Bella's revenge di perrypotter (/viewuser.php?uid=112938)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Ciao a tutti, non sono
solita scrivere sulla saga, solitamente mi cimento su altri contesti
utilizzando i nostri beniamini. Questa volta, invece, ho voluto provare
a partecipare ad un contest coi personaggi nel loro mondo. Spero di non
aver fatto un disastro.
Come sempre sono molto
nervosa, spero possa piacervi anche questa storia che sarà
molto breve.
Per evitare di mettere asterischi a tutto andare vi anticipo che ci
saranno frasi prese dai libri o dai film. Saranno evidenti per
notorietà e perchè saranno sempre in corsivo.
Vi lascio alla lettura.
BELLA
Guardo il soffitto
senza realmente vedere niente.
La mia mente
è lontana, vedo altri colori, altri luoghi, altre persone.
Volto lo sguardo alla
mia destra e lo vedo addormentato beatamente.
È bello,
molto. Li cerco sempre belli, il più possibile. Cerco in
loro la perfezione che hai tu,
ma ovviamente non la trovo, non potrò trovarla mai
più perché tu sei andato via, non sei mai tornato
da me e, come sempre, un moto di rabbia mi investe.
Lo smuovo malamente
facendolo quasi sobbalzare.
«Ehi, non ce
l’hai un letto nel tuo alloggio?»
Solleva leggermente la
testa per guardarmi.
«Ciao
piccola.»
«Non
chiamarmi piccola. Il mio nome è Isabella. Allora,
ce l’hai un letto?»
«Certo che
ho un letto, che domande fai?»
«Allora,
levati dalle palle. Voglio dormire.»
«Mi stai
sbattendo fuori?»
«A te cosa
sembra?»
«Pensavo di
poter passare la notte qui con te. Potremmo stare stretti stretti e,
magari, domani mattina, potremmo fare il bis.»
Ammicca in un modo
veramente idiota.
Sarai anche bello,
tesoro, ma sei più stupido di un asino.
«Hai avuto
un pensiero davvero carino, ma mi piace dormire sola.»
Cerco di fare una
faccia rammaricata, ma mi viene quasi da ridere a vedere la sua, delusa.
«Mi hai
abbordato in un pub per poi cacciarmi subito dopo aver finito di fare
sesso?»
«Cosa ti
aspettavi, un anello di fidanzamento?»
«No, ma
almeno un po’ di coccole potresti concedermele.»
Oh Signore, ma questo
che ha in testa, i pinoli?
«Oh, avanti
piccola, fa freddo fuori, lasciami dormire qui.»
«Ti ho detto
di non chiamarmi piccola. E adesso fuori da casa mia.»
Solo Jacob mi chiama
piccola, solo da lui posso accettarlo.
Lo vedo rivestirsi e
sbuffare in modo quasi comico.
Mi alzo anche io e,
incurante della mia nudità, mi dirigo verso il bagno.
«Chiudi bene
la porta quando esci. Buona notte.»
«Beh, buona
notte anche a te.» È seccato, non ci sono dubbi.
Mi chiudo la porta
alle spalle, apro l’acqua e ascolto i rumori fuori mentre
aspetto che la temperatura sia giusta.
Sento la porta
sbattere e a quel punto posso rilassarmi sotto il getto
dell’acqua calda.
Come sono arrivata a
questo? Come sono finita ad abbordare ragazzi nei locali per portarmeli
a letto?
Un tempo non ero
così. Un tempo ero una stupida ragazzina che sognava il
principe azzurro e per un breve, meraviglioso periodo, ho creduto di
averlo trovato. All’improvviso però, con un soffio
di vento, il principe è scomparso, alla ricerca di nuove ed
eccitanti avventure.
Sembra passato
così tanto tempo… vorrei che fosse
così. Vorrei che fossero passati ben più di due
anni. Vorrei non sentire questo dolore insopportabile che mi porto
dentro ogni giorno.
In parte ci sono
riuscita. C’è un momento in cui riesco a non
pensare, un momento in cui la rabbia e il dolore mi abbandonano, il
momento in cui riesco a vederlo ancora e sentirlo mio ancora una volta.
Ricordo come fosse
ieri la prima volta che ho provato questa sensazione.
Erano passati poco
più di sei mesi da quando mi aveva abbandonata, Jacob mi era
sempre stato accanto, diceva di amarmi e io avevo talmente tanto
bisogno di sentirmi amata. Decisi di provarci, speravo di riuscire a
sentirmi nuovamente viva.
Avevo passato un
periodo terribile, ogni volta che qualcosa mi ricordava lui, mi
accasciavo, stringendomi su me stessa. Non potevo permettermi di
pronunciare il suo nome, sentivo la sua voce nella mia testa, credevo
di impazzire e forse sarebbe successo se non fosse stato per il mio
amico.
Tentò in
tutti i modi di rimettere insieme i cocci della mai vita,
finché non dovette abbandonarmi anche lui, quando
scoprì di essere diventato un licantropo. Quando, con un
complicato quanto incomprensibile discorso, cercò di farmi
arrivare da sola alla soluzione dell’enigma rimasi perplessa.
Impiegai meno di una notte ad arrivare alla soluzione. Ricordai la
passeggiata sulla spiaggia, l’irrigidimento di Edward quando
gli parlai della leggenda che mi aveva raccontato Jacob e, di colpo, la
verità mi cadde addosso.
La mattina dopo andai
a casa sua e scoppiai a ridergli in faccia.
«Fammi
capire bene», gli avevo detto «ti sei trasformato
in un lupo?»
Lui deviò
il mio sguardo per un po’, ma dopo poco sollevò
gli occhi e si unì a me nelle risate.
«Sei un
casino, Bella. Ti liberi di una sanguisuga e ti leghi ad un
lupo.»
Continuai a ridere in
modo quasi isterico.
«È
surreale. Allora tu sapevi dei Cullen. Perché non mi hai mai
detto niente?»
«No, Bella,
io non sapevo cosa fossero prima di subire la trasformazione. La
domanda più importante dovrebbe essere: perché tu
ti sei trovata in mezzo a loro?»
Con quel riferimento,
mi ritrovai di nuovo dentro quella grande casa bianca, circondata dalle
persone che amavo e che giuravano di amarmi a loro volta. Che ingenua!
Mi imposi di non
pensarci tornando alla realtà e deviando la risposta.
«Dai
racconta, scodinzoli?»
«Ma che
dici? Non sono un cane, sono un essere superiore, nato per distruggere
quelle schifose creature senza morale.»
«Loro…
loro non sono senza morale. Lottano ogni giorno per non
cedere alla loro natura. Non fanno del male a nessuno.»
«Ne hanno
fatto a te.»
«È
vero, ma non si può costringere nessuno ad amare. Ho sempre
saputo di non essere abbastanza per lui.»
«È
qui che ti sbagli, Bella, tu meriti tutto ciò che la vita ti
può offrire e molto di più.»
Gli diedi un leggero
pugno sul braccio, senza fortunatamente farmi male. Feci per dargliene
un altro, ma lui mi fermò la mano avvicinandomi al suo corpo.
In poco tempo ci
trovammo avvinghiati sul letto. Era così strano baciare
Jacob, così diverso. Tutto quel calore, tutta quella
passione, la stessa che avrei voluto condividere con Edward. Ricordo
bene che mi venne una gran voglia di piangere.
Non so nemmeno come ci
siamo trovati a baciarci prima e sul suo letto dopo, nudi. Ricordo di
aver pensato che mi aspettavo più dolore di quello che
sentii quando entrò in me. Ho impresse nella mente le sue
parole sussurrate, la dolcezza, la frenesia dopo il primo momento, lo
sconcerto di entrambi per una prima volta che non era stata
preventivata né immaginata, almeno da parte mia. Soprattutto
ricordo le lacrime, quel dolore forte all’altezza del petto,
quella mancanza e quel vuoto immenso che continuavo a provare. Non era
così che doveva andare, non era così che avevo
immaginato la mia vita. Non era col mio più caro amico che
avrei dovuto e voluto fare l’amore per la prima volta e per
tutte quelle a seguire, ma lui era andato via, lui non mi voleva, era
andato a cercare nuove distrazioni e io non rientravo più
nei suoi interessi. Il problema maggiore era che invece, lui, era
ancora tutto il mio mondo. Chiusi gli occhi e la sua voce mi avvolse.
“Tu non sai
quanto ti ho aspettata”.
“ E
così il leone si innamorò
dell’agnello”.
“ Sei tutta
la mia vita adesso”.
Vidi lui, le sue mani
delicate, i suoi occhi tormentati, il suo sorriso storto, il suo corpo
stupendo e mi lasciai andare. Jacob chiamava il mio nome, io ripetevo
nella mia mente il Suo, come una nenia continua e incessante. Sapevo di
dovermi sentire in colpa, ero cosciente del fatto che non fosse per
niente corretto ciò che stavo facendo, ma non riuscivo a
fare diversamente. Pur avendo fatto l’amore con un uomo a cui
non stavo minimamente pensando, raggiunsi l’orgasmo, forte e
inaspettato.
È stato in
quel preciso momento che ho capito cosa avrei dovuto fare per poter
smettere di essere morta per pochi, brevi momenti.
Jake mi tenne stretta
a se, cullò il mio corpo stanco, asciugò le mie
lacrime, quietò i singhiozzi che squassavano il mio corpo.
Addirittura si scusò! Scusarsi per cosa? Per aver fatto
sesso con una persona più che consenziente, che
l’aveva usato per provare emozioni che avrebbe voluto
condividere con un altro?
È stato
semplice capire che non avrei potuto continuare, non con Jacob
sicuramente. Tenevo troppo a lui per fargli del male.
Per fortuna, dopo poco
tempo, anche lui ha capito che ciò che ci lega non
è mai stato vero amore. Non ha sofferto e non soffre per me,
tranne quando mi vede persa nel passato o resta con me a dormire e mi
racconta di aver trascorso la notte ad ascoltarmi piangere e pregarlo
di tornare.
Inutile dire che odia
Edward con tutto il suo essere. Se potesse, lo ucciderebbe a mani nude
o, meglio, ad artigli liberi. Non parliamo mai di lui, non è
necessario, lui conosce la mia sofferenza e non accetta che continui a
stare male a causa di un vampiro.
Dopo la prima volta ce
ne sono state altre, tutte molto soddisfacenti per entrambi, peccato
che io continuavo a vedermi insieme all’unico uomo che abbia
mai amato.
Col tempo ho
cominciato a diversificare i miei compagni di letto. Sono caduta in una
specie di spirale dalla quale non riesco ad uscire.
Ho bisogno di vederlo,
per lo meno nella mia testa.
Ho scoperto che il
sesso è molto più evocativo delle scariche
prodotte dall’adrenalina. Nessuna moto, per quanto veloce,
produce le stesse sensazioni. Nessun salto nel vuoto mi fa sentire la
sua presenza come quando chiudo gli occhi e immagino di fare
l’amore con lui.
Voglio godere di lui,
delle sue carezze, dei suoi baci appassionati. Tutto ciò che
non mi ha mai concesso, lo cerco e lo trovo nella mia testa sfruttando
il corpo di altri che per me non significano niente.
Ed ora eccomi qui, a
distanza di due anni, ad adescare i ragazzi nei locali per portarmeli
in stanza, farci sesso e sbatterli fuori subito dopo.
Chissà cosa
penseresti di me se sapessi queste cose. Ti importerebbe? Che sciocca,
se ti importasse saresti già tornato da me. È
impossibile che tu non sappia, Alice avrà sicuramente visto
tutto e se non ti sei presentato è chiaro, come lo stesso
sole che fa brillare la tua pelle, che non ti importa più
niente di me.
Era vero, era tutto
vero quello che mi hai detto quel giorno nel bosco.
Non so dopo quanto
sono uscita dalla doccia, quando mi sono avvolta
nell’accappatoio, ma in questo momento mi trovo raggomitolata
su me stessa sul mio letto.
Lascio che il mio
sguardo vaghi per la stanza e ancora mi chiedo come sia possibile che
mi trovi qua. La Dartmouth University, nemmeno nei miei sogni
più rosei avrei potuto permettermi questo college, nemmeno
coi risparmi di tutta la vita di entrambi i miei genitori avrei potuto
sperare di poterla pagare e invece, una mattina, come una manna piovuta
dal cielo, è arrivata una lettera di convocazione che mi
annunciava di aver vinto una borsa di studio a copertura di tutte le
spese universitarie. Come se non bastasse, mi avevano anche assegnato
un alloggio o per meglio dire un appartamento a due passi dal campus.
Io non sapevo nemmeno che esistessero borse di studio del genere. Ero
convinta che fosse necessario fare domanda per ottenerle, ma quando ho
chiesto spiegazioni, mi hanno risposto che molte facoltà
prendono i nominativi direttamente dai licei, valutano i rendimenti e
assegnano un numero molto limitato di opportunità ed essendo
il mio il punteggio più alto della scuola, sono stata
selezionata. Si sono complimentati con me per il mio rendimento
scolastico augurandosi gli stessi risultati anche una volta giunta al
loro prestigioso college. Certo che il mio era il risultato migliore
della scuola, dopo essere stata lasciata dall’unica persona
che potesse significare qualcosa per me, mi era rimasto solo lo studio.
Tentavo di incanalare la mia attenzione in qualcosa che impegnasse la
mia mente, studiando fino allo sfinimento e avendo comunque il tempo di
rimpiangere la vita che desideravo e che non avrei mai avuto.
Più o meno
lo stesso che faccio adesso: studio come un’ossessa, ho la
media altissima e in appena sei mesi ho già dato
più esami di tutti gli altri studenti. Dopotutto
è il mio unico impegno per poter continuare a frequentare
questa università e usufruire dell’appartamento.
Se dovessi sgarrare mi toglierebbero tutto e io mi troverei a tornare a
casa con la coda tra le gambe e un sacco di tempo libero per
deprimermi. Non darei mai un dispiacere simile ai miei genitori, non lo
meritano, non dopo averli visti disperarsi per la mia
depressione. E poi lontano da casa posso dare sfogo al mio passatempo
preferito, nonché unico. A Forks dovevo tenere un profilo
basso, non volevo mettere Charlie in una situazione imbarazzante
facendomi additare come “quella che si fa tutti”.
Qui invece, non sono nessuno e le persone non fanno caso al mio
comportamento. Qui posso fare ciò che voglio e lo faccio
senza nessun ripensamento.
Ovviamente ho bruciato
tutti quegli stupidissimi romanzi che ho letto fino alla nausea.
Tutte idiozie, una
serie infinita di cretinate.
Avevo vissuto, senza
nemmeno rendermene conto, aspettando di essere investita da un amore
talmente devastante da restarne folgorata, un sentimento talmente grande da
annullare tutto il resto ed è così che sono
finita quando mi ha lasciata: una totale nullità, un guscio
vuoto che non aveva la voglia né la forza di opporsi agli
eventi.
Una sola frase era
stata sufficiente a polverizzare le mie certezze, a mettere in
discussione tutto il mio futuro. Un attimo prima ero la ragazza
più felice del mondo con la prospettiva di diventare una
vampira che avrebbe avuto l’amore per
l’eternità e quello dopo ero sola in
un bosco.
“Bella, non
voglio che tu venga con me.”
E con la sua voce
nella testa, cado finalmente nel mio solito sonno agitato e poco
ristoratore.
*******
Bene, come avete
potuto leggere, Bella ha trovato un modo alquanto bizzarro per
rievocare nella sua mente il suo amato Edward.
Ringrazio chiunque sia
arrivato sin qui e chi vorrà seguirmi nei prossimi capitoli.
I banner sono stati
creati da Luna Ginny Jackson e dalla mia carissima Rossella.
A presto.
Patrizia
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Buona domenica a
tutti. Vorrei ringraziarvi per la meravigliosa accoglienza che avete
dato alla mia nuova storia. Nonostante ormai si vada di corsa per ogni
cosa trovate sempre il tempo e la voglia di farmi conoscere il vostro
parere regalandomi una grande gioia e soddisfazione.
Come vi ho
già detto la storia è già scritta
quindi, se riesco a sistemare i capitoli, li posterò non
necessariamente a scadenza settimanale.
Ringrazio la
dolcissima IsaMarie
che per l’ennesima volta ha ospitato la mia nuova storia
nella sua, grazie tesoro.
Prima di lasciarvi
all’incontro tra i due protagonisti vi ricordo
l’altra mia storia in corso Donna
in incognito e se vi va di leggere altre storie concluse le
potete trovare nella mia pagina.
BELLA
La sveglia suona
puntuale come ogni mattina. Non so perché mi ostino a
puntarla visto che l’alba mi trova già sveglia
tutte le mattine. Credo sia per tenermi ancorata ad una parvenza di
normalità.
Come sempre fisso il
soffitto, come sempre immagino di non essere sola nella mia stanza,
come sempre immagino di voltarmi leggermente e trovare i suoi occhi
d’ambra a guardarmi adoranti, come tutte le mattine sento il
cuore stretto in una morsa dolorosa, come sempre sento le lacrime
bagnare il mio viso, le scaccio nervosamente… come sempre.
Inizio la giornata con
una doccia bollente, non riesco a farne a meno. È come se
scacciasse dal mio corpo tutta la tensione accumulata nelle ore
notturne, quelle che dovrebbero ricaricarmi e che al contrario mi
distruggono fisicamente e mentalmente.
Le lezioni mi
assorbono parecchio anche se una parte della mia mente è
sempre impegnata nel compatire me stessa. Devo smetterla assolutamente,
mi sto consumando lentamente. Di questo passo finirò per
impazzire.
Pur essendo a due
passi, non torno mai al mio alloggio durante la pausa pranzo. Preferisco
mangiare un panino seduta su una panchina che trovarmi chiusa in casa
da sola. Resto sola comunque, ma almeno respiro l’aria gelida
che mi intorpidisce anche il cervello.
Mi alzo dalla mia
scomoda postazione per rientrare in aula, ma mi blocco dopo pochi
secondi.
«Bella.»
Involontariamente un
sorriso si dipinge sul mio volto.
Chiudo gli occhi per
assaporare meglio le meravigliose sensazioni che provo a risentire la
sua voce.
Ben tornate, care
vocine.
Era da tanto che non
sentivo più la sua voce nella mia testa. Certo che questa
volta è davvero molto realistica la mia illusione. Non
l’avevo mai sentita tanto chiara e somigliate, nemmeno nei
miei momenti migliori.
«Bella.»
No, forse non
è una mia fantasia. Cosa dovrei fare? Dovrei girarmi?
Affrontarlo? Come posso credere che alle mie spalle ci sia davvero lui?
Molto lentamente mi
volto e ciò che trovo mi lascia totalmente sconvolta.
Non posso crederci,
non è una mia illusione, non è una mia fantasia
mentale.
Lui è qui.
Il dolore, la rabbia,
il tormento che ho provato. Tutto ciò che ho provato negli
ultimi due anni, mi piomba addosso con una forza sconosciuta.
Finalmente posso
scaricare tutta la frustrazione che ho accumulato e posso farlo con lui.
Ormai mi ero
rassegnata all’idea che non sarebbe mai tornato, che non lo
avrei più rivisto.
Ero convinta che avrei
dovuto portare tutto questo dentro di me per sempre.
Lo guardo negli occhi.
Dio, quanto mi sono mancati!
Mi prendo tutto il
tempo che mi occorre per guardarlo, scandaglio ogni particolare del suo
viso. I suoi occhi così profondi e perennemente tormentati,
il suo naso perfetto, la fronte alta, i capelli setosi, dove ho passato
le mie mani tante volte.
Il mio sguardo vaga
lentamente sui tratti del suo volto. Per ultime lascio le labbra,
quelle labbra che ho baciato tante volte, sempre superficialmente,
senza mai approfondire.
Ho sempre pensato che
fosse perché temeva di lasciarsi andare e rischiare di farmi
del male. La realtà mi si è rivelata molto
differente, la sola ragione per cui mi teneva lontana è che
non mi ha mai desiderata, non ha mai provato ciò che provavo
io.
Sono sempre stata la
piccola, fragile umana, bisognosa di protezione e cure. Sono sempre
stata alla stregua di un cucciolo indifeso, ho solo scatenato la sua
voglia di rivalsa sulla sua natura spietata.
Avrei dovuto sapere
che non sarei mai stata all’altezza di questo meraviglioso
vampiro. Ma adesso non sono più quella di un tempo, non ho
più bisogno di protezione e, soprattutto, non sono
più la dolce e fragile Bella.
Adesso sono Isabella
Swan, donna matura e cosciente del suo potere femminile.
Non mi farò
mai più ingannare dai suoi occhi magnetici.
Non
permetterò mai più al suo profumo di annebbiarmi
i sensi.
Non lascerò
mai più alla sua voce la possibilità di
soggiogarmi.
Prendo un respiro
profondo prima di parlare. Ho imparato molto bene a nascondere le mie
emozioni e impostare la mia voce con la modulazione che meglio
rispecchia ciò che voglio trasmettere e, in questo momento,
pretendo che capisca che il suo ritorno non ha suscitato in me nessuna
reazione.
Devo assolutamente
riuscire ad apparire a suoi occhi indifferente e fredda. Ci
sarà tempo per crollare, adesso devo solo resistere.
«Che ci fai
tu qui?» E la mia voce, esprime tutto ciò che
speravo. Ghiaccio.
Mi prendo la
soddisfazione di vederlo ferito dalla mia freddezza. Abbassa lo sguardo
per un secondo prima di rispondere.
«Sono venuto
per te.»
Scoppio in una risata
che non ha niente di allegro.
«Non sono in
vena di scherzi in questo momento, Edward.»
Che dolce sensazione
sentire la mia voce pronunciare il suo nome.
«Non
è uno scherzo, Bella. In tutto questo tempo non ho fatto
altro che pensarti, la mia vita non è niente senza
di te. Ho provato a starti lontano, ma ho fallito
miseramente.»
«Wow! Che
belle parole!» Sbatto le ciglia come un cerbiatto innamorato
portando le mani al cuore prima di tornare gelida e riprendere a
parlare.
«Peccato che
siano solo questo: parole. Come tutte quelle che mi hai rifilato quando
stavi con me.»
«Bella, ti
prego, non è così e lo sai bene.»
I suoi occhi, non
posso reggere ancora per molto quello sguardo. Sembra così
innamorato, così… vero. Non posso cedere, non di
nuovo. Non avrebbe senso, non posso illudermi che sia sincero. Non mi
ama, non mi ha mai amata.
«Io so
soltanto che te ne sei andato, mi hai mollata di punto in bianco
dichiarando di non amarmi e che te ne andavi in cerca di nuove
distrazioni.»
«Bella,
io…»
«Non.
Chiamarmi. Bella. Il mio nome è Isabella. La ragazzina che
hai conosciuto tu non esiste più ormai. È morta
quando l’hai abbandonata in mezzo al bosco.»
«Io non ti
ho lasciato in mezzo al bosco. Eravamo appena dietro casa di tuo
padre.»
«Hai
ragione, sono io che mi sono messa a correrti dietro come una stupida,
sperando di ritrovarti, addentrandomi sempre di più nel
bosco, perdendo la strada e me stessa.»
«Cosa ti
è successo, amore mio?»
È solo un
sussurro, ma riesco a sentirlo perfettamente.
«Amore
mio?» Il sarcasmo nel mio tono lo lascia sorpreso e deluso.
Vorrei tanto poter gioire di vederlo spiazzato dal mio atteggiamento.
Ho pensato tante volte a cosa avrei fatto se lo avessi rivisto. Ho
immaginato questa scena tante e tante volte, ho immaginato di trarre
soddisfazione dal vederlo sorpreso di non trovarmi in lacrime
nell’attesa del suo ritorno, ma tutto quello che sento
è un gran vuoto nel cuore e una voglia immensa di gettarmi
tra le sue braccia.
«Il solo
motivo per cui me ne sono andato è sempre e solo stato la
tua felicità. Volevo che vivessi una vita piena e felice da
umana. Con me eri sempre in pericolo, ero terrorizzato
all’idea di farti del male.»
«Beh, puoi
rasserenarti. Ho seguito il tuo consiglio, sto facendo tante esperienze
umane, una migliore dell’altra. Certo, non posso dire di
averti dimenticato come avevi auspicato, la mia mente è
molto meno labile di quanto pensassi tu, ma sono andata avanti e sto
bene adesso. Ma tu sai già tutto, no?»
«No, io
non… sapevo niente.»
«Ma come, la
mia cara amica
non ti ha aggiornato minuto per minuto su tutto quello che combinava la
piccola umana? O anche lei era troppo impegnata per occuparsi della
sfigata di Forks?»
«Lei…
io l’ho obbligata a non impicciarsi e quando non ho
più resistito e le ho chiesto di
“guardare”, non è riuscita a vedere
niente, tranne qualche sprazzo scuro. Niente di più. Eravamo
molto preoccupati per te e così…»
«Oh, ma che
cari. Nessuna delle persone che diceva di amarmi tanto si è
fatta sentire per due anni e poi la cara Alice fa cilecca con le sue
perfette visioni e ti precipiti qui per sapere se sono ancora tutta
intera. Come sei dolce! Il principe azzurro che tutte sognano. Peccato
tu sia solo una bella illusione. A proposito, se Alice non riusciva a
vedermi, come avete fatto a sapere dove mi trovavo?»
«Ecco…
io ho pensato…»
«Non avrai
parlato con Charlie?» Se si fosse presentato alla porta di
mio padre, con ogni probabilità gli avrebbe sparato contro.
«No, non
sono andato a casa tua.» I suoi occhi sfuggono il mio
sguardo, non capisco.
«Ma se non
hai chiesto a mio padre… oh, mio Dio!» La
consapevolezza mi colpisce come una frustata in pieno viso.
«Non
è mai esistita una borsa di studio a nome mio, non
è vero? Dio, come ho potuto essere così
stupida!»
Ho una voglia matta di
colpirlo, fargli male fisicamente e se non fossi certa di spaccarmi una
mano, ci proverei immediatamente.
«Bella, io
volevo solo garantirti un futuro e questa scuola è una delle
migliori del Paese.»
«No. No,
Edward, tu volevi solo controllare la mia vita, gestirla come hai
sempre fatto. “Devi starmi lontana, Bella, sono
pericoloso”. “Ti devo portare lontano da James,
Bella, è pericoloso”. “Non posso
lasciarmi andare con te, Bella, è pericoloso”.
“Non puoi diventare una vampira, Bella, devi vivere la tua
vita da umana”. E adesso scopro che l’unica cosa
che credevo di aver fatto da sola, in realtà è
stata programmata da te, di nuovo. Sai cosa ti dico, Edward? Domani
lascerò l’appartamento e farò domanda
all’università statale di Seattle, sono sicura che
con la mia media non mi rifiuteranno l’ingresso anche se
siamo a metà anno. Così potrete riprendervi i
vostri soldi e non sarò più un vostro problema.
Mai più.»
«Bella, no.
Non devi lasciare, ti prego. Andrò via, non mi vedrai
più, te lo prometto, ma non buttare via il tuo futuro a
causa mia.»
«L’hai
già detto una volta, eppure eccoti qui.»
«Non
succederà più. Sparirò dalla tua vita
per sempre.»
Una nuova, straziante
onda di dolore mi avvolge al pensiero di perderlo ancora una volta.
Trattengo le lacrime, vorrei urlare con tutto il mio fiato, riesco a
controllarmi ancora.
«Non
è necessario che vada via. Ho imparato a vivere senza di te.
Vederti in giro per il campus non mi creerà alcun problema,
te lo garantisco. Ma stai lontano da me.»
Abbassa lo sguardo,
privandomi dei suoi occhi stupendi. Come farò a vederlo
tutti i giorni e fingere indifferenza?
«Io ti amo,
Bella.» E lo dice in un tono che nemmeno il più
cinico degli esseri potrebbe mettere in dubbio. Perché mi
deve straziare il cuore in questo modo?
«Perché
mi fai questo, Edward? Perché vuoi farmi ancora del male?
Non ti è bastato sbriciolarmi il cuore una volta? Vuoi farlo
ancora? Avevi ragione, la mia vita era in pericolo con te, ma non per
quello che pensavi tu. Non ho mai avuto paura della tua natura, sapevo
che potevi controllarla. L’unico modo in cui avresti potuto
uccidermi è quello che hai attuato, mi hai lasciata. Hai
distrutto tutte le mie certezze, mi hai ingannata, illudendomi che
potessi amarmi e te ne sei andato in cerca di nuove emozioni quando
l’umana ti ha stufato. Hai fatto bene, non potevi stare con
una persona che non amavi, quello che non capisco è
perché adesso vuoi rientrare nella mia vita.»
«Perché
ti amo, non ho mai smesso di farlo. Quello che ti ho detto quel giorno
erano solo bugie, non pensavo nessuna delle parole che ho
pronunciato.»
«Beh, io ci
ho creduto. Ci credo. E adesso, se non ti dispiace, ho una vita da
vivere. Ogni minuto che passa mi avvicina alla morte, ricordi? Meglio
non sprecarne nessuno.»
Mi volto per
andarmene, ma lui mi ferma tenendomi per un polso. Una scarica
attraversa il mio corpo, come la prima volta che ci siamo sfiorati,
come ogni volta che mi ha toccata. Chiudo gli occhi per incamerare
questo nuovo, prezioso attimo che conserverò con gli altri
dentro di me.
«Bella, lo
so che…»
Un ondata di rabbia mi
attraversa il corpo, non riesco più a controllarmi e gli
inveisco contro.
«No, non lo
sai, Edward. Non hai nemmeno la più vaga idea di quello che
ho passato a causa tua. Tu non sai cosa significa accasciarsi per terra
e stringersi le braccia al corpo per tentare in qualche modo di tenere
insieme i pezzi. Non sai cosa significa sentire nella tua testa la voce
dell’unica persona che hai amato e godere di quei momenti pur
sapendo che questo ti porterà alla follia. Non sai cosa
può passare nella mente umana quando, per avere
l’illusione di vedere il tuo unico amore, ti getti da una
rupe durante una tempesta. Non hai idea di cosa si provi a sperare che
i lupi falliscano così che Victoria possa trovarmi e
liberarmi finalmente dal supplizio di vivere. Quindi, senza offesa,
Edward, prendo in prestito le tue stesse parole: tu non sai
niente.»
«Victoria?
Lupi? Ma di che stai parlando?»
«Oh,
già, ti sei perso un po’ di novità
mentre giravi il mondo in cerca di distrazioni. La nostra cara Victoria
è tornata a cercarmi, per uccidermi. Ha mandato Laurent in
avanscoperta per sapere se ero ancora sotto la protezione dei Cullen e
quando ha capito che non ci sarebbero stati problemi ad avvicinarmi, si
è fatta avanti per farmi fuori. Pensa, voleva uccidermi per
farti soffrire quanto aveva sofferto lei per la scomparsa di James.
Ironico non trovi? Se avesse capito che a voi, a te, non importava
niente di che fine avrei fatto, adesso sarebbe ancora viva.»
Stringe le mani, forse
per trattenere la rabbia, forse per altro. Cerca di intervenire, ma di
nuovo lo fermo al primo cenno di parola.
«Per quanto
riguarda i lupi, beh, che posso dire, non dovresti certo stupirti.
Esistete voi, esistono anche loro. Quando siete arrivati in
città si è innescato il meccanismo di difesa
della tribù dei Quiliutes dando via alla trasformazione di
alcuni di loro e anche se siete spariti nel nulla poco dopo, la
trasformazione è andata avanti. Ricordi Jacob Black, il
ragazzino che secondo te mi stava dietro? È diventato un
ragazzone di due metri che diventa anche più grande e peloso
se qualcosa lo fa infuriare sul serio e guarda caso, la vampira rossa
ha sortito quel effetto… esplosivo.»
Cerco di apparire
ironica e distesa, ma averlo qui, così vicino, sentire il
suo profumo unico e inebriante, mi sta facendo impazzire. Devo
allontanarmi da lui al più presto prima di cedere alle
lacrime e supplicarlo di non lasciarmi più.
«Mi dispiace
tanto, Bella. Credimi.»
«Crederti.»
Un sospiro malinconico lascia le mie labbra.
«Ti ho
amato, Edward. Ti ho amato quanto mai per il resto della tua esistenza
potrai sperare di esserlo. Sarei stata disposta a tutto per te, sarei
morta per te, avrei messo in gioco la mia anima anche se non sono mai
stata convinta che tu non ne avessi una e l’avrei fatto per
te, per viverti accanto per tutta l’eternità, ma
adesso è finita. Ho fatto quello che mi hai chiesto, sono
andata avanti, me ne sono fatta una ragione e ho continuato a vivere la
mia vita.»
«Ti prego,
Bella, perdonami. Te lo ripeterò fino alla fine dei miei
giorni, l’unico motivo per cui me ne sono andato è
stato per permetterti di vivere la tua vita con
tranquillità. Volevo che tu provassi tutte le esperienze
umane senza essere perennemente in pericolo di vita. Volevo solo farti
vivere una vita… normale.»
«Davvero?
Beh, non ci sei riuscito. Le persone normali non conoscono
realtà diverse da quella che li circonda. Le persone normali
non hanno come migliore amico un licantropo, non hanno allucinazioni
uditive su un vampiro né vanno in groppa ad un lupo
gigantesco. Ah, e non dimentichiamoci che le persone
normali, di solito, non scatenano l’ira furibonda di una
vampira sanguinaria. Come vedi, non sei riuscito nel tuo intento.
Tranne forse per un particolare, in effetti, quello è molto
umano, talmente tanto umano che lo fanno tutti.»
«Vorrei
poterti stare accanto. Vorrei sapere tutto quello che ti è
successo in questo periodo in cui non sono stato con te.»
Mi viene in mente
un’idea, tanto brillante quanto cattiva, che potrebbe fargli
passare la voglia di starmi accanto anche se desidero tutto il
contrario. Non posso permettergli di illudermi ancora e questo
è sicuramente il modo migliore affinché torni
alle sue distrazioni e non mi tratti più come una farfalla
ferita.
«Vuoi sapere
cosa ho fatto da quando te ne sei andato? Fai quello che ti riesce
meglio, leggi le menti di quelli che mi circondano.»
Sto per lasciarlo
lì e andarmene quando mi avvicino al suo viso spostandomi
all’ultimo momento verso il suo orecchio. Approfitto di
questa vicinanza per respirare il suo profumo, non è
cambiato affatto, è sempre inebriante e meraviglioso. Mi
riprendo dal momento di stordimento e gli sussurro
nell’orecchio.
«Se fossi in
te, leggerei le menti maschili… mi conoscono molto
meglio.»
Poggio le labbra sulla
sua guancia e, con una forza che non credevo di possedere, mi allontano
definitivamente da lui.
Ormai il pomeriggio
è perso. Non sarei in grado di seguire le lezioni. Sono
stremata quando entro nel mio appartamento. Cosa dovrei fare adesso?
Dovrei lasciare l’appartamento, la facoltà e
tornare a casa per frequentare l’università di
Seattle come ho pensato in un primo momento? O dovrei approfittare di
questa sistemazione e fregarmene che sia finanziata da loro? Tutte le
emozioni che ho provato nel rivederlo mi piombano addosso tutte insieme
lasciandomi priva di forze.
Mi butto sul letto,
prendo il telefono e chiamo l’unica persona che
può aiutarmi in questo momento.
Il telefono squilla
tre volte prima che possa sentire la sua voce allegra
dall’altra parte.
«Ciao,
principessa, come mai mi chiami a quest’ora, hai marinato la
scuola?»
Il silenzio dalla mia
parte lo mette in agitazione.
«Bella?
Rispondimi, piccola.»
«È
tornato!» Scoppio a piangere non riuscendo più a
trattenermi.
«Che cosa
dici, Bella. Chi è tornato? Rispondi!»
«È
tornato, è qui, in questa università. Non posso
farcela, Jake, non posso.»
«Sto
arrivando.»
«No, non
puoi mollare tutto per correre da me.»
«Bella,
smettila di dire cazzate. In serata sono da te.»
«Ma come
fai, non sai nemmeno se troverai un volo.»
La sua risata arriva
forte e chiara anche se posso sentire la tensione che lo pervade.
«Non pensavo
di arrivare in volo anche se a vedermi correre potrebbe sembrare. Stai
tranquilla, piccola, arrivo presto.»
«Grazie,
Jake, ti voglio bene.»
Chiudo la
comunicazione e l’ansia comincia a salire. Non avrei dovuto
chiamare Jacob, ho paura di quello che potrebbe succedere se dovessero
incontrarsi. Non voglio che si facciano male, nessuno dei due.
Le lacrime continuano
a scendere incessanti sul mio viso senza che possa fare niente per
fermarle.
Avrei voluto
abbracciarlo, baciarlo, dirgli quanto mi era mancato e non lasciarlo
andare via mai più.
Ho visto per
l’ennesima volta la vita che avrei voluto per me scorrermi
davanti agli occhi e scivolarmi tra le dita.
Mi immergo lentamente
in un sonno fatto di rimpianti.
Non so quanto tempo
sia passato quando sento una dolce carezza sui capelli che mi desta dal
mio sonno.
Davanti a me Jacob,
vestito solo di un pantaloncino di jeans, mi sorride amorevole.
«Ciao,
piccola», mi dice senza smettere di accarezzarmi.
«Che ore
sono?»
«Quasi
mezzanotte.»
Resto qualche minuto a
godere di quel tocco leggero che mi ha sempre tranquillizzata. Questa
volta però, qualcosa mi impedisce di rilassarmi. I ricordi
di quanto è successo nel pomeriggio mi piombano addosso come
massi. Apro gli occhi di scatto trovando i suoi così
profondi, caldi, preoccupati.
Subito sento i miei
riempirsi di lacrime, l’attimo dopo sono stretta tra le sue
braccia.
«Raccontami
quello che è successo, Bella.»
Tiro su col naso,
senza riuscire a contenere le emozioni.
«Lui…
lui è tornato. L’ho incontrato oggi, prima di
chiamarti. Ha detto che è tornato per me, ha detto di
amarmi, di non avere mai smesso di farlo. Cosa devo fare, Jacob, ti prego,
dimmi cosa devo fare, aiutami.»
«Speravo che
in tutto questo tempo ti fosse passata, almeno un
po’.»
Sollevo il viso
dall’incavo del suo collo dove mi sono rifugiata immergendo i
miei occhi nei suoi.
«Io lo amo,
Jake. Non potrò mai smettere di farlo, gli appartengo e
questo non cambierà mai. Devo solo trovare il modo per
esistere sapendo che viviamo sotto lo stesso cielo.»
Le sue braccia mi
avvolgono ancora più forte, sospira tra i miei capelli.
«Non gli
permetterò di farti ancora male, Bella. Lo
ucciderò se sarà necessario.»
«Se lo
farai, ucciderai anche me. Posso sopportare di restare in questo mondo
senza di lui, ma non posso vivere sapendo che lui non esiste
più.»
La mia voce
è un sussurro, la gola brucia per il troppo piangere, ma non
posso stare in silenzio mentre il mio unico appiglio nel mondo
programma di uccidere la mia ragione di vita.
«E se anche
vincesse lui, perderei te, e non posso nemmeno immaginarlo.»
Le lacrime riprendono
ad uscire senza che possa fermarle in nessun modo. La voce di Jacob mi
arriva ovattata, il mio corpo è scosso dai miei stessi
singhiozzi.
«Riposati
adesso. Ci sono io con te, non ti lascio, Bella. Dormi,
piccola.»
Piano, piano, cullata
dalle sue mani che mi accarezzano e dai suoi teneri baci sul capo,
riesco a riaddormentarmi.
Sogno che il corpo
accanto al mio sia freddo e duro e, anche nel sonno, il mio viso si
bagna di lacrime.
****
Spero tanto che il
capitolo vi sia piaciuto.
La Bella di questa
storia è un po’ differente dal solito, ma
è sempre la fragile ragazza che abbiamo imparato ad amare.
Il prossimo capitolo
sarà tutto per Edward.
Vi abbraccio, a presto.
Patrizia
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Buonasera ragazze, ecco il terzo
capitolo di questa storia che, non so se l’ho già
detto, ne conterà solo cinque, salvo colpi di testa
dell’ultima ora.
Mi permetto di fare una
piccola precisazione riguardo me più che le mie storie. Mi
sento molto fortunata ad avere voi che leggete e recensite, ma
più ancora onorata di ricevere i vostri commenti. Non vi ho
mai dato per scontate, spero di trovarvi, questo sì, sarei
ipocrita a dire il contrario, ma ogni volta è una sorpresa e
una gioia trovarvi. Ogni vostra singola parola è importante
per me.
Bando ai miei scleri
personali. Prima di lasciarvi vi ricordo l’altra mia storia
in corso Donna
in incognito aggiungendo che dubito fortemente di
riuscire a postare il nuovo capitolo per venerdì anche se
non si sa mai.
Vi lascio nelle mani di
Edward.
EDWARD
Che cosa ho fatto? Che fine ha fatto la mia dolce Bella?
Sono andato via per permetterle di vivere una vita normale, volevo che
avesse la possibilità di innamorarsi di un essere umano,
qualcuno che l’amasse e la proteggesse. Nessuno
l’avrebbe amata quanto me, ma speravo che potesse raggiungere
la serenità che non avrebbe mai avuto con me.
La vedo allontanarsi da me lentamente, le spalle leggermente incurvate,
i capelli a coprirle parzialmente il volto, lo sguardo sfuggente come
sempre.
Voglio sapere quello che mi sono perso in tutto questo tempo, non
abbiamo mai capito perché Alice non riesce più a
vederla.
Seguo il suo consiglio, apro la mia mente e lascio che un flusso
immenso di pensieri mi attraversi la testa.
Quando andavamo a scuola insieme ho avuto la sfortuna di ascoltare i
pensieri di quei miseri umani che immaginavano di baciarla e stare con
lei, ma mai, mai avrei pensato di poter vivere un’esperienza
tanto dolorosa come quella che sto vivendo in questo momento.
“Ah, Isabella,
perché non concedi mai il bis?”
“Ti prego, ti
prego, Isabella, scegli me la prossima volta.”
“La migliore
scopata della mia vita.”
La mia mente viene invasa da immagini ripugnanti della mia Bella con
questi personaggi.
Lei nuda sopra di loro mentre si muove in un chiaro e inequivocabile
amplesso.
I suoi occhi chiusi, i loro gemiti incontrollati, i movimenti convulsi.
Se fossi umano starei sicuramente dando di stomaco in questo momento.
Devo usare tutta la pazienza che ho accumulato nei miei lunghi anni per
non fare una carneficina.
Come osano pensare alla mia Bella in quel modo così volgare
e disgustoso? Quale perversa fantasia possiedono questi insulsi umani
per inventarsi delle situazioni tanto dettagliate?
Poco dopo, però, mi rendo conto che i pensieri che affollano
la mia testa non sono frutto dell’immaginazione di quei
ragazzi, sono… ricordi.
Non può essere! Sento un ringhio salirmi dal petto, il
veleno invadermi la bocca. La rabbia che mi attraversa il corpo
è troppa per contenerla. Lo squillo del mio telefono arriva
a distrarmi dal mio intento omicida.
Lo avvicino all’orecchio immaginando chi possa essere e nello
stesso tempo benedicendo il tempismo di mia sorella.
«Edward, allontanati subito da li, adesso.»
«Alice…»
«So tutto, Edward. Ti raggiungo in un attimo. Va via,
adesso.»
Mi allontano da quel luogo e da quei pensieri con la massima
velocità che mi consente il luogo affollato.
Vedo Alice che mi viene incontro. Mi abbraccia con amore, ma la rabbia
che sento è troppa.
«È colpa mia, Alice. È tutta colpa mia.
Non avrei dovuto lasciarla, avrei dovuto starle accanto, proteggerla e
invece l’ho allontanata da me, da voi, l’ho
lasciata ad affrontare cose che non avrebbe mai dovuto conoscere e
adesso…»
«Smettila, Edward! Non potevi saperlo.»
«Ma tu sì. Perché non hai visto niente.
Perché non sei riuscita a vedere cosa le stava succedendo?
Victoria è tornata per ucciderla, maledizione!»
«Calmati, Edward. Ormai è tardi per rimpiangere
quello che è stato. Adesso è tempo di riprendere
in mano la tua vita e soprattutto di riprenderti lei.»
«Non mi vuole più, Alice. Come posso sperare di
riottenere il suo amore quando l’ho abbandonata. È
andata avanti, non vuole avere più niente a che fare con
me.»
«Ne sei sicuro? Tu non puoi leggere la sua mente, ma io posso
vederla adesso.»
Mi guarda con dolcezza prima di mostrarmi
un’immagine. Lei nel suo letto, in lacrime. Piange
disperata la mia piccola Bella.
«Devo andare da lei. Non posso lasciarla ancora.»
Mi tiene per il braccio fermandomi.
«No, non devi. Ha bisogno di stare sola adesso. Dalle tempo e
vedrai che riuscirai a riconquistarla.»
«L’hai visto?»
«No, ma ti ama e tu ami lei. Tutto si
sistemerà.»
Mi accarezza una guancia quietando in parte il mio animo, quello che
non sono mai stato convinto di avere, ma che sentivo vivo quando stavo
vicino a Bella.
Passo molte ore a girare in tondo nella mia camera, in questa casa che
non sento mia. Nessun posto è mai stato tanto familiare
quanto i luoghi vissuti con lei.
Quanto si è arrabbiata quando ha capito che la borsa di
studio non era altro che una mia idea. Non avrei mai voluto vederla
soffrire, è convinta che volessi continuare a controllare la
sua vita da lontano, ma non era certo questo il mio intento. O aveva
ragione lei? Non ho il tempo di analizzare questa nuova idea
perché sento un flebile gemito. Un battito di ciglia e sono
già accanto a mia sorella che, con lo sguardo perso e
angosciato, si rivolge direttamente a me.
«L’ho persa di nuovo.»
È tutto ciò che mi serve per fiondarmi fuori casa
e correre all’appartamento di Bella seguito da mia sorella.
Ci fermiamo distanti dal suo appartamento, non voglio darle una nuova
conferma sulla mia interferenza nella sua vita. La nostra vista
è tale da permetterci di vedere senza problemi fin dentro la
finestra della sua stanza e la distanza non è abbastanza da
impedirmi di intervenire in caso fosse necessario. Ciò che
vedo mi getta nello sconforto più nero. Un ragazzo la sta
stringendo a sé, la culla con amore, la accarezza e lei si
affida a lui totalmente. Una morsa stringe il mio cuore morto, rabbia,
gelosia, rimpianto, tutto insieme mi fa cadere in un baratro senza
fine.
«Chi è quel ragazzo?» La domanda di
Alice è più che lecita, sono io che preferirei
non pronunciare quel nome?
«Credo sia Jacob Black?»
«Credi?»
«Ok, è Jacob Black.»
«Ma non è…»
«Sì, è un discendente.»
Questo è sufficiente a tacitare la sua curiosità.
Anche se a quel tempo non faceva ancora parte della nostra famiglia,
conosce tutti i dettagli del patto.
«Perfetto!», esclama prima di essere colpita da
quella che sembra un’illuminazione. «Ecco
perché non riesco a vederla.»
Mi volto verso mia sorella senza capire il significato delle sue parole.
«I lupi. Bella ti ha detto che dopo la nostra partenza i
ragazzi Quileutes hanno subito la trasformazione e lei, per un motivo o
per l’altro, ha passato molto tempo con loro.»
«Vorrai dire con lui.»
«Quello che è. Sta di fatto che è
evidente che non posso vedere se accanto a lei è presente
uno dei lupi e Black le sta appiccicato.»
Reprimo un ringhio di frustrazione al pensiero di saperla accanto a
lui. So di essermela cercata, ma io speravo che trovasse
l’amore con un essere umano, non con uno che è
potenzialmente pericoloso quanto me.
Magari non proprio quanto me, ma potrebbe comunque farle del male.
Non riesco a staccarmi da quel ramo. Alice mi resta accanto, posso
leggere nella sua mente la preoccupazione che possa
commettere qualche sciocchezza, ma non potrei mai. Se sapessi che
è felice con lui mi farei da parte e sparirei dalla sua vita.
Continuo a guardare quel poco di viso che non è sepolto nel
petto del lupo. È così bella! Nemmeno la mia
infallibile memoria è riuscita a renderle giustizia.
È cambiata in questo tempo che ho passato lontano da lei. I
suoi lineamenti sono maturati, il suo fisico, per quanto già
perfetto, è più morbido, i suoi movimenti
più consapevoli e sensuali.
Devo distrarre la mente o rischio di impazzire, la mia testa
è piena delle immagini di lei con quei luridi…
animali.
Ma io sono poi tanto diverso da loro? Non ho forse pensato che mi
sarebbe piaciuto averla fisicamente? Che cosa sono diventato?
Sono ore che la guardo dormire, non mi staccherei mai da questo ramo.
Ogni tanto la vedo agitarsi nel sonno, ma basta che quel ragazzino le
accarezzi i capelli o le sussurri qualche parola perché si
rassereni.
Non sopporto di vederla tra le sue braccia, dovrei essere io ad
abbracciarla, ci dovrei essere solo io steso accanto a lei e ho buttato
tutto al vento.
Come ho potuto fare questo errore? Non avrei mai creduto che soffrisse
in questo modo, pensavo che la sua mente avrebbe impiegato poco a
dimenticarsi di noi, di me.
Sono stato stupido e superficiale, ho sottovalutato il suo amore per
me, credendo che sarei stato l’unico a soffrire.
Alice riesce a convincermi a tornare a casa, è inutile,
dice, stare appollaiato in questo modo, la rivedrò entro
poche ore. Sarà inutile per lei, io non voglio fare altro
che guardarla e cercare un modo per riprendermela.
Torniamo a casa in silenzio e senza parlare né salutare
nessuno mi chiudo nella mia camera.
Ho combinato un gran casino. Bella mi odia e quel… cane le
sta attaccato come una piovra.
Per mia fortuna, la mattina non tarda ad arrivare e tra poco
potrò rivedere la mia Bella. Mia, spero che
possa tornare ad esserlo presto.
La trovo fuori dalla caffetteria del campus, con lei il suo giovane
amico.
Ben prima che mi avvicini a loro, Black si volta a guardarmi con aria
disgustata mentre io trattengo una smorfia avvertendo il
suo… odore.
Forse anche lui, come me, può percepire la nostra natura
differente attraverso l’olfatto.
Dopo tutto, il suo dovrebbe essere piuttosto sviluppato.
Accantono l’ironia da quattro soldi verso il lupo cercando
piuttosto di avvicinarmi a Bella. Ormai anche lei mi ha visto e non
distoglie lo sguardo.
«Buongiorno, Isabella. Black», saluto anche lui non
volendo apparire maleducato.
«Cullen.» Più che un saluto, il suo
sembra un insulto, ma non intendo indugiare su quanto può
detestarmi questo insulso mezzo umano.
«Isabella, posso parlarti?»
«No.»
«Non pensavo avessi cambiato nome, Black.»
«Infatti non ho cambiato niente, ma lei con te non ci
viene.»
«Non credo che sia una tua scelta. È grande
abbastanza da decidere da sola.» Non lo guardo, i miei occhi
sono fissi su di lei che continua a contemplare le sue scarpe.
«Bella?»
Black si mette davanti a lei, temo che possa perdere il controllo e
farle del male, cerco di non farlo innervosire più di quanto
già non sia, ma vederlo tanto vicino mi fa sragionare.
In automatico, un ringhio prorompe dal mio petto, seguito, un attimo
dopo, dal suo.
Bella si mette tra di noi spaventandomi a morte.
«Smettetela subito, tutti e due. Ma che vi prende? Siete
impazziti? Spostiamoci di qui prima che qualcuno si accorga di due normalissimi
ragazzi che emettono suoni animali.»
Si avvia verso il boschetto che circonda il campus seguita da noi.
«Allora, succhiasangue, perché sei qui?»
«Di sicuro non sono qui per te, sacco di pulci.»
«Non è curioso? L’hai mollata in un
bosco e adesso, a distanza di due anni, subirai la stessa
sorte.»
Trema visibilmente, Bella gli sta troppo vicina, tento di spostarmi
lentamente per accostarmi a lei, ma in quel momento, lei gli appoggia
una mano sul braccio accarezzandolo dolcemente.
«Jake, sta calmo.» È appena udibile, ma
sufficiente a calmarlo immediatamente.
Si gira a guardarla adorante, sento una stretta attanagliarmi lo
stomaco.
«Bella, sta lontana da lui, è
pericoloso.»
Entrambi si girano verso di me. L’una incredula,
l’altro stranamente ghignante.
«Edward, non sono mai stata in pericolo con Jacob. Non ti sei
ancora stancato di questa litania? In ogni caso, la mia
incolumità, non è più affar
tuo.»
«Io non le ho mai fatto male schifosa sanguisuga, non si
può certo dire lo stesso di te.»
Vedo il ghigno cattivo espandersi sulla sua faccia mentre velocemente
arrivano nella mia mente immagini nitide e terribili.
Bella accasciata a terra, le sue stesse braccia a cingere il suo corpo
scosso dai singhiozzi.
Ancora Bella, seduta su una sedia, lo sguardo perso nel nulla fuori
dalla sua finestra.
Una battaglia furibonda, Bella sbattuta lontano, Victoria vicina a lei,
pronta ad ucciderla, i lupi ad intervenire appena in tempo liberandola
con la forza.
Sento le mie gambe piegarsi, mi ritrovo inginocchiato, piegato dalla
disperazione di quei ricordi, dalla sofferenza patita.
Lo sguardo di Bella a pregare di lasciarla andare, permettendole di
morire.
Ancora la figura di Bella addormentata sul suo letto che
all’improvviso scoppia in un pianto disperato chiamando il
mio nome, pregandomi di non lasciarla.
«Jacob… Jacob smettila. Adesso basta,
Jake.»
«Perché? Ci stiamo divertendo così
tanto io e Edward. Non è vero, succhiasangue? Non ti stai
divertendo un mondo leggendo la mia mente? Adesso, se hai il coraggio,
ripetilo ancora. Chi è più pericoloso per
lei?»
«Jake, ti prego.»
Le loro voci mi arrivano attutite nonostante la mia natura. Nelle
orecchie le sue grida notturne, la sua sofferenza.
Sollevo lo sguardo incrociando il suo non meno disperato del mio.
«Non avrei mai voluto farti del male, amore mio.»
È solo un sussurro, ma so che mi ha sentito. Non mi curo
più del ragazzo accanto a noi, ma evidentemente lui si
accorge della nostra momentanea connessione perché, un
momento dopo, nuove immagini provengono direttamente dalla mente di
Black.
Le labbra di Bella che si avvicinano lentamente, il suo corpo addossato
a quello del ragazzo, i loro abiti che scivolano velocemente dai loro
corpi, le carezze, i sussurri, il dolore della sua prima volta, i
gemiti.
Sto per impazzire, lo sento. Lui l’ha avuta, la mia unica
ragione di vita è stata sua.
Un ringhio disumano prorompe dal mio petto nell’attimo stesso
in cui sradico un giovane albero sfiorando il corpo della donna che amo
e rischiando in questo modo di ferirla.
La vedo ritrarsi scossa dal mio gesto, il suo sguardo cambia fino a
tornare freddo e fiero.
«Allora, Cullen, chi è il più
pericoloso tra noi?»
«Adesso basta, Jacob. Andiamo via.»
«Bella, ti prego, aspetta.»
Si gira un ultima volta verso di me.
«Stammi lontano, Edward, è meglio per
entrambi.»
Escono dal nostro ricovero momentaneo dirigendosi nuovamente verso la
caffetteria.
Posso sentire senza problemi la loro conversazione.
«Sei sicuro di poter restare?»
«Ti ho detto di stare tranquilla, ok? Adesso chiedo se hanno
bisogno di una mano qui così potrò prendermi una
stanza finché non tornerò a casa.»
«Puoi restare a casa mia, lo sai.»
«E vedere qual continuo via vai? Neanche morto.»
«Jake!» Gli dà un leggero pugno sul
braccio, sorridente.
«Adesso vai a lezione, secchiona.»
Ridono, ma posso avvertire anche da qui la tensione che attraversa
entrambi.
Si abbracciano e, quando si separano, lui va dentro e Bella si dirige
allo stabilimento.
Si gira leggermente puntando il suo sguardo al limitare del boschetto,
sa che la sto osservando. Accelera il passo andando incontro ad un
ragazzo.
«Adam...»
Il ragazzo si gira e la guarda incredulo.
Oddio, Isabella Swan.
«Ciao, Adam, come stai?»
Continua a guardarla tra il felice e l’imbarazzato.
«Ciao, Isabella, io tutto bene, tu?»
«Benissimo, grazie. Senti, ti andrebbe una pizza da me questa
sera?»
Oddio, oddio,
scoperò Isabella Swan. Non posso crederci, non posso
crederci.
E senza nemmeno accorgermene, mi trovo in mano il secondo, innocente
alberello.
Perché, Bella? Come puoi buttarti via in questo modo?
«Certo che mi va.» Il sorriso gli copre tutta la
faccia. Schifoso bastardo!
«Bene, ti aspetto da me alle otto. A dopo.»
Se ne va facendogli un semplice gesto con la mano e lanciando a me, o
meglio al posto dove sono nascosto, un’ultima occhiata.
Ho rovinato la mia vita, ho distrutto la sua, portandola a reagire in
un modo che non mi sarei mai aspettato e tutto questo per niente.
Lei non è felice e io mi sto dilaniando nel dolore.
Continuo a seguirla silenziosamente per tutto il giorno
finché arriva l’ora del suo appuntamento.
So che mi farò del male, ma spero che alla fine mangeranno
la pizza e lo manderà via.
Sono uno stupido idiota illuso. Mi ha detto chiaramente di non volermi
nella sua vita e, anche se sa che sarò fuori dalla sua
finestra, non cambierà i suoi programmi per me.
Spero vi sia piaciuto e
di essere riuscita a descrivere bene i pensieri di Edward restando nel
suo “vero” personaggio. Sapete che non sono pratica.
Nel prossimo vedremo la serata di Bella col suo compagno di corso...
A presto, vi
abbraccio forte.
Patrizia
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ciao
a tutte. Sicuramente la maggior parte di voi, se non tutte, non
apprezzeranno molto questo capitolo o almeno una parte, ma la storia
è nata così e non avrebbe senso cambiarla.
Ricordate solo che è a lieto fine e l’amore vince
su tutto.
Non vi anticipo altro e vi lascio
alla lettura del capitolo, prima però vi ricordo
l’altra mia storia in corso Donna
in incognito.
BELLA
Non so proprio
dove ho trovato la forza per lasciarlo solo in quel bosco. Se avesse
potuto leggere i miei pensieri avrebbe trovato tutto il dolore che sto
provando, il rimpianto, la rabbia, ma non posso permettergli di
rientrare nella mia vita.
Quando
l’ho visto in ginocchio ad ascoltare i pensieri di Jacob,
avrei voluto stringerlo a me, consolarlo, dirgli che niente di tutto
quello che era successo era stata colpa sua.
Nonostante
tutto, non avrei mai voluto vederlo soffrire, ho cercato di far
smettere il mio amico quando ho capito che stava ripercorrendo con la
mente tutto quello che mi è successo dalla sua partenza, ma
Jacob ha continuato ad infierire senza pietà.
So cosa gli ha
mostrato, ho tutto bene stampato nella mente, dalla depressione
all’attacco di Victoria, agli incubi notturni, alla mia
voglia di morire, ma non volevo che si sentisse colpevole.
Vedo un
ragazzo che mi corteggia dal primo giorno di corsi e gli vado incontro.
So bene che sta seguendo ogni mia mossa e che può sentire
ogni singola parola che pronuncio e sfrutto questo particolare a mio
vantaggio.
Probabilmente
se lo ferisco abbastanza smetterà di starmi accanto e
andrà via… per sempre… di nuovo.
Non voglio
ascoltare il dolore sordo che proviene dal mio cuore, devo andare
avanti, devo essere forte.
Invito il mio
collega di studi a passare la sera con me. Sembra sorpreso, in effetti,
per quanto sia diventata “facile ai divertimenti”,
sono sempre molto selettiva. Questo non ha comunque impedito alle voci
di girare e farmi etichettare come regina dei ghiacci durante la
giornata, per quanto sono scostante e poco propensa alla confidenza, e
dominatrice dell’inferno quando mi concedo le mie serate di
svago.
Passo la
giornata fingendo una normalità che non sento, al contrario
della sua presenza che avverto forte e costante per tutto il tempo.
Chiamo Jacob
per sapere come è andata la ricerca di lavoro, mi dice di
aver ottenuto il posto alla caffetteria e io gli dico che questa sera
ho un “impegno”.
Non approva i
miei svaghi, ma evita di farmelo pesare.
La pizza non
ha nessun sapore, il pensiero di Edward fisso nella mia mente.
Rompo gli
indugi invitando il ragazzo che ho di fronte in camera mia. In poco
tempo, gli abiti spariscono dai nostri corpi. Non noto nemmeno il suo
fisico, potrebbe essere grasso e basso o muscoloso e bellissimo che a
me non importerebbe comunque.
Comincio a
sentire dei ringhi provenire dal boschetto vicino alla mia casa. Ero
sicura che si sarebbe avvicinato, ma pensavo che una volta capito come
sarebbe finita la serata, si sarebbe allontanato. Meglio
così, almeno capirà una volta per tutte che non
sono più la stessa di un tempo, che non ho bisogno della sua
protezione costante e mi lascerà definitivamente sola.
È
bello essere razionale, ragionare freddamente, peccato non riuscire ad
ignorare la morsa che ogni volta attanaglia tutto il mio
essere.
Farlo entrare
in me è difficile e doloroso come mai, ma non intendo
tirarmi indietro proprio adesso.
Non sento
niente, è come se il mio corpo fosse di ghiaccio, mi faccio
schifo da sola. È davvero necessario tutto questo? Se
davvero sono convinta che non mi abbia mai amata, per chi sto portando
avanti questa squallida pantomima? Voglio proteggere me stessa o
più semplicemente ferire lui?
Il mio
compagno, a differenza di me, sembra divertirsi parecchio e con
l’aumentare dei suoi gemiti, aumentano i ringhi
all’esterno.
Si blocca
spaventato da un lamento più forte degli altri.
«Cosa
è stato?»
«Niente,
non preoccuparti. Sarà un animale selvatico.»
«Sembra
molto vicino però, tu non credi che ci sia
pericolo?»
«No,
stai tranquillo. Dubito che faccia un balzo fin qui per squartare il
tuo giovane corpo.»
Il mio, in
realtà, è più un ammonimento a lui che
una reale constatazione. Non lo farebbe mai, almeno spero, ma non
l’ho mai sentito così arrabbiato.
Bene,
rincariamo la dose e, se per caso ci fosse ancora qualche interesse per
me, distruggiamolo definitivamente.
«Lascia
perdere i rumori molesti e pensa a me piuttosto. Forse non sono
abbastanza eccitante da farti scordare tutto il resto?»
«Oh,
no, Isabella. Sei fantastica, credimi.»
«Dimostramelo
allora.»
Inverte le
nostre posizioni mettendosi sopra di me e scatenando tutta la sua
passione.
Non un minimo
di trasporto attraversa il mio corpo. Tento di sopperire accentuando
con le parole la mia falsa eccitazione.
«Oh,
sì, così, non fermarti. Sei fantastico,
sì.»
Mai sentita
un’attrice peggiore di me, ma evidentemente il suo
coinvolgimento è sufficiente per entrambi.
Sussultiamo
all’unisono quando avvertiamo uno schianto provenire dal
bosco.
«Hai
sentito?», sussurra spaventato.
Secondo
te come avrei fatto a non sentire il rumore di un albero sradicato e
schiantato a forza vampiresca chissà dove, razza di babbeo.
Di questo
passo finirà per raderlo al suolo quel povero boschetto.
«Si,
ma non me ne preoccuperei. Te l’ho detto, qualunque cosa sia,
non si avvicinerà a noi.»
«Come
puoi esserne tanto certa?»
«Senti,
vuoi continuare a pensare a quello che si trova fuori o finire quello
che hai cominciato?»
E con questa
si arrende e riprende da dove aveva interrotto.
Viene
emettendo un suono alquanto fastidioso nello stesso istante in cui io
simulo il mio orgasmo.
Nel giro di
pochi minuti lo sto sbattendo fuori da casa mia, è stata una
delle esperienze più brutte della mia vita… il
che è tutto dire.
Ho fatto una
stronzata, volevo ferire lui e ho mortificato me stessa. Volevo
allontanarlo e sicuramente ci sono riuscita, e adesso ho solo voglia di
morire.
Tolgo le
lenzuola dal letto mettendone altre profumate di fresco, spalanco la
finestra che era solo accostata. Voglio che sparisca il suo odore,
voglio dimenticare al più presto questa notte.
Vado a fare
una doccia bollente per togliere da me ogni traccia di quello che
è stato.
L’acqua
porta via la parte superficiale di questa serata, ma dentro di me sento
forte e presente il marcio che ho lasciato crescere nella mia anima.
Mi infilo
dentro al letto dopo aver indossato una vecchia tuta. Tento di
addormentarmi, ma come sempre i miei incubi si presentano prima ancora
che chiuda gli occhi.
Sento che,
finalmente, sto per cedere, e non posso evitare di pronunciare la frase
che ogni notte esce dalle mie labbra: «ti amo,
Edward.»
È
più un movimento di labbra che un vero sussurro eppure,
subito dopo, un profumo a me ben noto mi avvolge e la sua voce aleggia
dolcemente all’interno della stanza.
«Allora,
perché? Perché ti fai questo, Bella?»
«Tu
non puoi capire. Non sai cosa voglia dire vivere senza di te, passare
ogni giorno con la consapevolezza di non avere te, il tuo
amore.»
«Io
ti amo, Bella e farò tutto quello che posso per
riconquistare la tua fiducia. Lo giuro.»
Non so se si
tratta di un sogno, non so se lui è veramente qui con me
come un tempo, ma non voglio lasciare andare questa dolce sensazione.
Mi sento bene, come non mi succedeva da due lunghissimi anni.
Sento una
lacrima rigarmi il volto, lascio che percorra il suo cammino temendo
che muovendo anche un solo muscolo, tutto questo svanisca.
Tengo gli
occhi chiusi immersa in questo strano dormiveglia.
«Vieni
da me, Edward. Stammi vicino.»
«Sono
qui, amore. Non andrò più via, te lo
prometto.»
Nella
realtà o nel sogno, non mi importa dove, mi volto trovando
il suo corpo freddo accanto a me. È il paradiso, il mio
posto sicuro nel mondo, l’unico dove voglio stare.
Sento un suo
dito ghiacciato percorrere il mio volto gelando la scia lasciata dalla
lacrima.
Mi sveglio
sola, mi convinco che si sia trattato del solito, incessante sogno.
Allungo la mano dove ho immaginato fosse il suo corpo, ma quando sento
le lenzuola fredde mi metto seduta di scatto. Non è stato un
sogno, è stato qui con me, mi ha abbracciato, mi ha cullato,
mi ha accarezzato i capelli, mi ha baciato la fronte.
Però
poi è andato via. Sicuramente è rimasto con me
perché gli ho fatto pena. La povera, piccola Bella, triste e
sola aveva bisogno di lui e il cavaliere senza macchia e riemerso dal
mondo delle favole.
Come posso
essere stata tanto stupida? Perché gli ho mostrato la mia
debolezza ancora una volta?
Scalcio le
lenzuola arrabbiata con me stessa. Stupida!
Decisa
più che mai ad allontanarlo da me una volta per tutte, entro
in bagno per farmi la solita doccia mattutina, ma all’ultimo
momento ci ripenso. Sento ancora il suo odore su di me e con ogni
probabilità sarà l’ultima volta che
potrò averlo addosso. Decido che per questa volta posso fare
a meno della doccia e, come una povera pazza, annuso il mio corpo in
cerca di una conferma che la notte appena passata non sia stata solo un
sogno.
Chiamo Jacob
prendendo appuntamento per incontrarci alla caffetteria.
Appena lo
vedo, gli vado incontro abbracciandolo.
Mi scosta da
se storcendo il naso. «Dio Santo, Bella, quanto
puzzi.»
Esagerato!
Va bene che non ho fatto la doccia prima di uscire di casa, ma
l’ho fatta ieri notte, mica un mese fa.
Mi annuso
ancora una volta e sento solo, si fa per dire, il soave profumo di
Edward.
«A
me non sembra di puzzare.»
«Invece
puzzi, come se fossi stata attaccata ad un… con chi avevi
quell’impegno ieri?»
«Con
uno del mio corso, perché?»
«E
dimmi, Bella, il tuo collega è forse un vampiro?»
Il sangue mi
si gela nelle vene. Non è stato un sogno, se avessi avuto
ancora qualche dubbio, se il letto ghiacciato e il profumo sul mio
corpo non fossero prove sufficienti, la domanda di Jacob ha eliminato
qualsiasi perplessità.
«Io…
credo sia venuto nella mia stanza questa notte.» Non ho
bisogno di specificare di chi sto parlando.
Lo vedo
tremare, stringe gli occhi e respira profondamente per calmarsi.
«Credo
sia meglio che mi trasferisca da te.»
«Fino
a ieri dicevi che non saresti venuto neanche sotto tortura.»
«Fino
a ieri pensavo che non avresti permesso a quella lurida sanguisuga di
entrare nella tua stanza, o nella tua vita.»
«Non
intendo farlo, Jacob. Oggi metterò in chiaro le cose una
volta per tutte.»
«Stai
cercando di convincere me o te stessa.»
«Non
lo so, Jacob», ammetto sinceramente.
«Possibile
che tutto il male che ti ha fatto non sia stato sufficiente a farti
desistere da questo amore malato? Quanto ancora devi sbatterci la
faccia prima di capire che non potrete mai stare insieme? Non voglio
che passi ancora le stesse pene di due anni fa, non voglio vederti
distrutta a causa sua, Bella, non permetterglielo, ti prego.»
Jacob è brutale nelle sue affermazioni, ma onesto e leale.
Mi vuole bene e non riesce ad immaginarmi mentre attraverso lo stesso
calvario che mi ha quasi portata alla morte tempo fa.
«Farò
del mio meglio, te lo prometto. La verità, però,
è che nemmeno per un attimo ho smesso di amarlo e averlo
così vicino da una parte mi dilania il cuore riaprendo
ferite che pensavo ormai chiuse, dall’altra mi porta
inevitabilmente a sperare in un futuro diverso per me.»
«Quale
futuro? Una vita fatta di sangue e privazioni eterne? Tu non sei come
lui, se avesse voluto trasformarti l’avrebbe fatto tempo fa.
Non ti vuole con sé. Mettitelo in testa.»
Le sue parole
sono come stilettate che arrivano dritte al mio cuore, soprattutto
perché so che ha ragione. Se mi avesse voluto con
sé, adesso sarei una vampira, sarei immortale e sarei sua,
per l’eternità. Invece sono qui, a studiare per un
futuro che non mi interessa, in una scuola che lui ha scelto per me
affinché potessi avere una vita diversa da quella che
sognavo con lui, quasi a rimarcare per l’ennesima volta che
non è con lui che passerò il resto della mia
esistenza.
Lascio Jacob
per dirigermi a lezione.
Sento dei
passi avvicinarsi veloci, mi irrigidisco leggermente aspettando di
sapere chi è tanto ansioso di venirmi vicino.
«Buongiorno,
Isabella.» Vorrei sbuffare, ma reprimo il mio primo impulso a
favore di una gelida cortesia.
«Buongiorno,
Adam.»
«Hai
già fatto colazione?» Oddio, mancava solo la
gentilezza del giorno dopo. Meglio mettere subito in chiaro la
situazione e scrollarmelo di torno in fretta.
«Sì,
Adam, grazie per l’interessamento.»
«Mi
chiedevo… ecco, se magari… si beh, se
noi… vuoi mangiare con me a pranzo?»
Ti
prego!
«Sei
gentile, ma io mangio sempre da sola, non te ne sei accorto?»
«Sì,
certo, ma ho pensato che magari, dopo ieri, noi avremmo
potuto… si ecco, replicare?»
Vorrei tanto
schiaffarmi una mano sulla faccia e cominciare ad insultarmi per aver
invitato questo decerebrato a casa mia.
«Non
credo che sia il caso. Fidati, hai già rischiato abbastanza
per una vita sola.»
Mi viene quasi
da ridere al pensiero che Edward, per come l’ho sentito ieri,
avrebbe tranquillamente potuto staccargli la testa dal collo.
Mi guarda
perplesso, ma decide, per mia fortuna, di non insistere. Si allontana
mesto e silenzioso.
Passano pochi
secondi prima che senta un altro saluto, decisamente più
emozionante del primo.
«Buongiorno,
Isabella. Hai già fatto colazione?» La sua voce
è bassa e terribilmente seducente, e lui lo sa fin troppo
bene.
«Dovrei
ridere, Edward? Perché nel caso sappi che non sono molto in
vena.»
«Sei
solita fare così con tutti? Come una mantide religiosa, ti
unisci a loro per poi nutrirtene appena dopo? Se hai bisogno posso
darti una mano io.» Cerca di fare lo spiritoso, ma non riesce
comunque a reprimere un piccolo ringhio di disappunto.
«Per
lo meno io li sbatto fuori da casa mia subito dopo, non passo la notte
con loro per scomparire prima che si sveglino, cosa che, a quanto pare,
ti è congeniale. E comunque, grazie, ma sin ora me la sono
sempre cavata da sola, non ho bisogno del cavaliere senza macchia a
difesa della mia virtù, cosa che tra l’altro ho
perso da un bel pezzo. »
Stringe le
mani fino a farle sbiancare, ma evidentemente non è
intenzionato a lasciarmi stare visto che continua indisturbato.
«Hai
visto il tuo amico oggi?»
«Quale
dei tanti?» Non so da dove mi venga questa forza, riesco a
trattarlo con la stessa freddezza che riservo a tutti gli altri quando
l’unica cosa che vorrei fare è attaccarmi a quelle
labbra che amo più della mia vita. Peccato che quel
maledetto organo che mi tiene in vita, riveli il mio vero stato
d’animo, battendo come un forsennato e pompando sangue ad una
velocità stordente. Non riuscirò mai ad
ingannarlo fino in fondo.
«Mi
riferivo al giovane Quileutes.»
«Ha
un nome che mi pare tu conosca fin troppo bene, giusto?»
«Sì,
infatti, ma non amo pronunciarlo.»
«È
un problema tuo, comunque sì, ci siamo visti.
C’è qualche problema in proposito?»
«No,
assolutamente, ma questo spiega l’odore che hai
addosso.»
«Ancora
con questa storia? Io non credo di puzzare, va bene? Se tu e Jacob
avete qualche problema col mio odore, potete tranquillamente starmi
lontano. Non ho fatto la doccia questa mattina, ma l’ho fatto
ieri notte, dopo…»
«Sì,
lo so, non è il caso che me lo ricordi.» Reprimo
un sorriso di soddisfazione.
«Non
te l’ho chiesto io di stare fuori dalla mia finestra. Hai mai
sentito parlare di privacy?»
«Sapevi
che ero li fuori.» Non è una domanda e non intendo
fingere con lui.
«Era
difficile non sentirti, hai quasi fatto scappare il mio
ospite.»
«Deve
ritenersi fortunato ad avere ancora la testa sulle spalle.» Giusto quello che pensavo io
poco fa.
«Non
credo tu sia nella posizione di minacciare i miei amici. Hai perso
questo privilegio nel momento in cui mi hai lasciata, e poi,
sinceramente, non capisco tutto questo interessamento.»
«Bella,
io ti amo, non smetterò di ripetertelo finché non
mi crederai.»
«Fai
pure, tanto non ti si secca la gola, vero?»
«Perché
non vuoi credermi? Un tempo…» lo interrompo prima
che continui a propinarmi le sue bugie.
«Un
tempo ero stupida, ingenua e piena di fiducia verso una persona che non
la meritava affatto. Un tempo amavo un uomo che giurava di ricambiare i
miei sentimenti. Un tempo, Edward, avrei dato la vita per te, ma quello
è un tempo che non esiste più. Ora, se vuoi
scusarmi…»
«Ti
accompagno.» Sollevo le spalle ostentando
un’indifferenza che non mi appartiene.
«Fa’
come ti pare.»
Davanti
all’aula di biologia mi volto per salutarlo e quasi gli vado
addosso. Il suo profumo mi investe in pieno stordendomi, mentre il
tocco delle sue mani sulle spalle, corse a fermare il mio corpo prima
che si scontrasse col suo, mi fanno rabbrividire in modo incontrollato,
e non certo per il freddo.
Mi schiarisco
la gola maledicendo il mio cuore che continua a correre indisturbato
vanificando, ai suoi occhi, i miei tentativi di apparire disinvolta.
«Grazie
per la scorta. Come puoi verificare con la tua vista perfetta sono
arrivata sana e salva. Adesso puoi anche andare.»
«In
realtà non posso.»
«E
questo cosa vorrebbe dire.»
«Che
ho già saltato troppe lezioni, non posso perderne
ancora.»
«Tu…
tu frequenti questo corso?»
«Sì.
Non lo sapevi? Io adoro la biologia, mi ha cambiato la vita»,
mi dice sorridendo apertamente.
Respira
lentamente, Bella. Cosa vuoi che sia seguire un corso insieme? Ironia
della sorte… biologia. Sorte un accidente!
Ovviamente col
passare delle ore mi rendo conto che biologia non è
l’unico corso che abbiamo in comune. Non mi lascia sola
nemmeno per un momento e finge di allontanarsi quando chiamo Jacob al
telefono.
«Credi
che avrai presto un altro dei tuoi… appuntamenti?»
Strano che abbia aspettato tutto questo tempo prima di chiedermelo.
«Non
sono affari tuoi, Edward. Se può farti stare sereno, ti
comunico che uso sempre una protezione valida per evitare malattia e
gravidanze. Adesso cosa ne pensi di lasciarmi in pace? Come vedi vivo
da sola senza mandare a fuoco la casa, non muoio di fame, ho ottimi
voti, e so addirittura allacciarmi le scarpe senza schiantarmi sul
pavimento. Puoi tornare ad occuparti delle tue distrazioni.»
«Bella,
a proposito delle mie distrazioni…» lo blocco
subito.
«Non
mi interessa quante donne, umane o vampire, tu ti sia portato a letto,
Edward.»
«È
proprio di questo che volevo parlarti, io…»
«Hai
perso le tue facoltà vampiresche per caso? Ti ho detto che
non mi interessa.»
«Se
solo mi ascoltassi…» ma di nuovo lo fermo.
«Non
voglio ascoltarti, non voglio parlarti, non ti voglio intorno.
L’unica cosa che voglio è che mi stia lontano.
Credi di poterlo fare?»
«Temo
di no. Non riesco a starti lontano, è più forte
di me, Bella. Ci ho provato e sono finito a vagare per il Brasile da
solo. Non posso vivere senza di te.»
Perché
mi stai facendo questo?
«L’hai
fatto per due anni. Mi sono abituata io, lo farai anche tu.»
Mi rendo conto
solo in questo momento di essere davanti alla porta del mio
appartamento.
«Buonanotte,
Edward.»
Non
lasciarmi…
«Buonanotte,
Isabella.»
Rientro nel
mio piccolo mondo privato spossata dalla giornata. È passato
solo un miserabile giorno e sono a pezzi. Non riuscirò mai a
fingere per tutto il tempo quando l’unica cosa che vorrei
è cedere, credergli, amarlo e farmi amare… come
un tempo.
Mi faccio la
doccia eliminando anche l’ultima illusione di lui dal mio
corpo. So bene che dopo tutta la giornata non ho più il suo
odore addosso, ma la sensazione era viva e presente.
Avrei un gran
bisogno di piangere, ma so per certo che non è lontano, non
voglio che mi senta, che pensi che il suo ritorno mi abbia gettato
nello sconforto. Devo riuscire a fargli credere che mi lascia del tutto
indifferente, ma non riesco comunque a trattenere un’unica
lacrima che scivola sul mio viso.
Infagottata
nel mio pigiama azzurro, mi metto a letto sperando di addormentarmi
prima possibile e per fortuna, forse per tutte le emozioni della
giornata, il sonno arriva presto.
Apro gli occhi
alle prime luci anche se non presto come al solito.
Allungo il mio
corpo stiracchiando tutti i muscoli, finché il dorso della
mia mano tocca la parte sinistra del letto trovandola fredda.
Un sorriso
enorme si apre sul mio viso, non posso farne a meno. È stato
qui con me, probabilmente per tutta la notte.
Mi sento
affamata, ieri notte non ho mangiato niente, troppo stressata per
ingerire alcunché.
Entro nella
mia piccola cucina restando di stucco davanti a quello che trovo.
La tavola
è apparecchiata, la mia scodella preferita, che ho portato
da casa, accanto alla bottiglia del latte e la scatola dei cereali, un
cucchiaio ordinatamente disposto sopra il tovagliolo e un immagine si
forma velocemente nella mia mente.
“Vuoi
che procacci qualcosa anche per te?”
“Mangia
e basta, Bella.”
“…
È buono quel che mangi? Sinceramente non mette molto
appetito.”
“Be’,
di certo non è un glizzly permaloso…”
Era
così bello stare insieme in quel modo, senza nessuna
preoccupazione al mondo.
Pensavo che
niente avrebbe potuto separarci, credevo davvero che mi amasse, ma ero
solo un passatempo.
Evito di
indugiare oltre in questi pensieri, mangio e riordino velocemente,
è inutile continuare a crogiolarsi in stupide romanticherie,
non serve a niente.
Passo a
salutare Jacob e subito dopo vado a seguire la mia prima lezione che,
guarda caso, segue anche lui.
Sarà
un semestre molto, molto più lungo del primo.
********
Finito
anche questo. Capisco che Bella possa esservi apparsa cattiva se non
addirittura crudele con Edward, ma ricordate che cerca solo di
proteggersi dai suoi stessi sentimenti e dal dolore che ha provato
dalla separazione dal suo unico amore.
Comunque
manca solo un capitolo quindi spero che decidiate di continuare a
seguirmi fino alla fine.
Con
ogni probabilità posterò in mezzo alla settimana,
ma se non riesco ci risentiamo sicuramente tra venerdì e
domenica.
Ringrazio
tutte voi che leggete e recensite, siete davvero tante, a presto.
Patrizia
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Siamo
giunti all’ultimo capitolo e non potete avere
un’idea di quanto mi dispiaccia.
Lo
so, è una storia breve e senza troppe pretese, ma voi, col
vostro entusiasmo e le vostre splendide parole, me l’avete
fatta amare come non sarebbe mai successo altrimenti.
Vi
ringrazio, mi rendo conto che non sia molto, ma non mi viene in mente
un modo migliore per esprimervi la mia gratitudine.
Vi
lascio alla lettura non prima di avervi fatto i miei più
sinceri auguri di buon Natale e un felice anno nuovo.
BELLA
I giorni
passano veloci, la primavera è ormai alle porte anche se le
giornate sono sempre buie e piuttosto tetre.
Edward non si
è mai allontanato da me, non si è fatto
scoraggiare dal mio atteggiamento scostante.
La sera torno
a casa, guardo un po’ di televisione, leggo, studio per lo
più e quando vado a letto prendo sonno molto facilmente.
Erano anni che non riposavo tanto bene e tanto a lungo. Sapere che lui
è qui con me mi fa sentire felice, anche se so che per noi
non ci sono possibilità, non posso fare a meno di gioire
della sua presenza.
Ogni sera non
vedo l’ora di addormentarmi perché so per certo
che lui arriverà e passerà la notte con me, ormai
la mia stanza è satura del suo profumo. La mattina trovo la
tavola apparecchiata, spesso, accanto alla mia scodella, trovo una rosa
bianca e ogni giorno mi chiedo perché si dia tanta pena per
farmi credere di essere amata da lui.
Jacob
è rimasto con me tutto il tempo che ha potuto, ma
è dovuto tornare a casa e portare avanti i suoi compiti.
Naturalmente mi ha ripetuto un migliaio di volte di non farmi
abbindolare dai modi principeschi di Edward.
Fosse
facile!
Mi tratta come
una regina, è sempre dolce, galante, premuroso…
amorevole.
Sarebbe
così facile lasciarsi andare. Alcune volte, spesso ad essere
sincera, immagino che tutto questo possa durare per sempre, ma, un
attimo dopo, mi ricordo dello stato di prostrazione in cui sono caduta
quando mi ha lasciata. Non posso permetterglielo ancora.
Sotto la
doccia lascio che l’acqua calda e il bagnoschiuma coccolino
il mio corpo perdendomi ancora una volta nei miei pensieri mentre le
mani scivolano lente su di me.
Ho sognato
talmente tante volte di sentire le sue mani accarezzarmi che mi sembra
quasi reale ciò che provo. Continuo a domandarmi quanti
corpi, caldi o freddi, abbiano avuto questo privilegio.
L’ennesima lacrima lascia i miei occhi confondendosi con le
piccole gocce che cadono dall’alto. Ho cercato in altri
uomini ciò che lui mi ha sempre negato, trovandolo nella mia
mente, ma ancora bramo una realtà che non avrò
mai.
Mi avvolgo
nell’accappatoio, tampono i capelli con un telo, li pettino
lasciandoli umidi. So che domani saranno un disastro, ma non ho voglia
di asciugarli.
“I
tuoi capelli sembrano una balla di fieno… ma mi
piacciono.”
Mi stendo sul
letto così come sono, non ho la forza nemmeno per cambiarmi,
e in poco tempo scivolo in un sonno tranquillo.
Mi giro su me
stessa trovando al mio fianco un muro di ghiaccio sotto le mie mani.
Conosco questo profumo, potrei individuarlo in mezzo ad altri mille,
è il profumo dell’amore della mia vita.
Muovo
lentamente le mie mani, i miei occhi sempre chiusi, non voglio aprirli
e rendermi conto che si tratta del solito sogno. La sua camicia
è morbida, ma non voglio accontentarmi, oltrepasso
l’ostacolo creato dalla stoffa sentendo la sua pelle.
I suoi muscoli
si tendono sotto i miei polpastrelli, potrebbe evitare di respirare
eppure lo sento ansimare.
Mi addosso
completamente al suo corpo, avvicino le mie labbra al suo collo
inebriandomi col suo profumo. Lascio tanto piccoli baci sulla sua pelle
delicata, è ghiacciato, ma riesce comunque a rabbrividire.
Mi sento potente come mai in vita mia. Lascio una scia umida andando su
e giù fino all’orecchio mentre uno dopo
l’altro faccio uscire i piccoli bottoncini della camicia
dalle asole.
Non
respingermi, ti prego non farlo.
Salgo a
cavalcioni sulle sue gambe, apro finalmente gli occhi perdendomi nel
suo sguardo e finalmente mi impossesso delle sue labbra. Non abbiamo
ancora pronunciato nemmeno una parola, ma so che entro poco mi
allontanerà da se come ha sempre fatto.
Ondeggio
leggermente su di lui sentendo che, evidentemente, i miei movimenti non
l’hanno lasciato del tutto indifferente. Le sue mani corrono
ai miei fianchi, affondando nella mia carne fino a farmi male. Reprimo
un gemito di dolore, se si rendesse conto che mi sta facendo male, si
allontanerebbe subito da me, e non è certo quello che voglio.
Le mie labbra
si muovono sulle sue, è meraviglioso risentirne la morbida
consistenza. Mordo delicatamente la parte inferiore, un gemito proviene
dalla sua gola, lascio vagare la lingua su quei petali di
sensualità, non mi ferma, non mi fermo. Per la prima volta
sento la sua lingua unirsi alla mia in una danza antica come il mondo.
Ha smesso di respirare, è rigido, ogni muscolo in tensione,
probabilmente nello sforzo di non farmi male, ma non mi allontana e io
sto per morire dalla felicità.
Mi sistemo
meglio su di lui e, nel movimento, l’accappatoio si apre
leggermente mostrando la spalla e parte del mio seno pallido.
«Dio,
Bella…» I suoi occhi sono scuri, hanno perso il
loro colore caldo. Dopo tanto tempo rivedo gli occhi che mi hanno
terrorizzato tanto tempo fa, la prima volta che siamo stati
l’uno accanto all’altra, nella stessa aula.
Se mi
allontanasse in questo momento ne morirei, subirei per
l’ennesima volta l’umiliazione di non essere voluta
dall’unico essere che desidero al mondo.
Devo
prepararmi mentalmente a questa eventualità, non posso
permettergli di sopraffarmi ancora. Nonostante tutti i miei dubbi,
continua a restare dove si trova senza scansarmi.
La sua camicia
sparisce in qualche angolo della mia stanza, i bottoni dei suoi
pantaloni sono aperti, le mie mani vagano incessanti sul suo corpo
perfetto.
Non mi ricordo
quando sono arrivata all’altezza del suo cavallo
né quando la cintura del mio accappatoio è stata
aperta, mettendo in mostra tutto il mio corpo.
Con un ringhio
inverte le nostre posizioni, adesso è lui a stare sopra di
me, sono le sue mani a vagare lente su di me, le sue labbra a tracciare
un percorso ghiacciato e allo stesso tempo infuocato sul mio corpo.
Sto perdendo
la ragione, devo restare lucida o uscirò da questa
esperienza devastata.
Mi priva
dell’ultima, effimera, barriera di tessuto mentre
febbrilmente cerco di abbassargli i pantaloni e i boxer in un unico
gesto e, per assurdo, mi agevola nei movimenti. Evidentemente non
è più lo stesso di una volta, non mi avrebbe mai
permesso di arrivare a questo punto. Come un lampo, immagini di lui
insieme ad altre donne mi invadono la mente, non posso sopportarlo.
Sapere che il suo essere tanto disinibito è dovuto alle sue
distrazioni mi dilania, ma mi permette anche di tornare coi piedi per
terra, per quanto sia possibile restare razionale quando tutti i tuoi
desideri stanno per realizzarsi.
Allargo le
gambe nel più implicito degli inviti che lui accetta con una
certa difficoltà. È come se non riuscisse a
capacitarsi di quello che sta facendo.
La sua
eccitazione preme sulla mia intimità, struscia bagnandosi di
me, sto boccheggiando. Non riesco a spostare il mio sguardo dal suo
viso, leggo eccitazione, ma anche un grande tormento.
«Bella,
io non…» irrigidisce maggiormente le braccia, sta
per allontanarsi.
«Non
farlo, non fermarti adesso. Ti prego…»
«Io…
non ce la faccio. Il tuo odore è troppo forte, ho paura di
farti del male.»
Gli accarezzo
il volto dolcemente.
«Provaci.»
Prende un
grande respiro, peraltro del tutto inutile, prima di riposizionarsi tra
le mie gambe. Sta per forzare il mio ingresso quando mi rendo conto di
un particolare.
«Edward,
il preservativo.» Non so dove riesco a trovare la mia parte
razionale, forse è solo il bisogno assoluto che sento di
restare coi piedi per terra.
«Bella,
sono un vampiro, io…» Come se potessi dimenticarlo!
«So
bene cosa sei, Edward, ma tra noi l’unico ad essere
immortale sei tu. Io, al contrario di te, posso prendermi qualsiasi
tipo di malattia e visto che non ho idea di quale genere siano state le
tue distrazioni, preferirei usare una protezione.» Credo sia
l’idea di lui con altre donne a darmi la forza per aggredirlo
in questo modo, in realtà non mi importerebbe minimamente di
morire se fosse per mano sua.
Sospira appena
allontanandosi da me.
«Perdonami,
Bella, ho sbagliato a venire qui, ho sbagliato a lasciarmi andare in
questo modo sapendo di non poter arrivare fino in fondo.»
Si siede al
limite del letto, bellissimo nella sua perfetta nudità,
passandosi le mani tra i capelli; quegli splendidi fili ramati che ho
fatto passare tra le mie dita non più di qualche minuto fa.
Solleva lo
sguardo incrociandolo col mio. Non avrei mai voluto mostrarmi tanto
debole ai suoi occhi, ma dopo poco, le lacrime cominciano a scorrere
lente senza che possa fare niente per fermarle.
«Perché
con me non puoi? Cosa hanno le altre che io non ho? Perché
non posso essere come tutte le altre distrazioni che hai
avuto?»
Per la prima
volta da quando lo conosco, gli vedo fare uno scatto di stizza o vera e
propria ira.
«Smettila
di ripetere quella parola, non la sopporto.»
Lo shock
iniziale, comunque, viene immediatamente sostituito dal dolore che da
troppo tempo mi porto dentro.
«Sono
io che non la sopporto, Edward. Non sopporto di averti perduto per
sempre, non sopporto di immaginarti assieme ad altre donne, non
sopporto di essermi illusa di contare qualcosa per te né che
tu sia tornato per continuare a trattarmi come un uccellino ferito.
Sono una donna, Edward, come le altre. L’unica differenza
è che ti amo più della mia stessa vita, ma sarei
disposta a farmi calpestare ancora da te pur di avere almeno un
miserabile ricordo da portare nel cuore per il resto della mia
esistenza.»
In un battito
di ciglia è di nuovo accanto a me, sopra di me, incurante
della nudità di entrambi.
«L’unica
volta che ti ho ingannata è stato in quel maledetto bosco,
ogni parola che ho pronunciato è stata una menzogna. Ero
convinto che avrei dovuto calmare le tue urla, che avrei impiegato ore
a convincerti di non essere più innamorato di te, pensavo di
andarmene lasciandoti in lacrime, ma ti è bastata
un’unica bugia per cancellare tutte le volte in cui ti ho
dichiarato il mio amore.»
«Non
posso… non posso crederti. Mi ucciderai ancora, e questa
volta non avrò la forza per andare avanti.»
La mia voce
è spezzata, le lacrime a bagnarmi il viso senza
pietà.
«Quanto
tempo impiegherai prima di capire che non sono quello che cerchi, che
hai bisogno di nuovi stimoli?»
«Bella,
non c’è mai stata nessuna, ne umana né
vampira. Nessuna avrebbe potuto prendere il tuo posto nella mia vita o
nel mio cuore. L’unica distrazione che ho avuto in tutto
questo tempo è stata la ricerca di Victoria che, mentre io
perdevo tempo in Brasile, è tornata da te per
ucciderti.»
«Edward,
le cose non sono cambiate, io sono sempre umana e tu avrai sempre paura
di farmi del male, di perdere il controllo, di non essere in grado di
proteggermi. Io voglio solo amarti, non chiedo altro.»
Mi stringe a
se, pelle a pelle. Il mio cuore in un tumulto furioso, il suo
silenzioso, ma tanto prezioso per me.
«Non
ti lascerò mai più, Bella, non ne avrei la forza.
Credimi, sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa per stare con
te.»
«Sei
pronto, Edward? Allora… trasformami, qui, adesso.»
Avvicino il
collo alla sua bocca, strofino la mia pelle sulle sua labbra chiuse. Un
ringhio erompe dal suo petto. Il cuore mi sta scoppiando nel petto,
potrebbe perdere definitivamente il controllo e succhiare dal mio corpo
tutta la mia linfa vitale, ma non riesco ad avere paura.
Apre le
labbra, lascia scorrere la lingua sulla vena pulsante del mio collo,
infiammandomi, eccitandomi in un modo sconosciuto.
Si allontana
appoggiando il viso sul mio petto.
«Non
posso, Bella. Non sono abbastanza forte, ti ucciderei.»
È
il mio turno, ma dal mio petto arriva un singhiozzo che mi squassa
l’anima.
«Allora
vai via, vattene o mi ucciderai lo stesso. Ti prego.»
«No!
Non capisci che la mia vita non ha senso senza di te? Non mi importa
più di essere egoista, di condannarti ad una non vita
eterna. Io ti voglio con me, Bella, per sempre. Chiederò a
Carlisle di trasformarti, ma non posso essere io a toglierti la
vita.»
Eccole, le
parole che ho sempre aspettato, le parole che cambieranno in mio
destino.
Mi getto sulle
sue labbra, famelica, non permetterò che si tiri indietro,
non più.
Voglio
sentirlo mio, voglio sentirmi parte di lui. Bacio le sue labbra, il suo
collo morbido, scendo sul petto ghiacciato, il mio corpo sta prendendo
fuoco.
Mi fa stendere
restituendomi ogni bacio, ogni carezza. Mi sfiora con devozione fino ad
arrivare alla mia intimità. Non ho mai permesso a nessuno di
toccarmi in questo modo, né io ho mai spinto le mie mani ad
esplorare i corpi che ho conosciuto.
Si allontana
solo per un momento da me fissando il suo sguardo nel mio.
«Fermami
se ti faccio male, se perdo il controllo fammi sentire la tua voce,
è l’unico modo che ho per tornare
indietro.»
«Te
lo prometto. Ti amo, Edward, non mi farai del male.»
Accarezzo il
suo viso delicatamente, vorrei che potesse sentire la mia emozione.
Quando
finalmente lo sento entrare in me mi sembra di impazzire.
«Solo
tu, sei sempre stato solo tu.»
Sto delirando,
non ho mai provato un’emozione simile, Edward sembra perso in
un mondo parallelo mentre non smette un solo istante di ripetere quanto
mi ama.
Quando il
piacere sovrasta la sua volontà, i suoi denti affondano nel
mio collo. Il dolore non placa il mio piacere, lo amplifica portandomi
all’orgasmo. Sta per ritrarsi, lo sguardo sconvolto, ma lo
abbraccio forte pregandolo di restare. Forse troppo preso da noi mi
dà ascolto lasciandosi andare dentro di me.
Si scosta
leggermente mettendosi al mio fianco. Tiene gli occhi chiusi, un
braccio a nascondergli il viso.
Allungo la mano
lasciandola cadere poco
dopo. So che percepisce ogni mio più piccolo movimento o
respiro eppure non muove un solo muscolo. Resta fermo come una statua e
io sto per mettermi ad urlare.
«Edward…»
Ancora
silenzio e nessun movimento.
«Edward,
ti prego di qualcosa.»
«Ho
bevuto il tuo sangue», sussurra solamente.
«Sì,
ma non è stato…»
«Ho
bevuto il tuo sangue, Bella.»
Basta sono
stufa di tutto questo, sta rovinando il momento più bello
della mia vita.
«È
vero, hai bevuto il mio sangue, ma hai trattenuto il veleno o a quest'ora mi starei contorcendo dai dolori. Non mi hai fatto male, anzi,
è stato bellissimo.»
Mi fulmina con
uno sguardo che potrebbe incenerirmi.
«Dovrei
essere orgoglioso di me, quindi?»
«Beh,
se questo è il risultato, ti permetto di rifarlo tutte le
volte che vuoi, almeno finché avrò sangue a
circolarmi nelle vene.» La butto lì per farlo
ridere, ma non mi sembra proprio in vena.
Gli vado
vicino, stringendomi a lui.
«È
stato bellissimo, Edward. È piaciuto anche a te?»
Solleva il mio
viso con due dita portando i miei occhi alla stessa altezza dei suoi.
«È
stato… non trovo le parole adatte per descriverlo. Forse
potrei sintetizzarlo con l’esperienza più
elettrizzante, felice e appagante della mia esistenza.»
«Più
che mangiare un puma?» Scoppia a ridere, finalmente.
«Molto
di più, amore, molto di più.»
«Allora
cosa ne dici di ripetere questa esperienza elettrizzante?»
gli chiedo enfatizzando sull’ultima parola.
Si sistema
sopra di me riempiendo di baci il mio viso, il collo, tutta la mia
pelle.
«Sei
sicura di non essere stanca?»
«Non
sarò mai stanca di te.»
Ci amiamo
ancora, ma ad un certo punto della notte, avvolta in una coperta
pesante per non congelare addossata al suo corpo, sono costretta a
cedere al sonno. Poco prima di addormentarmi però, trovo la
forza per dire un’ultima cosa.
«Edward,
mi dispiace di… ecco di non… averti
aspettato.»
Posa un bacio
delicato sulla mia fronte.
«Sei
mia adesso, conta solo questo.»
Mi accoccolo
ancora meglio su di lui, ma una frase blocca ancora il mio sonno.
«Adesso
sei mia, ma non permetterò che tu viva ancora nel peccato,
quindi,
al più presto sarai mia moglie.»
So che dovrei
inorridire al solo pensiero, ma forse per il sonno, forse per i sensi
annebbiati dal sesso, l’unica cosa che rispondo è:
«e subito dopo diventerò la tua vampira.»
******
Ed
eccoci, spero che il finale vi sia piaciuto.
Non
ci sarà un epilogo perché sarebbe inutile. Per me
la saga è perfetta, non cambierei nemmeno una virgola quindi
finirei per scrivere un doppione dove Bella rimane incinta, nasce una
bellissima bambina immortale, Jacob trova il suo posto nel mondo e
vissero tutti felici e contenti, quindi… chiudo
così e se vi va di crearvi un finale alternativo sono lieta
di avervi fornito uno spunto.
Vorrei
ringraziare ognuno di voi per avermi accompagnato in questo breve
viaggio. Per è sempre stupendo rendermi conto di contare
qualcosa per voi, spero di trovarvi ancora se dovessi scrivere altre
storie.
Nel
frattempo, se vi va e non l’avete ancora fatto, potete
passare nella mia pagina e dare un’occhiata alle mie altre
storie.
- Donna
in
incognito – in corso
- Crescere
per
amore conclusa
- Era
scritto
che ti amassi conclusa
E le mie OS:
- Scatti
d’amore
- Il
mio sogno
sei tu
-
Quell’attimo
che ti cambia
- Un
incontro
inaspettato
- Rapunzel
2012
- Il
dono di
Elizabeth
- Il
vincolo
– storia particolare, ma se le date una
possibilità, andando oltre il primo pezzo, potrebbe piacervi
- Una
giornata
di sole.
Alla
prossima, vi abbraccio.
Patrizia
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