Grazie a Dio è venerdì

di HakunaMatata_3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno dei giorni ***
Capitolo 2: *** Freaky Friday ***
Capitolo 3: *** La solitudine ***
Capitolo 4: *** Heartbreak hotel ***
Capitolo 5: *** Friends... ***
Capitolo 6: *** ...with benefits ***
Capitolo 7: *** Buon compleanno, miss Weasley ***
Capitolo 8: *** Fiori d'arancio ***
Capitolo 9: *** L'urlo ***
Capitolo 10: *** Greatest day ***
Capitolo 11: *** Crying at the Ministry ***
Capitolo 12: *** Walking disaster ***
Capitolo 13: *** Guess who's coming to dinner? ***
Capitolo 14: *** Il mio grosso, grasso matrimonio Weasley ***
Capitolo 15: *** Grazie a Dio è venerdì ***



Capitolo 1
*** Il giorno dei giorni ***


Venerdì, 21 febbraio 2031
 
Quando la sveglia suona, la stanza è completamente immersa nel buio. Cerco a tentoni la bacchetta sul comodino, ma butto a terra qualcosa. Mi alzo di scatto da quello che scopro essere il divano e raccatto la bacchetta sepolta sotto un cuscino. Un lumos rivolto al soffitto, un reparo e un wingardium leviosa alla cornice che ho fatto cadere qualche istante fa e un’occhiataccia dalla me e dalla mia cugina Roxanne nella foto: è questo il mio risveglio oggi.
Mi stiracchio per bene, le ossa e i muscoli contratti come sempre ogni volta che mi addormento in salotto, proprio nel momento in cui la campana della chiesa dietro casa suona undici rintocchi, seguiti da altri tre più acuti: sono le undici e quarantacinque. Mi dirigo subito verso il bagno per una doccia lampo, indosso un jeans grigio, una maglia nera, un golfino verde militare enorme e un paio di scarpe da ginnastica consumatissime.
Undici e cinquantasette. Mi siedo sul divano, in attesa, mentre lego i capelli in un’alta coda.
Undici e cinquantotto. Do una rapida occhiata alla borsa per controllare che dentro ci sia tutto, poi tiro fuori l’agenda.
Undici e cinquantanove. Ultima ripassata agli appuntamenti odierni, poso l’agenda e chiudo la borsa.
Cinque secondi.
Quattro.
Tre.
Due.
Uno.
Oh, sì! penso mentre salto giù dal divano e urlo, a pieni polmoni: << È VENERDÌ! GRAZIE A DIO È VENERDÌ! >>.
Mi precipito fuori di casa, chiudo la porta a chiave e volo giù per le scale della palazzina della zona tre di Londra dove abito.
Amo Londra di notte. È così solitaria e scintillante, ci sono solo io per strada, lo considero un privilegio. Salgo sul notturno che, tre quarti d’ora dopo, mi scarica a Piccadilly Circus, prendo un altro autobus e scendo proprio fuori l’ingresso dei visitatori del San Mungo. Riesco a entrare senza farmi vedere da un gruppo di ragazzoni brilli che festeggiano per non so quale partita di calcio vinta e cerco di assumere l’aria più contrita possibile. Evito di guardarmi intorno e vado subito verso la stregaccoglienza.
<< Salve, cerco il Guaritore McCaine. Ha in cura mio fratello, Christopher John Brown >> snocciolo a memoria, sperando siano i nomi corretti, poi mostro alla strega il lasciapassare che nascondo sotto il golfino. La strega bofonchia il mio numero identificativo, lo cerca su un registro e mi lascia andare per la strada che conosco come le mie tasche, dandomi il nome e il piano di un padiglione a caso. Mi fiondo nel primo ascensore che capita, fortunatamente vuoto. Sto per infilare il tesserino nella fessura che usano medici e infermieri per accedere ai piani privati, quando un’infermiera sulla cinquantina entra con una barella e un paio di infermieri. Uno di loro passa il tesserino e preme il pulsante di un livello. L’ascensore si muove subito e non mi resta che attendere il mio turno per poterlo usare.
<< Maschio, sui venticinque, niente documenti. A giudicare dalle ferite è stato attaccato da una creatura di classe XXXXX. Sarà uno svitato o un Indicibile: quelli si cacciano sempre nei guai >> dice l’infermiera con voce ansiosa.
Soffoco un indignato “ehi” e mi volto curiosa verso il malcapitato. Sembra in preda a una crisi, si contorce tutto sotto il lenzuolo, i capelli biondi e lunghi sparati ovunque sulla testiera della barella. Suda freddo e ha un colorito cadaverico. Lo osservo per un po’ mentre l’ascensore continua ad andare, poi si volta verso di me, sempre in preda a quei tremendi spasmi. Uno strano brivido mi percorre la schiena mentre quei lineamenti mi riaffiorano alla memoria. Cavoli, sono secoli che non lo vedo.
<< Io lo conosco >> dico a nessuno in particolare, schiarendomi la voce. Gli infermieri si voltano verso di me e mi ordinano di andare insieme a loro.
<< Ehm… posso lasciarvi le sue generalità dopo? Ho un appuntamento… >> chiedo, lo sguardo fisso sull’occupante della barella.
<< Un appuntamento alle due di notte? Signorina, lei ora viene con noi >>
<< Ma… ma non posso. Ho un appuntamento con il Guaritore McCaine. Ha in cura mio fratello, Christopher John Brown… >> insisto snocciolando di nuovo la frase identificativa della settimana.
L’infermiera mi guarda male, poi dice che il Guaritore mi aspetterà. La sento borbottare, sprezzante, “Indicibili. Credono di salvare il mondo”, poi le porte dell’ascensore si aprono e un infermiere mi spinge fuori insieme a loro. Mi arrendo e spero che questa storia finisca presto, quando mi compare davanti Joe Carson.
<< Puntuale come sempre, signorina >> mi dice con un mezzo sorriso.
<< Mi spiace rubargliela, Guaritore Carson, ma abbiamo bisogno di lei per le generalità di questo sconosciuto >> dice l’infermiera trascinandomi con sé, mentre la barella viene portata in una stanza dai due infermieri.
<< Qual è il suo nome? >> mi chiede l’infermiera. Mi mordicchio il labbro.
<< Melanie Foster >> rispondo usando il mio nome di copertura.
<< Certo, e io sono Merlino >> mi schernisce quella. La odio. << Il suo nome, prego >>
<< Rose Weasley >> dico sconfitta. Colgo un guizzo di curiosità nei suoi occhi. Si sta domandando se sono la figlia di Ron Weasley e Hermione Granger, ci scommetto la bacchetta.
<< Serve altro? >> le chiedo.
<< Nome e cognome del nostro paziente >>
<< Scorpius Malfoy >>.
La piuma le cade sul foglio di pergamena che sta compilando.
<< Malfoy? >> mi chiede. Una Weasley e un Malfoy durante un noioso turno di notte. Bel colpo, eh?
<< Già. Non so dov’è nato, ma la data forse la ricordo >>. Cerco di spremere le meningi. Forse era a febbraio, era di poco più grande di me.
<< Due febbraio, sì. Duemilasei >>. Mi chiede l’indirizzo e io dico solo che ai tempi di scuola abitava nel nord della Scozia a villa Malfoy. Per il resto non so niente. Le do il mio bigliettino da visita e le scribacchio dietro l’indirizzo di casa e il nome del camino, di modo che, per qualsiasi cosa, possano rintracciarmi per una dichiarazione, poi me la filo dicendo che il Guaritore Carson mi aspetta.
<< Prego >> risponde da dentro al suo ufficio dopo che ho bussato.
<< Oh, eccoti qui! Iniziavo a preoccuparmi >> mi dice. Mi elargisco in mille scuse e spiego cos’è successo in ascensore.
<< Prima buona azione della giornata per il boyscout Weasley! >> mi prende in giro. Io arrossisco e non dico niente.
<< Ok, Rose, sai già cosa fare >> mi dice alzandosi dalla sedia sulla quale è seduto e avvicinandosi a me.
<< Come procede il turno? >> gli chiedo imbarazzata mentre mi slaccio i jeans e levo il golfino e la maglietta.
<< Noioso. Ti aspettavo con ansia >>.
Io ridacchio e gli do un buffetto sul braccio. << Muoviti, alle quattro attacco in ufficio, ho pochissimo tempo >>.
 Joe mi esamina da cima a fondo, dà un’ultima controllata all’ustione sul collo e ai lividi che ho sul braccio ormai da un mese e mi prescrive l’ennesima pomata.
<< Fisicamente sei a posto, un altro paio di settimane e i lividi dovrebbero sparire. Bella idea pasticciare con i cervelli in salamoia, complimenti >>
<< Per l’ultima volta, non erano cervelli in salamoia >> ribatto guardandolo male.
<< Vèstiti, ti controllo i riflessi e i sensi >> mi dice Joe ignorandomi, per poi dire che ha una sorpresa per me.
<< Spero non sia il tuo caffè >> bofonchio prima di farmi controllare i riflessi, la vista e l’udito.
<< E anche questa settimana sei a posto, Rose. Mando la cartella al tuo ufficio e mangiamo qualcosa. Ho saccheggiato un po’ il bar, prima >>.
Ridacchio di nuovo e immagino Joe, un bel ragazzo alto, con occhi color nocciola e i capelli nerissimi, mentre sgattaiola via dal bar dell’ospedale nascondendo cornetti e tramezzini sotto il camice.
Appena rientrato, Joe si leva il camice e prende dal cassetto della scrivania due cornetti e due caffè enormi.
<< Allora? Come stai? >> mi chiede dopo aver scaldato il tutto con un colpo di bacchetta.
<< Oh, andiamo, Joe! Come potrei stare, secondo te? Oggi è… >>
<< Venerdì. Grazie a Dio è venerdì. La solita storia >> mi interrompe lui, liquidando tutto con un gesto della mano. Scuoto il capo.
<< Tu proprio non capisci >> gli dico. << Il venerdì è magia pura! Ho l’Ufficio Misteri tutto per me, lavoro in santa pace e mi diverto a vagabondare qua e là –e a pasticciare con i cervelli in salamoia, borbotta lui- passeggio per la Londra vera, senza tutto il caos frenetico delle persone che vanno a lavoro, fanno shopping, s’incontrano. Il venerdì è l’anticipo del weekend, ceno e dormo da Roxanne. Poi… >>.
Sono in imbarazzo. Odio esternare i miei sentimenti e Joe deve aver capito dove voglio andare a parare.
<< Sì? >> mi chiede serafico con un mezzo sorriso sarcastico. Joe adora vedermi in difficoltà.
<< Be’, poi incontro te >> concludo giocherellando con la manica del golfino verde.
Lui sorride fiero. << Finalmente sei riuscita a dirlo, ormai avevo perso le speranze >> dice serio.
<< Sono riuscita a dire cosa? >>
<< Be’, è implicito, ma tu mi adori >>
<< Sì, alla follia >> borbotto ironica, poi proseguo il mio discorso sul venerdì. << In ogni caso, il venerdì è un giorno speciale. È il giorno che condivido con le persone a me più care: a pranzo, ad esempio… >>
<< Il pranzo! >> si intromette Joe interrompendomi per l’ennesima volta. Ma che gli prende oggi?
<< Cosa? >>
<< Oggi si pranza da me. Non voglio scuse. Sei l’unica che ancora non ha visto casa nuova >> mi dice contrariato.
<< Andiamo, Joe! Lo sai che ho mille cose da fare. E il venerdì a pranzo… >>
<< Oggi si pranza da me >> ribatte Joe perentorio.
<< D’accordo >> concedo sorridendogli.  << Vino rosso? >>
<< Così ti voglio, ragazza >>.
Chiacchieriamo per altri dieci minuti del più e del meno, poi torniamo al distacco che dovrebbe esserci tra di noi.
<< Alla settimana prossima, Guaritore Carson >> gli dico sull’uscio del suo studio.
<< Arrivederci, signorina Foster >>.
Mi incammino verso l’ascensore e penso alla prima volta in cui incontrai Joe.
Mi era appena stato assegnato come Guaritore per controllare il mio stato psicofisico ogni venerdì notte (per evitare di essere vista entrare e uscire dal San Mungo da troppi pazienti o medici). Mi era stato dato un nome da usare anche con lui (il direttore dell’Ufficio Misteri è davvero fissato con queste cose) e mi era stato detto dai miei colleghi che in genere i Guaritori degli Indicibili sono quelli più anziani e con più esperienza. Ma Joe era diverso. Joe è più grande di me di soli cinque anni, mi ha messa subito a mio agio, è un Guaritore eccellente e (anche se contro il protocollo) siamo entrati subito in confidenza.
Poco più di un anno fa lo incontrai per caso al Paiolo Magico, io ero lì per incontrarmi con Lorcan, un mio caro amico, Joe per lasciare la sua vecchia fiamma. Dopo averlo visto solo a un tavolo, mi ero avvicinata per salutarlo e subito ci aveva offerto una Burrobirra e, tra una chiacchiera e l’altra, era palese che qualcosa nell’aria attorno a noi fosse cambiato.
Mi riscuoto da questi pensieri quando, senza sapere come, mi ritrovo vicino alla cabina telefonica che uso di solito per arrivare al Ministero: odio usare i bagni.
Il Ministero della Magia alle quattro del mattino è una delle cose più belle che ci siano al mondo. È freddo, imponente, vuoto, silenzioso. Mi dirigo subito a un ascensore e seleziono il nono livello. Con un sinistro cigolio, le porte si chiudono e vengo scarrozzata giù per i vari livelli. Mi godo il viaggio fischiettando, non notando il trambusto e la frenesia che, nonostante l’ora tarda, si registra in uno dei corridoi che sbircio distrattamente. Arrivo all’Ufficio Misteri e, dopo aver perso un po’ di tempo a cercare la porta giusta, mi precipito nel mio studio.
Sono euforica. Sono al settimo cielo, mi sento sulla luna: la mia ricerca è quasi conclusa.
Sigillo la porta, do un colpo di bacchetta al lampadario che subito illumina la stanza, mi accomodo sulla mia sedia girevole e inizio a fare su e giù per la stanza, raccogliendo vari fascicoli, un bacile di pietra, una vaschetta e mille provette.
<< Eloise*. Eloise, sono io >> trillo prima di avvicinarmi alla sua gabbietta e prenderla.
Eloise è il topo sul quale sto lavorando da due anni. È un bel topolino bianco, gli occhi vispi e intelligenti, il pelo lucente. Apro un cassetto della scrivania e le prendo un po’ del formaggio che le ho portato l’altro ieri, lei mangia tranquilla e io aspetto.
Devo essere sincera, all’inizio Eloise mi faceva un po’ pena. Sono sempre stata contraria alla sperimentazione sugli animali, ed è per questo che ci ho messo tanto a concludere i miei studi, per evitare incantesimi troppo invasivi.
<< Allora, Eloise, come te la passi? Stanotte mi è successa una cosa strana, sai? Ho incontrato al San Mungo un vecchio compagno di scuola, era messo abbastanza male. Poi Joe ci ha invitati a pranzo e devo ricordarmi di portare il vino >> inizio a raccontare, studiando le reazioni di Eloise. Quando sente il suo nome muove il musetto. Quando nomino la scuola o Joe rimane impassibile.
<< Molto bene >> borbotto prendendo appunti e controllando i riflessi di Eloise. Un’altra mezz’ora di chiacchiere inutili, poi le porto la bacchetta alla tempia. Il filo argenteo dei pensieri di Eloise si lascia trasportare via e si lascia cadere nel Pensatoio. Osservo i pensieri di quella che definisco la mia collega e continuo a prendere appunti. Mi soffermo su un frammento della nostra conversazione, quello in cui riconosce il suo nome, e lo modifico. Le restituisco il ricordo, la chiamo e niente, non reagisce.
Ok, ci siamo quasi. Verso il ricordo che ho isolato nella pozione da me ideata secoli fa, poi la verso nella vaschetta ed Eloise la beve.
<< Eloise >> la chiamo. Niente. << Eloise >> ripeto. Niente. << ELOISE >> urlo quasi disperata. Niente di niente. Zero. Vuoto. Eloise non ricorda il suo nome. Scarto la foglia di dragoncello dall’elenco delle cose che ho aggiunto alla pozione per farla funzionare, la pozione per far tornare la memoria perduta alle persone.
Mia madre mi raccontò, quando ero piccola, dell’incantesimo che scagliò sui suoi genitori per poterli salvare dal destino di Babbani e di genitori di una strega considerata impura. Bastò un finitus incantatem per far tornare le cose com’erano prima. Il mio intento, però, non è quello di far ricordare questo. Il mio intento è quello di guarire coloro che hanno perso la memoria, ma non per causa diretta della magia. Voglio intervenire sui ricordi modificati e sull’amnesia selettiva. Voglio poter guarire sul serio la gente.
<< Eloise, devi collaborare >> la ammonisco, prima di passare le seguenti quattro ore a insegnarle, per la decima volta in questo mese, in suo nome.
Alle otto del mattino sono di nuovo fuori, pronta a dormire un po’ prima di recarmi a pranzo da Joe. Passo per il Tesco dietro casa e arraffo e pago la prima bottiglia di vino rosso che trovo, poi accendo il cellulare e chiamo Mark. Sono le dieci.
<< Joe ci vuole a pranzo >> gli dico senza salutarlo. Sono troppo intenta a destreggiarmi tra il mantenere il cellulare, la borsa, il sacchetto con il vino e ad attraversare la strada senza finire spiaccicata sull’asfalto.
<< Buongiorno anche a te! >> mi risponde lui ironico.
<< Stavo attraversando >> gli spiego. Sa che sono un pericolo per me stessa anche da ferma. Lui ride e ricambio il suo saluto.
<< Tutto ok a lavoro? >> mi chiede.
<< Oh, alla grande >> mento. << Eloise fa passi da gigante >>
<< Sono contento. A che ora passo a prenderti? >>
<< Mmm verso l’una. Joe mi ha detto di andare verso l’una e mezza, di modo che abbiano il tempo di mettere su qualcosa prima del nostro arrivo >>. Scambio qualche altra chiacchiera con Mark mentre apro il portone di casa, poggio la bottiglia sul tavolo del salotto e mi getto di peso sul divano. Lo saluto poco dopo, regolo la sveglia e, dopo un sorso di pozione soporifera, precipito in un sonno profondo e ristoratore della durata, purtroppo, solo di due misere ore.
Il suono della sveglia mi riporta alla realtà. Mi alzo di scatto dal divano, mi fiondo sotto la doccia e inizio a lavarmi. Fischietto un motivo inventato, ma mi sento strana. Cambio motivetto, ma mi trasmette più ansia del primo. Un brivido mi percorre la schiena e inizio ad avere una strana sensazione per questa giornata. Poi rido.
<< Rose, è il giorno dei giorni. È venerdì. Tutte le cose più belle della tua vita sono successe di venerdì. Smettila di fare la stupida >> mi dico, poi inizio a canticchiare “Grazie a Dio è venerdì. È venerdì. Grazie a Dio è venerdì”. Sono stonata, ma non m’importa. La frase è presa da uno slogan che ho letto qua e là in città, è il titolo di una catena di ristorazione.
Mi vesto in fretta, mi asciugo i capelli con un colpo di bacchetta e faccio evanescere i verbali e tutto ciò che ha a che fare con il mio lavoro. Nascondo la bacchetta e il badge identificativo nella tasca nascosta e magicamente estesa che ho in borsa e mi siedo aspettando l’arrivo di Mark. Il citofono suona, mi affaccio e vedo un’auto grigia che mi aspetta di fronte al palazzo. Mi fiondo giù per le scale e corro incontro a Mark.
<< Buon venerdì, signorina Weasley! >> mi augura prima di baciarmi.
 
 

*Da grandissima fan di Lost, non potevo non chiamare Eloise il topolino, come quello sul quale Daniel Faraday conduce i suoi esperimenti.

Il titolo del capitolo è preso dall'omonima canzone di Ligabue.

NdA:
Salve a tutti! Eccomi qui con una nuova fan fiction, nata dalla noia di questa sessione di esami.
Non c’è molto da aggiungere, se non che l’idea per questo capitolo (e per la storia in generale) mi è venuta ascoltando la canzone “È venerdì” di Max Pezzali. Che dire, spero possa piacervi il primo capitolo!
A venerdì prossimo ;-)

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Capitolo 2
*** Freaky Friday ***


Venerdì, 21 febbraio 2031
 
Ricambio il bacio di Mark, poi saliamo in macchina, pronti per il pranzo a casa di Joe.
<< Come stai? >> gli chiedo mentre armeggio nella borsa e spengo il cellulare per evitare che si scarichi. Tanto lo uso solo con lui.
<< Bene, sono solo un po’ stanco. Sono stato in piedi tutta la notte per terminare il preventivo dei lavori alla National Gallery. Raccontami di Eloise, però. Prima hai detto che fa progressi >>.
Mark non è esattamente a conoscenza di quello che faccio con Eloise. A dire il vero, nessuno lo sa, così come nessuno sa cosa faccio all’Ufficio Misteri. Ma Mark non sa nemmeno chi sia Eloise, né che sono un’Indicibile.
Mark è un architetto, un uomo pratico e concreto. Ci siamo conosciuti quasi un anno fa in un Prêt à manger nel quale avevo pranzato dopo che mia cugina mi aveva dato buca. Mi erano cadute le posate e lui me ne aveva portate un altro paio, mi aveva chiesto se poteva sedersi accanto a me, dato che il locale era tutto pieno, e da lì avevamo iniziato a parlare. Mi aveva riaccompagnata a casa e mi aveva invitata a cena fuori. Stiamo insieme da otto mesi.
<< Oh, Eloise va alla grande. Nessuno scatto d’ira oggi >>
<< Questo solo perché ha il supporto della migliore infermiera di Londra >> mi risponde prima di farmi l’occhiolino.
Infermiera… era l’unica cosa che poteva giustificare i miei orari impossibili, i camici sparsi per casa e i miei turni di notte. Mark crede che Joe sia il mio superiore in una clinica psichiatrica. Mark non sa che Eloise è un topo, che Joe è un Guaritore e che io sono una strega. Mark è il mio ragazzo Babbano.
Quando Roxanne, mia cugina e migliore amica, lo seppe le venne un colpo. “Come fai a ricordarti tutte le bugie che gli dici, a non sentirti in colpa e non sentirti oppressa nel fingere quello che non sei?” mi chiede ogni volta che ci vediamo. Io ho sempre scrollato le spalle e assicurato che era solo una cosa momentanea, non saremmo di certo finiti all’altare.
<< Terra chiama Rose, terra chiama Rose >>. Mark mi sventola una mano davanti al viso, dalla mia sinistra. Che ci fa fuori dalla macchina?
<< Siamo arrivati >> mi dice aprendomi la portiera.
Sorrido e annuisco, afferro la borsa e scendo dalla macchina. Joe ci aspetta sull’uscio della villetta ereditata dai nonni. È da poco che abitano lì.
<< Salve, boss! >> lo saluto ammiccando. Joe mi abbraccia, poi stringe la mano di Mark.
<< Accomodatevi! Date a me i cappotti e il vino >>. Accidenti.
<< Scusa, Joe, mi sa che l’ho lasciato a casa >> dico scuotendo la testa. Come ho fatto a dimenticarlo?
<< Sei pessima, Rose >> dice scherzando, poi dà una voce alla cucina per avvertire alla sua “dolce metà” del nostro arrivo.
Sono così invidiosa.
Invidio la relazione di quei due. Stanno insieme da un anno, il loro rapporto è meraviglioso, condividono tanto, appartengono entrambi al mondo magico e ora convivono pure.
Lorcan fa il suo ingresso in salone e mi stritola in un abbraccio.
<< Rose, sono secoli che non ti vedo! Devi smetterla di startene richiusa in quel postaccio, ti davo per dispersa, ormai >>.
Ricambio l’abbraccio del mio migliore amico, mentre noto che Mark ha inarcato un sopracciglio. Nonostante sia un uomo maturo e molto intelligente, non ha mai approvato ciò che ritiene essere “fuori dall’ordinario”. È un architetto, è un perfezionista. La mia amicizia con Joe e Lorcan non gli è mai andata giù, così come la loro storia.
<< Adoro quel postaccio, Lorcan, dovresti saperlo. A proposito, forse mi puoi dare una mano con una questione di lavoro >> gli anticipo. Lorcan è un magiavvocato, ma era uno dei migliori pozionisti del nostro anno, insieme a me e a Scorpius Malfoy. Forse, se mi dà una mano, riuscirò a venire a capo del mio dilemma.
<< Quando vuoi. La parcella te la faccio recapitare a casa >>.
Il pranzo passa veloce e indolore. Siamo ormai al dolce, quando la strana sensazione che ho provato prima di uscire di casa si ripresenta. È venerdì mi costringo a pensare. È venerdì. Nulla può andar storto. È ven-.
Il filo dei miei pensieri viene interrotto dall’urlo di Mark. << MA COS’È QUELLO? >> chiede indicando la finestra alla quale do le spalle. Sento qualcosa che bussa contro il vetro e sbianco. Joe sgrana gli occhi, Lorcan borbotta “Joel”, poi va ad aprire la finestra.
Il gufo di Roxanne plana nella stanza, fa cadere una lettera rossa sopra il mio tiramisù, poi prende ad aleggiare per la casa. Afferro la strillettera di mia cugina e mi alzo per aprirla in bagno.
<< C-che sta succedendo? >> chiede Mark, confuso.
<< Ehm… te lo spiego dopo, devo leggere… >>
<< No, tu non vai da nessuna parte. Cos’è, un gufo? Di giorno? E con una lettera… fumante? >>
<< Maledizione >> esclama Joe, prima di trascinarmi in cucina. La voce di Roxanne esplode per tutta la casa.
<< ROSALINE WEASLEY, DOVE SEI FINITA? STO ASPETTANDO IL TUO GUFO DA ORE, HO CHIESTO AI TUOI E NON TI SENTONO DA IERI SERA, LILY E DOMINIQUE NON TI VEDONO DA GIORNI, A CASA TUA NON APRE NESSUNO, NEL TUO UFFICIO C’È SOLO QUEL MALEDETTO TOPO. STO MORENDO DI PAURA, ROSE. DOVE SEI, PER MERLINO? >>.
<< Che scherzo è questo? >> chiede seria la voce di Mark, da qualche parte alle mie spalle. Sento il panico e le lacrime salire alle stelle.
<< Devo dirti una cosa, Mark >> inizio, ma Lorcan mi si para davanti.
<< Rose, sei impazzita? >> mi sussurra. Che altra scelta ho?
Mark continua a guardarmi, Lorcan a scuotere la testa.
<< Pensaci bene, Rosie >> mi dice Joe.
Esco dalla cucina e recupero la borsa dal divano in salotto, poi estraggo la bacchetta. I tre mi hanno seguito, senza dire niente. Mark aggrotta le sopracciglia.
<< Non sono un’infermiera >> dico a Mark, ma Lorcan interviene di nuovo.
<< Rose, spero tu sappia co- >> inizia, ma lo zittisco con un Silencio. Mark sgrana gli occhi.
<< Abbiamo dei poteri magici >> gli confido, mentre Joe prende la bacchetta da un cassetto e fa tornare la voce al suo compagno. Giusto per essere sicura di essere stata chiara, scaglio qualche altro incantesimo qua e là: appello un libro, lo faccio levitare, il classico. Mark è sul punto di svenire, poi estrae il cellulare.
<< Pronto, polizia? >> inizia, ma gli strappo il telefono di mano e chiudo la telefonata.
<< Sei impazzito? >> gli chiede Joe, ma Mark ride.
<< Pazzo? Io? I soli pazzi qui siete voi. Poteri, magia, gufi, libri che volano… siete fuori di testa. Dammi il cellulare, Rose >> dice quasi isterico.
<< Mark, ti prego. Parliamone >> gli chiedo, nonostante sappia già che è inutile.
Mark è furioso, mi corre incontro per cercare di recuperare il telefonino, ma Lorcan lo impastoia. Non riesco più a trattenere le lacrime.
<< Rose, c’è solo una cosa da fare >> sussurra Joe con calma. Gli occhi di Mark si riempiono di terrore. Sapevo che prima o poi avrei dovuto dirgli addio, ma non mi aspettavo di doverlo fare tanto presto e, soprattutto, non così.
<< Lascia fare a me >> mi dice dolcemente Lorcan. Scuoto la testa.
Punto la bacchetta verso la testa di Mark, lui urla di terrore.
<< Oblivion >> dico con fermezza, poi lo schianto.


Cammino su e giù per il salotto di casa dei miei amici, mentre loro portano Mark alla sua macchina e lo fanno rinvenire. Dalla finestra lo osservo guardarsi attorno, scuotere la testa e allontanarsi a bordo della sua vettura.
<< Sto bene >> dico quando sento la porta di casa richiudersi. << Devo rispondere a Roxanne >>.
Lorcan mi fissa per un tempo infinito, Joe fa sìsì con la testa, poi evoca un pezzetto di carta e una piuma autoinchiostrante.
Sushi da me, solita ora scarabocchio, lego il biglietto alla zampa di Joel, intento a beccare il resto del mio dessert, e aspetto che il volatile si allontani.
<< Rose, ti va di… >>
<< Sto bene >>
<< Rose, smettila di dire che… >>
<< Sto bene >>
<< Non stai bene >>. Sospiro e mi accascio sul divano: c’è un unico modo per uscirne alla svelta.
<< Sto bene, sono solo un po’ scossa. Sapevo che non sarebbe durata e che non l’avrebbe presa bene, ma non mi aspettavo di certo questo. Tutto qui, sul serio >>.
Lorcan sembra tranquillizzarsi, Joe riprende a fare sìsì.
<< Okay. Vado a casa, ho un mucchio di scartoffie da riempire e tanto sonno da recuperare prima che arrivi Roxy >> annuncio e, prima che possano ribattere, mi infilo nel loro camino, collegato giusto ieri con quello di casa mia.
Sporca di fuliggine, atterro sul tappeto del salone.
<< Gratta e netta >> dico stanca. Il tappeto torna a splendere e io mi guardo intorno. La strana sensazione si ripresenta.
<< Fanculo >> borbotto, poi apro la bottiglia di vino che avrei dovuto portare da Joe e mi riempio un calice. Inizio a sorseggiare e preparo la vasca per un bel bagno caldo.
È ormai mezz’ora che sono in ammollo, rivivendo la giornata nei minimi particolari e continuando a bere piano il vino. La sveglia, l’autobus, rivedere Malfoy dopo tanto tempo e ridotto a quel modo, la colazione con Joe, l’ennesimo fallimento con Eloise, la telefonata con Mark, la pozione soporifera…
Sto per ripassare ogni dettaglio del pranzo, quando un vociare rompe il silenzio di casa mia. Do un urlo e il calice mi cade nella vasca. Una chiazza rossa si delinea pian piano sulla superficie dell’acqua mentre una voce sovrasta le altre e chiede di me. Recupero il bicchiere, mi copro con un’asciugamani e mi precipito ai piedi del camino.
<< Rosaline Weasley? Siamo del San Mungo. È in casa? >> chiede la voce.
<< Sì. Sì, ci sono >> urlo infilando la testa nel camino. La mia testa fluttua nel mezzo di uno dei corridoi di non so quale reparto dell’ospedale e un Guaritore mi sta davanti, il cipiglio serio.
<< È lei che la notte scorsa ha identificato il paziente sconosciuto come Scorpius Malfoy? >> mi chiede con voce brusca. Annuisco e inizio a credere di aver fatto un errore: il Guaritore continua a studiare la cartellina che ha in mano, le immagini del paziente si sovrappongono ai ricordi che ho di Malfoy a scuola. La carnagione del malcapitato di stanotte era più scura di quella del mio vecchio collega Caposcuola, i capelli più lunghi, i vestiti meno in ordine e più trasandati di quelli che indossava durante le gite a Hogsmeade. Da qualche parte mi sembra di aver intravisto delle cicatrici che non ricordavo.
<< Dovrebbe venire qui immediatamente, signorina. Chieda di me, sono il Guaritore Jack Shepard* >>.
Tiro fuori la testa dal camino e corro in camera da letto per infilarmi alla bell’e meglio dei vestiti puliti.
<< Miseriaccia >> continuo a borbottare. Chissà che cavolo ho combinato. Infilo un paio di stivali, prendo la giacca e la borsa, chiudo a chiave la porta di casa e volo giù per le scale, fuori al palazzo. Ci metterò secoli per arrivare al San Mungo. Mi guardo attorno prima di infilarmi nel vicolo che porta alla caldaia dietro al mio sgangherato palazzo.
<< Fa’ che non mi vedano >> sussurro a nessuno in particolare, prima di sparire con un crac.
Un folto gruppo di persone sta passando proprio in quel momento davanti alla stradina di fronte all’ingresso visitatori dell’ospedale. Mi appiattisco dietro un maleodorante bidone dei rifiuti per aspettare che se ne vadano, poi corro fino all’ex grande magazzino.
<< Cerco il Guaritore Shepard >> dico a un manichino, mi guardo attorno per l’ennesima volta prima di fondermi con la vetrina.
Mi precipito alla stregaccoglienza e ripeto il nome del Guaritore. Un mago mi indirizza, distratto, al primo piano, al reparto “Ferite da Creature Magiche”.
Prendo le scale e mi ritrovo nel corridoio del reparto, chiedo in giro dove posso trovare il Guaritore Shepard e mi viene indicato il suo ufficio. Busso ed entro.
Lo stesso uomo con cui ho parlato poco fa mi accoglie, mi fa cenno di sedermi e prende, come prima, a studiare vari fogli. Mi siedo e aspetto in silenzio, il cuore a mille e l’immagine di Scorpius Malfoy che si sovrappone a quella dello sconosciuto di stamattina, senza combaciare in nessun punto. Rabbrividisco.
<< Sul verbale che mi è stato inviato non appena sono arrivato è scritto che è stata lei ad identificare il nostro paziente >> mi dice di nuovo. Annuisco. << Come conosce il signor Malfoy? >> mi chiede.
<< Eravamo allo stesso anno a Hogwarts, ma in Case diverse. Non so quasi niente di lui >> rispondo. Mi fa strano dire quelle cose.
<< Be’, meriterebbe una nomina per servizi speciali resi alla scuola, signoria Weasley >> ammicca quello, con lo stesso tono brusco di prima, ma col volto più rilassato.
<< Prego? >> chiedo senza capire. Il Guaritore si alza e mi fa cenno di seguirlo. Percorriamo il corridoio diretti a una stanza, lui continua a leggere i suoi appunti.
<< Il signor Malfoy ha delle gravi intolleranze ad alcuni ingredienti delle pozioni curative di base. Se lei non l’avesse identificato, quelle pozioni sarebbero state la prima cosa ad essergli somministrate >> dice grave. Tiro un sospiro di sollievo.
<< Come sta? >> chiedo non appena ci fermiamo davanti a una stanza chiusa.
<< Sta riposando, è ancora confuso. Le lascio cinque minuti >>
<< Veramente io… >> inizio in imbarazzo. Insomma, per me è praticamente uno sconosciuto.
<< Guaritore Shepard, ci serve un consulto >> chiedono da non so dove.
<< Cinque minuti, poi torni nel mio ufficio >> mi ripete quello allontanandosi. Sospiro e, incerta su cosa fare, entro nella stanza.
È una stanza bianca e spoglia, attorno a un letto sono tirate delle tende e sento delle voci allegre e una bambina che ride. Nel letto accanto c’è Scorpius Malfoy. Mi avvicino piano.
È steso sul fianco, intravedo un tubicino di plastica che da sotto le coperte (credo sia attaccato alla sua schiena) trasporta un liquido denso e viola in un secchio ai piedi della barella. Cosa gli sarà mai capitato? Il braccio destro è completamente ingessato. “NO OSSOFAST” dice un foglio di carta che levita sopra il comodino ingombro di pomate e pozioni. Mi avvicino e leggo pomate anti ustione, roba contro l’avvelenamento e qualche malattia dal nome strano. Finalmente mi costringo a guardarlo in faccia. È identico ai tempi di scuola, ha un filo di barba che gli spunta sul volto leggermente abbronzato, gli occhi sono serrati e la fronte corrugata, sembra soffra anche in sogno e mi fa un po’ pena. Mi appunto mentalmente di chiedere al Guaritore se gli hanno dato degli antidolorifici. Lo osservo ancora un po’ e continuo a chiedermi cosa gli sia mai successo, quando è Shepard a fare irruzione nella stanza. Annuncia alla gente dietro la tenda che l’orario di visita è finito. Mi fa di nuovo cenno di andare con lui.
<< Non siete amici, vero? >> mi chiede non appena entriamo nel suo studio.
<< Per niente >> rispondo mordendomi il labbro e cercando di reprimere il ricordo dei nostri trascorsi a Hogwarts.
<< Il punto, signorina, è che il signor Malfoy ha firmato le carte per la dimissione, prima che i sedativi facessero effetto >> mi dice, come se le sue parole mi dovessero far capire qualcosa.
<< Bene >> dico.
<< Dal poco che è riuscito a dire, oltre ciò che ha causato la serie di lesioni che riporta, è che lavora in Tanzania come Spezzaincantesimi per la Gringott. Alla banca non sanno nulla di lui, sembra non abbia famiglia né ci sono parenti o amici di cui abbia chiesto. Vuole solo uscire dall’ospedale, ma sembra che abiti in una tenda. L’unica persona che conosce qui a Londra sembra essere lei… >>. Non dico niente. Non ho assolutamente niente da dire, non riesco a pensare. Registro solo poche parole, ma non riesco a concentrarmici. Sono in blackout totale.
<< Signorina? >>. Mi viene da ridere, devo impiegare tutte le mie energie per rimanere seria.
<< Signorina Weasley? >>.

<< Signorina Weasley! Come le è saltato in mente di aggredire così un suo compagno? >>
<< Ha iniziato lui, professore! >>
<< Non m’importa chi ha iniziato, m’importa solo che il signor Malfoy sia in Infermeria mentre lei è qui a cena >>.

<< Sei un impiastro, Weasley. Inciampami di nuovo addosso e ti userò come cavia per la prossima lezione di Trasfigurazione >>.


<< Malfoy, ti devo parlare >>
<< Che vuoi? >>
<< Wow, cos’hai mangiato a colazione, pane e simpati- ASPETTA! Mi serve il tuo aiuto >>
<< Molto divertente, Weasley. Mi stai facendo far tardi a Storia della Magia >>
<< ASPETTA, PER MERLINO! Mi servono dei punti extra per quello stupido progetto della Byrer e Lorcan non mi può aiutare. Prepara con me la Polisucco: vale almeno 100 punti, ce li dividiamo e stiamo a posto fino alle vacanze di Pasqua >>
<< Fattela da sola >>
<< Malfoy, per favore! Sono un disastro con i passaggi di temperatura e lo sai, tu sei l’unico che ci riesce. Spiegami almeno come fai, ti prego. Ti perseguiterò, mi dovrai aiutare in un modo o nell’altro. MALFOY STO PARLANDO CON TE, TORNA QUI >>
<< Mettiamo le cose in chiaro, Weasley: non ti sopporto, quindi lasciami in pace >>.


<< Signorina Weasley? >>.
Mi riaffiorano alla mente le ronde da Prefetto fatte insieme, la mia cotta per lui, le chiacchiere e i libri prestati, i lavori di coppia, l’incidente a Quidditch e il suo improvviso odio per me.
<< Cosa? >>
<< Ha la possibilità di tenere con sé il signor Malfoy finché non si sarà ripreso? >>.
Questo è, di sicuro, il venerdì più pazzo, strano e intenso che abbia mai vissuto.



 
*Guaritore Jack Shepard: altro tributo a Lost :3

Il titolo del capitolo è la versione originale del film "Quel pazzo venerdì".

NdA
Hola chicos! Come va? Sono contenta di vedere che la mia storia abbia riscontrato un discreto successo, nonostante tratti della new generation dopo gli anni di scuola. Ma i ringraziamenti vanno fatti dopo :P
Partiamo dal fatto che adoro Lorcan e Joe. Non vi aspettavate una relazione tra di loro, eh?
Su Mark non c’è molto da dire e se Rose è sembrata poco coinvolta dalla rottura, be’… aspettate il prossimo capitolo per dirlo xD
Vorrei ringraziare chi ha inserito la storia tra le seguite (90110Dany_skywalker,  LadyAlaska_,  ninfadafneRosewhite93SiverRoseValeria_Granger), tra le preferite (cla_malfoy_jackson,  ottaviaolimpia) e un grazie a Valeria_Granger, che ha recensito lo scorso capitolo *-*
A venerdì prossimo :D

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Capitolo 3
*** La solitudine ***


Venerdì, 21 febbraio 2031
 
<< Evanesco >> ordino puntando la bacchetta contro il tavolo del salone. Tutti i documenti, i libri e le ricerche che vi erano sopra svaniscono all’istante, appello tutte le porcellane che ho e le dispongo ordinatamente sul tavolo. Indosso i guanti invernali e gli occhiali sole. Rendo imperturbabili tutte le porte di casa e quella d’ingresso. Mi punto la bacchetta alla gola e sussurro Silencio. Sono pronta.
L’urlo che emetto si diffonde nell’aria senza essere sentito, afferro un piatto e lo scaglio contro il pavimento. Si spacca in due, poi viene raggiunto da altri piatti e bicchieri. La gola mi brucia, nonostante non ne esca un filo di voce, ci sono schegge e cocci rotti ovunque. Sto per scagliare contro il muro una bella caraffa di vetro, ma qualcuno suona alla porta. L’orologio mi dice che sono le sette e mezza e io non sono affatto pronta a ricevere ospiti. Corro alla porta e un sorriso a trentadue denti fa mostra di sé dallo spioncino. Scuoto la testa e apro la porta a mia cugina, che inorridisce appena vede in che stato riversa il mio salotto.
<< Sei in anticipo di mezz’ora >> le spiego, ma la voce non mi esce. Mi punto la bacchetta alla gola e ripeto la frase.
<< Sarei venuta anche prima, ma i clienti sembravano voler dormire al negozio >> sbuffa lei, camminando sulle macerie di quello che era il mio servizio di piatti. Levo guanti e occhiali e la seguo.
<< Vuoi rompere altro o continui dopo avermi raccontato di Mark? >> chiede gettandosi sul divano.
<< E tu che ne sai? >>
<< Lorcan >>. Ovvio.
La raggiungo sul divano.
<< Non lo so, Rox. E se avessi sbagliato? >>
<< Sì che hai sbagliato. Hai sbagliato ad accettare il suo invito a cena l’anno scorso. Non voglio passare per razzista, ma lo sai che queste cose non vanno bene. Viviamo nell’era della scienza, i Babbani sono sempre meno propensi a credere alla magia e se era difficile prima figurati ora >>
<< Allora sono destinata a rimanere sola a vita >> butto lì con leggerezza, senza far trasparire il panico nella mia voce.
<< Troverai qualcuno, Rose, tutti lo trovano. Persino Molly tra poco si sposa, c’è speranza anche per te >> mi risponde Roxanne facendomi la linguaccia.
<< Sempre carina, Rox, sempre carina >> ribatto ironica.
<< Per servirla. Credo che dovresti rendere nuovamente abitabile questo buco che chiami casa >>
<< Lascia stare casa mia e apparecchia >> rispondo svogliata mentre, con un colpo di bacchetta, metto tutto in ordine. I piatti e i bicchieri, perfettamente integri, ritornano al loro posto. Guardo la brocca con risentimento (la spaccherò un altro giorno) prima di riempirla d’acqua. Prendo dalla dispensa la zuppa pronta che ho comprato da Tesco dopo essere tornata dal San Mungo e inizio a riscaldarla.
<<  Non volevi il sushi? >> chiede mia cugina avvicinandosi a me. << Ho fatto una fila immensa per poterlo pre- >>
<< Sei viva? >> la interrompe una voce proveniente dalla mia camera da letto.
<< Miseriaccia >>.

<< Ripetilo >> chiede Roxanne divertita.
<< Te l’ho già raccontato due volte >> sussurro inviperita, mentre verso di malagrazia la zuppa in un piatto. Prendo un cucchiaio e porto il tutto in camera mia.
<< Grazie >> mormora Scorpius Malfoy senza guardarmi.
<< Se ce la fai ad alzarti, puoi raggiungere me e mia cugina Roxanne in salone >> gli dico cercando di sembrare cordiale. << Altrimenti puoi restare qui e passo dopo a prendere il piatto >>
<< Bene >>
<< Bene >>. Mi chiudo la porta della stanza alle spalle e torno in cucina, dove Roxanne continua a sghignazzare mentre dispone il cibo in tavola.
<< Hosomaki, nigiri >> elenca. << Tempura di gamberi e verdure, l’amante a letto… >>
<< Smettila, ti prego >> le chiedo.
<< Solo quando mi avrai raccontato di nuovo cosa ci fa qui >> sorride beffarda. La odio.
<< Ha avuto un incidente, l’ho incontrato al San Mungo, non ha dove stare, hanno fatto leva sulla mia bontà, lui si è opposto, l’hanno sedato, l’hanno scaricato qui più o meno un’ora fa >> ripeto per la terza volta con voce monotona.
<< Non smetterò mai di riderne >> sghignazza Roxanne rubandomi un hosomaki all’avocado dal piatto.
<< E io di piangerne >> sospiro.

*
Dopo mesi passati nella foresta a mangiare tonno e carne in scatola, questa zuppa precotta mi sembra il piatto di uno chef pluristellato. Scuoto la testa e allontano il ricordo dell’Africa, mi concentro sulla stanza. Sono su di un letto matrimoniale abbastanza comodo, il copriletto è blu. Le pareti attorno a me sono color indaco. Il lumino alla mia sinistra è azzurro. Le tende sono dello stesso blu del copriletto. L’armadio è dello stesso azzurro del lumino. Mi sento soffocare.
<< Weasley >> la chiamo a voce bassa.

<< Guaritore Shepard, si sta svegliando >>.
Apro gli occhi, ho un mal di testa lancinante. Vedo solo il bianco del soffitto e una ragazza dai capelli rossi che mi guarda fisso. << Tu? >> chiedo incredulo dopo averla riconosciuta. Sono anni che non la vedo e se il dolore alla testa non fosse così atroce penserei di essere in un sogno. O di essere morto.
<< Aspetta, tirati su >> fa lei aiutandomi a sollevare la schiena. Che scherzo è questo?
<< Lavori al San Mungo? >>. È l’unica spiegazione plausibile. Lei sorride.
<< Assolutamente no. Sono un’Indicibile >>.
Indicibile. Mi ricordo qualcosa che ha detto un Guaritore riguardo un’Indicibile che mi aveva riconosciuto e, pare, salvato la vita. Ci scommetto che è lei.
<< Sei venuta a riscuotere? >> chiedo sarcastico.
<< Prego? >>
<< Pare ti debba la vita >>. Rose Weasley scoppia a ridere. Un Guaritore entra e la saluta, poi si avvicina a me.
<<
Lumos. Segua la luce con gli occhi, signor Malfoy. Ancora. Perfetto >> annota qualcosa su una cartellina, poi controlla il tubicino che ho dietro la schiena. Lo stacca.
<< E il morso e a posto, beva questa pozione e avrà una schiena quasi come nuova in un paio d’ore. Mmm. Gli esami sono a posto. Ora le cambio la fasciatura per il fianco, osservi bene come si fa, signorina >>. Perché un’Indicibile dovrebbe saper fasciare un fianco?
<< Mi dici che ci fai qui? >> le chiedo fissandola. È cambiata parecchio. Ha messo su qualche kilo, non ha più l’aria da “manico di scopa” che aveva a scuola e sta davvero bene. Ha i capelli più lunghi - scarmigliati come sempre -, gli occhi azzurri brillano come al solito, le lentiggini sembrano essersi moltiplicate. Sul collo c’è il segno di una recente ustione.
<< Ti porto a casa >> mi risponde distogliendo lo sguardo e arrossendo.
<< Eh? >>
<< La sua amica si è offerta di prendersi cura di lei finché non sarà guarito >> mi spiega il Guaritore. << Il gesso va tolto tra venti giorni, può levarlo qui al San Mungo. Dal fisioterapista per un mese, poi gliene indicheremo uno Babbano davvero bravo >>.
<< È uno scherzo? >> chiedo al Guaritore.
<< Certo che no, signor Malfoy >>.
La Weasley sembra offesa. << Per me puoi rimanere anche qua >> mi dice.
<< Dev’esserci un altro modo >> insisto. Non posso restare in ospedale solo per un braccio ingessato e un’ustione. E non ho più la mia tenda in Tanzania, mi hanno mandato un gufo dalla banca dicendomi di avermi sostituito. Di andare dai miei non se ne parla e non ho abbastanza soldi per una camera al Paiolo Magico.
<< Sei un ingrato, Malfoy >> sibila lei risentita.
<< Non credo ci siano alternative, signor Malfoy. Beva queste due pozioni: una è per sanare la ferita da morso, l’altra per renderle più agevole il trasferimento >>.
Guardo male il Guaritore e ingollo la prima pozione. Il mio sguardo passa a Rose Weasley. Corrugo la fonte prima di bere. Il suo sguardo azzurro è l’ultima cosa che vedo prima di perdere i sensi.

<< Eccomi >> mi dice sforzandosi di sorridere. << Com’era la zuppa? >>
<< Ben riscaldata. Non… non riesco ad alzarmi >>. È difficile chiederle aiuto direttamente. La Weasley annuisce e si avvicina per darmi una mano, mi tira su con un po’ di sforzo e si offre di accompagnarmi in salone. << Okay >> le dico, poi mi aggrappo a lei.
Entriamo nel piccolo salone e mi accascio sul divano.
<< Guarda un po’ chi abbiamo qui >> mi saluta allegra Roxanne Weasley.
<< Ehi, la Weasley non-rossa! >> sorrido al suo indirizzo. Ho battibeccato qualche volta anche con lei, la ricordo simpatica. Lei scoppia a ridere. << Sempre in forma, Malfoy! >> mi deride.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> si intromette Rose.
<< No, grazie >>
<< Okay >>. La vedo avvicinarsi al tavolo della cucina e riprendere a mangiare con sua cugina.
<< Quindi, Mark? >> le chiede Roxanne.
<< Ancora, Rox? Non c’è nessun quindi, è un Babbano! Siamo inconciliabili. Siamo stati insieme, è stato bello, ma è giunto il momento di voltare pagina >> risponde Rose.
<< Così ti voglio, ragazza. Passando a cose più importanti: che film danno alla TV? >>.
Corrugo le sopracciglia sentendo quelle parole, poi prendo a guardarmi per bene intorno: siamo in un microscopico appartamento; il salone e la cucina sono un tutt’uno, c’è solo la camera da letto dove alloggio io e un bagno. Le pareti sono ricoperte di fotografie: con i genitori e il fratello, con Roxanne, con tutta la famiglia, alla consegna di un premo che Rose esibisce con aria vittoriosa, a una specie di conferenza stampa nella quale stringe a sé un libro. Alla mia destra c’è un enorme scaffale pieno di libri, alla mia sinistra un finestrone dà sulla strada, sotto c’è una cassapanca anch’essa trasudante libri e cartelline portadocumenti. Di fronte a me, attaccato al muro di mattoni a vista, c’è una sorta di specchio nero rettangolare: la TV cui allude Roxanne. Sotto c’è un mobiletto bianco con su delle scatoline di plastica e la bacchetta per accendere la TV.
<< Niente film, stasera. Devo lavorare >>
<< Andiamo, Rose! Sei stata con quel topo tutta la notte, ti meriti un po’ di riposo >>. Mi chiedo chi mai potrebbe insultare un ex definendolo “topo”, ma lascio perdere.
<< Lascia stare Eloise >> le risponde Rose e io continuo a non capirci niente. << Non sono in vena, tutto qui >>
<< Sei una noia, Rose. Io e Dominique abbiamo appuntamento con Lily al bar alle undici, se ti va di venire sai dove trovarci >>
<< Lavoro un po’ e poi vado a letto, è stata una giornata infinita >>.
Le sedie stridono sul pavimento, Roxanne si avvicina a me per recuperare la giacca lasciata sullo schienale del divano e mi dà una pacca sulla spalla.
<< A venerdì prossimo, Malfoy >> mi saluta.
<< Ciao ciao >> rispondo e m’incupisco al pensiero di dover passare qui così tanto tempo. Roxanne entra nel camino accanto al finestrone, dice “Villa Conchiglia” e svanisce lasciandosi dietro una scia di fuliggine. Rose traffica un po’ in cucina, poi si siede accanto a me porgendomi un bicchiere di vino rosso.
<< Vuoi ubriacarmi e sedurmi, Weasley? >> dico senza pensarci. Sta’ zitto, idiota.
<< Oh, sicuro. Non so cosa mi attrae di più: il fatto che indossi il mio pigiama magicamente ingrandito, il tuo braccio ingessato o le pustole dietro la schiena >> ribatte lei tranquilla. Rido.
<< Sono ridotto proprio male, eh? >>
<< Io avrei potuto fare di meglio, se gli insegnanti non si fossero intromessi ogni volta >>
<< Serata ricordi di Hogwarts? Malinconica, la ragazza! >>
<< Per niente, devo lavorare. Sai cosa sono i film? Te ne metto uno? >>

Rose mi ha acceso la TV, mi ha spiegato come si usa il telecomando e mi ha detto di chiamarla solo in caso di necessità. Poi si è seduta al tavolo dietro al divano dove sono steso e si è messa a trafficare con un calderone. Quando avevo udito qualcosa di vetro rompersi mi era venuto un colpo, ma Rose sembrava tranquilla e l’avevo lasciata fare. È da due ore che non proferisce parola, così continuo a guardare il film e a ridere per qualche battuta. Un trillo acuto proveniente dalla mia destra mi fa sobbalzare per la seconda volta e penso che, se continua così, morirò d’infarto nel giro di poco. Rose sospira pesantemente e si avvicina al luogo dal quale proviene il rumore.
<< Pronto? >> dice a un aggeggio di plastica che si è portata all’orecchio. Cerco di rievocare il ricordo del nome, ma mi sfugge.
<< Sì, ero a pranzo da Lorcan e Joe, mi ero dimenticata di avvertirla… Andiamo, mamma, lo sai che non… sì… okay… sì, mamma, ho capito. Okay, a domenica… non lo so, il più tardi possibile, oggi è stata una giornata assurda… okay, ti telefono io. Buonanotte, saluta papà. Ciao >>. Rose posa l’aggeggio e torna al trafficare in cucina. Ogni tanto la sento borbottare un “qua va la radice di zenzero, qua un altro po’ di essenza di Ricordella” e cose del genere. Mai sentito parlare dell’essenza di Ricordella. Dopo un po’ Rose mi dice che è ora di andare a dormire, poi entra in bagno. Sospiro e mi alzo dal divano con qualche difficoltà e mi guardo intorno. Il tavolo è vuoto e sistemato, il calderone è sparito, non c’è nessuna traccia del vetro rotto di prima.
<< Ma che combinavi? >> le chiedo una volta uscita dal bagno.
<< Preparavo una zuppa >> mente sorridendo. << Il bagno è tutto tuo. Buonanotte >>
<< Zuppa, come no. Buonanotte >>.
Una volta uscito dal bagno, vedo la Weasley stesa sul divano con una coperta addosso e la sveglia sul tavolino del telefono. È a pancia in giù e studia un paio di carte, piuma auto inchiostrante in bocca e un paio di occhiali sul naso.
<< Mi spiace privarti del letto >> dico nella penombra della casa. Lei sobbalza.
<< Dormo spesso sul divano, non preoccuparti >>
<< Altri pazienti del San Mungo caritatevolmente accolti? >> la schernisco. Lei mi guarda sorridendo: << Solo quelli che non fanno di tutto per irritarmi >>.
<< Allora perché sono qui? >> chiedo. La vedo posare le carte e la piuma sul tavolino, si prende tutto il tempo prima di dirmi: << Perché sei solo >>. Non lo dice per offendermi, è una constatazione. Sorrido.
<< O perché lo sei tu? >> insinuo. Sorride anche lei.
<< E perché lo sono anche io >>.
Annuisco.
<< Buonanotte, Weasley >>
<< Buonanotte, Malfoy >>.



Il titolo del capitolo è preso dall'omonima canzone di Laura Pausini.


CIAO A TUTTI!
Sono molto molto di fretta, quindi vi chiedo soltanto: cosa ne pensate di questa nuova convivenza? Che risultati avrà? Che ve ne pare di Roxanne? Io la adoro *-*
Ci tengo tantissimo a ringraziare tutte le persone che hanno inserito “Grazie a Dio è venerdì” tra le seguite (90110alheka, Dany_skywalkerfraneraJuliet80LadyAlaska_LoStregattoLux_PotterheadninfadafneRosewhite93Rosie MalfoySiverRoseValeria_Granger, Zindziswa), tra le preferite ( cla_malfoy_jackson, coolkids, ottaviaolimpia, Vin94, Zenza) e, soprattutto, le fantastiche Rosie Malfoy, Valeria_Granger, Vavvi96 e coolkids che hanno recensito gli scorsi capitoli. Un altro mega grazie (eccolo: GRAZIE *-*) va ad alheka, che mi ha inserita tra i suoi autori preferiti <3
A venerdì prossimo!

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Capitolo 4
*** Heartbreak hotel ***


Venerdì, 21 marzo 2031
Roxanne ha deciso che sono depressa.
Oggi ha insistito affinché ci vedessimo a pranzo e non a cena come al solito in modo da poter parlare del fatto che è da un mese che ho rotto con Mark e che sono uscita di casa solo per andare a lavoro, fare la spesa o per pranzare dai miei.
<< Non sono depressa >> le dico invece di salutarla mentre prendo posto di fronte a lei in un ristorante di Diagon Alley, poco distante dal negozio nel quale lavora insieme a suo padre, “Tiri vispi Weasley”.
<< Buongiorno anche a te! Sto bene, grazie per l’interessamento >> sbuffa mia cugina sfogliando il menù.
<< Non sono depressa >> le ripeto. Roxanne annuisce e mi chiede com’è andata la settimana.
<< Il solito >> le dico. << Niente progressi con Eloise e con la pozione, Lorcan non è riuscito a capire niente dei miei studi, quindi sono punto e a capo. Prima di venire qui sono andata da zio Percy per quella poltrona-letto che avevano nella camera di Molly, dopo la infiocco e la faccio trovare in salone a Scorpius >>.
Anche se ha levato il gesso dieci giorni fa e la fisioterapia va alla grande, Scorpius resta a casa mia.
Io non ci sono quasi mai e a lui non va di mettersi a cercare casa e devo dire che è piacevole dividere la spesa e l’affitto con qualcuno, senza parlare del piacere di tornare a casa e non stare da sola.
<< I tuoi cosa ne pensano? >> mi chiede Roxanne.
<< Le signore sono pronte? >> s’intromette il cameriere. Ordiniamo entrambe un hamburger al piatto con contorno di patatine fritte (è venerdì, dopotutto) e riprendiamo a chiacchierare.
<< Mia madre è contenta del fatto che non stia da sola, mio padre continua a chiedere chi sia il mio coinquilino. Va da sé che non glielo direi nemmeno sotto tortura >>. Roxanne scoppia a ridere.
<< Secondo me dovresti dirglielo. Non avete più sedici anni, sono passati secoli. A scuola non ti sopportava e ora vive con te… insomma, Rose, le cose cambiano! >>
<< Le cose sì, ma mio padre no… dài, eri presente quando entrò in Infermeria! >>
<< Fu un incidente di Quidditch! >>
<< Non secondo mio padre >>.

Quando torno a casa, Scorpius non c’è e un bigliettino sul tavolo mi informa che è andato dal medico e a fare la spesa per stasera. Sorrido pensando a come si è adattato in fretta a questo nuovo stile di vita fatto di soldi babbani e spesa al Tesco, cene etniche a domicilio, televisione, luce elettrica e frigorifero.
Apro la borsa e ne estraggo la miniatura della vecchia poltrona nera di Molly, le metto un nastrino blu attorno, la poggio vicino alla finestra e la riporto alle dimensioni originali. Al nastrino lego un biglietto che dice “Così posso di nuovo addormentarmi sul divano senza sensi di colpa”, vado in bagno a farmi una doccia, regolo la sveglia per le sei di sera e mi concedo, con l’aiuto di una pozione soporifera, cinque ore di sonno.
La sveglia suona e io mi sento più riposata del previsto. Azzardo un’occhiata fuori ed è davvero buio, quindi mi giro verso la sveglia, che segna le otto e un minuto.
<< Porca miseria >> urlo alzandomi di scatto e correndo fuori della stanza.
<< Ben svegliata! >> mi dice Scorpius senza guardarmi, intento a vedere la TV.
<< Scorpius, che co- >>
<< Shh. Ross ha appena detto il nome di Rachel all’altare. Avrebbe dovuto dire quello di Emily >> dice lui interrompendomi di fronte all’ennesima replica di quell’episodio di Friends. Sbuffo spazientita e vado in bagno. Quando ne esco l’episodio è finito e Scorpius sta rovistando nel mio vecchio scaffale basso, trasfigurato in cassapanca/armadio nella quale ripone i suoi vestiti. Ne estrae un jeans nero e la camicia bianca che abbiamo comprato insieme la settimana scorsa.
<< Esci? >> gli chiedo appollaiandomi sul bracciolo del divano appellando il bicchiere di vino che Scorpius stava sorseggiando. Mi stiracchio e bevo.
<< Usciamo >> precisa lui. Sorrido sorniona e con una fitta d’invidia.
<< Uhuh, primo appuntamento! Chi è lei? >>.
Non sarò depressa come crede Roxanne, ma mi dà un po’ fastidio che tutti i miei amici e cugini abbiano la loro vita sentimentale, mentre io m’invischio solo in situazioni complicate.
<< Com’è possibile che tu non capisca mai niente? Usciamo, Rose. Io e te >>
<< Che? >> chiedo scettica.
<< Prima di tutto, è un ringraziamento per avermi regalato un letto, il che mi eviterà di spaccarmi ancora la schiena su quel divano >>
<< Ehi! >> ribatto indignata. << Il mio divano è comodissimo >>
<< Shh >> mi zittisce nuovamente lui. << Poi, hai bisogno di uscire di casa e spassartela un po’ con qualcuno. Il lavoro non è spassarsela >> aggiunge prima che possa dire che io mi diverto tantissimo a lavoro.
<< Senti, apprezzo davvero il tuo aiuto e il fatto che Roxanne vada a sbandierare ai quattro venti i miei ipotetici problemi di socializzazione, ma sto bene e non voglio andare in giro per locali ad adescare gente >> gli dico riprendendo a sorseggiare il vino. Scorpius si avvia al bagno con i vestiti sotto braccio ed esce dal mio campo visivo.
<< Ma come? >> mi soffia all’orecchio facendomi sobbalzare. << Non hai scritto a Roxanne di sentire una tremenda mancanza del sesso e che avere un coinquilino figo come me non aiuta? >>.
Sputacchio un po’ di vino mentre mi giro verso di lui più rossa che mai. Sto per urlare il nome di mia cugina, ma Scorpius mi anticipa.
<< Non è saggio lasciare in giro per casa le lettere e poi chiuderti in camera tua a telefono, sai? >>. Lo guardo con astio. << Non ti ho mai definito figo e ho scritto che è il vivere con un maschio a non essere d’aiuto, non il fatto che questo maschio sia tu >> preciso.
<< Sarà, ma sono lo stesso un gran bel ragazzo >> dice Scorpius prima di farmi la linguaccia.
<< Sparisci, prima che ti affatturi >> minaccio. Lui ride e si chiude la porta del bagno alle spalle.
Merlino, che figuraccia. Davvero ho lasciato quella lettera in giro? Quanto posso essere stata stupida? È stato difficile confidare quella cosa a Roxanne l’altro ieri e ora… Maledizione.
Scuoto la testa e mi impongo di calmarmi. È un bisogno fisiologico mi dico. Sono un essere umano e ho dei bisogni. Io e Mark eravamo molto attivi sotto questo punto di vista, è difficile passare all’improvviso dal tutto al niente. Dio, che stupida, non potevo dirglielo a voce? O non dirglielo proprio? Maledizione.
Il suono del campanello mi riporta alla realtà.
<< Chi è? >> chiedo brusca.
<< Merlino! >> risponde Roxanne spazientita. Sbuffo e le apro la porta.
<< Ancora in pigiama? >> mi chiede posando il sacchetto del sushi bar all’angolo sul tavolo. << Almeno hai scelto cosa metterti? >>.
Fantastico. Quella di Scorpius non era una sottile imposizione, ma un agguato in piena regola.
<< Io non vengo, Roxanne >> le dico.
<< Certo, come no. Dov’è quel bel vestito blu che ti regalò Victoire per il compleanno? >>
<< Roxanne, non sono in vena >>
<< Capita. Su, sarà una serata fantastica, siamo solo noi tre, niente Lily che fa il terzo grado o Dominique che rovina la piazza, promesso >>. Sospiro pesantemente.
<< Scorpius ha letto quello che ti ho scritto nella lettera di mercoledì >> le dico. Mia cugina mi guarda, poi scoppia a ridere.
<< Sai >> mi dice. << È da lunedì che stiamo organizzando questa cosa e la prima cosa che mi ha detto è che ha proprio bisogno di una sana sco- >>
<< ROXANNE! >>
<< Ops. In ogni caso… dico io, fate prima a saltarvi addosso, invece che coinvolgermi in tutti questi sotterfugi! >>. Soffoco a stento una risata.
<< Ma è stata una tua idea, Rox! >>
<< E me ne sto pentendo già, questi tacchi non li sopporto proprio >>.


Qualche hosomaki e una doccia dopo, studio il vestito blu con aria critica. Sono tre mesi che non lo indosso, ovvero da quando ho festeggiato il sesto mesiversario con Mark. Scuoto la testa e ne prendo uno nero, con il bustino aderente, la gonna larga e la scollatura dietro la schiena. Appello il ciondolo con la stellina che mi ha regalato Lorcan per i miei diciassette anni, mi lego i capelli in uno chignon morbido e riesumo dall’armadio un paio di zeppe, gli unici tacchi che riesco a indossare senza rischiare di cadere e spezzarmi il collo.
<< Sono pronta >> annuncio entrando in salone. Scorpius fa okay con la mano, ma Roxanne scuote la testa.
<< Hai dimenticato il trucco >> mi dice. Odio truccarmi, mi sento un clown. Ma mia cugina non sembra essere del mio stesso avviso, così tira fuori dalla borsetta l’eyeliner nero, il mascara e un lucidalabbra trasparente.
<< Ecco fatto >> annuncia dopo pochi secondi. Scrollo le spalle mi avvio fuori la porta di casa, seguita a ruota dal mio tremendo coinquilino e dalla mia perfida cugina.
La musica proveniente dal locale prescelto da Roxanne si sente fino alla fine della strada. Scendiamo dal taxi che abbiamo preso per arrivarci, diamo i soldi al tassista e ci avviciniamo al bar. Scorpius si ferma a pochi passi dall’entrata.
<< Ecco il piano >> spiega. Io inarco un sopracciglio. << Roxanne entra per prima, hai un minuto per cercarne uno che ti piace, Rose fa lo stesso, dopo un altro minuto entro io. Mente aperta e legilimanzia, me li indicate, mi avvicino a loro, scommetto che riuscirò a offrirvi un drink. Voi mi rifiutate, torno indietro sconfitto, loro ne ridono, io li sfido a fare di meglio… et voilà! >>
<< Wow >> dice Roxanne sbalordita. << Sei la spalla migliore che abbia mai avuto! >>. Ci augura una buona serata, con un Evanesco fa sparire le forcine che ho in testa e, inseguita dal mio indignato ehi!, entra nel locale.
<< Ecco, ora si appiccicheranno tutti al lucidalabbra >> sbuffo spostando i capelli su un’unica spalla. Scorpius sorride e ci avviciniamo un po’ di più all’ingresso.
<< E la tua spalla? >> chiedo mentre vedo parecchie teste girarsi al passaggio di mia cugina, che si siede con grazia al bancone.
<< Ti offri volontaria? >> sorride lui. Scrollo le spalle. << Se vuoi >>. Scorpius annuisce, annuisco anche io, poi mi dice che tocca a me. Annuisco di nuovo ed entro nel locale.
C’è un caldo soffocante, la musica spacca i timpani e la gente balla ovunque. Mi siedo anche io al bancone, a pochi sgabelli da Roxanne, e chiedo una piña colada, l’unico drink babbano che abbia mai bevuto, poi inizio a guardarmi intorno con la coda dell’occhio.
Sembrano tutti più grandi di me di almeno cinque anni, ma mi dico che non mi deve importare.
Un ragazzo carino, Rose esplode nella mia testa la voce di mia cugina. Sobbalzo per lo spavento.
Fatti i pensieri tuoi! penso indignata. Questa è violazione della privacy!
Smettetela, ragazze ci ammonisce Scorpius. Prendo un bel sorso di piña colada e scommetto con me stessa che stanotte avrò gli incubi.
Il tipo sulla destra, accanto a quello che sta facendo la radiografia a Rose pensa Roxanne e Scorpius esegue. Sbuffo per l’ennesima volta mentre arrossisco.
Guardare e imparare, prego pensa Scorpius, poi vedo Roxanne concentrarsi per chiudere il canale tra le nostre menti. Faccio lo stesso, mentre il mio coinquilino si dirige verso due tipi, scambia qualche parola con loro e poi torna indietro e va da mia cugina.
<< Che stai bevendo? >> le chiede.
<< Mint >> risponde lei. Scorpius annuisce, poi fa dietrofront. Continuo a sorseggiare il mio drink. Qualche secondo dopo, il tipo prescelto da Roxanne le si avvicina, dice “Mint, vero? Posso offrirti il prossimo?”, Roxanne ridacchia “Con molto piacere”, poi si allontanano per sedersi insieme a un tavolo. Poco dopo, Scorpius si avvicina a me.
<< Devo fingere di darti due di picche, vero? >> chiedo sorridendo.
<< Così pare >> dice lui. << Il tipo che ti stava squadrando prima sembra a posto >>. Annuisco.
<< Tu hai notato qualcuna? >>
<< Non ancora. Ci vediamo tra cinque minuti vicino ai bagni? >>. Annuisco di nuovo.
<< Cosa sta-… >>
<< Piña colada >>
<< Piña colada. Ricevuto >>. Scorpius si allontana nuovamente, lo sento borbottare qualcosa al tipo con cui era al tavolo anche il “cavaliere” di Roxanne.
Il suddetto tipo, un ragazzo dai capelli neri raccolti in un codino e la pelle olivastra mi si avvicina.
<< Piña colada anche per me >> dice, poi mi chiede se può sedersi e io annuisco.
Vedo Scorpius fare okay con il pollice e sorrido, prima di essere invitata a un tavolo da Miguel.
Miguel è uno studente di non ho capito bene cosa qui a Londra per un progetto babbano che si chiama Erasmas o qualcosa del genere, viene dal Portogallo, ha ventitre anni. Ha casa qui vicino e voleva staccare un po’ la spina dallo studio. Io dico di chiamarmi Helena e di studiare medicina e che sono qui anche io per staccare dallo studio, ma sul fatto di avere venticinque anni non mento.
Miguel mi sorride, ha un bel sorriso, delle belle braccia e delle belle mani. Inizio a fantasticare un po’ su di lui e insieme all’imbarazzo avverto la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato. Vedo con la coda dell’occhio che Scorpius si sta dirigendo verso il bagno, chiedo scusa al mio interlocutore e seguo il mio amico.
<< Come procede? >> mi chiede. Scrollo le spalle.
<< È simpatico, credo. Non lo so, non mi sento a mio agio. Se ti serve casa me ne vado a dormire dai miei o da Roxanne, io taglio la corda >> gli dico. Scorpius sorride.
<< Roxanne se n’è andata qualche minuto fa, mi ha detto di dirti che ci vediamo domani alle otto per fare colazione da lei. Per quanto riguarda il tornartene a casa da sola e così giù di morale non se ne parla. Ti ho promesso una serata divertente e lo sarà. Andiamo >>.
Scorpius mi prende per mano e mi trascina nel locale, nel lato opposto a quello dove ero seduta con Miguel, in mezzo a tutta la gente che balla. Azzardo qualche passo, Scorpius sorride e inizia a muoversi anche lui.
Purtroppo i balli che abbiamo nel mondo magico non sono minimamente simili a quelli dei Babbani, siamo molto tradizionalisti e non c’è tutto questo saltare, questo strusciarci in libertà, anche perché le uniche occasioni per ballare sono il Gran Galà del Ministero e i matrimoni. Ci divertiamo un mondo a cercare di imitare le altre persone o a fare io la parte del macho muscoloso e lui quella della ragazzina civettuola che sbatte le ciglia come se avesse una trave nell’occhio. Poi Scorpius viene allontanato da me da dietro e si palesa Miguel.
<< Potevi dirmi che non t’interesso, invece di lasciarmi a un tavolo per venti minuti come uno scemo >> mi dice con rabbia. Sento le guance imporporarsi e provo a balbettare delle scuse.
<< Ehi, lasciala stare >> dice Scorpius riavvicinandosi. << Tutto okay, Rose? >>
<< Rose? >> chiede Miguel. << Ma che stronza! >>
<< Ti ho detto di lasciarla stare, sei sordo? Levati di mezzo. Ce ne andiamo >>
<< Tienitela pure >>.

Siamo tornati a casa a piedi. Ci abbiamo messo un secolo, ma non mi andava di stare chiusa in un taxi.
Nessuno ha più proferito parola da quando siamo usciti dal locale, così il “finalmente” di Scorpius non appena intravede il nostro palazzo esce fuori abbastanza roco. Un paio di minuti e Scorpius apre la porta di casa, getta la giacca sul tavolo e si siede sul divano. Mi fa segno di raggiungerlo, ma io mi prendo tutto il tempo. Vado in bagno a lavarmi le mani e levarmi il trucco dagli occhi, entro nella mia stanza e mi levo le scarpe e lascio sul comodino la collana. Prendo il vino dal frigo e due bicchieri.
<< Tu bevi troppo >> mi dice Scorpius.
<< Metà del tuo mezzo calice di vino e una piña colada annacquata non è troppo >> dico porgendogli la bottiglia. Scorpius la stappa e versa un po’ di vino a tutti e due.
<< Scusa se ti ho rovinato la piazza e ti ho quasi fatto prendere a calci da un portoghese >> sussurro prima di bere piano.
<< Non mi hai rovinato la piazza… infondo sono tornato a casa con una ragazza, no? >>. Rido.
<< E non mi hai quasi fatto prendere a calci. Mi spiace che ti abbia dato della stronza >>
<< Me lo sono meritato. Be’, vado a compiangermi un po’. Chi regola la sveglia? >>
<< No, niente compiangersi. È vietato. Ed è venerdì. Devi chiudere in bellezza il tuo giorno speciale >>. Guardo Scorpius con gratitudine per quella premura e gli dico che ormai i miei venerdì lasciano un po’ a desiderare.
<< A maggior ragione >> risponde lui, poi iniziamo a chiacchierare.
Finalmente trovo il coraggio per chiedergli come si è ferito e come mai era al San Mungo nonostante si trovasse in Tanzania. È venuto fuori che è stato attaccato da un Nundu, una delle creature più pericolose del pianeta. È stato morso, il morso si è infettato ed è riuscito a smaterializzarsi e materializzarsi al Ministero prima di perdere i sensi. Ecco cos’era quel trambusto che avevo sentito quella notte mentre scendevo all’Ufficio Misteri.
<< Ha fatto tanto male? >> gli chiedo.
<< Preferirei non pensarci >> mi risponde. Annuisco con un sorriso, poi gli chiedo come va la fisioterapia e mi dice che lunedì è l’ultimo giorno. Restiamo in silenzio per un po’, poi, dal nulla, gli chiedo di Hogwarts.
È da quando vive qui che ho qualche domanda da fargli sul periodo relativo alla scuola, in particolare sul repentino odio che aveva iniziato a dimostrare nei miei confronti dopo un incidente a Quidditch durante il nostro sesto anno.
<< Qual è stato il tuo anno preferito a Hogwarts? >> gli chiedo. Scorpius sembra sorpreso da quella domanda, poi dice che il suo anno preferito è stato il quinto. Mi dico d’accordo, poi aggiungo. << Menomale che non hai detto il sesto >>.
Scorpius si rabbuia. << Quello è stato l’anno peggiore >> ammette.
<< Già >> gli faccio eco io. << Non so se è perché avevi preso a evitarmi, a guardarmi con odio o perché mi avevi rotto il setto nasale con un bolide l’unica volta nella storia in cui un Cacciatore ha sostituito un Battitore. Ancora devo capire perché giocavi tu, poi >>.
Scorpius mi guarda, punta i suoi occhi grigi nei miei, li assottiglia come se mi volesse valutare. Poi sorride.
<< Be’, mi avevi spezzato il cuore >> dice con leggerezza.
<< Cosa? >> chiedo tossicchiando. Un po’ di vino mi va di traverso e lui si affretta a battermi qualche colpo dietro la schiena. Sento il palmo della sua mano colpire la mia pelle, lasciata scoperta dallo scollo del vestito.
<< Si dà il caso che avessi una bruttissima cotta per te >> confessa levandomi la mano da dietro la schiena. Mi compare in testa l’immagine di una Roxanne quindicenne in divisa Grifondoro che urla “te l’avevo detto”, poi svanisce.
<< No >> ridacchio. << Io avevo una cotta per te >>
<< Ma davvero? >> mi chiede Scorpius ironico. Io annuisco.
<< La voce si era diffusa, in effetti, ma non se n’è più parlato dopo il tuo bacio con Richard Harris fuori la biblioteca >>.



Titolo tratto dall'omonima canzone di Elvis Presley

NdA:
Sono super di fretta! Mi ero dimenticata che ho il turno a teatro (lavoro come maschera) e sto aggiornando per strada xD nel prossimo capitolo ringrazio tutti per bene, promesso!
A venerdì!
HM_3 :* :*

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Capitolo 5
*** Friends... ***


Venerdì, 21 marzo 2031 – Sabato, 22 marzo 2031
 
<< Si dà il caso che avessi una bruttissima cotta per te >> confessa levandomi la mano da dietro la schiena. Mi compare in testa l’immagine di una Roxanne quindicenne in divisa Grifondoro che urla “te l’avevo detto”, poi svanisce.
<< No >> ridacchio. << Io avevo una cotta per te >>
<< Ma davvero? >> mi chiede Scorpius ironico. Io annuisco.
<< La voce si era diffusa, in effetti, ma non se n’è più parlato dopo il tuo bacio con Richard Harris fuori la biblioteca >>.

Sgrano gli occhi. “Per Merlino” è l’unica cosa che riesco a dire per un po’.
<< Non è come pensi >> inizio a spiegare, ma Scorpius m’interrompe.
<< Non devi giustificarti, Rose. Avevamo quindici anni e Harris era un bel ragazzo >>
<< Se mi facessi parlare, magari, scopriresti che a me Harris non piaceva per niente e che lo baciai per colpa di un “brillante” piano di James e Roxanne >>. Scorpius mi guarda scettico, ma sembra voler sentire cos’ho da dire.
<< Allora, fammi riordinare le idee. Okay. Avevamo vinto l’ultima partita di Quidditch contro i Tassorosso e Frank Paciock era riuscito a sottrarre alla madre delle casse di non ho mai capito bene cosa. Solita festa post Quidditch, insomma. Mentre c’era tutto questo casino, io e Roxanne sedevamo in un angolo e lei iniziò a parlare di quanto fosse cotta del suo ragazzo dell’epoca, io, be’, iniziai a parlare di te e lei decise che era ora di fare qualcosa. Non mi piaceva la piega che la situazione stava iniziando a prendere, così le dissi che non bisognava fare proprio niente. Lei invece chiamò James, iniziarono a confabulare e in meno di dieci minuti riuscirono a creare dei bigliettini con un’azione e delle persone e li misero in due contenitori. Roxanne mi costrinse a partecipare al gioco, pescai i bigliettini che, ovviamente, avevano stregato i miei cugini et voilà! “Bacia un Serpeverde del tuo anno”. Il pomeriggio dopo venni a cercarti in biblioteca per dirtelo con la scusa che con te avevo un po’ di confidenza, mentre con Harris no e l’altro Serpeverde del nostro anno era Albus… Insomma, stavo venendo da te, ma mi trovò prima Harris, mi disse che sapevano tutti della scommessa, c’era un manipolo di curiosi assurdo e niente, baciai lui >>. Scorpius continua a fissarmi, ma non ha più l’aria scettica.
<< E poi niente, due giorni dopo mi rompesti il naso, mio padre ti giurò odio eterno, tu iniziasti a evitarmi e passai un anno tremendo >> concludo leggera. Scorpius continua a non dire niente, poi prende il suo calice e lo avvicina al mio.
<< Alla sfiga che avevamo a quindici anni >> dice.
<< E a quella che io ho ancora >>. Lui ride e brindiamo.
<< Secondo te Roxanne come se la sta cavando? >> gli chiedo.
<< Oh, alla grande. Spero solo che domani non ci racconterà tutti i particolari >>
<< Fidati, lo farà >> bofonchio. Scorpius sgrana gli occhi, poi ride di nuovo. Mi versa altro vino.
<< Mi vuoi ubriacare? >> chiedo sorridendo.
<< Non ci avevo pensato, ma è un ottimo suggerimento >> scherza lui. << Anche se dovresti mangiare, non hai praticamente cenato >>
<< Sì che ho cenato >>
<< Quattro hosomaki non sono una cena >> dice Scorpius, poi si alza e va a rovistare nel frigo. << Ma la spesa non la fai mai? >>
<< Nel biglietto che mi hai lasciato oggi hai detto che l’avresti fatta tu >>
<< Potrei essermene dimenticato… perché abbiamo della panna montata? A che ci serve la panna montata? >>
<< Per le emergenze come questa >>.
<< Per quanto tempo sei stato in Tanzania? >> chiedo dopo aver ingoiato la panna che avevo in bocca. Gli passo il tubo. Scorpius si spreme in bocca una generosa quantità di panna, ingoia piano, poi mi dice tre anni.
<< Wow. E non hai trovato nessuna? >>
<< C’era una ragazza zanzibarina, Rukia, che lavorava nel bar sotto la mia prima casa, a Dar es Salaam, ma il fratello non era molto entusiasta della nostra storia. Dopo mi sono trasferito a Dodoma, poi ho piantato una tenda vicino al lago Vittoria. Mi sono spostato tanto, non ho avuto modo di conoscere molta gente >>
<< Ti manca vivere là? >>
<< Molto. Quando mi riassegneranno metterò da parte tutto quello che guadagnerò e quando sarà abbastanza tornerò lì in pianta stabile >>. Annuisco, mentre Scorpius si perde nel ricordo degli anni passati in Africa.
L’orologio della chiesa dietro casa batte undici rintocchi. Sembra passata una vita da quando siamo usciti di casa. Finisco il vino e faccio per andarmene, ma Scorpius mi passa un braccio attorno alle spalle e accende la TV. M’irrigidisco.
<< Ti ho mai ringraziato per avermi accolto qui? >> mi chiede puntando gli occhi sullo schermo. Io sbuffo.
<< Ogni giorno >>
<< Be’, grazie >>. Scoppio a ridere. Scorpius mi guarda. Lo fisso anche io per qualche minuto o forse per qualche secolo.
<< Ti si è sbavato il rossetto >> mi informa dopo un po’, poi mi strofina il dito all’angolo della bocca. Vorrei dirgli che era lucidalabbra, era trasparente e ormai dev’essere andato via da un pezzo, ma quando lo vedo chinarsi capisco che era una scusa. Scorpius mi bacia e ha le labbra morbide, sanno un po’ troppo di vino e forse è lui quello che beve tanto, non io. Scorpius mi bacia e mi lancio a capofitto in quel bacio, la me quindicenne s’impossessa del mio corpo e della mia mente, ricambia al bacio, lascia che il tocco della lingua di Scorpius schiuda le sue labbra, gli infila le dita tra i capelli mentre Scorpius le stringe la vita. La quindicenne me fa le capriole, la venticinquenne me continua a essere incredula, ma si riprende in fretta. Mi metto a cavalcioni su di lui, sento il cuore battere all’impazzata, ho le farfalle nello stomaco e il desiderio accumulato in questo mese inizia a farsi sentire. Scorpius stacca le sue labbra dalle mie e inizia a baciarmi e mordermi il collo, apre la lampo del mio vestito mentre io gli sbottono piano la camicia. Soffoco un “porca miseria” quando il telefono squilla e fa sobbalzare entrambi.
Mi allungo verso il tavolino e afferro la cornetta.
<< Pronto? >>. Scorpius mi bacia la spalla.
<< Rose, dormivate? >> chiede la voce di mia madre.
<< No, mamma. Com’è andata la giornata? >> chiedo fingendomi interessata. Non l’ho mai odiata prima d’ora.
<< Oh, il solito. Domenica pranzi da noi? >>
<< Come sempre >>
<< Perché non porti anche il tuo coinquilino? >>. Sbuffo.
<< Ne abbiamo già parlato, mamma >>
<< Rose, ho il diritto di conoscere la persona che abita con mia figlia >>. In teoria no, ma preferisco chiudere in fretta la conversazione.
<< Non ti prometto niente >> le rispondo. Lei ride e mi augura una buona notte.
<< Buonanotte >>. Metto giù. Tutto il desiderio e la passione di pochi minuti fa si sono tramutati in un colossale imbarazzo. Gli scendo da dosso, prendo il telecomando dal tavolino davanti al divano e cerco il canale dove danno Friends a tutte le ore del giorno e della notte*. Con la coda dell’occhio vedo Scorpius sorridere. Si leva le scarpe, incrocia le gambe sul divano e appella una coperta. La stende su tutti e due e lo ringrazio scoccandogli un bacio sulla guancia. Chandler fa una delle sue battute e scoppiamo a ridere. La tensione si alleggerisce. Ci addormentiamo davanti alla TV.
Ci svegliamo di soprassalto, i muscoli dolenti, gli arti intrecciati, la TV ancora accesa. Sono stesa su Scorpius in  un groviglio di vestiti e coperta. La sveglia che non abbiamo regolato segna le dieci e mezza, il campanello suona all’impazzata. Mi alzo da sopra Scorpius, lui fa un mezzo sorriso e corre a vedere chi è. Apre la porta ed entra Roxanne come una furia.
<< INSOMMA! Sono due ore che vi aspetto, che fine ave- >>. Mia cugina s’interrompe a metà frase, poi ci guarda con uno strano sorriso.
<< Hai accettato il mio consiglio e gli sei saltata addosso? >> mi chiede. Credo che la mia faccia abbia preso lo stesso colore dei capelli, mentre Scorpius si affretta a negare.
<< Fingerò di credervi >> dice Roxanne sedendosi al tavolo della cucina. << Ma la prossima volta nascondete meglio le tracce >>.
Mi guardo intorno mentre divento sempre più rossa: la giacca di Scorpius è sul tavolo, le sue scarpe ai piedi del divano; lui ha la camicia completamente sbottonata, il mio vestito è tutto stropicciato e mi sono resa conto solo ora che la lampo non è mai stata chiusa. La metto al proprio posto proprio mentre Roxanne appella il tubo di panna che giace vuoto sul tavolino. << Sexy! >> dice.
<< No! >> si affretta a dire Scorpius. << Avevamo fame e… okay, non mi è uscita bene. Se controlli in frigo non c’è niente di commestibile, quindi ci siamo accontentati di un po’ di panna. Poi ci siamo addormentati davanti alla TV >>.
Roxanne bofonchia un “Sì, come no”, mentre io prendo parola.
<< Roxanne, avevamo detto niente invasioni senza preavviso >> le ricordo. Mia cugina adora piombare all’improvviso a casa mia.
<< Non è un’invasione! Sono stata a casa mia ad aspettarvi per due ore, poi ho deciso di venire a vedere che fine avevate fatto. Non sapevo fosse l’ora delle coccole >> si giustifica. Ignoro il suo ultimo commento mentre Scorpius si scusa.
<< Fa niente >> dice Roxanne estraendo dalla borsa un sacchetto di carta con tre muffin. << Dato che non volete parlare di questa notte di follie, lo farò io >>.
Roxanne è la persona più fortunata che io conosca. E conosco davvero un sacco gente.
Lo era a scuola, quando riusciva sempre a cavarsela se non aveva studiato; lo era a Quidditch, quando, anche all’ultimo secondo, riusciva a deviare i bolidi in maniera perfetta e a spedirli immancabilmente contro il giocatore della squadra avversaria; lo era durante il suo vagabondare per Hogwarts di notte, anche se probabilmente era per incontrarsi con Lysander Scamandro, prima prefetto e poi Caposcuola di Corvonero, che non l’avrebbe mai denunciata. Lo è stata ieri sera, quando ha per caso notato a casa del suo “amico” una bottiglia mal nascosta di Whisky Incendiario ed è venuto fuori che è un mago anche lui e che era in quel bar per incontrarsi con il cugino Babbano che poi gli ha dato buca. Dopo il resoconto della sua nottata particolarmente attiva, ci lascia per mandare un gufo a questo Josh e per farci continuare “quello che stavamo facendo”. Inutile ripeterle che (purtroppo) non stavamo facendo proprio niente. Roxanne prende una manciata di polvere volante, s’infila nel camino, esclama “Alla casa di Rox Rox!”, poi svanisce in un turbinio di fiamme verdi.
<< “Rox Rox”? >> mi chiede Scorpius scoppiando a ridere.
<< Già. Non puoi semplicemente dire “Casa Weasley”, sai? Ne siamo un sacco. Così Roxanne ha deciso di essere originale >>
<< E qual è il nome del nostro camino? >>. Arrossisco. Scorpius vive qui da un mese, ha la sua tazza per il latte, il suo shampoo e il suo bagnoschiuma, la sua coperta sul divano, ora ha anche un letto. Ma dopo il bacio di ieri notte e il fatto che abbiamo dormito insieme, il pensiero del fatto che casa mia sia ora casa nostra e tutti i plurali che usa mi mettono a disagio.
<< “Il nido di Rose” >> gli dico, spiegandogli che la casa dei miei nonni si chiamava la Tana e che mi piaceva qualcosa che mi ricordasse loro e tutto il tempo che trascorrevo lì.
Scorpius annuisce, poi mi chiede cosa vogliamo per pranzo. Ignoro anche quel plurale e gli dico che mi va bene tutto. Dopo mezz’ora lui esce a fare la spesa e mangiamo. Dopo pranzo preparo il calderone e le varie pozioni, le dispongo sul tavolo e inizio a lavorare.
La pozione m’impegna tutto il pomeriggio ed è ormai ora di cena quando decido di smettere tutti i miei inutili tentativi.
Scorpius si rimette ai fornelli e mi chiede a cosa ho lavorato. Gli rispondo che si tratta di un esperimento e lui non dice più niente. Inizia a cucinare e dopo poco sono in balia dell’odore che proviene dalla pentola e della mia disperazione. Ho bisogno di spaccare qualcosa.
<< Io devo fare una cosa in camera. Tu inizia a mangiare, se vuoi. Ora svuoto il tavolo >>.
Scorpius mi fissa a lungo, poi annuisce e continua a cucinare. Imbottiglio ciò che non è da buttare, butto tutto ciò che non è da imbottigliare, ripongo il paiolo in uno dei mobili della cucina insieme ai miei utensili. Rubo il bicchiere di vino di Scorpius mentre non mi guarda e sgattaiolo in camera mia. Rendo imperturbabile la porta, prendo i soliti guanti di lana per non tagliarmi con i cocci e indosso gli occhiali da sole per evitare di cavarmi un occhio. C’è poco da rompere in camera mia, oltre alla lampada sul comodino e qualche cornice, così scaravento all’aria anche gli occhiali, mi levo i guanti e inizio a strappare il cuscino. Le lacrime mi escono a dirotto, senza che riesca a fermarle. Recupero il bicchiere, che sono riuscita a salvare, ne bevo il contenuto e lo scaravento contro la finestra. Sento un leggero spostamento d’aria dietro di me, poi Scorpius mi tira per la spalla, mi fa girare e mi abbraccia.
<< Che ti prende, Rose? >> mi chiede preoccupato.
<< Fatti gli affari tuoi >> gli rispondo. Scorpius s’irrigidisce, ma mi trascina lo stesso in salone e mi fa sedere sul divano accanto a lui. Poggio la testa sulla sua spalla mentre cerco di calmarmi, poi gli chiedo scusa.
<< Se non vuoi essere seguita, la prossima volta non rubare il vino altrui >>. Annuisco.
<< Mi dici cos’hai? >>. Vorrei ripetergli di nuovo di farsi i fatti suoi, ma, senza preavviso, dalla bocca mi escono altre parole, in un tono decisamente poco acido.
<< È il lavoro >> dico sospirando. << Sto lavorando a una ricerca sperimentale, la prima parte è riuscita alla grande, mi hanno fatto addirittura pubblicare un libro al riguardo, ci ho lavorato un sacco >>. Vedo Scorpius puntare lo sguardo su una delle foto che ho in salone, quella dove stringo la prima stampa del mio libro e vengo accecata dai flash dei fotografi.
<< Pretendi troppo da te stessa >> mi dice lui, ma io scuoto la testa.
<< Pretendo il giusto da una persona che ha solo il lavoro >> gli dico e il suo sguardo curioso me ne fa pentire subito dopo. Al diavolo, mi dico.
<< Sono sola, Scorpius >> inizio. << I miei finalmente si stanno godendo un po’ di tempo insieme, mio fratello è in Romania con mio zio. Tutti i miei amici e cugini sono sposati, hanno figli o convivono e quelli che non lo sono –ovvero i parenti ai quali sono più legata- sono via dall’Inghilterra da anni, ormai. Ho solo due costanti nella vita: Roxanne e il mio lavoro. Ma Roxanne ha una sua vita e non può starmi dietro in eterno. Poi sei arrivato tu e mi stava piacendo questa cosa, il non essere sola una volta tornata a casa dal lavoro, le serate passate a vedere la TV insieme, i sabato sera al cinema. E poi l’altro ieri la lettera di tua madre e ieri sera quel bacio… ho solo il mio lavoro: come posso fare se non mi va bene nemmeno quello? >>. Scorpius mi guarda come se fossi impazzita, ma si riprende.
<< Che ne sai tu della lettera? >> mi chiede. Ripercorro con la mente tutto il mio discorso. Sono davvero stata così stupida da dirglielo?
<< Rose? >>
<< Guarda che non sono l’unica a lasciare in giro la corrispondenza. Sembrava la grafia di mia zia, ma lei non mi manda gli indirizzi di case in affitto >> gli dico a voce bassa e con un pizzico di delusione. Scorpius scuote la testa.
<< Ho passato la mia infanzia in un maniero >> inizia a dire. << Un maniero nel quale vivevo con i miei genitori sempre troppo assorti nel lavoro. Ho passato la mia adolescenza in un castello, ma ero lì per studiare e non mi sono concentrato molto sulle mie relazioni interpersonali. Ho passato cinque anni a specializzarmi come Spezzaincantesimi e sono tornato a vivere dai miei. Poi me ne sono andato in Africa, tre anni di solitudine, studi e ricerche. Sono in punto di morte e compari tu, mi accogli, mi aiuti e non mi sono mai sentito a casa come quando sto qui con te. Siamo amici, Rose, e mi piace vivere con un’amica. Delle case in affitto te ne avrei parlato dopo cena, ti ho sentito parlare con tua madre l’altra sera e dirle che ti mancava da morire la vasca da bagno. E io vorrei una vera stanza, non un salotto nel quale Roxanne può piombare da un momento all’altro. Anche se stare in compagnia della TV tutte le ore del giorno e della notte non mi dispiace >>. Ci metto un po’ a metabolizzare il tutto e mi sento davvero un’idiota. Gli chiedo scusa e gli dico che sarei felice di dare un’occhiata alle case. Ha detto che siamo amici. Mi tranquillizzo. Il bacio è stato solo un errore. Gli sorrido e vado in camera mia, metto tutto in ordine con un gesto della bacchetta. I miei pensieri sono tutti per la ricerca, ma Scorpius mi raggiunge di nuovo.
<< Non fare mai più una cosa del genere >> mi dice alludendo alla distruzione della mia stanza. Poi, sempre senza preavviso, sempre senza un motivo, mi bacia. Resto inerte, pensando ancora alla mia pozione. Scorpius mi stringe i fianchi, potrebbe arrestarmi la circolazione da un momento all’altro. Hai già provato con un prelievo di sangue mi dico, ma vengo distratta dalle labbra di Scorpius, che premono contro le mie. Ricambio il bacio. Gli infilo le dita tra i capelli. Nemmeno con i peli di Eloise sei andata tanto lontano. Scuoto la testa mentre la lingua di Scorpius raggiunge la mia. Credo di essere sull’orlo di un’intuizione, ma vengo distratta definitivamente quando una delle sue mani inizia a scendere e incontra il mio sedere. Mi stacco da lui con uno schiocco, premendogli le mani contro il petto. Ha l’aria colpevole e sta per scusarsi, ma io gli sorrido e lo getto di malagrazia sul mio letto, corro in salotto, poi torno subito indietro. << Cos’hai fatto? >> mi chiede Scorpius tra un bacio e un altro, mentre io mi siedo addosso a lui come ieri sera.
<< Ho staccato il telefono >> gli sussurro all’orecchio.



*pagherei oro per un canale TV del genere *-*

Titolo tratto dall'omonima (e stupenda :3) serie TV.


NdA:
Looo so, non avrei dovuto interrompere proprio in quel punto, sono cattiva. E ne vado fiera u.u
Nemmeno ora ho molto tempo (è l’una e mezza di notte xD), quindi mi limito ai ringraziamenti, anche perché il capitolo parla da solo :-P
Grazie ai lettori silenziosi, a chi ha messo la storia tra le seguite (90110, alheka, avalonne, Babyramone, Bherenike, Blueraven, booyah44, Bored_girl, C h i a, Dany_skywalker, franera, Hayhey, Isabelle_Black, je88, Jess20, Juliet80, kolette95, LadyAlaska_, LoStregatto, love_for_readingLux_Potterhead, Me_stessa, nene channinfadafneros46, RoseetScorpius, Rosewhite93, Rosie Malfoy, SiverRose, Valeria_Granger, Zindziswa, _Bac, _imjusteri), tra le preferite (cla_malfoy_jackson, Fandoms_Are_Life, jambeingLady Io, Lalaco, Life is free, ottaviaolimpia, RoseetScorpiussailor moon98, tomemmaVin94, Zenza). Un grazie a chi ha recensito il terzo capitolo (_Bac, Vavvi96, tomemma) e un super grazie a Lady Io, che ha recensito il quarto capitolo e mi ha inserita tra i suoi autori preferiti *-*
A venerdì!

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Capitolo 6
*** ...with benefits ***


Domenica, 23 marzo 2031
 
Mi sono svegliata presto, stamattina. Sono sgattaiolata via dalla mia stanza da letto come una ladra, ho raccattato un maglione e un jeans a caso dall’armadio, ho recuperato un reggiseno e un paio di slip e la mia camicia da notte da sotto al cuscino. L’avevo indossata, poi avevo piegato i vestiti, la biancheria pulita e la bacchetta nella borsa. Avevo preso una manciata di polvere volante e mi ero precipitata a casa di mia cugina.
Roxanne vive a Diagon Alley, qualche strada dopo il negozio di scherzi che gestisce insieme al padre. Salgo piano le scale che portano al piano di sopra e mi chiudo in bagno, mi faccio la doccia più silenziosa che posso e mi vesto, mi lavo i denti con lo spazzolino che lascio sempre a casa di mia cugina quando dormo da lei e mi cambio. Rubo la sua matita per occhi e mi trucco, ma ho ancora delle occhiaie da far spavento e il senso di colpa che mi attanaglia lo stomaco.
Ho fatto sesso. Con Scorpius. Con la mia cotta adolescenziale. Con in mio coinquilino. Con il mio amico.
<< MISERIACCIA >> urlo sbattendo un piede a terra. Qualche secondo dopo, mia cugina entra in bagno brandendo la bacchetta.
<< Rose? >> mi chiede dopo avermi riconosciuta.
<< Mi hanno staccato l’acqua >> mento.
<< Oh. C’è anche Scorpius? >>
<< Ehm… no. No, Scorpius sta dormendo >>. Nel mio letto. Nudo.
<< Rose, ci sei? >>
<< Eh? >>
<< Ti ho chiesto se hai fatto colazione >>
<< Ah. No. Ti spiace sfamarmi? >> le chiedo arrossendo.
<< Sappi che ti costerà una spiegazione >> mi dice lei, chiudendosi la porta del bagno alle spalle e canticchiando per le scale.

Spazzolo via la colazione in silenzio mentre Roxanne non mi leva gli occhi di dosso.
<< Non ti sai proprio truccare >> mi dice. << Dopo ti sistemo le occhiaie con il correttore, altrimenti zio Ron ti farà l’interrogatorio peggiore della storia >>
<< Grazie >> borbotto io.
<< Mi vuoi dire che è successo o devo usare il Veritaserum? >>
<< Non ne sei in possesso >>
<< Non ci metterei niente a procurarmelo. Andiamo, Rose. Non sei stata in piedi fino a tardi per via del lavoro, vero? >>
<< Be’, non proprio >>. Mi arrendo, tanto glielo direi lo stesso. << Hai presente quando sono frustrata e spacco i piatti? >>
<< Dimmi che non hai passato la notte all’ospedale con Malfoy dopo avergli tirato un bicchiere in testa >> mi interrompe Roxanne. Scoppio a ridere. << Ma ti pare? >> le chiedo, anche se forse mi sarei evitata un sacco di problemi. << In ogni caso, Scorpius mi ha scoperta mentre demolivo camera mia ieri sera, mi ha chiesto cosa avevo, abbiamo parlato un po’ e poi mi ha baciata, così come aveva fatto venerdì sera. Solo che venerdì non è successo niente, mente ieri… be’, hai capito >>.
Subito dopo aver staccato il telefono ed essermi fiondata su Scorpius era iniziata la magia. Ci eravamo baciati a lungo, io arpionata a lui con le gambe, lui con me in braccio. Mi ero staccata da lui solo per levargli la maglietta, mentre lui mi aveva letteralmente fatto saltare tutti i bottoni della camicetta. Ci aveva messo un secolo per slacciare il reggiseno, ma quando aveva iniziato a toccarmi avevo lasciato andare il pensiero. Non so come era riuscito a ribaltare le posizioni e a levarmi i jeans e gli slip. Ero troppo eccitata e stordita per farci caso.  Poi aveva ripreso a baciarmi, mentre con una mano aveva iniziato ad accarezzarmi in mezzo alle cosce. Mi ero riscossa, avevo levato anche a lui i pantaloni e i boxer e avevo ricambiato le attenzioni che mi stava dedicando. Dopo un Impervius* contro il mio ventre era entrato in me ed eravamo andati avanti a gemiti e colpi di bacino per tutta la notte. I suoi baci mi avevano infuocato la pelle. Avevo sussultato tutte le volte che aveva pronunciato il mio nome.
<< No no. Dillo >>. Ordina interrompendo il filo dei miei pensieri. La odio.
<< Roxanne, non fare la bambina >>
<< Tu non fare la bambina >> ribatte mia cugina sorridendo. << Dillo >>. Sbuffo.
<< Siamo andati a letto insieme. Be’, io l’ho spinto sul letto e… insomma, l’abbiamo fatto, okay? L’abbiamo fatto, è stato fantastico, abbiamo dormito nel mio letto e ora lui è ancora lì e io sono scappata. E devo pranzare dai miei e non riesco a levarmi la voce di Scorpius dalla testa e mi sento in colpa >>.
Roxanne mi guarda come se fossi pazza.
<< Okay, riordiniamo le idee >> inizia lei. << Per quanto riguarda i tuoi, ti ho detto che alle occhiaie ci penso io. Poi, il senso di colpa? Stai scherzando vero? Insomma: è un gran pezzo di ragazzo, hai avuto per lui una cotta durata almeno quattro anni, è fantastico a letto e vive con te… Amici con benefici… Cosa vuoi di più dalla vita? >>
<< Miseriaccia, Roxanne, è proprio questo il punto: è mio amico e vive a casa mia! Ce l’ho sempre davanti. E se mi sfiorasse la mano a tavola per caso? Lo sai come sono fatta, vado in paranoia. Sarà una tortura stargli sempre accanto e pensare a se succederà di nuovo o no e… >>
<< Frena frena frena, Rose… Rose pensa a quello che hai appena detto >>.
Perché, che ho detto?
<< So cosa ho detto, Rox >>. Mia cugina sorride.
<< Questa sì che è bella >> mi dice.
<< Vuoi parlare chiaro, per favore? >>
<< Te ne sei innamorata di nuovo. Menomale che sai ciò che dici! >>.
Roxanne non ha preso molto bene la risata che le ho fatto in faccia; Scorpius mi ha mandato un gufo per dirmi che oggi sarebbe andato anche lui a casa dei suoi e che per cena c’è quello che non abbiamo mangiato ieri e io gli ho detto che mi fermo a dormire dai miei per alcune faccende di famiglia: è questo che vorrei rispondere a mia madre quando mi chiede cosa mi passa per la testa.
<< Sono solo stanca, mamma. Il lavoro mi sta dando un po’ di problemi >> le dico.
<< Non preoccuparti, Rosie, sono sicuro che prima o poi ne verrai a capo >> mi dice mio padre sorridendomi, prima di fiondarsi sul pasticcio di rognone. Mio padre mangia per un esercito e ha la stessa costituzione di un’alice salata. Quanto lo invidio.
<< Grazie, papà. Allora? Che novità avete voi? >> chiedo per cercare di distrarmi dai miei pensieri.
<< Non indovinerai mai cos’è successo >> dice mio padre scuotendo la testa. << Mi hanno denunciato per abuso di potere >>
<< Sei serio, papà? >>
<< Certo che lo è. Un’accusa che non sussiste, mi sono documentata. Ovviamente abbiamo dovuto rivolgerci all’avvocato, il tipo è davvero un osso duro. Ma Draco Malfoy ha detto che entro martedì sarà tutto finito >>.
Aria. Mi serve aria. Un pezzo di pasticcio mi è andato di traverso.
<< Anapneo >> dice mio padre in tono annoiato. Riprendo subito a respirare e afferro il bicchiere d’acqua.
<< Malfoy? >> chiedo con voce arrochita. Bevo.
<< Sì. L’abbiamo incontrato per caso al Ministero, si è offerto di pensare lui alla causa >>
<< Te l’avevo detto che dovevamo sceglierci subito un altro magiavvocato dopo la morte del nostro >> dice mio padre a nessuno in particolare. << Nelle mani di Malfoy… >>.
Papà sembra seccato, ma le sue parole mi rimbombano in testa. Nelle mani di Malfoy. Un brivido mi attraversa la schiena mentre immagino le mani di Scorpius che vagano sul mio corpo. Mi riscuoto quando mamma mi chiede cosa faccio mercoledì sera.
<< Niente, stacco da lavoro alle cinque e vado a casa. Perché? >>
<< Abbiamo invitato i Malfoy a cena per ringraziarli >> dice papà, con lo stesso tono seccato. << Malfoy dice che il figlio è tornato da poco in città e non conosce nessuno, così la mamma ha pensato di invitare anche lui. E te… ancora non capisco, ‘Mione. Il figlio di Malfoy le ha rotto il naso! >>
“ Fu un incidente di Quidditch, papà” è l’unica cosa che riesco a dire.
Non c’è scampo. Ovunque io sia sembra esserci anche Scorpius, è un incubo.
Il pranzo continua senza altre allusioni a Scorpius o alla sua famiglia, a parte il fatto che l’invito è stato esteso anche al mio coinquilino.
<< Ci sarà >> garantisco loro. Mio padre sembra sollevato: finalmente conoscerà “il ragazzo che vive con la sua bambina”. Vorrei morire.
Subito dopo aver mangiato aiuto mia madre a lavare i piatti, poi mi sistemo in salone insieme a papà per sentire la partita di Quidditch via radio: Cannoni di Chudley contro Ballycastle Bats.
Dopo tre ore di partita, mi fiondo a casa di Roxanne senza curarmi di avvertirla.
<< I Cannoni hanno vinto e mercoledì mio padre rischierà l’infarto >> annuncio.
<< Cosa? Perché? >> mi chiede una voce maschile.
Mi giro e l’ex Serpeverde mi guarda negli occhi.
<< Tu che ci fai qui? >> gli chiedo incredula.

*
Quando mi sveglio aspetto un po’ prima di aprire gli occhi. Riordino pian piano i pensieri e sorrido girandomi verso Rose. Il suo posto, però è vuoto. Continuo a sorridere mentre raccatto i vestiti da terra e mi dirigo verso il bagno. Busso, ma non risponde nessuno. Sospiro pesantemente capendo che Rose non è in casa. Il battito cardiaco accelera e sono in ansia per tutta la mattinata, poi decido di mandarle un biglietto per informarle che pranzo dai miei e che per cena ci sono gli avanzi di ieri. La risposta mi arriva poco dopo e cado sempre più nello sconforto.
È passata una settimana da quando mi sono sorpreso a guardare Rose sempre più spesso, a distogliere lo sguardo quando lei intercettava le occhiate, a fare carinerie stupide. Roxanne dice che sono cotto, ma fino a stamattina credevo che fosse solo per via del fatto che vivo con lei. Insomma, è una bella ragazza, è inevitabile non esserne colpiti. Ma l’ansia e la delusione che provo quando penso che mi sta evitando e che non la vedrò fino a domani mi fa pensare che Roxanne abbia ragione. Scuoto la testa come per liberarla da questi pensieri e mi affretto a prepararmi: il pranzo domenicale a casa dei miei mi attende.
Procede tutto a meraviglia e mangio più che parlare con i miei. Finalmente un pasto decente. Io non sono un bravo cuoco e Rose non c’è quasi mai. Ha, però, una sorta di ossessione per il sushi che mi spaventa, così lo ordina appena può. Credo che metà del suo stipendio lo spenda in cucina giapponese.
In ogni caso, siamo al dolce quando mio padre mi dice che ha due nuovi clienti con una causa martedì, anche se è ancora indeciso se farla pro bono o meno. Mia madre lo guarda sorpresa, a me non importa più di tanto.
<< Per ringraziarmi >> inizia mio padre, << siamo stati invitati tutti e tre a cena da loro, mercoledì sera >>.
Fantastico, penso. Un'altra sera lontano da Rose.
<< Chi sono? >> chiedo fingendomi contento. Mia madre sorride: << I Weasley >>.
Sputacchio il vino elfico che sto bevendo. Mio padre inarca un sopracciglio, mia madre si mordicchia il labbro.
<< C-cos… Quali Weasley? >> chiedo. Non so cosa sperare.
<< Ronald Weasley con consorte e figlia. Quella alla quale spaccasti il naso a scuola >>
<< Era Quidditch >> mento, ma è tutto ciò che riesco a pensare e dire.
Subito dopo pranzo mando un gufo a Roxanne e le chiedo se possiamo vederci. Lei mi scrive l’indirizzo di casa sua e mi smaterializzo direttamente sull’uscio.
<< Qual buon vento? >> chiede lei facendomi entrare.
<< Credo che tu avessi ragione >> le dico.
<< Io ho sempre ragione >> mi risponde. << Su cosa, in questo caso? >>. Scoppio a ridere, poi cerco le parole per dirglielo.
<< Mmm. Su Rose. Credo che… non significhi niente il fatto che viviamo insieme e stanotte… >>
<< Lo so già >> mi anticipa Roxanne. Sorvolo sul fatto che Rose sia corsa a raccontare tutto alla cugina e le chiedo cosa dovrei fare secondo lei.
<< Malfoy, non siamo a scuola! Siete adulti, parlatene tra di voi invece di mettermi in mezzo. Vi ringrazio per i costanti aggiornamenti sulla vostra vita, certo, ormai siete diventati la mia soap opera preferita, ma cercate di risolvere da voi queste cose >>. Roxanne si mordicchia il labbro. << Però poi raccontatemi cosa succede >> aggiunge.
Rido di nuovo e lei mi chiede se mi va del tè. Annuisco, quando il campanello di casa suona.
<< Ma chi è? >> borbotta Roxanne prima di andare ad aprire la porta. Un urletto mi attira subito vicino alla porta, con la bacchetta in posizione.
<< Per Merlino, che ci fai qui? >> urla Roxanne su di giri mentre stritola un ragazzo in un abbraccio soffocante.
<< Roxanne, non respiro >> dice lui e la sua voce mi ritorna alla memoria.
<< Potter? >> chiedo avvicinandomi con gli occhi sgranati.
<< Mal-Malfoy? >> mi chiede quello di rimando. << Per Merlino, è dai M.A.G.O. che non ti vedo! >>.
Roxanne prepara il tè mentre io e Albus, mio ex compagno di casa, chiacchieriamo del più e del meno fino alla fatidica domanda.
<< Che ci fai a casa di Roxanne? >>
<< Cercavo Rose >> mento. << Vivo con lei. È una… storia complicata >> gli dico, poi gli racconto dell’incidente, del San Mungo e di come Rose avesse accettato di farmi stare per un po’ da lei e del fatto che abbiamo deciso di dividere l’appartamento.
<< Non ci credo >> dice Albus sgomento. << Insomma, dopo tutto quello che avete passato… >>
<< Passato… è una parola grossa. Eravamo conoscenti a Hogwarts, ci siamo allontanati e poi incontrati di nuovo, tutto qui >>
<< Allontantati… Scorpius, dopo il bacio con Harris l’hai odiata a morte >>
<< E tu che ci fai qui, invece? >> chiedo per cambiare discorso. << Rose mi ha detto che sei in Spagna da anni per conto della Cooperazione Magica Internazionale insieme a tuo cugino Louis >>
<< Louis è stato richiamato qui, mentre io mi sono preso una settimana, giovedì è il compleanno di Rose e sua madre sta organizzando una festa a casa loro. Ehi, devo dire a zia Hermione di invitare anche te! >>
<< Non so se zia Hermione sa che Scorpius vive con Rose, Al >> interviene Roxanne, che è stata zitta fino a quel momento. << In ogni caso, perché sei qui? >>
<< Ho pranzato con i miei e mamma mi ha detto di passare da Rose. Cercavo lei, in realtà. A casa sua non c’è >>
<< È domenica, Al, è il giorno della famiglia. In più giocano i Cannoni, oggi. Dove potrebbe essere secondo te? >>.
Albus sembra fuori fase. Scuote la testa. << Giusto, giusto. Sapete a che ora posso trovarla a casa? >>
<< Non dorme a casa, stasera >> gli dico. << Mi ha detto che dorme dai suoi. O forse dorme qui da Roxanne >> aggiungo, dopo aver notato lo sguardo imbarazzato della mia amica. Lei si mordicchia il labbro e dice che probabilmente Rose dormirà lì. Io annuisco e dico di avere da fare e mi avvio alla porta per smaterializzarmi.
Sono sull’uscio quando vedo Rose uscire dal camino.
La sento dire qualcosa sulla partita e riguardo suo padre, poi si accorge di Albus e gli corre incontro.
Roxanne dice che casa sua è diventata un porto di mare.
Io rido e mi chiudo la porta alle spalle.
 
*Non so se esiste un incantesimo contraccettivo, e l’Impervius mi sembra un ottimo sostituto xD

Il titolo del capitolo, insieme a quello del capitolo scorso, formano quello originale di "Amici di letto"
 
Buongiorno a tutti!
Prima di tutto, chiedo perdono per il ritardo, ma ho vissuto per tutta la settimana con la convinzione di essere un giorno indietro, così ieri per me era giovedì xD
In ogni caso, spero davvero che il capitolo vi piaccia, anche se le cose tra Rose e Scorpius iniziano a complicarsi e il prossimo capitolo sarà… disastroso :’(
Un grazie a tutti quelli che seguono la mia storia (90110Alec_VanDerWoodsenalhekaavalonneBabyramoneBherenikeBlueravenbooyah44Bored_girlbuldinaC h i aCamomillaBi_cris325Dany_skywalkerfraneraHayheyIsabelle_BlackJavaneh_97je88Jess20Juliet80kolette95LadyAlaska_LoStregattolove_for_readingLunaixLux_PotterheadMe_stessanene channinfadafneros46RoseetScorpiusRosewhite93Rosie MalfoySiverRoseValeria_Granger, vanlletineZindziswa, _Bac_imjusteri_lunatica_ ), a quelli che la preferiscono (AmyRoseScorpiusballi01, Cinthia988cla_malfoy_jacksonFandoms_Are_LifeIsabelle_Black, jambeing, Lady Io, Lalaco, Lalli02luna, Life is free, ottaviaolimpiaRoseetScorpiusRosie Malfoysailor moon98, saralily99tomemma, Vin94Zenza) e un super grazie a Cinthia988 e Vavvi96, che hanno recensito lo scorso capitolo.
A meno che non mi confonda di nuovo… a venerdì! :-P

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Capitolo 7
*** Buon compleanno, miss Weasley ***


Giovedì, 27 marzo 2031*
 
<< Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Rose, tanti auguri a te! >>.
Soffio su quelle maledette ventisei candeline canterine che non hanno fatto altro che decuplicare il caos che c’è in questo momento a casa dei miei. Mio zio George, insieme a Fred e Roxanne, fa partire dei fuochi d’artificio da appartamento, l’ultimo grido del negozio di scherzi della loro famiglia. Ricevo qualche maglia da Quidditch autografata da almeno la metà delle squadre del campionato parte di zia Angelina, Fred, James e Lucy, un bracciale da parte dei miei, un vestito (ovviamente) da parte dei Weasley-Delacour, un buono per la libreria Il Ghirigoro da parte di zio Percy e zia Audrey. Il pacco dalla Romania da parte di mio fratello e zio Charlie deve ancora arrivare. Per il resto non mi ricordo più niente.
È stata la solita cena in piedi, ognuno ha cucinato qualcosa e l’ha portato. Io avrei dovuto provvedere alla torta, ma Scorpius si è offerto di comprarla al posto mio.
Gli lancio uno sguardo e vedo che mio padre sta parlando con lui. Deglutisco e mi avvicino.

<< Ciao, Rosie! Dov’è il tuo coinquilino? >>
<< Ciao, mamma. È in arrivo, sono andata avanti io >> dico mordendomi il labbro.
<< Non mi piacciono i ritardatari >> s’intromette mio padre.
<< Ronald, non ti piace il fatto che viva con Rose, non che sia ritardatario, puntuale o altro >>. Il campanello di casa suona.
<< Eccolo >> dico con voce da funerale.
<< Potrebbero anche essere i Malfoy >>. Già.
I miei si avviano insieme alla porta e io mi affretto a levare da tavola i piatti, il bicchiere e le posate in più che mia madre ha messo per “il mio coinquilino”. Sospiro pesantemente mentre sento i convenevoli che si scambiano, il “Scorpius, caro, come stai?” di mia madre, la voce imbarazzata della signora Malfoy mentre ringrazia per l’invito.
<< Oh, l’unica persona da ringraziare qui è Draco! Mi ha davvero salvato! >> dice mio padre e il mio desiderio di vedere una voragine che si apre sotto i miei piedi diventa sempre più forte.
I miei entrano in salone seguiti a ruota dai tre Malfoy. Sfodero il mio miglior sorriso e saluto i genitori di Scorpius.
<< Rose, non ti vedo dal giorno del diploma! Sei bellissima! >> mi dice la signora Malfoy. Il marito fa un cenno con la testa e non dice niente.
<< Rosie, visto chi c’è? >> incalza mio padre alludendo a Scorpius. Lui mi fa un cenno con la mano e io sono seriamente indecisa se scoppiare a ridere o a piangere. Ricambio al cenno, poi mia madre mi chiede di nuovo del mio coinquilino. Scorpius mi guarda e io sgancio la bomba.
<< È arrivato >> le dico. Mio padre mi guarda scettico, mia madre mi ammonisce con lo sguardo.
<< Rose, tesoro… >> inizia lei, ma la interrompo.
<< Vivo con Scorpius, mamma >> dico io. Per un po’ nessuno dice niente.
<< Questa sì che è una sorpresa! >> commenta il signor Malfoy, più pallido che mai.

<< Ehi, papà >> gli dico cauta. Lui mi guarda un po’ male, poi mi dice che Scorpius gli stava parlando del trasloco. Fulmino Scorpius con lo sguardo e gli do mentalmente dell’idiota.
<< Roxanne non ha una stanza in più? >> chiede mio padre mal celando il disappunto. Da qualche parte, per fortuna, spunta mia madre.
<< Ronald, lasciali in pace! >> sussurra prima di trascinarlo via.
<< Scusami >> inizia Scorpius. << Mi ha chiesto dove dormo, come facciamo per il bagno, se casa nostra non è troppo piccola per due, come mai sono ancora lì >>. Io annuisco senza dire niente.
<< A che ora devi andare via? >> mi chiede dopo un po’.
<< Non lo so, Joe ha chiesto qualche ora di permesso, ci smaterializziamo al San Mungo verso le due e mezza >> rispondo mentre faccio vagare lo sguardo per il salone, sopra un’infinità di teste rosse, fino a incrociare gli occhi di Joe. Mi fa l’occhiolino, poi riprende a parlare con Lorcan, Lysander e i loro genitori.
<< Se tu devi andare, vai >> gli dico. Lui scuote la testa.
<< Non posso perdermi una festa di compleanno in pieno stile Weasley. E poi voglio aspettare la mezzanotte per augurarti un buon venerdì >>. Sorrido senza guardarlo. Mio cugino Louis ci raggiunge.
<< Rose! Io e Albus stavamo pensando di andare al Paiolo più tardi, sei dei nostri? Ovviamente sei invitato anche tu, Scorpius >>. Ovviamente.
<< Ti ringrazio, Lou, ma ho il turno di notte >>
<< A me farebbe piacere. Grazie >>.
Louis annuisce, ci regala un sorriso e continua il suo sondaggio avvicinandosi a Lily e Lucy, intente a parlare con James e la moglie Alice.
<< Vado a cercare Rox >> dico allontanandomi da lui. Agguanto la mano di mia cugina e la trascino nella mia vecchia stanza. Mi getto sul letto e Roxanne fa lo stesso.
<< Grazie. Grazie, Rose, sul serio! Non ce la facevo più a sentir parlare Molly dei preparativi del matrimonio. Victoire è sull’orlo del suicidio, si è pentita di averle offerto aiuto. Ehi, che ti prende? >>
<< Mi prende che sto per esplodere, Roxanne. Entro un paio d’ore mio padre sguinzaglierà degli Auror affinché controllino il perimetro del mio palazzo o si appostino da qualche parte per controllare che tra me e Scorpius non succeda niente di anomalo mentre siamo in casa. Non ho praticamente dormito stanotte e sto morendo di sonno, ma ho il turno fino alle otto di domani mattina. Sono tre giorni che io e Scorpius facciamo finta di niente su quanto è successo e a casa c’è una tensione incredibile. Sto. Per. Esplodere. >>
<< Oookay. Prima di tutto: calmati. Sei già pazza di tuo, non hai bisogno di agitarti >>. Scoppio a ridere.
<< Poi, a tuo padre passerà, lo sai. È solo sorpreso e non ha tutti i torti. Per quanto riguarda Scorpius… parlatene, per Merlino! Ti devi dare una mossa, Rose! Se avete davvero intenzione di traslocare tutti e due in un’altra casa dovete parlare. Avete fatto sesso, okay, non è un dramma. Sei imbarazzata? Diglielo! Ti piace? Faglielo capire o saltagli di nuovo addosso! Come se potesse dispiacergli, poi >>.
Roxanne capisce subito di aver detto qualcosa di troppo. La guardo con gli occhi sbarrati.
<< E tu che ne… NO! No, Roxanne. Dimmi che sono l’unica a parlare con te di questa cosa e che non ho capito niente >>
<< Rosie, io… >>
<< NO! Roxanne… perché? >>. Non sono mai stata tanto incazzata in tutta la mia vita. Scendo dal letto come una furia e mi precipito da basso. Sguaino la bacchetta e la punto al collo di Scorpius, che fino a qualche secondo fa stava amabilmente chiacchierando con Louis. Roxanne mi balbetta dietro cercando di fermarmi. I miei parenti sono attoniti.
<< TU >> gli urlo contro. Lui sbianca. << A casa. Immediatamente >>
<< Rose, non mi sembra il ca- >>
<< Sta’ zitta, Roxanne >>
<< Rose, tra poco dobbiamo andare >> mi dice Joe avvicinandosi con calma. Respiro pesantemente cercando di pensare.
<< Vieni >> dico a Scorpius indicando, sempre con la bacchetta, il piano di sopra. Roxanne inizia a dire ai miei parenti e amici che la festa è finita, che è stata stupenda e che sono molto contenta dei regali e del loro affetto. Zio Harry capisce al volo la situazione ed è il primo, insieme a zia Ginny, James e consorte, Albus e Lily, ad andare via. Tutti gli altri lo imitano. Mia madre mi guarda preoccupata, papà è impassibile. Roxanne cerca di farmi calmare, ma non la ascolto. Anche gli Scamandro se ne vanno, mentre Joe resta qui. Mi avvio verso la mia camera da letto e sento Scorpius seguirmi. Mi chiudo la porta alle spalle, poi rendo imperturbabile la porta: so già che papà cercherà di sentire tutto con le orecchie oblunghe che erano insieme ad altri evergreen nel mio kit dei Tiri Vispi Weasley che zio George mi ha regalato per l’ennesima volta.
<< Che ti prende, Rose? >> mi chiede Scorpius. Lo fulmino con lo sguardo.
<< Ho una sola domanda: cosa diavolo vuoi dai me? Dalla mia famiglia? Dalla mia migliore amica? >>. Scorpius mi guarda stranito. << Non ho capito >> dice dopo un po’.
<< Ti ho chiesto cosa vuoi da me? Perché mi hai baciata, perché siamo andati a letto insieme, perché sei venuto qui stasera nonostante ti avessi esplicitamente detto che non era necessario, perché ti confidi con la mia migliore amica? Perché? >>. Scorpius ci mette un po’ a rispondere.
<< Davvero non te ne sei accorta? >> mi chiede.
<< Di cosa? >> gli chiedo con rabbia.
<< Per Merlino, Rose… credo… credo di… provare qualcosa per te >>. Stavolta sono io a guardarlo con tanto d’occhi. Poi esplodo di nuovo.
<< NO! No no no no no no. No! Santo cielo, Scorpius, perché? Hai… hai rovinato tutto! Noi viviamo insieme… siamo amici! Non puoi provare qualcosa, non puoi. Te lo vieto! Non puoi! >>. Mi rendo conto che tutto quello che dico non ha senso, così mi precipito di nuovo giù per scale. Questa volta è Scorpius a urlarmi dietro, ma io afferro il braccio di Joe, lo trascino fuori la porta di casa e, tra le sue proteste, le urla di Scorpius e di Roxanne, l’incredulità dei miei, riesco a stento a focalizzarmi sul San Mungo. La mia materializzazione congiunta fallisce miseramente. Mi assicuro che Joe sia integro prima di lanciare un urlo di dolore e guardare quella che dovrebbe essere la mia gamba sinistra.
Mi sono spaccata, penso delusa. Poi svengo.

*
<< Ma cosa sta succedendo? >> mi chiede Joe.
<< I-io… non lo so… >> mento, ma zia Hermione mi guarda male. Sospiro.
<< Ehm… è solo che Scorpius ha… >> inizio, ma zio Ron m’interrompe.
<< Miseriaccia... Non… non ha messo incinta la mia bambina, vero? Oh, io lo disintegro! >>.
Scoppio a ridere e mio zio mi guarda male.
<< Non essere ridicolo, Ronald >> dice mia zia, ma sembra molto sollevata dalla mia risata. << Roxanne, perché mia figlia vuole compiere un omicidio sotto il mio tetto? >> incalza. Sospiro di nuovo.
<< Sentite, non è niente di preoccupante. Credo… credo che si piacciano, ma ci sono seri difetti di comunicazione. Il che porta al coinvolgimento della sottoscritta, che ha già i fatti suoi a cui pensare, quindi potrebbe essermi sfuggito che Scorpius prova qual- >>
<< Silencio! >>. Boccheggio senza più emettere un suono. Guardo Joe e la sua bacchetta con odio.
<< Perdonatemi >> dice ai miei zii, << ma non credo che debba essere Roxanne a parlarne >>. Zia Hermione si dice d’accordo, ma zio Ron sembra fortemente contrariato. Joe mi restituisce la voce e si scusa. Io lo ringrazio per avermi fermato. Dopo pochi minuti Rose fa il suo ingresso in salotto, afferra Joe per il braccio e lo trascina fuori di casa. C’è un caos incredibile, urlo a Rose di fermarsi, ma lei non mi dà retta. Nello stesso istante in cui si smaterializzano, sento Scorpius tornare indietro e dire con rabbia, nel camino, “Il nido di Rose”. Scuoto la testa, ma l’ennesimo grido cattura la mia attenzione. Sto seriamente pensando che questa sia una gabbia di scimmie urlatrici e non una casa, quando mi giro di nuovo verso la porta. Zio Ron è sbiancato, corre subito verso il camino e chiama Victoire, infermiera al San Mungo. Zia Hermione, tra le lacrime, riesce a pronunciare Glacius. Mi guarda e capisco cosa mi vuole chiedere. Caccio tutto il coraggio che un’ex Grifondoro dovrebbe possedere, afferro il pezzo di ghiaccio e mi materializzo, con la massima concentrazione, fuori al San Mungo.
Mi precipito dentro, ignorando le persone in fila, brandendo la gamba congelata di Rose.


Il titolo del capitolo è tratto dal film "Buon compleanno, mr. Grape", film con Johnny Depp e Leonardo DiCaprio

*secondo fonti che non ricordo, Rose è nata lo stesso giorno di James Potter, il 27 marzo. Per tutti quelli che hanno letto la mia prima ff “Occultus amor” e si stanno chiedendo perché ogni compleanno di Rose lo trasformo in un disastro… be’, non è detto che ogni compleanno debba essere questo carnevale di Rio, no? xD


Una ragazza dai lunghi capelli neri corre a perdifiato tra le strade della sua città, cercando di sfuggire al suo senso di colpa e alle vostre Maledizioni senza perdono per questo misero capitolo.
Lo so, è estremamente corto e molto molto molto di passaggio, ma non mi andava di concentrare insieme troppe cose… la follia di Rose è più che sufficiente xD
Più che “parlarvi” della storia, volevo il vostro parere su un’idea che mi ronza in testa da un po’… l’altro giorno, ascoltando un po’ di musica, un sacco di canzoni mi hanno fatto pensare ad alcuni personaggi di Harry Potter, prima fra tutte “Nel così blu” di Zucchero, che mi ha fatto pensare subito a Rose e ai suoi occhi (sì, per me Rose ha gli occhi blu. Li voglio anche io. Uffa) e a uno Scorpius che ci si perdeva dentro… insomma, ho fatto partire la riproduzione casuale e sono uscite poco meno di una ventina di canzoni niente male che subito mi hanno fatto accendere la lampadina... il senso di queste note più lunghe del capitolo è: vi piacerebbe leggere una sorta di song-fic, dove ogni capitolo tratta un personaggio diverso (da Rose a Neville, passando anche per Igor Karkaroff e Bellatrix) con i versi di qualche canzone? Ne ho già pronta una su Rose e Scorpius ai tempi di scuola e la pubblicherei in ogni caso come sorta di flashback al prossimo capitolo per poi magari inserirla in questa ipotetica raccolta.
Fatemi sapere cosa ne pensate e perdonatemi per l’amputazione della gamba della nostra Rose.

Ringrazio Lolli1D, che ha inserito la storia tra le preferite e a Cinthia988 e tomemma, che hanno recensito lo scorso capitolo.
A venerdì! :-P

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Capitolo 8
*** Fiori d'arancio ***


Mercoledì, 02 aprile 2031
 
Quando mi sveglio, noto una chioma biondissima, quasi bianca, china sul letto. Ciocche di capelli mi solleticano la mano e mi affretto a svegliare il suo proprietario con una spintarella.
Lui sussulta, poi si mette dritto.
<< Non stavo dormendo >> biascica con la voce impastata. Rido, ma mi fanno male le costole.
<< Come no, Lorc, come no. Che ore sono? >>
<< Le cinque del mattino >>. Sospiro.
<< Quando potrò andarmene da qui? >>  chiedo per l’ennesima volta.
<< Quando il guaritore lo riterrà giusto >> risponde Lorcan seccato.
<< Senti, non che abbia qualcosa contro Joe o contro Shepard, ma… non è il loro campo… potrei essere affidata a un guaritore specializzato in spaccamenti o come si chiamano? >>
<< Rose, hai due dei migliori guaritori del San Mungo a disposizione. Di che ti lamenti? >>. Non rispondo.
Mi sarei aspettata l’intervento di Joe, questo sì: infondo è il mio guaritore ed è stato lui a portarmi in braccio nella prima sala libera per potermi riattaccare la gamba, prontamente consegnata da Roxanne. Ero certa delle cure di Victoire, dato che, oltre a essere una cugina molto affettuosa, è anche una delle infermiere del mio reparto… quando si dice la sorte! Quello che non capisco, però, è perché il guaritore Shepard, lo stesso che ha curato Scorpius e che ha implicitamente contribuito a rovinarmi la vita, sia presente a tutti i consulti, mi venga a trovare e mi monitori con la sua inseparabile cartellina. Come se mi avesse letto nel pensiero, Lorcan mi dice che Shepard è uno a posto. Io gli rispondo che lo so, poi mi perdo nel pensiero di questi ultimi giorni.
Sono stata incosciente per ventotto ore, mi sono risvegliata con la gamba al posto giusto e una cicatrice enorme. Quando zio Harry l’ha vista mi ha detto “Benvenuta nel club!”. Mio padre è scoppiato a ridere facendo bella mostra delle impronte di cervelli che ha sugli arti superiori, mentre mia madre si è toccata impercettibilmente il braccio. Mio zio deve aver capito di aver detto qualcosa di poco carino, perché si è scusato subito. Mamma gli ha tirato uno scappellotto.
Ieri mi hanno fatto fare un sacco di esami dagli specializzandi. Ovviamente uno di loro ha sbagliato e mi ha fratturato le costole, quindi hanno aggiunto anche l’ossofast alle medicine da prendere. Mio zio l’aveva guardato con apprensione e mi ero ricordata di qualcosa come un braccio scomparso.
<< Chi è venuto? >> chiedo in tono casuale. Lorcan mi lancia uno sguardo truce.
<< Non Scorpius, se è quello che t’interessa >> inizia. << Certo, avrebbe voluto, ma sai com’è, hai detto a tutti di non volere sue visite! >>
<< Ehi! Io l’ho fatto venire! >> ribatto irata.
<< Sì, il primo giorno. Quando eri incosciente e non potevi obiettare. C’è rimasto malissimo, me l’ha detto Roxanne >>
<< Be’… se sono qui è colpa sua! >>
<< Sei qui solo per colpa tua, Rose >>. Spalanco la bocca come per ribattere, ma Lorcan m’interrompe.
<< Ascoltami bene: ho già vissuto questa situazione più di dieci anni fa e non ho intenzione di passare altre notti insonni identiche a quelle che passavamo io, tu e Roxanne nel bagno dei prefetti mentre ti struggevi per lui >>
<< Ero piccola >> sussurro arrabbiata e imbarazzata.
<< No, non lo eri. Rose, prima ammetti ciò che provi per Scorpius e meglio sarà per tutti. Ora bevi la pozione soporifera e non svegliarmi più >>.
Non so cosa dire, quindi mi limito ad annuire e a bere. Mi addormento subito.
Il risveglio è molto più brusco di quello di stanotte: si sentono voci ovunque, urla sofferenti e vengono chiamati almeno cinque guaritori tutti insieme.
<< Ben svegliata! >> mi saluta Joe. Ha delle occhiaie da far spavento e la barba di qualche giorno.
<< Joe, dovresti dormire un po’ >> gli dico. << Ho un bel po’ di pozione soporifera che ti aspetta >>. Lui scoppia a ridere.
<< Tra qualche ora mi concederò un meraviglioso sonno, te lo prometto. Devo solo controllarti per poter firmare la dimissione >>
<< Dimissione? Finalmente esco di qui? >>
<< Oh, sì! Ma sarai comunque prigioniera del tuo appartamento, temo. Il tuo capo ti ha dato due settimane di permesso e Roxanne controllerà che tu rimanga a casa a riposarti >>.
È come se mi fossi spaccata di nuovo, ma al posto della gamba non mi sento più le viscere. Boccheggio.
<< Cosa? >>
<< Niente lavoro per due settimane >> mi dice cauto Joe.
<< Senti >> inizio, cercando di mantenere la calma. << Il lavoro è l’unica cosa che funziona come dovrebbe, nella mia vita. Non potete sottrarmelo >>
<< Non è vero. Non c’è niente che non vada nelle tua vita, Rose. Sei tu che fai di tutto perché sia un disastro >>
<< Ma che avete tutti? >> chiedo con rabbia. Joe scrolla le spalle e mi porge un foglio e una pergamena. Firmo, poi mi alzo e inizio a vestirmi.
<< Viene un’infermiera ad aiutarti >> mi dice Joe, ma io gli dico che non ne ho bisogno.
Dopo pochi minuti compare Roxanne, pronta a portarmi via di qui.
<< Ci sei? >> mi chiede. Io annuisco e la precedo fuori la porta, dritta dritta verso l’ascensore e le uscite.
<< Arrivederci, guaritore Carson >> dico fredda a Joe. Lui mi guarda sorpreso, ma si limita a dire che mi verrà a trovare.
Quando le porte dell’ascensore si chiudono, Roxanne mi chiede come sto. Le racconto tutto quello che hanno detto Lorcan e Joe e lei scuote la testa. Credo che sia per l’indignazione e sono contenta che qualcuno sia finalmente solidale con me, ma mi sorprendo quando mi dice “quindi non te l’hanno detto?”.
<< Detto cosa? >>
<< Lo vedrai tra poco. Ci materializziamo direttamente dietro casa tua. Non preoccuparti, la smaterializzazione congiunta è la mia specialità >>.
Serro gli occhi e Roxanne mi prende per mano, gira su se stessa e scompariamo con un crac.
La prima cosa che faccio è tastarmi ovunque. Roxanne ride. << Sei tutta intera, Grifondoro >> mi schernisce. Io annuisco e apro gli occhi. Mi gira la testa. Mia cugina mi aiuta ad arrivare fino al palazzo, poi alla porta di casa e mi ordina di farmi una doccia mentre lei mi sistema il letto. Quando entro in bagno, lo trovo insolitamente vuoto.
<< Dov’è Scorpius? >> chiedo cercando di celare l’ansia nella mia voce. << Accio schiuma da barba >> sussurro, ma non compare niente. Roxanne mi raggiunge.
<< Lui e Louis stanno per un po’ da me >> inizia soppesando le parole. << Louis ancora non ha trovato una casa, così è da dopo la tua festa che gli ho offerto la stanza degli ospiti. Mentre Scorpius… be’, dopo che gli hai vietato di venire a farti visita aveva deciso di tornare dai suoi, ma gli ho proposto uno scambio di appartamento promettendogli che ti avrei fatto ragionare. Cosa che ho intenzione di fare >>. Io annuisco e, per la prima volta da quando ho detto a Victoire che non avrei voluto vedere Scorpius, mi sento in colpa.
<< Sono proprio una stronza >> sospiro mentre levo le tende della doccia.
<< Migliorerai >> mi dice Roxanne, prima di lasciarmi da sola in bagno.
<< Allora, cosa mi sono persa? >> chiedo a Roxanne accoccolandomi sulla poltrona. Lei caccia la testa dal frigo.
<< Ma la spesa in questa casa è un optional? >> chiede irritata, poi punta lo sguardo su di me. << Scendi immediatamente da lì! >> mi dice sgranando gli occhi.
<< Cosa? Perché? >> chiedo guardando la poltrona sulla quale siedo. Roxanne mi punta la bacchetta contro e ordina “Evanesco”. Mi ritrovo a terra.
<< Sei impazzita? >> le urlo contro mentre mi alzo, rassetto la gonna e mi massaggio il sedere.
<< Questo è un incubo >> dice Roxanne. Continuo a fissarla con rabbia, così lei decide, finalmente, di darmi una spiegazione.
<< Rose, guardami negli occhi e dimmi che provi qualcosa per Scorpius, ti prego. Prima lo ammetti e meglio sarà >>.
Sbuffo e prendo posto sul divano, dopo essermi assicurata che Roxanne non farà evanescere anche quello.
<< Io non provo niente per lui, Rox. Ma che lingua parlo, Goblinese? >>. Mia cugina scuote la testa.
<< Ti dico solo una cosa >> inizia, poi si avvicina al camino e prende una manciata di polvere volante. << Abbiamo ventisei anni, Rose, siamo adulte e la vita ti ha dato – vi ha dato – un’altra possibilità. Cogli la pluffa al balzo, agisci. Non fare come le Babbane dei film che vivono in stato comatoso trascinandosi per casa con il maglione di lui addosso >>. Alzo un sopracciglio.
<< Era la sua poltrona, genio. Perché credi che ti abbia fatto rovinare culo a terra? Le mie mutande sono più carine >>
<< Roxanne, sei una cafona! >>
<< Abituatici. Vado a prendere le ultime cose e a vedere come se la cavano Scorpius e Louis. Mi sa che dovrò anche passare per il supermercato >>.
Io annuisco e le indico dov’è la cassetta con i soldi babbani che tengo da parte per la spesa. Starà via almeno un’ora, il che mi permetterebbe di creare il mio estratto di Ricordella senza essere disturbata. Senza lavoro per due settimane: poveri illusi.
Roxanne entra nel camino e, prima di sparire in un vortice di fiamme danzanti, mi dice: << Non ci provare, Rose, ho sequestrato tutto >>. Fisso con rabbia il punto in cui pochi secondi fa c’era mia cugina, poi afferro la bacchetta.
<< Accio calderone! >> dico con voce ferma. Non succede niente.
<< Miseriaccia >> sospiro disperata, poi accendo la TV. Ovviamente, danno Friends.
È un episodio che ho visto almeno un centinaio di volte, Ross e Rachel litigano come al solito.
<< Sei tu quella che mi ha lasciato >> la accusa Ross.
<< Sì! Perché ero arrabbiata con te, non perché avevo smesso di amarti >> risponde Rachel.
Continuo a guardare l’episodio e quello successivo, senza smettere di pensare alla frase di Rachel. Mi alzo di scatto dal divano dopo mezz’ora a ripetere in mente sempre le stesse parole. Mi serve il pensatoio. Mi serve il pensatoio, miseriaccia, ma non per lavorare.
<< Accio pensatoio! >> urlo disperata. Niente. Inizio a pensare che sia il mio incantesimo di appello a essere un fiasco, anche perché non è possibile che Roxanne abbia trasfigurato o imposto un incantesimo di adesione permanente ai miei strumenti e li abbia nascosti chissà dove. Mi avvicino con rabbia alla libreria e inizio a cercare un libriccino nero, in pelle di drago, che ho nascosto nello scaffale dei libri di scuola. Con un colpo di bacchetta serro la porta, in modo da essere sicura di avere il tempo di nasconderlo di nuovo prima dell’arrivo di Roxanne.
Lo apro e inizio a sfogliarne febbrilmente le pagine. Trovo le poesie e le filastrocche che scrivevo da quando ero piccola –forse ce n’è una anche su Scorpius*–, qualche scarabocchio astratto. E poi eccola lì, la zona diario, dove, da quel che ricordo, scrivevo solo di lui.

27 marzo 2022
Caro diario,
oggi è il mio sedicesimo compleanno. Quando sono entrata in Sala Grande, tutti i miei parenti e amici si sono avvicinati al tavolo Grifondoro e mi hanno fatto gli auguri e qualcuno mi ha addirittura dato un regalo. Helena ha detto che lei e Roxanne hanno una sorpresa in sebo per me nel dormitorio, ma non ho sentito molto. In quel momento si era avvicinato Scorpius per farmi gli auguri insieme ad Al. Si sono seduti al nostro tavolo per la colazione. Roxanne continuava a darmi gomitate, credo che stasera mi ritroverò con un livido enorme sul fianco, ma non m’importa. Ho parlato con Scorpius per tutto il tragitto dalla Sala Grande alle serre e abbiamo anche fatto coppia per la lezione sui puffagioli. Abbiamo guadagnato cinque punti a testa, poi lui mi ha dato un bacio sulla guancia, mi ha detto “ancora auguri, Rose” e se n’è andato con Al e gli altri Serpeverde per andare a Incantesimi. Roxanne e Helena hanno ridacchiato per tutto il tempo.


Scuoto la testa mentre arrossisco per quell’episodio che mi riaffiora piano alla mente. Le labbra calde di Scorpius, l’odore di terriccio intorno a noi, lo stomaco che fece una capriola simile a quella che sta facendo ora. Sfoglio molte altre pagine finché non trovo quella che stavo cercando.

15 maggio 2023
Caro diario,
ieri pomeriggio Grifondoro ha vinto contro Tassorosso nella penultima partita di Quidditch del campionato! Siamo a soli dieci punti dai Serpeverde e sono determinatissima a non far passare nemmeno una loro pluffa. Scorpius mi ha mandato un biglietto per congratularsi con me e per dirmi di stare molto attenta ai suoi tiri. Ho trascorso tutta la serata a rigirarmi il bigliettino tra le mani, mentre Roxanne non ha fatto altro che parlare di Lysander e di quanto stiano bene insieme. Li invidio molto e Roxanne lo sa, così ha organizzato una specie di gioco con James durante i festeggiamenti per la vittoria. Sono stata sfidata a baciare un Serpeverde del mio anno e, anche se non so ancora come, devo chiederlo a Scorpius, ma sono sicura che, se gli dico che è una scommessa, capirà. Secondo Roxanne anche lui è cotto di me, gli serve solo una spintarella. Io non sono molto d’accordo, non voglio con Scorpius un bacio finto, ma sono anche emozionata. Non sto più nella pelle. Ora ho Trasfigurazione, dopo pranzo vado in Biblioteca e parlo con Scorpius. Non vedo l’ora di correre in dormitorio e scrivere qui cos’è successo.

Non ho baciato Scorpius. Richard Harris, compagno di Scorpius e Al, ha detto di aver sentito della scommessa e che potevo baciare lui. I Grifondoro del settimo sono passati di lì proprio mentre Richard mi parlava e un amico di James e Frank ha urlato “dacci dentro, Weasley!”. Non è stato male, anche se il vedere Scorpius a pochi passi da noi dopo il bacio mi ha fatta sentire male. Devo andare ora, se non scendo subito ad aiutare Helena e Roxanne con i compiti di Pozioni rischio una fattura.


Scorro un altro paio di pagine, tutte in cui mi lamento del fatto che Scorpius è strano con me, non mi saluta più, non si siede più vicino a me ad Aritmanzia… come ho fatto a non accorgermi che era a causa del bacio con Harris?

30 maggio 2023
Sono in infermeria a seguito del giorno più brutto della mia vita. Grifondoro ha vinto la coppa del Quidditch, ma ho giocato solo per i primi cinque minuti. Scorpius ha giocato come battitore e mi ha tirato contro un bolide mentre ero concentrata nel festeggiare l’ennesima parata. Mi ha rotto il setto nasale, ha detto madama Robins. Sono svenuta pochi secondi dopo essere caduta all’indietro dalla scopa. Roxanne mi ha detto che Scorpius, dopo il tiro, ha lasciato cadere al suolo la mazza da battitore e se n’è andato negli spogliatoi. James era riuscito ad afferrare il boccino durante tutto il trambusto e ci aveva portati alla vittoria. Sono contenta che James e Frank abbiano ottenuto la tanto agognata vittoria dell’ultimo anno e sono davvero grata a tutti i miei compagni, che
sono venuti a festeggiare qui prima che madama Robins li cacciasse tutti. Frank ha detto che vuole passarmi le redini della squadra, ma sono troppo triste e confusa per pensarci ora.
Credo che Scorpius mi odi. Non era una tiro normale, quello, e non è nemmeno passato in Infermeria. Al ha detto che non mi vuole vedere.

Ricordo di aver pianto su quel foglio per tutta la notte, ignorando la pozione soporifera che l’infermiera della scuola, madama Robins, mi aveva consigliato caldamente di bere. Continuo a sfogliare le pagine e leggo di battibecchi e liti con Malfoy, di come continuassi a provare qualcosa per lui nonostante il suo odio, delle notti insonni passate nel bagno dei prefetti insieme a Roxanne e Lorcan che cercavano di consolarmi. Il settimo anno continuò identico all’ultima parte di quello precedente.
Mi metto alla ricerca dei diari del periodo dei corsi preparatori per diventare Indicibile. Ancora accenni a Scorpius, ancora batticuori ogni volta che lo incontravo per caso al Ministero o alle riunioni degli ex alunni che un paio di Tassorosso erano soliti organizzare. Altri litigi, poi avevo smesso di frequentare le riunioni e avevo evitato la Gringott, dove gli spezzaincantesimi continuano la loro preparazione, il più possibile.
Perché ero arrabbiata con te, non perché avevo smesso di amarti ripete Rachel nella mia testa.
<< Oh mio Dio >> dico, folgorata, alla casa vuota. << OH MIO DIO >>.
Ho bisogno di Roxanne. Dov’è Roxanne quando serve? Sto pensando di correre al Tesco e aspettarla lì, ma un rumore proveniente dalle parti del camino mi fa sobbalzare. Sorrido voltandomi verso quella che sono sicura sia Roxanne, poi il sorriso mi si gela sulle labbra. Il cuore inizia a battere forte e mi sento come catapultata tra le pagine del diario che stringo ancora in mano.
<< Roxanne ha detto che c’è della posta per me, me ne vado subito >> dice Scorpius avvicinandosi alla porta di casa e controllando nel porta lettere appeso accanto al citofono.
<< Fai con calma >> gli dico, imbarazzata. Sto per chiedergli scusa per come l’ho trattato, quando un gufo batte forte alla finestra. Sobbalzo di nuovo mentre mi affretto ad aprire l’imposta.
<< Ma che cavolo…? >> dico a me stessa. Scorpius si gira nello stesso istante in cui un barbagianni plana nella stanza con un enorme fascio di rose. Sono sicura che siano di Scorpius, così mi giro verso di lui. Il suo sguardo confuso mi fa capire che non ne sa niente. Scorge un biglietto legato alla zampa del barbagianni e me lo tende.
Lo apro, leggo e non so davvero come reagire.
<< Chi è che non ti invia dei fiori d'arancio? >> chiede Scorpius mentre legge la posta. Mi giro verso di lui e lo vedo compilare un modulo con una delle mie piume.
<< Eh? >>
<< Io ti avrei mandato dei fiori d'arancio, sono i tuoi fiori preferiti, no? Quindi, chi è l’ammiratore che non conosce i tuoi gusti? >>. Arrossisco, poi gli porgo il biglietto.
Scorpius sgrana gli occhi, ma si riprende subito.
<< Complimenti, bel colpo >> mi dice continuando a compilare il modulo. Firma con una certa decisione un paio di carte.
<< Non andrò a cena con il guaritore Shepard, né stasera né in futuro >> chiarisco facendo evanescere sia le rose che il biglietto, poi scribacchio una risposta a Sheprard e la mando indietro con il barbagianni. Scorpius annuisce, poi sigilla un paio di buste e le manda al Ministero usando Cooper, il mio gufo.
<< Come stai? >> mi chiede Scorpius, alzandosi da tavola e avvicinandosi alla finestra. Fissa fuori e io lo studio con più attenzione. I miei occhi non si posavano seriamente su di lui da un paio di settimane. Mi siedo sul divano.
<< Bene, grazie. Un po’ di dolore alla schiena, ma per il resto è tutto okay. Tu come stai? >>
<< Bene. Domani torno a lavoro, finalmente >>
<< Oh, meraviglioso! Ti hanno trovato un posto qui? >> chiedo sinceramente contenta. È un buon segno il fatto che Scorpius abbia accettato un lavoro a Londra.
<< Non proprio >> dice lui, sempre senza voltarsi. Il mio cuore perde un battito.
<< C-come? Dove vai? >> gli chiedo celando la preoccupazione.
<< Vado in Russia come capomissione. Se tutto va bene, nel giro di un mese avrò addirittura un’équipe >>.
Scorpius finalmente si gira. Mi guarda fisso per un po’, poi si riscuote.
<< Be’, ci si vede >> mi dice. Lo vedo incerto su come salutarmi, così si limita a un cenno con la mano.
<< Grazie per essere stata una buona coinquilina e amica >> aggiunge prima di entrare nel camino e sparire per andare al Ministero.
Mi alzo dal divano come in trance, con l’intento di apparecchiare per il pranzo.
Quando Roxanne torna a casa mezz’ora dopo, mi trova a piangere seduta al tavolo, mentre stringo forte nel pugno la piuma auto-inchiostrante che Scorpius ha lasciato lì, dopo averla trasfigurata frettolosamente in un fiore d'arancio con ancora il pennino.
 
 
Titolo tratto dall'omonima canzone di Carmen Consoli.
 
 
*l’episodio cui fa riferimento Rose lo trovate in questa one-shot (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3409141), parte della mia nuova song-fic “Could this be the magic, at last”. Spero vi piaccia e lo stesso vale per il capitolo :-P
Ringrazio alheka, che ha inserito la storia tra le preferite, Minerva McGonagall, regarde_le_ciel, che hanno inserito la storia tra le ricordate; Baj04, Minerva McGonagall, rebeccaforever, elisabeth89, Mashina, giuliateramista, shelovespotter, harpiano18, _Wonderwall_, cat_princesshp, Lilyth Kira Potter, che hanno inserito la storia tra le seguite e stefaniad e tomemma, che hanno recensito lo scorso capitolo.
A venerdì!

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Capitolo 9
*** L'urlo ***


A tomemma, che ha segnalato questa storia per le scelte del sito <3
Mercoledì, 02 aprile 2031


Louis Weasley è diverso da come me lo ricordavo a scuola.
Eravamo allo stesso anno, ma in case diverse, quindi lo ricordo per lo più a lezione. Probabilmente abbiamo condiviso qualche progetto di Erbologia, Pozioni o Cura delle creature magiche. È un bravo ragazzo, molto simpatico e molto, molto meno paranoico e schizzato delle sue cugine. Mi sistemo della camera di Roxanne, adibita a camera mia, quando la sua proprietaria dà un urlo da basso.
<< Roxanne, non puoi piombare qui così >> dice Louis premendosi una mano sul petto in preda allo spavento.
<< Questa è ancora casa mia, Loulou >> gli risponde lei poggiando la borsetta sul tavolo. Quella fa un rumore tremendo e Roxanne si affretta a dire che ha sequestrato a Rose tutto il materiale per le sue pozioni. Louis ride, mentre io mi limito a scuotere la testa.
<< C'è della posta per te da Rose >> aggiunge guardandomi. << Credo che potresti approfittarne per dirle della tua partenza >>
<< A Rose non importa niente di me >> dico senza celare il mio tono deluso.
<< Glielo devi dire >> insiste e sembra che anche Louis sia d'accordo.
<< Preparo le ultime cose e vado da lei >> sospiro rassegnato. I due Weasley si guardano sorridenti, poi battono il cinque.
<< Accompagnami al negozio e poi a fare la spesa, Loulou >> dice Roxanne avvicinandosi alla porta di casa. Louis la segue e le sue proteste si perdono per Diagon Alley. Mi rifugio in camera di Roxanne e mi getto di peso sul letto, perdendomi nel ricordo di quest'ultima settimana.

Rose giace immobile nel lettino dell'ospedale, costantemente monitorata dal suo amico Joe e da sua cugina Victoire. Non potrei essere qui, hanno mandato via tutti i parenti di Rose, ma Joe mi ha fatto entrare di nascosto per dieci minuti. Le tengo la mano e la osservo mentre dorme.
<< Non è colpa tua >> mi dice Joe dando voce ai miei pensieri. << Le ci voleva una bella scossa e tu gliel'hai data. Deve solo capire che la vita cambia e non sempre in negativo. E deve imparare ad accettare quello che prova per te >>.
Le parole di Joe mi danno più speranza di quelle che Roxanne mi ripete da mesi. Rimango estremamente deluso quando so che Rose è tornata cosciente e che non vuole che la vada a trovare. Esco di casa e prendo a vagare per Diagon Alley senza una meta precisa, poi mi ritrovo fuori alla Gringott. Sospiro ed entro ripensando a tutti gli anni che ho passato qui come tirocinante. Un paio di folletti mi riconoscono e mi salutano, si fermano a fare due chiacchiere, mi chiedono come sto e se mi sono ripreso dall’incidente. Annuisco e chiedo che novità ci sono nel mondo dell’oro e dei tesori. Mi rispondono che è tutto come al solito, poi sento qualcuno che mi picchietta dietro il ginocchio. Mi volto e guardo in basso. È Atti, il direttore della banca.
<< Vedo che ha ricevuto il mio gufo, signor Malfoy >> mi dice.
<< Atti! No, non ho avuto niente, sono passato qui per caso. Perché mi cercava? >>
<< Venga nel mio ufficio >>.
Seguo Atti lungo il corridoio centrale della Gringott, poi dietro un muro scorrevole di marmo, dove ci sono il suo ufficio e gli archivi. Atti siede dietro una scrivania ad altezza folletto e mi fa cenno di mettermi comodo. Prendo posto su una sedia microscopica, le ginocchia che mi arrivano all’altezza del petto, e mi guardo intorno mentre il folletto sistema delle carte e fischietta. È tutto molto piccolo e molto lucido: dalle pareti in marmo alle cornici d’oro e d’argento tempestate di pietre preziose. Una targa d’oro massiccio sulla scrivania recita “Folletto Atti, direttore della banca dei maghi Gringott”. Tossicchio.
<< Allora, signor Malfoy. L’ospedale San Mungo mi ha inviato un sacco di documenti e certificati, la nostra agenzia assicurativa ha versato direttamente nella sua camera blindata l’equivalente in Galeoni che le spetta per l’incidente –dopo può passare a controllare– e ho parlato con il suo capomissione… stamane è arrivato il certificato del suo guaritore, che le dà il via libera per poter tornare a lavoro >>. Atti si zittisce e mi guarda, come se mi stesse dando il tempo di capire qualcosa.
<< Ehm… ottimo. Sono stato riassegnato, suppongo >>.
<< No, signor Malfoy. O meglio, avevano richiesto la sua presenza in Perù per degli scavi, ma ho bocciato la richiesta >> mi dice, poi tace di nuovo. Vorrei ucciderlo. Le missioni in Perù sono le migliori e le più pagate: cinque anni lì e tutto l’oro che ho nella camera blindata avrebbero potuto garantirmi una vita più che dignitosa in Africa.
<< Perché l’ha fatto? >> chiedo senza mascherare il risentimento.
<< Perché lei è sprecato. Non avrebbe fatto altro che scavare e cercare oro, ormai non ci sono quasi più incantesimi, sono stati debellati. E non credo che avrebbe voluto condurre una vita da Snaso, signor Malfoy >>
<< Sono uno Spezzaincantesimi con specializzazione in cerca-tesori… cos’altro potrei fare? >>
<< Potrebbe andare dalle parti di San Pietroburgo, voglio che coordini l’inizio delle ricerche per trovare il tesoro di Rasputin >>
<< Chi? >>
<< Rasputin. Il più grande stregone russo di tutti i tempi, si dice che abbia nascosto molti tesori in quella città prima della sua dipartita. Ho bisogno della sua abilità e della sua inventiva. Il Ministero non le offrirebbe un incarico così importante. Noi della Gringott sì >>. Guardo il folletto con gli occhi sgranati. Capomissione a soli ventisei anni e per una missione così importante e delicata è un sogno. Ma non devo perdere di vista il mio obiettivo.
<< Quanto tempo ho? >> chiedo. In genere le missioni all’estero finanziate dalla banca hanno una durata ben precisa: i folletti tendono a risparmiare il più possibile.
<< Tutto il necessario. Comprendo la sua sorpresa, ma… come si dice? Il gioco vale la candela. La partenza è tra cinque giorni, ha due settimane di tempo per studiare ed esaminare il tutto, potrà anche scegliere di formare un’équipe, se lo ritiene utile. Voglio quei tesori, Malfoy, e al termine di questa missione sia io che lei saremo tanto ricchi da poterci permettere di non lavorare più. Può tornare in Africa, se vuole >>.
Se non avesse pronunciato l’ultima frase, avrei declinato l’offerta. Ma la frase è stata detta e la mia determinazione vacilla.
<< A quanto pare le voci circolano abbastanza in fretta >> dico cercando di prendere tempo per pensare. Atti sorride, ma non dice niente.
<< La durata massima? >> chiedo. Almeno quella dev’esserci.
<< Sei anni >>
<< E se fossero sei anni senza risultati? >>
<< La sua paga e quella della sua ipotetica équipe diminuirebbe e si potrebbe pensare alla sospensione della missione, se non si hanno risultati concreti entro i primi due anni >>. Annuisco. È un ottimo impiego, ma esito ancora.
<< Cosa la trattiene qui, Malfoy? >> mi chiede Atti con serietà.
Il volto di Rose compare dal nulla. Penso ai suoi capelli rossi, ai suoi occhi azzurri, alle lentiggini sul viso, all’ustione sul collo che sta piano piano scomparendo, alle sue mani su di me, alle sue labbra, alla sua risata. Penso a Rose e al fatto che probabilmente l'ho persa. Di nuovo.
<< Niente, Atti. Accetto >>


Un ticchettio mi riscuote dai miei pensieri e mi giro verso la finestra. Un gufo con una lettera in mano (indirizzata a Louis), mi fa ricordare della posta che ho da prendere a casa mia. A casa di Rose. Lo stomaco mi si contorce al pensiero di rivederla e mi sento un ragazzino alla prima cotta.
<< È quello che sei, idiota >> mi dico guardandomi allo specchio sopra il cassettone di Roxanne. Scuoto la testa e mi precipito in salone. Prendo una manciata di polvere volante, ordino “Il nido di Rose” e mi ritrovo a vorticare tra un’infinità di camini prima di atterrare a casa di Rose. La trovo di spalle, in piedi vicino alla libreria, intenta a leggere qualcosa da un quaderno nero dall’aria vagamente familiare*. Si gira verso di me con un ampio sorriso e sento il cuore accelerare. Quando si rende conto che sono io sembra allarmata e capisco che tutto quell’entusiasmo non era per me.
<< Roxanne ha detto che c’è della posta per me, me ne vado subito >> dico con distacco. Lei sembra sorpresa e un po’ triste. Cosa pretende? Mi dice di fare con calma e vorrei prenderla in parola, mettere radici lì davanti a lei e non dovermene andare mai. Quasi quasi mi scaglio da solo un incantesimo di adesione permanente penso mentre apro le lettere indirizzate a me dalla Gringott e dal Ministero, che devo firmare per garantire la massima discrezione e per acconsentire a una sorta di isolamento per queste prime due settimane. Mi confermano l’orario e il luogo della partenza –tra due ore dalla Gringott, via passaporta–. Un gufo mi distrae per la secondo volta dai miei pensieri sulla partenza. Rose sembra delusa nel sapere che le rose che le sono state recapitate non sono da parte mia e lo stomaco fa una capriola. Mi distraggo parlandole dei fiori d'arancio e sembra apprezzare il fatto che mi ricordi che sono i suoi fiori preferiti. Prendo una delle sue piume auto-inchiostranti per firmare i moduli da spedire al Ministero, quando Rose mi porge il biglietto che accompagna le rose.

Gentile signorina Weasley,
le confesso che è stata per me una sorpresa incontrarla di nuovo al San Mungo (in veste di paziente, questa volta) e so che non è passato inosservato il mio intervento nella sua degenza. La verità è che mi ha piacevolmente sorpreso sin dalla prima volta che parlai con lei via camino e mi chiedevo se volesse accettare un mio invito a cena.
Sperando in un sì,
suo Jack Shepard.


<< Complimenti, bel colpo >> le dico amaro mentre riprendo a firmare i moduli. Mi sento uno straccio e il sapere che Rose non andrà a cena con il mio ex guaritore non mi fa sentire molto meglio. Chissà quanti altri le chiederanno di uscire e chissà quale sarà il fortunato al quale lei dirà sì.
Non tu, mi dice una vocina nella testa. Stringo forte il pugno e la piuma si spezza tra le mie mani. Rose è ancora intenta a scrivere un biglietto per declinare l’invito di Shepard, così porto la piuma sotto al tavolo ed estraggo la bacchetta, pronto a ripararla. Colto da un’improvvisa ispirazione, la trasfiguro in un fiore d'arancio. Per la fretta al termine dello stelo spicca ancora il pennino, ma non ho il tempo di correggere il mio errore, perché Rose mi passa accanto per avvicinarsi al barbagianni del suo ammiratore e mandarlo indietro con la risposta. Le rubo Cooper, il suo gufo, e spedisco le mie missive dopo aver lasciato il fiore sul tavolo.
Chiacchieriamo un po’ e le dico della mia missione in Russia. Rose sbianca alla notizia, ma non dice niente.
Ha solo perso la persona con cui divideva l’affitto, penso. Me ne vado da casa sua poco dopo, dritto al Ministero, dove l’Ufficio per la cooperazione magica internazionale mi sta aspettando per definire i termini del mio soggiorno fuori. Per tutta la giornata, non faccio altro che rimpiangere il bacio che non ho dato a Rose prima di andarmene, preferendo un anonimo, triste e stupido cenno della mano.

*
Quando torno a casa, canticchiando allegramente e con le buste della spesa tra le mani, non noto subito la figura di Rose, china sul tavolo e scossa da singhiozzi silenziosi. Solo quando inizia a gemere e piangere forte la individuo e corro subito da lei facendo cadere le buste sul pavimento. Il sacchetto delle mele si rovescia e fa rotolare sul parquet il suo contenuto nello stesso istante in cui mi inginocchio vicino a mia cugina.
<< Rose, che succede? >> le chiedo allarmata. L’ultima volta che l’ho vista piangere è stato al funerale di nonna Molly, ai tempi di scuola. Rose si limita a scuotere la testa e a singhiozzare sempre più forte. Dice parole sconnesse che non riesco a cogliere. Ogni tanto ripete “se n’è andato”. All’inizio non ci faccio caso, poi noto un foglio di pergamena che Rose copre quasi interamente col gomito. Riesco solo a leggere “gentile signorina Weasley” e noto l’intestazione del San Mungo, scritto con tanti svolazzi e con sotto il simbolo dell’ospedale, una bacchetta e un osso incrociato. Inizio a temere il peggio e il fatto che Rose continui a ripetere “se n’è andato” non contribuisce a farmi tranquillizzare.
<< Rosie, ti prego, ch’è successo? I tuoi stanno bene? È per Hugo? >> chiedo nel panico.
Rose solleva la testa, gli occhi gonfi di pianto e il mascara colato.
<< Cosa? >> mi chiede tirando su col naso.
<< Perché ti scrive il San Mungo? >> chiedo. Contro ogni previsione, Rose scoppia a ridere.
<< È la carta intestata del guaritore Shepard >> mi dice, poi mi porge la lettera.
<< Però, bel colpo! >> le dico facendole l’occhiolino. A quelle parole, Rose si rabbuia di nuovo e gli occhi tornano lucidi.
<< Che ho detto? >> le chiedo spaventata. Mia cugina scuote la testa e la solleva del tutto dal tavolo, tornando a sedersi in posizione eretta. Solo ora noto il fiore che stringe tra le mani.
<< Oh, un fiore d'arancio! >> esclamo stupita: quasi nessuno sa della passione di Rose per questi fiori.
<< Me l’ha lasciato Scorpius >> dice guardandomi negli occhi.
<< E lui dov’è? >> chiedo cauta.
<< Se n’è andato >> sospira lei e finalmente capisco il senso delle parole di prima e del pianto.
<< E perché stai piangendo, se fino a qualche ora fa sostenevi che di lui non ti importava? >> chiedo celando un sorriso vittorioso.
<< Mi importava di lui! >> risponde Rose arrabbiata, poi la sua voce cambia. << Ora ho capito, Roxanne. Perché ero arrabbiata con te, non perché avevo smesso di amarti >>. Credo di essermi persa qualche pezzo.
<< Ti hanno Confusa, per caso? >>
<< No, Roxanne, sii seria! È una frase che ho sentito prima alla TV e mi sono ricordata che ero arrabbiata con Scorpius… lo sono stata per anni… leggi i diari! >>.
Rose è in preda allo zelo e alla frenesia e devo confessare che mi spaventa un po’. Mi fa leggere alcuni passi dal suo diario, si perde in spiegazione ed elucubrazioni, ogni tanto borbotta qualcosa tra sé e sé.
<< Ero così arrabbiata che ho dimenticato di esserne innamorata. L’ho dimenticato soltanto… credo di non aver mai smesso, Roxanne >>.
Mi sento leggera come l’aria, potrei levitare da un momento all’altro senza l’aiuto della magia.
Finalmente Rose l’ha capito.
<< Ce l’hai fatta, eh? >> la schernisco. Lei accartoccia il biglietto di Shepard e me lo tira contro. Ridiamo, poi Rose si rabbuia di nuovo.
<< Se ne va in Russia >>
<< Lo so. Forse riesci a parlargli prima che parta >>
<< Non so da dove parte e di sicuro non è a casa tua ora >>
<< Parte dalla Gringott tra circa quaranta minuti. Muoviti a renderti presentabile >>.

*
Ci precipitiamo a casa di Roxanne tramite camino, Louis non ha nemmeno il tempo per essere sorpreso del nostro arrivo che subito siamo fuori della porta, nel cuore di Diagon Alley. Corriamo a perdifiato lungo i vicoli prima di sbucare sulla strada principale. Intravediamo la Gringott e la nostra velocità aumenta.
<< Ti ammazzo, Rose >> mi dice Roxanne, ma io rido. Quando arriviamo sulla soglia della banca, deceleriamo. Controllo l’orologio mentre le guardie passano i Sensori Segreti avanti e indietro lungo il nostro corpo. Mancano pochi minuti. Sbuffo e, dopo il via libera, riprendiamo a correre. Tutti gli impiegati e i clienti della banca ci guardano male, ma non m’interessa. Scorgo la chioma bionda di Scorpius sparire in una nicchia alla destra del corridoio centrale e subito ci affrettiamo a seguirlo.
<< Scorpius >> esalo, ma il caos e la mia voce, resa flebile dalla corsa, non fanno sentire nemmeno mezza sillaba.
Ansimo cercando di riprendere fiato, quando vedo il dito di Scorpius farsi sempre più vicino alla Passaporta, illuminata di azzurro.
Nel giro di una manciata di secondi, succedono un sacco di cose. Lo sguardo sorpreso di Scorpius, che ha levato il capo di scatto, si scontra con il mio, mentre in me è in atto una sorta di battaglia tra il cervello (che mi dice che ormai è finita) e le corde vocali, che iniziano a vibrare.
Lento, a volte può essere tanto lento quanto profondo.
E non capisci, quasi cerchi di fermarlo perché non ti sembra tuo.
Poi... accade che tutto di un tratto, inconsciamente voluto, sia proprio tu ad averne bisogno e non sai come dirlo.
Qualcosa è cambiato, lo senti, ne hai necessità, è lì, corre sulla pelle, muove le corde del suono che ti avvolge, ruvido, passa senza attenzione.
Adesso basta, dillo! Non c'è motivo di tacere, è la paura che secca la gola, è chiudere gli occhi che ti fa credere ciò che vuoi, è non pensare che ti limita.
Le società troppo controllate rischiano di uccidere gli istinti più sinceri.
L'amore altrui ti rincorre? Prendilo... Salvalo... Curalo...
Quello sincero non potrà che lasciarti frutti. I sorrisi di tarda notte gettali, rubano il tempo.
Anche la passione ha sete e, a volte, dev'essere urlata ad alta voce.

Così la urlo.
<< RESTA! TI… >>
Scorpius spalanca la bocca e sparisce. Il mio “AMO” rimbomba sul freddo marmo senza giungere alle orecchie del destinatario.


*per chi se la fosse persa, ecco una flash ambientata durante il quinto anno di Rose e Scorpius a Hogwarts: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3508007&i=1
La parte scritta in corsivo alla fine è l’inizio di una canzone “parlata” di Matteo Setti, intitolata L’urlo, così come questo capitolo (ecco il link di youtube, così magari ve la sentite: https://www.youtube.com/watch?v=NJvPw_z_mCA )
Inutile specificare che il primo POV è di Scorpius, il secondo è di Roxanne e il terzo di Rose.
Mi odiate per questa interruzione così brusca, resa ancora più brusca dal fatto che per ben due settimane non vedrete aggiornamenti causa viaggi vari? xD
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo!

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Capitolo 10
*** Greatest day ***


Mercoledì, 30 aprile 2031 – Venerdì, 2 maggio 2013
 
Cristal Palace è il delizioso quartiere della zona tre di Londra dove questa mattina sono diretto.
L’odore di spezie che proviene dai ristoranti etnici, il chiacchiericcio allegro dei passanti e il grande prato in cui giocano i bambini quasi mi distraggono dal mio intento. Dopo aver vagato un po’ per le stradine, finalmente trovo l’indirizzo che mi è stato dato da quella che definirei “la donna del momento”.
La sua casa è deliziosa e completamente arredata in stile babbano, con molti oggetti non-magici e un sacco di spine.
Rose Weasley mi offre una tazza di delizioso tè e iniziamo a chiacchierare del più e del meno prima di passare alle domande vere e proprie.
Non è la tua prima intervista, ma noto lo stesso un po’ di nervosismo.
No, non è la prima, ma sono sicura che il nervosismo sia più che lecito. Due interviste del genere farebbero tremare le gambe a chiunque.
Non sei a tuo agio con la popolarità? Sei una donna abbastanza famosa, Rose Weasley, sin da quando eri solo una bambina.
Be’, essere figlia di due dei tre “salvatori del mondo magico” di certo non ha contribuito a farmi rimanere nell’anonimato (ride, ndr). In generale no, no mi trovo molto a mio agio ad essere al centro dell’attenzione, ma ci si abitua dopo un po’. E se è questo il prezzo per le mie ricerche e i miei studi, ben venga.
Allegheremo a questa intervista una copia di quella vecchia sulla tua scoperta dell’Estratto di Ricordella. Hai qualcosa da dire su quel periodo della tua vita?
Niente da aggiungere a quel che dissi già due anni fa. Vorrei solo precisare che l’Estratto di Ricordella non è stata proprio una scoperta, quanto una miglioria alla formula utilizzata per le Ricordelle.
Miglioria che ti ha portato alla pubblicazione di un saggio e a un’altra formidabile scoperta che rivoluzionerà per sempre il nostro mondo.
Il saggio mi fu richiesto per poter capire al meglio i procedimenti utilizzati per la composizione dell’Estratto di Ricordella e per l’autorizzazione all’insegnamento di questa pozione alla scuola di Hogwarts. Anche se io e la professoressa Byrer abbiamo aggiunto un ingrediente per invalidarne l’effetto… una pozione che aiuta la memoria non è molto leale da assumere in sede d’esame (ride, ndr).
Cosa mi dici, invece, sulla pozione che cura la memoria?
È stata una pozione molto complicata, sia da progettare che da eseguire e anche gli effetti collaterali sono molti e irreparabili, come la perdita completa della memoria. Ma il mio intento è quello di riuscire a far tornare la memoria sottratta o modificata irreversibilmente con la magia ed è inevitabile che la pozione sia potente.
È una pozione straordinaria e pericolosa allo stesso tempo.
Esatto. Proprio per questo ho già preso accordi inerenti alla sua somministrazione con i guaritori del reparto Lesioni da incantesimo del San Mungo.
So che questa è una rivista accademica e non di gossip, ma girano voci su un feeling tra te e uno dei guaritori dell’ospedale… Confermi o smentisci?
Smentisco, smentisco (ride, ndr). L’unico guaritore che frequento con assiduità – e che vorrei pubblicamente ringraziare per l’aiuto che ha dato alla mia ricerca – è Joe Carson, un mio carissimo amico. Per il resto, mi tengo alla larga da


Continuo a guardare il foglio dell’intervista che ho concesso due giorni fa a Michael Goold senza guardarlo davvero, ancora incredula per la stupidaggine colossale che ho fatto. Prendo un foglietto di pergamena lì accanto, lo spiego e lo rileggo per l’ennesima volta.
Sono spiacente, Rose, ma l’intervista è già andata in stampa. Parla subito con il tuo amico, io posso darti il nome di un bravo magiavvocato, se ne hai bisogno. Mi spiace per il casino creato, spero si risolva tutto. M.G.

Spiego la lettera di Joe che dice che non è colpa mia e che con i suoi superiori è tutto okay, anche se gli hanno assegnato un altro Indicibile.
Lascio vagare lo sguardo sulle lettere lasciate da tutti i miei parenti, sui resti di cibo che ingombrano il tavolo della cucina da giorni, sulla pergamena inviatami dal padre di Scorpius che mi offre i suoi servigi, sulla lettera di licenziamento dall’Ufficio Misteri che il Ministero mi ha mandato dieci minuti dopo la pubblicazione dell’intervista.
Mi do della stupida per aver spifferato ai quattro venti la mia amicizia con Joe e, di conseguenza, il fatto che ho violato tutte le norme di segretezza imposte dall’Ufficio.
Mi alzo dal tavolo della cucina e prendo a vagare per casa come un’anima in pena. Resto qualche minuto alla finestra in attesa della lettera di Scorpius che non arriverà nemmeno oggi.
È mezzogiorno e decido che sono abbattuta al punto giusto, così mi stendo sul divano, sintonizzo la radio su Radio Strega Network e canto a squarciagola tutte le canzoni che danno e che conosco. Passo così quasi tutto il pomeriggio, poi Louis fa irruzione in casa mia.
<< Al Ministero c’è una sorta di protesta per il tuo licenziamento… ti ho portato la cena >>.
Louis è una delle persone che preferisco al mondo. Non solo perché è mio cugino, ha la mia stessa età e giocavamo sempre insieme con Albus e Roxanne. Lo adoro per il suo carattere, per la capacità che ha di tranquillizzarmi, per il suo modo di prendermi e di dirmi le cose fingendo che non siano importanti lasciandomi il tempo per decidere da sola il peso da dare loro.
<< Che gran cagata >> commento. Ma Louis odia le parolacce, quindi sbatte sul tavolo la cena e mi fa una ramanzina infinita su quanto stia diventando volgare appresso a Roxanne.
Io evito di dirgli che Roxanne la conosco dalla culla e che è altamente improbabile il fatto che mi possa influenzare solo ora.
<< Hai ragione, scusa >> gli dico, poi cerco di mantenere un tono abbastanza neutro quando gli chiedo se ha notizie dall’estero.
<< Oh, sì >> risponde e mi faccio subito attenta. << Albus ha mandato una lettera proprio stamattina, al Ministero spagnolo c’è qualche problema, ma niente di grave >>
<< Ah ah ah. Divertente, Loulou >>
<< Non chiamarmi Loulou. E se mi vuoi chiedere di Scorpius fallo e basta >>.
Lo guardo male, poi sospiro e gli chiedo direttamente quello che voglio sapere.
<< Non ha scritto neanche a te? >>.
Scorpius è partito esattamente quattro settimane fa e non è mai tornato né si è fatto sentire. Sarebbe dovuto rientrare due settimane fa, ma sembra che le sue ricerche preliminari si siano rivelate più complicate del previsto.
<< No, Rose, mi spiace. Ma sono sicuro che venerdì ci sarà. È l’uomo del momento, un sacco di gente lo vuole incontrare e il Ministero ha bisogno di esibire una vittoria dopo… be’, dopo tutto il polverone all’Ufficio Misteri >>
<< Dopo il polverone che ho alzato io, vorrai dire >> commento amara. << Salutami Scorpius quando lo vedi, allora. Non verrò alla serata di gala, quest’anno >>.
Louis mi guarda male e so che sta per partire un monologo di dimensioni colossali, quindi mi affretto a parlare prima di lui.
<< Non posso andare, Lou. Hai idea di cosa succederà quando varcherò la soglia del Ministero nel mio bell’abito da sera? Sarò lo zimbello di tutto il mondo magico, la gente non farà altro che indicare la Weasley scema che si è fatta cacciare via dall’Ufficio Misteri a seguito della sua brillante intervista e della sua scoperta rivoluzionaria… non posso far questo alla mia ormai inesistente autostima >>
<< Quand’è che sei diventata così egoista, Rose Weasley? Smettila per un secondo di autocommiserarti e pensa che è l’unica occasione che hai per rivedere Scorpius. Ora perdonami, ma ho un appuntamento e non voglio fare tardi >>.
Mio cugino sparisce così com’è comparso poco fa e cado sempre più nello sconforto. Mando un biglietto a Roxanne dove le dico che il suo coinquilino è pessimo e le chiedo di passare qui appena può, poi mi stendo sul divano e mi metto a pensare al Galà.
Il Gran Galà del due maggio fu istituito tre anni dopo la Seconda Guerra Magica e si tenne la prima volta al Ministero, ma ogni cinque anni ci si reca a Hogwarts. Partecipo al Galà da quando sono nata, in quanto i miei genitori e zio Harry sono sempre stati gli ospiti d’onore e a nessuno degli amici o parenti dei miei andava di restare a casa a occuparsi di me e mio fratello durate un evento così importante ed esclusivo.
Quest’anno si terrà nuovamente al Ministero: l’Atrium verrà completamente trasformato e reso delle dimensioni giuste per contenere tutti gli invitati, la pista da ballo, l’orchestra e i tavoli per il buffet.
Provo a concentrarmi sul pensiero del Galà, immagino i vestiti che ci saranno, gli ospiti esteri, il cibo… ma ogni pensiero che rimanda a venerdì mi fa pensare anche al fatto che Scorpius sarà a Londra per la prima volta da quando è partito. Potremmo vederci, parlarci, capire… << Capire >> sospiro.
<< C’è poco da capire, Rose >> dice la voce di Roxanne e quasi mi viene un colpo. Mi alzo di scatto dal divano e fulmino con lo sguardo mia cugina portandomi una mano al petto. Sembra che il cuore stia per uscirmi dalla cassa toracica, tanto dallo spavento. Roxanne scoppia a ridere, così prendo la bacchetta e gliela punto contro.
<< Te lo do io un motivo per ridere! Rictusempra! >>
<< Rose… sei una grandissima… SMETTILA! >>. Roxanne ansima in preda agli insulti che mi rivolge e al solletico che non accenno a voler interrompere.
<< Così impari a entrare in casa mia di soppiatto >> le dico, borbotto la contro formula e mia cugina si accascia sul divano.
<< Non sono entrata di soppiatto, sono entrata e basta >> ribatte lei. << A cosa pensavi? >>
<< Al Gran Galà… tu che ci fai qui? Non dovresti vederti con Josh-del-bar? >>
<< L’ho mollato ieri. E Louis mi ha cacciata di casa per cenare con una certa Charlotte >>
<< COSA? >>
<< Lo so! Insomma, è casa mia! >>
<< No, Roxanne… perché hai lasciato Josh? Non dirmi che è per Lysander! >>. Mia cugina scoppia a ridere, una risata grassa e forzata alla quale non credo per niente. Ancora più storica e disastrosa della mia cotta per Scorpius fu la cotta di Roxanne per Lysander. Sono anche stati insieme un paio d’anni ai tempi di scuola, ma le cose non andarono a finire bene. Da quel momento, Roxanne lo evita come la peste, ha sempre paura di ricascarci.
<< Andiamo, Rose! Come ti viene in mente? Ho incontrato Lysander? Sì, l’altro giorno a casa di Joe e Lorcan. Lui ha lasciato quella sgualdrinella bionda? Sì. Ci siamo baciati? No >>.
Stavo per dirle che le credo, ma a metà “no” ha distolto lo sguardo.
<< ROXANNE! >> esclamo indignata e le sue guance s’imporporano.

*
Non arrossire. Non arrossire. Sangue freddo, nega fino alla morte e, soprattutto, non arrossire.
<< Cosa? >>
<< Vi siete baciati?! >>
<< No >>. Brava, Rox, così si fa. << Lui ha baciato me >>. Maledizione.
<< ROXANNE! >>. Rose sembra in preda a uno di quelli che io chiamo “attacchi di Hermione”, durante i quali inizia a camminare avanti e indietro per la stanza, inveire contro tutto e tutti erigendosi a massima autorità morale. << Quante volte te lo devo dire? Lysander è un cretino! Ti ha tradita, te lo ricordi? >>
<< Avevamo sedici anni… >> borbotto.
<< L’ha fatto lo stesso. Ricordi come sei stata dopo? >>
<< Sì >>
<< E cos’è successo a Natale all’ultimo anno di scuola? >>
<< Rose, io… >>
<< Cos’è successo? >>.
Ci risiamo. Ora Rose elencherà tutte le volte in cui ho interagito con Lysander, ci sono andata a letto insieme e puntualmente sono stata scaricata.
<< Ho sbagliato >> sospiro. << Ma continua a fare promesse, Rose, e io non riesco a non credergli ogni volta. Ogni maledetta volta >>. Sento che sto per piangere e lo sguardo allarmato di mia cugina me lo conferma. Cerco di pensare ad altro, così le chiedo del Galà. Suo malgrado, Rose accetta il cambio di argomento.
<< Louis ci è andato giù pesante, per i suoi standard >> mi dice e io scoppio a ridere. Louis è la persona più calma che esista.
<< So che c’è la remota possibilità di poter incrociare lo sguardo di Scorpius prima che la società magica inglese si divida tra l’osannare lui e deridere me e solo questo dovrebbe convincermi ad andare… ma mi vergogno troppo, Roxanne. Non so che fare >>.
Mi mordicchio un labbro, indecisa su cosa consigliarle. Il mio cervello mi dice di starcene qui insieme venerdì sera, a mangiare sushi e guardare film alla TV, o di mangiarci un bel secchio di ali di pollo da KFC (amo i Babbani!) e andare al cinema a vedere qualche scadente commedia romantica americana. Sto per dirglielo, ma, per la seconda volta nel giro di poche ore, emerge un’altra parte di me: una parte composta di occhi, labbra, lingua, naso, mani, pelle, cuore; la parte di me che oggi pomeriggio gli ha aperto la porta e ha incontrato il suo sguardo, la stessa che ha riassaporato per la seconda volta in due giorni le sue labbra, la stessa che fino a un’ora fa si rotolava insieme a Lysander tra le lenzuola del mio letto.
<< Potrebbe essere comunque il giorno migliore delle ultime settimane… Lo ami, Rose. Lo devi vedere >> le dico. Rose sembra spaventata, ma annuisce. Poi prendo una decisione.
<< E io devo parlare con Lysander >>. Mia cugina annuisce e appella il sushi che ho imposto a Louis di portarle.
Ceniamo sedute a terra, la TV accesa su un vecchio film giallo che non stiamo guardando davvero, la testa fisicamente poggiata al divano, ma la mia è da tutt’altra parte, così come quella di Rose.
È una serata silenziosa e a nessuna delle due viene in mente un argomento di conversazione, finché non si fanno le dieci e inizio ad avere sonno. Il gufo di Louis che mi dà il via libera per tornare a casa tarda a farsi vedere e a stento celo uno sbadiglio.
Rose insiste per farmi dormire in camera sua. << Sono disoccupata, ho intenzione di passare la notte sul divano a mangiare gelato e a guardare i peggiori programmi trash finché non mi addormento >> ha detto prima di appellare un suo pigiama e lanciarmelo.

Dopo aver indossato quello che Rose definisce un pigiama, ma che in realtà non è altro che una t-shirt risalente alla preistoria che va a coprire un paio di shorts macchiati di cioccolata, esco dal bagno. Sto per dare la buonanotte a mia cugina, ma è talmente assorta nei suoi pensieri da non accorgersi di me. Mi avvicino piano mentre la vedo singhiozzare vicino alla finestra, scrutando un punto nel cielo dal quale sicuramente spera di veder comparire un gufo da parte di Scorpius. Cambio idea a metà strada e la lascio da sola con il suo dolore e i suoi pensieri.
<< Venerdì sarà di nuovo il tuo giorno, Rosie >> le dico. La sento sussultare, poi mi chiudo la porta della sua stanza alle spalle.

*
Ieri è stata una giornata da coma vegetativo, come l’ha definita Joe quando è venuto a trovarmi, ma oggi è venerdì, ed è tutta un’altra storia.
Per la prima volta dopo anni, mi sveglio tardi. Non accolgo il mio giorno speciale, non lo festeggio più. Mi limito a dormire fino alle dieci e a pensare che, nel giro di una settimana, sono cambiate parecchie cose. Mi trascino per casa senza fare niente fino alle undici, fingo un po’ di riordinare, ma il richiamo della televisione è troppo forte, così la accendo. Il venerdì è la giornata che ho deciso di dedicare alla cultura, quindi guardo prima un film sulla guerra dei cent’anni, poi un documentario su vita, morte e miracoli di Isaac Newton. Concludo in bellezza con un documentario sulla caduta del nazismo. Mi stiracchio e decido di schiacciare un bel pisolino prima che arrivi mio fratello a prendermi, quando squilla il telefono.
<< Pronto? >> chiedo soffocando uno sbadiglio.
<< Ben svegliata! >> mi saluta mio fratello all’altro capo del ricevitore.
<< In realtà non ho mai dormito >> gli dico aggrottando la fronte.
<< Non dovevi fare un pisolino per “affrontare al meglio la tua morte”? >>
<< Stavo proprio per andare. Ti avevo chiesto di chiamarmi alle cinque, Hugo >>
<< Sono le cinque e un quarto, Rose… >>.

“Ritardo” è la sola cosa che riesco a pensare mentre corro su e giù per casa: faccio la doccia e lo shampoo più veloci della storia, rischio di perdere quasi tutti i capelli mentre li asciugo con un distrattissimo colpo di bacchetta, scelgo l’intimo adatto al mio vestito blu monospalla. Mi trucco con massima accuratezza, copio passo passo un’acconciatura tanto bella quanto complicata che ho trovato l’anno scorso sul Settimanale delle Streghe, mi infilo il vestito e le scarpe e mi osservo con aria critica allo specchio. Scuoto la testa e mi dirigo a passo di marcia verso il cassetto dove conservo i gioielli. Scelgo un paio di orecchini pendenti con un piccolo zaffiro alla fine, regalo da parte dei miei per il mio diciassettesimo compleanno, rifaccio da capo l’acconciatura e cambio scarpe. Il panico mi assale quando, alle sette e mezza, sento qualcuno che esce dal mio camino.
<< Sono io! >> mi urla Hugo e io mi precipito in salone ad abbracciarlo. Non lo vedo da mesi.
<< Rose, smettila! Sono stato in Romania con zio Charlie, non in guerra >>. Scoppio a ridere e gli chiedo come sta.
Hugo si perde nel racconto degli ultimi draghi che stanno studiando, di com’è stato tornare a casa dopo sei mesi, di come mamma e papà lo stiano ossessionando e di come non veda l’ora di tornare a casa sua a Bucarest.
Hugo continua a distrarmi con le sue chiacchiere e ne sono davvero grata. L’unico momento d’interruzione arriva quando ci smaterializziamo direttamente fuori a uno degli ingressi del Ministero. La fila per il “bagno delle signore” è infinita e, non appena vengo riconosciuta, tutte iniziano a sussurrare.
Quasi mi pento della decisione che ho preso, ma l’idea di rivedere Scorpius sta per non essere più solo un’idea ed è questo a darmi forza. Dopo dieci minuti di fila, finalmente entro nel gabinetto, faccio scivolare i piedi dentro alla tazza del water e faccio un ultimo, lunghissimo sospiro prima di tirare la catena.
Che il mio Gran Galà – il mio "giorno migliore" – abbia inizio.
 
 
Titolo tratto dall'omonima canzone dei Take That.

 
Buonasera!
Sono contenta di essere riuscita a pubblicare in tempo e vi chiedo ancora scusa per le due settimane di assenza, durante le quali sono giunta a varie conclusioni:
1) Lisbona è una città stupenda e si fanno delle cadute spettacolari xD Visitatela (Imperio!);
2) Non è mai troppo tardi per cambiare completamente opinione su una cantante (in questo caso Noemi) e iniziare ad amarla alla follia;
3) Sono sommersa dagli esami;

Detto ciò, spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
All’inizio avevo deciso di scrivere la storia solo dal punto di vista di Rose, ma chi ha letto le mie precedenti storie sa che per me è praticamente impossibile. Se ci fossero dei dubbi sui PoV (ma non credo xD): il primo è di Rose, il secondo di Roxanne, il terzo di nuovo di Rose. In origine doveva essercene anche uno di Scorpius, ma ho preferito separare le cose... lo ritroverete nel prossimo capitolo. Ringrazio tutti coloro che seguono, ricordano e preferiscono la storia e un super grazie a tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo.
Ora corro a prepararmi, mi aspetta una serata a teatro e sono già in super ritardo xD
A tra due venerdì!

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Capitolo 11
*** Crying at the Ministry ***


A pulci_94, lei sa perché <3
Venerdì, 2 maggio 2031


Come richiesto dal Ministro della Magia in persona, sono tra i primi ad arrivare al ricevimento.
<< L’ho fatto per lei, Malfoy: è uno degli ospiti più attesi e vorrei farle godere la serata almeno un po’ >> mi aveva detto Kingsley Shacklebolt al mio ingresso al Ministero, prima di chiedermi di fare due chiacchiere nel suo ufficio per aggiornarlo sulla situazione in Russia. Inutile dire che non ci ho creduto molto, e il fatto che continui a girarmi intorno da ormai un’ora non fa che alimentare il mio sospetto che voglia esibirmi come un trofeo.

Un sacco di persone mi si avvicinano, mi fanno domande sulle mie ricerche e sui risultati finora ottenuti. Molti maghi e streghe mi lasciano il loro nominativo quando dico loro che sto per mettere insieme un’équipe, anche se faccio evanescere tutti i bigliettini che a seguito del nome riportano “pozionista”: so già chi voglio per quell’incarico e il solo pensiero fa contorcere il mio stomaco.

Sono via dall’Inghilterra da quasi un mese e non passa giorno in cui non pensi a lei, al tempo vissuto insieme, al mio amore per lei e alla sua frase interrotta bruscamente dalla partenza della passaporta.
Il cuore accelera i battiti e, quando finalmente mi concedo di pensare che sto per rivederla, un mago basso e tarchiato mi spintona per passare, facendomi perdere il filo delle mie elucubrazioni. Lo seguo con lo sguardo in attesa di scuse che non arrivano, ma quando lo sento parlare con la donna accanto a lui lo stomaco si contrae nuovamente.
<< Ho appena visto il figlio di Ron Weasley, indovina un po’? Pare stia aspettando la sorella! >>.
La donna scoppia a ridere e subito il nome di Rose prende a vorticare per l’Atrium, rimbalza sulle pareti accompagnato da sbuffi indignati e risate di scherno. Corrugo la fronte e mi avvicino a un gruppo di giovani streghe per origliare la loro conversazione (nella quale il nome di Rose viene ripetuto non poche volte), quando sento qualcuno strattonarmi la spalla. Sto seriamente pensando di suggerire al Ministro di indire un corso di galateo per maghi e streghe, quando mi ritrovo davanti, stupenda nel suo abito nero, nientemeno che Roxanne.
<< Allora sei vivo! >> esclama, poi mi salta al collo e mi stringe in un abbraccio soffocante.
<< Mi hanno vietato tutti i contatti con l’Inghilterra… Accidenti, Roxanne, sono contendo anche io di rivederti, ma così mi uccidi! >>. Roxanne scoppia in una risata cristallina, poi mi da una poco femminile pacca sulla spalla.
<< Allora? Cos’ha da dirmi l’uomo del momento? >> mi chiede e mi affretto a raccontarle il poco che è accaduto durante queste settimane.
Due architetti russi, durante un sopralluogo nei pressi del Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo, erano morti a causa di un incantesimo che si era sprigionato al momento del controllo. I Babbani avevano liquidato la vicenda inscenando il crollo di un’antica parete di pietra, ma l’autorità magica russa era certa della presenza di tracce di una potente magia in quella zona del Palazzo. Dopo preliminari ricerche si era diffusa la voce che potesse trattarsi dell’opera dello stregone Rasputin, habitué del palazzo reale, e l’Inghilterra era riuscita a entrare nel programma di ricerca grazie a una generosa donazione.
<< Ed è qui che sei entrato in gioco tu. Sei uno spezzaincantesimi incredibile, biondo, bla bla bla... >>
<< “Biondo” non c’è sul mio curriculum >> ridacchio.
<< Trovato qualcosa su questo stregone? >>
<< Non ancora, ma sono a buon punto con la rimozione degli incantesimi e delle fatture. Oh, e mi hanno dato il permesso di formare un’équipe. Ho una settimana per trovare un esperto in contromaledizioni, un altro paio di spezzaincantesimi, un Obliviatore, due guaritori e un pozionista >>
<< Un pozionista, eh? Se non erro eri tra i migliori a scuola… a che ti serve? >> insinua Roxanne con un sorrisetto beffardo sulle labbra.
<< Roxanne, ti prego… >>
<< Cosa? Trovo molto nobile il tuo tentativo di salvare Rose da una comunità magica ipocrita e ingrata, ma… >>
<< Salvare? Perché? Cos’è successo? >> chiedo. Lo sguardo di Roxanne è incredulo.
<< Ma come, non lo sai? È ovunque: Radio Strega Network, The Quidditch Channel, Gazzetta del Profeta, Settimanale delle streghe, Trasfigurazione oggi e tutte le riviste accademiche… >>
<< Te l’ho detto, mi hanno vietato ogni contatto con l’Inghilterra e quando sono tornato a casa i miei non c’erano… mi vuoi dire cosa diavolo sta succedendo, per Merlino? >>
<< Oh, Scorpius… >> inizia Roxanne con foga, poi s’interrompe e impreca a voce così alta che la gente attorno a noi la fissa disgustata, per poi seguire il suo sguardo.
Il silenzio cala bruscamente nell’Atrium.
Incuriosito e infastidito, mi volto nella stessa direzione delle centinaia di persone presenti.
Un mormorio soffuso si diffonde nello stesso istante in cui lo sguardo terrorizzato di Rose si incatena al mio.
Poi urla.

*
Il gabinetto mi lascia vicino a una nicchia, nella quale mi rifugio subito. Resto nell’ombra mentre le persone continuano ad arrivare, in attesa che mio fratello finisca il suo “giro di perlustrazione”. Compare dopo qualche minuto e mi affretto ad afferrargli il braccio per nasconderlo nella mia nicchia.
<< Rose, mi hai fatto prendere un colpo… Ecco cosa faremo: entreremo in sala come se niente fosse, saluteremo Shacklebolt, ci dirigeremo al buffet e ci divertiremo insieme a Roxanne, Louis e tutti gli altri. Insieme >>.
Wow. Un piano degno di uno stratega.
<< Ho un’altra idea >> dico, mentre inizio a respirare a pieni polmoni. Ho il cuore a mille. << Tu entrerai nella sala come se niente fosse, saluterai Shacklebolt, ti dirigerai al buffet e ti divertirai a portarmi qualcosa da mangiare. Io e il cibo >>. Hugo scuote la testa.
<< Devi affrontarli, Rose. La mamma mi ha raccontato della storia dell’ipotetico abuso di potere di papà… gli hanno dato contro, ma alla fine è passato tutto. Sarà lo stesso anche per te >>
<< Papà era innocente, Hugo. Io ho infranto tutte le regole dell’Ufficio Misteri! Non… non hanno nemmeno voluto farmi salutare Eloise. Odio questo posto e odio queste persone. Voglio andare via, Hugo. Ho messo da parte abbastanza per ricominciare da zero… >>. Sospiro pesantemente. Sto per dirgli che la settimana prossima ho un colloquio con l’Istituto delle Streghe di Salem per un posto da docente di pozioni (a quanto pare la notizia del mio licenziamento non ha suscitato molto scalpore oltreoceano), quando spuntano il signore e la signora Malfoy proprio davanti alla nostra nicchia.
Il signor Malfoy è imperturbabile come sempre, ma sua moglie è su di giri in maniera quasi indecente, per essere un’adulta di nobile rango.
<< Oh, Draco, non vedo l’ora di rivederlo… spero solo non lo stiano tormentando, è qui… >>
<< È qui da ore… è la terza volta che  lo dici, Astoria >>.
La replica della signora Malfoy si perde nel corridoio insieme ai loro passi frettolosi.
Hugo cerca di richiamare la mia attenzione, ma io penso solo a quello che ho appena sentito… È qui da ore.
Mi riscuoto come da una trance.
<< Dove… dove hai intenzione di andare, Rose? >> mi chiede Hugo, riferendosi ancora al discorso di prima. Non gli rispondo, ma esco dalla nicchia e inizio a camminare a passo di marcia.
<< E ora dove vai? Rose? Rose! >>.
Mi confondo tra la gente, scivolo in mezzo alle persone a testa bassa, ma lo sguardo è vigile. Sulla sinistra noto Lysander. Sta fulminando Roxanne e il suo interlocutore con lo sguardo. Sorrido della scena, poi mi giro di scatto: mia cugina sta parlando con Scorpius. Azzardo qualche passo verso di loro, ma le gambe iniziano a tremare. Un paio di persone mi osservano e inizio a sentirmi oppressa. L’ansia si fa sentire sempre di più e i pensieri si fanno confusi.
Sto per svenire. Roxanne alza lo sguardo. Calma, Rose, calma. Roxanne mi vede e spalanca la bocca. Non riesco a respirare. Il “merda” di mia cugina attira l’attenzione di molta gente. Va tutto bene, Rose. La gente fissa Roxanne che mi fissa. Va tutto bene. La gente ora fissa me. Sto per impazzire. La gente fa silenzio. C’è troppa gente. La gente inizia a parlare e a indicarmi. Ho paura. C’è tantissima gente. Sto perdendo il controllo. Scorpius mi guarda. Urlo. Inizio a piangere. Respiro a fatica. Qualcuno mi prende in braccio da dietro e io urlo ancora più forte e cerco di divincolarmi.
<< LASCIAMI STARE >> dico tra i singhiozzi.
Il brusio della folla si fa più intenso. Una voce indistinta dalle parti del mio orecchio mi dice che sto avendo un attacco di panico.
Le parole “attacco” e “panico” non fanno altro che agitarmi ancora di più. Mi divincolo con più foga, la gola mi brucia per quanto sto urlando e le lacrime mi offuscano la vista. Una voce femminile mormora qualcosa – sicuramente “Petrificus Totalus” – e io mi ritrovo immobilizzata, prigioniera di un incantesimo e dei miei pensieri. Desidero intensamente di poter svenire, di poter morire. Non ce la faccio più.
Poi riconosco la voce di Scorpius. È lui a darmi pace con uno schiantesimo.

*
Mi guardo allo specchio con aria critica, poi scarto l’ennesimo paio di scarpe. Trasfiguro il colore di un paio di sandali blu con il tacco a spillo e li faccio diventare argentati. Ora va meglio.
Sorrido soddisfatta e mi sfilo il vestito e il mio “nuovo” paio di scarpe, poi qualcuno bussa alla porta. Mi infilo una vestaglia e corro ad aprire a Louis, che dimentica le chiavi di casa a giorni alterni.
<< Giuro che un bell’incantesimo di adesione permanete con le chiavi non- oh! >> la mia ira non si riversa su Louis, ma su Lysander.
<< Buongiorno, Roxanne >> mi saluta. Io sono pietrificata.
<< C-credevo fossi Louis, scusa >> pigolo. I suoi occhi, intanto, scivolano sul mio corpo e sulla vestaglia minuscola.
<< Vado a cambiarmi >> gli dico lasciandolo sulla soglia. Mi volto per andare in camera e sento Lysander che si chiude la porta di casa alle spalle. Poi mi afferra la mano, mi fa girare e mi bacia.
Tutti i discorsi fatti con Rose e con il mio cervello evaporano in un secondo. Basta un minimo tocco delle sue labbra a far vacillare la mia determinazione nel resistergli e nell’ottenere da lui delle risposte. Sperare che si limiterà a un bacio è inutile, ne sono consapevole, ma quando afferra i due lembi della vestaglia e li scosta con forza, non posso fare a meno di esserne sorpresa. Chiedo mentalmente scusa alla me stessa che oggi pomeriggio soffrirà per tutto questo, poi mi sfilo la vestaglia.
<< Sbrigati, Louis sarà qui a momenti >> gli dico. Lysander non se lo fa ripetere due volte e si affretta a seguirmi in camera da letto.

La lettera di Louis che mi avvisa che non tornerà a casa e che ci vedremo direttamente stasera è appena arrivata. Annuisco al foglio di carta mentre lo inondo di lacrime. Sono patetica.
Sono patetica perché sono contenta del fatto che nessuno possa vedermi in questo stato.
Sono patetica perché è mezz’ora che non faccio altro che singhiozzare.
Ho detto a Lysander che lo amo. Ho sempre saputo che i sentimenti sono una fregatura, ma Lysander è stato l’eccezione a tutte le regole che ho avuto. Amore compreso.
“C-credevo che tra noi fosse solo sesso” è stata la sua risposta. Un vero e proprio principe azzurro.
Un altro gufo mi riscuote dai miei pensieri e mi impongo di smetterla di pensare a Lysander.
Rose è a pezzi, sarà più difficile del previsto mi scrive Hugo e cerco di concentrarmi solo su Rose.
Dopo una doccia molto accurata, esco di casa e vado alla gelateria di Florian Fortebraccio. Lì incontro Joe e Lorcan. Ogni mio proposito di non pensare a Lysander va a farsi benedire nello stesso istante in cui vedo il gemello, ma parlare con loro della situazione di Rose mi aiuta a distrarmi. Mangiamo insieme il gelato, poi li lascio proseguire il loro pomeriggio romantico. Provo una fitta di gelosia, ma evito di darlo a vedere.
Torno a casa in fretta e perdo ore nei preparativi.
Non vedo l’ora che questo dannato Galà finisca.

Quando arrivo al Ministero e la prima persona che incontro è Lysander, sono fermamente convinta che qualche mago molto potente ce l’abbia con me.
<< Dobbiamo parlare >> mi dice senza tante cerimonie strattonandomi per il braccio, ma stavolta non sono disposta a dargli retta.
<< Spiacente, ho da fare >> gli dico in tono sgarbato mentre piroetto per l’Atrium salutando le persone qua e là. Lysander mi sta dietro, ma fingo di non farci caso, anche sento di poter cedere di nuovo da un momento all’altro. Di che vuole parlare? Non mi sembra ci sia altro da dire.
Maledico la mia curiosità e il fatto che non riesco a resistergli nemmeno per mezz’ora, poi mi volto. Sto per chiedergli cosa vuole, quando, alle sue spalle, vedo Scorpius.
Spintono Lysander di lato e mi affretto a raggiungere il mio amico, lo abbraccio con più trasporto del necessario, ma sento addosso lo sguardo di Lysander.
Parliamo del più e del meno, senza farlo notare mi assicuro che Lysander ci sia ancora. La sua mascella è più contratta che mai e sto per dirmi soddisfatta della cosa, quando il discorso cade su Rose. Sembra che Scorpius non sappia cos’è successo e quando sto per spiegarglielo, mia cugina compare a pochi passi da noi.
È pallida, si guarda attorno con circospezione e sembra agitatissima. Capisco la piega che sta prendendo la situazione e impreco sonoramente, per far distrarre le persone attorno a noi. Ma il mio sguardo indugia su Rose un secondo di troppo e ora la stanno guardando davvero tutti. Lei inizia a urlare e a piangere, un attacco di panico in piena regola, non c’è che dire. Quando Joe l’afferra da dietro per cercare di calmarla, Rose si dimena ancora di più. Vedo lo sguardo pieno di paura e apprensione di Scorpius e mi decido a fare qualcosa. Gli chiedo la bacchetta, ma è Lysander a porgermi la sua. Non lo guardo nemmeno e pietrifico Rose. Joe è piegato in due sulle ginocchia e respira pesantemente per lo sforzo fatto nel trattenere Rose.
Scorpius mi strappa la bacchetta di Lysander da mano e la punta contro mia cugina: è solo ora che noto il suo sguardo ancora disperato, nonostante l’immobilità forzata.
Scorpius la schianta e Rose cade al suolo. Tutti i presenti sono indignati e si scatena il putiferio.

*
La testa mi fa un male incredibile, mi sento debole e spossata, come se avessi corso per kilometri e kilometri. Un silenzio innaturale mi circonda, così decido di aprire gli occhi. La prima cosa che vedo è il soffitto verde dell’ufficio di mio padre, quasi completamente coperto da non so quante teste.
<< Oh, grazie al cielo! >> singhiozza mia madre, che si china su di me per abbracciarmi. Realizzo solo ora di essere stesa.
<< Come ti senti, Rosie? >> mi chiede Joe.
<< Stanca >> dico da sopra la spalla di mia madre. Alla destra di Joe ci sono mio padre e Hugo, ma i capelli cespugliosi di mia madre bloccano la visuale sulle persone che ho intravisto qualche secondo fa.
<< Zia, è tutto okay >> dice debolmente Roxanne a mia madre, che subito si ricompone e scioglie l’abbraccio. Azzardo un’occhiata a ogni angolo dell’ufficio di papà, ma non c’è nessuna traccia di Scorpius. So che dovrei ascoltare Joe e tutto quello che mi sta dicendo su questo maledetto attacco di panico, ma proprio non riesco a pensare ad altro. Incrocio lo sguardo di Roxanne che, dopo aver capito, scuote la testa dispiaciuta. Interrompo Joe e chiedo a mia cugina di portarmi a casa. Lei sospira di sollievo e annuisce: nessuna delle due vuole restare qui un secondo di più.

Il suono del citofono mi fa svegliare di soprassalto. Azzardo un’occhiata alla sveglia sul comodino, che mi annuncia che sono le undici di sera. Ignoro gli ubriaconi che si divertono a citofonare e incespicare via, ma ormai sono sveglia. Mi alzo per andare in bagno, quando il citofono suona di nuovo. Sono andate male troppe cose oggi per poter rimanere tranquilla e inveire contro qualche sconosciuto potrebbe farmi stare meglio.
Sollevo la cornetta e inizio a snocciolare ogni insulto e parolaccia che conosco, ma la voce balbettante di Scorpius m’interrompe.
<< Rose… sono io >>.


Hola!
Sono passate ben due settimane dallo scorso capitolo e il tanto atteso incontro tra Rose e Scorpius non è ancora avvenuto… sono un po’ cattiva, lo so u.u
Come al solito sono di fretta, ma ci tengo a ringraziare, oltre a tutte le persone che continuano a inserire la storia tra le ricordate, le seguite e le preferite, le quattro stupende persone che hanno recensito lo scorso capitolo: pulci_94, Cinthia988, stefaniad e tomemma… Grazie, grazie grazie!
Ne approfitto per pubblicizzare la mia nuova one shot (rigorosamente Rose/Scorpius u.u): Until it hurts.
A venerdì prossimo!
PS: Il titolo è ispirato a Crying at the discoteque degli Alcazar. Non so perché, mi piaceva xD

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Capitolo 12
*** Walking disaster ***


Venerdì, 2 – sabato, 3 maggio 2031


Io e Rose fuggiamo letteralmente via dal Ministero. Con un uno dei mille incantesimi che non ho mai capito dove ha imparato, zia Hermione collega il camino dell’ufficio di zio Ron con quello di casa di Rose e in una manciata di secondi atterriamo nel suo salotto. La campana della chiesa dietro casa batte nove rintocchi.
<< Cenerentola tornò a casa a mezzanotte >> sospira Rose, poi si dirige verso la camera da letto. Le do mezz’ora per cambiarsi e stare un po’ da sola, ma quando la raggiungo la trovo stesa a leggere un libro, il vestito blu ancora addosso.
<< Rose, ti sembra il momento adatto alla lettura? >> le chiedo spazientita. Mi levo i sandali e mi siedo sul letto accanto a lei.
<< Non ho niente da fare >> risponde lei scrollando le spalle.
<< Nemmeno qualche domanda sul tremendo incontro con Lysander? O sulla chiacchierata che ho fatto con Scorpius prima che… arrivassi tu? >>.
Non appena sente il nome di Scorpius, Rose s’irrigidisce, ma cerca di non darlo a vedere.
<< Cos’è successo con Lysander? >> mi chiede. Le racconto del disastroso pomeriggio a seguito della mia dichiarazione, ma non sono disposta a lasciar cadere l’argomento “Scorpius”, così mi affretto ad aggiungere che Lysander ha provato a parlarmi al Galà, ma ho preferito scambiare due parole con il suo amico.
<< Non è mio amico >> borbotta Rose girando rumorosamente una pagina del libro.
<< Sì che è tuo amico… ti ha persino schiantata per il tuo bene! >> ribatto io divertita.
<< E poi è scomparso. Molto nobile, non c’è che dire >>.
Ecco cos’ha infastidito Rose. Mi mordicchio il labbro prima di trovare il coraggio per risponderle.
<< Be’, diciamo che… tuo padre non l’ha presa benissimo >> le dico. Rose si siede di scatto, smette di fingere di leggere il libro e lo scaraventa contro l’armadio. Se la vedesse sua madre la ucciderebbe.
<< Sto impazzendo, Roxanne >> mi dice prendendosi il volto tra le mani. Mi affretto ad abbracciarla e a smentire le sue parole.
<< Stai solo crescendo >> ridacchio. << Ora levati questo vestito, struccati e fila a letto, sarai stanchissima >>.

L’idea iniziale era quella di tornare al Galà, ma non ne ho davvero voglia. Cerco un posto tranquillo dove Smaterializzarmi e arrivare dritta dritta fuori casa. Quando vi arrivo, però, trovo un ragazzo biondo, visibilmente brillo, addormentato contro la porta d’ingresso. Sospiro pesantemente consapevole che questa sarà una delle notti più lunghe della mia vita.
<< “Grazie a Dio è venerdì” un cavolo, Rose >> borbotto prima di smuovere il bell’addormentato con un piede per farlo svegliare.

*
Il cuore inizia a battere all’impazzata mentre mi lascio sfuggire un semplice << Oh >>.
Restiamo così per un tempo che sembra infinito, io con la cornetta del citofono in mano, Scorpius per strada ad aspettare chissà cosa.
<< Come ti senti? >> mi chiede. La sua voce mi arriva dritta all’orecchio. Chiudo gli occhi e sembra di averlo vicino.
<< Un po’ intontita >> rispondo.
Piombiamo nuovamente nel silenzio. Il suono di un clacson in lontananza mi riscuote e premo l’indice sul pulsante per aprire il portone, poi riaggancio. Cammino avanti e indietro e cerco di non sembrare troppo impaziente. Un gufo da parte di Roxanne mi distrae dal mio intento e quando il campanello suona mi precipito ad aprire la porta.
Scorpius è sulla soglia di casa mia, ancora con il vestito del Galà, l’aria preoccupata e stravolta.
Mi sistemo al meglio la maglietta del pigiama e mi faccio di lato per farlo passare. Lo osservo mentre si leva la giacca e la lascia sulla spalliera della sedia della cucina e quel gesto mi fa ricordare di tutte le volte che l’ha fatto nei mesi passati qui. Forse se lo ricorda anche lui, perché abbozza un sorriso.
<< Niente vino, stasera? >> mi chiede. Non mi saluta, non mi guarda, si tiene semplicemente a distanza.
<< Stavo dormendo >>
<< Oh. M-mi dispiace, io… >> balbetta ancora. Il suo imbarazzo mi fa ridere. Mi rilasso mentre lui allunga il braccio per darmi una spintarella. È la prima volta che ci tocchiamo da settimane.
Finalmente Scorpius mi guarda negli occhi. Sento la stessa scarica che sentii tra i corridoi freddi della Gringott quando gli urlai quel patetico e dimezzato “ti amo”. Decido che è finito il momento di tenermi tutto dentro e gli dico che mi è mancato.
<< Sei diventata più intraprendente, da quando me ne sono andato >> mi dice. Rido di nuovo e l’atmosfera si fa sempre più distesa.
Ci sono mille cose che vorrei chiedergli: come sta, com’è la Russia, novità sul suo lavoro, se ha trovato una bella strega alta, bionda e con gli occhi più azzurri dei miei.
Ci sono mille domande che leggo nei suoi occhi: come mai sono dimagrita tanto, come sto, cosa sono tutte quelle voci che ha sentito in giro al Ministero.
Indietreggio di qualche passo fino al mobile accanto al piano cottura, mi appoggio lì e incrocio le braccia al petto. Ci separano pochi metri e non ho il coraggio di annullarli, nonostante le mie gambe non vedano l’ora di corrergli incontro. Incrocio anche quelle e rimango in bilico su un piede e mezzo. Scorpius ride della mia posizione, poi mi dice che ne ho guadagnato di intraprendenza, ma ho perso le buone maniere. Si avvicina al frigo e prende la bottiglia d’acqua. Mi mordo la lingua per evitargli di dire di non bere da lì vicino – cosa che ha sempre fatto e che mi mandava in bestia –, ma non ce n’è bisogno.
Il coraggio che mi manca per avvicinarmi, sembra averlo lui: con passo incerto si avvicina a me, sfiora il mio corpo con il suo mentre allunga le braccia sopra la mia testa per prendere un bicchiere dalla credenza. Non sento il tintinnio del vetro, così sollevo lo sguardo: le mani di Scorpius sono appoggiate al mobile, gli occhi puntati nei miei, il respiro corto come il mio. Forse sta aspettando che faccia o dica qualcosa.
<< Se vuoi mi sposto >> gli dico dopo non so quanti imbarazzanti secondi di silenzio, mentre prego che non dica di sì. Scorpius sorride di nuovo e, finalmente, fa cadere definitivamente tutte le barriere che si sono create, demolite ed erette di nuovo in questa casa.
<< Non ti azzardare a farlo >> mi risponde. << Non ti lascio più andare, Rose >>.
Credo sia il bacio migliore della mia vita: niente a che vedere con il suo ex compagno di dormitorio, con Thomas, con Mark. Niente a che vedere nemmeno con quelli che ci siamo scambiati in precedenza. Ci sono tante cose non dette, tanta passione e tanto desiderio accumulato, tante lacrime e tanti sorrisi: in questo singolo bacio c’è un universo intero.
Non mi rendo conto di aver sciolto i miei arti dal loro intreccio finché non mi ritrovo letteralmente arpionata a lui. Una pantofola mi scivola dal piede mentre gli intreccio le gambe attorno alla vita e mi siedo sul piano della cucina, ma non è che un insignificante dettaglio rispetto alle labbra di Scorpius che ora sono sul mio collo. Bacia ogni lembo di pelle lasciato scoperto dal pigiama, mentre io insinuo le mani sotto la camicia e gli carezzo l’addome.
<< Ti amo >> gli dico guardandolo e lui smette subito di baciarmi. Mi guarda anche lui, ma non dice niente.
<< Ti amo >> ripeto, una nota di panico nella voce che non riesco a celare.
<< È facile dirlo adesso >> scherza lui alludendo a quello che stavamo facendo. Sorrido e alzo gli occhi al cielo.
<< Ti amo anche io, Rose >> mi dice e un senso di sollievo mi pervade tutta. Il silenzio si protrae di nuovo tra di noi e anche se è un silenzio positivo, consapevole, non riesco a non parlargli dopo tutte queste settimane di lontananza.
<< Sono stata licenziata >> butto lì, convinta che lo sappia già, ma la sua espressione smentisce i miei pensieri.
La campana della chiesa suona undici rintocchi seguiti da due più acuti e io apro bocca per raccontare a Scorpius del casino che ho combinato all’Ufficio Misteri, ma lui mi zittisce.
<< Sei un disastro ambulante, questo si sa >> mi dice e io mi fingo indignata. << Ma sono le undici e mezza e venerdì sta per diventare sabato >>.
Gli sorrido con dolcezza.
<< I miei venerdì sono un disastro come me, ormai >> confesso.
<< Allora lascia che mi impegni affinché torino di nuovo ad essere come prima, se non migliori >>.

*
Cammino avanti e indietro per tutta la casa, il rumore dei tacchi che rimbomba nel silenzio dell’appartamento. Lysander è seduto sul mio divano, la testa fra le mani in attesa che la pozione che gli ho dato faccia il suo effetto e gli passi la sbronza.
<< Proprio non capisco che ci fai qui >> borbotto ogni tanto, poi riprendo a camminare. Sto macinando kilometri nel mio microscopico salotto.
Finalmente, dopo mezz’ora di andirivieni da parte mia e rantoli da parte di Lysander, lui ha qualche accenno di ripresa.
<< Smettila di camminare, mi rimbomba tutto nelle orecchie >>
<< Sono a casa mia e faccio quel che mi pare >> gli sibilo, ma smetto lo stesso. Lysander ha un sorriso vittorioso sulle labbra e io mi arrendo al fatto che non riuscirei mai a dirgli di no. Mi sento uno zerbino e questo mi smuove qualcosa dentro.
<< Che vuoi? >> gli chiedo con freddezza.
<< Continuare il discorso di oggi, dato che al Galà non me l’hai permesso >>
<< Non ho più niente da dire >>
<< Tu no, io sì >>.
Lysander si alza dal divano, forse troppo in fretta, perché barcolla e torna di nuovo a sedersi.
<< Sei ubriaco e non sai quello che dici. Torna a casa, dormi e vedi che domani non avrai nulla da dirmi >>
<< Non sono ubriaco. Sono… sono solo stupido >>
<< Non è una novità >> ribatto. Mi siedo anche io sul divano, a debita distanza, e mi levo i sandali. Un senso di attesa mi pervade e non so proprio che fare.
<< Allora? >> incalzo. Lysander si riscuote.
<< Non sono bravo con le parole, lo sai. Quello che ho detto oggi... non mi sono espresso bene. Credevo che per te fosse solo sesso >>
<< Non te la caverai così, Lys >>
<< Io non… andiamo, Roxanne, come potrebbe essere solo sesso? Anno dopo anno, ragazza dopo ragazza… c’eri sempre tu e credo che ci sarai sempre. Non giudicarmi per un bacio con un’altra a sedici anni >>
<< “L’altra” era mia cugina Lily >>
<< Lo so e ti chiedo scusa per l’ennesima volta. È solo che… per quanto cerchi, per quanto provi a uscire e conoscere nuove persone, nessuna ragazza mi fa distrarre completamente dal tuo pensiero. Non ci siamo visti per anni, ma sei rimasta il mio chiodo fisso e ora… non credo di voler continuare a cercare >>.
Sono spiazzata e un po’ intontita da quella che dovrebbe essere una dichiarazione secondo i canoni di Lysander. Non ho il tempo per realizzare e comprendere appieno le sue parole che lui è già sulla soglia di casa, pronto a uscire e Smaterializzarsi. Lo lascio fare, poi mi affretto a fare lo stesso.
Solita sensazione di sgradevole di costrizione, poi mi ritrovo sul retro del palazzo sgangherato di Rose. Corro verso il portone, sperando che mia cugina non mi maledica per l’ennesima irruzione in casa sua, quando vedo Scorpius vicino al citofono.
<< Ma che… è impazzito? >> sussurro tra me e me. Non sembra che Rose e Scorpius stiano parlando molto, ma quando sento il rumore del portone che viene aperto e vedo Scorpius spingere la maniglia, giungo alla conclusione che io e Rose siamo più simili di quando credessi: nemmeno lei sa dirgli di no.
Sorrido al portone e mi Materializzo di nuovo sulla soglia di casa. Butto giù un veloce “Domani a pranzo ci facciamo una bella chiacchierata” e lo mando via gufo a Rose.
Finalmente indosso il pigiama, ripongo con cura il vestito e faccio tornare al blu originale le scarpe argentate. Mi metto a letto e stappo una fialetta di pozione soporifera: non sarà stata la nottata lunga che avevo previsto prima, ma la densità di emozioni e avvenimenti compensa di sicuro.

*
Svegliarmi con Rose accanto è una sensazione della quale ho deciso di non voler più fare a meno.
Quando mi giro verso di lei, la trovo già sveglia, gli occhi blu fissi nei miei e un accenno di sorriso sulle labbra.
<< Non sei fuggita, stamattina? >> chiedo divertito alludendo alla prima volta in cui abbiamo dormito insieme. Lei arrossisce e mi dà una cuscinata in piena faccia.
<< Se questa è la tua idea di buongiorno, avrei fatto meglio a svignarmela >> borbotta, poi torna di nuovo a guardarmi fisso.
<< Sei inquietante, lo sai? >> le dico. Poi le do un bacio sulla fronte per evitare un’altra cuscinata.
Rose sorride, poi mi chiede quando dovrò andare via di nuovo e per quanto tempo. Lo stomaco mi si accartoccia al pensiero di separarci.
<< Ho altri sei giorni per formare un’équipe, venerdì prossimo rientro a San Pietroburgo e dovrei restare lì dai due ai sei anni >>.
“Wow” è tutto quello che Rose riesce a dire. Restiamo in silenzio per un po’, poi mi viene in mente il suo licenziamento.
<< E così non sei più un’Indicibile >> butto lì. Pessima idea. Rose scoppia a piangere e io mi do dell’idiota.
<< Mi hanno anche iscritta all’albo dei pozionisti… e… e poi… >> mi affretto ad abbracciarla e a dire che sono stati degli stupidi, ma la frase “albo dei pozionisti” mi fa sorridere: così assumerla sarebbe un gioco da ragazzi. Sto per accennarle questa possibilità, ma Rose estrae la bacchetta da sotto al cuscino e appella un ritaglio di giornale.
<< Sono riuscita a creare la pozione per far tornare la memoria >> mi dice e io la guardo incredulo.
<< Sei seria? >> le chiedo pieno di orgoglio. Sto per baciarla, ma lei mi spinge il ritaglio di giornale tra le mani: è un’intervista sulla sua pozione e non capisco dove vuole andare a parare facendomela leggere, finché non me lo spiega.
<< Ho violato tutte le regole dell’Ufficio Misteri facendo amicizia con Joe e il direttore mi ha licenziata subito dopo aver letto l’intervista. Il mio nome rimane nell’albo dei pozionisti e l’Istituto delle streghe di Salem mi ha offerto un posto alla loro scuola come docente >>
<< I-in America? >>
<< Sono disoccupata, Scorpius. È la mia unica possibilità… ho provato a chiedere ad altri Uffici, ma nessuno mi vuole, dopo tutto il polverone che si è scatenato >>.
Rose sospira e si lascia ricadere sui cuscini. Io mi alzo dal letto e raccatto i vestiti in giro per la stanza.
<< Ti voglio io >> le dico mentre mi vesto e lei mi guarda confusa. << Devo solo rifinire i dettagli >>. Senza aggiungere altro, corro fuori dell’appartamento per Materializzarmi a casa mia.
I miei non sono sorpresi di vedermi tornare a casa dodici ore dopo avermi visto per l’ultima volta con gli stessi vestiti indossati alla meno peggio.
<< Eri a casa tua? >> mi chiede mio padre con finto disinteresse.
<< Non è più casa mia >> gli rispondo con una fitta di nostalgia per il tempo trascorso lì con Rose. << In ogni caso sì, ero lì >>. Mio padre annuisce e mi chiede se saremo in due a partire per San Pietroburgo, questa volta.
<< Spero di sì >>
<< Chiarisci prima con Ron Weasley >> dice con serietà e mia madre annuisce al suo fianco. Annuisco anche io, poi mi precipito in camera mia.

Dopo una veloce doccia e un cambio d’abito, mi precipito nel mio ufficio della Gringott, nel quale ho dato appuntamento alle persone che dovrei valutare per formare la mia squadra. Il primo a presentarsi, ovviamente, è un pozionista.
<< Lei ha un curriculum impeccabile e mi spiace che sia venuto fin qui dalla Scozia, ma ho già assunto un pozionista >> dico sentendomi in colpa per la bugia. Il mago annuisce mestamente e se ne va.
<< Il prossimo >> chiamo. Entra un altro mago, alto e magro, e anche lui è un pozionista.
<< Dev’esserci un errore >> gli dico. << Non seleziono più pozionisti >>
<< Be’, ma ce ne sarà un’altra ventina qui fuori! >> mi risponde quello. << La comunicazione interufficio è importante, sa? >>.
Seguo il mago fuori della porta e vedo un sacco di persone.
<< Non so chi abbia convocato i pozionisti >> inizio e un mormorio basso inizia a diffondersi per il corridoio. << Ma ho già il mio. Mi spiace che siate venuti fin qui… >>.
Le mie parole si perdono tra i borbottii infastiditi e la confusione delle persone che vanno via. Restano una trentina di maghi e streghe da analizzare, la maggior parte dei quali sono Obliviatori. Li chiamo in ufficio uno per volta ed è durante il terzo colloquio che Atti, il folletto direttore della Gringott, irrompe nella stanza.
<< Che vuol dire che ha già un pozionista, Malfoy? Non c’è nessun contratto firmato sulla mia scrivania, tantomeno sulla sua >>. Atti è furioso e l’Obliviatore in imbarazzo.
<< Le farò sapere >> dico all’uomo, che corre via alla svelta. Atti mi guarda dritto negli occhi.
<< Gliene avrei parlato a pranzo: ho una validissima candidata, conosco il suo lavoro, è brillante, non ha legami particolari qui… è disposta all’immediato trasferimento >>. Immagino come sarebbe la vita mia e di Rose in Russia, nel mio appartamentino a San Pietroburgo, stretti sul divano davanti al camino a sorseggiare cioccolata calda.
<< È Rose Weasley, vero? >> mi chiede Atti, con un tono di chi la sa lunga. Arrossisco e gli basta quello come risposta.
<< È un disastro ambulante, lo sa? >>. Scoppio a ridere.
<< Certo che lo so. Ma è anche la migliore >>.


Titolo tratto dall'omonima canzone dei Sum41


Hola!
Prima di passare ai contenuti, ho un paio di avvisi per voi:
1) Questo è l’ultimo capitolo che avevo scritto, quindi per i prossimi aggiornamenti ci vorranno almeno due settimane;
2) La storia è ormai agli sgoccioli (piango), al massimo altri tre aggiornamenti e dovremo salutarci (anche perché dovrei smetterla di scrivere ff e sfornare la tesi. Evvabbè).

Il capitolo scorso per qualcuno è stato un po’ deludente a causa della continua situazione negativa di Rose… situazione che si è completamente capovolta e che porta all’inizio di questa tanto agognata storia d’amore… intrecciata con quella di Roxanne e Lysander. All’inizio non l’avevo prevista, ma volevo darvi la mia versione di Roxanne a 360°, non solo super simpatica e un po’ matta.
Non credo ci sia altro da dire, se non “stay tuned” per un bel confronto tra Ron e Scorpius… chissà che ne verrà fuori :P
Ringrazio tutti quelli che ricordano, seguono, preferiscono la storia e un super grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo: Cinthia988Lunemy e stefaniad.
A tra due venerdì!

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Capitolo 13
*** Guess who's coming to dinner? ***


Sabato, 3 maggio 2031


Mi sveglio relativamente presto, complici il sonno ristoratore concesso dalla pozione soporifera e la smania di capire cosa devo fare con Lysander. La prima cosa che mi viene in mente è parlare con Rose, ma sono altamente sicura che sia con Scorpius e non voglio intromettermi ulteriormente.
Mando un gufo a Lorcan e aspetto impaziente la sua risposta, poi esco a fare un giro per Diagon Alley prima di aprire il negozio.
C’è poca vita in giro a causa del Galà di ieri e del fatto che è uno dei primi week-end di sole. Molly e Victoire (con l’aria di una condannata a morte) vengono a trovarmi e passo la maggior parte della mattinata a sentire gli ulteriori resoconti delle mie cugine sull’imminente matrimonio. A ogni sospiro di Vic sono sempre più convinta che sia vicina al suicidio e il fatto che lei e Teddy aspettino un altro bambino non la rende proprio la persona più tranquilla del mondo, al momento.
Declino il loro invito a pranzo dicendo che ho l’inventario da terminare, poi decido che è il momento di mandare un gufo a Rose per chiederle di raggiungermi qui con il pranzo.
Il suo “okay” arriva insieme alla risposta di Lorcan, che mi affretto a leggere.

Ehi, Roxy!
Sono contenta che tu e Lysander abbiate finalmente chiarito, è passato davvero troppo tempo e sentirvi parlare l’uno dell’altra ininterrottamente da anni non è propriamente divertente.
Scherzi a parte, ciò che devi fare non possiamo dirtelo io o Rose, devi saperlo tu. Lys si recherà a Hogwarts domani pomeriggio, è stato chiamato come esaminatore per i G.U.F.O. e i M.A.G.O. e come sostituto agli esami di fine anno al posto del professore di ruolo (pare sia stato improvvisamente colpito dal vaiolo di drago causato da qualche traffico illecito), ma forse lo sai già.
Fidati del tuo istinto, Roxanne, non ha mai sbagliato. Te lo dico in qualità di tuo migliore amico e gemello del diretto interessato.
In bocca al drago e un saluto da me e Joe.


Rose arriva in negozio poco dopo con un secchiello ormai freddo di ali di pollo piccanti firmate KFC e questo non può che mettermi di buon umore. Ci ho pensato bene negli ultimi minuti, così, dopo aver salutato Rose ed essermi assicurata che stia bene, intraprendo il discorso con un “Indovina chi viene a cena?”. Ovviamente ci prende subito e si lancia a capofitto nell’ennesima invettiva contro Lysander, che stronco sul nascere ripetendole per filo e per segno come sono andate le cose tra me e lui ieri sera: il suo tentativo di parlarmi al Galà, l’agguato fuori casa e il chiarimento sulle parole che avevo travisato.
<< Dove cenerete? >> mi chiede mia cugina dopo qualche secondo di silenzio. Quasi le rovescio le ali di pollo (appena scaldate da un colpo di bacchetta) addosso quando mi alzo e l’abbraccio: il suo è una sorta di lasciapassare e ne sono estremamente contenta.
<< Non lo so ancora, in realtà, non gli ho nemmeno chiesto se è libero o se ha impegni >>
<< Sbrigati a farlo, allora >> mi sollecita lei. Scrivo una frettolosa lettera a Lysander e la mando col gufo di papà, poi decido che abbiamo parlato troppo di me.
<< Ho visto salire Scorpius da te, ieri notte >> dico prendendo una coscia dal secchiello.
<< Roxanne! Ma sei ovunque? >> mi chiede Rose, a metà strada tra l’indignato e il divertito.
<< Rispondi >> le ordino. Prende anche lei del pollo e arrossisce.
<< Il. Miglior. Sesso. Di. Sempre >> scandisce. << Non lo so, mi sento una ragazzina. Sono così felice… ho perso il lavoro, ma mi sento contenta lo stesso, è normale? >>. Non le rispondo, così lei continua.
<< Insomma, ovviamente sono ancora arrabbiato con l’Ufficio e con mezza comunità magica, ma da quando è venuto a casa fino ad ora ci ho pensato solo tre volte… il che è un bel progresso. Ah, mi ha anche offerto un lavoro >>.
Ovviamente lo so già. Me l’ha detto ieri Scorpius, ma, per evitare una scenata come quella che Rose fece al suo compleanno (con spaccatura annessa) mi fingo sorpresa alle sue parole e sgrano gli occhi.
<< Lo so! Pare che il direttore della Gringott non ne sia contento, ma ha detto che riuscirà a convincerlo >>. Le faccio un altro paio di domande al riguardo e il fatto che Rose risponda in maniera elusiva mi fa capire che non ci ha ancora pensato bene e che non le va di parlarne. Mi affretto a virare il discorso sul matrimonio di Molly.
<< Be’, dovrò chiedere sicuramente un permesso dalla Russia o dal Massachussets >> risponde meditabonda. << Ma non me lo perderei per niente al mondo… Non vedo l’ora di vedere Victoire e Lucy con indosso quegli orribili abiti da damigella >>. Scoppio a ridere.
<< Rose, sei tremenda! >>
<< Ti ricordo che al matrimonio di Dominique la damigella ero io… con quel vestito di chiffon beige Vic sembrava una sirena e io una mummia… ne rideste per mesi e sono pronta a vendicarmi >>.
Scoppio nuovamente a ridere al ricordo di Rose in quel vestito osceno e mi arriva una briciola della panatura del pollo addosso.
<< Santo cielo, hai le maniere di un Troll. Non costringermi a scrivere a tua madre, signorina >> la schernisco appellando pergamena e piuma auto-inchiostrante. Con mia grande sorpresa, Rose le afferra.
<< Avverto i miei che ceno da loro >> dice in risposta al mio sguardo interrogativo. << Mi sa che è giunto anche per me il momento di decidere cosa voglio dalla vita >>
<< Oltre a Scorpius, spero >>.
Rose sorride e il gufo di papà entra in questo momento dalla finestra, la risposta di Lysander legata alla zampa.
<< Oltre a Scorpius >> conferma mia cugina.

*
Maxwell, il gufo di George plana nella stanza e mi molla un bigliettino in mano. Lo spiego e la grafia di Rose mi informa che verrà a cena per parlarci. Hugo mi ha accennato a qualcosa su una partenza e, anche se so che mi mancherà da impazzire, non potrei essere più d’accordo: l’intera comunità magica inglese le ha voltato le spalle per una stupida legge risalente agli anni della guerra, cos’altro dovrebbe fare? Do qualche biscottino gufico a Maxwell, che dopo un po’ vola via diretto a casa di mio fratello. Azzardo un’occhiata all’orologio e inizio a sistemare la tavola, mentre do una voce al piano di sopra.
<< Rose viene a cena >> urlo. Ricevo un “okay” in risposta, poi accendo la radio per seguire le partite di Quidditch.
Io e Hugo trascorriamo così il pomeriggio e alle sei cambio stazisone - tra i borbottii di mio figlio - per sentire le novità ministeriali. Ovviamente, parlano di Rose.
<< Oh, non so, Carl, tu che ne pensi? >>
<< Direi che Rosaline Weasley sta perdendo colpi, una reazione del genere non se la sarebbe mai aspettata nessuno >>.
Spengo la radio con un colpo di bacchetta. Sto per inveire contro gli speaker, quando il campanello di casa suona.
Guardo nuovamente l’orologio e aggrotto la fronte.
<< Ti sei Materializzata, Rosie...? Ah >>.
Scruto in cagnesco Scorpius Malfoy, poi sento dei passi frettolosi raggiungermi.
<< Chi è, Ron? >> mi chiede Hermione. Mi sposto per farle vedere il nostro ospite e anche lei lo fissa stralunata.
<< Vieni dentro >> dico con un tono di voce più duro di quello che mi aspettavo.
Scorpius deglutisce e io lo precedo dentro casa ghignando.

Hermione fa accomodare il ragazzo e sparisce a preparare il tè, ma scommetto tutti i Galeoni che abbiamo alla Gringott che sta sentendo da dietro la porta.
<< Qual buon vento? >> chiedo ironico al giovane Malfoy e lui si affretta a balbettarmi contro delle scuse per essersi presentato qui senza preavviso. Quando gli dico che questa è la minore delle sue colpe, sbianca al punto tale da avere lo stesso colore del muro dietro di lui.
<< Va’ avanti >> lo incalzo e lui sembra farsi un po’ di coraggio. Finalmente.
<< I-io sono qui per chiederle scusa per il mio comportamento di ieri sera >> inizia. Annuisco e lui sembra più tranquillo.
<< Ho già parlato con sua figlia ed è tutto a posto, ma ci tenevo a parlare anche con lei e con sua moglie. Non so se Rose ve l’ha detto, ma ho un lavoro per lei, spero vivamente che accetti e non voglio che la sua famiglia mi veda come quello che l’ha schiantata di fronte a tutti i maghi e le streghe più influenti del Regno Unito >>.
Hermione è tornata, lo capisco dal sospiro che ho avvertito alle mie spalle. Poggia il vassoio con il tè sul tavolino basso di fronte a Malfoy e si siede accanto a me sul divano, ma io non ce la faccio a star fermo. Cammino avanti e indietro per il salone per non so quanto tempo, fissando Scorpius che fissa Hermione (come a volere la sua intercessione) che fissa me preoccupata. Mi siedo sul bracciolo del divano, di fianco a mia moglie, senza staccare gli occhi dal ragazzo.
Le ha offerto un lavoro, penso, e di sicuro non è quello di cui parlava Hugo. Mi spremo le meningi. Bill e Fleur mi hanno detto della missione in Russia di Malfoy, un grande vanto per la Gringott, e di sicuro la vuole portare con sé. Penso anche alle parole di Roxanne al compleanno della mia bambina: si piacciono, ma hanno seri problemi di comunicazione.
Mia figlia e Scorpius Malfoy. Incredibile.
<< Be’, è quello che è successo, no? >> chiedo continuando a scrutarlo.
Scorpius sembra essere nel panico e getta all’aria tutta la compostezza e la calma che ostentava prima.
<< Ma… lei mi deve capire! >> esclama con voce acuta. << Io l’ho fatto per Rose, solo per Rose >>
<< Potevi semplicemente portarla via >> borbotto guardandolo male.
<< Lo so! Lo so, ma al momento non ci ho pensato. N-non sapevo cosa fare. Stava male. U-urlava e piangeva e io ero lì, inerme. Cosa avrebbe fatto lei? >>.
Hermione trattiene rumorosamente il respiro e si porta le mani alla bocca. Scorpius sembra rendersi conto solo ora di ciò che ha detto e di come l’ha detto, con un tono di accusa verso la fine. Io lo guardo con tanto d’occhi, ma non per quello che mia moglie e il ragazzo credono.
Stringo la mano sul braccio di Hermione e con un indice le carezzo impercettibilmente la cicatrice ormai quasi sbiadita*, mentre mi riaffiora alla mente un ricordo risalente a trentatré anni fa e che continua a tormentarmi nei miei incubi.
Ero nella cantina di villa Malfoy, nella stessa casa dove il ragazzo che ho di fronte è nato e cresciuto, nella stessa cantina dove suo padre conserva il vino elfico e dove una volta io, Harry, Luna, Dean Thomas, il signor Olivander e Unci-unci il folletto fummo richiusi ad attendere il nostro destino e ad ascoltare le urla di mia moglie e di una furiosa Bellatrix Lestrange.
Ero nella cantina di villa Malfoy e ricordo il dolore di Hermione e la mia disperazione nel sapere che ero impotente mentre la donna che amavo stava soffrendo in maniera inimmaginabile.
Cosa avrebbe fatto lei?
<< Di tutto >> rispondo guardando Scorpius Malfoy negli occhi.
Hermione si gira verso di me, sorridente e confusa, il ragazzo si rilassa.
<< Che hanno detto alla Gringott di Rose? >> chiedo e Scorpius si morde il labbro.
<< Il direttore non è molto contento, ma sono riuscito a fargli approvare un contratto. Mi aveva lasciato carta bianca e non potevo mollare. Io… io tengo davvero a vostra figlia, signori Weasley >>.

*
Quando sbuco nel salotto dei miei, capisco subito che c’è qualcosa che non va. Non perché la tavola è apparecchiata per cinque e non per quattro o per il fatto che mio fratello sieda sul divano con un ragazzo biondo col quale chiacchiera amabilmente: ero già stata avvertita del suo arrivo da un frettoloso “Indovina chi viene a cena?” scritto da papà all’angolo di una vecchia copia del Profeta. Appena l’avevo letto ero scoppiata a ridere, memore delle parole di Roxanne di quel pomeriggio.
No.
La cosa che davvero mi preoccupa è lo sguardo che mi rivolgono i miei non appena mi vedono. Hanno un’espressione inquietante, mi guardano come se da un momento all’altro dovessi esplodere di nuovo.
<< Sto bene >> metto subito in chiaro. << Ciao, Scorpius >> aggiungo. Vorrei guardarlo male, chiedergli cosa cavolo ci faccia qui, ma non posso non sorridergli. Lui ricambia il sorriso e i miei si rilassano, poi tornano a cucinare mentre io prendo posto sul divano accanto a Hugo.
Non prendo parte alla conversazione, mi limito a sentire mio fratello e… il mio ragazzo? il mio coinquilino? il mio capo?... insomma, mio fratello e Scorpius che parlano di draghi, nundu e altre creature magiche.
Dopo un po’ Hugo ci lascia con la scusa del bagno e fila al piano di sopra. Mi avvicino a Scorpius e lui mi bacia. Perdo il filo dei miei pensieri per un po’, poi ci separiamo e lui evoca una cartellina portadocumenti. Me la consegna e inizio a leggere il primo foglio, ma dopo l’intestazione (“Contratto per pozionista”) lancio un urletto e gli volo in braccio. Mio padre entra di corsa brandendo la bacchetta, seguito a ruota da mia madre (con i guanti da forno e la bacchetta pronta). Hugo inciampa negli ultimi tre scalini per la fretta di scendere.
<< Scusate, non volevo spaventarvi >> ridacchio staccandomi da dosso a Scorpius. Recupero il contratto che è caduto a terra e lo porgo alla mamma. Lo legge attentamente (i contratti lavorativi e i diritti dei maghi in quest’ambito sono una delle mille cose di cui è esperta) e dopo un po’ annuisce.
<< Be’, è un ottimo contratto, Rose >> dice. << Dovremo verificare il cambio del tuo stipendio in Galeoni, ma, se non ricordo male, non c’è niente di cui lamentarsi, anzi. Dovresti avere poco meno di quanto guadagnavi all’Ufficio Misteri, ma la vita a Londra è più cara di quella a San Pietroburgo, no? >>.
Scorpius conferma e mamma annuisce di nuovo, poi fa cenno di sederci a tavola.

La mamma non è un asso in cucina, ma ci sono un paio di piatti che le riescono davvero bene (credo che glieli abbia insegnati nonna Molly). Stasera tocca alle costolette e mio padre s’illumina. In genere non è il menù del sabato sera, quindi inizio a pensare che debba ammorbidire papà per qualcosa. I miei sospetti hanno conferma quando mamma mi chiede come intendo sistemarmi. Le dico che non ci ho ancora pensato, poi lancio uno sguardo molto eloquente a Hugo: è lo “sguardo del soccorso”, che ci siamo scambiati un sacco di volte nel corso degli anni per essere salvati da una conversazione imbarazzante o dolorosa. Mio fratello non tradisce le mie aspettative e inizia a parlare di una vacanza a Bucarest che i miei devono assolutamente fare, anche perché “è da tanto che non mi venite a trovare”. Sospiro di sollievo e Scorpius inizia a chiedere a mio fratello qualche notizia sulla Romania, coinvolgendo anche i miei nel discorso. Ringrazio Merlino per la piega che sta prendendo la cena e mi perdo in una dettagliata analisi dei miei pensieri.
Punto primo: perché parlano come se avessi già firmato il contratto? Non ricordano che ho anche un colloquio con l’Istituto delle Streghe di Salem? Anche se, a pensarci bene, tra l’insegnare a un branco di ragazzine chiassose e l’essere interpellata sporadicamente su qualche pozione sospetta o veleno, preferisco di gran lunga la seconda: il mio lavoro è scoprire, non correggere gli errori delle streghe alle prime armi… Okay, forse fanno bene a dare per scontato che preferisca San Pietroburgo.
La seconda cosa sulla quale rifletto è: sono davvero disposta a lasciare Londra, la mia famiglia e i miei amici? La mia amata casa? Anche a questa domanda la risposta è sì, ma non perché lo voglia davvero. La risposta è sì perché altrimenti non lavorerei più al Ministero: se riuscissi a riscattarmi lavorando a un progetto così importante, forse l’Ufficio Misteri mi vorrebbe di nuovo indietro. Sarebbe un sogno. Ci penso su, poi rettifico la mia risposta: sono disposta a lasciare tutto? Sì, al momento.
Cerco di ignorare il groppo che mi attanaglia la gola quando penso ai miei genitori, a Roxanne, Lorcan e Joe, a Eloise e a tutti quelli che mi lascerò dietro. Sarai con Scorpius, però. E questo mi riporta alla domanda che ha posto prima mamma: come intendo sistemarmi?
Scorpius ormai ha una casa, lì. Un’altra casa, nella quale non ci sono io. Non ci sono io, né il nostro divano o la sua poltrona. Niente Friends o soap opera stupide davanti alle quali ridere, niente DVD presi in affitto e guardati mangiando il gelato. Niente sushi o spesa dal Tesco, niente ristorante indiano sotto casa. Niente più “nido di Rose”.
<< Rose, sveglia >> urla mio padre sventolandomi una mano davanti alla faccia.
<< C-cosa? >> chiedo riemergendo dai miei pensieri.
<< Sono cinque minuti che hai la bocca aperta e la forchetta ferma a mezz’aria. Non è così che si mangia, sai? >>. Divento subito bordeaux e borbotto un “lo so, grazie” prima di riprendere a mangiare. Con uno sforzo immenso, accantono le riflessioni di prima e prendo parte alla conversazione. Per fortuna (o sfortuna, nel caso di mia madre) hanno preso a parlare di Quidditch.

*
Rose riceve un gufo da parte di Lily, che le chiede se vuole uscire con lei, Albus, Louis e la sua ragazza. Dopo averle inviato una risposta negativa e aver ringraziato i signori Weasley e Hugo per la cena, entriamo nel camino e ci precipitiamo a casa di Rose. Cioè, a casa nostra… questo punto è ancora da chiarire.
Vedo Rose aggirarsi per il salone, sprimacciando cuscini che non avevano bisogno delle sue attenzioni o sistemando meglio in un vaso il fiore che le ho Trasfigurato il mese scorso. Quando si accorge che la sto fissando mi sorride nervosa. Forse mi sta congedando, così mi affretto a dire che ho bisogno di una doccia e che il mio letto mi attende.
<< Oh. Okay. Credevo… credevo che ti fermassi da me >> sussurra prima tornare a torturare il cuscino del divano. Il cuore perde qualche battito.
<< Ho lasciato la valigia dai miei. Posso andare a prenderla, se vuoi >>. Rose sorride raggiante e, senza nemmeno aspettare una sua risposta, mi affretto a correre fuori di casa per Materializzarmi sulla soglia della villa dei miei.
Speravo di non trovare nessuno, ma è troppo presto per andare a letto, così in salone m’imbatto nei miei genitori. Mia madre legge un libro seduta al tavolo, mentre mio padre fissa il vuoto, un bicchiere di whisky incendiario in mano. Mi chiedo come facciano a sopportare tutto questo silenzio e a vivere così ed è inevitabile paragonare i miei a me e Rose, alle risate che ci facciamo davanti alla TV, alle partite a scacchi magici o con le carte babbane. Chissà se dopo tanti anni insieme si detesti la compagnia del proprio consorte.
<< Bentornato >> mi accoglie mio padre, una punta di ironia nella voce che decido di ignorare.
Mia madre alza lo sguardo dal libro e lo punta su di me.
<< Ha lavorato fino ad ora? Hai cenato? >> mi chiede, un po’ severa e un po’ incredula. Le sorrido e dico che ho cenato con Rose. Evito, però, di dire dove.
<< State insieme? >> indaga papà dopo aver bevuto un lungo sorso di whisky.
<< Be’, non… non è ufficiale >> dico cauto. << Ma suppongo di sì >>. Papà annuisce e torna al suo mutismo, mentre la mamma mi abbraccia forte.
<< Oh, sono così felice! Rose è una bravissima ragazza, che sollievo >>.
Annuisco e mi libero dalla sua stretta con un certo imbarazzo.
<< Sono venuto a prendere le mie cose >> dico quando la mamma ha finito di elencare tutte le virtù di Rose. << Per questi giorni mi appoggio alla casa di Londra >>
<< Ron Weasley ti ammazzerà >> commenta atono mio padre. << Prima schianti la figlia e poi te la porti a letto… non è molto galante >>.
Sia io che mia madre siamo sorpresi dall’affermazione e dal tono che ha usato, ma ci distraiamo dal pensiero quando lo vediamo utilizzare l’incantesimo di rabbocco sul suo bicchiere, che si riempie nuovamente di whisky. Sento la mamma sospirare.
<< Ho parlato con il signor Weasley, sia lui che la moglie mi hanno perdonato. Ho cenato da loro, stasera >>. Papà sembra sorpreso. Ripenso a stamattina e al fatto che mi abbia spinto lui a chiedere scusa al signor Weasley e inizio ad avere lo spiacevole sospetto che forse non era per farmi riappacificare con la famiglia di Rose.
<< Come hai fatto? >> chiede biascicando, complici l’alcol e l’incredulità.
Sinceramente parlando, non lo so.
Mi concentro su quella parte della serata: mi agito, quasi gli urlo contro, la signora Weasley è sconvolta e lui… lui le carezza il braccio.
<< Le ha toccato il braccio >> dico più a me stesso che ai miei. << Ha toccato il braccio della moglie, il sinistro. E si è come trasformato. Ha detto che, se fosse stato al posto mio, avrebbe fatto ogni cosa per far smettere di soffrire Rose >>.
Il bicchiere di papà cade sulla moquette e il whisky incendiario viene assorbito dal tessuto. La mamma si morde il labbro, mio padre sbianca.
<< Va’ a prendere la tua roba >> mi ordina secco. Il suo tono mi sorprende e mi affretto a uscire dalla stanza. Socchiudo la porta alle mie spalle e origlio i borbottii dei miei.
<< Che disastro >> sospira mia madre, non so se allude al liquore versato o ad altro. << Scusami >> chiede mio padre e mi sento più tranquillo… Poi ascolto il seguito e mi agito di nuovo.
<< Finirà male, Astoria. Va bene collaborare con i Weasley e i Potter, essere cordiali dentro e fuori al Ministero, ma questo… questo è troppo per Scorpius ed è troppo per Rose >>.
Il cuore batte all’impazzata. Non capisco il senso di quelle parole e ciò che aggiunge la mamma non contribuisce ad aiutarmi.
<< Draco, ormai è acqua passata. Eravamo in guerra e in guerra spesso si fanno scelte sbagliate. L’importante è che ora sia tutto cambiato. Scrivi una lettera ai Weasley e digli che speri che il rapporto che lega i nostri figli possa gettare le basi per una rinnovata collaborazione tra le nostre famiglie >>.
Papà borbotta un “sì, forse”, poi tacciono. Mamma avrà ripreso a leggere e papà a bere fissando il muro.
Salgo in fretta le scale di camera mia e appello la roba che ho sistemato ieri al mio arrivo -come i prodotti da bagno-, le magliette leggere che non ho mai portato a San Pietroburgo e la biancheria pulita che la mamma ha poggiato sul letto. Ripenso alla conversazione che ho appena sentito e decido che non c’è niente di cui preoccuparsi: so da sempre che mio padre e la famiglia di Rose erano in pessimi rapporti a scuola e che la guerra non aveva fatto altro che peggiorare le cose. So che Harry Potter e i genitori di Rose hanno salvato la vita a mio padre e al suo amico Gregory, so che mia nonna l’ha poi salvata a Harry Potter stesso… Il passato delle nostre famiglie è necessariamente intrecciato, anche se in negativo, e spero che il futuro possa essere più roseo.
Torno in salone, saluto frettolosamente i miei ed esco di casa, pronto a materializzarmi dietro allo sgangherato palazzo di Rose. Dietro al mio sgangherato palazzo.

________
*sono ben pochi i momenti dei film che ho apprezzato più di quelli scritti nei libri. Uno di questi è Bellatrix che incide con il suo pugnale d’argento la parola “Mudblood” sul braccio di Hermione mentre la tortura a villa Malfoy, come se volesse marchiarla a fuoco per quello che, agli occhi della Mangiamorte, è un crimine peggiore di quelli che ha commesso lei.
Nei libri, oltre al taglio che Bellatrix fa sulla gola di Hermione quando la tiene in ostaggio sotto al lampadario, non abbiamo (per fortuna, direi) alcuna descrizione delle torture che la nostra Grifondoro subisce, quindi ho sempre accettato per buona (e inquietante) la versione del film.


Il titolo del capitolo, inutile dirlo, è la versione originale di quello del film Indovina chi viene a cena.


Ciao ciao ciao a tutti!
Non sto più nella pelle, così ho pubblicato ora invece che stasera. Non so che dire, vi chiedo ancora scusa e vi comunico che non ci saranno più ritardi: l’esame è andato bene, il colloquio di lavoro anche… da ora sono tutta tutta vostra 🎉
Ringrazio di cuore Cinthia988 e stefaniad, che hanno recensito lo scorso capitolo ❤
A venerdì prossimo.

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Capitolo 14
*** Il mio grosso, grasso matrimonio Weasley ***


Sabato, 10 - Venerdì, 16 maggio 2031

La luce del sole che sorge filtra dalle finestre e mi colpisce in pieno viso. Spalanco e richiudo gli occhi, impossibili da tenere aperti. Ancora intontita mi chiedo dove diavolo sono, dato che né la mia camera da letto né quella di Roxanne sono rivolte a est. Ho un mal di testa lancinante e il mio primo pensiero è una sbronza colossale.
Mmm no, non credo.
Quando mi decido a riaprire gli occhi, questa volta con molta calma e circospezione, la consapevolezza di dove mi trovo mi travolge in pieno e provo uno strano mix di eccitazione e ansia.
Mi tiro su di scatto e guardo il letto: Scorpius non c’è.
Mi concedo altri due minuti in preda allo stordimento, poi mi alzo e inizio a recuperare i vestiti che giacciono sparpagliati ovunque da ieri sera, dopo che Scorpius me li aveva quasi strappati di dosso per una notte che inizio a ricordare fin troppo bene. Avvampo e indosso una sua maglia appena rubata dall’armadio, poi mi avventuro in casa per cercarlo.
La casa che Scorpius ha a San Pietroburgo è molto più grande rispetto a quella di Londra: ha un salone e una cucina separati, una camera da letto grande il doppio della mia con bagno annesso e un altro bagno accanto alla cucina. Mi dirigo lì, anche perché ho appena sentito lo scroscio d’acqua tipico della doccia.
Busso piano e sento l’acqua che si chiude.
<< Rose? >>
<< No, Merlino >> rispondo alzando gli occhi al cielo. Sento Scorpius che ridacchia.
<< Rose, è l’alba, torna a letto >>
<< Okay >> mento, poi prendo a girare per la casa. Fa freddo a piedi nudi, ma non m’importa, sono troppo presa dal notare ogni singolo dettaglio di ogni stanza: non ne ho avuto molto tempo, ieri.
Ieri. Sono su suolo Russo da meno di dodici ore, i miei frettolosi bagagli sono sparsi tra l’ingresso e la camera di Scorpius. Vado lì e apro la valigia per decidere cosa indossare per la ricerca della casa, dato che non inizierò a lavorare prima di lunedì. Sono chinata in avanti e do le spalle alla porta, quando sento Scorpius che impreca. Mi affretto a girarmi.
<< Cosa? >> chiedo con un maglione in mano.
<< Mio Dio, Rose, così mi uccidi >> risponde indicandomi.
<< Cosa? >> chiedo di nuovo senza capire. Scorpius mi si avvicina e mi bacia.
<< Questo >> chiarisce portando le mani al mio sedere e stringendolo. Pelle contro pelle. Passo velocemente in rassegna ciò che indosso: maglietta a mezze maniche da uomo non sufficientemente lunga e… be’ niente.
<< Ah >> commento ridacchiando. Un altro bacio e porto le mani tra i capelli di Scorpius, ancora umidi dopo lo shampoo. Le sue mani mi sfilano veloci la maglietta e la fanno finire chi sa dove. Mi affretto a liberarlo dell’accappatoio e lui mi spinge sul letto.
<< Quanto vorrei non andare a lavoro >> sospira prima di avventarsi sul mio collo. Sospiro anch’io, non perché sia particolarmente affranta, ma per ben altro. Gli intreccio le gambe attorno al bacino e gli chiedo quanto tempo abbiamo.
<< Troppo poco >>
<< Allora sbrigati >> gli dico. << I convenevoli ce li scambiamo dopo >>.

Vago per casa come ho fatto stamattina, ma ora sono vestita decentemente. Prendo il foglietto con le indicazioni per un buon ristorante che Scorpius mi ha lasciato sul tavolino all’ingresso, do un’ultima occhiata in giro e poi mi precipito per le strade di San Pietroburgo.
Il quartiere scelto da Scorpius è vicinissimo al Palazzo d’Inverno, dove sta lavorando e dove a breve sarò anche io. Ovviamente è un quartiere molto costoso e completamente babbano, quindi cercare casa qui non sarà affatto facile. Compro una mappa della città a un infopoint e mi siedo a un bar per studiare il raggio entro il quale estendere la mia ricerca: non voglio spendere tanto, ma non voglio nemmeno abitare a più di un quarto d’ora da Scorpius, così inizio a riempire la mappa di segni e scritte, poi parto alla volta della prima destinazione.
È l’ora di pranzo e sono riuscita a vedere solo una casa, poi ho comprato una sim russa da inserire nel cellulare babbano che usavo per chiamare Mark e ho lasciato il mio numero a un paio di agenzie immobiliari. Per pranzo non mi fermo nel ristorante, ma mi limito a comprare una confezione già pronta d’insalata al supermercato più vicino. Pago e mi avvio a casa di Scorpius, pensando con nostalgia al Tesco che avevo dietro casa. Deglutisco e cammino sempre più svelta per le strade piene di gente.

Il pranzo è il momento più triste della giornata. Ancora più triste della nostalgia per il supermercato, ancora più triste di quando mi sono voltata speranzosa verso un gruppo di inglesi prima di rendermi conto che erano turisti e non residenti, ancora più triste di quando ho realizzato che la risposta al gufo che ho mandato a Roxanne e ai miei non arriverà prima di cinque giorni.
Prendo la mia altrettanto triste busta d’insalata e mi trascino fino al divano, poi la apro e pesco le foglie con le dita direttamente dalla busta. Se Scorpius fosse qui, storcerebbe il naso. Provo a distinguere qualcuna delle lettere stampate sulla busta –urge un corso accelerato di russo–, ma non ne riconosco nemmeno una. Sospiro pensando ai barattoli delle zuppe precotte e accendo la TV… casa babbana arredo babbano.
Ovviamente, anche questa si rivela una pessima idea: niente Friends, niente telenovelas spagnole sceme, niente previsioni del meteo con la mia amata Inghilterra sullo sfondo, niente inglese. I russi e il russo esplodono ovunque, come a volermi ricordare che non capisco niente, che non posso capire niente, che questo non è il mio posto. Un bambino in una pubblicità sembra triste e affranto, proprio come me, poi sorride perché i genitori gli hanno regalato un kit da prestigiatore. Lo vedo brandire una pessima imitazione di bacchetta magica, tutta nera con le estremità bianche, e lui si diverte da pazzi a far comparire delle palline di spugna rossa sotto dei bicchieri colorati. Lancio un’occhiata alla mia bacchetta, abbandonata sul tavolino basso davanti a me, e spero vivamente che abbia lo stesso effetto che ha avuto sul ragazzino nella reclama. Quando non succede niente afferro il telecomando e inizio a fare zapping finché non trovo il canale dei film sottotitolati. Quello che danno ora è francese, ma tra poco ne andrà in onda uno americano, quindi finisco la mia insalata e aspetto che questa lenta agonia passi. Grazie al francese che zia Fleur insisteva per insegnare ai miei cugini, riesco anche a capire qualcosa del film.

Quando Scorpius torna a casa la sera, il mio umore è decisamente migliorato. Dopo un film-documentario estremamente deprimente sulle guerre mondiali e uno su dei bambini malati terminali, ho deciso che non posso buttarmi giù per un trasloco: sono insieme all’uomo che amo in una città ricca di storia e di fascino e prenderò il tutto come una vacanza molto, molto lunga. Sono uscita a fare la spesa –questa volta comprando ben più di un’insalata– e ho riempito il frigo. Sono anche stata contattata da una delle agenzie immobiliari per dirmi che domani pomeriggio mi aspettano per vedere una casa e ho bazzicato un po’ in centro per cercare qualche corso di russo.
Scorpius sembra estremamente sorpreso del mio sorriso tutto denti.

*
<< Ciao! Cosa vuoi per cena? Ho fatto un bel po’ di spesa >>.
Rose mi accoglie così, perfettamente vestita e con un grembiule da cucina attorno alla vita. Un inquietante sorriso corona il tutto.
<< Ehm ciao… come stai? >> chiedo mantenendomi a distanza.
<< Benissimo, tu? Cosa vuoi per cena? >> ripete.
<< Sto bene… Rosie, sai che a me puoi dire tutto, vero? >>. Dopo questa frase, la vedo vacillare. Il sorriso forzato scompare seguito da uno più piccolo, ma sincero. Le stampo subito un bacio sulle labbra e lei parla.
<< Ho solo avuto una mattinata un po’… emotiva, diciamo, e parecchio nostalgica, ma ora sto bene. Mi sono informata per un corso di lingua, ho fatto un bel giro del quartiere e domani vado a vedere una casa a un kilometro da qui e… >>
<< Una casa? >> la interrompo stranito. Poi noto tutti i suoi bagagli sparsi ancora in giro.
<< Sì… se preferisci che sia più lontana dillo, non… non ti ho chiesto effettivamente quanto spazio volessi >>
<< No, non me l’hai chiesto. E non mi hai chiesto nemmeno se voglio uno spazio >> deglutisco. Non credevo che Rose non ci fosse arrivata, è intelligente, per Merlino!
<< In che senso? >>. Ecco. Era intelligente.
<< Nel senso… stiamo insieme da nemmeno una settimana, okay, ma abbiamo già convissuto e credevo che… credevo che volessi vivere qui. Con me >>
<< Oh >>.
Mi mordo il labbro inferiore quasi a sangue. Dopo interminabili minuti di silenzio, Rose sembra trattenere a stento le lacrime.
<< Cos’hai? Vieni qui >>. Non so se sia un pianto positivo o negativo –non voglio nemmeno pensare alla seconda eventualità– e Rose si prende tutto il tempo per chiarirlo. Ancora confuso, mi limito a tenerla stretta a me.
<< S-scusa è che… be’, non me l’aspettavo. Non so che dire… forse è troppo presto. Non lo so. Scusa >>.
Incasso il rifiuto aggrappandomi a Rose ancora più forte, ma la posso capire.
<< Scusami tu, è solo che… nove anni, Rose. Siamo stati fisicamente lontani per nove anni. Dieci anni, se parliamo dal punto di vista emotivo. Vorrei solo recuperare il tempo perduto >>.
Rose si stacca da me e mi guarda fisso, poi mi bacia. È un bacio diverso da quelli che ci scambiamo di solito –violenti e pieni di desiderio trattenuto a stento –. Questo è un bacio dolce, lento.
<< Fermo >> mi ordina Rose proprio quando stavo per accarezzarle la schiena. Mi prende per mano e mi trascina in camera da letto, si leva il grembiule e io scoppio a ridere, per poi tornare serio quando le sue labbra sono di nuovo sulle mie. Rose riprende a baciarmi con sensualità, fa danzare la sua lingua insieme alla mia con estrema lentezza. Cerco di dominare la smania di toccarla e la lascio fare.
Senza preavviso, vengo spinto di malagrazia sul letto e sgrano gli occhi mentre Rose, sempre con calma, inizia a sfilarsi i vestiti. Sto per farlo anche io, ma mi intima nuovamente di stare fermo, poi ci pensa lei. Parte dalla camicia, la sbottona piano, con lo sguardo fisso nel mio, seduta a cavalcioni su di me, completamente nuda. Sto morendo, ma m’impongo di restare fermo.
Quando la camicia e completamene aperta, Rose mi bacia di nuovo, poi mi passa le labbra sulla mandibola, sul collo, sul petto, sulla pancia, scende fino alla vita e inizia a slacciarmi i jeans… e poi cambia idea, si alza e corre fuori dalla camera. Non ho nemmeno il tempo di stupirmene che lei è già di ritorno con la bacchetta magica in mano. Un paio di Evanesco e sono nudo anche io. Rido e le faccio segno di venire da me.
Rose mi si spalma letteralmente addosso, aderiamo alla perfezione e le lascio un bacio sulla fronte.
<< Ti amo >> le dico.
<< Anche io ti amo >>. Mi bacia di nuovo, poi mi dice che siamo diventati troppo sdolcinati. Le rispondo mozzandole il fiato dopo un colpo di bacino. Poi, ovviamente, facciamo l’amore.

Nessuno dei due ha davvero voglia di cucinare e Rose si dice stufa di fare zapping per i vari canali alla ricerca di qualcosa di comprensibile, così la porto a cena fuori.
Trascorriamo una bellissima serata e mi riscopro sempre più spesso a pensare a quanto la amo.
Una volta a casa, cerco un modo spettacolare per fare ciò che ho in mente.
Forse è troppo per un solo giorno, ma davvero sento che le cose tra me e Rose possono solo migliorare, quindi perché aspettare?
Frugo in un cassetto alla ricerca di una scatolina per gioielli in velluto rosso e, dopo che Rose è uscita dal bagno, la apro davanti a lei –non m'inginocchio, sarebbe troppo.
Rose fissa il contenuto della scatola e penso che, dopo il mezzo rifiuto di oggi, forse ho esagerato. Mi ricredo quando mi vola tra le braccia e mi dice di sì.

*
<< Accetto >>. Oh, ma dai.
<< Cosa? Guarda che era un esempio >>
<< Lo so, ma lo voglio fare: voglio uscire a cena con te per un vero appuntamento >>.
Sospiro pesantemente, ma non riesco a trattenere un sorriso.
<< Sei sicuro, Lys? >> chiedo sedendomi sul letto.
<< Sicurissimo. Voglio provare a fare le cose per bene, Roxanne >>.
Annuisco proprio mentre un gufo plana nella stanza.
<< È di Hogwarts, devo andare. Ci vediamo domani? >>.
Scuoto la testa.
<< Domani lavoro. Ti mando un gufo e ci organizziamo, okay? >>
<< Perfetto >>.
Lysander mi bacia, poi esce dalla stanza che ha in affitto ai Tre Manici di Scopa e si precipita verso la scuola, mentre io rimango seduta sul letto ancora un po'.
Chiudo gli occhi e penso alla settimana appena trascorsa: il trasferimento qui a Hogsmeade di Lysander, Rose che è partita una settimana fa per la Russia insieme a Scorpius, l'infortunio a Quidditch di mio fratello... tutto vortica nella mia testa finché fuori dal camino della stanza non compare una lettera. Sto per lasciarla lì –non sono affari miei–, quando mi rendo conto che è indirizzata a me e che la grafia è quella di Rose. Strappo la busta e mi affretto a leggere.
 
Lunedì, 12 maggio

Rooox come stai?
Mi manchi un sacco e sapere che non puoi più piombarmi in casa da un momento all'altro mi solleva e rattrista al tempo stesso, ma immagino che dovrò semplicemente farci l'abitudine.
Nonostante le mille riserve e nostalgie, San Pietroburgo mi piace: è una città stupenda, ricca di storia, fascino e... freddo. Tu la odieresti, ma devi davvero venire a trovarmi (sia perché sono la tua migliore amica, sia perché non posso chiedere altri permessi e non potrò venire in Inghilterra almeno fino a Natale, matrimonio a parte).
Le cose con Scorpius vanno più che bene, anzi: c'è una grossa novità in arrivo, ma non ti svelo niente, voglio dirtelo di persona.
Come vanno le cose con Lysander? E a scuola come si sta trovando? Pagherei Galeoni per poter valutare gli esaminandi in Pozioni, ma al momento sono alle prese con i filtri di un monaco russo. Ah, già, e il Regno Unito mi odia.
Non pensavo di arrivare a dirlo, ma davvero non vedo l'ora che Molly si sposi, così potremo rivederci e parlare seriamente, non tramite lettere.
Ti voglio davvero bene,
Rose

PS: ho provato a parlarti tramite camino, oggi, ma sono incappata in una lite tra Louis e Charlotte. Tutto bene tra loro?

Sorrido alla lettera e mi affretto a risponderle.
Venerdì, 16 maggio

Ehi, Rosie!
Sto benissimo, anche se mi manchi davvero tanto (ma non lo ammetterò mai, arrenditi).
Scherzi a parte, senza di te, la tua TV e le nostre cenette il venerdì sera la vita è davvero strana. Ma mi consolo con Lysander, quindi mi è andata bene.
Lui lavora tanto e non sono molte le occasioni per vederci, ma ce la faremo.
Su Louis e Charlotte non so come siano andate le cose, ma pare che non stiano più insieme. Peccato, era una brava ragazza...
...cosa che non si può dire di te! Cosa mi nascondi? Mio Dio, Rose, spero tu non sia incinta, un piccolo Malfoy-Weasley dai natali russi sarebbe troppo troppo troppo strano. Per non parlare del fatto che tuo padre finirebbe ad Azkaban per l'omicidio di Scorpius: non credo che gli piaccia l'idea di un figlio fuori dal matrimonio.
Aspetta, mica ti sposi? Oh Dio, ti sposi, me lo sento. ROSE! È troppo presto, non state insieme da nemmeno un mese! So che vi amate e tutto, ma è presto. PRESTO.
Come vorrei che fossi qui a placare la mia crisi isterica.
Mi spiace, non riesco a essere seria, quindi cambio argomento.
La devi smettere di dire che il Regno Unito non ti vuole, Rose. Hai fatto una stupidaggine e l'Ufficio Misteri e gli Indicibili sono molto influenti all'interno della nostra comunità magica e ormai non puoi fare altro se non accettarlo e ripartire da zero in Russia insieme a Scorpius. E al vostro bambino. O al vostro matrimonio.
Vorrei vaneggiare e divagare per ore, ma la pergamena sta per finire e tra poco ho appuntamento nella Londra babbana con “le donne Weasley” per vedere l'abito di Molly e delle damigelle. Ti farò sapere presto.
Ti voglio benissimo,
tua Rox.


L’atelier scelto da Molly è meraviglioso e decido che, semmai dovessi sposarmi, la mia scelta d’abito la farei qui.
Quando entro nel negozio, vengo accolta da una donna...brillante. Sì, brillante. Di lei brilla qualsiasi cosa: gli occhi che pregustano il saldo di tre vestiti d’alta sartoria; i denti incredibilmente bianchi; le unghie perfettamente smaltate, le perle che pendono dai suoi lobi e il collier abbinato; i piccoli brillanti che ha incastonati nei bottoni della camicetta…
<< Buongiuorno >>. Sì, ha detto davvero buongiuorno. Giuorno. Con la u. Inizio a cambiare idea sull’atelier.
<< Ehm… Salve. Sono qui per Molly Weasley >>
<< Certo, cara, venga con me >>.
Vado con lei. Mi conduce verso quello che sembra il retro del negozio e che si rivela essere un’enorme stanza circondata di specchi a muro e piena di sedie. Di fronte alle sedie, già tutte occupate, c’è una specie di palchetto con alle spalle un separé.
<< Roxanne, finalmente! >> esclama zia Audrey, la madre di Molly. Merlino, quanto la odio.
<< Scusatemi >> dico per niente dispiaciuta. Mia madre sta fulminando con lo sguardo zia Audrey. Mi lascio cadere sull’unica sedia vuota, accanto a zia Fleur e zia Hermione.
<< Non ti preocupàr, tesoro, Audrey è apena arivata >> mi sussurra zia Fleur. Ed ecco spiegato lo sguardo omicida di mia madre.
<< Bene, se non abbiamo qualcun altro da aspettare… >> comincia zia Audrey, ma Lucy la interrompe.
<< Mamma, ti prego, lascia fare a Molly. È il suo matrimonio! >>.
Molly abbozza un sorrisetto e chiede che siano le damigelle a farci vedere i loro vestiti per prime.
Lucy si avvia dietro al separé, seguita a ruota da Victoire e dal suo sempre più evidente pancione. Mentre aspettiamo che si cambino, mi si avvicina Molly.
<< Roxy, mi devi aiutare: Vic sarà strepitosa e tutto, ma con il ristorante ha combinato un disastro, ha sbagliato un sacco di tavoli… tu starai al tavolo con Lorcan e il ragazzo, Lysander, Louis e Charlotte, giusto? >> non capisco se sia seria o meno, se mi abbia messa a quel tavolo perché sospetta che tra me e Lys ci sia qualcosa, ma è troppo presa dal consultare un sacco di pergamene appena appellate e non riesco a decifrare la sua espressione.
<< Sì, credo di sì… ma Louis ha mollato Charlotte >>.
Molly sgrana gli occhi e si gira in fretta verso la madre, a debita distanza da noi e dal dramma dell’ultimo momento.
<< Louis a fait quoi? >> chiede zia Fleur sconvolta.
<< Calma, Fleur >> sussurra zia Hermione. Non ci sto capendo niente.
<< No, no. Non va bene… il matrimonio è tra un mese, non posso continuare a dare i numeri sbagliati al ristorante… >>
<< Scorpius verrà? >> chiede zia Hermione. Sono abbastanza perplessa dalla cosa e anche Molly, all’inizio, sembra non capire.
<< Scorpius Malfoy? Mmm non l’avevo considerato, ma… Ma certo! Se sposto Louis al posto di Rose e Rose e Scorpius al posto di Louis e Charlotte... Sei un genio, zia >>.

Dopo la prova dei vestiti delle damigelle –Victoire è bellissima come al solito e quel maschiaccio di Lucy sembra persino una ragazza–, tocca a Molly. Non appena sparisce dietro al paravento, mi avvicino al “genio”.
<< Zia… hai per caso sentito Rose? >>
<< Sì, mi è arrivata oggi una sua lettera di lunedì… detesto la lentezza delle comunicazioni via gufo. E il costo di una telefonata è pari a quella di un gufo espresso… >>
<< Lo so, lo so >> dico interrompendo da principio il suo monologo. << Ma ti ha parlato di qualcosa nello specifico? >>. Zia Hermione mi scruta e zia Ginny e zia Fleur smettono di parlare per sentire ciò che stiamo dicendo.
<< Ha parlato anche a te di una novità, vero? >>. Annuisco. Zia Ginny e zia Fleur non sembrano sorprese e capisco che zia Hermione ne ha parlato con loro.
<< Non mi ha detto altro, però, e speravo che tu sapessi qualcosa >>
<< Mi spiace, Roxanne, ma non ne so niente >>.
Sto per chiederle se è preoccupata o ha un minimo sospetto sulla natura della novità in questione, quando Molly esce da dietro al separé.
<< Oh, Molly, sei stupenda! >> sospirano Lily e Dominique.
<< Sarà un matrimonio stupondo, in grosso >> dice zia Fleur. Zia Hermione apre la bocca, probabilmente per correggerla e dirle che si dice “in grande”, ma zia Audrey la precede scoccando un’occhiataccia al ventre pronunciato di Victoire.
<< In grasso, casomai >>
<< Mamma, smettila >> sbotta Molly. << Grosso e grasso, va benissimo. Sarà il mio grosso, grasso matrimonio Weasley >>.
Tra lo stupore generale, zia Hermione scoppia a ridere.
<< C’era un film babbano che si chiamava più o meno così >>, si giustifica prima di riprendere a ridere. Sorprendentemente, da algida e insopportabile figlia di due ingegneri londinesi, zia Audrey si unisce a lei.

*
“Per Weasley R. e consorte”.
Scorpius scoppia a ridere.
<< Suppongo che il consorte sia io… c’è qualcosa che non mi hai detto? >> mi chiede provando a trattenersi. È difficile rimanere seria, così inizio a ridere anche io.
<< Be’ in effetti sì. Non ti ho detto che Victoire è un disastro nell’organizzare le cose… e l’invito l’ha mandato con un gufo espresso, quindi ci ha anche perso in soldi >>.
È un martedì pomeriggio abbastanza soleggiato e io e Scorpius eravamo di ritorno dal lavoro quando il suddetto gufo espresso mi ha consegnato la lettera. Continuo a guardare la grafia di mia cugina –l’inferimera, uno dei geni di famiglia (menomale)– tutta svolazzi e ghirigori e un pensiero mi balena in mente.
<< Se noi abbiamo l’invito per “Weasley R. e consorte”, forse i miei… >> non ho nemmeno il tempo di esporgli la mia teoria che sento dei rumori provenire dal salotto. Scorpius mi precede nella stanza e si china ai piedi del camino.
<< Avevi ragione, Rosie >> mi dice prendendo una lettera dalla bocca di mio padre, la cui testa galleggia nel camino. Non è il metodo più adatto (e igienico) per consegnare una missiva, ma sembra più efficace di quello adottato da mia cugina.
<< Non so cos’avesse in mente Victoire, ma io e Hermione non siamo “Weasley R. più uno”. Come va, ragazzi? >>.
Afferro l’invito giusto e vado ad attaccarlo al frigo con una calamita, come ha sempre fatto mamma, mentre papà e Scorpius iniziano a scambiarsi le opinioni sull’ultima partita dei Falcons. Mi preparo un po’ di tè mentre continuano a parlare –mi piace che vadano così d’accordo– poi torno in salone.
Papà mi segue con lo sguardo mentre prendo posto sulla poltrona (starà sicuramente verificando, su ordine di mamma, se c’è qualcosa che non va) e mi chiede come procede la ricerca della casa. Sto per comunicargli la novità, quando scorge sul tavolino basso la scatolina di velluto rosso con la quale Scorpius mi ha fatto “la proposta”.
<< Oh mio Dio! >> urla. Scorpius fa un salto per lo spavento, mentre io cerco di soffocare le risate.
<< Papà, non… >>
<< Oh mio Dio! ‘Mione! ‘Mione, corri! Oh mio Dio! >>. Sento dei rumori dalla sua parte e la voce soffocata di mia madre.
<< Papà, sul serio, calmati >>
<< Oh mio Dio! >>
<< Signor Weasley… >>
<< Ron, che succede? >>
<< Oh mio Dio! >>
<< Ronald, mi stai spaventando >>.
Per Merlino, che caos. Prendo dal tavolo l’invito destinato ai miei e che Vic ha fatto recapitare qui per sbaglio e, di malagrazia, lo appallottolo e lo ficco in bocca a mio padre. Poi prendo la scatolina e gli mostro il contenuto.
<< È la chiave di casa, papà. Viviamo insieme, tutto qui >>.
Papà smette di agitarsi e fa andare il suo sguardo da me a Scorpius.
<< Oh… OhffioPpio… >> borbotta poco convinto in un turbine di confusione e pergamena.



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Il titolo del capitolo, come ben sapete, è tratto dal film “Il mio grosso, grasso matrimonio greco”

Sinceramente parlando, non sono molto convinta di questo capitolo, ma procediamo per gradi.
Prima di tutto, mi è piaciuto giocare fino alla fine con “la scatolina di velluto rosso” e il suo contenuto. Il matrimonio tra Rose e Scorpius non ci azzeccava proprio niente e, come dice Roxanne, sarebbe stato troppo presto… ma mi piaceva confondervi un po’ le idee muahah.
Poi poi poi… confesso che all’inizio del capitolo c’erano ben tre date: le prime due che vedete e quella del 12 settembre, il giorno del fatidico matrimonio di Molly, ma il capitolo sarebbe diventato troppo lungo e pieno di cose (per non parlare dello sbalzo temporale), quindi ho deciso di rimandarlo al prossimo capitolo o di eliminarlo direttamente (davvero non so cosa fare, spero in una vostra opinione al riguardo).
L’ultimo PoV non so se mi piace o no, forse è troppo caotico, ma credo renda bene la confusione del momento, quindi ho deciso di lasciarlo come lo leggete.
Che dire? Spero che, nonostante le mie insicurezze, il capitolo sia di vostro gradimento.
Un grazie a stefaniad che ha recensito lo scorso capitolo.
A tra tre venerdì (o rifinisco la storia o la tesi, perdonatemi xD)!

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Capitolo 15
*** Grazie a Dio è venerdì ***


                                                                                                         Venerdì, 12 settembre 2031
Il trillo acuto e improvviso della svegliallegra mi fa rischiare l’infarto.
Siamo a letto da nemmeno tre ore che già dobbiamo alzarci, ma non avremmo retto senza dormire un po’. Sospiro pesantemente e allungo la mano sul comodino per spegnere la sveglia. Mi rendo conto solo adesso che il rumore è sì da infarto, ma non spacca timpani come al solito. Ricordo che io e Scorpius avevamo deciso di metterla sul comò in fondo alla stanza per essere costretti ad alzarci davvero per spegnerla. Scorpius dorme della grossa e le nostre bacchette giacciono accanto alla sveglia. Il rumore della svegliallegra, ultimo grido dei prodotti della linea Dolcisogni di Roxanne, si fa via via più forte e scendo dal letto con un balzo per impedirle di continuare a suonare. La spengo con un colpo di bacchetta, poi mi volto verso il letto.
Mi sorprendo sempre più spesso a guardarlo mentre fa le cose più normali, dal cucinare al guardare la TV e ora lo sto fissando mentre dorme. Non è uno sguardo da pazza psicopatica o da ragazza ossessiva e gelosa: è lo sguardo dell’incredulità e della gratitudine. Dio, mi sento così fortunata… ma sono anche stanchissima e se non posso dormire io, non può farlo nemmeno lui.
<< Sveglia! >> grido saltandogli addosso. Scorpius si riscuote con un scossone e si sveglia. Ci mette un po’ a capire cosa sta succedendo.
<< Merlino, ma sei impazzita? >> borbotta assonnato. << Dobbiamo già andare? >>
<< Sì. La passaporta ci aspetta >>.
Scorpius si stiracchia e sbadiglia, poi, con uno scatto improvviso, mi afferra i fianchi e iniza a farmi il solletico.
<< NO! >> urlo, ma non serve a niente. Tra una risata e un grido, riesco a sentirlo borbottare "così impari a svegliarmi".
Una volta terminata la vendetta, mi stendo accanto a lui, ansimante. Ci guardiamo negli occhi per non so quanto tempo, poi Scorpius rompe il silenzio con delle parole che non mi aspettavo affatto.
 
*
Mi mordo il labbro quasi a sangue, poi distolgo lo sguardo dai suoi occhi azzurri.
<< Non credo sia il caso di andare insieme al matrimonio >> dico.
<< Cosa? >>.
Sospiro. Andare insieme vorrebbe dire rendere ufficiale e definitivo il nostro rapporto. L'ufficialità non mi preoccupa -anche se sarà imbarazzante sentire addosso gli sguardi di mezza comunità magica-: è il "definitivo" a spaventarmi.
Provo a spiegarglielo, ma Lysander sembra offeso.
<< Stai cercando di dirmi che c'è un altro uomo? >>
<< Cosa? No! Sto provando a dirti che non sono sicura di voler già dire a tutti che stiamo insieme >>
<< E perché, di grazia? >>.
Mi mordo di nuovo il labbro e mi pento di aver iniziato questa conversazione. Siamo a casa mia a Diagon Alley, entrambi nello stesso letto, ma sembriamo lontani anni luce.
<< Perché mi hai fatto star male tante di quelle volte che, quando mi lascerai di nuovo, non vorrò essere guardata con pietà da nessuno >>.
Lysander ha gli occhi sgranati e mi sento una stupida per averlo detto. Non gli do nemmeno il tempo di ribattere che sono già fuori dal letto. Afferro la bacchetta e trasfiguro il pigiama, poi corro fuori di casa. Sento Lysander che mi chiama, ma non mi fermo. Spalanco la porta di casa e mi Materializzo direttamente sul pianerottolo della vecchia casa di Rose. Con un alohmora entro nell'appartamento ancora sfitto e ne faccio il mio rifugio per il resto della mattina.
 
*
<< Grazie a Dio è venerdì >> dico sorridendole. Rose mi guarda prima stranita, poi scettica.
<< Non ci pensavo da tanto tempo, sai? >>. Annuisco.
<< Appunto. Grazie a Dio è venerdì. È una bella giornata, tua cugina si sposa, stiamo insieme, il lavoro va a gonfie vele... Grazie a Dio è venerdì >>
<< E grazie a Dio sei qui >>. Ora è lei a spiazzarmi. La attiro a me con un braccio, ma fa resistenza.
<< La passaporta >> mi ricorda con un tono di voce da maestrina che mi riporta indietro ai tempi di scuola. Evito di dirglielo e iniziamo a prepararci.
<< Sappi che una volta arrivata a Londra non avrai scampo. Il solletico era una minima parte della vendetta >> le dico con tono allusivo prima di entrare in bagno. Sono sicuro di averla fatta arrossire e sul volto mi si disegna un ghigno.

Il Ministero della Magia russo brulica di impiegati, ma io e Rose riusciamo a superare tutte le file e i controlli giusto in tempo. L’UGP, Ufficio Gestione Passaporte, è quasi deserto, così siamo tra i primi ad attendere che ci chiamino.
<< Malfoy e Weasley? >> chiede qualcuno dopo una decina di minuti. Ci alziamo trepidanti e mostriamo all’impiegato la nostra richiesta, firmata e timbrata dall’apposita commissione, che ci autorizza a prendere una passaporta per l’Inghilterra. Dopo un cenno di assenso, vendiamo condotti in una stanza tappezzata dall’assordimento più strano di oggetti.
<< Destinazione? >> chiede nuovamente il mago, dopo aver appellato un vecchio candelabro in ottone.
<< Londra! >> risponde prontamente Rose. Sorrido e le cingo la vita con un braccio.
<< Londra. Molto bene. Portus >>.
Il candelabro inizia a brillare di una luce azzurro pallido. Rose s’irrigidisce al mio fianco.
<< Tutto okay? >> le chiedo. Lei annuisce e fa un passo verso l’oggetto.
<< Buon viaggio >> ci augura il mago. Lo ringraziamo e tocchiamo insieme il candelabro. Nel giro di pochi secondi, siamo nel sottosuolo di Londra.

Dopo esserci Materializzati dietro al nostro vecchio palazzo, finalmente sento Rose tirare un sospiro di sollievo. L’accoglienza che ci hanno riservato al Ministero si può definire soltanto singolare e ipocrita.
<< Stai bene, Rosie? >> domando. Lei annuisce e si affretta a raggiungere il portone. Saliamo le scale in silenzio, poi estraggo dalla tasca la chiave di casa. Non ho nemmeno il tempo di inserirla e girare la prima mandata, che subito la porta si spalanca.
<< Siete qui! >> esclama Roxanne, poi scoppia a piangere.
 
*
Ce ne vuole, per calmare Roxanne, ma dopo mezz’ora di “non ci vediamo da mesi” e “Lysander mi odia”, finalmente riprende a respirare regolarmente. Scorpius, nonostante la stanchezza, ha avuto il tatto di lasciarci sole e ora è a casa dei suoi a recuperare l’abito da indossare al matrimonio, poi passerà a casa di Roxanne a prendere le cose di mia cugina.
<< Ho saputo da zio Percy che al Ministero ti hanno accolto come una vera eroina >> mi dice. Mi mordo un labbro e annuisco.
<< Sembrava che mi fossi licenziata da sola, erano tutti entusiasti e felici di vedermi… >>
<< Sì, siamo una comunità magica molto ipocrita >>. Aggrotto la fronte e lei si affretta a spiegare.
<< Ho detto a Lysander di non voler andare al matrimonio con lui… ma non è quello che penso. Cioè, sì, ma vorrei definire la cosa… è già definita, ma… >>.
Mi gira la testa.
<< Roxanne, respira >>. Mia cugina esegue, poi sussurra qualche parola che non afferro bene. Capisco il senso generale, ma non so se sperare in un’incomprensione.
<< Sei seria? >> le chiedo. << Ma… ma non ha una casa. Al momento vive al castello… non puoi vivere anche tu lì, sono le regole della scuola >>.
Roxanne mi guarda strano.
<< Sei ancora una secchiona, Weasley >>
<< Ti è sempre stato utile, Weasley >>. Scoppiamo a ridere e Roxanne si rilassa.
<< Credo verrebbe a vivere da me, ma bisogna considerare che al momento si tratterebbe solo dei weel-end. E che non posso sbattere Louis fuori di casa >>. Annuisco pensosa.
<< E questo cosa c’entra con il matrimonio di Molly? >>
<< Sinceramente? Non lo so nemmeno io >>.
 
*
Le chiacchiere da ragazze continuano anche mentre ci prepariamo per il matrimonio. Rose non ha voluto che vedessi il suo vestito, come se fossimo noi a doverci sposare. So solo che l'ha comprato a San Pietroburgo e che, dalle risate e i sussurri di Roxanne e le minacce di Rose, l'abito dev'essere estremamente sexy. Deglutisco al solo pensiero.
Armeggio con la cravatta da cinque minuti, ormai, quando sento la porta della stanza di Rose spalancarsi. Mi giro e resto senza fiato.
<< Per Merlino... Roxanne! Ma sei tu? >> chiedo incredulo. A Lysander verrà un infarto, altro che convivenza.
<< Sono splendida, lo so >> ribatte lei. Scoppio a ridere. Dio, quanto mi è mancata.
<< E Rose? >>. Roxanne soffoca una risata.
<< È in camera... io vado, eh? Ci vediamo alla Tana >>. Non ho nemmeno il tempo di stupirmene, che Roxanne è già nel camino. Spero che sappia che la canna fumaria non viene pulita da mesi.
Azzardo qualche passo incerto verso la camera da letto, quando è Rose a uscirne fuori, con indosso una sorta di sottoveste trasparente che non credo sia adatta un matrimonio. Né ad altro. Glielo dico e lei ride.
<< Peccato, ci avevo messo tanto a scegliere cosa indossare... >>. Deglutisco e balbetto qualche parola a caso.
<< Prego? >> chiede Rose sbattendo le ciglia.
<< N-non lo so. Non ce la faccio più a scherzare, davvero >>.
Rose ride di nuovo, mi prende per mano e mi trascina in camera da letto.
Finalmente, anche se per poco, siamo di nuovo a casa.
*
Venerdì, 16 dicembre 2033

Corro per i corridoi del San Mungo come se non facessi altro da tutta una vita. Sembrano risalire a ieri le visite notturne con Joe, e invece sono già passati più di due anni. Nonostante ciò, le mie gambe vanno spedite nella giusta direzione.
Busso piano alla porta verde lime che ho di fronte e attendo di essere invitata a entrare.
Quando sento dire "avanti", vengo attraversata da un piacevole brivido.
<< Buongiorno, guaritore Carson >> dico con il tono più professionale possibile. Joe mi tende la mano, ma siamo entrambi così felici di rivederci che finiamo con lo stritolarci a vicenda. Inspiro il suo odore e mi rendo conto solo ora di quanto mi sia mancato il mio migliore amico.
<< Dio, Rose, ancora non ci credo. Sei qui. Qui in carne e ossa... più carne, pare, ma sono due anni che non ti vedo... >>. Scoppio a ridere, ma mi rabbuio subito.
Joe se ne accorge e mi chiede cosa mi prende. Sospiro, ma non ha senso girarci attorno, sono qui prevalentemente per questo.
<< Credo di essere incinta >>.
Joe sgrana gli occhi e si affretta a prendere un sacco di ampolle e ingredienti strani da una dispensa, poi inizia a preparare una pozione.
<<  Scorpius non lo sa >> dice. Non è una domanda, così non mi do la pena di rispondere.
<< E Roxanne? >>. Sorrido.
<< L'ho sconvolta durante la preparazione del vostro romanticissimo week-end a quattro >>. Joe scoppia a ridere mentre continua a miscelare ingredienti.
<< Perché non vi unite anche tu e Scorpius? >>.
Scuoto la testa.
<< Dobbiamo rendere nuovamente abitabile casa e capire quali delle innumerevoli offerte di lavoro accettare. Dal ritrovamento del tesoro di Rasputin non si capisce più niente >>
<< Vorrei ben dire... li leggo i giornali, sai? "Missione con tempi record: Malfoy, Weasley e i tesori dello stregone russo" è il mio articolo preferito, al momento >>. Scoppio a ridere nuovamente, ma mi rabbuio subito quando Joe mi porge il bicchiere.
<< Sei pronta? >> mi chiede. Non so se sia una domanda a doppio senso, ma in entrambi i casi la risposta è sì: sono pronta per bere questa roba color pipì e sono pronta ad avere il figlio di Scorpius.
Bevo e sento qualcosa che scende nello stomaco e diventa quasi di pietra. Mi reggo la pancia e Joe mi chiede cos'ho.
<< È quella maledetta pozione, prima stavo bene. Cos'ho nello stomaco, un macigno? >>.
Questa volta è Joe a ridere.
<< Quello è il tuo bambino, Rose >>
<< Oh >>.
<< Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio. Diventerò zio >>
<< Shh Hugo! Sono qui per avere il tuo supporto, non per far sentire le tue urla a mamma e papà >>.
Siamo nella vecchia camera di Hugo, tornato dalla Romania insieme a zio Charlie in vista delle vacanze di Natale. Subito dopo essere andata da Joe, sono venuta qui per dirlo ai miei… e per avere un testimone nel caso in cui decidessero di farmi fuori.
<< Sì, lo so, ma… oh mio Dio! >>. Scuoto la testa e mi alzo dal letto.
Dopo altri dieci minuti di su e giù per la stanza, io e Hugo scendiamo da basso diretti in cucina. La mamma sta preparando lì il pranzo, papà le gira intorno per rubare qualcosa da mangiare quando è di spalle.
Sorrido alla scena, poi Hugo mi dà una spintarella. Estraiamo entrambi la bacchetta, poi, senza troppe cerimonie, sgancio la bomba.
Papà si gira di scatto e avanza qualche passo frettoloso verso me e mio fratello, urlando “cosa?”. Hugo lancia un Protego che fa rimbalzare papà all’indietro. La mamma sgrana gli occhi e si regge al piano cottura. Con un incantesimo imbottito attutisco la sua caduta al suolo.
<< Oh mio Dio… >> pigola, mentre papà rimuove il sortilegio scudo. Mi nascondo dietro a Hugo.
<< Per Merlino, Rose, vieni qui >> inizia. Prendiamo entrambi a girare attorno a Hugo, papà per raggiungermi, io per distanziarmi da lui. << Rose… Rose! >>.
Quando riesce a prendermi, sono così spaventata che di certo non mi aspetto un abbraccio.
<< Sarò nonno >> urla sollevandomi di peso e facendomi fare una mezza giravolta in cucina. Sia mamma che Hugo ci guardano straniti, ma io mi unisco alle risate di papà. Poi scoppio a piangere.

Quando torno a casa, trovo Scorpius seduto al tavolo circondato da lettere e carte.
<< Ehi, tesoro >> mi saluta senza nemmeno alzare lo sguardo da un documento. << Direi di escludere il Messico, che ne pensi? >>.
Annuisco distrattamente, mentre penso alla gravidanza e a come conciliarla con i progetti che io e Scorpius abbiamo. Dopo aver concluso con straordinario anticipo la missione in Russia, il Ministero ci ha sommerso di nuove missioni da valutare, compresa una da parte dell’Ufficio Misteri. Il licenziamento mi brucia ancora, ma non ci do più tanto peso: ho scelto di accettare l’incarico più remunerativo per poter realizzare insieme a Scorpius il suo sogno di andare in Africa.
<< Rose, leggi qui! Ci vogliono di nuovo in Russia >>.
Un brivido mi attraversa la schiena. Amo San Pietroburgo, ma non credo di voler far nascere e crescere lì nostro figlio. Scorpius continua a parlare, ma non riesco a seguirlo. Mormoro qualcosa ogni tanto, ma credo che si sia accorto che c’è qualcosa che non va.
<< Tu sei d’accordo, Rose? >> mi chiede.
<< Eh? Sì, certo. D’accordissimo >> dico convinta con un gran sorriso.
Scorpius mi guarda scettico e capisco che avrei dovuto dire di no.
<< Vuoi davvero presentare domanda per la missione in Vietnam? >>
<< Il Vietnam? Cosa? No! >>. Maledizione.
<< Ma che ti prende, Rosie? >>.
Che mi prende? Mi prende che quel dannato preservativo si è rotto, mio padre è in preda a una crisi affettiva di mezza età, mi prende che sono incinta e avrò il pancione al matrimonio di Roxanne e Lysander così come lo aveva Victoire al matrimonio di Molly.
<< Sono incinta >>.
Scorpius mi fissa incredulo, apre la bocca, poi la richiude. Lo sapevo, avrei dovuto immaginarlo: non è pronto.
Sto per mettermi nuovamente a piangere, quando lo sento parlare.
<< Incinta? >> chiede.
<< Già >>
<< Ch-che... >>.
No. Non dire quello che penso tu stia per dire. Non chiedere che scherzo è questo, non chiedere che si fa adesso, non chiedere che vuol dire, non chiedere che mi aspetto da te, non...
<< ...che giorno è? >>.
Una lacrima mi bagna il sorriso.
<< È venerdì >>. Scorpius annuisce.
<< Grazie a Dio >>.
 
 
 
Paparapapapaaa
Siamo giunti alla fine della storia –piango–. Il finale non è esattamente quello che avevo in mente, ma l’ho scritto di getto e non mi andava di modificarlo.
Allora allora allora…
Non so che dire, solo che di sicuro ci sarà qualche errore grammaticale, ma sono talmente impanicata con la tesi che non ho avuto molto tempo per ricontrollare il capitolo, lo farò di sicuro in futuro.
Ho amato molto questa storia, soprattutto i primi capitoli, e spero sia piaciuta anche a voi.
Ringrazio tutte le persone che l’hanno seguita, ricordata, preferita e recensita. Vi citerei tutti, ma siete una marea.
Non so cos’altro aggiungere, mi limito a ricordarvi che, se mi volete ancora sui vostri schermi, continua la mia song-fic “Could this be the magic, at last” (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3406969&i=1), che contiene anche un paio di capitoli dedicati a Rose e Scorpius…
Okay, ho finito sul serio xD
Alla prossima! xoxo

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