2.02
Come promesso ieri ecco la seconda parte di 'Voglio avere un bambino' missing moment della storia 'My exboyfriend's friend'
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A domani con la terza e ultima parte
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“Ti
guarda come se tu fossi il sole che porta luce nella sua vita.”
Lucas ridacchiò e punzecchiò il suo migliore amico. Kurt
staccò lo sguardo da suo marito così da poter prestare
attenzione a Luke e sorrise.
“Spero di stare mandando gli stessi segnali perché lui è tutto il mio mondo.”
“Lo
stai facendo. È difficile credere che state insieme da anni.
Siete così presi l’uno dall’altro. Siete sempre
stati molto vicini, ma sembra che l’adozione vi abbia avvicinato
ancora di più…” Kurt semplicemente annuì.
Con tutti i problemi che avevano affrontato ultimamente, con tutte le
lacrime e la rabbia che si erano messe nella loro strada, erano felici
e innamorati, e in qualche modo sapevano che alla fine le cose
sarebbero andate bene.
“Cerchiamo
di evitare gli stereotipi. La settimana scorsa siamo andati a fare
shopping e abbiamo passato venti minuti in un camerino a pomiciare come
degli adolescenti.”
“Quindi
il segreto di un matrimonio felice e baciarsi nei negozi?” Kurt
rise del suo amico e prese il suo telefono dal tavolo. Trovò una
foto sua e di Blaine su una scala mobile della metropolitana che
sorridevano alla fotocamera.
“Guarda.
Bella foto, vero? A volte Blaine fa delle cose così. Esce il suo
cellulare e scatta una foto di noi due mentre facciamo le cose
più comuni come scendere con la scala mobile in una
metropolitana. Così ci ricordiamo che ogni momento che passiamo
insieme è prezioso. Abbiamo la nostra routine giornaliera, ma
ogni tanto uno dei due la spezza con qualcosa di inaspettato. Come
quando Blaine mi ha chiamato dicendomi di essere pronto in quindici
minuti. Quindici minuti Luke! Ma sapevo che stava preparando qualcosa,
quindi ho fatto del mio meglio per rendermi presentabile, poi lui
è tornato a casa, si è cambiato la giacca, ha preso le
chiavi della macchina e la mia mano senza dire una parola più di Ciao, sono a casa, sbrigati, dobbiamo andare. Mi
ha portato all’osservatorio di Staten Island. È stato uno
dei migliori appuntamenti che abbiamo mai avuto. Una volta abbiamo
fatto un picnic in un parco a mezzanotte. L’ho svegliato e
l’ho portato fuori. Avresti dovuto vederlo. Era adorabile, ancora
non del tutto sveglio… È stata una nottata
meravigliosa.” Kurt ridacchiò e Lucas poté
letteralmente vedere i suoi occhi brillare.
“A
volte andiamo semplicemente fuori città. C’è un
parcheggio abbandonato. Sai, alcune persone direbbero che non dobbiamo
ricorrere al sesso in macchina nello stato della nostra relazione, ma
è fantastico. Il brivido di poter essere scoperti e… non
lo so. La vita con Blaine è tutto tranne che noiosa. E sono
sicuro che anche con un bambino continueremo a fare questo genere di
cose. È divertente, eccitante, e le amiamo.
“Sono
felice per te Kurt.” Disse Lucas con sincerità. Non era
quello di cui aveva intenzione di parlare con lui, ma vedendo Kurt
così calmo e con un espressione piena di amore per suo marito,
non era riuscito per niente a parlare del processo di adozione.
Ti prego, torna a casa prima che puoi. Siamo stati respinti. – K
Un
messaggio. Due frasi e quello che rappresentavano. Blaine era furioso.
Aveva cercato di chiamare Kurt da quando aveva ricevuto il messaggio,
ma tutte le sue chiamate erano state indirizzate direttamente alla
segreteria di Kurt. Si scusò dopo trenta minuti in cui aveva
cercato inutilmente di contattare suo marito. Sapeva che non sarebbe
riuscito a fare nulla di produttivo finché non avesse parlato
con Kurt, quindi lasciò lo studio il primo giorno di
registrazione di un nuovo album per uno dei loro cantanti più
venduti.
“Kurt?
Dove sei?” Urlò non appena mise piede nel loro corridoio.
Kurt venne da lui, gli occhi rossi e stanchi.
“Ma che diavolo, Kurt?!”
“Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.” Disse Kurt poggiandosi sulla cornice della porta.
“Cos’è successo? Gesù, Kurt parlami!”
“Mi
dispiace Blaine. È tutta colpa mia. Io…” Kurt prese
un respiro profondo sperando di calmarsi un po’. Come avrebbe
dovuto dire a suo marito che era lui quello da incolpare per il fatto
che non avrebbero ottenuto l’approvazione del Signor Brown?
“Ha chiamato questa mattina. Mi ha chiesto se sarei stato a casa
e ho detto di si. Non mi ha chiesto se tu saresti stato a casa. Te lo
giuro Blaine. Non l’ha fatto. Non sapevo che ci voleva entrambi a
casa. Non ti ho chiamato perché non pensavo sarebbe stato
necessario. È arrivato e mi ha chiesto dove fossi e io gli ho
detto che eri a lavoro e dopo mi ha chiesto se il tuo lavoro era
più importante della sua visita e io ho cercato di farlo
ragionare ma continuava a portare stupidi esempi su come i genitori
mettano al primo posto il lavoro e continuava a farmi domande del tipo
cosa avremmo fatto se ci avessero chiamato da scuola per dirci che
è successo qualcosa di brutto a nostro figlio e se saremmo
veramente andati a scuola o se fossimo rimasti a lavoro e io gli ho
detto che noi ci saremmo sempre stati per nostro figlio e lui ha detto
che non sembrava perché tu non eri qui quando chiaramente era
nell’interesse di nostro figlio e io ho sbottato. Non potevo
più sopportare quanto si sentisse superiore e gli ho detto che
non pensavo fosse importante che tu fossi qui dato che ha fatto le
stesse cose migliaia di volte e dubitavo del fatto che sarebbe venuto
con l’intenzione di chiedere o scoprire qualcosa di nuovo
perché non c’era niente che non sapeva. E dopo mi ha
chiesto se avrei alzato la voce anche con mio figlio se qualcosa non
fosse andata come dicevo io e io gli ho detto che erano sono affari
suoi.”
“Kurt!”
“Lo
so. Mi dispiace, okay? Mi dispiace così tanto. Avrei dovuto
tenere la bocca chiusa. Ma non è la parte peggiore di tutto. Ha
fatto un orribile osservazione sui genitori gay e su come ogni bambino
abbia bisogno di una madre e di un padre, non di due padri o due madri
e ha anche detto che non ha dato l’approvazione a nessuna coppia
gay che gli è stata assegnata prima ma noi ci eravamo andati
vicini. Mi ha letteralmente detto che finalmente gli ho dato un motivo per rifiutare la nostra domanda a causa delle mie condizioni instabili.”
“Ma
che cazzo?!” L’urlo di Blaine fece saltare Kurt per aria.
Lo guardò spaventato e si portò le braccia attorno al
petto.
“Mi
dispiace Blaine. Non so cosa fare. Non so se ci è permesso
provare con un'altra agenzia… So che sei arrabbiato con me, e
hai ogni diritto di esserlo ma ti prego, non lasciarmi.”
“Lasciarti? Perché dovrei lasciarti? Dio, Kurt, di che stai parlando?”
“Non
lo so!” Questa volta fu Kurt ad urlare e da qualche parte nel
retro della sua mente pensò che non essere stata l’opzione
migliore, ma aveva bisogno di far uscire tutta la sua frustrazione.
“Non
lo so Blaine. Non so quello che farò. In questo momento mi odio
per aver rovinato la nostra occasione. Mi odio perché ho
incontrato un sacco di omofobi, considerando il luogo in cui sono
cresciuto, ma nonostante ciò non sono riuscito a capire che lui
era uno di loro! Avrei dovuto saperlo! Avrei dovuto chiamarti per dirti
di tornare o almeno non rispondergli male quando si è comportato
da stronzo… Avrei dovuto fare un milione di cose diverse, ma non
le ho fatte e tutto quello a cui riesco a pensare da quando se ne
è andato è se tu vorrai ancora stare con me anche se non
possiamo avere un bambino a causa mia!” Da qualche parte nello
sfogo di Kurt delle lacrime di rabbia gli erano cominciato a scendere
dagli occhi e Blaine era rimasto immobile a comprendere le parole di
Kurt. Quel silenzio fece piangere Kurt con ancora più forza.
Blaine percorse gli ultimi metri che li separavano e lo strinse a se in
un forte abbraccio.
“Shhh.
Sono qui. Non ti lascio Kurt. Non è stata colpa tua piccolo. Ti
amo. Mi dispiace di averti urlato contro. Il tuo telefono era spento e
non riuscivo a mettermi in contatto con te. Ero spaventato. Non sono
arrabbiato con te, okay? Ti prego tesoro, calmati così possiamo
parlare. Ti amo. Ti amo tantissimo. Tanto, tantissimo…”
Blaine lo stava stringendo ripetendo che tutto sarebbe andato bene
finché il pianto di Kurt non si trasformò in singhiozzi
occasionali e tirate di naso. Blaine si allontano un po’ quando
fu sicuro che Kurt si fosse calmato.
“Guardami
Kurt.” Disse dolcemente ma con fermezza. “Non è
colpa tua. Probabilmente non ci avrebbe dato comunque
l’approvazione. Domani andiamo all’agenzia. Ci lamenteremo
di lui con il suo capo e gli chiederemo un altro assistente sociale.
“Ma è la mia parola contro la sua. Il suo capo non ci crederà…”
“Beh,
farà meglio a crederci se non vuole fare i conti con una
denuncia. E fidati, Wes può fare miracoli e scommetto che
vincerebbe la causa per noi.”
“Mi dispiace di aver spento il telefono.” Sussurrò Kurt e poggiò la testa sulla spalla di Blaine.
“Va bene piccolo. Solo non spaventarmi più in questo modo.”
“Non lo farò. Te lo prometto.”
“E
per favore, non pensare mai nemmeno che io ti lasci. Non
succederà.” Kurt riconobbe il dolore nella voce di Blaine
e immediatamente si pentì delle parole che aveva detto nel suo
sfogo.
“Blaine,
mi dispiace. Sono andato nel panico. Non credevo veramente che mi
avresti lasciato. Te lo giuro. Mi dispiace tantissimo.” Kurt
unì le loro labbra in un tenero bacio.
“Andiamo nel soggiorno. Possiamo coccolarci sul divano mentre parliamo.”
Una
settimana dopo erano seduti con una nuova assistente sociale che adesso
lavorava al loro caso nell’agenzia di adozioni. La donna sembrava
sulla quarantina, era davvero carina e dolce, ma Kurt non poteva fare a
meno di non cercare qualcosa di sospetto in lei. Blaine sentiva quanto
teso fosse Kurt e stava facendo del suo meglio per rassicurarlo
stringendogli la mano e disegnando dei cerchi sulla sua pelle col
pollice. Solo che questa volta non aveva nessun effetto.
“Posso farle una domanda?”
“Certo.”
Sorrise a Kurt incoraggiandolo ad andare avanti. Lei era felice che
Kurt avesse finalmente detto qualcosa. Aspettava che lo facesse almeno
da venti minuti.
“Nel
caso in cui non dovessimo venire approvati, ci sarebbe permesso andare
in un'altra agenzia e provare di nuovo?” Lei si sporse dalla
sedia verso di lui, unendo le mani davanti a se con un espressione
seria sul viso.
“C’è un motivo per cui dovreste essere respinti?”
“No. Ma non c’era una ragione nemmeno la prima volta e guardi dove ci ha portati…”
“Signor
Anderson-Hummel, mi lasci essere chiara. Per prima cosa, suppongo non
vi piaccia essere giudicati. A nessuno piace essere giudicato. Neanche
a me. Il fatto che lei supponga io non farò il mio lavoro in
modo giusto mi offende perché lei mi sta giudicando in base
all’esperienza che ha avuto con qualcun altro. Seconda cosa, non
mi importa se siete gay o etero. L’unica cosa che mi interessa
è sapere se siete in grado di provvedere a dare una casa sicura
a un bambino. Terza cosa, non dovrei dirlo, ma il Signor Brown è
un coglione omofobo, e qui lo sanno tutti. Sfortunatamente ha dei
contatti ai piani superiori e non possiamo liberarci di lui. Questi
casi ci vengono assegnati in modo casuale, voi siete stati sfortunati e
mi dispiace tantissimo, ma nonostante tutte le vostre esperienze
negative ho bisogno che vi fidiate di me. Se non c’è
niente di sbagliato finirò lo studio della vostra casa in tre
mesi.”
“Mi
dispiace.” Si scusò Kurt con sincerità. “Sono
stressato e voglio davvero che tutto questo finalmente finisca
così che qualcuno ci possa scegliere come genitori per il loro
figlio che non è ancora nato. Per favore, accetti le mie
scuse.”
Il
sorrise apparve di nuovo sul suo volto e l’incontro
continuò con un atmosfera amichevole. Lasciarono l’agenzia
mano nella mano, contenti e forse anche un po’ più felici.
Dopo tanto tempo c’era di nuovo speranza.
“Possiamo
fare una passeggiata?” Chiese Kurt a Blaine quando stavano per
attraversare la strada diretti al parcheggio. “Possiamo tornare a
casa più tardi.”
“Stavo
pensando di passare allo studio…” La delusione negli occhi
di Kurt gli fece cambiare idea immediatamente.
“Sai cosa? Loro non mi aspettano comunque. Possiamo andare a fare una passeggiata.”
“Tesoro, non voglio tenerti lontano dal tuo lavoro…” Protestò Kurt.
“Andiamo.”
Blaine cambiò direzione e passarono la mezz’ora successiva
in un silenzio confortevole, pensando all’incontro che avevano
appena avuto e godendosi i primi giorni autunnali.
“Non
hai fame? Io non ho mangiato molto a colazione perché ero
nervoso. Potremmo mangiare qualcosa. Che ne pensi?”
“Okay. Abbiamo passato un ristorante carino nell’altra strada.” Rispose Kurt.
“Fai strada amore mio.”
Il
ristorante era piccolo e accogliente. Erano gli unici lì dato
che era passata l’ora della colazione ma era ancora troppo presto
per l’ora di pranzo. Amarono quel posto non appena entrarono. Il
cibo era delizioso, la loro cameriera era davvero dolce e sapevano che
sarebbero sicuramente tornati. Mentre aspettavano il cibo finalmente
condivisero le loro impressioni sulla nuova assistente sociale,
entrambi erano d’accordo sul fatto che lei li avrebbe aiutati ad
avvicinarsi un po’ al loro sogno di avere una famiglia. Kurt
sorrideva così tanto che pensava gli sarebbero venuti i crampi,
ma non poteva farne a meno perché anche Blaine sorrideva
dolcemente, godendo della sua bellezza. Dopo che finirono il loro
dessert, Blaine si scusò e andò al bagno mentre Kurt
andava a pagare il conto. Mentre passava la porta del bagno un idea gli
saltò in testa ed entrò all’istante. Blaine si
stava lavando le mani quando suo marito gli passò un asciugamano.
“Grazie.”
Kurt annuì e strappò l’asciugamano da Blaine quando
si convinse che le sue mani fossero abbastanza asciutte. Dopo gli
circondò il bacino con le braccia e indietreggiò fino a
portarli entrambi in un box bagno.
“Kurt,
cosa stai fac…” La domanda di Blaine fu interrotta da un
paio di soffici labbra sulla sua bocca. Kurt lo baciò con
passione, immobilizzandolo al muro con il suo corpo. Blaine si
lasciò trascinare nel magico mondo in cui tutto era Kurt. Il
profumo di Kurt, la soffice pelle di Kurt, le carezze e i baci di Kurt,
i sussurri di Kurt…
“Ho
visto come mi divoravi con gli occhi. Non è giusto da parte tua
essere così sexy tutto il tempo e guardarmi in quel modo. Come
dovrei comportarmi quando siamo in pubblico?” Ogni frase di Kurt
finiva con un morso o una lappata sulla linea della mascella di Blaine.
“Sei un tale cattivo ragazzo, piccolo…” Disse Blaine con voce roca.
“Oh
no. In realtà mi stavo comportando da bravo ragazzo. Per
stuprarti ho aspettato che fossimo soli. Mi merito assolutamente di
essere premiato.”
“Dio
Kurt!” Blaine gemette e unì le loro labbra in un ultimo
bacio appassionato prima di allontanare suo marito.
“Ti
aspetto fuori.” Riuscì a dire e praticamente corse fuori
dalla stanza. Kurt ebbe bisogno di un minuto per calmarsi per poi
unirsi a suo marito davanti il ristorante.
“Blaine,
mi dispiace di averti messo a disagio…” Cominciò a
scusarsi, ma Blaine semplicemente gli afferrò la mano e si
affrettò a percorrere la breve distanza che li separava dalla
macchina. Aprì lo sportello dal lato del passeggero della loro
auto per Kurt e lo spinse dentro, sistemandogli la cintura di sicurezza
e baciandolo a perdi fiato.
“Ti
farò gridare il mio nome così forte che ti sentiranno
anche attraverso i muri insonorizzati della stanza della musica.”
“Blaine.”
Piagnucolò Kurt e impugnò la maglietta di Blaine in modo
da avvicinarlo per un altro bacio. Ma Blaine aveva delle intenzioni
diverse. Aveva bisogno che andassero a casa. E aveva bisogno di farlo
velocemente.
Per
tutto il tempo della strada si guardarono con la coda degli occhi,
entrambi pregavano di non rimanere bloccati nel traffico. Kurt
uscì dalla macchina nel momento stesso in cui Blaine si
fermò nel loro posteggio e si affrettò a chiamare
l’ascensore. Blaine spense il motore, chiuse la macchina e quando
si fermò accanto a Kurt l’ascensore arrivò.
Tempismo perfetto. Non ce la fecero ad arrivare nella stanza della
musica. Finirono per urlare l’uno il nome dell’altro molto
forte nel corridoio del loro appartamento, dando ai loro vicini una
chiara immagine di quello che stava succedendo dietro la loro porta, ma
non gliene importava niente. Era mezzogiorno, molti di loro erano
comunque a lavoro.
Quell’anno
festeggiarono il Ringraziamento dai genitori di Blaine. Per gli
Anderson e gli Hummel era diventata tradizione festeggiare le feste
insieme a Lima o a Westerville. Cooper e Finn amavano la cosa
profondamente, perché le abilità culinarie di Kurt,
Carole e Alice combinate erano una bomba e lasciavano sempre la casa
con qualche chilo in più.
Il
tacchino fu servito e la conversazione attorno al tavolo fu riempita
con leggeri scherzi e molte risate. Nonostante ciò Kurt e Blaine
erano silenziosi. Si scambiavano sguardi significativi e sopprimevano
sorrisi consapevoli. Burt capì esserci qualcosa fuori posto.
Quando nessuno dei due rispose alla domanda che gli venne posta ne ebbe
abbastanza.
“Ragazzi!
Potreste smetterla per favore?” Kurt e Blaine staccarono lo
sguardo l’uno dall’altro e guardarono lui.
“Sappiamo
tutti quanto siate innamorati, ma sarebbe carino se mostrasse un
po’ di attenzione anche a noi. Non ci capita di vedervi spesso e
apprezzerei se poteste tenere quelle espressioni da innamorati pazzi
per il privato. Cosa avete che non va? Non vi siete mai comportati in
questo modo. È molto scortese. Sembra che stiate nascondendo
qualche segreto.” Blaine e Kurt si mossero sulle loro sedie senza
guardare nessuno negli occhi. Finn li stava osservando e quando
l’insinuazione sul segreto venne fuori e Kurt sorrise un
po’ seppe che ne stava assolutamente tenendo uno.
“Indovina?
Non è un segreto che siete pazzi l’uno per
l’altro!” Burt finì il suo rimprovero.
“Ci
dispiace.” Disse Blaine e cercò di essere serio
così che le sue scuse fossero accettate come oneste, ma
bastò uno sguardo a Kurt che annuiva con forza e un sorriso
trovò di nuovo posto sul suo viso.
“Oh
mio Dio!” Urlò Finn e saltò correndo attorno al
tavolo fino a loro stringendoli in un grande abbraccio.
“Sono
così felice per voi ragazzi.” Il resto della tavolata
rimase congelata al proprio posto, continuando a non capire cosa stesse
succedendo.
“Grazie Finn.” Blaine gli diede una pacca sulla spalla e Finn tornò a sedersi al suo posto.
“Potete informare anche noi?” Chiese Cooper divertito.
“Seriamente
Coop? Finn – la persona meno attenta che conosca –
l’ha scoperto e tu ancora non hai capito?” Domandò
Kurt stuzzicandolo.
“No.”
“Beh, volevamo dirvelo dopo cena, quindi finiamo di mangiare…”
“Blaine!” Disse Alice avvertendolo, facendo ridere Blaine e Kurt.
“Okay. Ma dovete promettermi di non eccitarvi troppo e di tornare a mangiare come ha fatto Finn.”
“Kurt!” Burt lo esortò.
“Siamo
stati accettati.” Disse Blaine come se non stesse dicendo
qualcosa di importante e prese un altro boccone come se non fosse
successo niente. Fu l’ultimo boccone di cibo per tanto tempo.
“Kurt?
Posso chiederti una cosa?” Kurt si voltò per guardare suo
padre. Era evaporato dal soggiorno quindici minuti prima trovando un
po’ di tranquillità nel giardino invernale di Alice. Era
sopraffatto dalle emozioni e aveva bisogno di un po’ di tempo da
solo.
“Si.”
“Perché non siete tornati a casa ieri?”
“Non potevamo.” Sussurrò e si sedette su una poltrona.
“Perché
eravate a Lima? Perché ci avete detto che sareste arrivati in
Ohio Giovedì quando eravate a Lima Mercoledì?
C’è qualcosa che non va?” Burt era preoccupato.
Aveva deciso di dare a Kurt del tempo per venire a parlare con lui
quando lo aveva scoperto, ma Kurt si comportava come se non fosse
successo niente.
“Lei
ce lo ha detto Lunedì. Eravamo estasiati. Stavamo pensando che
voi potevate mettervi online così che ve lo potessimo dire nello
stesso momento, ma abbiamo deciso di dirvelo questa sera. Faccia a
faccia. Se fossi venuto a casa ieri avreste saputo esserci qualcosa
sotto e avremo finito per dirvelo prima che agli Anderson
e…” Kurt scrollò le spalle e lasciò la frase
incompleta.
“Perché eravate a Lima? Avevate una riunione con qualche amico?”
“No. Sono andato alla tomba di mamma. Volevo che lei fosse la prima a saperlo.” Il silenzio cadde su di loro.
“Mi
manca papà. Carole e Alice sono fantastiche. Ho due mamme adesso
e le amo dal profondo del cuore, ma loro non sono lei. A volte penso a
come sarebbe lei… Se sarebbe felice di me o no…”
Gli occhi di Kurt erano vitrei, ma non una singola lacrima solcò
il suo viso. Il giorno prima aveva pianto fino ad addormentarsi tra le
braccia di suo marito. Non erano rimaste altre lacrime.
“Posso
non dirtelo spesso, ma lei sarebbe orgogliosa di te. Ti amava
più di ogni altra cosa Kurt. Sarebbe felice del fatto che sei
riuscito a trovarti un marito che ti darebbe il mondo e amerebbe Blaine
tanto quanto amava te. Ne sono sicuro. E sicuramente vizierebbe i tuoi
figli fino allo sfinimento.” Kurt ridacchiò e tirò
su col naso. Si alzò e abbracciò suo padre, rimase tra le
sue braccia per un po’.
“Grazie papà. Mi manchi tanto a New York.”
“Mi manchi anche tu.”
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