A Merry Christmas

di Ambros
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


A Merry Christmas



Ci sono poche cose, nella sua vita, di cui Kurt Hummel è assolutamente certo:
  1. Il giallo e il verde dovrebbero essere eliminati dalla scala cromatica quando si parla di moda.
  2. Non permetterà mai a nessuno di vedere i suoi capelli di prima mattina, quando è appena sveglio.
  3. Lui odia Blaine Anderson.
In verità, non è nemmeno quell’odio che nasce senza un motivo preciso: lui, delle ragioni per odiarlo, le ha eccome.
Sono entrambi all’ultimo anno di liceo, ma non frequentano la stessa scuola: Kurt è imprigionato nel liceo pubblico di Lima, il William McKinley High School; Blaine, al contrario, frequenta la prestigiosa – nonché costosissima- Accademia Privata di Westerville, la Dalton – la cui retta è direttamente proporzionale alla quantità d’aria respirata tra quelle mura di pietra che avranno trecento anni, secolo più, secolo meno.
Fin qui, apparentemente, Kurt non avrebbe alcun motivo valido per odiarlo: ma non è certamente finita.
Entrambi fanno parte del Glee Club delle rispettive scuole, con un’unica differenza non trascurabile: Blaine è il leader indiscusso e carismatico del Glee Club della sua scuola – i cui ragazzi si fanno anche chiamare “Warblers”, che nome ridicolo-, mentre Kurt, la maggior parte del tempo, deve limitarsi ad ondeggiare sullo sfondo durante le esibizioni.
Ma non è nemmeno una banale invidia che lo spinge ad odiarlo, no. Magari è un incentivo, ma non è solo questo.
Prima di tutto, Kurt detesta le loro odiose divise; quei blazer che fanno sembrare gli Warblers tremendamente seri, formali e ingessati; sono un Glee Club, per l’amor del cielo, non una squadra di avvocati fiscali.
Ma, ancora una volta, non è solo questo. Aggiungiamo il fatto che Kurt e Blaine sono vicini di casa.
Abitano in due villette a schiera contigue, di quelle col giardino perfettamente curato e la facciata perennemente riverniciata di fresco.
Ma questo non sembra rappresentare un problema per Anderson ogni volta che deve organizzare una festa, giorni festivi o feriali che siano – Kurt è abbastanza sicuro che l’altro nemmeno sappia la differenza – e non importa quanto il ragazzo si lamenti per la musica troppo alta, quei suoni incessanti, ripetitivi e fastidiosi non accennano mai ad abbassarsi, come dimostrano le esorbitanti quantità di correttore color avorio che è costretto ad utilizzare la mattina per coprire le occhiaie violacee che gli macchiano la pelle altrimenti impeccabilmente nivea dopo i riti dionisiaci che, a quanto pare, il suo vicino ha la premura di organizzare a giorni alterni.
Quindi sì, diciamo che questo è uno dei motivi per cui Kurt Hummel sente di odiare Blaine Anderson.
Senza considerare il fatto che a malapena grugnisce quando si incontrano per sbaglio – sì, per sbaglio, non per caso -, come se aprire la bocca e articolare un suono che assomigli vagamente ad un “buongiorno” fosse uno sforzo immane ed eccessivo. E Kurt, in verità, pensa che forse, per i suoi neuroni, sarebbe davvero uno sforzo eccessivo.
Quindi sì, Kurt lo odia. Perché è un ricco damerino viziato e irrispettoso.
Potrebbe persino provare un po’ di compassione nei suoi confronti, a dire il vero: perché, se ci sono delle persone più odiose di Blaine, queste sono sicuramente i signori Anderson. Dispotici, altezzosi e snob, stanno in città il tempo strettamente necessario per evitare di dare ai servizi sociali una buona ragione per togliere loro la custodia del figlio.
E Kurt li sente urlare spesso, sa che il signor Anderson vorrebbe un bel figlio etero che gli porti a casa una ragazza diversa ogni sera; sa che la signora Anderson non si oppone mai al marito.
Quindi sì, il giovane Hummel potrebbe decisamente provare un po’ di compassione per lui – visto che anche lui è gay, e sa cosa significhi non sentirsi accettati, anche se ha una famiglia alle spalle che lo sostiene e lo appoggia. Potrebbe.
Se solo Blaine, dopo ogni lite, non organizzasse feste che potrebbero essere tranquillamente scambiate per la trasposizione cinematografica violenta della Terza Guerra Mondiale.
E poi, quel Blaine Anderson, è sempre schifosamente sicuro di sé. Quasi arrogante. Anzi, senza il quasi.
Cammina con passo svelto e deciso, calca il terreno come se fosse il re del mondo, con le spalle dritte e un sorriso insopprimibile a distendergli le labbra, e quegli occhiali rosa shocking – e non gli importa che gridino al mondo la sua omosessualità, perché lui è Blaine ottengo-tutti-gli-assoli-senza-neanche-sbattere-le-mie-lunghe-ciglia-da-cerbiatto Anderson.
E Kurt lo invidia, sì. Lo invidia e lo odia. Per i festini, e perché è così maledettamente bravo, iperattivo, sicuro di sé e allegro – tranne quando si incontrano la mattina, a quanto pare.
Anzi, ripensandoci c’è una cosa per cui prova compassione per il suo vicino di casa: il modo in cui si veste.
Quando Kurt lo vede senza il blazer della Dalton – e capita di rado, in realtà -, quasi spera che se lo rimetta al più presto.
Perché non è umanamente possibile che qualcuno si metta ancora i papillon.
Davvero non hanno ancora emanato una legge che li vieti? Davvero?
E quei colori sgargianti? A chi verrebbe mai in mente di mettersi dei pantaloni color senape? Accostati a dei mocassini blu scuro, oltretutto.
Un brivido gli corre ancora lungo la schiena, se ci ripensa.
Quindi sì, Kurt Hummel è abbastanza sicuro di odiare Blaine Anderson.
E la cosa non gli dispiace affatto: si compiace in continuazione di tutte le battute sarcastiche a cui riesce a pensare riguardo alla sua altezza ridicola, ai suoi poveri capelli perennemente intrappolati sotto uno strato di gel che – Kurt ne è piuttosto certo – può essere rimosso soltanto con scalpello, martello e una santa pazienza.
Ma questo non è il momento di pensarci.
Una volta tanto è  casa Hummel – anzi, Hummel-Hudson – a rimbombare e quasi vibrare per la pessima musica sparata a tutto volume. Certo, in verità la festa l’ha organizzata Finn, il suo fratellastro, ma per Kurt vale comunque come una piccola rivincita nei confronti del suo fastidioso vicino di casa.
È Natale, e Kurt sta festeggiando con i suoi amici.
Certo non ha tempo di pensare a quanto odi Blaine Anderson.



Blaine Anderson non ha alcuna certezza nella propria vita.
L’unica cosa che sa, in questo preciso istante, è che vorrebbe essere ovunque tranne che nel salotto di casa sua.
Persino alla festa del suo vicino di casa starebbe meglio. Certo sarebbe più a suo agio.
Nella sala non si sentono rumori. Risuona solo il fastidioso schiocco della mascella di suo padre, e vorrebbe solo alzarsi e urlare, perché lui odia le persone che biascicano, e sembra davvero che quell’uomo ce la stia mettendo tutta per slogarsi la mandibola e far vedere a tutti persino il suo processo digestivo.
E Blaine lo odia. Lui, di solito così pacifico e sorridente, odia suo padre.
Ed è per questo che ha preso ad organizzare delle feste assurde a cui a volte addirittura non prende parte.
Solo per fare un dispetto a quell’uomo che deve chiamare padre.
Sa che non dovrebbe, è sbagliato. Con quelle persone sedute attorno al tavolo, divide una buona parte del proprio DNA. È sbagliato che le odi.
Ma non può proprio impedirselo.
Per questo non riesce nemmeno a sfiorare il cibo che ha nel piatto, si limita a stuzzicarlo con la forchetta senza neanche vederlo davvero.
Non vede l’ora di andarsene in camera, ascoltare un po’ di musica, magari fare due chiacchiere con Wes, e andare finalmente a dormire.
Ovviamente, è sempre troppo ottimista ad aspettarsi che tutto proceda effettivamente in maniera così pacifica.
“Allora Blaine” la voce burbera di suo padre lo costringe ad alzare svogliatamente gli occhi dal piatto “hai trovato qualche bella ragazza da presentarci? O anche più d’una …” Nel dirlo gli rivolge un occhiolino che gli fa venire seriamente voglia di vomitare.
“No, papà” ribatte con tutta la calma e l’acidità che riesce ad infondere nella propria voce “Sarebbe piuttosto improbabile, visto che mi piacciono ancora i ragazzi.”
Il volto di suo padre si fa incredibilmente rosso, e Blaine si metterebbe a ridere se tutta quella situazione non gli facesse venire una gran voglia di piangere e urlare “Continui con questo capriccio idiota?” sbotta il signor Anderson scaraventando la forchetta nel proprio piatto “Quante volte te lo devo dire che ti devi far piacere le donne come piacciono a me?!”
“Quante vuoi, papà” ribatte Blaine con tutta la calma di cui dispone “Tanto non cambierò comunque.”
“Ascolta tuo padre” interviene freddamente sua madre, pallida e rigida, le labbra strette in una linea severa “È da troppo tempo che ti comporti come un bambino. Smettila di farti piacere gli uomini e basta. È una cosa anormale, e ci metti in imbarazzo. Cosa dovrei raccontare alla signora Lucas quando mi dice che suo figlio si fa trovare in camera con la fidanzata?”
“Che raccomandi loro l’uso del preservativo. Potrei avere gli incubi se sapessi che certa gente si riproduce.”
Sua madre sbianca di colpo, e suo padre si fa ancora più rosso. E in realtà Blaine si sta persino divertendo un po’.
“Come ti permetti?” sibila il signor Anderson, furioso “Almeno loro hanno la fortuna di avere un figlio normale.”
“Certo non ti dispiacerà quando il tuo figlio anormale non ti porterà a casa una ragazza di diciott’anni incinta.”
“Di sicuro sarebbe meglio che avere un figlio frocio come te!”
Blaine trattiene violentemente il fiato, e deve lasciare che un sorriso amaro gli si disegni sulle labbra per evitare di piangere. “Certo papà. Capisco la maturità di un punto di vista come il tuo.”
“Non ti rivolgere a tuo padre in questo modo, lui sta---”
“E mamma” la interrompe il ragazzo, voltandosi verso di lei “Grazie per essere un esempio così evidente dell’inutilità dell’emancipazione femminile.”
Gli occhi di sua madre si spalancano in maniera quasi comica, mentre si copre la bocca con una mano ostentando un’espressione ferita e sbalordita che meriterebbe un Oscar.
Blaine le rivolge un minuscolo sorriso strafottente, prima di alzarsi e bere d’un fiato il poco spumante che gli è rimasto nel bicchiere. “Speriamo di avere altri cento Natali così maledettamente divertenti!” esclama sarcastico, riappoggiando con poca delicatezza il calice sul tavolo.
“James! Di’ qualcosa!”
Ma Blaine non lascia a suo padre nemmeno il tempo di alzarsi; lascia la stanza a grandi falcate, salendo le scale di corsa per arrivare in camera sua e prendere il cellulare e il cappotto con i guanti e il cappello.
Si copre velocemente prima di scendere le scale e spalancare la porta d’ingresso ignorando suo padre che gli urla un “Sei un irrispettoso ragazzino viziato e irriconoscente!” dal salotto.
Esce nel giardino imbiancato dalla neve e lascia che la porta di casa sua si chiuda con un leggero tonfo alle sue spalle.
Inspira a pieni polmoni l’aria fredda che lo fa rabbrividire, e si rende conto in questo momento che non ha idea di dove andare. È Natale, non può presentarsi a casa dei suoi amici per chiedere asilo come farebbe di solito.
Sbuffa alzando gli occhi al cielo, e una nuvoletta ghiacciata si materializza immediatamente di fronte a lui.
Muove qualche passo incerto nel giardino, osservando con aria assorta le impronte che lascia nella neve.
Il rumore di una porta che si apre lo costringe ad alzare lo sguardo; una luce calda e accogliente si riflette sulla distesa bianca del giardino accanto al suo, prima che un ragazzo si affacci sull’uscio con una risata lieve e cristallina dicendo, rivolto verso l’interno, “No Rachel, sul serio! Mi serve un po’ d’aria!”
Blaine ci mette un istante a riconoscerlo: è il suo vicino di casa, avvolto in un lungo cappotto grigio da cui spuntano due gambe lunghe e snelle perfettamente avvolte in un paio di jeans strettissimi che si tuffano in degli stivali neri che sembrano essere stati creati per contenere quei polpacci sottili.
Kurt strofina le mani l’una contro l’altra, affondando il viso nella sciarpa, e solo allora si accorge di Blaine; gli rivolge un’occhiata sorpresa e vagamente distante, inarcando elegantemente le sopracciglia. Anderson si rende conto in quel momento di starlo fissando da quasi un minuto, e sente che le sue guance si colorano di rosso mentre gli rivolge un sorriso minuscolo, quasi di scuse.
L’altro ragazzo esita un attimo prima di inclinare lievemente il capo su una spalla, in un cenno di saluto; sembra indeciso, e si mordicchia il labbro inferiore lanciando numerose occhiate alla casa illuminata e rumorosa alle sue spalle.
“Bella festa?” Blaine non sa nemmeno perché ci sta parlando; il suo vicino di casa non gli è mai sembrato troppo propenso ad intrattenere un qualsiasi tipo di conversazione con lui, anche se non ne ha mai capito il motivo.
“Non male” risponde lui, sorpreso, avvicinandosi di qualche passo, sempre esitante “Certo, non è esaltante come le tue …” Aggiunge dopo un attimo, con una strana freddezza nella voce.
Blaine arrossisce di nuovo: si è scordato di tutte le volte in cui Kurt si è lamentato con lui per la musica troppo alta. Lì per lì non gli era nemmeno dispiaciuto, perché pensava che avrebbe dato più problemi ai suoi genitori, ma ora che si accorge di quanto sono belli quegli occhi azzurri che lo scrutano con una punta d’astio, desidera davvero aver abbassato quel cavolo di volume e magari averlo invitato a prendere un caffè.
“Già” borbotta imbarazzato, grattandosi distrattamente la nuca “Mi dispiace per quelle. Non volevo darti fastidio.”
Kurt spalanca gli occhi a quelle parole: che fine ha fatto Blaine-damerino? Il ragazzo viziato e spocchioso che gli ha fatto perdere preziosissime ore di sonno?
“Allora avresti dovuto evitare Pink …” mormora con un piccolo sorriso.
Gli occhi dorati – come mai non si era mai accorto di quanto fossero belli? - di Anderson si spalancano “Non ti piace Pink?!” esclama, scandalizzato.
Kurt si esibisce in una buffa smorfia infastidita che gli arriccia il naso “Diciamo che non è il mio genere.” Ribatte, senza pensare a quanto sia vagamente assurda tutta quella situazione. In fondo è Natale, no? A Natale succedono cose decisamente assurde.
Blaine scuote il capo con una finta rassegnazione, e apre la bocca per dire qualcosa, quando la porta alle spalle di Kurt si spalanca con malagrazia “Ehi Kurt! Torni dentro o no?” chiede impazientemente un ragazzo sorridente e muscoloso con un’imponente cresta in capo.
Il ragazzo si gira di scatto, e fa saettare gli occhi tra l’uscio di casa sua e il vicino di casa “Arrivo tra un minuto!” risponde alla fine, voltandosi di nuovo verso Blaine con un’espressione incerta. Il ragazzo scuote il capo e si richiude la porta alle spalle.
“Il tuo ragazzo?” chiede Anderson, e veramente non sa come gli sia venuto in mente di chiedere una cosa del genere: di certo non sono fatti suoi.
Kurt lo guarda incuriosito per una frazione di secondo, prima di scuotere la testa con un leggero sorriso “No, per carità. È Puck, il migliore amico di mio fratello. Molto etero.” Aggiunge dopo un attimo di esitazione, ridacchiando.
“Oh, capisco” risponde Blaine, con un po’ troppa enfasi e troppa poca fantasia, spostando con imbarazzo il peso da un piede all’altro.
“Non voglio trattenerti” aggiunge dopo qualche secondo, guardando di nuovo quei magnifici – davvero, come ha fatto a non accorgersene prima? – occhi azzurri. “Torna pure alla festa.”
“Oh, non c’è nessun problema” risponde immediatamente Kurt – ma non lo odiava lui quel ragazzo? – “Voglio dire” aggiunge velocemente “a meno che tu non abbia da fare. Non ho nessuna fretta di tornare dentro per vedere Sam che fa uno spogliarello sulla lampada del salotto – Dio, non riuscirò più a guardare quella lampada nello stesso modo -, ma se tu devi andare …” Incespica nelle sue stesse parole, e reputa saggio smettere di parlare quando si rende conto di star divagando.
Blaine sorride quasi inconsciamente del suo imbarazzo “No, tranquillo” si affretta a rispondere “In realtà il piano per stasera è vagare nel giardino finché i miei non si saranno addormentati, quindi …”
“Problemi con i tuoi?” chiede Kurt di getto, per poi mordersi la lingua “Scusa” aggiunge immediatamente “Non sono affari miei, non avrei dovuto chiedertelo. Fai come se niente fosse.”
E dire che pensava di reggerlo meglio l’alcol.
Blaine sorride di nuovo, chiedendosi come diamine abbia fatto a non notarlo prima. “Non preoccuparti” scrolla le spalle “Tanto scommetto che li sentite urlare tutti i giorni. Quando ci sono, intendo. Non è certo una novità.”
Kurt si mordicchia delicatamente il labbro inferiore, scrutandolo pensieroso “In effetti sì” ammette alla fine, arrossendo “Ma non voglio metterti a disagio, davvero. Nemmeno ci conosciamo.”
Anderson si stringe nelle spalle, avvicinandosi all’altro ragazzo di qualche passo quasi casualmente “Sono le solite cose che puoi immaginare anche tu” mormora alla fine, alzando gli occhi verso il cielo “A mio padre piacerebbe che non fossi gay. Mi preferirebbe di gran lunga etero e con una ragazza incinta. Ma siccome ha perso lo scontrino, non può cambiarmi, e si ritrova con un figlio anormale.” Conclude con un sorriso amaro e gli occhi leggermente lucidi.
“Non sei anormale” sussurra Kurt, guardandolo attentamente come se lo vedesse per la prima volta, e davvero non sa come gli sia venuta in mente una risposta del genere. Non avrebbe mai creduto che i signori Anderson potessero dire cose del genere. Al loro stesso figlio.
Blaine distoglie lo sguardo dal cielo per incrociare il suo, e gli rivolge un piccolo sorriso grato.
“Kurt! Andiamo, vuoi tornare dentro o—” Rachel spalanca la porta d’ingresso con malagrazia, ma si interrompe di colpo quando vede Blaine, e le sue labbra si curvano a formare una ‘O’ perfetta.
I due ragazzi si voltano di scatto, sorpresi “Oh, ehm, io …” Hummel incespica sulle proprie parole, senza sapere bene cosa dire.
Ma Rachel non gli presta attenzione, perché comincia a scrutare attentamente Blaine “Tu sei il ragazzo che canta negli Warblers, no?”
Anderson le rivolge un’occhiata vagamente a disagio “Sì” borbotta alla fine, guardando la neve che gli circonda i piedi.
“Kurt scusa, ma non hai sempre detto di odiarl—”
“Rachel!” sibila Hummel, stringendo gli occhi in un ammonimento nemmeno troppo nascosto.
Blaine lo guarda, sorpreso, ma non fa in tempo a chiedere niente perché la ragazza ha già parlato di nuovo “E il Warbler ha da fare, stasera?” chiede con un sorrisetto compiaciuto.
“Io … Non esattamente …”
“Oh, perfetto!” esclama lei, avvicinandosi per afferrargli un braccio e trascinarlo letteralmente dentro casa sotto lo sguardo basito di Kurt, che li segue incapace di dire o fare alcunché “Ci serviva qualcun altro che potesse fare un po’ di karaoke stasera!”
“Rachel, andiamo, così non è educato …” Tenta di protestare debolmente Hummel, incrociando lo sguardo divertito e confuso di Blaine, che gli mormora un “Non preoccuparti” mentre la ragazza continua a strattonarlo per un braccio con una forza insospettabile.
Arrivano nel salotto di casa Hummel-Hudson nel giro di qualche secondo, e si trovano davanti uno spettacolo tragicomico, in base ai punti di vista; un ragazzo biondo sta usando una lampada come un palo della lap-dance – e Blaine deduce che deve trattarsi di quel Sam -, un ragazzone che riconosce come Finn cerca di fare delle piroette aiutato da un ragazzo asiatico, col solo risultato di star praticamente distruggendo l’intero salotto; alcune ragazze – le più tranquille – stanno ballando al centro della stanza attorno ad un ragazzo in carrozzina che sembra si stia divertendo da morire ad agitare a tempo le braccia e le spalle. Il ragazzo con la cresta – Puck? – è vicino ad un tavolino ricoperto di bottiglie di vetro fino all’inverosimile, e sta mescolando diversi tipi di alcol con un ghigno sul viso. Probabilmente entro fine serata riuscirà a far esplodere la casa.
“MOMENTO KARAOKEEEEE!”
Blaine e Kurt si voltano contemporaneamente verso Rachel, così come tutti gli ospiti, basiti per il grido insospettabilmente alto scaturito da una ragazza tanto mingherlina.
Ma sono tutti troppo esaltati e ubriachi per farci caso, e si limitano a rispondere con delle urla entusiaste sollevando i bicchieri in aria.
Senza nemmeno rendersi conto di come sia successo, Kurt si ritrova con un microfono rosa e glitterato in mano, davanti allo schermo della televisione del salotto, mentre delle note familiari invadono dolcemente l’aria nell’improvviso silenzio generale.
“Da quando abbiamo un hobbit nel Glee Club?” sussurra Brittany, facendosi chiaramente sentire da tutti. 
Kurt si gira di scatto, e si accorge solo in questo momento che Blaine è accanto a lui, con un microfono esattamente uguale al suo in mano, e lo sta guardando con le sopracciglia aggrottate, incerto sul da farsi.
Hummel vorrebbe tanto avere il tempo di girarsi e sibilare a Rachel un “Prima di domani mattina ti ritrovi nel camino acceso”, ma è nato con la camicia, lui.
Quindi avvicina il microfono alle labbra con un piccolo sorriso di scuse rivolto al proprio vicino di casa, e lascia che le parole gli scivolino dolcemente dalle labbra.

                                                                                                                           I really can’t stay

Blaine lo guarda incantato per qualche attimo, e Kurt pensa che probabilmente non si metterà a cantare con lui e se ne andrà: tutta quella situazione è troppo surreale, lui lo odia, e poi nemmeno si conoscono, e solo perché hanno scambiato due chiacchiere in giardino non vuol dire che improvvisamente—

                                                                                                                           But baby, it’s cold outside

Kurt spalanca involontariamente gli occhi: è vero, l’aveva sentito cantare qualche volta, ma non gli aveva mai prestato troppa attenzione, troppo occupato com’era a pensare a qualche battuta sarcastica che gli sarebbe piaciuto rivolgergli se tra loro ci fosse stato uno scambio di battute che andasse oltre i grugniti.

                                                                        I’ve got to go away – But baby, it’s cold outside
                                                                       
This evening has been – Been hoping that you’d drop in
                                                                      
So very nice – I’ll hold your hands, they’re just like ice!
                                                                      
My mother will start to worry – Beautiful, what’s your hurry?
                                                                      
My father will be pacing the floor – Listen to the fireplace roar
                                                                      
So, really, I’d better scurry – Beautiful, please! Don’t hurry
                                                                      
But maybe just half a drink more – Put some records on while I pour

Anche Blaine lo sta guardando meravigliato, perché no, lui non aveva mai avuto l’occasione di sentirlo cantare per davvero; e non capisce perché gli stia correndo il cuore nel petto quando si accorge che le loro voci si intrecciano così perfettamente che riesce a crederci a stento: non gli è mai capitato di trovare qualcuno la cui voce si incastri così naturalmente con la sua, anche con un’acustica pessima che fa a gara con quella di un bagno pubblico.
Continuano a cantare guardandosi negli occhi, e nemmeno si accorgono dello strano silenzio che è calato attorno a loro, delle strane occhiate che si stanno lanciando Rachel e Puck.
Continuano solo a cantare, perdendosi per qualche minuto nella magia della musica e sperano inconsciamente che duri di più.

                                                                           I really can’t stay – Get over that old out!
                                                                          Oh, but baby it’s cold outside!


Quando le loro voci si intrecciano sulle ultime note – troppo presto – Kurt è sicuro che almeno una delle convinzioni su cui si fonda la sua vita sia crollata.
Forse non è del tutto vero che odia Blaine Anderson.
Forse l’ha giudicato un po’ troppo in fretta.
Forse.
Ma forse vale la pena scoprirlo.
Si guardano negli occhi per qualche lunghissimo istante, sbalorditi; sembra che Blaine sia sul punto di dire qualcosa, ma Finn fa irruzione tra di loro, battendo energiche pacche sulle schiene di entrambi, facendo quasi sputare loro i polmoni “Caspita ragazzi! Siete davvero bravi! Peccato che siate in due squadre avversarie, eh?”
Blaine annuisce con aria spersa “Sì, davvero un peccato” mormora, senza allontanare gli occhi dorati da quelli azzurri del suo vicino di casa.
Kurt vorrebbe davvero prenderlo da parte e parlarci, parlarci fino al mattino dopo magari, e non sa proprio come gli venga in mente una cosa del genere – dev’essere l’alcol, maledizione, la prossima volta non lascerà che Puck gli prepari i drink –, ma Brittany comincia ad osservare con curiosità i capelli del nuovo arrivato, sfiorandoli con un dito “Caspita” sussurra, spalancando gli occhi “Sembrano finti!”
Hummel non fa in tempo a scusarsi – dovrà scusarsi parecchio per quella serata folle, poco ma sicuro – perché Rachel stringe un suo braccio in una morsa e lo trascina verso la cucina, ignorando le sue proteste e i mugugni di dolore.
“Allora” esclama con un ghigno furbo piantandosi due mani sui fianchi, quando sono lontani da orecchie indiscrete “Come mai non ti posso lasciare solo un secondo che ti ritrovo a parlare con il tuo, pare, odiatissimo vicino di casa? Che, se non ricordo male, è gay. E, come posso ben vedere, è decisamente, decisamente carino.”
Kurt si stringe nelle spalle, con finta noncuranza “Era da solo in giardino, ha litigato con i suoi ed è Natale. Mi è sembrato carino fargli un po’ compagnia. Sei stata tu ad invitarlo dentro senza nemmeno chiedermelo!”
Lei non sembra affatto toccata dal rimprovero “Eravate troppo carini per non provare” scrolla le spalle, ignorando l’occhiata allucinata dell’amico “Che c’è?” chiede poi, quando vede che Kurt la sta scrutando con gli occhi spalancati.
“Tu—” Ma Hummel non sa bene come continuare “Io lo odio, okay? Cosa credi di fare?”
Rachel sbuffa, alzando gli occhi al cielo “Kurt, tesoro, tu odi tutti finché non li conosci. E stavate per mandare a fuoco il salotto con quelle occhiate durante il duetto. Quindi, cerca pure di prendere in giro te stesso. Ma con me non attacca.”
Non gli dà nemmeno il tempo di ribattere, perché si gira e si allontana sventagliando i capelli.
Tutte le loro discussioni – o semidiscussioni, per quello che vale – finiscono così, con uno dei due che si allontana indignato fingendosi offeso per circa venti minuti. Poi tornano a volersi bene come se niente fosse. Drama Queens.
Kurt sbuffa, alzando gli occhi al cielo; davvero, cosa credeva di fare Rachel?
Lui lo odia, quel Blaine. Di certo non cambierà tutto solo perché si sono scambiati nemmeno sedici parole nel giardino. E perché hanno cantato un duetto flirtoso. No? No. Appunto.
Scuote lievemente il capo con una smorfia infastidita, prima di avviarsi in camera sua con passo pesante, evitando Puck che cerca di coinvolgerlo in una versione porno della Macarena. Che sì, è raccapricciante come potete immaginare.
Si lascia cadere sul letto con un piccolo sbuffo, sentendosi improvvisamente stanco; guarda l’orologio: le 23.48. È ancora la Vigilia.
Rimane seduto sul materasso per qualche minuto, prima che la porta di camera sua si spalanchi con poca delicatezza.
“Oh Dio, mi dispiace! Rachel ha detto che qui c’era il bagno …” Fa capolino un Blaine estremamente imbarazzato che gli rivolge un minuscolo sorriso di scuse, prima di lanciarsi attorno un’occhiata veloce, senza riuscire a trattenersi.
Kurt si schiaffeggia mentalmente per averlo lasciato con quei pazzi dei suoi amici – e schiaffeggia anche Rachel Berry e i suoi assurdi tentativi di trovargli un ragazzo - “No, ehm … Il bagno è la porta accanto.”
“Oh, d’accordo. Grazie. E scusa ancora.” Blaine sta per chiudersi la porta alle spalle, quando qualcosa costringe Kurt a fermarlo “Aspetta!”
Anderson rientra un po’ troppo velocemente nella camera, guardandolo con aria interrogativa “Io … Mi dispiace che ti abbiano trascinato in tutto questo. C’è una porta che dà sul retro, in cucina; se esci da lì non ti tratterranno con la forza. Anzi, ora ti accompagno …” Hummel fa per alzarsi, ma Blaine lo ferma con un certo imbarazzo “No, io … Insomma, in realtà … Mi sto divertendo. Sto bene. I tuoi amici sono molto simpatici. Anche se una certa Tina non vuole proprio capire che sono gay e continua a provarci spudoratamente con me.” Kurt ridacchia, e sa che questa la ricorderà a Tina finché avrà fiato in corpo per parlare “Però, ecco, se è un problema vado via subito, non volevo certo autoinvitarmi …”
“No, no! Figurati! Puoi restare quanto vuoi!” ‘Puoi restare quanto vuoi?’ Ma che sta dicendo?
Blaine lo guarda per un attimo, dubbioso “Sei sicuro? Perché Finn giù ha passato almeno cinque minuti a chiedermi se ti avessi comprato tutte le sciarpe di Alexander McQueen per convincerti a lasciarmi entrare, visto che, a quanto pare, provi un odio viscerale nei miei confronti.”
Kurt sa che, in questo momento, il volto gli sta letteralmente andando in fiamme. E ha una gran voglia di andare a picchiare il suo fratellastro. “Io … Non è che … Voglio dire …” Balbetta, incapace di mettere in fila tre parole di senso compiuto. Prende un respiro profondo sotto lo sguardo attento di Blaine “Io non ti odio” mette in chiaro per la prima volta anche a se stesso “Voglio dire, nemmeno ti conosco. È solo che … Organizzi sempre quelle feste che sono davvero fastidiose.” Si morde la lingua per non dire nient’altro, perché si rende conto che tutti gli altri motivi che aveva per odiarlo sono piuttosto ridicoli e inconsistenti. Soprattutto ora che può guardare da vicino quegli occhi dorati.
Blaine aggrotta le sopracciglia, un po’ stupito, un po’ dispiaciuto “Per quelle mi dispiace, dico davvero” ribadisce, mordicchiandosi il labbro inferiore – chissà com’è passarci la lingua – UN MOMENTO! Come gli viene in mente di pensare cose del genere? “In realtà, tutte le volte voglio solo fare qualcosa per procurare dei guai ai miei” scuote la testa, rendendosi conto di quanto possa suonare sciocco “Mi dispiace, sul serio” conclude sinceramente “A volte tendo ad essere infantile.”
Kurt spalanca gli occhi, rendendosi conto di non aver mai considerato la cosa sotto quel punto di vista; pensava che Blaine fosse solo viziato e strafottente.
“No, a me dispiace” ribatte, prima che possa anche solo pensare a cosa sta per dire “Tendo a giudicare le persone un po’ troppo velocemente. Non avrei dovuto … Prima di conoscerti. Voglio dire, non che adesso noi ci conosciamo, però, nel senso, prima non …” Incespica di nuovo nelle proprie parole e pensa davvero che dovrebbe andare dal medico e controllare che non abbia nessun tipo di dislessia, perché così non può andare avanti.
Blaine lo guarda intenerito inclinando il capo su una spalla, e le parole gli sfuggono prima che riesca a trattenerle “Sei adorabile” mormora. Spalanca gli occhi quando si rende conto di quello che ha appena detto, e si maledice un milione di volte quando lo sguardo di Kurt incrocia il suo, sorpreso, imbarazzato e … compiaciuto?
Ma che diavolo gli ha messo quel Puck nel drink?
Si morde la lingua, chiudendo gli occhi “Mi dispiace” ripete per la milionesima volta “Giuro che non volevo essere così diretto. Dev’essere stato quel drink.”
“Oh, certo” ribatte velocemente Kurt “Capisco. L’alcol ti fa dire cose che non pensi, lo so.” Annuisce cercando di nascondere quel pizzico di delusione che minaccia di colorargli la voce.
“No, no!” esclama Blaine con troppa foga – seriamente, cosa c’era in quel drink? Metamfetamine? – “Voglio dire” cerca di salvare il salvabile “Non è che non lo pensi, solo che non ci eravamo mai parlati prima, ho scoperto che mi odiavi, e non voglio che pensi che io flirti spudoratamente con tutti quelli che incontro, anzi, sono proprio l’opposto …” Comincia a parlare a macchinetta gesticolando, e Kurt è abbastanza sicuro che anche lui … “Adesso sei tu ad essere adorabile.” Ecco. Ma come gli è venuto in mente di dirlo ad alta voce?
Arrossiscono entrambi, abbassando lo sguardo sul pavimento per qualche secondo; poi Blaine fa vagare casualmente lo sguardo fuori dalla finestra, e un sorriso entusiasta gli arriccia le labbra “Guarda! Nevica!” muove velocemente i pochi passi che lo separano dal vetro contro cui quasi spalma il viso, gli occhi illuminati da una strana luce.
Kurt gli si affianca più lentamente, esitando, ma con un sorriso ugualmente entusiasta sul viso, e i fiocchi bianchi si riflettono immediatamente nei suoi occhi azzurri.
Blaine si gira lentamente, e si ritrova a fissarlo con meraviglia prima di rendersi conto che forse non è una cosa molto educata da fare, soprattutto nel momento in cui Hummel si volta verso di lui e si accorge dello sguardo dell’altro che scivola immediatamente sulle sue labbra appena dischiuse.
Kurt lo sente che c’è qualcosa di strano nell’aria; un’elettricità. Mentre scruta quasi inconsciamente le labbra di Blaine e la parte più leggera e annebbiata del suo cervello si chiede che sapore abbiano, se siano davvero così morbide come sembrano, un minuscolo brandello della sua mente si rende conto che l’aria non dovrebbe vibrare in questo modo mentre i loro volti si fanno sempre più vicini, quasi senza che se ne rendano conto, e i loro respiri cominciano a mescolarsi, e Kurt pensa che quel profumo – il suo profumo – sia assolutamente la cosa più buona che abbia mai sentito.
“Kuuuuuuuuuurt! Devi venire, Finn sta per dare fuoco al salotto!” La porta si spalanca di colpo per lasciar intravedere una Tina dai capelli piuttosto stravolti – in effetti, non c’è niente in lei che non sia completamente stravolto (a partire, probabilmente, dal gay-radar di cui tutti siamo più o meno dotati)-. Kurt e Blaine si allontanano di scatto, e si rendono conto solo in questo momento di essersi avvicinati in maniera significativa; arrossiscono furiosamente, sotto lo sguardo brillo e comicamente indagatore della ragazza e l’occhio placido dei fiocchi di neve che continuano a cadere oltre il vetro della finestra, incuranti dei loro piccoli problemi di adolescenti.
“Io … Arrivo subito.” Riesce a sospirare alla fine Kurt, mentre Blaine spalanca gli occhi trattenendo il respiro, confuso e scombussolato.
Tina lascia la stanza a passo di marcia con aria vagamente offesa, e Hummel sta per seguirla, incerto, ma quasi gli tremano le ginocchia; non ha il coraggio di posare lo sguardo sull’altro ragazzo.
“Io … Devo andare. Mio padre mi uccide se lascio che Finn distrugga il salotto.” Balbetta, incerto.
“Oh, sì, certo.” Annuisce Blaine, ancora confuso e altrettanto imbarazzato, muovendo qualche passo per allontanarsi dalla finestra e seguirlo.
Scendono le scale avvolti da un silenzio quasi surreale, ma Anderson lo ferma prima che arrivino nel salotto affollato e paurosamente rumoroso.
“Kurt” la sua è quasi una domanda, e ringrazia la semi-oscurità che gli nasconde le guance arrossate dall’emozione, dall’imbarazzo, dall’alcol e da tante altre cose che non riesce nemmeno a decifrare; l’altro ragazzo si gira immediatamente con un’espressione interrogativa “Buon Natale” mormora alla fine, guardandolo negli occhi.
Kurt sospira, e nemmeno lui sa bene perché. “Buon Natale anche a te.”

                                                                                                                 ****





Note:
Giuro, solo due parole; 
1. Non c'è bisogno che vi dica chi canta cosa nel duetto, vero? No. Direi di no.
2. Che ve ne pare? Ero molto indecisa se pubblicarla o no, ma dalla regia (grazie infinite Mellark_Locked e a mia sorella :3) mi hanno suggerito di pubblicarla, quindi eccomi qua. Fatemi sapere voi cosa ne pensate!
3. Ho deciso di scriverla perché quest'anno, come tutti avrete notato, non ci hanno dato il duetto natalizio della Klaine (ç_ç). QUINDI, me lo sono fatto da sola. u.u
4. Aggiornerò il 27 e il 30.


Bacioni a tutti, Buone Vacanze e fatemi sapere cosa ne pensate!



 

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Capitolo 2
*** Parte II ***


A Merry Christmas
2.Parte II

 

Quando Kurt si sveglia, il mattino – pomeriggio inoltrato - dopo, può aggiungere una cosa di cui è assolutamente certo alla lista –che comunque si era ridotta la sera prima.

                           4.Non berrà mai più. 

Quasi è tentato dall’idea di fare una foto alla sua faccia per usarla come memorandum nel caso gli venisse di nuovo la malsana idea di introdurre dell’alcol all’interno del suo corpo.
È sicuro di avere delle occhiaie terribili, che si noteranno persino di più per il pallore della sua pelle, dovuto alla nausea e alla mancanza di sonno. E al mal di testa.
E perché c’è tutta quella luce?
Si solleva sui gomiti con un gemito sofferente, socchiudendo gli occhi per la luce bianca che entra prepotentemente dalla finestra.
“Oh, scusami. Non volevo svegliarti, davvero …”
Kurt si immobilizza nel sentire quella voce e prega che a) sia un’allucinazione o b) un asteroide colpisca il suo letto in quel preciso istante.
Perché quello non sta succedendo.
Lui non ha un dopo sbornia allucinante davanti al suo vicino di casa – che ha scoperto solo da poche ore essere incredibilmente carino, gentile, simpatico e carino. Ma forse carino l’ha già detto. Ma non è questo il punto.
Insomma, non può essere. E basta.
E poi, cosa ci fa il suo vicino di casa in camera sua?!
Quest’ultima domanda deve trasparire abbastanza chiaramente dall’espressione confusa che ha assunto senza nemmeno rendersene conto, perché Blaine sorride lievemente – e sì, ha fatto bene a ribadire il “carino”, prima.
“Okay, ti aiuto. È il 25 Dicembre, siamo in camera tua; tu mi hai offerto di restare a dormire – anche se forse non te lo ricordi perché eri un po’ ubriaco – prima di ricordarti che non avete una camera degli ospiti; per questo, ehm … Ero nei tuoi ospiti-Cioè, nella tua stanza!”
Blaine arrossisce improvvisamente, e fa vagare lo sguardo per il soffitto, vagamente a disagio; ma Kurt non ha il numero di neuroni correntemente attivi per farci caso, troppo impegnato a cercare una risposta decente da biascicare “Mi dispiace per ieri sera” riesce a mugolare “Non dev’essere stato un bello spettacolo.”
Blaine ridacchia mentre si infila una scarpa “In realtà è stato piuttosto divertente. E …” Esita un attimo, prima di continuare “Ti ringrazio davvero tantissimo. Probabilmente sarei morto assiderato nel giardino di casa mia, se non fosse stato per te.”
“Se non fosse stato per quella pazza di Rachel Berry” bofonchia Hummel in risposta, perdendosi per un attimo negli occhi dorati del ragazzo di fronte a lui.
“Oh, giusto” annuisce Blaine, coprendosi il collo con la sciarpa che aveva la sera prima “Tu mi odi. Per un attimo l’avevo scordato.”
Kurt alza gli occhi al cielo, scuotendo lievemente la testa “Non me la perdonerai mai, vero?” borbotta con uno sbadiglio.
Anderson lo guarda per un attimo con un’espressione indecifrabile, prima di rispondere con un sorriso “No. Non direi. Ma ora è il caso che torni a dormire, tigre. Ne hai bisogno.”
Kurt spalanca gli occhi, e si ricorda improvvisamente delle condizioni in cui deve star versando la sua faccia “Oh Dio” pigola, lasciandosi ricadere sui cuscini e tirandosi il piumone fin sopra la testa.
“Kurt? Tutto bene?”
“No” borbotta lui in risposta, la voce attutita dalle coperte “Non posso credere di essermi fatto vedere in queste condizioni da … da qualcuno.”
Sente la risata soffocata di Blaine “Non essere sciocco. Sei impeccabile come sempre.”
“Solo perché ti ho lasciato dormire qui” bofonchia in risposta, anche se le guance gli si colorano per il complimento.
Stavolta, Anderson ride più apertamente “Vero. Ma anche perché mi hai detto che i miei occhi ti fanno pensare alla cioccolata calda con il caramello e i marshmellow.”
“No” geme Kurt, a metà tra lo sconsolato e il disperato; ma che fine aveva fatto il suo buon senso la sera prima? Ma che problemi ha?!
“Oh, sì invece” ridacchia Blaine, afferrando il cappotto abbandonato sulla sedia della scrivania.
Kurt prende un respiro profondo prima di riemergere dalle coperte con un’espressione mesta “Mi dispiace, davvero. Di solito non sono affatto così, anzi …”
Ma Blaine lo interrompe “Ehi. Va tutto bene, davvero. Ieri sera mi sono divertito moltissimo, e … Non ti devi scusare. Sul serio.” Lo dice con espressione convinta, e Kurt gli deve credere – anche perché è piuttosto intontito, e non gli viene in mente niente con cui ribattere.
“Ora ti lascio dormire, ma, stavo pensando … Magari … Sarebbe carino, che so … Parlare, qualche volta?”
Kurt spalanca gli occhi, sbalordito, ed è sicuro di non avere un’espressione molto intelligente in questo momento “Sì, certo” riesce fortunatamente a soffiare alla fine, mentre il suo cuore … Perché gli sembra che stia cercando di sfondargli la cassa toracica?
Il sorriso di Blaine quasi illumina la stanza “Perfetto.”


“No, Rachel, spiegami di nuovo, per favore, quando ho acconsentito a questa follia.”
“Mentre eri in dormiveglia durante l’ultima maratona di Gossip Girl con Mercedes.”
“E quello ti è sembrato un buon momento per chiedermelo?!”
“In verità, quello mi è sembrato il momento perfetto, sì.”
Kurt le rivolge un’occhiata che potrebbe incendiare un albero.
“Oh, non cominciare a guardarmi così. In fondo è comodo anche per te, no? Così potrai comprarti tutte le sciarpe e gli stivali che vorrai!”
“Con 45 dollari?! È probabile, sì!”
“E dai, non fare il guastafeste!”
Kurt le lancia un’occhiata basita, prima di respirare profondamente massaggiandosi la radice del naso “Il guastafeste?” ripete lentamente “Sto indossando dei leggins a righe verdi e rosse. Dei pantaloncini verdi che non potrebbero essere più corti di così. Una casacca rossa così stretta in vita che riesco a malapena a respirare. Un cappellino che mi rovina l’acconciatura. E devo cantare vestito così in un centro commerciale. Esattamente, perché non ho il diritto di fare il guastafeste?”
Rachel sbuffa, alzando gli occhi al cielo “Sono nelle tue stesse identiche condizioni, eppure non mi lamento” ribatte, indicando sommariamente il vestito verde e stretto che le lascia le spalle scoperte.
Kurt vorrebbe dirle che è probabilmente perché non ha un briciolo di dignità, ma si limita a sbuffare incrociando le braccia sul petto.
“Ehi, voi due! Uscite dai camerini, è arrivato anche l’altro e tocca a voi!”
Kurt si gira verso Rachel con uno sguardo allucinato “L’altro?” sibila, sull’orlo dell’isteria.
La ragazza solleva le mani “Non guardare me! Io non c’entro niente.” Ed esce dal camerino con passo baldanzoso, seguita da un Kurt decisamente meno entusiasta.
Escono dal GAP in cui si sono cambiati per ritrovarsi davanti ad un piccolo palco pieno di decorazioni natalizie che sta aspettando solo loro.
In verità, non è l’unica cosa che li sta aspettando.
Perché sul palco, ad armeggiare con i microfoni, c’è, ovviamente, l’ultima persona che Kurt vorrebbe vedere.
E lui, col vestito da Elfo, sta maledettamente bene.
Certo non c’è nemmeno bisogno di chiedere chi sia, l’altro.
Blaine Anderson.
In tutto il suo splendore.
Rachel si gira verso di lui con un’espressione sorpresa, ma ha un sorriso smagliante stampato sulle labbra “Oh, questo sarà divertente!” esclama, battendo le mani, e, prima che Kurt possa saltarle addosso per fermarla, urla “Ehi piccolo Warbler!”
Blaine si gira immediatamente verso di loro, aprendosi in un sorriso luminoso non appena li riconosce.
Kurt sta solo pensando ad un modo per sotterrarsi. È quasi più imbarazzante che essere visti in post-sbornia colossale.
Senza contare che lui e Blaine non si parlano dalla festa – cioè da un paio di giorni.
Quindi, cosa dovrebbero dirsi? Cosa dovrebbe dirgli?
“Ragazzi! È un piacere vedervi!”
“Anche per noi!” Rachel cerca di riattivare le capacità relazionali di Kurt tirandogli una gomitata tra le costole, e il ragazzo si ritrova a tossicchiare per qualche secondo.
“È un sollievo sapere che non dovrò fare tutto questo” Blaine indica vagamente il palco alle sue spalle, avvicinandosi a loro con passo leggero “Con degli sconosciuti.”
Rachel annuisce “Sì, capisco cosa intendi. Kurt nemmeno voleva uscire dal camerino.”
Blaine posa su di lui i suoi occhi dorati prima che Hummel possa lanciare alla ragazza un’occhiata inceneritrice “Io trovo che tu stia benissimo” mormora, con un sorriso dolce e tenue.
Kurt sente che gli manca momentaneamente il respiro e il sangue corre immediatamente a colorargli le guance, e sa che Rachel, di fianco a lui, si sta trattenendo per non mettersi a saltellare.
“Grazie” sussurra “Anche tu stai … Molto bene.” si maledice quando sente le guance andargli a fuoco, e deglutisce rumorosamente cercando di non scandagliare con lo sguardo il fisico asciutto di Blaine, meravigliosamente avvolto in quel costume da elfo che, all’improvviso, sembra tutto fuorché ridicolo.
“Ehi, nipoti del Grinch. Tocca a voi.”
Si voltano tutti e tre con espressione scocciata – soprattutto Rachel – verso un uomo burbero che li ha richiamati all’ordine.
Si avviano diligentemente verso il palco, ma la ragazza inchioda improvvisamente con uno scintillio nello sguardo “Devo andare immediatamente in bagno! Roba da donne!”
I due ragazzi non hanno nemmeno il tempo di rispondere – e comunque sono troppo imbarazzati per farlo – perché lei si allontana praticamente di corsa urlando un “Iniziate senza di me!”
Kurt e Blaine si scambiano un’occhiata sconcertata, scuotendo impercettibilmente la testa: donne.
Salgono sul palco con passo incerto, improvvisamente a disagio sotto gli sguardi curiosi di alcuni clienti; si posizionano al centro, esattamente davanti a due dei tre microfoni, e l’uomo burbero di poco prima si avvicina ad un computer lì vicino con aria scocciata, prima di girarsi e comunicare loro il titolo della canzone: la conoscono entrambi.
Le note familiari invadono dolcemente l’aria, e Kurt ha una piacevole sensazione di deja-vù.

Ba do ba do, bow bow bow ba bow
                                                                                Ba do be do bow bow bow bad um
                                                                                 I’m dreaming of a white Christmas
      
                                                                                Just like the ones I used to know
                                                                               Where the tree tops glisten,
                                                                               And children listen
                                                                               To hear sleigh bells in the snow, the snow.


Hummel pensa che non è giusto.
L’ha appena realizzato.
Blaine non può essere capace di distrarlo in questo modo solo con la propria voce. È ingiusto.
Si ritrova a vagare nei suoi occhi dorati quasi senza rendersene conto, e una – forse non tanto piccola – parte del suo cervello gli fa notare che avrebbe davvero dovuto baciarlo, la sera della Vigilia. Perché le sue labbra sembrano davvero morbide, e il modo in cui sta sorridendo mentre canta con quella voce assolutamente avvolgente …

                                                                             I … I’m dreaming of a white Christmas!
                                                                             With every Christmas card I write!

Riesce a non mancare il proprio attacco per puro miracolo.
Non sa bene se maledire prima Blaine o i propri ormoni.
Ma al momento non ha nemmeno davvero il tempo per pensarci, perché Anderson gli sta sorridendo con una punta di divertimento, e Kurt deve concentrarsi per non scordarsi nemmeno una parola.
Rachel gliela pagherà. Poco ma sicuro.


Le ultime note della canzone si disperdono dolcemente nell’aria, e Blaine gli sussurra – un po’ troppo vicino all’orecchio – “Sei stato grande.”
Kurt si volta con uno sguardo sorpreso, per ritrovarsi inebetito a fissare il sorriso a trentadue denti del proprio vicino di casa.
C’è decisamente qualcosa di sbagliato nella cosa non meglio identificata che gli svolazza nello stomaco.
Fortunatamente – e questa è la prima e l’ultima volta che lo penserà – Rachel sopraggiunge con passo leggero proprio in quel momento, visibilmente esaltata “Ragazzi, siete stati fantastici, davvero!” li prende entrambi a braccetto, trascinandoli – letteralmente – giù dal palco. “Perché non andate a prendere un caffè? Qui ci penso io!” rivolge loro un occhiolino veloce, prima di precipitarsi di nuovo in scena.
Non ha lasciato loro moltissima scelta.


“Quindi …” esordisce Blaine, sedendosi ad un tavolino rosso facendo attenzione a non rovesciare il caffè bollente che ha in mano “Come mai sei finito a cantare al centro commerciale?”
Kurt fa spallucce, cercando di ignorare il prurito causato da quei maledettissimi leggins “Tutta colpa di Rachel.” Prende un piccolissimo sorso del proprio caffè, e sospira di piacere perché può letteralmente sentire la caffeina che entra in circolo “Le servono soldi per comprarsi un centinaio di spartiti, o qualcosa del genere. A quanto pare, ho acconsentito ad accompagnarla mentre stavo praticamente dormendo.” Alza un attimo gli occhi al cielo, con un lieve sorriso sulle labbra “Tu invece?”
Blaine giocherella un po’ col bordo del proprio bicchiere di carta, facendosi un po’ più serio “Mi è sembrato saggio cercare di mettere da parte un po’ di soldi. Ai miei piace tagliarmi i fondi un giorno sì e uno no.”
Anche Kurt assume un’espressione più seria “Ancora problemi con i tuoi genitori?” gli chiede, inclinando lievemente il capo su una spalla.
Blaine sbuffa una risata amara “Penso che ci saranno sempre problemi con i miei genitori.” Sembra perso per un attimo nei propri pensieri, ma si riscuote velocemente “Ma parliamo di cose più allegre. Ti va?”
Kurt annuisce immediatamente, anche se vorrebbe davvero poter fare qualcosa di più.
Anderson prende un sorso del proprio caffè, prima di incrociare le braccia sul tavolo di fronte a sé e scrutare l’altro ragazzo con un sorriso giocoso “Bene, allora. Vediamo … Dimmi qualcosa di te.”
Le guance di Kurt si colorano mentre ridacchia “Oh, uhm … Okay … Domande generiche, eh?”
Blaine gli sorride in risposta, mettendo su un’espressione vagamente beffarda, ma non accenna a cambiare domanda.
Così Hummel sospira, cercando di rifletterci un attimo; la verità è che, più ci pensa, più gli sembra che potrebbe dire tantissime cose e niente.
Quindi finisce per dire la prima che gli viene in mente. Il fatto che sia la più stupida è una conclusione logica. “Preferisco il panettone al pandoro.”
Blaine lo guarda per un attimo, probabilmente chiedendosi se sia serio, prima di scoppiare a ridere “Okay, mi sembra giusto” annuisce divertito.
Kurt mette su una finta aria offesa, ma deve affogare nel proprio caffè un enorme sorriso.
E sì, è abbastanza sicuro del fatto che lui non odi Blaine Anderson.


Passano venti minuti buoni seduti al tavolino, e riescono a trovare così tanti interessi in comune da esserne sbalorditi.
Kurt sta giusto pentendosi di non essersi impegnato un po’ più a fondo qualche mese prima per provare a conoscere Blaine, quando una Rachel trafelata e sfinita si avvicina a loro, lasciandosi cadere con malagrazia su una sedia “Scusate ragazzi” esala con quello che sembra essere il suo ultimo respiro “Io non ne posso più. Ho resistito il più a lungo possibile, ma non posso rischiare di rovinarmi la voce. Andate voi, vi prego.”
Blaine si alza immediatamente con un enorme sorriso sul volto “Andiamo subito!” esclama entusiasta, girandosi verso Kurt, che lo segue con aria mogia.
“Coraggio” gli sussurra Anderson, appoggiandogli lievemente una mano sulla schiena “Dobbiamo a Rachel molti favori, mi sembra.”
Ma Kurt non ha il tempo di chiedergli che cosa intenda, perché improvvisamente sono di nuovo su quel palco davanti ad una piccola folla impaziente, e le note di un’altra canzone cominciano a diffondersi nell’aria.


“Berry, per qualsiasi domanda o richiesta mi rivolgerai in futuro, sappi che la risposta è no. No. No, e poi no.”
“Oh, andiamo, non fare il guastafeste. Non è andata così male. Ti sei divertito!”
“Rachel ha ragione, Kurt” ridacchia Blaine, pizzicandogli un fianco – e Hummel si chiede quando esattamente sono arrivati a quel grado di confidenza e perché la cosa non lo infastidisca - “Lo so che ti sei divertito da morire!”
Il diretto interessato sbuffa, alzando gli occhi al cielo, e si lascia cadere sul bordo del palco assieme agli altri due, esausto, mentre la piccola folla di fronte a loro comincia a disperdersi “Diciamo che non è stato un completo disastro” borbotta, massaggiandosi le gambe per cercare di riattivare la circolazione sotto i leggins.
Blaine e Rachel si scambiano un’occhiata complice – quei due si sono trovati immediatamente d’accordo su tutto, strano ma vero.
“Quasi dimenticavo!” esclama Anderson dopo qualche attimo di silenzio, picchiettandosi la fronte col palmo della mano “Darò una festa per Capodanno” spiega con un sorriso agli altri due “E mi farebbe piacere se veniste. Anche gli altri ragazzi del Glee, ovviamente; se non avete nient’altro da fare, intendo.”
Mentre pronuncia quelle parole, i suoi occhi insistono soprattutto sul viso di Kurt, che non può fare a meno di sentire il proprio cuore molto leggero, e da qualche parte vicino a lui, Rachel esclama un “Sì, certo che verremo!” molto, molto entusiasta.
Hummel è piuttosto certo di avere un’espressione a dir poco ebete dipinta sul viso.
Perché nella sua mente ha cominciato a farsi strada un’idea molto piacevole.
Blaine gli sta chiaramente lanciando dei segnali.
Degli inequivocabili, meravigliosi segnali.
È chiaro come il sole, no?
Sta flirtando con lui.
Forse in maniera un po’ goffa, ma comunque molto tenera. Il quasi - bacio di quella sera, allora, non era solo per via dell’alcol.
Quindi, siamo ancora tutti in grado di fare due più due.
Lui piace a Blaine.
E Blaine piace a lui.
Quindi, è piuttosto ovvio che andrà alla dannata festa di Capodanno.
Si impone inutilmente di mantenere la calma e non cominciare a saltellare istericamente, perché ha diciott’anni. Non dodici. Per la miseria.
Sta per limitarsi ad annuire semplicemente con espressione sognante, quando una voce che gli risulta stranamente fastidiosa esclama in lontananza un “Blaine!” decisamente entusiasta.
Il sorriso di Kurt si congela sulle sue labbra, e nel sollevare lo sguardo – con espressione non poco infastidita – si trova davanti un ragazzo che, gli costa ammetterlo, è piuttosto carino: alto, slanciato, i capelli biondo cenere semi-nascosti per via di un cappello grigio di lana, dei limpidi occhi verdi lucidi per il freddo. Un sorriso entusiasta gli distende le labbra sottili, ed è inequivocabilmente rivolto a Blaine.
“Sebastian!” esclama Anderson, alzandosi immediatamente per andargli incontro, sotto lo sguardo attento e piuttosto accusatorio di Rachel. “Che ci fai qui? Pensavo che alla fine aveste deciso di non venire!”
Sebastian – Kurt lo riconosce, ora: è un membro degli Warblers – scrolla le spalle con noncuranza “Non mi sarei mai perso il tuo debutto, Blainey. Lo sai anche tu.” Accompagna a quelle parole un buffetto gentile sulle guance arrossate di Blaine, e Hummel sente l’improvviso bisogno di allontanarsi da lì.
Blainey. Sul serio?
Ma Kurt è una persona matura.
Che male c’è se Sebastian e Blaine sono amici?
Insomma, sono nello stesso Glee Club. Sarebbe strano se non si parlassero. No?
Ecco. Quindi Kurt si comporterà da persona adulta. Non può certo essere geloso.
Geloso. Lui. Nemmeno per sogno!
Di chi, poi? Del suo vicino di casa? E perché mai? Nemmeno si conoscono.
Ripensandoci, nemmeno si ricorda perché non lo odia più.
“Kurt, Rachel, lui è Sebastian, un mio …”
“Amico speciale” completa il biondo al posto suo con un occhiolino quantomeno malizioso. Ciliegina sulla torta, schiocca un bacio sulla guancia di Blaine, che ridacchia divertito prima di allungargli una gomitata tra le costole.
Rachel sembra essere sul punto di vomitare, e squadra Sebastian da capo a piedi con un’occhiata che farebbe tremare chiunque. “Piacere” commenta, con una freddezza che quasi fa rabbrividire.
Kurt rimane sul classico: si limita a balbettare un “Piacere” arrossendo come non mai, e improvvisamente desidera soltanto allontanarsi di corsa.
Va bene.
Blaine e Sebastian … Cosa sono? Amici con benefici?
In effetti, calza a pennello con l’idea di Blaine che si era fatto durante quei lunghi mesi durante i quali avevano vissuto a qualche metro di distanza.
Eppure, Blaine gli era sembrato diverso in quei giorni.
Ma di che diavolo sta parlando? Avrà passato con Blaine tre ore coscienti in tutto.
Che ne sa lui, di com’è davvero Blaine?
Fortunatamente, Rachel ha la prontezza di trascinarlo via da lì prima che possa iniziare a deprimersi davanti a tutti.
“Ora dobbiamo andare. Ci vediamo, Blaine. Sebastian.” Saluta freddamente, prendendo Kurt sottobraccio per portarlo di peso nel GAP in cui si sono cambiati prima.
Hummel fa a malapena in tempo a biascicare qualcosa di incomprensibile sotto lo sguardo mortificato – di Blaine – e divertito – di Sebastian.


“Seb!” esclama Anderson non appena Kurt e Rachel si sono allontanati, voltandosi verso l’altro per tirargli una pacca giocosa sul petto “Amici speciali?” lo scimmiotta, inarcando scetticamente le sopracciglia con un finto tono di rimprovero.
Sebastian ridacchia “E dai, volevo divertirmi un po’! Non dirmi che non hai notato che il ragazzo stava per avere un infarto quando l’ho detto.” Commenta asciutto, incamminandosi verso l’uscita immediatamente seguito da un Blaine molto più attento “Kurt?” chiede concitato “Davvero credi che fosse geloso?”
Sebastian sbuffa, alzando un attimo gli occhi al cielo “Sul serio Blaine, dovresti imparare ad osservare il mondo che ti circonda.”
Blaine gli tira un pugno su un braccio, con un broncio offeso “Lo sai che non sono bravo in queste cose.”
“Sì piccoletto, lo so” gli scompiglia affettuosamente i ricci “Quindi” aggiunge poi, uscendo nell’aria fredda di fine Dicembre “Cosa hai intenzione di fare al riguardo?”
Gli occhi dorati di Blaine luccicano “L’ho invitato alla festa di Capodanno.”
Un ghigno si fa strada sulle labbra di Sebastian “Oh, finalmente una cosa intelligente!”


“Sul serio, cosa c’è di sbagliato in me?” Sbuffa Kurt, lasciandosi cadere pesantemente sulle coperte rosa shocking del letto di Rachel.
Lei gli si avvicina con un sospiro comprensivo “Non c’è niente di sbagliato in te, tesoro.”
“Invece sì” mugugna lui, lasciandosi cadere sul materasso. “Prima ho attraversato un periodo in cui ho pensato di essere etero. E ho baciato Brittany. Brittany. Poi mi sono preso una cotta imbarazzante per quello che sarebbe diventato il mio fratellastro – e che ora sta con te, il che la dice ancora più lunga. E alla fine, ciliegina sulla torta, mi prendo una cotta stratosferica e ingiustificata per il mio vicino di casa in, quanto, tre giorni? Solo perché mi ha fatto gli occhioni dolci un paio di volte, e poi scopro che ha un … un … un amico con benefici!” esclama, gesticolando e arrossendo.
Rachel gli si siede accanto, accarezzandogli dolcemente i capelli “Non è colpa tua, Kurt. È Blaine che ha un evidente ritardo mentale …”
Lui mugugna di nuovo “Sarà, ma sono io lo stupido che si prende cotte un giorno sì e l’altro pure per ragazzi che non lo vorranno mai.
La ragazza alza brevemente gli occhi al cielo, prima di alzarsi sistemandosi le mani sui fianchi con espressione determinata “Niente da fare tesoro. Stavolta non ti lascerò qui a piangerti addosso.”
Kurt si rannicchia ancora di più tra i cuscini “Invece sì. Comprami una vaschetta di gelato al cioccolato da tre chili e portamela. Se proprio devo essere single, tanto vale esserlo da grasso e felice.” Proclama con tono autoritario, socchiudendo gli occhi per pregustarsi già un meraviglioso Capodanno coi suoi genitori, a casa, a guardare la televisione. Perché no.
Rachel inarca scetticamente un sopracciglio, scrutandolo pazientemente “Lo so a cosa stai pensando, Hummel” esclama alla fine, sventagliando la lunga chioma castana “Ma sappi che non te lo permetterò.”
“Cosa non mi permetterai, di grazia?” domanda lui, beffardo.
“Di non venire alla festa di Capodanno di Blaine per una sciocchezza del genere.”
Kurt spalanca gli occhi, improvvisamente molto più attento.
Ma come diavolo …?
Le lancia un’occhiata basita, e lei ridacchia trionfalmente “È inutile che mi guardi così. Se sei prevedibile non è colpa mia.” Scrolla le spalle con noncuranza, ma Kurt lo sa. Lo sa che sta gongolando, la vipera.
“Non verrò lo stesso” bofonchia, incrociando le braccia sul petto.
“Invece sì” ribatte Rachel, asciutta ma minacciosa.
“Per fare cosa?!” chiede lui, esasperato “Rendermi ridicolo per la centesima volta?”
“No, affatto” sul viso di lei fa capolino un ghigno furbo “Piuttosto, faremo pentire amaramente il nostro caro Warbler.”
“E di cosa?” sbuffa Kurt, fissando il soffitto “Di avere un amico decisamente carino che va a letto con lui? Sono sicuro che pianga tutti i giorni.” Commenta sarcastico, anche se non può impedire alle proprie orecchie di diventare color magenta.
Rachel gli colpisce delicatamente la gamba con aria di rimprovero “No, Mr. Simpatia. Gli faremo capire quanto ha sbagliato a lasciarsi sfuggire un bocconcino come te. Soprattutto quando si accorgerà che non sei da solo.”
“Ah, certo” esclama lui sarcasticamente “Posso già percepire le vagonate di gelosia che lo divoreranno quando mi vedrà arrivare accompagnato da una banda di pazzi scalmanati pronti a distruggergli la casa.”
Rachel inarca scetticamente un sopracciglio “No, tesoro. Ma quando ti vedrà arrivare appeso al braccio muscoloso di Matt avvolto nei vestiti più stretti che riusciremo a tirare fuori dal tuo armadio, il nostro caro Blaine trasuderà così tanta gelosia che avremo bisogno delle mascherine anti-gas per non soffocare.”
Tutto ad un tratto, l’idea di Rachel non sembra più così folle. 

*********

Note:
Eccoci qua con la seconda parte!
Prima di tutto, spero che le vostre feste stiano andando bene, che stiate mangiando come ha mangiato Darren quest'estate (prima o poi qualcuno mi picchierà [vi giuro che in realtà lo amo davvero]) e che abbiano azzeccato almeno un regalo su tre.
Poi volevo ringraziarvi per tutte le recensioni alla parte I, le seguite e le preferite perché davvero non mi aspettavo che riscuotesse tanto successo e sono davvero in stato awwoso  (neologismo di 
Mellark_che tra l'altro ringrazio di nuovo ;) ) -e se ripeto un'altra volta "davvero" mi tiro una librata in testa-.
Quindi, spero che la seconda parte vi sia piaciuta, come sempre fatemi sapere!
Bacioni a tutti, davvero (si tira una librata), vi adoro *-*
A domani se seguite anche 
Being a Half., altrimenti al 30.
*se ne va lanciando dolci di Natale*




 


 

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Capitolo 3
*** Parte III ***


A Merry Christmas
3. Parte III



.... Tutto ad un tratto, l’idea di Rachel non sembra più così folle. 

“È un’idea folle.” Decreta con decisione, rimirandosi allo specchio della camera di Rachel per l’ennesima volta.
Lei sbuffa, incrociando le braccia sul petto “È un’idea geniale, invece.”
Mercedes annuisce convinta “Ha ragione, Kurt. Non presentarti sarebbe maleducato, ma non puoi certo andare lì e avere un’aria depressa per tutta la sera, sarebbe come avere un cartello al collo con su scritto ‘sono disperato’.”
Kurt la guarda di sbieco, non propriamente rassicurato. “Non potrei passare la sera con voi? Almeno non sarei depresso e nemmeno maleducato!”
L’indice di Rachel gli sventola pericolosamente sotto il naso “Non dire sciocchezze! A che servono i bellissimi amici gay della tua migliore amica, se no? E poi Matt non sapeva cosa fare per Capodanno, sarebbe brutto disdire la sera stessa!”
“È umiliante” borbotta lui, incrociando le braccia sul petto “Non riesco nemmeno a trovarmi un appuntamento di ripiego per Capodanno.”
“Meglio così, invece” Mercedes fa spallucce, lisciandosi delle pieghe invisibile sulla gonna nera “Se avessi chiesto ad uno sconosciuto avrebbe potuto fraintendere; invece Matt conosce benissimo la situazione, e poi vi state anche simpatici!”
“Già” Rachel ammicca allungandogli una piccola gomitata tra le costole “Ha detto di assicurarti che non si offenderà se vorrai baciarlo per rendere il tutto più convincente.”
Kurt alza gli occhi al cielo con un piccolo sbuffo: lui e Matt sono praticamente fratelli, non riesce nemmeno a pensare all’idea di baciarlo. Certo, se servisse a far ingelosire Blaine …
“E va bene!” esclama, sollevando le mani “Facciamo questa cavolata. Ma poi esigo di potermi chiudere in camera e piangermi addosso per un pochino, visto che non sono mai quello che alla fine si prende il ragazzo” bofonchia, aggiustandosi il ciuffo con un po’ di lacca.
Rachel alza gli occhi al cielo mentre Mercedes sbuffa “Come vuoi; ma niente maratone di Sex and the City alle due di notte.”
“E non dare addosso a Finn, perché ci rimane male.”
Il ragazzo lancia loro un’occhiataccia, prima di sospirare con aria sconfitta.
“Allora … Come sto?”
Le ragazze scrutano con attenzione i pantaloni rosso fuoco – sicuramente i più stretti che avrebbero mai potuto trovare nell’intero pianeta – e il busto sottile avvolto da una camicia nera – anche questa piuttosto aderente – col colletto rosso, e lo accarezzano con lo sguardo almeno tre volte, prima che Kurt agiti una mano per richiamare la loro attenzione “Allora?” chiede impazientemente.
Le ragazze si scambiano un’occhiata significativa “Spero che a questa festa non ci siano troppi gay, o dovremo seriamente tenerti d’occhio e assicurarci che nessuno provi a rapirti.”


“Kurt! Sei uno schianto!”
Matt entra nel salotto con passo sicuro e svelto, depositando un bacio veloce sulla guancia di Rachel; abbraccia il ragazzo di slancio, lasciandogli delle lievi pacche sulla schiena: si allontana tenendolo per le spalle per guardare con attenzione il suo abbigliamento “Quel ragazzo si pentirà amaramente.” Ridacchia, dedicando una particolare attenzione ai pantaloni rossi – sono davvero stretti.
Kurt si sente per un attimo molto fiero di sé: finto appuntamento oppure no, Matt è davvero molto carino. Capelli scuri e ricci, occhi incredibilmente chiari, un bel fisico asciutto e un sorriso furbo. Molto carino.
Una vocina piuttosto fastidiosa nella sua testa gli ricorda che a Blaine non potrà importargliene di meno, anche se arriverà alla festa appeso al bicipite di Brad Pitt – Brad Pitt in “Vi presento Joe Black”, ad essere precisi.
Un’idea geniale fa capolino nella sua mente: può sempre fingere di star male. Un po’ di gastrite e lo lasceranno in pace a casa. E non c’entra niente il fatto che quel Sebastian sia dannatamente carino e che probabilmente passerà tutta la sera appiccicato a Blaine. Blaine chi, poi? Ecco, questo è lo spirito giusto. Questo è il momento perfetto per portarsi una mano allo stomaco e mettere su un’espressione sofferente.
“Allora! Si va?”
Matt lo prende a braccetto con un entusiasmo eccessivo, e riesce a fargli perdere il momento perfetto.
Maledizione.
Viene letteralmente trascinato verso la macchina, e si ritrova a sedere sui sediolini posteriori con un vago senso di confusione. Rachel si piazza alla guida con un sorriso trionfale, affiancata immediatamente da Mercedes “Si va a caccia, ragazzi” mormora, passandosi la lingua sul labbro con fare cospiratorio.
Kurt la guarda per un attimo inarcando elegantemente un sopracciglio, prima di schiarirsi la gola “Sentite, ragazzi, io apprezzo davvero quello che state facendo e che avete fatto, ma … Non sono tanto sicuro di voler continuare.” Continua imperterrito anche se sembra circondato da tre persone pronte ad un omicidio coi fiocchi “Insomma, Blaine starà tutto il tempo con quel Sebastian, e a me non va di passare la serata di Capodanno a sorbirmi la coppietta felice. Perché invece non ci fermiamo a casa di Mercedes a guardare un film?”
Rachel e Matt si scambiano un’occhiata d’intesa; il ragazzo intrappola tra le proprie mani i polsi di Kurt, mentre lei mette in moto con una sgommata poco rassicurante.
“Ehi!” esclama Hummel, cercando invano di ribellarsi alla presa di Matt – già, quei bicipiti non stanno lì solo per bellezza (non che non li apprezzerebbe comunque) – “Non potete costringermi!”
“È proprio quello che stiamo facendo, dolcezza.” Ribatte tranquillamente Mercedes, scoccandogli un’occhiata di rimprovero “Non vogliamo che passi la serata a compatirti. E poi l’idea di Rachel è davvero buona. Quel Blaine deve rendersi conto di cosa significhi provare a giocare con Kurt Hummel, sì o no?”
Be’, se la mette in questi termini … “E va bene” si arrende con un sospiro, e deve risultare abbastanza convincente, perché la presa di Matt abbandona i suoi polsi.
“Bravo tesoro” commenta Rachel soddisfatta, ammiccandogli dallo specchietto retrovisore.
“Non è stata proprio una scelta consenziente” bofonchia lui, incrociando le braccia sul petto per lasciarsi sprofondare nel sediolino.
“Vedrai che ci ringrazierai” Matt gli rivolge un sorriso rassicurante.
“Gli altri sono già arrivati” annuncia Mercedes, rimettendo il cellulare nella pochette per poi richiuderla con un sonoro schiocco.
“E ora …” Risponde Rachel dopo qualche secondo, fermando la macchina “Siamo arrivati anche noi.”
Se ne sarebbero accorti anche se non l’avesse detto.
Il giardino innevato è talmente illuminato che sembra mezzogiorno e il volume della musica è abbastanza alto perché lo sentano anche i pensionati dell’ospizio della città accanto.
I quattro scendono dalla macchina con espressioni vagamente shockate.
“È carta igienica quella appesa alla finestra del secondo piano?” chiede Mercedes, inclinando lievemente il capo su una spalla.
“Non esageravi riguardo alle feste” mormora Rachel, spalancando gli occhi e muovendo qualche passo incerto in direzione della casa.
“Certo che no” ribatte Kurt con aria piuttosto tranquilla, scrollando le spalle.
“Be’ …” esordisce Matt, esitando “Tanto vale entrare, no?”
I quattro fissano per un attimo la porta d’ingresso, quasi come se temessero l’apparizione improvvisa di un leone.
Kurt ridacchia furbescamente sotto i baffi: di questo passo, saranno quei tre ad implorarlo di andare a casa al più presto.
“Muoviamoci!” esclama Rachel con forza, prendendo a braccetto i due ragazzi “Abbiamo una missione da portare a termine!”
Va be’, Kurt non è mica Nostradamus.


Quando arrivano alla porta, si trovano di fronte ad un problema non indifferente: come entrare.
È impensabile suonare il campanello, perché riescono a malapena a sentirsi pensare, certo non sarebbe di una qualche utilità.
Si scambiano degli sguardi interrogativi, cercando di comunicare a gesti; Rachel indica freneticamente il proprio telefono, poi la porta, ripetutamente. Gli altri tre la osservano scuotendo la testa, sollevando le braccia con aria desolata. La ragazza insiste gesticolando con esasperazione finché Kurt non le tira uno scappellotto sulla nuca con aria scocciata.
Rachel si massaggia la testa con aria offesa, ma prima che possa aprire la bocca per riversargli addosso tutta l’acidità che le sta ribollendo nello stomaco, la porta di fronte a loro si spalanca di colpo per rivelare un  Blaine Anderson coi ricci stranamente liberi dal gel ma inevitabilmente in disordine, dei jeans scuri molto stretti e un maglione rosso “Vi ho visti dalla finestra del piano di sopra” spiega gridando in risposta ai loro sguardi interrogativi; i suoi magnifici occhi dorati scandagliano le figure di fronte a lui, ma si spalancano di colpo quando notano le mani intrecciate di Kurt e Matt – perché sì, Matt è stato abbastanza sveglio da prendergli la mano, ad un certo punto.
Gli occhi di Blaine si piantano in quelli di Kurt con uno scintillio confuso, ma Rachel interviene prima che possa chiedere qualsiasi cosa “Blaine, ti ricorderai di Mercedes” indica la ragazza di fianco a sé per una frazione di secondo, prima di congelarsi un enorme sorriso sulle labbra “E questo è Matt, un amico speciale di Kurt. Spero che non ti dispiaccia avere un invitato in più.” Indica fieramente il ragazzo come se si trovasse in una televendita.
Blaine è tentato dal dire che, invece, gli dispiace molto, e che non c’è affatto posto per un altro invitato – magari potrebbe dire che hanno i segnaposti contati – ma qualcosa gli suggerisce che non sarebbe un’ottima idea. “No, certo che … Uhm … Non mi dispiace.” Borbotta –o, piuttosto, urla a voce un po’ più bassa – con un’espressione a metà tra un profondo disappunto e un forzato contegno dignitoso.
Poi si limita a fare un passo indietro per lasciarli entrare, e non può fare a meno di rivolgere uno sguardo amareggiato a Kurt, che nemmeno lo nota perché è troppo impegnato a fissarsi le scarpe pregando affinché le orecchie la smettano di essere in tinta coi suoi pantaloni. Al contrario, Matt lo coglie al volo, scambiandosi un’occhiata perplessa con Rachel e Mercedes; non fanno in tempo a comunicarsi nient’altro, perché vengono immediatamente investiti da un Puck miracolosamente già ubriaco, che si appende letteralmente alle spalle di Kurt, rischiando di trascinarlo per terra “Amico!” urla, con voce strascicata “Non c’è nemmeno una ragazza!” Indica la stanza affollata attorno a loro con aria desolata “Come faccio io senza ragazze?!”
Kurt gli batte qualche pacca comprensiva sulla schiena “Lo so, Puck. È un mondo crudele.”
Il ragazzo annuisce con aria saputa, prima di continuare “Be’, più possibilità per te, no?” scrolla le spalle, prima di puntare un dito contro il petto di Kurt e guardarlo negli occhi con tutta la serietà di cui è capace “Se quel cosino pieno di gel ti fa del male, vienilo a dire allo zio Puck che lo stende con un destro, va bene?”
Kurt si mordicchia le labbra per non ridere, annuendo con convinzione; alza lo sguardo appena in tempo per incrociare gli occhi dorati di Blaine, il cui volto è diventato color magenta perché, ovviamente, ha sentito tutto; apre la bocca per dire qualcosa – qualsiasi cosa, davvero – ma un braccio muscoloso gli avvolge le spalle, e la voce di Matt gli perfora un timpano “Allora” esclama, direttamente nel suo orecchio “Chi è l’amico speciale che ti sta facendo penare?”
Kurt sospira, rassegnandosi alla perdita dell’udito almeno da un orecchio; si guarda attorno, osservando per la prima volta con attenzione l’atmosfera fumosa attorno a lui. In effetti, Puck non ha tutti i torti: almeno il 96% della popolazione presente nella stanza è composto da ragazzi – Kurt riconosce la maggior parte di loro come Warblers – e le poche ragazze che ci sono, o sono del loro Glee Club, o sono già occupate, in maniera molto poco platonica, con altri ragazzi.
Si alza in punta di piedi per riuscire ad avere una visuale migliore sul salotto; inarca scetticamente un sopracciglio nell’osservare due ragazzi – un biondo e un moro, con diversi centimetri d’altezza di differenza – che discutono animatamente sulla datazione storica del televisore a schermo piatto che si trova davanti al divano – “Ti dico che Napoleone ne aveva uno uguale! Deve risalire almeno al Cinquecento!” “Jeff, sei impossibile! Raffaello ne ha dipinto uno esattamente uguale! Avrà seicento anni!” “E io che ho detto?!” – e sorvola sul ragazzo che dorme sul divano abbracciando quello che sembra un martelletto di legno avvolto in una minuscola mantella rossa, finché non individua Sebastian, intento a parlare amabilmente con … Blaine, sorseggiando un liquido non meglio identificato da un bicchiere di plastica rosso.
“Quello là” mugugna, indicandolo.
Matt cerca con lo sguardo il punto indicatogli, e un ghigno poco rassicurante gli distende le labbra non appena incrocia un paio di limpidi occhi verdi “Oh” soffia, con aria sognante “Capisco.”
Kurt fa vagare lo sguardo da Matt a Sebastian, da Sebastian a Matt per un paio di volte, per poi fissarsi su Matt con aria oltraggiata. “Non ci pensare nemmeno!” sbotta, colpendolo su un braccio.
“Ehi!” risponde lui, offeso “Che c’è?!”
“Non vorrai abbandonarmi anche tu per quello lì, vero?!”
Matt solleva immediatamente le mani in segno di resa, un po’ troppo velocemente “Non oserei mai! Stavo solo notando che, ecco, come dire … Il ragazzo ha buon gusto!”
Kurt lo fissa basito per qualche secondo, prima di scuotere la testa con aria affranta: è senza speranza.
Matt gli dà un buffetto affettuoso sulla guancia, con un sorriso di scuse “Vado a prendere qualcosa da bere, okay?”
Kurt si limita ad annuire, promettendosi allo stesso tempo che stavolta non berrà. Alcol e Blaine Anderson non sono una buona accoppiata. 


“Seb! Non ci posso credere!”
“A che cosa, Blainey caro?”
Blaine è così sconvolto che nemmeno si lamenta per il nomignolo, e si limita ad indicare col mento un punto imprecisato vicino all’ingresso del salotto.
Gli occhi di Sebastian si assottigliano per il piacere quando individua la fonte di turbamento dell’altro “Oh, wow. Ti prego, dimmi che è gay.”
Blaine gli rivolge un’occhiata stralunata, prima di scuoterlo per una spalla “Non pensarci nemmeno, Smythe!”
Sebastian lo ignora a bella posta “Allora? È gay o no?” chiede impazientemente, senza distogliere lo sguardo da quegli occhi incredibilmente chiari.
“Sì” mugugna Anderson, sconfitto “Ma” aggiunge in fretta, frenando l’esaltazione di Sebastian “Credo che sia … Impegnato.”
Smythe mette su un’espressione che assomiglia vagamente a quella di un bambino che ha appena scoperto che Babbo Natale non esiste “Come impegnato?” Chiede, con una nota di disgusto nella voce “Quel ragazzo dovrebbe essere patrimonio dell’UNESCO, impegnato un tubo!”
Blaine potrebbe essere il ritratto della disperazione “È un amico speciale di Kurt” bofonchia, prima di affondare il naso nel proprio bicchiere.
Riemerge sorpreso quando sente Sebastian ridacchiare di gusto “Cosa ci sarebbe di divertente?!” sbotta, offeso.
“Oh, andiamo!” esclama lui, senza smettere di ridacchiare “Non dirmi che non l’hai capito!”
“Cosa dovrei aver capito?!”
Gli occhi di Sebastian abbandonano per qualche attimo il volto di Matt per posare su Blaine uno sguardo a metà tra l’intenerito e il compassionevole “Il tuo amico … Kurt, giusto? L’ha fatto apposta. È così ovvio!” scuote lentamente la testa, ingoiando l’ultimo sorso del proprio drink.
“Apposta?” ripete Blaine con tono scettico.
Sebastian sbuffa, alzando gli occhi al cielo “Non ti ricordi? Al centro commerciale ho detto di essere un tuo amico speciale. E ora ti ha ripagato con la tua stessa moneta. Be’, la mia stessa moneta, per essere precisi. Ragazzo malefico.” Ridacchia di nuovo, scuotendo il capo con una punta di divertimento, tornando ad osservare Matt “Accidenti, devo chiedergli dove l’ha trovato; magari me ne trovo uno anch’io.”
Ignorando quell’ultimo commento, Blaine scrolla le spalle, sconsolato “Non essere sciocco, Seb. Non hanno tutti cinque anni come te. Kurt non userebbe certo dei mezzucci di questo genere. Sapevo che questa festa sarebbe stata inutile.”
“Su su!” esclama Sebastian, togliendogli di mano il bicchiere vuoto “Non fare il depresso, ora. Fidati di me, non sbaglio mai” gli rivolge un occhiolino complice, lanciando un’occhiata a Matt che si sta allontanando per andare a prendere da bere “Senti” continua, in fretta “Io vado a prendere un altro drink, eh?”
Blaine non fa in tempo ad annuire che Sebastian è già scomparso tra la folla.
Alza lo sguardo appena in tempo per vedere Kurt che distoglie gli occhi da lui, e sta già muovendo qualche passo per raggiungerlo – perché diavolo ha invitato tutta quella gente? – ma quando guarda di nuovo in quella direzione, il suo vicino di casa sembra essersi volatilizzato.
Si trattiene a stento dall’imprecare ad alta voce, e strappa un drink dalla mano di Thad, comunque troppo impegnato ad inciampare nei propri piedi per accorgersene, bevendolo tutto d’un fiato.


“Non ci posso credere.”
Kurt osserva basito la scena di fronte a sé,  sbattendo più volte le palpebre per essere sicuro di non star sognando.
“Non è possibile” mormora di nuovo, incredulo, spalancando gli occhi.
Oramai non c’è più alcun dubbio. È sicuramente la persona più sfigata che esista sulla faccia della terra.
A chi altro sarebbe capitato – in ordine – di: odiare il proprio vicino di casa, ricredersi sul suddetto un’infausta Vigilia di Natale, prendersi una cotta stratosferica per il sopracitato, quasi baciarlo, svegliarsi dopo una sbronza colossale e ritrovarselo davanti, andare a cantare vestito in modo ridicolo al centro commerciale e ritrovarselo davanti, scoprire che il suddetto vicino ha una specie di scopamico che sembra un modello, essere costretto comunque ad andare alla sua festa di Capodanno trovando un appuntamento di ripiego che si possa fingere il suo scopamico e, dulcis in fundo, dover assistere ad una sessione olimpionica di pomiciate tra i due scopamici. Be’, il finto scopamico e il vero scopamico. O i due finti scopamici. Insomma, Matt e Sebastian.
Sospira affranto, scuotendo il capo con una scrollata di spalle: nemmeno l’appuntamento di ripiego ha resistito al fascino di Sebastian. Lo assale una sensazione di disagio e fastidio, mentre osserva le mani di Matt che vagano sulla schiena di quello che sta diventando il suo peggior nemico, e si chiede esattamente cosa abbia lui in meno rispetto a quello là.
Accidenti a quell’alcol che ha in corpo, – ma non aveva detto che non avrebbe bevuto? – adesso le lacrime gli stanno premendo pericolosamente contro gli angoli degli occhi, e non ha alcuna intenzione di mettersi a piangere davanti a tutti quegli sconosciuti ad una festa di Capodanno.
Ormai la festa sembra un rave party, a Blaine certo non dispiacerà se va un attimo in bagno, no? Non dovrebbe nemmeno essere difficile trovarlo, in fondo abitano in due case fondamentalmente uguali.
Riesce a fuggire – letteralmente – dalla calca che c’è nel salotto quasi per miracolo, e si sente molto più leggero quando raggiunge le scale e comincia a salirle reggendosi saldamente al corrimano; spalanca la prima porta sulla destra, convinto che una cosa gli possa anche andare per il verso giusto, una volta, ma chiaramente si sbaglia; si ritrova in una piccola oasi di pace, composta da numerose librerie stracolme di tomi e volumi, un divanetto bordeaux e un piccolo tavolino di legno.
Si lascia cadere le braccia lungo i fianchi, asciugandosi rabbiosamente una lacrima che gli sta attraversando placidamente la guancia. Sul serio, non ha assolutamente nessun motivo per piangere.


Blaine non ha smesso di seguirlo con lo sguardo nemmeno per un istante. Quindi non è propriamente una sorpresa che si accorga del cambiamento di espressione sul volto di Kurt, come si faccia improvvisamente più teso, quasi contratto nello sforzo di trattenere le sue emozioni. Gira il viso per vedere cosa abbia disturbato Kurt a tal punto – ha abbastanza alcol in corpo per prendere a pugni chiunque osi infastidirlo, poco ma sicuro – e per poco non si ritrova a boccheggiare con un’espressione poco intelligente: Matt e Sebastian sono avvinghiati in un abbraccio mozzafiato, e le loro labbra danno inconfondibilmente l’impressione di non volersi allontanare a breve.
Blaine fa saettare lo sguardo tra la coppia e Kurt, cercando di fare due più due, ma l’operazione gli risulta molto difficile. Poi gli arriva l’illuminazione: se Matt sta baciando Sebastian, per di più proprio davanti a Kurt, forse la storia tra loro non è seria. O forse non esiste affatto.
Alza lo sguardo nel momento esatto in cui quella rivelazione lo colpisce come un fulmine, e lo prende un leggero attacco di panico quando non riesce più a vedere Kurt; torna a respirare normalmente quando vede un paio di inconfondibili gambe lunghe e snelle avvolte in degli adorabili pantaloni rossi che scompaiono su per le scale, e si fa largo praticamente a gomitate tra la folla per seguirlo – nemmeno lui sa bene cosa voglia fare, ma lo deve fare.
Riesce miracolosamente a non inciampare negli scalini, e fa in tempo a vedere la porta della stanza – che ormai usa come rifugio dai suoi genitori le poche volte che sono in casa – che si chiude; si ferma un attimo ad osservare il legno chiaro, ma per fortuna decide di non pensarci: pensare, in alcuni casi, è una gran fregatura. Meglio non farlo.
Si limita a spalancare la porta, e realizza immediatamente che non pensare è stata una gran trovata.
Perché Kurt è davvero bello. Non carino, non figo, non attraente, non gnocco. Kurt è bello. Con le braccia strette attorno al busto, la figura sottile illuminata solo dalla luce del piano di sotto che probabilmente si riflette sulla neve, il viso rivolto verso di lui e gli occhi – quegli occhi che, se non suonasse così sdolcinato, direbbe che potrebbero tenere testa alla bellezza di un cielo stellato – leggermente spalancati e colpevoli, che lo fissano, quasi timorosi.
“Mi dispiace, non volevo ficcare il naso …” Balbetta imbarazzato, faticando a sostenere quegli occhi dorati “Cercavo il bagno, e …” Gesticola vagamente, arrossendo.
“Non preoccuparti.” Lo salva Blaine – perché davvero non gli interesserebbe se anche Kurt gli avesse svuotato la cassaforte.
“Io … Dovrei andare.” Kurt vorrebbe veramente solo scappare, perché quella situazione rischia di diventare troppo imbarazzante, e non ne può più di stare in quella casa, vuole solo andare sul divano e imbottirsi di cioccolata – che tra l’altro era stato il suo piano fin dall’inizio.
Ha già mosso qualche passo verso la porta, quando una presa sul polso lo costringe a fermarsi; si volta, sorpreso, con espressione interrogativa, e Blaine sta fissando le loro mani intrecciate, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
Quando gli occhi dorati incrociano quelli azzurri, c’è un po’ di confusione in quelli di entrambi.
“Kurt, io … Volevo dirti che …” Ma non sa bene come continuare, perché le parole gli si intrecciano sulla lingua, e non sa proprio cosa vorrebbe dirgli.
Kurt abbassa lo sguardo sulla moquette color panna con aria mesta “Non importa, Blaine. Ho capito.”  Solleva il viso e gli rivolge un piccolo sorriso triste, e Blaine vorrebbe dirgli che non può aver capito, perché nemmeno lui ha ancora capito, e cosa esattamente ha capito? Ma non fa in tempo, perché il polso sottile di Kurt scivola via dalle sue dita, e il ragazzo si allontana velocemente, lasciandolo in mezzo alla stanza, con le parole ancora incastrate tra i denti.
Rimane imbambolato per qualche secondo, finché una voce che assomiglia terribilmente a quella di Sebastian non gli rimbomba nella testa “Anderson, muovi il culo e seguilo. Cosa aspetti, la carrozza?”
Si riscuote velocemente, precipitandosi fuori dalla stanza.


“Lo giuro su Alexander McQueen, non berrò mai più alcol nella mia vita.” Borbotta Kurt, afferrando al volo il proprio cappotto nell’ingresso miracolosamente vuoto.
Sta letteralmente fuggendo senza dirlo nessuno a pochi minuti dalla mezzanotte. Lo sa. È patetico. Ma non gli importa, adesso deve andare a casa, guardare tutta la notte “La verità è che non gli piaci abbastanza” e soffocare la rabbia e la frustrazione nei pop-corn.
Spalanca la porta d’ingresso e per poco non si strozza con la propria saliva.
Sugli scalini, con l’espressione di chi ha appena ingoiato un limone condito con sale e aceto, ci sono i coniugi Anderson.


“Kurt! Aspetta, non te ne andare, io—”
La voce gli muore letteralmente nella gola quando arriva nell’ingresso e si ritrova davanti i suoi genitori. Che non sembrano entusiasti della situazione.
“Blaine” suo padre sembra sul punto di avere un infarto “Che cazzo sta succedendo in casa mia?”
Kurt sussulta leggermente per il tono duro e gelido e indietreggia lentamente, scambiandosi un’occhiata con Blaine, che sembra persino più sconvolto di lui; Anderson gli fa comunque cenno di andarsene con un lieve movimento del capo, primo di rispondere a suo padre con un pizzico di sarcasmo “Quest’anno ho deciso di ospitare qui la festa della parrocchia, papà.”
Il signor Anderson lo guarda con un’espressione così allucinata che Kurt teme che la situazione possa diventare violenta, ma Blaine gli lancia un’altra occhiata eloquente; con un minimo di risoluzione in più, Hummel muove un passo in avanti, ma i genitori di Blaine non accennano a spostarsi – sembrano quasi mummificati.
Kurt comincia seriamente a sentirsi a disagio, e si ritrova a pregare affinché una voragine gli si spalanchi sotto i piedi quando si ritrova a schiarirsi rumorosamente la gola “Io, ehm … Ora, andrei …”
I signori Anderson lo guardano con espressioni allucinate, e sembra quasi che si siano accorti solo ora della sua presenza.
“Oh, magnifico! Ci mancava un altro frocio per completare il quadretto!”
Kurt diventa paurosamente rigido, e sente la rabbia e la tristezza che fanno a pugni dentro di lui per prendere il sopravvento.
“Papà, non ti permettere.” Ringhia Blaine sottovoce, facendo un passo avanti “Offendi me, ma non ti permettere di prendertela con Kurt.”
Suo padre gli rivolge un sorriso beffardo “Perché, è il tuo ragazzo? C’è solo l’imbarazzo della scelta per decidere chi di voi debba essere la donna!”
E Kurt non ce la fa più. Non ne può più delle persone ignoranti e stupide, e cattive, che non sanno, che non riescono a capire che non c’è niente da capire. “Di certo si potrebbe dire lo stesso di voi.” Sbotta senza riuscire a trattenersi, attirando su di sé lo sguardo meravigliato e quasi speranzoso di Blaine e quello incredulo del signor Anderson.
“Cos’hai detto, ragazzino?” sibila, assottigliando gli occhi che non hanno niente della dolcezza che caratterizza quelli del figlio.
“Ho detto” ripete Kurt senza alcuna inflessione nella voce, lentamente, come se stesse parlando con un bambino piuttosto tardo “Che anche nel suo caso sarebbe difficile stabilire chi debba essere la donna, tra lei e sua moglie, visto che non ha nemmeno le palle di accettare suo figlio per quello che è.” Conclude asciutto, nello stesso momento in cui si rende conto di essersi spinto veramente troppo in là.
Sembrano pensarlo anche i coniugi Anderson, i cui volti si chiazzano di rosso contemporaneamente – ed è una scena quasi comica – prima che il padre parli di nuovo, con voce tremante “Non so chi tu sia, ragazzina--” enfatizza quell’ultima parola con un ghigno crudele inciso sul volto, ma Kurt scoppia a ridere, e il signor Anderson lo fissa come se fosse impazzito. “Non sa chi io sia?” ripete Kurt, ridacchiando “Si rende conto, vero, del fatto che viviamo a due metri di distanza da circa dieci anni?”
“Non sei più il benvenuto in questa casa!” sibila il padre di Blaine, sfiorando una crisi isterica e un attacco di cuore.
Kurt decide che ormai ha già oltrepassato qualunque limite. “Direi che non sono l’unico, caro signore.” Prima di uscire gli dà una pacca sulla spalla, accompagnata da un sorriso strafottente; non osa guardare Blaine, prega solo di non averlo messo in un mare di guai.
Si dà dello stupido un milione di volte mentre scende gli scalini sforzandosi di non scivolare miseramente sul ghiaccio; ma come diamine gli è venuto in mente? Dov’è andata a finire la sua proverbiale diplomazia?! Non riuscirà a guardare Blaine negli occhi per almeno dieci anni, poco ma sicuro.
Affonda le mani nelle tasche, cercando di non congelare nei dieci metri che lo separano da casa sua, e trattiene a stento la risata isterica che minaccia di abbandonargli le labbra.
“Kurt! Kurt, aspetta!”
Per un attimo pensa di avere le allucinazioni, ma una presa decisa sul polso lo costringe a fermarsi e girarsi; spalanca gli occhi trattenendo il respiro quando si trova irrimediabilmente intrappolato tra gli scintillii dorati dello sguardo di Blaine, che ha le guance adorabilmente arrossate per il freddo.
“Tu” mormora, col respiro pesante “Sei davvero un bel tipo!”
“Giuro che mi dispiace, lo so che non avrei dovuto attaccare tuo padre in quel modo, se potrà servire a qualcosa mi verrò a scusare anche domani; non so cosa mia sia preso, dico sul serio, è solo che ti stava dando addosso e--”
Ma le parole gli muoiono in gola quando Blaine lo afferra per le spalle con un’espressione intenerita e divertita, e avvicina i loro volti con decisione, senza fretta, fino a posare le proprie labbra su quelle di Kurt; all’inizio è un bacio timido, esitante, che sembra chiedere il permesso. Poi le mani di Blaine trovano il loro posto intrecciate dolcemente dietro la schiena dell’altro, quelle di Kurt si posano con delicatezza sulle sue guance, le loro labbra trovano un ritmo dolce e lento, paziente.
Quando si allontanano con dei respiri profondi, senza interrompere il contatto tra di loro, hanno entrambi un’espressione piuttosto scombussolata e comicamente felice.
Poi un dubbio fa capolino nella mente di Kurt “E Sebastian?” chiede senza fiato, senza essere sicuro di voler realmente sapere la risposta.
Ma Blaine sorride, felice e raggiante come non mai “E Matt?” chiede a sua volta, divertito, perché conosce già la risposta.
Infatti Kurt arrossisce e abbassa lo sguardo, borbottando parole incomprensibili.
Blaine gli poggia due dita sotto il mento, facendogli risollevare il viso con dolcezza “Lo so” gli mormora, divertito “Anche io.”
E Kurt prende un respiro profondo, prima di sorridere a sua volta.
                                                                                                                                     "DIECI! NOVE!”

Quasi sobbalzano, ancora stretti l’uno all’altro, quando da dentro la casa comincia a sentirsi il conto alla rovescia; i loro sguardi si trovano contemporaneamente, e si sorridono, forse con espressioni un po’ ebeti, ma indiscutibilmente felici.
                                                                                                                                       “OTTO! SETTE! SEI! CINQUE!”

“Sai Blaine, forse non ti odio così tanto.”
“Tu dici?”
“Potrei addirittura concederti il lusso di offrirmi un caffè, una volta o l’altra.”
                                                                                                                                         “QUATTRO! TRE!”

“Ho intenzione di offrirti una miriade di caffè, Kurt Hummel.”
                                                                                                                                          “DUE!”

Blaine poggia la propria fronte sulla sua, e ridacchiano insieme, in mezzo alla neve degli ultimi secondi del 31 Dicembre.
                                                                                                                                              “UNO!”


Si avvicinano contemporaneamente l’uno all’altro, per perdersi di nuovo nell’ultimo bacio di quell’anno. 
                                                                                                                   “BUON ANNO!”

E ritrovarsi nel primo bacio dell’anno nuovo.



                                                                                                 The end




Note:
Salve!
*tanti auguri a me, tanti auguri a meeee*
Okay, la smetto.
Mi dispiace un sacco che questa sia l'ultima parte, davvero. Mi ero affezionata a questi Kurt e Blaine.
Per non parlare del padre di Blaine, poi, lui sì che mi stava simpatico.
Ma andiamo con ordine:
1) Spero che, come ultima parte, vi sia piaciuta (se devo essere sincera, a me la fine piace un sacco; [e no, non è una cosa così scontata che mi piaccia, fidatevi u.u]) fatemi sapere, come sempre!
2) Buon anno nuovo, buon ultimo dell'anno, in anticipo, lo so, ma insomma, si fa quel che si può.
3)Qualcuno sarebbe disponibile a leggere una Klaine che ho iniziato? Più che per betarla, per darmi un parere molto disinteressato e dirmi se la trama fila. Insomma, fatemi sapere, anche per MP :)
4) *abbraccia virtualmente tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e che hanno recensito e, con un'attenzione speciale, Mellark_*
Davvero, wow, grazie **
5) Ci vediamo domani con Being a Half, se qualcuno tra voi lo seguisse.

E niente, direi di aver finito.
*si asciuga una lacrima*
Alla prossima :D
Abbiamo ancora 37 ore e 35 minuti perché succeda qualcosa che ci faccia dire "Che anno favoloso". -perle di mia sorella. Volevo condividerla con voi. 

 

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