You told me you never fall in love.

di xSabri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Continuava a guardarsi intorno ma i corridoi della scuola erano deserti. 
Controllò l'orologio che portava al polso ma le lancette sembravano impazzite, avevano preso a girare in senso antiorario senza mai fermarsi.
Tutto questo la spaventò e iniziò a correre verso l'uscita. 
I corridoi formavano un labirinto in quell'istituto grigiastro e solo dopo aver corso per quasi dieci minuti si rese conto di trovarsi sempre nello stesso punto.
«Ehi, ti serve una mano?»
Si girò verso la voce e si ritrovò davanti una ragazzina più o meno della sua età dai capelli rossicci e le lentigini sul naso. Aveva un espressione dolce  anche se i suoi occhi erano contornati da profonde occhiaie.
«Penso di essermi persa nella mia stessa scuola»
La rossa le tese la mano e lei l'afferrò. 
Passarono davanti al laboratorio di biologia, quello di chimica e anche quello linguistico. Continuava a stringere la mano della ragazza e la sentiva sempre più fredda man mano che camminavano. 
Sul pavimento avevano iniziato a spargersi i capelli della rossa che sembrava perdere forze e vitalità più si avvicinava alla porta dell'entrata.
La ragazzina si fermò di colpo e alzò un braccio verso la grande porta che portava al cortile esterno della scuola. Poggiato c'era un ragazzo, era alto e portava una T-shirt bianca. Da quella distanza non si riuscivano a distinguere i lineamenti o il colore degli occhi.
«Salvalo.»
Non ebbe neanche il tempo di volatarsi che la rossa era già scomparsa.
Continuò a camminare, ma il corridoio diventava sempre più lungo fino a diventare un tunnel stretto e buio.
 
Si svegliò in preda alla paura. Era tutta sudata e aveva l'affanno. Guardò l'orologio sul comodino accanto al letto e sospirò. Erano solo le quattro del mattino.
Cercò di riaddormentarsi ma le immagini di quel sogno -o incubo, come lo si voglia definire- le riapparivano davanti agli occhi.
Cercò di liberare la sua mente, di scacciare via tutti i pensieri ma la voce calda di quella ragazzina continuava a suonarle in testa.
Salvalo. Salvalo. Salvalo





S.







Firmarmi S, mi dà tanto di Serena  Van der Woodsen, ma sta cosa non ha senso quindi ok (?)
Sono toooooooooooooornata, anche se non ero mai andata via. 
E' la prima volta che scrivo il seguito di qualcosa quindi vedremo se lo apprezzerete come avete apprezzato Immortal!
Per chi non ha mai letto Immortal, tranquilli, durante la storia spiegherò tuuuuuuuuuutto, promesso! :3
Ciao ciao, a presto! :***

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Capitolo 2
*** capitolo uno. ***


25 Dicembre, Holmes Chapel.

Non si era mai vista tanta neve come quell'anno. Continuava a cadere a fiocchi e a posarsi sull'asfalto, sugli alberi dei giardini addobbati per la grande festa e sulle casette. I bambini erano tutti fuori casa, coperti da giacconi fin sotto il naso e con grandi guanti alle mani per non aver freddo. Si divertivano a far nascere tanti piccoli pupazzi di neve, consapevoli che di lì a poco si sarebbero distrutti.
I ragazzi si rincorreva per le strade chiuse al traffico per via del ghiaccio, lanciadosi palle di neve. Il piccolo laghetto del parco era ghiacciato e c'era chi si era attrezzato ed era andato a pattinare. C'erano luci dovunque. Davanti ai negozi erano stati allestiti piccolo stand che vendevano dolcetti e bevande calde. Qualche coro davanti alle chiese rallegrava l'atmosfera rendendola ancora più natalizia.
Nesuno però si era accorto che non tutte le case di quella città erano illuminate. C'era una, in un vicoletto che, nonostante fosse addobbata per la festa, dava tutt'altra impressione.
«Smettila, sono stanco di vederti così!»
Il ragazzo alzò lo sguardo verso il suo migliore amico e sbuffò.
«Ma che vuoi? Vattene allora!»
«Se me ne vado tu vieni via con me, ok!?»
Sbuffò ancora.
L'amico uscì dalla sua camera  e poi tornò con una busta in mano impacchettata.
«Cos’è?»
«Aprilo, no?»
Tolse le varie carte colorate e trovò due biglietti aerei per la California.
«Louis, dimmi un po’, sei impazzito o cosa!? Quanto li hai pagati!?»
Li ragazzo rise.
«Ci andiamo o no!?»
«Mamma non vorrà sicuramente….»
«Ci ho parlato io con Anne.»
Proprio in quel momento la donna entrò in camera con una valigia in mano e la poggiò sul letto del figlio. Aprì l’armadio e lo svuotò interamente sotto gli occhi stupiti di Harry che iniziò a chiedersi se andasse tutto bene a sua madre.
«Louis, tua madre ha portato la tua valigia, è di sotto. Fatti una doccia tua. Avete l’aereo tra due ore e mezze»
E uscì dalla camera.


25 Dicembre, San Francisco.

«Non sta nevicando neanche quest’anno, Liam. Che noia!»
Il ragazzo rise e si avvicinò a sua sorella dandole un bacio sulla guancia.
«Te l’avevo detto io che saresti dovuta venire ad Holmes Chapel! Lì c’era la neve»
La ragazza sbuffò sonoramente e si andò a stendere sul divano.
Liam si avvicinò a lei e si fece spazio sul divano. Era il primo vero Natale che passavano insieme da quando lui si era trasferito in Inghilterra per lavorare. Si vedevano qualche volta tramite web cam e si spedivano tonnellate di e-mail.
nonostante la lontananza erano l’una presente nella vita dell’altro e viceversa.
«Era tanto che non stavamo insieme, sai?»
Il ragazzo annuì e diede un bacio sulla fronte di sua sorella.
«Dovresti venire a trovarmi qualche volta, sai? Non mi farebbe male avere un po’ di compagnia ogni tanto»
La ragazza sbuffò sonoramente e poi rise.
«Dovresti trovarti una fidanzata, fratellino! Hai quasi trent’anni e io voglio un nipotino!»
Risero entrambi e poi rimasero in silenzio ad osservare l’albero che avevano addobbato la sera prima insieme alla loro mamma. Non avevano messo la stella sulla punta però, ormai erano anni che non la mettevano più. Era sempre stato compito del signor Payne salire sulla scala e appuntarla alla punta in modo che non cadesse.
Da quando era morto nessuno aveva voluto prendere il suo posto, neanche Liam.
Era cresciuto vedendolo fare a lui e le cose non sarebbero cambiate. Lo immagina  ogni anni prendere la scala e avvicinarla il più possibile all’albero, salirci e poi farsi passare da sua moglie quella piccola stella dorata che avevano comprato ad un mercatino natalizio quando Liam era ancora tanto piccolo.
«Papà avrebbe voluto che continuassi tu la sua tradizione»
Il ragazzo si alzò innervosito dal divano e si diresse in camera sua.
«Smettila Charlize! Né tu e né la mamma sapete cosa voleva davvero papà»
Detto questo si chiuse la porta alle spalle.


S.













Sono toooooooooooooooornata con quante settimane di ritardo? 50? Hahahahahhaha!
Mi sono volutamente prendere una pausa che dopo "Immortal" sono uscita distrutta.
Si, ero in lutto, ok? OKAY!
Coooooooomunque! Ci sono Haarrino, Liamuccio e Louisetto quii! *o*
E c'è una New Entry!
Mi piace le nuove arrivate, non sanno niente del passato dei protagonisti e si possono incazzare quanto vogliono (?) No, sta cosa non c'entrava! hahahahahah!
Bene ora vado che devo scendere per andare al mare *o*
Ciao splendori, a presto!

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


Erano in California da meno di ventiquattro ore e avevano dormito per metà del tempo passato lì. Erano passati dai -10° di Holmes Chapel ai 14 di San Francisco.
Avevano passato quello che restava del loro Natale in aereo e stavano cercando un’idea abbastanza alternativa che gli permettesse di passare un capodanno indimenticabile.
«Attivati.»
Harry guardò l’amico steso sull’altro letto che occupava la grande stanza d’albergo che aveva prenotato Anne, sua madre.
«L’ho lasciata sola…non dovevo partire…torna indietro»
«Smettila Harry! Cazzo, lei non avrebbe voluto che ti autocommiserassi! Hai diciassette anni!»
Il ragazzo sbuffò ancora. Ormai qualsiasi volta che la nominavano lui finire per sbuffare o per cambiare discorso. Non ne aveva mai parlato, con nessuno. Non nominava neanche il suo nome e aveva messo attorno al braccio una fascia che gli copriva il tatuaggio che aveva condiviso con lei.
«Parliamone, ora!»
Harry si voltò verso Louis che ora era seduto sul letto e lo guardava severo.
«Di che?»
«Lo sai! Di Destiny!»
Il cuore di Harry perse un battito.
«Non dire quel nome….»
«Levati quella fascia dal braccio.»
Lo sguardo del ragazzo corse al polso coperto dalla manica della felpa che indossava. Chiuse gli occhi e si portò le mani sul viso sospirando. Milioni di immagini iniziarono a vorticargli in testa, milioni di discorsi, milioni di ricordi.
Il sorriso di Destiny, i suoi capelli mossi e rossi che le ricadevano sulle spalle, le lentiggini che le contornavano il naso dalla punta all’insù.
Una lacrima, dopo mesi, tornò  a rigargli il viso.
Louis si spostò sul suo letto e abbracciò  l’amico.
«Va tutto bene, tranquillo»
Harry tirò su con il naso e cercò di ricacciare dentro le lacrime.
«Mi manca tanto.»
Louis annuì e si allontanò per prendere un paio di fazzoletti da porgere all’amico.
«Vuoi parlarmi di lei?»
Il ragazzo cercò di calmarsi prima di parlare. Mise ordine ai suoi pensieri e si alzò la manica della maglia per togliere la fascia che portava al braccio. Osservò la calligrafia nera incisa sulla sua pelle e sorrise amaramente.
«Ovunque andrò sarai sempre al mio fianco.»
Chiuse gli occhi ancora una volta e il caldo sorriso della sua migliore amica lo riscaldò.


«Resta ancora con me, Destiny svegliati, ti prego!»
Le urla isteriche del ragazzo rendevano l’atmosfera ancora più insostenibile di quanto già lo fosse.
«Apri gli occhi, sorridimi!»
Una mano si poggiò sulla spalla del ragazzo e lo allontanò delicatamente dal letto.
«Ti prego…»
La sua ormai era una supplica fatta a bassa voce.
Ormai era troppo stanco per alzare la voce.
Harry si girò appena, giusto per riconoscere Zayn che lo allontanava dal letto con le lacrime agli occhi.
«Svegliati ti prego, sorridimi…»
Si lasciò cadere sulle ginocchia.
«L’avevi promesso! Saresti dovuta rimanere con me!  E io…io dovevo proteggerti e non ci sono riuscito.»
Tutti i presenti in camera osservavano Harry con le lacrime agli occhi. Ascoltavano il suo monologo senza riuscire a bloccarlo, a respirare.
«Perché non siamo riusciti a mantenerci queste nostre promesse!? Perché!?»
Cercò di alzarsi, ma si sentì subito crollare.
«Mio odio, ti odio, odio tutti….»
Sospirò e guardo il tatuaggio sul suo polso.
«….sarai sempre al mio fianco» un’altra lacrima, i ricci scomposti, il cuore a mille «…non ci sei ora. Non ci sarai domani, e non ci sarai neanche tra un mese»
Chiuse gli occhi e un brivido gli salì lungo la schiena.
Qualcuno si inginocchiò accanto a lui e lo abbracciò cullandolo come se fosse un bambino.
«Lei è qui con te, solo che tu non puoi vederla»
Riconobbe la voce di Louis e accennò un sorriso malinconico.
«Non la sento, non la vedo, lei non c’è.»



Aveva rivissuto quei momenti tante volte da quando erano successi e gli avevano fatto sempre lo stesso effetto: rabbia.
Non contro di lei, non era stata colpa sua, ma verso sé stesso.
Sapeva dei frequenti mal di testa dell’amica ma l’assecondava invece di costringerla ad andare da un dottore per rendersi conto di cos’avessi davvero.
Era stata in parte colpa sua secondo lui. E si odiava ogni giorno per questo. Come odiava il fatto di aver dimenticato la sua voce e il profumo della sua pelle.
Si odiava per tante altre cose, ma quelle avevano più importanza delle altre.
Guardò Louis ancora sul suo letto che lo guardava con un pacco di fazzoletti in mano e sospirò.
«Odio anche te.»
L’amico annuì.
«Lo so Harold, lo so»
Accennò un sorriso e poi tornò a fissare la parete spoglia davanti a lui.
«Non farmi brutti scherzi anche tu»
Louis si avvicinò a lui e poggiò la testa sulla sua spalla.
«amore, ti amo troppo per allontanarmi da te»
Il tono scherzoso del ragazzo strappò una risata ad Harry.
«Seriamente sto dicendo. Sei il mio migliore amico.»
Louis lo guardò e annuì serio.
«Sono qui per farti tornare felice, per farti ricominciare a vivere.» sorrise «Che dici, ci andiamo a fare un giro?»
Harry annuì. Indossarono velocemente qualcosa di accettabile e si lanciarono alla scoperta di San Francisco.


S.





I'm baaaaaaaaaaaaaack!
Ques'estate mi sto facendo due palle assurde e non ho ispirazione e ci metto secoli per sfornare capitolo! D:
Comuuuuuuuuuuuuunque, rieeeccomi! :)
Volevo chiedervi due piccoli favori!

1. Ho scritto una OS che nessuno si è cagato, me la cagate voooi? E' Never gonna leave this bed. 


2
. Con una mia amica ho iniziato a scrivere una FF sempre sui ragazzi. Abbiamo pubblicato appena il prologo! Se vi va, passate? E' A letter to keep love.

D
etto questo me ne vado! Ciaaaaaaaaao! *o*

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Capitolo 4
*** capitolo tre. ***


«Allora, come va il lavoro lì?»
Liam alzò lo sguardo dal piatto per rivolgerlo a uno dei tanti zii che erano a tavola con lui quella sera. Sorrise appena e poi tornò a giocare con i piselli che aveva davanti a lui.
«Tutto tragico, visto il reparto in cui lavoro»
«Oh  Liam, potevi seguire le orme di tuo padre però!»
Il ragazzo sospirò e alzò ancora uno volta lo sguardo per puntarlo su sua zia.
«No zia, non avrei potuto seguire le sue orme! Non sono fatto per stare in un’azienda il cui unico scopo è produrre ferraglia inutile!»
Il ragazzo portò alla bocca un pezzetto di carne e sospirò ancora una volta sentendo sua zia protestare in silenzio. Charlize, da parte sua, rideva a quella scena mentre la loro madre mangiava in silenzio, incapace di intervenire. Aveva sempre odiato il lavoro di suo marito: aprire una fabbrica per l’assemblaggio di armi non era stata una buona idea visto che era stata proprio una di queste ad ucciderlo.
«Sappiamo tutti che era un rischio lavorare lì, ma fruttava e parecchio anche!»
Liam guardò sua zia contrariato.
«Anche il mio lavoro frutta parecchio, zia!»
«Sei a contatto con malati terminali, Liam! Non è una buona cosa!»
Charlize fece cadere di proposito la sua forchetta sul piatto facendo rumore e attirando l’attenzione su di lei, questo non servì a placare l’atmosfera però.
«Cosa c’è di sbagliato in questo!? Ho studiato per stare accanto a persone che hanno bisogno di me –posò la forchetta sul tavolo e si alzò spingendo la sieda indietro- siete superficiali, a voi non è mai fregato niente di nessuno se non di voi stessi! Poi si chiedono perché mi sia traferito in Inghilterra!»
Si voltò e andò via sbattendosi la porta d’entrata alle spalle.


«Sono ore che camminiamo Louis!»
Il ragazzo sbuffò.
«Fa bene camminare Harry, quindi muovi quelle chiappe!»
Avevano lasciato l’albergo quella mattina per fare un giro della città e si erano fermati in una specie di museo che conservava i  più grandi premi e certificazioni che erano state date alla città e ai suoi abitanti.
«Sono le due passate, mangiamo qualcosa?»
«Sei venuto in America per mangiare!?»
«Ma non sono venuto neanche per morire di fame, cretino!»
Louis rise e si fiondò in un piccolo ristorantino dal nome strano che trovò lungo la strada che stavano percorrendo, Harry lo seguì a ruota chiedendosi perché si era fatto convincere a lasciare Holmes Chapel per andare in un posto del tutto sconosciuto con una persona affidabile quanto lo può essere uno scoiattolo.
Quanto entrò l’odore del cibo gli arrivò al naso facendo brontolare il suo stomaco. Scorse il suo amico seduto ad un tavolo, poco distante dall’entrata, che sfogliava il menù. Com’era possibile che già stesse decidendo cosa mangiare se lui non aveva avuto neanche il tempo di sedersi?
Harry si guardò un po’ in giro, cercando di scorgere qualche viso, qualche lineamento, che potesse essergli famigliare, che potesse farlo sentire a casa il giorno dopo Natale.
Di solito passava questa giornata a casa con sua madre e suo padre. Affittavano qualche bel film e si rimpinzavano di pop corn e patatine per tutto il pomeriggio. A volte a questo quadretto famigliare si aggiungeva anche Destiny. Sentì una fitta per le immagini che gli erano appena passate davanti agli occhi e raggiunse l’amico.
«Ti sei deciso finalmente! Ho ordinato per entrambi»
Harry sgranò gli occhi ma non fece storie.
«Che si mangia quindi?»
«Hamburger, patatine fritte e un’insalatona con pomodori e verdura di stagione!»
«Passiamo dalle schifezza a cosa salutari, bene.»
Louis annuì convinto e si alzò per andare in bagno.
Quando era entrato gli era sembrato di aver incontrato uno sguardo che conosceva, ma non ne era sicuro. Aveva più volte fatto il giro del locale con lo sguardo, ma non aveva più rivisto quegli occhi marroni. Aveva pensato che, chiunque fosse, potesse essere andato in bagno e aveva aspettato che Harry si sedesse per andarci.
Il bagno era lungo e stretto. C’era un grande specchio su una parte con i lavandino e di fronte dei “camerini” in cui si trovavano le tazze. Si poggiò a uno dei lavandini e aspettò qualche minuto prima di sentire lo scarico e la serratura di una di quelle porte che aveva avanti a lui aprirsi.
Ne uscì un ragazzo. Louis lo guardò meglio e accennò un sorriso. Non si era sbagliato.
Il ragazzo lo guardò e si avvicinò a lui sorridendogli.
«Ti conosco vero?»
Louis annuì.
«Sei un parente di qualcuno che frequenta…»
«Frequentava.»
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
«Destiny eh?»
Louis annuì ancora.
«Liam, giusto?»
Questa volta fu il ragazzo ad annuire.
«Come sta Harry?»
«Chiediglielo tu stesso, è in sala che aspetta di mangiare.»
Liam sorrise appena e si diresse fuori dal bagno cercando una testa riccioluta tra tutti quelli che erano lì. Quando finalmente la scorse si avvicinò a lui e si mise a sedere di fronte, senza dire nulla. Harry alzò gli occhi dal cellulare con cui stava giocando e si meravigliò nel vedere il ragazzo seduto lì. Chiuse gli occhi, credendo fosse un allucinazione poi tornò a fissarlo.
«Che diavolo ci fai qui pure tu?»
«Sono in famiglia, voi piuttosto!  Che ci fate a San Francisco? Siete in compagnia?»
Harry fece segno di no con la testa.
«Louis mi ha trascinato qui, crede che sia depresso.»
«Ti senti depresso?»
«Si, forse un po’.»
«Allora sei depresso e ha fatto bene.»
 

Era di nuovo a scuola, di nuovo in quel corridoio, di nuovo da sola.
Si guardò intorno e si mise a sedere a terra, poggiando la schiena al muro. Sentì il rumore di passi. Qualcuno si stava avvicinando. Alzò il viso e incontrò lo stesso visino angelico. Stesso sorriso, stessi occhi. Sembrava felice.
«Ciao.»
La ragazza sorrise e si mise a sedere accanto a lei.
«Come ti chiami?»
«Hope.»
La ragazza aggrottò le sopracciglia e tornò a guardarla. I suoi lineamenti erano dolci e aggraziati, i capelli rossi le ricadevano, di nuovo, sulle spalle nude. Aveva un vestito bianco, senza maniche, che l’avvolgeva perfettamente, quasi come fosse fatto apposta per lei.
«E’ un consiglio o il tuo nome?»
La ragazza sorrise e si alzò da terra porgendo la mano all’altra che ancora la guardava.
«Vieni con me?»
«Dove mi porti?»
La ragazza fece spallucce e allungò ancora di più la mano. L’altra l’afferrò e si alzò. Iniziò a camminarle accanto, senza dire una parole. Giravano per la scuola, senza avere una meta precisa. Qualche volte la ragazza si girava e le sorrideva, altre volte affrettava il passo e girava frettolosamente dietro un altro angolo della scuola. All’improvviso si fermò e si mise a sedere a terra.
«Non riesco ad avere pace dove sono.»
L’altra la guardò aggrottando le sopracciglia.
«Dove sei?»
La ragazza fece spallucce.
«Non sono dove dovrei essere»
«Non è il tuo posto questo? Non ti ho mai vista da queste zone infatti…»
«Devi aiutarmi!»
Hope puntò il suo sguardo in quello dell’altra quasi spaventandola.
«Tu devi aiutarlo, devi salvarlo. Ti prego, io così avrò pace!»
«Aiutare? Salvare? Di che parli?»
«Ti prego, aiutami!»
Le strinse le mani e la guardò un’ultima volta, poi sparì.


S.








Ciaaaaaaaaaaaaaao!
Ho aggiornato prima rispetto alle altre volte, vero? vero!
Dio, siete pochissime: fa davvero tanto schifo questa storia? 

So che in questo capitolo non succede praticamente un cazzo se non l'incontro con Liam, ma ce lo dovevo mettere per forza. E' un capitolo di passaggio.
Ho accennato qualcosa sulal famiglia di Liam, anche se, non ho ancora detto niente, lalalalalaa!
Poi a me il nome della sorella piace particolarmente. 
Charlize è bello come nome,no?
Bene, che altro dirvi? Non so.
Meglio andare che devo mettere a lavoro già sul prossimo capitolo u.u
Prometto che sarà più bello.


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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***


 
«Pronto?»
Hey, sono Zayn. Tutto bene?»
«Si grazie, tu piuttosto? Come sta tua madre?»
Come può stare? E’ sconvolta ancora. Non credo che tornerà più a sorridere o semplicemente a lavorare.
«Già immagino.»
Ti va di venire a trovare con me Destiny? Non voglio andarci solo.
«Oh…si, certo! Passa da me tra venti minuti»
Riattaccò la chiamata e sospirò lasciandosi cadere sul letto.
Erano passati nove mesi da quando lei era morta e non aveva avuto ancora il coraggio di andare a trovarla al cimitero. Era più forte di lui.
Una piccola parte di lui sperava che tutto quello fosse un brutto sogno, che lei fosse ancora viva. Infilò la prima tuta che trovò nell’armadio e un paio di converse vecchie.
Scese in soggiorno e trovò sua madre seduta sul divano a guardare un vecchio programma in televisione.
«Tesoro, esci?»
Il ragazzo annuì.
«Con chi?»
«Un amico.»
«Chi è questo?»
Il ragazzo la guardò in cagnesco.
«Non ho più cinque anni. Non devi farmi il terzo grado ogni volta che esco.»
La donna spese il televisore e si girò a guardarlo ancora una volta.
«Ho il diritto di farlo invece. E’ il 27 dicembre, ci sono 15 centimetri di neve  lì fuori e tu sei malato! Si Niall, ho il diritto di farlo»
Il ragazzo sospirò e si mise a sedere su uno sgabello in cucina in modo da poter vedere sua madre.
«Non è una novità questa mamma.»
La donna lo imitò, sospirando anch’essa.
«Ti prego, sii prudente. Copriti bene»
Il ragazzo alzò gli occhi verso sua madre che si era avvicinata a lui e si passò una mano fra i capelli. Alcuni ciuffi rimasero intrappolati fra i capelli.
Annuì e, infilandosi il giubbotto e i guanti raggiunse Zayn che aveva appena suonato il campanello.

C’era neve ovunque. Le strade erano completamente bianche, le macchine erano ferme e sommerse di neve. Gli alberi nei giardini avevano quella tipica aria natalizia che di solito mette tanta felicità.
Zayn guardava tutti quegli addobbi e sospirava. Casa sua era rimasta vuota, spoglia.  Non c’era niente, in nessuna camera che facesse intendere che fosse arrivato il Natale.
Sua madre passava le sue giornate sul divano con un pacco di patatine o di salatini in mano e una bottiglia di coca cola. Si alzava solo per andare in bagno o per raggiungere il letto e dormire.
Era in uno stato di trans da quando Destiny era morta. Avevano cercato di farla riprendere, di contattare i migliori dottori dello stato ma nessuno era stato in grado di aiutarla, di farle accettare l’accaduto.
Dicevano: “ci vuole tempo, si riprenderà” ma a distanza di otto mesi non era migliorato ancora niente. Suo padre si ostinava a ripetersi che andasse tutto bene. Faceva finta che non fosse successo niente. Zayn lo aveva beccato più di una volta a piangere in silenzio però.  Non ne aveva mai fatto parola con nessuno per rispetto.  In quella casa era l’unico che era riuscito a rialzarsi dopo quella caduta. Forse per l’assenza di rimpianti nei confronti di sua sorella. Aveva fatto in modo che vivesse la sua vita a fondo che niente la bloccasse, neanche quel tumore che l’aveva portata via da tutti.
Erano a pochi passi dal cimitero ormai. Avevano parlato poco e niente e con la coda dell’occhio Zayn riusciva a vedere Niall torturarsi le mani. Aveva tolto i guanti e aveva iniziato a schioccare le dita e a mangiarsi nervosamente le unghie.
«E’ la prima volta che vieni?»
Niall lo guardò e annuì.
Zayn rimase in silenzio e spinse il cancello del cimitero che cigolò un po’.
Era stato ripulito quasi tutto. La neve era stata tolta per permettere a chi andava di visitare i loro famigliari senza troppi problemi.
I ragazzi camminarono facendosi strada tra le lapidi. Qualche volta si fermavano per leggere qualche incisione su alcune di esse.
Camminavano a testa bassa, cercando di raggiungere Destiny il più in fretta possibile. Zayn si bloccò di colpo quando scorse una ragazza inginocchiata sulla tomba di sua sorella. Si avvicinò lentamente e la osservò. Portava un berretto di lana nere che le copriva i capelli biondi raccolti frettolosamente in una treccia mal fatta. Il suo viso era pallido a parte le guance e la punta del naso che erano arrossati per il freddo. Stava passando la sua mano sulla lapide come per volersi assicurare che non ci fosse nient’altro scritto.
Zayn si inginocchiò accanto a lei facendola spaventare.
«Scusa non volevo»
La ragazzi si girò verso di lui e accennò un sorriso. Aveva gli occhi color miele arrossati. Una lacrima le correva lungo il viso.
«Era bellissima..»
Zayn annuì.
«Già e anche tanto casinista. Casa nostra si animava quando c’era lei.»
«La conoscevi bene tu?»
Il ragazzo annuì ancora stupito da quella domanda.
«Era mia sorella»
La ragazza sussultò a quell’affermazione e distolse lo sguardo puntandolo sulla piccola foto sulla lapide.
«Mi dispiace…io…oddio…scusami tanto!»
La ragazza si alzò e dopo aver guardato per un’ultima volta la foto sorridente di Destiny corse via. Niall si avvicinò a Zayn che fece spallucce e salutò dolcemente sua sorella con un bacio alla sua foto.
Rimasero lì a parlare con lei per una mezz’oretta. Le raccontarono del Natale noioso che avevano passato, le dissero che Harry e Louis erano in California e che sarebbe ritornati a giorni.
«Credo che tu abbia bisogno di cinque minuti con lei.»
Zayn guardò Niall e accennò un sorriso alzandosi e allontanandosi.
Niall rimase in silenzio a fissare la lapide e a maledirsi per non essere stato lui al posto suo.
Erano anni che conviveva con la leucemia ma era ancora lì. A lei erano bastati un paio di mesi per spegnersi.
«Perché proprio tu? Perché Dio si prende sempre le persone migliori?»
Il ragazzo sospirò.
«Odio vivere senza te. Non sono più lo stesso da quando sei andata via. Mi manchi terribilmente.»
Si avvicinò ancora di più alla lapide e diede un bacio alla foto. Ma era fredda e inerme.
«Mi manca il tuo profumo e le tue labbra morbide. Dio santo, quanto ti amo!»
Si alzò e raggiunse Zayn dando un’ultima occhiata alla lapide della sua ragazza.
 
«Sono a casa tua.»
Che ci fai a casa mia!? Poi casa mia dove?
«Holmes Chapel»
Oddio Charlize, che ci fai là!?
«Mi mancava la neve…»
Ti prego non dire puttanate. Che diavolo ci fai là!?
«Ho fatto un sogno. C’era Holmes Chapel e sono venuta qui.»
Tu sei folle! Quando torni a casa?
«Non torno, aspetto te. Fai presto a tornare. Ciao Liam»
Chiuse la chiamata e si lasciò cadere sul letto.
Aveva affrontato un viaggio di più di sei ore per un sogno.
Si sentiva una folle, ma credeva di aver fatto la cosa giusta.
 


S.










Ciaaaaaaaaaaaao.
Sono di frettissima quindi non mi perdo in parole inutiliiii!
Corro a rispondere alle vostre recensioni! 
Ciao bella geeeente! :***

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Capitolo 6
*** capitolo cinque. ***


Camminava per le strade fredde di Holmes Chapel senza rendersi conto di dove andasse, di dove svoltasse. Non aveva una meta e ora si stava anche chiedendo perché fosse capitata proprio in quella strada. Erano passati un paio di giorni dal Natale e si aspettava con ansia la fine dell’anno sperando in qualcosa di migliore. Charlize si fermò ad osservare qualche pupazzo di neve fatto dai bambini nei giardini delle loro case. Sorrise notando che uno di questi avesse un cappellino con il viso di un panda sorridente. Continuò a camminare cercando un motivo sensato per quella sua visita ad Holmes Chapel ma niente le venne in mente.
Quando aveva deciso di ordinare un biglietto aereo per l’aeroporto più vicino a quella piccola cittadina sentiva che quella era la cosa più giusta da fare, che, nonostante fosse del tutto folle e senza un minimo di razionalità, quella sua decisione era sembrata una cosa del tutto naturale.
Si guardò ancora una volta intorno cercando di capire dove si trovasse e intravide un taxi giallo fermo davanti ad una di quelle villette.
Accelerò il passo per raggiugerlo. Si bloccò quando riconobbe tra  i tre ragazzi che erano lì suo fratello Liam.
Alzò leggermente la sciarpa sul viso e continuò a camminare con il viso in basso per non farsi vedere dal ragazzo che parlottava con uno dei ragazzi. L’altro usciva le valige dalla macchina poggiandole per terra e sbuffando sonoramente.
Per un attimo la ragazza pensò di non essere riconosciuta, sperò che Liam non l’avesse notata, poi si sentì chiamare.
Charlize si girò e gli sorrise timidamente mentre suo fratello si avvicinava a lei con passo felpato.
«Che ti è saltato in testa!? Mamma stava impazzendo! Tu sei fuori!»
La ragazza si fece piccola piccola nell’enorme cappotto che indossava.
«Io…sei assurda! Salta nel taxi e domani prendi il primo aereo per San Francisco!»
Liam si portò una mano sul viso e cercò di distendere i muscoli della fronte e poi sospirò. Charlize salì in cammina e sorrise cordialmente al tassista.
Il ragazzo la imitò e sussurrò all’uomo la via in cui doveva portarli poi guardò sua sorella e sospirò un’altra volta. Le cinse le spalle con un braccio e l’attirò a sé scusandosi per la scenata di poco prima con un dolce bacio sulla fronte.
Charlize gli sorrise e poggiò la sua testa sulla spalla del fratello si mordicchiò un labbro e sospirò pensando a quello che sta per chiedergli.
«Conosci qualcuno che si chiami Destiny Hope, per caso?»
Il ragazzo si irrigidì.
«Tu come la conosci?»
La ragazza fece spallucce.
«La sogno quasi ogni notte, ieri sono andata a trovarla al cimitero»
Liam la guardò e le accarezzò un braccio.
«Aveva un tumore al cervello, è morta a marzo. Uno dei ragazzi abita nella strada in cui ci siamo incontrati ed era il suo migliore amico. Hanno condiviso talmente tante cose insieme che ora lui non riesce a farla andare via» il ragazzo si fermò un attimo per vedere quale fosse la reazione di sua sorella «si chiama Harry. Il suo migliore amico, Louis, l’ha portato in California per Natale ma non sembra sia servito a molto.»
La ragazza annuì e lasciò in sospeso il discorso non aveva voglia di continuare a parlarne.

«Mamma?»
Il ragazzo fece capolino in cucina e sorrise dolcemente alla donna che, seduta al tavolo, sorseggiava una cioccolata calda.
«Ciao Harry»
Sorrise anche lei.
«Com’è la California?»
«Calda.»
La donna rise.
«Ti serviva qualcosa?»
Harry annuì e andò a sedersi accanto alla mamma che gli porse la sua tazza di cioccolata. Lui la rifiutò e si mise più comodo sulla sedia.
Rimase qualche istante zitto osservando i lineamenti  di sua madre. Qualche ruga era già comparsa intorno ai suoi occhi azzurri e sulla fronte e i capelli mori erano raccolti in una coda scompigliata.
«Allora? Di che hai bisogno?»
Il ragazzo sospirò.
«Forse ho bisogno di uno psicologo?»
La donna annuì.
«E perché mai?»
«Forse sono…depresso?»
La donna annuì ancora.
«Non sei depresso, sei triste. Sono due cose diverse.»
Questa volta fu Harry ad annuire.
Si alzò fece per andare in camera sua quando si bloccò e si girò di nuovo verso sua madre.
«Vorrei fare un altro tatuaggio»
«Andiamo insieme quando vuoi»
Il ragazzo sorrise e si allontanò dalla cucina.


“Cara Destiny,
non ho mai tenuto un diario e penso che non ne terrò mai uno, ma a volte ho bisogno di parlare con qualcuno di quello che mi succede e penso che tu sia la persona più adatta anche se in fin dei conti non ti conosco proprio!
Ora spiegami, perché mi appari sempre in sogno? Perché mi hai trascinata fin qui?
Sono a più di 500 km da casa, ti sembra giusto?
Ho lasciato lì mia madre da sola, il mio ragazzo (che non sento da più di due giorni, dovrei inviargli un messaggio) e tutti i miei amici per cosa?
Mio fratello pensa che sia impazzita e oggi quando gli ho chiesto di te mi è sembrato subito interdetto. Sembrava che sapesse tanto ma che non volesse dirmi niente.
Lo capisco.
Credo che con il lavoro che faccia sia importante tenere per sé certe cose. Che poi non capisco come cavolo faccia a fare il suo lavoro.
Una volta mi ha parlato di Charlotte e sono rimasta stupita dalla facilità con cui diceva “è morta, ha raggiunto un posto migliore”.
Ricordo di aver pensato che mio fratello non avesse un cuore o che, in caso lo avesse e battesse, fosse di pietra.
Poi ho incontrato Justin e ho capito che era talmente tanto innamorato che ha preferito il benessere di Charlotte al posto del suo. E’ tanto altruista il mio Liam, sisi!
Tornando a noi.
La prima volta che ti ho sognata mi hai detto di salvare qualcuno.
Di chi parlavi?
Perché oggi mi hai guidata proprio in quella via?
So benissimo che non è stato un caso che mi trovassi lì in quel momento. Volevi farmi conoscere il tuo migliore amico, non è vero?
Vuoi che salvi lui?
Non posso salvarlo, non so come fare.
Poi non posso rimanere qui. Tra meno di due settimane ricominciano le lezioni, ho da scegliere le nuove cheerleader! Quindi su, capiscimi!
Ho tanto da fare lì!
Essere il capitano delle cheerleader è un ruolo faticoso, sai?
Devo aiutare la coach ad inventare nuove coreografie, devo tenere tutto sotto controllo. A volte sono talmente esaurita che potrei addirittura spaccare la faccia a qualcuno!
Poi incontro i dolci occhioni color caramello di Justin e tutto torna tranquillo.
Penso che essere la sua ragazza mi renda ancora più popolare di quanto non lo fossi in realtà. E’ il capitano della squadra di football della scuola, vedi te che coincidenza!
Penso anche che essere una cheerleader mi abbia fatto capire quanto duro sia prendersi una responsabilità nella vita.
Non sono la solita biondina cotonata tutta popolarità e niente cervello. Il mio problema è che ho un quoziente intellettivo talmente alto che non mi permette di prendere la vita (soprattutto scolastica) con difficoltà!
Insomma il  mio Q.I. è di 138! Dovrei fare la scienziata non la cheerleader!
Ora la smetto di vantarmi e vado a dormire!
Mio fratello si è sistemato nel lettone a destra e io dormirò a sinistra. Mi sembra un ottimo accordo!
Ci sentiamo appena capisco perché mi sono vantata con te per tutto il tempo!

P.s. Cerca di spiegarmi qualche nuova cosa in uno dei tanti sogni che mi fai fare!”


Charlize rilesse quelle righe e scosse la testa per il disappunto.
Infilò il quadernetto in fondo alla valigia e la richiuse senza fare troppo rumore.
Raggiunse il grande letto che doveva dividere con il fratello e, facendo attenzione per non svegliarlo, si stese.
Quella notte non sognò niente.








S.













Buon ciao a tutti quaaaaaaaaaaaanti!
Come va?
E' già iniziata la scuola a voi? A me ricomincia lunedì.
Non voglio andarci! 
Detto questo devo fare taaaaaaanta pubblicità ora.

1. E' una mia vecchia OS che ho caricato sull'altro mio account (non chiedetemi perchè che non lo so nemmeno io(?) ) :
She don't like the lights.

2. E' una mia nuova OS che ho caricato su questo account e l'ho dedicata ad una mia amica ( lei è così fnadfòksdags e ed è distante da me 367468354124776533146789541245896 km (?) ) : Fuck the distance.

3. (Questa è la mia preferita) Ho scritto una Laaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarry! Awww, siii! *o* Ed è: I love u more than u think..

d
etto questo posso andare!
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao! <3<3

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Capitolo 7
*** capitolo sei. ***


«Smettila di fissarmi»
Danielle rise.
«Che vuoi che faccia? Mi pagano per questo,ciccio»
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia per quel soprannome.
«Liam è nell’altra camera con la sua nuova paziente. Perché non vai a fargli uno dei tuoi bei servizietti?»
«Stronzo!»
L’infermiera si alzò di scatto dalla sedia e si diresse fuori dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Niall sorrise soddisfatto e tornò ai suoi pensieri.
Aveva iniziato l’ennesimo ciclo di chemioterapia e questo dosaggio sembrava anche più forte di quelli precedenti. Ogni volta che terminava una di quelle noiosissime flebo era colto da giramenti e da attacchi di vomito incontrollati.
Quando toglieva il capello, alcuni ciuffi biondi venivano via.
Gli sembrava di rivivere lo stesso percorso di Destiny, con l’unica differenza che il suo era stato più lungo e meno doloroso. E più ci pensava e più sentiva la mancanza di quella ragazza che le aveva cambiato la vita. Avevano passato insieme pochi mesi della loro vita e forse erano stati i mesi più vivi di quella sua inutile esistenza.
Non capiva perché una ragazza come lei avesse potuto provare un sentimento per un ragazzo e scontroso , acido e a volte un po’ ottuso come lui.
I suoi occhi color ghiaccio di solito allontanavo la gente ma con lei avevano funzionato come una calamita. Si era avvicinata a lui per i suoi occhi, per il suo sguardo. Aveva imparato ad amare quelle strane sfumature azzurre e grigie che li caratterizzavano e non aveva mai smesso di guardarli finché non aveva smesso di tenere i suoi aperti.
Solo cercare di ricordare la sua voce, il suo sorriso, il calore dei suoi abbracci, gli provocava una fitta al cuore.
Sospirò guardando la flebo ancora a metà e estrasse dalla tasca il cellulare. C’era un nuovo messaggio di Zayn.
“Uscita a quattro oggi? Sono a lite con quella dolce vipera di Melany”
Il ragazzo ci pensò su qualche istante.
Durante l’estate, ad un corso di recupero di matematica, aveva  incontrato una ragazza dolce, bella e abbastanza disponibile con lui. L’aveva aiutato a recuperare l’insufficienza e continuavano a vedersi spesso per uscire con Zayn e la sua ragazza o semplicemente per stare un po’ insieme e farsi due risate.
Lei gli ricordava molto Destiny nei suoi modi di fare, nel suo scostarsi i capelli dalla fronte –quando ancora li aveva- nel coprirsi la bocca quando rideva.
Niall si sentiva un po’  in colpa. Sapeva di aver promesso a Destiny che avrebbe dovuto continuare a vivere, ad amare ma si sentiva ancora troppo legato a lei.
Lucy lo sapeva ma faceva finta di dimenticarlo quando stava con lui. Adorava abbracciarlo e sentirsi stretta dalle sue braccia. Adorava vederlo assorto nei suoi pensieri quando gli chiedeva del suo passato anche se avrebbe voluto chiedergli del suo futuro.
Niall si sentiva come se fosse appeso sul filo di un rasoio. Aveva paura di fare una mossa sbagliata e far rompere il filo a cui era collegato.
 Sarebbe precipitato e avrebbe avuto la forza per rialzarsi questa volta?
Digitò velocemente il numero della ragazza e sorrise quando lei gli rispose con la sua voce calda. Rimase qualche attimo in silenzio per assaporare il momento ma fu riportato alla realtà di nuovo da quella voce.
Niall, tutto bene?
«S-si tranquilla, volevo chiederti se avevi da fare stasera»
Dovrei aiutare mia madre a ripulire la sala da pranzo. Abbiamo ospiti a capodanno.
«Che giorno è?»
Ventisette dicembre.
«Quindi non puoi? Dai Lucy, non lasciarmi solo con Zayn e Melany!»
Hanno litigato di nuovo?
La ragazza ridacchiò.
«Si, ti prego! Passo a prenderti alle otto, ok?»
Va bene, ma non fare tardi.
«A dopo tesoro»
Chiuse la chiamata e un’altra fitta al cuore lo raggiunse.
Si sentiva come se stesse tradendo Destiny, come se lei fosse lì accanto a lui e lo guardasse con aria contrariata come faceva quando litigavano e lei pensava di aver ragione.

«Presentamelo»
Liam si girò verso sua sorella seduta sul divano e la guardò interrogativo.
«Chi?»
«Harry»
«Perché?»
Charlize rise istericamente e guardò il fratello che la stava ancora scrutando.
Nonostante i -10 gradi che c’erano fuori casa lui andava in giro per le stanze con un semplice pantalone di una tuta.
La ragazza si ritrovò a pensare che se qualche sue paziente lo avesse visto in quel momento sarebbe morta all’istante ma decide di reprimere queste parole.
«Sogno la sua migliore amica da settimane, credo che debba saperlo»
Liam annuì.
«Si, forse»
«Chiamalo ora o dammi il suo numero»
Il ragazzo si alzò per prendere il cellulare dalla mensola e ridacchiò.
 «Cosa penserebbe il tuo bel Justin?»
Solo in quel momento alla ragazza tornò in mente il suo fidanzato. Erano da quando era arrivata in Inghilterra che non si sentivano. Da parte sua non c’era stato un minimo interessamento. Sembrava non voler sapere dove fosse finita.
«Chiamalo e non fare commenti»
Il ragazzo annuì e andò in cucina con il cellulare attaccato all’orecchio.
Charlize si alzò e lo seguì ma lui le fece segno di aspettare. La ragazza mimò con le labbra un “digli tra mezz’ora alla stazione” e corse in bagno a fare una doccia calda.
Quando il getto colpì il suo corpo nudo sentì un brivido attraversarle la schiena.
Cercò di ricordare la prima volta in cui aveva visto Justin  e le emozioni che aveva provato ma le tornò alla mente solo quella volta che, prima che perdesse dieci chili e entrasse a far parte delle cheerleader, lui le aveva detto che era una chiattona e che non meritava di frequentare quella scuola. Erano ancora alle medie e Liam era in California.
Ricordò di come lui l’aveva protetta da quegli insulti fin quando non aveva finito il college ed era partito per l’Inghilterra.
Uscì dalla doccia e si vestì velocemente.
Chiese indicazioni a suo fratello e lui le diede i soldi per il taxi perché era sicuro che si sarebbe persa. Lei gli sorrise per ringraziarlo e corse via.


Si guardava a destra e sinistra cercando di scorgere una certa somiglianza nei lineamenti di ogni ragazza con Liam. Ma niente, nessuna sembrava essere sua sorella.
Era al bar della stazione da una decina di minuti, aveva ordinato una cioccolata calda che gli era arrivata da poco e aspettava di incontrare una ragazza sconosciuta che era convinta di dovergli dire delle cose importanti. Liam non aveva voluto accennargli nulla per telefono e per questo lui si era incuriosito e aveva accettato di presentarsi.
«Harry?»
Il ragazzo si girò sentendo il suo nome e si ritrovò una ragazza del tutto diversa da quello che si aspettava. Era alta, quasi quanto lui ed era snella. Non magra, ma snella. Il suo fisico stretto in un jeans aderente sotto e un cappottino nero sopra, era allenato.
Lui annuì.
«Io sono Charlize, la sorella di Liam»
Il ragazzo fece segno di accomodarsi di fronte a lui e chiamò il cameriere che venne a prendere l’ordinazione della ragazza appena arrivata.
«Non voglio fare giri di parole. Non voglio incantare nessuno»
Harry annuì non capendo di cosa stesse parlando.
«Sogno Destiny quasi ogni notte. Mi parla di te e mi chiede di parlarti.»
Il ragazzo si bloccò sentendo quel nome.
«D-destiny? La mia Destiny?»
Charlize annuì.
«Perché tu la sogni e io no?»
La ragazza fece spallucce.
«Che ti dice?»
«Di aiutarti, di parlarti, aprirti gli occhi»
Gli sguardi dei due ragazzi si incontrarono per un secondo interminabile ed entrambi provarono un brivido lungo la schiena.
«Forse dovresti provare a cambiare vita, a trovare qualcuno da amare….»
«Io non mi innamoro mai.»
La ragazza rimase interdetta da quella risposta.
«Dovresti provarci»
«Lei era la mia donna, non posso tradirla.»
«Ma…pensavo fosse la tua migliore amica»
Harry annuì e le spiegò che darle l’appellativo di migliore amica sarebbe stato troppo poco.
Charlize lo guardava ammirata, pendeva dalla descrizione che lui le faceva di quella ragazza. Si sentì quasi gelosa però.
Nessuno aveva parlato mai di lei in quella maniera e credeva che nessuno lo avrebbe mai fatto.



S.











SONO ANCORA VIVAAAAAAAAAAAA!
Dio santo, un parto! 
Non riesco a scrivere un capitolo senza prima non bestemmiare verso qualcosa.
Che poi fanno uno più schifo dell'altro, ma ok!
E a tutto questo si aggiunge la scuola che è iniziata da tre gioni e che sembra già volermi soffocare!
Dio aiutami tu!
Non posso farcela quest'anno!

Mi scuso per il mega ritardo, comunque :***

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


“Cara Destiny,
penso di odiarti.
Sono appena tornata a casa di mio fratello dopo aver incontrato il tuo caro e adorato Harry. Perché non mi hai detto che era così tanto ostile al mondo intero? Perché non mi hai avvisato che mi sarei persa nei suoi occhi?
Oh cazzo, l’ho scritto davvero.
Mio fratello mi ha suggerito di prendere questo quadernino e scriverti ogni volta che ti sognavo. Diciamo che con il passare delle ore sento il bisogno di scriverti quando devo sfogarmi con qualcuno.
Harry mi ha raccontato che hanno passato una notte e un giorno in California per colpa mia. Liam doveva tornare per me e loro si sono offerti di riaccompagnarlo, la California li annoiava.
Stupidi, non capiscono niente!
Tornando a fatti seri che ci interessano per davvero.
Ho parlato con lui come ti dicevo e penso che sia un caso  perso. Penso che dovresti abbandonare l’idea di convincermi ad aiutarlo. E’ stupido, tanto stupido.
Anche se il fatto che sia ferito nel profondo in qualche modo funge da scusa.
Perché non mi hai detto che era talmente bello da intimidirmi?
Non riuscivo a guardarlo in faccia quando gli parlavo e lui se n’è accorto. Avrà pensato che sono una gran maleducata.
Eri tenuta ad avvisarmi, ok?Okay.
Aveva le maniche del maglioncino alzate e ho notato un tatuaggio. Una frase a metà. L’altra l’hai tu, vero? Eravate talmente legati che lui ha voluto lasciare questo segno indelebile sulla sua pelle, vero?
Destiny, non credo di essere all’altezza della tua richiesta.
Sono troppo immatura per aiutare un ragazzo a tornare a vivere.
Cosa credi che possa fare?
Portarlo con me in California e presentargli qualche mia amica?
Holmes Chapel non è il mio posto.
Holmes Chapel non è la mia casa.
Holmes Chapel non è più niente per me.
Perché mi hai costretto a tornarci?
Solo Liam ha avuto il coraggio di tornarci dopo la morte dei nonni, solo lui! Neanche mia madre ha il coraggio di prendere un fottutissimo aereo e andare a trovare i suoi genitori in quel fottutissimo cimitero! Perchè mi hai portata qui!? Perché!?
Non posso aiutarlo, Destiny!
Non posso vivere con questa responsabilità!
Non posso abbandonare tutto per …lui.
Lo stai facendo apposta, vero?
Stai cercando di legarmi a lui in qualche modo?
Dio santo, non puoi farmi questo!
Non è qui la mia vita!
Fanculo Destiny, fanculo!”

 
«Voglio rivederla»
«Non dire stronzate.»
«Devo rivederla!»
Louis lo guardava e leggeva nei suoi occhi la determinazione e la convinzione di quello che diceva. Non lo vedeva più così da tempo, troppo tempo.
Non era mai stato un buon amico per nessuno Louis ed era entrato nella vita di Harry nel momento giusto, quando lui era in pieno uragano.
Lo aveva aiutato, risollevato. Gli era stato accanto e continuava a farlo anche se a volte tutto questo non era facile. Sentiva il peso di tutta quella sofferenza sulle sue spalle e sapeva che finché lui non avrebbe lasciato andare Destiny quel peso sarebbe rimasto lì.
Il ragazzo guardava Harry e lo vedeva diverso.
Perché ad una sconosciuta erano bastate due ore in un freddo pomeriggio di Dicembre  e lui che gli era accanto da mesi non era riuscito a fare nulla, ancora?
«Dimmi perché  allora»
«Perché lei vuole che io la riveda, lo sento»
Louis scosse la testa.
«Quando la smetterai di pensare solo a quello che vuole lei!? Pensa a te, Harry! Tu perché vuoi rivederla?»
Il ragazzo tacque un attimo e poi sospirò.
«Le ho sfiorato la mano per sbaglio e ho sentito un brivido. Gli stessi brividi che sentivo quella notte con lei.»
Louis sorrise appena senza farsi vedere dall’amico.
Ricordava quella sensazione anche se non l’aveva raccontata a nessuno. Anche lui era stato innamorato. Innamorato di una ragazza che neanche sapeva chi lui fosse, che neanche gli rivolgeva la parole. Aveva finito per odiarla, ma era comunque amore.
Non odi una persona se non ti interessa niente di lei.
«Chiamala.»
«Sei pazzo?»
«Non ancora. Chiamala ti ho detto!»
Louis gli lanciò il cellulare e Harry lo afferrò al volo.
«Non so che dire»
«Chiedile di uscire, stasera»
Harry aggrottò le sopracciglia.
«Ma se sono appena tornata a casa da un appuntamento con lei!»
Louis lo guardò e Harry non se lo fece ripetere un’altra volta. Prese il cellulare e compose velocemente il numero della ragazza allontanandosi dalla sua camera. L’amico l’aspettò seduto sul letto con il portatile sulle gambe. Entrò nel suo profilo facebook e dopo qualche istante un suo amico lo contattò chiedendogli se sarebbe andato al veglione di capodanno.
Da quando aveva conosciuto Harry, Louis aveva trovato qualche amico e spesso uscivano tutti insieme per rifugiarsi in qualche squallido pub in una via sperduta della loro città.
«Ho mezz’ora per vestirmi»
Louis alzò gli occhi per incontrare quelli del suo migliore amico e sorrise.
«jeans, maglioncino e cappotto. Niente di esagerato. Portala al bowling e poi al Burger King.»
Harry lo guardò alzando un sopracciglio.
«Mi hai organizzato la serata?»
«Ovvio»

Si lasciò cadere sul letto con un tonfo sordo e sospirò. Era anche più stanco del giorno prima. Chiuse un attimo gli occhi e sentì il suo corpo rilassarsi. Si costrinse ad alzarsi per andare a fare una doccia altrimenti avrebbe fatto aspettare Lucy.
prese un jeans e la felpa verde dall’armadio e li lanciò sul letto prima di ficcarsi in bagno. Si guardò allo specchio e un espressione schifata dipinse il suo volto. Era pallido e aveva due profonde occhiaie sotto gli occhi azzurri. Pensò di usare il fondotinta di sua madre ma quell’idea gli sembrò assurda e prima che gliene venissero altre in mente, si ficcò sotto l’acqua.

«Piove, dio santo! Diluvia!»
Si girò verso di lei e sorrise.
«E che problema c’è?»
«Non voglio ammalarmi»
«Non può essere peggio di quello che abbiamo già»
La ragazza lo guardò, ci pensò un attimo su e annuì.
«Hai ragione»
Gli prese la mano e iniziò a correre per il prato facendo attenzione a non scivolare.
La pioggia bagnava i loro visi, gli alberi, tutto ciò che li circondava. Il cielo era grigio, neanche un minimo raggio di sole tra quelle nuvole fitte.
Destiny alzò il viso al cielo e sorrise.
Si sentiva viva e libera come non lo era mai stata.
«Ti amo»
Abbassò lo sguardo su Niall che era al suo fianco sempre con il sorriso sulle labbra.
«Non ho sentito, che hai detto?»
Il ragazzo rise divertito.
«Ti amo Destiny!»
«Non ho sentito bene!»
Niall la guardò esasperato.
«Stai solo facendo finta, lo so che hai sentito»
La ragazza si avvicinò a lui e si strinse al suo petto.
«Ripetilo allora. Che problema c’è?»
«Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo-si bloccò un attimo- potrei ripeterlo fin quando non mi blocchi, sai?»
Destiny alzò il viso verso quello del suo ragazzo e gli lasciò un dolce bacio sulle labbra.
«Ti amo, Niall»
Il ragazzo sorrise.
«Non ho sentito bene.»
«Non usare il mio giochetto contro di me!»
«Ripetilo»
Destiny scosse la testa sorridendo.
«Ti amo.»
«Perchè?»
La ragazza lo guardò negli occhi, fissando il suo sguardo in quelle due grandi palle azzurro ghiaccio umide per la pioggia o l’emozione. Sentì di appartenergli, di essere sua, completamente. Sentì che nulla al mondo le avrebbe impedito di amarlo perché era così e basta.
«Non c’è un perché. E’ così.»
«E’ sbagliato»
«L’amore non è mai un errore, Niall. L’amore è gioia, felicità, vita!»
«Parli come se avessi avuto solo questo nella tua vita»
«Lo dico perché ci sei tu che mi dai tutto l’amore del mondo.»
Niall sorrise ancora una volta.
Era impossibile non sorridere quando lei era al suo fianco. Era impossibile non sentire il bisogno di stringerla e proteggerla da tutto quello che poteva essere rischioso per lei.
Sarebbe stato il suo eroe, se lei fosse stata una principessa in pericolo.
Sarebbe stato il suo salvagente, se lei non fosse stata brava a nuotare.
Sarebbe stato il suo giubbotto anti-proiettili, se lei avesse dovuto proteggersi durante una sparatoria.
Sarebbe stato qualsiasi cosa lei avesse voluto semplicemente perché sentiva che quello era il suo dovere.
«Ti amo tanto, piccola»
«Ti amo tanto anch’io, Niall»


Uscì dalla doccia con un penso sullo stomaco.
Si poggiò al lavandino e sospirò varie volte prima di capire che quelle gocce che gli percorrevano il viso non erano dovute ai capelli bagnati ma erano lacrime.
Sentì la rabbia crescere dentro di lui ancora una volta.
«Perché lei e non io? Perché!?»

 S.











Sono ancora vivaaaaaaaaaaaa!
ahahahhaha, che notizia bomba eh!?
Ma voi dove siete, doove? siete diventate così poche :((

Dio santo, sta scuola mi stressa e siamo solo alla seconda settimana.
Per domani avevo da fare 21 esercizi di francese. VENTUNO! Dio santo, mi sento un po' rincoglionita ora! D:
E a voi come sta andando? Che classe fate? Che scuola frequentate? *mi faccio i cazzi vostri, sisi*
Io faccio il terzo liceo linguistico. Faccio inglese, francese e.... *rullo di tamburi* tedesco (?)
Si, ci volevo mettere i tamburi in questo spazio mio, solo mio, tutto mioooooooooo!

Avete visto Magic Mikeeeeee!?
IO SI!
DIO SANTO CHE FILM NLAIFNKJSFNMSçGKONIJK!
Channing e Alex sono altamente scopaaaaabili!
Soprattutto Channinghino mio!
Si, penso di amarlo.
MA L'AVETE VIIIIIIIIISTO!? nfòsdfklngsdf


Avete sentito Live while we're young!?
Le facce di Zayn dsnafiòksnadfmsd
Perrie gli esalta gli ormoni, è buono! (?) ahhahaahahaha
Ho capito una cosa fondamentale però: sono in astinenza, LOL
Hanno bisogno di una sana scopata senza elemosinarla con una canzone *falsa ironia*

Vado che mia madre sta rompendo le palle, come al soltio!
A presto splendori!
Fatevi sentire un po' di più! :)

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***


Era fuori il bar della stazione da più di venti minuti e si chiedeva se lei sarebbe venuta o meno. Era sembrata impacciata quando gli aveva risposto alla chiamata ma aveva subito accettato cercando di nascondere l’entusiasmo che aveva nella voce. Harry si era sentito subito tranquillizzato sentendo il  suo tono di voce e aveva mandato al diavolo ogni suo dubbio.
E mentre aspettava si chiedeva se non stesse correndo troppo con quella sconosciuta che sognava la sua migliore amica e che era piombata nella sua vita senza un motivo apparente.
Alzò appena lo sguardo, prima posato sulla punta delle sue converse logorate e la vide avvicinarsi. I capelli mossi e biondi sciolti e la sciarpa che le copriva il viso fin sotto il naso. Il cappottino nero le avvolgeva il corpo. Sotto si riusciva ad intravedere un leggins nero e un paio di hugs grigio scuro. Harry sorrise istintivamente e le andò in contro salutandola. Senza fare troppi giri di parole la portò in una pizzeria lì vicino e si misero a sedere in uno dei tavoli liberi vicino il riscaldamento. Erano entrambi infreddoliti.
«Siamo qui e non mi hai ancora detto perché mi hai chiamata»
Harry chiamò con un gesto il cameriere e poi fece spallucce.
«Ne avevo voglia»
«Ah si?»
Il ragazzo annuì.
«Non dovresti farti venire queste voglie, sono fidanzata»
Harry ridacchiò.
«Chi ti dice che voglia conquistarti?»
«I tuoi occhi»
Il ragazzo rimase impietrito un attimo cercando di studiare l’espressione di Charlize mentre pronunciava quelle parole. Sembrava seria e niente affatto contrariata. Non le dava fastidio il fatto che il suo ragazzo fosse a più di 500 km da lei, anzi, sembrava più che felice.
«A mio parere dovresti espandere le tue conoscenze»
Charlize rise.
«Non eri quello che non si innamorava mai?»
«Chi ti ha detto che voglia innamorarmi di te o che semplicemente voglia provarci?»
La ragazza rimase interdetta ma non fece in tempo a rispondere per l’arrivo del cameriere che, in modo cordiale e del tutto calmo, iniziò ad illustrare il menù della giornata come alternativa alla pizza. Charlize ordinò una margherita giusto per rimanere leggera e Harry si fece portare il menù del giorno: arrosto con patate, insalata verde e il dessert.

«Sei una cheerleader o cosa? Non ho mai visto nessuno mangiare di meno!»
Charlize rise ingoiando l’ultimo pezzo della sua pizza e bevve un sorso d’acqua.
«Sono il capitano delle cheerleader del mio liceo in effetti. Devo per forza mantenermi leggera altrimenti come possono alzarmi fino in cima alla piramide?»
Il ragazzo fece spallucce e ingurgitò un’altra forchettata della sua insalata.
«Ne vuoi un po’? C’è poco condimento ed è una semplice insalata.»
«E’ la tua cena, non preoccuparti per me»
«Dai, avvicinati, la finiamo insieme»
Charlize lo guardò mentre si spostava con la sua sedia più vicino a lei e metteva al centro la sua porzione di insalata per permetterle di mangiare più comodamente.
Le venne in mente che neanche Justin si era mai preso la briga di dividere la sua cena con lei. Pensò che se tutte le sere fossero state così sarebbe rimasta volentieri ad Holmes Chapel. Ma si pentì. La sua vita non era lì.
«A che pensi?»
Charlize aggrottò le sopracciglia.
«Stai giocando con quel pomodoro da un paio di minuti»
«Justin»
«E’ il tuo ragazzo?»
Lei annuì e Harry si sentì un po’ deluso. Era con lui e pensava all’altro che era tanto lontano da lei?
«Non ha mai fatto una cosa così per me.  Certo, mi ha portato a cena, ma non ha mai insistito per farmi mangiare qualcosa di più»
«Se ti ha dato fastidio la prossima volta evito»
Charlize alzò lo sguardo dal piatto e  incontrò gli occhioni verdi di Harry che la scrutavano.
Quanto potevano essere perfette quelle due iridi che era più profondo di un pozzo?
«No, anzi!»
Harry sorrise e continuò a mangiare. Quand’ebbero finito il cameriere portò un pezzo di torta al cioccolato e panna.
Harry la divise in due e cominciò a mangiare la sua parte sotto gli occhi stupefatti di Charlize che si chiedeva se avrebbe mai incontrato un ragazzo di così buone maniere da qualche altra parte.


«Dio santo, Melany! Basta!»
Il ragazzo sbuffò sonoramente sbattendo le mani sul volante.
«Sei diventato intrattabile ultimamente, Zayn! Non riesco più a capire come comportarmi con te!»
Zayn si girò verso di lei e la guardò male.
«Intrattabile!? Ho una famiglia sulle spalle, Melany! Che ti aspetti? Che la sera ti chiami e abbia anche le forze per parlare? Mio padre non lavora più e mia madre passa le sue giornate in camera di mia sorella a piangere! Devo pulire, portare a casa i soldi e studiare! Sono stanco!»
La ragazza rimase un attimo zitta. Non gliene aveva mai parlato e tutto ciò che aveva appena sentito le sembrò una richiesta d’aiuto.
«Vengo io da te se vuoi. Posso venire a preparare il pranzo e la cena, a rifare i letti. Tante piccole cose e tu avrai più tempo per studiare e lavorare.»
Zayn la guardò e scorse solo la sua disponibilità in quegli occhioni blu.
«Dici sul serio?»
La ragazza annuì, iniziando a maledirsi per quello che aveva appena proposto al suo ragazzo. Sapeva che in quella casa non era ben vista, ma per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Erano insieme da più di tre anni ormai. Erano cresciuti insieme e da qualche mese si era promessi di prendersi una casa tutta loro per andare a convivere senza dare troppo peso ai loro genitori.
«Ti ho mai detto quanto ti amo e quanto ringrazio Dio per averti con me?»
Melany rise e si avvicinò a lui per dargli un bacio sulle labbra.
Erano fermi davanti casa di Niall e aspettavano l’arrivo di Lucy e che il ragazzo finisse di prepararsi.
Quando scorsero la figura minuta della ragazza si allontanarono di poco e le fecero segno con le luci delle macchina che loro erano lì. Lei li raggiunse ed entrò in macchina sfregandosi le mani.
«Mamma mia, quanto fa freddo»
I ragazzi, sui sedili anteriori, annuirono contemporaneamente e poi Zayn suonò un’altra volta il clacson cercando di far capire all’amico che doveva muoversi.
Non ricordava l’ultima volta che lui era stato puntuale o, più semplicemente, non c’era mai stata.
«E’ peggio di  una ragazza quando ci si mette.»
Le due si guardarono un attimo e poi fecero le finte offese.
«Che hai da dire, sentiamo?»
Lucy lo guardò con aria di sfida e il ragazzo cercò aiuto nella sua ragazza che lo guardava come stava facendo Lucy. Un’espressione mista al divertito e al “se lo ripeti ti ammazzo”.
«Ehi, calme! Non lo dico più, promesso!»
Le ragazze si rilassarono di nuovo sul sedile ridendo.
Rimasero qualche minuto in silenzio, ascoltando le note che uscivano dall’autoradio e poi sospirarono felici quando finalmente videro Niall uscire di casa.
«Allora? Dove ci portate stasera?»
Melany guardò il suo ragazzo che fece spallucce. In quel momento entrò Niall, che aveva sentito la domanda e rispose prontamente indicando la strada a Zayn per raggiungere la pizzeria.

«Non c’era bisogno di pagare il conto»
Harry sorrise e aiutò Charlize a infilare il cappotto pesante.
«Ti ho invitata io a cena o no?»
La ragazza lo guardò riconoscente.
Harry infilò il suo cappotto e si diresse verso l’uscita seguito da Charlize. Il ragazzo dietro il bancone lo salutò con un gesto della mano.
Quando uscirono dal locale un’ ondata di vento gelido li travolse ed entrambi si strinsero nelle loro giacche. Aveva smesso di nevicare, per l’ennesima volta durante gli ultimi giorni e si era posata ovunque dando al paesaggio  tutte le sfumature di bianco.
Harry si guardò intorno e sorrise avvicinandosi a Charlize e cingendole le spalle con un braccio.
«Ti va di fare una passeggiata? Poi ti riaccompagno a casa in macchina»
La ragazza annuì, avvicinandosi ancora di più al ragazzo.
Camminarono per qualche minuto in silenzio e poi Harry si bloccò di colpo riconoscendo da lontano le figure di due vecchi amici.
Charlize lo guardò cercando di capire perché si fosse fermato.
«Che c’è?»
Harry scosse la testa e continuò a camminare senza rispondere alla ragazza al suo fianco.
«Harry? Mi dici che c’è?»
Il ragazzo la guardò e sospirò.
«Ci stiamo avvicinando al fratello e all’ex ragazzo di Dess. Non parlo con loro dal giorno del funerale della mia migliore amica, sono stati due stronzi.»
Charlize annuì e strofinò la mano di Harry che era sulla spalla.
«Tranquillo, ci sono io»
Harry le sorrise riconoscente e continuò a camminare.
Si chiese se non fosse sbagliato camminare al fianco di quella ragazza e stringerla così forte a sé. Si sentiva a suo agio in quel momento anche sotto lo sguardo attendo di Zayn e Niall che, guardandosi tra di loro, si interrogavano sulla presenza di quella ragazza a loro sconosciuta. 




S.






Qualche giorno fa stavo pensando al fatto che sono qui da più di un anno!
Ceeeh, tra un po' se non mi cacciano, mi caccio io (?) ahahahahha
Come staaaaaaaaate?
io devastata moralmente e psicologicamente ecco perchè mi escono capitoli del geneere.......................................
Ho iniziato a scrivere una nuova FF che a mio parere è fdnasòfkoasdngksdfgf 
MODESTA IOOOOOOOOOOOOO!

E' che mi piace troppissimo la trama, quindi boh! 
La pubblicherò tra 13245654312 anni (?) appena finirò questa.

Poi, ho caricato una OS\lettera. E'
Moments
Se la leggesse mi farebbe piacerissimo, grazie!
Ora vado che devo decidere che mettermi stasera D:
Addieeeeeeu!

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***


«Hai finito di vivere a casa mia ora»
Il ragazzo si girò, osservando gli occhi castani del moro che lo guardava con disprezzo.
«Ti sei scopato mia sorella, che altro vuoi più dalla vita? Non meriti di stare qui a piangere per lei!»
Harry lo guardò non capendo ancora a cosa si riferisse. Sapeva di non “aver scopato con Destiny”. Lui con lei aveva fatto l’amore ma per Zayn era ancora troppo difficile da capire.
«Se non sei il suo ragazzo, tutto ciò che puoi fare è scoparci non farci l’amore!»
Si era intromesso Niall che gli aveva puntato un dito contro. Aveva il viso rosso per la rabbia.
«Voi non sapete un cazzo e continuate a parlare!»
«Hai scopato con la mia ragazza, ecco cosa so!»
Harry si avvicinò pericolosamente a lui e piantò i suoi occhi in quelli del ragazzo di fronte a lui.
«Tu non c’eri mentre lei piangeva nel suo letto, non c’eri mentre lei scopriva cosa le logorava il cervello, non c’eri quando è mor…andata via! Chi cazzo ti dà il diritto di parlare!?»
Niall indietreggiò iniziando ad avere paura del ragazzo di fronte a lui che aveva le braccia tese lungo i fianchi e le mani chiuse in un pugno tremanti.
Era appena finita la messa, aspettavano che la bara bianca fosse messa in macchina per essere portata al cimitero. Erano poche le persone che erano arrivate per darle un ultimo saluto. Pochi gli zii e i cugini che erano arrivati per dare conforto ai loro parenti.
Da quando lei era morta, Harry non l’aveva abbandonata un attimo, tornando a casa solo per fare delle docce veloci e cambiarsi i vestiti un paio di volte.
«Era lui il suo ragazzo, non tu! Sei un lurido pezzo di merda! Fai schifo e ti sei permesso di fare una cosa del genere con mia sorella! Lei non era una delle tue puttanelle, era mia sorella!»
«Io ho rispettato tua sorella fino all’ultimo e continuo a farlo! Abbassa quella cazza di voce e smettila di darmi del pezzo di merda!»
Zayn accennò una risata isterica e, senza pensarci due volte, mollò un pugno sul naso di Harry che iniziò a sanguinare.
Il ragazzo si passò una mano sotto il naso, cercando di pulirlo dal sangue e poi rivolse uno sguardo d’odio a Zayn.
«Non stai rispettando per niente tua sorella, non lo stai facendo»
«Parli tu di rispetto? Ma fammi il piacere»
La tomba bianca stava uscendo dalla chiesa. Il silenzio era calato. Venne infilata nel cofano di uno di quelle grandi macchine funebri che partì subito.
Harry la guardò andare via e una fitta di dolore lo colpì in pieno petto.
Com’era possibile che tutta la sua vita ora stava per essere posata 10 metri sotto terra?


Charlize ascoltò con attenzione il racconto di Harry. Erano davanti casa di Liam, rannicchiati in macchina per il freddo. Non aveva ben capito cosa fosse successo, che cosa avesse fatto quando la macchina era partita in direzione del cimitero o cosa aveva provato ma tutto ciò le sembrava assurdo.
Quanto può essere gelosa la gente?
 Troppo. Esageratamente.
Il ragazzo, seduto di fronte a lei, si rilassò sul sedile, guardando la strada di fronte a sé. Charlize gli prese una mano e la strinse forte. Lui si girò verso di lei e le sorrise.
Quel gesto era stato meglio di 100 parole.
«Grazie»
Charlize arrossì e poggiò la sua testa sulla spalla del ragazzo.
«Justin abita nel mio stesso quartiere. Ci conosciamo da una vita in pratica. Ci siamo avvicinati di più quando sono diventata il capitano delle cheerleader. Lui gioca nella squadra di football, ne è il capitano –la ragazza sospirò- sai come cheerleader e giocatori vadano d’accordo, no? Il nostro “amore” –fece il segno delle virgolette con le dita- era uno di quelli da sogno che vorrebbero tutti. Tutti tranne te che lo stai vivendo»
Harry poggiò la sua testa su quella della ragazze e le strinse la mano ancora con più forza.
«Non penso che stare con lui mi renda felice, ma finché mi ronza attorno quando sono in città non posso fare altro che stare con lui. Se te lo stai chiedendo no, non sono vergine. Ero ubriaca quando è successo e non ricordo niente. Ero con lui quella notte ad una festa a casa sua –una lacrima le corse lungo la guancia- non volevo che la mia prima volta fosse così. Volevo fosse speciale.»
Iniziò a singhiozzare. Era la prima persona a cui lo raccontava e si sentiva improvvisamente leggera.
Harry l’attirò al suo petto e le circondò le spalle con le sue braccia abbracciandola.
Lei si rifugiò contro di lui e ne inspirò il dolce profumo.
Era lì da due giorni e già non riusciva a fare a meno di quel ragazzo che sembrava essere entrata nella sua vita per sconvolgerla completamente.
Mentre parlava non si era resa conto che, tutto quello che traspariva dalle sue parole, era un aiuto per liberarsi da quella situazione che non le piaceva più ma che faceva di tutto per attirarla ancora verso di sé.
Sapeva di non voler stare più con Justin da quella notte ma non aveva mai avuto il coraggio per dirglielo, per allontanarlo.
«Perché mi stai raccontando questo?»
«Non lo so»
Harry poggiò la sua fronte su quella di Charlize che rabbrividì a quel contatto.
«Ti hanno mai detto che i tuoi occhi farebbero invidia a chiunque?»
Harry sorrise.
«Con queste parole no»
Rimasero così per un po’ di tempo. Nessuno dei due si muoveva, troppo attenti ad osservare i tratti dell’altro per mettersi in una posizione più comoda.
«Ho voglia di fare qualcosa.»
Charlize non gli rispose allontanandosi appena da lui.
«Non voglio mangiarti, tranquilla»
Risero entrambi e Harry fu ancora più convinto di quello che voleva fare.
«Cosa vuoi fare allora? Correre nudo nella neve?»
Il ragazzo rise.
«Corresti con me?»
«Magari domani, oggi fa troppo freddo»
Tra di loro tornò il silenzio. Erano vicini, tanto vicini.
Potevano sentire i loro cuori battere così forte da poter perforare il petto. Erano mesi che Harry non si sentiva così in pace con se stesso, mesi che il suo cuore non batteva così forte e le guance non si facevano rosse.
Charlize si mordicchiò il labbro inferiore facendolo sanguinare leggermente.
Harry ridacchiò ma nessuno dei due parlò. A loro piaceva stare in silenzio.
Fuori ricominciò a nevicare. La macchina pareva scomparire tra tutti quei fiocchi di neve che si posavano sul suolo già ghiacciato.
«Forse dovresti tornare a casa, potrebbe essere pericoloso tornare a casa con questa neve»
Harry si allontanò da Charlize e guardò fuori dal finestrino.
«Hai ragione»
«Allora…beh…ci vediamo?»
Harry annuì e la ragazza uscì dalla macchina senza dire un’altra parola.
Fu un attimo che il ragazzo scattò fuori dalla macchina e le fu subito accanto. La neve si posava su di loro, sciogliendosi velocemente e bagnandoli.
«Non potevo lasciarti andare a casa così stasera»
Charlize lo guardò scettica.
Mentre la neve li faceva tremare, i due ragazzi sentirono il sangue affluire al cervello e scorrere velocemente lungo il loro corpo. Era bastato un tocco. Due labbra che si univano in quella fredda giornata di Dicembre. Fu un bacio casto, caldo, pieno di tutto ciò che poteva esserci di bello al mondo. Si fidavano l’uno dell’altro anche se si conoscevano da quel pomeriggio. Non era una cosa di tutti i giorni vedere due ragazzi che si sentivano così attratti l’uno dall’altro in così poco tempo.
Quando si staccarono si guardarono negli occhi, avevano entrambi le guance rosse un po’ per la vergogna e un po’ per il freddo.
«Non avresti dovuto farlo»
«Non so cosa mi sia preso..»
Charlize annuì e poi si girò verso casa indicandola.
«Dovrei andare ora, Liam si starà preoccupando.»
«Si, vai, hai ragione.»
Charlize continuò a camminare. Harry la osservò, trattenendosi dal rincorrerla e portarla via con sé, per sempre.
«Charlize!»
La ragazza si girò di scatto sentendosi chiamare.
«Posso venire a prenderti domani mattina e andiamo a fare colazione?»
Lei sorrise e fece segno di si con la testa.
«Alle nove sono da te!»
Detto questo, si girò e salì in macchina per tornare a casa sua.


S.










Babi si scusa per il ritardo.
Babi ha finito di scrivere ora un capitolo iniziato due settimane fa.
Babi si sente tremendamente in colpa perchè si è resa conto che sta facendo schifo questa FF.
Babi si scusa perchè a Babi non piace.
Babi vorrebbe avvisare tutte che la sta finendo solo perchè non vuole fare un torto a Charlize e ad Harry.
A Babi piace tanto Charlize, non si spiega perchè.

Ora Babi vi farà un quadro completo delle giornate vissute fino ad ora perchè altrimenti non si capisce un cazzo fritto o al forno, vedete voi (?)
Allora inzia la notte tra il 24 e il 25 Dicembre con il sogno di Charlie.
Il 25 Dicembre Harry e Louis decidono di prendere l'aereo per San Francisco.
il 26 Dicembre sera tornano ad Holmes Chapel perchè nel frattempo Charlie è scappata da San Francisco perchè Dess l'aveva già sognata un bel po' di volte.
Il 27 pomeriggio Charlie e Harry si vedono per la prima volta al bar della stazione, poi Harry torna a casa e parla con Louis e lui lo convince a richiamarla perchè nel frattempo si sono scambiati i numeri e la invita a cena.  
Dopo cena succede quello che ho scritto qui sopra.
Morale della favola si svolge tutto in meno di 3 giorni. 
Cazzo, che velocità!
Il colpo di fulmine ci stava o no?
Che poi tra un po' arriva il mio capitolo preferitissimo in assoluuuuuuuuuuuto! nfòagnfhgstioghj
Non vi svelo qual é!
Godetevi questi momenti di calma e tranquillità che tra un po' si distruggerà tutto!
Un bacio a tutte, buona notte! <3

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Capitolo 11
*** capitolo dieci. ***


Era appena arrivata in camera sua. Liam dormiva, godendosi le ultime ore di sonno che lo dividevano dal suo turno in ospedale.
Charlize si buttò sul suo letto ancora sorridente. Non era mai stata così felice.
Le cose belle non durano per sempre però. La felicità è come un soffio di vento, come una lampadina che emana luce e che poi si scarica.
Il suo cellulare iniziò a squillare. La ragazza rispose, senza prima vedere chi fosse ad averla chiamata.
«Pronto?»
Dove cazzo sei!? Sono giorni che hai il telefono staccato o non mi rispondi! Che fine hai fatto?
«Ciao Justin, sono a…Holmes Chapel, da mio fratello»
Che cazzo significa che sei da tuo fratello? In Inghilterra!? Perché non me lo hai detto?
«E’ stata una decisione presa velocemente, lui neanche lo sapeva»
Che cazzo ci fai là? Lui lavora e tu che fai? Ti scopi tutto il quartiere!?
«Calmati! Non mi sto scopando nessuno, non sono una delle tue puttanelle»
Lo sentì ridacchiare dall’altra parte del telefono.
«Sei uno stronzo! Credi che non sappia che ti stai facendo mezza San Francisco!?»
Non credere che la passerai liscia. Aspettami. Sto venendo a prenderti.
Chiuse la chiamata.
La paura si impadronì di lei.
Sapeva che quel ragazzo avrebbe potuto fare qualsiasi cosa se avesse saputo di Harry, di quel bacio, della sua felicità.
Scrisse velocemente un messaggio e lo inviò ad Harry.
“Domani mattina, passa prima che puoi. Mio fratello non c’è, preparo io la colazione.”


«Credi sia la sua nuova ragazza? Non l’avevo mai vista da queste parti»
Zayn fece spallucce.
«E anche se lo fosse? A me non interessa»
«Dovremmo scusarci.»
«Niall, sei impazzito o cosa!? Ricordi cosa le ha fatto?»
Il ragazzo rise.
«Vivresti senza sesso?»
Zayn rimase in silenzio e poi guardò Melany. Si era allontanata con Lucy per andare in bagno.
«Non credo.»
«Allora perché ce la siamo presa con lui? L’avevo lasciata e lei aveva bisogno di vivere anche quell’esperienza»
Il ragazzo annuì. Non rispose perché in quel momento arrivarono Melany e Lucy sorridenti.
Cambiarono argomento perché non volevano che sapessero perché Zayn non avesse mantenuto la promessa fatta a sua sorella.
Una volta, il ragazzo, aveva anche provato a scriverle una lettera o a parlare con la sua tomba ma non era riuscito a dirle che aveva dato dello stronzo al suo migliore amico pur sapendo che il vero stronzo era lui. Sapeva che Destiny, dovunque fosse, era a conoscenza di tutto ma voleva dirglielo lui, per levarsi quel peso dalla stomaco.
Mentre mangiava la sua pizza, in quello stupido locale al centro di Holmes Chapel, Zayn sentì il bisogno di alzarsi, correre fuori e piangere, piangere e piangere.
Non aveva versato una lacrima da quando sua sorella era morta. Non aveva versato una lacrima neanche quando le aveva dato un ultimo bacio sulla fronte fredda. Non aveva pianto neanche quando la sua bara veniva messa 10 metri sotto terra.
Sentiva il peso dello sguardo dei tre ragazzi seduti al tavolo con lui che avevano notato il suo sguardo vitreo. Sentiva il peso di quella mancata promessa.
Sin da piccolo aveva insegnato a sua sorella che mantenere una promessa è la cosa più importante che si possa fare, dopo dire la verità. Destiny gli aveva sempre rinfacciato che se fai una promessa a volte è solo per non deludere qualcuno.
Si alzò senza dire una parola, lasciando sul tavolo una decina di sterline e corse fuori sotto gli occhi sconvolti della sua ragazza.
Correva, correva, correva.
Si sentiva pesante, si sentiva un bugiardo.
Correva, correva, correva.
Il freddo pungente gli faceva male, ma sapeva che quel misero dolore se lo era meritato.
Correva, correva, correva.
Doveva dirlo a Destiny il prima possibile. Doveva mantenere la sua promessa.
Solo quando si trovò davanti al grande cancello nero del cimitero si fermò.
Lo scavalcò senza troppe esitazioni e si diresse verso sua sorella.
Gli sembrò quasi di vederla, seduta sulla sua lapide.
«Scusa, cazzo. Scusa!»
Si inginocchiò, affondando i pugni nella ghiaia.
«Io non volevo…non mantenere la promessa che ti avevo fatto. Io mi odio, ogni giorno di più!»
Una lacrima silenziosa si fece spazio tra i suoi occhi umidi.
«Dio santo, Dess! Tu non immagini neanche quanto siano cambiate le cose da quando sei andata via. Papà non lavora più, sono costretto a dormire tre ore a notte per dividermi nelle duecento cose che dovrei fare! Cerco di mantenere un ordine nella vita degli altri, ma la mia è quella più incasinata!»
Alzò lo sguardo verso la foto di sua sorella. Era così bella.
«Oggi ho rivisto Harry. Era con quella ragazza che una volta venne a trovarti. L’hai mandata tu? Sei tu che provvedi alla sua felicità? Perché non ti occupi anche un po’ di me? Perché mi hai lasciato solo?»
Porse un milione di domande a sua sorella, continuando a chiederle scusa per quello che non era riuscito a fare e che probabilmente non avrebbe mai fatto. Non sapeva dove trovare le parole giuste per dire ad Harry che, probabilmente, se sua sorella fosse stata ancora lì, gli avrebbe tirato le orecchie fino a farlo diventare sordo.
Sapeva di aver sbagliato ma non sapeva come rimediare.
Si rese conto per la prima volta dopo mesi che la matura tra i due, era Destiny e non lui.

C’era buio ovunque.     
Faceva freddo. Talmente freddo che se avesse pianto, le sue lacrime si sarebbe trasformate in ghiaccio.
Scorso da lontano una piccola baita e corse per raggiungerla.
A metà strada notò la figura esile di una ragazza che lo osservava. Si incuriosì e cominciò a camminare verso di lei.
Più si avvicinava a più riusciva a scorgere i suoi tratti.
Capelli rossi, mossi dal vento, lentiggini sul naso. Occhi curiosi.
Si strofinò gli occhi non riuscendo a credere chi avesse davanti a sé.
«Destiny?»
La ragazza sorrise e fece un passo verso di lui.
«Ciao Harry»
Harry rimase un attimo interdetto e poi sorrise a sua volta.
«Sei qui, quanto mi sei mancata»
L’abbracciò aspirando il suo profumo. Lei si scostò dolcemente e gli sorrise ancora.
«Devi perdonare chi ti ha fatto dei torti in passato»
Il ragazzo la guardò confuso.
«Di che parli?»
«Devi amare chi entra nella tua vita»
«Destiny, non ti capisco»
La ragazza gli sorrise ancora una volta, con estrema dolcezza e sfiorò il suo viso con la sua mano così calda.
«Fidati di me, tesoro mio.»
«L’ho sempre fatto»
Destiny si avvicinò al suo viso e gli lasciò una dolce bacio sulla guancia.
«Continua a farlo. Credi in me, in quello che c’era tra noi, ma non lasciare fuori gli altri –si fermò un attimo per guardarlo- amala, perdonalo. Ti chiedo solo questo. Meritano entrambi di averti nella loro vita»


La sveglia riportò Harry alla realtà. Il ragazzo si rigirò nel letto e si maledisse per non essersi ricordato di levarla.
Si alzò dal letto e si guardò allo specchio accarezzandosi la guancia dove, nel suo sogno, Destiny aveva lasciato il suo bacio.



S.







Babi is heeeeeeeeeeeere!
Che poi sto aggiornando perchè me lo ha chiesto una pinguina a caso (?) e lo sto facendo quindi ok!
Che dovevo dirvi? 
Non ricordo.
Ah, si!
A me piace particolarmente la parte di Zayn.
E' un personaggio che mi piace tanto anche se non è molto presente.
Inoooooltre, il sogno di Harry.
Mi piacciono i sogni.
A voi non piacciono?
A me piacciono.
Ok, vado a rispondere alle vostre pochissimissime recensioni.
Addio,gente, a presto.

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Capitolo 12
*** capitolo undici. ***


«Entra e non parlarmi fino a quando non te lo dirò io»
Harry guardò Charlize guardarsi intorno per il vialetto e poi richiudere la porta velocemente. Corse in cucina e chiuse la finestra e poi tornò in salotto.
«Okay, puoi parlare»
«Si…buongiorno anche a te, Charlie»
La ragazza ridacchiò e si avvicinò lasciandogli un bacio sulla guancia, la stessa che nel sogno di Harry, era stata baciata da Destiny. Il ragazzo sorrise a quel gesto e si diresse in cucina.
«Ho portato i muffin»
«Avevo detto che preparavo io la colazione!»
«Ma non è colazione senza muffin!»
La ragazza sbuffò sonoramente e si mise ai fornelli dopo aver raccolto i capelli in uno chignon disordinato. Prese un piccolo recipiente e ci mise della farina, del lievito, sale e zucchero e poi la porse a Harry, chiedendogli di iniziare ad amalgamare il tutto. In un piatto lei iniziò a sbattere i bianchi dell’uovo fin quando non diventarono consistenti e poi fece lo stesso con i tuorli in un altro piatto. Lasciò da parte quei due piattini e si avvicinò ad Harry aggiungendo latte e olio al recipiente che lui teneva in mano. Poi ci aggiunse il bianco d’uovo e i tuorli e lo mescolò per un altro paio di secondi.
Nel frattempo aveva messo a riscaldare la padella sul fuoco. Ci mise le prime due o tre cucchiaiate del composto che aveva ottenuto e aspettò che fossero pronte.
«Miele o sciroppo d’acero?»
Harry la guardò scettico.
«Non hai mangiato un pancake?»
Lui fece segno di no con la testa.
«Oggi rimedierai allora»
La ragazza servì un piatto ad Harry con tre pancakes uno sopra l’altro. Tra uno strato e l’altro aveva messo delle scagliette di cioccolato fondente e della crema al cioccolato che aveva fuso al momento.
«Visto che non li avevi mai mangiati non potevo farteli mangiare in maniera così approssimativa- lei sorrise e si mise a sedere al tavolo accanto a lui- te l’ho preparate come piacciono a me. Mangia e dimmi come sono»
Harry annuì e ne prese un pezzettino.
«Sposami ti prego! Voglio mangiarli a vita»
Charlize rise di gusto e prese un pezzo anche dalla sua porzione.
«Sono meglio i miei pancakes dei tuoi muffin»
«Non insultare i miei muffin, non gli hai assaggiati mica!»

“Cara Destiny,
Ho paura.
Conosco Justin e so di avertelo elogiato per non so quante righe in qualche pagina passata ma non è tanto dolce e caro come sembra.
Stamattina Harry era a colazione da me.
Siamo stati bene, forse fin troppo bene.
Destiny, mi sono presa una cotta per il tuo migliore amico che non sa ancora che il due gennaio ho un aereo per tornare a San Francisco.
Ti starai chiedendo perché l’ho fatto se ogni particella del mio essere mi spinge a correre da Harry e rimanerci ancorata per sempre?
Ora ci arrivo, con calma! (?)
Oddio, parlo da sola. La cosa è tragica.
Comunque, ieri sera ho ricevuto una chiamata. Era Justin.
Ha scoperto dove sono, non so come e non so neanche perché si sia interessato a saperlo. Era furioso.
Ho paura che venga qui e che riempia di botte qualcuno. E’ un tipo violento quando qualcuno gli porta via ciò che è “Suo”. Lui crede che sia sua, che sia un suo oggetto.
Ho paura, cazzo!
Ho tanta paura di quello che possa fare!

P.s. Cosa credi che debba indossare al veglione di capodanno a cui Harry mi ha invitato? Un vestito nero stretto o la tuta di lana cucita dalla nonna?
Odio non sapere se posso piacere ad una persona anche se mi vesto semplicemente.
Vado a vedere cosa ho infilato in valigia prima di scappare di casa per colpa tua.
Ciao.”


La ragazza richiuse il quadernetto e lo infilò in fondo alla valigia prima di svuotare l’intero contenuto sul letto.
 
Louis osservava Harry steso sul suo letto con un espressione da ebete sul viso.
«Cosa non so?»
Il ragazzo si voltò verso di lui e sorrise.
«Niente, non sai niente»
Louis annuì per appoggiare quell’affermazione.
«Illuminami allora»
Harry si mise seduto e sospirò sorridente e …felice.
Erano mesi che non sorrideva in quel modo, mesi che non si sentiva così in pace con il mondo, con se stesso.
Aveva provato in tutti i modi a respingere quella felicità ma gli era sembrato tutto troppo difficile e stupido. Solo una persona poco sana di mente avrebbe preferito deprimersi piuttosto che essere felice.
«Ci siamo baciati, mi sono preso una cotta, viene con me al veglione di capodanno. Tu chi porti?»
«Betty.»
«Quella Betty?»
Louis annuì vittorioso.
«Siamo usciti ieri sera mentre tu eri chissà dove con Charlize e le ho dimostrato che non sono uno schizzato come in molti credono»
«Amico, sono felice per te!»
Louis sorrise si andò a sedere accanto ad Harry sul letto. Lo guardò e lo abbracciò.
«Cosa avrei fatto senza di te?»
Louis fece spallucce, poi si alzò e andò via.
«Devo decidere che mettere il 31. A domani sciupafemmine!»
Harry rise di gusto e si stese di nuovo sul letto osservando il soffitto sorridendo.

Camminava con la sciarpa tirata fin sotto il naso. Faceva freddo quella mattina anche se aveva smesso di nevicare. Entrò timidamente nel cancello del cimitero e camminò fino alla lapide di Destiny. Si inginocchiò accanto ad essa e punto i suoi occhioni azzurri nella foto.
«Grazie per essergli accanto così tanto.»
Accarezzò teneramente la foto della ragazza e sorrise malinconicamente.
«Mi manca vedervi per casa mentre vi rincorrete intorno al divano del mio soggiorno- la donna sorrise- eravate così dannatamente insopportabili a volte!»
Si mise più comoda seduta facendo attenzione a non sporcare il cappotto  nero.
«Harry era raggiante quando c’eri tu, dipendeva da te. E’ stato strano vedergli passare intere giornate nel letto perché non aveva la forza di alzarsi. Sono sua madre e mi si spezzava il cuore a vederlo così»
Anne sospirò.
«Sono passata da tua madre ieri. E’ dimagrita tanto e tuo fratello sembra non mangiare da una vita. Mi sono offerta di passare tutti i giorni per darle una mano in casa e lei ha accettato. Sembra che solo ora si renda conto che tu non ci sia.»
La donna posò il mazzolino di fiori che aveva in mano sulla neve bianca.
«Manchi a tutti piccola. Soprattutto ai tuoi genitori e ad Harry. Ieri mi è capitata sottomano la lettera che gli scrivesti prima di andare via. Non pensavo che avevate tanto voi due. –accennò un sorriso- spero che ovunque sei tu stia meglio. Ciao tesoro»
Anne si alzò e andò via.

Era appena sceso dall’aereo e si guardava intorno.
La gente gli passava accanto senza che lui se ne accorgesse.
Uscì dall’aeroporto e fece cenno ad un taxi di andare da lui.
L’uomo scese dalla macchina e aiutò il ragazzo a mettere la sua valigia nel cofano della macchina scura, poi tornò al posto del guidatore e gli rivolse uno sguardo dallo specchietto.
«Dove la porto?»
«Holmes Chapel. Si fermi davanti ad un qualsiasi hotel, non sono tanto informato»
L’uomo annuì e poi partì.



S.






SONO VIIIIIIIIIIIIIIIVA!
Raffreddatissima ma vivaaaaaa.
Ho il naso che mi pizzica, le labbra secche, la gola arrossata, gli occhi che mi lacrimano.
Ho battuto il ginocchio non so dove e mi fa maaaaaaaaaaaaaaalissimo.
Chiamate un'impresa funebre e organizzatemi un funerale.
Sto per raggiungere Destiny...................

Tornando serie, HO AGGIOOOOOOOOOOOORNATO!
Non ho fatto tanto ritardo, veero? Vero.
Ieri stavo pensando che mancano pochissimi capitoli alla fine.
Mi sa tre o quattro, epilogo compreso.
Sono proprio pooochi.
Ma io so che chi mi ama mi segue ovunque.
Sempre se c'è qualcuno che ama qui in mezzo, LOL (?)
Sto per caricare la nuova FF!
Non ho il titolo, ma ho il prologo e i primi capitoli, yooooooooo!
quindi, penso di essere ad un buon punto, lalalala!

Detto questo, preparatevi ad abbandonare Destiny, non tornerà più........
Vado a dormire che ho sonno e mi fa male tutto quanto!
Ciao ciao e Buona notte (?)

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Capitolo 13
*** capitolo dodici. ***


Aveva affittato una  macchina ed erano tre giorni che la osservava. Era appostato davanti casa sua. Ogni tanto si faceva un giro per non destare sospetti. Aveva visto uscire ed entrare in casa Liam tante volte. Aveva visto un ragazzo dai ricci castani entrare, prendere Charlize e uscire per poi riaccompagnarla e darle un bacio sul vialetto prima che lei entrasse in casa.
Charlize non si opponeva.
Charlize lo baciava come  baciava Justin.
Charlize lo stava tradendo.
E Justin la spiava.
Justin sapeva che lei lo stava tradendo.
Justin stava già pensando alla sua vendetta.
Perché Justin era cattivo, non era il ragazzo biondo e dal viso angelico che era.
Justin aveva il sangue cattivo. Justin era un mostro ma nessuno ancora lo sapeva e lo avrebbe mai saputo fin quando non si sarebbe mostrato alla luce del sole.

Si guardò intorno e sospirò sonoramente.
Erano due giorni che arrivava davanti al grande cancello del cimitero e poi andava via. Sapeva di doversi sfogare con Destiny, sapeva di doverle parlare, ma aveva paura.
Si rese conto che era stupido recarsi al cimitero per parlare perché lei lo avrebbe sentito dovunque si trovasse, ma il semplice andare da lei, gli dava l’impressione che ci fosse ancora, che potesse baciare ancora le sue labbra rosee e sentire il suo profilo sui suoi vestiti.
Il guardiano dell’ospedale lo guardò e sorrise malinconicamente.
«Chi hai qui?»
Il ragazzo sobbalzò al suono di quella voce poi si girò per venire da chi provenisse e accennò un mezzo sorriso.
«La mia ragazza»
L’uomo annuì abbassando lo sguardo.
«Aveva 17 anni. Un tumore me l’ha portata via.»
«Che dio la benedica»
Niall annuì e prese coraggio. Attraversò il cancello e iniziò a camminare sul vialetto in ghiaia dove, ai lati, si trovavano diverse lapidi. Scorse quella di Destiny e si avvicinò a passo svelto.
Si inginocchiò e lasciò la rosa rossa che aveva in mano sulla neve bianca.
Accarezzò dolcemente la fotografia e sorrise appena.
«Ciao amore mio»
Con un fazzolettino tolse la neve dalla lapide e cercò di pulirla nel migliore dei modi. Destiny odiava il disordine, la sporcizia e il freddo.
«Fa freddo dove sei? Qui c’è la neve e domani finisce addirittura questo anno di merda- il ragazzo sospirò- ieri sono andato in ospedale per fare gli analisi e il dottore mi ha sorriso dopo tanto tempo.»
Abbassò lo sguardo sentendosi improvvisamente colpevole.
«Non sono più malato, non per ora. Sono riuscito a sconfiggere di nuovo questa merda, ma il dottore non sa dirmi se si presenterà di nuovo oppure no.»
Una lacrime si fece spazio sul suo viso e lui l’asciugò prontamente.
«Perché con te non è successo lo stesso? Perché ho dovuto vedere il tuo sorriso spegnersi? Dio, Dess, mi manchi così tanto!»
Alzò lo sguardo verso la foto che sembrò sorridergli.
«Ho conosciuto una ragazza, si chiama Lucy. E’ dolcissima, bellissima, è tutto ciò che non sono io. Siamo diversi, due opposti. Mi è accanto da un paio di mesi. Le ho raccontato di te, della nostra storia. Le ho raccontato del tuo sorriso, del tuo sguardo. Le ho raccontato di quella volta che abbiamo fatto la chemio insieme nonostante Liam e Danielle ci avessero proibito di farlo –si fermò un attimo per mettere in ordine le idee- e lei mi ha sorriso, mi ha abbracciato e mi ha sussurrato che non vuole sostituirti. Lei c’è perché vuole esserci.»
Niall accarezzò la foto dolcemente.
«Ieri l’ho baciata. Le sue labbra davano di caramello. Erano morbide, erano buone ma non era la tue. Lei mi ha guardato con gli occhi che le brillavano e mi ha detto che non devo stare con lei se non voglio farlo. Dess, una parte di me ti ama come il primo giorno, l’altra parte, quella più realista, sa che tu non tornerai mai più e si è presa una cotta per Lucy. Perdonami perché io sento che ti sto tradendo e non voglio che sia così! »
Il ragazzo si alzò e guardò un’ultima volta la fotografia.
«Ti ho amata tanto, ti amo e ti amerò per sempre. Sono sano, dopo  quattro anni. Tu mi hai fatto nascere e poi morire di nuovo. Lucy sta ricostruendo i miei pezzi. Scusami, i-io vorrei provare ad essere felice.  Addio amore mio, ci rivedremo presto»
Detto questo, si girò e uscì dal cimitero senza guardarsi mai indietro.

Era nella sua stanza.
Si stava vestendo.
Infilò il pantalone della tuta e poi anche la maglietta.
Si guardò intorno e scorse il suo paio di nike.
Infilò anche quelle.
Poi si guardò allo specchio. Si stava sistemando il ciuffo.
Riconobbe a stento la sua figura nello specchio, era dimagrito troppo.
Si scrutava e vedeva nel suo sguardo il ragazzo che non era più.
Il suo colore di occhi cambiava, si faceva più scuro.
I suoi capelli crescevano diventando una folta chioma rossa.
I suoi lineamenti si facevano più femminili, il suo sguardo più accesso.
Allungò una mano verso lo specchio sfiorando appena il riflesso della ragazza che ora gli sorrideva.
«Ciao Zayn»
«Destiny..»
La ragazza sorrise ancora e allungò una mano verso il fratello che l’afferrò prontamente tirandola fuori dallo specchio e stringendola al suo petto.
«Dovevo proteggerti, avrei dovuto difenderti e invece ho bisogno di essere difeso io perché non riesco più a vivere senza di te.»
La ragazza strinse i fianchi di suo fratello e lo guardò negli occhi.
«Sei giovane, puoi farcela.»
Zayn sospirò.
«Torna da noi»
«I morti non resuscitano»
«I morti neanche parlano»
Quella frase riuscì a tirare una risata a Destiny.
«Io ci sarò sempre, Zayn. Devi solo stare attento alle persone che ti circondano.»


Si svegliò e si guardò intorno.
In quella camera era tutto buio e lei non c’era.
Si alzò dal letto e andò in soggiorno.
Sua madre si era addormentata di nuovo sul divano.
Si avvicinò dolcemente a lei e cercò di svegliarla scuotendola dolcemente.
«Mamma, sveglia dai»
La donna aprì gli occhi e guardò suo figlio cercando di accennare un sorriso.
«Che ore sono?»
«Le sette del mattino, oggi avevi detto che saresti tornata al lavoro»
La donna si guardò intorno e poi annuì e si mise a sedere.
«Perché ci siamo ridotti così? Perché stiamo morendo dentro? Lei  non vorrebbe questo»
Zayn fu colpito dall’improvvisa lucidità di sua madre.
«Mamma hai bisogno di vivere. Ho bisogno di te»
La donna si girò e incrociò lo sguardo di suo figlio, allungò un braccio verso di lui per poi avvicinarselo al petto e cullarlo dolcemente come faceva quando era bambino.
«Ti prometto che cercherò di smetterla di abbandonarmi così. Sono stanca di non vivere. Ieri l’ho sognata, sai? Mi ha ordinato di alzarmi e di pulire casa come facevo con lei quando rimaneva tutto il giorno sul letto con il suo portatile. Zayn, possiamo farcela se restiamo uniti»
Il ragazzo annuì e sua madre gli lasciò un bacio sulla fronte.
Poi si alzò e si diresse in cucina a preparare la colazione.


S.





Mi sa che Babi ha cambiato i suoi piani, lallalaa!
Ho aggiunto questo capitolo alla scaletta iniziale.
Ci stava un capitolo solo per loro.
E poi c'è Juuuuuuuuuuuuustin.
Che poi io me lo immagino come Bieber, anche se Bieber è tanto fnaòflsdngs e tanto dolce.
Mi sta simpatico quel ragazzetto e ora sto ascoltado il suo album di Natale, si, è una cosa normale!
Under the miiistleeeeeeeeeeeeetoe!

Ho iniziato una nuova FanFiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiction! *cori da stadiooo*
E l'ho pubblicata puuuuuuure!
E non è la FF di cui vi parlavo l'altra volta, ma un'altraaa!
Ceh, ho già la prossimoa FF pronta (?)
Amatemi(?)
 

ONCE UPON A TIME  


P
assate vero? Vero? VEEEEEEEEERO!?
No, okay la smetto!
Vado a rispondere alle vostre recensioni, lallalala!
Ciao splendori miei! *o*

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Capitolo 14
*** capitolo tredici. ***


31 Dicembre, Holmes Chapel.

Si guardò un’altra volta allo specchio e sbruffò sonoramente. In quel tubino nero sembrava troppo banale ma era l’unica cosa elegante che si fosse portata da San Francisco. Tornò vicino alla valigia e uscì un paio di ballerine nere.
Le mise ai piedi e sbuffò un’altra volta. Non le piaceva l’effetto.
Iniziò a pensare che rimanere a casa quella sera sarebbe stata la cosa migliore finché suo fratello non tornò a casa con una busta in mano.
«Amami»
Charlize afferrò la busta e sorrise a Liam uscendo il paio di scarpe che avevano visto in una vetrina di un negozio in centro e che lei voleva tanto.
«Ti amo, lo sai»
La ragazza le infilò ai piedi e poi si guardò allo specchio: con quei tacchi andava molto meglio.
«A che ora viene a prenderti Harry?»
Charlize guardò l’orologio.
«Tra due minuti se è puntuale»
Liam annuì.
«Lo sa che domani mattina hai l’aereo per tornare a casa?»
La ragazza fece segno di no con la testa e si infilò il cappotto.
«Quando hai intenzione di dirglielo? Quando sarai a San Francisco tra le braccia del tuo amato Justin?»
Sentendo quel nome la ragazza si irrigidì.
«Smettila, glielo dirò dopo, ovviamente»
Liam annuì, poco soddisfatto e poi andò in camera sua a cambiarsi.
Charlize sospirò cercando di ricomporsi sentendo il campanello suonare. Corse ad aprire e si trovò davanti un Harry più bello che mai che gli sorrideva con un mazzo si rose rosse in mano.
«Non è un appuntamento, perché queste rose?»
Harry fece spallucce
«C’è bisogno davvero di un appuntamento per regalarti un mazzo di rose?»
Si abbassò e le diede un bacio sulle labbra.
«Aspettami qui che le metto in un vaso e usciamo»
Harry annuì appena e sorrise vedendo Charlize allontanarsi.
Possibile che una ragazza come lei stesse su quel pianeta solo per essere sua?

Erano alla festa da ormai un’oretta e di Louis non si era vista nemmeno l’ombra.
Il veglione era stato organizzato nella sala da ballo di un grande hotel nel centro di Holmes Chapel. Il proprietario dell’hotel era il padre di un caro amico di Harry.
«Harry, ma il tuo amico?»
Il ragazzo si girò verso Charlize, seduta alla sua destra, e fece spallucce.
«Non so, volevo presentartelo»
«Chi dovevi presentarle?»
Harry sobbalzò e si girò di nuovo, riconoscendo la voce del suo migliore amico.
«Louis, eccoti finalmente!»
Il ragazzo sorrise e passò oltre ad Harry che lo guardò scettico mentre stringeva la mano di Charlize e le diceva che non c’era bisogno che gli parlasse di lei perché sapeva già tutto. La ragazza rise, portandosi una mano sulla bocca e poi guardò Harry che sorrideva a sua volta.
«Dove hai lasciato la tua Betty? Non ti avrà già mollato!»
Louis fece segno di no con la testa.
«E’ alle tue spalle»
Harry si girò e una Betty sorridente lo salutò con la mano.
Charlize accennò una risatina e poi si presentò a Betty.
«Tu devi essere la ragazza di Harry, quindi»
Harry guardò Charlize che arrossì.
«Così si dice»
Lui sorrise a quella risposta e poi si avvicinò alle ragazze, lasciò un bacio sulla fronte a Charlie e, dopo essersi assicurato che lei lo aspettasse lì si allontanò per qualche minuto.

«Dove mi stai portando?»
Charlize continuava a camminare con una benda intorno agli occhi e con  la mano di Harry intrecciata alla sua.
«In un posto dove possiamo stare noi due, da soli»
Charlize sorrise e continuò a camminare facendo attenzione a dove metteva i piedi scalzi. Aveva tolto i tacchi perché avevano iniziato a farle male e ora li portava in mano.
Improvvisamente si fermarono e Charlize sentì solo il rumore di una porta aprirsi, fece qualche passo, e poi sentì la porta richiudersi.
Harry accese la luce e chiuse la porta a chiave.
Tolse la banda alla ragazza e le sorrise.
«So che forse avresti voluto passare il capodanno con tanta gente, ma volevo organizzarti una cenetta romantica.»
Erano in una grande stanza di quell’hotel. Un tavolo ben apparecchiato era al centro di essa e una porticina portava alla camera da letto e al bagno.
Charlie sorrise ad Harry e fece qualche passo verso il tavolo.
«Io non avrei proprio fame»
«Ah no?»
Lei sostenne lo sguardo di lui.
«Quasi per niente, ho bevuto tanto di quello champagne che mi si è chiuso lo stomaco»
Harry sorrise e si avvicinò a lei.
«Quindi sei ubriaca?»
«Brilla, non ubriaca»
Il ragazzo sorrise ancora una volta e quando le fu vicino l’attirò a sé.
Un brivido attraversò la schiena di Charlize che dovette alzare la testa per sostenere lo sguardo malizioso di Harry.
«Non vorrei trovarmi tuo fratello sotto casa domani mattina»
In quel momento la ragazza si ricordò che doveva dire ad Harry che l’indomani sarebbe partita, ma non voleva rovinare quell’atmosfera.
Glielo avrebbe detto, forse dopo cena, dopo la mezzanotte…dopo l’atterraggio a San Francisco.
«Al massimo diventi pelato»
Harry rise e si avvicinò alle sue labbra per baciarla.
«Quindi, se non hai fame, cosa vuoi fare?»
Charlize continuò a baciarlo, facendo finta di non aver sentito quella domanda. Harry la strinse ancora di più a sé e la sollevò da terra. Lei allacciò le gambe intorno alla sua vita lasciandogli una scia di baci lungo il collo.
La portò in camera da letto e la poggiò delicatamente sul grande letto matrimoniale che c’era al centro della stanza.
«Charlie..»
La ragazza lo guardò negli occhi perdendosi in quelle iridi smeraldine.
«Resta con me. Non tornare a San Francisco»
Charlize tornò a baciarlo, con più foga di prima.
Presto si liberarono dei vestiti e dell’intimo.
Harry studiò il corpo snello di Charlize pensando che non si sarebbe mai potuto stancare di lei.
Continuò a baciarla fino a perdere il fiato.
Erano secoli che non si sentiva così bene con sé stesso.
Quando entrò in lei e guardò la smorfia di dolore sul viso di Charlize trasformarsi in un sorriso, si sentì perfetto, completo.
«R-resta con me..»
Charlize lo baciò di nuovo, legando le sue gambe al bacino di Harry.

Erano stesi sul letto, abbracciati.
Lui la guardava con occhi sognanti e lei fissava l’orologio sulla parete contando le ore che la separavano dal volo che doveva prendere per tornare a casa sua.
«Perché fissi l’orologio?»
Charlize lo guardò e poi tornò a guardare l’orologio.
«Mancano  20 secondi alla mezzanotte»
Harry si girò a guardarlo e sorrise.
«Ora ne mancano  10»
Si avvicinò alle labbra di Charlize ancora una volta e la baciò come se fosse l’ultimo bacio che potesse darle. Sentirono i rintocchi dell’orologio a pendolo che si trovava nell’altra stanza segnare la mezzanotte e sorrisero tra un bacio e l’altro.
Harry si scostò leggermente da lei e le spostò una ciocca di capelli dal viso.
«Grazie per essere qui con me. Grazie per essere venuta a cercami»
Charlize sorrise.
«Grazie a te, Harry. Grazie per avermi dato la possibilità di entrare nella tua vita.»
Quella notte fecero l’amore un’altra volta, poi un’altra e un’altra ancora finché, stanchi, non si addormentarono.
Quando Harry si svegliò, Charlize non era più lì.


S.












Buoooooooooooooooooooooonciao!
Babi è di nuovo qui.
Qui con voi.
Prima della fine.
La fine di tutto.
Manca un capitolo e l'epilogo.
Un capitolo moooooooooolto lungo che non posso dividere perchè poi non avrebbe senso.
Il mio capitolo preferito.
Che poi vi ho detto che il mio capitolo preferito sarebbe arrivato presto ma non era così.
Sono già in lutto.
Dovrò dire addio a Dess.
Sono troppo affezionata a lei :((

Vorrei ricordarvi della FF che ho appena iniziato :
Once upon a time


M
i farebbe piacerebbe se la leggeste.
Grazie e arrivederci (?)

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Capitolo 15
*** capitolo quattordici. ***



Gennaio 2013.

Quando Harry si svegliò, la luce timida del sole di gennaio, entrava in camera attraverso la finestra e illuminava la parte del grande letto vuota.  Si guardò intorno e non trovò niente che testimoniasse che in quella stanza ci fosse stata un’altra persona con lui quella notte. Preso dal panico si alzò e girò per la piccola suite senza trovarla. Prese a fissare l’orologio appeso alla parete  e aspettò che lei tornasse.
Quando capì che sarebbe rimasto solo a lungo uscì dalla camera, consegnò le chiavi al portinaio e si incamminò verso casa sua.

«Dove cazzo è la mia Charlize!?»
Una voce lo svegliò dai suoi pensieri. Si girò verso il ragazzo che, poggiato ad una macchina con i pugni chiusi lungo i fianchi, lo guardava con aria infuriata.
«Non lo so»
Harry si girò e tornò a camminare in direzione di casa sua.
«Dove l’hai lasciata!? Che cazzo le hai fatto!?»
Si fermò un’altra volta e si girò a guardarlo meglio. Lo riconobbe solo quando mise ben a fuoco il suo viso. Aveva visto la sua foto nel portafoglio di Charlize qualche giorno prima. Aveva un grande sorriso e i suoi occhi castani quasi brillavano.
«Credo sia tornata da te, a San Francisco. Ma tu sei qui, quindi non capisco da chi sia tornata»
Justin lo guardò confuso.
«Te la sei scopata e poi l’hai ricacciata in California!? Brutto pezzo di merda.»
Harry lo guardava facendo finta di ascoltarlo. Nei suoi occhi poteva leggere rabbia, tanta rabbia. Ma nei suoi cosa c’era?
Si sentiva di nuovo solo, si sentiva di nuovo abbandonato.
«Vai vai, Justin. Non ho nessuna voglia di litigare con te oggi. Torna da lei, sarà sicura di trovarti in città.»
Il ragazzo lo guardò e rise istericamente.
«Credi davvero che possa lasciarti andare via così dopo che ti sei scopato la mia ragazza?»
In un attimo gli fu vicino e Harry non fece niente per difendersi.
Prese a pugni e calci un corpo inerme, talmente devastato dal dolore interiore da non sentire quello fisico.

Febbraio 2013.

«Pronto?»
Erano appena le cinque del mattino e il suo cellulare aveva iniziato a squillare insistentemente.
L-Liam ho un problema
Sentendo la voce tremante e i singhiozzi di sua sorella, il ragazzo si svegliò improvvisamente.
«Charlie, che succede?»
Sentiva solo il suo respiro affannato, i suoi singhiozzi.
«Diamine, Charlize! Parla!»
Ho paura di avere un problema più grosso di me…Liam ti prego, vieni qui
«Charlie non posso! Dimmi cos’è successo.»
Ho un r-ritardo. Liam, credo di essere..
«incinta.»
Il ragazzo finì la frase per sua sorella.
Calò il silenzio.
Non si sentivano neanche più i singhiozzi di Charlize.
«Chi è il padre?»
Lei non rispose ma quel suo tacere parlò più di lei.
«Che gran casino»

Marzo 2013.

«Come stai?»
Il riccio chiuse gli occhi accecato dalla luce del sole che entrava dalla finestra appena aperta da Louis.
«Male»
«Devi alzarti da quel letto»
Harry si alzò il piumone fin sopra la testa.
«e tu dovresti passare più tempo con Betty»
Louis sbuffò.
«La mia relazione con Betty è l’ultima cosa di cui dovrebbe interessarti.»
«Anche a te non dovrebbe interessare il legame profondo che c’è tra me e il letto»
Louis rise, si avvicinò al letto del ragazzo e gli tirò via il piumone.
«Hai due minuti per alzarti. Se non lo fai per tua volontà ti farò alzare io- il ragazzo sorrise- tirandoti per i ricci»
Harry a quelle parole si toccò istintivamente i capelli.
«Ti odio, Louis.»
Il ragazzo sorrise come risposta.

Aprile 2013.

«Dio santo, lasciami in pace»
Charlize lo superò e continuò a camminare a passo spedito per i corridoi della scuola.
«E’ mio figlio? Dimmi la verità»
Justin le si piazzò ancora una volta davanti. Gli occhi pieni di terrore.
avere un figlio a 18 anni per lui significava perdere la fiducia dei suoi genitori, perdere la possibilità di godersela ancora con le sue numerose amichette.
Significava trovare un lurido lavoro e iniziare a crescere a prendersi responsabilità.
«Se ti dicessi che è tuo figlio, ti prenderesti le tue responsabilità? Ameresti solo me?»
Charlize conosceva la risposta e sapeva anche che se la stessa domanda l’avesse fatta a qualcun altro, quel qualcun altro, avrebbe ottenuto un “Si” secco, senza ripensamenti.
Justin boccheggiò e poi richiuse la bocca.
«Come cazzo ho fatto a stare con te per tutto quel tempo?»
Charlize riprese a camminare superandolo di nuovo.
Lui la bloccò stringendola per un polso.
«Allora? E’ mio!?»
Charlize scosse la testa in segno di no e sorrise malinconicamente.
Il ragazzo sgranò gli occhi e si avvicinò ancora una volta a lei.
«E’ il suo?»
Lei annuì.
Justin alzò gli occhi al cielo, si girò di scatto e diede un pugno all’armadietto per sfogare la sua rabbia.

Maggio 2013.

“Ciao amore mio,
come stai? Tutto bene?
Qui giù va una merda da quando sei andata via tu.
Odio scrivere lettere perché è come se diventassi troppo codardo per parlare, ma è l’unico modo per essere vicino a te.
Ieri sono passato al cimitero a trovarti.
Mamma e papà hanno ripreso a lavorare e io ho ripreso a studiare. Conto di laurearmi per il prossimo anno, non immagini quanto sia felice.
E vuoi sapere un’altra cosa che sicuramente ti farà piacere?
Sono ormai un paio di settimane che non vedo Melany. Ci siamo lasciati.
O meglio, l’ho lasciata.
E’ successo che eravamo in un pub io e lei con Niall e Lucy.
Sai che si sono finalmente messi insieme? Sembrano tanto felici anche se lui a volte si incupisce. Credo che pensi ancora tantissimo a te e Lucy lo sa.
Vabbè, dicevo.
C’erano un gruppo di ragazzi che ballavano al centro della sala e Melany voleva unirsi a loro così l’ho accompagnata. Ci siamo ritrovati al centro della folla a ballare. Non so quanti ragazzi si siano avvicinati a lei strusciandosi ma a me non importava!
C’erano un paio di occhi verde mela che mi fissavano seducenti.
Quando ho notato che quegli occhi non mi stavano più seguendo mi sono allontanato per capire di chi fossero.
Lei era seduta al bar in tutto il suo splendore.
Non ho mai visto una ragazza più bella di lei, dopo di te.
Da quella sera, non sono più riuscito a togliere i miei occhi dai suoi.
Si chiama Eleein, è due anni più piccola di me.
Melany sta già con un altro.
Non capisco come abbiamo fatto a sostituirci così velocemente.
Non vedo da un po’ Niall però.
Ieri l’ho chiamato e mi ha detto che era in Irlanda dai suoi nonni e Lucy era andato con lui. Ti ho già detto che mi fa tanto piacere sapere che ora stia meglio?

Ho parlato anche con Harry. Gli ho chiesto scusa, abbiamo chiarito. Qualche volta veniamo a trovarti insieme ma sembra di nuovo triste. Non l’ho più visto con quella ragazza.
Perché non torni ad aiutarlo? Ha tanto bisogno di te.
Ora è meglio che vada a prepararmi, non vorrei far tardi all’appuntamento che ho con Eleein.
Arrivederci amore mio,
il tuo fratello.
Zayn.”


Giugno 2013.

«Hai avvisato suo padre Charlize?»
La ragazza fece segno di no, tornando a pulirsi la pancia dal gel che gli aveva messo il dottore per fare l’ecografia.
«Quando hai intenzione di farlo?»
Charlize fece spallucce.
«Non credo di volerlo fare»
«Perché?»
Il dottore puntò i suoi occhi in quelli della ragazza e li sospirò.
«Siamo piccoli. Non ha scelto lui di darmi un figlio e io non posso rifiutarlo.
«Ma in questo modo non gli dai la possibilità di decidere cosa fare»
La ragazza sembrò pensarci un po’ su.
«Che importa? Lui tanto è oltre l’oceano.»

Luglio 2013.

«Credo che dovresti parlare con Liam»
Harry guardò Zayn sorseggiare il suo frappè e poi tornò a girare il suo caffè.
«Perché?»
Zayn fece spallucce.
«Per chiedergli della sorella, forse?»
Harry scosse la testa.
«E’ andata via il giorno di capodanno. Il suo ragazzo mi ha pestato a sangue lasciandomi sulla neve mezzo morto e io dovrei chiedere a Liam che fine abbia fatto?»
Zayn annuì.
«Si, secondo me dovresti farlo.»
«Perché?»
Il moro sospirò.
«Ma è possibile che Dess non ti abbia insegnato niente!? Ti faceva stare bene? Ti rendeva l’uomo più felice del pianeta? Allora vai e riprenditela.»
Il riccio annuì impercettibilmente e prese il cellulare dalla tasca digitando il numero di Liam.
Pronto?
«Ciao Liam, sono…»
so chi sei.
Harry annuì e Zayn lo guardò interrogativo.
«Come sta tua sorella?»
Harry, credo che tu debba sapere una cosa.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.
Non voglio dirtela per telefono, vediamoci oggi pomeriggio nel bar dell’ospedale, va bene?
«Okay, a dopo»

Agosto 2013.

Charlize continuava a sfogliare cataloghi di camerette, vestitini per neonati. Aveva da poco saputo il sesso dell’esserino che portava in grembo.
Da lì a due mesi sarebbe nata una bambina.
Da quando l’aveva saputo, non faceva altro che pensare a quanto potesse somigliare a Harry, a quanto potesse servire una figura maschile nella sua vita.
Sapeva di aver sbagliato a non dire nulla ad Harry, ma davvero credeva che lui avrebbe abbandonato tutto e sarebbe corso da lei?
Per un attimo dimentico che il soggetto dei suoi pensieri fosse Harry Styles e tornò a concentrarsi sul catalogo che aveva davanti a lei.
Il suo cellulare prese a vibrare, segno che fosse arrivato un messaggio.
Charlize lo aprì e rimase scioccata leggendo il testo.
“Credevi che tenermi lontano dalla tua vita avrebbe fatto bene a te e al bambino? –Harry.”

Settembre 2013.

aveva passato l’ultimo mese a decidere se andare a San Francisco fosse la cosa migliore. Charlize non aveva risposto al suo messaggio e sapeva che non lo avrebbe mai chiamato ma lui se ne fregava.
Era in fila all’aeroporto, aspettava di salire sull’aereo che l’avrebbe portato da lei quando ricevette un messaggio.
“Spero solo che tu abbia davvero preso quel fottuto aereo e stia venendo a San Francisco. E’ successo un casino. –L”

Il viaggio sembrò durare più di quanto fosse lungo. Quel messaggio l’aveva messo in agitazione e non aveva avuto il tempo di rispondere.
Prese il primo taxi che trovò e poi chiamò Liam.
«Dove sei?»
Ospedale, fai presto.

Quando arrivò, Liam era seduto in sala d’aspetto vicino ad una donna che sembrava sua madre.
«Harry, finalmente sei qui.»
Il riccio annuì.
«Cos’è successo?»
Liam fece spallucce.
«Il ginecologo le disse che la sua gravidanza stava diventando pericolosa e che probabilmente la bambina sarebbe nata prima del dovuto. Stanotte si è sentita male. Sono 15 ore che siamo qui e non abbiamo ancora sue notizie.»
Harry sgranò gli occhi e cercò un dottore.
Quando ne vide uno si avvicinò a lui e lo bloccò.
«Sono Harry Styles. Sono il fidanzato di Charlize Payne, mi dia sue notizie, la prego»
Il dottore annuì e fece segno ad Harry di seguirlo.
«Stanno bene entrambe. Credevo che un’infermiera vi aveste avvisato. Charlize sta riposando e la bambina è stata messa in un’incubatrice»
Il ragazzo sorrise.
«E posso vederla?»
«Charlize meglio di no, ha bisogno di riposo. Ora l’accompagno da sua figlia. E’ lei il padre vero?»
Harry annuì, sentendosi, improvvisamente, il ragazzo più felice dell’intero universo.




S.




Non ho niente da dire su questo capitolo.
Tocca a voi giudicare.
E' il mio preferito però, quindi boh!
A presto splendori!
Il prossimo sarà l'epilogo:(

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Capitolo 16
*** Epilogo. ***


Entrò in silenzio nella sua camera e si richiuse la porta alle spalle.
Dormiva, la mani sulla pancia vuota e una lacrima che le solcava il viso.
Nessuno aveva ancora parlato con lei, evidentemente.
Quando Harry si sedette sulla sedia vicino al letto, lei aprì gli occhi e lo guardò.
«Sei qui.»
Lui le strinse la mano poggiata sul ventre.
«Credevi davvero che ti avrei lasciata sola?»
Lei scosse la testa facendo segno di no.
«Perché non me lo hai detto prima?»
«Perché saresti stato capace di abbandonare tutto e raggiungermi. Ti amo troppo per farti rovinare la vita.»
Harry annuì e poi alzò di scatto la testa tornando a guardarla.
«Come hai detto?»
Charlize arrossì.
Anche con il viso stanco, i capelli arruffati e con una flebo attaccata al braccio, era bellissima.
Harry strinse ancora più forte la sua mano.
«Ho detto di amarti.»
Il ragazzo sorrise.
«Penso di non aver sentito bene»
«Sei un idiota.»
Harry sorrise ancora.
Charlize però si incupì e si accarezzò il ventre con la mano libera.
«Sta bene ed è bellissima»
Gli occhi della ragazza si illuminarono.
«L’hai vista?»
Harry annuì.
«Dov’è?»
«Al piano di sotto, vogliono tenerla sotto controllo fino a stasera e poi la porteranno qui da te»
Charlize sorrise e stanca, si addormentò stringendo la mano di Harry.

«Ciao principessa»
L’infermiera porse la bambina ad Harry che la strinse tra le sue braccia sorridendole.
«sei pronta a conoscere la tua mamma?»
Mentre le parlava, il ragazzo si promise che niente al mondo avrebbe potuto fare dal male a quella meravigliosa creaturina che stringeva tra le sue braccia.
Era così piccola e indifesa.
Quando aprì gli occhi e incrociò quelli di suo padre, l’anima di Harry vibrò, riconoscendo lo stesso colore dei suoi occhi.
Sembrava il mix perfetto tra lui e Charlize.
Un’infermiera lo precedette fino alla camera della ragazza, dove vi pose una piccola culla. Liam era poggiato al muro in corridoio e sorrise vedendo avvicinarsi Harry e la sua piccola nipotina.
«Ciao papino»
Harry rise.
«E’ sveglia?»
Liam annuì e bussò alla porta.
Charlize alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per far passare il tempo e incrociò quelli verdi di Harry che le stava sorridendo dolcemente.
«Hai visto piccolina? Siamo già arrivati dalla mamma!»
La ragazza rise a quella scena e aspettò che Harry le mettesse tra le braccia la bambina.
Sentire il calore di quel corpicino contro il suo petto le fece realizzare quanto una donna possa essere fortuna a mettere al mondo un’altra vita.
Comprese che qualsiasi cosa fosse successa, lei sarebbe stata sua per l’eternità.
«Ciao piccola Destiny, sono la mamma»
Harry la guardò scettico.
«Come l’hai chiamata?»
«Destiny. Lei si chiamerà Destiny Hope Styles.»
Il ragazzo le sorrise e si chinò a baciarla.
«Ti ho già detto che ti amo e che la prima cosa che faremo una volta arrivati in Inghilterra sarà sposarci?»
Charlize sorrise.
«Ti amo anch’io, Harry.»


Destiny, poggiata su una nuvola, osservò la scena e una lacrima le solcò il volto.
Non era sicura che fosse davvero una lacrima o una semplice sensazione, ma bastò per farla sorridere.
Nell’ultimo anno aveva fatto in modo che tutti avessero la loro dose di felicità.
Niall aveva Lucy, quella dolce ragazzina che le rimaneva accanto con tanta pazienza e tanto amore.
Zayn aveva Eleein. Si erano innamorati e aspettavano la laurea per mettere su una famiglia tutta loro.
Louis era felice con la sua Betty finalmente e andava già in giro per Holmes Chapel urlando di essere diventato zio.
Come un bravo burattinaio aveva fatto in modo che tutto andasse come lei volesse, che tutto filasse per il meglio. Si sporse un po’ di più dalla sua nuvola e osservò Harry sorridere e accarezzarsi il polso tatuato. Destiny sorrise consapevole di aver reso la vita del suo migliore amico completa.



S.













SONO VIVAAAAAAAAAAAA!
ANCHE SE NON SI DIREBBE MA OKAY!

Rieccomi qui, con l'epilogo.
E' finita.
Addio Destiny.
Addio Charlie.
Addio Harry.
Mbè, Harry non proprio.
Mi sento un po' vuota ora sinceramente (?)
E' finito tutto, non ci credo ancora.

Mi sono tanto affezionata alla figura di Destiny soprattutto. E' tutto ciò che vorrei essere. Forte e determinata. 

Ringrazio tutti coloro che hanno seguito sia Immortal e sia questa. 
Ringrazio chi mi segue da una vita e chi mi segue da pochissimo.
Vi amo tutte quante okay? Okay.

Vorrei ricordarvi che ho iniziato un'altra FF e che se volete leggerla basta andare sul mio profilo :3


TANTI AUGURI DI BUON NATALE A VOI E ALLE VOSTRE FAMIGLIE 

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