Jeremiah Pule: Notizie e Misteri

di JeremyGender
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pollo e Patate ***
Capitolo 2: *** Il Meraviglioso Ministro ***
Capitolo 3: *** I Curiosi Cocchi ***
Capitolo 4: *** I Perfetti Pavoni ***
Capitolo 5: *** La Scopa Schiantosa ***
Capitolo 6: *** Lo Spettacolo Settimanale ***
Capitolo 7: *** L'Intima Intervista ***
Capitolo 8: *** Laboriose Lezioni ***
Capitolo 9: *** Dolci Danze ***
Capitolo 10: *** I Frastornati Fratelli ***
Capitolo 11: *** Fascinosi Fantasmi ***
Capitolo 12: *** Sorprese Sensazionali ***
Capitolo 13: *** Bronzi Brasiliani ***
Capitolo 14: *** Segreti nei Sotterranei ***
Capitolo 15: *** Sospetti e Scintille ***
Capitolo 16: *** Appuntamenti pieni d’Attenzioni ***
Capitolo 17: *** Folgorazioni e Feste ***
Capitolo 18: *** Gelati e Gemelli ***
Capitolo 19: *** Elezioni ***
Capitolo 20: *** Alcolici e Amazzoni ***
Capitolo 21: *** Ismaele l’Impudente ***
Capitolo 22: *** Patronus e Pettegolezzi ***
Capitolo 23: *** Agguati e Attacchi ***
Capitolo 24: *** Passato e Presente ***
Capitolo 25: *** Scoperte e Sorprese ***
Capitolo 26: *** Novità (non sono riuscito a trovate una doppia parola!) ***
Capitolo 27: *** Poltergeist e Proposte ***
Capitolo 28: *** Ricordi ***
Capitolo 29: *** Barbie Battagliere ***
Capitolo 30: *** Annuari e Addii ***
Capitolo 31: *** Famiglia! ***



Capitolo 1
*** Pollo e Patate ***


 
Sono Jeremiah Balazas Mascula Pule, insegnante di Cura delle Creature Magiche nella scuola di Kairawan, l'Arcaica Scuola Siciliana di Magia e Stregoneria, una delle più antiche d’Italia.
Quando ho accettato questo posto di lavoro, tre mesi fa, non credevo che sarebbe stato così complicato. Preparare le lezioni, essere sempre preparati per rispondere alle curiosità degli alunni, cercare di tenerli tutti vivi ogni lezione.
E sentire tre donne litigare a qualche stanza di distanza sicuramente non mi aiutava a concentrarmi.
Disturbato da queste voci provenienti dalla cucina, decido di avvicinarmi per sapere il motivo di tanto trambusto.
Più mi avvicino più le voci si fanno chiare.
‘Mimosa ma ti rendi conto di quello che fa tua sorella?’
‘Mirtilla stai tranquilla, e, per la cronaca, lei è anche tua sorella.’
‘Impossibile! Ci sarà stato un errore quando è nata, guarda che ha combinato!’
‘Sicuramente non c’è stato uno scambio di culla visto che siamo nate tutte in questa villa. Eccolo eccolo. Prendilo!’
A parlare erano Mirtilla e Mimosa Deti.
Mirtilla, la più mingherlina e piccola delle sorelle Deti, alla magia preferiva sempre la manualità ed era una maga dei fornelli mentre Mimosa, mia madre, era una strega robusta e fiera che passava la giornata e placare i continui litigi delle due sorelle.
La villa invece era Villa Flora, una villa costruita nei primi anni del 1900 dal mio bisnonno, Gregorio Deti, che fu il primo custode del Villaggio Ippocampo (una riserva naturale che ospitava numerosi animali e piante, i più numerosi erano una mandria di ippocampi) della famiglia, compito che, dopo varie generazioni, era passato a me.
Quando arrivo finalmente in cucina per poco non vengo travolto da un’oggetto che veloce passa davanti a me seguito da Zia Mirtilla. La cucina è in soqquadro. Alcuni barattoli sono stati rovesciati, pentole e padelle sono sparse per la stanza e ci sono patate al forno ovunque. Guardo meglio e rimango senza parole. A correre come un disperato scappando dalla zia non era altro che un grosso, e all’apparenza delizioso, pollo allo spiedo.
In un angolo della cucina, seduta su una sedia e paonazza dalle risate Melissa Deti, la più grande, e scorbutica, delle sorelle; ex insegnante di erbologia e erbologa riconosciuta a livello nazionale.
‘Si può sapere cosa è successo?’ chiedo a mia madre che cercava di acchiappare il pollo.
‘Tua zia Melissa, ha incantato il pollo e ora non riusciamo a prenderlo.’
‘Permettete?’
Estraggo la bacchetta e dico in modo chiaro ‘Locomotor Mortis!’.
Un laccio invisibile lega le cosce del pollo allo spiedo che crolla rumorosamente a terra.
Zia Mirtilla, che lo stava inseguendo, per poco non ci inciampa sopra alimentando le risate di Melissa.
‘Te l’avevo detto che era ancora crudo.’ Dice Melissa continuando a ridere a crepapelle.
‘No basta, io la trasformo in una gallina e cucino lei per il pranzo!’ dice Mirtilla scattando verso la sorella.
‘Ti prego Mirtilla, calmati.’ dice mia madre fermandola. ‘Vuol dire che per pranzo mangeremo un bello stufato di tapioca.’
Mentre zia Mirtilla si calmava e Zia Melissa smetteva di ridere un imponente falco pellegrino si appoggiò leggiadro sul davanzale della finestra poggiando una lettera.
I falchi sono animali che il Ministero della Magia usa per dare comunicazione a noi impiegati.
‘Vediamo in che guaio mi sono cacciato.’ penso.
Apro la lettera e tiro mezzo sospiro di sollievo.
Il Ministro mi informava solo che un suo rappresentante sarebbe venuto nel pomeriggio per darmi nuove direzioni riguardo la riserva naturale.
Immaginando già che a venire sarà Tiberio Rubio, vecchio odioso e scorbutico, rientro nell’ufficio dove avvengono gli incontri con i membri del Ministero, l’Ufficio del Ministro che, se non per queste occasioni, tengo chiuso e, aiutato dalla magia, do una rapida ripulita.
Sento bussare alla porta.
‘Posso?’
‘Certo che puoi, entra mamma.’
Mia madre entra nella stanza reggendo nelle mani un pacchetto. Si siede stancamente su una poltroncina dello studio. ‘Quelle due mi fanno disperare. Litigano ancora come quando erano bambine.’ dice stanca. ‘Questo l’ha appena portato un’upupa. E’ per te.’ dice porgendomi il pacchetto.
Curioso come sono lo scarto immediatamente.
Mi ritrovo nelle mani una rivista dalla copertina rosa dominata un ragazzo a petto nudo e braccia incrociate. Con piacere leggo il nome della rivista: Il Pispiglio – Il settimanale della Strega N 1.
Il ragazzo, almeno da come diceva il titolo, era Egitto Crowley.
Avevo sentito parlare di lui. Il suo bisnonno era Aleister Crowley; un controverso ed eccentrico mago che aveva deciso di palesarsi anche ai babbani creando non pochi scandali nell’Europa dei primi anni del ‘900.
Sapevo che viveva a Cefalù in una villa chiamata Abbazia di Thélema costruita da Aleister Crowley che la usava per i suoi rituali magici, adesso era una specie di discoteca che ospitava sempre feste estreme del mondo magico.
Ma ad attirare maggiormente la mia attenzione, non che i pettorali di Egitto non meritassero, era una piccola foto in bianco e nero che ritraeva un volto folle a me familiare con in mano un cartello nero con nome e cognome. Pandora Gagron.
L’artico titolava: L’imprevisto. Cosa fare quando la tua editrice è una pazza assassina.
Fortunatamente il titolo era sbagliato. Pandora, star della televisione e giornalista acclamata, non era diventata un’assassina perché, grazie all’aiuto dei miei amici, ero riuscito a scampare alle sue grinfie.
Ma aveva tentato comunque di farmi fuori e per questo, insieme alla sorella, erano state rinchiuse nel carcere magico Toile d'araignée, chiamato anche La Ragnatela (chiamato così per via della sua forma), che era situato su un’isola vicino la Francia.
Lo sto per sfogliare quando un bigliettino cade da dentro la rivista.
Balazas sono felice di mandarti in anteprima assoluta il primo numero de Il Pispiglio.
Auguri per il nuovo acquisto. Un bacione!
A scrivere, con una grafia piccola ed elegante era Zaafira Ayari, unica a chiamarmi col mio secondo nome, mia migliore amica e direttrice, quando non faceva l’impiegata in una banca babbana, della rivista che tenevo tra le mani.
Non capisco a cosa si riferisce per nuovo acquisto però.
Quando mi siedo per sfogliare la rivista sento il campanello di casa suonare.
Forse Tiberio è arrivato prima del previsto. 

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In questo primo numero
  • Egitto Crowley: il rampollo di casa Crowley ci apre le porte del suo mondo festaiolo;
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Capitolo 2
*** Il Meraviglioso Ministro ***


Quando apro la porta trovo si un rappresentante del Ministro della Magia ma, per fortuna, non Tiberio Rubio.
Davanti a me, in un completo babbano grigio e camicia rosa, Morfeo Malfaccini, Ministro del Territorio e Custode delle Riserve Magiche.
Al contrario di come potrebbe suggerire il nome, Morfeo è un uomo, di circa quarant’anni, sveglio e allegro e, l’unico motivo per cui qualcuno, o almeno io, vorrebbe cadere tra le sue braccia è perché queste sono forti e muscolose.
‘Ministro Malfaccini, che piacere vederla.’
‘Buongiorno Signor Pule.’ dice sorridendomi e porgendomi la mano.
Nonostante l’età Morfeo era un bellissimo uomo, con uno splendido sorriso (denti così bianchi venivano sottoposti sicuramenti a estenuanti trattamenti magici), folti capelli neri, occhi azzurrissimi e una barba brizzolata che lo rendeva veramente sexy.
Essendo il Ministro del Territorio e Custode delle Riserve Magiche il Ministro Malfaccini era il mio capo ma raramente avevo contatti con lui in quanto impegnato nel Magico Congresso a Torino. Quando non incontravo Tiberio incontravo Dalila Cantalupo, la minuta e fortunata segretaria del Ministro.
‘Signor Ministro si accomodi pure nel suo ufficio.’ dico scostandomi dalla porta per farlo passare.
‘Se non ti dispiace vorrei approfittare di questa splendida giornata di sole per stare fuori. Se non sbaglio vicino il molo ci dovrebbe essere un pergolato. Possiamo andare li?’
Davanti a un uomo del genere avrei esaudito qualsiasi richiesta a maggior ragione se questo uomo è il mio capo.
Quando ci accomodiamo in una delle panchine sotto il pergolato il Ministro attacca a parlare.
‘Intanto vorrei tranquillizzarti, sono venuto io oggi perché mi trovavo da queste parti, il Villaggio Ippocampo va benissimo, i rapporti che ci mandi mensilmente sullo stato delle piante e degli animali sono ottimi, inoltre la scoperta degli ittiocentauri che hai fatto qualche mese fa è stata una vera fortuna per tutto il Ministero. Ma adesso che hai accettato anche il lavoro di insegnante, in accordo col Ministro Larenzia, Ministro della Magica Istruzione, abbiamo pensato di affiancarti un assistente.’
Sono molto attento alle parole del Ministro, con l’arrivo della primavera c’era sempre un incremento delle specie che popolavano la riserva e un assistente mi sarebbe stato sicuramente utile visto che adesso dovevo dividere il mio tempo tra la riserva e Kairawan.
‘Sarebbe fantastico!’ dico infine.
‘Eravamo sicuri che saresti stato felice di questa notizia. Il ragazzo che ti è stato affidato dovrebbe arrivare tra qualche ora. Anche lui è un magizoologo anche se non ha la tua stessa esperienza. Sono sicuro che andrete d’accordo. Adesso scusami ma devo visitare la riserva di Efesto.’
Efesto Flamine era il custode, poco più grande di me, di un’altra grande riserva naturale che si trovava sulle pendici dell’Etna. Gli animali più importanti in quella riserva erano gli Sleipnir, cavalli a otto zampe, velocissimi e in grado di cavalcare il cielo e le acque, importanti perché portavano, ogni anno, gli studenti di Kairawan dalle loro case alla scuola.
Lo accompagno all’ingresso e davanti la porta troviamo il pollo arrosto che, nonostante non abbia la testa, prova comunque a beccare un lombrico che scappa terrorizzato.
Il Ministro Malfaccini mi guarda con aria interrogativa.
Io gli sfodero il mio miglior sorriso.
‘Magari questo non lo scrivere nei rapporti.’ dice prima di sparire cavalcando una veloce scopa nera.
Faccio un sospiro; quanto era bello…
Rientro a casa e mi dirigo in cucina dove sento parlottare le mie tre donne.
‘Signore ho una buona notizia, è venuto il Ministro del Territorio in persona a comunicarmi che mi hanno affidato un’assistente che mi aiuterà a svolgere il lavoro qui al Villaggio Ippocampo. Quindi sistemiamo una delle stanze per gli ospiti, credo che verrà a stare qui con noi e mi raccomando: trattiamolo bene.’ l’ ultima frase, come l’occhiata che le lancio, era indirizzata a Zia Melissa.
‘Altra questione di vitale importanza: che ne dobbiamo fare del pollo?’
 
Quando finisco di mangiare la mia porzione di stufato di tapioca sento d’improvviso un gran frastuono proveniente dall’esterno.
‘Stavolta io non c’entro niente!’ ci tiene a precisare zia Melissa alzando le mani.
Più mi avvicino alla porta più la canzone, sparata a tutto volume, si fa chiara.
 
The trees that whisper in the evening
Carried away by a moonlight shadow
Sing a song of sorrow and grieving
Carried away by a moonlight shadow
 
Quando la apro, sotto il portico, vedo una grossa moto nera con sopra un uomo vestito di pelle. Invece di scendere, giusto per alimentare il rumore, l’uomo da colpi di acceleratore facendo rombare il motore e alzando un gran polverone.
‘Scusa! Scusa la potresti smettere!’ dico urlando per sovrastare il rumore di Mike Oldfield e dell’Harley Davidson.
Finalmente dopo qualche altro secondo d’inferno lo sconosciuto spegne la moto.
Si toglie il casco e un ragazzo dal viso pulito e spigoloso mi fa un sorriso compiaciuto.
Nonostante i vestiti lo riconosco subito e rimango sorpreso.
‘Egitto?’
‘Ciao Fratello. Chiamami pure EG. Tu dovresti essere Jerry. Figo questo posto!’ dice masticando una gomma e guardandosi intorno. ‘A pollastrelle come siamo combinati?’
‘Intanto spegli subito questa musica.’ dico insonorizzando la motocicletta con un incantesimo ‘Questa è una riserva naturale, non si devono spaventare gli animali. Seconda cosa il mio nome è Jeremiah, non Jerry e terzo, la pollastrella più giovane che c’è in un raggio di 3000 miglia, se avere le gambe deve essere un requisito valido, ha più di 50 anni!’
‘Fratello, relax! Vuoi una gomma al pollo?’ dice porgendomi un pacchetto di gomme.
Sentendo questa richiesta il pollo arrosto che chiocciava li nei dintorni iniziò a correre all’impazzata.
Egitto mi guarda con aria interrogativa.
‘Lascia perdere, lunga storia. Quindi tu saresti…’
Con un gesto sportivo il ragazzo scende dalla moto. E’ alto quasi quanto me ma sicuramente molto più robusto.
Osserva attentamente la villa ‘Bella questa casa, ci potremmo fare belle feste, e anche li’ dice indicando il molo ‘potremmo fare dei piscina party dove invece della piscina usiamo il mare. O potremmo mettere una grande piscina dentro l’acqua. Comunque si, mi hanno detto che era ora che facessi qualcosa nella vita e mi hanno affidato a te. Sarà divertente, diventeremo subito grandi amici!’. Così dicendo mi mette un braccio sulle spalle.
‘Jerry & EG. Feste da Sballo!’ dice indicando un’insegna immaginaria davanti a noi.
Guardo il cielo sconfortato.
 
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Capitolo 3
*** I Curiosi Cocchi ***


‘Egitto è un disastro. In 7 giorni che è stato con me sono più le volte che ha rischiato la vita che quelle che mi ha affettivamente aiutato. Ieri gli ho chiesto di dare da mangiare agli animali mentre preparavo la lezione sui Folletti della Cornovaglia per i ragazzi del quarto anno. Dopo un’ora esco a controllare e lui era esattamente dove l’avevo lasciato. Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto che stava aspettando che mangiasse il pollo allo spiedo. Il pollo allo spiedo non ha neanche la testa!’ dico esausto accasciandomi sulla poltrona del mio studio a Kairawan.
‘Amico non fare lo scorfano brontolone, EG è un ragazzo troppo simpatico.’
A parlare col suo tono sempre pacato e tranquillo è Merlino De Pasci, mio migliore amico e, insieme a Zaafira, terzo membro de I Pavoni, come ci chiamavano, che avevano dominato la scuola di Kairawan nei nostri anni ruggenti.
‘Si è simpatico ma per esempio continua a chiamarmi Jerry, cosa sono un topo?’
‘Ma che ci fa? Non ti attaccare a queste cose!’
‘Quindi se ti iniziassi a chiamare Merluccio non ti darebbe fastidio.’ dico stuzzicandolo.
‘Amico, lo sai che odio quel nome. Non osare!’
Era dal primo anno di scuola che Merlino aveva posto il veto assoluto di usare questo soprannome che era stato motivo di scherno nelle scuole antecedenti a Kairawan.
Mentre sono pronto a rincarare la dose sento bussare alla porta.
Mi ricompongo sulla poltrona.
‘Avanti.’
La porta si apre e, ad entrare, è una ragazza minuta dalla carnagione chiara con labbra grandi e carnose e occhi verde scuro. I capelli sono biondi, quasi bianchi, legati in due basse code e ordinati con un cerchietto spesso e nero che le lasciava cadere sul viso solo una lunga ciocca di capelli. L’unica sfumatura di colore erano le sue guance rosate. Vedendo anche Merlino indugia sulla porta.
‘Lilith accomodati pure.’
Lilith Empusa era una studentessa dell’ultimo anno, la migliore nelle mie lezioni.
‘Scusi se la disturbo Professor Pule.’
A sentirmi chiamare così Merlino accenna a un sorriso, io me ne accorgo e arrosso un po’.
‘Buongiorno!’ dice timida rivolta a Merlino.
‘Volevo consegnarle il compito sul Selma Norvegese’ continua avvicinandosi alla cattedra e appoggiando delicatamente una pergamena sulla mia scrivania.
‘Ma era da consegnare la prossima settimana.’
‘Lo so ma sono giorni che non riesco a dormire bene ed era così interessante questo argomento che non sono riuscita a smettere.’ dice arrossendo.
‘E quel pacco cos’è? Non dirmi che siccome non riuscivi a dormire sei riuscita a procurarti un uovo di Selma, anche perché sarebbe pericoloso, e illegale.’
‘No no, questo pacco me l’ha dato Grino il custode. Dice che un’upupa l’ha lasciato per lei.’
‘Ah perfetto, immagino già cosa sia. Grazie mille Lilith, darò subito un’occhiata alla tua pergamena. Se non c’è altro puoi andare. Ci vediamo martedì.’
‘Mercoledì.’ precisa lei.
‘E’ uguale!’ rispondo sorridendo.
‘Arrivederci Professor Pule. Arrivederci.’ Merlino risponde al saluto con un sorriso.
Quando Lilith esce dallo studio Merlino si avvicina a me.
‘Professore…’ dice con voce dileggiante.
‘Comunque niente male le studentesse qui, ora chiedo all’Emiro Von Grable se vuole organizzare un corso di… di qualsiasi cosa dove io posso insegnare alle ragazze.’
‘La smetti?’ gli dico dandogli una gomitata.
Apriamo il pacco e dentro vi troviamo una grossa noce di cocco, una rivista e una lettera.
Apro la lettera :
Balazas saluti e baci dalla Giamaica. Qui i ragazzi non sono davvero meritevoli.
Ti ho mandato un regalo speciale, vediti con Merlino e apritelo entro due giorni.
A quelli della banca ho detto che sono malata, dovrò fare un bel po di incantesimi quando torno per non fare notare quanto sono abbronzata. In caso mi aiuti tu.
Un bacio!
‘A certo, li manda a te i regali!’ si lamenta Merlino.
‘Lo apriamo ora?’ chiedo fremendo col cocco in mano.
Mi chiedo cosa ci sia di così speciale in una noce di cocco e lo capisco solo al primo morso.
Appena i miei denti iniziano a sbriciolare il pezzo di cocco sento un calore che cresce dentro di me. Mi sento subito meglio; più rilassato, più amato, più felice.
‘Mmm… è una noce di coccole!’ dice Merlino lasciandosi cadere sulla poltrona. ‘Non ne avevo mai mangiato una così buona!’
‘E’ buonissima!’ confermo godendo ancora dell’effetto del pezzo che avevo appena mangiato.
‘Metà è mia Amico. Ho già una mezza idea di come e quando usare l’effetto del cocco.’
‘Faccio finta di non capire quali sono questi particolari momenti. Guardiamo la rivista? Sarà il secondo numero de Il Pispiglio.’
‘In realtà non mi interessa. Zaafi mi ha mandato il primo numero e ne sono rimasto abbastanza deluso. Solo maschi e neanche una tetta.’
‘Bhè, per quanto inquietanti, nel secondo numero ce n’è ben due.’ noto guardando la copertina della rivista.
In copertina una figura femminile dagli occhi serpentini teneva le mani poggiate al collo in una posa seducente che le copriva, parzialmente, il seno nudo. In testa, invece dei capelli, si districavano un gruppo di piccoli serpenti mentre al collo ve ne strisciava uno decisamente più grosso.
Istintivamente copro la copertina alla vista di Merlino ricordandomi subito della sua paura folle per i serpenti.
‘Amico mi dispiace, questa settimana in copertina c’è Raspulla la gorgone. Ma ti potrebbe interessare forse l’articolo su Melania Trump, le vesne sono sempre mezze nude.’
Appena sente gorgone Merlino si ritira schifato.
‘Lo sapevo, Zaafira me lo fa apposta! Mi porta ancora rancore per San Valentino. In ogni taso, testa a parte, su Raspulla lo farei un pensierino.’
Raspulla era famosa nel mondo magico per essere una delle più importanti DJ a livello italiano, inoltre, visto che le gorgone non sono molto ben accettate nella società, era diventata promotrice dell’emancipazione gorgonica che aveva portato, con le dovute precauzioni, all’inserimento professionale di molti membri della sua razza in vari campi lavorativi.
‘Ma smettila che appena vedi un verme già te ne scappi, moriresti davanti a tutti quei…’
‘Non nominare quegli animali schifosi!’ mi zittisce Merlino rabbrividendo.
 
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•         Raspulla: La DJ più famosa d’Italia ci parla della sua conquista più importante e no, non si tratta di un uomo;
•         Dalle rive dei corsi d’acqua alla Casa Bianca. Focus su Melania Trump, la vesna che ha conquistato il Nuovo Mondo;
•         Annie Palmer ci racconta la sua vita. Dall’invidie verso le cugine con poteri magici al controllo delle vite dei suoi schiavi.
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Capitolo 4
*** I Perfetti Pavoni ***


Sono in Aula Magna e in attesa della cena racconto a Parmelia Ghiar, sensuale insegnante di Meccania e, ormai mia amica, gli ultimi eventi della settimana.
‘Morfeo è sempre stato affascinante. Sai? Eravamo compagni di scuola qui a Kairawan, io ero caposcuola, lui era al terzo anno. E’ stata una storia passionale.’
‘Ma perché voi…?’
‘Ma certo!’ risponde lei quasi offesa. ‘Per chi mi hai presa? Mi lasciavo scappare un bocconcino del genere?’
Suor Clotilde Martha Tuccida Osiris, insegnante di Storia della Magia, che sedeva alla mia parte sinistra e che evidentemente aveva sentito la nostra discussione ci lancia un’occhiataccia prima di farli il segno della croce.
‘Non la sopporto questa testa fasciata!’ mi dice Parmelia sottovoce.
Mi ritrovo a guardare l’ingresso e vedo Lilith Empusa entrare con i suoi due, inseparabili amici, Reshard Gibson e Malek Basla.
Reshard era il capitano della squadra di quidditch. Era un colosso color ebano, con corti capelli afro, labbra carnose circondate da una corta e curata barbetta nera, e penetranti occhi color carbone che faceva impazzire le studentesse della scuola e, dai commenti che facevamo io e la mia collega ogni volta che lo vedevamo, anche gli insegnanti di cura delle creature magiche e meccanica.
Malek che aveva origini iraniane, aveva il viso lungo, occhi color ghiaccio, lunghi capelli marroni e la barba più folta sul mento rispetto a quella dell’amico. Brillante studente, amava indossare turbanti sulla, semplice, divisa (pantaloni o gonna nera, camicia bianca e mantello nero) di Kairawan.
Quando passano la maggior parte degli studenti li guarda ammirati e, con nostalgia, rivedendo me, Merlino e Zaafira in quel corridoio parecchi anni prima, penso che questo trio di belli e talentuosi maghi ha sicuramente vinto il premio Pavoni anno 2017.
 
Dopo cena una miriade di uccelli, per lo più gazze ladre e gufi, invadono l’Aula Magna per consegnare la posta agli studenti. Con mia grande sorpresa una gazza consegna una lettera anche a me.
Quando la apro vari raggi colorati fanno capolino illuminandomi la faccia.
Jerry stasera ci sballiamo.
Ci vediamo a mezzanotte da Faunalia.
Non ti azzardare a mancare.
EG
Quando mi volto verso Parmelia noto che anche lei ha una lettera uguale alla mia.
‘Conosci anche tu Egitto?’ chiedo sorpreso.
‘Molto intimamente.’ Mi risponde lei alzando il sopracciglio.
 
Nonostante le proteste a mezzanotte meno cinque io e Parmelia avevamo posato la scopa nel parcheggio di Faunalia.
‘Mi ricordi perché sono venuto?’ chiedo scocciato.
‘Perché ti ho obbligato e perché con questa gonna non potevo certo volare da sola.’
‘Chiamiamola gonna.’ dico guardando il pezzo di stoffa che gli copriva giusto il necessario.
La confusione e la vastità di razze che ci sono all’entrata di Faunalia, la più grande discoteca del mondo magico di Perigoria, mi lascia sbalordito. Streghe, maghi, megere, minotauri vampiri, elfi, gorgoni e chissà che altro ancora.
‘Faunalia è protetta da potenti incantesimi che mettono in sicurezza tutti i suoi clienti. Io sono Timuq e tu sei sicuramente nuovo. Un viso del genere me lo sarai sicuramente ricordato.’
Quando mi giro un bellissimo fauno mi sorride.
Ha la carnagione olivastra, capelli biondi, occhi azzurri, pizzetto e un grosso paio di corna arricciate.
Il collo è decorato da una sfarzosa collana d’oro e rubini, mentre nel petto, muscoloso e atletico, una catenina d’oro collega i due capezzoli, in quello sinistro pende un altro grosso rubino.
Nella parte inferiore indossa un sottilissimo lembo di pelle rossa che mostra più del dovuto mentre, a metà della gamba i peli prendono il posto della pelle liscia culminando, nell’estremità con degli zoccoli caprini.
‘Non sembri più tanto scontento.’ mi sussurra Parmelia all’orecchio.
Le assesto una leggera gomitata.
Sto per rispondere quando una voce a me familiare mi interrompe:
‘Jerry, Pam, finalmente siete arrivati!’
Egitto Crowley viene verso di noi con un sorriso smagliante. Indossa un paio di pantaloncini davvero corti e una leggera maglietta fatta di acqua che gli fa risaltare i muscoli addominali.
‘Timuq fratello, loro sono con me!’
Quando entriamo dentro rimango meravigliato. La sala è immensa e, grazie a degli spazi fluttuanti, si estende in più piani. Dei grossi tubi attraversano il locale e dentro tritoni e sirene bellano in modo sensuale.
La sala è gremita ma, distribuendo sorrisi, Egitto riesce a passare senza difficoltà.
Arriviamo al bar dove con mia grande sorpresa vedo i miei migliori amici: Merlino e Zaafira. Zaafira mi cinge in un abbraccio.
‘Ma che bello vederti! Quando sei tornata?’ chiedo urlando per farmi sentire.
‘Oggi pomeriggio. Egitto ci ha chiesto di venire per farti una sorpresa.’
Guardo il ragazzo che si sbraccia nel locale per salutare la sua miriade di amici e penso che in realtà, nonostante i guai che combina, sa anche come farsi perdonare.
‘Jerry fratello, sono felice che sei qui. Ti voglio presentare a tutti i miei amici!’ mi urla esaltato.
‘Grazie Egitto, e grazie della sorpresa.’ dico facendo un verso verso Zaafira.
‘Se sapevo che era una pollastrella di questa portata l’avrei invitata prima.’ mi risponde facendomi l’occhiolino.
Ecco, sempre il solito!
‘E ora di brindare tutti insieme!’ urla Egitto ‘Oceana cinque Tormento per favore!’
Una ragazza dai capelli azzurri che le coprivano il seno nudo ci serve cinque bicchieri fumanti.
‘Cos’è il Tormento?’ chiedo a Merlino.
‘Infuso di giusquiamo nero miscelato alla datura, petali di ranuncolo e mirtillo.’ mi risponde lui preparato.
‘Ma non è tipo super velenoso?’
‘Lo sarebbe senza il ranuncolo. Così è solo buono.’
Quando tutti abbiamo i bicchieri in mano e stiamo per brindare tutte le luci della sala si spengono.
Una nuvola di fumo al centro del palco attira l’attenzione di tutti.
In un connubio di fumo e luci, tutto a ritmo di musica, Raspulla fa il suo ingresso trionfale.
E’ vestita solo dai suoi tatuaggi. Vedendola, la folla del locale, fino ad ora in silenzio, esplode in un boato.
‘Adoro la totale mancanza di pudore che abbiamo nel mondo magico!’ urla Zaafira prima di bere il suo Tormento.
 
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Capitolo 5
*** La Scopa Schiantosa ***


La testa aveva smesso di farmi male almeno quattro giorni dopo quella infausta notte a Faunalia ma la lezione che avevo appena concluso con i ragazzi del quarto anno non mi stava di certo aiutando.
I Fwooper che avevamo davanti, dai colori sgargianti, con il loro canto stavano seriamente mettendo a dura prova le mie povere tempie.
‘Prima di lasciarvi rientrare a scuola vi volevo far riflettere su una cosa. Si dice che il canto dei Fwooper possa condurre alla follia e alcuni dicono addirittura che porti sfortuna; tutti conosciamo la storia della folle impresa di Uric Testamatta, ma sono molto gli animali che vengono ingiustamente screditati da maghi e streghe; basti pensare agli Oscuro Molli e gli Augurey…’
‘Professore…’ mi interrompe Maescia Pollara, ragazzina dai corti capelli castano chiaro.
‘Aspetta un attimo Maescia, ci tengo a finire questo discorso perché per me è molto importante. Dicevo: quindi vi chiedo come compito di analizzare queste specie…
‘Professore!’
Stavolta a Maescia si era aggiunto anche Conan Ripper, ragazzino magro e minuto con uno scarso talento nella mia materia.
‘Ma si può sapere perché oggi continuate a interrompermi?’
Noto che quasi tutti i miei alunni guardano alle mie spalle.
Mi giro giusto in tempo per farmi colpire, precisamente sul naso, da un pesante manico di scopa.
Stordito perdo i sensi.
Mi sveglio in una stanza a me familiare; l’infermeria di Kairawan.
La Signora Ossaforti, l’odiosa strega esperta in magie di guarigione, e infermiera di Kairawan che non ha mai nascosto di nutrire un forte odio nei miei confronti, mi guardava con uno sguardo schifato.
‘E’ possibile che non cambi mai Pule?’
‘Bhè neanche quell’orribile gonna che indossa non cambia mai. Sono 14 anni che la vedo.’
‘Scostumato, maleducato e screanzato che non sei altro. Quel colpo di scopa non poteva sistemarti quel briciolo di cervello che hai?’
Ah vero, la scopa. Com’è che capitano tutte a me?
Mentre Nunzia Ossaforti si allontana borbottando insulti mi giro verso il mio lato destro e noto, sdraiato su un lettino a due letti di distanza del mio, Herman Spiro, il ragazzo che qualche mese fa, durante un’incidente ad alchimia aveva trasformato la sua mano in una mano d’oro.
‘Hey Herman, come và? Noto con piacere che anche tu non riesci a stare lontano dal dubbio fascino della Signorina Ossaforti.’
Herman mi accenna un debole sorriso.
‘Che ti è successo stavolta?’
‘Stavo rientrando nel mio dormitorio dopo aver sistemato tutti i libri di Trasfigurazione della professoressa Envie che mi aveva messo in punizione e a un cento punto sono svenuto. La Signorina Osseforti dice che è come se mi si è prosciugato il sangue e infatti…’ alza il braccio e mi indica una boccetta giallognola sul suo comodino.
‘Pozione Rimpolpasangue!’ concludo io per lui.
‘Bhè non è grave ma stai attento!’ dico con un filo di voce preoccupato.
Provo a mettermi seduto e con mia sorpresa mi accorgo di non avere problemi allora decido di alzarmi. Mi avvicino a Herman e gli accarezzo i ricci capelli scuri.
‘Vedi di guarire presto, stare con la Ossaforte è davvero una scocciatura. Oggi pomeriggio se sei ancora qui ti porto una bella barretta di cioccolato. Ora scusa ma, anche se non so che ore sono, avrò sicuramente lezione.’
Esco dall’infermeria e attraverso il corridoio, mi imbatto in alcune alunne che stanno squittendo eccitate.
‘Ragazze che ci fare in giro nei corridoi? Non avete lezione?’
‘Oh buongiorno Professor Pule.’ mi risponde Dorotea Lazis del terzo anno ‘In realtà abbiamo lezione con lei ma ci hanno detto che stava male.’
‘Ah… Bhè non state nei corridoi che potreste disturbare le altre lezioni. C’è una bella giornata, andate fuori a studiare.’
Il gruppo si allontana e mi compiaccio con me stesso. Sembravo quasi un professore serio.
Sto per raggiungere il mio studio quando incrocio nel corridoio un ragazzo poco più basso di me, ma sicuramente più muscoloso, vestito con un insolito completo babbano (polo nera a maniche corte, pantaloncini neri che arrivavano al ginocchio e scarpe sportive).
Quando i nostri sguardi si incrociano fa una faccia sorpresa.
‘Jeremiah?’
Mi fermo. Lentamente mi giro verso di lui.
‘Ehm… si’ dico cercando di collegare quel viso a un nome.
Era indubbiamente un bel ragazzo. Aveva capelli neri, occhi blu notte, e un sorriso sincero. Sono abbastanza sicuro di non averlo mai visto.
In uno scatto improvviso il ragazzo si fionda verso di me. Non faccio in tempo a prendere la bacchetta che mi ritrovo… stretto in un abbraccio!
‘Per Morgana, sono felice che stai bene. Sono troppo dispiaciuto per quello che è successo. E’ stato uno sfortunato evento, di certo non volevo che fosse questo il nostro primo incontro anche perché so quanto sei importante per Zaafira, mi ha parlato così tanto di te che volevo fare bella figura. Spero di poter recuperare e di diventare tuo amico.’
Io rimango teso come una bacchetta per tutto il tempo.
‘Ehm… posso sapere di cosa stiamo parlando?’ chiedo.
‘Ah si, che sciocco!’ dice il ragazzo staccandosi da me. ‘Sono Nikolas, Nikolas Baudelaire e oggi ho iniziato il lavoro di allenatore di quidditch. Stamattina la mia scopa è impazzita ed è arrivata nel campo dove stavi facendo la tua lezione.’
Di Nikolas Baudelaire sapevo tre cose:
  1. A San Valentino aveva portato a cena fuori Zaafira (appuntamento che si rivelò disastroso perché ad un certo punto il locale dove si trovavano era stato attaccato da un gruppo di Troll ubbriachi),
  2. Aveva ‘le chiappe belle sode’ (secondo sempre i racconti di Zaafira),
  3. Erano secoli che la sua famiglia era soggetta a sfortunati eventi che i più cattivi, tra cui io, chiamavano semplicemente maledizione.
‘Non ti preoccupare, non sei il primo insegnante di volo che prova ad uccidermi.’ rispondo sorridente.
Continuiamo a parlare fino a quando un origami a forma di gatto mi salta sulla spalla.
Lo apro e leggo:
Ho visto il terzo numero di Il Pispiglio.
Non sai che darei per essere colpita io dal manico di Nikolas BauBaudelaire.
Sei sempre il solito fortunato.
Parmelia
 
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Questa settimana:
•         Nikolas Baudelaire: La storia della sua famiglia non è certo una delle più fortunate ma il giovane (e anche molto sexy) Nikolas ci svela il suo segreto per essere felice;
•         Cosa c’è oltre l’Altopiano dell’Amore e Roccia Spascia? Scopri nel nostro esclusivo reportage quali sono i luoghi più cool di Perigoria;
•         Zaafira Ayari non ha mai rinnegato le sue origine babbane. Da impiegata in banca (babbana) a direttrice della più acclamata rivista di intrattenimento femminile. Scopri i suoi segreti.
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Capitolo 6
*** Lo Spettacolo Settimanale ***


Con qualche giorno di ritardo, la copia de Il Pispiglio era arrivata anche a me. Vedere il servizio fotografico di Nikolas, che dominava anche la copertina della rivista, mi aveva più che convinto a diventare suo amico.
Col passare dei giorni si era rivelato un ragazzo simpatico e, anche se dei piccoli incidenti non erano mancati, sembrava sin da subito a suo agio a Kairawan.
La sorpresa più grande di questo numero però è stata l’intervista a Zaafira.
‘Perché non me l’hai detto che avresti pubblicato una tua intervista?’ chiedo alla mia amica che era venuta a trovarmi  a scuola.
Eravamo seduti sotto una grossa palma a goderci il sole di quella giornata di inizio marzo, ben lontani dal campo di volo e dallo stadio di quidditch. Nonostante questo, di tanto in tanto, lanciavo sguardi preoccupati verso il cielo.
‘Hai visto che parlo anche di te? Sei contento?’
‘Sono troppo felice, I Pavoni sono tornati alla ribalta!’ dico entusiasta.
‘Anche perché qui a scuola c’è un terzetto che vuole infangare la nostra memoria…’
‘Ma senti piuttosto’ dice lei cambiando discorso e tono di voce, ‘ho visto che la scorsa settimana tu e Tinuk avete ballato molto tempo insieme. C’è qualcosa che devo sapere?’
‘Prima cosa il suo nome è Timuq e secondo no, non c’è proprio niente da sapere, figurati se mi interesso a un fauno. Per quanto belli siano ci provano con qualsiasi creatura respiri.’
‘Sai come si chiamano queste creature nel mondo babbano? Uomini!’
Zaafira fa una pausa.
‘Quindi non mi devi raccontare che la mattina dopo la serata a Faunalia ti sei trovato nel letto dei peli di capra.’ dice lei facendomi un sorriso sornione.
Il mio viso avvampa in un istante. Cavolo! Come faceva a…
‘Balazas per chi mi hai preso? Per Wanna Marchi? Vedi che io sono una strega seria!’
La legilimanzia di Zaafira. Come potevo ancora dimenticare questo suo potere!
‘Bhè non ti ho detto niente perché in realtà non mi ricordo niente, dopo il Tormento ho ricordi troppo confusi. Non so neanche come siamo tornati qui a Kairawan io e Parmelia.’ mi giustifico imbarazzato.
‘Avete preso il tappeto volante del locale. Dopo ogni serata si fa il giro e lascia le persone che non riescono a volare sole.’
La nostra discussione viene interrotta da una serie di raggi rossi che esplodono in cielo e che partono da gli alberi dietro la palma dove eravamo seduti.
‘E’ un segnale d’allarme, resta qui.’
Scatto in piedi e, bacchetta in pugno, corro veloce verso la direzione dei raggi.
Appena arrivo vedo Apis Manalo, minuto e bizzarro ometto con occhi tondi e stralunati del colore del cielo, insegnante di Astronomia e Astrologia, con ai piedi il corpo di uno studente.
‘Apis che è successo?’ chiedo fiondandomi subito sul ragazzo. Fortunatamente il respiro è regolare, sembra solo svenuto.
‘Li aveva avvertiti. Li aveva avvertiti Apis. Acquario, oggi non fate cose avventate, avete Marte in negativo. Non lo ascoltano. Non lo ascoltano mai!’ vaneggiava Apis.
‘Che segno sei tu?’ dice rivolto a me puntandomi la bacchetta alla tempia. ‘Apis è toro, tu che segno sei?’
‘Professor Manalo, ha preso troppo sole per oggi; meglio che torna alla torre di astronomia.’ dico mentre alzo di peso il ragazzo.
‘Il Professor Manalo torna nella torre di astronomia? Si! Il Professor Manalo torna nella torre di astronomia!’ dice folle dirigendosi euforico verso il castello.
Dalla stazza deduco che il ragazzo che sto trascinando verso il castello di peso deve essere un alunno del sesto o del settimo anno. Solo quando arrivo in infermeria, aiutato da altri alunni che Zaafira aveva chiamato, scopro che il suo nome è Davido Corvo ed è affettivamente dell’ultimo anno.
‘Nessuna paura, il ragazzo sta bene. Ha avuto un calo sanguigno. Con una bella Pozione Rimpolpasangue, un po di riposo e una crema contro i brufoli tornerà perfetto.’ ci tranquillizza la Ossaforti.
‘E’ il mio studente migliore.’ mi sussurra Parmelia all’orecchio ‘Stava per completare un’acchiappa fulmine con convertitore degno del migliore dei Meccanici; speriamo si riprenda presto.’
Nel frattempo Lilith Empusa, Reshard Gibson e Malek Basla erano entrati in infermeria per trovare l’amico.
Senza rendermene conto mi ritrovo a fare un sorriso da ebete nella direzione di Reshard che ricambia cortese.
Parmelia mi assesta una gomitata nel fianco. ‘Ci siamo ridotti così in basso amico mio?’
Effettivamente la Osseforti aveva ragione; nel giro di due giorni Davido era tornato in forma e aveva finalmente finito l’acchiappa fulmine con convertitore.
Fu presentato, insieme ad altre invenzioni, durante lo spazio artistico prima della festa del sabato sera.
Dopo cena infatti, una volta sgomberati i tavoli per lasciare l’Aula Magna completamente libera, i ragazzi che seguivano Meccanica, accompagnati dalla musica di sottofondo dei ragazzi che seguivano Musica, diedero vita a uno spettacolo straordinario.
Da un fumo iniziale, generato da una grossa macchina color rame posta al centro del palco, fecero capolino colombe e conigli meccanici che volarono e saltarono verso studenti e professori poi, in un’esplosione di luci, dei raggi si congiunsero tra loro dando vita a una figura femminile, completamente realistica, vestita in abiti gotici.
La strega, impugnata la bacchetta, fece un incantesimo verso il palco e da un mucchio di rotelle, viti e pezzi di ferro e rame dei fantocci umanoidi presero vita iniziando a seguire la strega-ologramma nella sua danza. Quando la musica si abbassò tutti i personaggi guardarono verso l’entrata da dove, su un pegaso meccanico completamente nero un geisha robotica, con delle carpe che gli levitavano attorno, atterrò sopra la macchina spara fumo. Dopo aver fatto un inchino al pubblico si abbassò e, dal cuore della macchina, estrasse quello che sembrava un piccolo cannone che lanciava scintille azzurre. La musica si fece più frenetica e, la gesha azionò il cannone.
Miliardi di raggi azzurri partirono ovunque ricoprendo per intero la stanza per qualche secondo. Quando i raggi sparirono e finì l’effetto abbagliante delle luci il palco era completamente vuoto.
Né macchina del fumo, ne umanoidi meccanici, ne pegaso e gesha ma neanche studenti di musica e di meccanica.
Ci fu un silenzio di sconcerto.
Il silenzio si trasformò in un boato quando, il portone della sala grande, dal lato opposto al palco, si spalancò e un corteo guidato da Parmelia Ghiar e Madiaha Orutu, insegnate di musica, che si tenevano per mano, attraversò la sala.
Gli studenti di musica e meccanica, come delle star, salutarono e batterono il cinque ai loro compagni di scuola che li acclamavano, tra loro Herman Spiro e Davido Corvo sorridevano felici.
Quando l’euforia si fu un po’ placata l’Emiro, salì centro del palco e prese la parola.
‘Complimenti davvero ai ragazzi che ci hanno regalato quest’incredibile spettacolo. Ora vi lascio alla vostra festa del sabato sera. Vi ricordo che il coprifuoco è mezzanotte per i ragazzi dei primi quattro anni, e l’una e trenta per il resto degli studenti. I professori responsabili questa settimana saranno la professor Marmo, il professor Baudelaire e la professoressa Ghiar. Divertitevi e buona serata!’
Tiro un sospiro di sollievo, per ora non voglio proprio avere niente a che fare con le feste. Quando saluto Parmelia ha un sorriso che le và da un orecchio all’altro. Apprezza sicuramente la compagnia che l’Emiro gli ha assegnato.

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Capitolo 7
*** L'Intima Intervista ***


Tra i posti più spaventosi di Perigioria sicuramente al primo posto collocherei La Grotta Oscuru Tenebra, una grotta maledetta da un’antica tribù, i Mavembra, che, si dice, induca al suicidio chiunque si avvicini al suo cuore.
Nonostante qualche coraggioso abbia provato a entrare dentro la grotta, già dopo alcuni metri i lamenti e le urla, avevano convinto gli impavidi a fare dietro front e tornare al sicuro nella valle.
Ovviamente per questo motivo la valle attorno alla grotta era deserta.
L’unica cosa che si vedeva oltre gli alberi era una e un’unica casa.
‘Me ne sono pentito tantissimo di aver detto si a Zaafira.’
‘Amico non fare il fifone, cammina!’
A spronarmi Merlino. Mio compagno di avventura.
Doveva partecipare anche Egitto alla spedizione ma non si era presentato all’appuntamento.
Ci avviciniamo alla casa e vediamo una figura a noi familiare.
‘Mamma saura, è bella come una veela!’
Il realtà davanti a noi avevamo un’insolita versione dell’Emiro Dahlia Von Grable.
L’Emiro, che avevo sempre visto con indosso vestiti neri, indossava un vestito bianco a pois neri con i bordi rossi. Rosse erano anche le sue scarpe col tacco e le sue labbra. Per completare l’outfit aveva, legato alla vita, un ampio e immacolato grembiule rosa.
Quando ci vede, con fare un po’ teatrale, si porta un fazzoletto bianco alle tempie come per asciugare il sudore anche se nuvoloni minacciosi non fanno intravedere il sole e lei non sembra affatto affaticata.
‘Merlino, Jeremiah, benvenuti a casa mia. Che piacere vedervi, accomodatevi pure e scusate per il disordine.’
Attraversiamo il giardino, perfettamente curato ed entriamo in casa.
La casa è grande e, contrariamente a quanto mi aspettavo le stanze sono ampie e luminose. Nessuna cosa è fuori posto, niente è in disordine.
Tutta questa perfezione mi fa venire un nodo alla gola, dentro quella casa mi sembra quasi di soffocare.
‘Grazie di essere venuti oggi, scusate se vi ho disturbato ma la festa di Ostara è uno dei pochi giorni in cui posso tornare a casa. Accomodatevi sul divano. Ho preparato dei biscotti, spero siano di vostro gradimento.’
Quando va verso la cucina, una stanza completamente rosa col pavimento a scacchi bianchi e neri, Merlino rompe il silenzio.
‘Che ansia che mi sta venendo!’ dice sbottonandosi il colletto della camicia.
‘Ho pensato la stessa cosa pure io!’
Siamo così distratti dal capire cos’era che ci dava questa strana sensazione da non accorgerci dei due bambini che stavano venendo verso di noi.
‘Ciao. Giocate con noi?’
Io e Merlino sobbalziamo.
Davanti a noi due bambini, lei vestitino azzurro e boccolosi capelli scuri, lui, pantaloncini blu scuro, camicia inamidata e capelli corvino, di massimo cinque anni ci guardavano con una palla in mano anche se guardare è una parola grossa visto che avevano gli occhi completamente neri.
Quando mi fermo a fissare gli occhi quella oscurità sembra risucchiarmi e le forze mi abbandonano.
‘Bambini, lasciate stare i miei ospiti, andate a giocare di la.’
L’Emiro torna con una teglia di biscotti ancora fumanti mentre i bambini si ritirano mano nella mano.
‘Loro sono Sorin e Ramona, i miei due gemelli, sono bambini dagli occhi neri, sono nati così.' dice abbassando gli occhi.
Dei bambini dagli occhi neri non sapevo tantissimo. Poteva capitare nelle famiglie magiche che alcuni bambini nascessero con questa rarissima caratteristica. I bambini dagli occhi neri avevano i bulbi oculari completamente neri e, il contatto con i loro occhi provocava tristezza e sconforto. Sorin e Ramona erano i primi bambini di questo genere che vedevo.
'Zaafira mi ha chiesto di fare un'intervista per la sua rivista. Io ho accettato solo a patto che a intervistarmi fossero persone di fiducia e sono felice che abbia mandato voi.' dice l'Emiro accomodandomi accanto a noi 'Sorin e Ramona non sono i miei unici figli. Sono pronta ad aprire il mio cuore e a parlare di tutto a patto che i miei bambini rimangano protetti.' dice in tono serio.
'Ehm, certo. Noi non siamo giornalisti, condurremo quest'intervista nel modo più rispettoso possibile.' risponde Merlino.
'Prima di iniziare allora vi vorrei presentare gli altri due.' così dicendo Dahlia Von Grable si alza ed elegantemente attraversa il corridoio. ‘Vi prego seguitemi.’
Io e Merlino scattiamo in piedi e seguiamo l’Emiro restando in assoluto silenzio.
L’Emiro si ferma davanti una porta chiusa e bussa delicatamente. ‘Amore posso entrare? Ci sono delle persone che vorrebbero conoscerti.’
‘Entra!’
L’Emiro apre la porta e, uno dietro l’altro ci accomodiamo in un’ampia ed accogliente stanza. Seduto su una scrivania di fronte la porta, intento a leggere un libro, un ragazzo più o meno della nostra età ci lancia uno sguardo triste (tiro un sospiro di sollievo quando vedo che ha dei brillanti occhi azzurri) prima di tornare al suo libro.
Una scimmia nera con una lunga cosa, che è attorno al suo collo, ci fa invece un gran sorriso vedendoci arrivare.
‘Lui è Zoltan e il piccolo è Zanzibar, Zoltan, Zanzibar loro solo Jeremiah e Merlino.’
‘Non sembrano dottori.’ risponde il ragazzo tenendo la testa ben piantata sul libro.
‘Hey amico, come và?’ dice Merlino provando a dargli il cinque.
Zoltan alza per un secondo lo sguardo. Ha i capelli neri che gli ricadono sul viso, la carnagione pallida e…
‘Non lo toccare!’ dico a Merlino allontanandogli la mano.
Riconosco tra le labbra un segno nero, una sottile linea che divide in due il labbro inferiore.
‘Ha il tocco letale.’ dico rispondendo allo sguardo interrogativo del mio amico.
‘Ma la scimmia…’
‘La scimmia è un Ateles Fenicia, sono scimmie immortali durante il giorno che muoiono di notte per risorgere al sorgere del sole.’
‘Che mago preparato, è un onore che sia insegnante nella nostra scuola.’
Non ho bisogno di girarmi per capire chi sia l’uomo che parla dietro di me: voce delicata, uscita in un soffio elegante.
Anders Von Grable, insegnante di incantesimi e fratello dell’Emir….
Rimango senza parole quando il professor Von Grable si avvicina all’Emiro e le dà un bacio appassionato sulle labbra.
‘Ma voi due… Non…’ balbetta Merlino che evidentemente era sconvolto quanto me.
‘Noi due siamo sposati da moltissimi anni. E no, non siamo fratelli.’ risponde il professor Von Grable.
‘Mamma, mamma!’ un’altra figura fa capolino nella stanza. Un bambino di circa 10 anni si fionda su L’Emiro che lo abbracci e lo bacia.
La scena sarebbe tenerissima se il bambino in questione non fosse completamente ricoperto da ragni.
‘Quelli sono….’ prova a chiedere Merlino prima di crollare a terra svenuto.

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•         Non esistere mago o strega nel Mondo Magico che non conosca il suo nome. Reportage sulla vita di Harry Potter quasi 20 anni dopo la sua epica impresa;
•         Nessuno è immune al suo giudizio. Enzus Mitchum quando si parla di moda non salva nessuno. Neanche la moglie del Ministro...
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Capitolo 8
*** Laboriose Lezioni ***


A pochi giorni dalla pubblicazione, l’articolo de Il Pispiglio aveva fatto il giro della scuola, tutti erano rimasti sconvolti nello scoprire che, non solo L’Emiro Dahlia Von Grable era sposata ed aveva dei figli ma il suo compagno era proprio l’uomo che tutti pensavano, da anni, fosse il fratello.
‘E’ assurdo, sono più di vent’anni che conosco Dahlia e non avevo mai sospettato niente. Ma poi una donna come lei; così bella, così potente, così affascinante che ci troverà in uno come Anders? Lo avrà enorme, solo così me lo spiego!’
‘Parmelia ti prego…’
‘Però devi ammettere che lui è un po scialbo rispetto Dahlia. Hai visto che foto da panterona ha fatto per la rivista?’
‘Eccome se le ho viste, io ero li. Quando il piccolo Mugurel, che si è rivelato un Aracnidomaninante quindi in grado di evocare e dominare i ragni, potere più inquietante che utile, ha fatto svenire Merlino, poco dopo è arrivato Boris Lava, il ragazzo che si occupa delle foto; è stato fantastico!’
‘Eccola eccola, arriva!’
Parmelia interrompe la nostra discussione indicandomi con gli occhi la strega alta, magra e con dei lunghi capelli neri corvino elegantemente raccolti dietro la nuca, che aveva appena varcato la soglia della Sala Insegnanti.
‘Buongiorno Brunilde, come và?’ chiedo sorridente.
Brunilde Envie, severa e terribile professoressa di Trasfigurazione, famosa per le sue terribili punizione, mi risponde con un cipiglio severo prima di passare oltre.
Parmelia aggiorna uno speciale orologio che tira fuori dalla sua borsetta.
‘Complimenti Jeremiah, questa è la 60° volta che rifiuta il tuo saluto. A 100 festeggiamo a Faunalia!’
‘Non mi nominare mai più quel posto!’ la minaccio puntandole il dito indice contro.
 
L’aula di Cura delle Creature Magiche al primo piano, quel pomeriggio era piena.
Tutti i posti dell’aula circolare erano occupati e, dalla mia postazione in basso, vedevo solo un mucchio indistinto di teste.
‘Buon pomeriggio ragazzi. Come avrete notato oggi faremo una lezione doppia di Cura delle Creature Magiche al chiuso con le classi del sesto e del settimo anno e, visto i numerosi bigliettini anonimi che ho ricevuto in questi giorni nel mio ufficio in seguito, immagino, all’intervista di Harry Potter che credo abbiate letto, parleremo del Basilisco.’
Sento la classe mormorare.
‘Chi sa dirmi come nasce un basilisco?’ chiedo.
Tra le bacchette alzate scelgo quella di Beatrice Muffoletto, biondina del sesto anno, sorpreso che risponda a una mia domanda.
‘Un basilisco nasce trasportando sotto l’ascella un uovo di una gallina nera per quaranta giorni durante i quali la donna che lo trasporta non si deve confessare, tagliare le unghie, lavarsi la faccia o pregare.’ risponde soddisfatta.
La classe reagisce con risate soffocate.
‘Hei! State zitti.’ li ammonisco ‘Bhè, questo è il modo un po schifoso che serve a far nascere un Cikavac quindi la risposta è sbagliata, ma ti do comunque due punti di scolastica per conoscere un’animale così raro.’
Beatrice mi sorride felice.
La Scolastica è il sistema di valutazione di Kairawan.
Ogni alunno il suo primo giorno di scuola riceve un anello d’oro con inciso il simbolo dell’elemento del suo segno zodiacale: fuoco, aria, acqua, terra.
Qualsiasi professore e impiegato di Kairawan ha la facoltà di dare, o togliere, da uno a cinque punti in base al rendimento dell’alunno. Ai caposcuola è invece permesso dare o togliere un massimo di due punti che devono comunque essere convalidati da un professore. Questi punti si possono controllare in qualsiasi momento dall’anello che hanno al dito.
A fine anno se si è raggiunto un certo numero di punti scolastica si passa all’anno successivo.
Ricordando la difficoltà ad accumulare i punti di scolastica necessari a passare avanti, cerco di essere molto generoso con i miei alunni.
‘Qualcuno che sa darmi la risposta giusta adesso?’
Tra le bacchette alzate decido di andare sul sicuro e chiedo a Malek Basla che oggi indossa un turbante azzurro come i suoi occhi.
‘Facendo covare un uovo di gallina a un rospo. Più velenoso è il rospo, più potente sarà il basilisco.’
‘Esatto, due punti anche a te. Altra domanda: quale altro animale nasce con questa spessa procedura e ha, quasi, le stesse caratteristiche?’
Stavolta le bacchette alzate sono di meno.
‘Reshard Gibson, a te la parola.’
‘La Coccatrice, nasce da un uovo di gallina covato da un rospo o da un serpente, per ben 9 anni. La coccatrice ha corpo di Viverna e la testa da gallo e, al contrario del basilisco, i suoi poteri pietrificanti sono efficaci anche dopo la morte.’
‘Bravissimo Reshard, tre punti per te!’
In fondo al mio cuore penso che anche se avesse dato come risposta ‘i coniglietti’ quei tre punti sarebbero comunque stati suoi.
‘Il mago che l’ha creato è l’unico in grado di controllarlo?’
Bacchette alzate.
‘Lilith sorprendimi.’
‘Qualsiasi Rettilofono potrebbe controllare un Basilisco ma, essendo una creatura intelligente, decide lui a chi prestare la sua fedeltà. Chi parla il serpentese è inoltre in grado di comunicare con i Runespoor, il Selma Norvegese, con gli Ashwinder, i Girillacchi, le Lamie e altre creature.’
‘Bravissima. Due punti di scolastica anche per te.
Come saprete, spero, il rettilofono è una lingua molto difficile ma non impossibile da imparare. Più comunemente viene trasmessa per via ereditaria e in questa scuola abbiamo ben tre alunni e un professore in grado di parlarla; una delle quali è proprio la signorina Empusa.’
Molti si girano verso di lei e Lilith fa un sorriso imbarazzata.
‘Complimenti ragazzi, oggi vi vedo belli svegli, mai ho avuto una lezione così attiva. Se a svegliarvi è stato vedere l’Emiro in intimo la prossima lezione vengo in mutande.’
 
La mia giornata era finalmente finita e mi trascino stancamente verso il quarto piano del castello.
Davanti l’immensa statua di Bertrando il Grande, fondatore e primo Emiro di Kairawan, dico in modo chiaro: ‘Omnia mutantur’.
Dal basamento della statua spunta subito una porticina con una scala che conduce verso il basso. Quando scendo la ripida scaletta mi ritrovo nella grande e lussuosa sala che precede il dormitorio degli insegnanti.
Noto subito Parmelia intenta a parlare con Artemisa Nut, amabile insegnante di erbologia, poco più in là Nikolas Baudelaire e Eugenio Marmo, sexy e muscoloso insegnante di Babbanologia erano intenti a fare una partita di fluttabiliardo.
‘Jeremiah vuoi unirti a noi?’ mi chiede Nikolas sorridente.
‘Grazie ragazzi ma preferisco andare in fondo la sala e seguire Ambra nel suo allenamento quotidiano.’
Ambra Olivina era la grassissima insegnante di Mineralogia che, seduta su una robusta poltrona, era intenta a mangiare dolcetti e biscotti, sicuramente rubati dalla mensa.
‘Io e Zaafira a furia di mangiare finiremo cosi’ penso malinconico.
 

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Capitolo 9
*** Dolci Danze ***


Aprile iniziava con un gran fermento per il, tanto atteso, Ballo della Cirasa.
La prima notte di luna piena del mese di aprile l’Aula Magna di Kairawan si trasformava in un’immensa sala da ballo dove gli studenti danzava tra loro; al ballo più atteso, Il Valzer del Plenilunio, anche i professori si univano alle danza.
L’Emiro, che danzava sempre con il professor Von Grable, dopo un giro di valzer, con la bacchetta spalancava la grande finestra della sala e, su una scia invisibile, volteggiava in aria seguita dal corteo di ballerini, fino ad arrivare al grande giardino della scuola, chiamato appunto il Giardino della Luna, dove le danze si prolungavano fino al mattino.
Nonostante mancasse ancora una settimana, trovare ormai uno studente interessato alla lezione era quasi impossibile. Tutti pensavano a chi invitare e a come invitarlo.
Durante i miei anni a Kairawan, nonostante l’ansia iniziale, non avevo mai avuto problemi a trovare un accompagnatore. Zaafira era stata la mia dama al primo anno, poi varie compagne e compagni fino ad arrivare a Thibaut che fu il mio primo amore.
Thibaut Lafevre era un mago di origini francesi che si era trasferito a Kairawan durante il mio quinto anno.
Ricordo ancora la prima volta che lo vidi: era bellissimo nella sua divisa scura che contrastava con la sua pelle chiara e i suoi lunghi capelli color oro.
Avvicinarmi a lui non fu un problema, sono sempre stato un ragazzo socievole. Quello che nacque dopo però fu tutta una sorpresa.
Una tenera amicizia sbocciò presto in amore. Io e Thibaut avevamo molto in comune: l’amore per gli animali, l’attrazione per l’acqua e per il nuoto e la passione di combattere contro ogni tipo di discriminazione raziale.
Finito il settimo anno Thibaut, che era per metà Morgen (creature che anticamente attiravano gli uomini con la loro bellezza per poi affogarli e che erano responsabili anche di generare gravi alluvioni) dovette tornare in Francia al suo villaggio facendo finire la nostra storia.
Penso con molta tenerezza a quell’amore così acerbo che mi aveva reso estremamente felice ed era riuscito a farmi soffrire allo stesso tempo.
Fatto sta che nonostante erano passati anni anche io adesso dovevo iniziare a pensare a qualcuno a cui chiedere di venire con me, male che vada avrei chiesto a Merlino.
 
‘Scordatelo Amico, quella bambola di Eudora ieri mi ha mandato un gufo dove mi ha chiesto se voglio partecipare al ballo con lei ‘Per ricordare i vecchi tempi’; ma lo so io cosa vuole ricordare.’
‘Balazas mi dispiace ma io sarò già al Ballo, ieri mi ha invitato Nikolas.’
‘Ragazzi ma è possibile che non è cambiato niente? Manca più di una settimana e siete stati già invitati da qualcuno; e non fate neanche parte del giro della scuola!’
Che Zaafira fosse invitata da Nikolas me lo potevo aspettare, era più di un mese che i due si frequentavano, ma che Eudora Leila Boine, addetta alla segreteria di Kairawan e vecchia fiamma di Merlino, invitasse Merlino dopo che avevano passato anni a non parlarsi lo interpreto come uno schiaffo datomi dal fato.
‘Jerry non ti preoccupare, ti accompagno io a fare festa!’
A fare la sua entrata trionfale nel salone di Villa Flora è un, evidentemente stremato, Egitto Crowley.
Siamo tutti sorpresi nel vederlo, era quasi una settimana che nessuno aveva più sue notizie.
Egitto dopo essere entrato si accascia su un divano.
‘EG amico, come stai? Dove sei stato?’ gli chiede Merlino.
‘Non potete capire ragazzi, ho vissuto delle avventure incredibili. La notte prima della gita a Perigoria per incontrare la sventola della scuola ho partecipato a una festa esagerata con dei Centauri, una cosa completamente fuori di testa. La mattina dopo mi sono risvegliato in mezzo un giardino con i vestiti strappati e questa rotta.’ esce dalla sua sacca la bacchetta spezzata a meta, io e Merlino vedendo la bacchetta rotta veniamo scossi da un brivido e istintivamente accarezziamo la nostra, mentre Zaafira, impassibile, continua a mangiare le sue patatine fritte.
‘Allora mi sono detto ‘EG, una nuova avventura inizia!’ e ho camminato fino a un bar. Sono entrato, mi sono accomodato e ho chiesto alla pollastrella al banco un Tuono con doppio cicuta. La tizia mi ha guardato tipo ‘Cosa?’ e io gli ho detto che se non l’aveva poteva portarmi qualcos’altro ma non aveva nessuno dei cocktail che gli ho chiesto allora gli ho detto di darmi la cosa più forte che aveva e lei mi fa ‘Ma sono solo le 8 del mattino’…’
‘Egitto puoi farla breve per favore?’ chiedo curioso di sapere i fatti principali.
‘Oh certo. Sono andato in bagno per darmi una sistemata, nel frattempo ne ho approfittato per cambiare l’acqua al basilisco; non so se mi spiego’ dice ammiccando a Zaafira, Merlino invece è disgustato solo al sentire il nome di quella creatura. ‘Fatto sta che si è chiusa la porta. E’ stato il panico. Non sapevo più come uscire. La porta era chiusa, dal bagno non riuscivo ad andare da nessuna parte, non era collegato a nessun luogo magico. E quindi sono rimasto bloccato li per quasi 8 ore, poi sono svenuto e mi hanno recuperato la mattina dopo.’ conclude sorridente.
‘Ma come può essere? Si era rotta la maniglia?’
‘Maniglia? Jerry cosa ne so io che cosa è una maniglia. La porta era completamente liscia con un gancio messo al contrario, non c’era nessuna ‘Maniglia’. Senza l’alohomora non ho mai aperto nessuna porta. E’ stato pazzesco!’
Mi batto una mano sulla fronte. Certo che il Ministero non deve avere molta simpatia nei miei confronti per avermi affidato un assistente del genere.
 
Il giorno dopo, insieme a Parmelia, sono in giardino a godermi il sole quando Fabricius Nasteli, insegnante di Danza che durante gli anni scolastici è stato vittima di scherzi e soprusi da parte mia, si avvicina leggiadro verso di noi.
‘Parmi, Jeremiah come và? Pronti per l’arrivo di Pervinca di domani? Io sono troppo emozionato, amo quella donna.’
‘Ciao Tesoro!’ gli risponde Parmelia facendogli un sorriso dolce.
‘Ciao Fabricius.’ rispondo io cercando di abbozzargliene uno realistico. ‘Grazie di avermi ricordato di Pervinca, l’avevo proprio rimosso dalla testa. Devo ancora preparare le pergamene di tutti gli studenti!’
Pervinca Roccatempo era una strega dalle nobili origini che era impegnata in mille attività. Era un medico, una scrittrice, un’impiegata del ministero, un’esperta di moda, un’attivista politica e, per quando riguardava Kairawan, era la consulente scolastica che si occupava della relazione con i ragazzi e occupava una posizione di controllo anche sui professori, come una sorta di vicepreside.
Per via dei suoi numerosi impegni, era presente a scuola le prime due settimane del mese ed era compito di ogni professore fare un rapporto dettagliato degli alunni che avevano mostrato qualsiasi tipo di comportamento fuori dalla norma.
Solitamente, non avendo mai nessun problema con i ragazzi, segnalavo solo gli alunni più brillanti che si erano distinti nella mia materia mentre questa volta dovevo preparare una pergamena sul ritrovamento del corpo di Davido Corvo che, anche se non era un mio alunno, era stato comunque collegato a me.
Mentre inizio mentalmente a preparare il rapporto su Davido due upupa volano sopra di noi lasciando cadere due pacchi. Uno finisce ai piedi miei l’altro a quelli di Fabricius.
‘Anche tu sei dipendente de Il Pispiglio?’ chiedo rivolto al mio nemico/amico.
‘Ma qui tutti lo sono, quasi tutti i ragazzi che seguono il mio corso aspettano con ansia ogni settimana il suo arrivo. Zaafira è davvero una grande!’ dice mentre inizia a scartare la confezione.
‘Scusatemi ma adesso devo andare.’ dico mettendo il mio pacchetto sotto il braccio
‘Ma come? Non lo apri adesso?’
‘No no, una divertentissima lezione con i Dugbog e i ragazzi del terzo anno mi aspetta alla spiaggia.’
‘Oh!’ dice Fabricius sorpreso una volta vista la copertina ‘Sicuramente ti interesserà questo numero.’
‘Cosa intendi?’ chiedo curioso.
Come risposta Fabricius gira la copertina verso di me.
Un corpo perfetto, un viso elegante, una cascata di lisci capelli dorati.
Mi viene la pelle d’oca a rivedere Thibaut dopo tutti questi anni.

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Capitolo 10
*** I Frastornati Fratelli ***


Forse sei pazza? Come hai fatto a dimenticare di dirmi che, non solo ti sei vista col mio ex storico, ma l’hai pure fatto spogliare per la tua rivista?
P.S.
La cenere che trovi nella busta sta a ricordarti come ti ridurrò io quando ti acchiappo!’
Soddisfatto del tono minaccioso richiudo la lettera e l’affido a una gazza ladra della scuola. La destinataria era ovviamente Zaafira.
Non potevo credere che aveva fatto una cosa del genere. E’ vero che probabilmente se mi avesse detto che si vedeva con Thibaut mi sarei arrabbiato ma è anche vero che sono comunque arrabiato.
Per via dell’arrivo della coordinatrice Roccatempo, non avevo tempo di andare a strangolare la mia mia amica ma meditavo la mia vendetta mentre compilavo i vari rapporti sui miei alunni.
Liquidati in fretta gli alunni del terzo e quarto anno (solo una ragazza era stata presa a calci da un Lepricano), mi ero dilungato un po’ a parlare degli alunni del quinto, un ragazzo infatti, per non seguire le mie istruzioni era stavo scaraventato in aria da un Tebo, fortunatamente però senza danni.
Ero nell’ufficio a scrivere dell’incidente con Davido Corvo quando senti bussare alla porta.
‘Parmelia ti ho detto che non mi interessa un appuntamento a quattro con i centauri, trovati qualcun altro!’
‘Professore possiamo?’
La porta si apre e, con fare stralunato, entrano nel mio ufficio i gemelli Estravago.
‘Oh buongiorno ragazzi, scusate, pensavo fosse… Cosa stai facendo Imelda?’ chiedo alla ragazza che poggia una grossa boccia piena di piccole biglie scure, simili a occhi, sulla mia scrivania.
Imelda e Ismaele Estravago erano due degli alunni più fuori di testa della scuola.
Lei aveva dei lunghi capelli biondi, occhi verdi, folte ciglia e un sorriso beato sempre stampato in faccia. Lui invece aveva corti capelli rossi sparati in aria, occhi castani e un volto perennemente confuso. Bellissimi ma assolutamente strani.
Durante i miei anni a Kairawan avevo avuto il piacere di conoscere un altro fratello Estravago, Imanolo, che a stranezza competeva alla grande con i gemelli.
‘Buongiorno professor Agrippa, siamo venuti a portarle un regalo per il suo compleanno.’ mi dice Ismaele facendomi un sorriso cortese.
Alzo gli occhi al cielo.
‘Vi ringrazio ma uno: non sono il professor Agrippa, credo che lo studio di Colombo Agrippa sia proprio accanto all’aula di Aritmanzia, secondo: il mio compleanno è ad agosto quindi se volete regalare anche me delle, ehm…’ dico scrutando la boccia davanti a me ‘uova di rana, potete venire a trovarmi a Villa Flora quest’estate.’
‘Oh!’ commenta Ismaele come se mi vedesse adesso per la prima volta.
Io gli faccio un sorriso accondiscendente.
‘Lei è un bell’uomo professore. Anche se ha i fianchi larghi e non è muscoloso come gli altri professori ha gli occhi più buoni degli altri. Non da mangiare intendo.’ interviene Imelda dal nulla.
‘E anche se ha anche pochi capelli.’ aggiunge Ismaele soddisfatto.
Faccio un bel respiro mentre stringo la bacchetta. Non posso incenerire due studenti, soprattutto non adesso che la coordinatrice Roccatempo tornava a Kairawan a fare i suoi controlli.
‘Grazie del complimento.’ mi limito a rispondere sorridendo e pensando ai miei fianchi che non erano poi così larghi.
‘Se è tutto io avrei del lavoro da terminare.’ dico sforzandomi di essere cortese indicando l’uscita dello studio.
‘Ho visto un serpente.’ dice invece Imelda accarezzandosi un dito fasciato nella mano destra ‘O almeno la grossa coda di un serpente, l’altra mattina nel giardino vicino la foresta.’
‘Ohhh, anche io ho visto la coda vicino al dormitorio dei ragazzi l’altra sera’ dice Ismaele entusiasta guardando la sorella.
‘No! E perché non me l’hai detto?’ Era gialla e verde?’
‘Siii! Anche la tua?’
Continuando quest’assurda conversazione i gemelli si allontanarono senza più degnarmi di uno sguardo e lasciando la boccia sulla mia scrivania.
‘La boccia!’ urlo verso la porta, ma non ottengo nessun risultato.
Quei due sono un pericolo’ penso, ‘per gli altri ma soprattutto per se stessi!’.
 
Finisco i rapporti giusto in tempo.
Eugenio Marmo infatti spalanca la porta del mio studio nel momento esatto in cui appoggio la piuma accanto al calamaio.
‘E’ arrivata! Ci dobbiamo vedere tra 30 minuti nell’aula insegnanti.’ dice col fiato corto.
‘Eugenio calma! In almeno trent’anni che fa questo lavoro, non mi risulta che la Roccatempo abbia mai mangiato un’insegnate.’
‘Lo so Jeremiah ma stavolta ho scritto che un’alunna ha avuto un incidente durante le mie ore. Imelda Estravago, non so se la conosci, ha infilato una mano in un frullatore in movimento per recuperare un suo capello e si è ferita un dito.’
‘Si, ho avuto il piacere di avere ospiti lei e suo fratello giusto poco fa. Anzi, ti servono uova di rana?’ chiedo indicando il recipiente.
‘Claudia è vegana. Se spunto a casa con quella penso che mi butta fuori e poi posso venire a vivere qui a Kairawan.’
La moglie di Eugenio era una babbana bellissima che avevo avuto il piacere di conoscere a una festa organizzata da Zaafira. Lei, insieme al marito, era stata protagonista di un servizio fotografico mozzafiato per lo speciale di San Valentino de Il Pispiglio che aveva spezzato diversi cuori all’interno della scuola, il mio e quello Parmelia compresi.
‘Immagino che avrò il piacere di rivederla per il Ballo della Cirasa.’
‘Oh certo, è molto nervosa, è il primo ballo magico a cui partecipa. Ho evitato di dirle della parte dove fluttuiamo in aria, non ho voluto spaventarla oltre. Tu con chi verrai?’
‘Oh ti prego, lasciamo stare! Riuscirò a trovare qualcuno entro la prossima settimana.’
‘Potresti chiedere a Fabricius.’ propone lui candido ‘Siamo seduti vicini nell’Alto Desco ed è da giorni che si lamenta che non ha nessuno con cui venire.’
‘Con Fabricius mai e poi mai! Piuttosto infilo uno smoking al mio elfo domestico e porto lui al ballo!’
Eugenio mi accenna un sorriso, ma non sembra affatto più rilassato.
‘Ancora nervoso? Sta tranquillo dai.’ dico poggiandogli una mano sulla spalla, muscolosa come non credevo.
‘Pensa a come si sente Ermete Panopoli che ha un suo alunno con una mano d’oro che gira da mesi per la scuola.’
Ridiamo insieme delle disavventure del mezzo folletto insegnante di alchimia mentre ci dirigiamo al primo piano.

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Capitolo 11
*** Fascinosi Fantasmi ***


Non avevo mai visto l’aula insegnanti così piena.
Io e Eugenio siamo quasi gli ultimi ad arrivare. Vado verso Parmelia ma Eudora Leila Boine mi blocca.
‘Ci sono i posti assegnati. Il suo posto professor Pule è tra la professoressa Del Rio e il professor Manalo.’ dice lei professionale.
Saluto con uno sguardo la mia amica che è dal lato apposto del tavolo e mi siedo tra l’affascinante zingara insegnante di Divinazione e lo svitato insegnante di Astronomia e Astrologia.
‘Ciao Brona, come ti senti?’ chiedo cortese.
‘Ciao Jeremiah, sono tranquillissima. Nessun problema questo mese, sono riuscita ad evitarli tutti, potere della sfera.’ mi dice sorridente ‘Tu? Emozionato per il ballo?’
‘Per Circe. Tutti con questo ballo! Comunque no, non ho un cavaliere.’
‘Non ancora…’ dice Brona sorridente.
Mi chiedo cosa intenda la mia procace collega quando vengo attraversato da un brivido de mi percuote in ogni parte del corpo.
Davanti a me, in un candido abito bianco, il fantasma di Sofonisba Anguissola attraversa la stanza sorridendo.
Nonostante fosse morta nel 1625, Sofonisba, insegnate di Arte a Kairawan, era il fantasma più piena di vita che avessi mai conosciuto.
Durante la sua vita era stata un’importante pittrice, fu infatti una delle prime esponenti femminili della pittura europea e rappresentò la pittura italiana rinascimentale al femminile, cosa di cui andava ancora molto fiera.
Una volta morta decise di tornare alla sua amata Sicilia e chiese all’allora Emiro di Kairawan di occupare il posto vacante di insegnante di arte. Si rivelò un’insegnate capace e piena di talento che amava stare con i suoi studenti e far uscire il loro talento naturale. Inoltre, era grande amica di Brona perché era l’unica con cui poteva parlare spagnolo, lingua che, in vita, essendo stata ritrattista della famiglia reale fino al 1568, parlava correntemente.
‘Buenos dias Brona, buongiorno professor Pule.’ dice facendo un inchino verso di noi.
‘Buongiorno professoressa Anguissola, la trovo sempre in splendida forma.’
‘La mia forma è incorporea come sempre’ dice facendo fare una giravolta alla sua ampia e lunga gonna, ‘ma sto molto bene grazie.’ risponde sorridendo.
La porta della sala si spalanca e l’Emiro Von Grable fa il suo ingresso trionfale.
Indossa un abito nero, stretto in vita da un corpetto e elegantemente elaborato sul seno, con un’ampia gonna lunga fino a metà ginocchia davanti e, strascicante a terra dietro.
Dietro di lei, in un elegante abito color argento, Pervinca Roccatempo la segue con passo elegante.
Nonostante abbia superato i 50 anni la coordinatrice Roccatempo è una donna attraente e piena di fascino. E’ alta e slanciata, sempre elegante nei suoi abiti, talvolta stravaganti. Ha il viso affusolato, occhi nocciola e lunghi capelli bianchi con alcune ciocche nere elegantemente raccolti in una crocchia.
‘Buongiorno a tutti e grazie di essere venuti, diamo il benvenuto anche a questo mese a Pervinca’ annuncia l’Emiro.
Tutti fanno un sostenuto applauso e la coordinatrice sorride imbarazzata.
‘Buongiorno e grazie Dahlia cara, è un piacere ritrovar…’
Le parole della Roccatempo sono interrotte da una violenta folata di vento.
Le luci della stanza vibrano annunciando l’arrivo di un secondo fantasma.
Ammantata di un’aura scura, il fantasma di un’affascinante dama con una pesante veste viola e con dei lunghi capelli neri che, in parte, le ricadono sul viso, si posiziona in un angolo della sala.
‘Scusate il ritardo. Non mi era arrivata la comunicazione di questa riunione.’
Rimango abbastanza sbalordito nel vedere il fantasma di Zefania Endora.
Nonostante non l’avessi mai vista di fantasma la storia di Zefania Endora era una di quelle che ogni studente di Kairawan conosceva sin dal primo anno.
Fu, insieme alla gemella Marnita Endora, insegnante di Kairawan.
Zeferia insegnava Negromanzia e Psicomanzia mentre la sorella Malocchi e Fatture.
Le gemelle Endora erano ottime insegnanti ed avevano un rapporto di totale simbiosi ma, l’arrivo di un nuovo professore di Trasfigurazione, ruppe questo speciale rapporto. Infatti, entrambe le gemelle si innamorarono di questo mago dando vita a una dura lotta. Fu proprio una maledizione lanciata da Marnita a uccidere Zeferia. Tanta era la sede di vendetta che riuscì a tornare sotto forma di fantasma per tormentare la sorella che, poco meno di un anno dopo, si tolse la vita.
Da allora Zeferia, che si era trovata senza una cattedra (entrambe le materie furono tolte dal corso di studio), andò a vivere nei sotterranei della scuola dove si prese cura dei fantasmi degli alunni morti all’interno del castello.
Nonostante erano passati più di 800 anni, Zeferia si sentiva ancora insegnante e, di tanto in tanto passava tra i corridoi o occupava una poltrona della sala insegnanti.
‘Oh, professoressa Endora, che piacere averla tra noi.’ la salutò cortesemente la coordinatrice Roccatempo. ‘Bene, ora che siamo tutti possiamo cominciare. Colgo l’occasione per dare il mio personale benvenuto al professor Baudelaire che non ho avuto il piacere di conoscere prima. Da domani inizierò a leggere i vostri rapporti e a fare gli incontri con gli alunni; vi invierò ogni mattina un appunto con scritti i nomi e gli orari degli alunni di turno così potrete esonerarli dalle lezioni.
Non voglio trattenervi oltre e vi ricordo che, per qualsiasi necessità, il mio studio è sempre aperto, anche per gli insegnanti.’
Così dicendo l’Emiro e la coordinatrice si alzano e abbandonano la stanza.
‘Tutto qui?’ chiedo rivolto a Brona.
 
Passarono i giorni e il via vai degli studenti convocati dalla coordinatrice era costante. Di tanto in tanto passavo davanti l’aula di babbanologia, che conteneva strumenti davvero assurdi, e ricevevo sorrisi nervosi da parte di Eugenio.
‘Eugenio però hai un vero e proprio problema con l’ansia. Fatti preparare una bella tisana da Artemisa. Nell’aula di erbologia avrà sicuramente qualcosa che ti può aiutare.’ dico al mio collega una sera in sala insegnanti.
‘Ci ho pensato io a risollevare l’umore del mio amico.’ dice Nikolas venendo verso di noi con una busta in mano.
‘Ecco a te!’ dice porgendo un biglietto a Eugenio.
‘Non ci posso credere! Ma come hai fatto!’ dice scattando in piedi e abbracciando l’insegnante di volo.
Mi sento leggermente turbato nel vedere i miei colleghi, Sono solo colleghi e non devi provare attrazione per loro. Chiaro Jeremiah?, abbracciarsi tra loro ma la curiosità prende in fretta il sopravvento. Abbasso la rivista che tengo in mano e allungo il collo per vedere meglio. ‘Cosa sono?’ chiedo alla fine.
‘Non leggi Il Corriere del Crepuscolo? Prossima settimana ci sarà la partita di Quidditch del secolo, la finalissima tra Perù e Italia. I biglietti sono introvabili ma, stranamente, sono riuscito a procurarne due.’
‘Ma figurati cosa mi interessa della finale di Quidditch! Mancano pochi giorni al Ballo e sono ancora senza cavaliere. L’unico conforto lo trovo nel nuovo numero de Il Pispiglio; Mata Alchemilla ci svela gli incantesimi per avere cosce e glutei magri e sodi’ leggo ad alta voce ‘così la smettete di fare i bellissimi e giochiamo tutti ad armi pari!’.

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Capitolo 12
*** Sorprese Sensazionali ***


Il tuo giornale è una truffa. Il servizio fotografico a Opalina la Pazza è altamente inquietante e gli incantesimi non funzionano. Il mio culo continua a non avere nessuna forma!
Non vedo l’ora di vederti al ballo. Mi manchi tanto!
Affido il rotolo di pergamena a una gazza ladra e la lascio volare in direzione della mia migliore amica.
Il tempo a mia disposizione era finito. Mancavano ormai poche ore al ballo e io non avevo trovato ancora nessun accompagnatore.
Avevo deciso di andarci comunque solo, male che andava per Il Valzer del Plenilunio avrei fatto il sacrificio di chiedere a Fabricius di ballare con me.
Tutta la scuola era in fermento, le lezioni per quella giornata erano state sospese e tutti gli studenti correvano eccitati per i corridoi.
Attraverso i corridoi addobbati con grossi festoni rossi quando incontro il gruppo dei nuovi pavoni: Lilith, Reshard e Malek, che in quella giornata indossava un turbante viola scuro.
‘Buongiorno ragazzi! Emozionati per stasera?’ chiedo.
‘Buongiorno professore!’ mi salutano in coro.
‘Solo Lilith sembra impazzita per questo ballo, non vede l’ora di volteggiare col suo Kabuli.’ dice Malek imitando un ballo romantico.
‘Puriya Kabuli?’ chiedo.
Le guance di Lilith diventano immediatamente rosse mentre Reshard sorride divertito.
Puriya Kabuli era un ragazzo persiano dai ricci capelli scuri e gli occhi verdi. Non era mio alunno ma lo incontravo spesso nei corridoi. Mi era sempre sembrato un ragazzo, oltre che molto carino, anche molto educato.
‘Non fare lo spiritoso!’ dico dando a Malek un colpo di bacchetta sul turbante. ‘Tu invece con chi ci andrai?’
‘Con la dama più bella della scuola; Mademoiselle Gibson!’ dice facendo un goffo inchino in direzione del suo amico.
Reshard gli assesta una violenta gomitata sul fianco che lo fa piegare dal dolore.
‘Avevamo troppi inviti, ho pure preso una punizione dalla professoressa Envie per colpa di due ragazze che hanno iniziato a lanciarsi incantesimi nel corridoio del secondo piano per contendersi il mio invito e così abbiamo deciso di andarci insieme e farla finita. Meglio un buon amico che chi prova a intossicarti con filtri d’amore.’ mi spiega Reshard.
‘E’ un valido pensiero. Gli amici sono preziosi. Allora ci vediamo stasera. Buona giornata ragazzi!’ dico andando verso il mio studio.

Per il ballo indosso un completo rosso riccamente elaborato sulle spalle, sui polsini e sui bottoni della giacca. Sono assolutamente vistoso ma l’esperienza mi ha insegnato che in una festa magica nulla è mai troppo.
Quando arrivo nella sala grande infatti ne ho la conferma.
Abiti sgargianti, vestiti orientali e magici ornamenti coloravano la sala di mille sfumature di colore.
La prima coppia che vedo sono Lilith e Puriya che sono davvero bellissimi insieme. Lei indossa un lungo e luccicante abito azzurro mentre lui un tradizionale abito da cerimonia siriano completamente argentato, dal turbante ai saldali.
‘Professor Pule!’ mi viene incontro festosa Lilith mentre Puriya mi rivolge un sorriso gentile.
‘Ragazzi accidenti! Siete bellissimi, complimenti.’
‘Grazie professore.’ mi risponde la ragazza arrossendo. ‘Anche lei sta molto bene. Prima la cercavano verso l’Alto Desco.’ mi dice indicandomi il tavolo dove solitamente mangiavamo noi insegnati.
‘Allora vado subito. Divertitevi!’
Mentre attraverso la sala vedo Reshard e Malek, in completo scuro il primo e con un elaborato abito bianco con tanto di mantello e turbante color cammello l’altro e Imelda e Ismale entrambi vestiti con un colorato abito fatto di farfalle che svolazzavano tutte intorno.
Noto pure Fabricius in un’elaborata tunica nera e oro mentre chiacchera con una donna con i capelli biondi.
Anche lui alla fine ha trovato una dama!
Quando mi avvicino al tavolo noto subito una strega con un ingombrante vestito rosso con una coda di pavone bianca aperta nulla schiena, quando si gira riconosco Zaafira!
‘Ma come…?!’ dico sbalordito.
‘Balazas ti piace il mio vestito? E’ Morenne. Quando mi capitava più di vestirmi da pappagalla?’ dice la mia amica sorridendo a facendo una serie di giravolte.
‘E anche Merlino è vestito di rosso; come si vede che siamo amici!’
Vedo Merlino in un’elegante completo rosso con una ricca giacca dal collo alto intento a parlare con Eudora che indossa uno scollatissimo vestito argentato da mozzare il fiato.
‘Bello vero? Sono tutti Swarovski. Ne hanno indossato uno uguale Paris Hilton e Kendall Jenner per i loro 21 anni’ mi informa Zaafira nominandomi due perfette sconosciute.
‘Ma è nuda!’ dico costatando l’ovvio.
‘Oh no, lui è nudo!’
Seguo lo sguardo della mia amica e in fretta capisco a chi si riferisce.
A passo deciso viene verso di noi Egitto Crowley. Il suo abito è molto semplice, così semplice che praticamente neanche esiste.
Da una grossa e massiccia collana d’oro partono delle catenine dorate che decorano la spalla, e parte del braccio destro, i polsi e le mani sono ricoperti da una miriade di bracciali e anelli dorati. L’unico indumento, se così si può chiamare, è un sospensorio fatto di catene d’oro. Le natiche, scoperte, sono fortunatamente coperte da un mantello nero decorato in oro.
‘Ma che ci fa qui? Non mi dire che è venuto per me!’
La risposta arriva immediatamente quando Egitto si ferma davanti a Parmelia, in un lungo e luccicante abito color pelle molto, troppo direi, scollato sul davanti, e la cinge in un abbraccio. No, non era venuto per farmi da cavaliere.
‘La coppia dello scandalo si è riunita!’ dico con un velo di amarezza.
‘Ho visto che anche Fabricius ha trovato compagnia.’ dico con un filo di amarezza.
‘Ma l’hai vista bene chi è la compagnia?’
Attenziono bene la bionda e con mia sorpresa scopro che non è affatto una ragazza, ma una donna di una certa età.
‘Aspetta. Non mi dire…’
‘Si proprio così. Ti ricordi la signora Nasteli?’
‘Non ci credo! Meglio soli che con la madre!’
Merlino, Eudora e Nikolas, che indossa un elegante abito babbano nero, ci raggiungono interrompendo la nostra discussione.
Mi sento un po’ a disaggio in mezzo le due coppie quindi decido di andare a prendere qualcosa da bere. Sto per congedarmi dal mio gruppo di amici quando Zaafira, che chiaramente ha usato la legilimanzia, mi dice che non devo più sentire a disaggio perché anche il mio cavaliere era arrivato.
In un completo nero, con i lisci capelli biondi che si muovevano delicati a ogni suo passo, Thibaut Lafevre aveva appena varcato la soglia dell’Aula Magna.
Sento le gambe molli e la gola mi si secca all’istante.
Rimango fermo immobile, come impietrito, fino a quando Thibaut non mi raggiunge.
Non dice neanche una parola.
Si ferma davanti a me e mi cinge in un abbraccio.
Sentire il suo profumo, stare a contatto con la morbidezza dei suoi capelli, sentire nuovamente il calore della sua pelle sulla mia mi fa commuovere.
Dopo un tempo che mi sembra infinito ci stacciamo dall’abbraccio.
‘Jeremiah’ mi dice col suo dolcissimo accento francese.
I tatti del viso sono più marcati rispetto a quando ci siamo lasciati, in questi 6 anni è diventato davvero un uomo, ma Thibaut è di una bellezza sconvolgente.
‘Ma che ci fai….?’ chiedo ancora sconvolto.
‘Ti ho fatto una sorpresa. Con Merlino e Zaafira, abbiamo programmato tutto da settimane. Non ci credo che sei davvero davanti a me!’
 
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Capitolo 13
*** Bronzi Brasiliani ***


‘E guardalo che sorrisetto beato che ha il mio Amico. E ammettilo che ti abbiamo fatto una bella sorpresa!’
‘Merlino smettila di stuzzicarmi!’
Siamo sotto il pergolato a ridosso della scogliera di Villa Flora a goderci il sole, dalla nostra postazione vediamo il mare incresparsi di tanto in tanto al passaggio di qualche ippocampo.
Il ballo che doveva essere un totale disastro, si era rivelato uno dei più belli mai fatti. Rivedere Thibaut, ballare con lui, ricordare tutti i nostri momenti felici, mi aveva dato una grande carica.
Mi aveva spiegato che era andato via senza una spiegazione perché un’antica maledizione colpiva tutti i membri della sua specie. Dopo un certo tempo, la persona che ama un Morgen, era destinata a morire e aveva preferito quindi allontanarsi da me per tutelarmi. Adesso che la sua gente era riuscita a rompere la maledizione i Morgen erano liberi di amare chiunque e di vivere finalmente la loro vita.
‘Quindi ora state insieme?’
‘Ci siamo visti solo un paio di sera, vediamo cosa succederà! Ma quando devono arrivare gli altri?’ chiedo cambiando discorso.
‘Dovrebbero essere qui a momenti. Strano che non sono ancora arrivati, i ragazzi non vedevano l’ora di incontrarlo.’
‘Ma mi ricordi come si chiama? Non vorrei fare brutta figura.’
‘Amico sei proprio vergognoso. Stiamo parlando di João Coelho, capitano dei Tarapoto Tree-Skimmers, la squadra di Quidditch più forte del mondo. E’ secondo solo a Luciano Volpi.’
‘Ma che mi interessa Merlino, io spero solo che facciamo in fretta così posso dedicare il resto della mia domenica a dormire.’
In occasione della finalissima tra Perù e Italia, Zaafira era riuscita a convincere il grande campione di origini brasiliane a posare per Il Pispiglio, João Coelho aveva però chiesto di posare, nel servizio fotografico, con un grande leone nero, che era il suo simbolo. Da questo al coinvolgimento di Belladona, e quindi anche il mio, il passo era stato breve.
Belladonna era un oscuro molle; creature che non hanno una forma stabilita e possono trasformarsi in qualsiasi animale vogliano, magico e non, e anche lui sembrava eccitato di incontrare il campione di Quidditch.
Nell’attesa di João, Belladonna, che si era trasformato in un grosso pollo nero, giocava a inseguire il pollo arrosto che ormai era entrato a far parte della famiglia.
‘Cosa avrà di speciale questo João lo voglio proprio scoprire!’
Quando, finalmente arrivato, smonta dalla sua scopa noto almeno 4 cose speciali in João.
  1. L’aspetto fisico: João era un colosso perfetto, alto almeno due metri con due spalle che sembravano non finire mai;
  2. Il sorriso: Una volta arrivato e presentatosi (Merlino alla sua vista stava quasi per piangere, non aveva certo bisogno di presentazioni.), oltre a una poderosa stretta di mano mi regala un sorriso che quasi mi stordisce;
  3. L’accento: E’ sempre stato così sexy l’accento brasiliano?;
  4. Il seguito: Insieme a lui smontano dalla scopa altri due bellissimi ragazzi che si presentano come i fratelli di João.
In poco tempo il Villaggio Ippocampo si trasforma in un ritrovo di fan.
Nikolas, Eugenio, Egitto guardano João con occhi sognanti, poco dopo, insieme a Zaafira, arrivano anche Lucensio Falco, che si occuperà dell’intervista, e Boris Lava, che si occuperà del servizio fotografico.
‘Se avete finito di fare le ragazzine eccitate mi porto via il vostro Justin Bieber, qui dobbiamo lavorare!’ dice Zaafira al gruppetto che aveva accerchiato il campione di Quidditch.
Rimaniamo soli con i fratelli di João; Thiago e Guilherme.
Per farli sentire più a proprio agio decidiamo di fare un incantesimo di lingua e di parlare tutti in portoghese.
Parlando scopro che anche Thiago, che è di qualche anno più piccolo e molto simile a João: stessa pelle olivastra, corpo massiccio e occhi e capelli scuri, è un giocatore di Quidditch di un certo prestigio, mentre Guilherme, che è il fratello minore, si differenzia completamente dagli altri due.
La pelle è chiara, gli occhi azzurri e i capelli sono biondi e raccolti in lunghi dread.
Al Quidditch aveva preferito il Mágica Capoeira, uno speciale duello magico tra due maghi dove gli incantesimi, invece che dalla bacchetta, venivano lanciati con determinati movimenti del corpo.
Scopriamo dai ragazzi che i genitori dei fratelli Coelho erano due potenti Macumberi che durante un rito avevano dato accidentalmente fuoco a una porzione di foresta. Un gruppo di Boitatá, un letale serpente di fuoco che attacca chi appicca incendi ai campi e alle foreste, li aveva uccisi lasciano i piccoli Coelho orfani.
Da allora João, che a soli 8 anni si era ritrovato ad essere il capo famiglia, aveva fatto di tutto per proteggere i fratelli minori. Una volta usciti dall’orfanotrofio, dove vivevano di stenti, per entrare a Castelobruxo i tre fratelli si erano distinti per la loro volontà e il loro impegno che li aveva portati a eccellere, tra le altre cose, nelle attività sportive.
Adesso che avevano avuto il loro riscatto sociale si dedicavano a prendersi cura dei piccoli maghi in difficoltà fondando numerose case famiglia sparse per il Brasile e il Perù.
‘E’ molto nobile quello che fate, davvero complimenti!’ dico toccato dal racconto.
‘Questi sono i miei bambini, li ho adottati tre anni fa.’
Guilherme mi porge una fotografia dove due bambini, un maschio e una femmina, mostrano con orgoglio il loro tenero sorriso sdentato e abbracciano e baciano il ragazzo con i dread.
‘Sono rimasti orfani a solo 6 mesi. Ci sono tante zone povere in Brasile e spesso i maghi usano i loro poteri per cercare di sopraffare gli altri.
Il Ministero è molto severo e non si fa scrupoli a usare maledizioni senza perdono. Noi cerchiamo di portare i nostri bambini su un’altra strada, gli diamo l’opportunità di avere un’alternativa.’
Sono davvero commosso da queste parole, mi accorgo di come è facile dare per scontato le fortune che abbiamo quando invece altri lottano per avere, anche solo un briciolo, di quello che per noi è la normalità.
Una volta conclusa l’intervista e servizio fotografico salutiamo i nostri ospiti.
‘Vienici a trovare qualche volta, ti facciamo visitare i nostri centri. Li abbiamo tantissime creature che potrebbero interessarti.’ mi dice cortese Thiago stringendomi la mano.
‘Vi porto tutti a vedere un torneo di Mágica Capoeira, è una cosa spettacolare.’ ci dice invece Guiherme.
Quando li vedo partire non li vedo più come tre bei ragazzi, ma come molto di più.
‘Dovremmo adottare anche noi dei bambini.’ dico a Merlino guardando i tre fratelli Coelho sparire nel cielo in sella alle loro scope.
‘A suo tempo faremo anche questo, Amico.’ mi risponde lui battendomi una mano sulla spalla.
 
Il giorno della sua pubblicazione il settimo numero de Il Pispiglio fece record di vendite costringendo Zaafira a pubblicare altre due ristampe.
Oltre il servizio mozzafiato a João, Zaafira, che non era certo una stupida, aveva pubblicato anche qualche foto di Thiago e Guilherme scattate sulla scogliera del Villaggio Ippocampo ma la cosa più bella era l’intervista dove il campione e i suoi fratelli parlavano del loro legame, del loro progetto e di come, uniti, erano riusciti a realizzare i loro sogni e cambiare la propria vita.
Bel colpo!
Scrivo alla mia amica.
 
In nuovo numero de Il Pispiglio è già in edicola.
In questo numero
•         João Coelho: Il più amato campione di Quidditch ci racconta l’esclusiva storia della sua vita. Dalle favelas ai cieli del mondo;
•         In violenza e odio superano pure i Troll e gli Orchi. in questo reportage esclusivo cercheremo di capire perché i babbani ammazzano le donne;
•         E’ appena subentrato nel regno e già ha apportato tanti cambiamenti Conosciamo Abram Sánchez y Mancebo, Principe di Spagna.
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Capitolo 14
*** Segreti nei Sotterranei ***


Il ritorno a Kairawan dopo il Ballo della Cirasa era sempre animato da nuovi scenari amorosi. Complice la primavera, le coppiette che si erano formate, passavano il tempo a tubare nei corridoi della scuola.
‘Che ci fate qui? non avete lezione?’ chiedo a due studenti nascosti sotto un arco della scuola!
‘E’ impossibile ormai tenerli a bada, tutti gli studenti pensano solo a sco…’
‘Scusi Professoressa Ghiar,’ un alunno magro e allampanato con la faccia assai preoccupata interrompe giusto in tempo Parmelia che cammina affianco a me nei corridoi in direzione della Sala Insegnanti ‘ho avuto un problema con un Ortro meccanico che ho costruito. Ringhia e tenta di mordermi ogni volta che mi avvicino.’
Parmelia sbuffa ‘Ma perché hai costruito un ortro meccanico? Andiamo subito a vedere che hai combinato. Jeremiah tu vieni con me!’
‘Ma io veramente io…’
‘Tu se il professore di Cura della Creature Magiche giusto? Allora è anche competenza tua!’
Sbuffo a mia volta e insieme al ragazzo scendiamo verso i sotterranei.
I sotterranei di Kairawan sono per la maggior parte abbandonati, solo le aule di Antiche Rune e Mineralogia sono ancora in uso.
Ci inoltriamo sempre più in profondità seguendo il ragazzo.
‘Bartolomeo Erbasecca, se con questa umidità mi si arricciano i capelli sei proprio nei guai!’
‘Siamo quasi arrivati Professoressa.’ risponde il ragazzo sempre più ansioso.
Finalmente dopo altri cinque minuti di cammino ci fermiamo davanti a una porta dalla quale provengono ringhi rabbiosi.
‘Insalata di Stramonio e mele cotte’ dice imbarazzato Bartolomeo toccando con l’estremità della bacchetta la porta.
 ‘Insalata di Stramonio? Serio? E’ una delle cose più disgustose del mondo magico!’ dice Parmelia mentre la porta si apre davanti a noi.
Dai rumori che provenivano dall’esterno non mi aspettavo certo di vedere un cucciolo di chihuahua ma neanche di vedere una bestia di tali dimensioni.
L’Ortro, un minaccioso cane a due teste, che avevo davanti sembrava tutto fuorché meccanico.
A prima vista, per la stazza, la lucentezza della pelliccia e la rabbia negli occhi, sembrava un vero esemplare, solo l’odore, che non era fetido, tradiva la vera natura dell’animale.
Appena ci vede entrambe le teste del Orto iniziano a ringhiarci contro.
‘Ma come ti è venuto in mente? Dove hai posizionato il punto di pressione?’ chiede Parmelia furiosa.
‘Die-Dietro la schiena.’
‘Oh perfetto. Jeremiah che facciamo?’
‘Bhè, un vero ortro si calma suonando il flauto di Pan per lui. Possiamo provare così.’ propongo io.
Tiro fuori la bacchetta e con un incantesimo di evocazione materializzo un flauto davanti a noi.
‘Hai capito Jeremiah!? Esperto anche di evocazioni!’ dice Parmelia ammirata.
‘Ma non ho mai seguito musica, penso che se suono io l’ortro rompe le catene e ci sbrana a tutti!’
‘Ci penso io; sono esperta con qualsiasi tipo di flauto.’
Spero che Bartolomeo Erbasecca, che era stato tutto il tempo impalato e spaventato guardando la sua creatura, non abbia colto il doppio senso nella frase di Parmelia che effettivamente era davvero brava col flauto.
Già dopo le prime strofe l’ortro smette di ringhiare e subito dopo si sdraia a terra rilassato.
‘Vai, premi il bottone di comando o come si chiama. Disattiva questo bestione!’ dico rivolto al biondino che sembrava essersi calmato insieme alla sua creazione.
‘Io?’ mi chiede stupito.
‘E chi io? Sbrigati!’ gli ordino.
Il ragazzo entra nella stanza con cautela e, molto lentamente, riesce a raggiungere il punto di pressione.
Una volta premuto l’animale chiude gli occhi e smette di respirare. Mi fa un po’ impressione questa scena. Mi sembra di assistere all’assassinio di un animale così nobile come l’ortro. Parmelia smette di suonare flauto e si avvicina alla macchina/animale.
Con un gesto secco sposta la pelliccia della bestia accasciata rivelando uno scheletro di ferro e filigrana dalla quale si intravedevano tutti gli ingranaggi che davano vita alla bestia.
‘Vedi come è facile? Ogni cosa può essere spenta.’ dice tranquilla ricolta a me e ripassandomi il flauto.
Cambia decisamente atteggiamento quando si rivolge al ragazzi: ‘Allora si può sapere come ti è venuto in mente di costruire questo coso?’ chiede Parmelia continuando ad analizzare il robot.
‘Bhè…’ dice imbarazzato il ragazzo ‘Volevo fare una sorpresa all’insegnate del corso di teatro. Stiamo preparando una spettacolo…’
‘Pff… L’insegnate di teatro.’ la interrompe Parmelia.
L’insegnate del corso di teatro era la bibliotecaria Sismonda Envie, strega pallida a dagli occhi grigio fumo con lunghi capelli rossi sempre legati in una croccia.
Sismonda, caratterialmente, era molto simile alla sorella Brunilde; ‘due stronze’ come le apostrofava sempre Parmelia quando le incontravamo nei corridoi intente a parlottare tra loro.
‘In ogni caso hai violato un bel po’ di regole, e messo in pericolo la tua salute costruendo questa macchina. Motivo per cui sei in punizione. Ma non posso negare che la costruzione è perfetta, i dettagli sono curati e l’incantesimo Vita Propria che hai usato era davvero sorprendente; come insegnante sono comunque fiera di te e ti assegno due punti di scolastica. Fai ancora una cose del genere e finisci davvero nei guai però. Chiaro giovanotto?’
‘Si Professoressa Ghiar, grazie.’ risponde Bartolomeo Erbasecca tenendo gli occhi bassi.
‘Visto che sei così affascinato dalle creature, domani passa dallo studio del Professor Pule, troverà lui una punizione adatta a te.’
Lancio un’occhiataccia a Parmelia ma non mi permetto di contraddirla davanti l’alunno.
‘Domani verrò a prendere il tuo amichetto; verrà esposto nel museo di meccanica. E adesso risaliamo vi prego, qui sotto c’è troppa puzza di muffa.’ conclude Parmelia con una faccia schifata
Torniamo indietro quando veniamo attraversati da un brivido.
Da un classe chiusa accanto a noi, escono, attraversando la porta, Zefenia insieme alla sua classe di alunni morti. E’ inquietante vedere i fantasmi di quei ragazzini, ma è, ancora più inquietante, vedere la porta aprirsi. A farne capolino, con un volto beatamente deficiente, i gemelli Estravogo.
‘Oh buongiorno colleghi!’ ci saluta allegra la professoressa Endora.
‘Buongiorno collega!’ rispondo ricambiando il sorriso.
Sento Bartolomeo tremare alle mie spalle.
‘Che sorpresa vedervi qui. Vi posso aiutare?’ chiede cortese il fantasma.
‘In realtà vorrei parlare con i gemelli.’
‘Oh fai pure, tanto ho già finito la lezione. Ora scusatemi ma devo correre alla prossima classe. Professoressa Ghiar, Professor Pule, ragazzino tremolante, buona giornata!’ così dicendo, col suo triste seguito, Zefenia sparisce attraversando un’altra parete.
‘Posso sapere che ci fate voi qui sotto?’ chiedo rivolto ai gemelli.
‘Professoressa Del Rio stavamo seguendo la coda del serpente, poi abbiamo trovato un ragazzo che dormiva nel corridoio e poi il fantasma della Professoressa Ghiar che ci ha detto che la lezione stava per iniziare.’ dice limpido Ismaele.
Parmelia assesta un potente colpo di bacchetta sulla testa di Ismaele.
‘Ahi!’ protesta lui massaggiandosi la testa.
‘C’è la fila per vedere il mio fantasma, ma ho ancora tempo.’ dice Parmelia.
‘Dove avete visto il ragazzo?’ dico allarmato.
‘Proprio li.’ dice Imelda indicando uno spazio immerso nel buio.
Quando mi avvicino vedo Puriya Kabuli sdraiato a terra privo di sensi.
 
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Capitolo 15
*** Sospetti e Scintille ***


L’ufficio della consulenza scolastica è molto ampio e luminoso. Vari modelli di orologi sono appesi su tutte le pareti e il ticchettio che emettono è davvero snervante.
Quando, dopo un tempo che mi sembra infinito, si apre la porta, la coordinatrice Roccatempo fa capolino nell’ufficio salutandomi con un sorriso gentile.
‘Jeremiah, posso chiamarti Jeremiah vero?’ mi chiede accomodandosi sulla sua poltrona.
Uno Sphynx marrone con grandi occhi verdi, che fino ad allora era rimasto a dormire nella sua cesta senza degnarmi neanche di uno sguardo, era balzato sulla scrivania e con la testa cercava le mani della sua padrona per farsi accarezzare.
‘Certo che può chiamarmi Jeremiah.’ dico un po’ nervoso.
La coordinatrice Roccatempo, che quel giorno indossava un vestito verde petrolio, inizia ad accarezzare il suo gatto mentre, con l’altra mano legge un rotolo di pergamena.
‘E’ chiaro che i tre ragazzi aggrediti non sono un caso.’ dice tenendo gli occhi fissi sulla pergamena ‘Inizialmente pensavamo a uno scherzo. Ma è evidente che c’è altro. Nel tuo rapporto c’è scritto che, questi attacchi, leggo testualmente ’potrebbero essere causati da una creatura o un essere’. Puoi spiegarti meglio?’
‘Tutti e tre i ragazzi aggrediti sono stati trovati senza forze ma soprattutto senza sangue, ci sono molte specie che succhiano il sangue ad altri esseri. Dobbiamo solo capire di quale si tratta.’
‘Mmmm.’ dice la coordinatrice Roccatempo appoggiandosi alla poltrona pensierosa. ‘Parlerò con Dahlia al riguardo. Se scopri qualcosa faccelo subito sapere!’
 
Col passare dei giorni Puriya Kabuli si riprese e anche lui disse di non ricordare niente, neanche il motivo che l’aveva portato nei sotterranei.
‘E’ un bel mistero!’ commenta Nikolas sgranocchiando una carota in sala insegnanti.
‘Jeremiah dice che potrebbe trattarsi di un animale!’ afferma Eugenio.
‘Potrebbe essere un animale come potrebbe essere un essere!’ preciso io.
‘Ma tipo un vampiro?’ mi chiede Nikolas.
‘I vampiri lasciano i segni sul collo quando succhiano il sangue a un’altra creatura. Non lo so ragazzi, può essere che mi sto sbagliando.’
‘Non ti arrendere Jessica Fletcher, troverai il tuo colpevole!’ mi dice Eugenio battendomi una mano sulla spalla.
‘Chi è…’ iniziamo a chiedere io e Nikolas.
‘Oh insomma! Quando volete la mia classe è aperta per voi. Come si fa a non conoscere la Fletcher!?!’
Con un colpo di bacchetta gli scaglio contro una pila di pergamene.
‘Non fare il saputello babbano con noi!’
 
La biblioteca di Kairawan era forse la stanza più grande del castello. Occupava per intero il piano zero e, visto la varietà di dominazioni magiche che si erano susseguite in Sicilia dalla fondazione della scuola, conteneva al suo interno libri di tutti i tipi.
Durante i miei anni scolastici non sono mai stato un gran frequentatore della biblioteca. Tutto quello che serviva a me, Zaafira e Merlino in un modo o nell’altro riuscivamo a procurarcelo senza passare giorni e giorni chini sui libri.
Ecco perché entrarci da professore adesso mi faceva un po’ strano.
Approfittando di alcune ore libere, dopo aver scritto ad Egitto per avere notizie della Riserva, avevo deciso di scendere in biblioteca per fare qualche ricerca sulla creatura che, secondo me, stava attaccando i ragazzi della scuola.
Appena entro vengo subito accolto dallo sguardo scocciato di Sismonda Envie.
‘Buongiorno Sismonda.’ dico abbozzando un sorriso.
‘Professor Pule…’ dice lei senza sforzarsi di essere gentile.
Attraverso la prima parte della biblioteca dove, su dei lunghi tavoli di mogano, degli studenti sono intenti nelle loro ricerche sotto l’occhio vigile e scrupoloso di Sismonda.
Mi inoltro all’interno alla ricerca del reparto sulle creature magiche e inizio a leggere i titoli di alcuni volumi.
Trovo subito qualche titolo che mi più interessare ma dopo un’attenta lettura, disturbata di tanto in tanto dal rumore delle statue che cambiavano la loro posizione, mi arrendo all’evidenza che creature che succhiano il sangue sono davvero tante. Devo trovare qualche altra informazione che mi aiuti, se ho ragione, a identificare la creatura.
Quando ripongo al suo posto il volume ‘Rugaru e Lupi Mannari. Differenze e affinità’ una mano mi tocca la spalla facendomi sobbalzare.
Mi giro di scatto e vedo prima una cascata di capelli biondi e poi, su una faccia angelica, dei grandi occhi verdi che mi fissano.
‘Imelda!’ dico tranquillizzato.
‘Pensa che in paradiso si possa mangiare quanto si vuole senza essere mai sazi?’ dice lei concludendo la domanda con un sorriso dolce.
‘Ehm… Non saprei dirti…’ dico indietreggiando ‘Ma ti posso assicurare che è una domanda molto inquietante da fare. E se adesso mi accoltelli ti prometto che il mio fantasma non ti darà mai pace!’
‘Bella Lambrusa fa sempre ricette buonissime e vorrei mangiare fino a scoppiare. Mi chiedevo se esistesse un posto dove posso mangiarle sempre.’
‘Ma come ti è venuta in mente questa cosa folle?
‘Stavo leggendo adesso un articolo su di lei.’
Alza una rivista e, nonostante Imelda la tenga a testa in giù, riconosco che si tratta del nuovo numero de Il Pispiglio.
Riconosco anche Bella Lambrusa, una delle cuoche più apprezzate dalla comunità magica, e beniamina di Zia Melissa e Zia Mirtilla.
‘Bhè questo spiega solo in parte la tua domanda. Ora scusami ma devo proprio andare.’
Sorrido prima di girarmi e andare verso l’uscita della biblioteca quando Imelda mi blocca di nuovo.
‘Aspetti! Questi sono i suoi.’
Quando mi giro la ragazza mi porge la rivista che stava leggendo, la confezione che la conteneva stracciata e due pergamene arrotolate.
‘La Signorina Envie mi ha chiesto di farle avere la posta, gli uccelli non possono entrare in biblioteca.’ mi dice sottovoce.
‘Ma hai aperto la mia posta?’ chiedo sconvolto.
‘Mentre la cercavo ho dimenticato che il pacco non era mio, e così l’ho aperto. Ma ho conservato la carta, lo posso riconfezionare.’
Prima che potessi dare un qualsiasi tipo di risposta Imelda estrae la bacchetta e dopo aver recitato una formula magica, chiaramente sbagliata, lancia delle scintille infuocate alla carta accartocciata che tengo in mano, che subito prende a fuoco.
D’istinto butto a terra la carta e cerco di spegnere il fuoco col piede.
In una frazione di secondo sento qualcuno urlare alle mie spalle.
‘Aguamenti!’
Una cascata d’acqua mi bagna dalla testa ai piedi.
Mi giro lentamente e mi ritrovo davanti la faccia furiosa di Sismonda.
‘Cosa avete fatto? La mia biblioteca, i miei tappeti, i miei libri. Fuori da qui, FUORI.’ ci sbraita contro.
L’esperienza mi ha insegnato che non bisogna mai contraddire una strega furiosa quindi, velocemente, giro i tacchi e esco dalla biblioteca.
Uno volta al sicuro nel corridoio del primo piano apro le pergamene che sono completamente zuppe.
Nella prima Zaafira, che mi aveva mandato la rivista, mi scrive che si era lasciata corrompere dall’offerta di cene illimitate nel suo locale e che, per questo, aveva messo Bella Lambrusa in copertina nel numero che conteneva il mio articolo sugli Oscuro Molli, la seconda, che è quella che si è rovinata di più, leggo:
‘Ho voglia di vederti. Ci vediamo domani a pranzo davanti la grande quercia dell’Altopiano dell’Amore.
T.’
Infilo le due pergamene in tasca e, pensando a Thibaut, vado sorridente verso la prossima lezione.

 Un nuovo numero de Il Pispiglio ti aspetta in edicola.
In questo numero
•         Bella Lambrusa: Non è il suo volto sorridente né il suo fisico mozzafiato a conquistare un uomo, Bella ci insegna come prendere il vostro uomo per la gola;
•         Un reportage esclusivo vi introduce nel mondo di questa straordinaria creatura. Dopo aver letto cosa può fare un Oscuro Molle avrete ancora paura di lui?;
•         Da generazione in generazione si passano un antico libro, pieno di magia. Conosciamo Asmar Alhazred, l’ultimo Arabo Pazzo.
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Capitolo 16
*** Appuntamenti pieni d’Attenzioni ***


L’Altopiano dell’Amore è una porzione di Perigoria famosa per i locali romantici e i lunghi viali alberati dove le coppiette amano passeggiare e scambiarsi effusioni. Approfittando della bella giornata di sole ne approfitto per fare due passi sul viale principale. Passo sia la Locanda delle Sirene sia il Giardino delle Fate, locali che hanno fatto da sfondo al San Valentino di Merlino e Zaafira con i rispettivi partner, fino a quando non arrivo davanti l’imponente quercia che domina la piazza principale dell’Altopiano.
Mi siedo su una panchina ad aspettare, emozionato, il mio cavaliere fino a quando, dopo un po’, un tocco delicato mi fa voltare.
Il ragazzo davanti a me è sì biondo e sorridente ma non si tratta di Thibaut.
Con un ghigno fiero Timuq si avvicina fino a scoccarmi un bacio sulle labbra.
Essendo stupito non ho il tempo di reagire e subito divento rosso come una fenice.
‘Ciao dolcezza, grazie di aver accettato il mio invito. Ti ho pensato tanto dopo il nostro ultimo incontro’ lo sguardo che mi lancia mi fa diventare, se è possibile, ancora più rosso ‘quindi ho deciso di scriverti. A essere sincero non pensavo che avresti accettato il mio invito. Mi sento davvero onorato.’
Che situazione assurda. Ma perché capitano tutte a me?!
‘Bhè… Io… In realtà…’ lo sguardo contento di Timuq mi distoglie dalla mia intenzione di dirgli del malinteso.
‘Sono felice di vederti e mi ha fatto piacere ricevere il tuo invito.’ dico cercando di essere il più convincente possibile.
Rispetto al nostro ultimo incontro a Faunalia Timuq indossa molto meno gioielli limitandosi a una catenina d’oro attorno al collo e una, ancora più sottile, che collega i piercing nei capezzoli.
Con un po’ di timore do un’occhiata in basso e, con sollievo, noto che stavolta Timuq è più o meno coperto da una fascia verde e d’oro che gli lascia scoperti solo i fianchi.
‘Ho prenotato un tavolo per due al Baccanale. Se vuoi andiamo subito.’
Pur di non stare così esposto in una delle zone più trafficate di Perigoria accetto senza esitazioni, esitazioni che arrivano puntuali non appena metto piede nel locale.
Il Baccanale si trovava nella parte nord dell’altopiano, vicino le Cascate Risalenti, ed era frequentato principalmente da Fauni e Satiri. Quando entro nel locale infatti tutti gli occhi sono puntati su di me.
‘Abbiamo una vera passione per gli umani.’ mi dice Timuq.
La differenza tra satiri e fauni è minima. Nonostante esistano all’incirca 56 razze che si distinguono soprattutto per la forma delle corna, grazie ai continui accoppiamenti interrazziali le razze ormai si sono quasi del tutto unificate anche se, per orgoglio, ogni membro si riconosce in una o nell’altra razza.
Una cosa che avevano in comune era sicuramente la disinibizione con cui camminavano nudi o semi nudi nel locale oltre alla loro mancanza di pudore nel mostrarsi in atteggiamenti intimi.
Seguo Timuq verso il centro del locale stando ben attento a tenere gli occhi ad altezza di sicurezza genitali.
Il locale, oltre per la concentrazione di gente nuda, è davvero molto caratteristico con erba al posto del pavimento e vari alberi e tronchi che sostituivano i tavoli e le sedie. Fate e lucciole svolazzavano per il locare creando un clima fiabesco.
Dal tronco scavato di un albero gigantesco fa capolino una ragazza con dei lunghi capelli rossi che le ricadono sul seno, grandi occhi verdi e grosse corna meno arricciate rispetto a quelle di Timuq. Quando ci vede la ragazza fa un gran sorriso.
‘Timuq, fratellino! Che piacere vederti!’
Da un passaggio sul retro esce dall’albero cavo e viene verso di noi dando una poderosa testata al mio accompagnatore.
Quando mi guarda spero con tutto il cuore che non saluti anche me in questo modo e per fortuna le mie preghiere vengono ascoltate.
‘Tu devi essere Jeremiah, io sono Vimpaimia, molto piacere. Mio fratello mi ha parlato di te.’ dice la ragazza sorridente stringendomi la mano.
Ecco ci mancava solo questa!
‘Ciao Vimpaimia. Il piacere è tutto mio. Complimenti, sei davvero molto bella.’
‘Oh quello bello qui sei tu, o almeno secondo loro.’ dice guardando in direzione delle mie spalle.
Quando mi volto noto che tutti nel locale avevano interrotto le loro attività e si erano fermati a fissarmi.
Mi volto di scatto col viso infiammato dalla vergogna.
‘Ci andiamo a sedere?’ dico rivolto a Timuq ‘In un posto un po intimo se è possibile.’ aggiungo a voce bassa.
‘Oh dolcezza, vuoi passare subito al sodo?’ risponde Timuq con una faccia ammiccante.
Mi batto una mano sulla fronte. Ma chi me l’ha fatto fare oggi di uscire da Kairawan?
Quando ci accomodiamo in una parte un po’ più tranquilla finalmente mi calmo.
‘Vimpaimia è la mia gemella, questo locale è suo. Abbiamo altri 8 fratelli, tutti gemelli ma la maggior parte vive fuori. I nostri genitori sono originari del Cile e allevavano Alicanti. L’oro dei gusci di Alicanto in Cile, e in America Latina in generale, non vale niente, ecco perché hanno deciso di trasferirsi qui a Perigoria. Venduto l’oro hanno aperto Faunalia e questo locale. Sarò sempre grato a quei vecchi cornuti.’ mi racconta con gli occhi lucidi per la commozione.
L’alicanto è un uccello che vive in prossimità delle miniere e ha la particolarità di nutrirsi esclusivamente di oro e argento; questa alimentazione lo rende incapace di volare (per via del peso) ma fa risplendere le sue ali di riflessi dorati. Il guscio delle loro uova, che è fatto del materiale che mangia, vale più dell’oro stesso.
Un Sileno (grandi divinatori che si differenziano da satiri e fauni per essere calvi, corpulenti e pelosi) suonatore di Aulos interrompe l’atmosfera avvicinandosi a noi e intonando una musica allegra seguito, poco dopo, da una satira alta e slanciata con lunghi e vaporosi capelli neri che le ricadono sulla schiena fino al sedere nudo. Dalla cascata di capelli corvini facevano capolino un paio di piccole corna.
La ragazza, coperta solo di collane, oltre a lanciarmi un’occhiata ammiccante mi passa una pergamena che immagino sia il menù.
Si piega nella mia direzione con fare sensuale e mi sussurra all’orecchio: ‘Sono pronta a soddisfare ogni tuo desiderio, non esitare a chiamarmi.’ nel farlo mi sfiora col suo seno pieno e sodo.
Il mio volto subito reagisce imporporandosi, Timuq sicuramente se ne accorge e, infastidito, si rivolge a lei.
‘Zuvia non abbiamo bisogno del menù. Portaci l’arrosto, un boccale di vino e nettare di mirtillo.’ dice ripassandole in malo modo le pergamene.
La ragazza le prende e, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo allusivo, sparisce in direzione della cucina.
‘Scusami, sono un po’ geloso. Tu invece, parlami della tua famiglia’ dice tornando sereno.
‘Bhè, vivo nella riserva dove lavoro con mia madre e le sue due sorelle che non fanno altro che litigare, un barboncino, diversi gatti, un oscuro molle che, l’ultima volta che l’ho visto era un leone enorme, due elfi domestici e da un paio di mesi un pollo allo spiedo animato che è diventato il migliore amico di Egitto che, quando non è ubriaco o in qualche festa, è il mio assistente.
Ho una sorella maggiore, Vanessa, che vive e lavora in Scozia con la sua famiglia e due migliori amici, Merlino e Zaafira che sono per me come pezzi del mio stesso cuore, horcrux d’amore. E poi…’ abbasso gli occhi. ‘E poi c’è mio padre. Anche se è lontano le nostre anime saranno per sempre legate.’
Timuq allunga le mani sul tavolo e le mette sopra le mie. Mi irrigidisco ma non le ritiro.
‘Hai una famiglia fantastica.’ mi dice facendomi un sorriso rassicurante.


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Capitolo 17
*** Folgorazioni e Feste ***


Le giornate iniziavano a farsi calde e fare le lezioni sulla spiaggia dell’isola, con la brezza del mare che ti accarezzava la pelle, era più che piacevole.
‘Sapete perché vi ho portato qui?’
‘Perché si è perso e non ricordava più dove era il campo dove solitamente si fa la lezione?’
‘Affascinante teoria ma no Ismaele, ti sei sbagliato. Siamo qui perché oggi studieremo gli Ofiotauri. Anzi…’ dico pensandoci alcuni secondi ‘Perché sei qui? Tu non segui Cura delle Creature Magiche!’
Ismaele Estravago si guarda intorno con fare confuso, poi mi dà un sorriso ebete come risposta.
‘Ehm… Ok… Rimani pure ma rispondi alle mie domante solo telepaticamente da adesso. Ok? Qualcuno dei miei alunni sa dirmi che creature sono?’
Tra le bacchette alzate scelgo quella di Raj Sundaram, un ragazzo scuro, con i capelli nerissimi e dagli armoniosi tratti del viso tipici degli indiani, nipote della famosa veggente Parvati Patil.
‘Sundaram stupiscisci.’
‘Gli ofiotauri sono bestie col corpo taurino che termina con una coda di serpente. Se addomesticati non sono pericolosi mentre allo stato brado possono essere anche letali, per via dei loro muscoli, la loro velocità e delle loro corna, appuntite e velenose. Il loro latte è velenoso ma ottimo per preparare alcune pozioni. Spero comunque di non vederne mai uno in vita mia, Professore.’ conclude facendo un gran sorriso.
‘Te lo auguro caro Raj, tre punti di scolastica te. E chi sa dirmi chi sono i nemici naturali degli ofiotauri?’
Bacchette alzate. Scelgo di chiamare Reshard Gibson, il colosso color ebano che tanto mi piaceva avere a lezione, che era accanto all’inseparabile amico Malek che oggi indossava un turbante color cremisi. Noto però che stavolta il trio non è completo, da alcuni giorni infatti Lilith non frequentava le lezioni perché malata.
‘Gibson!’
‘I rettili, soprattutto serpenti. Di qualsiasi tipo. Il veleno di ofiotauro è estremamente tossico per questa specie, nonostante l’ofiotauro ne fa, in parte, parte.’
‘Ottimo, tre punti di scolastica anche per te. E adesso chi sa…’ mi blocco un attimo. Una folgorazione improvvisa prende forma nella mia testa.
Gli ofiotauti potrebbero essere la risposta.
‘Ragazzi scusate. Devo rientrare al castello. Siete liberi di godervi il resto della lezione in spiaggia. Basla, Gibson, siete i responsabili. State attenti soprattutto a lui.’ dico indicando Ismaele che cercava di usare il guscio di una conchiglia come cannocchiale.
Attraverso il sentiero che divide la spiaggia dal castello più velocemente che posso e alcuni minuti dopo mi ritrovo davanti l’ufficio dell’Emiro.
Striscio la mano sulla parete di pietra lavica provocandomi un lieve taglietto. Quando il sangue bagna la fredda parete un’elaborata porta nera compare davanti a me.
Busso e la porta si apre. Entro nel grande studio dell’Emiro e mi siedo nella prima poltrona che trovo disponibile per riprendere fiato.
‘Jeremiah tutto bene?’ mi chiede la voce gentile dell’Emiro Von Grable.
Alzo la mano come risposta mentre con l’altra mi tocco il petto.
Devo proprio iniziare a fare attività fisica penso.
Mentre sono piegato dalla fatica e guardo in direzione delle mie scarpe ancora provato da quella, devo ammettere, breve corsa, l’orribile muso di un gigantesco topo mi si palesa davanti.
Sobbalzo trovandomi faccia a muso con Woland, lo scuropterus (creatura notturna, non troppo amichevole, incrocio tra un pipistrello e un levriero) dell’Emiro con la quale, durante i miei anno da studente a Kairawan, non avevo mai avuto un rapporto idilliaco.
La presenza di Woland mi fa riprendere le forze. Con un balzo salgo sulla poltrona e estraggo la bacchetta.
‘Woland non costringermi ad evocare un patronus grande come la scuola. Vai via.’
Lo scuropterus mi fa un ringhio minaccioso poi, consapevole che in presenza dell’Emiro non può sgranocchiarmi la gamba, si ritira con fare altezzoso verso il retro dello studio.
Solo in quel momento, quando scendo dalla poltrona, mi accorgo che oltre l’Emiro nella stanza ci sono anche Eudora, l’addetta alla segreteria della scuola e segretaria personale dell’Emiro e la coordinatrice scolastica Pervinca Roccatempo.
‘Ops!’ dico imbarazzato ‘Scusate se vi ho disturbato.’
‘Hai saputo del nuovo attacco? Stavamo parlando giusto di questo.’
‘Nuovo attacco? Non ne sapevo niente. Cosa è successo?’
‘Artemis Fiotto, quarto anno, è stato trovato privo di sensi da Colombo Agrippa nel corridoio per raggiungere l’aula di Aritmanzia. Adesso è in infermeria.’
Artemis non era un mio alunno ma l’anno prima, prima delle vacanze di Natale, insieme a Merlino e Zaafira, gli avevamo sequestrato un Playwizard.
Mi siedo in una delle sedie davanti la scrivania pensieroso.
‘Speriamo che si riprenderà in fretta anche lui. Io ero venuto proprio per proporvi un piano per scoprire chi o cosa attacca i ragazzi.’
L’Emiro si siede nella sua poltrona con lo sguardo serio. Anche Eudora e la coordinatrice Roccatempo sono attente alle mie parole.
‘Per quanto folli, voglio dare una possibilità ai gemelli Estravago. Se è vero che hanno visto un serpente in prossimità dei primi due attacchi allora possiamo provare a stanarlo.’
‘E come vorresti fare?’ mi chiede la Roccatempo.
‘Veleno di ofiotauro!’
‘Lo vuoi uccidere?’ chiede l’Emiro preoccupata ‘Non sarà pericoloso?’
‘Oh no no, il veleno di ofiotauro non uccide, solo indebolisce.’
‘E come pensi di fare?’
‘Ecco a dire il vero non ci ho ancora pensato. Potremmo organizzare… una trappola?’ dico non molto convinco.
‘Gli studenti che sono stati attaccati erano in posti isolati.’ interviene Eudora guardando una mappa della scuola. ‘Herman Spiro stava rientrando nel dormitorio dei ragazzi dopo una punizione, quindi fuori orario, corridoio deserto, Davido Corvo è stato ritrovato nel giardino accanto la foresta e, professor Manalo a parte, non c’era nessuno, Puriya Kabuli si trovava nei sotterranei quando non c’erano lezioni e adesso Artemis Fiotto, torre est, quando il professore Agrippa era con la sua classe in biblioteca.’
La coordinatrice Roccatempo si avvicina a l’Emiro e le due iniziano a parlottare tra loro, poi, dopo quello che sembrava un infinito scambio di battute, finalmente rendono partecipi anche me e Eudora.
‘Organizzeremo una festa. Una festa dove tutto gli studenti parteciperanno, tutti tranne uno che farà da esca. Tra due settimane!’ dice solenne l’Emiro.
‘Eudora e Jeremiah voi organizzerete tutto; fate in modo che di questa festa se ne parli per anni.’
E mi raccomando di mantenere il segreto.’ conclude per lei la Roccatempo.
 
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Capitolo 18
*** Gelati e Gemelli ***


Erano passati già tre giorni e, ne io, ne Eudora, avevamo idea di cosa organizzare. Quindi, avevamo deciso di chiamare i rinforzi.
Seduti nelle candide panchine della gelateria Gli infiniti gusti di Fanorla!, insieme a Merlino, Zaafira ci godevamo il sole di quella splendida giornata cullati da una piacevole musica di sottofondo.
Il locale, in cui dominavano i colori pastello, era molto affollato ma nei tavoli all’esterno, che erano più tranquilli, avevamo l’opportunità di parlare indisturbati.
Inizio a sfogliare il menù alla ricerca del gelato adatto a me quando vedo arrivare l’ultimo membro del gruppo di soccorso; l’esperto di feste Egitto Crowley che lancia occhiate ammiccanti a tutte le ragazze che incontra nel suo cammino.
‘Buongiorno Ragazzi. Vi consiglio di prendere il gelato al pollo, è davvero delizioso, quasi come Fanorla.’ dice sedendosi accanto a me.
Fanorla Ribes, la titolare della migliore gelateria di Perigoria, nonostante avesse superato da poco i 50 anni, era una donna molto appetibile. Elegante nel suo abito a fiori, Fanorla passava tra i tavoli dispensando sorrisi ai suoi clienti.
Era una donna molto alta, si diceva che la madre fosse una mezzo gigante, dai lunghi capelli neri e gli occhi castani con un passato da modella.
‘Sei fissato con questo pollo tu!’ dico a Egitto.
‘Donne, feste e pollo sono le mie più gradi passioni, che ci posso fare!’ risponde lui alzando le spalle.
‘Come vuoi Egitto, ti vogliamo bene anche se sei… Ehm… così particolare. Comunque adesso che siamo tutti posso iniziare; l’Emiro Von Grable ci ha chiesto…’
‘Frena frena frena.’ mi interrompe Zaafira seduta di fronte a me ‘Non intendo sapere nient’altro fino a che non ho una coppa di gelato grande come la mia faccia davanti a me.’ dice poggiando rumorosamente il menù sul tavolino.
Alzo gli occhi al cielo. ‘Ma com’è che non ti sazi mai? Hai praticamente spazzato via tutto quello che c’era a casa mia oggi a pranzo.’
‘Ho lo stomaco aggiusto spazioso. Che ci posso fare? E ora, invece di trattarmi male, chiama la cameriera.’ dice con tono supplichevole. ‘Per favore!’
Alzo il braccio e, poco dopo, una bellissima ragazza con una cascata di capelli rossi, con dei pattini fluttuanti ai piedi si avvicina al nostro tavolo.
‘Buongiorno e benvenuti a Gli infiniti gusti di Fanorla! Cosa vi posso portare?’ dice la ragazza sfoggiando un bellissimo sorriso.
‘Ciao Aurora!’ dico riconoscendo la ragazza dagli occhi castani e la divisa bianca e rosa, con tanto cuffietta in testa.
‘Jeremiah cugino!’ dice Aurora abbracciandomi.
Il realtà io e Aurora non eravamo affatto cugini, facevamo entrambe parte della Congrega dell’Ala di Gabbiano, la Congrega che riuniva, se accettati dal congresso e la Regina che ne era a capo, tutti quelli che avevano il sangue legato alla famiglia Deti.
‘Come stai? Non sapevo lavorassi qui!’
‘Scusate, scusate.’ dice Zaafira attirando l’attenzione. ‘Da piccola amavo Carràmba! Che sorpresa, volevo sempre essere bella come Raffaella Carrà ma, prima che vi scambiate le biografie, puoi portarmi una coppa misura Gigante di gelato all’Ugli, una misura Troll di Carambola e una misura Fata di Mirtillo?’
‘Oh si.’ dice Aurora ricomponendosi e appuntando velocemente gli ordini di Zaafira. ‘Basta così?’ dice guardando il resto del tavolo.
‘Zuccherino quello è solo la sua ordinazione.’ dice Merlino facendole un sorriso ammiccante.
Eudora, che era accanto a lui e se ne accorge, gli assesta una violenta gomitata sul fianco che lo fa piegare dal dolore.
 
Quando tutti abbiamo il nostro gelato davanti finalmente posso parlare.
‘Come dicevo prima: l’Emiro Von Grable ci ha chiesto di organizzare una grande festa a Kairawan, una festa che deve rimanere nella storia e abbiamo bisogno del vostro aiuto.
Egitto rizza subito le orecchie.
‘Possiamo chiedere a Raspulla, è amica mia.’ risponde eccitato.
‘Meglio di no!’ rabbrividisce Merlino.
‘Oppure possiamo chiedere ai gemelli Circe. Tutti ne vanno pazzi.’ interviene Zaafira.
‘E chi sono?’ domando io.
Tutti mi guardano come se a un tratto mi fossi trasformato in Lupo Mannaro.
‘Balazas come fai a non conoscerli. Non ascolti Radio Strega Stonata? Sono il duo musicale del momento, la loro canzone Nel Tuo Calderone io Squaglierei è ovunque ormai. Anzi… Ascolta, è questa qui.’
Tendo l’orecchio e ascolto le parole che provengono dalla radio all’interno del locale.
‘Hai stregato il mio cuore baby,
e adesso sono tuo.
Nel tuo calderone io squaglierei,
fino a quando tu vorrai.’
‘Si ma come facciamo a contattarli e convincerli? Ci vorrà un’eternità!’
‘Tesoro,’ dice Zaafira lisciandosi un ciuffo di capelli con la mano e portandoselo indietro con un colpo della testa ‘con chi credi di parlare?’
‘Hey hey, quel colpo di testa da diva lo possiamo fare solo noi gay!’ protesto.
‘Stai parlando con la direttrice della rivista di intrattenimento femminile più venduta in Italia e si dà il caso che i gemelli Circe sono nella copertina del numero di questa settimana.’ continua lei ignorando le mie proteste. ‘Mi basta mandargli un gufo per farli partecipare alla festa, anzi sarebbe una bella pubblicità pure per Il Pispiglio. Ci guadagniamo tutti!’
‘Sei diventata un mostro.’ dico guardando riconoscente la mia migliore amica. ‘Allora affare fatto! Informati con i gemelli e dammi buone notizie ora scusatemi ma devo scappare. Ho… Ehm… un appuntamento.’
‘Sicuro di non sbagliare anche stavolta?’ mi prende in giro Merlino.
‘Ormai il nostro piccolo Balazas ha imboccato la strada della perdizione. Oggi uno, domani un altro…’ continua Zaafira appoggiando una mano sulla spalla di Merlino.
‘Ayari, De Pasci, per essere così insolenti con un professore tre punti in meno di scolastica.’ dico, con fare severo, puntando la bacchetta verso di loro.
Scoppiamo tutti in una grassa risata.
‘Jeremiah prima che te ne vai!’ mi blocca Egitto. ‘Quella tua finta cugina, Aurora, mi sai dire se è fidanzata?’
 
Lasciati i miei amici prendo la scopa e volo verso una montagna chiamata Picco Pizzuto. Ne I Canti Revinanti di Perigoria, un vecchio libro custodito in una stanza abbandonata di Kairawan, divenuta il ritrovo dei Pavoni, c’era una poesia riguardante questa montagna. La poesia ‘I Pianti di Picco Pizzuto’ affermava, nella strana lingua dei perigoriani, che l’umidità che bagnava la montagna verso la sera non era altro che le lacrime della montagna che, sensibile alle sorti delle foglie cadute e degli animali morti che giacevano nel suo territorio, piangeva disperata. Ad alimentare le dicerie lo stormo di Augurey che occupava quasi per intero la superficie della montagna con i loro lamenti.
Mi dirigo verso una grande roccia appuntita e subito scorgo una familiare chioma bionda.
‘Jeremiah finalmente!’ dice una voce con l’accento francese.
 
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Capitolo 19
*** Elezioni ***


L’aria di Marzo si faceva sentire.
I ragazzi erano sempre meno attenti alle lezioni, le giornate sempre più calde e i prati dell’isola dove sorgeva Kairawan sempre più affollati.
L’Emiro, alla luce della discussione che avevamo avuto qualche giorno prima, aveva fatto passare una circolare a tutti i professori dove si raccomandava massima attenzione e vigilanza. In ogni momento i ragazzi dovevano essere controllati affinché nessuno rimanesse isolato.
‘Fanno schifo queste nuove disposizioni, mi hanno assegnato ai sotterranei e da quando faccio vigilanza ci sono stati due crolli.’ si lamenta Nikolas Baudelaire scrollandosi dalla felpa della polvere bianca.
‘A me è andata più che bene. Campo di Quidditch e soprattutto spogliatoi.’ dice Parmelia Ghiar euforica.
‘Io e Eugenio siamo vicini invece; spiaggia ovest io, lato est lui.’ dico soddisfatto della mia postazione.
‘Vorrei vederlo io Eugenio in costume tutto il giorno!’ sospira Parmelia.
‘Ehm… Parmelia vedi che io sono qui. Ti sento.’ Interviene Eugenio imbarazzato.
‘Se non fossi stato sposato ti facevo sentire cose che neanche immagini.’
L’imbarazzante conversazione viene interrotta da Madiaha Orutu che quel giorno indossava un coloratissimo abito, con tanto di turbante, dove i colori a dominare erano il verde, il turchese e il nero.
‘Buongiorno colleghi.’ dice raggiante l’insegnante di musica porgendoci dei volantini. ‘Domani si vota. Ecco le indicazioni per raggiungere il Palazzo della Luna. Non dimenticate di esercitare il vostro diritto di voto!’
Ah già, le elezioni. Come avevo potuto dimenticarle.
Il mandato di Rubino, Ministro della Magia in carica, a mezzanotte sarebbe scaduto quindi Maghi e Streghe di tutta Italia erano invitati a scegliere il nuovo ministro.
I due rivali a queste elezioni erano Severo Bonato, austero mago conservatore e classista e Morgana Fenicia, strega dalle idee più moderne e aperte.
Per non influenzare in nessun modo il voto, a partire da tre giorni prima delle elezioni, a campagna elettorale finita, non era più possibile parlare dei candidati.
‘Ci aspetta una bella nottata allora.’ dice Eugenio alzando il volantino. ‘Speriamo che tutto vada bene.’
Dalle chiacchere fatte in sala insegnanti avevo capito che la maggior parte dei miei colleghi, come me, avrebbe votato per Morgana Fenicia ma l’Italia era abbastanza divisa e, al nord soprattutto, sembrava che Severo Bonato fosse il favorito.
 Uscito dalla sala insegnanti mi dirigo verso l’aula di Cura delle Creature Magiche al primo piano dove gli alunni del terzo anno mi aspettano per la lezione.
‘Buongiorno ragazzi!’
‘Buongiorno Professor Pule!’ mi salutano in coro i ragazzi.
‘Sedetevi pure. Oggi parleremo di un nostro parente molto prossimo; Lo Strego! Chi sa dirmi chi sono?’
‘Degli svitati!’
Tra tutti gli alunni che seguivano la mia materia il più odioso era Odorico Malia. Odorico era una ragazzo pallido, col volto lungo e spigoloso e con occhi e capelli neri, figlio di Ottavio Malia, ricco e arrogante imprenditore. Nonostante fosse del terzo anno col suo fare altezzoso Odorico si sentiva il re della scuola e, molti dei suoi atteggiamenti, mi ricordavano molto il giovane Fabricius Nasteli che, il giovane Jeremiah Pule, aveva giustamente bullizzato.
‘Malia ti devo forse ricordare che per rispondere si alza la bacchetta? E dare degli svitato a una razza a te simili è molto offensivo oltre che sbagliato.’
‘Ma è così! Mio padre dice…’
‘Tuo padre sbaglia!’ tuono evitando di rispondere Tuo padre è uno stronzo.
‘Gli streghi non sanno fare niente, ecco perché se ne stanno arrampicati sugli alberi.’ mi dice lui con tono di sfida.
‘Basta! Cinque punti di scolastica in meno per te e se parli ancora finisci dritto nell’ufficio dell’Emiro!’
Il ragazzo sta per rispondermi impertinente quando la mano della sua compagna di banco lo sfiora per intimargli di fermarsi.
Quando ottengo di nuovo il silenzio, raramente gli alunni mi vedono arrabbiato, faccio un lungo respiro e ricomincio a parlare.
‘Questa cosa vale per tutti, non solo per Malia; non esistono razze superiori alle altre, ne tra i maghi ne tra le altre creature. Il mondo è equilibrato, ognuno, ogni razza, ha il suo scopo e il suo motivo di esistere. Non tollero che nessuno e ripeto nessuno, nella mia classe abbia atteggiamenti razzisti o offensivi. Chiaro?’
 
Per accedere al Palazzo della Luna era necessario volare fino a Enna.
Nella zona Monte e a pochi passi dall’eremo di Montesalvo si ergeva un’imponente obelisco di rame chiamato Stele della Pace, realizzato da un mago per simboleggiare la pace in una Sicilia unita dopo vari scontri che avevano visto rivali le varie città dell’isola, e posto sul luogo che identifica il centro trigonometrico della Sicilia.
Io, mia madre voliamo sulle nostre scope con Zia Melissa, Zia Mirtilla come passeggere. Poco dopo ci uniamo a un altro gruppo di maghi che si stava dirigendo verso il Palazzo della Luna.
‘La prossima volta prendiamo la macchina!’ urla mia madre buffa più che mai con i suoi occhiali da aviatrice.
La macchina in questione non era altro che un Fiat Nuova 500, prima macchina incantata di mia madre quando era ragazza che nonostante l’età si manteneva abbastanza bene. L’unico problema è che con i miei 1.90 d’altezza difficilmente riuscivo ad entrarci.
Quando finalmente giungiamo all’obelisco lo attraversiamo senza esitazioni.
Ci ritroviamo all’entrata del Palazzo della Luna, un ricco palazzo fatto d’avorio.
In una grande stanza dove domina la statua della Trinacria, simbolo della Sicilia, affidiamo le scope a un’assistente e procediamo verso il controllo delle bacchette. Mentre siamo in fila, tra il via vai di Maghi che giungevano tramite metropolvere o tramite volo noto una strega paffuta con corti e ricci capelli rossi. Riconoscendola mi sbraccio per attirare la sua attenzione.
‘Non ti fare vedere, non ti fare vedere!’ mi dice Zia Melissa dandomi lievi gomitate.
Troppo tardi; la strega con un seguito di altre due persone viene sorridente verso di noi.
‘Jeremiah!’ dice felice abbracciandomi.
‘Magnifica! Che bello vederti. Zio, zia buonasera!’
Magnifica Cosetto era l’unica figlia di Lorenzo Cosetto e Mancinella Deti la, non molto amata, sorella di mia madre.
Nonostante fosse cresciuta in un’ambiente snob e finto aristocratico Magnifica aveva un carattere allegro e solare che, quelle poche volte che ci vedevamo (lei e la sua famiglia possedevano alcuni castelli ad Aidone), ci faceva essere in perfetta sintonia.
‘Jeremiah, Melissa, Mimosa, Mirtilla.’ le saluta freddamente Zia Mancinella.
‘Che befana!’ sento zia Melissa borbottare.
‘Maghi e Streghe! Iniziano le votazioni.’ ci avvisa una voce dall’alto.
Ognuno si mette in fila in attesa del suo turno. Entrato nella cabina, protette ai lati da due donne in divisa nera, le Amazzoni, mi ritrovo davanti due ritratti.
Da una parte un uomo serio con gli occhi color nocciola, baffi e barba ben curati e i capelli marroni dalla quale fa capolino qualche capello bianco, dall’altra una donna con dei chiari capelli biondi, degli occhi azzurri che si intravedono dall’elegante montatura degli occhiali e un sorriso sincero.
Non ho alcun dubbio.
Punto la bacchetta sul ritratto della strega, chiudo gli occhi, e solennemente dico la formula magica: Vots!
Adesso non mi resta che sperare bene!
 
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In questo numero scopriremo tutti i segreti dei due candidati: Severo Bonati e Morgana Felicia. Per non perdere neanche una notizia seguici su questo indirizzo e compra subito la tua copia de Il Pispiglio!
 

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Capitolo 20
*** Alcolici e Amazzoni ***


Il silenzio che precedeva la nomina del nuovo presidente era assordante.
‘Finito lo spoglio possiamo annunciare…’
Le luci di Faunalia erano spente. Tutti gli ospiti immobili a guardare il grande schermo dove un fauno anziano con lunghe corna e capelli e barba bianchi leggeva una pergamena.
‘…che il 15° Ministro della Magia Italiano e capo del Magico Congresso di Torino è…’
Trattenni il respiro. Se l’Italia aveva fatto la scelta sbagliata tutto sarebbe cambiato.
‘…Morgana Fenicia!’
Il locale esplose in un boato! Raspulla fece partire subito la musica e una cascata di petali di rosa cadde addosso alla folla esultante!
Morgana ce l’aveva fatta, era diventata il nuovo Ministro della Magia!
Prima ancora che possa rendermene conto Merlino e Zaafira mi abbracciano.
‘Ce l’abbiamo fatta amico!’ mi dice euforico lui.
‘L’ansia dell’attesa mi stava uccidendo.’ dice invece lei.
‘Ragazzi bisogna festeggiare. Tormento?’
Ad avvicinarsi, tenendo dei bicchierini in mano è Egitto che esulta anche se non sono veramente convinto che sappia per cosa sta festeggiando.
‘Mai più Egitto, mai più!’
‘Jeremiah non fare il musone. E’ una notte speciale. Bevi un Whisky Incendiario con me.’ mi sprona Parmelia.
‘Parmelia non mi va, lo sai che non me la sento.’
‘E’ per Thibaut? Ancora? Ti ha detto che starà in Francia solo un paio di mesi prima di tornare definitivamente da te. Non aver paura, ormai non scappa più. Non è, un altro, buon motivo per festeggiare?’ dice mettendomi il bicchierino sotto il naso.
‘E va bene! Ma solo uno. Non voglio ridurmi come l’ultima volta!’ mi convinco alla fine.
 
Nonostante i buoni propositi però il rientro a scuola la mattina seguente fu abbastanza traumatico.
Fortunatamente non erano solo i professori ad avere poca voglia di lavorare. Era chiaro, dalle loro facce, che alcuni gruppi di studenti tra quelli più grandi avevano festeggiando illegalmente e un po’ tutti nella classe del settimo anno eravamo distrutti.
Vedo particolarmente provati il duo Reshard- Malek mentre Lilith, che era tornata a frequentare le lezioni, sembrava completamente sobria e senza nessun postumo.
‘Se siamo tutti d’accordo oggi ci dedichiamo a coccolare i Puffskein.’
La maggior parte degli studenti, alcuni con gli occhiali da sole e altri direttamente mezzi addormentati nei banchi, sembrano d’accordo.
Da una grande gabbia faccio uscire queste dolci palle di pelo color crema che, con la loro lunga lingua rosa si avvicinano ai ragazzi che li iniziano ad accarezzare e a lanciare.
Dopo mezz’ora qualcuno bussa alla porta. Mi ricompongo sulla poltrona e, dopo aver nascosto il mio Puffskein dentro un cassetto, dico: ‘Avanti!’
Ad entrare, con la sua camminata zoppicante, è Grino; il vecchio custode della scuola.
‘C’è una comunicazione per tutta la classe, Professore.’ mi avverte passandomi una pergamena.
‘Grazie Grino e buona giornata.’
Non faccio neanche in tempo a dirlo che Grino è già uscito in direzione della prossima classe.
‘Ragazzi capisco che siete molto impegnati con le terribili creature che vi ho assegnato oggi ma ho una comunicazione per voi.
Oggi pomeriggio alle 18.30 ci sarà un incontro con Daladia, la Regina della Amazzoni, e tutti gli studenti sono invitati a partecipare. E con invitati credo proprio che l’Emiro intenda obbligati.
Visto questo nuovo impegno per oggi vi grazio. Tornate tutti ai vostri dormitori e approfittatene per riposare. La lezione finisce qui. Cerchiamo di fare una bella figura con Daladia e non fargli trovare una scuola di zombie. Gibson e Basla ce la fate a guidare il gruppo senza perdere nessuna pecorella? Sundaram dagli un occhio tu. Cileno e Empusa vi dispiace accompagnare le ragazze?’
Dulina Cileno, una ragazza alta e slanciata con una criniera di capelli ricci color miele, si alza in un balzo e subito incita le sue compagne ad uscire dall’aula mentre Lilith, con calma si sistema i libri.
‘Tutto bene Empusa?’
La ragazza che pensierosa stava passando davanti la cattedra sobbalza alla mia domanda.
‘Come Professor Pule?’ mi chiede in un sussurro.
‘Tutto bene? Sei stata male, ora stai meglio?’
‘Oh si, sono ancora un po’ debole ma finalmente sono potuta tornare a frequentare le lezioni.’ mi risponde facendomi un debole sorriso.
‘Vatti a riposare che anche tu ne hai bisogno.’
Una volta rimasto solo scrivo un bigliettino ai miei amici colleghi.
Ho mandato i ragazzi nei dormitori. Erano tutti persi. A voi come va?
Con la bacchetta recito un incantesimo per piegarli in un origami a forma di volpe ma, quello che ne viene fuori è una piccola colonia di topi obesi che goffamente escono dall’aula diretti verso i miei amici.
Alle 18 siamo già tutti sistemati nel Teatro Conferenze, una stanza circolare con le file dei posti ad altezze sfalsate per permettere a tutti di vedere il palco centrale. A me era toccato accompagnare i ragazzi del quinto anno che erano ordinatamente seduti che parlottavano tra noi. Nella mia stessa fila, sempre con la sua classe del quinto anno, il Professor Indigo Lamarra, stravagante ed estroso mago dai capelli viola insegnante di pozioni, era intento a parlare con suo inseparabile Bocconotto, un'oca con un grazioso basco sulla testa.
‘Professor Lamarra buona sera. Buona sera pure a te Bocconotto.’ dico rivolto al pennuto che per ricambiare il mio saluto sposta il suo lungo collo lateralmente.
‘Jeremiah! Come và? Stavo giusto dicendo a Bocconotto che sono molto emozionato. E’ raro che le Amazzoni vengano a fare delle lezioni per la scuola. Da quando lavoro qui è successo solo un’altra volta. Sono molto riservate.’
Le Amazzoni erano donne che vivevano in un villaggio/base militare in una zona inaccessibile di Perigoria, chiamata Setessa. Rappresentavano la prima forza militare del mondo magico italiano (e di alcuni altri paesi come Grecia, Albania e Andorra) insieme a gli Auror.
‘Forse ci tengono a presentarsi perché è subentrato il nuovo ministero.’ ipotizzo io.
Alle 18.30 in punto L’Emiro Von Grable, che quella sera indossava un abito nero, lungo un po’ più del ginocchio con un ricamo di pizzo a forma di V sulla scollatura, sale sul palco. Subito la sala si zittisce.
‘Buona sera ragazzi. Oggi è un giorno importante per tutto il mondo magico. Un nuovo Ministro è subentrato ed è stato da poco presentato il nuovo Magico Congresso. Il nuovo Ministro della Difesa è una donna e un’amazzone a dimostrazione, ancora una volta, che le donne possono occupare qualsiasi posto nella società magica. Abbiamo il piacere oggi di avere una delegazione delle Amazzoni che proteggono, insieme a gli Auror il territorio.
Accogliamo con un forte applauso le nostre ospiti.’
Il portone del Teatro Conferenze si spalanca e, una ventina di donne in divisa nera, accompagnate da due Auror ai lati, uno dei due, con mia grande sorpresa, è il mio amico Merlino, fanno il loro ingresso trionfale nella sala, accompagnate dallo scrosciare degli applausi degli studenti, soprattutto dai maschi.
Quando giungono al centro del palco si posizionano tutte dietro la donna bionda, l’unica ad avere le gambe scoperte, che guidava il corteo.
Dopo una stretta di mano l’Emiro lascia il palco alla sua ospite.
‘Buongiorno ragazze, buongiorno ragazzi. Il mio nome è Daladia e sono la nuova Regina delle Amazzoni di Setessa.
Essere un’Amazzone un tempo voleva dire essere diversa. Le figlie Magonò delle nobili famiglie venivano mandate nei nostri villaggi, strappate alle loro vite e ai loro affetti, solo perché i genitori si vergognavano di averle in casa. Le figlie con meno talento magico o con meno bellezza venivano rinchiuse a Setessa dai genitori che non volevano più badare a queste figlie ritenute scomode, le orfane più ribelli che neanche le suore degli orfanotrofi voleva più finivano a Setessa.
Queste donne erano arrabbiate; queste donne, che avrebbero dovuto difendere il mondo magico, in realtà lo odiavano perchè dal mondo magico erano state scartate.
Adesso è diverso. Oggi donna che abita Setessa, ogni Amazzone, è lì perché ci vuole stare, è lì perché crede nell’ideale di libertà e di giustizia che Setessa ci insegna.
Oggi abbiamo deciso di fare questo incontro perché vogliamo diminuire il ponte che ci divide. Essere un’Amazzone non vuol dire non essere più una strega, una donna, una madre o una figlia. Un’Amazzone è un’infinità di cose proprio come una strega o un mago. Quindi vi chiedo di alzarvi in piedi, venire qui al centro del palco, e conoscerci non come razze ma come persone.’
Così dicendo si toglie il capello e si slega i lunghi capelli biondi, liberandosi dall’aspetto austero che gli dava la divisa e rivelandosi una ragazza della mia età.
Gli studenti, all’inizio timidamente, poi sempre più invogliati si avvicinano alle varie Amazzoni per parlare con loro e rendersi conto che in realtà era donne comuni.
‘Devo ringraziare la tua amica. E’ stata Zaafira ha organizzare quest’incontro.’
L’Emiro Dahlia Von Grable si era avvicinata a me tenendo in mano una rivista.
‘Dove le richieste di un vecchio Emiro non arrivano ci pensa Il Pispiglio’ conclude lei facendomi un sorriso.
 
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Capitolo 21
*** Ismaele l’Impudente ***


‘I gemelli Circe hanno dato conferma. Sarà una grande festa!’
Ricevere la gazza ladra da Zaafira mi aveva tirato decisamente su di morale, non che ne avessi particolarmente bisogno.
Nei giorni appena trascorsi, frequentando maggiormente il parco affollato di studenti, ne avevo sentiti molti canticchiare le loro canzoni.
Era proprio mentre ero sulla riva della spiaggia a guardare due ragazzi del primo anno giocare a tuppetturi di mare, trottole di legno che con un incantesimo i ragazzi facevano girare sulla superficie dell’acqua (la prima che smetteva di girare e quindi affondava perdeva la sfida) quando un tocco gentile mi sfiora la spalla.
Quando mi giro riconosco il volto, solitamente sorridente di Raj Sundaram, che oggi sembra particolarmente rabbuiato.
‘Ciao Sundaram, dimmi tutto.’
‘Buongiorno Professor Pule, scusi se la disturbo. Ho trovato una cosa nel corridoio del terzo piano e ho pensato di portarla subito a lei.’
Noto solo allora che il ragazzo tiene tra le mani un drappo rosso.
‘Entriamo nel castello, ne parliamo li.’
Occupiamo la prima aula vuota che troviamo disponibile e con un incantesimo blocco la porta.
‘Casa hai per me?’
Raj si avvicina con me alla cattedra e mi passa il drappo.
E’ molto leggero.
Quando lo apro vedo un grosso pezzo di membrana squamosa e dura di colore verdognolo.
‘Questa sembra…’
‘La muta di un serpente.’ dico insieme al mio studente.
Mi sento eccitato e spaventato nello stesso momento per la pelle morta che tenevo in mano.
‘Ne hai parlato con qualcuno?’ chiedo quando finisco di analizzare la pelle morta e la riavvolgo nel drappo.
‘No Professore. L’ho vista nel corridoio e l’ho avvolta nel mantello del corso di teatro. Stiamo preparando uno spettacolo sui Grimm e…’
‘Raj è importante che non parli di questa cosa con nessuno. Mi fido di te quindi non ti faccio un incantesimo di memoria. Ok?’
‘O-Ok Professore.’ dice con voce tremolante il ragazzo, ‘E’ successo qualcosa?’
‘Niente che ti riguardi. Ma ti do una notizia in esclusiva. Prossima settimana ci sarà una grande festa qui a scuola e i gemelli Circe canteranno per voi.’
Il volto di Raj si illumina all’istante.
‘Non ci credo!’ dice sbigottito.
‘E invece si Raj, questo puoi dirlo a chi vuoi!’
Vedo che Raj è davvero euforico per la notizia quindi decido di congedarlo.
‘Ho l’impressione che vuoi uscire a informare i tuoi compagni. Ti faccio riavere il mantello al più presto. E ora vai!’
Sblocco la porta e il ragazzo si fionda fuori dal castello mentre io ne approfitto per salire nell’ufficio dell’Emiro a informarla dei nuovi avvenimenti.
Avevo ragione. I gemelli Estravago avevano ragione.
E di uno dei gemelli Estravago si sarebbe parlato per settimane.
 
Poco prima della cena, come ogni sera, ero intento a commentare con Parmelia i fatti più importanti della giornata.
‘E’ disgustoso’ dice lei a bassa voce dopo che le avevo raccontato della scoperta di Raj. ‘Non ci posso credere che anche un ragazzo bravo e capace come Sundaram segua teatro. Sono proprio curiosa di sapere che razza di gran spettacolo stanno preparando. Di cosa è capace quella befana di Sismonda.’
‘Da professore di Cura delle Creature Magiche devo ammonirti. Le befane sono una nobile razza, non fare il Malia della situazione.’
‘Allora è una Giubiana. Queste non le puoi difendere.’
‘Touché! Come và invece con la macchina fluttuante?’ chiedo.
‘Furgoncino prego! Molto bene, oggi quella smorfiosa di Malena García lo ha reso invisibile. I Costruttori stanno finendo il motore, fine settimana dovrebbero essere in grado di farlo volare.’
Malena García era una tra le ragazze più popolari della scuola, di origine colombiana non aveva mai fatto segreto del suo focoso carattere latino, le sue sfuriate tra i corridoi erano ormai leggendarie a Kairawan.
‘Non facevo la García tipa da meccanica.’ dico guardando la ragazza dalla carnagione olivastra e un’alta coda di capelli corvini intenta a parlare animatamente con una sua compagna dalla coda bionda.
‘Invece è proprio brava, è un’ottima Inventrice.’
‘Wow però, un furgoncino che non vola per magia. Un bel traguardo per i ragazzi.’ dico ammirato ripensando al progetto.
‘Ma tesoro, il cielo non è un traguardo, ma una linea di partenza!’
Non ho neanche il tempo di rispondere a questa perla di saggezza che una figura nera fa capolino all’ingresso dell’Aula Magna.
Come di consueto alunni e professori di alzano al passaggio di Dahlia Von Grable che quella sera indossava un lungo abito nero stretto sui fianchi e trasparente sulla schiena. Siamo tutti in attesa che l’Emiro raggiunga l’Alto Desco quando una voce rompe il silenzio.
‘Certo che ha proprio un bel culo.’
L’aula sprofonda nel più teso silenzio.
L’Emiro Von Grable si blocca e, molto lentamente, si gira.
‘Cosa hai detto?’
Ismaele Estravago con tono tranquillo ripete quello che tutti speravano di aver frainteso: ‘Che ha proprio un bel culo, Emiro.’
Se fosse stato possibile la sala cadde in un silenzio ancora più profondo, sembra che tutti evitino persino di respirare.
Io sono troppo sconvolto anche per pensare; rimango immobile a fissare il volto dell’Emiro che lentamente si arrossa per la rabbia.
Anche Suor Clotilde Martha Tuccida Osiris, al mio fianco, se ne accorge perché con la coda dell’occhio vedo che si fa il segno della croce.
Per un attimo sembra che l’Emiro sia pronta ad esplodere poi fa un profondo respiro e si calma.
’15 punti di scolastica in meno per te e non potrai partecipare alla festa della prossima settimana. Mentre i tuoi compagni si divertiranno tu sarai chiuso nel museo della scuola a fare l’inventario degli animali imbalsamati. E adesso fila nel tuo dormitorio, Grino ti porterà un piatto di carne.’
Non c’era rabbia nella sua voce ma si avvertiva la tensione nell’aria, tutti gli studenti, e anche io a dire la verità, erano terrorizzati.
Ismaele, che aveva perso il suo solito sorriso. Si era alzato e aveva abbandonato l’aula mentre l’Emiro aveva raggiunto l’Alto Desco.
Prima di occupare il posto centrale si era fermata davanti al marito insegnante di incantesimi per bisbigliargli qualcosa all’orecchio.
‘La cena può iniziare.’
Nessuno stavolta batté le mani e tutti iniziarono a mangiare nel più assoluto dei silenzi, tutti tranne Anders Von Grable che poco dopo si alzo dalla tavola e uscì dall’aula.
Che a Zefenia Endora sarebbe arrivato presto un nuovo alunno?
 
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Daladia, la cover girl di questa settimana, e tutta la redazione de Il Pispiglio augurano a maghi, streghe e babbani cattolici una Buona Pasqua!

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Capitolo 22
*** Patronus e Pettegolezzi ***


Sto correggendo alcune pergamene sul Tikbalang; creatura umanoide alta, ossuta e con arti sproporzionatamente lunghi, con testa e zampe equine, nella sala insegnanti cercando di ignorare la conversazione che stavano avendo i miei due amici, Nikolas, che aveva un braccio rotto in seguito a una brutta caduta, ed Eugenio.
‘Il mio è un una Gru; veloce, agile, scattante.’ dice Eugenio.
‘Il mio è un Granio. Massiccio, potente, forte.’ replica Nikolaus.
‘Però tu sei esagerato. E’ enorme!’
‘State parlando di cose enormi? Allora sono arrivata al momento giusto.’ dice Parmelia poggiando sul lungo tavolo della sala insegnati un gatto in filigrana.
‘Stavamo parlando di Patronus!’ precisa Eugenio imbarazzato. ‘Qual è il tuo?’
‘Un Puma tesoro, feroce, aggressivo, affamato, Sai cosa intendono per cougar i tuoi amici babbani?’ chiede ammiccante a un Eugenio sempre più rosso.
‘E il tuo Jeremiah?’
Speravo che quella domanda non arrivasse mai.
Piego la testa sulla pergamena fingendomi concentrato sulla lettura.
‘Jeremiah sveglia!’ Nikolas mi passa una mano davanti la faccia.
‘Oh si dimmi!’ sobbalzo facendo finta di ridestarmi solo in quel momento.
‘Qual è il tuo Patronus?’ mi richiede lei.
‘In che senso?’ chiedo impassibile.
‘Nell’unico possibile: Qual – è – il – tuo – Patronus – Punto interrogativo.’ dice scandendo ogni parola.
‘Bhè dipende…’
‘E’ un Topo. Il più piccolo, adorabile e grazioso dei topini. Il più piccolo Patronus che abbia mai visto in vita mia; anche la libellula della sua amica Ayari mi ricordo che lo superava in grandezza.’
A parlare in un soffio leggero era Anders Von Grable che era appena entrato nella Sala Insegnanti e, tra le tante discussioni, aveva deciso di entrare nel gruppo degli amici proprio in questa.
‘Si ricorderà male Professore. E’ passato tanto tempo.’ cerco di difendermi io.
‘Oh no. E’ da 7 anni che, quando insegno l’Incanto Patronus ai ragazzi del settimo anno porto il tuo topino come esempio.’ risponde lui con voce calma e sibilante.
‘Le dimensioni non contano. In alcuni casi…’ infierisce Parmelia.
‘Bhè, è un topino, ma molto valoroso.’ dico scattando in piedi offeso. ‘E ora scusatemi ma ho del lavoro da fare prima della festa. Lo finirò nel mio studio. Professor Von Grable, covo di serpi dai Patronus giganti, con permesso.’
Esco dalla sala accompagnato dalle voci dei miei amici che mi incitano a rimanere.
Nel corridoio quasi mi scontro con Puriya Kabuli.
‘Oh mi scusi Professor Pule. Ero distratto e non l’avevo vista.’ si scusa lui.
‘Sarà che sono piccolo, adorabile e grazioso anche io come il mio Patronus’ borbotto io.
‘Come?’ chiede lui confuso.
‘Niente Kabuli. Non preoccuparti. Stavi pensando alla festa?’
‘Oh no, e per Lilith, a volte è un po’ strana.’  dice lui imbarazzato.
‘Ohhh, allora si tratta di problemi di cuore. Mi dispiace ma non saprei come aiutarti.’ dico alzando le spalle. ‘Diciamo che con le donne non ho molta dimestichezza, ma neanche con l’amore in generale, pensa che l’ultimo San Valentino l’ho passato mangiando una pizza in riva al molo con un alpaca nero…’ dico pensando al mio triste San Valentino. ‘Puoi sempre rivolgerti alla Coordinatrice Roccatempo, lei dispensa sempre ottimi consigli.’ aggiungo vedendo la faccia confusa di Puriya.
 
I preparativi per la grande festa ormai erano quasi ultimati e con Endora stavamo definendo gli ultimi dettagli nel mio ufficio.
‘Adoro lo spirito dell’Emiro Von Grable: arriva la primavera? Facciamo una festa; i ragazzi sono in pericolo di vita? Facciamo una festa; gli esami si avvicinano? Facciamo una festa; un professore va in pensione? Altra festa.’ dice lei sistemandosi il nastrino nero che tiene sempre legato al collo.
‘Devi ammettere però che i ragazzi non sono mai scontenti. Ho dei cugini in Inghilterra e Germania e ricordo che quando ci vedevamo per festeggiare i Sabbat insieme, si lamentavano sempre delle loro scuole.’ replico io.
‘Io amo il mio lavoro anche per questo. Tornando a noi, i gemelli arriveranno sabato pomeriggio, ad aprire la serata ci sarà Cornelio Ippostrello di Radio Strega Stonata e l’Emiro sta aprendo il castello a giornalisti e fotografi. Il Pispiglio farà uno speciale nelle pagine del prossimo numero quindi… per quella cosa dobbiamo essere molto discreti.’
‘Ricevuto. Egitto dovrebbe spedirmi un pacco dalla riserva, i Maridi stanno procurando il veleno di ofiotauro e speriamo solo che non stiamo facendo un grosso buco nell’acqua!’
‘Su Jeremiah! Devi essere positivo!’ mi incoraggia Endora. ‘E adesso scusami ma ho tanto lavoro da fare, tra cui lavare Woland che deve essere bello, elegante e profumato per la festa.’
‘Non ti invidio per niente. Ci vediamo a cena. Buon pomeriggio!’
Quando Endora esce dall’ufficio faccio ordine sulla mia scrivania prima di prendere una rivista dalla copertina rosa che avevo riposto nel cassetto. Il Pispiglio mi aveva evitato di fare un’ulteriore brutta figura rivelandomi per tempo chi era Cornelio Ippostrello, speaker di Radio Strega Stonata che, con i suoi addominali e i suoi occhioni azzurri, dominava la cover del nuovo numero della rivista, a quanto pare, più influente per Kairawan.
Lo inizio a sfogliare quando qualcuno bussa alla porta.
‘Prego.’
A fare capolino, con la sua alta coda bionda, era Penelope Macuso.
Penelope aveva un viso delicato e allungato, dei penetranti occhi color nocciola e qualche accenno di lentiggini sul naso; dalle voci che circolavano in sala insegnanti si diceva che non fosse una delle alunne più sveglie di Kairawan ma, a quanto avevo potuto notare nei corridoi o nell’Aula Magna godeva di una certa popolarità.
Quando la ragazza entra vengo travolto da un pungente odore di aglio.
‘Buongiorno signorina Macuso. Posso fare qualcosa per lei?’ chiedo invitando la ragazza ad accomodarsi.
 ‘Buongiorno Professor Pule, sono in visita ufficiale.’ dice sedendosi sulla poltroncina davanti la scrivania e mostrandomi un tesserino che tiene appuntato al petto.
‘Vorrei farle alcune domande per conto del giornalino scolastico L’Eco dei Giovani Maliardi. Stiamo facendo un ciclo di interviste a gli insegnanti e indovini un po’? Lei è il primo.’ dice estraendo una lunga piuma rosa.
‘Oh che sorpresa e che onore. Anche io durante i miei anni a Kairawan scrivevo per L’Eco dei Giovani Maliardi, l’ultimo anno sono stato pure direttore. Sono felice che il giornalino continua a vivere. Dimmi pure.’
‘Dorotea Lazis ha detto a Ivonne Bucio, che l’ha detto Geronimo Sperandio, che l’ha detto a Maescia Pollara che ne ha parlato con Dulina Cileno…’
‘Puoi arrivare al sodo per favore?’ chiedo impaziente.
‘Che Lei, Professor Pule,’ dice puntandomi con la punta della piuma che mi sfiora il naso facendo starnutire, ‘ha detto che a scuola c’è un vampiro.’ dice soddisfatta come se avesse stanato il più pericolo dei maghi oscuri.
‘Ma certo che c’è un vampiro.’ alle mie parola la piuma rosa inizia a scrivere all’impazzata sul quadernino rosa di Penelope mentre lei continuava a guardarmi con aria trionfale. ‘Ed è Cesare Lebrun, che, se non sbaglio, è tuo compagno di classe.’
Subito la piuma smette di scrivere e il ghigno trionfale sparisce dalla faccia di Penelope.
‘Ma che c’entra Cesare? No no, parlavo del vampiro che sta uccidendo i ragazzi a Kairawan.’ dice lei col tono di voce più acuto.
‘Ma non mi risulta che sia morto nessuno studente da almeno 60 anni.’ dico invece tranquillo.
‘Professore Pule lei sta nascondendo qualcosa. Ma non finisce qui. Scoprirò la verità!’
‘Pensa a goderti la festa di domani. Buona giornata Macuso.’
Penelope sparisce dalla stanza seguita da borbottii di protesta mentre io mi accascio sulla mia poltrona.
Se il piano funziona cesseranno pure i pettegolezzi (e questa puzza d’aglio!).
 
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Capitolo 23
*** Agguati e Attacchi ***


In fondo al secondo corridoio dei sotterranei, attorniato dal nulla, una grande stanza piena di teche e scheletri ospitava il museo della scuola.
Un tempo era la classe di Tassidermia ma alla morte del Professor Hancock (che aveva chiesto, fortunatamente senza essere ascoltato, di essere imbalsamato insieme alle sue creature), a causa delle poche richieste d’iscrizione era stata chiusa rimanendo museo.
Entrare in quella stanza mi aveva messo sempre una grande ansia anche adesso che ci andavo per accompagnare Ismaele Estravago.
Mi fermo davanti un grande esemplare di Caladrio, un nobile uccello dalle lunghe piume bianche con eccezionali poteri curativi, quando mi giro verso la testa rossa del ragazzo che mi ha seguito in silenzio fino al museo.
‘Benvenuto nel museo di Kairawan. Come ti ha detto l’Emiro ti occuperai di fare l’inventario delle bestie. Anche se può sembrarti una scocciatura per via della festa vedila come un’opportunità, puoi vedere, studiare ed analizzare da vicino animali molto rari, come il Catoblepa e il Leucrotta che altrimenti avrebbero provato a mangiarti e… Ismaele la smetti?’
Ismaele esce la sua testa dalla bocca spalancata di una Biddrina, un grosso rettile di colore verde-blu, incrocio tra un drago e un coccodrillo, e mi guarda sorridente. ‘Questo posto è bellissimo. Ho fatto bene a fare il patto con l’Emiro.’
Mi rincuoro del fatto che era sì svitato ma non così tanto da fare apprezzamenti sul sedere dell’Emiro davanti tutta la scuola.
‘In cosa consiste il patto?’ chiedo curioso.
‘Io me ne sto qui a giocare con gli animali e in cambio ho ricevuto questi.’.
Dal mantello Ismaele estrae una piramide di plastica trasparente con dentro quelli che sembravo boccini d’oro.
‘Ti sei appassionato al Quidditch?’
‘Oh no, sono praline alla nocciola. Sono un dolce babbano e io ne vado pazzo.’
‘Contento tu… Adesso torno alla festa. Torno dopo a vedere come te la cavi e mi raccomando: non fare danni!’
Abbandono il museo e attraverso i sotterranei. La festa stava per iniziare e dovevo essere presente al discorso iniziale dell’Emiro.
Arrivo nell’Aula Magna, che sembrava una succursale di Faunalia, giusto in tempo.
Tutti i professori, alle spalle dell’Emiro, che per l’occasione indossava uno sfarzoso abito nero con delle trasparenze lungo tutto il fianco, sono in attesa del discorso.
‘Hey ciao. Come sta andando?’ chiedo sottovoce a Parmelia.
‘I gemelli sono già arrivati, me li aspettavo più belli, ma tutte le mie attenzioni sono andate a quel Ippostrello. Cosa gli farei…’
‘No i ragazzi dico, notato qualcosa di sospetto?’
‘Ah bho.’ mi risponde lei facendo spallucce. ‘Chi li ha guardati i ragazzi!’
L’Emiro Von Grable fa un passo avanti e le voci eccitate degli studenti si zittiscono all’istante.
‘Miei cari ragazzi buonasera. Se vi state chiedendo del perché stiamo festeggiando la risposta arriva subito. Oggi sono arrivate a scuola due comunicazioni tanto importante quando gradite: la prima è che due dei nostri studenti, Malek Basla e Veronica Trellune, che qualche mese fa hanno partecipato alle Olimpiadi della Aritmanzia, sono arrivati primi a livello Europeo portando un grande lustro alla scuola. Un grande applauso per loro.’
Uno scroscio di applausi sono rivolti a Malek che sorride imbarazzato e a Veronica Trellune che diventa rossa in volto fino a raggiungere il colore dei suoi lunghi capelli raccolti in un'alta coda.
‘La seconda è che il capitano della squadra di Quidditch Le Manticore Ruggenti, Reshard Gibson è stato contattato dalla Nazionale Italiana di Quidditch, diventando lo studente più giovane di Kairawan a ricevere questa gratificazione.’
L’applauso a Reshard è ancora più forte.
L’Emiro si assicura di riavere l’attenzione su di lei prima di continuare.
‘A adesso penso che siete impazienti di vedere salire sul palco i Gemelli Circe. Vi lascio allora a Cornelio Ipostrello che si è offerto di animare la serata. Buona serata a tutti e divertitevi.’
Un altro applauso accompagna l’arrivo su palco di Cornelio (che è davvero molto molto bello) che fa un baciamano all’Emiro prima di prendere il dominio del microfono.
‘Siete pronti a divertirvi?’ urla accompagnato dalle grida dei ragazzi.
Mentre scendiamo dal palco l’Emiro si avvicina a me.
‘Sai cosa fare.’
 
Quando entro nuovamente nel Museo vengo accolto da un’inquietante silenzio.
‘Ismaele! Ismaele!’
Nessuna risposta.
Giro tra le teche preoccupato fino a quando non trovo Ismaele messo a carponi intento a fissare un Crisomallo negli occhi.
‘Ismaele!’ dico preoccupato? Perchè non mi hai risposto?’
‘Shhh!’ mi zittisce lui. ‘Ho sentito il Crisomallo parlare ma è molto timido.’
‘Estravago alzati subito! Avrai tutta la sera per parlare con gli animali imbalsamati. Ti ho portato una cosa da bere.’ dico spazientito.
‘Oh!’ dice lui sorpreso. ‘Che cos’è?’
‘Latte di ofiotauro. Serve a… ehm… sentire meglio i Crisomalli imbalsamati parlare.’
‘Grazie Professore!’
Nella foga di prendere la boccetta una parte del liquido si versa sulla mia camicia.
Rinuncio a strozzare Ismaele con le mie mani solo per amore di far procedere il piano.
Accertatomi che il latte di ofiotauro fosse ben miscelato con quello di asina e che quindi non facesse nessun danno al ragazzo mi allontano pronto alla seconda parte del piano.
Esco dal museo e, dopo essermi accertato che nessuno stesse per arrivare, materializzo delle scale che salgono fino a una nicchia nascosta, scavata verso il tetto. Raggiunta la nicchia faccio scomparire gli scalini e mi posiziono come un vero professionista: ginocchia piegate, bacchetta in mano e sguardo attento e minaccioso; così avrei accolto l’assalitore.
I buoni propositi svaniscono pochi minuti dopo quando il dolore alle articolazioni mi convince a sedermi alla base della nicchia lasciando le gambe penzoloni; anche l’attenzione mi abbandona presto e mi unisco, almeno mentalmente, alla ninna nanna che Ismaele canta all’interno del museo:
Ninna nanna, la Borda
lega i bei bambini con una corda.
Con una corda e con una cordicella,
lega i bei bambini e poi li stringe,
con una corda e con un legaccio,
lega i bei bambini e poi li ammazza.
 
Il freddo nei sotterranei mi fa rinunciare anche allo sguardo minaccioso. Frugo nella mia borsa fino a trovare il mantello rosso che Raj Sundaram aveva usato per trasportare la muta del serpente e ci avvolgo il mio corpo. Trovo subito piacevole quel torpore, così piacevole che poco dopo mi addormento.
 
E’ uno strano suono a svegliarmi; un sibilio delicato.
Quando apro gli occhi mi ritrovo davanti a un volto mostruoso e animalesco.
Su una pelle squamosa verde, gialla e bianca delle fessure nere su in bulbo giallo mi fissano minacciose.
Provo a urlare ma dalla bocca non esce nulla. Indietreggio spaventato liberando le mani dal mantello stringendo forte la mia bacchetta proprio nel momento in cui la bestia umanoide spalanca le fauci e si avventa sul mio collo.
E’ forse in quel momento che il veleno di ofiotauro fa effetto.
La bestia si ferma stordita, sopraffatta dall’odore proveniente dalla mia camicia.
In una frazione di secondo succede il resto.
Gli artigli che la tengono salda alla parete cedono facendola cadere rovinosamente a terra.
Solo allora mi accorgo a pieno della natura della creatura.
Il corpo è ricoperto di squame e termina con una lunga coda serpentina.
La coda che i gemelli Estravago avevano visto subito dopo gli attacchi!
‘E’ una Lamia!’ dice Ismaele uscendo dal museo e dando voce ai miei pensieri. ‘Si sarà svegliata sentendo i miei canti’ continua euforico.
‘Ismaele allontanati da li, anzi chiama l’Emiro e falla venire subito qui!’
Con un’agilità che sorprende anche me, faccio un balzo e atterro ai piedi della creatura.
‘E ora vediamo chi sei!’ dico puntandole la bacchetta contro.
 
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Capitolo 24
*** Passato e Presente ***


Sono nell’infermeria della scuola quando apre gli occhi.
Si guarda attorno smarrita poi ci nota.
‘Emiro Von Grable, Professor Pule. Che è successo? Che ci faccio qui?’.
L’Emiro si avvicina al letto e le accarezza la testa bionda.
‘Non preoccuparti, hai avuto un malore. Prima di lasciarti riposare ho bisogno che rispondi una mia domanda.’
‘Ce-certo.’ dice Lilith Empusa mettendosi a sedere.
‘Voglio sapere qualcosa sulla tua famiglia. Ti dispiace parlarmi dei tuoi genitori? Della tua famiglia?’ chiede l’Emiro scrutando la ragazza.
‘Si certo. I miei genitori si chiamano Rufina Dora e Zaccheus Empusa, hanno un piccolo negozio d’abbigliamento a Perigoria. Mia madre si occupa di confezionare mantelli e abiti da donna mentre mio padre si occupa del reparto uomo e abiti da sposa. Ho un fratello maggiore, Jasper, che vive da qualche anno in Croazia e… non saprei. Ma è successo qualcosa?’ chiede lei preoccupata.
Mi sembra di vedere un luccichio strano negli occhi dell’Emiro.
‘Sai che io e tua madre siamo state amiche per alcuni anni qui a Kairawan? Aveva una grandissima intelligenza e cuore ancora più grande, e tu hai sicuramente preso da lei.’ dice l’Emiro facendo un sorriso dolce.
‘Ti ho fatto questa domanda solo perché è necessario che la scuola li avverta e li riassicuri sul fatto che stai bene. Ora riposati. La Signora Ossaforti si prenderà cura di te.’
Quando usciamo dall’infermeria seguo l’Emiro che silenziosa va verso il suo ufficio. Appena ci avviciniamo la porta compare all’istante; per questa volta non è necessario alcun sacrificio di sangue.
Appena varco la soglia dell’ufficio vedo Woland che corre rabbioso verso di me ma, basta uno sguardo della sua padrona, per arrestarlo e convincerlo, controvoglia, a tornare nel retro dell’ufficio.
‘Siediti Jeremiah.’ dice indicandomi la poltrona davanti la scrivania.
Lei si avvicina a un mobiletto di legno messo a fianco della scrivania e versa, su due bicchiere di cristallo, un liquido trasparente.
Quando me lo passa la guardo circospetto.
‘E’ acqua!’
Si appoggia sul tavolo e, dopo aver bevuto un sorso di acqua fa un lungo respiro.
‘Avevo un fratello, Jasper, di cinque anni più piccolo di me. Purtroppo Jasper aveva il tocco letale. Mi madre e mia nonna, che l’aveva aiutata a partorire, morirono il giorno della sua nascita.
Mio padre non riuscì mai ad accettare questo bambino, colpevolizzando della morte della sua amata e, dopo alcuni mesi dalla sua nascita, ci abbandonò.
Così toccò a me prendermene cura.
Venire a Kairawan fu una sofferenza, sapevo che mentre ero qui Jasper viveva una vita solitaria. Non potevo di certo denunciare la sua malattia; l’avrebbero rinchiuso nel reparto mattie pericolose della Clinica Hobo Esculapio.
Fu in quel periodo che conobbi Rufina Dora, la madre di Lilith, eravamo compagne di stanza. Divenne la mia prima e, per molti anni, unica amica qui a scuola.
Aveva tre fratelli maggiori che avevano frequentato la scuola prima di lei e conosceva tutti i passaggi segreti del castello, quindi, quasi ogni notte, riuscivamo a uscire da Kairawan e raggiungere mio fratello. Diventarono subito amici ed ero felice che finalmente mio fratello potesse entrare in contatto con altre persone. Gli insegnavamo tutto quello che imparavamo a scuola. Studentesse di giorno e insegnanti di notte.
Nonostante non le toccasse, Rufina faceva questi sacrifici per me, ma soprattutto per Jasper, senza mai lamentarsi o farmelo pesare.
Anche se praticamente non riuscivamo mai a dormire entrambe eravamo ottime studentesse e, alla fine del terzo anno, l’Emiro ci propose di passare l’estate a Shambhala, a fare un corso di formazione. Era un’occasione unica; questi corsi erano destinati solo agli alunni del sesto e del settimo anno ma io subito rifiutai. Non potevo abbandonare mio fratello.
Durante uno dei nostri incontri notturni Rufina si lasciò sfuggire questa notizia e Jasper si arrabbiò molto. Non voleva che rinunciassi al mio futuro per stare con lui. Gli dissi che a me questo corso non importava ma mi conosceva troppo bene per capire che mentivo.
Qualche giorno dopo si tolse la vita.’
L’Emiro fa una pausa per bere un altro sorso d’acqua.
‘Lasciò solo un bigliettino con scritto ‘Realizzate grandi cose, fate grande il mondo e non dimenticatevi mai di me!
Ero distrutta dal dolore e stupidamente sfogai tutta la mia rabbia su Rufina.
Quando partì per Shambhala fu l’ultima volta che la vidi.
Prima di partire però mi promise che nella sua vita avrebbe sempre aiutato quelli che la società emargina e lo avrebbe fatto per Jasper.
Evidentemente ha mantenuto la promessa. Lilith è una Lamia e, probabilmente, è stata adottata come lo sono stati i miei bambini.
Non tocca a noi parlare con Lilith, ma è compito di sua madre. Insieme troveremo una soluzione.’
Una lacrima sorca il viso dell’Emiro.
Ricordo il nostro incontro prima che mi offrisse il posto come insegnante.
Nel farmi le condoglianze per la perdita di mio padre aveva detto di sapere cosa voleva dire perdere una persona che si ama. Che parlasse proprio di Jasper?
Con un fazzoletto bianco si asciuga la lacrima e si ricompone sedendosi sulla sua poltrona.
‘Eudora ho bisogno di te, dobbiamo spedire una lettera.’ dice in direzione della porta alla sua destra.
‘Puoi andare adesso Jeremiah, e mi raccomando. Massima riservatezza!’
Avrei voluto dirle che mi dispiaceva per suo fratello, che era riuscita a fare grandi cose, che Jasper sarebbe stato fiero di lei e avrebbe amato i suoi nipoti. Ma non ce ne fu bisogno. Dal suo sguardo avevo capito che sapeva quello che pensavo. Non erano necessarie le parole.
 
Sono sconvolto quando esco dall’ufficio dell’Emiro.
Non avrei mai immaginato che esistesse questo filo invisibile e così doloro che legava la vita dell’Emiro con quella della famiglia Empusa.
Lilith era una lamia e, a quanto pare, non lo sapeva.
Non era una cosa così rara che le lamie si accoppiassero con i maghi; se il gene lamia era dominante i figli nascevano direttamente con squame e coda, se recessivo poteva svilupparsi sotto forma di trasformazione o non manifestarsi mai.
Chi si trasforma, se non ha ricevuto prima un adeguata preparazione, tende a dissociare le due nature. L’umana non percepisce la lamia e viceversa.
Sarà sicuramente un trauma per Lilith scoprire la verità!
 
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•         E’ ancora uno studente ma il talento di Reshard Gibson non è certo passato inosservato. Conosciamo il nuovo campione della Nazionale.
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Capitolo 25
*** Scoperte e Sorprese ***


Nonostante fosse passato qualche giorno a scuola ancora non si parlava d’altro che della festa e dei Gemelli Circe. Fortunatamente quindi nessuno aveva dato peso al fatto che Lilith fosse finita in infermeria.
A contribuire ad offuscare la cosa, un’intervista, con tanto di servizio fotografico super hot (ho tirato un sospiro di sollievo leggendo che aveva 19 anni) di Reshard Gibson in seguito alla sua convocazione alla Nazionale Italiana di Quidditch.
Stavo uscendo dalla sala inseganti con la mia copia de Il Pispiglio in mano quando vedo Eudora che accompagnava una bella donna sulla quarantina verso l’ufficio dell’Emiro.
La donna, con i capelli castani e un bel sorriso sul volto, si bloccò improvvisante a metà corridoio. Istintivamente mi giro nella direzione del suo sguardo e noto che anche l’Emiro Von Grable, dall’altra parte del corridoio si era bloccata.
Nasce un tenero sorriso dalla bocca dell’Emiro e capisco che la donna in questione non è altro che Rufina Dora, la madre di Lilith.
Le due si vanno incontro e si stringono in un abbraccio, un abbraccio in grado di colmare tanti anni di silenzi.
Rincuorato nel vedere le due amiche ritrovarsi vado verso l’aula di Cura delle Creature Magiche dove i ragazzi dell’ultimo anno mi aspettavano per la lezione sugli Asanbosam.
Quando entro nell’aula i ragazzi si alzano silenziosamente.
‘Buongiorno ragazzi, sedetevi pure.’
Dopo essersi accomodati mi sistemo al centro della classe e con un colpa di bacchetta spengo tutte le luci facendo piombare la classe nel buio.
‘Oggi parleremo di una creatura molto pericolosa.’
Agito la bacchetta. ‘Proiecto!’
Dalla bacchetta dei fili di luce blu danno forma a una creatura umanoide con occhi scintillanti e uncini al posto dei piedi. La bestia si agita cercando di afferrare i ragazzi della prima fila che arretrano preoccupati.
‘Allora ragazzi, chi sa dirmi che animale è l’amico qui sopra?’
Bacchette alzate.
‘Sto forse sognando o quella è proprio la bacchetta di Telvis Clayton? Telvis Clayton capitano della squadra di Quidditch Le Sfinge Sovrane? Cosa succede Clayton? Devi andare in bagno?’
Un ragazzone di colore, con labbra carnose, occhi furbi e corti capelli crespi mi fa un sorriso imbarazzato.
‘No professore, so che creatura è l’amico.’
‘Prima di sapere la risposta ti voglio dire che mi sento onorato di essere stato considerato da te. Raramente riesco a vederti sveglio figurati attivo in classe. Allora dimmi tutto.’
‘E’ un Asanbosam, un vampiro che vive nelle profondità delle foreste. Ha un aspetto quasi umano, fatta eccezione per i suoi denti che sono di acciaio e per le sue gambe che terminano con piedi a forma di uncino. Chiunque passi nei pressi dell'albero in cui vive, viene solitamente catturato ed ucciso. Oppure lo prende a pugni e con i denti che gli cadono ci fa una collana.’ conclude mostrando fiero la collana con tre ciondoli appuntiti e luccicanti che tiene al collo.
La classe reagisce con una risatina soffocata.
‘Sono ammirato. Sapevi rispondere solo perché conoscevi la creatura, vero?’
‘Ho avuto il piacere di conoscerne un paio l’estate scorsa mentre ero in Costa D’Avorio a trovare le mie nonne. A loro ho regalato due braccialetti piedi di denti.’
‘Sei inquietante Clayton, e, anche se violento e un po’ barbaro come metodo è sempre bene che voi ragazzi vi approcciate alle altre creature. Siccome ci tengo ai miei denti tre punti di scolastica per te.’
Il ragazzo fa un sorriso compiaciuto in direzione dei suoi compagni.
‘E chi non dovesse avere le braccia muscolose di Telvis come deve fare per sopravvivere a un Asanbosam? Basla, tu che sei più magrolino come sopravviveresti?
‘Scusi professor Pule…’
Quando mi giro in direzione della porta noto Eudora Leila Boine appoggiata sulla soglia.
‘Oh Eud… ehm… Signorina Bone, prego.’
‘L’Emiro vorrebbe vedere la Signorina Empusa.’
Lilith, che era nelle prime file, alza la testa preoccupata.
‘E anche lei Professore. La sostituirò io.’
 
Quando arriviamo davanti la parete che nasconde l’ufficio dell’Emiro noto che Lilith sembra confusa.
‘Non sei mai convocata dall’Emiro, vero? Beata tu.’
Passo la mano sulla pietra scura bagnandola con piccole gocce di sangue.
Quando appare la porta noto un’espressione di stupore nella faccia di Lilith.
‘E’ sempre stata un po’ esagerata nelle sue cose. Ai tempi in cui frequentavo Kairawan la chiamavamo Bloody Dahlia’ le sussurro all’orecchio.
Entriamo nella stanza e subito Lilith si blocca vedendo la madre.
 ‘Stai tranquilla Tesoro, va tutto bene, siediti accanto a tua madre.’
Titubante Lilith si siede accanto la madre che subito le stringe la mano mentre io prendo posto a fianco a loro.
‘Ricordi che nelle ultime lettere che mi hai spedito mi hai scritto che ti sentivi strana, debole e delle volte come assente? C’è una cosa che devo dirti piccola mia. Sai che ho sempre frequentato cliniche e orfanotrofi per aiutare i bambini? Ti ricordi quando eri piccola che ti portavo con me? Questi bambini mi facevano sentire felice, mi riempivano il cuore di gioia e mi facevano sentire legata a una persona che ho molto amato anni fa.’
Fa una pausa e per una frazione di secondo incrocia lo sguardo con Dahlia Von Grable.
‘La verità è che in uno di questi centri ti ho visto per la prima volta.’
La bocca della ragazza si spalanca e le lacrime cominciano a scendere.
‘Tra tutti i bambini che avevo visto, quella piccolina con i capelli biondissimi e gli occhioni verdi aveva da subito rubato il mio cuore. Dopo Jasper, io e tuo padre non siamo riusciti più ad avere figli e quando gli ho proposto di unirti a noi non ha avuto nessun dubbio. Eri li perché la tua vera madre era una Lamia e tuo padre non voleva che crescessi con lei.
Non hai mai mostrato alcuna stranezza e quindi con tuo padre abbiamo deciso di non dirti niente. Ma a quanto pare adesso qualcosa ti ha sconvolto tanto da far risvegliare la Lamia.’
‘Sono stata io quindi ad attaccare i miei compagni?’ dice Lilith sconvolta.
‘In questo momento convivono in te due nature che non riescono a comunicare tra loro. La tua parte Lamia ha attaccato i tuoi compagni. Ha dormito per tanto tempo e quando si è risvegliata ha cercato di recuperare il tempo perso. Adesso devi cercare di mettere in contatto queste due parti di te, ma non devi preoccuparti, non è male la vita di chi vive una razza mista, io ne so qualcosa.’ le dice l’Emiro facendole l’occhiolino.
Lilith sorride e, da quando è entrata, sembra finalmente rilassata.
‘Lilith sai cosa ha potuto risvegliare la tua natura animale?’ chiedo adesso che la ragazza sembra essersi un po’ calmata. ‘Uno shok, un dispiacere, un evento estremamente felice? Considera che il primo attacco è avvenuto circa due mesi fa.’
‘Due mesi?’ chiede lei sgranando gli occhi.
Poggia entrambe le mani sul ventre e mi lancia uno sguardo preoccupato. 


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Capitolo 26
*** Novità (non sono riuscito a trovate una doppia parola!) ***


‘Non ci posso credere! Tra tutte le ragazze la Empusa è l’ultima che avrei immaginato rimanesse incinta.’ commenta Parmelia sorseggiando una cioccolata calda nella sala comune degli insegnati prima delle camere da letto.
‘Oggi in classe sentivo girare queste voci. Quindi è vero?’ si informa Eugenio che era seduto accanto a me.
‘A quanto pare si, ma non è una cosa buona che i ragazzi ne parlano, non è giusto per Lilith.’ intervengo io bevendo il mio idromele.
‘A me lei sembra molto tranquilla, cammina per i corridoi facendosi accarezzare la pancia da tutti, Kabuli poi è al settimo cielo. In ogni caso ormai è troppo tardi, L’Eco dei Giovani Maliardi li ha messi in copertina. L’ho trovato vicino il campo di Quidditch.’
Nikolas Baudelaire mi passa un giornalino di poche pagine tutto stropicciato. A dominare la prima pagina una grande foto in movimento di Lilith e Puriya sorridenti scattata durante il Ballo della Cirasa.
‘E’ davvero vergognoso però! Come hanno pubblicato questa foto senza il consenso di un professore? Sembro grassa qui!’ sbotta Parmelia appoggiando la cioccolata sul tavolino davanti a noi.
‘Ma dove…?’
Solo aguzzando la vista noto un piccolo puntino color carne sullo sfondo che riconosco come Parmelia.
‘Parmelia è appena scoppiata una bomba qui a Kairawan, non credo che nessuno noti il tuo cameo nella foto dello scandalo.’
‘L’unica cosa che spero’ si intromette Fabricius Nasteli accasciandosi sulla poltrona davanti il divano che occupavamo io e Eugenio ‘è che in seguito a questa notizia l’Emiro non decida di fare un’altra festa. Non ce la faccio più!’
 
Vedere Grino il giorno dopo con una pergamena in mano interrompere la lezione sugli Dukuwaqa con i ragazzi del settimo anno mi aveva fatto seriamente preoccupare. Fortunatamente però L’Emiro ci comunicava che l’indomani alle 18.30, nel Teatro Conferenze, si sarebbe tenuto un corso facoltativo intitolato Geomanzia Classica – Arte e Misteri tenuto da Zoltan Von Gragle.
‘Se avete bisogno di punti di scolastica, siete curiosi di conoscere il figlio dell’Emiro e del professore di incantesimi o semplicemente avete un grande amore per la mia materia e volete vedere dal vivo una Ateles Fenicia, vi consiglio di partecipare. E ora, tornando a noi. La vostra compagna Cassandrea Dunn ci stava dicendo che da piccola guardava un cartone animato babbano dove degli Dukuwaqa guidavano delle moto. Allora racconta.’
‘Non so se i babbani pensassero ai Dukuwaqa quando fecero il cartone,’ dice la ragazza con lunghi capelli neri ricci, occhi marrone scuro e labbra carnose dipinte con l’immancabile lip gloss rosa che era ormai la sua firma ‘ma uno scienziato cattivo rapisce i figli del suo nemico e inietta loro il DNA di alcuni squali, così i ragazzi si trasformano in quattro squali dalle fattezze umane e dalla grande forza fisica. Erano davvero sexy, ecco perché me li ricordo.’
‘Bhè potrebbero esserci della verità su questa cosa. Magari chi ha creato il cartone aveva visto qualche Dukuwaqa o, in qualche modo, era consapevole dell’esistenza di questa creatura. Se non sbaglio segui babbanologia, potresti parlarne col professor Marmo e fare un bel progetto che unisce le due materie.’ la faccia della ragazza mi fa capire che non avrebbe seguito il mio consiglio ma infondo neanche il giovane Jeremiah l’avrebbe fatto.
‘Possiamo partire da quello che ha detto la vostra compagna per parlare di queste creature.’ dico rivolto alla classe.
‘Questi ragazzi sono stati trasformati in Dukuwaqa, nella realtà funziona così? Cileno!’
‘No professore. Il realtà è il Dukuwaqa che può trasformarsi in umano. E, in caso di razze miste con un umano, il gene Dukuwaqa è ereditario. Può manifestarsi o meno ma non c’è modo di diventare Dukuwaqa.’
‘Ottimo, tre punti di scolastica per te. Quante e quali forme può assumere un Dukuwaqa? Clayton questa domanda è facile, sai rispondere?’
Il ragazzo alza lo sguardo dal disegno che stava facendo e mi guarda con aria assente. ‘Non ne ho idea professore.’ dice alzando le spalle.
‘Non ne avevo dubbi. Empusa per favore prima rispondi e poi dai un colpo di bacchetta in testa a Telvis.’
‘I dukuwaqa sono noti per la loro capacità mutaforma, essendo in grado di assumere una forma squalo, una forma umana, e una forma intermedia.’
‘Ottimo, tre punti anche per te. Anche se solitamente sono aggressivi, ma vi sfido a trovare uno squalo coccolone, i dukuwaqa potrebbero essere ottimi alleati. Gibson, perché?’
‘Nella forma umana, soprattutto quando sono a terra, i dukuwaqa sono molto più rilassati e socievoli, anche se ancora molto protettivi verso il mare. Spesso fanno alleanze con i gruppi locali delle isole che abitano, promettendo loro protezione del mare in caso di minaccia, guidando le navi e le imbarcazioni di quelle comunità in modo sicuro attraverso le tempeste, rocce e scogli, in cambio di protezione totale dalla caccia della loro specie e, spesso, anche degli squali.’
‘Giusto. Quattro punti di scolastica per te. Per la prossima settimana voglio una pergamena che parli di come i dukuwaqa hanno contributo alla storia delle Fiji, con un approfondimento particolare del loro comportamento durante la presa del potere da parte dei militari nel 2006. Grazie a tutti ragazzi.’
I ragazzi escono sghignazzando dalla classe lasciando per ultima, come sempre, Lilith Empusa che con la sua calma stava riponendo il libro di testo dentro la borsa.
‘Allora Lilith come ti è sembrata questa lezione?’
‘Molto bella come sempre professore. Ho avuto modo di vedere un dukuwaqa due anni fa durante un viaggio con mio fratello e studiarli adesso mi rende euforica, non vedo l’ora di lavorare al compito.’
‘E per l’altra questione invece?’
‘Per il bambino intende?’ dice toccandosi la pancia con entrambe le mani ‘E’ sicuramente stata una sorpresa ma sono tranquilla. Ho il supporto dei miei genitori e Puriya non smette di starmi accanto. Vediamo come andrà.’
‘Sono felice per te Lilith, hai un grande futuro davanti e sarai un’ottima madre.’ 
‘Grazie Professore, chissà se un giorno prenderò il suo posto qui a Kairawan.’ dice lei sorridendo.
‘Se dovesse succedere spero solo che me ne vado per vecchiaia e non perché vengo mangiato da un vipertooth peruviano come il povero Professor Codavolpe.’
Ridiamo insieme.
Un frullo d’ali interrompe le nostre risate. Una civetta vecchia e malandata fa capolino nella stanza tenendo un piccolo rotolo di pergamena tra le zampe.
Riconoscendo la civetta slego la pergamena e frugo nella cattedra alla ricerca di un biscotto.
‘Non si preoccupi professore ci penso io.’ dice Lilith uscendo un sacchetto dalla sua borsa e offrendo un biscotto ai cereali alla vecchia civetta. ‘Tieni piccolo!’
Anacleto, il fedele volatile della famiglia De Pasci, dopo essersi assicurato di aver beccato fino l’ultima mollica, si rimette in volo schivando, per poco, la porta dell’aula.
‘Il mio migliore amico odia i volatili. Per scrivermi deve essere davvero importante.’
 
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Capitolo 27
*** Poltergeist e Proposte ***


Il cielo splende alto in cielo.
Sento l’erba piegarsi a ogni mio passo mentre una brezza leggera mi accarezza il viso.
Mi fermo davanti una grande masso grezzo.
Vicino il masso, una piccola pianta stava iniziando a nascere.
Mi siedo davanti il masso passando la mano sull’erba. Poi delicatamente tocco l’esile fusto della piantina che riconosco come alloro.
‘Quindi è l’alloro la tua pianta, vero papà?’
Erano passati quasi 7 mesi dalla sua scomparsa, 7 mesi che nonostante fossero stati più frenetici che mai, mi erano pesati come macigni.
Mancava il fatto che girasse per la riserva alla ricerca di uova di Cigni del Libeccio, mancava quando rubava i biscotti alle mandorle appena sfornati da Zia Mirtilla e lasciava che lei incolpasse, e di conseguenza litigasse, con zia Melissa, o quando, tornato dal bosco del Villaggio Ippocampo, era tutto macchiato di rosso, dai vestiti alle mani e la faccia, perché aveva trovato un albero di gelsi e non aveva resistito a mangiarseli sul posto.
Il mio papà mi avrebbe sicuramente aiutato a risolvere il caso di Lilith senza ricorrere alla trappola che le aveva procurato dolori al braccio e alla spalla.
Stringo forte il ciondolo con la croce Ankh che mio padre comprò da giovane durante un viaggio in Egitto e che mi regalò al mio dodicesimo compleanno.
Nel Campo del Sonno Benedetto i maghi venivano seppelliti tra la natura. Dalla loro bacchetta, sepolta accanto ai corpi, nasceva un albero o una pianta che rappresentava il mago alla quale apparteneva e ne rendeva immortale il suo passaggio sulla terra.
Mentre sono davanti alla tomba di mio padre un rumore mi convince ad alzare lo sguardo.
Due figure, un ragazzo e una ragazza, vestite con ingombranti vestiti vittoriani bianchi, scendevano lungo la collina che precedeva il cimitero naturale. E’ il ragazzo il primo ad accorgersi della mia presenza. Poggia una mano sulla spalla della ragazza prima di indicare verso la mia direzione. Le due figure allora, impacciate, vengono verso di me fermandosi a pochi metri di distanza.
‘Buongiorno ragazzi!’
La ragazza si avvicina a me e mi guarda a lungo prima di rispondere.
‘Sei un poltergeist o un fantasma?’
‘No Imelda, non sono né un poltergeist né un fantasma! Sono il Professor Pule. Ti ricordi di me? Ci siamo incontrati ieri nei corridoi e mi hai ordinato un frappè all’ananas scambiandomi per Fanorla.’ dico sospirando.
Ah!’ dicono in coro i gemelli Estravago poco convinti.
‘Che ci fate qui? Vi viete persi?’
‘Oh no.’ dice lui ‘Siamo venuti a trovare nostro padre.’
‘Mi dispiace tantissimo ragazzi,’ dico mortificato ‘non lo sapevo. Anche io sono qui per mio padre. E’ così ingiusta la vita. Voi siete così giovani…’
‘Suo padre è Ottavio?’ mi chiede Imelda.
‘Come? Oh no. Mio padre si chiamava Crio, Crio Pule. Chi è Ottavio?’
‘Il secondo guardiano del cimitero. Il primo è Caramello Estravago, papà, e l’altro è Ottavio Sventuro, suo padre signora Fanorla.’
Ismaele guarda la sorella con uno sguardo arcigno. ‘Imelda ma può essere mai in figlio di Ottavio? Ottavio è bianco mentre il professor Codavolpe…’
‘Professor Pule! E sono bianco anche io.’ protesto.
‘Ma ha le lentiggini, è un po’ bianco e un po’ marrone.’ ribadisce lei.
‘Si ma Ottavio ha un figlio maschio...’
Approfittando del litigio dei gemelli mi allontano piano piano da loro. Lancio un ultimo sguardo alla piantina vicino la tomba di papà prima di volare via in direzione del mio appuntamento.
 
Quando arrivo davanti Gli infiniti gusti di Fanorla! vedo i miei amici già seduti all’esterno del locale. Davanti Zaafira una coppa di gelato stava già volgendo al termine.
‘Auror De Pasci, Direttrice Ayari, buon pomeriggio.’
‘Oh Professor Pule.’ dice Merlino alzandosi e stringendomi la mano ‘Si accomodi pure, prenda un gelato con noi.’
‘Certo che potevate aspettarmi.’ dico scoccando un bacio sulla guancia di Zaafira.
‘Amico siamo arrivati da un minuto, ma lo sai Zaafi come è fatta. Io però ti ho aspettato.’
‘Tu si che sei un amico Merlino.’
Lancio uno sguardo accusatorio a Zaafira che prima manda giù l’ultima cucchiaiata di gelato e poi mi fa una linguaccia.
‘A cosa devo questo incontro?’ chiedo a Merlino.
‘Un mago ha forse bisogno di un motivo per vedere i suoi due migliori amici?’
‘Oh che sei carino! Grazie!’ dico lusingato toccandogli il braccio.
‘Amico non esageriamo, limitiamo il contatto fisico.’
‘Io non ma la bevo. Non ci scrivi neanche per il compleanno. Che hai combinato? Dobbiamo nascondere qualche corpo?’ dice Zaafira cinica.
Merlino fa il vago ma percepisco che è molto teso.
 
Quando siamo già a metà della nostra coppa di gelato veniamo raggiunti da Eudora, Nikolas e Egitto che tiene al guinzaglio il pollo arrosto.
‘Egitto tutto bene?’ dico guardando il pollo che cercava di beccarmi, inutilmente, le scarpe.
‘Si, ho portato Ciciulino a fare una passeggiata.’ dice lui raggiante
‘Ciciulino, bel nome complimenti. Proprio adatto a un pollo allo spiedo!’ dico ironico.
‘Allora come vi sentite adesso che non siete più perseguitati da una bestia misteriosa?’ chiede Zaafira.
‘Lo stai chiedendo da amica o da direttrice de Il Pispiglio?’ chiedo sospettoso. ?perchè dobbiamo proteggere i segreti della scuola dallo sciacallaggio di voi giornalisti!’
‘Ora molto meglio ma l’unico ‘perseguitato’ è stato il povero Jeremiah’ dice Eudora poggiando la mano sopra la mia.
‘Il mio amico Jerry però è forte e non si fa succhiare il sangue da nessuno. Ma a proposito? Come mai la lamia che attaccava i ragazzini ha attaccato pure te che sei vecchio?’ chiede Egitto.
‘Bada a come parli Crowley.’ dico impugnando la mia bacchetta. ‘Sono solo un anno più grande di te e, a parte Eudora, sono l’unico in questo tavolo a non aver ancora compiuto 25 anni. Credo che il mantello del ragazzo che stavo usando per avvolgermi abbia confuso la lamia. Io mi sono sentito molto onorato di esser stato scambiato per un ragazzino comunque.’
 
Era calata la sera ed era arrivata l’ora di tornare a Kairawan.
‘Aspetta amico, vieni un attimo qui.’
Mentre gli altri erano intenti a parlare di Quidditch, Merlino prese da parte me e Zaafira.
‘Siete i miei migliori amici, giusto?’
‘Merlino che succede?’ chiedo preoccupato.
‘Rispondetemi, è importante!’
‘Certo che siamo i tuoi migliori amici.’ dico serio.
‘Lo sapevo che ci chiedeva di sotterrare un corpo, proprio oggi che mi ero rifatta le unghie!’ mi bisbiglia Zaafira all’orecchio.
‘E mi sosterrete in ogni mia decisione? Anche se può sembrare folle?’
‘Per Circe! Vuole diventare una donna!’
‘Certo Merlino, qualsiasi cosa.’ dico ignorando Zaafira.
‘Allora ditemi che ce la posso fare!’
‘Merlino puoi fare tutto quello che vuoi!’ risponde Zaafira finalmente seria.
‘Allora ok, mi butto.’
Merlino si alza in piedi attirando l’attenzione del tavolo. Estrae la bacchetta e con un incantesimo fa comparire una pioggia di piccole scintille che creano un’atmosfera magica.
Prende la mano di Eudora e lentamente si inginocchia davanti a lei.
Estrae dalla tasca dei pantaloni una piccola scatolina, la apre e prende un anello con un grosso brillante incastonato.
‘Eudora, vuoi diventare la mia compagna per la vita?’
 
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Capitolo 28
*** Ricordi ***


Giugno era iniziato e gli esami erano alle porte.
I programmi erano stati ultimati e ormai si trattava solo di fare ripasso sul programma svolto. Inoltre la sera, presso il Teatro Conferenze, quasi con cadenze giornaliere si tenevano corsi e incontri che avevano per lo più lo scopo di far guadagnare punti scolastica agli alunni più bisognosi.
Nonostante anche noi professori dovevamo prepararci per gli esami, l’ondata di emozioni degli ultimi tempi non mi permetteva di concentrarmi.
Prima Lilith Empusa, una delle mie migliori studentesse, mi aveva assestato un paio di colpi: la scoperta della sua natura lamia, il suo passato difficile e l’adozione e infine la gravidanza e poi Merlino, il mio migliore amico da una vita, mi aveva dato il colpo fatale. Merlino si sposava!
Nonostante la mia pessima memoria ricordo perfettamente il giorno in cui, nel lontano 2003, lo sleipnir che mi era venuto a prendere al Villaggio Ippocampo mi aveva fatto scendere dalla sua groppa sulla spiaggia dell’isola dove sorge Kairavan.
Ero eccitato e spaventato nello stesso tempo. Tutto quello che avevo era uno zainetto pieno di provviste che Zia Mirtilla mi aveva preparato preoccupata che nella mia nuova dimora non mangiassi bene come a casa, una foto della mia famiglia e una piccola scatola contenente gli scacchi magici che avevo portato nella speranza di trovare qualcuno con cui giocare.
Avevo ricevuto alcuni consigli da mia sorella Vanessa che era uscita dalla scuola un anno prima ma, ritrovandomi adesso completamente solo, ero terrorizzato da quello che potevo trovare.
Stavo per seguire l’orda di ragazzini verso l’entrata del castello quando una voce decisa mi aveva convinto a cambiare strada.
‘Hey tu! Vieni qui, aiutami!’
Una ragazzina con un hijab nero che faceva brillare degli occhioni grigio-verdi stava tenendo la fronte di un altro ragazzino, magrissimo e pallido, piegato in due e intento a vomitare.
Mi sono diretto nella loro direzione e subito la ragazzina mi aveva buttato addosso due zaini.
‘Non so chi sei e cosa è successo, ma se rimangono tracce del tuo vomito sulla mia gonna sappi che sei un mago morto!’ disse minacciosa in direzione del ragazzino in preda ai conati.
‘E’ che odio sia gli animali che il volo. Questo viaggio è stato letale per i miei nervi.’
Aprì lo zaino e ne usci un fazzoletto di stoffa che passai al ragazzino quando sembrava essersi ripreso.
‘Grazie di avermi aiutato. Il mio nome è Merlino.’
‘Ciao Merlino, io sono Jeremiah e ti comunico ufficialmente che quel fazzoletto fatto del tuo vomito adesso è tuo. Fanne buon uso.’
‘Lenticchia, Vomito, io sono Zaafira.’ disse invece la ragazza mentre si liberava la testa dal velo mostrando dei corti capelli castani ‘E sono molto affamata.’
‘Io ho delle cioccorane se vuoi, non credo che per le prossime settimane possa mangiare cioccolato.’
‘E io ho un po’ di tutto: dalle cotolette alla pasta al forno’ dissi indicando il mio zainetto.
‘Questo è lo spirito giusto. Diventeremo grandi amici noi tre!’
La piccola Zaafira aveva ragione, dal quel giorno fummo inseparabili. Mai una discussione, mai un litigio aveva minato al trio di amici migliore al mondo.
E adesso, che eravamo cresciuti, uno dei tre stava facendo il grande passo; il matrimonio.
‘Professor Pule?’
Una voce mi fa tornare alla realtà. Davanti a me vedo Lilith Empusa, Reshard Gibson e Malek Basla.
‘Ragazzi. Scusatemi, stavo pensando a… Siete così carini insieme voi tre. Si vede che vi volete bene. Non smettete mai di essere uniti!’
‘Oh no professore; Resh e Malek saranno i padrini del mio bambino.’
‘Che cosa dolcissima! Ma ditemi ragazzi, in cosa vi posso aiutare?’
‘Le abbiamo portato le pergamene sull’argomento a piacere che presenteremo all’esame.’
‘Perfetto. Con i tuoi compagni ne avevo già parlato, tu invece cosa hai scelto Malek?’
‘E’ stata dura ma alla fine ho deciso di portare il Petardo Catalano e collegarlo al processo del 1610 alle streghe di Zugarramurdi per Storia della Magia e al Magico Flamenco per Musica.’
‘Ottima scelta. Guarderò i vostri lavori oggi stesso e domani spero di consegnarveli.’
‘Perfetto Professore. Grazie tante, ci vediamo a pranzo!’
 
‘Scorre così velocemente il tempo. Questi sei mesi qui a scuola sono volati. Mi dispiace lasciare i ragazzi del settimo anno, mi sono affezionato a tutti, persino a Telvis Clayton e al suo fare arrogante.’
‘E’ sempre difficile, pensa a me che li ho seguiti per quattro anni, ma con gli anni uno si abitua. E poi chissà, in un modo o nell’altro le persone che vogliamo bene tornano.
‘Hai ragione Parmelia.’ dico rivolto alla mia amica. ‘Sei sempre molto saggia!’
‘Ovviamente ragazzo, mica sono solo bella. E adesso andiamo, sta iniziando il campionato per decidere il vincitore di quest’anno.’
Ci avviciniamo al campo di Quidditch che è pieno in tutti gli spalti e ci sediamo nella tribuna professori.
Oggi si sarebbe giocata la finale e, le tre squadre della scuola si sarebbero sfidate in un ultimo evento.
Nella semifinale le prime due squadre a sfidarsi erano Le Manticore Ruggenti, che avevano il colore rosso, come gli accessori della tifoseria, e Le Sfinge Sovrane che invece avevano il colore blu. La vincitrice, la sera stessa, si sarebbe sfidata con la prima in classifica, la squadra femminile, Le Valchirie Letali, che avevano il colore nero.
Reshard Gibson e Telvis Clayton, capitani di squadra, si stringono la mano prima di salire sulle scope.
Nikolas, al centro del campo, libera le palle e, tutti i giocatori iniziano a volare.
Già dopo le prime azioni il gioco mi annoia; i ragazzi in volo che si rincorrono tra loro mi sembrano tutti uguali e non riesco più a distinguere le squadre.
Approfitto di quella che mi sembra, dalle urla degli spalti, un azione abbastanza importante per alzarmi di soppiatto e tornare verso il castello senza dare nell’occhio.
Con molta nonchalance passo tra le fine dei tifosi fino ad uscire finalmente dallo stadio.
‘Al diavolo il Quidditch!’
Attraverso il bosco e giungo all’entrata del castello. Appena la varco mi ritrovo davanti una bambolona bionda che guarda smarrita in direzione dei corridoi deserti.
Vestita con un trench, tempestato di paillettes rosa, che lasciava scoperte le lunghe gambe, con tanto di guantini rosa e scarpe con tacco a spillo nere, una ragazza con dei lunghi capelli biondissimi squittisce eccitata vedendomi.
‘Oh finalmente un anima in questa isola sperduta!’ dice schivando una valigia a fantasia tartan rosa e panna posta ai suoi piedi e togliendosi degli occhiali con una grossa montatura rosa.
‘Sa-Salve!’ dico guardando una copia in carne e ossa di quella famosa bambola babbana di cui adesso non ricordo il nome.
‘E’ un piacere trovare finalmente qualcuno.’ Dice tendendomi il guantino e dandomi una poderosa stretta di mano ‘Il mio nome è Gigi e sono qui per parlare con l’Emiro… Ehm… Aspetti!’ fruga tra la sua borsa fino ad uscirne un cartoncino rosa con un nome luccicante scritto sopra. ‘Dahlia Von Grable. Sono qui per il posto vacante di insegnante di Magiche Conversazioni!’
 
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Capitolo 29
*** Barbie Battagliere ***


Devo scavare nella mia memoria per ricordarmi di Magiche Conversazioni.
Era il mio secondo o terzo anno a Kairawan quando il corso era stato cancellato, con la disperazione degli studenti della scuola.
L’insegnante di allora, Eleonora Branchetto, strega alta, con lunghissimi capelli ricci, sempre vestita con tuniche bianche o celesti e completamente svitata, aveva cercato di accoltellare con una foglia secca un ragazzo di sesto anno perché avvertiva ‘Che era ammantato di un’aura troppo negativa e non era in pace con gli Angeli.’. Da allora questa materia, che era più un corso dove i ragazzi potevano parlare liberamente dell’argomento scelto quel giorno esprimendo i loro pensieri e le loro sensazioni (ma soprattutto potevano guadagnare facilmente punti di scolastica), era stato cancellato dal corso di studi.
Avevo sentito che, in seguito alla situazione di Lilith, l’Emiro Von Grable aveva intenzione di reinserire questa materia in modo che, parlando di qualsiasi tipo di argomento gli alunni fossero spronati a scavare in se stessi e far riaffiorare la loro vera natura.  
E se i candidati erano tutti come il vulcano rosa che mi trovavo davanti allora ero sicuro che Magiche Conversazioni sarebbe stata, nuovamente, una delle materie più seguite della scuola.
‘In questo momento l’Emiro, come tutti, è allo stadio a guardare la semifinale di Quidditch della scuola. Ma se vuoi nel frattempo ti faccio vedere il castello.’
Mentre camminiamo, cadenzato dal ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento di marmo del castello, Gigi mi racconta la sua storia.
Scopro che il padre è David Lazzarato, uno dei discendenti di Angelo Lazzarato, grande economo veneto che aveva contribuito alla ripresa finanziaria magica negli anni 50 dopo il secondo dopoguerra italiano.
Giselle era nata in Canada, col nome di Greg Loren Lazzarato, dove il padre viveva insieme alla moglie, di origini francesi. Presto Gigi scopri che, al contrario dei fratelli Adam e Cory, non aveva nessun talento magico, questa fu la prima batosta della sua vita.
Mentre i fratelli andarono a studiare nella scuola di magia canadese, Gigi si fece strada nel mondo babbano diventando campionessa nazionale di tuffi. Durante questi anni manifestò la sua omosessualità e iniziò a interessarsi ai trucchi e alla bellezza, nel 2013 iniziò a intraprendere un percorso di transizione diventando ufficialmente donna.
Nel frattempo grazie a un canale YouTube (che non ho ancora ben capito cosa è) era riuscita a diventare famosa e a intraprendere varie iniziative per aiutare gli omosessuali e i transessuali parallelamente al suo impegno a sostegno dei Maghinò diventando famosa sia in America che nel mondo tra maghi e non.
‘Ecco perché mi sono interessata all’annuncio. Kairawan era la scuola che frequentò mio nonno e aiutare i ragazzi diciamo che è diventata la mia missione. Sono una maganò, sono stata omosessuale, trans e adesso che sto con una donna, sono etichettata come lesbica. E’ una vita che lotto, chi meglio di me allora sa come aiutare i ragazzi che magari si sentono in difficoltà?’
‘Accipicchia, non immaginavo che in 25 anni uno potesse avere una vita così travagliata.’
Noto che Gigi mi lancia un’occhiataccia.
‘Anche io fuori da scuola dico di avere 21 anni, ti capisco. Ma qui siamo costantemente circondati da ragazzi, da giovani veri; è inevitabile che la nostra vera età salti fuori. Se verrai a lavorare qui conviene che te ne fai una ragione.’
‘Mentre che aspettiamo ti va di farci un selfie?’
‘Un?’ chiedo perplesso.
 
A finita la partita, vinta dalla squadra di Reshard, il castello riprese ad animarsi.
I ragazzi, più carichi che mai per la partita appena svolta e per la finalissima quella sera al chiaro di luna tra le Manticore e le Valchirie, correvano e urlavano per i corridoi.
Nonostante la confusione in molti si fermarono a guardare l’alquanto vistosa ospite, che dispensava sorrisi e mandava baci a tutti.
‘Non è possibile. Ma lei è la vera Gigi Gorgeous?’
Un gruppetto, capitanato da Cassandrea Dunn e Veronica Trellune, si fermò davanti a noi curioso.
‘In carne e silicone bambola!’
‘E’ un grande onore incontrarla. Abbiamo studiato la sua vita il sesto anno a Babbanologia, parlando dell’ascesa dei Social Network.’ dice emozionata Cassandrea.
‘Deve per forza concedermi un’intervista per L’Eco dei Giovani Maliardi. Tu! Chiama subito Penelope e Arnaldo per le foto.’ ordina Veronica a una ragazzina mora con spesse lenti sugli occhi.
‘Ragazzi ma è modo di circondare un’ospite?’ dice la voce calma ed elegante dell’Emiro Von Grable avvicinandosi a noi.
‘Gigi cara, è un piacere vederti. Hai fatto un buon viaggio?’
‘Ho volato in prima classe Sydney-Roma, mi sono concessa due giorni di shopping e poi sono arrivata a Catania.’
‘Ti prego di seguirmi, abbiamo tanto di cui parlare. Ragazzi potrete rivedere la Signorina Gorgeous stasera. Sarà la madrina della finale di Quinddich e nostra gradita ospite a cena.’
Vedo l’Emiro e Gigi allontanarsi verso la presidenza e perso che l’Emiro, ancora una volta, era riuscita a trasformare un semplice colloquio di lavoro in un evento.
‘E’ proprio una volpe Bloody Dahlia!’
 
‘Già che nessuno mi calcolava, ci mancava solo Barbie. Finirò per diventare pura e casta come Testa Fasciata.’
‘Parmelia ti prego, parla piano che Suor Clotilde Martha Tuccida Osiris ti sente!’
Nella tribuna insegnanti anche Eugenio Marmo era emozionato della visita di Gigi Gorgeous.
‘Ragazzi voi non sapete cosa è riuscita a fare questa ragazza grazie a YouTube, facebook e instagram. Se il prossimo anno diventerà davvero dei nostri la tempesterò di domande!’
‘Finalmente. Nikolas è entrato in campo. Si comincia e forza Valchirie!’ dice Parmelia eccitata.
‘Mi dispiace cara ma quest’anno le Manticore le sbraneranno le tue Valchirie.’
‘Eugenio amore, è tre anni che dici così. E alla fine ad alzare la coppa sono sempre le mie ragazze. Jeremiah tesoro, ti ho detto che sono diventata capitano delle Valchirie Letali solo al terzo anno? Una delle migliori cacciatrici di sempre.  Ho sempre avuto una certa dimestichezza coi bastoni.’
‘Intanto,’ si intromette Suor Clotilde. ‘nella finale del 1990 e in quella del ’91 sono stata io a prendere il boccino d’oro se non ricordo male.’
‘Qui si mette male.’ mi sussurra Eugenio all’orecchio.
‘Non ricordi male, è un buon segno; vuol dire che il velo monastico non ti stringe troppo il cervello. E comunque dovresti ricordarti pure che nonostante il boccino, erano tanti i punti che avevo segnato, che la partita del ’91 ce la siamo portate a casa noi e no voi Sfingi Velenose.’
‘Signore vi prego, stanno iniziando!’ dice il professor Mesmer Espettro di difesa contro le arti oscure.
Sbuffo. Avrei di gran lunga preferito che la litigata continuasse piuttosto di assorbirmi una partita di Quidditch!


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Capitolo 30
*** Annuari e Addii ***


L’euforia per la vittoria de Le Valchirie Letali era durata solo pochi giorni; un clima misto di euforia e sconforto aveva investito tutti i ragazzi, soprattutto quelli dell’ultimo anno.
Sono nella spiaggia dell’isola a fare sorveglianza ai ragazzi che giocano a rincorrersi e a buttarsi in acqua godendosi gli ultimi giorni insieme.
Seduti all’ombra di una palma, appartati rispetto gli altri, noto Reshard Gibson ridere in compagnia di Telvis Clayton e Dulina Cileno.
‘Che piacere vedere i tre capitani delle squadre di Quidditch insieme. Che fate ragazzi? Aspettate che la signorina Trellune vi veda per chiamare i suoi scagnozzi e mettervi nell’ultimo numero del L'Eco dei Giovani Maliardi?’
‘Buongiorno Professor Pule!’ mi dice Reshard sorridente.
‘Veronica è impegnata ad organizzare l’evento dell’annuario, per adesso siamo salvi!’ continua Telvis.
‘A già, l’annuario. Io ho pessimi ricordi delle foto dei miei anni. Quindi studiate?’
‘In teoria si, ma in pratica abbiamo perso tre dei nostri compagni di studio che sono andati a farsi il bagno e quindi stiamo facendo, l’ennesima, pausa.’ mi risponde Dulina che, in mezzo i due colossi, sembra piccola piccola.
‘Avete già deciso cosa farete dopo gli esami?’
‘La maggior parte di noi continuerà a studiare alla Torre del Sapere. Farò di tutto per stare in stanza con Raj; dopo 7 anni di onorate copiature, non posso abbandonarlo.’ dice Telvis indicando con gli occhi il ragazzo indiano che insieme a Lilith e Puriya tornavano dal bagno.
‘Buongiorno Professore!’ mi salutano i ragazzi ancora gocciolanti.
‘Ciao ragazzi. Sandaram, Clayton mi stava dicendo come sei fondamentale per lui.’
‘Dubito che Tel abbia usato queste parole ma devo ammettere anche lui ormai è fondamentale per me. Fa sempre comodo avere uno troll bello grosso come migliore amico.’ dice mettendogli un braccio intorno al collo.
‘Se mi permettete un consiglio ragazzi, se davvero volete concentrarvi sullo studio, la biblioteca è un posto decisamente più adatto della spiaggia.’
 
L’annuario scolastico era una tradizione abbastanza recente per Kairawan.
Era stata introdotta da Tina Modotti: fotografa, attivista e attrice italiana, sia magica che babbana, originaria di Udine e con un passato importante alle spalle. Dopo una vita passata in America, Messico e Russia, la Modotti si unì alle Brigate Internazionali. Dopo il collasso del movimento repubblicano, lasciò la Spagna per tornare in Messico sotto falso nome. Fu incastrata dall’amante e venne ritenuta implicata nell'assassinio di Lev Trockij. Per questo, nel 1942, inscenò la sua morte e tramite alcuni contatti interni, all’età di 46 anni, arrivò a Kairawan occupano il posto di insegnate di Fotografia. Già l’anno dopo convinse l’allora Emiro a iniziare a fotografare tutti gli alunni.
Il Museo di Fotografia, a lei dedicato, contiene, oltre una copia di ogni Annuario, anche una foto con la pittrice babbana Frida Kahlo, amica e, probabilmente amante, di Tina che venne in visita a Kairawan del 1944.
‘Professore Pule, quando è pronto scattiamo.’
Per la mia prima foto come insegnante avevo deciso di indossare una tunica verde con ricami oro e dei pantaloni color cammello, tenevo tra le braccia un morbido snaso che tentava di afferrare il ciondolo che portavo al collo mentre dietro di me, le gabbie e i disegni dell’aula di Cura delle Creature Magiche rendevano tutto molto più scenografico.
‘Sono pronto. Imprimiamo quest’anno nella storia!’
 
L’ultima cena prima delle vacanze estive era particolarmente silenziosa.
Nonostante il discorso dell’Emiro che invitava i ragazzi a sfruttare il tempo a casa per poter stare con le loro famiglie, divertirsi e fare esperienze magiche, l’aula Magna sembrava come deserta.
Ricordo che era triste anche per me l’ultimo giorno di scuola. Mentre con Merlino durante l’estate riuscivamo a vederci con Zaafira la storia era diversa.
Quando era partita per Kairawan il padre, che non accettava che la figlia frequentasse una scuola, e per di più di magia, l’aveva ripudiata di casa costringendo Zaafira a passare le vacanze in Tunisia da una zia che la ospitava.
Dalle lettere che spediva a me e a Merlino si percepiva il suo disagio. Fortunatamente con gli anni i rapporti erano migliorati e, anche se Zaafira aveva imparato ad essere in fretta indipendente, aveva riallacciato un rapporto con i suoi genitori.
 
L’umore si era un po’ alzato quando tutti c’eravamo spostati nel Teatro Conferenze dove i ragazzi che frequentavano il corso di teatro avrebbero messo in atto la, tanto attesa, rappresentazione sui fratelli Grimm.
Quando tutti gli alunni del terzo anno, che accompagno, presero posto, mi sedetti anche io. Solo una volta comodo nella mia poltroncina rivestita di tessuto rosso mi accorgo che sono seduto al fianco di Odorico Malia. Quando nota che lo guardo il ragazzo mi fa una smorfia antipatica.
Tra tutti gli alunni lui sarà quello che mi mancherà meno.
Le luci si spengono e il teatro piomba nel silenzio. Da una nuvola di fumo fa un’apparizione l’Emiro Von Grable che, per l’occasione, indossa un abito nero più estroso che mai.
‘Miei cari ragazzi questo è l’ultimo discorso dell’anno che vi faccio e vi prometto che stavolta sarò breve. Un altro anno è passato: ci sono stati imprevisti, cambi di professori inaspettati, incidenti ma anche tante gioie e voi, in tutto questo, siete stati bravissimi a tenere un andamento di studio regolare. Vorrei fare un ultimo applauso ai ragazzi che quest’anno affronteranno gli esami e poi spiccheranno il volo nella vita oltre Kairawan. Vi ho visto crescere e vi considero un po’ come dei figli quindi, come ogni anno, vi dico che le porte di Kairawan sono sempre aperte e che, fin quando sarò Emiro, questa sarà sempre una famiglia su cui potrete contare e Kairawan sarà sempre casa vostra.
Vorrei ringraziare anche i professori che come ogni anno ci hanno accompagnato in questo cammino, in particolar modo il Professor Pule e il Professor Baudelaire che mi hanno soccorso quando avevo bisogno d’aiuto. Per ultima cosa vorrei che facesse un grande applauso a la Professoressa Artemisa Nut e al professor Colombo Agrippa che, dopo tanti anni di fedele servizio, hanno deciso di andare in pensione per sposarsi. Avete dato tanto alla scuola e a me in particolare, e per questo ve ne sarò sempre riconoscente.’
Spalanco la bocca. Chi avrebbe mai immaginato che i due anziani professori fossero innamorati? Stiro il collo e vedo che l’anziana professoressa di erbologia, che nei miei anni di Kairawan era stata, per me, come una mamma, stringe la mano al mago basso e tarchiato insegnate di aritmanzia mentre si passa una mano sul petto in simbolo di riconoscenza per le parole dell’Emiro.
‘L’ultimo spettacolo dell’anno è l’unione di molte delle materie che avete studiato e vede coinvolti un gran numero di vostri compagni. Scusate se non ho mantenuto la promessa del discorso breve e buona visione!’
 
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Capitolo 31
*** Famiglia! ***


Lo spettacolo era stato un grande successo. I ragazzi erano stati tutti bravi e le sorprese, tipo l’apparizione del gigantesco ortro meccanico che aveva spaventato tutto il teatro, non erano mancate.
La mattina seguente, subito dopo la colazione, senza L'Emiro, tutti i ragazzi uscirono in giardino in attesa dei sleipnir che li avrebbero riportati a casa.
'Ciao. Ci vediamo a settembre!' dico affacciato a una finestra che dà sul guardino, salutando gli studenti che si abbracciano tra loro.
All'arrivo dei magici cavalli, sotto lo sguardo attento di Efesto Flamine, alcuni li sellano e iniziano a partire.
Vedo sia Imelda che Ismaele cavalcare al contrario il loro sleipnir. Sto per protestare poi preferisco rimanere in silenzio. La loro vita è al contrario; perché distruggere il loro equilibrio?
Quando la metà degli studenti è già andata mi giro verso il corridoio.
È stupido ma una lacrima mi bagna le labbra.
'Ti capisco. Anche per me ogni anno è triste la partenza dei ragazzi.'
Affacciato a una finestra accanto alla mia, Indigo Lamarra guarda triste verso l'esterno.
'Io non sono mai riuscito ad avere figli ma fortunatamente questo lavoro mi ha permesso di averne a migliaia e vederli andare via è doloroso, ogni volta.
Posso solo immaginare come sia straziante per un genitore stare 9 mesi lontano dai loro figli. Almeno manca poco all'arrivo dei bambini. Ci vediamo a pranzo.' e sparisce senza aggiungere altro.
Quali bambini? è la domanda che mi muore in bocca.
Attraverso il castello deserto verso il mio ufficio dove le pergamene con i giudizi dei ragazzi mi attendono.
Lavoro fino a quando, dal grosso orologio a pendolo posto in un angolo dello studio, un uccellino di legno fa capolino beccandomi delicatamente la spalla informandomi così che era l'ora di pranzo.
Vedere l'Aula Magna deserta mi aveva fatto una certa impressione ma ero rimasto sorpreso nel vedere, all'Alto Desco ancora semi deserto, Brona Del Rio, procace insegnante di Divinazione che solitamente consumava i suoi pasti nel carro dove viveva.
'Brona che sorpresa! Avevi paura di rimanere sola? '
' Jeremiah ciao. No, sono venuta qui per salutare i bambini.'
'Ma quali bambini?' chiedo impaziente.
'Quelli!' dice indicando la porta.
Guardo l'ingresso della Sala dove non c'è anima vita. Che Brona sia impazzita e adesso vede i fantasmi?
Poi la porta si spalancata e fanno il loro ingresso, nei loro impeccabili completini color pastello, Sorin, Ramona e Mugurel Von Grable; dietro di loro Anders e l'Emiro che teneva a braccetto il figlio più grande, Zoltan, vestito di tutto punto con un completo nero con tanto di guanti.
Le risate dei bambini rimbombarono per tutta la stanza e Brona corse ad abbracciarli.
'Che piacere rivederti!' dico rivolto a Zoltan.
Lui mi fa un sorriso e mi porge la mano guantata 'Stavolta sono preparato e la posso salutare Professore.'
'Chiamami Jeremiah!' dico stringendogli la mano. 'Sbaglio o manca un pezzo?'
Il pezzo mancante non tardò ad arrivare. Anticipato dallo starnazzio di Bocconotto che corre davanti a lui, Zanzibar fa il suo ingresso nella sala saltando sui tavoli e arrampicandosi sui lampadari.
'Eccolo!'.
 
Quando arriva pure il resto del corpo docenti e l'alto desco è pieno, sto parlando con Parmelia e quasi non mi accorgo del gruppetto di ragazzi che entrano e si siedono nel tavolo centrale.
'E che ci fanno loro qui? Hanno perso lo sleipnir?'
'Loro non avevano dove andare. Rimangono qui a Kairawan.' mi risponde Parmelia.
Guardo il tavolo con una ventina di ragazzi seduti.
Di vista li conosco tutti ma solo tre sono dei miei alunni.
I primi due sono Aurora e Aurelio Miele, quinto e sesto anno, entrambi con occhi e capelli neri e un sorriso allegro sempre stampato sul volto mentre il terzo, l'unico che indossa ancora la divisa, è quello che mi sorprende maggiormente seduto li.
Odorico Malia, all'estremità della tavolata, è l'unico che sta isolato rispetto gli altri.
'Ma in che senso?' chiedo confuso.
'Alcuni sono orfani, altri hanno situazioni difficili e preferiscono, per la loro incolumità, rimanere a scuola. '
'Sapevo della situazione dei Miele; non che non avessero proprio nessuno, ma che erano soli sì. Ma Malia? Come mai è qui?'
'Suo padre dice di essere troppo impegnato. Questo è il terzo anno che non mette piede fuori dall'isola per quello che so.'
Guardo Odorico che mangia il suo risotto con i carciofi.
Dopo le parole di Parmelia il ragazzo mi sembra un po' meno odioso.
 
Una volta consegnato il lavoro all’Emiro Von Grable torno in sala insegnati per salutare gli insegnanti che sono ancora a scuola.
‘Signori e signore ci vediamo tutti per gli esami. Statemi bene. E voi tre subito fuori; accompagnatemi.’
Insieme a una scorta d’eccezione mi avvio all'esterno del castello.
Quando arrivo davanti la mia scopa mi giro.
‘Ciao Eugenio. Grazie di tutto. Salutami Claudia e prometto che ogni tanto vi manderò un gufo; anzi manderò una di quella email, o almeno dirò a Zaafira di inviartene una.’ dico stringendo il mio amico.
‘Nikolas, ho come l’impressione che noi ci vedremo spesso. Mi raccomando stai attento e non farti male.’
‘Ciao Jeremiah, grazie!’
‘Parmelia mia cara, sei stata la luce rossa di questi miei mesi a scuola. Ti voglio bene e grazie di tutto. Ci sentiamo, vediamo e guai a te se pensi di portarmi nuovamente a Faunalia.’
‘Dai banchi di scuola non sembravi così forte. Sarà un’estate fantastica! A presto.’ dice staccandosi dal mio abbraccio.
‘Egitto, la mia mammina, le mie zie e soprattutto Belladonna e gli alti miei animali mi stanno aspettando. Vi voglio bene a tutti ragazzi.’ dico salendo sulla mia scopa.
‘Jeremiah lo sai che tra un mese ci vediamo per gli esami. Vero?’
‘Eugenio non rovinare tutto.’ dico prendendo quota.
 
Volo in direzione di casa.
Ripenso a tutto quello che è successo: alle lezioni, alle risate fatte in sala insegnanti, ai ricchi pranzi, ai balli, alle indagini fatte, alle amicizie nate, alle sorprese che ho ricevuto, a Thibaut…
Chissà se questo sarà finalmente il nostro anno.
Col mare davanti a me mi sento imbattibile.
Ho un’estate davanti e mille avventure da vivere ancora!
 
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Il primo anno da professore è finito e la storia di conseguenza.
Tutto è iniziato per gioco, con la copertina de Il Pispiglio speciale San Valentino. Poi, senza rendermene conto, ne avevo fatto già 7/8 e una storia è nata collegando quelle copertine apparentemente così diverse tra loro.
Chi lo doveva dire che il fidanzato di Zaafira aveva così sfortunate origini? E che il primo amore di Jeremiah fosse francese? E che Dahlia Von Grable avesse un passato familiare così difficile?
Scusate se questa storia è stata lunghissima ma i mille personaggi che si sono assecondati hanno sgomitato per avere dedicata qualche riga. Sicuramente i protagonisti torneranno (anche perché non riesco a liberarmi la testa dalle loro storie), magari in una nuova veste narrativa e magari con qualche alunno come protagonista.
Grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qui e un grazie particolare a Elsinor che con le sue preziose recensioni mi ha aiutato a guidare la nave del racconto nel mare in tempesta delle mie idee, come una vera Dukuwaqa.
Alla prossima e… Stay Magical!

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