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Autore: Najara    12/08/2017    10 recensioni
Lena sa di aver partecipato attivamente all'invasione daxamite e, malgrado l'abbia anche fermata, non riesce a darsi pace, soprattutto se pensa a Kara e a quello che ha perso e poi a Jack e a come, anche quella volta, sono state le sue scelte a cambiare tutto.
A volte, però, sono i punti di rottura a cambiare le cose e ad aprire il mondo a nuove possibilità.
Storia SuperCorp un poco speciale in cui, voi lettori, avrete un ruolo attivo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smettere di pensarci

 

Lena la salutò e se ne andò, Kara la osservò mentre prendeva la borsa e usciva, il passo deciso di sempre, ma la mente persa nei pensieri. Quanto avrebbe voluto fermarla… ma non poteva.

Anche lei andò al lavoro, prima come Supergirl, al DEO e poi, visto che non c’erano emergenze, come Danvers al CatCo Magazine, ma non riusciva a concentrarsi e fece solo un pasticcio con l’articolo sulla correlazione tra cambiamenti climatici e presenza aliena. Quando Snapper la guardò con occhi disgustati e lei riuscì solo a pensare allo sguardo caldo di Lena capì che doveva fare qualcosa.

Il suo primo pensiero fu parlare con Alex, ma poi lo scartò, non voleva rovinare a lei e a Maggie i pochi momenti liberi che avevano con problemi simili… una piccola voce nella sua testa dovette darle della bugiarda, non voleva parlare ad Alex perché temeva la sua reazione e temeva di deluderla, dopo tutto Mon-El era partito da pochi mesi.

Tornò a casa, mangiò e andò a dormire, ma il sonno non arrivava, così, in piena notte, indossò il costume e salì in alto nel cielo, poi in un’improvvisa decisione volò verso Metropolis. Sapeva che Clark avrebbe saputo darle un buon consiglio.

Pochi istanti e fu sulla costa Est del paese, Metropolis era immersa nella luce del sole del mattino. Grazie alla differenza di fuso orario non avrebbe rischiato di svegliare nessuno.

Atterrò sul balcone dell’appartamento di Lois e Clark e bussò, sperando di non disturbare la coppia.

“Clark da quando…” Lois sgranò gli occhi sorpresa. “Kara! Che bello vederti!” Il suo volto si oscurò subito. “Qualcosa non va? Ti serve l’aiuto di Clark?”

“No, va tutto bene, volevo solo… parlare.”

“Oh, bene! Temevo in qualche disastro imminente.” La giornalista sorrise, mentre le indicava di entrare. “Clark è in Indonesia, credo, per un terremoto, ma non ci metterà molto, abbiamo una riunione con Perry tra una mezzora al lavoro.” Sorrise.

Kara scosse la testa, trovava sempre stupefacente il modo in cui Lois si era adattata a Clark e a Superman. “Vuoi un caffè?”

“No, grazie, è notte fonda per me.”

“Giusto, il fuso orario.” Lois se ne versò una tazza poi le si sedette davanti. “Posso aiutarti io in qualche modo?” Kara fissò la giovane donna, poi annuì. Di certo Lois Lane era la persona giusta con cui parlare di un simile argomento, perché aveva vissuto il problema personalmente.

“C’è una persona…”

“Oh!” Lois si sistemò meglio sulla sedia, pronta ad ascoltare tutto.

“A questa persona piace Supergirl… ma…”

“A te piace?”

“Io…” Kara arrossì, annuì lentamente e poi scossa la testa. “Non lo so… ma non voglio…” Non era ancora sicura, non sapeva se quello che provava per Lena era solo un momentaneo desiderio che non avrebbe alterato la loro amicizia o qualcosa di più profondo, ma di certo non voleva perderla.

“Questa persona, cosa pensa di Kara?” Le venne incontro Lois.

“La considera un’amica.” Di questo era certa. La notte magnifica di Lena era stata di Supergirl e non di Kara.

“Ah…” Lois sospirò. “Devi sapere che io mi sono innamorata di Superman e vedevo Clark solo come un affidabile, solido e gentile, amico. Quando lui mi ha detto cosa provava per me l’ho respinto, perché volevo Superman… ero abbagliata dall’eroe senza macchia, forte, coraggioso e perfetto, tanto abbagliata da non riuscire a vedere Clark, la sua dolcezza, il suo modo di esserci sempre per me, di ascoltarmi e di sopportarmi anche quando davo di matto.”

“Ma alla fine sono la stessa persona.” Tentò Kara, sapeva di aver deciso di chiuderla come Supergirl… ma forse, se Lois le avesse concesso una possibilità, forse avrebbe potuto volare di nuovo da Lena e dirle…

“Sì, certo, eppure anche no.” Kara fece una smorfia, per un attimo ci aveva creduto. “Quando togliete il mantello vi è improvvisamente concesso essere voi stessi, non meno forti o meno coraggiosi, ma di sicuro più fragili, più… umani.” Sorrise. “Kara, questa persona, deve vedere oltre l’eroina, oltre il costume e il mantello, deve vedere te, il tuo cuore e purtroppo, è solo amando Kara che potrà vederti.”

“Ma…”

“Quando ho scoperto che Clark era Superman ormai la mia infatuazione per l’uomo d’acciaio era passata, ormai vedevo Clark per quello che era e lo amavo, con le sue debolezze e le sue paure. Capisci? Se lui mi avesse permesso di avvicinarmi a Superman non avrei mai potuto comprendere tutta la sua complessità e non avrei mai potuto amarlo come lo amo ora.”

“Capisco.” Kara era abbattuta, le parole della giornalista avevano senso, ma non era neppure sicura di quello che voleva, figurarsi pensare di dire a Lena che avrebbe voluto baciarla quando era Kara.

“Se sei qui è perché è successo qualcosa tra voi due, non è vero?” Lois era una giornalista investigativa dopo tutto e non si lasciava sfuggire una sola espressione del suo volto, ora la vide arrossire e sorrise. “Ti ha baciato?” Chiese, dolcemente.

“Ehm…” Arrossì e Lois sbatté le palpebre.

“Oh.” Disse soltanto, comprendendo che era successo qualcosa di più che un solo bacio. “Ebbene, devi fargli aprire gli occhi su Kara se vuoi che tra voi due funzioni. Perché è chiaro che lo vuoi.” Rise nel vedere il rossore aumentare sul volto della giovane. “Un ragazzo fortunato! Sono felice che qualcuno sia riuscito ad entrare nella corazza di tristezza che ti sei creata con la partenza di Mon-El.” Kara aprì la bocca per correggerla, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Clark entrò dal balcone.

“Kara!” Disse e quando lei si alzò la abbracciò con calore. “Che bello vederti qui! Va tutto bene?” Chiese poi, subito, facendola sorridere.

“Non posso far visita al mio cuginetto senza che ci sia un disastro imminente?”

“Certo che puoi!” Clark le sorrise poi si tese verso Lois dandole un bacio sulle labbra. “Buongiorno, tesoro.”

“Buongiorno a te.” Disse la ragazza e a Kara non sfuggì l’onda di puro amore che avvolgeva la coppia.

È stato un piacere vedervi, ma credo che sia ora, per me, di tornare a casa.”

“Di già? Non rimani per colazione?” Chiese allora Clark, dispiaciuto.

“Per lei è notte fonda.” Ricordò Lois.

“E poi avete una riunione tra poco.” Aggiunse Kara.

“Verissimo.” Affermò la reporter guardando l’orologio.

“Sei sicura che non ti servisse nulla?” Chiese però Clark, guardandola.

“Lois, mi ha aiutata, grazie.” Disse, sorridendo alla donna.

“Buona giornata e in bocca al lupo!” Le augurò Lois, mentre Kara si lanciava nel cielo.

“Sta bene?” Chiese Clark fissando la figura della cugina ormai invisibile a occhi umani.

“Sì, si è solo innamorata.”

“Oh!” Disse lui, stupito. “Così presto?”

Lois osservò il compagno per un istante, poi gli sorrise.

“Oh, tesoro… non credo sia mai stato amore con Mon-El.” Clark annuì piano.

“E con questa persona è amore?” Domandò. Lois si strinse nelle spalle.

“Chi lo sa, ma ho avuto l’impressione che si tratti di una persona speciale per lei…” Lois era pensierosa.

“Non ti ha detto chi è? Jimmy, forse?” Provò Clark.

“No, non è Jimmy, credo che quello sia un capitolo chiuso da tempo.”

“Un altro alieno, dopo il daxamite?”

“Non lo so...” Ammise di nuovo Lois.

“Credi che dovrei parlarle? Scoprire chi è, per proteggerla?” Chiese allora Clark corrugando la fronte. Lois sorrise, Clark forse non aveva adottato Kara, ma per quanto fosse pronto a permetterle di correre i suoi rischi come eroina, era molto protettivo se si parlava di sentimenti.

“No, credo che quando sarà pronta ce lo dirà lei stessa. Ora cambiati e portami al lavoro, se non siamo al Daily Planet tra cinque minuti Perry ci scorticherà le orecchie.”

 

Tornò a casa e si infilò di nuovo nel letto ripensando a quello che le aveva detto Lois.

Voleva che Lena vedesse Kara con occhi diversi? Voleva trasformare la loro amicizia in qualcosa di più importante?

Si girò nel letto e la sua mente, traditrice, le portò immagini di un letto più grande, in una stanza più elegante e soprattutto con all’interno una donna dai capelli di seta, gli occhi meravigliosi e la pelle morbida. Kara nascose la testa sotto al cuscino cercando di non pensare. Esasperata dal suo stesso corpo che reagiva al solo ricordo di Lena.

Se era solo desiderio carnale allora sarebbe passato, si disse. Doveva solo aspettare.

Quando si alzò e andò al lavoro non si sentiva affatto riposata, probabilmente perché non aveva chiuso occhio tutta la notte.

Danvers, questo è spazzatura, riscrivilo da capo.”  Kara non rispose al suo caporedattore anche perché l’uomo era già andato via, con frustrazione afferrò il plico che l’uomo le aveva dato, pagine scritte con ore di lavoro, e lo gettò con insofferenza sulla sua scrivania. Era passata una settimana intera e non era cambiato proprio nulla, neanche per un istante il suo desiderio per Lena si era affievolito o la sua mente aveva smesso di pensarla.

“Siamo di cattivo umore, oggi?” Kara sobbalzò e quando si voltò si ritrovò a specchiarsi negli occhi chiari e sorridenti di Lena Luthor.

“Lena!” Affermò, mentre le cadeva la penna dalle mani e al contempo si sistemava gli occhiali. Un sconvolgente brivido che attraversava tutto il suo corpo.

“Sì, scusami se vengo sul tuo posto di lavoro, ma mi chiedevo se avessi tempo per pranzare con me.”

“Pranzare? Con te? Assieme? Io e te?”

“Sì.” Affermò la donna, un ampio sorriso sulle labbra. “Come facciamo molto spesso...”

“Oh, è vero.” Ridacchiò stupidamente e cercò di smettere.

“Se sei impegnata…” Disse allora Lena guardandola, probabilmente perplessa dalla sua attitudine strana.

“No, sì, voglio dire, ci sarò.” Kara le sorrise e sentì il cuore accelerare quando la donna sorrise a sua volta.

“Ottimo! Allora passo a prenderti verso le dodici e trenta? Va bene?”

“Benissimo.”

Kara osservò la donna andarsene, il cuore le batteva veloce nel petto. Era reale? Cosa provava? Tutte quelle emozioni che la donna le donava provenivano solo da un desiderio passeggero? Dal ricordo di una notte di passione e dolcezza? Doveva inseguirle o lasciare che sfumassero?

Perché nella sua vita non era tutto più semplice?

Kara chiuse gli occhi cercando di desiderare un mondo più facile, ma la voce del caporedattore Carr la risvegliò con violenza dai suoi sogni.

Danvers, se sei venuta qua per dormire allora puoi tornartene a casa!” Con uno sbuffo Kara si mise al lavoro cercando di non pensare al tempo che passava e all’appuntamento con Lena che si avvicinava.

Due ore dopo le arrivò un messaggio della donna, Kara prese la borsa e lasciò la CatCo, all’esterno la aspettava una berlina nera.

L’autista scese subito nel vederla e la fece entrare. Lena era al telefono, ma si voltò per farle un sorriso.

“Certo, capisco, ma le fluttuazioni del mercato cambieranno non appena l’acquisto sarà ultimato.” La guardò e le fece una smorfia, facendo ridere Kara. “Sì, ma possiamo perdere qualche punto, molto bene.” Riattaccò e sospirò. “Perdonami, era il mio consiglio d’amministrazione.”

“Problemi?” Chiese lei, ma Lena scosse la testa.

“Nulla di cui preoccuparsi, sono solo dei fifoni incapaci di comprendere che a volte bisogna sacrificare un pedone per vincere la partita.” Fece una smorfia. “Oddio, parlo come mia madre.”

“La tua era solo una metafora, io lo so.” Lena sorrise dolcemente e Kara percepì un profondo senso di protezione. Non aveva mai provato niente di così subitaneo e intenso. Avrebbe voluto prendere la giovane tra le braccia e tenerla al sicuro dalla malvagità.

Sbatté le palpebre sorpresa, quando si rese conto che si era avvicinata troppo a Lena.

“Ehm… mi piace il colore delle tue labbra.” Affermò nel vedere Lena che la osservava perplessa.

“Oh, grazie.” Rispose, per poi mettere le mani nella borsa ed estrarne il rossetto. “Non credo sia il tuo genere, ma se lo vuoi…”

“Sei gentile, ma… ehm… sta benissimo a te.” Arrossì e distolse il volto perché parlare delle labbra di Lena non la aiutava, di certo, a controllarsi.

 

Lena guardò Kara perplessa, era strana. Molto strana. Non riusciva a guardarla negli occhi e arrossiva molto spesso, se non sempre. Era così da quando le aveva raccontato di lei e Supergirl… di certo non aveva problemi con le relazioni tra donne, sua sorella si era sposata con la detective Sawyer solo due settimane prima e Kara non aveva parlato d’altro per settimane prima dell’evento, l’unico soggetto che sembrava farle brillare gli occhi dopo la partenza di Mon-El.

Ma allora, cosa c’era che non andava?

 

“Stai bene?” Le chiese, Lena, era la terza o quarta volta del pranzo che Kara arrossiva.

“Ci sta provando con te!” Esalò con un sibilo rabbioso, lanciando un’occhiata di fuoco verso la cameriera. Kara pensò, per un’instate, che avrebbe davvero potuto essere di fuoco il suo sguardo e allora quella cameriera carina e piena di sguardi per Lena sarebbe stata ridotta in cenere.

Lena rise alla sua frase, mentre posava la forchettina dopo aver mangiato un delicato dolce alla frutta.

“Kara, succede spesso.” A quelle parole, Kara spalancò la bocca e poi la richiuse.

“Spesso?” Chiese, mentre sentiva un certo malessere diffondersi nel suo corpo.

“Non è strano, sanno chi sono, sanno quanto pesa il mio portafoglio, non è qualcosa a cui non sono…”

“E poi sei una donna bellissima.” Si lasciò sfuggire lei, rendendosi conto dell’evidenza di quella verità. Come aveva fatto a pensare che Lena non avesse una marea di pretendenti? Magari rideva per le occhiate ammiccanti di una cameriera, ma avrebbe potuto prendere in considerazione qualcun altro, magari qualcuno proveniente dal suo stesso mondo.

“Ti ringrazio, Kara.” Lena sorrideva, divertita. “È curioso, sai, non te ne sei mai resa conto, prima.” Kara alzò lo sguardo su di lei e si strinse nelle spalle.

“Ho sempre pensato che tu fossi molto bella.” Ammise e Lena arrossì un poco scuotendo la testa.

“Intendevo dei vari… corteggiatori.”

“Oh.” Disse solo lei, arrossendo. “Ehm…” Cercò qualcosa da dire, ma gli occhi di Lena si erano persi in pensieri lontani e lei lasciò cadere l’argomento, eppure, per qualche strana ragione, ora, l’idea che ci fossero dei mosconi che giravano attorno a lei, la infastidì terribilmente.

Lena insistette per pagare il conto e quando uscirono Kara le propose una passeggiata nel parco vicino al ristorante.

“Non so se è una buona idea…” Mormorò Lena fissando un punto lontano, nel parco. Kara seguì il suo sguardo perplessa e notò subito cosa aveva turbato Lena: la statua gigante di Supergirl.

“Non vuoi pensare a lei?” Le chiese, con tono basso. Era confusa, avrebbe voluto cancellare quella tristezza dal volto di Lena, ma non era sicura di poterlo fare, di averne il diritto.

“Non so se ho il diritto di parlarne con te… non voglio…” La giovane Luthor scosse la testa.

 

Come poteva parlarle dei suoi problemi di cuore quando Kara aveva dovuto rinunciare all’uomo che amava?

 

“Puoi parlarmi di ogni cosa.” Kara le prese la mano e la condusse verso un panchina libera. “Qualsiasi soggetto, qualsiasi preoccupazione.” Quello poteva darglielo, almeno quello.

Lena esitò ancora un istante, le mani strette nelle sue, asciutte e calde, morbide, desiderabili… Kara cercò di concentrarsi, ma un brivido l’attraversò e dovette allontanare le mani da quelle di Lena.

La giovane Luthor sospirò.

“Non posso smettere di pensare a lei… è passato poco tempo, mi dico che smetterò di pensarci, ma…” Non l’aveva mai vista così indecisa, così combattuta. “Lei è stata una sorpresa, capisci? Non avevo mai provato una simile intesa, una complicità così profonda, era come se mi conoscesse, quando mi guardava, i suoi occhi mi vedevano…” Kara ascoltò rapita, osservando il viso di Lena illuminarsi e gli occhi brillare, mentre sulle guance si diffondeva un delicato rossore.

Si era innamorata! Vederlo così chiaramente le fece battere veloce il cuore.

“Non riesco a smettere di pensare ai suoi baci, alle sue mani su di me.” Scosse la testa abbassando lo sguardo. “Perdonami, sembro una sciocca, non è vero?” Alzò lo sguardo e la fissò, alla ricerca di conforto, di comprensione, di…

 

Kara la fissava con occhi intensi, concentrati, come se stesse prendendo una decisione molto importante.

 

Senza che potesse fare nulla, il suo corpo agì. Si spinse in avanti e portò le proprie labbra ad incontrare quelle di Lena.

La donna sussultò sorpresa, ritraendosi, prima ancora che lei avesse il tempo di baciarla per davvero.

Kara arrossì violentemente, rendendosi conto di quello che aveva appena fatto.

Ora doveva decidere: avrebbe ascoltato Lois o le avrebbe, semplicemente, detto chi era Supergirl?

 

 

 

 

Note: Kara è volata a Metropolis per farsi aiutare e schiarirsi le idee, ma sembra che non sia servito a molto. La speranza di dimenticarsi di quello che è successo con Lena, di archiviare la loro notte assieme come un momento di desiderio di poche ore, è sfumata e Kara ha compiuto un gesto che, ora, non può essere ritrattato.

E dunque eccoci di nuovo ad una scelta e, di nuovo, ne sarà Kara la protagonista:

 

A - Kara non si rivela

B - Kara si rivela

 

Votate A se volete che Kara segua il consiglio di Lois e non dica a Lena di essere lei l’oggetto dei suoi pensieri e dei suoi desideri: Supergirl.

Votate B se, invece, volete che Kara rompa gli indugi e dica a Lena chi è: Supergirl.

 

Eccovi il link!

Fatemi sapere cosa avete scelto e perché avete scelto così, 5 commenti e domani avrete il pezzetto maggiormente votato.

Nel primo capitolo mi sono dimenticata di ringraziare DarkJessy94 che mi ha aiutato a creare il sondaggio, grave mancanza. Grazie Jess!

  
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