Acquisti di Natale

di OttoNoveTre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sparkling diamonds ***
Capitolo 2: *** le difficoltà di una moglie ***
Capitolo 3: *** Uomini... ***
Capitolo 4: *** Nel frattempo, dall'altra parte dell'oceano ***
Capitolo 5: *** ...e donne! ***
Capitolo 6: *** Globetrotter ***
Capitolo 7: *** Natale ***



Capitolo 1
*** Sparkling diamonds ***


Sparkling diamonds

- Scusate, posso farvi provare questo? E' un talco, però contiene brillantini che illuminano la pelle!-
Una delle due ragazze porse alla commessa il polso, e quella vi spruzzò un getto di talco profumato.
- Ah, è vero! Guarda come luccica adesso. Così potremmo essere anche noi come quelli là...-
- Mavaaaa, che idea maraglia!-
Le due ragazze risero tra loro, presero la sportina con gli smalti appena comprati ed uscirono dal negozio.
Corin, seminascosta fra lo scaffale mascara e quello ombretti, le seguì con lo sguardo, poi guardò la ragazza alla cassa, che proponeva l'acquisto alle clienti successive.
Quando arrivò il suo turno, mise sul piano della cassa il mascara blu e un ombretto nero. La commessa prese in mano la boccetta del talco e propose anche a lei la prova. Corin porse docilmente il polso e una nubicina di talco profumato e brillantini le si posò sulla pelle candida, facendo rifrangere le luci del negozio.
- Guarda come ti sta bene, con la pelle bianca che hai! Lo puoi usare anche sui capelli!-
- No, guardi, prendo questi, grazie lo stesso...-
Mise in fretta gli acquisti in borsa e uscì in strada.
Che cosa ridicola, il talco coi brillantini, roba da adolescenti con la mania del glitter.
...
...
...

La commessa vide ricomparirsi davanti la ragazzina coi capelli neri.
- Ho cambiato idea, me ne dia quindici.-








Prima ministoria di una raccolta che tratterà di regali di Natale in fra le mura di Volterra.
Questa qui sopra è venuta fuori da un episodio di vita vissuta, oh yeah
Spiegone di come io mi immagino Corin: dato che non se ne parla mai mai mai, ho immaginato che il suo potere fosse proprio quello di manipolare le ombre: sparirci dentro, modellarle, usarle come tentacoli per soffocare la gente. Questo potere deriva dalla poco invidiabile capacità di passare sempre e comunque inosservata...
In quanto al glitter...in realtà la raccolta è iniziata con un auto-regalo, perché dato che Corin nel mio immaginario controlla le ombre, la sua pelle non luccica al sole come quella degli altri vampiri, e questa cosa la secca molto (anche se non ve lo dirà mai^^)...e almeno per Natale voleva essere pure lei scintillante.
Al posto dello spiegone posso consigliarvi di leggere le altre 2 storielle sceme che ho scritto su Corin, una e due

Per un'altra versione del personaggio di Corin, invece, andate qui , che merita proprio!

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Capitolo 2
*** le difficoltà di una moglie ***


Le difficoltà di una moglie


Una donna riccia uscì dal negozio di vestiti alla sua sinistra, in mano un pacchetto grigio fumo con un fiocco di un altro grigio, leggermente più scuro.
- E anche quest'anno ce la caviamo con una cravatta, che sono sempre utili! Certo che è difficile accontentare questi uomini...-
Sapeva che era un luogo comune il fatto che le mogli sotto Natale si disperassero per trovare il regalo giusto al marito.
Ignoranti e lamentose.
Lei da più di duemila anni doveva trovare un regalo adatto per uno che leggeva tutta la tua vita solo toccandoti.
E come se non bastasse, con l'aria più bambinona del mondo ti si avvicinava e ti sussurrava nell'orecchio:
- Quest'anno per Natale... sorprendimi!-
Ciliegina sulla torta, c'era poco nel mondo che potesse stupire un capricciosissimo vampiro bimillenario plurimiliardario. Non aspettava altro che prestesti per fare, ma soprattutto farsi, i regali più pacchiani che il mondo avesse mai visto.
 Ricordava ancora il periodo orribile in cui avevano iniziato a trasmettere la stupida pubblicità di quella compagnia telefonica, e lui si era fatto prelevare da Gianna pacchi e pacchi di banconote e se ne andava in giro tutto il giorno a chiamare "ciccio" chiunque gli capitasse a tiro, mentre i soldi gli svolazzavano attorno. 
O l'altra in cui aveva convinto "il suo amico Giacomo" a realizzargli un busto, ed ora nella loro camera da letto stava una candida statua di Canova.
Beh, poi c'era stato il periodo Scarface. Sulpicia rabbrividì nel ripensare ai ghepardi in foglia d'oro che avevano ornato l'ingresso per qualche mese.
Fossero state così in difficoltà anche le altre due, almeno!
Dora, con Caius, non doveva fare altro che ordinare un catalogo degli ultimi ritrovati per la SWAT, e quell'anno andava già cianciando con tutti del meravoglioso mitragliatore-convertibile-in-lanciagranate e delle lezioni private di C2 con Mick Coup. Beh, poi c'era l'intimo di pizzo con i "fiocchetti regalo" da aprire a tempo debito...
A Dydime, secoli prima, bastava prendere un rametto di biancospino, un fazzoletto ricamato, un passerotto in una gabbia di salice, e Marcus rimirava beato un po' il regalo, ma soprattutto la luce degli occhi della sua amata.
Capite quindi che le lamentele di Sulpicia erano più che motivate.
Però.
Quell'anno aveva trovato la soluzione perfetta: aveva la sua idea, e aveva pure trovato il modo per tenerla al sicuro dal potere del marito. In effetti era il classico uovo di colombo, ma a volte l'eternità rende il cervello più pigro invece che più saggio.
Così, si trovava a difendere la sua idea regalo da due settimane in quel di Venezia, ospite del suo caro amico Augustus. Lui fino a quel momento era stato al gioco, niente Demetri all'orizzonte per cercarla.
- Siamo arrivati, Sulpicia.-
Augustus le mostrò con un cenno una villa sul Canal Grande, tutta impacchettata dalle transenne dei restauri.
- E dici che per Natale sarà pronta?-
- Lo giuro sulla mia lunghissima vita, cara.-
- Ottimamente.-
Augustus fece fermare un motoscafo all'imbarcadero della villa, le porse la mano e lasciò che lo precedette nella cabina.
C'erano due marinai: il più giovane la guardò per un istante, sussurrò qualcosa all'altro e quello annuì, scrollando le spalle. Con il suo udito di vampiro aveva capito perfettamente perché la guardavano intimoriti.
 Quella xè a matta che ha comprato la casa maledetta?
 
Augustus diede istruzioni che li portassero verso san Marco, poi si rilassò sul sedile.  
- Certo, mia cara, che un regalo migliore di Cà Dario non lo potevi scegliere!-
Lei si strinse nel suo collo di volpe nera, e sorrise mentre guardava le onde infrangersi sulla prua della barca.




Non vorrei mai, mai e poi mai essere nei panni di Sulpicia, arg!
Cà Dario è un palazzotto sul Canal Grande, famoso in città perché maledetto ( tutti i proprietari sono morti suicidi, bella li!). Ora è in restauro, e ho sentito due vecchiette chiedersi chi osava mai sfidare il fato in sto modo. Mi sembra il regalo migliore per Aro, sì sì!
Il C2 eMick Coup sono un sistema di difesa personale e il suo ideatore.
Augustus Giovanni è il capo dei vampiri di Venezia, secondo me ma anche secondo il gdr Vampiri: la masquerade. Ho voluto fargli fare un cammeo ^^
Grazie a tutti quelli che seguono!

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Capitolo 3
*** Uomini... ***


Uomini...


- Signorina, può venire un momento?-
La solerte commessa che arrivò, facendosi largo tra la camiceria uomo, si ritrovò mezza tendina del camerino scostata. Dalla detta mezza tendina sbucava un marcantonio con la pelle olivastra e la camicia sbottonata sul petto. Cioè, non era sbottonata solo la camicia, si rese conto la povera ragazza, cercando di deglutire un fastidioso groppo di saliva: i jeans avevano solo il primo bottone allacciato. Sotto la cintola si intravedevano, ad arte, un paio di boxer neri.
- Dice che la camicia mi cade bene sulle spalle o mi è stretta?-
- Beh...-
- Sai che ti dico? Portami una taglia in più, querida.-
Le si era avvicinato, prendendo il suo mento nella mano e alzandolo dolcemente. Doveva avere per forza degli occhi bellissimi, ma la ragazza era concentrata sui muscoli del petto, e colse solo il pizzetto incolto e il sorriso criminale.
- Si, certo, un pettoral...voglio dire, una taglia in più. Va...vado a prendergliela...-
Tornò poco dopo con la taglia in più richiesta e lo trovò che si era tolto del tutto la camicia. Si perse per un attimo a seguire la linea della schiena e a notare come i capelli nerissimi gli ricadessero a riccioli ribelli sulle spalle, quando quello le parlò di nuovo.
- Hermosa,  non è che mi daresti una mano ad allacciarla?-
L'attimo dopo era dietro la tendina del camerino, stavolta del tutto accostata, a far scorrere le dita sui pettorali perfetti dell'uomo. Il suo cervello stava per opporre qualche scrupolo tipo "mai con i clienti", ma una mano scostò la tenda.
- Santiago!-

Trascinò via il suo compare, zigzagando oltre la maglieria e le giacche eleganti. La commessa l'avevano lasciata arrossita e balbettante fuori dal camerino. Santiago stava ancora finendo di allacciarsi la camicia, ma non aveva mancato di scoccarle un bacio mentre si allontanava.
- Non ti si può lasciare da solo un attimo, eh?-
- Eddai, Demetri, per le volte che usciamo da palazzo, un pochino di divertimento...-
- Come la ragazza della profumeria, a cui hai chiesto di sentire l'effetto del dopobarba sul tuo collo, o quella del negozio di intimo a cui hai chiesto se la stoffa dei loro boxer era abbastanza resitente per la tua... cos'è che hai usato come parola... belva?-
Santiago ridacchiò e finì di riaggiustarsi la giacca.
Fuori dal negozio li aspettava Afton, ma non era solo: una signora che teneva per mano un marmocchio frignante gli stava urlando contro. Non che Afton fosse visibilmente preoccupato, la fissava col suo sguardo apatico e ripeteva a intermittenza "Sì, signora". Pareva comunque che la conversazione fosse giunta a termine.
- Si vergogni e provi a trovare dentro di sé un po' di spirito natalizio!-
- Si signora.-
La tizia si allontanò trascinandosi dietro il bambino.
Afton li raggiunse con le mani in tasca ed un passo tranquillo.
- So che me ne pentirò, ma... che hai combinato?-
- Vivere nell'illusione è un inutile anestesia verso la realtà, quindi sentendo le sciocchezze del bambino a proposito di un vecchio rubicondo che si sarebbe calato dal camino per portargli i regali, ho ritenuto opportuno chiarirgli le idee.-
Perfetto, quello che si porta a letto (beh, in camerino) tutte le commesse del centro commerciale, e l'altro che dice ai bambini di 5 anni che Babbo Natale non esiste.
- Non potresti essere un pochino più allegro? Dopo tutto si festeggia una nascita.-
- Beh, il giorno in cui nasci è anche il giorno in cui inizi a morire...-
Afton non sembrò voler aggiungere altro alla conversazione, perché si incamminò verso la vetrina di una gioielleria.
Santiago e Demetri si scambiarono un'occhiata, sconsolati, e si unirono all'amico che guardava con interesse alcuni pendenti di diamanti.
- Ho sempre trovato affascinanti i gioielli. Sai, quando riaprono dopo millenni le tombe, non c'è che polvere dell'uomo, ma i gioielli sono ancora lì, intatti e brillanti. Mi piace l'intrinseco umorismo della situazione.-
- Intrinseco umorismo?-
Afton annuì con un mezzo sorriso, e continuò a far vagare lo sguardo per la vetrina.
- Senti, se ti piacciono così tanto le cose eterne, guarda che belli quei solitari! Oro bianco e diamante, non lo trovi fine?-
- Sono molto belli, peccato che la gente di questo secolo associ una pietra perfetta come il diamante ad una cosa tanto effimera come il legame amoroso. Meglio altro...-
Santiago scosse la testa, tirò fuori il cellulare e iniziò a digitare un sms.
Mi dispiace, io ci ho provato :( 
Selezionò il numero di Chelsea e con un sospiro inviò il messaggio.
Afton intanto aveva trovato qualcosa: era un orologio gioiello, con il cinturino fatto di minuscoli fili d'argento lavorati in filigrana, ed il quadrante di oro bianco e madreperla.
- Ecco, un piccolo simbolo per il tempo che scorre, e con i fili intrecciati, che le piacciono sempre. Entro e lo prendo, non serve che mi aspettiate. A dopo!-
Santiago e Demetri si riguardarono perplessi.
- Hai qualcuna a cui regalare gioielli?-
- No, possiamo andare a prendere Felix. A proposito, dov'è?-
- In libreria.-
- EH?-
Santiago non sarebbe stato più perplesso se gli avessero detto che Heidi era entrata in convento.
- Si, ha detto che voleva trovare qualcosa sui gatti... e un libro per farsi perdonare da Corin, perché l'ha scontrata in biblioteca e ha avuto la brillante idea di dirle "Non ti avevo vista, fantasmino!"-
- Ecco perché è da giorni che scrive solo storie angst tristissime!-
- Angst?-
- Oh, roba delle storie che scrive sul suo sito. Posto frequentato da gente pazza, per cui tu potresti finire a letto con me o con Felix, Aro sarebbe una specie di hippie fricchettone un po' svitato, o Bella Swann una persona intelligente...-
- Io a letto con te?-
- Assurdo, vero? Capisco tu che fai l'uke di Felix, ma...-
Demetri non aveva capito esattamente tutte le parole di Santiago, ma preferì troncare l'argomento e avviarsi alla libreria. Lì trovarono davvero Felix, intento nella lettura di un libro dello scaffale "Classici".
- Ehi, credo di aver trovato il libro adatto. Cioè, Corin è assolutamente simile alla tipa di 'sto libro, "Madam Bovara"! Non ho capito però perché si chiami così, non mi pare c'entrano le vacche...-
Mentre Santiago era piegato in due dalle risate, Demetri iniziò a spiegargli che non era esattamente una buona idea regalare un libro in cui la protagonista stufa della mediocrità della propria vita si suicida ad una ragazza con scarsa autostima ("Poi di sicuro l'ha già letto"). Poi entrambi notarono una busta capiente ai piedi di Felix, busta che conteneva senza dubbio una cuccia.
- E quella?-
- Per Duchessa.-
- La gatta di Renata?-
Felix si passò una mano tra i capelli.
- Per ora le ha fatto uno schifo di nido con delle coperte vecchie e si preoccupava per il freddo. Quindi...-
Era visibilmente imbarazzato.
Santiagò aprì la borsa: oltre a una bella cuccia, c'erano alcune ciotole, una tavoletta per le unghie e alcuni giocattoli di gomma. Aveva pensato non solo a Duchessa, ma anche ai suoi tre micini.
- La tavola ruvida è perché gli stronzetti hanno preso l'abitudine di fare a brandelli i troni dei tre signori. Non capisco come cazzo fanno a entrare fin lì. Comunque, allora cosa le prendo al fantasmino se la bovara non va? Ho provato a dare un'occhiata a quelli là, ma non sono il massimo.-
Felix indicò lo scaffale "Adolescenti", dove stavano pile di libri con in copertina variazioni di roba rossa decadente e gotica su sfondo nero.
- Aspetta, ho un'idea.-
Santiago sparì verso la sezione "Manuali" e tornò poco dopo con un libretto. In copertina un uomo dai capelli brillantinati faceva volteggiare una donna rossovestita.
- "Tango per principianti"?-
Demetri e Felix lo guardarono perplessi.
- Per la teoria il libro, per la pratica il maestro!-
E indicò se stesso accennando un passo di danza.
- Poi io le ho già preso il vestito, è tutto nero di un velluto che ha lo stesso riflesso dei suoi capelli, con la schiena fatta da un ricamo a farfalla e dei fili rossi cupi del colore dei suoi occhi. Così posso iniziare a darle lezioni già per il ballo di Natale...Che c'è da guardarmi così?-
I due lo fissavano sornioni.
- Santiago, di solito Gianna deve mandare un messaggino promemoria a tutti perché ci ricordiamo di fare un regalo a Corin, e tu le hai preso un vestito da tango del colore dei suoi occhi e dei suoi capelli?-
La cuccia di Felix era passata di mente a tutti.
- Beh, ma è solo...-
- Sì, sì, il regalo per un'amica eccetera. Forse posso sperare di smetterla prima o poi di rincorrerti per salvare le povere commesse dalle tue grinfie.-
Felix intanto si era disinteressato dell'argomento e stava sfogliando un manuale intitolato "WOD: Lasombra".
- Figo, cazzo! Questi sì che sono vampiri con le palle! Ah, fa parte di una serie, tanto vale...-
Finì che uscirono dalla libreria con una trentina di manuali per giocare di ruolo, e recuperarono Afton uscito dalla gioielleria col suo orologio in filigrana.
- E tu, Demetri?-
- Ho giocato d'anticipo: i miei regali sono tutti già fatti da agosto, non mi piace ridurmi all'ultimo momento. Vi ho seguito perché non combinaste troppo casino.-
- Come direbbe Aro...quanto sei prevedibile!-



Uomini all'acquisto regali! Cavolo, li vorrei incontrare io sti 4 in giro a far spese, farebbero troppo ridere^^ Come avrete notato, non riesco a scrivere le idee regalo di tutti per tutti, e mi sono concentrata su un regalo significativo per ciascuno. 
Grazie a tutti quelli che seguono!

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Capitolo 4
*** Nel frattempo, dall'altra parte dell'oceano ***


Nel frattempo, dall'altra parte dell'oceano

Nessie stava giocando la sua quarta partita a scacchi col papà, ma Edward aveva vita dura a starle dietro senza l'aiuto del suo potere, vanificato da mamma Isabella, alle spalle della sua bimba.
Questo spiega come mai fosse parecchio nervoso.
Non lo aiutò Alice che, entrando nella stanza, scompigliò i riccioli della bambina, con il suo sorrisone da zia affettuosa.
- Brava Nessie, quattro vittorie consecutive!-
- Per ora tre, la quart...-
Edward non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Nessie mise il suo alfiere superstite davanti al re.
- Scacco matto!-
Alice, Nessie e Bella si diedero ad un girotondo di festeggiamento, Edward fissò per qualche secondo la scacchiera, e strinse un po' più forte del dovuto le gambe di ferro del tavolino, che conservarono la forma delle sue dita.
Alice si era messa Nessie in braccio.
- Cucciola mia, che ne dici di un po' di shopping natalizio? Ho già visto Carlisle che ci sgridava per aver portato a casa un sacco di pacchetti! Ah, il telefono Ed...-
Mentre Edward si chiedeva quanto le visioni di shopping sfrenato fossero vere e quanto una scusa, cominciò davvero a squillare il telefono.
- Edward?-
- Ciao, papà.-
- Nonno! Ciao nonno!-
Edward si mise un dito sulla bocca, così Nessie tacque e tornò da Alice.
- Edward, non dire niente a nessuno, ma ho sentito Tanya e potrebbe esserci un problema, dì a Bell...-
Edward non fece in tempo a sentire la fine della frase, che sentì l'urlo di Nessie: Alice era semisvenuta a terra, con gli occhi sbarrati di quando aveva una delle sue visioni. Bella si era già chinata per sostenerla, mentre Nessie piagnucolava e la scuoteva per la camicia.
Passò qualche istante, le pupille tornarono normali, ma l'espressione di Alice era terrorizzata.
- I Volturi. Vogliono andare in Alaska.-

Carlise decise che sarebbe partita tutta la famiglia a parte Nessie, gentilmente ospitata dagli amici lupi.
Sull'aereo, tutti si avvicinarono ad Alice. Edward parlò per primo.
- Cosa hai visto?-
- Eravamo schierati davanti alla casa dei Denali. Questa volta verranno solo i tre fratelli e alcune guardie minori. Poi ho sentito Caius che parlava, ma era tutto così confuso... "Togliete del tutto il sangue di animale...oppure davanti al fuoco..." Ricordo solo questi due pezzi.-
Carlisle si rabbuiò.
- Temo di aver capito le loro intenzioni: vogliono imporre una nuova regola a tutti i vampiri. Vogliono che ci nutriamo anche noi di sangue umano.-
- E perché andare prima da Tanya?-
- Hanno visto che noi siamo organizzati, ma delle menti fredde e insensibili all'amicizia come quelle dei tre fratelli non hanno considerato che andremo subito in loro aiuto. Purtroppo non so come eviteremo di combattere questa volta...-
Il viaggio proseguì in un cupo silenzio.

- Aspetta... Cos'è che vorresti, Caius?-
Erano nella radura innevata fuori da casa Denali, lo scudo di Bella proiettato su tutti loro.
Davanti, i tre sovrani e un manipolo di guardie.
Carlisle si era fatto avanti, pronto con un discorso che difendesse la loro dieta vegetariana, ma la domanda di Caius l'aveva lasciato discretamente basito.
- Un orso bianco, Carlisle! Le sorelline qui ne mangiano per nutrirsi, e dato che voi togliete del tutto il sangue dell'animale, meglio venire a chiederlo a voi piuttosto che ammazzarlo! Non so proprio come facciate a bere quella schifezza.-
- Mi stai dicendo che sei qui per un orso?-
Caius sbuffò.
- E' il regalo di Natale per Dora, una bella pelliccia di orso bianco da stendere sul letto o davanti al fuoco, per poi sdraiarcisi sopra e...-
E qui fece un occhiolino poco regale a Carlsle, che potendo sarebbe arrossito fino alle radici dei capelli.
- Quindi, non volete proibirci di cibarci di sangue di animali?-
Aro rise.
- Carlisle, amico mio! Come ti è venuta in mente una cosa del genere? Vi avremmo dato un mese di preavviso come la volta scorsa, non sono cose da organizzarsi così, informalmente. Volevamo solo approfittare del fatto che da queste belle signorine avremmo trovato un animale già bello dissanguato, senza ucciderne uno per nulla. Eh, uno strazio trovare i regali adatti ogni anno, vero? In questo l'eternità non è molto vantaggiosa... Allora, avreste un orsetto per noi?-
Tanya, basita, corse a caccia assieme a Carmen ed Eleazar. Tornarono un'oretta dopo con un orso e lo misero con cautela nelle mani delle guardie.
- Bene! Ma che magnifica occasione di farsi gli auguri! Carlisle, Isabella cara, Edward...-
Aro fece un giro di strette di mano. Quando arrivò ad Edward, lui percepì un suo pensiero come se fosse scritto a caratteri cubitali.
Strizzetta, eh?







Ufficiale, sto correndo per riuscire a finire la raccolta entro il 25, ma è una mission impossible. Speriamo almeno entro capodanno :)
Prima di mettere in campo le donne della guardia Volturi, ecco un siparietto con Aro che ne combina una delle sue. Non so bene come mi sia venuta in mente l'idea... Ho messo assieme il difetto delle visioni parziali di Alice e la mania di Edward a drammatizzare tutto senza rimanere lucido XD Poor Edward (...o no?)
Grazie a tutti voi che seguite!

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Capitolo 5
*** ...e donne! ***


... e donne!

Chiuse il cellulare con uno scatto, facendo tintinnare i charms attaccati, e lo rimise nella tracollina. La commessa la guardò da dietro il cumulo di stoffe di tutte le gradazioni del bianco. Trattenendo a stento un sospirone, Chelsea accarezzò con occhi adoranti il rotolo in cima al mucchio, un raso di seta grezza color avorio.
- Guardi, metta via che non serve più. Allora prendo le altre, i ferri 7 e mezzo e i brillantini. Spedisca al solito indirizzo...-
- Coraggio, prima o poi succederà qualcosa. Al massimo c'è sempre l'opzione di fargli dare da Felix una botta in testa!-
Le si era posata una mano gentile sulla spalla, e Chelsea vide dietro di sè il caschetto castano di Renata.
- Grazie, ci penserò sul serio!-
- Allora, che ci fai di bello quest'anno?-
A palazzo dei Priori esisteva, nelle occasioni importanti, il cosiddetto "Chelsea-dress code", che come eleganza andava molto oltre lo "strettamente formale". Erano le occasioni in cui Chelsea si chiudeva nella sua stanza per una settimanella e cominciava a tagliare, sferruzzare, ricamare, imbastire, finché non ne uscivano vestiti bellissimi per tutta la guardia, che Aro pretendeva come obbligo alla festa. Una di queste occasioni era, appunto, il Natale. Così Chelsea svaligiava puntualmente il suo negozio di stoffe di fiducia, e quando non ne trovava di adatte si ingegnava a tessere lei stessa il pezzo necessario. L'anno prima Renata aveva trovato nel suo pacco una gonna ampia e lunga fino ai piedi, di seta pesante con riflessi verde scuro, ed una camicetta nera dalla linea dritta, di raso, con le maniche a sbuffo di impalpabile pizzo, il collo alla coreana e una fila di bottoncini di velluto nero cupo. Con una rosa dello stesso tessuto aveva adornato i capelli. Persino Felix, che in quanto a moda distingueva giustro tra roba da infilare per la testa e roba da infilare per i piedi, era rimasto colpito.
- Quest'anno qual'è la mia?-
Renata guardò nel mucchio di rotoli che la cassiera stava passando al bip, per poi metterli negli scatoloni per la spedizione.
- Non te lo posso dire, ma è certo che Afton non si meriterebbe nemmeno una sciarpina di teschietti con le orbite a forma di cuore!-
L'aveva detto sorridendo, segno che il nuvolone era già in allontanamento. Pagarono il tutto ed uscirono dal negozio.
- Heidi ci aspetta nella concessionaria di auto d'epoca poco più avanti, sta prendendo una macchina per Demetri, a quanto pare.-
- Di solito non va sui modelli nuovi?-
- Boh, parlava di una cosa a sorpresa quest'anno...-
Arrivarono in fretta alla concessionaria, e riconobbero una rossa molto nota al bancone. Il commesso le stava spiegando nei dettagli qualcosa riguardo ad un modello, ma non la stava fissando propriamente negli occhi.
- Ecco, invece vestire Heidi è facile, di solito basta usare gli scampoli che mi avanzano. Per esempio, avresti detto che quella gonna era l'orlo dei pantaloni di Santiago?-
Renata ridacchiò, mentre il comesso pareva apprezzare il modo in cui Heidi si era chinata sul bancone per firmare un modulo. Si portò un ricciolo rosso dietro l'orecchio e infilò i guanti nel modo che solo lei sapeva fare, e pareva dire "Pensa se faccio sensualmente una cosa come questa dove posso arrivare quando i vestiti me li sfilo...". Strinse la mano all'uomo e uscì dalla porta a vetri.
- Eccovi qui! Trovato tutto, Chelsea? Certo che ce ne vuole a comprare un'auto, sono già le cinque e mezza...-
Chelsea si portò una mano davanti alla bocca e sgranò gli occhi, guardò Renata, che parve ricordarsi a sua volta di qualcosa e guardò Heidi, che riguardò Chelsea.
- Che ho detto?-
- Ehm, mi sa che abbiamo dimenticato qualcuno in profumeria...-
- Già, ma per fortuna quel qualcuno se lo immaginava e vi ha trovato.-
Dietro di loro sbucò Corin, imbacuccata nel suo sciarpone nero, ma coi capelli stranamente brillanti sotto le luminarie. Aveva in mano un sacchetto pieno di scatolette.
- Scusa, dovevamo vederci mezz'ora fa, ma...-
- Oh, nessun problema, mi ero portata un libro.-
E sventolò un volumetto rosso, in copertina un pirata con una vistosa cicatrice sul viso che guardava fiero l'orizzonte.
- "Il capitano Saramago e la maledizione delle 12 gemme voodoo"?-
- Non è male! C'è questo capitano, Cristobal Saramago, la cua madre era una sacerdotessa voodoo, ed il padre uno spettro da lei evocato. Poi c'è la storia delle gemme, perché il padre ha fatto dispetto ad un altro spirito e quindi Saramago deve salpare e radunarle, ma ancora non sa che la dodicesima gemma è il cuore della sua amata, perché...-
- Ok, ok, ce lo presterai. E i capelli?-
Corin si passò una mano su una ciocca, e i capelli sbrillucciarono di nuovo. Aveva un sorriso soddisfatto, ma evitò di incrociare gli occhi di Heidi.
- Saranno le luci della strada e l'umidità... Piuttosto, trovata la macchina per Demetri?-
Fu il turno di Heidi per sorridere.
- E' uguale a quella che mi ha mostrato in foto, la primissima macchina che ha preso nel 1912 e che voleva portarsi oltreoceano per farci un giretto, se non fosse affondata su quel baracchino di nave! Mi ci è voluto un po' per ritrovarla. Così, per rimanere in tema Titanic, potremmo anche fare un gioco di ruolo con la ricca miliardaria e il povero passeggero di terza classe. A proposito di giochi di ruolo, Corin, non sapevo ti piacessero certe cose!-
E fece l'occhiolino alla ragazza, che smise di vedere l'effetto che facevano i suoi capelli se cambiava la luce sulla strada, e guardò Heidi con occhi sgranati, senza riuscire a emettere una singola sillaba. Per fortuna le venne in aiuto Renata.
- Ma no! Quelli di Corin sono un altro tipo di giochi di ruolo, del genere che ci sono avventurieri che partono e devono intraprendere una missione o simili...vero Corin?-
Lei annuì, mentre tentava di scacciare dalla sua mente un'immagine vigliacca che vi si era intrufolata: una Corin vestita da aristocratica sulla prua di una nave gigantesca che apriva le braccia al vento, tenuta per i fianchi da un povero ma affascinante ispanico di terza classe...
- Renata!- pronunciò il nome con un po' troppa enfasi - Noi dobbiamo passare ancora dal negozio di articoli sportivi, no?-
- Già, voi due che avete in mente? C'entra qualcosa con gli scavi che stanno facendo nei sotterranei da qualche mese?-
- Ottima osservazione! Io e Corin ci siamo messe d'accordo e abbiamo pensato di costruire una palestra nuova, così quando Felix, Santiago e compagnia vogliono tirare qualche pugno, hanno a dosposizione una sala con le pareti resistenti. Stiamo facendo diventare miliardario il piastrellista di Volterra a furia di sfasciare la sala dei troni.-
- E come tocco finale adesso passiamo a prendere tute e attrezzi, anche se temo che li dovremo cambiare un po' troppo spesso.-
Heidi le guardò con la sua aria maliziosa.
- Bella trovata, così adesso avete un intero spazio per ammirare i nostri bellissimi ragazzi che fanno a botte, con addosso solo un paio di pantaloncini da boxe. Come lo chiamate voi questa cosa, Corin, fan service?-
Corin si finse impegnatissima nella contemplazione di un negozio di pouf, mentre cominciava a trovare seccante la conoscenza di Heidi dello slang internettaro.










Aha, ed ecco le donne di Volterra! Non l'ho fatto apposta, ma i regali di questo capitolo costano decisamente di più di quelli degli ommeni, chiaro segno che le donne sono più spendaccione?
Beh, immagino che Chelsea sia un sarta molto più in gamba di qualsiasi stilista, quindi pensi lei alle occasioni molto importanti! La tradizione si è inaugurata l'anno in cui ha fatto un maglione con l'iniziale per tutti, e Aro si è gasato un sacco nel vedere che con i tre fratelli potevano formare la scritta MAC (la sua marca di computer preferita), poi si è divertito a combinare quelli delle guardie^^
La nave di cui parla Heidi è, se non fosse suffucientemente chiaro, il Titanic, e l'auto trasportata è quella che hanno usato anche nel film, un modello nuovissimo di Renault, per quei tempi un gran lusso.
Corin non ha resistito e si è provata subito una boccetta di talco ai brillantini^^
E si procede verso il finale! La prossima volta vedremo in azione due dodicenni e una segretaria...
Grazie davvero a tutti quelli che leggono, e buon anno!

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Capitolo 6
*** Globetrotter ***


Globetrotter

Quando Gianna aveva chiesto ad Aro quale fosse il budget con cui Jane e Alec potevano comprarsi i regali di Natale, il suo capo si era limitato a rispondere:
- Considera solamente che la luna è difficile da impacchettare.-
Così non aveva trovato per nulla fuori luogo che Jane le avesse ordinato di accompagnarli al loro aeroporto privato perché voleva fare un salto in Giappone, poi se riuscivano anche un giretto sulla 5th Avenue non le sarebbe dispiaciuto.
Arrivati ad Haneda, Jane tirò fuori il suo nuovo cellulare, in cui aveva caricato una mappa delle città.
- Bene, prima tappa Omotesando.-
Li portò dentro un grande magazzino il cui piano terra era pieno di vestitini sweet-goth-lolita, e se ne prese una quindicina da portare in camerino. Gianna notò che si era concentrata su uno stile vittoriano-dandy. Aspettando che la ragazzina finisse la prova, guardò con occhio critico un coniglio di pezza con una benda nera sull'occhio e un cilindro frufru, completo di fioccone di raso e piume.
- Perfetto!-
Jane glielo prese di mano e si guardò allo specchio con soddisfazione.
- Alec voglio questi, me li regali?-
- Tutto quello che vuoi.-
L'idea era che ciascuno sceglieva i suoi regali, e li faceva pagare al gemello (tecnicamente, le carte di credito le teneva Gianna), così che fossero "regalati" reciprocamente. Un ottimo metodo per non rischiare di trovarsi cose sgradite, in effetti. Jane era di nuovo scomparsa tra le trine e i merletti, e ne sbucò con un cerchietto infiocchettato. Propose ad Alec un cappotto nero con bottoni a forma di testa di lupo, ma il gemello non pareva molto convinto. Jane decise di acquistarlo lo stesso per Aro, assieme ad un bastone con il pomello d'argento e una camicia dall'esuberante jabot.
Completò il giro con altri trenta vestiti, una quarantina di cerchietti, cappellini, scarpe e calze. Volle uscire dal negozio con una coroncina d'argento in testa, il coniglio di prima (già ribattezzato Gregoire) in braccio, e un vestito di raso ricoperto di pizzo ricamato a rose.
Gianna spiegò alla commessa come tutti i pacchi dovessero essere portati all'aeroporto e caricati sull'aereo con una grossa "V" gotica sulla carlinga.
Appena appena era riuscita a mettere in mano il loro biglietto da visita alla commessa, che Jane la trascinò fuori. Li aspettava già una macchina che li avrebbe condotti a Kyoto. Lì Alec controllò se il giardino della loro villa in stile tradizionale era tenuto bene, voleva che fosse pronta per mostrarla a Marcus durante il periodo di fioritura dei ciliegi.
Fecero un ultimo giretto a Shibuya, dove sempre Alec si prese la discografia completa dei "Maximum the Hormone".
Se la sorella era nel periodo goth, lui era decisamente entrato in quello metallaro.
Considerò tra se e se come fosse strano che uno capace di annullare le percezioni delle persone amasse una musica così casinista. La sorella assecondava con fin troppo trasporto le nuove passioni del gemello: aveva quasi staccato la testa ad un commesso perché non avevano una maglietta degli Apocalyptica più piccola della XXL.
Prima di risalire sul jet, presero un Nintendo DS a testa per ammazzare il tempo.
Atterrati a New York, Gianna cominciava a sentire i morsi della fame. Sul jet privato c'era un frigobar pieno di sacche di sangue, ma di cibo umano nemmeno a parlarne. Aveva guardato con desiderio dei Takoyaki mentre correvano verso il negozio di dischi, ma Jane l'aveva chiamata a pagare prima che potesse anche solo avvicinarsi. Frugò disperata nella borsetta, ma ne venne fuori solo una scatola di mentine, che cacciò in gola in un colpo solo.
In città Jane accontentò il suo lato adulto con una sosta in ogni singolo negozio della 5th Avenue. Gianna aveva adocchiato un baracchino di hot dog poco distante da Hermes. Jane era entrata a guardarsi le borse, Alec l'avevano lasciato a Central Park per una passeggiata. Stava per dare il primo morso, quando notò dalla vetrina che Jane aveva assunto l'espressione di calma innaturale che precedeva lo scoppio del suo potere. Si precipitò all'interno, mollando il povero hot dog al primo passante.
- Mi scusi, Jane sta creando qualche problema?-
- Oh, bene! Le è la madre, vero? Mi scusi ma stiamo lavorando, e non è il posto migliore per giocare questo.-
A Jane tremava leggermente la mano destra, stretta a pugno: pessimo segno.
- Che cosa ha fatto?-
- Mi ha chiesto in quanti colori e modelli fosse uscita la Birkin quest'anno, e alla mia risposta mi ha detto semplicemente " Allora me li dia tutti."-
Gianna tirò fuori la carta di credito.
- Sicura? Hai detto che la pelle di coccodrillo non ti piaceva.-
- Se mi stufo te la regalo.-
- Bene.-
Porse la carta di credito e l biglietto da visita alla commessa.
- Una Birkin per modello, per piacere. Da spedire a questo indirizzo.-
- Signora, non mi faccia…-
- Ma insomma! E' un negozio, no? Lei mi venda 'ste borse e non ne parliamo più.-
La commessa strisciò la carta di credito e prese nota dell'indirizzo, il tutto guardando basita Jane, che considerava se prendersi anche un portafoglio dalla vetrina.
Quando furono finalmente sull'aereo, Alec aveva radunato gli strumenti necessari per un banda di otto elementi e qualche pila di cd. Jane si stava provando tutte le Birkin allo specchio.
Gianna cominciò a convincersi che il sangue non doveva essere poi così cattivo. L'alternativa era l'imbottitura dei sedili…
Verso metà volo, però, Jane le si sedette accanto e le buttò in grembo la Birkin a pelle di coccodrillo.
- Hai ragione, non mi piace. Prendila pure.-
Alec si sedette accanto alla sorella, e si tolse per un attimo le cuffie nuove. I due si guardarono un attimo, poi guardarono lei.
- Beh, noi i nostri regali li abbiamo trovati. Ci chiedevamo… c'è qualche posto in cui vuoi andare tu?-
Gli occhi di Gianna si riempirono di lacrime di gratitudine.

- Allora, te me fai una piadina cotto salsiccia fontina sottaceti maionese. Ma senza cipolline, che me spusse l'alito…-
Jane e Alec guardavano alternativamente il paninaro unto dalla faccia poco raccomandabile e Gianna che divorava una roba colante grasso, con un sorriso beato. La loro segretaria finì la piadina e inspirò a pieni polmoni l'aria salmastra.
- Aha, che ben fioi! Famene n'altra, va…-
In quel momento il cellulare di Gianna squillò.
- Signor Aro! Si, siamo appena tornati in Italia… no, adesso ripartiamo per Volterra, ci siamo fermati a Chioggia… sa, una piadina dal Giorgio Sporco…-
- Ou, sporca sarà to mare!-
Jane sentì che il paninaro le faceva paura.






Ed ecco i gemelli! Io me li immagino in preda ad una perpetua adolescenza, sempre in bilico tra l'aspetto da dodicenni e la loro vera età. Quindi, anche i regali di Natale oscillano tra l'ultimo videogioco e un completo di Valentino (ovviamente su misura). Sta di fatto che due dodicenni in giro a spendere migliaia di euri sono sospetti, quindi Gianna si occupa di accompagnarli.
(nota nella nota: so che c'è chi pensa a loro come quindicenni, però io per vari motivi ritengo più plausibile che di anni ne abbiano dodici. Hanno tutti i motivi per essere cattivi, poveracci, intrappolati per sempre nel periodo ormonella XD )
I due non hanno più un concetto dei ritmi umani, quindi per la povera segretaria è sempre un tour de force quando vanno a scegliere i regali.
Haneda è il nome di uno dei due aeroporti di Tokyo, Omotesando e Shibuya sono due quartieri di Tokyo, il primo chic-alternativo, il secondo più truzzo e ggiovane. La 5th Avenue è la via chic di New York.
Gianna, per la precisione Gianna Boscolo Meneguolo, è chioggiotta perché sì. Se c'è qualche chioggiotto all'ascolto e vedono che ho violentato il loro dialetto, me lo dicano, sono andata a memoria^^
Il paninaro esiste davvero, credo ci sia anche un gruppo fan su facebook… Tutti lo conoscono come Giorgio Sporco (per ovvie ragioni), ma non ditelo davanti a lui che si arrabbia!
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, spacchettamenti generali.
Benvenuti nel 2011!

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Capitolo 7
*** Natale ***


Natale

La prima volta che Caius aveva visto Aro così gongolante fu quella in cui (nel 218 a.C.) aveva fatto trovare un chioschetto di vin brulè sul valico del Piccolo San Bernardo ad Annibale e al suo esercito.
La più recente era stata negli anni '30 quando, per aver donato un autentico fascio littorio al governo in carica, aveva ricevuto una medaglia d'argento. Alla cerimonia, di fronte alle massime autorità, se n'era uscito dicendo - E io me ne fregio!-
Sulpicia aveva mandato a prenderli quattro gondole, condotte da fedelissimi di Augustus Giovanni. Ora si stavano godendo la gitarella sul Canal Grande. Strinse a sè Dora, che gli diede un bacio sul collo.
- Proprio non mi vuoi dire cosa c'è nel sacchetto che hai messo di fretta nell'armadio l'altro giorno?-
- Solo se tu mi dici perché ho trovato MMA Magazine e Armi da Tiro nascosti nel tuo comodino.-
- Tra pochissimo lo saprai.-
- Lo stesso per il mio sacchetto.-
Nella gondola alle loro spalle, Chelsea era accoccolata sul braccio di Afton.
- Quindi eccoci a Venezia, città dell'amore!-
- Mh...-
- Sai che ogni 25 aprile si usa regalare una rosa rossa alla propria amata?-
- Perché regalare fiori recisi come pegno d'amore? Sembrano augurare che la storia appassisca in fretta...-
- In realtà, l'usanza nacque da un cavaliere partito per le crociate. Aveva ricevuto in pegno una rosa bianca dall'amata. Ferito a morte, il suo sangue inzuppò la rosa che teneva sul cuore, e un suo amico la riportò indietro alla fanciulla. La rosa non appassì mai.-
Afton alzò impercettibilmente le sopracciglia.
- Interessante.-
E accarezzò la guancia di Chelsea. Lei si girò verso la terza gondola e fece l'occhiolino a Corin, che le aveva passato un libro intitolato Leggende della laguna.
Arrivarono al pontile di una casa decorata in marmi policromi. Sulla soglia illuminata, li aspettavano Sulpicia e Augustus.
Aro scese dalla gondola e fece il baciamano alla moglie.
- Ben fatto, Sulpicia.-
Lo so.
L'illuminazione giocava con gli specchi che percorrevano tutto il perimetro della stanza, di modo che la pelle dei vampiri emanasse un tenue bagliore.
- Corin, da quando brilli?-
- Mavalà, sarà l'effetto degli specchi...-
- Bimba, ti luccicano anche i capelli.-
- Ehm... la magia del Natale?-
Corin si strinse nella stola ed entrò nella villa. 
Al centro del salone principale c'era un albero il cui puntale sfiorava gli stucchi del soffitto. Sotto di esso, almeno una cinquantina di pacchetti. Da un angolo si sentiva lo scroscio di una cascatella: c'era un presepino con una sorgente che scendeva dalle dune desertiche per finire in un laghetto, a cui si abbeveravano le pecorelle e qualche papera. Aro estrasse dalla tasca un pacchettino e ne tirò fuori il Bambinello. Con l'aria giuliva che aveva da quando il loro aereo era atterrato al Marco Polo, lo mise nella mangiatoia.
- Ora si può cominciare la festa!-

- Poison Rouge?-
Heidi si rigirò tra le mani la boccetta rossa sfaccettata. Il tappo era una mezzaluna d'argento su cui si adagiava una donna stilizzata, che aveva come occhi due piccoli rubini.
- E' una fragranza personalizzata. Ho scelto e progettato sia quella che la bottiglia.-
- Che coincidenza, anche il mio regalo è rosso.-
Heidi porse a Demetri una busta. Dentro c'erano due foto: una, in bianco e nero, ritraeva Demetri accanto ad una macchina nuova, per le strade di campagna attorno alla Volterra di inizio secolo. La seconda era della stessa macchina, a colori, nel loro parcheggio privato. Demetri guardò la prima foto, poi la seconda, poi di nuovo la prima. Fu distratto da un profumo celestiale che gli si stava posando sulle spalle. Sentì un boccolo dei capelli del suo veleno rosso che gli sfiorava la guancia.
- Che ne dici di un ritratto? Però lo voglio con addosso solo una goccia di profumo...-
Dieci minuti dopo erano in una camera del piano di sopra. Demetri si alzò un attimo in ginocchio per sistemarsi i capelli.
- Adoro Venezia.-

Renata stava guardando le luci del Canal Grande fuori dalla finestra, quando Felix era comparso davanti a lei e le aveva scaricato ai piedi una decina di pacchetti.
- Cioè, non sono proprio per te...-
Renata tastò la carta del più voluminoso: sotto l'accartoccio della confezione c'era qualcosa di morbido. Gli altri pacchi più piccoli invece erano rigidi.
- Beh, un regalo è fatto per essere scartato, no?-
Renata strappò la carta e trovò con una grossa cuccia.
- Oddio, è per Duchessa e i micini, vero?-
Cominciò anche coi pacchetti più piccoli, e ne uscirono palline, affila unghie, scatolette e giocattoli.
- Guarda, qui mi hanno spiegato che si dà la carica e parte.-
Felix le prese dalle mani un topolino finto, lo caricò e il giocattolo iniziò a scorrazzare per il pavimento. I due lo guardarono per un pochino, accovacciati.
- Stai bene stasera.-
Renata si accarezzò la stoffa del vestito, abbassando gli occhi.
- Davvero?-
- Già, il pelvico ti dona.-
- Eh?-
Felix si alzò la manica della camicia: c'era qualcosa di pasticciato sul polso.
- Pervinca! Cazzo, l'avevo detto a Chelsea che non avrebbe funzionato...-
Renata rise, e in quel momento il topolino andò a sbattere contro la punta delle sue scarpe. Lo fermò e lo mise assieme alle altre cose nella cuccia.
- La cuccia è stato un pensiero molto carino, grazie. Anche io ho pensato a qualcosa per te, però...-
L'urlo di trionfo di Felix e Santiago di fronte al plastico della nuova palestra spaventò i piccioni nel raggio di chilometri.

Chelsea recuperò Afton mentre parlava con Augustus.
- Quindi prima si evocano i fantasmi, poi si impara come imprigionarli in un corpo?-
- Esattamente. Potrei anche scambiare il mio spirito con quello di un mortale. Non che sia saggio lasciare a qualcuno il mio corpo assieme ai miei poteri. So di un demente che ci ha provato, non gli è andata tanto bene.
- Ma la cosa è temporanea.-
- Già, la morte non si può ingannare troppo a lungo.-
Afton sorrise come se gli avessero fatto un complimento.
- Disturbo?-
- Chelsea! Dobbiamo assolutamente andare a san Michele prima di partire.-
- Va bene. Però ora posso parlarti un momento?-
Augustus si inchinò e andò a parlare con Aro, lasciandoli soli.
Chelsea tirò fuori da una scatola un teschio umano tempestato di gemme, a cui aveva aggiunto un berretto e una sciarpa di lana con una fantasia a teschietti.
Con le orbite a cuoricini, ovviamente.

- Ho pensato, in attesa dell'unico diamante a cui risponderò sì,  a regalarti un diamante per ogni volta che mi hai detto no.-
- For the love of God!-
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Il signor Hirst è stato molto felice di trovare un acquirente.-
Chelsea mise in testa ad Afton il berretto e gli avvolse la sciarpa attorno al collo.
Lui prese da sotto l'albero una scatolina, e Chelsea ne tirò fuori l'orologio in filigrana.
- Così posso tenere il conto di quanto tempo ci metterò a convincerti?-
- Mettiamola così.-

Corin si chiuse alle spalle la porta di una sala secondaria della villa. Santiago, buttato a forza su una poltrona, si aggiustò la cravatta. Vide che la mano di Corin aveva lasciato un alone di brillantini sulla stoffa.
- Bimba, se mi desideri con tutta questa passione bastava dirlo.-
- Oh, zitto!-
Corin stringeva tra le mani una busta gialla da cartoleria. La porse a Santiago con entrambe le mani, guardando fuori dalla finestra.
- E' da leggere. Il regalo vero è la palestra, questo è... beh, vedrai. Ma non leggere adesso!-
Santiago prese la busta e uscì dalla stanza. Corin continuava a fissare Palazzo Grassi, dall'altra parte del canale. Santiago rientrò e gettò un pacco sulla poltrona.
- Spogliati.-
- Cosa?-
- Voglio vedere se ho scelto bene.-
Corin rimase indecisa se mollargli uno schiaffo o farlo stritolare dalle ombre delle tende, poi capì che il pacco doveva c'entrare qualcosa.
- Vai dietro la tenda. Giuro che non guardo.-
Santiago si portò la mano sul cuore.
Corin andò dietro la tenda e allungò le ombre a coprirla.
Santiagò si sedette sul divano e ascoltò da lontano la carta strappata, accartocciata e caduta per terra. Ci fu un attimo di silenzio, poi il fruscio familiare di vestiti che venivano sfilati.
Nell'attesa aprì la busta e vide che conteneva dei fogli stampati. Erano graffettati in due blocchetti, Ebano e America. Lesse le prime righe del secondo a mezza voce. Man mano che la lettura procedeva gli si smorzò la voce, poi proseguì in silenzio. Fu scosso da un colpetto di tosse.
- Ehm...-
La testa e un braccio di Corin sbucavano dalla tenda.
- Devo proprio uscire?-
- Se non lo fai mi sa che vado a spruzzare il tuo talco coi brillantini in giro per la sala, bimba.-
- E' un vile ricatto!-
Santiago posò sulla poltrona i fogli e andò verso la tenda. Porse a Corin la mano.
- Proprio così.-
Corin alzò lentamente il braccio, e appoggiò il palmo su quello di Santiago. Mise fuori la prima gamba, su cui cadevano, fino al ginocchio, frange di minuscole perline rosso cupo. Lasciò la presa dell'altro braccio sulla tenda e svelò il resto del vestito nero.
- Sei molto graziosa, querida.-
Santiago le fece fare una piroetta. La farfalla spiccava sulla schiena bianca. Se la avvicinò al petto.
- Visto? Ho trovato un rosso è simile a quello dei tuoi occhi.-
- Cioè nero sporcato di rosso?-
Santiago le prese le guance tra le mani e con i pollici tirò via lo strato di brillantini.
- Bimba, prima o poi mi spiegherai in che modo renderti uguale a tutti ti servirà per essere notata.-
Corin era troppo concentrata a sentire le sue dita tra i capelli per rispondere, e si limitò a fare un timido sorriso.
- E' la divisa per le tue lezioni di tango, come ti avevo promesso. E grazie per le storie, un bel tuffo nei ricordi.-
Le scoccò un bacio sulla guancia, prese la busta con i fogli e rientrò nel salone principale.
Corin, con le mani sulle guance, guardò la porta chiusa per una decina di minuti.
Poi si mise a saltellare sul divano.

- Eddai, vado fuori in laguna, non mi vedrà nessuno!-
- Ti ho detto che devi aspettare.-
- Una sola sventagliata di proiettili?-
- No.-
- Una granatina su un'isola disabitata, tanto per provare?-
- Ho detto no! Aspetterai un momento migliore.-
Caius, intristito, appoggiò in un angolo il suo mitragliatore-lanciagranate. Il tempo di girarsi di nuovo, e Dora era sdraiata sulla pelliccia d'orso, la pelle candida immersa nel morbido e i capelli che le coprivano la schiena, lasciando spuntare le gambe nude e affusolate.
- Avevo in mente di provare il tuo, di regalo...-
- Tu si che hai argomenti decisivi per convincere un uomo.-

Aro vagava per la sala con il suo nuovo cappotto Visual K, un cilindro e il bastone col pomello d'argento, con gran soddisfazione di Jane, che in un angolo coccolava il suo Gregoire. Alec stava provando la batteria, mentre discuteva con Afton sul nome da dare alla loro band (erano partiti da varie combinazioni tra "massacre, bloody, morgue, carnage", per poi orientarsi su latino, più fine), Felix si stava facendo spiegare da Corin le regole della Masquerade, e aveva già deciso di essere un Gangrel, mentre Demetri pensava ai nuovi orizzonti che il clan Malkavian aveva aperto alla sua comprensione di Aro. Il loro capo, ovviamente, aveva insistito per fare un live nelle segrete il più presto possibilie.
Marcus aveva apprezzato molto l'idea della villa in Giappone, ed un mezzo sorriso aveva increspato la sue labbra.
Augustus offrì ad Aro, come ogni anno, di riportare per un attimo tra loro il fantasma di Dydime, ma Aro declinò con gentilezza: sarebbe stato peggio, solo un'illusione destinata a scomparire. 
- Non vorrei far soffrire Marcus inutilmente...-
Non aggiunse che avrebbe trovato sgradevole anche il fatto di essere squartato e gettato nel caminetto dal suddetto fratello, se Dydime richiamata avesse svelato il suo vero carnefice.
Sulpicia, da brava padrona di casa, aveva appena finito di distribuire i regali alle guardie, e stava aggiustando una decorazione sull'albero.
- Mia cara, non ti ho ancora ringraziato abbastanza per la splendida sorpresa, permettimi...-
Uscirono sul pontile, Aro fece accomodare Sulpicia in una delle gondole, prese il posto di guida e iniziò a vogare.
Sulpicia seppe che stava per arrivare il momento del suo regalo.
Aro, per Natale, donava ricordi delle loro lunghe vite, momenti che loro stessi avevano dimenticato, profumi e luoghi della loro prima e seconda vita: il primo scampolo di stoffa che aveva cucito con mani maldestre, sotto il pergolato della villa di suo padre, a Roma; la canzone che la sua tata etrusca le cantava per addormentarsi.
Arrivarono all'isola di san Servolo, davanti a loro stava solo la laguna.
La barca dondolava leggera, ormeggiata al molo.
Aro prese da sotto i sedili un involucro nero, e lo porse a Sulpicia. Lei sciolse la cordicella di cuoio, e la luna illuminò una lyra.
Erano in corso i Saturnalia, e lei aveva appena posto sul volto del magister Aro la corona del princeps, il re per un giorno. Ricordava di abbondante vino siciliano, e di come ridesse più del solito. Ricordava anche che il magister, nonostante la buffa corona, sembrasse più autorevole dell'intero senato. Si era inchinata di fronte a lui.
- Princeps, per oggi sono ai vostri ordini.-
Ricordava il sorriso di Aro, il suo cenno ad un musico che aveva imbracciato un lyra.
- Allora danza per me, domina.-
Sulpicia porse la lyra ad Aro e ripetè quelle mosse da etera là, nel giardino. Quando la canzone finì, si sedette accanto al marito.
- Regalarmi il tuo primo ordine, che cosa di cattivo gusto.-
- Sulpicia, amore mio! Perché pensi così male di me?-
- Perché ti conosco.-
Le stelle splendevano sulla laguna, in una limpida notte di Natale.








Ed ecco il finale!
Anche o festeggerei volentieri il Natale in una bella villa a Venezia...
Ho ripreso solo i regali di cui avevo parlato, a coppie, ma ovviamente tutti hanno fatto regali a tutti. Sarebbe però un numero di cose spropositato, quindi sarà per i prossimi anni ^^
Alcune spiegazioni:
L'episodio di Annibale e degli elefanti credo lo conosciate tutti. Invece la battua di Aro a Mussolini l'ha fatta davvero un grande comico napoletano, Petrolini, che con un garbo e un'ironia sublimi è ruscito a sbeffeggiare il regime senza incorrere in ritorsioni.
Il Marco Polo è l'aereoporto di Venezia.
La storia del boccolo di rosa è vera. I veneziani regalano una rosa rossa il 25 aprile alle loro innamorate per ricordare il cavaliere e la sua dama. Afton dice che è la sua storia d'amore preferita.
La frase che Demetri pronuncia impegnato in effusioni amorose con Heidi è la stessa che pronuncia Indiana Jones, impegnato in simili attività con la dottoressa Schneider.
Palazzo Grassi è il museo di arte contemporanea di Venezia, san Michele il cimitero. San Servolo è un'isola di fronte (più o meno) a piazza san Marco.
La famiglia di vampiri veneziani Giovanni ha il potere di evocare e manipolare i fantasmi. I Gangrel sono una tribù sempre dello stesso gioco (Masquerade), i più animaleschi e fisici, i Malkavian sono vampiri pazzi. I live sono cose in cui vai in giro a far finta di essere un vampiro. Aro ama molto il metateatro, quindi ne vuole organizzare uno.
Le storie che regala Corin a Santiago compariranno nei prossimi mesi sul sito, sono lavori in corso sui due personaggi  e la loro vita umana.
Il teschio che Chelsea regala ad Afton esiste, si chiama For the love of God e l'ha fatto un artista inglese. Lo comprerà mai qualcuno?
Il visual K è un genere musicale giapponese, legato alla moda goth-punk-eccetera.
Nei Saturnalia, incrocio tra il nostro carnevale e il nostro Natale, c'era un po' un ribaltamento di ruoli. Veniva eletto un princeps, che poteva comandare anche i nobili. Per me Aro, già vampiro, era entrato in casa di Sulpicia come un istitutore o qualcosa del genere, pronto a dare la scalata sociale all'impero. Sulpicia la vedo come una donna molto composta e altera. Ballare era una roba da schiave o da etere (almeno fino alla prima età imperiale), quindi è stata una concessione non da poco ad Aro, che si è gasato un macello, egocentrico com'è.

Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui, in queste feste anche i vostri commnenti sono stati un gran bel regalo!
Ed ora un bonus con anticipazioni su un lavoro che sto combinando con Dragana. So che sembra senza senso ora, ma tutto si svelerà a tempo debito...

Bonus: il regalo di Marcus

- Signor Marcus, vuole provare?-
Chelsea aveva ricevuto da Renata un mazzo di tarocchi, e stava provando a predirre il futuro dei presenti. Marcus smise di leggere un libro, e si avvicinò al tavolino dove la vampira mise sei carte a croce e altre quattro a destra delle altre.
Scoprì le prime due.
- Dunque, nel presente una festa, però adombrata di malinconia.-
Marcus fece il suo sorriso rassegnato: che altro aspettarsi?
- Vedo però una sagoma avvolta da un filo dorato, insidiata però da tre figure. Questa sagoma porta un antico simbolo che...-
Sollevò la quarta carta.
- ...è collegato al suo passato remoto col sangue.-
Quinta carta.
- Nel suo passato recente ha sentito parlare di un luogo legato alla figura misteriosa.-
Sesta carta.
- Una fuga disperata porterà al vostro incontro.-
Finì con le quattro carte laterali.
- Il risultato finale sarà gioioso, ma molte insidie vi sono prima della meta. Vedo l'influenza della nostra famiglia e quella di un animale velenoso e pungente.-
Chelsea era perplessa.
- Beh, non mi era mai venuto un risultato così confuso, sembra sia come adombrato... Ma è solo un gioco, giusto?-
Marcus guardò le carte in tavola, preso da una strana sensazione di inquietudine.























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