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di xzaynsmeches
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one ***
Capitolo 2: *** chapter two ***
Capitolo 3: *** chapter three ***
Capitolo 4: *** chapter four ***
Capitolo 6: *** chapter five ***
Capitolo 6: *** chapter six ***
Capitolo 7: *** chapter seven ***
Capitolo 8: *** chapter eight ***
Capitolo 9: *** chapter nine ***
Capitolo 10: *** chapter ten ***
Capitolo 11: *** chapter eleven ***
Capitolo 12: *** chapter twelve ***
Capitolo 13: *** chapter thirteen ***
Capitolo 14: *** chapter fourteen ***
Capitolo 15: *** chapter fifteen ***



Capitolo 1
*** chapter one ***


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Le labbra di Louis erano così vicine, invitanti..

Ma fu il fastidioso ‘beep’ della sveglia a interrompere l’ennesimo sogno di Harry Styles sul suo professore di epica e letteratura inglese. E ormai, doveva ammetterlo, ci aveva fatto l’abitudine: ai sogni, al continuo pensare a lui, ai brutti voti presi perchè era troppo concentrato sul suo volto durante le lezioni, a lui.
Harry Styles – vent’anni, un metro e ottanta di pura perfezione, un groviglio di ricci e la testa tra le nuvole – era inevitabilmente ossessionato dal suo, irrimediabilmente etero, professore di inglese. Due mesi, tre settimane e.. due giorni prima? Sì, doveva essere dal momento in cui lui era entrato nella loro classe presentandosi come ‘Louis Tomlinson’ che Harry non riusciva a pensare ad altro. Non capiva se fossero quegli occhi provocanti, quelle labbra sottili, quei suoi lineamenti perfetti o semplicementelui ad attrarlo.
Così, con Louis in testa e la solita fretta, si era avviato verso la doccia canticchiando una vecchia canzone dei Ramones. Cinque minuti dopo era già davanti all’armadio, ad abbinare dei jeans neri, decisamente troppo stretti, alla solita maglia bianca con scollo a V, e, dopo aver dato una delle sue solite, immancabili, scrollate ai ricci, aveva indossato la giacca e si era avviato all’uscita con la borsa a tracolla, correndo verso l’università.

Arrivare in orario alle lezioni? Assolutamente no, non era da Harry Styles.

Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che pensare se bussare due o tre volte alla porta dell’aula dietro la quale stava il soggetto dei suoi sogni da ormai due mesi. Apparentemente stupido, ma Harry si preoccupava di ogni minimo particolare quando si trattava di Louis. I suoi ragionamenti contorti si rivelarono inutili, perchè, mentre stava per posare le nocche contro la porta, questa si aprì, rivelando un Louis piuttosto concentrato a leggere alcuni avvisi, che sbattè distrattamente contro il riccio, non accorgendosi della sua presenza.
‘Oh, mi-mi scu..’
Ragazzino, alla buon ora! Avevo perso le speranze! Ora prendi una delle fotocopie sulla cattedra e sviluppa una delle tracce’ Lo interruppe subito lui, sorridendo maliziosamente e sparendo nel corridoio.
Dopo alcuni secondi, in cui era rimasto incantato a pensare a come quella camicetta azzurra gli donasse, Harry si chinò a terra per raccogliere i libri che gli erano caduti nello scontro di poco prima. Si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato romantico se raccogliendoli lui e Louis si fossero sfiorati la mano, come in uno di quei tanti film per adolescenti in piena crisi ormonale. Ma quello non era decisamente il suo caso.
Così, dieci minuti dopo, si ritrovava seduto davanti alla sua traccia, penna fra le labbra e foglio ancora bianco, intento ad osservare il suo professore, rientrato poco prima in classe. Harry Styles andava decisamente male in epica e letteratura inglese, da quando era Louis Tomlinson il suo insegnante. Aveva perso il conto di tutte le volte che si era soffermato ad osservare ogni suo minimo particolare durante le lezioni, anzichè prestare ascolto alle sue spiegazioni. Così si ritrovava con una C- in inglese e una cotta imbarazzante per Louis.
 
  ‘Ragazzino, che hai da guardare?! So di essere terribilmente sexy, ma così mi sciupi’ disse Louis, sorridendo maliziosamente.

'Oh no, l’ha fatto di nuovo' mormorò Harry stringendosi nelle spalle e tingendosi di un rosso acceso, mentre si rendeva conto che era già la terza volta in una settimana che Louis lo coglieva a fissarlo. Subito distolse lo sguardo e seguirono le risate dei suoi trentadue compagni di corso e un
‘Styles, tieni l’uccello nei pantaloni!’ A quel punto Harry era arrossito ancora di più, sempre se possibile, ma prima che avesse potuto ribattere era intervenuto Louis
‘Parker,  fuori dalla mia classe, ora.’ aveva asserito.
-Che fa? Prima ti umilia di fronte a tutti e poi ti difende?- Harry era decisamente confuso. Confuso e grato, perché ora l’attenzione di tutti si era spostata su Kyle Parker, che attraversava a testa bassa l’aula. Una volta che fu fuori, tutti abbassarono la testa sui loro compiti, mentre Harry si soffermò sul sorriso soddisfatto di Louis.

Fu solo il suono della campanella e il fastidioso strisciare delle sedie dei suoi compagni di corso sul pavimento a distoglierlo dallo stato di trance in cui era caduto. Così si riscosse e cadde nel panico accorgendosi che, dopo tre ore, non aveva concluso niente, se non un infinita serie di considerazioni sul sorriso di Louis. Ma il suo foglio era ancora bianco.
Ragazzino, il tuo compito?’
Tra un ‘idiota’ e l’altro sussurrato a sé stesso, Harry non si era accorto che tutti i suoi compagni di corso avevano già abbandonato l’aula ed erano rimasti solamente lui e un  Louis perplesso, in piedi accanto alla cattedra.
‘Io, ehm, ecco..’ si era avvicinato al suo professore e
‘arrivederci’ aveva appena sussurrato, quasi correndo fuori dall’aula.

-Grande figura di merda, grazie, Harry-  eccola, la sua odiosa coscienza che si rifaceva viva nei momenti meno indicati.



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ello pippol :)
eccomi qui con la mia prima ff, ovviamente larry! (quei due sono l'amore ahjds)
il primo capitolo è abbastanza corto e anche non molto emozionante ma dal prossimo capitolo saranno più lunghi! spero vi piaccia e magari lasciate una racensione :)
baci xx

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Capitolo 2
*** chapter two ***


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Alcuni sorrisi soddisfatti, bronci e commenti offensivi sussurrati, perfino alcune lacrime di delusione a solcare i volti di qualche sfortunato. Questo era quello che riusciva a scorgere Harry da sotto la massa informe dei suoi ricci, la testa rivolta verso il basso, per paura che qualcuno si accorgesse del suo imbarazzo. Dal suo banco osservava compagni tornare ai loro posti dopo la consegna dei tempi di epica inglese.
Tutti tranne lui. Lui non era stato chiamato alla cattedra.

'Che figura di merda' continuava a mormorare, mentre pensava alla facciata del suo tema, completamente bianca, nemmeno un segno d’inchiostro a rovinarla, come uno stato di quiete. Strano, decisamente strano. La quiete non rispecchiava di certo l’Harry degli ultimi due mesi:
l’Harry indeciso,
l’Harry imbarazzato,
l’Harry confuso.
Non credeva di poter provare quelle sensazioni prima di Louis. Non si era mai definito timido, o impacciato. Lui era Harry Styles, l’impulsivo, quello che agiva senza pensare, quello che faceva ciò che gli andava di fare. E poi era arrivato lui. Che con il suo sorriso malizioso e il suo sguardo deciso aveva spazzato via tutte le sicurezze di Harry. Ad attirarlo erano forse l’aria sicura e la consapevolezza di non aver ancora trovato il posto giusto, ma di potersi godere ciò che avveniva nel mentre. Così si era ritrovato improvvisamente in un vortice di pensieri tutti rivolti a lui, le gambe tremanti e la consapevolezza di essere stato spazzato via dal suo mondo di sicurezze. Ora Harry era solo un ragazzino timido in balia della sua cotta smisurata.

A distrarlo e a riportarlo alla sua confusa realtà fu solo il suono fastidioso della campanella.
Tutti si avviarono frettolosamente verso l’uscita, appena dopo aver raccolto le loro cose. Anche Harry fece per uscire quando
Ragazzino?’ Fu la voce di Louis a richiamarlo.
‘Dice a me?’ Borbottò Harry in preda all’imbarazzo.
‘Vedi qualcun altro, per caso?’ Domandò lui, con un chiaro tono d’ironia e un ghigno fin troppo divertito.

–Giusto, stupido Harry –

‘Ecco io..ehm..no’
‘Allora siamo in due! … Styles, volevo parlarti del tuo tema. Sai, è un troppo … “minimalista”, per i miei gusti’ e si lasciò sfuggire un accenno di risata.
Harry arrossì all’istante, non sapendo che dire. Era una situazione fottutamente imbarazzante. Così, dopo qualche minuto di silenzio il suo professore riprese la parola.
‘Pensavo… non mi va di rinunciare ai miei ultimi giorni di ferie ad Agosto per far recuperare a qualche ragazzino la mia materia, però non potrei di certo lasciarti passare, visto la tua media. Perciò mi sono chiesto se volessi prendere delle ripetizioni di epica e letteratura inglese’
Harry si sentì terribilmente stupido, così
‘Veramente io non credo di avere abbastanza soldi per permettermi delle ripetizioni’ esordì tutto d’un fiato.
‘Soldi? Quali soldi? Ragazzino, non ti chiederei mai dei soldi per ripeterti il mio programma’ affermò Louis con una debole risata.
‘Lei? Cioè… vuole darmele lei? Lei vuole darmi personalmente delle ripetizioni?!’
‘Oh, vedo che hai afferrato il concetto, era ora!’
Harry, se possibile, arrossì ancora di più, stringendosi nelle spalle. Avrebbe voluto rimpicciolirsi sempre di più fino a sparire, aveva fatto di sicuro una delle sue pessime figure, lasciando trasparire il suo stupore. Insomma, Louis Tomlinson che dava ripetizioni private a lui? Inconcepibile, assolutamente inconcepibile. Lo desiderava? Certo che sì.
‘Oh, è okay’ furono le uniche parole che riuscì a pronunciare –Stupido Harry, stupido-
‘Allora cominciamo domani, alle 15:30, alla biblioteca dell'Università. Ciao, ragazzino’
‘Arrivederci’ riuscì appena a sussurrare, sicuro che Louis non l’avrebbe sentito, mentre lo osservava allontanarsi con la sua borsa a tracolla.

Ragazzino-  era l’ennesima volta che il suo professore gli dava quel nomignolo, e doveva dire che lo trovava tremendamente … sexy, quando era lui, con la sua voce acuta e le sue labbra fine a pronunciarlo. Stava ancora cercando di realizzare cosa fosse appena successo ma tutto ciò che gli vorticava per la mente era solo un ‘tu, Louis, soli’.

Così, con le gambe molli e lo sguardo perso, si avviò fuori dall’aula, non riuscendo a crede a ciò che era appena accaduto.
 

****************

Il riccio non aveva mai amato particolarmente le feste per universitari, soprattutto quelle troppe affollate e rumorose, ma voleva riuscire a non pensare, anche solo per un momento, a Louis. Per questo, alle 23:45 di quella sera, si ritrovava già sbronzo, nel giardino con tanto di piscina di un’anonima villetta inglese, almeno nove volte più grande della sua casa ad Holmes Chapel, con una tipa avvinghiata a sè e una sbronza senza precedenti. Si erano scambiati un'infinità di baci, ma Harry non riusciva a togliersi quell’unico pensiero fisso dalla mente nemmeno quando si ritrovava la lingua di quella ragazza in gola.
Louis.
Louis.
Louis
.

-Che idiota-
Non riusciva a non pensare a come sarebbe stato assaggiare le labbra di Louis, lasciare scie di baci bollenti lungo tutto il profilo della sua mascella e poi giù, fino al suo collo abbronzato e alle sue clavicole spigolose. Magari sollevare la sua maglia trasparente ed accarezzare i suoi addominali pronunciati, sfiorare la sua spina dorsale fino alla fine, stringere il suo didietro attraverso la stoffa dei suoi pantaloni fin troppo aderenti..
‘BASTA’ urlò Harry senza rendersene davvero conto, staccandosi improvvisamente dalla biondina di poco prima, che lo guardava con aria confusa, allontanandosi col suo drink mezzo vuoto verso un altro ragazzo, spandendo il poco aperol rimasto sul prato.
Così, senza pensarci troppo, Harry arrancò tra le persone sudate, il rock’n roll e l’odore di birra e sesso, fino a raggiungere la porta di quell’enorme posto e avviarsi a piedi nudi verso casa, troppo sbronzo anche solo per  ricordare dove aveva lasciato le sue scarpe da centoventitre sterline.
 

**********


Due occhiaie viola troneggiavano sul volto assonnato di Harry la mattina dopo, mentre cercava di infilarsi i jeans beige, dato che i suoi preferiti riportavano un enorme chiazza che puzzava d’alcool, che non ricordava nemmeno d'essersi fatto. Come d'abitudine, arrivò con un ritardo di ben ventun minuti rispetto all’orario delle lezioni. Veramente, non avrebbe fatto alcuna differenza se quella mattina fosse rimasto a crogiolarsi tra le coperte ancora per qualche ora: Harry non aveva prestato attenzione neanche a una singola parola dei discorsi noiosi dei suoi insegnanti, troppo emozionato e preoccupato a pensare a quello che sarebbe successo di lì a poco con Louis. La sua testa era affollata dai pensieri più svariati. Doveva dare al suo professore del ‘tu’ o del ‘lei’? Sarebbe bastato un ‘ciao’ o si addiceva di più alla situazione un formale ‘buongiorno’? Doveva slacciare il primo bottone della camicia o tenerlo chiuso? Aria disinvolta o interessata? Aveva spento il gas in cucina? Aveva portato con sè le chiavi di casa?
Era questo che succedeva a Harry quando si soffermava troppo a pensare. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo che vagava troppo con il pensiero, che costruiva discorsi e logiche insensate e alla fine non concludeva niente.

I suoi pensieri lo accompagnarono fino alle 15:29 di quel pomeriggio, quando si fermò davanti alla porta della biblioteca indeciso se entrare o aspettare ancora qualche minuto, per non dare l’idea di essere troppo ansioso di vedere il suo professore. Quando si decise, con le gambe molli e le dita a torturarsi tra loro, Harry varcò l’entrata della biblioteca, cercando di scorgere Louis, ma nessuno lì dentro poteva nemmeno lontanamente somigliargli.  Qualche suo compagno di corso, due ragazzi dell’ultimo anno, un gruppo di ragazzini più piccoli, la vecchia bibliotecaria che sistemava dei libri leggendo i titoli da sotto gli occhiali posati sul naso, ma di Louis nemmeno l’ombra.

-E’ presto, è ancora presto, Harry – si costrinse a pensare.

Allora si diresse verso i tavolini più appartati in fondo alla sala e nascosti in buona parte dagli scaffali, sedendosi in una di quelle sedie dall’aria vissuta e aspettando fino a che non avesse visto il suo attraente professore d’inglese fare il suo ingresso in quella noiosissima biblioteca.
Dopo appena cinque minuti pensava che non sarebbe venuto.
Dopo quindici ne era quasi certo.
Ventun minuti dopo l’orario prestabilito Louis non era ancora arrivato, così, il riccio, si decise ad alzarsi sospirando.

Proprio mentre raccoglieva la sua borsa un Louis trafelato entrò quasi di corsa in biblioteca, col fiato corto, i capelli spettinati, la cravatta slacciata e la camicia in parte sbottonata. Ma, ciò che attirò più Harry, fu forse la zip dei pantaloni abbassata, o l’enorme succhiotto sulla parte destra del collo.
Ti ha fatto aspettare tutto questo tempo per scoparsi chissà chi- poi i suoi pensieri lasciarno posto ad una sorta di eccitazione, che gli fece soltanto desiderare di essere lui stesso il fautore di quell’angolo di paradiso che tutti usavano solitamente sminuire, chiamando ‘Professor Tomlinson’. Sì, avrebbe davvero voluto appenderlo al muro e baciarlo, toccarlo, assaggiarlo ovunque. Ma l’unica cosa che riuscì a fare fu arrossire.
‘Oh, grazie di avermelo ricordato, avevo scordato di chiudere la zip’ Davvero l’aveva fatto? Gli aveva fissato il rigonfiamento nei pantaloni?!
-Idiota, sei un idiota Harry, un grande idiota, un idiota di proporzioni bibliche-
‘Veramente io..’ tentò.
‘Aah, niente imbarazzo, non perdiamo tempo. Ho degli.. impegni, più tardi’ ecco il suo sorriso malizioso.

'Si, scusi’ il mormorio appena udibile di Harry.
‘Oh, avanti, dammi del ‘tu’, ragazzino. Mi fai sentire vecchio! In fondo quanti anni avremo di differenza? Quattro? Cinque? Potresti essere il mio amante’ e una risata, una risata fin troppo maliziosa perchè le gambe di Harry continuassero a reggerlo.

-Amante? Ha davvero detto amante? No, basta con le seghe mentali, Harry – eccola, la sua fastidiosa coscienza sempre pronta a intervenire e a smontare i suoi castelli costruiti per aria.
‘Possiamo iniziare?’ ancora la voce di Louis a interrompere i suoi pensieri, evidentemente si era soffermato sulle sue parole fissando un punto a caso nel vuoto, di nuovo.
‘Oh, si, certo, come vuole lei. Ehm, tu, tu, come vuoi tu. ’



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ello pippol! :)
ecco il secondo capitolo di questa ff. spero davvero non faccia troppo schifo, lol.
beh, che dire? da questo capitolo comincia la vera e propria storia, e i rapporti sempre più stretti tra Louis e Harry! Si vede già un Harry geloso e un po' deluso per essere stato 'abbandonato' da Louis, che allude stranamente alla parola 'amante' eheh ouo
Ringrazio le 11 seguite e la recensione allo scorso capitolo, spero che anche questo vi possa piacere :) a presto
baci xx



p.s. crediti per il banner a @hjsdjmples che si è offerta per creare questa meraviglia dnjks, a voi piace? io lo adoro!

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Capitolo 3
*** chapter three ***


 

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‘..Ed è per questo che per questo che per descrivere le forme usava la tecnica del classicismo’
Harry aveva annuito per l’ennesima volta, fingendo d’aver capito. Non che fosse particolarmente stupido, certo che no, in passato era anche stato una specie di ‘alunno modello', definizione che ormai si era lasciato alle spalle. Il suo problema, se così poteva chiamarlo, era la vicinanza di Louis. Come poteva anche solo seguire il discorso finchè sentiva la gamba destra di Louis sfiorare la sua sotto il tavolo? E come ignorare le loro braccia che quasi si carezzavano? O, peggio ancora, il suo alito ad un palmo appena dal suo viso e dal suo collo? Quel profumo di fragola e la sua voce bassa gli facevano provare dei brividi che gli attraversavano tutto il corpo.
‘Quello che voglio dire è’ i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Louis, che si era fatta più vicina.
‘Devi soltanto trovare l’ispirazione, il tuo modello di perfezione. Perchè è questo, quello che facevano gli antichi greci, narravano di perfezione ed equilibrio. Un oggetto, un sentimento, una persona … Non ha importanza: deve rispecchiare la perfezione nella tua mente.’


************


  ‘Perfezione.. Perfezione..’ Harry si ritrovava disteso a pancia in su nel suo letto, ripetendo a bassa voce quella parola ossessivamente, quasi fosse un mantra. Chiunque l’avrebbe preso per pazzo, ne era sicuro. Continuava a pensare a Louis, che dopo quella conversazione aveva controllato l’ora sul suo costosissimo orologio, rigorosamente l’ultimo modello uscito di rolex, e si era congedato con un
‘Se non ti dispiace avrei degli impegni ora, a domani, ragazzino’.
Ecco, era quella la perfezione: le attenzioni che gli riservava Louis, il suo alito caldo sul collo, i suoi occhi azzurri puntati nei suoi verdi, le sue labbra che si muovevano ritmicamente a scandire ogni parola, il suo passo veloce verso l’uscita, i jeans stretti a fasciargli perfettamente le gambe, i polpastrelli a sfiorargli appena le cosce, le ciglia che si alzavano ed abbassavano lentamente. Eccolo, il suo modello di perfezione.
 

********


‘La tua traccia, ragazzino’ il sorriso malizioso con cui Louis pronunciò quella frase, il giorno dopo a lezione, rischiò di mandarlo in extasi. Era chiaro, voleva farlo impazzire, completamente pazzo, fuori di testa. Così si ritrovò ad osservare il suo professore, o meglio, il suo didietro, mentre si spostava tra i banchi per finire di consegnare le tracce. Avrebbe continuato a fissarlo per le seguenti tre ore, come d’abitudine, se non gli fosse balenato per la mente che avrebbe fatto sicuramente l’ennesima figuraccia consegnando, di nuovo, il foglio bianco. Louis avrebbe pensato che le sue ripetizioni erano state inutili, uno spreco di tempo, e, chissà, magari le avrebbe sospese, arrendendosi al fatto di dover lasciare le vacanze un mese prima per far recuperare ad Harry la sua materia. No, non doveva assolutamente andare così.

Dopo tre ore Harry si ritrovava le dita doloranti, la penna quasi finita e sei facciate di tema sul classicismo greco. Era soddisfatto di sè stesso. Si, decisamente soddisfatto. Così, con un vago accenno di sorriso sulle labbra e i fogli in mano, si era avvicinato alla cattedra consegnando il suo lavoro e pronunciando un ‘Arrivederci’.

Mentre chiudeva la porta dietro le sue spalle giurò di sentire un ‘Spero che tu non mi deluda, ragazzino’ pronunciato dal suo professore.
 


******************



-Soltanto due minuti e sei  secondi di ritardo, complimenti Harry, un nuovo record! Stai migliorando!- Fu questo l’ultimo pensiero di Harry prima di bussare ed entrare nell’aula preceduto dall’ ‘avanti’ scocciato di Louis. Sarebbe stato sicuramente felice di vederlo, dopo i due giorni passati in ‘astinenza’ da lui, la sua droga preferita, se non fosse stato per il suo cipiglio annoiato e la sua voce che trasudava furore.
‘Che succede?’ aveva chiesto allora Harry ad un certo … Josh Devin? Si, doveva essere quello il nome del ragazzo silenzioso che era seduto più vicino al suo banco, dopo aver preso posto.
‘I temi. A quanto pare sono stati uno schifo’

-Uno schifo? Ho lavorato tre ore a quel tema, come può essere? Si starà sicuramente riferendo a me, di nuovo! E ad..-

I pensieri pieni d’angoscia di Harry furono interrotti, quando sentì Louis pronunciare il suo nome.
-E’ la fine- pensò il riccio, chiudendo gli occhi.
‘Già, proprio Harry, perché non prendete esempio da lui? Ha fatto sei facciate di poesia! Maledetti adolescenti ignoranti, ma che sono venuto a fare io qui…’
Uno sbuffo di Louis, due, tre…Harry aveva smesso di contarli,era piombato nel suo universo, con Louis nudi ovunque che gli ripetevano ‘Ottimo lavoro, Harry. Meriti un premio, che ne dici?’
Si riscosse solamente quando si accorse che tutti stavano andando a recuperare i loro elaborati alla cattedra e, come al solito, lui era rimasto l’ultimo.

Ragazzino, se mi avessi detto fin da subito che nascondevi questo talento ti avrei iscritto a tutti i corsi migliori di scrittura!’ questa affermazione e il sorriso sfacciato di Louis mandarono il più piccolo direttamente in paradiso, con biglietto di sola andata. Così Harry sorrise timidamente e fece per tornare al suo posto con una A+.
–Impossibile- continuava a pensare il riccio.
‘Ah, mi piacerebbe molto conoscere il tuo modello. Da come ne parli, sembra essere davvero bello..’ un sorriso malizioso e un occhiolino, e subito dopo le guance di Harry che si arrossavano fino a renderlo quasi ridicolo. Allora se ne era accorto, Louis si era accorto che in tutte e sei le facciate del suo tema il riccio non aveva fatto altro che parlare di lui, del suo modello di perfezione.
Le seguenti due ore non erano state altro che un guardare ossessivamente la figura del suo professore e monitorare ogni suo movimento. Quando la campanella suonò Harry realizzò di non aver prestato attenzione nemmeno a una delle sue spiegazioni, di nuovo. Così si alzò lentamente e si diresse con aria stanca verso l’uscita.
‘Le  mie lezioni ti mettono noia, per caso, Harry Styles?’
‘Cosa? No, no, io..’ la risata di Louis lo interruppe.
‘Capisco. Beh, ci vediamo oggi pomeriggio alle tre e mezza nella biblioteca, sei d’accordo?’
‘Oh, certo, si si’ –Perché non riesci ad andare oltre ai monosillabi quando parli con lui, Harry?! Che idiota- pensò il riccio.
‘Ah, e… sii puntuale. Cercherò di esserlo anch’io, questa volta.’
 
*******

Lo stomaco di Harry era tutto un garbuglio, per questo il suo pranzo era stato solo un misero caffè. Come doveva comportarsi adesso? Le sue preoccupazioni svanirono alle tre e trentadue minuti, quando, entrando in biblioteca, trovò Louis appoggiato a una vecchia sedia nell’angolo, e il suo unico pensiero fu 'quanto è bello'. Si era cambiato, e ora portava dei pantaloni blu fin troppo stretti, che sembravano  costare più del suo piccolo appartamento, una camicia bianca a fiorellini azzurri e delle toms bianche. Se non fosse stato il suo professore si sarebbe avventato su di lui senza scrupoli.
‘B-buongiorno’ fu la prima parola di Harry, quasi sussurrata.
‘Oh, ciao ragazzino, finalmente!’
‘Scusi, ero rimasto bloccato nel traffico’
‘Del tu, dammi del tu! Comunque non importa. Volevo fissare con te le prossime ripetizioni, così ti terrai libero dagli impegni’
‘Si, d’accordo’
............

‘Bene, perciò ci vediamo tra due giorni, Giovedì, ed anche il giorno dopo, Venerdì, senza doverci vedere per il resto della settimana’
‘P-perfetto, va bene’ –basta balbettare ,Harry- eccola, la sua coscienza.
‘Sempre alle tre e mezza, sempre qui. Ora devo proprio andare, ciao, ragazzino

L’ora precedente era passata fin troppo veloce, tra la voce calda di Louis e i castelli per aria di Harry, che era miracolosamente riuscito ad ascoltare qualche frase, tra un sorriso e l’altro del suo professore. Così, alla fine, gli aveva ricordato i prossimi due appuntamenti e se n’era andato, lasciando un’ incolmabile senso di vuoto in Harry.
-Altri due giorni senza di lui, ce la devo fare- fu questo il pensiero del riccio prima di addormentarsi, quella notte, sognando Louis e i loro baci bollenti.


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ello pippol! :)
ecco il terzo capitolo, scusate del ritardo, ma ho avuto da fare con la scuola! dal prossimo capitolo le cose tra harry e louis si faranno più...interessanti, promesso :)
ringrazio la recensione allo scorso capitolo e le 14 seguite, dnjksf siete degli amori! a presto, spero
baci xx

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Capitolo 4
*** chapter four ***


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Quella mattina Harry si era svegliato con i boxer bagnati e il solito alza bandiera mattutino, tutto ciò a causa dei suoi continui sogni su Louis. Tipico, ormai ci era abituato. Collezionava una distesa di sogni erotici sul suo professore d’Inglese ormai da due mesi circa, e ricordava ognuno nei minimi dettagli. La sua situazione era fottutamente imbarazzante, certo, ma fortunatamente il riccio non aveva nessuno a cui rammentarla. Spesso, però, Harry sentiva il bisogno di raccontare a qualcuno tutto quello che gli stava succedendo, doveva sfogarsi. E chi meglio di… Sua madre? No, era assolutamente fuori discussione. Si sarebbe domandata che fine avesse fatto il suo dolce e ingenuo Harry. E, in ogni caso, per sfortuna del riccio, che era abituato a farsi viziare dalla madre, era distante almeno 70 kilometri buoni da lui. Nemmeno sua sorella, Gemma, poteva ritenersi una buona ascoltatrice. Non perché lo avrebbe giudicato, certo che no, ma Harry sapeva che con la sua esuberanza e la sua curiosità l’avrebbe interrotto almeno ogni 20 secondi, rimproverandolo per ogni parola sbagliata rivolta a Louis o ogni sguardo di troppo. Amici d’infanzia? No, non ad Holmes Chapel, dove il riccio era sempre stato considerato un fenomeno da baraccone, a causa della sua sessualità. Quando si era sparsa la voce che era attratto dai ragazzi per il suo paese, tutti avevano cominciato ad evitarlo, ed era per questo che Harry era stato felicissimo di andarsene a Londra appena finito il liceo, per frequentare l’Università. Forse… Liam! Ma certo! Nessuno meglio di lui sarebbe stato capace di aiutarlo. Liam aveva vissuto fino  a sedici anni ad Holmes Chapel, fino a che non si era trasferito a Londra a causa del lavoro della madre, ed era stato proprio lui a far capire ad Harry che non c’era nulla di male a provare attrazione verso i ragazzi. Il riccio ricordava benissimo quel giorno, come fosse stato ieri …
 

Si trovava nello spogliatoio della sua squadra, dopo l’ennesima partita di football, che lui aveva passato in panchina ad osservare i suoi compagni mentre giocavano, non riuscendo a fare a meno di osservare i loro corpi sudati che si muovevano sinuosamente davanti i suoi occhi. Ci aveva provato a non guardare, ci aveva provato tantissime volte, ma alla fine quel desiderio era stato così forte da fargli alzare lo sguardo sul campo. Era confuso, e ora esternava quel sentimento piangendo forte sotto la doccia, singhiozzando fino a non avere più aria nei polmoni. Era normale guardare in quel modo i ragazzi? Preferire i loro corpi sudati alle ragazze? Harry non ne era sicuro. Quando aveva sentito qualcuno posargli una mano sulla spalla aveva sollevato lo sguardo e si era trovato a pochi centimetri dagli occhi nocciola di Liam Payne, suo compagno di squadra, nonché il ragazzo più dolce che conoscesse.
‘Piccolo, che c’è?’ gli aveva chiesto lui, con un tono che riusciva ad infondergli tranquillità.
‘I-io.. sono strano.. io n-non volevo.. bas-sta, per piacere’ si era ritrovato a singhiozzare  tra le braccia di quel ragazzo ed assimilare parole sconnesse, cercando di fermare le lacrime. Solo quando il pianto si era calmato e si era asciugato il viso si era accorto di essere completamente nudo vicino a Liam, che era avvolto solamente in vita da un asciugamano. Era subito arrossito, così l’amico gli aveva chiesto
‘Qual è il problema Harry? Che succede?
‘I-io.. i ragazzi.. io, sento delle cose nello stomaco, delle cose che non sento quando vedo le ragazze’ la risata debole di Liam che aveva seguito la sua frase lo aveva messo a disagio.
‘Harry, tu non sei strano! Sai, anche a me capita, è normale. Vuol dire.. beh vuol dire che ti piacciono i ragazzi, sei gay!’
‘Gay? Ed è..è una cosa brutta?’
‘No, non direi. Alcuni ci chiamano froci, altri ci insultano e basta, io semplicemente me ne frego.’
‘Anche a te piacciono i ragazzi?’
‘Si, piacciono anche a me. Hai..hai mai baciato un ragazzo?’
‘N-no’ aveva sussurrato appena il riccio, prima che Liam si avvicinasse lentamente a lui e, chiudendo gli occhi, lo baciasse con dolcezza. Harry dapprima era rimasto immobile, poi aveva ricambiato il bacio, cominciando a sentire un certo fastidio tra le gambe.
‘Fa male’ aveva detto, dopo qualche minuto, staccandosi a malavoglia.
‘Dove? Cosa ti fa male piccolo?’
Harry era arrossito ancora di più, ed aveva cominciato a farfugliare cose insensate, preso dall’imbarazzo, guardando verso il rigonfiamento tra le sue gambe.
‘Tranquillo Harry, ho capito. Non ti sei mai.. ecco non ti sei mai..masturbato?’ gli aveva sorriso dolcemente Liam.
‘N-no’ era stata la risposta timida del riccio, piuttosto confuso dalla conversazione che stavano avendo. Allora lui aveva avvicinato sempre di più la mano al membro di Harry, che si era ritratto appena, schiacciandosi contro le mattonelle fredde del muro.
‘Tranquillo piccolo, non succederà niente, ti prometto che dopo starai meglio, ssh’ allora Harry aveva lasciato che il ragazzo si avvicinasse, afferrando il suo membro e facendo scorrere la mano su e giù, prima lentamente, poi sempre più velocemente. Il riccio, inizialmente impaurito, si era lasciato andare al piacere, ansimando timidamente contro il petto di Liam, finchè, pochi minuti dopo, non era venuto nelle sue mani.
‘Visto? Come ti senti adesso?’ gli aveva chiesto.
‘Io.. sto bene’ ed era arrossito.
‘Bravo piccolo, ora vestiti. E mi raccomando, non pensare mai che tu sia sbagliato, va tutto bene.’
Harry si era rivestito ed aveva aspettato che sua madre lo venisse a prendere. Da quel giorno lui e Liam erano diventati buoni amici, e il più grande l’aveva sempre aiutato a difendersi da chi se la prendeva con lui, finchè, un giorno, se n’era andato, lasciando Harry completamente solo, con un numero di cellulare e un ‘Vieni a trovarmi a Londra, un giorno, ti aspetto piccolo’.

 

****


Un ‘beep’, due ‘beep’, tre ‘beep’
-Naah, è impossibile che sia il numero giusto, Harry! L’avrà cambiato almeno una dozzina di volte!- la sua coscienza ultimamente non gli dava pace.
‘Pronto?’ La voce dall’altro capo del telefono era inconfondibile. Era Liam, Liam Payne.
‘Pronto?! C’è nessuno?’ aveva gridato appena il ragazzo dall'altro capo del telefono. Harry doveva essersi perso nei suoi ricordi così, appena prima che il ragazzo riattaccasse era riuscito a dire
‘Liam? Sei tu?’
‘Si, sono Liam, tu chi sei?’
‘Sono Harry, Harry Styles, di Holmes Chapel, ti ricordi di me?’ la voce del riccio tremava, aveva paura che Liam non lo riconoscesse.
Piccolo, sei tu! Quanti anni sono passati dall’ultima volta che si siamo visti? Mi manchi!’
Piccolo. Nessuno l’aveva più chiamato così.
‘Non..non mi hai mai chiamato’ aveva sussurrato allora Harry.
‘Io..veramente credevo che sarebbe stato meglio per tutti e due, dimenticarsi, insomma. Per soffrire di meno’
‘Già..io..oh ho fatto uno sbaglio a chiamarti, scusa! Addio Liam’ aveva detto, cercando il tasto rosso per chiudere la chiamata.
‘NO! Harry, ti prego! Non riattaccare! Vorrei..vorrei vederti, un giorno’
‘Come fai a sapere che sono qui a Londra?’ qualche secondo di silenzio ancora e Harry avrebbe creduto che il ragazzo avesse riattaccato.
‘..Tua madre’
‘Mia madre? Che centra?’ Harry era sempre più confuso.
‘La chiamo spesso. Anzi, la chiamavo. La chiamavo  quasi ogni giorno per chiedere tue notizie, ma da quando ho saputo che eri a Londra non l’ho più fatto. Veramente ho sempre sperato che ci incontrassimo per caso, a volte passo davanti alla tua Università ma..non ti ho mai visto’
‘Oh..’ Harry non sapeva se essere arrabbiato, deluso, o semplicemente intenerito dal comportamento affettuoso dell’amico.
‘Sei..sei arrabbiato?’ gli aveva chiesto lui dopo poco, non sentendo una risposta.
‘No, non lo so. Anch’io vorrei rivederti. Oggi’
‘O-oggi?!’ la voce del suo amico si era alzata di qualche ottava, mentre ripeteva le sue parole.
‘S-si, se-se non è un problema per te, insomma io..’ –Non perderai mai il vizio di balbettare, vero Harry?!-
‘No, è perfetto. Alle tre al caffè centrale, d’accordo?’
‘Si, è perfetto. A dopo, Liam’
‘A dopo, piccolo.’ Harry poteva quasi immaginarselo, il suo sorriso dolce mentre riattaccava. Magari con la stessa faccia da ebete che anche lui aveva in quel momento.
 
Erano le due e mezza del pomeriggio quando Harry si svegliò e si stropicciò gli occhi, mettendosi  seduto sul letto lentamente. Gli bastarono pochi istanti per sobbalzare, accorgendosi che era tardissimo. Doveva essersi riaddormentato poco dopo la chiamata con Liam ed aveva dormito tutta la mattina, per risvegliarsi giusto in tempo per infilare i suoi jeans neri aderenti ed una camicia a quadri e passare una mano nei suoi ricci, prima di afferrare le chiavi di casa e correre verso il luogo dell’appuntamento.
Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che torturarsi le mani come un ragazzino agitato, creandosi mille problemi . Se Liam non l’avesse riconosciuto? Se non fosse bastato un semplice appuntamento per riparare a tutti quegli anni in cui erano stati lontani? Se fosse cambiato? Se…
Piccolo’ non si era accorto di essere davanti al caffè centrale, e ora Liam lo stringeva da dietro e gli lasciava teneri baci sulla guancia. Si, era lui, avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille e anche più. Così, d’istinto, socchiuse gli occhi e si lasciò per alcuni istanti cullare da quella pace ritrovata dopo tanto tempo. Quando li riaprì il castano gli si era postato davanti, e gli sorrideva dolce.
‘Liam’ disse solo il riccio, aprendo le braccia per stringerlo in un abbraccio talmente profondo da fargli capire che niente era cambiato, sarebbe tornato tutto come prima. –E’ tornato, Harry. E’ tornato e non ti lascerà più.-
Dopo alcuni minuti sciolsero a malavoglia l’abbraccio ed entrambi si allontanarono di poco, leggermente imbarazzati. Harry, come al solito, appena rosso in viso.
‘Mi sei mancato così tanto riccio’
‘Anche tu, mi sei mancato tantissimo’
‘Beh, che facciamo? Ci sediamo?’ chiese Liam, con un sorriso in volto.
‘Oh, si, certo’
Si sedettero su uno dei tavolini esterni del bar, uno di fronte all’altro, mentre regnava un silenzio imbarazzante.
‘Allora, come stai?’ fu Liam, come il solito, a rompere il ghiaccio.
‘Bene, credo.. E te?’
‘Tutto come al solito, al lavoro è tutto okay, i miei genitori stanno bene, solo con Brian ultimamente ci sono dei problemi di coppia, ma nulla di gr’
‘Brian?’ Harry lo interruppe prima che potesse finire la frase.
‘Oh scusa, tu non sai di Brian. Lui è.. è il mio ragazzo, da due anni’
‘Due anni? Sono tanti’
‘Già, lo sono. Ma siamo entrambi innamorati. O almeno lo eravamo, sai , ultimamente non va molto bene tra noi’
‘Oh, mi dispiace, posso fare qualcosa per aiutarvi?’
‘Oh, non è nulla di grave’
‘..D’accordo’
‘E te? Hai già trovato un ragazzo qui a Londra?’ chiese Liam con un sorriso innocente.
‘R-ragazzo?!’ ad Harry per poco non andò di traverso il caffè che aveva ordinato poco prima.
‘N-no, no, nessun ragazzo’ aveva farfugliato, arrossendo esageratamente. Allora Liam era scoppiato in una leggera risata, del tutto diversa da quella maliziosa e sarcastica di Louis,  ma che aveva intrappolato lo sguardo di Harry, rimasto abbagliato da tanta bellezza.
‘Su Harry, non ci credo! Non mentirmi! Uno che diventa così rosso dopo una domanda del genere nasconde per forza un segreto! E poi.. un ragazzo bello come te single? Naah, non me la dai a bere’ gli aveva risposto con un sorriso che gli attraversava il volto, ma che nascondeva molto di più. In compenso, dopo il complimento che gli aveva fatto, il riccio era arrossito ancoradi più, fino a far pandan con i tavolini rosso fuoco di quel bar. Liam non avrebbe mai smesso di fargli quell’effetto.
‘Beh, veramente qualcuno ci sarebbe’ rispose timidamente il più piccolo.
‘Ah ah, allora avevo ragione! E chi sarebbe lui? Perchè.. è un lui, vero?’
‘Uhm? Oh si, un lui, si. Ma non ricambia i miei sentimenti, ne sono certo, è-è inutile parlarne’
‘Come fai ad esserne così sicuro? Io invece penso che nessuno resisterebbe al tuo fascino, dev’essere proprio un tipo difficile se non ti è ancora caduto ai piedi. Chi è? Un tuo compagno dell’università?’
Liam gli stava facendo troppi complimenti per i suoi gusti, il suo viso rischiava di andare a fuoco.
‘Quasi. Diciamo che è.. è il mio..professore’ rispose Harry in un sussurro, sperando che il castano non l’avesse nemmeno sentito.
‘Il tuo professore? Ahah piccolo non ti credevo un tipo da ragazzi più grandi’ la risata di Liam non aveva fatto altro che metterlo ancora più in imbarazzo. Infatti, vedendo che  il riccio non accennava a rispondere aveva aggiunto
‘Beh, posso sapere il nome del fortunato?’
‘Come? Oh si, certo’ Harry si era riscosso dai suoi pensieri. ‘Louis. Louis William Tomlinson’
Al solo sentire quelle parole aveva visto le mani di Liam lasciare la tazzina del caffè, che era caduta a terra in mille pezzi.

‘….Tomlinson.’ Aveva digrignato, a bassa voce.





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ello pippol! :)
sono già qui, con il quarto capitolo! ecco che le cose iniziano a farsi più interessanti ed entra in scena.. Liam! contente? vi ho incuriosito con l'ultima frase? come fa Liam a conoscere Louis? eheh, lo scoprirete il prossimo capitolo ouo *che stronza che sono, lo so*
grazie mille per le VENTI seguite e la recensione allo scorso capitolo dnjsk, che ne dite di lasciarmi giù qualche parola per farmi capire se vi interessa la storia? :)
alla prossima
baci xx

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Capitolo 6
*** chapter five ***



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‘T-tu lo conosci?!’  Harry era a dir poco sorpreso, i suoi occhi spalancati e la mascella a terra lo confermavano.
‘Purtroppo si. Piccolo, devi stare lontano dalle persone come lui, non portano nulla di buono’
‘E perché mai? Che ha fatto? Come lo conosci Liam?’ lo stava assalendo di domande.
‘Hey, hey, calmo piccolo. Veramente io.. non ho voglia di parlarne..’
‘Liam, io devo saperlo.’ ma il castano non accennava a rispondere, così
‘Ti prego’ disse dolcemente prendendogli una mano. Allora il viso del più grande si addolcì e gli comparve un sorriso tenero.
‘E va bene, ma promettimi che dopo gli starai lontano’
‘…promesso’ disse Harry, dopo un po’ di esitazione,  già sicuro che non avrebbe accontentato Liam.
‘Harry, sei sicuro di volerlo sapere? Davvero, è una storia lunga’ domandò il castano, speranzoso.
‘Più che sicuro. Per piacere.’ Ma, purtroppo, leggeva la decisione negli occhi del riccio.
‘E va bene’ un sospiro, due.. ‘Io e Louis frequentavamo l’Università insieme alcuni anni fa, avevamo un paio di corsi in comune, tra i quali economia. Beh ecco, lui non andava molto bene in quel corso e dato che fin da subito avevamo legato mi aveva chiesto di dargli una mano, non voleva essere bocciato all’esame finale, ecco. Perciò l’ho aiutato, ci trovavamo spesso, sempre più spesso, quasi ogni giorno e.. ho cominciato a provare qualcosa per lui, e credevo che anche lui ricambiasse ma.. beh siamo stati insieme per un po’ di mesi ma Louis aveva paura di uscire allo scoperto ed io mi ero stancato, volevo dire a tutti che lo amavo. Così lui mi ha.. mi ha lasciato. Per paura. Paura di essere giudicato. Mi ha abbandonato. Immagino quanto tenesse davvero a me. Dal giorno in cui abbiamo avuto quella discussione non mi ha più parlato, mi trattava come un estraneo, come se tra noi non ci fosse mai stato niente. Lo vedevo spesso nel bar dell’Università a baciare sconosciute, ogni sera. E per me è stata dura superarlo, lo amavo, lo amavo davvero. Ecco tutto’ disse Liam, tutto d’un fiato, tenendo lo sguardo basso per paura di una qualsiasi reazione negativa di Harry.
‘LOUIS E’…GAY?’ dire che il riccio fosse sorpreso era dire poco. Louis Tomlinson era gay? Lui? Il suo professore? E pensare che Harry era sicuro di non essere ricambiato proprio a causa della sua eterosessualità! Certo questo era un punto a suo favore, cambiava la situazione, completamente. Solo dopo aver visto la faccia di Liam e aver ricollegato il  cavo cervello-bocca il riccio si accorse di essere stato sgarbato ad uscirsene fuori con quella sua affermazione egoista quando magari il castano cercava del conforto, così
‘Oh, Liam, mi dispiace io..’ gli aveva preso una mano e ora gli rivolgeva uno sguardo carico di affetto e senso di colpa.
‘Fa niente, piccolo. Ora capisci perché voglio che tu gli stia lontano? Ti prego, dammi retta. Non voglio che tu ci stia male, sei troppo fragile’ il castano sembrava preoccuparsi di lui quasi fosse sua madre, o meglio, il suo fidanzato. Questo metteva maledettamente in imbarazzo Harry, che era arrossito come al solito.
‘Io..ci proverò’ aveva sussurrato lui, a metà tra lo sconvolto e il sorpreso. Non poteva crederci. Louis? Louis il suo professore? Quello sfacciato che sembrava non aver paura di nulla? Lui, proprio lui si vergognava della sua sessualità? Incredibile.
‘Porca troia.. Scusa tanto Harry, devo assolutamente scappare, mi ero dimenticato di dover accompagnare Brian in palestra alle cinque e mezza! Scusa, scusa davvero! Ci vediamo presto, d’accordo? E ricordati della promessa che mi hai fatto, ciao piccolo!’ disse Liam tutto d’un fiato, alzandosi di fretta dalla sedia e scoccando un bacio sulla guancia del riccio, che –fortunatamente per Harry- non vide imporporarsi, essendo ormai già troppo lontano. Il ragazzo si passò una mano sulla guancia, accarezzando il punto in cui le labbra morbide di Liam si erano posate sulla sua pelle. Buffo come quel ragazzo riuscisse a fargli provare quelle emozioni, davvero buffo.


‘Posso prendere la tazza signore?’ una ragazza sui diciott’anni con un grembiule rosso, evidentemente  imbarazzata, l’aveva interrotto, riportandolo alla realtà. Si era trattenuto anche abbastanza, perdendosi tra i suoi pensieri.
‘Uhm? Oh, certo, mi scusi’ si era deciso a dire.
‘Si figuri, sono £2 in tutto’ ora che la vedeva meglio in viso notava le sue guancie rosse. Harry sapeva bene di avere questo effetto sulle ragazze, era sempre stato di una bellezza che toglieva il fiato, peccato che non fossero loro ad interessarlo, anche se, doveva ammetterlo, la biondina che gli stava davanti era proprio carina, con le sue guancie arrossate e gli occhi azzurro cielo. E con le ragazze spariva l’Harry timido ed impacciato e tornava quello bastardo di un tempo.
-Azzurri come quelli di Louis- già, Louis. Lui era maledettamente più bello di quella ragazza, era questo a fregare Harry.
‘Ecco, sono £2, ciao, e grazie’ e detto ciò, il riccio aveva sorriso, probabilmente mandando in iperventilazione la poveretta.
‘C-ciao’ aveva risposto lei.
Harry stava quasi per attraversare la strada quando si sentì chiamare.
‘Hey, scusa ragazzo, hey!’ si voltò, vedendo la biondina correre verso di lui.
‘Hai dimenticato lo scontrino’ aveva detto lei, col poco fiato che gli rimaneva dopo la breve corsa.
‘Ah, lo scontrino. Certo, dettaglio importante, per questo mi hai rincorso fino a qui’ ed ecco il suo sorriso più sfacciato.
-Si Harry, sai essere un gran bastardo quando vuoi- stranamente la sua coscienza aveva ragione, questa volta. Era ovvio che cercava di mettere la poveretta in imbarazzo.
‘S-si’ aveva detto lei, al culmine dell’imbarazzo.
‘Beh, grazie. Allora ciao’ si era voltato, sapendo che l’avrebbe richiamato tra 3..2...1..
‘Hey, veramente io...’ le sue guancie sempre più rosse.
‘Si?’ Che gran stronzo.
‘M-mi chiedevo se.. ti andasse.. si insomma, se volessi.. lasciarmi giù il tuo numero’
Poteva forse dirle ‘No scusami, ma mi interessano i ragazzi’ dopo il suo timido tentativo di approcciarsi con lui, che le era sicuramente costato una fatica immensa? E dopo averla quasi illusa? No, sarebbe stato il più gran bastardo di sempre. Ma dandogli il numero comunque l’avrebbe illusa. Si era scavato da solo la fossa.
‘Veramente io.. oh, d’accordo’ le aveva preso la penna e il block notes di mano e le aveva scritto il suo numero su quel foglio delle ordinazioni, accanto a 2 frappuccini e una brioches.
‘G-grazie, ci sentiamo, allora’ aveva detto poi, sorridendo appena con fare timido e allontanandosi di fretta. Harry era rimasto a guardarla dopo averla salutata con un ‘Ciao’ e uno dei suoi sorrisi mozzafiato. Si era soffermato a guardarla mentre tornava tutta emozionata dalla sua amica che la attendeva accanto a uno dei tavolini e che aveva osservato tutta la scena, e insieme avevano saltellato e gridato come due adolescenti alla prima cotta. Forse era proprio di Harry che parlavano prima, quando, mentre parlava con Liam, le aveva notate sorridere dietro al bancone del bar.
Poverina, non sarebbe certo stata così felice se solo avesse saputo la verità. Harry era gay, irrimediabilmente gay, fino al midollo.
 

***********


Quella sera, il riccio, tra del cibo cinese take away e il dvd ‘Le pagine della nostra vita’ inserito nel lettore, non aveva fatto altro che pensare alle parole di Liam. Era strano capacitarsi che il ragazzo di cui era perso da almeno due mesi fosse gay. Questo significava avere una chance in più, no? Però l’aveva promesso a Liam, gli aveva promesso che gli sarebbe stato lontano.. ma come poteva, proprio ora che sapeva di avere una, seppur remota, possibilità con lui?
Così, tra la voglia di Louis e il ricordo dei sorrisi di Liam, Harry si addormentò dopo l’una di notte, sul suo divano di pelle.


A svegliarlo, la mattina dopo, di soprassalto e con la fronte imperlata di sudore, fu il solito sogno sporco, ma stavolta non era su Louis. Liam?! Che centrava Liam? –Oh no, non comincerà a perseguitare i miei sogni pure lui- Harry, a metà tra il preoccupato e lo sconvolto, fissò l’ora sull’orologio del soggiorno, ricordandosi d’aver dimenticato di mettere la sveglia. Sarebbe arrivato in ritardo all’Università, per l’ennesima volta.
 
 
Arrivò dodici minuti e tre secondi dopo l’orario dell’inizio delle lezioni, ma, in qualsiasi caso, che importanza aveva essere in orario se non era il suo professore di Epica e Letteratura inglese ad accoglierlo nell’aula?
Quella mattina, totalmente preso dai suoi ragionamenti non fece minimamente caso alle parole del professore di turno. Stava diventando un’abitudine?
L’unico suono in grado di svegliare Harry dal suo stato di trance fu la campanella. Sollevato, prese la sua roba e si avviò velocemente verso l’uscita. Una volta all’aperto inspirò a pieni polmoni l’aria fresca di Londra. Il tempo prometteva bene, strano.
‘Che fa la mia principessa? Fiuta l’aria?’ La voce estremamente riconoscibile di Payne e la sua risata lo fecero voltare, per scorgere, alle sue spalle, un Liam sorridente.
‘L-liam?! Che ci fai tu qui?’ chiese incredulo il riccio.
‘Perché? Non mi volevi vedere piccolo? Me ne vado se non vuoi..’
‘No, assolutamente no’ lo interruppe Harry. ‘Solo.. come facevi a sapere che uscivo ora?’
‘Ho chiesto di te alla segreteria’ disse con tono ovvio.
‘Giusto, che stupido’ –Sei sempre il solito Harry, era evidente-
‘Veramente era un modo per scusarmi per ieri, mi dispiace di essermene andato così, all’improvviso, ma Brian mi aspettava’
‘Figurati, non vorrei farvi litigare’ sorrise timidamente il riccio.
‘Oh troppo tardi, si è arrabbiato a morte, ero in ritardo di ben 17 minuti, 54 secondi e 3 millesimi di secondo, come mi ha fatto notare lui stesso’ disse Liam prendendosi innocentemente gioco della precisione del suo ragazzo infuriato.
‘Pignolo il tuo fidanzato’ Harry e Liam scoppiarono in una debole risata.
‘Mi dispiace che abbiate litigato per colpa mia’ cercò di rimediare poi.
‘Cosa? Tranquillo piccolo, si sarebbe arrabbiato comunque, per un motivo o per l’altro, è estremamente irritabile ultimamente.. beh, mi farebbe l’onore di accompagnarmi a pranzo, principessa?’ Il castano aveva subito cambiato argomento.
‘P-pranzo?’ chiese Harry, sorpreso.
‘Si, hai sentito bene, pranzo. E’ per farmi perdonare per ieri’ sorrise Liam.
‘Liam, non ce n’è alcun bisogno!’
‘Aaah, su taci e seguimi!’
Così Liam gli aveva messo un braccio a circondargli le spalle, gesto che aveva fatto arrossire il più piccolo, e si erano incamminati verso un ristorante vicino. Avevano ricordato i vecchi tempi e alla fine Liam aveva pagato per tutti e due, naturalmente non senza le proteste di Harry. Poi l’aveva accompagnato al suo appartamento e il riccio l’aveva invitato a salire. Alla fine, tra due birre e una partita di calcio, era trascorso l’intero pomeriggio. Così, ormai verso l’ora di cena, Harry l’aveva accompagnato alla porta.
‘Beh, allora grazie del pomeriggio, mi sono divertito’ sorrise Liam sincero.
‘Scherzi? Grazie a te, e sappi che la prossima volta pago io, non ti permetterò mai più di pagarmi il pranzo’
‘E’ stato un piacere Harry, smettila!’ un colpo sulla spalla.
‘Allora.. a presto?’ aveva chiesto il riccio, speranzoso.
‘Certo, a presto. Ciao, Piccolo’ un bacio sulla guancia, decisamente troppo vicino alle labbra, e poi Liam che si allontanava. Ecco quale fu il suo ultimo pensiero quella sera, prima di abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
 


La mattina dopo ovviamente la sveglia non era suonata, ma Harry si stava preparando come meglio poteva in quei venti minuti che gli rimanevano, perché oggi avrebbe avuto un’altra lezione privata con Louis, e non vedeva l’ora. Le parole di Liam erano già una realtà lontana.

Difatti, le tre e mezza sembravano non arrivare mai, e quando Harry vide il suo orologio segnare quell’orario era già dentro la biblioteca da ben sette minuti. Quando Louis entrò ne erano già passati altri tre. Il suo cuore perse alcuni battiti. Camicia rosa, pantaloni panna decisamente troppo aderenti. Come aveva fatto a non accorgersi prima che fosse gay?
‘Già qui, ragazzino?’ la sua voce gli era mancata da morire, e non riusciva a preferire il dolcissimo ‘piccolo’ di Liam al ‘ragazzino’ pronunciato dal suo provocante professore, era più forte di lui.
‘S-si, a quanto pare’ –più di due parole? E’ un nuovo record, grande Harry!- maledetta coscienza, aveva ragione.
‘Bene, prima cominciamo, meglio è’ aveva detto lui, sedendoglisi accanto, fin tropo vicino per le guance rosse di Harry.

Dopo cinque minuti già non seguiva più le sue parole.
‘Ragazzino, dovresti prestare più attenzione a ciò che dico che alle mie labbra, non credi?’ e il suo sorriso malizioso.
Sgamato, l’aveva proprio sgamato.
‘C-cosa? Io.. io non’
‘Qual è il tuo problema, Harry Styles? Sono così maledettamente irresistibile per te?’ Louis si era avvicinato ancora di più, sempre troppo, arrivando a sfiorare il volto del riccio col suo alito fresco. Erano nascosti, nella biblioteca quasi completamente vuota dell’Università, a meno di due millimetri di distanza, e Harry sapeva dell’omosessualità di Louis.

-Ora o mai più- doveva ricordarsi di ringraziare la sua coscienza, per una volta.

Così lo fece, nonostante la sua maledetta timidezza, nonostante la paura di essere respinto, nonostante fosse il suo professore, nonostante fosse maledettamente sbagliato. Appoggiò la labbra sulle sue.. e Louis ricambiò. Se lo aspettava? No, assolutamente. Fu proprio il suo professore ad approfondire quel bacio che Harry, e probabilmente non solo lui evidentemente, aspettava da due mesi. Soddisfazione, estasi, eccitazione, tutte emozioni che vorticavano nella testa del riccio, mentre il pulsare del cervello e del cuore, che batteva all’impazzata, gli offuscavano i sensi e le percezioni. C’erano solo lui e Louis, le loro labbra che si cercavano e le loro lingue che si intrecciavano. Al riccio sembrò durare solo alcuni istanti, forse troppo pochi, quando invece durò alcuni minuti. Il primo a staccarsi fu Louis, alzandosi e avviandosi all’uscita di corsa.
-Se n’è pentito. Se n’è pentito, che cazzo faccio? Che cazzo ho fatto?- Stupida coscienza, Harry la odiava.




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ello pippol! :)
eccolo finalmente, il bacio larry ghjfdb! lo so che l'aspettavate, lol. e ora sapete anche come fa liam a conoscere il nostro louis, sorprese? nonostante harry abbia promesso a liam di stargli alla larga succede il contrario e finisce col baciarlo, e, a quanto pare, lou apprezza :) però poi lo vediamo scappare, che gli sarà preso? lo scoprirete nel prossimo capitolo! eheh

ringraziamentii! grazie mille per le 28 seguite, vi amo ghjds, le 8 preferite e le TRE recensioni allo scorso capitolo! vi va di lasciarne una, anche breve, su questo? giusto per sapere che ne pensate :)
alla prossima,
baci xx

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Capitolo 6
*** chapter six ***




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Harry era così confuso quella sera che stava per versare del succo all'arancia al posto della vodka nel drink che si stava preparando. Non era mai stato uno di quei ragazzi che amava bere, o sbronzarsi senza alcun motivo, così per fare. Ma adesso doveva distrarsi dal suo pensiero fisso, da Louis, soprattutto dopo quello che era accaduto appena poche ore prima. Come aveva fatto ad essere maledettamente stupido da credere di poter interessare al suo professore?


-Eppure sembrava ci provasse con te.. Basta Harry, ti sei immaginato tutto-

 C’era un maledetto modo per mettere a tacere la sua coscienza? Perché al riccio sarebbe servito urgentemente. Come se non fosse già abbastanza tormentato continuava a ripetergli di aver fatto una cazzata. Doveva sfogarsi, ma con chi? Liam? No, avrebbe di sicuro tradito la sua fiducia dicendogli di aver baciato Louis dopo avergli promesso di stargli lontano. Avrebbe semplicemente bevuto fino ad arrivare a cantare vecchie canzoni dei Ramones, completamente sbronzo.
Tre bicchieri, sette, dodici, o forse era Harry a vederli doppi, con il mal di testa che si ritrovava. E, in quello, stato, il pensiero che avrebbe deluso Liam era ormai nascosto in un angolo lontano della sua testa. Così, senza scarpe e con un bicchiere mezzo vuoto in mano, Harry era uscito di casa, chiamando il castano.
‘Pronto?’ la sua voce assonnata aveva risposto dall’altro capo del telefono.
‘Liam, amico mio, come ti va la vita?’ detto questo Harry aveva cominciato a ridere come un pazzo.
‘Harry? Harry ma che hai? Sai che sono le due di notte? Ti.. ti sei ubriacato?!’
‘Cosa? Noo!’ ed aveva ricominciato a ridere senza freni.
‘Piccolo, dimmi dove..’
Liam era stato interrotto da un suono affatto piacevole proveniente da Harry.
‘Piccolo stai vomitando?! Ma che cazzo hai combinato?’
‘Io? Sto facendo una passeggiata, non vedi che bel sole c’è in cielo?’
‘E’ notte Harry, notte! Per piacere, dimmi dove diavolo sei, ti sto venendo a prendere’ aveva detto Liam nel panico.
‘Non ce n’è bisogno, sto venendo io da te’ aveva risposto il riccio allegramente.
‘Cosa?! No, fermati subito e dimmi dove sei’
‘Sono quasi da te Liam, aprimi’ il solito tono spaesato e felice.
‘D’accordo..Ora riattacco e ti apro, ok?’ un sospiro di Liam.
‘Liam.. un’ultima cosa..’
‘Che c’è piccolo?’ chiese il castano preoccupato.
Dove abiti?’
‘Harry! Avevi detto di essere qui davanti!’ Rispose il castano con finto tono arrabbiato.
‘Si, infatti sono qui vicino, dai dimmi dove stai’ un’altra risata sguaiata, un altro sbuffo di Liam.
‘Underwood Street, al numero 59’ il tono del ragazzo non era certo dei più felici.
‘Sto arrivando!’ erano state le ultime parole del riccio, prima di riattaccare e prendere a correre verso l’indirizzo che gli aveva detto, non senza prima essere passato davanti alla biblioteca nella quale aveva baciato Louis poche ore prima e averci scaraventato contro una bottiglia di birra trovata per strada.
 


Liam avvertì il campanello suonare almeno una decina di volte, e, essendosi riassopito sul divano, si svegliò di soprassalto andando ad aprire.
‘Piccolo ma che hai fatto?’ chiese preoccupato vedendo in che stato era Harry.
‘Io? Te l’ho detto, passeggiavo!’ una risata, di nuovo, l’ennesima. Poi il corpo del riccio che gli ricadeva addosso, troppo debole per reggersi in piedi.
‘Quanto hai bevuto? Eh?’ domandò Liam come una mamma arrabbiata col figlio adolescente.
Appena il castano lo appoggiò sul divano e gli si sedette accanto Harry sussurrò
‘E’ colpa sua, tutta sua, io non volevo’ poi scoppiò in un pianto liberatorio.
‘Sua? Di chi stai parlando? Harry ti prego rispondimi!' Liam lo abbracciò in modo protettivo, carezzandogli i capelli.
‘Io, io l’ho baciato Liam, ti prego perdonami, ti prego.. scusa non volevo, ti voglio bene, io ti voglio bene’ disse il riccio, avendo recuperato un briciolo di sobrietà.
‘Shh Harry, lo so, anch’io te ne voglio. Ma..si può sapere chi hai baciato?’
Era per caso gelosia quella?
‘Promettimi che non ti arrabbierai, promettimelo’  il riccio in quel momento sembrava tanto un bambino che ha perso la mamma nel centro commerciale, così tenero e con gli occhi rossi per il pianto.
‘E va bene, lo giuro’ tanto valeva assecondarlo.
‘Louis, ho baciato Louis’ aveva sussurrato, quasi sperando che il castano non lo sentisse.
‘Come?! Harry che ti avevo detto su di lui?! Mi avevi promesso che gli saresti stato alla larga!’ Liam aveva quasi urlato.
‘Vedi? Lo sapevo che ti arrabbiavi, me l’avevi giurato che non lo facevi, bugiardo!’ ora, col broncio che aveva messo su e il suo comportamento infantile, Harry sembrava davvero un bambino. Il castano si lasciò intenerire.
‘E va bene, scusa Harry, hai ragione. Su raccontami cos’è successo’
‘I-io ero..eravamo in biblioteca. Lui mi da ripetizioni, due o tre volte a settimana, perché vado male in inglese. Ma non dirlo a mamma, o mi fa tornare a casa!’ la sbronza lo faceva tornare ragazzino.
‘Tranquillo piccolo, Anne non verrà a saperne nulla. Va avanti ora, che ne dici?’ domandò affettuoso con un sorriso.
‘D’accordo, g-grazie.. Beh ecco erano passate due ore e poi mi si è avvicinato, all’improvviso e, insomma tu lo sai, lui mi piace, mi piace da impazzire e-e-e non ho resisto, l’ho baciato, poi lui si è staccato e..’ Harry scoppiò in lacrime nuovamente e concluse tra i singhiozzi
‘E se n’è andato lasciandomi lì, capisci?! Non so che fare! Aiutami Liam, ti prego’ aggiunse con tono disperato.
‘Oh, vieni qua piccolo, vieni. Su, non piangere, andrà tutto bene’
Harry aveva pianto un’ora, ininterrottamente, forse più perché aveva bevuto che per Louis. Probabilmente, da quanto era ubriaco, adesso non si ricordava nemmeno di lui. Quando, incredibilmente, aveva esaurito tutte le lacrime, Liam gli aveva chiesto se volesse restare da lui per la notte, ma Harry aveva rifiutato,  non sentendosela di recare ancora disturbo al castano, e giustificandosi con l’università, che doveva frequentare la mattina seguente. Non aveva nemmeno accettato un passaggio a casa, aveva detto a Liam di aver smaltito la sbornia e di voler prendere un po’ d’aria, camminando fino a casa. Ora erano sulla porta di casa del più grande.
‘Grazie di tutto Liam, e ..scusami’ aveva detto il riccio abbassando la testa imbarazzato.
‘Figurati piccolo, sappi che ci sono sempre per te’ gli aveva sorriso lui teneramente, portando una mano ad accarezzargli la guancia morbida e ancora bagnata.
‘Allora.. Buonanotte’ l’imbarazzo del riccio era più che evidente.
‘Buonanotte’ aveva sussurrato Liam, talmente vicino al volto di Harry che il più piccolo pensò che se avesse alzato il volto anche solo di pochi centimetri avrebbe potuto..

‘BACIARLO? Liam tu lo stavi..baciando?!’ una voce squillante e infuriata li svegliò dallo stato di trance in cui erano sprofondati.
‘B-Brian?! Io, ecco, volevo solo..’ le inutili spiegazioni di Liam non avrebbero potuto giustificare in nessun modo quello che aveva appena fatto.
‘Pensavo che le cose si sarebbero sistemate tra noi, perché l’hai fatto?! Io me ne vado da questa casa, vaffanculo!’ il fidanzato, o meglio, l’ex fidanzato, di Liam si era allontanato di corsa lungo il vialetto della loro  casa, incazzato come poche volte prima il castano l’aveva visto.
‘Che casino’ aveva sussurrato Liam strofinandosi il viso con una mano, mentre un Harry a dir poco sorpreso gli stava accanto.
‘I-io, scu..’ Harry venne subito interrotto da Liam.
‘Piccolo non è colpa tua, sono stato io. Scusami, ho bisogno di stare da solo adesso, buonanotte’ dopodiché gli aveva sbattuto la porta in faccia.
-Decidi, Harry. Non puoi avere sia Louis che Liam-
Stramaledettissima  coscienza, che cosa voleva adesso? Era stato solo un bacio, e non era stato nemmeno lui a volerlo. Il lato positivo di sbronzarsi? Metteva la sua coscienza a tacere per un po’.


*********


Il mattino dopo, con una pillola per il mal di testa e la tracolla che gli torturava una spalla, Harry si dirigeva verso la scuola, con sguardo perso e due occhiaie enormi. Solo adesso realizzava cos’era successo. Lui, Louis,Liam.. Ora era davvero in bel casino, non aveva la minima idea di come comportarsi con entrambi, ed entrambi sembravano pentiti di averlo baciato, fantastico.

-Cos’hai che non va, Harry?-

Si, se lo chiedeva spesso. Cos’aveva di sbagliato? Perché non era un ragazzo come gli altri? Magari con una cotta per il ragazzo più bello del campus o con un fidanzato che lo amava e lo riempiva di coccole. Pensando a quest’ultimo gli venne subito in mente Liam. Perché l’aveva fatto? Perché l’aveva baciato? Non che il riccio si fosse tirato indietro, certo che no, ma adesso si ritrovava con le idee ancora più confuse.
Questi pensieri accompagnarono Harry per tutta la mattina. Di ascoltare le lezioni non se ne parlava neppure.
Ma ora che la campanella era suonata era un altro il pensiero che gli girava per la testa, sicuramente molto più preoccupante. Doveva presentarsi alle ripetizioni? O meglio, Louis si sarebbe presentato? Il suono fastidioso di un clacson lo riportò alla realtà, distraendolo dai suoi pensieri. Si fermava sempre a riflettere nei posti sbagliati.
Alla fine optò per avviarsi verso la biblioteca. Se Louis si fosse presentato avrebbe affrontato la situazione al momento.
Tre e mezza.
Quattro.
Quattro e mezza.
Cinque.
Ma il riccio non si decideva ad andarsene, in fondo sperava che Louis sarebbe venuto.
Sei.
Era palese che non si sarebbe presentato.
Harry, lentamente, raccolse la sua roba e si avviò verso casa.
Quella sera cenò presto, bevve una lattina di birra e si guardò un altro di quei suoi dvd sdolcinati e strappalacrime su storie d’amore talmente impossibili da farti venire il voltastomaco. Illudersi non era certo il rimedio migliore al mal di cuore, ma il riccio non ne voleva sapere di impegnarsi in qualsiasi altro movimento, soprattutto non nello studio, non quella sera.
Quella notte sognò, nuovamente, il suo professore d’Inglese.
 

*******


La mattina dopo la sveglia non suonò, e il riccio non si diede la pena di svegliarsi comunque presto. Per una volta avrebbe potuto permettersi un po’ di..’ritardo’ in più. Difatti si presentò in classe cinque minuti prima della fine dell’ultima lezione. Un professore alquanto vecchio e dall’aria sgarbata gli chiese
‘E lei chi è?’ vedendolo fare il suo ingresso nell’aula.
‘Harry Styles, sono nel suo corso dall’inizio dell’anno’ rispose il riccio sfacciatamente, troppo assonnato per rendersi conto del comportamento che stava assumendo con un suo professore.
‘E le pare per caso questa l’ora di presentarsi alle mie lezioni? Vada immediatamente fuori dall’aula, e la prossima volta arrivi ad un orario decente!’ rispose quasi urlando l’insegnante, andando su tutte le furie.
‘Come vuole..’ Harry si avviò disinteressato fuori dalla classe.
-Poco male-
Si stava avviando verso casa quando una porsche rossa dall’aria costosissima accostò accanto a lui. L’uomo al voltante abbassò il finestrino oscurato e Harry all’inizio scorse solo dei rayban neri. Poi si andò delineando la figura di Louis.
‘Serve un passaggio, ragazzino?’ chiese sorridendo maliziosamente.
-Ma che diavolo? Prima scappa dopo avermi baciato e il giorno dopo mi offre un passaggio?!-
‘Ehm..ok’ maledetta timidezza.
Harry entrò nell’auto e si sedette lentamente sul sedile, quasi avesse paura di graffiarlo quanto era prezioso. Poi chiuse piano la portella. Era nella macchina di Louis, solo, con Louis a pochi centimetri da lui. Tutt’un tratto l’imbarazzo al ricordo della scena di ieri si presentò andandogli ad arrossare le guance. Tipico.  Louis ingranò la quarta e chiese
‘Dove abiti?’ ruppe il ghiaccio.
‘Proprio dietro l’angolo, dritto fino all’incrocio e poi svolta a destra’ rispose Harry tutto d’un fiato.
Il resto del viaggio, seppur breve, fu silenzioso e, almeno per Harry, maledettamente imbarazzante. Non fece altro che fissare Louis, con quegli occhiali provocanti e i pantaloni fin troppo aderenti.
‘E’-è questa’ sussurrò il riccio, e Louis accostò.
‘Senti, Harry..’ era una delle prime volte che lo chiamava così, il suo nome era maledettamente bello pronunciato da lui.
‘Quello che è successo ieri.. non vorrei che ti fossi fatto un'idea sbagliata..’
Ad Harry prese un colpo. Louis gli aveva appoggiato una mano sulla gamba più vicina e ora lo stava accarezzando lentamente. Le guance del riccio andarono a fuoco, la schiena s’irrigidì e fu colto da brividi in tutto il corpo.
‘Quello che intendo è..’ Louis si avvicinò, era maledettamente vicino alle sue labbra.
‘..mi è piaciuto’ sussurrò maliziosamente, baciando Harry, per la seconda volta.




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ello pippol! :)
scuuuuuuuuuuuuuusate del ritardo çç è che domenica sono andata al concerto dei ragazzi a verona (ho una foto stupenda in cui harry e lou si mangiano con gli occhi ghjfd) e i giorni prima ero impegnata coi 'preparativi' e quelli dopo ero ancora troppo agitata. è stato bellissimo. voi ci siete andate?
beh basta parlarne, non ve ne frega nulla, lo so. lol
alloooora, che ne dite di liam e harry e del loro bacio? e del secondo bacio larry? preferite i larry o lirry? beh come vedete anche harry è indeciso ed è in confusione, soprattutto per il comportamente ambiguo di louis.
grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo e a chi segue la storia. vi va di lasciarmi una piccola recensione a questo capitolo? non capisco se la storia vi piace e non sono sicura se continuarla quindi
baci xx

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Capitolo 7
*** chapter seven ***


In questo capitolo ci saranno scene rosse, lettrice avvisata mezza salvata. Se non apprezzate questo genere l’uscita è nell’ ‘x’ rossa in alto a destra. Ogni riferimento a fatti o azioni non è puramente frutto della mia immaginazione. Infatti i personaggi della fan fiction non mi appartengono (non ancora).


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-Caro Harry, ti serve un invito scritto per svegliarti dal tuo stato perenne di trance, evitare i brividi lungo la schiena, non pensare alla mano di Louis sulla tua coscia, e ricambiare questo fottutissimo bacio?-

In effetti, appena Louis si era avvicinato e aveva poggiato le labbra sulle sue, Harry era rimasto talmente sorpreso da immobilizzarsi sul posto,  ma ora non c’era tempo per pensare, ora doveva solo godersi quel bacio, sperando che poi Louis non sarebbe scappato, di nuovo. Così, senza aspettare che fosse il suo professore ad approfondire il bacio, il riccio aveva leccato il suo labbro inferiore, per poi accedere alla sua bocca. Le loro lingue si scontravano e si intrecciavano, bisognose l’una dell’altra, quasi non aspettassero altro da sempre. E in fin dei conti, sia per Louis che per Harry, era così. Dal pomeriggio di due giorni prima, quando si erano baciati, il riccio non desiderava altro che riprovare quelle sensazioni. In più, stavolta, Louis continuava ad avvicinare la mano al suo interno coscia, e questo non semplificava certo la situazione. Quando quella macchina diventò troppo stretta per l’imbarazzo di Harry il riccio si staccò appena ansimando
‘V-vuoi salire?’ aveva sospirato.
‘Vacci piano, ragazzino’ e aveva riso.
Poi aveva lasciato un ultimo bacio umido a Harry, a labbra aperte, si era staccato e dopo un
‘Ripetizioni extra domani?’ accompagnato da un sorriso malizioso, aveva aperto la sicura, facendo intendere ad Harry di uscire.
‘G-grazie per il passaggio’ aveva sussurrato il riccio, ancora eccitato e rosso in viso.
‘A domani, ragazzino’


****


Harry non si era mai svegliato così presto in tutta la sua vita da quando frequentava l’Università. Forse era la voglia di vedere Louis, forse il suo ricordo, forse il suo sapore sulle labbra. Il riccio sorrideva da più di mezz’ora, quasi gli fosse venuta una paralisi facciale, e aveva cambiato maglietta circa un milione di volte, indeciso su quale mettersi, optando poi per la classica maglia nera dei ramones, tipico di Harry. Avrebbe visto Louis sia la mattina a lezione che il pomeriggio, per le ripetizioni. Era certo che stavolta si sarebbe presentato. Così, per la prima volta in due anni, Harry arrivò in orario alle lezioni, si sedette al solito banco e aspettò che il suo professore di Inglese facesse la sua entrata. Quando quest’ultimo oltrepassò la porta sbiascicando un annoiato ‘Buongiorno’ il suo sguardo incontrò subito quello del riccio.
Un sorriso.
Un occhiolino.
Le guance di Harry che si facevano rosse.


-Dimmi che non te lo sei immaginato. Dimmelo Harry.-

I pensieri del riccio vagavano tutti intorno a quel gesto che Louis gli aveva rivolto. Quasi non si rendeva conto di essere ancora in classe, fu solo interrotto dal
‘Styles? Alla lavagna’ di Louis.
Quant’era ovvio che fosse solamente una scusa per poter osservare da più vicino il riccio che occupava i suoi pensieri da giorni ormai.
‘I-io?’  chiese perplesso Harry
Si, tu, ragazzino’ un sorriso fin troppo malizioso.

La mattina non era mai passata così velocemente, tra le occhiate del suo professore, il suo continuo ammiccare, i suoi sorrisi maliziosi e i suoi occhiolini, e adesso Harry, seduto al tavolo più appartato della biblioteca, non poteva far altro che aspettare, torturandosi le dita.
Sono in ritardo?’ Louis. La voce che gli era appena giunta all’orecchio, bassa e provocante, era la sua. Ed erano sue anche le labbra che sfioravano il lobo di Harry. Quando vi lasciò un leggero morso il riccio non seppe trattenere un gemito di piacere. Per troppo tempo l’aveva solo sognato.
‘Che ne dici di fare qualche lezione di.. anatomia?’ disse accarezzando la coscia di Harry, dopo essersi seduto al suo fianco.
‘A-anatomia? N-non credo sia compresa nel programma’ rispose Harry imbarazzato. La risata di Louis arrivò forte alle sue orecchie.
‘Ah si? E questo c’è nel programma?’ chiese baciando prepotentemente Harry. Il riccio si chiese se quello fosse il paradiso, e, probabilmente, sarebbe riuscito a pizzicarsi un braccio, se solo le sue mani non fossero state occupate a stringere i fianchi di Louis. Solo quando la mano del suo professore, posata sulla sua coscia,  si avvicinò al suo accenno di erezione allora si staccò all’improvviso ansimando un
‘Non-non penso sia il posto adatto’ le guancie gli si colorarono di rosso e la risata di Louis non l’aiutò a sbollire l’imbarazzo.
‘Hai paura che lo venga a sapere mammina?’ il suo sorriso a sfotterlo.
Per tutta risposta Harry si riavvicinò e gli lasciò un altro bacio a labbra aperte, insinuando la sua mano sotto la camicia, fin troppo aderente, di Louis. Furono costretti a staccarsi dopo un tempo indefinito, solo a causa del rumore dei tacchi della bibliotecaria, che si faceva sempre più vicino. La vecchia zoppa si faceva riconoscere dal suo passo cadenzato.
‘Professore, la segreteria mi ha mandato alcuni fogli da farle firmare’ disse quest’ultima porgendogli poco cortesemente delle scartoffie.
‘Grazie Mrs. Smith, gliele farò riavere uscendo’ rispose con un sorriso cordiale quanto finto Louis, sistemandosi la camicia e posando quei fogli pieni di stronzate burocratiche sul vecchio tavolo di mogano.
‘Come no’ rispose la vecchia con tono acido, guardando male entrambi, forse per la loro vicinanza, o per i ricci stravolti di Harry.
‘Dov’eravamo rimasti?’ chiese Louis, uno sfacciatissimo sorriso malizioso, dopo che la segretaria ebbe girato l’angolo dello scaffale più lontano.
‘Vieni con me’ aveva sussurrato Harry alzandosi, l’emozione a mille, le dita intrecciate a quelle di Louis.
‘Dove stiamo andando, ragazzino? Mi porti in paradiso?’ Louis, con quel sorriso malizioso stampato in faccia, si faceva sempre più impaziente. Camminavano tra gli scaffali polverosi da almeno un minuto ormai, e lui voleva finire ciò che aveva iniziato.
‘No, te lo mostro’ aveva detto Harry, in un impeto di coraggio, voltandosi, sbattendo il suo professore contro uno degli scaffali e baciandolo nel modo più sporco che poteva.
‘Ma come sei aggressivo, mi pia..’ aveva tentato di dire Louis, ma era stato interrotto dal suo stesso gemito di piacere, quando Harry Styles aveva cominciato a palpare il suo didietro da favola. Poi era passato a slacciare, non senza difficoltà, i bottoni della camicia aderente di Louis, e aveva morso uno dei suoi capezzoli, ormai turgidi. Ora il riccio sentiva solo il battito del suo cuore a mille, le gambe molli e i gemiti del suo professore. Credeva di non aver mai sentito nulla di più bello in tutta la sua vita.
Quando aveva ormai goduto abbastanza, Louis decise di affrettare le cose, abbassando la zip dei pantaloni di un Harry sempre più eccitato. Aveva accarezzato la sua erezione ormai accentuata da sopra i boxer e poi aveva infilato dentro una delle sue mani, dimostrandogli che, per quella volta, il paradiso l’avrebbe visto lui.
‘La sega migliore del mondo’ aveva mormorato Harry, una volta che Louis ebbe finito, trovando il coraggio non sapeva nemmeno lui  bene dove. Forse  la sua timidezza era stata offuscata dall’orgasmo di poco prima.

–E non te la sei fatta da solo pensando a lui- aggiunse la sua coscienza, ma stavolta glielo poteva concedere.

‘Ed è solo l’inizio’ queste le parole di Louis, dopo aver riso come fosse stato sbronzo. Poi si era allacciato la camicia, aveva passato una mano sul suo ciuffo per ravvivarlo e si era allontanato velocemente lasciando il riccio con un ‘Ci vediamo, ragazzino’ non prima di aver lasciato cadere, forse appositamente, un foglio dalla tasca posteriore dei jeans.
‘Louis, hey aspetta ti è caduto que..’ si era interrotto, non vedendo più traccia del suo professore.

Questa sera sconto del 20% per chi acquista delle prevendite per il Fabric. Ultima serata prima della chiusura. Charterhouse street, 54’ aveva mormorato poi tra sè e sè, leggendo il volantino.

-Che Louis l’abbia fatto cadere apposta perché tu lo ve.. nah, impossibile-

‘Si  salve, Harry Styles, 21 Baker street, mi servirebbe un taxi per le 22:00, è possibile?’ queste erano state le parole di Harry, il cellulare all’orecchio, mentre si incamminava verso casa.

 
*****
 
Quella stessa sera, alle 22:34, si ritrovava in coda davanti ad una delle discoteche più famose di Londra. Dopo un’ora di attesa ed imprecazioni, il riccio riuscì finalmente ad entrare, ed assaporare l’odore di alcool e sesso di quel luogo.  C’era gente ovunque, che ti veniva addosso e ti spingeva. Harry si pentì di essere andato in quel pub dopo nemmeno mezz’ora, non avrebbe mai trovato Louis in mezzo a tutta quella calca. Così si avviò verso il bancone per ordinare un Long Island. Sette drink, ventitré sterline in meno, e una vescica piena dopo, Harry stava entrando nei bagni, quando sentì dei gemiti provenire da dietro la porta. Come non riconoscerli? Era Louis, ne era sicuro, ma, in quel momento, avrebbe preferito che non lo fosse. Anche se aveva fatto un’ora di coda per entrare dentro quel posto squallido, anche se aveva annaspato tra trentenni eccitati per arrivare ai bagni, anche se era lì solamente per lui. Quando entrò e vide un biondino che si strusciava oscenamente su di lui il suo istinto ebbe la meglio e si diresse a grandi falcate verso i due, mollando allo sfortunato un destro in pieno viso.  Il ragazzo era talmente sbronzo da non reggersi in piedi e si accasciò contro il muro. Louis incrociò lo sguardo del riccio e affogò nei suoi occhi per un istante. Poi scoppiò in una risata, una di quelle che Harry conosceva bene, una di quelle da sbronzi.
‘Sei così.. possessivo, ragazzino’ disse Louis piegandosi in due dalle risate. Poi si avvicinò al riccio.
‘Allora ce l’hai fatta a venire’ sorrise maliziosamente e gli lasciò un bacio sull’angolo delle labbra, così che Harry potesse sentire tutte le sfumature di alcool che aveva ingerito.
‘Ti stavo cercando’ sussurrò Harry con voce roca all’orecchio di Louis, leccandogli il lobo. Lui si lasciò sfuggire un gemito e mise, per la prima volta, una mano tra i ricci del più piccolo. Aspettava quel momento da mesi, e, sebbene fossero sudati e odorassero di fumo, la soddisfazione che provò in quel momento lo ripagò di tutto il tempo che aveva atteso.
‘E adesso che mi hai trovato, cosa vorresti farmi?’ sussurrò ancora al suo orecchio in maniera provocante.
‘Che ne dici.. se ricambio il favore di oggi?’ chiese Harry, sorridendo. L’Alcool gli faceva decisamente bene, il ragazzino timido e insicuro che c’era in lui ora era nascosto da qualche parte dentro la sua testa.
‘Dovresti bere di più ragazzino, mi piaci quando parli così, sei.. più sexy’
Harry Styles si era sentito dire tante cose in vita sua, e poche volte erano stati complimenti, senza contare sua madre e sua sorella,certo. Ma mai, mai, si sarebbe aspettato di sentire il suo professore di Epica e Letteratura inglese sussurrargli all’orecchio di essere sexy, mentre già si slacciava i pantaloni.
Così il riccio, tra baci, morsi e leccate, si abbassò fino a trovarsi faccia a faccia con l’erezione del castano, che per il momento si limitò a leccare da sopra i boxer.
‘Non fare il bastardo’ aveva detto Louis, con un risolino isterico. Dopotutto aveva ragione, e poi Harry era impaziente di sperimentare su di lui tutto ciò che aveva sognato da due mesi a quel giorno. Quindi abbassò impaziente i boxer e passò la lingua su tutta la lunghezza del suo membro, per poi prenderlo in bocca e pompare velocemente, con la mano di Louis avvinghiata ai suoi ricci e i suoi gemiti in tutta la stanza. Quando venne non avvertì nemmeno il riccio, che mandò giù tutto il suo seme. Poi Harry si rialzò e, tra una risata e l’altra, si scambiarono ancora baci sporchi.

Il sapore di Louis sulle labbra di Harry, le labbra di Harry su quelle di Louis, il sapore di Louis nella sua stessa bocca, Harry e Louis una cosa sola, come era giusto che fosse.



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ello pippol! :)
scusate tantissimo del ritardo, ma ho avuto un blocco dello scrittore tremendo, non sapevo più come continuare, stavo andando in crisi çç
comunquee.. che dire? sono abbastanza imbarazzata per le due scene rosse ahahah, spero non siano un totale disastro. beh nel capitolo troviamo solo larry, i rapporti tra i due si fanno più intimi e soprattutto il nostro timido Harry scompare diventando un pervertito, lol. ecco tutto.

se volete contattarmi su twitter sono https://twitter.com/fatisbeautjful (i miei contatti sono anche sulla bio)

infine ringrazio le 45 persone che seguono la mia storia, le 11 che l'hanno messa tra le preferite e chi l'ha messa nelle ricordate ghjfd vi amo!
ma soprattutto ringrazio tantissimo le sei persone che mi hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo. grazie, grazie, grazie. ho capito che c'è chi tiene alla storia ed ora mi sono convinta a continuare, vi adoro!
spero di trovare una vostra recensione anche qui, soprattutto spero vi sia piaciuto il capitolo.
baci xx


 

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Capitolo 8
*** chapter eight ***


 

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Trentasei chiamate perse, dodici sms e tre messaggi in segreteria, un mal di testa atroce, per non parlare del male alla schiena. Quella mattina Harry si era svegliato sul pavimento di una camera da letto che non era nemmeno sua. A svegliarlo era stato il suo cellulare, che continuava a vibrare. Ma ciò che preoccupava davvero Harry era il mittente di tutte quelle chiamate e sms: Liam. Che c’era di tanto urgente da cercare di contattarlo così ossessivamente? Se ne sarebbe preoccupato più tardi, ora il suo problema principale era
‘dove mi trovo?'

Si alzò a sedere, guardandosi in giro e stropicciandosi gli occhi, non riconosceva quella stanza. Quando sentì russare leggermente qualcuno si girò verso il letto a due piazze che gli stava accanto e scorse un dolcissimo Louis Tomlinson, completamente nudo, coperto in parte da un piumone a quadri blu e verdi. Il riccio lo guardò teneramente, sembrava quasi dolce, adesso, con le labbra semichiuse e quell’espressione da bambino. Nessun sorriso malizioso, nessuna provocazione. Harry non potè far a meno di pensare che fosse la cosa più bella che avesse visto.

-Aspetta.. Tu e Louis, nudi, sullo stesso letto.. (beh veramente tu sei col culo per terra Harry)- la sua coscienza, sempre a tenere in considerazione i dettagli. Comunque..
-Non avrete mica..?-

No, impossibile. Non poteva averlo fatto con Louis dopo mesi che aspettava quel momento  e non ricordarsi assolutamente niente. Non poteva e basta. E se invece.. No, l’avrebbe chiesto a Louis, tanto per esserne certo, ma era sicuro che non l’avessero fatto. Non potevano, non dovevano, averlo fatto quando Harry era talmente ubriaco da non ricordarsi nulla.
Doveva svegliarlo? Pensava sarebbe risultato scortese a raccogliere la sua roba ed andarsene, come una puttana. Ma di svegliarlo non se ne parlava, non ne aveva il coraggio, Louis era una versione paradisiaca mentre dormiva, e Harry non poteva rovinare tutto svegliandolo. Fortunatamente, si fa per dire, il problema lo risolse Liam, facendo vibrare, di nuovo,il cellulare del più piccolo. Il riccio fece appena in tempo a leggere il nome ‘Liam’ sullo schermo, che gli arrivò una cuscinata dritta in testa, seguita da un
‘Spegni quella merda, è tutta stanotte che fa casino’ sbiascicato da un Louis piuttosto assonnato.
‘Buongiorno anche a te’ disse Harry lentamente, sorridendo al suo professore, che si era rigirato tra le coperte.
‘Mmmh’ un mugolio uscì dalla bocca di Louis.
‘Senti un po’, che ci faccio qui per terra?’ chiese Harry sfoggiando un’espressione tra il perplesso e il divertito. Allora Louis scoppiò in un risolino isterico da dopo sbornia e
‘Non credo che tu voglia davvero saperlo’ ammiccò.
‘C-cosa? Cosa dovrei sapere?’ Harry, occhi spalancati e guance già rosse, cominciava a temere il peggio. Così Louis, con voce maliziosa, come al solito, cominciò con un
‘Ieri sera, ragazzino, era così andato che quando ti ho portato a casa mi hai trascinato a letto, ti sei messo a cavalcioni su di me, io ti ho spinto appena per ribaltare le posizioni, tu sei caduto a terra e.. non ti sei più rialzato’ quando Louis ebbe finito scoppiò in una risata, quasi piangendo da quanto la cosa lo divertiva, tenendosi la pancia.
Harry credeva che da un momento all’altro sarebbe esploso per l’imbarazzo. Le guance rosse come mai lo erano state prima in tutta la sua vita.

-La figura di merda peggiore di sempre, Harry. Ti sei davvero superato stavolta-

Così era rimasto immobile, al colmo dell’imbarazzo, a fissare Louis ridere, bello come non mai. Gli ci erano voluti all’incirca trenta secondi per realizzare che starsene lì ad osservare il castano non avrebbe certo migliorato la situazione. Così
‘Ah si? Ti faccio tanto ridere? Vediamo chi ride ora’ esclamò, balzando sul letto e mettendosi a cavalcioni su Louis, prendendo a solleticarlo ovunque. La sua risata, se possibile, si fece ancora più forte.
‘B-basta! Harry Ba’ si interruppe lanciando un gridolino.
‘Ti metto C- nel prossimo tema’ asserì, minacciando Harry.
‘Così non vale’ continuò lui, mostrando il suo sorriso con tanto di fossette. Louis invece annuì convinto.
‘Non lo faresti mai, rinunceresti all’ultimo mese di ferie solo per me?’ Harry si fermò.
‘Non credo sia un problema’ concluse il suo professore, alzandosi sui gomiti e baciandolo. Ad un tratto interruppe il bacio chiedendo
‘Chi è l’idiota che non la smette di chiamarti? Il cellulare ha vibrato tutta la notte, ragazzino, ad un tratto ho risposto e credo d’averlo mandato a fanculo in modo poco cortese’ disse, ridendo.
‘Hai fatto cosa?’domandò il riccio incredulo.
Ora si spiegavano tutte le chiamate di Liam.
 

******


Dopo due ore Harry stava bussando alla porta di Liam, torturandosi il labbro inferiore ed urlando
‘Liam sono io, Harry!’ ma il castano non si decideva a presentarsi all’entrata.
‘Liam, aprimi! Per piacere’ disse questa volta con tono rassegnato. Dopo poco il più grande si decise ad aprire la porta con un
‘Che c’è?’ irritato.
‘Come che c’è? Mi hai chiamato almeno una ventina di volte, che c’è lo dico io!’
‘Con chi eri ieri serra, Harry? Si può sapere chi era il ragazzo al telefono e che ci faceva con il tuo cellulare in mano?’
-E ora? Non puoi dirgli che era Louis, ti farebbe a pezzi-
‘Io.. Non sei mia madre, Liam’ asserì Harry, non sapendo come sviare il discorso in altro modo.
‘Bene, ci si vede in giro allora’ aveva detto Liam, facendo per chiudergli la porta in faccia, ma Harry l’aveva preceduto, infilando un piede nel mezzo.
‘Ok, ok. Hai vinto. Era Louis, ero con Louis’ ammise il riccio guardando in giù, per paura della reazione del castano.
‘Lo sapevo’ Liam sorrise amaramente.
‘La voce di Tomlinson è inconfondibile come sempre’ continuò, con un’espressione disgustata. Harry fece un passo verso il castano.
‘Senti  mi dispiace, è che..’ alzò la testa, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso, col suo respiro caldo sul collo.
‘Scegli Harry. O Louis, o me.’ Sussurrò Liam, deciso.
‘Liam io..’ Cosa avrebbe dovuto fare? Il castano era stato così dolce con lui da quando si erano ritrovati, ma come poteva lasciar andare Louis proprio ora che, dopo due mesi, era finalmente riuscito a concludere qualcosa con lui?
‘Stavo con Brian da due anni, Harry. E l’ho lasciato. Per te.’ disse, continuando a guardarlo dritto negli occhi.
‘Non ti ho mai chiesto di farlo’ sussurrò il riccio.
‘Come pensavo..’ il castano abbassò lo sguardo, deluso, indietreggiando.
‘Liam, ti prego, non..’ tentò Harry, prima che l’altro lo interrompesse.
‘Non dovresti fidarti di Louis, tradisce la fiducia di tutti, e non esiterà a farlo nemmeno con te’ aggiunse.
‘Scusami’ sussurrò il riccio, con la voce incrinata dal pianto che cercava di trattenere.
‘Fa niente piccolo, tornerai. So che tornerai, prima o poi. Ed io sarò qui ad aspettarti, sappilo’ poi sorrise tristemente, lasciò un bacio sulla guancia di Harry e chiuse la porta dietro di sè.
Harry sentì le prime lacrime bagnargli le guance poco dopo, così si voltò e tornò lentamente verso il suo appartamento. Liam gli sarebbe mancato, gli sarebbe mancato da morire.

Ed ora?


****

Dopo aver passato le precedenti due ore a camminare per uno dei tanti parchi di Londra, trattenendo le lacrime, ad Harry non venne in mente niente di meglio che entrare in una tabaccheria e
‘Un pacchetto di merit, grazie’

Non aveva mai fumato in vita sua, così, alla prima boccata, già rischiò di soffocarsi.

-Davvero, un’ottima idea, devo dire la migliore da anni- era pure sarcastica ora, la sua coscienza.

Alla seconda merit rischiò di ingoiare la cenere rimasta alla fine della sigaretta.
Alla terza, essendosi quasi bruciato i jeans, urlò un ‘vaffanculo’ gettando il pacchetto mezzo pieno in un qualsiasi cestino e guadagnandosi le occhiate sconcertate di chi gli stava a pochi passi di distanza. Cosi
‘Si può sapere che avete da guardare? Eh?’ urlò, un po’ a tutti, un po’ a nessuno.


*****

Il giorno seguente, a lezione, gli occhiolini del suo professore riuscirono a distrarlo da Liam, almeno un po’. Da un po’ ormai, Harry e Louis, flirtavano in continuo durante le lezioni. E, finchè i compagni non notavano niente, ad entrambi stava bene così. Intanto le ripetizioni continuavano e, quel pomeriggio, mentre si baciavano tra gli scaffali della biblioteca, Harry ripensò alle parole di Liam «non dovresti fidarti di Louis, tradisce la fiducia di tutti, e non esiterà a farlo nemmeno con te». Allora, tra un ansito e l’altro, trovò il coraggio di chiedere
‘Louis?’
‘Mmh?’ un mugolio del suo professore.
‘Tu.. tieni a me, vero?’
Il castano non accennava a rispondere.
‘Vero?’ ritentò.
‘Mmh, zitto Harry, continua quello che stavi facendo’
 



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ello pippol! :)
stavolta sono in orario! beh, che dire? per la felciità di molte di voi, Liam esce (momentaneamente) di scena. e quando tonerà.......
Louis invece sembra anche più dolce del solito, quella mattina, poi però torna lo stronzo di sempre, e la sua frase finale farà riflettere il nostro Harry. a proposito, dove'è finito l'Harry dolce e timido di sempre? waaa mi mancaa çç a voi?
grazie mille delle recensioni allo scorso capitolo, lasciatene una anche qua se vi va :)
beh vi lascio il link dell'os (ovviamente larry) che ho scritto tempo fa, se vi va di leggerla :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1647902&i=1
a presto,
baci xx

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Capitolo 9
*** chapter nine ***


ATTENZIONE: In questo capitolo ci saranno scene rosse, lettrice avvisata mezza salvata. Se non apprezzate questo genere l’uscita è nell’ ‘x’ rossa in alto a destra. Ogni riferimento a fatti o azioni non è puramente frutto della mia immaginazione. Infatti i personaggi della fan fiction non mi appartengono (non ancora).


 

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Era passato poco più di una settimana dall’ultima volta che Harry aveva visto Liam, quella sera, e non poteva negare che gli mancasse da morire. Aveva passato gli ultimi cinque anni della sua vita con il peso della sua assenza sulle spalle e adesso che l’aveva ritrovato lasciarselo sfuggire così era stata una delle cose più stupide che avesse mai  fatto. Era l’unico con cui poteva sfogarsi, l’unico che avrebbe capito, l’unico che sapeva. E, anche se Harry non voleva ammetterlo, era anche l’unico che ci tenesse davvero a lui.
Dal giorno in cui aveva chiesto a Louis se tenesse a lui e lui non l’aveva nemmeno degnato di una risposta non aveva più toccato l’argomento. Sapeva perché non aveva pronunciato quel maledetto ‘si’, per questo non ci voleva pensare, non voleva ferirsi. D’altra parte, finchè le cose almeno andavano bene, non poteva dirsi pentito.

Vedeva Louis quasi  ogni giorno alle lezioni e non facevano altro che flirtare. Era un continuo susseguirsi di occhiolini, sorrisi e leccarsi le labbra. E in quei giorni Harry era stato alla lavagna più volte di quante ci fosse mai stato in tutta la sua carriera scolastica. Cercavano sempre un modo per toccarsi e sfiorarsi, qualsiasi scusa era buona. Quando si avvicinava alla cattedra Harry carezzava la schiena di Louis e lui sfiorava la spalla del riccio ogni volta che passava accanto al suo banco, provocandogli brividi ovunque. Erano talmente accecati dall’attrazione che provavano l’uno per l’altro da non valutare nemmeno l’opzione che i compagni di corso di Harry sospettassero qualcosa.

Il pomeriggio si incontravano sempre più spesso nella biblioteca con la scusa delle ripetizioni, ma, una volta nascosti tra gli scaffali, se c’era una cosa che amavano studiare erano i loro corpi, non di certo Inglese.

Nell’ultima settimana Louis si era anche presentato un paio di volte da Harry. Ma il patto era posto scelto da Louis, orario scelto da Louis. Infatti il suo professore aveva la strana mania di prendersi la libertà di arrivare agli orari più improbabili, spesso non del tutto sobrio. Ma, quella sera, non era lo stato di Louis, nemmeno la sua puzza d’alcool o l’orario improbabile, a dare fastidio ad Harry. Forse erano, più di tutto, quei succhiotti viola sul collo e qua e là sulle clavicole sporgenti, lasciate scoperte dallo scollo a V della maglietta.
‘Louis chi te li ha fatti quelli?’ fu infatti la prima domanda del riccio, infuriato.
‘Quelli cosa?’ urlò quasi il suo professore, scoppiando a ridere. Era ubriaco, di nuovo.
‘Non prendermi in giro, dove sei stato?’
‘Smettila di fare la mammina preoccupata’ rispose.
‘Non faccio la mammina preoccupata, voglio sapere chi è stato il cazzone che ti ha toccato’
‘Ma come siamo gelosi’ poi rise di nuovo.
‘Vaffanculo Louis’ urlò il riccio, correndo verso la sua camera e sbattendosi la porta alle spalle.

Nella mezz’ora che seguì, Harry sentì l’acqua della doccia scrosciare, segno che Louis si stava dando una ripulita, e tutti i cassetti della credenza sbattere. Cercava qualcosa, probabilmente un bicchiere e una pastiglia per il mal di testa, ormai lo conosceva. Stava quasi per riaddormentarsi, quando sentì la porta aprirsi e poco dopo il letto abbassarsi sotto il peso di Louis. Era dietro di lui, e ora gli avvolgeva i fianchi con le braccia magre.
‘Scusami’ sussurrò Louis.
‘Non t’importa nulla di me’
‘No, non è così’ continuò lui, accarezzandogli il petto nudo.
‘Dimostramelo’ disse il riccio, voltandosi verso Louis.
‘Non ora Harry, sai anche tu che non sono perfettamente sobrio, e voglio godermi    ogni   singolo   istante   della nostra prima volta’ soffiò sulle sue labbra, per poi baciarlo dolcemente.
Harry non rammentava ci fosse stata un’altra volta in cui Louis  era stato dolce con lui, se non, forse, la prima mattina in cui si era svegliato in camera sua, la mattina del litigio con Liam. Per questo, sentire il suo professore pronunciare quelle parole, lo mandò in un’altra dimensione, provocandogli brividi ovunque. E quel bacio.. oh quel bacio l’avrebbe ricordato anche per sempre. Non era uno dei soliti baci sporchi, era dolce, dolce e pieno d’amore. Così Harry, dopo due settimane, ebbe il coraggio di chiedergli di nuovo
‘Tieni a me Louis?’ in un sussurro timido.
‘Ma certo che ci tengo a te, Harry’ disse, prima di baciargli la fronte e accoccolarsi a lui.
 

E non c’era altra cosa che Harry avrebbe preferito sentire in quel momento.



**************
 


La mattina dopo, svegliandosi, la prima cosa che notò Harry fu l’assenza di Louis.

Tipico.

Ormai ci aveva fatto l’abitudine. Solo.. dopo le parole della sera prima aveva davvero sperato che stavolta, almeno questa, sarebbe rimasto. Con Louis era sempre così: non si poteva mai sapere cosa avrebbe deciso, cosa avrebbe pensato. I suoi sbalzi d’umore erano più frequenti della pioggia su Londra. Un attimo prima era aggressivo e passionale, quello dopo era la dolcezza fatta persona, e Harry doveva prenderlo così,  come veniva. O così, o niente. Spesso, in quelle due settimane, il riccio si era chiesto come faceva a vivere senza Louis, prima. Insomma, la sua vita era così monotona e frustrante: fantasticare su Louis senza poterlo avere. Ed ora già si ritrovava a pensare che senza di lui non ce l’avrebbe mai fatta. Questo sentimento cresceva sempre più in lui, e lo spaventava. Sapeva che Louis, nonostante tutto, non avrebbe mai ricambiato quello che provava lui. Ma, per ora, andava bene così, anche se il riccio doveva convivere con la costante paura che Louis da un momento all’altro se ne andasse, portando con sè anche la sua felicità.
I suoi pensieri furono interrotti solo dall’insistente ‘beep’ del suo microonde, segno che qualcosa era pronto. Strano, Harry si era appena svegliato, come poteva aver usato quell’aggeggio? Così, a fatica, si alzò dal letto e si avviò in boxer e a piedi nudi verso la cucina. Una brioche calda dentro al microonde e un post-it firmato da Louis sul frigo. Allora doveva essere uscito da poco, allora aveva passato la notte con lui.


 

‘Buongiorno bella addormentata, ti ho lasciato un regalino nel microonde ;)
Ti aspetto a lezione.
Louis xx’



Harry rimase così sorpreso da dimenticarsi di spegnere il microonde e rischiare di mandare a fuoco la casa. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da Louis. Insomma, era stato così dolce, così diverso dal solito. Sembrava quasi fossero.. una vera coppia.

Peccato che nessuno sapesse di loro.




**********


Quella mattina le lezioni erano ancora peggio del solito, senza Louis. Tra l’altro non l’avrebbe nemmeno visto il pomeriggio per le ‘’ripetizioni’: maledetti corsi di formazioni per professori.  Le cose si fecero più interessanti solo verso le 10:34, quando il cellulare di Harry vibrò nella sua tasca.

'Terza porta a destra, ultimo piano xx’

Louis.

Cosa aveva in mente?

Si era congedato dal professore di turno con un ‘non mi sento molto bene’, e ora si ritrovava a salire l’infinita serie di scale che lo separava dal luogo dell’ ‘’appuntamento’’. Cosa c’era di tanto urgente da interromperlo durante le lezioni?

Quando arrivò all’ultimo piano, appena svoltato nel corridoio, vide Louis appoggiato ad una porta, con i capelli leggermente scompigliati e la camicia appena sbottonata. Non c’era nulla di più bello al mondo, Harry ne era certo.
‘Che c’è?’ chiese avvicinandosi, con un sorriso mozzafiato. Louis si avvicinò a lui, lo tirò verso di sè e cominciò a baciarlo come se non avesse potuto farlo per giorni interi. E, in un certo senso, era così. Ormai ogni istante distante dal suo riccio era un’eternità.
Dopo alcuni minuti si decise a rispondere, staccandosi dalle sue labbra arrossate
‘Non riuscivo ad aspettare ancora’ gli sussurrò all’orecchio, e riprese a baciarlo.
‘A-aspettare c-cosa?’ chiese Harry, tra un bacio e l’altro. Louis allora aprì la terza porta a destra dell’ultimo piano, rivelando un comunissimo sgabuzzino, e spingendoci dentro il più piccolo, per poi chiudersi la porta alle spalle.
‘Me l’hai chiesto tu ragazzino, me l’hai chiesto tu ieri sera di dimostrartelo
‘Q-qui?! Ora?!’ chiese Harry sbalordito.
‘Perché no?’ domandò massaggiandogli prepotentemente l’erezione da sopra i pantaloni, facendogli sfuggire un gemito e un
‘Hai ragione, adesso è perfetto’. Certo, con le sue mani sul suo corpo qualsiasi posto e qualsiasi momento sarebbero stati perfetti.

Così, in pochi istanti, sparirono le lezioni, i rumori, le persone che avrebbero potuto sentirli.. erano solo Harry  e Louis, e i loro corpi accaldati.
Mentre Harry cercava di sbottonare quella camicia azzurra a Louis, lui si avvicinava sempre di più, strusciando i loro bacini l’uno contro l’altro, complicando le cose. Quando finalmente se ne liberò, venne il turno dei pantaloni. Quei maledetti pantaloni troppo aderenti, che gli fasciavano perfettamente le gambe facendo di esse la cosa più eccitante che il riccio avesse mai visto. O la seconda, forse, la prima era il suo lato B. Per Louis fu decisamente più facile spogliare il più piccolo, e una volta sfilatogli i jeans neri non perse tempo. Si abbassò, leccando tutti i pettorali di Harry, fino ad arrivare all’elastico dei suoi boxer. Ci giocò con i denti, fino ad abbassarli e leccare il membro del riccio in tutta la sua lunghezza, mentre nelle sue orecchie rimbombavano i suoi ansiti. Una volta presa in bocca tutta la sua lunghezza cominciò a pompare, sentendo Harry infilare una mano tra i suoi capelli, per aiutarlo nei movimenti. Quando la voce di Harry, più roca del solito, sussurrò
‘L-louis, sto per..’
Louis si rialzò, baciandolo lentamente. Poi lo prese per le spalle e
‘Girati’ sussurrò, facendo aderire il suo petto al muro. Sentendo il riccio irrigidirsi sussurrò al suo orecchio un
‘Tranquillo, farò piano, andrà tutto bene, sssh’
Poi infilò in lui prima un dito, cominciando a muoverlo su e giù. Poi, lentamente, un secondo dito. Harry  non accennava a rilassarsi.
‘Su, piccolo, ti piacerà’


-Piccolo. Solo Liam ti chiama piccolo, Harry-


No, non poteva pensare a Liam proprio ora. Così scosse leggermente la testa e provò a concentrarsi su Louis. Quando sentì la sua punta calda tra le natiche non riuscì a trattenere un gemito, un po’ di dolore, un po’ di piacere. Louis si mosse lentamente, infilando il suo membro eretto interamente in Harry. Dopo poco prese a muoversi, sempre più velocemente. Presto nel riccio il dolore lasciò il posto al piacere, che lo travolse. Non c’era niente di più perfetto di quella prima volta. Non importava che fossero in uno stupido sgabuzzino polveroso, o che Harry dovesse tornare alle lezioni, l’avrebbe ricordata per sempre.
‘Louis, vieni dentro di me, fallo per me, ti prego’ sussurrò Harry tra i gemiti.
‘Har..’ tentò.
‘Per piacere’ biascicò lui.

Così, dopo qualche secondo appena, Louis si svuotò dentro di Harry. E quella fu solo la prima, perfetta, volta in cui il professore di epica e letteratura inglese e il suo alunno fecero l’amore.





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Ello pippol! :)
se ve lo stavate chiedendo...... no, non sono morta! scusate tantissiiimo del ritardo çç ho avuto poco tempo e anche poca ispirazione!
ok, sono imbarazzata. è la mia seconda scena rossa e spero che non faccia troppo schifo! dite che dovrei metter il rating rosso alla storia? io non credo, non penso ci saranno ancora molte scene rosse e non sono nemmeno descritte nei particolari!
beh ringrazio moltissimo per le recensioni allo scorso capitolo, spero di avere un vostro parere anche su questo :)
baci xx

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Capitolo 10
*** chapter ten ***



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Piccolo..piccolo’
Un sussurro all’orecchio di Harry, abbandonato ad uno stato pietoso di dormiveglia. Non capiva se stesse sognando o meno.
Hey, piccolo’
Un altro sussurro, questa volta un po’ più forte dei precedenti.

-Piccolo? Solo Liam ti chiama così. Harry, non avrai mica..?-

Stranamente, questa volta, Harry dovette ringraziare la sua coscienza, che lo fece alzare di soprassalto, trovando un Louis perplesso a pochi centimetri da lui, con i capelli stravolti e una Merit tra le dita piccole e magre, mezzo nudo sul loro letto. Per fortuna non aveva fatto cazzate, per fortuna non aveva sussurrato ‘Liam’ quando si era sentito chiamare in quel modo.
‘Che succede?’ aveva chiesto Louis, lasciando uscire del fumo dalle labbra fini, dopo alcuni istanti di silenzio.
‘Non chiamarmi piccolo’ aveva sbuffato lui, con un broncio dolce, lasciandosi ricadere sul materasso.
‘Perché? Non ti piace?’ chiese Louis, gattonando fino ad arrivare sopra ad Harry, per poi lasciargli un bacio a fior di labbra.
‘Sai di fumo’ affermò il più piccolo, storcendo la bocca in una smorfia che fece sorridere Louis per quanto facesse sembrare Harry un cucciolo.
Tu sai di me invece, piccolo’ sorrise Louis in modo malizioso e in parte derisorio. Il riccio arrossì al’istante, come potevano fargli ancora quell’effetto le affermazioni di Louis? E se la cavò con un
‘Ti ho detto di non chiamarmi così’ troppo impacciato per aggiungere altro.
Louis si alzò, spense la sigaretta sulla moquette di quel verde fastidioso che Harry amava e odiava allo stesso tempo - quel colore lo nauseava ma come non amarla? Come non amare qualsiasi cosa fosse di Louis?- e mentre si infilava una canottiera che lasciava intravedere le clavicole abbronzatesi voltò e chiese
‘Ah no? E come dovrei chiamarti allora? Preferisci ragazzino?’ e si lasciò sfuggire un sorriso ricordando quando Harry era soltanto il ragazzo fottutamente sexy in settima fila, quello che lo fissava durante le lezioni come fosse Brad Pitt, la Statua della Libertà o una qualsiasi altra opera d’arte.
In tutta risposta ottenne una cuscinata in pieno viso. Poi il più piccolo si alzò, afferrò i rayban lasciati la sera precedente sul comodino e con voce roca disse
‘Chiamami Bond, James Bond’ cercando, e riuscendo anche bene nel suo intento, di risultare sexy.
Louis invece rise di rimando dicendo
‘Mi  segua in cucina signor Bond, il caffè è pronto’ con aria divertita.
Harry lo raggiunse in corridoio, togliendo gli occhiali e sculacciandolo scherzosamente.


Mentre Harry addentava il terzo biscotto integrale con faccia disgustata –insomma, proprio oggi dovevano finire quelli al cioccolato? Di domenica?!- Louis annunciò
‘Vado a farmi una doccia. Vestiti, ti porto in un posto!’ per poco ad Harry non andò tutto di traverso.
‘Dofe m fuoi portre scufa?’ riuscì solo a farfugliare con la bocca ancora piena. Louis invece scoppiò a ridere.
‘Dopo lo vedrai.. Ah, vestiti poco’ poi si chiuse la porta del bagno alle spalle.
Una volta in camera Harry infilò una maglia bianca a mezze maniche del suo professore, una con una fantasia decisamente assurda -Che, a dirla tutta, gli andava leggermente stretta. Ma che importanza aveva quando poteva sentire l’odore del suo Louis addosso?- e i suoi pantaloncini bianchi. Gli unici corti che si era portato via. Quando Louis entrò lo abbracciò da dietro, facendo aderire il proprio petto con la schiena di Harry. Poi gli morse il lobo, in punta di piedi, e sorridendo sussurrò divertito
‘Hey, non ti sto mica per portare in Marocco per sposarci in riva al mare’
‘Troppo bianco?’ chiese Harry, con un tono leggermente preoccupato.
‘Troppo bello’ rispose lui, vestendosi.

Uscirono dopo dieci minuti, Louis con un borsone a righe bianche e gialle sulla spalla destra. Cosa conteneva, per Harry era un mistero.
Dopo neanche dieci minuti trascorsi nella porsche rossa decappottabile di Louis, il riccio cominciò a fare mille domande.
‘Dove mi porti?’
‘Manca tanto?’
‘Louis vuoi dirmi dove stiamo andando?’
‘Su mi metti ansia, dove siamo diretti?’
‘Dammi qualche indizio, suuu’

Harry sembrava tanto un bambino, con quel broncio insistente e un po’ offeso sul viso.
‘Finiscila ragazzino’ disse solo Louis, con un sorriso divertito.
‘Stronzo’ borbottò Harry, accedendo la radio.

Il viaggio, purtroppo per Louis, che fu costretto a sopportare le lagne di Harry tutto il tempo, durò quasi due ore e mezza. Quando arrivarono, ne era sicuro, ne era valsa la pena. Non sapeva se fosse più bello il paesaggio o l’espressione sorpresa del riccio, che mutava in un sorriso mentre osservava il lago immerso nel verde, con la gente che passeggiava intorno e faceva pick-nick degni di un oscar.
‘Wo’ fu l’unica parola, se così si può chiamare, che uscì dalla bocca di Harry.
‘Che c’è?’ chiese Louis sorridendo.
‘T-tu?’ chiese Harry.
‘Io?’
‘Tu, Louis William Tomlinson? Tu mi hai davvero portato qui?’
‘Si, quello è il mio nome’ rise Louis.
‘Questo è davvero per me?’ domandò ancora con aria sbalordita.
‘A quanto pare’ affermò Louis.
‘Troppo sdolcinato?’ continuò, vedendo che l’espressione sorpresa di Harry non accennava a sparire dal suo volto.
‘No, assolutamente no’ sussurrò il riccio, mentre seguiva Louis guardandosi ancora intorno.


A cosa servisse il borsone a righe gialle e bianche gli fu chiaro solo quando il più grande tirò fuori due asciugamani e li stese per terra. Guardandoci dentro Harry scorse anche dei sandwich.
‘Sandwich  al burro d’arachidi? Sei serio?’ chiese, ridendo come un bambino, mentre li tirava fuori dalla borsa.
‘Senti, non sono bravo in queste cose, ok? Accontentati’ affermò lui, con l’aria leggermente imbronciata.
‘Eccome se mi accontento’ disse poi, sporgendosi per baciarlo.

Dopo due ore passate a coccolarsi distesi in riva al lago si decisero finalmente ad alzarsi, per camminare un po’, magari mano nella mano. Se tre settimane prima avessero detto ad Harry che nel giro di nemmeno un mese si sarebbe ritrovato a fianco del suo professore d’epica e letteratura inglese, camminando lungo un lago, tenendolo per mano, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere, fangirlando mentalmente su quanto gli sarebbe piaciuto in realtà. Schifosamente romantico e sdolcinato, sì, ecco cos’era quell’appuntamento. (Perchè era una specie d’appuntamento, no?)
Ancora perso tra quei pensieri, Harry si avvicinò a Louis, per baciarlo, quasi a testare che fosse davvero la realtà, quella. E ci sarebbe riuscito, se vicino a loro non fosse passato un ragazzo, che Harry stimò avere 26-27 anni. Vedendolo Louis si staccò all’improvviso, imbarazzato, sciogliendo anche le loro mani.

Strano.

‘Va tutto bene?’ chiese Harry, l’espressione perplessa.
‘Mh? Si, certo.’ Rispose un Louis distaccato.
‘Lo conoscevi?’ domandò allora il riccio, senza saper dare una spiegazione al comportamento ambiguo del suo professore.
‘Di chi stai parlando?’ chiese lui ingenuamente.
‘Del ragazzo che è appena passato, Louis’
‘Chi? Lui? No! Allora, andiamo?’ chiese poi, con un sorriso, facendo scomparire ogni dubbio dalla mente di Harry.

‘Andiamo?’ chiese Louis, quando tornarono ai loro asciugamani.
‘Mh, ancora un po’ biascicò Harry, stendendosi.
‘Sono stanco’ si lamentò lui, ma il riccio non poteva più sentirlo.
‘Come cazzo fa ad addormentarsi così in fretta?’ domandò ad alta voce, più a sè stesso che ad Harry, che ovviamente non l’ascoltava.
Dopo trentasette minuti in cui il riccio non aveva fatto altro che dormire, ancora non accennava a svegliarsi. Così Louis, dopo averlo scosso un po’ senza ottenere risultati, passò alle maniere “forti”, svuotando una bottiglia d’acqua quasi intera addosso ad Harry.
‘Che cazzo?’ domandò lui, con la voce ancora impastata dal sonno, sollevandosi sui gomiti. Quando la vista appannata si schiarì e vide un Louis che rideva come un pazzo, si alzò di scatto, rincorrendolo. Non ci volle molto perché lo raggiungesse, lo prendesse tra le braccia e lo trascinasse verso il lago, mentre lui si dimenava e cercava di opporsi. Inutile. Harry era almeno dieci centimetri più alto di lui, con delle spalle da nuotatore e delle braccia forti.
‘Che-che vuoi fare?’ chiese Louis, con gli occhi sbarrati. Harry non rispose, sfoderando solo un sorriso che di dolce non aveva nulla.
‘Non vorrai.. Harry! Harry mettimi giù! Non ti preparo più il caffè! Stasera niente coccole!’ ma il riccio non accennava a metterlo giù.
‘Ti metterò D- nel prossimo compito’ affermò allora.
‘Mmh, che minacce, professore’ poi rise.
‘Haz, non sto scherza-’ non fece in tempo a finire, perchè l’acqua gelida lo sommerse. Quando riemerse urlò
‘Ti odio!’ e per tutta risposta vide Harry rotolarsi a terra dalle risate, le lacrime agli occhi. Quando ebbe finito, si rialzò col respiro corto, tenendosi ancora la pancia, corse e si buttò insieme a Louis nel lago. Fece per avvicinarsi a lui, nuotando.
‘No, vattene’ disse lui, con aria falsamente arrabbiata.
‘Vieni qua’ disse Harry, e, nuovamente, non fu difficile per lui raggiungere Louis e stringerselo addosso, per poi posare le sue labbra carnose su quelle fine di lui.


Aveva sempre sognato un bacio ammollo.



Ma per quanto durerà, questa pace?





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ello pippol! :)
ecco il nuovo capitolo! scusate per la lunghezza, ma preferivo finirlo qua per mettere la prossima parte tutta nel nuovo capitolo! scusate se non aggiorno così spesso come all'inizio ma in estate sono ancora più occupata che durante la scuola ahahah
grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo davvero! e anche a chi mette la storia tra le seguite, siete ogni giorno di più ghjks
al prossimo capitolo (presto spero)
baci xx

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Capitolo 11
*** chapter eleven ***




A Irene,
che mi dà la forza di andare avanti.
Grazie.

 


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http://www.youtube.com/watch?v=rP3b1YOJ7OA

Quando Harry vide Louis, lui stava aspettando che scendesse il suo caffè macchiato dal distributore automatico, nel corridoio dell’ala sud. Così si avvicinò a lui, senza preoccuparsi più di tanto degli studenti che passavano di lì, e gli passò le mani sui fianchi, stringendolo da dietro e sussurrando al suo orecchio
‘Grazie per ieri, è stato stupendo’ sorridendo dolcemente.
 Subito Louis si irrigidì, per poi staccarsi, con aria terrorizzata. Si guardò intorno e dopo essersi assicurato che nessuno li avesse visti sussurrò sconcertato
‘Sei pazzo?! Harry che fai?! Potrebbero vederci!’

Forse -se non ci fosse stato il rumore dei chicchi di caffè che venivano macinati, quello dei passi degli studenti nei corridoi o il solito chiacchiericcio degli universitari- si sarebbe potuta sentire perfino la delusione di Harry, oltre al suo cuore che si spezzava.

‘I-io, pensavo di fare una cosa carina, n-non..’ sussurrò, abbassando lo sguardo.
‘Vieni con me’ affermò Louis, tirandolo poco gentilmente per un braccio, per poi lasciarlo subito dopo, quando convenne che non sarebbe stato discreto se qualcuno li avesse visti.
Arrivarono fino ad una parte abbastanza isolata della scuola prima che Louis si girasse e guardasse il riccio negli occhi urlando
‘Harry non puoi abbracciarmi qui, a scuola, davanti a tutti, come se nulla fosse! Lo capisci questo?!’
‘PERCHE’?!’ urlò invece lui, frustrato, mentre già tratteneva le lacrime. Sapeva che sarebbe successo.
‘Perché? Perché?! Harry, mi manderebbero in galera se si venisse a sapere della nostra relazione!’
‘Sono maggiorenne!’ affermò lui convinto, passandosi le mani sul viso e tirandosi i ricci fino a volerli quasi strappare.
‘Sei mio alunno prima di tutto!’ gli gridò contro Louis.
‘Alunno? Prima di tutto?! Veramente credevo di essere il tuo ragazzo, prima di tutto! ..Louis, ora basta con le stronzate, dimmi la verità!’
‘Che verità?! Cosa diavolo vuoi sapere? Eh?’ chiese Louis ingenuamente, ormai sull’orlo di una crisi isterica.
‘Tanto per cominciare dimmi chi era il ragazzo di ieri, e niente prese per il culo, sono stanco’ ammise il riccio.
‘..Nessuno di importante’ sussurrò il suo professore abbassando lo sguardo.
Ho detto: niente prese per il culo. Dimmelo.’ strinse i pugni.
‘..Si chiama Nick’ ammise allora lui sospirando.
‘E’..è un ragazzo del mio paese. Non-non credevo che l’avremmo mai incontrato in quel posto, è così lontano da casa..’ continuò Louis.
Lontano.. è per quello che siamo andati fino a lì’ ad Harry scappò un sorriso amaro. Louis continuò come se non fosse mai stato interrotto
‘Eravamo solo dei ragazzini.. Quanto è stato? Almeno, otto anni fa? Avevo un ragazzo,della mia scuola. Si chiamava..’ si lasciò scappare un sorriso nostalgico ‘si chiamava Zayn. Beh veramente non era il mio ragazzo ufficiale. Se qualcuno avesse saputo che ero gay sarei finito nei guai. Insomma, i miei genitori già progettavano di avere la casa piena di nipotini, le mie sorelle sarebbero rimaste traumatizzate probabilmente, a scuola.. a scuola mi avrebbero preso di mira, poco ma sicuro. E accadde. Un giorno ci stavamo baciando, io e Zayn. Eravamo negli spogliatoi, dopo la fine delle lezioni e, insomma, chi credeva che ci fosse qualcun altro? Beh Nick ci vide e ci filmò, mentre ci baciavamo. Poi diffuse quel video per tutta la scuola e lo vennero a sapere tutti. Fu il mio ultimo anno in quella scuola. Dopo mi sono trasferito a Londra e ho ricominciato tutto da capo’ concluse, riprendendo a respirare.
‘Ti vergogni di me.. di te.. di noi.’ sussurrò Harry, senza trattenere una lacrima che scese fino alle labbra rosse.
‘Io…’
‘Allora? Non è così?’
‘…’ Harry aveva capito tutto, e ora glielo stava sbattendo in faccia.
‘Come pensavo.. Avrei dovuto credere a Liam..’ affermò il riccio, abbassando lo sguardo, deluso.
‘L-Liam? Chi è Liam?’ chiese incredulo Louis, irrigidendosi e sbarrando gli occhi.
‘Sai benissimo di chi sto parlando, non negarlo’ alzò di nuovo gli occhi su di lui.
‘Come conosci Liam? Che ti ha detto?’ domandò, il terrore negli occhi, le mani a torturarsi tra loro, il sudore sulle tempie.
 ‘Io.. io non sono più così Harry, sono cambiato’ continuò senza lasciarlo parlare.
‘Ah si? Allora dimostramelo.’ sputò freddo Harry, fissandolo negli occhi.
‘….’ cosa avrebbe dovuto fare Louis? Rimase immobile a guardarlo.
‘Come pensavo..’ concluse il riccio, sorridendo amaramente. Si voltò, fece per andarsene, ma dopo qualche passo si girò, urlando contro a un Louis sul punto di scoppiare in lacrime
‘Ti devo essere sembrato ingenuo, non è vero?! Uno stupido ragazzino del tuo stupido corso universitario! Già,uno fottutamente innamorato di te, purtroppo’ poi se ne andò, non importava davvero dove, bastava essere lontano da Louis.
 


Innamorato?’ sussurrò Louis incredulo, quando ormai nessuno poteva sentirlo.
 


 

***

 

Cos’era davvero, Louis Tomlinson, senza Harry Styles?


Cos’era se non un corpo accartocciato su se stesso, con la schiena posata ad uno scaffale e le mani a coprire le lacrime che gli solcavano il viso? Cos’era se non un fottuto codardo, che aveva sempre cercato di dimostrarsi forte, a volte perfino stronzo, per mascherare la sua paura? Cos’era se non un uomo che non aveva ancora davvero chiuso con il passato, che non riusciva a lasciarsi quello che era stato alle spalle ed andare avanti? Cos’era se non un ragazzino debole che non aveva nemmeno il coraggio di seguire la persona che amava –uomo o donna che fosse, doveva accettarlo in qualsiasi caso- e prenderla per il polso, girarla, sussurrarle ‘la verità è che ti amo’ sulle labbra e baciarla, come nel peggiore e più prevedibile dei film romantici? Perché lui lo amava, l’amava come non aveva mai fatto con nessuno prima d’ora. Ma allora perchè? Perché non poteva semplicemente farlo?


Nulla, non era assolutamente nulla.


E questa consapevolezza, la consapevolezza di non riuscire nemmeno ad asciugarsi le lacrime ed andarsene, lo distruggeva.

Cosa mi hai fatto, Harry Styles?’ chiese Louis, tra un singhiozzo e l’altro, nel silenzio di quella stanza.
 

Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be

 

***


Le strade di Londra non erano mai state più vuote o inutili, da quando non portavano più a Louis. Come aveva potuto illudersi anche solo per un attimo che tenesse davvero a lui? Eppure tutti quei sorrisi, quei baci, quelle ultime settimane, quel ‘ma certo che ci tengo a te, Harry’.. come aveva fatto ad immaginarsi tutto?

-Sei uno stupido, Harry-   Sì, ancora una volta, concordava appieno. Purtroppo.

 

Ormai camminava da una mezz’ora buona, senza destinazione, ma non aveva intenzione di fermarsi. Qualsiasi posto andava bene, basta che fosse il più possibile lontano da colui che d’ora in poi sarebbe stato solamente ‘il professor Tomlinson’. Per questo, perso tra i suoi pensieri e le sue lacrime, inciampò su qualcosa che avrebbe pensato a maledire più tardi, e si appoggiò alla vetrina di un negozio per non cadere a terra.
‘Porca puttana!’ urlò. Alzando lo sguardo si accorse di essere davanti a un negozio di fotografie e cornici. E, già che era arrivato fino a quel punto, perché non ferirsi fino in fondo?
Salì i due scalini davanti all’entrata e spinse la porta, provocando quel rumore proveniente dai campanelli posti in cima, che tanto odiava. Si guardò attorno: scaffali con cornici ovunque, stampe ai muri e un ragazzo dietro ad un bancone usurato.
‘Posso aiutarti?’ gli sorrise lui.
‘Uhm? Ehm, si, riusciresti a stamparmi questa foto?’ gli chiese, con la voce roca del pianto, mostrandogli una foto di Louis nel suo Iphone strisciato da diciottenne sbadato.
‘Certo, hai..hai una chiavetta contente questa foto? Così la collego al pc e..’ domandò i lragazzo, facendogli intendere il resto della frase. Ma Harry si era incantato nei suoi occhi, azzurri.
Azzurri come quelli di Louis.
No, questi non avevano niente a che fare con quelli del suo Louis, non erano nulla in confronto ai suoi. I suoi erano color oceano, color cielo, color tranquillità, color speranza, talvolta color passione.
‘Hey?’ lo richiamò il ragazzo.
‘Oh? Ehm, scusa. No, veramente non ci avevo pensato..’ ammise Harry arrossendo appena di fronte alla propria stupidità.
‘Fa nulla, ci penso io’ sorrise di nuovo lui, cercando tra i tanti cavi nella scatola che teneva nello scaffale lì dietro.
‘Torno in un attimo’ aggiunse poi, scomparendo dietro una tenda.

Harry intanto si voltò, osservando la miriade di cornici esposte negli scaffali. Dopo cinque minuti, quando tornò il ragazzo, il riccio si avvicinò al bancone, una cornice in particolare in mano.
‘Scusa, quanto viene questa?’ chiese.
Il ragazzo se la rigirò tra le mani, osservandola. Semplice, il bordo di un argento poco prestigioso, un cavalletto discreto, dietro una stella in rilievo, dove si poteva incidere una dedica, un nome.
‘E’ davvero molto bella, l’hai scelta per un motivo in particolare?’ gli sorrise ancora.
Perché l’aveva scelta? Gli ricordava Louis. Ogni cosa gli ricordava Louis, ma quella.. oh quella stella dietro la cornice.. Era lui la sua stella, quella più brillante, quella che lo guidava.
‘No, nessun motivo. Quant’è?’affermò duro, deludendo un po’ il ragazzo che aveva di fronte, che si ricompose, infilò la foto nella cornice, la pose nella borsetta di plastica e
‘£15’ disse solo, facendogli lo scontrino.

Prima di tornare a casa ci fu un’ultima tappa –un’oreficeria- e un nome –Louis- inciso su quella stella.

 

I promised one day I’d bring you back a star
I caught one and it burned a hole in my hand oh
seems like these days I watch you from afar
just trying to make you understand
I’ll keep my eyes wide open yeah
don’t let me
don’t let me
don’t let me go
‘cause I’m tired of feeling alone.

 
 

Come gli era venuto in mente? Ora se ne stava seduto sul bordo del suo letto, quella fotografia per le mani, i ricordi per la testa, le lacrime per le guance. Era un masochista, ecco cosa. Non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto portarsi dietro anche quel ricordo di Louis. Dopo ci fu solo un verso indistinto, simile ad un urlo di frustrazione, e la fotografia che si scontrava contro il muro, rompendosi in pezzi.
Che ho fatto?’ chiese Harry ad alta voce, sono nella sua stanza, tra i singhiozzi, mentre si tagliava cercando di rimettere a posto i pezzi di vetro.

Quella sera non ci furono braccia a stringere il suo corpo forte, capelli lisci ad accarezzargli la guancia, mani piccole a sfiorargli delicatamente gli addominali pronunciati, labbra fine a stampargli baci sul collo, parole dolci sussurrare all’orecchio. Solo un letto vuoto e un cuscino bagnato di lacrime salate. Accanto a lui, la foto di un Louis sorridente, aggiustata con dello scotch.
 
Peccato che non sarebbe stato altrettanto facile aggiustare il suo cuore.

 

I saw in the corner there is a photograph
no doubt in my mind it’s a picture of you
it lies there alone on its bed of broken glass
this bed was never made for two

Don’t let me
don’t let me go

‘cause I’m tired of sleeping alone.

 

♡don’t let me go♡

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ello pippol! :)
ho già aggiornato, contente? allo scorso capitolo ho ricevuto BEN SEI RECENSIONI, e... mio dio, grazie grazie grazie. siete l'amore, vi adoro tutte! non sapete come mi facciano piacere!
allora? che ne dite del capitolo? lo so che è il punto della rottura ma.. io lo amo particolarmente ghjsk la fan art che ho messo alla fine non è tra le più belle ma.. si adattava in tutto per tutto al capitolo, come la canzone 'don't let me go' (io l'ho scritto ascoltandola).
in questo capitolo abbiamo un Louis triste che si accorge di provare qualcosa di più per Harry ma non riesce a reagire, ed un Harry troppo cucciolo, triste e solo, aaaaw. non odiatemi, ahahah
spero davvero che il capitolo piaccia anche a voi, e spero in una recensione, dato che a questo tengo particolarmente!
baci xx


p.s. vi piace il nuovo banner? io lo AMO. (crediti a @hjsdjmples su twitter)

(se volete contattarmi in twitter mi trovate qui https://twitter.com/fatisbeautjful )

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Capitolo 12
*** chapter twelve ***




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Quando Liam aprì la porta, dopo due colpi di citofono, si ritrovò davanti un’Harry dall’aria a dir poco distrutta, con gli occhi rossi puntati verso l’alto, in un patetico tentativo di trattenere le lacrime.
‘Piccolo..’ sussurrò. E non fece tempo a dire nient’altro, che si ritrovò il riccio avvinghiato a sé.
‘Lee’ biascicò lui, con la voce roca del pianto. E in quel momento davvero non seppe più trattenersi e scoppiò in lacrime tra le braccia di Liam.

‘Sapevo che saresti tornato.’
 

‘Ti  va di parlarne?’ chiese Liam con tono dolce, porgendo al riccio, rifugiatosi sul suo divano, una tazza di the caldo. Lui lasciò sbucare dalla coperta la chioma di ricci foltissimi e gli occhi rossi, affermando
‘Solo se non mi dirai te l’avevo detto’ con tono colpevole. A Liam bastarono quelle parole per capire tutto.
‘Non so se-’ tentò, ma fu interrotto dalla supplica di Harry
‘Ti prego’ ed aveva un’espressione davvero troppo dolce e l’aria troppo smarrita per riuscire -per anche solo pensare- di dirgli di no.
‘..Ci proverò’ si arrese lui, roteando gli occhi e sbuffando appena, per poi carezzare la mano libera di Harry e incoraggiarlo a parlare.
‘Avevi ragione, hai sempre avuto ragione..’ ammise il riccio sconsolato, sospirando stancamente.
‘Lui.. si vergogna di me, proprio come ha fatto con te e-e…oh Lee ci speravo così tanto!’ spiegò riprendendo a piangere come un bambino sul suo petto muscoloso.
‘Ssssh, picccolo, sssh’ sussurrò dandogli dei piccoli colpetti sulla schiena.
‘E-era tutto così perfetto, eravamo io e lui e poi-’ si interruppe a causa di un singhiozzo troppo forte.
‘E poi è arrivato quel ragazzo, e il passato di Louis, e lui che si vergogna e io.. vorrei solo essere felice, con Louis.
‘Tu sarai felice Harry, con Louis o senza Louis. Perché è quello che meriti’ mormorò, con le labbra contro la sua fronte, per poi porvi un bacio e addormentarsi con Harry tra le braccia.
 

***

 
‘Louis? Louis?! Aprimi Lou sono io, Niall!’ da circa sei minuti un biondo dal forte accento irlandese bussava alla porta di Louis chiamandolo, ma lui non aveva ancora avuto la forza di alzarsi dal suo divano, sommerso dalle coperte e dalle bottiglie di birra ormai vuote.
‘Lou lo so che sei lì dentro, aprimi o sarò costretto a sfondare la porta!..E sai che lo farei’ ridacchiò poi.
Quando Louis si presentò alla porta aveva delle occhiaie tremende e un’aria fin troppo stanca, che quasi spaventò Niall.
‘Hey’ biascicò lui, con voce così roca che Niall faticava a credere che fosse la sua.
‘Hey amico, che succ-’ ma fu costretto ad interrompersi quando un tanfo simile a quello di una discarica gli arrivò dritto al naso.
‘Ma che cavolo è successo qui dentro?!’ domandò spalancando occhi e bocca all’inverosimile, appena entrò nell’appartamento. Louis si era già ributtato sul suo divano, a guardare annoiato un qualche programma sul football, forse.
‘Mi spieghi che succede qui?’ gli chiese di nuovo, scostando di colpo le tende e facendo entrare il sole debole di Londra nella stanza fin troppo buia.
‘Uhm? Aah, spegni le luci’ urlò Louis coprendosi il viso con una mano.
‘Amico, qui dentro è un vero schifo! Penso che tu mi debba delle spiegazioni’ asserì l’irlandese.
‘Cosa vorresti sapere?’ domandò Louis con una smorfia annoiata.
‘Magari perché l’altro giorno un ragazzino si è presentato al mio negozio per farsi stampare una tua foto, mh?’ a quelle parole Louis sembrò quasi svegliarsi dal suo stato di intorpidimento.
‘U-una mia foto?’ chiese sorpreso. Il biondo annuì.
‘Niall, stammi bene a sentire: com’era quel ragazzo?’ chiese afferrandogli le spalle e guardandolo dritto negli occhi. Azzurro nell’azzurro.
‘Io..veramente..’
‘Ti prego.’ Lo supplicò Louis. Lui sbuffò.
‘Era alto, gli occhi verdi mi pare, capelli ricci da fare invidia a un hippie, sembrava ste-’ fu interrotto da Louis che
‘Harry..’ sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto di fronte a sè, lasciando le spalle di Niall.
‘Harry? chi sarebbe questo Harry adesso?’ chiese l’altro curioso.
‘E, senti, come ti è sembrato?’ domandò Louis ignorando la domanda dell’amico.
‘Mi sembrava messo maluccio, era proprio giù. Uscendo stava per scoppiare a piangere, ci potrei giurare’
‘Merda’ soffiò Louis, lasciandosi andare contro la spalliera del divano, con le mani a coprirsi il volto.
‘Diamine, vuoi spiegarmi chi diavolo è?’ imprecò l’irlandese.
‘Lui è..è.. il mio..ragazzo’ farfugliò Louis talmente a bassa voce che Niall non riuscì nemmeno a comprenderlo.
‘E’ cosa?’ chiese con una smorfia.
‘Il mio ragazzo! Insomma Niall, è già abbastanza difficile senza che ti ci metta tu a complicare le cose!’ quasi urlò Louis, alzandosi e dirigendosi in cucina per poi posare testa e gomiti al lavandino, con aria sconsolata. Ammetterlo ad alta voce era tutta un’altra cosa. Ora capiva davvero l’errore irreparabile che aveva commesso lasciandolo andare. Il biondo lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla, sospirando.
‘Ti va di parlarne?’



Così, un’ora e tre sigarette dopo, Louis aveva ammesso –all’unica persona che sapesse della sua omosessualità- di essersi affezionato da morire ad Harry, forse troppo.
‘Devi riprendertelo’affermò l’amico convinto quando Louis ebbe finito il suo discorso, dopo averci riflettuto.
‘Non ci riuscirò mai Niall, lui ha..ha parlato con Liam’ Louis si strofinò una mano sulla faccia, mentre faceva una smorfia rassegnata.
‘Liam?! Liam quel Liam? Liam Payne? Quello che hai abbandonato dopo aver-’ fu interrotto da Louis.
‘Si Niall, si! Quel Liam! Ora evita di riassumermi tutta la storia, te ne prego.’ lo avvertì scocciato.
‘Uuuh, sei nella merda amico!’ ammise lui, portando una mano a grattarsi la nuca.
‘Grazie per avermelo ricordato, sei davvero confortante’ si alzò diretto in soggiorno.
‘Hey, faccio del mio meglio!’ lo seguì a ruota.
 

*** 


‘Piccolo..piccolo’

Qualcuno che lo scuoteva leggermente, un sussurro dolce, una voce calda..

A differenza di pochi giorni prima il primo pensiero di Harry non fu Liam, ma Louis. Lo aveva svegliato nello stesso modo, quando l’aveva portato al lago, per poi baciarlo. In un attimo tutti i flash back di quella giornata, che il riccio avrebbe rivissuto anche all’inifinito, affollarono la mente di Harry.

Il suo sorriso mentre gli diceva ‘Vestiti, ti porto in un posto’, le sue braccia che lo stringevano, lui che insisteva per tenergli nascosto dove lo stava portando, la passeggiata, il bagno, il bacio, Nick….

‘Piccolo’ e poi di nuovo la voce di Liam, che lo riportava alla realtà. E la sua schiena, che implorava pietà.
‘Mh? Liam?’ chiese con la voce impastata dal sonno.
‘In persona’ sorrise lui, lasciandogli un bacio tenero sulla guancia.
‘Alzati, ti ho preparato la colazione’ poi si alzò, scostandogli dei ricci ribelli dalla fronte.
Dopo essersi sollevato e essersi stropicciato gli occhi capì perché la schiena gli doleva in quel modo: aveva passato la notte sul divano, avvinghiato a Liam.


‘Brian?’ chiese cautamente Harry poco dopo, seduto su uno sgabello alto attorno al tavolo della cucina.
Liam tacque per qualche secondo tenendo lo sguardo fisso sulla sua tazza.
‘Scusa, se non ne vuoi parlare non fa niente’ affermò Harry prendendogli una mano.
‘No, ecco io.. non ci siamo più parlati da.. quella sera’ disse arrossendo appena.
‘Ha mandato degli amici a prendere le sue cose, non l’ho più visto’ continuò.
‘Liam.. mi dispiace’ il riccio gli strinse appena di più la mano.
‘No, non fa niente, davvero.  Era da un po’ che le cose si erano messe male e..doveva finire. Serviva solo qualcosa- o qualcuno- che ponesse fine alla nostra storia una volta per tutte’ ammise. ‘Ma ora basta parlare di lui’ sorrise sinceramente guardando Harry negli occhi. ‘Che hai intenzione di fare ora con.. Louis?’
‘Non lo voglio più vedere. Mai più.’ si irrigidì e strinse i pugni fino a che le nocche non divennero bianche. Non si sarebbe più fatto prendere in giro come aveva lasciato che accadesse con Louis.
‘Mi dispiace, non sarebbe dovuto succedere a te, non lo meritavi’ poi lo abbracciò, lasciando per l’ennesima volta che le lacrime del riccio bagnassero la sua maglietta.


‘Liam?’ biascicò il riccio contro il suo petto.
‘Mh?’
Grazie



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ello pippol! :)
scusate del ritardo ma, come alcune già sanno, sono molto impegnata ultimamente! ho da fare tutti i pomeriggi di questa settimana e la prossima çç
*implora pietà*
beh passando la capitolo.. lo so, non è un granchè, mi dispiace, però è un capitolo di passaggio, perciò spero che il prossimo vi piacerà di più! sappiate che mi odio da sola e non vedo l'ora che Louis e Harry tornino insieme ahahahah
poi vorrei ringraziare davvero tantissimo tutte le ragazze che mi hanno fatto dei complimenti su twitter. omg vi adoro! non sapete come mi fa piacere ricevere i vostri complimenti e adoro parlare con voi! perciò se a qualcuno servisse ecco il mio contatto twitter https://twitter.com/fatisbeautjful (lo trovate anche nella bio)
al prossimo capitolo,
baci xx

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Capitolo 13
*** chapter thirteen ***


leggete l'avviso a fine capitolo pls,
buona lettura :)


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Solo una settimana dopo la rottura tra Harry e Louis, Liam riuscì a convincere il riccio ad alzarsi, darsi una lavata e tornare all’Università. Perché, insomma, ‘Harry, non vuoi passare l’esame finale?’ e allora il più piccolo si era alzato a fatica e si era diretto stancamente verso il bagno, mentre Liam preparava, come di abitudine negli ultimi sette giorni, la colazione per entrambi. Negli ultimi giorni il castano era diventato per Harry essenziale come l’ossigeno, per questo il riccio non vedeva il suo appartamento da circa.. una settimana? La casa di Liam era diventata anche la sua. Dopotutto la scelta era: Liam o la depressione. E Harry  era più che convinto di aver fatto la scelta giusta. Inoltre, quando stava con lui, Louis spariva per un po’ dalla sua testa, e con lui tutto il dolore che provava. In effetti stava peggio di quello che dava a vedere, ma con Liam.. oh Liam era tutta un’altra storia. Lui lo coccolava, lo portava fuori, lo teneva per mano senza temere gli sguardi della gente e la sera prima, mentre passeggiavano per Londra
‘Harry tu mi piaci. Non voglio cercare di nascondertelo anche perché, beh..’ era arrossito e aveva abbassato lo sguardo sulle punte delle sue scarpe.
‘..credo sia abbastanza evidente. E so che hai appena rotto con Louis, che è lui che vuoi e non me e tutto il resto, e non voglio fare mosse affrettate, ma io sono qua. Non vado da nessuna parte e ti aspetterò.’ aveva affermato poi convinto, rialzando lo sguardo e puntandolo dritto nelle gemme verdi di Harry. Il riccio a quel punto l’aveva stretto in un abbraccio che era durato forse fin troppo, lasciandolo senza respiro.


Ora Harry si coccolava tra i ricordi della sera prima mentre, berretto blu calato sui ricci e tracolla sulla spalla, camminava verso l’Università, cercando di non pensare a Louis. Andò a sbattere contro almeno dieci studenti lungo i corridoi, nell’intento di tenere lo sguardo a terra per non incrociare nemmeno per errore i suoi occhi. Quel posto e tutti i ricordi che portavano lo ferivano già abbastanza. Così, quando entrò in classe, salutò il suo vicino Josh con un
‘Hey, mi sono perso qualcosa?’ con sguardo spento e la voce più roca del solito.
‘Niente di che’ affermò lui con la solita timidezza, spostando poi lo sguardo.

-Bene Harry, la vita è la stessa per tutti, con o senza di te- la sua coscienza era crudele ultimamente, davvero.

Quando sentì la porta sbattere per l’ennesima volta non capì chi effettivamente era finchè
‘Buongiorno’ sentì biascicare. E quella voce, dio quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille. Ma perché era così.. morta? Spenta?
-Non alzare lo sguardo Harry, non farlo.-
Nonostante volesse farlo con tutto sé stesso, tenne gli occhi fissi sul suo banco.
Il suo professore cominciò a fare il solito, inutile, fottuto appello, finchè
‘Harry Styles’ chiese annoiato e sconsolato, sapendo che non ci sarebbe stato nemmeno oggi, come negli ultimi sette giorni.
‘Presente’ affermò invece il riccio, facendo alzare lo sguardo di Louis. Allora alzò anche lui gli occhi, non potendone fare a meno, e fu di nuovo verde nell’azzurro, come la prima volta in cui Louis entrò in quella classe.
‘Harry’ mormorò lui a bassa voce, quasi scioccato dalla sua presenza. Quando vide gli sguardi di tutti gli studenti su di lui, probabilmente perché si era bloccato con la bocca semiaperta e una mano a mezz’aria, continuò con l’appello, fissando però solo Harry, fino a che non fu il riccio a distogliere lo sguardo sconsolato.


Questa volta fu Harry a sentire uno sguardo puntato su di sè per l’intera mattinata, e quello sguardo era ovviamente di Louis. Lo aveva fissato per tutto il tempo, con lo sguardo di chi ha appena visto un fantasma o peggio, come a convincersi che il riccio fosse davvero lì, davanti a lui.
Quando la campanella suonò, forse per la prima volta da quando era all’Università Harry uscì per primo dall’aula avviandosi di fretta all’esterno. Non poteva sopportare oltre quella situazione. Appena Louis lo realizzò quasi gli corse dietro, affrettandosi lungo i corridoi tra gli sguardi perplessi degli studenti, per raggiungere il riccio all’esterno. Aveva appena superato il portone principale, uscendo all’esterno, e
‘Harry’ aveva urlato appena, tutto affannato per la corsa nei corridoi e senza fiato, senza nemmeno un discorso sensato in testa da esporgli, solo più scuse di quante ne avesse mai dette.
Il riccio aveva appena visto Liam venirgli in contro con un sorriso dolce stampato sulle labbra, quando sentendo quella voce chiamarlo, si voltò e vide Louis a pochi metri da lui. Allora la rabbia e il rancore presero il sopravvento, e non ci fu più tempo per il buon senso o il rimorso, solo un’immensa voglia di farla pagare a Louis per tutto il dolore che aveva provocato nella sua vita nell’ultimo periodo. Per questo, sapendo che il suo professore lo stava ancora fissando, percorse a grandi falcate lo spazio che lo divideva da Liam e lo baciò con foga.
Gli occhi di Louis spalancati, il cuore a pezzi, le braccia abbandonate lungo il busto, sulle labbra un urlo di disperazione, ma non la forza di lanciarlo. Se l’intento era ferire Louis (ed era quello) Harry ci era riuscito meglio di quanto pensasse.
Liam, d’altra parte, inconsapevole che il riccio lo stesse usando per ferire il suo professore, si affrettò a ricambiare il bacio. Era stupito, certo, ma in fondo non aspettava altro, no?
‘H-Harry’ sussurrò in imbarazzo quando il riccio si staccò.
‘Andiamo?’ chiese solo lui con un sorriso soddisfatto in viso, prendendogli la mano e voltandosi, solo dopo essersi girato impercettibilmente per osservare compiaciuto l’espressione di Louis.

-E’ davvero questo quello che volevi, Harry?-
Certo che lo è, stupida coscienza.

Era ormai notte fonda quando il riccio sentì la porta di quella che ormai poteva considerare casa sua sbattere, e Liam sussurrare un ‘cazzo’, evidentemente preoccupato di averlo svegliato. Un pensiero carino, pensò Harry, tipico del castano. Ma non era necessario: non era riuscito a chiudere occhio. Appena lo faceva rivedeva l’espressione di Louis. I suoi occhi, visibilmente stanchi, spalancati, ghiacciati, sull’orlo delle lacrime. La sua bocca semiaperta, quasi a voler urlare di disperazione. Il suo corpo, fermo, immobile,freddo. E ora si chiedeva se era davvero quello il risultato che voleva ottenere, se voleva vederlo ridotto in quello stato, se voleva vederlo soffrire come stava soffrendo lui. E se davvero già lo stesse facendo? Se davvero avesse tenuto a lui? ‘Impossibile’ si costrinse a pensa scuotendo la testa, forse per allontanare il senso di colpa. Poi sentì il materasso abbassarsi e il corpo di Liam adagiarsi accanto al suo.
‘Hey’ biascicò con voce assonnata.
‘Piccolo, sei sveglio’ affermò leggermente sorpreso. Dopotutto erano circa le quattro della mattina.
‘Non.. riuscivo a dormire’ sussurrò, sperando che Liam non sentisse, altrimenti gli avrebbe chiesto il motivo.
‘Mh?’ chiese. Per una volta la fortuna aveva girato dalla parte di Harry.
‘Liam io.. a proposito di oggi, del bacio..’ cominciò farfugliando.
‘E’ stato stupendo.’ lo interruppe Liam convinto, girandosi verso di lui per guardarlo negli occhi.
‘Era da anni che non mi sentivo così e io.. Harry quando sono con te mi sento al posto giusto. Davvero, non so che mi hai fatto ma.. Dio non riesco a spiegarmelo’ continuò con enfasi.
Fantastico, questo rendeva le cose ancora più complicate. Se anche per un secondo aveva pensato di poter ammettere a Liam- l’unico in grado di capirlo- la verità, si era sbagliato. Come poteva dirgli ‘Hey Liam, senti il bacio di oggi, ecco.. io ho visto Louis dietro di noi e volendolo veder soffrire come merita ti ho baciato, usandoti solo per farlo ingelosire’? Era assolutamente fuori discussione. Avrebbe davvero voluto sentire, mentre baciava Liam, almeno una delle farfalle che gli affollavano lo stomaco quando era anche solo in presenza di Louis. Ma nulla. Niente gambe molli, niente fuochi d’artificio, nulla.
Così, era mentre cercava qualcosa di sensato da dire, che fu il suo cellulare –benedetto cellulare!- a salvarlo.
‘Rispondi’ sorrise Liam tranquillo. Harry sorrise di rimando e afferrò il cellulare.

Numero sconosciuto.

‘Pronto?’ chiese.
‘Harry? Harry Styles?’ chiese una voce che appariva affannata e preoccupata allo stesso tempo.
‘S-si, sono io, chi parla?’ chiese sempre più curioso.
‘Niall, Niall Horan, un amico di Louis’ disse con un accento irlandese marcato. Aveva già sentito quella voce, ma dove?
‘Senti, non vo-’ cominciò già il riccio, ma fu subito interrotto.
‘Ti prego, si tratta di Louis. E’ stato.. l’hanno investito, io-’ affermò in lacrime.
‘Investito?! S-su, n-non è divertente’ balbetto.
Silenzio.
‘Dimmi che è uno scherzo! Dimmi che è un fottutissimo scherzo, dimmelo!’ gridò, sull’orlo di una crisi nervosa, sentendo le prime lacrime calde bagnargli le guance.
‘I-io’ parole disconnesse, singhiozzi. Niall non riusciva nemmeno ad assestare una frase sensata.
‘Dov’è adesso? Dimmi dove cazzo l’hanno portato!’ urlò disperato.
‘Guy’s Hospital, ti prego fa presto, lui ha bisogno di t-’ non lo lasciò finire che riattaccò, prendendo la giacca e avviandosi all’uscita.
Intanto Liam, che aveva osservato la scena in silenzio, capendo ben poco, parlò
‘Piccolo, che sta succedendo?’ chiese preoccupato.
‘Prendo la tua macchina, non aspettarmi sveglio’ affermò freddo il riccio uscendo.
‘Harry che dici? Non hai nemmeno la patente, non puoi-’ si bloccò quando sentì la porta sbattere. Harry era fottutamente testardo. Non gli restava altro che sedersi ed aspettare.


***

Aveva guidato fino all’ospedale, rischiando di fare almeno cinque incidenti, sfiorando i 150 kilometri orari nel pieno centro di Londra.
‘Harry?’ gli chiese un biondino dagli occhi rossi, che si torturava le mani con sguardo scioccato, quando entrò nella sala d’attesa. Gli sembrava di averlo già visto, ma dove?.. Ma certo! Era.. era il ragazzo del negozio di fotografie. Era lui l’amico di Louis? Evidentemente  doveva avergli parlato di lui, per questo l’aveva riconosciuto, era l’unica spiegazione.
‘Lui dov’è?’ chiese solo, col fiatone. Non c’era tempo per il resto in quel momento.
‘L’hanno-l’hanno portato lì dentro.. io, mi hanno detto che non pote- che non potevo entrare e.. mio dio, aiuto, mio dio’ singhiozzò il ragazzo.
Harry fermò un’infermiera che in quel momento passava per il corridoio. L’afferrò per un braccio.
‘Louis, Louis Tomlinson. Dov’è?’ chiese con gli occhi colmi di terrore.
‘Non sono io ad occuparmene, deve chiedere all’infermiera al bancone laggiù’rispose lei con aria stanca. Il riccio non si soffermò nemmeno a ringraziarla, corse subito verso il luogo che gli era stato indicato.

‘Dov’è ricoverato Louis Tomlinson?’ chiese solo. L’infermiera alzò lo sguardo su di lui.
‘Lei chi è? Un parente?’ chiese con tono scocciato.
‘Il suo ragazzo’ affermò. Davvero lo era? Probabilmente non più, forse non lo era mai stato, ma non era quello il momento di pensarci. La donna frugò tra i fogli sopra al bancone.
‘Stanza 556, ma al momento i medici lo stanno operando, non può ricevere vis-’ non fece in tempo a finire, Harry si era già volatilizzato in fondo al corridoio.

‘553, 554, 555..' mormorò correndo
'.. 556!’ urlò il riccio in preda alla disperazione e al sollievo per aver finalmente trovato la sua stanza. Era pieno zeppo di infermieri che entravano ed uscivano trasportando macchinari vari, e scorse il corpo di Louis senza coscienza sul lettino, mentre lo operavano. Allora si appoggiò al muro di fronte, non riuscendo più a reggersi e
‘No, no non può essere, no’ sussurrò come una litania, mentre si accasciava a terra in lacrime. Una mano si appoggiò sulla sua spalla dopo un tempo che non seppe definire. Il biondino di prima. Tyler? Nialler? Niall? Come diavolo si chiamava?
‘Cos’è successo?!’ chiese, ma ottenne solo uno sguardo perso dal ragazzo.
‘Dimmi cosa diavolo gli è successo!’ ringhiò Harry alzando esageratamente il tono di voce, attirando l’attenzione di qualche medico e infermiere che passavano di lì.
‘I-io.. Era distrutto, n-non ha fatto altro che.. beveva! Ha bevuto ogni giorno da quand- dalla vostra rottura e-e-e io stasera dove-’ un singhiozzo lo interruppe ‘dovevo lavorare e mi aveva promesso.. mi aveva promesso che sarebbe rimasto a casa! Poi mi hanno chiamato, ha-hanno detto che aveva bevuto, s-si è ubriacato e ha vagato per la strada cantando a squarcia gola come.. come un pazzo! E poi c’è stato un camion e.. oh mio dio Louis non può morire, lui’ ancora singhiozzi, lacrime e un’espressione terrorizzata. Il discorso di Niall era stato disconnesso e interrotto dai suoi singhiozzi,  ma ad Harry era bastato.
Bastato per capire che se ora Louis si trovava in quella sala operatoria, in fin di vita, era solo colpa sua.



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ello pippol! :)
ok, ammazzatemi pure! non ho aggiornato per.. quanto? una settimana? di più? se mi odiate vi capisco, mi odio anch'io! solo che sono stata impegnata ogni fottuto pomeriggio e devo ancora rispondere alle vostre recensioni (prometto che appena posso lo faccio) però le ho lette tutte (dio, grazie mille, vi amo<3)
scusate ancora, ma spero mi possiate perdonare perchè, insomma.. è l'una e un quarto e ho passato le ultime due ore a scrivere e ricontrollare e se mia mamma mi becca mi ammazza!

avviso: non odiatemi çç questa settimana sarò al camposcuola, fino a domenica, perciò non riuscirò ad aggiornare prima della settimana prossima, mi dispiace da morire! spero che almeno questo capitolo vi 'consoli' un po', dato che è appena più lungo del solito :)

è troppo chiedervi di lasciare una piccola recensione per sapere se la piega che sta prendendo la storia vi piace?
grazie mille,
baci xx

 

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Capitolo 14
*** chapter fourteen ***





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Harry se ne stava seduto sullo sgabello di metallo, appoggiato malamente sulle gambe di Louis, finalmente addormentato dopo altre due notti insonni. Al suo risveglio gli sarebbe venuto un torcicollo assurdo, ma che era in confronto a quello che avevano diagnosticato a Louis? Due costole incrinate, una gamba rotta, una grave frattura al braccio destro e un trauma cranico dal quale non sapevano se si sarebbe mai ripreso. Ormai conosceva ogni singola crepa del muro verdognolo di quella fottuta stanza 556, di quel fottuto ospedale, di cui ormai conosceva ogni fottuto angolo ed ogni fottuto dipendente. Sedici giorni, sedici giorni erano passati e Louis non accennava a svegliarsi. Harry non tornava a casa da cinque, non si faceva una doccia da quattro e non tornava all’Università da.. quando tempo ormai?
Liam veniva a trovarlo quasi ogni giorno, cercando di convincerlo a tornare a casa, almeno per la notte, ma ‘E se al suo risveglio non dovessi essere qua? Non posso permetterlo Liam, mi dispiace’ era quello che si ostinava a ripetere il riccio. In fondo la sua presenza lo infastidiva perfino, ma non avrebbe mai trovato il coraggio di dirglielo. Anche la famiglia di Louis lo visitava ogni giorno. Sua madre e le sue quattro sorelle –non gli aveva mai parlato di loro- avevano preso un aereo da Doncaster appena erano state avvisate dai dottori ed ora alloggiavano in un albergo vicino all’ospedale, in attesa che Louis si svegliasse.




Quando il giorno dopo l’incidente, mentre cercava di non piangere seduto nella sala d’attesa del quinto piano, aveva sentito una donna urlare ‘Dov’è mio figlio? Dov’è il mio Louis?’ nel bel mezzo di una crisi di pianto, si era sentito in dovere di presentarsi e spiegarle come stavano le cose. Così
‘Lei è la madre di Louis?’ aveva chiesto dopo essersi avvicinato.
‘Sì, tu chi sei? Dov’è lui? Come sta?’ aveva domandato lei nel panico.
‘Io sono il-’ si era bloccato non sapendo se dirle la verità.
‘Un suo amico, Harry’ aveva deciso che sarebbe stato Louis, una volta sveglio, a decidere se dirle la verità.
‘Ti prego Harry, portami da lui’ aveva chiesto poi in lacrime la donna.
‘Stanza 556, è la prima a destra, in questo corridoio’ il riccio le aveva indicato la direzione, per accorgersi, solo dopo che la donna si era incamminata, delle quattro testoline bionde che la seguivano.
‘Oh, signora? Può entrare una sola persona alla volta per il momento’ aveva urlato cercando di farsi sentire.
‘Oh, certo. Puoi-puoi tenere compagnia alle mie bambine mentre vado da lui?’ gli aveva chiesto.
‘Certo’ e aveva forzato un sorriso rassicurante.
‘Come sta LouLou?’ aveva chiesto una delle più piccole ad Harry, una volta che la loro madre si era allontanata. La somiglianza con la sorella che gli stava accanto era sbalorditiva, dovevano essere gemelle.
‘Lui.. si rimetterà’ aveva risposto solo Harry, tirando su col naso.
‘Tu chi sei? Il suo ragazzo?’ aveva chiesto la più alta, probabilmente la più grande. Aveva una bellezza particolare, che incantava. I lunghi capelli biondi le ricadeva sulle spalle e gli occhi color ghiaccio gli ricordavano irrimediabilmente quelli di Louis. Doveva avere al massimo sedici anni.
‘V-voi sapete che Louis è-è’
‘L’orientamento sessuale di nostro fratello non è mai stato un segreto’ aveva affermato l’altra acida guardando un punto indefinito dell’ospedale.
‘Almeno non per noi’ aveva concluso la più grande.
‘Sono Harry’ aveva solo detto lui poi.
Dopo essersi presentate le più grandi, Charlotte e..Félicité –se non errava- erano andate a trovate il fratello, mentre le due gemelle, Phoebe e Daisy, erano rimaste con lui.
Grazie a loro aveva scoperto che loro padre li aveva abbandonati quando loro due erano nate da poco e Johannah, così si chiamava loro madre, era quasi caduta in depressione. Avevano perciò passato un periodo in affidamento dalla zia e solo quando Louis era diventato abbastanza grande per lavorare e guadagnareabbastanza soldi da permettergli di mantenere la famiglia, erano tornati dalla madre. Louis non gli aveva mai parlato della sua infanzia o della sua famiglia, forse era un periodo che avrebbe voluto dimenticare.
Poi se n’erano andate lasciandogli l’indirizzo del loro albergo.
 

***

 

‘Tesoro, tesoro svegliati’ la madre di Louis lo stava scuotendo leggermente, cercando di svegliarlo.
‘Jay?’ aveva mormorato, sfregandosi gli occhi stanchi.
‘Ti sei addormentato, non  è vero? Harry tesoro, dovresti tornare a casa per un po’, riposarti e tornare piiù forte’
In quei giorni aveva avuto più volte l’occasione di parlare con la madre di Louis, scoprendo che era una donna davvero forte, protettiva e soprattutto affettuosa. Gli ricordava quasi  Anne, sua madre, perché in fondo lo trattava un po’ come fosse suo figlio.
‘Non posso Jay, se si svegliasse mentre sono via non me lo perdonerei mai’ affermò alzandosi.
‘Tieni davvero a mio figlio, non è vero?’ chiese poi lei, sistemando dei fiori accanto al lettino.
‘Più di quanto immagini’ la guardò negli occhi
‘E’ fortunato ad avere un ragazzo come te’ disse poi lei, sorridendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Allora aveva capito?
 


***

 

‘Louis mi senti?’ aveva chiesto Harry carezzando i capelli al suo ragazzo che stava disteso incosciente su quel lettino di ospedale. Gli stringeva una mano.
‘Io.. non.. mi manchi, mi manchi da morire’ le prime lacrime si fecero sentire.
‘E scusa, scusa di tutto. Perché non sono stato abbastanza forte, perché dovevo stringere i denti e tenere duro, perché stare insieme mi sarebbe dovuto bastare. E ora sei qui e i dottori.. i dott-’ si interruppe a causa di un singhiozzo. ‘Loro dicono che non sanno se ti risveglierai. Ma non è vero, non può essere. Io rivedrò il tuo sorriso, rivedrò i tuoi occhi, io li rivedrò. Ma ti prego, tu rimettiti, rimettiti presto. Quando ti risveglierai io sarò qui, ti stringerò la mano, ti sorriderò e ti dirò che ti amo. Perché io ti amo e non c’è nessun altro per me. Non c’è mai stato. Hai presente le zanzare di notte? Le persone che mangiano una bella pizza con wurstel e patatine con le posate? Tua madre che ti urla dietro per farti alzare dal letto? Quando le unghie strisciano improvvisamente sulla lavagna? Quando la persona che ti piace non ti risponde? Quando le pagine dei giornali si appiccicano e non riesci a staccarle? Quando ti butti sul divano e ti scappa la pipì o ti accorgi di aver lasciato il telecomando nel tavolino, proprio lì, di fianco a te? Dimmi, hai presente? Ecco, io ti vedo in tutto questo, ti vedo nella mia normalità, nella mia quotidianità, ti vedo sempre, ti vedo e basta. Non immagino un futuro senza di te, non immagino niente senza te. Per questo non mi puoi lasciare, perché sei il mio tutto e senza di te.. io senza di te non sono nulla, e ti amo. Ti amo, ti amo e ti amo. E ora svegliati e dimmi che è stato tutto un brutto sogno, dimmelo. Ti prego..’


Gli occhi appannati, il pianto sempre più forte, la testa che si abbandona sul lettino e poi un ‘Harry’ appena sussurrato, quasi impercettibile, e la stretta sulla mano che si fa più forte.




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ello pippol! :)
sono tornataaaa! yayy
allooora, scusate del ritardo ma, come vi avevo detto, sono stata in montagna tutta la settimana :) ecco il capitolo 14, spero non sia troppo banale o deludente.. ho visto che le recensioni sono calate, spero che non sia perchè la storia non vi piace più.. vabbè comunque vi avviso che non manca molto alla fine! ho anche cominciato a scrivere anche un os (ovviamente larry) e forse la prossima settimana la pubblicherò! :) ok, ho detto tutto mi pare! vi lascio di nuovo il mio twitter https://twitter.com/fatisbeautjful
al prossimo capitolo,
baci xx

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Capitolo 15
*** chapter fifteen ***


Dedico tutto questo a Irene, che mi ha aiutata e supportata durante tutta la stesura della storia. Grazie. Di tutto. Ti amo Boo.




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Harry aveva così tante volte sognato quella voce in quelle due settimane che se non fosse stato per Louis che stringeva la sua mano non ci avrebbe nemmeno creduto.
‘L-Lou? Lou sei sveglio? Oh mio dio, oh mio dio Louis’ pianse abbracciandolo. Quando il castano mugugnò dal dolore si ricordò che non era in buone condizioni fisiche e si allontanò di poco, prendendo il suo viso tra le mani e carezzandolo.
‘Harry, ti amo’ sussurrò, e se non fossero stati così vicini il riccio non l’avrebbe nemmeno sentito.
‘Sssh, zitto amore, stai zitto’ mormorò tra le lacrime baciandogli la fronte.
‘Tesoro ti ho portato un bicchiere di caffè dal ba-’ Jay era entrata con un caffè per Harry in mano, l’ennesimo, e vedendolo abbracciato a suo figlio sorridente l’aveva lasciato cadere a terra per poi
‘Louis!’ urlare, lasciando che i suoi occhi si riempissero di lacrime di gioia. Poi gli era corsa incontro e l’aveva abbracciato per un tempo che era parso infinito.
‘Mamma mi soffochi’ aveva poi biascicato Louis, cercando, fin troppo debolmente, di liberarsi dalla sua presa.
‘Dobbiamo chiamare le ragazze! Mio dio saranno così felici, Louis eravamo così preoccupate!’ l’entusiasmo di Jay si spense quando entrò la solita infermiera di ronda che
‘Il paziente si è risvegliato, dobbiamo portarlo in sala operatoria per degli accertamenti’ e in nemmeno cinque minuti avevano portato Louis fuori di lì. Harry e Jay si erano ritrovati abbracciati a piangere di gioia per la persona che entrambi amavano.
 

***


‘Liam? Pronto Liam? Louis si è svegliato, ora lo stanno visitando e-’
‘Ti raggiungo lì’ poi aveva  riattaccato.

***


Quando gli infermieri avevano riportato Louis nella stanza 556 Harry l’aveva subito seguito, preoccupato per come stesse. Quando li avevano lasciati soli si era deciso ad avvicinarsi.
‘Lou..’ aveva sussurrato sorridendo.
‘Sì?’ anche lui un sorriso in volto.
‘Come stai?’
‘Beh ho due costole incrinate, una gamba rotta, una grave frattura al braccio destro e mi sono appena ripreso da un trauma cranico, come sto secondo te?’ chiese ironico. Harry tornò subito serio.
‘Scusami’ ammise senza riuscire a guardarlo negli occhi.
‘Scusa? Harry scusa di cosa?’ chiese perplesso.
‘E’-è- è tutta colpa mia se ora sei qui e saresti potuto morire e non me lo sarei mai perdonato! E dimmi, come avrei fatto senza di te? I-io non-’ riprese a singhiozzare.
‘Harry, Harry amore! Amore che stai dicendo? Non è colpa tua, sono stato io, tu non hai fatto nulla’ gli afferrò le mani.
‘Scusami’ il riccio si asciugò un paio di lacrime.
‘Vieni qui’ disse Louis tirandolo verso di sé. ‘Ti prometto che lascerò l’Università e diremo a tutti di noi, ti amo’ a quel punto Harry, che fino ad allora aveva provato a trattenere le lacrime, scoppiò senza ritegno. Quanto poteva amarlo? Infatti
‘Ti amo anch’io’ e proprio mentre si stava avvicinando -le bocche già protese, il cuore a mille, le farfalle che minacciavano di divorargli lo stomaco- per baciarlo, dopo tre fottute settimane, Liam entrò nella stanza, costringendoli a separarsi in fretta.
‘Io..’ tentò Harry.
‘Sono felice che ti sia svegliato, Louis’ affermò Liam, per niente convinto di quello che aveva detto, con un tono che non suonò affatto amichevole.
‘Già, grazie’ aveva detto solo lui, freddo.
‘Ci hai messo molto’ il riccio cercò di spezzare la tensione.
‘Già, dovevo.. sistemare un paio di cose. Ma a quanto pare sono di troppo qui. Magari volete stare un po’ soli, forse è meglio che torni più tardi’ affermò stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche. Poi si sbattè la porta alle spalle, senza lasciare ad Harry il tempo di ribattere.
‘Quando hai intenzione di dirglielo?’ chiese Louis fissando ancora il punto in cui Liam era scomparso dietro la porta.
‘Io.. non lo so. Presto’ ammise sospirando.
‘Beh, dov’eravamo rimasti?’ chiese Louis sorridendo malizioso. D’altra parte il lupo perde il pelo ma non il vizio. Peccato che mentre stavano per riprendere da dov’erano rimasti entrarono in stanza tutte e quattro le testoline bionde al completo –come le chiamava Harry- ovvero le sorelle di Louis. Dovevano volersi un gran bene, a giudicare dalle lacrime di gioia. Quando le ebbe abbracciate tutte e quattro le presentò
‘Harry, loro sono-’
‘Lottie, Fizzy, Daisy e Phoebe, lo so’ lo interrupe il riccio sorridendo.
‘Cosa mi sono perso?’ chiese Louis sorpreso.
‘Sedici notti che Harry passa in bianco a pregare che tu ti svegli’ rispose Jay al posto suo.
Erano davvero lacrime di gioia quelle che scorrevano sulle guance di Louis Tomlinson?


Quando le sorelle di Lou si sedettero ai bordi del lettino e cominciarono con una marea di ‘Ti ricordi quella volta che..? E quando..?’ Harry capì che per avere il suo bacio avrebbe dovuto aspettare ancora e, sentendosi di troppo per quella che sembrava una ‘riunione di famiglia’, si assentò, con l’urgente bisogno di trovare Liam e parlargli. Lo trovò nella sala d’attesa principale, intento a passare il tempo con qualche gioco idiota del suo cellulare.
‘Liam?’ lui alzò lo sguardo su Harry.
‘Possiamo parlare?’ continuò il riccio.
‘Sì, andiamo nel giardino’


Il cortile dell’ospedale era grande, o almeno quel che bastava per permettere ad Harry di perdersi ad osservarlo, senza trovare il coraggio di spicciare parola. Difatti fu Liam a rompere il ghiaccio
‘Allora, piccolo? Come sta?’ chiese. E Harry avrebbe solo voluto prendersi il viso tra le mani e urlare ‘ti prego, non chiamarmi così, non rendere le cose ancora più difficili, dannazione!’ e invece
‘Bene.. credo’ borbottò.
‘Liam io.. credo di amarlo ancora’ ammise dopo un silenzio imbarazzante, così a bassa voce che non si sarebbe affatto stupito se Liam non avesse sentito.
‘Lo so, per questo sto cercando di renderti le cose più facili.. lasciandoti’ disse il castano, gli occhi che cominciavano ad inumidirsi. Harry rimase basito.
‘Tu cosa?’ chiese sorpreso.
‘Piccolo, io ti amo più di qualsiasi cosa, ma non posso, non voglio, obbligarti a stare con me’ la voce rauca. Harry avrebbe potuto dire un milione di cose, inventarsi mille modi per chiedergli scusa, mentirgli e cercare di dirgli ‘mi dispiace’, ma alla fine optò solo per un abbraccio, e un
‘Grazie Liam, grazie di tutto’ sussurrato al suo orecchio. Liam era davvero il ragazzo più buono che avesse mai conosciuto, ora ne era sicuro. Si sentì quasi in colpa per stargli spezzando il cuore. Poi si voltò e se ne andò lentamente, lasciandosi il castano alle spalle, forse per l’ultima volta.


‘Non sei mai stato abbastanza per nessuno, Liam’ sussurrò lui  a sé  stesso,  per poi abbandonarsi ad un pianto da bambino.
 

***


Quando Harry rientrò nella camera di Louis, un’ora e una passeggiata per Londra dopo, accanto al letto di quest’ultimo, sullo sgabello, c’era una testa bionda, ma non apparteneva a nessuna delle sue sorelle. Era..Tyler? Nialler? Lui e Louis ridevano come vecchi amici.
‘Oh, scusate, torno più tardi’ affermò il riccio in imbarazzo quando si accorsero della sua presenza sulla porta.
‘Mh? No, vieni pure Harry, me ne stavo andando. Allora fammi sapere Lou, a presto’ poi sorrise come un bambino e si chiuse la porta alle spalle.
‘Hey’ disse Louis sorridendo.
‘Hey’ rispose Harry avvicinandosi.
‘Posso avere il mio bacio?’ chiese Louis. La risposta non arrivò, le labbra di Harry sulle sue sì, finalmente.
‘Fammi sapere cosa?’ chiese il riccio, staccandosi dal bacio dopo un po’. Louis fece un verso di dissenso, poi
‘Uhm?’ alzò un sopracciglio non capendo.
‘Il tuo amico.. Nialler? Prima di andarsene ti ha detto “fammi sapere” ’ si spiegò.
‘Niall vuoi dire’ sorrise. ‘Senti Harry io.. so che può sembrarti un po’ affrettato ma.. vieni a vivere con me. Niall ha un amico che affitta un appartamento in centro. Si è informato e non costa molto. Inoltre l’Università non è distante e io mi licenzierò e cercherò un altro lavoro. Non dovremo più tenere nascosto a nessuno la nostra relazione, te lo prometto, e pot-’ fu interrotto da Harry, che posò nuovamente le labbra sulle sue, questa volta per un bacio meno casto.
‘Sì, sì, sì, mille volte sì’ disse nel bacio.
‘Ti amo’ disse Louis, per la seconda volta, e la schiena di Harry fu scossa da brividi.
‘Ti amo anch’io’ poi lo baciò ancora.
‘Mh.. e Liam?’ chiese Louis dopo poco, interrompendosi di nuovo.
‘Ho.. sistemato tutto, tranquillo’ rispose il riccio appena malinconico sorridendo.
‘Sicuro?’
‘Sicurissimo’
Poi ci fu posto solo per i loro baci.
 




Una settimana dopo, tra un ‘puzzi’ e un ‘lavati’ di Louis, detti solamente per far tornare Harry a casa a riposarsi, a lasciare l’ospedale non fu il riccio, ma la famiglia di Louis.
‘Boo, sei sicuro che possiamo andare? Possiamo rimanere fino a che non ti rimetti del tutto, possiamo aiutarti con la gamba, le medicine e tutto il resto’ Jay, da mamma premurosa, non se la sentiva ancora di lasciare il figlio.
‘Mamma, sto bene. E poi c’è Harry con me, tranquilla’
‘Tesoro, quel ragazzo ti ama davvero, tienitelo stretto’ poi lasciò un bacio sulla sua fronte, e uscì dalla porta, mentre le sorelle Tomlinson lo salutavano.
‘Boo, ci verrai a trovare presto, vero?’ Phoebe e Daisy erano ai lati del lettino e cercavano di trattenersi dal piangere.
‘Prestissimo, ve lo prometto’ sorrise.
‘Porterai anche Harry?’ chiese Daisy.
‘Ma certo’ poi lasciarono entrambe un bacio sulle guance del fratello e uscirono.
‘Boo..’
‘Lots..’
‘Verrai davvero a trovarci?’ chiese speranzosa.
‘Charlotte, guardami negli occhi. Te lo prometto.’
‘A presto, allora?’
‘A presto’ sorrise, per poi stringersela forte al petto.
Era rimasta solo Fèlicitè, che piangeva in un angolo della stanza. Comprensibile, nel pieno della sua adolescenza, a quindici anni, era difficile per lei trattenere le lacrime.
‘Ti voglio bene Boo’ disse solo alla fine, avvicinandosi e stringendolo forte. Singhiozzava.
‘Fizzy, non piangere, ok? Te ne voglio anch’io’ le carezzava i capelli e sorrideva.
‘Su, vai, mamma ti sta aspettando e non potete fare tardi’ la rassicurò.
‘Ok’ lei tirò sul col naso, sorrise, con gli occhi rossi, e lasciò la stanza.
Rivolgendo lo sguardo alla porta, Louis si accorse della presenza di Harry. Lo guardava sorridendo.
Boo.. mi piace’ ammise.
‘Hai origliato tutto?’ chiese scherzosamente.
‘Forse, Boo
‘Non chiamarmi così, lo odio’ fece una smorfia dolcissima.
‘E’ carino invece. Domani ti porto a casa’
‘Non vedo l’ora.. Solo.. sarà difficile abituarsi alle stampelle’
‘Vuol dire che ti porterò in braccio più spesso, principessa’ sorrise il riccio.
‘Principessa? Perfino “Boo” è meglio’  fece ridere Harry.
‘Ora dormi Boo, a domani’ gli lasciò un bacio sulle labbra e uscì dalla stanza.



Il giorno dopo, Louis sul sedile alla sua destra, Harry parcheggiò davanti al suo appartamento.
‘Questa non è casa mia’
‘Infatti, starai da me per un po’’
‘D-da te?’ chiese sorpreso.
‘Lou, davvero credevi che ti avrei permesso di stare nel tuo appartamento? Solo? Con una gamba rotta?’
‘Hai ragione, scusa mamma’ scherzò lui.
Quando furono nel salotto di Harry a Louis venne un dubbio, così
‘Haz, da quanto tempo non frequenti l’Università?’
‘Non saprei.. forse.. un paio di settimane’
‘Un paio di settimane quante?’
‘Tre o quattro, credo..’ ammise a testa bassa.
‘Tre o quattro?! Harry, hai idea di cosa voglia dire? Devi recuperare quasi un mese di studio! Vuoi non essere promosso agli esami?!’
‘Fortuna che ero io la mamma tra noi’ provò a sdrammatizzare il riccio.
‘Non c’è nulla di divertente, domani ti ci accompagno io, e i prossimi pomeriggi li passerai a studiare, è chiaro?’ chiese serio.
‘Fortuna che ho l’insegnante di Inglese migliore del mondo’ scherzò baciandolo. Dopo un po’ Louis interruppe il bacio.
‘A proposito.. domani consegnerò le dimissioni’ sussurrò.
‘Non devi farlo se non te la senti’ disse apprensivo il riccio.
‘Harry, ci penso da una settimana, ormai ho deciso’
‘Ti amo’ poi lo baciò.

***



Il giorno dopo Harry guidò la macchina di Louis fino all’Università. Quando arrivarono spense il motore e
‘Scendi con me?’
‘Tu vai, io arrivo tra un po’’
‘Sei sicuro di farcela da solo?’
‘Harry, ho una gamba rotta, non un handicap inguaribile’ sorrise.
‘D’accordo, allora a dopo’ lo salutò con un bacio.

Dopo circa mezz’ora Louis si decise ad alzarsi e avviarsi verso l’ufficio del direttore. Bussò una volta, due..
‘Avanti’ la voce del vecchio lo invitò ad entrare.
‘Signor Lewis, buongiorno’ sorrise cordiale.
‘Signor Tomlinson, si è rimesso velocemente, riuscirà ad insegnare con quella gamba?’
‘Veramente io.. mi licenzio’
‘Cosa?!’ chiese lui alzandosi dalla sua poltrona,  la voce di almeno un ottava più alta.
‘Ci ho pensato molto, ma purtroppo ci sono delle questioni che non posso rendere pubbliche che mi costringono a farlo’
‘Signor Tomlinson, lei a soli ventisei anni insegna in una delle Università migliori di Londra, non è una cosa da poco. Dovrebbe ritenersi fortunato, tutti aspirerebbero al suo posto di lavoro’
‘La prego, non insista oltre, è già abbastanza difficile per me’ l’uomo sospirò.
‘D’accordo, se la mette così immagino di non poter insistere davvero. Si accomodi, dovrà firmare alcuni moduli per la dimissione’ così Louis, penna alla mano e un peso sul petto che si alleggeriva, pose fine alla sua carriera come insegnante di epica e letteratura inglese in quell’Università.

Quando fu fuori da quell’ufficio, ma soprattutto da quell’edificio, inspirò profondamente. Poi fece una chiamata.
‘Niall? Sono io. Si, d’accordo. Me le porti ora? Davanti all’Università. Si, si ok, grazie, a tra poco’ quando riattaccò si sedette sulla panchina nel cortile lì fuori, e attese.
Niall arrivò dopo nemmeno dieci minuti, lo vide arrivare da dietro l’angolo, le chiavi tra l’indice e il pollice.
‘Hey Tommo’ lo salutò.
‘Nialler’
‘Come sta la tua gamba?’
‘Devo tenere il gesso ancora per due settimane, così dicono i dottori’
‘Capisco, l’hai già detto ad Harry?’
‘Dell’appartamento? No, sarà una sorpresa’ sorrise prendendo le chiavi che l’irlandese gli porgeva. Le infilò in tasca.
‘Sono felice che tu e lui siate tornati insieme’ disse sincero.
‘Ho consegnato le dimissioni’
‘Tu cosa?’ Niall strabuzzò gli occhi.
‘L’ho fatto per Harry’ disse sicuro.
‘Hai pensato a cosa farai adesso?’
‘Cercherò un altro lavoro, magari in una scuola superiore, farò un concorso o cose del genere’
‘In qualsiasi caso.. ci sono per te’ gli posò una mano sulla spalla.
‘Lo so, grazie’ sorrise lui.
Chiacchierarono seduti su quella panchina tutta la mattinata, come non facevano da tempo. Dieci minuti prima della fine delle lezioni, Niall, guardando il suo orologio da polso, annunciò
‘E’ meglio che vada, o quando Harry uscirà ci troverà ancora qui a parlare, chiamami se ti serve aiuto, per qualsiasi cosa’
‘Lo farò, grazie ancora’
‘A presto’ poi il biondo si allontanò.


Quando Harry uscì Louis si alzò e gli andò in contro. Lo baciò, lì sul piazzale, di fronte a tutti gli studenti.
‘Louis, ci guardano tutti’ sussurrò il riccio imbarazzato dopo poco.
‘Ormai non lavoro più qui’ sorrise lui.
‘Allora ce l’hai fatta’
‘Te l’avevo promesso. Ora andiamo’ si avviarono verso la macchina.
Quando furono all’incrocio vicino a casa di Harry Louis disse
‘Svolta a destra’
‘A destra? ma Boo, il mio appartamento è di là!’
‘Tu svolta a destra. Ti porto in un posto’ stranamente il riccio non fece mille domande come al solito, si limitò a seguire le indicazioni di Louis.
‘Accosta, siamo arrivati’ quando furono fermi Louis gli disse
‘Ora chiudi gli occhi’
‘Che diavol-’
‘Chiudili e basta’ sorrise divertito dall’espressione di Harry.
Quando uscirono dall’auto Louis lo guidò fino all’appartamento. Con un po’ di difficoltà riuscì ad aprire la porta.
‘Ora puoi aprire gli occhi’ ed Harry tolse immediatamente le mani dal suo viso.
‘Benvenuto a casa nostra’ affermò Louis. Il riccio rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati, il cuore stravolto da una felicità che non aveva mai provato, talmente forte da spaventarlo.
‘N-nostra? Louis io..io’ poi, da ragazzo sensibile qual era, scoppiò a piangere abbracciando Louis. Lui gli carezzò la schiena.
‘Sssh, Haz, non sei felice?’
‘Boo, certo che sono felice! Te, noi, la casa.. ti amo, dio quanto di amo’ fu così che inaugurarono l’appartamento, con il loro ennesimo bacio davanti all’entrata della loro casa.
 


Quella sera, mentre cenavano e bevevano champagne –Louis non aveva idea di come Niall gliel’avesse procurato- il castano ricevette una telefonata.
‘Signor Tomlinson? Adam Lewis, scusi per l’orario’
‘Signor Lewis nessun disturbo’
‘La chiamo perché mi serve una sua conferma, ora. Potrei offrirle un posto in un'altra Università con cui è gemellata la nostra. Non è molto distante e insegnerebbe la stessa materia. Otterrebbe la cattedra. Se vuole potremmo incontrarci domani e discuterne davanti ad un bicch-’
‘Solo un attimo signore, mi scusi’ posò il cellulare sul tavolo, una mano davanti al microfono.
‘Harry, è il signor Lewis, il direttore, dice che mi potrebbe offrire un posto in un’altra Università’ esclamò con un sorriso che gli attraversava il viso da parte a parte.
‘Che aspetti? Accetta!’ gridò il riccio felice all’inverosimile per il suo ragazzo.
‘Signor Lewis? Mi scusi’
‘Allora?’ chiese il vecchio impaziente.
‘Accetto, grazie, grazie mille, le devo un favore’
‘Io a lei Tomlinson, io a lei! La richiamerò domani per organizzare l’incontro, buona serata’
‘Altrettanto, arrivederci’ riattaccò.
‘Haz, hai sentito?! Mio dio non ci credo!’
‘Dovresti cominciare a farlo, te lo meriti Lou, ti meriti il meglio’ poi lo baciò.

Quella sera Harry Styles e Louis Tomlinson brindarono non solo all’inizio della loro vita insieme, ma anche al nuovo lavoro di Louis,  e.. detto tra noi, oltre ad inaugurare l’appartamento inaugurarono anche il loro letto a due piazze.
 
 




Harry Styles ha vent’anni, i capelli ricci e una passione per l’Epica e la Letteratura Inglese.
..O meglio, per gli insegnanti di Epica e Letteratura inglese.













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ello pippol! :)
in primis mi scuso per l'imperdonabile ritardo (di nuovo) ma l'ultimo capitolo è più impegnativo, e volevo fare qualcosa di abbastanza originale. inoltre volevo finire di scrivere le due os che ho buttato giù in questi giorni e pubblicarle tutti insieme. vi lascio i link di entrambe, spero passiate e mi lasciate una recensione, ci tengo tantissimo :)
1. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2021002&i=1
2. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2021044&i=1

beh allora.. questo è il mio ultimo spazio autrice e, aiuto, sono in lacrime. vi avevo detto che sarebbe durata ancora un po' ma, mi spiace, questo è l'ultimo capitolo. questa storia è la mia piccolina, la mia prima ff e.. aw, aiuto non ci credo che è finita davvero çç
non uccidetemi, ho scritto un finale felice per tutti i personaggi (apparte il piccolo liam, povero) e spero che la storia non vi abbia annoiate o sia diventata troppo banale verso la fine! è che ho avuto poco tempo e a volte anche poca ispirazione,  ma ho sempre cercato di fare del mio meglio!
bene, ora passiamo ai ringraziamenti:
-grazie alle 117 persone che seguono la storia;
-grazie alle 9 che l'hanno messa nelle ricordate;
-grazie alle 36 che l'hanno inserita nelle preferite;
-grazie ad ognuna di voi che ha recensito;
-grazie anche a chi ha semplicemente letto in silenzio;
-grazie a tutte le dolcissime ragazze che mi hanno riempito di complimenti su twitter;
- infine devo un ringraziamento speciale a lallaforever, che ha recensito ogni.singolo.capitolo. dal primo all'ultimo, ti adoro


penso che tornerò presto con nuove os o, chissà, magari anche con una ff! quindi tenete d'occhio il mio account ;) grazie ancora di cuore a tutti,
baci xx





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