortevolmente accoccolata tra le sue braccia ed era davvero appagante, ma era anche molto preoccupata per lui. Sentiva tutta la sua fragilità, e sapeva che piangere era ciò che dovevano fare, soprattutto lui. Conosceva fin troppo bene la sua ostinata capacità di trattenere il dolore e di mantenere il controllo delle proprie emozioni, ma non sempre era la cosa giusta da fare. Non gli disse nulla, si limitò ad abbracciarlo sempre più forte per rassicurarlo e questo dava conforto anche a lei.

Così, prendeva amore e poi lo restituiva a lui

..fin quando entrambi non ne ebbero abbastanza. I singhiozzi divennero silenziosi e sommessi. Lei sollevò la testa, lo guardò negli occhi, e quasi impazzì di gioia. Rivide la sua bellissima anima e tutto amore che Angel provava per lei. Mai nessun altro l’aveva guardata così. Mai. Non era passione o lussuria, c’era senz’altro anche quella, la vedeva guizzare appena sotto la superficie, ma c’era qualcos’altro che lei aveva dimenticato da tempo. Lo riconobbe subito. Era ciò che rendeva unico il loro amore. Era quella netta e chiara consapevolezza di sapere che lui la comprendeva in modo totale, che conosceva tutto di lei e nonostante ciò non sentirsene affatto minacciata. Guardare Angel negli occhi, era come vedersi allo specchio. Loro due erano il riflesso l’uno dell’altro e quando lo sentì tremare, comprese che Angel stava vivendo la stessa identica sensazione. Questo rendeva unico il loro amore e questo era anche ciò che li divideva. Loro non potevano permettersi di andare oltre ..e adesso erano troppo vicini. Troppo.

“Forse è meglio se..” disse Buffy “..se vado di là. Riesci a fare da solo?”

“Sarà meglio.. si” rispose Angel, ma quando Buffy si alzò per uscire, si aggrappò ancora a lei in preda ad un irrazionale paura. “Vado solo di là un momento” disse lei sorridendo.

La guardò andar via e per un po’ rimase a fissare la porta in cui lei era sparita. Si sentì perso come se fosse uscita dalla sua vita per sempre. Percepì una netta sensazione di panico, come presagio di ciò che sapeva sarebbe successo da lì a breve. Lei sarebbe andata via di nuovo, adesso o fra sei mesi o fra un anno, non cambiava molto le cose. Loro erano condannati.

Fece scorrere l’acqua nella vasca, ma poi cambiò idea. Meglio la doccia. Fredda, molto fredda. Aveva bisogno di rimanere sveglio ..e comunque, voleva lasciare l’acqua calda per Buffy.

A quel pensiero sorrise. Buffy era entrata da poche ore nella sua vita e già era la sua priorità. Buffy era sempre stata la sua priorità. Si chiese se fosse più doloroso saperla lontana, oppure averla lì a pochi passi da lui, senza però potersi avvicinarsi troppo.

Insaponò la spugna e si sfregò la pelle fino a farla quasi sanguinare, sentiva il suo odore ovunque e non sarebbe andato via facilmente, non dalla sua mente. Rimase a lungo sotto il getto dell’acqua gelata e uscì solo quando cominciò a rabbrividire. Si sedette ancora una volta sul bordo della vasca. Era esausto.

Buffy entrò in quel momento porgendogli degli abiti puliti che lui afferrò subito, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se avessero fatto questo un infinità di volte, come se lei fosse stata sempre lì. “Mi hai lasciato un po’ d’acqua calda?” chiese lei.

Gesti e parole parevano appartenere ad una quotidianità che a loro era sempre stata negata, ma allo stesso tempo, il modo in cui comunicavano, implicava una profonda intima conoscenza l’uno dell’altro che andava al di là del vivere quotidiano. Buffy aveva cercato degli abiti puliti per lui, aveva semplicemente aperto il suo armadio e aveva frugato qua e là, sorridendo notando l’ordine eccessivamente ossessivo di Angel. Aveva poi preso qualcosa per lei dalle sue valigie, rendendosi conto di aver dimenticato di portarsi dietro il suo beauty-case.

“Ti scoccia se uso il tuo?” chiese ancora, indicando lo spazzolino da denti, mentre si spogliava facendo cadere i pantaloni ai propri piedi. Solo quando cominciò a sfilare la camicetta notò che Angel non aveva ancora risposto, ma la guardava con quella luce negli occhi che lei conosceva fin troppo bene. Come la corrente sotterranea di un fiume in piena, di nuovo il desiderio si insinuò fra loro. Deglutì a disagio notando che pure lui non era poi tanto vestito e dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo. Abbassò gli occhi e tentò di ricoprirsi, ridacchiando nervosa.

“Scusa.. è che ho bisogno di.. di fare una doccia.. dodici ore di volo sono state..” Angel si alzò, rendendosi conto solo in quel momento che anche lui era mezzo nudo. Inconsciamente strinse più strettamente l’asciugamano che teneva sui fianchi e prima di uscire rispose “Certo.. è stato un lungo viaggio.. si.. l’acqua è ancora caldissima.. si.. lo spazzolino.. puoi usarlo.. certo..”

La lasciò sola e si sedette sul letto, facendo piano per non svegliare Connor. Meglio rivestirsi subito ..e comunque.. possibile che Buffy fosse sempre così disordinata? Uno sguardo veloce verso l’armadio aperto di fronte a lui, indicava chiaramente i segni del suo passaggio. Aveva spostato le crucce delle sue camice facendone cadere alcune e i suoi maglioni erano sparsi ovunque. Sembrava che il suo armadio fosse stato investito da un gigantesco ciclone.

Sbarrate le porte.. è in arrivo l’uragano Buffy pensò fra sé e per un momento contemplò l’idea di riordinare subito, era più forte di lui. Ma poi decise che amava anche il suo disordine ed era comunque un segno tangibile della sua presenza. Da qualunque punto di vista la si volesse guardare, Buffy riusciva sempre a sconvolgere la sua vita e realizzò che aveva desiderato che questo accadesse da un infinità di tempo. Lei gli era mancata tantissimo.

Si voltò a guardare Connor che dormiva e sorrise. Possibile che fosse tutto vero? Suo figlio lì accanto e Buffy che faceva la doccia a pochi passi da lui. Sembrava un sogno.

Il suono del cellulare di Connor lo riscosse dai suoi pensieri e corse per spegnerlo. Suo figlio però fu più veloce di lui, e allungando la mano verso il comodino, rispose alla chiamata “Si?” chiese assonnato. Lo vide ridere e si commosse. Si sedette nella poltrona davanti a lui, mentre infilava le scarpe, e non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Era così raro sentirlo ridere.

“Sarà meglio, Tommy. Meglio che sia importante come dici. Perché? Hai idea di che ore sono? ma tu non dormi proprio mai?” Sentendo la risposta, Connor rise ancora e controllò l’orologio “Ok, un punto per te.. non è così tardi come credevo. Ho detto OK, si.. sto arrivando”

Si alzò di corsa e in pochi secondi era pronto per uscire “Devo andare. Tommy ha bisogno di parlare con me. Dice che è urgente, anche se ne dubito.. ma aveva l’aria seria.. quindi..”

“Devi andare? Voglio dire.. proprio subito?” Connor annuì ma volle rassicurarlo ulteriormente. “È venerdì oggi.. quindi ho ancora tre giorni liberi prima di riprendere la mia solita vita. Comunque torno, papà.. non appena finisco con Tommy.. torno per.. salutare Buffy e anche per.. insomma voglio dare un'altra controllata al tuo braccio..” Salutò con un cenno della mano ma Angel lo richiamò subito “Aspetta. Visto che hai ancora dei giorni liberi.. mi chiedevo se..”

Era a disagio. Connor lo capì subito. Stava per dire qualcosa di importante, ormai lo conosceva bene. “Mi chiedevo se..” continuò Angel guardando le valigie di Buffy “..ti andrebbe di fare una cosa per me? o meglio.. non proprio per me.. per noi.. una cosa per noi. Potresti.. tu potresti farti aiutare dal tuo amico.. se vuoi.. se non hai altri impegni.. insomma, non sei obbligato..”

“PAPA’..?” urlò Connor esasperato. La pazienza non era una sua dote. “Puoi semplicemente arrivare al dunque senza girarci intorno? wow.. io balbetto quando sono incasinato.. almeno questo è ciò che dice Tommy, ma tu mi batti di sicuro.. non sarà una cosa ereditaria?”

Angel tentò di non ridere “Io non balbetto” precisò per darsi un contegno.

Spiegò poi cosa avesse in mente e vedendo la commozione negli occhi di suo figlio, comprese di essere riuscito a spiegarsi benissimo. Connor era senza parole e annuì in silenzio. “Era nei patti, no? ti avevo promesso che sarebbe accaduto e questo è il momento giusto.. come vedi, ho ancora bisogno del tuo aiuto.. oh.. e prendi questo con te, scegli tu dove sistemarlo..” disse Angel, indicando il microonde ancora imballato nello scatolone, poi aggiunse “Pensi di farcela in tre giorni? Devi solo sistemare le cose più urgenti. Il resto lo faremo insieme”

Consegnò a Connor una carta di credito e lui rifiutò “Papà? stai scherzando, vero? Non mi servono i soldi ..comunque si, se Tommy mi dà una mano, penso di farcela” Aveva risposto un po’ troppo frettolosamente per mascherare l’emozione. Ciò che Angel gli aveva chiesto di fare, andava al di là delle sue più rosee aspettative. Non pensava che sarebbe accaduto così presto.

“Ti serviranno invece..” rispose Angel “È chiuso da un infinità di tempo.. devi riallacciare la corrente elettrica, il telefono e..” Connor prese la carta “OK.. OK.. hai ragione” Rise e disse ancora “..e poi penso che dovrò pagare Tommy.. lui fa tutto per soldi..”

Angel lo guardò serio “È un tipo affidabile? Cosa vuol dire che fa tutto per soldi?

Connor annuì “Lui è il mio migliore amico, sta tranquillo, papà. Ti sembrerà strano, ma Tommy è l’unica cosa reale della mia nuova vita.. lui non appartiene ai falsi ricordi.. ci siamo conosciuti dopo.. lui e io ci siamo scelti a vicenda.. capisci cosa intendo? Con Tracy invece non è così.. lei appartiene ai ricordi fabbricati dalla W&H ..e non credo che fra noi durerà ancora per molto. Tommy sarà felice di aiutarmi.. lo fa sempre, ma ha questa fissa per i soldi..”

Angel capiva benissimo cosa intendesse dire e annuì serio. “Chiamami se hai bisogno d’aiuto.. Connor, non devi fare tutto da solo, ok? solo una sistemata veloce per..” Connor rise ancora “..per renderla abitabile da subito.. si, si.. ho capito. La camera? voglio dire.. sempre quella?”

Era emozionato, non voleva che Angel lo notasse, ma suo padre aveva sensi da pipistrello. Era difficile nascondersi dal suo sguardo. Decise di cedere, almeno un po’. “Sono contento che.. hai deciso di fare questo.. ok, ora devo andare davvero.. Tommy mi sta aspettando ..e questo scatolone pesa” Gli sorrise e prima di uscire disse ancora “Ci vediamo domenica notte allora. Saluta Buffy.. dille che..” non riuscì a continuare e Angel finì per lui.

“Glielo dirai tu.. forse anche prima di domenica sera. Per la camera.. certo, sempre quella..”

Lo guardò dirigersi verso la macchina e notò lo strano marchingegno che pendeva dalla porta. “È l’antifurto” urlò Connor ridendo “Chiedi a Buffy.. lei sa di che parlo..”

Angel rise a sua volta, e rientrò dentro solo quando lui sparì dalla sua vista. Mise su l’acqua per il thè, aveva bisogno di qualcosa di caldo e sicuramente Buffy avrebbe gradito. Non si voltò a guardarla, ma sapeva che era proprio dietro alle sue spalle. La scatola con le lettere era ancora lì, ma decise di non riporla nella credenza. Voleva che lei le leggesse. Voleva mostrargliele.

“Niente phon ..e niente specchi” disse Buffy mentre asciugava i capelli con l’asciugamano. “In camera? Hai uno specchio almeno lì?” Poi chiese ancora “Connor?”

Angel versò il thè nelle tazze. “È dovuto uscire di corsa, una cosa urgente con l’amico” Buffy si sedette nell’unica sedia disponibile “Tommy immagino.. quel ragazzo ha qualcosa di strano..” Angel accostò al tavolo un vecchio baule che divenne un sedile, sistemandosi proprio di fronte a lei. “Lo conosci?” chiese stupito. Possibile che Buffy sapesse già così tante cose di Connor?

Lei annuì ma non disse altro.

Nella sua mente i pensieri correvano veloci. Erano entrambi seduti intorno ad un tavolo e fra loro vi era ..quella teiera. Impossibile non ricordare quel giorno e faceva male da morire.

I pensieri di Angel non erano diversi. Il profondo senso di déjà vu era lacerante. C’era però una differenza rispetto a otto anni prima. Questa volta non c'era nessuna importante modifica che cambiava la loro vita, non per lui almeno. Non era improvvisamente diventato umano e sapeva anche che non sarebbe accaduto mai più. Cercò di allontanare il ricordo di quel giorno fuori della sua mente. Era arrivato il momento di parlare e lasciò che fosse lei a cominciare.

Entrambi pensarono che fosse meglio mantenere una certa distanza fra loro, e furono attenti a non sfiorarsi neanche con un dito, mentre Buffy tentò di spiegare la vera ragione per cui era lì. Dapprima esitante e poi in un fiotto di parole che tradì tutto il suo nervosismo.

“Ti ho cercato ovunque Angel, chiesi anche aiuto ad una potente strega. Usò la tua vecchia giacca ..e questa” disse, mostrando la croce che portava al collo, poi ridacchiò. “La strega era sorpresa che l’incantesimo di localizzazione avesse funzionato. Disse che quegli oggetti erano stati lontani da te per così tanto tempo, che era impossibile che funzionasse, ma disse anche che.. che c'era un grande potere che manteneva il collegamento fra noi due.. noi siamo uniti da.. da qualcosa che va oltre il tempo.. disse proprio così.. disse però che per quanto percepisse la tua presenza, non riusciva a localizzarti.. disse che era come se tu non volessi farti trovare..”

Angel tentò di avvicinarsi, ma lei lo bloccò “No, aspetta.. fammi finire.. non voglio parlare di questo, non adesso. Voglio che tu sappia perché sono qui.. intendo la vera ragione..”

Lui annuì "Perché sei qui, Buffy?" chiese sottovoce, facendo trapelare tutta la sua ansia. La guardò di nuovo. Intensamente. E ciò che vide lo spaventò. In lei non vi era più lo sguardo luminoso che aveva visto nei suoi occhi tanti anni prima. Era qualcosa di molto più vecchio, più in ombra, e più di ogni altra cosa, avrebbe voluto allontanare quelle ombre da Buffy.

Lei si alzò e prese il suo diario, quello in cui aveva riversato tutti i pensieri per Angel. Lo poggiò sul tavolo accanto alla teiera e tornò a sedersi. Era a disagio, abbassò lo sguardo e si guardò le mani che stringeva nervosamente. Aveva paura che lui non volesse sentite le sue parole.

"Non ho mai smesso di amarti, Angel. Sono qui perché ho bisogno di scoprire se c’è un qualche modo in cui potremmo far funzionare le cose tra noi. Se.. hai trovato una soluzione.. per la maledizione o se.." Poi indicò il diario “qua c’è tutta la mia vita.. e credo che non esista una sola pagina di questo diario, in cui non compaia il tuo nome..”

Lui ascoltò con lo stupore negli occhi e la gioia nel cuore, ma mantenne stoicamente una calma esteriore che non possedeva affatto. Ora era il suo turno di guardarsi le mani. Abbassò lo sguardo, non poteva dirle che aveva firmato via la loro unica speranza, non poteva dirle che la Shanshu era ormai un sogno irrealizzabile. Poteva però dirle che l’amava. Si alzò e portò fuori le lettere dalla scatola, consegnandole a Buffy.

“Queste.. queste sono tue, anche se non le ho mai spedite.. ma lì c’è tutto.. tutte le risposte che cerchi. Tutto. Se sono riuscito a sopravvivere in questi ultimi quattro anni, il merito è solo tuo..” Tornò a sedersi di fronte a lei. “Io non ho mai smesso d’amarti, Buffy. Mai”

Lei teneva il fascio di lettere in mano, incapace di credere ai propri occhi. Anche lui le aveva scritto? Non riusciva a ricordare quante volte avesse desiderato di ricevere una sua lettera e lui aveva appena detto che l’amava ancora. Con un filo di voce chiese ancora

“Fra noi le cose funzioneranno, vero?”

Angel avrebbe volute urlare il suo SI, ma il problema non era il sesso, non lo era mai stato. Lo sapeva bene. Era sempre stata la perfetta felicità che provava quando stava con lei, era quella che li aveva divisi. Si chiese se con tutto quello che aveva sofferto in quegli anni, per lui potesse ancora esistere la felicità. Forse adesso poteva controllare il demone. Forse, se fosse stato attento, sarebbe riuscito a bloccare Angelus. Doveva solo mantenere il controllo e tutto sarebbe andato bene. Si sentiva come un giovane imberbe, che si aggrappava sugli specchi.

I loro occhi si incontrarono per un solo istante e fu la loro fine. Il domandarsi se fosse giusto o no, perse ogni significato. Tutte le risposte erano lì, nei loro occhi. Angel la raggiunse oltre la teiera, allungò la mano e anticipando ciò che lei voleva, si avvicinò ancora di più. Le loro dita si sfiorarono proprio come avevano fatto quel giorno. Ancora una volta, fu fuoco liquido sulla sua pelle. Umano o demone, quando lei lo toccava, per Angel era sempre la stessa identica cosa. Fu fuoco liquido per entrambi. Buffy percepì distintamente una sensazione di appartenenza. Questa volta, c’era il tavolo tra di loro, ma anche quella distanza fu presto dimenticata.

Ora le sue labbra erano sulle sue, e le mani di Buffy correvano lungo tutto il corpo di Angel. Le braccia di lui erano piene della donna che aveva sognato ogni notte. I suoi sensi erano sovraccaricati dalla sua vicinanza e il suo profumo lo fece impazzire. Angel cominciò a toglierle i vestiti, le immagini di un tavolo rotto tornò alla loro memoria. Lui la prese per i fianchi e lei avvolse le gambe strette intorno alla sua vita. Angel corse semplicemente verso il letto, non poteva aspettare oltre. Lei lo spogliò con frenesia febbrile. Lo voleva dentro di lei subito.

Era ubriaco di lei, stava annegando in lei, e lei in lui. Non c'era finezza nei loro gesti, c’era solo urgenza. L’unico imperativo immediato a cui riuscivano a rispondere. ORA.

Adesso. Subito. Mia. - Adesso. Subito. Mio.

Riuscì a mettere in pausa i propri istinti, per un fugace singolo secondo, mentre giaceva sopra di lei, pelle a pelle. Si perse in lei e nella sua radiosa bellezza arrossata, guardandola come se la vedesse per la prima volta. Poi si baciarono ancora, come se quel bacio potesse spazzare via un decennio di fame dell'anima. Un bacio selvaggio. Affamato. Osceno. I pensieri scomparvero. L’attimo dopo, era già dentro lei, aprendo le porte del desiderio a lungo negate.

Non era mai stato sul sesso. Era sempre stato su di lei. Ecco perché era stata così pericolosa per lui. Se doveva morire, voleva morire adesso. Voleva perdersi dentro lei e non tornare mai più. Voleva ogni singola parte di lei. Voleva tutto. La voleva tutta per sé. Possessivamente.

Buffy pareva impazzita. Lo graffiò, affondando le dita nei suoi muscoli, attirandolo più vicino a sè, più profondamente, di più, semplicemente di più. E lui rispose. Selvaggiamente. Sentì i suoi muscoli vaginali che stringevano intorno alla sua erezione, lei lo stava invitando ad entrare e non era abbastanza, non ancora. Lei voleva di più. Lei voleva tutto. Entrò così profondamente dentro lei da farla urlare di piacere. Non era più gemiti o sospiri, erano urla e grugniti animaleschi. Buffy aveva perso totalmente il controllo e lui la seguì ancora una volta.

Le sue braccia, le sue gambe, la sua bocca, la sua lingua, il suo tutto sé stesso, era così strettamente avvinghiato a lei che li rendeva un unico corpo. Lei era lui. Lui era lei. Uno dentro l'altro, senza confini. Loro si appartenevano. Voleva piangere di gioia. Voleva gridare la sua esaltazione al mondo. Voleva affondare i denti in lei e sentire ancora il gusto del suo sangue. Ma poi il sangue era il suo, come lei scavò la sua pelle con le unghie e sentì le sue lacrime di gioia. Ma il ruggito del demone lo impaurì, e così le lacrime ora divennero sue. Uscì fuori da lei, non potendo continuare oltre. Era confuso e disorientato e all'inizio non capì perché lo invitò di nuovo dentro lei. Durò solo un attimo. Non era mai stato sul sesso. Era sempre stato su di lei.

Lei era la sua priorità e oggi per lei doveva essere indimenticabile. Angel era un amante eccezionale e i bisogni di Buffy, adesso erano l’unica cosa la mondo che contavano.

Scosse la testa, lui non poteva perdere il controllo, ma usò le sue naturali molteplici doti per portare a compimento il suo compito, ancora e ancora. Si fermò solo quando lei era del tutto sazia. Quando l’ultimo gemito dell’orgasmo della sua donna, morì dentro le sue labbra, la prese fra le sue braccia, poggiando la guancia contro i suoi capelli, appagato dall’appagamento di lei.

Non era mai stato sul sesso. Era sempre stato su di lei.

"Angel, sei.. sei.."

Lui non la lasciò finire.

"Sshh. Non ti preoccupare.."

Lei lo guardò.

"Troveremmo una soluzione, vero?"

Si chiese se potevano, ma non era il momento di parlare, non ora.

"Sicuramente.."

Nei loro giochi d’amore, lei l’aveva sentito gemere e seppe che l’estasi aveva raggiunto anche lui, ma mai dentro lei. Aveva capito il suo gioco e l’aveva assecondato. Era riuscito a portarla oltre il limite della follia, più e più volte, ma lui era uscito da lei immediatamente dopo. Sapeva bene perché ed era maledettamente frustrante. Per lui lo era sicuramente.

“Angel?”

"Sshh. Dormi adesso.. va tutto bene, Buffy.. se tu stai bene, sto bene anche io.."

Dormirono abbracciati strettissimi. Sazi.. per ora.

 

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Capitolo 13
*** Parte 12 ***


Note: Per comprendere meglio questo capitolo (che è Connor centrico), dovete ricordare cosa è successo nel capitolo nove

 
 
 

 

 Parte 12

 

“Connor, sei spaventoso quando sgrani gli occhi in quel modo, te l’ho mai detto? Che c’è? perché stai lì impalato? non vorrai che ripeta tutto da capo per la centesima volta, daii.. aiutami a collegare questi fili, se vuoi che tuo padre abiti qui prima del finire del secolo.. comunque questo posto è fighissimo.. sicuramente ha un acustica strepitosa.. pensi che tuo padre ci farà provare i nostri nuovi strumenti? A proposito, lo sa che suoni in una band?”

Connor guardava Tommy come se vedesse un fantasma. Le cose che gli aveva detto poc’anzi lo avevano lasciato con una moltitudine di domande e lui voleva risposte. “Si Tommy, ripeti tutto da capo. Come fai a conoscere Buffy e mio padre? ..oltre a tutto il resto. Come fai a sapere chi io sia realmente? e perché non mi hai mai detto nulla? E visto che ci siamo, adesso vorrei anche sapere dove accidenti sparisci quando ti assenti per tre giorni interi.. credevi che non l’avessi notato? Il nostro incontro non è stato casuale, vero? Ti dilegui nel nulla per tre giorni e accade sempre con una frequenza mensile..”

“Fasi lunari, Connor. Io seguo il flusso della luna. Più precisamente, mi assento per tre giorni, quando c’è la luna piena. Senti, ti ho già spiegato il perché.. ora dimmi, non trovi che sia fighissimo anche il nome di questo posto? Hyperion Hotel.. wow potremmo chiamare così la nostra band..” Connor non rideva affatto e Tommy sospirò arrendendosi alla cocciutaggine dell’amico. “E va bene, Connor “Reilly” ricominciamo dall’inizio, ma non capisco perché tu sia così spaventato.. voglio dire, con tutto ciò che hai visto nella tua vita, ti spaventa sapere che i miei genitori sono dei licantropi?”

“Non sono spaventato. Sono incazzato, Tommy.. è diverso. Mi hai mentito per tutto questo tempo e visto che dici di conoscermi bene, saprai che ho una lunga storia alle spalle di gente che mi ha mentito, gente che mi ha manipolato e usato a mia insaputa e saprai anche che ho difficoltà a fidarmi delle persone, perché nella mia vita.. è successo troppe volte che.. qualcuno che amavo mi ha poi tradito e.. IO non sono spaventato dai lupi mannari, Tommy.. io sono incazzato con te.. tu.. tu sei il mio migliore amico.. accidenti!”

“Licantropi. Mio padre e mia madre si incazzano quando li chiamano lupi mannari.. e come se io chiamassi tuo padre “succhia sangue”, se capisci cosa intendo”

“TOMMY”

“Uhm.. senso dell’umorismo zero, eh Connor? sarà la tua parte vampirica. Fermo li, sto solo scherzando. Lo so che non sei un vampiro e neppure io sono un licantropo, ma abbiamo in comune un sacco di cose io e te. Primo, sta cosa dei genitori “strani” per usare un eufemismo.. Secondo, siamo cresciuti entrambi in una dimensione alternativa e la nostra età reale non è la stessa che mostriamo.. giusto? siamo solo cresciuti più in fretta.. Terzo, i nostri genitori sono amici, loro si conoscono da molto tempo.. Quarto, io non ti ho mentito. Non sapevo nulla fino a che non ho visto Buffy ieri mattina. Ci ho messo un po’ prima di capire, ma poi ho rimesso insieme i pezzi.. tu che mentivi a me e a Tracy, visto che non eri a New York per il concerto.. la tua ansia all’ emoteca.. tu che volevi sangue umano e.. quella ragazza bionda nella tua auto. Il suo viso mi era familiare. Buffy Summers – La Slayer – una carissima amica di mio padre. Così, mi sono chiesto cosa ci facesse la cacciatrice con il mio migliore amico e ho chiamato mio padre, il quale ha chiamato Willow, la sua ex, e lei ha detto cosa stava accadendo ad Angel e il motivo della presenza di Buffy qui a Los Angeles. Willow ha parlato di te e della tua telefonata a Londra.. e così, scopro che il mio migliore amico, è il figlio del leggendario Angel.. cosa che mi ha nascosto per tutto questo tempo. Ma.. sono incazzato? No, non lo sono.. perché capisco il motivo del tuo silenzio.. lo capisco davvero Connor.. e sai una cosa? tuo padre, Buffy e mio padre sono amici ..e Angel è..”

“..è anche amico di tua madre, lo so. Nina.” Connor sapeva che suo padre aveva avuto una breve storia con una lupa mannara, ma decise che non era il caso di dirlo a Tommy.

“Si, Oz e Nina. Per questo sparisco nei tre giorni di luna piena.. perché.. devo controllare che tutto sia ok.. insomma.. oramai i miei genitori riescono a tenere a bada “il lupo” che è in loro, ma.. io ho bisogno di verificare che sia tutto ok.. ho sempre questa dannata paura che succeda qualcosa”

La voce d Tommy divenne velatamente malinconica. Se c’era una persona al mondo che capiva il suo stato d’animo, questo era proprio Connor. Negli ultimi quattro anni, anche lui aveva avuto paura che Angel non potesse tenere sotto controllo la sua parte vampirica. “Tommy..”

“Connor è tutto ok.. non so tu, ma per me è un sollievo sapere che posso parlarne con te. Immagini la faccia che farebbero gli altri? Se sapessero la verità scapperebbero. Con te non devo più nascondermi. Sta cosa che abbiamo i genitori “mostri” fa meno paura.. cioè, voglio dire.. credevo di essere unico al mondo. So che è così anche per te.. credo sia questo il motivo perché abbiamo legato così tanto da subito. Entrambi abbiamo percepito la nostra unicità”

Connor sorrise a annuì, ma la sua naturale diffidenza non si spense del tutto “..e la dimensione demoniaca? Perché sei cresciuto in un'altra dimensione?”

“Non era demoniaca, era solo una dimensione alternativa. Lo so che per te non è stato così, tu eri all’inferno, letteralmente.. ma per me è stata una bella esperienza. Non era una dimensione ostile. I miei genitori erano ossessionati dal bisogno di controllare la loro parte demoniaca e quando sono nato io, per loro divenne un impegno costante. Grazie a Willow, che è..”

“..Una potente strega. Si, conosco Willow..” disse Connor. Tommy continuò “Grazie alla sua magia, mamma e papà riuscirono ad attraversare un portale e in quella dimensione poterono imparare a controllare l’istinto lupesco. Siamo rimasti lì per 18 anni, ma qui erano passati solo pochi giorni. Non appena siamo rientrati, mi iscrissi al college ed è li che incontrai te. Sembravi uno strano, ma mi piaceva il tuo modo di fare, sentivo che eri uno di cui potevo fidarmi..”

Connor annuì ancora ma non disse molto di se stesso e men che meno parlò di Angel. Prima di aprirsi completamente, voleva consultarsi con lui. Ma Tommy era il suo migliore amico e questo non sarebbe cambiato, anzi rinforzava il loro legame. “È stato così anche per me. Anche tu sembravi strano, ma.. beh.. questa cosa della fiducia l’ho sentita anche io”

“Ci siamo annusati a vicenda” disse Tommy serio. Connor pensò che fosse assolutamente vero.

A differenza di Tracy, che lui conosceva perché era “incorporata” nei falsi ricordi della W&H, Tommy non apparteneva alla sua vita fittizia. Loro erano diventati amici fin dal primo giorno del college, quando ormai Connor era integrato nella sua nuova vita. Tommy non gli era stato imposto dall’esterno, erano diventati amici perché così loro avevano deciso. Avevano scelto di esserlo perché si piacevano a vicenda. Uno introverso, l’altro estroverso, ma si comprendevano a meraviglia. Sorrise a Tommy “Beh.. almeno non dovrò più nascondere i paletti..”

Squillò il cellulare e prima di rispondere, Tommy mostrò il display a Connor “È Tracy. Che faccio? Rispondo? Lei sta cercando te, credo che dovresti parlare con lei..”

“Rispondi, ma non dirle che mi hai visto.. dopo la chiamo”

Tracy era furibonda. Connor poté sentire le sue urla nonostante fosse lontano dal telefono, mentre Tommy gli lanciava delle occhiatacce. Quando sentì la sua ragazza dire “devi dire al tuo amico che è meglio se accende il cellulare prima di subito, perché la storia del concerto non l’ho bevuta..” Connor seppe che la storia con Tracy era finita. Non era mai stato un grande amore, lo sapevano entrambi ed erano arrivati al capolinea. Afferrò il giubbotto e corse fuori, dicendo a Tommy che sarebbe tornato subito. Tornò un ora dopo, con Tracy e con le pizze. Si erano lasciati di comune accordo, senza drammi, senza pianti e urla. Tracy aveva ascoltato in silenzio e alla fine fu lei a voler chiudere il rapporto.

“Connor, non può funzionare, lo sai.. lo sappiamo entrambi. Insomma guardati.. tu sei un fighetto di buona famiglia, io sono una strana ragazza che ama vivere alla giornata e crede nel soprannaturale, nella meditazione trascendentale e ama la musica New Age..”

“Un fighetto di buona famiglia?” chiese Connor quasi offeso “Si. Un figlio di papà.. puzzi di bravo ragazzo lontano un miglio.. senza offesa Connor Reilly, ma fra noi non può funzionare..”

Connor rise e concordò con lei. Non poteva funzionare. Lui non era affatto un bravo ragazzo, non nel modo che intendeva lei e per quanto riguardava il soprannaturale, era certo di essere più che esperto e avrebbe avuto tanto da raccontare, ma lei non avrebbe capito. Quello era il motivo per cui fra loro non avrebbe mai funzionato. Lei non apparteneva al suo mondo.

“Comunque..” aggiunse Tracy “il sesso era da sballo..” Lui concordava. Sorrise un  “Grazie” poi cambiò velocemente argomento. Con la mente era già altrove. “Sto sistemando un locale per la band, ero con Tommy in questi giorni..” Lei insistette per dare una mano, anche perché era curiosa di vedere il nuovo locale. Se il loro non era mai stato un amore di quelli “Forever” non significava che non potevano essere amici. Rimase con loro per un giorno intero e il suo aiuto fu davvero prezioso. Quando poi le venne l’idea di coinvolgere le sue amiche, nel giro di poche ore avevano rivoltato l’intero albergo da cima a fondo, e ora pareva decisamente più abitabile.

Connor però non permise a nessuno di entrare nella sua vecchia camera e men che meno nella camera di suo padre. Nemmeno a Tommy. C’erano posti sacri che non potevano essere violati e quelle stanze rappresentavano tutto ciò che rimaneva del suo reale passato. Tutta la sua vita era lì e avrebbe tanto voluto cancellare la sua nuova esistenza da “fighetto di buona famiglia” perché la sua famiglia era Angel. Solo Angel.

Beh.. anche Buffy, pensò Connor quando arrivò un suo sms. “Tutto bene? serve aiuto?” Non rispose all’sms ma la chiamò subito. Voleva sentire la sua voce e nonostante pensò che fosse strano, sentirla fu appagante. Sentì anche Angel “Ho quasi finito. Abbiamo il telefono.. cioè.. volevo dire voi.. voi avete il telefono, e adesso avete anche l’acqua calda ..e la cucina funzionante” La sua approvazione lo gratificò più di quanto non volesse ammettere.

“Sei stato molto bravo, Connor.”

Spento il cellulare e rimasto solo con sè stesso, si rese conto che per un attimo aveva contemplato l’idea di condividere con loro quella casa, ma sapeva che non era possibile. Cacciò via quel pensiero e si guardò attorno. Sentì Tommy giù nella hall che sistemava l’impianto elettrico e sicuramente aveva combinato un guaio, visto che di colpo mancò la luce. La stanza adesso era completamente al buio, ma per Connor non era un problema. Lui, come suo padre, ci vedeva benissimo anche senza luce, anzi vedeva molto meglio ..e di nuovo il pensiero andò ad Angel e al senso di appartenenza. Lui era suo figlio. Difficile dimenticarlo. Difficile fingere di essere qualcun altro. Certamente lui non era Connor Reilly. Non più. Non dopo essere stato accanto ad Angel in quei quattro giorni. Sentì ancora Tommy che imprecava, ma non gli badò. Cominciò a sentirsi a disagio là dentro. Lì, tutto lo riportava al suo passato e non era sicuro che fosse una cosa saggia rievocare le immagini che scorrevano nella sua mente.

Si mise al lavoro. Quasi con rabbia rivoltò l’intera stanza, ricordando perfettamente come e dove Angel tenesse gli oggetti della sua vita. Ricordò l’ordine dei libri, dei sopramobili, dei cuscini sulle poltrone. Voleva che lui ritrovasse le sue cose nello stesso ordine in cui le aveva lasciate ..e ricordò l’album delle foto. Prima di riporlo, lo sfogliò e si soffermò su una foto in particolare. Lui era piccolissimo e dormiva fra le braccia di Angel, ma percepì la chiara e netta sensazione che in quella foto mancasse qualcosa. Qualcosa o qualcuno. C’era un non so ché di innaturale in essa. Sfilandola dall’album, la osservò meglio e seppe con certezza assoluta che quella fotografia era un falso. Ritraeva una situazione che non era mai accaduta. MAI.

Si rese conto di quanto quel pensiero fosse assurdo. A lui avevano raccontato che prima di essere rapito da Holtz, aveva vissuto con Angel fino all'età di sei mesi, quindi quella foto era perfettamente congrua e inoltre, lui stesso ricordava qualcosa di quella vita passata. Ma nonostante ciò, pensò che la fotografia non dicesse la verità. Ma più guardava e meno capiva..

Perché non devi “Guardare”. Devi “Vedere”. Hai dimenticato il gioco che ti insegnai?

“Nonno?”      

Si figliolo, sono io ..e sono qua. Sono sempre stato qua accanto a te. Ricorda il nostro gioco e capirai. Non devi Guardare. Devi Vedere.

Lo cercò con lo sguardo, ma suo nonno non era li. Era, ancora una volta, solo una voce nella sua mente, come una sorta di ricordo che riaffiorava. Proprio come quando ricordò la storia dell’ufficio delle anime perse. Anche allora quel ricordo nascondeva un messaggio che condusse Connor dritto dritto verso quello strano bar alla ricercare Buffy.

Ricordava perfettamente il gioco di cui parlava il nonno. Con lui passava delle ore ad osservare un punto indefinito e lo invitava a vedere il mondo per come realmente era. Anche allora, Connor pensava che fosse solo un gioco, ma ora non ne era più tanto sicuro. Cominciò a sospettare che tutto ciò che il nonno gli aveva insegnato, facesse parte di qualcosa di più grande. Il gioco consisteva nell’osservare una qualsiasi cosa, senza però guardarla veramente. Nonno Reilly diceva che non doveva guardare solo con gli occhi. Lui doveva Vedere l’essenza reale delle cose che lo circondavano, perché la vera realtà non si mostrava mai agli occhi dei più, se non con un enorme sforzo di volontà che infrangeva le note leggi della fisica.

Il nonno diceva che la percezione umana non era altro che un inganno creato dalle nostre menti e per Connor, in quel momento, questo spiegava molte cose. Si sedette per terra e poggiò le spalle contro le sponde del letto. Osservò di nuovo la foto ma non accadde nulla. Sollevò lo sguardo e fissò il muro di fronte a sé, concentrò l’attenzione su un punto, così come gli aveva insegnato il nonno. C’era una leggera asperità sulla parete, quasi impercettibile all’occhio umano. La osservò a lungo finché non si accorse che la vista diventava sfocata. Continuava a vedere perfettamente, ma non metteva a fuoco nessun particolare preciso.

Fu in quel momento che la stanza intorno a lui cambiò completamente aspetto ..e allora comprese. Comprese la differenza fra guardare e vedere ..e comprese che ciò che vedeva era la realtà che svelava verità nascoste. Si sentì pieno di energia e alzandosi lentamente cominciò a camminare per la stanza. Sentì la voce del nonno che lo metteva in guardia.

Non devi incontrare il tuo doppio. Se sei in pericolo, chiudi gli occhi e torna al tuo presente. Non devi interagire con lui in alcun modo. Puoi solo osservarlo, lui non deve sapere di te.

Connor annuì e comprese. Non doveva incontrare l’altro sé stesso, non poteva parlare o fare domande. Poteva solo vedere ..e lui vide ..e diede un nome a ciò che vide. Speranza.

La stanza era la stessa, quella che lui conosceva come “la stanza di Angel” ma era diversa da come l’aveva sempre vista. Quella stanza apparteneva ad un'altra vita e voleva saperne di più. Notò subito le grandi finestre aperte. Le tende di lino bianco erano mosse dal vento e lasciavano filtrare la luce del mattino. La stanza era inondata dai raggi del sole, chiunque abitasse lì, non aveva paura della luce del giorno. Si affacciò a guardare verso l’esterno e vide il giardino dell’Hyperion, era ben curato e ovunque guardasse tutto sembrava bello e luminoso. Sorrise a Cordelia che lo salutava con un cenno della mano. Lei chiese qualcosa “Cerchi tua madre? Fra un po’ sarà qui.. non sporgerti troppo tesoro o rischi di cadere..”

Annuì ancora, e ancora comprese. Cordelia lo vedeva così come lui era in quella realtà. Un bambino. Volle accertarsene e andò a guardarsi allo specchio che stava sulla parete di fronte. Non riuscì a vedersi perché.. beh perché era troppo piccolo. Fece per arrampicarsi su una sedia quando la porta si aprì e per un attimo temete di incontrare l’altro sé stesso, ma sorrise quando vide Fred che entrava con un grande vassoio pieno di cibo. Lei corse da lui, poggiando il vassoio sulla cassettiera di mogano, e poi lo prese in braccio per evitare che cadesse. “No Connor, non devi arrampicarti così, lo sai tesoro.. te lo detto mille volte. Cosa volevi fare? Vedere le foto con la mamma?” Connor annuì e vide che nella cornice dello specchio vi erano incastrate delle foto che ritraevano lui e Buffy. I loro sorrisi erano tristi e cominciò ad intuirne il motivo. Angel non era presente in nessuna foto.

Guardò sé stesso allo specchio ed ebbe la conferma che era identico al bambino delle foto. Era dunque questa la realtà? Approfittando della posizione in cui si trovava, osservò dall’alto e con lo sguardo abbracciò l’intera stanza. Non vi era alcun dubbio, era la stessa che lui conosceva, ma sembrava più grande, più luminosa e più vissuta. Gli arredi erano diversi, notò un lettino da bambino e sopra di esso, sulla parete vi erano delle mensole colme di giochi e libri. Erano fiabe e alcune erano scritte in Irlandese. Lesse alcuni titoli e sorrise rendendosi conto che era in grado di leggere il gaelico. I viaggi di Gulliver. L’isola dei pirati. Pollicino. Il mago di Oz.

“Hai fame?” chiese Fred. Connor spostò lo sguardo verso il vassoio che lei aveva portato, e vide che vi erano poggiate varie ciotole con del cibo. Fiocchi d’avena, frutta fresca, un bicchiere di latte e uno con succo d’arancia, una zuccheriera, un piattino con della marmellata e delle fette di pane tostato. Era la colazione di qualcuno e sembrava una super colazione..

“..una colazione da campioni” disse Buffy entrando e correndogli incontro. Un attimo dopo lui era fra le sue braccia e lei lo stringeva possessivamente come volesse proteggerlo da qualcosa. “La mamma è qui tesoro, scusa se ci ho messo tanto, ma papà aveva bisogno di questa medicina e Lorne mi ha fatto aspettare un po’.. la mamma ha anche comprato questo per te” 

Connor era incapace di rispondere, tutto quello che riusciva a pensare era Buffy è mia madre. Si sentiva bene fra le sue braccia e quella, per lui, era una sensazione totalmente sconosciuta. Quella era la prima volta che poteva assaporare la gioia di sentirsi amato come solo una madre poteva fare. Era un amore potente, forte e rassicurante, neppure con Angel aveva provato una sensazione così intensa e con Angel era sempre tutto molto intenso. Ma mancava la dolcezza delle carezze materne e Connor si chiese come avesse fatto a vivere così a lungo, senza conoscere l’abbraccio di sua madre. Aveva voglia di piangere adesso ma si trattenne.

“È stato buono” disse Fred, poi rise “ha solo tentato di scalare la cassettiera, come fa sempre, ma per il resto è stato buono. Doyle, Wesley e Gunn sono usciti di corsa per una cosa urgente. Visto che tu non arrivavi, Cordelia ha preparato la colazione e mi ha pregato di dare uno sguardo a Connor, lei sta organizzando il giardino per i bambini. Vuole sistemare le altalene”

Sua madre le porse il gioco che aveva appena comprato, ma Connor non era interessato. Lui cercava di mettere insieme i pezzi di ciò che vedeva e sentiva. In questa realtà Buffy era sua madre. Lorne, Cordelia, Fred, Wesley e Gunn erano vivi, ma non riusciva a vedere Angel. Chi era Doyle? Lui conosceva benissimo quel nome, ma non poteva essere la stessa persona.

Fred uscì lasciandoli soli. Connor seguì con gli occhi la direzione verso cui sua madre aveva spostato lo sguardo. “Andiamo da papà, lui ha bisogno di sapere che siamo qui”

Fu in quel momento che lo vide. Lui era sempre stato lì, ma per chissà quale motivo, lo vedeva solo adesso. Stava immobile, disteso sul letto e pareva che fissasse il soffitto. Il corpo era inondato dalla luce solare e grazie al suo udito vampirico, Connor poté sentire il suo cuore battere. Suo padre era umano. In questa realtà, Buffy era sua madre e suo padre era vivo.

Corse da lui arrampicandosi sul letto. Lo abbracciò, ma lui non si mosse né rispose in alcun modo. Suo padre era ammalato. Questo pensiero lo attraversò come un fulmine a ciel sereno, ma seppe che quel pensiero era vero. Ad uno sguardo più attento, notò che il grande letto, dalla parte in cui stava suo padre, era il classico letto d’ospedale con la spalliera reclinabile e vide sul comodino una quantità enorme di medicine. Suo padre era in coma? Era in uno stato catatonico? Conosceva perfettamente i nomi di quei farmaci, venivano usati per pazienti in coma vegetativo. Cosa era successo ad Angel? lo chiamò ma lui non rispose, poi sentì Buffy.

“Accidenti, ho detto alle ragazze di richiuderle subito.. c’è un po’ di freschetto a quest’ora anche se c’è il sole ..e la colazione? è ancora lì? ..ma che hanno tutti quanti stamattina?”

Connor aveva il cuore in frantumi. Vide quanto dolore si celava dietro ai sorrisi di sua madre. Era una cosa insopportabile e quel che era peggio, lui non poteva aiutarla. La vide chinarsi su Angel e mentre lo baciava, sentì ancora la sua voce  “Buongiorno dormiglione”.

Poi parlò con lui ed ebbe il potere di farlo sorridere. “Ok campione, visto che oggi non sei voluto entrare a scuola, mi dai una mano con la colazione? Ma che sia ben chiaro, questa storia non si ripeterà più. La scuola è importate Connor.. se papà sapesse, si arrabbierebbe molto.. ora, dal vassoio prendi i cereali e il latte per papà e per te.. senza farlo cadere..” Fece come richiesto poi si sedette di nuovo sul letto. Era affascinato dalla scena che vedeva davanti a sé. Buffy imboccava Angel, gli parlava con una dolcezza tale che era impossibile non commuoversi

“Devi masticare piano, non c’è fretta. È importante Angel. Se avessi dovuto ascoltare i medici, adesso avresti la flebo e ti avrebbero nutrito con quel coso.. quel.. sondino o come accidenti si chiama.. invece adesso riesci a mangiare cibi solidi ..e mastichi ..e deglutisci ..quindi è un gran passo avanti rispetto a prima. Avanti Angel, niente storie.. lo so che non ti piace il latte, ma fa bene per un sacco di cose..” Poi guardò Connor e sorrise in modo complice, strizzando l’occhio continuando a parlare con Angel “..anche Connor ne beve tantissimo.. dice che deve diventare grande e forte come il suo papà.. quindi devi dare il buon esempio e bere il tuo latte..”

Connor sentì il bisogno di prendere la mano di suo padre. La strinse forte, pensando così di aiutare anche sua madre. Lei annuì e ancora parlò, raccontando ad Angel la loro giornata.

“Oggi Connor non voleva saperne di entrare a scuola, ha fatto un sacco di storie e stanotte si è svegliato tre volte per via degli incubi. Sai cosa penso? Penso che lo riporterò in camera con noi. Non m’importa ciò che dice la neuropsichiatra infantile. Ha solo cinque anni.. è ancora così piccolo e quando dorme con noi non ha incubi.. Per fortuna non ho ancora eliminato il lettino..”

Tutto ciò che Connor vedeva, era amore. Solo amore. Lo percepiva distintamente ed era una cosa a cui non voleva rinunciare. Giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per vivere quella vita, cancellando per sempre quella che aveva creduto essere la realtà. Doveva solo scoprire come fare, ma era solo questione di tempo. Comprese che era importante che Angel si svegliasse, perché era quella la chiave per aprire la porta della loro vera esistenza. Adesso sapeva che Quorthot non era mai esistito, che Angel era umano e che Buffy era sua madre. Strinse ancora la mano di suo padre e lo chiamò. “Papà, ovunque tu sia, io ti riporterò a casa”

Sentì un rumore fortissimo. Si spaventò moltissimo, sobbalzando sul letto. Qualcuno bussava alla porta e percepì una sensazione di pericolo. Doveva solo chiudere gli occhi e tornare alla sua vita, ma era doloroso lasciare quella stanza. Era difficile lasciare la mano calda di suo padre, era difficile lasciar spegnere il sorriso di sua madre. Lì era circondato dal calore ..e dal sapore dolce del latte e dei fiocchi d’avena. Non voleva rinunciarvi. Urlò a squarcia gola. Non voleva tornare a quel suo mondo freddo e si aggrappò a suo padre, scuotendolo con forza.

Papà svegliati, ti prego svegliati adesso..

“Connor svegliati.. adesso svegliati, figliolo. Connor mi senti?”

Angel era entrato di corsa nella stanza, e quasi aveva buttato giù la porta, perché nonostante avesse bussato, Connor non rispondeva. Vederlo lì, seduto per terra, con quello sguardo perso nel vuoto, lo preoccupò non poco. “Connor mi senti? Connor svegliati..”

“Stanno rubando le nostre esistenze.. questa non è la nostra vita.. questa vita è una bugia” rispose lui con un filo di voce, e Angel si sentì morire dentro. In passato aveva già sentito Connor pronunciare la stessa frase ed era un luogo in cui non voleva tornare. “Stai bene?” chiese sottovoce, ma Connor si spostò da lui. Non voleva il suo abbraccio. Non ora.

“Si, sto bene, credo di essermi addormentato. Ora devo andare. Devo.. tornare alla mia vita, qui non c’è più nulla che possa fare. Ho sistemato le cose.. ho cercato di sistemare le cose..” Intravide Buffy e Tommy che stavano proprio dietro ad Angel. Sorrise a lei e all’amico disse “Andiamo, qua abbiamo finito” Alzandosi, la fotografia scivolò per terra. La guardò quasi con disgusto. Ancora una volta, tutto il suo mondo andava in frantumi. Sentì l’antica rabbia scorrere in lui, ma non aveva alcuna voglia di condividerla con nessuno. “Tommy, andiamo”

Angel raccolse la foto, la guardò solo un attimo poi la consegnò a Buffy. Subito dopo corse fuori, raggiunse Connor sulle scale e afferrandolo per un braccio, bloccò la sua corsa. “Hey? Aspetta, dove scappi? Connor, c’è qualcosa che non va? Io.. volevo dirti che.. che il nostro accordo.. insomma.. non esiste più, ok? Non c’è più nessun accordo..”

La rabbia di Connor si mescolò al dolore acuto, anch’esso antico come la rabbia. Non era sicuro di aver capito bene, ma ora nulla più contava. Non dopo aver visto la verità

“Va tutto bene, Angel. Devo andare ora ..questa vita è una bugia, una delle tante della mia vita.. avevo pensato che questa volta fosse diverso.. ma ancora una volta è solo una bugia”

Connor? aspetta..

..e una bugia non può salvarti

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Capitolo 14
*** Parte 13 ***



Parte 13

 

Angel era uscito da qualche ora e Buffy si godeva il silenzio dell’Hyperion Hotel. Quel posto le piaceva molto, l’hotel richiamava alla mente il senso di precarietà delle loro vite, dove niente era stabile. Non ancora. Tutto si reggeva su delicatissimi e fragili equilibri. Per ora, era solo l’inizio di qualcosa.. qualunque cosa fosse, ma ancora senza radici stabili. Con Angel, c’era ancora molto da chiarire, da raccontare, da farsi perdonare a vicenda ..o forse no, ma avevano deciso, che per ora, valeva la pena tentare. Angel, forse più di Buffy, era molto determinato a far si, che fra loro le cose funzionassero. Almeno per una volta, disse quasi implorando, quando rispose alla sua domanda. Fra noi le cose funzioneranno?

Non avevano fatto grandi progetti per il futuro, avevano deciso di comune accordo, di vivere nel presente. Ora erano in fase di adattamento. Entrambi. Volevano stare insieme, e fin tanto che lo volevano insieme, avrebbe potuto funzionare. Le ombre però, erano ancora tutte lì, ma lei, al momento, non aveva alcuna intenzione di tornare a Londra. Non subito almeno.

Non lo disse ad Angel, ma la decisione di rimanere a L.A, non dipendeva solo dal fatto che voleva stare con lui. Aveva preso questa decisione, anche perché era preoccupata per Connor. L’ultima volta che l’aveva visto, era seduto per terra nella loro camera, con lo sguardo allucinato. In mano teneva quella foto che a Buffy trasmetteva molta inquietudine. Era passata una settimana da allora, Connor non si era più fatto vedere, né rispondeva al telefono. Lei istintivamente sentì che doveva restargli accanto. Inutile dire che Angel era preoccupatissimo per suo figlio e tutte le sere usciva per controllare da lontano che lui stesse bene.

Ed era per questo che era uscito al calar del sole, non stava via molto, solo qualche ora, non voleva lasciare Buffy da sola, nonostante lei insistesse nel ricordargli che aveva vissuto più di una vita, in compagnia solo di sé stessa. Ma questo era Angel e lei lo amava anche per questo.

Buffy gironzolò un po’ qua e là, godendosi il ‘non aver grossi impegni per la serata’. Pensò che adesso avrebbe voluto preparare una torta per Dawn, domani sarebbe arrivata con il primo volo da Londra, visto che il college chiudeva per le vacanze di Halloween. Non voleva però usare il microonde. Angel non l’aveva fatto e lei percepì che quell’oggetto apparteneva a lui, a Connor e alla loro storia recente. Era stato proprio Connor a confessarglielo e Buffy ricambiò la stessa attenzione che lui aveva riposto nei confronti di un altro banalissimo oggetto. La loro teiera, la cui storia invece apparteneva al passato di Buffy e Angel. Niente microonde, pensò. Non l’avrebbe usato finché Connor non fosse tornato e in quel momento, decise che sarebbe accaduto presto. Lui l’aveva ricondotta da Angel e lei lo avrebbe riportato a casa. Da Angel.

Corse su in camera e prese una busta che aveva riposto nell’armadio. La sera prima erano usciti insieme per negozi e Buffy aveva comprato una felpa per Connor, pensò che fosse una buona scusa per giustificare la sua presenza al campus. Infilò il cappotto, decisa più che mai, che era la cosa giusta da fare. Voleva parlare con Connor.

“Penso voglia stare da solo.” La voce la fece trasalire, non era più abituata a veder Angel comparire dal nulla. “Angel?” Lui sorrise, si sedette sul letto osservando ancora quella foto, e non riuscì a nascondere la sua ansia. Disse che comunque era riuscito a parlare con Connor.

“e..?” chiese Buffy in ansia.

“al telefono dice che sta bene, ma..”

“..ma tu non gli credi”

Neppure lei gli credeva e confidò ad Angel la strana sensazione che sentiva nel guardare quella foto. Lui però non vedeva nulla di anomalo, ricordava anche quando era stata scattata. “Non lo so Angel, ma quella foto è.. non lo so.. è strana..” L’istinto le diceva che dovevano parlare con Connor e dovevano farlo subito. “Sai una cosa? stasera si cena tutti insieme.. da domani sarò occupata con Dawn per tutta la settimana, ma stanotte Connor deve essere a casa, con noi. Qualcosa lo ha spaventato, e lo sta allontanando dalla sua famiglia. Io non starò a guardare mentre accade. Andiamo a riprendercelo ..e intendo dire.. con le buone o con le cattive..”

Angel era assolutamente affascinato dai suoi gesti, dalla rabbia che infiammava le sue parole, e dalla dolcezza implicita dei suoi sorrisi. Si chiese quanto sarebbe stata diversa la sua vita, se in tutti quegli anni, avesse avuto lei accanto. Connor avrebbe tentato il suicidio? Lui sarebbe finito alla W&H? Doyle, Cordelia, Fred, Wesley, Gunn e Lorne sarebbero ancora vivi? Si alzò, la prese per mano, e uscendo dalla stanza, disse. “Andiamo a riprendercelo.”

Intanto Connor era più depresso dei giorni precedenti. Risentire Angel aveva riacutizzato la ferita, che lui aveva tentato di nascondere con l’iperattività, ma non ingannava nessuno, men che meno Tommy. “Secondo me.. è una cazzata, Connor” Disse, mentre finiva di riempire lo zaino. “Hai deciso di stare qua mentre tutti noi torniamo a casa per le vacanze.. beh, è una pessima idea. Questo è esattamente quello che non si deve fare quando si è depressi..”

“Non sono depresso. Ho un sacco di roba da recuperare. Mi sono già preso una vacanza di una settimana, ricordi? ne approfitterò per rimettermi in pari ..e il campus deserto è perfetto..”

Tommy sentì il suono del clacson di un furgone che conosceva bene e sbirciò dalla finestra. Sorrise. “È mio padre.. devo andare” Aveva sorriso non perché vide suo padre, ma perché lui stava abbracciando una vecchia amica che non vedeva da tempo. Buffy Summers. Tommy non disse nulla a Connor, ma sapere che lui non sarebbe rimasto da solo al campus, lo rassicurò molto. Non vedeva Angel, ma l’importante era che qualcuno si prendesse cura di Connor.

“ok, vado.. comunque stare soli quando si è depressi è una gigantesca cazzata, Connor..

Lui stava per ribattere quando sentì una voce..

“Connor non è solo, nonostante gli piaccia crederlo. Suo padre è venuto a prenderlo”

..quella voce, che lo fece sobbalzare e lo fece saltar giù dal letto, in cui era ormai sdraiato da ore, circondato da libri che non aveva nessuna voglia di leggere. Non poté nascondere né la sorpresa, né la gioia che sentiva in quel momento, ma non disse nulla. Si limitò a guardare Angel. Stava proprio davanti a lui, poggiato allo stipite della porta, in mano teneva una busta e gli sorrideva, scrutandolo intensamente. Connor salutò distrattamente Tommy che usciva. Così fece Angel, che gli sorrise, spostandosi per farlo passare. “Tuo padre è giù che aspetta”

Poi rivolse di nuovo l’attenzione a suo figlio e come sempre, parlarono solo con gli sguardi. Connor si avvicinò di più, senza mai interrompere il contatto visivo. Accidenti, era strafelice di vederlo. Cercò di captare il suo stato d’animo. Percepì grande forza e determinazione in lui, come non sentiva da tempo. Immaginò che l’artefice di questo miracolo fosse Buffy.

“Ciao” disse sottovoce “Cosa.. ci fai qui a quest’ora?” Se ora Angel avesse smesso di guardarlo come se volesse fargli la radiografia, gli sarebbe stato molto grato. Si sentiva a disagio, e distolse lo sguardo. Perché stava lì immobile e non entrava? Era passato solo per un salutino?

“Posso entrare?”

“Cosa?”

“Devi invitarmi ad entrare, Connor ..se non mi inviti non..”

“Ohhh, certo.. giusto..” Connor annuì, ancora più a disagio. Angel rise “Sarebbe un si?”

 “SI. È un si. Scusa non ci aveva pensato.. non sei mai venuto qui.. ohhh scusa il casino.. c’è un po’ di disordine. Tommy ha buttato tutto all’aria mentre faceva la valigia per.. oh, lo sai che suo padre è.. si lo sai.. l’hai visto giù. Entra pure.. aspè.. libero il letto, puoi sederti.. se vuoi”

Accidenti, era nervosissimo, ma assolutamente felice che lui vedesse finalmente la sua stanza.

Angel l’aiutò a spostare i libri dal letto e si sedette accanto a lui, guardandosi un po’ in giro, per memorizzare quanti più particolari poteva, nel tentativo di capire qualcosa di più di suo figlio. Era quella la stanza in cui aveva vissuto negli ultimi cinque anni. Si rese conto di quanto davvero poco sapesse della sua vita. Ricordò di aver provato la stessa sensazione, quando anni prima, era entrato nella stanza di Buffy, al college, e come allora, anche adesso si sentì perso.

Ora avrebbe voluto che Buffy fosse lì ad aiutarlo, perché parlare con Connor non era mai stata un impresa facile. Ricordò a sé stesso il motivo della sua presenza lì. Era lì per riprendersi suo figlio, era lì per riportarlo a casa ad ogni costo. Non sarebbe più successo quello che successe anni prima in quel maledetto centro commerciale. Connor non era solo, non lo era mai stato, e lui era lì per dirgli questo. Suo figlio doveva sapere con certezza assoluta che lui lo amava.  

“Connor? cosa è successo? Sei.. sei andato via così.. senza salutare.. hai detto quelle cose..”

Vide il suo nervosismo e pensò che forse stava sbagliando tutto, ancora una volta. Ma quando Connor lo guardò dritto negli occhi, vide la sua emozione e comprese che lui era spaventato.

“Stanno succedendo delle cose strane.. è da un po’ che volevo parlartene, ma sembra che non sia mai il momento giusto.. vorrei.. vorrei aggiustare le cose, papà.. ma per quanto io tenti.. succede sempre qualcosa che manda tutto all’aria e sono stanco di tutto questo..”

Angel posò la busta sul letto e con un braccio gli circondò le spalle “Isolarsi però, non è il modo migliore di aggiustare le cose. Qualunque cosa stia accadendo, noi la risolveremmo insieme.. non c’è nulla che non si possa sistemare..”

“È l’uomo che ha vissuto isolandosi dal mondo per gli ultimi quattro anni, a parlare? Perché non è che tu hai fatto meglio di me ..e per quanto riguarda il risolvere le cose insieme.. dimentichi tutta la storia dell’accordo? Solo un giorno al mese ..e ora pare non ci sia più neppure quello.. io non riesco a.. ci sono un sacco di cose che non riesco a capire..”

“Di che parli? Connor, cosa non riesci a capire? Ti ho già detto che il nostro accordo..”

“NO. Il tuo accordo, papà. Quello era il tuo accordo, ed era l’unico modo per poterti vedere..”

“Ok, è vero.. erano le mie condizioni, ma ora le cose sono diverse. Ti ho già detto che non c’è più quell’accordo.. sul resto.. hai ragione. Ho vissuto isolato per quattro anni, ma ti ho anche detto che avevo le mie ragioni ed ora le conoscerai, ma se ti allontani da me, come faccio a.. okkk, ora dimmi cosa non capisci, a me puoi dire tutto..”

Connor aveva molti dubbi su questo. Poteva dirgli che era certo che la vita che stavano vivendo era solo una bugia? E lui avrebbe davvero capito? gli avrebbe creduto? E su questa cosa dell’accordo, perché accidenti non era più chiaro? “Cosa vuol dire non c’è più l’accordo?”

Angel sospirò in frustrazione. A volte Connor comprendeva al volo, anche aldilà delle parole, a volte doveva spiegargli anche le cose più elementari e questa era una di quelle volte.

“Vuol dire che non c’è più nessun limite di tempo. Vuol dire che possiamo stare insieme tutte le volte che vogliamo. Vuol dire che potremo anche decidere, che tu ti trasferisci in modo permanente da me. Insomma.. non c’è più quell’accordo..” Sospirò ancora, ma stavolta per la stanchezza. Parlare lo svuotava di molte energie e lui non era mai stato un chiacchierone.

Connor si morse le labbra nervosamente, abbassò lo sguardo, dandosi mille volte dello stupido. Lui aveva capito esattamente il contrario. Per lui, “il nostro accordo non esiste più” significava che non potevano più vedersi, neppure una volta al mese. Per questo era scappato via, perché dopo aver avuto quella visione, e aver visto la loro vita reale, sapere che in questa realtà suo padre non volesse più vederlo, faceva male da morire. Aveva trascorso una settimana terribile e ora scopriva che molte delle sue paure erano infondate. Forse era meglio non dirlo ad Angel, era certo che l’avrebbe ferito, ed era l’ultima cosa che voleva. Si limitò a sorridere visibilmente sollevato dalle sue parole.

Angel però non è era uno che si accontentava della superficie e sapeva che doveva battere il ferro finché era caldo. “Hai pensato che non volessi più vederti, non è vero? Connor? ..ma allora tu non mi stai a sentire quando parlo? ..come hai potuto pensare che io..”

“Ero.. ero un po’ sconvolto in quel momento.. io ero.. okkk, noi dobbiamo parlare, papà..”

Angel annuì “Si, ma non qui. Prendi le tue cose e andiamo a casa.. questo posto deserto non..”

“Non lo so se è una buona idea.. voglio dire.. c’è anche Buffy. Voi avete bisogno dei vostri spazi. Poi, io devo recuperare un sacco di lezioni perse.. ho un esame fra dieci giorni. Questa vacanza è l’ideale per.. qua non avrò distrazioni.. ho davvero un sacco da fare.. dico sul serio”

“Buffy non è affar tuo.” Disse Angel con voce decisa, poi gli sorrise “Chi pensi abbia deciso che stasera noi tre abbiamo una cena da preparare insieme? Non resterai qua, in questo dormitorio deserto, tutto solo per una settimana. Chiaro? Hai molto da studiare? Bene, l’Hyperion è perfetto. Hai tutto lo spazio e il silenzio che vuoi, e la tua camera è.. beh, la vedrai”

“Sembra interessante..” Connor sorrise “..ma”

“Niente ma.. hai solo due opzioni, Connor. O vieni con me a casa, oppure, se preferisci, vieni lo stesso con me e ti accompagno dai Reilly.. ma TU non resti qui. IO non ti lascio qua da solo per una settimana a.. a inseguire pensieri che.. è già accaduto in passato Connor, non accadrà mai più. Se solo io fossi stato un padre più presente, tu non avresti.. NO, Connor.. siamo già stati lì.. e non vogliamo tornarci. Né io né tu, e noi non siamo più quelli di prima..” Aveva alzato la voce, forse un po’ troppo, forse voleva sedare anche le sue paure, non solo quelle di suo figlio, ma comunque funzionò, perché Connor annuì acconsentendo ad andare con lui.

“No, dai Reilly no. È davvero l’ultimo posto in cui voglio stare adesso. Va bene, vengo con te.” Aveva però bisogno di non far trapelare eccessiva emozione, perché al momento non sarebbe riuscito a gestirla, quindi ridacchiò nervosamente e chiese. “Cos’hai dentro quella busta?”

È per te.. è una cosa che Buffy ha preso per te..

“Wow.. una felpa rossa.. sembra un po’ grande ma.. è carina.. grazie ..e questi? Cosa sono?”

Adesso fu Angel a ridere. Aveva completamente dimenticato di aver acquistato dei gadget per Connor e aveva anche dimenticato che erano in quella busta. Ormai la sorpresa era andata, tanto valeva dirgli subito cosa aveva in mente. “Ohhh.. quelli sono per te.. cioè.. per noi..”

“Due cappellini con il logo della Los Angeles Kings? Buffy ha.. lei ha comprato questi cosi?

“Non essere stupido, adesso..” disse Angel tutto soddisfatto del suo acquisto “è ovvio che non gli ha comprati Buffy.. gli ho comprati io.. hai visto che cosa c’è scritto sotto il logo?”

“Ah, ecco.. così va già meglio, perché stavo perdendo tonnellate di stima per Buffy, se.. fosse stata lei a comprare questi cosi ..e invece no.. sei stato tu.. ma che sorpresa..”

Il tono di Connor era divertito e rideva apertamente. I cappellini erano davvero strani, ma Angel gli aveva comprati per una ragione e lui gli avrebbe conservati fra le sue cose, quelle private che appartenevano solo a lui. Lesse la scritta sotto il logo. Sorrise e pensò che suo padre riusciva sempre, in un modo o nell’altro, a mettergli l’anima in subbuglio.

Let’s Go, Los Angeles Kings. We Are the Champions.

Era un incitazione ad andare avanti, era un invito a non fermarsi davanti alle difficoltà, perché loro erano campioni. Comprese il messaggio di suo padre e ora voleva abbracciarlo, ma non voleva cedere alle emozioni, perché sentiva di essere ancora vulnerabile in quel momento, e come sempre, anche questa volta rispose con ironia. “Io ti ringrazio, papà.. sono carini, ma non penserai sul serio che indosserò questo.. cappellino.. perché mai..”

Non osò continuare, perché quando vide ciò che gli mostrava Angel, le sue difese andarono in frantumi. Accidenti, suo padre era straordinario e ancora una volta era riuscito a sorprenderlo.

“Mai? Neppure domani notte? Quando saremo in prima fila a vedere la partita? Ci pensi, Connor? Los Angeles Kings contro Philadelphia Flyers. È un evento unico e giocano la loro prima partita in notturna, qui a L.A ..e noi due saremo proprio là, in prima fila. Certo, se hai parecchio da studiare posso rivendere questi a biglietti a qualcuno..

Angel aveva estratto due biglietti dalla tasca interna della sua giacca e li sventolava, tutto soddisfatto, sotto il naso di Connor che non sapeva più che fare o pensare. I suoi amici aveva parlato per giorni di questo evento sportivo unico e irripetibile. Connor sapeva che trovare i biglietti era impossibile e men che meno in prima fila. Invece suo padre c’era riuscito, e loro due ci sarebbero andati insieme. Era commosso e davvero non sapeva cosa dire. Aveva sognato che questo accadesse da.. beh, da un vita intera e ora sembrava tutto così reale.

“Io non so che dire.. sono così.. sono sorpreso.. ma anche di più.. non so cosa dire, papà..”

“Puoi dirmi che sei contento”

“Contento? Sono molto più di contento, questa partita passerà alla storia, potrò dire IO C’ERO”

Per Angel era sufficiente. Vedere gli occhi di Connor, che brillavano di gioia e d’eccitazione, per l’anticipazione dell’emozione che provava, per la partita di domani, lo ripagava per tutta l’ansia che aveva vissuto nell’ultima settimana. Questo era tutto ciò che voleva. Ma quando arrivò il suo abbraccio, si rese conto che era davvero questo tutto ciò che voleva. L’approvazione di suo figlio. “Grazie papà” Il suo abbraccio lo colse impreparato, ma gli fu immensamente grato per questo dono inaspettato. Le nuvole oscure, per ora parevano dissolversi nel nulla.

Angel era euforico quanto Connor e l’aiutò a preparare la valigia, non riusciva a stare fermo. Prese lo zaino e dentro vi mise le cose che Connor gli lanciava dal suo armadio. Mise dentro anche la felpa rossa di Buffy e i cappellini, mentre Connor prendeva i libri e il suo portatile.

“Buffy è giù che aspetta.. meglio muoversi” disse Angel e Connor fu velocissimo a racimolare le sue cose ..e accidenti, questa vacanza di Halloween non voleva perdersela. “Sei una continua sorpresa, papà. Non sapevo che eri appassionato di Hockey su ghiaccio” disse ancora ridendo.

Aprendo un cassetto, Angel rispose “Ci sono molte cose che non sai di me..” Poi si ritrovò fra le mani una rivista e mormorò a se stesso “..a quanto pare non sono il solo, ci sono molte cose che non so di te..” Gli sventolò il giornale davanti “Connor? questo cos’è? questa è robaccia.. è spazzatura.. questa è una cosa che.. sei una continua sorpresa, lo sai? queste sono schifezze..”

Connor gli strappò il giornale dalle mani, rimettendolo al suo posto e richiuse subito il cassetto.

“Non è come pensi”

“Ah no? Connor, la tua risposta è troppo vecchia persino per me.. inventane una migliore..”

Connor rise, questa volta rise davvero, perché la faccia di Angel era divertente. “Papà, quella rivista NON è mia.. perché quel cassetto NON è il mio cassetto, è di Tommy ..e no, io non leggo riviste porno.. ma Tommy.. beh, lui dice che sono molto istruttive e che invece dovrei..”

Vedere la faccia di Angel era uno spasso. “Ohhh..”

Discussero un po’ animatamente, quando Angel minacciò di dire tutto al padre di Tommy.

“Sono certo che Oz non la prenderà affatto bene questa cosa ..e comunque, Tommy sembrava un ragazzo a posto, non credevo che..”

Connor sbuffò “stai scherzando? Tommy mi ucciderà per questo e tu non dovresti frugare nei cassetti altrui ..e comunque, ai tuoi tempi cosa leggevate alla nostra età? la bibbia?”

Infine risero entrambi e Angel preferì non ricordare quali fossero i passatempi preferiti di Liam. No, Liam di certo non leggeva la bibbia ..ma neanche quelle schifezze.

Connor indicò poi il suo cassetto e Angel prese calze e tutto ciò che pensava potesse servirgli. Praticamente lo svuotò del tutto, non aveva idea di cose servisse e decise di prendere tutto.

Connor lo fermò, questa volta parlò molto seriamente. “È solo per una settimana, papà.. non.. credo di essere ancora pronto per.. per trasferirmi in modo permanente da te..

Rimise al loro posto molte delle cose che Angel aveva preso. “Possiamo andare” disse. Angel annuì e lo seguì fuori. Per ora andava bene anche così. Connor chiuse a chiave la stanza e scendendo le scale, fece per prendere lo zaino che Angel teneva in mano, ma lui lo bloccò.

“No, lascia. Voglio portarlo io”

Con l’altro braccio libero, cinse le spalle di suo figlio, mentre si dirigevano verso l’uscita.

“È una cosa che ho sempre desiderato fare. Andare a prendere mio figlio a scuola, mentre gli tengo lo zaino.. perché.. perché è troppo pesante per lui. Ho sempre invidiato molto quei padri che potevano farlo e ho invidiato molto anche quelli che portavano i figli a vedere le partite..”

Connor si limitò ad annuire. Non disse che anche lui, aveva sempre invidiato molto i figli di quei padri. Ma ora, in questo momento, non avrebbe scambiato suo padre per nessuno di loro.

Prima di uscire, Connor diede uno sguardo al corridoio davanti a lui. Era buio, desolatamente silenzioso e sinistramente desertico. Tommy aveva ragione, quello non era un posto in cui stare quando si era tristi. Ma suo padre era venuto a prenderlo per riportarlo a casa. Ancora una volta, Angel gli aveva ridato la speranza. Sapeva che Buffy era l’artefice di tutto questo, era stato proprio Angel a dirlo e sentì di amarli moltissimo ..sentì anche la voce di Buffy che rideva, infatti.. per fortuna lei non era rimasta sola tutto il tempo, ad aspettarli.

Tommy e suo padre erano ancora lì, e insieme ricordavano i gloriosi vecchi tempi del mitico liceo di Sunnydale. A dire il vero, Buffy aveva parlato molto, mentre Oz, come sempre, annuiva laconicamente. Lui, come Angel, non era mai stato un grande oratore.

Angel e Connor si avvicinarono a loro e Connor fu letteralmente sommerso dall’abbraccio di Buffy. Non vi era alcun dubbio che lei fosse felice di vederlo e questo fugò le ultime sue paure. Intravide Tommy che rideva, ma al momento, a Connor non importava di nient’altro.

“Stasera, zuppa di verdure irlandese e un sacco di altre cose buonissime. Abbiamo il nuovo microonde che aspetta solo di essere usato, e poi qualcuno avrà una bella sorpresa, promesso”

Disse Buffy abbracciandolo ancora e Connor rispose all’abbraccio, senza badare agli altri. A dire il vero, non avrebbe voluto interromperlo mai più e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Stava abbracciando sua madre. Provò un profondo senso di nostalgia, si sentiva bene fra le sue braccia. Per lui non era più una sensazione sconosciuta. Impossibile dimenticare quello che aveva provato, solo una settimana prima, in quella visione delle loro reali esistenze.

Sentì ancora quanto fosse potente l’amore rassicurante di sua madre, ma a lei non poteva dire nulla. Né a lei né a suo padre e questo era insopportabile. La strinse più forte e notò che la luce intorno lui era leggermente cambiata. Era più luminosa, e provò la stessa sensazione che provò durante la sua visione. Il parcheggio del campus era esattamente lo stesso, era solo più luminoso. Forse stava vedendo le cose come erano nell’altra realtà? come se.. come se.. una parte delle loro vite, filtrasse attraverso l’abbraccio di Buffy? I due mondi potevano incontrarsi? Era riuscito a creare un legame fra le due realtà? Era Buffy la chiave d’accesso alla verità?

I suoi vertiginosi pensieri furono interrotti dall’arrivo di un auto, che frenò bruscamente nel parcheggio ormai deserto del campus, fermandosi proprio davanti a loro. I fari illuminarono la zona circostante, e Connor fu certissimo che stava per accadere qualcosa di insolito. Era solo una sensazione, ma fu grato ad Angel e Buffy che ora erano vicinissimi a lui.

Prima che i fari si spensero, tutti sentirono una voce di donna ..le sorprese non erano finite.

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Note: La menzione al Philadelphia Flyers è un omaggio a David Boreanaz, che è un accanito sostenitore di questa squadra.

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Capitolo 15
*** Parte 14 ***


 

Parte 14

 

Prima che i fari si spensero, tutti sentirono una voce di donna ..le sorprese non erano finite. 

“Oh mio dio. Oz, meno male che sei qui.. sono in ritardo. Tommy, tesoro.. scusami, ho cercato di fare prima che potevo, ma al corso di ceramica oggi c’era questa specie di cosa importante.. menomale che papà è arrivato in tempo..” Poi, come se avesse notato la presenza di altre persone solo in quel momento, si guardò attorno e esclamò sorpresa “Oh, questa poi.. Angel? ma tu guarda.. mai avrei pensato di trovarti qua.. cosa ci fai al campus? Sei in missione?”

Dire che Angel era senza parole, non rendeva l’idea. Guardò Buffy, che si avvicinò ancora di più a lui. “E questa chi è?” chiese in tono sospettoso. Angel sorrise e pensò fra sé “Ma certo..” quando realizzò la connessione che esisteva fra Oz, Tommy ..e Nina. Prese Buffy per mano e si avvicinò a lei. Notò che Connor li seguì subito e notò anche che era molto teso.

“Ciao Nina” disse Angel, sorridendole. “Come stai? Sei qui per Tommy, giusto? Anche io sono passato a prendere mio figlio.. Oh.. e lei è Buffy.. e lui è.. mio figlio.. Connor. Si, proprio così, Connor è mio figlio e.. accidenti, non avrei mai immaginato.. tu e Oz.. beh.. sono contento..”

Angel stava annaspando nelle sue stesse parole e Buffy lo guardò inorridita. Davvero Angel era così imbarazzato davanti a questa ragazza? ..e perché conosceva Angel? ..e perché Connor era nervoso e le teneva la mano? ..e soprattutto ..chi diavolo di accidenti era questa ragazza?

“Buffy! finalmente ci conosciamo. Oz mi ha parlato tanto di te. Non solo Oz, a dire il vero..” Oz si avvicinò e disse solo “Mia moglie” Buffy strinse la mano di Nina e sorrise, ma.. “Ti hanno parlato di me? voglio dire.. chi altri oltre a Oz?” Fu ancora Oz ha rispondere “Tu sei Buffy. Chi non conosce la mitica Buffy Summers?”

Mentre Buffy parlava con Nina e cercava di capire come e quando avesse conosciuto Angel, continuò a notare la tensione di Connor ed era molto preoccupata per lui. Angel invece pensò di dover dire qualcosa a Oz, ma lo ringraziò silenziosamente, quando lui, ancora una volta, parlò per eliminare l’evidente imbarazzo.

“So tutto. È tutto a posto. Ci siamo incontrati quattro anni fa, poco dopo..”

Angel era davvero a disagio e fra sé pensò “Poco dopo che il sottoscritto lasciò Nina

Ma Oz continuò “..poco dopo la grande apocalisse. Nina mi ha detto cosa hai fatto per lei. Tu hai salvato la sua vita. Ti sono molto grato per questo”

Angel annuì, molto più tranquillo. Non era necessario dire altro. Con la coda dell’occhio vide Tommy che parlava con Connor. Sembrava seccato. “Che ti prende adesso? Connor, è solo mia madre, ti ho già detto che lei è un licantropo..”

Connor non voleva sentire oltre “Tommy.. non è questo.. ora devo andare. OK?”

Angel si avvicinò di nuovo a lui e vide che stringeva con forza la mano di Buffy “Andiamo. Dobbiamo andare. Noi dobbiamo andare via. Papà, per favore. Buffy.. è meglio andare adesso”

Uno sguardo veloce fra loro e Buffy e Angel salutarono Oz e Nina. “Si, ora andiamo”

Tommy raggiunse l’auto di Angel e parlò ancora con Connor che si era già fiondato dentro. “Ci vediamo questi giorni?” Lui annuì mentre Angel aveva già acceso il motore. “Connor cosa c’è che non va con mia madre? Sembri.. cristo.. sembri spaventato..”

Connor sentì addosso gli sguardi di tutti quanti, e soprattutto quelli di suo padre e di sua madre. “È tutto ok, sono solo stanco, Tommy. Tua madre non centra niente..”

Ma non poteva dire quali fossero i suoi reali pensieri. Non poteva dirlo a nessuno.

Quella non è tua madre, amico mio. Questa realtà è una bugia non solo per me. Nessuno di noi sta vivendo come dovrebbe vivere realmente. Siamo tutti prigionieri e alcuni di noi recitano ruoli che non gli appartengono. Mi dispiace Tommy, non so neppure se siamo davvero amici.

Guardò Angel, implorandolo di partite subito. “Ciao Tommy, ci sentiamo domani, promesso”

Angel finalmente partì lasciandosi il campus alle spalle e per lui fu un sollievo. Vedeva Angel che lo fissava dallo specchietto retrovisore “Sto bene, papà.”

Angel guardò Buffy e lei scosse la testa, come a dire ‘meglio lasciarlo tranquillo adesso’

“Va bene, Connor” rispose Angel “Va tutto bene, figliolo. Ora andiamo a casa..”

..a casa

La serata a casa con mamma e papà superò ogni sua aspettativa. Nessuno di loro due aveva fatto domande, aspettavano che fosse Connor a dire qualcosa, se e quando voleva. Connor aveva sentito Buffy dire questo ad Angel e anche il loro bisbigliare sottovoce, lo faceva sentire amato. Mai con i Reilly aveva sentito tanto affiatamento e senso di appartenenza, sebbene loro fossero dei genitori adorabili. La sorpresa di cui aveva parlato Buffy, era stata davvero grande, e sospettò che Tommy avesse dato una mano perché loro potessero realizzarla.

In camera sua trovò l’intera collezione dei suoi fumetti preferiti. L’intera collezione di cd della sua rock band preferita ..e tutto ciò che era da lui preferito, era dentro quella camera. C’era anche la serie completa di mini macchine d’epoca, che lui collezionava da anni, molte delle quali erano praticamente introvabili. Su eBay aveva speso una fortuna, ma non era mai riuscito a completare la sua collezione. Ed ora, eccola lì in bella mostra, sulla mensola della sua.. cosa era questo posto per lui? La camera di un albergo? la camera dove sarebbe andato di tanto in tanto? La camera accanto a quella di mamma e papà? La sua camera?

Connor sapeva che non doveva affezionarsi a niente. Niente di tutto questo era reale.

Mentre riponeva le sue cose nell’armadio, entrò Buffy e notando la felpa che aveva comprato per lui, disse “Mi sa che ho sbagliato misura.. possiamo cambiarla..”

Connor scosse la testa “No, è perfetta ..e anche questi lo sono..” disse, indicando i cappellini che aveva comprato Angel. Quelli li mise sulla scrivania, voleva tenerli a portata di mano, pronti per domani. Reale o no, nulla cambiava il fatto che lui e suo padre sarebbero andati a vedere quella partita e ci sarebbero andati insieme.

Sentì Buffy ridere “Connor, prometti che farai delle foto.. io non ci sarò alla partita. Arriva Dawn e sarò occupata con lei, ma voglio vedere le foto di Angel, con indosso quel cappellino.. vorrei esserci per vederlo di persona..”

“Potresti venire a prenderci” disse Connor immediatamente coinvolto nelle buffonate di lei.

Buffy scosse la testa “No, meglio di no. Domani notte è tutta per voi due e poi così non vale, io volevo proprio vederlo allo stadio, mentre fa il tifo per la sua squadra.. che vincerà di sicuro”

Connor fece una smorfia scuotendo la testa “Tu.. non ne sai molto di sport, vero? Buffy, non si deve mai dire che una squadra vince prima che vinca davvero, porta iella, lo sai?”

Buffy finse sorpresa “Oh.. beh se perdete, potete sempre dire che è colpa mia.. e non perché siete scarsi.. fidati Connor, di sport ne so qualcosa anche io. Ero una cheerleader, molti.. molti anni fa” Poi lo guardò seria “Non esiste la sfortuna, Connor.. esistono solo le nostre scelte..”

Parlarono un po’ del più e del meno, ed entrambi parevano godere della reciproca compagnia. Buffy gli disse dell’arrivo di Dawn e Connor si offrì di accompagnarla.

“Ti accompagno io a prendere tua sorella ..e questo farà di me il tuo tassista ufficiale per l’aeroporto, visto che l’ho già fatto una volta. Immagino che papà non possa.. vista l’ora”

“Ma devi alzarti molto presto, tesoro e non voglio che perdi ore di sonno per me.. Dawn arriva con il primo volo, non è meglio se riposi un pochino?”

Lui insistette ..e Buffy che lo chiamava ‘tesoro’ era.. era davvero bello. “Non ho bisogno di dormire molto, io recupero subito.. costituzione da vampiro..”

Parlarono anche di quello e Buffy scoprì altre cose che ignorava su lui. Ciò che le aveva detto Faith, non era poi molto e Angel, come sempre, era stato avaro con le parole.

Connor si sentiva a suo agio e rispondeva a tutte le sue domande. Si fidava di lei. Totalmente.

“Buffy?”

“Si?”

“Pensavo alle foto. Non trovi strano che i vampiri compaiono nelle foto?”

“Non stai parlando delle foto che farai allo stadio, non è vero? Stai parlando d’altro.. ecco, vorrei che tu.. insomma se hai voglia di dirmi qualcosa, a me puoi dirlo.. Io non so se è strano ma lo chiederò a Giles. In effetti i vampiri non hanno un immagine riflessa, ma nelle foto..”

“Esatto! volevo dire proprio questo. Nelle foto compaiono e io penso che non dovrebbero..”

“Chiederemo ad Angel oppure a Giles, ma la parola ‘strano’ è ormai scomparsa dal mio vocabolario.. trovo molto più strana la storia del tuo amico. In lui c’è qualcosa che.. che mi sfugge.. e non so cosa sia esattamente.. quel sorriso.. quei capelli.. non è un colore comune..”

“Tommy è cresciuto in una dimensione..”

“No.. non mi riferisco a questo. Conosco la sua storia. Mentre tu eri su con tuo padre, Oz mi ha detto tutto.. e tutto quadrava finché non è arrivata sua madre.. lei era.. non lo so.. lei non doveva esserci.. ecco si, lei era fuori luogo in quel momento, ma forse sto correndo troppo.. il fatto è che Tommy mi ricorda qualcuno, qualcuno che io conosco molto bene, ma non riesco a capire chi sia. Però una cosa la so, anche tu hai percepito qualcosa di anomalo.. non è così?”

Connor era a disagio. Voleva bene a Tommy, ma se Buffy sentiva che c’era qualcosa di strano, non poteva ignorarlo. “Pensi che Tommy possa essere un pericolo per noi? pensi questo?”

“No, assolutamente no. Non c’è niente che non vada in lui.. non è questo, anzi ti dirò.. trovo che sia veramente simpatico e penso che sia sinceramente affezionato a te.. ma ho notato qualcosa in lui, fin dalla prima volta che l’ho visto all’emoteca. Non è una sensazione negativa, è solo una sensazione di stranezza.. come se lo conoscessi già.. capisci cosa voglio dire?”

Connor non era sicuro di aver capito, ma lui non sentiva quelle sensazioni su Tommy, mentre su Nina Si. Assolutamente Si. “Anche io ho percepito qualcosa quando è arrivata Nina, ma per quanto riguarda Tommy..” Ridacchiò divertito “Tommy.. lui è strano.. ma perché è lui.. Tommy è fatto così.. le stranezze fanno parte del suo modo di essere.. ma è uno OK.. io difficilmente mi fido delle persone, ma di lui mi fido.. lui è.. lui è il mio migliore amico..”

Buffy notò che ancora una volta, Connor sembrava triste e pensò che fosse meglio cambiare argomento. Gli sorrise. “Se è il tuo migliore amico, lo sarà sempre. Ovunque vi porterà la vita, lui non smetterà di essere tuo amico.. pensavo che.. potresti invitarlo a cena qualche volta..”

Connor annuì e sorrise “Gli verrà un colpo quando saprà della partita di domani..” Poi sorprese Buffy, perché continuò a parlare di Nina. “Sua madre è.. come hai detto tu.. lei non dovrebbe esserci.. non in quel modo.. ho promesso a papà che gli avrei parlato di alcune cose strane che mi stanno accadendo.. e questa è una di quelle. In Nina non c’è niente che non vada.. solo che lei non doveva essere lì al campus.. io lo so con certezza, ma non so dirti altro..”

“..e questo ha qualcosa a che vedere con ciò che ti è successo giorni fa in camera nostra?”

Lui annuì ancora, guardandola con occhi pieni di nostalgia. Si, mamma.. disse a sé stesso. Buffy, istintivamente si sedette accanto a lui, non seppe perché, ma pensò che adesso aveva bisogno di un abbraccio e pensò anche, che lui l’avrebbe accettato. Non si era sbagliata, perché fu esattamente ciò che avvenne. Connor rispose all’abbraccio con naturalezza. Era la seconda volta che accadeva oggi e sperò che non fosse l’ultima. Buffy continuò a parlare.

“Tommy non è l’unica cosa strana che noto ultimamente.. quella foto che tenevi in mano..”

“Si?” chiese Connor pieno di aspettative. Se anche Buffy percepiva qualcosa, questo era grande e lo faceva sentire meno solo. “Quelle foto sono tutte.. non dovrebbero esistere..”

“..non lo so, ma quella foto mi trasmette inquietudine ..e questo ci riporta alla tua domanda.. perché i vampiri compaiono nelle foto? Penso che sia meglio parlarne con Angel e Giles ..e la tua idea di raccontare cosa ti sta accadendo, incontra la mia totale approvazione”

Connor rise “Non so neppure se riuscirò a spiegare bene.. perché sono cose davvero strane” Buffy lo rassicurò “Pensi che ci sia qualcosa che possa ancora stupire me e tuo padre? ma ora sarebbe meglio se scendiamo in cucina. Andiamo a dare una mano a papà? Che ne dici?”

Insieme si avviarono giù per le scale e Buffy continuò a farlo ridere “..magari giusto per apparecchiare..” ciò che Buffy voleva fare era esattamente quello che sembrava. Voleva che lui non la percepisse come un ostacolo fra lui e suo padre. Non sapeva però, che questo Connor l’aveva già compreso da tempo. Buffy era la sua più preziosa alleata. Lei era sua madre.

In cucina l’umore era decisamente alto, parlarono di cose normali e apparentemente banali, ed era ciò di cui avevano bisogno tutti e tre. Nessuno di loro riusciva a credere che fossero lì insieme. Stava accadendo ciò che avevano tanto sognato da almeno quattro anni.

..Connor stentava a riconoscere suo padre, era così diverso dall’uomo che si era rintanato in quella stanza e ogni suo sorriso, per lui era quasi un miracolo. Alla fine, era riuscito a portarlo fuori da quella sua tana da vampiro solitario. Aveva avuto dei preziosi alleati. Nonno Reilly e Buffy ..e le lettere, naturalmente. Pensò che forse, tutto ciò che stava accadendo aveva un significato più grande. Forse doveva solo aspettare per aprire le porte delle loro reali esistenze.

..Angel non riusciva a smettere di guardare sia Buffy che Connor. Vedeva quanta intesa ci fosse fra loro ed era una cosa che lo commuoveva profondamente. Solo pochi giorni prima, stava morendo per il veleno del Selmunth e invece quel demone, gli aveva permesso di ritrovare ciò che per lui contava veramente. Quando incontrava gli occhi di Buffy, allora e solo allora si sentiva completo. Questa volta, le cose fra loro, dovevano sicuramente funzionare.

..Buffy era decisa più che mai a restargli accanto. Aveva letto alcune delle sue lettere e sapeva con certezza che lui non aveva mai smesso di amarla. Sentiva la sua determinazione e questa volta Angel era deciso come non mai, a vivere la sua vita con lei. Sapeva bene che c’erano ancora molte zone d’ombra. Angelus era una di queste, ma entrambi erano certi che sarebbero riusciti a trovare una soluzione. L’unica certezza era il loro amore. Quello era immutabile.

Mentre cenavano, scherzarono sul microonde e Connor raccontò a Buffy la sua vera storia, ricordando che Angel, durante il suo deliro, aveva promesso di fare una torta gigantesca.

“..e anche la pizza” corresse Angel.

Mentre parlava con Buffy, a Connor tornava continuamente in mente suo nonno, ma per ora decise di non dire niente. Angel poi scherzò ancora con lui “qualunque cosa io possa aver detto o non detto in quei quattro giorni, ricorda che erano solo parole dettate dalla febbre.. se ho fatto strane promesse.. io non ne sono responsabile..”

Connor annuì ridendo, accidenti.. suo padre era anche capace di fare dell’umorismo e questa per lui era una assoluta e piacevole novità “beh, le cose importanti le hai dette quando eri cosciente.. quindi ora ti sarei grato se non ti rimangiassi tutto.. hai promesso un sacco di cose”

Inutile dire che Angel adorava per come lui rispondeva alla sua ironia. Lui lo sapeva, l’aveva sempre saputo fin da quando era piccolissimo. Il suo ragazzo, era assolutamente unico.

Poi Buffy fece qualcosa che lasciò entrambi con l’anima in subbuglio, soprattutto Angel. Prese la teiera e la mise vicino al microonde. “Gli oggetti hanno sempre una storia da raccontare..” Guardò Angel in cerca di approvazione e lui comprese subito. E fu subito un si. Lui approvava incondizionatamente. Cosi, Buffy raccontò a Connor la storia della loro teiera, ovviamente omettendo i particolari più intimi. Connor comprese meglio il profondo significato di alcune frasi che aveva letto nelle lettere ..accidenti quelle lettere, doveva dire loro che le aveva lette. Doveva farlo assolutamente. “Connor? che c’è?” chiese Angel.

Connor quasi non l’ascoltò. Rivide con gli occhi della mente, la scena in cui Buffy, sua madre, imboccava Angel, suo padre, perché lui era immobilizzato in quel letto da chissà quanto tempo.

Rispose ad Angel con un'altra domanda “A te non piace il latte, vero?”

“Connor.. io sono.. lo sai.. sono un vampiro..”

“No, papà.. dico sul serio. Rispondimi di getto, senza pensarci su. Ti piace il latte?”

“No. Non mi piace per niente”

Beh, sia Buffy che Angel, ora lo guardavano in modo strano e doveva dare una spiegazione. “È una sorta di cosa che ho imparato al corso di specializzazione, si chiama ‘libera associazione di idee’ ..insomma, si fa una domanda e si deve rispondere senza pensarci troppo.. perché..”

“..perché?” Chiesero insieme Angel e Buffy, visibilmente divertiti. Era evidente che lui stava annaspando e Angel percepì anche che stava nascondendo qualcosa. “Non c’è niente da ridere” disse Connor, ridendo a sua volta. “È una cosa scientifica, è un test di psicodiagnostica..”

Angel lo bloccò per toglierlo dai guai in cui si era cacciato da solo. Aveva capito che Connor, per qualche ragione a lui ignota, voleva solo sapere se gli piaceva il latte. Aveva ottenuto ciò che voleva, visto che lui aveva risposto alla sua domanda e ora voleva toglierlo dall’imbarazzo. 

Un test di psicodiagnostica? Ecco cosa succede a mandare i propri figli al college. Uno fa un sacco di progetti, e tutto ciò che ottiene è che suo figlio comincia a parlare in una strana incomprensibile lingua.. cosa vuol dire test di psicodiagnostica?” Buffy guardò Connor, pensò che la sua, non fosse affatto una domanda casuale, e anche lei voleva toglierlo dall’imbarazzo “..comunque questa cosa, l’ho studiata anche io con la professoressa Walsh..” disse tutta seria.

Invece Connor pensò che fossero loro ad essere buffi e lui non era affatto in imbarazzo. Aveva semplicemente preso due elementi, che avevano qualcosa in comune, e che apparentemente, appartenevano separatamente, alle due realtà che stavano vivendo. Lui aveva semplicemente uniti fra loro questi due elementi, tentando così di far scattare qualche ricordo, soprattutto in suo padre.

Buffy, parlando della teiera, raccontò del giorno in cui Angel fu umano e Angel raccontò di aver mangiato tantissimo quel giorno e parlò della sua avversione allo yogurt. Connor, nella sua visione, vide Buffy imboccare Angel, e seppe che lui non amava il latte. I due elementi comuni erano,  Angel umano e la sua avversione al latte ..e Buffy era presente entrambe le volte.

Da tempo, Connor aveva imparato ad usare la mente analitica, per una serie infinita di ragioni, e anche questa volta pensò che fosse il metodo giusto. Ovviamente non poteva ancora spiegar loro i dettagli e pensò che fosse arrivato il momento di raccontare ciò che stava accadendo. Usando ancora la mente analitica, in quel momento realizzò che tutte le cose strane che erano accadute, aveva in comune un nome. Nonno Reilly. Decise di cominciare da lì.

Angel vide che era pensieroso “Connor, prima scherzavo sul college”

Lui lo rassicurò “Si, lo so. Avevo capito. Non preoccuparti, papà. I soldi per il college sono soldi spesi bene” disse ridendo, poi chiese “senti.. è possibile che tu abbia conosciuto mio nonno?”

Angel lo guardò in modo strano “Ma..? Connor? Ovviamente si.. visto che era mio padre..” Connor rise, a volte suo padre pareva lo facesse a posta a complicare le cose più semplici.

“Papà dai, sto parlando di nonno Reilly, ovviamente..”

Angel non si aspettava certo questa domanda. “Beh, tecnicamente si. Ho conosciuto un sacco di gente.. come ben sai, vivo da parecchio tempo, quindi si.. è possibile. Perché me lo chiedi?”

“Perché io credo che lui parlasse di te.. ”

“Tuo nonno ti ha parlato di me? ma non è possibile.. Connor pensaci.. non può averlo fatto”

“Invece si, lui mi diceva che demoni e vampiri esistevano per davvero. Diceva di averne anche conosciuto uno. Parlò di un vampiro speciale, un vampiro con l’anima” Connor ricordò le parole del nonno ed ora, era certissimo che lui parlasse proprio di Angel.

Certo che esistono i vampiri, Connor. Esistono eccome. Ti ho mai detto che ne ho incontrato uno? Oh, questo però non era un vampiro qualunque. Lui era quasi come un angelo. Un oscuro angelo vendicatore. Era irlandese, proprio come noi. Lui era il vampiro con l’anima. Un giorno potresti anche incontrarlo, se accadrà portali i miei saluti, sono certo che si ricorderà di me.

Angel, come Buffy, erano senza parole. “Lui.. ti ha parlato di demoni e vampiri? Ma questo è assurdo..” disse Buffy e aggiunse “ma che razza di nonno era? parlare di queste cose ad un bambino così piccolo.. proprio un vero incosciente..” Angel annuì, concordava con lei su tutto.

Connor difese suo nonno animatamente “Lui era un nonno meraviglioso invece, e comunque.. visto che demoni e vampiri esistono sul serio, è l’unico che mi abbia detto la verità.. lui e anche la nonna. Loro due, erano le uniche persone che.. gli unici ad essere veramente reali, in mezzo a quel mare di bugie che sono i miei falsi ricordi. Perché pensate che sia assurdo che mi parlassero di vampiri? Era assurdo non parlarne invece, come hanno sempre fatto i Reilly..”

Angel ripensò a quanto avesse detto Connor sui nonni, durante i giorni in cui era stato male. Ripensò a come Connor si illuminasse quando ne parlava e di quanto fosse affezionato al loro ricordo. Anche allora aveva detto che li percepiva reali, nonostante, i nonni fossero proprio le uniche due persone che lui non incontrò mai realmente. Con tutti gli altri membri della famiglia Reilly, Connor aveva poi avuto un rapporto reale, che continuava anche nel presente, ma i nonni non gli aveva mai potuti incontrare fisicamente, perché erano morti prima che lui entrasse a far parte di quella famiglia. I nonni dunque, vivevano solo nei sui ricordi.

Angel però, cominciò a sospettare che tutto questo non fosse solo una stranezza, pensò che ci fosse dell’altro e voleva saperne di più. Dopotutto, dietro a tutto questo c’era la W&H e di loro non c’era da fidarsi. Addolcì il tono di voce e parlò ancora con suo figlio.

“Connor, sei consapevole che quei ricordi li ha creati la W&H?”

Connor annuì. Buffy continuò interrompendo Angel, ma anche lei parlò quasi sottovoce. Aveva capito che per Connor, quello era un argomento delicato e odiava vederlo così spaventato.

“Prima ho detto che era assurdo che tuo nonno ti parlasse dei vampiri, perché lo scopo di quei ricordi, era proprio quello di farti dimenticare l’esistenza del mondo demoniaco. Non trovi strano, che nei falsi ricordi della W&H, comparissero proprio i vampiri? Il ricordo dei tuoi nonni, appartiene a ciò che la W&H ha creato per te, perché tu vivessi la tua nuova vita, dimenticando il tuo reale passato.. quindi, ora mi chiedo per quale motivo, i nonni parlassero con te, di ciò che invece dovevi dimenticare”

Connor ascoltò entrambi con molta attenzione. Dovette convenire che avevano ragione. C’era qualcosa che non quadrava. “Io avevo degli incubi da bambino. Sognavo demoni, mostri e soprattutto vampiri. Allora correvo da loro, dai nonni.. perché nessun altro mi credeva e mi rassicuravano dicendomi che non ero pazzo.. che il soprannaturale era reale e che demoni e vampiri esistevano sul serio. Il nonno mi insegnò un sacco di cose.. anche mia nonna, lei però era meno presente.. molto meno presente.. ma lei era.. era bellissima e simpaticissima..”

Buffy si commosse e gli accarezzò i capelli “volevi molto bene ai nonni, non è vero?”

Connor annuì “Voglio ancora bene ai nonni. Loro erano davvero speciali, buffissimi quando litigavano. Il nonno era Irlandese, la nonna Americana e litigavano all’infinito, praticamente su tutto, ma si amavano molto. Il nonno da giovane era un postino e scherzando diceva di essere una specie di messaggero che portava alle gente magici messaggi. Mi parlava spesso, no anzi.. spessissimo, dell’ufficio delle anime perse.. romanzava un po’ le sue storie.. o almeno così credevo.. ma..”

Angel e Buffy sussultarono. Insieme. E insieme, nei loro pensieri comparve un nome. Doyle.

“Hanno.. loro hanno.. voglio dire, i tuoi nonni hanno anche dei nomi? Lo ricordi questo?” chiese Angel. Connor notò che sia lui che Buffy erano turbati. Ripose subito senza esitare un attimo.

“Certo che lo ricordo, lo ricordo molto bene. Nonno Doyle e Nonna Delia”

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Capitolo 16
*** Parte 15 ***


Parte 15

 

Doyle. Fu questo il nome che comparve nei pensieri di Angel e Buffy. “Loro hanno un nome? Come si chiamavano i nonni? Lo ricordi questo?” chiese Angel. Connor notò che sia lui che Buffy erano turbati. Ripose subito senza esitare un attimo. “Certo che lo ricordo, lo ricordo molto bene. Nonno Doyle e Nonna Delia”

Angel e Buffy era sbigottiti, letteralmente senza parole. Lo guardarono intensamente e Connor giurò di veder brillare nei loro occhi una profonda commozione. “Doyle e..” disse Buffy con un filo di voce, seguita subito dopo da Angel “..e Delia, cioè.. Cord..”

Ma Buffy lo bloccò prima che continuasse. Conosceva la storia di Connor e Cordelia e sapeva anche quanto lui avesse sofferto per lo squallore di quella assurdità. Non voleva allarmarlo inutilmente, perché non erano ancora sicuri che fosse realmente Cordy. Ma ora, qualcosa cominciava ad avere senso. Angel annuì a Buffy e disse “Quindi nei tuoi incubi, in realtà filtrava la tua vita reale? voglio dire, il tuo vero passato emergeva nei sogni? Mostri, demoni, vampiri.. probabilmente Quorthot.. insomma la tua intera esistenza..”

Connor abbassò lo sguardo, suo padre aveva fatto centro alla grande. “Si, esatto. Solo quando ho recuperato i ricordi, ho capito che i miei incubi erano reali e che ciò che mi diceva mio nonno era tutto assolutamente vero.. per questo motivo penso che.. che anche lui fosse reale”

“Se è come penso..” disse Angel “Credo che tu abbia proprio ragione, figliolo. Se i tuoi nonni sono chi io penso che siano, loro erano davvero l’unica cosa reale dei tuoi falsi ricordi..”

Si fermò un attimo a riflettere poi continuò..

“..e questo spiegherebbe anche perché tu non eri affatto sorpreso di sapere che io ero un vampiro.. o di sapere che tuo ‘padre’ Lawrence, fosse curato alla W&H da medici con gli artigli. Quando ti dissi che eri un ragazzo speciale, con poteri speciali, tu trovasti che la cosa fosse normale. Ti parlai di profezie, di Sahjhan, di Cyvus Vail.. e tu non mostrasti alcuna sorpresa. Perché avevi sempre saputo, grazie ai tuoi nonni, che quel mondo era assolutamente reale..”

Buffy, seguendo il suo istinto, comprese la vera motivazione che si nascondeva dietro a questi eventi e che dava senso a queste stranezze. I Nonni non volevano fare del male a Connor, non erano affatto nemici. Erano invece suoi preziosi alleati, come fossero degli angeli custodi.

“..Ecco perché, ora capisco la ragione di tutto questo.. è come se tuoi nonni volessero che tu non dimenticassi del tutto. Loro volevano che tu non recidessi i legami con le tue vere origini..”

Angel aveva le lacrime agli occhi. Se era come pensava, Doyle e Cordelia avevano sempre vegliato su suo figlio, lo avevano amato e protetto, permettendogli di mantenere un legame con lui. Se questo era vero, loro gli avevano fatto il regalo più bello che potessero fargli. Si erano presi cura di Connor e lo avevano ricondotto a casa, dove avrebbe dovuto essere da sempre. Dal suo vero padre. L’unico padre che lo avesse veramente amato.

Anche Buffy era commossa, intuiva i pensieri di Angel. Percepì la potenza della sua emozione e gli strinse la mano per dirgli che lei era lì accanto a lui. Ma pensò anche che c’era qualcosa di più dietro a tutto questo. C’era qualcosa di più grande che riguardava le loro vite. Cercò di essere il più razionale possibile. Sorrise a Connor, che era a disagio davanti alle loro emozioni.

“Che succede?” chiese Connor “Chi pensate che siano i nonni.. non capisco..” e Angel rispose.

“Riesci a descriverli fisicamente? Come erano? lo ricordi?”

Connor scosse la testa “Beh, erano vecchi, non so come descriverli. Si, erano vecchi, capelli bianchi, le rughe. Insomma, come tutti i nonni del mondo. Vecchi, ma anche.. un po’ giovani..”

Buffy rise. Se la nonna era chi lei pensava, si sarebbe arrabbiata molto nel sentirgli dire che era una vecchia rugosa. Cordelia spendeva una fortuna in creme anti rughe e ora avrebbe certamente avuto molto da dire.

Anche Angel rise e per le sue stesse ragioni. Gli sembrò quasi di sentire la voce di Cordy.

Ah si? e così io sarei vecchia? Attento a ciò che dici, moccioso..

“Ok, Connor..” disse Angel ancora ridendo “vecchi ma anche un po’ giovani, non spiega molto. Vieni con me, ora mi descrivi meglio e io tenterò di disegnare..”

Connor lo seguì nel suo ufficio “wow.. tipo una specie di identikit?”

Angel prese carta e matita “una specie.. si..”

Ma Connor pensò anche, che Angel facesse questo per smorzare la tensione. Angel in realtà credeva di conoscere già il viso dei nonni. La conferma arrivò da Buffy, che entrò porgendogli una coppa di macedonia e mentre si sedeva accanto ad Angel, disse “Non hai delle foto?”

Angel la guardò serio. Lui sapeva ciò che faceva. “Certo, ma Connor li ha descritti come vecchi, potrebbe non riconoscerli dalle foto.. anzi sono certo che non li riconoscerebbe.. giusto?”

Buffy annuì. Si, era giusto. Se così non fosse stato, Connor avrebbe sicuramente riconosciuto Cordelia in sua nonna e invece questo non era accaduto.

Angel cominciò a disegnare anche prima che Connor partisse con la descrizione e lui sorrise. A volte suo padre sembrava un bambino. Ora era tutto intento a disegnare e pareva sereno.

“Dai papà.. se hai delle foto, puoi mostrarmele.. così facciamo prima..”

Angel si era sistemato sulla poltroncina della sua scrivania, e poggiava le gambe comodamente allungate sullo sgabello di fronte. Buffy, altrettanto comodamente, si era accoccolata accanto a lui e Angel la teneva stretta a sé, cingendola per la vita. Senza sollevare gli occhi dal foglio, posò la matita e allungò la mano verso il cassetto. Aprendolo, consegnò poi una foto a Connor, che stava accanto a lui sull’altro lato della scrivania. Erano tutti e tre molto sereni e rilassati. Angel continuò poi a disegnare, cercando di invecchiare il viso di Cordelia. Non notò quindi l’espressione di Connor che guardava la foto con occhi allucinati. Angel tracciò uno schizzo veloce e Buffy trovò che fosse molto somigliante ad una ipotetica Cordelia sessantenne.

Ma Connor scattò in piedi subito dopo. Si alzarono di corsa anche loro, preoccupati per quanto vedevano. Connor era pallidissimo ed era molto spaventato. Pareva non riuscisse a respirare.

“Ma non può essere.. questo è.. assolutamente assurdo.. non può essere”

“Va tutto bene, Connor. Non c’è niente di cui aver paura?” disse Angel cercando di rassicurarlo “Lui è Doyle. Lui è il mio amico Doyle. Figliolo, non.. Connor mi senti?”

Connor lo guardò con occhi stralunati e fece cadere la foto, arretrando spaventato.

“Questo è il tizio del bar.. quel tizio che mi ha.. cosa sta succedendo, papà? Questo è il tipo che ho incontrato giorni fa, ho parlato con lui.. lui mi ha aiutato a..”

Buffy lo fece sedere. Era sicura che stesse per crollare da un momento all’altro. Angel si chinò di fronte a lui e gli parlò sussurrando appena le parole. “Doyle è morto tanti anni fa, Connor. Non puoi averlo incontrato. Lui era il mio migliore amico, lui era.. lui è morto da eroe..”

“E invece si. Invece l’ho incontrato. Ho parlato con lui, abbiamo bevuto una birra insieme. Lui è irlandese come noi, mi ha anche offerto le palatine fritte e soprattutto, lui mi ha fatto capire che non dovevo spedire la lettera a Buffy, ma che dovevo chiamarla al telefono.”

Adesso doveva dirgli che aveva letto le sue lettere. Questo era il momento giusto, magari lui si sarebbe arrabbiato, ma ora a Connor non importava. “Papà, mentre tu stavi male, non sapevo più cosa fare per aiutarti.. ho cominciato a leggere le tue lettere, quasi.. quasi per istinto, non era curiosità.. era solo istinto, sapevo che dovevo farlo per salvarti.. e lì ho trovato l’indirizzo di Buffy e il suo numero di telefono.. devi credermi, papà.. Buffy, per favore.. dovete credermi..”

Connor aveva paura che non gli credessero, perché lo guardavano con occhi pieni d’angoscia che lui interpretava come incredulità e odiava tutto questo. Ora non era affatto preoccupato che Angel fosse arrabbiato con lui perché aveva invaso la sua privacy, leggendo le sue lettere. In realtà, adesso quello era proprio l’ultimo dei suoi pensieri. Era molto più preoccupato che non gli credessero e cercò di coinvolgere Buffy, sperando che almeno lei comprendesse.

“Buffy, quando ti ho chiamato a Londra, io ero nel bar di questo tizio, che voi chiamate Doyle”

Angel e Buffy parlarono quasi contemporaneamente e dissero quasi le stesse parole.

“Noi ti crediamo, Connor. Non c’è nulla che tu non possa dirci, lo sai.. qui sei al sicuro..”

Buffy corse in cucina a prendere dell’acqua e Connor si aggrappò alla maglia di Angel. Non voleva restare solo, non riusciva più a gestire l’angoscia. Gli sembrava di vivere come fosse sempre in bilico davanti ad un gigantesco precipizio, dove rischiava di cadere giù da un momento all’altro, ed era stanco di sentirsi sempre in balia di eventi più grandi di lui.

“Mi dispiace per le lettere.. non avrei voluto farlo.. credimi, ma non c’era più tempo.. tu stavi malissimo e io ho pensato che.. che per aiutarti dovevo conoscerti meglio.. io ho sempre saputo poco della tua vita, come potevo aiutati se neanche ti conoscevo bene? Per questo ho letto quelle lettere e mi sono state davvero di grande aiuto.. non volevo spiare la tua vita solo per il gusto di farlo..”

Angel lo abbracciò rassicurandolo. “Va tutto bene, figliolo. Va tutto bene.. calmati ora..”

Buffy tornò con l’acqua e si sedette accanto a lui. Aveva sentito tutto e tentò di scherzare per fargli capire che non era una cosa poi così grave aver letto quelle lettere.. infondo erano indirizzate anche a lui. Buffy ne aveva lette alcune e Angel parlava spessissimo di Connor.

“Adesso capisco la tua riluttanza a dirmi come avevi ottenuto il mio numero. Hai frugato per benino fra le cose di papà, eh? però se ricordi, io l’avevo già capito.. ricordi cosa ti dissi?”

Connor lo ricordava. D’accordo. Fammi indovinare.. hai frugato casualmente fra le sue cose ..e  sempre casualmente l’hai trovato ben nascosto da qualche parte? Sta tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. Non diremo ad Angel che sei stato tu a chiamarmi ..e comunque, io stavo già partendo per Los Angeles, quindi non stiamo proprio dicendo una bugia.. giusto?

“Buffy daiii..” disse lui un po’ più sereno “..non ho frugato fra le cose di papà, cioè.. non molto”

Poi entrambi notarono il silenzio di Angel e Connor chiese allarmato. “Papà, sei arrabbiato?”

Prima ancora che Angel parlasse, Buffy intervenne subito in difesa di Connor. “Non credo che Connor ami frugare fra le cose altrui, non abitualmente. Lui non mi sembra il tipo che fa questo genere di cose. Avanti.. non sapeva neppure dove fosse lo zucchero.. credo che in quei quattro anni, non abbia mai sbirciato dentro le tue cose. Dico bene, Connor?”

Lui annuì con assoluta fermezza. “Non sono quel genere di persona” Disse tutto serio.

Nella postura di Connor, per un momento, ad Angel parve di vedere un bambino che aveva bisogno dell’approvazione materna, felice che lei l’avesse tolto dai guai. Mentre in Buffy vide una mamma che voleva proteggere il suo bambino ad ogni costo. Sorrise ad entrambi.

“No, non è questo, Connor. Ti ho già detto che va tutto bene. Non sono arrabbiato.. ma non capisco come tu abbia fatto a rintracciare Buffy. Nella scatola delle lettere, non c’erano né l’indirizzo né il telefono. Hai detto di averli trovati lì dentro, giusto? Beh li non c’erano di sicuro”

“Erano nell’ultima lettera, quella proprio in fondo alla scatola. Ho pensato che quella fosse la prima che scrivevi.. comunque sono certissimo di aver letto l’indirizzo e anche il numero.. non avrei potuto chiamare Londra senza quel numero e quel tizio, quello che voi chiamate Doyle, mi ha fatto capire che non dovevo spedire la lettera, perché probabilmente non sarebbe mai arrivata. Con uno strano giro di parole, mi ha fatto capire che invece dovevo usare il numero..”

Angel scosse la testa. “No Connor! Io non ho mai scritto nessun indirizzo.. aspetta un momento.. tu hai fatto leggere la mia lettera, a quel tizio del bar? ..e magari a chissà chi altri.”

“No papà! Indirizzo e telefono erano sulla busta.. mi credi davvero così sciocco?”

Buffy rise. Non sapeva chi dei due fosse più immaturo in quel momento. Pensò che comunque gli adorava entrambi. Stava cominciando ad amare molto le loro interazioni. Era evidente, che il loro, fosse un legame fortissimo e sentì un profondo senso di appartenenza. Si sentì a casa.

“Che c’è?” chiesero Angel e Connor insieme “perché ridi?”

“Niente, lasciamo perdere.. Connor, hai ancora con te la lettera? ricordi l’indirizzo?”

“Credo di averla rimessa al suo posto, o forse no.. forse è rimasta nella tasca del giubbotto. Comunque, l’indirizzo lo ricordo benissimo. Buffy Anne Summers – Via dei Vasai, 10 – Roma, Italia. Visto che invece tu eri a Londra, direi che spedirla sarebbe stato inutile..

“È il mio vecchio indirizzo romano” disse Buffy “Abitavo ancora lì quando recuperai il ricordo di quel giorno perfetto, e accadde proprio quando Connor recuperò i suoi ricordi..”

“Pensi che le cose siano collegate?” Chiese Angel “Comunque, io non ho mai scritto il tuo indirizzo in nessuna di quelle lettere, quindi mi chiedo come sia possibile che..”

“Assolutamente si. Le due cose sono collegate. Io ho ricordato tutto, proprio nello stesso momento che anche Connor ricordò” Rispose Buffy, sovrappensiero. Guardò poi un punto lontano davanti a sé e si abbandonò ai ricordi, raccontando ciò che avvenne.

“Era ormai notte. Avevo appena sentito Giles al telefono, lui, Faith e gli altri si erano trasferiti a Londra, mentre io e Dawn stavamo ancora a Roma. Lei frequentava l’università lì, anche se moriva di nostalgia e da tempo mi chiedeva di riunirci agli altri. Quella notte, come sempre, ero di ronda al cimitero, ma contrariamente al solito, ero da sola, nessuna delle nuove slayer era come me. Stavo per rientrare, quando fui investita da un’accecante luce bianca..”  

“..la finestra Orlon che si infrangeva..” mormorò Angel.

Guardò Buffy intensamente negli occhi. Nei loro pensieri la stessa domanda. Esisteva un nesso  tra il loro giorno perfetto e i ricordi rimossi di Connor? Pareva di si, ma perché? Buffy annuì silenziosamente, anche lei aveva gli stessi sui dubbi, ma era meglio non dire niente ora. Non davanti a Connor, che ascoltava con attenzione e pareva molto interessato al racconto di Buffy.

Quindi Angel glissò l’argomento, spiegando meglio a Buffy “..la ‘finestra Orlon’ è un oggetto mistico, una sorta di cubo che conteneva le memorie rimosse da Connor. Quando Wesley la ruppe, tutti i ricordi in essa contenuti, si liberarono e tornarono laddove avrebbero dovuto essere, ma.. la cosa strana è che Cyvus Vail, lo stregone che modificò la memoria di Connor, disse che i ricordi potevano essere recuperati, solo nel caso in cui la finestra si fosse rotta nelle vicinanze di qualcuno, i cui ricordi erano stati modificati. Infatti oltre a Connor, anche Wesley recuperò i suoi, ma lui era lì con noi nella stanza.. tu invece eri a Roma in quel cimitero. Non direi che eri nelle vicinanze.. eri proprio in un altro continente.. quindi non riesco a capire..”

“Faith e Willow..” disse Buffy “Loro erano le uniche che conoscevano Connor, ma negli ultimi quattro anni, hanno continuato a non ricordare la sua esistenza. Mentre io.. mentre io, non solo ricordai quel nostro giorno, ma ricordai di Connor. Quindi, ero l’unica a sapere che tu avevi un figlio, nessun altro, neppure nel mondo demoniaco, sapevano della sua esistenza. Ricordo bene le loro facce quando chiedevo di Connor.”

Si fermò un attimo. Nel suo viso un espressione di rabbia e amarezza, ricordando quanto duramente avesse provato a cercare Angel, senza mai riuscire a trovarlo ..poi continuò

“Quando ti cercavo, io pensai di contattare Connor, ma anche lui pareva scomparso nel nulla.. quando chiedevo in giro, per avere informazioni, mi ridevano tutti dietro. Ricordo bene i loro commenti sprezzanti. ‘Sei una slayer e non sai che i vampiri non possono avere figli?’ ..non immagini quanto mi irritassero le loro parole, perché io sapevo che invece Connor esisteva.”

Angel distolse lo sguardo da lei, abbassò la testa curvando le spalle. Sul viso un espressione di amarezza mista a inquietudine. Buffy conosceva bene il suo linguaggio del corpo e odiava vedere quel tormento che avviliva la sua anima. Quando lui diventava consapevole di aver fatto qualcosa, che aveva poi procurato dolore alle persone che amava, si chiudeva in sé stesso autocondannandosi a cent’anni di inferno, anche se era solo un inferno interiore. Quindi Angel sapeva? Sapeva che Connor non poteva essere trovato.

Si avvicinò a lui, stringendogli le mani.

“Hai cercato di proteggere Connor, non è vero? Lui non poteva essere trovato da nessuno. Immagino che Connor fosse in pericolo dopo che tu hai distrutto i Soci Anziani..”

“Non solo lui” rispose Angel stringendo a sua volta le mani di Buffy. “Tutti quelli che per me contavano erano in pericolo e tu eri la prima della loro lista. Non hanno fatto altro che ricordarmelo in tutti questi anni. Era una minaccia oscura, persistente e sempre presente, ogni volta che si degnavano di mostrarsi a me. Ma non potevo cedere alle loro minacce”

Strinse le mascelle nervosamente e serrò i pugni. Era evidente che la sua rabbia era ancora tutta lì. La W&H era stata la sua rovina, da qualunque punto di vista la si volesse guardare. Continuò comunque a parlare. Buffy e Connor dovevano sapere.

“Gunn.. lui non.. Gunn non morì in quella battaglia, lui morì dopo.. lo braccarono.. finché non lo trovarono, lo uccisero proprio davanti ai miei occhi. Volevano che io vedessi. Lo vampirizzarono e.. poi fecero in modo che io dopo lo uccidessi ..e fecero la stessa cosa con Kate, la mia amica detective. Illyria morì subito dopo, nel tentativo di salvare me e Gunn. L’unico che morì in quella battaglia fu Spike, e forse per lui fu meglio così. Perché Gunn e Illyria morirono in modo orribile .. e credo di.. credo di essere morto un po’ anche io insieme a loro”

Si fermò un attimo a riprendere fiato, anche se non aveva bisogno di respirare, ma rievocare quei ricordi era estremamente doloroso per lui. Era arrivato il momento di raccontare cosa avesse realmente fatto negli ultimi quattro anni. Guardò Connor, sapeva che anche lui aveva altro da dire e non aveva terminato il suo racconto, ma pensò di dargli un attimo di tregua. Angel adesso aveva bisogno di tirar fuori, ciò che lo aveva tormentato in tutti questi anni.

È questo il motivo per cui non potevo stare di più con te. Vederci quell’unica volta al mese, era già un azzardo, era troppo pericoloso, ma era vitale per me, non potevo farne a meno. Mi rendo conto che era una cosa egoista.. indulgere così nelle mie debolezze.. ma..”

Connor scosse la testa. Era, ancora una volta, commosso e sorpreso per come suo padre parlava delle sue emozioni. Pensò che fosse un regalo immenso, perché anche solo parlarne, per lui era faticoso. “Io ti sono grato.. per quell’unico giorno in cui stavamo insieme. In realtà l’aspettavo con ansia per i restanti ventinove giorni e so che lo sai anche tu, quindi non direi che sei stato egoista, l’hai fatto anche per me. Vederci, mi ha permesso di andare avanti, di sopravvivere a tutta quella confusione dei ricordi caotici che si accavallavano nella mia mente. Sarei impazzito se non avessi avuto un contatto con te.. anche se non parlavamo mai molto..”

Angel annuì. “Certo che lo facevo anche per te. Sapevo che eri solo, nonostante la tua nuova famiglia. Ma era comunque molto rischioso. Per questo ti volevo il più lontano possibile dalla mia vita e per me era maledettamente doloroso sapere di non poterti aiutare di più. Quando potevo, ti seguivo da lontano, ma c’era anche una componente egoista, Connor. Sentivo che la mia oscurità stava riemergendo, potevo quasi toccarla. Tutto il mio essere ne era impregnato. Avere ancora un contatto con le persone che amavo, era l’unico modo per contrastarla

Connor si alzò e gli sfiorò un braccio, voleva dirgli moltissime cose, ma disse solo “Lo so papà” Sentì poi vibrare il suo cellulare. Era Tommy, ci pensò su un attimo prima di rispondere, ma Angel gli sorrise, rassicurandolo “Rispondi.” Connor annuì e si allontanò da lui. Tommy era agitato e decise che fosse meglio ascoltarlo con attenzione.

“Ok Tommy, accendi il pc.. parliamo su Messenger”

Guardò ancora Angel che annuì a sua volta. Sorrise a Buffy e scusandosi corse in camera sua. Tommy aveva bisogno di parlare con lui, e Connor non poteva ignorarlo.

 

..continua

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Note: Il capito era lunghissimo, ho dovuto divederlo. Quindi il prossimo, più che il sedicesimo, dovrebbe essere il 15B.

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Capitolo 17
*** Parte 16 ***


 

Parte 16

 

Tommy aveva chiamato perché era preoccupato per la reazione di Connor nei confronti di sua madre, e Connor decise che fosse giusto ascoltarlo. “Ok Tommy, accendi il pc.. parliamo su Messenger.” Guardò ancora Angel che annuì. Sorrise a Buffy e scusandosi corse in camera sua. I suo amico aveva bisogno di parlare con lui, e Connor non poteva ignorarlo.

Angel lo vide sparire oltre le scale. Lo guardò con preoccupazione, speravo solo di non averlo spaventato con tutto quel discorso sulla sua oscurità che riemergeva. Guardò poi verso Buffy, vide anche la sua ansia e comprese che lei voleva altre risposte. Continuò quindi a parlare.

“Connor non era il solo ad essere in pericolo, anche tu lo eri. Anzi, tu eri il loro obiettivo principale. I Soci Anziani furono molto espliciti a tale riguardo. Non potevo mettere a rischio la vostra vita. È per questo motivo che tu.. non potevi trovare Connor.. ho fatto in modo che..”

ho fatto in modo che.. Le ultime parole di Angel, ebbero il potere di sconvolgere Buffy. Aveva paura che lui continuasse a parlare e che avesse poi rivelato chissà quale assurda verità. Il fatto che lui avesse tentato di proteggere Connor, era una cosa che capiva e l’accettava totalmente, l’avrebbe fatto anche lei per Dawn. Ma che avesse giocato ancora con lei, usando chissà quale magia senza dirle nulla, la ferì molto. Si alzò in piedi e tentò di uscire dalla stanza.

“Basta.. non voglio sentire altro..”

Angel la bloccò, “ascoltami per favore.. lasciami finire. Non ho deciso io di non..” Lei lo guardò con le lacrime agli occhi e con uno strattone, si allontanò da lui. Angel, sconfitto davanti a quegli occhi pieni di rabbia e dolore, come sempre capitolò. Lasciò che lei si sfogasse, ne aveva tutto il diritto ma era anche certo, che non appena avesse saputo tutta la verità, la sua rabbia si sarebbe mitigata. Cristo, erano così maledettamente simili loro due.

Fra i singhiozzi che tentava di soffocare, Buffy cominciò a parlare ed era evidente che non voleva essere interrotta “..quattro anni, Angel. Quattro anni senza sapere se eri vivo o morto. Hai idea di cosa sia stato per me, vivere con quel peso dentro? Ti importava? No, certo che no.. se ti fosse importato avresti fatto di tutto per avvertirmi..”

“È esattamente ciò che ho fatto” disse Angel, con voce bassissima.

“..sentivo che eri vivo, lo sentivo dentro. Ero certa di questo, ma è stato peggio che saperti morto, perché nonostante una parte di me sapesse, non avevo alcuna prova. Più di una volta ho creduto di impazzire.. non hai idea di cosa sia stato per me, dover sopportare i commenti di Xander, Giles, Willow ..e tutti gli altri.. loro credevano fossi pazza..”

Poi si fermò di colpo, perché solo in quel momento, registrò nella propria mente, le ultime parole che Angel aveva pronunciato. “Cosa?”

“È esattamente ciò che ho fatto, Buffy” ripeté Angel. “Ho fatto di tutto per avvertirti, ma tu eri inaccessibile alla mia vista. Potevo sentirti.. potevo sentire persino il tuo odore, ma non potevo vederti, ne comunicare con te in alcun modo. Ho fatto il possibile e l’impossibile per far sentire la mia presenza. Quando.. quando sei arrivata a Los Angeles con l’esercito di cacciatrici, e hai trovato il drago morto, io ero lì a pochi passi da te, ma tu non mi sentivi. Ho urlato per ore fino a seccarmi la gola, ma tu non rispondevi. Ho sentito che estraevi la spada dal drago, ho sentito le tue parole, ho sentito le tue lacrime e la tua disperazione, ma qualcosa ci impediva di..”

Si fermò ancora e ancora gli parve che gli mancasse l’aria. “Poi, ti cercai ovunque e ovunque ti trovassi, era sempre la stessa storia.. tu eri inaccessibile alla mia vista. Sono stato settimane intere, appostato davanti alla casa di Giles, ma non vi era modo che io vedessi nessuno di voi. Poi compresi. I soci Anziani mi occultavano la vista, per rendermi vulnerabile. Buffy, non hai idea di quello che sono in grado di fare. Mi dissero senza mezzi termini, che ti avrei sentito morire senza poter intervenire. Mi dissero che avrei sentito le tue urla agonizzanti, mentre ti uccidevano e non avrei avuto neppure la consolazione di avere un corpo su cui piangere..”

Cominciò a camminare nervosamente lungo la stanza, sembrava un animale in gabbia. Buffy lo guardava commossa mentre lo seguiva nel suo andirivieni, era agitato come lei non l’aveva mai visto prima d’ora. Il suo corpo era teso, la sua voce era dura e tagliente. Traspariva tutta la sua rabbia, e pareva che lo divorasse da dentro. In tutti quegli anni, questa era la prima volta che ne parlava con qualcuno, quindi Buffy comprese la potenza delle sue emozioni.

Loro due erano così maledettamente simili. Gli sfiorò il braccio, ma avrebbe voluto abbracciarlo

"Non hai idea delle cose che hanno fatto, nel corso degli anni, per cercare di farmi impazzire.. per farmi fare dei passi falsi.. ancora nel vano tentativo di avermi dalla loro parte. Non hai idea di.. quello che hanno fatto a me ..e ai miei amici. Hanno preso Kate, la mia amica detective, Buffy. Non c'era nessuna dannata ragione per riportarla qui a morire, se non per vedere.. se.. se avessi provato piacere a.. a farla impazzire, come Angelus fece con Drusilla. L’hanno vampirizzata davanti ai miei occhi, proprio come fecero con Gunn, e alla fine hanno lasciato a me, il compito di impalettarla. Hanno catturato Dru ma non potevano semplicemente ucciderla, no.. perché volevano provare qualcosa.. un po’ di magia, hanno detto.. Un esperimento, giusto per vedere se funziona e si son divertiti molto a farlo. L'esperimento è fallito, naturalmente, qualsiasi incantesimo che impiega due mesi di tempo per uccidere un vampiro è inutile, non importa quanto soddisfacente fosse per loro, vederla soffrire in quella lunga agonia. Tutto questo è accaduto per quella dannata profezia. La Shanshu. Loro hanno tentato ancora, in ogni modo possibile, di riportarmi all’oscurità, per avermi dalla loro parte ..perché la profezia diceva che non era chiaro che ruolo avrei giocato nell’apocalisse.. se con loro o contro di loro.."

"Angel" disse Buffy con un filo di voce. La sua rabbia era totalmente svanita, ora vedeva solo Angel e i suoi occhi pieni di sgomento. Quando si rese conto di cosa avesse dovuto sopportare, si sentì impotente, come poteva aiutarlo? Non aveva capito, fino a quel momento, quanto profonde fossero le cicatrici che in quegli ultimi quattro anni, avevano quasi distrutto la sua anima. Si alzò lentamente, mise le mani sul suo petto. "Va bene. Ho capito.. solo.. calmati ora.. Connor potrebbe sentirti.."

Ma Angel continuò, non riuscì a trattenere oltre tutto quel dolore. Se l’avesse ricacciato dentro, temeva che vi sarebbe rimasto per sempre ed era maledettamente stanco di essere forte. Tal volta, mostrare le proprie debolezze, poteva essere una liberazione e solo davanti a Buffy poteva mostrare la sua vulnerabilità. Lei, con lui lo faceva da sempre e anche quello era un modo per dire “Ti amo.”

“I Soci Anziani mi occultarono alla tua vista, per rendermi vulnerabile. Sapevano che non mi avresti permesso di scivolare verso il lato oscuro. Per loro, eri pericolosa, eri un ostacolo. Tu e Connor, lo eravate. Ma io avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa, a qualsiasi cosa ..e quelle lettere ..quelle lettere, erano l’unico modo per sentirti ancora vicina, anche se era rischioso..”

Buffy lo abbracciò, non riuscì a trattenersi oltre. “Lo so. È tutto finito ora, loro hanno perso su tutti i fronti.. non sono riusciti ad averti, e anche se so che non mi ha ancora detto tutto, credo sia meglio prima chiarire questa cosa dei nonni.. credo che Connor voglia sapere..”

Angel annuì. Voltandosi, vide che Connor era proprio dietro a lui. Guardò suo figlio che pareva turbato, aveva sentito tutto. Con gli occhi, Connor gli chiedeva scusa per non aver capito prima cosa avesse dovuto sopportare, sebbene lui l’avesse intuito da tempo. Ma non conosceva tutti i raccapriccianti particolari della morte dei suoi amici. Connor comprese la paura di Angel e la sua ossessione di proteggere lui e Buffy ad ogni costo. “Papà.. io non..”

Angel gli sorrise rassicurante “Sto bene, Connor.” Cercò di apparire il più normale possibile. Lui era un maestro in questo genere di cose. Nascondere il dolore e far finta che nulla fosse accaduto, era una cosa che sapeva fare bene e con Connor non voleva apparire vulnerabile. Lui non era Buffy. Lui era solo un ragazzo. Gli sorrise ancora. “Ti va di? ..insomma, non ho capito bene questa storia del tizio del bar” ..e Connor comprese ..e Connor raccontò ancora..

“..poi però, intono a me, divenne di nuovo buio.. pensavo che avesse spento l’insegna del bar, invece era magicamente sparito tutto quanto. Dopo aver parlato al telefono con Buffy, il bar è scomparso come se non fosse mai esistito. Ora mi dite che questo tizio e il vostro amico morto anni fa, sono la stessa persona? E ha il nome di mio nonno? È semplicemente assurdo..”

Angel prese in mano la foto di Doyle e la mostrò ancora a Connor “Guardalo, Connor. Guardalo bene. Pensi che potrebbe assomigliare a tuo nonno? Guardalo con attenzione.”

Connor sentì un crampo allo stomaco. In qualche modo, la voce di Angel gli ricordò di quella volta, in cui lui voleva che vedesse il vero volto di Jasmine, senza sapere che lui lo conosceva già. Guardò la foto attentamente, certamente era lo stesso tipo del bar. Adesso, come quel giorno, notò che in lui vi era qualcosa di familiare, ma oltre a questo non riuscì vedere altro. Poi sentì la voce di nonno Reilly risuonare dentro sé. Non devi “Guardare” Devi “Vedere”. Istintivamente socchiuse gli occhi e finalmente comprese. Doyle, nonno Reilly e il tizio del bar, erano la stessa persona. Ora capì meglio anche certi particolari che gli erano sembrati solo delle strane coincidenze. “Il ketchup” mormorò, guardando Angel. Poi continuò a parlare.

“Mio nonno sapeva che ero allergico al pomodoro e il tizio del bar non mi ha dato il ketchup ..e poi? ..le patatine fritte? Mi ha chiesto se ero un patito delle diete, e mio nonno odiava le diete.. quando ero all’ospedale mi rimpinzava di dolci, di nascosto dai medici e dai miei genitori..”

Angel gli sorrise, ricordava che Connor gli aveva raccontato questa storia, ma Connor continuò a parlare a ruota libera e lui non lo trattenne. “Anche la storia della buca delle lettere, che prima non c’era e poi è ricomparsa” Rise “È tipico di lui, era pur sempre un postino, dopo tutto. Si papà. Loro sono la stessa persona, ma non capisco perché non si è fatto riconoscere da me”

“Forse non poteva” disse Buffy “Forse quello era l’unico modo per entrare in contatto con te”

Angel annuì “Ha dovuto distorcere la realtà per contattarti, perché voleva che tu palassi con Buffy. Perché tu lo ascoltassi, doveva fare in modo che tu ti fidassi di lui. Forse non aveva molto tempo a disposizione, e non voleva spaventarti. Per questo non si è fatto riconoscere..”

Connor era soprappensiero e rispose quasi istintivamente. “Non c’era tempo, questo è sicuro. Tu stavi morendo e Buffy era l’unica che poteva salvarti..” Continuò a guardare la foto. Scosse la testa, ancora incredulo “..quindi, lui è nonno Reilly?” disse sottovoce “ok.. posso accettare questo, almeno credo.. ma se Doyle è mio nonno.. chi pensate sia mia nonna?”

Angel e Buffy erano preoccupati. Come potevano dirgli di Cordelia? come avrebbe reagito Connor nello scoprire, che ancora una volta, le sue certezze erano solo bugie? Angel lo prese delicatamente per le spalle, e lo fece sedere. Mettendosi quasi in ginocchio, si chinò su di lui ad altezza degli occhi. Voleva mantenere un contatto visivo. Gli parlò con voce calma e profonda.

“Ascoltami Connor, è importante che tu mi ascolti con attenzione. Io sono sorpreso quanto te e non riesco a capire cosa sia accaduto con i tuoi ricordi, ma dobbiamo conoscere la verità.. non voglio che tu rimanga ferito un'altra volta, quindi ti prego di non.. non dimenticare che qualunque cosa accada, niente cambierà questo presente.. capisci cosa voglio dire? Ora ti chiedo di fare un piccolo sforzo e di cercare di ricordare il volto di tua nonna, la sua voce, la sua postura.. e tutto quello che possa..” Connor lo bloccò con un gesto della mano “Ho capito.”

Cercò di visualizzare quante più informazioni poteva, ma si rese conto di non riuscire a mettere a fuoco nessun particolare preciso sulla nonna. “È strano” disse “ma non ricordo quasi nulla.. lei non era mai molto presente, in effetti io parlavo molto più con mio nonn.. con Doyle”

Buffy si sedette sul bracciolo del divano in cui stava Connor e lui pensò che se si avvicinavano appena un po’ di più, avrebbe trovato difficoltoso respirare. Aveva la sensazione che gli mancasse l’aria e la loro protettività, più che rassicurarlo, in quel momento lo allarmava. Buffy incrociò le braccia al petto e pur rimanendo seduta accanto a lui, non si avvicinò oltre. Però gli sorrise e gli disse pure qualcosa. “Lui per te è Nonno Reilly, non vedo la necessità di chiamarlo in modo diverso e comunque il nome è sempre quello, giusto? Credo che Angel intendesse dire questo, quando ti ha detto che niente cambierà il tuo attuale presente” poi continuò “prima hai detto che ricordavi tua nonna come.. bellissima. Hai proprio usato questa parola. Bellissima.”

“Luminosa” mormorò Connor “Lei era luminosa, ma lo era sul serio, non solo metaforicamente. Era sempre.. come avvolta da un alone bianco e luminoso.. perché lo ricordo solo adesso? io credo.. credo di non averla mai vista veramente da vicino.. me ne rendo conto solo ora..”

Angel abbassò lo sguardo per nascondere la sua emozione, adesso era certo che si trattasse proprio di Cordelia. In quell’ultima settimana trascorsa insieme, fin dal suo arrivo, Buffy aveva saputo da Angel, cosa fosse accaduto ai suoi amici. Parlò di Cordelia, Fred, Lorne e Wesley, e nel suo racconto, Cordy compariva spesso. Aveva capito che per lui era stata importante, non sapeva quanto perché Angel non lo disse, e lei preferì non chiedere oltre, ma sospettò che il loro legame, nel tempo, avesse raggiunto livelli di profonda intimità emotiva. Sentì anche una fitta di gelosia, che però sbiadì subito, per lo shock che provò nell’apprendere della sua morte. Il suo corpo era stato dilaniato dall’interno, da un demone che l’aveva posseduta, facendole fare cose indicibili e Connor era stato proprio una delle sue vittime. Comprendeva quindi l’emozione che provava Angel in quel momento. Per entrambi, sia per lui che per Connor, in modi e in tempi diversi, Cordelia era stata importante. Quei ricordi, rievocavano luoghi oscuri, che avevano allontanato padre e figlio, allargando a dismisura il divario che già esisteva fra loro, fino a farli diventare nemici, e che alla fine, avevano condotto Connor verso il suicidio.

Buffy realizzò che forse, era questo il motivo, per cui Connor la vedeva solo sfumata nella luce bianca. Se avesse intuito, anche solo per un attimo, che la nonna era Cordelia, non l’avrebbe mai accettata come tale. Forse era anche un modo, per Cordelia, di farsi perdonare per il male che gli aveva fatto, sebbene lei non avesse alcuna colpa. Anche lei era stata una vittima di Jasmine.

Angel parve intuire i suoi pensieri. Prese il ritratto disegnato poc’anzi, e scuotendo la testa, ancora incredulo, lo mostrò a Connor. “Forse non l’hai mai vista veramente, se non sfocata nella luce bianca, perché in quel momento, quando venivano inseriti i tuoi nuovi ricordi, lei era in coma. Non era ancora morta, ma non era più nemmeno fra i vivi. Guarda questo ritratto e dimmi se..” Non continuò oltre perché Connor annuì e sentì la sua voce mormorare “Cordelia..”

Fu preso da un ondata di nausea. Lui aveva amato sua nonna, e ora scopriva che era la stessa donna che.. che forse aveva amato e che per lui, era anche stata una sorta di mamma. la storia si ripeteva ancora una volta e ancora una volta, si sentì usato e manipolato. Cosa era stata Cordelia per lui? Una madre? Un amante? Una nonna? In tutte quelle incarnazioni, lui aveva amato molto quella donna, perché lei continuava a prendersi gioco di lui?

Sentì molto più che nausea. Sentì che non poteva sopportare oltre. Tutto questo era troppo per lui. Sentì soprattutto il peso della sconfitta. Angel si era sacrificato per dargli una nuova vita e aveva rischiato tutto, aveva quasi perso mille volte, e ora i suoi sforzi venivano spazzati via. Perché Connor, ancora una volta, sentì di andare in frantumi e sentì di essere tornato laddove tutto era cominciato. In quel centro commerciale, dove voleva porre fine alla sua vita.

Ma poi sentì di nuovo le parole Angel. Niente cambierà questo presente. Volle aggrapparsi ad esse. Doveva farlo, se non per sé stesso, almeno per suo padre. Cercò i suoi occhi e vide che erano umidi, proprio come lo erano quella notte, in quel centro commerciale e ricordò che ..allora lui non gli aveva creduto. Sentì la mano di Angel che stringeva la sua e sentì Buffy che gli cingeva le spalle. Solo allora si rese conto, che lei era ancora seduta accanto a lui.

“Perché?” chiese sottovoce “Perché Cordelia mi ha fatto questo?” Buffy rafforzò la presa sulle sue spalle e lui si ritrovò a poggiare la testa sul suo abbraccio protettivo. Angel gli parlò con voce rotta dall’emozione. “Cordelia e Doyle volevano proteggerti, non volevano farti del male. La Cordelia che tu ricordi, non era la vera Cordelia, lei non ti avrebbe ferito così.. lei ti amava molto.. Connor, devi credermi.. questo non cambia niente, il tuo presente è ancora lo stesso di prima. Noi siamo qui, e domani.. domani a quest’ora, noi due saremmo insieme allo stadio..”

..infine sentì la voce di nonno Doyle. Bravo Angel, ottimo punto. Connor, hai sentito tuo padre? Visto il caos che regna nelle vostre vite, questo presente è il migliore che tu potessi avere, e non dimenticare il tuo futuro. Ora che sai, questo dovrebbe essere sufficiente a mantenerti in vita, dimentica quelle sciocchezze sul centro commerciale, non rovinare tutto proprio ora che sei vicinissimo alla meta. Ricorda il senso di speranza che hai provato quando hai visto la tua vita reale. Guarda i tuoi genitori, guardali bene. Tu sei Connor, il figlio di Buffy e Angel. Tu sei una roccia, ragazzo, hai superato cose peggiori di queste. Ora dimmi, sapere che non sono tuo nonno cambia il fatto che ti voglio bene e che tu me ne vuoi? Dimentichi tutti quei nostri pomeriggi, passati a fantasticare sulla bellezza di un mondo migliore? Nulla di ciò che ti ho insegnato è casuale e man mano che ricorderai meglio, capirai tutto. Quando sarà il momento, saprai cosa fare. Lo so che sei stanco ..ma c’è ancora una cosa che devi fare.. per tua madre, per tuo padre, e per te ..e non dimenticare mai, che ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale e noi due apparteniamo a questa specie.

Scoprire che aveva ancora un legame interiore con suo nonno, rasserenò molto Connor. Non voleva recidere il suo legame con lui e sentirlo parlare, lo emozionò moltissimo. Si abbandonò ancora all’abbraccio di Buffy e rispose ad Angel. “Sto bene.. è stato solo un momento.. ma sto bene adesso. Sono solo un po’ stanco.. forse è meglio se vado a dormire, domani devo alzarmi presto, devo accompagnare Buffy all’aeroporto..” Angel non sembrava convinto delle sue parole, visto come lo guardava. Ma Connor era diventato bravo ad intercettare gli stati d’animo di suo padre e sapeva come fare per rassicurarlo. Doveva farlo ridere, come aveva fatto per tutta la sera durante la cena “non.. non ho dimenticato la partita di domani, papà.. avresti dovuto sentire Tommy.. stava morendo di invidia.. io andrò alla partita e lui no.. wow..”

..e funzionò alla grande. Angel rise, ma come sempre tentò di fare il burbero. “Connor? non è bello ridere delle altrui disgrazie..” Ma poi, anche lui si trasformò in un adolescente, entrando in sintonia con Connor “davvero era invidioso?” con conseguente senso di colpa, che fece ridere Connor “Beh.. forse possiamo recuperare un altro biglietto.. ma poi Oz potrebbe voler venire anche lui.. insomma, forse è meglio di no.. Connor, domani è solo per noi due..”

Connor annuì e rise ancora quando sentì Buffy dire. “Credo anche io che sia meglio di no.. perché magari, oltre a Oz, potrebbe voler venire anche sua moglie ..e a me quella Nina non piace per niente.. e quel sorriso slavato? ‘Ohhh ciao Angel, è bello rivederti’ ..ma cosa credeva di fare? con quel suo sorrisetto non incanta proprio nessuno ..e comunque, da quando vampiri e licantropi vanno d’accordo? Giles mi ha sempre detto che si odiano.. sarà per via dei peli?”

Angel aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Aveva capito benissimo che Buffy aveva intuito che lui e Nina avevano avuto una storia, ma ridacchiò perché aveva dimenticato l’umorismo di Buffy e in quel momento, il suo sguardo geloso, era assolutamente adorabile.

Buffy lo guardò ancora, il suo sguardo era molto eloquente. Angel vi lesse un pensavi che non avessi capito? Sorrisero entrambi e Angel pensò fosse molto più saggio dirottare l’attenzione altrove. “Adesso cosa centra Nina? Abbiamo altro a cui pensare” Buffy rise, mentre Connor guardava entrambi e non poté non notare, quanto suo padre fosse diverso con Buffy accanto.

Nonno Doyle, come aveva deciso di chiamarlo d’ora in poi, aveva ragione. Lui era loro figlio e doveva essere forte. Doveva esserlo ad ogni costo, perché doveva riportarli a casa. Era questo il suo compito adesso, e forse lo era sempre stato. Forse, tutta la sua intera esistenza, era stata concepita proprio per questo. Certo, il fatto che Doyle e Cordelia l’avessero ingannato faceva ancora male, ma se questo significava salvare i suoi genitori, poteva sopportarlo. La voce del nonno lo raggiunse ancora e sospettò che da adesso in poi, sarebbe accaduto spesso.

Non avevamo altro modo per starti accanto, Connor. Ora, anziché essere arrabbiato con me e Cordelia, chiediti perché eravamo laddove ci hai incontrati. Nei tuoi ricordi.

“Connor?” La voce di Angel lo riportò fra loro. “Sto bene.. solo.. pensavo a come abbiano fatto Doyle e Cordelia ad entrare nei miei ricordi ..e comunque ora so perché li percepivo così reali. Perché lo erano sul serio. Loro non fanno parte dei falsi ricordi della W&H..”

“Doyle e Cordy avevano una cosa in comune” disse Angel “erano i miei contatti con TPTB..” vedendo la faccia di Buffy, spiegò meglio “TPTB.. The powers that be’ o se preferisci dirlo in modo diverso, puoi chiamarle ‘Le Forze dell’Essere’. Quando Doyle morì, passò le sue visioni a Cordelia e  quando morì anche lei, penso che raggiunse Doyle, diventando a sua volta TPTB”

“Quindi sono immortali?” chiese Connor e poi aggiunse “..e comunque queste Forze dell’Essere sono buone, giusto? Non sono malvagie. I Soci Anziani sono malvagi, ma Doyle e Cordy non lo sono.. loro sono buoni..

Angel non sapeva davvero come rispondere alle sue domande. Era sempre più convinto che le Forze dell’Essere e i Soci Anziani, non fossero altro che due facce della stessa medaglia. Due fronti contrapposti, che combattevano le loro epiche battaglie. Il Bene contro il Male e lui, spesso, si era ritrovato a soccombere, in mezzo al loro fuoco incrociato. Angel si chiedeva ancora come fosse possibile, che i Soci Anziani avessero il potere di eliminare la validità della Shanshu, con una semplice firma. Lui era sempre stato convinto, che la Shanshu, il suo premio, fosse di pertinenza delle Forze dell’Essere e invece si era sbagliato. Ora però non voleva disilludere Connor, non era questo il momento. “Non lo so Connor, non so se sono immortali.. ma Doyle e Cordy erano nostri amici e loro erano sicuramente buoni.. dopo la loro morte, sono ascesi ad un piano superiore. Ora fanno parte delle Forze dell’Essere.. io lavoravo per loro, sono stato il loro campione per molti anni.. ma..”

“Non per loro..” disse Buffy “Tu lavoravi per la tua redenzione. Le Forze dell’Essere erano solo uno strumento. Gli hai usati per arrivare alla tua redenzione..” Angel scosse la testa “Non lo so, Buffy. Credo che invece siano stati loro ad usare me.. ma comunque, il fatto è che Doyle e Cordy sono riusciti ad infiltrarsi fra i ricordi di Connor. Certamente avevano le loro ragioni per farlo e dovevano essere ragioni maledettamente importanti se hanno sfidato così la W&H

“Probabilmente..” disse Buffy “mentre la W&H modificava i ricordi di Connor, all’insaputa dei Soci Anziani, loro si sono infilati fra quei ricordi, prendendo il posto dei nonni Reilly e per tutto questo tempo, hanno mantenuto un contatto con Connor. Certo, mi sfugge la ragione.. voglio dire, oltre al fatto di volerlo proteggere dall’oblio sulle sue reali origini, loro avevano in mente anche altro, qualcosa di più importante. Sicuramente hanno scelto di prendere il posto dei nonni, perché sapevano che Connor non gli avrebbe mai incontrati, visto che erano morti..”

Angel annuì a Buffy e guardò verso Connor. “Connor? hai mai visto una foto? I Reilly ti hanno mai mostrato una foto dei nonni? Quando torni da loro, cercane una.. sono certo che il loro aspetto fisico non è quello dei nonni che tu ricordi..”

“In effetti non ho mai visto foto in giro..” rispose Connor “hai ragione, quando andrò dai Reilly, controllerò. Ora è meglio se vado a dormire.. domani arriva Dawn.. Buffy, dobbiamo alzarci un po’ prima, perché la mia auto è rimasta al campus..” Lei annuì e lo guardò salire le scale. “Sembra sereno” disse ad Angel, ma lui era poco convinto “Uhm.. non lo so, Buffy ..penso che ci sia ancora qualcosa che non ci sta dicendo. Non ha ancora spiegato cosa è successo una settimana fa in camera nostra.. sicuramente era molto spaventato, questo è certo.. e lo era anche quando ha visto Nina..”

Buffy pensò che Angel avesse visto giusto, ma per ora non potevamo forzare le cose, “prima, in camera sua.. abbiamo fatto una bella chiacchierata.. su Nina hai ragione, lui era allarmato quando l’ha vista.. ma per ora, la cosa importante è che sei riuscito a riportarlo a casa..”

Angel spense le luci. La prese per mano e insieme si avviarono verso le scale “a nanna adesso, domani devi alzarti presto..” Ma il percorso verso la loro camera, fu interrotto dai numerosi baci che si scambiarono lungo il tragitto e Buffy pensò che non le importava affatto di dormire.

Invece, non appena posò la testa sul cuscino, crollò esausta. Era stata una lunga giornata, piena di sorprese e di forti emozioni. Angel rimase a guardarla per un po’, si sarebbe mai abituato ad averla accanto? Lui era ancora nella fase di ‘non riesco a credere che lei sia qui’. La baciò delicatamente sulle labbra e silenziosamente uscì dalla camera. Prima di addormentarsi, doveva fare ancora una cosa. Bussò nella camera di Connor e non ricevendo risposta, entrò cercando di fare pianissimo. Connor era già sotto le coperte, ma non dormiva.. poteva sentirlo dal suo respiro. Notò subito i due cappellini sulla scrivania e sorrise. A quanto pareva, Connor aveva apprezzato molto questa storia della partita. Si avvicinò al letto “Hey? Ancora sveglio?”

Connor annuì “Si, ma non per molto.. mi sento.. stanchissimo.. e non mi capita spesso..”

“Vado via subito..” rispose Angel. Non gli chiese se stesse bene, perché lui sembrava sereno, proprio come aveva detto Buffy, gli mostrò delle chiavi e poi le poggiò sul comodino. “Non è necessario che ti alzi prima del previsto per prendere la tua auto.. puoi usare la mia”

“Wow.. cosa è successo? Mi lasci usare la tua auto? Sicuramente l’inferno sta per gelare” Rise e Angel rise con lui. Laconicamente e con voce autorevole, disse solo “Connor, mi fido di te” e più che un invito alla guida prudente, sembrava un monito a non abusare della sua fiducia. “Starò attento.. promesso” rispose Connor “ohhh.. grazie per questa camera.. per la collezione di auto d’epoca.. per i cd.. grazie per.. per tutto.” Angel non sapeva cosa dire, era a disagio. Si limitò a sorridergli e prima di uscire disse “meglio dormire ora, ci vediamo domani pomeriggio”

Era quasi fuori dalla stanza, quando sentì suo figlio che lo chiamava.

"Papà?"

"Si?"

"Sei ancora arrabbiato per le lettere?"

"Ti ho già detto di no, Connor. Non sono arrabbiato, ma non richiedermelo un'altra volta, perché potrei anche cambiare idea. Dormi adesso." rispose Angel ridacchiando.


Connor sorrise e prima di addormentarsi, sentì il nonno che gli baciava la fronte.

Stai andando alla grande campione. Non forzare niente, lascia che tutto vada come deve andare. Io vi riporterò a casa, devi credermi, ti chiedo solo di fidarti di me. Quando ti sembrerà che la fine stia arrivando, non scoraggiarti e non perdere la speranza, perché quella non sarà la fine, ma solo l’inizio di una nuova vita. Segui sempre e solo il tuo istinto, quando pensi di dover fare una cosa, bene! quello è il momento esatto in cui devi farla. Segui il flusso dei tuoi ricordi, tutte le risposte sono dentro te. Sai già esattamente cosa devi fare. Divertiti domani alla partita, goditi ogni singolo momento. Quando rivivrai tutto questo, sperimenterai un leggero senso di Déjà vu, ma saprai anche di averlo già vissuto in un'altra vita.. questa realtà è solo un riflesso della tua vera esistenza, ma non per questo è meno vera. Adesso, come nel futuro che ti attende, tuo padre e tua madre ti amano più di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

 

 

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Note: Questo, grosso modo è ciò che è successo quando Angel modificò i ricordi di Connor. Da adesso in poi la storia riprende il suo corso normale e vedremmo se Buffy e Angel, almeno questa volta, riusciranno a far funzionare il loro rapporto.. Non dimenticare che la maledizione degli zingari è sempre attiva e che Angelus non è del tutto sopito. Lui è sempre lì, nel profondo.

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Capitolo 18
*** Parte 17 ***


 

Parte 17

 

Erano passati dei mesi da quella sera. Quella era stata la loro prima vera cena insieme, e in seguito divenne una piacevole consuetudine. Capitava infatti, che Connor passasse spesso a trovarli, ogni tanto anche in compagnia di Tommy, e poi si fermavano a cena. Una sera avevano anche invitato Oz e Nina, e Connor e Tommy erano rimasti a dormire lì. Vedere che suo figlio, condivideva parte della sua vita con lui, per Angel era fonte di gioia. Anche semplicemente parlare con Tommy, il suo migliore amico, per lui era appagante. Connor ha degli amici, studia per costruire il suo futuro, ha una vita normale, è felice, diceva a sè stesso, e gli era immensamente grato, per ogni singolo momento che passavano insieme. Sia Angel che Buffy, senza fare eccessive pressioni, spingevano Connor a tornare tutte le volete che avesse voluto e lui tornava sempre. Lo spettro del “posso essere tuo figlio solo una volta al mese” era ormai morto e sepolto, e con esso anche la solitudine di Angel. Quella squallida stanza, la solitaria tana del vampiro, come la chiamavano Buffy e Connor, non era che un ricordo ormai. Avevano però tenuto il microonde e la teiera, come ricordo tangibile, di quei lunghi anni di separazione. Quegli oggetti, gli avevano riavvicinati e vollero tenerli con loro.

Finite le lezioni, a tarda mattinata, Buffy qualche volta passava a salutarlo al college, e talvolta finivano con il pranzare insieme. Inutile dire che Connor amava stare a parlare con lei. In realtà, l’aspettava con ansia tutti i giorni, ed era deluso, quando lei, per un motivo o per l’altro, non poteva esserci. A lei confidava i progetti futuri e aveva quasi convinto Buffy a riprendere gli studi. “Mi piacerebbe, Connor. Mi piacerebbe molto” diceva lei, ma poi declinava l’offerta, sapendo che non poteva assumersi un impegno così costante. Lo invitò in Inghilterra, però. Lui non disse di no, quella era una delle cose che voleva programmare nell’immediato presente.

“Giles mi ha parlato di una borsa di studio, messa a disposizione dalla Oxford University, per studenti stranieri. È solo per un semestre, pensaci Connor, quella è una delle più prestigiose Università della vecchia Europa, è lì che fabbricano i Giles. Gioverebbe molto al tuo curriculum”

E lui ci pensava sempre più seriamente. In quegli ultimi mesi, per risolvere alcune emergenze, Buffy era già rientrata a Londra per ben due volte. Per lui stava diventando sempre più difficile, doversi separare da lei. Lei era sua madre, non l’aveva certo dimenticato. Il loro legame famigliare si intensificava ogni giorno di più, stare lontano da lei non gli piaceva affatto. Ma non gli piaceva neppure lasciare Angel da solo, soprattutto durante le assenze di Buffy.

Però, nelle ultime settimane, a Connor non erano sfuggiti gli sguardi malinconici di entrambi, sebbene loro tentassero di nasconderlo. Angel e Buffy sembravano apparentemente felici, ma lui percepiva, che qualcosa non stava andando per il verso giusto, ed era molto preoccupato.

Quella mattina, a pranzo, si decise a parlarne con Buffy. Come sempre fu diretto nelle sue domande. Però, dietro a quella sua falsa sicurezza, Buffy percepì tutta l’ansia della sua voce.

“Voi state bene?” Chiese Connor “..voglio dire, se ci fosse qualcosa che vi preoccupa, me lo direste, giusto? beh, dovreste comunque. Siamo una famiglia, ormai. Voi due state insieme da.. cioè noi.. noi tre siamo.. siamo così vicini.. da quasi sei mesi ed  era esattamente ciò che volevate. Stare insieme. Fra te e papà le cose vanno bene, non è vero?”

“È complicato” Rispose semplicemente Buffy, sorridendogli con non molta convinzione.

Connor annuì, comprendendo che non avrebbe detto altro. Gli tornarono in mente le parole di nonno Doyle. Quando ti sembrerà che la fine stia arrivando, non scoraggiarti e non perdere la speranza, perché quella non sarà la fine, ma solo l’inizio di una nuova vita. Con il nonno, ormai condivideva un costante ed intenso rapporto. Lo percepiva presente come mai prima d’ora. Lo sognava di continuo e insieme facevano delle lunghe chiacchierate, come quando era bambino.

“Fra noi è sempre stato un po’ complicato, Connor.” Ripeté Buffy, riportandolo al presente.

“Posso aiutarvi in qualche modo?” Lo chiese con voce talmente bassa, che lei stentò a sentirlo. Scosse la testa, abbassando gli occhi e Connor percepì tutta la sua tristezza “No, nessuno può” Poi, sorridendogli ancora, aggiunse “Ma stasera potresti venire a cena. È venerdì. Potresti stare con noi questo fine settima, a meno che tu non debba tornare dai Reilly”

Connor annuì ancora, e ancora rispose al suo sorriso “Si, certo!”

In realtà, aveva deciso di stare con loro fin dalla sera prima. Aveva anche già preparato le sue cose, immaginando che Buffy sarebbe passata a prenderlo all’ora di pranzo. “Possiamo andare, ho già tutto con me. Dai Reilly ci sono stato la settima scorsa.. e sai una cosa? Ho cercato una foto dei nonni.. Beh, papà aveva ragione, loro hanno un aspetto completamente diverso.” Sorrise in modo genuino e quel sorriso, ebbe il potere di rasserenare Buffy “Per me, sono due perfetti sconosciuti. Preferisco di gran lunga i miei nonni.. loro erano molto più divertenti..”

Buffy rise, “Spero proprio che Cordy non stia ad ascoltare, perché sono sicura, che questa cosa di chiamarla nonna.. non le piacerebbe per niente” Alzandosi, entrambi andarono verso le loro auto e Buffy chiese “Come ci riesci? Come.. riesci a conciliare le tue due famiglie? Come.. fai a chiamare “papà” sia Angel che.. che il signor Reilly?”

“È complicato” Rispose Connor, senza rendersi conto di aver usato le stesse parole di Buffy.

“La verità è, che.. Lawrence Reilly, non è mio padre ..e sua moglie, non è mia madre. Io.. io voglio bene a queste persone, ma dentro me, sono diventati come degli zii. Loro sono molto affettuosi, certo.. ma ora sono solo degli zii.. e per fortuna, non sto tanto tempo con loro..”

Buffy abbassò lo sguardo e ancora annuì. Possibile, che per loro, la vita fosse sempre così complicata? Connor era un ragazzo forte, lei lo sapeva, ma avrebbe meritato una vita diversa.

Il parcheggio soleggiato del campus, era ormai quasi deserto. Durante i fine settimana, tutti gli studenti tornavano a casa, e lei era contenta di essere lì per Connor. “Non è facile essere il figlio di Angel, vero? È difficile fingere di essere qualcun’altro.. io credo di capire bene cosa intendi. Angel non è sostituibile con nessun altra persona al mondo, eppure.. è anche difficile vivergli accanto. È sempre tutto così complicato per noi.. ma quando siamo insieme, è come..”

“Vivere. È come.. vivere intensamente, nel modo più autentico e reale, in cui si possa vivere” Finì Connor per lei e Buffy non poté che annuire un'altra volta. Sentì il bisogno di abbracciarlo, come se già sapesse, che avrebbero anche potuto separarsi, da lì a breve. “Io voglio che tu sappia, che per te ci sarò sempre, Connor. Non ha alcuna importanza, dove potrebbe condurci la vita, non possiamo conoscere il futuro, ma per te.. io ci sarò sempre.. non dimenticarlo.”

Di nuovo, Connor percepì amarezza e tristezza nella sua voce. Però, lui sapeva che le loro esistenze, potevano essere diverse. C’era qualcos’altro che li attendeva. Si aggrappò a quella speranza, e si aggrappò ai sogni che condivideva con nonno Doyle. Ridacchiò, tentando di farla sorridere “Beh, almeno per questo weekend, la vita non ci porterà poi così lontano.. e papà mi ha già dato alcune anticipazioni.. doveva essere una sorpresa, ma non è riuscito a non dirmelo..” E Buffy rise per davvero. “Parli del seminterrato?” Lui annuì, salendo sulla sua auto.

“Ha fatto tutto il lavoro da solo, sai?” disse Buffy, salendo sull’auto di Angel, poi aggiunse “beh, l’idea è stata mia.. ma lui ha fatto tutto il lavoro.. ha insonorizzato una parte del locale, quindi tu e Tommy, e tutti gli altri, potrete suonare come e quanto vorrete.. ma quanti siete..?”

“Quando ci siamo proprio tutti, siamo in dodici.. ma nella nostra band.. siano solo in sei..”

Si salutarono con un cenno della mano, e Buffy pensò che il sorriso di questo ragazzo, era davvero disarmante. A lei piaceva, le piaceva molto parlare con lui. Non era più un bambino, lo sapeva bene. Forse, visto il suo passato, non lo era mai stato, ma a volte lei lo vedeva piccolo. Nonostante tutto, in quel suo sorriso, continuava a conservare una sorta di innocente purezza.

Arrivò a casa prima di Connor. Si stupì di non trovare Angel già sveglio. Corse di sopra, in preda ad un’ansia improvvisa e irrazionale. Quando sentì lo scrosciare dell’acqua nella doccia, sorrise e si rilassò. Notò che Angel aveva già rifatto il letto, e sopra aveva sistemato la camicia pulita. Il sorriso si spense e ancora tornò l’ansia. Era impossibile non ricordare quella maledetta notte di tanti anni prima, quando lo cercò disperatamente, senza riuscire a trovarlo. Invece trovò un letto rifatto, una camicia posata lì sopra ..e trovò Angelus. Era tornata nel suo appartamento, dove solo la notte prima, per entrambi era stata perfetta felicità, ma Angel si era dissolto nel nulla e con lui la sua anima. La differenza da allora ad oggi, pensò Buffy, era che adesso era pomeriggio inoltrato e sperò tanto che non fosse l’unica. Comunque, doveva ricordarsi di dirgli, che preferiva trovare il letto disfatto. Comincio ad averne abbastanza della tua eccessiva mania dell’ordine. In realtà, quel pensiero non corrispondeva al vero, lo sapeva bene, non era certo quello il problema. Lei amava molto il modo in cui Angel, si prendeva cura delle sue cose. Il vero problema era il fantasma di Angelus, e presto o tardi, avrebbero dovuto affrontarlo. Era questa la sua reale paura. Angelus, ancora una volta, li stava dividendo.

“Ciao”

Il sorriso di Angel e il suo sguardo confuso, mitigarono le paure. Fu tentata di corrergli incontro per rifugiarsi fra le sue braccia, proprio come aveva fatto quella notte di tanti anni prima, ma non si mosse. Gli sorrise però, e provò un brivido di pura lussuria, davanti alla sua nudità. Si sarebbe mai abituata a vederlo senza vestiti addosso? e allo stesso tempo riuscire a mantenere pensieri razionali? Ne dubitava molto, ed ora quel letto rifatto, rischiava di fare una brutta fine.

“Ciao”

Angel si sedette sul letto. La guardò confuso, cercando di intercettare i suoi pensieri. Cominciò a vestirsi e sedendosi accanto a lui, lei rise. “Perché cominci sempre dalle calze?”

La risata di Buffy allontanò la confusione, adesso aveva ben altro in mente. Doveva fare una cosa importantissima. Assolutamente. La baciò con urgenza, e anche lui pensò, che rifare il letto, non era poi stata una così grande idea. Ma poi, anche lui rise e rispose alla sua domanda con cuore leggero. “Non lo so. Abitudine, credo” poi chiese ancora “Hai già pranzato?”

Lei annuì. “Ho pranzato con Connor. Anche oggi abbiamo fatto una bella chiacchierata, gli ho detto di Giles, della possibilità di andare a Londra da lui, per sei mesi..”

“Tu.. pensi di tornare a Londra? Voglio dire.. oltre alle solite emergenze..”

“Parlavo di Connor, che centro io? Comunque, prima o poi dobbiamo rivedere questa cosa.. potremmo trasferirci tutti lì.. in effetti Giles lo sta chiedendo da un po’ e con insistenza. Ma non ho ancora deciso niente.. pensi che potresti vivere a Londra? Non dico per sempre.. ma..”

Angel non rispose. Non come avrebbe voluto Buffy.

“Penso che dovresti decidere presto, la missione è importante. Giles ha ragione.”

..e lei, come spesso succedeva di recente, lasciò cadere l’argomento. Si stavano inoltrando in un territorio troppo scivoloso e dovette ammettere con sé stessa, di non essere ancora pronta, per una loro possibile separazione. Era evidente che fra loro vi fossero delle tensioni, se l’aveva notato anche Connor, non erano così bravi a mentire. Erano però bravi a mentire a loro stessi, ma al momento, per Buffy e Angel, era difficile pensare di doversi lasciare ancora una volta.

Angel non poté non notare il suo silenzio, lo percepì come un opprimente peso al petto. Percepì distintamente una sensazione di panico, come presagio di ciò che sapeva sarebbe successo da lì a breve. Lei sarebbe andata via di nuovo, adesso o fra sei mesi o fra un anno, non cambiava molto le cose. Lui non era ancora in grado di rispondere alla domanda, che lei gli fece mesi prima. Quella domanda, aleggiava su loro come un fantasma. Fra noi le cose funzioneranno?

Allontanò quei pensieri. L’idea di perderla, era impossibile da sostenere. Finì di vestirsi.

“Connor è già qui?” Chiese distrattamente, poi disse ancora. “Stasera possiamo andare a cena fuori, solo noi due. Immagino ci sarà un bel trambusto.. se inviterà tutti gli amici, avremmo poco spazio per noi.. vorranno provare il nuovo locale insonorizzato.. meglio lasciarli soli”

Buffy era d’accordo. Aveva giusto acquistato un abitino nuovo di recente, e le cene fuori con Angel, erano assolutamente memorabili. Tutto ciò che facevano insieme era memorabile. Per questo, l’idea di separarsi faceva ancora più male. Loro stavano bene insieme, si amavano. Non era certo quello a dividerli. Altre coppie smettevano semplicemente di amarsi, ma per loro non era così. Per loro era esattamente il contrario. Più stavano insieme e più si amavano, e più si amavano e più era pericoloso stare insieme. Era un circolo vizioso che si ripeteva all’infinito.

“Dico che è un ottima idea” rispose Buffy “Ci mettiamo in ghingheri stasera?” Poi cambiò tono, si avvicinò a lui e sottovoce gli disse “Ti amo, lo sai vero?” Lui lo sapeva, certo che lo sapeva. Rispose senza usare la voce. L’abbraccio che seguì, era molto più eloquente delle parole.

Scesero nella hall ad attendere Connor, ma lui era già lì. Stava rispondendo al telefono, e Buffy non poté non notare il sorriso, che in quel momento, illuminava il viso di Angel.

“Senta, ho già detto di no, non sono Angel. Se mi dà un momento, vado a chiamarlo.. si può sapere in quante siete a parlare, non riesco a capire.. MA allora non mi state ad ascoltare? IO NON sono Angel, IO sono suo figlio.. per voi è lo stesso? Ok. Va bene, allora ditemi tutto..”

Connor stava perdendo la pazienza e Angel si affrettò a raggiungerlo. Con un sorriso, che Buffy trovò tenero e buffo, allo stesso tempo, Angel chiese a suo figlio “Chi è?” Connor rise divertito, “Non ho capito, sono tre pazze che parlano tutte insieme, non si capisce niente.. cercano te”

“Si, Angel. Oh, salve ragazze. No, non tutte insieme per favore. Piano.. parlate una per volta..”

Connor pigiò il tasto ‘viva voce’, voleva che Buffy sentisse. Era troppo divertente vedere Angel in difficoltà ed era divertente sentire i commenti di Buffy, sapeva che lei avrebbe riso.

“Chi sono queste pazzeeee?” chiese Buffy “..e perché sembrano conoscerti così bene? ..e che accidenti vuol dire quel ‘Mmm.. Angel’? faranno meglio a darsi una calmata..”

Angel riagganciò esasperato, lanciando poi un occhiataccia a Connor. Sorrise a Buffy, ma il suo disagio era evidente “Non sono.. nessuno, cioè.. erano amiche di Lorne.. Si, tre amiche di.. Le Furie. Ma non sono nessuno.. dico davvero.. non ho neppure capito cosa volevano..”

“Volevano te” disse Connor con un sorriso accattivante e Angel ridacchiò ancora a disagio.

“Connor? non hai da studiare? Perché ora sarebbe meglio, sai? Meglio studiare con la luce..”

“Si, infatti. Ero giusto sceso a cercare una matita, però poi ho sentito squillare il telefono..” Connor rovistò dentro il cassetto “le tue matite sono diverse, sono morbide, dove le compri? ..e questo cos’è?” chiese, indicando uno strano oggetto, che stava sul fondo del cassetto.

Angel guardò Connor con stupore, realizzando solo in quel momento, di aver dimenticato lì quell’oggetto. “Quello è..” Buffy si avvicinò a guardare meglio “sembra un cristallo..” Angel annuì “..si, esatto” Poi rivolgendosi ancora a suo figlio, disse..

“Ricordi che mi chiedesti cosa facessi in questi quattro anni, oltre a cacciare e a cacciarmi nei guai? Ti risposi che spesso non ero qui a Los Angeles, ti dissi che mi spostavo di continuo..”

Connor annuì interrompendolo. “Si, e quando chiesi dove andavi, tu.. non rispondesti”

Angel sospirò “Quell’oggetto è un cristallo. Fu un regalo di Illyria. Poco prima che morisse, mi donò questo.. per.. poter viaggiare attraverso lo spazio più velocemente ..e inoltre mi permise di non essere visibile.. insomma, il cristallo funzionava anche come magia di occultamento”

Vedendo lo stupore sui visi di Connor e Buffy, spiegò meglio. Si rivolse ancora a Connor.

“Ricordi i giorni immediatamente successivi all’apocalisse? Ero diventato una specie di celebrità qua a L.A. Ovunque andassi mi riconoscevano, mi fermavano per strada per stringermi la mano o addirittura..” Rise ripensando ai quei giorni “..o addirittura mi chiedevano l’autografo ..o volevano acquistare le mie spade ..qualcuno mi offrì anche dei soldi”

Connor lo ricordava eccome. “Vendevano gadgets, magliette, cappellini e un sacco di altre cose con la tua immagine stampata sopra.. su eBay vendevano un sacco di cose su Angel. L’eroe di L.A. che aveva sconfitto il drago. Un mio amico aveva anche lo screensaver con la tua faccia

“Davvero?” Chiese Angel con un sorriso stupito e allo stesso tempo compiaciuto.

“Si” Rispose Connor, altrettanto compiaciuto. Non vi era dubbio che fosse fiero di suo padre.

“Peccato che non potevo dire a nessuno che eri mio padre, perché morivo dalla voglia di farlo, sai? con le ragazze avrebbe fatto un certo effetto.. cioè, voglio dire.. essere il figlio di Angel, in quel momento, mi avrebbe dato un sacco di vantaggi..”

Angel scosse la testa, lo guardò come se gli fossero spuntate due teste “Connor?” Lui rise “Stavo scherzando, papà.. ti pare che uso questi mezzucci per avere successo con le ragazze?”

Non fu il solo a ridere. Buffy adorava le loro interazioni, e adorava Connor sempre di più.

“Oh, sono sicura che hai molte altre doti. Il nostro ragazzo fa strage di cuori. Insomma, guardalo lì.. con quel sorriso dolce, un po’ imbronciato.. quello sguardo da cucciolo indifeso. Le ragazze impazziscono per i tipi misteriosi e bisognosi di coccole. Tale padre, tale figlio..”

Angel e Connor ridacchiarono un po’ a disagio, ma per motivi completamente diversi. Buffy però continuò a parlare. Sapeva che Angel stava per dire qualcosa di importante, e voleva aiutarlo ad alleggerire la tensione. Angel era tesissimo, lo percepiva dalla muscolatura del viso.

“Comunque.. questa cosa che eri famoso, è vera. Sai che il giorno che sono arrivata, all’aeroporto mi hanno fermato per via della tua spada? Dico davvero, stavano per arrestarmi per possesso illegale di armi.. ma poi mi hanno rilasciato subito, perché quell’intelligentone del commissariato, ha detto che era ovvio che la spada fosse un imitazione. L’ha scambiata per un souvenir della grande apocalisse.. se fossi rimasta lì un altro secondo, sarei scoppiata a ridere proprio davanti a loro.. quella era la tua spada, non una volgare imitazione..”

“Ecco, appunto.. proprio come dicevo..” continuò Angel serio, ma visibilmente più rilassato di prima. Sia Buffy che Connor, avevano un enorme potere su lui, riuscivano a trasmettergli forza e serenità, “dicevo.. che non potevo rischiare di attirare molto l’attenzione.. dovevo agire sotto radar e dovevo agire subito. Con questo cristallo, proveniente dal sarcofago di Illyria, potevo ottenere entrambe le cose. Anonimato e.. velocità..

“Velocità?” chiese Buffy, tralasciando volutamente la parte che riguardava l’anonimato. Negli ultimi mesi, ne avevano parlato sino alla nausea, e non voleva discutere ancora con Angel. Non stasera e non davanti a Connor. “Si, velocità..” annuì Angel. “Potevo spostarmi nello spazio, e intendo dire in qualsiasi punto del pianeta, ad una velocità impressionante. Illyria spiegò che questo sovvertiva il concetto di Spazio-Tempo, così come lo conosciamo in questa dimensione 

“Potevi anche viaggiare nel tempo? intendi dire che potevi andare nel futuro o nel passato?”

“No Connor, niente di tutto questo. Illyria avrebbe potuto farlo, ma non io.. però, il fatto di potermi spostare nei luoghi più disparati, a quella velocità, alterava anche il tempo.. capisci? Se scoprivo che vi era una colonia di demoni in Camerun, in una frazione di secondo, ero sulle loro tracce. Questo mi dava innumerevoli vantaggi. Talvolta intercettavo dei loro discorsi, e potevo batterli sul tempo, arrivando prima di loro nel luogo in cui decidevano di spostarsi. Vi erano colonie di demoni sparse ovunque. In Camerun mi sono soffermato parecchio, ma anche a Malta, in Spagna ..e un po’ ovunque vi fosse un clima temperato. Pare che preferissero i luoghi caldi della nostra dimensione. Illyria avrebbe potuto viaggiare anche in altre dimensioni, e riuscire a fermarli prima che arrivassero da noi.. ma fu uccisa e non poté aiutarmi..”

Abbassò lo sguardo, pareva stanco adesso. Pareva invecchiato di mille anni. Era evidente che parlare di quegli ultimi quattro anni, per lui era estremamente doloroso. Le ferite dell’anima erano ancora tutte lì, e Buffy si chiedeva se mai sarebbero guarite.

“Avresti dovuto chiedere aiuto.. a me potevi dirlo..” Mormorò Buffy con un fil di voce, ma sapeva che Angel, non voleva sentire quel discorso. Anche Connor disse qualcosa di simile “Hai fatto tutto questo.. da solo? Potevo aiutarti.. io me la cavo bene con la spada.. lo sai..”

“È quello che ho fatto..” disse Angel, rivolgendosi ad entrambi. “Ogni volta che tornavo a L.A. chiedevo aiuto a voi. Abbiamo già parlato di questo, ma quella guerra, era la mia guerra..”

Buffy comprendeva benissimo cosa volesse dire, ma sapere che aveva affrontato tutto questo da solo, la terrorizzava. Conosceva bene Angel, sapeva che aveva sempre una buona ragione, per agire come agiva. Lui era consapevole di aver scatenato l’inferno sulla terra, e non avrebbe avuto pace, finché non avesse ucciso, finanche l’ultimo demone. Era la sua guerra, certo.. ma sebbene capisse le sue motivazioni, lei avrebbe voluto stare al suo fianco. Era esattamente questo, uno dei motivi per cui lo amava tanto. Loro erano identici sotto molti aspetti. Erano complementari. Insieme erano una splendida coppia di guerrieri e si completavano a vicenda.

“Tornavo sempre da voi” disse ancora Angel. “I primi tempi, andavo a Londra per.. per vedere se potevo comunicare con te.. per vedere.. se potevo farti sentire la mia presenza.. poi venivo qua a L.A. e stavo con Connor per un giorno.. e poi scrivevo.. a te. Era quello l’aiuto che ricevevo da voi.. senza la vostra presenza, non sarei mai riuscito a portare a termine il mio compito.. ma era una cosa che dovevo fare da solo.. dovevo trovare il modo di..”

Si fermò un attimo per trovare le parole giuste, non voleva che Buffy rimanesse ferita un'altra volta. Avevano parlato moltissimo della Shanshu e della sua rinuncia, ma lei sosteneva che non poteva concludersi con una semplice stupida firma, anche se aveva firmato con il suo sangue.

“..io dovevo arrivare ai Soci Anziani.. avevano in mano il mio destino.. o così loro credevano. La profezia Shanshu, come diceva Illyria, era ancora in questa dimensione. Se fossi riuscito a recuperarla, avrei potuto modificare la mia rinuncia. Dovevo essere più veloce di loro, ma non sono mai riuscito a scovarli.. tutto ciò che incontravo nel mio cammino, erano solo i loro scagnozzi. Demoni provenienti dalle più disparate dimensioni, che avevano il solo e unico compito, di seminare morte fra la nostra gente ..e di tenermi occupato in questa guerra..”

Buffy, ancora una volta, ingoiò dolore e lacrime, ma avrebbe tanto voluto urlare la sua rabbia. Non contro Angel, perché lei stessa, in circostanze simili, avrebbe agito esattamente come lui. Ma contro chi si accaniva con loro. Angel aveva lottato per tutto questo tempo, per riprendersi ciò che era suo. La possibilità di redenzione. Da quanto lui diceva, pareva avesse fallito, ma lei continuava a pensare, che non potesse finire così. Volle aggrapparsi a quella speranza.

Incrociando le braccia, tentò di calmare la sua rabbia, chiudendosi in un autoabbraccio protettivo, e andò verso le scale. “Vado a.. prepararmi per la cena.. non ci metterò molto..”

Angel conosceva bene il suo linguaggio del corpo. Buffy era triste e, ancora una volta, lui ne era la causa. Questo pensiero era insopportabile. Le corse dietro e la bloccò subito.

“Buffy.. aspetta.. andiamo insieme a..” Lei lo fermò con sorriso stanco ..e un cenno della mano

“È tutto a posto, Angel. Non ci metto molto.. fai vedere a Connor, dove ho messo le cose per la sua cena con gli amici.. c’è anche il gelato in freezer. Qualunque cosa succeda, ora non voglio sentire altro. Noi stasera siamo a cena fuori. Insieme. Tutto il resto può aspettare, va bene?”

Lui annuì mentre la guardava salire le scale, poi tornò verso Connor, che non aveva smesso di guardarli neppure per un istante. Si, fra suo padre e sua madre, c’era qualcosa che non andava per il verso giusto, e non era solo per via di quella maledetta profezia.

“Connor? è tutto ok?”

“Io.. non lo sapevo questo.. non sapevo che cercavi di modificare la rinuncia alla Shanshu e mi chiedo se.. se io l’avessi saputo, avrei potuto aiutarti.. o forse no.. ma avrei almeno tentato” Scosse la testa, quando vide lo sguardo di Angel, era sempre la solita vecchia canzone. Lui non gli avrebbe mai permesso di correre dei pericoli, che potevano mettere a rischio la sua vita.

“Papà, vorrei che tu.. che la smettessi con questa cosa dell’eroe, che combatte la sua guerra da solo.. se c’è un modo per riportare indietro quella rinuncia, possiamo farlo insieme.. vorrei tanto che tu ti fidassi un po’ più di me.. come pensi che mi senta adesso? Lo so che lo fai per proteggermi, sono il tuo unico figlio ..e bla.. bla.. bla.. però io vorrei che..”

Dovette fermarsi, perché non riusciva a decifrare bene lo sguardo di suo padre. Pareva stesse ridendo, ma lui non aveva detto proprio nulla di divertente. Gli sorrise. “Perché ridi?”

“Rido perché.. Connor.. ok, ascoltami bene. Riuscirai a capire perché agisco così con te, solo quando anche tu sarai padre. Solo allora comprenderai completamente.. non si può spiegare a parole, il legame che unisce un padre ad un figlio. È come un filo invisibile che..”

“Guarda che funziona anche al contrario, papà. Quel legame io lo conosco invece, ovviamente dalla parte del figlio.. certo, quando sarò padre capirò meglio.. ma tu riesci a capire me?”

Angel non rispose, non poteva. Il nodo in gola gli impediva di parlare, e lui non era stato più figlio, da troppo tempo ormai. Non poteva fare affidamento neppure sui suoi ricordi. Ma forse, non aveva mai davvero saputo, quale amore potesse provare un figlio. Angel non ricordava né suo padre, né il suo amore. Probabilmente perché, a differenza di Connor, neppure Liam aveva mai avuto una simile fortuna. Si schiarì la gola con un colpo di tosse, per mitigare il disagio.

“Potresti insegnarmelo tu. Voglio dire, forse è vero che non riesco a capirti.. è passato troppo tempo, da quando sono stato ‘figlio’ ..e i miei ricordi sono al quanto sbiaditi.. ma tu potresti aiutarmi a capire..” Angel cercava l’alleanza di Connor, nel tentativo di scacciare dalla mente di suo figlio, il fantasma del ‘non sentirsi compresi’ e lo faceva chiedendogli aiuto. Non era proprio questo che Connor voleva? Voleva aiutare suo padre. “Pensi di potermi aiutare?”

Connor comprese. Non a livello razionale, ma comprese che quello, era un altro regalo di suo padre. Lo guardò dritto negli occhi, e accennò un sorriso. “D’accordo” Poi divenne serissimo e disse ancora. “I figli detestano le bugie dei genitori.. detestano essere tenuti all’oscuro dai segreti dei grandi.. perché, beh perché detestano sentirsi impotenti, si sentono inadeguati, perché hanno una paura tremenda di perderli, di perdere il loro amore. I figli hanno paura di rimanere soli.. e farebbero di tutto per salvare i propri genitori.. credimi.. ne so qualcosa al riguardo. Ho avuto tre padri.. ed è sempre la stessa identica cosa, la stessa identica paura..”

“Connor..”

“Aspetta.. non ho finito. Per favore papà, dimmi se questi demoni sono.. insomma c’è qualcuno ancora in giro? C’è qualcuno che ancora ti dà la caccia? Perché se c’è.. voglio ucciderlo io..”

“L’hai fatto, Connor.. tu l’hai già fatto! Quei due Selmunth che hai ucciso, erano gli ultimi..”

Il sorriso di Connor si allargò a dismisura e illuminò il suo viso “Wow.. vedi? So cavarmela benissimo con i demoni.. adesso però.. dimmi se.. dimmi se tu e Buffy andate a cena fuori, per non sentire il casino della mia musica, perché questo pensiero mi disturba un po’..facciamo troppo chiasso? Buffy è seccata per questo? possiamo provare altrove se.. magari da Tommy”

“NO! Fermati lì, Connor.. non è affatto così..” Angel ridacchiò e Connor lo seguì subito.

“Si, si.. Certo, come no? per questo hai insonorizzato il seminterrato? ..a proposito, grazie.. davvero, però non raccontarmi balle ok? Oz ha fatto lo stesso in camera di Tommy. Oz è uno che sa.. lui suona la chitarra. Ha detto che agli altri, la musica a tutto volume, può dar fastidio”

A quel punto Angel rise apertamente “Musica? Connor, quella non è musica, quello è baccano infernale.. dovresti ascoltare Mozart qualche volta o Vivaldi, oppure.. Non ridere, dico davvero”

“Wow.. la mia ex amava quel genere.. cioè, lei amava la musica trascendentale.. ma siamo lì..”

“La tua ex? Hai.. tu hai lasciato la tua..”

“No. Mi ha mollato lei, ma senza drammi.. è tutto ok.. non tutti gli amori, sono grandi amori..”

Angel lo guardò bene, lo guardò intensamente. Si, non stava mentendo. Connor era sereno, ma quello che suo figlio gli disse subito dopo, lo commosse profondamente.

"Papà, prima.. quando ho parlato dei tre padri, volevo dire che tu, non sei un padre qualunque. Non c’è paragone con gli altri. TU sei davvero l’unico padre, che abbia mai veramente avuto.”

“È tutto a posto, Connor. Ho capito cosa volevi dire..” Connor scosse la testa e continuò.

“Mi hai dato quello che mi serviva per sopravvivere, fino a quando ho potuto stare in piedi da solo. Questo è ciò che un padre fa, giusto? Uno in gamba, comunque. Senza quei falsi ricordi, io sarei morto, papà. Forse potevi fermarmi in quel centro commerciale, ma io avrei ritentato ancora, finché non fossi poi riuscito nel mio tentativo. Io volevo morire davvero, e sai che sono testardo. Non avrei smesso di provarci.. quindi, tu mi hai salvato.. lo so che l’ho detto un sacco di volte, ma so che ti piace sentirtelo dire spesso.. non c’è paragone fra te e quegli altri.. Ok?"

“Angel? hai prenotato il tavolo, vero?” L’arrivo di Buffy salvò Angel dalla tempesta emozionale, in cui rischiava di annegare. Guardò ancora Connor per un attimo. Lo guardò intensamente. Il suo sorriso lo convinse che non serviva dire altro. Si limitò ad annuire, sorridendo a sua volta.

Poi si voltò verso Buffy, la guardò scendere le scale, e il sorriso di Angel divenne stupore. Lei riusciva sempre a sorprenderlo. Indossava un semplicissimo abitino rosso, e lui trovò che fosse adorabile. Aveva i capelli sciolti, che ricadevano liberi sulle spalle e un sorriso dolce, illuminava il suo viso. Per un attimo, gli parve di vedere la Buffy degli anni del liceo “Certo, ho prenotato”

Corse in camera, doveva solo prendere la giacca ed era pronto. Pensò che andare a cena fuori, solo loro due, era stata un idea grandiosa. Quando tornò giù, non poté non ridere.

“Guarda che ho capito, Buffy. Si, si..va bene, qua ci sono le pizze surgelate, qua.. tutto il resto che hai elencato, e qua il gelato e la frutta e.. Ok, ho capito.. niente disordine e poi ripuliamo tutto.. adesso vai, papà è arrivato.. rischiate di fare tardi.. verooo papà?..”

“..e qua una carta di credito, se vi va di ordinare cinese o qualcos’altro..” disse Buffy, seria.

Sentì che qualcuno la trascinava via. Era Angel che tenendola per un braccio, la costringeva ad uscire “Buffy, andiamo.. se la caverà benissimo anche da solo.. i figli detestano queste cose..”

Poi si voltò verso Connor e urlò “Non combinare guai.. almeno non molti.. e smettila di ridere”

Nel vialetto esterno dell’Hyperion, si fermarono a baciarsi, ma furono interrotti da una lunga carovana di strani tipi, che sfilava davanti a loro, senza degnarli di uno sguardo. Erano vestiti in modo vistoso e tutti avevano degli strumenti in mano. Angel li guardò con sospetto. “Non sono tutti della band” disse Buffy, come se questo potesse rassicurare Angel. “Nella band sono solo in sei. Connor, Tommy e altri quattro.. questi invece sono solo.. amici, almeno credo..”

Angel pensò che Buffy conosceva Connor, meglio di quanto non lo conoscesse lui, e pensò che questo gli piaceva molto. Sorrise a Tommy quando lo vide arrivare e lui si avvicinò a salutarli. “Cosa hai lì?” chiese Buffy, indicando ciò che teneva in mano. “Questa? È un tortino di spinaci. Mia madre è fissata con le cose vegetariane, l’ha fatta lei perché ha detto.. che sicuramente avremmo mangiato schifezze ..e per schifezze, lei intende dire, pizze surgelate o cinese..”

Buffy stava per replicare, ma Angel la fermò prima che combinasse qualche guaio “Connor ti sta aspettando, Tommy ..e ringrazia tua madre da parte nostra, è stata davvero molto gentile”

Arrivati alla macchina, Angel aprì la portiera per Buffy e lei sorrise “Eh si, proprio un cavaliere d’altri tempi.. dolce, galante e romantico.. ma dovevi per forza lodare quella Nina? Solo perché sa fare tortini ..e come si permette di dire che io non so cucinare?” Angel rise “Non l’ha detto”

“La difendi adesso? È ovvio che volesse dire quello, altro che gentile, voleva offendermi invece. Ma chi crede di essere? Miss Perfettina? Comunque, Tommy non le somiglia per niente..”

..e a proposito di gelosia

“Carino il vestito, ti piace il rosso, vero? Oh aspetta.. ora che ci penso, indossavi qualcosa del genere, anche quella volta al Bronze. Quella volta che ballasti con Xander, se si può chiamare ballare. Ballare era un po’ riduttivo come termine, sembravate attaccati con la colla

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Capitolo 19
*** Parte 18 ***


 
 

Parte 18

 

La cena in quel ristorante fuori mano, era stata fantastica. Loro due avevano parlato poco, non con le parole comunque. Angel aveva scelto un tavolo un po’ isolato, rispetto agli altri e per tutta la sera, non avevano fatto altro che guardarsi negli occhi, tenersi per mano e parlare con quel loro linguaggio fatto di gesti. Di tanto in tanto, le loro risate sommesse, interrompevano il silenzio, perché magari, Buffy lo costringeva ad assaggiare qualche portata. Poi lei sorrideva. Prendeva ogni singolo momento trascorso accanto a lui, e lo salvava in profondità dentro di sé. Sperava che un giorno, il ricordo della gioia che provava ora, avrebbe spinto lontano i momenti tristi, che sarebbero arrivati in seguito. Era in quel momento che vedeva adombrarsi gli occhi di Angel, allora gli accarezzava la mano, e lui tornava a sorridere. Lo faceva per lei. Sorrideva solo per lei. Conscio però, che una piccola carezza, non poteva scacciare le ombre.

Uscirono dal ristorante, sapendo entrambi, che quella serata sarebbe stata l’ultima. L’ultima volta, in cui potevano stare insieme, fingendo di essere una coppia normale.

Angel parcheggiò proprio davanti all’Hyperion. Anche questa volta, aprì la portiera di Buffy, aiutandola a scendere. Allungò la mano verso lei, che accettò il suo gesto galante, prendendo la sua mano con un sorriso divertito. Non era una cosa premeditata, lui lo faceva senza pensarci, gli veniva naturale farlo, e ogni volta si stupiva, che lei trovasse buffo quel gesto.

“Sei stanca?” Chiese Angel “Ti va di fare due passi? ..perché credo che Connor..”

Buffy portò le mani alle orecchie, coprendole con un gesto infastidito “Angel, senti anche tu questo ronzio? Uh guarda, vibrano anche i vetri dell’auto.. è fastidiosissimo.. ma che cosa..?”

Angel rise “Appunto, come dicevo.. Connor.. e la sua musica.. abbiamo insonorizzato il locale, ma la vibrazione delle casse acustiche, arriva fin qui..” Rise anche lei “No, non sono stanca..” Poi fece qualcosa che sorprese Angel, che cominciò a ridere, come non gli capitava da tempo. Buffy si tolse le scarpe e le lanciò dentro il giardino dell’Hyperion. “Così va meglio.. si, mi va di fare due passi. Che c’è? perché ridi? Io adoro le scarpe con i tacchi alti.. ma è tutta la sera che volevo farlo.. non sono affatto comode, specie se sono nuove.. basta Angel, adesso smettila di guardarmi così.. scalza non sono abbastanza sexy per te?”

A dire il vero, Angel pensava l’esatto contrario. Lei lo capì quando la baciò, con quel suo  modo oscenamente possessivo, e assolutamente sensuale. “Sei bellissima” disse con voce roca.

Intanto.. Altrove..

Qualcuno osservava la scena, commentando a gran voce, con linguaggio piuttosto colorito. Ma né Angel né Buffy, potevano sentire.. perché se avessero potuto, avrebbero certamente riso.

Oh Mio Dio. Possibile che con questi due sia sempre la stessa storia? È tutta la sera che si mangiano con gli occhi, con quegli sguardi da “vorrei saltarti addosso.. vorrei spogliarti proprio qui” ..per non parlare di tutto il resto e lui che fa? Le apre la portiera dell’auto? Ma per favore.

Io trovo che siano romantici.. non sempre l’approccio del “saltarsi addosso” è quello giusto..

Certo, come no? Voi Irlandesi.. tutti uguali.. comunque cara Buffy.. quell’abitino è un po’ datato, lo sai? Certe cose non cambiano proprio mai, eh? Non hai alcun senso della moda ..e tu Angel, cosa ci trovi di sexy in una donna scalza? Ma guardali lì.. come si avvinghiano..

Avvinghiati. Si, era proprio la parola giusta. Più che una passeggiata, la loro pareva una danza. Facevano pochi passi, per poi fermarsi subito dopo a baciarsi, avvinghiandosi strettamente all’altro. Riuscirono comunque a raggiungere il parco lì vicino, e la danza continuò per un bel po’, sebbene ora fossero seduti sotto ad un gigantesco salice. “Noi due finiamo sempre in posti come questi.. non trovi che somigli ad un cimitero? C’è anche il salice piangente..” disse Buffy poi aggiunse “Non mi stupirei se vedessi spuntare dei vampiri da qualche parte..”

“No, se ci fossero lo sentirei. L’unico vampiro qua, sono io..” Rispose Angel “..ma, hai notato che..” Voleva dirle qualcos’altro, ma Buffy lo interruppe “C’è qualcuno che ci sta osservando? Volevi dire questo? perché ho questa sensazione strana.. come se ci spiassero..”

“No.. volevo dire che..” continuò Angel, ma lei lo interruppe ancora “Non hai la sensazione di rivivere sempre le stesse identiche cose? Noi due.. questo posto.. il buio.. quest’albero..”

“Continuamente” Rispose lui, baciandola ancora “ma.. non mi sarei aspettato di poter ancora.. vivere con te.. questa era un eventualità che non.. certi giorni, stento ancora a credere che sia tutto vero. Tu, Connor.. le cose stanno andando bene.. non abbiamo mai avuto la possibilità.. di vivere tutto questo, e ora sta accadendo. Io sono così.. ci sono delle volte, in cui io sono..”

“Felice?” mormorò Buffy con un filo di voce. Lui annuì e lei abbassò lo sguardo, mormorando ancora “È proprio questo il problema, non è vero? Questa felicità che proviamo.. noi non..”

Angel la baciò di nuovo e lei volle abbandonarsi a quella miriade di emozioni, che provava ogni volta che stava accanto a lui. Per loro nulla era cambiato. Potevano restare lontani per secoli, ma ogni volta che stavano nuovamente insieme, tutto ricominciava esattamente come prima. Nulla era cambiato, compresa la non tanto remota eventualità, di un possibile ritorno di Angelus. Se da prima, avevano creduto di poter gestire le cose in modo diverso, adesso ne erano sempre meno convinti. La più consapevole fra i due, era Buffy. Mentre Angel, contrariamente al solito, si cullava ancora nella pia illusione, di riuscire a controllare il demone. Per quanto anche lui, ne dubitasse sempre più. Ciò che invece condividevano entrambi, era il terrore folle di doversi separare ancora. “Andrà tutto bene” mormorò Angel fra le labbra di Buffy, ma quelle parole, erano rivolte soprattutto a sé stesso.

Lei si allontanò un pochino da lui, e lo guardò negli occhi. Era quella la porta, che svelava il mistero dell’anima di Angel. I suoi occhi. In quel momento, seppe esattamente cosa stesse pensando lui, ma questa serata era magica, e tale doveva restare. Gli sorrise, accarezzandogli il viso e si accoccolò ancora fra le sue braccia. “Cosa dicevi prima?”

“Dicevo, hai notato che le attività paranormali sono diminuite? Usciamo ogni sera per la ronda, ma abbiamo incontrato pochissimi demoni e i vampiri sembrano quasi completamente spariti. Hai chiesto a Giles? Magari è un fenomeno circoscritto solo a Los Angeles..”

“No, anche a Londra è così ..ed è così un po’ ovunque. Calma piatta. Anche Giles l’ha notato. Lui dice che è per via delle nuove cacciatrici, ma penso che anche tu hai fatto un buon lavoro.. hai sterminato quell’esercito di demoni.. Camerun, Malta.. insomma, ovunque sei stato in questi quattro anni.. ne hai ucciso una quantità impressionante..”

“Non c’era alcuna emergenza, non è vero?” chiese Angel.

“Cosa?”

“Quando sei andata a Londra.. quelle due volte, che sei partita.. non c’era alcuna emergenza”

Lei abbassò lo sguardo, odiava quando Angel la guardava in quel modo. Era difficile mentirgli, se la guardava così. “Per Giles lo era, per lui è sempre emergenza, quando non riesce a gestite le cose. Ma non era niente di apocalittico.. potevano cavarsela anche senza me. Faith è brava a fronteggiare le emergenze. Ma.. ho deciso che era meglio se.. se facevo un salto da loro, per vedere cosa stesse accadendo. Alla fine era solo una questione interna, che riguardava la gestione delle nuove cacciatrici. Anche Faith era sorpresa di vedermi.. e comunque io dovrei..”

Stava usando troppe parole e parlava velocemente. Angel comprese che stava nascondendo una parte della verità. “Perché non me lo hai detto? Ero preoccupato per te..”

“Sono tornata. Entrambe le volte, sono tornata da te..”

La guardò ancora. Questa volta con un po’ più di ansia. Lui non aveva chiesto questo. Lei aveva pensato anche all’eventualità di non tornare? “Non mentirmi Buffy, per favore. Non farlo mai. Io vorrei che.. Buffy, se c’è qualcosa che ti preoccupa, devi dirmelo..”

“E tu? Sei certo di dirmi sempre tutto? Non c’è qualcosa che ti preoccupa? Da quando siamo  di nuovo insieme, sei sicuro che stia andando come vorremmo? E non mentirmi per favore..”

Fu il suo turno di abbassare lo sguardo. La voce di Buffy era stata eccessivamente dura, e non aveva risposto alla sua domanda. “So cercando di far funzionare le cose. Mesi fa ho fatto una promessa a.. voi due. A te. A Connor ..e anche a me stesso. Questa volta non voglio scappare, non voglio nascondermi.. vorrei che questa volta funzionasse davvero. Ci sto provando, Buffy. Io ci sto provando duramente, ma.. non è facile far tacere.. la gioia che provo quando..”

“Non c’è nessuna scappatoia per la maledizione. La seconda volta che sono stata a Londra..”

“Ci sei rimasta dieci giorni, Buffy. Dieci giorni senza sapere se.. se stavi bene o se..”

Lei rise, ma c’era molta amarezza nelle sue parole “Dovresti smetterla di inviarmi messaggi contradditori. Prima dici che la missione è importante e che dovrei partire, poi.. quando parto.. dici che ci ho messo troppo tempo a tornare.” Gli accarezzò il viso e anche lui rise “Hai ragione. L’amore è il trionfo dell’irrazionalità. Ma al momento, la sola di idea di perderti di nuovo, mi spaventa moltissimo. Lo so che non c’è nessuna scappatoia per la maledizione. Lo so bene”

“Sono rimasta a Londra per dieci giorni, perché.. questa volta, l’emergenza riguardava Willow. Stiamo includendo la comunità Wiccan, fra noi. Una sorta di collaborazione, fra slayers e streghe. Willow mi ha presentato alcune sue amiche, sono streghe molto potenti e..”

“..e hai indagato sulla maledizione” disse Angel, con voce calma. Buffy annuì a disagio.

“Si. Ho chiesto di rivedere tutta la questione. Ho voluto sapere tutto. Le sue origini.. chi, come e quando l’aveva usata, oltre ai Kalderash, ovviamente. Ho messo a lavoro tutta la comunità Wiccan. Hanno lavorato sodo per giorni e giorni e alla fine..”

“Non hanno scoperto nulla, giusto? O meglio, non hanno scoperto nulla, che tu non sapessi già. I Kalderash son stati gli unici ad usare la maledizione, nessun altro ha osato tanto. Né prima né dopo ..e io sono l’unico vampiro maledetto, con un anima..” disse ancora Angel.

Buffy annuì ancora “..Si, ma non sei stato l’unico vampiro con l’anima, lo sai bene che anche..”

“Spike? Lui non fu maledetto. La sua, fu una storia diversa. Lui andò dal demone che..”

“Lui andò in Africa..” Si fermò perché Angel rideva e non capiva bene perché.

“Quel demone è ovunque tu lo cerchi, Buffy. Devi solo cercarlo, devi volerlo incontrare. Non c’è bisogno di andare fino in Africa. Spike voleva solo allontanarsi da Sunnydale, ecco perché andò così lontano. Sono stato in Camerun per mesi, e non ho mai incontrato quel demone. Se vuoi, domani notte, ti indico il punto esatto, in cui puoi trovarlo qui a Los Angeles, ma sarebbe comunque una perdita di tempo.. so già cosa ci direbbe..”

“Tu.. tu lo cercasti? Anche tu cercasti di..”

Anche io? Sarebbe più giusto dire, che fui il primo vampiro a cercarlo. Spike ricordò di averne sentito parlare da me. Lui sapeva della sua esistenza, perché mi spiò, quando andai dal demone la prima volta. Lo cercai quando.. quando compresi che fra me e te, le cose stavano diventando complicate. Avevo paura che, se fossimo andati troppo oltre, potesse succedere qualcosa di brutto, qualcosa che ci avrebbe allontanato. Vampiro e Slayer.. era la prima volta che.. che due nemici mortali.. si amavano. Avevo paura che avrei finito col farti soffrire. E fu esattamente ciò che accade. Persi la mia anima e dire che andò male, è un eufemismo..”

“Ci sei andato più di una volta? Ma quando? Perché non mi hai mai detto nulla..?”

“Non ti ho detto nulla, perché la prima volta, il demone mi mandò via di malo modo. Minacciò di uccidermi se fossi tornando, dicendomi che nessuno MAI prima di allora, aveva osato sfidare le leggi del mondo demoniaco, in modo così apertamente sfacciato. Disse proprio così e ti assicuro che non scherzava affatto, era davvero molto arrabbiato. Invece, lo cercai di nuovo l’anno dopo, quando tornai dall’inferno. Lo cercai ancora a Sunnydale. Fu proprio lì che lo trovai, esattamente come la prima volta. Dovevo solo volerlo incontrare. Ricordi la tana del demone del fuoco? quella sulla spiaggia? Quella era la sua dimora. Parlai con lui a lungo, questa volta però, mi ascoltò. Ma ciò che mi propose, era impossibile da realizzare. Almeno, lo era per me. Ciò che serviva, per avere un anima non maledetta, era impossibile da..”

“La volontà, giusto?” disse Buffy “Le Wiccan mi hanno spiegato come funziona. È la volontà..”

Angel annuì “La volontà. Proprio così. Ma non era l’unica cosa che serviva. Se si fosse trattato solo di volontà, per me non sarebbe stato un ostacolo. Ero lì, nella sua tana, proprio perché volevo esserci. No, la difficoltà da superare, non era certo una questione di mia volontà..”

Buffy cercò sul suo viso, i segni dell’amarezza, del dolore, della frustrazione, o qualunque altro sentimento negativo, ma non lì trovò. Angel era assolutamente sereno. “E allora cosa?” chiese.

Angel rise, stringendola ancora fra le sue braccia “Sei stata dieci giorni a Londra, in contatto con le streghe più potenti del mondo, e non ti hanno spiegato proprio nulla” Lei sorrise. In effetti aveva ragione. Avrebbe dovuto parlarne con Angel, ma non voleva illuderlo inutilmente. Invece, adesso scopriva, che lui aveva fatto già il suo percorso di ricerca e ben prima di Spike. Ma perché Spike vi riuscì e lui no? Era certa che non si trattasse di volontà, perché se c’era una cosa, in cui Angel eccelleva, era proprio la sua grande forza di volontà.

Lui la baciò, quasi a volerla rassicurare. “Non era la mia volontà che serviva, ma quella di Angelus. Per poter avere indietro l’anima, il richiedente non doveva avere un anima. Io già ne possedevo una. Per poter affrontare le prove, a cui mi avrebbe sottoposto il demone, erano necessari due requisiti fondamentali. Il primo requisito era che, la richiesta doveva essere un atto di libera scelta, senza imposizioni esterne e il secondo requisito..”

Buffy, ora comprese perché il secondo requisito, era impossibile da realizzare. Insieme non potevano coesistere. Il secondo, annullava il primo. Angelus non avrebbe mai chiesto, di sua spontanea volontà, di poter avere indietro l’anima. Abbassò lo sguardo, ma Angel le sollevò il mento, e la baciò ancora. “Ci pensai a lungo, Buffy.. per tutto il tempo che rimasi a Sunnydale, non pensai che a quello. Dovevo solo perdere l’anima di nuovo e poi andare dal demone, ma tu sai bene di cosa stiamo parlando. Io, senza anima, sarei stato di nuovo Angelus.. e lui non..”

“Basta Angel.. non voglio sentire altro. Lui.. lui è forse peggio di Spike? Stai dicendo questo?”

“Si Buffy, sto dicendo proprio questo. In malvagità, Angelus è peggio di Spike. È sempre stato così. Tu lo sai bene che è così. Ma qui non si tratta di chi è peggiore o migliore.. non è questo. Angelus non ha mai avuto modo di poter cambiare.. capisci cosa voglio dire? Neppure Spike avrebbe scelto di avere un anima, se non si fosse trovato a vivere quell’esperienza. Il chip l’ha reso inoffensivo, e questo ha modificato il suo modus operandi. Per poter sopravvivere, Spike ha dovuto adattarsi e non dimentichiamo che.. che tu.. tu sei stata vicina a lui.. l’hai aiutato..”

“Angelus non ha avuto questa fortuna” Mormorò Buffy con amarezza. “Anche Angelus sarebbe cambiato se.. avesse avuto il chip.. e io.. IO lo avrei certamente aiutato.. lui sarebbe stato..”

Angel l’abbracciò ancora. L’abbracciò con tutto l’amore di cui era capace. Non voleva vederla triste. Non a causa sua, e men che meno a causa di Angelus. “Non lo sapremo mai, Buffy. Non possiamo sapere cosa sarebbe successo. Quello che so.. è che certamente Angelus, ti avrebbe fatto ancora del male. Per questo andai via.. per evitare che potesse accadere ancora. Forse anche lui sarebbe cambiato, o forse no.. ma non è stata certo colpa tua.. però..”

Buffy aveva gli occhi pieni di lacrime, ma vedere il sorriso di Angel, era rassicurante “Però?”

Angel ridacchiò e poggiando la fronte su quella di Buffy, disse qualcosa che la fece ridere.

“..però, potresti chiedere a quel Riley. Potresti chiamarlo, e chiedergli di mettermi un chip nel cervello.. prima però dovrei perdere l’anima.. poi dovresti legarmi.. e poi chiamare Riley..”

“Umm.. bella conversazione casuale” rispose lei. Non le era certo sfuggito, il tono sarcastico con cui aveva pronunciato quel Riley. “Una bella rimpatriata di ex stasera. Spike, Riley e quella Nina. Beh, almeno i miei ex, non mandano tortini agli spinaci..”

Angel rise. Si alzò prendendola per mano “Penso che adesso possiamo rientrare e penso anche che..” La prese in braccio “..stai gelando.. hai i piedi ghiacciati.. e sei scalza.. e non..” La risata di Buffy, solleticava il suo collo e il suo respiro gli scaldava l’anima. “Angel.. mettimi giù..”

Ridevano insieme, e Buffy non voleva davvero scendere con i piedi per terra. Non adesso. Era così bello farsi portare da lui, era così bello sprofondare il viso nell’incavo del suo collo. Risero per tutto il tragitto, fino a quando non arrivarono all’Hyperion. Angel la mise giù e lei recuperò le scarpe, proprio l’attimo prima di incrociare la stessa carovana di ragazzi. Gli amici di Connor. Anche questa volta, Angel li squadrò uno ad uno “Sembrano euforici” disse serissimo, “merito del tortino di Nina?” Buffy non si lasciò sfuggire la battuta “naaa.. secondo me hanno sniffato.”

“Sniffato? Connor non usa droghe.. me l’ha detto lui” – “Ho detto Connor? Parlo di questi qui”

Poi Angel divenne serio “Trovo quasi ironico che Connor.. Insomma, voglio dire, inizialmente.. era il più danneggiato fra tutti noi, ma alla fine è stato l'unico in grado di.. di conciliare le sue tante esistenze, e di essere anche in pace con se stesso, diventando l’uomo nuovo che è oggi”

“Non esserne così sicuro” disse Buffy “Certo, lui è sereno.. ma avere due famiglie, lo disturba ancora.. ed è comprensibile.. per trovare una sorta di equilibrio, ha dovuto trasformare i Reilly in qualcos’altro. Nella sua mente, gli ha relegati al ruolo di zii.. vuole bene a quelle persone.. ma per lui è difficile convivere con tutto questo.” Angel annuì “Lo so, ma è cambiato molto..”

Intanto Connor e Tommy, mentre lavavano i piatti, avevano un interessante conversazione.

“Tommy stai fermo. Non toccare niente. Non respirare. Insomma, come ti muovi fai danni..” Connor era nervoso, Tommy aveva rotto un piatto e adesso aveva spostato la teiera di Buffy e lui non voleva vederla cadere in pezzi. “Va bene.. sto fermo, finisci tu con i piatti?” Connor rise “Ma che furbo.. dai non fare lo scemo.. prendi i cartoni delle pizze e mettili nella spazzatura.. quello puoi farlo.. sei un maestro nel rompere le scatole..” Tommy indicò il tortino di mamma “..e questo? non posso riportarlo a casa” poi continuò “Senti, ma ora ti permettono di andare a caccia con loro?” Connor scosse la testa “Assolutamente no” Tommy incalzò ancora “Reilly.. datti una smossa, rischiamo di arrivare tardi..” e Connor rispose serio “non chiamarmi Reilly.. legalmente sono un Reilly, lo so.. ma io non.. IO sono Connor Angel.. Ok?”

Tommy annuì “Ok.. però è maledettamente tardi..” Connor roteò gli occhi “Tardi o no, dobbiamo aspettare i miei genitor.. mio padre e Buffy. Non posso uscire senza dire niente” L’amico sorrise “Non puoi lasciargli un post-it sul frigo?” A quel punto Connor rise, facendo un ampio gesto con le mani insaponate. Un bicchiere cadde, frantumandosi in mille pezzi “Cavolo, Buffy mi ammazza.. beh, era solo un bicchiere..” Tommy gli fece un gestaccio con le dita, e Connor continuò a ridere “Un post-it? Si vede che non lo conosci.. mio padre non è il tipo da..”

“..da? da cosa non sono il tipo?”

“Papà.. Buffy.. siete già qua?” Tommy lo guardò torvo “Già? È tardissimo invece..” Lo sguardo che gli lanciò Connor, era un misto fra il divertito e il terrorizzato. Comunque, Tommy vi lesse un “Stai zitto, lascia parlare me” Indietreggiò, meglio non sfidare lo sguardo di Connor.

“Papà.. io devo.. dovrei accompagnare Tommy.. è a piedi.. è venuto con.. il tizio che suona il.. insomma.. a Tommy serve un passaggio a casa, ma non ci metto molto.. giusto il tempo di..”

“Potrebbe dormire qua” disse Buffy serissima. “NO” urlò Tommy. “Perché no?” chiese Angel.

“Perché.. deve alzarsi presto. Si, lui deve studiare.. domani deve studiare parecchio, lunedì ha un esame. Papà, la smetti di guardarmi così..??”

“Così come? Beh, se deve alzarsi presto, non è certo un problema, giusto? Abbiamo le sveglie.”

Connor guardò Tommy “Ecco appunto, l’avevo detto che mio padre non è il tipo da post-it. No, lui è più tipo da commissariato.. lampada puntata sugli occhi e mille domande a raffica. Papà, puoi smetterla di guardarmi così? mi stai facendo il terzo grado..” Poi sorrise “Per una volta, puoi far finta di non aver capito che sto..” Buffy rincarò la dose “..mentendo spudoratamente?”

Non poteva, Connor non poteva batterli. Non se Buffy e Angel lo guardavano in quel modo “Ok, devo davvero accompagnare Tommy.. perché la parte che non ha un passaggio, è vera.. ma abbiamo anche pensato di.. visto che non è tardissimo.. abbiamo pensato di passare prima a.. giusto un attimo.. non ci mettiamo tanto.. vero Tommy? solo un momentino” Tommy annuì

“Connor!!” dissero Buffy e Angel. Il loro, era un.. non tanto velato invito. Volevano i dettagli.

Però! pensò Connor, quando si alleano, mamma e papà sono belli tosti. Ma se qualcuno lo avesse chiesto, in quel momento, lui avrebbe detto di amarli moltissimo. Sorrise ad entrambi. “C’è un nuovo locale, proprio vicino a casa di Tommy. Stavamo pensando di farci un salto. Per voi va bene? Non ci staremo molto.. parlo sul serio. Anche io devo studiare domani..”

Il sorriso di Angel e Buffy, era un SI e Connor si sentì uno sciocco per aver tentato di mentire. Ma le sorprese non erano finite, Tommy aveva ancora molto da imparare sui suoi genitori.

“È un locale nuovissimo.. aprono proprio oggi e le consumazioni sono gratis. È un demon bar..”

“Un demon bar?” Urlarono in coro Connor, Angel e Buffy. “Non se ne parla proprio” disse Buffy.

“Non lo sapevo” disse Connor “Giuro che non lo sapevo” Angel rispose subito “Ti credo Connor” Poi guardò Tommy “Ragazzo, hai idea di cosa sia un demon bar? Non credo sia il posto adatto per voi. Sono certo, che anche tuo padre sarebbe d’accordo con me. Oz sa che stai andando in quel locale?” Tommy rispose con un sorriso accattivante “No, pensavo di dirglielo domani.. ma comunque.. quel locale, anche se è gestito da demoni, è simile a tutti gli altri. C’è musica dal vivo.. e le spogliarelliste.. questa è la serata inaugurale, quindi anche le consumazioni gratis. Non possiamo farci sfuggire questa occasione. E poi.. io e Connor siamo un po’ demoni, no?”

Non possiamo farci sfuggire questa occasione?” disse Connor ridendo “Amico.. direi che puoi scordartelo invece.. con quest’ultima cazzata che hai detto, la vedo dura.. ti andrà già bene, se non chiameranno subito tuo padre. Tradotto in parole comprensibili anche a te.. Sei nei guai fino al collo, amico. Ti avevo avvertito di star zitto, ma per te è quasi un impresa impossibile..”

Tommy abbassò lo sguardo “Sono nei guai davvero? Comunque, domani l’avrei detto ai miei..”

Angel gli diede una paterna e rassicurante, pacca sulla spalla “Allora Tommy.. cosa hai deciso? Resti a dormire qua? Tranquillo, non dirò nulla a Oz, tanto lo farai tu, giusto? Sarà meglio così, comunque. Perché potrebbe sfuggirmi di dirgli anche.. di certe riviste che nascondi nel..”

“Papà? Questo non è affatto corretto.. adesso non esagerare..” Sbuffò Connor. Risero tutti, mentre Angel e Buffy si scambiarono uno sguardo complice. Lo stesso pensiero attraversò la loro mente. Buffy annuì “Solo un attimo, ragazzi.. vado a mettermi qualcosa di comodo..”

Tornò poco dopo. Jeans, felpa e scarpe comode ..e soprattutto, paletti e armi ben nascosti nel giubbotto. Angel fece lo stesso. Dirigendosi nell’armadietto delle armi, nascose asce e altro nella giacca. Sorridendo, lanciò una spada a Connor e un paletto a Tommy “Sai come usarlo?”

Gli occhi di Connor si illuminarono, e in quel momento, seppe che suo padre, aveva sentito tutta la conversazione con Tommy. Stavano andando a caccia insieme, e questo era mille volte meglio delle spogliarelliste. “Si, papà mi ha insegnato ad usarlo. E lui l’ha imparato da Buffy” Rispose Tommy eccitato. Buffy rise ricordando quei tempi e il pensiero andò a Willow. Lei e Oz si erano ormai persi di vista. Avrebbe giurato, che erano destinati a stare insieme. Oz e Willow si erano amati molto, ma la vita li portò altrove. “Bene ragazzi, possiamo andare” disse “Non fatte nulla di avventato.. potrebbe non essere necessario usare le armi.. ma trovo strano che..” Angel annuì, ebbe lo stesso pensiero “..che aprano un nuovo demon bar in città, senza che noi ne sapessimo nulla. È molto strano. L’hanno tenuto nascosto? Sono curioso di sapere perché..”

In auto, Tommy chiese “Buffy? sei ancora arrabbiata?” Lei scosse la testa “No Tommy, ma questa bravata, avrebbe potuto essere un disastro..” Poi rivolgendosi ad Angel, Tommy chiese ancora “..e lei Signor Angel? ..è ancora arrabbiato?” Buffy rise “Un momento.. Lui è Signor Angel e io sono solo Buffy” Angel la guardò con occhi divertiti e mormorò. Io sono più vecchio. Poi, rivolgendosi a Tommy “Non sono arrabbiato, ma non trascinare mio figlio..” Connor si innervosì “Papààà?” Ma Angel non gli badò “Sono serio, Tommy. Non trascinare Connor in queste cose. Il fatto che lui sia in grado di difendersi, non è una buona ragione, per cacciarvi nei guai. Voi due, non siete un po’ demoni, come hai detto. Voi due siete due ragazzi normali, con una vita normale. Avete genitori speciali, ma non siete ragazzi diversi. Non pensarlo mai..”

Dal silenzio che calò, Angel comprese che Tommy aveva recepito il messaggio. Sentì qualcuno sfiorargli la spalla. Era la mano di Connor. Era preoccupato, ma non per Tommy. “Papà?”

“Si?” – “Pensi che stia accadendo qualcosa di grosso, vero?” – “Si, ma noi possiamo fermarli”

Buffy si voltò a guardare Connor. Il suo sorriso era luminoso e provò una tenerezza infinita per lui. Angel si fidava di suo figlio e per Connor era molto gratificante. “Siamo una squadra” disse.

Scendendo dall’auto, Tommy fiancheggiò Angel e si avviarono insieme verso il locale. Lui gli diede un rassicurante colpetto dietro la nuca, e gli sorrise. “Va tutto bene, tranquillo” Connor invece stava vicinissimo a Buffy, e camminavano fianco a fianco. “Tommy è uno OK, lui a volte è un po’ immaturo, ma è un bravo ragazzo” Buffy annuì “Lo so, lui ha la faccia da.. accidenti mi ricorda maledettamente qualcuno. Lui ha proprio la faccia da “migliore amico” lo so questo”

Ancora, il pensiero di Buffy andò a Willow. Non era stata forse la sua migliore amica? Certo che si, ma cosa centrava con Tommy? Si convinse ancora di più che, il ragazzo non somigliasse affatto a Nina. Né nella fisionomia, né nel carattere. Anche di Oz aveva poco, ma qualche somiglianza fisica riusciva a vederla, sebbene il carattere fosse diverso. Tommy, a differenza di Oz, era un ragazzo estroverso e chiacchierone. Doveva solo maturare un po’, ma era certa che fosse un bravo ragazzo, e da quanto diceva Connor, negli studi eccelleva alla grande.

“Oggi è la serata delle uscite per locali?” disse Buffy rivolgendosi ad Angel, mentre lui cercava un tavolo appartato. Guardandosi intorno, si rese conto di essere circondata da demoni delle più disparate razze. “Era meglio il nostro ristorantino fuori mano” disse, mettendo su il broncio. Angel annuì, indicandole un tavolo, dove si sedettero, cercando di non dare troppo nell’occhio. “Già.. voi tre siete gli unici umani qua dentro.” Il tavolo che avevano scelto, permetteva loro di vedere tutta la sala e anche di tenere d’occhio, il tavolo di Connor e Tommy. Si era separati, su richiesta di Connor, ma Angel pretese che rimanessero almeno a portata di vista. Buffy sorrise “A sentire Tommy, loro due sono anche un po’ demoni.. e io, beh.. lo sai, c’è un po’ di demone anche in me.. non siamo proprio fuori posto qui. Spero solo che non ci riconoscano..”

“Lorne gestiva un locale simile a questo, ma era protetto dalla violenza anti demone. Le Furie, ogni mese lanciavano il loro incantesimo, per prevenire le inevitabili risse..” Si fermò un attimo a pensare “Le Furie. Ecco perché hanno chiamato.. volevano avvertirci su questo locale”

Intanto Connor e Tommy parlavano fra loro “È in gamba tuo padre” disse Tommy. Connor annuì distrattamente, guardandosi in giro. Era nervoso. C’erano troppi demoni per i suoi gusti. Quando poi vide entrare due tipi ben vestiti, e sicuramente umani, si allarmò molto.

Conosceva quelle due persone. Le riconobbe subito, e doveva assolutamente avvertire Angel!

 

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Capitolo 20
*** Parte 19 ***


 
 

Parte 19

 

..ancora dentro al demon bar

 Connor Era nervoso. Mentre Tommy si godeva la serata, lui non riusciva a rilassarsi. C’erano troppi demoni nel locale, per i suoi gusti. Ogni tanto sbirciava nel tavolo di Angel e Buffy, e sebbene sorridessero, anche loro non erano tranquilli. Quando poi vide entrare due tipi ben vestiti, e sicuramente umani, Connor si allarmò molto.

Conosceva quelle due persone. Le riconobbe subito, e doveva assolutamente avvertire Angel “Forse è meglio se stiamo al tavolo con loro. Questo posto mi piace sempre meno” disse, rivolgendosi a Tommy e lui pensò che Connor avesse ragione. “Ok andiamo”

Si alzarono, prendendo i loro bicchieri, e li raggiunsero. Angel si spostò per far spazio e notò il nervosismo di Connor. Quando si trattava di leggere il linguaggio del corpo, Connor era un libro aperto per lui “Che c’è?” Chiese. Connor indicò le due persone, che erano entrate poc’anzi “Li vedi quei due?” Angel sollevò lo sguardo e li fissò attentamente. Parlavano con un tipo, che li fece entrare in una saletta privata. “Shhh..” disse Angel sottovoce “Parla piano e soprattutto non fare gesti, non indicare niente con le mani. Hai idea di cosa succederebbe, se capissero chi siamo?” Connor si avvicinò di più al padre e parlò pianissimo. Neppure Buffy riusciva a sentirli.

“Quei due li conosco, gli ho già visti prima. Sono gli stessi tipi che incontrai, la mattina che ti aggredirono i Selmunth. Furono loro a dire, che tu eri spacciato, e ora che ci penso, avevano ragione di crederlo. Se non fosse arrivata Buffy, tu saresti morto. Cosa.. cosa ci fanno qua?”

“Sei sicuro?” Chiese Angel con evidente ansia “Dicesti che erano ex avvocati della.. tu sai cosa” Connor confermò “Sicurissimo, riconoscerei il loro odore ovunque. Perché sono spariti in quella saletta? Sento che sta succedendo qualcosa, papà. Qualcosa di brutto..”

Buffy aveva seguito Angel con lo sguardo, aveva visto anche lei i due tipi, e non gli piacevano per niente. Cosa celava quella saletta privata? Angel pensava la stessa identica cosa. Uno sguardo veloce verso Buffy ed entrambi scattarono in piedi. “Connor, accompagna Tommy dai suoi, e poi anche tu fila dritto a casa. Io e Buffy facciamo un giretto in quella sala.. massimo un ora e siamo di ritorno..” Connor non era d’accordo “Ma?” Angel insistette “Vai a casa”

Buffy si avvicinò alla sala e rivolgendosi al Gorilla, che stava a guardia della porta, inscenò una farsa, che le sarebbe valso l’oscar. Angel lanciò le chiavi dell’auto a Connor “Fa come ti ho detto” Poi sorrise, dirigendosi spedito verso Buffy. Quanto mi è mancato tutto questo, pensò.

“Ho il pass. Vuoi vederlo? Accidenti, dove l’ho messo, era proprio qui..” disse Buffy, seduttiva. “Non vuoi aiutarmi a cercarlo?” Continuò con voce mielosa “Vuoi perquisirmi? Stai morendo dalla voglia di farlo, vero? Magari in un posticino più appartato?” Si spostò un po’, indicando un separé li accanto. Il Gorilla la seguì sogghignando.

“Sono certo che l’Arciduca Sebassis, non approverebbe” disse Angel. Quando fu sicuro, che il Gorilla, fosse ormai fuori dalla vista della sala, gli lanciò un pugno “Avanti spostati, lasciaci passare.” che lo tramortì, lasciandolo svenuto sul pavimento. Buffy frugò nelle tasche del malcapitato e trovò uno storditore elettrico. Per essere sicura che dormisse a lungo, lo scaricò sul Gorilla. “Credo che così dormirai per un bel po’.. bleahh, davvero pensavi che ci sarei stata con te?” Trovò anche un aggeggio elettronico, una sorta di chiave, che avrebbe aperto la porta in cui erano spariti, i due ex avvocati della W&H. “Massacro sincronizzato” disse ridendo, poi chiese “Chi è l’Arciduca Sebassis?” Angel rispose subito, senza esitazione.

“Chi era, vorrai dire. Era un capo clan demoniaco. Membro del potente Circolo della Spina Nera. Il bastardo che insistette tanto, perché firmassi la rinuncia alla Shanshu. Ora è un demone morto. Avvelenato dal sottoscritto. Abbiamo ucciso ogni singolo membro del Circolo” Buffy lo guardò perplessa “Sei stato molto imprudente allora. Se è morto, perché l’hai citato? La guardia poteva capire che bleffavi. Non è da te Angel, che ti succede?”

Angel scosse la testa, confuso. Con un filo di voce, rispose “Non lo so”

Tornarono davanti alla porta, e sia Angel che Buffy, sentirono la paura fin dentro le ossa. Cosa nascondeva quella porta? Dovevano solo aprirla e l’avrebbero scoperto. Ma non erano i soli ad essere turbati. Proprio nel momento in cui varcarono la soglia, Connor sgusciò dentro, poco prima che la porta si richiudesse alle loro spalle. Angel non poteva rischiare che li scoprissero e non disse nulla, ma lanciò uno sguardo a suo figlio, che avrebbe potuto incenerirlo all’istante. Lui sostenne il suo sguardo, con una forza tale, che per un attimo, Angel vacillò. Non era uno sguardo di sfida, tutt’altro. Era uno sguardo carico di affetto e senso d’appartenenza. Sia Angel che Buffy, capirono che Connor, non poteva che essere li, accanto a loro. Lui doveva esserci.

Buffy indicò un tavolo che stava proprio lì vicino, su cui erano poggiate delle maschere e delle lunghe vesti nere. Con un cenno del capo, li invitò ad indossarle e si mischiarono alla folla. La sala era completamente al buio, ma Angel e Connor riuscivano a vedere qualcosa. Rimasero dietro rispetto agli altri, e Angel era certo di essere già stato là dentro. La folla davanti a loro,  intonava un canto ritmato e quasi ipnotico, mentre oscillavano i loro corpi, in adorante attesa di qualcosa, che sapevano sarebbe arrivato. Qualcosa o qualcuno. Sembrano membri di una qualche setta demoniaca, pensò Connor, mentre la paura lo attanagliava. Aveva un terrore folle, aveva già visto scene simili. Quorthot traboccava di sette, composte da demoni minori, che aspettavano un qualche messia, ed erano tutte pericolosamente terrificanti. Per fortuna, adesso non era solo. Aveva suo padre e sua madre affianco a lui e questo era rassicurante.

All’improvviso la luce si accese. Per un attimo, tutti e tre furono abbagliati dai potentissimi fari, che illuminarono un simbolo, proprio al centro della sala. Il canto dei partecipanti, divenne quasi assordante. Era evidente che fossero eccitati, per ciò che sarebbe accaduto da lì a breve. Non sono tutti demoni. Ci sono anche degli umani. Pensò Angel, poi.. quando riconobbe il simbolo al centro, indietreggiò di parecchi passi, costringendo anche Buffy e Connor a seguirlo. Non era necessario che Angel spiegasse, perché loro capissero. Quel simbolo era riconoscibile, da chiunque ne avesse sentito parlare. Il Circolo della Spina Nera, pensò Buffy. Per tutto il tempo, la paura non l’abbandonò più. Come Angel e Connor, anche lei era terrorizzata.

Al centro della sala, proprio sopra al simbolo, si aprì una sorta di passaggio circolare, da cui lentamente, emerse un gigantesco palco, con sopra alcuni imponenti sedili. Parevano dei veri e propri troni in legno massiccio, con simboli arcaici incisi sopra. Sentirono lo scrosciare degli applausi e poi il canto cessò. La folla si prostrò ai piedi del palco, e anche loro tre, li imitarono.

Angel sollevò lo sguardo, e gli si gelò il sangue nelle vene. Seduti sui troni, stavano l’Arciduca Sebassis, Cyvus Vail e altri due che non riconobbe. I Soci Anziani, pensò. Si rese conto, che sebbene negli ultimi dieci anni, avessero reso la sua vita un inferno, lui non aveva mai visto in faccia nessuno dei Soci Anziani. Sapeva solo che esistevano, ma non nella nostra dimensione. Se ora erano qui, in carne ed ossa, questo non prometteva nulla di buono. Vedere la presenza di Sebassis e di Vail, per Angel fu come ricevere un pugno allo stomaco. Non erano morti. Lui avevano fallito. Il pensiero andò agli amici persi. Doyle, Cordelia, Wesley, Gunn, Fred, Lorne. Erano tutti morti invano? Anche Illyria, Spike, Kate, Drusilla. Che valore aveva la loro morte?

Le luci della sala divennero più intense, illuminando, non più solo il palco, ma tutto l’ambiente circostante. La folla si alzò e alcuni di loro, cominciarono a togliersi le maschere. Angel, Buffy e Connor, raggelarono per il terrore. Indossare quella maschera, era la loro unica salvezza, se le avessero tolte, gli avrebbero certamente riconosciuti. Si preparano a combattere, ma Buffy fermò la mano di Connor, che era già pronto a sfilare la spada da sotto la veste. Notarono con sollievo, che non tutti avevano scoperto i visi. Solo un gruppetto ristretto di persone, avevano tolto le maschere, ed erano propri quelle più vicine al palco. I fedelissimi. Gli adepti più devoti, pensarono tutti e tre. Angel riconobbe Holland Manners, Lilah Morgan, Lindsey McDonald e Marcus Hamilton. Erano tutti morti. Holland fu ucciso da Darla e Drusilla e io non feci nulla per salvarlo. Lilah fu uccisa da Cordelia e Wesley la decapitò, anche se, in effetti, poi tornò a proporci di entrare alla W&H. Lindsey, su mia richiesta, fu ucciso da Lorne, e Marcus lo uccisi io personalmente. Ed ora sono di nuovo tutti qui, ma perché? pensò con rabbia. Quando Angel sentì la voce di Sebassis, la rabbia crebbe ancora di più e strinse i pugni con forza.

“Il vampiro deve essere fermato. Costi quel che costi. Rappresenta una minaccia per tutti noi.”

Holland, Lilah, Lindsey e Marcus li invitarono a seguirli. Dietro Sebassis, avanzava a fatica anche Cyvus Vail, trascinandosi dietro la sua flebo di fluidi corporei. A quella vista, Connor sentì un crampo allo stomaco. Ricordava bene quel bastardo, aveva minacciato la sua famiglia, costringendolo a combattere contro Sahjhan. Ricordò che allora l’aveva minacciato, dicendogli, che se avesse fatto ancora del male alla sua famiglia, lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, ed era proprio ciò che avrebbe fatto. L’unica differenza, rispetto ad allora, era che adesso, Connor si riferiva ad un'altra famiglia. Sarebbe morto mille volte per proteggere Angel e Buffy. Non era possibile dire, quanto ribrezzo provasse per Vail. Tu prova solo a toccare la mia famiglia, e sarai un demone morto, pensò Connor, con la stessa identica rabbia di Angel.

“Adulatori. Non siete altro che meschini adulatori” disse Sebassis, rivolgendosi ai quattro. “Con Angel avete sempre fallito. Devo ammettere che è riuscito ad imbrogliare anche me e Vail. Noi credevamo di averlo in pugno, quando lo costringemmo a firmare la rinuncia alla Shanshu. Ci ha fatto credere di essere dalla nostra parte, ma era solo una farsa. Poche ore dopo, uccise tutti quanti. Ma noi siamo immortali. Il Circolo della Spina Nera è Eterno, così come lo è il Male. Noi morimmo per mano sua. Però, morimmo fisicamente, solo in questa dimensione. Ma questo affronto sarà pagato con il sangue. Queste non sono cose che si possono perdonare. Il vampiro con l’anima, deve morire. Così il Circolo ha deciso, e così sarà.”

Una voce, tuonò con forza dal palco. Era una voce metallica. Un Socio Anziano, pensò Angel.

“Taci Sebassis. Noi non lo vogliamo morto. Noi lo vogliamo dalla nostra parte. Ci sarà tempo anche per la vendetta, ma non ora. NOI vogliamo Angelus e lo vogliamo vivo” Sebassis tornò sui suoi passi e urlò “Ha osato sfidarci, si è preso gioco di noi. Lui deve morire”

“Anche io lo voglio morto” Disse Lilah Morgan “Ma per ora, è meglio seguire le direttive” Fece un cenno con gli occhi a Sebassis, facendogli capire che lo avrebbe spalleggiato, ma che per il momento, era meglio non insistere. “Come vede, i Soci Anziani hanno un'altra politica. Io mi sono già messa a lavoro. La prego di seguirmi Sebassis, c’è qualcosa che voglio mostrarle.”

“Prego, da questa parte” disse Holland, seguito da Marcus. Lindsey sibilò qualcosa all’orecchio di Lilah “Tu ti sei già messa a lavoro? Tu? Lilah, sei sempre la stessa cagna bastarda. Non hai ancora capito, che questo è un gioco di squadra? Non stai lavorando solo tu a questo progetto. Tutti noi, Marcus compreso. Non sfidare Holland, Lilah. Perché perderesti, come sempre.

“Lindsey. Povero bastardo. Io ho portato Angel alla W&H. I Soci Anziani sanno quanto valgo. Tu invece? Sei solo riuscito a farti uccidere dal suo lacchè. Ma i Soci sanno che hai tentato di fregarli più di una volta. Hai provato ad uccidere Angel, spacciandoti per Doyle e come è finita? I Soci ti rinchiusero in un loro carcere e ironia della sorte, fu proprio Angel a tirarti fuori da lì..”

Angel poteva sentire i loro discorsi e quasi sorrise. Nulla era cambiato. Lindsey aveva lo solita irruenta rabbia, e Lilah faceva il solito doppio gioco. Siete solo carne da macello, pensò Angel. Fu il turno di Holland, questa volta. E cominciò a parlare. “Come accennava prima Lilah, Noi tutti, ci siamo messi a lavoro” Sottolineò le parole ‘noi tutti’, guardando Lilah severamente. Poi, con calma, continuò il suo sermone. “Abbiamo usato tutti i mezzi, per portare Angel verso il lato oscuro, ma devo ammettere, che abbiamo fallito. Per anni ed anni, lo abbiamo costretto alla più totale solitudine. Abbiamo ucciso tutti i suoi amici, proprio davanti ai suoi occhi. Lo abbiamo costretto a difendersi dall’infinità di demoni, che abbiamo riversato sulla terra, e lui è riuscito a sterminarli tutti. Il nostro intento, era quello di farlo vivere nella più profonda e desolante infelicità. Non abbiamo permesso che incontrasse la Slayer, ponendo una barriera fra i due e schermandola alla sua vista. Con l’oscura e persistente minaccia, che se avesse tentato di aggirare l’ostacolo, l’avremmo barbaramente uccisa, siamo riusciti a tenerli divisi, per anni. La Slayer era troppo pericolosa, perché la presenza di..”

“Buffy Summers, Signore” si affrettò a rispondere Lindsey e Holland continuò.

“Grazie Lindsey. La presenza di Buffy Summers, avrebbe compromesso i nostri piani. Lei lo avrebbe, pericolosamente, allontanato dal lato oscuro e questo non doveva accadere”

“Veramente, Signore. Mi permetto di farle notare che..” Lo interruppe Lilah, ma lui continuò

“Angel doveva vivere in solitudine. La presenza della Slayer era d’intralcio. No, Lilah. Non amo essere interrotto mentre parlo, specie in presenza dei Soci Anziani. So bene cosa vuoi dire, ma lascia che spieghi all’Arciduca Sebassis e a Vail, quali erano i nostri piani per Angel. Lindsey? Vuoi continuare tu? Voglio i dettagli. E non dimenticare di menzionare, dove abbiamo fallito

“Certo, Signore. Abbiamo tenuto d’occhio anche suo figlio, naturalmente. Dalle informazioni in nostro possesso, sapevamo che non vi era alcun contatto fra i due. Angel era solo, come mai lo era stato prima. Solo, isolato dagli affetti e braccato da un esercito demoniaco. Ma..”

“Connor” Disse Cyvus Vail. “Lui è uno dei miei più grandi capolavori.”

“Certamente, Vail” disse Holland, sorridendo ipocritamente “Tuttavia, è bene ricordare a Loro Signori, che la ricostruzione della memoria, effettuata da Vail, non fu perfetta. Abbiamo speso molto denaro per creare una così totale sostituzione della realtà, ma qualcuno ha interferito pesantemente. Non solo il ragazzo ricordò tutto, ma anche la Slayer recuperò un ricordo, che avrebbe dovuto rimanere sepolto per sempre. Quel ricordo, permise alla Slayer, di percepire la presenza di Angel. Lei continuò a cercarlo, perché continuò a credere che Angel fosse ancora vivo. Cercò anche il ragazzo, sebbene lei fosse l’unica, che sapesse della sua esistenza. Ma questo non è tutto. Mentre Vail ricostruiva la memoria del ragazzo, qualcuno alterò i nuovi ricordi, permettendogli così, di continuare ad avere un legame con il suo vero padre. Qualcuno che agisce per conto delle Forze dell’Essere. I nostri più acerrimi nemici. Non dimentichiamo, che Angel è il loro campione, dopotutto. Noi avevamo sottovalutato quest’aspetto.

Angel, Buffy e Connor non erano gli unici ad ascoltare quei discorsi terribili.

Altrove, nelle Alte sfere..

qualcuno spiava dall’alto, e come loro tre, anche loro erano spaventati. Cordelia e Doyle erano preoccupatissimi e il tempo non giocava a loro favore. Dovevano agire subito.

“Ohi, Ohi. Mi sa che ci hanno scoperti” disse Cordelia. Doyle annuì “Già! Beh, sapevamo che presto o tardi, sarebbe accaduto. Dobbiamo accelerare i tempi, però. Connor è stremato, quel ragazzo mi preoccupa” Cordelia era in preda all’ansia “Connor non è il solo ad essere stremato. Riesci a sentire Angel e Buffy? anche loro stanno per crollare, e noi potremo non riuscire a..”

Abbracciò Doyle e lui la rassicurò “Non dirlo neanche per scherzo, Principessa. Noi riusciremo a riportarli a casa. Insomma.. sono anni che ci lavoriamo. Non ci arrenderemo proprio adesso. Connor però è il più provato di tutti. Ora, ciò che mi preoccupa è..” Cordelia lo interruppe..

“..Non solo hanno capito, che il nostro intervento, ha modificato i piani dei Soci Anziani, ma anche le nostre energie si stanno esaurendo. Per comunicare con Connor, tu usi una forza enorme e sono anni che lo fai. Dovrò parlarci io con quel ragazzo.. non abbiamo più tempo”

Doyle annuì. “Connor deve fare ancora un cosa importantissima. Solo un ultima cosa, e poi sarà tutto finito. Ma se crollasse adesso, tutto sarebbe perduto. Sei proprio sicura, che sia una cosa saggia parlare con lui? Sai, per via di quel.. insomma hai capito, no? Lui non si fida di te”

Intanto, Angel, Buffy e Connor, continuavano ad ascoltare

“Non fu certo colpa mia. Se il ragazzo recuperò i ricordi, non fui io il responsabile” disse Vail. E continuò “Fu Wesley Wyndam Pryce, che ruppe la finestra Orlon, liberando poi tutti i ricordi. Li liberò proprio tutti, compresi quelli che il ragazzo custodiva nel profondo, ricordando così i giorni, in cui non era che un neonato. Ricordò tutte le sensazioni piacevoli che lo legavano ad Angel e questo rinforzò molto il loro rapporto. Fu un vero spreco di energie. Ci avevo messo tutto me stesso, per trasformare Connor in qualcun altro..”

Holland lo interruppe “Certo, ma fosti proprio tu a fare in modo, che le strade di Angel e suo figlio, si incocciassero di nuovo e lo facesti solo per motivi personali.” Vail si spazientì e agitò le mani minacciosamente. “Da secoli, avevo una spada puntata sul collo. Non volevo certo morire per mano di Sahjhan. Il figlio del vampiro, era l’unico che potesse ucciderlo, come profetizzato. Connor poteva garantirmi una lunga e prospera vita, liberandomi dalla minaccia di Sahjhan”

Con questa confessione pubblica, Holland aveva ottenuto ciò che voleva. Potere su Vail. Screditandolo davanti a Sebassis, riuscì così ad isolarlo. Sorrise in modo falsamente bonario. Rivolgendosi poi ancora a Lindsey, disse “Riprendi pure da dove hai interrotto”

“Come dicevo.. dalle informazioni in nostro possesso, sapevamo che non vi erano contatti fra Angel e suo figlio, ma ancora una volta, si prese gioco di noi. Incontrava segretamente Connor, anche se solo periodicamente. Questo gli dava forza, allontanandolo dall’oscurità. Per quanto riguarda la Slayer..” Holland lo interruppe, “Con lei aveva un contatto epistolare. Si, questa parte la conosciamo, Grazie Lindsey” Lilah sogghignò “Epistolare? Tipico dei segaioli, come lui”

“Vista la situazione..” continuò Holland “..e visto che la più desolante infelicità, non era servita a niente, abbiamo giocato la solita vecchia carta. La stessa che giocammo con Darla. Pare che per Angel, entrare in intimità fisica con una donna, sia letale. Ma con Darla non funzionò. Se l’infelicità non funzionava, dovevamo provare con la perfetta felicità. Pare che l’unica, in grado di rendere felice Angel, sia la slayer. Buffy Summers. Così, inviammo tre demoni Selmunth, che non avevano il compito di ucciderlo. Dovevano solo avvelenarlo, per far vivere Angel, in un immaginario mondo onirico, in cui avrebbe creduto, di avere accanto a sé la slayer. Avrebbe così, sognato, di rivivere l’attimo di pura gioia, e noi.. avremmo avuto finalmente Angelus. Ma anche stavolta, il vampiro fu aiutato da qualcuno. Gli stessi agenti delle Forze dell’Essere, che aiutarono Connor e proprio attraverso lui, Buffy Summers, incontrò realmente Angel e lo salvò”

Una risata cristallina, risuonò nelle Alte Sfere. Cordy e Doyle, erano soddisfatti del loro lavoro.

“Certo, brutto pezzo di idiota.. pensavi che avremmo lasciato morire Angel? Connor ha salvato suo padre, e poi.. grazie a noi due, ha rintracciato Buffy. Devo ammettere, che scoprire che nel veleno dei Non Morti, fosse presente anche sangue Selmunth, fu una vera fortuna.. e l’unica medicina, era il sangue di Buffy. Quindi aiutai il mio ragazzo a rintracciare Buffy. Creare quel bar dal nulla e occultare la cassetta della posta, mi portò via molte energie, ma ne valse la pena.. accidenti il mio ragazzo è stato grande.. è in gamba il piccolo”

Cordelia sorrise “Lo ami molto, vero? Si, è davvero in gamba.. è proprio figlio di suo padre..”

“..e di sua madre” aggiunse Doyle con fierezza. “Si. Ho un debole per lui, lo sai bene. Noi due non abbiamo figli.. e per tutto questo tempo.. beh, ci siamo presi cura di lui, come fosse nostro figlio, aspettando il ritorno di Angel.. ehi? gli ho anche insegnato il gaelico.. accidenti, hai visto come ha imparato in fretta? L’ho fatto perché.. perché penso che anche Angel.. insomma, lui avrebbe fatto lo stesso. Poi, abbiamo reso felice anche Buffy.. è sempre così triste..”

Gli occhi di Cordelia si riempirono di lacrime “Lo siamo tutti, Doyle. Tutti siamo tristi per ciò che è accaduto. Io.. io non ce la faccio più a vederlo ridotto così. Tutte le volte che Buffy non può esserci, e mi chiede di sostituirla.. Io.. cristo, a volte non riesco neppure a guardarlo. Mi chiedo, come faccia Buffy ad andare avanti così. Ormai sono sei anni ..da quando Angel.. Sei lunghissimi anni, in cui lui non.. dobbiamo fare in fretta Doyle.. dobbiamo accelerare i tempi.. ”

“Lo sai perché Buffy chiede a te di prenderti cura di Angel, durante le sue assenze? Potrebbe chiederlo a Fred, o a Willow o ad uno qualsiasi di noi, lei invece lo chiede a te. Perché si fida, Cordy. Ecco perché, sa che con te, Angel è in buone mani e poi diciamocelo.. anche Angel sembra.. sembra che sia più accomodante con te.. è più collaborativo.. con me lo è meno..”

“Oh avanti Doyle, adesso finiscila con la solita gelosia..” Doyle rise “No, non è gelosia.. è la verità.. tu sei molto determinata. Quando è un NO, tu riesci a trasformarlo in SI.. e Angel dice spesso NO.. almeno, con me lo fa spesso, per non parlare poi di Wesley e di quella dottoressa”

Cordelia mise le mani ai fianchi “Certo, siete tutti così gentili e delicati con lui. Ma Angel ha bisogno degli scossoni.. con lui funzionano alla grande. L’unica che riesce a scuoterlo, oltre me ovviamente, è Buffy. Lei è molto testarda. Se decide che agire in certo modo, è la cosa giusta da fare, va avanti per la sua strada. Ha raggiunto risultati importanti con Angel.. almeno riesce a mangiare.. ti pare poco? ..e se posso, io le do una mano. Se Angel deve mangiare, allora LUI deve mangiare. Se mi fermassi ai suoi NO, sarebbe un disastro..”

“Lo so. È solo.. che non riesco ad insistere. Anche io, come te, odio vederlo ridotto così, quindi do una mano a Buffy, ma a modo mio. Con Connor me la cavo piuttosto bene ..poi questa cosa che mi chiama nonno, mi piace moltissimo.. da quel giorno della recita, noi due siamo i Nonni”

“Non lo trovo affatto divertente. Devi fargli capire, che deve finirla di chiamarmi nonna, almeno NON davanti ai clienti. È imbarazzante..” Sorrise, ma poi, osservando la scena davanti a sé, cambiò espressione “..e ora si può sapere cosa hanno in mente, questi bastardi? Cosa vogliono fare ad Angel, che già non abbiamo fatto, negli ultimi.. dieci anni? Sto perdendo il conto dei vari tempi. Per Angel sono trascorsi dieci anni.. e in qualche modo, è stato così anche per noi.”

“Cosa vogliono fare? Questa è La W&H. Niente di buono può venire da loro. Cordy? Guarda laggiù, in fondo alla sala. Ma che Bastardi. Dobbiamo far cessare tutto questo. Non c’è un solo attimo da perdere. Agiremo già da stanotte ..e dobbiamo anche trovare un modo, per far uscire Buffy, Angel e Connor da qui.. prima che.. se li beccano adesso, sarebbero guai grossi..”

Ron Weasley” urlò Cordelia annuendo e Doyle rise fino alle lacrime. “E vada per Ron Weasley” Poi, rise ancora sentendo Cordy “Oh beh, Connor non la prenderà affatto bene questa cosa..”

Intanto Buffy, Angel e Connor, mantenendosi a debita distanza, osservavano e ascoltavano tutto, con la morte nel cuore. La W&H aveva giocato con le loro vite, in modo orribile e sebbene lo sapessero già, sentirlo dire dalla loro viva voce, faceva molto male.

“Quindi i vostri piani, sono falliti” disse Sebassis, sfidando Holland. Ma lui non si scompose. “Prego Arciduca, da questa parte. Anche lei Vail, accomodatevi pure. Lilah, Lindsey e Marcus, sono impazienti di mostravi il loro lavoro. Ci stanno lavorando da un po’ ..dalla loro morte, se non ricordo male. Giusto Lilah?” Lei annuì “Si. Ci sto lavorando da molto tempo, e da prima di Lindsey e Marcus” Lindsey sbottò. “Ovviamente, è così Lilah. Visto che sei morta prima di noi. Uccisa da.. fammi ricordare bene.. da un ex Forza dell’Essere, che tu credevi fosse Cordelia..”

Connor scosse la testa. Era al limite della sopportazione. Non vedeva l’ora di uscire da lì. Sentì una presa sul suo braccio. Rassicurante e forte, come sempre. Guardò suo padre negli occhi, e vide tutta la sua angoscia. Quando si voltò a guardare Buffy, seppe che anche lei, non stava meglio di loro. Ma l’angoscia non era finita. Angel sentì una gomitata di Buffy, che lo costrinse a voltarsi, per guardare verso il punto, in cui si erano diretti Holland e gli altri.

Fu Holland, ancora una volta, a riprendere la parola. “Abbiamo fatto credere ad Angel e alla slayer, che le attività paranormali fossero diminuite. Abbiamo così regalato ad entrambi, la piacevole sensazione di aver vinto le loro battaglie, sperando così, che si godessero la loro felice riunione, in santa pace. Ma a quanto pare, in qualche modo, Angel riesce a controllare il demone che è in lui.. o forse la slayer, non è più capace di renderlo felice come un tempo. ”

“Si certo, come no..” disse Cordelia dall’alto “Può anche gelare l’inferno, ma sta sicuro che quei due.. insomma, quei due sono davvero.. Ahhh, ma li hai mai visti quando sono insieme?” Doyle la guardò con stupore “Non posso crederci. Non dirmi che.. hai spiato Buffy e Angel durante.. mentre loro sono in.. in intimità. Cordy, questo non me lo sarei mai aspettato da te. No anzi, a pensarci bene, sarebbe proprio da te” Cordelia si mise subito sulle difensive. “Non sono stata li a spiare per tutto il tempo.. ovvio che no..” Poi sorrise “Insomma, sono o no, una specie di fata madrina? Devo o no vegliare su loro? Volevo dire che, quei due sono davvero anime gemelle..” Doyle rise ancora. Amava Cordelia e amava tutte le sue stranezze. “Veramente.. noi due, dobbiamo vegliare su Connor. Sei la fata madrina di Connor.. non dei suoi genitori..”

Intanto.. Azionando una leva, Holland fece aprire una gigantesca porta metallica, su cui vi erano incisi dei simboli magici, che Angel riconobbe subito.

I Pockla. Demoni guaritori. Pensò Angel. I Pockla hanno dato la loro benedizione. Questo posto, è un loro tempio. Ecco perché pensavo di esserci già stato. L’ultima volta che vidi questi simboli, ero proprio con il caro Lindsey, quando la W&H gli donò la nuova mano, e lui credette che fosse una mano assassina. Peccato Lindsey, non hai imparato proprio niente, e temo che dovrò ucciderti un'altra volta. I Pockla sanno come rigenerare la carne, se loro sono coinvolti in tutto questo, non prevedo nulla di buono.

Non poteva comunicare con Buffy, non con la voce, ed era frustrante. La guardò intensamente. Fece lo stesso anche con Connor. Ed entrambi compresero, che stava per accadere qualcosa di importante. Prestarono la massima attenzione, pronti ad intervenire, se fosse stato necessario.

Quando la porta si spalancò completamente, poterono vedere l’orrore, che si celava all’interno della nuova stanza. Al centro, di quella che sembrava una sala operatoria, vi era una sorta di gigantesca vasca rettangolare, da cui traboccava un liquido azzurrognolo, che ribolliva di continuo e creava una specie di vapore ovattato. Sembra il vapore acqueo creato dalle nuvole. Pensò Connor. Il liquido bluastro fuorusciva dai bordi della vasca, perché qualcosa creava un movimento ondulatorio dall’interno. Pareva fosse qualcosa dotata di vita propria, e pareva che tentasse di uscire dalla vasca. Quando capirono cosa fosse a creare il movimento, Buffy, Angel e Connor, avrebbero voluto scappare il più lontano possibile.

Dentro la vasca, appena sotto la superficie, galleggiavano dei corpi umani.

Rianimano i cadaveri. Proprio come pensavo, disse Angel a sé stesso. La conferma arrivò da Lindsey e Lilah. “Se Angel e la Slayer, hanno pensato che l’attività demoniaca fosse calata, dovranno certamente ricredersi. Daremo loro tanto filo da torcere, che non avranno il tempo di annoiarsi. Signore e Signori, stiamo riportando in vita, i loro peggiori incubi.” Disse Lindsey e Lilah continuò “Ma non hanno certo la consistenza degli incubi provocati dal Selmunth. Questi sono molto più reali. Sono corporei e agiscono, rispondendo solo a noi e alle nostre esigenze.”

“Affascinante” disse Sebassis. “Cloni. Sono solo dei semplici cloni. Ogni mattina, io defeco magia migliore di questa” disse Cyvus Vail, ma Holland spiegò che non era così. “Non sono cloni. Sono le stesse persone che furono, quando erano ancora in vita. Ma abbiamo ri condizionato il loro comportamento e sono programmati per obbedire solo ai nostri comandi. Sono potenti macchine da guerra, e per ben più di un motivo. Loro sono gli antichi nemici di Angel e Buffy Summers. I loro peggiori incubi.”

Lilah fece un cenno ad un gruppo di adepti li accanto, che obbedendo subito, aiutarono i corpi ormai animati, ad uscire dalla vasca. Sfilarono davanti a loro uno ad uno. Sebbene inizialmente paressero frastornati, ci vollero solo pochi istanti, perché mostrassero tutta la loro pericolosità. Ciò che mostrarono, fu soprattutto l’odio e il rancore verso Angel e Buffy. Indossarono delle vesti e il primo di loro parlò “Sono pronto. Ucciderò la slayer per la seconda volta. Il mondo sarà di nuovo mio” Era Il Maestro. Il primo nemico, che Buffy riuscì a sconfiggere. Dietro a lui, vi erano Il Giudice, Il Sindaco, la professoressa Walsh, Adam, Glory, Warren, Dark Willow e Caleb. Tutti giurano vendetta contro Buffy e giurano fedeltà alla Wolf Ram and Hart.

Fu il turno dei nemici di Angel. Oltre a quelli già presenti, cioè i membri della W&H, sfilarono davanti a loro, altri oscuri personaggi, che non avrebbero certo voluto rivedere. Daniel Holtz capeggiava la fila, dietro a lui vi erano Justine, La Bestia, Jasmine e un infinità di altri demoni. L’esercito demoniaco che Angel aveva sterminato, era risorto e parevano dei cani rabbiosi. Anche loro giurano vendetta contro Angel e giurano fedeltà alla Wolf Ram and Hart.

Alla vista di Holtz, Connor indietreggiò terrorizzato, ma il terrore divenne follia, quando sentì le sue parole. “Desidero molto rivedere quel ragazzo. Connor. Tu mi hai tradito, sei stato un inetto. Per tutta la vita, ti ho preparato perché potessi uccidere Angelus, ma hai fallito. Hai dimenticato i miei insegnamenti. Ora sono tornato per ricordarteli, ingrato figlio. Non potevo aspettarmi nulla di buono da te, il figlio bastardo di due demoni. Ma conosco le tue debolezze. Le userò per plasmarti di nuovo, e di nuovo ucciderai la bestia, che tu chiami padre.”

Connor sentì che gli mancava l’aria. Non riusciva a respirare. Voleva scappare lontano da lì e correre, correre finché non fosse crollato a terra sfinito. Ma Connor non era più solo, e a dire il vero, lui non lo era mai stato. Si ritrovò circondato da braccia che lo stringevano forte. Erano i suoi genitori che lo salvavano ancora. Angel e Buffy si guardarono per un attimo. Nei loro sguardi, lo stesso pensiero. Dobbiamo portarlo subito fuori da qui. Come facciamo ad uscire?

Buffy notò una piccola porta laterale, che si aprì proprio alle spalle di Angel. La indicò e sia Connor che Angel si voltarono a guardare. Videro una figura in penombra, anche lui indossava la veste e la maschera e faceva cenno di seguirlo. “Presto per di qua.” Con riluttanza, Angel e Buffy gli andarono incontro. Connor pensò che quella voce fosse familiare. Si affidò al suo istinto e seguì Buffy e Angel. Ma qualcuno alle loro spalle urlò, intimando loro di fermarsi

“Andate già via? Ve la sviniate così, senza neanche un salutino? No, vi prego. Restate.”

Erano Lilah e Lindsey. Fecero cenno ad alcuni demoni “Prendeteli e immobilizzateli”, ma l’istante dopo, una polvere rossastra inondò i corpi di Angel, Buffy e Connor. Poi videro un accecante luce bianca e sentirono ancora la voce di prima “Dimenticate”. Lilah, Lindsey e gli altri demoni, si guardarono intorno confusi “Cosa è successo? Perché stiamo guardando quella porta, come se lì ci fosse qualcuno?”

La voce incalzò ancora “Fatte presto, seguitemi. Almeno per ora, siamo invisibili.. ma la magia non durerà a lungo. Loro non possono vederci, e non ricordano neanche di avervi visto qua”

“Tommy?” disse Connor “ma cosa diavolo ci fai qua? ..e cosa vuol dire che siamo invisibili?”

“Non adesso Connor. Dobbiamo uscire da qui. Prima di subito, sarebbe decisamente meglio.” Fecero come chiesto. Si inoltrarono in uno stretto cunicolo, ma Connor rimase indietro. Doveva uccidere Holtz, o quella cosa che sembrava Holtz. Doveva farlo subito. Angel lo afferrò per un braccio, spingendolo con forza, costringendolo così a camminare davanti a lui. Invitandolo alla prudenza, tentò di rassicurarlo. “NO Connor, non è una buona idea. Non ora”

“Attività paranormali diminuite, eh?” disse Buffy mentre correva “Certo, erano tutti rintanati qui. Ma cosa era quella? La fiera degli orrori? Ciao Tommy.. tu sei una continua sorpresa, lo sai?”

Si fermarono un attimo a riprendere fiato, poi in lontananza, proprio in fondo al cunicolo, videro i fari di un auto che lampeggiava. Pareva un segnale. “Siiii” urlò Tommy e seguì spedito verso l’uscita. Non gli sfuggì il silenzio di Connor. Era turbato, e forse era anche arrabbiato con lui. Quando furono all’aperto e sicuri di essere in salvo, Tommy guardò Angel e sollevò le mani “Giuro che mio padre sa che sono qui.. quello è il suo furgone. Ci sta aspettando.”

“Buffy”

La voce di Oz, li fece voltare. Lo raggiunsero, salendo subito sul furgone e si allontanarono da lì, ad una velocità impressionante. Seduto davanti, Tommy sentiva il silenzio assordante di Connor. Buffy però voleva sapere “Come avete fatto a trovarci? e soprattutto come..” Fu Oz a rispondere “Tommy studia magia. Iniziò da piccolissimo. Credo che per lui, la magia sia innata”

Calò di nuovo il silenzio, ma Buffy, con il pensiero era decisamente altrove. Willow. Pensava, ancora una volta, alla sua amica ed ora era certa che non fosse una coincidenza. I suoi capelli, quel suo sorriso furbetto, il fatto che a scuola sia un genio, e ora la magia.. ma certo.. perché non l’ho capito prima.. Tommy somiglia moltissimo a Willow.. pensò ancora Buffy.

“State tutti bene?” chiese Oz “Tommy mi ha detto cosa stava accadendo, poi ha sentito che doveva essere qui, che eravate nei guai.. e così, siamo corsi in vostro aiuto. Wow ragazzi, proprio come ai vecchi tempi.” Angel e Buffy risposero, ma con molto meno entusiasmo “Già. Proprio come ai vecchi tempi, che tradotto significa.. guai in arrivo e belli grossi..”

Certo che ha sentito che doveva essere lì. Disse Cordelia. Siamo stati bravissimi. Rispose Doyle

Oz fermò il furgone accanto all’auto di Angel, parcheggiata lontano da dove l’aveva lasciata lui. “Ho pensato di spostarla, davanti a quel locale era un po’ troppo in vista” disse Oz. Mentre si salutavano, Tommy si avvicinò a Connor. Lui stava appoggiato sul cofano dell’auto, con le braccia incrociate e non riusciva a guardare il suo amico, ma gli parlò. Gli parlò con rabbia.

“C’è altro che dovrei sapere sul tuo conto? Hai qualche altro trucchetto nel tuo cilindro magico? Magari potresti tirare fuori un coniglio.. o una colomba.. oppure potresti dirmi cosa è successo”

Tommy si avvicinò d più e poggiandosi sul cofano, si mise proprio di fianco a lui. Come Connor, anche lui incrociò le braccia al petto e imitando la sua voce, rispose con sarcasmo. “Grazie Tommy, ti ringrazio di avermi salvato il cul.. il fondo schiena, da quei demoni che mi avrebbero ammazzato. Grazie di cuore amico.. se non fossi arrivato tu, non so come avrei fatto.. Connor? Accidenti, sono davvero commosso per la tua gratitudine.. a volte sei davvero stronzo, lo sai? Okkk, avrei dovuto dirtelo prima, ma tu non hai mai fatto mistero, della tua avversione alla magia.. e con te è sempre difficile parlare di certe cose. Il fatto che uso la magia da.. beh da sempre, per te cambia qualcosa? Si, ho questo grande amore, la magia fa parte della mia vita. Da piccolo frequentavo anche una scuola, nella dimensione dove sono cresciuto.. una scuola di.. insomma tipo scuola di superpoteri.. ma molte cose che ho imparato li, qua non funzionano ..e comunque non sono un mago illusionista. Niente cilindri o conigli ..o cazzate varie. Chiaro?”  

Connor rise. “Ma allora si può sapere che cosa accidenti sei? una specie di.. di Harry Potter?”

La risata di Buffy li costrinse a voltarsi “Io direi più Ron Weasley. Il colore dei capelli è identico. Harry Potter somiglia più a te Connor, certo.. se tu avessi gli occhiali” Tommy rise “Oh no.. non anche tu Buffy. È tutta la vita, che mi chiamano Ron Weasley.. ecco perché non volevo dirla questa cosa della magia.. mi sa che mi tingerò i capelli.. papà lo fa spesso..

Connor abbozzò un sorriso e notò lo sguardo di Buffy. All’inizio non capì, ma lei fece un piccolo movimento con la testa, indicando in direzione di Tommy e Connor annuì. “Grazie per.. avermi salvato il cul.. ma si può sapere come accidenti hai fatto? eravamo davvero invisibili?”

Tommy annuì e per ora poteva bastare così. Connor gli avrebbe rotto le scatole per settimane,  e avrebbe fatto mille domande, sul suo amore per la magia, di questo ne era certissimo. Ma ora, il suo ‘grazie’, era più che sufficiente. “Non sapevo cosa fare Connor. Ho sentito che eri in pericolo, sai.. quelle sensazioni improvvise che non puoi ignorare? Ecco, sentivo che eri nei guai e ne ho parlato con papà.. siamo corsi subito qui. Anche lui sentiva odore di guai grossi.”

Non immagini quanto, amico mio. Guai grossi ..e io ho paura, come mai prima d’ora.

Pensò Connor. Era in preda ad un ansia crescente. Non era solo paura, era anche qualcos’altro. Aveva paura di Holtz e del suo giudizio. Aveva detto che era un fallito, un buono a nulla e soprattutto, aveva detto che l’aveva tradito. Adesso avrebbe voluto i nonni accanto a lui.

Devi fidarti di me, tesoro. Se lo farai, prometto che ti perdonerò, per tutte le volte che mi hai chiamato nonna. Mi senti, piccolo? Sono io, sono Cordelia. Vedrai, tesoro.. andrà tutto bene.

Connor sorrise. Nonostante la terribile situazione. Nonostante rischiasse di perdersi di nuovo, nei meandri del suo terribile passato. Nonostante tutto. Connor sorrise. Grazie Cordelia.

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Capitolo 21
*** Parte 20 ***


 

 

Parte 20

 

Angel scese lentamente le scale dell’Hyperion. Come raggiunse il suo ufficio, si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona. Ascoltò distrattamente la telefonata di Buffy. Era esausto.

“Ora va un po’ meglio. Ma abbiamo passato dei brutti momenti. Connor è ancora molto scosso, e a dire il vero, lo siamo anche noi. Massima allerta. Voglio delle squadre di cacciatrici fra le più esperte. Lasci a Faith il comando dell’operazione. È molto brava in questo, e conosce bene tutte le slayer. Artiglieria pesante, Giles e intendo dire anche sul versante magico. Si, con Willow abbiamo già preso accordi, sa già ciò che deve fare. Si, va bene.. grazie. Ci sentiamo non appena ho delle novità”

Buffy non riusciva a distogliere il pensiero da Willow. Aveva chiamato Londra, più che altro per parlare con lei, e così informò anche a Giles dell’accaduto. Lui poi, aveva confermato che la congrega di streghe, aveva rilevato una consistente attività demoniaca concentrata a L.A. Ma Buffy, in qualche modo, non era eccessivamente preoccupata per la W&H. Era molto più preoccupata per ciò che stava accadendo alle loro vite. Pensava a Willow e a Tommy. Pensava a Connor, al suo sguardo ferito e spaventato. Daniel Holtz poteva vomitare tutto il veleno che voleva, ma lei non gli avrebbe permesso di toccare Connor.

Guardò Angel, e si rese conto solo in quel momento, di quanto fosse a terra. “Connor?” chiese.

Lui chiuse gli occhi, era evidente che fosse stanchissimo.

“Si è addormentato. Ma per almeno un ora, ha continuato a ripetere sempre le stesse cose. Non l’ho mai visto così spaventato. Non ha fatto altro che dire.. che questa vita non è reale.. che è una bugia..”

“Ha detto qualcosa su Holtz? Era sconvolto quando l’ha sentito parlare..”

Angel scosse la testa. “No, non l’ha fatto ..e invece avrebbe dovuto. Mi sarei aspettato questo da lui. So che Holtz lo spaventa, lo so bene. Invece, ha parlato solo di questo, come se fosse la sua priorità. Dice che siamo prigionieri in un mondo che non è il nostro.. e roba simile. Mi mette i brividi quando dice quelle cose. Non so più che cosa fare con lui. Non riesco a capire cosa intenda dire..”

“E se avesse ragione?” disse Buffy, passeggiando nervosamente su e giù.

Angel la guardò con sgomento. Lui non escludeva affatto che Connor avesse ragione. Ma aveva difficoltà a capire, cosa realmente volesse dire.

Buffy continuò. “Se quella fosse la nostra unica via d’uscita? Questa altra realtà di cui lui parla.. potrebbe essere la nostra salvezza. Ricordi ciò che ho detto, poche ore fa? ..quando stavano seduti sotto quell’albero? Entrambi, sentiamo la sensazione di rivivere sempre le stesse identiche cose, come se si ripetessero all’infinito. Tu, hai proprio detto che la senti continuamente..

Si fermò, per vedere la sua reazione, ma Angel si limitò a scuotere la testa “..e poi, c’è anche dell’altro” disse ancora Buffy.

“Cosa?”

“Tommy ad esempio”

“Per via della magia? Non c’è nulla di anomalo lì.. ok, Connor l’ha presa un po’ male, ma..”

“Non mi riferivo a quello”

Buffy continuò a camminare per la stanza. Era molto agitata e sebbene sapesse, che adesso c’erano cose più importanti da risolvere, il pensiero di Willow continuava a prevalere su tutto il resto.

“Lui non è figlio di Nina..”

Vedendo lo sguardo di Angel, si fermò ancora.

“Lo so che questo ti suonerà folle.. ma non interrompermi, per favore. Ti chiedo solo di ascoltarmi, anche io sto cercando di capire.. parlare mi aiuta a mettere a fuoco le cose..”

Angel annuì. L’ascoltò con attenzione. Che fra Tommy e Nina, non vi fosse alcuna somiglianza, l’aveva notato anche lui da tempo. Ma pensò anche, che non sempre i figli assomigliavano ai loro genitori.

“Quando Connor vide Nina..” continuò Buffy “quando la vide la prima volta, nel parcheggio del campus, lui si allarmò molto ..e devo dire, che anch’io trovai che Nina fosse fuori posto.”

Angel si alzò e poggiando una mano sulla sua spalla, la costrinse a fermarsi. “Buffy, d’accordo.. Nina non ti piace, lo so. L’ho capito questo. Ma lei è a posto.. è una brava persona..”

Lei scosse la testa “No, No, Angel. Non sto dicendo che c’è qualcosa di sbagliato in lei. Quello che voglio dire, è che lei non doveva essere lì. Anche Connor ha sentito questo. Ora, stasera.. vedendo Tommy, ho avuto la certezza che fra lui e Willow, vi sia un qualche legame. Non so esattamente di che tipo.. ma Tommy assomiglia molto di più a lei che non a Nina.”

“Buffy..” Angel sospirò pesantemente “Per favore ..e poi mi dici cosa vuoi dire con, Se quella fosse la nostra unica via d’uscita? Quale via d’uscita? Non capisco e non capisco cosa Tommy..”

“Angel. Ascoltami, per favore. L’hai guardato bene? Il sorriso, il modo in cui ha usato la magia, il colore dei suoi capelli, il fatto che a scuola sia una specie di piccolo genio. Anche quella sua incosciente immaturità. Sono tutte cose che mi fanno pensare a Willow. Lo so che è assurdo, ma quei due hanno molto in comune.”

Buffy continuava ad agitarsi avanti e indietro, senza sapere che qualcuno ascoltava.

Connor si era svegliato in preda agli incubi. Voleva raggiungerli, ma quando sentì le parole di Buffy, si fermò in cima alle scale. Stava lì, seduto sul primo gradino, incapace di andare oltre. Stringendo le braccia intorno alle gambe, poggiò la testa sulle ginocchia. Era davvero stanco di tutto questo. Era stanco, che ancora una volta, Holtz lo tormentasse anche mentre dormiva. Per scacciare la paura, si concentrò sulle parole di Buffy. Per lui avevano senso. Tommy assomigliava davvero molto a Willow. Ricordò ciò che aveva percepito, quando aveva visto Nina nel parcheggio. Ricordò la domanda di Tommy e ricordò di non aver potuto rispondere. Non con la voce, almeno. Ma ricordò i suoi stessi pensieri.

Lei non è tua madre, amico mio. Questa vita, è una bugia non solo per me. Nessuno di noi vive come dovrebbe realmente vivere. Siamo tutti prigionieri e alcuni di noi, recitano ruoli che non gli appartengono. Mi dispiace Tommy. Non so neppure, se nelle nostre vite reali, noi due siamo davvero amici. Poi però, ricordò anche le parole di Buffy. Questo era un sollievo per lui. Era sempre più convinto, che lei sentisse le stesse cose che sentiva lui. Se è il tuo migliore amico, lo sarà sempre. Ovunque vi porterà la vita, lui non smetterà di essere tuo amico..

Angel, intanto.. davvero non sapeva cosa pensare. “Stai dicendo che Tommy è.. No Buffy. Di cose strane, per oggi, ne abbiamo viste fin troppe. È assurdo..”

Lei incalzò “Sto dicendo che Tommy è..? È cosa? perché ti sei fermato.. avanti dillo a voce alta.. lo so che è assurdo, ma..”

“Stai dicendo che Tommy è il figlio di Willow? L’ultima volta che ho controllato, Willow non era la madre di nessuno e non vedo neppure come potrebbe.. visto che è..”

Senza rendersene conto, Angel riuscì a farla sorridere “La smetti di non finire le frasi? Lei è lesbica? Volevi dire questo?”

Connor sollevò la testa, improvvisamente molto più interessato a ciò che dicevano. Accidenti, questo lui non lo sapeva. Willow era lesbica? E da quando?

Beh, non era poi così importante. Invece ora, era importante osservare le espressioni di Angel e Buffy. Erano uno spasso.

Suo padre aveva incrociato le braccia “Buffy, per favore” Sua madre invece ..beh anche lei aveva incrociato le braccia “Angel, per favore”

Oddio, pensò Connor, significa questo essere anime gemelle? Fare gli stessi gesti e dire le stesse parole?

Rise. Ma subito dopo, si rese conto di non essere più protetto dall’invisibilità. Pensò, che forse Tommy, avrebbe potuto insegnarli qualche trucchetto, un giorno di questi. Ormai avevano notato la sua presenza e sicuramente l’avrebbero sommerso di domande. Tanto valeva scendere e unirsi a loro. Ma lo raggiunsero sulle scale, costringendolo a risalire e a tornare nella sua camera.

“Connor?” chiese Buffy, preoccupata. “Ti abbiamo svegliato?”

Lui scosse la testa con forza, e si sedette sulla sedia accanto alla scrivania. Angel e Buffy, invece si sedettero sul letto, proprio di fronte a lui. Erano tesi e volle tranquillizzarli.

“Non è colpa vostra. Il mio udito è.. molto buono. Sai bene che posso sentire come i vamp.. come papà.. comunque, tu non volevi chiedermi questo, giusto? Ho sentito cosa dicevi su Tommy e per quanto possa sembrare assurdo.. penso che tu abbia ragione. Nina non è sua..”

“Connor” sbottò Angel. “Per favore.. Buffy faceva solo supposizioni” Poi guardò Buffy “Giusto? Solo delle assurde e poco oggettive supposizioni” Buffy non era affatto d’accordo. Lei parlava sul serio. Pensò di mostrare tutto il suo disappunto, quando sentì una presa veloce di Angel sul suo polso, che la convinse, che fosse meglio non continuare, con le assurde supposizioni.

Però non riuscì a tacere. “Beh.. certo che quella testa di capelli ricci, rosso stregoso.. è strana. Almeno questo, devi ammetterlo, Angel..”

Angel la guardò, supplicandola con gli occhi di non continuare. Lui non voleva dare corda alle fantasie di Connor. O quelle che lui pensava fossero fantasie. Prima che si addormentasse, mentre lo ascoltava, Angel era arrivato alla conclusione, che Connor tentasse di rifugiarsi in un mondo irreale. E questo, un po’ lo spaventava.

Accidenti. Pensò Connor. Mia madre ha un talento tutto suo, nel creare nuovi sillogismi. Rosso stregoso è.. è una figata.. peccato che non posso dirlo a Tommy.

“Connor?” lo chiamò Buffy, “Stai bene?”

Ma lei conosceva già la risposta. Connor aveva l’aria stanca e gli occhi erano cerchiati di blu. Era teso, anche se cercava di mascherarlo con il sorriso, ed era evidente che avesse pianto.

Non voleva mentire a Buffy. Non rispose, o per meglio dire, rispose con un'altra domanda “Prima hai parlato di via d’uscita.. cosa volevi dire esattamente? La nostra unica via d’uscita è..  finirla con questa farsa, una volta per tutte. Le nostre vite sono state manipolate. La vita che crediamo di vivere, è una bugia.. nulla di tutto questo è reale. La stranezza di Nina, è solo un minuscolo tassello di un puzzle, che appartiene a qualcosa di più grande. Noi esistiamo qui, solo perché.. perché qualcuno continua ad alimentare questa realtà, per mantenersi in vita..”

Angel abbassò la testa, quasi in segno di sconfitta. Era evidente che Connor fosse tormentato da qualcosa, e ancora una volta, era disposto ad ascoltarlo.

“Chi? Chi vuole tenerci qui? Stai parlando di magia? Parli di qualche potente stregone? Di un qualche oscuro e malvagio mago? Per favore Connor, aiutami a capire..”

Connor abbassò lo sguardo. In quel momento, era difficile guardare suo padre. Era difficile dovergli mentire ancora.

“No, papà. Lui non è né malvagio, né potente.. è molto debole invece. Non è un mago. È solo un uomo che si è perso, e non riesce a trovare la strada per tornare a casa. Lui.. usa questo stratagemma, per non.. morire. Credo che usi le nostre esistente, come una sorta di bussola. È spaventato, ed è molto solo. Lui è prigioniero come noi, ma non sa di esserlo.. è come se fosse prigioniero di sé stesso..”

Angel sentì una fitta al cuore. Una dolorosa e intensa fitta al cuore. Le parole di Connor erano così tristi e lo avevano toccato nel profondo. Provò pena per quell’uomo, chiunque egli fosse. Non chiese altro. In qualche modo, si rese conto, di non voler conoscere la sua identità. Provò anche un vago senso di angoscia, misto a paura. Mentre Connor parlava, aveva quasi sentito la disperazione di quello sconosciuto.

“Tu puoi aiutarlo?” chiese, con voce appena udibile.

Connor annuì, notando che suo padre era turbato. Decise di essere più esplicito, anche se nonno Doyle, gli aveva detto di non spingersi troppo oltre. Ma dopo quanto avevano visto stasera, e dopo le parole di Buffy, doveva spingere le cose un po’ più in là, e doveva farlo in fretta. Il tempo scarseggiava. Era anche certo, che nonostante l’esercito slayer, loro tre non sarebbero sopravvissuti all’attacco della W&H. Lui comunque, non sarebbe sopravvissuto ad Holtz. Non voleva vederlo, non voleva trovarsi faccia a faccia con lui. Non di nuovo.

La loro unica e sola via d’uscita, come aveva detto Buffy, era proprio quella. Dovevano tornare al mondo a cui appartenevano. Lui era loro figlio e doveva essere forte. Doveva esserlo ad ogni costo, perché doveva riportarli a casa. Era questo il suo compito adesso, e forse lo era sempre stato. Forse, tutta la sua intera esistenza, era stata concepita proprio per questo.

“Credo di si, credo di poterlo aiutare, ma non so come ..e questo è.. è molto frustrante..”

Buffy, come Angel, ancora una volta, sentì che le parole di Connor avevano senso. Le sentiva vere. Ricordò che in passato, aveva vissuto qualcosa di analogo. Un esperienza, simile a quella che viveva l’uomo di cui parlava Connor. Aveva creduto di vivere in due realtà separate, dove era stata, alternativamente, sia una slayer, che una ragazza affetta da schizofrenia. Ricordò con orrore, il manicomio in cui l’avevano rinchiusa i suoi genitori. Sebbene sapesse che erano state solo allucinazioni, lei aveva percepito i due mondi come reali. Per salvarsi, aveva pensato di uccidere le persone, che vivevano nella realtà chiamata Sunnydale. Per fortuna, l’arrivo di Tara salvò tutti quanti. Ricordò però, che lei era sotto l’effetto di un veleno allucinogeno, mentre per Connor, non era affatto così. Per Connor no, ma che dire dell’uomo che li teneva prigionieri?  E che, a sua volta, non sapeva di essere prigioniero? Si sentì raggelare. Doveva saperne di più.

“Cosa volevi dire con, Nina, è solo un tassello di un puzzle più grande? C’è dell’altro? ..tu come fai a sapere che stiamo vivendo.. come fossimo prigionieri di un sogno? Perché è esattamente questo che hai detto, non è vero? Non aver paura Connor, io credo che tu sia nel giusto, ho vissuto situazioni simili in passato. Inoltre, anche io penso di vivere continuamente.. sempre le stesse identiche esperienze e lo pensa anche tuo padre.” Guardò Angel, voleva essere certa che lui approvasse. Perché adesso, Buffy intendeva informare Connor, sul contenuto della loro recente chiacchierata.

Angel annuì con fare deciso. Lei si avvicinò di più a Connor e gli parlò con fermezza, sia per rassicurarlo, che per incoraggiarlo a dire tutto ciò che sapeva.

“Connor, noi siamo arrivati ad alcune conclusioni, ti prego di ascoltarmi. Ciò che abbiamo visto stasera, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.. ma il vaso era già colmo da tempo. Insomma, devo davvero affrontare di nuovo il Maestro? E Glory? ..e tutti quei.. cosi orrendi che abbiamo visto? In qualche modo, non sono preoccupata per loro, anche se so che dovrei. Noi non affronteremo quell’esercito demoniaco. La W&H sta bleffando, sembrava quasi che sapessero che eravamo lì. È come se.. avessero voluto che noi, vedessimo proprio ciò che ci hanno mostrato. Comprese le loro liti e le loro divergenze. No. Non ci sto.  Non me la bevo. E poi? Arriva Tommy.. ed è un esperto mago? che è la copia sputata della mia migliore amica? E guarda caso, è anche il tuo migliore amico? No, qualcosa qui non quadra..”

“Forse..” disse Connor “..il fragile castello di sabbia, su cui si basa questa realtà, si sta lentamente sgretolando.. forse, qualcosa sta iniziando a filtrare anche qui.. forse, i due mondi, in qualche modo, sono entrati in contatto.. forse..” Buffy sorrise “Troppi forse, Connor. Qualcosa di più concreto? Come sai che esiste questa altra realtà? Ne parli come se tu.. ne fossi certissimo..”

Connor abbassò ancora gli occhi. Ma, sebbene con voce bassissima, e con il cuore che batteva all’impazzata, rispose. “Perché l’ho vista”

Buffy si voltò a guardare Angel, ma lui evitò qualunque commento. Fissò Connor invece, e non appena incrociò lo sguardo di suo figlio, Angel distolse subito il suo, abbassando gli occhi. Vide però, che era scalzo. Alzandosi, aprì il cassetto, portando fuori delle calze bianche. Notò i cappellini da Hockey, poggiati sulla piano della cassettiera. Notò anche il collage di foto, che Connor aveva scattato la notte, della loro prima memorabile partita insieme. Forse Connor non era stato felice? Forse lui non era ancora un buon padre? Perché suo figlio, insisteva tanto sull’esistenza di un'altra vita? Perché aveva bisogno di creare un mondo irreale? ..e lui, c’era in quel mondo da sogno? Era li che si rifugiava suo figlio, quando lui lo deludeva? Quel pensiero era insopportabile.

Si voltò e gli lanciò le calze. Si sedette ancora sul letto. L’attimo dopo, Buffy era accanto a lui. Prese la mano di Angel, stringendola fra le sue. Non disse niente, ma sapeva che adesso, lui aveva bisogno di questo. Angel sospirò pesantemente, non poteva ignorare ciò che Connor aveva detto “Cosa hai visto?” chiese con voce stanca, ma pronto ad ascoltarlo, ancora una volta. Soprattutto pronto a sostenerlo, se avesse notato, che lui si fosse inoltrato troppo, in quel suo mondo immaginario. Angel aveva il terrore folle di perdere Connor, ancora una volta. Questo non l’avrebbe permesso. Non di nuovo.

Anche Buffy era preoccupata, ma non voleva che Connor si chiudesse di nuovo nei silenzi. Gli parlò ancora con fermezza, intuendo che Angel, era nel bel mezzo di una tempesta emotiva. Lo capiva bene, ne capiva le ragioni, ma il silenzio, non avrebbe aiutato Connor.

“È accaduto la sera, che eri qui da solo con Tommy, vero? Connor.. quella sera, noi abbiamo quasi dovuto sfondare la porta, per entrare in camera nostra. E quando ci siamo riusciti, tu eri seduto per terra, con quella fotografia in mano, e con gli occhi sbarrati per la paura. È stato allora che hai visto..?”

Ma Connor pareva non ascoltarla. Non era vero, ovviamente. Aveva sentito bene le parole di Buffy. Lui però, adesso aveva paura.

“Come hai fatto a sapere che.. che avevo freddo?”

Connor aveva afferrato al volo le calze, e le aveva indossate subito. Solo dopo, si era reso conto di averne davvero bisogno.

Angel sorrise. “So leggere il disagio. Sai? respirazione, battito cardiaco ..e un sacco di altre cose, compresa la paura. Di quella, posso addirittura sentirne l’odore.”

Connor annuì. Aveva capito ciò che Angel voleva dire, era stato fin troppo esplicito. Rispose a Buffy, sperando che lei capisse.

“Si Buffy, è successo quella sera.. avevo in mano una foto di me e papà, quando mi sono reso conto che..”

Raccontò l’accaduto, compreso l’esercizio che gli aveva insegnato nonno Doyle, ma non disse cosa aveva visto esattamente. Non sapeva se poteva farlo, ne sapeva come avrebbero reagito, e soprattutto non sapeva se gli avrebbero creduto. Sapeva che loro lo amavano, ma sentiva che tutto, era ancora basato su fragili equilibri e rivedere Holtz, non era certo una spinta verso la costruzione di una nuova vita.

Angel strinse nervosamente le mascelle. Odiava fare quello che stava per fare, ma doveva. Uso un tono eccessivamente duro, per assicurasi che lui capisse.

“Connor? Anziché volare con la fantasia, perché non cominciamo, a chiamare le cose con il proprio nome? Sarebbe meglio. Doyle non è tuo nonno, Connor. Smettila di chiamarlo così. Lui NON è tuo nonno”

“Papà..”

Ma Angel finse di non averlo sentito e continuò, alzando ancora un po’ di più il tono di voce.

“..e poi, cosa è questo esercizio del vedere? Così l’hai definito, giusto? Lo sai che quello, è un metodo usato per alterare la percezione? Dovresti saperlo, stai studiando psichiatria, è il tuo campo. Connor.. quello è un modo sicuro per mandare in tilt il cervello. Ti è chiaro questo? È come prendere LSD. Sono certo, che tu conosci gli effetti degli allucinogeni sulla mente umana. Sono anche certo, che tu conosca il significato della parola allucinogeno, giusto? Allucinogeno significa.. Che genera allucinazioni..” disse queste ultime parole, scandendole bene e con lentezza esasperante.

Sebbene sapesse cosa Angel stesse facendo, Buffy era a disagio ed era pronta ad intervenire in difesa di Connor. Invece il ragazzo rise, poi vide anche il sorriso di Angel. Si rilassò, e sorrise anche lei quando sentì Connor. “E allora? Tutto qui? Hai già finito? Pensi di essere più minaccioso se fai la voce grossa? Avanti papà, puoi fare di meglio. Dimentichi che sono cresciuto a Quorthot, con uno psicopatico? ..e senza offesa papà, ma lui era molto più minaccioso di te ..e comunque, quand’è che hai cominciato a leggere i miei libri? Lo so cosa significa allucinogeno, ma ciò che ho visto io, non era una allucinazione”

Forse Connor non lo sapeva. Forse il suo, non era stato un atto deliberato. Forse.. ma quel suo sorriso e quelle sue parole, ebbero molto potere su Angel. Abbozzò un sorriso a suo figlio “Cosa hai visto?” disse, con voce decisamente più bassa. In cuor suo, aveva quasi paura della risposta, perché forse la intuiva già.. ma ora lui voleva sapere. “Dimmi esattamente cosa hai visto, Connor..”

“Ho visto la mia vera vita. La nostra vera vita. Ho visto e sentito qualcosa di nuovo e inaspettato. Non era un allucinazione, era tutto troppo vivido e reale. Ho provato emozioni mai provate prima. Capisci, papà? Quelle emozioni mi erano totalmente sconosciute, non posso averle create con la mia mente. Per la prima volta in vita mia, ho sentito l’amore di mia madre.. è stata una esperienza così.. forte..”

Angel pensò ancora, che la descrizione di Connor, fosse una allucinazione dovuta all’alterazione della percezione visiva. Il fatto che lui la sentisse reale, non dimostrava proprio nulla. Tutte le allucinazioni parevano reali, agli occhi di chi le viveva. Decise però di non dire niente. Era più interessato a ciò che aveva appena detto Connor. “L’amore di tua.. madre? Hai visto Darla?”

Lui abbassò gli occhi e mormorò pianissimo “Darla non è mia madre. Non è lei che ho visto..”

Per Angel, questa era un ulteriore conferma ai suoi dubbi. Connor detestava Darla, non aveva mai tentato di nascondere il suo odio verso lei. Così, si era creato una realtà fantastica, dove Darla non era sua madre. Ma Connor lo spiazzò, stupendolo ancora quando continuò a parlare. “So cosa stai pensando, ma sbagli papà. Quando dico che lei non è mia madre, non è per odio o per rancore.. o perché vorrei una madre diversa. Darla non è mia madre, semplicemente perché non lo è! Non pretendo che tu mi creda, ma io so cosa ho visto e so cosa ho sentito. Lei non è mia madre”

Hanno scambiato le madri, anche Connor ha una madre diversa, proprio come Tommy. Pensò Buffy. Nonostante sapesse che quello era un pensiero assurdo, lei continuava a sentirlo vero. Il suo istinto l’aveva sempre guidata, salvandola un infinità di volte. Adesso, istintivamente, lei credeva che Connor dicesse il vero, e che realmente avesse visto la sua vera madre. Lo guardò e vide che era molto turbato, e ancora seguì il suo istinto. Si avvicinò e incontrò i suoi occhi. Avrebbe però, voluto abbracciarlo. Ma non lo fece, lui in questo momento, non l’avrebbe accettato. Era l’istinto a guidarla.

“Chi è tua madre? Se non è Darla, allora chi è? Non voglio forzarti, Connor. Se non vuoi dirlo, io capirò, va bene? Non pensare che la mia sia solo curiosità, ma se davvero esiste un altro luogo, o un altro tempo.. o qualunque altra cosa sia, in cui Willow può essere la madre di Tommy, mi piacerebbe tanto sapere della tua mamma. Deve essere una mamma molto speciale, se è riuscita a farti sentire il suo amore. Pensi di poterlo dire? Credo che anche tuo padre, voglia sapere..”

Si voltò a guardare Angel, non si stupì di vedere i suoi occhi pieni di commozione.

“Si lei è speciale” disse Connor.

Non era certo di poter rivelare la sua identità. Sentiva che Buffy gli credeva e in fondo, gli credeva anche Angel. Se avesse detto tutto, avrebbero avuto ancora fiducia in lui? Pensò intensamente a nonno Doyle. Durante gli ultimi mesi, si era reso conto, che quando era nei guai, pensare a lui lo aiutava moltissimo. L’ufficio delle anime perse. Risentì risuonare quella frase, come una sorta di cantilena, ma non gli era di grande aiuto, Certo, loro tre erano anime che si erano perse, lo sapeva bene. Ora però, quel pensiero lo disturbava parecchio. Lo sentiva fuori posto. I nonni avevano smesso di parlare con lui?

Dall’alto, Doyle e Cordy discutevano animatamente.

“Solitamente riesci al primo colpo. Riprova ancora, però non inviargli messaggi criptici” disse Cordelia. Doyle scosse la testa “Stiamo esaurendo la nostra forza. Qualcosa sta interferendo, posso solo aiutarlo con i ricordi, ma devo conservare le energie per dopo. È importante che io riesca ad entrare nel suo sogno stanotte.. perché sarà l’ultima volta che potrò comunicare con lui. Poi svaniremo per sempre..”

“Connor? stai bene?” chiesero Angel e Buffy insieme. Lui annuì, ma il pensiero era altrove. Seguiva i ricordi, proprio come gli aveva detto nonno Doyle.

Segui sempre il tuo istinto. Quando pensi di dover fare una cosa, bene! quello è il momento in cui devi farla. Segui il flusso dei tuoi ricordi, tutte le risposte sono dentro te. Sai già esattamente cosa devi fare.

“Si sto bene” Improvvisamente prese una decisione. Doveva rivelare tutto. Pensò però di farlo a modo suo. Angel doveva credergli, che lo volesse o no.

“Il mio sangue. Lo ricordi papà? Quando stavi male, provai a nutrirti con il mio sangue, e tu sentisti anche un altro sapore, non solo quello di Darla. Sentisti la presenza di sangue, che non avrebbe dovuto essere lì. Ricordo bene il tuo stupore. Quando ti dissi che..”

Angel lo ricordava bene. In effetti, lo ricordava molto bene.

“Basta Connor. Ero in preda alla febbre. In quei giorni avevo allucinazioni da sballo. Non puoi fare affidamento a ciò che dicevo durante il delirio..”

La sua reazione era stata eccessiva, se ne rese conto subito dopo. Guardò Buffy e scosse la testa con forza, quando vide la domanda che guizzava nei suoi occhi.

“No Buffy, non chiedermi di.. come ho già detto, erano solo allucinazioni. In camera nostra vidi persino una specchiera, in cui vi erano incastrate delle foto di te e di Connor bambino..”

Si bloccò di colpo e smise di parlare. Era confuso. Dagli sguardi di Connor e Buffy, era evidente che volevano sapere di più.

Soprattutto Connor. Suo padre era stato nella stessa stanza che aveva visto lui?

“Peccato però..” Continuò Angel, “..che invece non ero realmente lì.. visto che ero altrove, bloccato su quel letto, quasi ferito a morte dal veleno Selmunth. Smettetela di guardarmi così.”

Angel era sconvolto, sentiva di essere arrivato ad una qualche verità. Avrebbe dovuto sentire sollievo, e in qualche modo, era così, ma allo stesso tempo si sentiva minacciato. Buffy lo comprese subito. In quel momento, lei riuscì a vedere quanto lui fosse vulnerabile. Quando Angel era sconvolto, esausto e privo di difese, come era adesso, lui non si nascondeva. Era troppo confuso all'interno, per riuscire a strisciare dentro al suo guscio di silenzi e con lo sguardo riusciva a far trapelare quello che pensava veramente. Lei conosceva quel modo di fare, non era proprio ciò che faceva anche lei, quando era esausta?

“Connor.. dissi tante cose in quei giorni, ma sai bene che erano solo deliri.”

Connor sorrise. Buffy non era la sola che riusciva a leggere dentro a quegli occhi scuri.

“Non mi hai mai detto niente della specchiera. Strano che fosse solo un delirio, perché se lo era.. beh, allora lo abbiamo vissuto insieme..” Si alzò e si avvicinò al padre, incoraggiato da Buffy che aveva annuito. Lei era troppo commossa per poter dire o fare qualcosa.

Come Angel, anche in Buffy, la verità diventava sempre più luminosa e chiara. Connor avrebbe potuto dire tutto subito, invece cercava di farlo in modo graduale, come se volesse condurli altrove, ma senza scossoni. Lo capiva solo ora, e gli fu grata per questo. Questo ragazzo ha una forza immensa, pensò. Ciò che però non sapeva, era che lui, li stava riportando a casa.

“Papà? Nel mio sangue, sentisti la presenza di un sangue speciale. Sangue Slayer. Scherzando, allora ti dissi che forse, ce n’era stata una fra i miei antenati, ma ancora non sapevo la verità. Non avevo ancora avuto la visione di quella stanza. Se pensi ancora che sia stata solo una allucinazione, sappi che tutto cominciò prima di eseguire quel gioco che mi insegnò nonno Doyle. Si nonno Doyle! Per te, sarà per sempre il tuo amico Doyle, ma per me, sarà per sempre mio nonno, anche se so che non lo è. Non sto perdendo il senso di realtà. Stai tranquillo, papà. Io sto bene. Non sono mai stato meglio di così”

Lo abbracciò. Angel non riuscì a bloccare l’emozione e pianse in silenzio, rispondendo all’abbraccio del figlio.

Da sopra le spalle di Connor, riuscì a vedere Buffy. Anche lei piangeva. Chiuse gli occhi, stringendo suo figlio più forte. Questo ragazzo ha una forza immensa, pensò.

Non sapeva però, di aver espresso lo stesso pensiero di Buffy. Non sapeva neppure, che suo figlio voleva che lui si svegliasse dal torpore. Era l’unico modo per riportarlo a casa.

“Nella mia visione..” Continuò Connor, staccandosi dal padre “Ho visto la vostra camera. L’ho vista come è realmente. È molto simile a come è adesso, ma più luminosa, molto più luminosa e alcuni arredi sono diversi..” Descrisse nei dettagli la stanza e descrisse la scena che aveva visto “..e sulla specchiera, ci sono delle foto di me bambino e di mia.. madre..”

Angel era senza parole. Connor aveva descritto quasi la stessa scena che aveva visto lui.

Buffy percepì una sensazione di vuoto, alla bocca dello stomaco. Sono io la madre di Connor, pensò. Lo seppe ancor prima che lui lo dicesse. La sensazione di vuoto che sentiva, era dovuta alla consapevolezza, di aver perso, forse per sempre, qualcosa di immensamente bello. Si stupì di sentire Connor che usava i verbi al presente.

C’era forse ancora qualche speranza per loro?

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Continua qui

..e ditemi brava, oggi ho inserito ben due capitoli :)

Buone feste a tutti

 

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Capitolo 22
*** Parte 21 ***


 

Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night..

Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte
possono fermare i corrieri sulla via reale.
Erodoto – V secolo a.C.


 

Parte 21

        

Buffy percepì una sensazione di vuoto, alla bocca dello stomaco. Sono io la madre di Connor, pensò. Lo seppe ancor prima che lui lo dicesse. La sensazione di vuoto che sentiva, era dovuta alla consapevolezza, di aver perso, forse per sempre, qualcosa di immensamente bello. Si stupì di sentire Connor che usava i verbi al presente. C’era forse ancora qualche speranza per loro?

“Tutto è cominciato con le foto di tuo padre e di te bambino. Le hai guardate e hai trovato che fossero sbagliate. Beh, anche a me, quelle foto mettono inquietudine. Per questo mi chiedesti perché i vampiri comparissero in foto.. io ho dimenticato di parlarne con Giles, ma lo farò.. lo farò sicuramente.. ho bisogno di prove concrete, capisci Connor? Non è perché non mi fido di te.. non è questo”

Connor annui, avvicinandosi a lei. “Si è così” Buffy continuò a parlare. Tentò di non soccombere all’emozione, ma era maledettamente difficile.

“Poi hai visto altre foto, sempre di te bambino. Con te, anziché tuo padre, questa volta c’era invece tua.. madre. È stata lei a mettere le vostro foto sulla specchiera? Non lo sa che quello è un pessimo modo di conservare i ricordi? le foto ingialliscono ..e sbiadiscono ..e nessuno ricorderà più quei momenti ..la memoria umana non è eterna ..i nostri ricordi devono essere custoditi come un prezioso tesoro”

Ormai le lacrime scorrevano libere. Nulla avrebbe potuto fermarle. Neanche l’abbraccio di Angel che arrivò subito. “Buffy.. ti prego.. va tutto bene, shhh.. va tutto bene..”

Connor la chiamò. Lo fece sottovoce, perché non riusciva a credere che lei piangesse per colpa sua. L’aveva vista altre volte emozionata e triste, ma era la prima volta che vedeva le sue lacrime, ed era una cosa insopportabile. Guardò suo padre in cerca d’aiuto e lui gli sorrise. Era anche la prima volta che li vedeva abbandonarsi in un gesto così intimo. Non che si fossero mai nascosti da lui, ma non ricordava di averli mai visti, così strettamente abbracciati. Pensò che fosse una visione bellissima. Ancora una volta, ricordò le parole del nonno e ancora una volta lo aiutarono a comprendere.

Questa realtà è solo un riflesso della tua vera esistenza, ma non per questo è meno vera. Adesso, come nel futuro che ti attende, tuo padre e tua madre, ti amano più di qualsiasi altra cosa al mondo.

“Lei lo sa, Buffy. Mia madre sa quel che fa e lo fa per una ragione. Io non la conosco ancora così bene. Lei però sa che i ricordi sono importanti..”

Grazie al nonno, trovò il coraggio di parlare con sua madre in modo più confidenziale, e pensò che fosse stupefacente. Si emozionò molto. Proteggere sua madre, lo appagò profondamente.

Buffy gli sorrise. Sciogliendo l’abbraccio in cui Angel ancora la tendeva stretta, lo prese per mano e lentamente si avvicinarono a loro figlio.

“Sei davvero sicuro di non conoscerla?” disse Buffy. “Io credo che tu la conosca bene invece. Forse molto meglio, di quanto lei conosca sé stessa. La stai proteggendo dal qualcosa, non è vero? Tu sai perché tiene quelle foto esposte in bella vista. Sono lì per te, ma non solo per te.. sento che c’è dell’altro, Connor. Sento che tu non mi stai dicendo tutto ..e sento che stai proteggendo entrambi i tuoi genitori..”

Connor annuì.

“Lei vuole che siano visibili anche a qualcun altro.. non solo a me.. lei spera che quelle foto.. possano essere utili per.. per mio padre. Lei.. lei vive solo per noi due.. per me e papà.. ed è sola, molto sola..”

“Lui non è li con voi?” chiese ancora Buffy.

Connor abbassò lo sguardo. Sentì che non doveva spingersi troppo oltre, non poteva rivelare tutto.

“No, lui non è con noi.. non proprio..” disse con un fil di voce, ma ora non poteva continuare a parlare. Anche se avesse voluto, non ci sarebbe riuscito.

Buffy annuì e non insistette oltre. Era tardissimo, e tutti e tre erano stanchissimi. Solo poche ore prima, erano stati spettatori degli orrori che la W&H, aveva in serbo per loro. Connor aveva rivisto Daniel Holtz, ed era sicuramente ancora molto turbato. Questa loro ultima conversazione, non era stata certo priva di emozioni. Pensò che Connor, avesse bisogno assolutamente di dormire.

“Credo sia meglio andare a nanna.. che ne dici? Tu dormivi già da prima, ma qualcosa ti ha svegliato..”

Sorrise e finse di fare la burbera, ma non ci riuscì. Forse dipendeva dal fatto che invece avrebbe voluto abbracciarlo?

“E giusto perché tu lo sappia, signorino.. sappi che non è facile ingannare me, quindi non provarci, ragazzino. So che non sono state le nostre voci a svegliarti. È stato un brutto sogno, non è vero?”

Connor sorrise e annuì. Prima di uscire dalla sua camera, Buffy disse solo “Buonanotte” poi corse fuori, non voleva piangere davanti a suo figlio, non di nuovo.

Angel invece rimase ancora qualche istante. Lo guardò infilarsi sotto le coperte e si avvicinò a coprirlo meglio. “Papà..” Lui si chinò a baciargli la fronte “No Connor.. non c’è bisogno di dire niente. Ora.. non saprei davvero che dire.. lasciami un po’ di tempo per metabolizzare tutte queste.. queste nuove cose che.. ho solo bisogno di un po’ di tempo, d’accordo?”

Connor aveva il terrore, che lui non avesse capito, ciò che aveva appena rivelato, ma Angel lo rassicurò.

“All’inizio.. ho avuto davvero paura che tu stessi perdendo il senso della realtà. Però.. poi ho capito. Io ti credo Connor, dico davvero. Ti credo, figliolo.. ho solo bisogno di dormirci su, e anche tu.. va bene?” Lo baciò ancora sulla fronte poi chiese “Vuoi che resti qui finché non ti addormenti? Immagino ci fosse Holtz nel tuo incubo.. ma non devi aver paura di lui. Non riuscirà più a portarti via da me. Da noi.. da me e da tua madre.. non questa volta” Connor lo abbracciò ancora una volta. Non era possibile dire quanto amasse suo padre. “Lo so papà.. dai, vai da Buffy ora.. lei era.. era triste, credo.. e ha bisogno di te..”

Angel era ormai quasi fuori dalla porta, quando Connor lo richiamò “Papà? Aspetta..”

Tornò subito da lui. “Sono qui, tranquillo.. sono qui”

“No.. volevo solo chiederti una cosa.. non ho capito bene quello che ha detto Buffy sulla W&H. Come avete capito che stanno bleffando? Io.. insomma, prima non scherzavo sul fatto che Holtz è molto più minaccioso di te.. e ti assicuro che quello era proprio lui. Ho sentito il suo odore, ho sentito il suo odio.. non stava bleffando.. le sue minacce erano vere..

“Connor.. non sono sicuro che parlare di questo, possa conciliare un buon sonno” Sorrise per smorzare la tensione. “In genere.. si raccontano le favole, per far addormentare i bambini..”

“Papà.. lo sai che.. la maggior parte delle favole, che si raccontano ai bambini, spesso sono terrificanti? Ai bambini piace.. a loro piace quando l’Orco cattivo, viene preso a calci nel sedere dal principe azzurro.. beh, anche dalla principessa. Io ne conosco giusto una, che.. che è in grado di farlo.. certo, è una favola un po’ strana ..e comincia così. Per ogni generazione c'è una principessa. Una sola ragazza in tutto il mondo. Lei sola si ergerà contro i vampiri, i demoni, e le forze delle tenebre. Lei è la prescelta..

Angel annuì ridacchiando. “D’accordo.. va bene. Ho capito, mi sa che tu non hai sonno, giusto?” sorridendo continuò. Ora però, era più serio “Non siamo certissimi che la W&H stia bleffando, ma Buffy, la principessa..” fu Connor a sorridere adesso, mentre Angel continuò a parlare “..ma Buffy ha notato, che in quella macabra sfilata dei nostri vecchi nemici, mancava qualcosa.. o meglio.. mancava qualcuno. Chiunque conosca, anche solo un po’, la nostra favola, sa che quel qualcuno, doveva essere presente. Invece no, non c’era. Una semplice dimenticanza? Buffy crede di no e io penso che abbia ragione..”

La voce di suo padre era appena sussurrata e Connor pensò, che fosse quasi.. come se gli stesse davvero raccontando una favola, di cui voleva conoscere il seguito.

Si sentì piccolo nella sua curiosità, ma adesso non gli importava.

“Chi? Chi mancava?”

Angel, per un attimo parve indeciso, ma poi lo guardò negli occhi e rispose alla curiosità di suo figlio.

“Angelus”

Connor annuì. Era verissimo, perché lui non l’aveva notato? Quando Holtz era nelle vicinanze, Connor perdeva il suo senso critico. Per questo aveva paura. In effetti, aveva paura più di sé stesso, che di Holtz. Anche in questo era simile ad Angel, perché anche lui, in fondo, aveva paura di una parte di sé. Angelus.

“Lui è il nostro peggior nemico” Continuò Angel. “Mio. Di Buffy, e anche il tuo. Ci ha divisi per così tanto tempo. Parlo proprio di noi tre, non solo di Buffy. Noi tre eravamo lontani, e Angelus ne era la causa”

“Ho capito, papà.. e credo che Buffy abbia ragione. Grazie per.. anche per questo.. insomma, grazie per non avermi trattato come un ragazzino..”

Angel gli sorrise. Era assolutamente certo, che avesse capito. Mio figlio, è un ragazzo sveglio, pensò. Sorrise a se stesso per il gioco di parole. “Ora cerca di dormire un po’.. ok?”

Uscì richiudendo piano la porta, ma vide che Buffy era li fuori ad aspettarlo.

“Dorme?” chiese sottovoce. Angel scosse la testa “No”. Lei  entrò nella stanza. Ad Angel disse solamente,

“Ho bisogno di parlare da sola con lui. Solo un momento” Lui la guardò intensamente negli occhi, era un po’ a disagio, ma poi le sorrise “Si, va bene”

Buffy entrò nella stanza in punta di piedi. Non voleva spaventarlo, poi si sedette sul letto.

“Ancora sveglio? I brutti pensieri non aiutano, io lo so bene.. e so anche, che spesso sono pensieri sciocchi, che non hanno alcuna ragione di esistere. Sono solo trappole mentali, che ci auto costruiamo, ma spesso non hanno alcuna consistenza. Io e tuo padre, siamo dei veri maestri in quest’arte.. ora mi scoccerebbe parecchio, se questa cosa fosse.. ereditaria. Insomma, passi il colore degli occhi, i capelli lisci e questo naso a patata, ma spero di non averti trasmesso questa cosa di.. beh no.. ora che ci penso.. questa cosa di rimuginare non è mia..” Ridacchiò commossa “..per quello devi ringraziare il tuo papà”

“Buffy”

Connor non riuscì più a trattenere le lacrime e come prima aveva abbracciato Angel, adesso abbracciò sua madre. Non era la prima volta che accadeva. Era però la prima volta, che lei lo abbracciava, sapendo di essere sua madre. Era un esperienza travolgente. Unica. Potente. Una potenza immensa, come fosse un uragano, che lo sconvolse nel profondo. Singhiozzò fra le sue braccia, come fosse un bambino, dicendo frasi che parevano non aver senso. Per Buffy erano una dolce melodia, come una musica antica, che pensava di aver dimenticato. Suo figlio, ora, la liberava dall’oblio.

“Non volevo farti piangere prima..” disse Connor “..ma è da tanto che porto questo peso dentro, e ora sono così stanco. Io ti ho vista, Buffy. Ti ho vista in quella visione. No. No. Non ti ho solo vista.. Io ti ho vissuta.. tu mi hai preso in braccio ed è stato così bello. Ti ho sentita, ho sentito quanto mi vuoi bene. Devi aiutarmi, per favore aiutami a tornare a casa.. qua saremo sempre dannati, qua non troveremo mai pace.. ma non so se posso farlo da solo.. e così che mi sento per tutto il tempo.. solo. Solo nel bel mezzo del nulla. Io ho bisogno di te.. e tu mi manchi. Ora lo so che mi manchi, mi sei sempre mancata.. era questo il vuoto che sentivo.. la tua assenza.. papà non può colmare quel vuoto, non completamente.. aiutami Buffy.. per favore.. per favore aiutami a tornare a casa..”

Dall’alto, Doyle e Cordelia, osservavano la scena. Erano mestamente silenziosi. Nessuno dei due poté parlare. Come avrebbero potuto? Difficile farlo, quando il pianto irrompeva incontrollato sui loro visi. Si abbracciarono, consci di essere arrivati alla fine dei loro giorni. Doyle era sempre più debole, non poteva più sostenere un peso così grande. L’avevo fatto per dieci lunghi anni. Ora era stremato.

“Certo che ti aiuto.. sono qui proprio per questo..” Disse Buffy, commossa. “Non sei solo, non pensarlo neanche per un momento. Hai ragione, piccolo. Lo so che qui non c’è felicità per noi.. né mai potrà esserci. Ci siamo mai veramente chiesti perché? Tutti noi, abbiamo accettato, quasi con rassegnazione, tutto ciò che ci è capitato.. ma c’è una ragione se le nostre vite sono così.. così maledette. Se noi stiamo vivendo, dentro al sogno di un uomo disperato.. se è lui che ci tiene qui.. se questa nostra vita, è il riflesso di un'altra realtà.. credo che anche dall’altra parte, in quella vita che tu hai visto, le cose non vadano poi così bene, non è vero? Non siamo felici lì?”

“No. Non lo siamo.” Rispose Connor, ancora aggrappato all’abbraccio di sua madre.

“Perché papà non è con noi? Non aver paura di dirmi le cose, io.. posso farcela, piccolo. Non cercare di proteggermi dal dolore. So come gestirlo. Perché Angel non c’è? lo sai questo?”

“Non posso dirtelo, almeno credo che non posso. Lo farei, credimi.. ma penso che sia pericoloso. L’ha detto il nonno. Quando dalle due realtà, filtra qualcosa ed entra nel nostro presente.. credo che si rischi di annullarle entrambe. Nonno Doyle mi disse, che dovevo evitare di incontrare l’altro me stesso. Io non ero uno spettatore passivo, in quei brevi momenti che sono stato lì, ho realmente vissuto lì. Ho fatto delle cose, ho interagito con delle persone, nonostante continuassi ad avere consapevolezza dei miei due “IO”.  Capisci cosa voglio dire? Ti faccio un esempio. Mi sono arrampicato sulla cassettiera per prendere le foto, poi è arrivata Fred e mi ha sgridato. Io ero piccolo come il bambino delle foto, mi sono visto allo specchio ..e poi sei arrivata tu. Mi hai preso subito in braccio.. e mi parlavi.. ero lì con te..”

Buffy rise. “Ti sei arrampicato sulla cassettiera? Uhm.. allora.. sei davvero un bel monellino” Risero entrambi. Poi lei divenne seria, ma continuò a sorridergli. “Fred? l’amica di papà? quindi è ancora viva. Hai visto qualcun altro?”

“Si. Ho visto Cordelia. In oltre, ascoltando te e Fred, ho capito che anche Lorne, Doyle, Wesley e Gunn, sono ancora vivi. Non so se posso dirlo a papà, però. Buffy, anche papà lo è. Lui è ancora vivo. Intendo proprio in senso letterale. Lui è umano. È vivo.. ma.. non so cosa gli sia accaduto. Credo sia in coma o qualcosa del genere.. ecco perché non è con noi.. lui c’è, ma solo con il corpo. Non può vederci, ma forse riesce a sentire la nostra presenza.. accade nelle persone in coma vegetativo. Accade spessissimo. L’attività cerebrale è attiva, hanno anche un intensa attività onirica, ad esempio.

“È lui che ci tiene prigionieri qua? È lui l’uomo di cui parlavi? Lui sta sognando di noi e..”

Connor era molto più tranquillo, adesso.

Per questo Buffy aveva fatto quella domanda, quasi a brucia pelo. Sentiva di poterlo fare. Parlare con lei, gli era stato d’aiuto, e Buffy era felice di questo. Lei aveva sempre amato le loro lunghe chiacchierate, per questo andava spesso a salutarlo al campus. Era evidente, che il loro legame affettivo fosse saldo, e ora sapeva che c’era una ragione. Il loro era un legame antico. Il più potente che esistesse al mondo. Loro erano Madre e Figlio. Erano uniti da un invisibile cordone ombelicale, che neanche la morte avrebbe mai potuto recidere. Lei stessa, sentiva ancora il forte legame, che la univa a sua madre Joyce.

“Io non lo so. Non sono sicuro di questo. Ma penso che potrebbe.. Buffy? Lui non lo fa deliberatamente.. non è colpa sua..”

“No, certo che no.. lo credo bene. Anzi, sarebbe meglio non parlarne con papà. Lo sai che lui.. ha la tendenza a prendersi tutte le colpe addosso, anche quelle non sue. Non ho pensato neanche per un minuto, che sia responsabile di tutto questo.. credo che.. che stia soffrendo molto..” Abbassò lo sguardo, e sussurrò più a se stessa che a Connor “È solo. Come sempre d'altronde, e come sempre, sta vivendo in uno stramaledettissimo inferno. Io devo portarlo fuori da lì. Dovessi impiegarci una vita intera.. ma non lo lascerò solo..”

“Come pensi di fare?” mormorò Connor “Anche io so che devo fare qualcosa. Non so esattamente cosa, ma ho un compito da svolgere, un compito importante. Oh.. e sai una cosa? Non so mai con certezza cosa devo fare. Mai prima di farlo realmente. Non so come spiegarlo meglio di così, ma è così.. ormai ho capito che Doyle e Cordelia mi stanno usando per..”

Si fermò di colpo, come folgorato da un improvvisa rivelazione “Sono io il nuovo contatto di papà, con le Forze dell’Essere. Non ho le visioni come Cordy, ma ho un ruolo da giocare. Pensaci Buffy, io dovrei essere.. una sorta di ponte, che mette in comunicazione le due realtà. Pensa al nostro incontro. Avresti mai trovato papà, se io non ti avessi cercata? Le vostre vite erano ormai separate da tempo ..e io vi ho aiutato. Insomma, ok non ho fatto molto.. in effetti ho fatto solo una telefonata a Londra.. ma il punto è, che i nonni usano me come un intermediario fra..” Si fermò un attimo a riflettere sulle sue ultime parole, poi rise “Insomma, comunque la si voglia mettere.. io sono sempre usato da qualcuno.. beh, almeno questa volta, lo faccio per una causa giusta. Sto aiutando mio padre e te.. e anche me stesso..”

“Mi piace tutto quello che hai detto. Tutto.” Sorrise con dolcezza, o comunque.. fu così che Connor percepì il suo sorriso. “..E tu sai come saltare da una dimensione all’altra, dico bene?”

“Pensi che centra anche questo?”

“Puoi scommetterci. Ora però, basta chiacchiere.. è molto tardi, Connor. Domani puoi dormire fino a tardi, d’accordo.. ma devi anche studiare. E ora perché ridi? Mi sto comportando troppo da mamma?”

“Nooooo.. No.. davvero.. però, questo devo chiedertelo.. come.. come devo chiamarti? Mamma, mi suona un po’ strano..”

“Oddio Connor, non dirlo neanche per scherzo. Sei già abbastanza incasinato, con tutte queste famiglie da gestire ..questi padri ..e madri, oltre a tutto il resto. Quindi no.. io sono e resto Buffy. Solo Buffy..”

Entrambi sapevano, che non erano importanti i nomi, con cui gli essere umani descrivevano la realtà. Ciò che era importante, era la realtà stessa. E lì, loro erano madre e figlio.

Buffy raggiunse Angel “Sta bene. Credo che ora dormirà meglio, e tu dovresti fare altrettanto. Hai l’aria stanca.. andrà tutto bene Angel. Lo so. Lo sento.. alla fine.. andrà tutto bene..”

In effetti, Connor si addormentò subito dopo e sognò nonno Doyle. Era un sogno stranissimo, quasi opaco, come se.. quasi come se, chiunque avesse creato quelle scene, avesse finito la scorta di colori. Non era un sogno in bianco e nero.. era solo opaco. A tratti, pareva addirittura che non riuscisse a sintonizzarsi con lui. A volte sbiadiva nel nulla e Connor perdeva parte delle parole.

“Nonno?”

“Hey, campione. Sei stato grande. Oggi hai fatto un grande regalo ai tuoi genitori, hai donato loro la speranza. Ora loro sanno chi sei, ed era così che doveva essere. Già da domani dimenticheranno, però. Non preoccuparti quindi, se li vedrai confusi, tristi e disorientati. Dimenticarono i particolari, ma non per questo smetteranno di amarti..”

“Scusa nonno, ma allora a che è servito? Se devono dimenticare.. tanto valeva non dirglielo. È stato doloroso per loro, lo sai? ..e scusa se insisto.. ma lo è stato anche per me..”

“Loro devono fare delle scelte. Scelte dolorose che, ancora una volta, li porterà ad allontanarsi l’un l’altro. Sapere di avere un figlio insieme, cementerebbe ancora di più il loro amore. Per questo devono dimenticare, ma in loro rimarrà una forte sensazione di speranza. La stessa che sentissi tu, quando vedesti la tua vera vita. Lo ricordi?”

Doyle fece un ampio gesto con la mano ..e Connor rivide tutta la scena ..e diede un nome a ciò che vide. Speranza. “Si, lo ricordo, nonno.”

“Si Connor, lo so. Lo so che ricordi, ma volevo farti rivivere quella gioia. La speranza di una vita migliore, salverà Buffy e Angel. Quella sensazione li porterà a fare delle scelte e saranno quelle scelte, a riportarli a casa, sebbene Buffy non lo saprà mai. Solo Angel saprà, perché solo lui ricorderà di aver vissuto questa realtà. Tu non devi interferire in alcun modo su quelle scelte. Non puoi aiutarli.. loro devono separarsi.. sarebbe accaduto comunque.. Angelus sta cercando di riemergere, e tuo padre non potrà controllarlo in eterno. Avrebbero preso comunque questa decisione..”

“Soffriranno ancora. Come potrò stare lì a guardare, senza intervenire? Non so se posso farlo di nuovo..”

“Connor, io non ho più tempo, non posso più aiutarti come vorrei. Per questo devo fare in modo che loro dimentichino. Questo permetterà che avvenga l’inevitabile. Presto o tardi sarebbe accaduto lo stesso, io sto solo accelerando i tempi. Loro si sarebbero allontanati di nuovo, anche ricordando di essere i tuoi genitori. Avrebbero però perso anche la speranza, e sarebbe stato mille volte peggio. So che sarà doloroso per loro e lo sarà anche per te, ma non tentare di trattenerli, perché sarebbe davvero la fine. Hai visto cosa ha in serbo per voi la WH? Sappi che se dovesse accadere davvero, quello vi ucciderebbe. Non fisicamente, ma nell’anima e io non potrei più aiutarti. Credimi, ragazzo.. non c’è altro modo. Un'altra cosa ancora Connor, anche noi dimenticheremo tutto. Io, Cordelia e anche tu. Quando ci rincontreremo, non sapremo di queste nostre conversazioni e non ricorderemo di esserci mai incontrati, in questa non vita. Ma.. io per te, sarò sempre tuo nonno.. anche se, è meglio non dirlo a Cordelia..”

Connor rise. “Ho capito. Va bene nonno. Farò come dici. Dimmi cosa devo fare, e io lo farò”

“Bene. Ora osserva con attenzione. Ti farò vedere alcune cose e alcuni luoghi. Ah, non preoccuparti per audio e video. Non sono il massimo, lo so. Ci sono delle interferenze, e il nonno non ha più tante energie. Sto invecchiando e sto diventando opaco.. manco di brillantezza, l’hai notato? Cordelia dice che non sono mai stato brillante.. ma lei sa che non è vero..”

“Stai male, nonno? Non voglio che tu..”

“Scherzo, ragazzo.. non prendere sempre tutto sul serio. Sto dicendo, che non posso più vivere in due diverse realtà. Ho esaurito la mia forza, sono solo un umile messaggero, dopo tutto. Da adesso in poi, non sentirai più la mia voce, ma capirai comunque. Ciò che vedrai, sarà estremamente importante per voi tre. Vedrai un oggetto, segui il suo percorso e reinseriscilo nel giusto flusso temporale. Quell’oggetto sarà la soluzione di tutto. Quando lo rivedrai per la seconda volta, allora e solo allora, saprai che finalmente stai per vacare la soglia della tua reale esistenza. Prima però, dovrai assicurarti, che tuo padre compia la scelta giusta ..e se fosse necessario, questa volta dovrai assolutamente intervenire. Lui potrebbe opporsi, tu non ascoltare le sue suppliche, saranno dettate solo dalla paura e dalla sua ostinata testardaggine. Un’ultima cosa ancora, prima che vada via la voce. Voglio che tu sappia che ti voglio bene, Connor. Io e Cordelia, ti abbiamo sempre amato molto, e non vediamo l’ora di riavervi tutti a casa. Si schiarì la voce con un colpo di tosse e disse un ultima cosa. “Adesso osserva tutto con attenzione. Su, vieni con me ora..”

Doyle allungò una mano e Connor la prese subito. Sentì che stava volando. Peccato che fosse solo un sogno, perché era una sensazione bellissima. Si sentiva leggero. Si sentiva libero. Sentiva la mano calda del nonno, che stringeva la sua e per la prima volta nella sua vita, sperimentò l’assoluta assenza di paura. Era fantastico. Osservò tutto con estrema attenzione, memorizzando tutti i particolari. Dall’alto vide una città immensa, gli parve di conoscerla. Doyle guardò un punto preciso verso il basso e lui seppe. New York, pensò Connor.

Volarono sopra un grande palazzo di mattoni bianchi. Anche se non era alto, come i grattacieli lì accanto, era molto particolare. L’attimo dopo, si ritrovò sul piazzale antistante di un antico e imponente edificio. Notò subito le alte colonne bianche. Seguì lo sguardo di Doyle, e sollevando gli occhi, lesse l’antica iscrizione incisa sopra di esse. Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né le tenebre della notte, possono fermare i corrieri sulla via reale. Erodoto – V secolo a.C. Era il General post office di New York. L’ufficio postale? Chiese Connor a sè stesso. Decise di salire la gradinata. Entrò spedito nell’ampio atrio, guardandosi intorno, cercando una qualche direzione da seguire, che sapeva sarebbe arrivata dall’ambiente circostante. Vide un uomo anziano, che lo salutava con la mano, e gli faceva cenno di avvicinarsi. “Sei in ritardo, Doyle” disse l’uomo e Connor si ritrovò a rispondere con disinvoltura, come se si conoscessero da sempre. Perché l’aveva chiamato Doyle? Chiese ancora Connor a sé stesso. Nonno Doyle era ancora accanto a lui, ma pareva invisibile a tutti, solo Connor poteva vederlo.

Doyle ridacchiò in silenzio e guardò la testa di Connor. Lui portò la mano sui capelli. Accidenti, ho in testa un cappellino da postino ..e non solo, indosso proprio tutta la divisa. Controllò il distintivo sulla giacca e lesse il nome. Allen Francis Doyle. Connor pensò, che probabilmente, quello fosse l’ufficio postale, in cui Doyle lavorò da giovane, ma ciò che importava adesso, era che tutti lo vedessero, come se lui fosse il reale Doyle. “Andiamo” disse l’uomo anziano, “Il lavoro ci aspetta. È arrivato altro da smistare, saranno almeno venti sacchi di posta. Molta di quella roba finirà al macero. Il nostro, è o non è, l’ufficio delle anime perse? Quelle lettere, non giungeranno mai a destinazione.. perché la gente si ostina a scrivere gli indirizzi sbagliati?”

Connor seguì il collega. Scesero nei bui e freddi sotterranei delle poste newyorchesi e ovunque guardasse, non vedeva altro che enormi sacchi di posta, accatastata disordinatamente per terra. Lasciò l’uomo al suo lavoro. Lo osservò alcuni minuti, in silenzio. Inspiegabilmente senti profonda pena per lui. Lo guardò ancora e quando seppe cosa fare, Connor afferrò un sacco, e tentò di rovesciare il suo contenuto, su un grande tavolo. Non prese un sacco a caso, prese proprio quello che doveva prendere. Ma l’uomo lo fermò, guardandolo con smarrimento.

“Quella è posta vecchissima” disse “Va dritta dritta al macero. Anzi, quella è troppo vecchia persino per il macero. Se quelle lettere portavano Speranza a qualcuno, ora svanirà per sempre. È troppo tardi ormai, è sempre troppo tardi ..finisce sempre tutto in cenere.. Come tutto ciò che io tocco.. tutto si trasforma in cenere. Non badare a me, Doyle.. lo sai che sono solo un vecchio pazzo brontolone..”

Lanciò il sacco sul nastro trasportatore e Connor si sentì pervadere da un ondata di panico. Cercò aiuto in Doyle, incontrò i suoi occhi e seppe cosa fare. Rivolse ancora lo sguardo verso l’uomo anziano e quasi urlò. Come era possibile che non l’avesse riconosciuto? Quello era Angel. Quello era suo padre. Vecchio e ammalato di malinconia. Avrebbe voluto abbracciarlo, avrebbe voluto dirgli che era qui per salvarlo, ma non si mosse. Improvvisamente ricordò una cosa che Angel gli aveva raccontato una volta. Quando stava alla W&H, era stato avvelenato da un parassita che Eve e Lindsey gli avevano messo addosso, e per giorni aveva avuto incubi terribili. Aveva visto Spike diventare umano, perché il vampiro con l’anima, di cui parlava la Shanshu, non era mai stato lui. Angel invece, aveva preso il posto del postino della W&H. Connor ricordò che Angel, aveva temuto di perdere proprio la Speranza. Si sentì morire dentro, faceva male vedere suo padre ridotto così.

Era ancora intrappolato in quell’incubo? Vagava da solo sulla terra, saltando incessantemente, da un inferno all’altro? Si avvicinò a lui e gli parlò. Gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

“Hey amico? Va tutto bene?” Angel non disse nulla, ma rispose al suo sorriso, con un altro sorriso.

“Forse c’è qualcosa di importante in quel sacco. Dove porta il nastro trasportatore?” chiese ancora Connor.

“Hai bevuto o cosa?” disse Angel, in modo scorbutico “Porta all’inceneritore.. lo sai, no?”

“Beh, questa volta, faremo un eccezione. Magari troviamo un tesoro, chi può saperlo?”

“Come vuoi” disse Angel. Poi andò via, lasciandolo solo. “Faccio una pausa, vado a farmi un goccetto..”

Connor afferrò il sacco, giusto l’attimo prima che finisse fra le fiamme, e lo poggiò per terra. Si fermò solo un attimo a riprendere fiato. Col dorso della mano asciugò la lacrima che scendeva indisturbata sulla guancia, ma subito dopo, notò in Doyle un gesto di impazienza. Il tempo a loro disposizione stava finendo. Rovesciò il contenuto del sacco sul tavolo, e seppe subito, quale fosse l’oggetto chi cui aveva parlato Doyle. Era un piccolo pacco. Lo soppesò. Era leggero. Aveva numerosi cartellini, attaccati sopra lo spago ingiallito, che recavano vari timbri postali. Lesse e vide che i timbri riportavano i nomi di varie località in cui era stato Angel. Los Angeles, Londra, Camerun, Malta, ancora Los Angeles. Ora sapeva cosa fare. Prese un nuovo cartellino e scrisse. Angel Investigation. 1481 Hotel Hyperion Ave. Los Angeles. Ca. 90026

Salì di nuovo nell’atrio e seguì Doyle in un corridoio. Entrò in un ufficio, alla cui porta vi era scritto, Posta Prioritaria. L’ufficio era luminoso e soleggiato, a differenza del sotterraneo, non per niente è l’ufficio delle anime perse, pensò Connor, la sotto è più buio dell’inferno. Doyle fece un cenno con gli occhi e Connor infilò il pacchetto dentro ad un sacco. Quella posta era in partenza per Los Angeles. Massimo due giorni, e sarebbe arrivata a destinazione.

Connor divenne consapevole, che aveva reinserito i loro destini, nel giusto flusso temporale.

Si ritrovò fuori, di nuovo sul piazzale esterno e guardò ancora sopra le alte colonne bianche. Lesse ancora la scritta, per memorizzarla bene. Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night.. Sorrise soddisfatto e si ritrovò ancora aggrappato alla mano di nonno Doyle ..e ancora volò sopra New York. Quando il nonno svanì nel nulla, per un attimo, solo per un attimo, si sentì perso. Si svegliò di colpo, si sedette sul letto guardandosi intorno confuso. Poi scattò in piedi, accese il portatile e cominciò a scrivere. Ora so ciò che devo fare, e devo farlo subito, pensò fra sé, mentre digitava. Scrisse ciò che aveva sognato, per paura di dimenticarlo. Digitò febbrilmente per alcuni minuti e infine scrisse l’ultima frase. Grazie Nonno Doyle. Grazie per tutto. Anche io ti voglio bene. Non saprai mai quanto.

Lo sa, lo sa.. credimi, lo sa. Hai bisogno dell’aiuto del maghetto, ora. Voi due siete culo e camicia, lo siete sempre stati. Ti aiuterà volentieri. Oh, eh.. non c’è di che.

Sentì quella voce e scattò in piedi. “Cordelia?” ma la risposta non arrivò mai. “Grazie” disse commosso.

Era super eccitato. Accidenti, avrebbe voluto svegliare suo padre e dirgli tutto, ma non era certo una buona idea. Afferrò il cellulare e compose un numero. Dal grugnito che arrivò subito dopo, comprese che quello era il momento, di mettere alla prova l’amicizia di Tommy. Se non l’avesse incenerito subito, significava che era un buon amico. “Hey? ti ho svegliato per caso?” spostò il cell dall’orecchio e rise. Si, l’ho svegliato. “Hai idea di che ore sono? e oggi non abbiamo neppure lezioni.. giuro che se vivrò in un'altra vita, non mi farò mai un amico, che ha orari da vampiro.. che accidenti ti prende? Sei nei guai? Guarda che se devo diventare, il tuo salvatore a tempo pieno, devi pagarmi.. lo sai che gratis, non faccio quasi niente.. devo avere qualche antenato d’origine ebraica.. sta fissa per i soldi, è strana.. non trovi?”

“Puoi teletrasportarti o qualcosa del genere?” chiese Connor, ridendo divertito.

“Non dire cazzate, Connor”

Connor aspettò qualche secondo e poi come sempre, arrivò la vera risposta. Conosceva bene Tommy. Soprattutto conosceva il suo cuore. “Perché? Dove andiamo? Voglio venire anche io”

“New York. General Post Office. 8th Avenue - 33rd Street. Faccio il biglietto anche per te. Andiamo e torniamo in giornata. Prendi solo lo zaino e inventa un scusa decente per i tuoi.. partiamo subito..”

≈◦  ≈ ◦ ≈

Buffy e Angel, come era prevedibile, non avevano dormito molto quella notte. Avevano parlato a lungo. Ora preoccupati, ora cautamente felici, ora con vere e proprie esplosioni di gioia. Buffy non riusciva a credere di avere un figlio. Angel non riusciva a credere, che la madre di suo figlio, fosse lei. Man mano però che parlavano, l’evento diventava sempre meno incredibile, poi lo percepirono giusto, poi normale, poi.. quasi non contava più. Nei loro occhi, però.. rimase un forte senso di speranza e intima gioia.

Il pensiero, che in futuro poteva accadere davvero, o che loro potessero avere un qualche futuro, era un pensiero confortante.

Fecero l’amore con la stessa identica passione, ma come accadeva da tempo, solo il corpo sentì una fragile parvenza di appagamento, ma mai in modo totale. Le anime languivano, nel torpore imbarazzante, della frustrante paura. Angel soprattutto. Temeva di perdere il controllo. Loro non erano mai soli. Angelus era sempre presente, e ancora una volta, avvelenava il loro amore. Buffy era esausta ..e in lei cominciò a serpeggiare l’idea, che per vivere, per vivere davvero una vita piena, dovevano prima morire. Avrebbero sofferto ancora, lo sapeva bene, ma la speranza non l’abbandonò mai del tutto.

All’alba, ancora distesi nei loro insonni silenzi, sentirono bussare alla porta. Era Connor.

“Sto partendo per New York. Una cosa urgente. I Reilly mi aspettano là. Pare che una mia zia ci voglia tutti lì, per non so quale cosa.. forse un testamento.. mi pare che fosse proprio una cosa così. O forse devono vendere una parte di qualcosa, tipo un terreno di famiglia, o una vecchia casa ..e servono le firme di tutti gli.. gli eredi. Papà? mi stai ascoltando? Insomma.. per farla breve, devo essere all’aeroporto fra un ora. Oh, tranquillo, non vado solo, viene anche Tommy con me.. saluta Buffy, non serve che la svegli..”

“New York?” chiese Angel. Dopo aver infilato una maglia di Angel, li raggiunse anche Buffy. Aveva sentito tutto. “A New York? Ma è un testamento o una compravendita?” chiese seria.

Connor rispose con un vago sorriso “Non lo so, scegli tu. Tanto è lo stesso. Lawrence Reilly non si è spiegato bene. Parlava in fretta, aveva l’aereo che partiva. Ok? Io vado. Ci vediamo domani”

“Connor?” grugnì Angel. Non aveva creduto ad una sola parola.

“Un testamento? Di domenica mattina? Connor, pensi davvero che mi beva questa cosa?” Urlò Buffy, mentre Connor correva giù per le scale. “Oggi è sabato, Buffy” Rispose lui.

Angel lo chiamò ancora “Connor, dove credi di andare?”

Frenò la sua corsa e tornò indietro. “Papà, lo so che questo è il turno del nostro Weekend, ma questa cosa è un.. imprevisto. Chiamasi Im.Pre.Vi.Sto. ..qualcosa che non si può..”

“..Prevedere” disse Buffy ridendo. Poi lo guardò dritta negli occhi. Parlò con calma, ma con fermezza. “C’è anche Tommy con te? Connor, prometti.. niente demon bar.. o strane diavolerie ..e neanche spogliarelliste. Soprattutto niente bugie.. o dobbiamo telefonare ai Reilly per verificare se sono a New York? Tuo padre vuole sapere qualcosa di più, lo sai. Lo conosci.”

Lui annuì “Devo andare davvero a New York, ed è davvero urgente. Ok, niente bugie. I Reilly non centrano.. ma non posso..” Buffy sorrise “Va bene, non serve che dici altro. Comunque, sei maggiorenne, io mi fido di te” Connor sorrise “Grazie” Si avvicinò ad Angel “Recuperiamo la prossima settimana.. va bene? comunque, domani mattina sono qua. Pranziamo insieme.. e se vuoi, posso stare anche a dormire..”

Angel non rispose, ma gli diede un colpetto sulla nuca e lo accompagnò giù per le scale. Fece ancora qualche domanda, a cui ovviamente, Connor evitò di rispondere. Infine ebbe pietà di lui e lo lasciò andare. Angel non riusciva a scrollarsi di dosso il pensiero di Doyle e Cordelia, e questo per lui, non era affatto rassicurante, tutt’altro. Sentiva un ansia inspiegabile, ma non per Connor, sapeva che lui era in grado di difendersi. Per una volta, Angel ebbe paura per sé stesso. Connor rivide l’anziano postino di New York, suo padre, vide la sua solitudine e si sentì morire dentro. Abbracciò Angel per rassicurarlo.

“Forse riesco ad essere qui, anche già da stanotte. Se mi lasci andare e se non mi fai perdere l’aereo..”

“Va bene” rispose Angel. “Va bene, va ora.. o perdi l’aereo..”

Connor uscì di corsa, e mentre saliva sull’auto, prima di raggiungere Tommy, disse a sé stesso.

Non ti lascerò lì a vagare come un anima in pena. L’ufficio delle anime perse, non è il posto in cui dovrebbero vivere gli eroi. Non tu, comunque. Mio padre merita molto più di questo.

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Note: Al General Post Office di New York (8th Avenue - 33rd Street) esiste realmente l’iscrizione di Erodoto citata.

Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night stays these couriers from the swift completion of their appointed rounds.

Qua, potete vedere una foto, in cui si riesce anche a leggerla.

Buone feste a tutti

 

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Capitolo 23
*** Parte 22 ***


Family
The quiet before the storm.
La quiete prima della tempesta.

 

Parte 22                                                          

Connor lampeggiò con i fari. Vista l’ora, era meglio non usare il clacson. Tommy arrivò qualche minuto dopo ed entrando in macchina, sventolò un pacchetto davanti a Connor. “Cos’è?” Tommy sbuffò e lo lanciò nel sedile posteriore “Era la colazione. Mia madre non mi avrebbe fatto uscire, senza la sua sana colazione” Aprì lo zaino, e portò fuori degli snack al cioccolato. Ne lanciò uno a Connor.

“Questa non è sana, ma è più buona” disse Tommy addentando lo snack.

Connor ruppe l’involucro coi denti, mentre teneva una mano sul volante. “Allora?” chiese Tommy. “Cosa?” Rispose Connor. Tommy tentò di intercettare il suo umore “L’hanno bevuta?”

“Macché. Tommy, mi hai fatto fare una figuraccia, lo sai? La cosa del testamento era troppo..”      

Guardò l’amico ed ebbe pietà di lui. Rise “Ok, non è colpa tua. Se può consolarti, sappi che io l’avrei bevuta. Insomma, può capitare di dover presenziare alla lettura di un testamento, no?” Anche Tommy rise “Certo, può capitare” Connor continuò “Non è colpa tua. Il fatto è, che quei due sono.. beh, diciamo che non sono i Reilly. Quei due sono dei segugi. Ecco si, segugi..”

“Hai finito?” disse Tommy divertito “Ho capito quello che stai facendo. I tuoi elogi sinceri, sono davvero molto toccanti. Sono commosso, amico.. ma questo non ti esimerà dal dirmi, perché stiamo andando a New York” Connor rise ancora “Per il testamento, ovviamente. Ok, va bene.. però Buffy e Angel sono sul serio segugi.. è difficile ingannarli.. e tu ne sai qualcosa, amico..”

Connor poi spiegò che non poteva dirgli molto, ma che non voleva neppure mentirgli. “Preferisco non dire, piuttosto che inventare storie, mi sembra più giusto” Disse “È una cosa importante, ma non posso farlo senza te. Ho bisogno del tuo aiuto. Vorrei dirti di più, ma non credo sia saggio, sfidare le leggi.. di non so cosa.. credo che riguardi lo spazio-tempo.. o qualcosa del genere..”

Tommy aveva annuito serio e disse che l’avrebbe aiutato. Aveva percepito la sacralità delle sue parole. Vedeva l’ansia di Connor, forse centrava la W&H o forse no, ma non aveva importanza. Aveva quindi smesso di fare domande. Lui sapeva, che nel loro mondo, non si doveva alterare il continuum spazio temporale. I rischi erano troppo elevati.

“Immagino, che se sapessi, potrei sconvolgere l’equilibrio cosmico. Non devo sapere e non saprò. Ok.. quindi dobbiamo fare solo questa piccola cosa. Tu devi recuperare qualcosa e mentre lo fai, io devo distrarre eventuali scocciatori. Si, possiamo farcela.. però..”

“..Però?” chiese Connor allarmato.

“Non è una domanda. È una constatazione. Se non devo sapere, evidentemente sono coinvolto in modo diretto. Questa cosa, ha a che fare anche con la mia storia personale. Non può essere che così. Studio magia da sempre, credo di aver imparato a far levitare le matite, prima ancora di imparare a camminare, quindi so di che parlo. Non fare cose stupide Connor, ok? Sappi che non puoi alterare il tuo passato. Cioè, in teoria puoi, ma potrebbe essere un disastro.. perché coinvolgeresti anche tutti quelli che hanno avuto un legame con te. Volevo solo dirtelo..”

“Grazie Tommy, ma non si tratta di questo. Non devo alterare niente. Devo solo fare in modo, che una cosa, una cosa importante, non finisca al macero o all’inceneritore.. tutto qui. Sto solo ricordando alle poste newyorchesi, che dovrebbero mettere in pratica ciò che dice quella antica iscrizione. La posta va sempre consegnata alla persona a cui era destinata, costi quel che costi. Non importa se nevica, se piove o se c’è il sole. Devono portare a compimento il loro lavoro, come un sacro dovere.. perché da questo può dipendere il destino di un uomo.. capisci cosa voglio dire?”

Continuarono a parlare per tutto il viaggio, anche sull’aereo non parlarono che di questo. Forse era la prima volta, che insieme, affrontavano discorsi filosofici. Parlarono di destino, di libero arbitrio, e di anime gemelle. Arrivarono anche a parlare dell’esistenza di Dio. Al loro ritorno da New York, erano entrambi più sereni. Sicuramente più uniti. Riuscirono nel loro compito, mentre Tommy faceva il palo, Connor recuperò quel sacco della posta e cercò febbrilmente il piccolo pacco. Si rese conto che era davvero mal concio. Da sotto la carta di imballaggio, da un piccolo squarcio, vide che era stato riavvolto con della nuova carta che copriva l’imballaggio originario. Pensò di aggiungere lui stesso, un terzo involucro, per evitare che si notasse quanto quel pacco fosse usurato dal tempo. Si guardò attorno e trovo ciò che cercava. Carta da pacchi e spago robusto. Avvolse la preziosa reliquia e ri confezionò il pacco. Ora sembrava nuovo. Sul pacchetto inserì il nuovo cartellino, e scrisse l’attuale indirizzo di Angel. Per un momento si chiese se suo padre, avesse riconosciuto la sua calligrafia, e decise di scrivere in stampatello.

Salì subito al piano superiore e raggiunse Tommy. Indicò il corridoio e Tommy lo segui. “Connor? Hai notato che non ci fila nessuno? Trovo che sia strano. Nessuno pare notare la nostra presenza, questa cosa mette i brividi” Connor annuì in silenzio e entrò nell’ufficio che aveva visto in sogno. Ancora una volta, non poté non notare, la differenza fra il sotterraneo e questo ufficio. Luce e Ombra. Perfetta analogia della vita di suo padre.

Inserì il pacco nella posta prioritaria in partenza per Los Angeles. Oggi è sabato e fra un po’, qua chiuderanno per la pausa domenicale. La posta non partirà prima di lunedì mattina. Arriverà a Los Angeles in settimana. Pensò Connor e subito dopo uscì di corsa per recarsi di nuovo all’aeroporto. Non vedeva l’ora di essere di nuovo a casa. Si chiese per quale motivo, aveva dovuto fare tutti questi giri per spedire il pacco. Non avrebbe potuto portarlo con sé e consegnarlo lui stesso ad Angel? Non sarebbe stato più semplice? Se c’era un motivo, beh lui lo ignorava, e probabilmente, nonno Doyle non aveva avuto il tempo di spiegargli i dettagli.

Tornarono a L.A. che era ormai notte, riuscirono anche a scambiare due chiacchiere con Buffy e Angel. Tommy si fermò a dormire da loro e dopo cena, crollarono esausti per la stanchezza. Prima di addormentarsi, Tommy disse qualcosa, che stupì Connor. Solo si rammaricò, perché se le cose fossero andate bene, presto avrebbe dimenticato le parole del suo migliore amico.

“Conn? Quelle cose che mi hai detto di Holtz.. Ok, lo so che è un figlio di.. ma lui pensa davvero, che possa ancora controllare la tua volontà? È un folle se lo pensa. Però.. lo sai, l’abbiamo studiato, gli psicopatici sono bravi a leggere il linguaggio del corpo, e sei tu ad inviarli segnali sbagliati. Lui sa che tu hai una bassissima autostima, lo sa perché è stata lui stesso a crearla, proprio per controllarti, e la usa per tenerti in pugno, per manipolarti. La tua bassa autostima è il tuo demone interiore. La mascheri con la rabbia, con il pensiero rigido. Per te, spesso le cose sono solo in bianco e nero, perché ti sembra che sia più facile vivere così. Invece penso che quella è solo una maschera. Tu hai una forza immensa e non sai di averla. Cavolo, non puoi permetterti di sprecarla così, è un una cosa immorale. Hai tanta di quella forza interiore, che potrebbe smuovere montagne. Holtz non ha capito un cazzo di te. Conn? Oggi non avevi bisogno di me, né della mia magia. Perché hai pensato di.. di non riuscire a fare quelle cose da solo? Te la sei cavato alla grande.. io me la stavo facendo sotto dalla paura..”

“..anche io, Tommy. Avevo una paura tremenda.. avevo paura di.. incontrare qualcuno che..”

Connor aveva avuto paura di incontrare l’anziano uomo del sotterraneo, suo padre. Un uomo intrappolato nella sua stessa disperazione. Pensò che la parola di-sperazione, significasse proprio perdita della speranza. Era terrorizzato al solo pensiero di rivederlo, ma non poteva dirlo a Tommy. “Per quanto riguarda Holtz.. credo che lui, sia stato solo un uomo debole. Voleva che il suo odio gli sopravvivesse. Un odio che andasse oltre la sua morte. Pensava di lasciarmi questa eredità, ma non ha fatto i conti con la controparte dell’odio. L’amore. L’amore di un padre. Non ha fatto i conti con Angel. Mio padre non è certo un anima candida, ma ha imparato dai suoi errori. Angel mi ha salvato, Tommy ..e comunque da quando sei diventato così saggio? Avevo bisogno di te invece, non sottovalutarti maghetto..”

“Non avevi bisogno di me. Non ho dovuto usare la magia. Potevi farcela da solo. Hai sempre questa.. questa dannata paura di perdere la fiducia delle persone. Pensi che gli altri non si fidino di te, perché pensi di non meritarla. Questa paura ti logora, ti porta via un sacco di energie, Conn. Hai mai pensato che invece.. sei proprio tu a non aver fiducia in te stesso?”

“No.. Tommy, io avevo bisogno di te.. abbiamo parlato un sacco..”

“Tu hai molta forza dentro, molta più di me. Lo so. Volevo solo che lo sapessi anche tu. Adesso non dire che non è vero, perché ho troppo sonno per risponderti ..e comunque, ti avverto Connor Angel. Lunedì, tu prova a dire a quegli scemi di David e Mark, che siamo stati a New York, senza passare da McDonald’s, e io ti trasformo in ranocchio forever.. e poi non dire che non ti ho avvertito..”

Connor annuì con il sorriso sulle labbra, ridendo fra sé al pensiero, che al momento, non aveva neppure uno straccio di principessa, che potesse, con il suo bacio, trasformarlo da ranocchio a principe azzurro. Però aveva un amico accanto, un vero amico.

..e con quel pensiero si addormentò.

Si svegliò presto, Tommy dormiva ancora e Connor odiava stare a letto a poltrire, anche se era domenica. Odiava stare a letto senza potersi muovere, Connor era sempre stato un iperattivo, l’immobilità per lui era una tortura. Non poteva fare rumore in camera, e non voleva svegliare Tommy così presto. L’aveva già fatto la mattina precedente ed era certo, che due volte di seguito sarebbero state troppe. Tommy non era certo un tipo mattiniero, al college era sempre Connor a svegliarlo e spesso doveva usare la forza per riuscire a buttarlo giù dal letto. Sorrise pensando ai suoi metodi persuasivi. Nominare l’assistente di biologia, una ventisettenne super sexy, era un metodo infallibile. Tommy ci cascava sempre.

Scese a preparare la colazione. Si sentiva bene, si sentiva pieno di energia. Non faceva altro che pensare a quel pacchetto. Cosa poteva contenere? Era stato dimenticato per anni, nell’ufficio delle anime perse, l’ufficio dei dannati e dei senza speranza, come l’aveva ribattezzato lui, e ora sarebbe finalmente arrivato a destinazione. Era indirizzato a suo padre, ma chi lo inviava? Non c’era un mittente sul pacco, ma chiunque fosse, conosceva bene Angel. Nonno Doyle aveva detto, che avrebbe rivisto il pacco una seconda volta. Connor pensò, che solo allora avrebbe saputo qualcosa di più. Di una cosa era certo, però.

Quel pacco conteneva la Speranza.

“Spero che sia buona come sembra” disse Buffy, entrando in cucina “Il profumo è ottimo”

Connor prese una tazza e versò la cioccolata calda, porgendola a Buffy

“Non è difficile da fare. Basta seguire le istruzioni sulla scatola. Hai visto dove sono i biscotti? Ah, no.. eccoli”

Prese la panna dal frigo, e ne versò una quantità generosa nella sua tazza, insieme ai biscotti al cioccolato. Buffy spalancò gli occhi, guardandolo quasi disgustata.

“Beh, quella non è più cioccolata.. quella è una specie di.. poltiglia..”

Connor annuì serio. “Ho fame. Ieri non ho quasi mangiato”

Finì in fretta e lavò subito la tazza. “Salgo a studiare” disse velocemente, ma lei lo bloccò.

“Ho fatto domande? Ho chiesto niente? Non scappare, Connor. Non serve, non con me. Non voglio sapere di New York, d’accordo?”

Si sedette di nuovo accanto a lei e la guardò meglio. Non aveva affatto l’aria riposata e si rese conto, che era ancora molto presto. “Come mai già sveglia?” Buffy prese la panna e ne versò un po’ nel cucchiaino. “Un brutto sogno” Lo guardò ancora e gli sorrise. “Ricordi il seminario a Londra? È sempre possibile seguirlo. Qualunque cosa accadrà in futuro, ricorda che fra noi, le cose non cambieranno”

Connor si sentì morire. Le sue parole erano tristi e malinconiche, come lo erano i suoi occhi. La tristezza di Buffy, aveva il sapore amaro di un addio. Lo sapeva che sarebbe successo, il nonno l’aveva avvertito, ma non pensava che accadesse così presto. “Connor?” lo chiamò ancora Buffy “Va tutto bene. So di averlo detto altre volte, ma non voglio che tu lo dimentichi. Io per te ci sarò sempre. Potrei non essere più qui, potrei essere altrove, ma questo non cambierà le cose fra noi due. Voglio solo che.. che tu non dimentichi questo. Londra non è poi così lontana. Se seguirai quel seminario, potrei anche decidere di riprendere gli studi, anche Dawn me lo chiede spesso. Ci pensi? Io e te a scuola insieme.. sarebbe strano, ma divertente..”

Connor si chiese se avesse già dimenticato di essere sua madre, ma in fondo non aveva più importanza. Sentiva che lei gli voleva bene. E aveva ragione nel dire, che fra loro, le cose non sarebbero cambiate. Sorrise al pensiero di lui e sua madre a scuola insieme, sebbene sapesse che non sarebbe mai accaduto. “Cosa avete fatto ieri?” chiese Connor, per spostare l’attenzione altrove. Buffy rise.

“Oh, vuoi dire, a parte aspettare con ansia una tua telefonata? Abbiamo fatto un sacco di altre cose. Ho preso anche un film in DVD, lo guardiamo stanotte? Hai promesso che avresti dormito qui..”

“Scusa. Non c’è stato il tempo. Non ho chiamato, è vero. Praticamente, siamo stati tutto il tempo sopra un aereo. Tommy è incazz.. arrabbiato, perché non ci siamo neanche fermarti.. a mangiare nei mitici fastfood newyorchesi. Eravamo proprio di corsa”

Una corsa contro il tempo, letteralmente. Pensò fra sé.

Buffy ridacchiò facendo una strana smorfia. “Con somma gioia di Nina, immagino. Lei è fissata con questa cosa del cibo sano..” Invece, Willow adora il cibo spazzatura, pensò Buffy.

“Tommy adora il cibo spazzatura, invece” disse Connor “Forse è meno sano.. ma decisamente più buono.. è vero.. Nina è ossessionata dal cibo. È vegetariana, credo”

“Per contrastare il lupo” disse Buffy seria “Credo che sia un modo per controllare la parte lupesca. I licantropi sono attratti dalla carne umana.. fiutano il sangue..”

“Tu.. tu conosci bene tutte le creature della notte, vero?” chiese Connor

“È il mio lavoro, la mia missione. L’esperto è Giles, io sono solo interessata a.. come ucciderli. È quello che voglio sapere, spesso è tutto ciò che mi serve sapere.. come ucciderli..”

“Non so quasi nulla delle slayers, siete tutte donne e tutte molto giovani. Chiesi questo anche a Faith, mi incuriosisce molto il fatto che siate ragazze così forti. Mi chiedo perché, per tanto tempo, siete state solo in due. Voglio dire.. era una lotta impari.. tu invece hai attivato tutte le potenziali e ora siete un esercito.. mi affascina un sacco questa scelta che hai fatto..”

“Abbiamo cambiato il mondo, Connor. Io e Willow, abbiamo cambiato il mondo. Non amo molto le regole stabilite da altri. Spesso ho sovvertito le leggi che regolano il mondo delle creature della notte, come le chiami tu.. perché anche in quel mondo, non sempre tutto è in bianco e nero.. esistono molte sfumature di grigio.. bisogna solo riuscire a vederle..”

Connor pensò al discorso che aveva fatto Tommy la notte prima. Aveva detto che lui era rigido e che vedeva il mondo, solo in bianco e nero. Ora Buffy diceva le stesse cose, e pensò che non fosse casuale. Adorava ascoltarla, adorava parlare con lei. Percepiva le sue parole come fossero lezioni di vita. Quello che lei diceva, era sempre molto importante. O per meglio dire, era importante per lui. Che Buffy avesse sovvertito le leggi del mondo soprannaturale, non vi era alcun dubbio. Amare una creatura della notte, andava certamente contro ogni regola.

“Buffy? Tu ci credi a.. all’anima gemella? Pensi che sia vera questa cosa? Esiste davvero?”

Notò il suo sorriso incuriosito e si affrettò a chiarire. “Ne abbiamo parlato con Tommy. Sai, in aereo abbiamo avuto modo di.. sei ore di volo sono lunghe, abbiamo chiacchierato un po’.. su cose serie. Il destino. Dio. L’Anima gemella. Cose di cui non parliamo mai.. ma che invece sono importanti.. il destino, cosa è il destino? Ed è vero che al mondo esiste la mia anima gemella? Se dovessi incontrarla, come faccio a riconoscerla? Come faccio a sapere che è lei?”

“Il tuo cuore batte più forte” rispose Buffy “No, aspetta un attimo.. prima smette di battere. Il tuo cuore smette di battere per una frazione di secondo ..e solo dopo comincia a battere più forte”

Devo prima morire. Solo così, potrò poi vivere per sempre con lui accanto. Pensò Buffy.

Fu in quel momento, che il pensiero che vagava da tempo nella sua mente, prese forma concreta. Il sogno di poc’anzi, che l’aveva svegliata di soprassalto, era stato un sogno slayer. Ne aveva tutta l’aria. Aveva visto il ritorno di Angelus e aveva visto due possibili scenari. Entrambi terrificanti. Nella prima scena, lei uccideva Angelus per sempre, ma poco prima che si trasformasse in polvere, aveva visto gli occhi di Angel. Erano pieni di amore per lei e lui la guardava con stupore misto a sgomento. Nella seconda scena, era Angelus ad uccidere lei, trasformandola per sempre in vampira. Lì non vide gli occhi di Angel, ma sentì la risata beffarda di Angelus. Il demone che indossava il volto dell’uomo che amava. Angelus e Buffy vampira, erano una coppia terrificante. Avrebbero distrutto il mondo.

Non voleva raccontare il sogno ad Angel e neppure a Connor. Perché spaventarli per qualcosa, che lei sapeva non sarebbe mai accaduta? Lei non avrebbe permesso che accadesse questo. C’era solo un modo per fermare i due possibili scenari. Lei ed Angel, avrebbero dovuto dirsi addio ancora una volta. Angelus non doveva tornare a camminare su questa terra. La felicità. La pura e perfetta felicità, non apparteneva ad Angel e Buffy. Anime gemelle, destinate a rincorrersi per sempre, senza mai riuscire a raggiungersi. Essere anime gemelle, non significava necessariamente dover vivere insieme. Loro, lei ed Angel, erano stati condannati fin dall’inizio. Lo capiva solo ora. Era forse la punizione, per aver osato infrangere le regole del loro mondo? Slayer e Vampiro. Due mortali nemici. Loro invece si amavano.

Non posso vivere la mia vita con te, Angel.. ma lasciarti, sarà come morire di nuovo. Lo sarà per entrambi. Non posso vivere né con te, né senza di te. Pensò ancora Buffy.

“Buffy?” Connor la richiamò al presente. “Si Connor la riconosci da questo.."

Lo guardò negli occhi e sorrise “Quando incontri la tua anima gemella, il tuo cuore si ferma, e poi batte all’impazzata. Sei per caso innamorato? Per questo vuoi sapere se è quella giusta?”

Per caso? No, direi di no, non al momento. Però.. pensavo che ci fosse qualcosa di più con l’anima gemella.. voglio dire, il mio cuore batteva più forte anche per Tracy, ma lei non è la mia anima gemella. Batteva più forte anche per.. beh, anche per altre due o tre ragazze che conoscevo.. ma nulla di così sconvolgente. Immaginavo che con l’anima gemella..”

“È proprio questo il punto. Quando la incontrerai, la riconoscerai subito, perché sentirai qualcosa che non hai mai sentito prima con nessun altra. Anche se ti sei innamorato di altre, con loro non riesci a cogliere le differenze, sono tutti innamoramenti simili fra loro, e quando finiscono, non ti lasciano niente. Quando realmente siamo vicini al vero amore, sperimentiamo un sentimento che.. che non abbiamo mai provato con nessun altra persona. Non puoi sbagliare. Quando la incontrerai, saprai che è quella giusta. È un incontro Unico e Irripetibile.

Connor annuì in silenzio. Non sapeva davvero cosa dire. Buffy continuò a parlare e lui si commosse profondamente.

“È come un migliore amico, ma di più. Molto, molto di più. La tua anima gemella è l'unica persona al mondo che ti conosce meglio di chiunque altro e nonostante questo, continua ad amarti, a dispetto di tutto e tutti. È qualcuno, che solo per il fatto di averlo incontrato, ti rende una persona migliore. No, in realtà non fa di te una persona migliore. Siamo noi a diventare persone migliori, con le nostre scelte, ma la tua anima gemella, ti aiuta a compiere quelle scelte, perché ti ispira, ti guida, ti sta accanto anche quando tutti ti abbandonano. Ti ispira perché vede in te, ciò che tu ancora non sai di avere dentro. L’anima gemella lo vede prima, perché ti guarda con altri occhi, e ciò che vede, è il riflesso della sua stessa anima. È un esperienza coinvolgente, Connor. Incontrare la tua anima gemella, ti cambia la vita per sempre. Mai nulla sarà più come prima. L’anima gemella è qualcuno che porti sempre con te e lo senti dentro te per sempre, anche se è lontano, anche se muore. Tu non smetterai di sentirlo, e nessuno potrà mai sostituirlo, perché l’anima gemella è una e una soltanto. È unico, capisci cosa voglio dire? È una persona che ti ha conosciuto, accettato, e ha creduto in te, prima di chiunque altro o quando nessun altro l’avrebbe fatto. E non importa quello che succede, non importa se la vita vi allontanerà, vi amerete sempre e nulla e nessuno potrà mai cambiare questo. Neanche la morte può separali. Le anime gemelle, trovano sempre il modo di ritrovarsi, anche dopo la morte. Loro si completano a vicenda, ed è per questo che non possono essere pienamente felici con nessun altro.”

Ancora una volta, Connor rimase in silenzio. Buffy parlava di Angel, era evidente. La conferma arrivò subito dopo da Buffy.

“Angel dice che mi ha amato dal primo momento che mi ha visto. Dice che la sua vita è cambiata in quel momento. È diventato un uomo migliore, alimentato da quel breve lampo di ispirazione che arrivava da me. Mi ha protetto per mesi, senza che io lo sapessi. La sua intera esistenza era definita unicamente, dalla sua invisibile presenza nella mia vita. Prima che sapessi nulla di tutto ciò, sapevo che lo amavo. Sapevo che lo volevo. Quando ho scoperto quello che era, un vampiro con l’anima, sapevo che non lo odiavo, io non riuscivo ad odiarlo. Avrei dovuto, ero la slayer, ma non ci riuscivo. Poi ho conosciuto meglio la sua anima e ho saputo di più su ciò che lui era realmente. Non era qualcuno che voleva qualcosa per sé, lui non mi ha mai chiesto nulla in cambio, mi amava e basta.”

Si fermò un attimo, come se stesse decidendo cosa dire a Connor, come se volesse trovare le parole giuste. Gli parlò dei sui primi tempi con Angel

“Lui combatteva contro la sua stessa natura. Lui era qualcuno che non si è nutrito di mia madre, nonostante sentisse il demoniaco bisogno di farlo, ma resistette. Non saprò mai come ci si sente in quella condizione, ma prima che l'ho incontrassi, lui ha avuto a che fare con questo per decenni. Combatteva la sua natura e lui ha a che fare con questo, ancora oggi. La sua natura gli dice di strappare la mia gola, e il suo cuore gli dice che è abbastanza forte per baciarmi, invece. Come si fa a andare ad un appuntamento con un vampiro? Come si fa ad amare un vampiro? Come si fa a mettere un paletto in quell’anima? Come si fa a non vedere null’altro, se non vero amore? Io l’ho fatto. Perché vedo la sua anima. Nulla di ciò che è successo tra me e Angel è stato facile. Conosci la storia. Abbiamo dovuto affrontare mille ostacoli e non tutti sono risolti, non ancora, ma dopo dieci anni, siamo ancora qui e nulla è cambiato. L’amore non muore mai”

Connor era a disagio, ma nelle parole di Buffy, sentì che lei non aveva perso la speranza. Il modo in cui aveva parlato di suo padre, per Connor era un regalo immenso. Disse solo “Grazie”

Parlarono ancora un po’, poi Connor salì in camera, studiò un po’ con Tommy, ma con poco entusiasmo. Era un po’ frastornato da tutto quello che stava accadendo nella sua vita. Invitò Tommy a pranzo, ma lui preferì tornare a casa dai suoi. Buffy e Connor pranzarono insieme e Angel si unì a loro. Anche se non poteva condividere il cibo con loro, Connor era felice che suo padre fossi lì accanto. Tutto intorno a lui, urlava domenica in famiglia e godette, per quei momenti trascorsi in loro compagnia. Sapeva, che probabilmente erano gli ultimi. Ovvero, lo erano in questa esistenza. Angel e Buffy erano tesi, Connor non poté non notarlo, ma finse di non vedere, non avrebbe potuto aiutarli in alcun modo.

La sera, dopo cena, guardarono il DVD che aveva comprato Buffy.

“Intervista col vampiro?” sbottò Angel “Dobbiamo davvero guardare questa stronzat.. schifezza? Non credo proprio..”

Buffy tentò di non ridere, “Ma c’è Brad Pitt..” disse, come se questo spiegasse tutto “..e Tom Cruise” aggiunse Connor, serio “..e Banderas? Non dimentichiamo Antonio Banderas ..e scusa se è poco” continuò Buffy, altrettanto seria. “D’accordo..” disse Angel, “Ho capito. Una bella sfilata di star hollywoodiane.. e allora? È il contenuto che conta. Sono curioso di vedere come vengono descritti i vampiri. Scommetto che dormono nelle bare, che ipnotizzano belle fanciulle indifese.. e stupidaggini simili. Registi e scrittori, alimentano l’ignoranza della gente, dicendo un sacco di cose non vere.. non sanno nulla sui vampiri..”

Buffy e Connor non gli diedero tregua.

“Dai papà rilassati. Non è che hai paura, che scopriamo qualche scomoda verità? Magari l’hai tenuta nascosta per tutto il tempo” Anche Angel rise “Ne dubito” e Buffy continuò “Sicuro di averci detto proprio tutto sui non morti?” A metà film, risero tutti e tre. Buffy sbottò “Ma questa è una scemenza. Ai vampiri crescono i capelli.. usano anche il gel. Povera Claudia, per tutta l’eternità, con quel taglio orribile..”

Connor sbadigliò e allungò le gambe sul divano, cercando una posizione più comoda. Era stanco morto, in quel weekend aveva dormito davvero poco. Senza rendersene realmente conto, poggiò la testa sul braccio di suo padre, usandolo a mo’ di cuscino. Angel invece lo notò sicuramente. Non si mosse e non disse niente, ma gli piaceva quel contatto con suo figlio.

“Ha vinto qualche oscar questo film?” chiese Connor, sbadigliando ancora “Perché è un po’ palloso ed è troppo lungo.. manca molto alla fine?”

Infine, Buffy e Angel ridacchiarono, quando si accorsero che si era addormentato sul divano. “Oscar o no.. direi che non ha più importanza” disse Buffy. “Tu di certo non vedrai la fine.. non stasera..”

Quel lungo e fruttuoso weekend giunse al termine. La mattina dopo, Connor rientrò al college. Tornò alla sua solita vita e per lui cominciò la lunga e snervante attesa. Il martedì, pranzando al campus con Buffy, non riuscì a celare la sua impazienza. “È arrivata posta?” Lei rispose di ‘No’. Infine si salutarono. Commossa, lei lo abbracciò forte.

Era un addio. Lo sapevano entrambi.

Ogni tanto chiamava per sapere se c’erano novità. Il weekend successivo, dovette andare dai Reilly e chiamò anche da lì, ma tutto pareva immobile. Come se il tempo si fosse fermato.

Ripensò al silenzio assordante dell’assenza di nonno Doyle. Lui gli mancava davvero molto. Ripensò a suo padre, alla dolcezza di quei loro giorni una volta al mese. Ripensò al caminetto sempre acceso per lui. Ripensò alle lettere per Buffy e ai suoi disegni e ricordò il suo modo silenzioso di dirgli che lo amava, quando ordinava del cibo cinese per lui. Ricordò la teiera e il microonde, simboli di appartenenza e di famiglia, che lui aveva contribuito a riunire. Ripensò alle parole sagge di Tommy e come la loro avventura newyorchese gli avesse avvicinati di più. Ripensò al suo primo incontro con Buffy all’aeroporto, e ricordò il suo sorriso malinconico. Il campus pareva più grigio e cupo, senza Buffy che veniva a prenderlo per pranzare insieme.

Risentì le sue parole e ricordò il suo abbraccio triste, di pochi giorni prima.

Quella fu l’ultima volta che la vide.

 

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Note:

Capitolo leggero (più o meno) per compensare tutta l’angoscia che arriverà nei prossimi :(

Sappiate che mi è costato scriverli. Io sono letteralmente innamorata di Angel e Buffy e vorrei vederli felici, quindi scrivere la parte 23 e 24, per me è stato difficile.

La fine si avvicina, e quando saprete tutto, spero tanto che non mi ucciderete :)

Buon 2013 a tutti

 

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Capitolo 24
*** Parte 23 ***


Goodbye
Is hard to find the dawn into the dusk

 

Parte 23

È difficile trovare l'alba nel crepuscolo

Buffy e Angel continuarono con la loro solita vita. Facevano le cose che facevano tutte le coppie normali. Spesso si concedevano delle lunghe passeggiate. Camminavano insieme, mano nella mano, anche se questo accadeva nel buio della notte. Parlavano di cose di ogni giorno, di progetti futuri, di Connor, di Londra. Tentavano di aggrapparsi disperatamente, al loro bisogno di stare insieme. Fingevano insomma, di essere una coppia normale. Fingevano che fra loro, andasse tutto bene. Andavano nei luoghi dove le coppie vanno, come al cinema, sulla spiaggia, o in un piano bar, a bere qualcosa e ad ascoltare buona musica. Una sera andarono persino in discoteca, nonostante Angel odiasse quel genere di ritrovi. Buffy si divertì molto. Parlavano del Camerun, della Spagna e di tutti i luoghi in cui era stato Angel. Parlarono della possibilità che Connor partisse per l’Inghilterra, ed Angel era felice che accadesse.

Quello di cui ancora non parlavano, era della terza persona presente nella loro relazione. Angelus.

O della paura.

Quello che inoltre non riuscivano a fare, fu di trovare l’appagamento totale nel fare l'amore.

A causa della paura.

Ogni volta che arrivava vicino all’estasi, Angel poteva sentire il demone ruggire la sua approvazione, poteva sentire la crescente ondata di gioia pura, che minacciava di scuoterlo e di sciogliere gli ormeggi della sua anima. Lui sapeva di essere felice accanto a Buffy, tutto il giorno e ogni giorno, ma quando faceva l'amore con lei, riusciva a sconvolgerlo, portandolo oltre ogni controllo. E questo avrebbe potuto ucciderli entrambi.

Non era mai stato sul sesso. Era ancora sempre tutto su lei. Fare l’amore però, allentava il controllo razionale che Angel metteva in atto costantemente. Avrebbe potuto fare sesso con ogni essere vivente, in qualsiasi parte di questa e di altre dimensioni, ma non avrebbe mai perso la strada della ragione, come invece accadeva con lei. Si chiese cosa avrebbe fatto Buffy, se fosse accaduto il peggio. Avrebbe potuto ucciderlo di nuovo? Avrebbe avuto ancora questa forza? Angel sapeva bene cosa avrebbe fatto Angelus, se mai il peggio fosse avvenuto. Questa volta l’avrebbe uccisa, facendola sua per sempre, trasformandola nella sua compagna immortale. Anche per Angelus, Darla non era che un minuscolo granello di polvere, che impallidiva di fronte a Buffy. Angelus la voleva ad ogni costo e scalpitava.

Angel pregò che accadesse un miracolo. Non voleva perderla. Non di nuovo.

E così, fingendo che tutto andasse bene, cercava di mascherare ansie e paure. Sapeva che potevano essere felici, o sperava che almeno lo fosse lei. Talvolta la vedeva ridere e talvolta accadeva anche a lui. Si, ora che loro si stavano riabituando a stare insieme, ridevano di più. Con più facilità. Con più comfort. Si sentivano più a loro agio nei loro abbracci, nei loro risvegli, e in tutte le cose che facevano insieme. Oramai, erano passati molti mesi dalla loro riunione. Il timore però, rimaneva, e così mantenevano in piedi quel loro triangolo eterno.

Buffy però vedeva le ombre che oscuravano gli occhi di Angel. Si chiedeva che cosa lui vedesse nei suoi.

Due settimane dopo aver visto Connor per l’ultima volta..

In una grigia giornata di novembre, Angel si alzò presto. Lei era già andata via dal loro letto, e dagli aromi che sentiva arrivare su per le scale, lui poté dire che Buffy stava facendo colazione. Guardò fuori dalla finestra, e si rese conto che probabilmente era mezzogiorno. Nel tardo pomeriggio, avevano un appuntamento con un loro contatto, per informazioni sulla W&H. Inoltre, era arrivato un avviso di sfratto, a causa di una, non ben precisata, violazione delle norme edilizie. Sospettavano che fosse opera della W&H, come avevano già fatto in passato. Buffy e Angel, avevano quindi bisogno di decidere cosa fare, dove andare, se informare o no Connor, anche se questo weekend era dai Reilly. Forse dovevano cercare una nuova casa. Come Angel pensò questo, sentì un brivido di paura.

Mentre camminava giù per le scale, vide che lei spingeva delle cose in un borsone. Stava infilando qualcosa dentro una valigia. Vide che a forza, tentava di infilarvi dentro il suo vecchio diario, e non riuscendovi, presa da un impeto di rabbia, la vide lanciarlo nella grande stufa lì accanto. Quel diario, che lei tanto amava, dove ogni pagina parlava di lui, ora ardeva avvolto dalle fiamme. Quasi senti il fuoco sulla sua pelle e per Angel, il fuoco era un nemico antico. Un incendio di piccole dimensioni, ora tremolava oltre la grata e lui si sentì pervadere da un ondata di panico. Tentò di non vedere, tentò di non sentire l’odore della carta che bruciava. Sorrise debolmente e ancora sulle scale, fece sentire la sua presenza.

"Pronta per l’appuntamento con l’informatore?"

Sapeva quello che lei stava per dire, ancor prima che le parole uscissero della sua bocca e sapeva, che non avrebbe ancora avuto alcuna risposta per lei. Buffy stava lì, con la testa china e le spalle curve. Rimase così per un momento. Immobile. Quando si voltò, Angel vide che aveva pianto.

Fece per muoversi verso di lei, quasi corse giù per le scale, finendo di scendere gli ultimi gradini, pronto a stringerla fra le sue braccia, ma lei alzò la mano per fermarlo.

..e lo sommerse con un oceano di parole concitate ..mentre gli occhi erano quasi asciutti.

"Non c'è soluzione, Angel? Non ..sei riuscito a.. non siamo riusciti a trovare nessuna soluzione per la maledizione, ne mai ci riusciremo, non è così?”

Lui tentò ancora di abbracciarla, ma lei lo respinse con più forza di prima.

“Stanotte.. stanotte è stato terribile. Io ti ho sentito piangere, e chissà quante altre volte è successo, senza che mi accorgessi di questo. Fai l'amore con me, e lui è sempre lì. Non hai mai concesso a te stesso, una sola goccia di appagamento, anche se cerchi di assicurarti che io non mi accorga. Tu parli con me, ridi con me, fai.. fai tutto con me.. e noi siamo felici, poi ti ricordi di lui, e tu semplicemente ti spegni. Lo vedo, vedo i tuoi occhi che si spengono ..e questo è insopportabile. Usciamo, ci svegliamo, passeggiamo mano nella mano, viviamo ..e tu stai ridendo e scherzando, ma l’attimo dopo, come se avessi visto lui, in un angolo della strada, il tuo volto si trasforma in una maschera di dolore. Non posso farti questo, Angel. Non posso più farlo. Non posso più fingere di non vedere. Sarei egoista e..”

“Buffy..”

"Non ci possono essere tre persone in un rapporto, Angel. Non mi importa niente di quello che sei. Non mi preoccupano i raggi del sole o di poter avere figli, che nessuno di noi avrà mai. Non mi importa di diventare vecchia, mentre tu rimarrai giovane in eterno, ho sempre saputo che era cosi, e non mi è mai importato. Mi importa però che tu stia bene, che tu sia sereno..o felice. Mi importa che tu sia felice perché ti amo, ma io non potrò mai renderti felice. Io non sarò mai autorizzata, da nessun maledetto potere divino, a renderti l'uomo più felice del mondo, che sia mentre facciamo l’amore o semplicemente mentre passeggiamo al chiaro di luna. Stanotte ho sentito il tuo pianto soffocato sul cuscino.. non dormivo.. e non posso sopportare che tu non riesca a trovare pace con me. Io ti sto uccidendo Angel, tu non potrai mai essere felice con me. Perché se tu lo fossi.. lo sai cosa accadrebbe.. lo sai bene. Ho sentito la tua disperazione stanotte, e non voglio essere responsabile della tua infelicità..”

“Ti sbagli invece. Buffy, questi ultimi mesi con te, sono stati.. non trovo parole che possano esprimere quello che provo quando sono con te..”

“Lo so Angel. È proprio questo il problema. Questa felicità che proviamo, finirà con l’uccidere uno dei due, se non entrambi. Io non avrei la forza di ucciderti ancora..”

“Buffy..” La guardò con sgomento, sapeva che lei aveva ragione, ma non poteva accettare di perderla. Era spaventato, ferito, si sentiva perso e braccato, come non gli capitava da tempo.. Sentì un dolore sordo proprio all’altezza del cuore. Vacillò. Ancora una volta, tutto il suo mondo, diventava cenere. Si aggrappò al tavolo per non crollare, mentre ancora la guardava.

"No. Per favore. Non.. non guardarmi così. Non rendere questo più difficile. Ti amo, Angel, e so che non smetterò mai, ma noi non possiamo vivere la nostra vita insieme.."

"No! Non andrà a finire così. Non questa volta"

"Sì invece. Angel, ti prego.. non posso farlo di nuovo. Io ti ho cercato per anni, perché dovevo sapere. Dovevo trovarti, dovevo sapere che eri ancora vivo. E dovevo venire qui, per.. per vedere se c’era ancora una qualche possibilità per noi. Ma non c'è. E tu lo sai che è vero. Io ti sento Angel, ti sento dentro. Sento che ti allontani da me, ogni volta che pensi che.. che la felicità possa sorprenderti alle spalle. Non possiamo vivere con la paura.."

"Buffy. Siamo in grado di.."

"No. Non siamo in grado di fare niente. Non possiamo stare insieme. Se lo facessimo, finiremmo con l’odiarci o con l’ucciderci a vicenda, e davvero non so che cosa sarebbe peggio. Dimmi? Quanto è appagante per te, fare l’amore con me? Rispondimi se hai il coraggio. No, non è appagante neanche un po’. E stanotte è stata la conferma a tutti i miei dubbi. Io vado, Angel. Io devo andare. C'è un aereo che mi aspetta, ho già chiamato il taxi.."

"Saresti andata via senza dirmi una parola? Senza salutarmi?"

La voce di Angel era solo un sussurro. La consapevolezza che lei sarebbe fuggita senza dirgli addio, lo ferì più della lama con cui gli trapassò il cuore. Orami, davvero tante vite fa.

"Non è esattamente quello che hai fatto tu?"

Buffy poi scosse la testa, negando ciò che aveva appena detto. Non voleva ferirlo, ma non voleva che lui tentasse di fermarla. Se solo l’avesse abbracciata o se lei gli avesse sorriso, non sarebbe riuscita ad andar via. Lasciò che le lacrime scendessero libere, non riusciva più a trattenerle. Sebbene, fra i due, al momento, era proprio lei ad aver maggior controllo delle emozioni. Doveva essere dura e spietata. Angel invece, subiva impotente il suo addio. Era ferito dalle sue parole. Ferito e incredulo.

“Non puoi farmi questo. Non puoi uscire dalla mia vita, senza neanche una parola. Io non l’ho fatto. Lo sai bene che non l’ho fatto.. ti dissi addio un milione di volte..”

"No, non volevo dire quello che ho detto. Io.. io non sarei andata via senza dirti addio. Ti avrei svegliato, Angel. Stavo solo sistemando le mie cose e sarei salita a salutarti. Ma volevo fare in fretta. Non volevo renderlo più doloroso. Abbiamo provato, Angel e non ha funzionato. Fintanto che ci amiamo così come ci amiamo, fra noi non potrà mai funzionare.. dobbiamo farcene una ragione.. puoi essere felice con altre donne.. lo so che puoi, è già capitato in passato.. Nina, Cordelia.. troverai qualcun’altra, un'altra donna che possa amarti senza la paura di Angelus, ma quella donna non posso essere io.."

"No. Buffy, per favore! Diamoci ancora del tempo. Insieme possiamo cercare la risposta.."

“Io la conosco già la risposta e la conosci anche tu. Devi solo dirmi che non mi ami. Devi però dirlo, guardandomi negli occhi.. devi convincermi che dici il vero..”

Angel abbassò gli occhi, incapace di mentire a lei e a sé stesso. No, non poteva neanche tentare di formulare quel pensiero. Lui l’avrebbe amata anche oltre la morte.

Buffy afferrò il borsone e tirò fuori un fascio di lettere. Non aveva bisogno di vederle per sapere che erano tutte indirizzate a lui. “Sono quelle che scrissi sul diario. Le ho staccate da lì, perché volevo lasciarle a te, ma non so più se è una buona idea. Non voglio prolungare questa agonia. Promettimi che non ti lascerai trascinare verso il basso.. io non potrei sopportare di sapere che..”

Angel non disse nulla. Non rispose e non promise niente. Tese la mano verso di lei, e anche lui era incerto sul cosa aspettarsi da lei. Non sapeva se avrebbe preso la sua mano, o se semplicemente, le avrebbe consegnato le lettere. Lei non fece nessuna delle due cose. Gettò le pagine del diario sul fuoco. Lui sentì ancora un dolore sordo al petto. Cercò di salvare le lettere dalle fiamme, non poteva bruciare i ricordi di una vita intera. Lei però lo fermò.

"Angel.."

Si voltò verso di lei. Tutti e due avevano le lacrime agli occhi.

"Lasciale bruciare"

Cercò di pensare a qualcosa da dire. Qualunque cosa potesse fermarla. Qualcosa che potesse salvare entrambi da queste sabbie mobili, in cui stavano affondando. Ma poi sentì il peso della colpa. La Shanshu era andata per sempre, e non c’era nulla che potesse fare. Nulla. In ogni caso, la colpa era sua. Solo sua e delle sue scelte. Aveva bruciato la loro unica speranza di poter condividere un intera vita, come lei ora bruciava le pagine in cui aveva riversato la speranza di una vita intera. Non avrebbe dovuto rinunciare alla Shanshu, ma mentre lo pensava, sapeva anche che lo avrebbe rifatto mille volte.

"Non andartene Buffy.." La implorò di restare, l’avrebbe supplicata anche in ginocchio, se fosse servito a fermarla. Ma lei pareva irremovibile, lo capì dalla durezza del suo volto.

Sentirono uno scampanellio al cancello esterno e Buffy abbassò gli occhi.

"Questo è il taxi” Mormorò.

Gli consegnò un piccolo foglio ripiegato in più parti, e Angel lesse Per Connor. “Assicurati che lo legga” disse Buffy. Le loro dita si sfiorarono per un attimo e lei si allontanò subito. Se solo lo avesse abbracciato, se solo si fosse avvicinata anche solo di poco, non avrebbe più avuto il coraggio di andar via. Tentò un sorriso “Angel? Io ti amo, e questo non cambierà mai. Ho tanta paura Angel. Ho paura che non riuscirò mai a vivere senza di te, ma non posso neanche vivere con te. Devo andare. Tu sei stato abbastanza forte da farlo prima, e avevi ragione. Ora devo farlo io. Non tentare di.. di rinchiuderti di nuovo in.. in.. lo sai cosa voglio dire.. Angel? hai ancora Connor. Tu non sarai mai completamente solo ..e forse neanche io.. credo che.. che potrebbe venire a trovarmi qualche volta.. diglielo.. ma preferirei che tu non mi cercassi più. È meglio se non ci vediamo Angel. Sarebbe troppo doloroso per entrambi.”

Prese il borsone e un altro zainetto, che caricò sulla spalla, e andò verso la porta. Raggiunse il giardino e percorse il vialetto che portava direttamente alla strada. Mentre apriva il cancello, vide che la persona che aveva bussato, non era l’autista del taxi, ma il postino. Teneva un pacco in mano, e un block notes. Buffy ricordò che Connor aveva chiamato un sacco di volte, per chiedere se era arrivata posta. Forse il pacco era per Connor.

"Ricevuta di ritorno per Signor.." disse il postino.

Guardò il pacchetto.

"..Signor Angel della Angel Investigation"

"È lui" disse Buffy.

Con un gesto, indicò oltre le sue spalle. Era certa che Angel fosse lì, proprio dietro a lei.

"Firmi qui, per favore"

Buffy si voltò a guardare Angel, e non appena vide il suo volto, avrebbe voluto correre da lui, e urlargli che lo amava più della sua stessa vita, ma non si mosse. Ebbe pietà per lui, stava soffrendo ancora, e ancora lei ne era la causa. Ebbe pietà per loro due. Con rabbia, prese la penna e scarabocchiò la sua firma nello spazio che il postino indicava col dito. Poi prese il pacco e lo poggiò su una panca in pietra del giardino. Angel non poteva uscire dal porticato. Sebbene non fosse una giornata calda, il sole, parzialmente coperto dalle nuvole, era ancora alto. Il postino fece un cenno a entrambi, poi risalì nel suo furgone e si allontanò.

L’istante dopo arrivò il taxi. La scritta pubblicitaria sulla portiera, proclamava un servizio a cinque stelle.

Angel avrebbe potuto descriverlo in modo diverso.

Quando il conducente aprì la portiera, Buffy uscì sul marciapiede. Sentì le gambe tremare e le ginocchia che si piegavano, e soprattutto sentì le suppliche silenziose di Angel. Sentì il calore del suo sguardo, nonostante non si fosse voltata, sapeva che era lì. Lui era ancora li e le diceva che l’amava. Per un attimo lei chiuse gli occhi, stava impazzendo e per una frazione di secondo, contemplò l’idea di tornare indietro. Poi sentì silenzio e un vago senso di pace. Un debole senso di speranza inattesa, si fece strada in lei. Sentì che stava facendo la cosa giusta, ma il cuore non voleva saperne. Il cuore urlava tutta la sua rabbia e il suo dolore. 

Lui, impotente, la guardò andar via. Stava uscendo dalla sua vita, e non c’era nulla che potesse fare per fermarla. Nonostante fosse a pochi metri da lui, già sentiva il dolore della sua lontananza, sentiva la sua mancanza, come se non la vedesse da secoli. Sentiva già il vuoto incolmabile della sua assenza. Angel vide Buffy, ancora una volta, avvolta nella nebbia, proprio come dieci anni prima, e non riusciva a credere che la stesse perdendo ancora.

Il taxista prese i bagagli dalle mani di Buffy. Scambiarono qualche parola, parlarono piano, ma Angel poté sentire.

"Taxi per l'aeroporto, per la Signora Summers?"

"Sono io. Solo un minuto" Si voltò verso il giardino.

"Addio, Angel. Prenditi cura di te."

Si morse il labbro, poi velocemente gli voltò le spalle, e mentre il conducente teneva la portiera aperta per lei, Buffy entrò nell’auto. Sentì vibrare il cellulare. Era Connor, ma non rispose. Non avrebbe potuto, non ora. Lo spense del tutto, e ancora una volta guardò verso Angel. Lui non si era spostato di un solo millimetro. Non aveva mosso neanche un muscolo. Come lei, anche lui era impietrito dall’incredulità e dal senso di fallimento.

Angel avrebbe voluto urlare la sua rabbia, avrebbe voluto supplicarla. Avrebbe voluto correre là fuori e trascinarla fuori dalla macchina, per tenerla con sé, e mai, mai, lasciarla andare via di nuovo. Mai più, per il resto dell'eternità. Avrebbe voluto semplicemente mettersi in ginocchio. Soprattutto voleva dire qualcosa che l'avrebbe fermata, che l’avrebbe riportata indietro. Avrebbe voluto che tutto questo dolore soffocante, non fosse che un brutto sogno. Ma, lei era fuori alla luce del giorno, dove lui non poteva andare. Ci andò lo stesso ..si mosse in avanti ..prima lentamente .. un passo ..un altro passo ancora ..e un altro ..e un altro, e poi..

..e poi lei non c'era più.

Rimase in piedi, immobile come una statua, per quella che a lui sembrò un eternità, ma probabilmente fu solo qualche minuto. Poi rientrò e salì di nuovo nella loro stanza. Si distese sul letto, dove poteva ancora sentire il suo odore. Era ovunque. Non riusciva a formulare pensieri di senso compiuto. Sentì il cellulare squillare. Non rispose, né controllo chi fosse. Lui non pianse, non sfogò la sua rabbia, né sbatté il pugno sul muro. Si distese semplicemente sul letto, come un morto. Dopo tutto, questo era ciò che lui era. Un maledetto e dannato cadavere. Non aveva nemmeno bisogno di occultare ogni pensiero. Era come se la sua mente fosse semplicemente spenta. Rimase fermo immobile, su quel letto che odorava ancora di lei.

Vi rimase per più di 24 ore.

Quando finalmente si alzò, si stava già facendo buio. Contrariamente all’immobilità precedente, ora le sue azioni erano freneticamente maniacali. Cercò una valigia, o uno zaino o qualunque cosa somigliasse ad un contenitore, dove sbattere dentro i suoi stracci. Non trovò nulla. Corse in camera di Connor, lui sicuramente aveva ciò che gli serviva.

“Connor. Oddio no. Non oggi. Accidenti. Non ora, figliolo” disse a sè stesso.

Corse giù per le scale e si precipitò a chiudere il cancello esterno, inserendo la catena che bloccò poi col lucchetto. Sapeva che a volte, Connor passava a salutarlo durante i giorni feriali, ma ora non voleva vedere nessuno, neppure suo figlio. Sulla panca del giardino, vi era ancora il pacchetto che aveva consegnato il postino. Lo prese. Lo guardò distrattamente, rigirandolo fra le mani, sembrava un normalissimo e anonimo pacco. Risalì velocemente in camera sua, lanciando il pacchetto nel cestino della cartaccia. Sicuramente era la pubblicità di qualche prodotto. Tornò in camera di Connor e trovò uno zaino. Era proprio ciò che gli serviva.

Aprì il suo armadio, e di nuovo si sentì morire dentro. Molti degli abiti di Buffy erano ancora lì, il suo profumo lo avvolse come una calda coperta, ma non poteva pensare a lei. Doveva scacciarla dalla sua mente, dal suo cuore e dalla sua anima. Lui doveva sopravvivere a tutto questo. Se non per lui, doveva farlo almeno per Connor. Ora aveva bisogno di allontanarsi da Los Angeles, almeno per un po’. Pensò che aveva già fatto questo una volta. Era scappato da Los Angeles per andare a rifugiarsi in un monastero in Sri Lanka. Anche allora fu per Buffy.

Portò fuori le sue cose da armadi e cassetti, infilandoli velocemente nel capiente zaino. Doveva essere fuori da qui, non appena fosse stato completamente buio. Non aveva alcuna idea di dove andare. Pensò che l’Africa fosse un buon posto. Sarebbe tornato in Camerun. Certo, non aveva più il cristallo di Illyria, che li avrebbe permesso di spostarsi velocemente, il suo potere si era ormai esaurito. Poteva però viaggiare normalmente. Imbarcarsi in un mercantile era un ottima soluzione. Avrebbe chiamato Connor dal porto. Non poteva non salutarlo.

Cominciò a riordinare. Connor non doveva trovare disordine. Si era dato tanto da fare per sistemare quella stanza. Spostando gli abiti di Buffy, li sistemò tutti in una zona dell’armadio che poi chiuse a chiave. Si rese conto che in realtà, faceva questo per lui e per nessun altro. Le cose di Buffy erano sacre e nessuno doveva toccarle. O forse voleva semplicemente cancellare le tracce di quei mesi trascorsi insieme. Non ci sarebbe stata alcuna prova, che lei fosse mai stata là. Tranne, ovviamente, per il suo odore onnipresente, che si faceva beffe di lui e dei suoi fallimenti.

Era furibondo. Nel tentativo di reprimere ogni pensiero di Buffy, si muoveva avanti e indietro come una tigre ferita. Era selvaggiamente furibondo con sé stesso, ma alla fine era infruttuoso. Stava girando a vuoto. Si sedette sul letto, come se avesse esaurito la carica rabbiosa. Doveva fermarsi un attimo, non era possibile non pensare a lei. Si chiese se avesse raggiunto casa sana e salva. Poi si rese conto, che non aveva detto dove stesse andando. Era tornata a Londra? Di nuovo, fu come sentire un coltello infilato nel cuore. Forse non aveva abbastanza fiducia in lui, da dirgli dove andava? Aveva detto chiaramente che non voleva vederlo mai più. Aveva paura che lui la seguisse? Poi riconobbe a sé stesso, che lui non l’aveva chiesto. Infine si rese conto che erano pensieri deliranti. Certo che era tornata a Londra, lì c’era la sua famiglia, la sua missione e lì, forse Connor l’avrebbe raggiunta.

Ricordò che doveva dare a Connor il messaggio di Buffy, fu tentato di leggerlo, ma non lo fece. Lo poggiò semplicemente sulla scrivania di suo figlio e scese in cucina.

Aprì il frigo. Doveva nutrirsi prima di partire, e doveva anche portarsi dietro una scorta di sangue. Portò alla bocca il liquido rosso e si rese conto che era gelato. Sorrise amaramente ricordando il microonde di Connor. Lo sguardo andò alla teiera là accanto. Se solo non fosse tornato dagli Oracoli quel giorno, ora sarebbe umano. Sentì qualcosa di umido sulla mano. Quando guardò in basso, notò che stringeva un boccale ed ora era ridotto in cocci. L’aveva stretto così saldamente, che si era frantumato senza che lui se ne accorgesse. Il resto era sparso sul pavimento, mentre il sangue colava dal palmo della sua mano. Si appoggiò al bancone della cucina, a capo chino. La colpa era sua. Tutta colpa sua. Ma, passo dopo passo, ciò che aveva fatto nel corso degli anni, era sembrato tutto così giusto e necessario al momento, come se lui non avesse avuto altra scelta. Gli era stata data una cosa preziosa, la sua umanità, e ora avrebbe avuto accanto l’unica donna che avesse mai veramente amato. Era lei il dono prezioso, lei valeva più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ora l'aveva persa di nuovo. La sua anima era ferita e sanguinava come la sua mano. Raccolse i cocci e lavò il sangue.

La cucina era di nuovo pulita. Se l’ingiunzione di sfratto era reale, cosa di cui dubitava, avrebbero trovato tutto in ordine. Lui aveva finito con i suoi bagagli, ed era pronto a partire.

Solo una cosa da fare, ancora. Un Ultima cosa.

Tornò verso la stufa. Tornò alla brace fredda del fuoco, ai fragili fogli di carta carbonizzata. Era tutto ciò che rimaneva delle lettere, che lei aveva scritto per lui. Nessuno doveva leggere le parole di Buffy, quelle erano solo per lui. Sapeva che si poteva recuperare la scrittura dalla carta bruciata, l’aveva visto fare da qualche parte. Fu tentato. Voleva sapere che cosa aveva scritto per lui, quando lei era al sicuro, nella consapevolezza che non avrebbe mai letto i suoi pensieri. Poi invece, afferrò l’attizzatoio e lo conficcò nei resti del recente incendio, ancora e ancora e ancora. Con furore rabbioso. Nessuno avrebbe letto quelle lettere. Quando non ne poté più, si fermò. Il suo volto era sporco di nero, macchiato dalla carta fuligginosa e imbrattato dalle sue lacrime. Pensò amaramente, che la loro riunione, era cominciata proprio con le lettere, e così ora finiva. Esausto, risalì le scale e andò al piano di sopra a ripulirsi.

Era completamente buio ormai, fuori e dentro sé. Era tempo di andare.

Riaprì ancora l’armadio, cercando una camicia pulita. Imprecò, quando sbatté contro il cestino della cartaccia, che lui stesso aveva lasciato in mezzo alla stanza. Il pacchetto saltò fuori, e per un attimo, un solo attimo, pensò di vederlo quasi luminoso. Sta di fatto, che lo incuriosì e si chinò a raccoglierlo. Non aveva idea di quello che potesse contenere, o chi l’avesse inviato. Poggiò la camicia sul letto e si sedette con il pacchetto in mano. Lo guardò bene, era più o meno un cubo, circa otto centimetri per lato, pesante per le sue dimensioni. Era ben avvolto in carta marrone e legato con dello spesso spago. Lesse il cartellino e notò un vago senso di familiarità in quella calligrafia, ma oltre a questo non riuscì ad andare, non riuscì a capire chi fosse il mittente. Il timbro recava luoghi e date. Era partito da New York due settimane prima, ed era arrivato a Los Angeles già da alcuni giorni. Chi lo mandava? E soprattutto cosa conteneva? C’era solo un modo per scoprirlo.

Staccò il cartellino e sciolse con facilità lo spago. Chiunque l’avesse confezionato, non aveva stretto bene i nodi. Erano annodati frettolosamente, forse da mani nervose. Per un attimo, inspiegabilmente, pensò alle mani di Connor e lui era sta a New York di recente, ma altrettanto inspiegabilmente, scacciò quel pensiero. Scartando il pacco, notò subito, che sotto era avvolto con altra carta, che aveva un aspetto decisamente malconcio. Pensò che questo pacco avesse viaggiato molto e per lungo tempo. Sentì un leggero senso di panico e fu tentato di gettate di nuovo tutto nel cestino. La sua mente vagò di nuovo verso lei. Era stata Buffy a firmare per quel pacchetto, forse era per lei? L’attimo dopo, si rese conto, che era un pensiero delirante.

Tirati su, pensò. Tirati su, o sarai morto in meno di una settimana.

La carta da pacchi sottostante, era ricoperta da numerosi cartellini recanti vari indirizzi. Inoltre vi erano numerosi timbri postali. Quando cominciò a capire, si sentì raggelare dentro. Questo pacchetto lo aveva seguito in tutto il mondo, ogni timbro veniva dall'ufficio postale dei vari paesi, in cui era stato in tutti questi anni. Controllò meglio cartellini e timbri e comprese che, inequivocabilmente, il mittente, chiunque egli fosse, era sicuramente un tipo tenace e per di più, conosceva tutti i suoi spostamenti. Un timbro veniva dalla Spagna, proprio dove lui era stato. Prima di allora, era stato a Malta ed ecco lì il timbro. E prima ancora, una dozzina o più di posti, sparsi in tutto il mondo e ogni posto recava il proprio timbro. Compreso il Camerun, altre città africane e asiatiche. Angel non aveva più alcun dubbio, quel pacco lo aveva seguito in tutto il mondo. Sempre.

Notò però, che non era mai riuscito a raggiungerlo. Tutte le volte era arrivato in ritardo, raggiungendolo sempre alcuni giorni dopo, che lui aveva lasciato qui luoghi.

Cercò di rompere lo spago con le mani, ma non vi riuscì. Questo era stato annodato molto più strettamente, rispetto al precedente. Prese un taglierino e con frenesia, aprì l'involucro. In quel momento, pareva che la sua vita intera dipendesse da quel gesto. Improvvisamente voleva saperne di più. L’attimo dopo realizzò, che il pacco aveva viaggiato più di quanto avesse pensato. Sotto l'involucro, vi era un altro involucro, recante i timbri rivelatori della sua odissea. Vienna, Ginevra, Praga, Budapest, Sofia. Oltre ad una mezza dozzina e più di altri luoghi. Il primo ufficio postale da cui era partito, recava il timbro di un remoto villaggio in Cina.

Strappò ancora l’involucro e non si sorprese di trovarne un altro, ancora più vecchio e più logoro del precedente. Mosca, Dublino, Roma, Londra, Galway. Si, era stato anche nella sua città natale. Si ricordò di tutti questi luoghi. Quello che non riusciva a ricordare però, era di aver detto a qualcuno che lui fosse lì. Non aveva mai parlato con nessuno di questo, neppure con Connor e suo figlio era l’unica persona vivente, con cui avesse parlato in quegli anni. Non avrebbe potuto dire a nessuno dove andava, perché neppure lui sapeva con precisione, quale sarebbe stata la prossima tappa. A quanto pareva, lo sconosciuto mittente, invece sapeva tutto. Ancora una volta aprì l'involucro. Ce n’era un altro sotto, e un altro ancora. Angel quasi rise, questo pacco un po’ gli ricordava quelle bambole russe, dove la più grande ne conteneva una più piccola, poi un'altra, fino a raggiungere l’ultima, che era poi piccolissima. Questo pacco aveva su di sé, quattro anni di involucri. Lo rivoltò più volte per trovare il punto di partenza. India. Il suo viaggio, grazie al cristallo di Illyria, era iniziato proprio in India.

Finalmente riuscì a vedere l’involucro originale e dai suoi vecchi francobolli, si rese conto che era partito da Los Angeles. L’indirizzo recava la via del suo primo appartamento, quello da cui, insieme a Doyle e a Cordelia, tutto era cominciato. Quindi il pacchetto lo aveva seguito da ben più di quattro anni. La data parlava chiaro. Il pacco cercava di raggiungere Angel da quasi dieci anni. Precisamente dal 30 Dicembre del 1999. C’erano anche gli indirizzi della casa di Cordelia, dell’Hotel Hyperion e della Wolf Ram and Hart. Tutte le volte che il pacco era arrivato, era stato rispedito indietro al mittente, perché non erano riusciti a trovare Angel.

Angel controllò date e timbri e si sentì raggelare ancora una volta.

Quando il pacco arrivò al suo primo appartamento, lui si era trasferito a casa di Cordelia ..quando arrivò da Cordelia, lui si era trasferito all’Hyperion ..quando arrivò all’Hyperion, lui era a Pylea per salvare Fred ..quando il pacco tornò per la seconda volta all’Hyperion, lui era nello Sri Lanka, in un monastero buddista, nel tentativo di venire a patti con la morte di Buffy ..quando tornò per la terza volta all’Hyperion, lui si era trasferito alla W&H ..quando arrivò alla W&H, lui era a Roma con Spike, per salvare Buffy. Il pacco tornò ancora una volta alla W&H, ma non trovò che macerie. Angel aveva dichiarato guerra ai Soci Anziani e loro avevano dato il via all’Armageddon.

Ovunque lui fosse andato, quel pacco lo aveva seguito, senza riuscire mai a raggiungerlo. Era sempre rimasto un passo dietro a lui.

L’ansia di Angel era alle stelle. Cosa c’era di così importante là dentro? Il suo contenuto, ora avrebbe avuto ancora valore per lui? Troppe cose erano cambiate da quel lontano Dicembre del 1999. Verificando meglio, vide che il primo francobollo, indicava che era stato spedito parecchi giorni dopo in cui era lui stato umano. Fu allora, che per Angel, tutto cominciò ad avere un altro sapore. Ricordò che subito dopo morì Doyle e questo aggiunse altro dolore. Aver vissuto un giorno intero con Buffy, senza poterne condividere neppure il ricordo, fu straziante per lui, e fu in quel momento che cominciò il suo lento cammino, che lo portò dritto all’inferno, da cui, dieci anni dopo, solo Buffy e Connor riuscirono a salvarlo.

Si, l’ansia di Angel era alle stelle, ma non era il solo.

Nello stesso momento.. Connor era in preda ad un ansia sempre più crescente. Da più di ventiquattro ore, cercava di sentire sia Angel che Buffy, ma i cellulari risultavano spenti. Aveva provato anche a chiamare il numero dell’Hyperion, ma pure lì, silenzio assoluto. Squillava, ma non rispondeva nessuno. Pensò anche di chiamare Giles a Londra, ma poi decise di non farlo. Cosa stava accadendo?

Angel guardò ancora mille volte il pacco. Non era più sicuro di volerlo aprire. Arrivava dal suo passato e niente di buono era mai giunto da esso. Il suo passato, non gli aveva portato altro che guai. Notò però, che il pacchetto originale, spogliato da tutta la carta con cui era stato avvolto, era piuttosto piccolo rispetto a come era sembrato inizialmente.

Improvvisamente, seppe che doveva assolutamente aprirlo. Con cautela, rimosse l'ultimo involucro e con mani tremanti, sollevò il coperchio della scatola. Dentro c'era una altra scatola abbastanza ordinaria, ma notò che era di robusto cartone bianco, come quelle che si usavano per contenere oggetti fragili. C'era solo il suo nome scritto su, e nient’altro. Nessun indizio circa il suo contenuto. Tagliò il nastro adesivo, e lo aprì. Un'altra scatolina più piccola, giaceva sotto tre buste bianche, ognuna indirizzata semplicemente ad 'Angel' e ognuna di esse era numerata. La numero uno era proprio in cima, e Angel la aprì per prima.

Gli si fermò il cuore. Anche se non batteva più, in senso figurato, ad Angel gli si fermò il cuore. La carta intestata era quella della Angel Investigation e ora conosceva anche il mittente. Ora sapeva chi era stato, dieci anni prima, ad inviargli quel pacchetto. Avrebbe riconosciuto la sua scrittura, anche dopo mille anni di inferno.

Spostò lo zaino dal letto. Improvvisamente, l’idea di partire non gli pareva più un opzione possibile. Sdraiandosi sul letto, cominciò a leggere la prima lettera

..e i suoi occhi non vollero saperne di rimanere asciutti. Pianse!

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Note: Forse non lo noterete neanche, o forse si, ma volevo comunque dirvelo :)

Quando Connor vede il pacchetto in sogno, pensa che sia leggero, mentre Angel lo percepisce pesante. Potrebbe sembrare un errore, ma non lo è. Siccome so di non essere brava nella tempistica, questo particolare potrebbe passare inosservato e un po’ mi dispiace. La mia voleva essere una metafora, di come possiamo percepire la stessa realtà in modo diverso, basandoci solo sulla nostra personale percezione degli eventi. I nostri stati d'animo, condizionano la realtà che vediamo.

Per Connor è leggero, perché per lui è una liberazione, quel pacco rappresenta la fine di un incubo. Per Angel è pesante, perché si rende conto di come la sua vita sarebbe stata diversa, se avesse ricevuto prima il pacco. Sente il peso del fallimento. Ho messo tanta carta, tanti timbri, cartellini, date, luoghi, e tante scatoline, per (simbolicamente) rendergli difficile il percorso per arrivare all’essenza delle cose. A volte facciamo dei giri immensi per ritrovarci poi, esattamente al punto di partenza. Talvolta, guardando ATS, ho avuto l’impressione che Angel girasse in tondo incessantemente, senza mai trovare pace. Se state seguendo i fumetti, sapete di che parlo.

Con questi pensieri un po’ strani, e forse non proprio allegri, (I'm sorry) ..vi dico però che finché c’è vita c’è speranza e vi dico..

Felice 2013

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Capitolo 25
*** Parte 24 ***


≈◦ ≈ ◦ ≈

Sentiva dentro sé la sua voce. La sentì vicina come non mai.

Era emotivamente dilaniato dalla nostalgia e dalla malinconia.

Mi manchi così tanto

≈◦ ≈ ◦ ≈

 

 

Parte 24

Gli si fermò il cuore. Anche se non batteva più, in senso figurato, ad Angel gli si fermò il cuore. La carta intestata era quella della Angel Investigation e ora conosceva anche il mittente. Ora sapeva chi era stato, dieci anni prima, ad inviargli quel pacchetto. Avrebbe riconosciuto la sua scrittura, anche dopo mille anni di inferno.

Spostò lo zaino dal letto ..l’idea di partire non gli pareva più un opzione possibile ..sdraiandosi, cominciò a leggere la prima lettera ..e i suoi occhi non vollero saperne di rimanere asciutti.

≈◦  ≈ ◦ ≈

30 Dicembre 1999

Angel Investigation - Los Angeles

Ciao Angel, sono io. Mi sento strana a scriverti queste righe, come se tu fossi lontano, come se tu non fossi qui, ma la verità è, che non so dove sei realmente. Sei qui con me, ma non ci sei. Io non ho bisogno di scriverti per parlare con te, lo faccio tutti i giorni e so che tu mi ascolti. Sia Doyle che Cordelia, mi hanno però convinto a scriverti e così eccomi qua.

Quando leggerai le mie parole, se mai le leggerai, sappi che non smetteremo mai di cercare il modo per riportarti indietro. Noi tutti siamo impegnati in questo compito. È questa ora la nostra priorità. Mi sono tutti vicini e tutti mi danno conforto, soprattutto Doyle e Cordy, ma ho così tanta paura, Angel e tu mi manchi, mi manchi tantissimo. Stanno succedendo tante cose belle qui, e tu non puoi perdertele ..ma sto scrivendo tutto nel mio diario e ogni giorno leggo una pagina per te. Gli altri dicono che non puoi sentirmi, ma io so che mentre leggo, tu mi ascolti, e io ti racconto la nostra vita ..così quando tornerai, non ti sarà sconosciuta..

Giles ha messo a soqquadro tutte le biblioteche del Consiglio e non. Dobbiamo scoprire se c’è un modo per farti tornare da noi. Ora lo aiuta anche Wesley, che si è aggiunto alla Angel Investigation da pochi giorni. C’è anche un nuovo membro nel gruppo. Si chiama Charles Gunn ed è un ragazzo in gamba, mi aiuta molto durante nella lotta contro i vampiri.

Doyle ha scoperto qualcosa. Ti spiegherà tutto nella terza lettera. Ha paura che tu, ancora una volta, farai di testa tua. Penso che ti conosce bene, ed è per questo che mi ha pregato di scriverti, per incoraggiarti a non aver paura. Quando leggerai le parole di Doyle, ti prego di fare esattamente come dice, perché è l’unico modo per riportarti a casa.

Giles e Wesley hanno scoperto cosa ti è accaduto, ma non sanno come fare per farti tornare. Insomma, per farla breve, conosciamo la causa, ma non la cura. Io penso che sia tutto sul sangue, è sempre tutto sul sangue, ma a parte Doyle e Cordelia, nessuno mi dà ascolto.

Doyle però, forse ha scoperto qualcosa. Noi non sappiamo se funzionerà e non sappiamo neanche se leggerei mai le nostre parole, ma sappi che Doyle ha tentato di parlare con gli Oracoli, e gli è quasi costato la vita. Ha rischiato di morire e pensando che fosse arrivato alla fine di suoi giorni, ha tentato di passare le visioni a Cordelia. Invece, grazie alle mie suppliche, gli Oracoli l’hanno salvato e ora Doyle e Cordy, condividono le visioni. All’inizio era una cosa strana, ma ora ci siamo abituati tutti. Devi tornare presto Angel, abbiamo due contatti con le Forze dell’Essere che lavorano per noi e questo deve avere un qualche significato.

Gli Oracoli non parlano con i messaggeri, ecco perché Doyle ha rischiato di morire, così la seconda volta, sono andata io all’’ufficio delle anime perse, e Doyle ha aperto la porta per farmi accedere al cospetto degli Oracoli. Io sono una slayer, un soldato, come hanno detto gli Oracoli, e in qualità di guerriera, mi hanno ricevuta. Sono stati loro a indicarmi la via da seguire. Parlavano in modo strano, forse perché erano già morti quando gli ho trovati, ma il succo della questione era, che tutto dipenderà da te e dalle tue scelte. A loro non interessavi tu, né io, né chiunque altro. Per loro era importante che l’equilibrio fosse ripristinato.

Sunnydale ha la sua slayer. Faith. Dopo il risveglio dal coma, ha iniziato il camino verso la redenzione e ora lavora fianco a fianco con Giles.

Los Angeles ha il suo campione, qualunque cosa significhi. E quella sono io. Abbiamo deciso così, Angel. Perché non volevo lasciarti solo. Ora sono io che porto avanti il tuo lavoro. Infondo nulla è cambiato per me, il nostro lavoro, il mio e il tuo, è identico e faccio esattamente quello che facevo prima. Combattere il male. Non abbiamo cambiato il nome. Questa è e sarà sempre la Angel Investigation. Il Consiglio non approva, ma a me non m’importa di ciò che dicono loro.

Non temere Angel, sono sempre io la slayer, e ogni tanto devo correre anche a Sunnydale, ma cercano di chiamarmi il meno possibile. Specie adesso che c’è questa bella novità. Lo so da qualche tempo, anche se credo di averlo saputo da subito, ma non voglio ancora dirti nulla. Perché voglio dirtelo guardandoti negli occhi. Voglio vedere la tua gioia, quando lo saprai. E spero tanto, che sia il prima possibile.

Angel ci sono tante novità, oltre a quella nostra di cui parlavo prima, e tu devi esserci per vederle. Manchi solo tu e manchi a tutti noi. Ho visto Cordelia piangere. Lei è cambiata tanto e spesso mi dà coraggio quando io vacillò, e poi io faccio lo stesso con lei.

Angel aveva le lacrime agli occhi, non riusciva a credere a ciò che leggeva. Sentiva dentro sé la voce di Buffy. La sentì vicina come non mai. Continuò a leggere, anche se era emotivamente dilaniato dalla nostalgia e dalla malinconia. “Mi manchi così tanto” disse fra sé

Willow e Oz si sono sposati da qualche giorno. Per ora abitano a Sunnydale, ma penso che si trasferiranno a breve, perché vogliono frequentare il college qua. Credo che Willow voglia starmi vicina. Anche Xander voleva venire, ma ha incontrato di nuovo Anya e ora stanno insieme, quindi danno una mano a Faith e Giles, e qualche volta pare che gli aiuti anche Spike, anche se si fa pagare. Non so bene cosa gli sia capitato, ma Faith mi ha detto, che il governo ha fatto degli esperimenti su di lui, e stanno ancora cercando di capirci qualcosa. Faith crede che sia coinvolto anche l’assistente di psicologia, un certo Riley Finn che tu non conosci. L’ho incontrato al college, che come immagini, ho smesso di frequentare da quando sono qui a L.A. Forse riprenderò quando anche Oz e Willow si trasferiscono, ma ancora non so cosa farò.

Anche mi madre si è trasferita a Los Angeles, e con mio padre pare siano riusciti a trovare nuovi punti d’incontro. Si sono riuniti e penso anche, che lo stiano facendo per me. Ma sembrano felici e per me è bello passare ogni tanto da loro, nella casa della mia infanzia. Ricordi che tu mi hai visto proprio lì, quasi quattro anni fa? Presto si sposeranno anche Doyle e Cordelia. Volevano noi due come testimoni di nozze, ma poi hanno deciso di affrettare i tempi.

Io non so dove sei, né come stai vivendo. Non so se stai soffrendo, non so se sei consapevole di esserti perso, ma tutto quello che credi di vivere, sappi che è una bugia e quella bugia ti tiene lontano da me. Ovunque tu sia, non è il luogo in cui dovresti essere. Io non so cosa fare o pensare, l’unica cosa che riesco a fare e starti accanto e amarti.

Angel non riusciva a frenare le lacrime, che andassero dove volevano, non gli importava. Tutto ciò che riusciva a pensare era Buffy, solo Buffy. Stava soffrendo e questo era insopportabile. Aveva scritto queste parole dieci anni fa e loro erano ancora lontani. Doveva raggiungerla subito, doveva raggiungerla ad ogni costo. Continuò a leggere, voleva sapere tutto.

La neurologa dice che hai un forte attività onirica, che poi ho capito, che significa che stai sognando. Lei dice che è positivo, ma Doyle e Cordelia e anche Willow, dicono che è per questo che non riesci a tornare. Forse quei sogni ti tengono prigioniero da qualche parte. Willow ha provato a raggiungerti con la magia, ha portato con sé anche una sua amica. Si chiama Tara e una volta alla settimana, entrano in contatto con la tua energia aurica. Non mi dicono mai molto, ma credo che mi nascondono qualcosa. Però dicono di riuscire a sentirti e dicono che questo è buono. Quando chiedo come stai, o quando chiedo se stai soffrendo, mi rispondono in modo evasivo e io mi sento morire dentro. Allora corro da te e ti parlo. Parlo con te e penso che tu mi ascolti, perché poi vedo che sorridi. E quando ti bacio, io so che tu mi senti.

Certo che ti sento quando mi baci. Io ti sento sempre Buffy. Urlò Angel, con voce rotta dall’emozione.

Dalle indicazioni suggerite da Tara, Doyle ha pensato di inviarti questo pacco e queste lettere. Non mi ha detto molto, ma credo che stia tentando di raggiungerti là dove sei tu. Non è un posto fisico, è uno squarcio dimensionale, un alterazione della realtà. Giles dice che è molto pericoloso usare queste forze. Doyle e Cordelia, ogni tanto entrano in una specie di trance e credo che tentino di raggiungerti. Non so se riescono, fanno tutto in gran segreto, ma dicono che riescono a vederti, però non mi dicono mai il contenuto delle loro visioni. Spesso lo fanno quando ci sono Willow e Tara, ma è Doyle che fa il lavoro grosso. A volte lo vedo svuotato da ogni energia, e per lui è molto faticoso e doloroso, ma dice che non smetterà mai di tentare.

Ora devo salutarti perché è arrivata la fisioterapista, una biondina che si chiama Nina. È una amica di Oz, l’ha conosciuta ad un seminario per licantropi, sai.. quei seminari mistici per controllare la parte lupesca. È una brava persona, un po’ fissata con le diete, e a me sta un po’ antipatica, comunque mi sta insegnando come fare e presto sarò io a farti i massaggi. Non mi va che lei ti tocchi in quel modo così intimo.. insomma.. hai capito. Però, quando lei ti fa quelle cose, quei massaggi per mantenere tonica la muscolatura, io sono sempre presente, figurati se la lascio sola con te, ma sto imparando in fretta. Presto lei non servirà più, forse solo per quei micro massaggi circolatori, ma nulla che implichi nudità.

La neurologa, dice che è molto importante che io ti faccia sentire anche la mia presenza fisica, per questo mi ha incoraggiato ad imparare i massaggi da Nina e per me è bello farteli, mi piace tantissimo e piace anche a te. Comunque, solo io so cosa ti fa star bene, Nina non può certo saperlo. Ti ho già detto che mi è un po’ antipatica?

Angel sorrise leggendo quelle parole, e per quanto sembrassero assurde, riuscì a credere più che Nina fosse una fisioterapista, che non la moglie di Oz. Aveva molto più senso.

Angel mi manchi tanto, adesso ho tanta voglia di piangere, ma non lo farò. Leggi attentamente cosa ti scrive Doyle e fai esattamente come dice. Ti amo Angel, e se per caso stai pensando di fare di testa tua, come dice Doyle, ricorda ciò che abbiamo condiviso solo due mesi fa. Ricorda come siamo stati felici quel giorno. Ricorda la nostra scorpacciata di gelato. Ne ho comprato una scorta enorme, e qui tutti pensano che siano solo strane voglie, e dicono che se continuo così, ingrasserò più del dovuto. Ora più che mai, ho bisogno di te ..e non solo io.

Presto anche qualcun altro avrà bisogno di te, e non voglio decidere da sola il suo nome. Lo sceglieremo noi due insieme, io e il suo papà. Si, hai capito bene, alla fine non sono riuscita a non dirtelo, ma visto che ora lo sanno tutti, dovevi saperlo anche tu. Noi aspettiamo un figlio, Angel. Qui sono tutti felici per questo grande evento. I nonni, i miei genitori, stanno impazzendo di gioia. Giles non sta meglio di loro. Xander, che ora è un bravo falegname, sta costruendo la sua culletta. Willow e Oz litigano con Doyle e Cordelia, su chi dovrà battezzarlo. Manchi solo tu Angel, tu non puoi non esserci. Tuo figlio, nostro figlio, ha bisogno di te.

Gunn e Wesley dicono che lo proteggeranno da chiunque voglia fargli del male, e pensiamo che siano in molti a volere il nostro bambino. Il figlio del miracolo. Per me non c’è nessun miracolo, se non il miracolo stesso della vita. Nostro figlio è un normalissimo bambino. Nascerà dall’amore di due genitori umani e in questo non c’è nulla di miracoloso. Il suo cuoricino batte forte, l’ho sentito dall’ecografia e tu devi spicciarti a tornare, perché ti stai perdendo tutto questo. Lui sta crescendo sano e forte. Angel, vorrei che tu lo vedessi, ma sto conservando le foto delle ecografie, così le vedrai sicuramente. No Angel, non so ancora se è un maschietto o una femminuccia, a me non importa di saperlo. A me importa che sia nostro. Noi diventeremo genitori e lui o lei, sarà bellissimo.. sano e forte, come il suo papà.  

Ti avevo detto che stavano accadendo delle cose importanti e belle e questa è la più bella e la più importante di tutte. Noi avremo un figlio, e voglio che tu lo veda crescere.

Ti amo Angel, ti amo come non ti ho mai amato prima d’ora.

Buffy.

≈◦  ≈ ◦ ≈

Per un solo istante, Angel chiuse gli occhi, cercando di attingere forza dal silenzio interiore. Aveva bisogno di fare appello a tutto il suo autocontrollo. Quello che aveva appena letto, era di una bellezza sconvolgente, ma anche spaventosamente terribile. Buffy aveva vissuto una vita, dove lei stava per diventare mamma di un loro figlio, che lui non avrebbe mai conosciuto. Lui non sapeva come fare per raggiungere quella vita con Buffy. C’erano molte cose che non riusciva a capire. Però rilesse, ancora una volta, la frase che lo sconvolgeva nel profondo.

Noi avremo un figlio, e voglio che tu lo veda crescere.

Poi il suo pensiero, diede forma alla sua stessa voce “Nostro figlio. Mio e di Buffy”

Infine l’unico pensiero rimasto, si condensò in uno e uno soltanto. Avremo un Figlio.

..poi, quel pensiero volò da Buffy, al suo presente, e insieme decisero quale era il suo nome.

Il suo nome è Connor.

≈◦  ≈ ◦ ≈

Intanto Connor era in preda ad un ansia sempre più crescente. Da più di ventiquattro ore, cercava di sentire sia Angel che Buffy, ma non gli rispondevano. Non era mai successo prima. Decise che era meglio controllare di persona. Infilò il giubbotto in jeans e disse a Tommy.

“Vado un attimo da mio padre, ho dimenticato un libro lì”

“Ok. Allora la pizza la ordino più tardi. Torni qui a dormire, giusto?”

“Certo. Quattro formaggi, senza pomodoro”

Uscì di corsa, ma quando era già a metà corridoio, tornò indietro. Improvvisamente sentì il bisogno di salutare l’amico. “Ti ho detto ‘ciao’?” Disse in modo serio. Tommy, lentamente sollevò la testa dal libro, squadrandolo dalla testa ai piedi “Sicuro di aver dimenticato solo il libro? Non è che hai lasciato li anche il cervello? No, non mi ha detto ciao. Ciao.. ecco, ora che l’abbiamo detto, ti senti meglio?” Tommy fingeva di scherzare, ma era preoccupato. Connor era troppo serio, e l’aveva visto armeggiare per ore con il cellulare. Aveva provato e riprovato a digitare nervosamente dei numeri, e questo non era da lui. Connor non era mai stato un patito dei cellulari, e non l’aveva mai visto insistere così tanto. Sicuramente stava accadendo qualcosa di insolito, o stava per accadere.

“Ho solo sentito che.. ho sentito il bisogno di salutarti..” disse Connor.

Tommy annuì. Pensò che Connor avesse il dono della premonizione, o qualcosa del genere. Comunque, lui riusciva a captare pericolo, meglio di chiunque altro lui avesse mai conosciuto. Decise però di continuare in modo scherzoso, era l’unico modo per aiutarlo. “Conn, dimmi che non sta per scoppiare l’apocalisse, per favore. Non adesso, domani mi vedo con una.. è uno schianto.. somiglia un sacco all’assistente di biologia.. se va tutto bene, giuro che le chiedo se ha un amica.. così usciamo insieme.. magari ti rilassi un po’, sei tropo teso ultimamente..”

“Tommy per favore, volevo solo salutarti, perché.. forse.. forse resto a dormire lì..” disse Connor sempre in tono molto serio, lui non scherzava affatto.

“Ok, niente pizza. Resti a dormire da tuo padre, ma domani sarai qui, non stai partendo per chissà dove. Non vorrai mica che ci abbracciamo, vero?”

Connor invece, si avvicinò e l’abbracciò, poi si allontanò subito. Non era per disagio, che non sentiva affatto. Si era staccato dall’abbraccio, per l’emozione che sentì, quando divenne consapevole che forse non avrebbe più rivisto Tommy. Sorridendo, disse solo “Nel caso scoppiasse l’apocalisse..” Fu un solo attimo, ma Tommy si sentì avvolgere da una corrente di energia potentissima, e in quell’istante seppe cosa volesse dire Connor.

“Beh.. che fai ancora qua? Vai da tuo padre a prendere il libro.. poi mi racconterai. In un modo o nell’altro, so che riuscirai a raccontarmi cosa succederà stanotte. Magari non subito, magari non qui, magari in un'altra vita, magari falserai un po’ il racconto, magari lo farai di nascosto dalle nostre mamme. Dalle nostre vere mamme. Ho visto tutto Connor, l’ho visto adesso.. e anche se so che lo dimenticherò, quello che ho visto mi piace molto. Noi cresceremo insieme.. saremo culo e camicia come adesso.. e lo saremo da appena nati..”

Fu lui adesso ad abbracciare Connor, poi lo spinse fuori e gli disse ancora “Passa dal seminterrato. Il cancello del giardino è chiuso col lucchetto e deve assolutamente restare chiuso. L’albergo è circondato da demoni. Tu passa dal seminterrato, e non ti accadrà niente”

Connor corse fuori. Aveva le lacrime agli occhi. Loro si sarebbero incontrati ancora, in un modo o nell’altro. L’ultima cosa che sentì da Tommy, fu come sempre ironica e dannatamente reale.

“Per stanotte, non devo più studiare, non servirebbe. Peccato che dovremmo ricominciare tutto da capo, proprio dall’asilo. Ma almeno per stasera, caschi il mondo.. posso cazzeggiare alla grande..”

≈◦  ≈ ◦ ≈

Angel aprì l’altra lettera che recava la scritta ‘Due’ e lesse subito chi la inviava. La calligrafia era di Cordelia, ma i firmatari erano un esercito di nomi noti. Cordelia, Wesley, Gunn, Joyce e Hank Summers, Giles, Faith, Tara, Oz, Willow, e Xander. Alcuni nomi erano a lui molto cari, altri meno, ma era felice di leggere i pensieri di tutti loro, indirizzati a lui, ben dieci anni prima. Angel notò che mancavano alcuni nomi come quelli di Dawn, Lorne e Fred e sperava che fosse solo una semplice dimenticanza o forse, erano altrove quando gli altri scrissero la lettera. Leggendo le parole di Cordelia, il più delle volte sorrise, ma anche si commosse.

Angel Investigation - Los Angeles

30 Dicembre 1999

Ciao Angel, visto che nessuno si decideva a farlo, scrivo io. Si Angel, la tua amica Cordelia. Vorrei dirti sarò breve, ma è più facile a dirsi che a farsi, perché siamo tutti qua per.. ahi smettetela di spingere, guardate qua? Mi avete fatto sbagliare.. Gunn la smetti di dettare queste cretinate? Si Angel, siamo tutti qui per salutarti e ognuno mi detta delle cose, e io sto perdendo il filo del discorso. Cosa volevo dire? Ah si.. giusto, amico mio. Angel ci manchi, manchi a noi tutti, e stiamo facendo il possibile e l’impossibile per riportarti a casa. Wesley dice che è fiero di lavorare per la Angel Investigation, beh, certo.. che altro poteva fare uno sfigato come lui, visto che il Consiglio l’ha licenziato? Wesley smettila di darmi colpi, tanto Angel sa chi sei. Giles, lo so che il Consiglio ha licenziato anche lei, ma è diverso. Invece l’altro sfigato qua dietro.. come chi? Xander Harris. Beh, lui fa il carpentiere o qualcosa del genere e sta costruendo la culla per tu sai chi.. ma io ne ho vista una in centro, che è perfetta e non credo che il figlio di Angel, dormirà nella tua culla, Xander. Angel, so che tu non lo vorresti e io neppure ..e Buffy dice che la culla che ho visto io, è stupenda.. quindi tranquillo, il vostro bambino, non dormirà nella culla di Xander..

..e insomma ..mi sono persa un'altra volta. Ah no, ecco.. Gunn dice che non avrebbe mai creduto di lavorare per un vampiro. Hai sentito? tutti insieme hanno urlato ‘EX’ ..comunque Gunn ti saluta, anche se tu non lo conosci. Giles dice che questa lettera non arriverà mai, ma noi crediamo di si, alcuni di noi almeno. Io ho le visioni, lo sai? ma non fanno male, perché facciamo a turno con Doyle e quando uno è stanco, le passa all’altro e viceversa.. basta un piccolo bacio.. a volte facciamo un po’ di confusione, visto che ultimamente, accade spesso che ci baciamo e fra un po’ saremo marito e moglie. Avresti mai detto, che avrei portato al dito quel vostro anello irlandese? Buffy a volte piange quando lo vede e poi fa piangere anche me.

Faith ti dice ‘ciao’ È una brava ragazza ora, e dice che non ha dimenticato le tue parole, quelle che dicesti a Sunnydale l’anno scorso. Ti chiede anche scusa per quella freccia. Posso scrivere questo adesso, perché Buffy non è nelle vicinanze, perché è su da te con la fisioterapista, ma ogni volta che si ricorda della freccia, guarda Faith in uno strano modo. Sono cose fra slayer, dice Wesley, ma io credo che Buffy abbia pensieri omicidi in quel momento. Per il resto, tutto bene.. poi ti spiegherà meglio Doyle nell’altra lettera. Ti salutano Willow e Oz e anche Tara che non conosci. È una ragazza di Sunnydale che, oltre a tutto il resto, è anche una strega. Con Willow stanno cercando di trasformare Amy in Amy, perché è ancora topo, ma le comprano molto formaggio.

Angel, volevo dirti che io e Doyle ci sposiamo fra un mese, per ciò sbrigati o dovremo cercare altri testimoni. Vorrei tanto che fossi tu, però.. oppure dovrò accontentarmi di Wesley. Wesley, dai.. scherzavo, quanto sei suscettibile. Doyle invece vuole che la sua testimone sia Buffy.

Quella bastarda di Lilah Morgan, insieme al suo degno compare Lindsey, ci stanno dando molto filo da torcere. Devi tornare Angel, ci serve il tuo aiuto. Pensa che la W&H ha riportato in vita Darla e hanno anche ucciso gli Oracoli, oltre a inondare me con una marea di visioni, che mi hanno quasi resa pazza. Per fortuna Buffy è riuscita, come sempre, a salvarci tutti quanti. Ad un certo punto, Buffy ha perso la pazienza ..e Lindsey ha perso la mano, beh.. non voleva mollare quel foglio Shanshu, che serviva anche per salvare me. Wesley è saltato in aria con tutto l’appartamento e così eravamo tutti e due all’ospedale. Per fortuna, tu non sei rimasto ferito nell’incendio, ma abbiamo avuto così tanta paura. Poi abbiamo cercato di salvare il salvabile, abbiamo ripulito l’appartamento e così siamo ancora tutti qua, ma Buffy dice che non possiamo più stare, perché per te non è più un posto sicuro, specie con Darla che gironzola nei paraggi. Penso che presto ci trasferiremo altrove. Quando ci siamo tutti, come oggi, siamo in tanti e a volte penso che ci servirebbe una casa grande come un albergo.

Angel ora ti saluto e tutti gli altri ti dicono ‘Ciao’

Wesley, Gunn, Giles, Faith, Tara, Oz, Willow, e Xander.

Io ti dico che non puoi arrenderti così, Angel. Tu sei forte e ci manchi molto, amico mio ..e ..e ..accidenti Angel, non voglio piangere qui davanti a tutti ..quindi vedi di smuovere quel tuo sedere, perché ci stai mettendo troppo a tornare.

PS: Ti saluta anche Dennis, il mio amico fantasma. Ciao, Angel.

PS2: Joyce e Hank voglio dirti qualcosa per conto loro. Gira pagina e potrai leggere i loro saluti. Si Angel, devi solo girare la pagina, possibile che debba sempre dirti tutto io..?

Cordelia                       

≈◦  ≈ ◦ ≈

Angel Investigation - Los Angeles

30 Dicembre 1999

Ciao Angel. Sono Joyce e scrivo anche a nome del papà di Buffy. Abbiamo voluto scriverti queste righe, per dirti che per noi sei il benvenuto. Sappiamo che nostra figlia ti ama, i suoi occhi si illuminano quando parla di te, e noi vogliamo che lei sia felice. Ora che state per diventare genitori, la tua presenza è ancora più importante, quindi ti preghiamo di fare la scelta giusta. Alcuni mesi fa, ti chiesi di fare la scelta giusta, lo ricordi sicuramente e allora fosti un uomo di parola. Ma ora le cose sono cambiate, tu sei cambiato e se prima di chiesi di andar via, ora ti chiedo di tornare. Io non ho mai avuto nulla contro di te, so che ami Buffy sinceramente, l’ho sempre saputo. Ora vorrei che tu l’amassi abbastanza, da riuscire a trovare la forza di tornare da lei. Buffy è forte, ma quando si tratta di te, lei è solo una donna innamorata, e tutto ciò che vede nel suo futuro sei tu. Assicurati di riuscire a dare a lei e a te stesso, quel futuro che entrambi meritate. Noi non vi ostacoleremo in alcun modo, né io né Hank. Non temere, noi staremo accanto a Buffy. A lei e al vostro bambino, ma loro due hanno soprattutto bisogno di te. Fai la scelta giusta, Angel. A presto, figliolo.

Joyce e Hank Summers

≈◦  ≈ ◦ ≈

Fai la scelta giusta, ripeté Angel a sé stesso. Non era quello che aveva sempre fatto? Si rese conto che Buffy, così come anche gli altri, temevano che lui facesse scelte diverse da quelle che avrebbero voluto. Tutti quanti lo avevano invitato ad agire secondo le loro aspettative. Non voleva certo deluderli, ma sentiva che volevano spingerlo verso una precisa direzione, e quel pensiero un po’ lo disturbava. Leggere le parole di Joyce, però fu anche un sollievo per lui, sebbene sapesse che era ormai morta da anni. Lo prese come un ultimo affettuoso saluto. La madre di Buffy lo accettava nella sua famiglia, l’aveva chiamato figliolo, anche se sospettò che fosse Hank ad aver suggerito l’idea, ma loro erano i genitori di Buffy, e per lui era un regalo prezioso. Grazie Joyce. Grazie Hank, disse ancora, con voce rotta dall’emozione.

Prese in mano la terza lettera, ma non volle ancora aprirla. Era certamente la lettera che avrebbe svelato il mistero, ed era di Doyle. Si chiese come e quando avesse scritto quella lettera. Lui era morto subito dopo il giorno dimenticato, ma dalle parole di Buffy e Cordelia, pareva che fosse ancora vivo. Era questa la realtà perduta di cui parlava Connor?

Guardò la scatola attentamente e poi l’aprì. Ridacchiò con amara ironia. L’ho detto io, è come una matrioska russa. All’interno infatti, c’era una scatolina più piccola di colore scuro, un profondo rosso-bruno come il mogano, ed era riccamente intarsiata con varie incisioni, recanti simboli magici. L’aprì. Si rese conto che le sue mani tremavano. Sentiva ansia, paura, curiosità e forse anche un debole senso di speranza. All'interno, esattamente al centro della scatola, vi era poggiata un’ampolla, fatta di uno strano materiale che sembrava d'argento. L’ampolla era decorata con simboli di eternità, provenienti da diverse culture, e alcune non erano umane. Angel le riconobbe tutte, tranne una. Notò subito che c'era una piccola fessura di vetro nella parte anteriore, da cui riuscì ad intravedere qualcosa. L’ampolla conteneva uno strano liquido che risplendeva, ed era di un innaturale tonalità di verde fluorescente. Certamente era di natura mistica. Se non avesse saputo che era Doyle ad inviarglielo, avrebbe pensato a qualcosa di demoniaco e quindi tossico e nocivo. Magari avrebbe pensato alla W&H, ma ora lo escludeva. No, quelle parole erano della sua Buffy, quella dolcezza non poteva essere imitata da nessuno altro, e inoltre solo lei avrebbe potuto sapere della loro scorpacciata di gelato.

Angel lasciò l’ampolla dove si trovava. Non la toccò nemmeno con un dito. Se avesse avuto fiato, ora avrebbe trovato difficoltoso respirare. Rimase fermo immobile a guardarla per svariati minuti, poi aprì la terza busta, quella del suo caro amico Doyle.

≈◦  ≈ ◦ ≈

30 Dicembre 1999

Angel Investigation - Los Angeles

Ciao Angel, salto i saluti perché l’hanno già fatto gli altri e vado direttamente al punto. Ho molto da dirti, spero di riuscire, perché quando ci rincontreremo, non ricorderò nulla di tutto questo, non ricorderò neppure di averti scritto. Solo tu ricorderai, perché solo tu l’avrai vissuto veramente. Io, lì dove sei tu, non sono che un sogno, una voce interiore, un ricordo.

Una cosa che devi sapere subito, è che hai irritato un sacco di poteri forti, che non vedevano l’ora di sbarazzarsi di te. Ti hanno ferito gravemente, ti hanno bloccato nella terra del nulla, maledetti bastardi, ma sappi che ho sempre fatto il tifo per te, e in quella desolata terra, ti ho raggiunto. Sono fiero per come hai fatto le tue mosse, e alla fine gli hai fregati tutti quanti.

Ora il problema è, che non so quando leggerai questa lettera. Non so a che punto sarà arrivata la tua vita, quando la riceverai. Questa lettera potrebbe raggiungerti in qualunque momento, di quella tua non vita, che io e Cordelia abbiamo visto nelle visioni. È grazie ad esse che ti abbiamo raggiunto e ti abbiamo seguito per tutto questo tempo. Non posso dirti come, perché potrei rivelarti parti della tua esistenza, che tu non hai ancora vissuto, e quindi potresti non capire cosa dico. Se ti dicessi un nome, ad esempio Connor, per te avrebbe significato? Se per caso lo avesse, bene.. sappi che ti abbiamo raggiunto grazie a lui, se non lo avesse, allora lascia perdere, dimentica quel nome e continua a leggere.

Si. Per me, quel nome ha un enorme significato. Connor è mio figlio, Doyle. Mormorò Angel, con un nodo in gola ..poi continuò a leggere.

Insieme, io e Cordelia stiamo vivendo due esistenze, ma in una di esse, non siamo che sogni. Era però, l’unico modo per riuscire ad agganciarti, e per poterti poi riportare indietro. Si Angel, ‘agganciarti’ è proprio la parola giusta, dobbiamo tenere un contatto con te, per mantenerti in vita. Contemporaneamente, stiamo anche vivendo la nostra normale esistenza, proprio quella di cui ti ha parlato Buffy. Ma anche se ti abbiamo trovato, l’averti agganciato non risolve il problema. La nostra, è solo una scialuppa di salvataggio, a cui per fortuna ti sei aggrappato, ma sei ancora naufrago, disperso nel bel mezzo del nulla. Vaghi ancora nel mare tumultuoso, sballottato da onde minacciose. Perché, lì dove sei tu, non è il posto in cui dovresti stare. Prima di continuare a leggere, ti chiedo solo una cosa. È davvero così che vuoi terminare la tua esistenza? Solo e lontano da tutti, come fossi un marinaio che ha perso la rotta e naviga alla cieca? Noi non lo vogliamo. Sei stato tu a dare senso alle nostre vite. Tutti noi ci siamo riuniti intorno alla tua missione, non possiamo permettere, che il nostro capitano abbandoni la nave, proprio ora che è così vicino alla terra ferma. Solleva lo sguardo Angel e potrai intravedere il molo, un porto sicuro in cui bloccare gli ormeggi. Però, per continuare con l’analogia del marinaio, ti dico che sei tu che governi la nave, e sei tu che devi tracciare la rotta.

A te il timone comandante.

La scelta è e sarà solo tua. Io ti farò un offerta, ma solo tu saprai se accettarla o rifiutarla. Ti offro la speranza. Angel. La tua Shanshu. Ti è familiare questo nome? Credo di si. Hai appena scoperto la profezia? O hai già smesso di crederci? Oppure hai già rinunciato, firmando col tuo sangue? Non so a che punto sei arrivato, con la tua non vita, ma ora non ha più importanza. Il viaggio verso la tua redenzione, il tuo navigare in quel mare in tempesta, si è concluso, Angel. La redenzione è sempre stata lì, sotto il tuo naso, ma tu non riuscivi a vederla. Come avresti potuto? Mi dispiace così tanto amico mio, ti hanno colpito nel modo più vile che potessero fare, ma sei ancora vivo e ora, questo è tutto ciò che conta. Ho solo paura che tu, possa pensare ancora di non meritare perdono, ma sarebbe un errore. Quella profezia è un inganno, Angel e credo anche, che tu l’abbia capito da tempo. Tu sei già stato redento da molto, molto tempo. Tu hai già avuto la tua Shanshu. Ricordi cosa diceva la profezia?

Il vampiro con l’anima, dopo che avrà adempiuto al suo destino, diverrà Shanshu. Diventerà umano. Come ricompensa.

Quella ricompensa, l’hai già ricevuta Angel. Tu l’hai solo dimenticato e non certo per colpa tua.

In quell’ampolla, c’è il sangue del demone Mohra. Quella è sempre stata la tua Shanshu. Quella e quella soltanto. Tutto il resto è un inganno, non è reale. Tutto il resto è una bugia.

Ora, so a cosa stai pensando. Credi che quella non sia la strada giusta per la tua ricompensa. Credi che la tua umanità, non debba dipendere solo dal caso. Credi che incontrare Mohra, sia stata solo dannata fortuna. Credi che la Shanshu debba essere guadagnata con la lotta quotidiana, con il sacrificio e con gli atti eroici, e fai bene a crederlo. Ma sappi che tu hai già compiuto il tuo destino e incontrare Mohra non era certo casuale. Ti sei mai chiesto perché Buffy fosse accanto a te quando incontrasti Mohra? Pensi che quello non fosse il volere delle Forze dell’Essere? Certo che lo era, ma nel caso avessi ancora dei dubbi, sappi che il sangue di quell’ampolla, non è giunto a te per caso. Sono le Forze dell’Essere a volere questo e come sai, io sono solo un umile messaggero che lavora per loro. A qualcuno che mi sta molto a cuore, e che spero, tu stesso presto incontrerai, tempo insegnai un ritornello. Ci sono angeli e demoni che camminano sulla terra. Alcuni di loro lavorano per l'ufficio postale. Io sono uno di questi. È compito mio inviarti il messaggio, ma sono le Forze che l’hanno chiesto. Questo è il loro volere.

Hai visti i simboli incisi nell’ampolla? Sono simboli di eternità. So che sei riuscito a riconoscere i vari idiomi, ma l’unico simbolo che non hai riconosciuto, è quello che proviene dalle Forze dell’Essere. Loro l’hanno impresso col fuoco dell’eternità stessa, perché è di questo che stiamo parlando. Eternità. Il sangue Mohra è speciale.

L’aspetto del demone. Non dimenticarlo, Angel. L’aspetto del demone è importante.

Nelle sue vene scorre il sangue dell’eternità, e come ben sai, ha proprietà rigenerative. Questo significa che tu conserverai intatta la tua forza. Sarai certamente un mortale, invecchierai come tutti, e come tutti, un giorno morirai, ma quella piccola quantità di sangue Mohra, che scorre nelle tue vene, ti permetterà di guarire velocemente. Potrai ancora lottare affianco a Buffy e sarete praticamente alla pari. Le Forze non possono permettersi il lusso, di perdere due guerrieri della vostra statura morale.

Questo dovrebbe essere sufficiente a darti una visione più ampia, di cosa il futuro ha in serbo per te. Ora penso che tu vaglierai varie ipotesi. Potresti gettare via tutto, e andare avanti per sempre, senza una meta precisa, ma credo che tu abbia imparato dai tuoi errori, quindi questa opzione la scarto subito. Potresti decidere di non usare subito il sangue Mohra. Magari farai le valigie per raggiungere Buffy, ovunque lei sia, portando questo pacco con te, ma non servirebbe, non la troveresti. Non raggiungerai mai Buffy, perché nel mondo in cui tu credi di vivere, nulla è reale, nulla Angel. Potresti anche decidere di prendere tempo, magari per fare ricerche, verifiche e controlli, senza parlarne con Buffy. Ti conosco, conosco la tua diffidenza. Ti consiglio però, di non aspettare oltre, perché il quel tuo mondo irreale, anche l’eternità non ha valore. Il sangue Mohra esaurirà presto i suoi effetti e tutto svanirebbe nel nulla. Tutto, ancora una volta, diventerebbe polvere, come le tante cose della tua non vita.

Ora sai perché hai sofferto tutto quello che hai sofferto. Tutto ciò che sfiorì con le tue dita, si trasforma in cenere, perché lì niente è reale. Angel, se tu non tornassi da noi, ti perderesti delle cose importanti. Credo che Buffy sia stata più brava di me nel raccontarti ciò che perderesti. Un ultima cosa ancora, sebbene conosca il tuo futuro, quello che tu stesso hai creato nel tuo delirio, non so quando questa lettera ti raggiungerà. Spero solo che sia arrivata nel momento più giusto, ma confido nel fatto, che tu farai la scelta giusta. È quello che hai sempre fatto. Ciao Angel, tutti noi non vediamo l’ora di riabbracciarti.

Doyle

≈◦  ≈ ◦ ≈

Angel era incredulo, frastornato, quasi felice, poi dubbioso, diffidente e ancora cautamente felice. Rilesse tutto almeno tre volte. Questo è un miracolo, disse sotto voce e ancora ripeté..

L’aspetto del demone.

Si ricordò di come il demone Mohra era tornato più forte di prima. Si era rigenerato.

L’aspetto del demone.

Perché non gli era mai venuto in mente? In tutti quei lunghi giorni, in cui aveva giaciuto insonne, ricordando ciò a cui aveva rinunciato, non aveva mai pensato a questo. Doyle diceva il vero? Lui sarebbe stato umano, ma avrebbe conservato tutta la sua forza, compresa la capacità di guarire in fretta? Aveva sbagliato tutto? Possibile che fosse tutto reale?

Si sedette sul letto, con la testa bassa, mille pensieri correvano nella sua mente. Perché non l’aveva capito prima? Perché lui non aveva mai visto, ciò che diceva Doyle? E perché gli Oracoli non gli dissero nulla? Troppe domande, destinate a non avere risposta. Gli Oracoli avevano detto 'Se è successo, così doveva essere'. Angel d’un tratto era sicuro che Doyle avesse ragione, lui era stato cieco e a non vedere ciò che fosse realmente accaduto. Se così doveva essere, forse non era come aveva sempre pensato lui. La sua umanità non era una tentazione a cui resistere. Era il suo premio e lui lo aveva meritato. Lui però aveva avuto una buona ragione per rifiutare la sua ricompensa. Come avrebbe potuto rimanere inerme, di fronte alla morte imminente di Buffy? La vita di Buffy era mille volte più importante della sua.

Ora però le cose erano diverse. Non c’era nessuno che minaccia la sua vita.

Prese l’ampolla in mano e la guardò a lungo, poi la rimise nella scatola, ripiegò la carta da imballaggio con cura e si sedette sulla poltrona. Aveva bisogno di mantenere la mente lucida.

Spero solo che sia arrivata nel momento più giusto. Ripeté Angel a sé stesso, rileggendo le parole dell’amico. Non sai quanto amico mio, non hai idea di quanto giusto sia il momento.

Questo era un miracolo. Per lui e Buffy certamente lo era. Un miracolo arrivato per posta, ma pur sempre un miracolo. Finalmente era riuscito a trovato la soluzione a tutti i loro problemi. Doveva chiamare subito Buffy. Ora avrebbe potuto sfrattare Angelus per sempre. Se solo avesse aperto il pacco davanti al postino, ora lei sarebbe ancora qui, non sarebbe salita su quel maledetto taxi. Doveva parlare con lei subito. Compose freneticamente il numero e lo lasciò squillare a lungo. Avanti Buffy, rispondi, disse a sè stesso, invece rispose un’orribile voce metallica, che gracchiò. Il numero da lei selezionato è inesistente. Non disse irraggiungibile, disse inesistente. Che avesse sbagliato? Digitò di nuovo, poi ancora e ancora, ma la risposta era sempre la stessa. Ormai era nel panico più totale. Stava accadendo qualcosa di innaturale.

Ciò che Angel non poté sapere, fu che Buffy non raggiunse mai l’aeroporto. Per lei il tempo si fermò. Intrappolata per sempre dentro ad un taxi, che la conduceva lontano da Angel.

Rilesse ancora le parole di Doyle Non raggiungerai mai Buffy, perché nel mondo in cui tu credi di vivere, nulla è reale, Rilesse anche le parole di Buffy. Quando leggerai le parole di Doyle, ti prego di fare esattamente come dice, perché è l’unico modo per riportarti a casa..

Riaprì la scatola. Senza esitazione afferrò l’ampolla. Si sedette ancora sulla poltrona e con la taglierina usata per aprire il pacco, praticò un taglio sul palmo della mano e vi versò il sangue del demone Mohra. Chiuse semplicemente gli occhi, poggiò la testa sullo schienale ..e attese.

≈◦  ≈ ◦ ≈

Connor corse a perdifiato verso l’Hyperion, se stava accadendo quello che lui pensava, significava che Angel aveva fatto la scelta giusta. Era felice, ma voleva dire addio a questa realtà, con suo padre accanto. Voleva abbracciarlo un ultima volta. Corse all’impazzata e quando ormai fu di fronte all’ Hyperion, ricordò che doveva passare dal retro. Il cancello era chiuso con le catene e si diresse spedito verso il seminterrato.

Qualcuno però lo chiamò “Figliolo”

 

 
 

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Capitolo 26
*** Parte 25 ***


Not Fade Away

Finalmente varcherete la soglia delle vostre reali esistenze.

 

≈ ◦ ≈ ◦ ≈

 

Parte 25

Il tempo non si era fermato solo per Buffy.

 

Connor imprecò quando tamponò l’auto che gli stava davanti. Il conducente si era fermato di botto e non riuscì a frenare in tempo. Scese dall’auto per controllare se c’erano feriti, e per verificare i danni, ma subito si rese conto del silenzio innaturale che lo circondava. Guardò meglio e vide che tutto intorno a lui, era avvolto in una immobilità non terrena. Il mondo si era fermato. Aveva smesso di girare, come se il tempo fosse congelato, creando una terrificante scena surreale. Si sentì gelare dentro. Poi realizzò che in quel momento, solo lui esisteva ancora, solo lui poteva muoversi e respirare. Se stava accadendo quello che lui pensava, significava che Angel aveva ricevuto il pacco e che aveva fatto la scelta giusta. Questo mondo si era fermato, perché non esisteva. Angel aveva trovato il modo di tornare a casa.

Era felice di questo, ma voleva dire addio a questa realtà, con suo padre accanto. Voleva abbracciarlo un ultima volta. Ne sentiva quasi il bisogno fisico.

Corse a perdifiato verso l’Hyperion e quando ormai era quasi arrivato, ricordò che doveva passare dal retro. Il cancello era chiuso con le catene e si diresse spedito verso il seminterrato.

Qualcuno però lo chiamò, interrompendo la sua corsa.

“Figliolo”

Per un attimo, Connor pensò di avere le allucinazioni. Quella voce era l’ultima cosa che voleva sentire in quel momento. Si chiese perché riuscisse a sentirla. Tutto intorno a lui era avvolto nell’immobilità e nel silenzio, ma quella voce invece era lì ed era dannatamente reale. Troppo reale. Non era lì per caso. Si fermò di colpo. Il suo cuore ebbe un sussulto e fu pervaso da un senso di incredulità. Si voltò lentamente, sperando che nel frattempo, quella voce potesse scomparire per sempre dalla sua vita. Ma così non fu. Si voltò completamente e lo vide.

“Padre”

Daniel Holtz era proprio davanti a lui e gli sorrideva beffardo. “Vieni qua” ordinò perentoriamente.

Connor si avvicinò, come fosse ipnotizzato, ma strinse minacciosamente i pugni. Non aveva tempo da perdere con lui, ma pensò che in fondo, avesse sempre desiderato dargli un ultimo saluto. Questo momento non poteva essere più perfetto di così. Era tutto così giusto. L’universo gli era ancora amico, dopo tutto. Pensò anche, che fosse un ultimo dono di nonno Doyle.

“Dove corri Steven? Ho detto vieni qua. Avvicinati. Non temere. Devi portare a termine ciò che hai cominciato. La bestia deve morire, solo così noi saremo salvi” disse ancora Holtz.

“Non chiamarmi così. Il mio nome è Connor”

“Tu sei Steven Franklin Thomas. È questo il tuo nome e sei ancora il figlio che ho cresciuto”

“Non sono tuo figlio. È Angel mio padre.” disse, lanciandogli un pugno che fece cadere Holtz, lasciandolo a terra con il labbro sanguinante. “Non abbiamo nulla da dirci, alzati e vattene. Sei tu la bestia, non Angel. Ma guardati, hai di nuovo l’aspetto giovane, hai cancellato i segni del tempo che Quorthot ha lasciato su di te, ma dentro me, quei segni sono ancora ben visibili, per me è ancora tutto vivido, e quelle ferite bruciano ancora. A me non sarà possibile cancellare l’orrore in cui mi ha costretto a vivere. Io non ho dimenticato niente. Non ho dimenticato il tuo odio. Vattene, io non sono più Steven e in realtà, non lo sono mai stato. Vattene e lasciami in pace. Lascia in pace me e mio padre. Questa volta andrà in modo diverso, Holtz.”

Holtz si rialzò e si avvicinò di più a Connor. Era ancora convinto che lui l’avrebbe ascoltato. Doveva solo ricordargli chi lui era. Il figlio bastardo di due demoni.

“Ti avevo avvertito Steven. Ti avevo messo in guardia circa gli inganni che la bestia avrebbe messo in atto. Rammenta i miei insegnamenti. Il diavolo, la bestia che tu chiami padre, ti ha mostrato cose luminose e multicolori, e ha offuscato la tua mente con l’inganno di false promesse. Ma non temere, figliolo. Io sono tornato per ricondurti sulla retta via. Ora sei confuso e disorientato, ma presto ricorderai il vero scopo della tua vita, quello a cui io ti ho preparato. Tu devi uccidere Angelus. Per questo sei nato, per uccidere il demone, il cui sangue scorre nelle tue vene.”

“Io so quale è lo scopo della mia vita, e tu non hai alcun posto in esso.”

“Il sangue che scorre nelle tue vene, ti sta avvelenando l’esistenza e ottenebra la tua mente. Dio ti ha dato a me, perché potessi salvarti dal demonio.

Connor si sentì pervadere da un ondata di nausea. Provò pena per Holtz. Aveva sprecato una vita intera, nutrendo solo il suo odio, ma tutta la sua esistenza non era stata che un fallimento. Ora Connor era certissimo, che fosse lui il demone senza anima. Holtz non era diverso da Angelus, ma a differenza di Holtz, Liam non aveva scelto di diventare un mostro. Connor non aveva più tempo da perdere con lui. Doveva correre da Angel, sentiva che suo padre aveva bisogno di lui. “Vattene Holtz, non c’è più nulla che ci lega, non c’è mai stato alcun legame fra noi. Hai sprecato la tua vita, e hai tentato di distruggere la mia, ma non mi hai mai posseduto. Mai. Io sono Connor, il figlio di Angel. Un demone da cui ho imparato il significato di amore, sacrificio e perdono. Potrei ucciderti all’istante, tu sai che sono in grado di farlo, non è proprio ciò che mi insegnasti? Ma non lo farò. Io ti perdono, ma non tentare di fare del male a mio padre, perché non te lo permetterei. Lui è mille volte più umano di te. Sei TU la bestia.”

Alle spalle di Holtz, Connor vide arrivare un infinità di demoni e ricordò le parole di Tommy. L’albergo è circondato da demoni. Tu passa dal seminterrato, e non ti accadrà niente.

“Sei patetico, Holtz. Parli di giustizia, di bene contro il male e poi stringi alleanze con i peggiori demoni che abbiano mai camminato sulla terra. Provo solo pena per te, per questo ti risparmio la vita. Vattene, e dimentica me e mio padre. Non sei degno di pronunciare neanche il suo nome, lui è un uomo buono e se non capisci la differenza fra anima e bestia, il tuo Dio non ti ha insegnato proprio niente. Avresti potuto vivere una vita giusta, ma hai sprecato tutto, solo per seguire la tua sete di vendetta, trascinando anche me nel tuo inferno. Io mi sono salvato, perché ho un padre che mi ha veramente amato. È Angel il suo nome. Lui ha un anima, tu puoi dire altrettanto di te? Vai via. Ti auguro che tu riesca a trovare pace, ma non ricomparirmi davanti, perché ti ucciderei senza alcuna pietà.”

“Veni qui, Steven. Vieni da me, è qui il tuo posto, accanto a me. Tu l’hai solo dimenticato, per questo sono tornato. Per ricordarti chi sei veramente.”

Connor sorrise con ghigno terrificante e chiunque l’avesse visto in quel momento, non avrebbe avuto dubbi circa i suoi natali. Perché ora somigliava moltissimo ad Angelus. Colpì Holtz con violenza, lo colpì ripetutamente e si fermò solo quando la sua rabbia si spense del tutto. Aveva sempre desiderato farlo, fin da quando era bambino, ma allora non aveva avuto né il coraggio, né la forza di ribellarsi. Ogni pugno che sferrò, gli ricordò cosa avesse dovuto subire da Holtz quando era a Quorthot. Per lui fu una vera e propria liberazione.

Adesso voleva correre da Angel per dirgli che era libero. Era finalmente libero dentro.

“Desideri davvero rivedere Steven? Quel figlio che hai cresciuto, nutrendolo solo con il tuo odio? Eccolo qua. Chi semina vento, raccoglie tempesta, padre. Hai dimenticato che io sono il Distruttore?”

Infine, semplicemente si voltò, lasciando Holtz sanguinante sull’asfalto e corse da Angel. Entrò nella hall, ma lo accolse il silenzio. Sentì subito odore di bruciato e di sangue fresco. La stufa era ancora calda e si chiese cosa fosse accaduto. In cucina vide i resti del boccale ridotto in pezzi. Sangue di maiale, pensò. Inspiegabilmente, sfiorò la teiera e il microonde, gli oggetti hanno sempre una storia da raccontare, aveva detto Buffy. Era certo, che avrebbe rivisto ancora quegli oggetti nella sua nuova vita. Intorno a lui tutto pareva irreale, tutto era troppo ordinato e pulito, come se l’albergo fosse disabitato da tempo. Corse su per le scale e si precipitò in camera dei suoi genitori. Si rese conto che era la prima volta che rientrava lì dentro. Non vi aveva più messo piede, dalla sera che ebbe la visione e ora aveva un po’ paura. “Papà?” lo chiamò e bussò piano, non ricevendo risposta, si fece coraggio ed entrò. La prima cosa che vide, fu la carta da imballaggio abbandonata disordinatamente sul letto. Come aveva sospettato, il pacco era finalmente arrivato. Ricordò le parole di nonno Doyle. Quando lo rivedrai per la seconda volta, allora e solo allora, saprai che finalmente potrai varcare la soglia della tua reale esistenza. Sentì un senso di pace assoluto e una gioia immensa. Solo dopo vide Angel seduto sulla poltrona, pareva che dormisse. Si precipitò da lui e lo chiamò ancora “Papà?” Lo scosse “Papà stai bene?”

Angel aprì gli occhi e gli sorrise “Ehi, campione. Come mai sei qui? Che ore sono? Deve essere notte fonda ormai” Connor scosse la testa. “Non è tardissimo, sono appena le 20.00”

Angel era felice che lui fosse lì. Era più che felice. Vederlo in quel momento, era molto importante per lui. Doveva dirgli subito tutto. Del pacco, delle lettere, della Shanshu, del sangue del demone Mohra. Doveva dirgli che stava per diventare finalmente Uomo. Doveva dirgli che ora, anche lui sarebbe andato al college a mezzogiorno per pranzare con lui. Finalmente potevano fare tutte le cose che aveva sempre sognato di fare insieme. Doveva dirgli che Buffy era andata via, ma che insieme l’avrebbero riportata a casa. Doveva dirgli che sapeva che lei era sua madre e che lui aveva sempre avuto ragione.

Doveva dirgli che ora sentiva dentro sé la speranza, come non gli capitava da molto, molto tempo.

Ma non riuscì a dire nulla di tutto questo. Mentre lo abbracciava, disse solo “Sono contento che sei qui”

Poi cominciò a parlare freneticamente, come se sapesse di non avere più tempo a disposizione.

“Sai? pensavo proprio a te in questo momento. Pensavo a Holtz e a quello che abbiamo visto in quel locale alcune settimane fa. Non devi temere Connor, lui non ti farà più del male. Tu sei forte adesso. Io.. io credo di averti.. credo di averti dato il necessario per poter sopravvivere a tutto questo, almeno spero di averlo fatto. Holtz non sa nulla di te, non ti conosce, non sa cosa c’è in fondo al tuo cuore. Tu sei.. sei un ragazzo.. sei straordinario, Connor. Sei il figlio che ogni padre desidererebbe avere.. Connor.. non riuscirò mai a dirti quanto.. quanto tu sei importante per me.. mi hai salvato così tante volte.. non hai idea di quanto volte tu abbia salvato. Fin da quando sei nato, la mia vita è diventata migliore, solo perché esistevi tu.. dopo la tua nascita per me è cambiato tutto.. avevo un nuovo scopo e quello eri tu..”

“Lo so papà, lo so. Io credo di averlo sempre saputo. Tu mi hai perdonato cose che.. so bene quanto sono importante per te.” Poi rise con fierezza. “Tranquillo.. Holtz ha avuto ciò che meritava”

Raccontò tutto ad Angel, con una nota di compiacimento nella sua voce. Ripeté le parole che aveva usato per ferire Holtz. Le ripeté due volte, per accontentare Angel che rideva insieme a lui, e che ogni tanto interrompeva suo figlio, intercalando con orgoglio le parole di Connor con vari “Davvero? - Gli hai detto così? - E Lui? – Gli sarà chiaro adesso? – Nessuno può imbrogliare mio figlio due volte di seguito..”

Poi Connor chiese “Cosa sta accadendo papà? Là fuori sembra che il tempo si sia fermato, credo che..”

Angel raccontò tutto. Insieme, con voce rotta dall’emozione, rilessero le lettere e Connor gli svelò di essere stato lui, guidato dal sogno di Doyle, a spedire il pacco da New York. Gli raccontò tutto, anche di aver incontrato un Angel anziano, dilaniato dal senso di fallimento. Credendo che lui avesse dimenticato, gli ricordò che Buffy era sua madre. “Ora non serve più mantenere il segreto, credo sia giusto così. Credo che tu debba sapere tutto, perché sarai l’unico a ricordare quanto è accaduto. Nonno Doyle mi disse che dovevo assicurarmi, che tu facessi la scelta giusta e che se fosse stato necessario, avrei dovuto.. insomma hai capito, no? Avrei dovuto convincerti, con le buone o con le cattive..” Sorrisero entrambi. Angel non aveva alcun dubbio sul fatto che Connor avesse molto potere su lui.

“Nonno Doyle mi disse che avresti potuto fare delle resistenze e gettare via questa possibilità, magari per paura, o per diffidenza, oppure per la tua ostinata testardaggine. Ti conosce bene, eh? Beh, anche io ti conosco bene, papà e avrei capito le tue paure. Anche io avrei avuto paura, per questo sono corso qui, per dirti di non avere paura. Sono corso qui per.. per starti vicino e..”

“..e per convincermi ..con le buone o con le cattive” disse Angel ridendo.

“Si esatto” rispose Connor serio “Ma sono contento che non sia stato necessario. Sono così contento di questo. Ora dimmi come ti senti? Ti senti diverso? Sta funzionando?” chiese con ansia.

“No, ancora nulla, ed è strano, la prima volta l’effetto fu immediato. Mi sento stanco, però. Ho sonno. Sento una strana spossatezza. Sono così stanco, Connor..”

“Vieni” Sorreggendolo, lo aiutò a raggiungere il letto. Lo fece sedere un attimo. “Devi riposare”

Connor spostò le coperte e notò lo zaino per terra. Era il suo, cosa ci faceva in camera di suo padre? Lo allontanò col piede, qualunque cosa avesse avuto in mente suo padre, ora non aveva più importanza. Vide che Angel tremava e sfilandogli le scarpe, lo aiutò a sdraiarsi. Sembrava che scottasse per la febbre e Connor si preoccupò un po’. Il suo pensiero andò a quel giorno di tanti mesi prima, quando l’aveva trovato privo di sensi e con la febbre altissima, per l’effetto del veleno Selmunth. Anche allora tremava e anche allora gli aveva tolto le scarpe per farlo riposare meglio. Pensò anche, che tutto era cominciato proprio da lì. Poche ore dopo si era immerso nella lettura delle sue lettere, che gli avevano permesso di conoscere finalmente sua madre. La loro rinascita era cominciata proprio col pericolo della morte imminente, che aleggiava su Angel. Pensò che fosse più di una semplice coincidenza, ma non disse nulla. Tenne per sé i suoi pensieri. Prese un altra coperta e lo coprì bene.

“Cerca di dormire un po’. Io sono qua vicino, ok?” Mormorò

“Non riesco a tenere gli occhi aperti, mi dispiace Connor..”

“Va tutto bene. Sto qui, sulla tua poltrona. Leggerò qualcosa, non preoccuparti per me.”

“Connor.. aspetta. Prima di andar via, Buffy mi ha dato una cosa per te. È sulla tua scrivania. Mi ha pregato di fartela avere.. lei.. lei ti vuole molto bene, lo sai questo, vero?” La voce di Angel era rotta dall’emozione, anche se tentava di nasconderlo. Connor comprese quando fosse stato doloroso per lui pensare di aver perso Buffy ancora una volta. Anche Connor, sentiva la sua assenza come una dolorosa fitta al cuore, ma sapeva che tutto questo doveva accadere. Lei sarebbe tornata. Sorrise a suo padre, ricordando a sé stesso cosa disse Buffy sulle anime gemelle ..sua madre gli mancava moltissimo.

Le anime gemelle trovano sempre il modo di ritrovarsi. Neanche la morte può separali.

“Lo so. Certo che lo so che mi vuole bene. Non è andata via per sempre, stai per tornare da lei. Papà, tu ora sei stremato. Cerca di dormire, almeno un po’.. sto qua finché non ti sei addormentato, va bene?”

Non dovette attendere a lungo. Angel si addormentò di colpo. Per non disturbarlo, Connor uscì dalla stanza in punta di piedi e andò in camera sua. Si guardò un po’ attorno e sorrise con nostalgia, vedendo i cappellini della loro partita, chissà se l’avrebbe mai più ricordata. Prese il biglietto di Buffy e tornò subito da Angel. Sedendosi sulla poltrona, lo lesse con avidità e non poté fare a meno di sorridere.

Non pensare, che solo per il fatto di essere in un altro continente, io smetta di prendermi cura di te. Londra non è poi cosi lontana, in un modo o nell’altro, saprò se stai rigando dritto, ma so comunque, che posso fidarmi di te. Ora ti chiedo di non essere triste e di continuare con la tua vita, noi possiamo sentirci tutti i giorni e possiamo vederci di tanto in tanto. Per adesso, forse è meglio accantonare quel nostro progetto per il seminario, chiederò a Giles di spostare le date, perché non credo sia il momento giusto per lasciare Los Angeles. Il tuo posto è accanto a tuo padre. Non lasciarlo solo, ora ha bisogno di te, forse come mai prima d’ora. Prenditi cura di lui e se pensi di non farcela, avvertimi subito. Non so come farò, ma sicuramente, in un modo o nell’altro, accorrerò in tuo aiuto.

Io ora devo andare Connor, non ho altra scelta. Ma questo non cambierà le cose fra me e te. La felicità, la troppa felicità, non può appartenerci. Non a me e al tuo papà. Non in questa vita.

Sai? è come se fosse una questione di dosi. Capisci cosa voglio dire? I primi tempi andava tutto a meraviglia, ma man mano che facevano scorta di cose belle da condividere, la felicità diventava un intralcio. Si, è una questioni di dosi. Non so perché ti dico questo, ma è l’unica analogia che mi viene in mente adesso. Prendere tutta la dose, ci avrebbe condotto altrove. Credo che questo valga un po’ per tutti. Usare la giusta dose, è l’unica strada verso la salvezza. Ora, io non so neppure cosa significa questo, e non so neppure perché lo sto scrivendo, ma so che quando leggerai, tu capirai. Non dimenticarlo.

Ti voglio bene Connor, di questo puoi esserne certo. Vorrei poterti stare vicino, vorrei non doverti dare questo dolore, ma non posso stare lì con voi. Sento però che questa non è la fine.

Prenditi cura di te stesso e prenditi cura di Angel, non lasciarlo solo.

Buffy.

A Connor parve di sentire la sua voce mentre leggeva. E per quanto avesse sentito la sua malinconia, lui non era triste, sapeva che era solo una cosa temporanea. Un fatto era certo, Buffy amava entrambi, non era certo andata via perché non li amava. Anche nell’addio, traspariva la sua preoccupazione per Angel e Connor sapeva cosa lei volesse dire. Aveva paura che lui si lasciasse andare e che si richiudesse nella solitudine di una stanza, isolandosi dal mondo. Ma Connor non l’avrebbe permesso. Questo era ciò che chiedeva Buffy, e lui non l’avrebbe delusa. Non era certo una cosa difficile per Connor. Amava suo padre e stargli lontano non era nei suoi pensieri. Non gli importava del seminario a Londra, gli importava di che lui stesse bene. Sentì che ancora una volta, lui era il legame che teneva uniti i due mondi. Angel e Buffy non era davvero divisi, e per Connor era importante mantenere un legame con Buffy.

Guardò l’orologio, erano le 20,15. Angel dormiva da almeno dieci minuti, ma in lui non c’era ancora alcun cambiamento. Rilesse le parole di Buffy. Dosi? Cosa voleva dire? Ormai era diventato esperto nel percepire messaggi, che casualmente, inconsapevolmente o meno, arrivavano dall’ambiente circostante. È una questione di dosi, con quel pensiero in mente, si avvicinò ad Angel, e sentì che era caldissimo. Poggiò la mano sul cuore, ma nessun suono arrivava da esso. Si diede dello stupido. Se quel cuore avesse iniziato a battere, lui l’avrebbe certamente sentito con il suo super udito. Non sarebbe già dovuta avvenire la trasformazione? Quanto ci voleva per evolvere da demone ad umano? Questa trasformazione era di natura mistica, quindi le leggi di fisiologia a lui note, non avevano alcun valore. Non ci stava forse mettendo troppo tempo? Come col Selmunth, pensò Connor. Anche allora stava impiegando troppo tempo a cicatrizzare la ferita, che lui stesso aveva ricucito, e come allora, anche adesso Buffy era accorsa in suo aiuto. È una questione di dosi. Controllò l’ampolla e vide che era quasi piena. È una questione di dosi. Ripeté a se stesso.

Angel si svegliò in quel momento e lo guardò confuso. “Connor?  Sei rimasto qua tutto il tempo? Quanto ho dormito?”

“Non molto” Rispose lui, poi gli mostrò l’ampolla. “Papà, sei sicuro di aver usato.. la dose giusta? Questa ampolla contiene ancora molto sangue di quel.. demone Mohra. Forse devi usarne di più”

Angel sorrise “No, Connor. Sono sufficienti poche gocce. È sempre tutto sul sangue, come dice sempre Buffy. Quando il mio sangue si mescola a quello del demone, il vampiro che anima il mio corpo muore, perché le mie cellule vengono rigenerate, e riportate in vita esattamente al momento precedente alla mia morte. È questo ciò che accade, bastano poche gocce..”

“Perché Doyle ne ha inviato così tanto allora? Papà, forse dovresti usarlo tutto. Come ti senti adesso? Percepisci qualche cambiamento in te? Penso che tu abbia la febbre alta.. proprio come gli umani, ma non hai ancora battito cardiaco, né respiro. Lo sentirei. È come se la rigenerazione fosse iniziata, ma non avesse ricevuto abbastanza sangue.. possiamo usarne un altro po’ ..giusto per essere tranquilli..”

Angel annuì, più per accontentare Connor che altro, e praticò un altro taglio nella mano. Versò alcune gocce del sangue Mohra e poi poggiò ancora la testa sul cuscino. Era stanchissimo.

“Non riesco a tenere gli occhi aperti” Disse. L’attimo dopo si addormentò di nuovo ..e sognò.

Era consapevole di sognare, ma era anche consapevole dell’ambiente reale intorno a lui. Sentì Connor che li metteva un panno fresco sulla fronte e lo sentì dire “Stai scottando, papà”

Si rese conto di avere una doppia percezione. Era come sospeso fra due diverse realtà. Ma era il sogno che lo incuriosiva molto, e su esso portò la sua attenzione. Mentre entrava nel sogno, si sentì pervadere da un senso di nostalgia infinita. La scena che si dipanava davanti ai suoi occhi, era così bella e struggente, che si ritrovò a desiderare che non fosse un sogno. Lo desiderò con tutto sé stesso.

Lui stava al piano superiore dell’Hyperion Hotel, proprio nel bel mezzo del corridoio che portava alle camere. Dalla sua posizione, poteva vedere le porte numerate delle varie stanze, e poteva anche vedere l’ampia scalinata che portava verso la hall. Vide Buffy che usciva dalla loro camera e si dirigeva spedita verso la scala. Indossava un vestito molto carino, che lui non aveva mai visto prima. La chiamò, ma lei non rispose e continuò per la sua strada. Non può vedermi e non può sentirmi, pensò Angel. Si rese conto di essere solo uno spettatore passivo. Poteva guardare, ma non poteva interagire con le persone del sogno. Mentre Buffy scendeva, nelle scale incrociò Cordelia. Teneva in mano un vassoio con del cibo ed era diretta verso le camere. Si fermarono a parlare fra loro, ma Angel non riuscì a sentire il suono della loro voce. Riuscì comunque a capire cosa stessero dicendo, seguendo il movimento delle labbra. Le voci però, vibravano dentro lui e pensò che fosse una bella sensazione. Le sentiva dentro.

Oggi è molto agitato, non riuscivo quasi a vestirlo. Sono già le 8,15 e come sempre, sono in ritardo. Fallo mangiare, Cordy. Ci metto un attimo, massimo mezz’ora e sono di ritorno. Disse Buffy.

Annuendo, Cordelia continuò a salire e fermandosi davanti alla porta di Angel e Buffy, tenne il vassoio con una mano, e con l’altra bussò “Angel? Sono io” Angel la vide chinare il capo, e poggiare la fronte sulla porta. Per un attimo pensò che piangesse. La sentì sospirare, mentre diceva a sé stessa. “Stupida.. sono una stupida..” Cordelia si voltò verso Buffy e lei risalì velocemente le scale, prendendo il vassoio dalle sue mani. Prese Cordelia per un braccio ed entrambe si sedettero nella panca lì accanto. “Cordy? Va tutto bene? Non anche tu per favore.. non oggi.. abbiamo tutti bisogno di mantenere la calma..”

“Sono una stupida, perché mi ostino a bussare, quando so che Angel non può rispondere? Tutte le volte è sempre la stessa storia. Se poi penso che anni fa, io non bussavo affatto, eh si che lui urlava, e si arrabbiava, ma io non bussavo lo stesso. Farlo ora è semplicemente ridicolo. Sono una.. cretina.. ecco cosa sono. Doyle a volte ha ragione ..sono preoccupata, Buffy ..e se non funzionasse?”

Cordelia aveva gli occhi lucidi e Angel sentì una profonda amarezza, nel vedere la tristezza dell’amica. Quando spostò lo sguardo verso Buffy, l’amarezza divenne dolore acuto. Lei teneva le mani in grembo e stava a capo chino a guardare le sue stesse mani, poi guardava Cordelia e di nuovo le sue mani. I suoi occhi, come quelli di Cordelia, erano pieni di lacrime. Cosa stava accadendo, perché erano così tristi?

Buffy tentò di sorridere “È difficile per tutti, Cordelia e non sei affatto stupida. Anche io mi comporto come se lui potesse rispondere, come se fosse qui. Devo farlo per Angel e devo farlo per Connor, che tanto per cambiare, oggi non vuole andare a scuola. Meno male che Doyle è riuscito a convincerlo, gli ha promesso che quando tornerà, troverà una bella sorpresa e tu sai a cosa si riferiva. Come sai, lui pende dalla labbra del nonno..” Cordelia sorrise “Questa cosa dei nonni non vuole proprio dimenticarla” Poi più seria disse “Come fai Buffy? Come fai a reggere tutto questo? Ormai sono passati sei anni da quel giorno, io.. non so più se riusciremo mai a.. sto cominciando a temere per il peggio. Non posso credere che Connor abbia già cinque anni, e non abbia ancora potuto sentire la voce di suo padre”

Buffy indurì il viso, e Angel seppe che tentava di nascondere il dolore. La conosceva troppo bene. Quella era la maschera che Buffy indossava, quando dentro lei risuonava la ribellione dei suoi ‘No’

“NO. Non dire così. Lui non resterà lì. Vuoi sapere come faccio ad andare avanti? Grazie a mio figlio e grazie ad Angel. Dopo tutto questo tempo, sarei impazzita senza loro, ma non è accaduto. Connor mi dà la forza di andare avanti, devo essere forte per lui. Angel.. anche Angel mi aiuta. Lo fa quando riesco a strappargli un sorriso, perché io so che quello è un sorriso. La neurologa dice che sono solo movimenti involontari, ma non è così. Angel mi sente e poi lui mi sorride. È così che vado avanti ..e poi ci siete voi. Non credo che sarei riuscita a farcela da sola. Grazie a tutti voi, soprattutto a te e Doyle, sono riuscita a sopravvivere.. quindi ora, ti chiedo di non crollare, Cordy.. non ora che siamo vicine alla meta.. lo sento.. sto facendo dei sogni strani e sento che questa cosa di Doyle funzionerà..”

Cordelia si morse le labbra pentendosi di aver parlato in quel modo. “Spero che quest’ultima cosa che ha tentato Doyle, funzioni davvero. Per anni, abbiamo cercato ovunque e finalmente abbiamo scovato una colonia di quei demoni.. come vattelappesca si chiamano. Siamo riusciti a catturarne uno. L’unico superstite rimasto, visto che gli altri sono riusciti a scappare nella loro dimensione. Questa è la nostra ultima speranza.. ma avrebbe già dovuto funzionare. Queste cose non dovrebbero essere istantanee? Insomma, tipo abracadabra e BAM.. voglio dire, sono già passate ventiquattro ore..”

“Sono passate 23 ore e quindici minuti. Doyle ha dato ad Angel, tutta la dose intera, ieri alle nove in punto. Mancano ancora 45 minuti” Controllò l’orologio “Quaranta. Adesso mancano quaranta minuti”

“Buffy? È arrivato lo scuolabus e Connor non vuole saperne di venire con me. Che fai? Scendi tu?” Buffy scattò subito in piedi.

“Arrivo Fred” rispose, poi guardò Cordelia “Cerca di farlo mangiare, oggi è.. è molto agitato” Mormorò “Per questo penso che stia per accadere qualcosa. Vado, torno il prima possibile..”

Buffy aspetta, non andartene.. Buffy mi senti? Sono qua, per favore guardami.. Urlò Angel. Tentò di raggiungerla, ma non riuscì a muoversi.

L’ultima cosa che vide, fu Cordelia che riprendeva il vassoio, ed entrava nella sua camera. La sentì dire “Eccoci qua, Angel. Buffy torna subito. Oggi colazione con Cordy.. sei contento?”

Angel si agitava nel sonno, e Connor era sempre più preoccupato. Continuò a tamponargli la fronte col panno fresco, e ancora una volta, non poté non pensare a quando fece lo stesso gesto, tanti mesi prima. Istintivamente spostò la camicia di Angel e quasi non si stupì di ciò che vide. La vecchia ferita era ancora fresca, ed era ben visibile la cicatrice lasciata dagli artigli del Selmunth. C’era un alone arrossato intorno ai graffi, e al centro era ancora ben visibile il foro in cui era stato iniettato il veleno. Quella ferita era tutt’altro che guarita. Dal foro ancora trasudava del sangue, sebbene fossero solo poche gocce. Improvvisamente, guidato solo dal puro istinto, prese l’ampolla e versò tutta la dose nella vecchia ferita. Si assicurò che tutto il liquido verde fosse assorbito e si rese conto, che non dovette fare nulla per facilitare l’assorbimento. Il sangue pareva dotato di volontà propria e penetrò dentro i tessuti, in modo del tutto innaturale. Connor pensò che fosse strano. Mistico, disse a se stesso.

Guardò l’orologio, mancava un minuto alle 21.00. Angel aveva dormito più o meno mezz’ora e forse era meglio svegliarlo. Vide però che lui continuava ad agitarsi. Annaspava come se gli mancasse l’aria. “Papà?” Lo scosse e lo chiamò ancora “Papà, svegliati..”

Sentì poi un suono. Un suono ritmico e cadenzato. Il cuore di Connor sussultò. Quello che sentiva era il suo cuore che batteva debolmente, in sintonia con il cuore di suo padre che invece batteva sempre più forte. Il cuore di Angel era vivo e pulsante. Connor pianse di gioia. Percepì distintamente l’alternanza dei due battiti, e più quello di Angel diventava nitido, più si affievoliva il suo. Connor però era felice come mai lo era stato prima d’ora.

Angel si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere sul letto. Portò una mano sul cuore, mentre respirava affannosamente, cercando di incamerare quanta più aria poteva. “Sono vivo” disse, abbracciando Connor, che si aggrappò al padre in quello che sarebbe stato l’ultimo abbraccio.

“Sono vivo.. Sono vivo.. Dio, io sono vivo” ripeté Angel più volte.

Con le lacrime agli occhi, Connor poggiò la mano sul cuore di Angel “Non avrei mai creduto di poterlo sentire.. ha funzionato, papà.. ha funzionato.. sei umano” Continuò ad abbracciarlo, mentre singhiozzava convulsamente “Mio padre è umano.. Dio, vorrei solo che Buffy fosse qui adesso..” Angel ricadde sul letto e lo portò con sé nell’abbraccio. Lui si aggrappò strettamente al collo del padre, e fra le lacrime continuò a parlare. “Sento il tuo respiro, lo sento papà.. e il tuo cuore.. Dio.. è un suono bellissimo. Hai visto? Ha funzionato.. alla fine era solo una questione di dosi. Ora mi sento un po’  stanco.. sono così stanco, papà..”

Angel non riusciva a parlare. Abbracciava suo figlio e lo cullava fra le sue braccia, incapace di dire qualcosa, qualunque cosa. La gioia lo sommerse, ora poteva abbandonarsi alla felicità. Completamente. Era impossibile pensare in modo coerente, ma riuscì a registrare nella sua mente le ultime parole d Connor. Anche lui sentiva di essere stanco, ma non voleva dormire. Fra le lacrime riuscì solo a dire “Si Connor, ha funzionato.. ha funzionato.. ha funzionato..”

Si rese conto di avere il corpo intorpidito e ad ogni movimento sentiva delle fitte dolore. Poi ridacchiò quando si accorse che la sua vista pareva sfuocata. Vedeva le cose intorno a sé come se stessero sbiadendo. “Immagino sia una delle limitazioni di essere un umano..” Disse ridendo “Sai una cosa, figliolo? Credo di aver bisogno degli occhiali.. vedo tutto sfuocato..” Poi guardò Connor, il suo sorriso luminoso lo commosse di nuovo. Suo figlio sembrava quasi un bambino.

“No papà..” rispose lui “Non è la tua vista.. noi stiamo proprio svanendo.. questo mondo si sta dissolvendo..” Angel non riusciva a tenere gli occhi aperti. Gli chiuse. Baciando il figlio sulla fronte, prima di addormentarsi, ridendo disse “Credo che siamo stanchi tutti e due.. dormirei per giorni ..e anche tu hai bisogno di riposare..”

Connor si strinse ancora intorno al suo abbraccio e guardò l’ambiente circostanze. La stanza era in dissolvenza, il grigio diventava sempre più scuro e sfumava nel nero. Sentì ancora suo padre che lo stringeva, il suo abbraccio era rassicurante. Lo sentì dire ancora qualcosa, ed era tutto ciò che voleva sentire. Quelle furono le ultime parole che sentì da lui.

“Ti voglio bene, Connor. Non hai idea quanto importante sia ciò che tu hai fatto per me. Io non dimenticherò. Non dimenticherò.. Mai.”

Connor sentì ancora Angel che lo teneva stretto a sé, e gli sfiorava la fronte delicatamente. Il corpo di suo padre era caldo, il suo respiro lo cullava ritmicamente, e il battito del suo cuore lo accompagnava dolcemente nel sonno. Prima di abbandonarsi al buio, pensò che lui avrebbe dimenticato questo momento, ma era bello sapere, che almeno uno dei due avrebbe ricordato. Quel mondo che li aveva tenuti prigionieri così a lungo, sottoponendoli a prove di forza inaudite, si dissolveva per sempre. Era tempo di tornare a casa. Prima che la stanza svanisse per sempre, e loro con essa, Connor sorrise e poggiando una mano sul cuore del padre, disse. “Lo so, papà. Tu ricorderai tutto e so che un giorno lo racconterai anche a me.. quando sarò grande mi parlerai del giorno che diventasti un uomo..”

Poi la luce lentamente svanì, solo un attimo ancora e i loro corpi divennero un unico punto luminoso ..poi più nulla ..il nero inghiottì per sempre quelle loro false esistenze.

Connor chiuse gli occhi, lasciò che il buio lo portasse con sé. A suo padre diede un ultimo saluto. Disse solamente.

 

Noi non svaniremo

 

≈ ◦  ≈ ◦ ≈ ~  ≈ ◦  ≈ ◦ ≈ ~  ≈ ◦  ≈ ◦ ≈

Anticipazioni del successivo capitolo.

Angel si svegliò che era orami pieno giorno. La stanza era illuminata dai raggi del sole. Pensò di aver dormito a lungo, visto che era già mattina. L’orologio davanti a lui, indicava le 8,15. Sollevò lo sguardo e vide che qualcuno usciva dalla sua stanza. Per un attimo le parve di vedere Buffy, ma lei non poteva essere lì. Cercò Connor, ma non c’era. È andato a lezione, pensò Angel. Sicuramente è stato lui ad aprire le finestre, ora sa che il sole non è più mio nemico. Poi sentì bussare alla sua porta.

Angel? Sono io

Quella voce gli era familiare, ma non poteva essere la sua voce. Cordelia era morta da anni. Ascoltò meglio e sentì qualcuno parlare nel corridoio. Sembravano le voci di Buffy e Cordelia ma pensò che fosse impossibile. Dopo qualche minuto, sentì ancora quella voce.

Eccoci qua, Angel. Buffy torna subito. Oggi colazione con Cordy.. sei contento?

 

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Capitolo 27
*** Parte 26 ***


Awakening

Risveglio

 

 

 

Parte 26

 

Sentì un leggero rumore come di vele sospinte dal vento. Forse un fruscio di abiti femminili.

Quel suono gli era familiare, lui lo aveva sempre amato molto. Lo riportava indietro nel tempo, al ricordo di Buffy al ballo di fine anno, quando lei si muoveva con grazia fra le sue braccia. Gli parve quasi di sentire le note di Wild Horses. Era un ricordo dolce amaro, ma adesso prevaleva la dolcezza. Se avesse potuto dare forma a quel suono, quello era l’unico ricordo che gli veniva in mente.

Il fruscio setoso del vestito di Buffy che danzava con lui.

Fu quel leggero rumore a svegliarlo. In quello stesso momento, pensò che c’era qualcos’altro che doveva ricordare, qualcosa di molto importante, ma così come era arrivato, quel pensiero scivolò subito via. Aprì lentamente gli occhi e sollevò lo sguardo. Riuscì ad intravedere qualcuno che usciva dalla stanza. Per un attimo gli parve di vedere Buffy, o per meglio dire, gli parve di intravedere un angolo della sua gonna che spariva dietro la porta. Angel sorrise e pensò che sarebbe stato bello se lei fosse davvero lì. Pensò anche che doveva dire qualcosa a Buffy.

Però non aveva voglia di ricordare cosa.

Inspirò profondamente, e pur pensando che era impossibile, le sue narici furono inondate dal profumo di lei. Il suo odore era ovunque. Subito dopo però, ricordò che Buffy era andata via solo il giorno prima. Sentire il suo odore non era poi così assurdo, ma ancora, quello non era tutto ciò che doveva ricordare. C’era un pensiero nel retro della sua mente, che tentava di farsi strada e di venire alla luce. Era un pensiero ovattato e soffice, ma non riusciva ad emergere alla coscienza. Sapeva di dover ricordare qualcosa, ma non ricordava cosa.

Gli venne però in mente una parola. Miracolo.

Non aveva importanza adesso, non aveva voglia di esplorare quel pensiero. Preferiva la dolce indolenza del lento risveglio. Poteva quasi sentirne il sapore. Ho fame, pensò.

Allungò le gambe e si rese conto che parevano inchiodate al letto. Posso muovermi, pensò come se la cosa fosse sorprendente, ma immediatamente dopo pensò anche.. Certo che posso muovermi, ho sempre potuto. Ogni movimento era però difficoltoso e sentì dei crampi lancinanti in tutto il corpo. I muscoli erano intorpiditi, quasi come se fossero rimasti inattivi da chissà quanto tempo. Aprì le mani e poi le richiuse a pugno, flettendo le dita ripetutamente. Non gli importava del dolore, aveva bisogno di muoversi e voleva cambiare posizione. Pigramente e senza fretta, fece lo stesso movimento con le dita dei piedi. Facendo leva sugli addominali, ruotò poi il busto, ponendosi su un fianco e chiudendo gli occhi, poggiò ancora la testa sul cuscino.

Si rese conto di non avere addosso la camicia. Strano, ricordava di averla la notte prima, ma anche questo non aveva importanza. Per un attimo contemplò l’idea di dormire ancora un po’, ma poi pensò che era meglio alzarsi a cercare del cibo. In frigo avrebbe sicuramente trovato qualcosa. Era davvero affamato. Per qualche strano motivo, trovò che l’idea del sangue fosse stomachevole. 

Con gli occhi della mente, assaporò invece il gusto dolce del gelato e dei biscotti con gocce di gianduia alla menta.

Buffy

Il pensiero andò ancora a lei. Non c’era da stupirsi di questo, l’ultima volta che aveva assaggiato quei particolari biscotti, lei era accanto a lui, fra lenzuola sgualcite in quel letto disfatto. Buffy era più bella che mai con i capelli spettinati, il viso arrossato, gli occhi che brillavano languidamente, appagati dopo aver fatto l’amore con lui. Ricordò soprattutto la sua gioia.

Questo è un sogno, sei umano da poche minuti e hai già in frigo i biscotti con gocce di gianduia alla menta.

Ricordò anche il suono della sua voce assonnata.

È perfetto.

..e lui ora non sapeva più cosa fosse importante. Il bisogno di mangiare si mescolò con altre sensazioni e rimase sullo sfondo della sua mente. L’unico pensiero costante era lei.

Sempre e solo lei.

Le sensazioni corporee erano intense ed insolite, ma estremamente piacevoli. Lo incuriosirono. Credette addirittura che il letto fosse inondato dai raggi del sole del mite novembre di Los Angeles  ..e ancora pensò che c’era qualcos’altro da ricordare. Sorrise quando un nuovo e bizzarro pensiero si presentò alla sua mente, ancora non del tutto conscia del mondo circostante. No Doyle, non sveglierò Buffy per nessuna ragione al mondo. Il demone Mohra è tornato? Bene, dovrò ucciderlo di nuovo, ma dopo, adesso voglio dormire ancora un po’. Non fare rumore quando esci.

Buffy potrebbe svegliarsi.

Cercò una posizione più comoda e muovendosi, spostò leggermente il mento verso il basso poggiandolo sul torace, anziché sul cuscino. Quel pensiero ovattato e soffice, che forse solo per pigrizia non voleva riaffiorare, improvvisamente si fece strada in lui e divenne una forza impossibile da contenere. Il battito del suo cuore risuonò nel petto e scandì il riemergere del ricordo.

“Sono vivo.”

Si svegliò completamente. Spalancando gli occhi, ricordò esattamente cosa fosse accaduto la notte prima. Con uno sforzo inaudito, usando tutta la sua forza si volontà, si tirò subito su, mettendosi a sedere sul letto. Portò la mano sul cuore per assicurarsi che fosse tutto reale. Sì, il suo cuore batteva ancora, non era stato un sogno. Lui era vivo.

“Connor?”

Chiamò suo figlio, avrebbe dovuto essere lì, ma al momento non riusciva a vederlo e, cosa al quanto insolita, non riusciva neppure a sentire il suo odore. Corresse subito quel pensiero, riusciva a sentirlo ma era diverso. Sorrise fra sé, pensando che forse dipendeva dalla sua nuova percezione. Era umano adesso, probabilmente il senso dell’olfatto era cambiato rispetto a prima. Fu sopraffatto da un ondata di gioia improvvisa. Era umano, lui era umano.

Pensò di aver dormito a lungo, visto che era già mattina, forse Connor si era già svegliato, e per non disturbarlo era andato a studiare nella sua stanza.

Si guardò attorno. La stanza era illuminata dai raggi del sole che filtrava dalle finestre spalancate, era ormai giorno fatto. Forse è andato a lezione, pensò Angel. Sicuramente è stato lui ad aprire le finestre, ora sa che il sole non è più mio nemico. Si rese conto che quel pensiero lo disturbava un po’, pensò che per oggi, solo per oggi, avrebbe anche potuto saltare le lezioni. Era un po’ dispiaciuto che lui non fosse lì. Avevano tante cosa da fare, da decidere, da discutere insieme, dovevano riprogrammare le loro esistenze. Soprattutto dovevano riportare Buffy a casa. Subito. Dovevano chiamare Londra, dovevano informare tutti, o forse era meglio prendere il primo aereo e partire immediatamente? Non voleva dire a Buffy del loro miracolo, parlando al telefono. Pensò di raggiungere Connor al campus, e sorrise al pensiero di quanto sarebbe stato felice di pranzare con lui.

Sapeva anche dove, c’era un posto soleggiato vicino al laghetto, dove Connor e Buffy pranzavano spesso insieme.

Anche se loro non l’avevano mai saputo, lui era stato lì a guardarli per ore, nascosto fra le ombre degli alberi. Talvolta con malinconia, desiderando con tutto sé stesso di essere accanto a loro, anche solo per condividere le risa. Talaltra sorridendo, quando sentiva i loro discorsi e nel vedere quanto vicini fossero emotivamente.

I quel momento, i pensieri di Angel erano vorticosi. Era sopraffatto dalla gioia pensando a quante cose potevano fare tutti e tre insieme, e di come le loro vite sarebbero cambiate. Pensò addirittura che avrebbe anche potuto iscriversi al college con Buffy. Quel desiderio gli era scoppiato nel cuore, quando Connor l’aveva proposto a Buffy. Lei aveva rinunciato, forse per colpa sua, per non lasciarlo solo, per non fargli sentire il peso della sua non umanità, ma Angel sapeva che le sarebbe piaciuto moltissimo continuare gli studi. Adesso potevano farlo, lui e Buffy potevano fare tutto quello che volevano. Lui poteva studiare Legge e Buffy poteva iscriversi al corso di Belle Arti, e magari continuare il lavoro di sua madre.

Mille pensieri correvano veloci nella sua mente, e Buffy era presente in ognuno di essi.

Si, era decisamente un ottima idea. La sua prima uscita da umano doveva essere speciale. Una passeggiata con suo figlio sotto il sole del campus, lo era sicuramente. Avrebbero pranzato insieme, e insieme avrebbero deciso cosa fare. Vedeva già il suo sorriso, vedeva loro due all’aeroporto mentre partivano per Londra ..e vedeva la gioia di Buffy, quando lo avrebbe accolto fra le sue braccia, incredula di vederlo lì, illuminato dai raggi del sole. Pensò anche che a Connor sarebbe piaciuto poter visitare Londra con Tommy.

Più tardi avrebbe chiamato Oz per chiedergli se era d’accordo.

Ogni pensiero era inondato da un infinità di progetti per il futuro. Ogni progetto futuro era colmo di cose belle da vivere. Ogni pensiero lo riempiva di felicità.

È perfetto, pensò.

Si, doveva muoversi subito. Avrebbe fatto una doccia veloce e poi sarebbe corso al campus. O era forse meglio chiamare prima l’aeroporto, e prenotare due posti per il primo volo disponibile per Londra? Tre, se veniva anche Tommy. Connor adorava le sorprese e quella lo sarebbe stata sicuramente.

Tentò di alzarsi, ma pareva che le gambe non volessero saperne di rimanere ritte. Tranquillo, deve essere l’effetto della trasformazione da demone a umano. Non essere impaziente, disse a sé stesso. Mentre si risedeva sul letto, massaggiò i muscoli delle cosce e allungò le gambe, per riattivare la circolazione. Distrattamente spostò lo sguardo verso il comodino e non poté non vedere le numerose scatole di farmaci. Sperimentò un forte senso di déjà vu e una leggera sensazione di panico si insinuò in lui. Aveva già vissuto quella scena, fu durante uno dei suoi deliri febbrili. Prese alcune scatole in mano e lesse. Xeltrox, Doximall. Non aveva mai sentito quei nomi, ma ricordava perfettamente ciò che aveva visto nel suo delirio.

Le scatole erano identiche, i nomi dei farmaci invece erano completamente diversi.

Antidotto contro la solitudine. Perfetta felicità. Scaccia incubi. Per un sereno risveglio.

Il panico aumentò a dismisura, e come nel suo delirio, anche adesso gli venne in mente un nome che lo terrorizzò. Jasmine.

Incurante del dolore agli arti, si alzò ed esplorò meglio la stanza. Cosa sta succedendo? Chiese a sé stesso. Quella non era la stanza in cui si era addormentato la notte prima, anche le lenzuola sul letto erano diverse. Quella era la stanza che aveva visto nel delirio, ed era la stessa stanza della visione di Connor. Ricordava come l’aveva descritta e ricordava bene quando, fu la sera che lui parlò di Buffy, dicendo che lei era sua madre. Connor era certo che loro due avessero visto la stessa stanza.

A piccoli passi si avvicinò verso la zona giorno, doveva uscire da lì, ma in quello stesso momento sentì bussare alla sua porta.

L’orologio davanti a lui, indicava le 8,15.

“Angel? Sono io”

Quella voce gli era familiare. Cordelia? No, non può essere lei, è morta da anni.

Ascoltò meglio e sentì qualcuno parlare nel corridoio. Si chiese se stesse ancora sognando, era certo di aver già sentito quella conversazione. Sembravano le voci di Cordelia e Buffy, ma loro non potevano in alcun modo essere lì. Cercò di riorganizzare i pensieri, cercò di farlo il più razionalmente possibile, ripercorrendo con la mente tutto ciò che aveva sentito, da quando si era svegliato. Ricordò che gli era parso di intravedere un angolo della gonna di Buffy, poco prima che sparisse dietro la porta. La stessa che indossava nel sogno di stanotte, disse a sé stesso. Possibile che stesse rivivendo il sogno da una diversa prospettiva? Mentre nel sogno aveva osservato la scena dall’esterno, adesso, anziché nel corridoio, lui vedeva la scena da dentro la stanza. Era però certo che quello che sta vivendo ora, non fosse un sogno. Ancora a piccoli passi e appoggiandosi al muro per sorreggere il corpo, si avvicinò di più verso la porta.

Ciò che vide subito dopo, lo fece arretrare terrorizzato. Qualcuno, con un vassoio in mano, era appena entrato nella stanza. Qualcuno che non poteva essere lì.

“Eccoci qua, Angel. Buffy torna subito. Oggi colazione con Cordy.. sei contento?”

Angel arretrò ancora di parecchi passi, camminando all’indietro come volesse fuggire da quella visione. Cordelia spalancò gli occhi incredula. Sottovoce disse solo “Angel” poi il vassoio le scivolò dalle mani, e cadde fragorosamente a terra, spargendo il suo contenuto sul pavimento. L’attimo dopo urlarono entrambi, e si allontanarono muovendosi in direzioni opposte. Angel tentò di raggiungere il letto, ma inciampò su qualcosa e si ritrovò seduto per terra, con la schiena poggiata sul muro. Si rannicchiò su sé stesso, portando le gambe al petto e poggiò la fronte sulle ginocchia. Non voleva vedere. Non voleva credere, che ancora una volta, tutto fosse solo un sogno. Cordelia invece, senza mai distogliere gli occhi da Angel, aprì la porta e urlò ancora.

“Aiuto, qualcuno mi aiuti. Chiamate Buffy, presto..” Non riusciva a credere a ciò che vedeva. Urlò ancora

“BUFFY"

Continuava però a guardare Angel. Vide che era spaventato e non era certa di riuscire a gestire l’emozione “Buffy sei ancora lì? mi senti? Angel è vivo, corri.. presto..” Pensò che le sue parole non fossero appropriate, ma pensò anche, che era proprio ciò che voleva dire a Buffy. “Mi sentite? Qualcuno venga su per favore.. Angel si è svegliato..” Quando sentì qualcuno correre su per le scale, tornò sui suoi passi e si avvicinò ad Angel. Dietro a lei, ora c’erano Doyle, Gunn, Fred e Wesley, ed erano letteralmente ammutoliti dallo stupore.

Doyle si avvicinò di più, ma rimase un passo dietro a Cordelia. Sottovoce disse solo “Fred, chiama Buffy al cellulare.. presto..”

Angel tentò di non sentire. Le urla di Cordelia lo avevano spaventato, e portò le mani alle orecchie, mentre scuoteva la testa. Chiudendo gli occhi, nascose ancora il volto poggiandolo sulle ginocchia, mentre le teneva strette al petto nel tentativo di cancellare quell’incubo, da cui avrebbe voluto risvegliarsi subito. Era stato drogato con quei farmaci? Perché, ancora una volta, era tutto solo un illusione? Fra i singhiozzi continuava a ripetere sempre le stesse parole cariche d’angoscia. “No, per favore, no.. basta adesso.. vi prego..”

“Angel.. oh mio dio.. va tutto bene, sono io.. Cordelia.. Angel mi senti?" disse Cordelia chinandosi davanti a lui “Non volevo spaventarti.. mi dispiace, ma sei al sicuro adesso.. sei a casa..”

Guardò alle sue spalle in cerca di aiuto, e vide Fred che scuoteva la testa preoccupata “No Doyle, Buffy non risponde..”

Doyle affiancò Cordelia e si chinò su Angel, poggiandogli una mano sul ginocchio. Cercò di scuoterlo “Angel?” ma lui non rispose e si chiuse ancora di più nel suo auto abbraccio. Non voleva parlare con dei fantasmi, voleva solo svegliarsi al più presto. “Andate via per favore, voi non potete essere qui.. Vi prego..” Cordelia e Doyle era commossi. Con le lacrime agli occhi, lei tentò di scherzare “Angel? pensavo avessi un viso più riposato, sai? hai dormito così a lungo.. Ora, lo so che tutto ti sembrerà strano, è normale che sia così..”

“Andiamo” disse Doyle sottovoce, prendendo Cordy per un braccio e aiutandola ad alzarsi. Quando si voltò a guardare alle sue spalle, lei comprese perché. Davanti alla porta c’era Buffy, ferma immobile, col viso rigato di lacrime e gli occhi fissi su Angel. Gli altri fecero spazio per farla passare, mentre Doyle con un cenno silenzioso, fece uscire tutti dalla stanza. Si fermò solo un attimo accanto a Buffy e mormorò. “Ha funzionato.. ora credo che abbia bisogno di te.. è molto spaventato.. ma mi pare stia bene..”

Buffy annuì come un automa, sebbene non fosse certa di aver sentito le parole di Doyle, e cominciò ad avanzare lentamente. Le gambe si muovevano di volontà propria, non era più sicura di avere il controllo del suo corpo, né delle sue emozioni. Tutto ciò che vedeva era Angel, solo Angel. Tutto ciò che sapeva era che doveva raggiungerlo subito.

Angel seppe che lei era lì ancor prima di vederla, ancor prima di sentire la sua voce. Sollevò la testa e i singhiozzi di prima, divennero sussurri sommessi.

“Buffy”

La guardò per un lungo istante, poi sulle sue labbra comparve un sorriso “Sei qui.. sei tornata..”

Buffy portò una mano alla bocca, per bloccare il pianto, ma fu inutile. Le lacrime divennero uragano. Sentire finalmente la sua voce era un emozione così grande, che non poté contenerla.

“Angel”

L’attimo dopo volò fra le sue braccia, che l’accolsero subito. Calde e avvolgenti braccia, sognate così a lungo, così tanto desiderate, ora la stringevano con forza e lei vi si aggrappò stringendole a sua volta, per paura che lui potesse allontanarsi ancora. Cingendo il collo di Angel, si lasciò cullare ancora e ancora, mentre nascondeva il viso nel suo petto nudo. “Sei sveglio.. sei a casa finalmente..” diceva lei, fra le lacrime, singhiozzando convulsamente. “Sei tornata.. sei tornata da me..” diceva lui, mentre la cullava ancora. Poi prese la mano di Buffy e l’appoggiò sul suo cuore. Voleva che lei lo sentisse battere, e pensò che quello fosse il modo giusto per dirle che Angelus non gli avrebbe più divisi.

“Non dovrai andare via mai più.. ora fra noi le cose funzioneranno.. è un miracolo, Buffy.. è successo subito dopo che mi ha lasciato.. dio, Buffy.. ho creduto di impazzire, ma ora non ha più importanza.. ora sei tornata.. è arrivato un pacco e dentro c’era.. ho letto la tua lettera.. dio.. Buffy, è un miracolo..”

Lei non era certa di comprendere le sue parole, erano sei anni che sentiva il suo cuore battere, ma ora Angel la stringeva a sé e quel battito pareva una dolce musica. Annuì, tenendo ancora la mano sul suo cuore. “Si Angel, lo so che sei umano.. sono anni che sento il tuo cuore battere..” disse, poi sollevò lo sguardo ai suoi occhi, e pur non sapendo come e quando fosse accaduto, le loro bocche si cercarono, e si ritrovarono in un lungo bacio, che aveva il sapore salato delle loro lacrime. Le labbra si muovevano come in una dolce antica danza. Antica quanto il mondo. Lui affondò le sue lunga dita fra i suoi cappelli, e l’avvicinò di più a sé, approfondendo il bacio possessivamente. Buffy era uscita dalla sua vita solo il giorno prima, ma pensò che non la baciasse da un eternità, tanto era il desiderio di lei. Lei assecondò la sua dolce irruenza senza alcuna remora. Entrambi conoscevano già quel percorso, era così familiare e giusto. Quelle labbra erano casa.

Lei poi si spostò, guardandolo ancora, e non riusciva a smettere di accarezzarlo. Tracciava ogni linea del volto, sfiorandolo con le dita come se volesse imprimerselo nella memoria, per non dimenticarlo mai più. Lo baciò sugli occhi, poi le guance, il mento e ancora le labbra. Lui si limitava a sorriderle, godendosi le sue carezze, mentre la guardava con adorazione.

“Hai freddo?” chiese, quando si rese conto che non indossava la camicia.

“Non esattamente..” rispose lui, poi ridendo aggiunse “Ho fame però ..anche se..”

“Oh.. certo.. vieni, non stare seduto qua per terra..”

Lo aiutò ad alzarsi e si sedettero sul divano. Buffy pensò di lasciarlo solo un attimo per andare a prendere qualcosa da mangiare, ma non riusciva a staccarsi da lui. Si accoccolò ancora fra le sue braccia che l’accolsero subito. “..anche se? cosa volevi dire?” – “ho difficoltà a camminare e non capisco perché..” Parlarono contemporaneamente, ed entrambi risero.

“Prima tu..” disse Angel, poi ridacchiò mentre la baciava “..ho fame, anche se.. non sono certo che si tratti di cibo..”

Lei sorrise, “Conosco la sensazione” disse “..è normale che senti difficoltà a muoverti, sei stato fermo per sei anni.. anzi è meglio se.. se chiamiamo il medico e la fisioterapista per..”

Lui scosse la testa, non capiva le sue parole “Sei anni? Buffy.. ma cosa..?”

Buffy però continuò e parlò velocemente, mentre si alzava per prendere una camicia. Meglio evitare le tentazioni, almeno per ora, pensò. “Certo che hai fame, la tua colazione è sparsa per terra.. immagino che a Cordy sia venuto un colpo quando ha visto che eri sveglio. Erano anni che aspettavamo che accadesse. Tutti noi.. io lo sapevo.. lo sentivo che questa volta avrebbe funzionato..”

Il sorriso sul volto di Angel scomparve “Buffy.. io non capisco.. Cordelia, Doyle.. e tutti gli altri. Loro erano qui proprio davanti a me, ma questo non è possibile.. cosa sta accadendo? È tutto reale, lo sento che è reale, ma proprio perché lo è, loro non dovrebbero essere qui..”

Lei accarezzò ancora il suo viso, disegnando con le punta delle dita il suo sopracciglio “Va tutto bene Angel, credo che.. credo che dovremo parlare. La confusione che senti adesso è normale. Sei solo disorientato e confuso.. ma presto, quando saprai, tutto ti sarà chiaro” Lo aiutò ad infilare la camicia, ma non poté non vedere lo smarrimento nei suoi occhi. Lì vi era ben più che confusione, lui era spaventato ed era vulnerabile. Ricordò come si era sentito quando ritornò dall’inferno di Acathla, e come allora, anche adesso pensò di proteggerlo dal mondo intero. Gli altri avrebbero certamente voluto vederlo, parlare con lui, abbracciarlo, ma Buffy sapeva che non era il momento giusto. “Vado giù un attimo, tu devi mangiare ..e devi riposare. Torno subito..”

Lo baciò sulla fronte e lui la vide sparire oltre la porta, lasciandolo con una marea di domande a cui non aveva risposto. Mentre aspettava, guardò ancora attorno a sé. Non vi era alcun dubbio che quella fosse la stanza del suo delirio. In quella visione, lui era immobilizzato sul quel letto, senza poter interagire con nessuno. Ricordò bene la desolante frustrazione che provò, quando lei aveva fatto l’amore con lui, ma allora non era riuscito, né a vederla né a toccarla. Chiuse gli occhi, cercando conforto nel silenzio interiore e aspettò con ansia che lei tornasse da lui.

≈◦  ≈ ◦ ≈

“Allora?” chiese Doyle con impazienza, “È tutto ok? Buffy.. noi vorremo vederlo.. parlare un po’ con lui..”

Buffy si aggirava fra i mobili della cucina, aprendo e chiudendo velocemente le ante dei pensili. Cercava qualcosa di veloce da preparare, non voleva lasciare solo Angel a lungo. “Si, viste le circostanze, tutto sommato credo che stia bene, ma per ora è meglio se lo lasciamo tranquillo. È confuso e disorientato, vedere tante persone tutte insieme.. non credo sia una buona idea..”

Doyle annuì “Certo.. è giusto. Senti, ho avvertito un po’ tutti quanti, spero non ti dispiaccia. Giles, Faith, Tara e Xander arriveranno stanotte, ma credo che tua madre stia già correndo qui. Ha detto che passava a prendere tuo padre e sarebbero poi venuti insieme.. ma hai ragione, troppo trambusto adesso non è certo l’ideale.” Doyle aveva parlato velocemente, era evidente che fosse commosso e aveva parlato a nome di tutti. Gli altri erano lì, in silenzio e commossi come lui. Anche Cordelia era senza parole, sottovoce disse soltanto.

“L’importante è che quest’incubo sia finalmente finito..”

“Ho chiamato anche Lorne” disse timidamente Fred, appoggiata al braccio di suo marito. Lei e Wesley si erano sposati due anni prima, e Fred sorrise mentre teneva in braccio la loro piccola di appena un anno. Wesley annuì e aggiunse “Willow e Oz hanno detto di non preoccuparti per Connor, andranno loro a prenderlo a scuola. Sarebbero andati comunque per Tommy, poi pranzeranno con noi.. erano.. beh, erano molto commossi. Willow mi ha detto di dirti che.. beh insomma te lo dirà lei.. sono cose fra amiche.. cose fra donne..”

Fred sospirò, cullando la bambina che si era appena svegliata “Oh andiamo.. quante storie, Wes. Willow ha detto che ora puoi strapazzare Angel in santa pace.. insomma, hai capito, no?”

Tutti risero, forse più per il fatto che Wesley era arrossito, che per la battuta di Fred. “Non credo che serva alcun incoraggiamento esterno..” disse Cordelia “Insomma.. sono sei anni che.. non credo che staranno li a prendere un thè con biscotti..” Intercettò un sguardo strano di Doyle e ridendo disse “Ok, ok.. sto zitta.. ma qui stiamo parlando di Angel e Buffy, giusto? ..io li conosco bene. Prima si danno da fare in quel senso.. e poi.. solo poi.. parleranno.. insomma è normale, dopo tutto.. voglio dire.. sei anni sono sei anni.. l’astinenza.. è dura da sopportare.. e..”

“..e meno male che dovevi star zitta” disse Gunn affettuosamente, strizzando l’occhio a Doyle. Ancora risero tutti, mentre Buffy li guardava con occhi pieni di gratitudine.

“Grazie ragazzi” disse commossa, poi rivolgendosi a Fred e a Wesley disse ancora “Avvertite Willow e Oz di non.. di non dire nulla a Connor.. voglio.. voglio essere io a..”

Non riuscì a continuare perché di nuovo le lacrime rigavano il suo viso e non c’era nulla che potesse fare per fermale. Pensò che fosse meglio sfogare lì la sua ansia, che non davanti ad Angel. L’incubo in cui aveva vissuto per sei anni, pareva finalmente dissolto, ma ancora prevaleva la paura e l’incredulità. Tirò su col naso e si ricompose. “Scusate.. è solo che.. è ancora tutto così..”

Incrociò lo sguardo con Cordelia e l’attimo dopo lei era accanto a lei. Si abbracciarono “È finita, Buffy.. quest’incubo è finito..” Lei annuì, poi sottovoce chiese “Prima non ho detto esattamente la verità. Angel sta bene, ma non è al massimo della sua forma. Cordy, forse è meglio chiamare la neuropsichiatra e anche Nina. Ho visto che ha difficoltà a camminare e anche emotivamente è.. è molto scosso. Ci pensi tu? ma avvertimi prima, non voglio che salga nessuno, fino a che Angel non se la sente di vedere altre persone. Ha bisogno di pace e silenzio.. direi che è più che scosso.. è spaventato.. e non vorrei che.. tentasse ancora di rifugiarsi in quel sonno che..”

Aveva chiesto a Cordelia perché si fidava ciecamente di lei. In tutti quegli anni, loro erano diventante molto più che sorelle. Buffy sapeva bene cosa avessero fatto lei e Doyle per riportare indietro Angel e non c’erano parole che potessero esprimere la sua gratitudine. “Ok” disse Cordelia “Prendetevi tutto il tempo che vi serve.. non salirà nessuno.. tranquilla.. parola di Cordelia..”

Si avvicinò anche Doyle, “Ho sentito, Buffy.. ma credi davvero che serva l’aiuto del medico e di Nina? Voglio dire, sappiamo bene che questo era un coma mistico. Nina che può fare? Ricorda che Angel ha ancora tutto il suo potere di guarigione, e per quanto riguarda la confusione emotiva, beh.. credo che abbia solo bisogno di tempo.. di tempo, di te e di Connor..”

“Ma è umano adesso..” rispose Buffy “Mistico o no.. il suo corpo è umano, ed è un corpo mortale ora, un corpo che è rimasto inattivo per anni. Ha sicuramente bisogno di fisioterapia e forse anche di qualche farmaco che lo aiuti a rimettersi su. Una visita medica, dopo sei anni di coma, mi pare il minimo.. lo so che Angel è forte e so che recupera in fretta, ma voglio essere certa che stia bene.. comunque possiamo prendere un appuntamento, forse non è necessario chiamarle subito.. ma voglio che faccia dei controlli medici al più presto.”

Fred e Wesley concordavano. “Assolutamente si, deve fare tutti i controlli medici al più presto.. e non solo per il coma. Non dimentichiamo che il suo corpo è in vita da secoli e..”

Buffy si fermò un attimo a riprendere fiato, prima aveva parlato velocemente e ora un pensiero orribile attraversò la sua mente. Interrompendo Wesley, disse “Anche noi Slayers guariamo in fretta, ma siamo esseri umani, siamo mortali, e qualche volta abbiamo comunque bisogno del medico.. e per Angel adesso è lo stesso. Ricordate Darla? È tornata umana e mesi dopo è morta per la stessa malattia che la stava uccidendo quattrocento anni fa.. ad Angel non deve accadere nulla di tutto questo. Cordy chiama subito la dottoressa.. dille che Angel si è svegliato dal coma..”

Poi pianse ancora, questa volta fu Doyle ad abbracciarla. “Scusate..” disse Buffy “..è che non riesco ancora a credere che stiamo organizzando la riabilitazione di Angel. Non riesco a credere di averlo di nuovo qui con noi. Non riesco a credere che Connor potrà finalmente sentire la voce di suo padre. Io ho paura che sia solo un sogno.. ho paura che succedeva qualcosa e che svanisca tutto..”

“Cosa avete fatto al mio dolce zuccherino? Chi è il cattivone che l’ha fatta piangere?” Disse Lorne, entrando nella hall e precipitandosi ad abbracciare Buffy. “Avanti piccola, il tuo amico verde è qui. Su, niente lacrime.. sarei arrivato prima, ma ero occupato ad organizzare una certa festa.. insomma, il bello addormentato che si risveglia dal sonno eterno, magari col bacio della sua principessa.. è un evento da festeggiare.. in città non si parla d’altro.. il mondo demoniaco è in fermento.. tutti sanno del grande risveglio. Quando ha chiamato Fred, io sapevo già tutto..”

Buffy lo abbracciò “Lorne.. lui è.. è spaventato ed è..” Poi si staccò dall’abbraccio e allarmata chiese “In fermento? Che vuol dire in fermento? Parli della W&H? Lorne? puoi dire al mondo demoniaco, che se solo provano ad avvicinarsi ad Angel, dovranno vedersela con una slayer incazzata. Molto, molto incazzata.. passa la voce la voce al Caritas.. e non sto esagerando.. stanotte arriva anche Faith.. dovranno vedersela con due slayers, se solo provano ad avvicinarsi qui..” Serrò i pugni minacciosamente, poi disse ancora “Lorne.. tu intanto lancia l’incantesimo anti demone..”

“Tranquilla, pasticcino.. lo sanno tutti che Angel è intoccabile.. sono in fermento perché hanno paura, ecco perché. Hanno una stramaledetta paura di voi due, insieme siete invincibili.. e ora che Angel è tornato, qualcuno teme la sua ira. Si, la W&H, ha più paura di Angel che dell’inferno.. Lilah e Lindsey si guarderanno bene dall’avvicinarsi qui.. ma l’incantesimo anti demone posso farlo anche subito, se serve a farti sorridere” Poi la guardò intensamente, e mentre leggeva la sua anima sussurrò “Lo so che è spaventato, ma passerà presto. Ora devi andare da lui, credo che stia entrando in quella fase.. come la chiamate voi? Insomma.. credo stia rimuginando in silenzio. La solitudine è l’ultima cosa di cui ha bisogno ora..”

Poi sorrise maliziosamente “..inoltre credo che abbia fame, se capisci cosa intendo..”

Come se si fosse ricordata solo in quel momento, Cordelia interruppe Lorne e ridendo disse “Oh, dimenticavo.. prima ho fatto un macello con il vassoio..”

Buffy avrebbe tanto voluto vedere la prima reazione di Cordelia, ma pensò che col tempo, sarebbe stato Angel a raccontargliela. Rise anche lei. “Si Cordy, ho visto.. infatti sono scesa per questo. Ha.. ha fame..” Quando poi incontrò il sorriso di Lorne, arrossì vistosamente. “Lorne? adesso basta, Ok? Non esagerare. Smettila di leggermi.. smettila di leggere entrambi..”

“Entrambi?” Chiese Gunn “Può leggere a distanza?.. beh, Lorne.. questa cosa è inquietante..”

“Si Gunn, me e Angel.. sta leggendo entrambi..” rispose Buffy, poi rise rivolgendosi ancora a Lorne.. “Lo so che stai leggendo anche Angel.. ma c’è una cosa che non sai di lui.. Angel è molto riservato, e non ama le persone che non si fanno i fatti loro.. ti è chiaro o devo digitartelo? Tu non hai mai incontrato Angel nella vita reale.. non lo hai mai visto arrabbiato. Lorne? Smettila di leggerci..”

Lorne annuì “È vero, non ho mai parlato con lui in modo diretto, ma credo di conoscerlo bene. Ho letto la sua anima un infinità di volte, anche insieme a Tara, ricordi? ..e poi ho letto la tua.. e lì, lui è di casa. Credo che in questo momento, stia cercando proprio te.. ed è affamato. Sai una cosa pasticcino? Gradirebbe tanto del..”

Gelato, pensò Buffy annuendo a Lorne. Aprì il frigo e cercò ciò che sapeva essere lì, sperava solo che Connor non avesse fatto man bassa, quelli erano anche i biscotti preferiti di suo figlio. Quelli con gocce di gianduia alla menta. Lei ne aveva mangiati così tanti in gravidanza, che Connor aveva finito con l’adorarli. Ormai, ben cinque anni fa, pensò Buffy sorridendo. “Eccoli qua” disse trionfante, non appena li trovò. “Ehi, aspetta un momento, quelli sono di Connor..” disse Doyle “lo sai, conosci tuo figlio.. è capace di distruggere la casa se qualcuno tocca i suoi biscotti..”

“Connor il distruttore” disse Fred ridendo. Era un sopranome che aveva inventato lei, e tutti concordavano che fosse davvero appropriato per il piccolo Connor O’Connor.

“Credo che per il suo papà farà un eccezione.. e non sarà la sola che farà. Qualcosa mi dice, che Angel riuscirà a sedare la sua irruenza.. a volte sono così simili..” disse Buffy ridendo.

L’atmosfera intorno a loro, nonostante le lacrime di prima, nonostante ansie e paure comprensibili, era decisamente gioiosa. Buffy salutò e tornò da Angel. A Lorne disse “Per la festa.. che ne dici di domani pomeriggio? Organizza in giardino.. Angel deve stare al sole il più a lungo possibile. È rimasto rinchiuso in quella stanza per troppo tempo.. ha bisogno di sole, di pace .. e tutti noi.”

 

Si, alla Angel Investigation si respirava aria di festa, di cambiamento.

 

Di Rinascita.

 

Di Risveglio.

 

≈◦ ≈ ◦ ≈

Alcune note:

Awakening è il titolo di un episodio di ATS (quarta stagione episodio 10. Awakening – Risveglio) ma qui il suo significato è diametralmente opposto a quello originario. Qui il risveglio è tutto per Angel, mentre Angelus muore per sempre.

Wild Horses è la canzone che sentiamo in un episodio di BTVS (terza stagione episodio 20. The Prom - Il ballo). Subito dopo, Angel lascia Buffy e parte per Los Angeles, dando il via ad ATS.

Tutto il capitolo, e più in generale, tutta la fanfic, fa riferimento ad un episodio della prima stagione di ATS. 1.08 I will Remember you (Il ritorno di Buffy è l’orrendo titolo in italiano)

Per descrive la reazione di Angel, non appena vede Cordelia, ho preso spunto da un episodio di ATS (3.11 Birthday - Buon compleanno Cordelia)

Inizialmente, nella prima parte del risveglio, i pensieri di Angel sono misti e confusi, nel senso che in parte filtra l’esperienza della sua vita vissuta in tutti quegli anni, ma una parte di quei pensieri fanno parte della sua vita reale non vissuta, sebbene lui ancora non lo sa con esattezza. Vive ancora sospeso fra le due realtà. I suoi ultimi ricordi, prima di cadere in coma, sono tutti relativi al giorno in cui fu umano, ed è normale che senta il sapore del gelato. Spero di essere riuscita a descriverlo bene. :)

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Anticipazioni del successivo capitolo.

..Intanto Angel andava su e giù per la stanza, sembrava un anima in pena. Aveva pensato ad un sacco di cose, cercando di dare un senso a ciò che stava vivendo. Con gli occhi della mente, aveva ripercorso a ritroso gli ultimi mesi della sua vita. Da quando era stato ferito dal demone Selmunth, la sua esistenza era cambiata radicalmente e ogni passo che aveva scelto di fare, lo aveva portato esattamente al punto in cui si trovava adesso..

 

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Capitolo 28
*** Parte 27 ***


 

 

Parte 27

L’atmosfera, nonostante le lacrime, nonostante ansie e paure, era decisamente gioiosa. Buffy salutò gli amici e tornò da Angel.

Intanto Angel andava su e giù per la stanza, sembrava un anima in pena. Aveva pensato ad un sacco di cose, cercando di dare un senso a ciò che stava vivendo. Tutti i suoi amici erano vivi, almeno così pareva. Nonostante la gioia che provava, non riusciva però a capire, non era ancora convinto che fosse reale. Con gli occhi della mente, aveva ripercorso a ritroso gli ultimi mesi della sua vita. Da quando era stato ferito dal demone Selmunth, la sua esistenza era cambiata radicalmente e ogni passo che aveva scelto di fare, lo aveva portato esattamente al punto in cui si trovava adesso. Il pensiero andava costantemente a suo figlio. Aveva provato a chiamarlo innumerevoli volte, ma il numero del suo cellulare risultava inesistente. Il suo, quello di Tommy, quello di Oz e anche quello di Giles a Londra. Aveva chiamato persino Faith e Willow, ma nessuno aveva risposto. Ora l’ansia era davvero tanta. Neppure la segreteria del campus era riuscita a dirgli qualcosa che avesse senso.

“È sicuro?” avevano chiesto “Non abbiamo nessun studente che risponda alla sua descrizione. Nessun Connor Reilly nei nostri elenchi. Magari è uno studente fuori corso. Per i fuori corso deve chiamare questo numero” Angel si era spazientito “Mio figlio non è fuori corso. È uno dei vostri migliori studenti. È uno specializzando al primo anno di psichiatria.. senta, lasci perdere.. me lo cerco da me..”

Che fine ha fatto Connor? chiese a sé stesso. Ricordò ciò che gli disse la sera prima e si chiese perché lo ricordava solo adesso. Noi stiamo svanendo, papà. Questo mondo si sta dissolvendo.

Ad ogni modo, era quasi contento di essere rimasto un po’ solo con sé stesso, aveva bisogno di far chiarezza dentro sé, ma adesso dubbi e paure stavano avendo la meglio su lui. Decise di scendere a cercare Buffy, ma poi pensò che avrebbe incontrato anche gli altri e ora non voleva vedere nessuno. Non era ancora pronto. Così camminava nervosamente su e giù per la stanza, aspettando che Buffy tornasse.

Fu così che lei lo trovò. Spaventato e confuso, e ancora una volta, non poté non ricordare il suo ritorno dall’inferno. Anche allora c’erano voluti parecchi mesi, prima che lui si riprendesse completamente.

Ma quando la porta si aprì e la vide entrare, sul viso di Angel tornò il sorriso.

“Buffy.. ero preoccupato..”

“Sono stata via solo..” guardò l’orologio, era stata via mezz’ora o giù di lì “..solo pochi minuti, ma per te deve essere stata..”

“..un eternità? volevi dire quello? si.. è così..” Le sorrise.

“..si, volevo dire proprio così..” Gli sorrise.

E ancora una volta, nessuno dei due riuscì a staccare lo sguardo dall’altro. Erano irrimediabilmente attratti l’un l’altro, e parevano esserne completamenti consapevoli.

Poi Angel rise, e deliberatamente spezzò l’incanto “..nel frattempo, ho dato una ripulita..”

Vedeva che lei era stanca. Sicuramente aveva dovuto rispondere ad una marea di domande. Decise di lasciare a dopo quelle che lui aveva in serbo per lei, e soprattutto non parlò di Connor. Non voleva allarmarla inutilmente, o forse non era neanche questo il motivo, ma sta di fatto che preferì non dire nulla. Si avvinò e l’aiutò a liberarsi delle cose che teneva in mano, poggiandole poi sul tavolo.

La guardò ancora e ancora sorrise.

“..ne ho approfittato per dare una pulitina, c’erano pezzi di vetro ovunque ..e latte ..e cereali. Quest’albergo ha davvero un pessimo servizio in camera.. presenterò un reclamo alla direzione..”

“Oh, è facile..” disse lei ridendo “..puoi inoltrare le tue lamentele al Signor Angel”

“Signor Angel? Chi è costui?” Voleva che lei fosse serena. Per Angel, vederla ridere era un balsamo per l’anima.

“Angel O’Connor” Rispose lei “Signore e padrone di questo castello.. nonché il nostro capo indiscusso, e titolare della ormai leggendaria Angel Investigation.”

Lui tentò un sorriso, ma lei non poté non vedere lo sgomento che guizzava nei suoi occhi scuri. Angel si chiese cosa significasse ‘quel Angel O’Connor’ ma per ora preferì tacere. Invece chiese “Quello è cibo? Perché sono davvero affamato” Poi notò i biscotti e il gelato. “Dio.. adoro questo cibo..” Buffy sapeva che lui tentava di mascherare la sua preoccupazione, ma lo assecondò, pensando che fosse più saggio essere cauti. Era appena riemerso da un coma mistico e doveva dargli il tempo necessario per riprendersi dallo shock. Avevano bisogno di ritrovarsi, ed entrambi aveva bisogno l’uno dell’altro. Non c’era alcuna fretta. Erano appena le nove del mattino, Connor usciva da scuola alle dodici e trenta. Prima che lui fosse a casa, avevano tutto il tempo di parlare e chiarire.

Buffy pensò al suo piccolo, pensò alla sua domanda di stamattina. Pensi che papà si arrabbierà se oggi salto la scuola? Non sto facendo i capricci. Puoi dirglielo quando si sveglia? Lei pensò che anche Connor, in qualche modo, avesse percepito che oggi c’era qualcosa di strano nell’aria. Sorrise pensando al suo visetto tutto serio, quando disse, mamma, oggi non voglio andare a scuola, non so perché, non voglio andare e basta, però non sono capricci, oggi c’è anche la gita al parco e sono contento di andarci, ma io oggi non dovrei andare a scuola.

Devo dire ad Angel di Connor, devo farlo subito, ma non so da dove cominciare. Disse Buffy a sé stessa.

“Non avresti dovuto ripulire. Angel, non devi strafare, sei ancora debole e..” disse seria, ma poi rise “..e anche mangiare così in fretta non è una buona idea..”

“No” disse lui “Mi è servito invece, avevo bisogno di muovermi..” ma l’attimo dopo dovette appoggiarsi al muro per non cadere.

“La coordinazione da mortale lascia un po’ a desiderare..” disse a disagio e lasciò che lei lo aiutasse a sedersi. Però la trascinò con sé sul divano, a sedere sulle sue ginocchia. “Mi sei mancata” mormorò e il cibo fu presto dimenticato. La baciò con passione e la risposta di lei non si fece attendere. Come sempre rispose al bacio con altrettanta passione, ma non voleva ancora inoltrarsi troppo oltre. Era ancora davvero molto debole, e doveva mangiare. Allungò la mano verso il tavolo, e prese degli altri biscotti, il gelato e la frutta fresca.

“Dico sul serio, Angel. Devi mangiare qualcosa.. per oggi ti risparmio il latte, ma solo per oggi. Devi masticare piano, non c’è fretta. È importante, Angel. Se avessi dovuto ascoltare i medici, ti avrebbero nutrito con flebo e altre diavolerie. Dio, quanto odiavo vedere quel sondino. Invece hai imparato a mangiare cibi solidi ..e sei riuscito a masticare ..e deglutire. Non immagini lo stupore dei medici, per mesi mi chiedevano come avessi fatto ad insegnarti a mangiare.. beh, il fatto è che neppure io so come ho fatto.. ho solo pensato di insistere un po’..

Fra sé pensò che forse, inconsapevolmente, era stato Connor ha suggerirle l’idea. Quando suo figlio aveva iniziato a mangiare cibi solidi, e non più solo il latte, pensò che se poteva imparare un bambino, allora poteva farlo anche Angel. Sapeva bene ciò che dicevano i medici, ma lei non si scoraggiò mai, e dopo pochi mesi, era riuscita dove la scienza medica aveva fallito.

“L’hai detto spesso in tutti questi anni, non è vero?” Chiese Angel. Ricordava bene di averla sentita mentre lo imboccava e ricordava la visione di Connor. Non ci voleva poi molto, a comprendere che Buffy aveva vissuto in una realtà, di cui lui non aveva ricordo. “Questa cosa che è importante masticare.. l’hai ripetuta spesso..”

Lei annuì “Si, ogni singolo giorno.. ma qualcosa mi dice, che per te le mie parole sembrano assurde e bizzarre..”

“Sembri diversa” disse lui, accarezzandole il viso “Sembri più giovane..”

Buffy rise “Più giovane? Beh, avresti dovuto vedermi più vecchia. L’ultima volta che siamo stati insieme, avevo diciannove anni, ora ne ho venticinque”

“L’ultima volta che ci siamo visti, tu avevi.. No, hai.. tu hai ventinove anni, Buffy. È stato giusto ieri. L’ultima volta che siamo stati insieme, è stato ieri mattina. Poi sei andata via, sei partita per Londra..”

Lei scosse la testa, non era mai stata a Londra in vita sua. Pensò che consultare i medici, non era poi una così cattiva idea. Era evidente che Angel avesse dei ricordi confusi.

“..ma” continuò Angel “..immagino che per te, le mie parole possano sembrare assurde e bizzarre..”

Sorrisero entrambi. Lui aveva usato le stesse parole di Buffy, consapevole che parlavano di due diverse vite. Certo, lui aveva visto degli scorci di quella vita. Anche Connor, grazie a Doyle, era riuscito ad insinuarsi in quella realtà, ma era evidente che né lui, né suo figlio, sapessero poi molto. Entrambi aveva visto la stessa scena da punti di vista differenti, ma pur sempre solo una scena. Buffy invece parlava di anni, più precisamente di sei anni, mentre per Angel ne erano passati dieci. Lui aveva lasciato Sunnydale dieci anni fa.

Intuendo i suoi pensieri, Buffy chiese “Quale è l’ultima cosa che ricordi? Voglio dire.. prima di svegliarti. Hai qualche ricordo che precede il risveglio?”

“Si” Rispose Angel senza esitazione “Il sangue del demone Mohra. Il suo sangue si è mescolato al mio e ora sono umano..”

Buffy si aggrappò a quelle parole, era un ottimo punto da cui cominciare.

“Si. Esatto. Mohra ci ha attaccato, l’abbiamo seguito nelle fogne. Poi ci siamo separati perché abbiamo pensato che avesse raggiunto la superficie, nella luce del giorno, dove tu non potevi seguirlo, invece era ancora lì. Tu l’hai ucciso, il suo sangue si è mescolato al tuo, rendendoti umano. Sono così contenta che ricordi questo.. almeno questo. Cos’altro ricordi?”

Angel scosse la testa “Oh, tu parli di quel giorno..”

Lei era ancora accoccolata sulle sue ginocchia, lui la strinse più forte e la baciò dolcemente. Voleva prepararla gradualmente alla sua verità. Sapeva che lei aveva recuperato quel ricordo, ma ora non era più sicuro di niente. La sua Buffy, quella con cui aveva vissuto negli ultimi mesi, ricordava tutto, ma questa Buffy, più giovane di quattro anni, cosa sapeva esattamente?  “Il mio ultimo ricordo..” continuò Angel, “Risale alla scorsa notte. Tu eri appena andata via, e mentre pensavo di lasciare Los Angeles, ho aperto quel pacco. Era arrivato per posta poco prima, tu stessa hai firmato la ricevuta. Dentro al pacco c’erano delle lettere, una era tua, un'altra di Doyle, e un altra dei nostri amici, compresi i tuoi genitori. Il pacco conteneva anche una ampolla, al cui interno vi era il sangue del demone Mohra.. però..”

Si fermò a guardarla, vedeva che lei era turbata “Buffy?”

“Continua..” rispose lei con un filo di voce. Prese la mano di Angel e la strinse fra le sue. “..se te la senti, ti prego di continuare..”

Lui annuì e lei gli accarezzò ancora il viso. Tutto sommato, lui era sereno e il suo sorriso la rassicurò.

“..però, devo ammettere che non ricordo perfettamente i particolari. Gli ultimi momenti li ricordo sfumati e un po’ frammentati..” Disse Angel. “Ad esempio, non ricordo alcune cose che hai scritto nella lettera.. ricordo però che quel pacco cercava di raggiungermi da dieci anni. Poi mi sono addormentato, la vista era alquanto sfocata..” Rise, accarezzandole il viso “..pensa che ho creduto mi servissero gli occhiali.. ricordo in modo vago di aver visto la stanza svanire, ma probabilmente stavo solo scivolando nel sonno. Stamattina mi sono svegliato qui.. nella mia stanza, ma.. è diversa.. è la stessa stanza, ma allo stesso tempo, non lo è..”

Buffy abbassò gli occhi. Era a disagio, nulla di ciò che aveva detto Angel aveva senso. Lei non aveva mai scritto una lettera, né tanto meno aveva inviato il sangue del demone Mohra. Come avrebbe potuto? Dove avrebbe dovuto spedirlo? Angel, per sei anni, non si era mai mosso da dal letto. “Ho fatto alcuni cambiamenti in questa stanza, ma quello che mi stupisce e come tu possa ricordarla..” disse, poi sollevò ancora lo sguardo ai suoi occhi e il suo sorriso, ancora una volta ebbe il potere di sedare le sue paure. Tornò al discorso di prima, tornò a quel giorno di sei anni fa.

“Si, prima parlavo di quel giorno. Quel giorno che cambiò le nostre vite per sempre. Raccontami cosa ricordi esattamente”

..e lui raccontò “..così, quando tornò il secondo Mohra, lo uccisi prima che potesse rendermi umano.. tu ti stupisti che sapessi già come ucciderlo, perché ormai avevi dimenticato..”

Buffy scosse la testa ripetutamente “No.. No.. No, Angel.. non è andata cosi. Non c’è mai stato un secondo Mohra.. Credo che i tuoi ricordi siano.. siano confusi. Le cose sono andate in modo diverso. Il tuo racconto è identico al mio, ma solo fino a quando ci siamo addormentati. Poi le cose divergono completamente ..tu non puoi sapere cosa è successo dopo. E come potresti? Non puoi, semplicemente non puoi, perché non ti sei mai risvegliato da quel sonno.. lo ricordi questo? ricordi che ci siamo addormentati insieme?”

“Certo che lo ricordo.. ricordo tutto perfettamente.” Abbassò gli occhi e mormorò “Il ricordo di quel giorno mi ha ossessionato per anni.. ricordo bene le tue ultime parole. Dicesti che.. che era la prima volta che ti sentivi esattamente come avevi sempre voluto. Una ragazza normale, che si addormentava fra le braccia del suo ragazzo normale..

“È perfetto” disse Buffy sussurrando commossa. “Si.. dicesti proprio così prima di addormentarti” rispose lui, baciandola dolcemente sulla fronte. Poi continuò “..subito dopo arrivò Doyle, dicendomi che Mohra si era rigenerato. Andai con lui, ma non volli svegliarti. Mohra quasi mi uccise durante la lotta. Ero umano, non potevo combattere contro lui.. poi arrivasti tu e riuscisti ad ucciderlo. Andai poi dagli Oracoli che, senza mezzi termini, mi dissero che saresti morta subito dopo ..e così chiesi di riprendersi la mia vita in cambio della tua. Cosa vuol dire che non mi sono mai risvegliato? Buffy, non capisco..”

“Beh, sono stati di parola, perché non c’è dubbio che si sono presi la tua vita.. ma non sono stati gli Oracoli a fare questo..” Mormorò Buffy con le lacrime agli occhi.

Angel l’abbracciò, stringendola più forte a sé. Se c’era una cosa che odiava, era vederla piangere. “Ti amo”, sussurrò, poi la cullò fra le sue braccia. “Shhh.. è finta, Buffy.. qualunque cosa sia accaduta, adesso è finita. Noi due siamo ancora insieme, ed è tutto ciò che conta.” Le sorrise, sebbene anche lui fosse preoccupato. “Aiutami a capire.. vuoi? Perché sono.. sono un po’ confuso..”

“Ti amo anche io, Angel” Si commosse ancora sentendo tutta la forza che emanava da lui. Si chiese come avesse fatto ad andare avanti, senza lui accanto. Sentire la sua voce, vedere che lui era lì con lei, realmente con lei, era un emozione fortissima. “Ti amo ..e mi sei mancato così tanto..” Tirò su col naso e continuò a parlare, anche se in fondo, lei stava cominciando a capire cosa fosse accaduto.

“Ti prego, Angel ..ascoltami. Tu non sei mai andato con Doyle a cercare il demone, e non sei mai andato dagli Oracoli. Non c’è mai stato un secondo Mohra. Quando arrivò Doyle, tu dormivi e fui io ad andare con lui. Ma non potevo sapere che Mohra era lì in agguato. Da ciò che ha raccontato poi Cordelia, Mohra ti ha aggredito nel sonno, iniettandoti il suo veleno, inducendoti uno stato di catatonia. Noi lo abbiamo chiamato coma, ma il termine esatto è proprio quello. Tu sei rimasto catatonico per ben sei anni. Mohra ha quasi ucciso Cordelia, perché ha tentato di fermarlo e credimi.. in tutti questi anni, non si è data pace. Ha continuato a sentirsi in colpa, per non essere riuscita a salvarti. Ovviamente lei non ha alcuna colpa, grazie a Dio è rimasta illesa dall’attacco di Mohra, ma dopo quel giorno, lei non è più stata la stessa di prima. Cordelia è cambiata, mi è stata molto vicina in tutti questi anni. Lei e Doyle. Hanno fatto di tutto per aiutarmi e per aiutare te. Ora.. lo so che tu non puoi ricordare, ma credimi Angel, tu non ti sei mai risvegliato.. ciò che tu ricordi, credo siano solo elaborazioni della tua mente..”

Angel rimase in silenzio per alcuni lunghissimi minuti. Ciò che lei diceva era incredibile. Aveva dormito per sei anni? Poi la guardò e vide quasi la supplica che guizzava nei suoi occhi.

“Io.. io ti credo, Buffy” rispose. Aveva vissuto tutta una vita, che per lui era durata dieci lunghi anni, e tutto era stato solo un sogno? Questa vita è una bugia. Ripensò alle parole di suo figlio e con le lacrime agli occhi ripeté “Io ti credo..” Sentì le labbra di Buffy che sfioravano le sue, era un bacio dolce e leggero, che lo commosse profondamente. Poggiò la fronte su quella di lei e con un filo di voce, chiese..

“..cosa è successo dopo”

“C’è tempo per questo, Angel. Credo che per ora basti così, che ne dici? Sappi solo che.. dopo.. beh.. ho scritto tutto, ho fatto dei filmini.. e tante foto. Abbiamo sei anni di foto da vedere insieme.”

Lui annuì, in effetti era stanco e certamente lo era anche lei. Ora avrebbe dovuto parlare di Connor, ma era maledettamente difficile. Cosa poteva dirle? Doveva parlare di Darla? Non era il momento giusto, e poi.. se ciò che diceva Connor era vero, e lui ne era sempre più convinto, la vita che aveva vissuto non era mai esistita, e per quanto sembrasse tutto così assurdo, per lui quel pensiero era confortante. I suoi amici erano tutti vivi, Buffy era accanto a lui, e Connor col tempo, avrebbe sicuramente voluto bene a Buffy. Ora che era umano, Connor doveva essere suo figlio a tutti gli effetti. Avrebbe parlato con i Reilly al più presto, reclamando la paternità su suo figlio. Lo voleva a casa, lo voleva accanto a lui sempre, non solo durante i fine settimana. Connor era suo figlio e doveva saperlo il mondo intero.

Buffy lo accarezzò ancora sul viso, soffermandosi sugli occhi e sulla labbra, e pensò che era bellissimo. Il suo Angelo. Lui era tornato da lei, null’altro contava adesso. “Colmeremo il vuoto di questi anni, abbiamo tutto il tempo per farlo.. ora voglio solo che pensi a stare bene.. e voglio che tu faccia subito dei controlli medici. Cordelia ha già preso appuntamento con la dottoressa che ti ha seguito in tutti questi anni. La nostra vita ricomincia da qui, Angel. Ho tante cose da raccontarti.. alcune magari noiose, alcune forse un po’ tristi, ma alcune di esse sono.. bellissime..”

Era arrivato il momento di dirgli di Connor, aveva un po’ di timore, ma lui la interruppe. Sorrise, “Va bene, ma una cosa devi dirmela subito. Chi diavolo è Angel O’Connor?”

“Oh.. quella è una storia lunga..” disse ridendo, “..ma per farla breve, diciamo che ho dovuto creare per te un’identità reale. Sai? La burocrazia esige che tutti abbiano documenti di riconoscimento. Volevo mantenere il nome della Angel Investigation e volevo che fossi ancora il tu il capo, ma tu non esistevi, non fino a quando eri un vampiro. Per poterla intestare a te, dovevi avere un nome e un cognome. Inoltre, avevi bisogno dei documenti sanitari.. e un sacco di altre cose per la scuola di..” Si fermò di colpo. Forse non era ancora il momento di parlare di Connor, non ora che sembrava sereno. Nonostante tutto, nonostante ciò che gli aveva appena rivelato, Angel era sereno, non voleva dargli altre emozioni forti. La faccenda dell’identità era diventata una priorità, subito dopo che aveva saputo di essere incinta. Durante la gravidanza, Buffy era ossessionata da questo problema. Lei voleva assolutamente che nei suoi documenti di nascita, il loro bambino avesse una paternità, lui doveva avere il cognome di suo padre. Quando era nato Connor, davanti al prete che lo battezzava, Buffy aveva urlato il nome di Angel. Connor era figlio di Angel O’Connor e di Buffy Anne Summers e doveva saperlo il mondo intero.

“..si, serviva per un sacco di cose ..ho pensato che O’Connor fosse carino.. Angel Liam O’Connor..” Non disse di aver deciso così, prima di sapere che loro figlio si sarebbe chiamato Connor. Una notte, al nono mese di gravidanza, aveva sognato Angel, e lui aveva sussurrato alcune parole. Il suo nome è Connor. Fu così che lei decise che quello sarebbe stato il nome di suo figlio. Connor O’Connor. Lui nacque all’alba del giorno dopo.

Connor O’Connor, pensò Angel fra sé e sorrise al pensiero di come l’avrebbe presa lui. Beh, sempre meglio che Connor Reilly, pensò ancora Angel e rise. La sua prima vera risata ed era liberatoria.

“Perché ridi?” chiese Buffy, divertita “Non ti piace? Ho pensato che.. insomma.. a me piace molto..”

“Angel O’Connor. No, no.. va bene.. è un bel nome. È irlandese, hai anche.. aggiunto Liam.. è bello.. mi piace.. Angel Liam O’Connor..” rispose lui, continuando a ridere.

“D’accordo, Angel ..se non ti piace puoi anche dirlo senza fare tante storie..” ma non riusciva a rimanere seria, forse perché lui la stava baciando sul collo e il suo respiro caldo, solleticava i centri nervosi, e non solo quelli. “Dovremo scendere giù dagli altri..” disse ridacchiando e lui ripose subito “..certo, si.. dovremo” Intanto la baciava ancora sul collo, mentre le accarezzava i fianchi, finché le rise si spensero e divennero gemiti di piacere. Pochi attimi ancora, e i loro vestiti volarono via. Fecero l’amore lì sul divano, ma ancora non era abbastanza. La prese in braccio, e il loro letto divenne il centro dell’universo. Si amarono a lungo, talvolta le lacrime rigavano di stupore il loro visi, talvolta la gioia accompagnava i loro respiri soffusi. Posso amarti senza paura adesso, mormorò Angel, Non dovrai andare via mai più.

Infine, dopo molte ore, crollarono stremati ..e mentre lui ancora stava dentro lei, stingendola fra le sue braccia, affondò il viso fra i suoi capelli scarmigliati e si addormentò appagato.

Ma il sonno durò poco, Buffy lo scosse e lo chiamò più volte, con voce carica d’ansia. “Angel? ..Angel, per favore.. No, non dormire, ti prego, Angel.. non andare via. Angel, resta con me”

“Sono qui.. sono qui, tranquilla.. non vado da nessuna parte..” Rotolò su un fianco e la portò con sé, baciandole delicatamente il mento e la fronte “Non aver paura.. io non ti lascerò mai più sola..”

Fu in quel momento, che lui divenne completamente consapevole, di come lei avesse vissuto in tutti quegli anni. L’angoscia che sentì nella sua voce e che vide nei suoi occhi, furono come un pugno allo stomaco. “Mi dispiace..” mormorò lei fra le lacrime. “Va tutto bene, piccola.. Va tutto bene.. non è successo nulla. Sto bene ..e poi credo sia ora di salutare i nostri amici.. hai idea di che ore sono?”

“No, Angel, dico davvero.. sono stata una sciocca ..e tu devi riposare ..e recuperare, e..”

La baciò con dolcezza infinita “Shhh.. basta adesso, niente lacrime. Recupero in fretta.. lo sai, è tutto a posto, Buffy ..e anche io dico davvero”

Si alzò e la trascinò con sé nella doccia. Voleva che lei scacciasse la paura di quegli anni, lui l’avrebbe aiutata a dimenticare tutto quel dolore. Davanti allo specchio, per farla ridere, fece il buffone.

“Sto invecchiando.. hai visto? Guarda qui.. ho i capelli bianchi..”

Lei rise “Adesso non esagerare. Hai giusto due o tre capelli grigi qui ai lati.. hai solo trentadue anni, dopo tutto..”

Lui annuì, pensando che quella era un ulteriore prova, che lui era stato umano da sei anni e non solo da poche ore. Anche se aveva dormito, il suo corpo era comunque invecchiato. Per chiunque altro, quello poteva essere un problema, ma per lui era sinonimo di vita. Lui stava invecchiando perché era vivo. “Ho trentadue anni.. per i miei trentatre, voglio una gigantesca torta.. e anche le candeline..”

Mentre si vestivano, Angel sbirciò dalla finestra. Vide il giardino ben curato, vide un roseto e un buganvillea che cresceva rigoglioso sui muri. Vide una altalena, e altri giochi sparsi qua e là per le aiole. Qualcuno dei suoi amici forse si era sposato nel frattempo, e magari avevano anche dei figli. Sorrise notando il cancello spalancato, lui la notte prima lo aveva chiuso col lucchetto, ma adesso era felice di vederlo aperto. Si rese conto, che ancora pensava a quella vita come fosse reale, e sospettò che sarebbe stato così per sempre. Comunque, per lui era stato sicuramente tutto reale, compreso suo figlio. Pensò ancora a Connor, era quasi ora di pranzo, voleva andare al campus con Buffy. Non era stato proprio quello, il suo primo progetto non appena si era risvegliato?

“Pranziamo fuori..” disse ridendo “Voglio pranzare con te vicino al laghetto, ti piacerà..” Le sorrise “..e voglio.. voglio.. farti conoscere una persona.. ti piacerà anche lui, ne sono certo..”

“Va bene..” Rispose lei, dio.. amava vederlo ridere “..ma non so se gli altri.. credo che ci siano anche Willow e Oz a pranzo..”

“Willow e Oz? ..ok ..e chi altri?” Angel sentì una leggera ansia “Chi troverò giù? ..giusto per sapere..”

“Beh, a parte Doyle e Cordy, ci saranno anche Lorne, Wesley, Fred e Gunn. Stanotte arriveranno anche Giles, Faith e Xander.. e tutti..” Rise pensando che Cordelia si era sicuramente data da fare al telefono “..e tutti quelli che hanno avvertito.. credo che ormai abbiamo lanciato proclami un po’ ovunque..” Poi si fece più seria, ma continuando a sorridere, disse..

“..inoltre, anche io voglio.. voglio farti conoscere una persona.. che.. che ti piacerà.. lui ti piacerà sicuramente.. è davvero speciale..”

“Uhm Uhm.. va bene.. chi è? Un tuo amico?” Chiese Angel, mentre abbottonava la camicia.

“Si, un amico.. più o meno.. un piccolo, ma grande amico, certamente speciale..”

Lui sorrise ancora, un immenso ampio sorriso, o così parve a Buffy. Non riusciva a toglierli gli occhi di dosso. Non riusciva a credere che lui si muovesse per la stanza, che rispondesse alle sue parole, che ridesse con lei, che respirasse con lei, che fosse vivo insieme a lei. Percepì anche la sua comprensibile ansia. Come sempre era stato, lei lo sentiva fin dentro l’anima.

“Angel? Non devi fingere con me, va bene? È naturale che ti senti a disagio nel rivedere tutti quanti.. non aver paura di dirmi che hai paura.. non farlo con me. Se preferisci pranzare fuori con questa persona di cui parli, salutiamo tutti e usciamo. Loro capiranno, sono persone in gamba.. amici veri. Poi, insieme al mio piccolo amico, andiamo dove vuoi, mi piace l’idea del laghetto e potrebbe essere perfetto..”

“Si, ammetto che rivederli mi mette un po’ a disagio, ma ho anche voglia di riabbracciarli. Mi sono mancati molto, tutti loro.”

Il disagio di Angel era dovuto al fatto, che lui gli aveva creduti morti e sapeva che ora, poterli riabbracciare, avrebbe portato altre emozioni, che non era ancora certo di riuscire a gestire.

“Hai detto che con Cordelia e Doyle siete molto uniti.. e con gli altri? Va tutto bene?”

“Beh, Doyle e Cordy sono gli unici che ti conoscevano già da prima, credo sia anche questo che ci ha unito molto, e loro due sono molto legati a te. Voglio dire, a parte Wesley e gli amici di Sunnydale, tutti gli altri non ti hanno mai incontrato prima del coma, non sanno neanche che voce hai. Ma credo che in tutti questi anni, abbiano imparato a volerti bene. Lorne ha letto la tua aura tante volte e credo che ti adori. Fred e Gunn, beh anche loro sanno tutto di te..” Rise e Angel pensò che fosse bellissima “..conosci Cordy, loro sanno tutto di te, perché lei ha ben pensato di informarli, talvolta dicendo anche quello che non avrebbe dovuto.. ma non sarebbe stata lei.. lo sai, la conosci bene.. un fatto è certo.. mi hanno aiutato in ogni modo possibile.. tutti quanti, nessuno escluso..”

“Immagino..” rispose Angel, ma ha Buffy non sfuggì il suo sguardo stranito. “Angel? che c’è?”

“No, non è niente.. solo che.. voglio dire.. io conosco bene anche Lorne, Fred e Gunn e anche Wesley. Non solo perché l’ho conosciuto a Sunnydale.. noi siamo stati insieme, fianco a fianco per anni, prima che..”

“Angel?”

Lui abbassò lo sguardo pentendosi di aver parlato “Non è niente.. dimentica quello che ho detto..”

“No.. non hai una faccia da ‘niente’.. stai parlando di qualcosa che per te è molto importante”

“Non so come dirlo, come spiegarlo.. non so come definire ciò che ho vissuto. Esperienze, credo.. ho vissuto delle esperienze, ma per me erano estremamente reali. Io ho vissuto una vita intensa, Buffy. Mentre ero in coma, ho vissuto una mia realtà dove loro erano la mia famiglia.. sono stati accanto a me per anni. Gli ho visti morire tutti, uno ad uno.. io conosco Lorne e tutti gli altri.. lo so che tu non crederai, ma quella è stata la mia vita.. ed è durata dieci anni”

“Dieci anni? Non credo sia una buona idea scendere.. devi parlarmi di questo.. devi dirmi tutto, come posso aiutarti, se non so che cosa stai vivendo?”

Lui abbassò gli occhi, pensò che forse aveva ragione, ma non era da lui scappare come un vile. Le sorrise, la prese per mano e aprì la porta. “Tu devi solo starmi vicino.. e andrà tutto bene..”

“Angel, non devi farlo se non te la senti..”

“Conosci Cordy.. lei starà morendo dalla curiosità.. o scendiamo noi, o verrà lei a buttare giù la porta..” Rispose ridendo. Desiderava davvero rivedere i suoi amici.

“Molto divertente..” disse Cordelia, mentre era già a metà scala. Poi corse su, e abbracciò Angel, che rispose all’abbraccio senza nascondere l’emozione. Cordelia disse solo “Bentornato” incapace di dire altro. Gli occhi umidi e il labbro che tremava, lasciavano trasparire tutta la sua commozione. Guardò Buffy, strizzando l’occhio e prese per mano Angel.

“Posso rubartelo solo un momentino?”

Buffy annuì sorridendo, mentre con la mano scacciava via una lacrima dal viso. Cordelia ridacchiò e prese per mano anche lei “Guarda che ho detto solo un momentino? D’accordo, voleva essere una battuta, penso che ci vorranno mesi, prima di riuscire a parlare con Angel senza piangere”

Poi lasciò Angel e anche lei portò la mano al viso per asciugare le lacrime. Angel la stupì, quando la riabbracciò “Ehi? Non essere stupida adesso.. davvero faccio questo effetto ai miei amici?” Si allontanò da lei, la prese per mano, e con l’altro braccio circondò le spalle di Buffy, portandola più vicino a sè. Guardò Cordelia e disse “Sono contento che stai bene”

Scesero le scale insieme e l’attimo dopo, Angel fu letteralmente sommerso dall’abbraccio di tutti quanti. Doyle rimase un po’ dietro agli altri. Guardava Angel, ed era incapace di fare o dire qualcosa. Lo guardava e basta, e mentre stringeva nervosamente le mascelle, tentò di ingoiare l’emozione. Buffy si avvicinò a lui e lo rassicurò.

“Sta bene, tranquillo. Ora sta molto meglio. Noi.. abbiamo parlato un po’ ..ma c’è ancora tanto da dire. Per ora è meglio non sommergerlo con troppe domande..”

Doyle annuì e mormorò “È la fine di un incubo” Le sorrise e disse ancora “Ah.. tua madre era qui fino a pochi minuti fa, ma è dovuta andare via per non so cosa.. tornerà nel pomeriggio..”

“Ok” rispose lei, poi entrambi risero sentendo i vari commenti.

“Ehi, qua la mano, amico.. pensavo che fossi più alto. Io sono Charles. Charles Gunn.. do una mano a Buffy con i vampiri..  ma sarò felice di affiancare anche te..”

“Ciao, Angel. Bentornato. Io, beh, insomma.. io sono Winifred Burkle. Fred per gli amici.. lo so che non ci conosciamo, ma sono contenta che tu sia tornato..

“Beh, se gli occhi sono lo specchio dell’anima, ciò che vedo mi piace molto. La tua è davvero splendente. L’anima di un guerriero. Lasciati abbracciare da Lorne..”

“Noi ci conosciamo già. Sono contento che stai bene. Credimi, abbiamo consultato mille libri per.. ma non voglio annoiarti, come vedi sono sempre il solito Wesley..”

Angel rispose all’abbraccio di tutti e ridendo disse “Ehi? So chi siete, ragazzi.. non c’è bisogno di fare le presentazioni. Ero solo in coma.. non ho mica perso la memoria..”

Angel non poté vedere lo strano sguardo che, un po’ tutti quanti, si scambiarono fra loro. Era troppo occupato a guardare l’uomo che stava accanto a Buffy. Non lo vedeva da dieci anni, e fra tutti, lui era l’amico più caro. Il più amato. La sua morte lo aveva tormentato in tutti quegli anni. Il Primo soldato a cadere, pensò Angel. Vederlo lì, accanto a Buffy, sano e salvo, per Angel era un emozione fortissima. Disse soltanto “Doyle..” incapace di pronunciare altre parole che avessero senso. Si avvicinarono l’un altro, ed entrambi si abbracciarono in silenzio.

Un lungo e silenzioso abbraccio, ma erano ben udibili i singhiozzi soffocati, che tutti e due tentavano di nascondere. Angel riuscì a dire “Grazie.”

Con le mani chiuse a pugno, Doyle gli batté affettuosamente il braccio, e mentre scioglieva l’abbraccio, disse “Beh, amico.. credo proprio che tu mi debba una birra”

“Immagino più d’una..” Rispose Angel ridendo, poi guardò Cordelia. Si stupì del suo silenzio, si sarebbe aspettato una battuta delle sue, ma dovette convenire, che forse era un po’ cambiata.

Si sedettero tutti intorno al tavolo della grande cucina. Angel non l’aveva mai vista prima, e sospettò che non fosse l’unica novità. Li guardò ancora uno ad uno, felice di essere lì con loro. Stanno bene, sembrano sereni, pensò fra sé, mentre faceva ancora scorrere lo sguardo su ognuno di loro. Buffy si sedette accanto a lui e gli sfiorò la mano.

“Stai bene?” chiese, con un po’ di preoccupazione

“Si” rispose lui sinceramente

Fu accolto dal chiasso gioioso e dal calore della sua vecchia famiglia. Gli erano mancati tutti, nessuno escluso. Wesley stappò una bottiglia di spumante e brindarono tutti insieme ad un nuovo inizio. Alla Famiglia, dissero in coro. Lorne ridacchiò “Purché non sia la mia”.

Fra le risate generali, Angel li osservò ancora. Erano diversi da come li ricordava. Wesley era ancora il timido ex Osservatore dei primi tempi. Cordelia, tutto sommato, era ancora spensierata e solare. Gunn, mostrava più forza e fiducia in sé stesso, rispetto a quando stava alla W&H. Fred, adorabile come sempre, non aveva certo i capelli blu di Illyria. Lorne, sempre pronto ad ascoltare tutti, non lo vedeva così sereno da un infinita di tempo. Alla W&H aveva smesso di sorridere. Angel comprese perché si erano presentati prima, lo capiva solo adesso. Loro non avevano realmente vissuto con lui. Pensò che fosse normale trovarli diversi. Nessuno di loro era passato attraverso quelle esperienze terribili. Doyle era sopravvissuto, Cordelia non era stata posseduta da Jasmine, Fred non era diventata Illyria, Gunn non soffriva per il senso di colpa di aver contribuito alla morte di Fred, e Wesley non aveva sofferto per la perdita della donna che amava. Soprattutto non era passato attraverso l’inferno del rapimento di Connor.

Connor.

Angel sentì quel pensiero scoppiargli nel cuore. Il suo sorriso si spense. Perché lui non era lì? Se nessuno di loro aveva vissuto quella vita, se tutto era stato solo un sogno, allora Connor non era mai nato. Per questo al campus nessuno sapeva niente di lui. Suo figlio non era mai esistito? Perché non l’aveva capito prima? Si alzò e camminò come un automa verso la hall.

C’è sempre un pezzo da pagare, pensò. Ma questo era un prezzo troppo alto. Non poteva accettarlo. Riuscì ad arrivare alla reception e chinando la testa, si appoggiò al bancone. Rimase fermo immobile. Poi con un filo di voce, disse a sé stesso.

Io avevo un figlio.

L’ho perduto un infinità di volte.. e ora l‘ho perso di nuovo.

 

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Capitolo 29
*** Parte 28 ***


 

Parte 28

 

Angel sentì quel pensiero scoppiargli nel cuore. Connor. Il suo sorriso si spense. Perché lui non era lì? Se nessuno di loro aveva vissuto quella vita, se tutto era stato solo un sogno, allora Connor non era mai nato. Per questo al campus nessuno sapeva di lui. Suo figlio non era mai esistito. Perché non l’aveva capito prima? Si alzò e camminò come un automa verso la hall.

C’è sempre un pezzo da pagare, pensò. Ma questo era un prezzo troppo alto. Non poteva accettarlo. Riuscì ad arrivare alla reception e chinando la testa, si appoggiò al bancone.

“No.. per favore no.. ti prego.. no.. Buffy.. non può essere vero..” Mormorò. Furono subito tutti intorno a lui. Buffy lo fece sedere sul divano e lo abbracciò con tutto l’amore di cui era capace. “Sono qui.. va tutto bene..” Ma il suo reale pensiero fu. No, così non va bene. Non va affatto bene.. troppe emozioni.. troppe e tutte insieme. “È meglio se lo aiuti a tornare su.. deve risposare..” disse Doyle

“No.. non è niente.. sto bene..” disse Angel, conscio di mentire.

“Non stai affatto bene” disse Buffy, “Sei pallidissimo e stai tremando”

“Io.. Buffy c’è qualcosa che devo dirti.. Io.. ti ho accennato qualcosa prima.. ”

“Quel tuo mondo.. in cui hai creduto di vivere?”

“Si, loro sono tutti qui e non so dirti quanto sono felice di questo. Sono tutti qui, tranne uno. Manca qualcuno.. qualcuno che era con me in quella mia vita. Qualcuno che amo moltissimo. Lui è..”

“..è la persona che volevi farmi conoscere, non è vero?”

“Si.. è lui, ma non è qui. Lui non può essere qui, perché qui.. lui non è mai esistito..”

Abbassò lo sguardo, sconfitto. Ancora una volta, il mondo gli crollava addosso e ancora una volta sentì il peso della colpa. “Avrei dovuto saperlo.. c’è sempre un pezzo da pagare”

“No, Angel.. non dire così, mi spaventi..”

Doyle fece un cenno con la mano, per indicare agli altri che era meglio lasciarli soli. Tornarono in cucina e Lorne li rassicurò dicendo che non c’era nulla di cui preoccuparsi “Fra pochi minuti, a quel ragazzo gli scoppierà il cuore” Cordelia lo batté su un braccio “Ma che dici?” Lui sorrise “Dico in senso figurato, tranquilla pasticcino.. a quel ragazzo gli scoppierà il cuore.. ma tutto è bene quel che finisce bene..”

Intanto Angel stava in silenzio, a capo chino. Non riusciva a guardare Buffy negli occhi. Poi ruppe il silenzio e con un filo di voce, forse più a sé stesso che a lei, disse.

Io avevo un figlio

Buffy chiuse gli occhi come a trattenere il dolore. Lui aveva creduto di vivere una vita intera, un vita dove era diventato padre, era riuscito a crearsi una famiglia, e sebbene non fosse reale, ciò non significava che fosse meno doloroso. Pensare di aver perso qualcuno che si ama, perdere un figlio, era la cosa più dolorosa che lei potesse immaginare. Ma pensò anche che col tempo, il loro bambino, il loro figlio reale, lo avrebbe aiutato a superare il dolore.

“Angel.. c’è una cosa che devo dirti..”

“Io avevo un figlio, Buffy.. l’ho perduto un infinità di volte.. e ora l‘ho perso di nuovo.. ”

Come spesso accadeva, era sempre durante i momenti più duri, che lei riusciva ad attingere forza dall’intuizione ..e si affidò al suo istinto. Già da un po’, lei aveva intuito che durante il coma, Angel aveva creato un mondo di fantasia, ma per farlo aveva attinto dalla realtà circostante. Ecco perché pensava di conoscere già Lorne e gli altri. Loro andavano spesso a parlare con lui, e Angel, in base a ciò che percepiva dal mondo reale, aveva creato delle storie su loro, che per lui rappresentavano le esperienze di una vita vissuta. Doveva essere così anche per quel figlio immaginario. Era certa che se gli avesse chiesto il suo nome, lui avrebbe pronunciato il nome di loro figlio. Forte di questa nuova consapevolezza, decise di dirgli tutto. Non poteva aspettare oltre.

“No.. non è così, tu non l’hai perduto. Tuo figlio, nostro figlio è qui, Angel. Lui è qui e sta bene”

“Tu.. sai di Connor? Tu l’hai già incontrato? Lo conosci? hai parlato con lui?” Chiuse gli occhi solo un momento, e poi realizzò cosa avesse appena detto Buffy “Nostro.. Figlio?”

Buffy scoppiò in un pianto liberatorio, erano lacrime di gioia. Connor. Angel aveva usato il nome del loro bambino e questo confermava che la sua intuizione era giusta. “Si Angel.. nostro figlio. Lui è nato dal nostro amore. Quel giorno di sei anni fa, la vita ci ha allontanato nel modo più orribile che potesse fare, ma abbiamo ricevuto un grande dono in cambio. Un figlio. Lui è nato cinque anni fa. È nato il 21 Luglio di cinque anni fa. È un bambino bellissimo.. era con lui che volevo andare a pranzo con te.. in quel laghetto di cui hai parlato, e tu volevi che conoscessi lì, quel figlio che credevi perduto.” Sorrise e gli accarezzò il viso “Ancora non sapevamo che stavamo parlando della stessa persona.. e questo deve avere un suo senso. Non può solo essere una coincidenza.”

Angel non riusciva a credere a ciò che sentiva. Era anche consapevole di non avere il controllo completo dei suoi ricordi. C’erano delle zone d’ombre e molte riguardavano Connor. Era certo che lui gli avesse detto molto di più di quella visione, ma non ricordava cosa. Sperò solo che questa sorta di amnesia, fosse una fase transitoria, perché non voleva dimenticare niente della sua vita passata. Ricordò frammenti dei suoi ultimi momenti con Connor, e ricordò di avergli promesso che non lo avrebbe mai dimenticato. E come avrebbe potuto? Come si poteva dimenticare un figlio? In quel momento aveva sentimenti contrastanti e si sentì ancora confuso e disorientato, ma ciò che diceva Buffy, era una cosa così bella e inaspettata, che pensò che il cuore stesse per scoppiargli in petto.

“Lui.. lui dove è adesso? Voglio vederlo subito..” disse sottovoce.

“Fra un po’ sarà qui.. è a scuola, cioè.. non proprio scuola.. va alla scuola materna.. insomma una specie di.. asilo infantile..”

Angel rise, sapeva che cercava di aiutarlo, lei non voleva che avesse paura, e l’assecondò. “Buffy, so cosa è una scuola materna.. avevo un figlio.. e..”

Poi abbassò ancora gli occhi, ricordando i progetti futuri che aveva sognato per Connor, ma lui non andò mai alla scuola materna, né tanto meno al liceo. La sua scuola fu una dimensione demoniaca e il suo unico insegnante, fu uno folle psicopatico assettato di vendetta, ma preferì non dirlo a lei. Invece parlò delle lettere, sperando che lei lo aiutasse a ricordare.

“In quella lettera hai scritto qualcosa..” disse Angel ancora visibilmente turbato, “..qualcosa che non riesco a ricordare bene. Parlavi di una cosa bella, ma volevi aspettare che io tornassi per parlarmene.. era questo che volevi dirmi? Volevi dirmi di nostro figlio?” Lei annuì, pensando che doveva abituarsi ad ascoltare i suoi strani discorsi. Lui parlava di un'altra vita e lei non vedeva alcun motivo per non accettarla come reale. Per Angel lo era stata, e lo sarebbe stata anche per lei. “Se avessi potuto inviarti una lettera, ti avrei certamente parlato di lui. L’ho scritto sul mio diario però, ho scritto tutto.”

“Lui.. ha già cinque anni.. voglio vederlo Buffy.. voglio vederlo subito. Ho.. ho perso ancora parte della sua vita.. non l’ho visto nascere.. non l’ho visto crescere.. la storia si ripete ancora, è come una.. maledizione..”

Buffy lo abbracciò, avrebbe fatto di tutto per eliminare quel dolore dai suoi occhi. “Lo conoscerai adesso. Lo so che non l’hai visto nascere, ma lo vedrai crescere da oggi in poi..”

“Come.. come si chiama?” Chiese ancora Angel con un filo di voce “Che nome hai scelto per il nostro bambino?”

“Connor” urlò Willow, entrando trafelata nella hall dell’Hotel Hyperion 

“Non correre così” Alzò le spalle, quasi a volersi scusare con Buffy, “È sgusciato via dalla macchina, tuo figlio è più veloce di una lepre. Scusami, ma non sono riuscita a fermarlo” disse ancora Willow.

“Mamma..”

Angel scattò in piedi e ciò che vide e udì, lo lasciò senza fiato. Connor. Fu quello il suo unico pensiero. Buffy aveva scelto quel nome? Lo stesso che aveva scelto lui? Il cuore, per un momento smise di battere, per riprendere subito dopo, ad un ritmo vertiginoso. Era Gioia. Seppe che era lui, ancor prima di vedere bene il suo viso. Era Connor. Il suo Connor.

Il piccolo corse verso la madre, e lei si precipitò da lui, chinandosi per abbracciarlo. “Va tutto bene, Willow. Aveva solo fretta di abbracciare la sua mamma..” disse Buffy. Con un sorriso, mascherò l’ansia, per ciò che sapeva sarebbe accaduto da lì a breve. Cercò di prendere tempo, non voleva che suo figlio fosse turbato, nel vedere all’improvviso suo padre, proprio davanti a lui.

Accidenti, avrei dovuto prepararlo a questo. Avrei dovuto dirgli che oggi poteva accadere che Angel si risvegliasse, pensò.

“Cosa hai fatto oggi? Ti sei divertito a scuola?” Lui annuì e abbracciò ancora la madre, “Ho bevuto tutto il succo.. poi David ha fatto i dispetti e Mark non voleva prestarmi la colla..

Angel riuscì a sentire vagamente un ridacchiare sommesso, e la voce di un bambino che diceva “..poi Connor gli ha picchiati, però non molto..”

Willow e Oz risero e poi spostarono lo sguardo da Buffy ad Angel. Non sapevano se correre da lui ad abbracciarlo o se rimandare a dopo. Forse era meglio lascarli soli. Quella era la prima volta che Angel vedeva suo figlio, e scelsero la seconda opzione. Willow salutò allegramente Angel, agitando la mano velocemente, poi lei e Oz raggiunsero gli altri, che stavano appena fuori la porta della cucina.

Solo allora Angel notò il piccolo dai capelli rossi, che si nascondeva dietro a loro. Sorrise. Tommy, pensò fra sé.

La sua attenzione però, era totalmente focalizzata su Buffy e sul piccolo che rideva con lei. “No mamma, non gli fatto molto male.. ma non voglio più andare a scuola senza la colla..”

La sua voce era limpida e la risata cristallina. Ad Angel venne in mente la vastità dell’oceano e il sole caldo sulla pelle. Avanzò verso loro e rimase un passo dietro a Buffy. Lei stava ancora chinata su suo figlio, ma sapeva che Angel era proprio dietro a lei. “Va bene, Connor.. dopo mi racconti tutto per bene. Ora ascolta la mamma, c’è.. c’è una persona che vuole salutarti.. lui è il tuo..”

“..papà” disse sottovoce Connor, spalancando gli occhi per la sorpresa.

Buffy sapeva che era inutile continuare a parlare. Nell’istante in cui Connor sollevò lo sguardo oltre le sue spalle, lui comprese perché oggi non sarebbe dovuto andare a scuola. Suo padre si era svegliato, e lui non era lì quando era accaduto. Avrei dovuto fare i capricci e piangere più forte, forse la mamma mi avrebbe ascoltato. Lo sapevo che papà sarebbe tornato oggi, io l’ho visto nel mio sogno.

Angel fece ancora un passo in avanti, ora era proprio accanto a lui. Il viso parzialmente coperto dalle spalle di Buffy, non gli permettevano di vedere bene, e per un attimo fu colto dal panico. Forse non era lo stesso Connor, ma per quanto cercasse di razionalizzare, fallì miseramente. Non aveva importanza adesso, lui era suo figlio. Suo e di Buffy. Continuò a guardarlo dall’alto, con lo sguardo smarrito, cercando un qualche segno di riconoscimento. I capelli erano certamente dello stesso colore del suo Connor, ed erano lisci proprio come i suoi. Il piccolo sollevò ancora lo sguardo e vide gli occhi di suo padre brillare.

Perché il suo papà piangeva? Non era contento di vederlo? Era forse arrabbiato con lui?

“..Connor” disse Angel, sorpreso e confuso.

Connor gli sorrise, e per la prima volta in vita sua, vide suo padre rispondere al suo sorriso, con altro caldo e luminoso sorriso. Fu sufficiente questo, fu sufficiente guardare i suoi occhi e sentire la sua voce, e Connor seppe che non era arrabbiato. Lasciò le braccia della madre e corse dal padre, mentre Angel si inginocchiò davanti a lui, pronto ad accoglierlo fra le sue braccia. Connor nascose il viso nell'incavo della spalla di Angel e si aggrappò al suo collo. Il suo papà era tornato ..doveva raccontargli tante cose, doveva dirgli che ora, avrebbero smesso di ridere di lui a scuola ..doveva dirgli che ora sapeva di non essere più solo.. il suo papà lo avrebbe difeso. Ora ci avrebbe pensato lui, a mettere a posto i suoi compagni dispettosi ..ma soprattutto voleva dirgli che gli voleva bene. Invece disse solo.

“Ciao, papà”

“Ciao, piccolo”

Fu tutto quello che Angel riuscì a dire. Lo stringeva forte, poggiando una mano sulla sua nuca, mentre gli baciava i capelli. Lo stringeva e lo baciava e poi lo stringeva ancora, mentre continuava a ripetere il suo nome più e più volte. Il cuore gli scoppiò in petto ancora una volta, non riusciva a trattenere le lacrime, ma non voleva neanche spaventarlo. Dio.. stava abbracciando suo figlio ed era una sensazione bellissima. Era Lui, era il suo Connor, ne era certissimo. Sentì il suo odore, lo avrebbe riconosciuto ovunque, era solo più tenue e ricordò di averlo notato anche al suo risveglio.

Certo, deve essere così, pensò. Il suo odore era più dolce e puro, era ancora solo un bambino e soprattutto non aveva conosciuto l’inferno. Angel aveva sempre saputo, che parte delle energie negative accumulate a Quorthot, avevano avvelenato Connor, impregnando tutto il suo essere, anche molti anni dopo il suo ritorno. Nonostante fossero passati anni, in parte erano ancora presenti in lui.

Questo Connor, invece era libero da tutto quell’orrore.

“Ehi, piccolo.. fatti guardare bene..” disse sollevandolo fra le sue braccia. Connor spostò la testa e sorrise, poi afferrò il viso del padre fra le sue manine e lo guardò negli occhi. In quel momento, Angel seppe con certezza assoluta, che era proprio il suo Connor, era solo piccolo, ma era sicuramente lui. Fissando i suoi occhi, per un istante.. un solo istante, Angel ricordò lo sguardo perduto e confuso che aveva visto in suo figlio così tante volte, quel misto di paura, di coraggio e di rabbia, che sempre lo aveva ferito così in profondità. Il suo bambino era forse triste? Poi lo sentì piangere, “No, amore.. va tutto bene, sono qui adesso, non ti lascerò mai più solo, mai più. Connor? Ehi.. campione.. cosa è quel musetto serio?” Lo baciò più e più volte e lo cullò fra le sue braccia. “Connor, guardami.. sono io, sono il tuo papà..”

Connor annuì, prendendosi tutte le coccole. Aveva sognato di lui così tante volte, e ora qui. Adesso a lui poteva dire tutto. Con la sua mamma, non voleva mostrarsi debole, non voleva che lei piangesse per lui. Connor aveva sempre cercato di proteggere Buffy dal dolore e così fingeva di essere forte, fingeva di essere un ometto, perché voleva difenderla da tutto e tutti, ma con suo padre, sapeva di poter mostrare la sua vulnerabilità. Con lui poteva essere finalmente un bambino. Il suo papà avrebbe protetto la mamma, e lui adesso poteva essere piccolo. Poteva finalmente essere figlio. Angel avrebbe protetto entrambi.

“È David che fa i dispetti, non sono io.. e anche Mark, lui mi tira i capelli. Papà, puoi dirgli di smettere, per favore?

“Oh” Angel aveva l’anima in subbuglio. Il suo bambino gli stava chiedendo aiuto e lui avrebbe fatto di tutto per lui. Avrebbe fatto di tutto per proteggere la sua famiglia. “Certo. Lo farò sicuramente.”

Il sorriso che ora splendeva sul volto di suo figlio, era stupefacente. Lo baciò sulla fronte. “Per prima cosa, devi dire a questi due, che ora il tuo papà è tornato. Domani ti accompagno io a scuola, va bene? così me li fai conoscere. Voglio conoscere anche la maestra e il preside” Il sorriso di Connor divenne risata “Si dice ‘Direttore’, papà, ma lei è femmina, quindi si dice ‘Direttrice’, però è molto severa e anche antipatica.. sembra una stregaccia, non come zia Willow” Connor fece una smorfia, imitando le streghe cattive e Angel e Buffy risero, mentre lei accarezzò il viso di Angel. Vedeva l’emozione nei suoi occhi ed era tutto ciò che voleva vedere.

Impazzì di gioia. In quel momento, Angel impazzì di gioia. Quando incontrò ancora gli occhi di suo figlio, quel blu limpido e pieno di casta innocenza, improvvisamente ricordò tutto. Ricordò gli ultimi mesi, fin nei minimi particolari. Ricordò che Connor era certissimo che Buffy fosse sua madre, ricordò i discorsi su Tommy, ricordò il contenuto delle lettere e soprattutto ricordò gli ultimi momenti con suo figlio. Ricordò, con limpida chiarezza le sue ultime parole. Noi non svaniremo. Connor aveva sempre avuto ragione. Questa realtà, era mille volte più luminosa delle loro solitudini e dei loro inferni personali.

Buffy si avvicinò di più a loro, e con movimenti leggeri e rassicuranti, accarezzò ripetutamente la schiena di suo figlio, mentre con l’altra mano, stringeva il braccio di Angel. “Ti avevo promesso che avresti trovato una sorpresa al rientro da scuola, ed era proprio questa..” Connor scosse la testa, sollevando lo sguardo verso la madre “No, mamma.. è stato nonno Doyle che mi ha detto così..”

“Nonno Doyle?” Chiese Angel e Buffy rise “Oh.. è una lunga storia, ma te la racconterà Connor.. Ora andiamo a pranzo? Che ne dite?”

Si alzarono tutti e tre. Videro gli altri che aspettavano davanti alla porta della cucina. Erano tutti lì in silenzio, ognuno di loro aveva guardato la scena, proprio quella che avevano sperato di vedere in tutti quegli anni. Il loro silenzio andava di pari passo con la commozione. Avevano tutti occhi umidi. Nessuno escluso, compreso Nonno Doyle. Angel abbracciò Willow e Oz e si chinò a baciare il piccolo Tommy.

“Io so chi sei” disse il piccolo, con un sorriso furbetto. “Anche io so chi sei” Rispose Angel ridendo.

Cordelia intervenne per spiegare ad Angel, “Li vedi questi due? ..sono due piccole pesti. Sempre insieme, sempre a combinare guai, sono proprio culo e camicia. Tuo figlio e il nostro piccolo Ron Weasley, sono praticamente inseparabili.. dovresti vederli a scuola poi.. mi sorprende che la maestra non abbia ancora chiesto il trasferimento.. perché c’è da impazzire. Non oso immaginare cosa accadrà qua dentro, quando crescerà la bambina di Fred e Wesley” Tutti risero e Oz intervenne in difesa di Connor e Tommy “Sono ragazzi svegli” disse laconicamente.

Angel sorrise a Fred “Hai una bambina? Sono contento” poi rise con Wesley “Ti sei dato da fare, eh?” Fred rispose subito, felice di vedere che Angel era sereno, prima si era spaventata molto nel vedere la sua reazione. “Si, Angel. Ha appena un anno, adesso dorme.. più tardi la vedrai” Intanto, mentre Buffy rispondeva al telefono, Doyle scherzò con Connor, e fece per prenderlo in braccio, ma lui scosse la testa in segno di diniego. Nessuno, neppure Doyle, avrebbe potuto far scendere Connor dalle braccia di suo padre. Non sarebbe sceso facilmente da lì, come scoprirono poi nei giorni seguenti.

Connor stava benissimo la su in alto, e Angel non si faceva certo pregare. Ogni occasione era buona per tenerlo in braccio o per farlo sedere sulle sue ginocchia.

Si sedettero a tavola. “Era mia madre, problemi alla galleria d’arte. C’è anche papà con lei, non possono spostarsi da lì. Nel pomeriggio aprono al pubblico, oggi c’è l’inaugurazione della mostra sugli Egizi. Era molto dispiaciuta, Angel. Credo che abbia detto anche qualche parolaccia, non l’ho sentita così infuriata da quella volta che.. scappai di casa..” Angel la guardò serio “Tua.. madre? Lei è..” Buffy annuì “Si, lei vive da anni a Los Angeles con papà. Hanno deciso così e pare che la cosa funzioni..” Angel voleva dire “Lei è.. viva”, ma scelse il silenzio, limitandosi ad annuire. Ora ricordava bene le lettere, e quindi non fu sorpreso di sapere che i genitori di Buffy stavano di nuovo insieme, fu sorpreso che lei fosse ancora viva. Si rese conto che sapeva ben poco delle loro attuali vite, ma col tempo avrebbe recuperato.

“Possiamo andare noi da loro. Magari nel pomeriggio facciamo una passeggiata e passiamo a salutarli..” Poi guardò Connor “Eh, che ne dici campione? Passiamo a salutare i nonni?”

“Alla galleria? Che noia, papà.. lì non si può correre e poi..” Si avvicinò di più al padre e gli disse qualcosa in un orecchio. Angel rise di cuore. Si, era proprio il suo Connor, sempre con la battuta pronta.

Fingendo serietà, Buffy lo redarguì con sguardo severo “Connor.. ho sentito tutto.. cosa credi? I nonni non sono pallosi ..almeno non sempre.. e loro ti adorano, lo sai.. sei il piccolino di casa. Comunque per oggi, solo per oggi, fingo di non aver sentito e fingo di non vedere che non sei seduto a tavola.. forse però, è anche colpa di papà, non è vero? Va bene, per oggi puoi mangiare seduto sulle sue ginocchia, ma che non diventi un abitudine..” Connor e Angel annuirono seri e lo fecero nello stesso preciso momento. Entrambi sapevano che lei non era davvero arrabbiata. Entrambi la conoscevano bene.

Buffy sorrise, notando quando si somigliassero persino nei gesti. Aveva sempre visto Angel, in certe espressioni di Connor, talvolta anche nelle semplice parole di suo figlio, troppo mature e serie per un bambino così piccolo, ma vedere la loro gestualità adesso, la commosse ancora. Non sarebbe certo stata l’ultima volta ed era felice di questo. Rispose ad Angel “Si, possiamo fare un salto da loro, ma giusto un attimo.. queste cose sugli Egizi ..e Fenici ..e popoli scomparsi da millenni, sono davvero molto noiose.. piacciono molto a Giles, però ..e a Wesley ..e a Fred.. e a Willow. Lorne? A te piacciono?”

La risata di Cordelia la fermò prima che continuasse oltre “Ok, Buffy.. notizia flash, queste cose da museo, piacciono a tutti qua dentro, tranne a me, a te ..e a Connor”

La risata generale coprì le parole di Tommy. “Neanche a me piace la galleria di zia Joyce.. è pallosissimo lì. Non possiamo neanche ridere, non possiamo correre.. poi quelle signore sembrano tutte pallosissime mummie” Connor lo guardò serio. Lui aveva sentito benissimo, lo colpì sul braccio, dicendogli “Smettila di dire parolacce, vuoi che ci puniscano come l’altra volta? Un pomeriggio intero senza TV. Che palle, Tommy.. lo sai che poi fanno quella predica pallos.. noiosa. La conosciamo a memoria..” Anche Angel aveva sentito e ridacchiò in silenzio. Non riusciva ad essere severo con Connor. Non ora.

Poi Buffy sfiorò la sua mano, e poggiò il mento sulle sue spalle. Guardandolo negli occhi, sottovoce chiese “Stai bene?”

Stringendo ancora suo figlio fra le braccia, lui la baciò sulle labbra. Un bacio leggero e delicato ..e il mondo intorno a lui scomparve. Nel suo mondo c’erano solo Buffy e Connor.

“Si, sto bene. Non sono mai stato meglio di così”

Mangiò qualcosa, ma per lo più aiutò Connor. Lo aiutò a mangiare gli spaghetti, gli pulì più volte il musetto sporco di sugo. Lo aiutò a tagliare la carne e gli sbucciò la frutta, portandogli via il coltello dalle mani, “No, questo no, Connor” Lo sbaciucchiò mille volte e Connor fu ben felice di avere tutta l’attenzione del padre. Erano tutti e due al settimo cielo. Buffy si godeva la scena e li lasciava fare, dovevano imparare a conoscersi e pensò che fare una vacanza, lontano da tutti e tutti, poteva essere una bella idea. Solo loro tre, in qualche angolo sperduto del mondo. Sarebbe fantastico. Certo, se solo non ci fossero emergenze e demoni vari, pensò fra sé sospirando. “Che c’è?” chiese Angel. “No, niente.. sognavo ad occhi aperti” rispose lei.

“I sogni sono desideri” disse Lorne “..e per lui, ogni tuo desiderio è un ordine.. penso che l’Europa in questo periodo sia fantastica.. fra un po’ è Natale ..e anche al piccolino di casa, non dispiacerà affatto una vacanza con mamma e papà” Buffy sorrise, Lorne ancora una volta, aveva letto la sua anima, ormai si era abituata a questo. Anche Angel sorrise, intuendo il significato delle parole di Lorne. “Londra. Solo noi tre. Natale a Londra, o anche Roma ..o ovunque tu voglia andare..” disse, baciandole il mento. Poi chiese

“A proposito di piccolino di casa.. Dawn? Anche lei è qui?”

“Chi è Dawn?” chiese Fred.

L’attimo dopo, Angel si rese conto di avere tutti gli sguardi addosso. “Come chi è Dawn? Lei è la sor..” Buffy notò subito il suo disagio e accorse in suo aiuto, mentendo spudoratamente. “Ho parlato con Angel di alcuni casi che stiamo seguendo e ho accennato anche alla piccola Dawn Reilly. Il suo è un caso difficile. Angel ci darà una mano a capirci qualcosa di più. Ricordate? La ragazza adottata da quella famiglia. I Reilly hanno chiesto il nostro aiuto, perché pare che la ragazza abbia qualche potere mistico.. ma ancora non abbiamo capito molto. Comunque.. pare sia stata investita da un furgone e sia rimasta illesa..”

“Ah, si certo..” disse Wesley “Lei sostiene di essere una chiave mistica.. ma forse sono solo farneticazione di una adolescente in conflitto col mondo. È stata adottata, potrebbe essere questa la fonte del suo disagio.. noi non possiamo aiutarla, qui serve uno psicologo. Pensavo avessimo già archiviato il caso.. se non ricordo male..”

“NO” disse Angel, stringendo la mano di Buffy “Voglio.. voglio seguire io questo caso.. anzi, voglio vedere tutti i casi non ancora risolti ..e anche quelli vecchi ..avete continuato a mantenere un archivio? Perché.. perché voglio darci un occhiata..”

Il silenzio che calò era palpabile, erano tutti a disagio. Buffy non capì il perché delle sue parole, ma annuì “Va bene, Angel.. va bene..” Anche Doyle lo guardò con preoccupazione. Pensò che le sue parole fossero troppo cariche d’ansia e forse non aveva detto tutto, ma pensò che era meglio far cadere la cosa. “Bentornato capo. È bello riaverti con noi, sono felice che vuoi rimetterti subito a lavoro. Si, abbiamo registrato tutto.. ma c’è bene poco in sospeso, Buffy riesce sempre a risolvere. A parte questo di Dawn Reilly, forse ne abbiamo altri due o tre, ancora non completamente chiusi.. ma per il resto..”

“Ok..” rispose Angel “Come avete saputo di Dawn? Una visione o cosa?”

“No, questa volta niente Forze dell’Essere” disse Buffy “Sono stati i genitori a cercare noi. Dopo l’incidente col furgone, erano preoccupati e qualcuno ha dato loro il nostro indirizzo. Sono delle brave persone e dobbiamo aiutarli. Comunque il caso non è chiuso, la ragazza dice che può aprire portali e non voglio trascurare niente, sto continuando ad indagare..” poi sottovoce disse “Con i portali è meglio starci attenti..”

“Lo faremo insieme” disse Angel, sorridendole.

“Si, Buffy.. meglio non sottovalutare i portali” disse Fred “Non sai mai dove possono condurti”

“Per me, è una perdita di tempo” disse Gunn “Io concordo con Wesley.. però questa cosa dei portali non piace neppure a me.. e quell’altro caso che abbiamo in sospeso? Daniel Holtz..”

Buffy, Doyle e Cordelia si guardarono a disagio e Cordelia disse “Non ora, Gunn. Non è il momento di parlare di questo..”

Inconsciamente, Angel sollevò Connor dalle ginocchia in cui era seduto, e appoggiandolo al petto, lo strinse forte fra le sue braccia. Sentì la paura fin dentro l’anima. “Daniel Holtz è qui?” chiese con ansia.

“È sparito” disse Gunn “Un attimo era qui e l’attimo dopo non c’era più. È scomparso senza lasciare alcuna traccia, non sappiamo che fine abbia fatto. Per questo è fra i casi non risolti. Però è ormai storia vecchia, il suo caso risale a cinque anni fa.. abbiamo avuto a che fare con lui per mesi, subito dopo la nascita di Connor..”

Buffy, Doyle e Cordelia continuavano ad essere a disagio e questo non sfuggì ad Angel. Guardò Buffy e lei comprese. Sapeva bene che lui conosceva Holtz, con Wesley avevano fatto delle ricerche, dove emerse che era un vecchio nemico di Angel. Inoltre, Darla aveva informato Buffy di quanto potesse essere tenace e pericoloso. Non voleva parlarne ora, non davanti a tutti, ma voleva assolutamente rassicurarlo “Holtz non è più una minaccia” Buffy guardò Doyle e Cordelia ancora una volta, poi si rivolse di nuovo ad Angel “Posso assicurarti che non sentirai più parlare di lui. Di questo puoi esserne certo..”

Angel annuì con un ampio movimento della testa “Ho capito” disse, guardandola intensamente negli occhi, e lei seppe che lui aveva veramente capito. Infatti era così. Angel pensò che, con l’aiuto di Doyle e Cordelia, Buffy era riuscita ad eliminare Holtz, e per qualche motivo, che ancora non conosceva, avevano deciso di non informare gli altri. Per ora era sufficiente sapere questo. “Ok” disse ancora.

Guardò verso suo figlio e vide che si era addormentato fra le sue braccia. Gli baciò la fronte con dolcezza infinita, si alzò e prese Buffy per mano. “Ragazzi.. siamo un po’ stanchi.. non vi dispiace se..”

“Ma figurati” disse Fred seria, invece Doyle lo prese in giro “Certo. Angel, fai come se fossi a casa tua..” Anche Cordelia rise “Beh, se abbiamo qualche visione.. aspetta un momento.. lo sai che ho le visioni? comunque.. se se abbiamo qualche visione, vengo a buttare giù la porta.. non è quello che hai detto prima? come se io fossi quel genere di persona..”

Willow ridacchiò “Tu sei quel genere di persona”

Angel e Buffy li lasciarono ai loro eterni e bonari battibecchi e quando arrivarono di sopra, Angel fece per entrare nella loro stanza, ma Buffy indicò la camera di Connor. “Qua, Angel..” bisbigliò “Mettiamolo nel suo lettino.. crolla sempre dopo pranzo..” Poi rise “mai una volta che riesca a mettergli il pigiamino.. si addormenta sempre quando siamo ancora a tavola..” Angel pareva non essere d’accordo. Tutto quel parlare dei Reilly, di Holtz, di portali, lo aveva messo in uno stato d’animo ansioso e percepiva pericoli ovunque. Come sempre, quando si trattava di Connor, entrò in modalità mamma orso, ferocemente protettivo e pronto ad azzannare chiunque si fosse avvicinato a suo figlio. A Buffy parve quasi di sentire l’antico ringhio dell’ormai ex vampiro. Sorrise pensando, che un po’ le sarebbe mancato quel suono.

“Pensavo di farlo dormire con noi.. nel nostro letto..” disse Angel, bisbigliando pianissimo.

“Va bene” Rispose lei, baciando delicatamente il figlio sulla guancia, “Non è certo la prima volta, e sospetto che sicuramente non sarà l’ultima. Lui adora dormire nel lettone con noi..”

“Devi dirmi tutto di lui” disse Angel, mentre lo poggiava nel letto. Poi guardò Buffy “Dove è il pigiamino?” chiese ancora mentre gli sfilava le scarpe e lo spogliava. Lo guardava dormire e si chinò più volte ad accarezzargli il viso e i capelli, mentre le mani tremavano per l’emozione. Buffy sentì un tuffo al cuore. La dolcezza che traspariva da Angel, la commosse ancora. In ogni parola, in ogni gesto di lui, vedeva malinconica tenerezza. Ogni fibra del suo essere vibrava d’amore per il figlio ritrovato. Cordy ha ragione, pensò Buffy. Ci vorrà del tempo prima di riuscire a stare accanto ad Angel, senza piangere per la gioia, se mai ci riuscirò. Pensò anche che fosse sorprendentemente bravo come papà. Porgendogli il pigiama, disse “Ci sai fare con i bambini. Io non riesco a svestirlo mentre dorme.. lui ha il sonno leggero, si sveglia subito ad ogni minimo rumore..” Angel infilò il pigiamino a suo figlio, che si mosse appena, ma continuò a dormire. “Lo so che ha il sonno leggero” disse, poi lo coprì bene e a malincuore si allontanò dal letto, sarebbe rimasto li a guardarlo dormire per tutto il resto dell’eternità. Aveva sempre sognato che accadesse questo con il suo Connor, e ora stava accadendo davvero.

Prese Buffy per mano e andarono a sedersi in soggiorno. “È una questione di respiro.” Disse con naturalezza, “Ho sentito che dormiva profondamente, per questo sapevo che non si sarebbe svegliato. So che di solito non dorme così. Si, lui ha il sonno leggero, come se non si concedesse mai riposo.. è sempre un po’ vigile. Connor è sempre pronto a balzare in piedi ad ogni piccolo rumore.. è una cosa istintiva.. istinto di sopravvivenza..” Buffy comprese che parlava dell’altro Connor e annuì senza dire nulla.

“Devi dirmi tutto di lui” disse Angel, “Voglio sapere tutto..” Buffy si alzò e aprì una porta scorrevole, che nascondeva un armadio a muro, dove vi erano un infinità di ripiani, stracolmi di video, album di foto, alcuni quaderni ..e una scatola di scarpe piene di lettere. Quella scatola di scarpe, piena di quelle lettere, le sue lettere. Quelle che lui aveva scritto per Buffy negli anni in cui era solo.

“Da dove vuoi cominciare?” disse lei ridendo “Qui c’è tutta la nostra vita. Tutto ciò che abbiamo fatto in questi sei anni e ciò che non è in video, lo trovi nelle foto o nei miei diari. C’è anche il primo diario di Connor, scrive già benissimo e sa anche leggere.. legge persino il gaelico, merito di Nonno Doyle..” disse ancora ridendo, poi aggiunse “Anche io voglio sapere tutto del tuo Connor.. a dire il vero, voglio sapere tutto di tutto. Voglio sapere della tua vita.. voglio sapere perché conosci Tommy, perché hai reagito così per mia madre, per Dawn Reilly, per Holtz. Soprattutto, quanto diversi sono i nostri Connor?”

Lui si alzò e raggiungendola, le circondò i fianchi cingendole la schiena da dietro, lei poggiò le spalle al suo petto, stringendo più forte le sue braccia. Sentire il suo fiato caldo sul collo, era una sensazione bellissima. Mentre Angel le baciava la sommità del capo, disse “Ci vorrà un vita per riuscire a vedere tutto. Si, ti parlerò di ciò che ho creduto di vivere, ti racconterò tutto, ma c’è una cosa che devi sapere subito. Non esiste il mio e il tuo Connor. Non ci sono due Connor, loro sono la stessa identica persona, hanno solo vissuto in modo diverso. Certo che ti racconterò tutto, anche di Dawn.. e di Holtz.. e dei Reilly e di tutto ciò che è capitato ai nostri amici ..e a tua madre ..e a te. Però prima dimmi.. quella scatola di scarpe perché è lì? Non dovrebbe esserci.. quella appartiene al mio mondo. Nella mia realtà, quelle lettere hanno avuto un ruolo molto importante. Credo che sia grazie ad esse se oggi sono qui..”

“No, Angel.. tu sei qui grazie a Doyle” disse con fermezza Buffy. “Da tempo sapevano come farti tornare, ma mancava l’ingrediente fondamentale. Il sangue del demone Mohra. Abbiamo cercato ovunque, Wesley e Giles andarono persino in india, Cina e in un sacco di altri posti, ma non riuscirono mai a trovarne uno vivo, parevano ormai estinti, come fossero scomparsi dalla nostra dimensione. Fred tentò anche di ricreare quel sangue in laboratorio, sai lei si è laureata in fisica e riuscì a riprodurre un sangue sintetico. Per un po’ parve funzionare, sembrava che in te vi fosse qualche reazione, ma non era abbastanza. Pensammo fosse una questione di dosi, o così disse Doyle, anche se non ho mai capito cosa intesse dire. Poi alcune settimane fa, grazie ad un suo informatore, Doyle scoprì che in Camerun esisteva un intera colonia di demoni Mohra. Siamo riusciti a catturarne uno e Doyle ti ha dato un intera dose del suo sangue..”

“Camerun?” disse Angel sconcertato. “Oh mio dio.. ho davvero fatto un bel macello.. ho mischiato tutte queste informazioni, trasformandole in altro.” disse ridendo “..e quelle lettere?” chiese ancora “Quella scatola di scarpe mi è molto familiare..”

“Certo che lo è, Angel. È tua.. ho trovato quelle lettere nel tuo vecchio appartamento.. sono le lettere che scrivesti a me, non appena arrivasti a Los Angeles. Non le hai mai spedite, forse le hai scritte pensando che non le avresti mai inviate, ma grazie ad esse, ho saputo come hai vissuto la nostra separazione.. è stata dolorosa per te quanto lo è stata per me. Le ho rilette mille volte e poi.. io e Connor abbiamo creato una specie di rituale. Non l’abbiamo deciso in modo razionale, è solo accaduto. Una volta al mese.. davanti a te, rileggevo a voce alta una di quelle lettere..” Si liberò dall’abbraccio, solo per voltarsi verso lui e guardarlo in viso, per poi riabbracciarlo subito dopo. “Beh, se Connor era presente, omettevo di leggere certi particolari.. e nascondevo certi tuoi disegni.. so che sai a cosa mi riferisco..”

“È vero..” disse Angel. “Scrissi quelle lettere non appena lasciai Sunnydale.. avevo bisogno di mantenere un contatto con te.. era difficile sapere che fra noi era finita. Ogni singolo giorno, dovevo lottare con il desiderio di tornare da te, ma nulla era cambiato.. non fino al giorno in cui non divenni umano.. che però servì a poco.. visto che continuai a non esistere..” Poi rise pensando al rituale di una volta al mese. “Eh si, ho proprio preso lucciole per lanterne”

Entrambi volevano conoscere i particolari delle loro vite, entrambi volevano colmare il divario delle loro separate esistenze. Non sapevano da dove cominciare, c’era così tanto da dire. Buffy voleva sapere soprattutto di Connor, era contenta che Angel pensasse fossero la stessa persona ..e Angel voleva sapere soprattutto di Connor, fin dal suo primo vagito.

“Buffy?” Chiese Angel, baciandola mentre ridacchiava “Mi dici chi sono David e Mark? ..e perché mio figlio va a scuola senza colla?

Buffy rise “Beh, di solito non accade, ma stamattina andavo di fretta, avevo altro in mente. Tu potevi svegliarti da un momento all’altro e non avevo tempo di pensare alla colla, ai pastelli.. insomma non ho controllato lo zaino come faccio di solito. David e Mark sono due compagnetti di tuo figlio.. un po’ monelli. Un po’ troppo monelli.. oserei dire un po’ stronzi..

"David e Mark sono stronzi completi" disse Connor, stropicciandosi gli occhi e saltando in braccio a suo padre.

"Beh, la mamma è d'accordo con te" mormorò Angel. Più forte, però disse "Connor, la lingua" Ma fu difficile rimanere serio. Poi chiese "Ti abbiamo svegliato, vero? Mi dispiace tesoro. Vuoi parlare? Vuoi raccontarmi cosa è successo?"

Connor scosse la testa “Guardiamo Nemo?” Buffy rise “Connor lo conosci a memoria.. l’hai visto mille volte.. con me, con Tommy, con Doyle..”

Connor mise su il broncio “Non l’ho mai visto con papà, lui deve conoscere Nemo”

Angel ascoltava con attenzione, non voleva perdersi niente delle loro interazioni “Chi è Nemo?” Chiese divertito.

Connor saltò giù e corse a prendere un DVD dallo scafale della sua camera. Tornò subito dopo e prendendo suo padre per mano, lo invitò a sedersi con lui sul divano. Salì ancora sulle sue ginocchia e gli disse. “Prima guardiamo ‘Alla ricerca di Nemo’ Lui è un pesciolino che nuota solo con una pinna e si è perduto, ma il suo papà lo ritrova e lo salva. Dopo ti racconto di David e Mark, va bene, papà?

“Va bene” rispose lui con un filo di voce. Buffy non era meno emozionata di lui. Solo ora comprese perché Connor amasse così tanto quel cartone animato. Mise su il DVD nel lettore e si sedette con loro. Angel circondò le sue spalle con un braccio, avvicinandola di più a sé, mentre con l’atro teneva suo figlio stretto al suo petto. Connor poggiava comodamente le spalle su suo padre ed era esattamente dove voleva essere.

Buffy e Angel si scambiarono un delicato e tenero bacio, anche loro erano esattamente dove volevano essere. C’era tempo per parlare, avevano una vita intera davanti. Ora il silenzio, interrotto solo dalle risa di loro figlio, era tutto ciò che volevano sentire.

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