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La ragazza camminava
spensierata per le buie vie di Londra. Non aveva paura di andare in giro da
sola, neanche quando fuori era un freddo assurdo e persino quando era buio
pesto. Non aveva paura. Se fosse successo qualcosa, si sarebbe saputa
difendere. Aveva tenuto un corso di karate l'autunno
scorso, perciò sapeva come far secco chiunque gli avesse dato
fastidio. Ma forse il destino non voleva che Savannah
non provasse il brivido della paura. Forse era già tutto scritto. Savannah quella sera avrebbe avuto
paura.
Per metterci meno tempo, la
ragazza imboccò un vicolo che l'avrebbe subito portata
sulla strada del suo quartiere. Dopo una decina di passi, vide sbucare da una
via secondaria un ragazzo alto e magro. Si voltò, e cominciò a camminare
velocemente per uscire da quel vicolo.
Non aveva paura, solo non voleva crearsi problemi.
Il ragazzo, ubriaco, la seguì. Poi un rumore, un farfugliamento, un richiamo.
"Ehi, tu!", sentì una voce. La ragazza accellerò
ancora di più il passo, ma questo non bastò. Il ragazzo la raggiunse, e la
fermò prendendola per un polso.
"Ehi, bellezza! Ti avevo detto di fermarti!", disse
con voce impastata.
Puzzava, e Savannah si disgustò a tal punto da
tirarsi via dalla stretta del giovane.
Il ragazzo si arrabbiò, e con violenza riprese a stringere molto forte il polso
di Savannah.
"Mi fai male, lasciami!", tentò la ragazza.
"No, non ti lascio. Ho bisogno di qualcuno con
cui sfogarmi stasera. E tu sembri quella
giusta!", con voce maliziosa, il ragazzo si avvicinò alla bocca della
mora, pretendendo da lei un bacio. Savannah non
glielo diede, e ciò fece infuriare ancor di più la ragazza.
"Eh no! Ti ho detto che mi servi, stasera!", e violentemente la trascinò in un vicolo buio.
Il ragazzo lasbattè contro
il muro, prendendole i polsi con una mano e portandoglieli dietro alla schiena.
Poi infilò una coscia fra le gambe della ragazza, in modo da fargliele tenere
divaricate. Prese a baciarla violentemente, e quando vide che la ragazza
cercava di dimenarsi dalla sua stretta, le diede uno schiaffo. Savannah cadde a terra. Il ragazzo le aveva appena dato un forte ceffone, e lei aveva sbattuto la testa
contro il muro. Non capiva più niente, sapeva solo
di avere paura. Una volta a terra, Savannah sentì
il ragazzo ridere di gusto, e di farfugliare una frase del tipo: "Ora va
più che bene!".
Dopo pochi minuti, si sentì denudare completamente. Era nuda sotto lo sguardo
di un ragazzo sconosciuto e che le stava facendo del male. Sentiva il gelo di
Dicembre invaderla, e poco dopo anche un corpo estraneo la invase, penetrandola
bruscamente. Si sentì dilaniare internamente dal dolore. Era la prima volta che
qualcosa di estraneo venisse introdotto in lei
attraverso quella fessura, e ciò la fece urlare. Un urlo che venne
immediatamente richiuso dalla bocca del giovane. "Buona bambina, è solo
una scopata!", sussurrò sulle sue labbra sorridendo.
Il ragazzo continuò a spingere forte, finchè non
venne, e Savannah si sentì bagnare dal liquido
del ragazzo.
Il giovane si alzò da sopra di lei, facendola investire nuovamente dalla brezza
gelida invernale. Durante tutta la violenza, Savannah
aveva tenuto gli occhi chiusi, ma quando il ragazzo si spostò da lei li aprì leggermente, solo per riuscire a notare dei luinosi occhi azzurri. Due occhi di
ghiaccio che le avevano, per la prima volta, fatto provare paura. Lo
seguì con lo sguardo andare via, lasciandola lì nuda.
Ormai si sentiva una nullità. Si sentiva qualcuno a cui era stato portato via
il pudore, la dignità. Quel ragazzo, con la sua meschinità, l'aveva ridotta ad
essere nessuno. Non era più niente, non si sentiva più niente.
My
Space:
Saaaaaaaaalve!
Eccomi con una nuova storia sul nostro caro e adorato Conor.
Non vi anticipo niente di più di ciò che già spiega questa sorta di prologo.
Spero vi abbia incuriosito almeno un po’.. e
beh, in tal caso fatemelo sapere attraverso una recensione.
Ditemi se devo andare avanti o meno, ok?
Confido su di voi bellezze ;)
Tranquilla, Savannah camminava avanti e indietro dalla sua stanza a
quella della mamma, finchè non si imbattè nello specchio che era posto poco vicino alla
camera del fratello. Si piantò davanti ad esso, e vide
come, in soli tre mesi, il suo corpo era cambiato. Le sue curve, che delineavano un corpo perfettamente snello e tonico, ora si
erano ingigandite un pò. Si
girò di profilo, e vide l'accenno di pancia. Tirò su leggermente la t-shirt che
indossava, e prese a fare movimenti circolari sul suo ventre. Aveva solamente
diciannove anni, e dentro di lei già c'era qualcuno che lei non aveva
desiderato. Non lo aveva desiderato, già.. ma ora, in
quel momento, non vedeva l'ora di avere quella piccola creatura fra le sue
braccia.
Non lo aveva previsto, non in quel modo almeno. Ma il
suo destino era stato scritto così.
Dietro di lei comparvero due meravigliosi occhi azzurri, e sorrise
impercettibilmente. Tirò giù la maglia, ma non smise di accarezzarsi la pancia.
"Sai, Louis, non avrei mai pensato di avere il mio primo figlio
così.", si voltò, incastrando i suoi occhi nocciola in quelli blu di suo
fratello. Ebbene sì, Savannah
Tomlinson era rimasta incinta durante la sua prima volta, con uno sconosciuto
ubriaco e durante uno stupro. Quando l'aveva scoperto,
circa un mese dopo, non voleva crederci. Aveva sempre desiderato figli, ma non
in quel modo mostruoso ed assurdo. Non avrebbe mai voluto che suo figlio fosse nato in quel modo, senza un padre e con una madre
scossa. Non avrebbe mai voluto.
"Lo so, Van.. e mi
dispiace.", disse poco dopo il ragazzo.
"Non dispiacerti, è successo e basta. E poi non
vedo l'ora di tenere fra le braccia questa creaturina,
anche se non l'avevo prevista.", affermò sorridente.
Louis le si avvicinò piano, per poi cercare di
avvolgerla in un abbraccio. Savannah si scostò
leggermente, sussultando.
"Non puoi avere paura di me, Savannah. Sai che
non ti farei del male.", disse sottovoce.
"Lo so, scusa.", rispose sussurrando, facendosi
finalmente abbracciare dal fratello. La ragazza si strinse a
lui fortemente, cominciando a piangere silenziosamente sulla spalla del
ragazzo.
"Come potrò essere una buona madre, se ancora non avevo previsto di
farla?", chiese retoricamente tra i singhiozzi.
"Sarai una bravissima mamma, Van. Questo
bambino ti adorerà, e poi ci sono io con te. Per
sempre.", Louis l'attirò ancora di più a sè,
stringendola come a volerla proteggere.
Non ci era
riuscito, tre mesi prima. L'aveva lasciata tornare a casa da sola, solo per
stare ancora un pò con il suo migliore amico che
sarebbe partito per l'America. Harry per lui era importante, ma Savannah lo era di più. E lui
quella sera, quella fottutissima sera di Dicembre,
l'aveva messa in secondo piano.
Non lo avrebbe fatto più, non avrebbe mai più lasciato
sua sorella da sola. Neanche un millesimo di secondo. Era estremamente
protettivo nei suoi riguardi, ed ora ancora di più. Solo che era un pochino arrabbiato con lei. Non aveva
voluto denunciare la violenza, anche se più e più volte sia lui, che la
polizia, che i suoi amici gliel'avessero proposto. Ma lei rifiutava sempre, in continuazione.
Non c'era niente per poterle far cambiare idea, e nessuno avrebbe
potuto smuoverla. Si era rassegnato all'idea, ma non del tutto, ed ogni
giorno si sorbiva i sfoghi della ragazza.
"Non sono più niente, Louis. Non mi sento più niente. Solo una
nullità, un qualcosa da gettare via..", cominciò,
per poi interrompersi per piangere.
"Ehi,ehi. Tu sei molto di più di ciò che pensi. Non buttarti giù così, la
supereremo. Supereremo anche questa insieme. Ti prego Savannah, non piangere.", la consolò Louis. Savannah si staccò da lui, asciugandosi le troppe lacrime
che erano sgorgate dai suoi occhi.
"Stasera Harry viene? Ho bisogno anche di lui.",
affermò dopo.
"Si, arriverà tra poco.", le sorrise, contento che il riccio le facesse quell'effetto.
Dopo circa due ore dal su sfogo quotidiano, Savannah
si andò a sistemare un pò per l'arrivo del migliore
amico di suo fratello.
Le era sempre piaciuto molto Harry, ma ora non era più una ragazzina che poteva
permettersi di comportarsi in un certo modo, e quindi si limitava a
considerarlo come un migliore amico.
"Savannah!", disse
contento il riccio, presentandosi davanti alla porta della sua camera.
"Styles!", l'accolse lei con un magnifico sorriso.
"Che c'è, hai intenzione di abbracciarmi o vuoi aspettare altro
tempo?", chiese serio il riccio, pacato.
"Voglio abbracciarti, ma fai piano. Ho ancora un pò
di paura.", disse la mora avvicinandosi piano ad
Harry. Lei lo strinse piano, ma poi, sentendo il suo calore,
si avvinghiò letteralmente al suo corpo. Sentì le sue grandi mani
circondarle i fianchi, e stringerla a sè. Le piaceva stare con lui, le trasmetteva quel poco di sicurezza
necessaria a non sprofondare. Si staccò cautamente da lui, prima di posargli un
bacio dolce sulla guancia, e scappare nel salotto da Louis.
La sera passò velocemente,
tra scherzi e risate varie, e Savannah si divertì
veramente tanto assieme ai due ragazzi che erano la sua unica ragione per
andare avanti. L'uno l'amava perchè era essenziale per la sua vita, e perchè
aveva il suo stesso dna; l'altro perchè credeva che le avesse rubato il cuore. Ma la realtà non era quella.
No.
My
Space: Sssssaaalvee!
Non è passato tanto tempo, vero?
Se si, scusate.. ma ero impegnata a finire l'altra mia
storia su Conor --> Mary Go Round. Vi andrebbe di passare anche lì?
Mi farebbe moolto piacere! :)
Poooi, lo so, in questo capitolo, e vi avverto anche nei prossimi,
compaiono personaggi che si rifanno ai componenti dei
One Direction. Se vi state chiendendo
il perchè, ve lo spiego subito.
Non posso farne a meno, e anche se la storia è su Conor,
loro ci saranno comunque. ;D Spoilero una cosa: Conor
non comparirà molto presto, quindi KEEP CALM BABES! ;)
AHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAH!
Non c'è
niente da ridere, I know! Vabbè, il capitolo vi è piaciuto?
A me stranamente fa cagare, però se a voi piace, piace
anche a me! :D
Fatemi
sapere che ne pensate, e grazie grazissime per la recensioni allo scorso capitolo. Siete adsjklcrvnbwkrg ♥
Vabbuòò, io vi saluto, sperando che non
vi abbia già rotto abbastanza.
Ah, non so quando aggiornerò, ma spero il più presto possibile! :)
Savannah era in macchina con Louis, il quale guidava con lo
sguardo concentrato e fisso sulla strada. Erano
diretti in ospedale, dove la ragazza avrebbe dovuto sostenere la sua quinta
ecografia in quattro mesi di gravidanza.
Ogni tanto Louis si voltava ad osservare sua sorella che, con sguardo perso ed
assorto nei suoi pensieri, guardava fuori dal
finestrino.
Il ragazzo si chiedeva spesso a cosa pensasse sua
sorella quando assumeva quello sguardo perso, ma ogni volta restava senza
risposta.
"Ehi", la risvegliò dai suoi pensieri. "A cosa pensi?", le
chiese, volendo sapere a tutti i costi i suoi
pensieri.
La ragazza si voltò verso il fratello, osservando il suo profilo perfetto, che
era così completamente diverso dal suo.
"Pensavo ad Harry.", disse senza rendersene
conto. Non aveva mai parlato della sua 'cotta' per Harry a suo fratello, ma era
consapevole del fatto che lui già sapeva tutto.
"Ti manca, eh?", domandò accennando un
sorriso.
"Sì.", affermò timida.
"Manca anche a me. Non vedo l'ora che ritorni.", disse.
Arrivarono nel parcheggio
dell'ospedale, ed una volta parcheggiato, i due
fratelli scesero dall'auto e si diressero verso il reparto d'ostetricia.
Accompagnata da Louis, Savannah entrò nella sala per
fare l'ecografia, distendendosi ansiosa sul lettino.
Dopo circa venti minuti,
Louis e Savannah uscirono dalla sala, diretti
nuovamente verso la macchina.
"Sei contenta?", chiese entusiasta il ragazzo, una volta saliti nella
vettura.
"Perchè dovrei esserlo?", chiese retoricamente
e svogliatamente la ragazza.
"Come perchè? Hai appena saputo che nella tua pancia c'è un bel
maschietto, dovresti essere felice..", rispose
indignato Louis. Lui era felice, era felice di sapere che suo nipote sarebbe
stato un maschietto. Riusciva ad essere felice, nonostante nessuno avesse
programmato tutto quello che era successo.
"Come fai a dire che sarà un bel bambino? Non sai chi è suo padre, non lo
so nemmeno io, e non riesco a capire come questo coso potrà esser bello!",
sbottò con rabbia la mora.
"E' tuo figlio, Van! Sarà bello
perchè è tuo, e lo amerai, anche se non sai chi è suo padre!", Louis era
indignato, molto. Sua sorella aveva appena chiamato 'coso' suo figlio.
"No, Louis. Io non lo amerò, non posso amare qualcosa
che non ho voluto. Io non posso.", disse. Si
ostinava a trattare come una cosa quella creatura che portava in grembo, senza
sapere che senza il suo arrivo, la sua vita non sarebbe mai migliorata.
"Se non amassi quella creatura, non la staresti tenendo nella tua pancia,
non ti saresti mai preoccupata della sua salute..",
cominciò ad elencare il ragazzo dagli occhi blu.
"Non posso negargli la vita..", sussurò,
interrompendo l'elenco di Louis, che comprese a stento le sue parole.
"Vedi? Tu lo ami. E' una forma d'amore, questa. Lui è qualcosa generato da
te, e non puoi non amarlo, Van. Lui è parte di te, ti
appartiene.", concluse Louis.
Il ragazzo, avendo fatto ragionare la sorella, mise in
moto l'auto e partì, diretto verso casa.
Appena arrivati,
Savannah scese velocemente dalla macchina e si
diresse verso la sua stanza.
Cominciò a piangere. Pianse perchè aveva negato l'amore per suo figlio. Era suo figlio, cazzo, non poteva non amarlo! Era parte di
lei, e lei era parte di lui.
Erano uniti più che mai, anche se ancora non poteva nè
guardarlo nè tenerlo fra le sue braccia.
Si ricordò di lei davanti allo specchio un mese prima.
Lei, davanti a quello specchio, non aveva voluto altro che tenere la sua
creatura fra le sue braccia, per stringerla al cuore e coccolarla. Davanti a
quello specchio si era resa conto di volere quel bambino ad ogni costo. Lo
desiderava. Ed ora, stesa sul letto fra le lacrime, quel desiderio
in lei riaffiorò.
Desiderava ardentemente che i cinque mesi seguenti passassero velocemente, solo
per poter stringere suo figlio fra le sue braccia.
Lei non l'aveva previsto, non l'aveva scelto, non l'aveva voluto, ma non poteva
non amarlo. Non poteva negargli l'amore di una mamma.
Si ritrovò a sorridere,
felice di poter scegliere finalmente il nome da dare alla sua creaturina, nell'attesa del loro primo incontro.
Savannah posò le sue mani sul suo ventre, che già aveva
assunto una forma prorompente. Cominciò ad accarezzare il pancione, e sorrise
perchè sapea di star accarezzando suo figlio.
"Ciao amore, la mamma ti ama.", e furono quelle parole,
quelle dolci parole a far capire a Savannah che
l'amore verso un figlio è immenso, ed anche se ti ostini a non volerlo amare,
lo fai, perchè è così che è la vita.
Una mamma ama sempre il proprio figlio.
My Space:
*si
prepara a ricevere contro pomodori, sedie, qualsiasi cosa*
Ehm, ciao! :)
Volevo solo dirvi che non serve sprecare oggetti essenziali per punirmi.
Ahahahah, scherzo ovviamente!
SCUSATE, scusate l’enorme ritardo con cui
aggiorno, ma ho avuto ogni giorno pieno in quest’ultimo
mese, tra interrogazioni, verifivhe scritte, prove
per lo spettacolo di fine anno e spettacolo di fine anno. Ormai non c’è
più niente ad impedirmi di scrivere e concentrarmi su This Girl. Non vedo l’ora che venga l’estate, anche se non si sa dove si sia
nascosta. Che furbacchiona!
AHAHAHAHAHAHAHAH :D Occhei, come avete potuto notare sono mezza esaurita,
ma non vi preoccupate, fa parte di me. ;)
In questo capitolo non succede niente di che, e Conor
ancora non compare. Ma, c’è sempre un ma. Non siamo ancora entrati nel
vivo della storia, quindi questi sono ancora capitoli di presentazione dei
personaggi, che impareremo comunque a conoscere
durante il corso della storia. E’ anche corto, lo so, ma non sapevo come
allungarlo, e non volevo farvi aspettare ulteriore
tempo. :)
Come sono dolce?! *_* :)
Ah, ho appena postato una one-shot che ho scritto
proprio oggi(l’ho completata dieci minuti fa!). E’ sui one direction, vi andrebbe di darle un’occhiata?
Mi fareste davvero contenta. Lei è :-DARKChocolate.♥
Va bene, è meglio che vada, onde cercare di rovinare ulteriormente la mia
reputazione! ;) Un bacione cicce, vi adoro ♥
Marialuisa.
Vi
lascio qui il link della mia precedente storia su Conor, se volete passarci → Mary
Go Round
Conor, indaffarato ed arrabiato con tutte le
torte che aveva dinanzi, prese ad imprecare silenziosamente verso la farina.
Stava preparando i dolci per il cenone di Natale, visto che
era abbastanza bravo e non faceva delle ciofeche come
il suo migliore amico.
"Cazzo!", urlò. Il sacco da un chilo di farina gli era interamente
caduto addosso, e cominciò ora ad imprecare rumorosamente verso la polvere
bianca.
"Perchè urli?", urlò entrando Niall.
"Perchè lo stai facendo pure tu!", gridò di rimando Conor.
"Ok, calmiamoci amico!", disse abbassando il volume della voce Niall.
"Buongiorno.", lo salutò.
"Buongiorno, ma si può sapere cosa sta succedendo?", chiese Niall
stropicciandosi gli occhi, siccome si era appena svegliato.
"Mi è caduta la farina addosso, non so quanti dolci ancora ho da fare, e
sto perdendo la testa.", rispose con tono disperato.
"Se vuoi ti aiuto io.", si offrì il biondo.
"No, no, no. Tranquillo, faccio da solo.", Conor
lo allontanò dal forno.
"Maddai, ancora con quella storia?"
"Hai quasi incendiato casa, permettimi di essere più cauto del
solito.", rispose a tono.
"Posso fare qualcosa?", chiese l'amico.
"Sì."
"Cosa?"
"Dimmi cosa hai fatto ieri notte. Sei rientrato ubriaco e con i vestiti messi
al contrario. Sembravi un barbone.", disse il ragazzo
dai capelli biondo-rossicci.
"Ho bevuto, tanto. Charlie mi aveva
mandato un messaggio per dirmi che tra noi finiva lì, e mi sono sfogato
bevendo.", cominciò a dire, fino a che Conor non
lo interuppe.
"Poi?", chiese.
"Poi non ricordo bene, solo un ricordo sbiadito. Mi ricordo di aver preso
un viottolo secondario e di aver incontrato una ragazza. L'ho fermata e.. mi sa
che ho fatto un casino.", il biondo si passò una mano fra i capelli
arruffati, abbassando la testa. Non riusciva a sopportare lo sguardo duro del
suo migliore amico.
"Niall JamesHoran,
cosa cazzo hai fatto a quella ragazza?", quasi urlò, con tono duro, Conor.
"Penso di averle fatto del male.", sussurrò.
"Pensi? PENSI? Tu le hai fatto del male. Tu l'hai violentata!"
"Lo so, Conor. Lo so. Me ne rendo conto."
"Io non ho parole, Niall. Hai fatto tutto questo solo per colpa di Charlie. Hai rovinato la vita ad una ragazza innocente.."
"Ma io non l'ho fatto apposta.", disse con un filo di voce il biondo,
piangendo come un bimbo piccolo.
"Non posso consolarti, non posso tirarti su di morale, non posso
difenderti. In questo momento mi fai schifo, mi fai
schifo come persona. E non offenderti, perchè è ciò
che sento ora come ora. Tu non sei più il mio migliore amico, sei solo un
ragazzo che non sa controllare i propri istinti, e che ha rovinato la vita, e
forse anche la reputazione, ad una ragazza innocente."
"Conor.", sussurrò implorandolo.
"Mi dispiace.", e se ne andò, deluso dal
comportamento del suo migliore amico, e dispiaciuto delle sue parole così dure.
Niall, seduto sul divano,
continuava a piangere silenziosamente.
Non sapeva cosa fare. Si sentiva uno schifo, proprio come l'aveva definito Conor.
La sera prima non era cosciente di ciò che stava facendo, aveva solamente agito
d'istinto, fermando quella ragazza per strada e scagliando la sua rabbia e il
suo desiderio su di lei.
Non poteva dare la colpa a Charlie, perchè lei non
c'entrava niente, tanto quanto la ragazza a cui lui aveva fatto del male.
Il colpevole era lui, solo lui.
Lui era andato fuori di testa, lui aveva fatto del
male, lui ora si pentiva dei suoi atti.
La colpa era la sua. E avrebbe voluto rimediare, se solo fosse stato
possibile.
Avrebbe voluto almeno chiedere scusa alla ragazza, anche se scusandosi non avrebbe risolto nulla. Non avrebbe mai
risanato le sue ferite, quelle che lui le aveva inciso.
Avrebbe voluto vederla, cercarla.. ma come avrebbe
fatto?
Non si ricordava nulla. Ma non per questo non avrebbe provato. Avrebbe chiesto
aiuto a Conor, o altrimenti si sarebbe affidato nelle
mani del destino.
My Space:
Ssssssalveragazzuuoleee!
Come state?
Pronte per questa nuova estate? Ahahahahahah :D
Comunque, scusate il ritardo, ma in queste due/tre settimane in cui sono stata
assente, ho avuto vari impegni. Tra cui la mia scarsa
ispirazione, quindi scusate se questo capitolo non è bellissimo. Non
avrei voluto che uscisse così, però non so come
rendere meglio l'idea.
E' un capitolo decisivo, il primo di tanti altri, visto che si viene a conoscenza di una cosa molto importante.
Finalmente compare Conor, di cui molte hanno
reclamato l'assenza!
Ahahahah, eccolo tutto per voi ;)
Poi, se ci avete fatto caso, siamo ritornati a 4 mesi fa (nel tempo della
storia), ovvero allo stupro di Savannah, e quindi al
primo chapter. :)
Ora,
scrivendo questo capitolo mi sono venute in mente molte idee, quindi spero di
poter scrivere in fretta altri capitoli e di poter aggiornare presto e con più
costanza.
Vi saluto, sperando che qualcuno caghi ancora me e questa storia.
Un bacione,
Marialuisa ♥
Non credo che la
nostra relazione possa andare più avanti di così. Charliexx Il messaggio parlava
chiaro. Charlie l'aveva appena lasciato, attraverso
un misero sms. Stava andando fuori di sè. Non riusciva a crederci. Charlie era diventato il suo tutto, e non riusciva a
capacitarsi di come lei, ora, non avesse più voglia di stare insieme a lui.
Stava ritornando a casa, quando passò davanti ad un bar. Si fermò a pensare, e
dopo qualche minuto era seduto al bancone già a bere la seconda birra.
Per un pò andò avanti con quella bibita, bevendone
circa una dozzina di bottiglie, quando poi cominciò con qualcosa di più forte.
Voleva dimenticarsi di Charlie, almeno per quella
sera. Voleva dimenticare tutto il dolore che stava cercando di reprimere, ed il
tutto con l'alcool.
Era mezzanotte passata,
e Niall era ancora accasciato sul bancone del bar a chiedere da bere, quando il
barista lo cacciò, stanco di dover vedere quel povero
ragazzo ridursi in quel modo. Il biondo pagò, e barcollante riprese la via di
casa.
Improvvisamente, il ragazzo cominciò a ridere. Rideva per far sì che le lacrime
non scendessero. Non si era dimenticato del dolore, di Charlie.. L'alcool non aveva avuto l'effetto desiderato. Doveva sfogarsi con qualcos'altro, visto che bere non era
servito a nulla.
In lontananza, vide una ragazza immettersi in un viottolo secondario. Lui era
dall'altra parte, e la visione della ragazza lo eccitò. Aveva capito cosa ci
voleva per sfogarsi al meglio, e si avviò per il
viottolo, chiamando la ragazza a gran voce.
"Non ce la faccio, Conor. Non più di così!", sbottò il biondo
rivolgendosi all'amico.
"Devi farcela!", lo incitò Conor.
"Non posso..", disse, perdendosi in un pianto
silenzioso.
"Ce l'hai voluto tu."
L'aveva fermata
bruscamente. Le aveva detto che quella sera gli
serviva. Aveva preteso un bacio, e lei non gliel'aveva dato. Le aveva fatto del male, e aveva fatto sesso con lei contro la sua
volontà. L'aveva violentata.
"Non ti ricordi
com'era fatta? A noi serve questo."
"Non l'ho nemmeno guardata in faccia. Ho solo pensato a scoparmela.
E' questo che mi fa sentire ancora più uno schifo. Perchè se l'avrei guardata in faccia, mi sarei fermato. Ne sono sicuro.
Solo che non l'ho fatto, ed eccoci qua."
"Non ti ricordi niente niente?", insistette
Conor.
"Solo che era abbastanza alta, magra e mora.", rispose il biondo.
"E' già qualcosa, dai."
"Grazie.", disse Niall.
"Per cosa?", chiese l'amico.
"Per aiutarmi a cercare questa ragazza, e per non avermi
abbandonato."
"Sai che per te ci sarei sempre.", rispose e se ne andò
verso la cucina.
4 mesi dopo
Conor e Niall camminavano vicini per i corridoi del supercato, in cerca dei biscotti al cioccolato preferiti da
Conor. Arrivati allo scaffale, Conor
notò una ragazza incinta insieme ad un ragazzo moro.
Lei era bella, una bellezza indescrivibile, e subito
l'immagine del suo volto si stampò nella mente di Conor.
Il biondo gli diede una leggera spinta, e si mise a ridere. Si avvicinarono ai
tre ragazzi, dato che i biscotti che cercavano erano
proprio dove si trovavano loro.
Gli passarono avanti, e Conor sorrise leggermente
alla ragazza. Niall notò il suo amico farsi impacciato, e si voltò nella
direzione dello sguardo dell'amico.
Incrociò lo sguardo della ragazza, e il sangue gli si gelò nelle vene.
Altrettanto alla ragazza. I suoi occhi, gli occhi di quel ragazzo. Erano ghiaccio, lo stesso ghiaccio che per la prima volta, quattro
mesi prima, le avevano fatto provare paura.
Niall continuava a guardarla, e quei secondi, parvero
anni per entrambi.
La ragazza fece cadere i pacchi di biscotti che aveva in mano, e scappò via.
Il biondo la guardò andare via, restando inerme sotto lo sguardo interrogativo
degli altri due ragazzi presenti.
Il ragazzo moro lo guardò in modo duro e interrogativo, prima di urlare.
"Savannah!"
My
Space:
Ci ho
messo poco ad aggiornare, no?
AHAHAHAHAH :D Comungi, questo è il capitolo. Non mi piace, perchè,
come sempre, avevo immaginato di scriverlo in un altro
modo.
E poi, lo so che questi capitoli sono un pò
corti, ma finchè non entriamo proprio nel
vivissimo della storia, dubito che io riesca ad allungarli! ;)
Vi ringrazio per tutte le recensioni, e per le preferite/seguite/ricordate.
Siete dolci ♥
Ah, se volete seguirmi su twitter sono @mlousty
Se volete conoscermi, aggiungetemi su Facebook
(accetto turututti!) Mary Potter
Ed infine, se volete farmi qualche domanda sulle mie storie, su ask sono mlousty
Niall e Conor
erano appena ritornati a casa dopo lo spiacevole incontro.
Il biondo non aveva aperto bocca per tutto il tragitto, da quando la ragazza che
avevano incontrato, Savannah, non era scappata via
dopo aver guardato negli occhi Niall. Non riusciva a capire cosa fosse
realmente successo, anche se ci stava provando in tutti i modi. Sapeva solo che
quei due ragazzi erano shoccati da quell'incontro,
tanto quanto lo era lui e presumeva anche l'altro ragazzo che era lì con loro.
Guardava fisso il suo amico, immobile sulla poltrona e lo sguardo assente e privo di quella luce che lo riempiva
quotidianamente.
Stava rimettendo a posto quelle poche cose che avevano comprato, ed era
intenzionato ad andare in camera sua, così Niall avrebbe
potuto riflettere senza che lui gli fosse d'intralcio.
Stava pensando a quella ragazza mora, bella ed innocente. Pensava alla sua
pancia prorompente, e al ragazzo che l'accompagnava.
Forse era il suo fidanzato, suo marito.. ma non gli
importava.
Bellezza come quella non ne aveva mai viste prima, e
ne era stato accecato.
Stava per rintanarsi nella sua stanza, quando una voce lo
fermò.
"Conor", disse solamente. E lui, da buon amico, fece retrofront
e si avviò verso il biondo.
"Niall", rispose. Era di fronte alla poltrona su cui il biondo era
seduto, in piedi, e stava aspettando una risposta, una richiesta da parte sua.
Niall non emise nessun vocalizzo, ma semplicemente si gettò fra le braccia del
suo migliore amico finalmente piangendo. Conor lo
strinse al suo petto, cercando di consolare il ragazzo fra le sue braccia. Solo
che non poteva, non poteva consolarlo. Niall piangeva,
piangeva perchè non sapeva che altro fare. In quel momento voleva solo
piangere, perchè era l'unica cosa che sapeva fare.
Aveva cercato e ricercato quella ragazza per tre mesi e mezzo, e quando si era
rassegnato all'idea di non poterla trovare, l'aveva trovata. Per
caso, in un supermercato, grazie a Conor e al suo
sorriso.
L'aveva trovata, l'aveva vista, l'aveva spaventata, l'aveva
fatta scappare. E non aveva avuto la forza di andarle dietro per
chiederle scusa.
Aveva paura, e quella paura l'aveva trasmessa a quella ragazza. Savannah.
"Conor",
ripetè fra le lacrime. E finalmente Conor capì.
Dall'espressione del biondo capì, capì che quelle lacrime erano per la ragazza
che avevano incontrato quel pomeriggio, erano per ciò
che lui le aveva fatto; e lo shock era dovuto al fatto che solo una settimana
prima Niall si era arreso alla ricerca di quella ragazza. Tutte quelle lacrime,
tutto quel silenzio, era per lei. Per Savannah.
"E' lei?", chiese
all'amico.
"Sì, è lei.", rispose Niall, scostandosi
dall'abbraccio del rossiccio.
"Che hai intenzione di fare?"
"Di cercarla, di chiederle scusa e di aiutarla in qualunque modo.",
disse asciugandosi le lacrime col dorso della mano.
"Te ne sei accorto?", chiese Conor
sedendosi sul divano.
"Di cosa?", ribattè confuso.
"Savannah è incinta!", spiegò. Cosa? Cosa?
Non poteva esser vero, no. Non ci credeva. Conor vide sbiancare l'amico, più di quanto già non
fosse.
"Ehi, Niall. Calmati. Respira.", gliripetè più volte, ma questo sembrava non sentirlo. Era
immobile, pietrificato.
Lo scosse per le spalle, fino a che non se lo vide addosso
privo di conoscenza.
*
"Van,
parla.", ripetè ancora una volta Louis.
Lei era seduta sul letto, con lo sguardo fisso sul poster del suo attore
preferito. Era immobile, priva di ogni movimento.
"Savannahperfavore,
parlami!", alzò di un tono la voce. Sua sorella sussultò, ma non ci fece
caso. Voleva solo che gli dicesse cosa stava accadendo. Non riusciva a capire
il motivo della sua fuga. Stava rivivendo ogni istante di quel fottuto incontro che aveva ridotto in quel modo sua
sorella. Ma nonostante tutto, non riusciva a capire.
"Savannah!", sbottò urlando, alzandosi
dalla sedia che aveva posto davanti al letto della mora. Questa sussultò
nuovamente, cominciando a piangere.
"Parlami, ti prego, fallo! Sto impazzendo!",
continuò urlando Louis.
Non se ne stava accorgendo. Non si accorgeva che la
stava spaventando.
"Louis, smettila. Mi stai facendo paura.", sussurrò.
E quel sussurro fece calmare il ragazzo dagli occhi
blu.
Non voleva spaventare sua sorella. Non voleva, ma l'aveva fatto.
Si voltò veloce vero la porta della stanza, pronto ad andarsene. Arrivò ad un
passo dall'uscita, quando Savannahlo
richiamò.
"Non andartene!", disse.
Lo voleva accanto a sè, perchè era
l'unica persona in grado di capirla e di saperla confortare. Gli fece spazio
sul letto accanto a lei, e picchiettò la mano sul letto, in modo da richiamare
Louis vicino a lei.
Il ragazzo si avviò verso la sorella, sdraiandosi accanto al suo corpo.
"Mi dispiace.", le disse prima di racchiuderla in un abbraccio.
"Non è successo niente, tranquillo.", gli sussurrò
fra i suoi morbidi capelli castani.
"Vuoi dirmi quello che è successo prima?"
"Ne sei sicuro?", rispose.
"Sicuro.", rispose il moro deciso.
La mora si accomodò per bene fra le braccia del fratello, e cominciò a
raccontare.
"Hai presente quei due ragazzi che abbiamo
incontrato oggi al supermercato?"
Louis annuì, incitando la mora ad andare avanti.
"Quello con i capelli biondo-rossi mi stava sorridendo. Era carino e ho
risposto al suo sorriso. Poi quello che stava con lui si è girato verso di me,
mi ha guadata negli occhi e..", si interruppe.
"E? Ti piace più l'altro?", sorrise, prendendola in giro.
"No.", rispose seria, fulminando con lo sguardo.
"E allora?"
"E' il ragazzo di Dicembre.", disse tutto d'un fiato.
"Cosa?", Louis si alzò di scattò dal letto, guardando confuso la
sorella.
"Il ragazzo biondo è il ragazzo che mi ha violentato a Dicembre.",
spiegò calma, senza farsi prendere da attacchi di pianto isterico.
"Io lo ammazzo. Prima lo cerco, e poi l'ammazzo!", il ragazzo camminava
su e giù per la stanza, gesticolando come un pazzo.
"Louis, calmati!", gli andò dietro la mora.
"No! Lui ti ha fatto del male, e deve pagare!", urlò.
"Non l'ho voluto denunciare, e non voglio nemmeno che tu gli fai
del male.", ribattè lei.
"Ma lui ne ha fatto a te!", abbassò il tono di voce.
"Lo so, ma ora è passato. Non lo rivedremo più, e tutto tornerà a
posto."
Non avrebbe dato ascolto alle parole della sorella.
Avrebbe cercato quel ragazzo, e gli avrebbe dato una lezione.
Tanto basta per fargli capire il dolore che aveva provocato a Savannah.
L'avrebbe fatto, era una promessa che aveva fatto a se
stesso.
My
Space:(poco sfleshate insomma,ahahahah) Saaaaaaaaalvee! ♥
Eccoci qua con il sesto capitolo che, indivinate un
po’, mi piace!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA
Seriamente, è un capitolo pieno, e stranamente è uscito come lo volevo, e
quindi boh.. spero vi paccia! :)
Ora mi dileguo che ho fretta, sperando che qualcuno lasci un parere ;)
Grazie per le bellissime recensioni, e per le preferite/seguite/ricordate.
Siete dolcissimee ♥
Un bacionestra enorme,
Marialuisa. ♥
Era lì.
L'aveva trovato.
Grazie all'aiuto di Harry, era riuscito a trovare quel bastardo che aveva
violentato sua sorella.
Quel pomeriggio era calmo, calmo per poter scontare tutto sul corpo di quel ragazzo.
Era dall'altra parte della strada, che parlava animatamente con una ragazza, e
lui era lì che lo osservava.
Osservava i suoi movimenti, i suoi gesti.
Lo stava studiando, appoggiato ad un palo con le braccia conserte.
Aveva lo sguardo fisso su quella chioma bionda, che si sbracciava a causa
dell'accesa discussione che stava avendo con la ragazza dai capelli rossi. Ma quello non sarebbe stato l'unico momento di quella
giornata in cui si sarebbe sbracciato in quel modo.
Avrebbe solo dovuto aspettare, sebbene l'impazienza lo assaliva.
Si voltò leggermente,
notando una figura alta e snella avvicinarsi a lui.
"Ehi.", lo salutò. Quello fece un cenno con la testa in segno di
saluto, per poi parlare.
"E' lui?", chiese.
"Sì, il biondo.", rispose con tono duro Louis.
Aveva raccontato tutto ad Harry, e lui da buon amico
si era offerto di aiutarlo a dargli una lezione. Sapeva già da principio
che Harry, quando si trattava di picchiare qualcuno, non si sarebbe tirato
indietro.
Già era certo del suo aiuto.
Charlie lo aveva richiamato.
Dopo quattro mesi e mezzo, si era rifatta di nuovo viva.
Gli stava chiedendo di perdonarla per la sua assenza improvvisa, e di come
aveva troncato la loro storia. Ma come poteva?
Come poteva perdonare la persona che aveva causato l'azione più brutta di tutta
la sua vita?
"Per favore, Niall. Io
ti amo.", ripeteva di continuo la rossa, pregando
il biondo di perdonarla e di ricominciare ad amarla.
Ma il ragazzo non le rispondeva, tanto assorto nei suoi pensieri.
"Niall", lo richiamò la ragazza con gli occhi pieni di lacrime.
"Se tu mi avessi amato, non mi avresti lasciato
così, su due piedi con un sms. Se tu mi avessi amato non saresti sparita così senza darmi nemmeno
una spiegazione. Se tu mi avessi amato almeno un
quarto di quanto ti ho amato io, non mi avresti fatto soffrire.", disse.
"E non avrei fatto del male a nessuno",
sussurrò abbassando la testa.
"Niall, guardami!", gli ordinò la rossa, e il ragazzo alzò la testa,
incastrando il suo sguardo in quello di Charlie.
"Ora io sono qui, per me e per te.", disse.
"Ma io non voglio esserci. Non ora.", distolse gli occhi da quelli di
lei.
"Ti amo.", ripetè per l'ennesima volta
quella.
"Ti amo anche io, ma ora non voglio stare insieme a
te."
"Niall!", lo supplico la ragazza, piangendo.
"Addio, Charlie.", disse, e se ne andò
avviandosi verso casa sua, essendo ormai sera.
E fu proprio in quel momento, nell'istante in cui il
biondo si allontanò dalla ragazza piagnucolante, che Louis sorrise come non
aveva mai fatto.
Un sorriso malefico.
*
Erano le cinque del
pomeriggio, e Savannah era a casa da sola.
Suo fratello ed Harry erano usciti da più di un'ora, e
lei si stava annoiando.
Diede un altro fugace sguardo alla finestra, che ritraeva una
insolita Londra soleggiata, e decise di uscire per una passeggiata.
Camminare avrebbe fatto bene sia a lei che al bambino. Prese la giacca ed uscì
di casa.
Si avviò per il viale del suo quartiere, fino ad arrivare al parco poco
distante dalla sua abitazione.
Vi entrò, e si mise a sedere su una delle tante panchine in
marmo presenti, visto che era già un poco affaticata dalla passeggiata. Si posò
le mani in grembo, accarezzandolo dolcemente e, senza volerlo, catapultò i suoi
pensieri nuovamente alla sera del 23 Dicembre.
La ragazza era sdraiata
a terra, nuda.
Il ragazzo che le aveva fatto del male era appena
andato via, lasciandola lì per terra inerme, in balia del fraddo.
Era impaurita a tal punto da non potersi muovere, e non ricordava affatto cosa
l'avesse spinta ad alzarsi leggermente sulle braccia,
tanto quanto basta per poter afferrare i jeans poco distanti da lei, e prendere
il cellulare per chiamare suo fratello Louis.
Ricordava ancora tutte le
premure del ragazzo, che si prese anche la colpa dell'accaduto. Le era stato
molto vicino nelle prime settimane, quando aveva paura di tutte le persone con
gli occhi chiari, compreso suo fratello, e di tutto il genere maschile in
generale; e aveva continuato a starle vicino nei mesi successivi, quando aveva
scoperto di essere incinta.
Ringraziava ogni giorno il Cielo per avergli concesso di avere un fratello
maggiore così premuroso. Non immaginava affatto come avrebbe fatto senza Louis,
e seppur con scarsa presenza, di Harry.
Poi quegli occhi.
Quei due occhi color ghiaccio, brillanti e paurosi. Quegli
occhi che le avevano fatto provare paura per la prima volta.
Ancora adesso, ripensandoci, tremava dalla paura, e di scatto aprì gli occhi.
Si trovò dinanzi un ragazzo bello, con i capelli rossicci e gli occhi celesti.
Le sorrideva allegro, ed il suo viso aveva qualcosa di vagamente familiare.
Ma non ricordava dove l'avesse già visto.
"Ciao!", esclamò
entusiasta.
"Ehm.. ciao.", rispose cordiale, accennando
un sorriso.
"Posso sedermi accanto a te?", chiese Conor.
La sua giornata era passata dall'essere uno schifo, ad essere meravigliosamente
bella. Si era stancato di stare a casa da solo, visto
che Niall era uscito per vedere Charlie, ed aveva
optato per una passeggiata al parco poco distante da casa sua. Camminando aveva
notato la ragazza che l'aveva colpito, quella ragazza così bella ed innocente,
ed aveva deciso di andarle incontro.
Alla domanda del ragazzo, Savannah rimase perplessa e, guardandosi un pò intorno, notò che c'erano mille altre panchine vuote, ma
non voleva essere scortese.
"Certo!", sorrise, e picchiettò la mano sullo spazio accanto a sè. Il ragazzo le sorrise
percettibilmente in senso di gratitudine, e subito delle immagini veloci le si
presentarono in mente.
Lei, un ragazzo. Al
supermercato. Si sorridono percettibilmente. Un altro ragazzo si volta. Lei
scappa.
Ora tutto è dannatamente
chiaro. Il ragazzo rossiccio che le è accanto, e che non smette di
fissarla, è lo stesso della settimana prima.
Velocemente Savannah si alzò dalla panchina, facendo
tramutare il sorriso del rosso in un'espressione interrogativa.
"Cosa
succede?", chiese premuroso.
"Tu..", iniziò la mora. "Tu sei il ragazzo del supermercato. Tu
sei l'amico di colui che mi ha fatto del male!",
disse alzando il tono della sua voce gradualmente.
"Ehi, calmati!", le disse Conor, vedendola
agitarsi.
"No, io ho paura di te!", urlò scappando via. Conor, confuso, la seguì. La ragazza era incinta e
correva piano, quindi per lui fu un gioco da ragazzi raggiungerla. Le si parò davanti.
"Senti, ascoltami.", disse prendendo per le spalle la ragazza.
"Tu non devi avere paura di me, io non.."
"E se mi farai del male?", lo interruppe la mora.
"Non te ne farò, tranquilla.", le sorrise.
"Promesso?", chiese Savannah, per essere
più sicura.
"Promesso.", giurò il rossiccio. "Ora vieni
qui, calmati.", disse attirandola verso di se, racchiudendola in un dolce
abbraccio. La mora sorrise. Di solito non si affidava così alle
persone che nemmeno conosceva, ma sentiva che quel ragazzo era diverso, sentiva
che di lui poteva fidarsi.
"Comunque, io sono Conor.",
si presentò il ragazzo, una volta sciolto l'abbraccio.
"Io sono Savannah, ma puoi chiamarmi Van se vuoi.", sorrise di rimando lei.
"E' carino Van!", notò il rosso.
"Già."
"Ti va di passeggiare con me?", propose alla mora, un pò in imbarazzo. Savannah diventò color scarlatto dall'imbarazzo, ma
non voleva perdere l'opportunità di conoscere quel ragazzo così dolce.
"Volentieri!", accettò.
*
Louis ed Harry stavano
seguendo il biondo già da una buona decina di minuti e, molto probabilmente, la
futura vittima se n'era accorto, visto che aumentava
di volta in volta il passo.
Il biondo stava avendo paura. Sapeva che i due ragazzi che lo stavano seguendo
non avevano buone intenzioni, e non vedeva l'ora di ritornare a casa. Perchè non aveva preso la macchina, maledizione?
Si voltò, e i due ragazzi erano ancora dietro di lui. Decise di fare una
pazzia, e si fermò di colpo. I due ragazzi lo raggiunsero, sogghignando
pesantemente. Quando gli furono davanti, li guardò bene in faccia, e
riconobbe uno dei due. Era il ragazzo che avevano incontrato per caso, ed era
il ragazzo che era in compagnia della sua vittima. Si rese conto che quei due
non l'avevano preso di mira per caso, ma solo per restiurgli
il favore. Volevano che soffrisse come lui aveva fatto soffrire la ragazza,
solamente in modo diverso.
"Sei coraggioso! Ti sei dato in pasto ai leoni da
solo!", disse il ragazzo con i capelli ricci.
"Ti avverto, se non vuoi farti male, ti consiglio di correre via.",
disse arrabbiato l'altro.
"Ragazzi io, mi dispiace per ciò che è successo.."
Ed ecco arrivare il primo pugno nello stomaco.
"Ti dispiace, eh?", urlò il ragazzo dagli occhi blu. E giù con un altro pugno.
"Ti dispiace esserti scopato mia sorella senza il suo consenso, eh?"
Un altro pugno ancora, e ancora.
Il biondo si accasciò per terra.
"Tu non sai cosa ha passato, tu non sai il dolore che le hai inflitto!", continuò ad urlare, dandogli numerosi
cazzotti, ed aggiungendoci anche calci.
"Sei un bastardo, senza rispetto per le persone. Non hai avuto nessun tipo
di ritegno a violentare mia sorella, vero? Questa è la tua pena, soffri!",
e gli sputò, lasciando il posto all'amico, impaziente
di mettere le mani addosso al bastardo che aveva toccato la sua piccola.
Dopo aver concluso di dare una bella lezione al biondo, lo lasciarono
lì, dolorante sul ciglio della strada. Ma Louis non era così cattivo. Aveva compassione per
la gente, non come quel bastardo insolente.
Gli aveva dato una lezione, aveva sofferto, ma non lo avrebbe
lasciato morire.
Doveva continuare a vivere, così da poter sentire addosso, ogni volta, la colpa
della sua azione più schifosa.
I sensi di colpa gli stavano già assordando l'anima, ma si era fatto una
promessa. Una promessa per vendicare il male di sua sorella.
My Space:
Ciaaaaaaaaaaaao bellezze mieeee! ♥
Eccoci qua con il settimo capitolo! (avete notato che è più luuungoo?!)
AHAHAHHAHAHAHAHAHAH Coomunque, siamo arrivati al
principio, diciamo, del vivo della storia. Savannah e Conorsi incontrano, e Louis, con l’aiuto del suo fedele
amico Harry, mantiene la promessa fatta nel capitolo precedente.
Ora, cosa succederà?
Tutto da scoprire nella prossima puntata, ahahah!
Scusatemi, sono un po’ depry, e mi sfogo così ;)
Come sempre, ringrazio per le recensioni ed i commenti brevi, e tutte le
persone che hanno inserito questa storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Siete tutte bellissime! ♥ E che dite, questo capitolo lo facciamo arrivare a 4,
o addirittura 5 recensioni? Daaaaaaaaaai che ce la fate, suuuuu!
:D
Ah, sì, dimenticavo. Ho cambiato nick, veplaze?
Così recitava il messaggio
che Conor le aveva appena
inviato. Ci era rimasta male, molto. Perchè anche se
lo conosceva da nemmeno ventiquattro ore, le era già entrato nel cuore.
Da quando l'aveva riaccompagnata a casa la sera prima, non riusciva a non
pensare a quel bel faccino contornato da dei magnifici capelli dal colore
indecifrabile. Dalla sera prima, la sua ipotetica cotta per Harry era
scomparsa. Agli occhi verdi scintillanti del riccio, si erano sovrapposti due
begli occhi celesti, pieni e vivi. Da quando aveva conosciuto quel ragazzo, i
suoi pensieri non andavano più al ventitré Dicembre.
E per questo Savannah rimase molto male nel leggere
quello stupido messaggio. In poche ore quel ragazzo era diventato importante, e
non ci avrebbe rinunciato.
Così lo chiamò.
"Savannah,
non ti è arrivato il messaggio?", disse lui non appena i loro telefoni
furono collegati.
"Ehi, ehm.. sì, mi è arrivato, ma..
perchè?", rispose la mora prendendosi più tempo possibile. Non voleva
ricevere un rifiuto.
"Sono in ospedale perch.."
"Ti è successo qualcosa?", si agitò Savannah,
interrompendo il ragazzo.
"No, Van. Hanno picchiato Niall ieri sera e sono
qui con lui.", spiegò.
"Niall?"
"Sì, sai..", Conor
fece il vago, sperando che Savannah capisse a chi si
stava riferendo.
"Oh, ho capito. Beh, mi dispiace.", disse dura.
"Possiamo vederci questo pomeriggio se ti va.", propose il ragazzo.
"Mi va.", sorrise.
"Allora ti passo a prendere alle cinque."
"A dopo, ciao."
"Ciao.", la salutò sorridente.
Quella ragazza gli faceva
uno strano effetto. Ogni volta che pensava a lei - e quindi sempre - un sorriso
raggiante si faceva spazio sul suo viso. Gli piaceva
molto, ed era una buona compagnia. Lo faceva ridere, un pregio che le dava un
punto in più.
"Con chi eri al
telefono? Perchè sorridi così?", chiese Niall, riportando sulla terra il
suo migliore amico.
"Ero con Savannah, e non sto sorridendo.",
si voltò andando incontro al lettino dell'amico.
"No, nemmeno un pochino!", lo prese in giro il biondo.
"Idiota!"
"Ti piace?", chiese.
"Chi?"
"Savannah."
"Forse.", ammise.
"Non avrei dovuto farle del male..",
affermò.
"Già.", disse il rossiccio. "Ehi, ancora devi dirmi chi ti ha
conciato così.", cercò di sviare il discorso dallo stupro di Savannah.
"Suo fratello.", sussurrò Niall.
"Suo che?", il rosso spalancò gli occhi.
"Fratello, quel ragazzo che era con lei al supermercato."
"Ah."
"Hai paura?", chiese vedendo l'espressione confusa dell'amico.
"Dovrei?", ribattè.
"Stai uscendo con sua sorella."
"No, ci siamo solo incontrati per caso."
"Ma oggi ci uscirai di nuovo, e se non fosse per me, ci staresti anche
adesso."
"Dettagli.", se ne uscì.
"No, perchè questo significa che ci stai uscendo.", disse convinto.
"E quindi significa che dovrei aver paura di suo fratello?", chiese
scocciato.
"Guarda ciò che ha fatto a me."
"Tu quel braccio rotto te lo sei meritato."
"Lo so, ma stai attento comunque.", gli fece l'occhiolino.
"Va bene, ora vado. Tu rimettiti, ti vengo a prendere domani
mattina."
"Ciao amico.", gli sorrise grato.
*
Savannah era in salone, seduta sulla sua poltrona, e stava
guardando il suo film preferito: "Ho cercato il tuo nome" con ZacEfron, il suo attore
preferito, quando si sentì chiamare a gran voce da Louis.
Dopo aver messo in pausa, corse veloce verso il
fratello, che si trovava in bagno.
"Ehi", disse col fiatone non appena arrivò al piano superiore.
"Dov'è il disinfettante con le garze?", chiese.
"A cosa ti servono? Ti sei fatto male?", si preoccupò la mora.
"Ehm, no.. Harry si è fatto male e..", disse
nascondendo le sue mani dietro alla schiena, in modo da non farle vedere alla
ragazza davanti a lui.
"Harry a casa sua non ce l'ha?"
"No, e infatti mi ha chiesto di portarglielo!", sorrise il moro.
"Louis.", lo richiamò Savannah.
"Dimmi."
"Fammi vedere le tue mani.", gli ordinò.
"Perchè?", chiese a disagio.
"E' un ordine!", disse arrabbiata.
"Ok..", rispose mentre tirava da dietro la schiena le sue mani
rovinate.
"Perchè le tue nocche sono tutte spellate?"
"Sono caduto."
"Non ci credo, Louis. Che hai fatto ieri
sera?", e mentre pronunciava quella frase, le parole che qualche ora prima
le aveva detto Conor le rimbombarono in testa. Ieri sera hanno picchiato Niall. E chi meglio di suo fratello aveva un buonissimo motivo per fare del male e
picchiare il biondino?
Louis continuava ad osservare sua sorella che passava le sue lunghe e sottili
dita sulle sue ferite, provocandogli un dolore lancinante; mentre lei
continuava a pensare intensamente alle parole del rosso.
"Hai picchiato tu Niall, vero?", diede voce ai suoi pensieri.
"Che.. Cosa stai dicendo, Van?",
disse confuso il moro.
"Ciò che ho detto. Tu hai picchiato Niall."
"Come fai a saperlo?", chiese, quasi impaurito.
"Non importa. Perchè l'hai fatto?", negli occhi
della sorella, Louis poteva leggere benissimo disapprovazione per
l'azione da lui compiuta.
Non bastavano i suoi rimorsi, no. Ci voleva pure sua sorella.
"Non mi chiedere perchè l'ho fatto, Savannah. Lo
sai benissimo pure tu!", alzò la voce sfilando le sue
mani da quelle della ragazza.
"Non spettava a te! Non spettava a te fargliela pagare!"
"Ah, no?! Tu non l'hai voluto denunciare, e io che dovevo fare? Restarmene
con le mani in mano sapendo che colui che ti ha
stuprato va in giro spensierato senza rimorsi?", urlò.
"Non sai se lui si è pentito o meno, Louis! Non l'ho voluto denunciare
prima, e non voglio farlo nemmeno adesso che so chi è! Ma questo non giustifica
ciò che hai fatto, è sbagliato comunque!", urlò a
sua volta la mora.
"Io l'ho fatto per te, perchè ti voglio un bene immenso, e volevo che lui
soffrisse, come hai sofferto tu."
"Il male che lui ha fatto a me, e quello che tu hai fatto a lui non è
paragonabile!", disse sdegnata Savannah.
"Lo so, Savannah! Ma volevo che lui
capisse!"
"Non doveva capire cos..aaaaah,
Louis!", urlò.
"Savannah, cos'hai?", il moro si precipitò
verso sua sorella, soccorrendola.
"Una.. una.. con- contrazione.. aaah!",
urlò di nuovo.
"Cosa devo fare?", si trovò impreparato.
"Fammi sdraiare, scemo!", ordinò Savannah.
"Sì", disse portando piano sua sorella in camera e facendola sdraiare
cautamente.
Louis vide sua sorella soffrire per un paio di minuti, e poi calmarsi
lentamente.
Si maledisse, perchè ogni volta faceva stare male sua sorella senza il suo
volere.
"Mi dispiace..", sussurrò accucciandosi
accanto a sua sorella. Alzò lo sguardo sul viso stanco e sudato di Savannah, e la vide sorridere gioiosa. "Perchè
sorridi?", chiese curioso di sapere il motivo di
quel sorriso così raggiante.
Solo quando Savannah aprì bocca, si accorse che stava
accarezzando dolcemente il pancione ormai evidente, soffermandosi ogni tanto in
un punto e allargando di volta in volta il suo sorriso.
"Si è mosso!", sorrise ancora.
"Davvero?", chiese entusiasta Louis, e come risposta Savannahannuì con la testa.
"Sì, si è mosso; e credo che domani dovrò andare a controllo.",
affermò.
"Possiamo andarci anche ora, se vuoi.", propose.
"Davvero?", chiese Savannah, nella stessa
maniera in cui l'aveva chiesto prima Louis.
"Davvero davvero, Van.
E scusami."
"Ti voglio bene, fratellone!", disse slanciandosi verso il ragazzo e
abbracciandolo forte.
*
Sono sotto casa tua, sei pronta?
:)
Conor le aveva mandato un
messaggio per avvisarla che era arrivato, ma lei ancora non era pronta. Non
aveva voglia di uscire, ma aveva voglia di stare con lui. E
non sapeva cosa fare.
Ma se io non avessi voglia di
uscire?
Invio. Ormai era andata, o
la va o la spacca.
Busserei alla tua porta aspettando che tu ti decida ad
aprirmi. Voglio vederti.
Savannah era alla finestra, osservando il rossiccio intento
a scriverle il messaggio di risposta. Sperava in un messaggio positivo.
Fallo, anche io voglio vederti.
Sorrise, e scese al piano
inferiore. Si mise dietro al portone ed aspettò che Conor
bussasse. Era in trepidazione. Non vedeva l'ora di osservare quei dolcissimi
occhi azzurri e di essere avvolta dalle sua braccia forti.
Bussò, e Savannah aprì subito.
"Ehi, eri dietro il
portone?", sorrise il rossiccio.
"Sì!", ammise la mora, scoppiando a ridere. Poi smise, e incastrando
i suoi occhi a quelli di Conor, si fiondò fra le sue
braccia. Aveva bisogno del suo calore.
Il ragazzo rimase sorpreso, ma subito avvolse la ragazza fra le sue braccia.
Sarebbe rimasto in quella posizione per sempre, perchè era
tutto ciò di cui aveva bisogno in quel preciso istante. Quando si staccarono, Savannah
lo invitò ad entrare, e lo fece accomodare nel salone, mentre gli serviva il tè
che Louis aveva preparato prima di uscire.
Parlarono per circa un'ora del più e del meno, prima che Savannahdecise di raccontare a Conor
l'episodio della mattina.
"Sai, stamattina il mio bambino si è mosso.", disse.
"Sul serio?", chiese sorridente il rossiccio.
"Sì, mi ha fatto un pò male, ma è una cosa
bellissima sentire tuo figlio muoversi dentro di te.", sorrise Savannah.
"E' di Niall il bambino?", azzardò a chiedere.
"Possiamo non parlarne?", disse la ragazza, senza perdere il suo
sorriso iniziale.
"Certo!"
"Te ne parlerò, ma non ora."
"Non ti forzerò, so aspettare.", le fece l'occhiolino.
"Sei un ottimo amico!", disse, e lo abbracciò forte.
"Anche tu sei un'ottima amica!", ricambiò
l'abbraccio. Rimasero per qualche minuto in silenzio, prima di romperlo
con una proposta della mora.
"Ehi, ti va di rimanere a cena stasera? Mio fratello non c'è e non
ho voglia di rimanere da sola.."
"Volentieri! Ordiniamo pizza?", chiese.
"Vada per la pizza, e poi ci vediamo pure un bel
film strappalacrime. Ok?", propose ancora la mora.
"Titanicandrà bene.", disse
il rossiccio, prima di prendere il telefono ed ordinare le pizze.
Il film era ormai finito da un paio di minuti, e
mentre sullo schermo del televisore al plasma scorrevano i titoli di coda, Conor spostò lo sguardo sulla ragazza accucciata fra le sue
braccia e con la testa appoggiata alla sua spalla. La osservò per molto, e la
trovò bellissima. "Sei bellissima, Savannah.", disse
prima di poggiare la sua testa su quella della ragazza e chiudere gli occhi con
un sorriso enorme sul viso.
My Space:
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaao! ♥
Lo so, avrei potuto aggiornare prima, ma ho avuto un po’ di problemi.. mi dispy, ma cercherò di farmi
perdonare aggiornando un’altra volta prima della fine della settimana,
visto che poi partirò.
Non ci mettete il pensiero però, non sono affidabilissima..
dipende solo dalla mia ispirazione. Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
visto che a me è piaciuto molto scriverlo :)
Mi fate sapere cosa ne pensate con una recensione? Un bacio,
Marialuisa ♥
Louis Tomlinson entrò in casa stanco, reduce di una serata molto movimentata in
compagnia del suo migliore amico. Posò il cappotto sull'attaccapanni e, nel
tragitto ingresso-cucina, si ritrovò davanti una scena alquanto strana: sua
sorella era accucciata nelle braccia di un ragazzo con i capelli biondi
tendenti al rosso. Dormivano, abbracciati. Sorrise lievemente, per poi far sopravvalere la gelosia.
Tossì forte, tanto da far spalancare gli occhi al rossiccio, che con uno scatto
si alzò in piedi, facendo cadere Savannah di peso sul divano.
Era imbarazzato, davvero tanto. Non si era accorto di essersi addormentato, e
trovarsi davanti al fratello di Savannah in quel modo lo metteva un pò a
disagio.
Forse aveva ragione Niall, doveva avere paura di quel ragazzo moro.
"Io.. scusa, mi sono addormentato, e.. me ne
vado, sì..", disse gesticolando, portandosi una mano dietro alla nuca. Il
rosso prese il suo cellulare e la sua felpa e si diresse verso il portone,
ancora sotto lo sguardo truce di Louis.
"Salutami Savannah quando si sveglia.", si voltò per poi andarsene.
Louis annuì quando già il ragazzo non poteva più vederlo.
Si stese accanto alla sorella, e questa cominciò a mugugnare. Poi si alzò di
scatto, guardando in modo strano suo fratello. Girò lo
sguardo un paio di volte, prima di soffermarsi su Louis.
"Dov'è Conor?", chiese.
"Intendi quel ragazzo a cui eri appiccicata fino a due minuti fa?",
sorrise.
"Dov'è?", ripetè spazientita.
"E' appena andato via, e mi ha chiesto di salutarti appena ti saresti
svegliata.", disse con fare ovvio, dirigendosi verso la cucina.
"Idiota!", lo insultò, prendendo poi il cappotto del fratello ed
uscendo di casa.
Si voltò a destra e poi a sinistra, e non notò nessuno. Poco dopo, però, scorse
un ragazzo alto e con i capelli uguali a quelli di Conor. Lo rincorse, e quando
gli fu dietro, lo chiamò.
"Ehi, te ne vai senza nemmeno salutarmi?", sorrise. Il rosso si girò,
illuminandosi nel vedere il sorriso della mora, che era esclusivamente per lui.
"Scusami, ma tuo fratello mi ha messo in imbarazzo.", si giustificò.
"E' tipico di Louis, ma non era necessario andarsene."
"Mi guardava in modo strano!", spiegò.
"Ho capito, ti va di fare colazione insieme a me?", chiese.
"Volentieri, ma oggi dimettono Niall dall'ospedale e devo andare a
prenderlo."
"Non ci metteremo troppo, per favore."
"Sarà per un' altra volta, Van. Mi dispiace.", disse, malendosi da
solo mentalmente.
"O-ok, Conor. Ci si vede in giro.", lo salutò con
estremo distacco.
"Savannah.", la richiamò il rosso, visto che la mora si era voltata
per far sì che il ragazzo non vedesse i suoi occhi pieni di lacrime.
"Vai dal tuo amico.", disse dura, ritornando poi verso casa
sua.
Conor era confuso. Perchè Savannah si comportava in quel modo strano? Doveva
solo andare a prendere il suo migliore amico all'ospedale, non aveva detto che
non avrebbe voluto più vederla. Ci rimase male, seccato ed anche un pò deluso.
Vide la mora varcare la porta di casa sua, e anche lui si voltò per andare da
Niall.
*
Da più di due ore la mora
era in camera sua che versava litri e litri di lacrime, ripensando allo
spiacevole episodio della mattina precedente. Era già passato un giorno
dall'accaduto, e già sentiva l'irreparabile mancanza di Conor. Forse si era
comportata troppo da ragazzina e troppo poco da persona matura e in attesa di un figlio. Solo che si era
sentita messa un pò in disparte. Non sapeva come, non sapeva perchè, ma
in quel momento le sembrava di non essere abbastanza per quel ragazzo. E si era comportata in quel modo così immaturo e
capriccioso.
Aveva tanta, troppa voglia di vederlo, di abbracciarlo, e di sentire il suo
profumo. Ma sarebbe stata troppo debole se avesse ceduto alla
tentazione di chiamarlo e di chiedergli scusa. Non l'avrebbe fatto, non ora.
My Space:
Salve
ciccine mieeeeeeeeeeee!
Scusate l'enorme ritardo, ma sono stata via una settimana, e non avevo nè internet nè il computer, quindi capitemi! :)
Ecco a voi il nono capitolo, che è una schifezza assurda. Lo so, non mi
aspetterò niente di positivo nelle recensioni a questo
capitolo, e spero che nonostante tutto ci sia qualche anima buona con me. Credo
che questo capitolo non abbia senso, però giuro, giuro che mi farò perdonare
con il prossimo.
Non mi abbandonate, pls!
Un bacio,
Marialuisa ♥
"Il bambino sta bene, è in ottima salute. Però
credo che sua madre non sia nella miglior forma, o sbaglio?", chiese Jennifer a Savannah. La mora la
guardò sbieco, anche se la ragazza bionda aveva
perfettamente ragione.
Era ormai un mese che non vedeva nè sentiva Conor, dalla mattina in cui avevano, in un certo senso,
discusso. E da allora non si sentiva più bene, non si
sentiva più in forma. Era sempre giù di morale, ed ogni minima cosa la turbava.
Aveva saputo da Harry che il rossiccio era ritornato a Brighton,
nella sua città natale, per vari problemi in famiglia. Saperlo lontano da lei
le faceva male, più male delle contrazioni che ora erano sempre più frequenti.
Non avevano condiviso nulla insieme, se non poche ore da amici. Solo che Savannah sapeva di non voler essere solo un'amica per quel
ragazzo, e non voleva continuare ad ignorarlo e a cacciarlo ogni volta dai suoi
pensieri.
Le faceva male. Le faceva male pensarlo, e doverlo ignorare.
Non erano stati niente, ma quei pochi giorni che l'aveva avuto accanto, erano i
migliori che avesse mai vissuto.
Da quando Conor era uscito dalla sua vita, i ricordi
del suo strupro avevano incominciato di nuovo ad
invaderla.
Scese dal lettino della sala ecografica, e salutò
Jenny.
*
Il rosso era alla finestra,
con sguardo perso, e pensava alla mora.
Pensava a tutti i messaggi che le aveva mandato per
scusarsi, per dirle che partiva; a tutte le chiamate senza risposta. Ripensava
al loro incontro al parco, e a quello che aveva provato quando aveva incontrato
per la prima volta il suo sguardo. Pensava alle emozioni che provava quando
stava con lei, e all'ultima volta che erano stati insieme. Gli mancava
terribilmente, e non sentirla per tutto quel tempo lo struggeva. Era a Brighton per questioni familiari, ma quando avrebbe avuto
l'opportunità di ritornare a Londra, sarebbe corso
subito da lei. Per il momento, le avrebbe mandato un
ennesimo messaggio, a cui sicuramente lei non avrebbe risposto.
Mi manchi, Savannah. Rispondimi.
*
"Ti è arrivato un
messaggio. E' di Conor.", la informò Louis, che le era accanto sul letto.
"Lascialo lì.", disse svogliata e con non curanza, anche se dentro di
lei moriva dalla voglia di sapere cosa c'era scritto in tutti i messaggi che le
aveva inviato e che lei non aveva letto.
"Perchè fai così, Savannah? Quel ragazzo ci tiene a te!", spiegò il ragazzo. "Senti che ti ha
scritto: Mi manchi, Savannah. Rispondimi.", recitò.
"Louis, non m'importa dei suoi messaggi!", esclamò. Non era vero,
affatto. Le importava enormemente di tutto ciò che riguardava Conor. Tutto ciò che le aveva scritto
e che continuava a scriverle senza mai arrendersi era per lei importante ed
essenziale.
"Non mi sembra che non t'importi, Van.",
affermò Louis, notando la nostalgia negli occhi della sorella. Quel ragazzo per
lei era davvero importante, ma lei stava cercando di ignorarlo.
"Non.. Non mi importa. Non insistere.", balbettò la mora, sull'orlo
delle lacrime.
"Ti va di parlarmene?", chiese cauto il
moro.
"No!"
"Sicura?", la stuzzicò.
"Non sono più sicura di niente da quando non è più qui!", sbottò Savannah.
"Allora leggi tutti i suoi messaggi, rispondigli, chiamalo. Fai qualunque
cosa pur di ricondurlo a te, per fargli capire che gli vuoi bene!", Louis era esausto. Non sopportava più vedere sua sorella in quel
modo.
"Gli voglio davvero bene?", chiese al fratello curiosa.
"Se stai così male per la sua mancanza, è ovvio!", rispose.
"Potrei imparare anche ad amarlo?", continuò.
"Beh, Savannah.. Questo
dipende soltanto da te!", le sorrise Louis, accarezzandole il ventre,
contento di aver tirato su di morale sua sorella!
Quattro giorni dopo
Ormai erano ventiquattro
ore che Conor era di nuovo a Londra, e in quelle
ventiquattro ore non aveva fatto altro che assillare Niall su come avrebbe
potuto presentarsi da Savannah.
"Sto quasi impazzendo!", urlò il rossiccio, preso dalla disperazione.
"Togli il quasi, sei davvero impazzito!", affermò il biondo, mentre si ingozzava di patatine.
"Ho un'idea!", si illuminò Conor,
entusiasta, per poi accasciarsi di nuovo abbattuto sul divano, non appena si
rese conto che la sua idea non era per niente originale.
"Portala sul LondonEye,
piace a tutti.", disse Niall.
"E' troppo scontato, voglio sorprenderla.", spiegò l'altro.
"Puoi..", cominciò di nuovo Niall, ma fu interrotto da un cellulare
che squillava insistentemente. "Penso sia il tuo.", Niall informò Conor con un gesto del capo, indicandogli il suo telefono
che squillava sul tavolo.
"E'.. E' Savannah!",
disse quasi incredulo. E lo era davvero.
"Che aspetti a rispondere?", lo incitò l'amico.
Il rosso uscì dal salotto dirigendosi in camera sua.
"P-pronto.",
rispose.
"Conor.", sentì una voce dolce e bella
dall'altro capo dell'aggeggio, e quella voce gli riscaldò in un attimo l'anima.
"Ehi."
"Come stai?", era incapace di formulare una frase logica, quando
quella voce lo invadeva.
"Bene, adesso. E tu?", riuscì a parlare.
"Molto meglio ora che sto parlando con te.", la immaginò sorridere
con il telefono appiccicato all'orecchio, la immaginò sorridere con quel
sorriso che lo mandava in estasi.
"Dove sei ora?", le chiese.
"A casa, Louis è appena uscito.", voleva farle una sorpresa.
"Ora devo andare, ci sentiamo."
"Ciao.", sentì la sua voce triste, opposta a come l'aveva sentita qualche secondo prima. Terminò la chiamata, e come un
fulmine andò a farsi una doccia. Dopo una dozzina di minuti ne uscì pulito e
profumato, pronto ad indossare i suoi indumenti migliori. Quando
fu pronto uscì dalla sua camera, fiondandosi sul portone per correre da Savannah.
Corse, fino a che non arrivò davanti al suo portone di casa.
Non aveva il fiatone, perchè quella corsa non era
stata per lui una fatica, bensì un sollievo. Un sollievo per poter rivedere
dopo un mese la mora.
Bussò, attendendo che qualcuno aprisse. E quel qualcuno non poteva che essere Savannah.
Dopo un paio di minuti la porta si aprì, facendo
comparire agli occhi di Conor una ragazza
meravigliosamente bella e perfetta. Vide brillarle gli occhi.
"Conor!", disse felice come non mai.
Una gioia particolare le riempiva il cuore, e ciò la spaventò un pò. Cos'era? "Sono qui!", ribattè il ragazzo. Savannah non era più in sè, non
poteva credere che lui, nonostante il suo costante ignoro(*), era lì. Gli si avvicinò piano, per poi fiondarsi letteralmente su di lui, facendo scontrare le sue
labbra con quelle di Conor. Fu un
attimo, perchè si staccò subito da quel contatto così intimo, rimanendo
però con gli occhi fissi in quelli di lui. Quando però la mora si rese conto di ciò che aveva
appena fatto, cercò di dimenarsi dalle braccia di Conor
chiedendogli scusa.
"No, va bene.", la trattenne lui, posando di nuovo le sue labbra su
quelle di lei.
Delicatamente il rossiccio cominciò a muovere la sua bocca contro quella di Savannah, incitandola a
fare lo stesso. La mora imitò il ragazzo che la stava baciando dolcemente,
muovendo piano le sue piccole labbra. Quando fu più
sicura di sè, e la paura di fare un qualsiasi sbaglio
svanì, portò le sue braccia intorno al collo di Conor,
intrecciando le mani fra i suoi morbidi capelli. Indietreggiò piano, portandosi
dietro il ragazzo ancora attaccato a lei che la sorreggeva con le sue forti
mani. Quando furono sul pianerottolo avanti al portone, con un calcio il rosso chiuse la porta. Non si staccò nemmeno un secondo
dalle labbra di Savannah, perchè ora che erano sue,
voleva assaporarle fino allo sfinimento.
Dopo un paio di minuti si staccarono per riprendere fiato, e si guardarono
intensamente negli occhi. La felicità era il sentimento che prevaleva in
entrambi.
"Ti voglio bene, Conor.", la mora fu la
prima a parlare e a spezzare quel silenzio magico.
"Ti voglio bene anche io, Van.", rispose di
rimando, baciandole dolcemente la punta del naso.
(*) Non so se ho reso bene l'idea, e non so nemmeno
se come ho scritto si dice o se sia corretto. Volevo comunque dire che nonostante Savannah
abbia ignorato Conor, lui è ancora lì che tiene a
lei. Spero di essere stata abbastanza chiara :)
My Space:
Salveeeeeeeee!
Scusate l'enorme ritardo, ma sono ripartita di nuovo in vacanza e mamma non mi
ha fatto portare il computer -.-', quindi non ho
potuto finire di scrivere il capitolo prima di stamattina. Vi prego di
scusarmi! Pppooooiiiiii, passando al capitolo...
TADAAAAAAAAAAAAAAAAAN!
I miei Vanor si sono baciatiii :)))))) Awww, sono dolcissimi e... vi avevo avvisate che mi
sarei rifatta con questo capitolo dal precedente, che a me non piace affatto,
ma che ha ricevuto comunque belle parole. Qualcuno mi ha anche avvisata che se non smetto di sottovalutarmi mi prenderà a
padellate ouo, Faith è dolcissima! ♥ Coooooomunque, spero di aggiornare presto, anche
perchè non partirò più fino a metà Settembre, quindi di tempo ce ne ho abbastanza.
Poi -ancora- volevo dirvi che ho iniziato una nuova storia sul nostro Conny, si chiama Confusion. Mi farebbe davvero
piacere se passaste anche lì :) Ooocchei, mi dileguo che vado a scrivere il 2 di Confusion.
Spero che il capitolo vi piaccia e che lascerete, come sempre, un piccola
recensione per dirmi che cosa ne pensate ;)
Un bacio ciccine mie,
Marialuisa ♥
Louis, Savannah
e Conor erano in macchina, diretti verso l'ospedale
per l'ecografia del sesto mese di gravidanza della
ragazza.
Il ragazzo dagli occhi blu guidava, sua sorella gli era accanto, e il rossiccio
si stava torturando malamente le mani per il
nervosismo.
Perchè aveva accettato se sapeva che non sarebbe
riuscito a sopportare quela situazione? Il bambino
non era suo, non aveva alcun obbligo verso di lui..
allora perchè l'aveva fatto? Solamente perchè voleva un bene immenso a Savannah, e di conseguenza doveva volerne anche alla
creatura che portava in grembo. Ecco perchè aveva accettato di andare alla sua
ecografia.
-Flashback
Savannah e Conor erano sul divano
di casa Maynard-Horan, e si stavano coccolando. Il
rosso aveva approfittato dell'assenza temporanea del biondo per far vedere alla
ragazza la sua casa. Non era molto grande, ma per due persone era abbastanza.
Il ragazzo, con Savannah fra le braccia, le stava
accarezzando dolcemente il ventre ormai prorompente. Continuava a disegnarci
cerchi irregolari, fino a che non si fermò di colpo.
"Perchè ti sei fermato?", chiese la mora voltandosi di poco verso
lui.
"Come lo chiamerai?", chiese di rimando l'altro, immerso in pensieri
suoi. Savannah si risistemò fra le braccia del ragazzo, che
ricominciò ad accarezzarle la pancia.
"Non lo so.. In effetti devo ancora
pensarci.", disse, rendendosi conto di aver aspettato ormai a lungo per
decidere.
"E' un bambino o una.."
"Un bambino.", lo interuppe lei, sorridendo.
"Sarà bellissimo, come la mamma.", le disse dandole un bacio sulla
guancia.
"Mi aiuti a decidere come chiamarlo?", si rigirò di nuovo nella sua
direzione, e il ragazzo annuì.
"A me piace Zac.", disse. Savannah sorrise: era il nome del suo attore preferito, e sarebbe stata ben lieta di chiamarlo come lui.
"Vada per Zac!", disse entusiasta. Conor le sorrise compiaciuto. "Non devi
chiamarlo così solo perchè piace a me!"
"Shh, zitto. Piace anche a me!", lo informò sorridendo mettendogli un dito sulle labbra. Dito
che lui baciò con tenerezza.
"A proposito, tra due settimane ho un'ecografia. Vuoi venire?", gli
chiese, e il rossiccio rimase immobile.
"D.. Di.. Dici davvero?", balbettò.
"Sì, voglio che tu ci sia.", affermò la mora.
"Oh, ehm.."
"Ma se non vuoi non sei obbligato, insomma fai com.."
"Zitta, voglio venirci. Ci sarò, ora e ogni volta lo vorrai.", le
sorrise.
Voleva baciarla, ma in tempo si ricordò del loro accordo e si fermò. Le sorrise
e le baciò a lungo la guancia, mentre lei lo
abbracciava forte.
-Fine Flashback
Il biondo continuava
a dirsi che andava tutto bene, e il ricordo della richiesta di Savannah lo aiutò molto a calmarsi.
Dal posto di guida, Louis notò Conor essere nervoso,
e sorrise. Quel ragazzo era tanto impacciato, ma era simpatico e trattava bene
sua sorella. La faceva stare bene, la faceva sorridere, la faceva ridere, e
questo rendeva felice anche lui.
"Ehi, Conor!", lo richiamò, e questo alzò
di scatto la testa. "Sei nervoso?", gli
chiese.
"Chi? Io? No!", rispose a raffica.
"Allora perchè ti stai torturando le mani?", chiese Savannah soffocando una risata.
"Ok, sì. Sono nervoso, contenti?", sbuffòConor.
I due fratelli scoppiarono a ridere, portando in giro Conor
per il suo inutile nervosismo. Il rossiccio si sentì un pò
in imbarazzo, ma poi si lasciò andare alle risate calmandosi del tutto. Quando arrivarono nel parcheggio dell'ospedale, i tre
ragazzi scesero dall'auto, e subito Savannah si
aggrappò alla mano di Conor. Lui gliela strinse forte
e la ragazza gli sorrise dolcemente.
Entrarono nell'edificio, e quando l'infermiera chiamò Savannah,
Conor ricominciò a sudare freddo.
"Non entri?", lo incitò la mora.
"Io.. Sì, arrivo!", esclamò prendendo di
nuovo la mano della ragazza fra le sue.
Entrarono insieme, con al seguito Louis, e come ogni
volta Savannah si stese sul lettino. Come sempre
Jenny le mise sulla pancia il gel e cominciò ad osservare il bimbo che si
muoveva attraverso il monitor e parlava.
Per Savannah era tutto normale e consueto, così come
per Louis. Ma per Conor era
tutto nuovo, e si emozionò come mai aveva fatto in vita sua. Era molto
emozionato, ed una lacrima di gioia gli scivolò sul volto.
La mora se ne accorse e sorrise, prendendogli la mano
e stringendogliela forte.
"Ehi, non piangere!", gli disse.
"E'.. E' bellissimo, Savannah!", esclamò
liberandosi in un pianto gioioso. Savannah si commosse nel vedere il rossiccio così
emozionato, e continuava a guardarlo dolcemente e con aria sognante.
Ah, quanto desiderava le sue labbra!
Savannah e Conornon si erano più baciati. Dal giorno del loro primo bacio si
erano fatti una promessa, e l'avrebbero mantenuta finchè sarebbe stato possibile. Ma
nei suoi pensieri il rosso non faceva altro che immaginare di baciare le labbra
sottili e morbide della ragazza, e di assaporare nuovamente il loro sapore.
Anche la mora, dal canto suo, desiderava baciare Conor.
Non ce l'avrebbe più fatta ad aspettare. O la baciava all'istante o sarebbe scoppiato. E fu un attimo.
In balia della gioia, delle lacrime e del desiderio, il ragazzo prese fra le
mani il viso della mora e posò le sue labbra su quelle di lei. La baciò
dolcemente, sotto lo sguardo sorpreso di Louis. Savannah si sentì scoppiare il cuore dalla felicità
di provare ancora quelle bellissime sensazioni, e sorrise contro le labbra del
rossiccio.
Dopo poco si staccarono e si sorrisero dolcemente.
"Scusa, ma non ce la facevo più!", le confessò Conor,
dandole un ultimo bacio a stampo.
"Se non l'avessi fatto tu l'avrei fatto io!", gli
sorrise.
"Ohw,
come siete carini!", esclamò Jenny in un espressione
un pò buffa.
I due ragazzi in causa le sorrisero, per poi ritornare a guardarsi.
"Domani sono due mesi che ci conosciamo.", sussurrò Savannah a Conor.
"Allora domani aspettati una grande sorpresa, Van.", le sussurrò sulle labbra il rossiccio, prima di
baciarla di nuovo.
My Space:
Ciauuuuuuuuuuuuuz bellezze mieeeeeeee!
Eccoci con il nuovo capitolo, arrivato prima del previsto :) Eee, insomma, cosa ne pensate?
Io l'adoro. L'adoro perchè Conny è nervoso ed è talmente
puccioso che, aaaaaargh! asdlkjhgf
*sclera*
*si riprende*
Ok, scusate. Dicevo, l'adoro anche perchè è il capitolo prima
di quello che ha dato il nome alla storiaaa!
*sclera di nuovo*
Sì, oggi sono un pò matta. Scusatemi ma è colpa dei
miei Vanor che sono così puccipucci e dolci! *_*
Sto già scrivendo il prossimo chapter, quindi se
sarete brave ve lo posterò presto.. ok?
Basta solo che fate arrivare questo capitolo a 5 - o magari 6 - recensioni.
Ce la faremo? Ppppoi, volevo dirvi pure che stavo
lavorando ad una OS su Niall riguardante questa storia. E' un personaggio messo
un pò in secondo piano, anche se non dovrebbe perchè
è la causa di tutta la storia, ma THIS GIRL gira intorno ai Vanor
e quindi è un pò impossibile non tralasciarlo.
Così ho deciso di dedicargli una OS, e quando la
scriverò ve lo farò sapere, ma.. voi la leggereste più che altro??
Ricordo l'altra mia storia: Confusion.
Sarei davvero lieta se passaste anche lì :)
Mi sembra di non avere nient'altro da dire, quindi bye! Al prossimo capitolooooo, see you soon!!
Conor, insieme all'amico Niall, si stava dirigendo verso
il supermercato, dove avrebbe potuto comperare
l'occorrente per la sorpresa a Savannah.
Quella mattina era stata piena di emozioni, non aveva mai pianto in quel modo,
e tantomeno per gioia. Ma
vedere tutto ciò, vedere quella creatura che cresceva nella pancia di Savannah, aveva fatto fiorire in lui una sensazione
sconosciuta.
Si sentiva come in dovere di stare accanto a quella ragazza di cui non poteva
fare a meno, e di suo figlio.
Arrivati all'entrata, il rosso si destò dai suoi pensieri, notando con felicità
che quello era lo stesso negozio in cui aveva visto per la prima volta Savannah.
Entrò, insieme al biondo, ed insieme cominciarono a
prendere tutto ciò che gli sarebbe servito. Preso tutto e soddisfatto, Conor fece per incamminarsi verso le casse. Ma poi notò l'amico dirigersi verso il reparto dolciumi, e
svogliato lo seguì. Appena svoltò l'angolo, il rossiccio si bloccò. Niall
era lì in mezzo immobile, con gli occhi chiusi e piangeva. Il rossiccio si
avvicinò, cauto.
"Ehi, amico. Che succede?", gli chiese
poggiandogli una mano sulla spalla.
Il biondo non rispose.
"Niall", riprovò. L'altro sospirò, e finalmente parlò.
"Qui", si interruppe per prendere quanta più
aria possibile. "Qui è dove ho incontrato Savannah
per la prima volta dopo lo stupro."
"Sì, me lo ricordo.", rispose Conor con un
pizzico di irritazione nella voce. Sapere che il suo
migliore amico le aveva fatto del male lo mandava in
bestia.
"Qui è dove ho incontrato la mia vittima, per caso, quando ormai avevo
smesso di cercarla. Io.. io devo vederla, devo
parlarle, dev.."
"No!", rispose secco Conor, quasi
arrabbiato.
"Conor, io devo chiederle scusa.", continuò
piangendo il biondo.
"Non ti permetterò di farle del male ancora!"
"Non gliene farò, te lo prometto! Ma devo
parlarle, e dirgli che tutto ciò che ho fatto è stato ingiusto, e che è una
ragazza meravigliosa nonostante io l'abbia sporcata a tal punto.", sospirò
dopo aver terminato la frase.
"Non devi avvicinarti a lei, Niall. Ti avverto!", disse Conor, puntando il dito dritto contro il suo amico.
"Parlale prima tu allora, e se lei acconsentirà a vedermi, lo farò.
Altrimenti mi ritirerò. Amico, io non voglio farle del male. Te lo giuro.", rispose calmo il biondo, superando l'amico
dirigendosi verso le casse. Conorsbuffò,
e con ancora meno voglia di prima, seguì il suo migliore amico per
pagare.
Appena i due ragazzi uscirono dal negozio, il rosso prese parola.
"Le parlerò, ma non domani. E'
un giorno speciale per noi."
"Grazie amico, sei il migliore!", lo ringraziò Niall, saltando
al collo dell'altro scoppiando a ridere, contagiando anche Conor.
16
Giugno - ore 8.30
Con un balzo, la mora si
alzò a sedere sul letto, per poi maledirsi avendo causato dei dolori alla
schiena. Louis, al suo fianco, si rigirò più volte prima di
aprire gli occhi svogliatamente.
"Van, che ti prende?", chiese il
ragazzo con la voce impastata dal sonno.
"Nulla, ho solo fatto un movimento troppo strano e brusco.", disse,
sfigurando il viso in un'espressione di dolore. Suo fratello, preoccupato,
balzò anche lui a sedere, circondando le spalle della sorella con un braccio.
"Che hai?", riprovò.
"Dolore alla schiena, è allucinante!".
Immediatamente Louis si sedette dietro Savannah, e
cominciò a far roteare le sue mani sulla schiena di lei,
causandole sollievo. La mora sorrise, e tirò la testa
all'indietro, pervasa dall'estremo piacere di quel semplice massaggio.
"Devi imparare a muoverti con più grazia ora, Van.
C'è Zac che sta crescendo dentro di te!", e
sorrise.
"Grazie Lou, ti voglio bene.", rispose la
mora.
"Perchè hai scelto il nome Zac?"
"Perchè piace a Conor.", e un sorriso
splendido si disegnò sul viso della ragazza nel solo
pronunciare quel nome.
Il moro sorrise. "Oggi lo vedi?"
"Sì, ha una sorpresa per me.", disse con voce
zuccherosa.
"Glielo dirai?", chiese ancora Louis.
"Non lo so, Lou. Ho paura di sbagliare e
perderlo."
"Non lo perderai.", affermò il ragazzo dagli
occhi blu, stringendo in un abbraccio caloroso Savannah.
"Niall!... No, non lì!.. Più a destra... Sì, bene così. Ok,
perfetto!", il rossiccio continuava a dare ordini all'amico, mentre lui se
ne stava comodamente seduto su di un muretto.
"Potresti anche aiutarmi a fare qualcosa, sai Conor?",
ribattè il biondo con un pizzico di
acidità.
"Non lamentarti, altrimenti non parlerò con Savannah
di ciò che mi hai detto ieri.", lo sfidò l'altro, sorridendo beffardo.
"Bastardo!", lo insultò, per poi sorridergli e dargli un pugno
amichevole sul braccio.
"Qui abbiamo finito, andiamo. Devo prepararmi per oggi.", lo informò Conor.
"A che ora vai a prenderla?"
"Verso le cinque, è troppo tardi?", disse il rosso rivolgendosi a
Niall con sguardo interrogativo.
"Prima non la vedi? Sono solo le undici!"
"Dici che dovrei andare da lei?", chiese.
"Mi ascolteresti se ti dicessi di no?"
"No", rispose secco.
"E allora vai, amico!", lo incitò il biondo, spingendo l'amico ad
andare. Conor si girò verso Niall, e gli fece un gesto di ringraziamento, prima di precipitarsi in
macchina e correre da Savannah.
Sono
sotto casa tua, mi apri?
Savannah lesse più volte quel messaggio, come a voler essere sicura che non
fosse solo immaginazione. Aveva
una voglia matta di rivedere Conor, e quel messaggio
era la realizzazione del suo desiderio. Non avrebbe
resistito fino a quel pomeriggio per vederlo.
"Che aspetti, vuoi aprirgli o no?", Louis la destò
dai suoi dolci pensieri, ricordandole che Conor era
davanti alla sua porta ad aspettarla. Sorrise al fratello, e corse ad aprire al
ragazzo.
Appena ce l'ebbe dinanzi, si appese al suo collo,
lasciandogli un bacio sulle labbra. Lo sentì sorridere nel bacio, e subito dopo
si staccò. Lo prese per mano e lo fece entrare.
"Sei contenta di vedermi?", le chiese una
volta che si furono seduti sul divano. Per risposta Savannah si fiondò di
nuovo sulle labbra del rossiccio, pretendendo quel bacio come se fosse una cosa
essenziale.
"Contentissima!", disse, baciando un'ultima volta a stampo Conor. La ragazza si sistemò fra le braccia del ragazzo,
poggiando la sua testa sul petto di lui, in modo tale
da poter sentire il battito del suo cuore. "Ihear the beat of myheartgettin'lauderwheneverI'm nearyou.",
soffiò Conor all'orecchio della mora, provocandole
una scia di brividi lungo la schiena. Savannah lo baciò nuovamente, evitando così di dire
cose che avrebbe tanto voluto gridare a tutto il mondo.
"Come sta il mio
piccolo Zac?", chiese Conor
accarezzando il ventre della mora.
"Bene ora che sei qui con lui.", gli sorrise
la ragazza. Il ragazzo ricambiò il sorriso, per poi baciare la pancia di Savannah dolcemente. Alzò lo sguardo sulla ragazza, e
notando l'ora, decise che era tempo di andare.
"Van, devo andare. Passo a prenderti alle
cinque, sii pronta!", le disse baciandola prima
d'andar via.
16 Giugno - ore 16.55
"Non vedo l'ora che Conor arrivi!", sbuffò Louis alzandosi dal divano.
"Perchè?", chiese ingenuamente Savannah,
che continuava a fare su e giù per il salone.
"Ma ti sei vista? Non ce la faccio più a vederti
così!", sbottò il ragazzo.
"Non guardarmi se ti do fastidio!", controbattè
la mora.
Louis le si avvicinò, poggiandogli entrambe le mani
sulle spalle.
"Van, non mi dai fastidio.", le sorrise.
"Il fatto è che stai facendo salire l'agitazione anche a me!"
"Scusa Lou!", disse la ragazza, per poi
baciare il fratello in guancia.
"E' arrivato!", la informò Louis.
"Non è ver..",
cercò di finire la frase, ma il campanello suonò interrompendola.
"Faremo i conti domani!", rise Savannah, per
poi uscire di casa accompagnata da Conor.
I due ragazzi salirono in
macchina, e una volta sistematasi, Savannah spezzò il
silenzio che si era venuto a creare.
"Dove mi porti?", chiese sorridendo.
"Sorpresa! Lo scoprirai fra poco!", le rispose Conor,
sporgendosi verso di lei per baciarla, e poi mettere in moto e partire.
Dopo una ventina di minuti,
arrivarono in una parte di Londra che Savannah non
aveva mai visto e che non conosceva affatto. Cominciò ad avere paura, quella
stessa paura che aveva scoperto a causa di Niall sei mesi prima. Comiciò a tremare, e a pensare che Conor,
forse, voleva solo farle del male.
Il rosso non si stava accorgendo di tutto ciò che stava accadendo alla mora, e
questa si sentì messa da parte. I suoi pensieri erano ormai contorti, e non si
accorse che il ragazzo le aveva aperto la portiera e
la stava osservando.
Quando alzò lo sguardo su di lui sussultò; incrociò i
loro occhi e gli fece leggere tutta la paura che riempiva i suoi occhi.
"Non farmi del male, per favore.", sussurrò.
"Ti ho già promesso che non lo farò mai, Savannah.",
rispose il ragazzo baciandola, per poi condurla nel posto segreto.
Tenendole la mano, Conor condusse la mora nel luogo
in cui le aveva preparato la sorpresa assieme a Niall,
e quando stavano per arrivare, le bendò gli occhi.
"Conor, che stai facendo?", ripeteva in
continuazione Savannah, e si azzittì solo quando Conor le soffiò all'orecchio: "Arrivati". Il
ragazzo le tolse la benda degli occhi, e cominciò a cantare.
There's
this girl
the one and only wonder of this world, of my world.
Savannah si emozionò molto all'ascolto della voce di Conor. Non la credeva così melodica al canto.
Love
you coz you are,
every single star in the constellation
that's enlightening my heart.
"Ohw,
Conor!", disse. I suoi occhi erano ormai lucidi,
davvero lui l'amava così come era? Le lacrime ancora
non erano scese, ma mancava ancora molto poco.
Special gift from Jah,
wherever you are,
girl
you got more presence than an hundred Santa Clauses.
Il cuore di Savannah stava scoppiando. Stava scoppiando di felicità, di amore. E voleva gridarlo a tutto il mondo, voleva gridare
al mondo quanto quel ragazzo fosse adorabile, e
maledettamente suo.
And I know,
we'll stand together when the world falls down.
"Io lo so. Noi ci
rialzeremo insieme quando tutto il mondo cadrà."
And
I know,
we lay together when the sun goes down.
"Io lo so. Noi
giaceremo insieme quando il sole calerà."
And
I know,
still be together when it comes back round.
"Io lo so. Noi staremo
insieme quando tornerà."
And I know,
that our forever's gonna start right now.
"Io lo so. So che il
nostro 'per sempre'sta iniziando proprio ora."
Quando il
rossiccio terminò di cantare, subito la ragazza si fiondò fra le sue
braccia, per stringerlo forte e baciarlo con tutto l'amore possibile.
Non sapeva come, prima, aveva potuto collegare dei pensieri negativi a Conor, che era la dolcezza e la bontà fatta persona. Il
ragazzo si staccò dalle labbra della mora, e le prese la mano dicendole in un
sussurro: "Vieni.".
Camminarono per un pò, fino a che non arrivarono in una piattaforma, che era
sulle rive del Tamigi. Conor aiutò la ragazza a
salirci su, per poi salirci anche lui. La strinse a sè,
facendo scontrare il ventre rotondo di Savannah
contro la sua pancia piatta. Sorrise felice, e spostò lo sguardo dal loro
contatto agli occhi nocciola della ragazza a lui di fronte, quella stessa
ragazza che amava da impazzire.
"Savannah", cominciò. "Devo dirti una
cosa."
"In effetti anche io, e ti pregherei per farmi
parlare per prima.", disse, avendo timore che ciò che gli stava per dire
l'avrebbe fatto scappare a gambe levate.
"Vorrei poterlo fare prima io, Van.", ribattèConor. "Io... Non so come dirlo."
"Mi stai lasciando?!", chiese con tono aspro Savannah,
sull'orlo del pianto.
"Ma no, piccola! Come potrei mai?", le prese le mani e le intrecciò con le sue. "Io... io..", provò ancora.
"Ti amo!", ma non fu la voce di Conor a
pronunciare quelle due parole, bensì Savannah, che
prese coraggio. Baciò teneramente il ragazzo dinanzi a lei, che era rimasto
imbambolato e sorpreso dalle sue parole.
Quando le loro labbra si scontrarono, lopotè sentir sorridere sulle sue labbra, e il suo cuore
esplose come dei fuochi d'artificio. Si staccarono di pochi millimetri, e il rossiccio prese il coraggio di estrernare i suoi sentimenti.
"Ti amo anche io, piccola mia!", e di nuovo la baciò.
Dopo qualche minuto
divisero le loro labbra, e raggianti di felicità come non mai, Conor parlò.
"Devi vedere una cosa, vieni.", disse e la scortò fino al posto in
cui Niall aveva sistemato il suo striscione.
"Ma dove mi porti?", disse ridendo la mora, e subito smise non appena
un capolavoro le si presentò davanti. Uno striscione.
Un bellissimo striscione.
Si girò verso il suo amato, lo guardò intensamente, e poi gli disse una cosa
che fece sussultare per la prima volta il cuore del rossiccio. "E' per questo che ti amo, perchè sai sempre
come sorprendermi.", e sorrise. Conor ricambiò il sorriso, per poi ricondurla di
nuovo sulla piattaforma, dove insieme si goderono il tramonto.
Quando fu ormai buio, i due ragazzi erano ancora lì,
abbracciati.
"Conor, tu sei mio?", chiese Savannah.
"Sì, per sempre amore mio!"
"Ed io sono tua?", chiese ancora.
"Solo mia, ti amo piccola.", e con un bacio le trasmise tutto il suo
amore.
My space:
Salve!
So che è quasi un mese che non aggiorno, ma ho avuto dei problemi personali davvero
seri, e non avevo proprio la forza per mettermi a
scrivere. Perciò scusatemi (:
Spero che vi ricorderete ancora di questa storia, e che qualche anima buona si
fermi a leggere e recensire. Che dire del capitolo? E’ venuto quasi come lo
volevo, e quindi sono più o meno soddisfatta! (:
Spero vi piaccia e, per la cronaca, questo è il capitolo che dà il nome alla
storia…proprio perché mi sono ispirata alla canzone di LazaMorgan
‘ThisGirl’,
e alla scena di Step up 1.
Mi dileguo, perché non so che altro dire…
E beh, recensite?
"Conor,
Louis! Dai venite, è pronto!", disse Savannah
non appena finì di impiattare
le uova cucinate per colazione.
"Eccoci!", esordì il moro entrando nella cucina con Conor al fianco. Lasciò un bacio sulla guancia alla
sorella, prima di sedersi a tavola e cominciare a mangiare. Conor posò una mano sul ventre di Savannah,
prima di baciarla dolcemente.
"Sei perfetta!", le sussurò poi sulle
labbra. La ragazza sorrise ringraziando, ed insieme si
avviarono al tavolo dove Louis aveva già quasi finito. Mentre i due ragazzi mangiavano allegramente il pasto
preparato dalla ragazza scambiandosi delle dolci occhiate, Louis guardava
entrambi intenerito.
Non aveva mai visto sua sorella così felice, nemmeno prima della violenza che
aveva subito. Conor le faceva bene,
si vedeva.
Con sguardo malizioso, fissò la sorella.
"Che c'è?", sbottò questa accorgendosi dell'insistente sguardo del
fratello.
"No, niente..", sorrise vago. "Solo
che, pensavo.."
"Cosa pensavi?", chiese il rosso.
"Che stanotte, probabilmente, avrete fatto baldoria..", disse con
ancora sul volto un sorriso malizioso. Savannah, appena udite quelle parole, fece cadere la
forchetta che aveva fra le mani al centro del piatto, la quale causò un tonfo
sgradevole, ferito. Guardò il fratello con sguardo truce, ed era rattristata
dalle sue parole. Si alzò automaticamente dal tavolo, e con
passi da gigante si avviò verso il portone. Conor
la seguì a ruota, velocemente, fermandola prima che potesse uscire.
"Amore!", disse. La ragazza si girò e lo guardò fisso negli occhi.
Era ferita, riusciva a vederlo nella profondità dei suoi occhi color nocciola.
"Voglio solo restare da sola, lasciami andare.", rispose mentre delle
lacrime cominciavano a fuoriuscire dai suoi meravigliosi occhi.
"Non posso lasciarti andare, non di nuovo."
"Perfavore.", mimò con le labbra senza
emettere alcun suono. Il ragazzo la lasciò andare, osservandola uscire e
chiudere il portone furiosamente.
Si girò, e con la testa china ritornò dove tutto era successo.
Louis era ancora lì, seduto e con lo sguardo assente.
I suoi occhi blu erano vuoti, immersi nel nulla.
"Ehi!", lo richiamò.
"Io.. mi dispiace, non volevo offendervi. E
soprattutto non volevo ferire mia sorella.", disse con occhi lucidi.
"Io non mi permetterei mai. Non senza il suo consenso, non dopo quello che le è successo. La tua è stata una battuta
infelice, ma non ti condanno per questo. Solo che, ora,
dovresti cercare di far capire a tua sorella che non intendevi farle del
male."
"Lo so Conor, lo so. Mi dispiace, scusa.", ribadì prima di alzarsi dalla sedia e correre verso la sua
camera. Conor restò in mezzo alla sala da solo, con la
consapevolezza che se avesse provato a chiamare Savannah,
questa non gli avrebbe risposto, e non sapendo che
fare, decise di dare una sistemata.
Niall camminava tranquillo
per le vie di Londra, sperando con tutto il cuore che in quel
momento il suo migliore amico stesse parlando con la sua fidanzata di
ciò che gli aveva richiesto. Sperava davvero che Savannah
accettasse, perchè voleva scusarsi almeno per tutto il male che aveva causato.
Passò davanti ad un piccolo parco, e siccome - stranamente - a Londra brillava un sole decisamente troppo forte, decise di "prendere
un pò d'ombra". Varcò il cancello, e i suoi
occhi di ghiaccio subito notarono un qualcosa di estremamente
bello. Era impossibile non notare qualcuno con così tanto splendore addosso. Si
avvicinò cauto, e nel mentre si accorse che la ragazza stava piangendo. Si
sedette sulla panchina, e piano le parlò.
"Ehi!", disse.
La ragazza si girò verso il suono, e una volta incontrati gli occhi dell'altro si irrigidì. La paura la stava di nuovo invadendo, ed era la
stessa paura di sette mesi prima.
"Tu! Tu.. che ci fai qui?", esordì
spaventata.
"Ci abito a Londra!", rispose il biondo sorridendo ironico.
"Evita di fare il simpatico!", lo rimbeccò acidamente lei.
"Io voevo parlarti in realtà..", confessò
"Io no invece! Tu sei la causa di tutti i miei mali, tu
sei la causa della mia vita di merda! Tu sei uno stronzo perchè hai pensato sempre e solo ai tuoi
interessi! Sei un egoista e mi fai schifo!", gli sputò contro tutto ciò che si era tenuta dentro per mesi. Era esausta e
non ce l'avrebbe fatta a sopportare oltre.
"Mi faccio schifo io stesso per ciò che ti ho fatto! Sono uno stronzo, un egoista, tutto quello che vuoi! Ma io.."
"Tu cosa?! Tu mi hai rovinato la vita!", lo interruppe.
"Mi dispiace. Volevo parlarti per dirti che mi dispiace
averti fatto del male. Mi dispiace averti dato un qualcosa che non desideravi
in questo modo così schifoso. Mi dispiace da morire, e volevo
scusarmi."
"Non si risolve tutto chiedendo scusa!", sbraitò Savannah.
"Lo so, cazzo! Lo so! Ma cos'altro posso fare per
farti capire che mi pento sul serio di ciò che ti ho fatto? Come potrò mai
rimediare? Te la do' io la risposta. Non posso fare
assolutamente nulla, e mai potrò rimediare. Perchè ormai tu hai qualcosa che
non volevi, e lo ami perchè è frutto di te e del mio atto atroce.", smise
per qualche secondo, ma appena riaprì bocca, venne
interrotto dalle parole di Savannah.
"Lui non è frutto di me e del tuo atto atroce, lui è frutto del tuo
egoismo! E' frutto della tua meschinità e della tua brutalità. Lui non è frutto
anche di te. Lui è mio!", disse calcando sull'ultima frase.
"Io.. mi dispiace per tutto. Vorrei poterti
aiutare in qualunque modo."
"L'unica cosa che puoi fare per aiutarmi, è
andartene. Per colpa tua ho paura di tutto, ho paura
di tutti. A volte ho paura anche di Conor e di mio
fratello. Per colpa tua ho litigato con Louis questa mattina. Per colpa tua sono dovuta crescere nel giro di settimane. Perciò se
davvero vuoi fare qualcosa per me, un qualcosa di buono,
vattene. Vattene e non tornare mai più. Dimentica me e mio figlio, perchè lui
non ti appartiene. Vattene, ed io sarò contenta.", Savannahparlò tutto d'un fiato, e istintivamente posò una mano
sul suo ventre mentre diceva quelle parole.
Niall sospirò affranto.
"Me ne andrò. Voglio fare qualcosa per te, qualcosa
che ti renda felice. Ti lascerò stare, ma non potrò
dimenticarmi di te. Non potrò mai dimenticare tutto il male che ho fatto ad una
persona innocente come te. Sei una persona meravigliosa Savannah,
e ti auguro il meglio. Conor sarà un ottimo padre e, spero una cosa. Spero che questo bambino assomigli a te,
perchè sei la persona più bella che possa esistere su questa terra. Addio, e
spero che prima o poi riuscirai a perdonarmi.
Scusa.", e detto ciò il biondo si voltò per
andare verso casa.
Avrebbe esaudito il desiderio di Savannah.
Sarebbe andato via da Londra. Forse era la miglior cosa che potesse
fare.
Sono
al parco, vienimi a
prendere.
Il ragazzo rilesse più
volte il messaggio, prima di uscire e salire in macchina. Sorrideva, perchè era felice.
In pochi minuti arrivò a destinazione, e non dovette cercare troppo a lungo. Il
luccichio splendente che emanava Savannah era unico.
"Van!", la chiamò a gran voce.
"Lou!", si voltò e si fiondò fra le braccia
del fratello.
"Mi dispiace per stamattina, io non volevo ferirti."
"Non è niente, è passato ormai."
"Ti voglio bene, piccola.", disse dandole un bacio in fronte.
"Io di più!", sorrise lei. "Conor
dov'è?", chiese poi.
"E' rimasto tutto il giorno a casa. Non voleva essere troppo oppressivo, così ti ha lasciato i tuoi
spazi. Ti rispetta davvero."
"Lo farà sempre. Ora andiamo, ho voglia di vederlo."
Ed insieme i due fratelli si incamminarono verso
l'autovettura del ragazzo dagli occhi blu per ritornare a casa.
My Space:
Salve, a chi è
rimasto!
Mi scuso enormemente per la lunga assenza, ma ho subito una grave perdita ulimamente, e non avevo nessuna
forza e voglia per mettermi a scrivere.
Spero possiate capirmi, e soprattutto scusarmi. (:
Passando al
capitolo, non so cosa sia 'sta cosa qua sopra, ma stasera mi è pigliata la cosa
di scrivere, e ho scritto.
Non so cosa, ma ho scritto! (':
Ora, spero che
vi piaccia. E scusate se sono di poche parole!
Spero che sia rimasto qualcuno a cui questa storia interessi..
perciò spero di ricevere almeno una recensione... ):
Spero di continuare al più presto anche l'altra mia storia: Confusion.
Per avvisarvi,
credo che per la fine di 'ThisGirl'manchi poco, non so
ancora quanti capitoli, ma sicuramente pochi.
Ringrazio voi
tutti, a chi ha recensito gli scorsi capitoli, chi ha
inserito questa storia fra le preferite/seguite/ricordate. E ringrazio anche voi che - spero - lascerete un
commento anche a questo capitolo.
Love youall,
Mary ♥
P.S.
probabilmente non aggiornerò prima di Natale, e forse neanche per il nuovo anno.. quindi vi auguro un Buon Natale e un felice 2014!! ♥♥
*non
ho avuto voglia di mettere il bann, sorrateme c.c*
"Van.",
la richiamò dai suoi pensieri Louis. La mora si girò verso il fratello, e gli
regalò un sorriso a trentadue denti.
"Dimmi fratellone!", rispose Savannah.
Erano in macchina, di ritorno verso casa, dove Conor
li stava aspettando. Louis notò la sorella essere raggiante, e non sapeva come
spiegarsi ciò, visto l'accaduto di quella stessa mattina.
"Volevo scusarmi per la frase di stamattina..."
"Oh, ma non ti preoccupare!", lo interruppe lei.
"Ma stamattina sembravi così arrabbiata..",
Louis era estremamente confuso.
"Lo ero, e lo sono ancora. Ma è successo qualcosa che mi fa stare bene,
non perchè sia bella di per sè, ma perchè mi ha sollevata nella mia tranquillità.", spiegò la mora.
"Capisci cosa intendo?", aggiunse poi.
"Potrei capire soltanto se tu mi dicessi di che cosa si tratta.",
rispose tra il vago e l'ironico suo fratello.
"Al parco, prima che ti mandassi il messaggio, ho incontrato Niall.."
"Quel brutto verme, come ha osato? Io lo uccido. Lo uccido! AncheConor l'aveva avvisato, ma
evidentemente neanche le parole del suo migliore amico son
efficaci. Vuole morire, è palese!..", Louis interuppe la mora nel suo discorso, dicendo parole a caso e
insultanti verso il biondo.
"Louis, Louis! Non mi ha fatto nulla, mi è solo venuto a parlare!",
gli disse Savannah.
"Non doveva comunque!", gridò il ragazzo
senza distogliere lo sguardo blu dalla strada.
"Lou! Se ne andrà, per sempre! Mi lascerà in
pace, a me e al bambino!", gridò a sua volta la ragazza, sconfiggendo la
paura che aveva delle grida.
Louis si girò di scatto verso la mora, per pochi secondi, con sguardo
interrogativo. I suoi occhi blu domandavano il perchè di tutto ciò, come fosse possibile. Sua sorella lo guardò
dolcemente, e dopo avergli regalato un sorriso, spiegò. "Mi ha
chiesto come poter fare per farsi perdonare. Io gli ho risposto semplicemente
che non avrebbe potuto far nulla, perchè non lo avrei mai
perdonato. Ma gli ho detto anche che se avesse
voluto rendermi almeno un pò di quella felicità che
lui stesso mi ha portato via, sarebbe dovuto andar via per sempre. E lui ha accettato. Tutto qua."
"Quindi non dovrò ucciderlo?", chiese rammaricatoLou, mentre parcheggiava nel viale davanti casa.
"No fratellone, non dovrai commettere nessun reato!", gli disse
sorridendo, per poi sporgersi delicatamente per baciarlo su una guancia.
Scesero dall'auto contemporaneamente, dirigendosi verso l'entrata. Conor aprì la porta di casa prima che i due fratelli riuscissero a suonare il campanello, e la mora si fiondò
istantaneamente fra le braccia del rosso. Lo baciò sulle labbra, e lo ringraziò
più e più volte per averle lasciato lo spazio per
riflettere.
Quando furono nella camera
degli ospiti, che era diventata la loro camera,
distesi ed abbracciati sul letto, fra un bacio e l'altro, Savannah
parlò.
"Conor, devo dirti una cosa.", disse,
lasciandogli un ultimo bacio sulle labbra.
"Dimmi tutto, amore mio.", Conor rispose al
bacio, e nel mentre una sua mano era posata volontariamente sul ventre della
sua fidanzata.
"Inanzitutto, ti amo."
"Ti amo anche io piccola, da impazzire.", rispose lui,
interrompendola e dandole un altro bacio.
"Okay", rise. "Però quest'altra cosa è
importante."
"Sono serio."
"Ehm... oggi, quando sono stata via, sono stata al parco, ed ho incontrato
Niall lì."
"Ti ha fatto qualcosa? Ti ha importunata? Devo
picchiarlo o ucciderlo addirittura?", si preoccupò subito il ragazzo.
"No, assolutamente. Neanche tu dovrai ucciderlo.", sorrise appena Savannah.
"Perchè chi altro avrebbe voluto
ucciderlo?", chiese curioso.
"Beh, sai, c'è anche Lou!", lo informò
gesticolando e sorridendo, ora più visibilmente.
"Giusto!", sorrise anche lui. "Ora però vai avanti, che ti ha
detto?"
"Mi ha chiesto se avrei mai potuto perdonarlo, e come avrebbe potuto fare.
C'è stata una risposta negativa da parte mia ad entrambe le
domande, poichè io non lo perdonerò mai. Lui
ha insistito sul fatto che avrebbe voluto fare qualcosa per me, e allora io gli
ho chiesto di andare via per sempre.", spiegò.
"E lui che cosa ti ha risposto?"
"Ha detto che sarebbe andato via, se questo mi avrebbe
reso felice."
"Quindi se ne va. Se ne va, e non mi ha nemmeno
chiamato per informarmi.", disse divincolandosi dall'abbraccio di Savannah. Si alzò e si diresse verso la finestra.
"Mi dispiace, Conor.
Non avrei mai voluto separarti dal tuo migliore amico, però lui mi ha fatto un
male atroce, e non voglio vivere con la paura di
rincontrarlo per strada ogni volta che uscirò.", lo raggiunse e gli posò
una mano sulla spalla.
"Non sono arrabbiato con te, Van.", si girò
circondandole i fianchi. "Sono arrabbiato con lui perchè, essendo il mio
ipotetico migliore amico, avrebbe dovuto avvisarmi."
"Ti amo per sempre, Conor!", disse la mora,
e lo baciò con foga, trascinandolo di nuovo sul letto.
Il rosso ricambiò il bacio, sentendo qualcosa accendersi dentro. Era il suo
stomaco che andava in fiamme, così come il cuore. Troppo amore contenevano, ed altrettanto potevano dare. Era innamorato
perso.
Si sistemarono di nuovo sul
letto, e Savannah appoggiò la testa sul petto del
ragazzo, così da poter sentire il suo cuore battere all'impazzata.
"Domani ritorna Harry, finalmente!", disse entusiasta.
"Chi è Harry? E perchè 'finalmente'?",
chiese leggermente alterato.
"Harry è il migliore amico mio e di Louis, e ho detto finalmente perchè
sono tre mesi che è in America."
"Ah.", disse solamente.
"Pensa che prima di incontrare te, credevo di
essere innamorata di lui.", confessò.
"Ah davvero?"
"Sì."
"E ti piace ancora?", chiese.
"Non ho occhi che per te, Conor.",
affermò guardandolo dritto negli occhi.
Lui sorrise soddisfatto e le posò un dolce bacio sulla bocca.
"Sei geloso, non è così?"
"Non dovrei?"
"Sei dolce.", gli fece un complimento semplice, piccolo, ma per Conor era qualcosa di estremamente
grande.
"Tu di più!", le baciò il naso.
Tra di loro calò un silenzio temporaneo, un silenzio
gradevole in cui i loro respiri si confondevano, e i loro cuori battevano
all'unisono.
"Devo dirti una cosa.", esordì Savannah
dopo un pò.
"Ti ascolto.", rispose il rossiccio senza aprire gli occhi.
"Ho voglia di fare l'amore con te. Voglio fare con te l'amore vero, quello
in cui ci si emoziona e ci si ama. So che detto ora può sembrare un'idea pazza,
ma pazza è la mia voglia di sentirti dentro di me. Conor,
io ti voglio."
Il ragazzo, sentendo quelle parole, venne inondato
ancora di più da una catastrofe di emozioni e sentimenti. Rimase immobile e
muto, perchè non sapeva cosa dire. Sentiva su di sè
lo sguardo insistente di Savannah, e improvvisamente
aprì gli occhi, incastrando i suoi due occhi celesti in quelli nocciola della
ragazza. Le sorrise, e le carezzò una guancia.
"Savannah, devi sapere
che anche io ti desidero più che mai. Ti amo e ti voglio.", prese un respiro. "Voglio fare anche io l'amore vero
con te, e farti capire tutto ciò che tu mi fai provare, e tutto ciò che tu sei
per me. Le tue parole mi riempiono il cuore di gioia, perchè attraverso di esse mi fai capire che ti fidi di me, e che - soprattutto -
non hai paura di me. Ti voglio anch'io, da morire. Ed
appena Zac nascerà, ti prometto che ti farò provare
le vere emozioni dell'amore. Quando tu sarai pronta
davvero, io non aspetto altro. Ti amo da morire amore!",
concluse.
"Io ti amo di più!"
My
Space:
Buon salve ragazzuole! Commentça va?
Ovviamente
scusate il mio enormissimo ritardo, ma è meno lungo
dei precedenti.
A proposito di questo capitolo, che stranamente mi piace un sacco, non ho da dire nulla. Ho fatto in modo che Van
spiegasse alle persone più importanti della sua vita ciò che le era accaduto, e
come regalino (?) in questo capitolo c'è anche molta dell'estrema dolcezza dei Vanor. Sono puccipucci lo so ahahah
Spero che vi
piaccia almeno quanto piace a me, e spero anche che mi lascerete qualche
commento in modo tale da poter venire a conoscenza
della vostra opinione.
Ringrazio
tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, e anche quelli che lo
faranno con questo.