Angels.♥

di tomlinsasia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Green Eyes. ***
Capitolo 3: *** Devil Saw Me. ***
Capitolo 4: *** The dream. ***
Capitolo 5: *** I'm afraid. ***
Capitolo 6: *** pigiama party (non è un capitolo :D) ***
Capitolo 7: *** Beelzebub ***
Capitolo 8: *** You saved me. ***
Capitolo 9: *** I remember you. ***
Capitolo 10: *** avviso :) ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***




Dedico questa fan fiction alla mia Marmotta ,perché non so che farei senza le sue battute pervertite che mi tirano su di morale o senza qualcuno che si compri uno yogurt gigante con tutto sopra. Grazie,bella.
t.

PROLOGO.
Prussia,
7 Gennaio 1758

 

Un fiocco di neve cadde a terra. Un altro. E ancora,finché il mondo diventò un turbine bianco e congelato. La neve alta quasi fino al ginocchio non permetteva di camminare fluidamente,ma per lei avrebbe fatto questo ed altro.
Due uomini vestiti di nero posarono la bara nella fossa rettangolare. Tutti i familiari erano chinati sulla cassa e la fissavano con sguardo sofferente,disperati nei loro abiti neri.
Eppure,nessuno pareva degnarlo di uno sguardo. Se ne stava lì,solo soletto, con una mano nell’altra,mentre fissava la neve candida. Gli alberi erano spogli e i rami così fragili che un soffio di vento li avrebbe scaraventati a terra senza sforzo.
Una cornacchia gracchiò e si spostò da un albero a un altro. Era l’unico rumore nell’intero cimitero.Le altre persone erano disposte a semicerchio intorno alla bara,mentre dicevano la loro ultima preghiera o provavano a parlare con la ragazza defunta.
Morta,per colpa sua. Il ragazzo voleva morire per quello che faceva. Se solo avesse potuto…
Aveva provato a tenerla il più lontano possibile,ma niente. Lei era determinata e lui,affascinato dalla graziosità dei suoi occhi nocciola,non era riuscito a resisterle.
Come sempre.
La sua vita era un eterno ciclo. Come un deja-vù continuo.
Guardò di sottecchi la bara. Dentro non c’era una ragazza con gli occhi chiusi o i capelli scompigliati. Non puzzava di putrefazione,lì.
L’unica cosa che c’era era un mucchietto grigiastro di polvere.Ma i suoi genitori erano così religiosi;pensavano che Dio avrebbe accettato la loro bambina anche se non era rimasto nulla del suo corpo.
Era proprio quello ad ucciderla ogni volta: la religione.
Cantava nel coro della Chiesa ogni domenica. Lui avrebbe voluto vederla,ma non poteva. Così dicevano le regole e lui si doveva attenere.
Soprattutto perché aveva creato quel casino.
Eppure sentiva che la sua era la scelta giusta,senza dubbio.
La neve continuava imperterrita a scendere. Un fiocco di neve gli si posò sul naso.
I singhiozzi della famiglia spezzarono il silenzio. Coprirono la bara,lanciarono i fiori sulla neve e ,lentamente,si fecero il segno della croce prima di andarsene.
Niente,non era niente in confronto a cosa passava lui.A cosa passava ogni volta,il sentimento di perdita e dolore quando vedeva i suoi occhi diventare bianchi e il suo corpo che mano a mano scompariva.
Due giorni prima,lei aveva farfugliato un “devo dirvelo,io vi amo”,dopo averlo scoperto che la stava ritraendo.
Quella sera era così bella ed elegante; la lunga cascata di capelli che le incorniciava il viso da “eschimese” (come dicevano tutti) era legata in una lunga treccia a lato, gli occhi nocciola erano colmi di felicità e il corpo magro coperto da un pesante vestito colorato.
Era l’essere  più bello di tutta la terra,almeno secondo lui.
Quando fu sicuro che tutti se ne fossero andati,si accasciò per terra. Prese in mano un mazzo di rose e ne ispirò l’odore: sì,era lo stesso della ragazza.
Una lacrima gli rigò la guancia e,lentamente,lui si sdraiò accanto alla bara sotterrata.
Chiuse gli occhi,in mano teneva ancora le rose in mano. Sospirò.
Sì,era tutta colpa sua.

 
 
BUONGIORNO A QUESTO MONDO CHEEEE,SI SVEGLIA QUI CON TE!
Non è proprio l’ora per il buongiorno,ma cotta come sono  potrei anche essere partita per Londra,ora come ora. E potrei camminare con Tommo mano nella mano,scherzare con gli altri quattro e..
Basta.
Anyway,non chiacchiererò tanto –almeno oggi-,perché se non lo avete capito sono stanca morta. Questa è la mia prima ff in assoluto,mi sono ispirata a Fallen. In teoria avevo pensato a riassumere i cinque libri in due serie,spero di arrivare almeno alla fine del primo libro. Il fatto è che io prima dico una cosa e poi non la faccio,perciò perdonatemi.
Non so ogni quanto aggiornerò,perché sono un po’ impegnata sta settimana. E,infine,questa storiella è dedicata a xSariArix. Andate a leggere la sua fanfiction,mi raccomando.
Detto questo, spero che la storia sia di vostro gradimento.
t.

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Capitolo 2
*** Green Eyes. ***


 Uno.
Green eyes.

 

     Sara chiuse lo sportello della macchina ed entrò nell’atrio della scuola con dieci minuti di ritardo. Non si sforzò nemmeno di correre: se la dovevano conoscere,era meglio inquadrarla da subito come “ritardataria”.
Lasciò l’auto  nel parcheggio e giocherellò con un capo delle chiavi prima di entrare. Una donna dai corti capelli neri picchiettava  nervosamente un piede per terra.
"Meglio tardi che mai",disse. Sospirò,prima di elencarle cosa poteva e cosa non poteva fare in quella scuola. No,in quell’istituto correzionale.
L’atrio era molto spazioso. Ai lati c’erano migliaia di porte,a destra una finestra gigantesca e,di fronte a lei,una scalinata imponente,che probabilmente portava alle camere.  Il pavimento era così pulito che Sara  riusciva perfino  a vedere il suo riflesso. Incrociò lo sguardo di un ragazzo dai capelli scuri .
Sentì le guance arrossarsi e,cercando di essere disinvolta,si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
"Hai capito? ". La voce della donna la riportò alla realtà.La stava guardando con un sopracciglio indagatore  e aveva abbassato la testa all’altezza di quella della ragazza per poterla guardare negli occhi.
Sara alzò lo sguardo. Annuì frettolosamente. "Sì. Pillole. E i casi in terapia vengono qui per drogarsi o prendere medicine",disse le prime cose che le passarono per la mente,ma la donna sorrise compiaciuta.

Una ragazza bionda ,con i capelli mossi e gli occhi  azzurri appesantiti dal trucco,le si avvicinò tendendole una mano. Sara aveva sempre odiato le bionde,ma quella affianco a lei aveva un sorriso amichevole stampato in faccia. "Sono Perrie",disse.

Vedendo che Sara non ricambiava la stretta di  mano,prese l’iniziativa e gliela strinse lo stesso.
Alla sua destra c’era il ragazzo moro che l’aveva guardata prima. Aveva un tatuaggio rotondo sul collo, dentro  c’era un sole che si confondeva con la pelle color terra. Era alto e magro,indossava una maglietta bianca senza maniche e dei pantaloni larghi.
Si rivolse a guardarla nuovamente e le regalò un sorriso,che scomparì con la stessa velocità con cui era comparso. Poi,fregandosene del mondo intero,le si avvicinò e le porse una mano. Questa volta,Sara ricambiò la stretta.
"Io sono Zayn",disse con un accento strano. Non era inglese,poco ma sicuro.
"Sara",fece la ragazza.
La donna spiegò alcune regole fondamentali della scuola. I ragazzi potevano uscire quando volevano,ma era obbligatorio rientrare un’ora prima del tramonto; si potevano vestire come desideravano,non c’era un’uniforme da rispettare. E,infine,potevano usare i computer che avevano a disposizione nelle loro camere e i cellulari,senza abusarne.
Sara cercò di ricordarsi tutto. Non avrebbe mai pensato che quell’istituto fosse così permissivo. Vedendo l’esterno –un edificio macabro,affiancato da un cimitero e una chiesa gotica a pezzi-,si era fatta un’idea del tutto diversa. Meglio così,le apparenze ingannano sempre.
"Bene,se è tutto chiaro,siete liberi di andare",disse la donna,liquidandoli con un gesto della mano.
Perrie “la Barbie” si avviò insieme a Zayn verso la scalinata. Il ragazzo,vedendo Sara disorientata,si rivolse alla donna: "Posso guidarla io".
"Non se ne parla",disse quella scuotendo la testa. "Sei nuovo qui,hai le stesse restrizioni dei nuovi. Potevi pensarci due volte,prima di andartene".
Zayn sembrò deluso. Alzò le spalle,ma un sorriso si dipinse sul suo  bel volto .
"Letti",fece di nuovo la donna,indicando un edificio di fuori. Aveva le pareti grigiastre,alcune persiane erano sgangherate e l’edera rampicante aveva già coperto le mura del pianterreno. Dietro al dormitorio si scorgeva il cimitero. I cancelli erano aperti e la nebbia non permetteva di vedere oltre.  Sara deglutì e fissò di nuovo l’edificio grigio in cui avrebbe dovuto dormire,chiedendosi quale sarebbe stata la sua camera da letto.
La donna diede a tutti e tre i ragazzi una chiave. Sulle sue c’era  un pezzo triangolare di cuoio con su inciso il numero 89. Sara se la mise nella tasca dei jeans blu,e cominciò a giocherellare con i suoi capelli mossi.
"Bene,potete darmi le borse,le porterò nelle vostre stanze,poi vi sistemerete nel pomeriggio.",disse di nuovo la custode.  Afferrò le tre valigie senza sforzo e uscì dall’atrio,dirigendosi di fuori.
Chiuse la porta con un rumore sordo che riecheggiò per tutta la stanza. Sia Zayn che Perrie uscirono,e Sara li seguì. All’esterno, tirava un vento fresco.
I capelli le si appiccicarono sulla faccia e cercò in tutti i modi di rimetterseli in ordine. Nonostante fosse estate,lì a Londra faceva un freddo cane.
Solo pochi ragazzi nel giardino avevano il coraggio di girare a maniche corte o in pantaloncini. Una di queste persone calorose si trovava di fronte a lei,con un sorriso a trentadue denti.
I capelli  ramati liscissimi erano legati in una coda alta e disordinata,gli occhi scuri esprimevano simpatia. Il naso era così rivolto all’insù che le formiche  ci avrebbero potuto scivolare sopra.
Indossava una canotta verde,una tuta nera  e scarpe rosse con i lacci bianchi. Era minuta e magrolina.
"Ciaoooooo",urlò. Aveva una voce squillante. "Tu devi essere la novellina".
A Sara non piaceva essere etichettata in quel modo,ma non ci fece molto caso e annuì. "Mi chiamo Sara",disse.
"Umh,perfetto. Ti serve una guida?",chiese quella.
"Beh,magari",mormorò Sara. "Come ti chiami?".
"Sydney". La ragazza prese posto su una scalinata sgangherata e incrociò le gambe,senza togliersi dalla faccia un sorriso. Batté la mano affianco a lei,come per invitare Sara a sedersi. Indicò con la mano piccolina la chiesa gotica. "Vedi quella? E’ la palestra. Sembra strano,ma accontentati. C’è una piscina gigantesca!Lassù,invece",disse indicando un punto indefinito a causa della nebbia,"c’è il cimitero. In genere ci andiamo solo quando la Mason ci mette in punizione o qualcosa del genere. Non è proprio bello,laggiù". Fece una pausa. "Quello è il dormitorio". Indicò l’edificio che Sara aveva già visto. Da quell’angolatura poteva vedere l’imponente entrata in legno,rovinata dai tarli.
"Che stanza hai?",chiese ancora Sydney.
"Ottantanove. Te?",domandò Sara. Nel frattempo il sole aveva fatto capolino tra le nuvole. Anche lui voleva farsi vedere,ogni tanto.
"Ehi,siamo vicine! Io sto nella ottanta",squittì l’altra. La guardò speranzosa negli occhi. "Vieni a farmi visita,oggi? Mi piacerebbe molto".
Di fronte a quello sguardo,Sara s’intenerì. Annuì.
Mentre Sydney vomitava conati di parole,Sara fissava il raggio di luce .Era lontano da lei,si posava su una chioma di uno dei tantissimi cipressi della scuola. Voleva che andasse da lei,per riscaldarla un po’. Stava tremando e sentiva freddo per Sydney,che pareva stare bene con la sua canotta leggera .
Finché il raggio di sole si diresse verso un gruppo di ragazzi. Uno di quelli,il ricciolino,si girò per un nanosecondo a guardarla,per poi parlottare con un biondo. Ma a Sara era bastato quel nanosecondo per innescare una reazione improvvisa nel suo corpo: le guance erano caldissime,si sentiva la fronte imperlata di sudore e,improvvisamente,le gambe avevano iniziato a tremare come foglie.
Le era bastato quel contatto visivo per incontrare gli occhi più verdi e più belli che avesse mai visto e per ritenersi d’accordo con colui che aveva scritto il famoso detto “Il sole illumina i belli”.
 

     I dreamed a dream in time gone by…

Ho visto l’audizione di Susan Boyle e,bum! Mi sono chiusa con questa canzone.
Anyway,parlando d’altro,eccomi di nuovo qui pronta a scassarvi le cosiddette.
Ho deciso di aggiornare oggi perché questa settimana è orrenda,almeno per me.
Quindi,avevo un attimo libero e ho finito il primo capitolo.
Ah,e io mi immagino Sara come Selena Gomez.
L’ho riletto un paio di volte,se non ho corretto qualcosa , I’m sorry.
Niente,ora vado a nanna. Magari riuscirò a sognare,sta notte.
Come canta la Boyle.
I DREAMED A DREAM WITH 1D !
And still I dream they’ll come to me,
That we will live the years together.
t.

 

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Capitolo 3
*** Devil Saw Me. ***




Due.
Devil saw me.

 

Durante tutta la lezione,non aveva fatto altro che pensare agli occhi del ragazzo. Avevano albergato nella sua mente per tutte le noiose sei ore che aveva passato seduta in classe su una scomodissima sedia di plastica. Si sentiva il culo quadrato.
Quando la campanella suonò,tornò sulla Terra,consapevole che per lui, Sara non era altro che una novellina,proprio come l’aveva definita Sydney.
Sbuffò,raccolse il libri e li infilò nello zaino rosa. Era un regalo di sua madre per il suo diciassettesimo compleanno,visto che l’altro zaino si era sfondato a causa del peso dei libri. Se lo mise in spalla e fece per uscire dalla stanza,ma la sua testa si scontrò con un’altra.
“Ahia”,mormorò. Sara alzò lo sguardo e si stupì di ritrovarsi davanti  gli occhi più belli che avesse mai visto. Si perse nell’immenso degli smeraldi che aveva al posto degli occhi e frenò l’istinto di scompigliarli i capelli.
Le guance si colorarono e le gambe le tremarono per la seconda volta in un giorno: era assolutamente troppo,soprattutto per una che non si era mai interessata ai ragazzi,dopo il catastrofico evento che aveva ucciso Karl.
Cinque secondi prima erano due ragazzi che correvano spensierato lungo la spiaggia,mano nella mano; dopo,le loro labbra si erano incontrate,e lui aveva improvvisamente preso fuoco.
Era stata mandata in quel nuovo istituto correzionale anche per la morte di Karl.
Molti l’avevano incolpata,e Sara era riuscita a sfuggire  a occhiatine malvagie per un mese.
Ma ora,riflettendosi negli occhi del riccio,non vedeva nulla di male a innamorarsi nuovamente. La prima volta poteva essere andata male,ma può darsi che la seconda sarebbe andata meglio.
“Vuoi guardare dove guardi?”,chiese lui. La sua voce era bassa e lenta,come una melodia alle orecchie della ragazza. Solo dopo realizzò ciò che aveva detto e si sentì il cuore sprofondare verso gli abissi.
Cercò di tenere la sua voce sotto controllo. “Umh..eh? Scusa”,borbottò.
“Hai conosciuto Harry,eh?”. Sydeny le spuntò da dietro,appoggiandole il mento sulla spalla. Poi le diede un buffetto sulla guancia. “E brava la mia ragazza!”.
Harry -ora sapeva anche il nome del ragazzo- guardò Sydney con una faccia dura ma felice allo stesso momento. Vedendo l’espressione del ragazzo,Sydeny si ricompose.
“Scusate,non volevo interrompere niente di…emh,intimo”,fece,mettendosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli ramati.
“Figurati. Stavo per andarmene”. La voce di Harry era sempre dura e tagliente quanto una lama.
“A-anch’io”,mormorò Sara. Harry le passò vicino,e la ragazza inspirò il suo odore.
Sara lo vide allontanarsi e confondersi fra la massa di studenti,prima di scomparire del tutto dalla sua vista.
Se prima pensava che la seconda volta sarebbe andata meglio,si sbagliava di grosso. Aveva già cominciato col piede sbagliato e la cosa non andava affatto bene.
Sentì una pacca sulla spalla. Si girò verso sinistra,trovandosi faccia a faccia con il sorriso di Sydeny. “Non so te,ma io ho una certa fame. Andiamo a mensa?”.

Arrivate a mensa,Sara afferrò un vassoio di plastica rosso,prese una forchetta,un coltello e un  piatto di plastica e aspettò che la fila scorresse.  Sydeny non aveva molta voglia di parlare,sembrava aver finito la benzina. O forse le scocciava sapere che erano le ultime e probabilmente,sarebbe rimasto poco e niente.
Un ragazzo dai capelli lisci con una maglietta a righe si mise dopo la rossa. Sul viso di quest’ultima apparve un sorriso,forse perché era diventata penultima o perché i due erano amici.
“Louis!”,urlò. Amici,pensò Sara. “Sara,lui è Louis. Lou,lei è Sara”.
Il ragazzo le rivolse un sorriso a trentadue denti,stringendole la mano in una presa ferrea. “Piacere”,disse con la voce da checca.
“Il piacere è tutto mio”,mormorò Sara,rendendosi conto che  non si era dimostrata nemmeno un filino originale.
“Vedo che hai fatto amicizia con Syd…”,disse lui. “Ti consiglio di stare alla larga dai casi gravi”.
Sara si girò verso Sydney con le sopracciglia aggrottate. “Non mi avevi parlato di…”.
“Quelli con il braccialetto elettronico. Non ti ci immischiare”,mormorò Sydeny velocemente.
La cuoca porse a Sara un piatto di pasta. Lei lo mise sul vassoio,prima di rivolgersi di nuovo all’amica. “Sarebbero quelli che…”.
“Ho detto che non ti ci devi immischiare. Fidati,è per il tuo bene”,sussurrò la rossa,prendendo il suo piatto e posandolo con poca delicatezza sul vassoio rosso.
“Beh,ma cosa fanno?”,chiese Sara. Non voleva che nessuno la trattasse come una sempliciotta,perciò tanto valeva farsi rispettare fin dal primo giorno. Per tutta risposta,Sydeny sospirò  e si rimise in fila,lo sguardo sulle sue scarpe rosse.
Louis prese la parola. “Le solite cose. Istigazione e complicità in atti di terrorismo. Vengono tenuti sotto restrizioni severe. E’ già tanto se possono uscire una volta a mese,visto che gli insegnanti non si fidano a farli girare per Londra da soli”.
Sara gli sorrise grata.  Improvvisamente controllò i polsi di Louis,come per vedere se lui stesse bene. A quanto pareva,sì. Portava solo un braccialetto colorato che non si toglieva.
Poi,fissò il polsi di Sydney. Sul braccio destro aveva un bracciale nero intrecciato e un polsino a scacchi nero e bianco,dove si riusciva a intravedere un terzo braccialetto,dall’aria più meccanica. Sara spalancò gli occhi dalla sorpresa e Sydeny,accorgendosi che  Sara l’aveva visto,alzò le sopracciglia con aria diabolica.
“Te l’avevo detto”,disse la rossa. “Pazzi maledetti”.
Louis sorrise e scosse il capo. Poi si rivolse alla cuoca : “Mi avete messo da parte una carota?”.
Sara guardò di nuovo strana Sydney. “Vive solo per le carote”,gli spiegò l’amica.
Dopo aver finito la fila,i tre si avviarono verso un tavolino in fondo alla mensa,ma Sara si trovò a pochi centimetri da una ragazza alta e snella.
I capelli ricci e crespi erano legati in una coda disordinata,con ciuffi e bozzi a destra e manca. Indossava un top senza spalle e pantaloncini corti. I tacchi erano altissimi,e Sara si chiese come faceva a non cadere mentre ci camminava.
 La ragazza la spinse in avanti,e Sara  cercò un punto di appiglio su cui reggersi,ma trovò solo il vassoio di un altro studente.  Cercò di scusarsi con la ragazza,ma quella le puntò il tacco dei sandali sul piede. Sara si morse le labbra per non urlare.
La faccia della ragazza era una maschera cattiva,finché Sydney non le diede un pugno,facendole cambiare totalmente espressione. La ragazza sembrava quasi stupita che qualcuno avesse avuto il coraggio di affrontarla,ma non ci fece molto caso.
 “Smettila,Danielle”,fece Sydney.
“Già amica dei novellini,vedo”,ringhiò Danielle. “Non avevi detto di essere in libertà vigilata?”.
Sara rimase senza parole.  Sydeny non aveva mai detto di essere in libertà vigilata,ma ciò non impediva di farsi degli amici.  Eppure,Sydney scoppiò e sferrò un pugno dritto sull’occhio di Danielle.
Doveva averci messo più forza di prima,perché l’altra barcollò e cadde all’indietro.
Sara,però, non si interessò più di tanto a  Danielle; i suoi occhi erano puntati dritti su Sydney. Aveva il corpo scosso dalle convulsioni,e alzò le braccia in alto,agitandole.
Louis si precipitò verso la rossa,prendendola da sotto le spalle. “Syd,tutto bene?”.
Quella annuì. “Mai stata meglio”,mormorò.
 “Stai bene?”,sussurrò. Anche se Louis le aveva già posto la stessa domanda,la mora  chiese lo stesso come stava.
“Ah,ti sei preoccupata. Che dolce che sei. Le scariche non mi ammazzano. Anzi,mi rendono più forte”,disse Sydeny,irrigidendo un braccio per mostrare i muscoli.
“Quindi è stato il braccialetto a…?”,chiese Sara. Sydney annuì e si rimise in piedi.
“Fermi tutti”,tuonò una voce nell’aula. La custode che aveva visto Sara quella mattina camminava infuriata verso di loro,e i ragazzini si spostavano cose se l’insegnante fosse Mosé e loro l’acqua. “Che è successo?”. Guardò orripilata il livido sull’occhio di Danielle e il corpo di Sydney scosso ancora dalle convulsioni.
“Sospese. Tutte e due”,disse. Danielle si alzò sbuffando,raccolse il suo vassoio e se ne andò via. “Tu”. La custode si girò verso la rossa e la alzò da terra tenendola solo per il braccio destro. Il corpo della ragazza fu scosso da un’altra scarica,e la donna sospirò. “Vieni in infermeria”. La portò via dalla mensa,e Sara sentiva la risata dell’amica risuonare per le pareti della mensa. La guardò allontanarsi con la custode; la teneva sempre per un braccio,ma Sydney pareva fluttuare nell’aria.  Sara strizzò gli occhi e se li strofinò,prima di sedersi e pranzare.
 

Stava accadendo,ancora. Mentre attraversava i corridoi del dormitorio insieme a Niall, Harry si domandava come avrebbe fatto per impedirlo. Eppure,era un dato di fatto come un altro. Si sarebbero innamorati
Gli occhi di lei erano marroni. Niall mangiava di tutto e di più. Si sarebbero innamorati.
Sebbene lui non aspettava altro,ora che l’aveva vista,sentiva il bisogno di allontanarla. Per il semplice fatto che lui sapeva,mentre lei,ingenua e indifesa,era sempre all’oscuro di tutto. E Harry doveva far finta di non sapere nulla.
Niall,alla sua destra,sgranocchiava un Kinder cereali. Era il quinto che mangiava,eppure non pareva ingrassare o sentirsi pesante. Il biondo era così: un pozzo senza fondo. L’amico salutò Harry ed entrò in camera.
Il riccio si avviò per la sua stanza,un piano sopra.  Per le scale,sentì rimbombare la risata di Louis. Successivamente,vi si unì un’altra risata a lui familiare.
Sara.
Non poteva permettersi di vederla ancora. Non aveva il coraggio di trattarla male,ma doveva. Era l’unica chanche .
Lasciar perdere Sara e comportarsi male con lei: in questo modo sarebbe sopravvissuta.
Voleva solo il bene per la ragazza.
Perciò,costrinse il suo corpo a correre,salì di fretta le scale e si chiuse in camera,sdraiandosi sul letto.
Sentì dei passi davanti alla sua porta.  Tutto d’un tratto si arrestarono.
“Allora è questa la camera di Harry?”.
Cristo santo. Era la voce di Sara. Deglutì.
Louis menti,per favore. Racconta una bugia,pensò. Ma l’amico non lo fece.
“Mh,già.”,disse il moro con la sua voce da checca.  Tra i due ci fu un silenzio imbarazzante. “Che ci trovi di tanto interessante nella porta del riccio?”,chiese di nuovo Louis.
“Eh?”,domandò Sara. Harry se la immaginò scuotere la testa,come faceva sempre quando cadeva dalle nuvole. “Scusa. Andiamo”,disse.
Li sentì allontanarsi. Nonostante il cuore gli dicesse tutta un’altra cosa, Harry si ritrovò a pensare che la doveva vedere il meno possibile.

Sara arrivò di fronte alla sua stanza. Ai piedi della porta c’era la sua valigia. Probabilmente l’aveva portata la donna di quella mattina,risparmiandole la fatica di andare nel suo studio e farsi più o meno tre piani con una valigia che pesava il doppio di lei.
Sara si abbassò per prenderla,sfilò la chiave dai pantaloni e aprì la porta con un rumore secco.  Lanciò la valigia per terra e si sedette sul letto.
La stanza non era grande,anzi. Sembrava quasi uno sgabuzzino. Il tetto era spiovente,come quello di una soffitta,la scrivania nell’angolo era quadrata e dalla finestra riusciva a vedere il cimitero. Bella,la vista,pensò sarcasticamente.
Sulla scrivania c’era un computer portatile,pieno di adesivi. Probabilmente quello che era nella sua stanza prima di lei ,voleva lasciare un segno.
Vicino al letto,c’era un armadio piccolo.
Sara guardò prima la valigia e poi l’armadio,pensando sul da farsi.  La pigrizia ebbe la meglio,e decise di andare a fare un giro per i corridoi.
Si ricordò le parole di Sydney di quella mattina e,ripensando la faccia dell’amica che la pregava di andare a farle visita,Sara si incamminò verso la stanza numero ottanta.
La porta dell’amica era piena di poster e  adesivi uno sovrapposto all’altro,che coprivano interamente il legno di noce.  Sara si accorse di un bigliettino che era attaccato con una puntina e lo strappò dalla porta.
 

Sara,se sei venuta a farmi visita,brava. Noi due andremo molto d’accordo.
Se sei rimasta chiusa dentro la tua stanza invece…LOUIS! Giù le mani dalla mia posta! Comunque,vieni a farmi visita un altro giorno,sono dovuta schizzare  dal riposino infermeria (un vantaggio del trattamento Taser di oggi) a una sessione di trucco biologico con la Mason. E quindi,facciamo la prossima volta?

Psicoticamente tua,
Syd.
 

Peeeerfetto.
Ora aveva il pomeriggio vuoto.
Restò con il messaggio in mano per un po’;era un sollievo sapere che si stavano prendendo cura di Sydney,ma avrebbe potuto vederla. Solo parlando con l’amica avrebbe saputo che peso dare all’incidente; invece ,ferma in quel corridoio, le vennero ancora più dubbi sulla salute della rossa.
Una porta alle sua spalle si aprì,e un fascio di luce le inondò la schiena.
“Ehy,che ci fai lì,cola soletta?”. Riconobbe subito l’accento strano di Zayn.
Sara sorrise e si voltò verso il ragazzo. Zayn non si era ancora cambiato,indossava la stessa maglietta e gli stessi pantaloni di quella mattina. Teneva uno specchio in mano.
“Sono venuta a trovare Sydney” ,disse Sara.
“Non c’è nessuno”,la informò Zayn. Si specchio un po’,poi la guardò ancora. Aprì di più la porta ed alzò le sopracciglia. Sara non capiva se la stesse invitando ad entrare o meno.
“Mh,beh… ero solo di passaggio,volevo andare a… a prendere una sana boccata d’aria di fuori,in giardino”,borbottò Sara,dirigendosi verso la sua stanza.
“Sara”,la chiamò Zayn.
Lei si voltò. “Sì?”,chiese.
“Per giardino intendi il cimitero?”,chiese lui sorridente.
“Sì,più o meno”,disse lei,mettendosi una ciocca di capelli dietro le orecchie.
“Bene”,disse Zayn. Entrò di nuovo dentro la sua stanza,posò lo specchio da qualche parte e tornò da lei,con un sorriso magnifico dipinto sul volto. “Andiamo insieme?”.

Se al posto di Zayn ci fosse stato Harry,Sara si sarebbe sentita la ragazza più felice del mondo. Parlando col moro,la ragazza l’aveva visto varie volte negli occhi: erano tendenti al verde,ma mai belli quanto quelli di Harry.
Zayn la aiutò a sorpassare un masso e poi continuarono a camminare fra le lapidi.
Si fermarono di fronte a una grigia. I lati erano decorati da tanti ghirigori.
“Questa è la mia preferita”,disse il ragazzo,indicando una tomba ai loro piedi.
Sara si chiese cosa c’era di tanto speciale ,visto che somigliava a tutte le altre.
“Spiega perché è morto. Sopravvisse a tre proiettili ,a cinque cavalli e combatté nella Guerra di Aggressione Nordista prima di trovare la pace eterna”,disse Zayn. “Questo posto sarebbe più interessante se tutte le lapidi riportassero la causa della morte,non trovi?”.
Sara annuì. Il cimitero era tenebroso e nebbioso,il terreno era sconnesso e gli alberi spogli. Una cornacchia gracchiò e la ragazza vide l’ombra dell’uccello alzarsi in volo.
Non era stata una buona idea fare una passeggiata lì,ma con Zayn si trovava bene.
Era simpatico,forse un po’ troppo vanitoso,ma pur sempre un bravo ragazzo. Sara aveva capito che poteva contare su di lui,almeno fino a quando sarebbero rimasti nel correzionale.
Camminarono attraverso la nebbia fitta. Zayn la condusse sul punto più alto del cimitero,dove c’era un gigantesco mausoleo scuro. Sulla porta c’era intagliato un diavolo  con la bocca aperta dalla quale pendeva un battente. Fissò la decorazione per un attimo. La accarezzò con la punta della dita e,fissando  il disegno negli occhi  inanimati,le parve di vedere la palpebre muoversi e gli occhi diventare per un attimo rossi.
Si ritirò subito,poi scosse la testa. Il diavolo si era mosso?
“Ehi,tutto bene?”,chiese Zayn,circondandole le spalle con un braccio. “In fondo non ti do torto. Questa non è certo la parte più bella del correzionale.”,disse guardandola negli occhi. “Ammesso che ce ne sia una”.
“Veramente,mi sono spaventata per quella decorazione…mette un po’ paura”,disse lei,senza aggiungere che era certa che il diavolo l’avesse vista,ma non disse nulla per evitare di sembrare pazza.
“Ah,capisco. Il diavoletto”,cantilenò  Zayn. Seguì un attimo di silenzio,interroto solo dal rumore del vento. “Tu ci credi?”,chiese.
“In cosa?”,domandò Sara,guardandolo con le sopracciglia aggrottate.
“Negli angeli e i diavoli. Ci credi?”,chiese ancora il ragazzo.
I genitori di Sara non erano religiosi,e di conseguenza nemmeno lei. Non era mai stata battezzata ed era andata in chiesa solo a Natale o Pasqua. Ma aveva sempre creduto che ci fosse qualcun altro oltre all’uomo e Harry era la dimostrazione che gli angeli esistevano seriamente.
“Sì”,mormorò. “Ci credo”.



 

Ragazzi,è importante.
Sto facendo una colletta per un intervento,così possiamo fermare il sangue che
Esce dalla vagina di Sara e lei non si ritroverà incinta di una piccola
Darcy Lane.
Insomma,più recensioni ci saranno ,più soldi otterrò,così Marmotta non dovrà
Prendere la pillola.
Uhuhu : D
Sto davvero male. Anyway,ringrazio le solite tre che recensiscono e seguono/preferisco/ricordano le mie storie e anche xXPLAYXx che ricorda la mia ff.
Un grazie anche a tutte le lettrici silenziose .
Premetto che questo capitolo fa pena,l’ho scritto metà ieri sera e metà sta mattina,tutto di fretta,altrimenti oggi mentre gioco sto rincojonita.
Sciao bele.
t.

 
ps:ho promesso a Sara che avrei pubblicizzato la sua ff,grazie a un collegamento ipertestuale,ma l'editor di efp mi sta facendo saltare letteralmene i nervi,perciò,per saperna di più sulla Sarry,passate qui : http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1262740&i=1 Leggetela,è fantastica. In confronto,questa è una merdina. :)Grazie mille,anche da Marmotta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 

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Capitolo 4
*** The dream. ***


     


 Tre.
The dream

 

Aprì gli occhi piano. Tutto,intorno a lei,era buio. Cercò di camminare verso l’uscita,tastando la biblioteca della sua camera con le mani,per trovare un appiglio.
Sentiva la gola secca,come mai le  era capitato prima. Si inumidì le labbra con la lingua e mandò giù la saliva,come ciò  se potesse assetarla.
Avanzò ancora di qualche passo,incerta. Gli occhi non si erano ancora abituati al buio e non sapeva dove metteva i piedi.  Sbatté la testa contro una parete di  legno.
Si massaggiò la fronte con una mano. Poi tastò il muro di legno ,fino ad arrivare alla maniglia. Grazie al cielo ce l’aveva fatta, era arrivata alla porta. La aprì silenziosamente. Fece molta attenzione a non sbatterla mentre la chiudeva,ma le sfuggì di mano.
Istintivamente,si coprì le orecchie con le mani e guardò se qualcuno si era accorto che stava scappando. Sospirò,quando constatò che in effetti non c’era nessuno lì dentro ,o almeno nessuno a cui lei importasse veramente.
Attraversò il corridoio delle stanze e scese le scale di fretta,prima di aprire una porta finestra e uscire in giardino .
Si fermò a guardare il panorama. Il giardino era gigantesco,alberi secolari si innalzavano nel mezzo per rinfrescare lei e la sua famiglia durante le giornate più calde;ai lati c’erano vari arbusti di rose e in fondo
Chiuse le palpebre per un secondo,beandosi del vento fresco e mattutino. Quando riaprì gli occhi,non si trovava più nel giardino: di fronte a lei si estendeva per leghe e leghe una distesa di cenere raccolta in cumuli ai lati . E in quel momento non era più Sara  la figlia del re,ma Sara Minelli,una povera ragazza definita pazza e mandata in un istituto correzionale.
I capelli neri erano più lunghi di quanto fossero nella realtà e indossava un vestito bianco e di seta. Si accorse di essere scalza solo quando un sasso le tagliò la pianta del piede.
Al centro dei cumuli si formava una via dritta. Sara fissò l’orizzonte desolatamente piatto,si confondeva col cielo,di un colore giallo malato,gravido di una polvere sottile. No,non era polvere. Cenere,cenere e cenere.
Se ne sentiva la bocca piena e tossì violentemente .
La ragazza guardò i piedi scalzi. Era pieni di cicatrici,alcune appena formate che formavano rivoletti di sangue. Alzò lo sguardo,cercando di non farci caso.
Sospirò. Fece un passo in avanti verso la via sabbiosa.
Da un cumulo di cenere alla sua destra si trasformò in un’immagine trasparente :era una ragazza,con i capelli neri raccolti in una crocchia alta,un vestito nero che le copriva il corpo magro.  Sara allungò una mano verso il fantasma della ragazza e le affondò nel petto . Il fantasma aprì la bocca,come per urlare,ma dalla sua bocca non usciva nessun suono.
Improvvisamente,dagli altri mazzi di cenere uscirono altre ragazze. Si somigliavano tutte in qualcosa: capelli neri,occhi marroni e un terribile dolore dipinto sulla faccia.
Tutte fissavano verso il basso. Sara le guardava stupefatta. Chi erano quelle?
Perché le ricordavano lei? Le guardò una ad una: ce ne erano alcune vestite con abiti sfarzosi,altre con poveri stracci. Si fermò davanti ad un fantasma con la pelle color terra.
Il fantasma alzò la testa e fissò Sara. Il naso era dritto,i lineamenti bellissimi e gli occhi marroni erano profondi,messi in risalto dal trucco nero che continuava anche ai lati dell’occhio. I capelli erano lunghi fino ai fianchi e lisci come non mai. Indossava un vestito bianco che terminava all’altezza delle caviglie. La vita era stretta da una cinta d’oro: anche sulla testa c’era una specie di corona dalla quale pendevano ciondoli di diamanti e zaffiri. Sembrava egiziana.
Sara rimase ferma di fronte alla ragazza-fantasma. Le sorrise e quella parve ricambiare,almeno per un secondo.
Fino a quando ,improvvisamente, vide l’egiziana urlare. Anche lei non emetteva nessun suono,ma al contrario dell’altra si afflosciò sulle ginocchia. I bellissimi occhi si rigirarono all’indietro,la pupilla diventò bianca. Si mise le mani nei capelli,strappandosi  varie ciocche. Poi una lingua di fuoco avvolse il suo corpo e quello di tutte le altre ragazze.
I fantasmi che aveva visto poco prima si trasformarono nuovamente in grandi piramidi di cenere. Senza sapere perché,Sara cominciò a coprirsi con  quello che era rimasto dell’egiziana.
Nella sua mente riaffiorarono ricordi che nemmeno lei sapeva di avere. C’era sempre l’egiziana,elegante nella sua tunica bianca che,nascosta dietro le grandi foglie di papiro,ammirava un ragazzo. Anzi,il ragazzo dei suoi sogni. Lui se ne stava seduto sulle rive di un fiume,lanciando sassolini nell’acqua. I sandali erano sporchi a causa della sabbia. Al suo fianco c’erano piante e piante di papiro a terra,una ammassata sull’altra.
Probabilmente l’egiziana fece un passo di troppo,perché il ragazzo si voltò verso di lei.
Il ricordo svanì. Sara corse verso un altro cumulo di cenere e ne prese in mano un po’. Chiuse gli occhi,aspettando un altro ricordo.
Quando li riaprì si ritrovò nel giardino di casa. Non era cambiato nulla:non era nemmeno diventata Sara figlia del re. Era rimasta Sara Minelli la povera disgraziata.
Improvvisamente,vide qualcuno scendere proprio di fronte a lei. Un angelo.
“Sara,quello che hai visto stasera è…”. La voce dell’angelo era familiare. Finalmente i raggi del sole illuminarono lo spazio intorno a loro e Sara si poté immergere nel verde smeraldo degli occhi dell’angelo. Harry era di fronte a lei,i capelli scompigliati e le mani strette nelle sue. Dalle spalle del ragazzo spuntavano due grandi ali.
D’un tratto, i capelli di Harry diventarono più scuri,gli occhi più fangosi e la pelle più color terra. Le ali cambiarono colore: dal bianco puro di pochi secondi prima,diventarono di un rosso acceso,le punte dorate. Cosa ci faceva Zayn lì? Perché era arrivato e aveva interrotto il momento più bello di tutta la sua vita?
“…è quello che succederà,se continuerai a innamorarti di Harry.”
Aveva visto tante cose,quella sera. Non sapeva  di cosa parlasse Zayn: al giardino? Alla cenere e ai fantasmi? Alla fine della ragazza egiziana o al fiume coi papiri?
Dio,perché non poteva essere più chiaro?
“A cosa ti riferisci esattamente,Zayn?”,chiese Sara,un po’ allarmata.
Lui sorrise maligno. “A questo”,disse. Schioccò le dita e della ragazza non rimase nulla.

Sara si mise seduta sul letto velocemente. Il pigiama le si era incollato alla schiena a causa del sudore e sentiva i muscoli  immobili. Il respiro si era fatto irregolare.
Fissò la sua stanza del correzionale e tirò un sospiro di sollievo.  
Era un sogno,solo un sogno.
Si buttò a peso morto sul letto,cercando di riprendere sonno. Eppure,era impossibile,dopo ciò che aveva appena visto.  Nella sua mente riaffioravano le immagini del sogno,pronte a spaventarla a morte.
Già,aveva avuto paura di un sogno. Più che altro,continuava  a pensare alle parole di Zayn,al suo destino e a quello delle ragazze. E era sicura di aver già visto la casa da cui cercava di scappare. Ci aveva già abitato.
Sì,ma quando? Cosa volesse dire bene l’immagine della casa,dei fantasmi,degli angeli ,non lo sapeva. O meglio,non lo ricordava.
Era collegato con qualcosa nella sua vita,anche se  tutto era un mistero per lei.
La sveglia digitale sulla scrivania squillò. Erano le sei.
In genere,le altre mattine la spegneva con un gesto della mano e si rigirava nel letto,addormentandosi finché la sveglia non avrebbe segnato le sette. Ma quella mattina tanto valeva svegliarsi presto,fare tutto con comodo ,fare colazione lentamente e godersi la giornata,anche se avrebbe affrontato altre pesanti ore di scuola.
Prese dall’armadio un paio di jeans neri e se li infilò. Dopo aver indossato anche una camicia e un paio di scarpe  abbinate,uscì dalla sua stanza. Si diresse verso la mensa,quasi vuota. 
C’erano solo tre o quattro ragazzi seduti ai tavolini che sorseggiavano il latte e sgranocchiavano biscotti .
Sara prese una cioccolata calda,un cornetto ripieno alla cioccolata e si sedette al tavolino più vicino alla finestra.  Da lì poteva ammirare il cimitero e il mausoleo.
Ricordava ancora la strana figura sulla porta. Solo al pensiero le vennero i brividi e scacciò via quel pensiero.
Staccò un pezzo di cornetto con la mano e,mentre masticava, ripensò al sogno:
le ragazze fantasma le popolavano ancora  la mente,volando a pochi centimetri da terra . Erano tutte circondate da un alone grigiastro,che alludeva al colore della cenere.
Una di quelle la colpì: era diversa dalle altre. Sembrava più felice del dovuto,o forse era solo una sua impressione. La pelle era scura,ma gli occhi nocciola sprizzavano felicità da tutti i pori.  Indossava sono un vestitino corto di cuoio,che la fece ripensare alle ragazze hawaiane. Portava un po’ di fiori nei capelli,e sul suo braccio destro c’era un tatuaggio. Al polso aveva un braccialetto fino e al collo una collana con un pendente color smeraldo.
Come gli occhi di Harry.
Harry.
Ripensò di nuovo alle sue ali magnifiche. A quanto fosse perfetto,anche nel sogno.
Niente gli poteva rendere giustizia. Anche se sapeva che Harry non era un angelo.
Le ali erano solo frutto della sua immaginazione.
E un secondo dopo,ecco che vide di nuovo Zayn al posto del ragazzo che le piaceva.
Il moro continuava a sorriderle amichevolmente,ma sotto sotto  Sara sentiva che non aveva buone intenzioni.  Eppure,due giorni prima si era rivelato tanto gentile con lei: dopo essere tornati dalla loro passeggiata nelcimitero,avevano visto un po’ di TV insieme e infine lui le aveva preso qualcosa da mangiare in un fast food vicino all’istituto.
Nel sogno,però,il moro era tutt’altro che amichevole.
  
 

 

 

Cavolo,ho il tappo alle orecchie…
… e mia madre si ricorda che mi deve mettere le gocce
Quando mi sto sentendo i 1D con gli auricolari.
Sfiga,eh? Vabbé,in fondo mi ha fatto un favore,visto che stavo piangendo come una
Disgraziata davanti al computer.
Questo capitolo fa pena,lo so,lo so.
Nono ricordatemelo,ok? : ) Però,ad essere sincera sono anche orgogliosa di me stessa.
Mi piace l’idea del sogno,non so da dov’è spuntata fuori.
Ora devo davvero andare a nanna,altrimenti domani mi addormento sul banco.
Giuro che io mi sparo,non voglio più andare a scuola .
A che serve studiare,poi,se non c’è lavoro?
 Un’ ultima cosa e poi vado:
grazie per le 96 visualizzazioni al prologo,
le 44 al primo capitolo e
le 40 al capitolo scorso.
Magari siete solo entrate e poi avete chiuso la pagina ma va bene lo stesso : )
Intanto,vi OBBLIGO ancora di  passare qui:
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1318620
notte, belle bimbe.
t.
ps=
se vi chiedete perché mi ostino a mettere almeno una gif di Hazza è
per far prendere un collasso a Sara. #collassotime :3


 

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Capitolo 5
*** I'm afraid. ***






Quattro.
I’m afraid.

 
 

La giornata era passata velocemente,tra una lezione e l’altra. Sara lottava contro la voglia di guardare Harry,ma qualche volta cedeva.
Naturalmente,lui non ricambiava mai. La ragazza si chiese se l’avesse mai vista e,escludendo il giorno in cui si erano scontrati,non le parve di aver mai sentito gli occhi di Harry su di lei. Se ne sarebbe accorta.
La professoressa riportò in ordine la classe battendo il registro sulla cattedra.
Sara si mise dritta con la schiena e obbligò la sua mente a concentrarsi sulla lezione. Non sapeva nemmeno di cosa stava parlando l’insegnante,ma sulla lavagna c’era scritto qualcosa riguardo agli angeli e i demoni.
Religione.
Sara non aveva mai capito a cosa servisse quella materia. Lei non era mai stata battezzata,perciò la trovava inutile.
Il suo sguardo si posò di nuovo sul riccio,intento  a scarabocchiare sul banco. Il modo in cui lui si inumidiva le labbra,si passava una mano tra i capelli e camminava le era stranamente familiare.  Come se l’avesse già conosciuto,in un’altra vita.
Altra vita. Pfff,che stupidaggine. La reincarnazione era solo un’idea degli induisti.
Era un’idea. Non la realtà.
La campanella risuonò nei corridoi vuoti della scuola. Tutti gli alunni si alzarono e corsero verso l’uscita con uno scatto. C’era chi cadeva per terra e chiedeva aiuto,ma nessuno se ne importava e passava avanti.  Tra questi ce n’era uno biondo.
Sara gli porse la mano. “Hai bisogno di aiuto?”.
Quello alzò gli occhi. Erano di un azzurro chiarissimo e limpido. “Grazie”.
Le afferrò la mano e Sara lo aiutò a tirarsi su. Si spolverò i pantaloni neri. “Sono Niall”,disse infine.
“Sara”,rispose lei. Gli sorrise,lui ricambiò.
“Oh,già lo so”. Il suo tono era risoluto.
“Come fai a saperlo?”,chiese la ragazza curiosa.
“Beh… Lo sai,le voci passano e i nomi dei nuovi si imparano subito”,mormorò lui.
“Ah”. Sara chiuse la conversazione goffamente,passandosi una mano tra i capelli scuri.
“Mh,io…”,fece Niall imbarazzato. Da dietro il biondo spuntò una nuvola di capelli marroni e due pezzi di smeraldo trafissero il cuore di Sara. Harry la guardava in modo malvagio,con le sopracciglia aggrottate e nessuna ombra di un sorriso sul volto.
“Niall,andiamo”. La sua voce era fredda come il ghiaccio e tagliente come migliaia di lame. “Da quando in qua sprechi il tempo con i novellini?”,apostrofò lui e Sara si sentì il cuore cadere in pezzi.
“E’ stato un piacere conoscerti,Sara”,disse Niall. Era sincero,si poteva vedere molto bene. Non c’era cattiveria nella sua voce,più che altro gentilezza. Probabilmente cercava di non farla pensare alle sprezzanti parole di Harry.
Quest’ultimo prese il biondo per la spalle e insieme uscirono dall’aula. Sara li vide allontanarsi piano piano,finché non diventarono un pallino indistinto.
“Il piacere è tutto mio”,mormorò Sara a bassa voce.  Poi corse verso la sua camera e chiuse gli occhi,buttandosi sul letto.
 
Un’immensa distesa di dune si dilatava verso l’orizzonte,come le onde nell’oceano.
Le raffiche di vento sollevavano mulinelli di sabbia color rame e Sara fu costretta a tenere gli occhi socchiusi per non farvi entrare nulla.  Alberi contorti e scheletri crescevano qua e là su terreno arido e solido.
Una forza dentro di lei la spingeva ad andare avanti,verso la fine della tempesta di cui era la protagonista.  Non c’era ombra di nessun animale in quel terreno desolato.
Corse in avanti,gli occhi sempre chiusi,finché il vento scemò fino a diventare una brezza fresca.  
Si parò la fronte con una mano per vedere il panorama circostante,ma oltre a dune  e sabbia non c’era molto.
“Salve. Non ti aspettavo così presto”.
Una voce dietro di lei la fece sussultare.  Sara si girò di scatto, e rimase incatenata negli occhi verdi che si trovavano di fronte a lei. “Harry?”,azzardò.
“Già. E tu sei… Sahar?”.
Chi? Sahar? Probabilmente c’era un malinteso. “No,io mi chiamo…”,iniziò lei,ma si bloccò appena vide il colore della pelle. Non era bianca. Marrone.
“…Sahar,ti chiami così. Fidati.”,disse Harry cortese. “Un giorno capirai,piccola mia. Ma quanto dovremmo soffrire,prima che tutto si rimetta a posto. Non so quando,non so come,ma ci ameremo e vedremo i nostri nipotini correre nel parco.”. Fece scorrere un dito nei capelli della ragazza. Sara si accorse che erano lisci.
“Come?”,chiese la ragazza.
“Seguimi”.
Per la seconda volta,dalle spalle di Harry spuntarono due gigantesche ali bianche.
Sara si avvicinò per toccare le punte,ma il ragazzo fu più veloce e si alzò in volo,lasciandosi dietro una cascata di sabbia. Era circondato da un alone verdastro.
La guardò,poi spiccò il volo. Sara gli corse dietro.
Il sole picchiava forte,ma non le importava. I piedi nudi affondavano nella sabbia,mentre teneva la testa alta per non perdere di vista Harry. Non si sentiva più le gambe,ma doveva correre. Per lei e per Harry. Per quello che aveva detto lui.
Per il loro amore.
O almeno lei pensava così.
Continuava a correre in avanti,finché non si bloccò. Di fronte a lei c’era una roccia gigantesca che ricadeva perpendicolarmente per terra. 
Harry volava anche oltre la rupe. La ragazza sospirò desolata,sapeva che non c’era più possibilità. Era fatta così,lei.
Si arrendeva facilmente. Lacrime di delusione scesero dai suoi occhi. Perché ora che Harry sembrava veramente gentile non aveva l’opportunità di stare con lui?
Veramente,la possibilità ce l’aveva. Solo che non voleva farsi male.
Ma chi se ne frega!Parliamo di Styles!,pensò. Guardò in alto,verso il cielo, poi afferrò un sasso che fuoriusciva dalla rupe e si arrampicò,piano piano sempre più in alto.  Quando era più o meno a metà,sentì sbriciolarsi sotto di lei il pezzo di roccia su cui teneva poggiato il piede. Imprecò.
Anche la roccia che teneva con la mano destra si sbriciolò poco a poco,fino a ritrovarsi appesa solo un braccio. Merda. Beh,in qualche modo doveva finire.
Guardò sotto di lei,per vedere a che altezza era. Chiuse gli occhi quando si accorse di essere troppo in alto. Se fosse caduta da lì,sarebbe sicuramente morta.
Sentì la roccia sbriciolarsi. “Aiuto!”,urlò con tutto il fiato che aveva nel corpo.
Troppo tardi.
Percepì il vuoto sotto di lei,i capelli le si appiccicarono in faccia. Vide le nuvole farsi sempre più piccole,la rupe al suo fianco era solo un colore come tanti altri.
Si preparò all’impatto. Ecco,è andata così,pensò. Chiuse gli occhi,di istinto,pronta al dolore.
Invece,qualcosa la afferrò. Due braccia forti la sorreggevano e gli occhi smeraldo che conosceva fin troppo bene la squadrarono allarmati.
“Harry”,mormorò la ragazza.
“Stai bene?”,chiese lui. La voce era carica d’apprensione.
“Mi hai presa”,sospirò lei.
Lui la guardò negli occhi. “Sempre,ti prenderò sempre”.
“Promesso?”.
Lui annuì.
“Bene,perché penso che cadrò in amore per te”.
 
Boom.
Un rumore sordo la fece svegliare.
Sentì la pioggia scrosciare e poi un altro rumore assordante. Un tuono.
Si coprì la testa con un cuscino. Anche quando era piccola,aveva sempre avuto paura dei tuoni e dei temporali . In genere c’era il suo orsacchiotto a darle compagnia,ma suo fratello gliel’aveva rotto all’età di dieci anni.
Uscì dalla sua stanza e si avviò verso la mensa per la cena.  Un altro tuono spezzò il silenzio della scuola. Prese un ombrello da terra,pronta ad uscire dal dormitorio e ad avviarsi verso la mensa. Sospirò,facendosi coraggio. E’ solo un temporale.
Fece per fare un passo in avanti,ma un tuono rimbombò nell’aria e lei si tirò indietro.
“Quando arriva il temporale,io lo aspetto qui,ripeto le parole del mio rimbomboamico:  vaff..”,cominciò a canticchiare, a occhi chiusi.
Fu interrotta da un risata. Si girò.
Era Harry. Gesù,Giuseppe e Maria.
“Scusa”,disse lui. “E’ che mi hai fatto ridere. E’… carina la canzoncina. Magari un giorno me la insegni,okay?”.  Sembrava più sereno,almeno rispetto a prima.
“Co-come vuoi”.Sara si sentì le guance avvampare,ma cercò di mantenere la voce normale.
Si chinò per terra,spostando miliardi di ombrelli. “Umh…non è che per caso hai visto il mio?”,chiese.
Sara alzò l’ombrello che aveva  in mano. “E’ questo?”,chiese.
Lui annuì. Lo prese e aprì la porta. Si girò verso Sara e con un sorriso stampato in faccia chiese : “Beh,tu non vieni?”.
Sara strabuzzò gli occhi. Harry che si preoccupava per lei? Beh,questo era davvero il colmo. “Non ho un ombrello”,gli fece notare la ragazza.
Harry sorrise. “Beh,ti posso accompagnare io”.
Le guance di Sara si alzarono ,tendendo le sue labbra in un sorriso ebete.  Si ritrovò ad annuire,avvicinandosi a Harry per non bagnarsi .
Il tragitto parve più lungo del solito. Forse perché nessuno ei due spiccicava parola,o forse era solo un’impressione della ragazza.
Un tuono risuonò nell’aria e Sara si aggrappò involontariamente al braccio di Harry.
All’inizio,sentì un fuoco pervaderle il corpo come se la volesse uccidere. Poi,approfittò di quel momento per tenersi al riccio ,senza preoccuparsi di cosa succedeva dentro il suo corpo. Infine,sentì un calore espandersi nel suo corpo a macchia d’olio. Aveva già provato quella sensazione…
Harry tossì.
Sara si staccò di colpo,consapevole che era stata troppo sfacciata. “Scusa”.
“Hai paura dei temporali”,disse lui. Non era un domanda.
“Come fai a saperlo?”,chiese lei,curiosa.
“Non ti saresti aggrappata a me,se non avessi avuto paura,giusto?”. Il suo ragionamento non faceva una piega e Sara si ritrovò ad annuire.
Finalmente,riuscì a scorgere le luci della mensa. Era piuttosto dispiaciuta,perché sapeva che Harry non sarebbe stato così gentile con lei.
Ne era certa.
“Mh,Sara?”,la richiamò.
“Sì?”,chiese lei. Lo guardò negli occhi. Era sicura che qualunque cosa avesse detto,Harry non si sarebbe arrabbiato,non quella sera.
“Hai fame?”.
Nonostante il suo stomaco brontolasse,scosse la testa. “Perché?”,chiese.
Lui aprì la bocca,come per parlare,ma la richiuse subito. “Niente. Non sarebbe stata comunque una buona idea”.
 
Sara si svegliò la mattina successiva,senza aver sognato. Si era permessa un po’ di ore in più di sonno,visto che era Sabato e aveva la giornata libera.
Si stiracchiò la schiena,poi si alzò dal letto e indossò un paio di pantaloni della tuta e una semplice maglietta a maniche corte.
Scese per le scale,felice di trovare il sole fare capolino tra le nuvole.  Fuori,nel piccolo cortile,c’erano ragazzi seduti sulle scalinate che chiacchieravano,dormivano o leggevano.  Li squadrò uno ad uno,finché il suo cuore non si strinse in una morsa vedendo Perrie e Harry che parlottavano a bassa voce,vicinissimi.
Cercò di non pensarci. In fondo,l’atto di gentilezza del riccio,la sera prima,era stata una sorpresa per lei ed evidentemente lui si era sentito improvvisamente altruista .
Camminò con i pugni serrati,cercando un posto qualsiasi per distrarsi. Eppure,nella sua mente c’erano solo le immagini di Harry e Perrie che si baciavano passionalmente.
“Attenta!”,urlò una voce a lei familiare. Louis.
Un pallone le arrivò dritto sulla fronte,perse l’equilibrio e cadde a terra.
“Cento punti,Lou!”,urlò Sydney. “Tutto a posto,Sara?”.
“No,cretina. Louis  hai tirato una palla in testa,come fa a stare bene?”. Sentì un’altra voce oltre a quelle di Louis e Sydney. Sorrise quando la riconobbe.
“Oh,ma che vuoi Zayn?”,protestò Sydney. “Secondo te voleva  farle male?”.
Sara si alzò e Zayn  corse subito da lei. “Tutto a posto?”,chiese,squadrandola.
La ragazza annuì. Si girò verso gli spalti,cercando nuovamente Harry.
Ma se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Lui si tirò indietro prima che le loro teste si toccarono.
“E’ la seconda volta che te lo dico,dovresti stare più attenta”,disse lui. Si ritirò nel dormitorio velocemente,senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
E senza nessuna traccia della gentilezza che aveva mostrato la sera precedente.
 
 

 

 
 

  Lunghino,no?
Vi basterà per i prossimi giorni,visto che ho un po’ da fare.
Verifiche,verifiche e verifiche.
Comunque,non so in che lingua dirvelo,passate qui: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1318620
Ora vado,oggi non vi rompo.
Sciiiaaao bele. 

t.♥
 
 
 
 
 
 
 
 
  


 

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Capitolo 6
*** pigiama party (non è un capitolo :D) ***


CIAO BELLE :3


PRATICAMENTE CI SIAMO IO, xSariArix E  Guddai_chan,OVVERO MARMOTTA E L'ALTRA. SONO LE 2:56 DI NOTTE E NOI SIAMO A UN PIGIAMA PARTY E,SICCOME AVEVAMO ACCESO IL PC,SIAMO PASSATE A LEGGERE LA STORIA DI SARA PURE SE L' ABBIAMO GIA' LETTA E  ,RIVEDENDO UN CAPITOLO IN CUI MARMOTTA AVEVA FATTO PUBBLICA LA TEORIA TULLIANA, VOI, CHE IN PRATICA NON SAPETE UNA MAZZA,E' IL MOMENTO DI AGGIORNARVI (SCUSATE SE è SCRITTO TUTTO IN GRASSETTO MA NON RIESCO A TOGLIERLO). QUINDI,BUONA LETTURA. :)


IO:ehi xD come stai? ieri avevi la febbre,se non mi sbaglio.
SARA:meglio:) già.. ieri sera, mentre le nostre madri erano al telefono, mi ero misurata la febbre: 39,6 ahi ahi ahi :/
stamattina: 36,8
Ora: 37,2.
Causa: febbre; Conseguenza: tomorrow no school. Oh YAH! YAH!
IO:.________. ci provi gusto a farmi rodere?
SARA:A farti rodere? Un boghino. Tu hai letto "boghino", ma hai pensato che io abbia scritto "bocchino". Di conseguenza hai pensato a male, riferendoti alle pompe che le cordiali femmine donano al pene eretto, concesso dal gentile uomo di cortesia, maschio. Questa è la più infallibile prova dal quale è estratta la teoria Tulliana (di Beatrice Tulli) la quale azzecca alla perfezione, modestamente e squallidamente, che tu sia una pervertita di certo non troppo pura e casta, cara Asia.
Semplicemente ho scritto tale vocabolo ("Boghino") appositamente per farti condurre alla triste verità che cosciente devi affrontare.
Asia, non trafficare su questo genere di cose: era tutto un bluff, è come se io abbia scritto "pochino", scambiando alcune lettere con altre. Ammettilo: ora sarai confusa e al tempo stesso affascinata da questo trabocchetto e gioco di parole. E indubbiamente pensando alla triste verità... credo che quando io ho scritto poco fa "pochino" (la soluzione del quiz, tra l'altro, non escludendo il fatto che questo sia un quiz...) tu sia andata, per la seconda volta, pensando (ahimé) a male.
Cara Asia, dacci un taglio con le tue gentilissime e cordiali fantasie eroiche!
Un altro trabocchetto? Pensare che tu abbia capito "fantasie erotiche" al posto di "fantasie eroiche".
Ah, e per prima, quando io scrissi delle pompe che le cordiali femmine donano ai gentili uomini di cortesia maschi: non mi riferivo al pompino (il quale tu in quel momento stavi pensando), ma semplicemente alla pompa, facente parte del settore "caldaia, elettricità, luce, gas ...ecc"
Mi sa tanto che tu non sia specializzata in quel settore, al contrario di QUELL'ALTRO SETTORE, giusto Asia?
E mi sa tanto che la febbre faccia male anche a chi non ce l'ha! (te).
.
Cordiali saluti, una tipa che sorride maliziosamente.(:

IO: L'ERBA SI TAGLIA, SARA, NON SI FUMA.
 
OKAY,ORA ANDIAMO A GIOCARE CON LE MASCHERE. MUAHAHAHA NON SAPRETE MAI DI COSA STO PARLANDO c: ORA AVRETE CAPITO,CHE SARA E' MOOOOOOOLTO PERVERTITA. STAIAMO METTENDO UN VIDEO SU YOUTUBE, VI DIAMO IL LINK.E YAY! HO TOLTO IL GRASSETTO :3 http://www.youtube.com/watch?v=BHBFV5HSgVc&feature=youtube_gdata VI CONSIGLIO DI GUARDARLO, POI CAPIRETE AHAHAHAHAH :'D
QUESTE SIAMO IO E UN'ALTRA BEA : (JE SUIS QUELLA CHE PARLA DI MENO) http://www.youtube.com/watch?v=65F3fOEDyts&feature=plcp







Sara ha confermato di voler diventare "quella che mette i microfoni alla gente " (che brutta cosa :o) così può toccare il culo di hazza muahaha ;D mlmlml #69696969 call me maybe?
LOOL (anche io sono pervertita, colpa di Sara :D)
AWWWWWWW Tanta robbbba, 'nsomma <3


YAYYYYYYY HAZZA!!!!

:



PLEASE BITCH, I'M ZAYN MALIK <3

Harry, sei la persona più normale che io conosca (non di persona, sappiatelo). questa frase contorta è di marmotta. ho fatto la rima :3


GRAZIE A TUTTI, LOL, NON C'AVEVAMO 'NCAZZO DA FA! :D

  
 
 

Sara,guarda che ho trovato !ahahaha il cessso xD


 

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Capitolo 7
*** Beelzebub ***




 
Sei.
Beelzebub.

 

Si lasciò cadere per terra. Harry le aveva regalato uno sguardo carico d’odio e il suo cuore era sprofondato verso l’abisso.  Si mise le mani tra i capelli,cercando di scacciare la frustrazione e la tristezza che erano nel suo corpo in quel momento.
Si accorse troppo tardi che stava piangendo.
Louis tossì. “Scusa,non volevo farti male”.
“Lou,non penso che sia colpa tua…”. Sydney indicò con la testa l’entrata del dormitorio e il castano deglutì.
Sara sentiva tutti gli occhi puntati addosso. Senza rendersene conto si alzò e corse .
Non le importava dove sarebbe andata a finire. Non le importava se si faceva male.
L’unica cosa che aveva in mente era Harry,i suoi sogni e il comportamento del ragazzo.
Attraversò il dormitorio,tirando dritta verso il cimitero. Arrivò fino in cima,vicino al mausoleo. Ricordò  la chiacchierata che aveva fatto con Zayn e,istintivamente,si sedette di fronte alla porta.  Ripensò la diavolo: l’aveva vista veramente oppure era solo una sua immaginazione?
Alzò la testa verso il diavolo e si scostò subito dalla porta.
Gli occhi erano rosso vermiglio,il legno si stava trasformando in pelle vera e le due corna diventarono solide e nere. Il battiporta che era attaccato ai lati della bocca cadde,provocando un rumore sordo.
Sara arretrò ancora,gattonando all’indietro come un gambero,finché non batté la schiena contro una lapide. “Cristo,cristo,cristo…”,mormorò.
Il diavolo prese forma concreta. Il corpo era muscoloso,rosso. Gli occhi erano diventati giallastri, le corna si erano appuntite e le mani erano grandi,possenti.
“Beh,non sono proprio Cristo,ma va bene lo stesso,che dici?”,mormorò lui.
La sua voce  cupa rimbombava,spezzando il  silenzio che si era creato tra i due.
 Sara tastò il terreno,cercando qualcosa da lanciargli addosso. La sua mano trovò un oggetto rotondo e appuntito,che le provocò un taglio sull’indice.  Un sasso.
Lo afferrò ben stretto nella sua mano,prima di lanciarlo verso il demone. A contatto con la pelle del diavolo,il sasso bruciò e diventò un mucchietto di cenere.
Sara spalancò gli occhi. Non c’erano modi per scampare a quella cosa. Perciò fece l’unica cosa che le parve sensata: correre.
In discesa era più difficile,rischiava di cadere a causa del terreno irregolare ,ma non si fermò. Nemmeno quando stava per perdere l’equilibrio.
Il diavolo le era dietro,sembrava tenere il passo molto bene.
Quando si ritrovò di nuovo in pianura,Sara lottò contro il cancello sgangherato. Dall’altra parte c’era un sasso che non le permetteva di aprirlo,ma lei continuava a spingere. Quando si posò con le spalle al ferro arrugginito,trattenne un urlo.
Il diavolo era proprio di fronte a lei,i suoi occhi gialli si fusero in quelli nocciola di Sara. E. a quel punto,un ricordo riaffiorò nella sua mente.
 
“Non sei costretta a decidere”,mormorò quello. Era bellissimo,Sara ne era consapevole. Gli occhi verdi di lui le rendevano la vita più felice.
“Invece devo”,disse l’altra.
Il ragazzo le spostò una ciocca di capelli ,rimettendogliela a posto dietro le orecchie.
Lui la guardò negli occhi,sorridendole. “Hai capito il mio piano? E’ assolutamente perfetto e fatto per noi. Avere un mondo nostro dov’è l’amore a dominare. Dove possiamo stare insieme io e te,da soli,dove possiamo comandare noi. Non è questo che vuoi? Vivere con me per sempre?Sai che noi possiamo. Guarda quelli lì,invece”,con la mano indicò gli uomini che si muovevano sotto di loro.  “Loro non possono. Sanno che un giorno moriranno.”
La ragazza lo guardò male.
Lui sospirò. “Non mi guardare così,lo sai che odio quando ti arrabbi.” Le sorrise.
Lei non si scompose.  La fronte era ancora aggrottata. La baciò,cercando di  migliorare l’umore della sua ragazza. Niente.
 Lei non ricambiò, non chiuse nemmeno gli occhi.  Quando il ragazzo si staccò,sospirò.
“Cos’ho detto di male,ora?”,chiese.
“Tu vuoi  comandare un mondo nuovo. Non apprezzi ciò che Lui ci dà. Come puoi? Come puoi solo pensare di governare un solo mondo? Sei un’egoista!”. Lo spinse via. “Basta. E’ finita,Lucifero”.
 
“Tu…tu… ti conosco”,mormorò la ragazza. Fece per avvicinarsi,ma la pelle rossa del demone irradiava caldo e ritirò la mano per non scottarsi.
La rabbia che si era impadronita del diavolo scomparve. Sul suo volto comparve un’ombra di sorrido. “Ti ricordi di me?”.
Sara annuì. Poi scosse la testa. “No,aspetta; ti ho già visto. Ne sono sicura. Ma non ti conosco”.
Il diavolo parve incavolarsi ancora. Gli occhi diventarono di nuovo rossi ,Sara si afferrò ad un’asta del cancello e spinse verso l’esterno,cercando di spostare il masso.
Niente da fare.
“Se tu mi avessi dato retta! Non saresti in questa situazione!”,urlò il diavolo. La voce rimbombò nuovamente e la ragazza si coprì le orecchie.  “Ma tu fai sempre di testa tua.”. Questa volta il suo tono si era addolcito,ma Sara ava ancora le orecchie coperte.
Il diavolo le alzò il viso con l’indice rosso  e l’unghia lunga,nera e affilata,pronta a tagliarle la gola. “Quando cambierai? Quando cambierà tutto? Me lo chiedo sempre. E ti guardo,ogni giorno,da lassù”. Con la testa indicò il mausoleo. “Sei la creatura più bella che io abbia mai visto. I tuoi occhi sono meravigliosi. I tuoi capelli sono la cosa più bella che io abbia mai visto,perfetti per intrecciarsi uno con l’altro. Il tuo naso,il tuo viso da eschimese…tutto mi fa cadere ai tuoi piedi. Ma tu sei  innamorata e non sono io il fortunato.” Mormorò le ultime parole con disprezzo. “Innamorata di chi,po?Di Harry Styles. Cos’ha di bello quel ragazzo?”.
Le sue mani si strinsero in pugni e le batté a terra con violenza,lasciando una nuvoletta di polvere.
“E io? Cosa ti ricordi di me?”. Sara stava per rispondere,ma lui l’anticipò. “Niente. Assolutamente nulla. Anzi,forse una cosa c’è. Il colore dei miei occhi,perché è maledettamente  verde,come quelli di Harry. Facciamo una prova. Di che colore sono i miei capelli?”,chiese.
Sara,tremante,disse la prima cosa che le passava per la testa. “Neri?”,provò.
“Biondi!”,tuonò la voce del diavolo. Rimbombò ancora e Sara si raggomitolò per terra,tenendosi al cancello. “Hai visto? Mi hai dimenticato.”
Si avvicinò di nuovo alla ragazza. Sara percepì l’odore di muffa e di putrefazione del demone e si rannicchiò ancora di più lontana dal diavolo.
Quello si fece sempre più vicino. “Ma ora,te lo chiedo ancora”. I suoi occhi divennero verde chiaro,i capelli biondi e la pelle liscia e morbida. Sara si meravigliò di tanta bellezza,ma cercò di restare lucida. “Torna con me. Vieni con me,nel mio mondo”.
La ragazza era tentata a dire di sì,come se ci fosse una forza magnetica che l’attraeva.
Sara! Non lo conosci nemmeno!,si disse.
Lui aspettava una sua risposta,gli occhi erano pieni di speranza.  
“No”. Le parole della ragazza suonarono aspre nell’aria. Il volto del demone ridiventò rosso e pauroso,senza lasciar nessuna traccia del viso attraente di poco prima.
“No?”,chiese  lui. La voce era ritornata cavernosa e ,allo stesso tempo fastidiosa. Sara fu costretta a coprirsi le orecchie un’altra volta.
“No!”,urlò la ragazza.  In preda al panico,fece scivolare le mani tra le asti del cancello e provò a spingere con tutta la forza che aveva il masso il più lontano possibile dal cancello,in modo tale che potesse scappare.
Ma i suoi tentativi erano vani. Il diavolo le prese il polso destro,tirandola verso di lui con forza,mentre lei cercava di resistere.
La spalla destra le iniziò a fare male,le sembrava di sentirla  staccarsi dal corpo.
Finché una pietra colpì in pieno un occhio  del mostro. Quello si coprì la faccia con le mani,lasciando finalmente la presa.
Sara fece roteare sia la spalla che il polso,accertandosi che non fossero rotti.
“Sbrigati”,disse una voce. La riconobbe subito. Harry.
Harry era venuto a salvarla da quel mostro.
Harry aveva pensato a lei.
Harry teneva a lei,in qualche modo.
Harry…
“Sbrigati!”,urlò nuovamente il ragazzo. Aveva spostato il masso e Sara scivolò fra le due ante di cancello semiaperte.
Quando il demone riaprì gli occhi,squadrò il riccio. “Tu,brutto…”. Sparì prima di completare la frase in una nuvoletta.
Sara sospirò,accasciandosi contro il corpo di Harry. Lui la prese tra le braccia,accarezzandole la schiena. “Ora è tutto a posto. Stai bene”. Le mormorava parole dolci,per tranquillizzarla. Nonostante tutto,la ragazza tremava ancora come una foglia quando intorno a lei tutto si colorò di buio e perse i sensi.

 

#collassotime ,eh Sarè? :)

Ehiii :3
Vi piace questo capitolo?
Che ne pensate? Scusate se è corto,ma sono un po’ stanca.
Mi dispiace se qualcuno ci è rimasto male per il capitolo scorso.
Scusate,davvero,ma non avevamo nulla da fare.
Ora vado a bere il mio tè caldo,poi vado a letto e domani vedrò cosa devo fare.
Se non mi presento molto è a causa dei compiti.
Scusate,ma mi hanno caricato.
Passate qui?
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1318620
Danke
♥☺☻♥

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Capitolo 8
*** You saved me. ***




 
Sette.
You saved me.

 

“Sara?”.disse il ragazzo,cercando di svegliare la mora. Lei era inerte tra le sue braccia,i capelli scuri scompigliati sulla sua faccia,la testa all’indietro
 Le tirò un debole schiaffo,ma Sara non reagì.
La prese in braccio,facendosi spazio tra le folle di alunni che si radunavano attorno a lui,attirati dalla luce rossastra che era apparsa pochi minuti prima sul mausoleo.
Harry li scansava con spallate,lasciando passare solo Sydney,Perrie e Louis.
“Cosa è successo?”,”Che cosa le hai fatto?” chiedevano all’unisono voci dietro i quattro.
“Perrie,portiamola nella tua stanza”,disse Harry,entrando nel dormitorio e chiudendo la porta. “Syd, và a chiamare Liam e Niall. Louis,tu vieni dietro a me”.
“Agli ordini capitano!”,mormorò la rossa,portando una mano sulla fronte con un movimento meccanico del braccio. “LIIIAAAMMM! NIIIAAALLL! Dove siete?”,urlò prima di incominciare a saltellare per tutti i corridoi.
Harry camminava a passi lunghi,seguito dai suoi amici. Liam avrebbe di sicuro saputo come curarla. Sapeva sempre come aggiustare i casini che gli altri combinavano.
“Cosa. E’. Successo?”,chiese Perrie.
“Apri questa cacchio di porta!”,rispose Harry,dando un calcio al legno levigato della stanza di Perrie.  “Non ho tempo di parlare,ora!”.
La ragazza lo guardò spaventata. Prese dalla tasca dei pantaloni la chiave e lasciò il riccio entrare nella stanza.  Lui fece allungare Sara sul letto della bionda.
La mora ancora non si svegliava. Il ragazzo si mise le mani tra i capelli. Poteva essergli già scappata,lui non le aveva dato nemmeno la possibilità di provarci. Si buttò per terra,sconfitto.
Dannata maledizione.
Dannato Zayn.
Dannato tutto e tutti.
“Harry,spiegaci cosa è successo”,disse Louis,guardando il riccio negli occhi.
Harry sospirò. “Satana. Ha visto il diavolo in persona”.
Sia Perrie che Louis sussultarono.
“Cosa ci fa Lucifero qui?,chiese la bionda. Dalla sua voce trapelava la paura.
Harry si alzò di scatto,prendendole il colletto della maglietta. “Secondo te? Cosa ti dicono le parole Lucifero,Sara  e Inferno ?”,disse. “Metti in moto il cervello che hai,Perald”.
“Secondo te,vuole…?”,chiese Louis,preoccupato anche lui.
“Ne sono sicuro”. Le parole di Harry si persero nell’aria,lasciando cadere un silenzio carico di tensione.
Qualcuno bussò alla porta. Perrie sbatté gli occhi,ancora sotto shock per ciò che affermava il suo amico,si avviò verso la porta e la aprì. Davanti a lei c’erano Sydney,con uno dei suoi sorrisi psicopatici stampati sulla faccia,Niall,con la bocca piena di qualcosa e Liam,che la guardava preoccupato.
“Liam!Grazie al cielo! Sei arrivato!”,disse Harry sollevato. “Ti prego,controllala. Ha visto il diavolo in persona e mi è svenuta tra le braccia. Non è nulla di grave,vero? Vero,Liam? Dimmi che sta bene,per favore,non so…”
“Zitto!”,lo ammonì l’amico,avvicinandosi a Sara. “E’ solo svenuta. Si riprenderà,presto”.
“Sicuro?”,domandò Harry. “Non morirà per questo,vero?”.
Tutti lo guardarono male. Il riccio si fece piccolo piccolo.
“Per questo no. Ma per qualcos’altro,sì”,gli ricordò Niall. 
Harry lo guardò male. “Grazie per avermelo ricordato!”,urlò. Si pentì subito di aver gridato; controllò se Sara si fosse mossa. Niente.
Non andava bene,comunque,stare in quella stanza,con lei. Al suo risveglio,avrebbe chiesto spiegazioni. Ti ho salvato perché ti amo,con tutto il mio cuore.
No.
Non poteva dirle questo.
Perché sapeva come sarebbe andata a finire. Lei lo bacia. Lui ricambia.
E lei…
Non osava nemmeno pensarci. Uscì dalla stanza in fretta,camminando per i corridoi .
L’eco dei suoi passi rimbombava ,lo faceva sentire più solo di quanto già non lo era .
La sua vita faceva schifo: Sara non sapeva la verità su loro due,né l’avrebbe mai saputa.  Non potevano stare insieme,non potevano  frequentarsi e tutto perché?
Perché lui aveva scelto una cosa che non si trovava né in Paradiso né all’Inferno: l’amore.
L’amore che univa Harry e Sara e tutte le persone sulla Terra. Ma visto che Gesù non si sposò,a loro non era concesso innamorarsi. Quelle regole del cacchio!
“Harry?”.
Una voce ,dietro di lui.
“Ti ho visto,con Sara. Che cosa le hai fatto?”.
Zayn.
 
“Dove sono?”,chiese Sara.
Davanti a lei,si apriva una strada fatta di carboni ardenti. Gli alberi bruciavano e si polverizzavano subito.
Intorno a lei,invece,il panorama era del tutto diverso: l’erba cresceva rigogliosa, gli arbusti erano pieni di foglie e gli animali vivevano felici.
Una forza interna la spinse verso la via ardente. Si meravigliò di non sentire nessun dolore. Non stava bruciando,non sentiva caldo.
Le sembrava di camminare su una normale via di città,dove le macchine corrono veloci,le persone escono da un bar sottobraccio e ridono come pazze.
Lì,però,era da sola. Non c’era nessuno a farle compagnia, nessuna persona ad aspettarla fuori dal caffé per fare due chiacchiere e scambiarsi i numeri di telefono.
A ogni suo passo ,un albero bruciava. Gli arbusti  rigogliosi che si era lasciata alle spalle erano solo un lontano ricordo : ora riusciva a vedere solo terreni aridi ,crepati a causa dell’assenza di pioggia.
Sara guardò il terreno e si sentì male per tutti quei poveri animali che non si erano dissetati per vari mesi. Al contrario degli altri sogni,non c’era Harry.
Si ritrovava praticamente sola,con i piedi su massi ardenti e la faccia sotto il sole cocente di mezzogiorno.
Perché continuava a sognare,tutto insieme? In genere, sognava poche volte.
Ricordava di aver fatto un incubo in prima elementare e di aver fatto un sogno meraviglioso in terza media,dove un ragazzo riccio la teneva per mano.
Poi basta,non aveva sognato altro.  
“Ciao”. A parlare era stato un serpente,avvinghiato all’unico albero ancora intero .
“Ci conosciamo?”,disse Sara,avvicinandosi di più all’animale.
Quello sgranò gli occhi piccoli e rossi. “Sì,certo. Ci conosciamo,Sara”.
La ragazza cercò di ricordare chi fosse. “Mi dispiace,non mi ricordo di te”.
Il serpente parve deluso. “Qui fa molto caldo,non trovi? Perché non mangi una di queste succose mele?”. Con la testa indicò la frutta rossa sui rami spogli .
Senza farselo ripetere,Sara protese la mano verso una mela . Ne mangiò un pezzo.
Era dolce e saporita. Il serpente scomparve sotto la luce del sole,insieme all’albero.
Lei sentì il vuoto sotto ai suoi piedi.
La terra si era aperta  e lei stava sprofondando,sempre più in fondo.
Ancora più giù,quando un ragazzo la riportò in superficie.
Non si trattava di Harry;nemmeno di Zayn.
Era qualcuno che la sua mente classificò come Lucifero.
 
 

 

Ma che cacchio di capitolello,marcondirondirondello!
No,siamo seri,fa pena. Non mi piace nemmeno un po’,
ma mamma continua a dire che devo andare a letto,sennò mi toglie il computer.
Quindi ho scritto una cosa veloce,una cosa tipo toccata e fuga.
Avete capito?
Ecco,ora vado a nanna.
Scusate per il capitolo orrendo,il prossimo sarà migliore.
Parola di Asia ! :D 
t.

 ed ecco a voi Harry,non me ne ero dimenticata. :P


e questa è la reazione di Marmotta :3

ahahaha muoio :')

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Capitolo 9
*** I remember you. ***




 Otto.
I remember you.

 

Aprii gli occhi lentamente,sbattendo le palpebre varie volte. Si mise seduta sul letto,passandosi una mano tra i capelli scuri. Indossava ancora le scarpe e la maglietta che aveva preso quella mattina tra la sua pila di vestiti disordinata.
Solo in un secondo momento si accorse che le pareti giallastre piene di foto non appartenevano alla sua stanza. Dov’era? E come ci era arrivata?
L’unica cosa che ricordava era Harry che la salvava da quel mostro orrendo nel cimitero,aprendole il cancello in modo tale che potesse scappare. Sorrise a quel ricordo.
“Oh,ti sei svegliata”,una voce acuta la riportò nella realtà. Nella stanza c’era Perrie,in tutta la sua perfezione. I capelli biondi le ricadevano perfetti sulle spalle ,gli occhi erano appesantiti dal trucco. “Mi stavo iniziando a preoccupare”.
Sara la guardò spaesata. Perrie che si prendeva cura di lei? Questa sì che era bella.
“Ti serve un po’ di matita,tesoro?”,fece la bionda,mostrandole una trousse piena di trucchi. “Hai le occhiaie e la pelle è pallida. Non hai proprio un bell’aspetto”. Si mise seduta vicino alla mora,guardandola attraverso gli occhi chiari.
“No,sto bene così”,disse Sara,allontanando i trucchi. L’unica cosa che le interessava in quel momento era Harry. “Come sono arrivata qui?”,chiese.
“Haz mi ha chiesto di prendermi cura di te”,mormorò Perrie,mentre  si dipingeva le unghie con uno smalto color vermiglio. “E io ho accettato”,continuò. “Sei stata piuttosto fortunata,poteva chiedere la stessa cosa a Syd e,in questo momento,ti avrebbe già rimbambito con tutte le sue chiacchiere”,alzò gli occhi al cielo con fare drammatico.
Sara sorrise,ma la battuta non la faceva ridere. “Beh,grazie mille,ma ora io devo andare”,disse la mora. Era grata a Perrie perché aveva aspettato che si risvegliasse,ma provava ancora un odio profondo per le bionde. Si alzò e uscii dalla stanza con fretta.
Voleva passare la giornata all’aperto,insieme a Sydney e Louis,se era possibile,senza avvicinarsi al mausoleo per un bel po’ di tempo. Non si sarebbe ripresa dallo shock molto facilmente.
Sentì passi distinti dietro di lei. “Sara”.
La mora si girò,ritrovandosi davanti Danielle. I capelli crespi erano una nuvola,i tacchi la rendevano ancora più alta e i jeans attillati la fecero sentire gelosa : la riccia aveva un fisico che avrebbe fatto invidia a una top model. Perché per Sara non poteva valere lo stesso?
“Stai lontana da lui”,fece Danielle. Per una volta sembrava che nella sua voce ci fosse solo la preoccupazione e non il solito tono fastidioso che la faceva sembrare meglio di tutti gli altri.
“Da chi?”,chiese Sara,anche se sapeva bene a chi si riferiva la ragazza.
“Fidati,non è una buona idea”. Detto questo,Daniello si girò,giocherellando con le chiavi della sua stanza e perdendosi nell’oscurità dei corridoi.
Sara mise le mani nelle tasche,iniziò a camminare verso l’uscita finché non sentì due voci a lei familiari.
“…Non ci credo”,era Zayn a parlare.
“Credici amico. E’ qui,per riaverla”,disse Harry. Sara si nascose dietro l’angolo,in modo che nessuno la potesse vedere. Sentendo la sua voce le si mozzò il respiro.
“Beh,giuro che non ne so niente”,mormorò Zayn. “Ho notato che stava succedendo qualcosa di strano quando,l’altro giorno, io e Sara abbiamo fatto una passeggiata su per il mausoleo e…”. Fu interrotto da uno schiaffo.
“Cosa?”,urlò Harry. “Sei uscito con lei?”.
“Non era un appuntamento!”,si giustificò Zayn. “Giuro!”.
Oddio. Harry pensava che lei e Zayn erano innamorati. La ragazza si mise seduta,tenendo le ginocchia strette al petto. A lei non piaceva Zayn: era un bel ragazzo,certo. Però Harry l’attraeva come se lei fosse metallo e lui una calamita.
“Senti,oggi eviterò di spaccarti la faccia,ma toccala un’altra volta e sei un uomo morto”,lo minacciò Harry. Sara se lo immaginava con la vena sulla testa che pulsava,i pugni stretti e i denti digrignati,come se già sapesse le sue espressioni facciali.
“Oh,quanta paura”,disse Zayn ironico. La ragazza sentì un rumore sordo,si affacciò appena un attimo per notare Harry che schiaffeggiava Zayn come un ossesso.
Il moro restava a terra,immobile,come se non sentisse nulla.
“Basta!”. Una  voce più squillante interruppe la rissa tra i due ragazzi. “Non ho molto tempo,perciò se vogliamo parlare,dobbiamo farlo ora”,disse la voce. Sara si fece coraggio,affacciandosi dal muro. In mezzo ai due c’era una ragazza,pochi centimetri più bassa di Harry,con i capelli castano che le ricadevano sulle spalle lisci,gli occhi marroni-verdi e un naso a patata. Indossava una maglietta a maniche corte ,jeans corti che mettevano in risalto le cosce fine e un paio di scarpe sportive. “Andiamo”.
In quel momento,alla luce del sole,Sara riuscì a vedere che tutti e tre emanavano un alone chiaro : Zayn era circondato dal rosso,Harry dal verde e la ragazza dal blu.
E si accorse in quel momento che tutti e tre avevano dei tagli sulle magliette,in corrispondenza della scapole. Non poteva essere una coincidenza,sotto c’era una spiegazione.
Quando fu sicura che i tre se ne fossero andati,si precipitò giù per le scale,aprì la porta e si ritrovò in giardino. Il vento le fece appiccicare i capelli in faccia e lei si sbrigò a riaggiustarli dietro alle orecchie.
“Pensavo fossi morta”,disse Louis,che ormai si trovava di fronte a lei. L’aveva raggiunta insieme a Niall,il quale la guardava sorridente.
“Per vostra sfortuna,no”,rispose Sara,sorridendogli ancora. Insieme passarono una mattinata serena,chiacchierando e giocando a calcio. Quelle ore trascorse le tolsero di mente Harry,ma solo per pochi minuti. Quando lo vidi entrare nella mensa,il suo cuore cominciò a battere così forte che pensava volesse uscire dal petto.
 
“Avanti”.
Sara aprì  appena la porta,notando Sydney sdraiata per terra,intenta a sfogliare un libro che pareva che avesse secoli di vita. Le pagine erano giallastre e piene di appunti e disegni vari.
Solo in un secondo momento di accorse che sul letto c’era la ragazza che aveva visto quella mattina che giocava con il Nintendo DS. Esultò,probabilmente aveva vinto una sfida.
“Sara!”,Sydney si alzò,abbracciandola. “Stai bene?”. La guardò fissa negli occhi nocciola,sinceramente preoccupata per la mora.  Prima che potesse rispondere,la rossa si girò verso quella che giocava col Nintendo. “Ah,scusa . Lei è mia sorella,Asia.”
La ragazza si alzò dal letto,stringendo la mano fredda in quella di Sara.  “Piacere”.
“Il piacere è tutto mio”,mormorò Sara. Era andata da Sydney per passare un po’ di tempo con lei,ma immaginò che preferiva sprecare quel tempo con la sorella. “Ora vado. Ho da fare,sono venuta solo per vedere dov’eri. Stamattina non ti ho vista”,disse Sara,rivolgendosi alla rossa.
Quella sorrise. “Beh,ci vediamo!”.
Sara uscì. Ora aveva il pomeriggio completamente vuoto e non sapeva come riempirlo. Fuori aveva ricominciato a piovere,perciò si avviò verso la biblioteca.
Attraversò il giardino,correndo . Arrivò all’edificio dove si trovavano le classi bagnata. Le punte dei capelli gocciolavano e sentiva più freddo di prima.
Sentì qualcosa posarsi sulle sue spalle,toccò il tessuto morbido di un giacchetto e si girò verso destra. Zayn.
“Pensavo avessi avuto freddo”,disse.
“Infatti.”,fece Sara,sorridendo. “Grazie”.
Lui fece spallucce. “Dove  vai di bello?”.
“Avevo pensato di fare un salto in biblioteca,tu vieni?”,chiese la ragazza,speranzosa.
“Scusami”,disse il moro,deluso. “Ma ho una commissione da sbrigare”.
“Cosa?”. La curiosità della mora era alle stelle.
“Roba da uomini”,concluse lui,facendole l’occhiolino e avviandosi sotto la pioggia.
Sara lo salutò con la mano,mentre guardava i capelli di Zayn bagnarsi sempre di più insieme alla camicia bianca ,attraverso la quale riusciva a intravedere il petto del ragazzo.
Si avviò verso la biblioteca. I suoi passi risuonavano nel corridoio vuoto,finché sentì un altro rumore unirsi al suo. Si girò e cercò di trattenere il fiato.
Harry era dietro di lei,le mani dentro le tasche dei pantaloni bianchi. Indossava una felpa viola di Jack Wills e la guardava con le sopracciglia aggrottate.
“Che vuoi?”,fece lui.
“Niente”,pronunciò la ragazza,intimorita dal tono di Harry. Il giacchetto che le aveva dato Zayn le cascò dalle spalle e ,prima che riuscisse a prenderlo,il riccio l’aveva già afferrato.
Alzò lo sguardo su di lei,con gli occhi sgranati. “Che cosa ci fai con questo?”.
“Me l’ha dato prima Zayn,visto che avevo freddo”,fece Sara. Si protese in avanti per afferrare il giacchetto,ma Harry lo appallottolò e se lo strinse al petto.
Dopodichè lo lanciò lontano,stringendo i pugni e sbattendoli per terra. “Non posso credere che state insieme”.
“No”,disse subito Sara,con voce ferma. “Non stiamo insieme”.
“Ah,no?”,domandò lui,con tono strafottente. “Davvero? Ti piace prendermi in giro?”.
Odiava quando si comportava così. L’aveva già visto arrabbiarsi,ma sapeva che sapeva essere anche dolce. “Harry,smettila!”,urlò lei. “Io e Zayn siamo soli amici”.
Lui sbuffò e fece roteare gli occhi. “Sì,certo”,disse ironico.
“E poi a te cosa importa?”,fece Sara. Voleva sentirlo rispondere,ma le parole le uscirono dalla bocca come un fiume in piena.  “A te non importa nulla di me! Quando ci sono io nei dintorni diventi freddo,aggressivo e assolutamente malvagio. Perché? Cosa ti ho fatto? So che puoi essere più dolce,so che sotto questa maschera c’è un ragazzo con un cuore,un ragazzo che ama.
Lui la guardò ancora,ma stavolta più interessato. Alzò un sopracciglio.
“Senti,non voglio fare giri di parole,perciò te lo dico chiaro e tondo”,disse Sara,sospirando. “Io ti conosco già. Mi ricordo di averti visto da qualche altra parte,di aver già parlato con te e…”.
La  risata  del riccio la interruppe. Sara incrociò le braccia al petto.
“Ma cosa ti fumi,la mattina?”,domandò Harry,mentre riacquistava un po’ di dignità.”Io non mi ricordo di te,non ti ho mai conosciuto e “,sembrò lottare contro se stesso per finire la frase, “e non ho intenzione di farlo”.
Si girò ,lasciando la mora da sola,con il cuore a pezzi. Non si sarebbe riaggiustato facilmente,anzi: non si sarebbe ricomposto per sempre.

 

 
 

vengo in pace.

era da parecchio che non aggiornavo,eh?
beh,ora accontentatevi di questo capitolo  per un po',
perché non so se riesco a collegarmi . :(
Prendetevale coi prof.
Avete visto? Mi sono messa in mezzo pure io :D
Comunque,grazie agli Angels  ,twitter mi rifunziona.
Se volete seguirmi,sono @louissshit.
ahaha no,non è un collegamento ipertestuale. :)
con l'editor di efp non sono capace a farli. I collegamenti,intendo.
Poi,so che il mio nickname può sembrare un insulto,ma non è così: è un gioco scemo che
stavo facendo in chiesa con una mia amica. Praticamente io le spiaccicavo addosso la cacca di Liam e lei
quella di Louis. Stop.
Per i fan della Sarry --->  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1400975
Per quelli che invece vogliono avere un anticipo della coppia su cui scriverò di più,passate qui per favore?
 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1388948&i=1

Grazie comunque. ♥
t.

 

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Capitolo 10
*** avviso :) ***


ciao mondo :) sono ancora viva,anche se può sembrare strano. Ho cancellato questo capitolo perché non mi piaceva e lo sto riscrivendo,ma ho un blocco. Per le ragazze che mi avevano chiesto di leggere le loro storie: scusatemi,scusatemi e scusatemi. Non è che non le voglia leggere,è che non ho tempo. :( Giuro che quando posso entro solo per leggerle. Promesso! -t♥

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