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Questa non è
una storia come le altre, ho preparato un piccolo gioco per voi che, spero, vi
piacerà. Vi prego, quindi, di soffermarvi a leggere le note alla fine del
capitolo.
Consolarsi
Metropolis, dopo tanti mesi era di nuovo lì e
non per piacere. Lena osservò le lapidi accanto alle quali passava, sembravano
scorrere via da sole, mentre lei, immobile, aspettava che giungesse davanti
alla verità.
Ed eccola lì, un’elegante lapide eseguita
in metallo e pietra, forme spigolose che si sposavano con forme arrotondate, un'opera d’arte al cui centro vi era una piccola fiammella accesa.
“Jack.” Mormorò e sentì un dolore
sordo espandersi nel suo petto. Aveva rimandato, giorno dopo giorno, ma alla
fine eccola lì, davanti alla sua tomba. Davanti all’inesorabile prova: era
morto.
“Mi dispiace.” Mormorò ancora, come
quella notte, la notte in cui aveva dovuto scegliere, lui o il mondo, lui o ciò
che simboleggiava speranza e giustizia. Aveva scelto lei, Supergirl,
e lui era morto.
Posò la mano sul metallo e sentì solo
freddo, eppure Jack era caldo, Jack era il suo migliore amico, la faceva
ridere, la faceva sentire leggera, la faceva sentire amata, qualcosa che
nessun’altro era mai riuscito a fare prima.
Non pianse, il suo corpo si rifiutava
di concederle quel sollievo, invece, ancora una volta, come tanti mesi prima,
ascoltò il freddo e se ne lasciò avvolgere.
“Sapevamo che prima o poi saresti
venuta qua.” Disse una voce alle sue spalle e Lena si voltò. La sua faccia era
una maschera di indifferenza, il suo cuore era muto, un blocco di ghiaccio nel
petto e neppure la pistola che le era rivolta contro le diede un brivido.
“Bene.” Disse soltanto. Forse era
meglio così, forse, dopo tutto, la morte sarebbe stato un sollievo.
Chiuse gli occhi mentre l’uomo,
sicuramente un sicario pagato da suo fratello, premeva il grilletto. Il suo
ultimo pensiero fu Kara, avrebbe pianto?
L’impatto non avvenne, ma due braccia
forti e calde si chiusero attorno a lei, sollevandola in cielo.
Spalancò gli occhi, sorpresa.
“Superman?” Domandò, anche se era
difficile confondere l’uomo d’acciaio per qualcun altro.
“La stavano aspettando, miss Luthor. È stato imprudente venire senza una scorta.”
Non rispose all’uomo che la depose
accanto alla stazione di polizia.
“Grazie.” Mormorò, più per abitudine
che altro.
“Le consiglio di denunciare
l’accaduto e di tornare a National City, lì sarà più al sicuro.” Annuì, mentre
lui la scrutava per qualche istante prima di alzarsi in volo e andarsene.
L’autista le aprì la porta e lei lo
salutò prima di raggiungere il suo appartamento. National City era calda anche
a quell’ora della notte, ben diversa da Metropolis,
ma lei non riusciva a riscaldarsi.
Lena entrò e posò la borsa sul
mobiletto d’ingresso, poi senza esitare raggiunse il piccolo mobile dei liquori
e si verso un bicchiere che bevve tutto d’un fiato, senza neanche sedersi.
Sentire il bruciore del brandy
scenderle lungo la gola le fece chiudere gli occhi, quando li riaprì se ne
versò un altro bicchiere abbondante e poi si sistemò sul divano, fissando il
vuoto davanti a lei.
Voleva davvero morire? Si domandò. Perché,
per un istante, un breve ma intenso istante, aveva provato un senso di pace
all’idea che fosse finita.
Un leggero bussare la fece sobbalzare.
Sorpresa posò il bicchiere sul tavolino di vetro e raggiunse l’ampia vetrata
che dava accesso al balcone. Dietro di esso vi era Supergirl,
il viso teso.
Aprì la porta, preoccupata.
“Cos’è successo?” Domandò subito,
mentre con un brivido si chiedeva se Kara stesse bene. Non le aveva detto che
andava a Metropolis e così non aveva potuto scriverle
che era tornata.
“Io chiedo a te cos’è successo!”
Esclamò però la donna entrando nel suo appartamento con il mantello che le
svolazzava dietro alle spalle, chiaro indice della sua agitazione.
“Oh…” Disse e la ragazza d’acciaio si
voltò a guardarla, le mani sui fianchi, l’aria arrabbiata. “Devi aver parlato
con Superman.” Comprese.
“Se non fosse stato lì vicino, se
non… Lena, per Rao! Avresti potuto morire!” La concitazione
nella sua voce era più che evidente, ma la rabbia era sfumata nella
preoccupazione.
Lena scosse la testa, voltandosi,
incapace di darle una qualsiasi risposta.
“Se avessi saputo che volevi andare…
io…” Insistette la supereroina.
“Cosa avresti fatto?” Chiese lei e il
suo tono era brusco ora. “Non ne hai abbastanza di sistemare i miei errori?” La
kryptoniana la guardò confusa. “Non sarebbe tutto più
facile se… se scomparissi?”
“No!” La risposta giunse senza un
briciolo d’esitazione. “No!” Rispose con ancora più veemenza Supergirl. “Come puoi pensare una cosa simile? National
City ha bisogno di te, Kara ha bisogno di te!” A quel nome Lena abbassò il viso
e scosse la testa.
“Kara…” Mormorò piano.
“Sì.” Assicurò Supergirl.
“Lei dovrebbe essere la prima a
desiderare che io me ne vada, e poi toccherebbe a te e infine a National City.”
Un sorriso amaro apparve sulle sue labbra. “Ho creato il portale, ogni morte
accaduta durante l’invasione daxamite ricade sulle
mie mani e Kara… Kara ha perso l’uomo che amava perché io, io, la sua amica,
gliel’ho strappato via.” Una lacrima le scivolò lungo il viso e Lena la scacciò
bruscamente.
“Non è vero, io ho preso la decisione
e Kara sa che era l’unica cosa da fare, la cosa giusta da fare, per tutti.”
“Jack è morto perché io ho lasciato Metropolis, se fossi rimasta non gli avrei mai permesso di
farsi quello che…” Scosse la testa e la guardò. “E Kara? Io ho sbagliato e lei
ne porta le conseguenze.”
Supergirl fece due passi verso di lei,
sembrava davvero arrabbiata ora.
“Kara ha perso il suo fidanzato, ti
sei mai fermata a chiederti cosa succederebbe se perdesse anche te? Ti sei mai
chiesta come il suo cuore potrebbe continuare a battere se tu morissi? Se
perdesse anche la sua migliore amica?” Lena sbatté le palpebre sorpresa, non si
era aspettata tanta passione in Supergirl.
“Io…”
“Cosa credi che proverei?”
“Tu?” Domandò allora lei e Supergirl la fissò prima di annuire.
“Sei importante per me.” Ammise la
ragazza d’acciaio e Lena, per la prima volta, si soffermò a pensare alla kryptoniana. Aveva perso tutto nella vita, il pianeta, la
famiglia, passava il suo tempo a salvare le persone e… a vederle morire. Lei si
sentiva così impotente eppure era solo una donna con molti soldi, Supergirl come doveva sentirsi?
“Siamo più simili di quello che
immaginavo.” Mormorò, pensierosa.
“Perché credi che fossero qua i daxamiti? Perché credi che Rhea
abbia deciso di volere questo mondo? Credi di essere l’unica a sentirti in
colpa per i morti di quella invasione? Credi che anche io non voglia,
semplicemente, sparire?”
Sentire la voce rotta della
supereroina pronunciare parole che echeggiavano così in profondità nel suo
cuore la colpì.
“Non sei sola. Lena.” Affermò ancora
la kryptoniana. “Io sono qui.”
Quando Lena sentì una lacrima
rotolarle lungo la gota non la fermò, lasciando che compisse il suo arco e ne
fosse seguita da un’altra. Poi, le braccia calde e sicure di Supergirl la avvolsero e lei pianse, per la prima volta
pianse solo per se stessa e permise al suo dolore di alleviarsi un poco.
Forse, non era così sola come
credeva.
Strinse Lena tra le braccia con forza, con paura, non poteva perderla,
non poteva lasciare che anche lei se ne andasse. Oh, aveva avuto così paura
quando Kal l’aveva chiamata e le aveva detto quello
che era successo.
‘Non stava lottando, Kara… aspettava il proiettile e basta…’ Le aveva
detto, con la sua voce calma e dolce. Quelle parole l’avevano sconvolta ed era
volata da lei appena era tornata a casa.
Ma, perché era lì come Supergirl e non come
Kara? Non lo sapeva neanche lei…
“Mi dispiace.” Mormorò Supergirl, accarezzandole la schiena, con gesti lenti e
dolci. “Meriti una vita piena di gioia, Lena.” Le disse piano, il respiro caldo
che sfiorava il suo orecchio.
Lena si separò un poco da lei,
cercando il suo sguardo. Sapeva che l’eroina era bella, quando sorrideva il suo
viso si illuminava, ma, anche ora che la fissava con occhi profondi e triste,
avrebbe comunque brillato in una stanza. Come Kara, si ritrovò a pensare Lena.
La kryptoniana
sollevò la mano accarezzandole il volto, asciugando le lacrime che macchiavano
le sue guance. Il suo corpo era caldo, forte, solido contro il suo.
Lena chiuse gli occhi e si spinse
avanti baciando le labbra rosee della donna.
Supergirl sobbalzò, tirandosi un poco
indietro, ma senza lasciarla andare. I suoi occhi stavano cercando qualcosa nei
suoi.
“È così sbagliato desiderare il
conforto di un corpo caldo?” Bisbigliò Lena e la donna rimase immobile, mentre
lei chiudeva gli occhi e la baciava di nuovo.
Questa volta la kryptoniana
non si sottrasse, al contrario, le sue braccia si strinsero un po’ di più
attorno a lei.
Prima che potesse rendersene conto il
loro bacio si era infiammato.
Le loro labbra schiuse si divoravano,
mentre le loro lingue sembravano incapaci di smettere di assaporarsi.
Con un brivido Lena sentì la ragazza
sollevarla di peso, senza nessuno sforzo, e spingerla contro la parete del
muro. Lei si aggrappò alle sue spalle mentre la donna scendeva a baciarle il
collo.
Lena spalancò gli occhi quando sentì
le mani della ragazza strapparle i bottoni della camicia e passare le dita
sulla sua pancia nuda.
“Aspetta!” Disse, rendendosi conto di
quello che stava facendo. “Aspetta.” Ripeté, quando la donna cercò i suoi occhi
confusa. “Non… non così…” Riuscì a dire. Vide la ragazza sbattere le palpebre e
capì che era comprensibilmente confusa.
Ma Lena non voleva del sesso.
Delicatamente prese il volto della
giovane tra le mani e poi le baciò le labbra, piano, passò la lingua su di esse
per poi sfiorare quella di lei quando fuse le loro bocche.
La giovane la prese tra le braccia,
questa volta con dolcezza poi la trasportò in camera da letto, adagiandola sul
materasso.
Lena la osservò, i capelli biondi le
ricadevano attorno al volto, illuminato solo dalle luci della città che
filtravano tra le tende della stanza da letto, i suoi occhi erano dolci,
timorosi, gentili, diversi da quelli con cui l’aveva fissata prima.
Alzò la mano e le accarezzò il viso,
ancora, ammirando la sua pelle morbida, poi la attirò contro di sé baciandole
gli zigomi, poi il naso, fino a giungere alla sua bocca. Di nuovo la baciò,
perdendosi tra le emozioni di quel bacio. Non era più Lena Luthor,
era solo Lena, tra le braccia di qualcuno che la comprendeva, che era sicurezza
e forza, qualcuno di vivo.
Le dita della donna le scostarono la
camicia, passando la mano lungo il suo addome, in una carezza leggera che, però,
le diede un lungo brivido.
“Va tutto bene?” Le chiese allora Supergirl e la sua voce era profonda, diversa dalla solita.
Lena sorrise, poi prese la mano della
donna, che si era fermata, e se la portò al seno, godendosi la sensazione e il
piacere di sentire il corpo sopra al suo trattenere il respiro.
Con una certa difficoltà infilò le
mani sotto al mantello della donna, fino a trovare il modo di farle scivolare
via di dosso il costume. Scoprire il suo intimo, molto terrestre, la fece
sorridere di nuovo. La ragazza sembrò intuire i suoi pensieri perché sorrise a
sua volta, per poi mordersi il labbro e scendere a liberarla della gonna e di
ciò che restava della sua camicia.
Le mani della Kryptoniana
esitavano, poi osavano, per poi esitare ancora. Lena si godeva la tortura,
mentre si beava della magnifica figura della ragazza. Passare la mani sul suo
corpo e sentirne la solida presenza era eccitante e meraviglioso, baciarle e
morderle delicatamente la pelle era inebriante.
Il suo reggiseno finì a terra e fu
seguito da quello della supereroina e Lena poté posare le labbra su due
capezzoli appena più scuri della pelle della donna e tesi dal desiderio.
Per la prima volta sentì Supergirl gemere di piacere e quel suono si riverberò
dentro di lei. Ormai erano parecchi minuti che un nucleo caldo e pulsante si
era acceso nel suo basso ventre e fu con un certo senso di frustrazione che
prese la mano della ragazza sposandola lì dove più la desiderava.
Gemette piano quando sentì le dita di
Supergirl spostare di lato il tessuto delle sue
mutandine, per poi passare delicatamente sulla sua pelle, umida e calda. Prima
però che il suo senso di frustrazione fosse anche solo minimamente appagato, la
donna allontanò le mani. Lena si aggrappò alle sue labbra spingendo il bacino
contro quello di lei, godendosi il suo ansimo.
La desiderava ed era chiaro che era
reciproco. Con un colpo deciso rovesciò le posizioni sistemandosi sopra alla
ragazza. A quel punto, però, Lena si fermò. La giovane kryptoniana
aveva gli occhi pieni di desiderio, ma si mordeva il labbro nel chiaro intendo
di trattenersi.
La giovane Luthor
si sfilò l’ultimo indumento e fece lo stesso con quello della donna,
osservandola nuda, per la prima volta, poi salì sopra di lei, facendo in modo
che le loro intimità si toccassero. Il piacere fu intenso e lei chiuse gli
occhi per un lungo istante, poi iniziò a muoversi, questa volta con gli occhi
fissi in quelli di lei.
“Lasciati andare…” Mormorò, mentre
continuava a muoversi, le mani di Supergirl, posate
sui suoi fianchi, come a volerla trattenere e al contempo incapaci di fermarla.
Il piacere crebbe, così come la sua
velocità. Un brivido percorse la donna sotto di sé e Lena si fermò bruscamente,
il respiro affannoso. Si lasciò cadere addosso a lei e, senza esitare, infilò
la mano tra le sue gambe, inserendo un dito dentro di lei.
Supergirl gemette e Lena si morse il labbro,
trattenendo il suo piacere e muovendosi, prima lentamente, poi sempre più
decisa dentro alla donna. Non ci volle molto. Prima di quanto sperasse, la
ragazza sotto di lei chiuse gli occhi e spinse la testa indietro, gemendo
forte, mentre il suo corpo veniva scosso da un brivido potente. Lena le baciò
il petto, mentre aspettava che la ragazza d’acciaio riaprisse gli occhi. Quando
lo fece si specchiò in essi, limpidi e azzurri anche in quella fievole luce.
“Ti ho fatto male?” Chiese subito,
con voce tesa. Lena sorrise e scosse la testa.
“No.” Assicurò, mentre prendeva la
mano della giovane e la portava di nuovo tra le sue gambe. La ragazza trangugiò
a vuoto, Lena non separò gli occhi dai suoi, mentre la sentiva farsi strada,
dentro di lei che era ben più che pronta ad accoglierla. La giovane era
inesperta, ma Lena la aiutò a trovare il ritmo e, ben presto, il piacere crebbe
in lei, fino a farla ansimare.
“Guardami…” Mormorò allora la donna e
lei spalancò gli occhi sorpresa, smarrendosi in quel limpido azzurro, mentre il
suo corpo e la sua mente si perdevano nel piacere dell’orgasmo.
Kara osservò il corpo nudo accanto al suo. Cosa aveva fatto?
Era andata da lei perché aveva avuto paura di perderla e quando Lena
l’aveva baciata si era detta che era solo sesso, che meritavano, l’una e
l’altra, il confronto di braccia amiche. Protetta dal suo costume non avrebbe
avuto bisogno di dare spiegazioni e Lena era stata chiara, era solo un
consolarsi a vicenda…
E poi… e poi era stato tutto meno che sesso! Rao,
aveva fatto l’amore con Lena e quello che aveva provato era stato…. non aveva
mai… quel piacere… oh Rao!
Si voltò senza parole tornando a fissare la donna addormentata. Era così
bella e la sua pelle era così morbida, i suoi occhi così limpidi e il suo
sorriso così dolce…
Scosse la testa: cosa aveva fatto?
Si morse le mani e si sollevò a sedere sul letto. Lena si mosse un poco,
disturbata da lei, probabilmente.
Non poteva neppure dire che era stato un errore, visto che lo aveva
reiterato più volte nella notte! Ed era stato dolce, passionale, eccitante…
Lena era… Rao, Rao, Rao!
Note: La
storia è iniziata con toni cupi, ma è finita tra dolci carezze e delicata
passione.
Ora… cosa
succederà? Lo so che lo chiedo sempre, ma questa volta la domanda è seria,
perché sarete voi a scegliere!
Sì, avete
capito bene, questa è una storia a bivi!
Davanti a voi
ci sono due possibilità:
A-Kara scappa.
B-Kara rimane.
Seguite questo
link ed esprimete la
vostra opinione!
Il sondaggio rimarrà
aperto fino a quando non riceverò un numero deciso di risposte, quindi non
fatevi pregare, altrimenti niente seguito… ;-)
Con 20 voti,
su 26, ha vinto l’opzione “B- Kara rimane” dunque eccovela.
Buona
lettura.
B - Kara rimane
Si svegliò e si stiracchiò
pigramente, gli occhi ancora chiusi, un sorriso felice sulle labbra. Era stata
una notte grandiosa. Allungò la mano cercando il corpo caldo della donna lì
dove lo aveva abbandonato e sorrise nel trovarlo.
“Buongiorno.” Disse una voce timida.
Lena aprì gli occhi e si ritrovò ad ammirare la bellezza della giovane
illuminata dai primi raggi del sole.
“Buongiorno.” Rispose, ma, a
differenza della giovane, lei si allungò fino a posare le proprie labbra su
quelle morbide di lei. Poi si tirò indietro e osservò il lieve rossore sulle
sue guance. Con la mano le accarezzò la schiena, godendo del semplice piacere
di poterlo fare.
“Quando sono venuta, ieri…” Arrossì
un poco al doppio senso, ma Lena la lasciò continuare con solo un piccolo
sorriso sulle labbra. “Quando Kal mi ha detto cosa
era successo a Metropolis… ho avuto paura per te, ma
non credevo che venirti a trovare ci avrebbe portate a questo punto.”
“Sei pentita?” Le chiese, la mano che
continuava delicata ad accarezzare le spalle, il braccio e la schiena della
donna non nascoste dal lenzuolo.
“No.” Affermò la supereroina. “È stata una notte…” Arrossì e Lena le
venne in aiuto.
“Per me è stata magnifica.” Affermò.
“Sì.” Annuì decisa Supergirl.
“Ma?” Domandò allora, Lena, sapeva
che vi era un ma, come vedeva che la donna era profondamente combattuta. Alla
fine però sembrò giungere ad un solo concetto.
“Io sono Supergirl.”
“Lo so.” Ecco, non importava quello
che provava o non provava, lei era Supergirl.
“Non mi conosci, non sai…” Continuò
la kryptoniana.
“Nemmeno il tuo nome.” Concluse lei.
Cadde il silenzio, poi la ragazza si fece avanti e prese il suo viso tra le
mani, baciandola con dolcezza e trasporto.
“Inizieresti qualcosa in cui sai di
non poterti donare appieno?” Le domandò poi e il suo tono era basso, triste.
“Non lo so.” Ammise Lena. Avrebbe
voluto darle una risposta diversa, ma non poteva, mentire sarebbe stato sciocco
con la ragazza che le teneva il volto tra le mani e si specchiava nei suoi
occhi, alla ricerca della verità.
Supergirl annuì piano, poi la baciò ancora. Un
bacio che sapeva di addio.
Lena la osservò mentre si alzava e,
veloce come solo un Super poteva essere, si vestiva, presentandosi davanti a
lei di nuovo come la supereroina che era, pronta a salvare tutti eppure
irrimediabilmente lontana.
“Vorrei che le cose fossero diverse.”
Le disse poi raggiunse la finestra e si lanciò nel cielo.
Oh sì, avrebbe voluto che le cose
fossero diverse, avrebbe voluto chiederle di dirglielo, il suo nome, di
presentarsi, avrebbe voluto avere il coraggio di trattenerla, ma come poteva?
Era stata solo una notte di sesso… Si rigirò il pensiero nella testa, no… non
era stato sesso.
Fece una doccia e si vestì, poi
chiamò in ufficio e avvisò che sarebbe arrivata in ritardo.
Venti minuti dopo si trovava davanti
alla porta dell’appartamento 4A.
“Lena!” La ragazza trangugiò a vuoto
nel vederla.
“Ti disturbo?” Chiese. Kara
spalancava sempre la sua porta nel vederla, mentre ora la fissava interdetta,
come se fosse sorpresa di vederla lì. “Mi dispiace, avrei dovuto avvisarti,
prima di venire… non sei sola?” Domandò e vide le guance della giovane
arrossire come se fosse stata colta sul fatto.
“No! Sì! Sono sola!” Spalancò la
porta e la fece entrare.
“Va tutto bene, Kara?”
“Certo, perché?” Le domandò con tono
tutto fuorché sincero. Lena le lanciò uno sguardo perplesso poi comprese.
“Oh… hai parlato con Supergirl?”
“Io? Noooo!”
La menzogna era così evidente che Lena inclinò la testa fissandola divertita.
“Ehm… forse?” Tentò lei, rossa in viso.
“Ti ha detto tutto, vero?”
“Tutto cosa?” Replicò la ragazza
osservandola, mentre lei si sedeva al suo posto, lasciando la borsa a terra.
Kara osservò i capelli di Lena, raccolti in uno stretto chignon, Rao, era così bella! Se solo avesse potuto prenderla tra le
braccia e baciarla! Ma a cosa stava pensando? Lei non voleva baciarla! E poi…
non poteva, lei era Kara, non Supergirl e Supergirl non l’avrebbe baciata più, quello era sicuro,
fisso, deciso.
“Va bene.” Arrossì un poco all’idea
di dirlo, ma poi alzò lo sguardo su Kara. “Io e lei, ieri notte, siamo andate a
letto assieme.”
Kara annuiva, sistemandosi gli
occhiali, sembrava presa da un rictus, le sue mani si torturavano, abbassava il
volto, lo rialzava e le sue guance erano decisamente rosse.
“Ed è stato bello, molto bello…”
Continuò, gli occhi sognanti mentre ricordava le volte, molte volte, in cui
avevano raggiunto il piacere assieme e i dolci momenti prima e dopo, in cui
avevano riso e giocato.
“Mi dispiace.” Affermò timidamente
Kara e lo sguardo di Lena si riappuntò sulla realtà, Supergirl
doveva essere stata chiara anche con Kara, tra loro era stata solo la questione
di una notte.
“Perché deve andare così?” Chiese,
con Kara poteva essere se stessa, poteva mostrare quello che provava senza
rischiare di passare per egoista. “Lo so, lo so, lei è Supergirl,
appartiene a tutti e a nessuno, così deve essere, ma…” Allungò le mani e
strinse quelle di Kara. “Ieri notte è stato speciale, Kara. Lo so che non
merito nulla, ma… perché aver avuto un simile momento e non poter sperare in
qualcosa di più?”
“Sono sicura che lei... che lei è
confusa e… che… non sa bene come reagire a quello che è successo… perché è stato
imprevisto e… forse vorrebbe capire meglio, ma non può perché…” Kara balbettava
agitando le mani, il viso rosso. Lena sospirò e poi sorrise.
“Sono davvero una pessima amica,
arrivo qui all’alba e pretendo di gettarti addosso i miei stupidi problemi
sentimentali, quando tu…” Si interruppe, mentre Kara arrossiva.
“Ehi, le amiche servono a questo,
giusto? E poi non mi sembra di esserti molto utile.” Le disse distogliendo gli
occhi da lei.
“Avevo bisogno di parlarne, di vedere
le cose alla luce del sole. Quindi, grazie, Kara per esserci.” Le sorrise,
cercando di farle comprendere quanto fosse importante per lei, la loro
amicizia.
Perché non poteva semplicemente baciarla? Perché non poteva mandare al
diavolo tutto, sbottonarsi la camicia e mostrarle il simbolo che nascondeva
sotto. Dirle che, sì, era stata la migliore notte della sua vita e che Lena,
con la sua dolce e serena amicizia aveva saputo scavare nel suo animo e
arrivare fin nel suo cuore? Kara osservò quel viso dolce e un poco triste e
pensò che sarebbe bastato un solo istante perché vi fosse su di esso il più bel
sorriso del mondo.
Distolse gli occhi da lei e si chiese come fosse possibile che avesse
simili pensieri. Cosa provava per Lena? Era tutto frutto di una momentanea
passione o era qualcosa di più? Di certo non poteva negare la notte appena
trascorsa, ma doveva archiviarla per sempre oppure no?
Note: Prima di tutto, i 6 che
hanno scelto l’opzione “A- Kara scappa” non si disperino, ritroveranno il pezzo
alla fine della storia, assieme a tutte le opzione che verranno scartate.
Seconda cosa, lo so che
iniziavate a prenderci gusto, ma questo capitolo non prevede nessuna scelta.
Con i soliti 5 commenti avrete il seguito e allora, sì, una nuova scelta da
fare! ;-)
E ora, la storia: c’è qualcuno
di più confuso di Kara? E quanto è difficile starsene lì, mentre Lena le apre
il suo cuore mostrandole, senza saperlo, quello che prova per lei?
Lena la salutò e se ne andò, Kara la
osservò mentre prendeva la borsa e usciva, il passo deciso di sempre, ma la
mente persa nei pensieri. Quanto avrebbe voluto fermarla… ma non poteva.
Anche lei andò al lavoro, prima come Supergirl, al DEO e poi, visto che non c’erano emergenze,
come Danvers al CatCo Magazine,
ma non riusciva a concentrarsi e fece solo un pasticcio con l’articolo sulla
correlazione tra cambiamenti climatici e presenza aliena. Quando Snapper la guardò con occhi disgustati e lei riuscì solo a
pensare allo sguardo caldo di Lena capì che doveva fare qualcosa.
Il suo primo pensiero fu parlare con
Alex, ma poi lo scartò, non voleva rovinare a lei e a Maggie i pochi momenti
liberi che avevano con problemi simili… una piccola voce nella sua testa
dovette darle della bugiarda, non voleva parlare ad Alex perché temeva la sua
reazione e temeva di deluderla, dopo tutto Mon-El era
partito da pochi mesi.
Tornò a casa, mangiò e andò a
dormire, ma il sonno non arrivava, così, in piena notte, indossò il costume e
salì in alto nel cielo, poi in un’improvvisa decisione volò verso Metropolis. Sapeva che Clark avrebbe saputo darle un buon
consiglio.
Pochi istanti e fu sulla costa Est
del paese, Metropolis era immersa nella luce del sole
del mattino. Grazie alla differenza di fuso orario non avrebbe rischiato di
svegliare nessuno.
Atterrò sul balcone dell’appartamento
di Lois e Clark e bussò, sperando di non disturbare la coppia.
“Clark da quando…” Lois sgranò gli
occhi sorpresa. “Kara! Che bello vederti!” Il suo volto si oscurò subito.
“Qualcosa non va? Ti serve l’aiuto di Clark?”
“No, va tutto bene, volevo solo…
parlare.”
“Oh, bene! Temevo in qualche disastro
imminente.” La giornalista sorrise, mentre le indicava di entrare. “Clark è in Indonesia,
credo, per un terremoto, ma non ci metterà molto, abbiamo una riunione con
Perry tra una mezzora al lavoro.” Sorrise.
Kara scosse la testa, trovava sempre
stupefacente il modo in cui Lois si era adattata a Clark e a Superman. “Vuoi un
caffè?”
“No, grazie, è notte fonda per me.”
“Giusto, il fuso orario.” Lois se ne
versò una tazza poi le si sedette davanti. “Posso aiutarti io in qualche modo?”
Kara fissò la giovane donna, poi annuì. Di certo Lois Lane era la persona
giusta con cui parlare di un simile argomento, perché aveva vissuto il problema
personalmente.
“C’è una persona…”
“Oh!” Lois si sistemò meglio sulla
sedia, pronta ad ascoltare tutto.
“A questa persona piace Supergirl… ma…”
“A te piace?”
“Io…” Kara arrossì, annuì lentamente
e poi scossa la testa. “Non lo so… ma non voglio…” Non era ancora sicura, non
sapeva se quello che provava per Lena era solo un momentaneo desiderio che non
avrebbe alterato la loro amicizia o qualcosa di più profondo, ma di certo non
voleva perderla.
“Questa persona, cosa pensa di Kara?”
Le venne incontro Lois.
“La considera un’amica.” Di questo
era certa. La notte magnifica di Lena era stata di Supergirl
e non di Kara.
“Ah…” Lois sospirò. “Devi sapere che
io mi sono innamorata di Superman e vedevo Clark solo come un affidabile,
solido e gentile, amico. Quando lui
mi ha detto cosa provava per me l’ho respinto, perché volevo Superman… ero
abbagliata dall’eroe senza macchia, forte, coraggioso e perfetto, tanto
abbagliata da non riuscire a vedere Clark, la sua dolcezza, il suo modo di
esserci sempre per me, di ascoltarmi e di sopportarmi anche quando davo di
matto.”
“Ma alla fine sono la stessa
persona.” Tentò Kara, sapeva di aver deciso di chiuderla come Supergirl… ma forse, se Lois le avesse concesso una
possibilità, forse avrebbe potuto volare di nuovo da Lena e dirle…
“Sì, certo, eppure anche no.” Kara
fece una smorfia, per un attimo ci aveva creduto. “Quando togliete il mantello
vi è improvvisamente concesso essere voi stessi, non meno forti o meno
coraggiosi, ma di sicuro più fragili, più… umani.” Sorrise. “Kara, questa
persona, deve vedere oltre l’eroina, oltre il costume e il mantello, deve
vedere te, il tuo cuore e purtroppo, è solo amando Kara che potrà vederti.”
“Ma…”
“Quando ho scoperto che Clark era
Superman ormai la mia infatuazione per l’uomo d’acciaio era passata, ormai
vedevo Clark per quello che era e lo amavo, con le sue debolezze e le sue
paure. Capisci? Se lui mi avesse permesso di avvicinarmi a Superman non avrei
mai potuto comprendere tutta la sua complessità e non avrei mai potuto amarlo
come lo amo ora.”
“Capisco.” Kara era abbattuta, le
parole della giornalista avevano senso, ma non era neppure sicura di quello che
voleva, figurarsi pensare di dire a Lena che avrebbe voluto baciarla quando era
Kara.
“Se sei qui è perché è successo
qualcosa tra voi due, non è vero?” Lois era una giornalista investigativa dopo
tutto e non si lasciava sfuggire una sola espressione del suo volto, ora la
vide arrossire e sorrise. “Ti ha baciato?” Chiese, dolcemente.
“Ehm…” Arrossì e Lois sbatté le
palpebre.
“Oh.” Disse soltanto, comprendendo
che era successo qualcosa di più che un solo bacio. “Ebbene, devi fargli aprire
gli occhi su Kara se vuoi che tra voi due funzioni. Perché è chiaro che lo
vuoi.” Rise nel vedere il rossore aumentare sul volto della giovane. “Un
ragazzo fortunato! Sono felice che qualcuno sia riuscito ad entrare nella
corazza di tristezza che ti sei creata con la partenza di Mon-El.”
Kara aprì la bocca per correggerla, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa
Clark entrò dal balcone.
“Kara!” Disse e quando lei si alzò la
abbracciò con calore. “Che bello vederti qui! Va tutto bene?” Chiese poi,
subito, facendola sorridere.
“Non posso far visita al mio
cuginetto senza che ci sia un disastro imminente?”
“Certo che puoi!” Clark le sorrise
poi si tese verso Lois dandole un bacio sulle labbra. “Buongiorno, tesoro.”
“Buongiorno a te.” Disse la ragazza e
a Kara non sfuggì l’onda di puro amore che avvolgeva la coppia.
“È stato un piacere vedervi, ma credo
che sia ora, per me, di tornare a casa.”
“Di già? Non rimani per colazione?”
Chiese allora Clark, dispiaciuto.
“Per lei è notte fonda.” Ricordò
Lois.
“E poi avete una riunione tra poco.”
Aggiunse Kara.
“Verissimo.” Affermò la reporter
guardando l’orologio.
“Sei sicura che non ti servisse
nulla?” Chiese però Clark, guardandola.
“Lois, mi ha aiutata, grazie.” Disse,
sorridendo alla donna.
“Buona giornata e in bocca al lupo!”
Le augurò Lois, mentre Kara si lanciava nel cielo.
“Sta bene?” Chiese Clark fissando la
figura della cugina ormai invisibile a occhi umani.
“Sì, si è solo innamorata.”
“Oh!” Disse lui, stupito. “Così
presto?”
Lois osservò il compagno per un
istante, poi gli sorrise.
“Oh, tesoro… non credo sia mai stato
amore con Mon-El.” Clark annuì piano.
“E con questa persona è amore?”
Domandò. Lois si strinse nelle spalle.
“Chi lo sa, ma ho avuto l’impressione
che si tratti di una persona speciale per lei…” Lois era pensierosa.
“Non ti ha detto chi è? Jimmy,
forse?” Provò Clark.
“No, non è Jimmy, credo che quello
sia un capitolo chiuso da tempo.”
“Un altro alieno, dopo il daxamite?”
“Non lo so...” Ammise di nuovo Lois.
“Credi che dovrei parlarle? Scoprire
chi è, per proteggerla?” Chiese allora Clark corrugando la fronte. Lois
sorrise, Clark forse non aveva adottato Kara, ma per quanto fosse pronto a
permetterle di correre i suoi rischi come eroina, era molto protettivo se si
parlava di sentimenti.
“No, credo che quando sarà pronta ce
lo dirà lei stessa. Ora cambiati e portami al lavoro, se non siamo al Daily Planet tra cinque minuti Perry ci scorticherà le
orecchie.”
Tornò a casa e si infilò di nuovo nel
letto ripensando a quello che le aveva detto Lois.
Voleva che Lena vedesse Kara con
occhi diversi? Voleva trasformare la loro amicizia in qualcosa di più
importante?
Si girò nel letto e la sua mente,
traditrice, le portò immagini di un letto più grande, in una stanza più
elegante e soprattutto con all’interno una donna dai capelli di seta, gli occhi
meravigliosi e la pelle morbida. Kara nascose la testa sotto al cuscino
cercando di non pensare. Esasperata dal suo stesso corpo che reagiva al solo
ricordo di Lena.
Se era solo desiderio carnale allora
sarebbe passato, si disse. Doveva solo aspettare.
Quando si alzò e andò al lavoro non
si sentiva affatto riposata, probabilmente perché non aveva chiuso occhio tutta
la notte.
“Danvers,
questo è spazzatura, riscrivilo da capo.”Kara non rispose al suo caporedattore anche perché l’uomo era già andato
via, con frustrazione afferrò il plico che l’uomo le aveva dato, pagine scritte
con ore di lavoro, e lo gettò con insofferenza sulla sua scrivania. Era passata
una settimana intera e non era cambiato proprio nulla, neanche per un istante
il suo desiderio per Lena si era affievolito o la sua mente aveva smesso di
pensarla.
“Siamo di cattivo umore, oggi?” Kara
sobbalzò e quando si voltò si ritrovò a specchiarsi negli occhi chiari e
sorridenti di Lena Luthor.
“Lena!” Affermò, mentre le cadeva la
penna dalle mani e al contempo si sistemava gli occhiali. Un sconvolgente
brivido che attraversava tutto il suo corpo.
“Sì, scusami se vengo sul tuo posto
di lavoro, ma mi chiedevo se avessi tempo per pranzare con me.”
“Pranzare? Con te? Assieme? Io e te?”
“Sì.” Affermò la donna, un ampio
sorriso sulle labbra. “Come facciamo molto spesso...”
“Oh, è vero.” Ridacchiò stupidamente
e cercò di smettere.
“Se sei impegnata…” Disse allora Lena
guardandola, probabilmente perplessa dalla sua attitudine strana.
“No, sì, voglio dire, ci sarò.” Kara
le sorrise e sentì il cuore accelerare quando la donna sorrise a sua volta.
“Ottimo! Allora passo a prenderti
verso le dodici e trenta? Va bene?”
“Benissimo.”
Kara osservò la donna andarsene, il
cuore le batteva veloce nel petto. Era reale? Cosa provava? Tutte quelle
emozioni che la donna le donava provenivano solo da un desiderio passeggero?
Dal ricordo di una notte di passione e dolcezza? Doveva inseguirle o lasciare
che sfumassero?
Perché nella sua vita non era tutto
più semplice?
Kara chiuse gli occhi cercando di
desiderare un mondo più facile, ma la voce del caporedattore Carr la risvegliò
con violenza dai suoi sogni.
“Danvers,
se sei venuta qua per dormire allora puoi tornartene a casa!” Con uno sbuffo
Kara si mise al lavoro cercando di non pensare al tempo che passava e
all’appuntamento con Lena che si avvicinava.
Due ore dopo le arrivò un messaggio
della donna, Kara prese la borsa e lasciò la CatCo,
all’esterno la aspettava una berlina nera.
L’autista scese subito nel vederla e
la fece entrare. Lena era al telefono, ma si voltò per farle un sorriso.
“Certo, capisco, ma le fluttuazioni
del mercato cambieranno non appena l’acquisto sarà ultimato.” La guardò e le
fece una smorfia, facendo ridere Kara. “Sì, ma possiamo perdere qualche punto,
molto bene.” Riattaccò e sospirò. “Perdonami, era il mio consiglio
d’amministrazione.”
“Problemi?” Chiese lei, ma Lena
scosse la testa.
“Nulla di cui preoccuparsi, sono solo
dei fifoni incapaci di comprendere che a volte bisogna sacrificare un pedone
per vincere la partita.” Fece una smorfia. “Oddio, parlo come mia madre.”
“La tua era solo una metafora, io lo
so.” Lena sorrise dolcemente e Kara percepì un profondo senso di protezione.
Non aveva mai provato niente di così subitaneo e intenso. Avrebbe voluto
prendere la giovane tra le braccia e tenerla al sicuro dalla malvagità.
Sbatté le palpebre sorpresa, quando
si rese conto che si era avvicinata troppo a Lena.
“Ehm… mi piace il colore delle tue
labbra.” Affermò nel vedere Lena che la osservava perplessa.
“Oh, grazie.” Rispose, per poi
mettere le mani nella borsa ed estrarne il rossetto. “Non credo sia il tuo
genere, ma se lo vuoi…”
“Sei gentile, ma… ehm… sta benissimo
a te.” Arrossì e distolse il volto perché parlare delle labbra di Lena non la
aiutava, di certo, a controllarsi.
Lena guardò Kara perplessa, era strana. Molto strana. Non riusciva a
guardarla negli occhi e arrossiva molto spesso, se non sempre. Era così da
quando le aveva raccontato di lei e Supergirl… di
certo non aveva problemi con le relazioni tra donne, sua sorella si era sposata
con la detective Sawyer solo due settimane prima e
Kara non aveva parlato d’altro per settimane prima dell’evento, l’unico
soggetto che sembrava farle brillare gli occhi dopo la partenza di Mon-El.
Ma allora, cosa c’era che non andava?
“Stai bene?” Le chiese, Lena, era la
terza o quarta volta del pranzo che Kara arrossiva.
“Ci sta provando con te!” Esalò con
un sibilo rabbioso, lanciando un’occhiata di fuoco verso la cameriera. Kara
pensò, per un’instate, che avrebbe davvero potuto essere di fuoco il suo
sguardo e allora quella cameriera carina e piena di sguardi per Lena sarebbe
stata ridotta in cenere.
Lena rise alla sua frase, mentre
posava la forchettina dopo aver mangiato un delicato dolce alla frutta.
“Kara, succede spesso.” A quelle
parole, Kara spalancò la bocca e poi la richiuse.
“Spesso?” Chiese, mentre sentiva un
certo malessere diffondersi nel suo corpo.
“Non è strano, sanno chi sono, sanno
quanto pesa il mio portafoglio, non è qualcosa a cui non sono…”
“E poi sei una donna bellissima.” Si
lasciò sfuggire lei, rendendosi conto dell’evidenza di quella verità. Come
aveva fatto a pensare che Lena non avesse una marea di pretendenti? Magari
rideva per le occhiate ammiccanti di una cameriera, ma avrebbe potuto prendere
in considerazione qualcun altro, magari qualcuno proveniente dal suo stesso
mondo.
“Ti ringrazio, Kara.” Lena sorrideva,
divertita. “È
curioso, sai, non te ne sei mai resa conto, prima.” Kara alzò lo sguardo su di
lei e si strinse nelle spalle.
“Ho sempre pensato che tu fossi molto
bella.” Ammise e Lena arrossì un poco scuotendo la testa.
“Intendevo dei vari… corteggiatori.”
“Oh.” Disse solo lei, arrossendo.
“Ehm…” Cercò qualcosa da dire, ma gli occhi di Lena si erano persi in pensieri
lontani e lei lasciò cadere l’argomento, eppure, per qualche strana ragione,
ora, l’idea che ci fossero dei mosconi che giravano attorno a lei, la infastidì
terribilmente.
Lena insistette per pagare il conto e
quando uscirono Kara le propose una passeggiata nel parco vicino al ristorante.
“Non so se è una buona idea…” Mormorò
Lena fissando un punto lontano, nel parco. Kara seguì il suo sguardo perplessa
e notò subito cosa aveva turbato Lena: la statua gigante di Supergirl.
“Non vuoi pensare a lei?” Le chiese,
con tono basso. Era confusa, avrebbe voluto cancellare quella tristezza dal
volto di Lena, ma non era sicura di poterlo fare, di averne il diritto.
“Non so se ho il diritto di parlarne
con te… non voglio…” La giovane Luthor scosse la
testa.
Come poteva parlarle dei suoi problemi di cuore quando Kara aveva dovuto
rinunciare all’uomo che amava?
“Puoi parlarmi di ogni cosa.” Kara le
prese la mano e la condusse verso un panchina libera. “Qualsiasi soggetto,
qualsiasi preoccupazione.” Quello poteva darglielo, almeno quello.
Lena esitò ancora un istante, le mani
strette nelle sue, asciutte e calde, morbide, desiderabili… Kara cercò di
concentrarsi, ma un brivido l’attraversò e dovette allontanare le mani da
quelle di Lena.
La giovane Luthor
sospirò.
“Non posso smettere di pensare a lei…
è passato poco tempo, mi dico che smetterò di pensarci, ma…” Non l’aveva mai
vista così indecisa, così combattuta. “Lei è stata una sorpresa, capisci? Non
avevo mai provato una simile intesa, una complicità così profonda, era come se
mi conoscesse, quando mi guardava, i suoi occhi mi vedevano…” Kara ascoltò rapita, osservando il viso di Lena
illuminarsi e gli occhi brillare, mentre sulle guance si diffondeva un delicato
rossore.
Si era innamorata! Vederlo così
chiaramente le fece battere veloce il cuore.
“Non riesco a smettere di pensare ai
suoi baci, alle sue mani su di me.” Scosse la testa abbassando lo sguardo.
“Perdonami, sembro una sciocca, non è vero?” Alzò lo sguardo e la fissò, alla
ricerca di conforto, di comprensione, di…
Kara la fissava con occhi intensi, concentrati, come se stesse prendendo
una decisione molto importante.
Senza che potesse fare nulla, il suo
corpo agì. Si spinse in avanti e portò le proprie labbra ad incontrare quelle
di Lena.
La donna sussultò sorpresa,
ritraendosi, prima ancora che lei avesse il tempo di baciarla per davvero.
Kara arrossì violentemente,
rendendosi conto di quello che aveva appena fatto.
Ora doveva decidere: avrebbe
ascoltato Lois o le avrebbe, semplicemente, detto chi era Supergirl?
Note: Kara è
volata a Metropolis per farsi aiutare e schiarirsi le
idee, ma sembra che non sia servito a molto. La speranza di dimenticarsi di
quello che è successo con Lena, di archiviare la loro notte assieme come un
momento di desiderio di poche ore, è sfumata e Kara ha compiuto un gesto che,
ora, non può essere ritrattato.
E dunque
eccoci di nuovo ad una scelta e, di nuovo, ne sarà Kara la protagonista:
A - Kara non si
rivela
B - Kara si
rivela
Votate A se
volete che Kara segua il consiglio di Lois e non dica a Lena di essere lei l’oggetto
dei suoi pensieri e dei suoi desideri: Supergirl.
Votate B se,
invece, volete che Kara rompa gli indugi e dica a Lena chi è: Supergirl.
Questa volta
ha vinto, dopo un durissimo testa a testa, l’opzione A! Non immaginavo di
spaccare in due le vostre opinioni, ma su 35 voti 18 sono andati alla A e 17
alla B.
Eccovi la
vincente.
A - Kara non si rivela
Lena la guardava con profonda sorpresa,
era comprensibile, l’aveva appena baciata, mentre lei le raccontava di quanto
era presa per un’altra! Era stata sciocca, sconsiderata e impulsiva!
“Kara!” La chiamò la donna, ma lei
stava già correndo via.
Avrebbe voluto palesarsi, dirle che
era lei la donna a cui pensava, ma non poteva, Lois aveva ragione, Lena era
innamorata di Supergirl, ma Supergirl
era solo metà di lei. La metà forte, coraggiosa, simbolo di speranza e di giustizia,
mentre Kara… Kara era solo una giornalista un po’ pasticciona che arrossiva e
baciava le amiche senza nessuna ragione.
Si portò le mani al volto, mentre si
appoggiava alla parete di un vicolo deserto.
Perché doveva sempre essere così
impulsiva?
Si cambiò e spiccò il volo atterrando
al DEO.
“Ciao.” Le disse Alex, mentre
controllava un composto in un microscopio, nel non sentirla rispondere alzò la
testa e la fissò sorpresa. “Cosa succede?” Le chiese, subito. “Non stai bene?”
“Sì, no… devo parlarti di una cosa
importante.” Sbottò, le lacrime agli occhi.
“Ehi, ehi.” Cercò di consolarla lei,
guidandola verso una saletta riservata.
Kara scosse la testa e la guardò con
occhi tristi.
“Mi sento così in colpa… non volevo
dirtelo… ma… ho fatto una cosa e…” Singhiozzava e Alex le accarezzava la
schiena, sempre più preoccupata.
“Kara, Kara, respira e calmati, lo
sai che non c’è nulla che tu non possa dirmi. Non ti giudicherò mai.” Con occhi
pieni di lacrime fissò la sorella ancora un istante.
“Io… credo, credo di essermi…” Si
interruppe, l’idea era così difficile da concepire… non avrebbe mai creduto
possibile poter provare qualcosa che la sconvolgeva così profondamente. Eppure,
eppure non poteva più negare quello che sentiva. “Innamorata.”
Alex si bloccò, la guardò per un
lungo istante e poi scoppiò a ridere. Kara smise di piangere fissando la
sorella a bocca aperta, sconvolta da quella reazione che di certo non si
aspettava.
“Oh Dio, finalmente! Lena è la donna
giusta, Kara.” Se la bocca di Kara avesse potuto aprirsi un po’ di più di certo
l’avrebbe fatto.
“Co… Come…?” Tentò di chiedere,
incredula.
“Io e Maggie ne parliamo da…”
Rifletté e poi si strinse nelle spalle. “Un anno credo, su per giù da quando
l’hai conosciuta.”
“Ma… Mon-El…
mi hai detto…” Tentò lei, sconvolta.
“Quel giorno hai completamente
frainteso le mie parole e quando vi siete messi insieme ho rispettato la tua
scelta. Ora è lontano, quindi non dovrei dire niente contro di lui, ma… non ti
meritava, neanche un pochino e, ad essere proprio sincera, tutto la storia
dell’invasione daxamite avrebbe potuta essere evitata
se lui si fosse comportato correttamente e avesse preso l’unica decisione
giusta, cioè quella di guidare il suo popolo su Daxam
verso la rinascita.” Kara guardò la sorella sbalordita, non avrebbe mai creduto
possibile udire simili parole. “Ma, ora è partito, e, malgrado non sia felice
delle circostanze che l’hanno allontanato da te, sono contenta che tu ti sia
resa conto di che gioiello è Lena Luthor, quando
potremmo fare un’uscita a quattro? Sono sicura che la serata andrà molto meglio
di quel disastroso tentativo con Mon-El.”
Kara scosse la testa, non poteva
pensare di difendere il daxamite, non ci aveva mai
provato, era indifendibile nella maggior parte dei casi e poi non era quello il
punto.
“Io… lei è innamorata di Supergirl e io l’ho baciata.” Proruppe tutto d’un fiato.
“Oh…” Alex fece una piccola smorfia
insoddisfatta. “Questo potrebbe essere un problema.” Concordò.
“Lei ora penserà che io sia pazza…”
“L’hai baciata, ok, ma le hai detto
quello che provi? Quello che senti quando sei con lei?”
“Ehm… l’ho baciata e sono scappata.”
Ammise e Alex incrociò le braccia.
“Sei peggio di me, almeno io ho
aspettato che Maggie mi desse un bel due di picche prima di scappare!”
Kara sospirò, triste. Allora Alex le
si avvicinò con un sorriso e spazzò via le lacrime sul suo viso.
“Vai da lei e dille quello che
provi.”
“Ma…”
“Non ho detto che sarà facile. Ma
deve sapere che il bacio che le hai dato non era frutto di un momento di
follia, ma qualcosa di più profondo, qualcosa di vero. Deve capire che tu sei
vera, mentre Supergirl è solo un’immagine di
perfezione e forza. Kara è la realtà, Supergirl un
simbolo. Un giorno potrà sapere che siete la stessa persona, ma per ora…”
Lena entrò il macchina con il cuore
che batteva veloce. Kara l’aveva baciata.
Chiuse gli occhi, in realtà non era
neppure stato un bacio, solo uno leggero sfiorarsi delle labbra, eppure, eppure
aveva cambiato tutto.
Arrivata alla L-Corp
raggiunse il suo ufficio e si chiuse dentro, chiedendo a Jess di non far
entrare nessuno e di annullare tutti i suoi appuntamenti.
Credeva… lei credeva e invece…
Si avvicinò all’armadietto dei
liquori, esitò un istante e alla fine prese l’acqua, versandosene un bicchiere
colmo. Quando era uscita, pensando a un pranzo tranquillo con la sua migliore
amica, non si era aspettata quello.
Si sedette sul divano, stringendo il
suo bicchiere d’acqua, i pensieri turbinosi che non riuscivano a soffermarsi su
nulla.
La voce ovattata dalla porta, ma
chiaramente alterata, di Jess la riscosse.
“Non può entrare, miss Luthor ha detto che non voleva vedere ness…”
La porta si spalancò e una Kara, rossa in volto, ma determinata, la fissò.
“Ho bisogno di parlarti.” Le disse e
sembrava che la sua gola si fosse seccata improvvisamente. Il cuore di Lena
prese a battere veloce, il perché, non lo sapeva neppure lei.
“Va bene…” Fece un cenno alla
segretaria che lanciò a Kara uno sguardo di fuoco e se ne andò chiudendo la
porta con faccia offesa.
“Lena.” Iniziò lei, ora sembrava aver
perso tutta la baldanza. “Io… io sono venuta qua… per dirti…” Arrossì abbassò
lo sguardo e lo rialzò su di lei.
“Siediti qua.” La invitò, era
impossibile vederla così in difficoltà e non aiutarla.
“Grazie.” Mormorò lei, ma si sedette
sulla punta del divano, il più possibile lontano da lei.
“Posso offriti qualcosa?” Chiese
ancora perché il silenzio si era fatto pesante.
“No. Lena.” Riprese e sembrava aver
trovato il coraggio, perché ora la fissava con determinazione. “Sei entrata
nella mia vita per caso, ma… ho provato subito qualcosa per te. Pensavo fosse
amicizia, mi sono convinta che fosse amicizia, ma ora, so, che non è solo
quello.”
Il cuore di Lena batteva veloce nel
suo petto, quello che Kara diceva era troppo, troppo in fretta e lei non
sapeva, come…
Si alzò, cercando di interrompere
quelle parole, ma Kara non la lasciò scappare, invece si alzò a sua volta e le
si mise davanti.
“Io mi sono innamorata di te.”
“Kara…” Alzò la mano quasi a voler
fermare quel flusso di parole.
“No, Lena. Avrei dovuto capirlo mesi
e mesi fa, ma ora sono qui e voglio che tu lo sappia. Non ti chiedo niente,
solo… io sono qui.”
Quelle parole risuonarono nella sua
mente facendola rabbrividire. Era tutto così imprevisto, tutto così subitaneo.
Kara era la sua migliore amica e… e
c’era Supergirl. Poteva dimenticarsi di quella notte?
“Io non so cosa dire.” Ammise.
Kara annuì, poi le prese le mani e le
strinse, i suoi occhi si specchiavano in quelli di Lena, belli, veri, dolci e
sinceri.
“Non dire nulla…” Le mormorò, poi,
delicatamente si spinse in avanti verso di lei. Lena sentiva il cuore batterle
veloce nel petto, ma Kara si fermò, la guardava, aspettava che fosse lei a
prendere una decisione.
Cosa sentiva? Cosa voleva?
Note: Il
discorso di Lois ha funzionato solo su metà, più uno, di voi, ma, per coloro
che non si sono lasciati convincere, ricordo che, alla fine della storia,
potrete leggere il pezzo che ha perso e ricostruire la storia a vostro piacere.
Veniamo alla
storia: Kara non si è rivelata, ma è fuggita da Alex, la sua confidente, e ha
vuotato il sacco. La reazione di Alex, vi è piaciuta? Vi aspettavate qualcosa
di diverso? Di certo il suo consiglio è stato deciso e Kara lo ha seguito alla
lettera, messi da parte i dubbi e le incertezze è andata da Lena e le ha detto
quello che prova… ora tocca a voi decidere la mossa di Lena!
A - Lena la
bacia
B - Lena non
la bacia
Se votate A,
votate per una Lena che si lascia andare.
Se votate B
allora, votate per il dubbio e l’incertezza.
Questo è il link finale, quindi, per
l’ultima volta, votate!
Eccoci qua con l’ultimo
capitolo! La scelta è stata votatissima e vi ringrazio. Su 45 votanti 25 hanno
scelto l’opzione A e allora così sia!
A - Lena la bacia
Ciò che sapeva era che il suo cuore
batteva veloce e il corpo di Kara, caldo contro il suo, le stava facendo girare
la testa. Cosa voleva? Una donna di cui non sapeva nulla o Kara, di cui si
fidava, che si era battuta per lei, che la faceva ridere e…
Lena allungò le braccia posandole
sulle spalle della giovane, aveva paura, paura di sbagliare, di perdere la sua
amicizia, ma aveva anche voglia di scoprire cosa potesse significare baciare
quella bocca sempre più invitante. Accorciò ancora le distanze, fino a quando
il respiro di Kara non si infranse sulle sue labbra.
“Sei sicura?” Domandò Kara e Lena
percepì la sua paura, percepì in quelle parole la sua stessa fragilità. “Non
voglio deluderti.” Mormorò ancora e Lena sorrise. Forse non era la ragazza
d’acciaio, ma… era molto di più. Non aveva bisogno di paragonarla con nessuno
lei era unica, lei era speciale.
Le sue labbra sfiorarono quelle di
Kara che tremò nel suo abbraccio. Lena sorrise piano, poi la baciò di nuovo,
questa volta con più decisione. Il desiderio fu quasi immediato e Lena dovette
separarsi, sorpresa. Si era aspettata molte cose, ma non un simile risveglio,
era come se il suo corpo non avesse atteso altro.
“Va tutto bene?” Le chiese Kara, le
guance rosse, un sorriso timido che faceva brillare tutto il suo viso.
“Sì.” Mormorò, poi la baciò ancora.
Le mani di Kara scesero sui suoi fianchi, mentre le sue si aggrappavano alla nuca
di lei.
Prima che potesse capire cosa stesse
succedendo si ritrovò stesa sul divano e rise quando Kara rovesciò il vaso di
fiori.
“Mi dispiace!” Disse, la ragazza,
cercando di risistemare la composizione.
“Vieni qua!” Le ordinò con
divertimento attirandola tra le sue braccia. Era goffa, ma non con lei, le sue
mani sembravano sapere esattamente cosa fare e come farlo. Quando le posò una
mano sul seno, però, Lena sussultò e lei arrossì ritirando in fretta la mano.
“Mi dispiace.” Ripeté e Lena rise.
“Non ti scusare, Kara… è solo che non
mi aspettavo…”
“Oh… certo, scus…
ehm… è solo che sei così…” Questa volta il rossore fu decisamente acceso. Lena
sorrise davanti alla sua dolcezza.
Si sollevò a sedere e la attirò
accanto a sé.
“Lo voglio anche io, ma… vorrei
andare piano, vorrei che assaporassimo questo nuovo traguardo del nostro
rapporto.”
“Andare piano, sì.” Kara sembrava un
poco delusa.
Andare piano… cosa significava? I suoi baci erano forse solo quelli di
un’amica? La stava, forse, forzando in qualcosa che in realtà non voleva? Con Supergirl non aveva di certo voluto aspettare…
Lena la guardò intensamente, poteva
vedere che era assillata da pensieri e dubbi.
“Kara.” Disse prendendole la mano e
portandosela alle labbra per poi baciarla delicatamente. “Voglio che sia
speciale, perché non avevo idea di quello che provavo per te. Il tuo bacio ha
cambiato tutto, ha rimesso le cose in prospettiva, guardavo, ma non vedevo.” Le
assicurò, poi si mosse verso le sue labbra e la baciò con passione. “Io voglio
tutto di te, Kara Danvers.”
Lena uscì dall’ufficio con un senso
di straordinaria leggerezza, Kara se n’era andata ore prima, ma il sentimento
che le aveva donato continuava ad alleggiare in lei e poi quella sera si
sarebbero riviste. A casa di Kara… per un film. L’idea la fece sorridere. Come
poteva farla sorridere anche da lontano? Come aveva fatto a non rendersi conto
di quello che provava?
Stava per salire sulla sua berlina
quando un fragore la fece sobbalzare, si voltò spaventata e osservò una
macchina lanciata nel cielo, sgranò gli occhi spaventata, ma una figura blu e
rossa saettò veloce afferrandola e posandola a terra, per poi lanciarsi verso
la misteriosa minaccia. Lena esitò solo per un istante, poi si avviò decisa
verso il rumore dello scontro.
Supergirl afferrò un lampione e lo torse
attorno ad un grande alieno, dalla muscolatura pietrosa.
“Ora non ti muovere.” Disse la donna
con tono divertito.
“Supergirl.”
La chiamò e la donna si voltò a fissarla sorpresa. Per un istante credette che
se ne sarebbe andata, ma la donna si mosse verso di lei, il passo leggermente
titubante.
“Non dovresti essere qui, potrebbe
essere pericoloso…” Disse e il suo tono era teso, mentre i suoi occhi la sfuggivano.
No, no, no, no! E se Lena avesse voluto tentare qualcosa con Supergirl? Cosa avrebbe fatto lei? Dopo quello che era
successo nell’ufficio della donna credeva che le cose sarebbero andate nel
verso giusto, ma ora…
“Lo so, ma avevo bisogno di parlarti.”
“Io…” Supergirl
si voltò verso l’alieno, ma lui si dibatteva inutilmente.
“Solo un istante.” Insistette.
“Va bene.” Acconsentì l’aliena,
avvicinandosi ancora un poco.
“La notte che abbiamo passato assieme
è stata fantastica, ma…” Aveva visto un’ombra passare sul viso della donna,
un’ombra che non comprese. “Ma quello che ha generato… volevo ringraziarti. Due
occhi, azzurri come i tuoi si sono posati su di me in maniera nuova e… non
immaginavo che quello sguardo potesse diventare così importante, il più
importante.” Sorrise, perché non poteva pensare a Kara senza sorridere.
“Ne sono felice.” La voce della
supereroina era emozionata ora, perché? Forse aveva parlato con Kara? “Ora devo
andare.” Disse la donna, prima di tornare dal bestione e caricarselo sulle
spalle. “Buona serata.” Aggiunse verso di lei per poi volare via.
Lena sorrise sicura che sarebbe stata
una splendida serata.
Quando arrivò all’appartamento di
Kara il cuore prese a batterle di nuovo veloce. Bussò e quando la porta si aprì
sorrise, ma fu sorpresa quando la ragazza la avvolse in un poderoso abbraccio.
“Ehi, Kara!” Disse sorridendo,
felice. “Anche tu mi sei mancata.” Aggiunse cercando di usare l’ironia per
nascondere le emozioni.
“Grazie.” Disse però la donna
stringendola ancora un poco.
“Per cosa?” Chiese allora lei. “Non
ho neppure pensato a portarti dei fiori o…”
“Grazie, Lena.” La giovane si separò
da lei e sorrise prima di baciarla. Le emozioni di quel nuovo bacio
l’attraversarono e quando Kara la guardò con occhi pieni di gioia capì che
forse, con lei, non aveva bisogno di nascondere ciò che provava.
Sarebbe stata una fantastica serata
e, magari, anche una buona notte. Lena sorrise sulle labbra morbide e calde di
Kara poi si lasciò andare, felice.
Note: E la storia finisce con
i toni semplici e romantici con cui si è sviluppata. Happy ending
insomma!
Ditemi, vi siete un po’ “offese”
quando Lena ha deciso di aspettare e fare le cose con calma con Kara e avete
tremato un po’ quando Lena è corsa a incontrare Supergirl,
così come ha tremato Kara?
Ora, lo so che molti di voi
vogliono le altre opzioni. Fatemi sapere cosa ne pensate di questo finale e ditemi
se vi è piaciuta questa giocosa modalità con cui vi ho presentato la storia e, ai
5 commenti, come sempre, vi darò, in un colpo solo, perché siete state
fantastiche, tutte le opzioni scartate! ;-)
Eccovi tutti
i pezzi esclusi. Per aiutarvi a seguire la trama ho aggiunto i titoli e i link
dei capitoli che precedono il pezzo. Spero che riusciate a districarvi tra i
bivi.
Un piccolo
schema per aiutarvi (sottolineate e in blu le parti già pubblicate):
Come vedete e
come ho detto a chi di voi mi ha lasciato un commento nell’ultimo capitolo c’è
ancora qualcosa da raccontare… un ultimo tassello che raduna tutti i finali.
Spero di potervelo mostrare domani.
Si svegliò e si stiracchiò
pigramente, gli occhi ancora chiusi, un sorriso felice sulle labbra. Era stata
una notte grandiosa. Allungò la mano cercando il corpo caldo della donna lì
dove lo aveva abbandonato e ritrovò solo un freddo lenzuolo. Aprì gli occhi e
sentì il cuore perdere un battito, mentre con un sospiro si rendeva conto di
quanto fosse stato stupido aspettarsi di trovarla lì.
Aveva chiesto conforto e quello era
stato, ne più ne meno.
Si alzò, fece una doccia e si preparò
per la giornata di lavoro. Il suo corpo era piacevolmente stanco e al contempo
rilassato. Quella notte era stata, senza dubbio, la migliore della sua vita,
chi lo avrebbe detto che fare l’amore con una… si bloccò, mentre infilava i
tacchi. Cosa aveva appena pensato?
Lei e Supergirl
avevano fatto sesso, niente di più, non doveva… Lena chiuse gli occhi poi fece
una smorfia. Troppo tardi.
Prese il telefono e compose il numero
del suo ufficio, avvisò che avrebbe fatto tardi poi uscì nell’aria tiepida del
mattino.
Quando, venti minuti, dopo bussò alla
porta dell’appartamento 4A era leggermente agitata. Non era sicura di quello
che faceva lì e non era sicura di riuscire a dire quello che doveva dire.
“Lena!” Il tono di Kara era leggermente
più alto del normale e le sue guance erano soffuse di rosso.
“Ti disturbo?” Le chiese, perplessa.
“Ehm… no!” Di nuovo sembrava strana,
aveva un largo sorriso sulle labbra, ma appariva in imbarazzo.
“Avrei dovuto chiamarti… mi dispiace,
lo so che è presto, probabilmente devi andare a lavorare e…”
“Entra, per favore.” La interruppe
lei facendosi da parte e indicando con un ampio gesto il suo appartamento.
Lena ubbidì, entrando in quel posto
che conosceva bene. Posò la borsa a terra e si sedette in quello che, ormai,
considerava il suo posto, intrecciando le mani.
“Avrei dovuto portarti il caffè.”
Intuì. “E le ciambelle che ti piacciono tanto. Oh Kara, mi dispiace, sono
proprio…”
“Lena!” Kara, che si era seduta di
fronte a lei le prese le mani, poi sembrò scottarsi, perché arrossì e le
ritirò, scendendo dallo sgabello e mettendosi a spostare piatti. Quando si
voltò sembrava di nuovo più calma. “Cosa succede?” Le chiese.
“Io…” Lena prese un respiro profondo.
“Sono andata a letto con Supergirl.”
“Ah... e… non è stato bello?” Le
chiese. Lena abbassò lo sguardo un sorriso impossibile da evitare che le
appariva sul volto.
“Oh…” Disse, poi rialzò lo sguardo. “È stato meraviglioso.” Il colorito di
Kara virò al rosso di nuovo.
“Ehm… ok…” Balbettò, ridacchiando un
po’, in quel modo buffo di quando era imbarazzata. “Quindi, tutto bene.”
Aggiunse, osservandola di sottecchi.
Lena sospirò.
“Non lo so… sì e no.” Scosse la testa
infastidita dal non sapersi spiegare. “Doveva essere solo… e invece…” Alzò lo
sguardo fissandolo negli occhi azzurri di Kara. “Non è stato solo sesso, Kara,
non per me.”
Il cuore di Kara era un disastro. Il profumo di Lena arrivava al suo
naso, dolce e invitate. Toccare le sue mani era stata una pessima idea, ne
ricordava ancora la delicatezza, la fermezza, la dolcezza. Arrossì cercando di
ascoltare Lena, cercando di capire come comportarsi, come aiutarla, come
uscirne.
Anche per lei era stato meraviglioso! E poi, oh Rao,
non era stata solo sesso!
Ma allora cosa?
Lena osservò la reazione di Kara che
sembrava incapace di respirare.
“Ehm…” Borbottò. “Vuoi dire che è
stato…”
“Non lo so Kara… come poteva essere
altro? La conosco appena, non so neanche il suo vero nome.” Sospirò e poi le
disse quello che più le pesava sul cuore. “Ma non importa, perché questa
mattina non c’era nel mio letto. Se n’è andata nel cuore della notte e… io non
dovrei sentirmi usata, perché, a dirla tutta, io le ho chiesto conforto e lei
me lo ha dato, ma… devo essere sincera con te, pensavo che anche per lei fosse
stato speciale ora, però, comprendo che per lei è stata solo una notte e via.”
“No, no, no…” Kara scosse la testa
bloccando il suo fiume di parole. “Non può essere, forse, forse semplicemente,
non può donarsi nel modo in cui vorrebbe e per non far soffrire entrambe se ne
è andata prima che facesse ancora più male.” Le sue parole la colpirono, vi era
del vero in esse, eppure…
“Avrebbe dovuto parlarmi, spiegarsi.”
“Forse, se fosse rimasta non avrebbe
avuto il coraggio di farlo.”
“È la persona più coraggiosa al mondo!”
La contraddisse.
“Oh, credo che quando si tratta di
sentimenti tutti possiamo essere codardi.” Lena abbassò la testa, riflettendo,
poi la rialzò guardando Kara davanti a lei e sorrise.
“Sono davvero una pessima amica,
arrivo qui all’alba e pretendo di gettarti addosso i miei stupidi problemi
sentimentali.”
“Ehi, le amiche servono a questo,
giusto?” Le disse la ragazza e lei annuì, allungando la mano e posandola sulle
sue intrecciate sul tavolo di legno.
“Grazie.”
Lena si tese in avanti posando una mano sulle sue, ancora intrecciate e
avvicinando i loro volti. Un brivido percorse Kara che fu presa dal folle
desiderio di annullare le distanze e baciarla, mentre il profumo della donna la
avvolgeva. Oh Rao! Stava impazzendo, perché non
poteva rimanere solo un sogno di una notte magnifica? Perché i suoi sensi
continuavano a tormentarla? A desiderare di più?
Lena la guardava con profonda
sorpresa, era comprensibile, l’aveva appena baciata, mentre lei le raccontava
di quanto era presa per un’altra! Kara sbatté le palpebre e comprese che quella
era la sua occasione.
Prese la mano della donna e se la
portò al viso. Dolcemente depose un bacio sul suo palmo, poi, lasciò che le
dita di Lena scorressero lungo il suo collo. La donna la guardava con
intensità, come se la vedesse per la prima volta, come se una possibilità
impossibile fosse appena comparsa nella sua mente.
Kara lasciò che raggiungesse il
colletto della sua camicia e, quando la donna incontrò il tessuto, impossibile
da confondere, del suo costume, la fissò dritta negli occhi. La vide
sussultare, la sua mano ebbe un brivido, poi lei la ritirò come se fosse stata
scottata.
“Lena…” Cercò di dire lei, ma la
donna scosse la testa, confusa, rossa in viso, mentre si alzava.
“Credo… credo di dover andare.” Si
voltò e se ne andò lasciandola lì, confusa e indecisa.
Aveva fatto un errore a dirle la
verità su di lei?
Tornò alla CatCo
con la mente in subbuglio.
“Keira!”
Esclamò un’inconfondibile voce. Kara alzò lo sguardo che fino a quel momento
aveva tenuto fisso sul pavimento e incontrò lo sguardo corrucciato di Cat Grant.
“Oh… miss Grant, è bello rivederla.”
“Non si direbbe, sono bel tredici
secondi che ti fisso senza essere notata.” Rimarcò e Kara fece una smorfia.
“Mi dispiace, miss Grant.” La donna
la guardò dalla testa ai piedi come uno scommettitore che valuta un cavallo da
corsa.
“Nel mio ufficio, subito.”
“C’è James…” Tentò di dire, ma la
donna era già diversi passi in avanti, diretta verso il grande ufficio che le
apparteneva.
“James, vai a farti un giro, metti
l’elmo, prendi un caffè, vedi tu.” Gli disse con un gesto leggero delle mani.
L’uomo scosse la testa divertito, mentre si alzava.
“Certo, miss Grant.” Disse passando
accanto a Kara e facendole l’occhiolino.
Cat osservò il posto con la solita
faccia schifata e Kara cercò di far sparire il più in fretta possibile, senza
usare i suoi poteri, gli oggetti che avrebbero creato maggior scandalo agli
occhi della donna.
“Bene.” Affermò alla fine, miss
Grant, sedendosi alla scrivania e appoggiando borsa e occhiali sul tavolo. “Ero
passata per un meeting con gli investitori, ma possono aspettare, sembra che tu
abbia bisogno di qualche pillola di saggezza o di una bella strigliata.”
“No, io…”
“Sputa il rospo.” La bloccò di netto
la donna.
Kara si tormentò le mani, come
avrebbe potuto affrontare un simile argomento con miss Grant?
“C’è una persona… che mi piace… ehm,
mi piace molto e… lei non conosceva tutto di me, ora… ora ha scoperto un parte
di me che prima non conosceva e io non so come l’abbia presa perché se n’è
semplicemente andata via e ho paura di averla persa per sempre e non posso più
immaginare una vita senza…” La mano di miss Grant scattò in aria interrompendo
il suo sproloquio.
“Ho capito.” Affermò, poi intrecciò
le mani sulla scrivania. “Ci sono parti di noi che teniamo nascoste per tutta
la vita, anche a coloro che ci stanno più vicini. Ma, amare, è come buttarsi da
un palazzo senza paracadute o senza Supergirl.” Fece
ruotare gli occhi. “O quelle corde elastiche.” Tornò a fissare lei. “Se non si
da tutto, se non ci si apre completamente allora…” Si strinse nelle spalle. “Ti
sei gettata, Keira, ora devi solo sperare che Lena
sappia prenderti al volo.”
Kara arrossì nel sentire il nome
della donna che dominava i suoi pensieri.
“Come…?” Balbettò.
“Oh, andiamo, Kiera!
Non sono più qui, ma questo non significa che non abbia occhi per vedere.”
“Quindi… devo solo aspettare?” Chiese
rossa in volto, ma desiderosa di avere un piano d’azione.
“Mmm…” Miss
Grant inclinò la testa osservandola. “Direi che una spintarella potresti
dargliela, i Luthor sono così… difficili. Vai da lei,
guardala con i tuoi occhioni da cucciolo innamorato e dille quello che provi.”
“E se non volesse vedermi?” Domandò,
spaventata all’idea di essere respinta, di nuovo.
Cat Grant si alzò, afferrò gli occhiali,
li indossò, prese la borsa e poi la guardò di nuovo.
“Gettarsi, Kara, è quello che rende
l’amore, amore. Se non ci fosse il brivido di paura sul bordo e il tuffo al
cuore nel salto… allora sarebbe solo accontentarsi.” Oltrepassò la scrivania e
le passò accanto, sulla porta però si voltò di nuovo. “E tu sai di cosa parlo,
quando dico: accontentarsi; non è vero?”
Lena osservava la città dalla sua
ampia finestra, aveva detto a Jess che non voleva essere disturbata, ma i suoi
occhi correvano avanti e indietro nel cielo alla ricerca di una figura rapida,
dai colori rosso e blu.
Come aveva fatto a non capire? Come
aveva potuto fare l’amore con Kara e non comprendere che era lei?
Si sentiva sciocca e stupida e ciò
era umiliante. Al contempo però… non poteva smettere di pensare che la donna
che amava senza conoscere era la stessa persona della donna che conosceva e che
considerava la sua migliore amica. Non era forse, questa, la soluzione
migliore?
Perché Supergirl
era andata a letto con lei e Kara… Kara l’aveva baciata, questo significava che
provava le sue stesse cose? Che anche lei non riusciva a dimenticare quei
momenti magici?
Arrossì un poco pensando a quello che
aveva detto a Kara non sapendo che lei e Supergirl
fossero la stessa persona. All’improvviso un pensiero bloccò ogni altro: Mon-El! Cosa provava la ragazza per il daxamite?
Forse lei era solo un rimpiazzo?
Scosse la testa incapace di darsi
delle risposte. Avrebbe dovuto chiamarla, parlarle, ma… non poteva, lei era una
Luthor e non era di certo abituata a piegarsi, a…
Strinse i pugni era così stupido eppure il suo orgoglio bruciava e lei…
Un leggero tonfo la fece sobbalzare. Supergirl… no, Kara, era lì, davanti a lei, sul balcone del
suo ufficio.
“Posso entrare?” Domandò un poco
titubante.
Lena aprì la porta, incapace di
fermare il battito del suo cuore, poi cercando di calmarsi raggiunse
l’armadietto dei liquori, ma, prima che lei potesse prendere uno dei bicchieri
vuoti, una mano la fermò.
Tremò nel sentire il corpo della
donna caldo, così vicino al suo.
“Lena…” Mormorò la giovane e lei si
voltò, ritrovandosi a specchiarsi negli occhi dolci e limpidi di Kara, come
aveva fatto a non capire? “Avrei voluto dirtelo… tante volte.” Disse con tono
basso, emozionato. “Ma non sono qui per parlare del costume che porto, devo
dirti una cosa, una cosa importante.”
Era vicina, troppo vicina, il
cervello di Lena non funzionava bene con lei così vicina. Le mancava l’ossigeno
e il suo corpo ormai bruciava dal desiderio di essere toccato.
“Kara…” Si lasciò sfuggire e vide la
dolcezza sul volto della donna che, con delicatezza, le accarezzò il viso
avvicinandosi a lei.
“Lena, mi sono innamorata di te.”
Soffiò sulle sue labbra.
Un bacio: urlava ogni cellula del suo
corpo, ma Lena si trattenne. Doveva lasciarsi andare alla passione? O doveva
darsi del tempo, capire cosa provava?
A2 - Lena la bacia
Lena osservò quel volto che
conosceva. Lo aveva visto ridere, lo aveva visto scherzare, lo aveva visto nel
dolore, lo aveva visto comprensivo e, ormai le sembrava ovvio, lo aveva visto
preso dalla passione. Per lei. Chiuse gli occhi e baciò quelle labbra a cui
aveva già dato se stessa, ma che ora consegnava senza riserve, perché il suo
cuore, nella mani di Kara sarebbe sempre stato al sicuro.
Le loro bocche si fusero in un bacio
dolce. Quando si separarono sul viso di Kara era evidente l’emozione.
“Avevo tanto paura che tu mi
respingessi.” Ammise con candore. Lena le accarezzò il volto.
“Ci sono tante cose di cui dobbiamo
parlare. Cose importanti.” La ragazza annuì decisa.
“Certo! Risponderò a tutte le tue
domande.” Il suo sorriso era contagioso e brillante. Lena la imitò un attimo
prima di baciarla ancora. “Oh!” Interruppe il bacio, Kara. “Dovrai firmare un
po’ di carte sulla segretezza e cose così.”
“Ah…” Lena la guardò perplessa, ma
Kara non lasciò che si spegnesse il suo entusiasmo, invece la sollevò tra le
braccia e sorrise felice.
“Ora andiamo a casa.”
“Kara!” Esclamò lei aggrappandosi con
timore al suo collo. “Mettimi giù!” Ordinò.
“Non ci penso neppure.” Affermò,
però, lei. “Non ti lascerò cadere.” Assicurò e lei strinse i denti quando la
ragazza si gettò nel vuoto. L’ultima volta che l’aveva tenuta tra le braccia in
quel modo non era stato un salto piacevole. Si rese conto di stringere le
braccia di Kara troppo forte, ma quando alzò lo sguardo per scusarsi incontrò
solo gli occhi pieni di gioia di Kara.
Lena le sorrise sentendo la tensione
che svaniva. Era lei e non l’avrebbe lasciata cadere, mai.
“Non pensavo che avrei provato tanta
gioia solo a tenerti stretta a me.” Ammise la ragazza e Lena sorrise di nuovo,
come poteva essere così tranquilla con i suoi sentimenti?
“Non pensavo che un giorno avrei
desiderato che un volo non finisse in fretta.” Affermò allora e si stupì di
aver detto una cosa così sdolcinata, poi capì perché lo aveva fatto, il sorriso
sulle labbra di Kara valeva ogni sforzo.
“Kara?”
“Sì?” Domandò lei, guardandola con
dolcezza.
“Sai volare con gli occhi chiusi?”
Chiese e la ragazza la guardò perplessa.
“Perché dovrei volare con…” Chiuse
gli occhi quando lei la baciò e Lena provò l’eccitante piacere di sapere di
essere sospesa nel vuoto mentre il suo pilota teneva gli occhi chiusi.
Sorrise quando separò le loro labbra.
“Il test è stato un successo.”
Mormorò e Kara rise.
“Era un test? E che altro mi farai
fare?” Chiese, le guance rosee e gli occhi che brillavano.
“Mmm…
potrei vedere quanto resisti senza respirare… ah no, quello l’abbiamo provato
quella notte.” Questa volta le guance di Kara divennero rosse.
“Oh… ehm… ecco…” Lena rise, poi
appoggiò la testa contro la spalla di Kara e sospirò godendosi il battito della
ragazza e il calore che proveniva dal suo corpo.
“Siamo arrivate.” Le comunicò Kara e
lei aprì gli occhi. Erano nell’appartamento della kryptoniana.
Lena scese dalle su braccia, si
guardò attorno poi si voltò a fissarla, appoggiandosi al tavolo.
“Credi che…” Non riuscì a finire la
frase, perché Kara fu sulle sue labbra in un baleno. Le sue mani si
aggrapparono alla vita della supereroina, mentre la sua mente le riproponeva la
loro notte insieme e Lena comprese che sarebbe stato tutto più intenso, più
vero, ora che sapeva chi c’era sotto quel costume.
Ansimò d’aspettativa quando le mani
della ragazza passarono sul suo corpo, poi cercò il suo sguardo e sorrise
quando vide in esso lo stesso desiderio che provava lei.
Ricongiunse di nuovo le loro labbra,
assaporandole con maggiore delicatezza, mentre passava la mano alle spalle della
donna, conoscendo, ormai, come aprire quel costume.
Un deciso bussare fece sobbalzare
entrambe. Kara sparì dalla sue braccia mentre la porta si apriva. Lena si voltò
consapevole del rossetto sbavato e della camicia per metà fuori dai suoi
pantaloni.
“Ehi, Kara…” Alex si bloccò mentre
lei si sistemava l’abito. “Oh.” Disse solo l’agente.
“Ciao, Alex.” Kara sbucò dalla camera
vestita di tutto punto, i capelli in ordine e gli occhiali calzati, ma sul suo
viso vi era ancora una traccia del rossetto di Lena e il rossore sulle sue
guance non poteva essere frainteso.
“Credo che dovrò iniziare a bussare e
poi aspettare, prima di entrare.”
“Potrebbe essere una buona idea.”
Confermò Lena e Alex sogghignò divertita nel vedere il viso di Kara diventare
porpora.
“Cosa ci fai qui?” Domandò con voce
acuta la ragazza.
“Oggi è la serata dei giochi.” Le
fece notare e Kara si diede una pacca sulla fronte, voltandosi verso di lei con
aria affranta. Alex osservò lo scambio con un sorriso tutt’altro che colpevole.
“Ciao Kara. Non sai che fatica oggi…”
Winn che era entrato con un pacco di birre, si fermò
sorpreso.
“Winn.”
Salutò Lena.
“Ehm… ciao, miss… Lena.” Rispose il giovane, cercando con lo sguardo Kara e
Alex.
Lena sospirò poi si voltò verso Kara.
“Credo che sia meglio che io vada…”
“No!” Protestò lei.
“No, perché mai?” Si aggiunse Alex,
mentre sistemava le birre nel frigo.
“Ecco le pizze!” Si annunciò Maggie.
“Oh, buon giorno miss Luthor… dove ho messo le
manette?” Lena inclinò la testa. “Troppo presto?” Chiese allora Maggie un
sorriso sulle labbra.
“Troppo presto.” Confermò, Lena.
Kara le si avvicinò e le prese la
mano attirandola verso la relativa intimità della stanza.
“Mi dispiace così tanto!” Bisbigliò.
“Mi sono dimenticata della serata giochi…”
Lena le accarezzò il volto
cancellando le tracce di rossetto.
“Non importa… abbiamo tempo, non è
vero?” Chiese, altrettanto piano.
“Sì, abbiamo tempo.” Confermò Kara
per poi baciarle velocemente le labbra e arrossire al gesto sconsiderato fatto
così vicino alla sua famiglia.
“Dovrai fare meglio di così se vuoi
mandarmi via.” Le assicurò Lena, stringendola contro di sé.
“Ma io non voglio mandarti via.”
Affermò Kara con tono miserevole.
“Avremmo tempo anche per… questo.”
Indicò con la mano le risate che provenivano dalla cucina e sorrise.
“Ne sei sicura?” Provò a insistere
Kara.
“Sì, ne sono sicura.” La baciò,
questa volta esigendo un vero bacio, intenso, qualcosa che potesse spegnere
parte del bisogno e del desiderio che sentiva crescere in lei.
Quando uscirono di nuovo dalla stanza
Kara le prese la mano guidandola fino alla porta, poi la salutò con un bacio
sulle labbra, più veloce, ma non meno significativo visto che tutti, nella
stanza, poterono vederlo.
“Ci sentiamo domani?” Chiese, le
guance rosse, ma lo sguardo deciso e felice.
“Sì.” Confermò Lena, poi lasciò la
sua mano e si allontanò lungo il corridoio, felice.
B2 - Lena non la bacia
Era così difficile. Come poteva
lasciarsi andare quando tutto ciò che aveva sempre saputo si era rivelato una
menzogna? La sua migliore amica le aveva mentito.
“Non posso…” Mormorò tirandosi
indietro e voltandosi, dando le spalle alla ragazza.
Per un lungo istante ci fu solo il
silenzio nel suo ufficio.
“Mi dispiace.” Disse poi Kara. Un
leggero spostamento d’aria l’avvisò che se ne era andata. Lena si voltò aprì la
bocca per richiamarla, ma poi non disse nulla. Forse era meglio così, doveva
riflettere, doveva pensare.
“Miss Luthor,
mi dispiace disturbarla, ma c’è sua madre.” Lena chiuse gli occhi per un
secondo, cercando di ritrovare la calma e la compostezza di cui aveva bisogno
per affrontarla.
Si voltò verso la porta e si sedette
alla scrivania, prendendo il primo dossier che trovò.
“Madre, approfitti dell’amnistia
presidenziale per rendere visita alla pecora nera della famiglia?” Domandò
quando la vide entrare.
“Oh, Lena, abbiamo salvato National
City e il mondo, assieme.”
“Non mi sembra di aver sentito
qualcuno citare il mio nome.” Ribatté secca. “Una delle tue tante bugie,
immagino.”
“Non ti ho mai mentito e lo sai che
era l’unico modo per ottenere l’amnistia.”
“Perché non mi hai detto di Supergirl?” Chiese di getto e la donna la fissò, poi un
sorriso divertito apparve sulle sue labbra.
“Dunque lo hai scoperto.” Lena scattò
in piedi incrociò le braccia e si voltò fissando la città sotto i suoi piedi.
“Ero sicura che avresti capito. Anche se, lo ammetto, ci hai messo molto più
tempo di quello che credevo possibile. Immagino che dipenda da ciò che Kara ti
fa provare.” Il tono di Lillian era sarcastico, quasi
canzonatorio.
“Di cosa stai parlando?” Le chiese
guardandola di nuovo.
“Con miss Danvers
potevi essere Lena… non Luthor, non multimiliardaria,
non la mente brillante che serve a Supergirl. Al
massimo ti chiedeva di essere una fonte per i suoi insulsi articoletti.” Sul
volto della madre comparve un sorriso divertito, ma Lena lo ignorò. Era forse
vero? Togliendo il sarcasmo le parole di Lillian non
erano forse giuste? Si era forse vietata di vedere la verità perché voleva che
le cose rimanessero esattamente com’erano?
“E sai la cosa più divertente?”
Domandò ancora sua madre, giocherellando con una delle orchidee che decoravano
la sua scrivania.
“No, madre.” Disse con tono duro. Lillian alzò lo sguardo su di lei, gli occhi che brillavano
di malvagio divertimento.
“Anche lei mi ha chiesto perché non te
lo avessi detto. Non succede tutti i giorni di vedere gli occhi di una Super
brillare di paura.”
Lena sentì una fitta al cuore. Kara
provava ciò che provava lei, aveva avuto paura… paura di perdere la sua
migliore amica, ma, adesso, adesso che tra loro le cose erano cambiate… aveva
tirato fuori il coraggio per tutte e due.
La giovane Luthor
sorrise, un dolce sentimento che scaldava il suo cuore. Kara le aveva detto chi
era, si era fidata di lei perché… perché voleva che le cose tra di loro
evolvessero e si basassero sulla verità.
“Grazie, madre.” Disse, poi prese la
sua borsa e lasciò la donna a fissarla, piuttosto infastidita. Era lei, di
solito che se ne andava vittoriosa dai loro incontri madre-figlia.
Lena lasciò l’edificio della L-Corp quasi di corsa. Jess doveva aver già chiamato la sua
auto, perché l’autista l’aspettava con un ombrello alla porta e la condusse
fino alla macchiano sotto una pioggia fattasi sempre più torrenziale.
Una quindicina di minuti dopo era
davanti all’appartamento di Kara. Scese dalla berlina e salì in fretta le
scale, sperando che la giovane fosse a casa e non al lavoro, malgrado fosse
solo pomeriggio. Bussò alla porta e non ottenne risposta, busso ancora
frustrata, ma nessuno venne ad aprire.
“Lena?” Alex la fissava dal corridoio,
perplessa.
“Devo parlare con Kara!” Disse, con
urgenza nella voce.
“Kara mi ha chiamato… sembrava…” Sul
volto di Alex si formò una piccola o. “Capisco.” Disse soltanto, poi si
appoggiò alla parete. Tra le mani aveva una scatola di ciambelle. “Non te l’ho
detto io… ma, quando è molto triste, Kara, risale la scala antiincendio e va
sul tetto.”
“Ma piove…” Le fece notare Lena.
“Già.” Disse soltanto la donna, poi
si allungò, recuperò la chiave sistemata sopra lo stipite della porta e aprì
l’appartamento. Lena entrò, tesa, ma il luogo era vuoto. Le tende si gonfiavano
e la porta finestra era aperta.
Lei si avvicinò osservando la pioggia
che cadeva pesante e la scale di metallo, stretta e bagnata.
“Queste le lascerò qua.” Affermò
Alex, posando le ciambelle sul ripiano della cucina, poi uscì dall’appartamento
e si chiuse la porta alle spalle.
“Molto bene…” Mugugnò Lena lasciando
cadere la borsa e sfilando i tacchi. “Se dovessi cadere… saprà prendermi al
volo… credo…” Bofonchiò ancora tra sé e sé, prima di uscire sotto alla pioggia.
Come aveva immaginato la scala era
tutto meno che confortevole e l’altezza era notevole, ma lei non vi badò, salì
ancora e, ormai fradicia, giunse sul tetto. Quando vide la figura di Kara
rannicchiata sotto la pioggia provò un immediato senso di tenerezza e di
profondo amore.
Si avvicinò piano e si sedette
accanto a lei, poi posò una mano sulla sua spalla.
“Non mi vuole… Alex…” Borbottò la
donna, poi sembrò accorgersi di qualcosa, perché alzò le testa di scatto, gli
occhi sgranati. “Lena!” Disse e lei sorrise, poi le prese il viso tra le mani e
lo attirò a sé per un lungo bacio, mentre la pioggia, ignara del loro momento,
continuava a cadere.
“Oh sì, che ti voglio.” Mormorò sulle
sue labbra, dopo un momento.
“Credevo…” Cercò di dire Kara, ma lei
le posò due dita sulle labbra.
“So perché avevi paura di dirmelo e
so perché avevo paura di sentirlo. I cambiamenti sono… pericolosi. Ma, Kara,
questo cambiamento è la cosa più bella che io abbia mai fatto e…” Non poté
finire perché Kara l’afferrò e la sollevò tra le braccia ridendo di gioia. Lena
si beò di quel suono e di quel abbraccio che sperò, non sarebbe mai finito. Ora
era felice.
Kara era la sua migliore amica… non
era sicura di poter…
“Aspetta, Kara…” Posò la mano sulla
spalla della ragazza fermando il suo movimento. Gli occhi della giovane si
abbassarono, mentre il suo corpo si allontanava da lei. “Mi dispiace… io… non
posso.” Ammise e Kara annuì.
“Scusami, ma dovevo farlo.” Kara fece
un passo indietro, poi un altro.
“Non voglio perdere la tua amicizia.”
Mormorò Lena, aveva paura adesso, paura dello sguardo triste che vedeva negli
occhi di Kara e del freddo che sembrava avvolgerla ora che il corpo di Kara era
lontano dal suo.
“Devi… darmi del tempo.” Le disse,
gli occhi della ragazza erano limpidi ora. Con un stretta al cuore Lena si odiò
per quelle lacrime non ancora versate.
“Kara…” Chiamò, ma la ragazza scosse
la testa e se ne andò. Sorpresa, Lena alzò la mano e ritrovò una lacrima che
scendeva lungo la sua guancia.
Tre settimane dopo Lena osservava il
paesaggio, il suo cuore era diventato un pesante fardello nel suo petto. Aveva
fatto il possibile per non pensarci, ma Kara occupava la sua mente in
continuazione, non si era resa conto di quanta parte del suo tempo lo
spendessero insieme e, soprattutto, non si era conto di quanto fosse importante
quel tempo. Ora si arrabbiava con i suoi collaboratori, con il consiglio
d’amministrazione, con le sue segretarie e persino con lo chef e sapeva che non
era colpa loro, sapeva che scattava come una molla alla minima provocazione,
pronta a fulminare con un semplice sguardo anche un semplice inserviente che
decideva di attraversare la sua strada mentre entrava in ufficio. Sapeva che
era lei, sapeva che le mancava qualcosa. E quel qualcosa erano due occhi
azzurri, un sorriso luminoso e una risata contagiosa.
Kara. Kara le mancava come l’aria e,
sempre più spesso, si ritrovava senza respiro.
“Miss Luthor?”
Si voltò verso la segretaria che la fissò preoccupata. Interromperla mentre
pensava ultimamente generava una bella strigliata.
“Sì?” Chiese, cercando di non
ascoltare quella massa oscura nel suo petto che le chiedeva rabbia e furia.
“Supergirl
al telegiornale.” L’avvisò la donna. Lena annuì, ma non si mosse.
Supergirl, quella notte non aveva più molto
senso ormai. Era sembrata tutto, ma non era nulla ora che Kara non c’era più.
Aveva bisogno della sua migliore amica.
Si voltò e tornò a lavorare, fino a
quando il telefono non emise un basso bip. Allungò lo sguardo e il suo cuore
perse un battito: era lei.
Con le mani che tremavano aprì il
messaggio e lesse in fretta.
“Jess, annulla tutti i miei impegni.”
“Ma…”
“Adesso.” Disse e sorrise. Jess la
fissò a bocca aperta, mentre lei afferrava la borsa e usciva, quasi di corsa.
Mentre camminava sentì l’agitazione
crescere e la tensione aumentò quando vide Kara, appoggiata ad un albero del
parco le mani in tasca che osservava dei bambini giocare con delle barchette di
carta.
“Ciao.” Disse e la ragazza si voltò a
guardarla. Sorrise e Lena sentì il suo cuore gioire. “Mi sei mancata.” Ammise e
Kara abbassò lo sguardo.
“Anche tu mi sei mancata.” Alzò lo
sguardo un po’ in imbarazzo e Lena pensò che era bellissima.
“Posso offriti un gelato?” Domandò,
senza interrogarsi sul perché di quel pensiero, Kara era bella e, alla luce del
sole, sembrava splendere.
“No.” Kara sorrise nel vedere il suo
sguardo sorpreso. “Io ti offrirò un gelato e non di quelli vegani che piacciono
a Maggie.” Fece una smorfia, rabbrividendo. “Alex mi ha obbligato a mangiarlo
una volta, solo perché voleva che il barattolo finisse più in fretta.”
“Del vero gelato, va bene.”
Acconsentì lei. Godendosi la sensazione di averla di nuovo accanto e di poterla
ascoltare, mentre le raccontava così così semplici.
Passeggiarono in silenzio, dirette
verso un gelataio, poi Kara si voltò a guardarla.
“Stai bene?” Le chiese. “Sai… mi
dispiace, avevo promesso di non abbandonarti mai e poi…” Lena si voltò a
guardarla e si sorprese nel pensare che sì era la donna più bella che avesse
mai visto, ma anche la più dolce e la più comprensiva e altruista.
“No, dispiace a me.” Disse,
rendendosi conto di qualcosa di importante. “Avrei dovuto baciarti, quel giorno
nel mio ufficio.” Nel dirlo capì quanto profondamente fosse vero e il suo cuore
perse un battito nel vedere il volto di Kara fissarla sorpresa.
“Non… non devi dire così solo perché
credi che mi perderai come amica… perché…” Lena le posò dolcemente un dito
sulle labbra. La vide deglutire e il suo cuore accelerò. Le sue dita percorsero
delicate le labbra di Kara mentre i suoi occhi ne ammiravano da vicino ogni
dettaglio, poi il suo sguardo risalì fino agli occhi della giovane.
“Credo di essere stata stupida e
credo che ogni giorno che ho passato lontano da te è stato un giorno sprecato.”
“Ma… credevo che… Supergirl…”
Balbettò la ragazza e Lena sorrise.
“Forse non ci crederai, ma non ho più
pensato a lei da quando, tu, mi hai baciato su quella panchina nel parco.” Si
avvicinò a Kara, un sorriso sulle labbra, un senso di profonda liberazione per
quelle parole che sentiva così vere. “Un solo piccolo sfiorarsi delle labbra e
hai sconvolto la mia vita… nemmeno la ragazza d’acciaio, con ben altro, è
riuscita a fare tanto.” Kara arrossì e Lena rise piano. “Non essere gelose di
lei.” Le chiese e Kara scosse la testa come a negare.
Non poteva essere gelosa di se stessa, no? Eppure, eppure un po’ le
bruciava l’idea che Lena pensasse a Supergirl come ad
un’altra donna con cui aveva fatto l’amore.
Kara arrossì di nuovo. Tre settimane che si disperava e quando,
finalmente, aveva trovato la forza e il coraggio di vederla… oh Rao! Perché non si era decisa prima?
Sul viso di Kara scorrevano le
emozioni, ma Lena decise che era ora di porre fine agli indugi.
“Kara, lo so che ci ho messo troppo a
capirlo, ma senza di te accanto il mondo è più grigio e freddo. Senza di te non
respiro. A volte bisogna perdere qualcosa per capire quanto esso sia
importante… Kara, sono innamorata di te.” Ammise e il suo cuore gioì nel vedere
il sorriso brillare sulle labbra della giovane. “Ora, se non hai nulla in
contrario…” Mormorò e poi posò le labbra sulle sue e questa volta non fu un
bacio sfiorato, questa volta fu un vero bacio e fu intenso e perfetto,
esattamente come, senza neanche rendersene conto, aveva sempre sognato.
Lena, ora, era felice.
Note: E con questo abbiamo
quasi finito. Ditemi se siete pentite di quello che avete votato o se vi sono
opzioni che siete felici di aver evitato e fatemi sapere se avete un finale
preferito.
L’happy ending era ciò che volevo per questa storia fatta per
giocare. Però, però… ora abbiamo un nuovo capitolo, ben più lungo di quelli
pubblicati… vedremo cosa succederà, vedremo se riaprirà i giochi, se presenterà
situazioni nuove o chiuderà il cerchio…
Kara guardava nel vuoto. Seduta alla
finestra, la sua mente era spenta tanto che persino i suoi super-sensi erano
ovattati. Alzò la mano cercando conforto nel ciondolo di sua madre, come aveva
fatto negli anni, e trovò solo il suo collo nudo. Una pesante fitta le
attraversò il cuore. Mon-El non c’era più e con lui
se n’era andato anche quel piccolo pezzo di casa.
La sua gola si chiuse, mentre i suoi
occhi bruciarono dal desiderio di versare lacrime che ormai aveva finito. Era
come se avesse perso di nuovo tutto, come se, per la seconda volta, il suo
mondo fosse andato in pezzi.
Si odiò per quel pensiero, la morte
di Krypton aveva posto fine ad una civiltà intera, miliardi di persone erano
svanite nel nulla, tutto il suo popolo. Eppure… eppure il suo cuore sanguinava,
perché aver avuto Mon-El aveva significato riavere indietro
un pezzetto del suo mondo.
Ma ora era andato, andato per sempre
e lei vedeva solo il buio davanti a sé.
Il telefono sul tavolo squillò e Kara
pensò di lasciarlo suonare, di non rispondere. Chi poteva essere, tanto? Il DEO
con le loro eterne emergenze? Alex, per sapere ancora e ancora, come stava? Sua
madre che si preoccupava come sempre? Oppure Lena… no, lei no, non la chiamava
più, ora tra loro si era creata della distanza, perché lei si sentiva in colpa
e Kara… Kara non riusciva a perdonarla. Oh, sì, aveva scelto lei, alla fine,
come agire, perché era la cosa giusta da fare, perché era così che si comporta
un eroe, ma era Lena che aveva costruito il portale, lei aveva, indirettamente,
causato ogni cosa e malgrado sapesse che non era colpa della giovane Luthor, che era stata manipolata, non poteva fare a meno di
vedere i suoi occhi addolorati posarsi su di lei e odiarla un poco per quello
che le aveva portato via.
Gli squilli smisero e Kara sussultò.
E se fosse stata davvero un’emergenza? Scese dal davanzale e afferrò il
cellulare, il cuore che batteva forte. Quando vide il numero di Kal si spaventò ancora un po’ di più.
Ricompose il numero e chiamò in
fretta. Uno squillo e poi eccola la voce di Kal.
“Cos’è successo?” Chiese, agitata.
“Der’tanun de.” Non ti preoccupare.Le rispose subito il giovane e l’uso
del kryptoniano fu come una scossa, lasciandole un
gusto agrodolce in bocca. “Pochi minuti
fa ho salvato Lena Luthor da un attentato.”
Spiegò poi Kal, con voce pacata, ma dolce.
“Cosa?” Chiese, sorpresa, Lena era…
Lena era a National City, lo avrebbe saputo se… o forse no, non più?
“Era a Metropolis per…” Kara percepì l’esitazione di Kal e comprese.
“Jack.” Disse soltanto e
improvvisamente si sentì in colpa. Quanto era stata egoista? Lena aveva perso
l’uomo che amava, che ammirava e che considerava il suo miglior amico. No, non
lo aveva perso, lo aveva sacrificato perché lei potesse vivere!
“Lex non è stupido e neppure gli uomini che
assolda, evidentemente la stavano aspettando e lei ha offerto loro l’occasione
perfetta presentandosi da sola, senza nessuna scorta.”
“Perché, perché non me lo ha detto? E
perché ci è andata da sola? Lei doveva saperlo che…”
“Kara.” La
interruppe Kal. “Non è finita qua…”
Le disse il giovane e lei percepì una stretta al cuore. “Quando l’uomo le ha puntato la pistola addosso lei… lei è
semplicemente rimasta lì, ad aspettare. Io ho visto sul suo volto…”
“Cosa, Kal?”
Chiese allora Kara, in un mormorio. Aveva paura della risposta, ma doveva
sapere.
“Pace.”
“Come?” Chiese sorpresa.
“Kara… Lena era felice che fosse finita.”
“No, no, no, non è possibile, lei è
forte, lei è combattiva e coraggiosa, lei non può…”
“Des’tu le.” Mi dispiace. Disse solo il kryptoniano.
“Va bene… Tal’ty…”
Grazie.
Kara chiuse la chiamata e poi si
appoggiò sul tavolo. Cosa doveva fare? Cosa poteva fare?
Attese.
Passò la giornata in casa, uscendo
solo quanto Winn la chiamò per un’emergenza. Quando rientrò,
due ore dopo, trovò sul tavolo una scatola di ciambelle, Alex doveva essere
passata mentre lei non c’era. Kara osservò le colorate e deliziose ciambelle e
poi mise via la scatola, il suo stomaco era chiuso come mai prima, sapeva che
se avesse mangiato, qualsiasi cosa, avrebbe vomitato.
In piena notte, incapace di dormire
uscì in volo, osservando la città semi-addormentata sotto di lei. Vide James
combattere in un vicolo contro uno spacciatore da due soldi, un po’ più in là Winn pomiciava con Lyra, incurante del lavoro che, invece,
avrebbe dovuto svolgere.
Sentì qualcuno piangere e si ritrovò
attratta da quel suono. Lentamente scese fin davanti ad una finestra, dove una
piccola bambina, raggomitolata nel letto, singhiozzava come solo i bambini sanno
fare.
Kara bussò alla finestra e due
occhioni si fissarono su di lei che sorrise dolcemente.
“Ciao.” Disse quando la bimba,
riconoscendola, venne ad aprire la finestra.
La piccola fissò verso il vuoto sotto
i suoi piedi e poi guardò lei.
“Allora è vero che sai volare.”
“Sì.” Ammise, poi osservò il viso
ancora rigato dalle lacrime e gli occhioni rossi della piccola. “C’è qualcosa
che posso fare per te?” Domandò. La bambina la guardò per un lungo istante, poi
sospirò.
“Il mio papà è morto.” Spiegò, mentre
una nuova lacrima scendeva sul suo viso. “E anche la mia mamma.”
“Mi… mi dispiace…” Kara sentì il
cuore contorcersi.
“Perché non li hai salvati?” Domandò
la bambina fissandola con uno sguardo privo di rabbia, solo… perplesso.
“Io… mi dispiace.” Ripeté incapace di
dire altro, di dire qualcosa di sensato.
“I… i dassam…”
Corrugò la fronte. “Non ricordo bene il nome. Quelli venuti con tante navi spaziali
e con quei bastoni che sparavano rosso.”
“I daxamiti.”
La bimba annuì.
“I daxamiti
hanno detto che dovevamo solo stare buoni, ma poi hanno preso mamma e papà non
voleva così mi ha detto di nascondermi e lui è uscito a salvarla. Come fai tu.”
Kara ricevette un’altra pugnalata, era bello essere un simbolo di eroismo,
ispirare la gente, ma significava portare sulle spalle anche quelle morti, quegli
atti di eroismo finiti male, non tutti avevano la pelle d’acciaio.
“Il tuo papà ha fatto la cosa
giusta.” La voce proveniva dalle spalle della ragazzina, una donna anziana si
fece avanti e prese la piccola tra le braccia, fissando lei negli occhi. “Lui
sapeva cosa avrebbe potuto significare tentare di salvare tua madre e lo ha
fatto lo stesso. Lo sai perché?” Domandò questa volta voltandosi verso la
bambina.
“Perché è un eroe, nonna.” La vecchia
signora annuì.
“L’eroe è colui che decide di fare la
cosa giusta anche quando sa che metterà a rischio la sua vita o la sua
felicità. Anzi, proprio perché lo sa, altrimenti è solo un pazzo.” I suoi occhi
tornarono su Kara, mentre dava un bacio sulla testa alla bambina. “Ora è meglio
tornare a dormire.”
Kara annuì piano, ma prima che se ne
andasse sentì ancora qualche parola.
“Tesoro, piangere fa bene, non ti
devi vergognare e ricorda che io sono qua e il mio letto e grande abbastanza
per tutte e due.”
“Ma gli eroi non piangono, nonna.”
“Oh sì, bambina mia, anche gli eroi
devono piangere ogni tanto.” Kara sentì una fitta al cuore, poi le ultime
parole della nonna arrivarono alle sue orecchie. “Non sei sola, piccola mia.”
“Grazie, nonna.” Mormorò la bambina,
la voce sonnolente di chi sta per addormentarsi.
Kara salì di nuovo nel cielo e
ripensò a Lena. La donna si sentiva così sola e abbandonata da voler morire?
Per quanto avesse provato per lei della rabbia ora riusciva solo a pensare a
quando l’aveva stretta tra le braccia, le aveva detto che non era sola e che
non lo sarebbe stato mai. Cosa avrebbe fatto se avesse perso anche Lena? Kara
comprese che non era qualcosa che avrebbe accettato, no, Lena era troppo
importante.
L’appartamento della donna era buio,
Kara esitò qualche istante, probabilmente non sarebbe tornata così presto da Metropolis… quando la luce si accese il suo cuore sobbalzò.
Esitò solo qualche istante, poi scese decisa, si cambiò e bussò alla porta
d’entrata.
“Kara? Cosa...”
“Non sei sola.” Sbottò, decisa. “Io
sono qua e… e ho bisogno di te. Lo so, lo so che sono stata fredda e distante
e… mi dispiace per quello che ho pensato di te… ma… tu sei molto importante per
me e non voglio perderti.” La donna aprì la bocca e poi la richiuse, infine si
spostò di lato e la lasciò entrare.
“Hai saputo quello che è successo a Metroplis?” Le chiese, mentre prendeva un bicchiere e se lo
riempiva.
“Sì. Ma, non è solo quello. Ho
incontrato una bambina e…” Scosse la testa. “Non importa, quello che importa
davvero è che non ho perso tutto, ho ancora te, Alex e Maggie, Winn, James, J’onn, un intero
mondo… e non voglio perderne neppure un altro pezzetto.”
“Ma hai perso l’uomo che amavi. Per
colpa mia.” Era la prima volta che lo diceva in maniera così diretta.
“Tu hai perso Jack per colpa mia.”
Lena sbatté le palpebre, alle sue parole, poi scosse la testa.
“Tu, con quell’articolo, hai solo
fatto il tuo lavoro, volevi proteggere National City da una minaccia reale e…”
“E tu, con quel portale, volevi
costruire qualcosa che avrebbe migliorato la vita dell’intero pianeta.” Kara
sentì il suo cuore sussultare nel vedere gli occhi di Lena brillare di
sollievo. Quanto era stata crudele a privarla della sua amicizia solo perché
Lena aveva creduto di fare la cosa giusta? Lei che era stata così intelligente
da salvare tutti e così giusta da dare a Supergirl la
possibilità di scegliere come agire.
“Mi dispiace, avevo promesso di
esserci sempre per te.” Mormorò e vide Lena fare un passo verso di lei per poi
fermarsi, titubante. Kara sorrise, lasciando che una piccola parte del suo
cuore smettesse di soffrire e poi aprì la braccia facendo a sua volta un passo
avanti e accogliendola in un lungo abbraccio.
Quando si separarono, il viso di Lena
era emozionato, ma anche decisamente più rilassato.
“Grazie per… le tue parole.” Le
disse.
“Per un momento sono rimasta
egoisticamente accecata dal mio dolore, ma ho capito che il mondo continua a
girare e che…”
“Non sei sola.” L’anticipò Lena, poi
la guardò e sorrise. “Io sono qua. Oggi ho creduto che morire sarebbe stato
meglio, ma… se tu puoi perdonarmi allora, forse, posso iniziare anche io a
perdonare me stessa.” Kara annuì, comprendendo l’importanza di quelle parole,
comprendendo che erano entrambe su di una china pericolosa e che forse, se si
fossero strette la mano, avrebbero potuto uscirne intere.
“Sono felice di essere venuta qua,
questa notte.”
“Dovrai spiegarmi come hai fatto a
sapere che ero tornata.” Disse allora Lena, sul volto un piccolo sorriso.
“Oh… ehm… fortuna?” Tentò e Lena
annuì.
“Va bene, non rivelarmi le tue
fonti.” Kara si sorprese a sorridere.
“Forse potrei aver chiesto ad una
certa ragazza con il mantello di sorvegliare il tuo appartamento.” Gli occhi di
Lena brillarono di divertimento.
“Questa poi, ho una stalker con il mantello e non lo sapevo?”
Kara scoppiò a ridere all’idea di Supergirlstalker. Iniziò e non
riuscì più a smettere fino a quando non scoppiò a piangere. Le braccia di Lena
la strinsero e lei prese a singhiozzare ancora più forte, non trattenendo nulla.
I rabbiosi pianti dei mesi precedenti erano soltanto un lontano ricordo, questa
volta sgombrò il suo cuore e quando riuscì di nuovo a calmarsi, si sentì vuota,
ma decisamente meglio.
“Grazie.” Mormorò piano, dando un
piccolo bacio sulla guancia a Lena, che l’aveva cullata per tutto il tempo, lasciandola
piangere, senza fare o dire nulla.
“Grazie a te…” Rispose Lena e quando
Kara si tirò indietro notò il trucco sciolto sulle guance e gli occhi rossi.
Avrebbe dovuto immaginare che un Luthor piangeva in
silenzio.
L’alba rischiava l’appartamento e lo
stomaco di Kara brontolò.
“Qualcuno ha fame?” Chiese la donna,
lasciando che un sorriso stanco, ma sincero, apparisse sulle sue labbra.
Mezzora dopo, sedute in un elegante
caffè, Kara e Lena scherzavano e ridevano. Le lacrime dimenticate e il cuore
ancora malconcio, ma in via di guarigione.
Due settimane dopo, Kara entrò al DEO
con un sorriso sulle labbra.
“Allora, nulla per me?” Domandò,
battendo le mani felice. Alex sorrise nel vederla piena di vita e sorridente,
per un momento aveva temuto che finisse in un pozzo senza luce, ma in qualche
modo, grazie a Lena, era riuscita ad uscirne.
“In realtà abbiamo delle letture di
strappi dimensionali.”
“Oh, sembra interessante!” Esclamò la
donna.
“Non così tanto, per ora li stiamo
solo monitorando, ma ci sono molte segnalazioni di gente che ha avuto rapide e
mute visioni di se stesso.” Spiegò Winn.
“Wow! Quindi potrei vedere una me
stessa di un’altra realtà?”
“Esattamente.”
“E potrei parlarci?” Domandò sempre
più affascinata dall’idea.
“No, non credo, gli strappi sono
casuali e rapidissimi.” Intervenne Alex.
“Il fenomeno è dovuto a una tempesta
dimensionale, scatenata da qualche tipo di evento di grande portata, di cui,
però, non sappiamo nulla. Ho comunicato con Cisco Ramon e lui mi ha confermato
l’evento. Dice che, sul loro mondo, è durato qualche ora e poi è scomparso
senza fare nessun tipo di danno. Quindi…”
“Quindi tutti in allerta, ma non
preoccupiamoci troppo.” Concluse J’onn.
“Va bene.” Rispose, Kara, un poco
delusa.
La sua delusione crebbe durante il
giorno, Winn disse di essersi visto mentre lavorava
al computer, James, mentre scattava una foto, Maggie mentre mangiava del gelato
non vegano. Insomma, tutti erano entusiasti e presi a raccontare dettagli,
mentre lei non aveva visto proprio nulla.
Arrivò a casa e sbuffò nel non
trovare la chiave che si nascondeva nella borsa. Abbassò il capo e non vide un
lampo aprirsi davanti a lei.
“Ehi, Kara!” Disse sorridendo, felice. “Anche tu mi sei mancata.”
Aggiunse cercando di usare l’ironia per nascondere le emozioni.
“Grazie.” Disse però la donna stringendola ancora un poco.
“Per cosa?” Chiese allora lei. “Non ho neppure pensato a portarti dei
fiori o…”
“Grazie, Lena.” La giovane si separò da lei e sorrise prima di baciarla.
Le emozioni di quel nuovo bacio l’attraversarono e quando Kara la guardò con
occhi pieni di gioia capì che forse, con lei, non aveva bisogno di nascondere
ciò che provava.
“Eccovi!” Esclamò alzando il volto e
infilando la chiave nella toppa. Posò la borsa e sfilò i cappottino, poi si
guardò attorno. Presto sarebbero arrivati gli altri per la serata dei giochi,
quindi… si mosse veloce, riordinando la casa. Quando ebbe finito sorrise
soddisfatta. Ora doveva solo cambiarsi. Si diresse a velocità normale nella sua
camera. Mentre osservava gli abiti, notò una camicia di Mon-El
e decise che avrebbe dovuto portarla ai poveri, dopo tutto… era ora che lei
andasse avanti. Scattò veloce e uscì dall’appartamento. Non vide Alex salire le
scale e non vide la breccia che si aprì nel suo appartamento.
“Siamo arrivate.” Le comunicò Kara e lei aprì gli occhi. Erano
nell’appartamento della kryptoniana.
Lena scese dalle sue braccia, si guardò attorno poi si voltò a fissarla,
appoggiandosi al tavolo.
“Credi che…” Non riuscì a finire la frase, perché Kara fu sulle sue
labbra in un baleno. Le sue mani si aggrapparono alla vita della supereroina,
mentre la sua mente le riproponeva la loro notte insieme e Lena comprese che
sarebbe stato tutto più intenso, più vero, ora che sapeva chi c’era sotto quel
costume.
Ansimò d’aspettativa quando le mani della ragazza passarono sul suo
corpo, poi cercò il suo sguardo e sorrise quando vide in esso lo stesso
desiderio che provava lei.
Quando atterrò Alex era già entrata,
usando la chiave che lei lasciava sempre sullo stipite della porta.
“Ehi, la tv, non funziona.”
“Davvero?” Chiese Kara perplessa.
“Oh! Sarà l’antenna.” Affermò poi ricordandosi di aver giocato a palla sul
tetto con i bambini dei vicini.
“Vuoi che vada io?” Chiese Alex.
“No, piove, ci metto un attimo.” Le
fece l’occhiolino e sparì, mentre la tenda svolazzava dietro di lei. Sul tetto
osservò perplessa l’antenna, doveva essersi piegato qualcosa. Afferrò un pezzo
di ferro e lo drizzò, ma questo le si spezzo tra le mani che scivolarono a
causa della pioggia. “Per Rao…” Borbottò, per poi
rimettere il pezzo al suo posto e usare la vista calorifera
per saldarlo.
Era così concentrata che non notò lo
strappo dimensionale alle sue spalle.
“Non mi vuole… Alex…” Borbottò la donna, poi sembrò accorgersi di qualcosa,
perché alzò le testa di scatto, gli occhi sgranati. “Lena!” Disse e lei
sorrise, poi le prese il viso tra le mani e lo attirò a sé per un lungo bacio,
mentre la pioggia, ignara del loro momento, continuava a cadere.
“Oh sì, che ti voglio.” Mormorò sulle sue labbra, dopo un momento.
“Credevo…” Cercò di dire Kara, ma lei le posò due dita sulle labbra.
“So perché avevi paura di dirmelo e so perché avevo paura di sentirlo. I
cambiamenti sono… pericolosi. Ma, Kara, questo cambiamento è la cosa più bella
che io abbia mai fatto e…” Non poté finire perché Kara l’afferrò e la sollevò
tra le braccia ridendo di gioia.
“Fatto!” Disse rientrando in casa,
tutta bagnata, ma felice di essere riuscita a fare la riparazione.
“Ehi, piccola Danvers,
credevo che voi Super poteste muovervi così veloci da evitare le gocce di
pioggia.” Affermò Maggie, divertita, mentre appoggiava le pizze sul ripiano
della cucina.
Bussarono alla porta e Kara abbassò
gli occhiali bagnati di pioggia.
“Lena.” Annunciò, fissando la
sorella.
“Ci penso io, tu vai a cambiarti.”
Kara annuì e poi scomparve.
“Sarà strano averla qua, non
credete?” Domandò James. Maggie si strinse nelle spalle.
“Secondo me se l’è meritato.” Affermò
e Alex, passando, le diede un bacio sulla tempia.
“Sì, decisamente.” Aggiunse, mentre
anche Winn annuiva.
“Ok!” Esclamò James, messo in
minoranza.
Quando Kara tornò, indossando degli
abiti asciutti, Lena era seduta al suo posto al tavolo della cucina, scherzava
con Maggie per una storia di manette e si voltò verso di lei con un sorriso
felice.
“Grazie di avermi invitato.” Disse.
“Grazie di essere venuta.” Rispose
lei.
“Grazie per queste bottiglie!”
Intervenne James, che stava stappando una bottiglia che, probabilmente, costava
quanto un mese del suo stipendio.
Kara sorrise, osservando, felice, il
suo piccolo mondo girare.
“La tempesta dimensionale è finita
tre settimane fa, ma ci sono ancora degli strascichi a quanto pare.” Winn e Kara fissavano Alex, seduta sulla sedia, gli occhi
ancora sgranati.
“Cos’ha visto?” Domandò piano Kara.
“Lei e Maggie.” Disse il giovane.
“E non era una cosa bella?”
Insistette, preoccupata.
“Oh… sì…” Winn
si voltò a guardarla, un sorriso divertito sulle labbra. “Solo che Alex era… incinta.”
Kara sgranò gli occhi stupefatta, ora capiva l’espressione scioccata della
sorella.
Un piccolo bip del computer attirò Winn alla sua postazione.
“Un alieno sta cercando di rubare la
senape di un carretto nel parco di…” Kara allungò la testa e annuì.
“Ci vado sempre a mangiare il gelato
con Lena.” Affermò, poi uscì dal DEO volando veloce.
Quando atterrò nel parco si disse che
era una splendida giornata, avrebbe potuto mandare un messaggio a Lena e
invitarla lì, magari proprio per un gelato.
“Ehi, tu! Se vuoi della senape, devi
comprartela!” Apostrofò l’alieno che nel vederla fece una smorfia, almeno, fu
quello che pensò Kara, aveva una faccia molto strana e forse quello era un
sorriso… “Devo chiederti di smetterla!” L’alieno afferrò una grande vaschetta
della salsa e iniziò a correre. Kara sorrise e lo lasciò scappare, mettendosi
invece ad aiutare lo spaventato proprietario del carretto. Era così presa nel
suo discorso nello spiegare che non tutti gli alieni erano dei ladri che non
notò la breve visione su di un altro mondo che comparve alle sue spalle.
Sul viso di Kara scorrevano le emozioni, ma Lena decise che era ora di
porre fine agli indugi.
“Kara, lo so che ci ho messo troppo a capirlo, ma senza di te accanto il
mondo è più grigio e freddo. Senza di te non respiro. A volte bisogna perdere
qualcosa per capire quanto esso sia importante… Kara, sono innamorata di te.”
Ammise e il suo cuore gioì nel vedere il sorriso brillare sulle labbra della
giovane. “Ora, se non hai nulla in contrario…” Mormorò e poi posò le labbra
sulle sue e questa volta non fu un bacio sfiorato, questa volta fu un vero
bacio e fu intenso e perfetto, esattamente come, senza neanche rendersene
conto, aveva sempre sognato.
Mentre tornava al DEO inviò il
messaggio a Lena e fu felice nel vedere che era libera anche subito.
Kara sorrise, era bello averla come
amica.
Lena ripose il cellullare con il
cuore che batteva veloce. Aveva detto di sì senza esitare, un gelato al parco
con Kara, era forse il momento giusto? Avrebbe osato parlarle di quello che
aveva visto?
Tre settimane prima, mentre era nel
suo ufficio vi era stato un chiarore, aveva alzato il capo, sorpresa, e si era
vista tra le braccia di Kara. Arrossì al ricordo, era stato solo un istante
eppure ogni dettaglio era fissato nella sua memoria, i loro occhi chiusi, le
loro labbra aggrappate le une a quelle dell’altra, le mani che accarezzavano,
capelli, colli, spalle. E su tutto, Lena, gli occhi sgranati e il cuore in
subbuglio, aveva fissato il proprio volto così pieno di… gioia.
Quando aveva incontrato Kara, pronta
a dirle la sua esperienza con gli strappi dimensionali e ridere con lei
dell’assurdità che aveva colto, non era riuscita a proferire una parola. Erano
sempre stati così belli i suoi occhi? E così luminosa la sua pelle? La risata
di Kara era sempre stata così calda e i suoi sguardi così dolci?
Dopo tre settimane ormai lo sapeva,
si era innamorata di Kara, anzi, probabilmente l’aveva sempre amata solo che
non aveva compreso i suoi sentimenti. Ora però… non poteva più negarli.
Lena sospirò, si alzò e prese la
borsa, uscendo lentamente dal suo ufficio.
“Buon pomeriggio, miss Luthor.” La salutò Jess e lei annuì, persa nei pensieri. Il
suo telefono squillò di nuovo e lei osservò un secondo messaggio di Kara.
“Non vedo l’ora di mangiare il gelato con te.” Diceva e al posto della parola
gelato vi era un’emoticon. Conoscendola le aveva scritto quella frase solo per
poter usare l’immagine. Lena sorrise e salì sull’ascensore.
“Dannazione, sì, oggi è il giorno
giusto.” Disse e sorrise, mentre il suo cuore tremava e al contempo gioiva.
“Ancora!” Mon-El,
perso nel tempo e nello spazio tra le dimensioni, scosse la testa. “Questa non
è la mia Kara!” Urlò, frustrato.
“Signore… la tempesta dimensionale
sta perdendo potenza, non riuscirò a…”
“Ancora!” Insistette il principe daxamite e l’essere strinse i denti concentrando la sua
energia, spremendo ancora un po’ di vita da se stesso e dal piccolo ciondolo
che teneva tra le mani.
Una nuova finestra si aprì sulla
Terra e lui osservò per qualche istante, pronto ad vedere una Kara che non era
la sua. Era rimasto per quello che gli sembravano mesi, ad osservare le diverse
Kara che erano andate avanti, gettandosi tra le braccia di quella Luthor, causa di tutti i suoi problemi. Ma sapeva, sapeva
che la sua, la vera Kara, avrebbe atteso, sarebbe rimasta lì, in sofferente
attesa del suo ritorno, perché senza di lui, lei non era niente. Quello era
amore e lui sapeva che Kara lo amava.
“Ancora.” Disse, stringendo i denti,
mentre osservava Kara salutare Lena con un bacio sulle labbra.
“Il ciondolo verrà distrutto mio
signore.” Gemette, estenuato e sofferente l’essere dimensionale che aveva
catturato e schiavizzato.
“Non ha importanza! Io devo tornare
da lei e quel ciondolo è l’unica cosa che mi permetterà di farlo, quel ciondolo
e te.” Non distolse lo sguardo dalle finestre che si aprivano. Cosa importava
del ciondolo? Se Kara avesse avuto lui sarebbe stata più che felice, non aveva
bisogno di stupidi e infantili ninnoli.
Si aprì una nuova breccia e lui osservò
Kara, flash rapidissimi passarono davanti a lui che sorrise. Eccola!
Finalmente!
“Aprì questa finestra!” Urlò, tutta
la sua fatica veniva ripagata. Non accadde nulla e lui si voltò furente verso
l’essere dimensionale che era stato così intelligente da catturare. Era
accasciato, tremante e morente. Mon-El lo afferrò per
il bavaro e lo scosse. “Aprimi quel portale! Subito!” Ordinò.
“Morirò… signore…”
“Fallo.” Domandò, senza un briciolo
di compassione. “Fallo.”
E l’essere aprì il portale.
Con un sorriso vittorioso Mon-El saltò all’interno e si ritrovò in un parco in una
bella giornata di sole. Si guardò attorno e vide Kara appoggiata ad un albero
che aspettava. Sorrise.
Di certo, anche se non lo sapeva,
stava aspettando lui.
Kara appoggiata all’albero vide Lena
arrivare. Sulle sue labbra vi era un sorriso strano, timido forse? Felice di
certo. Sorrise e pensò che il mondo era bello.
Lena e Mon-El
fissarono Kara da due punti diversi del parco e sorrisero, perché lei era
quella giusta.
Note: Gli
universi sono tanti, milioni di milioni, era così la canzone di De Gregori,
vero? ;-)
Ed ecco a voi
un'altra possibilità, un altro mondo, un altro universo. Forse un po’ troppo
amaro? Forse troppo poco utopico? Forse troppo simile a quello del telefilm, in
cui le occasioni sono sprecate e mon-El (non è degno
della maiuscola) non riesce semplicemente a sparire e a lasciarci in pace?
I 4 finali
non sono invalidati, ma, visto che non tutte eravate soddisfatte dalle lieti
fini ho pensato di aggiungere un mondo un po’ più angst.
Forse, maggiormente in tono con l’inizio della storia.
Fatemi sapere
cosa ne pensate! Ho il parafulmini acceso e sistemato! ;-)