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di ARed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Controsenso ***
Capitolo 2: *** Birra ***
Capitolo 3: *** Bigliardo ***
Capitolo 4: *** Auguri ***
Capitolo 5: *** Magnifico ***
Capitolo 6: *** Ricordi? ***
Capitolo 7: *** Tremendamente giusto ***
Capitolo 8: *** Non pentirsi ***
Capitolo 9: *** Vigilia di Natale ***
Capitolo 10: *** Mojito ***
Capitolo 11: *** Pasticcini ***
Capitolo 12: *** Vorrei ***
Capitolo 13: *** Cuore ***
Capitolo 14: *** Le cose non dette ***
Capitolo 15: *** Perché? ***
Capitolo 16: *** Assassina ***
Capitolo 17: *** Delusione ***
Capitolo 18: *** Rosa bianca ***
Capitolo 19: *** Ti ricordi? ***
Capitolo 20: *** Margherite ***
Capitolo 21: *** Noi ***



Capitolo 1
*** Controsenso ***


CAPITOLO 1
CONTROSENSO

Forks - Luglio 2011


Bella andò a prendere Edward all'aeroporto, era di ritorno da una settimana passata con i ragazzi dei New York Knicks.
Appena la vide Edward sorrise, le era mancata, non si erano sentiti molto in quei giorni, lui troppo concentrato con gli allenamenti, lei inpegnata al lavoro nel negozio di sua madre.
Anche Bella sorrise, si abbracciarono e si scambiarono un bacio veloce, per poi avviarsi all'uscita, senza tenersi la mano. Nessuno dei due ci fece caso.
<< Com'è andato il viaggio?>>, chiese lei mentre apriva la macchina.
<< Bene, ho dormito tutto il tempo>>, rispose lui salendo.
Si mise Bella alla guida, solitamente ci avrebbe pensato Edward, era strano il loro saluto, prima non era così, prima lei li sarebbe saltata addosso e lui non l'avrebbe lasciata andare baciandola per minuti e minuti, ma neanche a quello ci fecero caso.
<< C'è la festa di compleanno di Rose domani..>>, gli disse Bella concentrandosi sulla guida.
<< Lo so, le hai preso il regalo che abbiamo scelto?>>, domandò lui distratto e poco interessato.
<< Si..>>
<< Bene..>>, lei tornò alla guida, lui al telefono, tra i due calò il silenzio; era quel silenzio non pieno di aspettative, di imbarazzo, o in cui si dicono tante cose senza dire una parola. No, era quel silenzio tra due persone che non avevano più nulla da dirsi.
Come dice una nota canzone: è quando comincia il silenzio che finisce l'amore, e il loro seguiva quella strada.
Avevano passato un'ora e mezza senza dirsi nulla, senza la necessità di dirsi quello che pensavano, quello che avevano fatto in quei giorni di lontananza, senza alcuna curiosità verso l'altro.
Bella fermò la macchina davanti a villa Cullen, non voleva fermarsi.
<< Grazie per il passaggio>>, le disse Edward dandole un bacio a stampo sulle labbra, un bacio freddo dato per abitudine, non per amore.
Bella sorrise annuendo, sapeva che qualcosa si era spezzato, sapeva che si erano allontanati, ma aveva semplicemente paura di ammetterlo con se stessa.
Edward la fissava, era ancora innamorato di lei, ma la sentiva lontana e lui non voleva raggiungerla, non più.
<< Io vado>>, disse lei mentre il ragazzo scendeva dall'auto prendendo la sua valigia, non le chiese di rimanere, non per maleducazione, se Bella l'avesse voluto sarebbe rimasta, ma non voleva.
Edward entrò in casa e salutò la sua famiglia, Bella non era più tra i suoi pensieri.
Lei tornò a casa, era triste, ma le bastò fare due chiacchiere con la vecchia Signora Cope per tornare a sorridere e non pensare più ad Edward. Non si pensarono per tutto il giorno, non si scrissero, ne si chiamarono, e tra i due non era una cosa normale, non era normale non parlare, loro passavano ore a farlo, ma in quel momento nessuno dei due ne sentiva la necessità.
Continuò così anche il giorno successivo, non si cercarono, non si diedero il buongiorno con il solito messaggio, si pensarono, però. Sapevano di amarsi, ma sapevano anche che volevano concentrarsi ognuno sul proprio futuro, volevano la felicità per l'altro, anche se questo escludeva la loro presenza.
Alle sei Bella si stava preparando per andare alla festa di Rose, la sorella di Edward, lui le aveva mandato un messaggio per dirle che veniva a prenderla.
"Ti passo a prendere alle 6:00"
Anche il messaggio era freddo, non l'aveva fatto apposta, lei non c'era rimasta male, ultimamente era quello il tono dei loro messaggi, era normale.
Bella si accorse del suo arrivo vedendo la Volvo argentata dalla finestra di camera sua, lo vide scendere dalla macchina, era bellissimo, lei si era sempre sentita brutta accanto a lui, ma per Edward lei era la più bella di tutte, non c'erano paragoni con la sua Bella. Si, sua, perché nonostante si sentissero distanti lei rimaneva la sua Bella, sempre. Glielo aveva promesso.
Bella indossava un abito verde smeraldo, i capelli lunghi e sciolti e un rossetto leggero su quelle labbra che Edward amava baciare per ore intere. Lui indossava il suo classico jeans chiaro e una t-shirt della Nike, un regalo di Bella, i suoi capelli sempre in disordine, ci aveva rinunciato a domarli. 
Si piacevano molto entrambi, l'attrazione fisica tra i due era alta, ma questo non bastava..
<< Ciao, sei.. bellissima>>, le disse lui ammirandola, era davvero bella di nome e di fatto, solo lei non se ne accorgeva, era testarda.
<< Ciao>>, rispose sentendosi il suo sguardo addosso.
Edward eliminò le distanze tra i due e la baciò, un semplice sfioramento di labbra, nulla più.
<< Bella che succede?>>, domandò lui vedendola distante, sentendosi distante.
<< Nulla, non succede nulla..>>, rispose lei non sentendo.. nulla.
<< Non parliamo più io e te>>, disse sedendosi accanto a lei sui gradini dell'entrata di casa Swan.
<< Già.. se non si tratta di Los Angeles o di New York>>, lei parlava dell' UCLA, l'università di LA, lui dei New York Knicks, la squadra di basket dove avrebbe cominciato a giocare da settembre. Non parlavano di loro, di un loro futuro assieme.
<< Mi dispiace..>>, era sincero, le mancavano le lunghe chiacchierate con Bella sulla terrazza di casa Cullen, ma sentiva che non aveva nulla da dirle, nulla che non riguardasse  il suo futuro a New York e il basket, lei altrettanto. 
<< Com'è andata a New York?>>, chiese per spezzare il silenzio che ormai partecipava da protagonista ai loro incontri, fissando entrambi a terra, non si guardavano più.
<< Bene, i ragazzi sono fantastici..>>, ed ecco che tornavano a parlare di altro.
<< Sono felice per te.. davvero..>>, disse mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, sentiva di essere arrivata ad un punto di non ritorno, << New York è..>>, e una lacrima attraversò il suo viso, lui non la fermò.
<< A 4470 Km da Los Angeles>>, concluse lui, quei maledetti chilometri che li stavano dividendo ancor prima della partenza.
<< Ci vedremo a Natale, a Pasqua, in estate.. forse qualche weekend..>>, si sarebbero visti quattro o cinque volte all'anno,  pensavano di riuscirci entrambi, si erano costruiti una corazza non parlandone, evitando il problema, e questo li aveva distrutti.
<< Bella..>>, anche lui aveva la voce rotta dalle lacrime, non si vergognava di piangere, non davanti alla sua Bella.
<< Edward, ho parlato solo di Los Angeles in questo periodo.. mi dispiace>>
<< Ed io di New York, siamo pari..>>, disse lui facendo un lieve sorriso.
<< Hai ragione non parliamo più, credo..>>, era arrivato il momento se lo sentivano entrambi.
<< Tu lo sai che io..>>, sapevano di amarsi ma dirselo ancora avrebbe fatto male ad entrambi.
<< Lo so, ma è meglio così..>>
<< Soffriremo stando insieme, ma lontani..>>, era la prima cosa sincera che si dicevano da mesi.
<< Promettimi che realizzerai il tuo sogno, che sarai felice..>>, questo voleva lei per lui, per il suo Edward.
<< Promesso, anche tu però>>, disse lui alzandosi e prendendola per mano, lei annuì.
Si guardarono negli occhi, era tanto che non lo facevano, videro tutto l'amore che provavano l'uno per l'altra, vedevano la volontà di ognuno di rendere felice l'altro, vedevano che stavano sacrificando il loro amore, ma era inevitabile, non sarebbero stati felici insieme ma lontani.
Non era solo la distanza fisica, loro si erano allontanati da tempo, avevano futuri diversi, per ora almeno.
<< Concedimi un ultimo bacio>>, le disse avvicinando il suo viso a quello di Bella, le sarebbe mancata molto, l'avrebbe amata per sempre.
<< Un ultimo bacio>>, disse lei sulle sue labbra, le loro labbra si unirono per l'ultima volta, fu un bacio bagnato dalle loro lacrime, fu un bacio pieno del loro amore, del loro addio, del loro dolore.
Non riuscivano a staccarsi, l'uno dall'altra, non riuscivano a dirsi addio, si staccarono solo per mancanza d'ossigeno.
Lui le diede un ultimo bacio a fior di labbra ed uno sulla fronte e la strinse forte al suo petto, Bella si aggrappò alla sua maglietta e pianse, lui la cullava posandole delicati baci sui capelli, Edward amava il suo profumo.
<< Dimmi che starai bene>>, non voleva che lei soffrisse.
<< Starò bene>>
<< Ciao>>, disse lui avviandosi verso la sua macchina.
<< Ciao>>, salutò lei facendoli un debole sorriso. D'un tratto lui si voltò, non aveva cambiato idea.
<< Per la festa di Rose..>>
<< Passo più tardi io..>>, era una delle sue migliori amiche, non poteva mancare al suo compleanno.
<< Va bene>>, Edward salì in machina e partì per casa Cullen, stava male, davanti a Bella aveva resistito ma rimasto solo si lasciò andare. Sapeva che la loro separazione era inevitabile, ora si sentiva più leggero.
<< Edward, dov'è Bella?>>, domandò Rose quando il fratello entrò in casa, lui aveva ancora gli occhi rossi, << Non c'è.. viene più tardi>>.
<< Mi dispiace>>, aveva capito, lei li aveva visti allontanarsi piano piano, lo abbracciò e lui si lasciò andare.
<< Tornerà, ti ama>>, disse Charlie uscendo di casa e sedendosi accanto alla figlia, dal salotto aveva sentito tutta la loro conversazione.
<< Si..>>, rispose Bella nascondendo il viso tra le braccia, che erano poggiate sulle ginocchia.
<< Perchè l'avete fatto?>>
<< È meglio così papà, dovevo lasciarlo andare, ci saremmo odiati con il tempo>>, avrebbero conosciuto altre persone, avrebbero dimenticato di chiamarsi, si sarebbero odiati.
<< Stai bene?>>, domandò Charlie.
<< Fa male, ma.. mi sento più leggera, sento di aver fatto la scelta giusta>,  lei sapeva che ne avrebbe sofferto, ma sapeva anche che non sarebbe durato in eterno. Almeno lo sperava.
<< Sei un contro senso vivente, lo sai Bells?>>, lei sorrise.
<< Lo so>>, disse lei poggiando il capo sulla spalla del padre.
La lontananza aveva distrutto Edward e Bella, avevano sofferto entrambi, si sentivano lontani anche quando stavano assieme, per questo avevano deciso di lasciarsi, senza rancori e urla, semplicemente era meglio porre la parola fine ad una storia che, per loro due, non aveva più futuro. Non si erano arresi, semplicemente non avevano la voglia di combattere per il loro amore, perché l'amore c'era, solo che in quel momento non bastava ed era meno importante delle loro carriere.

Eccomi con il prologo di una nuova storia, era da anni nascosta nei meadri della mia mente.
Solo il primo capitolo è malinconico, dal prossimo il tono cambierà.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi piace? Vale la pena continuarla?
A settimana prossima, un bacio.
AlmaRed

PS. Vi ricordo le altre mie storie Illusione, Lui ( Illusione raccontata da Edward) e I don't want.



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Capitolo 2
*** Birra ***


Dove eravamo rimasti..
Bella ed Edward pur amandosi, dopo il diploma decidono di interrompere la loro relazione e realizzare i propri sogni; lei a Los Angeles e lui a New York.
 
CAPITOLO 2 - Bella
BIRRA

Los Angeles - Settembre 2016


Amavo Venice Beach, ci venivo ogni pomeriggio libero che avevo, mi sedevo sul tavolino dello stesso bar e lavoravo per ore, cullata dal dolce suono delle onde e dalla brezza marina. Riuscivo ad isolarmi dal resto del mondo e a pensare solo al mio lavoro, avevo realizzato il mio sogno a Los Angeles, ero felice. Mi concentravo meglio sulla spiaggia di Venice Beach che in ufficio, mio padre me lo diceva sempre, ero impossibile da capire, nemmeno io mi capivo.
Da cinque anni la mia vita era a Los Angeles, mi piaceva tutto: il clima, la gente, il sole, il mare, anche il traffico del mattino. Era l'opposto di Forks, mi mancava la mia vecchia cittadina, quando potevo ci ritornavo, ma con l'avanzare dell'università il tempo era meno, ed ancor meno da quando mi ero laureata e aperto uno studio di architettura tutto mio assieme alla mia migliore amica Alice Brandon.
Io ed Alice c'eravamo conosciute il primo giorno all'UCLA, e non ci siamo più separate, è come sorella, la mia confidente, sa tutto di me.. quasi, ed è anche la mia futura cognata, lei e mio fratello Jasper si sposeranno a giugno del 2017, stanno insieme ormai da tre anni, si sono conosciuti a Natale del 2013, quando Alice è venuta a Forks per festeggiare con la mia famiglia, e da li non si sono più lasciati. Sono bellissimi insieme, si amano, nonostante la lontananza, loro hanno resistito non come io ed..
Una volta sposati Jasper si trasferirà qui a Los Angeles, i due andranno ad abitare in un villa che io ed Alice stavamo progettando, i lavori erano già a buon punto, grazie a cielo. 
A Los Angeles Jasper aveva ottenuto il ruolo di professore di matematica alla Newport Harbor High School, una delle scuole private più prestigiose dei USA. Eravamo molto fieri di lui.
Io ed Alice vivevamo assieme in un appartamento nell'area di Westside, con noi viveva anche suo fratello Emmet, il mio migliore amico, era uno dei fisioterapisti più importanti e bravi degli States, ma di andare a vivere da solo non se ne parlava, tanto meno quella di trovarsi una ragazza fissa, era uno spirito libero lui.
Stavo lavorando sul progetto di una scuola ad impatto zero, dalla sua costruzione fino a quando sarebbe entrata in funzione, era un progetto difficile, per me era una sfida, per questo  ogni pomeriggio venivo a Venice Beach, mi concentravo meglio, avevo le capacità per portare a termine quel progetto.
<< Sempre a lavorare!>>, disse una voce alle mie spalle, una voce che avrei riconosciuto tra mille, mi voltai e lo vidi, era da un po' che non lo vedevo, da Natale del 2015, ed era sempre più bello, i suoi capelli sempre in disordine.
<< Edward!>>, dissi alzandomi e abbracciandolo forte, lui mi strinse forte a sé, in questi cinque anni c'eravamo sentiti spesso, per i vari auguri, ma non facevamo più le nostre lunghe chiacchierate, non avevamo mai nulla da dirci che non riguardasse le nostre carriere, perciò evitavamo, essendo una delle cause della nostra rottura.
<< Cosa ci fai qui, nella mia Los Angeles?>>, domandai sedendomi assieme a lui, ma notai che fece un po' fatica.
<< La tu Los Angeles?>>, chiese divertito togliendosi gli occhiali da sole, regalandomi così la vista dei suoi magnifici occhi verdi, che grazie alla luce che c'era sulla spiaggia assomigliavano più a due smeraldi.
<< Oh si! Giusto due giorni fa ho firmato con il governatore della California il passaggio di proprietà!>>, risposi prendendolo in giro.
<< Beh, allora mi inchino a sua maestà!>>, inchinò leggermente il busto in avanti, ma la sua faccia fu attraversata da una smorfia di dolore. Perché?
<< Quanto sei stupido!>>, dissi mettendo una mano sulla sua spalla per radrizzarlo.
<< Cosa ci fai nella soleggiata Los Angeles?>>, non c'era mai venuto, così come io non avevo mai visto New York.
<< Non segui più il basket, vero?>>, aveva ragione, non seguivo più quello sport, da quando era diventata una delle cause della nostra rottura, sapevo solo che aveva realizzato il suo sogno, era il leader della sua squadra. Altro non sapevo, semplicemente non volevo sapere. Dopo anni faceva ancora male.
<< No, il lavoro mi impegna molto>>, mentì.
<< Immagino..>>, fece un sorriso amaro, nel frattempo arrivò la cameriera, che fece gli occhi dolci ad Edward.
<< Cosa ti porto bel ragazzo?>>, domandò chinandosi per mostrare il suo seno siliconato, lui si stava trattenendo dalle risate. 
<< Una birra con ghiaccio, grazie, e un té freddo al limone per la mia ragazza>>, cosa diamine aveva detto?
<< La tua ragazza?>>, domandai iniziando a capire, quando la siliconata si allontanò.
<< Era l'unico modo per scrollarmela di dosso, scusa..>>, disse con aria da cucciolo ed io scoppiai a ridere.
<< Comunque sono qui a LA per la fisioterapia>>, fisioterapia? Perché? Cosa gli era successo?
<< Cosa ti è successo bel ragazzo?>>, domandai preoccupata.
<< Durante un incontro con i Philadelphia 76ers, eravamo in svantaggio di due punti e mancavano pochi secondi.. e mentre saltavo per fare un canestro da tre punti..>>
<< Che vi avrebbe portati alla vittoria>>, dissi mentre la cameriera ci portava l'ordine.
<< Esatto, due giocatori mi sono saltati addosso.. ho troppo fascino, lo so!>>, ma come faceva ad essere così stupido?
<< Cullen continua!>>, lo ammonì bevendo un sorso della sua birra.
<< Sarebbe mia!>>, disse indicandola.
<< Continua!>>
<< Mi hanno preso su entrambi i fianchi e nella caduta mi sono caduti addosso, il colpo è stato violento..>>, doveva essere stato orribile.
<< Che danni ti ha causato?>>
<< Il colpo e il peso di quei due, sai 200 Kg di muscoli, mi hanno spostato due vertebre..>>, ma è orribile, come si può fare del male solo per vincere una stupida partita di campionato?
<< Mio Dio, ed ora?>>
<< Non ti preoccupare, mi hanno operato, sono tornate apposto>>, ed io non sapevo nulla.
<< Quando torni a giocare?>>
<< Devo stare fermo almeno un anno e fare fisioterapia, se voglio tornare a giocare..>>, disse rattristendosi.
<< E non ci sono fisioterapisti bravi nella grande mela?>>, domandai con tono divertito per alzargli un po' il morale, il basket era la sua vita, la sua priorità, ed ora non poteva giocare.. capivo come si sentiva.
<< Si ci sono, ma il più bravo lavora qui a Los Angeles, e il clima è migliore. Freddo ed umidità non fanno bene ai muscoli della mia povera schiena..>>, il più bravo.. non sarà mica Emmet?
<< Meglio il sole e il caldo della California>>
<< Esattamente, quindi ho deciso di trasferirmi qui per un po'>>, disse bevendo la sua birra dalla bottiglia, dove avevo bevuto io, non si schifava, se l'avesse fatto qualcun altro avrebbe ordinato una seconda birra e l'avrebbe riempito di insulti, ma con me no, mai. Nemmeno io con lui.
<< Come si chiama il tuo fisioterapista?>>
<< Emmet.. Emmet Brandon>>, non potevo crederci, come era piccolo il mondo!
<< Lo conosco è..>>
<< Un omone di due metri, mi chiedo come possa essere così delicato nel suo lavoro..>>, era quello che mi chiedevo da anni ormai. Scoppiai a ridere e lui con me.
<< Ma è uno dei migliori, quindi va bene>>
<< Viviamo assieme..>>, dissi, non so perché lo feci, ma vidi la sua faccia cambiare espressione.
<< È.. è il tuo ragazzo?>>, domandò osservando i fogli del progetto della scuola.
<< No, no, no>>, ci tenni a precisare.
<< È il fratello della mia migliore amica, conviviamo tutti e tre>>
<< Ah.. a cosa stai lavorando?>>, domandò quasi sollevato della mia risposta.
<< Ad una scuola ad impatto zero>>
<< Farai un ottimo lavoro>>, disse prendendo la bozza del primo piano.
<< Grazie, hai fatto terapia oggi?>>, mi dispiaceva tanto per lui.
<< Si, Emmet mi ha torturato fino ad un'ora fa! Mi ha detto di fare delle lunghe passeggiate, tenendo la schiena dritta, e così ho scelto Venice Beach, la spiaggia è bellissima>>, povero, è vero Emmet torturava, quando mi ero slogata il polso, lui mi aveva fatto un massaggio ed io l'avevo insultato in tutte le lingue del mondo, tranne in bielorusso, perché non conosco il bielorusso, altrimenti l'avrei fatto.
<< Già.. dove vivi?>>
<< Per ora in hotel, ma sono alla ricerca di un appartamento, odio stare in albergo!>>, non era cambiato gli odiava ancora.
<< Se vuoi ho appena ristrutturato una serie di appartamenti a Westside>>, nella zona dove abitavo io, c'erano delle ville e delle case stupende.  
<< Cos'è. stai cercando di affibiarmene uno?>>, domandò divertito.
<< Ovvio!>>, risposi con aria seria e professionale, trattenendo le risate.
<< Quanto ci guadagni Swan?>>, disse fingendosi serio.
<< Io nulla, tu un bellissimo appartamento ristrutturato dalla sottoscritta!>>
<< Mi piacerebbe vederli>>, stava dicendo davvero, sembrava serio.
<< Davvero?>>, domandai per sicurezza.
<< Si>>
<< Allora domani pomeriggio andrebbe bene?>>
<< Benissimo, dammi l'indirizzo del tuo ufficio così ti raggiungo in taxi>>
<< Non hai la macchina Cullen?>>, era strano lui le adorava, voleva fare il giocatore di basket anche per questo, tanti soldi e tante macchine, così diceva.
<< Non ci sperare Swan, tra due giorni arriva..>>, sapeva a cosa stavo pensando, mi conosceva troppo bene.
<< Ah, allora dai ti vengo a prendere io. A che ora finisci la fiseoterapia?>>
<< Alle 17>>, rispose guardando un foglio che aveva in mano.
<< Allora ti vengo a prendere allo studio di Emmet, per quell'ora>>
<< Va bene..>>, disse alzandosi e dandomi un bacio sulla guancia, era tanto che non lo faceva, cinque anni più o meno.
<< Ti lascio lavorare, ho bisogno di una doccia e di riposare>>, effettivamente..
<< Giusto, a domani Edward>>, lo salutai ricambiando il bacio sulla guancia.
Lasciò una banconota da 20$ sul tavolino, ma non glielo avrei permesso.
<< A domani Bella>>
<< Edward, offro io oggi>>, mi lamentai prendendo i soldi e mettendoglieli in mano.
<< Non ci provare Swan a domani!>>, mi fece l'occhiolino e andò via.
<< Allora a che punto sei?>>, domandò Alice appena entrai nello studio.
<< Ho bisogno di una pausa.. ci penserò domani>>, dissi sdraiandomi sul divano presente in ufficio.
<< Hai tempo.. riposa e ti verranno in mente altre idee>>
<< Hai ragione..>>, io che davo ragione ad Alice, cosa più unica che rara.
<< Sei diversa Bella>>, disse sedendosi ai mie piedi.
<< Come?>>, domandai alzandomi e mettendomi accanto a lei.
<< Hai un'aria boh.. spensierata..>>
<< Ho passato un bel pomeriggio>>, risposi sincera.
<< Jake è qui?>>
<< No, arriva settimana prossima>>, così mi aveva detto nella telefonata di sta mattina.
<< Con chi hai passato un piacevole pomeriggio signorina?>>, era molto curiosa, decisamente troppo curiosa.
<< Con un mio vecchio amico>>, decisi di essere sincera con lei, almeno in parte.
<< Chi è? Lo conosco?>>
<< Si chiama Edward>>, non le avevo mai parlato di lui, da quando ero a Los Angeles, volevo solo dimenticarlo, non perché per me non fosse importante, semplicemente non volevo soffrire, e parlarne significava ricordare.
<< Non mi avevi mai parlato di lui..>>
<< No>>
<< Siete stati insieme?>>, Alice in cinque anni aveva imparato a conoscermi meglio di qualsiasi altra persona, solo Edwadr la superava.
<< Si, fino al diploma>>, forse era arrivato il momento di dirle tutto. Era arrivato il momento di raccontarle uno dei periodi più brutti della mia vita, perché lasciarmi con Edward, era stato devastante per me, anche se era quello che volevo. Non mi pentivo della decisione presa cinque anni prima.
<< Perché vi siete lasciati?>>, dritta al punto lei.
<< Lui partiva per New York ed io per Los Angeles.. così abbiamo deciso di lasciarci prima, piuttosto che dopo odiandoci>>
<< Vi amavate e avete sacrificato il vostro amore per il vostro futuro.. non te ne penti?>>, lei era un'inguaribile romantica.
<< No>, dissi sicura delle mie parole.
<< Sei sicura sia solo questo? Intendo magari c'erano altre persone..>>, tutti avevano pensato quello quando io ed Edward ci eravamo lasciati.
<< No ci siamo lasciati senza urla e senza corna, mi dispiace.. semplicemente non volevo arrivare al punto di odiarlo, volevo andare avanti senza di lui, volevo che fosse felice..>>
<< Per questo non me ne hai mai parlato?>>, domandò.
<< Esatto>>
Era stato piacevole rivederlo, mi era mancato chiacchierare con lui, aveva un posto importante nella mia vita, era stato il mio primo amore, la mia prima volta, il mio migliore amico, il mio confidente, sapeva tutto di me come io sapevo tutto di lui.
Il destino aveva deciso di rimetterlo nuovamente sul mio cammino ed io ero felice di riaverlo nella mia vita.

Da dove devo cominciare, non pensavo piacesse così tanto ed invece mi avete stupito, davvero grazie a tutte.
Siamo a Los Angeles 5 anni dopo, rincontrarsi ha fatto piacere ad entrambi.. nel prossimo capitolo capiremo alcune cose, cosa hanno fatto, se hanno una relazione con qualcuno..
Allora cosa ne pensate di questo secondo capitolo? Fatemelo sapere..
Vi aspetto settimana prossima, un bacio AlmaRed

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Capitolo 3
*** Bigliardo ***


Dove eravamo rimasti..
Bella ed Edward si sono rincontrati a Los Angeles dopo cinque anni, hanno chiacchierato sono stati bene insieme, lui è a LA per fare fisioterapia e lei le propone alcuni appartamenti da andare a vedere insieme il giorno dopo.

CAPITOLO 3 Bella - Edward
BIGLIARDO

Los Angeles - Fine Settembre 2016

BELLA

Settembre a Los Angeles era bellissimo, non faceva troppo caldo, l'aria era tiepida, amavo tutto di quella città.
<< Parlami di lui..>>, domandò Alice mentre eravamo in pausa pranzo.
<< Di chi?>>, chiesi tornando a concentrarmi sulla mia insalata di riso. 
<< Del tuo amico..>>, la fissai, aveva gli occhi a cuore, amava le storie romantiche.
<< Te l'ho detto ieri, stavamo insieme al liceo>>, non amavo parlare della mia vita privata, nemmeno con la mia migliore amica.
<< Questo sì, ma vi siete lasciati così da un giorno all'altro?>>, di natura era molto curiosa.
<< Certo che no!>>
<< Raccontami, hai bisogno di parlarne non puoi tenerti tutto dentro!>>, ma io non stavo male! Lei era solo curiosa!
<< Nell'ultimo periodo litigavamo sempre, per qualsiasi cosa, anche la più banale. Del tipo mangiamo a casa mia o a casa tua..>>, era la prima volta che raccontavo quel periodo della mia vita, avevo nascosto tutto in un angolo del mio cervello, sperando che non uscisse mai fuori.
<< Addirittura?>>, chiese sorridendo leggermente, non era proprio la storia romantica che si aspettava.
<< Sì, fino a metà giugno eravamo entrambi occupati con gli esami per il diploma, studiavamo assieme. Era bellissimo..>>, interi pomeriggi passati in camera mia a studiare argomenti su argomenti tra un bacio e una coccola.
<< Andava tutto bene, perché non parlavamo del futuro, ci gustavano il presente>>, non sapevamo che ci stavamo allontanando sempre di più, non sapevamo che quell'atteggiamento ci avrebbe fatto separare.
<< Dopo la cerimonia del diploma, qualcosa è cambiato..>>
<< In che senso?>>, domandò Alice, sempre più presa dalla mia storia.
<< Lui passava i pomeriggi ad allenarsi, io al lavoro da mamma e ad organizzare il mio trasferimento qui a Los Angeles, non ce ne davamo una colpa.. Ci stavamo allontanando..>>, era diventato l'ultimo dei miei pensieri in quel periodo, non perché non l'amassi, semplicemente ero egoista mettevo prima me di noi.
<< Però vi amavate..>>, disse in un sussurro.
<< Sì, ma volte non basta. In quei giorni ci vedevamo poco, parlavamo poco, discutevamo tanto, non facevamo più l'amore..>>, qualche bacio, qualche carezza, nulla più.
<< Cosa vi ha portati alla fine?>>
<< Credo il suo viaggio a New York, in quella settimana c'eravamo sentiti tre volte a far tanto!>>, non ne sentivamo la necessità.
<< Al suo ritorno sono andata a prenderlo all'aeroporto, ci siamo scambiati un semplice bacio e abbiamo passato un'ora e mezza in macchina in silenzio>>, un silenzio freddo, a cui nessuno dei due importava porre rimedio.
<< Cosa c'era di diverso?>>, domandò lei preoccupata e sempre più curiosa.
<< Tutto quello non era normale.. non era normale salutarci con un semplice bacio, non dopo una settimana che non ci vedevamo>>, dissi mangiando un cucchiaio del mio riso freddo, anche se avevo lo stomaco chiuso. Non era facile ricordare di quel periodo.
<< Non era normale stare per oltre un’ora in silenzio, non per noi che parlavamo sempre>>
<< Vi stavate spegnendo>>, quella di Alice non era una domanda.
<< Sì, quindi abbiamo deciso che era meglio finirla li>>
<< Avete fatto bene, sono sicura che ti abbia fatto male quella decisione, ma è meglio conservare un bel ricordo di lui. No?>>, disse sorridendo e con gli occhi lucidi, si era commossa.
<< Hai centrato il punto, ora su al lavoro!>>
Dopo pranzo tornammo ognuna al proprio progetto, il pomeriggio passò veloce, con la scuola ad impatto zero avevo fatto progressi, avevo notato che se ci dedicavo poco tempo ma buono al giorno, ottenevo risultati più soddisfacenti.
<< Avete mai pensato di..>>, era ancora curiosa la mia amica.
<< No mai..>>, sapevo cosa voleva chiedere.
<< Vi siete arresi troppo presto..>>
<< No, abbiamo fatto la scelta migliore>>, dissi sorridendole, era rimasta molto colpita dalla mia storia.
<< Avete sofferto!>>, rispose sedendosi sulla mia scrivania, avevo tolto le mie cose da quel punto, ormai era il suo posto fisso.
<< Sai, quando sono venuta qua a Los Angeles ho avuto la forte tentazione di raggiungerlo a New York, nei primi periodi mi mancava come l'aria..>>, quando ero sola piangevo tanto, poi sono diventata apatica, ho nascosto i miei sentimenti in una parte del mio cuore e li sono rimasti.
<< Perché non l'hai fatto?>>
<< Non era la mia città, c'erano ottime università, ma.. avrei finito col spegnermi, avrei finito con l'odiarlo e lui non sarebbe stato felice..>>
<< L'hai amato tanto, se sei stata capace di rinunciare a lui, solo per vederlo felice..>>, era così. Guardai l'ora erano le 16:45, dovevo sbrigarmi se non volevo fare tardi.
<< Già, ho un appuntamento. Ci vediamo a casa!>>, dissi salutandola e uscendo fuori dallo studio, era una bellissima giornata di sole.

EDWARD
L'avevo rivista, con il sole della California era ancora più bella, era più donna. Aveva realizzato il suo sogno, era un architetto, e di quelli bravi. Ero così fiero di lei, rinunciare a noi le aveva permesso di essere felice, lo stesso si poteva dire di me.
Mi era mancata tremendamente, nei primi tempi a New York, vedevo lei ovunque mi girassi, la speranza che lei mi raggiungesse nella grande mela svaniva giorno dopo giorno, finché non scomparve del tutto. Avevamo scelto due vite diverse, di essere felici da soli, molto probabilmente non lo saremmo stati assieme. Lasciarla andare era stata la cosa più dolorosa ma anche la più giusta che abbia mai fatto in vita mia.
<< Allunga ancora per cinque secondi il piede sinistro.. bene tieni la posizione>>, aveva ragione Bella era una tortura, ma sentivo comunque la mia schiena migliorare, era bravo nel suo lavoro.
<< Perfetto! Basta così per oggi Cullen>>, finalmente non mi sentivo più i muscoli, ero meno stanco alla fine delle partite. Emmet ti riduceva a uno straccio.
<< Ti ricordo, lunghe passeggiate con la schiena dritta e niente pesi azzardati, se non vuoi buttare al vento la tua carriera..>>, mi faceva sempre la solita raccomandazione, ci teneva alla mia salute, era un mio tifoso e faceva un ottimo lavoro, anche se il dolore era alle stelle.
<< Va bene>>, dissi rimettendomi la maglietta.
Qualcuno bussò alla porta e pochi istanti dopo Bella entrò nella sala della fisioterapia, dovevo andare con lei a vedere delle case che aveva ristrutturato.
<< Ciao Emmet!>>, disse lei avvicinandosi a lui e posandogli un bacio sulla guancia, quando il giorni prima mi aveva detto che vivevano insieme.. Dopo anni ero ancora geloso di lei.
<< Bellina che ci fai qui?>>, lei odiava essere chiamata così, non gliela faceva passare liscia a nessuno.
<< Sono venuta a prendere il tuo paziente, volevo salvarlo dalle tue torture, orso!>>, come detto.
<< Io non torturo la gente!>>, si giustificò l'orso, il nome era proprio appropriato alla sua stazza, brava Bella.
<< Credici! Ciao Edward..>>, disse salutandomi con due baci sulle guance, baci che ricambiai.
<< Bella..>>, la salutai anch'io.
<< Come mai conosci Cullen?>>, domandò stupito.
<< Vecchia storia..>>
<< Raccontamela>>, ficcanaso!
<< Io vado a farmi la doccia negli spogliatoi.. 10 minuti e sono pronto!>>, dissi avviandomi, non volevo puzzare di sudore in macchina con Bella. Chissà cosa le avrebbe raccontato di me.
Un quarto d'ora più tardi eravamo nella macchina di Bella, era cambiata anche in quello.
<< Wow, una Range Rover Evoque, il sole della California ti ha dato alla testa!>>, le dissi, lei non amava le macchine grandi, non da giovane almeno.
<< Progetto numero tre>>
<< Come?>>, che diamine stava dicendo? Non la capivo, chi le capiva le donne, poi?
<< Nulla>>, disse lei sorridendo e concentrandosi sulla guida.
<< Cosa hai detto ad Emmet di me?>>
<< Che sei di Forks e che..>>, non finì la frase, si fermò ad un semaforo, vedevo che non ne voleva parlare.
<< Sei il famoso Cullen, chi non ti conosce!>>, scoppiai a ridere.
Poco dopo raggiungemmo la serie di appartamenti che aveva ristrutturato, era una zona davvero bella e tranquilla. Case bellissime la circondavano, le colline facevano da sfondo a quello spettacolo.
<< Vieni, da questa parte!>>, disse scendendo dalla macchina e facendomi strada, entrammo in piccolo giardino, molto curato, attraversammo il vialetto ed aprimmo una porta di vetro, Bella chiamò l'ascensore.
Salimmo al terzo piano ed entrammo nel primo appartamento, era davvero grande e luminoso, grazie ad un'enorme vetrata che faceva intravedere l'oceano.
<< Questa è la sala, a sinistra c'è la zona cucina..>>, disse in tono professionale.
<< Tu non eri un architetto?>>
<< Scusa è che.. boh.. ti piace?>>, domandò insicura e leggermente imbarazzata.
<< Molto bello davvero, hai fatto un ottimo lavoro>>, l'appartamento non era ancora arredato, mancava tutta la zona giorno e la cucina, ma i dettagli, che aveva messo alle pareti erano stupendi, grazie all'utilizzo dei led, il pavimento era in parquet di legno scuro, come piaceva a me. Si vedeva il suo tocco elegante e ricercato.
<< Grazie>>, disse mentre si avviava verso quella che presumevo fosse la zona notte.
<< Ha due camere, quella sulla destra è più grande, con cabina armadio e bagno privato>>, entrammo nella stanza vuota, dotata anch'essa di una bellissima vetrata, la luce di certo non mancava.
<< Wow.. è luminosissima>>
<< Mi piaceva l'idea del vetro, così ho fatto togliere la vecchia parete, che per fortuna non era un muro portante..>>, disse in tono professionale.
<< Ottima idea, brava!>>, le dissi affiancandola.
<< Lo so!>>, presuntuosa!
<< Di là c'è un'altra stanza, è più piccola ed ha solo il bagno privato>>
<< Niente cabina armadio, quindi..>>, dissi con tono dispiaciuto, cosa le avevano inventate a fare? Non bastavano i vecchi armadi?
<< Povero Cullen!>>, rispose uscendo in corridoio.
<< Questo è il bagno per gli ospiti?>>, domandai aprendo una porta, che si trovava al centro tra quelle delle due camere.
<< Sì, è completamente arredato.. se vuoi farti una doccia fa pure!>>
<< Perché puzzo?>>, domandi annusandomi la maglietta, la doccia l'avevo fatto, per miseria!
Bella si avvicinò a me e annusò la mia spalla, quanto era scema! 
<< Mhmm, sai di sandalo!>>, era il mio gel doccia, quello che aveva scelto lei tanti anni prima, non l'avevo più cambiato.
<< Esatto>>
<< Sono un genio!>>, disse facendomi la linguaccia e tornando nella zona giorno.
<< Comunque, riscaldamento a pavimento, anche se qui a LA è praticamente inutile, sul tetto ci sono i pannelli solari e se il caldo non ti piace c'è anche l'aria condizionata!>>, disse facendo una serie di giravolte, era stupenda. Aveva migliorato il senso dell’equilibrio, non aveva più problemi a camminare con quei vertiginosi tacchi. 
<< Wow, credo non manchi nulla è perfetto!>>, mi piaceva davvero.
<< Opera mia Cullen!>>, odiavo quando faceva finta di pavoneggiarsi, la conoscevo troppo bene, ma con me faceva sempre così.
<< Qui il tavolo da bigliardo ci sta benissimo..>>, dissi osservando l'ampia sala dell'appartamento.
<< No>>, rispose lei scuotendo la testa.
<< Dovrei viverci io qui..>>, precisai.
<< E con questo?>>, domandò con aria di sfida poggiando entrambe le mani sui fianchi, era molto sexy.
<< È sempre stato il mio sogno averne uno in casa.. lo sai>>
<< La risposta è sempre no, io sono l'architetto, io decido!>>, come faceva ad essere sempre così..
<< Stronza!>>, le dissi guardandola dritta negli occhi.
<< Professionista>>, rispose lei sorridendo e lasciandomi da solo in sala. Perfida!
<< Hai fatto un ottimo lavoro davvero>>, le dissi raggiungendola sulla terrazza dell'appartamento, da cui si vedeva l'oceano, era uno spettacolo.
<< Grazie>>
<< Da quando hai cominciato a ristrutturare?>>, volevo sapere di lei, era tanto che non facevamo le nostre lunghe chiacchierate, mi mancava parlare per ore ed ore con Bella.
<< Da quando ho aperto lo studio>>
<< Hai uno studio tutto tuo?>>, domandai stupito.
<< Sì, cioè l'abbiamo aperto io e la mia amica Alice, la sorella di Emmet>>
<< Complimenti>>, ero ancora più fiero di lei, i suoi occhi s'illuminavano quando parlava del suo lavoro, lo aveva sempre amato.
<< Grazie, progetto numero uno>>, cosa stava dicendo?
<< Mi spieghi?>>, sorrise e si volto verso di me, un leggero venticello si era alzato, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli.
<< I miei mi hanno dato i soldi per avviare lo studio.. con il primo progetto importante ho restituito a loro quanto dovevo.. con il secondo ho dato l'anticipo per l'appartamento e con il terzo la macchina>>, non era cambiata, amava progettare ogni singola parte della sua vita.
<< Ora capisco perché LA è ai tuoi piedi, sei ricca sfondata..>>, dissi facendola ridere.
<< No, amo il mio lavoro>>, il suo lavoro, il suo sogno. Io invece l'avevo odiato, ogni cosa riguardasse l'architettura, l'arte, le costruzioni, la odiavo. Me l'avevano portata via, ma vedevo che era felice e questo mi bastava.
<< Lo prendo>>
<< Come? E gli altri?>>, domandò confusa.
<< Mi piace, è grande, luminoso, ed ha una vista stupenda>>, dissi indicando l'oceano, << Ed è stato ristrutturato da una bravissima professionista, progetto importante numero?>>, le vidi fare un sorriso dolcissimo e arrossire, i complimenti le facevano sempre quell'effetto.
<< Numero cinque>>, rispose abbracciandomi, io ricambiai e dopo oltre cinque anni tornai a sentire il profumo meraviglioso dei suoi capelli.
<< Ahia>>, urlai la mia povera schiena.
<< Scusa, scusa>>, disse dispiaciuta.
<< Sto bene, ma mi devi mettere il tavolo da bigliardo!>>, ero bravo a giocare sui suoi sensi d colpa.
<< Non funziona Cullen!>>, e lei a non darmi mai una gioia.
Il tour finì li, insistette per farmi vedere gli altri appartamenti, ma rifiutai, anche lei sosteneva che il primo fosse il migliore, quindi era inutile proseguire.
<< Non la graffiare!>>, disse notando la mia voglia di guidare, era dall'incidente che non lo facevo, ma la schiena non mi stava facendo male.
<< Grazie!>>, risposi con un sorriso a trentasei denti mentre lei mi lanciava le chiavi della sua macchina, e che macchina.
<< Cavoli!>>, disse mentre ci avviavamo al suo studio, lei mi faceva da GPS.
<< Che cosa succede?>>, la mia guida era perfetta, cosa succedeva?
<< Ho dimenticato di farti vedere i due box per la macchina!>>
<< Va benissimo, un altro punto a favore di quel gioiellino>>, lei sorrise dicendomi di parcheggiare, eravamo arrivati.
<< Bella, ciao, sei tu?>>, domandò una voce squillante e poco dopo una ragazzina dai capelli corvini e corti uscì fuori da una porta in fondo alla parete.
<< Ciao Alice>>, salutò Bella avvicinandosi a lei.
<< Lui è il famoso Edward?>>, chiese indicandomi come se non ci fossi.
<< Sì..Edward lei è Alice Brandon. Sorella di Emmet e futura moglie di Jasper>>, cosa?
<< Jasper Swan si sposa?>>, chiesi incredulo.
<< Già, chi l'avrebbe mai detto?>>
<< State parlando del mio fidanzato! Ah, Bella ha chiamato Jacob, era preoccupato non rispondevi al cellulare!>>, e questo chi era?
<< Era in modalità silenziosa..>>, disse dispiaciuta guardando il suo I Phone.
<< Chiamalo, io ora devo andare a fare un sopraluogo in una villa a Beverly Hills.. credo sia di una celebrità>>, disse con gli occhi pieni di entusiasmo prima di uscire e lasciare me e Bella soli nel suo regno.
<< Ok, ciao, a stasera>>, salutò Bella.
<< Jacob è..>>, presi il coraggio di chiedere, ma non volevo realmente sapere.
<< Il mio ragazzo>>, una doccia fredda mi colpì, non potevo sperare che Bella fosse rimasta single per tutto questo tempo.
<< Bene>>, dissi sedendomi sul divano dello studio, speravo solo che lui la rendesse felice.
<< E tu? Il famoso Edward Cullen sta..>>, chiese lei sedendosi su quella che era la sua scrivania.
<< Con Jessica, fa la modella..>>, l'avevo conosciuta a New York, era davvero una persona d'oro, non era una di quelle modelle anoressiche sempre a dieta. Mangiava con equilibrio e faceva sport regolarmente per mantenersi in forma, stavo bene con lei.
Bella sorrise, << Cosa c'è?>>, domandai.
<< Quest'estate sono stata in Italia e lì c'è il mito del calciatore con la velina! Qui negli States il cestista con la modella, tutto qui..>>, disse arrossendo.
<< Che cosa sono le veline?>>
<< Lascia stare.. chiamo il proprietario dell'immobile per il contratto di vendita>>, disse saltando giù dalla scrivania, indossava una leggera gonna che con il salto si sollevò un pochino e qualcosa in me si accese, calmati Edward, lei è fidanza e pure tu. Rimanevo comunque un uomo, certi istinti non sparivano davanti alla donna cui avevo donato il mio cuore.
Chiamò il proprietario che fissò l’appuntamento per la firma del contratto di vendita per la settimana successiva, era in viaggio in Florida.
<< Tra una settimana avrai il tuo appartamento!>>, disse contenta, seduta dietro la sua scrivania.
<< Grazie signorina Swan>>, risposi sedendomi di fronte a lei.
<< Prego signor Cullen>>, sorrise facendomi l'occhiolino.

Grazie, davvero per aver scelto di leggere anche questa mia storia. Allora vi piace, ditemi cosa ne pensate, i vostri commenti mi spronano a continuare a scrivere.
Come vi sembrano questi due?
Vi prego non pensate male di Jacob e Jessica, sono brave persone, non sono squallide, amano i nostri protagonisti, forse non sono completamente ricambiate, ecco.
A martedì un bacio e buona settimana a tutte!
AlmaRed

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Capitolo 4
*** Auguri ***


Dove eravamo rimasti..
Bella ha mostrato ad Edward l'appartamento che a lui è piaciuto subito, grazie al stupendo lavoro fatto da Bella.
Ha deciso di comprarlo ed hanno fissato un appuntamento con il proprietario. Abbiamo anche scoperto che i due protagonisti non sono single..

CAPITOLO 4 - Bella - Edward
AUGURI

Los Angeles - Fine Settembre 2016

EDWARD

Il giorno per la firma del contratto era arrivato, alle dieci in punto io e Bella dovevamo incontrare un delegato del proprietario per firmare il contratto d'acquisto del mio nuovo appartamento, era davvero un gioiellino e Bella aveva fatto un lavoro da fuori classe.
Alle 9:15 passai a prenderla al suo studio finalmente la mia amata Audi Q7 era arrivata a Los Angeles e non dovevo più usufruire dei taxi e dei passaggi di Bella.
<< Dov'è la tua Volvo?>>, domandò osservando la mia macchina.
<< Oh, l'ho lasciata per lei..>>, la mia vecchia auto era a Forks, guai a chi osava toccarla.
<< Traditore>>, disse lei salendo in macchina.
<< Allora ti piace quello che vedi?>>, le domandai andandomi a sedere al posto di guida. << Hai gusto non lo posso negare..>>
<< 1 a 0 per Cullen>>
<< Sbruffone, sbrigati che Downtown dista mezz'ora da qui!>>, Downtown è la zona amministrativa di LA, come lo è Manhattan nella mia amata New York.
Grazie al poco traffico raggiungemmo Downtown, dove vi erano gli uffici del proprietario dell'immobile.
<< Eccoci>>, disse Bella tutta contenta, indossava un pantalone a sigaretta bianco e una leggera camicetta blu inserita al loro interno, completava il suo look con degli altissimi tacchi blu notte. Era davvero cambiata, non gli indossava mai quando stavamo insieme.
<< Sembra di stare a New York!>>, costatai, essendo circondato da enormi grattacieli.
<< No, è molto meglio!>>, disse lei avviandosi verso l'entrata di uno dei più alti.
<< Aspettami non posso correre..>>, le dissi affiancandola.
<< Buongiorno signorina Swan>>, la salutò una ragazza dai capelli color biondo cenere.
<< Buongiorno, il signor Whitlock è nel suo ufficio?>>, era il delegato del signor Denali, il proprietario ancora in Florida per affari.
<< Sì, vi sta aspettando, piano 26>>, disse educatamente la signorina che continuava a lanciarmi delle occhiate maliziose, vedevo Bella sorridere, le aveva notate anche lei.
<< Grazie, tesoro andiamo?>>, risposi io prendendola per un fianco e accompagnandola all'ascensore, una volta dentro Bella scoppiò a ridere, era stupenda.
<< Anche questa ti salterebbe addosso?>>, vorrei che lo facessi tu, che cazzo stavo pensando? Era la mia ex per diamine, contentini! Mi rimproverai mentalmente l'aria della California non mi stava facendo bene.
<< Ovvio!>>, risposi sistemandomi il colletto della camicia, lei sbuffò.
<< Dopo di lei>>, dissi quando le porte dell'ascensore si aprirono al ventiseiesimo piano, << Grazie signor Cullen>>.
<< Buongiorno abbiamo un appuntamento per la firma di un contratto con il signor Whitlock>>, disse Bella con tono professionale, a ragazzo seduto su una scrivania in vetro, che prima di rispondere fece una radiografia completa alla mia Bella, non è la tua Bella, mi ricordò la mia testa. 
<< Certo, lo avviso del vostro arrivo..>>, disse prima di prendere il telefono ed annunciarci.
<< Prego, potete entrare il signor Whitlock vi sta aspettando!>>
<< Grazie, tesoro andiamo?>>, rispose Bella utilizzando la mia stessa espressione di prima ed io circondai la sua vita con un braccio ed insieme ci dirigemmo all'ufficio del signor Whitlock, una volta entrati Bella si allontanò da me. Non mi piacque quel gesto, mi sentivo vuoto.
<< Buongiorno, lei deve essere la signorina Swan>>, disse un uomo sulla cinquantina stringendo la mano a Bella che ricambiò, << Si sono io>>
<< E lei è il signor Cullen, piacere di conoscerla>>, disse gentilmente.
<< Piacere mio>>, risposi ricambiando la sua stretta di mano e sedendomi sulla poltroncina davanti alla sua scrivania.
<< Complimenti è un ottimo giocatore, come sta?>>
<< Bene, un po' di riposo e poi torno>>, non amavo parlare del mio infortunio, mi faceva ricordare che dovevo stare lontano dal campo per almeno un anno.
<< Quindi è sua l'opera della ristrutturazione di quei vecchi appartamenti a Westside?>>, domandò rivolgendosi a Bella.
<< Si>>, disse lei abbassando lo sguardo.
<< Ha fatto un ottimo lavoro, in quel periodo ero alla sede di New York e non ho avuto l'onore di complimentarmi personalmente>>
<< Grazie>>, disse lei imbarazzata, non amava essere lodata, anche se lo meritava.
<< Allora signor Cullen, ecco il contratto per l'acquisto dell'immobile>>, disse aprendo una cartelletta azzurra.
<< Per il pagamento come preferisce fare?>>
<< Il mio avvocato credo le abbia già mandato il bonifico che sarà effettuato appena firmerò il contratto>>, dissi sedendomi meglio.
<< Sì, si ha ragione, quindi paga tutto subito. Ottimo, fossero tutti come lei!>>, rispose passandomi il contratto che cominciai a leggere.
<< Posso?>>, mi chiese Bella e mi avvicinai a lei per farglielo leggere.
<< È un ottimo appartamento per una futura coppia di sposi..>>, sia io sia Bella alzammo lo sguardo assieme, ci aveva scambiato per una coppia.
<< Noi non siamo fidanzati..>>, precisò Bella.
<< Siamo solo vecchi amici>>, perché poi doveri giustificarmi? Due persone non possono stare vicine che per forza sono fidanzate? Siamo nel medioevo?
<< Oh, scusatemi.. io non volevo>>, disse imbarazzato.
<< Non si preoccupi, direi che il contratto è chiarissimo, Edward se vuoi puoi firmare>>, disse Bella sorridendo e passandomi il foglio.
<< Un attimo chiamo il notaio>>
Pochi minuti dopo arrivò il notaio e con la sua presenza firmai il contratto, chiamai il mio avvocato per far partire il bonifico e il signor Whitlock mi consegnò le chiavi di casa mia.
<< Tanti auguri!>>, disse Bella una volta entrati in ascensore.
<< Molte grazie architetto>>, le disse stringendole la mano, avevo voglia di abbracciarla ma forse non era il caso.
<< Ora devo arredarlo, cominciare a sfogliare cataloghi su cataloghi..>>, non ne avevo proprio voglia.
<< Ti posso aiutare io, ti porto nelle migliori mobilierie di Los Angeles, vedi tutto dal vivo e ti risparmi i cataloghi!>>, era un genio.
<< Davvero lo faresti?>>, speravo tanto non scherzasse.
<< Sì, visto che te l'ho proposto io>>
<< Quando potremmo andare?>>, domandai aprendo la macchina e facendo salire Bella.
<< Se vuoi anche oggi pomeriggio, dopo la tua fisioterapia..>>
<< Ma devi lavorare..>>, non volevo rimanesse indietro per colpa mia, già le avevo rubato quasi due ore della mattinata.
<< Non ti preoccupare, oggi non devo fare sopraluoghi, solo lavoro nello studio, che poi è mio.. quindi scelgo io gli orari>>, disse fiera di se mettendosi la cintura di sicurezza.
<< Va bene io finisco alle sedici oggi, ti passo a prendere per quell'ora..>>, partì alla volta di Westside.
<< No, passo io allo studio di Emmet, devo consegnare un prospetto lì vicino, poi ti raggiungo>>
<< Va bene, come vuole lei, architetto>>
Poco dopo raggiungemmo la bellissima zona, dove c'era il suo studio, prima che lei scendesse dall'auto, le posai un bacio sulla guancia, << Grazie>>.
<< A dopo Cullen!>>, disse scendendo.
Alle tre del pomeriggio ero già nelle grinfie di Emmet, << Allora Cullen, conoscevi Bella..>>, disse mentre dava leggeri colpetti sulla schiena.
<< Si>>, risposi trattenendo un urlo.
<< Scendi, per oggi basta così.. i muscoli stanno tornando alla loro posizione naturale>>
<< Questo vuol dire che posso tornare ad allenarmi?>>, domandai speranzoso.
<< No>>, rispose secco, << Vuol dire che la terapia funziona, dobbiamo cercare di rinforzare ogni muscolo coinvolto nell'incidente, piano piano>>, peccato.
Mi rialzai e misi la maglietta, << Va bene>>.
<< Com'era Bella a Forks?>>, domandò passandomi una bottiglietta d'acqua.
<< Perché?>>, cosa ne voleva sapere di Bella.
<< Non ci hai mai parlato di te..>>, neanche io a New York avevo mai parlato di lei, la faceva sembrare meno reale.
<< Stavamo insieme, ma dopo il diploma ci siamo lasciati>>, era stato uno dei periodi più brutti della mia vita, dove, anche se eravamo vicini, ci sentivamo lontani.
<< Sei l'ex di Bella?>>, chiese incredulo ed io annuì.
<< Scommetto che ti ha trovato tra le gambe di una Cheerleader e ti ha lasciato?>>, perché arrivavano tutti a quella conclusione? Io non l'avevo mai tradita.
<< Mi dispiace deluderti Emmet.>>
<< Bella ti ha tradito?>>, domandò ancora più incredulo ed io sorrisi.
<< Assolutamente no! Semplicemente io dovevo trasferirmi a New York e lei qui>>, sembrava quasi deluso da quello che gli avevo detto.
<< Siamo nel ventunesimo secolo, ci sono cellulari, c'è internet!>>
<< Non avrebbe funzionato, avrei dimenticato di chiamarla, l'avrei vista tre, quattro volte l’anno, ci stavamo allontanando già da prima della partenza>>
<< Avete fatto bene, poi stare per tutti quei mesi in astinenza. brr>>, disse rabbrividendo e facendo ridere me, era proprio un orso senza tatto.
<< Quando si ama, non si pensa al corpo delle altre>>, certo a New York non ero stato un santo, ma non l'avevo mai tradita quando stavamo insieme.
<< Sei un uomo e davanti ad una che te la sbatte in faccia, non resisti. Credimi>>, mi disse dandomi una pacca sulla spalla.
<< Quando t'innamorerai, capirai le mie parole>>, risposi alzandomi, << Ora vado ho appuntamento con Bella>>
<< Non pensare a Bella in quel modo, è fidanzata!>>
<< Anch’io!>>, dissi prima di uscire e andare nello spogliatoio a farmi una doccia prima dell'arrivo di Bella.

BELLA
Ero felice, avevo fatto progressi con la scuola ad impatto zero, la mattinata trascorsa con Edward mi aveva fatto fare un tuffo nel passato, avevamo parlato come se non fossimo mai rimasti lontani per oltre cinque anni, ogni gesto era naturale, una complicità unica. E il fatto di spalleggiarci per evitare che i due a Downtown ci provassero, ancora ridevo.
Dopo aver consegnato il prospetto, raggiunsi lo studio di Emmet, trovai Edward che mi aspettava appoggiato alla sua macchina. Era davvero molto bello e provocante con quella maglietta che definiva bene il suo corpo muscoloso. Bella contieniti, c’è Jake!
Parcheggiai accanto alla sua macchina e scesi, << Eccoti, com’è andata?>>
<< Sono vivo!>>, disse passandosi una mano tra i capelli.
<< Andiamo! Sali..>>, lo invitai, ma lui con un cenno dalla mano mi chiese di avvicinarmi.
<< Non voglio scroccare. Quindi si prende la mia macchina!>>, mi disse tenendosi la schiena con una mano.
<< Ti fa male?>>, forse era meglio rimandare.
<< Sì, Emmet mi ha detto di camminare per diminuire il dolore..>>, senza nemmeno chiedere presi le sue chiavi e mi misi al posto di guida.
<< Guido io!>>, dissi quando lui venne vicino al finestrino.
<< Ringrazia la mia schiena!>>, concluse salendo sul posto del passeggero.
<< Grazie schiena, è sempre stato il mio sogno guidare un’Audi!>>, lui sorrise mettendosi gli occhiali da sole.
<< Ti fa tanto male?>>, domandai. Visto che ad ogni dosso faceva una smorfia di dolore.
<< Non ti preoccupare, se il dolore diventa insopportabile, ho gli anti dolorifici, ma non voglio abusarne..>>
<< Fai bene, sei forte>>, dissi mettendo la freccia e parcheggiando la macchina davanti al primo negozio di mobili, il più grande di Los Angeles, ma nulla di quello che vi era all’interno mi piaceva e di conseguenza non piaceva a lui.
Alle sei entrammo nell’ultimo negozio, vendeva mobili italiani d’alta qualità.
<< Ne abbiamo ancora per molto?>>
<< Dai Edward, non fare il bambino, non hai ancora preso nulla!>>, gli ricordai.
<< Perché alla signorina non piace nulla!>>, rispose incrociando le braccia al petto e facendo il finto offeso.
<< Smettila..>>
<< Com’è bello il suo ragazzo! È fortunata!>>, disse una dolce vecchietta, sorridendomi, oggi si erano decisi tutti a vederci come una coppia. Fantastico.
<< Lei non sa quanto!>>, rispose lui trattenendo le risate e circondandomi la vita con un braccio. Io feci un sorriso finto come una borsa Gucci a 10$.
<< Auguri>>, disse prima di voltarsi e raggiungere quello che presumo, fosse suo marito.
<< Tu.. tu dimmi, quando mi hai chiesto di sposarti, perché io proprio non me lo ricordo?>>
<< Nemmeno io, ma non volevo spezzarle il cuore, era così dolce...>>, disse facendo lo sguardo da cucciolo in cui io mi perdevo sempre.
<< Si può sapere cosa stai cercando?>>
<< Quando lo trovo, te lo dico>>, risposi io avviandomi verso la zona divani.
<< Tipo questo, ti piace?>>, dissi indicandone uno in pelle nera a due posti, lui non rispose si sedette, << Mmm, molto comodo, credo s’intoni con il grigio tortora delle pareti>>, finalmente cominciava a capire.
<< Credo proprio di sì, ne vuoi vedere altri?>>, anche se quel modello era perfetto per la sua zona living. 
<< No, questo va bene, ma vorrei aggiungerci una poltrona..>>
<< Ottima idea Cullen!>>, mi complimentai aiutandolo ad alzarsi.
<< Questa?>>, dissi indicandone una molto simile allo stile del divano, ma lui fece cenno di no e andò a sedersi su un’altra, davvero molto bella. << Questa, guarda è anche reclinabile e fa il massaggio>>, era un bambino, ma la sua scelta era davvero azzeccata, lo stile moderno della poltrona si conformava perfettamente a quello dell’appartamento. Feci cenno ad una delle addette alle vendite di venire. La gente però aveva ragione, sembravamo davvero una coppia di futuri sposi che andavano in giro alla ricerca dei mobili della loro casa, non dovevo esserci io a scegliere, non ero io la sua ragazza.
<< Magari voleva venire Jessica>>
<< No, è a San Francisco per una sfilata, e poi ha detto che chi meglio di un architetto poteva aiutarmi a scegliere con gusto!>>
<< Ha ragione ho un ottimo gusto!>>, dissi non appena la ragazza ci raggiunse.
La commessa ci disse che i divani sarebbero arrivati il giorno dopo, avendone una coppia in magazzino, così come il mobile della televisione, che avevamo scelto mentre la ragazza finiva di parlare con un altro cliente.
<< Per il mobile, domani ve lo portiamo, ma per montarlo bisognerà aspettare qualche giorno, in modo che i nostri operai si liberino>>, disse dispiaciuta.
<< Lo monto io, non ho nulla da fare tutto il giorno, almeno mi distraggo>>, disse Edward.
<< Il montaggio è compreso nel prezzo>>, precisò lei.
<< Non fa nulla, le istruzioni ci sono?>>, domandò e solo allora ricollegai il tutto.
<< Edward non puoi sollevare pesi, la schiena..>>, gli ricordai.
<< Ma mi annoio tutto il giorno, facciamo che se inizia a farmi male smetto, promesso>>, era testardo, fargli cambiare idea era quasi impossibile.
<< Facciamo che ti aiuto io dopo il lavoro>>
<< Va bene>>, rispose lui regalandomi un bellissimo sorriso, che gli arrivò agli occhi.
<< Forse è un po’ complicato..>>, disse la ragazza addetta alle vendite.
<< Sono un architetto, ci sono abituata ai disegni>>, ribattei io, orgogliosa della mia professione.
<< Sono un architetto io!>>, m’imitò Edward uscendo dal mobilificio italiano, facendomi ridere.
Una volta saliti in macchina decise di guidare, ma non mi portò al mio studio ma sul molo.
<< Perché siamo qui?>>, domandai scendendo dall’auto.
<< Sono le otto passate, mangiamo qualcosa poi ti accompagno a recuperare la tua macchina!>>
Andammo a prenderci un hamburger, e dopo mezz’ora di chiacchiere banali, ma divertenti tornammo a prendere la mia auto e ci demmo la buonanotte.
Era tanto che non mi sedevo a chiacchierare in quella maniera con lui, era rilassante e divertente allo stesso tempo, eravamo noi.
Il giorno dopo lavorai per un paio d’ore la progetto della scuola ad impatto zero, raggiungendo ottimi risultati e definendo i dettagli di un altro, fiera del lavoro svolto, salutai Alice e raggiunsi il nuovo appartamento di Edward.
<< Sei già qui!>>, dissi notando la porta aperta, sul pavimento scuro c’erano le assi del mobile disposte per ordine di lunghezza, su una ciotola i vari bulloni ed in fine lui con in mano le istruzioni.
<< Ora tu vieni qui e mi traduci questa cosa!>>, disse indicandomi il foglio ed io cominciai a ridere divertita.
<< Dammi qui>>
<< Comunque, ciao Bella>>, mi salutò dandomi un bacio sulla fronte, una cosa così intima, così nostra. << Caio anche a te>>, risposi con il cuore a mille, << .. un attimo hai fatto tutto te?>>, dissi indicando le assi a terra, lui annuì.
<< Ora tu ti siedi e fai quello che ti dico io, chiaro?>>
<< Come vuole lei capo, dove sono i suoi trampoli?>>, domandò sedendosi e indicando le mie Converse.
Io gli feci la linguaccia e cominciai a montare il primo mobiletto, che doveva poi essere fissato al muro, Edward mi passava le assi più leggere e le varie viti, era un’ottima catena di montaggio. << Che manualità!>>, si complimentò lui, << Grazie>>.
Alle due del pomeriggio avevamo montato tutti i componenti del mobile e avevamo cominciato a fissarli al muro, con il trapano che mi ero portata dietro, l’avevo preso nel cantiere che avevo visitato prima di recarmi da lui.
<< Hai fatto un ottimo lavoro>>, disse lui ammirando il mobile completamente montato e dandomi il cinque, << Ho avuto un ottimo aiutante>>, risposi facendogli l’occhiolino.
<< Modestamente!>>
<< Intendevo il trapano!>>, precisai anche se non era vero.
<< Stronza>>, disse lui prima di abbracciarmi, << Grazie, i muscoli della mia schiena te ne saranno riconoscenti a vita>>, ricambiai il suo abbraccio massaggiando la sua schiena e beandomi di quel profumo di sandalo, che avevo scelto io anni prima.
<< Ho preso quella sta mattina>>, disse indicandomi una scatola verso la zona della cucina, ancora vuota.
<< La televisione?>>
<< Esatto, 50 pollici in alta definizione e schermo curvo, un affare>>, rispose andando a prenderla.
<< Aspetta li, ti aiuto>>, la tirammo fuori ed era davvero un ottimo televisore.
<< Ed è leggerissimo>>, aggiunsi. 
<< Dovrebbe essere fissato direttamente alla parete..>>, disse lui.
<< Nessun problema. Monto l’ingranaggio alla parte e poi la televisione>>
<< Bella faccio io, gli ingranaggi non sono pesanti>>, alzai le mani in segno di resa, potevo fargli fare almeno quella cosa, io mi sedetti a gambe incrociate per terra dettandogli le varie istruzioni e scoppiando a ridere ogni qualvolta si metteva le mani tra i capelli quando non ci capiva più nulla.
<< Ho finito!>>, disse applaudendosi tutto contento, mettendosi e saltando sul posto come un bambino che ha appena vinto un peluche al Luna Park.
<< Bravissimo!>>, gli dissi e lo aiutai a prendere il televisore e fissarlo alla parete, una volta avvitati anche gli ultimi bulloni, cominciai a cercare di raddrizzarlo. Edward si posizionò dietro di me e posò la sua testa sulla mia spalla, cominciai ad avere il respiro irregolare, quella vicinanza non mi faceva bene.
<< Spostalo leggermente a destra..>>, disse e il suo respiro sul mio collo mi provocò una serie di brividi. Con mano tremante la spostai leggermente a destra e mi voltai verso di lui. I suoi occhi fissavano i miei, mi rapivano completamente. Verde contro cioccolato.
La sua mano sinistra si posò sul mio fianco attirandomi leggermente a lui, sembrava di essere ritornati indietro di anni, fu naturale avvicinarmi ad Edward.
Non fu lui a baciarmi, non fui io a baciarlo. Ci baciammo e basta. Un bacio voluto, che da troppo tempo aspettava di essere dato, un semplice sfioramento di labbra, ma che creavano in me una miriade di emozioni, mi erano mancate, non avevo mai provato più nulla di simile, nemmeno con Jacob.
<< Edward>>, dissi allontanando le mie labbra dalle sue.
<< Scusa>>, rispose lui togliendo la mano dal mio fianco e allontanandosi di qualche passo.
<< Credo che così sia dritta.. cosa ne pensi?>>, dissi per stemperare quella tensione e  quell’imbarazzo che si era creato tra di noi.
<< È perfetta>>, rispose lui sedendosi su una sedia, ed anche la televisione era apposto, mancavo solo i divani e la zona living era quasi completa.
<< Oggi pomeriggio portano i divani e la poltrona..>>, dissi voltandomi verso di lui, che annui. Non mi ero pentita di averlo baciato, non provavo alcun senso di colpa, eppure avrei dovuto cavoli, stavo con Jake!
<< Scusa>>, disse alzandosi per rispondere al telefono.
<< Jessica sta arrivando è appena tornata da San Francisco, vuole vedere l’appartamento>>, fantastico.
<< Bene, allora vado.. vi lascio soli>>
<< No, vorrebbe conoscerti, le ho parlato di te l’altro giorno..>>, disse avvicinandosi a me, cosa le aveva raccontato? Lo guardai perplessa.
<< Le ho detto che sei stata la mia ragazza al liceo. Cerco di essere sincero con lei..>>, ero contenta per lui, aveva trovato una persona forte capace di restargli accanto.
<< Sembri felice con lei..>>
<< Lo sono>>, disse facendo un timido sorriso.
<< Edward?>>, lo chiamò una ragazza dai capelli biondo miele, una ragazza bellissima, dai profondi occhi azzurri. Capivo perché Edward se ne fosse innamorato.
<< Tesoro sono qui>>, Jessica entrò nell’appartamento, la porta era aperta.
<< Ciao, ma è bellissimo qui dentro, ottima scelta!>>, disse lei avvicinandosi a lui e baciando quelle labbra che poco prima avevano baciato le mie. Abbassai lo sguardo, d’un tratto mi sentì..
<< Tu sei Isabella, giusto?>>, domandò allungando la sua mano verso di me.
<< Sì, chiamami pure Bella, devi essere Jessica>>, risposi stringendo la sua mano.
<< Edward mi ha detto che l’hai ristrutturato te>>
<< Si>>
<< Beh, hai fatto un ottimo lavoro. Complimenti!>>, disse dando uno sguardo generale.
<< Grazie>>, mi faceva sempre piacere ricevere i complimenti, ma la cosa m’imbarazzava molto, non amavo stare al centro dell’attenzione.
<< Non farle troppi complimenti che poi si monta la testa!>>
<< Simpatico Cullen!>>, ribattei io lanciandogli un’occhiataccia.
<< Se li merita, guarda la luminosità di questa zona giorno>>, adorava quella ragazza, sapeva apprezzare le cose belle, e il buon lavoro. 
<< È un uomo certe cose non gli arrivano al cervello..>>, le dissi facendola ridere.
<< Hai ragione, ora devo andare..>>
<< Perché? Andiamo a berci qualcosa>>, le proposi in fin dei conti era la ragazza di Edward, volevo conoscerla.
<< Mi piacerebbe, ma ho un servizio fotografico tra mezz’ora, passavo di qui e mi son detta perché non vedere l’ultimo acquisto di Edward!>>, peccato, volevo davvero conoscere la donna che rendeva felice una delle persone più importanti della mia vita.
<< Il lavoro prima di tutto>>
<< Sei libera domani sera?>>, mi domandò Edward.
<< Sì, perché?>>, Jessica non lo stava guardando in buon modo. Mi stava chiedendo un appuntamento davanti alla sua ragazza? Ma era scemo o cosa. Emmet gli stava bruciando tutti i neuroni con la fisioterapia.
<< Vieni a cena con noi, ti devo ancora ringraziare per l’appartamento>>, io a cena da sola con loro due? No, non era una buona idea, decisamente non era una buona idea.
<< Sì, sarebbe fantastico dai! Vieni Bella!>>, disse Jessica entusiasta.
<< Va bene, però il ristorante lo scelgo io!>>
<< Assolutamente! Edward sarebbe capace di portarci in un fast food sul molo!>>, aveva imparato anche lei a conoscerlo, probabilmente molto meglio di me.
<< Hey.. io. Si avete ragione quella era la mia idea>>, ammise passandosi una mano nei capelli, era una cosa che amavo fare, accarezzare quei ciuffi ramati per ore, mi rilassava.
Bella riprenditi!
<< Il lupo perde il pelo ma non il vizio>>, disse Jessica baciandolo e salutandoci, doveva andare a fare il suo servizio fotografico in bikini.
<< Cosa ti prende Cullen?>>, gli domandai quando il fattorino ci portò le pizze.
<< Nulla, perché?>>, domandò sedendosi a terra ed aprendo il cartone con la pizza, la osservava come se fosse l’ottava meraviglia del mondo. L’avrebbe sposata se fosse stato legale.
<< La tua ragazza è andata a fare un servizio fotografico in bikini e tu sei così.. tranquillo?>>, chiesi davvero perplessa, quando andavamo alla spiaggia di La Push, assieme era gelosissimo di tutte le persone che mi guardavano anche se solo per sbaglio.
<< È il suo lavoro.. guarda che sono maturato!>>, beh se ci credeva lui, chi ero io per contraddirlo.
<< Crediamoci Cullen, buon appetito!>>, dissi ammirando anch’io la mia pizza.
<< Mi spiace averti fatto perdere la giornata al lavoro>>, disse sistemando i cartoni nel sacchetto nero dell’immondizia.
<< La gente parte per il week end, quindi il venerdì pomeriggio non faccio visite, lavoro solo nello studio, lavoro che ho fatto sta mattina. Quindi non sentirti in colpa, davvero>>, dissi uscendo, avevano portato i divani e dovevo dire loro in che appartamento sistemargli.
<< Vado ad aiutarli>>, disse mentre portavano in casa la poltrona.
<< Sta fermo qui! Hai la schiena a pezzi, non puoi sollevare pesi. Emmet ti ucciderebbe, se rovini il suo lavoro>>
<< Dici?>>
<< Sicuro, ah e poi ti costringerebbe alle sue torture a vita>>, questa minaccia funzionava sempre, infatti, si sedette buono buono sulla sedia senza muoversi, se non per firmare i documenti di avvenuta consegna. 
<< Bella grazie per tutto>>, mi disse prima di scendere dalla mia macchina, l’avevo accompagnato da Emmet per la sua dose quotidiana di torture.
<< Di nulla, mi piace aiutare gli amici>>, perché quello eravamo noi due semplici amici, che si volevano molto bene.
<< Avevo pensato anche di invitare Emmet ed Alice domani>>, era un genio, almeno non avrei fatto la terza incomoda.
<< Perfetto, dirglielo tu ad Emmet, magari si addolcisce>>, era una buona forchetta. 
<< Non smetto mai di sperarci, a domani>>, disse sporgendosi verso di me e lasciandomi un tenero bacio sulla guancia, avrei voluto prolungare quel dolce momento in eterno.
<< In bocca al lupo!>>
<< Viva il lupo!>>, rispose lui facendomi l’occhiolino e mille farfalle si liberarono nel mio stomaco.

Grazie, davvero per aver scelto di leggere End?. Allora vi piace, ditemi cosa ne pensate, i vostri commenti mi spronano a continuare a scrivere.
S i sono dati un tenero bacio, nessuno dei due se ne pente, ma sanno di aver sbagliato
Abbiamo conosciuto Jessica, cosa ne pensate di lei?
Forse è arrivato il momento di conoscere Jacob, che ne dite?
Dovevo pubblicare domani, ma sono all'università tutto il giorno, quindi mi sono detta perché non pubblicare oggi? A lunedì prossimo e buona settimana a tutte!
AlmaRed

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Capitolo 5
*** Magnifico ***


Dove eravamo rimasti..
Bella ha accompagnato Edward a firmare il contratto e nel pomeriggio sono andati a  scegliere l’arredamento, Bella si propone di aiutare Edward a montare il mobile della televisione, quando finiscono si scambiano un tenero bacio, ma la cosa finisce li.
Jessica arriva all’appartamento e invita Bella a cena il giorno dopo.

CAPITOLO 5 - Bella - Edward
MAGNIFICO

Los Angeles - Inizio Ottobre 2016

BELLA

Ancora pensavo al nostro bacio, a quel bacio che ci eravamo scambiati solo un giorno prima, eppure non riuscivo a pentirmene, era semplicemente una cosa giusta e sbagliata allo stesso momento, tra me ed Edward non c’era più nulla, se non una bellissima amicizia. Quel bacio era frutto di quel momento, della nostra vicinanza, nulla più. Io ero felice con Jake, dopo anni ero tornata a sorridere con lui accanto.
Jacob era davvero una persona d’oro, sapeva lasciarmi i miei spazi, era geloso al punto giusto, era il mio sole*, era colui che aveva fatto battere il mio cuore, dopo Edward. Non era difficile stare assieme a lui, uscivamo insieme, parlavamo quando era necessario, vivevamo la giornata, non facevamo alcun tipo di progetto, ed era meglio così, perché non riuscire a realizzargli faceva male, col tempo.
Quel sabato sera io, Alice ed Emmet saremmo usciti a cena con Edward e la sua ragazza, era una buona occasione di conoscerci tutti meglio.  
<< Alice sei pronta?>>, le domandai salendo sulla scala a chiocciola che portava al secondo piano del nostro appartamento.
<< Si, devo prendere solo le scarpe..>>, ottimo, questo significava ancora altri dieci minuti come minimo, io ero già pronta; gonna a fiori a vita alta e blusa bianca, un sandalo in cuoio con tacco, completavano il mio look.
<< Bella, tacco blu notte o cobalto?>>, i grandi dilemmi della vita.
<< Cobalto>>, urlai dal salotto, Emmet era già pronto nei suoi jeans e camicia nera, era il look da spirito libero, come diceva lui. Alice aveva cercato di fargli indossare altre, ma aveva fallito e si era arresa. Cosa più unica che rara, Alice Brandon non mollava mai. 
<< Poi tu mi spieghi la differenza!>>, domandò lui tornando a concentrasi sule notizie sportive che davano alla televisione.
<< Forse.. in un’altra vita>>, risposi io sedendomi accanto a lui.
<< Bellina si sincera con me.. chi ha lasciato chi?>>, che diamine stava dicendo l’orso?
<< Come?>>, chiesi totalmente confusa dalle sue parole.
<< Tu ed Edward..>>, sorrisi, forse Edward gli aveva raccontato di noi, perché l’aveva fatto? Emmet non era un suo amico, era solo il suo fisioterapista. Ed è il fratello di Alice, la loro curiosità è un difetto di famiglia.
<< Ci siamo lasciati e basta..>>, era triste come risposta,m ma era vera, era quello che c’era successo, perché dovevo mentire?
<< Quindi nessuno ha fatto le corna a nessuno?>>, era il degno fratello di Alice. Giuro avevo voglia di togliermi un tacco e lanciarglielo in mezzo alla fronte, il campanello lo salvò.
Mi alzai ed andai ad aprire, rimasi immobile prima di saltare al collo del mio Jacob, che rimaneva li con quel suo sorriso da toglierti il fiato.
<< Jacob!>>, dissi stringendomi forte a lui. 
<< Buonasera, amore>>, disse prima di baciarmi, erano due settimane che non lo vedevo, mi era mancato.
<< Vieni entra>>, lo invitai in casa, Emmet ci venne vicino e lo salutò.
<< Come mai siete così eleganti? Cos’è avevate in mente una cena romantica ed io ho rovinato i vostri progetti?>>, domandò divertito ammirando il mio look.
<< Emmet.. ci ha scoperti!>>, dissi facendo il broncio e lui mi abbracciò, << Ci saranno altre occasioni>>, disse lui facendo una voce drammatica.
<< Eccomi!>>, urlò Alice scendendo dalle scale.
<< Oh Alice, cara vuoi uscire con me stasera?>>, le domandò Jake mettendosi le mani sul cuore.
<< Jake!!>>, urlò lei appena lo vide, per poi abbracciarlo.
<< Perché dovrei uscire con te? Ti ricordo che mi sto per sposare!>>, disse lei mostrando l’anello che Jasper le aveva regalato.
<< Stavate uscendo?>>, domandò vedendo anche Alice pronta.
<< Si tesoro, stiamo uscendo fuori a cena, con un mio vecchio amico. Vieni con noi anche tu?>>, sarebbe perfetto avere Jacob con me durante quella cena.
<< Dai no, così all’ultimo momento>>, rispose titubante.
<< Ti prego, quando ripartirai?>>, era così da un mese a questa parte, ci vedevamo pochissimo e le occasioni per stare insieme erano davvero poche.
<< Lunedì mattina>>
<< Non si discute allora, su andiamo, che Edward ci aspetta!>>, a quel nome si bloccò, lui sapeva di Edward, cioè sapeva che era il mio ragazzo al liceo, nulla più.
<< Edward? Quell’Edward?>>
<< Si, ed anche Jessica, la sua ragazza>>, dissi prendendo la borsa e avvicinandomi a lui per riprendermi le sue labbra.
<< Voi due basta però, sennò a cena ci andiamo solo io ed Alice e dico che tu non ci sei perché dovevi fare il coniglio con il tuo ragazzo>>, sempre delicato l’orso!
<< Non è una cattiva idea..>>, rispose lui, tenendomi stretta per un fianco.
<< Andiamo>>, ci disse Alice prendendomi a braccetto e uscendo dall’appartamento.
<< Quando sei arrivato?>>, gli domandai accoccolandomi al suo petto, respiravo il suo profumo di uomo, di Jacob, non sapeva di sandalo. Cosa vai a pensare Bella?
<< Oggi pomeriggio, avevo una serie di incontri a Downtown>>, rispose mentre Emmet guidava verso il ristorante che avevo scelto.
<< Perché non me lo hai detto?>>, di solito mi diceva sempre tutto, non mi faceva mai sorprese di quel tipo.
<< Me lo hanno detto solo sta mattina che erano qui a Los Angeles, era importante per l’azienda che io parlassi con loro e perciò ho preso il primo volo ed ora sono qui!>>, rispose dandomi un bacio sulla fronte, quella fronte dove Edward il giorno prima mi aveva baciata, di scatto mi allontanai, non so perché lo feci.
<< Bella tutto bene?>>
<< Si, non mi volevo sgualcire la blusa>>, risposi dicendo la prima cosa che mi venne in mente, lui sembrò crederci.
Dieci minuti più tardi ragiungemmo il Providence, un ristorante dall'aria classica, ma da un tocco moderno e sofisticato.
Edward e Jessica ci aspettavano, all'entrata del ristorante, erano davvero una bella coppia.
Scendemmo dalla macchina e mano nella mano con Jacob ci  avvicinammo ai due, << Buona sera>>, salutò Jessica sorridente, avvolta in tubino nero che lasciava scoperta la vita. Davvero molto elegante, era davvero una bellissima ragazza.
<< Buona sera>>, rispondemmo noi scambiandoci bacetti su entrambe le guance, che cosa snob, pensai. Edward mi guardò e sorrise, sapeva che odiavo certe cose, si avvicinò e anche lui mi pose un bacio sulla guancia, un solo semplice bacio. << Sei bellissima>>, mi sussurrò all'orecchio ed io rabbrividì. Ci guardammo negli occhi per un piccolissimo istante, prima di allontanarci.
<< Jacob lui è Edward>>, presentai il mio ragazzo al mio ex, che cosa strana pensai.
<< Piacere>>, disse lui stringendogli la mano.
<< E lei è Jessica, la sua ragazza>>, perchè non mi piacque dire quelle parole?
<< Incantato>>, rispose Jacob facendole il baciamano, vedevo Edward tratteneva le risate. Io scossi la testa divertita.
<< Entriamo? Avrei fame..>>, disse Emmet avviandosi all'entrata del Providence.
<< Entriamo orso>>, rispose Alice spingendolo.
<< Un menù a base di pesce?>>, disse Jessica, una volta accomodati al tavolo che avevo riservato il giorno prima. Un tavolo rotondo, che permetteva, così, di guardarci tutti in faccia, io ero seduta tra Edward e Jacob. Colpa di Alice.
<< Ti piace?>>, domandai titubante, speravo di non aver sbagliato.
<< Certo che sì, amo il pesce>>, feci un sospiro di sollievo, << Devi stare attenta a quello che mangi, con il tuo lavoro?>>, chiese Alice, molto curiosa come sempre.
<< Si, tecnicamente si, ma se c'è qualcosa che voglio mangiare, la mangio, senza problemi>>
<< Wow, e come fai a mantenere un fisico così?>>
<< Mangio con equilibrio e faccio sport, qualche volta si può anche sgarrare, no?>>, concluse regalandoci un bellissimo sorriso.
<< Non è vera la leggenda della mela al giorno?>>, domandò Emmet.
<< Purtroppo è vera, molte ragazze in particolare quelle giovani lo fanno, non sanno che si può mangiare di tutto, se si mangia con equilibrio. Si fissano ad entrare in una 38 e poi finiscono in ospedale e nei casi più gravi rischiano l'anoressia..>>, era davvero un'ottima persona, amava il suo lavoro, ma non il mettere in pericolo la sua salute per indossare quei abiti sempre più stretti, che il mondo della moda ci proponeva.
<< Ne vedo molte di ragazze, al pronto soccorso>>, disse Emmet.
<< Sei un medico?>>, domandò lei.
<< No, faccio volontariato al pronto soccorso>>
<< Oh, complimenti>>, disse Edward guardandolo sbalordito, si faceva questo effetto quando si veniva a sapere quello che Emmet faceva nel suo tempo libero.
<< Ecco a voi i menù>>, ci disse il cameriere passandocelo a ciascuno di noi.
Venti minuti dopo avevamo i nostri piatti davanti, emanavano un buonissimo profumo ed erano anche bellissimi alla vista.
<< Da quando mangi pesce?>>, mi chiese Edward indicando il mio piatto.
<< Da un po'>>, ammisi, a Forks non era tra i miei piatti preferiti.
<< Ha un buon aspetto, cos'è?>>
<< Salomone cotto alla piastra con zucchine grigliate, una vera delizia!>>, era il mio piatto preferito, leggero e pieno di gusto.
<< Quante cose devo ancora scoprire di te, Swan?>>
<< Molte Cullen, molte..>>, gli risposi perdendomi i quei pozzi verdi che erano i suoi occhi.
<< Posso?>>, mi domandò indicando il mio salmone, quando cominciammo a mangiare.
<< Prego>>, risposi smettendo di mangiare e prendendo un pezzo della sua sogliola alla griglia, davvero molto buona.
<< Mmm, buona, ottima scelta>>
<< Avevi dubbi?>>, domandai facendo ridere tutti.
<< Edward, come va la schiena?>>, domandò Jacob mentre il sommelier ci versava il vino, Edward cambiò espressione, mi aveva detto che non amava parlarne, il solo pensiero gli faceva male.
<< Bene, dai, grazie alla fisioterapia di Emmet, si sta riprendendo>>, rispose lui tornando a concentrarsi sul pesce.
<< Lo so faccio miracoli>>, disse lui pavoneggiandosi.
<< Smettila orso e continua a mangiare il tuo salmone>>, lo ripresi io.
<< Un'accoppiata perfetta, l'orso che mangia il salomone!>>, disse Edward, scoppiammo tutti a ridere compreso Emmet, amava ridere e scherzare su tutto, anche su se stesso.
<< Questa è buona!>>, dissi ad Edward dandogli il cinque.
<< Però, ora che ci penso, tu sei il fratello di Alice..>>, continuò Edward parlando ad Emmet.
<< Ma dai>>
<< Bella, povero Jasper..>>, non ci avevo mai pensato, il mio fratellino.
<< Emmet caro, se, e dico se, Jasper dovesse comportarsi in maniera..>>, non trovavo le parole.
<< .. poco rispettosa>>, mi aiutò Edward.
<< Esatto! Subirà la mia di furia, e credimi posso diventare peggio di te, se voglio>>, conclusi bevendo un sorso dell'ottimo vino bianco italiano.
<< La piccola Swan incazzata fa paura! Lo dico per esperienza>>, disse Edward.
<< Perchè? Cosa hai combinato?>>, chiese curioso Jacob, nemmeno lui mi aveva mai vista veramente incazzata, a Los Angeles ero più tranquilla. 
<< Nulla>>, cercai di minimizzare io, ma ovviamente Cullen non era della mia stessa idea.
<< Mike Newton, l'ex di mia sorella, l'aveva tradita con, praticamente tutte le cheerleader. Rose era distrutta, non voleva più uscire di casa, non parlava e Bella non sapeva il perché>>
<< Quando Rose lo ha scoperto, non l'ha detto a nessuno>>, precisai io.
<< E quando Bella l'ha scoperto, è entrata nello spogliatoio della squadra di football durante l'allenamento e ha scritto sul retro della maglietta di Mike: "tra le lenzuola non valgo nulla, forse è meglio se gioco a football, ma non sono bravo nemmeno in quello"!>>, disse ricordandosi a memoria la mia frase, direi epica frase.
<< Grande Bellina!>>, si complimentò Emmet, io feci spallucce.
<< Ma il punto non è quello..>>
<< Perché? Continuò?>>, chiese Jessica curiosa di sapere ciò che avevo combinato.
<< Lui stupido com'era, non se ne accorse e andò a parlare con il preside e il mister di una famosa squadra di football, prima ovviamente passò per la mensa..>>, scoppiai a ridere al ricordo, Rose rideva come una matta, dopo settimane il sorriso era riapparso sul suo meraviglioso volto. La gente cominciò a prenderlo in giro, ma stupido com'era non ne capiva il perché, anzi continuava con la sua camminata da "io so figo, guardatemi tutte", che schifo.
<< .. all'ora di pranzo>>, aggiunsi io, la mensa era piena.
<< Come fini l'incontro?>>, domandò Alice.
<< Il mister gli disse che la sua maglietta aveva ragione!>>, Emmet scoppiò, tenendosi la pancia per le troppe risate.
<< Dai, gli hai rovinato il suo futuro! Magari ora sarebbe un famoso giocatore>>, protestò Jacob, non amava determinate scorrettezze. Col senno in poi neanche io mi sarei comportata in quel modo, avrei fatto di peggio.
<< Ma non era nemmeno bravo a giocare! Gli ho fatto un favore..>>
<< Jacob, io cercherei di non farla arrabbiare>>, gli suggerì Jessica.
<< Sono buona come il pane ora, avevo solo 16 anni all'epoca, sono più matura..>>, Edward mi guardò con espressione da " non ci credi nemmeno tu".
<< Si, hai ragione, potrei fare di peggio>>, Jacob sorrise, e passandomi una mano sul fianco, mi attirò a sé per poi darmi un bacio sulla guancia.
<< Allora che ne dite di andare in un locale a bere qualcosa?>>, propose Jessica tra una chicchera e l'altra mentre la cena si avviava alla conclusione, il pesce e la compagnia erano ottime.
<< Si, dai è un'ottima idea>>, le rispose Jacob.
<< E se andassimo a casa a fare una partita a bigliardo?>>, propose Emmet mettendomi nei guai.
<< Tu..>>, infatti.
<< A mia discolpa dico che non è in casa!>>, risposi alzando le mani.
<< Dai si, poi il frigo bar è ben fornito>>, disse Alice.
<< Non vorremmo disturbare>>
<< Nessun disturbo Jessica, è un piacere>>, conclusi io.
Mezz'ora più tardi eravamo nel nostro appartamento, << Venite, andiamo in terrazza>>, disse Alice facendo strada a tutti, prendendo Jessica a braccetto, avevano fatto subito amicizia quelle due, amavano entrambe la moda e tutto ciò che la circondasse.
Jacob e Emmet salirono per primi per decidere chi dei due avrebbe preparato i coktail, si ritenevano uno più bravo dell'altro, perciò gli faceva chi per primo raggiungeva il frigo ber presente in terrazza.
Vidi Edward guardare in modo sospettoso la scala, la schiena doveva fargli male.
<< Vieni ti aiuto io>>, lo presi per mano e posando l'altra sulla sua schiena cominciammo a fare le scale a chiocciola, << Ti prego non lo dire ad Emmet>>, mi supplicò una volta raggiunto il corridoio del secondo piano.
<< Sarà il nostro piccolo segreto>>, gli dissi prima di lasciargli la mano ed aprire la porta scorrevole in vetro che dava sulla terrazza.
Edward rimase meravigliato alla vista, << Magnifico>>
<< Si>>, ma io non guardavo il paesaggio, guardavo lui, Bella riprenditi!
<< Progetto numero?>>
<< L'ha progettata Alice, io l'ho solo arredato>>
<< Con gusto direi>>, disse dandomi il cinque.
<< Bella, amore, che drink vuoi?>>, domandò Jacob, evidentemente aveva vinto lui.
<< Del tè freddo>>
<< Dai non fare la nonna!>>, vidi Edward sbuffare.
<< Jacob ho bevuto già il vino, non insistere>>
Emmet e Jacob si misero a giocare a bigliardo, Edward ci provò ma il tenere la schiena piegata a lunga gli faceva male così dopo un paio di tiri smise e venne a sedersi sulle poltroncine assieme a noi ragazze che avevamo cominciato a parlare di scarpe.
<< Ottima l'idea del bigliardo in terrazza, quasi quasi >>, disse bevendosi il suo Red Bull.
<< Non ci pensare nemmeno..>>, Edward lasciò perdere, sapeva che era una battaglia persa in partenza la sua.
<< Allora come vi siete conosciuti voi due?>>, domandò Alice a Jessica, dopo che anche Emmet e Jacob si erano uniti a noi.
<< Ad una festa a New York>>, rispose lei, guardando con occhi innamorati Edward.
<< Il giorno dopo l'ho rivista a Central Park, mentre faceva joking>>, continuò Edward baciandole una tempia.
<< Che incontro romantico.. da quando state insieme?>>, domandò sempre più curiosa.
<< Non è una giornalista, è solo curiosa, credo sia un difetto di famiglia!>>, precisai facendogli ridere.
<< Da febbraio>>, rispose lei, << Te e Jasper, invece>>. No Jessica, perchè l'hai chiesto? Ora chi la ferma più.
<< Ci siamo conosciuti a Natale del 2013 a casa di Bella a Forks e a giugno ci sposiamo>>, disse con gli occhi a cuore, prima di cominciare a raccontare ogni dettaglio del suo matrimonio.
Verso l'una Jessica ed Edward tornarono in albergo, era stata davvero una piacevole serata, ci eravamo divertiti tutti, pensavo peggio, molto peggio, invece c'era una gran sintonia.
Alice ed Emmet mi aiutarono a sistemare il terrazzo, odiavamo lasciarlo in disordine, preferivamo stare svegli una mezzo'ora in più e trovarlo in ordine il giorno dopo. Jacob era già andato in camera mia, era stanco morto.
Quando lo raggiunsi era già sotto le coperte.
<< Hey, dormi?>>, gli domandai sdraiandomi anch'io.
<< Quasi, sono stato bene questa sera>>, disse prendendomi tra le sue muscolose braccia, faceva concorrenza ad Emmet.
<< Sono contenta, anche io mi sono divertita>>
<< Però ora voglio dedicarmi a te..>>, disse cominciando a baciarmi, forse stanco, stanco non era.
<< Mi sei mancata..>>
Ricambiai i baci, ma appena chiusi gli occhi l'immagine di Edward mi comparve, la scacciai immediatamente, non potevo pensare a lui e a quel bacio mentre stavo con Jacob. Anzi, non dovevo più pensarci.

EDWARD
Jessica si era davvero divertita alla cena con Bella e i suoi amici, anche io mi ero trovato bene, certo Jacob non era il massimo della simpatia, ma vedevo Bella serena accanto a lui.
Spesso mi ritrovavo a pensare al bacio, a quel bacio che c’eravamo scambiati venerdì nel mio appartamento, era come essere tornati a cinque anni prima, era come ritornare a casa, era naturale per me baciare quelle labbra. Dicono che il primo amore non si scorda mai, ed io lo posso confermare, Bella avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
<< Signor architetto è pronto per andare a scegliere la cucina?>>, domandai entrando nel suo studio con Jessica.
Quel lunedì pomeriggio saremmo andati a scegliere la cucina, Jessica aveva insistito che ci fosse anche Bella, si fidava molto dei suoi gusti e della sua opinione.
<< Jessica! Edward, ciao>>, rispose lei venendoci in contro e salutandoci entrambi.
<< Ciao, questo è il tuo studio?>>, domandò la mia ragazza, guardandosi attorno.
<< Il mio regno!>>, precisò lei facendo ridere Jessica, la mia ragazza e la mia ex andavano d’accordo, sicuramente una delle tante cause dell’effetto serra. Dov’era finita la rivalità tra donne? Lei a Jacob, non è gelosa di te! Mi ricordò la mia coscienza.
<< È bellissimo, complimenti, Alice dov’è?>>
<< Grazie, Alice è dovuta uscire per incontrare un potenziale cliente>>, rispose lei mentre spegneva, i vari computer.
<< Oh, volevo salutarla>>
<< Mi concedete una cosa?>>, domandò lei avvicinandosi ad un armadietto chiuso a chiave.
<< Quello che vuoi>>, rispose Jessica.
<< Dimmi che quello è l’armadietto degli alcolici!>>, domandai curioso.
<< Ti piacerebbe Cullen!>>, rispose lei aprendolo e tirando fuori un paio di Converse bianche,  ti sorprendeva sempre, non era mai prevedibile.
<< Non ditelo ad Alice, non posso tenere queste cose tutto il giorno!>>, disse indicando i suoi tacchi neri mentre se gli toglieva.
<< Da me non saprà nulla, non posso garantire per Edward!>>, che simpaticona!
Si era seduta su un divano in eco pelle bianco e indossava un paio di calzini bianchi per poi mettersi il suo amato paio di Converse.
Bella sorrise alle parole di Jessica, per poi darle il cinque ed alzarsi in piedi.
<< Allora, andiamo nel negozio dove abbiamo scelto la zona living?>>, domandai una volta in macchina, attesi la risposta di Bella, che era seduta dietro, notai che era distratta dal suo IPhone.
<< Terra chiama Bella?>>
<< Si?>>, la bella principessa si è svegliata!
<< Andiamo al mobilificio italiano?>>, domandai nuovamente, Jessica sorrideva.
<< Si, si, certo. Jacob vi saluta>>, era lui che la distraeva, non sapevo molto di lui a cena non aveva parlato molto di sé, non sapevo che lavoro facesse, né dove vivesse.
Pochi minuti dopo arrivammo al negozio, ora anche Jessica era distratta dal telefono.
<< Jessica, siamo arrivati!>>, le dissi facendole segno di scendere.
<< Oh, scusa..>>, bah chi le capiva le donne?
<< Edward io direi di continuare sullo stile della zona living>>, disse Bella dirigendosi verso il reparto cucine.
<< Sei tu l’architetto, mi fido di te>>, risposi seguendola mano nella mano con Jessica. Lei era davanti a noi, guardava tutto con occhi diversi, con occhi di chi se ne intende, toccava i vari materiali, accostava le diverse nuance di colore, faceva in maniera impeccabile il suo lavoro, per lei era più di un lavoro era la sua vita, era quello che l’aveva allontanata da me. A quel pensiero m’irrigidì. << Tesoro che succede?>>
<< Nulla>>, Bella si girò e mi sorrise, era felice, era nel suo mondo, mi voltai verso Jessica e le sorrisi, ora c’era lei nella mia vita, era lei che dovevo rendere felice.
<< Allora tu che ne pensi?>>
<< Mi piace questo stile, moderno e sofisticato..>>, le squillò il telefono e si allontanò, io mi avvicinai a Bella, << Mi piacerebbe un grigio fumo, tendente al nero>>, le dissi.
<< Da quando usi questo linguaggio?>>, domandò stupita.
<< Da quando la mia ex diceva “grigio fumo tendente al nero”, per dire grigio scuro!>>, le risposi facendola ridere, << Che ex antipatica!>>
<< Non sai quanto!>>
<< Amore, perdonami ma mi hanno appena confermato un nuovo contratto e devo andare subito a firmare se voglio che sia mio>>, disse Jessica con gli occhi pieni di felicità, forse era il contratto per le varie settimane della moda in Europa a gennaio.
<< Europa?>>, domandai.
<< Sii>>, rispose saltandomi al collo e baciandomi, ero così felice per lei, le passerelle europee erano il suo sogno.
<< Allora vai, la scegliamo un altro giorno la cucina>>, dissi stringendola a me.
<< No, Bella è bravissima la scegli assieme a lei, mi fido del suo gusto>>
<< Va bene>>
<< Complimenti>>, le disse Bella, e Jessica l’abbracciò, era proprio felice.
<< Eccovi ancora qui!>>, disse la vecchietta della volta scorsa, mentre con Bella sceglievamo lo stile delle ante, per mantenere il gioco dell’altra volta strinsi il fianco di Bella al mio. Un gesto, così naturale, così nostro.
<< Buongiorno>>, salutò Bella, diventando tutta rossa e trattenendo le risate.
<< Spero tu sia una brava cuoca>>, disse avvicinandosi.
<< Lo è..>>, almeno lo era, ma certe doti non si dimenticano mai, Bella mi lanciò un’occhiataccia.
<< Gli uomini bisogna prenderli per la gola>>, disse la dolce signora.
<< O per il collo!>>, aggiunse Bella.
<< Anche>>, concordò lei, le donne, specialmente se si alleano tra loro, fanno paura.
<< Ancora tanti auguri, e mi raccomando fate tanti figli, siete così belli, che usciranno una meraviglia!>>, disse guardandoci felice.
<< Ci mettiamo subito all’opera signora!>>, amavo quel gioco, non volevo dirle che in realtà non era la mia futura moglie.
<< Edward!>>, disse Bella indignata, dandomi un colpetto sulla schiena, proprio sul punto dove ero stato operato, stronza! Trattenni l’urlo di dolore facendo una smorfia che Bella vide e sorrise soddisfatta. Doppiamente stronza!
La vecchia signora, sorrise con occhio birichino, non si era minimamente scomposta, che fine hanno fatto le signore piene di pudore?
<< Vi lascio, raggiungo il mio vecchio..>>
<< Arrivederci>>, la salutai.
<< Mi raccomando aspettate di andare a casa!>>, disse prima di allontanarsi e raggiungere suo marito.
Bella non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, << Quanti ne vuoi?>>, domandò sorridente, la tenevo ancora stretta a me per un fianco.
<< Almeno cinque!>>, risposi sicuro.
<< Povera Jessica!>>, disse ed io lasciai la presa, la signora se ne era andata il gioco era finto.
<< Allora signor Cullen, l’ordine è partito, ci vorrà un po’, perché come le ho detto verrà prodotta interamente in Italia e montata direttamente a casa sua>>, disse l’addetta alle vendite, una volta che con Bella avevo scelto, il modello, il colore, le maniglie, i materiali, gli elettrodomestici e le luci della cucina. Quante cosa servivano per una cucina?
<< Quanto più o meno?>>
<< Verso fine mese>>, lo stile e la qualità italiana ero unici al mondo, valeva la pena aspettare un po’.
<< Perfetto>>, dissi alzandomi e stringendole la mano.
<< Bene, ti mancano le due camere da letto e i due bagni personali>>, disse Bella una volta in macchina.
<< Se ti assumo, i bagni gli arredi tu?>>, domandai, in fondo era il suo lavoro era giusto che la pagassi.
<< Va bene, però scelgo mobili Made in USA, per velocizzare i tempi!>>
<< Sono le sette, ti va un frappé sul molo?>>, le domandai, era piacevole passare del tempo con lei.
<< Perché no?>>, disse mettendo i piedi sul cruscotto.
<< Bella!>>, mi lamentai, lo faceva sempre anche sulla Volvo, lei si voltò verso di me e mi fece gli occhi da cucciola, << Ho tenuto i trampoli per tutto il giorno..>>, sbuffai e tornai a concentrarmi sulla guida.
<< Grazie>>, mi disse quando le passai il frappé e ci sedemmo su una panchina che dava sull’oceano, una vista spettacolare.
<< Ti sei ricordato il mio gusto preferito..>>, frutti di bosco, non l’aveva mai cambiato.
<< Non è stato difficile..>>
<< Jacob sbaglia sempre! Mi prende continuamente il gusto alla fragola!>>, uno a zero per me!
<< Non ti conosce ancora bene, alla fine da quanto state insieme?>>, domandai avido di sapere.
<< Ci conosciamo da due anni e stiamo insieme da settembre dell’anno scorso>>, disse bevendo un sorso del suo frappé.
<< Non vive qui a LA?>>
<< No, cioè si, ma la sua famiglia ha un’azienda a Seattle e da settembre si è trasferito per dirigerla momentaneamente, poi in primavera tornerà qui>>, una storia distanza, quella distanza che ci aveva uccisi, evidentemente amava tanto questo Jacob. Sicuramente più di me, visto che ci eravamo lasciati ancor prima di partire.
<< È lontana>>, non riuscì a trattenermi dal dirlo.
<< Non è New York>>, rispose con un filo di voce e lo sguardo triste, già non era dall’altra parte del paese e non avevano diciotto anni, quando si è più maturi e realizzati è più facile.
<< Sei felice con lui?>>, quello era il mio sogno per lei.
<< Si, è solare, mi fa ridere, è semplice con lui..>>, mi bastavano le sue parole, io ero felice per lei, ero felice di riaverla nella mia vita, ci sarei sempre stato per la mia Bella.
Il bacio che ci eravamo scambiati era solo un qualcosa per ricordare quel passato, che rimarrà sempre vivo nei nostri cuori.
<< Propongo un brindisi>>
<< Con il frappé?>>, domandò scettica.
<< Questo abbiamo, accontentati!>>, lei alzò gli occhi al cielo, << A cosa?>>
<< A Jacob>>, ero contento che lui fosse nella sua vita, << A Jessica>>, rispose lei facendo scontrare i due frappé, ed io ero contento ci fosse Jessica nella mia di vita.
Assieme assistemmo al tramonto, uno spettacolo della natura bellissimo, tutto divenne rossi fuoco, anche l’oceano, << Magnifico>>, dissi guardando il sole mentre salutava noi e dava il buongiorno all’altra parte del mondo.

Ciao a tutte, grazie davvero a chi ha scelto di fare questo viaggio assieme a me.
Siete in tante a leggere, ma in poche mi scrivete quello che pensate, fatelo, per me è importante sapere il vostro parere (positivo o negativo che sia).
Tornando al capitolo, come vi sembra questo Jacob? Vi anticipo che non sarà molto presente, così come Jessica.
Vi aspetto al prossimo capitolo.. qualcosa sta per succedere.
Un bacio a lunedì, AlmaRed.


PS. Vi è piaciuto I don't want.. E se. ?
*tratto da Eclipse

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Capitolo 6
*** Ricordi? ***


Dove eravamo rimasti..
Jacob raggiunge Bella a Los Angeles ed assieme ad Alice ed Emmet vanno a cena con Edward e Jessica. Passano una piacevole serata, che si conclude sul terrazzo dell’appartamento di Bella, Alice ed Emmet.
Il lunedì seguente Edward, assieme a Jessica passa a prendere Bella allo studio per andare a scegliere la cucina. Jessica deve andare a firmare un contratto e lascia i due soli, che incontrano nuovamente l’anziana signora, che gli scambia per una coppia.
Dopo aver scelto la cucina, che impiegherà un mese ad arrivare dall’Italia, vanno sul molo a prendersi un frappé e Bella gli parla di Jacob.

CAPITOLO 6 Bella - Edward
RICORDI?

Los Angeles - Ottobre 2016


EDWARD
<< Dai polenta!>>,  mi urlò Bella, come ogni mattina da quasi una settimana andavamo a correre in spiaggia, Emmet aveva detto che era fondamentale per la mia schiena, fare piccole corse mattutine.
Con Alice ed Emmet ci trovavamo spesso all'Eclipse, per bere un drink, erano davvero delle bravissime persone, non a caso i migliori amici di Bella.
Con Emmet stavo costruendo una bellissima amicizia, ma questo non escludeva che la fisioterapia fosse meno dolorosa, diceva che amicizia e lavoro dovevano essere separati. 
<< Tu mi farai morire prima dei trent'anni!>>
<< Guarda che sei tu lo sportivo, non io!>>, disse voltandosi e cominciando a correre all'indietro, da quando era diventata così atletica? Io ero sfinito e la mia schiena faceva più male del solito, mi tolsi la maglietta e Bella si fermò ad ammirarmi.
<< Le piace il panorama signorina Swan?>>, chiesi malizioso.
<< Mi sto sciogliendo..>>, disse mettendosi le mani in faccia e alzando gli occhi al cielo. Mai una gioia!
<< Ammettilo, sono bellissimo!>>
<< Oh si, Di Caprio in confronto è il nulla>>, rispose in tono sarcastico, girandosi e tornando a correre, aveva un corpo bellissimo, che io amavo ammirare.
<< A oggi pomeriggio, ti passo a prendere io!>>, le dissi quando ci salutammo, Bella si avviò verso il suo appartamento mentre io mi recavo all'hotel, dove avrei vissuti ancora per qualche giorno. Non vedevo l'ora che il mio appartamento fosse finito. Jessica era tornata a New York per la settimana della moda, mi mancava la mia biondina, come amavo chiamarla.
<< Pronto>>, risposi al cellulare, dopo aver fatto la doccia in hotel.
<< Ciao Edward!>>, non potevo crederci, il fratello di Bella, mi aveva chiamato.
<< Jasper!>>
<< Come stai?>>, speravo non volesse parlarmi del mio infortunio, non mi piaceva farlo, non parlarne lo rendeva meno reale.
<< Benone, te? Ho conosciuto Alice>>, meglio cambiare discorso.
<< Tieni le tue mani a posto Cullen!>>, mi minacciò scherzando.
<< Sicuro, hai visto che fratello che ha?>>, alla mia domanda lo sentì sorridere.
<< Ho visto, ho visto. Mi chiedo come possa fare il fisioterapista, ha le sembianze di un orso!>>, i fratelli Swan la pensavano come me.
<< Hahahha, me lo sto chiedendo da circa un mese>>
<< Come va con Bella? Come sta?>>, domandò, anche lui come fratello maggiore non scherzava, era molto protettivo nei confronti della sorella. Quando io e Bella ci eravamo lasciati, mi stava quasi per picchiare, pensava che l'avessi tradita e che fosse colpa mia, Rose mi salvò.
<< Bene, sta bene, mi sta aiutando a sistemare casa>>
<< Edward, te lo dico da amico..>>, cosa voleva dirmi, sembrava serio.
<< Dirmi cosa?>>, mi stavo preoccupando.
<< Bella.. Bella è fidanzata con Jacob, ed è felice, non farla stare male, ha sofferto abbastanza per te>>, vedevo Bella felice, ed io lo ero per lei, ma anche io ho sofferto quando l'ho lasciata andare, quando ho lasciato che il nostro futuro ci separasse.
<< Lo so Jasper, lo sai che per me l'unica cosa che conta è che lei sia felice>>
<< Lo so, senti l'invito non sapevo dove mandartelo, quindi ti invito a voce>>
<< A cosa?>>, domandai, anche se capivo, volevo solo sentirglielo dire ad alta voce.
<< Al mio..>>, tentennava il ragazzo.
<< Dillo, ad alta voce*>>, lo incalzai.
<< Al mio matrimonio, va bene?>>, ma non era la sposa quella nervosa?
<< "Io non mi sposerò mai! Perché accontentarmi di una, quando ne posso avere mille?" Che fine ha fatto la tua filosofia di vita?>>, domandai limitando il suo tono di voce, lui rise, ma disse solo una parola per farmi capire.
<< Alice>>, quando ti innamori vedi solo lei, il suo corpo, i suoi occhi, le sue labbra, le altre sono zero, mi sentivo così con Bella, ed anche con Jessica, solo che con lei era un amore diverso. Un amore semplice, senza troppi sentimentalismi, ne programmi. Con lei ero tornato a sorridere, il mio cuore aveva ripreso a battere per lei, anche se il primo amore non si scorda mai.
<< Quando?>>
<< Il 24 giugno>>, era emozionato.
<< Ci sarò>>, avrei rivisto tutti, mi sarei divertito.
<< Grazie, ora vado, ho lezione. Salutami tutti>>
<< Anche te, ah non essere troppo buono con i tuoi allievi, con noi i professori non lo erano. Ricordi?>>, il signor Barner, il mio insegnante di matematica,  mi odiava letteralmente, mettermi un brutto voto era saltare per lui. Rabbrividì al ricordo.
<< Sono il figlio di Charlie Swan, ricordi?>>, come facevo a scordarmelo, quando avevano scoperto che io e Bella avevamo fatto l'amore per la prima volta, mi avevano minacciato di tagliarmelo se l'avessi messa incinta, o se l'avessi fatto solo per piacere fisico personale, e non per amore. Ancora oggi tremavo al ricordo dei loro volti minacciosi.
<< Ricordo>>
<< Paura Cullen?**>>, ricordava molto bene anche lui.
<< Ti piacerebbe>>, non stavo più con Bella, certi discorsi avrebbe dovuto farli a Jacob.
Quel giorno non feci fisioterapia, per Emmet farla tre volte a settimana bastava, i miei muscoli, stavamo piano, piano tornando ad essere elastici, ma la strada da fare era ancora molto lunga. Non potevo nemmeno allenarmi, un movimento sbagliato ed avrei detto addio per sempre al campo da gioco.
<< Ciao Edward!>>, mi salutò Bella, entrando nella mia Q7 e dandomi un dolce bacio sulla guancia.
<< Ciao anche a te>>, andai prenderla ad un cantiere dove stava lavorando, aveva il caschetto giallo e le scarpe infortunistiche, con jeans e maglietta era molto sexy, troppo.
<< Hai fatto un calendario?>>, le domandai prendendola in giro.
<< Come?>>
<< La tenuta da lavoro..>>, le risposi indicandogliela.
<< Oh, giusto, portami nel mio ufficio, mi cambio e tu guardi i progetti dei bagni che ti ho preparato>>, disse sicura di se.
<< Ai suoi ordini, capo!>>
<< Dai sbrigati>>
<< Non metti i piedi sul cruscotto, oggi?>>
<< Non mi tentare!>>, meglio non farlo, i suoi scarponi erano leggermente sporchi.
<< Vieni>>, mi disse entrando nello studio, Alice lavorava, e nello studio c'era solo Jane, la loro segretaria.
<< Buongiorno>>
<< Buongiorno, Jane io mi cambio e porto Edward a scegliere le camere, chiudi te?>>, le domandò.
<< Certo Bella>>, disse lei gentile ed io seguì Bella nel suo ufficio.
<< Allora siediti pure..>>, mi disse indicando la sua postazione.
<< Quale onore>>, Bella alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ed io andai ad accomodarmi sulla poltrona del potere.
<< C'è una cartella con su scritto il tuo nome, aprila>>, mi disse mentre apriva l'armadietto dove teneva le sue Converse, voleva cambiarsi davanti a me? Qualcosa nei miei pantaloni, cominciò a svegliarsi, calmati Edward.
<< Non la trovo dov'è?>>, domandai controllando tutto il desktop del IMac, non trovando il file.
<< Cerca bene!>>
<< Bella non c'è!>>, perché non mi credeva.
<< Arrivo>>, Bella, si mise al mio fianco e prese il mouse, era in una posizione scomoda per lei, a me permetteva di ammirare bene il suo lato b.
<< Ti lascio la sedia>>, dissi facendo per alzarmi ma Bella mi bloccò.
<< No, no, ora la trovo..>>, disse mentre apriva e chiudeva una miriade di cartelle.
<< Siediti>>
<< Come?>>, domandò distratta.
<< Sulle mie ginocchia, dai, non voglio essere responsabile del tuo mal di schiena>>, lei mi guardò perplessa ed io la presi per un fianco e la feci sedere sulle mie ginocchia, << Edward..>>, disse voltandosi verso di me, la mia mano era ancora sul suo fianco. 
<< Allora l'hai trovata?>>, le dissi regalandole un sorriso e lei arrossì.
<< Eccola, non ci avevo messo il tuo nome.. scusa>>
<< Non fa nulla>>, era ancora in braccio a me, non pesava, era bello averla così vicino, potevo sentire il profumo dei suoi capelli.
<< Ogni cliente ha il suo codice, il tuo è lo 0259>>, per lei ero solo un cliente, come tutti gli altri. Bella aprì la cartella e all'interno ce n'era un'altra con il mio nome.
<< Quale onore>>
<< Eccoti le immagini in 3D dei progetti dei due bagni delle camere da letto>>, disse leggermente agitata.
<< Sono bellissimi>>, dissi aprendo la prima immagine.
<< Da un'occhiata, mi vado a cambiare ed andiamo>>, si alzò ed io sentì una sensazione di vuoto, quando lasciò il suo ufficio, dovevo cercare di calmarmi.
Venti minuti dopo eravamo di nuovo in macchina, verso il mobilificio italiano, amavo il loro stile e la qualità dei loro prodotti. A detta di Bella erano i migliori di tutta la California.
Lei si era cambiata, aveva sostituito maglietta e jeans con un vestito blu, molto leggero e dei sandali con zeppa. Il blu le donava molto.
<< Scommetto che Alice ha messo una cabina armadio nello studio!>>, le disse mentre aspettavamo lo scoccare del verde.
<< Scommetti bene, è anche dotata di doccia>>, ecco perché c’era un forte profumo di buono, di Bella.
<< Questo, credo sia perfetto per la tua stanza, bianco e con la testiera imbottita, rivestita in eco pelle..>>, disse indicando un letto matrimoniale.
<< Dici che si abbina alla cassettiera?>>, domandai veramente interessato, mi piaceva scegliere i mobili con lei.
<< Si, è nera in vernice lucida.. Cullen da quando riesci a fare certi abbinamenti?>>, domandò curiosa, avvicinandosi al letto.
<< La considerazione che hai di me è davvero molto bassa signorina Swan!>>, mi fece la linguaccia e andò a parlare con l’addetta alle vendite.
<< Per le tende direi qualcosa di bianco, per non togliere luce alla stanza..>>, disse mentre entravamo in un negozio di biancheria per la casa.
Le feci scegliere tutto, cuscini, lenzuola, tappeti. In un altro negozio prendemmo alcuni accessori, stava davvero uscendo una bella cosa.
<< Voglio la statuina di Michael Jordan>>, era bellissima, in bronzo, in camera avrebbe fatto la sua bella figura.
<< Scordatela!>>, classico di Bella non accontentarmi mai.
<< Bella, tesoro>>, le feci gli occhi da cucciolo, una volta si scioglieva, certe abitudini non si perdevano.
<< Non funziona>>
<< Io la prendo..>>
<< Non si abbina alla camera..>>, teneva lo sguardo fisso su di me, ma non l’avrei fatta vincere questa volta.
<< Certo che si, se la prendo in argento. Bianco, nero e argento il trio perfetto!>>, scacco matto mia Bella.
<< Chapeau>>, disse lei alzando le mani in segno di resa. Uno a zero per me.
Dopo le spese folli la portai a Venice Beach a prendere qualcosa da bere, lo meritava, aveva scelto tutto con attenzione quasi maniacale.
<< Ciao, cosa vi porto?>>, ci chiese una cameriera con il seno rifatto, mi mangiava con gli occhi, sono irresistibile lo so!
<< Un tè freddo al limone per me e una Coca Cola per Edward>>, rispose Bella.
<< Volevo una birra!>>, mi lamentai.
<< Dovresti limitare l’alcol visto che usi gli antidolorifici..>>
<< Ma..>>
<< Edward, come stai?>>, mi domandò, preoccupata per me, non curiosa di sapere come gli altri. Abbassai lo sguardo, come stavo?
<< Hey.. Lo sai che a me puoi dire tutto>>, mi disse mettendomi due dite sotto il mento e alzando il mio viso alla sua altezza, i nostri occhi s’incatenarono.
<< Mi sento inutile, Bella. Non faccio nulla tutto il giorno, non posso allenarmi, faccio solo un’ora di terapia, la corsa lenta al mattino e poi nulla>>, sospirai, << Quando c’è Jessica, esco con lei, ma è sempre in giro tra una passerella e l’altra. Solo quando usciamo assieme a scegliere quei cavoli di mobili sento di essere vivo o quando usciamo con Alice ed Emmet, ma voi lavorate..>>, Bella prese la mia mano nella sua e la strinse forte, << Io ci sono, sempre per te. Ricordi?>>, annuì.
<< Ho paura Bella, ho paura di non poter più giocare, chi mi dice che tra un anno la mia schiena tornerà come prima?>>
<< Edward, tu tornerai a giocare, chiaro?>>, mi disse guardandomi dritto negli occhi.
<< La mia schiena non tornerà più come prima, quello che dicono Emmet e i medici serve solo ad illudermi>>, i dolori che provavo erano troppo forti.
<< No, Emmet è il migliore, giusto?>>, annuì.
<< E tu sei venuto qui a Los Angeles per lui?>>, annuì, ed anche per lei, speravo di poterla incontrare di nuovo, di farla tornare nella mia quotidianità.
<< Allora, forza, l’Edward che ho lasciato a Forks era pieno di sogni, ed ora che gli hai realizzati ti tiri indietro per la paura?>>, negai con la testa e lei mi regalò il suo bellissimo sorriso per poi circondarmi il collo con le sue braccia e stringendomi forte a sé in un abbraccio. Io ricambiai, avevo bisogno di quel contatto, avevo bisogno di lei, lei che aveva creduto sempre in me.
<< Ecco il vostro ordine>>, la cameriera interruppe il nostro abbraccio, Bella sorrise e mi lanciò uno sguardo che disse tutto, lei ci sarebbe stata, sempre.
<< Grazie>>, disse Bella.
<< Complimenti ha un bellissimo ragazzo>>, lei arrossì violentemente al complimento della cameriera.
<< In verità si stanno per sposare>>, disse una voce, che ormai avevo imparato  a riconoscere.
<< Salve>>, la salutò Bella, << Si accomodi>>, la invitai io, ora cominciava il nostro gioco.
<< Non voglio disturbarvi>>
<< Nessun disturbo, ci faccia compagnia>>, le disse Bella, avvicinando la sua sedia alla mia, era entrata in modalità gioco anche lei.
<< Allora a che punto siete dei preparativi?>>
<< Oggi abbiamo scelto la camera da letto>>, l’aggiornai io.
<< La stanza più importante della casa..>>, constatò lei, Bella era sempre più rossa in faccia, io sorrisi.
<< Posso vedere l’anello?>>, oh cavoli. Bella fece una faccia dispiaciuta e mostrò l’anulare sinistro vuoto, un giorno ci avrei messo un anello, con diamante che brillasse quanto i suoi occhi, quando era felice. Edward che stai dicendo? Spetterebbe a Jacob, mi ricordò la mia coscienza.
La dolce signora mi guardò quasi schifata, grazie mille Bella! 
<< Edward non ha ancora trovato quello giusto, mi ha chiesto di sposarlo con una semplice margherita>>, era un genio.
<< Come sei romantico>>, il suo sguardo schifato si addolcì.
<< Già.. Trovarne uno all’altezza della sua bellezza è complicato!>>, Bella mi guardò e sorrise, poi sorprendendomi mi diede un bacio sulla guancia, davanti agli occhi felici della vecchietta.
<< Non accontentatevi mai, prendete sempre ciò che vi rende felici..>>, disse alzandosi e andando verso un ragazzo adolescente che la prese a braccetto. 
Mai accontentarsi, ero felice?
<< Prima o poi dovremmo dirle che..>>
<< No, ci rimarrebbe male, facciamoglielo credere>>, mi piaceva fare quel gioco con Bella, fingermi il suo ragazzo era così semplice, così naturale, così sbagliato, perché non lo ero.
Anche ottobre passò, i bagni e le due camere da letto furono completate, a giorni avrebbero montato anche la cucina, e finalmente mi sarei trasferito nella nuova casa.
Sfogarmi con Bella era stato utile, camminavamo assieme ogni mattina sulla spiaggia, quasi ogni sera andavamo tutti all’Eclipse, Jessica era stata con me un’intera settimana, per poi ripartire come sempre. Ma quello era il suo lavoro, e non le avrei mai chiesto di restare, non volevo fosse infelice. 

BELLA 
Edward si divertiva troppo a prendere in giro la dolce signora, che incontravamo ogni volta che uscivamo, come si diverte il destino, il fato o la vita a volte. Con il progetto della scuola ad impatto zero, ero ad un ottimo punto, mancavano giusto i dettagli e il modellino in 3D e potevo consegnare il progetto agli investitori. Ero molto fiera del mio lavoro. Qualcuno bussò alla porta del mio ufficio, << Avanti>>, dissi senza guardare nemmeno chi fosse. << Potrei essere un pericoloso criminale ed ucciderti!>>, disse una voce che avrei riconosciuto tra mille, sorrisi alle sue parole, effettivamente aveva ragione, ma non l’avrei mai ammesso.
<< Ciao>>
<< Ciao architetto>>, mi salutò lui sedendosi sulla poltroncina davanti alla mia scrivania.
<< Cosa mi dici?>>
<< Per esempio che hanno montato la cucina a casa mia! E che assieme ad Alice sono andato a comprare piatti, posate, padelle, e vari accessori!>>, sorrisi, in quel momento ero piena di lavoro, e il tempo da dedicare ad Edward era poco ed Alice si era offerta di accompagnarlo.
<< Alleluia!>>, dopo oltre un mese la casa era finalmente pronta.
<< Dimmi che questo che vedo è un modellino!>>, disse con gli occhi che gli brillavano per la felicità, da piccolo amava i lego.
<< Si, ti andrebbe di sistemare una fila di alberi al lato nord?>>
<< Dici davvero?>>, Edward Cullen era emozionato, io annuì e gli posai la scatolina con gli alberelli.
<< Ho fatto un'opera d'arte>>, disse orgoglioso quando finì, nel frattempo io avevo finito il lavoro per un cliente.
<< Mi complimento>>, lui sorrise e mi fece l'occhiolino, io sorrisi catturata dai suoi occhi verdi.
<< Pensavo di fare una cena>>, disse lui sedendosi sul divano dello studio.
<< Per festeggiare il tuo nuovo appartamento?>>, domandò entusiasta Alice, che ci aveva raggiunti assieme ad Emmet.
<< Cibo..>>, il solito orso.
<< Si, Emmet cibo>>, lo rassicurò Edward.
<< Mi piace come idea, così tutti vedranno la mia opera>>, dissi sapendo di stuzzicare Edward, odiava quando facevo finta di darmi delle arie.
<< Vanitosa>>, per l'appunto.
<< Professionista>>, risposi io, facendo ridere i fratelli Brandon.
<< A che giorno hai pensato?>>, domandò Alice.
<< Non saprei, per me vanno bene tutti, sono sempre libero in questo periodo>>, disse triste per l'ultima frase, gli mancava tanto il basket.
<< Un sabato sarebbe l'ideale>>, dissi io.
<< Per me va bene, solo che questo sabato ho il turno al pronto soccorso dalle 20>>, disse Emmet guardando il suo IPhone, dove aveva scritto i suoi orari all'ospedale.
<< Io vado a New York con Jasper settimana prossima, però torniamo sabato pomeriggio>>, già Alice doveva aiutare Jasper a scegliere il completo di Armani, e ne avrebbero approfittato per fare una breve vacanza.
<< Emmet sei libero sabato 19 novembre?>>, la cena si sarebbe svolta tra dieci giorni.
<< Per me è perfetto>>
<< Anche per me, Jessica c'è?>>, amavo molto la sua compagnia, era davvero un'ottima persona, sempre positiva e solare.
<< Si, quindi vi invito ufficialmente a cena sabato 19 novembre nel mio nuovo appartamento..>>, disse in tono solente, facendo lo sbruffone.
<< Dove tu non cucinerai, precisiamo. Ricordi?>>, non era tra i migliori in cucina, una volta aveva impostato il forno al massimo per far riscaldare un pizza surgelata,  l'aveva dimenticata ed aveva riempito la casa di fumo. Esme aveva un diavolo per capello quel giorno, era bellissimo vederla mentre sgridava il figlio diciottenne, come se fosse un bambino delle elementari.
<< Sono migliorato in cucina sai?>>
<< Si, certo>>, risposi sarcastica.
<< Allora, visto che siamo in clima di confidenze..>>, disse Emmet, quale momento di confidenze?, << Chi ha lasciato chi?>>, era peggio di una pettegola di paese. Lo guardai con occhio omicida, idem Edward.
<< Emmet.. non si chiedono così certe cose>>, disse Alice, l'intelligenza dei Brandon l'aveva presa tutta lei, << Devi chiedere: Perché vi siete lasciati?>>, come non detto, sono uguali. Guardai Edward che tratteneva le risate.
<< Volete davvero saperlo?>>, chiesi io, ora mi sarei divertita, annuirono entrambi, Edward sembrava molto curioso.
<< Allora, ho trovato Edward tra le gambe di una cheerleader, mentre io entravo nello spogliatoio assieme ad un giocatore della squadra di baseball!>>, dissi seria, cercando di trattenere le risate, Edward mi aveva raccontato che Emmet era giunto a questa conclusione, quando aveva scoperto della nostra precedente relazione.
<< Proprio così!>>, confermò lui, e loro ci credevano, ne ero sicura, ci credevano perché erano senza parole.
Edward mi guardò con i suoi bellissimi occhi verdi e in pochi secondi ci trovammo piegati in due dalle risate, davanti agli sguardi sbalorditi dei fratelli Brandon.
<< Ci stavate prendendo per culo?>>, finalmente l'ultimo neurone di Emmet si era messo in funzione.
Noi annuimmo e facemmo gli occhi da cuccioli, ed anche loro due scoppiarono in una bellissima risata.
<< Dio li fa, poi gli accoppia!>>, disse Alice, facendomi l'occhiolino.

Eccoci con il sesto capitolo, Edward e Bella sono sempre più vicini e complici, ma loro non se ne accorgono, ai due risulta tutto così naturale. Edward, per la prima volta, racconta le sue paure a Bella.
Grazie a chi a scelto di fare questo viaggio assieme a me..❤️ Allora cosa ne pensate? Vi piace? Fatemelo sapere, mi fa piacere leggere le vostre parole. A lunedì, qualcosa sta per succedere..
Un bacio, buona settimana.

PS. Forse ci vediamo prima..


*tratto da Twilight
**tratto da Harry Potter

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Capitolo 7
*** Tremendamente giusto ***


Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella passanomolto tempo assieme, tra le corse mattutine, e la ricerca degli ultimi mobili per la casa di Edward.
Incontrano nuovamente la vecchietta che gli scambia per una coppia, e loro stanno al gioco, è naturale per loro stare vicini, c'è una forte alchimia tra i due.
Edward ha un piccolo momento di crisi e si confida con Bella che lo rassicura.
La casa è pronta e decide di fare una cena un sabato dove riusciranno ad esserci tutti..


CAPITOLO 7 Bella - Edward
TREMENDAMENTE GIUSTO

Los Angeles - Novembre 2016

BELLA

Il giorno della cena a casa di Edward era arrivato, Alice e Jasper erano ancora a New York, sarebbero arrivati nel pomeriggio. Io mi alzai e cominciai a preparare il dolce che avrei portato a cena, un semplice e delizioso tiramisù.
<< Sta lontano dalla mia crema>>, dissi ad Emmet che si era appena svegliato.
<< Sei cattiva!>>, disse mettendo il broncio e sedendosi sullo sgabello difronte a me, fecendo gli occhi da cucciolo.
<< Ascoltami bene, quello sguardo con me non funziona, quindi se vuoi il tiramisù aspetti sta sera, altrimenti Los Angeles è piena di pasticcerie!>>
<< Come fa Jacob a sopportarti è un mistero!>>, scrollai le spalle e continuai ad inzuppare i savoiardi.
<< Devi lavorare oggi?>>
<< Si, ho pazienti fino alle 19, poi devo andare a prendere il vino e vi raggiungo>>, disse bevendo il caffè. << Allora ci vediamo direttamente la>>
<< Si Bellina, ma dai posso almeno testare la qualità del prodotto?>>, non sarebbe mai cambiato, era un buon gustaio, mangiava sempre. Inzuppai un biscotto nella crema e glielo passai, << Grazie>>.
<< Non ci fare l'abitudine!>>
<< Non ci contavo, ti lascio al tuo tiramisù, io vado in palestra>>, doveva pur smalitire tutto ciò che mangiava.
<< Torni per pranzo?>>, domandai quando scese con la borsa della palestra.
<< No, mangio qualcosa in giro e vado allo studio. Ci vediamo sta sera!>>, disse aprendo la porta ed uscendo.
<< A sta sera!>>, urlai, ma era già uscito.
Alice non chiamava e nemmeno mio fratello, sicuramente erano troppo impegnati per pensare di mandarmi anche un solo stupido messaggio.
Nel pomeriggio pulì tutto l'appartamento, il tiramisù era in frigo e scelsi i vestiti da indossare per la cena; gonna a fisarmonica color ciclamino, una blusa in pizzo nero con, una delicata zip oro sulla schiena, e giacchettino in pelle nera.
I vestiti gli avevo scelti, mi dovevo solo fare la doccia e poi truccarmi, ed Alice ancora non aveva chiamato, probabilmente erano già saliti sull'aereo, pensi al diavolo e lui chiama, << Pronto>>, risposi sedendomi sul letto.
<< Ciao Bella>>
<< Mi stai chiamando dall'aereo?>>
<< Mi piacerebbe, ma no, siamo bloccati a New York>>, disse dispiaciuta Alice.
<< Come bloccati?>>, sapevo che faceva freddo.
<< C'è una tormenta di neve, non fanno partire nessun aereo, almeno per oggi>>
<< Beh allora è meglio, perché rischiare>>, ero più tranquilla ora, con il maltempo non si gioca.
<< Mi dispiace per la cena..>>
<< Non ti preoccupare Edward e gli altri capiranno, ne faremo altre tutti assieme>>, ci teneva molto a vedere l'opera che avevo fatto a casa di Edward, per vari motivi ancora non l'aveva vista.
<< Salutali da parte mia, ora ti lascio, io e Jasper prendiamo un taxi e torniamo in hotel>>
<< Va bene, salutami Jasper>>
<< A domani, forse..>>, disse facendomi ridere, sentì i saluti di Jasper e misi giù.
Dopo la doccia mi sistemai i capelli, e mi truccai: del semplice eye-liner e mascara sugli occhi, un po' di blush pescato sulle guance e labbra al naturale.
Alle 20 in punto ero pronta davanti alla porta della casa di Edward, non so come ma riuscì a suonare, avendo su una mano il vino e sull'altra il dolce.
Pochi secondi dopo un sorridente Edward mi aprì, << Ti faccio così tanto ridere?>>, lui scosse la testa, mi prese il dolce e mi fece entrare.
<< Benvenuta nella mia umile dimora>>
<< Con permesso>>, dissi ammirando la mia opera, avevo fatto davvero un ottimo lavoro, ero fiera di me.
<< Prego>>
<< Ho preso il vino, come mi hai detto>>, dissi passandogli l'elegante busta che conteneva il vino, mentre ero in macchina mi aveva chiamato per dirmi di passarlo a ritirare.
<< Grazie mille>>, disse andando a posare la bottiglia e il dolce in cucina.
<< Non dirmi che sono la prima!>>, dissi mentre lo raggiungevo, nell'aria c'era un buonissimo profumo, Dio benedica il servizio a domicilio dei ristoranti.
<< Emm..>>, disse voltandosi e mettendosi una mano tra i capelli imbarazzato.
<< Edward?>>, cosa nascondeva?
<< C'è stato un tamponamento a catena ed hanno chiamato Emmet d'urgenza al pronto soccorso un attimo fa, per questo ho chiesto a te di andare a prendere il vino..>>
<< Oh..>>, cioè a cena ci saremmo stati io, lui e Jessica?
<< E Jessica è ancora a San Diego, doveva finire il servizio fotografico e non è riuscita a prendere l'ultimo volo..>>, cominciai a ridere.
<< Che c'è?>>
<< No, niente, solo che avevamo scelto una data in cui ci saremmo stati tutti e alla fine ci siamo solo noi due..>>
<< Alice e Jasper dove sono?>>
<< Bloccati dalla neve a New York. Questa cena non sa da fare>>, risposi continuando a ridere.
<< Sai una cosa? Lo chef è da stamattina che cucina, festeggeremo solo noi due, poi vedi il lato positivo>>, lui era così, non si faceva mai abbattere da nulla.
<< Quale sarebbe il lato positivo mio grande chef?>>
<< Il dolce sarebbe diviso in due parti e non in sei!>>, disse ovvio.
Mi offrì un buon bicchiere di vino e ci accomodammo a tavola.
<< Ecco a lei l'antipasto: Schiacciate con involtini di San Daniele>>, disse mettendo a tavola il piatto, davvero ottimo alla vista.
<< Tu mi confermi, mi giuri e spergiuri che non hai cucinato te?!>>, volevo solo assicurarmene, ci andava di mezzo la mia salute, per diamine.
<< Giuro>>, disse mettendosi una mano sul cuore.
Dopo esserci gustati l'antipasto, mi alzai e andai a prender in forno il primo, aveva un profumo delizioso.
<< Salmone?>>, domandai prima di aprire il contenitore, lui annuì.
<< Per precisare, sono medaglioni di salmone al pepe verde>>, rispose fiero delle sue parole.
<< Ottima scelta>>, dissi versando sui piatti i deliziosi medaglioni.
<< Modestamente..>>
<< Sbruffone>>, risposi sedendomi e cominciando a perdermi in quei meravigliosi sapori.
<< Devo ammettere che Los Angeles comincia a piacermi..>>, disse mentre cenavamo.
<< Dillo.. su>>
<< Cosa?>>, domandò lui a bocca piena, era buffissimo.
<< Che è meglio di New York!>>
<< Mai!>>
<< Tempo al tempo Cullen..>>, l'avrebbe detto, parola di Isabella Swan.
<< Mai!>>, lo sfidai con lo sguardo, riprendendo a mangiare. 
<< Vuoi ancora del vino?>>, mi domandò quando finimmo di mangiare il salmone.
<< No grazie, devo guidare, l'acqua va benissimo!>>, risposi e lui mi versò un bicchiere d'acqua.
<< Bella Swan che si ferma ad un solo bicchiere, il mondo gira all'incontrario!>>
<< Simpatico Cullen, io ho voglia di dolce..>>, dissi alzandomi ed andando in cucina a prendere il tiramisù dal frigorifero.
<< Dimmi che è un tiramisù!>>
<< No, non è un tiramisù, è il tiramisù!>>, precisai io, mettendolo sul tavolo e togliendo l'involucro, lui mi raggiunse.
<< Hai ragione, è il tiramisù!>>, era il suo dolce preferito, spesso a Forks, comprava gli ingredienti e me gli portava a casa per preparaglielo.
<< Ti sei superata è buonissimo!>>, disse prendendosi una generosa, seconda porzione.
<< Grazie>>, dissi arrossendo.
<< Quando smetterai di arrossire quando qualcuno ti fa dei complimenti?>>, mi domandò dolce, accarezzandomi una guancia, ed io mi beai di quel semplice gesto. Sollevai lo sguardo e lo incatenai al suo, aveva la capacità d'incantarmi con il verde dei suoi occhi.
<< Mai>>, risposi.
<< Ne sono felice>>, disse continuando a mangiare, io mi soffermai a guardarlo, con il tempo era diventato ancora più bello, ma aveva sempre il suo sottile strato di barba, con la quale mi faceva il solletico sul collo quando mi baciava, Bella riprenditi!
<< Sparecchio ed andiamo a sederci sul divano, è più comodo!>>
<< Già testato?>>, domandai prendendo i piatti.
<< Sinceramente, ancora non ho dormito in camera, ieri mi sono addormentato sul divano!>>, ammise mettendosi una mano tra i capelli, si era trasferito da un giorno.
<< Tipico tuo!>>, lui alzò le spalle, come per vantarsene, e mise i piatti nella lavastoviglie.
<< Stai diventando un uomo di casa!>>, lo presi in giro, guardando quanto era bravo nello sistemare la cucina.
<< Sono da sposare!>>
<< Sicuramente!>>, gli risposi andando a sedermi sul divano, non mi aveva lasciato fare nulla, contento lui.
<< Ecco il suo caffè signorina Swan>>, disse porgendomi una tazzina, di quella bevanda nera e profumata. 
<< È  fatto con le capsule, io ho solo premuto un pulsante>>, ci tenne a precisare, ed io sorrisi, anche con il caffè ne aveva combinate tante.
<< Com'è New York?>>, domandai poggiando la tazzina, ormai vuota, sul tavolino basso nero.
<< Grigia, fredda, ma piena di vita..>>, rispose lui sorridendo.
<< Ti sei ambientato subito, è simile a Forks; grigia e fredda..>>
<< No, ci ho messo un po', mi dovevo abituare a quella nuova città, alla gente che si faceva gli affari propri..>>, aveva ragione a Forks lo sport preferito di tutti era spettegolare.
<< Anche qui a Los Angeles è così, meglio no?>>
<< Si.. mi dovevo abituare a stare lontano dalla mia famiglia, a stare lontano da te>>, mi colpì con le sue parole, anch'io avevo dovuto abituarmi a stare lontano da loro, da lui.
<< Non è stato semplice Bella, quando ci siamo lasciati l'abbiamo fatto per il nostro bene, ma..>>, disse rattristandosi, non avevamo mai parlato di noi, di quello che era successo cinque anni prima, perché faceva male, ma non mi pentivo della decisone presa.
<< Lo so, credo che fosse l'unica soluzione possibile, non volevo odiarti con il tempo..>>, ero completamente sincera con lui.
<< Nemmeno io Bella, nemmeno io>>, disse avvicinandosi e mi abbracciò stretta a lui, in un abbraccio pieno di calore, di quell'amore che ancora ci legava.
<< Sono felice che tu abbia realizzato il tuo sogno>>, mormorai al suo orecchio dandogli un bacio sulla guancia.
<< Ed io sono fiero di te, sono felice quando vedo i tuoi occhi illuminarsi quando parli del tuo lavoro>>, mi disse lui, ancora abbracciato a me, prima di darmi un bacio sul collo, causandomi mille brividi, era tutto tremendamente giusto in quel momento.
<< Oddio!>>, esclamai sentendo la musica che proveniva dalla televisione.
<< Cosa c'è?>>, domandò confuso sciogliendo l'abbraccio.
<< Sono i Coldplay!! Vieni questa canzone è bellissima!>>, lo presi per mano e cominciammo a ballare e a cantare "Hymn For The Weekend".

Put your wings on me, wings on me 
When I was so heavy 
We're on a symphony 
When I'm lower, lower, lower, low

Ah-oh-ah-oh-ah 
Got me feeling drunk and high 
So high, so high 
Oh-ah-oh-ah-oh-ah 
I'm feeling drunk and high 
So high, so high

Ah-oh-ah-oh-ah 
La, la, la, la, la, la, la 
So high, so high 
Ah-oh-ah-oh-ah 
I'm feeling drunk and high 
So high, so high

Then we'll shoot across the sky 
Then we'll shoot across the... 
Then we'll shoot across the sky
 
<< Amo questa canzone>>, dissi quando finì, l'avevo cantata tutta a squarcia gola, sembravo tanto un adolescente al concerto del suo cantante preferito.
<< Lo vedo, se non ti avessi visto bere solo un bicchiere di vino, avrei scommesso che tu fossi ubriaca!>>
<< Sono perfettamente lucida! Altrimenti come torno a casa?>>, risposi tornando a sedermi sul divano accanto a lui, che sorrise.
<< So drink from me, drink from me.. >>, disse con voce roca, avvicinandosi a me, aveva puntato il suo sguardo nel mio, mi aveva rapita.
<< When I was so thirsty..>>, continuai io, il suo viso era sempre più vicino al mio, il cuore cominciava a battere forte, una sua mano mi  mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, si avvicinò di più  a me, facendo scontare le nostre fronti, le labbra a pochi centimetri. Il suo respiro nel mio. Chiusi gli occhi e mi ritrovai le sue labbra sulle mie, in un bacio leggero e dolce.
La mia testa scivolò sui cuscini del divano, Edward era su di me e continuava a baciarmi ed io a rispondere al suo bacio, erano semplici sfioramenti di labbra, ma avevano il potere di provocare in me continue scosse di piacere.
<< Edward.. è tardi, devo andare>>, dissi mettendo entrambe le mani sul suo petto per allontanarlo, lui si alzò imbarazzato.
<< Scusa, io..>>, disse.
<< Buonanotte >>, presi,  la borsetta e mi avviai all'uscita, sentivo ancora le sue labbra sulle mie, non doveva succedere, dovevo andarmene.
<< Bella la giacca..>>, sussurrò alle mie spalle, io mi voltai e con pochi passi lo raggiunsi, le sue labbra tornarono sulle mie. Era inutile cercare di resistere, era quello che volevo.
Con un leggero colpetto sulle labbra mi chiese il muto permesso di entrare, io non opposi resistenza, dopo oltre cinque anni le nostre lingue tornarono a danzare insieme, tornai ad avere il suo sapore in me. Era tutto tremendamente giusto.
Le mie mani si allacciarono alla base del suo collo e cominciarono a giocare con i suoi capelli, le sue mani ai miei fianchi, sentimmo un rumore ma non ce ne curammo, troppo presi da noi, troppo presi nel riscoprirci.
Sentivo le sue mani vagare sulla mia schiena alla ricerca di qualcosa, finché non sentì la zip della blusa scendere, voleva quello che volevo io.
La camicetta in pizzo nero cadde a terra lasciandomi in reggiseno, Edward mi fissava con puro desiderio negli occhi, specchio dei miei. Eravamo stati lontani per troppo tempo.
Lo presi per il colletto e lo attirai a me, mi mancavano le sue labbra sulle mie, cominciai a sbottonargli la camicia, mi prese in braccio e mi fece allacciare le gambe alla sua vita, il tutto continuando quel bacio pieno di passione e desiderio.
In pochi passi, raggiunse la camera da letto, quella camera che avevamo scelto assieme, come fossimo una coppia. Mi posò a terra con delicatezza, io feci scivolare la sua camicia a terra facendolo rimanere a torso nudo. Era bellissimo, ed era mio. Almeno in quel momento lo era.
Mi prese in braccio e con delicatezza mi posò sul letto, continuando a lasciarmi una scia di baci sul collo, si tolse le scarpe e si sdraiò su di me, facendo attenzione a non pesarmi addosso. Riprese le mie labbra ed io raccolsi il suo viso tra le mie mani, come se avessi paura che scappasse, ma lui era li, non aveva alcuna intenzione di andarsene.
Cominciò a baciare il mio collo con passione e dolcezza, mi avrebbe lasciato un segno, ma non m'importava, non in quel momento, quello era il suo modo d'indicare che ero sua, come lui sarebbe stato mio, sempre.
Le sue mani vagavano sulla mia schiena fino a trovare il gancetto del reggiseno a balconcino nero, lo tolse e cominciò a dare attenzioni al mio seno. Io ero in paradiso.
Riprese a baciarmi e tra un bacio e una carezza ci togliemmo gli ultimi indumenti fino a rimanere in intimo.
<< Sei perfetta>>, disse passando le sue mani sulle mie spalle, sul mio seno, sul mio ventre fino ad arrivare alle mutandine, che con delicatezza fece scivolare sulle mie gambe, ero completamente nuda davanti a lui, ma non me ne vergognavo. Ogni suo tocco era un brivido di piacere.
Tornò su di me e baciò ogni centimetro del mio viso, le mie mani accarezzavano la sua schiena, e la sua cicatrice, << Ti fa male?>>, sussurrai sulle sue morbide labbra, sapeva a cosa mi riferivo, scosse la testa e mi regalò il suo sorriso, quello che aveva il potere di sciogliermi.
<< No>>, sorrisi e ripresi a giocare con la sua lingua. Come lui aveva fatto con me, abbassai i suoi attillati boxer. Ora eravamo nudi entrambi, nessun indumento ci separava, nessun imbarazzo. Ripresero le carezze, i baci, i sospiri, ci donavamo piacere a vicenda, era tutto così naturale tra noi.
<< Sei sicura?>>, mi domandò con la voce roca, che fece solo aumentare la mia la mia voglia di lui, non risposi e lo baciai, lui lo prese per un si e con delicatezza entrò in me, un gemito uscì dalle mie labbra quando cominciò a spingere. 
Tra di noi c'era una sintonia fisica come se il tempo non fosse mai passato, come se i nostri corpi si riconoscessero, erano perfetti l'uno per l'altro.
Le sue spinte erano dolci e decise, ad ogni spinta un bacio sulla fronte, sulle palpebre, chiuse dal piacere che mi stava donando, baci sulle guance, sul naso, sulle labbra e poi scendeva, per poi riprendere tutto il percorso. Le sue mani vagavano sul mio corpo nudo contro il suo, entrambi impegnati nella danza più antica del mondo. Ad ogni spinta una parola, un sussurro, che procurava continui brividi di piacere in me e in lui.
<< Sei bellissima>>, disse sulle mie labbra, per poi rapirle con le sue e cominciare una guerra che difficilmente gli avrei fatto vincere, una guerra che piaceva combattere ad entrambi.
Arrivammo al piacere assieme, i nostri corpi ancora scossi dai brividi, mi diede un ultimo dolce bacio e posò la testa sul mio seno, circondò la mia vita con le sue braccia stringendomi forte, era ancora in me, ed io non volevo che quel momento finisse. Perché era tutto tremendamente giusto in quell'istante.
Non dissi nulla, non disse nulla, era un silenzio giusto, un silenzio calmo, cominciai solo ad accarezzare i suoi morbidi capelli, sentì il suo sorriso a quel gesto sul mio seno, odiava che qualcuno lo facesse, solo io potevo. Era un gesto nostro.
Uscì da me e mi strinse forte al suo petto, continuando a posarmi dolci baci sui capelli, << Edward..>>, dovevamo parlare, quello che era appena successo, era..
<< Non ora.. dormi amore mio>>, mi aveva chiamata amore, aveva ripreso a coccolarmi lasciandomi dolci carezze sulla schiena e canticchiando la mia ninnananna, e così, tra le sue braccia, nuda mi addormentai.
Non so per quanto dormì, so solo che quando mi svegliai era già giorno ed ero ancora stretta a lui. Avevamo fatto l'amore ed era stato bellissimo, dolce, romantico, passionale e sbagliato. Perché non dovevamo, perché non eravamo una coppia, perché c'erano Jacob e Jessica, perché gli avevamo traditi, perché ci eravamo fatti prendere dalla passione. Perché quello che avevamo fatto era sbagliato, anche se bello.
Perché ci saremmo fatti ancora del male, ci eravamo fatti del male ancora, perché lui amava Jessica ed io Jacob.
Nonostante tutto non riuscivo a pentirmi di quello che avevo fatto, << Buongiorno>>, mi disse dandomi un bacio sulla fronte, poi sul naso, lasciando per ultime le mie labbra.
<< Buongiorno>>, risposi sorridendogli felice di stare tra le sue braccia.
<< Vado a preparare la colazione>>, mi alzai ed andai in cucina mettendomi la sua camicia e le mutandine.
<< Bella mi faccio una doccia veloce>>, mi disse entrando in salotto con solo i boxer addosso, una visione da dichiarare illegale.
<< Va bene>>, sorrisi e tornai alla colazione, il mio telefono mi avvisò dell'arrivo di un messaggio.
"Buongiorno tesoro, com'è andata la cena?
Ti amo Jake"
<< Jacob>>, lui mi amava ed io l'avevo tradito con il mio ex, come la peggiore delle.. cosa stavo facendo? Era nuda nella cucina di un altro, dopo averci fatto l'amore, ma che razza di persona ero? Come avevo potuto tradire il mio Jacob?
Io che non concepivo nemmeno l'idea del tradimento, me ne ero appena resa colpevole.
Io non centravo nulla in quella casa, io non ero Jessica, quell'appartamento era per loro due, loro dovevano fare l'amore per primi in quella camera, non noi due.
Velocemente mi tolsi la sua camicia, mi rivestì e lasciandogli un bigliettino me ne andai, lui non se ne accorse, era ancora sotto la doccia.

EDWARD
Dopo anni avevamo fatto l'amore ed era stato qualcosa di unico, era tutto tremendamente giusto. L'averla vista in cucina con indosso solo la mia camicia aveva aumentato la mia voglia di lei, averle dato il buongiorno era stato come fare un tuffo bellissimo nel passato, averle visto quel sorriso di prima mattina era stato per me come respirare di nuovo, come respirare davvero.
Uscì dalla doccia e con solo l'asciugamano attorno alla vita la raggiunsi in cucina, ma lei non c'era, << Bella?>>, la chiamai ma non rispose, e solo in quel momento notai un biglietto sul tavolo:
“ È stato bellissimo, ma non doveva succedere.
Perdonami, Bella”
 
Se ne era andata, avremmo dovuto parlare, ma lei se ne era andata, aveva fatto l'amore con me e se ne era andata. Perché? Non l'avevo soddisfatta come il suo Jacob? Ero consapevole anch'io che non sarebbe dovuto succedere, ma era successo, e dovevamo parlarne, dovevamo chiarire.
Tornai in camera, quella camera che era stata testimone di quello che era successo la notte precedente, l'immagine di lei che mi baciava, che ansimava ad ogni mia spinta, che provava piacere assieme a me, comparve ai miei occhi.
Mi vestì, avevo fatto sesso con Bella,  no io ci avevo fatto l'amore ed avevo tradito Jessica, come avevo potuto farle questo? Lei mi amava.
Non chiamai Bella, non la cercai, non dovevamo dirci nulla, per lei "era stato bellissimo", ma uno sbaglio ed aveva ragione, avevamo sbagliato entrambi.
Cercai di ripulire il salotto e la cucina, mettendo da parte gli avanzi e caricando ancora la lavastoviglie, mi tenevo occupato per non pensare, se l'avessi fatto sarei scoppiato.
Alle dieci sentì il campanello suonare, senza nemmeno guardare chi fosse aprì, forse era Bella, ma non era lei, la mia ragazza mi aspettava sul pianerottolo.
<< Che ci fai li? Entra!>>, le dissi prendendola per mano e trascinandola in casa.
<< Scusa per ieri..>>, se ci fosse stata lei non sarebbe successo nulla, ma lei non c'era, ed io l'avevo tradita, ero un mostro.
<< Non fa nulla, quando sei arrivata?>>
<< Sta mattina>>, rispose guardando il pavimento del mio appartamento, quello dove avrei dovuto passare del tempo con lei, quello in cui avrei dovuto fare l'amore per la prima volta con lei e non con Bella.
<< Com’è andata la cena?>>, domandò puntando i suoi grandi occhi azzurri su di me, quei occhi dove mi ero abituato a perdermi, che mi avevano rapito dopo Bella. Quei occhi che ora erano diversi, sembravano freddi.
<< Bene..>>, risposi non guardandola, ero sempre stato sincero con lei, odiavo mentirle.
<< Senti ho bisogno di prendere aria, mi accompagni a fare un giro. L’aria di questa casa è pesante>>, non riuscivo a pensare ad altro in quella casa se non  a Bella e ai suoi baci.
<< Perché?>>, perché mi ricordava troppo l'errore che avevo commesso, quell'errore di cui, però, non riuscivo a pentirmi, perché l'avevo voluta e me la sono presa.
<< Ho mangiato troppo ieri sera, voglio digerire..>>
<< Andiamo su>>, disse posandomi un casto bacio sulle labbra, lei era cosa buona con me ed io l’avevo tradita, in quel letto che dovrebbe essere anche suo, essendo la mia ragazza. Presi il suo volto tra le mani e la baciai con più decisone, ma non provavo nulla, nulla se confrontato al bacio con Bella.
<< Ti amo>>, le dissi posandole un ultimo bacio prima di prenderla per mano ed uscire da quell’appartamento. A modo mio amavo Jessica e lei amava me, con Bella era solo attrazione fisica, il nostro amore si era spento anni prima.

Oh, cosa hanno combinato? Nonostante tutto non se ne sono pentiti, si amano mia ci metteranno un po' ad accorgersene, non troppo però.
Grazie a tutti, grazie a chi legge, a chi recensisce (le vostre parole sono bellissime), a chi segue la mia storia.
Aggiorno oggi per due motivi:
1- per ringraziarvi di cuore perché siete in tantissime
2- oggi sono felice, un piccolo angelo è venuto al mondo 

PS. Vi piace, all'inizio di ogni capitolo, il "dove eravamo rimasti.."?

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Capitolo 8
*** Non pentirsi ***


Dove eravamo rimasti..
Il giorno della cena a casa di Edward è arrivato, Bella si prepara e lo raggiunge a casa sua, ma c'è solo lei. Emmet, è stato chiamato d'urgenza al pronto soccorso, Alice e Jasper sono bloccati a New York, e Jessica ha perso l'aereo.
Cenano solo loro due, scherzano, cantano, ballano, si baciano e fanno l'amore, nessuno dei due se ne pente, ma sanno di aver sbagliato.
Bella torna a casa ed Edward esce con Jessica..

CAPITOLO 8 Bella - Edward
NON PENTIRSI

Parte I

Los Angeles - Novembre 2016

BELLA

Tornai a casa e piansi, piansi perché quello che era successo era stato bellissimo, piansi perché non sarebbe dovuto succedere, piansi perché avevo tradito Jacob, piansi perché non riuscivo a pentirmene.
Alice ed Emmet mi trovarono  così sul divano di casa, non mi ero nemmeno accorta che loro fossero entrati.
<< Bella che succede?>>, mi chiese preoccupata Alice, mettendosi davanti a me.
<< Nulla.. dov'è Jasper?>>, domandai sollevando lo sguardo, ma non vedevo nulla, i miei occhi erano ancora pieni di lacrime.
<< In aeroporto, aveva il volo per Seattle oggi, ricordi?>>, si ricordavo, sarebbe venuto qui a Los Angeles sabato e la domenica sarebbe ripartito per Forks.
<< Si>>, risposi cercando di ripulirmi il viso.
<< Bellina che succede?>>, domandò Emmet sedendosi accanto a me, erano preoccupati entrambi.
<< È successo qualcosa ieri sera a cena?>>, chiese Alice sempre più preoccupata.
<< Ti siamo mancati così tanto che hai pianto tutta la notte per noi?>>, mi domandò l'orso facendomi sorridere, magari ci fossero stati loro.
<< Ho combinato un casino..>>, era inutile nasconderlo a loro.
<< Cosa hai fatto?>>
<< Ci siamo baciati>>
<< Davanti a Jessica!?>>, domandò l'orso scandalizzato, ma io negai con il capo.
<< Non c'era. C'eravamo solo io e lui>>, parlai senza guardare nessuno, il mio sguardo era fisso al pavimento.
<< Oh.. vi siete solo baciati vero?>>, domandò Alice, che aveva già capito tutto.
<< No..>>, il mio era un sussurro.
<< Vi sarete spinti leggermente oltre, non avete fatto..>>, disse Emmet, mettendola quasi sul ridere.
<< Abbiamo fatto quello che fanno due persone quando fanno l'amore Emmet!>>, dissi alzando la voce e urlando verso di lui, Alice mi tratteneva per le spalle.
<< Bella calmati>>
<< Vi lascio sole, Bella mi dispiace..>>, disse salendo le scale ed andando in camera sua.
Alice mi abbracciò stretta a lei, ed io cominciai a piangere di nuovo, << Ho tradito Jacob..>>.
<< Shh, va tutto bene>>
<< No Alice, non lo dire>>
<< Tu non te ne accorgi, ma la chimica che c'è tra voi due fa quasi paura..>>
<< Non dovevamo..>>
<< L'avete voluto entrambi, conoscendoti non avrai nemmeno bevuto sapendo che dovevi guidare te!>>, annuì, mi conosceva troppo bene.
<< Alice è stato bellissimo, con lui mi sono sentita come mai con nessun altro, nemmeno con Jacob..>>, avevo bisogno di parlarne.
<< Tu non te ne sei pentita..>>, la sua non era una domanda.
<< No, non me ne sono pentita..>>
<< Ti ha fatto un succhiotto>>, disse Alice indicando il mio collo, immediatamente l'immagine di lui che divorava di baci il mio collo comparve e mi fece sorridere.
<< L'ha sempre fatto, era il suo modo per dirmi che ero sua..>>
<< Ma non lo sei..>>, mi ricordò lei ed aveva ragione, non lo ero.
Spensi tutto quella domenica, Emmet mi chiese scusa, Alice cercava di tranquillizzarmi, ma era impossibile, continuavo a pensare a quella notte, che aveva la capacità di essere giusta e sbagliata nello stesso momento.
Il lunedì per distrarmi mi ero catapultata sul lavoro, anche sera inutile, sentivo ancora i suoi baci, le sue carezze addosso, ed era una sensazione bellissima.
<< Alice non ti ho chiesto, se c'è Bella!>>, disse urlando una voce, fuori dal mio ufficio. Conoscevo benissimo quella voce, Edward, ed era arrabbiato, ne aveva tutte le ragioni.
<< Edward sta lavorando!>>
<< Non me ne frega nulla!>>, disse entrando nel mio studio.
<< Bella, mi dispiace>>, si scusò Alice.
<< Va tutto bene>>, le dissi ed Edward chiuse la porta del mio ufficio.
<< È stato bellissimo, ma non doveva succedere!>>, disse sedendosi davanti a me, dicendomi le stesse parole che gli avevo scritto prima di andarmene.
<< Che vuoi Edward?>>
<< Come cosa voglio, Bella?>>, domandò alzando la voce.
<< Abbiamo sbagliato, non doveva succedere..>>, perché non capiva?
<< Ne dovevamo parlare e tu sei sparita, lasciandomi uno stupido biglietto!>>, era incazzato.
<< Mi dispiace!>>, dissi alzandomi e andando a sedermi davanti a lui.
<< Perché te ne sei andata?>>, domandò dolce.
<< Jacob.. io l'ho tradito>>, avevo tradito la persona che amavo.
<< Anch'io ho tradito Jessica..>>, disse in un sussurrò facendo una smorfia di dolore.
<< Mi dispiace..>>, mi dispiaceva per tutto, per la sua schiena, per Jessica, per Jacob.
<< Non mi fa male per colpa tua.. ieri ho giocato a basket, dovevo sfogarmi>>, ammise.
<< Edward..>>, perché lo faceva, la sua schiena non avrebbe retto un allenamento.
<< Te ne penti? Perché io non ci riesco..>>, negai con il capo.
<< Chanel diceva "Non mi pento di nulla nella mia vita, eccetto di quello che non ho fatto", anche se è sbagliato>>
<< Già sbagliato.. ma è stato bello,  sembrava di essere tornati a prima..>>, sorrideva, era stato più che bello.
<< Cullen non avremmo dovuto.. ma è stato.. bello>>, a lui non potevo mentire, sorrise alle mie parole.
<< Non abbiamo utilizzato precauzioni>>
<< Pillola>>, dissi e sembrò fare un sospiro di sollievo.
<< Bene, non abbiamo più nulla da dirci..>>, disse alzandosi.
<< No, non lo dire a Jessica, mi sento così in colpa..>>, lei era così buona, le avevamo fatto del male.
<< Non lo farò, tanto non succederà più..>>, non so perché ma quelle parole mi fecero male.
<< Bella?>>, disse rientrando nel mio ufficio.
<< Dimmi>>
<< Emmet non lo sa vero?>>, cavoli aveva ragione, annuì e feci una faccia dispiaciuta.
<< Ok, forse oggi è meglio non andarci..>>, disse facendo un mezzo sorriso.
<< No, tu ci vai, non ti farà nulla.. sa che è stata colpa di entrambi>>, avrei chiamato Emmet per dirglielo, non poteva prendersela con Edward, doveva essere professionale.
Da quel giorno non lo vidi più, mi catapultai sul lavoro, consegnai il progetto della scuola ad impatto zero ai finanziatori, a gennaio il consiglio avrebbe approvato o meno il progetto. Sentivo Jacob tutti i giorni, non riusciva a raggiungermi, doveva sempre lavorare, non aveva tempo per me. Forse era meglio così, non sarei riuscita a guardarlo negli occhi, dopo quello che avevo fatto.
Alice mi parlava, cercava di farmi capire, ma non c'era nulla da capire, avevo sbagliato. Mi disse di valutare i miei sentimenti per lui. Cosa provavo io? L'avevo amato con tutta me stessa, non avevo mai smesso, poi è arrivato Jake, ha preso il suo posto, tutto qui, non c'era nulla da capire. Io e lui non potevamo tornare insieme, quel noi si era spezzato cinque anni prima.
Quello che era successo tra me ed Edward non mi sembrava reale, è come se stessi guardando un film, una vita non mia, che avrei commentato una vota uscita dalla sala, perché non era successa a me. Non era vero, di questo dovevo convincermi, se volevo smettere di pensare a lui e a quella notte.

Parte II
Forks - Dicembre 2016

EDWARD

Dovevo dimenticare quella notte, lo dovevo a Jessica. Era un mese che non la vedevo e non la sentivo, con Emmet continuavo la fisioterapia,  sapevo che sapeva di quello che era successo tra me e Bella, ma non mi aveva mai detto nulla. Solo una volta mi disse che se ne avessi voluto parlare, lui c'era. Sapevo di potermi fidare di lui.
Avevo raggiunto Forks per le vacanze di Natale, mi piaceva passare del tempo in famiglia, mi aiutava a non pensare, a non pensare a lei. Mamma era felice di riavermi a casa, papà mi aveva visitato ed aveva confermato la diagnosi fatta a New York, solo attraverso la fisioterapia avrei potuto tornare a giocare. Emmet mi aveva concesso due settimane di pausa, con la promessa che avrei fatto degli esercizi giornalieri che lui mi aveva insegnato accompagnati da una leggera corsa ogni mattina. Certo il clima di Forks non era quello di Los Angeles, ma non rinunciavo mai alla mia corsetta ogni mattina. Fu durante una delle mie corsette, che una mattina la vidi. Era bellissima come sempre, ma mentre usciva dalla farmacia, aveva lo sguardo perso, sembrava preoccupata. Sapevo di farmi del male, ma non m'interessava, volevo parlare, chiederle come stava, io non stavo bene. Dopo aver fatto l'amore con lei, mi ero reso conto di aver vissuto in apnea per cinque anni, solo con lei ero riuscito a respirare davvero. Dopo quel messaggio ero tornato sott'acqua, dove mi aspettava Jessica, che aveva la straordinaria capacità di rendere tutto più semplice, di farmi sorridere, di appiattire le mie vere emozioni, sostituendole con altre più superficiali, quelle che non raggiungono il cuore.
<< Ciao>>, le dissi appena alzò il suo sguardo su di me, sembrava sorpresa di vedermi.
<< Ciao>>, rispose lei in un sussurro, stringendo forte tra le mani la busta della farmacia. 
<< Come stai?>>
<< Bene..>>, disse avvolgendosi nel suo cappotto, il clima di Forks era decisamente diverso da quello di Los Angeles.
<< Cosa hai preso in farmacia? Stai male?>>, ero preoccupato per lei, era da un mese che non la vedevo, mi guardò quasi terrorizzata, << Bella?>>.
<< Ho un ritardo>>, disse in un sussurro, ma io riuscì a cogliere le sue parole, aveva un ritardo, quindi poteva essere..
<< Hai preso un test?>>, le domandai e lei annuì.
<< Hey tranquilla, ci sono io>>, le dissi prendendole le mani gelate.
<< Mi dispiace, prendevo la pillola, ma non so.. io..>>, balbettava la mia Bella, la presi per mano e cominciai a camminare.
<< Andiamo a casa..>>, lei mi guardò preoccupata, << Non c'è nessuno, mamma e Rose sono andate a prendere i regali e papà è in clinica>>, la rassicurai.
Lei sorrise, e non disse più nulla fino a casa, cercavo di nasconderlo ma anche io ero agitato, non era una cosa programmata. Certe cose ti colpiscono all'improvviso e diventano le cose più belle che mai ti fossero successe.
Bella si chiuse nel bagno di camera mia e ne uscì poco dopo con il test in mano, << Allora?>>, domandai avido di sapere.
<< Calma Cullen, bisogna attendere tre minuti>>, mi disse, sembrava essersi tranquillizzata.
<< Bella?>>, avevo paura di chiederglielo, non volevo accusarla di nulla.
<< Sono stata con Jacob prima di avere il ciclo, quindi è tuo..>>, disse arrossendo, ed io ero felice, non so spiegare il perché, lo ero e basta.
<< Hey, se ci sei, sappi che il tuo papà non ti lascerà mai solo>>
<< Parli come se ci fosse..>>, disse sorridendo, era così dolce.
<< Parlo come se ci fosse, perché se ci fosse non vi lascerei mai>>, ero convinto delle mie parole, quello di avere dei figli era sempre stato un desiderio che ci accumunava. Solo con Bella mi vedevo padre.
<< Promettilo>>
<< Promesso>>, le dissi accarezzandole le pancia, volevo che ci fosse il mio bambino li dentro.
I tre minuti passarono, il test era girato sul lavandino, Bella lo guardava terrorizzata, anche io avevo paura, non stavamo insieme, ma io Bella la amavo, avrei lascito Jessica per lei e il nostro bambino.
<< Puoi guardare te?>>, chiese ed io annuì prendendo il test.
<< Falso allarme>>, ero deluso, speravo fosse positivo, ma non lo era, il test era negativo. Bella sospirò, sorrise, ma non era un sorriso che raggiungeva il suo sguardo.
<< Credo sia meglio così, avrebbe solo complicato le cose..>>, annuì, aveva ragione.
<< Bella?>>
<< Dimmi>>, rispose lei facendosi una coda, il succhiotto che le avevo fatto era sparito.
<< Tu lo ami?>>, dovevo sapere.
<< Mhm..>>, disse guardandomi confusa.
<< Jacob>>
<< Si>>, rispose senza guardarmi negli occhi, prima di lasciarmi da solo ed uscire, non la seguì, c'era lui nella sua vita. Quel bambino non ci avrebbe unito, ci avrebbe solo divisi, Bella mi avrebbe odiato, Jacob l'avrebbe lasciata, sarebbe stata infelice, a causa mia. 
Uscì a fare due passi, avevo bisogno d'aria pulita, lei non mi voleva, non avrebbe voluto quel bambino da me.
Il 23 dicembre le strade di Forks erano deserte di pomeriggio, per questo uscivo a camminare, non volevo vedere nessuno, non volevo farmi compatire o sentire i pettegolezzi delle persone al mio passaggio.
<< Fermo ragazzo!>>, mi disse un vocione alle mie spalle, una voce autoritaria e ferma, che poteva appartenere solo al capo Swan, mi voltai e lo vidi, sorrisi ma il mio sorriso si spense appena notai la figura di Jacob accanto a lui.
<< Capo Swan che piacere>>, dissi avvicinandomi e stringendogli la mano.
<< Bella mi ha detto che non devi correre, solo camminare!>>, mi rimproverò ed io alzai le mai in segno di resa, aveva ragione, sorrisi al fatto che Bella gli avesse parlato di me.
<< Lui è.. Jacob>>, era una mi impressione o disse quel nome con freddezza, forse non gli piaceva.
<< Si, ci siamo incontrati a Los Angeles>>, dissi e Jacob sorrise cordialmente annuendo.
<< Cosa ci fate in giro per Forks?>>, domandai.
<< Sono uscito per far vedere al ragazzo Forks..>>
<< Ah, ti piace?>>, domandai al "ragazzo", Charlie proprio non lo digeriva.
<< Si, ma Seattle è meglio>>, disse divertito e Charlie lo fulminò con lo sguardo, aveva perso molti punti con quell'affermazione.
<< Edward, lui non ne capisce la bellezza!>>, disse a me facendomi ridere, beh Forks non era il massimo, però era la nostra città, era il posto dove eravamo cresciuti, era casa, non l'avrei cambiata per nulla al mondo, mai.
<< Cittadino!>>, mi beccai un'occhiataccia da parte di Jacob e un sorriso da parte di Charlie, punti in più per me.
<< Simpatici!>>, altri punti in meno..
<< Comincia a fare freddo, credo che nevicherà, ti va un tè?>>, mi domandò ed io non potei non accettare, mi piaceva troppo vedere Charlie terrorizzare Jacob, e vi assicuro che il Capo Swan terrorizza.
Andammo a casa Swan, era da Natale dell'anno scorso che non ci mettevo piede, quante cose erano cambiate in un anno. L'anno scorso io e Bella c'eravamo solo scambiati gli auguri e poi più nulla, c'eravamo ignorati quasi per tutta la sera, non avevamo nulla da dirci, solo cose futili, cose che non interessavano a nessuno.
Cominciammo a fare discorsi da uomini riscaldandoci con una tazza di tè, Bella non era in casa, era andata a fare la spesa, forse era meglio così.
<< Certo Los Angeles non è New York, ma si sta bene>>, dissi prendendo un sorso di tè.
<< Come ti sei trovato nei New York Knicks?>>, mi domandò Charlie curioso, non era avido di sapere.
<< Bene, l'inizio è stato complicato, sai giocare con dei professionisti mi faceva sentire insignificante..>>
<< Hai rinunciato a Bella per realizzare il tuo sogno, sono felice che entrambi ce l'avete fatta..>>, era fiero di entrambi, tutti lo erano.
<< Si.. alla fine è stato meglio così, ognuno si è concentrato sui propri obbiettivi>>, parlammo di basket e vidi anche Jacob interessato, non era una brutta persona, solo un po'... ecco non proprio simpatica, ecco.
Ero seduto sulla poltrona e avevo la visuale della cucina, ed è da li che vidi entrare Bella dalla porta di servizio, con le borse della spesa.
<< Se mi scusate un attimo, vado in bagno>>, non so perché lo dissi, non ne avevo la necessità, volevo solo parlare con Bella.
<< Certo, sai dov'è il bagno>>, mi disse gentile Charlie, io annuì e salì le scale, facendo attenzione a non farmi vedere da Bella.
Entrai in camera sua e una miriade di ricordi mi colpì, io e Bella passavamo pomeriggi interi in quella camera, ad amarci, a ridere, a scherzare, a litigare e poi a fare la pace.
Sulla scrivania c'era ancora la nostra foto del diploma, ne avevo una copia anche io in camera mia, sorrisi non l'aveva spostata. Sentì la porta della camera aprirsi e Bella entrare, << Mai sei matto? Mi hai fatto prendere un colpo!>>, disse alzando la voce, non volevo che gli altri ci sentissero, perciò mi avvicinai a lei e le tappai la bocca con la mano, << Shh, non urlare, non volevo spaventarti>>, le dissi calmo e divertito dalla sua reazione
<< Cosa ci fai te qui?>>, mi domandò lei cercando di riprendersi dallo spavento che le avevo fatto prendere nascondendomi in camera sua.
<< Stavo passeggiando per le stradine di Forks e il capo Swan mi ha invitato a prendere un tè, tutto qui..>>, risposi prendendole il volto tra le mani e catturando le sue labbra in un bacio, lei rimase immobile per qualche secondo per poi accettare il bacio, in pochi attimi le nostre lingue si trovarono a combattere una bellissima battaglia che nessuno dei due voleva vincere, solo per far durare quel bacio in eterno. La presi in braccio e la feci sedere sulla sua vecchia scrivania continuando quella dolce battaglia, amavo baciarla.
Bella mettendo entrambe le sue mani sul mio petto mi allontanò da lei, << Scendi giù, si accorgeranno della tua assenza>>, disse evitando il mio sguardo.
<< Bella..>>, dissi avvicinandomi.
<< Non qui..>>, le posai un bacio sulla fronte e, facendo il minor rumore possibile, scesi giù, non so perché lo feci, anzi lo sapevo mi mancava lei, i suoi baci, il suo essere semplicemente lei.
In salotto c'erano ancora Charlie e il damerino, che parlavano, o meglio quest'ultimo parlava.
<< Allora che si dice?>>, domandai a Charlie, che non stava ascoltando, Black doveva capire che non era gradito in casa.
<< Oh..>>, Black venne salvato da Bella che in quel momento entrò in salotto, fingendo di essere appena rientrata in casa, era una brava attrice.
<< Buongiorno uomini>>, disse avvicinandosi al padre e posandoli un bacio sulla guancia, poi fece finta di accorgersi della mia presenza e sorprendendomi mi abbracciò ed io ricambiai assaporando il profumo dolce dei suoi capelli.
<< Edward, ciao>>
<< Ciao anche a te Bella>>, lei sorrise ed io stampai quell'immagine nella memoria, era bellissima.
<< Ciao tesoro>>, salutò il suo ragazzo che la stava per baciare le labbra, ma lei si voltò e lui le baciò una guancia. Che cosa combinava?
Bella si sedette accanto a Jacob e lui le mise una mano intorno alla vita con fare possessivo, mi dava estremamente fastidio, però vedevo lei serena e tranquilla, quindi andava bene. Se fossimo tornati insieme, la distanza ci avrebbe allontanato ancora e avremmo finito con l'odiarci sta volta, era meglio così. Io avevo Jessica, con lei ero tranquillo, ci stavo bene ed a modo mio la amavo.
<< So che hai fatto una cena per la casa nuova, com'è andata ragazzo?>>, domandò Charlie prendendosi un sorso di tè, sapesse come era andata non sarebbe così tranquillo, vidi Bella leggermente agitata.
<< Bene.. c'eravamo solo io, Bella ed un mio amico di Los Angeles>>, dissi mentendo, a Jacob non avrebbe fatto piacere sapere che avevamo cenato da soli.
<< Così pochi?>>, chiese stupito.
<< Alice era rimasta bloccata a New York dalla tempesta di neve..>>
<< Già ricordo.. vi siete divertiti?>>, perché quell'interrogatorio? Era in modalità poliziotto, non mi piaceva.
<< Sì, il mangiare era sublime..>>, decisi di puntare sul cibo, era un suo punto debole, amava la cucina.
<< Non dirmi che hai cucinato te!>>, mi prese in giro.
<< Tranquillo papà se fosse stato così non sarei qui ora!>>, rispose Bella facendo ridere Jacob, che mi guardava in modo truce.
<< Simpatica.. comunque il secondo dolce è stato spettacolare..>>, dissi lanciando un'occhiata maliziosa a Bella.
<< Addirittura due? Che cosa avete mangiato?>>, chiese Black baciando i capelli di Bella, era un gesto mio quello!
<< Tiramisù per primo e mousse al cioccolato con fragole, a sorpresa..>>, non mi ero immaginato quel finale di serata, ma non mi era per niente dispiaciuta.
<< A sorpresa?>>, domandò Charlie, speravo non avesse notato le mie occhiate a sua figlia.
<< Emm, ho preparato io il dolce, non sapevo se a tutti piacesse il tiramisù così all'ultimo, ho preparato la mousse..>>, disse lei ricambiando le mie occhiate ed arrossendo. Quanto avrei voluto continuare a perdermi nel suo sguardo.
<< Non me l'hai mai preparata la mousse!>>, no caro amico era una mia esclusiva. Calmati Edward, sono fidanzati possono fare quello che vogliono, mi ricordò la mia coscienza.
<< Rimedierò>>, disse Bella alzandosi e dirigendosi in cucina.
<< Allora Jake, hai visto l'ultima partita dei Seattle Mariners?>>, domandò Charlie, a lui s'illuminarono gli occhi.
<< Si Capo Swan>>, ridevo dentro di me, Charlie non gli aveva dato il premesso di chiamarlo per nome.
Cominciarono così a parlare di schieramenti e tattiche di gioco, forse il baseball era l'unico punto a favore di Jacob, per il resto Charlie lo odiava, almeno a me dava tale impressione.
Sgattaiolai in cucina, impegnati com'erano nella loro conversazione, non si sarebbero accorti della mia assenza.
Bella stava preparando la cena, era di spalle e non si accorse della mia entrata. Non resistetti la presi per i fianchi e cominciai a darle baci sul collo, la desideravo tremendamente, ogni parte di me voleva il suo corpo.
<< Edward>>, disse in un sospiro che mi eccitò ancora di più, era completamente appoggiata al mio petto, le mie mani cominciarono a vagare sul suo corpo.
<< Per favore..>>, aveva ragione, non potevamo, mi staccai da lei. Dovevo dimenticarla, lei amava Jacob, non me.
<< Scusa>>, le dissi quando si voltò verso di me.
<< Perché sei qui?>>
<< Te l'ho detto prima, mi ha invitato tuo padre>>, risposi sedendomi sul tavolo della cucina, era il mio posto da sempre.
<< Puoi.. puoi evitare di dire certe cose?>>, domandò appoggiandosi al bancone, mantenendo le distanze da me.
<< Era la verità, quello che è successo tra noi quella sera, è stato bellissimo>>, non mi pentivo di quella notte, l'avrei ricordata come il nostro addio.
<< Sì, ma non deve più succedere>>, disse fredda. Per lei era stato solo sesso, io invece, ci avevo fatto l'amore con lei quella notte.
<< Cosa non deve più succedere?>>, domandò Charlie entrando in cucina con il damerino.
<< Che Edward rifiuti il mio invito di rimanere a cena con noi sta sera>>, mi stava cacciando in grande stile, aveva ragione non avevamo più nulla da dirci.
<< Già.. ho promesso a mamma che sarei tornato a casa per cena, sarà per un'altra volta>>, risposi per mantenerle il gioco.
<< Con cosa fai gli spaghetti? Aglio e olio?>>, domandò Jacob vedendo la pasta che bolliva sul fuoco.
<< Bella odia l'aglio..>>, non lo sopportava minimamente, come faceva a non saperlo? Era il suo ragazzo, per diamine!
<< Ah>>, fece con una faccia da schiaffi.
<< Io vado, ci vediamo Charlie, Bella>>, salutai uscendo da quella casa dove l'aria stava diventando irrespirabile per me. Come poteva dire di amare Bella, se non sapeva nulla di lei?

BELLA
Edward mi aveva fatto prendere un colpo in camera mia e subito dopo mi aveva regalato uno dei baci più belli e voluti della mia vita, per questo non avevo baciato Jake in salotto, non volevo togliere dalle mie labbra il sapore di Edward.
Questo mi faceva sentire tremendamente in colpa, dovevo smettere di tradire Jacob, io lo amavo, non quanto Edward, ma lo amavo e con lui avrei vissuto una vita tranquilla, nulla ci avrebbe divisi, ed anche lui mi amava.
Volevo poter tornare a casa assieme, non lo volevo lontano chilometri per una stupida partita ogni week-end, volevo litigarci e poi fare pace immediatamente e non aspettare la fine di una trasferta. Perché col tempo ci saremmo odiati, ed io non volevo odiare la persona che più avevo amato in vita mia. Non volevo.
Per questo Jake era la scelta migliore.
<< Potresti anche accontentarti Bella, ma è così che si diventa infelici>>, mi disse papà sedendosi accanto a me su divano, Jake era ripartito per Seattle, diceva di avere un incontro di lavoro, non avevo chiesto altro, poco m'interessava.
<< Di cosa papà?>>
<< Di Jacob, non fraintendermi, è un bravo ragazzo ma non è..>>
<< Edward>>, finì io la frase per lui.
<< Vi ho visti prima, non mi sono sfuggite le occhiate che vi lanciavate>>, come aveva fatto? Lo guardai sorpresa.
<< Tesoro non sorprenderti sono un poliziotto, certe le cose le noto subito!>>, ero sua figlia e mi dimenticavo certi particolari.
<< Jacob per me è tranquillità, casa..>>, cos'era Jacob per me?
<< Amore casa è il posto dove ti senti al sicuro, dove ti senti felice, dove tutto quello che fai lo ritieni giusto, dove non ti penti di nulla..>>, quello era Edward.
<< Papà.. sono così confusa>>, dissi tra le lacrime, lui mi abbracciò facendo adagiare la mia testa sul suo petto.
<< Segui il tuo cuore amore mio, lui ti ama>>, scossi il capo.
<< C'è Jessica..>>, Edward amava lei, ero io che dovevo dimenticarmi di lui, dovevo concentrarmi su Jacob, lui era il mio futuro.

Ciao a tutte, allora cosa ne pensate?
Uno dei due è tremendamente confuso, ma seguiranno i loro cuori? Nessuno dei due, però, se ne pente. Questo vorrà pur dire qualcosa..
Un bacio a tutte 
Alma❤️

Ps. ora vado a godermi il mio cuginetto (ha solo 5 giorni), poi mi rimetto a scrivere, ci vediamo giovedì!

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Capitolo 9
*** Vigilia di Natale ***


Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella non si vedono da un mese, non si cercano, ma si pensano molto, sono convinti entrambi che saranno felici stando separati.
La storia si sposta un mese più tardi, i due si trovano a Forks per le vacanze di Natale, Bella ha un ritardo e con Edward fa un test, che risulta negativo.
Jacob si accorge, ed anche Charlie, degli sguardi tra i due, che si scambiano un altro tenero bacio in camera di Bella.
Bella è sempre più confusa, e di conseguenza lo è anche Edward.

CAPITOLO 9  Bella - Edward
VIGILIA DI NATALE

Forks - Dicembre 2016

EDWARD

Emmet ed Alice avrebbero passato il Natale a Forks, i loro genitori erano in Europa, in un secondo viaggio di nozze per i loro primi trent'anni di matrimonio, davvero un bellissimo traguardo.
Bella mi aveva chiamato chiedendomi se potevo accompagnarla all'aeroporto, visto che la sua vecchia macchina era fuori uso e Jasper non poteva. Accettai, pur di passare del tempo con lei. Non riuscivo a dimenticare il sapore delle sue labbra sulle mie, qualcosa di profondo mi legava a lei.
Emmet mi aveva scritto che il suo volo sarebbe atterrato alle 14, lui ed Alice avrebbero passato con noi il Natale, che quest'anno festeggiavamo a casa Cullen. Era una  tradizione che i miei genitori e quelli di Bella avevano da quando erano nati Jasper e Rosalie, i due erano coetanei e migliori amici da sempre.
A mezzogiorno in punto passai a prendere Bella e riportai Renée a casa Swan, lei e mia madre, come ogni anno, preparavano la cena della Vigilia assieme la mattina. Il tempo non prometteva nulla di buono, probabilmente in serata avrebbe nevicato, vidi Bella uscire di casa tremando come una foglia.
<< Buongiorno>>, le dissi quando salì in macchina.
<< C..Ciao>>, rispose sedendosi, era buffissima, avvolta in una sciarpa rossa e in un elegante cappotto nero, il tutto abbinato alle sue immancabili Converse in pelle nera.
Era rossa in visto, fuori si gelava, e lei odiava il freddo, continuava a tremare di freddo, perciò aumentai il livello del riscaldamento.
<< Va meglio?>>, le domandai ingranando la prima e partendo, con la coda dell'occhio la vidi annuire.
<< É la tua Volvo!>>, disse quando si era riscaldata, ed aveva tolto la sua sciarpa.
<< Esatto, Forks non accetterebbe altre macchine!>>, le risposi entrando in autostrada.
<< Hai ragione!>>, rispose mettendo i piedi sul cruscotto, non le dissi nulla, l'aveva sempre fatto. In questo sarebbe rimasta la mia Bella, sempre.
<< Dov'è Jacob?>>, le domandai, per rompere quello strano silenzio che si era creato. Era così diverso dall'ultimo viaggio in quelle strade che avevamo fatto cinque anni prima.
<< É tornato a Seattle, festeggia con i suoi>>, rispose lei.Non lo disse con tono dispiaciuto, era neutrale, come se non gliene fregasse nulla, squillò il suo telefono, Bella mi sorrise e rispose.
<< Si.. Alice arriviamo>>, Bella continuava a sbuffare, sicuramente Alice era in modalità parlantina ON.
Si voltò verso di me, << Se troviamo subito parcheggio tra 15 minuti siamo da loro>>, risposi alla sua muta domanda, tra noi era così, ci capivamo anche solo con uno sguardo, lei sorrise alla mia risposta.
<< Tra un quarto d'ora siamo da voi.. non è colpa mia se Emmet non dice bene l'orario d'arrivo!>>, stava perdendo la pazienza, la capivo.
<< La strozzo!>>, disse chiudendo la telefonata.
<< Sei vuoi ti aiuto>>, mi proposi, svoltando verso l'aeroporto.
La fortuna era dalla nostra, scendemmo dalla Volvo e l'aria gelida di Seattle ci colpì, vidi Bella rabbrividire e mi avvicinai a lei passandole un braccio attorno alle spalle, cercando di riscaldarla, entrammo così in aeroporto.
Pochi minuti dopo trovammo Alice ed Emmet, circondati da una serie di valige, tutte del piccolo folletto.
<< Alice, Emmet ciao!>>, disse Bella avvicinandosi ai due, il folletto le saltò praticamente addosso stringendola forte a sé, era tanto che non si vedevano, giusto quattro giorni, non di più.
<< Ciao Edward>>, disse salutando anche me.
Emmet delicato come sempre, mi diede una pacca sulla spalla, mandando a rotoli giorni e giorni di fisioterapia.
<< Perché tutto questo ritardo? Avete fatto i conigli di nuovo?>>, com'era simpatico il ragazzo, Bella divenne tutta rossa.
<< Emmet.. no, non sono io quella che sbaglia a dire a che ora atterra il volo!>>, rispose lei.
<< Sarà stato lui a fare il coniglio con qualche hostess!>>, beccati questa orso!
<< Tu non conosci i brividi dell'alta quota..>>, questo lo diceva lui, Alice era sempre più spazientita, continuava a sbuffare.
<< Ho voglia di vedere Jasper.. possiamo andarcene?>>, disse prendendo Bella verso l'uscita e lasciando a noi uomini tutti i bagagli.
<< Donne!>>, disse lui prendendo le valige.
Salimmo sulla mia Volvo e vidi Emmet stupirsi, << Dove il Q7?>>.
<< A Los Angeles, Forks ammette solo la Volvo>>, cercò di ribattere ma Bella lo fermò, << Non ti permettere di dire una sola parola in più sulla Volvo!>>, ero così fiero delle sue parole, Alice sorrise guardando entrambi.
<< Ma l’estate esiste qui al nord?>>
<< Ti ricordo che siamo a dicembre, è normale che faccia freddo>>, come poteva essere uno dei più bravi fisioterapisti, se faceva battute stupide di continuo?
<< Esme e mamma hanno già preparato tutto?>>, domandò Bella, riferendosi al cenone della Vigilia.
<< Si, con tua madre è da stamattina che cucinano, tu hai fatto i dolci?>>, le domandai, amavo i suoi dessert.
<< Chiedi pure?>>
<< Festeggiate assieme?>>, domandò Emmet, seduto accanto a me.
<< Si, come ogni anno>>, rispose Bella.
<< Quest’anno il cenone è a casa Cullen, ed anche voi due siete invitati>>, mi ero dimenticato di questo piccolo particolare.
<< Quando pensavate di dircelo, io non ho nessun regalo per i tuoi>>, disse Alice cominciando ad arrabbiarsi.
<< Nessun problema ci ho pensato io>>, Bella sapeva sempre come tirarmi fuori dai guai.
<< Le vostre madri cucinano bene?>>, domandò Emmet, sempre a quello pensavo, aveva lo stomaco senza fondo, mangiava sempre e di tutto.
<< Benissimo>>, rispondemmo io e Bella assieme.
<< Benvenuti a Forks>>, dissi quando vedemmo il cartello all’entrata della piccola cittadina.
<< È tutto verde>>, disse Emmet guardandosi attorno.
<< Chiamasi natura orso! Dovrebbe essere il tuo habitat!>>, con Bella non c’era partita, le sue parole mi fecero morire dal ridere.
<< Fratellone sei indifendibile!>>
Ridemmo tutti alle parole di Alice, era così bello stare in loro compagnia, ogni sorte di problema spariva, ci si sentiva leggeri e spensierati, era bellissimo.
In pochi minuti raggiungemmo casa Swan, Jasper era sul vialetto, in attesa della sua amata, era impaziente di vederla.
Nemmeno il tempo di fermare bene la macchina che Alice era tra le sue braccia, le loro labbra si incontrarono in un dolcissimo bacio, erano tanto belli da sembrare un film.
<< Ci vediamo alle otto allora>>, dissi aiutando a togliere i bagagli.
<< Edward davvero, non vogliamo disturbare, se l'avessimo saputo prima..>>, rispose Alice, ancora abbracciata al suo Jasper, era la prima volta che gli vedevo insieme ed erano davvero una bella coppia. Jasper aveva occhi solo per lei.
<< Nessun disturbo, Esme ama avere gente giovane a casa, in particolar modo a Natale. E poi sei la quasi moglie di Jasper, che è il suo figlioccio>>, come Rose era la figlioccia degli Swan.
<< Non sapevo questa cosa.. allora grazie a sta sera>>, rispose lei, mentre Jasper le baciava i capelli, gli invidiavo, eppure una fidanzata ce l'avevo.
<< Povera Alice..>>, disse Emmet con tono dispiaciuto, fingeva ovviamente.
<< Perché?>>, domandò la mia Bella.
<< Doppi suoceri alla cena di Natale, l'incubo di ogni donna!>>, rispose facendo una faccia terrorizzata.
<< Esme  e Carlisle sono le persone più buone del mondo>>, disse in loro difesa Bella, riempendomi d'orgoglio.
<< Ed anche gli Swan.. più Renée rispetto a Charlie, lui rimane pur sempre un capo della polizia con il porto d'armi!>>, aggiunsi io facendo ridere tutti.
<< Non sfidare la sorte ragazzo!>>, parli del diavolo e lui esce di casa con fare minaccioso.
<< Giammai>>, risposi in mia difesa, beccandomi una sua occhiataccia.
<< Benvenuti ragazzi>>, disse salutando Emmet ed Alice.
<< Grazie per averci invitato Capo Swan, Forks è davvero bella, credo che le camminate per i boschi siano davvero un toccasana per il corpo..>>, che adulatore che era Emmet, evidentemente la pistola faceva paura anche a lui, ma finché stava lontano da Bella e da mia sorella, poteva stare tranquillo.
<< Se non nevica domani ti faccio vedere i percorsi migliori>>, Bella tratteneva le risate, aveva capito il gioco di Emmet.
<< Io vado, mamma mi aspetta per finire di decorare il salone, a dopo>>, dissi salutando e salendo in macchina.
In pochi minuti raggiunsi casa Cullen, mamma aveva fatto davvero un capolavoro in giardino, decorato con mille lucine argentate, e con una renna in ferro verniciata, dal sottoscritto, di bianco.
<< Sono a casa, donne>>, dissi urlando, il salotto era quasi del tutto completato.
<< Tu uomo, attacca queste ghirlande la in alto!>>, mi disse il generale Rosalie.
<< Ai suoi ordini Madamemoiselle>>, meglio non contraddire le proprie sorelle, credetemi, si vive meglio.
<< Non fare lo stupido, allora Alice è arrivata?>>, lei ed Alice erano molto amiche, Bella le aveva fatte incontrare quando Alice era venuta a Forks.
<< Si ed anche suo fratello.. mamma abbiamo un ospite in più sta sera>>, le dissi, mamma era in cucina, da cui proveniva un ottimo profumo.
<< Va bene tesoro>>
<< Intendi l'orso?>>, chiese lei passandomi le ghirlande.
<< Si, l'hai già visto?>>
<< No, ma Bella quando ne parla non lo chiama mai per nome>>, rispose lei.
<< Ha ragione, ha le sembianze di un orso, ed è anche il mio fisioterapista>>, aggiunsi, non glielo avevo mai detto.
<< Si lo so>>, rispose andandosene, cosa nascondeva Rosalie Cullen? Perché era arrossita, andando a nascondersi in cucina?
Alle otto in punto il campanello suonò, per la Vigilia di Natale, mi ero messo una camicia bianca di Burberry e un pantalone classico nero.
<< Edward, tesoro apri tu>>, disse nonna Elizabeth, appena tornata dalla Florida.
<< Va bene nonna>>
Aprì la porta ed un elegantissimo e sorridente Charlie comparve accompagnato da Renée, che teneva in mano il dolce.
<< Benvenuti>>, dissi facendomi da parte per farli entrare.
<< Con permesso>>, i coniugi Swan entrarono in salotto e Rose dopo averli salutati, gli aiutò a togliere i soprabiti.
<< Sera Cullen>>, mi salutò una bellissima Isabella, che indossava un abito blu notte di Chanel, le stava d'incanto.
<< Buona sera>>, risposi io facendole il baciamano, e lei da copione arrossì.
Seguirono minuti di saluti e abbracci, << Rose ti presento l'orso, intendevo Emmet>>, dissi quando le acque si calmarono.
<< Molto piacere>>, disse Emmet stringendo la mano di Rose, si guardavano in modo strano quei due, l’orso doveva stare lontano da mia sorella.
<< Vieni Emmet ti presento mio padre..>>, doveva decisamente stare lontano da mia sorella, lui aveva uno spirito troppo libertino, Rose mi lanciò un’occhiataccia.
Ci sedemmo tutti a tavola a mangiare, Emmet ed Alice entrarono subito in sintonia con tutti, Bella era semplicemente magnifica, sorrideva e parlava con tutti, era da tempo che non la vedevo così.
<< Bella ho visto le foto della casa di Edward, hai fatto un’opera d’arte>>
<< Grazie, Esme>>, disse lei arrossendo per il complimento.
<< I mobili gli ho scelti io>>, precisai.
<< Cullen.. È inutile non ti crederanno mai>>, disse prendendo un ultimo cucchiaio di zuppa inglese.
La cena finì nei migliori dei modi, fuori nevicava sempre di più, non si era mai vista una nevicata tanto forte a Forks, all’esterno faceva freddo ma l’amore e il fuoco che scoppiettava nel camino riscaldavano casa Cullen. Per smaltire un po’ di calorie papà accese lo stereo e tutti cominciarono a ballare a coppie, tranne nonna Liz, si era appena ripresa da una brutta caduta, meglio evitarne altre diceva lei. 
<< Ti va di ballare?>>, le domandai avvicinandomi, eravamo gli unici ancora seduti.
<< Con piacere>>, rispose Bella sorprendendomi, la presi per mando ed assieme ci avviammo al centro della sala, nonna Liz ci guardava sorridente.
Le passai una mano attorno alla vita e la strinsi a me. Averla tra le braccia era così naturale e semplice.
Le note di Someone like you di Adele, cominciarono a spargersi nell'aria. Era una delle canzoni preferite di Bella, descriveva noi due in quel momento.
"Non ti auguro niente sei non il meglio", diceva la canzone ed era quello che pensavo per lei, quello che desideravo per lei. Se Jacob sarebbe stato il meglio per lei, l'avrei accettato. Bella lo amava, lui aveva preso il mio posto nel suo cuore.
"Ricordo che dicevi a volte dura l'amore, ma a volte, invece, fa male", continuava a cantare Adele mentre piano ci muovevamo, stretti l'uno all'altra.
Il mio amore e quello di Bella era forte e debole; forte perché era puro, debole perché era immaturo. Cinque anni prima avevamo messo da parte i nostri sentimenti, mettendo al primo posto le nostre carriere, avevamo rinunciato l’uno all’altro, non c’eravamo mai pentiti di quella scelta. Perché era l’unica che ci avrebbe fatto soffrire di meno, l’unica che ci permetteva di essere felici.
Apparentemente felici, ma eravamo giovani, ingenui, abbiamo piano piano accantonato l’altro, pensando che sarebbe stata una presenza fissa, ma così non era, ci amavamo e lentamente ci siamo allontanati. Abbiamo fatto entrare nelle nostre vite persone nuove, che ci hanno fatto sorridere di nuovo, ma che non hanno avuto la capacità, nel mio caso, di prendere totalmente il posto dell‘altro.
Non so come, ma io e Bella ci trovammo con le fronti appoggiate, occhi negli occhi, i nasi che si sfioravano, le sua labbra a pochi centimetri dalle mie, la mia voglia di unirle in un dolce bacio era forte, forte come il battito del mio cuore.
<< Ragazzi è quasi mezzanotte!>>, disse Alice urlando, Bella si allontanò da me come scossa e la raggiunse, Charlie mi guardò con faccia dispiaciuta.
Ci stavamo per baciare davanti a tutti, ma avevo la sensazione che il Capo Swan non mi avrebbe ucciso.
Fuori la neve cadeva sempre più forte, le macchine erano impossibili da spostare, gli Swan erano bloccati a casa nostra e papà propose a loro di passare la notte a casa Cullen. Era l’unica soluzione, uscire con quel tempo, era pericoloso.
<< Esme davvero, siamo in troppi, in qualche modo torniamo a casa, aspettiamo che la tempesta di neve si calmi un po’..>>, disse Renée.
<< Non vi voglio vedere in pronto soccorso, la casa è grande, c’è spazio per tutti!>>, aggiunse Carlisle.
<< Non vogliamo creare problemi>>, disse Alice dispiaciuta.
<< Nessun problema, ragazze voi due dormite in camera mia, voi maschi in quella di Edward>>, disse Rose, cominciava a farmi paura.
<< Con Emmet?>>, domandai sperando in una risposta negativa.
<< Accontentati! Charlie e Renèe nella stanza degli ospiti>>, il generale finì di fare gli ordini.
Mamma salì al piano di sopra per preparare le camere con mia sorella.
Bella ed Alice cominciarono a sparecchiare la tavola, conosceva ogni angolo di casa Cullen, si muoveva perfettamente, sapeva dove mettere il pane avanzato, le bottiglie d'acqua e di vino, gli avanzi della cena. Era perfettamente a suo agio, ed era felice, perché mentre faceva il tutto sorrideva e canticchiava "white christmass", la raggiunsi in cucina.
<< Comincio a mettere i piatti nella lavastoviglie>>, le dissi prendendole i piatti dalle mani, lei annuì sorridendo.
<< Che stai facendo Cullen?>>, domandò trovandomi con la testa in frigo.
<< Questa mousse al cioccolato è divina..>>, dissi facendo lo sguardo da cucciolo, il volto di Bella si addolcì, si avvicinò e con un tovagliolo pulì l’angolo della mia bocca.
<< Come siete belli>>, disse nonna entrando in cucina, Bella sorrise e tornò a concentrarsi sui piatti, << Quando me lo fate un nipotino?>>, domandò. 
<< Nonna!>>, dissi imbarazzato, mentre vidi Bella fare un dolce sorriso e sfiorarsi la pancia, quella pancia dove un giorno sarebbe cresciuto mio figlio.
<< Giovani!>>, disse lei sbuffando ed uscendo dalla cucina.
<< Bella?>>, la chiamò Alice, una volta che tutti gli adulti erano andati a dormire, noi giovani c’eravamo fermati sul pianerottolo del terzo piano a chiacchierare in pigiama, Rose aveva provveduto a tutti.
Bella indossava un pantalone rosso in pile e una maglietta con le renne, precisamente una mia maglietta, ma lei non lo sapeva.
<< Non è che potrei dormire assieme a Jasper? E' da più di un mese che non lo vedo..>>
<< Oh, emm va bene>>, le rispose Bella, facendola felice. Alice prese per mano Jasper ed insieme andarono nella camera di Rose, se loro dormivano assieme Bella e Rose avrebbero dovuto dormire in camera mia.
<< Swan, tu lo sai che dovrai dormire con me?>>, rimase sconvolta alle mie parole.
<< Io dormo sulla poltrona!>>, disse lei avviandosi in camera mia, Rose ed Emmet erano ancora in sala a chiacchierare, non me la raccontavano giusta quei due.
Entrai in camera e vidi Bella sulla poltrona, << Dai non fare la stupida, mettiti sul letto>>, le dissi.
<< È comodissima!>>, era testarda come pochi, non le dissi più nulla, mi avvicinai e la presi in braccio, Bella cacciò un urlo, ma io le tappai la bocca.
<< Non vorrai svegliare tutta la casa!>>, le dissi posandola sul letto e dandole un bacio sulla fronte, << Buon Natale piccola!>>, non le avevo ancora fatto gli auguri.
Bella, ormai rassegnata si mise sotto le coperte, il più lontano possibile da me, questo mi fece male, non stavamo insieme, ma non era mica un reato se due amici dormivano assieme.
<< Non sei più stata con Jacob>>, le dissi dopo aver spento la luce, la stanza veniva illuminata solo dalle luci esterne che si riflettevano sul candido mantello bianco che la neve aveva creato su Forks.
<< No..>>, rispose in un sussurro.
<< Perché?>>
<< Non fare certe domande..>>, disse mettendosi sul fianco e tenendosi la pancia.
<< Bella che hai?>>, le domandai vedendola fare delle smorfie.
<< I crampi alla pancia>>, allora capì, le erano arrivate le sue cose, il primo giorno per lei era sempre quello più doloroso.
<< Vieni qui>>, le dissi avvicinandomi.
<< Come?>>
<< Ti ricordi, ti facevo sempre il massaggio alla pancia, quando ti arrivava il ciclo, e il dolore passava>>
<< Ricordo>>, non le feci dire altro, mi misi su un fianco avvicinandomi a lei, e alzandole la mia maglietta fin sotto il seno cominciai a fare giri circolari sulla sua pancia piatta. Lei si rilassò chiudendo gli occhi, era bellissima, << Grazie>>.
<< Pensi che a Emmet piaccia Rose?>>, le domandai continuando a massaggiarle la pancia, infondo era amica di entrambi.
<< Allora l’hai notato anche te, continuavano a scambiarsi occhiate complici>>, disse lei sorridendo.
<< L’ha pure invitata a ballare e le ha spostato la sedia quando si è seduta>>, no, non potevano stare assieme quei due, Emmet era un orso e Rose era la mia sorellina, anche se era più grande di me.
<< Emmet è diverso questa sera, non l’ho mai visto così preso da una ragazza, forse è la volta buona che mette la testa apposto!>>, disse lei facendo un sorriso da furba, aveva capito tutto.
<< Ma non con mia sorella!>>
<< Tu sei geloso>>, disse puntando i suoi grandi occhi su di me.
<< È una cosa brutta?>>
<< No è bellissima>>, rispose trattenendo uno sbadiglio.
Fu la Vigilia di Natale più bella degli ultimi anni, Bella dormiva con il capo poggiato sul mio petto, io continuavo a massaggiarle le schiena, ubriacandomi del profumo dei suoi capelli. Il suo respiro era come una dolce ninna nanna per me.
Dormimmo così, abbracciati l’uno all’altro, per tutta la notte, mentre fuori la neve continuava a scendere. 

BELLA
Era stata una bellissima Vigilia, festeggiare con le persone che amavo e a cui volevo bene era stato davvero speciale per me, anche dormire con Edward era stato magico. Non era successo nulla tra noi quella notte, avevamo semplicemente dormito, beandoci entrambi della presenza dell’altro.
Mi stavo preparando per andare al matrimonio di Seth, il fratello di Jacob, si sposava il 30 dicembre a Seattle.
<< Ciao amore>>, mi disse Jacob dandomi un bacio a stampo, << Mi dispiace non essere venuto a prenderti, ma dovevo tranquillizzare Seth>>.
<< Nessun problema>>, dissi facendogli un debole sorriso, Charlie si era preoccupato molto, quando gli avevo detto che sarei andata a Seattle da sola, con tutta la neve che era scesa la notte di Natale.
Il matrimonio fu bellissimo, Jacob mi presentò a tutti i suoi parenti, erano tutti felici di conoscermi, ma non potei cambiare tutto il loro entusiasmo, io non mi sentivo a mio agio tra loro. Non riuscivo a considerarle come persone che avrebbero fatto, un giorno, parte di quelle persone che avrei considerato parte della mia famiglia.
Mi sentivo inadeguata, guardata e giudicata da tutti, non vedevo l’ora di andarmene a casa, che tutto finisse.
<< Dormi da me questa notte, è pericoloso guidare, le strade si saranno ghiacciate>>, mi disse quando gli sposi partirono per la loro luna di miele.
Entrammo nel suo appartamento e Jacob prese a baciarmi, ma come ormai da un mese, non provavo nulla, ricambiai i suoi baci era il mio ragazzo ed io, a modo mio, lo amavo. Lo senti cercare la cerniera del mio abito, era tanto che non facevamo l'amore, glielo dovevo, perciò cominciai a sbottonargli la camicia.
In poco tempo entrò in me, nessuna carezza, nessun romanticismo, nessuna parola, io chiusi gli occhi, provai dolore, più nel anima che nel fisco. Chiudevo gli occhi e vedevo Edward, perché il mio corpo, la mia mente e il mio cuore stavano facendo l'amore con lui. Jacob aveva gli occhi chiusi, non si accorse del mio stato d'animo, nessuno dei due stava facendo l'amore, per lui era solo sesso, sentivo che qualcosa era cambiato in lui, non era il mio Jacob. Io ci provai, ci provai davvero a provare piacere, a lasciarmi andare, ad amarlo come lui mi amava, ma non ci riuscì. 
<< Bella..>>, disse lui urlando dando un'ultima spinta e rovesciando il suo piacere in me, io non provai nulla, sentivo di tradire Edward, lui era il centro dei miei pensieri, sempre.
Jacob riprese a spingere, voleva portare al piacere anche a me, finsi, perché non provai niente, finsi per far finire il tutto. Mi diede un ultimo bacio ed uscì da me, finalmente, gli diedi le spalle e mi coprì, mi sentivo sporca, anche se avevo fatto l'amore con il mio ragazzo.
Piansi quella notte, piansi lacrime silenziose, piansi perché mi ero resa conto di non amare Jacob, gli volevo solo bene, ci si innamora una volta sola nella vita, le altre erano solo illusioni. Nel mio cuore c'era stampato un solo nome, c'è chi dice che amare due persone è possibile, ma io vi dico ch non lo è. Puoi volere bene a tutti, a chi più a chi meno, ma solo una sarà in grado di rapirti l'anima.

Ciao, scusate il ritardo, ma sono stata in università tutto il giorno, ma eccomi qui.
Allora cosa ne pensate? Vi piace? Finalmente Bella si è resa conto che quello che prova per Jacob è solo affetto, non amore.
Emmet e Rose si sono incontrasti, scoppierà la scintilla tra loro due? A voi la scelta, ditemi cosa ne devo fare dell’orso e della bionda.
A lunedì, un bacio.

PS.
Paride mi indica sempre le sue parti preferite, fatelo anche voi (se vi va), è una cosa che mi piace molto.

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Capitolo 10
*** Mojito ***


Dove eravamo rimasti..
Alice ed Emmet passano il Natale a Forks, la cena della Vigilia viene fatta a casa Cullen, dove Rose incontra Emmet, i due entrano subito in sintonia.
Per colpa di una forte nevicata rimangono tutti a dormire a casa Cullen, Edward e Bella dormono assieme.
Il 30 dicembre Bella va a Seattle al matrimonio del fratello di Jacob, e non si sente a suo agio, capisce così di non amare Jacob.

CAPITOLO 10 Bella - Edward
MOJITO

Los Angeles - Gennaio 2017


EDWARD
Tornare a Los Angeles fu traumatico, passare dalla neve dello stato di Washington al caldo della California, era troppo per il mio corpo.
Da una settimana avevo ripreso a fare anche la fisioterapia, i muscoli della mia schiena stavano sempre meglio, probabilmente avrei ripreso a giocare anche prima. Non vedevo Bella, dal nostro viaggio di ritorno da Forks, anzi meglio non ci parlavo da quando c’eravamo svegliati assieme il giorno di Natale, da quando nonna Liz ci aveva fotografati mentre ancora dormivamo.
Come ogni sabato sera mi preparavo ad uscire con Emmet, saremmo andati all’Eclipse, e si sarebbero aggiunte anche Bella, Alice e Jessica.
<< Tesoro, io sono pronta>>, disse la mia ragazza uscendo dal bagno di camera mia, quella stessa camera dove io e Bella avevamo fatto l’amore.
<< Bene, allora andiamo>>, presi le chiavi della macchina ed assieme a lei scendemmo nel garage dove c’era la mia Q7.
In pochi minuti arrivammo all’Eclipse, scendemmo dalla macchina e Jessica mi prese per mano, appena entrammo nel locale, notammo subito Emmet e le ragazze. Bella sorridente ci venne incontro, Jessica la salutò dandole due bacetti sulle guance.
<< Buona sera>>, ci accolse Emmet, mentre ci sedavamo. Io e il signorino dovevamo fare un bel discorso, se aveva intenzione di stare con mia sorella, doveva comportarsi più che bene, altrimenti avrei spezzato le sue ossa una ad una, anche se non è proprio legale.
<< Cosa vi porto?>>, domandò un giovane cameriere.
<< Un birra per tutti>>, disse Emmet dopo aver chiesto il nostro parere.
Bella e Jessica andavano davvero d’accordo, parlarono e scherzarono tutto il tempo, la mia ragazza sorrideva felice, ogni tanto mi dava qualche bacio, la mia Bella sorrideva, ma il suo non era un sorriso vero, non raggiunse i suoi bellissimi occhi.
<< Scusatemi un attimo, vado in bagno>>, dissi alzandomi e dirigendomi alla toilette.
Il locale era davvero pieno di gente, di giovani che scherzavano e ridevano, spensierati, davanti ad un buon boccale di birra.
<< Amore, finalmente soli>>, mi disse Jessica attirandomi in un corridoio secondario, in un attimo mi ritrovai le sue labbra sulle mie, in un bacio passionale. Lei mi voleva, lei mi amava, ricambiai i sui baci. Bella mi aveva dimenticato, si stava rifacendo una vita con Jacob, lo amava, ed io dovevo concentrarmi su Jessica.
Jessica mi portò in un bagno secondario, continuando a baciarmi.
La posai sul lavandino e le alzai la leggera gonna a fiori, in un attimo ero in lei, chiusi gli occhi per godermi il momento, l’immagine di Bella si mostrava ai miei occhi, non era Jessica a baciarmi era lei, ma lei non mi voleva. Preferiva Black, con lui era felice, chi ero io per impedirle di essere felice?
<< Bell.. issima!>>, riuscì a correggermi all’ultimo mentre arrivavo al piacere, Jessica non se ne accorse. Era così, ormai, ogni volta che stavo con Jessica, io vedevo Bella, sentivo lei ansimare, sentivo lei che mi baciava.

BELLA
L’Eclipse, come sempre era pieno di gente che si divertiva, ma non io, era estremamente difficile per me stare seduta al tavolo con loro due, con lei che ogni tre per due lo baciava. 
Baciava quelle labbra che avevo avuto la fortuna di assaggiare, in cui mi ero persa, che avevo amato, che amo.
Jessica era davvero una brava persona, divertente e sempre con il sorriso sulle labbra, anche se sembrava un po’ più distaccata nei miei confronti, probabilmente era solo una mia impressione.
<< Scusatemi un attimo, vado in bagno>>, disse Edward alzandosi.
<< A che ora parti domani Alice?>>, le domandai, doveva andare a San Francisco per vedere una villa, i proprietari multimilionari, erano liberi solo di domenica.
<< Alle 7>>
<< San Francisco è bellissima, ci sono andata per fare una sfilata l’anno scorso>>, disse Jessica entusiasta, amava il suo lavoro da modella, ma non era la classica modella con la puzza sotto il naso.
<< Si, ed ha dei bellissimi negozi aperti anche la domenica>>, classico di Alice cercare informazioni sui negozi in ogni città in cui si recava, anche se solo per lavoro, e solo per un giorno, lei por lo shopping trovava sempre posto.
<< Mi scusate un attimo, è da due settimane che non vedo il mio ragazzo>>, disse Jessica alzandosi e avviandosi verso i bagni.
Non appena Edward uscì dal bagno lei lo tirò per il colletto della camicia e fece combaciare le loro labbra, in un bacio passionale, Edward non si tirò indietro prese il suo volto e ricambiò, poi sparirono dietro ad una porta.
Avrebbero fatto l’amore, lui avrebbe fatto l’amore con lei, lei avrebbe fatto l’amore con il mio Edward, con l’uomo che a distanza di cinque anni non avevo smesso di amare. Il dolore che provavo era forte, la mia non era gelosia, era qualcosa di più viscerale, qualcosa che ti squarcia il petto a metà, perché la persona che lo renderà felice non sarai tu. Perché tu sei stata così codarda da mettere al primo la carriera e poi la persona che ti amava, quella persona che ora bacia un’altra, che non sei tu.
Forse, per la prima volta, in cinque anni mi pentivo di quella scelta, me ne pentivo perché mi aveva allontanata ancor prima di separarci da lui. Il mio cuore, la mia testa, il mio tutto, vedevano lui come una presenza fissa e costante nella mia vita, ma così non era, ed ora lui era felice con un’altra.
<< Un mojito, grazie>>, dissi al cameriere, Alice ed Emmet mi guardarono stupiti, << È sabato sera anche per me !>>, non volevo dirli di quello che avevo visto, di quello che la mia mente aveva immaginato, non volevo ammettere che bevevo per togliermi l’immagine di quei due che si baciavano, avvinghiati come due sanguisughe.
La coppia felice fece rintrono al nostro tavolo, avevano entrambi la faccia da post sesso, speravo per loro che si fossero almeno divertiti.
<< Propongo un brindisi alle sfilate europee, mi hanno preso!>>, disse Jessica alzando il suo boccale, tutti brindammo al suo nuovo contratto.
<< Dio benedica l’Europa!>>, dissi sarcastica, finendo il mio drink ed ordinando un altro, Edward baciò Jessica, avevo la nausea, perché diamine ero li quella sera, perché mi ero fatta convincere da Alice?
Il mio secondo mojito arrivò e fece la fine del primo, mentre Jessica continuava a parlare delle passerelle di Londra, Parigi, Milano e di quella città tedesca Ber.. Qualcosa, non mi ricordavo, ma chi se ne frega, non le avevo chiesto nulla, ma lei continuava a parlare di scarpe e vestiti. Avevo decisamente bisogno di un altro drink, che non ci mise molto ad arrivare, io e il cameriere avevamo fatto amicizia ormai.
<< Bella, ancora?>>, mi domandò Alice.
<< Sto festeggiando il nuovo contratto di Jessica..>>, dissi prendendo un sorso di quella fantastica bevanda, che stava facendo i suoi effetti, la mia mente era completamente andata, ero leggermente ubriaca, ma non ne facevo un problema. Iniziava anche a girarmi la testa, ma io avevo voglia di bere e bere fino a dimenticarmi anche il nome.
Un altro mojito sparì nel mio stomaco, alzai la mano ne volevo ancora uno, ma qualcuno mi bloccò.
<< Bella basta, sei ubriaca, per favore smettila!>>, perché diamine urlava?
Cosa voleva da me? Aveva Jessica di cui occuparsi, mi doveva lasciare in pace, mi dovevano in pace tutti.
<< Io me ne vado!>>, dissi alzandomi e lasciando sul tavolo una banconota da 100$, << Dovrebbero bastare, ne volete altre? Sono piena di soldi!>>, mi misi a ridere e traballando mi avviai all’uscita.

EDWARD
Che diamine le prendeva? Era completamente ubriaca, lei l’alcol non lo reggeva, era stata male per giorni alla sua prima sbronza, non volevo ricapitasse. Mi alzai e la seguì, il locale aveva cominciato a svuotarsi.
<< Sono sobria, guarda>>, rispose dimenandosi dalla mia presa e mettendosi in equilibrio su una sola gamba, tremava tutta ed aveva le pupille completamente dilatate.
Prima di accorgermene me la ritrovai tra le braccia, aveva perso i sensi, il mio cuore perse un colpo, che le stava succedendo? Perché era svenuta?
<< È solo svenuta Edward, si risveglia subito>>, disse Alice avvicinandosi, mi calami ma non troppo, Bella rimaneva comunque senza sensi tra le mie braccia.
<< Le serve solo una buona dormita, e la sbronza le passa>>, disse lei, faceva finta di nulla ma si vedeva che era estremamente preoccupata.
<< La porto a casa mia, visto che domani devi andare a San Francisco>>, mi sarei preso cura io di lei, non l’avrei lasciata nelle mani di nessuno. Anche se Emmet c’era, non volevo lasciarla da sola.
<< Va bene prendi la sua macchina, io torno a casa in taxi>>, disse lei, mi voltai verso Jessica, anche lei visibilmente preoccupata.
<< Tesoro, prendi la mia macchina e va in aeroporto a prendere i miei, per favore>>, le chiesi, papà mi aveva mandato un messaggio poco prima dello svenimento di Bella, mia madre ci teneva a vedere il mio nuovo appartamento, quindi avevano deciso di stare a Los Angeles per qualche giorno.
I miei genitori, erano andati a New York, per vedere un'importante mostra al MoMA, e nel viaggio di rintrono avrebbero fatto scalo in California.
<< Va bene,  come sta lei?>>, avevo Bella in braccio, era al sicuro li.
<< Con una bella dormita, starà bene>>, la rassicurai, e lei si sporse per darmi un leggero bacio a fior di labbra, le stavo facendo del male, anche se lei non sapeva.
Quando, trovai la macchina di Bella, le presi le chiavi dalla borsetta e la posai sul posto del passeggero. Dovevo portarla a casa e metterla a letto, così le passavano le sue sbronze, semplicemente dormendo, niente vomitate.
Mi chiedevo solo, cosa diavole le fosse passato per la testa, perché ubriacarsi fino a perdere i sensi? Quella non era la mia Bella.
Partii verso casa mia, sentivo Bella dormire tranquilla accanto a me, mentre le luci di Los Angeles ci passavano accanto.
<< Sai potrei denunciarti per furto d’auto e sequestro di persona!>>, disse con voce roca, da ubriaca, ma almeno si era risvegliata, ero già più tranquillo, non aveva perso il suo senso del umor.
<< Bella sei sveglia! Amore come stai?>>, le domandai voltandomi verso di lei.
<< Ho sonno..>>, rispose accucciandosi meglio sul sedile.
<< Adesso andiamo a casa>>, le assicurai accarezzandole i capelli.
In pochi minuti raggiungemmo il mio appartamento, aiutai Bella ad uscire dalla macchina, e sorreggendola per un fianco la portai in ascensore. Era così vicina a me, il suo dolce profumo, veniva rovinato dalla puzza di alcol. Quando, si sarebbe ripresa, le avrei fatto una bella ramanzina, non doveva far prendere certi colpi al mio povero cuore.
Bella alzò lo sguardo verso il mio, i suoi occhi erano stravolti, ma erano sempre gli occhi della mia Bella. Tra il secondo e il terzo piano l'ascensore si bloccò, lei sorrise soddisfatta, la sua mano destra aveva premuto il pulsante che ferma quell'aggeggio estremamente utile, quanto infernale. La guardai con fare interrogativo, prima di ritrovarmi le sue labbra sulle mie, facendomi sentire a casa.
<< Bella che fai?>>, le domandai sorreggendola per i fianchi.
<< Voglio fare l'amore qui, con te..>>, disse baciandomi ancora, io ricambiai, ma quando ricordai che era ubriaca, a malincuore mi staccai da lei.
<< Bella.. non qui>>, le dissi scostandola dolcemente.
<< Ma io ti voglio, adesso>>, l'abbracciai stretta, anche io la volevo.
<< Andiamo in casa, tesoro hai bevuto..>>
<< Va bene>>, rispose posando la sua testa sulla mia spalla, aveva bevuto molto, non reggeva bene l'alcol.
Entrammo in casa e la feci sedere sul divano, << Ho sete>>, disse tenendosi la testa con entrambe le mani, andai in cucina e le presi un bicchiere d'acqua, ma appena la raggiunsi in salotto, vidi che si era addormentata, sorrisi a quella tenera immagine.
Mi avvicinai a lei e le tolsi i tacchi, le misi anche i piedi sul divano e la coprì con il plaid, mi avvicinai alle sue  labbra e la baciai, << Anche io voglio fare l'amore con te, magari quando sei sobria, amore mio>>. Era inutile negarlo, io la amavo, non avevo mai smesso.
Rimasi seduto sul parquet vicino a lei per non son quanto tempo, amavo osservarla mentre dormiva, accarezzarle i capelli e posarle baci sulle labbra.
Ero consapevole che ciò che facevo era sbagliato, ma con Bella era tutto tremendamente giusto, sempre.
Mezz'ora dopo, Jessica entrò in casa, seguita dai miei genitori, mamma e papà erano visibilmente stanchi dal viaggio.
<< Benvenuti, come è andato il viaggio?>>, domandai aiutandoli a portare dentro le valige.
<< Bene, grazie, qui è bellissimo>>, disse mamma osservando la zona leaving e soffermandosi sul corpo di Bella, addormentata sul divano.
<< Ma è Bella?>>, domandò avvicinandosi.
<< Si>>, papà mi guardò perplesso, << Si è presa una sbronza e non potevo lasciarla guidare in quello stato>>.
<< Hai fatto bene tesoro>>, mi disse posando una carezza sulla guancia di Bella e guardandola con affetto, << È bellissima>>, io annui alle sue parole, Bella aveva una di quelle bellezze rare, non se nera mai accorta, lei si sentiva normale. 
<< Jessica, grazie per essere andata a prendergli>>, le dissi avvicinandomi a lei, che mi sorrise timidamente.
<< È stato un piacere>>, aveva conosciuto i miei genitori quando erano venuti a trovarmi a New York, era la seconda volta che gli vedeva, a mamma lei piaceva.
<< Davvero ottimo l’arredo, si nota il tocco di Bella>>, disse papà.
<< Si Isabella ha fatto un ottimo lavoro, Edward si è fidato ciecamente del suo gusto, hanno curato ogni dettaglio assieme, hanno condiviso tutto>>, disse Jessica, sentivo una punta di rimprovero nella sua voce, ma era sempre stata lei a dirmi di affidarmi a Bella, lei ogni volta scappava a fare un servizio fotografico. 
<< Si, l’ho fatta andare di matto, credo per questo si sia data alla bottiglia!>>, la mia battuta fece ridere mamma e papà.
<< Dai, smettila, come sta?>>, domandò papà, la sua anima di medico stava venendo fuori.
<< Una dormita e le passa>>, lo rassicurai, mentre anche lui si avvicinava a Bella, che continuava a dormire beata.
<< Vado a preparare i letti>>, disse Jessica avviandosi verso le camere.
<< Sono già pronti, dobbiamo solo togliere il copriletto>>, la rassicurai io.
<< Oh bene, ma Bella la lasci li?>>, domandò indicandola.
<< Il divano è comodo, l‘ho testato personalmente. E lei ha bisogno di riposare tranquilla, non voglio agitarla spostandola>>, dissi avvicinandomi e aggiustandole il plaid.
<< Edward figliolo, siamo stanchi dal viaggio>>, disse papà trattenendo uno sbadiglio.
<< Certo papà, la vostra stanza è quella sulla sinistra>>, risposi indicandola, lui e mamma ci diedero la buonanotte e si chiusero in camera.
Jessica mi prese per mano, e dopo aver dato un’ultima occhiata a Bella, andammo in camera mia., sarei tornato più tardi a controllarla. 
<< Sei molto premuroso con lei>>, mi disse una volta cambiati entrambi, non dormiva spesso da me, aveva un appartamento con altre sue amiche modelle, ma ultimamente era sempre qui.
<< Le voglio bene, siamo cresciuti assieme>>, le confidai.
<< C’è uno strano filing tra voi, è una cosa quasi palpabile nell’aria, è bella>>, sorrise appoggiando il suo capo sul mio petto, perché diceva quelle cose? Ogni donna sarebbe stata gelosa al suo posto, ma lei no, lei era diversa, lei era così dolce e buona con me. Io invece la tenevo tra le braccia, mentre pensavo a Bella sola sul divano di casa mia, perché avrei voluto stare accanto a lei.
Avrei voluto essere la sua roccia, colui che la faceva ridere, che la sosteneva sempre, colui che la baciava, che ci faceva l’amore, che la rendesse felice, ma questo ruolo era stato preso da Jacob. Certo lui non la conosceva come il sottoscritto, ma avrebbe imparato, lui era riuscito a farle battere di nuovo il cuore, lui aveva preso il mio posto, io dovevo solo accettarlo e concentrarmi su Jessica. Avrei imparato ad amarla come le amava me.
Non avrei mai cancellato Bella dal mio cuore, sarebbe stato come morire.
<< Buonanotte amore>>, le dissi baciandole i capelli, quei capelli che non sapevano di dolce, che non sapevano di Bella.
 
BELLA
Cos'era tutto quel rumore? La testa mi stava scoppiando, forse avevo esagerato con i Mojito la sera prima, ma dov'ero? Cercai di alzarmi tenendomi la testa con le mani, faceva malissimo. Aprii gli occhi a fatica, cercando di abituarmi alla luce, riconobbi subito le mura di quella casa.
Cosa ci facevo a casa di Edward? Non ci mettevo piede da quella famosa notte. Chi era quell'uomo che stava facendo tutto quel rumore in cucina? Mi stava uccidendo.
<< Bella>>, mi chiamò qualcuno che non riuscivo a vedere a causa della mia vista ancora offuscata.
<< Carlisle?>>, cosa ci faceva il signor Cullen a Los Angeles?
<< Come va?>>, mi domandò sedendosi sul divano di fronte a quello dove ero seduta.
<< Credo che non berrò mai più in vita mia..>>, confessai arrossendo, ero tremendamente in imbarazzo, da quanto tempo i Cullen erano a Los Angeles?
<< Non lo hai mai fatto, cosa ti ha spinto questa volta a superare il limite Bella?>>, domandò preoccupato Carlisle, cosa dovevo dirgli; "Ho visto tuo figlio e la sua fidanzata che si baciavo come se non ci fosse un domani, che lui è felice con lei e non con me..".
<< Non lo so, avevo solo voglia di svagarmi un po'>>, mentii.
<< È così che ti svaghi ora?>>, domandò entrando in sala Edward, era arrabbiato, lo capivo dal suo tono di voce.
<< Edward non è successo nulla!>>, gli risposi guardandolo, non doveva aver passato una bella notte, lo avevo fatto preoccupare con il mio atteggiamento.
<< Figliolo calmati>>
<< Sei svenuta Bella, mi hai fatto morire!>>, mi rispose sedendosi accanto a me, cominciando ad accarezzarmi i capelli, era così dolce, non sembrava arrabbiato, io ero solo una stupida, dovevo smetterla di fargli del male, dovevo smettere di essere così egoista.
<< Perché non tornate insieme voi due?>>, domandò Carlisle gelando sul posto entrambi.. sarebbe stato bello, ma non avrebbe funzionato, sarebbe finita come l'altra volta, lui non sarebbe stato felice.
<< Noi.. noi ci abbiamo provato, ma..>>, risposi evitando il suo sguardo.
<< In che senso ci avete provato ragazzi?>>, domandò Carlisle, sembrava quasi felice e speranzoso.
<< Nel senso che abbiamo fatto l'amore e lei il giorno dopo è sparita, ecco come ci abbiamo provato!>>, rispose Edward alzandosi e uscendo in balcone, perché faceva così? Avevamo sbagliato entrambi, abbiamo tradito i nostri compagni, dovevo sapere cosa gli prendeva. Perciò lasciai un Carlisle sconvolto da quello che il figlio aveva appena detto, mettendomi in imbarazzo, e lo seguì.
Lo trovai di spalle, con lo sguardo rivolto all'oceano, era bellissimo.
<< Edward..>>, lo chiamai affiancandomi a lui.
<< No Bella, non ci provare, quello che c'era tra noi è finito cinque anni fa, il nostro è stato solo un errore..>>, solo un errore, questo era, solo uno stupido errore, nulla più.
<< Hai ragione, dovremmo smetterla di farci del male>>, Edward sorrise annuendo e, con le mani nelle tasche dei jeans, rientrò in casa.
Quando rientrai in casa vidi Esme sorridente ai fornelli mentre preparava la colazione, Carlisle la guardava con lo sguardo pieno di amore, avrei voluto anch'io un amore così, avrei voluto anche io essere felice. Perché per me era così complicato?
Quando Esme notò la mia presenza lasciò i fornelli e mi strinse in un forte e caloroso abbraccio.
<< Bella tesoro, come stai?>>, sembrava preoccupata, Carlisle sicuramente le aveva detto della mia bevuta.
<< Bene, grazie. Quando siete arrivati?>>, domandai per cambiare argomento.
<< Sta notte, siamo atterrati da New York, volevamo passare qualche giorno con Edward e poi ripartire per la nostra amata Forks>>, che figura che avevo fatto, ubriaca davanti ai Cullen. Complimenti Bella ti sei superata!
<< Bene, sono sicura che LA vi piacerà>>
<< Buongiorno>>, salutò Jessica palesando la sua presenza, anche lei li? 
Perché la cosa mi stupiva? Quella fuori posto ero io, non lei, i Cullen erano la sua famiglia, non la mia.
<< Buongiorno>>, la salutarono gli altri mentre si sedevano a tavola per fare colazione.
<< Io vado..>>, dissi prendendo la giacchetta e la borsa, era meglio uscire, non c'entravo nulla, dovevo lasciarlo andare, non dovevo immischiarmi nella sua vita, più di quanto stessi già facendo.
<< No Bella, resta e fa colazione con noi>>, cercò di convincermi la dolce Esme, ma non ci riuscivo, era meglio così.
<< Grazie, ma è meglio se me ne vado, devo farmi una doccia..>>, risposi cercando di trovare la prima scusa accettabile.
<< Si, è meglio che tu ti riprenda dalla sbronza!>>, quanto poteva essere simpatico alle otto del mattino Edward? Mi fece comunque sorridere, lui aveva questo potere su di me.
<< Già, allora io vado, Jessica sono stupendi loro..>>, le dissi riferendomi ai signori Cullen, << ..ti vorranno bene come ad una figlia>>, sorridevo le mie parole erano sincere, erano davvero delle persone d'oro.
<< Lo so>>, mi rispose lei prendendo Edward per mano, erano belli assieme, lo dovevo ammettere, Edward vicino a lei era felice e tranquillo. 
Guardai tutti un'ultima volta e mi diressi verso l'uscita.
<< Cullen le chiavi!>>
<< Mi stavo chiedendo quanto ci avresti impiegato!>>, disse dandomi le chiavi della mia macchina.
<< Grazie>>, risposi a bassa voce lasciandoli un bacio sulla guancia e uscendo da quell'appartamento.
 
Lo so sono da prendere a schiaffi questi due, credo sia arrivato il momento di chiarimenti, non credete?
Grazie a tutti coloro che continuano  a leggere, a seguire e a recensire End?.
Oggi vi scrive una neo ventunenne, che vi ringrazia, anche, per averle indicato le vostre parti preferite, è una cosa che mi piace moltissimo. Continuate (se vi va) a farlo.

Un bacio a giovedì.
AlmaRed

PS. Regalo per voi..


<< Bella non dovevi..>>, mi rispose Esme abbracciandomi.
<< Non è nulla, solo un piccolo pensiero..>>
<< E a me niente?>>, mi disse all’orecchio Edward, con quel tono di voce che procurava in me continui brividi di piacere.
<< Mi hai vista in reggiseno.. accontentati>>, gli sussurrai mentre ci abbracciavamo.

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Capitolo 11
*** Pasticcini ***


Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella sono tornati a Los Angeles, assieme agli altri ragazzi organizzano una serata all’Eclipse.
Bella vede Edward e Jessica baciarsi, e comincia a bere, esagerando. Finisce con l’ubriacarsi e Edward la porta a casa sua, dovendo Alice partire per San Francisco il giorno seguente.
Bella lo bacia in ascensore, Edward sapendo che è ubriaca la allontana, dicendole che avrebbe voluto anche lui fare l’amore con lei.
I signori Cullen arrivano a Los Angeles.

CAPITOLO 11 Bella- Edward
PASTICCINI

Los Angeles - Gennaio 2017

BELLA

Non riuscivo ancora a credere alla figuraccia che avevo fatto con i Cullen, Edward mi aveva detto che dormivo quando i suoi genitori erano arrivati in casa sua, già mi sentivo più tranquilla. Per rimediare alla mia figuraccia avevo deciso di invitarli a cena, i signori Cullen, Edward ed anche la sua ragazza.
Dovevo cominciare a reagire, sarebbe dovuto diventare normale per me vederlo con lei. 
<< Pronto>>, dissi rispondendo al telefono.
<< Ciao Bella, volevo dirti che Jessica questa sera non c'è, partiva per le sfilate Europee, mi sono dimenticato di dirtelo ieri sera>>, mi disse Edward, poco dopo pranzo.
<< Va bene, a sta sera>>
Assieme all'aiuto di Alice preparammo la cena, al negozio di alimentari italiani prendemmo dei casoncelli che condimmo con burro, salvia e pancetta.
Finiti i preparativi della cena, andai a preparare me stessa.
Indossai una gonna con una stampa di rose dai colori tenui, ci abbinai una camicetta color verde acqua e un tacco blu cobalto.
Alle otto in punto il campanello suonò e, facendo un ultimo respiro, andai ad aprire. Esme mi sorrideva con un vassoio di pasticcini in mano, seguita da Carlisle.
<< Benvenuti>>, dissi spostandomi di lato per fargli entrare.
<< Grazie cara, questi sono per voi>>, disse passandomi il vassoio e dandomi un bacio sulla guancia.
<< Buonasera>>, salutò Carlisle, dietro alla sua figura c'erano dei fiori da cui spuntò la faccia di Edward, era buffissimo circondato da quei bellissimi bouquet.
<< Questi sono per voi>>, ne passò uno a me ed uno ad Alice.
<< Grazie>>, risposi sorridendo.
<< Ho portato anche il vino>>, ci annunciò Carlilsle mettendoci a tavola.
<< Edward ci ha detto che siete tra le più brave qui a Los Angeles>>, disse Esme mentre mangiavamo il secondo, la cena stava veramente andando bene, si parlava della vecchia ed immutabile Forks, del matrimonio di Alice, ed anche di vecchi ed imbarazzanti aneddoti sulla sottoscritta.
<< Grazie Esme, io e Bella amiamo il nostro lavoro>>, rispose Alice.
<< Era il sogno di Bella diventare un bravo architetto>>, disse Edward guardandomi dritta negli occhi, mettendomi in un leggero imbarazzo, il mio cuore non era immune al suo sguardo, cominciò a battere forte, forte per lui.
<< Credo che, l'obbiettivo sia stato raggiunto>>, disse << Un brindisi a Bella ed Alice>>, propose alzando il suo bicchiere. 
<< A Bella ed Alice>>, dissero tutti facendo scontrare i bicchieri. 
Era così bello stare in  loro compagnia, dopo cena ci alzammo andando ad accomodarci in salotto.
<< La cena era fantastica>>, mi sussurrò Edward all'orecchio mentre ci avviavamo verso la zona leaving. Il mio corpo fu scosso da una serie di brividi, la sua vicinanza non mi faceva decisamente bene.
<< In cosa consiste la fisioterapia che stai facendo su Edward?>>, domandò Carlisle a Emmet, sorseggiando il vino.
<< In una serie di esercizi ben mirati ad ogni singolo muscolo leso ed anche a quelli confinanti>>, spiegò lui al signor Cullen.
<< Smettila orso, lo sanno tutti che torturi le persone!>>, gli risposi io.
<< Si chiama fisioterapia ed io sono il migliore.. >>, disse pavoneggiandosi. 
<< Pallone gonfiato che non sei altro!>>
<< La smetti di insultarmi!>>, faceva l'offeso, tra me e lui era sempre così. Battibecchi sempre e ovunque.
<< Emmet io non ti sto insultando, ti sto semplicemente descrivendo!>>, dissi facendo scoppiare a ridere tutti, me compresa.
<< Una descrizione con i fiocchi, direi!>>, si aggiunse Edward dandomi il cinque, quel movimento fece traballare il bicchiere di vino che avevo in mano, facendone rovesciare il contenuto sulla mia camicetta.
<< Merda!>>, dissi guardando la grande macchia rossa sul tessuto verde acqua.
<< Dio esiste!>>, esultò l'orso battendo le mani come un bambino davanti alle giostre, gli altri trattenevano le risate.
<< Bella, mettila a mollo nell'acqua subito, così non rimane la macchia>>, mi disse dolcemente Esme. << Sono un disastro, scusatemi. Torno subito>>, risposi alzandomi.
<< Lo sappiamo>>, disse Emmet beccandosi un'occhiataccia da parte mia.
<< Con permesso, mi vado a cambiare>>, risposi ignorandolo.
<< Permesso accordato signorina Swan>>, mi disse Edward facendomi il suo famoso sorriso sghembo ed io come da copione arrossì. Notai Alice che osservava ogni minimo particolare della nostra conversazione.
Entrai in camera, togliendomi la camicetta e mettendola a mollo nell'acqua come mi aveva suggerito Esme, non sarebbe stata una serata normale senza un mio disastro. Che vergogna, prima i signori Cullen mi trovavano ubriaca a casa del figlio ed ora mi rovescio il vino addosso come fossi una bambina. Non cambierò mai. Rientrai in camera dal mio bagno personale, ed ancora in reggiseno, mi misi davanti all'armadio per trovare qualcosa da mettere. Scelsi una camicetta molto simile all'altra solo di colore diverso, un rosa antico.
<< Sei bellissima..>>, disse una voce profonda, mi voltai di scatto e trovai Edward sullo stipite della porta che mi fissava. Di riflesso mi coprì con la camicetta il seno.
<< Edward.. che ci fai qui?>>
<< Perché ti copri? Ti ho vista più nuda di così>>, disse con voce roca avvicinandosi a me e chiudendosi la porta alle spalle.
<< Edward, per favore torna di la..>>, risposi in un sussurro.
<< Io non resisto>>, e mi ritrovai le sue labbra sulle mie, quanto mi erano mancate, baci profondi, passionali, uno scontro di due lingue che amavano darsi battaglia senza mai voler vincere, solo per poter prolungare quel momento.
La mia camicetta scivolò a terra, Edward mi prese in braccio ed io allacciai le gambe introno ai suoi fianchi, il tutto continuando il nostro bacio.
Non so come, ma mi ritrovai distesa sul letto con Edward su di me, continuava a baciarmi, per poi scendere sul collo ed arrivare all'incavo dei seni. Mugoli di piacere uscivano dalle mie labbra, volevo fare l'amore con lui in quel momento, dimenticandomi di tutto e di tutti.
Prepotenti le sue labbra tornarono sulle mie, sentivo la sua eccitazione sulla mia intimità, il desiderio era alto da parte di entrambi. Una sua mano scivolò sulla mia coscia e raggiunse il mio centro, ansimai sulle sue labbra.
<< Tu non sai quanto ti voglio..>>, disse con una voce talmente profonda che fece aumentare ancora di più la mia voglia di lui.
Non risposi catturai semplicemente di nuovo le sue labbra, che combaciavano perfettamente con le mie. Io ero sua, lo sarei sempre stata.
<< Bella.. Bellina dove sono i pasticcini?>>, domandò il vocione di Emmet dal corridoio mentre Edward aveva ripreso a torturare il mio collo. Venne da ridere ad entrambi, ma ci trattenemmo, ci stavano per scoprire come due adolescenti.
<< Arrivo..>>, riuscì solo a dire mentre cercavo di allontanare Edward, anche se non lo volevo, desideravo continuare a restare in quel paradiso, << Mi dispiace..>>, disse mettendosi una mano tra i capelli.
<< No, lo volevamo entrambi..>>, non era colpa sua, certo era stato lui a baciarmi ma io non l'avevo rifiutato.
Scese dal letto ed io osservai il suo volto e cominciai a ridere, << Che c'è?>>, domandò confuso.
<< Le labbra>>, dissi indicandogliele erano tutte sporche di rossetto, ma lui non capì e mi baciò di nuovo.
<< Vieni con me>>, lo presi per mano, raccolsi la camicetta da terra, ed assieme andammo in bagno. Presi i dischetti di cotone e ci misi lo struccante, lui mi guardava come fossi un alieno.
<< Cos'è?>>, chiese con voce terrorizzata, aveva mai visto uno struccante?
<< Giuro che se finisci in ospedale le spese mediche le pago tutte io>>, dissi pulendo quelle labbra, che continuavano a tentarmi, vidi Edward giocare con la mia camicetta.
<< Che cosa stai facendo?>>, domandai appena avevo finito di pulirlo.
<< Ti chiudo la camicetta, sbadata come sei, saresti capace di uscire con tutto questo ben di Dio in esposizione!>>, disse indicando il mio seno. Ma quanto era..
<< Stupido! Vai di la!>>, dissi dandogli un bacio sulle labbra che avevo appena finito di ripulire dal mio rossetto color ciclamino.
<< Vado..>>, uscì dal bagno ed io rimasi sola. Cosa avevamo appena fatto? Con i suoi, Alice ed Emmet in salotto, poi. Non era successo nulla in quel senso, ma se Emmet non mi avesse chiamata, probabilmente, sarebbe successo, ne ero sicura, perché lo volevamo entrambi. 
Mi rimisi il rossetto e tornai in salotto, dai miei ospiti. Alice mi osservò sorridendo, << Bella la camicia!>>, mi guardai e notai che Edward aveva dimenticato un bottone, gli lanciai un'occhiataccia.
<< Lancerò una nuova moda!>>, dissi facendo ridere tutti e girandomi per rimediare al suo errore.
<< Porto i pasticcini..>>, dissi andando verso la zona della cucina, sentivo gli occhi di Edward addosso.
<< Cosa è successo?>>, mi domandò Alice a bassa voce, mentre prendevo i pasticcini dalla mensola. Avrà notato la contemporanea assenza di me ed Edward, così come tutti gli altri, fantastico!
<< Nulla, Alice>> e con il mio miglior sorriso raggiunsi i miei ospiti in salotto, Edward ed Emmet come due forsennati si tuffarono sui dolci, << Ricordatevi di respirare!>>, disse Carlisle.
La serata passò tra vecchi e nuovi ricordi, lo sguardo di Edward era sempre fisso su di me, no, non mi dava fastidio. Aumentava solo la mia voglia di perdermi nei suoi baci, nelle sue carezze.
<< È tardi, è meglio andare..>>, disse Carlisle guardando l’ora, in effetti, era mezzanotte, come passa in fretta il tempo quando ci si diverte.
<< No signor Cullen rimanga>>, Cercò di convincerlo Emmet.
<< Non siamo più giovani come voi..>>, gli rispose lui.
<< Come volete, davvero avervi qui è solo un piacere per me>>
<< Anche per noi passare una serata con te tesoro è stato bellissimo>>, mi disse Esme stringendomi la mano, era una persona adorabile. Le volevo molto bene e lei ne voleva a me. Quando Edward ed io c’eravamo lasciti c'era rimasta davvero male.
<< Allora vi faccio fare il tour dell’appartamento e poi vi lascio andare>>, glielo avevo promesso durante la cena.
<< Bella modalità “agente mobiliare” attiva>>, disse Edward facendo ridere tutti.
Gli accompagnai verso quella che era la mia stanza, ad Esme piacque molto, ma io non mi accorgevo dei suoi complimenti; l’immagine di me ed Edward mentre ci baciavamo sul quel letto si presentavano davanti ai miei occhi. Il letto.. era sgualcito.
<< Andiamo al piano superiore..>>, dissi uscendo attirando l’attenzione di tutti, sperando che nessuno avesse notato quel particolare.
Salimmo al secondo piano, << Io e Bella, abbiamo unito due appartamenti, creandone così uno a due piani>>, spiegò Alice una volta salite le scale a chiocciola.
<< Davvero un’ottima idea, è bellissimo qui>>, si congratulò Carlisle.
<< Qui ci sono la camera di Alice e quella di Emmet>>, dissi io aprendo le porte e facendo entrare tutti per poterle vedere.
<< Il gioiellino di tutta la casa rimane questo..>>, Emmet fece scorrere il vetro della parete ed uscimmo tutti nel terrazzo, che ci regalava la vista di Los Angeles di notte. Uno spettacolo di luci bellissimo. << È stupendo>>, disse Esme meravigliata abbracciando suo marito. Erano bellissimi, loro erano il vero spettacolo, non il panorama.  
<< Questi sono per voi..>>, dissi dando ad Esme e Carlisle un pensierino, quando ci trovavamo davanti alla porta d’entrata dopo il tour della casa.
<< Bella non dovevi..>>, mi rispose Esme abbracciandomi.
<< Non è nulla, solo un piccolo pensiero..>>
<< E a me niente?>>, mi disse all’orecchio Edward, con quel tono di voce che procurava in me continui brividi di piacere.
<< Mi hai vista in reggiseno.. accontentati>>, gli sussurrai mentre ci abbracciavamo.
<< Buonanotte, grazie per la meravigliosa serata..>>, disse Carlisle sorridendomi ed aprendo la porta per uscire. 
<< Grazie a voi, buonanotte>>, risposi io chiudendo la porta e facendo un sospiro di sollievo.
<< Ora tu, mi spieghi cosa è successo!>>, mi disse un’Alice minacciosa.
<< Nulla, non è successo nulla>>, andai verso la sala per togliere i bicchieri dal tavolino e cominciare a sistemare.
<< Bella..>>, mi raggiunse Alice.
<< Ragazze, ho il turno al pronto soccorso domani mattina.. vi devo aiutare in qualcosa?>>, disse Emmet.
<< No, vai pure, mettiamo tutto in lavastoviglie e andiamo a dormire>>, avrebbe dovuto svegliarsi presto, amava il volontariato era una persona buona e generosa.
<< Bellina cosa stavate facendo tu e Edward, quando ti cercavo?>>, merda! Ritiro subito ogni pensiero positivo su di lui.
<< Io mi stavo cambiando, lui non so, dove fosse>>, dissi, diventando tutta rossa per l’imbarazzo, mi sentivo i loro sguardi addosso, mi conoscevano troppo bene, non riuscivo a mentire a loro.
<< Questo cos’è?>>, disse Alice spostandomi i capelli di lato, di scatto mi alzai, non poteva averlo fatto, non anche questa volta. Mi avvicinai allo specchio e sul lato sinistro del mio collo faceva bella mostra un succhiotto.
<< Ci siamo baciati..>>, risposi tornando a guardarli, mi guardavano ma non sembravano sorpresi.
<< Vi siete solo baciati?>>, chiese Alice.
<< Niente sveltina?>>, domandò l’orso, ma come si permettevano? Che cosa volevano da me?
Senza forze mi sedetti sul tavolino, mettendomi la testa fra le braccia e cominciando a piangere, << No Emmet, nessuna sveltina. So solo che non riesco a pentirmene, ogni volta che mi bacia, lo trovo giusto.. non deve essere così.. io ho Jacob>>.
<< Bella, tesoro tu lo ami>>, no, io non dovevo più Edward, no. Lui era felice con Jessica, io lo sarei stata standogli lontana. Insieme non stavamo bene, ci facevamo solo del male.
<< Non pensare a quello che stai pensando>>, disse Alice, inginocchiandosi davanti a me.
<< Non pensare che finirete con l’odiarvi, non siete più due liceali, siete cresciuti entrambi, avete avuto le vostre esperienze. Ma ora basta, basta farvi del male>>
<< Tornerà a New York, saremo nuovamente lontani.. non lo sopporterei>>
<< Per questo Bella? New York è una città bellissima, alla continua ricerca di bravi e talentuosi architetti>>, io non volevo andarmene da LA, io non sapevo cosa volevo, ero così confusa.
<< Bellina si sistemerà tutto se ascolti questo>>, disse l’orso indicando il suo cuore, prima di stritolarmi in uno dei suoi abbracci.
<< Lo sai che quelli che se ne sono appena andati sono anche i miei futuri suoceri?>>, che diamine stava dicendo..
<< Rose..>>, dissi e lui annuì, per la felicità gli saltai addosso.
<< Già.. a Forks abbiamo passato molto tempo assieme e a capodanno ci siamo baciati. Ci sentiamo tutti i giorni>>, parlava con una luce nuova negli occhi, Emmet Brandon era.. innamorato?
<< Orso, Rose è una delle mie migliori amiche, non una da una botta e via!>>, lo minacciai.
<< Lo so lei è speciale. Te lo giuro non è una da una botta e via, non abbiamo ancora fatto nulla, ci stiamo conoscendo>>, lo speravo altrimenti Isabella Swan si sarebbe infuriata.
<< Alice è cotto!>>, costatai, le parole di Emmet e la bella notizia avevano fatto sparire le lacrime dal mio volto.
<< Oddio fratellone sono così felice!>>, disse il folletto saltandogli addosso, erano matti i miei amici, completamente matti, ma avevano ragione, basta nascondersi.

EDWARD
La cena a casa di Bella era stata davvero piacevole, la sua cucina era eccezionale, la compagnia dei ragazzi era stupenda ed i miei si erano davvero divertiti. L'avevo baciata di nuovo, questa volta spingendomi leggermente oltre, bramavo il suo corpo con tutto me stesso. Se Emmet non ci avesse disturbato avrei fatto l'amore con lei, non pentendomene, perché l'amavo, perché sentivo che anche lei mi voleva.
<< Edward, com'è dire di amare una persona e baciarne un'altra?>>, mi domandò papà una volta entrati in casa. Le sue parole mi gelarono sul posto.
<< Che stai dicendo?>>
<< Che sto dicendo? Edward, appena lei è andata a cambiarsi in camera sua, tu sei andato in bagno.. e il suo letto era leggermente sgualcito>>, aveva ragione, ma non poteva averci visti, la porta era chiusa.
<< Non hai fatto altro che guardarla per tutta la sera tesoro, prestavi attenzione ad ogni suo gesto, ad ogni sua parola>>, mamma si era accorta di tutto.
<< Figliolo io non ti ho mai visto così con Jessica>>, continuò papà.
<< Voi due vi amate, io lo vedo, lei ti ama come tu ami lei. Perché non ci provate di nuovo? Perché non parlate cercando di essere sinceri l'uno con l'altro?>>, secondo mamma Bella mi amava, aveva ricambiato i miei baci, non mi aveva respinto, ma forse la sua era solo attrazione fisica.
<< Magari, questa volta parlate prima di rotolarvi tra le lenzuola!>>, disse papà facendomi diventare rosso come un pomodoro, ma come si permetteva? Davanti a mamma poi! Sembrava Emmet.
<< Papà!>>, protestai io, sperando che mamma non avesse sentito suo marito.
<< Perché?>>, come non detto, mia madre ci sentiva fin troppo bene.
<< Credo si amino, quindi è normale che succeda, anche se la situazione non è proprio chiara>>, rispondeva pure lui, ma che razza di genitori avevo?
<< Giusto, buonanotte tesoro e parlaci con Bella>>, mi disse mamma dandomi un bacio sulla guancia ed avviandosi in camera sua con papà. Loro adoravano Bella, l'amavano come fosse una figlia, che per fortuna non era, altrimenti il mio sarebbe stato incesto.
I miei avevano ragione, io e Bella dovevamo parlare, essere sinceri l'uno con l'altro. Io l'amavo, dovevo solo sapere se lei ricambiava, se lei come me non avesse mai smesso. Io dovevo smetterla di prendere in giro Jessica, non avrei mai imparato ad amarla, le volevo bene, molto bene, ma non l'amavo.
Nel corso della nostra vita solo una persona è capace di rapirti il cuore e l'anima, per me quella persona era Bella. Colei che con un solo sguardo mi capiva, che pur di vedermi realizzare il mio sogno mi lasciava andare via da lei, lontano da lei. Colei vicino alla quale riprendevo a respirare, a respirare quell'ossigeno che ti arriva dritto al cuore*.
Prima di andare a dormire le mandai un messaggio, se dovevamo parlare era meglio farlo subito, sarei scoppiato altrimenti.
"Bella dobbiamo parlare, non possiamo continuare così"
Bella rispose pochi secondi dopo:
"Hai ragione, domani al solito bar a Venice Beach?"
Quel bar, dove l'avevo vista per la prima volta al Los Angeles.
"Perfetto, a domani, scimmietta"
"Stupido, a domani, buonanotte"

Mi addormentai con il sorriso sulle labbra.

* Annalisa - Una finestra tra le stelle 

Io non so davvero come dirvi GRAZIE, nell’ultimo capitolo eravate davvero tantissime/i.
Finalmente si sono svegliati e hanno capito, che è arrivato il momento del faccia a faccia. A lunedì, un bacio.
Alma  

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Capitolo 12
*** Vorrei ***


Dove eravamo rimasti..
Bella per rimediare alla figuraccia fatta con i signori Cullen, decide di invitargli a cena, La cena passa tranquilla, per la sua sbadataggine Bella si rovescia il vino addosso e va in camera a cambiarsi, Edward la segue e i due si baciano con molta passione.
Bella ne parla, poi con i suoi amici, e i genitori di Edward fanno lo stesso con il figlio. I due capiscono che è arrivato il momento di parlare seriamente..

CAPITOLO 12 - Bella
VORREI 

Los Angeles - Fine gennaio 2017 


Edward ed io avevamo deciso di vederci nel tardo pomeriggio, in quel bar a Venice Beach, dove c'eravamo visti per la prima volta a Los Angeles. Dove mi ero accorta che, nonostante fossero passati più di cinque anni, quello che provavo per lui non era mutato di una virgola nel tempo. C'eravamo lasciati per non finire con l'odiarci, ci amavamo e quella difficile scelta ci hai permesso di non distruggere il nostro  cuore, il nostro amore, almeno il mio era ancora li, dovevo sapere se era lo stesso per Edward.
Quella notte non avevo dormito, ero arrivata alla conclusione che qualunque fossero stati i sentimenti di Edward per me, avrei lasciato Jacob. Non lo amavo, ma gli volevo molto bene, non dovevo farlo soffrire. Ero grata a lui per avermi fatta sorridere, per avermi fatto stare bene, per essere stato un buon amico prima, e un buon ragazzo poi, ma non era lui che amavo. Avevo creduto di amarlo, ogni mio "ti amo" era sincero da parte mia, ma non per il mio cuore, quello era sempre appartenuto a Edward Cullen.
Il suo ritorno aveva fatto riaffiorare in me ogni sfumatura dei sentimenti che mi faceva provare, eravamo tornati a fare le nostre lunghe e bellissime chiacchierate. Erano belle si, ma non parlavamo mai di noi e dei nostri sentimenti, in qualche modo volevamo proteggerci, ma ora era arrivato il momento di essere sinceri l'uno con l'altro. Non potevamo continuare a baciarci, ad illuderci, perché non avremmo retto e saremmo scoppiati.
<< Alice io vado>>, le dissi entrando nel suo ufficio. Avevamo passato, quasi tutta la notte a parlare dopo che Edward mi aveva mandato quei messaggi. Nonostante il bene che Alice provava per Jacob, anche lei era d'accordo con la mia decisione di lasciarlo. di lasciarlo libero di amare qualcuna che lo avrebbe amato sul serio.
<< Tesoro, stai tranquilla, mi sento che andrà tutto bene, vi amate>>, questo lo diceva lei.
<< Io lo amo, ma lui?>>, quella era la mia paura, quella che non mi amasse, che amasse Jessica.
<< Fidati ti ama. Ieri ti mangiava con gli occhi e ti hai lasciato un succhiotto!>>, quanto poteva essere stupida la mia migliore amica?
<< Uccidere è ancora illegale?>>, le domandai e lei annuì, << Allora è meglio se me ne vado, non mi dona l'arancio!>>, risposi salutandola e uscendo dall'ufficio.
<< Prima di rotolarvi sulla spiaggia, parlatene!>>, mi urlò mentre uscivo all'aperto.
Perché, sia lei che Emmet pensavano quella cosa quando si trattava di me ed Edward?
Presi la macchina e, a causa del traffico delle cinque, raggiunsi Venice Beach in venti minuti.
Mentre guidavo, la radio trasmetteva Cheap thrills di Sia, comincia a cantarla, felice di essere sola in macchina, non ero molto intonata.

Til I hit the dance floor
Hit the dance floor
I got all I need
No I ain't got cash
No I ain't got cash
But I got you baby

Baby I don't need dollar bills to have fun tonight
(I love cheap thrills)
Baby I don't need dollar bills to have fun tonight
(I love cheap thrills)
But I don't need no money
As long as I can feel the beat
I don't need no money
As long as I keep dancing


La canzone diceva: non ho soldi, ma ho te. Cosa serviva essere pieni di soldi ed aver fatto carriera, se accanto non si aveva qualcuno da amare, che condivideva tutto con te, che faceva di un suo successo il vostro successo.
Il bar era vuoto al mio arrivo, lui non c'era, la calma regnava in quella spiaggia. Non era così nel mio cuore, avevo paura che lui non si presentasse, ma dovevo calmarmi, era stato lui a chiedermi di parlare, lui mi aveva baciata, lui aveva detto "non resisto", io mi fidavo di lui.
Mi sedetti al nostro tavolo, quel tavolo che ci aveva visto discutere sull'arredamento del suo appartamento, dove la gentile vecchietta ci aveva scambiato per una coppia di futuri sposi. Allora mi sembrava una cosa così assurda, ma in quel momento la vedevo come una cosa possibile, e mi piaceva più del lecito. L'oceano sembrava più blu del solito, era stupendo vedere come le sue onde si infrangessero per poi rinascere all'infinito. Il cielo limpido si preparava ad accogliere l'imminente tramonto.
<< É bellissimo>>, disse una voce alle mie spalle, lui era li.
Il mio cuore cominciò a battere forte, sono troppo sdolcinata se dico che era pronto a ritornare da lui?
Edward si sedette nella sedia accanto alla mia, non mi guardava, il suo volto era rivolto all'oceano.
<< Ciao>>, disse puntando il verde dei suoi occhi su di me.
<< Ciao>>, risposi sorridendo timidamente.
<< Ragazzi, cosa vi porto?>>, domandò la cameriera avvicinandosi, rompendo così la battaglia di sguardi che avevamo cominciato.
<< Un tè freddo ad entrambi>>, rispose lui non smettendo di guardarmi.
<< Bella>>, disse lui prendendo la mia mano, e cominciando a farci con i pollici dei cerchi sul dorso, quel gesto mi tranquillizzò.
<< Io.. io non riesco a..>>, non riusciva a fare cosa? Lui non mi voleva, era chiaro, la cameriera arrivò interrompendoci.
<< Ecco a voi>>, disse posando i bicchieri sul tavolo. << Grazie>>, le dissi  invitandola con lo sguardo ad andarsene, ero agitata ed ansiosa di sapere quello che Edward aveva intenzione di dirmi.
<< Non riesci a fare cosa, Edward?>>, la mia voce era un sussurro, lui vedendomi agitata mise la sua mano sul mio volto, io chiusi gli occhi per godermi il momento.
<< Apri gli occhi>>, gli aprii e mi scontrai con i sui.
<< Bella, io non riesco a non pensarti, in ogni cosa che penso ci sei tu>> , c'ero io nei suoi pensieri, come lui lo era nei miei.
<< E sai perché?>>, negai con il capo, avevo paura di dire qualsiasi cosa.
<< Perché vorrei essere colui che ti da la buonanotte e il buongiorno, colui al quale racconti la tua giornata, i tuoi successi e insuccessi. Vorrei essere il tuo porto sicuro, sempre>>, mi commossi alle sue parole, anch'io volevo essere tutto quello per lui, solo per lui. Una lacrima mi sfuggì, lui la asciugò con un bacio.
Incatenando i miei occhi ai suoi continuò a parlare, << Vorrei essere colui che, vestito come un pinguino, ti aspetta all'altare. Vorrei essere il padre dei tuoi figli. Vorrei dirti; ti amo, ogni giorno della mia vita>>, ogni mio desiderio, ogni mio sentimento era ricambiato da lui, lui che mi amava. Era completamente sincero, lo leggevo dalla purezza dei suoi occhi.
<< Perché, Isabella Marie Swan, io ti amo>>, mi amava, ormai lasciavo libere le miei lacrime di gioia di scorrere sul mio visto.
<< Vorrei essere tutto per te, ma ho paura>>, era arrivato il momento di mettere tutte le carte in tavola, di essere sinceri fino in fondo.
<< Di cosa hai paura?>>, mi domandò.
<< Di perderti, di allontanarci, come abbiamo fatto in passato>>, dissi esponendo la mia paura più grande.
<< Non succederà>>, disse lui prendendo entrambe le mie mano.
<< Come fai a dirlo?>>
<< Tu verresti a New York con me?>>
<< Si>>, l'avrei fatto per lui, non l'avevo fatto cinque anni prima, ma ora si. Dopotutto avrei potuto svolgere il mio lavoro ovunque.
<< Davvero?>>, sembrava incredulo, io annuì e lui mi regalò un bellissimo sorriso.
<< Questa mattina ho incontrato Ben>>, cosa c'entrava questo qui ora?
<< Chi è Ben?>>, domandai curiosa.
<< È il mio manager>>
<< Oh..>>, quante cose ancora non sapevo di lui?
<< Mi ha detto che i Lakers mi vogliono.. ufficialmente>>
<< Intendi i Los Angeles Lakers?>>, chiesi non credendo alle mie stesse parole.
<< Proprio loro >>, rispose sorridendo.
<< Da quando lo sai?>>
<< Da quando sono arrivato qui, ma non avevo nessun buon motivo per lasciare New York>>
<< Ed ora hai un buon motivo?>>, chiesi titubante e sempre più felice delle sue parole.
<< Tu, tu sei il mio motivo>>, disse prendendo il mio volto tra le mani, io sorrisi. Uno di quei sorrisi che ti partivano dal cuore e ti arrivavano agli occhi.
<< Ti amo>>, le mie parole non erano mai state più vere.
<< Ti amo>>, disse sulle mie labbra, tutto stava andando al posto giusto.
Sarebbe rimasto a Los Angeles, giocando in una delle squadre di basket più forti al mondo, saremmo stati felici, nulla ci avrebbe mai più separato.
Non fui io a baciarlo e nemmeno lui, ci baciammo e basta. Un dolce bacio dato alla luce del sole, non un bacio rubato o sbagliato era giusto perché noi eravamo giusti.
<< Vieni qui>>, mi sussurrò all'orecchio prima di stringermi forte al petto.
Il suo profumo sapeva di casa, le sue braccia erano il mio porto sicuro, ero li che dovevo stare, era lui che dovevo, che volevo amare, sempre.
<< Finalmente>>, ci disse l'anziana signora, sembrava avesse un rader, ci trovava sempre assieme. Edward mi strinse per un fianco e mi diede un bacio sui capelli.
<< Non la faccio più scappare, mai più>>, disse voltandosi verso di me e dandomi un bacio a stampo.
<< Lo spero, ora vi lascio, avete tanto da recuperare>>, disse salutandoci e avviandosi verso l'uscita della spiaggia, sembrava sapesse.
<< Dovrei baciarti per quasi sei anni, lo sai?>>, mi sussurrò tornando ad abbracciarmi.
<< La prendo come una promessa, sai?>>, dissi posandoli un bacio sul collo.
<< Allora comincio subito>>, prese a baciare ogni angolo del mio viso.
<< Edward, dovremmo prima..>>, noi ci amavamo, ma c'erano altre persone nelle nostre vite, dovevamo chiarire anche con loro.
<< Devo parlare con Jessica>>, era così tra noi, a volte, le parole non servivano.
<< Io devo lasciare Jacob, non merita di soffrire, non per me>>, dissi rattristendomi, avevo paura di fargli male.
<< Hey, noi ce la faremo, l'importante è stare insieme, va bene?>>, mi disse prendendo il mio volto e dandomi un bacio sulla fronte, io annuì.
<< Andiamo, non voglio che qualche paparazzo ci fotografi, non voglio che Jessica lo scopra su un giornale>>, disse prendendomi per mano e avviandosi verso l'uscita del bar.
<< Sei qui a piedi?>>, domandai beandomi della stretta salda della sua mano.
<< No, sono venuto a piedi, Emmet mi ha detto che camminare mi fa bene>>, dovevo essere molto grata alla sua schiena.
<< Guidi te?>>, dissi passandogli le chiavi della macchina, lui sorrise e le prese.
<< Allora Cullen che ne pensi di Emmet e Rosalie?>>, domandai mentre raggiungevamo casa sua.
<< Io non penso nulla, perché non c'é nulla da pensare>>
<< Credo che Emmet se ne sia innamorato..>>, dissi sganciando la bomba, Edward fermò la macchina davanti al suo garage e si voltò verso di me.
<< Io con l'orso ci devo parlare e mettere in chiaro delle cose..>>, disse serio avvicinandosi a me e dandomi un bacio sulle labbra.
<< Allora lo accetti!>>, dissi contenta, Edward era stato sempre geloso della sorella, anche se era più piccolo.
<< Non ci sperare troppo Swan>>, il mio gelosone, come era bello definirlo mio. Mi sorrise, con il suo sorriso sghembo e scese dall’auto e mi aprì la portiera con galanteria. << Tu lo sai come mi sei mancata?>>, disse avvolgendomi i fianchi e tirandomi a sé, prima di coinvolgere le mie labbra in un bellissimo bacio.
<< Più o meno quanto tu sei mancato a me>>, risposi sorridendogli.
Mano nella mano entrammo in casa sua, e solo in quel momento mi ricordai dei suoi genitori, << Dove sono Esme e Carlisle?>>.
<< Hanno preso l’aereo per Seattle dopo pranzo, papà doveva tornare al lavoro>>, mi disse portandomi con sé sul divano, nonostante avessimo chiarito i nostri sentimenti, c’era ancora tanto di cui dovevamo parlare.
<< Andrò a Seattle da Jacob>>
<< Perché?>>, mi domandò sedendosi accanto a me.
<< Non mi sembra carino parlarci per telefono>>, a Jacob gli volevo bene, sapevo di fargli del male, ma gliene avrei fatto di più se continuavo a starci assieme senza amarlo come lui amava me.
<< Sei sempre così buona con tutti, è per questo che ti amo>>
<< Ti amo anch’io>>, mi baciò e in un attimo mi ritrovai a cavalcioni su di lui, il bacio da dolce, divenne un qualcosa di più passionale, una battaglia di lingue bellissima, una battaglia che avrei continuato per tutta la vita, senza mai volerla vincere ne perdere. Sentivo quanto mi voleva e quanto lo volevo io, ma prima di lasciarci andare dovevamo chiarire il tutto.
<< Vorrei aspettare che la situazione si chiarisse prima di..>>, dissi staccandomi dalle sue bellissime labbra e arrossendo.
<< Va bene amore mio, sei bellissima quando arrossisci>>, disse riprendendo a baciare il mio collo, era il suo posto preferito.
<< Edward?>>, lo fermai e presi il suo volto tra le mani. 
<< Hum..>>
<< Potresti evitare di lasciarmi segni sul collo?>>, era una cosa che amavo, ma non mi sembrava il caso.
<< No, mai>>, disse riprendendo a baciarmi, ero a casa.
<< Amore mio, devo parlare con Jacob, non voglio che mi veda con un succhiotto sul collo>>, cercai di spiegargli.
<< Potrei fartelo in un punto che lui non potrà mai più vedere>>, disse scostando leggermente la camicetta, ma bloccai le sue mani.
<< Pervertito>>, lo rimproverai scendendo dalle sue gambe, non era la migliore delle posizioni se volevamo aspettare di chiarire il tutto.
Rimanemmo su quel divano a chiacchierare di tutto, per cena mangiammo dei semplici toast, << Bella, ho bisogno di una doccia, sai ho fatto fisioterapia con Emmet oggi e..>>, disse alzandosi prendendo i due piatti sporchi.
<< Si certo..>>, risposi guardandolo maliziosa, provocarlo era tra le cose che più amavo.
<< Swan non mi tentare>>, si avvicinò a me e mi diede un bacio che di casto aveva ben poco.
Mentre Edward era sotto la doccia decisi di chiamare Jacob, volevo che quella situazione si risolvesse il prima possibile.
<< Ciao Bella>>, disse dopo alcuni squilli.
<< Ciao Jacob>>, ero tranquilla, ma avevo paura di fargli del male, non volevo soffrisse per me.
<< Tutto bene?>>, mi chiese, no nulla andava bene fino a quando continuavo a mentirgli.
<< Si, senti Jacob, volevo dirti che vorrei venire a Seattle uno di questi giorni>>, non volevo dirgli nulla per telefono. 
<< No Bella, non venire>>, non poteva sapere lui.
<< Perché?>>, domandai leggermente preoccupata.
<< Non ti preoccupare, venerdì vengo a Los Angeles per lavoro>>, questo era Jake, se veniva a LA era solo per lavoro negli ultimi tempi, solo una volta era arrivato per me.
<< Ah, va bene.. ci vediamo venerdì allora>>
<< Va bene, dovrei parlarti>>, sembrava anche lui preoccupato, che sospettasse qualcosa? 
<< È successo qualcosa?>>
<< No nulla, tu non ti preoccupare, va tutto bene, ti voglio bene>>, mi voleva bene ed io gli avrei spezzato il cuore.
<< Anch’io>>, risposi chiudendo la telefonata.
<< Tu ami anche lui?>>, mi domandò una voce alle spalle, mi voltai e trovai Edward che mi guardava, sembrava arrabbiato, ma che cosa aveva capito?
<< Anche io gli voglio bene, solo bene, tonto!>>, sorrise mettendosi una mano tra i capelli bagnati.
<< Scusami>>
<< Tu non.. Tu non ti fidi di me?>>, se non si fidava era meglio concludere la nostra storia sul nascere.
<< Io mi fido di te, ho solo paura di perderti ancora, ho paura che quando lo rivedrai ti accorgerai che lui è quello giusto per te, che lui è quello che ti darà stabilità..>>, mi disse abbassando lo sguardo.
<< Quello che io voglio è qui davanti a me, perché sono stanca di non ascoltare il mio cuore, che porta il tuo nome da sempre>>, dissi avvicinandomi a lui e prendendo il suo volto lo costrinsi a guardarmi.
<< Cosa ho fatto per meritarmi una come te?>>
<< Semplice, tu mi ami>>, gli dissi mettendomi sulle punte e dandogli un semplice bacio.
<< Amore io vado>>, era tardi, ed era meglio se me ne tornavo a casa, dissi dopo che il film che avevamo deciso di vedere era finito.
<< Resta qui a dormire>>, mi supplicò lui con lo sguardo da cucciolo, quello con cui mi scioglievo.
<< Alice ed Emmet ancora non sanno nulla, abbiamo tutta la vita per dormire assieme>>
<< Ci vediamo domani?>>, mi domandò rinunciando a convincermi a rimanere da lui, e poi non volevo dormire nello stesso letto con cui aveva dormito assieme a Jessica.
<< Si amore, dopo il lavoro vengo qui da te>>, dovevamo cercare di comportarci normalmente, forse avrei detto ad Alice che c’eravamo chiariti, ma nulla più.
<< Mhm, mhm, come vuoi. Ti penserò tutta la notte>>, disse sulle mie labbra.
<< Anche io>>, risposi dandogli un ultimo bacetto e avviandomi verso la porta d’ingresso.
<< Bella la giacca>>, quelle parole sapevano tanto di déjà vu.
<< Grazie>>, risposi prendendola e dandogli un bacio sulla guancia, lui si spostò ed io centrai le sue labbra.
<< L’ultima volta che ho detto quella frase ti ho portata a letto>>, mi sussurrò all’orecchio, causandomi una serie di brividi, i ricordi di quella bellissima notte erano ancora vivi in me, lo sarebbero stati per sempre.
<< Buon notte Cullen>>, questa volta gli diedi un bacio sulla guancia e come un fulmine uscì da quella casa. La tentazione di tornare da lui era molto alta.
Guidai verso casa ascoltando Hymn for the weekend dei Coldplay, quella stessa canzone che ci aveva portati al bacio, quella canzone che sarebbe entrata tra le tracce della colonna sonora della nostra vita.
Perché assieme io ed Edward, ci lanceremo attraverso il cielo*, solo assieme saremo felici, al diavolo le paure e le paranoie, il nostro lavoro, l’importante eravamo noi.

*Then we’ll shoot across the sky (Hymn for the weekend)


Sorpresa, eccomi con un giorno d’anticipo, il capitolo non è lunghissimo ma ho preferito concentrarmi solo su loro due, prima di introdurre altre persone.
Allora, cosa ne pensate? 
Io volevo ringraziare tutti coloro che leggono, recensiscono e seguono End?.
Grazie di cuore.
Pensate che End? sia quasi alla fine? Vi sbagliate..
A martedì, un bacio AlmaRed

Ps. Mi aiutate a trovare un nome alla dolce vecchietta?

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Capitolo 13
*** Cuore ***


Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella, parlano sinceri l'uno con l'altro, decidono di tornare insieme ed Edward le comunica la sua scelta di rimanere a Los Angeles.
L'unico ostacolo rimane quello di parlare con i risoettivi, quasi ex, compagni.

CAPITOLO 13 Bella - Edward
CUORE

Los Angeles - Fine gennaio 2017

BELLA

Quando tornai a casa, quasi all’una di notte, trovai Alice sveglia che curiosa come una vecchia comare mi attendeva seduta sul divano.
<< Allora come è andata?>>
<< Che ci fai ancora sveglia?>>, le domandai trattenendo tutta la mia felicità.
<< Voglio sapere tutto>>
<< E se io non volessi dirti nulla?>>
<< Lo farai, credimi. Anche perché è l’una di notte, quindi non credo che le cose siano andate male, forse mi sbaglio?>>, disse incrociando le braccia al petto e attendendo una mia risposta.
<< No non ti sbagli, mi ama>>, risposi felice e abbracciandola.
<< Lo sapevo, appena sei entrata avevi una luce diversa negli occhi , non ti ho mai vista così>>
Alice aveva ragione, da quando avevo lascito Forks non ero mai stata così felice, forse il giorno della laurea, ma era una felicità diversa, incompleta, perché non avevo accanto a me la persona che amavo.
Dormii serenamente quella notte, dovevo solo parlare con Jacob e poi sarei stata libera di vivere la mia storia con Edward.

EDWARD
Mi amava, Bella mi amava, amava me non Jacob. Il giorno dopo andai a casa sua e le portai la colazione, vidi Alice felice, appena entrai mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò.
<< Finalmente vi siete svegliati, ero stanca di vedervi soffrire>>, mi disse prima di salire in camera sua.
Entrai nella stanza di Bella, lei ancora dormiva, l’immagine di me e lei su quel letto mentre ci baciavamo comparve ai miei occhi, sarebbe stato uno di quei ricordi che avrei sempre custodito con estrema gelosia.
Mi sedetti sul suo letto e cominciai a darle una serie di bacio sul collo, il mio punto preferito, potevo sentire il suo profumo, il mio ossigeno.
Bella cominciò a muoversi, si era svegliata, appena mi vide fece un bellissimo sorriso e mi baciò.
<< Buongiorno>>, disse sulle mie labbra.
<< Buongiorno amore, ti ho portato la colazione>>, le risposi aiutandola a mettersi seduta.
<< Potrei abituarmi>>, mi disse mentre addentava la sua brioche al cioccolato.
<< Fallo, esaudirò ogni tuo desiderio, ogni tua voglia>>, la baciai togliendole dalle labbra il cioccolato, fu un bacio molto dolce in tutti i sensi.
<< Non sono mica incinta>>
<< Beh, quando lo sarai>>, le dissi accarezzandole la pancia, già l’immaginavo con il pancione, sarebbe stata una visione bellissima.
Nel pomeriggio, andai a fare la mi seduta di fisioterapia con Emmet, stavamo facendo un buon lavoro assieme, ma quel giorno erto troppo felice per patire le pene dell’inferno.
<< Edward, sono passato nello studio di Alice e Bella, poco dopo pranzo>>, mi disse mentre entravamo nel suo studio, << Ho visto Bella raggiante, tu per caso sai cosa le è successo? Loro non mi hanno detto nulla, se non, testuali parole: Chiedi al tuo paziente>>
Mi sedetti accanto a lui sul divano bianco del suo ufficio e cominciai a raccontargli, << Quindi voi due siete tornati insieme?>>, mi domandò quando finì.
<< Si dobbiamo chiarire la situazione con i nostri ex e poi saremo liberi di stare insieme>>
<< Sono felice per te amico, ma ora facciamo gli esercizi>>, in Emmet avevo trovato un buon amico, oltre che ad un ottimo fisioterapista, sapeva ascoltare, farmi ridere e fare lo stupido, però il mio parere nei suoi confronti mutava quando facevamo gli esercizi.
Bella passava tutte le sera a casa con me, era così bello poter stare con lei, semplicemente seduti sul divano a guardare un film e a farci le coccole.
<< Ho chiamato Jessica>>, le dissi la sera prima dell’arrivo di Jacob.
<< Le hai detto tutto?>>, mi domandò voltandosi verso di me.
<< No, le ho chiesto quando torna a Los Angeles>>
<< E cosa ti ha detto?>>
<< Torna giovedì, preferirei dirglielo al suo ritorno>>, volevo molto bene a Jessica, non volevo dirle una cosa così importante per telefono.
<< Si, hai ragione>>, disse lei andando in cucina a prendere da bere.
<< Bella che hai?>>, le domandai vedendola strana.
<< Non cambierai idea appena la vedrai?>>
<< Mai>>, le dissi prendendole il volto tra le mani e baciandola, aveva le mie stesse paura.
<< Sembriamo due amanti>>, le dissi mentre la tenevo stretta sul divano e continuavo a baciarla.
<< Tecnicamente è quello che siamo, finché non parliamo con Jessica e Jacob>>, mi rispose lei.
<< Mi piace essere il tuo amante>>, le soffiai all’orecchio e la sentii rabbrividire, speravo dal piacere.
<< Ti preferirei come mio ragazzo ufficiale>>, disse lei guardandomi negli occhi, aveva detto delle parole bellissime.
<< Beh, presto lo sarò>>, le risposi baciandola, ben presto il bacio divenne qualcosa di più coinvolgente, un intreccio di lingue e sospiri, amavo baciarla.
<< Voglio che tu sia il mio ragazzo, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio amante, il mio tutto>>, mi disse quando ci staccammo per mancanza di ossigeno.
<< Sarò il tuo tutto>>, le posai un ultimo bacio e le feci appoggiare il capo sul mio petto, restammo così per tutta la sera a guardare un film, Bella aveva scelto Il grande Gatsby, aveva una piccola cotta per Di Caprio, molto piccola, io ero molto più bello. Parole sue non mie.

BELLA
Era venerdì, l’aereo di Jacob sarebbe atterrato alle quattro del pomeriggio, non mi ero preparata nessun discorso, non c’erano parole giuste per lasciare una persona, qualunque cosa gli avessi detto gli avrei fatto del male. 
<< Vado a prendere Jacob all’aeroporto>>, dissi spegnendo il computer, non ero andata avanti di molto con i nuovi progetti, ero troppo agitata.
<< Andrà tutto bene>>
<< Ho paura di ferirlo>>
<< No Bella, lo ferirai se scopre di te ed Edward da qualcun altro>>, Alice aveva ragione come sempre, la salutai e mi misi in macchina in direzione LAX.
Quando arrivai notai subito la figura di Jacob che usciva dalla zona controlli, mi vide subito e mi sorrise.
Appena lo raggiunsi mi abbracciò e mi diede un bacio a stampo sulle labbra, mi spostati non volevo illuderlo che tutto stesse andando bene tra di noi, perché decisamente nulla stava andando bene.
<< Com’è andato il viaggio?>>, domandai mentre sistemavamo il bagaglio in macchina.
<< Bene, Bella dobbiamo parlare>>, aveva fretta anche lui, sembrava ansioso di dirmi qualcosa, ma non l’avrei lasciato parlare prima di dirgli quello che dovevo avevo da dire.
<< Si, ti va un gelato?>>, gli domandai, volevo parlare con lui in un posto tranquillo, c’era una zona del molo poco frequentata, sarebbe stata perfetta.
<< Si>>, non parlammo più per tutto il viaggio, lui era preso dal suo telefonino, sembrava tanto un déjà vu, sembrava la stessa scena tra me ed Edward, quasi sei anni prima, io che andavo a prenderlo in aeroporto, lui distratto dal telefono, io in silenzio, noi che ci lasciavamo. 
Raggiungemmo il molo, non c’era molta gente, meglio così. Ci sedemmo su una panchina con le coppette di gelato in mano, guardai Jacob era davvero un bel ragazzo, dolce e simpatico, il ragazzo perfetto, ma non per me, perché non era lui quello con cui vedevo il mio futuro, quello con cui avrei voluto condividere il resto della mia vita. Io ci avevo provato ad amare Jacob, ma era bastato l’arrivo di Edward per rimettere tutto in discussione.
<< Qualcosa è cambiato tra di noi, e non perché me ne sono andato a Seattle>>, disse lui cominciando  a parlare.
<< Lo so, ma non è colpa tua>>
<< No Bella, la colpa è di entrambi, la distanza uccide i rapporti>>, non poteva dire quelle cose, io l’avevo tradito, io mi ero innamorata di un altro, lui non aveva nessuna colpa.
La coppetta del gelato di Jacob si spaccò in mille pezzi cadendo a terra,vicino  ai suoi piedi, come poteva essere così distratto? Alzai lo sguardo e mi gelai sul posto, anche il mio gelato cadde a terra, il volto di Jacob era di un bianco cadaverico e il sue respiro cominciò ad essere affannato. Faceva fatica a respirare. Io ero pietrificata immobile, non sapevo cosa fare.
Si teneva una mano sul cuore, non poteva avere un infarto, era giovane, lui non poteva morire, non così. Mi avvicinai e vidi che cominciava a regolare il respiro, lo aiutai.
<< Jacob, respira, così, bravo>>
<< Chi.. ama.. Il 911.. >>, disse con una voce bassissima.
La ragazza dei gelati chiamò il 911 e in pochi minuti un’ambulanza venne a prendere Jacob, mi fecero salire con lui e mi chiesero tutti i suoi dati anagrafici.
<< Ha mai avuto problemi di cuore?>>, mi domandò un paramedico appena arrivammo al pronto soccorso.
<< Io.. non lo so.. io, dottore cos’ha?>>, ero completamente impaurita, cosa stava succedendo a Jacob, perché d’un tratto aveva cominciato a respirare male e poi aveva perso i sensi?
<< È una sua parente?>>, mi chiese un’infermiera mentre aspettavo sue notizie in quella fredda sala d’aspetto.
<< No, sono la sua.. ragazza>>, quello ero ancora per Jacob, non l’avrei lascito finché non si fosse rimesso, perché Jacob ce l’avrebbe fatta, non poteva lasciarmi, non così.
<< Chiami i suoi parenti e dica loro di venire qui>>
<< Quanto è grave, per favore me lo dica>>
<< Il suo ragazzo ha un soffio al cuore, che deve essere immediatamente operato, se vuole continuare a vivere>>, io non ne sapevo nulla.
<< Jacob, non mi ha mai detto nulla>>, aveva un soffio al cuore ed io non ne sapevo nulla, poteva morire e la colpa sarebbe stata tutta mia.
<< Diciamo che ha trascurato la cosa, dalla sua cartella clinica risulta che ha fatto delle visite, ma che si è anche rifiutato di farsi operare>>, come aveva trascurato la cosa? L’aveva fatto sicuramente per il suo maledetto lavoro, non poteva prendersi una pausa e pensare a se stesso, no doveva continuare fino a raggiungere il limite.
<< Mi dica che si salverà>>
<< Abbiamo bisogno dell’autorizzazione per operarlo, il signor Black ha perso conoscenza e non abbiamo tempo per rianimarlo, conosce qualche suo parente che abiti a meno di venti minuti da qui?>>
<< No, tutta la sua famiglia è a Seattle, qui ha solo me, potrei firmare io>>
<< Si vuole prendere lei tutte le responsabilità?>>
<< Si>>, per Jacob l’avrei fatto, se c’era anche una sola possibilità di salvarlo l’avrei fatto.
Mi fecero firmare delle carte e portarono in sala operatoria Jacob, mi dissero di chiamare la sua famiglia, non sapevano se il suo cuore avesse retto, Jacob aveva atteso troppo, lo aveva portato allo stremo e il suo cuore era ormai troppo debole.
<< Signor Black?>>, dissi mentre con tutta la calma del mondo chiamavo al telefono i genitori di Jacob, non ero affatto calma, stavo tremando, la mia voce tremava, ma i medici mi avevano detto di non dare immediatamente la brutta notizia, poteva causare dei malori ai due genitori. Dovevo solo dirgli che Jacob era in sala operatoria, ma che tutto sarebbe andato bene. Il viaggio che dovevano affrontare era lungo e non potevano farlo con la paura di non rivedere più vivo loro figlio.
<< Isabella, sei tu?>>
<< Si>>
<< Tutto bene, Jacob è arrivato?>>, mi domandò tranquillo.
<< Si.. Solo..>>, non riuscivo a parlare.
<< Isabella che cosa succede?>>, disse cominciando ad agitarsi.
<< Jacob.. Ha avuto un malore, lo stanno operando>>
<< Come un malore? Come sta?>>
<< Dovete venire qui, i medici mi hanno detto che andrà tutto bene>>, lo dissi per convincere più me stessa di loro. Il padre di Jacob chiuse la chiamata ed io mi sedetti sulle poltrone appena fuori dalla sala operatoria. Avevo bisogno di Edward, era da egoisti in quel momento, ma i avevo bisogno della sua presenza.

EDWARD
Bella era andata a prendere Jacob all'aeroporto, avevo paura, paura che Bella cambiasse idea, che si accorgesse di amare lui e non me. Dovevo pensare positivo come diceva Bella, io mi fidavo di lei e del suo amore.
<< Alzati Cullen, abbiamo finito per oggi>>, mi disse Emmet, le sedute di fisioterapia si erano ridotte a tre volte alla settimana, la mia schiena stava migliorando e presto avrei ripreso a giocare nei Lakers, potendo così rimanere vicino alla mia Bella. Tutto stava andando per il verso giusto.
<< Ti vedo teso, cosa ti passa per la testa oggi?>>, mi domandò mentre mi rimettevo la maglietta.
<< Nulla, sono solo stanco>>, risposi.
<< Faccio finta di crederci>>, sembrava offeso.
<< Bella incontra Jacob oggi..>>, dissi sedendomi sul parquet.
<< Amico andrà tutto bene, Bella ama te>>
<< Si hai ragione. Senti orso, cosa c'è tra te e mia sorella?>>, meglio cambiare argomento.
<< Emm.. noi ecco>>, l'orso era in imbarazzo, mi sarei divertito a farlo tremare come Charlie faceva con me, anzi lui terrorizzava dovevo cercare di imitarlo, anche Jasper non scherzava.
<< Voi cosa?>>
<< Ci stiamo conoscendo>>, rispose titubante. Io non volevo essere cattivo, semplicemente non volevo che Rosalie soffrisse per colpa sua.
<< Emmet, Rosalie non é una di quelle che ti fai nei locali, prova a farle del male e non ci sarà mal di schiena a fermarmi. Ci siamo capiti?>>, dissi serio alzandomi e raggiungendolo.
<< Lei per me è speciale, non potrei mai farle del male>>, era sincero, forse Bella aveva ragione, si era innamorato.
<< Mi fido di te.. ma solo un..>>, non volevo spaventarlo a morte, ma il mio telefono squillò e non finì la frase. Era Bella, cominciai ad agitarmi a quest'ora probabilmente avevano già parlato.
<< Bella?>>
<< Edward..>>, disse in un sussurro agitato, piangeva, cosa le aveva fatto?
<< Bella, amore, che succede?>>, domandai preoccupato.
<< Edward.. Jacob.. io non..>>, non la capivo, la mia Bella balbettava.
<< Amore calmati, che succede?>>
<< Jacob..>>
<< Cosa ti ha fatto Jacob?>>, la rabbia cominciava a salire, se le aveva fatto del male, io..
<< Nulla, lui è in ospedale..>>
<< Come? Cosa é successo?>>
<< Si é sentito male.. ora lo stanno operando, ho paura Edward>>, sentivo dal tono della sua voce che stava tremando, ed io non ero con lei.
<< Bella, va tutto bene, dimmi dove sei>>, Emmet mi guardava preoccupato.
<< Sono al Cedars-Sinai Medical Center, ti prego amore vieni>>, mi supplicò.
<< Arrivo>>, le dissi concludendo la chiamata e avviandomi verso l'uscita.
<< Edward cosa é successo?>>, mi domandò Emmet raggiungendomi.
<< Jacob ha avuto un malore, Bella é in ospedale con lui>>, gli dissi salendo in macchina e salutandolo.
Bella al telefono era così preoccupata, se non terrorizzata. Pregai che non fosse una cosa grave. Ovviamente i semafori di Los Angeles, non erano dalla mia parte, ero in ansia per Bella.
La trovai seduta fuori dalla sala operatoria, non si accorse del mio arrivo, aveva lo sguardo perso nel vuoto, il volto era rigato dalle lacrime. Mi sedetti accanto a lei, e l'abbracciai stretta al mio petto, avevo paura di perderla.
<< Shh, calmati ci sono io con te>>, le dissi mentre la cullavo al petto, lei continuava a piangere, sarà stato terribile per lei vedere Jacob stare male, in fin dei conti lei gli voleva ancora molto bene.
<< Grazie>>, disse sollevando i suoi occhi su di me, erano pieni di paura.
<< Ti va di raccontarmi cosa é successo?>>
<< Eravamo appena arrivati al molo, non c'eravamo ancora detti nulla e poi lui si é..>>, non riuscì a terminare la frase perché venne scossa da violenti singhiozzi, io la ripresi semplicemente tra le braccia, stringendola forte.
Passò così un ora o forse due, nessuno dei due parlava. Non volevo risultare egoista, ma avevo paura che Bella mi lasciasse per prendersi cura di lui, che non avesse il coraggio di dirgli di noi. Ma, in quel momento la priorità era Jacob, qualunque fosse stata la sua scelta l'avrei accettata.
<< Signorina Swan?>>, disse il dottor Stewart uscendo dalla sala operatoria.
<< Si>>, rispose Bella sollevando il capo dal mio petto.
<< Il suo ragazzo è fuori pericolo, l'intervento è pienamente riuscito>>, disse lui con tono professionale.
<< Posso.. posso vederlo?>>, domandò lei sollevata, il sorriso era tornato sul suo bellissimo volto.
<< É meglio di no signorina, dobbiamo lasciarlo riposare, le sue condizioni sono molto delicate. Potrà vederlo domani mattina, ora torni a casa a riposare anche lei>>, Bella non fu contenta di quella risposta, ma l'accetto, sapeva che era per il bene di Jacob.
<< Edward, sta bene, Jake sta bene>>, disse felice abbracciandomi.
<< Si tesoro, sta bene>>, le risposi dandole un bacio sul collo, mentre mi beavo del suo profumo e sollevato dalla notizia.

BELLA
Le braccia di Edward erano il mio porto sicuro, da quando era arrivato in ospedale sentivo che tutto sarebbe andato bene, ero più fiduciosa.
L'intervento era riuscito ed io ero felice, felice che Jacob stesse bene, avevo avuto così paura per lui.
<< Isabella>>, mi sentì chiamare da una donna, era Sue la madre di Jacob, il suo volto testimoniava la paura che aveva provato nelle ultime ora, era sconvolta.
Sciolsi l'abbraccio di Edward e la raggiunsi.
<< Signora Black, come sta?>>, era una domanda inutile la mia, ma non sapevo cosa chiederle.
<< Io.. come sta mio figlio?>>, domandò con la voce scossa, si sorreggeva a suo marito.
<< Jacob sta bene, l'operazione  é riuscita>>, le dissi facendo un debole sorriso.
<< É fuori pericolo?>>, chiese Billy, il padre.
<< Si, solo non passiamo vederlo fino a domani mattina>>
<< Perché?>>, domandò Sue, ora più tranquilla.
<< É solo debole, domani potremo vederlo>>
<< Isabella, lui chi é?>>, mi domandò Billy indicando Edward.
<< Signori Black vi presento Edward Cullen, Edward ti presento Sue e Billy Black i genitori di Jacob>>, risposi presentandogli, era strana e bizzarra la situazione. Presentavo il mio quasi ragazzo ai miei quasi ex suoceri.
Solo a me poteva capitare una cosa del genere, solo a me.
I tre si strinsero educatamente la mano, arrivò il primario che chiese di parlare con i genitori, io ed Edward aspettammo il loro ritorno seduti ma senza alcun contatto fisico.
Vedevo Edward distante, vedevo la paura dei suoi occhi, forse sapevo cosa gli prendeva.
<< Amore, dammi tempo, appena Jacob si rimette gli dico tutto>>
<< Tu non mi vuoi lasciare?>>, domandò abbassando lo sguardo, cosa si era messo in testa?
<< No, vai a casa a riposare>>
<< Tu vieni con me, hai sentito il medico potremo vederlo solo domani>>, mi rispose accarezzandomi una guancia.
Ci trovò così Billy Black, ci allontanammo imbarazzati, lui ci fulminò con lo sguardo.
<< Tutto apposto?>>, domandai avvicinandomi.
<< Si, ci ha consigliato di andare a riposare>>, rispose Sue sorridendo lievemente.
<< Ho una camera per gli ospiti>>, disse Edward, cercando di essere gentile con i Black.
<< Grazie ragazzo, ma abbiamo una casa qui a Los Angeles, ho già dato disposizione di farcela trovare pronta>>, declinò l'invito Billy.
<< La mia macchina é al molo>>, dissi mentre assieme ad Edward lasciavamo quell'ospedale.
<< La recuperiamo domani mattina, ora andiamo a casa a dormire>>
<< Andiamo?>>
<< Tu dormi con me stanotte>>, disse sicuro di sé.
<< Edward, Jacob é in ospedale, non mi sembra il caso>>, cercai di farlo ragionare.
<< Hai ragione, scusa>>, disse cambiando strada e dirigendosi verso casa mia.
<< Sei sicura che starai bene?>>
<< Si, mi faccio una doccia e vado a dormire>>
<< Va bene, dammi le chiavi della tua macchina, domani la vado a prendere sul molo e assieme andiamo in ospedale>>, era un angelo, dalla borsa presi le chiavi e gliele passai.
<< Grazie amore>>
<< Ti amo Piccola>>, il mio cuore si gonfiò di amore puro per lui.
<< Ti amo>>, risposi dandogli un dolce bacio a fior di labbra.
In casa trovai Emmet ed Alice seduti sul divano, erano preoccupati anche loro, appena mi videro vennero ad abbracciarmi.
<< Come sta?>>
<< Sta bene>>
Raccontai a loro quello che era successo, ad Alice avevo mandato solo un messaggio dicendogli che Jacob sarebbe stato operato.
Si tranquillizzarono, ed anch'io ero più tranquilla, era stata una giornata lunga e piena di eventi, per fortuna tutto era andato bene. Ora dovevo pensare alla guarigione completa di Jacob e poi avrei parlato con lui, sarei stata sincera, nonostante tutto.
Come promesso, Edward passò a prendermi e verso le 8:30 raggiungemmo l'ospedale, Sue e Billy erano andati in aeroporto a prendere il figlio maggiore Set.
<< Il tuo, per fortuna quasi ex suocero, é mister simpatia in persona, non trovi?>>, mi domandò in ascensore. Quanto poteva essere simpatico lui di prima mattina?
<< Cullen smettila, non é così male quando lo consci>>, cercai di difenderlo anche se aveva ragione, ma non gli avrei dato quella soddisfazione.
<< Crediamoci Swan>>, disse sorridendo, con quel sorriso sghembo che tanto amavo. Alzai le mani in segno di resa.
Un'infermiera ci accompagnò alla stanza di Jacob, lo vidi dal vetro e quell'immagine mi fece male. Era brutto vedere una persone forte e a te cara, costretta in un triste letto d'ospedale.
<< Tra pochi minuti dovrebbe svegliarsi>>, ci disse l'infermiera.
<< Vi lascio soli, ti aspetto in corridoio>>, mi disse uscendo, aveva capito che avevo bisogno di stare sola con Jacob.
Entrai nella stanza e mi sedetti accanto a lui, prendendogli la grande mano. Rimasi li a guardarlo senza dire e fare nulla, semplicemente lo osservavo, era bello come sempre, ma la fascia sul cuore e i mille tubicini sulle braccia stonavano con la sua natura di guerriero.
Sentì le sue dita muoversi sulla mia mano sollevai lo sguardo e trovai i suoi grandi occhi neri aperti.
<< Ciao Jake >>
<< L'ho combinata grossa?>>, domandò con un filo di voce.
<< Un pochino, mi hai fatto prendere un colpo!>>, risposi dandogli un colpetto sulla mano.
<< Mi dispiace>>
<< Come ti senti?>>
<< Come se un camion mi fosse passato sopra>>, disse facendo una smorfia.
<< Impossibile si sarebbe rotto!>>, era stato Set a parlare entrando in stanza con i genitori.
I signori Black baciarono il figlio chiedendogli come stava, ma fu altro ad attirare la mia attenzione.
Una ragazza dai capelli corvini, che non avevo mai visto, si avvicinò a Jacob e lo baciò.
<< Amore mio come stai?>>, gli chiese accarezzandogli i capelli.
Quello che stavo vedendo non poteva essere vero, Jacob non l'avrebbe mai fatto. Ero bloccata in mezzo a quella stanza d'ospedale, i Black mi fissavano come a volermi spiegare, ma non c'era nulla da spiegare, era tutto fin troppo chiaro. Dovevo andarmene, mi sentivo un'intrusa. Lui aveva un'altra, lei era il suo lavoro a Seattle. Nessuno disse nulla.
<< Scusatemi>>, dissi in tono glaciale prendendo la borsa ed uscendo da quella stanza fredda.
Edward mi aspettava in corridoio, appena mi vide si avvicinò.
<< Bella? Bella cos'hai? Sembri sconvolta..>>, disse prendendo il mio volto tra le mani.
<< Portami via da qui>>

Buongiorno/ Buonasera a tutti.
È stato un capitolo pieno di eventi, di mezze verità.
Edward ha paura di perdere Bella, che lei decida di rimanere con Jacob per assisterlo, ma abbiamo capito che nonostante tutto, Bella non vuole rinunciare alla sua felicità.
Chi è la ragazza dai capelli corvini?
Grazie, a tutte voi che con costanza continuate a leggere la mia storia, vi adoro.
Grazie per i suggerimenti per il nome della dolce vecchietta, se ne avete altri, scrivetemeli pure.

Un grande bacio, Alma.
A Venerdì (o forse prima), un bacio grande Alma

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Capitolo 14
*** Le cose non dette ***


Dove eravamo rimasti..
Dopo aver deciso di ritornare insieme Edward e Bella decidono di dire tutto ai loro compagni.
Bella va a prendere Jacob all'aeroporto, mentre stanno parlando al molo, Jake ha un malore. Viene trasportato d'urgenza all'ospedale dove viene operato.
Bella chiama i signori Black, quando Jacob si sveglia una misteriosa ragazza, chiamandolo "amore", lo bacia

CAPITOLO 14
LE COSE NON DETTE

Los Angeles - Fine gennaio 2017

BELLA

Tornammo a casa in assoluto silenzio, io non parlavo tanto meno Edward, l’immagine di quella ragazza che baciava Jacob e lo chiamava amore era fissa nella mia mente. Che stupida che ero stata a non accorgermi di nulla, i suoi vengo per poi dire di avere impegni di lavoro, i suoi mi sei mancata, tutte balle. Eppure io avevo fatto lo stesso, dicevo ti amo a  lui mentre amavo Edward, facevo l’amore con lui e pensavo ad un altro, ero una persona orribile. Ma ero comunque disposta a stare vicino a lui fino a quando non si fosse rimesso in piedi, ma evidentemente quel posto da crocerossina era stato già preso dalla ragazza con i capelli corvini, e da chissà quanto tempo. Io stupida a pensare al dolore che gli avrei causato, gli avrei fatto solo un piacere lasciandolo, mi avrebbe fatto una statua d’ora per ringraziarmi.
Non mi faceva male il tradimento in sé, ma erano le bugie, le cose non dette, il suo dimostrarsi geloso nei confronti di Edward, quando a Seattle aveva la sua amante, il suo essere falso nei miei confronti.
Io l’avevo tradito, ma avevo cercato con tutta me stessa di provare ad amarlo come, pensavo, lui meritasse. Lui per me era quella stabilità che Edward non mi sapeva dare, lui era stato quello che mi aveva fatto battere il cuore nuovamente, era stato colui che tra una chiacchiera e l’altra mi aveva baciata.
Era stato colui che aveva conosciuto la vera Bella, oltre ad Alice, a Los Angeles, era una persona di cui mi fidavo.
Avevo perso un amico, per questo faceva male.
<< Bella cosa è successo?>>
<< Nulla>>, volevo stare sola in quel momento, perciò andai verso la terrazza.
<< Non dire cazzate, dimmi cosa è successo in quella stanza!>>, insistette lui seguendomi, ma non parlai, non risposi alle sue domande.
<< Le condizioni di Jacob si sono aggravate?>>, domandò cercando di calmarsi, notavo i suoi pugni stretti che tremavano.
<< No!>>
<< Allora dimmi cosa è successo! Sei uscita che eri sconvolta!>>
<< Io..>>
<< E non dirmi che non è successo nulla!>>, era veramente arrabbiato.
<< I genitori di Jacob sono arrivati con Seth e con la..>>, mi bloccai, non riuscivo a decifrare la posizione di quella ragazza, chi era per Jacob?
<< Sua ragazza?>>, mi aiutò Edward, ma io negai con il capo, non era la ragazza di Seth, lui si era sposato. 
<< E chi era? Ti prego Bella parla>>, mi supplicò prendendomi il volto tra le mani, << La sua amante>>, dissi togliendomi dalla sua presa e rientrando in casa.
<< Come?>>, domandò sconvolto anche lui
<< Pensavo di essere io la fedifraga della coppia, invece lo eravamo entrambi!>>, risposi in tono molto sarcastico.
<< Bella dai calmati>>
<< Perché dovrei calmarmi? Perché?>>, io non ero agitata.
<< Jacob.. Hai frainteso, sarà stata una sua amica>>, cos’era questo sodalizio maschile?
<< “Amore mio come stai?”, le dice un’amica queste parole?>>, domandai mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
<< Bella mi dispiace>>, disse sedendosi accanto a me sul divano.
<< Ti rendi conto che sono giorni che cercavo le parole giuste per non ferirlo e lui invece..>>
<< Lui non sa che grande persona ha perso>>, mi disse Edward asciugandomi le lacrime, che erano scese sul volto.
<< Mi avrebbe persa comunque, avevo intenzione di lasciarlo>>, dissi ridendo, ma non era una risata vera, sapete una di quelle fatte per non piangere.
<< Vieni qui>>, mi disse facendomi posare la testa sul suo petto.
Edward cercò di calmarmi per tutto il giorno, e ci riuscì, quella notte decisi di dormire con lui, non mi sentivo più in colpa nei confronti di Jacob.
Mi aveva chiamato, mi aveva mandato una serie di messaggi, gli avevo rifiutati tutti, non meritava un minimo della mia attenzione.
<< Ti presto una mia maglietta>>, mi disse Edward entrando in camera sua, quella stessa camera dove mesi prima avevamo fatto l’amore, era stato bellissimo.
<< Jessica ha dormito qui?>>
<< Mhm..>>, non rispose, ma si mise una mano tra i capelli.
<< Edward?>>
<< Si, abbiamo dormito qui>>, ammise.
<< Potremmo dormire nella stanza degli ospiti?>>
<< Andiamo>>, mi prese per mano ed assieme andammo nell’altra camera.
<< Non dovrei essere qui>>, dissi quando spegnemmo la luce.
<< Perché?>>, domandò lui accarezzandomi la schiena.
<< Ufficialmente stai ancora con Jessica, lei non sa nulla di tutto questo, non sospetta nulla. Se dovesse venire e trovarmi qui, si sentirà di uno schifo, inutile, esclusa, fuori posto, sbagliata>>
<< È così che ti sei sentita sta mattina?>>
<< Si, ma non è il fatto che avesse un’altra>>, dissi sincera, non ero arrabbiata per il tradimento, una parte di me sperava che potesse trovare qualcuno da amare.
<< Cosa allora?>>
<< Il vederlo, forse. Me lo stava per dire, poi si è sentito male>>, anche lui mi doveva dire qualcosa, probabilmente mi doveva raccontare di lei.
<< Se te l’avesse detto, non ci saresti rimasta male?>>
<< Si, un pochino forse, ma l’avrei compreso, infondo se si è innamorato di lei.. È giusto che stia con lei>>, il vedere che nulla era come sembrava, quello faceva male.

EDWARD
Erano passati alcuni giorni dall’intervento di Jacob, Emmet mi aveva detto che era stato dimesso ed ora si trovava nella casa dei genitori a Los Angeles. Le sue condizioni si erano stabilizzate, l’intervento era stato fatto al limite delle sue condizioni fisiche, oltre il suo cuore non avrebbe retto.
Bella era diversa, non l’aveva ancora superata, era spenta, non la riconoscevo più. Era continuamente distratta, come se vivesse in un’altra dimensione.
<< Bella basta ti prego, è finita.. Jacob non è più un nostro problema, attendiamo l’arrivo di Jessica e poi saremo liberi>>, le dissi sedendomi accanto a lei, anche se la sentivo lontana.
Bella era una di quelle persone che quando perde la fiducia in un‘altra persona o quando le fai qualcosa di male, lei non si vendica. Semplicemente ti cancella dalla sua vita, ti ignora, come se non fossi mai esistito. Ma questo in un secondo momento, perché prima ci sta male, perché fa male perdere una persona a cui hai voluto bene, e che forse hai amato. 
<< Stava con me mentre stava con un altra>>
<< Anche tu stavi con un altro>>, le ricordai cominciando a perdere la pazienza, non poteva andare avanti così, non riuscivo più a capriola, non sapevo nemmeno se mi amasse, la sua reazione era esagerata.
<< Tu non capisci.. Tu non>>, disse voltandosi verso di me, i suoi bellissimi occhi erano completamente spenti e pieni di lacrime.
<< Io non capisco Bella? Io non capisco? Tu dici di amarmi e poi ti disperi che Jacob abbia avuto un'altra! Cresci Bella!>>, dissi urlando e lasciandola sola sul divano, io ci provavo ma non ci riuscivo a capirla, mi stava facendo del male.
Sentii il suo profumo farsi più vicino, e poco dopo le sue braccia mi abbracciarono da dietro, non avevo le forze e la voglia di spostarla. Posò il suo capo sulla mia schiena ed io mi sentì in paradiso, era quello il mio posto, accanto a lei, sempre.
<< Mi dispiace, perdonami.. Solo.. fa male>>, disse in un sussurro trattenendo le lacrime.
<< Parlaci>>, le dissi voltandomi verso di lei e asciugandole le lacrime.
<< Tu ci tieni a lui, hai solo bisogno di risposte, vuoi sapere il perché, e non per curiosità. Vuoi sapere se ti ha presa in giro, se ti ha mai amata, vuoi sapere per poter finalmente essere libera di essere felice>>, questo aveva la mia Bella, ed io non l’avevo capito. Bella era delusa, semplicemente questo. Quando era uscita dalla stanza di Jacob in ospedale, nei suoi occhi si leggeva pura delusione, ed io non l’avevo capito subito.
<< Parlaci, fa a lui tutte le domande che vuoi, solo così ti toglierai il peso che hai qui>>, le dissi posandole una mano sul cuore.
Lei mi guardò e mi regalò un bellissimo sorriso, quel sorriso vero che non vedevo da giorni. << Hai ragione, Edward, mi dispiace essere stata così..>>
<< Va tutto bene amore, ora va da lui>>, non mi piaceva dire quelle ultime parole ad alta voce, << E poi torna da me>>, aggiunsi, era molto meglio la frase così.
<< Emmet mi ha detto che è stato dimesso, ora è a casa sua>>
<< A Seattle?>>, domandò con una faccia buffissima.
<< No, qui a Los Angeles>>
<< Giusto, la casa dei suoi, allora io vado e ci parlo e..>>
<< E poi torni da me>>, le ricordai.
<< E poi torno da te>>, disse avvicinandosi e dandomi un bacio dolce e passionale, un semplice sfioramento di labbra, ma che mi mandava dritto in paradiso.
Poco dopo Bella uscì di casa facendomi un sorriso bellissimo, era così che la volevo, sempre.

BELLA 
Edward aveva ragione, per togliermi quel macigno dal cuore, avevo bisogno di risposte, che solo Jacob mi poteva dare.
Presi la macchina e raggiunsi il Wilshire, il quartiere di Los Angeles, dove i signori Black avevano la loro casa.
In quella casa c’ero stata una sola volta, per festeggiare il primo anniversario con Jacob, per il secondo era già partito per Seattle, l’avrà festeggiato con l’altra. Feci un bel respiro e scesi dalla mia macchina.
Bussai alla porta e poco dopo la signora Black mi aprì, sorrise quando mi vide.
<< Buongiorno Isabella>>
<< Buongiorno>>, dissi entrando, il signor Black era seduto in cucina a bere il caffè.
<< Buongiorno>>, mi salutò avvicinandosi a me.
<< Come sta Jacob?>>, domandai, volevo concludere la situazione il prima possibile.
<< Molto meglio, deve riposare e seguire una dieta>>, mi disse Sue.
<< Sarà difficile per lui, è una buona forchetta>>
<< Si hai ragione, ma lo deve fare, lo costringerò se si rifiuta, ha rischiato di morire..>>, disse sedendosi, non provai nemmeno ad immaginare il dolore che aveva provato, la paura di poter perdere un figlio deve essere immensa.
<< Ora sta bene>>, cercai di tranquillizzarla poggiandole una mano sulla spalla.
<< Sta bene grazie a te, se tu non avessi firmato l’autorizzazione, forse sarebbe stato troppo tardi>>, disse lei posando la sua calda mano sulla mia, l’avrei fatto per chiunque, in particolar modo per le persone a cui volevo bene.
<< Isabella, grazie per aver salvato nostro figlio, grazie per esserti presa tutte le responsabilità dell’operazione>>, mi disse Billy, prendendomi l’altra mano libera e stringendola forte tra le sue.
<< Non mi dovete ringraziare, ho fatto quello che dovevo fare>>
<< Sei una brava ragazza, mi dispiace per ciò che hai visto in ospedale..>>, disse Sue abbassando lo sguardo sentendosi in colpa, ma lei non c’entrava nulla, la colpa era tutta di Jacob.
<< Dov’è Jacob? Vorrei parlargli>>, dissi allontanandomi dalle loro prese.
<< Vieni>>, seguì Sue al piano superiore, bussò ad una porta, la stanza di Jacob, si voltò verso di me e mi disse: << Aspetta un attimo qui>>, annuii e poi lei sparì dietro la porta che poco dopo si aprì e ne uscì Sue, accompagnata dalla ragazza con i cappelli corvini, d’istinto feci un passo indietro, lei mi fissava dispiaciuta, prima di allontanarsi e scendere al piano di sotto.
<< Lei non è una cattiva ragazza, mi dispiace Isabella, Jacob avrebbe dovuto dirtelo>>, Sue era davvero dispiaciuta, ma non me ne facevo nulla delle sue parole, dovevo parlare con Jacob.
<< Vado da Jacob>>, dissi aprendo la porta ed entrando nella sua stanza, Jacob era seduto sulla poltrona, appena mi vide cercò di alzarsi ma lo bloccai.
<< Stai fermo li>>
<< Ciao Bella>>, disse abbozzando un sorriso.
<< Come stai?>>
<< Ora meglio, avevo bisogno di vederti. Perché non rispondevi alle mie telefonate?>>, ma si sentiva quando parlava, o cervello e bocca non erano ben connessi?
<< Te lo chiedi pure?>>, dissi sedendomi nella sedia davanti alla sua poltrona, il suo colorito era migliorato, era sempre pallido, ma non aveva quel pallore che mi aveva gelato sul posto, come cinque giorni prima.
<< Scusa, hai ragione, ti devo un po’ di spiegazioni>>, finalmente cominciava a ragionare.
<< Già.. Se non ti avessi chiamato a Los Angeles, me l’avresti mai detto?>>
<< Ti ho mentito quando ti ho detto che dovevo venire qui per lavoro, volevo parlarti di Leah in verità>>, ed io volevo parlargli di Edward, che coincidenza.
<< Non stavi con lei mentre stavi con me.. Cioè sei mai stato sincero con me?>>, era quella la mia più grande paura, che mi avesse mentito dall’inizio, che mi avesse presa in giro.
<< Si Bella, non ti ho mai presa in giro>>
<< Com’è cominciata con Leah?>>, volevo sapere non per curiosità, volevo saper per poter togliere quel peso dal mio cuore.
<< Io e Leah stavamo insieme al liceo, poi io sono venuto qui a Los Angeles, ed è stato un continua tira e molla, alla fine ci siamo lasciati e poi due anni fa ho conosciuto te..>>, io ed Edward avevamo fatto bene a lasciarci prima, avremmo fatto la loro fine.
<< Ma quando a settembre sono tornato a Seattle, l'ho rivista e siamo andati a prenderci un caffè, così è diventata un'abitudine ogni pomeriggio vederci..>>, le sue parole non mi facevano male, non mi sentivo tradita perché avevo fatto lo stesso, ero solo un po' delusa.
<< Stavo bene con lei.. poi un giorno ci siamo baciati e..>>, era innamorato di lei, lo vedevo dal suo sguardo.
<< Hai capito che è lei.. e non io>>, conclusi la frase per lui.
<< Si.. Bella mi dispiace, ero venuto qui a Los Angeles per dirtelo, non volevo lo scoprissi così..>>, era davvero dispiaciuto.
<< Ci hai fatto l'amore?>>, non so perché lo chiesi, forse perché volevo alleviare il mio senso di colpa. Non so. Codarda!
<< Si>>, disse spostando il suo sguardo da me.
<< So che la ami, si felice>>, volevo bene a Jake, ed ero felice che avesse Leah accanto a sé, che l'amasse.
<< Grazie>>, sorrisi e feci per uscire dalla stanza, ma mi bloccai, non era solo colpa sua e così sembrava che lo fosse.
<< Jake, devo dirti una cosa..>>, la cosa non cambiava nulla, c’eravamo lasciati, ma volevo essere sincera fino alla fine con lui.
<< Dimmi Bella>>
<< Ti ho chiamato a Los Angeles, per dirti che..>>
<< Che volevi lasciarmi per Edward>>, come?
<< Come? Come fai a saperlo?>>, chi glielo aveva detto?
<< Me lo sentivo Bella, il modo in cui guardi lui, non mi hai mai guardato così. Il modo in cui ti guarda lui, non ti ho mai guardata così..>>, sapeva.
<< Io non volevo farti del male, ma l'ho fatto..>>
<< Sei stata con lui?>>, cosa serviva mentire?
<< Si>>, dissi con lo sguardo fisso al pavimento, mi sentivo una.. l'avevo tradito, anche se con la persona che amavo, ma l'avevo tradito. 
<< Quando è successo? Quando ci sei andata a letto?>>, domandò, era calmo, non sembrava arrabbiato, ma vedevo che anche lui era profondamente deluso dal mio comportamento.
<< Ha importanza ora?>>, lui annuì.
<< Alla cena per la casa nuova, c'eravamo solo io e lui>>, confessai e lui si mise a ridere. Perché gli uomini cominciano a ridere nei momenti più inopportuni? Lo fulminai con lo sguardo.
<< Perché ridi?>>
<< Ci siamo traditi a vicenda.. perché me lo hai detto Bella? Io non ne sapevo nulla, almeno non del finale della cena..>>, fece ridere anche me.
<< Non mi sembrava giusto che la fine della nostra storia venga attribuita solo a te, quando metà della colpa è anche mia..>>
<< Ci siamo lasciati non avrebbe più senso..>>
<< Non mi sembrava corretto>>
<< Sei davvero una brava persona>>, disse una voce alle mie spalle, che non conoscevo.
<< Bella lei è Leah>>, ci presentò Jake, era davvero una bella ragazza, capelli neri corvini, la pelle d'orata e un fisico asciutto. Sembrava una modella.
<< Piacere>>, le dissi allungando la mano per stringere la sua.
<< Piacere mio, Bella davvero noi non volevamo>>
<< Va tutto bene, siate felici assieme, ve lo meritate>>
<< Grazie>>, disse Jake abbracciandomi, io ricambiai. Era stato importante nella mia vita, l'avevo amato, o meglio avevo creduto di amarlo, ora ero felice che accanto a lui ci fosse Leah. Così come accanto a me ci sarebbe stato Edward.
<< Bella?>>, mi chiamò mentre uscivo.
<< Dimmi>>
<< Sii felice anche tu con Edward, te lo meriti>>, sorrisi alle sue parole, ognuno di noi si merita di essere felice, nessuno dovrebbe ostacolare quel cammino verso la felicità; le persone, i fatti, le parole non dette, nulla avrebbe dovuto ostacolare le persone ad essere felici. Ma non sarebbe vita così, non ne sapremmo il valore, la felicità sarebbe una cosa banale. Ognuno di noi, alla fine, ha il diritto di trovare la sua felicità, che sia l’amare un uomo o una donna, un animale o un lavoro. Basta amare qualcosa, sentirsi liberi di farlo, senza nessuno che ti giudichi per quello che sei e quello che fai.
Uscì da quella casa più leggera, mi ero tolta un peso dalla coscienza e dal cuore, avevo avuto la risposta alle mie domande. Aveva ragione Jake, faceva ridere la cosa, c’eravamo traditi a vicenda, amavamo persone diverse, tra noi ci volevamo solo bene.
In meno di venti minuti raggiunsi l’appartamento di Edward, lui mi aspettava sul uscio della porta, sorrise appena mi vide allargando le braccia, invitandomi in un chiaro abbraccio ed io non ci pensai due volte, volai tra le sue braccia. Lui mi strinse forte a sé, << Sei qui>>.
<< Sono qui>>, dissi alzando lo sguardo verso di lui e facendo combaciare le nostre labbra in un bellissimo bacio.
<< Cosa ti ha detto?>>, mi domandò portandomi sul divano.
<< Stavano insieme al liceo, hanno continuato a stare insieme anche quando lui è venuto qui, poi si sono lasciati e ha conosciuto me, a Seattle l’ha rincontrata>>, gli dissi beandomi delle sue braccia che mi coccolavano.
<< Sembra la nostra storia, però, noi abbiamo fatto bene a lasciarci alla fine del diploma, non avremmo retto stando lontani>>, mi disse baciandomi la tempia.
<< Hai ragione, e poi rincontrarti qui a Los Angeles è stato bellissimo, credo sia opera del destino, sai?>>
<< Ed anche che alla famosa cena non ci fosse nessuno se non noi due, è stata una delle sere più belle della mia vita, quella notte è stata magica>>, disse rapendo le mie labbra, << Non vedo l’ora di ripetere>>, mi disse tra un bacio e l’altro, anche a me mancava fare l’amore con lui, ma prima c’era la questione di Jessica da risolvere.
<< Anch’io amore, manca poco, domani Jessica torna, giusto?>>
<< Si>>, disse abbracciandomi, non vedevo l’ora di poterlo abbracciare alla luce del sole, davanti a tutti, di urlare al mondo intero quanto lo amavo.
Sentimmo un I Phone squillare, avevano la straordinaria capacità di rovinare i bei momenti, era il telefono di Edward, lo prese ma sembrava non avere intenzione di rispondere, infatti mi baciò di nuovo.
<< Rispondi dai..>>, dissi staccandomi da lui.
<< La chiamo dopo>>, poteva essere Jessica, forse tornava prima, così avremmo posto fine a questa complicata situazione.
<< È Jessica?>>, domandai allungandomi per poter leggere, era lei.
<< Si>>
<< Forse torna prima, dai rispondi>>, lo incoraggiai.
<< Pronto>>, disse rispondendo al telefono.
<< Si, qui tutto bene. Te come stai?>>, rispose a Jessica, un moto di gelosia mi colpì, mi sentivo la terza incomoda in quel momento.
<< Domani torni quindi.. Si vengo a prenderti io.. Cosa devi dirmi?>>>, disse Edward alzandosi dal divano.
<< Come.. si..>>
Il cellulare di Edward cadde a terra, lo schermo si riempì di crepe, alzai lo sguardo e lo trovai completamente immobile, sembrava non respirasse, cosa era successo?  
<< Cosa ha detto Jessica?>>, non rispondeva, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
<< Edward cosa cazzo ti ha detto Jessica?>>, domandai alzando la voce e avvicinandomi a lui.
<< È in.. incinta..>>, no, non era vero. Non poteva succedere anche questo, non a noi, perché la vita era così crudele con noi? Perché?
Rimasi bloccata anch’io a quelle parole, non riuscivo a muovere nessun muscolo, mi faceva male anche respirare, ero lo specchio di Edward ora.
<< Bella..>>, disse sfiorando la mia guancia.
<< Non mi toccare>>, risposi facendo due passi indietro.
<< Bella>>, mi chiamò quasi supplichevole.
<< Buona vita Edward>>, dissi prendendo la borsa e uscendo da quella casa, lui non mi seguì, evidentemente non era accanto a lui il mio posto.


Buongiorno, qui piove, e credo che la pioggia rappresenti bene lo stato d’animo della nostra Bella.
Non siate cattive con me, vi prego. Io credo sempre nel lieto fine. In particolar modo se si tratta di Edward e Bella, quindi tranquille.
Allora cosa ne pensate? La storia continua a piacervi?
Nel prossimo capitolo torna la dolce vecchietta, io intanto vi ringrazio ancora di cuore.

Un bacio a presto, Alma.

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Capitolo 15
*** Perché? ***


Dove eravamo rimasti..
Bella è distrutta da quello che ha visto, ha paura di essere stata presa in giro da Jacob, Edward disperato le consiglia di parlarci.
Bella parla con Jacob che le racconta di aver incontrato Leah a Seattle, i due stavano insieme fino a due anni fa, poi si erano lasciati ed aveva conosciuto Bella.
Più tranquilla decide di dirgli di lei ed Edward, i due si salutano agurandosi a vicenda di essere felici.
Dice a Edward, quello che Jacob le ha detto, i due sono felici, ma in quel momento chiama Jessica che dice ad Edward di essere incinta, Bella se ne va via.


CAPITOLO 15
PERCHÉ?

Los Angeles - Fine gennaio 2017
 
EDWARD

Non potevo aver sfiorato la felicità con un dito per poi vederla scivolare tra le  mani, come fosse sabbia. Perché la vita era così crudele con me, perché diamine non ero stato attento, perché?
Bella mi odiava, non voleva che la toccassi, le facevo schifo ed aveva ragione.
“Buona vita”, mi aveva detto prima di andarsene, che vita potevo avere senza di lei, sarei diventato padre di un figlio che non volevo, lui non aveva colpe, era arrivato solo nel momento sbagliato, con la donna che non amavo.
<< Bella, apri, so che sei in casa!>>, ero davanti alla porta del suo appartamento da una ventina di minuti ormai, ma nessuno rispondeva. Era dalla sera prima, che Bella rifiutava ogni mia chiamata, non aveva risposto a nessun messaggio, dovevo parlarle dirle che nulla sarebbe cambiato, che avrei cresciuto mio figlio, che continuavo ad amarla.
<< Edward?>>, disse una mia voce alle mie spalle.
<< Alice, dov’è Bella?>>, le domandai, era appena uscita dall’ascensore con le buste della spesa.
<< Edward che cosa è successo?>>, lei non le aveva detto nulla.
<< Bella non ti ha detto nulla?>>, le domandai aiutandola ad entrare in casa con le buste della spesa.
<< Cosa doveva dirmi?>>
<< Sai dirmi dov’è Bella?>>
<< Edward, che cazzo è successo a Bella?>>, disse urlando, non l’avevo mai vista così.
<< Io..>>
<< Che cosa le hai fatto?>>
<< Jessica è incinta..>>, dissi vergognandomi di me stesso.
<< Così la distruggi, non si riprenderà più..>>, aveva ragione, quella notizia l’aveva annientata, << Per forza di te si doveva innamorare! Continua a stare male da quando ci sei tu!>>, io ero il suo male, ed anche la sua cura, la mia non era presunzione, stavamo bene, prima dell’arrivo di quella telefonata.
<< Alice, dimmi dov’è per favore>>
<< È in ufficio>>, perché non ci avevo pensato prima?
<< Edward, se Bella non ti vuole, tu devi sparire dalla sua vita, chiaro?>>, annuì uscendo dall’appartamento e salendo in macchina per raggiungere lo studio di Bella. Io non potevo uscire dalla sua vita, la mia non sarebbe stata vita senza la sua presenza.
Quando entrai nello studio trovai solo Jane che lavorava alla sua scrivania.
<< Buongiorno>>, la salutai avvicinandomi.
<< Buongiorno>>, rispose lei educatamente.
<< Bella è in ufficio?>>, domandai sperando in una risposta affermativa, avevo bisogno di vederla.
<< Si la signorina Swan è assieme a dei clienti, è una cosa..>>, mi rispose, ma non aspettai che finisse, mi recai subito al suo ufficio.
Senza bussare aprii la porta, i due clienti si voltarono verso di me e Bella mi fulminò con lo sguardo, i suoi bellissimi occhi non c’erano più. Indossava gli occhiali da vista, solitamente metteva le lenti.
Le avevo fatto male, di nuovo, io ero la causa delle sue lacrime.
<< Cullen sto lavorando>>, disse fredda alzando il suo sguardo verso di me.
<< Potremmo.. Potremmo parlare?>>, le domandai facendo un passo in avanti.
<< Esci dal mio ufficio, grazie>>, rispose glaciale, riprendendo a parlare con i suoi clienti. Io non uscii, mi sedetti sul divano presente nel suo ufficio.
<< Signorina Swan, se non è un buon momento possiamo ripassare>>, disse l’uomo seduti davanti a lei, aveva capito tutto.
<< No, è un ottimo momento, lui può aspettare a vita.. Se vuole>>, voleva fare pure la simpatica, avrei passato tutto il tempo su quel divano ad aspettarla.
<< Grazie, allora torniamo settimana prossima per il progetto>>
<< Esatto, grazie a voi, arrivederci>>, salutò Bella la coppia che lasciava il suo ufficio.
Appena la porta fu chiusa mi avvicinai a lei e l’abbracciai da dietro, Bella s’irrigidì in un primo momento, per poi lasciarsi andare stringendo forte le mie mani sulla sua vita. Pianse, la mia Bella pianse, poggiando il suo capo sul mio petto, ed anch’io piansi con lei.
La voltai con lentezza verso di me e le presi il volto tra le mani, << Ti amo>>, le dissi sulle sue labbra prima di baciarle.
<< Non lo dire ti prego..>>
<< Bella, per me non cambia nulla>>
<< Vuoi abbandonare tuo figlio?>>
<< No, certo che no, lo crescerò, mi prenderò le mie responsabilità..>>, le dissi asciugando le sue lacrime, odiavo vederla piangere.
<< È quello che farai..>>
<< Si, ma io non voglio rinunciare a te>>
<< Dovrai>>, che stava dicendo?
<< Bella, no, io non amo Jessica, non la lascerò sola, le dirò di noi..>>, molte coppie si separavano, anche se aspettavano un bambino, che ha bisogno di due genitori che si amino, e non era il nostro caso.
<< Tu non lo farai, crescerai tuo figlio assieme a.. lei, e ti dimenticherai di me>>, non lo stava dicendo per davvero.
<< Che diamine stai dicendo?>>
<< Io non voglio essere colei che ha portato via un padre ad un figlio, avrà bisogno di te, sempre, non solo quelle due, tre volte alla settimana, quando andrai a trovarlo>>
<< Nessuno ti colpevolizzerà di nulla, non è colpa tua..>>
<< Jessica non sa nulla di noi, e nulla deve continuare a sapere, non le dirai nulla, crescerete vostro figlio e..>>
<< No Bella, non puoi dire questo, io amo te, non riuscirei mai ad essere felice senza di te>>, le dissi prendendo le sue mani tra le sue.
<< Stavi più attento>>
<< Lo so sono un coglione, ma ti prego.. Non mi lasciare>>, la stavo supplicando, ma sentivo di averla persa, Alice aveva ragione, questo era troppo per lei.
<< Io non ti sto lasciando, noi due non stiamo insieme Edward>>, le sue parole erano la pura verità.
<< Quindi tu non mi vuoi.. Alla prima difficoltà ti tiri indietro..>>
<< Difficoltà? È un bambino Edward, un bambino che avrei voluto crescesse dentro di me, ma non è così, crescerà nel corpo di un’altra donna. Pensi che sarà facile per me vederti mentre le accarezzi la pancia, mentre il figlio di un’altra ti chiama papà? Hai minimamente pensato a me?>>, si allontanò da me, urlava ed io non potevo fare nulla per calmarla, perché aveva ragione.
<< No Edward, non mi hai pensato, hai pensato solo a te stesso, al tuo cresco un figlio con una e poi a casa ho Bella che mi aspetta. No, non sarà così..>>, era furiosa, non l’avevo mai vista così.
<< Perdonami>>, aveva ragione dovevo provare a dare un famiglia a mio figlio, la sua felicità, era la priorità, non la mia.
<< Sparisci dalla mia vita, non farti più vedere ne sentire, non chiedere a Emmet di me, fa come se non mi avessi mai incontrata qui a Los Angeles, e io farò lo stesso>>, questa era le difesa di Bella, la sua arma letale, ti escludeva completamente dalla sua vita.
<< Ti amerò per sempre>>, lei annuì non mi avrebbe mai più detto “ti amo”, non mi avrebbe mai più regalato un suo sorriso, non l’avrei mai più baciata, un altro, con il tempo, avrebbe preso il mio posto.
Il mio telefono squillò, era Jessica, probabilmente era già scesa dal aereo, Bella capì che era lei.
<< Va da lei>>
<< Bella..>>, dovevo darle un ultimo bacio, mi avvicinai, ma lei mi allontanò.
<< Vai via>>, urlò.
L’avevo persa, uscii dal suo ufficio e trovai Alice, << Prenditi cura di lei>>, le dissi avvicinandomi.
<< Sparisci dalla sua vita, stalle lontano>>, mi rispose fredda entrando nell’ufficio di Bella, Jane mi guardò dispiaciuta.
Con la morte nel cuore andai a prendere Jessica all’aeroporto, appena la vidi indossai una maschera, feci finta di essere contento di vederla.
Appena mi vide corse verso di me felice, mi abbracciò e in un attimo le sue labbra furono sulle mie, ricambiai il bacio, quelle sarebbero state, d’ora in poi, le uniche labbra che avrei dovuto baciare, avrei dimenticato Bella, l’unica persona che avrei amato sarebbe stato mio figlio.
<< Come stai?>>
<< Ora che siamo qui meglio>>, mi disse prendendomi per mano.
<< Lui o lei.. Sta bene?>>
<< Credo di si, mi da un po’ di nausea, però sta bene>>, quante volte avevo immaginato quel discorso con Bella, basta pensare a lei, mi imposi.
<< Di quanto sei?>>, le chiesi appena arrivammo nel mio appartamento, le avrei chiesto di venire a vivere con me, forse avrei cambiato casa, questa mi ricordava troppo Bella.
<< Di cinque settimane>>, disse poggiando una mano sul ventre ancora piatto, i conti tornavano, eravamo stati insieme, poco prima della mia partenza per Forks.
<< Ma ne sei sicura? Magari è un ritardo>>, come quello di Bella.
<< Nessun ritardo Edward, ho fatto tre volte il test, sempre positivo>>, era tutto reale, era inutile arrampicarsi sugli specchi.
<< Ah, dobbiamo fare una vista>>, poteva non essere mio, chissà quanti se ne era fatti tra una passerella e l’altra. Ma cosa andavo a pensare? Jessica non era una di quelle ragazze semplici, era mio. Ed io non lo volevo, cominciavo già ad essere un pessimo padre.
<< Non pensare quello che stai pensando, Edward io non ti ho mai tradito, io no..>>, lei no. Io si, ma il mio non era un tradimento, io amavo Bella, con tutto me stesso.
<< Non lo stavo pensando, ma devi ammette che mi hai sorpreso>>, le dissi abbracciandola, Bella aveva ragione, non potevamo stare assieme, avrei imparato a volere bene a Jessica e ad amare il mio bambino.
<< Edward, devi dirmi qualcosa?>>, mi domandò sedendosi con me sul divano.
<< No..>>, avrei voluto dirle tante cose, avrei voluto dirle che non l’amavo, ma che volevo quel bambino, che ci sarei stato sempre per loro, che amavo Bella.
<< Eri freddo nelle ultime telefonate che ci siamo fatti, avevo paura che tu mi volessi lasciare..>>, era una donna, il suo sesto senso le aveva detto tutto.
Negai con il capo, abbracciandola.
<< Saremo felici>>
Per il mio bambino, solo per lui sarei stato felice, lui sarebbe diventato la mia unica ragione di vita.

Los Angeles - Febbraio 2017

BELLA
Due settimane, due settimane di totale apatia, casa-lavoro-casa, questa era la mia quotidianità, e mi andava bene così. Come avevo chiesto, Edward era sparito dalla mia vita, in casa nessuno nominava il suo nome, nessuna chiamata e nessun messaggio.
Evitavo le uscite, nonostante le continue suppliche di Alice ed Emmet, per loro dovevo uscire, distrarmi, conoscere nuove persone. Ma l’unica cosa che mi distraeva era il mio lavoro, per questo passavo più ore nello studio che a casa.
<< Bella dove vai?>>, mi domandò Alice mentre uscivo dallo studio.
<< Ho voglia di camminare>>, le risposi uscendo.
Avevo bisogno di aria pulita, camminai per ore, con il lavoro ero avanti, non pensai a nulla, non pensai a lui, solo a me stessa.
Non so come, no so perché, ma mi ritrovai a Venice Beach, era da quando avevo confessato a lui i miei sentimenti che non ci tornavo, allora era vero che mi volevo fare del male da sola. Continuai per quella strada, ero davanti al bar, ma non andai ad uno dei tavolini, andai verso l’oceano e mi sedetti sulla sabbia tiepida di febbraio.
<< Se ne andato?>>, mi disse una voce che avevo imparato a conoscere, era la prima volta che l’ha incontravo senza di lui.
<< No..>>, magari l’avesse fatto, avrei potuto almeno odiarlo.
La dolce vecchietta si sedette accanto a me sulla sabbia, e come me si mise a guardare l’oceano.
<< La sua ragazza è.. Incinta>>, dissi d’un tratto, sapendo che lei mi capiva.
<< E tu ti sei allontanata da lui per permettere a suo figlio di avere una famiglia..>>, la sua non era una domanda, era esattamente quello che avevo fatto, e non me ne pentivo.
<< Hai pensato a te stessa?>>
<< Si..ma passerà, l’importante è che lui.. sia felice. Anche se lontano da me>>
<< Lo devi amare davvero tanto, se sei disposta a sacrificare il tuo amore, per permettere ad un bambino che ancora non è nato, di avere l’amore di una famiglia>>
<< È che fa male..>>, piansi, per la prima volta, dopo due settimane piansi davanti a qualcuno, nemmeno con Alice avevo mai pianto, preferivo farlo quando ero sola.
<< Lo so figlia mia, lo so. Tutto si sistemerà>>, disse abbracciandomi.
<< Potevi essere egoista e chiedergli di scegliere, ma non l’hai fatto, perché sei una donna forte ed intelligente>>, l’idea di farlo scegliere non mi era mai passata, però aveva ragione, non l’avrei mai fatto.

Los Angeles - Metà Febbraio 2017

<< Bella dai, sono tre settimane ormai, reagisci!>>, non ce la facevo più, non gli sopportavo più, ne lei ne Emmet.
<< Cosa vuoi Alice?>>, dissi ormai disperata chiudendo il Mac.
<< Domani io vado a Forks, vieni con me>>
<< Non posso, domani mattina devo incontrare gli Smith, sono clienti importanti>>, erano le stesse persone che avevo incontrato il giorno della discussione con lui.
<< Giusto, allora vieni con me oggi pomeriggio a fare shopping, devo prendere qualcosa a tua madre e chi meglio di te conosce i suoi gusti, dai vieni>>, mi stava supplicando. Ero diventata brava a fingere in quelle tre settimane, fingevo di stare bene, di sorridere, che non me ne fregasse nulla, Alice aveva più e più volte cercato di farmi sfogare, ma era inutile, preferivo tenermi tutto dentro, non volevo coinvolgere nessuno nelle mie sofferenze.
<< Va bene>>, le dissi sorprendendo anche me stessa, forse uscire un po’, male non mi avrebbe fatto.
<< Cosa?>>, chiese stupita.
<< Andiamo a fare shopping>>, il suo viso s’illuminò e mi ritrovai stretta nell’abbraccio della mia migliore amica.
<< Grazie, grazie, grazie>>, mi disse stringendomi ancora di più a sé.
<< Torna al lavoro..>>, le dissi invitandola a sedersi, avevo bisogno di rimanere sola.
<< Pronta?>>, le dissi prendendo la borsa e uscendo dallo studio, erano le quattro ed avevamo deciso di chiudere prima lo studio.
<< Certo andiamo>>, mi disse salendo in macchina con me.
Andammo a West Hollywood, la zona dello shopping di Los Angeles e cominciammo ad entrare e ad uscire da un negozio all’altro, mi sfiniva completamente, ma la vedevo felice e spensierata, e per qualche ora volevo essere come lei.
Non vivevo in quel momento, tutto ciò che mi era successo sembrava così surreale, mi sembrava di aver visto un film e di essere uscita dalla sala con l’amaro in bocca perché il finale della storia non era rosa e fiori. Ecco come la vedevo, come un qualcosa che non era successa a me, era stato solo un film con un brutto finale.
<< Piacerà a Renée?>>, mi domandò mostrandomi un portagioie in legno scuro con una tartaruga marina in cristallo posizionata sul coperchio.
<< È bellissimo, ma non è un po’ troppo?>>, le domandai osservando quello che Alice aveva in mano.
<< Per la mia futura suocera nulla è troppo>>, le famose ultime parole le aveva pronunciate Alice Brandon, da quando una nuora adorava la suocera?
Ovviamente per Alice non era tropo, infatti comprò il portagioie a mia madre e per miracolo riuscì a portarla fuori dal negozi di Svarowsky, ma forse era meglio rimanere dentro, mi sarei risparmiata quello che la mia mente da giorni cercava di dimenticare.
Edward e Jessica assieme, si tenevano per mano, sembravano felici, anche Alice gli vide, sperai con tutto il cuore che non ci avessero viste, ma mi sbagliavo. Jessica ci vide e sorridendo si avvicinò a noi.
<< Bella, Alice ciao>>, ci salutò Jessica, mano nella mano con Edward, spostai lo sguardo da quell'immagine che rendeva il tutto più vero.
<< Ciao>>, rispondemmo Alice ed io, lui non parlò.
<< Giornata di shopping?>>, chiese lei avvicinandosi io di riflesso mi allontanai, lei aveva tutto quello che io volevo, aveva lui, le lacrime tornarono a farmi visita, ma cercai di trattenerle.
<< Si, Bella aveva bisogno di rinnovare il guardaroba!>>, disse Alice prendendomi a braccetto, io feci un debole sorriso.
<< Mi dispiace tanto per Jacob, ti sono vicina, se ne vuoi parlare..>>, mi guardava dritta negli occhi e vedevo che le sue parole erano sincere, d'un tratto mi abbracciò stretta a sé. << Passa, tutto passa>>, mi disse e le mie lacrime scesero, ma non per Jake. Alzai lo sguardo e incrociai quello di Edward "Mi dispiace", mimò con le labbra, mi amava ma io non avrei mai permesso al loro bambino di crescere con un papà poco presente.
<< Va tutto bene davvero, tu come.. come stai?>>, domandai per ricambiare il favore, anche se non m'interessava, volevo solo andarmene.
<< Bene, escludendo le nausee mattutine, ma sono normali..>>, disse sfiorandosi la pancia ancora invisibile, e un moto di gelosia mi colpì quanto avrei voluto farlo io.
<< Che birbante..>>, rispose Alice, rafforzando la stretta sul mio braccio, sapeva che mi stavo trattenendo.
<< Si, ma è così per i primi tempi>>, disse sorridendo, quel sorriso fiero che solo le future mamme fanno. Vedevo anche Edward sorridere, aveva sempre amato i bambini ed amava incondizionatamente suo figlio. Ero felice per lui, quando si parlava di quel bambino i suoi occhi s'illuminavano, era felice di diventare papà.
<< Scusate un attimo>>, disse Edward prima di allontanarsi con il telefono in mano che squillava.
Jessica ed Alice cominciarono a parlare di moda e di ultime tendenze, poco dopo arrivò Edward, << Amore chi era al telefono?>>, domandò lei avvicinandosi.
<< Il mio agente.. domani devo andare a definire gli ultimi punti per il contratto con i Lakers, dobbiamo rimandare la nostra giornata..>>, disse dispiaciuto.
<< Peccato, ma il contratto è importante quindi non ti preoccupare>>, rispose lei prima di dargli un tenero bacio sulla guancia, e un altra morsa di dolore colpì il mio petto.
<< Mi dispiace..>>
<< Alice, Bella potete venire voi con me!>>, chiese entusiasta.
<< Per cosa?>>, domandai con una voce che non riconoscevo come mia.
<< Volevo prendere qualcosa al bambino. Mi accompagnate?>>, cosa mi stava chiedendo?
<< Io..>>, non potevo andare, io non avrei resistito, no.
<< Per piacere, siete due architetti con ottimi gusti, per me è importante>>, l'avrei fatto per farla felice, mi sentivo in colpa per essere stata con Edward, forse era un modo per potermi far perdonare, anche se lei non sapeva nulla.
<< Va bene..>>, le risposi, non pensando alla grande cavolata che avevo appena fatto.
<< Io domani parto per Forks..>>, cavoli Alice, da sola non avrei avuto le forze, non ce l’avrei fatta, perché non me ne stavo zitta?
<< Che peccato.. Bella tu ci sei?>>, non risposi annuì semplicemente e lei mi abbracciò Edward sorrise e mimò un "grazie".
<< A domani allora, ti passo a prendere io..>>, disse prima di allontanarsi con Edward.
<< Perché hai detto di si?>>, mi domandò Alice mettendosi di fronte a me.
<< Edward l'ha tradita con me, non so forse è per sentirmi meno in colpa..>>, dissi mentre le lacrime tornarono a scorrere libere sul mio volto.
<< Andrà tutto bene, sei forte amica mia!>>, mi abbracciò, ne avevo bisogno.
No, nulla andava bene, io non avrei resistito nel comprare pigiamini e tutine per quel bambino che mi aveva portato via Edward, era una creatura innocente che non potevo odiare, lui non c’entrava nulla.
Il giorno dopo portai Alice in aeroporto, doveva definire gli ultimi dettagli del matrimonio, ormai mancava davvero poco e saremmo diventate cognate.
<< Se non ce la fai, chiamala e dille che hai un appuntamento con un cliente importante>>, mi disse poco prima di fare il chek-in.
<< Ci proverò.. Buon viaggio, salutami tutti, e mi raccomando non dire nulla>>
Mio fratello non poteva fare scelta migliore, la loro storia non era stata semplice, ma la distanza non gli aveva allontanati, era servita solo a tenergli più uniti.
Dopo aver lasciato Alice, andai all’appuntamento con i signori Smith, il progetto che presentai a loro, gli entusiasmò tantissimo, quel lavoro era importante, avrebbe dato ancora più prestigio allo studio, se mi concentravo sul lavoro non pensavo, era la medicina al mio male interiore.
<< È permesso?>>, disse Jessica bussando alla porta del mio ufficio, mi ero dimenticata della giornata di shopping assieme a lei.
<< Prego>>, le dissi facendola accomodare.
<< Se non hai finito, possiamo rimandare>>,  no via il dente via il dolore, era meglio andarci ora che la pancia non si vedeva, come se dentro non ci fosse nulla.
<< Ho finito, anzi ho fatto anche il lavoro per domani, possiamo andare, il tempo solo di chiudere baracca e burattini>>, spensi i vari computer e dissi a Jane di rimanere nello studio anche il pomeriggio, nel caso qualche cliente fosse venuto a cercarci.
<< Jessica stai bene?>>, le domandai, non aveva una bella cera.
<< Si, non ti preoccupare>>, rispose salendo in macchina, per tutto il tragitto verso West Hollywood regnò il silenzio in macchina, uno di quei silenzi imbarazzanti, non sapevo cosa dirle.
<< Perché tu e Jacob vi siete lasciati? Non vorrei essere invadente, solo se me lo vuoi dire>>, almeno avremmo parlato di qualcosa.
<< Si era innamorato di un’altra>>
<< Ti ha tradito?>>
<< Diciamo di si, ma va bene così, lui non mi amava. È giusto che sia felice con lei>>, le dissi, Jacob mi aveva chiamato in quelle settimane, era tornato ad essere il mio amico Jacob, e la cosa mi piaceva tantissimo, una o due volte avevo parlato anche con Leah. Era simpatica, dolce e Jacob ne era veramente innamorato, ero felice per lui.
<< E tu? Lo amavi?>>, no, non lo amavo, amavo e amo il padre di tuo figlio, volevo dirgli, ma optai per un; << Non era quello giusto>>.
<< Sai già il sesso del bambino?>>, le domandai entrando nel primo negozio, se pensavo che il figlio fosse solo di Jessica era più semplice reggere quei momenti.
<< No, è ancora troppo presto, sono solo di otto settimane>>, mi rispose prendendo in mano una tutina gialla, ogni giorno mi ritrovavo a pensare, a quanto avrei voluto che quel test fatto con Edward, fosse stato positivo. Ancora ricordavo la luce nei suoi occhi mentre parlava con la mia pancia, era bellissimo, ora invece lo faceva con la pancia di un’altra.
Uscimmo dal primo negozio con un paio di tutine e dei body bianchi, camminando Jessica si fermò davanti al negozio di Victoria’s Secret, va bene i vestiti per il bambino ma i completini sexy per sedurre Edward, non gli avrei retti.
<< È da quando ho scoperto di essere incinta, che Edward non mi tocca più..>>, disse tornando a camminare.
<< Forse, ha paura di fare del male al bambino>>, la cosa mi faceva piacere.
<< Hai ragione>>
<< Jessica, è l’una passata, andiamo a mangiare qualcosa e poi continuiamo, così ne approfitto per riposare un po’>>
<< Sono io quella incinta>>, mi ricordò lei, facendomi ridere, se non fosse che si era presa la persona che amavo, saremmo davvero state delle ottime amiche.
<< Ma io indosso i tacchi e tu le scarpe da ginnastica>>, alzò le mani in segno di resa, avevo vinto.
<< Jessica guido io, ti vedo pallida>>, le dissi quando raggiungemmo il parcheggio.
<< Sto bene, su sali>>, mi disse sorridendo.
<< Andiamo a quel ristorante dove abbiamo cenato tutti assieme la prima volta?>>, mi chiese quando si era immersa nel traffico di Los Angeles.
<< Va bene>>
Vidi Jessica stringere le mani sul volante, prima di posare la mano  destra sul ventre, notai un enorme macchia rossa sui suoi pantaloni turchesi, che cosa le stava succedendo? Non poteva avere un’emorragia.
<< Jessica, Jessica ferma la macchina!>>, urlai mettendo anche le mie mani sul volante, ma la velocità della macchina era troppo elevata.
<< La pancia Bella, la pan.. cia, il mio bambino.. Bella aiutami>>, urlava di dolore, ero nel panico, lei non riusciva a fermare la macchina era immobile.
<< Jessica ti prego, cerca di frenare..>>, mi slacciai la cintura per poter essere più libera nei movimenti, ma era troppo tardi, avevamo perso il controllo della macchina.
Sentii un forte dolore alla testa e da quel momento non vidi più nulla se non il buio.



Eccoci, buon sabato a tutte, e grazie perché davvero siete in tantissime.
Bella ha lasciato Edward per dare al bambino una famiglia, siete d’accordo con lei?
Jessica vuole diventare amica di Bella, sa che lei è il grande amore di Edward, vuole semplicemente sapere il perché.
Come staranno Bella e Jessica dopo l’incidente?
A lunedì, un grande bacio Alma

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Capitolo 16
*** Assassina ***


Dove eravamo rimasti..
Quando Bella scopre della gravidanza di Jessica decide di lasciare Edward, per dare la possibilità al bambino di avere una famiglia.
Tre settimane dopo Jessica e Edward incontrano Bella ed Alice mentre fanno shopping, e la ragazza propone di loro di andare a fare shopping per il bambino l’indomani.
Alice non può, deve partire per Forks, Bella accetta. Mentre in macchina vanno a pranzare, Jessica ha dei forti dolori alla pancia ed escono fuori di strada. 


CAPITOLO 16
ASSASSINA

Los Angeles - Metà Febbraio 2017

EDWARD

Erano tre settimane che cercavo di esse felice, a volte mi mettevo a parlare con la pancia di Jessica, e spesso e volentieri mi ero trattenuto dal non chiamarla Bella. Io amavo il mio bambino, lui non aveva colpe, la colpa era solo mia.
Ero io la causa del dolore dipinto sul viso di Bella, mi aveva fatto male vederla in quello stato, vedere i suoi sorrisi non raggiungerle gli occhi, accettare la proposta di Jessica per vederla felice.
Far finta di stare male a causa di Jacob quando invece era solo colpa mia.
Non sapevo cosa dire in quel momento, ero un codardo, non dovevo lasciare che Bella accettasse l’invito di Jessica, non sarebbe riuscita a reggere per tutto il pomeriggio assieme a lei.
Da quel giorno ero ufficialmente un giocatore dei Lakers, ma alla firma del contratto non ero felice, come avevo sempre immaginato. Non c’era Bella ad aspettarmi fuori dalla porta dicendomi che era fiera di me, c’erano solo dei maledetti giornalisti, salii in macchina, volevo tornare a casa.
Non avevo ancora acceso il motore quando sentii il mio telefono squillare, era Emmet, forse voleva sapere se ero dei Lakers o no.
<< Ciao orso!>>, risposi prendendolo in giro.
<< Edward, non è il momento di scherzare>>, disse serio, non l’avevo mai sentito così.
<< Perché? Emmet che succede?>>, avevo una strana sensazione.
<< Jessica e Bella, hanno avuto un incidente, le hanno portate in ospedale>>, non potevano essere vere le sue parole.
<< Come stanno? Il bambino?>>, domandai cercando di rimanere tranquillo.
<< Edward devi venire qui>>
<< In che cazzo di ospedale sei?>>
<< In quello dove hanno operato Jacob>>, chiusi la chiamata, ero lontanissimo, quell’ospedale era praticamente dall’altro lato della città.
Non stava succedendo, davvero, loro stavano bene, il mio bambino stava bene, non poteva morire.
Ci impiegai quasi un’ora per raggiungere l’ospedale, appena entrai trovai subito Emmet, << Devi stare calmo>>, mi disse tenendomi per una spalla.
<< Come cazzo faccio a stare calmo?>>, non mi ero accorto di tremare.
<< Edward lei è la dottoressa Denali, ha visitato lei Jessica>>, mi disse accompagnandomi in un ufficio, ma io volevo vederla.
<< Lei è Edward Cullen, il fidanzato della signorina Stanley?>>, mi domandò facendomi sedere, io annuì non avevo le forse per rispondere.
<< La sua ragazza nell’incidente ha perso il bambino, mi dispiace>>, no stava mentendo, non poteva capitarmi anche questa, il mio era solo un brutto incubo, dal quale mi sarei risvegliato immediatamente.
<< Dov’è Jessica?>>, dovevo vederla e starle accanto.
<< Il signor Brandon la accompagnerà all’ascensore>>, io e Emmet uscimmo da quella stanza, il mio bambino non c’era più, era morto ancor prima di poter vedere la luce del sole, lui non c’era più.
<< Lei lo sa?>>
<< Si, i medici glielo hanno detto>>, ed io non c’ero, potevo evitare quel maledetto incidente, invece no ero a firmare uno stupido contratto.

BELLA
Avevo un dolore lancinante alla testa a fatica aprii gli occhi, la luce bianca della stanza mi dava estremamente fastidio. Dove mi trovavo?
Era una stanza d’ospedale, perché ero in ospedale? Mossi il braccio, mossa sbagliata, avevo una flebo nella vena, con la mano libera mi toccai la fronte, avevo una grossa benda sopra l’occhio destro.  Solo in quel momento mi ricordai dell’incidente, della macchia rossa, di Jessica, della macchina che usciva fuori strada. Dovevo sapere come stava Jessica, perché non era in stanza con me?
Facendo attenzione a non farmi male con la flebo scesi dal letto ed uscì in corridoio, ma un’infermiera mi vide e mi fece rientrare, chiamò il medico doveva controllare i miei parametri.
<< Il mal di testa sarà frequente nei prossimi giorni, a causa del trauma cranico che ha subito, per il resto sta bene. Si ricordi solo di pulire la ferita tutti i giorni>>, mi raccomandò uscendo dalla stanza.
<< Scusi le sa dov’è la signorina che è stata ricoverata con me?>>, domandai all’infermiera che mi toglieva l’ago della flebo.
<< Si, al terzo piano, stanza numero 268>>
La ringraziai e camminando lentamente raggiunsi la sua stanza, la trovai nel letto che piangeva, con delicatezza mi avvicinai a lei. Non aveva nessuna ferita, ma aveva la morte negli occhi.
<< Jessica..>>
<< Bella>>, mi avvicinai a lei e mi abbracciò.
<< Il mio bambino non c’è più..>>, mi bloccai alle sue parole sentendomi una merda, uno schifo, era colpa mia, avevo desiderato così tante volte che quel bambino non ci fosse, ed ora non c’era più.
<< Jessica mi dispiace così tanto>>, piangevo anche io, la tenni stretta a me, finché non sentii che il suo respiro si era fatto più regolare, si era addormentata, con cautela le feci posare il capo sul cuscino, una sua mano era ancora sul suo ventre, che sarebbe rimasto piatto per colpa mia.
Appena uscii da quella stanza vidi Edward entrare nel corridoio, era spaventato a morte, tremava tutto.
<< Bella..>>, disse in un sussurro prima di stringermi forte a sé.
Io in quel momento ero come smarrita, non sapevo che dire, che fare.
<< Non c’è più Edward..>>
<< Cosa è successo?>>
<< Dovevo guidare io.. Lei era così pallida..>>, dissi ricordando il viso di Jessica poco prima di salire in macchina.
<< Perché non l’hai fatto?>>, usò un tono di voce freddo, si allontanò da me.
<< Lei non.. non voleva, poi ha cominciato ha.. ed io non riuscivo a fermare la macchina.. Io ho causato l’incidente..>>, non riuscivo a parlare, quella situazione era così assurda, solo un incubo.
<< Mio figlio è morto Bella, non c’è più, ed è tutta colpa tua, tu lo hai ucciso, lo odiavi!>>, non era vero, io non potevo odiare quel bambino.
<< Io non lo..>>
<< Stai zitta!>>, urlò lui avvicinandosi a me, mi faceva paura, non l’avevo mai visto così arrabbiato, << Vattene, scommetto che non hai fatto nulla per salvarlo!>>, io avevo fatto di tutto, ma non ero riuscita in niente.
<< Edward smettila! Bella ha subito un trauma cranico, non vedi com’è confusa?>>, disse Emmet dietro di lui, non avevo notato la sua presenza.
<< Non me ne frega un cazzo del suo trauma cranico! Mio figlio non c’è più, lei è un’assassina!>>, era fuori di sé, ed aveva ragione.
<< Calmati Edward.. Jessica ha bisogno di te ora, devi starle accanto>>, disse Emmet allontanandolo da me, non mi ero accorta di essermi praticamente spiaccicata al muro e di tremare.
<< Vieni con me Bella>>, mi circondò la vita con un braccio ed assieme prendemmo l’ascensore.
<< Voglio andare via da qui>>, dissi quando entrammo nella mia stanza, volevo allontanarmi da Edward e dalle sue parole, mi aveva dato dell’assassina, mi aveva accusato di aver ucciso suo figlio, e forse aveva ragione, avrei dovuto insistere di più per poter salvare Jessica e  il bambino, e non farmi prendere dal panico.
<< È meglio di no, sei ancora troppo scossa>>, rispose Emmet.
<< Il medico ha detto che sto bene Emmet, me ne voglio andare>>, lo stavo supplicando, non riuscivo a reggere più quella situazione, aveva bisogno di cambiare aria.
<< Va bene, allora chiedo di prepararti le carte per le dimissioni>>, disse uscendo, era un buon amico, sapeva che era inutile insistere.
Poco dopo arrivò un’infermiera con tutte le carte che dovevo firmare, e assieme ad Emmet tornai  a casa.
<< Edward ha ragione, è colpa mia..>>
<< No, Bella, io questo non dovrei dirtelo, ma lo farò lo stesso>>, mi disse sedendosi accanto a me  sul divano.
<< Non è stato l’incidente a causare l’aborto di Jessica, semmai il contrario>>, non ci stavo capendo nulla.
<< Lei ha avuto un aborto spontaneo, nessuno poteva fare più nulla per lei>>, cominciai a ridere, ridevo per non piangere.
<< Con tutte le persone che potevano essere con lei in quel momento, c’ero io, capisci? Edward pensa che sia colpa mia, ed ha ragione>>
<< Bella smettila, sei ancora troppo scossa>>, mi disse prendendomi tra le sue braccia e stringendomi forte a sé. Il mio telefono cominciò a suonare, era Alice.
<< Dimmi che non glielo hai detto>>
<< Mi ha chiamato preoccupata, non rispondevi più alle sue chiamate>>, disse facendo i suoi occhi da cucciolo di orso.
<< Pronto>>, risposi lanciandoli un’occhiataccia, doveva imparare a tenersi certe cose per sé.
<< Bella, oddio.. Come stai?>>
<< Sto bene Alice>>
<< Cosa è successo?>>
<< Siamo uscito fuori strada con la macchina>>, le dissi mentre la ferita alla testa cominciava a pulsare.
<< Sei ancora in ospedale?>>
<< No sono a casa, con Emmet>>, le dissi per tranquillizzarla.
<< Lei come sta? Si è fatta male?>>
<< Ha perso..>>, non riuscii a dirlo ad alta voce, lui non c’era più.
<< Oh Bella.. Mi dispiace così tanto, avrei dovuto rimanere a Los Angeles con te, sapevo che non era una buona idea lasciarvi uscire da sole..>>, non sarebbe cambiato nulla.
<< Tranquillizza mamma e papà, ed anche Jasper>>
<< Vieni qui, vieni a Forks, riposerai qualche giorno lontana da tutto quel casino, ne hai bisogno>>, quella di Alice non era una cattiva idea.
<< Va bene, guardo il primo volo disponibile e vi raggiungo>>
<< Ti lascio, di ad Emmet di accompagnarti in aeroporto, non voglio che tu guida, già sei sbadata in condizioni normali, figuriamoci ora>>, ma com’era simpatica.
<< A presto Alice>>, dissi chiudendo la chiamata.
Presi subito il Mac e cercai il primo volo per Seattle, l’ultimo partiva alle 21:30, andava benissimo, erano appena le 7 di sera, con un po’ di fortuna sarei riuscita a prenderlo.
Prima di andare in camera a preparare la valigia, passai per lo studiolo e stampai il mio biglietto.
<< Vengo con te>>, mi disse Emmet, mentre aspettavo che il biglietto uscisse dalla stampante.
<< Non ce ne bisogno, sto bene>>, non volevo un baby sitter.
<< Non lo faccio per te Miss Swan, voglio solo vedere Rosalie>>, l’orso innamorato, sorrisi e dal computer ordinai un  biglietto anche per lui.
Senza alcuna difficoltà riuscimmo a prendere il volo per Seattle,
Poco prima del decollo vidi Emmet allontanarsi e parlare al telefono con qualcuno, forse avvisava Rose del suo arrivo.
Appena l’aereo decollò mi addormentai, stanca fisicamente e mentalmente di quella lunghissima giornata.

EDWARD
Entrai in quella fredda camera d'ospedale, lei era distesa a letto, dormiva. Una sua mano era sulla pancia, dove non c'era più il mio bambino.
<< Come stai?>>, le domandai quando aprì gli occhi, non so quanto tempo ero rimasto li vicino a lei, vidi solo che fuori era ormai buio.
<< Come pensi che stia Edward?>>, disse trattenendo le lacrime.
<< Mi dispiace..>>, non sapevo cosa dire.
<< Bella? Bella come sta?>>, perché gli interessava sapere di lei, per colpa sua il nostro bambino non c'era più.
<< Non la nominare ti prego, per colpa sua..>>
<< Edward ho avuto un aborto spontaneo, ho cominciato ad avere dei forti dolori al basso ventre e ho perso il controllo della guida, siamo finite fuori strada.. Bella non rispondeva più.. sembrava..>>, non finì la frase che cominciò a piangere.
<< Hey, lei sta bene..>>, la rassicurai cercando d'abbracciarla per quanto i tubicini sul suo braccio me lo permettessero.
<< Perché non hai fatto guidare lei?>>
<< Non sarebbe cambiato nulla, c'era un forte distacco della placenta.. la gravidanza non sarebbe mai andata avanti>>, non era colpa di Bella, era il destino che aveva deciso di portarcelo via.
<< Va da lei..>>, disse d'un tratto, non capivo.
<< Come?>>
<< Edward hai capito, non è me che ami, l'unica cosa che ci teneva legati ora non c'è più..>>, disse toccandosi  la pancia.
<< Ma io..>>, non mi fece finire.
<< Tu nulla.. Pensi non sappia che avete fatto l'amore?>>, non poteva saperlo.
<< Io.. come fai a saperlo?>>, speravo non fosse stata Bella ha dirglielo, speravo non fosse la causa reale dell'incidente, se fosse stato così non l'avrei mai perdonata, mai.
<< Io vi ho visti.. quando hai fatto la cena a casa tua, non era vero che non c'erano aerei. Io volevo farti una sorpresa, ma quando sono arrivata al tuo appartamento.. beh la sorpresa l'hai fatta tu a me >>, mi confessò facendo un sorriso amaro. L'avevo tradita e lei lo sapeva..
<< Perché non mi hai detto nulla? Perché non ti sei arrabbiata?>>, le chiesi facendo anche un sospiro di sollievo nel sapere che Bella non centrava.
<< Pensi che non abbia sofferto? Ero la fidanzata del famoso Edward Cullen, ho pensato che fosse normale. Che non potevi accontentarti solo di me, che io mi dovevo ritenere fortunata a stare con te..>>, perché diamine si era messa in testa una cosa del genere?
<< Jessica mi dispiace, io non volevo farti soffrire, mi dispiace così tanto per il nostro bambino..>>, mi dispiaceva davvero, io le volevo bene, non immaginavo che sapesse, non mi aveva mai fatto capire nulla, aveva sofferto in silenzio, io ero stato un gran bastardo nel non capire che stava male per colpa mia.
<< Non sarebbe mai stato nostro, ogni volta che facevi l'amore con me pensavi a lei.. Lo so che non mi volevi far soffrire, ora vai..>>, disse accarezzandomi una guancia e facendo un sorriso lieve.
<< Grazie>>, le posai un bacio sulla fronte ed uscì dalla stanza, le avevo fatto del male, ma aveva ragione lei, io non l'amavo, se fossi rimasto con lei allora si che le avrei fatto del male. 
<< Non voglio lasciarti da sola..>>
<< I miei genitori stanno venendo qui, vai da lei>>, era un angelo.
Sapevo di  dover parlare con Bella, la amavo ma lei? Mi amava dopo che le avevo dato dell'assassina? Mi avrebbe mai perdonato? Solo lei poteva rispondere alle mie domande.
Presi la macchina e non rispettando nemmeno un semaforo raggiunsi la casa di Bella, la sua macchina era li, non aspettai l’ascensore feci le scale a piedi, e con il cuore in gola mi fermai davanti alla sua porta.
Era tardi, cominciai a suonare e a bussare contemporaneamente ma nessuno apriva, << Bella! Bella apri!>>, era inutile in quella casa non c’era nessuno.
Provai a chiamare Bella al telefono, ma il suo era spento, forse Alice sapeva dov’era, decisi allora di chiamare lei.
Tuut, tuut, tuuut -, il telefono di Alice suonava, ma nemmeno lei rispondeva. Dove diamine era Bella? Non mi restava che chiamare Emmet, avevo trattato male anche lui. Bella aveva subito un trauma cranico ed io le avevo urlato contro, ero un mostro.
<< Dimmi>>, rispose poco dopo con tono freddo.
<< Dov’è Bella? Dove siete?>>, domandai sedendomi sulle scale.
<< Edward sta male, lasciala in pace>>
<< Lo so che sta male, ma io la devo vedere, le devo chiedere scusa, devo parlare con lei>>, sapevo di averle fatto male.
<< Siamo su un aereo in partenza>>, come su aereo? Dove stavano andando?
<< Scendete subito, io devo parlare con lei, Emmet ti prego>>
<< Non possiamo più scendere>>
<< Dove siete diretti?>>, sarei subito andato in aeroporto a prendere il volo successivo.
<< A Forks>>
<< Stalle accanto ti prego, io arrivo il prima possibile>>
Era tardi, probabilmente i voli per Seattle erano finiti, ma tentar non nuoce, andai aeroporto e notai che avevo ragione, il prossimo volo sarebbe partito solo l’indomani alle 8. Ne approfittai per comprare un biglietto, non me la sentivo di ritornare a casa, avevo voglia di camminare.
Perciò mi recai verso Venice Beach, cominciai a camminare sulla spiaggia a piedi nudi, l’aria fredda , mi faceva bene, mi aiutava a mettere in ordine i miei pensieri. 
Provai ancora a chiamare Bella, il telefono risultava sempre spento, erano ancora in volo
Al bar dove solitamente io e Bella ci incontravamo, si erano seduti l’anziana signora con suo marito, non so cosa mi spinse ma mi diressi verso il loro tavolo.
<< Buona sera>>, dissi palesando la mia presenza.
<< Buona sera figliolo>>, rispose l’anziana vecchietta.
<< Prego accomodati>>, mi disse suo marito.
<< Grazie>>
<< Come va?>>, mi domandò come se sapesse tutto.
<< Ho combinato un casino>>
<< Racconta..>>, mi incoraggiò l'anziano signore.
<< Bella e la mia ex hanno avuto un incidente oggi e..>>, il mio bambino non c’era più.
<< Mi dispiace>>, disse l’anziana accarezzandomi il braccio.
<< Le ho dato dell’assassina, non mi perdonerà mai>>
<< E lo pensi davvero?>>, mi domandò il marito.
<< No, certo che no, ero solo arrabbiato con il mondo, e Bella era li, me la sono presa con lei..>>, mi ero sfogato su di lei, non preoccupandomi minimamente delle sue condizioni di salute. 
<< Ragazzo, quando la vedi sii sincero con lei, capirà>>
<< Non sarà semplice, la tua ragazza ha un carattere forte, figliolo dovrai farti in quattro per ottenere il suo perdono>>, aggiunse l’anziana signora, aveva definito Bella la mia ragazza, magari lo fosse.
<< Posso sapere il suo nome?>>, le domandai, lei praticamente conosceva tutto di me e Bella e noi nulla di lei.
<< Jocelyn Hope >>, aveva un nome bellissimo.
<< Speranza.. È quella che mi serve>>, avevano ragione a dire che la mia Bella avesse un carattere forte, lei in tutto ci metteva il cuore e quando la ferivi proprio li era difficile, se non impossibile, rimediare all’errore. Io ci avrei provato, non avrei mollato, ora eravamo liberi di stare insieme, dipendeva tutto da noi e dalle nostre scelte.
<< Mi dispiace averle mentito con Bella quando..>>
<< Ma non avete mentito, probabilmente solo quando c’ero io voi eravate voi stessi>>, disse sorridendo e sorseggiando il suo tè caldo. Ripensandoci aveva completamente ragione, era vero che io amavo prenderla in giro assieme a Bella, ma era altrettanto vero che per me non era un vero e proprio gioco. Amavo essere il ragazzo di Bella.
L’indomani mattina mi svegliai di buon ora, erano le sei ed io era già più che pronto, chiamai un taxi e mi recai in aeroporto, non vedevo l’ora di vederla, di poterle parlare, di poterla baciare. Dovevo essere sincero con lei e tutto sarebbe andato per il meglio. Ero fiducioso quella mattina, ero fiducioso da quando avevo parlato la sera prima con la signora Jocelyn e suo marito.
Bella sto arrivando, sto arrivando amore mio.

Eccoci, Jessica ha persso il bambino, ma la colpa non è della nostra Bella.
Edward ha usato parole forti di cui si è pentito, sarà semplice per lui farsi perdonare?
Grazie, di cuore a tutte, siete in tantissime.
A mercoledì, un grande bacio Alma

Ps. Grazie a Renes Mikaelson per il suggerimento del nome dell’anziana signora.
Grazia anche a tutte le altre che mi hanno consigliato altri nomi.

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Capitolo 17
*** Delusione ***


Dove eravamo rimasti..
Jessica e Bella vengono portate in pronto soccorso, Bella ha subito un trauma cranico mentre Jessica ha perso il bambino.
Edward viene informato dell’incidente da Emmet e quando raggiunge l’ospedale discute con Bella dandole dell’assassina, credendo sia la sua la colpa dell’incidente.
Bella delusa, ascolta il consiglio di Alice ed assieme ad Emmet va a Forks.
Edward parla con Jessica che le dice di aver avuto un aborto spontaneo e di raggiungere Bella, essendo lei la donna che ama.


CAPITOLO 17
DELUSIONE

Forks - Metà febbraio 2017

BELLA

Arrivammo a Forks che erano le due di notte passate, un taxi ci portò davanti a casa Swan.
<< Ci sono le luci ancora accese>>, disse Emmet scendendo e prendendo la mia valigia.
<< Tua sorella avrà fatto morire i miei>>, l'avevo richiamata per dirle di non dire nulla ai miei, ma ovviamente era troppo tardi.
<< Bella tesoro>>, mi disse mamma appena entrai in casa, abbracciandomi stretta a sé.
<< Mamma sto bene, é solo un graffio>>, dovevo rassicurarla.
<< Tesoro ben tornata>>
Mi salutò papà con un goffo abbraccio, prima di esaminare anche lui il mio aspetto.
<< Sto bene, veramente, ho solo un po' di mal di testa e stanchezza, ed è per questo che ora vado a dormire. Emmet la stanza degli ospiti è libera!>>, dissi all'orso che continuava a sbadigliare.
<< Sorellina, non mi saluti?>>, disse Jasper scendendo le scale.
<< Ciao J>>, salutai il mio fratello con un abbraccio, mi mancava e non vedevo l’ora che si trasferisse a Los Angeles.
Vedevo che erano tutti stanchi, ma anche che tutti volevano sapere come stessi, << Io vado a dormire, buonanotte>>, dissi salendo le scale ed andando in camera mia.
<< Bella tutto bene?>>, mi domandò papà entrando nella stanza.
<< Si papà>>
<< Devo andare a Seattle e riempire Jacob di botte?>>, in casa erano tutti convinti che io stessi male per colpa di Jacob, oltre che per l’incidente.
<< Non serve>>, non con lui almeno, l’altro l’avrei volentieri riempito di botte e magari di insulti. Facendolo sentire un pezzo di m.., Bella basta, cerca di rilassarti e dormire, non pensare a lui, mi imposi prima di lasciarmi prendere tra le braccia di Morfeo.
<< Buonanotte bambina mia>>, disse papà dandomi un bacio sulla fronte e facendo il solletico con i suoi baffi, non sarebbe mai cambiato in questo.
<< Buonanotte papà>>
Trovai solo Alice il mattino seguente, tutti erano andati al lavoro, senza farmi sentire mi avvicinai a lei e le toccai una spalla, facendola saltare per lo spavento.
<< Ma sei stupida!?>>, urlò voltandosi verso di me.
<< No, sono Bella, piacere>>, le risposi allungandole una mano, ma lei mi lanciò un’occhiataccia.
<< Bella vieni qui, mi hai fatto morire ieri>>, mi disse stringendomi forte a sé.
<< Mi dispiace Alice, contavo nel fatto che Emmet non ti dicesse nulla>>
<< Perché?>>, domandò sedendosi, aveva preparato la colazione ad entrambe.
<< Perché non mi sono fatta nulla, era inutile farvi preoccupare>>
<< Bellina, non è stato bello vederti in un letto d’ospedale, io sono morto nel vederti così>>, il mio orso, era la persona più dolce del mondo, anche se a volte faceva lo stupido, il suo unico obiettivo era strapparti un sorriso.
<< Siete i migliori>>, dissi prima di coinvolgergli in un mega abbraccio.
<< Io vado da Rose>>, ecco perché si era vestito bene.
<< Forse starà lavorando>>, Rose era la ginecologa dell’ospedale di Forks.
<< Giorno libero>>, rispose lui facendo un sorriso enorme, era proprio preso da lei, perché per gli altri era così semplice e per me no?
<< Salutamela tanto e dille che poi passo a trovarla>>
Emmet uscì, chiedendomi quale fosse la migliore pasticceria di Forks, anche se non c’era molta scelta visto che ce n’erano solo due.
<< Come stai?>>, mi domandò Alice, una volta rimaste nuovamente sole.
<< Bene>>, risposi sedendomi.
<< Edward?>>
<< In ospedale prima mi ha abbracciato, e poi..>>, dovevo parlarne con qualcuno, altrimenti sarei esplosa.
<< Poi cosa è successo Bella?>>
<< Mi ha detto che era colpa mia, poi mi ha dato del.. dell’assassina. Alice, lui mi odia>>
<< Bella tesoro, forse era solo arrabbiato>>, cercò di giustificarlo lei.
<< Già.. Arrabbiato>>, dissi alzandomi e lasciandola in cucina, volevo rimanere da sola. Quelle parole, quella parola, ancora rimbombava nelle mie orecchie, e faceva male. Faceva male pensare che quella parola fosse uscita dalle sue labbra.
<< Bella mi dispiace, pensavo che tu potessi farcela, che fossi abbastanza forte. Dovevo fermarti, non farti andare con lei>>
<< Non fa nulla Alice>>, ero stanca di sentire “mi dispiace”, da tutte le parti.
<< Allora Bella, che ci racconti?>>, domandò papà quando stavamo pranzando.
<< Non ho nulla da raccontare, anzi una cosa si..>>
<< Quale?>>, domandò curiosa mia madre, sembrava Alice a volte, messe insieme quelle due facevano paura.
<< Ho fame>>, risposi prendendo a mangiare, se non parlavo, non pensavo e se non pensavo stavo meglio.
Dopo pranzo papà tornò in centrale ed Alice e Jasper andarono a ritirare le prime copie degli inviti, erano così belli e felici, il loro rapporto era da invidiare.
<< Che fai?>>, mi domandò mamma sedendosi accanto a me sul tavolo in cucina.
<< Lavoro, non voglio rimanere indietro>>, le risposi bevendo un sorso del mio tè alla vaniglia.
<< Certo.. E per non pensare.. A qualcuno..>>, mamma non sapeva nulla di Edward, non volevo coinvolgere anche lei nelle mie pene d’amore.
Sentii bussare con insistenza alla porta, speravo no fosse lui, non ero pronta per affrontarlo, non avevo voglia di vederlo.
<< Vado io>>, disse alzandosi e uscendo dalla cucina.
<< Mamma chi è?>>, domandai alzandomi sentendo la porta aprirsi.
<< Vi lascio soli, io vado in giardino>>, questa mia madre me l’avrebbe pagata.
Edward era fermo sulla porta, era tutto rosso in viso, il suo respiro sembrava irregolare, probabilmente aveva corso, ma non m’interessava.
Chiusi velocemente il computer, non avevo nulla da dirgli e non volevo ascoltare nemmeno una delle sue parole, volevo semplicemente ignorarlo. Non volevo ascoltare le sue accuse, non volevo sentirmi dare dell’assassina.
Edward mi guardava senza fare e dire nulla, radunando tutti i fogli, che avevo sparso sul tavolo, urtai la tazza del tè, che cadde a terra frantumandosi.
Mi abbassai a raccogliere i cocci e prendendo l’ultimo mi tagliai, << Merda>>, tutte le fortune a me.
<< Bella, stai bene?>>, disse Edward avvicinandosi e prendendo la mia mano tra le sue, l’allontanai subito.
<< Da quanto ti importa della mia salute?>>, in ospedale non gliene fregava nulla del mio trama cranico, cosa voleva ora?
<< Bella.. Dammi la mano, il taglio è profondo, ti farà male>>
<< È la cosa che mi ha fatto meno male in questi giorni>>, il taglio era profondo sul palmo della mia mano e il sangue continuava ad uscire, ma non era nulla, nulla in confronto al male che lui mi aveva fatto.
<< Mi dispiace>>, ignorai le sue scuse, mi sciacqui la mano e tamponai la ferita con del cotone e del disinfettante.
<< Ti prego, Bella ascoltami, lo so di averti ferita>>, disse mettendosi alle mie spalle.
<< Mi hai dato dell'assassina Edward!>>, risposi voltandomi verso di lui.
<< Avevo appena perso mio figlio!>>
<< Ma come.. ma come diamine hai potuto pensare una cosa del genere di me? Rispondi, come?>>, capivo il suo dolore in quel momento, ma perché accanirsi in quella maniera nei miei confronti, non poteva semplicemente ignorarmi?
<< Bella mi dispiace.. io..>>, disse avvicinandosi ed io indietreggiai.
<< Non me ne faccio nulla delle tue scuse..>>, risposi fredda.
<< Io non..>>, era stanca, ero stanca di tutto. Volevo semplicemente che mi lasciasse in pace. Chiedevo troppo?
<< Fuori>>, non avevo le forze di stare ad ascoltarlo.
<< Bella per favore ascoltami>>
<< Ho detto fuori!>, urlai indicandogli la porta, abbassò la testa e se ne andò, non prima di girarsi e dire; << Bella io non mi arrendo>>.
<< Non lo devi fare>>, non volevo che si arrendesse, volevo che capisse il suo errore.
<< So che hai bisogno di placare la tua rabbia..>>
<< Edward io non sono arrabbiata, io sono delusa, perché l’uomo che dice di amarmi, mi ha dato dell’assassina guardandomi con odio negli occhi, sono delusa perché sei qui..>>, dissi con tutta la calma del mondo, era stanca di piangere per lui, di stare male.
<< È vicino a te il mio posto>>, disse facendo qualche passo nella mia direzione.
<< Dovresti essere accanto alla persona che ha perso tuo figlio>>
<< Hai ragione Bella, ti ho delusa ed ho deluso anche me stesso>>, disse voltandosi e uscendo dalla mia cucina.
Andai in camera mia a stendermi, lui era qui, aveva lasciato Jessica da sola in un letto d’ospedale. Come faceva ad essere così stupido ed immaturo? Io stavo bene, era lei ad aver subito un aborto, perché non era vicino a lei? Di che razza di uomo ero innamorata?
<< Bella? Posso?>>, disse Alice entrando in camera mia.
<< Certo vieni, avete preso gli inviti?>>, le domandai mentre si sedeva accanto a me.
<< Si, poi te gli faccio vedere, ma prima spiegami cosa è successo>>, la guardai come se stesse parlando una lingua  a me sconosciuta.
<< Ti prego Bella, non puoi soffrire in silenzio, lo sento che c’è qualcosa che ti turba>>
<< Stavamo andando a mangiare qualcosa, lei guidava e a un certo punto ha cominciato ad avere dei dolori alla pancia, la macchina è uscita di strada..>>, se chiudevo gli occhi rivedevo ancora quei momenti di puro terrore.
<< E ti sei fatta questa>>, indicando il cerotto sopra il mio occhio destro.
<< È il meno Alice, lei ha perso suo figlio>>
<< Il suo è stato un aborto spontaneo Bella>>
<< Ma se avessi guidato io, forse si sarebbe salvato!>>, i miei occhi tornarono a riempirsi di lacrime.
<< Non puoi sapere come sarebbe andata la cosa>>, disse avvicinandosi.
<< Mi sento così in colpa, alla fine non sono io quella che sta male. È Jessica che ha perso suo figlio, è lei quella che è stata tradita, io sono solo un mostro che le ha fatto del male>>
<< Chiamala>>, mi rispose semplicemente. Ma era matta?

EDWARD
L’avevo delusa, pensavo fosse semplice con lei, dopo anni ancora non la conoscevo, ogni sua reazione non era mai scontata.
Era chiaro che non mi voleva più vedere, nemmeno io mi sarei voluto vedere dopo quella parola, perché Bella capiva il mio stato d’animo in quel momento, ne ero sicuro. Ma non aveva digerito quella parola, pesante come un macigno, l’ho accusata senza sapere, l’ho accusata per semplice fatto di volermi sfogare con qualcuno.
Uscii da casa sua, lasciando li il mio cuore, ero venuto a piedi correndo appena il taxi mi aveva lasciato davanti a casa, cominciai a camminare per Forks fino a ritrovarmi davanti alla centrale di polizia. Mi sedetti sulla panchina li vicino, ero stanco e la schiena cominciava a farmi male.
<< Che succede ragazzo?>>, mi domandò una voce famigliare, era Charlie.
<< La amo>>, dissi trovando interessante la ghiaia del terreno.
<< Chi?>>, domandò sedendosi accanto a me.
<< Bella>>, ero innamorato di sua figlia, forse lui non era la migliore delle persone con cui sfogarsi.
<< Mhm, quindi, deduco, che è a causa tua che sta come sta>>, disse cambiando leggermente tono di voce, sembrava incazzato.
<< Deduci bene>>, cosa serviva mentire?
<< Tu lo sai che da padre dovrei spezzarti le ossa una ad una per averla fatta soffrire?!>>
<< Non lo faresti mai Charlie, mi vuoi troppo bene>>, risposi voltandomi verso di lui.
<< Questo lo dici tu! Cosa le hai fatto?>>, forse era meglio non scherzare con il capo Swan.
<< Rischio sul serio di farmi rompere le ossa da te se te lo dico>>
<< Edward Cullen cosa hai fatto a mia figlia?>>, era arrabbiato, non stava scherzando più.
<< La mia ex era incinta, hanno avuto un incidente ed io ho dato la colpa a Bella>>, oltre a Bella, Alice ed Emmet, erano l’unico ora a sapere della gravidanza di Jessica. Non avevo avuto il coraggio di dirlo ai miei.
<< Lei cosa? Bella era la tua amante? La usavi quando la tua fidanzata non ti sodisfava?>>, ora era veramente arrabbiato.
<< No, io amo Bella, non l’ho mai usata. Stavo lasciando Jessica, quando mi ha dato la notizia, Bella ha solo fatto un passo indietro per permettere al bambino di avere una famiglia>>
<< Nell’incidente la tua ex ha perso il bambino?>>, annuì alla sua domanda.
<< Perché Bella era con lei?>>
<< Sono andate a fare shopping assieme>>, come diamine avevo permesso una cosa del genere?
<< Hai dato a Bella la colpa dell’incidente, quando non stava guidando lei>>
<< Le ho dato dell’assassina, Charlie..>>, che era peggio.
<< Tu cosa?>>, domandò veramente incazzato, stava trattenendo i pugni.
<< L'ho delusa..>>
<< Edward mi sto trattenendo dal prenderti a pugni!>>, avrei voluto tanto che lo facesse, me lo meritavo.
<< Fallo, ti prego>>
<< Non potrei mai farlo, anche se vorrei, perché Bella non me lo perdonerebbe mai>>
<< È speciale, io non mi merito una come lei>>
<< Hai ragione>>
<< Cosa devo fare Charlie?>>, forse lui era l’unico che poteva aiutarmi.
<< Dalle tempo, non è stato semplice per lei lasciarti andare sei anni fa, era felice quando mi chiamava dicendomi che eri a Los Angeles, era serena quando ballava con te a Natale. Conoscendo mia figlia, credo si senta in colpa per la tua ragazza>>
<< Ex>>, precisai.
<< Ex, resta il fatto che Bella era in macchina con lei, e tu con quella parola non hai fatto altro che aumentare il suo senso di colpa>>, aveva ragione, Bella tendeva ad assumersi tutte le colpe, anche quelle che non aveva. Salutai Charlie, che ancora teneva i pugni stretti e mi avviai verso casa. Dovevo farmi perdonare da Bella, dovevo farle capire che se c’era qualcuno che aveva tutte le colpe quello ero io, dovevo farle capire che l’amavo e che non ho mai pensato quelle parole di lei.
<< Voi due che state facendo?>>, domandai entrando in casa e trovando Rosalie ed Emmet seduti vicini, troppo vicini per i miei gusti.
<< Tu che ci fai qui?>>, mi chiese Rose leggermente infastidita.
<< É anche casa mia>>, risposi sedendomi tra mia sorella e l‘orso.
<< Hai parlato con Bella?>>, mi domandò Emmet.
<< Si>>
<< Cosa ha detto?>>
<< Che l'ho delusa, Emmet perché non mi ha fermato?>>, Rosalie ci guardava senza capire nulla.
<< Fratellino cosa hai fatto a Bella?>>
<< Io ho provato a farlo, ti ricordi?>>, ricordavo. Ero diventato ancora piú aggressivo dopo il suo intervento.
<< Devo riconquistare la sua fiducia>>, me ne sarei andato via da Forks solo con lei al mio fianco.
<< Edward Cullen, tu e Bella siete tornati insieme o siete in procinto di farlo?>>, chiese felice, anche se notavo una leggera nota di rimprovero nel suo tono, ne io ne Emmet le avevamo detto nulla.
<< Rosalie, quando noi uomini vi deludiamo, come possiamo farci perdonare?>>, infondo lei era una donna e conosceva Bella da sempre.
<< Dipende, quanto è grave?>>
<< Abbastanza>>, ammisi mettendomi le mani nei capelli e ricordando gli occhi pieni di delusione di Bella.
<< Allora ci vuole tempo, devi farle capire che hai sbagliato>>
<< E se lei non mi amasse più?>>, il passo tra odio e amore è breve.
<< Bella ti ha sempre amato, ti amava quando le tiravi i capelli da piccoli, ti amava quando l’abbracciavi, ti amava quando ti ha lasciato per permetterti di andare a New York, ti amava questo Natale quando ballava con te, ti ama ora, anche se l’hai delusa. Ne sono sicura>>, disse mia sorella guardandomi con i suoi bellissimi occhi verdi.
<< Edward prima di perdonare te, lei deve perdonare se stessa>>, mi disse Emmet.
<< Bella non ha colpe>>
<< Si sente in colpa per l’incidente, per non essere riuscita  ad evitarlo..>>, ed anche Emmet come Charlie era arrivato a questa conclusione. Questo era il migliore e il peggiore difetto di Bella, si preoccupava sempre degli altri, non pensava a se stessa, al suo bene. Io l’amavo e di conseguenza ero io che dovevo pensare al suo bene, invece non l’avevo fatto, e l’avevo delusa.

BELLA
Pensai per tutta la sera al consiglio di Alice, forse era l’unico modo per togliermi quel peso che avevo all’altezza del cuore, non ci pensai più, e prendendo il mio cellulare la chiamai.
<< Bella? Sei tu?>>, rispose con voce incerta dopo un paio di squilli.
<< Si.. Ciao Jessica, come stai?>>, dissi con timore.
<< Fisicamente bene.. Mentalmente..>>, non volevo nemmeno immaginare di mettermi nei suoi panni.
<< Mi dispiace così tanto.. Non avrei dovuto lasciarti guidare>>
<< Non è colpa tua, era scritto così>>, perché continuavano a dirlo tutti?
<< Ma non è giusto>>
<< La vita è ingiusta Bella.. Mi ha portato via il mio bambino, ha fatto dire ad Edward quelle parole..>>
<< Quali?>>, cosa le aveva detto?
<< Tu non sei un’assassina, hai fatto il possibile per fermare la macchina, non ti meritavi quelle parole>>, ora capivo quello che Edward ci aveva visto in lei.
<< Non importa>>
<< Importa invece, perché tu lo ami, come lui ama te>>
<< Jessica..>>, non doveva dire quelle parole, le avrebbero fatto del male.
<< No Bella, ascoltami. Quando io vi ho visti quella sera..>>, che cosa stava dicendo, lei non poteva averci visto.
<< Come?>>
<< Io sapevo tutto di voi due e di quella notte>>, lei sapeva del tradimento.
<< Perché.. Perché non hai detto nulla?>>
<< Bella, pensi che non ti abbia odiato? Ti sbagli, l’ho fatto, e vi odio ancora..>>, ne aveva tutto il diritto.
<< Ed era giusto..>>
<< Si, ma lui non ha detto nulla, anzi mi ha detto “ti amo” quello stesso giorno, pensavo se ne fosse pentito e che avesse scelto me>>, quanto male era stata, ed Edward non se ne era accorto. Eravamo due ipocriti, pensavamo solo a noi due senza contare il dolore che causavamo. Almeno quello che causavamo a Jessica, Jacob già si consolava con un’altra.
<< Mi ero illusa del suo amore, quando ho scoperto di essere incinta, ho pensato che fosse un ulteriore segno, anche se sentivo che Edward era lontano..>>
<< Lui amava quel bambino>>, avrebbe fatto di tutto per renderlo felice.
<< Lo so, ma non amava me, se questo bambino fosse nato, Edward non sarebbe stato felice>>, non poteva dire quelle cose.
<< No Jessica..>>
<< Bella, se accanto a te c’è una persona che non ti ama, la cosa renderà infelici entrambi e il tutto si riverserebbe su una creatura innocente>>, aveva pienamente ragione, non avevo nulla da ridire.
<< Hai ragione>>
<< Edward ti ama, con te sarà felice. Dimentica quelle parole, non negarti la felicità>>
<< E tu?>>, sapere che lei stava male, mi faceva stare tremendamente in colpa, non potevo essere felice a discapito della sua infelicità.
<< La supererò, Edward non è l’uomo della mia vita, è il tuo. Io voglio un uomo che mi guardi come lui faceva con te, voglio un uomo che mi ami, come lui ama te>>, era davvero una delle migliori persone che avessi mai conosciuto.
<< Jessica ti auguro il meglio, sei una persona speciale>>
<< Grazie, sai credo che chiuderò con gli sportivi, gli architetti..>>
<< Cambi sponda?>>, le domandai e la sentii ridere.
<< No! Hai qualcuno da presentarmi?>>
<< Può darsi..>>, avevo un paio di colleghi single.
<< Ci conto>>
<< Appena torno a Los Angeles>>
<< Facciamo trascorrere un po’ di tempo..>>, aveva ragione, non ero sicuramente tra le persone che non vedeva l’ora di vedere.
<< Bella, ti saluto, è arrivata l’infermiera>>
<< Va bene, grazie di tutto>>, le dissi prima di sentire che aveva messo giù.
Non negarti la felicità, le parole di Jessica continuarono a ronzarmi in mente per tutto il giorno, sapevo che Edward era la mia felicità, ma sapevo anche che era lui la fonte di tutti i miei mali. Ricordavo ancora il suo sguardo pieno di odio, quelle parole al veleno. Come poteva essere lui il mio per sempre?


Riuscirà la nostra Bella a non sentirsi in colpa? Edward riuscirà a farsi perdonare?
Grazie davvero di cuore a tutte coloro che leggono, che recensiscono e che seguono End?, purtroppo siamo quasi alla fine di questa storia, e vi chiedo scusa già da adesso se il prossimo capitolo ci impiegherà un po’ di più ad arrivare, ma comincia la sessione estiva degli esami all’università e devo studiare.
Un bacio grande a tutte voi 
Alma

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Capitolo 18
*** Rosa bianca ***


Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella hanno raggiunto Forks.
Bella è molto delusa da Edward ed in una discussione glielo dice, Edward però non si arrende, la vuole riconquistare.

CAPITOLO 18

ROSA BIANCA
Forks - Fine Febbraio 2017

BELLA

Erano passati quattro giorni dal mio arrivo a Forks, Rosalie ed alice non mi avevano mai lasciata da sola, mi faceva bene la loro compagnia e il loro essere così solari, mi facevano dimenticare i miei problemi. Anzi il mio problema, Edward, ogni mattina mi lasciava la colazione sotto il portico e poi se ne andava, dalla nostra discussione non avevamo più parlato. E forse era meglio così.
<< Alice, non pensi sia un po’ troppo?>>, le domandai dopo aver indossato il mio abito da damigella.
<< Perché?>>, domandò con gli occhi a cuore mentre osservava me e Rosalie con gli abiti color argento di Chanel. Erano bellissimi e molto eleganti, di sicuro adatti alla situazione, ma erano troppo appariscenti per i miei gusti.
<< Troppo argento?>>, domandai osservandomi ancora allo specchio.
<< No, voi due dovrete brillare>>, era forse la prima sposa che non voleva essere la più bella di tutte.
<< Tu di più!>>, le disse Rose.
<< Mi sembra ovvio>>, avevo parlato troppo presto, ora la riconosco.
<< Come va tra te e mio fratello?>>, le domandò Alice passandoci anche un bel paio scarpe, per carità bellissime, ma 12 centimetri di tacco erano troppo per i miei poveri piedi, andavano bene per qualche ora ma non per tutto il giorno.
Rosalie Cullen era arrossita, tra lei ed Emmet andava tutto più che bene, a mio parere.
<< Bene, ci stiamo conoscendo>>, rispose diventando ancora più rossa e ammirandosi allo specchio, Alice era felice come una pasqua, tifava molto per loro due.
<< Già m’immagino il vostro matrimonio e quello di Edward con Bella..>>, oddio era partita la wedding planner che c’era in Alice.
<< Io e tuo fratello dovremmo chiarire giusto un po’ di cose prima..>>
<< Si sistemerà tutto, fidati>>
<< Sei bellissima>>, disse una voce alla mie spalle, mi voltai e lo vidi Edward era appoggiato allo stipite della porta e mi sorrideva, era bellissimo.
<< Non lo trovi un po’..>>, il parere di un uomo era sempre importante.
<< Perfetto?>>, mi suggerì lui, ma io negai con il capo.
<< Ottima scelta Alice, e Rose sta molto bene anche a te>>, Alice iniziò a battere le mani come una bambina davanti al suo giocattolo preferito, con una semplice parola l’aveva fatta felice.
<< Grazie fratellino>>, Edward odiava essere chiamato in quel modo, ma Rosalie amava provocarlo.
<< Grazie Cullen>>
<< Io scendo giù, è arrivato Emmet?>>, domandò Rose, Edward annuì.
<< Potresti uscire così ci cambiamo?>>, gli domandai.
<< Alice è già vestita, Rosalie è mia sorella e a te ti ho già vista più che nuda>>, ma come si permetteva?
<< Fuori Cullen!>>, risposi lanciandogli un cuscino addosso, lui alzò le mani in segno di resa ed uscì.
<< Ti ha già vista più che nuda..>>, disse Alice ammiccando verso di me.
<< Aiutami a togliermi questo vestito di dosso, ora!>>, risposi fulminandola con lo sguardo.
<< Accompagno giù Rose>>
<< Ti conviene>>, le dissi dopo che mi aveva aiutato a togliere il vestito ed ero ritornata nei miei comodi leggins.
Alice e Rosalie scesero al piano inferiore, Edward era venuto a prendere sua sorella per portarla al lavoro.
<< Posso?>>, domandò Edward entrando in camera mia. 
<< Certo, vieni>>, avevo voglia di parlare con lui, della sua compagnia.
<< Come va?>>
<< Bene, a te?>>, mentii non stavo affatto bene.
<< Potrei stare meglio>>, disse abbassando lo sguardo.
<< Edward mi dispiace per il bambino, le ho chiesto più volte di poter guidare>>, l’unica vota che ci avevo parlato gli avevo solo urlato contro.
<< Non è stata colpa tua Bella, anche se avessi guidato tu, non sarebbe cambiato nulla c'era un distacco della placenta>>
<< È stato orribile>>, cominciai a tremare al ricordo di quei momenti.
<< È tutto finito Bella, quel bambino non sarebbe mai nato, non è colpa tua>>, disse avvicinandosi e prendendo il mio volto tra le mano.
<< Bella, amore perdonami per averti dato dell'assassina, non l'ho mai pensato>>
<< Ma l'hai detto>>, risposi scostando le sue mani dal mio viso e sedendomi sul letto.
<< Lo so, e per questo ti chiedo perdono. In quel momento il mio unico pensiero era quel bambino che ancor prima di nascere aveva scombussolato la mia vita..>>, capivo le sue parole, ma non capivo i suoi occhi freddi quel giorno.
<< Sembrava mi odiassi Edward. Io.. io mi sono sentita davvero un'assassina>>, dissi cercando di essere completamente sincera con lui, volevo sapesse come mi ero sentita quel giorno.
<< No Bella, no. Non ti ho mai odiato, confesso lo ero perché c'eri tu con lei, mentre avrei dovuto esserci io>>
<< Perché Edward? Perché?>>
<< Cosa amore mio?>>, domandò inginocchiandosi davanti a me.
<< Perché dobbiamo soffrire cosí tanto, perché il tuo bambino non c'é più, perché doveva succedere con me presente?>>
Edward prese le mie mani tra le sue e le strinse forti alle sue.
<< Non riesci a dimenticare, vero?>>
<< No, quelle immagini continuano a tormentarmi>>, risposi massaggiandomi la tempia, il taglio faceva ancora male.
<< Bella che succede?>>
<< Mi fa male la testa>>, risposi facendo un debole sorriso.
<< Ti lascio riposare>>, disse aiutandomi a sdraiarmi, era così dolce ed amorevole con me.
<< Amore mio>>
<< Smettila di chiamarmi così>>, mi piaceva, però non lo ritenevo giusto.
<< Come dovrei chiamarti? Bella io ti amo, non posso chiamarti diversamente, è impossibile>>
<< Devi andare, il turno di Rose comincia tra poco>>, avevo bisogno di stare da sola e Rosalie avrebbe fatto nero il fratello se le faceva fare tardi.
<< Ora vado, un giorno mi piacerebbe andarci..>>, ma quanto era simpatico?
<< Cambi sesso?>>, domandai poggiando la testa sulla mano.
<< No.. mi piacerebbe andarci con te..>>, anche a me, avevo sempre sognato un bambino tutto uguale a Edward.
<< Edward.. è una cosa troppo prematura. Non trovi?>>
<< Si, hai ragione.. prima devo riconquistarti>>
<< E Jessica?>>
<< In ospedale mi ha detto che sapeva tutto, che avrei dovuto raggiungerti. Che quel bambino non era nostro..>>, che diamine stava dicendo?
<< Il bambino non era tuo?>>, non potevo crederci, nemmeno Beautiful aveva così tanti segreti.
<< Si che era mio>>
<< Allora in che senso non era vostro?>>, domandai sollevandomi e poggiando la schiena alla testiera del letto.
<< Nel senso che pensavo a te quando facevo l'amore con lei, nel senso che quando immaginavo il bambino lo vedevo tra le tue braccia e non tra le sue>>, ero senza parole, sapevo che Jessica sapeva di noi, ma sapere che l'uomo che amava immaginava una donna diversa come madre di suo figlio era qualcosa di orribile. Lei sapeva che quella donna ero io, e al posto di allontanarmi faceva di tutto per avvicinarsi a me. Perché si faceva del male anche da sola? Non le bastava quello che io ed Edward le avevamo e le stavamo facendo?
<< Lei ti ama, pur di vederti felice, ha preferito passare questo terribile momento da sola>>
<< Quanto siete forti voi donne.. voglio dire noi uomini siamo più egoisti>>
<< Ci sei arrivato finalmente>>, Edward sorrise mettendosi una mano tra i capelli.
<< Perdonami se ho pensato solo a me stesso, pensavo di essere stato l'unico a soffrire per la perdita del bambino.. invece abbiamo sofferto tutti seppur in maniera diversa>>, era realmente dispiaciuto.
<< Già.. ma Jessica poteva..>>, non riuscivo a togliermi le immagini dell'incidente.
<< Bella, ascoltami, Jessica non si è fatta nulla..>>, ma si sentiva quando parlava?
<< Ha perso il bambino Edward!>, gli ricordai.
<< Il suo aborto ha causato l'incidente, poteva succedere in qualsiasi altro momento. Ma tu, tu sei stata l'incosciente che si è tolta la cintura per fare conoscenza con il parabrezza!>>, aveva ragione e sembrava si stesse arrabbiando.
<< Mi stava simpatico>>, scosse la testa divertito alle mie parole, per poi sedersi accanto a me sul letto.
<< Tu lo sai cosa è successo dopo che siete uscite di strada?>>, scossi la testa, avevo un vuoto, ricordavo solo il mio risveglio in ospedale.
<< Hai perso i sensi, Jessica grazie alla cintura non si è fatta male, ma tu non davi segni di vita..>>
<< Cosa intendi dire con questo?>>, domandai non capendo dove volesse andare a parare.
<< Voglio dire che quella che ha rischiato di più sei tu, che l'incidente non è colpa tua>>, non potevo ribattere alle sue parole, ero stata davvero una stupida a slacciarmi la cintura di sicurezza.
<< Perdonami se in ospedale non mi sono preoccupato della tua salute>>, disse prendendomi la mano e cominciando a giocarci.
<< Edward va tutto bene, la tua priorità era un'altra>>, ora a mente lucida, capivo il suo comportamento.
<< Grazie.. ora vado porto Rosalie in ospedale>>
<< Pare brutto detto così!>>, lo ammonii facendolo ridere.
<< La porto al lavoro?>>
<< Molto meglio>>
<< Ora riposa, ti amo>>, disse dandomi un bacio sulla fronte ed un altro sul cerotto, sopra l’occhio destro.
<< Ahia>>, dissi lamentandomi, nonostante il piacere che mi aveva donato, la ferita faceva ancora male.
<< Perdonami>>, disse guardandomi dritto negli occhi, e qualcosa mi diceva che non fosse riferito solo al bacio sulla ferita.
Edward se ne andò e già mi mancava, la sua presenza, ormai l’avevo capito, era fondamentale per la mia felicità.
Passai l’intera serata a pensare a lui e alle sue parole, e per la prima volta da giorni, pensavo a lui senza rabbia e delusione. Pensavo a lui e al suo essere semplicemente l’Edward che amo.
Continuavo a rigirarmi nel letto, di dormire non se ne parlava proprio, così decisi di prepararmi una tisana rilassante.
Per non disturbare nessuno, non accesi nessuna luce, aiutandomi solo con la luce proveniete dalla finestra del corridoio, sentii sbattere la porta d’entrata. Mi spaventai a morte prima di ricordarmi che papà finiva il suo turno a mezzanotte.
<< Ciao papà>>, lo salutai aspettandolo sulle scale.
<< Ciao Bella, come mai ancora in piedi?>>, mi domandò dandomi un bacio sulla fronte.
<< Non riuscivo a dormire>>
<< Qualcuno di mia conoscenza popolava i tuoi pensieri?>>, era un poliziotto, nulla gli sfuggiva, era, quasi, impossibile mentirgli.
<< Dici bene papà>>
<< Vieni, siediti qui accanto al tuo vecchio>>, mi disse sedendosi sulle scale.
<< Sai, qualche giorno fa, l’ho trovato seduto sulla panchina davanti alla stazione di polizia>>
<< Volevi arrestarlo?>>
<< La tentazione è forte, ma in fondo è un bravo ragazzo>>, papà adorava Edward.
<< Mi ha detto che ti ama, che ti sentivi in colpa per l’incidente, e che lui non ha fatto nulla per convincerti del contrario>>, Edward si era sfogato con lui.
<< Dimmi che non l’hai preso a pugni>>
<< No, lascio a te l’onore>>, sospirai di sollievo.
<< Grazie papà>>
<< Tesoro, non è stata colpa tua. So che ti ha delusa dandoti dell’assassina..>>
<< Già..>>, dissi poggiando la testa sulla sua spalle forte e sicura.
<< E per questo dovrei spaccargli ogni singolo osso>>, disse ed io risi, perché se solo glielo avessi chiesto, l’avrebbe fatto.
<< Probabilmente anch’io avrei fatto la stessa cosa, me la sarei presa con chiunque se avessi perso mio  figlio>>
<< Semplicemente, ti trovavi nel posto sbagliato al momento sbagliato>>, disse dandomi un bacio sui capelli, << Ti ricordi cosa ti dissi quando vi siete lasciati?>>, ricordavo ogni istante di quel giorno, dalle lacrime alla freddezza del nostro rapporto, al ti amo non detto, ricordavo tutto.
<< Che.. Sarebbe tornato>>, ed aveva avuto ragione.
<< Lui ti ama, e tu ami lui. Non negatevi la felicità tesoro mio, io ti conosco so che sei testarda, ma ascolta il tuo cuore, non essere orgogliosa>>
<< E se.. E se finiamo con l’allontanarci come prima, se torniamo a pensare ognuno alla propria carriera?>>, dissi esternando tutte le mi preoccupazioni.
<< Tesoro mio, ora siete cresciuti, siete più maturi, avete raggiunto alcuni dei vostri traguardi, avete sofferto, è ora di essere felici>>
<< Grazie papà, ti voglio bene>>, dissi abbracciandolo forte, mi mancava la sua presenza a Los Angeles.
<< Anch’io piccola mia, anch’io>>
<< Domani gli parlo, promesso>>
<< Però aspettate un po’ prima di sposarvi.. Nel senso io non vedo l’ora di accompagnarti all’altare>>, che diamine aveva bevuto mio padre?
<< Ricordati tu sarai sempre la mia piccolina, però tua madre già sta dando di testa con il matrimonio di tuo fratello, e chi ne paga le conseguenze sono io>>, povero papà, mamma e Alice assieme facevano perdere la pazienza anche ad un santo.
<< Va bene.. se mi sposo, penso di farlo a Las Vegas, di nascosto>>, dissi facendolo ridere.
<< Ottima idea, figlia mia>>
<< Buonanotte papà>>, dissi baciandogli la guancia ed andando in cucina, aveva ragione, dovevo smetterla di  essere orgogliosa e cominciare ad essere felice.
<< Buonanotte amore mio, ah Bella?>>
<< Si, papà>>
<< Mamma dorme, vero?>>, m chiese quasi terrorizzato.
<< Si>>, ecco un giorno avrei voluto essere come i miei genitori, stare per tutta la vita con l’uomo che amo e prendere con i miei figli in giro il padre.

EDWARD
Bacia la mia Bella ed uscii da camera sua, era bello parlare con lei, così tranquilla. Charlie aveva ragione lei si sentiva in colpa, sperai con le mie parole di averle fatto capire che non era colpa sua.
<< Alice, dov’è mia sorella?>>, le domandai trovandola seduta nel salone di casa Swan, assieme a Renée. Il tavolino da caffè era piena di cataloghi e cose da matrimonio.
<< È uscita assieme ad Emmet, la porta lui al lavoro>>, ottimo la bionda non ci aveva messo molto a sostituirmi con l’orso.
<< Ah, bene. Allora io vado>>
<< Bella come sta?>>, mi domando Renée.
<< Sta riposando, la prova abiti con Alice l’ha sfinita>>
<< Come sei simpatico Cullen, piuttosto avete parlato?>>, mi domandò avvicinandosi a me.
<< Si..>>
<< Edward, tu renderai felice la mia bambina? Perché, anche se non parla, so che sei tu colui che la fa sentire così>>, se Charlie non mi avesse fatto nulla, non potevo dire la stessa cosa di Renée, le donne arrabbiate sono ancora più pericolose.
<< La renderò felice, ma ho bisogno del tuo aiuto Alice>>, dovevo riconquistarla.
<< Vi lascio parlare, io vado a preparare la cena>>
<< Dai, dimmi come la vuoi riconquistare>>
<< Non lo so Alice, aiutami tu>>, dissi mente ci sedevamo su una delle panchine del parco di Forks.
<< La devi sorprendere, farle ricordare di voi due, di quello che avete vissuto, delle difficoltà che avete superato>>
<< E se lei non mi volesse più, se capisse che la faccio solo soffrire?>>, quella era la mia più grande paura.
<< Lei ti vorrà sempre, ti ama. Ora mettiamoci all’opera e facciamole una delle più grandi sorprese, non potrà mai dirti di no>>
<< Non le voglio chiedere di sposarmi, non ora almeno>>, l’avrei fatto un giorno, mi sarei inginocchiato davanti a lei e tremendo le avrei chiesto di sposarmi.
<< Si, si. Resta il fatto che dobbiamo sorprenderla e farle dimenticare questi giorni difficili, farle capire che non è colpa sua e che ha il diritto di essere felice assieme a te. E cosa più importante..>>, Alice era partita in quarta.
<< Cosa c’è di più importante?>>, domandai curioso della sua risposta.
<< Beh, io a giugno mi sposo, e con Renée ho preparato i tavoli, e tu e Bella siete seduti vicini e il tuo vestito farà pandan con il suo. Insomma dovete tornare insieme, altrimenti le mie nozze non saranno perfette!>>, disse sicura di sé, facendomi ridere.
Bella in Alice aveva trovato un’amica stupenda, sapeva farti ridere, poteva anche apparire frivola, ma non lo era. 
Era capace di capirti senza chiederti nulla, di darti i giusti consigli, di esserti amica, era uguale al fratello.
Passammo con Alice quasi l’intero pomeriggio a progettare la sorpresa per Bella, lei curò ogni singolo dettaglio, a me non restava che scriverle un biglietto e prenderle i fiori, al resto ci avrebbe pensato Alice.
Dovevo riconquistare la mia Bella, dovevo riconquistare la sua fiducia, dovevamo essere felici, l’uno con l’altra.

BELLA
L’indomani mattina, mi svegliai felice, non vedevo l’ora di parlare con Edward.
Avevo una strana sensazione, una positiva sensazione, mi vestii e lavai con cura prima di scendere giù da basso a fare colazione.
In casa non c’era nessuno, regnava il silenzio più assoluto, guardai l’ora erano appena le otto e mezza.
Sul tavolo della cucina trovai una bellissima rosa bianca senza spine, la presi e sotto trovai un bigliettino con il mio nome.
Decisi di aprirlo e il mio cuore perse un battito, quando riconobbi la scrittura fine ed elegante di Edward.

“ Ti ricordi dove ti ho dato il primo bacio? ”

Non ci pensai due volte, presi la macchina di mamma, ed andai in quel magico luogo, il biglietto non diceva nient’altro, ma sentivo che lui era li.



Eccomi, scusatemi se vi ho fatto attendere così tanto, ma avevo un esame importante e non riuscivo a mettermi a scrivere.
Comunque eccomi qui, allora cosa ne pensate, quale sorpresa avrà preparato Edward alla sua amata?
Grazie a tutte coloro che leggono questa storia.
Un bacio alla prossima.
Alma 

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Capitolo 19
*** Ti ricordi? ***



Dove eravamo rimasti..
Edward e Bella parlano senza urlarsi nulla, lui le fa capire che lei non è colpevole dell'incidente e che quella che ha rischiato di farsi più male era lei e non Jessica.
Bella parla con il padre che le dice di non essere tropo orgogliosa e di essere felice, Bella ascolta il suo consiglio e gli dice che il giorno dopo parlerà con Edward.
Nel frattempo Edward con l'aiuto di Alice prepara una sorpresa a Bella, che il giorno dopo trova sul tavolo della cucina un biglietto:
"Ti ricordi dove ti ho dato il primo bacio? "

CAPITOLO 19
TI RICORDI?

Forks - Fine febbraio 2017


Ricordavo il nostro primo bacio, avevamo quattordici anni e stavamo insieme da circa un mesetto, nessuno sapeva nulla di noi, tutti ci credevano migliori amici, e non avevano torto lo eravamo stati fin da subito. Io ed Edward avevamo circa due mesi e mezzo di differenza, le nostre mamme erano amiche dal liceo, eravamo cresciuti insieme. Con Rosalie e Jasper ci chiamavamo i fantastici quattro, stavamo sempre assieme, sorrisi a quel ricordo. Quanto tempo era passato da una delle nostre classiche serate pizza, divano e film. Il trio perfetto. Mi mancavano quei giorno, ma lo avremmo rifatto, indipendentemente da come sarebbe andata tra me ed Edward, tutti insieme, con una piccola novità; Alice ed Emmet.
Edward era sempre stato il mio fedele compagno di giochi, il mio confidente, il mio migliore amico, l'uomo della mia vita, da sempre.
Raggiunsi l'albero di pesco al centro del parco cittadino, era raro trovarne uno in quella zona degli Stati Uniti, ma lui era li, sfidava il gelo di Forks, forte e fiero.
Era stato piantato da papà e dai suoi amici, tra cui Carlisle, il giorno del loro diploma nel 1983.
Aveva più di trent'anni ed era stato testimone di uno dei momenti più belli della mia vita.
Il sorriso che avevo sulle labbra svanì, quando mi accorsi della sua mancanza, Edward non c'era. Ero sicura, qui mi aveva dato il mio primo bacio. Non mi potevo sbagliare, per diamine ero una donna, certe cose noi non le dimentichiamo mai!
Il mio sorriso tornò quando sulle radici del pesco che entravano nel terreno, vidi un'altra rosa bianca, la presi e sotto trovai un altro bigliettino.
 
"Ti ricordi il nostro primo gelato da fidanzatini?"

A che gioco stava giocando? Era un quiz per testare la mia preparazione? Qualunque cosa fosse mi piaceva, mi faceva tornare in mente dei bellissimi ricordi. Anche questo amavo di Edward, la sua capacità di riuscire sempre a sorprendermi, nel bene e nel male.
Appoggiai la rosa accanto all'altra sul sedile della macchina e con il cuore a mille raggiunsi l'unica gelateria di Forks, la JT's Sweet Stuffs, parcheggiai la macchina e non vedendo nessuna rosa bianca decisi di entrare. Il locale, come tutta Forks non era cambiato, il classico stile da città di provincia predominava l'arredamento, quello stile che non avrei mai cambiato, perché era casa per me.
Mi guardai attorno e nessuna rosa faceva mostra di sé, l'anziana proprietaria, Mrs. Tiffany mi guardava curiosa, sicuramente si stava chiedendo che diamine stessi cercando.
<< Che gusto vuoi cara?>>, mi domandò con voce dolce.
Il nostro primo gelato, era un solo gelato, che io ed Edward avevamo preso mettendo assieme le nostre monetine. Avendo, in quel momento, solo i soldi  per uno. Lo avevamo condiviso sulla panchina davanti alla gelateria.
<< Stracciatella>>, dissi e vidi la signora sorridere.
<< Lo sapevo che te lo saresti ricordato>>, per cosa mi aveva preso?
<< Questa è per te>>, disse passandomi una rosa bianca con attaccato un altro bigliettino color avorio, << Grazie>>, dissi prendendolo.
 
"Ti ricordi il nostro primo bagno in piscina? "

Ma quanto era scemo? Sorrisi a quel biglietto e annusai il dolce e delicato profumo della rosa bianca.
<< Il gelato vieni a prenderlo dopo, ora va>>, qualcosa mi diceva che Mrs. Tiffany sapesse qualcosa, ma evitai di chiedere per non rovinarmi la sorpresa.
La salutati e sempre con il sorriso e la rosa, che si aggiunse alle altre due sul sedile, a farmi compagnia raggiunsi casa Cullen, davanti all'entrata non c'era nessuna macchina, la cosa era molto strana. Casa Cullen non era mai vuota. Scesi dall'auto e raggiunsi il retro della villa, dove si trovava la piscina, e tranne le rose di Esme non ce n'era nemmeno una bianca.
Il nostro primo bagno, cercai di ricordare. Il bigliettino non specificava da quando eravamo fidanzati, poteva essere anche prima. Mi sedetti sulla sdraio e cominciai a fissare l'acqua limpida della piscina. Avevo sempre avuto paura dell'acqua alta, Edward mi aveva aiutato a superare la mia fobia, ma con parziale successo. L'idea di tuffarmi in mare per la sottoscritta era inconcepibile, al massimo la piscina. Avevo otto anni quando i Cullen fecero mettere la piscina interrata nel loro giardino, tutti ne erano entusiasti tranne io, al momento dei primi tuffi, mi nascosi nel capanno degli attrezzi. Fu Edward a trovarmi e prendendomi per mano mi aveva fatto sedere a bordo piscina, mettendo solo i piedi in acqua, poi mi aveva passato i braccioli e standomi sempre accanto avevamo cominciato a schizzarci con Rosalie e Jasper.
Non poteva ricordarsi anche di questo piccolo, ma prezioso per me, ricordo. Mi alzai dalla sdraio e raggiunsi il vecchio capanno situato in fondo al giardino. All'interno sul tavolo di legno da lavoro trovai un'altra bellissima rosa.
 
"Ti ricordi le nostre battaglie con i cuscini?"

Diceva il biglietto, e chi se le scordava? Sapevo benissimo dove andare, entrai nel grande salone dalla porta sul retro, che era aperta. Come il giardino, anche l'interno della casa era vuoto. Ladri accomodatevi pure.
Il salone era il nostro campo di battaglia, maschi contro femmine, da sempre. Io e Rosalie eravamo imbattibili. Quando io ed Edward c'eravamo messi assieme, era ancora più facile distrarlo.
Ognuno di noi aveva la sua base; Jasper dietro al tavolo, Edward dietro al pianoforte, Rosalie dietro la poltrona di Carlisle ed io dietro al divano bianco. Al via si scatenava l'inferno, Esme aveva sostituito i cuscini di piuma d'oca con quelli sintetici per evitare di trasformare il suo salone in un pollaio ogni fine settimana.
Proprio come immaginavo, dietro al divano bianco trovai un'altra rosa con allegato il suo indizio.
Edward si ricordava ogni singolo dettaglio di me.
 
"Ti ricordi la nostra prima volta? "

Avevamo da poco sedici anni, quella notte avrei dormito a casa Cullen perché i miei erano partiti per festeggiare il loro ventesimo anniversario di matrimonio.
In teoria avrei dovuto dormire assieme a Rosalie e Jasper nella camera degli ospiti, ma in piena notte sono sgattaiolata da Edward per dargli la buonanotte.
Nulla era programmato, ci siamo scambiati un dolce bacio che poi è sfociato in un altro ancora più passionale. Ci siamo ritrovati a fare l’amore per la prima volta quella notte. Era tutto magico ed inaspettato. Era tra i ricordi più belli della mia vita, in casa regnava il silenzio salii le scale ed andai in camera di Edward. Nulla era cambiato, era tutto uguale, ricordai la notte di Natale quando avevamo dormito abbracciati, circa due mesi prima. Ricordai i nostri pomeriggi spesi a studiare, ad amarci, a litigare. Poco dopo il diploma, quella stanza aveva fatto da sfondo alle nostre discussioni continue, al nostro allontanarci senza accorgercene.
Sul letto, su quel letto, perfettamente in ordine vi era posata una rosa rossa, la presi e ne lessi il bigliettino allegato.
“Ti ricordi il nostro primo ti amo?”

Io ed Edward c’eravamo messi insieme il 13 agosto del 2006, sapevamo di amarci, ma nessuno dei due aveva il coraggio di ammetterlo, eravamo troppo timidi entrambi.
La notte di Natale, mi fece trovare il mio regalo sugli scalini di casa Cullen, in quell’occasione mi aveva detto “ti amo” per la prima volta, io felice come una pasqua lo avevo baciato dicendogli di amarlo anche io. Il momento magico fu interrotto da Charlie, che aveva detto: “Cullen avrai tutta la vita per baciare mia figlia, ora dentro entrambi, e mani apposto!”, sorrisi a quel ricordo. Charlie era sempre stato molto geloso di me, ma aveva sempre adorato Edward, terrorizzarlo era il suo sport preferito.
Emozionata raggiunsi l’entrata della casa, uscii e sugli scalini faceva bella mostra di sé un’altra rosa rossa.

“Ti ricordi il nostro addio?”

Come potevo scordarmi di uno dei momenti più dolorosi della mia vita, in cui per la prima volta avevo preso una decisione da persona adulta. Quel momento in cui avevo rinunciato ad una parte di me, pur di vederlo felice di realizzare il suo sogno. Quel periodo dove la mia unica priorità era Los Angeles, dove al tempo con lui preferivo quello dedicato ai progetti da presentare una volta arrivata all’UCLA.
Quel momento in cui quando c’eravamo lasciati, mi sono sentita leggera, nonostante tutto l’amore che avevo per lui.
Salii di nuovo in macchina e posai le quattro rose vicino alle altre tre sul sedile del passeggero. Il teatro del nostro addio era stato il giardino di casa mia.
Ricordavo quel giorno, Edward era tornato da poco dal suo soggiorno a New York, era il compleanno di Rose e lui doveva venire a prendermi. Entrambi c’eravamo accorti che qualcosa nel nostro rapporto si era rotto, che c’eravamo allontanati, che c’amavamo ma che era finito il nostro tempo.
Parcheggiai la macchina sul vialetto, non c’era anima viva, scesi dall’auto e sul primo scalino trovai una margherita.
La presi e sotto trovai un altro biglietto.
 
“Io la tua promessa l’ho mantenuta, ho realizzato il mio sogno. Ma devo deluderti per la seconda parte, sarò felice solo con te al mio fianco”

I miei occhi s’inumidirono, avevo trattenuto le lacrime per troppo tempo, ma queste erano solo di pura gioia.
<< Ciao>>, mi disse una voce, la sua voce. Mi voltai e lo vidi, era bellissimo nella sua maglietta della Nike e nel suo jeans chiaro, era vestito esattamente come quella volta.
<< Ciao>>, risposi e lui regalandomi il suo bellissimo sorriso mi diede un bacio sulla fronte, io mi beai del suo buonissimo profumo.
<< Se sei qui, vuol dire che hai dato una risposta alle mie domande>>
<< Avevi qualche dubbio?>>
<< Nessuno>>, disse prendendomi per mano e portandomi davanti alla casa, in quella stessa posizione di sei anni prima.
<< Proviamo a ricominciare da dove eravamo rimasti>>, mi disse regalandomi un’altra rosa.
<< Anch’io ho realizzato il mio sogno.. Anche tu sei la mia felicità>>, dissi felice più che mai.
<< Tu sei la mia di felicità..>>, continuò lui prendendo il mio volto tra le mani.
<< Ricominciamo da qui?>>, domandai avvicinandomi a lui, ormai i nostri nasi si sfioravano.
<< Da qui>>, disse avvicinandosi di più a me.
<< Mi concedi un primo bacio>>
<< Un primo bacio>>, ripetei ad un soffio dalle sue labbra.
Le sue morbide labbra tornarono sulle mie, in un bacio lento e dolce, le nostre lingue tornarono a giocare assieme, ad amarsi. Era un bacio nostro, non un bacio rubato, un bacio dato alla luce del sole.
Le mie mani tornarono a giocare con i suoi morbidi capelli, le sue a circondare stretta la mia vita.
Non c'era nessuna Jessica, nessun Jacob,nessun passato. C'eravamo solo noi due pronti a ricominciare da dove tutto era stato messo in pausa.
<< Ti amo>>, mi disse quando ci staccammo per mancanza d'ossigeno.
<< Ti amo>>, risposi tornando a guadare i suoi bellissimi occhi verdi, pieni di felicità, di amore, di speranza. Erano lo specchio dei miei.
<< Perché piangi?>>, mi domandò asciugando le mie lacrime con dei dolci baci.
<< Sono felice>>, risposi abbracciandolo forte, tra le sue braccia ero a casa.
<< Ti amo>>, disse nascondendo il suo volto nell'incavo del mio collo.
Rimanemmo così abbracciati a lungo, senza dirci nulla, in un silenzio pieno di parole.
Non eravamo in California, eravamo a Forks, dove puntualmente, giusto per rendere il momento più particolare, comincia a piovere. Presi per mano il mio ragazzo e, cominciando a correre, rientrammo in casa.
Appena dentro mi prese di nuovo tra le sue braccia e cominciò a baciarmi con passione.
<< Avevo paura di averti persa per sempre, che la mia stupidità ti avesse allontanato da me>>
<< Ti amo ed amo anche la tua stupidità>>, amavo ogni cosa di lui, ogni suo difetto, ogni sua perfezione.
Ci andammo a sedere sul divano, posi la testa sul suo petto mentre lui dolcemente mi lasciava delle carezze sulla schiena. Era tutto cosí semplice, naturale, speciale, nostro.
<< Vieni a vivere con me>>, disse d'un tratto, mentre fuori diluviava.
<< Non ti sembra un po' troppo presto?>>, gli domandai, la sua proposta era bella, ma eravamo tornati insieme da circa un'ora.
<< No, voglio recuperare tutto il tempo che siamo stati lontani e poi ci avviciniamo ai venticinque..>>, disse avvicinandosi a me.
<< Parla per te signor Cullen!>>, lo ripresi facendolo ridere, era cosí bello vederlo felice accanto a me.
<< Abbiamo solo due mesi di differenza signora Cullen>>, mi fece notare lui, ma la cosa che più mi colpì era il modo in cui mi aveva chiamata, mi piaceva piú del lecito.
<< Signorina Swan prego!>>, ribattei.
<< Si, si>>, disse avvicinandosi e dandomi un bacio sulle labbra.
<< La camera da letto va cambiata>>, quella era la mia unica condizione.
<< Mhm, mhm>>, rispose mettendo una mano nei miei capelli e continuando quella bellissima battaglia fatta di labbra e lingua.
<< Ed aggiungiamo anche il tavolo da bigliardo>>, il signorino stava cercando di ammorbidirmi con i suoi baci, ma questo con una Swan non funziona.
<< Mai>>, risposi sulle sue labbra sorridendo trionfante.
<< Vedremo..>>, disse con voce roca che fece solo aumentare la mia voglia di lui, ma era meglio contenerci.
Presi, comunque, possesso delle sue labbra in un bacio che di casto aveva ben poco.
<< Ragazzi vi prego, certe cose non sul mio divano>>, disse il vocione di mio padre, mi voltai verso di lui e lo vidi felice, di slancio mi alzai dal divano ed andai ad abbracciarlo.
<< La mia bambina è felice?>>, mi domandò stringendomi forte a sé.
<< Ora si>>, risposi sinceramente, non ero mai stata più felice in vita mia.
Basta nasconderci, avere paura del futuro, ci bastava rimanere uniti e l'avrei seguito fino in capo al mondo.
<< Io, ehm, vado>>, disse Edward alzandosi dal divano.
<< Non ci provare>>, ora che c'eravamo ritrovati avrei passato ogni mio singolo momento con lui, eravamo rimasti lontani per troppo tempo.
<< Speravo lo dicessi>>, disse avvicinandosi, io mi staccai dall'abbraccio di papà ed andai al suo fianco, lui mi prese per la vita e mi diede un bacio sulla tempia.
<< Siete una delle cose più belle che abbia mai visto, ma tu..>>, disse indicando Edward, << ..fa soffrire ancora la mia bambina e ti spezzerò le ossa che non ti ho spezzato l'altro giorno!>>.
<< Sono troppo egoista per farla soffrire ancora, se soffre lei soffro anch'io>>, disse rinforzando la sua presa.
Aveva ragione, era arrivato il momento di essere egoisti.



Buongiorno, qui come a Forks piove ma per i nostri protagonisti splende il sole dell'amore.
Allora, vi è piaciuta la sorpresa di Edward?
Cosa ne pensate? Fatemelo sapere, mi fa piacere leggere i vostri pareri.
Un bacio, ci vediamo al matrimonio di Alice e Jasper.

Ps. Ditemi le vostre frasi preferite (se ce ne sono).

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Capitolo 20
*** Margherite ***


Dove eravamo rimasti..
Edward con una serie di bigliettini fa ripercorrere a Bella i ricordi più belli della loro storia a Forks, dal primo bacio al loro addio.
Si ritrovano davanti a casa Swan, dove tutto era finito, e tornano insieme.

CAPITOLO 20
MARGHERITE

Los Angeles - 20 giugno 2017

EDWARD

A settembre avrei ripreso a giocare ufficialmente, la mia schiena era praticamente guarita grazie alla fisioterapia che facevo con Emmet. Da circa tre mesi avevo ripreso anche l'allenamento con Marcus, uno dei personal trailer dei LA Lakers. Era così bello tornare in campo, giocare e vedere tra gli spalti la mia Bella. Lei era la fonte della mia felicità, da quattro mesi si era trasferita ufficialmente a casa mia, trasformando la nostra camera da letto in uno studio di architettura. Questo, però, non mi dava fastidio. Mi piaceva vederla lavorare ad un progetto la sera, si concentrava talmente tanto da crearsi un mondo tutto suo, di cui facevo parte anche io. Ogni tanto alzava lo sguardo e mi sorrideva, chiedeva il mio parere, si distraeva con i miei baci.
Dormiva ancora, tenendo il capo sulla mia spalla, con delicatezza la feci scivolare sul cuscino e cominciai a darle piccoli baci su tutto il viso. Sulla fronte, sulle palpebre, sul naso, la guance, per poi scendere sul collo e ricominciare tutto da capo. Finché non la sentii muoversi, si stava svegliando.
Appena aprì i suoi bellissimi occhi mi appropriai delle sue labbra, in un bacio dolce, volevo che ogni mattina capisse quanto la amassi.
<< Buongiorno>>, disse con la voce ancora impastata dal sonno.
<< Buongiorno piccola>>
Ero così felice di riaverla nella mia vita, tutto sembrava andare per il verso giusto con lei. Nulla mi spaventava, con Bella al mio fianco potevo affrontare qualsiasi cosa anche le pazzie di Alice, ormai mancavano solo quattro giorni al  matrimonio con Jasper, ed era più pazza del solito.
<< A cosa pensi?>>, mi domandò appoggiandosi al mio petto.
<< A nulla..>>
<< Edward ti conosco..>>, disse puntando i suoi bellissimi occhi su di me.
<< È bello..>>, risposi sorridendo come un ebete.
<< Cosa?>>
<< Tutto questo>>
<< In che senso?>>, l’avevo leggermente confusa. Era bellissima quando non capiva dove volessi andare a parare.
<< Tu sei qui, mi ami, ti amo. Ho solo paura che tutto finisca>>, le dissi svelandole la mia più grande paura.
<< Non ti libererai così facilmente di me!>>, mi disse sistemandosi meglio su di me, ad un centimetro dalle mie labbra.
<< È una minaccia?>>, le domandai cercando di resistere alle sue labbra.
<< No, una promessa>>, soffiò sulle mie labbra.
<< Allora cerca di mantenerla, perché anche tu non ti libererai di me>>, le dissi, e la sentii rabbrividire.
<< Mmh, mhm>>, disse prima di ritrovarmela seduta a cavalcioni su di me.
Presi il suo volto e cominciai a baciarla, le nostre lingue si trovarono ben presto a giocare assieme, combattevano una bellissima battaglia.
In pochi gesti la maglietta di Bella, o meglio quella che aveva preso da mio armadio, trovò posto sul parquet. Non portava il reggiseno, questo mi rendeva particolarmente felice, cominciai ad occuparmi di quelle dolci colline riempiendole di baci e carezze.
Io e Bella ci ritrovammo a fare l'amore, con dolcezza e passione.
<< Che stai facendo?>>, domandò con la voce ancora scossa dal piacere che le avevo donato.
<< Ho appena fatto l'amore con la donna più sexy di Los Angeles e del mondo>>, mi corressi.
<< Ti sei salvato in extremis, comunque che stai facendo?>>, sorrisi sul suo seno.
<< Ti sto facendo un succhiotto, al matrimonio la gente dovrà sapere che sei mia>>, risposi tornando alla mia opera.
<< Sotto il seno? Non credo che qualcuno lo vedrà!>>, mi disse riprendendo a giocare con i miei capelli.
<< Hai ragione, ne devo fare un anche qui..>>, risposi baciandole la clavicola, << .. e uno qui>>, dissi indicando il collo.
<< Tu provaci, e dico ad Alice di farti indossare la cravatta piena di strass>>, quella era la peggiore delle minacce.
<< Giammai>>
<< Amore>>, mi chiamò Bella in cucina dopo che c'eravamo rivestiti e lavati.
Entrai nella zona living e fui colpito da un buonissimo profumo di Nutella.
<< Cosa hai preparato?>>, le domandai sedendomi sullo sgabello, Bella era di spalle, armeggiava con qualcosa.
<< Chiudi gli occhi>>, mi disse e lo feci.
<< Tanti auguri amore mio>>, disse appena aprii gli occhi.
Aveva fatto una crostata alla Nutella, su cui aveva scritto: Buon compleanno amore mio.
<< Pensavi che me ne fossi dimenticata?>>, mi sussurrò abbracciandomi le spalle e dandomi un bacio sul collo.
<< No amore, il problema è un altro>>, dissi facendola sedere sulle mie ginocchia.
<< Sei a dieta?>>, disse facendomi ridere.
<< No.. è solo che io me ne ero dimenticato>>, risposi nascondendo il volto tra i suoi capelli.
<< A 26 anni è normale dimenticarselo, ho un ragazzo vecchio>>, disse cercando e trovando le mie labbra.
<< Non ti sono sembrato così vecchio prima>>
<< La gente matura con l'età, mi chiedo perché non succeda la stessa cosa con te!>>, disse guardandomi male.
<< È anche per questo che mi ami>>, le ricordai.
Alzò gli occhi al cielo prima di abbracciarmi forte, era il mioglior compleanno da anni.
<< Sta sera si cena assieme ad Emmet ed Alice>>, povero me.
<< Con Alice? Certo>>
<< Le ho vietato di nominare le parole Jasper, matrimonio e allegati>>, precisò lei giocando con i miei capelli. 
<< Sei unica>>, dissi baciandole la punta del naso.
<< Questa è tutta nostra, vero?>>, dissi indicando la torta e lei annuì ed insieme la tagliammo. Era la torta più buona che avessi mai assaggiato, Bella aveva le mani d’oro.
<< Non lo dire ad Alice, altrimenti impazzisce se scopre che quattro giorni prima del suo matrimonio ci siamo messi a mangiare una torta alla Nutella>>, disse lei mangiandosi la sua seconda fetta.
<< Sia mai che non entriamo più nei nostri vestiti>>
<< Cullen, sarebbe una tragedia!>>, mi ricordò lei, avevo in mento un bel modo di smaltire tutte quelle calorie. Vi ho già detto che probabilmente Bella è la persona che meglio mi conosce al mondo?
<< Devo andare al lavoro, ti amo>>, disse dandomi un bacio e andando in camera a peparsi. Amavo la nostra quotidianità. 

Forks - 23 giugno 2017

BELLA

Il giorno dopo il compleanno di Edward partimmo per Forks, erano tutti agitati ma felici, mamma ed Alice erano letteralmente impazzite e credevano di essere perennemente in ritardo. Meglio starle alla larga. Jasper sembrava più tranquillo, si distraeva con gli esami dei suoi alunni, e diceva che il suo unico compito sarebbe stato quello di presentarsi all’altare.
Mancava un solo giorno al matrimonio in casa mia e in casa Cullen regnava il caos, Edward ed Emmet erano andati a Seattle a prendere i genitori di Alice all’aeroporto.
Per evitare di fare restare i signori Brandon in hotel i Cullen su erano offerti gentilmente di ospitargli nella loro villa.
Io ero con Alice a fare il riepilogo, era stato tutto curato nei minimi dettagli, ma per lei niente andava bene.
<< Si Alice, i fiori arrivano domani mattina>>, le dissi continuando a guardare il tablet.
<< Resteranno freschi?>>, calmati Bella, solo un altro giorno.
<< Alice siamo a Forks, non ti preoccupare>>, la porta di casa Cullen si aprì.
Carol e Richard entrarono seguiti da Edward ed Emmet che facevano a gara per entrare per primi. Due bambini ecco cosa erano.
<< Benvenuti>> salutai i signori Brandon abbracciando entrambi.
<< Come è andato il viaggio?>>, domandai sedendoci sul divano. 
<< Molto bene>>
<< Kate è qui?>>, domandò Alice, e solo in quel momento mi ricordai della cugina di Miami.
<< Si tesoro, ha ricevuto una chiamata, ora entra>>, le rispose sua madre.
Edward si sedette accanto a me sul divano, i Cullen erano stati davvero così gentili ad ospitargli per il matrimonio.
<< Com’è questa Kate?>>, gli domandai non facendomi sentire dagli altri.
<< Oh, alta, bionda e formosa. È una modella>>, niente queste bionde modelle mi perseguitavano.
<< Bene>>
<< È più bello di Jacob, lui. Hai fatto un’ottima scelta>>, disse Carol, Edward fece una di quelle facce da prendere a schiaffi, come a voler dire “è ovvio”.
<< Non lo dire che poi si monta la testa>>
<< Ma è vero!>>, un bambino, il mio ragazzo era un bambino.
<< Kate, ciao>>, la famosa cugina fece la sua entrata, per carità era bella, ma il mondo in cui squadrava Edward non mi piaceva. Ero gelosa? Assolutamente si, non avevo nessun motivo per non ammetterlo.
Mi strinsi ancora di più al fianco di Edward, lui passò una mano attorno alla mia vita e mi lasciò un bacio tra i capelli.
<< Lei è Bella, la ragazza di Edward>>, mi presentò Alice calcando bene la mia posizione, brava ragazza, riprendeva tutti i punti che aveva perso in quei giorni facendomi impazzire. 
<< Alice mi ha parlato molto di te>>, disse lei stringendomi la mano.
<< Anche a me di te>>, e non sempre bene, ma questo evitati di dirlo.
<< Edward, quindi questa è casa tua?>>, chiese la biondina.
<< Si>>, rispose lui stringendomi ancora più a sé.
<< Deve essere imbarazzante per te Bella, stare nella casa dei tuoi.. suoceri?>>, che diamine stava dicendo? Io ero in casa mia, lei era l’ospite. Era lei che al massimo doveva sentirsi in imbarazzo.
<< No, non lo è, ci sono cresciuta qui dentro>>, beccati questo bionda ossigenata.
<< Alice, tu dove ti sei sistemata?>>, le domandò suo padre, che aveva alzato gli occhi al cielo alla domanda della nipote.
<< Edward mi ha lasciato camera sua>>
<< La sua era una scusa per andare a dormire da Bella>>, disse l’orso, era strano che non avesse sparato ancora nessuna cavolata.
<< Ti devo per forza ricordare che dormi con mia sorella?>>, questo era un colpo basso.
<< E tu con la mia Cullen>>, disse mio fratello entrando in sala.
<< E tu con la mia Swan>>, precisò Emmet. La cosa era davvero troppo complicata.
Jasper salutò i suoi quasi suoceri, mio fratello era molto imbarazzato dalla loro presenza, era una persona molto timida.
<< Emmet dov’è Rose? Vorremmo conoscerla>>, disse Carol.
<< Fra mezz’ora è qui>>, rispose lui con gli occhi a cuore, appena venne nominata la sua Rose.
<< Esme ti abbiamo occupato casa>>, le dissi quando entrò assieme a Carlisle, avevano fatto la spesa.
<< È casa tua tesoro, ben arrivati>>, disse salutando i signori Brandon e Kate.
Quella sera i miei genitori, i Cullen e i Brandon cenarono tutti assieme a casa Swan.
Noi altri, compresa l’odiosa Kate, passammo una bellissima serata sulla spiaggia di La Push, attorno al fuoco.
Stavamo facendo il gioco della bottiglia, e toccava a Kate girare, la bottiglia girava e ovviamente si fermò davanti alla sottoscritta.
<< Bene Bella, verità o penitenza?>>, biondina non mi fai paura.
<< Verità>>, risposi sfidandola con lo sguardo.
<< Hai mai tradito?>>, quanto era stronza?
<< Si>>
<< Cosa?>>, chiese stupito mio fratello, lui non sapeva nulla di quello che era successo tra me ed Edward a dicembre.
<< Non è un vero e proprio tradimento..>>, cercai di spiegare.
<< Ah, hai dato solo un bacio>>, Jasper sembrava più tranquillo, sentivo Edward sorridere mentre mi dava un bacio tra i capelli.
<< No, ho tradito il mio ragazzo con la persona che amo>>, era chiara la cosa? Un po’contorta, ma era la pura verità.
<< Sapete, io non voglio sapere>>, disse Jasper sollevando le mani in segno di resa.
Si misero tutti a ridere, Edward mi diede un bacio che doveva essere dichiarato illegale, illegale se i fratelli erano nei paraggi.

Forks - 24 giugno 2017

Il giorno del matrimonio era arrivato, ma la mia voglia di alzarmi era ancora molto bassa, amavo dormire tra le braccia di Edward. Ovviamente Alice non la pensava allo stesso modo, visto che non smise di far squillare il mio telefono.
<< Dobbiamo andare a prepararci, su svegliamoci>>, dissi baciandolo in ogni angolo del suo bellissimo viso.
<< Potremmo passare la giornata a letto>>, la tentazione era alta, ma meglio sbrigarci.
Alle nove eravamo a casa Cullen a prepararci, la parrucchiera mi stava facendo dei morbidi boccoli, mentre la truccatrice armeggiava con il mio viso. Mi sentivo tanto una Barbie in quel momento, non vedevo l’ora che finissero, vedevo Edward sorridermi mentre mi osservava seduto sul suo letto.
<< Abbiamo finito>>, disse la truccatrice e pochi minuti dopo anche la parrucchiera finì.
<< Sei stupenda, amore mio>>, disse avvicinandosi e cercando di baciarmi.
<< Alt, non roviniamo il trucco>>, dissi uscendo dalla sua stanza ed andando in quella degli ospiti dove Rose ed Alice si stavano preparando.
<< Sei uno schianto cognata!>>, mi disse Alice, appena mi vide. Ma quella che splendeva, era lei, era felicissima, e per niente agitata. Questo in apparenza, non credevo fosse così calma. 
<< Bella ti presento, le mie cugine di secondo grado>>, mi disse Alice quando delle ragazze entrarono in camera.
<< Loro sono: Susy, Saffyj, Giova, Paride, Grazia e Coccinella>>, disse indicandomele una ad una.
<< Piacere di conoscervi, io sono Bella, e grazie di essere venute. Per Alice era importante avervi qui in un giorno così importante>>, erano davvero delle persone carine e gentili nei miei confronti. Erano già tutte pronte, nei loro bellissimi abiti color pastello. Ci perdemmo in chicchere e risate finché la parrucchiera non finì di sistemare la sposa.
<< Edward mi aiuti?>>, gli domandai entrando nella sua stanza, dopo aver indossato il bellissimo abito di Chanel.
<< Sei bellissima, ma io preferirei togliertelo!>>, mi disse con voce roca mentre con la punta delle dita mi accarezzava la schiena nuda, causando un me mille brividi di piacere.
<< Amore facciamo tardi>>, dissi cercando con tutta me stessa di non saltargli addosso.
<< Mhm, mhm>>, disse cominciando a darmi dei leggeri baci sul collo, contemporaneamente abbottonava i bottoni sul retro del vestito di Chanel scelto da Alice.
<< Fatto>>, mi voltai verso di lui per ringraziarlo come si deve con un bellissimo bacio.
<< Grazie>>
<< Mi aiuteresti con il papillon?>>, mi domandò e solo allora notai la sua camicia ancora sbottonata. La tentazione era molto forte.
<< Bene Mr. Bond, venga qui>>, dissi prendendo il papillon, e dopo aver chiuso la sua camicia, glielo misi al collo.
<< Sei bellissimo>>
<< Più bello di 007?>>, domandò ammirandosi allo specchio.
<< Molto più bello>>, risposi allacciando le braccia attorno alla sua vita.
Alle cinque del pomeriggio andammo tutti, tranne Alice e suo padre, a Villa Gold, il suo nome deriva dal fatto che nell’ora del tramonto, quando c’era bel tempo, veniva circondata da una bellissima luce dorata. Era una delle cose più romantiche che avessi mai visto, ecco perché Alice l’aveva scelta preferendola alla California.
<< Bella, vai all’entrata ad accogliere gli ospiti>>, mi disse mamma, era talmente elettrizzata che non osai contraddirla. Io e la mia mano ci preparavo ad accogliere i duecento invitati.
Rimasi di sasso quando tra i vari invitati vidi Billy, Sue, seguiti da Jacob e la sua ragazza. Cosa ci facevano qui? Gli salutai educatamente, vidi Edward guardarli male, ma non potevo avvicinarmi a lui. Dovevo salutare ancora metà degli invitati. In un momento di libertà raggiunsi mio fratello, che stava vicino all’altare con Edward e mio padre. 
Jasper, continuava a camminare sul posto, era leggermente agitato, ma questo non m’impediva di chiedergli spiegazioni. Dovevo, però, ammettere che era davvero molto bello nel suo completo da sposo. Jasper era uguale a mamma, occhi verdi e capelli biondi, io avevo preso tutto da papà, compresa la timidezza, che condividevo con lui.
<< Jasper cosa ci fa Jacob qui?>>, gli domandai prendendolo da parte.
<< È un mio amico, mi dispiaceva ritirare l'invito>>, disse mettendosi una mano tra i capelli color grano.
<< Potevi chiedermelo, almeno>>
<< Mi dispiace Bella, pensavo foste rimasti amici>>, aveva ragione.
<< Si, ma.. dai è imbarazzante, ha portato anche lei>>, tutti i miei parenti conoscevano Jacob, anche se l’avevano visto solo una volta.
<< Perché? Sei gelosa?>>, quanto era scemo mio fratello?
<< Scemo, lo sai che amo Edward>>
<< Allora, non ti preoccupare, fai vedere a tutti che ami Edward>>, aveva ragione, Jacob era un invitato come tutti glia altri.
Ormai tutti si erano seduti, mancava davvero poco all’arrivo di Alice, diedi un bacio a Jasper sulla guancia e mi voltai verso il mio amore.
Mi avvicinai a lui e prendendolo per la camicia incollai le mie labbra alle sue.
<< Che stai facendo?>>, mi domandò appoggiando le mani sui miei fianchi.
<< Marchio il territorio>>, dissi sulle sue labbra.
<< Ti amo>>, disse regalandomi un altro bellissimo bacio, li davanti a tutti. Dimostrando a tutti quanto ci amavamo, quanto avevamo sofferto, quanto insieme eravamo forti.
Alice era arrivata, avvolta nel suo bellissimo abito da sposa, io e Rose percorremmo la navata prima di Alice. Ero agitatissima, tutti mi stavano guardando, ma io alzai lo sguardo e mi persi negli occhi del mio Edward, che era vicino a mio fratello. Mi calmai all’istante.
La cerimonia fu bellissima, Alice e Jasper si promisero amore davanti a tutti e per sempre. Erano emozionatissimi,l’aura di felicità che gli circondava, era palpabile con le dita.
Nessuno riusciva a togliere gli occhi da loro due, era impossibile, non notare l’amore che gli legava.
Erano felici, perché alla base del loro rapporto c’era l’amore. Il resto viene da sé.
Dal salone della cerimonia ci spostammo in giardino dove venne servito l’aperitivo, mentre dentro preparavano la sala per la grande cena.
<< Sono tutti felici>>, mi disse Edward tenendomi per un fianco.
<< Si, sono felice che Jasper abbia trovato una come Alice, ricordi per lui il matrimonio era un argomento tabù>>, dissi poggiando la testa sulla sua spalla.
<< Ricordo, ed è stato il primo a sposarsi>>, come era strana la vita.
<< Quando Alice ha visto per la prima volta Jasper, è rimasta senza parole, hai presente Alice senza parole?>>, ricordai quel Natale i Cullen erano tutti presenti tranne Edward, lui era rimasto nella sua amata New York.
<< Immagino, ma non credo di avere anch’io questo onore>>
<< Quale?>>, domandai non capendo.
<< Vederla zitta per più di due minuti consecutivi>> , sorrisi alle sue parole, aveva ragione sarebbe stato impossibile rivederla in quella maniera.
<< Si sta avvicinando Jacob..>>, mi disse stringendomi ancora piú forte al suo fianco.
<< Buonasera>>, salutai con educazione.
<< A voi>>, rispose Jacob.
<< Edward ti presento Leah, la ragazza di Jacob>>, dissi per allegerire la situazione.
<< Piacere di conoscerti>>
<< Il piacere è mio>>, disse lei stringendogli la mano.
<< Vi state divertendo?>>, domandai.
<< Si è tutto bellissimo qui, complimenti per l'organizzazione>>
<< Vorrei prendermi i meriti, ma io mi sono limitata ad accogliere gli ospiti ed a mettermi il vestito>>, dissi in totale sincerità.
<< Che per la precisione ho allacciato io>>, disse Edward mettendomi in imbarazzo.
<< Edward non ti lamentare è il ruolo che spetta a voi uomini>>, disse Leah, guadagnandosi tutta la mia stima.
<< Donne!>>, disse Jacob scusandosi con lo sguardo, non mi piaceva questa solidarietà tra uomini.
<< Siete proprio una bella coppia, hai fatto un'ottima scelta Bella>>, Leah stava guardando il mio ragazzo in una maniera che non mi lasciava molto tranquilla.
<< Tranquilla, io amo Jacob>>, disse ed io nascosi il volto nel petto di Edward imbarazzata.
<< Signorina Swan balliamo?>>, mi domandò Edward a fine cena.
<< Con molto piacere>>, dissi accettando la sua mano.
<< Emmet mi ha detto che ama mia sorella>>, mi disse stringendomi forte a sé mentre ballavamo tra le dolci del pianoforte.
<< Sono una bellissima coppia>>, dissi mentre gli osservavo ballare scambiandosi dei teneri baci.
<< Bella vieni, c’è il lancio del bouquet!>>, mi disse Rose trascinandomi dalle altre ragazze.
<< Amore cerca di prenderlo!>>, disse Edward facendomi l’occhiolino. 
<< Tre, due, uno!>>, urlò Alice lanciando il bouquet in aria, in pochi secondi era tra le mie mani.
<< Alice abbiamo un altro matrimonio da organizzare!>>, urlò Rose abbracciandomi. Edward rideva divertito, così come tutti gli altri.

Forks - 25 giugno 2017

<< Bella vieni con me?>>, mi domandò Edward dopo pranzo, Alice e Jasper erano appena partiti per la loro luna di miele in Italia.
<< Dove andiamo?>>
<< Ti fidi di me?>>, mi domandò mettendosi dietro di me, papà ci guardava divertito, mamma era emozionata. Si erano fatti sicuramente di qualcosa quei due, non era normale il oro comportamento. 
<< Dovrei?>>, domandai poco prima di vedere una benda nera sui miei occhi.
<< Cullen che stai facendo?>>
<< Vieni con me, fidati>>, mi disse prendendomi per mano.
<< Papà mi sta rapendo, fa qualcosa!>>, non mi piaceva essere privata della vista.
<< Fidati, figlia mia>>, furono le ultime parole di mio padre.
Edward mi aiutò a salire nella sua Volvo, non capivo dove mi voleva portare, ma evitai di fare domande, con lui era inutile. Non avrei ricevuto risposta.
<< Siamo arrivati>>, disse scendendo dalla macchina e prendendomi in braccio, dal cinguettare degli uccelli capii di essere in mezzo al bosco.
Mi lasciai cullare dal suo passo dolce appoggiando la testa nell’incavo del suo collo. Inebriandomi del suo buonissimo profumo. Ad un tratto mi fece scendere, tenendomi per i fianchi evitando, così, una mia caduta.
<< Io ora ti tolgo la benda ma tu non aprire gli occhi>>, mi disse mettendosi dietro di me, ero emozionata cavoli, il mio cuore era mille.
<< Va bene>>, qualsiasi cosa avesse in mente, avrei fatto come diceva lui.
<< A Jocelyn, hai detto che ho chiesto la tua mano con una margherita>>, mi disse con voce emozionata.
<< Di che cosa stai parlando?>>, non capivo. Perché tutto questo mistero?
<< Apri gli occhi>>, sussurrò.
Seguii il suo consiglio ed aprii gli occhi, davanti a me c’era un bellissimo paesaggio, ammirai la nostra bellissima radura inondata dalla luce solare, quando abbassai lo sguardo notai che sul prato, con delle bellissime margherite c’era scritto semplicemente:
 
SPOSAMI

<< Sposami>>, mi disse Edward inginocchiandosi davanti a me con in mano un bellissimo anello, con un bellissimo diamante al centro ed altri due, più piccoli ai lati. L’anello emanava una luce bellissima grazie al sole che splendeva fiero su nel cielo e nel mio cuore.
<< Si>>, non potevo dire altro, perché era accanto a lui il mio posto, per sempre.
Perché era lui la persona che avrei sempre amato, ogni giorno della mia vita, per sempre. Perché solo accanto a lui sarei stata felice, come lo ero in quel momento, quando un Edward, emozionato e tremante, infilava nel mio anulare sinistro il sigillo del nostro amore.
 


Eccomi, scusate il ritardo.
Siamo giunte insieme, quasi alla fine di questa storia. Volevo ringraziare tutti coloro che assieme a me hanno amato e letto End?.
Vi è piaciuto come capitolo?
Grazie alle cugine di secondo grado per essere venute al matrimonio. 
Ci vediamo all’epilogo, un bacio

Alma

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Capitolo 21
*** Noi ***


CAPITOLO 21
NOI

Forks - 13 Agosto 2018


L'abito bianco le donava, la rendeva radiosa, i capelli castani raccolti in un semplice chinion, circondati da delle semplici trecce. Il suo volto circondato da un delicato velo, che Rosalie ed Alice avevano fatto arrivare dall'Italia. Il lungo velo toccava terra, confondendosi con il candido abito bianco in seta che fasciava il corpo della sposa. I dettagli in pizzo sulla schiena rendevano l'abito speciale, così come la persona che lo indossava.
Bella era tranquilla mentre si osservava allo specchio, aveva una luce speciale negli occhi, era felice. Da quel giorno di febbraio quando aveva raccolto in giro per Forks le rose con i relativi bigliettini, lei era felice, certo la sua vita non era perfetta, le piccole discussioni con il suo Edward non mancavano, lo stress del lavoro aveva imparato a lasciarlo in ufficio, ma lei accanto a lui era semplicemente felice.
Alice e il suo pancione di sette mesi entrarono nella stanza della cognata, si commosse quando vide Bella vestita di bianco, le ricordò il giorno del suo matrimonio. Sentì suo figlio scalciare, << A lui piaci molto>>, le disse avvicinandosi, Bella si voltò e sorrise raggiante di vedere il pancione di Alice.
<< Si>>, rispose lei facendo un profondo respiro, lisciandosi le pieghe invisibili sul vestito.
<< Stai tranquilla, lui è li che ti aspetta>>, le disse dandole un bacio sulla guancia.
Edward era agitato, aveva paura che la sua Bella cambiasse idea, aveva paura di non riuscire a renderla felice, come lei rendeva lui.
Scegliere il tredici agosto era stato semplice e naturale, quello era il giorno in cui tredici anni prima si erano messi insieme.
<< Sorellina siamo ancora in tempo per scappare, basta un solo segnale da parte tua>>, disse Jasper vedendo sua sorella scendere le scale di casa Swan.
<< Ci penserò>>
Renèe era felice nel vedere sua figlia fare il grande passo con l'uomo della sua vita, gli aveva visti crescere, aveva visto la loro amicizia trasformarsi col tempo in amore. Aveva visto sua figlia fingere di stare bene quando si era allontanata da lui, l'aveva vista sorridere quando Jacob era entrato a far parte della sua vita, l'aveva vista raggiante quando Edward era tornato nella sua vita.
Assieme a Charlie le passò il fermacapelli di nonna Marie ricoperto di zaffiri.
<< Qualcosa di vecchio>>, disse la madre posizionandolo tra i capelli castani della figlia.
<< Sei bellissima figlia mia>>, Charlie sapeva che Edward era l'unica persona giusta per sua figlia, era l'uomo che l'amava, che lei amava. Certo, come ogni padre, vedeva sua figlia ancora come una bambina, ma vedendola cosí felice nel suo abito da sposa, aveva capito che era arrivata l'ora di lasciarla andare, era pronto anche lui ad accompagnarla all'altare.
Nel giardino di villa Cullen, dove si erano detti il loro primo "ti amo", gli invitati avevano già preso posto. I fiori, rose bianche in particolare, abbondavano in tutti il giardino. Lo sposo aspettava con ansia la sua sposa all'altare.
<< Ah, Edward?>>, lo richiamò il suo testimone, mentre lui continuava a giocherellare con i gemelli ai polsi.
<< Cosa c'é orso?>>
<< Stanotte tu e Bella.. camere sparate!>>, disse Emmet per prenderlo in giro, sapeva che non dormiva con Bella da una settimana.
<< Io.. ma perché perdo tempo con te?>>
<< Tutti in piedi grazie>>, disse il signor Weber, colui che avrebbe celebrato l'unione tra Edward e Bella.
La sposa rimase colpita dalla bellezza del giardino, si sentiva perfettamente a suo agio, sapeva che quello era il posto in cui doveva essere. Si sentiva bella, anche se non amava il fatto che tutti la stessero guardando.
<< Pronta?>>, le domandò Charlie prendendola a braccetto all'inizio della navata.
<< Si, papà>>, rispose lei decisa alzando lo sguardo e trovando quello del suo Edward incantato dalla straordinaria bellezza della sua sposa.
Non aveva mai visto nulla di più bello, si sentiva l'uomo più fortunato al mondo, perché da li a poco lei sarebbe diventata sua moglie.
Da quando aveva trovato gli occhi di Edward il resto era sparito, c'erano solo lei e lui.
Arrivati all'altare Charlie passò la mano destra della figlia in quella di Edward, che come un elegante gentiluomo le fece il baciamano, facendo arrossire la sua sposa.
<< Sei bellissima amore mio>>, disse con la voce incrinata dall'emozione.
<< Anche tu>>, rispose lei trattenendo le lacrime di gioia.
Si tennero per mano per tutto il corso della cerimonia, si lasciarono solo quando arrivò il momento di suggellare la loro promessa con la fede.
<< A voi la signora e il signor Cullen, puoi baciare la sposa>>, Edward non se lo fece ripetere un'altra volta, tenendo ancora stretta la mano con la fede prese con la destra il viso di Bella e diede inizio con un bellissimo bacio al loro matrimonio.
Si baciarono per un tempo interminabile, sotto lo sguardo di tutti gli invitati, dei loro genitori felici e commossi, dei loro cognati, dei loro amici, di Jacob che teneva stretta la sua Leah, di nonna Elizabeth che vedeva realizzarsi uno dei suoi sogni.
Tra le invitate c'erano anche le cugine di secondo grado di Alice, la quale aveva raccontato loro la storia degli sposi, rendendole partecipi di quell'amore, che nonostante le mille difficoltà aveva vinto su tutto.
Come il resto degli invitati applaudivano con gioia gli sposi.
<< Quando l'ho rivista a Los Angeles stava lavorando seduta in un bar a Venice Beach, era talmente concentrata che nemmeno si è accorta del mio arrivo>>, disse Edward al momento dei discorsi guardando sua moglie, gli invitati seduti ai tavoli, si misero a ridere.
<< Pochi minuti dopo ha cercato di vendermi un appartamento.. e c'é riuscita!>>, continuó lui scatenando le risate. << Montando la televisione, nel mio nuovo appartamento l'ho baciata, e li, nonostante tutto il tempo che ci aveva visto separati, nonostante la presenza di altre persone nelle nostre vite, il mio cuore ha capito che era lei, che era sempre stata lei. La mia testa ci è arrivata un po'dopo, scusa amore mio>>, Bella era commossa dalle parole di suo marito, anche lei c'aveva messo un po' a capirlo.
<< Isabella Swan.. emm Cullen, ti amo>>, disse lui lasciando il palchetto ed andando a baciare la sua bellissima sposa.
<< Ti amo anch'io signor Cullen>>, rispose lei sulle sue labbra, quando Edward la raggiunse al tavolo.
<< Allora hai proprio deciso di passare il resto della tua vita con me?>> , le domandò Edward mentre ballavano l’uno stretta all’altra.
<< Credo sia ormai troppo tardi per cambiare idea>>, disse lei stringendosi ancora di più a suo marito.
Fu uno dei giorni più belli della loro vita, si amavano e lo avevano dimostrato a tutti i presenti, ma in particolare l’avevano mostrato a loro stessi. 

Los Angeles - Ottobre 2018

La loro vita da sposati era davvero normale, erano perfetti insieme, ma soprattutto felici. Certo non mancavano le piccole discussioni, ma tutto si risolveva in pochi istanti, avevano imparato a dirsi tutto senza mai nascondersi nulla. Era un buon metodo il loro.
Bella ed Alice avevano aumentato ancora di più la loro fama, era tra gli architetti più ricercati della California, merito della passione che mettevano in ogni progetto. Ma da circa un mesetto Bella si ritrovava da sola in ufficio, lei e Jasper avevano proibito ad Alice di mettere piede in ufficio, ormai mancava poco alla nascita del suo bambino. Era un maschietto, per la gioia di Jasper e Charlie, Bella non vedeva l’ora di poterlo prendere tra le braccia e coccolarlo per tutto il tempo.
In poche partite Edward era diventato il playmaker dei Lakers, l’infortunio alla schiena era solo un vecchio e doloroso ricordo, grazie all’ottima fisioterapia eseguita da Emmet. Bella lo seguiva in quasi tutte le trasferte, amava vederlo mentre giocava, mentre faceva quello che aveva sempre amato. Amava vedere il modo in cui si divertiva, odiava le ragazze che urlavano ogni qualvolta che lui entrava in campo.
Dopo il quotidiano allenamento con i Lakers, Edward passò a prendere il pranzo da portare a sua moglie in ufficio, tanto si concentrava sul lavoro che a volte si dimenticava di mangiare. 
Come volevasi dimostrare trovò sua moglie china sul progetto di Chanel, la famosa casa di moda le aveva commissionato il progetto del nuovo negozio della maison francese. Un progetto al quale Bella teneva tantissimo, ci stava mettendo l’anima, e suo marito era fiero di lei.
Bella non si accorse dell’arrivo di Edward, sentì solo un forte odore di acciughe che le fece venire la nausea, in pochi secondi raggiunse il bagno, rigettò tutto. Era un po’ di giorni che si sentiva debole e con la nausea mattutina.
Edward era dietro di lei, le teneva la fronte e l’osservava preoccupato, la vedeva pallida e debole, non capiva cosa le stesse succedendo.
<< Edward puoi andare a prendere la mia borsa di la?>>, domandò a suo marito prima di sciacquarsi la bocca per togliere il sgradevole sapore del vomito.
Come chiesto dalla moglie, Edward andò a prendere la borsa, nella quale vi era una scatoletta, era lì da qualche giorno, ma Bella aveva paura ad aprila. Ora accanto a lei c’era Edward, non aveva paura di nulla.
<< Bella, amore che succede?>>, domandò lui vedendo la moglie rovistare nella sua borsa.
<< Ti ricordi la nostra luna di miele?>>, domandò lei impugnando la scatoletta, nascondendola al marito.
Edward sorrise alla domanda di sua moglie, si ricordava tutto della loro bellissima luna di miele, dal loro arrivo, al fare l’amore sulla spiaggia deserta, al giocare alla Wii, si ricordava ogni singolo dettaglio, quasi.
<< Come posso scordarmela?>>
<< Ecco.. Io>>, Bella non trovava le parole ed Edward era sempre più confuso.
<< Bella mi sto preoccupando>>, disse lui avvicinandosi alla moglie.
<< Credo di essermi dimenticata di prendere la pillola qualche mattina..>>
<< Oh..>>, anche Edward era senza parole, forse stava cominciando a capire.
<< Ho un ritardo di due settimane, da qualche giorno ho la nausea e se non allontani subito dal mio studio quella pizza con le acciughe, credo ritornerà>>, disse lei sentendone ancora l’odore nell’aria.
<< Bella, sei.. Incinta?>>, riuscì a dire lui, era come pietrificato.
<< Non lo so, dovrei fare questo>>, disse lei tirando fuori il test di gravidanza, Edward sorrise, << Allora che aspettiamo, facciamolo!>>, disse lui entusiasta.
<< Si, emm vai a chiudere la porta d’entrata, noi vorrei che venisse qualcuno>>, disse Bella, Edward uscì dal bagno e in quel momento lei chiuse la porta a chiave.
<< Bella che stai facendo?>>, domandò Edward da fuori.
<< Non mi vedrai fare pipì!>>, rispose lei.
<< Come se non ti avessi mai vista nuda!>>, disse lui andando a sedersi alla scrivania. Era felice, sapeva che era inutile fare quel test, sapeva che dentro di Bella cresceva suo figlio, quel figlio che aveva tanto desiderato, e che ora a sorpresa era arrivato.
Pochi minuti dopo sua moglie uscì dal bagno con il test i mano, non lo aveva guardato, voleva farlo assieme a suo marito.
<< Vieni qui>>, le disse Bella invitandolo a sedersi sul divano bianco dell’ufficio, lui stava tremando dall’emozione.
<< Hai già controllato?>>, domandò e Bella negò con il capo.
<< Pronta?>>
<< Pronta>>, era così diverso dall’ultima volta che avevano fatto un test, quel Natale di due anni prima quando l’arrivo di un bambino avrebbe solo aggravato la situazione di due persone che non avevano il coraggio di guardarsi in faccia e dirsi “ti amo”, quelle persone che nel frattempo erano cresciute, ora erano pronte ad affrontare la sfida più bella della loro vita.
Edward girò il test, due linee rosa facevano bella mostra di sé, tremava tutto ora ne aveva la conferma, si voltò verso la sua Bella e lei capì, le bastò guardare tutta la gioia e la felicità che gli occhi di suo marito esprimevano.
<< Piccolo Cullen in arrivo>>, il sorriso che fece Bella, era il più bello che suo marito le avesse mai visto fare, era raggiante.
Le loro labbra s’incontrarono in un bacio dolcissimo, fatto di puro amore, che cresceva giorno dopo giorno, un amore forte, di quelli che lasciano il segno se mancano, di quelli che superano ogni ostacolo che la vita decide di mettere davanti.
<< Ti amo>>
<< Ti amo>>, rispose lei sulle sue labbra, baciando le lacrime di gioia che scendevano dagli occhi di suo marito.
 
Forks - 24 Dicembre 2018

A Natale partirono per Forks, quell'anno avrebbero festeggiato a casa Cullen, con loro partirono anche i coniugi Brandon. Erano tutti una bellissima famiglia.
Esme e Renèe, come ogni anno si erano superate, i decori della casa erano stupendi grazie alle migliaia di lucine colorate sparse per casa e per il giardino.
La neve dava quel tocco magico al Natale, casa Cullen era piena di gioia e allegria.
La presenza del piccolo Benjamin aveva portato allegria, erano tutti pazzi di lui, le tre nonne in particolare, che facevano a gara per prenderlo in braccio.
<< Due anni fa ho chiesto a questi due di farmi un nipotino>>, disse nonna Elizabeth sedendosi a capotavola, indicando Edward e Bella, che si sfiorò il ventre leggermente rigonfio.
<< Perdonaci il ritardo nonna>>, rispose Edward felice che si parlasse del suo bambino.
<< Si sono messi al lavoro subito dopo il si>>, disse Emmet beccandosi un'occhiataccia da parte di Rose.
<< Stai parlando di mia figlia!>>, lo ammonì Charlie, che non voleva pensare a sua figlia in quei termini.
<< Allora, io e Bella dobbiamo dirvi una cosa>>, disse Edward mettendosi in piedi assieme alla sua amata.
<< L’hai messa incinta.. Ma questo già si vede>>, disse Emmet facendo ridere tutti.
<< Sono contento che tu ci sia finalmente arrivato orso!>>, lo riprese Bella.
<< Poco prima di partire per Forks Bella ha fatto l’ecografia con Rosalie e..>>
<< Sono due! Ti sei impegnato Cullen!>>
<< Stai sempre parlando di mia figlia Emmet!>>
<< No, è una>>, disse Bella sfiorandosi il ventre.
<< È una bambina>>, confermò Edward poggiando la mano su quella di sua moglie.
Renée ed Esme avevano le lacrime agli occhi erano felicissime, erano felici che i loro figli si fossero innamorati, loro due lo sapevano fin dall’inizio che tra i due sarebbe nato qualcosa di speciale, che sarebbe andato oltre l’amicizia, raggiungendo l’amore.
A fine cena Emmet si alzò, era leggermente nervoso, Edward e Jasper gli sorrisero, cercando dargli coraggio, loro sapevano. Bella lo guardava sorpreso, non capiva perché Emmet, l’orso, fosse così strano.
<< Due anni fa, Renée e Charlie, hanno invitato me ed Alice a passare il Natale qui a Forks, e devo essere sincero, l’unica cosa che mi ha colpito era qui in questo salone>>, nessuno diceva nulla, erano tutti stupiti di quanto Emmet fosse emozionato mentre parlava.
<< Quando ho varcato la porta di questa casa ho incrociato gli occhi con quelli di un angelo e, per la prima volta in vita mia, mi sono innamorato>>, Rosalie aveva gli occhi completamente lucidi.
<< Per questo, dopo aver chiesto il consenso a tutti gli uomini di casa Cullen e casa Swan, io m’inginocchio davanti a te>>, Edward strinse ancora di più a sé la sua Bella, non le aveva detto nulla, per farle vivere quel momento pieno di emozioni.
<< Rosalie Lillian Cullen mi vuoi sposare?>>, domandò Emmet con voce rotta dall’emozione.
<< Dovresti dire di si Rose>>, le suggerì Bella, dopo che vide la sua amica senza parole.
<< Si>>, rispose perdendosi negli occhi innamorati del suo orso, che le infilò un bellissimo anello al suo annullare sinistro.
Edward era felice per sua sorella, sapeva che Emmet era la persona giusta per lei, vedeva la gioia che anche lui provava quando guardava Bella, tutti festeggiarono la bellissima notizia, lui prese sua moglie per i fianchi e la baciò.
La mezzanotte era ormai passato da un bel pezzo, Edward e Bella erano nella vecchia camera di lui, stretti l’uno all’altra, mentre fuori la neve scendeva rendendo quel momento ancora più magico.
<< Due anni fa, ti massaggiavo la pancia perché avevi le tue cose>>, disse Edward con la mano sul ventre di sua moglie, lei sorrise ricordando quella notte di due anni prima, quella notte in cui non stavano insieme, ma si erano sentiti a casa nel dormire l‘uno accanto all‘altro.
<< Già, mi calmai subito.. Lei è arrivata nel momento giusto>>, mise la mano su quella di suo marito, e fu allora che sentì qualcosa, una sensazione strana, che non aveva mai provato, una sensazione bellissima.
<< Bella, che c’è?>>, lei era immobile, Edward si preoccupò, vedendo sua moglie immobile, aveva paura che le succedesse qualcosa.
<< Si è mossa.. Edward si è mossa!>>, disse con le lacrime di gioia che le scendevano dagli occhi, era felice, era la prima volta che la sentiva, sua figlia c’era ed era la gioia più grande dei suoi genitori.
<< Già mi assomiglia>>, disse con voce rotta dall’emozione Edward, mentre continuava a toccare quel punto dove poco prima la sua bambina si era mossa.
<< Perché?>>
<< È pigra, ci ha messo un po’ prima di farsi sentire>>, disse raggiungendo le labbra di sua moglie, baciandola. Si addormentarono così, come sue anni prima, molto era cambiato in quel lasso di tempo, avevano avuto il coraggio di guardarsi negli occhi e dirsi ti amo, si erano sposati, ed ora aspettavano il frutto del loro amore, che cresceva lentamente nel ventre di Bella, in contemporanea con il loro amore che giorno dopo giorno diventava sempre più forte e puro. 

Los Angeles 22 maggio 2019

Bella si era addormentata,  il parto era stato lungo, ma tutto era andato liscio, grazie alla presenza di Rosalie, che oltre ad essere sua cognata era anche la sua ginecologa da quando si era trasferita a Los Angeles per andare a vivere con Emmet, il 7 luglio nella soleggiata California si sarebbero promessi amore eterno.
Edward aveva appena finito la partita più importane della stagione, quando Bella lo aveva chiamato dicendogli che le si erano rotte le acque, era morto nel spere che non era li con lei.
Lasciò tutto i festeggiamenti, le interviste, ed andò direttamente in ospedale, dove suo moglie felice ma anche spaventata lo aspettava. Bella aveva bisogno del suo Edward accanto, aveva bisogno del suo amore, della sua forza, delle sue parole.
Alle 6 e 15 del mattino Bella, con accanto il suo Edward, diede alla luce Cloe Cullen, era una bambina bellissima di 3 chili per 50 centimetri di lunghezza, era un capolavoro, la cosa più bella che i suoi genitori avessero mai fatto. 
<< Eccola, ora la mia nipotina è perfettamente pulita e profumata, pronta per la sua mamma e il suo papà. Che ne dici principessa, andiamo?>>, disse Rose posando la piccola nella culla, aveva seguito la gravidanza di Bella dall’inizio, aveva visto crescere sua nipote nel ventre della donna che si era innamorata di suo fratello, della donna che lo rendeva felice.
Edward guardava emozionato sua moglie, era sfinita aveva speso tutte le sue energie per dare alla luce la piccola. Ora dormiva con una mano sul suo ventre piatto.
Cominciò ad aprire lentamente gli occhi, continuando a toccare la sua pancia, che aveva qualcosa di diverso.
<< La mia pancia..>>, dov’era la sua bellissima pancia?
<< Buongiorno Bella addormentata>>, le disse Edward baciandole la fronte.
Bella guardò suo marito, vide i suoi bellissimi occhi verdi risplendere di una luce nuova, di un amore nuovo, di un amore per la loro bambina.
<< Dov’è?>>, disse Bella emozionata.
<< Ora la portano qui, le hanno fatto tutte le visite, è sana e forte>>, parlava fiero ed orgoglioso della sua bambina.
<< Mi sono addormentata subito, comincio già ad essere una pessima madre>>, disse con le lacrime che le scendevano. Edward le tolse baciandole le guancie prima di guardare sua moglie negli occhi.
<< Hey, amore eri sfinita, e se ti può aiutare nemmeno io l’ho vista, i medici l’hanno presa subito per farle i controlli e poco fa le hanno fatto un altro bagnetto>>, si era emozionato, quando qualche minuto prima aveva assistito a quella scena.
<< Qui c’è qualcuno che fame!>>, disse Rose entrando nella stanza di Bella spingendo la culla di Cloe.
Bella si sedette meglio, pronta ad accogliere tra le sue braccia la sua bambina, Rose gliela passò e lei la prese come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando aveva preso per la prima volta in mano il piccolo Benjamin aveva avuto paura di fargli del male, ma con sua figlia era tutto naturale, nessuna paura, solo tanto amore.
<< Ti è arrivato il latte?>>, domandò Rosalie.
<< Oh credo proprio di si, il suo seno è cresciuto di almeno una taglia>>, disse Edward fissando il seno florido di sua moglie che tanto amava baciare.
<< Amore non ascoltare tuo padre, è scemo di natura, noi due non ci possiamo fare niente, è così>>, la sua bambina la guardava.
Rosalie ed un’infermiera aiutarono Bella a fare attaccare la bambina al seno, al primo tentativo Cloe cominciò a succhiare forte, aveva proprio fame.
<< È una mangiona, questo l’ha preso da Edward>>, disse Bella, mentre stava vivendo uno dei momenti più belli della sua vita.
<< Piccola, ogni difetto che tu avrai, anche se ne dubito perché sei perfetta, sarà attribuito al sottoscritto. Tutti i pregi, invece, a tua madre. Ed io non posso farci nulla>>, quello che Edward stava osservando sarebbe rimasto impresso nella sua memoria per sempre.
<< Vi lasciamo soli>>, disse Rose uscendo assieme all’infermiera, era un momento talmente intimo, che loro erano semplicemente di troppo.
<< Com’è?>>
<< Cosa?>>, domandò lei non capendo.
<< Cosa provi nel tenerla tra le braccia, nell’allattarla?>>, Bella sorrise alla domanda di suo marito.
<<  Credo di non riuscire ad esimermi a parole, è un qualcosa di talemnte unico, è un’emozione che ti arriva dritta al cuore. Credo sia quello che hai prvato te quando l’hai vista per la prima volta>>
<< Hai ragione>>, Edward si sedette accanto a Bella e mise una mano sugli occhietti della loro bambina.
<< Che stai facendo?>>
<< Ti sto per baciare e lei non lo deve vedere, è ancora piccola>>, rispose lui avvicinando le sue labbra a quelle di Bella, che sorrise.
Si trovarono a condividere il bacio più dolce che si fossero mai scambiati, un bacio che esprimeva tutta la gioia e l’amore  che in quel momento stava esplodendo dentro i loro cuori.
<< Ti amo>>, disse Bella dando un ultimo bacio a fior di labbra a suo marito.
<<  Vi amo>>, rispose Edward.
Cloe era sazia, aveva chiuso i suoi dolci occhietti, << Edward amore, prendila e farle fare il ruttino>>, disse Bella passandogli la bambina, così come per Bella anche per Edward fu un gesto naturale prendere Cloe tra le sue braccia.
<< Siete proprio belli, voi due siete la cosa più importante della mia vita>>
<< E tu della nostra mamma>>, Bella si emozionò a quella parola, ora era una mamma, una mamma felicissima di vedere la sua bambina tra le braccia forti e sicure del suo papà.
<< Quindi farle fare il ruttino è un mio compito, ed anche quello di cambiarle il pannolino.. I tuoi?>>, chiese Edward mentre dondolava la sua piccola, leggera come una piuma.
<< L’ho tenuta in grembo per nove mesi, ho un certo limite di vantaggio>>, rispose Bella facendo ridere entrambi.
<< Assieme l’abbiamo messa al mondo, ed assieme la cresceremo>>, aggiunse.
<< Guarda ha cinque dita per mano>>, Edward continuava a cullare la sua bambina.
<< Bene>>
<< Ed anche ai piedi, le ho contate prima quando le hanno fatto il bagnetto>>, disse Edward accarezzando dolcemente i piedini della piccola. Era l’immagine più bella che Bella avesse mai visto.
<< Bene>>
<< Ha i tuoi capelli e credo abbia i miei occhi>>
<< Amore è un po’presto per sapere a chi assomiglia, gli occhi e i capelli cambieranno tantissimo nel giro di pochi mesi>>, disse lei sperando con tutto il cuore che la loro bambina avesse gli occhi verdi del padre.
<< Si, si, amore di papà sei bellissima>>, Edward si sedette sul letto accanto a sua moglie, mettendo la piccola Cloe tra i suoi genitori.
<< Facciamo proprio dei figli belli, a quando il prossimo?>>, Bella prese tra le braccia sua figlia e guardò Edward, sapeva di aver parlato un po’troppo.
<< Se non vuoi che ti faccia cacciare da questa stanza e non ti faccia più vedere tua figlia, taci>>
<< Taccio>>
<< Vedi come mi ascolta il tuo papà? >>, disse dando un dolce bacio a sua figlia.
<< Non potrei fare altrimenti, siete due contro uno>>, Bella gli sorrise e si sporse per dare a suo marito un bacio, un bacio che dimostrò tutto il loro amore, che con l’arrivo della loro bellissima bambina era aumentato. Si erano sorpresi dell’amore immenso che avevano provato per quella creatura quando avevano appena scoperto della sua esistenza nel ventre di Bella.
Erano una famiglia ora, una piccola famiglia, ma forte. Aveva una base indistruttibile fatta di amore, rispetto, sincerità. 
I due diciottenni che otto anni prima si erano lasciati per permettere all’altro di essere felice, non c’erano più. A quella età erano giovani, non capivano, avevano sofferto stando separati, avevano litigato, avevano fatto pace e poi litigato ancora. Erano normali, non erano perfetti, ma loro erano le loro anime lo erano.


THE END

Vi chiedo umilmente scusa per questo enorme ritardo, ho dato due esami all’università tra questo e l’altro capitolo.
Grazie, per aver amato così tanto End?, grazie a chi la messa tra le seguite, le preferite e tra quella da ricordare.
Un grande ringraziamento va a chi capitolo dopo capitolo mi ha detto quello che pensava, le sue emozioni, le sue osservazioni. GRAZIE
Coccinella52
Giova71
Grazia Di Fronzo
Paride
Saffyj 
Susyhachiko
In particolare grazie di cuore a voi e alle vostre parole.
Spero di non avervi delusa con questo epilogo, a presto..

Vi aspetto a luglio con la mia nuova storia, di cui sceglierete voi il titolo:
a)  Recomencer
b)  Start living again

Un bacio AlmaRed

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