Over Again

di TheSlayer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm ready for my close-up ***
Capitolo 2: *** You Again ***
Capitolo 3: *** Apologize ***
Capitolo 4: *** Denial ***
Capitolo 5: *** City Of Angels ***
Capitolo 6: *** Red ***
Capitolo 7: *** Maybe ***
Capitolo 8: *** Stage Four ***
Capitolo 9: *** Lights Out ***
Capitolo 10: *** Hangover ***
Capitolo 11: *** Christmas ***
Capitolo 12: *** New Year's Eve ***
Capitolo 13: *** Empire State of Mind ***
Capitolo 14: *** Confessions ***
Capitolo 15: *** Unexpected ***
Capitolo 16: *** Parties ***
Capitolo 17: *** Home Sweet Home ***
Capitolo 18: *** Questions ***
Capitolo 19: *** Regret ***
Capitolo 20: *** Promises, Promises ***



Capitolo 1
*** I'm ready for my close-up ***


Capitolo 1 – I’m ready for my close-up

Parigi, la città romantica per eccellenza. La città dell’amore.
Un paio di palle, pensai appoggiando la testa al finestrino dell’Heathrow Express, mentre cominciavo a vedere i familiari palazzi della periferia di Londra.
Parigi, la città puzzolente. La città dove i sogni si infrangono. La città dove gli amori finiscono.
Ecco, quello suonava meglio. Decisamente meglio.
Avevo ventidue anni, il cuore infranto e un fidanzamento fallito alle spalle. E non avevo più un lavoro, perché chi avrebbe potuto continuare a lavorare con il proprio ex fidanzato dopo aver scoperto il suo tradimento? Peggio di così non mi sarebbe proprio potuta andare.
Quando l’Heathrow Express terminò la sua corsa a Paddington Station trascinai la mia valigia fino alla metro, dove salii su un treno della District Line e scesi ad High Street Kensington.

L’aria fredda londinese di Dicembre mi colpì appena uscii dalla stazione. Mi fermai e respirai profondamente, guardandomi intorno. I colori, le luci, i negozi, gli odori… era tutto così familiare e mi scaldò leggermente il cuore. Mi incamminai verso Kensington Square, verso la casa che avevo condiviso per due anni insieme a Katherine, la mia migliore amica.
Suonai il campanello e sentii i passi veloci della ragazza, che si stava precipitando ad aprire.
“Sophie!” Urlò non appena mi vide. Abbandonai la valigia e la borsa per terra e le saltai al collo.
“Kate!” Esclamai, mentre entrambe saltavamo e ci squadravamo come se non ci fossimo viste per anni. Beh in un certo senso era vero: l’ultima volta che ci eravamo viste di persona era stata a Febbraio, durante la Paris Fashion Week. Avevo inviato a Kate i biglietti per assistere alla sfilata di Armani Privé, dove avevo lavorato come make-up artist.
“Vieni, entra.” Disse la ragazza, prendendomi la valigia e chiudendo la porta alle nostre spalle. “La tua camera è rimasta esattamente come l’hai lasciata.” Aggiunse.
“Grazie, Kate.” Mormorai, tenendo lo sguardo basso.
“E di cosa?” Mi chiese, girandosi a guardarmi.
“Per essere qui per me. Per avermi permesso di tornare a casa. Per tutto.”
“Sophie, prima di tutto questa è anche casa tua. Non dimenticarti che l’abbiamo comprata insieme e c’è il nome di entrambe sul contratto.” Rispose. “E poi stai scherzando, vero? Sei la mia migliore amica, è ovvio che sarò qui per te qualunque cosa succeda!”
“Grazie.” Ripetei. “Non hai idea di come sia umiliante per me tutto questo.”
“Lo so, tesoro. Posso immaginare. Quel bastardo la pagherà. Magari si è preso l’herpes.” Disse, strappandomi un sorriso.
“Lo spero vivamente.” Risposi.
“Però dai, a parte Jean-Paul, Parigi è stata una bella esperienza, no?” Mi chiese la ragazza, decidendo di abbandonare la mia valigia e sedendosi sul divano in soggiorno. “Quella la portiamo su dopo, eh? Pesa ottocento chili.”
“Ho imparato a cucinare i macaron.” Risposi. “E sì, lavorare come make-up artist è stato bellissimo, anche se Jean-Paul…”
“No. Non ci devi pensare.”
“Ma come faccio? Oltre ad essere stato il mio fidanzato per due anni era anche il mio capo!”
“Allora tu fingi che il tuo capo fosse Ratatouille!” Esclamò. “Lo so che era uno chef, ma è la prima cosa francese che mi è venuta in mente.”
Scoppiai a ridere fragorosamente e abbracciai la ragazza, che sapeva sempre cosa dirmi per farmi tornare il sorriso.

Io e Kate ci conoscevamo da una vita. Eravamo cresciute insieme e avevamo frequentato le stesse scuole finché io non avevo deciso di intraprendere la strada per diventare make-up artist e lei stilista. Eravamo entrambe uscite di casa a diciotto anni, ci eravamo trasferite a Londra e avevamo comprato una bellissima – e costosissima – casa a Kensington Square. Eravamo entrambe fortunate dal punto di vista economico perché i nostri genitori erano ricchi sfondati e avevamo tutte e due un fondo fiduciario, che era stato molto utile per comprare quella bellissima casa.
Poi avevo conosciuto Jean-Paul, quell’affascinante ragazzo francese che aveva rapito il mio cuore. Avevamo lavorato insieme a una sfilata per la London Fashion Week mentre stavo finendo la scuola per make-up artist e lui mi aveva offerto un lavoro. A Parigi. Come avrei potuto rifiutare la sua offerta? In pochissimo tempo mi ritrovai a lavorare per i grandi nomi della moda nella capitale della Francia e ad essere felice come non lo ero mai stata. Soprattutto quando, dieci mesi dopo il mio trasferimento, Jean-Paul mi aveva portata sulla Tour Eiffel e mi aveva chiesto di sposarlo.

“Hai presente Lou?” Mi chiese Kate mentre lavavamo i piatti quella sera.
“Teasdale?” Domandai distrattamente, mentre aiutavo la mia amica.
“Sì, lei. Mi ha chiamata oggi pomeriggio e mi ha chiesto un favore. Cioè, mi ha chiesto di chiederlo a te.”
“Di cosa si tratta?” Chiesi con interesse. Lou Teasdale era più grande di me di qualche anno e l’avevo conosciuta tramite Kate. Aveva trovato lavoro come make-up artist per X Factor, dove la mia amica lavorava come stilista, ed erano diventate amiche quando io mi ero trasferita a Parigi.
“E’ stata presa per fare un lavoro fighissimo per una band, solo che si è ammalata e non può dare buca all’ultimo, quindi mi ha chiesto di chiederti se potresti farlo tu.” Mi spiegò la ragazza.
“Beh, si tratta di fare la make-up artist, no?” Domandai.
“Certo. Pare che questa band abbia un servizio fotografico o qualcosa del genere e hanno bisogno di una nuova make-up artist perché quella vecchia si è licenziata. Lou mi ha detto che sa come lavori e si fida di te.”
“D’accordo. Dovrò pur ricominciare a lavorare da qualche parte, no? E questo lavoro ha l’aria di potermi dare contatti interessanti.” Risposi alzando le spalle.
“Perfetto! Questo è l’indirizzo dove devi andare domani.”
“Ma mi faranno entrare? Non si aspettano Lou?”
“No, ha già avvisato di essere malata e ha detto che avrebbe mandato una sostituta. Adesso la chiamo e le dico di confermare il tuo nome.”

Il giorno successivo raggiunsi l’indirizzo che mi aveva dato Kate e scoprii che era la sede di Cosmopolitan UK. Quindi la band in questione avrebbe avuto un servizio fotografico di moda! Non vedevo l’ora scoprire il tema e scatenarmi con ombretti, pennelli e quant’altro.
“Buongiorno.” Mi salutò la receptionist, guardandomi con interesse.
“Buongiorno. Sono Sophie Campbell e sono qui per…” Cominciai a dire. La ragazza scrutò intensamente lo schermo del computer davanti a me e mi interruppe.
“Per il servizio fotografico. Sei la make-up artist! Mi servirebbero i tuoi documenti, per favore.”
Le porsi la carta d’identità e aspettai che finisse di scrivere i miei dati al computer. Pochi secondi dopo stampò il mio badge.
“Ecco, non toglierlo mai perché altrimenti non potrai più rientrare. Tienilo bene in vista.” Disse infilando il cartoncino nel porta badge e porgendomelo. “Per entrare devi passarlo sul lettore per fare aprire i tornelli. Poi devi andare al quinto piano. L’ascensore è proprio lì di fronte.”
“Ok, grazie mille.” Dissi.
“Oh, che stupida! Mi stavo quasi dimenticando di dirti che lo studio del servizio fotografico è il numero due!” Esclamò la receptionist mentre aspettavo l’ascensore.
“Grazie!” Risposi.

“Quinto piano, studio due.” Mormorai tra me e me quando uscii dall’ascensore. Scoprii che il quinto piano aveva tre studi fotografici, il famosissimo guardaroba – speravo di avere la possibilità di visitarlo! – e un paio di uffici. Fortunatamente lo studio due non fu difficile da trovare. Era già pieno di gente, così bussai alla porta e aspettai timidamente.
“Sì?” Mi chiese un uomo dall’aria poco amichevole.
“Sono Sophie Campbell, la make-up artist.” Spiegai. Vidi l’uomo indugiare sul badge che avevo appeso intorno al collo.
“Un secondo.” Disse poi, richiudendo la porta. La riaprì dopo pochi secondi e mi fece entrare. “Dovevo controllare che il tuo nome fosse sull’elenco. Non si sa mai.” Mi spiegò aprendosi in un sorriso che rese il suo volto decisamente più amichevole.
“Certo.” Risposi. Mi guardai intorno. Vidi il fotografo, che stava già sistemando la macchina fotografica di fronte al telone bianco. Riconobbi l’assistente del fotografo, che era la ragazza che stava correndo ovunque, con le braccia piene di obiettivi e treppiedi e vidi tanta altra gente sconosciuta.
“Tu sei Sophie, giusto?” Mi chiese una ragazza improvvisamente.
“Sì.” Risposi.
“Ottimo, vieni con me. Io sono Caroline, la stilista dei ragazzi.” Disse, presentandosi. “Dovrebbero arrivare tra pochissimi minuti e dobbiamo farci trovare pronte. Hai un’ora e mezza per truccarli tutti e cinque. Sai fare anche i capelli, vero?”
“Sì.” Risposi, leggermente intimidita.
“Ottimo.” Disse Caroline, aprendo una porta e facendomi entrare. Era un altro studio fotografico, il numero tre, e dentro c’erano degli stand con i vestiti e cinque postazioni trucco.
“Quindi sono ragazzi?” Chiesi, un po’ sorpresa. Per qualche motivo avevo pensato che ci sarebbe stata una girl band in un servizio fotografico per Cosmopolitan. Magari le Little Mix, che avevano vinto X Factor pochi anni prima ed erano famosissime.
“Sì.” Rispose semplicemente Caroline facendo una smorfia orrenda. Guardai nella direzione in cui stava guardando lei e capii il motivo del suo terrore: l’orlo di un paio di pantaloni era ceduto e avrebbe dovuto ricucirlo in fretta e furia.

“Eccoci! Buongiorno!” Esclamò una voce dietro di me. Stavo sistemando la mia valigetta da make-up artist e avevo già indossato la mia cintura di pennelli.
“Ciao Caroline!” Esclamò un’altra voce alle mie spalle.
“Non c’è Lou?” Chiese una terza. Erano voci familiari, ma non riuscivo a capire chi fossero.
“Buongiorno a tutti.” Disse la quarta voce, quella che mi fece realizzare tutto. Cinque ragazzi, una band. Chi altro potevano essere se non i famosi One Direction? Erano arrivati terzi a X Factor qualche anno prima ed erano diventati la più grande boy band di tutto il mondo. Mi voltai verso di loro e il mio cuore si fermò per un istante quando vidi lui. Harry Styles, il mio primo fidanzatino. Il mio primo amore. Il primo ragazzo che mi aveva spezzato il cuore.
“Sophie?” Mi chiamò, guardandomi sorpreso.



Buon Dicembreee!
Eccomi con una nuova long (anche se ho Another World ancora in corso - ma tanto ho già finito di scriverla offline). Questa la posterò più frequentemente perchè ho un capitolo di Natale che voglio postare il 25.
Che dire? Spero che vi piaccia e che vi incuriosisca. Se avete voglia di dirmi cosa ne pensate mi farebbe molto piacere!
Grazie a chi leggerà :*

A lunedì con il prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** You Again ***


Capitolo 2 - You Again

“Oh mio Dio, quanto tempo!” Esclamò Harry quando trovai il coraggio di annuire. “Come stai?” Mi chiese.
“Bene, grazie. Tu?” Domandai.
“Benissimo! Non sapevo che vivessi a Londra adesso.”
“Sono tornata da poco. Ho vissuto per due anni a Parigi.” Risposi.
“Parigi? Wow!” Esclamò. Mi chiesi come poteva essere così tranquillo. Io mi sentivo imbarazzatissima e non sapevo cosa dire davanti a lui. Fortunatamente Caroline disse ai ragazzi di sedersi alle postazioni trucco e cominciammo a lavorare.
 
“Così tu sei Sophie.” Mi disse Louis, uno dei compagni di band di Harry, mentre stavo mettendo la lacca ai suoi capelli per farli stare in piedi. Aveva degli splendidi occhi azzurri e mi scrutava con interesse. Avevo già truccato e pettinato Zayn, Liam e Niall, gli altri membri della band.
“Già.” Risposi, non sapendo cosa dire. Cos’aveva detto Harry di me ai suoi amici?
“Mmh.” Disse, arricciando le labbra e alzando le sopracciglia. Quella situazione mi stava facendo andare in paranoia.
“Perché?” Chiesi quando trovai il coraggio di parlare.
“No, niente. Così.” Rispose, facendomi cominciare a sudare.
Lanciai un’occhiata a Harry, che stava guardando lo schermo del suo telefono con interesse. Era cambiato tantissimo dall’ultima volta che ci eravamo visti di persona, prima che partisse per il bootcamp di X Factor. Certo, l’avevo visto sui giornali e in televisione durante quegli anni perché la sua band era ovunque, ma vederlo di persona faceva un altro effetto.
“Bene, direi che sei pronto.” Dissi poi, tornando a concentrarmi su Louis, che si guardò allo specchio con aria soddisfatta.
“Grazie.” Rispose.
“Eccoti.” Disse Harry quando arrivai davanti a lui.
“Eccomi.” Ripetei. Dopo aver interrotto un fidanzamento ufficiale rivedere il primo ragazzo che mi aveva spezzato il cuore era proprio quello che mi ci voleva.
“Sophie, ho pensato molto a te in questi anni.” Cominciò a dire Harry.
“Non qui, sto lavorando.” Lo interruppi. Non volevo avere certe conversazioni sul mio posto di lavoro. Non era professionale.
“Senti, cosa ne dici se stasera prendiamo qualcosa da bere e parliamo?” Mi suggerì.
“Credo che non sia il caso.” Risposi, declinando l’offerta. Non ero precisamente interessata a sentire cos’avesse da dire dopo quasi sei anni di silenzio. Avrebbe potuto pensarci prima.
“Beh, se dovessi cambiare idea…” Disse il ragazzo, prendendo un pezzo di carta e scrivendoci su il suo numero. “Mi piacerebbe avere l’occasione per scusarmi e spiegarti come sono andate le cose.” Aggiunse porgendomelo.
Lo presi con riluttanza. Erano passati quasi sei anni, eppure quella storia mi dava ancora fastidio, soprattutto dopo quello che era successo con Jean-Paul.
 
Dopo il servizio fotografico lasciai il mio curriculum a Cosmopolitan. Alcuni ragazzi della redazione che stavano assistendo al photoshoot mi avevano detto che stavano cercando una make-up artist per i servizi interni e speravo che mi assumessero. Sarebbe stato bellissimo lavorare per Cosmopolitan.
“Ok, andiamo a bere qualcosa stasera?” Sentii Louis chiedere ai suoi compagni di band.
“Certo!” Rispose Niall, il biondino irlandese. Ormai doveva avere circa ventitre anni, ma aveva sempre la faccia da bambino come quando aveva appena iniziato la sua carriera.
“Volentieri.” Aggiunse Liam. Un paio di anni prima aveva deciso di tagliare i capelli cortissimi e aveva mantenuto il look da allora. Non che io seguissi tutte le mosse della loro carriera, ma era praticamente impossibile aprire un giornale e non trovare almeno un articolo su di loro. Così come era impossibile accendere la radio e non sentire una delle loro canzoni.
“Io ho promesso a Perrie che avrei passato la serata con lei.” Disse Zayn, il ragazzo con gli occhi color caramello e i capelli neri con il ciuffo biondo. A quanto avevo letto sui giornali, il ragazzo si era innamorato di Perrie Edwards, una delle Little Mix e stavano ancora felicemente insieme. Lui le aveva persino chiesto di sposarla! E dire che tutti pensavano fosse il ragazzaccio del gruppo.
“Non puoi portare anche lei?” Chiese Harry, togliendosi la camicia bianca che aveva indossato per il servizio fotografico e abbandonandola su una sedia. Deglutii. In quasi sei anni gli era decisamente migliorato il fisico e si era riempito di tatuaggi. Scossi leggermente la testa per evitare di pensarci e chiusi la valigetta con i miei trucchi.
“Non lo so, sapete che poi si annoia se è l’unica ragazza.” Sentii rispondere Zayn.
“Ma non è l’unica, c’è anche Eleanor.” Disse Louis.
“Allora provo a chiederglielo.” Si arrese Zayn, estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Alzai lo sguardo su di loro per l’ultima volta per salutarli prima di andarmene.
“E’ stato un piacere lavorare con voi. Arrivederci.” Dissi dopo essermi allacciata i bottoni della giacca.
“Anche per noi è stato un piacere!” Esclamò Niall.
“Speriamo di rivederci.” Commentò Louis, facendomi l’occhiolino e mettendomi in imbarazzo. Io non speravo di rivederli di persona tanto presto. Era già stato difficile lavorare con loro per un pomeriggio intero.
“A presto.” Mi salutò Harry, avvicinandosi a me e dandomi due baci sulle guance. “E se cambi idea, chiamami.” Aggiunse sottovoce.
Non avrei cambiato idea, poteva scordarselo.
 
“Tesoro, mi dispiace tantissimo! Se avessi saputo che il lavoro era per i One Direction non ti avrei mai chiesto di andare.” Si scusò Kate quella sera, quando decidemmo di andare al pub per bere qualcosa per festeggiare il mio ritorno a casa. La ragazza mi aveva portata in un posto carinissimo vicino a casa nostra che si chiamava The Builders Arms e avevamo ordinato anche qualcosa da mangiare, visto che nessuna delle due aveva voglia di cucinare.
“Non preoccuparti, sono passati quasi sei anni. Dovrebbe anche essermi passata.” Risposi.
“Lo so, ma contando quello che è successo con Jean-Paul… mi dispiace.”
“Non preoccuparti. E’ ora di voltare pagina e potrò farlo senza problemi. Tanto non lo dovrò vedere mai più.” Dissi.
“Non ne sarei tanto sicura.” Commentò Kate, guardando la porta del locale con aria sorpresa. Mi voltai nella direzione in cui stava guardando e lo vidi di nuovo. Stava ridendo per qualcosa che aveva appena detto Louis. Con loro c’erano gli altri tre ragazzi, Perrie e un’altra ragazza che non avevo mai visto.
“Oh no.” Mormorai, cercando di nascondermi dietro al menu.
“Ma cosa fa, ti segue?” Chiese Kate, scocciata.
“Non lo so. So solo che l’ho visto più volte oggi che in sei anni e la cosa non mi piace.” Risposi, scivolando più giù sul divanetto nella speranza di scomparire.
“Appena si siedono e non ci notano possiamo andarcene.” Mormorò la mia amica, guardandomi da sopra al menu dietro al quale stavo sempre cercando di nascondermi.
“Troppo tardi.” Borbottai quando incrociai lo sguardo di Harry, che sorrise e cominciò a camminare verso di me.
“Sophie!” Esclamò. “Wow, sembra quasi che l’abbiamo fatto apposta! Ciao, Kate.” Disse poi, rivolgendosi alla mia amica che, per tutta risposta, gli rivolse solo un cenno del capo.
“Eh, già.” Dissi con voce incerta, appoggiando il menu sul tavolo.
“Vi unite a noi?” Chiese il ragazzo, sfoderando il suo miglior sorriso.
“No, guarda. Grazie, ma stavamo giusto andando via.” Mentii. Proprio in quel momento arrivò la cameriera con il nostro ordine. Sbuffai.
“Ah sì?” Chiese Harry senza perdere il sorriso.
“Ok, non ce ne stavamo andando, ma questo non vuol dire che voglio cenare con te.” Risposi.
“D’accordo, ognuno per la propria strada allora.” Disse Harry. “In ogni caso, se un giorno deciderai mai di ascoltarmi, mi farebbe piacere vederti.” Aggiunse prima di tornare dal suo gruppo di amici, che mi stavano salutando con la mano dall’altra parte del locale.
“Vuoi andare?” Mi chiese Kate quando Harry fu lontano da noi.
“No, ormai abbiamo ordinato. Mangiamo e torniamo a casa.” Risposi, lanciando un’occhiataccia nella direzione del ragazzo.
 
“Cosa pensi che dovrei fare?” Chiesi alla mia amica una volta tornate a casa. Avevo bevuto leggermente di più del previsto per sopportare la serata e mi girava un po’ la testa. La appoggiai pesantemente alla spalliera del divano e sospirai.
“Dipende. Vuoi sentire cos’ha da dirti o no?” Mi chiese saggiamente Kate.
“Non lo so. In teoria no, perché non penso che possa dire nulla che cambierebbe l’idea che ho su di lui. Però voglio anche sapere cosa si inventerà.” Risposi, riflettendo.
“E allora esci con lui. Tanto puoi sempre piantarlo lì e tornare a casa se ti dice qualcosa che non ti piace.”
“Tu cosa ne pensi?” Le chiesi.
“Credo che parlarne e risolvere la cosa ti farebbe bene. Così potrai finalmente superarla e voltare pagina.” Rispose la ragazza.
“Ok.” Dissi. Presi il mio iPhone dalla borsa, il bigliettino con il numero di Harry – che non ero ancora riuscita a buttare, nonostante volessi farlo – e gli inviai un messaggio chiedendogli di incontrarci.

 



Buongiorno e buon inizio settimana!
Ecco il secondo capitolo di questa nuova storia! Grazie alle persone che hanno letto e recensito quello precedente! :*
Se volete farmi sapere cosa ne pensate, leggo sempre le vostre opinioni molto volentieri! <3
A mercoledì con il prossimo e a domani con il capitolo 13 di Another World!

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Capitolo 3
*** Apologize ***


Capitolo 3 - Apologize

“Sono felice che tu abbia cambiato idea.” Mi disse Harry quando mi vide la sera dopo. Avevo acconsentito a vederlo per un drink e per ascoltare la sua spiegazione e nient’altro.
“Mi sono resa conto di dover crescere.” Risposi, abbozzando un sorriso. Eravamo al pub in cui ci eravamo incontrati la sera prima ed eravamo seduti ad un tavolo, aspettando che la cameriera ci portasse i nostri drink.
“In ogni caso grazie. Lo so che sono passati tanti anni, ma penso ancora spesso a com’è finita tra di noi e mi dispiace tantissimo.” Cominciò a dire, prendendomi una mano tra le sue. La ritrassi immediatamente.
“Anche a me dispiace per com’è finita.” Dissi, evitando di guardarlo negli occhi.
“Dai, abbiamo tutta la sera per parlare di questo. Perché non cominciamo con qualcosa di più… facile?” Propose improvvisamente.
“Veramente sono venuta qui solo per ascoltare cos’hai da dire e tornare a casa.” Puntualizzai.
“Va bene, allora ti farò il mio discorso.” Disse rassegnato. “Mi dispiace per come mi sono comportato con te. Sono stato un idiota e tu non ti meritavi quello che ti ho fatto.”
“Grazie.”
“Lo so che non è una scusa – e non vuole esserlo – ma ero un ragazzino in un ambiente completamente nuovo, fuori di casa per la prima volta. Ero intorno a gente sconosciuta. Anzi, ero intorno ad un gruppo di ragazzi della mia età che mi incitavano a fare cose stupide.”
“Perciò hai pensato bene di scoparti una trentenne.” Dissi, sapendo bene quanto odiasse il termine ‘scopare’. Infatti fece una mezza smorfia quando me lo sentì dire.
“Sono stato un bastardo. E ho odiato che tu l’abbia scoperto dai giornali.” Disse, abbassando lo sguardo.
“Non penso che l’avrei presa tanto meglio se l’avessi sentito direttamente da te, se può consolarti.” Dissi. La cameriera portò i nostri drink e la vidi osservare Harry con attenzione.
“Non avrei mai dovuto farlo.”
“Ma l’hai fatto e non possiamo tornare indietro.”
“E’ stato un periodo assurdo per me. Eravamo tutti in quella casa, c’era la pressione della competizione e comunque ero un teenager idiota. All’epoca pensavo che andare a letto con una con il doppio dei miei anni mi avrebbe reso un figo.” Mi spiegò.
“Immagino che i tuoi amici ti abbiano venerato.”
“Anche Zayn ha avuto una relazione con una donna più grande.” Disse con una scrollata di spalle.
“Sai qual è stata la cosa che mi ha fatta stare peggio?” Chiesi improvvisamente. Harry scosse la testa e mi lasciò andare avanti a spiegare. “Lo so che eravamo giovani ed era impossibile che saremmo stati insieme per sempre come ci eravamo promessi… però ero convinta che ci amassimo davvero.” Aggiunsi lentamente.
“Io ti amavo sul serio.”
“Va beh, non importa più ormai.” Dissi velocemente. “Non è che eravamo fidanzati ufficialmente o niente del genere.” Aggiunsi.
“No, per fortuna. Sarei stato un bastardo doppio se l’avessi fatto.” Commentò. “Va tutto bene?” Mi chiese poi, forse notando la mia espressione.
“Mi è successo anche quello, ma lasciamo stare, sul serio. E’ meglio se non ci penso.” Risposi. “Parliamo di te e della tua carriera. Non riesco ad aprire un giornale senza vedere la tua faccia.” Aggiunsi, cercando di cambiare argomento.
Harry rimase in silenzio per qualche secondo. Sembrava che volesse dirmi qualcosa, invece cambiò idea e trasformò la sua espressione sorpresa in un sorriso.
“Già, la carriera sta andando benissimo. Non pensavamo che avremmo avuto tutto questo successo.” Disse.
“Sono felice per voi. Vedo che siete diventati anche ottimi amici.”
“Sì, non potevo chiedere di meglio, seriamente. Quei quattro ragazzi sono diventati la mia famiglia. E tu, invece? Cosa facevi a Parigi?” Mi chiese.
“Facevo la make-up artist nel mondo della moda. Servizi fotografici, sfilate…” Spiegai.
“Sei sempre stata creativa.” Disse, guardandomi con un sorriso. “Quindi adesso farai la make-up artist qui a Londra?”
“Sì, ho lasciato il curriculum a Cosmopolitan ieri e sto sperando che mi chiamino. Comincerò a inviarlo ad altre aziende.” Risposi.
“Noi in realtà stiamo cercando una truccatrice.” Disse Harry. “Se te la senti potrebbe essere un’idea. Verresti con noi in giro per tutto il mondo.”
“Beh, sulla carta è il lavoro perfetto.” Risposi. “Però, onestamente, non credo faccia per me. Io e te siamo stati insieme e non mi sembra il caso.” Aggiunsi, pensando che avevo già avuto una storia con il mio capo ed era finita male. E Harry era diventato ancora più attraente di quanto lo fosse già quando eravamo adolescenti e non volevo ricascarci.
“Come vuoi. Pensaci, però. Perché secondo me potrebbe essere una grande opportunità per te. Lavorando per noi potresti venire a tutti gli eventi del mondo della musica e conoscere tipo Katy Perry e diventare la sua truccatrice personale.”
“Ci penserò.” Risposi, anche se sapevo che non sarei mai riuscita a dire di sì.
 
“E così sei ancora amica di Kate.” Disse dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato.
“Oh, sì. Viviamo insieme qui vicino, adesso.” Risposi, ritrovando il sorriso.
“Siete sempre state inseparabili.” Commentò. “Mi ricordo quando eravamo a scuola.”
“Già, e ci cacciavamo in ogni tipo di guaio insieme!” Risposi ripensando a quando eravamo tutti nella stessa classe.
“Ti ricordi quando mi sono legato la mano alla gamba del tavolo con lo scotch durante la lezione?” Mi chiese, scoppiando improvvisamente a ridere.
“Come faccio a dimenticarmelo? Siamo dovuti rimanere in quella classe per dieci minuti buoni dopo che è suonata la campanella per aiutarti a slegarti.” Risposi e risi anch’io.
“A proposito, comunque il mio amico Liam mi ha detto che trova Kate molto carina.” Disse Harry, tornando serio.
“Ah sì? Liam è quello con i capelli quasi rasati, vero?”
“Esatto. Mi ha chiesto di chiederti se puoi chiederle se vuole uscire con lui.” Disse il ragazzo.
“Che gioco di parole! Comunque le riferirò il messaggio e ti farò sapere.” Risposi e finii di bere il mio drink.
“Mi ha fatto piacere passare una serata con te. Grazie per avermi ascoltato.”
“E’ stato meno peggio di quanto mi aspettassi.” Risposi con una scrollata di spalle, alzandomi dalla sedia. Harry mi seguì fuori dal locale.
“Vai a casa a piedi?” Mi chiese.
“Sì, abito qui dietro.” Risposi, indicando la strada che portava alla piazzetta. Lo vidi guardarsi intorno e mi ricordai del suo lato protettivo.
“Ti accompagno.” Mi disse. Sorrisi, sapendo che non avrei potuto fargli cambiare idea nemmeno se ci avessi provato in tutti i modi e cominciai a camminare verso casa.
 
“Molto carina.” Commentò Harry quando arrivammo davanti alla mia porta d’ingresso, dopo pochi minuti di camminata.
“Kate ed io ce ne siamo innamorate appena l’abbiamo vista. E’ stata la prima che ci hanno mostrato.” Dissi, ricordando il giorno in cui io e la mia amica avevamo deciso che avremmo vissuto lì. Guardai in su e notai che la luce di camera sua era accesa. Non era tardi e sapevo che mi stava aspettando per farmi il terzo grado.
“Io abito a Primrose Hill adesso, invece.”
“Bel quartiere. Ci avevano mostrato un paio di case anche lì, ma alla fine…” Cominciai a spiegare.
“Il primo amore non si scorda mai.” Terminò la frase, ridendo. Poi, come se si fosse reso conto di quello che aveva appena detto, tornò serio e si schiarì la voce.
“Grazie per avermi accompagnata.” Dissi per rompere il silenzio imbarazzato.
“Figurati. Ricordati di dire a Kate che Liam vorrebbe uscire con lei.” Rispose.
“Certo. Ti manderò un messaggio per farti sapere.” Dissi, salendo un gradino e cercando le chiavi nella borsa.
“Buona notte, Sophie.”
“Buona notte, Harry.”
Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai contro, ripensando improvvisamente al nostro primo bacio.

***


Abitavamo a Holmes Chapel, un piccolo paesino del Cheshire con al massimo seimila persone e nulla di divertente da fare. Avevo notato Harry sin dal primo giorno di scuola, quando avevamo quattordici anni. Mi aveva chiesto un appuntamento dopo un mese e mi aveva portata a fare una passeggiata al parco. Avevamo bevuto una cioccolata calda e poi mi aveva accompagnata a casa, dopo aver passato ore a parlare e a conoscerci meglio seduti su una panchina del parco. Eravamo arrivati davanti alla porta ed ero un po’ imbarazzata, ma lui mi aveva fatta sentire a mio agio. Mi aveva abbracciata e, dopo avermi guardata negli occhi, aveva avvicinato il suo viso al mio e mi aveva baciata. Un bacio impacciato, un po’ imbarazzato, ma bellissimo.
“Sono stato benissimo con te.” Mi aveva detto, appoggiandomi le mani sulle guance, che erano arrossate per l’imbarazzo.
“Anch’io.” Avevo risposto, abbassando lo sguardo e sentendomi la ragazza più fortunata di tutto il Cheshire.
Ci eravamo salutati con un altro leggero bacio sulle labbra ed ero rientrata in casa, appoggiandomi alla porta esattamente come stavo facendo in quel momento, provando un miscuglio di emozioni. Ero felicissima, perché Harry mi piaceva tantissimo. Era la mia prima cotta, il primo ragazzo che mi piaceva mi aveva chiesto di uscire e mi aveva baciata. Non potevo crederci! Però mi sentivo anche in imbarazzo e in colpa, perché avevo paura che i miei genitori potessero aver visto dalla finestra. Fortunatamente erano entrambi occupati a risolvere il cruciverba del quotidiano seduti al tavolo della cucina.
Con il cuore che batteva ancora fortissimo ero corsa in camera mia e avevo chiamato Kate, raccontandole tutto.

 



Eccoci con un nuovo capitolo! 
Dopo sei anni Sophie e Harry finalmente parlano di quello che è successo e vediamo anche il primo flashback (ce ne saranno altri nei prossimi capitoli)! 
Sophie e Harry a 14 anni erano adorabili, vero? <3
Il prossimo capitolo lo posterò lunedì pomeriggio o martedì mattina (domani parto per Londra e non porto il pc, quindi non avrò modo di pubblicare prima).

Grazie a chi ha letto e inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite. Mi fate sempre un gran piacere!
Grazie anche a chi ha recensito gli altri due capitoli. Sapete che adoro leggere le vostre opinioni e sono sempre curiosa di sapere cosa ne pensate!

Un bacio e alla settimana prossima! :*

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Capitolo 4
*** Denial ***


Capitolo 4 - Denial


“No.” Disse Kate, risoluta.
“Ma perché? Mi hai detto che lo trovi carino anche tu!” Esclamai. Le avevo raccontato della serata e le avevo detto che Liam voleva uscire con lei.
“Non potrei mai uscire con un amico del tuo ex.” Rispose.
“Nonsense. Non è che mi stai dicendo che vuoi uscire con Harry.” Le dissi, cercando di convincerla.
“Lo so, ma sembra sbagliato lo stesso.”
“Mmh, va beh, fai come vuoi. Però sappi che, secondo me, sareste una bella coppia.”
“Non dirmi così, poi mi viene voglia di uscire con lui!”
“E allora vai! Kate, seriamente, io non ho problemi con questa cosa. Sei tu che ti stai facendo delle paranoie per qualcosa che non esiste.”
“Lo so.”
“Dagli una possibilità, no? Andate a bere qualcosa, magari poi vi odiate a morte.”
“Hai ragione. Allora puoi dire a Harry che ho detto di sì?” Mi chiese, guardandomi con occhi sognanti. Sapevo che era attratta da Liam. La conoscevo benissimo e l’avevo capito dal momento in cui aveva incrociato il suo sguardo al pub. E, soprattutto, l’avevo capito dall’espressione felice che aveva cercato di nascondere non appena le avevo detto che il ragazzo voleva uscire con lei.
 
“Sei sicura che non ti dispiace stare a casa da sola?” Mi chiese Kate la sera successiva, prima di uscire con Liam.
“No, figurati.” Risposi. Ero già in pigiama, avevo indossato i miei occhiali da vista e mi ero sistemata sul divano con il computer e una tazza di thè fumante, decisa a fare un elenco di aziende a cui avrei potuto inviare il mio curriculum il giorno successivo. Non avevo ancora ricevuto una risposta da Cosmopolitan e ormai dubitavo che mi avrebbero chiamata.
“Ok.” Rispose assumendo un’espressione insicura.
“Kate, sei carinissima. E’ solo un drink, potete sempre decidere di terminare la serata prima.”
“Lo so, ma lui è famoso. Famosissimo. E sì, ho lavorato con parecchie persone famose, ma non sono mai uscita con nessuno di così…”
“Kate?” La chiamai.
“Sì?”
“Calmati, andrà tutto bene.” Le dissi sorridendole. Si tranquillizzò per mezzo minuto, finché non sentì il suo cellulare vibrare e scoprì che Liam la stava aspettando fuori in macchina.
“Oddio.” Commentò.
“Vai. O ti spingo fuori.” La minacciai ridendo.
“Ok. Respiro profondo e vado.” Rispose e cominciò a camminare verso la porta. Si fermò e si voltò verso di me per l’ultima volta, guardandomi come se stesse per andare dal dentista invece che ad un appuntamento con un ragazzo che le piaceva, e poi uscì. Scossi la testa e ridacchiai fra me e me.
Kate era sempre stata così. Si agitava prima di ogni test a scuola, appuntamento con un ragazzo che le piaceva, esame… e poi finiva sempre tutto per andare a gonfie vele. Ed ero sicura che sarebbe stato così anche quella volta, perché era una persona fantastica e i ragazzi la adoravano. Doveva semplicemente cominciare a credere un po’ di più in se stessa.
 
Avevo una bella lista di aziende a cui avrei potuto inviare il mio curriculum ed ero abbastanza soddisfatta. Mi stupii quando sentii la porta di casa aprirsi. Non mi ero resa conto di essere stata al computer per tutta la serata.
“Sophie, sei ancora sveglia?” Mi chiese Kate, sedendosi di fianco a me sul divano.
“Già.” Risposi, sbadigliando. “Allora, com’è andata?” Le chiesi poi, chiudendo il portatile e appoggiandolo sul tavolino.
“Liam è…” Cominciò a rispondere la ragazza. “E’ stato un appuntamento bellissimo!” Esclamò poi con occhi sognanti.
“Visto? Ti sei agitata per niente!” La scherzai.
“Lo so, ero un fascio di nervi e invece è stato tutto bellissimo.”
“Dai, racconta.”
“Siamo andati a cena e abbiamo parlato tantissimo. Poi siamo andati in un pub a bere qualcosa, anche se lui non beve alcolici e poi mi ha riaccompagnata a casa. Siamo rimasti nella sua auto, parcheggiati qui fuori, a parlare per ore!”
“Sono davvero felice che sia andata bene. Vi rivedrete?” Chiesi.
“Penso proprio di sì. Mi ha detto che vorrebbe uscire ancora con me.” Rispose senza perdere l’espressione sognante.
“E…?” La incitai.
“Ci siamo baciati. Mi ha dato il bacio della buona notte.” Rispose. “Siamo compatibili.” Concluse, soddisfatta.
Kate aveva una teoria: secondo lei non valeva la pena continuare una relazione se il primo bacio non era più che perfetto. Diceva che il primo bacio stabiliva se una coppia era compatibile o meno.
“Per fortuna!” Dissi.
“Non vedo l’ora di leggere il messaggio della buona notte. Anche quello dice molto su una persona.” Commentò, estraendo il cellulare dalla sua borsa e guardandolo con apprensione.
“Starà guidando per tornare a casa.” Le dissi.
“Giusto.” Rispose. “Tu cos’hai fatto stasera?” Mi chiese dopo un po’.
“Ho un piano dettagliato per inviare il mio curriculum più o meno a chiunque.” Dissi.
“Hai lasciato perdere l’idea di Cosmopolitan?”
“Sì, non penso che mi chiameranno, a questo punto.”
“E hai deciso di non accettare l’offerta di lavoro di Harry?”
“Sì, non posso lavorare con lui. Non penso che ne verrebbe fuori nulla di buono.”
“Immagino di no. Quindi cosa farai adesso?”
“Beh, intanto ho pensato che posso provare con tutti gli altri importanti giornali di moda. Qualcuno avrà pur bisogno di una truccatrice per i servizi fotografici interni, no? E poi provo anche con gli studi televisivi. Il lavoro di Lou a X Factor non è per niente male.” Dissi. “Altrimenti ho un piano B, che è quello di provare a farmi assumere da qualche grande magazzino. Sai, gli stand di Mac, Urban Decay, Benefit, eccetera hanno sempre una truccatrice e ce ne sono parecchi. Tipo da Debenhams, Selfridges, Harrods…”
“Sophie?” Mi chiamò Kate improvvisamente, interrompendomi.
“Sì?”
“Lo sai che ti voglio bene, vero?”
“Certo. Anch’io.”
“Ecco, allora non prendertela, ma… stai bene?”
Mi bloccai per qualche secondo, sorpresa per la domanda.
“Sì.” Risposi, poi.
“Sei sicura? Perché, e non voglio girare il coltello nella piaga, hai scoperto da poco che il tuo fidanzato ti tradiva e hai annullato il matrimonio. Non ti ho ancora vista reagire, tutto qui.” Disse lentamente, probabilmente studiando la mia espressione ad ogni parola.
“Non preoccuparti per me, sto benissimo.”
“Ok, se sei sicura…” Rispose. “Sappi che io sono qui, se hai bisogno di parlare, okay? E nella libreria c’è una collezione di film tristi da fare invidia a Netflix. Ah, e non dimenticare che nel freezer c’è pieno di Haagen-Dazs al cioccolato belga.” Aggiunse.
“Grazie, Kate, ma sto bene.” Dissi. In realtà stavo cercando di tenermi il più occupata possibile per evitare di pensare a quello che era successo solo pochi giorni prima. Non ero ancora pronta ad affrontare la realtà e quindi stavo cercando di seppellirmi sotto una montagna di cose da fare.
“D’accordo. Quando passerà la fase della negazione, io, Meg Ryan, i Kleenex e l’Haagen-Dazs saremo qui per te.”
“Lo terrò a mente. Grazie.”
 
La mattina dopo ero già sveglia alle otto. Avevo già fatto la doccia, mi ero preparata e stavo facendo colazione davanti al computer acceso. Per mezzogiorno avevo finito di inviare il mio curriculum a tutto l’elenco che avevo fatto la sera prima ed ero soddisfatta. Speravo solo che qualcuno mi avrebbe richiamata, perché avevo bisogno di lavorare. Non tanto per lo stipendio – grazie al cielo i soldi non mi mancavano – quanto per tenere la mente occupata.
Sentii la suoneria del mio telefono e, per un attimo, sperai che fosse già qualche azienda che aveva ricevuto il mio curriculum. Invece lessi il nome di Harry sul display.
“Pronto?” Domandai cautamente.
“Ciao Sophie, come stai?” Mi chiese lui.
“Bene, grazie. Tu?”
“Tutto bene. Sono appena stato in casa discografica a fare una riunione e mi sei venuta in mente tu, visto che abiti a due passi. Sei libera per pranzo?”
“Sì, non ho niente da fare.” Dissi.
“Ottimo. Ti va se andiamo da qualche parte insieme? Ho voglia di andare da Giraffe e so che a te piace.”
Ci pensai per qualche secondo. Kate sarebbe stata fuori per lavoro tutto il giorno e io avevo due opzioni: rimanere in casa da sola con i miei pensieri, oppure uscire con Harry e distrarmi per un’ora o due.
“Volentieri.” Risposi alla fine.
“Perfetto, vengo a prenderti a casa tua. Tanto sono praticamente già qui.”
“Ti aspetto.”

 



Buon inizio settimana a tutti!
Io sono appena tornata da Londra e ho deciso di postare questo capitolo filler, che è una premessa per il prossimo che posterò Mercoledì!
Grazie mille a tutte le persone che leggono e inseriscono la storia nelle seguite/preferite/ricordate e a chi ha recensito. Mi rendete sempre felice <3
Spero che vi sia piaciuto e alla prossima!

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Capitolo 5
*** City Of Angels ***



Capitolo 5 – City Of Angels

“E’ troppo pieno.” Commentò Harry quando arrivammo davanti a Giraffe a Kensington High Street e non trovammo nemmeno un tavolo libero.
“Va beh dai, cambiamo posto.” Proposi.
“Ok. Però torneremo da Giraffe un altro giorno.”
“D’accordo.”
“Dove possiamo andare?”
“Conosco un posto carino dove si mangia bene.” Dissi. “E’ su Kensington Church Street e fanno cucina francese.” Risposi.
“Beh, allora ti seguo. Immagino che tu sia diventata un’esperta sull’argomento in due anni a Parigi.” Disse il ragazzo, sorridendomi.
“Credimi, nel mondo della moda a Parigi non si mangia molto.” Risposi, attraversando la strada. Superammo l’abbazia di St. Mary e arrivammo al Café Rouge, un ristorante dove Kate ed io adoravamo andare durante la nostra serata solo-donne il venerdì sera, prima che io mi trasferissi in Francia.

“Hai ragione, si mangia bene.” Disse Harry dopo aver assaggiato il primo boccone.
“E poi è carino. Non è mai strapieno perché non è sulla via principale.” Aggiunsi, guardandomi intorno. Ai tavoli di fianco a noi c’erano impiegati che lavoravano negli uffici del quartiere e un paio di gruppi di ragazze. “Allora, com’è andata in riunione dai grandi capi?” Chiesi dopo qualche minuto.
“Tutto bene, ci hanno consegnato il disco di platino per il nostro ultimo album.” Rispose.
“Wow, congratulazioni!” Esclamai. “Sono contenta che la tua carriera stia andando bene.”
“Grazie. E tu? Hai trovato nulla?”
“Cosmo non mi ha chiamata, ma stamattina ho inviato il curriculum ad una lunga lista di aziende e sto aspettando. Incrocio le dita.”
“Il posto da truccatrice per noi è sempre disponibile, non abbiamo ancora trovato nessuno.” Mi ricordò.
“Grazie, ma non è il caso, davvero.”
“D’accordo.” Rispose. “Dai, raccontami qualcosa del tuo lavoro a Parigi. Sono curioso! E’ da quando ci siamo visti negli uffici di Cosmopolitan che ti immagino nei panni dell’artista parigina sugli Champs Élysées. Non chiedermi perché, so che in realtà facevi la truccatrice.”
Scoppiai a ridere. Harry aveva sempre avuto una grande immaginazione.
“In realtà sai una cosa? Questi due anni sono passati così velocemente, ho lavorato talmente tanto che mi sembra tutto un po’ sfocato. Però una volta sono caduta in tentazione e sono andata sulla riva della Senna a disegnare il paesaggio.” Risposi. “Ma sono successe tante di quelle cose…”
“Hai trovato l’amore nella città romantica per eccellenza?” Mi chiese e abbassai lo sguardo sul piatto. “Oh, scusa.”
“No, tranquillo.” Risposi e sospirai. “In realtà avrei dovuto sposarmi oggi.” Aggiunsi abbassando la voce. Avevo fatto di tutto per non pensare a cosa sarebbe dovuto succedere quel giorno.
“Mi dispiace, cos’è successo?”
“Ero andata a fare l’ultima prova per il mio abito da sposa e sono tornata a casa prima del previsto perché la ragazza che aveva appuntamento prima di me non si è presentata.” Raccontai. “L’ho trovato a letto con la mia assistente.” Aggiunsi.
“Mi dispiace tantissimo.” Mormorò Harry. “Quindi è per questo che sei tornata a Londra?”
“Già.”
“Sai cosa facciamo oggi?” Mi chiese improvvisamente. “Passiamo tutta la giornata insieme. La mia missione sarà quella di non farti pensare alla Francia nemmeno per un secondo.” Aggiunse.
“Mi piace questo piano.” Commentai.
“Perciò la prima cosa che faremo sarà uscire da questo ristorante francese.” Disse chiamando la cameriera e chiedendo il conto.

Nonostante avessi lavorato nel mondo della moda e fossi abituata ai fotografi fuori dalle sfilate, non ero pronta ad essere paparazzata insieme a Harry. Fuori dal ristorante c’era un gruppo di fotografi che cominciò a scattarci foto.
“Qualcuno nel ristorante deve averli chiamati. Vieni, andiamo di qui.” Mi disse il ragazzo, prendendomi una mano e guidandomi lontana dai paparazzi. Camminammo velocemente fino a Holland Street, dove entrammo in un posto che si chiamava Ottolenghi.
“Altro cibo?” Chiesi guardandomi intorno.
“Direi che oggi serve.” Rispose. “Brownie? Fanno i più buoni di Londra.” Mi chiese poi.
“Volentieri.” Dissi e lasciai che me ne offrisse uno.
“I paparazzi ci hanno seguiti.” Commentò dopo qualche minuto, guardando fuori dalla vetrina.
“Vuoi chiamare un taxi per andarcene?” Chiesi.
“Forse è meglio. Andiamo a casa tua?” Mi propose.
“Sì. Anzi, sai cosa facciamo? Rimani a cena. Tanto Kate non c’è perché lavora questa sera.”
“Ok. Allora compriamo qualcosa da mangiare!” Esclamò guardandosi intorno.
“Penso che qui facciano solo servizio catering.” Gli sussurrai a bassa voce.
“Ah. Allora andiamo via e ordiniamo una pizza.” Mi rispose senza farsi sentire dalla commessa del negozio. Poi mi rivolse un sorriso radioso e chiamò un taxi per evitare che i paparazzi ci seguissero fino a casa mia.

“Che vita difficile!” Scherzò abbandonandosi sul divano.
“Eh, immagino.” Commentai sarcasticamente, sedendomi di fianco a lui.
“Scherzi? Avere i paparazzi che ti seguono in ogni posto è stressante.” Rispose ridendo. “No, sto scherzando. Non posso lamentarmi.”
“Stai vivendo il tuo sogno.” Dissi e lui annuì.
“Già, i paparazzi non sono poi così fastidiosi. Almeno qui in Inghilterra. In America è tutta un’altra storia, soprattutto a Los Angeles. Impazziscono!”
“Mi stavo quasi dimenticando che la tua band è famosissima anche oltreoceano. Mi ricordo ancora quando ho letto la notizia del debutto alla numero uno in America del vostro primo album. Per quanto ce l’avessi con te, non ho potuto non essere orgogliosa di te.”
“Grazie. Io non ci credevo quando me l’hanno detto. Pensavo fosse uno scherzo!”
“Posso immaginare. La prima boy band britannica a fare successo negli Stati Uniti.” Recitai rivolgendogli un sorriso.
“Dai, basta parlare di me.” Mi disse alzandosi dal divano. “Ti va di guardare un film divertente?”
“Assolutamente sì.” Risposi. Harry cominciò a studiare tutti i titoli dei DVD nella libreria e ne scelse uno. Tornò sul divano, dove si sistemò vicino a me, e mi mise un braccio intorno alle spalle mentre guardavamo il film.

“Grazie per la giornata, ne avevo bisogno.” Dissi al ragazzo a fine serata, prima che andasse a casa. Avevamo passato il resto del tempo insieme a ridere, scherzare e a mangiare la pizza. Harry aveva mantenuto la sua promessa: non mi aveva fatto pensare alla Francia nemmeno una volta e gli ero davvero grata per avermi distratta.
“Grazie a te, mi ha fatto piacere la tua compagnia.” Rispose. “Ma adesso devo andare davvero. Domani mattina mi devo svegliare alle sei e mezza per un’intervista in radio.” Aggiunse.
“E tu odi svegliarti presto.” Ricordai, pensando all’estate che avevamo passato insieme quando avevamo sedici anni.
“Esatto.” Rispose avviandosi verso la porta. “Beh, comunque è una cosa da rifare.” Aggiunse.
“Cosa?” Chiesi, confusa.
“Passare una giornata insieme. Sono felice di avere ripreso i rapporti con te.” Rispose.
“Anch’io.”
“Oh. Buonasera!” Esclamò Kate, tornando a casa in quel momento e trovandosi Harry davanti.
“Ciao, Kate.” Rispose lui, sorridendole. “Stavo giusto uscendo.”
“Ok, allora buona notte?” Chiese lei, con aria sorpresa. Sapevo che Harry era probabilmente l’ultima persona che si aspettava di trovare in casa nostra.
“Buona notte.” Rispose il ragazzo, rivolgendosi ad entrambe e uscendo.
“Beh?” Mi chiese subito Kate.
“Mi ha chiesto di pranzare insieme perché era nei dintorni.” Risposi.
“Sì, lo so. Siete stati da Cafè Rouge e poi da Ottolenghi.” Disse la ragazza, sbrigativa.
“Hai installato qualche diavoleria per sapere sempre dove sono sul mio telefono?” Chiesi.
“No, non ce n’è bisogno. Le vostre foto sono su tutti i siti di gossip.” Rispose la ragazza, estraendo l’iPad dalla borsa e accendendolo. Dopo qualche secondo me lo porse, mostrandomi uno dei tanti articoli che stavano girando in rete:

Harry Styles tradisce Taylor Swift con una misteriosa bionda?

A quanto pare il Don Giovanni dei One Direction non ha perso il vizio - e il suo fascino con le ragazze! Il cantante della boy band è stato fotografato oggi in giro per Londra con una misteriosa bionda, che non è la sua fidanzata Taylor Swift!

“Sembravano molto intimi. Parlavano, ridevano e flirtavano e Harry si comportava come se non avesse una ragazza! Quando sono usciti dal ristorante le ha persino preso la mano!” Ci ha rivelato una fonte che li ha avvistati a pranzo in un ristorante francese.

Chissà come l’avrà presa la povera Taylor! Dobbiamo aspettarci una canzone sul tradimento di Styles nel prossimo album della Reginetta della musica Country?

Guardai Kate senza dire una parola. Per qualche motivo mi sentivo come se il mondo mi fosse appena crollato addosso. Certo, non avevo mai pensato che sarei tornata insieme a Harry perché ero appena uscita da una storia importante e non me la sentivo di rimettermi in gioco, però mi sentivo quasi tradita perché non mi aveva mai detto di avere una ragazza. Quello era il genere di notizia che non volevo ricevere il giorno del mio non-matrimonio.
“Meg Ryan, Kleenex e Haagen-Dazs?” Mi chiese Kate, alzandosi e dirigendosi in cucina senza aspettare una mia risposta. Tornò qualche secondo dopo con un barattolo di gelato al cioccolato belga, due cucchiai e una confezione di fazzoletti Kleenex. Poi prese il DVD di “La Città degli Angeli” e prese posto di fianco a me sul divano, offrendomi quello che mi aveva portato.
Improvvisamente, e proprio in coincidenza con il finale tristissimo del film, il peso di tutto quello che mi era successo negli ultimi giorni mi colpì. Avevo trovato il mio fidanzato a letto con la mia assistente, a pochi giorni dal nostro matrimonio. Mi ero impegnata a cercare un nuovo lavoro e a riallacciare i rapporti con Harry per cercare di ignorare il dolore che provavo quando pensavo a quello che avevo visto e aveva funzionato, almeno fino a quel momento. Sentii le lacrime cominciare a scorrere sul mio viso e smisi di cercare di combatterle.



Buongiorno!

Ecco il quinto capitolo di questa storia.
Arriviamo al momento in cui Sophie finalmente realizza quello che le è successo in poco tempo e crolla.

Spero che vi sia piaciuto e non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato!
Grazie a tutte le persone che hanno letto, recensito e inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi mando un abbraccio e spero che passiate tutti una bella giornata! :*

A sabato prossimo per il capitolo 6!

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Capitolo 6
*** Red ***


DISCLAIMER GROSSO COME UNA CASA: Visti i recenti eventi mi sembra giusto scrivervi questa cosa. Ho scritto questa storia prima che cominciassero a girare le foto di Harry e Taylor insieme. Si vociferava che avessero avuto qualcosa a che fare all'inizio dell'anno, ma erano solo (forse) gossip. Quindi, quando ho scelto Taylor Swift per fare questa parte, non l'ho fatto per nessun altro motivo oltre al fatto che ho letto il suo nome in alcuni gossip legati ad Harry e l'ho inserita nella storia perchè avevo bisogno di qualcuno di famoso che facesse la sua parte e non avevo voglia di stare a cercare un'altra cantante.
Non conosco Taylor, non so quasi nulla di lei (oltre a quello che ho letto in giro e sono piuttosto sicura che siano tutte cose inventate dai giornali di gossip per vendere copie) e non so come si comporta. Quindi tutto quello che succede in questa storia (come tutto il resto, del resto) è inventato.




Capitolo 6 - Red

“Grazie per non avere nominato il mio matrimonio ieri.” Dissi a Kate il giorno successivo a colazione. Avevo pianto fino ad addormentarmi e mi ero svegliata con il mal di testa e gli occhi ancora gonfi. Ero un disastro.
“Figurati.” Mi rispose.
“Oggi sarebbe stato il mio primo giorno da signora Moreau.” Aggiunsi mescolando distrattamente lo zucchero nel caffè.
“Preferisco di gran lunga Campbell.” Commentò la mia amica. “Sai dove andiamo oggi?” Mi chiese poi.
“Dove?”
“A fare shopping. Hanno aperto Victoria’s Secret e dobbiamo assolutamente comprarci qualcosa.” Rispose. “Tanto devo andare al lavoro per le sei.” Aggiunse.
“Lo sai che non posso dire di no a Victoria’s Secret.”
“E si dà il caso che il negozio sia vicino a Michael Kors, Miu Miu, Jimmy Choo e Vivienne Westwood.” Disse la mia amica.
“Mi hai convinta!” Esclamai, pensando che un po’ di shopping non mi avrebbe fatto male. Sentivo il bisogno di avere qualcosa di nuovo.
“Bene, allora vestiti e andiamo. So anche dove portarti a pranzo. O meglio, dopo pranzo.”
“Mi stai incuriosendo.”
“Vedrai. Ti dico solo cupcakes!”
“Vado a vestirmi.” Dissi immediatamente e andai in camera mia per rendermi presentabile. Ci sarebbero voluti chili di correttore e fondotinta, ma ce l’avrei fatta. Per fortuna ero una truccatrice.
 
“Ugh.” Mugugnai. Kate ed io eravamo appena entrate nel negozio di McQ by Alexander McQueen.
“Che succede?” Mi chiese la mia amica.
“Jean-Paul.” Risposi semplicemente, mostrandole lo schermo del mio cellulare. Avevo già ignorato almeno una trentina di chiamate da quando ero tornata a Londra, senza contare gli sms che mi aveva inviato, pregandomi di perdonarlo e di tornare insieme a lui.
“Sai cosa dovresti dirgli?” Domandò Kate improvvisamente, spaventando il commesso del negozio, che le si era avvicinato per chiederle se avesse bisogno di aiuto.
“Cosa?”
“Che dovrebbe smettere di chiamarti e impiegare il suo tempo libero a cercare di ritrovare la sua dignità.” Mi rispose la ragazza, lanciando un’occhiataccia al mio telefono. “Vuoi che gli risponda io?”
“No, davvero. Progetto di ignorarlo per il resto dei miei giorni.” Dissi. “Anche perché in questo momento sono talmente incazzata che potrei fulminarlo tramite chiamata.” Aggiunsi.
“Dovresti farlo. Dovresti almeno toglierti lo sfizio di insultarlo per bene.”
“Meglio di no. Vorrei mantenere la mia dignità, io.” Risposi, calcando bene l’enfasi sull’ultima parola.
“Allora prova questo vestito. E’ perfetto per te.” Mi disse Kate, porgendomi un abito. Lo presi controvoglia, pensando che avrei preferito praticare il notorio sport “lancio dell’iPhone” piuttosto che provare un vestito, e mi infilai in camerino.
“Kate, mi prendi un paio di taglie in più, per favore? Mi hai dato una trentotto, non so cosa metterci dentro.” Le chiesi, irritata. La giornata aveva preso una brutta piega e non solo perché Kate mi aveva dato un vestito di qualche taglia troppo stretto. Ero nervosa e avrei voluto che Jean-Paul la smettesse di telefonarmi e mandarmi messaggi. Non lo volevo più vedere o sentire.
“Tesoro, ti sta chiamando un numero sconosciuto. Cosa faccio, rispondo io?” Mi chiese improvvisamente Kate, tornando davanti al camerino con la mia borsa e il mio telefono in mano. E senza vestito.
“No, tranquilla, faccio io.” Risposi. “Pronto?” Chiesi poi, dopo aver accettato la chiamata.
“Parla la signorina Sophie Campbell?” Mi chiese una voce sconosciuta.
“Sì, sono io.” Risposi.
“Buongiorno, signorina Campbell. Sono Jessica Chatsworth della Open Mike Productions. Abbiamo ricevuto il suo curriculum e la stiamo chiamando perché vorremmo fissare un colloquio con lei.” Disse la ragazza dall’altra parte del telefono. Avrei voluto cominciare a saltare e a correre per il negozio. Quella sì che era una bella notizia! “Per lei andrebbe bene domani mattina alle dieci e trenta ai London Studios?” Mi chiese ancora Jessica.
“Certo, va benissimo!” Esclamai.
“A domani, signorina Campbell.”
“Grazie mille, a domani.” Risposi. Sentii Jessica terminare la chiamata e guardai Kate, ricordandomi vagamente di essere in un camerino e praticamente in mutande.
“Quindi?” Mi chiese.
“Domani mattina ho un colloquio di lavoro ai London Studios, per la Open Mike Productions!” Esclamai.
 “Ma è fantastico!” Disse Kate, entrando nel camerino per abbracciarmi. “Vado a prenderti il vestito della taglia giusta, così domani metti quello.” Aggiunse poi.
 
“Dobbiamo festeggiare! Usciamo a cena!” Esclamò Kate la sera dopo, quando tornai a casa dal colloquio. Ero stata assunta dalla Open Mike Productions per essere la truccatrice per il programma televisivo “Chatty Man with Alan Carr”. Certo, era una cosa a tempo determinato perché era semplicemente una sostituzione maternità, ma ero felice. I London Studios, poi, erano vicino a Waterloo e con la metro ci avrei messo circa venti minuti ad arrivare.
“Vorrei, ma non posso. Questa sera registrano l’intervista a un’ospite e devo andare subito.” Risposi, indossando una giacca in fretta e furia. Recuperai la mia valigetta da make-up artist, salutai Kate velocemente e corsi a prendere la metro.
“Buonasera, Sophie.” Mi salutò Jessica quando arrivai agli Studios.
“Buonasera, Jessica!” Esclamai. Guardai l’orologio e notai di essere in anticipo di cinque minuti. Ottimo, odiavo arrivare in ritardo, soprattutto il primo giorno di lavoro.
“Solitamente non lavoriamo il giovedì, ma questa artista sarà a Londra solo per pochi giorni per promuovere il suo nuovo disco e poteva registrare la puntata solo questa sera.” Mi spiegò Jessica mentre camminavamo verso i camerini.
“Nessun problema.” Risposi. “Cosa devo fare?” Chiesi poi.
“Dunque, lei ha la sua truccatrice personale, quindi tu dovrai occuparti di Alan. Non c’è molto da fare in realtà, un po’ di fondotinta per coprire le imperfezioni e cipria. Sai, le telecamere che filmano in alta definizione sono un incubo!” Esclamò Jessica, scoppiando poi a ridere.
“Già.” Risposi abbozzando un sorriso. Era vero, con l’arrivo delle telecamere ad alta definizione il mondo del make-up era completamente cambiato. Se prima ci si poteva permettere di andare in video con un trucco pesantissimo per coprire le imperfezioni, ora non si poteva più fare. Le aziende di trucchi avevano dovuto inventare fondotinta leggerissimi ma ad alta copertura che risultassero naturali.
Arrivammo al camerino di Alan Carr, il presentatore del programma, e mi presentai a lui. Poi cominciai a lavorare, cercando di rimanere seria: era un uomo divertentissimo e molto sarcastico. Era una fabbrica di battute divertenti.
“Sophie, abbiamo bisogno di te urgentemente!” Mi chiamò Jessica poco prima che cominciassero a registrare. Lavorare nel backstage di un programma televisivo era quasi più caotico del dietro-le-quinte delle sfilate.
“Arrivo!” Dissi e raggiunsi la ragazza.
“La truccatrice di Taylor è uscita un secondo per rispondere ad una chiamata urgente e abbiamo bisogno di un ritocco.” Mi spiegò Jessica. Annuii ed entrai nel camerino, trovandomi davanti Taylor Swift in un glorioso abito rosso fuoco. Deglutii e cercai di rimanere professionale.
“Mi sembri familiare.” Fu la prima cosa che mi disse Taylor, facendomi cominciare a sudare ancora di più.
“Ho un viso molto comune.” Risposi, cercando di sorridere. Recuperai un pennellino da eyeliner nella mia cintura e nascosi l’attaccatura delle sue ciglia finte con del nero.
“No, non è quello. Penso proprio di averti già vista da qualche parte. Recentemente.” Insistette Taylor. Non risposi, ero quasi pietrificata per qualche motivo. “Ma certo! Sei la ragazza misteriosa!” Esclamò dopo qualche secondo, facendomi quasi saltare per lo spavento.
“Ragazza misteriosa?” Chiesi, cercando di fare finta di nulla. In realtà sapevo benissimo di cosa stesse parlando.
“Quella delle foto con Harry.” Rispose e il suo tono diventò glaciale. Sapevo di non aver fatto nulla di male con il ragazzo. Eravamo solo usciti a pranzo e mi aveva semplicemente preso la mano per aiutarmi a sfuggire ai paparazzi. Eppure essere davanti alla sua ragazza, che mi aveva anche riconosciuta, era snervante.
“Oh.” Risposi semplicemente, cercando di prendere altro tempo mentre le sistemavo l’attaccatura delle ciglia finte sull’altro occhio.
“Come fai a conoscere Harry?” Mi chiese Taylor, scrutandomi con gli occhi ridotti ad una fessura.
“Lo conosco da tantissimi anni.” Risposi. Volevo evitare di entrare nei dettagli. “Siamo cresciuti nella stessa città e andavamo a scuola insieme.” Aggiunsi.
“E cosa facevate in giro mano nella mano?”
“In realtà mi ha preso la mano per farsi seguire. C’erano i paparazzi davanti al ristorante.” Risposi, rendendomi conto che la situazione, spiegata in quel modo, sembrava quasi più grave di quanto lo fosse in realtà.
“Okay, ma cosa facevate insieme?” Mi chiese ancora.
“Pranzavamo e chiacchieravamo. Ci aggiornavamo su quello che è successo nelle nostre vite dall’ultima volta che ci siamo visti, sei anni fa.”
“Quindi tu sei la ragazza con cui stava prima di andare a X Factor?”
“Sì.” Risposi, rassegnata. Non potevo dirle di no, giusto? Sarebbe stato mentire. E poi era vero, Harry ed io eravamo una coppia sei anni prima, non c’era nulla di male.
“Okay.” Rispose semplicemente Taylor. “Grazie per il ritocco, devo andare a registrare.” Aggiunse alzandosi dalla sedia e sovrastandomi con la sua altezza. Era molto alta, soprattutto con i tacchi che stava indossando.
 
“Come diavolo è potuto succedere?” Sentii urlare il manager di Taylor a un certo punto. La ragazza stava correndo in camerino, dove si chiuse dentro.
“Chi è stato? Voglio sapere chi è stato!” Urlò la truccatrice della ragazza, che era tornata nel backstage.
“Potrebbe semplicemente essere stato un incidente.” Cercò di spiegare Jessica, con un filo di voce.
“Chi è la truccatrice del vostro show?” Chiese ancora il manager.
“Sophie Campbell.” Rispose Jessica, indicandomi con aria rassegnata. Mi sentii ghiacciare il sangue nelle vene. Cosa diavolo era successo?
“Tu. Spiegami immediatamente come hai potuto lasciare uscire Taylor in quel modo!” Mi urlò il manager, facendomi sentire piccolissima.
“I-in che modo?” Chiesi. Sembrava quasi che la mia voce si rifiutasse di uscire dalla mia bocca.
“Le ciglia finte da una parte dell’occhio si stavano staccando completamente e il rossetto rosso era sbavato dalla bocca fino a metà guancia!” Esclamò la truccatrice, che mi stava guardando con aria truce. Cercai di fare mente locale e di ignorare la gente che mi stava urlando contro. L’ultima volta che avevo visto Taylor, prima che entrasse in studio a registrare, era perfetta. O forse no? Ero davvero così distratta dal fatto che mi avesse riconosciuta che avevo permesso che entrasse in uno studio televisivo truccata come se avesse passato la serata a bere e ballare? Non riuscivo a spiegarmi cosa fosse successo.
“P-posso sistemare.” Provai a dire.
“Ormai il pubblico l’ha vista in quel modo. Taylor non vuole più uscire e ha annullato l’intervista.” Disse il manager. Questa volta aveva abbassato la voce e sembrava ancora più spaventoso.
“Mi dispiace tantissimo.” Borbottai, abbassando lo sguardo e cominciando a torturarmi un labbro con i denti.
“Ma dove l’avete presa?” Sentii commentare la truccatrice.
“Mi dispiace davvero tanto, n-non mi sono accorta dell’errore. Posso rimediare, davvero. P-posso andare a parlare con Taylor e scusarmi di persona.” Suggerii, guadagnandomi un’occhiataccia dal manager.
“No, tu non farai più niente. Anzi, fammi parlare con la produzione. Dopo questa cosa tu non potrai più lavorare su nessuna celebrità.” Rispose l’uomo, allontanandosi per andare a parlare con Jessica.
“Credi che non sappia cos’è successo?” Mi chiese la truccatrice, avvicinandosi a me.
“Cosa?” Chiesi, sorpresa.
“Lo so benissimo che sei quella delle foto con Harry. E so anche che sei gelosa del rapporto che c’è tra loro due e quindi hai fatto apposta a sabotare Taylor per farle fare una figuraccia davanti a tutto il pubblico. E meno male che l’intervista non va in onda in diretta!” Esclamò la ragazza.
“No, io non… io non ho fatto niente del genere!” Risposi.
“Ormai il danno è fatto e puoi dire addio al tuo lavoro.” Disse Taylor, uscendo improvvisamente dal suo camerino. Aveva un aspetto orribile: il mascara le era colato sulle guance perché aveva pianto e aveva ancora quella riga di rossetto rosso che partiva dalla bocca e finiva a metà guancia.
“Mi dispiace.” Mormorai, non sapendo che altro fare. Io ero quasi sicura che fosse perfetta prima di entrare nello studio di registrazione! Oppure no? Ero talmente pietrificata dalla conversazione che non riuscivo a ricordare quel dettaglio.
“Sophie?” Mi chiamò Jessica. Mi avvicinai alla ragazza, che mi stava guardando con aria dispiaciuta. “Sei licenziata.” Annunciò dopo qualche secondo.

 


Buon Sabato!

La nostra Sophie è abbastanza sfigata, eh? Finalmente trova un lavoro e viene licenziata il primo giorno!
Povera. Per il resto siamo ancora ai primi capitoli, quindi entreremo nel vivo della storia nei prossimi. :)

Spero che vi sia piaciuto e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!
Grazie a tutte le persone fantastiche che leggono, inseriscono questa storia tra le preferite/seguite/ricordate e che recensiscono.
Vi mando un abbraccio! <3

Passate tutti un buon weekend e noi ci rileggiamo Lunedì con il prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Maybe ***


DISCLAIMER GROSSO COME UNA CASA: Visti i recenti eventi mi sembra giusto scrivervi questa cosa. Ho scritto questa storia prima che cominciassero a girare le foto di Harry e Taylor insieme. Si vociferava che avessero avuto qualcosa a che fare all'inizio dell'anno, ma erano solo (forse) gossip. Quindi, quando ho scelto Taylor Swift per fare questa parte, non l'ho fatto per nessun altro motivo oltre al fatto che ho letto il suo nome in alcuni gossip legati ad Harry e l'ho inserita nella storia perchè avevo bisogno di qualcuno di famoso che facesse la sua parte e non avevo voglia di stare a cercare un'altra cantante.
Non conosco Taylor, non so quasi nulla di lei (oltre a quello che ho letto in giro e sono piuttosto sicura che siano tutte cose inventate dai giornali di gossip per vendere copie) e non so come si comporta. Quindi tutto quello che succede in questa storia (come tutto il resto, del resto) è inventato.




Capitolo 7 - Maybe

“Non voglio alzarmi.” Dissi, soffocando il suono della mia voce sotto il piumino. Kate era seduta di fianco a me e stava cercando di farmi ragionare.
“Sophie, cos’è successo ieri sera?” Mi chiese dolcemente la ragazza, cercando di togliere il piumino dalla mia faccia.
“Sono stata licenziata durante il mio primo giorno di lavoro.” Spiegai, arrendendomi e scoprendomi il viso.
“Com’è successo?” Mi chiese Kate.
“Non lo so!” Esclamai. “C’era Taylor Swift come ospite della trasmissione. Le stavo facendo un ritocco perché la sua truccatrice stava rispondendo ad una chiamata urgente e pensavo di aver fatto tutto giusto! Poi lei mi ha riconosciuta per quelle stupide foto e ha cominciato a farmi domande. E poi si è chiusa in camerino a piangere perché l’ho fatta andare a registrare con le ciglia finte che si staccavano e il rossetto tutto sbavato.” Spiegai. “Non so come è successo!”
“Oh, tesoro.” Commentò Kate. “Eri distratta, può capitare.”
“No, non può capitare. Essere una truccatrice nel mondo dello spettacolo è quasi importante quanto essere un chirurgo!” Esclamai, coprendomi la faccia con un cuscino. “Ed è come se avessi sfigurato Taylor Swift!” Aggiunsi poco dopo.
“Ma non potevi semplicemente risolvere il problema? Tanto la stavano registrando, non era in diretta, no?”
“Oh, certo. Avrei potuto farlo, ma Taylor ha annullato l’intervista perché il pubblico in studio l’ha vista così.” Spiegai. “La mia vita è un disastro.”
“Va beh, ma com’è drammatica!” Disse Kate. “Non l’hanno mica vista nuda, aveva un piccolo problemino al trucco.”
“E pensava che io l’avessi fatto apposta perché sono gelosa del rapporto che c’è tra lei e Harry.” Spiegai, togliendomi il cuscino dal viso e mettendomi a sedere sul letto.
“Che cosa?”
“Lascia stare. Possiamo parlare di altro?” Chiesi.
“Certo. Dai, vieni giù che facciamo colazione. Vado da Starbucks a prendere i muffin al cioccolato che ti piacciono tanto?”
“Lo faresti?”
“Sophie, per te questo ed altro.” Rispose la mia amica, abbracciandomi.
“Grazie.” Dissi.
 
Mi decisi finalmente a vestirmi e a scendere in cucina ad aspettare che Kate tornasse con la colazione di Starbucks. Sentii suonare il campanello e sorrisi tra me e me: la mia amica si dimenticava sempre le chiavi. Chissà come aveva fatto a non rimanere chiusa fuori almeno duecento volte nei due anni in cui ero stata a Parigi!
“Kate, dobbiamo mettere una chiave di scorta sotto…” Cominciai a dire, ma mi bloccai quando mi trovai davanti Harry.
“Non sono Kate.” Disse. Non sembrava felice.
“Oh, no.” Sussurrai. “Vuoi entrare?” Chiesi.
“Sì, grazie. Devo parlarti.” Rispose. Aprii di più la porta e lo lasciai passare. “Taylor mi ha raccontato di ieri sera.” Disse dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante.
“Mi dispiace per quello che è successo, ma ti giuro che non me ne sono accorta.” Risposi immediatamente sulla difensiva.
“Mi ha raccontato anche della conversazione che avete avuto.”
“Ti ha detto che mi ha riconosciuta nelle foto?” Chiesi.
“Certo. E mi ha anche raccontato di quello che le hai detto. Ha pianto per tutta la notte. Cosa diavolo ti è saltato in mente?” Domandò il ragazzo.
“C-cosa le ho detto?” Chiesi.
“Oh, Sophie, non fare finta di non ricordarti. Le hai detto di come io e te siamo stati insieme anni fa e del rapporto che c’era tra di noi. Le hai detto che lei non potrà mai avere con me quello che io avevo con te… devo andare avanti?”
“Io non ho mai detto nulla del genere!” Esclamai. “Lei mi ha chiesto cosa facevamo insieme e le ho risposto che stavamo pranzando e chiacchierando e basta!” Esclamai.
“Come no! Non le hai poi anche detto che ci siamo baciati a casa tua? Taylor era sconvolta quando è venuta a casa da me, ieri sera. Mi ci sono volute ore per calmarla!” Disse Harry alzando la voce.
“Io non le ho detto niente del genere!” Ripetei. Stavo cominciando a perdere la pazienza. Perché Taylor aveva mentito a Harry in quel modo? Cercai di ricordarmi la conversazione che avevamo avuto nel camerino ed ero sicurissima di non averle mai mentito.
“Mi dispiace di non averti detto di Taylor quando ci siamo incontrati e mi dispiace, anche se ti ho fatto capire che tra di noi ci sarebbe potuto essere qualcosa in più di semplice amicizia.” Disse il ragazzo abbassando la voce e tornando a parlare con la sua solita lentezza. “Ma questo non mi sembra un buon motivo per fare quello che hai fatto. Io e te non potremo mai tornare insieme, chiaro? Soprattutto dopo quello che è successo ieri sera.” Aggiunse.
“Harry, io…” Cominciai a dire, ma fui interrotta dal rientro di Kate, che non si era dimenticata le chiavi come avevo pensato.
“Cosa sta succedendo qui?” Chiese la ragazza, guardando prima me e poi Harry.
“Nulla, stavo andando via.” Rispose Harry, lanciandomi un’occhiataccia prima di uscire.
“Cosa…?” Cominciò a chiedermi Kate, ma scossi la testa.
“Non voglio parlarne. Possiamo mangiare il muffin e basta?” Domandai, lasciandomi cadere pesantemente sulla sedia in cucina.
Mentre stavo tornando a casa da Parigi avevo pensato che la mia vita non avrebbe potuto andare peggio di così. Beh, mi sbagliavo.
 
“Sophie, non è la fine del mondo, troverai un altro lavoro.” Cercò di consolarmi Kate a cena. Eravamo uscite e mi aveva trascinata in un ristorante molto carino del Mayfair.
“No.” Risposi risoluta. “Se Taylor Swift mette in giro la voce che sei una truccatrice pessima, nessuno sano di mente ti assumerà più. Soprattutto nel mondo dello spettacolo.” Aggiunsi.
“Allora potresti cercare qualcos’altro e aspettare che questa situazione si risolva.” Mi suggerì.
“Hai visto le foto che girano in rete? Taylor ha postato un Instagram con la sbavatura di rossetto e ha già qualcosa tipo millecinquecento commenti.” Risposi sconsolata. Presi il bicchiere di vino bianco che avevo davanti e mandai giù un lungo sorso.
“Secondo me è lei che è gelosa di te e ha architettato questo piano diabolico per farti licenziare.” Disse improvvisamente la mia amica.
“Beh, io di certo non le ho detto nessuna delle cose di cui Harry mi ha accusata.” Risposi. “E non penso proprio di averla lasciata andare in giro così. Voglio dire… ho usato l’eyeliner per nascondere l’attaccatura delle ciglia e quando l’ho fatto mi sono assicurata che fossero attaccate bene.” Aggiunsi.
“Lo so che sei brava. Voglio dire, hai truccato modelle per le sfilate di Armani, non sei la prima ragazzetta che passa per strada.”
“Sì, ma non posso dimostrare niente di tutto ciò. Il mondo dello spettacolo è convinto che io sia una pazza scatenata e…”
“E Harry è convinto che tu sia una pazza gelosa.” Concluse Kate, versandomi altro vino nel bicchiere. Non avevamo ancora nemmeno cominciato a mangiare.
“Anche.” Sospirai. “Forse non sarei dovuta tornare a Londra.”
“E da dove viene questo pensiero?” Mi chiese Kate, studiandomi con attenzione.
“Non lo so, mi sono messa a pensare… e forse avrei dovuto fare finta di niente.”
“In che senso?”
“Sposare Jean-Paul, rimanere a Parigi. Avevo un lavoro che amavo e adesso non ho nulla.”
“Sophie, non dire cazzate. JP ti ha tradita con la tua assistente, hai fatto benissimo a piantarlo.”
“Ma se fosse stata colpa mia?”
“Oh no, Sophie. No.” Disse Kate, scuotendo la testa.
“Ma pensaci. Forse ho fatto qualcosa di sbagliato io. Forse l’ho spinto io a tradirmi con Giselle. Voglio dire, alla fine anche Harry mi ha tradita con quella tizia di X Factor, Caroline, quindi forse c’è qualcosa di sbagliato in me.”
“Non ascolterò un secondo in più di questo discorso. Non c’è niente che non va in te.”
 Sospirai e mi concentrai di nuovo sul calice di vino bianco.
“Cambiamo discorso.” Dissi poi. “Quando uscirai ancora con Liam?”
“Domani sera. Andiamo a cena insieme in un posto carino. Ha detto che è una pizzeria.” Rispose senza smettere di guardarmi con apprensione, come se potessi esplodere da un momento all’altro.
“Ottimo!” Esclamai, cercando di dimostrarmi felice. Kate mi conosceva meglio di chiunque altro al mondo, quindi sapeva benissimo che il mio sorriso era forzato.
“Sophie?” Sentii una voce familiare alle mie spalle. Mi voltai e trovai Louis e la ragazza con cui era al pub qualche giorno prima.
“Ciao!” Lo salutai, alzandomi dalla sedia e permettendo che mi desse un bacio su ogni guancia.
“Lei è Eleanor, la mia ragazza. Eleanor, questa è Sophie, la ragazza di cui ti parlavo.” Ci presentò poi.
“E lei è Kate, la mia migliore amica.” Spiegai dopo aver stretto la mano ad Eleanor. Anche Kate si alzò e strinse la mano di entrambi.
“Ho sentito quello che è successo con Taylor.” Mi disse Louis. “Mi dispiace.” Aggiunse.
Non risposi, non sapendo cosa dire.
“Conosci bene Taylor?” Si intromise Kate improvvisamente.
“No, non benissimo. Però…” Cominciò a dire Louis e poi si interruppe.
“A me non è mai piaciuta.” Intervenne Eleanor. “Siamo usciti tutti e quattro insieme in più di un’occasione e non mi piace come si comporta. E’ troppo gelosa.” Aggiunse la ragazza.
“Volete unirvi a cena?” Chiese Kate, molto interessata alla conversazione. Louis ed Eleanor si guardarono e poi annuirono.
“Io non ho mai detto certe cose.” Confessai quando un cameriere unì i nostri tavoli. “Non sono una persona orribile.” Aggiunsi.
“Perché non ci racconti esattamente com’è andata?” Mi chiese Louis ed io, dopo aver respirato profondamente, cominciai a parlare.

 



Buon inizio settimana!

La nostra povera Sophie sta entrando nella fase del dubbio, quindi comincia ad avere ripensamenti, mentre Kate, da brava migliore amica, ne approfitta della situazione per fare un po' di gossip e cercare di organizzare un piano per aiutarla.
In questo capitolo ritroviamo Harry e compare anche il caro Louis.

A mercoledì con il prossimo!

Grazie mille alle persone che leggono questa storia e che la inseriscono nelle seguite/preferite/ricordate e la recensiscono! Grazie davvero. <3

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Capitolo 8
*** Stage Four ***




Capitolo 8 – Stage Four
 

“Sophie, devi uscire di casa.” Mi disse Kate. Erano passate due settimane dalla cena con Louis ed Eleanor e avevo passato tutto il mio tempo chiusa in casa. Avevo ignorato altre chiamate da Jean-Paul e avevo sperato inutilmente che qualsiasi altra azienda a cui avevo inviato il curriculum mi chiamasse.
“Non devo fare niente fuori. E poi fa freddo.” Mi lamentai guardando fuori dalla finestra. I primi fiocchi di neve stavano cominciando a cadere.
“Andiamo, non puoi vegetare in casa per il resto della tua vita. Che ne dici se andiamo a Winter Wonderland?” Mi chiese.
“Non ho voglia di vedere un mucchio di statue di ghiaccio e bambini che urlano.” Risposi, coprendomi meglio con una coperta di pile e aggiustandomi gli occhiali sul naso. Avrei voluto riprendere a leggere Cosmopolitan e a mangiare Oreo, lamentandomi mentalmente della mia misera vita.
“Preferisci rimanere a fissare l’articolo su Harry per il resto della giornata?” Mi chiese Kate, togliendomi il giornale di mano.
“Non è colpa mia se è su tutti i giornali.” Sospirai. “E poi…”
“E poi?”
“Ho sentito Charlotte, prima. Sai, l’altra ragazza nel mio team di lavoro a Parigi?”
“Sì.”
“Indovina chi ha preso il mio posto?” Chiesi con un sorriso amareggiato.
“Giselle?”
“Proprio lei.” Risposi.
“Mi dispiace.” Disse Kate, abbassando lo sguardo. “Sai una cosa? Ho cambiato idea.”
“Su cosa?”
“Pensavo che evitare JP fosse il modo migliore per non farti soffrire, ma forse devi parlargli. Risolvere la cosa una volta per tutte.” Rispose.
“Dici?”
“Sì. Perché non lo videochiami e gli dici quello che pensi di lui? Sfogati, mandalo a quel paese. Vedrai che ti sentirai meglio. Non puoi tenerti tutto dentro.” Disse la mia amica.
“Poi posso chiamare anche Taylor Swift e dire anche a lei tutto quello che penso?”
“Beh, adesso non esageriamo. Però, se vuoi, puoi dire a me quello che pensi della Swift. Non che non lo sappia già, ma magari hai aggiunto qualche insulto alla lista durante la notte?”
“Oh, non solo uno. La lista si allunga ogni giorno.” Dissi, annuendo.
“Dai, magari Louis ed Eleanor trovano un modo per dimostrare a Harry che tipo di persona è in realtà.”
“Ma io non voglio che si lascino per colpa mia.” Dissi. “Per quanto la Swift non mi stia simpatica perché mi ha fatta licenziare voglio che Harry sia felice. E se lei è quello che vuole…” Aggiunsi.
“Sophie, non sei l’unica persona che conosce Harry da anni. Dimentichi che ero anch’io in classe con voi ed eravamo tutti e tre migliori amici? Certo, può essere cambiato in questi anni, ma io non ce lo vedo proprio con lei.” Rispose Kate. Non capivo se mi stava dicendo quelle cose per cercare di farmi stare meglio o se le pensava sul serio.
“Va beh, dai, fammi chiamare Jean-Paul. Ho giusto un paio di cose che vorrei dirgli.” Dissi, alzandomi dalla poltrona e prendendo il computer portatile.
“Ti lascio sola.”
 
“Sophie, chérie!” Esclamò Jean-Paul quando vide il mio viso sullo schermo. Sentii il mio cuore battere più velocemente quando lo vidi. Era sempre bellissimo e lo odiavo ancora di più. Avremmo potuto essere felicissimi insieme. E invece aveva rovinato tutto.
“Ho deciso di ascoltare il tuo lato della storia.” Annunciai. Un sorriso illuminò il suo bellissimo viso. Sentivo i suoi occhi azzurri perforarmi anche tramite lo schermo.
“Tesoro…” Cominciò, ma lo interruppi.
“Jean-Paul, voglio solo sapere la verità. Nient’altro.”
Si passò una mano tra i corti capelli biondo cenere e mi sorrise di nuovo.
“D’accordo.” Disse dopo un po’. “Però prima lasciami dire che mi dispiace tanto. Non volevo che lo scoprissi così.” Aggiunse.
“Perché, in che modo avresti preferito che lo scoprissi?” Chiesi.
“Avrei voluto dirtelo io. Io e Giselle ne avevamo parlato…”
“Da quanto tempo andava avanti la vostra storia?” Domandai improvvisamente. Se ne avevano parlato voleva dire che quella non era la prima volta che andavano a letto insieme.
“Un paio di mesi.” Ammise. Mi sentivo come se qualcuno mi avesse appena accoltellata alla schiena.
“Un p-paio di mesi?” Balbettai. Speravo di non aver sentito bene. Non poteva andare avanti da così tanto. Io e lui eravamo sempre stati felici insieme. O almeno così pensavo.
“Sophie, mi dispiace. Ti ho sempre amata e ti amo ancora. Tutti quei discorsi sul matrimonio… i preparativi e tutto quanto. Mi sono sentito intrappolato e avevo bisogno di evadere prima di impegnarmi per il resto della mia vita con te.” Rispose.
Sembrava che tutto intorno a me si fosse fermato. Mi sentivo come se fossi all’interno di una bolla. Tutti i suoi erano ovattati e faticavo a respirare. Fissavo lo schermo ma non vedevo nulla.
“Intrappolato…” Ripetei a bassa voce. “T-ti stavo soffocando con i discorsi del matrimonio?” Aggiunsi dopo qualche secondo, sempre sussurrando.
“Sì, chérie. Eri così presa da tutti i dettagli, non parlavi d’altro.” Rispose Jean-Paul, guardandomi con un’espressione triste.
Quindi era vero: ero stata io a portarlo al tradimento. Chiusi gli occhi, sperando di trovarmi in una situazione diversa quando li avrei riaperti. Speravo che si trattasse solo di un brutto incubo. Come avevo potuto essere così presa dal matrimonio da non rendermi conto che stavo allontanando il mio fidanzato da me?
“D-devo andare.” Dissi, interrompendo la videochiamata e chiudendo lo schermo del computer portatile. L’avevo chiamato con l’intenzione di insultarlo e liberarmi dal peso di tenermi tutto dentro e invece avevo realizzato che era stata tutta semplicemente colpa mia.
“Sophie?” Mi chiamò Kate cautamente, entrando nella mia stanza. “Oddio, cos’è successo?” Mi chiese appena vide la mia faccia.
“E’ stata colpa mia.” Sussurrai, allontanando il computer portatile dal me e abbracciando le mie ginocchia. Mi rannicchiai su me stessa.
“Cosa è stata colpa tua?” Mi chiese dolcemente la mia amica.
“Tutto.” Risposi, sentendo una lacrima che scorreva sulla mia guancia. “Sono stata io. L’ho soffocato e l’ho spinto a tradirmi.” Aggiunsi.
“Cosa stai dicendo?”
“Mi ha detto che si è sentito intrappolato per colpa di tutti i miei discorsi sul matrimonio.” Spiegai, restando calma per miracolo. Sapevo che sarei scoppiata a piangere in pochi secondi.
“Mio Dio, io adesso lo chiamo e gliene dico quattro.” Ringhiò Kate, avvicinandosi ulteriormente a me e mettendomi una mano sul braccio. “Sophie, guardami.” Mi ordinò poi. Alzai lo sguardo su di lei con riluttanza. “Non è stata colpa tua. Quelle stronzate sono le cose che si dice per stare bene con se stesso. Se un uomo ti tradisce non è colpa tua, chiaro?” Mi domandò.
“Ma…”
“Niente ma. Jean-Paul è un pallone gonfiato che ha bisogno di fare i conti con la realtà. Dio, ha anche avuto il coraggio di dare la colpa a te! Non ci posso credere!” Esclamò Kate, saltando in piedi e cominciando a camminare in giro per la mia camera, passandosi ripetutamente una mano tra i capelli.
“Kate?” La chiamai con voce tremante. “Abbiamo altro Haagen-Dazs?” Chiesi e cercai di ridere, ma la risata si trasformò presto in un pianto disperato.

 



Salve gente!
Scusate il ritardo, ma oggi è stato il primo giorno di lavoro ed è stata una giornata particolarmente intensa!
Comunque questo capitolo è un po' "pesante", me ne rendo conto. Ma nella vita reale una persona non supera una delusione grande come aver trovato il proprio fidanzato a letto con l'assistente pochi giorni prima del matrimonio in due minuti, quindi sono cose che vanno affrontate.
E' un capitolo filler, ma è anche particolarmente importante per la storia.
Nel prossimo succederà qualcosa, ma non vi anticipo nulla :D

Il prossimo capitolo venerdì sera, insieme a quello di Another World!
Spero che vi sia piaciuto e non vedo l'ora di sentire cosa ne avete pensato!

Come sempre grazie a tutte le persone che leggono, recensiscono e inseriscono la storia tra le seguite/ricordate/preferite.
Vi abbraccio, grazie per apprezzare quello che scrivo <3

Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Lights Out ***




Capitolo 9 – Lights out

“Sai di cosa potremmo avere bisogno?” Mi chiese improvvisamente Kate, interrompendo la mia abbuffata di gelato.
“Di cosha?” Chiesi con la bocca piena.
“Dobbiamo uscire. Perché non andiamo in un locale? Beviamo qualcosa, balliamo, passiamo una serata divertente.” Propose la mia amica. La guardai per un po’, con il cucchiaio pieno di gelato a mezz’aria.
“Sono un disastro.” Risposi dopo aver deglutito. “Non posso uscire così.” Aggiunsi, indicandomi. Avevo i capelli tutti in disordine, gli occhi gonfi per aver pianto e, grazie al cibo spazzatura che avevo mangiato nelle ultime due settimane, avevo anche qualche brufolo.
“Tesoro, sei una make-up artist. E sei anche brava.” Disse Kate, portandomi via il cucchiaio e chiudendo il barattolo di gelato.
“Hey!” Protestai.
“Basta gelato. Hai passato abbastanza tempo a piangerti addosso, adesso è ora di reagire.” Rispose Kate.
“Immagino che dirti che non ho troppa voglia di uscire non serva a nulla, vero?” Provai a chiedere.
“Assolutamente no. Chiamo la mia amica e le chiedo di metterci in lista in un locale figo.” Rispose Kate sbrigativa. “Vai di sopra a prepararti.”
Mi rassegnai all’idea che mi sarebbe toccato uscire di casa e salii le scale. Improvvisamente un pensiero mi colpì: in realtà non mi avrebbe fatto male passare una serata fuori. Avrei potuto bere e dimenticare tutto quello che mi era successo. Volevo disperatamente cambiare. Per tutta la mia vita ero sempre stata una romantica senza speranza. Credevo nel matrimonio e nell’amore e mi impegnavo nelle relazioni al cento percento. Perché non potevo essere una stronza senza cuore che si divertiva con i ragazzi e poi passava oltre? Avrei tanto voluto essere in grado di usarli come loro usavano me.
Non avevo mai avuto una relazione casuale, ero passata dalla storia con Harry a quella con Jean-Paul, due anni dopo.
 
Avevo scoperto che la vita notturna non era male e mi aiutava a superare le delusioni della mia vita romantica e lavorativa. Dopo essere uscita con Kate e aver passato la serata a bere e a ballare, avevo deciso di rifarlo. Avevo passato una settimana intera ad uscire tutte le sere.
“Dai, Kate, vieni con me! C’è il party di Natale questa sera!” Pregai la mia amica il venerdì. Mancava poco a Natale ormai e i club avevano cominciato a organizzare feste a tema.
“D’accordo. Ma vengo solo per tenerti d’occhio.” Rispose. “Non mi piace la piega che sta prendendo la tua vita in questo periodo.” Aggiunse a bassa voce.
“Oh, dai. Prima mi pregavi per uscire di casa. Adesso lo sto facendo e non ti piace?”
“Sì, ma io non intendevo ubriacarsi tutte le sere e tornare all’alba, passare la giornata con il mal di testa e uscire di nuovo la sera.” Puntualizzò.
“Kate, mi aiuta a distrarmi.” Risposi alzando le spalle. “E poi non faccio niente di male.” Aggiunsi, pensando che non ero ancora riuscita a trovare il coraggio di andare a letto con un uomo per una sola notte e poi abbandonarlo, come mi ero ripromessa di fare. Non mi ero mai ubriacata così tanto da perdere completamente la testa.
“Basta che mi assicuri che hai la situazione sotto controllo.” Disse Kate, guardandomi di sbieco da sotto gli occhiali da vista.
“Giuro.” Risposi. “Dai, porta anche Liam. E’ in città, no?”
“Sì, ha un concerto nei prossimi giorni ed è a Londra.” Disse Kate, che ormai era diventata la ragazza di Liam. Quando lui era a Londra uscivano sempre insieme ed erano anche stati beccati dai paparazzi, ma a loro non interessava perché le cose stavano diventando serie.
“Ottimo. Invitalo!” Esclamai. “Io devo andare a trovare qualcosa di carino da mettere.” Dissi.
“Sophie, ho paura che tu sia ricaduta nella fase della negazione.” Disse Kate improvvisamente. “Sono preoccupata per te…” Aggiunse, guardandomi negli occhi.
“Non devi preoccuparti, sto solo cercando il modo di superare la cosa.” Risposi, fermandomi un secondo. “Quando è finita tra me e Harry mi sono buttata sugli studi. Ho finito la scuola, mi sono trasferita qui a Londra con te e ho continuato a studiare per diventare truccatrice.” Aggiunsi.
“Lo so, ma…”
“Adesso non posso fare la stessa cosa. Ho cercato di concentrarmi sul lavoro, ma non ne ho più uno e non riesco a trovare niente di nuovo. Sto cercando di ritrovare me stessa.” La interruppi.
“Sophie, non ritroverai te stessa in fondo ad una bottiglia o nel letto di uno sconosciuto.” Disse Kate.
“Lo so.” Risposi. “Ma questa esperienza, magari, mi renderà più forte.” Aggiunsi.
“Lo sai che ti voglio bene, vero? E voglio solo il meglio per te.”
“Anch’io te ne voglio, Kate. Ma certi sbagli li devo fare da sola. Apprezzo tantissimo quello che fai per aiutarmi, ma non posso continuare ad essere protetta da tutto e da tutti. Devo… vivere. Devo crescere e diventare più forte.” Le risposi. Kate mi guardò come se non fosse proprio convinta del mio discorso, ma non disse nulla. Annuì e mi abbracciò stretta.
“Basta che non ti metti nei guai.” Mi sussurrò.
“Stai tranquilla, ho tutto sotto controllo.” Le risposi.
 
Ormai ero pronta. Lo sentivo. Bastava un altro cocktail e avrei trovato il coraggio di baciare il ragazzo che stava ballando con me nel locale. Era bello. Certo, tutti risultavano bellissimi dopo due cocktail molto forti. Però lui sembrava decisamente bello.
“Hey, frena.” Dissi quando notai che mi stava mettendo le mani troppo in basso. “Perché non mi offri un altro drink?” Chiesi.
“Certo.” Rispose il ragazzo senza nome, lasciandomi in mezzo alla pista e andando al bar. Non mi aveva nemmeno chiesto cosa volessi, ma poco importava a quel punto. Avevo solo bisogno di perdere completamente il controllo per seguirlo a casa sua. Lo sapevo che era la serata giusta.
“Ecco.” Mi disse dopo qualche minuto, mettendomi un bicchiere in mano. Tracannai il primo sorso e feci una smorfia. Era un cocktail dolcissimo e alcolicissimo e faceva abbastanza schifo.
“Tutto a posto?” Mi chiese il ragazzo misterioso, mettendomi una mano sul fianco per evitare che prendessi una storta sui tacchi.
“Mai stata meglio!” Esclamai. “Devo solo andare a fare pipì!” Aggiunsi ridendo. Cercai Kate con lo sguardo ma non la trovai, così decisi di andare ad avventurarmi in bagno da sola. Dovevo solo riuscire a scendere le scale senza ammazzarmi. Finii il cocktail e appoggiai il bicchiere su un tavolino e cominciai a camminare verso le scale, chiedendomi per quale motivo avessero deciso di mettere quattro scalini tra il livello del bar e quello dei bagni. Sadici.
Uno scalino. Due scalini. Tre sc…
“Attenta!” Sentii una voce familiare. Stavo per scivolare e rompermi tutta, ma un paio di mani forti mi avevano presa appena in tempo. Mi avvicinai istintivamente al ragazzo che mi aveva appena salvata e mi aggrappai alle sue spalle. “Sophie, stai bene?” Mi chiese la voce familiare. Cercai di mettere a fuoco lo sguardo.
“Harry?” Domandai quando mi resi conto del motivo per cui quella voce era così conosciuta.
“Sì, sono io. E tu sei sicura che vada tutto bene? Perché ti stavi ammazzando e sei ubriaca fradicia.” Rispose il ragazzo.
“Sto benissimo.” Dissi, cercando di ricompormi. Abbassai l’orlo del mio vestito di qualche centimetro per coprirmi un po’ di più. “Stavo solo cercando di andare in bagno.” Spiegai, allontanandomi da lui.
“Ti accompagno.” Disse, offrendomi un braccio e un po’ di stabilità. Non sapevo cosa ci fosse nell’ultimo cocktail che mi aveva dato il ragazzo senza nome, ma era fortissimo.
Harry mi aspettò fuori dal bagno delle donne e mi mise un braccio intorno alla vita per tenermi in piedi. Non avevo programmato di perdere così tanto il controllo.
“Cosa c’è?” Mi chiese.
“Mi gira la testa.” Risposi, aggrappandomi a lui.
 
Aprii gli occhi e mi trovai in una stanza sconosciuta. C’era troppa luce che entrava dalla finestra. Aveva nevicato parecchio durante la notte e il bianco della neve rendeva tutto più luminoso e fastidioso. Mi guardai intorno e non riuscii a capire dove mi trovassi. Di fianco a me nel grande letto matrimoniale non c’era nessuno.
Ero riuscita a tornare a casa con il ragazzo senza nome? Non riuscivo a ricordare nulla. Provai a sedermi sul letto, ma non riuscii. Mi girava troppo la testa.
Riuscii ad identificare i miei vestiti su una poltrona di fronte al letto. Le mie scarpe erano sul tappeto di fianco ai vestiti.
Chiusi gli occhi e cominciai a massaggiarmi le tempie, cercando di ricordare. Cos’era successo la sera prima? Ricordavo vagamente di aver bevuto un cocktail disgustoso.
“Oh, chi si vede. Buongiorno!” Esclamò una voce.
“Dove sono?” Mormorai.
“A casa mia.” Rispose il ragazzo, entrando e avvicinandosi con una tazza di caffè. Quando lo riconobbi spalancai gli occhi.
“Harry?” Chiesi. No, non era possibile. Non ero andata a letto con Harry la sera prima, vero? Lui stava con Taylor Swift. Non potevo averlo fatto. Mi guardai: stavo indossando solo una sua maglietta e un paio dei suoi boxer.

 



Buonasera!
Scusate il ritardo, ma sono stata occupata al lavoro tutto il giorno.
Ma passiamo subito alla storia: colpo di scena!

Grazie, come sempre, a tutte le persone che leggono, recensiscono e inseriscono la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Vi abbraccio <3
Non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato!

A Domenica con il prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Hangover ***




Capitolo 10 -  Hungover
 

“C-cos’è successo?” Chiesi, confusa.
Harry mi rivolse un sorriso smagliante e si sedette di fianco a me sul letto, offrendomi la tazza di caffè. Lo fiutai, chiedendomi se fosse il caso di berlo. Non volevo di certo stare male a casa sua!
“Dunque, vediamo… cosa ricordi?” Mi domandò.
“Non molto.” Risposi. “Niente?” Aggiunsi poi, bevendo il primo sorso di caffè e tirando un sospiro di sollievo: non mi faceva stare male.
“Okay, allora. Ci siamo incontrati al locale ieri sera. Stavi cercando di spaccarti una caviglia, o peggio, cadendo da quei cosi.” Cominciò a spiegarmi il ragazzo, indicando le mie scarpe con il tacco. “Poi hai cominciato a dirmi che ti girava la testa e ti ho portata a prendere una boccata d’aria.” Aggiunse.
“Dimmi che non sono stata male, ti prego.” Dissi.
“Posso sempre mentire e dirti che non è successo nulla.” Rise il ragazzo.
“Oh, no.” Mormorai. Avevo sicuramente fatto una figuraccia davanti a lui. Come avevo potuto bere così tanto? Non l’avevo mai fatto.
“Beh, sì, diciamo che non sei stata bene, mettiamola così. Allora ti ho portata qui, perché casa mia è più vicina al locale rispetto a casa tua.” Continuò il racconto.
Avevo quasi paura di sentire il resto.
“Come mi sono ritrovata così?” Chiesi, indicando la sua maglietta e i suoi boxer.
“Oh, quello.” Rispose. Aveva un’espressione a metà tra il divertito e il preoccupato. “Diciamo che ti ho lasciata sola in bagno per mezzo minuto e tu hai pensato che fosse una buona idea buttarti sotto la doccia con tutta la biancheria.” Aggiunse.
“Quindi non abbiamo fatto nulla?”
“No. Non avrei mai potuto approfittare di te in quelle condizioni. E poi sei praticamente svenuta appena ti ho portata a letto.” Rispose.
“Dio mio.” Commentai a bassa voce, prendendomi la testa tra le mani. “Mi dispiace, non volevo… rendermi così ridicola. E grazie per avermi aiutata.” Aggiunsi dopo qualche minuto.
“Non importa. Voglio solo che tu mi dica che va tutto bene. Ho chiamato Kate stamattina, perché volevo avvisarla che eri qui con me, e mi ha detto che le cose non vanno benissimo.” Mi disse, guardandomi negli occhi con apprensione.
“Non so cosa stavo cercando di fare.” Ammisi. Improvvisamente il mio piano di uscire, ubriacarmi e portarmi a letto un ragazzo qualunque non sembrava più tanto geniale. Non quando mi faceva svegliare nel letto di Harry.
“Vuoi parlarne?”
“No, tranquillo. Penso di averti già causato abbastanza problemi. E non voglio che Taylor lo scopra e si incazzi con te.” Risposi.
“Non c’è nessun rischio.” Disse il ragazzo con un sorrisetto. “Ci siamo lasciati.”
“Oh, mi dispiace.” Risposi, presa alla sprovvista.
“Non preoccuparti, non eravamo fatti per stare insieme. Mi sono un po’ allarmato quando ha cercato di comprare una casa di fianco alla mia dopo solo tre mesi e mi ha fatto delle scenate di gelosia assurde perché stavo chiacchierando con Louis al telefono mentre ero a fare shopping con lei.” Mi spiegò Harry. “Anzi, avrei voluto chiamarti per dirti che mi dispiace tanto per quello che è successo. Alla fine mi ha confessato di avere mentito sulla conversazione che avete avuto negli studi televisivi.” Aggiunse.
“Oh.” Dissi semplicemente. “Sai che non sono una persona così tremenda.”
“Lo so e mi dispiace di avere dubitato di te. Louis ed Eleanor sono stati quelli che mi hanno fatto capire che la relazione con Taylor… non era molto sana.”
“Mi dispiace.” Ripetei.
“Non importa.” Rispose. “Sophie, posso dirti una cosa?”
“Certo.”
“Kate mi ha raccontato quello che è successo e volevo solo dirti… questa non sei tu. Non cambiare per uno stronzo che non ha capito quanto sei speciale.” Disse. “O due.” Aggiunse poi con un sorriso triste.
“Adesso ho capito che quello che stavo facendo non è il modo giusto per affrontare la cosa.” Risposi. “Però non so cosa fare. Non so come superare questa cosa.” Ammisi.
“Non so se sono la persona giusta per farlo, ma vorrei aiutarti. Dimmi cosa posso fare per farti stare meglio.” Si offrì il ragazzo.
“Vorrei saperlo.” Risposi con mezzo sorriso. “Ho provato a concentrarmi sul lavoro, ma dopo quello che è successo…”
“Vieni a lavorare per noi.” Disse improvvisamente. “Da Gennaio partiamo per il tour e puoi venire con noi.” Aggiunse.
“Non ti darebbe fastidio?” Chiesi.
“Stai scherzando? So che sei bravissima a fare il tuo lavoro.”
“Anche dopo quello che ho fatto a Taylor?” Domandai.
“Lei non me l’ha detto, ma sospetto che se lo sia fatta da sola, sai? Ho visto le foto dei tuoi lavori sul tuo sito e poi ti ho vista lavorare al servizio fotografico di Cosmopolitan.” Rispose.
“Il lavoro mi aiuterebbe tanto a distrarmi.” Dissi dopo qualche minuto di silenzio.
“Allora vieni con noi. Adesso stiamo a Londra fino alla fine dell’anno e poi partiamo. Vieni a visitare il mondo con noi. Ci divertiremo tantissimo!” Esclamò Harry, mettendomi una mano sul braccio e sorridendomi. Mi ritrovai a pensare che mi era mancato guardare i suoi occhi illuminarsi e le fossette che gli comparivano sulle guance quando sorrideva.
“Okay.” Dissi alla fine. “Grazie.” Aggiunsi.
Harry non rispose e mi abbracciò stretta.
“Sai cosa potremmo fare, se te la senti?” Mi chiese il ragazzo dopo pochi minuti. Alzai lo sguardo su di lui e scossi la testa. “Andiamo a pattinare sul ghiaccio!” Esclamò Harry, sorridendomi come se fosse un bambino.
“Ma tu puoi ancora fare cose del genere?” Gli chiesi. “Voglio dire, non verrai assalito da fan e paparazzi appena metterai un piede sulla pista?” Aggiunsi.
“Ma figurati. Ci sarà talmente tanta gente che non mi riconoscerà nessuno.” Mi assicurò. “Ci stai?”
“Ma sì, dai. Perché no?” Risposi.
“Dove vuoi andare?”
“Non lo so, dove c’è la pista di pattinaggio quest’anno?”
“Ovunque. Canary Wharf, Hyde Park, al Museo di Storia Naturale, al London Eye, da entrambi i Westfield…” Cominciò ad elencare il ragazzo.
“Wow, okay. Uhm… Andiamo ad Hyde Park?” Domandai.
“Volentieri.”
“Però devo invitare una persona.” Dissi. “Devo dirlo anche a Kate per farmi perdonare per come mi sono comportata nell’ultima settimana e per averle detto di no quando mi ha chiesto di andarci ottocento volte da quando sono tornata.” Aggiunsi.
“Magari viene con Liam. Potrei dirlo anche a Louis ed Eleanor.” Rispose Harry, assumendo un’espressione pensierosa. “E potremmo invitare anche Zayn e Perrie.” Aggiunse.
“E l’altro ragazzo, quello biondo? Niall, giusto?”
“Sì. Ma a lui non piacciono queste cose. Se dovessimo uscire a cena sarebbe il primo a dire di sì. Io lo invito, ma dubito che verrà.” Rispose.
“Okay, però preparati all’assalto delle fan. Sono sicura che se siete tutti in gruppo vi riconosceranno.” Dissi.
“Correremo questo rischio.” Mi rispose e rise.
 
Alla fine ci raggiunsero solo Liam e Kate. Louis ed Eleanor erano a Doncaster, nella città natale del ragazzo per una visita veloce ai genitori di lui, mentre Perrie e Zayn avevano preferito passare il pomeriggio a coccolarsi sul divano mentre guardavano un film romantico. E Niall, come aveva predetto Harry, aveva risposto che avrebbe preferito rimanere a casa piuttosto che spezzarsi l’osso del collo sul ghiaccio.
“Oh, beh. Ci divertiremo comunque.” Disse Harry dopo aver comprato i biglietti per entrare alla pista di pattinaggio. Aveva insistito per pagare anche il mio, mentre Liam aveva provveduto per quello di Kate, che era completamente persa per quel ragazzo. La conoscevo bene e sapevo che il sorrisetto che aveva costantemente sulle labbra quando era con Liam (o anche semplicemente quando parlava del ragazzo) voleva dire che era cotta.
“Sì, ma mi dovete aiutare a convincere Sophie a non passare tutto il tempo attaccata alle transenne.” Disse la mia amica.
“Non hai mai pattinato in mezzo?” Mi chiese Harry con aria sorpresa.
“No, non ho mai avuto voglia di rompermi qualcosa.” Risposi dopo aver indossato i pattini. Mi chiedevo perché avessi accettato di fare una cosa del genere, soprattutto il giorno dopo essermi ubriacata come una cretina. Le risposte erano due ed erano semplici: la prima era perché non potevo dire di no ad Harry, se me lo chiedeva con quel sorriso. E la seconda era perché sapevo che Kate non mi avrebbe mai perdonata se non fossi andata con lei a pattinare entro la fine del periodo delle feste.
“Dai, vieni!” Esclamò Harry quando entrammo sulla pista. Come al solito mi stavo tenendo ben salda alla transenna e non avevo intenzione di staccarmi.
“No.” Risposi. “Sto bene qui, grazie tante.” Aggiunsi. Kate mi superò, pattinando verso il centro della pista come se non avesse fatto altro da quando era nata. Liam la seguì e cominciarono a pattinare mano nella mano come due perfetti fidanzatini. Sospirai. Odiavo doverlo ammettere, ma ero un po’ invidiosa. Erano bellissimi insieme.
“Guarda.” Mi disse Harry improvvisamente, affiancandomi e indicandomi un punto della pista con il dito.
“Cosa?” Chiesi.
“Quella bambina.” Rispose il ragazzo. Concentrai lo sguardo su una bimbetta di al massimo sei anni che stava volteggiando sul ghiaccio leggiadra e felice.
“E…?” Chiesi.
“Hai davvero intenzione di rimanere qui attaccata mentre una bambina così piccola fa certe cose?” Mi domandò con un sorriso. Aveva un berretto di lana e la sciarpa pesante, eppure aveva le guance arrossate per il freddo.
“Ho capito, ma se cado?” Chiesi guardando alternatamente i pattini e il ghiaccio. Aveva l’aria di non essere piacevole fare una caduta da quei cosi.
“Sophie, guardami.” Disse Harry, alzandomi il mento con due dita e puntando i suoi occhi nei miei. “Non permetterò che succeda. Ti fidi di me?” Mi chiese.
Bella domanda. Mi fidavo di lui?
“Sì.” Risposi anche se non ero sicura di farlo. Erano passati anni da quando mi aveva tradita e poi stavamo parlando di pattinare sul ghiaccio, non di riprovarci. Mi sembrava piuttosto chiaro che eravamo tornati semplicemente amici.
“Allora prendi le mie mani e lasciati guidare.” Mi disse. Seguii le istruzioni e, lentamente, mi lasciai trascinare da lui in mezzo alla pista, lontana dalla sicurezza delle transenne. La gente intorno a noi sfrecciava velocemente ma non avevo paura. Harry mi aveva promesso che non mi avrebbe lasciata andare e ci credevo.

 



Buongiorno!
Siamo esattamente a metà storia e Martedì vi posto il capitolo di Natale!
Lascio a voi i commenti perchè io devo scappare! <3

Come sempre, grazie a tutte le persone che leggono, recensiscono e inseriscono la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Mi rendete sempre felice <3

A Martedì!

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Capitolo 11
*** Christmas ***



 

Capitolo 11 – Christmas


Non avevo ancora visto i miei genitori da quando ero tornata a Londra e non ero sicura di essere pronta al loro terzo grado.
Natale era sempre stato un grande evento a casa Campbell. La mia famiglia si univa a quella di Kate e passavamo la giornata insieme tra pranzi abbondanti, giochi e chiacchiere.
“Tesoro!” Esclamò mia madre quando entrai. Mi si lanciò addosso e mi stritolò.
“Ciao, mamma.” La salutai. “Hey, papà!” Aggiunsi quando notai la testa di mio padre che spuntava in corridoio.
“Sophie, che piacere averti qui!” Disse lui, avvicinandosi e abbracciandomi. Kate era andata a casa dei suoi genitori e progettavamo di incontrarci qualche ora prima di pranzo per aiutare a cucinare, come da tradizione.
“Come stai?” Mi chiese mia madre, offrendosi di prendere il mio cappotto.
“Abbastanza bene.” Risposi. Avevo passato una settimana normale dopo che ero andata a pattinare con Harry, Kate e Liam.
“Sei sicura? Perché tesoro…” Cominciò a dire mia madre.
“Mamma?” La interruppi. “Ti voglio bene e mi fa piacere che tu ti preoccupi per me, ma davvero, sto bene. E non voglio parlare di quello che è successo. Non sono ancora pronta.” Dissi.
“D’accordo, Sophie, come vuoi. Però sappi che se avrai bisogno di parlare, io ci sarò.” Mi rispose mia madre, abbracciandomi di nuovo. Sospirai, pensando di aver evitato di avere quella conversazione. Almeno per quel momento.
“Grazie.” Dissi. “Vado a fare due passi, okay?”
“Certo. Ricordati di tornare per le undici, così cuciniamo.”
“Non preoccuparti, Holmes Chapel non è così grande e contavo di rimanere nei dintorni.”
 
Mi ritrovai al parco, dove sei anni prima Harry ed io avevamo scattato le foto del ballo di fine anno della Holmes Chapel Comprehensive School.
 

***

 
“La mia bambina! Guarda com’è bella!” Aveva esclamato mia madre quando mi ero presentata in salotto con l’abito per il ballo. Le avevo sorriso, ma avevo subito spostato la mia attenzione su Harry, che mi aspettava in fondo alle scale con un mazzo di fiori. Era bellissimo con il suo completo elegante nero.
“Sei stupenda.” Sussurrò al mio orecchio quando mi aveva abbracciata.
“Anche tu non sei male.” Risposi prima di dargli un bacio sulla guancia. Avevamo sedici anni, eravamo innamorati persi e pensavo che avrei passato il resto della mia vita insieme a lui.
“Forza, passiamo a prendere Kate e Daniel e andiamo!” Disse Harry e lo seguii fuori dalla casa dei miei genitori, che ci stavano guardando come se stessimo andando a sposarci. Mia madre continuava a scattare foto, mentre mio padre, che era un uomo quasi perennemente impassibile, aveva tirato fuori un fazzolettino e si stava asciugando gli occhi.
“Finalmente posso darti un bacio!” Esclamò Harry dopo aver chiuso la porta d’ingresso. Mi si avvicinò e posò le sue labbra sulle mie, facendomi sentire le farfalle nello stomaco. Stavamo insieme da due anni ed ero ancora cotta di lui come il primo giorno in cui l’avevo visto. Amavo la nostra relazione, perché eravamo anche migliori amici. Ci dicevamo sempre tutto e ci divertivamo insieme. Ne combinavamo sempre di tutti i colori. E poi c’erano i momenti romantici come quelli, che mi facevano sentire come se stessi camminando su una nuvola.
“Te l’ho già detto che sei bellissimo vestito così?” Gli chiesi guardandolo negli occhi. In due anni non avevo ancora capito cosa amassi più di lui: se gli occhi verdi, le fossette che comparivano sulle sue guance ad ogni sorriso, i capelli ricci perennemente spettinati… amavo tutto di lui.
“Grazie. Ho anche preso il fiore fucsia per fare pendant con il tuo vestito.” Mi rispose dandomi un altro bacio.
“Hai pensato proprio a tutto.” Dissi, sorridendo sulle sue labbra.
“Hey!” Sentii urlare e mi voltai nella direzione in cui avevo sentito la voce della mia migliore amica. Kate stava correndo verso di noi, con le scarpe dal tacco alto in mano, e rideva. “Con quel vestito rischi di rubarmi la corona!” Esclamò poi, abbracciandomi.
“Ma stai zitta! Ti sei vista? Nessuno avrà votato per me.” Risposi, unendomi alla sua risata.
“Veramente io l’ho fatto.” Intervenne Harry, circondando Kate e me con le sue braccia. “Senza offesa.” Aggiunse il ragazzo rivolgendosi alla mia amica.
“Nessun problema. Tanto Daniel ha votato per me.” Rispose Kate, guardando il suo ragazzo.
“Andiamo?” Proposi. La scuola non era lontana dal parco, così cominciammo a camminare, chiacchierando e ridendo.
 

***

 
“Natale a casa Campbell?” Sentii Harry dietro di me.
“Natale a casa Styles?” Ribattei, sorridendo.
“Già. Mia madre e mio padre nella stessa stanza per l’occasione speciale.” Rispose il ragazzo, sedendosi sulla panchina dove ci eravamo seduti al nostro primo appuntamento e facendomi cenno di raggiungerlo. “Più il nuovo marito di mia madre, la nuova moglie di mio padre e Gemma, mia sorella. Sentivo il bisogno di un po’ d’aria fresca.” Aggiunse.
I suoi genitori avevano divorziato quando lui aveva sette anni e non amavano particolarmente passare delle giornate nella stessa casa.
“A chi lo dici. E’ il primo Natale che passate tutti insieme?” Chiesi.
“Sì, l’anno scorso e quello prima ho fatto avanti e indietro tra casa di mia madre e quella di mio padre.” Mi rispose. “E tu? Che effetto fa passare il Natale a casa dopo due anni?”
“Strano. Sembra tutto più piccolo.” Dissi, guardandomi intorno. Lo stesso parco in cui ci trovavamo in quel momento mi sembrava più stretto di quanto lo fosse anni prima.
“E’ vero. Siamo abituati alle grandi città, ormai. Questo, in confronto ad Hyde Park, è un’aiuola.” Replicò Harry, ridendo.
“Hai ragione!” Esclamai e mi unii alla sua risata. “Stavo ripensando al Ballo di fine anno. Ti ricordi?” Confessai dopo qualche minuto.
“Certo che mi ricordo. Guarda.” Mi rispose estraendo il suo iPhone dalla tasca dei pantaloni. Aprì la cartella delle foto, cercò per qualche secondo e poi mi mostrò una nostra foto di quel giorno. Io e lui, abbracciati, esattamente in quel parco. Io avevo il mio vestito fucsia e lui era bellissimo nel suo completo nero. Perché aveva ancora quella foto dopo sei anni? Chissà quanti telefoni aveva cambiato nel frattempo. Ero senza parole, non sapevo cosa dire.
“Ce l’hai ancora?” Chiesi alla fine.
“Ogni tanto la riguardo.” Rispose alzando le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo. Io avevo eliminato tutte le nostre foto dal telefono. Le avevo tenute sul computer in una cartella che non aprivo mai, ma non le portavo con me. Anzi, avrei dovuto fare la stessa cosa con le foto che avevo con Jean-Paul. “Non è l’unica che ho tenuto.” Ammise. Passò a quella dopo, che era una foto che avevamo scattato dopo il Ballo.
 

***


I genitori di Kate sapevano che ai ragazzi piaceva fare festa dopo il Ballo di fine anno ed era per quel motivo che avevano concesso alla figlia di organizzarne una a casa loro. Due anni prima il fratello maggiore di Kate aveva partecipato al Ballo di fine anno e poi, con i suoi compagni di classe, aveva affittato delle camere al Cranage Hall Venue, un grande hotel vicino ad Holmes Chapel. I genitori avevano ricevuto una chiamata dall’ospedale nel bel mezzo della notte. Sam, il fratello della mia amica, aveva avuto un incidente in auto. Il suo amico Kevin, più grande di un paio di anni, si era offerto di accompagnarlo, insieme a due amiche, fino all’hotel ed era ubriaco. Era andato fuori strada ed era finito in un fosso. Fortunatamente Sam si era solo rotto una gamba e Kevin e le altre due ragazze erano se l’erano cavata con solo qualche graffio perchè stavano guidando piano, ma sarebbe potuta andare decisamente peggio e i genitori di Kate non volevano più correre il rischio. Si erano offerti di dormire nella loro grande casa in campagna, mentre noi festeggiavamo la fine della scuola tutti insieme.
“Benvenuti a casa Parker!” Esclamò Kate, dopo averci invitati ad entrare. Non eravamo in molti. Solo io, la mia amica, Harry, Daniel e altri quattro compagni di classe: Jessica, Annie, Thomas e Steve.
Avevamo passato la serata a ballare nel salone della casa di Kate. Avevamo bevuto qualche birra, giocato ai soliti giochi da festa e poi Harry ed io ci eravamo fermati a dormire. Anche se la villa era enorme e avremmo potuto usare le stanze degli ospiti, avevamo deciso di dormire nei sacchi a pelo nel salone, così eravamo tutti insieme.
“E’ stata una bellissima giornata.” Dissi, sdraiata di fianco a Harry.
“Certo che lo è stata! Daniel ed io siamo stati incoronati Re e Reginetta del ballo!” Esclamò Kate, che stava ancora indossando la corona. Ero sicura che non l’avrebbe tolta tanto presto. Il suo ragazzo le si avvicinò e le diede un lieve bacio sulle labbra prima di abbracciarla. Poi Kate gli prese la corona e si avvicinò a me e a Harry.
“Avrebbero dovuto incoronare due coppie questa sera.” Mi spiegò quando vide il mio sguardo perplesso. Si tolse la corona e la appoggiò sulla mia testa e poi porse quella di Daniel a Harry. “Siete bellissimi.” Aggiunse.
“Vieni, facciamo una foto!” Esclamò Harry, mettendomi un braccio intorno alle spalle e avvicinandomi a lui. Kate, che era ancora di fronte a noi, scattò la foto con il cellulare di Harry.
“Aspettate, ne voglio scattare un’altra!” Disse Kate quando stavamo per toglierci le corone. Harry avvicinò il suo viso al mio, mi guardò intensamente negli occhi per qualche secondo, prima di chiuderli e darmi un bacio sulle labbra.
“Ti amo, Sophie.” Sussurrò. Aprii gli occhi e sorrisi.
“Anch’io ti amo, Harry.” Risposi. Eravamo così presi l’uno dall’altra che non ci eravamo nemmeno accorti che Kate aveva scattato altre foto. Una mentre ci baciavamo e l’altra mentre ci guardavamo negli occhi.
 

***

 
“Non mi aspettavo che le avessi ancora.” Dissi, osservando le foto e ricordandomi i momenti in cui le avevamo scattate come se fossero passati da pochissimo.
“E’ stato un bel periodo della mia vita.” Rispose e mi sorrise, prendendomi una mano. Sentii il mio iPhone suonare nella tasca del cappotto e sussultai. Era un messaggio di mia madre che mi ricordava di tornare a casa perché erano le undici passate e Kate mi stava aspettando per cucinare.
“Devo tornare a casa.” Dissi lentamente, togliendo la mia mano da quella di Harry. “Mi ha fatto piacere vederti, però.” Aggiunsi.
“Anche a me. Ci vediamo a Capodanno, vero?” Mi chiese.
“Sai che non so cosa farò quel giorno?”
“Come no? Dai, vieni alla festa a cui parteciperemo io e i ragazzi! Liam lo chiederà sicuramente a Kate.” Mi propose.
“Ne parlo con lei e ti faccio sapere.” Risposi, alzandomi dalla panchina.
“Allora ci sentiamo per la festa.” Disse Harry, alzandosi a sua volta.
“Sì, sicuramente.” Risposi, cominciando a camminare verso casa.
“Sophie?” Mi chiamò Harry, correndomi dietro. Mi voltai e mi trovai avvolta nel suo familiarissimo abbraccio.
“Buon Natale.” Mi sussurrò serio. Poi un sorriso enorme comparve sul suo viso, illuminando anche i suoi bellissimi occhi verdi.
“Buon Natale.” Risposi, rispondendo all’abbraccio e sorridendo sulla sua spalla.

 



Buon Natale!!

Come vi avevo promesso, ecco il capitolo di Natale con un paio di flashback che vedono Harry e Sophie a sedici anni, innamorati persi.
Spero che vi sia piaciuto!

Per il prossimo vi devo fare aspettare una settimana, però, perchè sarà il capitolo di Capodanno e lo voglio postare il 31 :)
Vi prometto che ci sarà ancora un flashback ed è un capitolo che mi è piaciuto particolarmente scrivere"

Spero che possiate passare una bellissima giornata insieme ai vostri cari <3
Grazie a tutte le persone che leggono, recensiscono e inseriscono questa storia tra le seguite/preferite/ricordate!
Vi abbraccio tutte/i e ancora Buon Natale!

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Capitolo 12
*** New Year's Eve ***




Capitolo 12 – New Year’s Eve

Kate ed io eravamo un team perfetto. Lei si era occupata dei nostri vestiti per la festa di Capodanno, mentre io mi ero occupata di trucco e acconciatura di entrambe.
Ero prontissima a lasciare l’anno appena passato alle mie spalle. Anzi, non ne vedevo proprio l’ora. Non aspettavo altro che la mezzanotte e l’inizio dell’anno nuovo per ricominciare da capo.
“Pronta?” Mi chiese Kate, mettendosi il cappotto e prendendo le chiavi dell’auto.
“Assolutamente sì.” Risposi, aggiustando la sciarpa pesante e seguendola fuori dalla porta.

La festa era ovviamente privata ed era stata organizzata a casa di Harry. Non avevo la minima idea di cosa aspettarmi quando suonai il campanello. Dopo qualche minuto il ragazzo aprì la porta, accogliendo me e la mia amica con un sorriso e un cappellino di carta sulla testa.
“Benvenute!” Esclamò, facendoci entrare. La casa era piena di persone e c’era la musica abbastanza alta.
“Ti abbiamo portato qualcosa.” Disse Kate, porgendogli una bottiglia di champagne.
“Grazie!” Disse Harry, prendendola e appoggiandola sul tavolo adibito a bar. C’erano decine di bottiglie e lattine di tutti i tipi. “Scusate, devo andare ad aprire la porta.” Si scusò il ragazzo quando sentì il campanello. Kate ed io cominciammo a guardarci intorno. Io cercavo di riconoscere qualche faccia amichevole, mentre lei, probabilmente, cercava Liam.
“Sorpresa!” Esclamò il ragazzo, avvicinandosi alla mia amica da dietro e coprendole gli occhi con le mani.
“Liam!” Disse lei, voltandosi e perdendosi nelle sue labbra.
Decisi di lasciarli un po’ da soli e cominciai a camminare in giro per la casa, notando che era arredata con gusto.
“Sophie!” Esclamò Louis quando mi vide. Era con Eleanor e stavano bevendo qualcosa. Anche la ragazza mi salutò, abbracciandomi e dandomi un bacio su ogni guancia.
“Ciao, ragazzi.” Dissi. “Eleanor, adoro il tuo vestito.” Commentai subito dopo. La ragazza stava indossando un abito corto di pizzo rosso e stava benissimo.
“Grazie. Anche il tuo è molto bello.” Mi rispose.
“Allora, Harry mi ha detto che hai accettato il lavoro come truccatrice per noi.” Intervenne Louis dopo aver bevuto un sorso del suo drink.
“Sì, alla fine mi ha convinta. Sai, dopo quello che è successo con Taylor…” Dissi.
“Non ti ha chiamata proprio nessuno?” Domandò Louis.
“No, e ho mandato il mio curriculum a tutta Londra.” Risposi, abbassando lo sguardo.
“Va beh dai, ti divertirai con noi. Ne sono sicuro.”
“Non vedo l’ora!” Esclamai, rendendomi conto di essere genuinamente felice per l’opportunità che mi avevano dato. Avrei girato il mondo. Era una cosa che volevo fare da sempre, ma prima lo studio e poi il lavoro a Parigi me l’avevano sempre impedito.

Quando arrivarono finalmente tutti gli ospiti, cominciò la festa vera e propria. Harry aveva assunto un DJ per l’occasione e mi stavo divertendo discretamente. Avevo ballato con Kate e Liam e poi ero stata coinvolta in una coreografia piuttosto divertente da Louis ed Eleanor. Anche Harry aveva passato parecchio tempo con me, nonostante la casa fosse piena dei suoi amici.
“Mi siedo un secondo.” Lo avvisai dopo aver ballato per un bel po’.
“Tutto bene?” Mi chiese, allarmato. Probabilmente aveva paura che mi girasse la testa come la sera in cui ci eravamo incontrati in quel locale.
“Queste scarpe non sono il massimo della comodità!” Risposi, indicando i miei piedi. Avevo indossato un paio di scarpe nuove per l’occasione e avrei voluto non averlo fatto. Erano bellissime, ma erano anche tanto scomode e mi stavano uccidendo.
“Ok.” Disse Harry, accompagnandomi al divano, dove mi lasciai cadere di fianco ad un ragazzo che non conoscevo. Cioè, lo conoscevo di vista, perché era il presentatore di un noto programma radio, ma non ci eravamo presentati. “Nick, ti affido Sophie.” Aggiunse Harry, prima di andare a controllare se gli altri ospiti si stessero divertendo.
“Così tu sei Sophie.” Disse il ragazzo di fianco a me, sorridendomi. Ma cosa diavolo aveva detto Harry a tutti i suoi amici?
“Già, sono proprio io!” Risposi.
“Piacere di conoscerti, sono Nick.” Mi disse, porgendomi la mano.
“Piacere mio.” Replicai, stringendogliela. Di fianco a lui notai Alexa Chung, una famosa modella britannica e mi fermai a guardarla per qualche secondo. Aveva delle gambe chilometriche.

***

Il primo Capodanno passato con il proprio ragazzo non si scorda mai. Harry ed io avevamo quattordici anni ed eravamo stati invitati alla festa di un nostro compagno di classe. Avevamo avuto il permesso di andare e i nostri genitori ci avevano detto che sarebbero venuti a riprenderci alle due. Mio padre mi aveva fatta sedere sul divano del salone di casa nostra e aveva cominciato ad elencarmi le regole della serata.
“Non voglio assolutamente che tu beva alcolici. Non accettare passaggi da nessuno che abbia bevuto e stai attenta.” Disse, guardandomi bene negli occhi.
“Non preoccuparti, pà.” Risposi e sorrisi.
“Mi preoccupo, invece, Sophie. E’ il tuo primo Capodanno fuori casa. E con Harry.” Aggiunse, guardandomi di traverso. Quindi era quello che lo turbava: aveva paura che io e il mio ragazzo ci divertissimo troppo. A quel punto stavamo insieme da tre mesi e non avevamo ancora avuto il coraggio di spingerci oltre ai baci.
“Papà, non preoccuparti, davvero. Sarò bravissima.” Cercai di convincerlo.
“Bene, mi fido. Però ricordati le regole e stai attenta se usate fuochi d’artificio o cose del genere. Anche le stelline, occhio a non…”
“Papà?” Lo chiamai. “Ho quattordici anni, non due. So che le stelline non vanno toccate dove bruciano.” Dissi. Lo vidi sospirare e poi alzarsi dal divano.
“D’accordo. Allora divertiti e ci vediamo alle due.”
La madre di Harry ci aveva accompagnati a casa di Steve, dove la festa era già in corso. C’erano luci, musica e tutti i nostri compagni di classe impegnati a ballare e a divertirsi.
Passammo una serata bellissima, perfetta. Poi, ad un minuto dalla mezzanotte, Steve aveva spento la musica, acceso la TV e alzato il volume in modo che tutti i partecipanti potessero sentire il countdown. Harry mi sorrideva, mentre cingeva la mia vita con il suo braccio.
“Cinque, quattro, tre, due, uno… Buon Anno!” Avevamo esclamato tutti insieme alla TV. Fuori cominciavano a sentirsi i fuochi d’artificio, ma a me non importava. Harry si era voltato verso di me e mi aveva baciata. Poi si era allontanato di poco e, guardandomi negli occhi mi aveva sussurrato due parole per la prima volta.
“Ti amo.”
Con gli occhi lucidi per la felicità, l’avevo baciato di nuovo.
“Ti amo anch’io.”

***

“Ragazzi, attenzione!” Esclamò Harry, prendendo il posto del DJ e parlando ad alta voce. Tutti i presenti nella stanza si voltarono verso di lui. “Mancano pochissimi minuti a mezzanotte!” Continuò il ragazzo. Aveva collegato il suo iPhone ad un proiettore, quindi c’era il countdown sul muro bianco alle sue spalle. Quando mancava un solo minuto cominciammo tutti a contare ad alta voce.
“Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno… Buon Anno!” Esclamò Harry. Sentii il botto di parecchi tappi delle bottiglie che venivano stappate e mi ritrovai con un calice di champagne in mano. Le coppie che c’erano nella stanza si scambiarono un bacio e, fuori dalla casa, si sentivano i fuochi d’artificio sul cielo di Londra. Il DJ riprese il suo posto e ricominciò la musica, permettendo a tutti di ballare.
“Buon anno, Sophie!” Esclamò Kate, avvicinandosi a me.
“Buon anno!” Risposi, abbracciandola stretta.

“Venite entrambe con me.” Disse Harry, spuntandomi da dietro. Stavo ballando con la mia amica e Liam ed ero felicissima che fosse cominciato l’anno nuovo. Guardai Kate, che annuì come se sapesse dove stavamo andando e mi decisi a seguirli. Harry ci guidò fino al piano di sopra, nella sua stanza. Mi fece sedere sul letto, in mezzo tra lui e Kate. Non capivo cosa stesse succedendo.
“Tesoro, sai cosa si fa a Capodanno?” Mi chiese Kate, guardandomi.
“Una cosa a tre?” Suggerii, cercando di essere divertente. Per qualche motivo avevo cominciato a sentirmi nervosa. La mia amica e Harry cominciarono a ridere.
“No, scema!” Esclamò Kate dopo essersi ricomposta. “Ci si libera delle cose vecchie.” Aggiunse dopo un po’, mostrandomi il mio iPhone. Come aveva fatto ad appropriarsene? Credevo di averlo tenuto con me per tutta la sera.
“Lo sai che ti vogliamo bene e ci teniamo a te, no?” Mi chiese Harry, guardandomi negli occhi e offrendomi un sorriso incoraggiante.
“Sì.” Risposi, annuendo.
“Allora liberati delle cose vecchie.” Disse Kate, porgendomi il telefono con la cartella delle foto aperta.
“Avete ragione, è una cosa che avrei dovuto fare un mese fa.” Risposi, prendendo coraggio e aprendo la prima foto che avevo scattato insieme a Jean-Paul. La guardai, provando una leggera fitta allo stomaco, e poi, senza pensarci due volte, la eliminai.
“Brava!” Esclamò Kate, abbracciandomi. “Forza, ce la puoi fare. Vedrai che ti sentirai molto meglio.” Aggiunse.
Continuai ad eliminare le foto finché arrivai all’ultima. Respirai profondamente ed eliminai anche quella. Sapevo che era solo una metafora, ma mi sentivo come se avessi finalmente eliminato Jean-Paul dalla mia vita.
Dopo quello che mi aveva detto su Skype l’ultima volta che ci eravamo sentiti, avevo capito che era finita per sempre. Non sarei tornata insieme a lui nemmeno se fosse tornato da me strisciando sulle ginocchia ed implorandomi di cambiare idea. Mi aveva tradita e mi aveva anche dato la colpa di quello che era successo.
“Come ti senti?” Mi chiese Harry dopo qualche minuto di silenzio.
“Libera.” Risposi, annuendo e guardando prima lui e poi la mia amica. “Grazie.” Aggiunsi.
Harry cominciò un abbraccio di gruppo e poi prese il mio telefono. Aprì l’applicazione della macchina fotografica e scattò una foto a tutti e tre.
“Cominciamo a riempire questa cartella foto con nuovi ricordi.” Disse, ridandomi il cellulare.
“Sono sicura che sarà presto piena di foto bellissime.” Replicai con gli occhi lucidi e abbandonandomi all’abbraccio di gruppo, che nessuno di noi aveva ancora sciolto.
Mi sentivo come se fossi tornata a sei, sette anni prima, quando io, Kate e Harry eravamo inseparabili e ci sentivamo come se, insieme, potessimo superare tutto.



Ciao a tutti!
Come promesso, ecco il capitolo di Capodanno! Vi ho fatto aspettare quasi una settimana, ma finalmente è qui :)
Anche qui troviamo un flashback del primissimo Capodanno che Harry e Sophie hanno passato insieme, quando avevano quattordici anni.

Non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato!
Grazie a tutte le persone che hanno letto, recensito o inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi abbraccio tutte <3

Noi ci rileggiamo Mercoledì, con un capitolo ambientato nella stupenda New York e Buon Anno a tutti!
Divertitevi stasera <3

p.s. Se vi piacciono le storie con Harry, vi consiglio la mia nuova One Shot: Wherever You Are

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Capitolo 13
*** Empire State of Mind ***




Capitolo 13 - Empire State of Mind

L’America era bellissima. E, soprattutto, era enorme rispetto all’Europa. I grattacieli ti facevano sentire minuscola mentre camminavi per strada. Le strade a decine di corsie erano larghissime.
Erano passate tre settimane da quando ero partita con i ragazzi per quella nuova avventura. Tutti i giorni la routine era la solita. Si svegliavano, facevano colazione mentre gli sistemavo i capelli e li truccavo e poi cominciava la giornata promozionale. Interviste, servizi fotografici, incontri con i fan e qualche ritocco al fondotinta tra un impegno e l’altro. Un po’ di cipria quando i ragazzi cominciavano a diventare lucidi per il caldo delle lampade, un boccone tra l’uscita di un intervistatore e l’arrivo di un altro. Le nostre giornate erano pienissime e avevamo raramente tempo di respirare.
Però, ogni tanto, trovavamo il tempo per fare i turisti e visitare le città. Certo, loro erano già stati praticamente ovunque, ma si divertivano a portarmi fuori e a farmi vedere i loro posti preferiti.
Avevo legato molto con tutti i ragazzi, soprattutto con Harry e Louis. Eravamo praticamente sempre insieme e mi facevano divertire tantissimo.
“Abbiamo un’intera giornata libera. Cosa vuoi fare?” Mi chiese Harry a New York, prendendomi alla sprovvista.
“Oddio, non lo so.” Risposi. “Venire a New York è sempre stato il mio sogno e ora che sono qui… vorrei fare così tante cose! Non so da dove iniziare.” Dissi.
“Allora facciamo una cosa.” Replicò il ragazzo. “Comincio io a portarti in un posto.” Aggiunse, alzandosi. Eravamo da Starbucks su Madison Avenue e non riuscivo ancora a credere di essere davvero a New York.
Faceva davvero freddo. Gennaio a New York era, se possibile, ancora più freddo di Londra. Seguii Harry, fidandomi completamente, e mi portò a fare shopping sulla Fifth Avenue. Poi andammo a fare una passeggiata a Central Park che, con la neve, era qualcosa di magico.
Scattai tantissime foto e ne inviai qualcuna a Kate, che era entusiasta.
“C’è una cosa che vorrei fare.” Dissi improvvisamente.
“Cosa?” Mi chiese Harry, guardandomi con interesse. Durante tutta la mattina eravamo stati disturbati solo da un paio di fan che l’avevano riconosciuto e volevano una foto.
“Voglio andare nel Garment District a prendere un regalo per Kate.” Dissi. Come avevo potuto non pensarci prima? Kate era una stilista e non potevo non andare nel negozio di stoffe che facevano sempre vedere da Project Runway!
“Prendiamo un taxi.” Mi rispose Harry
 
Dopo aver comprato innumerevoli regali per Kate, Harry ed io avevamo camminato fino a Bryant Park, dove una volta organizzavano tutti gli eventi per la New York Fashion Week e pranzammo lì.
“Ti piace?” Mi chiese il ragazzo improvvisamente.
“La amo.” Risposi, guardandomi intorno. “New York è…”
“Magica, vero?”
“Mi hai tolto le parole di bocca.” Dissi. “E’ bellissima.”
“Già, piace tanto anche a me.” Rispose. “Hey, so che fa freddo, ma ti va di salire sull’Empire State Building?” Mi propose dopo qualche minuto.
“Sì, volentieri.” Dissi. “E’ una delle tante cose che volevo fare a New York.” Aggiunsi, prendendo il mio iPhone ed eliminando le cose già fatte dalla mia “To Do List”.
“Però guarda che ti avviso, fa freddissimo.”
“Non preoccuparti.” Risposi, mostrandogli la sciarpa e il cappello che stavo indossando.
“Prima dobbiamo fare un’altra cosa.” Disse Harry improvvisamente. “Non so perché non ci ho pensato prima.”
“Cosa?” Domandai.
“Times Square!” Esclamò lui. “E’ qui dietro.” Aggiunse poi, indicando un punto alle sue spalle. Era così ovvio che mi stupii di non averci pensato nemmeno io.
Finimmo di mangiare in fretta e ci incamminammo verso la famosissima piazza.
“Wow.” Mormorai quando arrivammo. I grattacieli, i cartelloni pubblicitari enormi, il traffico, i turisti… era tutto esattamente come me l’ero sempre immaginato, se non addirittura meglio.
“Vieni!” Esclamò Harry, prendendomi per mano e portandomi in mezzo alla piazza, di front al New York Times Building. Quello che ospitava la Times Square Ball, che, ogni Capodanno, segnava l’inizio di un nuovo anno e attirava milioni di turisti. Mi guardai intorno, sentendomi come se fossi in un film.
Gli occhi mi stavano diventando lucidi. Essere nel bel mezzo di Times Square insieme a Harry era bellissimo e mi sentivo davvero fortunata. Soprattutto perché, come mi aveva promesso a Capodanno, mi stava aiutando a creare tantissimi nuovi ricordi belli per contrastare quelli brutti.
“Grazie, Harry.” Gli dissi semplicemente, voltandomi verso di lui.
“Ma figurati.” Mi rispose sorridendomi. “Sei pronta ad andare all’Empire State Building?”
“No, prima devo fare una cosa.” Dissi.
“Foto?” Mi chiese.
“No.” Risposi e lo abbracciai stretto.
 
“Sei stanca?” Mi chiese Harry quella sera a cena. Eravamo insieme al resto della band e della crew e stavamo provando la famosa New York Pizza.
“Un po’.” Risposi. “Ma ne è decisamente valsa la pena!” Aggiunsi.
“New York è sempre bellissima.” Disse il ragazzo. “Stasera vuoi fare qualcosa?”
“No, figurati, domani dobbiamo alzarci presto per prendere l’aereo per Londra.” Risposi, scuotendo la testa. Era già stato dolcissimo a passare tutto il suo giorno libero con me senza che lo portassi ulteriormente in giro.
“Allora possiamo vederci un film in camera, ti va?” Mi propose.
“Volentieri.”
“Non ho voglia di stare da solo.” Mormorò dopo qualche minuto. L’aveva detto a voce talmente bassa che pensavo di averlo sognato.
“Va tutto bene?” Domandai. Harry si voltò verso di me e scosse la testa, come per dirmi che non voleva parlarne davanti a tutti.
 
Dopo cena tornammo in hotel e ci salutammo tutti. Seguii Harry nella sua stanza e mi sedetti sul letto mentre lui accendeva la TV e decideva che film guardare.
“Hai preferenze?” Mi chiese.
Non avevo ancora osato chiedergli cosa non andasse perché lo conoscevo. Sapevo che aveva bisogno di tempo per aprirsi e non volevo mettergli pressione. Mi avrebbe detto quello che voleva dirmi con i suoi tempi.
“No, vediamo quello che vuoi.” Risposi.
“Okay, allora vada per qualcosa di romantico.” Disse e abbozzò un mezzo sorriso. Fortunatamente Harry non era uno di quei ragazzi a cui piacevano solo i film di azione o quelli in cui c’erano solo auto da corsa e donne mezze nude. A lui piacevano anche quelli romantici e non si vergognava ad ammetterlo.
Nella lista dei titoli da scegliere c’erano due dei suoi preferiti.
“Titanic è un po’ lunghetto.” Commentai. “Però possiamo vedere ‘Le Pagine Della Nostra Vita’, se vuoi.” Proposi.
“Ti va?”
“Certo.”
Mi sistemai meglio sul letto, mettendo un paio di cuscini dietro alla schiena e aspettai che Harry si unisse a me. Poi premette il tasto Play e cominciammo a guardare il film, che era anche uno dei miei preferiti di sempre. Non riuscivo a non pensare che la storia d’amore tra Noah ed Allie fosse bellissima.
 
Finito il film mi asciugai un paio di lacrime – ero tremenda, mi commuovevo per tutto! – e mi voltai verso Harry, aspettando che cominciasse a parlare. Sapevo che dopo un film romantico si sentiva vulnerabile e tendeva ad aprirsi. Harry accettava di avere un lato sensibile. Ne era consapevole e non gli dispiaceva.
“Grazie per aver passato la serata con me.” Mi disse.
“Figurati. Grazie a te.” Risposi, mettendogli una mano sul braccio e stringendolo lievemente.
“Non so cosa mi è preso prima.” Cominciò a spiegarmi. “A cena, quando ti ho detto che non volevo stare solo.”
“Ti manca un po’ casa?”
“No, non è quello. Cioè, un po’ sì. Forse è il peso di queste tre settimane di lavoro costante che mi hanno stancato un po’.” Rispose.
“Dai che domani si torna a casa.” Dissi con un sorriso incoraggiante.
“Sophie?” Mi chiamò improvvisamente, con una nota di urgenza nella voce.
“Sì?”
“Dormi con me, stasera?” Mi chiese. Lo guardai un po’ sorpresa e poi annuii lentamente.
“Sì, volentieri.” Risposi.

***

La prima volta che Harry ed io avevamo passato la notte insieme era stata pochi mesi dopo Capodanno. Era Febbraio e sua madre era andata a passare un weekend romantico con il suo nuovo marito, Des, lasciando Harry e Gemma in casa da soli. La ragazza ne aveva ovviamente approfittato per andare a dormire a casa di una sua amica, lasciando così la casa libera al fratello.
Avevo mentito ai miei genitori, d’accordo con Kate, e avevo detto loro che avrei passato la notte dalla mia amica, quando invece ero andata a casa di Harry.
Avevamo mangiato insieme, poi avevamo guardato un film – o meglio, avevamo cercato di guardare un film, quando in realtà avevamo passato tutto il tempo a baciarci sul divano – e poi eravamo saliti in camera sua. Ci eravamo guardati, un po’ in imbarazzo entrambi perché nessuno dei due era mai stato a letto con qualcuno, e poi avevamo deciso di sistemarci sotto le coperte.
“Non voglio che tu ti senta obbligata a farlo solo perché c’è la casa libera.” Mi aveva detto prima di sdraiarsi e mettermi un braccio intorno alle spalle per tenermi stretta a lui.
Non avevo detto nulla, gli avevo solo dato un bacio. E da quello eravamo andati oltre e poi ci eravamo addormentati abbracciati e con il sorriso sulle labbra.

***

“Ogni tanto mi sento solo.” Mi confessò Harry mentre eravamo sdraiati sul letto della sua stanza di hotel al buio. “Non mi sto lamentando, ma ogni tanto è difficile avere una vita privata quando si fa questo lavoro.”
“Perché non hai tempo di vedere nessuno?”
“No, non è quello. E’ che non sai mai di chi fidarti. Certe ragazze vogliono stare con te solo perché sei famoso e non trovi mai quella giusta. Cioè, è chiaro che ci sono tantissime ragazze che vogliono stare con te, però non c’è quella con cui vorresti stare per il resto della tua vita. Non riesci mai a creare un rapporto vero.” Disse. “Uno come il nostro.” Aggiunse poi, abbassando la voce.
Aprii gli occhi nel buio, non sapevo cosa avrei potuto dire in una situazione del genere. Il mio cuore cominciò a battere più forte e il mio stomaco a fare strane capriole.
“Harry…” Sussurrai. Lo sentii girarsi verso di me. Sapevo che stava puntando i suoi occhi su di me, ma non potevo vederlo perché c’era buio. La consapevolezza di avere il suo sguardo addosso, però, faceva accelerare ulteriormente il battito del mio cuore.
Sentii la sua mano tastare il mio corpo per poi trovare il fianco e stringerlo leggermente per farmi avvicinare a lui.
Senza più pensare a nulla mi abbandonai completamente a lui e lo baciai al buio. Sentivo il suo cuore battere contro il mio. Le sensazioni che provavo mentre ci baciavamo, facendo scorrere le mani sui nostri corpi, erano così familiari che decisi di non combatterle.

 



Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)
Grazie a tutte le persone che leggono e commentano!
A sabato per il seguito! :)
<3

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Capitolo 14
*** Confessions ***




Capitolo 14 - Confessions

Superai i tantissimi fan che stavano aspettando i ragazzi all’aeroporto e raggiunsi Kate, che era venuta a prendermi. Non avevo la minima idea di come facessero i fan a scoprire sempre quando la band sarebbe atterrata, ma erano ovunque. Li aspettavano prima che partissero, quando tornavano…
“Sophie!” Esclamò Kate quando mi vide.
“Lascia a me, vai.” Mi disse Louis, indicando i miei bagagli. Lo ringraziai e abbandonai le mie borse per terra di fianco al ragazzo. Corsi incontro a Kate e la abbracciai.
“Mi sei mancata tantissimo!” Le dissi.
“Anche tu. Mi devi raccontare tutto!” Esclamò la ragazza. Distolsi lo sguardo per pochi secondi, abbastanza però perché lei capisse che c’era qualcosa che non andava. “Cos’è successo?” Mi chiese poi, mentre camminavamo verso Louis per riprendere le mie borse.
“Ti spiego quando arriviamo a casa.” Mormorai, lanciando un’occhiata a Harry. Avevamo passato la notte insieme e affrontato un lungo viaggio in aereo vicini, ma non avevamo detto una parola su quello che era successo la sera prima. Avevamo parlato di tutto, ma non di quello.
“Okay. Io aspetto.” Rispose la mia amica.
“Vai a salutare Liam, adesso.” La incoraggiai. Sapevo che moriva dalla voglia di abbracciarlo e baciarlo. Non si vedevano da tre settimane. La ragazza annuì e corse incontro al suo ragazzo, che la sollevò e la baciò proprio come nei film più romantici che avevo visto.
“Manca la pioggia, poi è proprio come ne ‘Le Pagine Della Nostra Vita’, vero?” Mi chiese Harry, affiancandomi con il carrello dei bagagli. “La tua valigiona vuole un passaggio?” Mi chiese poi.
“Sì, grazie.” Risposi e lui mi aiutò a sollevarla per metterla sul suo carrello. “Harry?” Lo chiamai.
“Sì?” Mi rispose, voltandosi verso di me senza smettere di spingere il carrello.
“Va tutto bene tra di noi?” Chiesi con voce incerta.
“Certo, perché non dovrebbe?” Replicò con un sorriso.
“No, così. Chiedevo…” Dissi.
“Non preoccuparti. E’ tutto a posto.” Mi assicurò. Annuii e lo seguii fuori dall’aeroporto.
 
“Dai, spiegami tutto.” Mi incitò Kate mentre eravamo in metro per tornare a casa. I ragazzi avevano preso dei taxi per tornare alle loro abitazioni, mentre io e la mia amica avevamo preferito prendere il treno e poi la metro. C’era qualcosa che mi piaceva particolarmente dei mezzi pubblici di Londra, ma non sapevo nemmeno io cosa fosse. Forse era il fatto che fossero sempre pieni di gente che stava andando da qualche parte. O forse mi piaceva semplicemente osservare le persone e cercare di indovinare la loro storia.
“E’ meglio se non lo faccio qui.” Risposi, guardandomi intorno. C’erano due ragazzine esattamente di fronte a noi che ci stavano osservando attentamente. Magari era solo una paranoia, ma non volevo rischiare che nessuno sapesse quello che era successo.
“Tu sei Katy, vero? La ragazza di Liam degli One Direction?” Chiese una delle due ragazze.
“Kate. Katherine.” Puntualizzò la mia amica. Sapevo quanto odiasse quando la gente la chiamava ‘Katy’.
“Possiamo fare una foto insieme?” Chiese l’altra ragazza, con occhi sognanti. “Sei troppo fortunata, Liam è bellissimo!” Esclamò poi.
Kate annuì e si sistemò in mezzo alle due ragazze, mentre io le scattavo una foto con il cellulare di una delle due.
“E tu sei Sophie, la nuova truccatrice, vero?” Mi chiese la prima che aveva parlato. Annuii, chiedendomi come facessero a sapere sempre tutto. Era abbastanza inquietante il fatto che sapessero chi fossi, dato che avevo cominciato a lavorare per la band solo tre settimane prima. “Possiamo fare una foto anche con te?”
“Uhm, sì?” Risposi, incerta. Non mi era mai capitato che nessuna persona sconosciuta mi chiedesse di fare una foto con loro.
“Dovrai abituarti.” Mi sussurrò Kate quando tornammo a sederci di fronte alle ragazze. “Nelle ultime settimane mi è capitato qualche volta.” Aggiunse.
“Ho capito, ma è normale che la gente ti riconosca. Ci sono le tue foto in giro e Liam parla di te nelle interviste.” Dissi. “Ma io…” Continuai e poi mi interruppi. Ovvio, anch’io avevo delle foto sui siti di gossip. Ero la misteriosa ragazza bionda in giro con Harry. Ma come facevano i fan a sapere il mio nome e che ero la truccatrice dei ragazzi?
“Non hai visto la foto che ha postato Harry su Instagram?” Mi chiese improvvisamente la mia amica.
“No.” Risposi allarmata. “Cos’ha postato?”
“Ci sei tu che stai sistemando il ciuffo di Zayn e sotto ha scritto ‘Sophie, la nostra fantastica truccatrice, al lavoro’. Pensavo lo sapessi. Stavi anche guardando Harry dallo specchio e gli stavi facendo una linguaccia.” Disse Kate.
“No, non lo sapevo. Cioè, sapevo che mi stava scattando una foto, ma non avevo idea che l’avesse postata su Instagram.” Risposi pensierosa. Ero talmente persa nei miei pensieri che stavo quasi per saltare la fermata di casa.
“Dammi il bagaglio a mano, ti aiuto a portare qualcosa.” Si offrì la mia amica. La ringraziai e le porsi una borsa, mentre io trascinavo la valigia enorme per le strade di Londra, verso casa.
 
“Allora, adesso siamo sole e mi puoi raccontare tutto.” Disse Kate una volta a casa, davanti ad una tazza di cioccolata fumante. Il fuso orario stava cominciando a farsi sentire e avevo più sonno che fame, ma non potevo ancora andare a dormire, altrimenti non mi sarei più abituata al nuovo orario.
Inspirai profondamente, presi tempo bevendo un lungo sorso di cioccolata e poi appoggiai la tazza sul tavolo.
“Sono un po’ confusa.” Annunciai alla fine. Non sapevo da che parte iniziare a raccontare tutto quello che era successo nelle tre settimane in America.
“Harry?” Mi chiese ed annuii, bevendo un altro sorso.
“Ieri sera…” Cominciai ma mi fermai di nuovo. “Senti, non so come dirtelo, quindi lo farò e basta: sono andata a letto con Harry.” Dissi poi molto velocemente, nella speranza che la mia amica non capisse quello che avevo detto.
“Oh.” Rispose lei invece. “Vuoi parlarne?” Mi chiese.
Sì, avrei voluto parlarne, solo che non c’era molto da dire. Ci sentivamo entrambi soli, eravamo lontani da casa e avevamo cercato conforto l’uno nell’altra. Chiusi gli occhi e rabbrividii al ricordo della notte passata con il ragazzo. Il buio della stanza aveva amplificato i nostri sensi e aveva permesso che mi perdessi completamente nel momento. Erano passati sei anni dall’ultima volta che eravamo stati a letto insieme, ma era come se nulla fosse cambiato. Certo, eravamo entrambi più adulti e lui aveva sicuramente più esperienza rispetto al passato, ma era come se non fosse trascorso nemmeno un giorno dall’ultima volta.
“Sophie? Credimi, vorrei farlo, ma non so ancora leggerti nel pensiero. Capisco che ci stai pensando, ma potresti rendermi partecipe?” Mi chiese Kate, ridendo. “E non sto parlando dei dettagli, eh.” Aggiunse subito dopo.
“Eh? Sì, scusa.” Risposi distrattamente.
“E’ stato così bravo?” Mi domandò, sapendo benissimo che avevo bisogno di ridere e scherzare, ma io stavo fissando con insistenza un punto dietro alla sua spalla e avevo ricominciato a pensare a New York. A quella stanza di hotel. Al suo respiro sulla mia pelle. Alle sue mani sul mio corpo.
“Non ne abbiamo parlato.” Dissi dopo un po’, riprendendomi.
“Di quello che è successo?” Mi chiese la mia amica.
“Sì, è come se non fosse successo. Stamattina mi sono svegliata nel suo letto, con mille paranoie su come avrei dovuto comportarmi con lui e niente. Abbiamo parlato di qualunque cosa, compreso il film che abbiamo visto e lui era così… normale.”
“Forse non vuole che tu ti senta male per quello che è successo?”
“Non lo so. Non so niente.”
“Io ti darei un consiglio. Siete amici, parlatene.”
“Sì, penso che farò così.”
“Prima, però, devi chiarirti la mente su quello che è successo. Devi capire come ti senti, cosa provi e cosa vuoi fare e andare da lui con le idee in ordine.” Mi consigliò Kate.
“Hai ragione. E’ che per adesso non so come mi sento, perché… è stato bellissimo. E’ stato come se non avessimo mai smesso di frequentarci.” Risposi, alzando le spalle.
“Dormici sopra e vedrai che domani mattina sarà tutto più chiaro. Tanto avete un paio di giorni liberi prima di ripartire per il tour promozionale in Europa, giusto?”
“Sì.”
“Ottimo.”
“Kate, posso chiederti una cosa?” Domandai improvvisamente. Avevo intenzione di farle quella domanda da quando ero entrata in casa, ma poi il discorso mi aveva distratta e mi ero dimenticata.
“Certo, tutto quello che vuoi.”
“Perché c’è ancora l’albero di Natale in soggiorno? Siamo alla fine di gennaio.” Le feci notare, indicando con un dito l’enorme abete finto che occupava gran parte del nostro salone.
“Mi ha fatta sentire meno sola mentre tu e Liam eravate dall’altra parte del mondo.” Rispose la ragazza con un’espressione talmente buffa che scoppiai a ridere e la abbracciai.
 
“Come fai a non essere completamente scombussolato dal jet lag?” Mi lamentai la mattina dopo, quando Liam piombò in casa verso le undici, completamente sveglio e attivo.
“Sono abituato ormai.” Mi rispose, prendendo la mia giacca dall’attaccapanni e lanciandomela addosso. Ero seduta sul divano e stavo cercando di guardare la televisione. Più che altro stavo cercando di non addormentarmi di nuovo. Quella notte mi ero svegliata alle quattro e non ero più riuscita ad addormentarmi.
“Ma dove dobbiamo andare?” Chiesi ancora. Kate era già pronta e stava recuperando la sua borsa dal mobiletto nell’ingresso.
“Vi rapisco per portarvi a pranzo in una location segreta.” Spiegò il ragazzo con un sorriso.
“Va bene. Mi vesto e arrivo.” Dissi, prendendo il telecomando, spegnendo la televisione e dirigendomi al piano superiore per cercare di sistemarmi.
 
“Dai, andiamo!” Esclamò Kate quando tornai al piano inferiore.
“Sì, ma dove?” Domandai. Liam sorrise sornione e la mia amica aprì la porta di casa.
“Ecco, dove?” Fece eco Kate.
“Guardate che vi metto una benda sugli occhi e vi imbavaglio se non la smettete di fare domande!” Esclamò il ragazzo, facendo ridere entrambe.
Stavo ancora sorridendo quando mi voltai e mi bloccai. Perché era lì davanti alla mia porta? Con un mazzo di fiori, poi.

 



Buongiorno! Buon Sabato!
Ecco il nuovo capitolo e spero che vi piaccia!
Lo so, sono sadica per averlo fatto finire così e avete il diritto di odiarmi ahahah
Ma vi prometto che Mercoledì scoprirete tutto!

Grazie a tutte le persone che hanno letto, recensito e inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Vi abbraccio tutti <3

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Capitolo 15
*** Unexpected ***




Capitolo 15 - Unexpected

“Jean-Paul?” Chiamai con un filo di voce. Cosa diavolo faceva a Londra, davanti a casa mia?
“Chérie.” Rispose lui, sorridendomi. Ero impietrita sugli scalini. Non riuscivo a muovere un passo.
“Andiamo via, Sophie.” Mi disse Kate, prendendomi per mano e trascinandomi lontana da lui.
“Chérie, aspetta!” Esclamò Jean-Paul, rincorrendomi.
“Va tutto bene?” Chiese Liam, che era evidentemente spaesato.
“No, non va tutto bene. Lui è lo stronzo che l’ha tradita prima del matrimonio e poi le ha dato la colpa.” Ringhiò Kate. Vidi Liam voltarsi di scatto verso Jean-Paul e rivolgergli un’occhiataccia.
“Sophie, puoi ascoltarmi per un minuto?” Mi chiese l’uomo, porgendomi il mazzo di fiori.
“Sai cosa dovresti farci con quei fiori?” Domandò Kate.
“Non ho intenzione di ascoltarti e non voglio quei fiori. Puoi tornare da dove sei venuto.” Risposi poi, molto lentamente e a bassa voce. Non riuscivo a guardarlo negli occhi e avevo una gran voglia di lanciare il mazzo di rose che mi aveva portato il più lontano possibile da me.
“Ma chérie…” Insistette, prendendomi per un polso e bloccandomi. “Ascoltami almeno per un minuto.”
“No.” Risposi, cercando di liberarmi dalla sua presa. “E smettila di chiamarmi chérie. Non sono più la tua chérie.” Aggiunsi, dando uno strattone più forte.
Jean-Paul abbassò lo sguardo ma non mollò la presa.
“Se tu potessi darmi solo cinque minuti…” Disse.
“Prima di tutto lasciami il polso.” Lo interruppi. “E poi deciderò se ascoltarti o meno.” Aggiunsi. Niente, continuava a tenermi stretta.
“Hey, amico. Ti ha detto di lasciarla andare.” Intervenne Liam, avvicinandosi al mio ex fidanzato. Jean-Paul lasciò andare il mio polso con riluttanza e squadrò il mio amico da capo a piedi.
“Adesso mi ascolti?” Mi chiese. “Sono venuto fino a qui per parlarti.” Aggiunse. Guardai Kate, che scosse la testa risoluta. Anche Liam sembrava volermi consigliare di non acconsentire, ma decisi di farlo lo stesso. Cinque minuti del mio tempo non sarebbero stati la fine del mondo.
“Andiamo. Dimmi quello che hai da dire e poi lasciami stare.” Dissi alla fine.
“Possiamo almeno entrare?” Mi domandò. Sospirai e roteai gli occhi al cielo.
“Siamo qui fuori.” Mi incoraggiò Kate. Sapevo che non approvava il fatto che avessi anche solo accettato di ascoltare quello che avesse da dire, ma non potevo fare altrimenti. Jean-Paul ed io avevamo condiviso due anni della nostra vita e stavamo per sposarci. Ero davvero convinta che lui fosse quello giusto. Finché non l’avevo trovato a letto con Giselle, ovviamente.
Riaprii la porta di casa e lo feci accomodare sul divano del soggiorno. Lo vidi guardare l’albero di Natale con un’espressione un po’ perplessa, ma lo ignorai.
“Allora?” Lo incitai.
“Chérie…” Cominciò a parlare ma lo fulminai con lo sguardo. “Sophie.” Si corresse immediatamente.
“Ho un appuntamento per pranzo, quindi ti prego di essere veloce.” Dissi.
“D’accordo. Quello che devo dirti non richiederà tanto tempo.” Rispose. “Ho capito di avere sbagliato e ti chiedo perdono. Quello che ho fatto è sbagliato e mi rendo conto che mi manchi. Mi manchi tantissimo, Sophie. Ti amo ancora. Ti prego, ripensaci.” Aggiunse. Si alzò dal divano, prese qualcosa dal taschino interno della sua giacca e poi si abbassò su un ginocchio davanti a me.
“Cosa stai facendo?” Chiesi allarmata. Speravo che non fosse quello che pensavo.
“Voglio riprovarci con te. Ti prego, accetta le mie scuse e questo anello.” Mi rispose, aprendo la scatoletta e mostrandomi il mio anello di fidanzamento. Quello che gli avevo ridato quando l’avevo trovato a letto con Giselle. Quello per cui avevo pianto quando mi aveva proposto il matrimonio la prima volta sulla Tour Eiffel. “Ti giuro che non farò mai più nulla del genere. Non ti farò mai più del male.” Aggiunse quando notò che non stavo rispondendo. Non stavo nemmeno respirando.
Abbassai lo sguardo sul pavimento e aprii leggermente la bocca, cercando le parole.
“Jean-Paul…” Cominciai. “Forse non te ne sei reso conto, ma venire qui e darmi di nuovo quell’anello vuol dire ferirmi.” Aggiunsi.
“Ma…”
“Sei ripiombato nella mia vita dopo due mesi. Dopo avermi detto che è stata colpa mia se hai avuto una relazione con Giselle.” Spiegai. “E mi dici che vuoi che io cambi idea e mi richiedi di sposarti?” Domandai. “No, mi dispiace.” Conclusi quando finalmente trovai il coraggio di dare voce a quelle parole.
“No?”
“No.” Dissi risoluta. “Non voglio sposarti e non voglio riprovarci con te.” Aggiunsi alzandomi dal divano e chiudendo la scatoletta che mi stava porgendo.
“Ma ti ho chiesto scusa.” Protestò l’uomo.
“Oh, Jean-Paul. Non basta chiedere scusa in questo caso.” Risposi. “Non mi fido più di te, capisci? Il semplice fatto che tu pensassi che venire qui e ripresentarmi l’anello ti facesse automaticamente perdonare la dice lunga.” Aggiunsi.
“Pensavo fosse un gesto romantico. E so quanto tu li ami.”
“No, quello non era un gesto romantico. Quello era un gesto disperato. E’ ben diversa la cosa.” Dissi.
“Quindi non c’è nessuna possibilità per noi?” Mi chiese.
“No.” Risposi con più convinzione. “E vorrei che tu uscissi dalla mia vita.” Aggiunsi poi, guardandolo finalmente negli occhi. Non provai nessuna stretta allo stomaco quando lo feci. Non provavo rabbia, dolore… niente.
“D’accordo.” Disse Jean-Paul, riponendo la scatoletta con l’anello all’interno della sua giacca. “Allora questo è un addio?”
“Lo è.” Confermai e annuii. Forse c’era un po’ di tristezza perché un capitolo della mia vita si stava finalmente concludendo, ma una parte di me era sollevata, perché lo guardavo e capivo di non esserne più innamorata.
“Adieu.”  Disse l’uomo con un pizzico di teatralità di troppo.
“Addio, JP.” Risposi, aprendo la porta di casa e mostrandogli l’uscita.
 
“Tutto okay?” Mi chiese Kate quando la raggiunsi in auto. Anche Liam mi stava guardando preoccupato. Non li biasimavo, con la reazione che avevo avuto quando mi ero trovata faccia a faccia con Jean-Paul, io stessa avevo creduto che sarei scoppiata in lacrime.
“Va tutto sorprendentemente bene.” Risposi.
“Se hai bisogno di parlare io sono qui.” Disse Kate e mi sorrise.
“Grazie.”
“Allora adesso posso finalmente rapirvi? Ho dovuto mandare un messaggio al mio complice, dicendo che saremmo arrivati in ritardo di una decina di minuti sul piano originale.” Intervenne Liam, facendo ridere entrambe.
 
“Così il pranzo nella location segreta sarebbe a casa di Harry?” Chiesi quando il ragazzo parcheggiò la sua auto di fronte a casa del nostro amico.
“Eh sì.” Ammise Liam. Suonò il campanello e aspettammo che Harry ci aprisse.
“Eccovi! Finalmente, stavo per chiamare la polizia!” Scherzò lui.
“No, ma grazie. Ti porto gli ostaggi con dieci minuti di ritardo ed eri già pronto a darmi in pasto alle autorità?” Chiese Liam, ridendo.
“Allora? Se non mangiamo entro cinque minuti giuro che mi lancio sul cibo e non vi lascio nulla!” Esclamò Niall dalla cucina.
“Un giorno mi dovrai spiegare qual è il tuo segreto.” Sentii dire Louis. “Se io mangio anche solo la metà di quello che ingoi tu, ingrasso di dieci chili.” Aggiunse.
“Zayn!” Urlarono poi insieme lui e Niall.
“Forse è meglio se andiamo a vedere cosa stanno combinando i ragazzi.” Disse Harry, chiudendo la porta alle nostre spalle. Entrammo in cucina e trovammo Zayn che azzannava qualcosa con aria indifferente, mentre Niall e Louis lo stavano guardando come se volessero ucciderlo.
“Cosa c’è? Avevo fame.” Si difese il ragazzo, rimettendo sul tavolo il grissino che aveva quasi mangiato del tutto. Eleanor e Perrie, di fronte al tavolo, stavano ridendo e cercando di camuffare il gesto con dei piccoli colpi di tosse.
“Tutti a tavola!” Esclamò Niall prendendo posto su una sedia, ben intenzionato a non muoversi da lì finché non avesse divorato tutto quello che poteva.
“Dunque, abbiamo due ordini del giorno.” Disse Liam dopo un po’.
“Vai, parla.” Rispose Louis. “Anche se io so già tutto, ovviamente.” Aggiunse il ragazzo con un sorrisetto furbo.
“Dobbiamo parlare del compleanno di Harry, che è tra pochissimi giorni.” Cominciò a dire Liam, indicando il suo amico. “E di San Valentino. Visto che anche quest’anno saremo impegnati nel tour promozionale vorremmo che voi ragazze ci raggiungeste per passare la giornata insieme.” Concluse il ragazzo e guardò Kate, Eleanor e Perrie.
“Beh, sì, ecco. Questo sarebbe il nostro regalo di San Valentino.” Aggiunse Zayn, prendendo la mano della sua ragazza e stringendola sul tavolo. I due si scambiarono un’occhiata carica di amore che mi costrinse a distogliere lo sguardo. Mi sentivo quasi come se stessi invadendo la loro privacy.
“E per il compleanno di Harry saremo a Berlino.” Disse Liam dopo qualche minuto.
“Che è famosa per i club che non chiudono praticamente mai.” Intervenne il diretto interessato con un sorriso enorme.
“Quindi vuoi andare per locali?” Chiese Niall, deluso.
“No, non ho ancora deciso. Sto solo dicendo che, in caso, potremmo festeggiare alla grande, perché i locali chiudono alle otto del mattino a Berlino.” Rispose Harry. “Lo so che a te non piacciono i party.” Aggiunse poi.
“Ecco, io pensavo di più ad una cena o qualcosa del genere.” Replicò Niall, facendo ridere tutti. Ormai avevo imparato che quel ragazzo era ossessionato dal cibo.
“Deciderà Harry, direi.” Concluse Louis e tutti annuirono. “Adesso è ora del dolce.” Dichiarò alzandosi insieme al padrone di casa e tornando qualche minuto dopo con una torta enorme.
“Cosa si festeggia?” Domandai.
“Il ritorno a casa.” Rispose Louis.
 
“Come stai?” Mi chiese Harry dopo pranzo. Tutti erano impegnati ad oziare su divani e poltrone per cercare di digerire la quantità di cibo ingerito mentre lui mi aveva chiesto se avevo voglia di parlare, così ci eravamo rifugiati nella sua camera.
“Bene.” Risposi, guardandomi intorno.
“Liam mi ha raccontato quello che è successo a casa tua, il motivo per cui eravate in ritardo.” Continuò.
“Ah, quello.” Dissi. “Non è niente, davvero. Jean-Paul è rispuntato dopo due mesi, chiedendomi di perdonarlo e di riprovarci. Con tanto di anello.” Aggiunsi.
“E tu cos’hai detto?” Mi chiese il ragazzo.
“Gli ho detto che non basta chiedere scusa e che non voglio sposarlo. Che non mi fido più di lui.”
“Ma di me ti fidi ancora? E intendo sul serio.” Mi chiese improvvisamente. Mi voltai finalmente per guardarlo negli occhi e notai che era preoccupato.
“Sì, di te mi fido.” Risposi tranquillamente.
“Ma anch’io ti ho tradita…” Mormorò.
“Lo so.” Dissi. “Ma avevamo sedici anni ed era una situazione completamente diversa. E poi…”
“E poi?”
“Siamo tornati amici, non siamo tornati insieme, no?” Chiesi, un po’ insicura. Avevo sempre pensato che fossimo solo amici fino alla notte passata a New York.
“Sì, esattamente.” Rispose. “A proposito, so che vuoi parlare di quello che è successo.” Aggiunse. Dopo sei anni mi conosceva ancora benissimo.
“Sono un po’ confusa.” Confessai.
“Perché siamo stati a letto insieme?” Mi chiese ed annuii. “Non dobbiamo complicare le cose.” Aggiunse poi.
“In che senso?”
“So che quello che hai passato ti ha ferita profondamente e, sicuramente, venire a letto con me non ha aiutato.” Rispose. “Quindi non voglio che tu ti senta sotto pressione per fare nulla. E’ stato quello che è stato. Continuiamo le nostre vite come al solito.” Aggiunse.
“Sì, era quello che pensavo di fare.” Replicai. “Perché ti voglio bene e non voglio complicare quello che c’è tra di noi.”
“Sono completamente d’accordo. E’ stato un momento di debolezza.”
“Ed è stato facile trovare conforto l’uno nell’altra perché siamo molto amici e siamo stati insieme.” Dissi, concludendo la sua frase.
“Esatto.” Replicò Harry, sorridendomi. Mi sentivo sollevata. Volevo parlare di quello che era successo con il ragazzo, ma avevo paura di complicare irreparabilmente la situazione ed era l’ultima cosa che volevo fare. Avevo già fatto una volta l’errore di avere una relazione con il mio capo. E poi Harry ed io eravamo tornati molto amici e non avrei mai voluto rovinare quel rapporto.
“Perfetto.” Dissi. “Adesso non mi resta che pensare a cosa regalarti per il compleanno.” Aggiunsi con un sorriso più sereno.

 



Sorpresa!
Visto che ho fatto casino con il giorno (prima avevo scritto che l'avrei postato martedì, poi mercoledì... insomma, ero un po' confusa sulla data ahahaha) e visto che domani e dopo devo andare a lavorare tutto il giorno e non avrei tempo di postare, ho pensato di farvi una sorpresa e pubblicare stasera! Così quando aprirete EFP domani e dopo troverete gli aggiornamenti per entrambe le mie storie :D

E, in questo capitolo, anche Sophie è parecchio sorpresa dal ritorno di JP!
Ma diciamo che ha saputo cosa fare e gli ha detto addio per sempre (si spera, eh!)
Ed è riuscita anche a parlare con Harry di quello che è successo e, per questa parte, lascio a voi i commenti.
Siete sempre fantastiche a dirmi quello che pensate dei capitoli <3

E niente, il prossimo capitolo sarà online sabato e vi anticipo che parlerà del compleanno di Harry e di San Valentino (che tanto sono vicini) :D

Alla prossima e grazie mille a tutte le persone che leggono, recensiscono e aggiungono la mia storie tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi ho già detto quanto apprezzo tutto quello che fate? <3

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Capitolo 16
*** Parties ***




Capitolo 16 – Parties

“Berlino è bellissima!” Esclamò Louis mentre tornavamo dallo studio televisivo all’hotel. Era il giorno del compleanno di Harry e non avevamo avuto un secondo libero. Ero riuscita solo a fargli auguri velocemente mentre gli sistemavo i capelli e poi avevamo dovuto cominciare la giornata promozionale. Dovevo anche trovare il momento giusto per dargli il mio regalo.
“Non vedo l’ora della cena! Abbiamo mangiato pochissimo a pranzo.” Si lamentò Zayn.
“Vedete che non sono l’unico che pensa solo al cibo?” Domandò Niall, facendo scoppiare tutti a ridere.
“No, ma è vero. Anch’io ho fame!” Esclamò Louis.
“Allora andiamo, abbiamo prenotato un tavolo.” Rispose Harry. “Dobbiamo solo tornare in hotel, rinfrescarci e andare.” Aggiunse.
 
“Harry?” Lo chiamai, entrando nella sua stanza con la copia della keycard che mi aveva lasciato per ogni evenienza.
“Sono in bagno! Entra!” Esclamò. Aprii la porta e lo trovai sorridente mentre si faceva la barba.
“Scusa se disturbo, ma non ho ancora trovato un secondo di pace per darti questo.” Dissi, sventolandogli una busta davanti al naso.
“Regalo?” Mi chiese, illuminandosi. Sapevo quanto adorasse le sorprese.
“Sì.” Risposi. Harry si asciugò il viso e mi seguì nella camera, dove ci accomodammo entrambi sul letto.
“Grazie.” Mi disse.
“Non l’hai ancora aperto.” Scherzai. “Potrei averti regalato un buono sconto di venti centesimi sul dopobarba.” Aggiunsi.
“Lo apprezzerei lo stesso.” Mi disse, aprendo lentamente la busta. Estrasse il contenuto e lo vidi spalancare gli occhi. “Gli Stones? I biglietti degli Stones?” Domandò.
“Il concerto del loro anniversario, a novembre.” Dissi. “So che ci tenevi a vederli ma non sei mai riuscito.”
“Anche perché quest’anno hanno fatto sold out in tre minuti.” Rispose. “Grazie!”
“Figurati. Ho controllato la vostra agenda e, per il momento, a novembre non avete impegni.”
“Già, perché staremo registrando il nuovo album, quindi saremo a Londra.” Rispose e sorrise. “Grazie Sophie, sul serio!” Esclamò poi e mi abbracciò stretta.
“Buon compleanno, Harry.”
“Aspetta, però.” Disse improvvisamente il ragazzo.
“Cosa?” Chiesi.
“Ci sono due biglietti, giusto?”
“Sì, così puoi portare chi vuoi. E’ triste andare da soli ad un concerto.”
“Allora vuoi venire con me? Mi farebbe immensamente piacere.”
“Volentieri. Sai che mi sono sempre piaciuti i Rolling Stones.” Risposi.
“Grazie.” Ripeté. “E adesso andiamo a mangiare!” Esclamò alzandosi dal letto.
“In mutande?” Domandai ridendo.
“Ehm, no. Mi ero appena fatto la doccia.” Rispose, aprendo la valigia e recuperando dei vestiti puliti.
 
San Valentino. Avevamo passato due settimane in giro per tutta l’Europa, sempre impegnatissimi. Kate, Eleanor e Perrie ci avevano raggiunti a Parigi.
“So che questo è l’ultimo posto dove vorresti essere in questo momento.” Mi disse la mia amica a colazione.
“E’ lavoro.” Risposi bevendo un sorso di caffè e guardando fuori dai finestroni dell’hotel. Sembrava che tutte le coppie del mondo si fossero messe d’accordo per farmi cariare i denti: andavano in giro mano nella mano, si scambiavano baci pieni di amore in mezzo alla strada e avevo già visto una proposta di matrimonio. Ed erano solo le dieci del mattino!
“Lo so, ma deve essere difficile.” Disse Kate.
“Tanto oggi avrò talmente tanto da fare che non mi accorgerò nemmeno della festa.
“Veramente oggi abbiamo solo un’intervista in radio alle tre.” Disse Liam, sedendosi di fianco a Kate e dandole un veloce bacio sulle labbra. Nascosi la mia espressione lievemente disgustata nella tazza di caffè e spostai lo sguardo sugli altri ragazzi, che stavano prendendo da mangiare al buffet. Zayn aveva un braccio intorno alla vita di Perrie, che lo stava guardando sorridendo. Louis era impegnato ad imboccare Eleanor con un croissant e i due stavano ridendo come piccioncini e persino Niall, che non aveva mai detto di avere una ragazza, aveva compagnia. Harry si lasciò cadere pesantemente di fianco a me sul divanetto.
“Diabete.” Grugnì, guardando i suoi compagni di band e le loro ragazze.
“A chi lo dici. In questo posto, poi.” Risposi. Harry puntò il suo sguardo su di me e, improvvisamente, mi sorrise.
“Hey, ti ricordi come sono stato bravo a non farti pensare alla Francia quel giorno?” Mi chiese.
“Sì.” Risposi cauta.
“Perché non lo rifacciamo? Passiamo la giornata insieme e distraiamoci a vicenda. Tanto i piccioncini saranno troppo impegnati a tubare per essere di compagnia.” Disse.
“Ti ho sentito!” Esclamò Liam, che era sempre di fronte a noi. Harry gli rivolse una smorfia divertente e scoppiammo tutti a ridere.
“Ci sto, comunque.” Risposi a Harry dopo qualche secondo. Eravamo bravi a distrarci dai nostri problemi, soprattutto lui. Era stato particolarmente abile a non farmi pensare alla Francia il giorno del mio non-matrimonio e gliene ero ancora estremamente grata. Il ragazzo mi sorrise e si versò una tazza di caffè.
 
“Ma chi è la ragazza di Niall?” Chiesi a Harry mentre aspettavamo che intervistassero la band in radio.
“Si chiama Amy, è la sua migliore amica da sempre.” Rispose il ragazzo, facendo una smorfia quando gli infilai il pennello del fondotinta in bocca.
“Scusa! Ero distratta.” Dissi, indicando il gruppo di piccioncini con la testa. Harry annuì e rise.
“Non preoccuparti, mi sono sempre chiesto di cosa sapesse il fondotinta.” Rispose.
“E com’è? Buono?”
“Manca un po’ di sale.” Scoppiai a ridere e passai il pennello sul suo naso. “Certo che è una fregatura che adesso si può vedere quello che succede in radio. Una volta non c’era bisogno di truccarsi e vestirsi bene per andare a fare un’intervista. Adesso mettono i video su YouTube o, addirittura, puoi vedere quello che succede in studio in diretta.” Si lamentò Harry.
“Hai ragione.” Asserii, passando alla cipria. “Ma tanto le vostre fan vi apprezzano sempre, anche se andate in radio con qualche piccola imperfezione.” Aggiunsi poi, mettendo via pennelli e trucchi.
“Ragazzi, tra due minuti siete in onda.” Disse il manager dei ragazzi, interrompendo la nostra conversazione. Harry si alzò dallo sgabello su cui era seduto e si avvicinò al gruppo dei suoi compagni di band.
“Sono carini, vero?” Mi chiese una voce che non conoscevo. Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con Selena Gomez, che aveva appena finito di essere intervistata.
“Già.” Risposi, annuendo.
 “Tu e il tuo ragazzo siete proprio una bella coppia.” Disse poi la ragazza, voltandosi verso di me. La guardai confusa.
“Il mio ragazzo?” Domandai.
“Harry.” Rispose lei, sorridendomi.
“Oh, no. Harry ed io non siamo una coppia.” Dissi. “Sono la truccatrice dei ragazzi.” Aggiunsi.
“Ah, scusa. Vi ho visti insieme poco fa e sembravate così affiatati!”
“No, ci conosciamo da tanti anni, ma non siamo una coppia.” Confermai e tornai a guardare Harry, che era in piedi dietro ad un microfono e stava ridendo per una battuta che avevano fatto Liam e Louis.

***

Per il nostro primo San Valentino insieme Harry ed io non avevamo fatto niente di speciale. Per il secondo, però, il ragazzo mi aveva preparato una sorpresa. Sua madre e il suo nuovo compagno erano usciti a cena per festeggiare e Gemma era andata a casa del suo ragazzo, così Harry mi aveva invitata a casa sua. Ma non solo. Era venuto a prendermi, mi aveva regalato un mazzo di rose rosse bellissime e, una volta arrivati a casa sua, mi aveva aperto la porta ed ero rimasta a bocca aperta.
Aveva sistemato petali di rosa sul pavimento e candele per tutto il salotto.
“Che profumo di vaniglia!” Esclamai.
“So che ti piace e ho preso le candele profumate.” Rispose. Mi voltai per dargli un bacio.
“Vieni.” Mi disse poi, accompagnandomi al tavolino di fronte al divano. C’erano dei cuscini per terra e mi fece accomodare su uno di essi.
“Hai preparato tutto questo per me?” Domandai. La stanza era illuminata solo dalle tante candele e una piccola lampada sistemata in un angolo e l’atmosfera era bellissima.
“Non solo. Aspetta.” Rispose andando in cucina. Tornò qualche secondo dopo con due piatti e li sistemò sul tavolino in mezzo a noi.
“Hai cucinato?” Chiesi. Ero sicura che Harry fosse il ragazzo perfetto e mi sentivo davvero fortunata.
“Sì, solo per te.” Rispose. “Spero che sia buono!” Esclamò poi.
“Sono sicura di sì.” Dissi.
“Anzi, aspetta.” Mi fermò prima che potessi assaggiare il primo boccone. “Faccio la cavia, così sono sicuro di non avvelenarti!” Aggiunse, facendomi ridere. “E’ sicuro.” Dichiarò infine, dopo aver assaggiato.
“Grazie.” Dissi e cominciai anch’io a mangiare. Per l’occasione aveva anche recuperato una bottiglia di champagne da qualche parte.
 
“Sophie?” Mi chiamò alla fine della cena. Eravamo sul divano e stavamo guardando un film romantico a lume di candela.
“Sì?” Risposi.
“Ho qualcosa per te.” Mi disse, estraendo dalla tasca dei pantaloni una scatoletta azzurra. Sapevo che era di Tiffany. Tutte le ragazze conoscevano quella particolare sfumatura di azzurro. Me la porse e la presi con mani quasi tremanti. La aprii e trovai una bellissima collanina d’argento con un ciondolo a forma di cuore.
“E’ bellissima!” Esclamai. “Grazie, Harry.” Aggiunsi e mi avvicinai per dargli un bacio sulle labbra. Poi tornai ad osservare la collana, pensando che fosse perfetta.
“Ti piace?”
“La adoro.” Risposi. “Mi aiuti a metterla?” Chiesi e mi voltai, spostando i capelli dal collo. Il ragazzo mi aiutò ad indossarla e, quando mi girai, mi diede un altro bacio.
“Anch’io ho qualcosa per te.” Mormorai, sorridendo e prendendo una scatoletta dalla mia borsa. Mi veniva da ridere, perché avevamo avuto quasi la stessa idea. Harry la aprì e vidi il suo volto illuminarsi. Gli avevo regalato una collana con un ciondolo d’argento a forma di aeroplanino di carta.
“E’ stupenda, grazie!” Esclamò. Avevo scelto un aereo di carta perché mi ricordava quelli che mi lanciava in classe durante le lezioni, con le frasi più romantiche del mondo.
“Spero che tutti i tuoi sogni si avverino.” Gli dissi, aiutandolo a metterla. Avevo scelto un aereo anche perché sapevo che il suo sogno era quello di essere un cantante e speravo che ci sarebbe riuscito. Avrei voluto che la sua carriera decollasse proprio come un aereo.
“Ti amo, Sophie.” Mi sussurrò contro le labbra, prima di darmi un romantico bacio.
“Ti amo anch’io, Harry.” Risposi prima di perdermi completamente tra le sue braccia.

***

Sfiorai il ciondolo a forma di cuore con la punta delle dita e sorrisi, mentre Harry stava salutando tutti prima che l’intervista finisse. Lui e gli altri ragazzi uscirono dallo studio e ci raggiunsero.
“La porti ancora?” Mi chiese Harry, sorpreso, quando notò cosa stavo toccando. Sorrisi, sentendomi un po’ in colpa.
“Non l’ho mai tolta.” Confessai. “La porto tutti i giorni.” Dissi, sentendomi un po’ stupida. Anche dopo che era finita tra noi due non avevo mai smesso di indossarla tutti i giorni. Era diventata una cosa automatica.
Harry mi sorrise e poi tirò fuori qualcosa da sotto la sua maglietta.
“La collana con l’aeroplanino!” Esclamai.
“Anch’io non l’ho mai tolta. E’ diventata il mio portafortuna.” Mi disse sorridendo. Poi mi attirò in un abbraccio e appoggiai la testa sulla sua spalla, sentendomi stranamente serena. “Sei pronta per stasera?” Mi chiese poi. Alzai lo sguardo e incontrai il suo.
“Perché, cosa succede stasera?” Domandai.
“Tutte le coppiette” - indicò i nostri amici con un lieve cenno del capo - “saranno impegnate in cene e serate romantiche.” Disse. “Mentre noi andremo in un locale e ci divertiremo.” Aggiunse.
“Mi sembra una buona idea.” Risposi. “Ho proprio voglia di ballare.”

 



Buongiorno!
Come anticipato, ecco il capitolo che parla del compleanno di Hazza e di San Valentino!
C'è anche un flashback che vi dà un po' di backstory su quello che c'era tra Harry e Sophie quando erano adolescenti.

Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, grazie a tutte le persone che leggono, recensiscono e inseriscono la storia tra le preferite/ricordate/seguite!
Sono sempre contentissima quando vedo che vi sta piacendo e non vedo l'ora di sapere cosa avete pensato su questo capitolo! <3

Ne mancano solo quattro alla fine! A Mercoledì per il prossimo!
Baci :*

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Capitolo 17
*** Home Sweet Home ***




Capitolo 17 – Home Sweet Home

“Sono felice che il tour promozionale sia finito.” Disse Louis sull’aereo privato per tornare a Londra. Avevamo passato un’altra settimana in giro per tutta l’Europa per promuovere il disco e, finalmente, stavamo tornando a casa. Era solo per pochi giorni, perché poi avremmo dovuto ripartire per l’America per il tour vero e proprio.
“Non vedo l’ora di dormire per una settimana nel mio letto.” Rispose Harry e tutti annuirono.
“Certo, quelli degli hotel sono comodi…” Cominciò a dire Niall.
“Ma non c’è niente come il proprio letto.” Concluse la frase Harry.
“Mi mancherete in questa settimana.” Disse Louis. “Ormai sono abituato a passare ventiquattro ore al giorno con voi.”
“A noi non mancherai proprio, Louis. Passeremo una settimana tranquilla!” Esclamò Liam, ridendo.
“Eviterai di farci scherzi di ogni tipo per qualche giorno.” Aggiunse Zayn. Louis si finse offeso e mise il broncio.
“E poi chi ha detto che non possiamo vederci in questa settimana?” Domandò Niall.
“Esatto, abbiamo le prove del tour e ci vediamo comunque tutti i giorni.” Rispose Harry.
“Ecco, così va già meglio. Avevo già programmato una serie di scherzi…” Cominciò a dire Louis, ma gli altri quattro ragazzi lo zittirono, lanciandogli una serie di cuscini addosso. Avevano preso in prestito anche il mio e quelli del resto della crew.
 
“Quanti aerei hai preso ultimamente?” Mi chiese Kate quando tornammo finalmente a casa. La ragazza era venuta a prendermi in aeroporto, esattamente come aveva fatto quando ero tornata dagli Stati Uniti.
“Non lo so, ormai non li conto più.” Dissi, abbandonando la testa sullo schienale del divano.
“Con tutte le ore di volo che hai fatto potresti avere il brevetto da pilota.” Scherzò la mia amica. “Vuoi qualcosa da mangiare?” Aggiunse poi.
“No, grazie. Ho mangiato sull’aereo. Abbiamo viaggiato con quello privato questa volta e ho rubato un pacchetto di M&Ms.” Confessai con espressione colpevole.
“Oddio, che voglia!” Esclamò la mia amica. “Peccato che non ne abbiamo in casa.” Mormorò poi.
“Dai, andiamo al supermercato e compriamole.” Dissi.
“Ma no, sarai stanca morta.” Ribatté la mia amica.
“Non preoccuparti. Tesco è qui vicino.” Dissi e mi alzai dal divano. “Prendo la giacca e ci sono.” Aggiunsi. Kate sorrise e recuperò la borsa dal mobiletto all’ingresso. Mi vestii e la raggiunsi.
“Ok, andiamo, prendiamo le M&Ms e qualche altra schifezza, tipo popcorn al burro da fare questa sera, e poi ci guardiamo un film, cosa ne dici?” Mi propose la ragazza, mentre apriva la porta di casa.
“Direi che è un ottimo piano.” Disse Harry, che era rimasto bloccato con il pugno a mezz’aria. “Stavo per bussare.” Aggiunse, sorridendo alla faccia terrorizzata di Kate.
“Mio Dio, Styles, ma tu da dove spunti sempre? Dovresti cominciare ad indossare un campanellino, come i gatti!” Esclamò la ragazza, irritata.
“Hai ragione, scusa. E avrei dovuto chiamare prima di presentarmi qui.” Rispose Harry.
“In ogni caso, cosa fai qui? Non vi siete appena visti?” Chiese Kate, cominciando a picchiettare il piede sul pavimento, segno che era estremamente nervosa.
“Sì, solo che mentre tornavo a casa ho avuto un’idea e dovevo parlarne con Sophie.” Disse Harry, guardandomi.
“Ah sì, io sono qui, eh.” Intervenni, facendo qualche passo e superando Kate fuori dalla porta. “Che idea hai avuto?” Chiesi poi al ragazzo, mentre Kate chiudeva a chiave.
“Hai presente che negli ultimi giorni abbiamo pensato di fare un tatuaggio insieme?” Domandò lui. Aveva quel sorriso felice che aveva ogni volta che era esaltato per qualcosa. Era quasi come un bambino.
“Sì.” Risposi.
“Ho pensato a cosa potrebbe essere!”
“E non potevi mandarmi un messaggio?” Chiesi, ridendo.
“No, perché stavo pensando di andare a farlo subito.” Rispose. Vidi Kate scuotere la testa.
“Mi prendi un po’ alla sprovvista.” Risposi. “Stavo andando al supermercato con Kate e pianificavamo una serata in tranquillità a casa.” Aggiunsi.
“Oh.” Disse Harry e vidi il suo sorriso spegnersi un po’.
“Però penso di avere tempo tra il supermercato e la cena.” Dissi in fretta. Non sopportavo vedere il suo entusiasmo spegnersi in quel modo. “E non mi hai ancora detto cosa vorresti che ci tatuassimo, comunque.”
Il ragazzo estrasse la sua collana da sotto la maglietta e mi mostrò l’aeroplanino di carta.
“Ne abbiamo passate tante insieme in questi due mesi.” Mi disse. “E l’aereo è un modo per ricordarci sempre di questo periodo.” Aggiunse, riprendendo a sorridere.
“E’ un’idea molto carina.” Intervenne Kate. “Dove andate a farvi tatuare?” Domandò poi.
“A casa mia. Ho chiamato il mio amico tatuatore. Non è di Londra, ma lavora a domicilio. E’ stato lui che ha fatto la maggior parte dei miei tatuaggi.” Rispose Harry.
“Va bene, penso che sia un’idea bellissima.” Dissi. “Però sappi che è il mio primo tatuaggio e sono abbastanza spaventata.” Aggiunsi.
“Non preoccuparti. Sarò lì per te tutto il tempo. Kate, vuoi venire anche tu?”
“Ma sì, perché no? Sophie che si fa il primo tatuaggio non me la voglio perdere per niente al mondo.” Rispose la mia amica, ridendo. “Dai, vieni anche tu da Tesco.” Disse poi, rivolgendosi a Harry.
“Volentieri, ho giusto fame.” Rispose il ragazzo e cominciammo a camminare verso Phillimore Court.
 
“Pronta?” Mi chiese Harry più tardi quel pomeriggio, mentre eravamo nel suo soggiorno. Il tatuatore, Kevin Paul, stava aspettando che mi decidessi a porgergli il mio polso destro, dove avrei voluto il piccolo tatuaggio. Harry l’aveva già fatto ed era estremamente soddisfatto.
“Sì.” Dissi dopo qualche minuto. Kate stava ridacchiando di fronte a me, dicendomi che fare un tatuaggio così piccolo non era nemmeno lontanamente doloroso, ma io ero riluttante. Mi decisi finalmente a porgere il polso a Kevin, che accese l’aggeggio infernale. Cominciai a sentire il ronzio e mi innervosii.
“Sei sicura che lo vuoi fare?” Mi chiese Harry, affiancandomi e prendendomi la mano sinistra tra le sue. “Hai le mani congelate.” Aggiunse poi.
“Sono un po’ agitata, è normale.” Risposi. “Comunque sì, sono sicurissima.”
Kevin cominciò a seguire il disegno dell’aeroplanino che aveva tracciato prima sul mio polso e chiusi gli occhi quando sentii la punta dell’ago sulla mia pelle. Non era doloroso come mi aspettavo che fosse. Certo, non era piacevole, era come se un gruppo di zanzare si fosse accanito su una certa parte del mio corpo, ma era sopportabile.
Inoltre il disegno era così piccolo che Kevin finì il suo lavoro dopo pochi minuti e cominciò a spiegarmi come avrei dovuto prendermi cura del polso per i successivi giorni.
“E’ stato terribile?” Mi prese in giro Kate.
“No. Meno peggio di quello che mi aspettavo.” Risposi, ignorando il suo sorrisetto sarcastico.
“Te l’avevo detto.” Mi disse Harry, che non aveva ancora lasciato la mia mano sinistra.
“Grazie per essere stato qui con me. Non come certa gente.” Dissi, alzando leggermente la voce sull’ultima parte della frase per farmi sentire da Kate.
“Hey, io ero qui! Stavo mangiando M&Ms mentre guardavo lo spettacolo!” Esclamò lei.
“Va bene, non volevo usare quest’arma, ma mi hai costretta a farlo.” Dissi, fingendo un tono minaccioso. “Forse non ti ricordi quando ti ho portato a fare i piercing alle orecchie.” Aggiunsi poi.
“Oh, no! Non vale!” Esclamò la ragazza.
“Cos’è successo?” Chiese Harry. Anche Kevin ci stava ascoltando interessato.
Qualcuno era così agitato che mi ha infilato le unghie nella mano.” Raccontai. “E non si è nemmeno accorta del momento esatto in cui il tizio le ha fatto i buchi.” Aggiunsi, ridendo.
“Avevo tredici anni!” Si difese Kate, ma ormai stavamo ridendo tutti. “E poi sono svenuta.” Confessò abbassando la voce, provocando un attacco di risate ancora più forte a tutti i presenti.
“Quando si è accorta di avere gli orecchini l’ho vista diventare completamente bianca e si è afflosciata su se stessa.” Dissi. Ormai avevo le lacrime agli occhi.
“Mio padre mi ha dovuto portare fuori dal negozio di peso.” Ricordò Kate.
“Oh, avrei voluto esserci.” Disse Harry.
“Anche mia figlia ha voluto i piercing alle orecchie e se l’è quasi fatta sotto quando ha visto la pistola.” Raccontò Kevin.
“Beh, non è un oggetto simpatico. Avrebbero potuto dipingerla di rosa e disegnarci Hello Kitty da qualche parte per renderla più amichevole!” Esclamò Kate e scoppiammo di nuovo tutti a ridere.
 
“Bene, dai, io vado.” Disse Kevin. Avevamo deciso di cenare tutti insieme a casa di Harry e si stava facendo tardi.
“Grazie ancora per il tatuaggio.” Lo ringraziai, alzandomi e stringendogli la mano.
“Figurati. Quando hai bisogno, chiamami e ci organizziamo.” Mi rispose l’uomo, dandomi anche una pacca sulla spalla. “Harry, al prossimo.” Aggiunse poi, spostandosi a salutare il ragazzo.
“Certo, ho già in mente qualcosa.” Rispose lui.
“E quando mai.” Commentò Kate con un sorriso. “Kevin, è stato un piacere. E se ti fai scappare con qualcuno una parola di quello che è stato detto in questa casa, puoi considerarti un uomo morto.” Aggiunse poi salutando il tatuatore.
“Non preoccuparti, ho le labbra cucite.” Rispose lui, stringendo la mano alla mia amica.
“Bene, adesso cosa facciamo?” Chiese Harry quando rimanemmo in casa da soli.
“Io ho sempre quella confezione di popcorn al burro che abbiamo comprato prima da Tesco.” Rispose Kate. “E penso che potremmo guardare un film insieme.”
“Ci sto.” Disse Harry. “Tanto ormai sono abituato a stare insieme a gente tutto il giorno, mi sentirei solo se non ci foste voi.” Aggiunse il ragazzo.
“Però scegliamo un film divertente, eh.” Dissi. “Non ho voglia di cose romantiche stasera.”
Kate e Harry si trovarono d’accordo con me e scegliemmo una commedia.
 
“Se non fossi stato stanchissimo vi avrei proposto un locale.” Disse Harry una volta finito il film, con la voce impastata dal sonno.
“Figurati, io non avrei la forza.” Risposi. Avevo la testa appoggiata alla sua spalla e sentivo che stavo per addormentarmi.
“Avete fatto venire sonno anche a me.” Intervenne Kate, sbadigliando.
“Dai, dormite qui.” Propose Harry. “Potete usare la stanza degli ospiti.”
Guardai Kate, che annuì.
“Non ho voglia di prendere la metro per tornare a casa.” Disse. “Troppa fatica.”
“Okay, venite su e datemi una mano a preparare il letto.” Disse Harry, alzandosi dal divano. Emisi un piccolo verso per protestare quando sentii la mia testa cadere perché non c’era più il suo corpo che la supportava.
Mi alzai controvoglia e seguii i miei amici al piano di sopra.
“Sophie, però non so se vuoi dormire con me.” Disse improvvisamente Kate, voltandosi verso di me e sorridendomi con aria innocente.
“Perché?” Domandai.
“Poi non lamentarti che ti rubo le coperte o ti tiro dei calci.” Disse, alzando le braccia e avvicinandosi al letto.
“Ah. E’ vero. Sei un canguro quando dormi.” Mi ricordai. Le volevo davvero tanto bene, ma era impossibile dormire con lei.
“Puoi dormire con me.” Si offrì gentilmente Harry, guardandomi.
“Ecco sì, dormi con lui. Più spazio per me!” Esclamò Kate, sdraiandosi sul letto appena fatto e aprendo braccia e gambe. La guardai e scossi la testa con un sorrisetto. Kate era unica.
 
Forse essere nello stesso letto del proprio ex ragazzo avrebbe dovuto essere imbarazzante, invece io mi sentivo completamente a mio agio, perché ero tornata ad essere amica di Harry.
“Sono così stanco che potrei dormire per giorni.” Mormorò il ragazzo sistemandosi di fianco a me ed infilandosi sotto le coperte.
“Anch’io.” Risposi, sbadigliando. Mi lacrimavano gli occhi per il sonno.
“Domani mattina devi svegliarti per fare qualcosa o evito di puntare la sveglia?”
“Non osare puntare quella cosa.” Dissi, accennando un sorriso.
“Esattamente quello che pensavo.” Rispose Harry. “Allora buona notte, Sophie.” Aggiunse poi, avvicinandosi e dandomi un leggero bacio sulle labbra. Poi si sporse per spegnere la lampada sul comodino e si sistemò comodamente al mio fianco, lasciandomi leggermente perplessa.
“Buona notte.” Risposi lentamente.
Magari era talmente stanco che aveva scambiato le mie labbra per la guancia. Sì, doveva essere così.

 



Buongiorno!
Ecco il nuovo capitolo e devo dirvi che mi sono divertita parecchio a scriverlo. E' uno dei miei preferiti!
Spero tanto che piaccia anche a voi!


Ho creato recentemente un account Twitter (@TheSlayerFF), se vi va di seguirmi!
Ricambio, ho voglia di conoscervi :D Posterò aggiornamenti sulle mie storie e varie!

Grazie mille a tutte le persone che seguono questa fan fiction, che la leggono sempre e recensiscono! Grazie anche a chi l'ha inserita tra le preferite e le ricordate.
Sappiate che vi adoro e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! <3

Sabato posterò il nuovo capitolo :)

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Capitolo 18
*** Questions ***




Capitolo 18 - Questions

Avrei dovuto essere abituata a svegliarmi in un letto non mio, visto tutti gli hotel che avevo visitato negli ultimi mesi, ma non l’avevo ancora fatto. Mi svegliai disorientata e cominciai a guardarmi intorno chiedendomi dove fossi. Harry mi stava abbracciando da dietro e mi resi conto di essere nel suo letto. Cercavo di non muovermi per non farlo svegliare ma non riuscii. Lo sentii muoversi e fare un verso simile ad un muggito.
“Ben svegliato.” Dissi, voltandomi verso di lui e sorridendogli.
“Hey.” Mormorò, apprendo appena gli occhi. “Scusa, eri scomoda?” Mi chiese quando si rese conto di avermi abbracciata per gran parte della notte.
“No, non me ne ero nemmeno accorta.” Risposi. Era vero e anzi, non dormivo così bene da mesi ma avevo quasi paura ad ammetterlo con me stessa. Avevo fatto fatica ad addormentarmi, perché continuavo a ripensare al bacio che mi aveva dato prima di dormire.
“Colazione?” Mi chiese dopo qualche istante, mettendosi a sedere e tirando indietro le coperte. Mi sorpresi a guardarlo: stava indossando solo un paio di boxer. Scossi la testa e mi costrinsi a guardare fuori dalla finestra.
“Sì, volentieri.” Risposi.
“Caffè?”
“Va benissimo. Vado a vedere se Kate è sveglia.” Aggiunsi, alzandomi dal letto e uscendo dalla stanza.
“Oh, era ora!” Esclamò la mia amica quando mi vide entrare nella sua stanza. “Vi stavo quasi dando per dispersi. Divertiti ieri sera?” Mi chiese poi, facendomi l’occhiolino. Era già sveglia e vestita di tutto punto e l’avevo trovata impegnata a digitare furiosamente sul suo BlackBerry, seduta sul divanetto sotto la finestra.
“Kate!” Sibilai, chiudendo la porta alle mie spalle. “Non è successo niente.” Dissi poi, raggiungendola sul divano.
“Ah.” Rispose delusa. “In effetti non ho sentito rumori, quindi…”
“Kate!” Ripetei, questa volta, però, ridendo. “Però mi ha dato un bacio prima di dormire.” Aggiunsi.
“Bacio-bacio?” Mi chiese lei.
“No, mi ha sfiorato le labbra con le sue. Penso che fosse già mezzo addormentato e non se ne sia reso minimamente conto.” Dissi.
“Mmh.”
“Cioè?”
“Niente, non ho detto niente.” Rispose velocemente Kate, prima di sorridere di sottecchi e tornare a guardare lo schermo del suo telefono.
“Vuoi la colazione?” Chiesi con aria rassegnata.
“Sì, grazie. Tu vai a sistemarti, io comincio a scendere.” Disse la mia amica e si alzò dal divano, lasciandomi sola nella camera degli ospiti di casa di Harry. Entrai in bagno e diedi una veloce occhiata allo specchio. Capelli spettinati, occhiaie piuttosto evidenti per aver dormito poco e quel poco trucco che mi ero dimenticata di togliere la sera prima colato. Mi chiedevo spesso perché non potevo svegliarmi come le ragazze nei film: perfettamente truccate, con le ciglia finte e i capelli a posto.
 
“Spero che non ti dispiaccia, ma ho preso un tuo maglione in prestito.” Dissi a Harry quando scesi per colazione. “Il mio ha fatto una brutta fine.” Aggiunsi.
“Cos’è successo?” Mi chiese il ragazzo, guardandomi attentamente.
“E’ imbarazzante.” Risposi, arrossendo leggermente e sedendomi al tavolo. Kate spinse verso di me una tazza e Harry verso del caffè.
“A meno che non sia finito nella tazza del wc direi che non è niente di che.” Disse la mia amica, rivolgendomi un sorriso incoraggiante.
“No, niente del genere.” Risposi. “Mi stavo lavando i denti e l’ho sporcato di dentifricio, così ho tentato di smacchiarlo e l’ho fatto cadere nel lavandino pieno d’acqua.” Spiegai e sospirai. Non riuscivo mai a fare niente di complicato la mattina, finivo per combinare dei danni incredibili.
“L’hai messo nell’asciugatrice?” Mi chiese Harry.
“Sì.” Risposi. “E poi ho preso il tuo perché avevo freddo.”
“Non preoccuparti. E poi ti sta bene.” Mi disse il ragazzo.
“Ti fa un po’ da vestito.” Intervenne Kate. “A proposito, io devo scappare perché Liam è qui fuori.” Disse la ragazza dando un’ultima occhiata al suo telefono. “Tu ricordati che oggi pomeriggio hai un appuntamento con Louis!” Esclamò prima di alzarsi dal tavolo.
“Con Louis?” Chiesi, un po’ confusa.
“Ah sì, non te l’ho detto. Louis deve comprare un regalo per Eleanor e vorrebbe aiuto da una ragazza. Io oggi non posso, così gli ho proposto te. Vi incontrate da Selfridges alle tre.” Rispose Kate. “Ciao, Harry! Grazie per avermi fatta dormire qui!” Esclamò prima di chiudere la porta d’ingresso alle sue spalle.
“Auguri.” Mormorò Harry guardandomi divertito.
“Perché?” Chiesi.
“Fare shopping con Louis, e più specificamente fare shopping con Louis per cercare un regalo per Eleanor, sarà stancante.” Rispose con un sorrisetto.
 
“Grazie.” Mi disse Louis quando ci incontrammo ai Grandi Magazzini. “Non ho la minima idea di cosa prenderle. Cioè, so che voglio regalarle qualcosa di bello, ma… lei mi dice sempre che ho i gusti abbastanza orrendi.” Aggiunse.
“Non preoccuparti, sei in buone mani.” Risposi. “Sai almeno se vuoi prenderle un vestito, un accessorio, un gioiello…?”
“No, non lo so.”
“Ok, qual è l’occasione?” Chiesi, sperando di riuscire a carpire qualche informazione in più dal ragazzo, che sembrava disperato.
“Compleanno.” Rispose guardandosi intorno. Ogni tanto vedevo qualcuno che si fermava a guardarlo come se avesse appena visto un fantasma. Altri gli scattavano foto di nascosto con il cellulare.
“Scarpe.” Dissi. “Con quelle non puoi sbagliare. Vieni con me.” Aggiunsi e lo trascinai nel reparto dedicato a Christian Louboutin.
“Ah, quelle con la suola rossa.” Disse. “El me ne ha parlato qualche volta.”
“Ogni ragazza vorrebbe averne un paio. Devi solo concentrarti un po’ e pensare a quale modello potrebbe piacerle. Sai il suo numero, vero?”
“Sì. Però si possono cambiare?”
“Credo di sì.” Risposi. La boutique di Christian Louboutin non era grandissima, ma era piena di gente. Louis cominciò a camminare tra le scarpe esposte e a guardarle tutte con attenzione.
“Queste.” Disse infine, indicandomene un paio.
“Sono bellissime.” Commentai. “E perfette per i BRIT Awards.” Aggiunsi con un sorriso.
“Giusto!” Esclamò Louis. Poi intercettò un commesso e chiese il numero giusto. Pagò e cominciammo a guardare altre scarpe.
“Contenta di essere tornata a casa?” Mi chiese improvvisamente il ragazzo.
“Sì, così colgo l’occasione per passare un po’ di tempo con Kate.” Risposi.
“E Harry?” Non risposi e lo guardai con un’espressione un po’ sorpresa. “No, niente. Kate mi ha detto che eravate a casa sua.” Aggiunse alzando le spalle.
“Abbiamo fatto un tatuaggio insieme.” Spiegai. “Poi abbiamo visto un film e abbiamo dormito da lui.” Dissi. Non sapevo perché sentivo il bisogno di giustificarmi.
“Hey, non c’è nulla di male.” Commentò Louis, sorridendo. “Anzi, sono contento che siete tornati amici.”
“Posso farti una domanda?” Chiesi improvvisamente.
“Certo.”
“Che cosa ti ha detto Harry di me?” Domandai. “Perché sai, quando ci siamo incontrati mi ha dato l’impressione che tu sapessi bene chi fossi.” Aggiunsi.
Vidi Louis esitare per qualche secondo e poi si voltò verso di me.
“Louis! Oh mio Dio, sei proprio tu?” Esclamò una ragazza di fianco a noi. Sussultai perché ero talmente concentrata sul discorso che non mi ero nemmeno accorta che ci fosse qualcuno di fianco a me.
“Ciao.” Rispose il ragazzo, sfoderando il suo migliore sorriso.
“Possiamo fare una foto?” Chiese la ragazza. Era talmente emozionata che sembrava stesse per scoppiare a piangere.
“Certo.” Disse Louis. Mi offrii di scattarla con il cellulare della ragazza e lei mi abbracciò per ringraziarmi.
“Ma cosa fate qui?” Chiese. Louis indicò il sacchetto di Christian Louboutin che aveva in mano e sorrise. “E’ un regalo per Eleanor?” Domandò ancora la ragazza.
“Sì, ma… è un segreto, okay? Vorrei farle una sorpresa.” Rispose Louis.
“Non preoccuparti, non dirò nulla a nessuno!” Disse lei. “Grazie ancora per la foto e grazie per la tua musica.” Aggiunse.
“Di niente, grazie a te per il supporto.” Disse Louis, ricominciando a camminare. Lanciai un’ultima occhiata alla fan, notando che era appena entrata su Twitter.
“Dobbiamo andare.” Dissi.
“Perché?” Domandò Louis.
“Perché in cinque minuti questo posto sarà pieno di tue fan e potrai dire addio alla sorpresa per El.” Risposi. Il ragazzo annuì e scappammo il più in fretta possibile.
 
Una volta tornata a casa notai che Kate non era ancora arrivata, così decisi di approfittare del tempo libero per fare un bel bagno caldo. Era una cosa che facevo raramente, perché preferivo di gran lunga la doccia. Era più veloce e semplice da fare ogni mattina. Il bagno lo riservavo alle giornate particolarmente fredde o a quando avevo bisogno di riflettere.
Riempii la vasca da bagno, accesi qualche candela profumata e sistemai l’iPod nel dock per ascoltare un po’ di musica. Guardai la situazione della schiuma e sorrisi, ripensando a mia madre, che mi accusava di metterne sempre troppa. E io, con tutta la calma del mondo, le rispondevo tutte le volte che mi piaceva la sensazione di fare il bagno in una nuvola.
Mi immersi nell’acqua calda e abbracciai le mie ginocchia, appoggiandoci sopra il mento. Guardavo la fiamma delle candele danzare e cercavo di rilassarmi. Volevo analizzare razionalmente la situazione.
“Louis.” Mormorai dopo un po’, quando mi resi conto che, per colpa della distrazione della ragazza che aveva voluto una foto, non aveva mai risposto alla mia domanda.

 



Buongiorno!
Mancano solo due capitoli alla fine di questa storia e deve ancora succedere di tutto. Sophie deve ottenere una risposta da Louis e ci sarà un colpo di scena!
Ma non voglio svelarvi altro per non rovinarvi la sorpresa!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato!
Grazie a tutte le persone che leggono, recensiscono, inseriscono la storia tra le seguite/ricordate/preferite e che mi scrivono su Twitter!
Siete adorabili e vi mando un bacione! <3

Vi lascio con il primo capitolo di una nuova semi long (saranno solo 7 capitoli) che ho iniziato a postare Giovedì: "Love At First Sight"

- R. (@TheSlayerFF)

p.s il prossimo capitolo lo posterò Mercoledì! :)

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Capitolo 19
*** Regret ***




Capitolo 19 - Regret

Non avevo un motivo vero e proprio per partecipare alle prove del tour. Ai ragazzi non serviva una truccatrice per essere perfetti mentre provavano, così avevo preso la scusa di supportare i miei amici e accompagnare Kate, che voleva vedere Liam. In realtà volevo solo riuscire a parlare con Louis per pochi istanti, giusto il momento per rispondere alla mia domanda.
E Louis sembrava avere capito le mie intenzioni, perché aveva passato i successivi giorni ad evitarmi e a stare sempre in mezzo a più gente possibile.
Così ci ritrovammo a partire per gli Stati Uniti e non avevo ancora risolto nulla. Decisi di prendere coraggio e bussare alla porta della sua stanza di albergo.
“Sì?” Domandò Louis.
“Sono Sophie.” Risposi. Stavo cominciando a sentirmi una stalker.
“Oh. Entra.” Disse e aprì la porta, facendomi entrare.
“Lou, so che ormai non mi sopporti più, ma abbiamo un discorso in sospeso.” Dissi tutto d’un fiato per evitare di perdere il coraggio.
“Lo so. E’ da una settimana che ci penso e sì, è giusto che tu sappia la verità.” Disse.
“Mi stai facendo preoccupare.”
“No, no, non c’è niente di cui preoccuparsi!” Esclamò Louis. “Quello che Harry dice di te è positivo. Molto.”
“Ok, e cosa sarebbe?” Chiesi, sentendomi nervosa.
“Che sei quella che si è lasciato scappare.” Rispose, guardandomi con un’espressione seria. Non ero abituata a vederlo così, perché Louis era raramente serio. Scherzava e faceva battute in continuazione ed era sempre molto sarcastico. “Quando mi ha raccontato di te mi ha detto che sei il suo rimpianto più grande.” Aggiunse.
“Rimpianto?” Domandai.
“Sì. Perché ha sempre pensato che se non avesse fatto quell’errore madornale avreste finito per sposarvi.”
“Quindi è per quello che quando mi hai incontrata mi hai detto quella frase?” Chiesi.
“Sì, perché ho sentito tanto parlare di te e non mi sembrava vero di averti finalmente conosciuta faccia a faccia.”
Sospirai, non sapendo più cosa pensare. Avevo seriamente bisogno di parlare con Kate e spiegarle tutto perché ero confusa come non mai.
“Grazie per avermi risposto.” Dissi a Louis.
“Di niente, figurati.” Rispose il ragazzo e mi sorrise.
 
Tornai nella mia stanza d’hotel e accesi il computer portatile, ignorando la bellissima vista delle colline di Hollywood dalla finestra e sedendomi sul letto, concentrata solo su Skype. Chiamai subito Kate.
“Sophie!” Esclamò la ragazza. “Ti manco già?” Mi domandò.
“Sì, e ho bisogno di parlare con te perché la mia mente è un disastro in questo momento. Troppi pensieri.”
“Che succede?”
“Louis mi ha finalmente risposto.” Dissi e mi lanciai in una spiegazione dettagliata di tutto quello che mi aveva detto il ragazzo. E in realtà non mi aveva detto molto, ma io mi sentivo come se mi avesse parlato per tre ore consecutive. Era un’informazione di grande impatto, per me.
Quando finii di dirle tutto, Kate rise.
“Perché ridi?” Le domandai.
“Perché mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo ad accorgerti che siete fatti l’uno per l’altra. Lo siete sempre stati.” Rispose lei, tornando seria.
“Ma… no.” Dissi. “Siamo amici.”
“D’accordo. Allora perché quando lui si sentiva solo a New York sei corsa a consolarlo e siete finiti a letto insieme? E perché una settimana fa ti ha dato un bacio sulle labbra per darti la buonanotte?” Mi chiese.
“Non lo so.”
“Perché siete innamorati!” Esclamò Kate. “Io penso che lui se ne sia già accorto da tempo e che stia cercando di andarci piano con te per non spaventarti per quello che è successo con JP.”
“Ma no, non ha senso.” Dissi scuotendo la testa.
“Ok.” Rispose Kate. “Allora facciamo così: dimmi che non ti piace, che non sei attratta da lui. Che non ti piace la sua compagnia e che non vorresti baciarlo e perderti costantemente tra le sue braccia.” Aggiunse.
Aprii la bocca per negare ma non riuscii, così mi fermai a pensarci. Da quando ci eravamo riuniti Harry era sempre stato al mio fianco. Mi aveva supportata, consolata, e aiutata nei momenti di bisogno. E poi c’erano quella notte a New York e quel bacio quasi rubato di una settimana prima. Era possibile che Harry fosse ancora innamorato di me? Ma soprattutto, era possibile che io ricambiassi i suoi sentimenti?
“Conosco quella faccia.” Disse Kate dopo qualche minuto. Mi ero quasi dimenticata che potesse vedermi perché ci stavamo videochiamando.
“Che faccia?” Chiesi.
“Quella che hai adesso. Stai realizzando i tuoi sentimenti per Harry! Lo sapevo!” Esclamò la ragazza.
“Ma sono appena uscita da una relazione importante, Kate.” Dissi. “Non voglio che questo sia il ripiego, capisci?”
“Posso dirti una cosa in tutta onestà?”
“Sì.”
“Ho sempre pensato che JP fosse il ripiego per Harry.” Mi confessò Kate. “Lui è stato il tuo primo amore. Siete anime gemelle. Siete fatti per stare insieme.” Continuò con occhi sognanti.
“E se succedesse come l’altra volta? Non sono pronta ad avere il cuore spezzato di nuovo.”
“Non puoi vivere con la paura costante, Sophie. Penso che Harry ti abbia dimostrato quanto ci tenga a te in questi mesi.”
“Sì, l’ha fatto.” Ammisi, ripensando a tutti i piccoli momenti che avevamo avuto insieme.
“E allora buttati! Riprovaci! E invitami al matrimonio.” Disse ridendo. “A parte gli scherzi, eravate entrambi troppo giovani per stare insieme per il resto delle vostre vite. Avete vissuto un po’ entrambi, avete avuto delle esperienze ed è ora che torniate insieme.” Aggiunse poi.
“Tu dici?”
“Sì, perché due anime gemelle si ritrovano sempre.” Rispose Kate, annuendo con convinzione.
“Hai ragione.” Ammisi finalmente. Era da tanto che avevo paura di confessare di provare dei sentimenti per Harry. Probabilmente dal giorno in cui mi aveva portata a pattinare sul ghiaccio. O forse ancora prima, quando mi aveva riaccompagnata a casa dopo essersi scusato e mi aveva detto quella frase sul primo amore. Perché era vero: Harry era stato il mio primo amore e non me lo sarei mai dimenticato.
“Vai!” Esclamò la ragazza, sorridendomi.
“Vado.” Dissi. Ero nervosa e agitata e sentivo i palmi delle mani sudati. Non mi ero sentita così da quando… da quando Harry mi aveva chiesto di uscire per la prima volta. O dal nostro primo bacio. O dalla nostra prima volta. Salutai la mia amica e spensi il computer.
Mi diedi una veloce occhiata nello specchio per assicurarmi di non avere nulla fuori posto e poi uscii dalla mia stanza, diretta verso quella di Harry.
Bussai e aspettai che mi rispondesse.
Quando si aprì la porta e mi trovai faccia a faccia con Taylor Swift mi sentii come se il mondo mi fosse appena crollato addosso.

 



Buongiorno!
Ecco il penultimo capitolo di questa storia!
Sophie scopre finalmente quello che Harry pensa davvero di lei e realizza che, forse, non ha mai smesso di amarlo. Però, ovviamente, non può sempre andare tutto bene, no? Sophie è un po' sfigatella, povera!
Ma non temete, c'è ancora un capitolo e la situazione potrebbe ribaltarsi ancora!

Grazie a tutte le persone che leggono sempre, che mi lasciano le bellissime recensioni che mi fanno sorridere e che inseriscono la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (anche se penso che mi odierete, dopo il colpo di scena finale ahahah) e non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato!

Sabato posterò l'ultimo :)

Vi lascio anche con le due nuove storie che ho iniziato a postare, così, se avete voglia di leggere qualcos'altro di mio, potete!
"Love At First Sight" e "Past Lives"

Bacioni!
- R. (Twitter: @TheSlayerFF)

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Capitolo 20
*** Promises, Promises ***




Capitolo 20 – Promises, Promises

“Oh.” Disse e sorrise. “Harry è in bagno.” Aggiunse senza perdere il sorriso.
“Taylor? Ho sentito bussare alla porta?” Domandò il ragazzo uscendo dal bagno e camminando verso di noi. “Sophie?”
Non ero ancora riuscita a dire una parola. Mi voltai e mi diressi verso la mia stanza, sentendomi un’idiota. Ma cosa avevo pensato? Harry non era ancora innamorato di me. Si stava solo comportando da amico perché ci conoscevamo da anni.
“Sophie!” Esclamò Harry, correndomi dietro. Lo ignorai ed entrai in camera mia, richiudendo la porta alle spalle e appoggiandomici contro. Lo sentii bussare e chiamare il mio nome un paio di volte, prima di rinunciare e tornare in camera sua.
 
“Va tutto bene?” Mi chiese Louis quella sera, mentre lo stavo truccando prima di salire sul palco. Ero riuscita sì e no a dire due parole e non avevo riso a nessuna delle sue battute.
“Non proprio.” Risposi.
“Harry mi ha detto che avete avuto un’incomprensione. Vuoi parlarne?”
“No, grazie. Ho trovato Taylor Swift nella sua stanza d’albergo mentre lui era in bagno, più ovvio di così…” Sbottai. “Lascia stare, sono stata una stupida io.” Aggiunsi.
“Vorrei stare qui a parlarne con te, ma devo andare sul palco. Comunque lascia che ti dia un consiglio: parlaci.” Mi disse prima di alzarsi e dirigersi verso le scale che l’avrebbero portato sul palco. Scossi la testa, pensando che non ci sarebbe stato proprio nulla di cui parlare.
 
“Sophie, possiamo parlare?” Mi chiese Harry dopo qualche giorno. Eravamo a New York ed era passata una settimana da quando l’avevo trovato nella camera d’albergo con Taylor Swift. Mi ero rifiutata di ascoltare quello che aveva da dirmi, perché volevo evitare che mi prendesse in giro. E poi volevo evitare di dirgli che stavo per andare a confessargli di essere innamorata di lui e fare la figura della povera idiota.
“Cos’hai da dire?” Chiesi, scocciata. Avevamo un giorno libero prima del concerto della sera successiva e Harry aveva aspettato che scendessi a fare colazione per parlarmi.
“Voglio spiegarti quello che è successo. Non mi stai parlando da una settimana per una cosa inesistente!” Esclamò.
“Taylor Swift non è una cosa inesistente. E’ anche alta.” Ribattei.  Harry sbuffò e roteò gli occhi al cielo.
“E’ semplicemente venuta a fare quattro chiacchiere e a scusarsi. Anche perché adesso sta con il mio amico Ed Sheeran.” Disse il ragazzo. Finalmente alzai gli occhi e incrociai i suoi.
“Quindi non stavate facendo niente?”
“No.” Rispose. “E quando hai bussato ero in bagno perché mi sono tagliato con un pezzo di carta e stavo cercando un cerotto.” Aggiunse. Se possibile mi sentivo ancora più idiota di prima.
“Mi dispiace, quando l’ho vista sono completamente impazzita.” Mormorai.
“E’ comprensibile, non preoccuparti. Possiamo tornare a rapporti civili? Mi manchi.”
“Sì. E scusami, mi sento una cretina.”
Harry mi abbracciò e mi diede un bacio sui capelli.
“Non sei una cretina.” Mi disse.
Sospirai, chiedendomi se fosse il momento giusto per dire finalmente a Harry quello che volevo dirgli la settimana prima.
“Possiamo andare in camera? Vorrei parlarti e non voglio farlo qui davanti a tutti.” Mormorai, guardandomi intorno. Harry annuì e andammo nella sua stanza. Mi sentivo più sicura. Almeno, se mi avesse rifiutata, non avrei dovuto fare una figuraccia davanti a tutti gli ospiti dell’hotel.
“Dimmi.”
“La settimana scorsa, quando sono venuta a bussare… l’ho fatto perché volevo parlarti.” Dissi.
“Okay.” Rispose Harry, incitandomi ad andare avanti.
“Ecco, la notte che abbiamo passato a New York e il bacio della buonanotte che mi hai dato quando ho dormito a casa tua mi hanno fatta pensare.” Dissi. “E magari ho interpretato io male il tutto, ma…”
“Non volevo spaventarti.” Mi interruppe il ragazzo.
“No, non mi hai spaventata. E’ solo che penso di…” Mi fermai per fare un respiro profondo. “Credo di aver capito che provo ancora qualcosa per te.” Ammisi dopo qualche secondo. Avevo quasi paura a guardarlo in faccia. Harry era sempre stato come un libro aperto. Dalla sua espressione si capiva subito quello che pensava. Abbassai lo sguardo sul piumino bianco del letto di quella stanza d’hotel. Lo stesso in cui avevamo passato quella notte qualche mese prima.
“Sophie?” Mi chiamò. Quando mi costrinsi a ripuntare gli occhi su di lui notai che stava sorridendo. “E’ da quando ci siamo rivisti da Cosmopolitan che so di provare ancora dei sentimenti per te. Solo che io stavo con Taylor e tu eri appena uscita da un fidanzamento ufficiale e non volevo complicare le cose.” Aggiunse.
“Davvero?”
“Sì. Ho cercato di comportarmi da amico il più possibile, ma hai notato anche tu che non è sempre stato facile.” Mi disse con un sorrisetto.
“Già.”
“Per me sei sempre stata solo tu.” Disse poi abbassando la voce. “La nostra è stata la relazione più lunga e importante che abbia mai avuto. Con tutte le altre… non sono mai stato con nessuna per più di qualche mese.”
“Dovremo ringraziare Louis e Kate.” Dissi.
“Perché?”
“Hanno avuto entrambi un ruolo importante in questa storia. Mi hanno aiutata a capire quello che provo davvero per te.”
“E cosa proveresti?” Mi chiese, arricciando le labbra in un sorriso furbo. Lo stesso sorriso che mi aveva fatta innamorare di lui dal primo momento in cui l’avevo visto.
“Sono innamorata di te.” Confessai, incapace di distogliere il mio sguardo dal suo.
“Ti amo anch’io, Sophie.” Rispose prima di avvicinare il viso al mio e darmi un bacio.
“New York è proprio magica.” Sussurrai.
“Vorrà dire che dovremo sposarci in questa città.” Rispose. Mi allontanai da lui e lo guardai con aria sorpresa.
“Sposarci?” Domandai.
Harry si alzò dal letto e andò a recuperare qualcosa nella cassaforte. Poi tornò da me e si inginocchiò.
“E’ da un po’ che lo porto sempre con me, cercando il momento giusto. Prima avevo paura che fosse troppo presto per te e poi non ero sicuro che tu ricambiassi i miei sentimenti.” Cominciò a dire, mostrandomi una scatoletta di Tiffany.
“Harry…” Sussurrai, sentendo gli occhi lucidi.
“Dicono che per innamorarsi ci vuole un quinto di secondo. Penso che a me sia bastato anche meno di quello. Mi sono innamorato di te dal primissimo momento in cui ti ho vista. Ero convinto di averti persa per sempre e non riuscivo a perdonarmelo, ma adesso sei qui con me.” Continuò. “E non voglio più perderti per nessun motivo al mondo. Non posso assicurarti che non ti ferirò mai più, ma posso giurarti che mi impegnerò a cercare di renderti il più felice possibile.”
Ormai le lacrime scorrevano sul mio viso e stavo sorridendo senza controllo. Harry aprì la scatoletta e mi mostrò l’anello più bello che avessi mai visto: era d’oro bianco e, al posto del solitario, c’era il simbolo dell’infinità tempestato di diamanti.
“Sophie Campbell, vuoi sposarmi?” Mi chiese infine. Cominciai ad annuire, perché non riuscivo a fare altro. Volevo parlare, ma non mi venivano le parole, così mi alzai, lo abbracciai stretto e lo baciai.
“Sì. Sì, lo voglio!” Esclamai quando riuscii finalmente a dare voce ai miei pensieri. Harry estrasse l’anello dalla scatoletta e me lo fece indossare sull’anulare.
“Mi hai appena reso l’uomo più felice del mondo.” Sussurrò contro le mie labbra, prima di darmi un altro bacio.
“Sophie Styles.” Recitai, guardando l’anello al mio dito e sorridendo. “Suona bene!” Esclamai dopo qualche secondo e sorrisi.
“E’ il più bel suono che abbia mai sentito.” Rispose Harry. “Allora, che ne dici di un bel matrimonio a New York?”
“Mi piacerebbe.” Dissi. “Magari a St. Patrick. O a Central Park.” Aggiunsi.
“Dove vuoi. Ma non dobbiamo decidere nulla adesso. Dobbiamo solo goderci il tempo che abbiamo insieme.” Rispose il ragazzo.
Per quanto non volessi pensarci, mi tornarono in mente la proposta di matrimonio di Jean-Paul e tutte le promesse infrante. Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai tradita, che si sarebbe preso cura di me e che mi avrebbe amata per sempre. Un brivido mi percorse la schiena.
“Harry?” Lo chiamai con urgenza nella voce.
“Sì?”
“Promettimi solo una cosa.” Dissi.
“Cosa?”
“Che non mi farai mai promesse.”
“Te lo prometto.” Harry mi sorrise e improvvisamente mi sentii sicura. Sapevo che sarebbe durata con lui perché eravamo fatti per stare insieme. Ci eravamo ritrovati dopo sei anni e ci saremmo sposati, proprio come avevo pensato che avremmo fatto quando eravamo adolescenti.

 

The End

 
 


Buongiorno!
Ecco anche l'ultimo capitolo di "Over Again" e, prima di cominciare a ringraziarvi tutti, vi devo dire un paio di cose.
La parte finale della storia è stata ispirata dalla canzone "Promises, Promises" degli Incubus che dice: "Promise me only one thing, would you? Just don't ever make me promises. No promises." e trovo che sia una cosa bellissima.
E' vero che una delle cose che fa più male è quando le persone non mantengono le proprie promesse e penso che "l'accordo" tra Sophie e Harry, cioè che lui non le farà mai promesse, sia una delle cose più dolci del mondo.
Avrete capito che li adoro insieme!

E vi lascio anche con una foto dell'anello di Tiffany che Harry ha regalato a Sophie (e sapete che, di solito, non metto mai foto, ma questo merita). Cliccate QUI e ditemi se non è l'anello più bello che abbiate mai visto. E' stupendo e, secondo me, è molto meglio dei solitari proprio per quello che simboleggia. Fare una proposta di matrimonio con un anello con il simbolo dell'infinito vuol dire essere proprio innamorati. *sospira*

Ed ora passiamo ai ringraziamenti. Se mi conoscete, sapete che non sono una persona sadica e che mi piace solo creare un po' di suspense tra un capitolo e l'altro, quindi questa storia doveva finire bene.
Ringrazio la mia beta (le ho raccontato l'idea di questa storia sulla metro a Milano, tornando a casa da un pranzo con le amiche, dopo che ci avevo pensato per tutto il pomeriggio), la mia soulmate (tu sai chi sei. Grazie per aver letto tutta la storia in anteprima, per avermi dato le tue opinioni e per tutto il supporto) e, in particolare, Lu (choco_cupcake, per aver letto tutte le mie storie e per avermi sempre dato la sua onesta opinione su tutto). Poi ringrazio ogni singola persona che ha letto anche solo una riga delle mie storie. Tutte le persone che hanno recensito, chi ha inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. GRAZIE!
Ogni volta che vedo una recensione o un preferito, seguito o ricordato, mi illumino tipo albero di Natale, sappiatelo. Siete persone meravigliose e spero di avervi soddisfatte con questo finale.

Vi lascio il mio account Twitter (@TheSlayerFF) in cui posto sempre aggiornamenti sulle mie storie. Seguitemi, se volete, mi farebbe piacere conoscervi e ricambio!
E vi lascio anche i link per le due nuove storie che sto scrivendo: "Love At First Sight" e "Past Lives". Se avete voglia di leggerle e darmi la vostra opinione ve ne sarei eternamente grata!

Un bacione a tutti e grazie per aver seguito questa storia dall'inizio.
Non potete avere idea di quanto significhi per me.

p.s. un ringraziamento speciale anche a Londra, per essere sempre la mia musa ispiratrice (appena ho finito di scrivere questa storia ho passato un weekend lungo a Londra e ho visitato (e rivisitato) alcuni posti in cui ho ambientato certe scene) e... beh, anche a quei cinque :) Chi l'avrebbe mai detto che mi avrebbero ispirato così tante storie?

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