Voglio avere un bambino

di anwilu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I want to have a baby part one ***
Capitolo 2: *** I want to have a baby part two ***
Capitolo 3: *** I want to have a baby part three ***



Capitolo 1
*** I want to have a baby part one ***


1 Salve a tutti! Eccomi tornata con una nuova one shot della serie My exboyfriend's friend. Seconda dopo La nascita di un amicizia.
La OS sarà divisa in tre parti, che verranno postate giornalmente, quindi ci sentiamo domani con la seconda parte :)

Link alla OS originale

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Blaine sapeva esserci qualcosa che non andava. Ultimamente Kurt era orribilmente silenzioso. Sembrava essere profondamente immerso nei suoi pensieri tutto il tempo, e Blaine stava pazientemente aspettando che finalmente gli dicesse cosa lo infastidiva, ma il problema di Kurt rimase un mistero.
Erano seduti al tavolo a cenare, di nuovo senza una singola parola. Kurt non parlava se gli altri non parlavano con lui, e Blaine era stanco di dover sempre essere quello che cominciava la conversazione. Questa situazione andava avanti da due settimane adesso. Blaine considerava la cosa ridicola, ma non voleva spingere Kurt a fare qualcosa per cui non si sentiva pronto.
Kurt prese un respiro profondo, sembrava stesse per dire qualcosa, ma dopo semplicemente si mise un altro boccone in bocca e continuò a mangiare in silenzio. La quinta volta che successe Blaine perse la sua freddezza.
“Dio Kurt! Dillo e basta! Cosa c’è che non va?!” Kurt – chiaramente sorpreso dal fatto che Blaine avesse alzato la voce con lui – poggiò le posate sul tavolo e allontanò il piatto da lui.
“Probabilmente ho commesso un errore quando ho lasciato il mio lavoro per cominciare la mia attività…”
“Cosa?!”
“Non ho delle entrate regolari…”
“Kurt, avremo soldi sufficienti per vivere anche se tu non avessi nessuna entrata. Non ho idea di cosa tu stia parlando. Abbiamo i nostri risparmi…”
“Voglio avere un bambino.” Blaine era perso. Cercò di capire come erano riusciti a passare da una discussione sulle entrate ad una frase con la parola bambino dentro.
“Un bambino?”
“Siamo sposati da due anni. Forse è ora di cominciare una famiglia. Il processo di adozione è lungo. Ci possono volere molti anni… Un entrata regolare ci può aiutare… Voglio dire…” Kurt si alzò e andò verso Blaine.
“Sono pronto per diventare padre. E va bene se tu non lo sei. Volevo solo che sapessi che io sono pronto e che possiamo riempire i moduli di adozione quando vuoi.” Blaine spinse Kurt sul suo bacino.
“Ti comportavi in modo strano per questo?” Chiese dolcemente mentre carezzava la guancia di Kurt con il pollice.
“Si… Ci pensavo tutto il tempo.”
“Perché non me lo hai detto?”
“Non sapevo come… Aspettavo il momento giusto…”
“Beh, finiamo di cenare e dopo ne possiamo parlare, okay?”
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A Kurt non piaceva l’assistente sociale che gli era stato assegnato, dopo il primo incontro con lui sapeva esserci qualcosa che non andava in quell’uomo; solo che non sapeva dire cosa. Blaine non aveva detto niente, quindi Kurt lasciò stare per un po’, ma dopo tre mesi di requisiti ridicoli uscì l’argomento.
“Penso che ci odi.” Disse Kurt a suo marito quando il Signor Brown lasciò il loro appartamento.
“Non ci odia.”
“Andiamo Blaine! Gli abbiamo dato tutto quello che ci ha chiesto. Ha tutte le informazioni di cui ha bisogno, alcune più di una volta dato che continua a fare le stesse domande e fare visite improvvise ogni settimana per vedere se il nostro appartamento è adatto a farci vivere un bambino. Non ci sorride mai; sembra che stia facendo del suo meglio per trovare qualcosa di sbagliato e disapprovare le nostra domanda… Così non va bene.”
Blaine guardò Kurt, notò che era davvero preoccupato e triste. Non era che Blaine fosse entusiasta del Signor Brown. Affatto! Lo trovava strano. Solo che non pensava che l’assistente sociale stesse cercando di sabotare il loro processo di adozione.
“Kurt, amore, vieni qui. Siediti.” Blaine gli porse la mano, facendolo sedere accanto a lui sul divano. “Sta facendo il suo lavoro. Si, è severo e serio tutto il tempo, ed è sempre così formale attorno a noi, ma credo sia semplicemente la sua personalità. Non tutti sono aperti e loquaci. Si deve assicurare di dare l’approvazione a qualcuno che sia capace di prendersi cura di un bambino. È una grande responsabilità. So che altri assistenti sociali dell’agenzia hanno una relazione amichevole con i loro clienti, e capisco che ti piacerebbe avere la stessa cosa, ma siamo bloccati con lui. Dobbiamo tenere duro, e quando lo studio della casa sarà concluso avremo finito, okay?” Kurt annuì e poggiò la testa sulla spalla di Blaine.
“Voglio così tanto avere un bambino che sto impazzendo.” Sussurrò chiudendo gli occhi così che le lacrime di frustrazione non avessero la possibilità di cadere.
“Anche io piccolo…” Rimasero lì seduti in silenzio per un po’, fin quando un idea non balzò nella mente di Blaine.
“Forse lo stiamo facendo nel modo sbagliato.”
“Cosa?”
“Negli ultimi tre mesi abbiamo vissuto per l’adozione. È letteralmente il nostro unico argomento nelle conversazioni… e non solo le conversazioni tra noi due, ma le conversazioni che abbiamo con i nostri familiari e amici. Forse ci stiamo provando troppo duramente. Forse sta aspettando che noi allentiamo un po’ la tensione, che ci rilassiamo. Forse stiamo dando l’impressione sbagliata su chi siamo e come siamo… Capisci quello che sto dicendo?”
“Diciamo…”
“Dobbiamo tornare alle nostre vite Kurt. Quando è stata l’ultima volta che siamo usciti? Non vediamo un film o uno spettacolo a Broadway da secoli… Domani ti porto fuori per un appuntamento.”
“Cosa?!”
“Si. Porto mio marito ad un appuntamento… da qualche parte. Non ho ancora deciso, ma penserò a qualcosa.” A questo punto Kurt stava sorridendo. Amava l’entusiasmo di Blaine e gli era mancato negli ultimi mesi. Fu in quel momento che realizzò di cosa Blaine stesse parlando. Si svegliavano e si addormentavano con il pensiero di un bambino, del Signor Brown, dello studio della casa o di qualsiasi altra cosa avesse a che fare con l’adozione sin da quella conversazione a cena. Pensavano e parlavano di quello costantemente. Si erano semplicemente dimenticati di vivere.
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Blaine sapeva che Kurt aveva ragione. Si arrabbiò con se stesso per non aver ascoltato Kurt allora. Erano passati più di sei mesi da quando avevano cominciato il processo di adozione e il loro studio della casa non era ancora finito. Il Signor Brown continuava con il suo atteggiamento strano e stava dando su ai nervi di Blaine. Ciò nonostante doveva rimanere forte. Doveva essere la roccia di Kurt, che ultimamente era davvero emotivo. Non poteva permettersi di essere debole e lasciare che le sue insicurezze riguardo la situazione si mettessero in mezzo. Kurt aveva bisogno di lui. Dio, ma lui era così stanco di tutto… Voleva solo lasciarsi andare per un po’. Voleva lasciar uscire tutta la frustrazione, ma lui e Kurt erano praticamente inseparabili. Se non faceva qualcosa collegato al suo lavoro era con suo marito. Amava la cosa, ovviamente, non fraintendetelo, non amava niente di più del tempo che passava con l’amore della sua vita, ma si sentiva come se avesse bisogno di un po’ di tempo solo per se stesso. Perciò un giorno chiamò Rachel e le chiese di passare un po’ di tempo con Kurt. Le disse di quanto Kurt fosse stressato e di come potesse aver bisogno di un po’ di distrazione, e con un po’ di ipocrisia preparò una giornata di pausa per se stesso.
Kurt era eccitato. L’intera giornata era stata fantastica. Rachel lo aveva portato a fare shopping, dopo a pranzo – o una cena anticipata, perché era troppo tardi per il pranzo – e videro il matinée di un qualche spettacolo di Broadway. Era di buon umore, il sorriso non gli lasciava mai la faccia. Era veramente felice, e doveva ringraziare Blaine per questo.
“Kurt! Kurt!” Rachel gli diede una gomitata sulla spalla. “Sei ancora qui con me? Ho detto che probabilmente dovremmo chiamare un taxi.” Kurt girò la testa verso di lei per guardarla con un grande sorriso.
“Si. Ma chiamane due. Vado a casa Rach.”
“Ma dovevamo fare una serata film…” Obbiettò Rachel.
“Lo so. Ma devo andare a casa da Blaine. È stato solo per tutto il giorno. Mi manca.”
“Dio, sei così perso. Solitamente le persone si stancano l’uno dell’altro dopo il matrimonio. Io seriamente non riesco a capire come tu possa essere innamorato di lui allo stesso modo di come lo eri all’inizio. Voglio dire, ovviamente sono felice per te, solo che non lo capisco.”
“Ti sarà tutto chiaro quando troverai qualcuno che è fatto per te…”
“Beh, non vedo l’ora che arrivi quel giorno…” Sbuffò Rachel portando un braccio attorno a Kurt. Non c’era motivo di litigare per una serata film. Certamente avrebbe vinto lei, ma Kurt sarebbe stato assente, e lei preferiva avere una normale serata passata a vedere film con il suo migliore amico piuttosto che una forzata.
Kurt non chiamò Blaine per fargli sapere che era per strada, semplicemente entrò nel loro appartamento aspettandosi di trovarlo seduto davanti la TV o dietro il pianoforte. Ma la loro casa era silenziosa.
“Blaine? Sei a casa?” Nessuna risposta. Andò nella loro stanza, ma di Blaine nessuna traccia. La porta della stanza degli ospiti era leggermente aperta quindi Kurt sporse la testa e la vista che gli diede il benvenuto lo confuse. C’era una scatola con le cose che avevano preso per il loro bambino dalle famiglie e dagli amici. Avevano avuto un battibecco con loro dichiarando che non volevano comprare niente finché il bambino non stesse per arrivare, ma comunque erano finiti con un orsacchiotto qui o qualche altro animale di peluche lì. Avevano nascosto la scatola nell’armadio della stanza degli ospiti così che non avrebbero dovuto vederlo ricordando che per loro non c’era ancora un bambino. Blaine era disteso sul letto con la schiena che dava alla porta e Kurt pensò stesse dormendo. Si avvicinò lentamente al letto e si sedette, il movimento del materasso fece saltare per aria Blaine, che si voltò con occhi spalancati.
“Kurt. C-cosa ci fai qui?” Chiese sperando che Kurt non avesse indagato sul perché la scatola fosse fuori.
“Io? Cosa fai tu, Blaine?” Kurt indicò la mano di Blaine che stava stringendo due copertine. Erano le prime cose che avevano comprato per il loro bambino. Le avevano viste una volta mentre facevano shopping, e le avevano amate entrambe così tanto che avevano dovuto comprarle.
“Niente.” Disse Blaine senza stabilire un contatto visivo, stringendo le copertine tra le mani come se ne andasse della sua vita.
“Blaine…” La dolcezza nella voce di Kurt, l’amore e la comprensione che poteva sentirvi era troppo, ed era tutto quello che gli servì perché la prima lacrime cadesse dai suoi occhi già gonfi e rossi. Kurt gli fu accanto senza perdere tempo. Portò le braccia attorno Blaine con sicurezza, mentre si inginocchiava sul letto cercando di fare il suo meglio per confortare suo marito.
“Tesoro, cosa c’è? Che è successo?” Il viso di Blaine era nascosto nella spalla di Kurt, ed era impossibile per lui sentire qualcosa – non che Blaine stesse parlando – quindi si spostò e si sedette con la schiena contro la testata del letto, portando Blaine con se. Lo stava ancora stringendo forte, ma adesso Blaine aveva la testa poggiata sulla sua spalla in una posizione diversa, e la sua bocca era libera per parlare. Passò qualche secondo prima che Blaine dicesse qualcosa.
“Mi dispiace.”
“Per cosa? Non hai niente per cui dispiacerti per quello che mi riguarda. Blaine, ti prego dimmi perché sei così sconvolto…”
“Sono passati più di sei mesi… Dicono che solitamente ci vogliono dai tre ai sei mesi per finire lo studio della casa. Noi abbiamo fatto tutto giusto e… Non so perché gli ci voglia così tanto. Semplicemente continua a farci visita ogni settimana con le stesse domande e… io ho memorizzato tutto. So esattamente cosa chiederà e cosa vedrà nelle stanze… Siamo la famiglia più a prova di bambino in tutta New York! Perché non ci ha ancora dato la sua approvazione? Cosa sta aspettando?” Kurt cominciò ad accarezzare i capelli di Blaine mentre il suo altro braccio era ancora fermamente ancorato alla vita di Blaine. Gli baciò la testa, pensando alla cosa giusta da dire. Per così tante volte era stato lui quello ad aver avuto bisogno di conforto che non aveva nemmeno realizzato il fatto che Blaine non si era lamentato o si era sfogato nemmeno una volta.
“Perché non me lo hai detto prima? Io frignavo e piangevo sempre al riguardo e tu hai continuato a confortarmi…”
“Non sarebbe stato utile se fossimo stati entrambi sconvolti. I miei sentimenti non erano importanti al momento. Tu avevi bisogno di me e io dovevo essere forte. Tu vieni prima. Ho promesso di renderti felice, non potevo vedere quanto infelice ti sentissi. Dovevo farla andare via. Dovevo farti sentire meglio…” Kurt non sapeva se fosse possibile, ma si innamorò di Blaine ancora di più dopo quella frase. Era così arrabbiato con se stesso. Non capiva come aveva potuto essere così egoista da non notare i sentimenti e i problemi di Blaine.
“Anche io ho promesso di renderti felice…” Blaine si staccò immediatamente.
“Kurt, tu lo fai! Tu mi stai rendendo felice.” Poggiò le mani a coppa sulle guancie di Kurt e sbatté le palpebre per liberarsi dalle lacrime che continuavano a scendere. “Certo che lo fai. Tu…”
“Non osare Blaine.” Lo interruppe Kurt abbassando le mani di Blaine e le strinse. “Non hai finito di piangere. Lo vedo. Non ti sopprimerai di nuovo. Vieni qui.” Aprì le braccia e Blaine si accoccolò contro di lui permettendo alle lacrime di scendere libere.
Il tempo per Kurt si fermò. Non sapeva se fossero passati pochi minuti o molte ore con Blaine che piangeva e singhiozzava, ma non gli importava. Lo stava stringendo nello stesso modo in cui Blaine aveva stretto lui quando ne aveva avuto bisogno, baciava i suoi ricci e controllava le sue di lacrime affinché non scendessero, perché questo era il momento di Blaine.
“Sono patetico…” Disse Blaine alla fine quando le lacrime cessarono e i singhiozzi furono rimpiazzati da respiri accelerati.
“Non lo sei. Sei dolce e premuroso, gentile e amorevole. Sei l’uomo migliore per me Blaine. Sei il mio amore, il mio migliore amico, mio marito e la mia anima gemella… Tu sei… Tu sei il mio tutto.” Blaine annusò il collo di Kurt, che poté sentire il suo sorriso contro la sua pelle. Baciò la tempia di Blaine, una guancia, la mascella, e quando Blaine girò un po’ la testa catturò le sue labbra. Lo baciò lentamente e profondamente, carezzando dolcemente l’interno della bocca di Blaine con la sua lingua. Quando sentì Blaine rabbrividire, le sue dita si posarono tra i suoi capelli, stringendoli, facendogli inclinare un po’ la testa per ottenere un angolazione migliore e approfondire ancora di più il bacio. Era come se stesse cercando di toccare il cuore e l’anima di Blaine dall’interno e dall’esterno nello stesso momento. Era sensuale e fece venire a entrambi le vertigini. Era un bacio che aveva il fine di esprimere vicinanza e affetto. Non avevano bisogno di nient’altro in quel momento, perché era perfetto. Quando si staccarono non lo fecero di nuovo. Semplicemente poggiarono le fronti l’una contro l’altra, cercando di portare il loro respiro a condizioni normali.
“Ti amo.” Sussurrò Kurt e unì le loro labbra per un bacio a bocca chiusa.
“Ti amo.” Ripeté, ma prima che Blaine avesse la possibilità di rispondere le labbra di Kurt furono di nuovo sulle sue. Kurt continuò a sussurrare parole d’amore e baciarlo subito dopo ovunque, finché non fu troppo e Blaine non riuscì a sopportare oltre. Nascose il viso nella piega del collo di Kurt, aspettando che il suo cuore smettesse di battere così velocemente e che i suoi polmoni si riempissero di ossigeno così che potesse finalmente dire qualcosa. Ma Kurt lo batté sul tempo.
“Non importa quanto tempo ci vorrà, avremo un figlio. Tu sarai un padre fantastico. Sei incredibile con i bambini. E io sarò un padre okay. Voglio dire, ho i geni di Burt Hummel, quindi non posso essere così male, giusto?” Blaine ridacchiò e Kurt sorrise.
“Sarai un padre meraviglioso Kurt. Il migliore.”
“Beh, allora nostro figlio sarà un bambino fortunato ad avere dei padri come noi.”
“Si. Saremo una famiglia felice.”
“Promettimi una cosa.” Kurt parlò a bassa voce. Blaine alzò la testa per guardarlo negli occhi e annuì.
“La prossima volta che qualcosa ti preoccupa dimmelo, okay? Sono consapevole del fatto che avrei dovuto sapere esserci qualcosa che non andava. Prometto che smetterò di essere così preso dalla pietà per me stesso e presterò maggiore attenzione a te, ma ti prego, qualunque cosa sia, dimmelo.”
“Te lo prometto. Ti amo così tanto.”
“Cosa vuoi che facciamo adesso tesoro? Vuoi parlarne un altro po’? O uscire? Cenare? Guardare un film? Quello che vuoi.” Blaine si distese sul letto e afferrò gentilmente il polso di Kurt per far coricare anche lui.
“Voglio stringerti e baciarti se per te va bene.”
“Per me va più che bene, amore.” E Blaine chiuse la distanza tra di loro. I loro baci erano dolci e quasi casti. Si stavano godendo la presenza dell’altro, mantenendo le cose ad una semplice pomiciata, alle dita che accarezzavano i capelli e le guancie, alle mani che vagavano su e giù, ma non una volta andarono sotto i vestiti o al di sotto del giro vita. Negli anni che Kurt aveva passato con Blaine aveva imparato che fare l’amore non era solo un atto sessuale. A volte lo facevano, si coricavano a letto, si baciavano e si accarezzavano con i vestiti addosso e si addormentavano. In momenti come questo Kurt si sentiva come un adolescente. Ed era una delle tante cose che amava di Blaine. Non tutti sapevano come fare tornare indietro il tempo, ma Blaine riusciva a farlo per Kurt con i suoi baci innocenti. Se fare qualcosa che ti fa sentire felice e amato non è fare l’amore, allora cosa è?
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Due mesi dopo lo studio della loro casa era ancora da completare. Erano stressati, ansiosi e stanchi. Avevano bisogno di una pausa, quindi quando Wes li invitò al suo cottage per qualche giorno accettarono, non vedevano l’ora.
Avevano programmato l’intera giornata in cui sarebbero partiti. Si sarebbero svegliati e sarebbero rimasti fedeli al piano – dormire fino a tardi, fare il brunch, fare le valigie e lasciare New York subito dopo mezzogiorno così da arrivare la sera insieme ai ragazzi da Pittsburgh. Le cose non potevano andare male con un programma del genere. Tranne per il fatto che potevano.
Non dormirono fino a tardi perché arrivò una chiamata al mattino presto. Il Signor Brown aveva chiamato per dire che sarebbe passato attorno alle tre del pomeriggio. Blaine cercò di spiegare che non sarebbero stati a casa, ma il loro assistente sociale gli ricordò che erano loro quelli che volevano un bambino, quindi si raccomandò fortemente di farsi trovare a casa. Fecero colazione, prepararono le valigie, guardarono la TV, pranzarono e guardarono di nuovo la TV. Il Signor Brown arrivò alle tre in punto e rimase un ora. Fece il suo solito e se ne andò. A quel punto l’umore di Kurt e Blaine era rovinato. Avrebbero dovuto essere per strada da ore. Sapevano che sarebbe stata mezzanotte passata quando sarebbero arrivati al cottage di Wes. Stavano per perdersi la prima serata con i ragazzi.
Kurt insistette per guidare anche se prima erano d’accordo per fare a turno. Blaine era esausto perché la notte precedente aveva composto e quel giorno non aveva potuto dormire a causa della pazzia e dell’amore del Signor Brown che aveva chiamato alle sette del mattino. Il viaggio fu lungo e gli distrusse la schiena. Kurt si scusò non appena abbracciarono i loro amici e scambiarono qualche parola con loro. Aveva bisogno di una doccia.
Blaine cominciò a preoccuparsi un ora dopo perché Kurt non era ancora tornato da loro. Andò a controllare suo marito e lo trovò profondamente addormentato. Spense la luce della stanza e ritornò nel seminterrato dai ragazzi.
“Si è addormentato.”
“Doveva essere distrutto.” Disse Lucas.
“Non mi ha lasciato guidare…” Blaine sospirò e si sedette su un divano. Nick gli passò una bottiglia di birra.
“Beh… fin ora non abbiamo detto niente perché stavamo aspettando che Kurt si unisse a noi, ma…” Nick cominciò e dopo uno sguardo di approvazione da Lucas continuò. “Siamo preoccupati per voi. Il processo di adozione da solo è da pazzi e duro, ma nel vostro caso è semplicemente ridicolo.”
“Lo so.” Disse Blaine, la stanchezza era evidente nella sua voce.
“Dovreste parlare di lui con qualcuno. Tipo il suo capo o… non so. Quello che sta facendo non è giusto. Capisco voglia assicurarsi di non dare il suo permesso a chiunque, ma sta facendo la stessa identica cosa da mesi.” Lucas si unì a Nick. “Lo studio della vostra casa sarebbe dovuto finire settimane fa. Perché lasciate che vi tratti così?” Chiese.
“Perché è lui quello che ha il coltello dalla parte del manico. Abbiamo bisogno che ci dia la sua approvazione. Voglio dire, si, sta facendo le sue osservazioni e ci fa le stesse domande ancora e ancora, ma a parte questo non ha mai fatto niente per offenderci o… non so ragazzi. Vogliamo un bambino così tanto. Lui lo sa. A volte mi sembra che stia aspettando che uno di noi perda e il controllo e gli risponda male così che non ci debba dare il suo consenso…” Nessuno di loro sapeva quanto vere fossero le parole di Blaine…

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Capitolo 2
*** I want to have a baby part two ***


2.02

Come promesso ieri ecco la seconda parte di 'Voglio avere un bambino' missing moment della storia 'My exboyfriend's friend'

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A domani con la terza e ultima parte

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“Ti guarda come se tu fossi il sole che porta luce nella sua vita.” Lucas ridacchiò e punzecchiò il suo migliore amico. Kurt staccò lo sguardo da suo marito così da poter prestare attenzione a Luke e sorrise.

“Spero di stare mandando gli stessi segnali perché lui è tutto il mio mondo.”

“Lo stai facendo. È difficile credere che state insieme da anni. Siete così presi l’uno dall’altro. Siete sempre stati molto vicini, ma sembra che l’adozione vi abbia avvicinato ancora di più…” Kurt semplicemente annuì. Con tutti i problemi che avevano affrontato ultimamente, con tutte le lacrime e la rabbia che si erano messe nella loro strada, erano felici e innamorati, e in qualche modo sapevano che alla fine le cose sarebbero andate bene.

“Cerchiamo di evitare gli stereotipi. La settimana scorsa siamo andati a fare shopping e abbiamo passato venti minuti in un camerino a pomiciare come degli adolescenti.”

“Quindi il segreto di un matrimonio felice e baciarsi nei negozi?” Kurt rise del suo amico e prese il suo telefono dal tavolo. Trovò una foto sua e di Blaine su una scala mobile della metropolitana che sorridevano alla fotocamera.

“Guarda. Bella foto, vero? A volte Blaine fa delle cose così. Esce il suo cellulare e scatta una foto di noi due mentre facciamo le cose più comuni come scendere con la scala mobile in una metropolitana. Così ci ricordiamo che ogni momento che passiamo insieme è prezioso. Abbiamo la nostra routine giornaliera, ma ogni tanto uno dei due la spezza con qualcosa di inaspettato. Come quando Blaine mi ha chiamato dicendomi di essere pronto in quindici minuti. Quindici minuti Luke! Ma sapevo che stava preparando qualcosa, quindi ho fatto del mio meglio per rendermi presentabile, poi lui è tornato a casa, si è cambiato la giacca, ha preso le chiavi della macchina e la mia mano senza dire una parola più di Ciao, sono a casa, sbrigati, dobbiamo andare. Mi ha portato all’osservatorio di Staten Island. È stato uno dei migliori appuntamenti che abbiamo mai avuto. Una volta abbiamo fatto un picnic in un parco a mezzanotte. L’ho svegliato e l’ho portato fuori. Avresti dovuto vederlo. Era adorabile, ancora non del tutto sveglio… È stata una nottata meravigliosa.” Kurt ridacchiò e Lucas poté letteralmente vedere i suoi occhi brillare.

“A volte andiamo semplicemente fuori città. C’è un parcheggio abbandonato. Sai, alcune persone direbbero che non dobbiamo ricorrere al sesso in macchina nello stato della nostra relazione, ma è fantastico. Il brivido di poter essere scoperti e… non lo so. La vita con Blaine è tutto tranne che noiosa. E sono sicuro che anche con un bambino continueremo a fare questo genere di cose. È divertente, eccitante, e le amiamo.

“Sono felice per te Kurt.” Disse Lucas con sincerità. Non era quello di cui aveva intenzione di parlare con lui, ma vedendo Kurt così calmo e con un espressione piena di amore per suo marito, non era riuscito per niente a parlare del processo di adozione.

 

 

Ti prego, torna a casa prima che puoi. Siamo stati respinti. – K

Un messaggio. Due frasi e quello che rappresentavano. Blaine era furioso. Aveva cercato di chiamare Kurt da quando aveva ricevuto il messaggio, ma tutte le sue chiamate erano state indirizzate direttamente alla segreteria di Kurt. Si scusò dopo trenta minuti in cui aveva cercato inutilmente di contattare suo marito. Sapeva che non sarebbe riuscito a fare nulla di produttivo finché non avesse parlato con Kurt, quindi lasciò lo studio il primo giorno di registrazione di un nuovo album per uno dei loro cantanti più venduti.

“Kurt? Dove sei?” Urlò non appena mise piede nel loro corridoio. Kurt venne da lui, gli occhi rossi e stanchi.

“Ma che diavolo, Kurt?!”

“Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.” Disse Kurt poggiandosi sulla cornice della porta.

“Cos’è successo? Gesù, Kurt parlami!”

“Mi dispiace Blaine. È tutta colpa mia. Io…” Kurt prese un respiro profondo sperando di calmarsi un po’. Come avrebbe dovuto dire a suo marito che era lui quello da incolpare per il fatto che non avrebbero ottenuto l’approvazione del Signor Brown? “Ha chiamato questa mattina. Mi ha chiesto se sarei stato a casa e ho detto di si. Non mi ha chiesto se tu saresti stato a casa. Te lo giuro Blaine. Non l’ha fatto. Non sapevo che ci voleva entrambi a casa. Non ti ho chiamato perché non pensavo sarebbe stato necessario. È arrivato e mi ha chiesto dove fossi e io gli ho detto che eri a lavoro e dopo mi ha chiesto se il tuo lavoro era più importante della sua visita e io ho cercato di farlo ragionare ma continuava a portare stupidi esempi su come i genitori mettano al primo posto il lavoro e continuava a farmi domande del tipo cosa avremmo fatto se ci avessero chiamato da scuola per dirci che è successo qualcosa di brutto a nostro figlio e se saremmo veramente andati a scuola o se fossimo rimasti a lavoro e io gli ho detto che noi ci saremmo sempre stati per nostro figlio e lui ha detto che non sembrava perché tu non eri qui quando chiaramente era nell’interesse di nostro figlio e io ho sbottato. Non potevo più sopportare quanto si sentisse superiore e gli ho detto che non pensavo fosse importante che tu fossi qui dato che ha fatto le stesse cose migliaia di volte e dubitavo del fatto che sarebbe venuto con l’intenzione di chiedere o scoprire qualcosa di nuovo perché non c’era niente che non sapeva. E dopo mi ha chiesto se avrei alzato la voce anche con mio figlio se qualcosa non fosse andata come dicevo io e io gli ho detto che erano sono affari suoi.”

“Kurt!”

“Lo so. Mi dispiace, okay? Mi dispiace così tanto. Avrei dovuto tenere la bocca chiusa. Ma non è la parte peggiore di tutto. Ha fatto un orribile osservazione sui genitori gay e su come ogni bambino abbia bisogno di una madre e di un padre, non di due padri o due madri e ha anche detto che non ha dato l’approvazione a nessuna coppia gay che gli è stata assegnata prima ma noi ci eravamo andati vicini. Mi ha letteralmente detto che finalmente  gli ho dato un motivo per rifiutare la nostra domanda a causa delle mie condizioni instabili.”

“Ma che cazzo?!” L’urlo di Blaine fece saltare Kurt per aria. Lo guardò spaventato e si portò le braccia attorno al petto.

“Mi dispiace Blaine. Non so cosa fare. Non so se ci è permesso provare con un'altra agenzia… So che sei arrabbiato con me, e hai ogni diritto di esserlo ma ti prego, non lasciarmi.”

“Lasciarti? Perché dovrei lasciarti? Dio, Kurt, di che stai parlando?”

“Non lo so!” Questa volta fu Kurt ad urlare e da qualche parte nel retro della sua mente pensò che non essere stata l’opzione migliore, ma aveva bisogno di far uscire tutta la sua frustrazione.

“Non lo so Blaine. Non so quello che farò. In questo momento mi odio per aver rovinato la nostra occasione. Mi odio perché ho incontrato un sacco di omofobi, considerando il luogo in cui sono cresciuto, ma nonostante ciò non sono riuscito a capire che lui era uno di loro! Avrei dovuto saperlo! Avrei dovuto chiamarti per dirti di tornare o almeno non rispondergli male quando si è comportato da stronzo… Avrei dovuto fare un milione di cose diverse, ma non le ho fatte e tutto quello a cui riesco a pensare da quando se ne è andato è se tu vorrai ancora stare con me anche se non possiamo avere un bambino a causa mia!” Da qualche parte nello sfogo di Kurt delle lacrime di rabbia gli erano cominciato a scendere dagli occhi e Blaine era rimasto immobile a comprendere le parole di Kurt. Quel silenzio fece piangere Kurt con ancora più forza. Blaine percorse gli ultimi metri che li separavano e lo strinse a se in un forte abbraccio.

“Shhh. Sono qui. Non ti lascio Kurt. Non è stata colpa tua piccolo. Ti amo. Mi dispiace di averti urlato contro. Il tuo telefono era spento e non riuscivo a mettermi in contatto con te. Ero spaventato. Non sono arrabbiato con te, okay? Ti prego tesoro, calmati così possiamo parlare. Ti amo. Ti amo tantissimo. Tanto, tantissimo…” Blaine lo stava stringendo ripetendo che tutto sarebbe andato bene finché il pianto di Kurt non si trasformò in singhiozzi occasionali e tirate di naso. Blaine si allontano un po’ quando fu sicuro che Kurt si fosse calmato.

“Guardami Kurt.” Disse dolcemente ma con fermezza. “Non è colpa tua. Probabilmente non ci avrebbe dato comunque l’approvazione. Domani andiamo all’agenzia. Ci lamenteremo di lui con il suo capo e gli chiederemo un altro assistente sociale.

“Ma è la mia parola contro la sua. Il suo capo non ci crederà…”

“Beh, farà meglio a crederci se non vuole fare i conti con una denuncia. E fidati, Wes può fare miracoli e scommetto che vincerebbe la causa per noi.”

“Mi dispiace di aver spento il telefono.” Sussurrò Kurt e poggiò la testa sulla spalla di Blaine.

“Va bene piccolo. Solo non spaventarmi più in questo modo.”

“Non lo farò. Te lo prometto.”

“E per favore, non pensare mai nemmeno che io ti lasci. Non succederà.” Kurt riconobbe il dolore nella voce di Blaine e immediatamente si pentì delle parole che aveva detto nel suo sfogo.

“Blaine, mi dispiace. Sono andato nel panico. Non credevo veramente che mi avresti lasciato. Te lo giuro. Mi dispiace tantissimo.” Kurt unì le loro labbra in un tenero bacio.

“Andiamo nel soggiorno. Possiamo coccolarci sul divano mentre parliamo.”

 

Una settimana dopo erano seduti con una nuova assistente sociale che adesso lavorava al loro caso nell’agenzia di adozioni. La donna sembrava sulla quarantina, era davvero carina e dolce, ma Kurt non poteva fare a meno di non cercare qualcosa di sospetto in lei. Blaine sentiva quanto teso fosse Kurt e stava facendo del suo meglio per rassicurarlo stringendogli la mano e disegnando dei cerchi sulla sua pelle col pollice. Solo che questa volta non aveva nessun effetto.

“Posso farle una domanda?”

“Certo.” Sorrise a Kurt incoraggiandolo ad andare avanti. Lei era felice che Kurt avesse finalmente detto qualcosa. Aspettava che lo facesse almeno da venti minuti.

“Nel caso in cui non dovessimo venire approvati, ci sarebbe permesso andare in un'altra agenzia e provare di nuovo?” Lei si sporse dalla sedia verso di lui, unendo le mani davanti a se con un espressione seria sul viso.

“C’è un motivo per cui dovreste essere respinti?”

“No. Ma non c’era una ragione nemmeno la prima volta e guardi dove ci ha portati…”

“Signor Anderson-Hummel, mi lasci essere chiara. Per prima cosa, suppongo non vi piaccia essere giudicati. A nessuno piace essere giudicato. Neanche a me. Il fatto che lei supponga io non farò il mio lavoro in modo giusto mi offende perché lei mi sta giudicando in base all’esperienza che ha avuto con qualcun altro. Seconda cosa, non mi importa se siete gay o etero. L’unica cosa che mi interessa è sapere se siete in grado di provvedere a dare una casa sicura a un bambino. Terza cosa, non dovrei dirlo, ma il Signor Brown è un coglione omofobo, e qui lo sanno tutti. Sfortunatamente ha dei contatti ai piani superiori e non possiamo liberarci di lui. Questi casi ci vengono assegnati in modo casuale, voi siete stati sfortunati e mi dispiace tantissimo, ma nonostante tutte le vostre esperienze negative ho bisogno che vi fidiate di me. Se non c’è niente di sbagliato finirò lo studio della vostra casa in tre mesi.”

“Mi dispiace.” Si scusò Kurt con sincerità. “Sono stressato e voglio davvero che tutto questo finalmente finisca così che qualcuno ci possa scegliere come genitori per il loro figlio che non è ancora nato. Per favore, accetti le mie scuse.”

Il sorrise apparve di nuovo sul suo volto e l’incontro continuò con un atmosfera amichevole. Lasciarono l’agenzia mano nella mano, contenti e forse anche un po’ più felici. Dopo tanto tempo c’era di nuovo speranza.

“Possiamo fare una passeggiata?” Chiese Kurt a Blaine quando stavano per attraversare la strada diretti al parcheggio. “Possiamo tornare a casa più tardi.”

“Stavo pensando di passare allo studio…” La delusione negli occhi di Kurt gli fece cambiare idea immediatamente.

“Sai cosa? Loro non mi aspettano comunque. Possiamo andare a fare una passeggiata.”

“Tesoro, non voglio tenerti lontano dal tuo lavoro…” Protestò Kurt.

“Andiamo.” Blaine cambiò direzione e passarono la mezz’ora successiva in un silenzio confortevole, pensando all’incontro che avevano appena avuto e godendosi i primi giorni autunnali.

“Non hai fame? Io non ho mangiato molto a colazione perché ero nervoso. Potremmo mangiare qualcosa. Che ne pensi?”

“Okay. Abbiamo passato un ristorante carino nell’altra strada.” Rispose Kurt.

“Fai strada amore mio.”

Il ristorante era piccolo e accogliente. Erano gli unici lì dato che era passata l’ora della colazione ma era ancora troppo presto per l’ora di pranzo. Amarono quel posto non appena entrarono. Il cibo era delizioso, la loro cameriera era davvero dolce e sapevano che sarebbero sicuramente tornati. Mentre aspettavano il cibo finalmente condivisero le loro impressioni sulla nuova assistente sociale, entrambi erano d’accordo sul fatto che lei li avrebbe aiutati ad avvicinarsi un po’ al loro sogno di avere una famiglia. Kurt sorrideva così tanto che pensava gli sarebbero venuti i crampi, ma non poteva farne a meno perché anche Blaine sorrideva dolcemente, godendo della sua bellezza. Dopo che finirono il loro dessert, Blaine si scusò e andò al bagno mentre Kurt andava a pagare il conto. Mentre passava la porta del bagno un idea gli saltò in testa ed entrò all’istante. Blaine si stava lavando le mani quando suo marito gli passò un asciugamano.

“Grazie.” Kurt annuì e strappò l’asciugamano da Blaine quando si convinse che le sue mani fossero abbastanza asciutte. Dopo gli circondò il bacino con le braccia e indietreggiò fino a portarli entrambi in un box bagno.

“Kurt, cosa stai fac…” La domanda di Blaine fu interrotta da un paio di soffici labbra sulla sua bocca. Kurt lo baciò con passione, immobilizzandolo al muro con il suo corpo. Blaine si lasciò trascinare nel magico mondo in cui tutto era Kurt. Il profumo di Kurt, la soffice pelle di Kurt, le carezze e i baci di Kurt, i sussurri di Kurt…

“Ho visto come mi divoravi con gli occhi. Non è giusto da parte tua essere così sexy tutto il tempo e guardarmi in quel modo. Come dovrei comportarmi quando siamo in pubblico?” Ogni frase di Kurt finiva con un morso o una lappata sulla linea della mascella di Blaine.

“Sei un tale cattivo ragazzo, piccolo…” Disse Blaine con voce roca.

“Oh no. In realtà mi stavo comportando da bravo ragazzo. Per stuprarti ho aspettato che fossimo soli. Mi merito assolutamente di essere premiato.”

“Dio Kurt!” Blaine gemette e unì le loro labbra in un ultimo bacio appassionato prima di allontanare suo marito.

“Ti aspetto fuori.” Riuscì a dire e praticamente corse fuori dalla stanza. Kurt ebbe bisogno di un minuto per calmarsi per poi unirsi a suo marito davanti il ristorante.

“Blaine, mi dispiace di averti messo a disagio…” Cominciò a scusarsi, ma Blaine semplicemente gli afferrò la mano e si affrettò a percorrere la breve distanza che li separava dalla macchina. Aprì lo sportello dal lato del passeggero della loro auto per Kurt e lo spinse dentro, sistemandogli la cintura di sicurezza e baciandolo a perdi fiato.

“Ti farò gridare il mio nome così forte che ti sentiranno anche attraverso i muri insonorizzati della stanza della musica.”

“Blaine.” Piagnucolò Kurt e impugnò la maglietta di Blaine in modo da avvicinarlo per un altro bacio. Ma Blaine aveva delle intenzioni diverse. Aveva bisogno che andassero a casa. E aveva bisogno di farlo velocemente.

Per tutto il tempo della strada si guardarono con la coda degli occhi, entrambi pregavano di non rimanere bloccati nel traffico. Kurt uscì dalla macchina nel momento stesso in cui Blaine si fermò nel loro posteggio e si affrettò a chiamare l’ascensore. Blaine spense il motore, chiuse la macchina e quando si fermò accanto a Kurt l’ascensore arrivò. Tempismo perfetto. Non ce la fecero ad arrivare nella stanza della musica. Finirono per urlare l’uno il nome dell’altro molto forte nel corridoio del loro appartamento, dando ai loro vicini una chiara immagine di quello che stava succedendo dietro la loro porta, ma non gliene importava niente. Era mezzogiorno, molti di loro erano comunque a lavoro.

 

 

Quell’anno festeggiarono il Ringraziamento dai genitori di Blaine. Per gli Anderson e gli Hummel era diventata tradizione festeggiare le feste insieme a Lima o a Westerville. Cooper e Finn amavano la cosa profondamente, perché le abilità culinarie di Kurt, Carole e Alice combinate erano una bomba e lasciavano sempre la casa con qualche chilo in più.

Il tacchino fu servito e la conversazione attorno al tavolo fu riempita con leggeri scherzi e molte risate. Nonostante ciò Kurt e Blaine erano silenziosi. Si scambiavano sguardi significativi e sopprimevano sorrisi consapevoli. Burt capì esserci qualcosa fuori posto. Quando nessuno dei due rispose alla domanda che gli venne posta ne ebbe abbastanza.

“Ragazzi! Potreste smetterla per favore?” Kurt e Blaine staccarono lo sguardo l’uno dall’altro e guardarono lui.

“Sappiamo tutti quanto siate innamorati, ma sarebbe carino se mostrasse un po’ di attenzione anche a noi. Non ci capita di vedervi spesso e apprezzerei se poteste tenere quelle espressioni da innamorati pazzi per il privato. Cosa avete che non va? Non vi siete mai comportati in questo modo. È molto scortese. Sembra che stiate nascondendo qualche segreto.” Blaine e Kurt si mossero sulle loro sedie senza guardare nessuno negli occhi. Finn li stava osservando e quando l’insinuazione sul segreto venne fuori e Kurt sorrise un po’ seppe che ne stava assolutamente tenendo uno.

“Indovina? Non è un segreto che siete pazzi l’uno per l’altro!” Burt finì il suo rimprovero.

“Ci dispiace.” Disse Blaine e cercò di essere serio così che le sue scuse fossero accettate come oneste, ma bastò uno sguardo a Kurt che annuiva con forza e un sorriso trovò di nuovo posto sul suo viso.

“Oh mio Dio!” Urlò Finn e saltò correndo attorno al tavolo fino a loro stringendoli in un grande abbraccio.

“Sono così felice per voi ragazzi.” Il resto della tavolata rimase congelata al proprio posto, continuando a non capire cosa stesse succedendo.

“Grazie Finn.” Blaine gli diede una pacca sulla spalla e Finn tornò a sedersi al suo posto.

“Potete informare anche noi?” Chiese Cooper divertito.

“Seriamente Coop? Finn – la persona meno attenta che conosca – l’ha scoperto e tu ancora non hai capito?” Domandò Kurt stuzzicandolo.

“No.”

“Beh, volevamo dirvelo dopo cena, quindi finiamo di mangiare…”

“Blaine!” Disse Alice avvertendolo, facendo ridere Blaine e Kurt.

“Okay. Ma dovete promettermi di non eccitarvi troppo e di tornare a mangiare come ha fatto Finn.”

“Kurt!” Burt lo esortò.

“Siamo stati accettati.” Disse Blaine come se non stesse dicendo qualcosa di importante e prese un altro boccone come se non fosse successo niente. Fu l’ultimo boccone di cibo per tanto tempo.

 

“Kurt? Posso chiederti una cosa?” Kurt si voltò per guardare suo padre. Era evaporato dal soggiorno quindici minuti prima trovando un po’ di tranquillità nel giardino invernale di Alice. Era sopraffatto dalle emozioni e aveva bisogno di un po’ di tempo da solo.

“Si.”

“Perché non siete tornati a casa ieri?”

“Non potevamo.” Sussurrò e si sedette su una poltrona.

“Perché eravate a Lima? Perché ci avete detto che sareste arrivati in Ohio Giovedì quando eravate a Lima Mercoledì? C’è qualcosa che non va?” Burt era preoccupato. Aveva deciso di dare a Kurt del tempo per venire a parlare con lui quando lo aveva scoperto, ma Kurt si comportava come se non fosse successo niente.

“Lei ce lo ha detto Lunedì. Eravamo estasiati. Stavamo pensando che voi potevate mettervi online così che ve lo potessimo dire nello stesso momento, ma abbiamo deciso di dirvelo questa sera. Faccia a faccia. Se fossi venuto a casa ieri avreste saputo esserci qualcosa sotto e avremo finito per dirvelo prima che agli Anderson e…” Kurt scrollò le spalle e lasciò la frase incompleta.

“Perché eravate a Lima? Avevate una riunione con qualche amico?”

“No. Sono andato alla tomba di mamma. Volevo che lei fosse la prima a saperlo.” Il silenzio cadde su di loro.

“Mi manca papà. Carole e Alice sono fantastiche. Ho due mamme adesso e le amo dal profondo del cuore, ma loro non sono lei. A volte penso a come sarebbe lei… Se sarebbe felice di me o no…” Gli occhi di Kurt erano vitrei, ma non una singola lacrima solcò il suo viso. Il giorno prima aveva pianto fino ad addormentarsi tra le braccia di suo marito. Non erano rimaste altre lacrime.

“Posso non dirtelo spesso, ma lei sarebbe orgogliosa di te. Ti amava più di ogni altra cosa Kurt. Sarebbe felice del fatto che sei riuscito a trovarti un marito che ti darebbe il mondo e amerebbe Blaine tanto quanto amava te. Ne sono sicuro. E sicuramente vizierebbe i tuoi figli fino allo sfinimento.” Kurt ridacchiò e tirò su col naso. Si alzò e abbracciò suo padre, rimase tra le sue braccia per un po’.

“Grazie papà. Mi manchi tanto a New York.”

“Mi manchi anche tu.”

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Capitolo 3
*** I want to have a baby part three ***


3.0

Regalino di Pasqua! Ecco l'ultima parte della storia sull'adozione dei piccoli Anderson-Hummel. 
Vi voglio ringraziare tutti ancora una volta per il supporto che mi fare sentire ad ogni traduzione che pubblico, grazie veramente :,)
Vi auguro una Buona Pasqua <3

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Erano passati sei mesi da quando erano stati approvati e stavano ancora aspettando che qualcuno li scegliesse come genitori del loro figlio. Continuavano a vivere le loro vite – le canzoni di Blaine entravano almeno nella top 100 per qualche settimana, e il negozio online di Kurt con i suoi disegni andava così bene che aveva avuto bisogno di assumere altri due sarti.

Quando ricevettero una chiamata dalla loro assistente sociale che gli chiedeva di raggiungerla all’agenzia riprogrammarono immediatamente i loro piani per la giornata successiva e si affrettarono lì come prima cosa il mattino seguente. Ma l’incontro non era affatto su quello che si erano aspettati.

“So che non siete stati ancora scelti da nessuno, non avete dei colloqui e a dire la verità in questo momento non abbiamo nessuna madre che vuole dare in adozione il proprio bambino al nostro sistema, quindi ci vorrà assolutamente del tempo prima che voi abbiate un bambino.” Gli disse l’assistente sociale non appena si sedettero. Kurt e Blaine si guardarono l’un l’altro, entrambi confusi.

“Allora non capisco perché siamo qui…” Sentenziò Blaine.

“Mi piacerebbe parlarvi di qualcosa. Voi volevate adottare un neonato, ma c’è la possibilità di adottare un altro bambino. In questo momento abbiamo undici bambini sotto i tre anni e penso che per voi potrebbe essere un mezzo di adozione più facile. Potrei fissarvi un appuntamento con un operatore sociale che ve li presenti. Magari potreste trovare lì il vostro bambino… Penso veramente che voi siate la coppia più preparata, e anche se voi non volete questo tipo di adozione vi ho chiamato per offrirvi questa possibilità.”

“La ringraziamo davvero tantissimo, ma ci atterremo al piano. Aspetteremo che qualcuno ci scelga per il proprio figlio e adotteremo un neonato. Se non c’è nient’altro di cui vorrebbe parlarci io andrei. Se me ne vado adesso potrei raggiungere i miei impiegati per parlare dei tessuti del negozio.” Kurt si alzò, non notando l’espressione sorpresa di Blaine.

“No non c’è nient’altro.”

“Fantastico. Grazie ancora per l’offerta, l’apprezzo davvero, ma la risposta è no.” Concluse e si sporse per baciare le labbra di Blaine.

“Ci vediamo a casa questa sera tesoro. Devo andare, ciao.” Ed uscì dalla porta.

“Possiamo chiamarla?” Chiese Blaine, non sapendo se la risposta di Kurt fosse definitiva.

“Si certo. In qualunque momento cambiate idea.”

“Grazie.”

 

Quella sera Kurt tornò a casa di ottimo umore. Aveva comprato tutto quello di cui aveva bisogno al negozio di tessuti e aveva persino ricevuto uno sconto, quindi aveva deciso di usare i soldi risparmiati per comprare un regalo a suo marito il giorno successivo. Mentre tornava a casa si era fermato da un fioraio e aveva preso un bouquet di tulipani dai colori differenti. Blaine lo avrebbe amato.

“Blaine? Sono a casa.” Urlò nell’appartamento mentre si levava le scarpe. Entrò nel soggiorno con un grande sorriso in viso e i fiori in mano. Blaine semplicemente lo fissava senza dire una parola. Kurt si sedette accanto a lui baciandogli una guancia e dandogli i tulipani.

“Questi sono per te. So quanto ti piacciono…”

“Fiori? Seriamente Kurt?” Blaine scosse la testa incredulo e poggiò il bouquet sul tavolino.

“C’è qualcosa che non va?” Chiese Kurt cautamente.

“Si! C’è qualcosa che non va! Mio marito ha declinato l’offerta che abbiamo ricevuto questa mattina senza prendere in considerazione la mia opinione! Cosa diavolo era Kurt?!”

“Io… mi dispiace ma no ne abbiamo mai parlato. Abbiamo sempre voluto un neonato…”

“Esattamente! No ne abbiamo mai parlato! Magari avremmo dovuto avere una conversazione al riguardo prima, non pensi?”

“Non so perché sei così arrabbiato. Noi NON  vogliamo adottare un bambino più grande. Adotteremo un neonato!” Anche Kurt aveva alzato il tono di voce.

“Perché TU hai deciso così?”

“No! Perché NOI eravamo d’accordo così!”

“Beh, magari ho cambiato idea.”

“Non cambi idea su questo!”

“Per adottare un neonato potrebbero volerci anni Kurt! In questo modo potremmo avere un bambino nel giro di un anno!”

“Potremmo avere anche un neonato nel giro di un anno!”

“Oppure potremmo aspettare altri cinque anni!”

“Allora? Vuol dire che aspetteremo! Aspetterei altri dieci anni se fosse quello che ci vuole per avere un neonato! Non cercherò altri bambino sotto o sopra i tre anni!”

“Almeno hai bisogno di me in tutto questo? O la mia opinione è irrilevante quando si tratta di NOSTRO figlio?” Blaine stava ancora urlando e le ultime due frasi per Kurt furono una pugnalata dritto al cuore.

“Come puoi pensare una cosa del genere?” Sussurrò con le lacrime agli occhi.

“Perché tu ti comporti in questo modo!” Blaine si voltò e andò verso la stanza della musica, lasciando Kurt seduto sul divano.

 

Kurt lasciò che Blaine si calmasse un po’ prima di unirsi a lui. Trovò suo marito seduto accanto al piano, non lo suonava, semplicemente guardava fuori dalla finestra. Kurt rimase alla porta, poggiando la schiena contro il muro.

“Possiamo parlarne?”

“Quindi adesso è il momento giusto per parlarne?” Chiese Blaine amaramente.

“Blaine, per favore…”

“Cosa dovrei dire? Cosa vuoi sentire?”

“Mi dispiace. Davvero. Pensavo fossimo sulla stessa lunghezza d’onda al riguardo, ma apparentemente non è così.”

“Sai, incontrare un operatore sociale e vedere qualche bambino non significa che dobbiamo adottarne uno. Non significa che dobbiamo lasciar stare il neonato. È solo un'altra opzione.”

“Non posso Blaine. Non posso andare lì e vedere quei bambini. Non sarei capace di sceglierne uno. C’è un motivo se voglio che siamo noi quelli ad essere scelti. So che se andassi lì mi innamorerei di tutti loro e non possiamo prenderci cura di undici bambini. È solo che non posso dire di volere questo bambino e non volere gli altri…”

“Perché non me lo hai detto?”

“Perché non ce n’è mai stata l’occasione… Abbiamo sempre parlato di essere in lista per le donne incinte che volevano rinunciare ai loro figli… Mi piacerebbe avere un bambino presto. Voglio dire… se ci fosse solo un bambino ci andrei e so che sarebbe subito nostro figlio, perché non sarei capace di lasciare ancora quel bambino senza genitori. Non mi importerebbe se fosse maschio o femmina, o se avesse pochi mesi o due anni. Ma undici? Come dovrei dire no a dieci bambini quando tutti loro hanno bisogno di genitori tanto quanto quello che sceglieremo noi?” Kurt si avvicinò a suo marito e gli prese la mano.

“Se tu vuoi andare, vai. Io non ti fermerò. Scegli uno di quei bambini come nostro e a me andrà bene. Non mi importa quale, davvero.” Disse Kurt disperato, senza realizzare veramente quello che stava suggerendo.

“Kurt, non sceglierei una pianta o un cucciolo senza di te e tu vuoi che scelga un bambino per noi? Se c’è qualcosa che dovremmo fare insieme è questa.” Blaine si alzò e camminò attorno al piano. “Vado a fare una passeggiata. Ho bisogno di un po’ d’aria fresca.”

“Torni questa notte?” La domanda di Kurt gli fece fare qualche passo indietro. Non era più arrabbiato con Kurt, era solo deluso dal fatto che non gli avesse detto una parola sulla questione. Baciò la guancia di suo marito e sussurrò: “Tornerò sempre da te.”

 

La mattina seguente Kurt si svegliò tra le braccia di Blaine. Non sapeva quando Blaine fosse tornato a casa, doveva essere stato tardi, ma Kurt era felice che Blaine lo avesse tenuto stretto mentre dormiva anche se lui non ricordava come fosse finito nell’abbraccio di Blaine. Si districò con attenzione da lui così da non interrompere il sonno di Blaine, e andò in cucina. Si sentiva davvero male per il comportamento che aveva avuto il giorno precedente e voleva parlarne un'altra volta, ma non a stomaco vuoto. Preparò un insalata di frutta e la pastella per i waffle quando Blaine apparse.

“Buon giorno.” Kurt voltò la testa a quella voce e guardò suo marito che stava accanto la porta, i suoi ricci erano selvaggi come sempre al mattino, e indossava solo i pantaloni del pigiama.

“Buon giorno. Per favore siediti, la colazione sarà pronta tra un minuto.” Segnò una sedia del tavolo della cucina e Blaine obbedì. Kurt portò una ciotola di insalata, che mise di fronte a Blaine e cercò di tornare indietro per fare i waffle, ma Blaine aveva un idea diversa. Afferrò Kurt per un polso e lo fece sedere sul suo grembo.

“Dove stai correndo?” Blaine strofinò il naso sul collo di Kurt.

“Stavo andando a fare i waffle.”

“Non ce n’è bisogno. Va bene solo la frutta.” E prese una fragola con una forchetta per offrirne un morso a Kurt.

“Mi dispiace per ieri.” Disse Kurt a bassa voce.

“Lo so piccolo.”

“Pensavo veramente che tu non volessi…”

“Lo so piccolo.” Ripeté Blaine dando un altro pezzo di frutta a Kurt.

“Dovremmo chiamare l’agenzia…” Suggerì Kurt.

“Perché?”

“Così che ci possano fissare l’appuntamento con un operatore sociale.” La mano di Blaine che teneva la forchetta si fermò in aria.

“Cosa?”

“Ieri dopo che te ne sei andato ho parlato con mio padre e poi con Luke e loro mi hanno detto quanto sia stato irragionevole e ovviamente stavo litigando con loro, ma ho avuto la possibilità di pensarci prima di addormentarmi e voglio provarci.”

“Kurt, ieri abbiamo litigato perché non siamo in grado di adottare undici bambini. Adesso mi stai dicendo che potresti sceglierne solo uno?”

“Praticamente…”

“Okay. Mi dici di cosa si tratta? Perché mi rifiuto di farti fare qualcosa che non ti sta bene.”

“Mi sta bene. Ci ho pensato seriamente e ho pensato a tutti i pro e i contro e voglio farlo. Lo giuro.” Kurt lo stava guardando con sguardo supplichevole, i suoi occhi erano pieni di sincerità e certezza.

“Cosa ti ha fatto cambiare idea? Voglio sentire delle motivazioni.” Domandò Blaine.

“Come ho detto,ho parlato con mio padre e Luke e mi hanno detto che i bambini più piccoli hanno maggiori possibilità di essere adottati, quindi non mi devo preoccupare per quelli che non sceglieremo, e poi ho cercato delle cose su internet. Sono entrato in dei forum e discussioni in cui persone, che hanno adottato i loro figli in questo modo, davano consigli e sostegno. Ognuno di loro diceva che tu semplicemente lo sai quando vedi il bambino che è giusto… Siamo pronti Blaine. Ho realizzato che possiamo aspettare anni per un neonato o cercare di farlo in un altro modo. Ho la persona più fantastica del mondo al mio fianco. Non potrei chiedere uomo migliore con cui essere padre. Rendiamo questo posto una casa per qualcuno i cui genitori non hanno potuto prendersi cura e facciamolo il più in fretta possibile.” Blaine guardò attentamente Kurt, ma non trovò né dubbio né paura in lui, solo determinazione e anche un po’ di speranza affinché Blaine capisse.

“Sei incredibile, lo sai?” Chiese alla fine Blaine dopo qualche momento di silenzio.

“È una cosa bella o brutta?”

“No ne sono sicuro in questo momento…” Si sporse in avanti e catturò le labbra di Kurt in un bacio lento. Il sapore di fragole che Blaine amava tanto gli fece approfondire immediatamente il bacio e Kurt si arrese circondando le spalle di Blaine con le sue braccia e lasciandosi stringere ancora di più.

“Hai fame?” Sussurrò Blaine nel suo orecchio, Kurt scosse la testa. Non gliene fregava niente della colazione quando era stretto tra le braccia di Blaine.

“Fantastico. Torniamo a letto…”

“E l’adozione?” Ci volle molta forza di volontà perché Blaine smettesse di succhiare il collo di Kurt e tornasse alla conversazione.

“È Venerdì. Possiamo chiamarli Lunedì. In questo modo avrai tre giorni per cambiare idea.”

“Ma io sono sicuro…” Cercò di obbiettare Kurt, ma Blaine lo interruppe.

“Allora sarai sicuro anche Lunedì.”

 

Kurt e Blaine guardarono le foto di undici bambini molte volte. Come Kurt aveva predetto erano tutti bellissimi e se avesse potuto li avrebbe portati tutti a casa in un istante. Ma ovviamente non era possibile.

“Volete vederne uno? O preferite incontrarne più di uno? È una vostra scelta. Prendetevi il vostro tempo, non c’è nessuna fretta. Sono in affidamento e la maggior parte di loro stanno davvero bene con i genitori affidatari, ma nessuno dei genitori sta considerando l’adozione quindi…” Disse un operatore sociale.

“Beh, penso che mi piacerebbe vedere i bambini di sei mesi. È solo che non riesco a decidere se prima voglio vedere la femminuccia o il maschietto.” Rispose Blaine cercando gli occhi di suo marito per cercare di capire quello che Kurt stava pensando.

“Si… Quei due sono assolutamente la mia prima scelta.” Concordò Kurt.

“Okay. Sono entrambi nella stessa famiglia, quindi posso chiamarli per fargli sapere che passeremo.”

 

Due giorni dopo stavano andando a vedere i bambini. Nessuno dei due aveva dormito quella notte. Erano nervosi e pieni di aspettative. Avevano qualche informazione su come i bambini fossero finiti in affidamento, ma non erano troppe. I padri erano sconosciuti. Le loro madri – entrambe appena diciottenni che avevano vissuto in famiglie affidatarie – erano morte per overdose. I loro figli erano stati trovati in una casa diroccata. Erano rimasti in ospedale per un po’ a causa di una malnutrizione; fortunatamente adesso i bambini stavano bene. Erano entrambi in salute e nessun segno della sindrome di astinenza neonatale faceva credere ai dottori che le loro madri non avessero fatto uso di droghe durante la gravidanza.

L’operatore sociale li stava aspettando davanti la grande casa quando arrivarono. Gli presentò un uomo che correntemente aveva in affidamento i bambini. A Kurt piacque immediatamente.

“Entrate, mia moglie sta dando da mangiare al maschietto proprio ora, la femminuccia sta dormendo.” Disse non appena entrarono in casa, Blaine realizzò che quella coppia viveva per i bambini. C’erano giocattoli ovunque. Beh, infatti c’erano bambini ovunque.

“Abbiamo già adottato sei bambini e ci piacerebbe adottare questi due, ma non possiamo farlo senza rinunciare ad essere genitori affidatari. Questa casa è grande, ma sfortunatamente non grande abbastanza…” Kurt gli sorrise. Capiva… All’improvviso qualcuno cominciò a piangere.

“Oh, Nellie si è svegliata.” Gli fece segno di continuare dentro una stanza alla fine del corridoio.

“Perché sta piangendo?” Chiese Kurt quando entrarono nella stanza che apparentemente apparteneva ai bambini per cui erano lì.

“Perché Nathan non è qui. Cerchiamo di non separarli spesso, ma a volte è necessario. Piangono sempre quando l’altro non è nella stessa stanza. Il dottore ci ha detto che probabilmente hanno sviluppato una specie di legame dato che sono stati insieme sin dalla nascita.”

“Quindi lei piange finché lui non torna?” Kurt era curioso.

Blaine camminò fino alla culla che la bambina stava occupando e si piegò.

“Ci piccola.” Disse con voce dolce. Il pianto si fermò. Kurt notò come l’uomo e l’operatore sociale si immobilizzarono.

“C’è qualcosa che non va?” L’uomo scosse semplicemente la testa alla domanda di Kurt.

“No. È solo che… Né io né mia moglie siamo in grado di calmarli così velocemente.” Blaine non capì niente di tutto ciò, continuava a sussurrare alla bambina facendola sorridere. C’erano ancora delle lacrime che brillavano nei suoi occhi, ma non cadevano più su quel bel visino.

“Vuole tenerla?” Blaine annuì senza staccare lo sguardo dalla piccola. Kurt era ipnotizzato. Aveva sempre saputo che Blaine fosse fantastico con i bambini, ma questo era diverso. Questo era suo marito con una bambina – che potenzialmente poteva essere la loro figlia – tra le braccia. Sembrava che Blaine fosse su un mondo diverso, come se ci fossero solo lui e la bambina. Quando finalmente alzò la testa per dire qualcosa a suo marito sperimentò la stessa cosa che Kurt aveva provato poco prima. Kurt era seduto su un divano con un bambino sul suo grembo. Il bambino lo stava osservando con occhi spalancati e Kurt gli sorrideva e gli parlava, lasciando che il piccolo gli stringesse il mignolo. Per Blaine era come se Kurt fosse nato per stringere quel piccolo tra le braccia.

“Cosa dici Nellie? Vuoi unirti a loro?” Blaine si voltò un po’ così che lei potesse vedere il bambino con Kurt e il suo sorriso divenne ancora più grande.

“Lo prendo come un si.” Le mormorò Blaine e andò a sedersi accanto Kurt. Passarono le due ore successive a giocare con Nellie e Nathan, ridendo e ammirandoli. Kurt considerava i bambini piccoli un po’ noiosi. Pensava che finché non avessero imparato almeno a gattonare non ci fossero molte cose divertenti da fare con loro. Adesso avrebbe felicemente ammesso quanto si era sbagliato mentre gli teneva i giocattoli e guardava le loro facce felici ogni volta che i giocattoli facevano qualcosa di inaspettato (come parlare con la voce di Blaine o nascondersi dietro la schiena di Kurt). Avrebbero amato restare ancora, ma Blaine doveva andare allo studio. Stava prolungando il suo soggiorno quanto più possibile, ma il tempo era inflessibile. Baciando i piccoli sulla fronte e lasciando un bacio veloce sulle labbra di Kurt con la promessa di essere a casa per cena uscì fuori dalla porta. Kurt scambiò qualche altra parola con i genitori affidatari e poi con l’operatore sociale, concordarono sul fatto che Kurt avrebbe parlato con Blaine e gli avrebbero fatto sapere se avessero voluto vedere di nuovo uno dei bambini. Kurt era sicuro che avrebbero amato vedere uno di loro di nuovo. La domanda era – quale dei due?

 

Kurt non riuscì a concentrarsi per tutto il giorno. Pensava ai bambini, si sentiva come Sophie quando aveva dovuto decidere per uno dei suoi figli. Come si suppone avesse dovuto dire che preferiva adottare Nathan o Nellie? Pensò che preparare la cena gli avrebbe alleggerito la mente mentre aspettava che Blaine tornasse a casa, ma era una battaglia persa, quindi ordinò una pizza e prese le scatole dall’armadio della stanza degli ospiti. Probabilmente avrebbero potuto dargli le copertine, vederli un'altra volta e andare da un altro bambino dato che probabilmente non sarebbero stati in grado di sceglierne solo uno. O…

“Kurt?” Il torrente furioso di pensieri di Kurt fu interrotto dalla voce tenera di Blaine. Guardò suo marito che aveva un sorrido dolce. Kurt seppe lì e in quel momento che Blaine stava pensando la stessa cosa che pensava Kurt.

“Li vogliamo, giusto?” Chiese per sicurezza. “Li vogliamo entrambi…”

“Si. Li vogliamo assolutamente entrambi.” Riuscì a confermare Blaine prima di avere le braccia piene di Kurt che gli catturò le labbra in un bacio bruciante.

“Ti amo tantissimo.” Kurt nascose il viso sulla spalla di Blaine che lo abbracciò stretto, ripetendo quanto lo amasse e sorridendo, perché Blaine gli aveva risposto che lo amava anche lui ogni singola volta.


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