Bella's revenge

di perrypotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti, non sono solita scrivere sulla saga, solitamente mi cimento su altri contesti utilizzando i nostri beniamini. Questa volta, invece, ho voluto provare a partecipare ad un contest coi personaggi nel loro mondo. Spero di non aver fatto un disastro.
Come sempre sono molto nervosa, spero possa piacervi anche questa storia che sarà molto breve.
Per evitare di mettere asterischi a tutto andare vi anticipo che ci saranno frasi prese dai libri o dai film. Saranno evidenti per notorietà e perchè saranno sempre in corsivo.
Vi lascio alla lettura.






BELLA

Guardo il soffitto senza realmente vedere niente.
La mia mente è lontana, vedo altri colori, altri luoghi, altre persone.
Volto lo sguardo alla mia destra e lo vedo addormentato beatamente.
È bello, molto. Li cerco sempre belli, il più possibile. Cerco in loro la perfezione che hai tu, ma ovviamente non la trovo, non potrò trovarla mai più perché tu sei andato via, non sei mai tornato da me e, come sempre, un moto di rabbia mi investe.
Lo smuovo malamente facendolo quasi sobbalzare.
«Ehi, non ce l’hai un letto nel tuo alloggio?»
Solleva leggermente la testa per guardarmi.
«Ciao piccola.»
«Non chiamarmi piccola. Il mio nome è  Isabella. Allora, ce l’hai un letto?»
«Certo che ho un letto, che domande fai?»
«Allora, levati dalle palle. Voglio dormire.»
«Mi stai sbattendo fuori?»
«A te cosa sembra?»
«Pensavo di poter passare la notte qui con te. Potremmo stare stretti stretti e, magari, domani mattina, potremmo fare il bis.»
Ammicca in un modo veramente idiota.
Sarai anche bello, tesoro, ma sei più stupido di un asino.
«Hai avuto un pensiero davvero carino, ma mi piace dormire sola.»
Cerco di fare una faccia rammaricata, ma mi viene quasi da ridere a vedere la sua, delusa.
«Mi hai abbordato in un pub per poi cacciarmi subito dopo aver finito di fare sesso?»
«Cosa ti aspettavi, un anello di fidanzamento?»
«No, ma almeno un po’ di coccole potresti concedermele.»
Oh Signore, ma questo che ha in testa, i pinoli?
«Oh, avanti piccola, fa freddo fuori, lasciami dormire qui.»
«Ti ho detto di non chiamarmi piccola. E adesso fuori da casa mia.»
Solo Jacob mi chiama piccola, solo da lui posso accettarlo.
Lo vedo rivestirsi e sbuffare in modo quasi comico.
Mi alzo anche io e, incurante della mia nudità, mi dirigo verso il bagno.
«Chiudi bene la porta quando esci. Buona notte.»
«Beh, buona notte anche a te.» È seccato, non ci sono dubbi.
Mi chiudo la porta alle spalle, apro l’acqua e ascolto i rumori fuori mentre aspetto che la temperatura sia giusta.
Sento la porta sbattere e a quel punto posso rilassarmi sotto il getto dell’acqua calda.
Come sono arrivata a questo? Come sono finita ad abbordare ragazzi nei locali per portarmeli a letto?
Un tempo non ero così. Un tempo ero una stupida ragazzina che sognava il principe azzurro e per un breve, meraviglioso periodo, ho creduto di averlo trovato. All’improvviso però, con un soffio di vento, il principe è scomparso, alla ricerca di nuove ed eccitanti avventure.
Sembra passato così tanto tempo… vorrei che fosse così. Vorrei che fossero passati ben più di due anni. Vorrei non sentire questo dolore insopportabile che mi porto dentro ogni giorno.
In parte ci sono riuscita. C’è un momento in cui riesco a non pensare, un momento in cui la rabbia e il dolore mi abbandonano, il momento in cui riesco a vederlo ancora e sentirlo mio ancora una volta.
Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho provato questa sensazione.
Erano passati poco più di sei mesi da quando mi aveva abbandonata, Jacob mi era sempre stato accanto, diceva di amarmi e io avevo talmente tanto bisogno di sentirmi amata. Decisi di provarci, speravo di riuscire a sentirmi nuovamente viva.
Avevo passato un periodo terribile, ogni volta che qualcosa mi ricordava lui, mi accasciavo, stringendomi su me stessa. Non potevo permettermi di pronunciare il suo nome, sentivo la sua voce nella mia testa, credevo di impazzire e forse sarebbe successo se non fosse stato per il mio amico.
Tentò in tutti i modi di rimettere insieme i cocci della mai vita, finché non dovette abbandonarmi anche lui, quando scoprì di essere diventato un licantropo. Quando, con un complicato quanto incomprensibile discorso, cercò di farmi arrivare da sola alla soluzione dell’enigma rimasi perplessa. Impiegai meno di una notte ad arrivare alla soluzione. Ricordai la passeggiata sulla spiaggia, l’irrigidimento di Edward quando gli parlai della leggenda che mi aveva raccontato Jacob e, di colpo, la verità mi cadde addosso.
La mattina dopo andai a casa sua e scoppiai a ridergli in faccia.
«Fammi capire bene», gli avevo detto «ti sei trasformato in un lupo?»
Lui deviò il mio sguardo per un po’, ma dopo poco sollevò gli occhi e si unì a me nelle risate.
«Sei un casino, Bella. Ti liberi di una sanguisuga e ti leghi ad un lupo.»
Continuai a ridere in modo quasi isterico.
«È surreale. Allora tu sapevi dei Cullen. Perché non mi hai mai detto niente?»
«No, Bella, io non sapevo cosa fossero prima di subire la trasformazione. La domanda più importante dovrebbe essere: perché tu ti sei trovata in mezzo a loro?»
Con quel riferimento, mi ritrovai di nuovo dentro quella grande casa bianca, circondata dalle persone che amavo e che giuravano di amarmi a loro volta. Che ingenua!
Mi imposi di non pensarci tornando alla realtà e deviando la risposta.
«Dai racconta, scodinzoli?»
«Ma che dici? Non sono un cane, sono un essere superiore, nato per distruggere quelle schifose creature senza morale.»  
«Loro… loro non sono senza morale.  Lottano ogni giorno per non cedere alla loro natura. Non fanno del male a nessuno.»
«Ne hanno fatto a te.»
«È vero, ma non si può costringere nessuno ad amare. Ho sempre saputo di non essere abbastanza per lui.»
«È qui che ti sbagli, Bella, tu meriti tutto ciò che la vita ti può offrire e molto di più.»
Gli diedi un leggero pugno sul braccio, senza fortunatamente farmi male. Feci per dargliene un altro, ma lui mi fermò la mano avvicinandomi al suo corpo.
In poco tempo ci trovammo avvinghiati sul letto. Era così strano baciare Jacob, così diverso. Tutto quel calore, tutta quella passione, la stessa che avrei voluto condividere con Edward. Ricordo bene che mi venne una gran voglia di piangere.
Non so nemmeno come ci siamo trovati a baciarci prima e sul suo letto dopo, nudi. Ricordo di aver pensato che mi aspettavo più dolore di quello che sentii quando entrò in me. Ho impresse nella mente le sue parole sussurrate, la dolcezza, la frenesia dopo il primo momento, lo sconcerto di entrambi per una prima volta che non era stata preventivata né immaginata, almeno da parte mia. Soprattutto ricordo le lacrime, quel dolore forte all’altezza del petto, quella mancanza e quel vuoto immenso che continuavo a provare. Non era così che doveva andare, non era così che avevo immaginato la mia vita. Non era col mio più caro amico che avrei dovuto e voluto fare l’amore per la prima volta e per tutte quelle a seguire, ma lui era andato via, lui non mi voleva, era andato a cercare nuove distrazioni e io non rientravo più nei suoi interessi. Il problema maggiore era che invece, lui, era ancora tutto il mio mondo. Chiusi gli occhi e la sua voce mi avvolse.
“Tu non sai quanto ti ho aspettata”.
“ E così il leone si innamorò dell’agnello”.
“ Sei tutta la mia vita adesso”.
Vidi lui, le sue mani delicate, i suoi occhi tormentati, il suo sorriso storto, il suo corpo stupendo e mi lasciai andare. Jacob chiamava il mio nome, io ripetevo nella mia mente il Suo, come una nenia continua e incessante. Sapevo di dovermi sentire in colpa, ero cosciente del fatto che non fosse per niente corretto ciò che stavo facendo, ma non riuscivo a fare diversamente. Pur avendo fatto l’amore con un uomo a cui non stavo minimamente pensando, raggiunsi l’orgasmo, forte e inaspettato.
È stato in quel preciso momento che ho capito cosa avrei dovuto fare per poter smettere di essere morta per pochi, brevi momenti.
Jake mi tenne stretta a se, cullò il mio corpo stanco, asciugò le mie lacrime, quietò i singhiozzi che squassavano il mio corpo. Addirittura si scusò! Scusarsi per cosa? Per aver fatto sesso con una persona più che consenziente, che l’aveva usato per provare emozioni che avrebbe voluto condividere con un altro?
È stato semplice capire che non avrei potuto continuare, non con Jacob sicuramente. Tenevo troppo a lui per fargli del male.
Per fortuna, dopo poco tempo, anche lui ha capito che ciò che ci lega non è mai stato vero amore. Non ha sofferto e non soffre per me, tranne quando mi vede persa nel passato o resta con me a dormire e mi racconta di aver trascorso la notte ad ascoltarmi piangere e pregarlo di tornare.
Inutile dire che odia Edward con tutto il suo essere. Se potesse, lo ucciderebbe a mani nude o, meglio, ad artigli liberi. Non parliamo mai di lui, non è necessario, lui conosce la mia sofferenza e non accetta che continui a stare male a causa di un vampiro.
Dopo la prima volta ce ne sono state altre, tutte molto soddisfacenti per entrambi, peccato che io continuavo a vedermi insieme all’unico uomo che abbia mai amato.
Col tempo ho cominciato a diversificare i miei compagni di letto. Sono caduta in una specie di spirale dalla quale non riesco ad uscire.
Ho bisogno di vederlo, per lo meno nella mia testa.
Ho scoperto che il sesso è molto più evocativo delle scariche prodotte dall’adrenalina. Nessuna moto, per quanto veloce, produce le stesse sensazioni. Nessun salto nel vuoto mi fa sentire la sua presenza come quando chiudo gli occhi e immagino di fare l’amore con lui.
Voglio godere di lui, delle sue carezze, dei suoi baci appassionati. Tutto ciò che non mi ha mai concesso, lo cerco e lo trovo nella mia testa sfruttando il corpo di altri che per me non significano niente.
Ed ora eccomi qui, a distanza di due anni, ad adescare i ragazzi nei locali per portarmeli in stanza, farci sesso e sbatterli fuori subito dopo.
Chissà cosa penseresti di me se sapessi queste cose. Ti importerebbe? Che sciocca, se ti importasse saresti già tornato da me. È impossibile che tu non sappia, Alice avrà sicuramente visto tutto e se non ti sei presentato è chiaro, come lo stesso sole che fa brillare la tua pelle, che non ti importa più niente di me.
Era vero, era tutto vero quello che mi hai detto quel giorno nel bosco.
Non so dopo quanto sono uscita dalla doccia, quando mi sono avvolta nell’accappatoio, ma in questo momento mi trovo raggomitolata su me stessa sul mio letto.
Lascio che il mio sguardo vaghi per la stanza e ancora mi chiedo come sia possibile che mi trovi qua. La Dartmouth University, nemmeno nei miei sogni più rosei avrei potuto permettermi questo college, nemmeno coi risparmi di tutta la vita di entrambi i miei genitori avrei potuto sperare di poterla pagare e invece, una mattina, come una manna piovuta dal cielo, è arrivata una lettera di convocazione che mi annunciava di aver vinto una borsa di studio a copertura di tutte le spese universitarie. Come se non bastasse, mi avevano anche assegnato un alloggio o per meglio dire un appartamento a due passi dal campus. Io non sapevo nemmeno che esistessero borse di studio del genere. Ero convinta che fosse necessario fare domanda per ottenerle, ma quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno risposto che molte facoltà prendono i nominativi direttamente dai licei, valutano i rendimenti e assegnano un numero molto limitato di opportunità ed essendo il mio il punteggio più alto della scuola, sono stata selezionata. Si sono complimentati con me per il mio rendimento scolastico augurandosi gli stessi risultati anche una volta giunta al loro prestigioso college. Certo che il mio era il risultato migliore della scuola, dopo essere stata lasciata dall’unica persona che potesse significare qualcosa per me, mi era rimasto solo lo studio. Tentavo di incanalare la mia attenzione in qualcosa che impegnasse la mia mente, studiando fino allo sfinimento e avendo comunque il tempo di rimpiangere la vita che desideravo e che non avrei mai avuto.
Più o meno lo stesso che faccio adesso: studio come un’ossessa, ho la media altissima e in appena sei mesi ho già dato più esami di tutti gli altri studenti. Dopotutto è il mio unico impegno per poter continuare a frequentare questa università e usufruire dell’appartamento. Se dovessi sgarrare mi toglierebbero tutto e io mi troverei a tornare a casa con la coda tra le gambe e un sacco di tempo libero per deprimermi. Non darei mai un dispiacere simile ai miei genitori, non lo meritano, non  dopo averli visti disperarsi per la mia depressione. E poi lontano da casa posso dare sfogo al mio passatempo preferito, nonché unico. A Forks dovevo tenere un profilo basso, non volevo mettere Charlie in una situazione imbarazzante facendomi additare come “quella che si fa tutti”. Qui invece, non sono nessuno e le persone non fanno caso al mio comportamento. Qui posso fare ciò che voglio e lo faccio senza nessun ripensamento.
Ovviamente ho bruciato tutti quegli stupidissimi romanzi che ho letto fino alla nausea.
Tutte idiozie, una serie infinita di cretinate.
Avevo vissuto, senza nemmeno rendermene conto, aspettando di essere investita da un amore talmente devastante da restarne folgorata, un sentimento talmente grande da annullare tutto il resto ed è così che sono finita quando mi ha lasciata: una totale nullità, un guscio vuoto che non aveva la voglia né la forza di opporsi agli eventi.
Una sola frase era stata sufficiente a polverizzare le mie certezze, a mettere in discussione tutto il mio futuro. Un attimo prima ero la ragazza più felice del mondo con la prospettiva di diventare una vampira che avrebbe avuto l’amore per l’eternità e quello dopo ero sola in un bosco.
“Bella, non voglio che tu venga con me.”
E con la sua voce nella testa, cado finalmente nel mio solito sonno agitato e poco ristoratore.

*******
Bene, come avete potuto leggere, Bella ha trovato un modo alquanto bizzarro per rievocare nella sua mente il suo amato Edward.
Ringrazio chiunque sia arrivato sin qui e chi vorrà seguirmi nei prossimi capitoli.
I banner sono stati creati da Luna Ginny Jackson e dalla mia carissima Rossella.
A presto.
Patrizia

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Buona domenica a tutti. Vorrei ringraziarvi per la meravigliosa accoglienza che avete dato alla mia nuova storia. Nonostante ormai si vada di corsa per ogni cosa trovate sempre il tempo e la voglia di farmi conoscere il vostro parere regalandomi una grande gioia e soddisfazione.
Come vi ho già detto la storia è già scritta quindi, se riesco a sistemare i capitoli, li posterò non necessariamente a scadenza settimanale.
Ringrazio la dolcissima IsaMarie che per l’ennesima volta ha ospitato la mia nuova storia nella sua, grazie tesoro.
Prima di lasciarvi all’incontro tra i due protagonisti vi ricordo l’altra mia storia in corso Donna in incognito e se vi va di leggere altre storie concluse le potete trovare nella mia pagina.





BELLA

La sveglia suona puntuale come ogni mattina. Non so perché mi ostino a puntarla visto che l’alba mi trova già sveglia tutte le mattine. Credo sia per tenermi ancorata ad una parvenza di normalità.
Come sempre fisso il soffitto, come sempre immagino di non essere sola nella mia stanza, come sempre immagino di voltarmi leggermente e trovare i suoi occhi d’ambra a guardarmi adoranti, come tutte le mattine sento il cuore stretto in una morsa dolorosa, come sempre sento le lacrime bagnare il mio viso, le scaccio nervosamente… come sempre.
Inizio la giornata con una doccia bollente, non riesco a farne a meno. È come se scacciasse dal mio corpo tutta la tensione accumulata nelle ore notturne, quelle che dovrebbero ricaricarmi e che al contrario mi distruggono fisicamente e mentalmente.
Le lezioni mi assorbono parecchio anche se una parte della mia mente è sempre impegnata nel compatire me stessa. Devo smetterla assolutamente, mi sto consumando lentamente. Di questo passo finirò per impazzire.
Pur essendo a due passi, non torno mai al mio alloggio durante la pausa pranzo. Preferisco mangiare un panino seduta su una panchina che trovarmi chiusa in casa da sola. Resto sola comunque, ma almeno respiro l’aria gelida che mi intorpidisce anche il cervello.
Mi alzo dalla mia scomoda postazione per rientrare in aula, ma mi blocco dopo pochi secondi.
«Bella.»
Involontariamente un sorriso si dipinge sul mio volto.
Chiudo gli occhi per assaporare meglio le meravigliose sensazioni che provo a risentire la sua voce.
Ben tornate, care vocine.
Era da tanto che non sentivo più la sua voce nella mia testa. Certo che questa volta è davvero molto realistica la mia illusione. Non l’avevo mai sentita tanto chiara e somigliate, nemmeno nei miei momenti migliori.
«Bella.»
No, forse non è una mia fantasia. Cosa dovrei fare? Dovrei girarmi? Affrontarlo? Come posso credere che alle mie spalle ci sia davvero lui?
Molto lentamente mi volto e ciò che trovo mi lascia totalmente sconvolta.
Non posso crederci, non è una mia illusione, non è una mia fantasia mentale.
Lui è qui.
Il dolore, la rabbia, il tormento che ho provato. Tutto ciò che ho provato negli ultimi due anni, mi piomba addosso con una forza sconosciuta.
Finalmente posso scaricare tutta la frustrazione che ho accumulato e posso farlo con lui.
Ormai mi ero rassegnata all’idea che non sarebbe mai tornato, che non lo avrei più rivisto.
Ero convinta che avrei dovuto portare tutto questo dentro di me per sempre.
Lo guardo negli occhi. Dio, quanto mi sono mancati!
Mi prendo tutto il tempo che mi occorre per guardarlo, scandaglio ogni particolare del suo viso. I suoi occhi così profondi e perennemente tormentati, il suo naso perfetto, la fronte alta, i capelli setosi, dove ho passato le mie mani tante volte.
Il mio sguardo vaga lentamente sui tratti del suo volto. Per ultime lascio le labbra, quelle labbra che ho baciato tante volte, sempre superficialmente, senza mai approfondire.
Ho sempre pensato che fosse perché temeva di lasciarsi andare e rischiare di farmi del male. La realtà mi si è rivelata molto differente, la sola ragione per cui mi teneva lontana è che non mi ha mai desiderata, non ha mai provato ciò che provavo io.
Sono sempre stata la piccola, fragile umana, bisognosa di protezione e cure. Sono sempre stata alla stregua di un cucciolo indifeso, ho solo scatenato la sua voglia di rivalsa sulla sua natura spietata.
Avrei dovuto sapere che non sarei mai stata all’altezza di questo meraviglioso vampiro. Ma adesso non sono più quella di un tempo, non ho più bisogno di protezione e, soprattutto, non sono più la dolce e fragile Bella.
Adesso sono Isabella Swan, donna matura e cosciente del suo potere femminile.
Non mi farò mai più ingannare dai suoi occhi magnetici.
Non permetterò mai più al suo profumo di annebbiarmi i sensi.
Non lascerò mai più alla sua voce la possibilità di soggiogarmi.
Prendo un respiro profondo prima di parlare. Ho imparato molto bene a nascondere le mie emozioni e impostare la mia voce con la modulazione che meglio rispecchia ciò che voglio trasmettere e, in questo momento, pretendo che capisca che il suo ritorno non ha suscitato in me nessuna reazione.
Devo assolutamente riuscire ad apparire a suoi occhi indifferente e fredda. Ci sarà tempo per crollare, adesso devo solo resistere.
«Che ci fai tu qui?» E la mia voce, esprime tutto ciò che speravo. Ghiaccio.
Mi prendo la soddisfazione di vederlo ferito dalla mia freddezza. Abbassa lo sguardo per un secondo prima di rispondere.
«Sono venuto per te.»
Scoppio in una risata che non ha niente di allegro.
«Non sono in vena di scherzi in questo momento, Edward.»
Che dolce sensazione sentire la mia voce pronunciare il suo nome.
«Non è uno scherzo, Bella. In tutto questo tempo non ho fatto altro che pensarti, la mia  vita non è niente senza di te. Ho provato a starti lontano, ma ho fallito miseramente.»
«Wow! Che belle parole!» Sbatto le ciglia come un cerbiatto innamorato portando le mani al cuore prima di tornare gelida e riprendere a parlare.
«Peccato che siano solo questo: parole. Come tutte quelle che mi hai rifilato quando stavi con me.»
«Bella, ti prego, non è così e lo sai bene.»
I suoi occhi, non posso reggere ancora per molto quello sguardo. Sembra così innamorato, così… vero. Non posso cedere, non di nuovo. Non avrebbe senso, non posso illudermi che sia sincero. Non mi ama, non mi ha mai amata.
«Io so soltanto che te ne sei andato, mi hai mollata di punto in bianco dichiarando di non amarmi e che te ne andavi in cerca di nuove distrazioni.»
«Bella, io…»
«Non. Chiamarmi. Bella. Il mio nome è Isabella. La ragazzina che hai conosciuto tu non esiste più ormai. È morta quando l’hai abbandonata in mezzo al bosco.»
«Io non ti ho lasciato in mezzo al bosco. Eravamo appena dietro casa di tuo padre.»
«Hai ragione, sono io che mi sono messa a correrti dietro come una stupida, sperando di ritrovarti, addentrandomi sempre di più nel bosco, perdendo la strada e me stessa.»  
«Cosa ti è successo, amore mio?»
È solo un sussurro, ma riesco a sentirlo perfettamente.
«Amore mio?» Il sarcasmo nel mio tono lo lascia sorpreso e deluso. Vorrei tanto poter gioire di vederlo spiazzato dal mio atteggiamento. Ho pensato tante volte a cosa avrei fatto se lo avessi rivisto. Ho immaginato questa scena tante e tante volte, ho immaginato di trarre soddisfazione dal vederlo sorpreso di non trovarmi in lacrime nell’attesa del suo ritorno, ma tutto quello che sento è un gran vuoto nel cuore e una voglia immensa di gettarmi tra le sue braccia.
«Il solo motivo per cui me ne sono andato è sempre e solo stato la tua felicità. Volevo che vivessi una vita piena e felice da umana. Con me eri sempre in pericolo, ero terrorizzato all’idea di farti del male.»
«Beh, puoi rasserenarti. Ho seguito il tuo consiglio, sto facendo tante esperienze umane, una migliore dell’altra. Certo, non posso dire di averti dimenticato come avevi auspicato, la mia mente è molto meno labile di quanto pensassi tu, ma sono andata avanti e sto bene adesso. Ma tu sai già tutto, no?»
«No, io non… sapevo niente.»
«Ma come, la mia cara amica non ti ha aggiornato minuto per minuto su tutto quello che combinava la piccola umana? O anche lei era troppo impegnata per occuparsi della sfigata di Forks?»
«Lei… io l’ho obbligata a non impicciarsi e quando non ho più resistito e le ho chiesto di “guardare”, non è riuscita a vedere niente, tranne qualche sprazzo scuro. Niente di più. Eravamo molto preoccupati per te e così…»
«Oh, ma che cari. Nessuna delle persone che diceva di amarmi tanto si è fatta sentire per due anni e poi la cara Alice fa cilecca con le sue perfette visioni e ti precipiti qui per sapere se sono ancora tutta intera. Come sei dolce! Il principe azzurro che tutte sognano. Peccato tu sia solo una bella illusione. A proposito, se Alice non riusciva a vedermi, come avete fatto a sapere dove mi trovavo?»
«Ecco… io ho pensato…»
«Non avrai parlato con Charlie?» Se si fosse presentato alla porta di mio padre, con ogni probabilità gli avrebbe sparato contro.
«No, non sono andato a casa tua.» I suoi occhi sfuggono il mio sguardo, non capisco.
«Ma se non hai chiesto a mio padre… oh, mio Dio!» La consapevolezza mi colpisce come una frustata in pieno viso.
«Non è mai esistita una borsa di studio a nome mio, non è vero? Dio, come ho potuto essere così stupida!»
Ho una voglia matta di colpirlo, fargli male fisicamente e se non fossi certa di spaccarmi una mano, ci proverei immediatamente.
«Bella, io volevo solo garantirti un futuro e questa scuola è una delle migliori del Paese.»
«No. No, Edward, tu volevi solo controllare la mia vita, gestirla come hai sempre fatto. “Devi starmi lontana, Bella, sono pericoloso”. “Ti devo portare lontano da James, Bella, è pericoloso”. “Non posso lasciarmi andare con te, Bella, è pericoloso”. “Non puoi diventare una vampira, Bella, devi vivere la tua vita da umana”. E adesso scopro che l’unica cosa che credevo di aver fatto da sola, in realtà è stata programmata da te, di nuovo. Sai cosa ti dico, Edward? Domani lascerò l’appartamento e farò domanda all’università statale di Seattle, sono sicura che con la mia media non mi rifiuteranno l’ingresso anche se siamo a metà anno. Così potrete riprendervi i vostri soldi e non sarò più un vostro problema. Mai più.»
«Bella, no. Non devi lasciare, ti prego. Andrò via, non mi vedrai più, te lo prometto, ma non buttare via il tuo futuro a causa mia.»
«L’hai già detto una volta, eppure eccoti qui.»
«Non succederà più. Sparirò dalla tua vita per sempre.»
Una nuova, straziante onda di dolore mi avvolge al pensiero di perderlo ancora una volta. Trattengo le lacrime, vorrei urlare con tutto il mio fiato, riesco a controllarmi ancora.
«Non è necessario che vada via. Ho imparato a vivere senza di te. Vederti in giro per il campus non mi creerà alcun problema, te lo garantisco. Ma stai lontano da me.»
Abbassa lo sguardo, privandomi dei suoi occhi stupendi. Come farò a vederlo tutti i giorni e fingere indifferenza?
«Io ti amo, Bella.» E lo dice in un tono che nemmeno il più cinico degli esseri potrebbe mettere in dubbio. Perché mi deve straziare il cuore in questo modo?
«Perché mi fai questo, Edward? Perché vuoi farmi ancora del male? Non ti è bastato sbriciolarmi il cuore una volta? Vuoi farlo ancora? Avevi ragione, la mia vita era in pericolo con te, ma non per quello che pensavi tu. Non ho mai avuto paura della tua natura, sapevo che potevi controllarla. L’unico modo in cui avresti potuto uccidermi è quello che hai attuato, mi hai lasciata. Hai distrutto tutte le mie certezze, mi hai ingannata, illudendomi che potessi amarmi e te ne sei andato in cerca di nuove emozioni quando l’umana ti ha stufato. Hai fatto bene, non potevi stare con una persona che non amavi, quello che non capisco è perché adesso vuoi rientrare nella mia vita.»
«Perché ti amo, non ho mai smesso di farlo. Quello che ti ho detto quel giorno erano solo bugie, non pensavo nessuna delle parole che ho pronunciato.»
«Beh, io ci ho creduto. Ci credo. E adesso, se non ti dispiace, ho una vita da vivere. Ogni minuto che passa mi avvicina alla morte, ricordi? Meglio non sprecarne nessuno.»
Mi volto per andarmene, ma lui mi ferma tenendomi per un polso. Una scarica attraversa il mio corpo, come la prima volta che ci siamo sfiorati, come ogni volta che mi ha toccata. Chiudo gli occhi per incamerare questo nuovo, prezioso attimo che conserverò con gli altri dentro di me.   
«Bella, lo so che…»
Un ondata di rabbia mi attraversa il corpo, non riesco più a controllarmi e gli inveisco contro.
«No, non lo sai, Edward. Non hai nemmeno la più vaga idea di quello che ho passato a causa tua. Tu non sai cosa significa accasciarsi per terra e stringersi le braccia al corpo per tentare in qualche modo di tenere insieme i pezzi. Non sai cosa significa sentire nella tua testa la voce dell’unica persona che hai amato e godere di quei momenti pur sapendo che questo ti porterà alla follia. Non sai cosa può passare nella mente umana quando, per avere l’illusione di vedere il tuo unico amore, ti getti da una rupe durante una tempesta. Non hai idea di cosa si provi a sperare che i lupi falliscano così che Victoria possa trovarmi e liberarmi finalmente dal supplizio di vivere. Quindi, senza offesa, Edward, prendo in prestito le tue stesse parole: tu non sai niente.»
«Victoria? Lupi? Ma di che stai parlando?»
«Oh, già, ti sei perso un po’ di novità mentre giravi il mondo in cerca di distrazioni. La nostra cara Victoria è tornata a cercarmi, per uccidermi. Ha mandato Laurent in avanscoperta per sapere se ero ancora sotto la protezione dei Cullen e quando ha capito che non ci sarebbero stati problemi ad avvicinarmi, si è fatta avanti per farmi fuori. Pensa, voleva uccidermi per farti soffrire quanto aveva sofferto lei per la scomparsa di James. Ironico non trovi? Se avesse capito che a voi, a te, non importava niente di che fine avrei fatto, adesso sarebbe ancora viva.»
Stringe le mani, forse per trattenere la rabbia, forse per altro. Cerca di intervenire, ma di nuovo lo fermo al primo cenno di parola.
«Per quanto riguarda i lupi, beh, che posso dire, non dovresti certo stupirti. Esistete voi, esistono anche loro. Quando siete arrivati in città si è innescato il meccanismo di difesa della tribù dei Quiliutes dando via alla trasformazione di alcuni di loro e anche se siete spariti nel nulla poco dopo, la trasformazione è andata avanti. Ricordi Jacob Black, il ragazzino che secondo te mi stava dietro? È diventato un ragazzone di due metri che diventa anche più grande e peloso se qualcosa lo fa infuriare sul serio e guarda caso, la vampira rossa ha sortito quel effetto… esplosivo.»
Cerco di apparire ironica e distesa, ma averlo qui, così vicino, sentire il suo profumo unico e inebriante, mi sta facendo impazzire. Devo allontanarmi da lui al più presto prima di cedere alle lacrime e supplicarlo di non lasciarmi più.
«Mi dispiace tanto, Bella. Credimi.»
«Crederti.» Un sospiro malinconico lascia le mie labbra.
«Ti ho amato, Edward. Ti ho amato quanto mai per il resto della tua esistenza potrai sperare di esserlo. Sarei stata disposta a tutto per te, sarei morta per te, avrei messo in gioco la mia anima anche se non sono mai stata convinta che tu non ne avessi una e l’avrei fatto per te, per viverti accanto per tutta l’eternità, ma adesso è finita. Ho fatto quello che mi hai chiesto, sono andata avanti, me ne sono fatta una ragione e ho continuato a vivere la mia vita.»
«Ti prego, Bella, perdonami. Te lo ripeterò fino alla fine dei miei giorni, l’unico motivo per cui me ne sono andato è stato per permetterti di vivere la tua vita con tranquillità. Volevo che tu provassi tutte le esperienze umane senza essere perennemente in pericolo di vita. Volevo solo farti vivere una vita… normale.»
«Davvero? Beh, non ci sei riuscito. Le persone normali non conoscono realtà diverse da quella che li circonda. Le persone normali non hanno come migliore amico un licantropo, non hanno allucinazioni uditive su un vampiro né vanno in groppa ad un lupo gigantesco. Ah, e non dimentichiamoci che le persone normali, di solito, non scatenano l’ira furibonda di una vampira sanguinaria. Come vedi, non sei riuscito nel tuo intento. Tranne forse per un particolare, in effetti, quello è molto umano, talmente tanto umano che lo fanno tutti.»
«Vorrei poterti stare accanto. Vorrei sapere tutto quello che ti è successo in questo periodo in cui non sono stato con te.»
Mi viene in mente un’idea, tanto brillante quanto cattiva, che potrebbe fargli passare la voglia di starmi accanto anche se desidero tutto il contrario. Non posso permettergli di illudermi ancora e questo è sicuramente il modo migliore affinché torni alle sue distrazioni e non mi tratti più come una farfalla ferita.
«Vuoi sapere cosa ho fatto da quando te ne sei andato? Fai quello che ti riesce meglio, leggi le menti di quelli che mi circondano.»
Sto per lasciarlo lì e andarmene quando mi avvicino al suo viso spostandomi all’ultimo momento verso il suo orecchio. Approfitto di questa vicinanza per respirare il suo profumo, non è cambiato affatto, è sempre inebriante e meraviglioso. Mi riprendo dal momento di stordimento e gli sussurro nell’orecchio.
«Se fossi in te, leggerei le menti maschili… mi conoscono molto meglio.»
Poggio le labbra sulla sua guancia e, con una forza che non credevo di possedere, mi allontano definitivamente da lui.
Ormai il pomeriggio è perso. Non sarei in grado di seguire le lezioni. Sono stremata quando entro nel mio appartamento. Cosa dovrei fare adesso? Dovrei lasciare l’appartamento, la facoltà e tornare a casa per frequentare l’università di Seattle come ho pensato in un primo momento? O dovrei approfittare di questa sistemazione e fregarmene che sia finanziata da loro? Tutte le emozioni che ho provato nel rivederlo mi piombano addosso tutte insieme lasciandomi priva di forze.
Mi butto sul letto, prendo il telefono e chiamo l’unica persona che può aiutarmi in questo momento.
Il telefono squilla tre volte prima che possa sentire la sua voce allegra dall’altra parte.
«Ciao, principessa, come mai mi chiami a quest’ora, hai marinato la scuola?»
Il silenzio dalla mia parte lo mette in agitazione.
«Bella? Rispondimi, piccola.»
«È tornato!» Scoppio a piangere non riuscendo più a trattenermi.
«Che cosa dici, Bella. Chi è tornato? Rispondi!»
«È tornato, è qui, in questa università. Non posso farcela, Jake, non posso.»
«Sto arrivando.»
«No, non puoi mollare tutto per correre da me.»
«Bella, smettila di dire cazzate. In serata sono da te.»
«Ma come fai, non sai nemmeno se troverai un volo.»
La sua risata arriva forte e chiara anche se posso sentire la tensione che lo pervade.
«Non pensavo di arrivare in volo anche se a vedermi correre potrebbe sembrare. Stai tranquilla, piccola, arrivo presto.»
«Grazie, Jake, ti voglio bene.»
Chiudo la comunicazione e l’ansia comincia a salire. Non avrei dovuto chiamare Jacob, ho paura di quello che potrebbe succedere se dovessero incontrarsi. Non voglio che si facciano male, nessuno dei due.
Le lacrime continuano a scendere incessanti sul mio viso senza che possa fare niente per fermarle.
Avrei voluto abbracciarlo, baciarlo, dirgli quanto mi era mancato e non lasciarlo andare via mai più.
Ho visto per l’ennesima volta la vita che avrei voluto per me scorrermi davanti agli occhi e scivolarmi tra le dita.
Mi immergo lentamente in un sonno fatto di rimpianti.
Non so quanto tempo sia passato quando sento una dolce carezza sui capelli che mi desta dal mio sonno.
Davanti a me Jacob, vestito solo di un pantaloncino di jeans, mi sorride amorevole.
«Ciao, piccola», mi dice senza smettere di accarezzarmi.
«Che ore sono?»
«Quasi mezzanotte.»
Resto qualche minuto a godere di quel tocco leggero che mi ha sempre tranquillizzata. Questa volta però, qualcosa mi impedisce di rilassarmi. I ricordi di quanto è successo nel pomeriggio mi piombano addosso come massi. Apro gli occhi di scatto trovando i suoi così profondi, caldi, preoccupati.
Subito sento i miei riempirsi di lacrime, l’attimo dopo sono stretta tra le sue braccia.
«Raccontami quello che è successo, Bella.»
Tiro su col naso, senza riuscire a contenere le emozioni.
«Lui… lui è tornato. L’ho incontrato oggi, prima di chiamarti. Ha detto che è tornato per me, ha detto di amarmi, di non avere mai smesso di farlo. Cosa devo fare, Jacob, ti prego, dimmi cosa devo fare, aiutami.»
«Speravo che in tutto questo tempo ti fosse passata, almeno un po’.»
Sollevo il viso dall’incavo del suo collo dove mi sono rifugiata immergendo i miei occhi nei suoi.
«Io lo amo, Jake. Non potrò mai smettere di farlo, gli appartengo e questo non cambierà mai. Devo solo trovare il modo per esistere sapendo che viviamo sotto lo stesso cielo.»
Le sue braccia mi avvolgono ancora più forte, sospira tra i miei capelli.
«Non gli permetterò di farti ancora male, Bella. Lo ucciderò se sarà necessario.»
«Se lo farai, ucciderai anche me. Posso sopportare di restare in questo mondo senza di lui, ma non posso vivere sapendo che lui non esiste più.»
La mia voce è un sussurro, la gola brucia per il troppo piangere, ma non posso stare in silenzio mentre il mio unico appiglio nel mondo programma di uccidere la mia ragione di vita.
«E se anche vincesse lui, perderei te, e non posso nemmeno immaginarlo.»
Le lacrime riprendono ad uscire senza che possa fermarle in nessun modo. La voce di Jacob mi arriva ovattata, il mio corpo è scosso dai miei stessi singhiozzi.
«Riposati adesso. Ci sono io con te, non ti lascio, Bella. Dormi, piccola.»
Piano, piano, cullata dalle sue mani che mi accarezzano e dai suoi teneri baci sul capo, riesco a riaddormentarmi.
Sogno che il corpo accanto al mio sia freddo e duro e, anche nel sonno, il mio viso si bagna di lacrime.  

****
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto.
La Bella di questa storia è un po’ differente dal solito, ma è sempre la fragile ragazza che abbiamo imparato ad amare.
Il prossimo capitolo sarà tutto per Edward.
Vi abbraccio, a presto.
Patrizia

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Buonasera ragazze, ecco il terzo capitolo di questa storia che, non so se l’ho già detto, ne conterà solo cinque, salvo colpi di testa dell’ultima ora.
Mi permetto di fare una piccola precisazione riguardo me più che le mie storie. Mi sento molto fortunata ad avere voi che leggete e recensite, ma più ancora onorata di ricevere i vostri commenti. Non vi ho mai dato per scontate, spero di trovarvi, questo sì, sarei ipocrita a dire il contrario, ma ogni volta è una sorpresa e una gioia trovarvi. Ogni vostra singola parola è importante per me.
Bando ai miei scleri personali. Prima di lasciarvi vi ricordo l’altra mia storia in corso Donna in incognito aggiungendo che dubito fortemente di riuscire a postare il nuovo capitolo per venerdì anche se non si sa mai.
Vi lascio nelle mani di Edward.





EDWARD  

Che cosa ho fatto? Che fine ha fatto la mia dolce Bella?
Sono andato via per permetterle di vivere una vita normale, volevo che avesse la possibilità di innamorarsi di un essere umano, qualcuno che l’amasse e la proteggesse. Nessuno l’avrebbe amata quanto me, ma speravo che potesse raggiungere la serenità che non avrebbe mai avuto con me.
La vedo allontanarsi da me lentamente, le spalle leggermente incurvate, i capelli a coprirle parzialmente il volto, lo sguardo sfuggente come sempre.
Voglio sapere quello che mi sono perso in tutto questo tempo, non abbiamo mai capito perché Alice non riesce più a vederla.
Seguo il suo consiglio, apro la mia mente e lascio che un flusso immenso di pensieri mi attraversi la testa.
Quando andavamo a scuola insieme ho avuto la sfortuna di ascoltare i pensieri di quei miseri umani che immaginavano di baciarla e stare con lei, ma mai, mai avrei pensato di poter vivere un’esperienza tanto dolorosa come quella che sto vivendo in questo momento.
“Ah, Isabella, perché non concedi mai il bis?”
“Ti prego, ti prego, Isabella, scegli me la prossima volta.”
“La migliore scopata della mia vita.”
La mia mente viene invasa da immagini ripugnanti della mia Bella con questi personaggi.
Lei nuda sopra di loro mentre si muove in un chiaro e inequivocabile amplesso.
I suoi occhi chiusi, i loro gemiti incontrollati, i movimenti convulsi.
Se fossi umano starei sicuramente dando di stomaco in questo momento.
Devo usare tutta la pazienza che ho accumulato nei miei lunghi anni per non fare una carneficina.
Come osano pensare alla mia Bella in quel modo così volgare e disgustoso? Quale perversa fantasia possiedono questi insulsi umani per inventarsi delle situazioni tanto dettagliate?
Poco dopo, però, mi rendo conto che i pensieri che affollano la mia testa non sono frutto dell’immaginazione di quei ragazzi, sono… ricordi.
Non può essere! Sento un ringhio salirmi dal petto, il veleno invadermi la bocca. La rabbia che mi attraversa il corpo è troppa per contenerla. Lo squillo del mio telefono arriva a distrarmi dal mio intento omicida.
Lo avvicino all’orecchio immaginando chi possa essere e nello stesso tempo benedicendo il tempismo di mia sorella.
«Edward, allontanati subito da li, adesso.»
«Alice…»
«So tutto, Edward. Ti raggiungo in un attimo. Va via, adesso.»
Mi allontano da quel luogo e da quei pensieri con la massima velocità che mi consente il luogo affollato.
Vedo Alice che mi viene incontro. Mi abbraccia con amore, ma la rabbia che sento è troppa.
«È colpa mia, Alice. È tutta colpa mia. Non avrei dovuto lasciarla, avrei dovuto starle accanto, proteggerla e invece l’ho allontanata da me, da voi, l’ho lasciata ad affrontare cose che non avrebbe mai dovuto conoscere e adesso…»
«Smettila, Edward! Non potevi saperlo.»
«Ma tu sì. Perché non hai visto niente. Perché non sei riuscita a vedere cosa le stava succedendo? Victoria è tornata per ucciderla, maledizione!»
«Calmati, Edward. Ormai è tardi per rimpiangere quello che è stato. Adesso è tempo di riprendere in mano la tua vita e soprattutto di riprenderti lei.»
«Non mi vuole più, Alice. Come posso sperare di riottenere il suo amore quando l’ho abbandonata. È andata avanti, non vuole avere più niente a che fare con me.»
«Ne sei sicuro? Tu non puoi leggere la sua mente, ma io posso vederla adesso.»
Mi guarda con dolcezza prima di mostrarmi un’immagine.  Lei nel suo letto, in lacrime. Piange disperata la mia piccola Bella.
«Devo andare da lei. Non posso lasciarla ancora.»
Mi tiene per il braccio fermandomi.
«No, non devi. Ha bisogno di stare sola adesso. Dalle tempo e vedrai che riuscirai a riconquistarla.»
«L’hai visto?»
«No, ma ti ama e tu ami lei. Tutto si sistemerà.»
Mi accarezza una guancia quietando in parte il mio animo, quello che non sono mai stato convinto di avere, ma che sentivo vivo quando stavo vicino a Bella.
Passo molte ore a girare in tondo nella mia camera, in questa casa che non sento mia. Nessun posto è mai stato tanto familiare quanto i luoghi vissuti con lei.
Quanto si è arrabbiata quando ha capito che la borsa di studio non era altro che una mia idea. Non avrei mai voluto vederla soffrire, è convinta che volessi continuare a controllare la sua vita da lontano, ma non era certo questo il mio intento. O aveva ragione lei? Non ho il tempo di analizzare questa nuova idea perché sento un flebile gemito. Un battito di ciglia e sono già accanto a mia sorella che, con lo sguardo perso e angosciato, si rivolge direttamente a me.
«L’ho persa di nuovo.»
È tutto ciò che mi serve per fiondarmi fuori casa e correre all’appartamento di Bella seguito da mia sorella.
Ci fermiamo distanti dal suo appartamento, non voglio darle una nuova conferma sulla mia interferenza nella sua vita. La nostra vista è tale da permetterci di vedere senza problemi fin dentro la finestra della sua stanza e la distanza non è abbastanza da impedirmi di intervenire in caso fosse necessario. Ciò che vedo mi getta nello sconforto più nero. Un ragazzo la sta stringendo a sé, la culla con amore, la accarezza e lei si affida a lui totalmente. Una morsa stringe il mio cuore morto, rabbia, gelosia, rimpianto, tutto insieme mi fa cadere in un baratro senza fine.
«Chi è quel ragazzo?» La domanda di Alice è più che lecita, sono io che preferirei non pronunciare quel nome?
«Credo sia Jacob Black?»
«Credi?»
«Ok, è Jacob Black.»
«Ma non è…»
«Sì, è un discendente.» Questo è sufficiente a tacitare la sua curiosità. Anche se a quel tempo non faceva ancora parte della nostra famiglia, conosce tutti i dettagli del patto.
«Perfetto!», esclama prima di essere colpita da quella che sembra un’illuminazione. «Ecco perché non riesco a vederla.»
Mi volto verso mia sorella senza capire il significato delle sue parole.
«I lupi. Bella ti ha detto che dopo la nostra partenza i ragazzi Quileutes hanno subito la trasformazione e lei, per un motivo o per l’altro, ha passato molto tempo con loro.»
«Vorrai dire con lui.»
«Quello che è. Sta di fatto che è evidente che non posso vedere se accanto a lei è presente uno dei lupi e Black le sta appiccicato.»
Reprimo un ringhio di frustrazione al pensiero di saperla accanto a lui. So di essermela cercata, ma io speravo che trovasse l’amore con un essere umano, non con uno che è potenzialmente pericoloso quanto me.
Magari non proprio quanto me, ma potrebbe comunque farle del male.
Non riesco a staccarmi da quel ramo. Alice mi resta accanto, posso leggere nella sua mente la preoccupazione che possa commettere qualche sciocchezza, ma non potrei mai. Se sapessi che è felice con lui mi farei da parte e sparirei dalla sua vita.
Continuo a guardare quel poco di viso che non è sepolto nel petto del lupo. È così bella! Nemmeno la mia infallibile memoria è riuscita a renderle giustizia. È cambiata in questo tempo che ho passato lontano da lei. I suoi lineamenti sono maturati, il suo fisico, per quanto già perfetto, è più morbido, i suoi movimenti più consapevoli e sensuali.
Devo distrarre la mente o rischio di impazzire, la mia testa è piena delle immagini di lei con quei luridi… animali.
Ma io sono poi tanto diverso da loro? Non ho forse pensato che mi sarebbe piaciuto averla fisicamente? Che cosa sono diventato?
Sono ore che la guardo dormire, non mi staccherei mai da questo ramo. Ogni tanto la vedo agitarsi nel sonno, ma basta che quel ragazzino le accarezzi i capelli o le sussurri qualche parola perché si rassereni.
Non sopporto di vederla tra le sue braccia, dovrei essere io ad abbracciarla, ci dovrei essere solo io steso accanto a lei e ho buttato tutto al vento.
Come ho potuto fare questo errore? Non avrei mai creduto che soffrisse in questo modo, pensavo che la sua mente avrebbe impiegato poco a dimenticarsi di noi, di me.
Sono stato stupido e superficiale, ho sottovalutato il suo amore per me, credendo che sarei stato l’unico a soffrire.
Alice riesce a convincermi a tornare a casa, è inutile, dice, stare appollaiato in questo modo, la rivedrò entro poche ore. Sarà inutile per lei, io non voglio fare altro che guardarla e cercare un modo per riprendermela.
Torniamo a casa in silenzio e senza parlare né salutare nessuno mi chiudo nella mia camera.
Ho combinato un gran casino. Bella mi odia e quel… cane le sta attaccato come una piovra.
Per mia fortuna, la mattina non tarda ad arrivare e tra poco potrò rivedere la mia Bella. Mia, spero che possa tornare ad esserlo presto.
La trovo fuori dalla caffetteria del campus, con lei il suo giovane amico.
Ben prima che mi avvicini a loro, Black si volta a guardarmi con aria disgustata mentre io trattengo una smorfia avvertendo il suo… odore. Forse anche lui, come me, può percepire la nostra natura differente attraverso l’olfatto.
Dopo tutto, il suo dovrebbe essere piuttosto sviluppato.
Accantono l’ironia da quattro soldi verso il lupo cercando piuttosto di avvicinarmi a Bella. Ormai anche lei mi ha visto e non distoglie lo sguardo.
«Buongiorno, Isabella. Black», saluto anche lui non volendo apparire maleducato.
«Cullen.» Più che un saluto, il suo sembra un insulto, ma non intendo indugiare su quanto può detestarmi questo insulso mezzo umano.
«Isabella, posso parlarti?»
«No.»
«Non pensavo avessi cambiato nome, Black.»
«Infatti non ho cambiato niente, ma lei con te non ci viene.»
«Non credo che sia una tua scelta. È grande abbastanza da decidere da sola.» Non lo guardo, i miei occhi sono fissi su di lei che continua a contemplare le sue scarpe.
«Bella?»
Black si mette davanti a lei, temo che possa perdere il controllo e farle del male, cerco di non farlo innervosire più di quanto già non sia, ma vederlo tanto vicino mi fa sragionare.
In automatico, un ringhio prorompe dal mio petto, seguito, un attimo dopo, dal suo.
Bella si mette tra di noi spaventandomi a morte.
«Smettetela subito, tutti e due. Ma che vi prende? Siete impazziti? Spostiamoci di qui prima che qualcuno si accorga di due normalissimi ragazzi che emettono suoni animali.»
Si avvia verso il boschetto che circonda il campus seguita da noi.
«Allora, succhiasangue, perché sei qui?»
«Di sicuro non sono qui per te, sacco di pulci.»
«Non è curioso? L’hai mollata in un bosco e adesso, a distanza di due anni, subirai la stessa sorte.»
Trema visibilmente, Bella gli sta troppo vicina, tento di spostarmi lentamente per accostarmi a lei, ma in quel momento, lei gli appoggia una mano sul braccio accarezzandolo dolcemente.
«Jake, sta calmo.» È appena udibile, ma sufficiente a calmarlo immediatamente.
Si gira a guardarla adorante, sento una stretta attanagliarmi lo stomaco.
«Bella, sta lontana da lui, è pericoloso.»
Entrambi si girano verso di me. L’una incredula, l’altro stranamente ghignante.
«Edward, non sono mai stata in pericolo con Jacob. Non ti sei ancora stancato di questa litania? In ogni caso, la mia incolumità, non è più affar tuo.»
«Io non le ho mai fatto male schifosa sanguisuga, non si può certo dire lo stesso di te.»
Vedo il ghigno cattivo espandersi sulla sua faccia mentre velocemente arrivano nella mia mente immagini nitide e terribili.
Bella accasciata a terra, le sue stesse braccia a cingere il suo corpo scosso dai singhiozzi.
Ancora Bella, seduta su una sedia, lo sguardo perso nel nulla fuori dalla sua finestra.
Una battaglia furibonda, Bella sbattuta lontano, Victoria vicina a lei, pronta ad ucciderla, i lupi ad intervenire appena in tempo liberandola con la forza.
Sento le mie gambe piegarsi, mi ritrovo inginocchiato, piegato dalla disperazione di quei ricordi, dalla sofferenza patita.
Lo sguardo di Bella a pregare di lasciarla andare, permettendole di morire.
Ancora la figura di Bella addormentata sul suo letto che all’improvviso scoppia in un pianto disperato chiamando il mio nome, pregandomi di non lasciarla.
«Jacob… Jacob smettila. Adesso basta, Jake.»
«Perché? Ci stiamo divertendo così tanto io e Edward. Non è vero, succhiasangue? Non ti stai divertendo un mondo leggendo la mia mente? Adesso, se hai il coraggio, ripetilo ancora. Chi è più pericoloso per lei?»
«Jake, ti prego.»
Le loro voci mi arrivano attutite nonostante la mia natura. Nelle orecchie le sue grida notturne, la sua sofferenza.
Sollevo lo sguardo incrociando il suo non meno disperato del mio.
«Non avrei mai voluto farti del male, amore mio.»
È solo un sussurro, ma so che mi ha sentito. Non mi curo più del ragazzo accanto a noi, ma evidentemente lui si accorge della nostra momentanea connessione perché, un momento dopo, nuove immagini provengono direttamente dalla mente di Black.
Le labbra di Bella che si avvicinano lentamente, il suo corpo addossato a quello del ragazzo, i loro abiti che scivolano velocemente dai loro corpi, le carezze, i sussurri, il dolore della sua prima volta, i gemiti.
Sto per impazzire, lo sento. Lui l’ha avuta, la mia unica ragione di vita è stata sua.
Un ringhio disumano prorompe dal mio petto nell’attimo stesso in cui sradico un giovane albero sfiorando il corpo della donna che amo e rischiando in questo modo di ferirla.
La vedo ritrarsi scossa dal mio gesto, il suo sguardo cambia fino a tornare freddo e fiero.
«Allora, Cullen, chi è il più pericoloso tra noi?»
«Adesso basta, Jacob. Andiamo via.»
«Bella, ti prego, aspetta.»
Si gira un ultima volta verso di me.
«Stammi lontano, Edward, è meglio per entrambi.»
Escono dal nostro ricovero momentaneo dirigendosi nuovamente verso la caffetteria.
Posso sentire senza problemi la loro conversazione.
«Sei sicuro di poter restare?»
«Ti ho detto di stare tranquilla, ok? Adesso chiedo se hanno bisogno di una mano qui così potrò prendermi una stanza finché non tornerò a casa.»
«Puoi restare a casa mia, lo sai.»
«E vedere qual continuo via vai? Neanche morto.»
«Jake!» Gli dà un leggero pugno sul braccio, sorridente.
«Adesso vai a lezione, secchiona.»
Ridono, ma posso avvertire anche da qui la tensione che attraversa entrambi.
Si abbracciano e, quando si separano, lui va dentro e Bella si dirige allo stabilimento.
Si gira leggermente puntando il suo sguardo al limitare del boschetto, sa che la sto osservando. Accelera il passo andando incontro ad un ragazzo.
«Adam...»
Il ragazzo si gira e la guarda incredulo.
Oddio, Isabella Swan.
«Ciao, Adam, come stai?»
Continua a guardarla tra il felice e l’imbarazzato.
«Ciao, Isabella, io tutto bene, tu?»
«Benissimo, grazie. Senti, ti andrebbe una pizza da me questa sera?»
Oddio, oddio, scoperò Isabella Swan. Non posso crederci, non posso crederci.
E senza nemmeno accorgermene, mi trovo in mano il secondo, innocente alberello.
Perché, Bella? Come puoi buttarti via in questo modo?
«Certo che mi va.» Il sorriso gli copre tutta la faccia. Schifoso bastardo!
«Bene, ti aspetto da me alle otto. A dopo.»
Se ne va facendogli un semplice gesto con la mano e lanciando a me, o meglio al posto dove sono nascosto, un’ultima occhiata.
Ho rovinato la mia vita, ho distrutto la sua, portandola a reagire in un modo che non mi sarei mai aspettato e tutto questo per niente.
Lei non è felice e io mi sto dilaniando nel dolore.
Continuo a seguirla silenziosamente per tutto il giorno finché arriva l’ora del suo appuntamento.
So che mi farò del male, ma spero che alla fine mangeranno la pizza e lo manderà via.
Sono uno stupido idiota illuso. Mi ha detto chiaramente di non volermi nella sua vita e, anche se sa che sarò fuori dalla sua finestra, non cambierà i suoi programmi per me.

Spero vi sia piaciuto e di essere riuscita a descrivere bene i pensieri di Edward restando nel suo “vero” personaggio. Sapete che non sono pratica.
Nel prossimo vedremo la serata di Bella col suo compagno di corso...
A presto, vi abbraccio forte.
Patrizia 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ciao a tutte. Sicuramente la maggior parte di voi, se non tutte, non apprezzeranno molto questo capitolo o almeno una parte, ma la storia è nata così e non avrebbe senso cambiarla. Ricordate solo che è a lieto fine e l’amore vince su tutto.
Non vi anticipo altro e vi lascio alla lettura del capitolo, prima però vi ricordo l’altra mia storia in corso Donna in incognito.





BELLA

Non so proprio dove ho trovato la forza per lasciarlo solo in quel bosco. Se avesse potuto leggere i miei pensieri avrebbe trovato tutto il dolore che sto provando, il rimpianto, la rabbia, ma non posso permettergli di rientrare nella mia vita.
Quando l’ho visto in ginocchio ad ascoltare i pensieri di Jacob, avrei voluto stringerlo a me, consolarlo, dirgli che niente di tutto quello che era successo era stata colpa sua.
Nonostante tutto, non avrei mai voluto vederlo soffrire, ho cercato di far smettere il mio amico quando ho capito che stava ripercorrendo con la mente tutto quello che mi è successo dalla sua partenza, ma Jacob ha continuato ad infierire senza pietà.
So cosa gli ha mostrato, ho tutto bene stampato nella mente, dalla depressione all’attacco di Victoria, agli incubi notturni, alla mia voglia di morire, ma non volevo che si sentisse colpevole.
Vedo un ragazzo che mi corteggia dal primo giorno di corsi e gli vado incontro. So bene che sta seguendo ogni mia mossa e che può sentire ogni singola parola che pronuncio e sfrutto questo particolare a mio vantaggio.
Probabilmente se lo ferisco abbastanza smetterà di starmi accanto e andrà via… per sempre… di nuovo.
Non voglio ascoltare il dolore sordo che proviene dal mio cuore, devo andare avanti, devo essere forte.
Invito il mio collega di studi a passare la sera con me. Sembra sorpreso, in effetti, per quanto sia diventata “facile ai divertimenti”, sono sempre molto selettiva. Questo non ha comunque impedito alle voci di girare e farmi etichettare come regina dei ghiacci durante la giornata, per quanto sono scostante e poco propensa alla confidenza, e dominatrice dell’inferno quando mi concedo le mie serate di svago.  
Passo la giornata fingendo una normalità che non sento, al contrario della sua presenza che avverto forte e costante per tutto il tempo.
Chiamo Jacob per sapere come è andata la ricerca di lavoro, mi dice di aver ottenuto il posto alla caffetteria e io gli dico che questa sera ho un “impegno”.
Non approva i miei svaghi, ma evita di farmelo pesare.
La pizza non ha nessun sapore, il pensiero di Edward fisso nella mia mente.
Rompo gli indugi invitando il ragazzo che ho di fronte in camera mia. In poco tempo, gli abiti spariscono dai nostri corpi. Non noto nemmeno il suo fisico, potrebbe essere grasso e basso o muscoloso e bellissimo che a me non importerebbe comunque.
Comincio a sentire dei ringhi provenire dal boschetto vicino alla mia casa. Ero sicura che si sarebbe avvicinato, ma pensavo che una volta capito come sarebbe finita la serata, si sarebbe allontanato. Meglio così, almeno capirà una volta per tutte che non sono più la stessa di un tempo, che non ho bisogno della sua protezione costante e mi lascerà definitivamente sola.
È bello essere razionale, ragionare freddamente, peccato non riuscire ad ignorare la morsa che ogni volta attanaglia tutto il mio essere.   
Farlo entrare in me è difficile e doloroso come mai, ma non intendo tirarmi indietro proprio adesso.
Non sento niente, è come se il mio corpo fosse di ghiaccio, mi faccio schifo da sola. È davvero necessario tutto questo? Se davvero sono convinta che non mi abbia mai amata, per chi sto portando avanti questa squallida pantomima? Voglio proteggere me stessa o più semplicemente ferire lui?
Il mio compagno, a differenza di me, sembra divertirsi parecchio e con l’aumentare dei suoi gemiti, aumentano i ringhi all’esterno.
Si blocca spaventato da un lamento più forte degli altri.
«Cosa è stato?»
«Niente, non preoccuparti. Sarà un animale selvatico.»
«Sembra molto vicino però, tu non credi che ci sia pericolo?»
«No, stai tranquillo. Dubito che faccia un balzo fin qui per squartare il tuo giovane corpo.»
Il mio, in realtà, è più un ammonimento a lui che una reale constatazione. Non lo farebbe mai, almeno spero, ma non l’ho mai sentito così arrabbiato.
Bene, rincariamo la dose e, se per caso ci fosse ancora qualche interesse per me, distruggiamolo definitivamente.
«Lascia perdere i rumori molesti e pensa a me piuttosto. Forse non sono abbastanza eccitante da farti scordare tutto il resto?»
«Oh, no, Isabella. Sei fantastica, credimi.»
«Dimostramelo allora.»
Inverte le nostre posizioni mettendosi sopra di me e scatenando tutta la sua passione.
Non un minimo di trasporto attraversa il mio corpo. Tento di sopperire accentuando con le parole la mia falsa eccitazione.
«Oh, sì, così, non fermarti. Sei fantastico, sì.»
Mai sentita un’attrice peggiore di me, ma evidentemente il suo coinvolgimento è sufficiente per entrambi.
Sussultiamo all’unisono quando avvertiamo uno schianto provenire dal bosco.
«Hai sentito?», sussurra spaventato.
Secondo te come avrei fatto a non sentire il rumore di un albero sradicato e schiantato a forza vampiresca chissà dove, razza di babbeo.
Di questo passo finirà per raderlo al suolo quel povero boschetto.
«Si, ma non me ne preoccuperei. Te l’ho detto, qualunque cosa sia, non si avvicinerà a noi.»
«Come puoi esserne tanto certa?»
«Senti, vuoi continuare a pensare a quello che si trova fuori o finire quello che hai cominciato?»
E con questa si arrende e riprende da dove aveva interrotto.
Viene emettendo un suono alquanto fastidioso nello stesso istante in cui io simulo il mio orgasmo.
Nel giro di pochi minuti lo sto sbattendo fuori da casa mia, è stata una delle esperienze più brutte della mia vita… il che è tutto dire.
Ho fatto una stronzata, volevo ferire lui e ho mortificato me stessa. Volevo allontanarlo e sicuramente ci sono riuscita, e adesso ho solo voglia di morire.
Tolgo le lenzuola dal letto mettendone altre profumate di fresco, spalanco la finestra che era solo accostata. Voglio che sparisca il suo odore, voglio dimenticare al più presto questa notte.
Vado a fare una doccia bollente per togliere da me ogni traccia di quello che è stato.
L’acqua porta via la parte superficiale di questa serata, ma dentro di me sento forte e presente il marcio che ho lasciato crescere nella mia anima.
Mi infilo dentro al letto dopo aver indossato una vecchia tuta. Tento di addormentarmi, ma come sempre i miei incubi si presentano prima ancora che chiuda gli occhi.
Sento che, finalmente, sto per cedere, e non posso evitare di pronunciare la frase che ogni notte esce dalle mie labbra: «ti amo, Edward.»
È più un movimento di labbra che un vero sussurro eppure, subito dopo, un profumo a me ben noto mi avvolge e la sua voce aleggia dolcemente all’interno della stanza.
«Allora, perché? Perché ti fai questo, Bella?»
«Tu non puoi capire. Non sai cosa voglia dire vivere senza di te, passare ogni giorno con la consapevolezza di non avere te, il tuo amore.»
«Io ti amo, Bella e farò tutto quello che posso per riconquistare la tua fiducia. Lo giuro.»
Non so se si tratta di un sogno, non so se lui è veramente qui con me come un tempo, ma non voglio lasciare andare questa dolce sensazione. Mi sento bene, come non mi succedeva da due lunghissimi anni.
Sento una lacrima rigarmi il volto, lascio che percorra il suo cammino temendo che muovendo anche un solo muscolo, tutto questo svanisca.
Tengo gli occhi chiusi immersa in questo strano dormiveglia.
«Vieni da me, Edward. Stammi vicino.»
«Sono qui, amore. Non andrò più via, te lo prometto.»
Nella realtà o nel sogno, non mi importa dove, mi volto trovando il suo corpo freddo accanto a me. È il paradiso, il mio posto sicuro nel mondo, l’unico dove voglio stare.
Sento un suo dito ghiacciato percorrere il mio volto gelando la scia lasciata dalla lacrima.   
Mi sveglio sola, mi convinco che si sia trattato del solito, incessante sogno. Allungo la mano dove ho immaginato fosse il suo corpo, ma quando sento le lenzuola fredde mi metto seduta di scatto. Non è stato un sogno, è stato qui con me, mi ha abbracciato, mi ha cullato, mi ha accarezzato i capelli, mi ha baciato la fronte.
Però poi è andato via. Sicuramente è rimasto con me perché gli ho fatto pena. La povera, piccola Bella, triste e sola aveva bisogno di lui e il cavaliere senza macchia e riemerso dal mondo delle favole.
Come posso essere stata tanto stupida? Perché gli ho mostrato la mia debolezza ancora una volta?
Scalcio le lenzuola arrabbiata con me stessa. Stupida!
Decisa più che mai ad allontanarlo da me una volta per tutte, entro in bagno per farmi la solita doccia mattutina, ma all’ultimo momento ci ripenso. Sento ancora il suo odore su di me e con ogni probabilità sarà l’ultima volta che potrò averlo addosso. Decido che per questa volta posso fare a meno della doccia e, come una povera pazza, annuso il mio corpo in cerca di una conferma che la notte appena passata non sia stata solo un sogno.
Chiamo Jacob prendendo appuntamento per incontrarci alla caffetteria.
Appena lo vedo, gli vado incontro abbracciandolo.
Mi scosta da se storcendo il naso. «Dio Santo, Bella, quanto puzzi.»
Esagerato! Va bene che non ho fatto la doccia prima di uscire di casa, ma l’ho fatta ieri notte, mica un mese fa.
Mi annuso ancora una volta e sento solo, si fa per dire, il soave profumo di Edward.
«A me non sembra di puzzare.»
«Invece puzzi, come se fossi stata attaccata ad un… con chi avevi quell’impegno ieri?»
«Con uno del mio corso, perché?»
«E dimmi, Bella, il tuo collega è forse un vampiro?»
Il sangue mi si gela nelle vene. Non è stato un sogno, se avessi avuto ancora qualche dubbio, se il letto ghiacciato e il profumo sul mio corpo non fossero prove sufficienti, la domanda di Jacob ha eliminato qualsiasi perplessità.
«Io… credo sia venuto nella mia stanza questa notte.» Non ho bisogno di specificare di chi sto parlando.
Lo vedo tremare, stringe gli occhi e respira profondamente per calmarsi.
«Credo sia meglio che mi trasferisca da te.»
«Fino a ieri dicevi che non saresti venuto neanche sotto tortura.»
«Fino a ieri pensavo che non avresti permesso a quella lurida sanguisuga di entrare nella tua stanza, o nella tua vita.»
«Non intendo farlo, Jacob. Oggi metterò in chiaro le cose una volta per tutte.»
«Stai cercando di convincere me o te stessa.»
«Non lo so, Jacob», ammetto sinceramente.
«Possibile che tutto il male che ti ha fatto non sia stato sufficiente a farti desistere da questo amore malato? Quanto ancora devi sbatterci la faccia prima di capire che non potrete mai stare insieme? Non voglio che passi ancora le stesse pene di due anni fa, non voglio vederti distrutta a causa sua, Bella, non permetterglielo, ti prego.» Jacob è brutale nelle sue affermazioni, ma onesto e leale. Mi vuole bene e non riesce ad immaginarmi mentre attraverso lo stesso calvario che mi ha quasi portata alla morte tempo fa.
«Farò del mio meglio, te lo prometto. La verità, però, è che nemmeno per un attimo ho smesso di amarlo e averlo così vicino da una parte mi dilania il cuore riaprendo ferite che pensavo ormai chiuse, dall’altra mi porta inevitabilmente a sperare in un futuro diverso per me.»
«Quale futuro? Una vita fatta di sangue e privazioni eterne? Tu non sei come lui, se avesse voluto trasformarti l’avrebbe fatto tempo fa. Non ti vuole con sé. Mettitelo in testa.»
Le sue parole sono come stilettate che arrivano dritte al mio cuore, soprattutto perché so che ha ragione. Se mi avesse voluto con sé, adesso sarei una vampira, sarei immortale e sarei sua, per l’eternità. Invece sono qui, a studiare per un futuro che non mi interessa, in una scuola che lui ha scelto per me affinché potessi avere una vita diversa da quella che sognavo con lui, quasi a rimarcare per l’ennesima volta che non è con lui che passerò il resto della mia esistenza.
Lascio Jacob per dirigermi a lezione.
Sento dei passi avvicinarsi veloci, mi irrigidisco leggermente aspettando di sapere chi è tanto ansioso di venirmi vicino.
«Buongiorno, Isabella.» Vorrei sbuffare, ma reprimo il mio primo impulso a favore di una gelida cortesia.
«Buongiorno, Adam.»
«Hai già fatto colazione?» Oddio, mancava solo la gentilezza del giorno dopo. Meglio mettere subito in chiaro la situazione e scrollarmelo di torno in fretta.
«Sì, Adam, grazie per l’interessamento.»
«Mi chiedevo… ecco, se magari… si beh, se noi… vuoi mangiare con me a pranzo?»
Ti prego!
«Sei gentile, ma io mangio sempre da sola, non te ne sei accorto?»
«Sì, certo, ma ho pensato che magari, dopo ieri, noi avremmo potuto… si ecco, replicare?»
Vorrei tanto schiaffarmi una mano sulla faccia e cominciare ad insultarmi per aver invitato questo decerebrato a casa mia.
«Non credo che sia il caso. Fidati, hai già rischiato abbastanza per una vita sola.»
Mi viene quasi da ridere al pensiero che Edward, per come l’ho sentito ieri, avrebbe tranquillamente potuto staccargli la testa dal collo.
Mi guarda perplesso, ma decide, per mia fortuna, di non insistere. Si allontana mesto e silenzioso.
Passano pochi secondi prima che senta un altro saluto, decisamente più emozionante del primo.
«Buongiorno, Isabella. Hai già fatto colazione?» La sua voce è bassa e terribilmente seducente, e lui lo sa fin troppo bene.
«Dovrei ridere, Edward? Perché nel caso sappi che non sono molto in vena.»
«Sei solita fare così con tutti? Come una mantide religiosa, ti unisci a loro per poi nutrirtene appena dopo? Se hai bisogno posso darti una mano io.» Cerca di fare lo spiritoso, ma non riesce comunque a reprimere un piccolo ringhio di disappunto.
«Per lo meno io li sbatto fuori da casa mia subito dopo, non passo la notte con loro per scomparire prima che si sveglino, cosa che, a quanto pare, ti è congeniale. E comunque, grazie, ma sin ora me la sono sempre cavata da sola, non ho bisogno del cavaliere senza macchia a difesa della mia virtù, cosa che tra l’altro ho perso da un bel pezzo. »
Stringe le mani fino a farle sbiancare, ma evidentemente non è intenzionato a lasciarmi stare visto che continua indisturbato.
«Hai visto il tuo amico oggi?»
«Quale dei tanti?» Non so da dove mi venga questa forza, riesco a trattarlo con la stessa freddezza che riservo a tutti gli altri quando l’unica cosa che vorrei fare è attaccarmi a quelle labbra che amo più della mia vita. Peccato che quel maledetto organo che mi tiene in vita, riveli il mio vero stato d’animo, battendo come un forsennato e pompando sangue ad una velocità stordente. Non riuscirò mai ad ingannarlo fino in fondo.
«Mi riferivo al giovane Quileutes.»
«Ha un nome che mi pare tu conosca fin troppo bene, giusto?»
«Sì, infatti, ma non amo pronunciarlo.»
«È un problema tuo, comunque sì, ci siamo visti. C’è qualche problema in proposito?»
«No, assolutamente, ma questo spiega l’odore che hai addosso.»
«Ancora con questa storia? Io non credo di puzzare, va bene? Se tu e Jacob avete qualche problema col mio odore, potete tranquillamente starmi lontano. Non ho fatto la doccia questa mattina, ma l’ho fatto ieri notte, dopo…»
«Sì, lo so, non è il caso che me lo ricordi.» Reprimo un sorriso di soddisfazione.
«Non te l’ho chiesto io di stare fuori dalla mia finestra. Hai mai sentito parlare di privacy?»
«Sapevi che ero li fuori.» Non è una domanda e non intendo fingere con lui.
«Era difficile non sentirti, hai quasi fatto scappare il mio ospite.»
«Deve ritenersi fortunato ad avere ancora la testa sulle spalle.» Giusto quello che pensavo io poco fa.
«Non credo tu sia nella posizione di minacciare i miei amici. Hai perso questo privilegio nel momento in cui mi hai lasciata, e poi, sinceramente, non capisco tutto questo interessamento.»
«Bella, io ti amo, non smetterò di ripetertelo finché non mi crederai.»
«Fai pure, tanto non ti si secca la gola, vero?»
«Perché non vuoi credermi? Un tempo…» lo interrompo prima che continui a propinarmi le sue bugie.
«Un tempo ero stupida, ingenua e piena di fiducia verso una persona che non la meritava affatto. Un tempo amavo un uomo che giurava di ricambiare i miei sentimenti. Un tempo, Edward, avrei dato la vita per te, ma quello è un tempo che non esiste più. Ora, se vuoi scusarmi…»
«Ti accompagno.» Sollevo le spalle ostentando un’indifferenza che non mi appartiene.
«Fa’ come ti pare.»
Davanti all’aula di biologia mi volto per salutarlo e quasi gli vado addosso. Il suo profumo mi investe in pieno stordendomi, mentre il tocco delle sue mani sulle spalle, corse a fermare il mio corpo prima che si scontrasse col suo, mi fanno rabbrividire in modo incontrollato, e non certo per il freddo.
Mi schiarisco la gola maledicendo il mio cuore che continua a correre indisturbato vanificando, ai suoi occhi, i miei tentativi di apparire disinvolta.
«Grazie per la scorta. Come puoi verificare con la tua vista perfetta sono arrivata sana e salva. Adesso puoi anche andare.»
«In realtà non posso.»
«E questo cosa vorrebbe dire.»
«Che ho già saltato troppe lezioni, non posso perderne ancora.»
«Tu… tu frequenti questo corso?»
«Sì. Non lo sapevi? Io adoro la biologia, mi ha cambiato la vita», mi dice sorridendo apertamente.
Respira lentamente, Bella. Cosa vuoi che sia seguire un corso insieme? Ironia della sorte… biologia. Sorte un accidente!
Ovviamente col passare delle ore mi rendo conto che biologia non è l’unico corso che abbiamo in comune. Non mi lascia sola nemmeno per un momento e finge di allontanarsi quando chiamo Jacob al telefono.
«Credi che avrai presto un altro dei tuoi… appuntamenti?» Strano che abbia aspettato tutto questo tempo prima di chiedermelo.
«Non sono affari tuoi, Edward. Se può farti stare sereno, ti comunico che uso sempre una protezione valida per evitare malattia e gravidanze. Adesso cosa ne pensi di lasciarmi in pace? Come vedi vivo da sola senza mandare a fuoco la casa, non muoio di fame, ho ottimi voti, e so addirittura allacciarmi le scarpe senza schiantarmi sul pavimento. Puoi tornare ad occuparti delle tue distrazioni.»
«Bella, a proposito delle mie distrazioni…» lo blocco subito.
«Non mi interessa quante donne, umane o vampire, tu ti sia portato a letto, Edward.»
«È proprio di questo che volevo parlarti, io…»
«Hai perso le tue facoltà vampiresche per caso? Ti ho detto che non mi interessa.»
«Se solo mi ascoltassi…» ma di nuovo lo fermo.
«Non voglio ascoltarti, non voglio parlarti, non ti voglio intorno. L’unica cosa che voglio è che mi stia lontano. Credi di poterlo fare?»
«Temo di no. Non riesco a starti lontano, è più forte di me, Bella. Ci ho provato e sono finito a vagare per il Brasile da solo. Non posso vivere senza di te.»
Perché mi stai facendo questo?
«L’hai fatto per due anni. Mi sono abituata io, lo farai anche tu.»
Mi rendo conto solo in questo momento di essere davanti alla porta del mio appartamento.
«Buonanotte, Edward.»
Non lasciarmi…
«Buonanotte, Isabella.»
Rientro nel mio piccolo mondo privato spossata dalla giornata. È passato solo un miserabile giorno e sono a pezzi. Non riuscirò mai a fingere per tutto il tempo quando l’unica cosa che vorrei è cedere, credergli, amarlo e farmi amare… come un tempo.
Mi faccio la doccia eliminando anche l’ultima illusione di lui dal mio corpo. So bene che dopo tutta la giornata non ho più il suo odore addosso, ma la sensazione era viva e presente.
Avrei un gran bisogno di piangere, ma so per certo che non è lontano, non voglio che mi senta, che pensi che il suo ritorno mi abbia gettato nello sconforto. Devo riuscire a fargli credere che mi lascia del tutto indifferente, ma non riesco comunque a trattenere un’unica lacrima che scivola sul mio viso.
Infagottata nel mio pigiama azzurro, mi metto a letto sperando di addormentarmi prima possibile e per fortuna, forse per tutte le emozioni della giornata, il sonno arriva presto.
Apro gli occhi alle prime luci anche se non presto come al solito.
Allungo il mio corpo stiracchiando tutti i muscoli, finché il dorso della mia mano tocca la parte sinistra del letto trovandola fredda.
Un sorriso enorme si apre sul mio viso, non posso farne a meno. È stato qui con me, probabilmente per tutta la notte.
Mi sento affamata, ieri notte non ho mangiato niente, troppo stressata per ingerire alcunché.
Entro nella mia piccola cucina restando di stucco davanti a quello che trovo.
La tavola è apparecchiata, la mia scodella preferita, che ho portato da casa, accanto alla bottiglia del latte e la scatola dei cereali, un cucchiaio ordinatamente disposto sopra il tovagliolo e un immagine si forma velocemente nella mia mente.
“Vuoi che procacci qualcosa anche per te?”
“Mangia e basta, Bella.”
“… È buono quel che mangi? Sinceramente non mette molto appetito.”
“Be’, di certo non è un glizzly permaloso…”
Era così bello stare insieme in quel modo, senza nessuna preoccupazione al mondo.
Pensavo che niente avrebbe potuto separarci, credevo davvero che mi amasse, ma ero solo un passatempo.
Evito di indugiare oltre in questi pensieri, mangio e riordino velocemente, è inutile continuare a crogiolarsi in stupide romanticherie, non serve a niente.
Passo a salutare Jacob e subito dopo vado a seguire la mia prima lezione che, guarda caso, segue anche lui.
Sarà un semestre molto, molto più lungo del primo.

********
Finito anche questo. Capisco che Bella possa esservi apparsa cattiva se non addirittura crudele con Edward, ma ricordate che cerca solo di proteggersi dai suoi stessi sentimenti e dal dolore che ha provato dalla separazione dal suo unico amore.
Comunque manca solo un capitolo quindi spero che decidiate di continuare a seguirmi fino alla fine.
Con ogni probabilità posterò in mezzo alla settimana, ma se non riesco ci risentiamo sicuramente tra venerdì e domenica.
Ringrazio tutte voi che leggete e recensite, siete davvero tante, a presto.
Patrizia 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Siamo giunti all’ultimo capitolo e non potete avere un’idea di quanto mi dispiaccia.
Lo so, è una storia breve e senza troppe pretese, ma voi, col vostro entusiasmo e le vostre splendide parole, me l’avete fatta amare come non sarebbe mai successo altrimenti.
Vi ringrazio, mi rendo conto che non sia molto, ma non mi viene in mente un modo migliore per esprimervi la mia gratitudine.
Vi lascio alla lettura non prima di avervi fatto i miei più sinceri auguri di buon Natale e un felice anno nuovo.




BELLA

I giorni passano veloci, la primavera è ormai alle porte anche se le giornate sono sempre buie e piuttosto tetre.
Edward non si è mai allontanato da me, non si è fatto scoraggiare dal mio atteggiamento scostante.
La sera torno a casa, guardo un po’ di televisione, leggo, studio per lo più e quando vado a letto prendo sonno molto facilmente. Erano anni che non riposavo tanto bene e tanto a lungo. Sapere che lui è qui con me mi fa sentire felice, anche se so che per noi non ci sono possibilità, non posso fare a meno di gioire della sua presenza.
Ogni sera non vedo l’ora di addormentarmi perché so per certo che lui arriverà e passerà la notte con me, ormai la mia stanza è satura del suo profumo. La mattina trovo la tavola apparecchiata, spesso, accanto alla mia scodella, trovo una rosa bianca e ogni giorno mi chiedo perché si dia tanta pena per farmi credere di essere amata da lui.
Jacob è rimasto con me tutto il tempo che ha potuto, ma è dovuto tornare a casa e portare avanti i suoi compiti. Naturalmente mi ha ripetuto un migliaio di volte di non farmi abbindolare dai modi principeschi di Edward.
Fosse facile!
Mi tratta come una regina, è sempre dolce, galante, premuroso… amorevole.
Sarebbe così facile lasciarsi andare. Alcune volte, spesso ad essere sincera, immagino che tutto questo possa durare per sempre, ma, un attimo dopo, mi ricordo dello stato di prostrazione in cui sono caduta quando mi ha lasciata. Non posso permetterglielo ancora.
Sotto la doccia lascio che l’acqua calda e il bagnoschiuma coccolino il mio corpo perdendomi ancora una volta nei miei pensieri mentre le mani scivolano lente su di me.
Ho sognato talmente tante volte di sentire le sue mani accarezzarmi che mi sembra quasi reale ciò che provo. Continuo a domandarmi quanti corpi, caldi o freddi, abbiano avuto questo privilegio. L’ennesima lacrima lascia i miei occhi confondendosi con le piccole gocce che cadono dall’alto. Ho cercato in altri uomini ciò che lui mi ha sempre negato, trovandolo nella mia mente, ma ancora bramo una realtà che non avrò mai.
Mi avvolgo nell’accappatoio, tampono i capelli con un telo, li pettino lasciandoli umidi. So che domani saranno un disastro, ma non ho voglia di asciugarli.
“I tuoi capelli sembrano una balla di fieno… ma mi piacciono.”
Mi stendo sul letto così come sono, non ho la forza nemmeno per cambiarmi, e in poco tempo scivolo in un sonno tranquillo.
Mi giro su me stessa trovando al mio fianco un muro di ghiaccio sotto le mie mani. Conosco questo profumo, potrei individuarlo in mezzo ad altri mille, è il profumo dell’amore della mia vita.
Muovo lentamente le mie mani, i miei occhi sempre chiusi, non voglio aprirli e rendermi conto che si tratta del solito sogno. La sua camicia è morbida, ma non voglio accontentarmi, oltrepasso l’ostacolo creato dalla stoffa sentendo la sua pelle.
I suoi muscoli si tendono sotto i miei polpastrelli, potrebbe evitare di respirare eppure lo sento ansimare.
Mi addosso completamente al suo corpo, avvicino le mie labbra al suo collo inebriandomi col suo profumo. Lascio tanto piccoli baci sulla sua pelle delicata, è ghiacciato, ma riesce comunque a rabbrividire. Mi sento potente come mai in vita mia. Lascio una scia umida andando su e giù fino all’orecchio mentre uno dopo l’altro faccio uscire i piccoli bottoncini della camicia dalle asole.
Non respingermi, ti prego non farlo.
Salgo a cavalcioni sulle sue gambe, apro finalmente gli occhi perdendomi nel suo sguardo e finalmente mi impossesso delle sue labbra. Non abbiamo ancora pronunciato nemmeno una parola, ma so che entro poco mi allontanerà da se come ha sempre fatto.
Ondeggio leggermente su di lui sentendo che, evidentemente, i miei movimenti non l’hanno lasciato del tutto indifferente. Le sue mani corrono ai miei fianchi, affondando nella mia carne fino a farmi male. Reprimo un gemito di dolore, se si rendesse conto che mi sta facendo male, si allontanerebbe subito da me, e non è certo quello che voglio.
Le mie labbra si muovono sulle sue, è meraviglioso risentirne la morbida consistenza. Mordo delicatamente la parte inferiore, un gemito proviene dalla sua gola, lascio vagare la lingua su quei petali di sensualità, non mi ferma, non mi fermo. Per la prima volta sento la sua lingua unirsi alla mia in una danza antica come il mondo. Ha smesso di respirare, è rigido, ogni muscolo in tensione, probabilmente nello sforzo di non farmi male, ma non mi allontana e io sto per morire dalla felicità.
Mi sistemo meglio su di lui e, nel movimento, l’accappatoio si apre leggermente mostrando la spalla e parte del mio seno pallido.
«Dio, Bella…» I suoi occhi sono scuri, hanno perso il loro colore caldo. Dopo tanto tempo rivedo gli occhi che mi hanno terrorizzato tanto tempo fa, la prima volta che siamo stati l’uno accanto all’altra, nella stessa aula.
Se mi allontanasse in questo momento ne morirei, subirei per l’ennesima volta l’umiliazione di non essere voluta dall’unico essere che desidero al mondo.
Devo prepararmi mentalmente a questa eventualità, non posso permettergli di sopraffarmi ancora. Nonostante tutti i miei dubbi, continua a restare dove si trova senza scansarmi.
La sua camicia sparisce in qualche angolo della mia stanza, i bottoni dei suoi pantaloni sono aperti, le mie mani vagano incessanti sul suo corpo perfetto.
Non mi ricordo quando sono arrivata all’altezza del suo cavallo né quando la cintura del mio accappatoio è stata aperta, mettendo in mostra tutto il mio corpo.
Con un ringhio inverte le nostre posizioni, adesso è lui a stare sopra di me, sono le sue mani a vagare lente su di me, le sue labbra a tracciare un percorso ghiacciato e allo stesso tempo infuocato sul mio corpo.
Sto perdendo la ragione, devo restare lucida o uscirò da questa esperienza devastata.
Mi priva dell’ultima, effimera, barriera di tessuto mentre febbrilmente cerco di abbassargli i pantaloni e i boxer in un unico gesto e, per assurdo, mi agevola nei movimenti. Evidentemente non è più lo stesso di una volta, non mi avrebbe mai permesso di arrivare a questo punto. Come un lampo, immagini di lui insieme ad altre donne mi invadono la mente, non posso sopportarlo. Sapere che il suo essere tanto disinibito è dovuto alle sue distrazioni mi dilania, ma mi permette anche di tornare coi piedi per terra, per quanto sia possibile restare razionale quando tutti i tuoi desideri stanno per realizzarsi.
Allargo le gambe nel più implicito degli inviti che lui accetta con una certa difficoltà. È come se non riuscisse a capacitarsi di quello che sta facendo.
La sua eccitazione preme sulla mia intimità, struscia bagnandosi di me, sto boccheggiando. Non riesco a spostare il mio sguardo dal suo viso, leggo eccitazione, ma anche un grande tormento.
«Bella, io non…» irrigidisce maggiormente le braccia, sta per allontanarsi.
«Non farlo, non fermarti adesso. Ti prego…»
«Io… non ce la faccio. Il tuo odore è troppo forte, ho paura di farti del male.»
Gli accarezzo il volto dolcemente.
«Provaci.»
Prende un grande respiro, peraltro del tutto inutile, prima di riposizionarsi tra le mie gambe. Sta per forzare il mio ingresso quando mi rendo conto di un particolare.
«Edward, il preservativo.» Non so dove riesco a trovare la mia parte razionale, forse è solo il bisogno assoluto che sento di restare coi piedi per terra.
«Bella, sono un vampiro, io…» Come se potessi dimenticarlo!
«So bene cosa sei, Edward, ma tra noi l’unico ad essere immortale sei tu. Io, al contrario di te, posso prendermi qualsiasi tipo di malattia e visto che non ho idea di quale genere siano state le tue distrazioni, preferirei usare una protezione.» Credo sia l’idea di lui con altre donne a darmi la forza per aggredirlo in questo modo, in realtà non mi importerebbe minimamente di morire se fosse per mano sua.
Sospira appena allontanandosi da me.
«Perdonami, Bella, ho sbagliato a venire qui, ho sbagliato a lasciarmi andare in questo modo sapendo di non poter arrivare fino in fondo.»
Si siede al limite del letto, bellissimo nella sua perfetta nudità, passandosi le mani tra i capelli; quegli splendidi fili ramati che ho fatto passare tra le mie dita non più di qualche minuto fa.
Solleva lo sguardo incrociandolo col mio. Non avrei mai voluto mostrarmi tanto debole ai suoi occhi, ma dopo poco, le lacrime cominciano a scorrere lente senza che possa fare niente per fermarle.
«Perché con me non puoi? Cosa hanno le altre che io non ho? Perché non posso essere come tutte le altre distrazioni che hai avuto?»
Per la prima volta da quando lo conosco, gli vedo fare uno scatto di stizza o vera e propria ira.
«Smettila di ripetere quella parola, non la sopporto.»
Lo shock iniziale, comunque, viene immediatamente sostituito dal dolore che da troppo tempo mi porto dentro.
«Sono io che non la sopporto, Edward. Non sopporto di averti perduto per sempre, non sopporto di immaginarti assieme ad altre donne, non sopporto di essermi illusa di contare qualcosa per te né che tu sia tornato per continuare a trattarmi come un uccellino ferito. Sono una donna, Edward, come le altre. L’unica differenza è che ti amo più della mia stessa vita, ma sarei disposta a farmi calpestare ancora da te pur di avere almeno un miserabile ricordo da portare nel cuore per il resto della mia esistenza.»
In un battito di ciglia è di nuovo accanto a me, sopra di me, incurante della nudità di entrambi.
«L’unica volta che ti ho ingannata è stato in quel maledetto bosco, ogni parola che ho pronunciato è stata una menzogna. Ero convinto che avrei dovuto calmare le tue urla, che avrei impiegato ore a convincerti di non essere più innamorato di te, pensavo di andarmene lasciandoti in lacrime, ma ti è bastata un’unica bugia per cancellare tutte le volte in cui ti ho dichiarato il mio amore.»
«Non posso… non posso crederti. Mi ucciderai ancora, e questa volta non avrò la forza per andare avanti.»
La mia voce è spezzata, le lacrime a bagnarmi il viso senza pietà.
«Quanto tempo impiegherai prima di capire che non sono quello che cerchi, che hai bisogno di nuovi stimoli?»
«Bella, non c’è mai stata nessuna, ne umana né vampira. Nessuna avrebbe potuto prendere il tuo posto nella mia vita o nel mio cuore. L’unica distrazione che ho avuto in tutto questo tempo è stata la ricerca di Victoria che, mentre io perdevo tempo in Brasile, è tornata da te per ucciderti.»
«Edward, le cose non sono cambiate, io sono sempre umana e tu avrai sempre paura di farmi del male, di perdere il controllo, di non essere in grado di proteggermi. Io voglio solo amarti, non chiedo altro.»
Mi stringe a se, pelle a pelle. Il mio cuore in un tumulto furioso, il suo silenzioso, ma tanto prezioso per me.
«Non ti lascerò mai più, Bella, non ne avrei la forza. Credimi, sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa per stare con te.»
«Sei pronto, Edward? Allora… trasformami, qui, adesso.»
Avvicino il collo alla sua bocca, strofino la mia pelle sulle sua labbra chiuse. Un ringhio erompe dal suo petto. Il cuore mi sta scoppiando nel petto, potrebbe perdere definitivamente il controllo e succhiare dal mio corpo tutta la mia linfa vitale, ma non riesco ad avere paura.
Apre le labbra, lascia scorrere la lingua sulla vena pulsante del mio collo, infiammandomi, eccitandomi in un modo sconosciuto.
Si allontana appoggiando il viso sul mio petto.
«Non posso, Bella. Non sono abbastanza forte, ti ucciderei.»
È il mio turno, ma dal mio petto arriva un singhiozzo che mi squassa l’anima.
«Allora vai via, vattene o mi ucciderai lo stesso. Ti prego.»
«No! Non capisci che la mia vita non ha senso senza di te? Non mi importa più di essere egoista, di condannarti ad una non vita eterna. Io ti voglio con me, Bella, per sempre. Chiederò a Carlisle di trasformarti, ma non posso essere io a toglierti la vita.»
Eccole, le parole che ho sempre aspettato, le parole che cambieranno in mio destino.
Mi getto sulle sue labbra, famelica, non permetterò che si tiri indietro, non più.
Voglio sentirlo mio, voglio sentirmi parte di lui. Bacio le sue labbra, il suo collo morbido, scendo sul petto ghiacciato, il mio corpo sta prendendo fuoco.
Mi fa stendere restituendomi ogni bacio, ogni carezza. Mi sfiora con devozione fino ad arrivare alla mia intimità. Non ho mai permesso a nessuno di toccarmi in questo modo, né io ho mai spinto le mie mani ad esplorare i corpi che ho conosciuto.
Si allontana solo per un momento da me fissando il suo sguardo nel mio.
«Fermami se ti faccio male, se perdo il controllo fammi sentire la tua voce, è l’unico modo che ho per tornare indietro.»
«Te lo prometto. Ti amo, Edward, non mi farai del male.»
Accarezzo il suo viso delicatamente, vorrei che potesse sentire la mia emozione.
Quando finalmente lo sento entrare in me mi sembra di impazzire.
«Solo tu, sei sempre stato solo tu.»
Sto delirando, non ho mai provato un’emozione simile, Edward sembra perso in un mondo parallelo mentre non smette un solo istante di ripetere quanto mi ama.
Quando il piacere sovrasta la sua volontà, i suoi denti affondano nel mio collo. Il dolore non placa il mio piacere, lo amplifica portandomi all’orgasmo. Sta per ritrarsi, lo sguardo sconvolto, ma lo abbraccio forte pregandolo di restare. Forse troppo preso da noi mi dà ascolto lasciandosi andare dentro di me.
Si scosta leggermente mettendosi al mio fianco. Tiene gli occhi chiusi, un braccio a nascondergli il viso.
Allungo la mano lasciandola cadere poco dopo. So che percepisce ogni mio più piccolo movimento o respiro eppure non muove un solo muscolo. Resta fermo come una statua e io sto per mettermi ad urlare.
«Edward…»
Ancora silenzio e nessun movimento.
«Edward, ti prego di qualcosa.»
«Ho bevuto il tuo sangue», sussurra solamente.
«Sì, ma non è stato…»
«Ho bevuto il tuo sangue, Bella.»
Basta sono stufa di tutto questo, sta rovinando il momento più bello della mia vita.
«È vero, hai bevuto il mio sangue, ma hai trattenuto il veleno o a quest'ora mi starei contorcendo dai dolori. Non mi hai fatto male, anzi, è stato bellissimo.»
Mi fulmina con uno sguardo che potrebbe incenerirmi.
«Dovrei essere orgoglioso di me, quindi?»
«Beh, se questo è il risultato, ti permetto di rifarlo tutte le volte che vuoi, almeno finché avrò sangue a circolarmi nelle vene.» La butto lì per farlo ridere, ma non mi sembra proprio in vena.
Gli vado vicino, stringendomi a lui.
«È stato bellissimo, Edward. È piaciuto anche a te?»
Solleva il mio viso con due dita portando i miei occhi alla stessa altezza dei suoi.
«È stato… non trovo le parole adatte per descriverlo. Forse potrei sintetizzarlo con l’esperienza più elettrizzante, felice e appagante della mia esistenza.»
«Più che mangiare un puma?» Scoppia a ridere, finalmente.
«Molto di più, amore, molto di più.»
«Allora cosa ne dici di ripetere questa esperienza elettrizzante?» gli chiedo enfatizzando sull’ultima parola.
Si sistema sopra di me riempiendo di baci il mio viso, il collo, tutta la mia pelle.
«Sei sicura di non essere stanca?»
«Non sarò mai stanca di te.»
Ci amiamo ancora, ma ad un certo punto della notte, avvolta in una coperta pesante per non congelare addossata al suo corpo, sono costretta a cedere al sonno. Poco prima di addormentarmi però, trovo la forza per dire un’ultima cosa.
«Edward, mi dispiace di… ecco di non… averti aspettato.»
Posa un bacio delicato sulla mia fronte.
«Sei mia adesso, conta solo questo.»
Mi accoccolo ancora meglio su di lui, ma una frase blocca ancora il mio sonno.
«Adesso sei mia, ma non permetterò che tu viva ancora nel peccato, quindi, al più presto sarai mia moglie.»
So che dovrei inorridire al solo pensiero, ma forse per il sonno, forse per i sensi annebbiati dal sesso, l’unica cosa che rispondo è: «e subito dopo diventerò la tua vampira.»

******

Ed eccoci, spero che il finale vi sia piaciuto.
Non ci sarà un epilogo perché sarebbe inutile. Per me la saga è perfetta, non cambierei nemmeno una virgola quindi finirei per scrivere un doppione dove Bella rimane incinta, nasce una bellissima bambina immortale, Jacob trova il suo posto nel mondo e vissero tutti felici e contenti, quindi… chiudo così e se vi va di crearvi un finale alternativo sono lieta di avervi fornito uno spunto.
Vorrei ringraziare ognuno di voi per avermi accompagnato in questo breve viaggio. Per è sempre stupendo rendermi conto di contare qualcosa per voi, spero di trovarvi ancora se dovessi scrivere altre storie.
Nel frattempo, se vi va e non l’avete ancora fatto, potete passare nella mia pagina e dare un’occhiata alle mie altre storie.
- Donna in incognito – in corso
- Crescere per amore conclusa
- Era scritto che ti amassi conclusa
E le mie OS:
- Scatti d’amore
- Il mio sogno sei tu
- Quell’attimo che ti cambia
- Un incontro inaspettato
- Rapunzel 2012
- Il dono di Elizabeth
- Il vincolo – storia particolare, ma se le date una possibilità, andando oltre il primo pezzo, potrebbe piacervi
- Una giornata di sole.
Alla prossima, vi abbraccio.
Patrizia

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