Il nostro segreto

di lisa76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1


(1)

<< Malfoy non credo sia il caso >> la voce esasperata di Potter raggiunse Draco quando aveva ormai la mano sulla maniglia della stanza. Non aveva neanche avuto bisogno che gli dicessero dov'era, gli era bastato seguire il suo profumo. Quel profumo che lui aveva creato per lei, quel profumo che lo ossessionava da oltre un anno, anzi no, da molto di più. Un ghigno apparve sul bel volto di Draco Lucius Malfoy.

<< Potter fidati è proprio il caso >> disse abbassando la maniglia. La porta non era nemmeno chiusa, che volesse che lui la raggiungesse? Con questa domanda nella mente aveva varcato la soglia per poi sigillarla alle sue spalle, nella speranza che gli altri gli lasciassero il tempo di parlare. Voleva spiegazioni Draco, ne voleva tante, anche se era consapevole che probabilmente ne avrebbe dovute anche dare.

La stanza, quella che Draco abitava da quasi 9 mesi era la stessa che la ragazza aveva abitato nei suoi anni a Grimmauld Place. Non era un caso, non era mai un caso quando di mezzo c'erano loro due. Draco lo sapeva, ma quando, scorrendo lo sguardo intorno, la trovò vuota il dubbio gli attanagliò lo stomaco. Lo aveva solo immaginato il suo profumo? Era uno di quei sogni ad occhi aperti che sempre più spesso faceva?

Il rumore del acqua che scorreva in bagno gli disse che forse quella volta era la semplice, meravigliosa realtà.

Lei era tornata.



La doccia era calda e le stava sciogliendo i nervi. Quando era arrivata a Grimmauld Place n. 12 era stata felice di sentirsi a casa. L'abbraccio caldo di Harry e Ginny le avevano confermato che quella era la scelta giusta, la paura però restava. Lui abitava lì. Hermione tremò appena, non seppe dire se di paura o aspettativa.

Come sarebbe avvenuto il loro incontro? Cosa gli avrebbe detto?

Quando Ginny le aveva sussurrato che Draco non era ancora rientrato aveva chiesto di potersi fare una doccia e riposarsi un attimo prima di raccontare quell'anno lontano da loro. Harry le aveva detto di non farsi problemi, che tutta la loro casa era a sua completa disposizione, anticipandole che però aveva novità da comunicarle. Hermione sorrise, era per quelle novità che era lì.

Quando aveva aperto la porta di quella che un tempo era stata la sua stanza aveva subito capito che ora era la stanza di Draco, una fitta al cuore le aveva reso gli occhi lucidi. Che fosse un caso? No si disse ancora una volta la ragazza, tra loro nulla era mai avvenuto solo per caso.


<< Sei qui! >> la voce roca di Draco la raggiunse in contemporanea allo sbuffo d'aria fredda prodotto dal apertura della porta del box doccia.

<< Sono qui >> confermò lei girandosi verso di lui, le mani tra i capelli pieni di schiuma e un sorriso dolce sul viso, del tutto incurante della propria nudità. Si fissarono per alcuni istanti, poi lei sbuffò. << O entri o chiudi la porta, non fa caldissimo. >> proferì inclinando il capo.

Lui lo considerò come un invito, si tolse solo le scarpe ed entrò completamente vestito nel box, abbastanza ampio per ospitarli comodamente entrambi.

<< Hai cambiato abitudini Malfoy? Fai la doccia vestito ora? >> chiese Hermione divertita.

<< E' passato un anno intero >> disse lui serio, stanco di quel teatrino.

<< Lo so >> fu il laconico commento di lei. << Sono morti. Sarai contento di sapere che avevi ragione. Hai sempre avuto ragione no? >> chiese lei amaramente.

Lui strinse i pugni imponendosi di non abbracciarla, non era ancora il tempo per quello.

<< Avrei preferito non averla >> disse mogio mentre la ragazza gli volgeva la schiena forse a nascondere gli occhi lucidi.


Ricordava Hermione, ricordava le infinite discussioni avvenute quando lei aveva cominciato a pensare a quella soluzione per salvare la vita ai suoi genitori dall'imminente guerra. Si vedevano di nascosto dall'inizio del sesto anno e dopo che lui aveva attentato alla vita di Silente, almeno apparentemente, si vedevano ancora più di nascosto. Nonostante tutto lui aveva tentato in ogni modo di dissuaderla da quell'idea durante i loro fuggevoli incontri.

Nel silenzio Draco indugiò con gli occhi su quel corpo. Quel corpo che conosceva così bene, che sognava ogni notte da oltre un anno, quel corpo che amava, che però inspiegabilmente gli parve cambiato. Più morbido, più da donna. Distolse velocemente lo sguardo mentre lei si girava e lo fissava a sua volta.

<< Sei cresciuto ancora, sei veramente alto >> disse meditabonda.

<< Anche tu sei cambiata >> fu il secco commento di Draco.

Lei sorrise appena. << La vita ti cambia Draco, che tu lo voglia o no >> commentò stringendosi nelle spalle e dicendosi che non era ancora il momento di rivelargli il suo segreto.

<< Sei stata al Mannor? >> chiese lui cercando i suoi occhi.

Doveva sapere se era tornata per lui. Doveva sapere se era lui la prima persona che aveva cercato.

Lei annuì semplicemente, mentre il cuore di Draco prese a battere furiosamente.

<< Mia madre è morta, tre mesi dopo la battaglia, di cancro. È strano è morta dell'unica malattia che né noi né i babbani riusciamo a guarire >> disse mestamente, la mente altrove, agli ultimi giorni di agonia di Narcissa Black in Malfoy. Si era tenuta dentro quel male senza dire nulla a nessuno, solo quando ormai le restavano pochi giorni di vita aveva confessato al figlio di saperlo da tempo. Gli aveva detto che era anche questa la ragione che l'aveva spinta ad aiutare Potter nell'ultima battaglia. Lei stava per morire, ma voleva che Draco avesse un futuro migliore.

La mano piccola e calda di Hermione gli sfiorò la mascella contratta. Come sempre il ragazzo si rilassò, bastava il semplice tocco della strega a farlo sentire in pace col mondo.

Incatenò gli occhi a quelli di lei.

<< Mi dispiace >> disse semplicemente lei, mentre lui annuiva.

<< Il ministero è stato così cortese da confiscarmi tutto il giorno stesso del suo funerale. Se non ci fosse stato Potter quel giorno ora probabilmente sarei sotto un ponte >> disse con un sorriso stanco che non gli arrivava agli occhi.

<< Harry era con te? >> chiese curiosa Hermione.

<< Lui e Ginny. Gli unici presenti al funerale di mia madre. >> disse serio, mentre gli occhi di lei si velavano di pianto.

<< Pochi mesi fa mi hanno restituito le camere blindate alla Gringott, ma non le proprietà. Dicono che stanno cercando tracce della presenza di Voldemort. >> disse tentando di spostare su altro argomento la discussione.

<< Ma sei ancora qui >> gli fece notare lei.

<< Ho chiesto se potevo restare e loro hanno accettato. Non dò molto fastidio e loro non danno fastidio a me. Non credo di essere abbastanza forte per stare da solo, non ancora >> disse abbassando il capo per il peso di quella confessione.

Hermione chiuse il rubinetto e gli fece segno di uscire.

Una volta fuori Draco si asciugò con un semplice colpo di bacchetta, mentre li si avvolse nel suo accappatoio scomparendone quasi al interno.

Mentre la guardava tamponarsi i capelli con un asciugamano si chiese quando avrebbero realmente cominciato a parlare.





<< Ma siete impazziti? >> disse Ron guardando allucinato la sorella e il suo migliore amico che gli impedivano di salire le scale.

Era corso lì avvertito dal Patronus di Harry che gli annunciava il ritorno di Hermione. Era un anno che non la vedeva e ora loro gli impedivano di raggiungerla.

<< Sta parlando con Draco. >> disse semplicemente Ginny alzando le mani.

<< Proprio per questo! Miseriaccia ma che diavolo vi prende? Lasciarla sola con Malfoy? >> disse ormai completamente rosso in volto. << Voi vi fidate troppo di quel tipo! >>

Harry scambiò uno sguardo contrito con la fidanzata.

Nemmeno lui aveva ben capito perché doveva lasciare Hermione e Malfoy soli, ma la determinazione di Ginny lo aveva convinto come sempre, la sua ragazza sapeva quello che faceva, questo si era risposto Harry. Ora però non si sentiva in grado di spiegare a Ron il perché e sperava lo facesse lei.

Ginny li guardò esasperata.

Ok non poteva più rimandare, sperò solo di fare la scelta giusta.

<< Venite di là, vi conviene sedervi >> Mormorò mentre si avviava verso il salotto, dopo essersi scambiati uno sguardo stupito i due la seguirono.

Ginny sedeva impettita sulla poltrona che adorava, mentre suo fratello e il suo fidanzato la guardavano in attesa che lei iniziasse a parlare. Il problema di Ginny era trovare le parole adatte per comunicare a quei due una situazione parecchio ingarbugliata, che suo malgrado aveva scoperto per puro caso quasi tre anni prima.

<< Hermione e Draco hanno bisogno di stare soli per chiarire quello che è successo tra loro >> disse piano senza alzare lo sguardo dalle sue mani intrecciate.

<< Chiarire? >> chiese Harry stupito.

<< Tra loro? >> gli fece eco Ron sconvolto.

Hermione, la sua Hermione e Malfoy? Impossibile. Questo era quello che pensava il rosso. Purtroppo non sapeva di quanto si sbagliava.

Ginny alzò gli occhi e decise di concentrarsi su Harry. Lo amava, la rendeva la donna più felice del mondo e sicuramente avrebbe capito perché aveva coperto l'amica. O almeno lo sperava.

<< Ricordi la sera che Ron ha baciato Lavanda? Dopo la partita in sala comune? >> chiese guardandolo e sperando che capisse.

<< Si Gin. Il nostro sesto anno. Lo ricordo, ma cosa c'entra? >> disse lui sbigottito.

<< Ricordi cosa avvenne dopo? >> disse tentando di spronarlo.

<< Hermione corse fuori a piangere e io la raggiunsi, ma ancora non capisco >> rispose confuso.

<< Piangeva per me? >> chiese Ron ma nessuno lo considerò.

<< Poi? >> chiese ancora Ginny guardandolo intensamente.

<< Poi arrivò Fanny. Silente voleva vedermi per parlare di Voldemort, dei suoi ricordi. >> concluse lui inclinando il capo. << Lasciai Hermione in quell'aula e andai nello studio del preside >>

<< Hermione non rientrò subito nella torre, anzi non rientrò proprio fino all'alba successiva >> lo informò lei mentre il ragazzo sollevava entrambe le sopracciglia.

<< Cosa significa che non rientrò fino al giorno dopo? >> chiese leggermente sconvolto.

<< Quello che ho detto. Non so cosa avvenne di preciso, questo lo sanno solo loro, ma so che da quella sera Hermione e Draco iniziarono a vedersi in segreto. >> disse seria.

<< Come vedersi? >> chiese Ron al limite del collasso.

<< Sono stati insieme e noi non lo sapevamo ? >> Chiese invece Harry alterato.

<< All'inizio penso che fosse solo … beh una cosa fisica, diciamo. Poi però credo che le cose siano cambiate parecchio. Prima del matrimonio di Bill la trovai a piangere nel cortile dietro casa. Io sapevo di loro due perché una volta li avevo visti baciarsi dietro il campo di Quidditch e messa alle strette Hermione mi aveva confessato che si frequentavano. >> disse sporgendosi per afferrare la mano del fidanzato seduto di fronte a lei. Era nervoso, il tremito delle mani ne era la prova. Ma doveva dirglielo, forse Hermione non avrebbe gradito, ma si era tenuta quel segreto per troppo tempo.

<< Le chiesi cosa fosse successo e lei mi disse di avergli dato un ultimatum o lei o Astoria. Malfoy non aveva risposto e lei se ne era andata. Poi siete partiti e suppongo non si siano più visti fino al ultima battaglia. >> concluse guardandolo seria.

La vita di Hermione era affare di Hermione, tante volte glielo aveva ripetuto in quell'anno in cui lei era stata lontana, Ginny sperava solo che avesse afferrato il concetto.

<< Dopo che … quando tutto è finito, Hermione è scappata via. Non so quanto tempo sia stata via, ma quando è tornata piangeva. >> mormorò Harry più a se stesso che agli altri due.

<< Pensi sia andata da lui? >> Chiese alzando il capo ed incontrando gli occhi che tanto amava, gli occhi di Ginny Weasley che lo guardavano con dolcezza.

<< Si penso di si >> disse lei annuendo.

<< Ma aveva baciato me! Stava con me! Voi … voi credete che sia andata da lui quando stava con me? >> Chiese Ron sconvolto, aveva assistito con puro sbigottimento al discorso dei due. Quella consapevolezza però gli lacerò il cuore.

Ginny riportò la sua attenzione sul fratello. Povero, aveva veramente amato Hermione a modo suo ma non era mai stato quello giusto, né prima né dopo.

<< Ron ascolta, io non so cosa sia successo veramente. So che quando Hermione mi parlava di lui i suoi occhi luccicavano in un modo incredibile. Penso che lo amasse e forse lo ama ancora. A modo suo ama anche te e forse ci ha anche provato ad amarti come tu vorresti, ma Ron … lo sai anche tu. Non funzionava tra voi. Non ha mai funzionato. >> disse lei accorata.

<< E' rimasta solo un mese, poi si è volatilizzata, questo non significa provarci Ginny >> le rispose amareggiato il fratello.

Non voleva indietro Hermione, quello no. Ora era felicemente fidanzato. Luna era diventata tutto il suo mondo. La sua stravaganza era il tonico che lo rendeva una persona migliore. Però l'idea di essere stato usato dalla sua migliore amica faceva male, parecchio male.

<< Forse se n'è andata anche per questo >> disse mestamente Harry, non aveva mai veramente capito perché l'amica se ne era andata così. Lasciando tre misere righe in cui li informava che andava in Australia a cercare i suoi genitori. Per un anno intero erano giunte solo due lettere dalla ragazza. La prima comunicava loro che aveva trovato i genitori, ma che versavano in pessime condizioni di salute per colpa dell'incantesimo di memoria che lei stessa gli aveva fatto. La seconda era di poche settimane prima e comunicava la morte dei coniugi Granger.

Harry aveva tentato di contattarla più volte offrendole aiuto e sostengo, ma Hermione non aveva mai risposto a quelle missive.

I tre rimasero in silenzio avvolti nei loro pensieri.

POSTO PICCOLO:

Ciao a tutti! Nuovo delirio della mia mente malata spero che apprezzerete!

Al prossimo fine settimana!

Un bacione Lisa 

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.


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Capitolo 2
*** 2 ***


2 (2)


<< Perché sei scappata così? >> chiese Draco guardandola mentre si infilava dei vestiti puliti, recuperati da una sacca gettata accanto alla porta.

<< Dovevo farlo. >> fu la risposta secca della ragazza mentre finiva di allacciarsi la camicetta.

<< No dannazione no, non dovevi farlo. Dovevi lasciarmi il tempo di sistemare le cose. >> disse lui stringendo i pugni.

<< Di sistemare le cose? Draco hai avuto quasi un anno per sistemare le cose. Tutti quei mesi, mentre noi cercavamo gli Horcrux, ma non lo hai fatto. Non hai fatto nulla. Cosa dovevo aspettare ancora? Che tu la sposassi? >> disse lei arrabbiata a sua volta.

I ricordi di quella notte gli piombarono addosso.


Harry aveva appena ucciso Voldemort, Bellatrix giaceva a terra vittima dell'ira e della disperazione di Molly Weasley e lei aveva solo una cosa in testa. Trovare Draco. Cominciò a correre verso i sotterranei sperando di vederlo. Era da quando Tiger era morto nella stanza delle necessità che non lo vedeva. Sperava solo che fosse vivo, incolume, nascosto da qualche parte. Prima di imboccare il corridoio che l'avrebbe portata ai sotterranei lo vide correrle incontro. Era vivo, sembrava in buone condizioni e correva verso di lei. Quando furono abbastanza vicini gli si lanciò tra le braccia. Lui vacillò appena afferrandola e stringendosela al petto. << Sei viva, grazie a Salazar sei viva. >> disse prima di baciarla con passione sollevandola tra le braccia. Hermione ricordava le lacrime e la gioia che scorrevano insieme. Erano insieme, vivi e insieme. Non capì nemmeno come si trovarono in quel aula, come finirono stesi per terra a fare l'amore. Tutte le sue sensazioni erano amplificate. Sentiva solo Draco. Il suo amore per lui. La consapevolezza che tutto era finito, che quello era il loro nuovo inizio. Quando finalmente ritrovò la voce fu per dirgli che lo amava. Draco aveva sorriso e aveva ripreso a baciarla. Poi avevano cominciato a raccontarsi quei mesi lontani, fino a che lei non gli aveva chiesto di Astoria. Il silenzio di lui era valso più di mille risposte. Aveva ricominciato a piangere e velocemente si era vestita e se ne era andata. Tutto era finito prima ancora di cominciare.


Le mani fredde di lui le strinsero le spalle, cercando di girarla nella sua direzione ma lei oppose una strenua resistenza certa che in quel momento tutto il suo dolore era stampato a chiare lettere sul suo viso.

<< Non potevo. Allora non potevo rompere il fidanzamento con Astoria. Lo sai tu come lo so io. Era troppo pericoloso per me in quel momento. >> le disse quando finalmente riuscì a riportarla di fronte a lui. La ragazza però voltò il capo, cercando di evitare nuovamente quel contatto.

<< Tu hai baciato Weasley, se proprio vogliamo dirla tutta. Poco prima di correre da me o sbaglio? Quella notte, vi ho visti! >> le disse irritato. Quel bacio lo aveva ferito. Tanto, sicuramente più di quanto amasse ammettere. Lei lo aveva avvertito l'estate prima. Si sarebbe rifatta una vita visto che lui era fidanzato con un altra. Però quando l'aveva vista tra le braccia del rosso il suo cuore aveva gridato di dolore. L'amava tanto, non aveva mai smesso di amarla. Quello che era cominciato come un gioco, in un aula come tante, una sera come tante era diventato l'amore della sua vita. La mente si perse nel ricordo di quella prima notte insieme.


Da quando il Signore Oscuro gli aveva affidato il compito di uccidere Albus Silente, la vita di Draco era diventata una lunga notte senza luna. Il peso del compito lo schiacciava, la consapevolezza di non poter sbagliare pena la morte sua e del amata madre gli rendeva impossibile dormire. Le asfissianti attenzioni di Piton lo irritavano a morte. Così aveva preso l'abitudine di vagare fino a notte fonda per i silenziosi corridoi di Hogwarts, senza meta, nel silenzio cercando di tacitare la propria ansia. Quella sera non era stata diversa dalle altre. Grifondoro aveva vinto l'ennesima partita di Quidditch, ma per lui quelle erano solo cose effimere, da ragazzini. Da una porta semi aperta aveva visto una ragazza piangere, le braccia avvolgevano le sottili gambe e le spalle erano scosse dai singhiozzi. La massa di riccioli indomabili l'aveva presto qualificata come la “ So tutto io” Granger. Divertito dall'idea di svagarsi insultandola l'aveva raggiunta. Poi tra un insulto e l'altro avevano cominciato a parlare veramente, per la prima volta in sei anni. Lui non le aveva mai chiesto perché piangesse e lei non aveva chiesto a lui perché era in giro a quell'ora. Senza che realmente se ne rendesse conto si era avvicinato a lei e l'aveva baciata, preso da quell'istinto che lo aveva condotto a lei tante volte dopo quella notte. Lei lo aveva guardato sconvolta per un momento. Poi avvicinandosi a sua volta gli aveva sussurrato “ Fammi dimenticare di tutto, Draco” e così era stato.


<< Pretendevi ti aspettassi tutta la vita? >> chiese lei piccata, alzando il mento, sfidandolo come sempre aveva fatto.

<< Salazar, non mi hai mai dato modo di spiegarti. Né quella notte, né quel pomeriggio d'estate. Tu avevi già tratto le tue conclusioni. Eppure dopo la battaglia sei venuta da me, perché? Per lasciarmi subito dopo? Per sparire nel nulla per un anno intero? >> le disse esasperato.

<< Sapevi … >> la voce le tremò per un momento, ma strinse i denti. << Sapevi come la pensavo. Te l'ho detto chiaramente quel pomeriggio. O io o lei. Non sono nata per fare l'amante >> disse allacciando le braccia al petto e scostandosi da lui.

<< Non ti ho mai chiesto di esserlo. >> disse lui irritato.

<< Mi ci hai costretto >> gli rispose guardandolo male, mentre lui stringeva i denti e soffiava aria dal naso. Sempre la solita storia.

<< Non ho mai e ripeto mai amato Astoria. Il nostro era un fidanzamento deciso a tavolino dalle nostre famiglie. Dovevo starle vicino, fare la parte del fidanzato premuroso. Mio padre e il Signore Oscuro volevano questo da me. >> ripeté ancora una volta quella litania che tante volte le aveva propinato. Astoria era per lui come il marchio nero, qualcosa a cui il padre teneva, qualcosa che lui faceva per rispetto del padre.

<< Se mi amavi dovevi lasciarla >> disse lei puntando i piedi come una bambina. Per un attimo gli scappò un sorriso, cercò di nasconderlo in ogni modo ben sapendo che la ragazza non avrebbe gradito. Hermione era così: un cipiglio da guerriera e degli atteggiamenti da bambina, quanto gli era mancata. Quanto l’amava.

<< Io ti amo e ho lasciato Astoria. >> disse alla fine tentando di avvicinarla.

A quelle parole la ragazza alzò gli occhi inchiodandolo con uno sguardo indagatore. Una tempesta infuriava dentro di lei. Felicità, amore, consapevolezza. Tutto in un vortice che la lasciava stordita.

<< Quando? >> chiese infine, una curiosità stupida, ma non seppe trattenerla.

<< Qualche settimana dopo quella notte. La morte di Vince e la malattia di mia madre sono stati i primi pensieri nei giorni successivi alla battaglia. Tu eri avvolta dalla fama dei giusti. Ho provato ad avvicinarti, ma mi è stato impedito. Quando finalmente sono riuscito a sapere dov'eri ho raggiunto la Tana, ma te ne eri andata. >> disse guardandola seriamente.

Hermione si mosse a disagio ricordava poco di quei giorni. Le interviste, la gente che gli si accalcava attorno, il Ministro che mostrava tutti loro come trofei. I salvatori del mondo magico li chiamavano, ma lei si sentiva solo una ragazza distrutta. Aveva perso il suo grande amore e stava capendo che per quanto si impegnasse non avrebbe mai amato Ron. Non come lui voleva e meritava.

Poi era arrivata quella notizia, quella consapevolezza che solo una donna ha. Per quanto avesse tentato di negare i segni erano evidenti ed alla fine ne era arrivata la conferma.

Distratta da quei pensieri non si accorse di Draco che ormai le era ad un passo, si riscosse solo quando le braccia di lui la avvolsero e fu come sentirsi veramente a casa. Draco era la sua casa anche se ormai non era il solo.

Sospirando si lasciò andare a quel abbraccio.

<< Dovevo andarmene >> mormorò flebile, più a se stessa che a lui.

<< No dovevi restare, dovevi mandare a quel paese il rosso e darci un opportunità, un opportunità per essere ciò che abbiamo sempre sognato. Noi, insieme, davanti al mondo intero >> le mormorò lui all'orecchio e lei si lasciò cullare da quel sussurro.

Tenerla stretta era tutto ciò che aveva sognato in quel lungo anno. Tutte le volte che si era svegliato con la consapevolezza che era stato solo un sogno aveva pianto. Lui la amava. Salazar! Quanto la amava. Come mai aveva creduto possibile, come mai aveva nemmeno lontanamente immaginato fosse possibile. Ed ora era lì tra le sue braccia. Dov'era il suo posto.

<< Devo andare >> disse lei riscuotendolo. Si era già fatto tardi per la ragazza che aveva capito che quel giorno non sarebbe riuscita a dire altro a Draco.

<< NO … cosa … no. >> disse lui sconvolto. Non di nuovo, non poteva farlo ancora! La strinse forte.

<< No Hermione stavolta non vai da nessuna parte, non senza di me. >> disse accorato.

Lei lo guardò un attimo. Era tornata per quello. Era tornata per lui. Non era ancora il momento giusto però, aveva bisogno di tempo, di metabolizzare e poi l’aspettavano.

<< Io devo andare adesso >> disse scostandosi. << Ma tornerò, devo … andare … davvero. Tornerò Draco lo giuro. >> gli occhi di lui erano spaventati ed il suo cuore tremò.

<< No. Non vuoi restare in questa casa, bene, andremo dove vuoi. Ma io non ti lascio. Non più, non ora che sei tornata. Non posso Hermione, non posso. Quest'anno lontani, anzi questi due anni lontani sono stati una tortura. Peggiore di quelle di Voldemort, credimi. Io non posso perderti, non di nuovo. >> disse con gli occhi lucidi.

Perché doveva fare sempre così? Perché arrivava come un uragano nella sua vita e poi scompariva in un soffio. Era sempre stata così tra loro, ma ora le cose erano cambiate. Lui era cambiato. Lui la voleva al fianco sempre, di fronte a chiunque. Aveva perso tutto in quell'anno. Il suo migliore amico, sua madre, la sua casa. Suo padre era rinchiuso ad Azkaban per chissà quanti anni.

Hermione era tutto ciò che aveva ormai, tutto ciò che voleva.

<< Draco no. Non ora almeno. Devo sistemare … delle cose. Ti dirò tutto, capirai, ma ora ti devi fidare di me. >> disse lei guardandolo seria.

Doveva uscire da lì. Doveva correre, aveva perso fin troppo tempo e non poteva approfittare così del buon cuore di Andromeda. Sapeva che lei non l'avrebbe tradita. Che l'avrebbe aiutata, ma da quando erano morti i suoi genitori lei aveva una nuova consapevolezza di se. Era lei che doveva provvedere a tutto e l'avrebbe fatto.

<< Hermione ti prego >> le disse Draco con voce rotta.

<< No Draco, sono io che ti prego. Abbi fiducia in me. >> disse staccandosi da lui che rimase immobile. Combattuto tra crederle, lasciandola andare e stringerla forte a sè impedendole di allontanarsi ancora una volta. Non voleva lasciarla andare. Non così, non dopo che avevano parlato così poco.

Velocemente la ragazza raccolse la sacca e guadagnò l'uscita.

<< Hermione >> la richiamò lui ma era già sparita oltre la porta.

Come un fulmine la ragazza scese la scala, gettando uno sguardo distratto al salotto vide i suoi amici riuniti. Immobili e persi nei loro pensieri.

<< Tornerò >> urlò mentre già si chiudeva alle spalle e si smaterializzava.

Draco che le era corso dietro con qualche secondo di ritardo, dovuto allo stupore, vide solo i suoi capelli vorticare mentre la porta si chiudeva.

<< Cosa ha detto? >> chiese Ginny raggiungendolo.

<< Che tornerà >> rispose lui fissando ancora la porta chiusa.


POSTO PICCOLO:

Che dire se non GRAZIE! 

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto. 

Al prossimo fine settimana!

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

(3)

<< Draco >> lo richiamò dolcemente Ginny posandole una mano sull’avambraccio.
Lui si riscosse e incontrò gli occhi preoccupati della ragazza.

Era strano ma dopo la “fuga” di Hermione l’anno prima, Ginevra Molly Weasley era diventa la sua unica confidente, l’unica che poteva definire amica. Per un attimo la sua mente tornò al passato.

La morte di Tiger aveva portato un vuoto nella vita di Draco, non solo per la perdita di quello che da anni era il suo migliore amico, ma anche perché con essa era come scomparso anche Goyle.

Tutti ritenevano Vince e Greg semplicemente i suoi gregari, quanto si erano sbagliati. Si lui amava primeggiare e soprattutto i primi anni aveva un po’ tiranneggiato gli amici, ma erano i suoi migliori amici. Avevano passato anni a dividere la stessa stanza, la stessa vita, gli stessi problemi era diventato il loro confidente, l’unico a conoscere il loro segreto.

Vince era il più sensibile dei due, appariva indeciso e perennemente alla mercé di Draco ad occhi esterni, ma non era così. Draco gli voleva bene, Draco sapeva perché si sentiva così perennemente inadeguato. Quando era morto una parte di Draco era morta con lui. Con quell'amico silenzioso che però lo capiva al primo sguardo. Poi Greg era caduto in una sorta di catatonia, Draco ci aveva impiegato parecchio a riportarlo nei sotterranei dopo che la stanza delle necessità era bruciata per via del Ardemonio e loro erano stati salvati dal trio dei miracoli.

Greg aveva perso il suo grande amore e non si era più ripreso.

Come se non bastasse tutto questo le condizioni di salute di Narcissa erano precipitate, costringendola ad ammettere il male che l’affliggeva. Così Draco si era sentito solo ed abbandonato. Hermione era irraggiungibile e comunque dopo la sua fuga non aveva nemmeno idea di dove trovarla. Incredibilmente però aveva trovato in Ginny una spalla su cui piangere. Ginny sapeva di lui ed Hermione e questo gli permetteva di aprirsi completamente con lei.

Non aveva mai capito perché Ginny fosse stata così disponibile con lui, in fondo era quella che più di tutti aveva motivi per odiare i Malfoy. Quando si era azzardato a chiederglielo lei gli aveva semplicemente risposto: << Hermione ha visto qualcosa di buono in te ed io mi fido di lei. >> semplice e diretta come era sempre stata.

<< Non lo so Gin >> le disse abbassando la testa << Non sono quasi riuscito a realizzare che lei fosse di nuovo qui, che già se ne stava andando. Cos’ho sbagliato questa volta? Perché sbaglio sempre? >> disse con voce sempre più flebile mentre affondava il viso nelle mani.

<< Ha detto che tornerà Draco. Lo farà, lo sai. Lei non mente mai. >> gli disse mentre gli passava un braccio dietro la schiena e lo stringeva un po’ a se per dargli conforto. Sperando vivamente che l’amica tornasse presto.

<< Malfoy? Dov’è andata? >> chiese Harry raggiungendoli nel ingresso, la faccia di Ginny, trasmetteva una muta rassegnazione, mentre Draco sembrava distrutto. Ad Harry non sfuggi come la sua fidanzata tentasse di consolare il biondo e forse ora ne capiva anche la ragione. Da quando Malfoy era entrato nelle loro vite, Harry aveva sempre guardato con sospetto l’amicizia che stava nascendo tra lui e Ginny. La gelosia a volte lo aveva accecato, portandolo a litigare pesantemente con la fidanzata, ma ogni volta lei lo aveva rassicurato. Draco era un amico. Punto. Draco aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno che lo ascoltasse ed era quello che Ginevra faceva. Punto e basta. Il suo amore era Harry e lo sarebbe sempre stato.

Collegando i punti Harry capì anche che forse quell'amicizia era nata anche a causa della fuga di Hermione, anzi sicuramente in seguito a quello, visto che la prima volta che aveva rivisto Malfoy dopo l’ultima battaglia era stato alla Tana, mentre parlava con Ginny nel cortile dietro casa.

La battaglia era ancora viva nei suoi ricordi eppure era già passato un mese. Hermione era sparita il giorno prima, lasciando un semplice biglietto sul tavolo della cucina. Lui e Ginny avevano passato l’intera serata e parte della nottata a parlarne, poi lui aveva raggiunto Ron e lo aveva trovato sveglio che fissava la luna oltre la finestra.

<< Mi ha detto solo” mi dispiace” poi si è smaterializzata >> disse il rosso che evidentemente l’aveva sentito arrivare. Harry sospirò. Che le cose tra i suoi migliori amici non andassero era evidente fin dal primo giorno. Hermione era distante e si vedeva lontano un kilometro che si sforzava di apparire felice. Ron continuava ad essere sempre il solito Ron. L’unica differenza era che ora teneva per mano Hermione sempre e comunque. Non avrebbe mai funzionato, erano settimane che tentava con gentilezza di farlo capire all'amico. Quello che scorreva tra loro non era amore, ma solo profondo affetto.

Si erano addormentati così, persi nelle loro congetture. La mattina dopo alzandosi aveva gettato un occhio al cortile ed aveva visto Ginny in vestaglia che parlava con quello che indubbiamente era Draco Malfoy, senza riflettere aveva afferrato la bacchetta e si era gettato giù per le scale.

Quando li aveva raggiunti, aveva notato gli occhi lucidi del Serpeverde e lo sguardo frustrato della fidanzata.

<< Che diavolo ci fai qui Malfoy? >> aveva urlato puntandogli la bacchetta addosso.

<< Contemplo la mia disfatta >> era stato il laconico commento di lui. Ginny aveva iniziato a piangere ed Harry si era occupato solo di lei a quel punto ignorando quello che per tutti gli anni di scuola era stato il suo principale antagonista e che ora sembrava solo la pallida imitazione del ragazzo che era stato.


<< Non lo so, ha detto solo che doveva andarsene. Che doveva sistemare delle cose, ma sarebbe tornata. >> gli rispose Draco, riscuotendosi al suo arrivo.

<< Avete … uhm … chiarito? >> chiese incerto Harry arrossendo e passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Non l’avrebbe digerita in fretta quella faccenda, ma al momento voleva solo capire come stesse Hermione.

Draco lo guardò stupito per poi girare gli occhi verso Ginny il cui totale imbarazzo parlava da solo.

<< Scusa >> mormorò la ragazza, << Non sapevo come trattenerli >> si giustificò a disagio.

Lui fece un gesto come per dirle che non aveva importanza, non gliene fregava nulla di chi sapeva di lui ed Hermione, anzi lui l’avrebbe gridato al mondo intero.

<< Non lo so. Cioè … abbiamo parlato un po’, le ho detto che … >> Draco sollevò gli occhi al cielo, un conto era parlarne con Ginny, ma con lo sfregiato proprio non ci riusciva. Non riusciva a mostrarsi così debole davanti a lui. Non che Harry avesse motivi di attaccarlo o deriderlo, questo no, nei mesi passati aveva anche imparato ad apprezzare parecchio la sagacia e l’allegria dell'ex rivale. Ciononostante non riusciva proprio ad ammettere i suoi sentimenti davanti a lui, forse non li avrebbe ammessi nemmeno di fronte a qualcun'altro. Qualcuno che non fosse Hermione o al massimo Ginevra.

<< Le hai detto di Astoria? >> gli venne in aiuto l’amica.

<< Si, si gliel’ho detto. Così come le ho detto che ero venuto a cercarla alla Tana, ma che sono arrivato tardi. >> rispose lui ringraziandola mentalmente e concentrandosi solo su Ginny, così sarebbe stato più facile parlare.

<< Per un momento mi è sembrato che tutto si potesse sistemare, ma poi è scappata di nuovo. Continuava a dire che doveva andare, doveva sistemare delle cose. Dovevo fermarla Gin, perché non ci sono riuscito? >> le chiese visibilmente turbato.

La ragazza inclinò il capo studiandolo per un attimo.

<< Ti ha chiesto di fidarti di lei, vero? Di lasciarla andare ed avere fiducia in lei e tu l’hai fatto >> gli disse convinta mentre l’altro annuiva. << Come lo sai? >> chiese Draco confuso.

<< Perché lo ha fatto anche con me. >> disse lei, la mente già lontana, ad un altro momento, ad un'altra fuga di Hermione.


Quei primi giorni di Giugno erano particolarmente caldi, la Tana era piena stipata di teste rosse e non solo. Dopo la morte di Fred, Molly aveva stretto tutti intorno a lei, come se non volesse perdere nessuno di loro di vista per più di un minuto. Tutti avevano capito e si erano piegati al suo volere, ma Ginny si sentiva soffocare, troppa gente, troppo caldo, troppi ricordi. Negli ultimi giorni lei ed Harry avevano cominciato a pensare seriamente alla ristrutturazione di Grimmauld Place, a farne la loro casa. Ad andarsene da tutto quel caos e ritagliarsi un angolo tutto per loro. A questo pensava mentre camminava a piedi nudi sulla terra del campo, la sua meta era il piccolo ruscello che scorreva poco distante dalla Tana. Un po’ di solitudine, un po’ di refrigerio, questi erano i desideri di Ginny in quel pomeriggio afoso. Quando aveva raggiunto la riva aveva subito scorto Hermione con i piedi a bagno e lo sguardo perso al orizzonte. Addio solitudine, ma il refrigerio poteva ancora averlo e poi era quasi un occasione rara trovare Hermione senza Ron appiccicato alla sua mano. Magari era la volta buona che avrebbero parlato un po’. Man mano che si avvicinava però l’aria triste del amica aveva catturata la sua totale attenzione.

<< Herm? >> l’aveva richiamata sedendole al fianco, visto che la ragazza sembrava non averla minimamente notata.

<< Oh Ginny, perdonami, stavo pensando >> disse dopo essere leggermente sobbalzata, rivolgendole un sorriso smagliante che però non gli arrivava agli occhi.

<< Herm va tutto bene? Mi sembri… triste >> aveva azzardato Ginny cercando i suoi occhi.

Hermione le aveva sorriso mestamente per poi sfregarsi le mani sul viso.

<< Non riesco proprio a nasconderti nulla, eh? >> aveva detto tentando di sembrare divertita.

Ginny continuava a fissarla, le cose andavano male all'amica, parecchio male a giudicare dalla sua faccia tirata. C’entrava Malfoy? Si quasi sicuramente. Solo lui era capace di far fare all'umore di Hermione un su e giù tale.

<< Non riesci a dimenticarlo vero? >> le chiese cauta.

Hermione emise un respiro spezzato, mentre scuoteva la testa.

<< Non credo potrò mai >> disse infine, lo sguardo lontano. Il silenzio le avvolse per alcuni momenti. Poi in lontananza la voce di Ron che le chiamava si fece udibile. Entrambe voltarono il capo in quella direzione, la prima a riscuotersi fu Ginny, ma mentre si alzava la presa sicura di Hermione le ancorò il braccio.

<< Ginny, devi promettermi una cosa >> le disse guardandola intensamente. Mentre la ragazza la guardava stupita prima di annuire.

<< Devi fidarti di me … di quello che farò, ecco, delle mie decisioni. Devi fidarti di me. >> disse accorata, mentre Ginny tentava di chiederle a cosa si riferisse.

<< Non posso dirtelo ora Gin, ma tu fidati di me e se puoi stai vicino a Draco ok? >> le disse e senza attendere una risposta, si alzò per raggiungere Ron ormai visibile a poche decine di metri da loro.

Ginny aveva tentato per tutta la sera di rimanere nuovamente sola con Hermione per parlarle, ma non ve ne era stata occasione. Il giorno dopo la ragazza se ne era andata.

Da allora Ginny aveva sempre tentato di tenere fede alla promessa, si era fidata delle scelte di Hermione e aveva tentato di stare vicina a Draco, come poteva, come amica.

<< Ora che facciamo? >> chiese Harry guardando gli altri due; che i sentimenti di Malfoy fossero sinceri era palese, amava Hermione e questo gli sarebbe bastato almeno per ora. << Aspettiamo e continuiamo ad avere fiducia in lei. >> terminò Ginny prima di avviarsi verso la cucina. << Andiamo vi faccio un po’ di The >> disse prima di sparire in cucina.


POSTO PICCOLO:

Ciao!!! Abbiamo scoperto un altro pezzettino di passato, un'altra fuga di Hermione e un po' di più sull'amicizia di Draco e Ginny, che dite? Soddisfatte? Spero di si ;)

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto. 

Al prossimo fine settimana!

Un bacione Lisa 

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling.
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Capitolo 4
*** 4 ***


4


(4)

Ron era rimasto defilato, aveva udito quanto gli altri avevano detto nell'ingresso, ma aveva preferito non intervenire. Ora seduto al tavolo di cucina con una tazza di the in mano si chiedeva cosa ancora ci facesse lì.

Quando Harry, o meglio il suo Patronus, lo aveva informato del ritorno di Hermione il suo cuore aveva gioito. Gli era mancata tanto Hermione, il non sapere come stesse o se avesse bisogno di loro lo aveva annichilito in tutti quei mesi.

Non credeva e nemmeno sperava che la ragazza fosse tornata per lui, ma era stato felice di saperla a casa, nuovamente con loro, nuovamente parte della loro vita, come era sempre stato da quando avevano undici anni.

La loro breve, brevissima relazione era finita la mattina che Hermione se ne era andata, poche parole sulla porta di casa. Dove lui l’aveva colta in procinto di andarsene.


Aveva sentito un rumore, o almeno gli era parso. In più faceva un caldo insopportabile, così Ron aveva deciso che un bel bicchiere di acqua fresca sarebbe stata la cosa migliore, prima di rimettersi a dormire. Aveva sceso le scale scalzo, stropicciandosi gli occhi, convinto di non incontrare nessuno a quell'ora così insolita del mattino. Invece aveva visto lei. Vestita di tutto punto e con un borsone in mano pronta a chiudersi la porta alle spalle.

<< Hermione? >> l’aveva chiamata stralunato << Hermione dove vai? >> le aveva chiesto avvicinandosi mentre lei gli aveva restituito solo uno sguardo spaurito.

<< Ron io .. io devo andare via >> aveva detto la voce rotta dalle lacrime.

<< Come andare via? Dove vai? Perché a quest’ora? >> aveva cercato di raccapezzarsi lui.

<< Io … Io ti ho scritto una lettera, Ron … io >> la ragazza aveva posato la valigia e gli aveva allungato una busta che lui aveva guardato con orrore.

<< Sono qui, dimmi che c’è scritto >> l’aveva esortata iniziando ad alterarsi, era sempre stato facile alla rabbia, soprattutto con Hermione e non ne capiva nemmeno lui il vero motivo. Forse era perché accanto a lei si sentiva sempre così fuori luogo, così sbagliato, così inadeguato.

Hermione aveva sospirato e poi si era stretta le braccia al corpo, quasi abbracciandosi.

<< Ron è finita. Io … io ti voglio bene, ma sento che questo non è sufficiente, che io non sono quella giusta per te. Non sono capace di amarti come meriti e ora non posso nemmeno più farlo. Vado via, Ron. Vado a raggiungere i miei in Australia, tenterò di riportarli con me. Di ridare loro la memoria. >> disse senza mai alzare gli occhi dal pavimento.

<< Hermione ma perché? Cioè capisco la storia dei tuoi, ma perché non possiamo … >> ma non lo fece finire.

<< Mi dispiace >> disse semplicemente lei, mentre afferrava il borsone ai suoi piedi ed usciva per smaterializzarsi.


<< Ron vuoi avvertire Luna? Ti fermi da noi a cena? >> la voce di sua sorella lo riportò al presente.

<< No, non resto. Vado da Luna, credo … è meglio così, si è meglio, cioè ... Se torna Hermione ditele che la saluto e che se vuole mi farebbe piacere parlarle. Se rimane, intendo, se … devo parlarle … devo dirle tante cose, forse … cioè io >> farfugliò in risposta.

Ok, si era ingarbugliato nel suo stesso pensiero. Non sapeva cosa dirle se mai l’avesse rivista, non voleva che la ragazza credesse che lui la rivolesse perché non era così, cioè la rivoleva come amica ma amica e basta poi avrebbero potuto anche parlare del passato, forse, e del presente e di Luna e di come lui stesse con Luna, insomma era un gran casino quello che aveva in testa.

<< Vado da Luna >> disse infine risoluto, mentre sia Harry che Draco lo guardavano straniti.

Ginny gli sorrise. Almeno con Luna si sarebbe tranquillizzato, certo era ovvio che volesse parlare con Herm. Tutti volevano parlare con Hermione. Quella ragazza doveva un sacco di spiegazioni a tutti. Ma era più che certa che quello che Ron provava in questo momento per Hermione era solo semplice amicizia. Forse almeno tra loro tutto sarebbe finalmente funzionato ora che anche lui aveva trovato la persona giusta.

<< Vai e salutamela, ti terrò informato sugli sviluppi >> disse sollevandosi sulle punte e scoccandogli un bacio sulla guancia.

Ron avrebbe aspettato il suo turno per chiarirsi con Hermione, ma stando con Luna la cosa gli sarebbe sicuramente pesata meno pensò lei mentre lo guarda dirigersi verso la porta.


<< Credi che … >> la voce incerta di Draco la riportò con lo sguardo su di lui e vi lesse un mare di dubbi, tutti quei dubbi che velatamente in quell'ultimo anno il ragazzo aveva lasciato affiorare. Quando avevano cominciato a parlare di Hermione, Malfoy si era dimostrato piuttosto reticente soprattutto sull'esporle i suoi sentimenti verso la ragazza. Ginny non lo aveva forzato. Ginny era rimasta in silenzio ed aveva atteso, lo aveva consigliato quando era stato necessario e scosso quando riteneva ne avesse bisogno. Ma non lo aveva mai obbligato a dire cose che non era pronto a dire. Forse era questo quello che Malfoy aveva apprezzato di più nella loro amicizia. Certo Ginny si era fatta un po’ violenza all'inizio, non era sua abitudine non insistere o non dire chiaramente tutto quello che pensava, ma aveva promesso all'amica di prendersi cura di lui e lo aveva fatto cercando di mettersi nei panni di Hermione. Hermione non obbligava o spronava nessuno a parlare, c’era e questo era sempre stato più che sufficiente per tutti loro, la consapevolezza che li avrebbe ascoltati comunque, anche quando era palese che mentissero a loro stessi. Così lei aveva fatto con Draco, in quel modo il ragazzo si era aperto completamente con lei ed ora, forti di una solida amicizia Ginny poteva permettersi di essere un po’ più se stessa.

<< Non fare il cretino >> lo redarguì subito, sotto lo sguardo divertito di Harry. Il suo fidanzato aveva visto crescere quell'amicizia restandone sempre un po’ defilato, con la convivenza dei tre anche i due ragazzi avevano stretto una sorta di legame non ancora definibile amicizia, ma indubbiamente l’embrione di essa. Forse un giorno sarebbero stati amici, forse, se Hermione fosse tornata nella loro vita quel giorno non sarebbe stato così lontano.

<< Si Malfoy non dire stronzate. Ron ha solo Luna in testa. Vuole vedere Hermione e parlarle, ma come tutti noi, vuole capire perché se n’è andata cosi. Anche se comincio a credere che buona parte della colpa della sua fuga sia tua. >> disse Harry serio, guardandolo fisso.

<< Tu … non capisci. Io … lei… si probabilmente è colpa mia, ma lei non mi ha mai dato modo di spiegarmi, di dirle quello che … >> Draco abbassò il capo sotto il peso della consapevolezza.

Potter aveva ragione era stata colpa sua, ma non solo, Hermione aveva le sue colpe.

Hermione che non ascoltava mai, Hermione che tirava sempre le sue conclusioni senza lasciargli il tempo di spiegarsi, Hermione che correva sempre come un treno senza dare il tempo a lui di adattarsi, di starle al passo.

Lei era il suo uragano, lei arrivava lo travolgeva e lo lasciava devastato. Era sempre stato così. Draco si era sempre sentito un passo indietro a lei. Lei sembrava sempre sapere le cose, saperle prima, prima di lui, prima di tutti. La sua mente geniale viaggiava su altri binari rispetto a tutti loro, portandola sempre un passo avanti, sempre distante.

La mano calda di Ginny gli si posò sulla spalla, di riflesso la strinse, aggrappandosi a quell'unico appiglio nella tempesta che sentiva dentro di se.

<< Lo sai che è stato merito suo, di Hermione, se siamo diventati amici? >> disse Ginny guardando Harry, Draco sapeva quello che stava per dirgli, glielo aveva detto lei quasi un anno prima. La prima volta che si erano parlati nel cortile della Tana, quando lui era andato per riprendersi Hermione. La mente di Draco tornò a quel giorno.


Avanzava a testa alta sullo sterrato che portava a quella casa tutta storta e che sembrava star su per non si sa quale magia. L’incedere di un soldato pronto all'ultima battaglia e dentro un tumulto tale da richiedergli un certo controllo per non lasciar trasparire nulla.

Se lo avessero visto probabilmente lo avrebbero affatturato senza farlo nemmeno avvicinare, ma lei era lì e lui doveva vederla, parlarle, dirle che finalmente tutto era sistemato, che finalmente loro potevano amarsi così come sempre avevano sognato, alla luce del sole. Basta sotterfugi, basta incontri clandestini, basta doversi nascondere da tutto e tutti. Era la loro nuova alba.

Eppure il tarlo dell'incertezza gli rallentava il passo, magari lei lo avrebbe respinto, magari aveva deciso che la donnola era meglio di lui. Non che ci volesse molto ad essere meglio di lui, soprattutto in quel periodo, quando tutta la sua vita cadeva a pezzi e lui stesso faticava a tenersi in piedi. Hermione però lo aveva amato, aveva detto di amarlo, lei sola, lui non ne aveva mai avuto il coraggio anche se dentro di lui sapeva di amarla immensamente, non glielo aveva mai detto. Mai. Ecco perché era lì in un afosa mattina di metà giugno, sul sentiero della casa di coloro che aveva più vessato nella sua giovane vita.

Gli era stato insegnato che i Weasley erano quanto di più deprecabile esistesse nel mondo magico, erano babbanofili e poveri, cose di cui suo padre li aveva più volte accusati. Gli era stato insegnato ad odiarli, a disprezzarli, a deriderli e lui da bravo figlio aveva sempre fatto quanto ci si aspettava da lui. Poi aveva incontrato Hermione davvero, in quell'aula quella notte, e tutti quegli insegnamenti avevano perso importanza, le litanie del padre sembravano solo deliri di fronte alle sagaci argomentazione della ragazza.

Hermione, così perfetta da non poter essere ritenuta inferiore a nessuno. Hermione che aveva stravolto il suo mondo in modo totale, che come un ciclone aveva spazzato via tutte le sue fondamenta, lasciando solo l’immenso amore che provava per la ragazza.

Quando la porta si era aperta aveva spalancato gli occhi aspettandosi di vederla correre verso di lui, ma appena aveva messo a fuoco la figura che avanzava incerta verso di lui aveva capito che niente sarebbe andato come si era immaginato.

<< Malfoy >> aveva sussurrato Ginny Weasley arrivandogli di fronte.

<< Weasley >> aveva risposto lui imponendosi di evitare nomignoli o insulti vari, era una nuova vita quella, la vecchia andava lasciata alle spalle.

Lo sguardo di Draco era saettato oltre le spalle della ragazza in direzione della porta che però rimaneva inesorabilmente chiusa. Stringendo i denti aveva riportato gli occhi sulla sua interlocutrice, lo sguardo contrito di lei gli fece capire che non era stato così bravo a nascondere la delusione.

<< Se n’è andata >> aveva detto semplicemente la ragazza mentre lui aggrottava le sopracciglia.

<< Ieri prima del alba. Ha lasciato un messaggio in cui diceva che avrebbe raggiunto i genitori in Australia, di non cercarla, ci informerà lei. >> riprese decisa.

Draco era ancora più atterrito, se ne era andata di nuovo, questa volta non era nemmeno riuscito a vederla un ultima volta. Strinse gli occhi e deglutì a vuoto, prima di girarsi per andarsene. Una piccola mano calda però gli si ancorò al braccio.

Innervosito le rivolse uno sguardo gelido. Ginny non si scompose minimamente.

<< Prima di andarsene mi ha chiesto una cosa >> disse catturando nuovamente l’attenzione di Draco che la guardò interrogativo.

<< Mi ha chiesto di starti vicino, di esserti amica insomma >> disse lei imbarazzata, mentre il sopracciglio biondo di Malfoy scattava verso l’alto.

<< Weasley io non credo che sia il caso >> aveva detto duro liquidando la faccenda.

La presa di Ginny però si era fatta più decisa << Io invece credo di si. Io credo di aver perso la mia migliore amica e che tu abbia appena perso la ragazza che ami, quindi io CREDO che sia decisamente il caso. Non so se Hermione tornerà, ma mi ha chiesto di esserti vicina e io lo farò Malfoy, lo farò per lei, per te, ma anche e soprattutto per me stessa. Non posso e non voglio perdere la fiducia nell'unica vera amica che ho. Hermione ha visto qualcosa in te che tutti noi non abbiamo mai scorto in tutti questi anni. Bene, lo capirò anch’io, e Malfoy? >> gli disse ghignando appena << Rassegnati la testardaggine non è tipica solo di Hermione >> concluse decisa, così decisa che a Draco ricordò tremendamente Hermione, tanto da strappargli un piccolo sorriso.

Per un attimo si sentì come un bambino piccolo affidato alle cure della babysitter durante l’assenza della madre. L’amore di Hermione era così: avvolgente, invadente, previdente, incurante e tremendamente perfetto.


POSTO PICCOLO:

Ciao!!! Ormai si è capito i ricordi la fanno da padrone in questa storia, tutti parlano di lei, tutti pensano a lei, tutti ricordano Lei. Ma Lei che fine ha fatto?

Lo saprete il prossimo sabato  ;)

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto. 

Al prossimo fine settimana!

Un bacione Lisa 

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Capitolo 5
*** 5 ***


5 (5)

Appena smaterializzata Hermione si trovò davanti ad una villetta che pur essendo in un villaggio di soli maghi aveva dei connotati tipicamente babbani, l'influenza di Ted Tonks era ancora pienamente visibile in quella casa. Hermione sospirò, forse doveva dirglielo subito, non aveva avuto senso scappare di nuovo. Però il coraggio le era mancato, Draco l'aveva stretta e le aveva detto di amarla, per la prima volta. Eppure non ne aveva avuto il coraggio. Stava diventando una codarda. Ormai sapeva solo scappare.
Il volto sorridente di Andromeda Black in Tonks, apparve nel vano della porta, la testa del piccolo Teddy spuntava da dietro l'ampia gonna della nonna. Teddy camminava da poco le aveva detto quella mattina Andromeda quando si era presentata alla sua porta, ma era pieno di vita e buona volontà così si aggirava traballante sulle gambette paffute rifiutandosi di essere confinato nel recinto magico che gli aveva fatto da box fin dalla più tenere età.
<< Già di ritorno? >> le chiese Andromeda vitale mentre si faceva da parte per lasciarla passare, nel movimento Teddy perse l'equilibrio già precario e cadde sul sedere facendo una strana smorfia alla quale le due donne risposero con una grossa risata. Lui indispettito tentò di rialzarsi, ma era evidentemente in difficoltà. Hermione sorridendo si accucciò aiutandolo a rimettersi in piedi.
<< E' cresciuto così tanto >> disse malinconica mentre scompigliava i capelli del bambino che in quel momento erano di un biondo così chiaro da sembrare bianco, il che fece aggrottare le sopracciglia ad Hermione.
<< Sì, vedrai come fanno in fretta, soprattutto il primo anno >> confermò Andromeda mentre richiudeva la porta.
Hermione era ancora concentrata sui capelli del bambino, così Andromeda cogliendo la sua perplessità ridacchiò. << E' così da quando siete arrivati >> disse allegra facendole segno di seguirla nel salotto.
<< Probabilmente sente che hanno un legame, forse ha intuito la loro parentela. >> disse ancora osservando da sopra la spalla la reazione della ragazza.
Come da copione Hermione si era immobilizzata in mezzo al corridoio.
Andromeda si girò completamente mettendo le mani sui fianchi e sollevando un sopracciglio.
<< Mi credi veramente così ingenua Hermione? So di chi è figlio quel bambino e il tuo mutismo non fa altro che confermarmelo. La somiglianza è già palese ora che ha pochi mesi, come pensi di nasconderla negli anni a venire? >> chiese risoluta.
<< Andromeda … io … >> tentò la ragazza ancora immobile nell'andito, ma un gesto secco della padrona di casa la fece desistere, riscuotendosi la raggiunse in salotto.
Leo era comodamente seduto nel suo seggiolino al centro del recinto magico che aveva ospitato Teddy a suo tempo; gorgogliò.
Hermione velocemente gli si avvicinò prendendolo in braccio e dimenticandosi momentaneamente delle parole di Andromeda.
Il piccolo istintivamente si trusciò sul seno della madre che gli sorrise felice.
<< E' stato bravo? >> chiese riportando lo sguardo sulla strega che la guardava allegra.
<< Tuo figlio è un angelo, Hermione cara. Strano visto il patrimonio genetico del padre >> la prese in giro e la ragazza sorrise scuotendo la testa. Poi si accomodò sulla poltrona indicatagli da Andromeda ed allattò il figlio.
<< Sei andata da lui? >> Chiese Andromeda decisa a non lasciare cadere il discorso.
<< Si ma … >> cominciò la ragazza senza riuscire a terminare la frase.
<< Non glielo hai detto vero? Ah mi sembra di sentire Ninfadora, beh lei alla fine lo ha fatto ed è andata bene, cioè Remus era felice, non felicissimo vista la sua condizione. Però si … >> rispose la strega perdendosi un attimo nei sui ricordi.
Ad Hermione si velarono gli occhi. << Andromeda mi dispiace, non sapevo dove andare, non sapevo a chi affidarlo. Portarlo da Molly era impensabile. Io non ho più nessuno e non volevo presentarmi con Leo in braccio alla sua porta. Speravo di … non lo so cosa speravo in realtà. Non so neanche perché mi è mancato il coraggio. >> concluse mestamente.
<< Hermione perché non mi racconti cosa è successo? Con calma senza fretta. Ora metto a letto questo discolo che deve fare il suo riposino. Poi ci facciamo un the e parliamo un po'. >> rispose la signora Tonks prima di prendere in braccio il nipote.
Hermione si perse un po' a guardare il figlio. Il suo bellissimo bambino. Andromeda aveva ragione, i capelli di Leo Granger erano esattamente come quelli del padre, anche gli occhi erano dello stesso grigio. Di Hermione c'era ben poco, forse il taglio degli occhi o le leggere onde dei capelli. Nulla di così marcato comunque. Chiunque conoscesse anche solo di sfuggita i Malfoy ci avrebbe messo poco a collegare il piccolo Leo a quella casata.
Non che questo cambiasse le cose, Hermione aveva già deciso di dire tutto a Draco.
Quando i suoi genitori erano morti aveva capito che non poteva negare al figlio un unione così forte come quella col padre naturale.
Il problema era trovare il modo giusto per farlo.
Andromeda rientrò nel salotto mentre Hermione sistemava il piccolo Leo nella culla.
<< Ottimo, dormono tutti. Ora è il momento di parlare Signorina Granger >> disse con finto cipiglio, mentre la ragazza annuiva. Forse parlarne le avrebbe fatto bene.


****


<< Quello che ancora non capisco è perché se ne è andata così >> disse Harry rigirandosi i biscotti fatti da Ginny tra le mani. Gli altri due scrollarono la testa, quello era il cruccio di tutti.
<< Posso capire che fosse depressa, che con Ron non andasse, che fosse certa di averti perso. Ma perché allontanarsi anche da me e da Ginny. Io nemmeno sapevo di voi. Di certo non gliene avrei parlato. Eppure non ha mai risposto alle mie lettere. Non ha lasciato che la aiutassi, che le stessi vicino quando ha trovato i suoi in quelle condizioni. Io non capisco >> disse scrollando il capo sempre più depresso.
Quando Hermione se ne era andata si era sentito perso. La guerra era finita, era il momento di cominciare finalmente a vivere le loro vite, senza pericoli, senza angoscia. Erano liberi.
Senza Hermione però non era la stessa cosa. Aveva già perso tanto in quella guerra, non credeva che avrebbe perso anche la sua migliore amica, la sua roccia, colei che c'era sempre stata per lui.
Ginny lo guardò affranta. Sapeva quanto l'abbandono di Hermione lo avesse ferito.
<< Harry … la vita di Hermione … >> tentò di dirgli ancora una volta.
<< E' solo di Hermione, lo so, me lo hai ripetuto allo sfinimento in questi mesi. La cosa non cambia però, io non la capisco. >> disse lui guardandola serio, non voleva arrabbiarsi con lei, ma non sopportava tutta quella condiscendenza.
<< Harry tutti ci siamo sentiti abbandonati, ma Hermione è sempre stata giudiziosa. Se ha fatto questa scelta, l'ha fatta dopo attente riflessioni, di questo sono sicura. Ora è tornata. Tornerà e ci spiegherà le sue ragioni. Devi solo avere fiducia. >> disse lei stringendogli le mani.
<< Io ho fiducia in lei. Io … >> disse sempre più frustrato.
<< Vuoi capire, come tutti noi. Lo so Potter, lo capisco, ma ripeterlo all'infinito non servirà a riportarla qui. >> disse Draco scostante. Ormai non ne poteva più. La voleva lì subito.
<< Ok state calmi. Litigare fra voi non serve a nulla e sicuramente quando Hermione tornerà. Perché tornerà e non guardatemi male, non sarà felice di scoprire che siete di nuovo ai ferri corti. >> affermò convinta Ginny.
<< Io vado di sopra >> disse Draco scostando la sedia.
<< No tu stai qui e mi spieghi perché non hai fatto quello che ti ha chiesto visto che è evidente che la ami. >> disse Harry alzandosi a sua volta, mentre Ginny prendendoli entrambi per le braccia tentava di rimetterli seduti.
<< Vaffanculo Potter! Cosa cazzo ne vuoi saper tu di com'era la mia vita quando Voldemort era vivo? Che cazzo ne vuoi capire di come ci si sente, quando si è divisi tra ciò che si ama in egual misura? >> Disse Draco sbattendo i pugni sul tavolo.
<< Amavi Voldemort quanto Hermione? >> lo canzonò l'altro.
<< No, amavo la mia famiglia quanto amavo Hermione, Potter. Lo vuoi capire? Mio padre aveva un sacco di difetti, non ultima la cieca obbedienza ad un pazzo sanguinario, ma era mio padre e io lo veneravo. Come ogni figlio. Lui era il mio idolo, il mio esempio, colui che non volevo mai scontentare. Non mi sembra così difficile da capire. E poi c'era Hermione, c'era come mi faceva sentire, c'era lei e basta. Due cose contrapposte e inconciliabili. Io stavo in mezzo. Io non sapevo come scegliere >> disse infine lasciandosi cadere spossato sulla sedia alle sue spalle.
<< Ma hai scelto Draco, hai abbassato la bacchetta davanti a Silente, hai tentato di proteggere Harry quando li hanno portati a casa tua. >> disse accorata Ginny stringendogli una mano.
<< Tu come lo sai? >> chiese Harry piccato.
<< Hermione è stata torturata in casa sua, davanti ai suoi occhi, questo non te lo hanno detto. >> disse arrabbiato. Perché Ginny, la sua Ginny difendeva Malfoy e non lui. Lo sguardo arrabbiato della fidanzata lo fece imbestialire di più, ma fu Draco ad attirare la sua attenzione in quel momento.
<< Non hai bisogno di ricordarmelo Potter, quelle immagini mi perseguitano ogni notte. >> disse il ragazzo con gli occhi lucidi.
<< Perché non sei intervenuto allora? >> disse Harry sempre più adirato.
<< Perché saremmo morti tutti se lo avessi fatto. Ho fatto tutto il possibile, lo capisci. Ho finto di non riconoscerti, mi sono fatto disarmare, ho chiesto a mia madre di lasciarvi andare, di non combattere come avrebbe dovuto. Ogni cosa che sono riuscito a fare senza mettere in pericolo la mia famiglia. >> disse guardandolo duro.
<< Lei è stata torturata >> insistette Potter.
<< Lei è sopravvissuta! Lo capisci o no? Lei lo ha capito, perché tu non ci riesci >> disse esasperato.
<< Lo ha capito? Stai scherzando? >> rispose Harry incredulo.
<< No. La notte della battaglia. Quella notte è stata l'ultima volta che siamo stati insieme. Io le ho chiesto scusa e lei mi ha detto che capiva. Che mi amava. Poi … >> non finì la frase faceva troppo male. La sua mente però si perse nel ricordo.


Erano stesi in mezzo ai loro vestiti, sul quel freddo pavimento della prima stanza che aveva trovato a tentoni mentre la baciava. Si erano quasi strappati i vestiti di dosso dalla furia di ritrovarsi, si essere di nuovo un tutt'uno, di nuovo uniti. Ora la teneva tra le braccia, nel languore che seguiva sempre al loro amarsi. Le accarezza distrattamente il braccio e la guardava intensamente. L'amava. Si amavano, lei glielo aveva detto. La guerra era finita. Potter aveva vinto. Tutto sembrava così perfetto in quel momento. I ricordi però erano ancora vivi in lui. Quei ricordi che non lo facevano dormire di notte senza che le urla della ragazza che amava non tornassero a tormentargli il sonno. << Non ti ho protetta. Non sono stato capace di proteggerti >> disse senza quasi accorgersene. Ma la ragazza capì subito a cosa si riferiva. << Draco no. Quello che hai fatto, non riconoscere Harry subito, ci ha dato la possibilità di sopravvivere, di scappare ancora. Siamo qui ora. È finito tutto bene. Non pensare a … >> ma lui l'aveva interrotta. << Ti ha torturato davanti a me. Io non sapevo cosa fare, non potevo intervenire e tu urlavi, soffrivi. Dio sento ancora le tue urla nelle orecchie. Mi sono sentito così impotente. Così inutile. Tu soffrivi e io non potevo far altro che guardare. >> disse la voce incrinata dal nodo che gli attanagliava la gola.
<< Amore guardami >> aveva detto lei prendendogli il volto tra le mani. Lui l'aveva accontentata incapace ormai di rifiutarle qualcosa. Qualsiasi cosa avesse voluto lui gliela avrebbe data. Perché la amava. L'amava così tanto che in quei mesi gli era sembrato di non respirare nemmeno lontano da lei. << Sono qui. Siamo vivi. Siamo insieme. Il passato è passato. Hai fatto quello che dovevi fare. Mi hai protetta come potevi. Non sentirti così. Non voglio vederti triste. Mai più. Io ti amo. Lo capisci questo? Ti amo e voglio solo che tu sia felice. Quel che è stato è stato. >> lo aveva detto con un sorriso dolce sul viso prima di baciarlo.



POSTO PICCOLO:

Ciao!!! Sono di super fretta, scusate. Non so se ho risposto a tutte le recensioni, se non l'ho fatto lo farò a breve portate pazienza. 

Dunque, dunque, c'è un nuovo personaggio ^_^ lo avevate capito tutte ovviamente, ma spero comunque che diate il benvenuto al piccolo Leo!

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto. 

Al prossimo fine settimana!

Un bacione Lisa 

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HARRY POTTER:
OLTRE LE APPARENZE

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K.Rowling.
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Capitolo 6
*** 6 ***


6

(6)


<< Una storia intricata, non c'è che dire. Però ti ha detto che ti ama, perché hai paura di dirgli di Leo? Pensi che non lo accetterà? >> chiese Andromeda mentre si versava una nuova tazza di The.

<< Non lo so perché ho paura. Davvero non lo so. Pensavo di farcela, ma quando me lo sono trovata davanti mi sono tremate le gambe. Se non fossi scappata. Se fossi rimasta alla Tana lui sarebbe venuto a prendermi. Questo continuo a ripetermi. La paura però non passa. Forse ormai so solo scappare. >> disse Hermione fissando sconsolata la sua tazza ancora piena.

Raccontare ad Andromeda di loro gli aveva fatto male e bene al tempo stesso.

Era stato tutto così strano. Era cominciato con il bisogno di dimenticarsi di tutto. Di cercare un oblio che Draco era riuscito a darle quella prima sera. Poi piano piano si erano conosciuti, veramente, andando oltre i pregiudizi, le distanze, le incomprensioni arrivando infine a scoprirsi del tutto. Rimanendo solo Hermione e Draco, due ragazzi, cresciuti troppo in fretta per colpa di una guerra che si erano trovati a combattere. E Draco ed Hermione si amavano a dispetto di tutto e tutti.

Ricordava ancora la prima volta che aveva capito che non era più solo una cosa fisica.


Erano nella “loro stanza” quella che appariva sempre quando si trovavano nella stanza delle necessità. Una stanza in un certo senso asettica. Senza colori, bianca e candida. Nessun rosso o verde a ricordargli le loro casate, nessuno oggetto particolare babbano o magico a ricordargli la loro diversa origine. Solo quell'enorme letto a baldacchino. La stoffa leggera che lo ricopriva lo faceva apparire più simile ad una nuvola che a qualcosa di terreno. Su quella nuvola loro erano solo loro. Si ritrovavano, si cercavano e in fondo si amavano. Lei era appena entrata, in anticipo come sempre. Il fatto che in realtà fosse in perfetto orario non avrebbe impedito a Draco di negare veementemente il suo ritardo.

Erano gli altri che erano in anticipo, i Malfoy arrivavano sempre all'orario giusto.

La prima volta che glielo aveva detto lei gli era letteralmente scoppiata a ride in faccia. Il broncio di Draco per quella sua evidente mancanza di rispetto era scomparso non appena lo aveva attirato a se per la cravatta sussurrandogli che poteva anche crederci, se proprio ci teneva, ma che in quel momento voleva solo baciarlo. E lui si era lasciato baciare e l'aveva ricambiata con trasporto. Era ferma al centro della stanza persa in quei ricordi e nella contemplazione della loro stanza. << Mi sei mancata terribilmente >> gli aveva sussurrato lui ad un orecchio mentre la abbracciava da dietro e le sfiorava il collo con le labbra sottili. Lei aveva sorriso di quei suoi slanci sempre più frequenti e rigirandosi tra le sue braccia gli aveva circondato il collo guardandolo con un sorriso malizioso che aveva imparato da lui. << Se dici queste cose Malfoy qualcuno potrebbe pensare che tieni veramente a me >> lo aveva istigato evitando le sue labbra che si erano protese per baciarla. << Tu dici Hermione? >> gli aveva risposto lui cercando di nuovo di baciarla. << Dai quest'impressione Draco >> aveva risposto prontamente lei inclinando il capo. << Allora sarà come dici tu, visto che sai sempre tutto >> era stata la sua replica prima di riuscire finalmente a baciarla e lei si era lasciata andare a quel bacio e a quella nuova consapevolezza. Si ormai tenevano l'uno all'altra.


<< Credo che tu sia qui per smettere di farlo o sbaglio? Sei tornata qui per lui. Per dirgli di suo figlio. Hai già preso la tua decisione. Non ci sarà mai un momento giusto o sbagliato per dirglielo Hermione. Mio nipote ha perso tanto in questo anno. La madre, la casa, gli amici. Io credo che ritrovare te e conoscere il piccolo Leo lo renderanno felice. Gli ridarebbe una famiglia. Siete giovani, questo si, ma Leo è qui. È parte della vostra vita. E comunque vada tu non sei sola ragazza mia, hai Harry e Ginny, i signori Weasley e diamine hai me e Teddy. Sei piena di persone che ti voglio bene e adoreranno tuo figlio. Io lo amo già alla follia. Stai tranquilla. Vai da lui e parlagli. >> le disse infine Andromeda.

<< Io non posso. Leo ha bisogno di me, lo devo allattare, io … >> disse svelta la ragazza, mentre l'altra si accigliava.

<< Hermione basta. Basta scuse. Leo non si sveglierà per un po' e se proprio temi di non riuscire a tornare in tempo posso insegnarti come mettere il tuo latte nel biberon e posso darglielo tranquillamente io. Ho una certa esperienza con i bambini piccoli, non credi? >> le rispose divertita Andromeda.

La ragazza era terrorizza, ma la signora Tonks sapeva che andava solo spronata. Aveva già preso la sua decisione, doveva solo convincerla a portarla a termine il prima possibile. Non che le dispiacesse la sua compagnia, ma sapeva meglio di chiunque altro che una famiglia deve stare insieme. Hermione aveva già negato a Draco fin troppo di quella famiglia era ora che anche lui ne facesse parte attivamente. Andromeda era più che certa che il nipote sarebbe stato felice di sapere del figlio. Si meritava un po' di felicità anche lui. Lo ricordava rigido e composto davanti alla tomba della madre. Anche lei era andata al funerale di Narcissa. Lo aveva guardato da lontano. Con che cuore ci si presenta ad un nipote che nemmeno si conosce il giorno del funerale di sua madre.?. Harry e Ginny erano con lui. Molly gli aveva a lungo parlato di quella strana amicizia che era nata, nessuno sapeva come, tra la sua unica figlia e l'ultimo dei Malfoy. La prima volta le era parsa preoccupata dalla cosa, poi piano piano anche in Molly aveva prevalso il senso materno verso quel ragazzo che aveva perso tutto e tutto insieme.


<< Non credo che sia cattivo. Ginny non gli sarebbe così amica se lo fosse, poi è sempre così triste. Chissà quanto ha sofferto. In fondo sono contenta che Harry lo abbia accolto in casa loro. Penso che sia stato un bel gesto. Penso che sia una buona cosa per il futuro di tutti >> le aveva detto una sera Molly mentre la aiutava a riordinare la cucina dopo una numerosissima cena alla Tana a cui Andromeda aveva partecipato col piccolo Teddy. Draco non era venuto, nonostante fosse stato invitato. Ginny aveva detto che non si sentiva bene, ma lo sguardo stranito di Harry le aveva chiarito che era solo un modo carino di Ginny per dire che si era rifiutato di andare. Lei quel nipote non lo conosceva. Aveva voluto bene a Narcissa, era sua sorella, ma quando lei aveva scelto l'amore alla purezza del sangue anche Narcissa le aveva voltato le spalle. Ora però era tutto cambiato e Andromeda mordeva il freno per non precipitarsi dal ragazzo che ormai era la sola famiglia che gli restava insieme al piccolo Teddy.

<< Lo credo anch'io. Mi piacerebbe conoscerlo, ma non so come reagirebbe se mi avvicinassi a lui. >> aveva ammesso Andromeda mentre aiutava Molly la quale si era girata verso di lei e le aveva sorriso.

<< Non disperare Andromeda, magari in futuro vi avvicinerete. >> le aveva detto convinta.

E Andromeda ci sperava, sperava di ritrovarlo quel nipote così lontano e sconosciuto. Magari se tutto fosse andato come sperava tra i due ragazzi, anche lei avrebbe avuto la sua occasione per avvicinarlo e finalmente ritrovare la sua famiglia.

<< Vai da lui Hermione. Vai a parlare con Draco >> le disse seria.

Hermione parve ancora più spaventata, gettò un occhiata alla culla di Leo come a cercare in quel bambino di appena pochi mesi la forza di fare ciò che andava fatto. Evidentemente la trovò perché quando i suoi occhi incontrarono nuovamente quelli di Andromeda vi era una nuova determinazione in essi.

<< Mi spieghi come posso preparati un biberon, non si sa mai, non vorrei che gli venisse fame prima del mio ritorno >> disse regalandole un piccolo sorriso.




Ginny stava preparando la cena, la ragazza era brava quasi quanto la madre con gli incantesimi domestici in più le piaceva decisamente tanto occuparsi di quella casa, della sua casa.

Harry e Draco si erano chiusi in un mutismo ostile, persi ognuno nei propri pensieri e nelle proprie congetture, entrambi in attesa che qualcosa accadesse.

Qualcosa infatti avvenne il campanello suonò e tre teste si girarono verso il corridoio che conduceva all'ingresso. Contemporaneamente si alzarono e si diressero alla porta. Ginny davanti a tutti.

Hermione gli sorrise imbarazzata dalla soglia di casa, mentre Ginny si spostava velocemente per farla entrare. L'attesa era stata anche più breve di quanto la piccola Weasley si era immaginata, certo era un bene, visto la brutta aria che tirava tra i due ragazzi che le erano alle spalle.

<< Hermione! Dove sei stata? >> chiese Harry facendosi avanti più prontamente degli altri due.

<< Dovevo sistemare alcune cose. >> rispose lei torcendosi le mani. Gli occhi fissi in quelli di Draco che rigido osservava la scena da qualche passo indietro.

<< Tutto a posto? Ti serve aiuto per qualcosa? >> chiese nuovamente Harry ansioso di scoprire cosa stava succedendo.

<< No è tutto sistemato. Ora … ora devo parlare con voi. >> disse la ragazza a disagio.

Ginny fece presto strada agli altri verso il salotto. Harry afferrando Hermione per la mano se la trascinò dietro mentre Draco li seguiva in religioso silenzio. Almeno esteriormente, dentro era un boato di pensieri. Era tornata. Tornata subito. Non era scappata. Era lì e Potter la trascinava in salotto.

Quando si furono tutti seduti l'attenzione generale fu su Hermione che sembrava sempre più a disagio. Draco non aveva fiatato. La osservava appoggiato al camino, a tradire il suo nervosismo solo la mano destra che contraeva senza quasi rendersene conto. Harry invece era veramente ansioso, glielo leggeva negli occhi. L'unica che sembrava calma era Ginny. Quell'anno l'aveva resa più donna, più adulta, questo vedeva Hermione nei suoi occhi e ancora una volta si pentì di esserseli persi tutti quei cambiamenti e si chiese mestamente se la sua fuga li avesse in qualche modo velocizzati.

<< Ecco io … Harry io non so tu quanto sappia di me e di … Draco, ma devi sapere che noi... ecco noi abbia avuto una relazione. È iniziata al sesto anno >> disse la ragazza sentendosi in dovere di fare quella premessa.

<< Ginny ce lo ha detto oggi >> disse Harry non potendo tradire un po' di delusione, gli aveva taciuto tanto della sua vita la sua migliore amica.

<< Ah ok >> disse imbarazzata Hermione, già non l'aveva presa bene, quello che sarebbe seguito lo avrebbe steso.

<< Dunque c'è una ragione in realtà perché me ne sono andata così. Una ragione che mi ha spinto ad allontanarmi. Dovete capire che io vi voglio bene, a tutti voi, ma quando ho preso quella decisione ho dovuto mettere le mie esigenze davanti a tutto anche a voi. Io ero confusa, ero triste. Pensavo non ti avrei rivisto mai più o se lo avessi fatto tu saresti stato sposato con Astoria. >> disse concentrandosi su Draco. Il quale non fece apparentemente una piega. Non l'avrebbe interrotta era venuta a raccontar loro la sua verità e lui voleva conoscerla quella verità.

<< Io non potevo, non potevo restare qui, non dopo quello che avevo appena scoperto. Ero troppo confusa, troppo spaventata. Avevo bisogno di allontanarmi da tutti e di riflettere. Avevo bisogno dei miei genitori e così ho pensato di andarli a cercare. Purtroppo come sapete ho potuto fare ben poco per loro. Una volta giunta là però non avevo il coraggio di tornare. Avevo paura di ciò che avrei trovato tornando, di cosa avreste detto di me e di quello che mi stava accadendo. Così ho preferito procrastinare la partenza. Fino ad ora. Fino a quando ho capito che dovevo dirvi cos'era accaduto. >> disse con lo sguardo rivolto al pavimento.

Ginny non riuscì a trattenersi oltre. La sua amica se ne era andata perché le era accaduto qualcosa, qualcosa che non aveva voluto dir loro. Qualcosa che l'aveva in qualche modo sconvolta e spaventata.

<< Cosa … cosa ti è accaduto Hermione? >> chiese con voce tremante dando così voce agli interrogativi degli altri due.

Hermione le sorrise, un sorriso dolce, che sapeva di antico, di confidenza ritrovata e di affetto.

<< Ricordi il giorno prima che partissi Gin? Ricordi quando mi hai trovata al ruscello? >> chiese mentre l'altra annuiva, quel giorno era stampato a fuoco nella memoria di Ginevra, quel giorno aveva in qualche modo cambiato la sua vita.

<< Ero al ruscello per pensare. Pensare e assorbire quanto avevo appena appreso. Decidere cosa fare. Cosa fare di me e del bambino che nasceva dentro di me. >> disse congelandoli tutti sul posto. Per un attimo la sua mente tornò a quel pomeriggio di giugno di un anno prima.


Ron si era addormentato sul divano, dopo aver ingurgitato tanto di quel cibo da fare concorrenza ad un esercito e finalmente lei poteva concedersi un momento di solitudine. Da giorni un dubbio la assillava, aveva fatto ricerche e trovato in un libro di Molly quello che le serviva. Facendo attenzione a non svegliare Ron o attirare l'attenzione degli altri occupanti della casa, salì al piano superiore e si rinchiuse nel bagno. Seduta sulla vasca cercò di racimolare tutto il coraggio che le serviva per eseguire quell'incantesimo. Quell'incantesimo che le avrebbe cambiato in modo drastico l'esistenza. Dopo alcuni momenti decise che non poteva aspettare. Meglio sapere si ripeteva come un mantra. A bassa voce pronunciò l'incantesimo sperando di non commettere errori. Pochi istanti dopo una piccola pergamena le apparve davanti agli occhi. “GRAVIDANZA IN ATTO. DATA DEL CONCEPIMENTO 2 MAGGIO” riportava il piccolo foglio e la sua vita cambiò.

POSTO PICCOLO:

Ciao!!! Partiamo dalla fine, dubito che mamma Row abbia creato un incantesimo che fa da test di gravidanza, ma visto che ce lo abbiamo noi babbani perché no? Per chi non lo avesse notato, sarete pochissime lo so ma meglio puntualizzare, la data del concepimento coincide con l'ultima battaglia o almeno con la data che ho trovato io ;) 

Hermione ha vuotato il sacco sul piccolo Leo! Non tutto, ma almeno ora sanno della sua esistenza. 

Il prossimo capitolo (che sarà anche l'ultimo) ci saranno le reazione dei tre.

Vi dico l'ultimissima cosa: non ci saranno seguiti, spin off o missing moment. Non sono nelle mie corde. Io una storia la penso in un certo modo e così la scrivo, con il suo inizio e la sua fine. Mi spiace ma questa finirà il prossimo capitolo, se vi è piaciuta fin ora spero che vi piaccia anche la conclusione, ammetto di essere piuttosto debole negli epiloghi e vi confesso che mi mandano ogni volta in crisi. Qui in particolare non ci sarà epilogo, la storia finirà e basta. 

Dopo questo sproloquio degno di un comizio, vi lascio e vi abbraccio tutte una ad una ringraziandovi per avermi sopportata fin qui.

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto. 

Al prossimo fine settimana!

Un bacione Lisa 

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Capitolo 7
*** 7 ***


7


(7)

<< Cosa? >> chiesero all'unisono Harry e Draco.

Hermione con gli occhi lucidi tornò al presente sorridendogli mestamente.

<< Ero incinta. Avevo fatto un incantesimo per accertarmene. Il mio bambino era stato concepito la notte della battaglia. Non che avessi dubbi. Non c'era stato nessun altro dopo di te. Non c'è mai stato nessun altro oltre te >> disse fissando Draco negli occhi.

Draco sgranò gli occhi. Incinta. Di lui. Di un bambino suo. Suo figlio. Non sapeva che fare cosa dire, non sapeva nemmeno più il suo nome in quel momento.

<< Bambino … nostro. Mio e tuo. Nostro. >> tentò di articolare con ben poco successo mentre Hermione ormai in lacrime annuiva.

Senza rendersene conto le si gettò ai piedi e l'abbraccio mentre lei piangendo lo stringeva.

Glielo aveva detto. Era riuscita a dirglielo e lui non aveva urlato, non era inorridito, non era scappato. L'aveva abbracciata, in modo goffo e la stringeva forte.

<< Un bambino nostro >> continuava a mormorare col volto affondato nel suo ventre.

Harry era rimasto di sasso. Hermione era scappata perché era incinta, incinta di Malfoy peraltro.

L'unica razionale come sempre rimaneva Ginny, che nonostante stesse a sua volta piangendo, non riuscì nuovamente a trattenersi.

<< Ma il bambino? Hermione dov'è? Com'è? Quando è nato? È un maschio o una femmina? >> disse frenetica.

Hermione si scostò leggermente da Draco, che rinsavito dalle domande dell'amica, la guardava ansioso.

<< E' un maschio, è nato il 4 febbraio. Sano e forte. Pesava circa tre chili e mezzo. L'ho chiamato Leo >> disse asciugandosi le lacrime, parlare di suo figlio la rendeva sempre immensamente felice.

<< Ora è con Andromeda e Teddy. L'ho lasciato da lei mentre venivo a parlare con voi. >> disse all'amica.

<< Leo? >> sussurrò Draco guardandola con gli occhi lucidi. Aveva un figlio di pochi mesi. Che stava bene, che era nato e cresciuto senza che lui lo sapesse, ma al momento poteva sorvolare sulla cosa tanta era la felicità.

<< Sì ho pensato di continuare la tradizione dei Black dandogli però un tocco di Grifondoro >> disse lei sorridente e facendo ridere Ginny.

<< Hermione perché non mi hai detto nulla? >> quella domanda inaspettatamente venne da Harry.

La ragazza riportò lo sguardo in quello sgomento del suo migliore amico. Era quella la reazione che temeva. Il rifiuto.

<< Harry io... avevo paura. Non sapevo cosa avreste detto, cosa avreste pensato. In quel momento volevo solo mia madre. Scusami, ma non sono riuscita a dirtelo. Non l'ho detto a nessuno. Sono scappata con il mio segreto. >> disse mogia.

<< Io ti avrei capito, io avrei potuto aiutarti, io … >> disse Harry affranto.

<< Harry lo so, ora forse mi comporterei in maniera diversa. In quel momento ero solo spaventata a morte. Non sapevo cosa fare. >> disse lei sperando che la capisse.

<< Avresti dovuto dirlo. Se non a me, almeno a loro. >> convenne Draco, mentre lei lo guardava e ricominciava a piangere. << Hai fatto la scelta più difficile e l'hai fatta da sola, come sempre. >> disse il ragazzo scuotendo la testa.

<< Tu stavi ancora con Astoria, cosa avrei dovuto fare? Venire da te e dirti: guarda scusa ma evidentemente abbiamo commesso un errore, stai per avere un figlio da me? Draco ragiona, come potevo farlo? >> disse piangendo.

<< No, diamine no. Io non stavo con Astoria. Io volevo te, ho sempre voluto te. Non mi hai mai lasciato il tempo di fare le cose. Non mi hai mai lascito i miei tempi. Non sai aspettare i tempi degli altri Hermione. Tu decidi per tutti. Sempre. >> la redarguì Draco, non voleva arrabbiarsi, non ora e non con lei. Ma quella era stata l'ennesima goccia. Lei andava sempre troppo veloce. Non si fermava mai un momento. Gli aveva negato la gioia di veder crescere quel figlio nella sua pancia, la gioia di essere lì nel momento in cui veniva al mondo. Tutto perché non aveva avuto la pazienza di lasciargli fare le cose a suo modo.

<< Io … io >> Hermione non sapeva più cosa dire, si sentiva in colpa, per tutto.

<< Ha ragione Malfoy Herm. Hai sbagliato. >> disse seriamente Harry.

<< Finitela. Ha sbagliato ok, succede a tutti. Forse lei ha fatto uno sbaglio un po' più grave, ma era sconvolta lo volete capire o no? Incinta a diciott'anni di un ragazzo che credi che nemmeno ti voglia. Fate presto ad accusarla voi. Voi non sapete come si è sentita. >> disse Ginny correndo ad abbracciarla e scansando di mala grazia Draco.

<< Adesso è qui. Sono qui. Questo è importate. Ha vinto le sue paure, ha messo al mondo un figlio senza l'aiuto di nessuno. Fossi in voi gioirei non le farei il terzo grado. >> continuò Ginny guardandoli male. << Ora sta a voi scegliere cosa fare. Accettare e perdonare o continuare a recriminare su scelte passate. Io voglio conoscere il mio nipotino. >> disse entusiasta guardando Hermione che le sorrise grata. Per poi tornare a guardare Draco.

<< D – Draco sono tornata perché ho capito di aver sbagliato. Non potevo negare a te e a Leo la possibilità di conoscervi. Io … se tu non vuoi più me lo capisco, ma vorrei che conoscessi tuo figlio. Lui non deve pagare per i miei errori, lo ha già fatto fin troppo >> disse seria guardandolo fisso negli occhi.

Draco era arrabbiato, sconvolto, felice, impaziente. Era tante cose tutte insieme. Ci mise un po' ad assimilare le sue parole. Hermione però decise che aveva ragione, che doveva lasciargli facoltà di decidere, che doveva rispettare i suoi tempi cosa che forse non aveva mai fatto.

<< Non devi decidere ora se non te la senti. Prenditi tutto il tempo che vuoi, io sono tornata per restare. >> gli disse alzandosi. << Lo stesso vale anche per te Harry. >> disse guardando finalmente l'amico.

Ginny si alzò con lei e stessa cosa fece Harry.

Draco ancora inginocchiato nel mezzo del salotto tentava di capire cosa doveva fare, cosa voleva fare.

Nessuno si mosse per alcuni momenti, poi Hermione decise che era ora di tornare da suo figlio, loro sapevano dov'era se avessero voluto l'avrebbero raggiunta.

<< Ora io vado da Leo >> disse avviandosi alla porta, prontamente seguita da Gin e Harry che esclamarono insieme << Veniamo con te. >> mentre Draco era ancora immobile.

Suo figlio, Salazar, l'unica donna che avesse mai amato gli aveva dato un figlio. Ancora non riusciva a capacitarsi della cosa. Aveva diciannove anni ed un figlio. Leo. Chissà com'era, a chi assomigliava. L'idea di quel piccolo bambino, nato dall'amore che provava per Hermione lo riscosse. Lui voleva quel bambino, voleva il bambino e voleva Hermione, voleva che fossero una famiglia.

Una famiglia felice, come forse non lo era stata nemmeno la sua, troppo chiusa in pregiudizi ed etichetta.

<< Hermione aspetta >> disse con filo di voce, ma ben udibile nel silenzio della casa.

La ragazza si immobilizzò a pochi passi dalla porta. Terrorizzata da quanto stava per udire.

<< Aspetta un attimo, ti prego >> disse Draco a voce più alta alzandosi finalmente in piedi.

Hermione non si muoveva, così Ginny la spinse letteralmente verso il salotto premurandosi di trattenere Harry oltre la soglia.

La ragazza titubante avanzò di un passo verso di lui, gli occhi bassi, le mani che nervosamente si intrecciavano tra loro.

<< Hai detto … > la voce non ne voleva sapere di uscire, tanto era lo sconvolgimento che provava Draco in quel momento. Si schiarì la gola. << Hai detto che sei tornata perché io conoscessi … il bambino. Leo. Nostro figlio. >> disse deglutendo a vuoto, era ancora abbastanza stordito.

Hermione annuì decidendo finalmente di guardarlo.

<< Questo significa che … che tu non vuoi più me? >> chiese a disagio ed Hermione ricominciò a piangere.

Scuotendo la testa per liberarsi delle lacrime provò a parlare, anche se era tremendamente difficile in quel momento.

<< Io ti amo. Non ho mai smesso di amarti, mai. So che quello che ho fatto può aver cambiato i tuoi sentimenti nei miei confronti e sono pronta a rispettare ogni tua decisione. >> disse con la voce rotta dal pianto.

A Draco bastarono solo pochi passi per raggiungerla e stringerla tra le braccia.

<< Ti amo >> le disse cercando le sue labbra, << Ti amo, sono arrabbiato per quello che mi hai fatto, che ci hai fatto, ma ti amo. Nulla cambierà mai quello che provo per te. Nulla. >> disse prima di baciarla con nuova passione. Erano di nuovo loro, di nuovo insieme e ora sarebbero stati una famiglia.

Quando si staccarono piangevano entrambi, si sorrisero stretti l'uno tra le braccia dell'altro.

<< Voglio vederlo, voglio conoscerlo. Voglio … Hermione voglio sposarti. Voglio che diventiamo una vera famiglia. >> le disse commosso.

<< Se rimaniamo insieme saremo una famiglia >>* disse lei con le lacrime agli occhi e la voce piena di felicità.



*Piccolo omaggio a Jovanotti ed a una delle più belle canzoni che a scritto o almeno io la penso così ^^

POSTO PICCOLO:

Ciao!!! è finita anche questa storia e anche stavolta finisce così, lasciando alla vostra fantasia il futuro di questa nuova famiglia.

Scusate se non ho risposto alle recensioni, lo farò nei prossimi giorni, purtroppo ho avuto una settimana di fuoco e anche questo aggiornamento è al volo, ma era l'ultimo e ve lo dovevo.

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto. 

Grazie di cuore!

Un bacione Lisa 

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