Il nostro segreto di lisa76 (/viewuser.php?uid=69227)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
1
(1)
<< Malfoy non credo sia il caso
>> la voce esasperata di Potter raggiunse Draco quando aveva
ormai la mano sulla maniglia della stanza. Non aveva neanche avuto
bisogno che gli dicessero dov'era, gli era bastato seguire il suo
profumo. Quel profumo che lui aveva creato per lei, quel profumo che
lo ossessionava da oltre un anno, anzi no, da molto di più. Un
ghigno apparve sul bel volto di Draco Lucius Malfoy.
<< Potter fidati è proprio il
caso >> disse abbassando la maniglia. La porta non era nemmeno
chiusa, che volesse che lui la raggiungesse? Con questa domanda nella
mente aveva varcato la soglia per poi sigillarla alle sue spalle,
nella speranza che gli altri gli lasciassero il tempo di parlare.
Voleva spiegazioni Draco, ne voleva tante, anche se era consapevole
che probabilmente ne avrebbe dovute anche dare.
La stanza, quella che Draco abitava da
quasi 9 mesi era la stessa che la ragazza aveva abitato nei suoi anni
a Grimmauld Place. Non era un caso, non era mai un caso quando di
mezzo c'erano loro due. Draco lo sapeva, ma quando, scorrendo lo
sguardo intorno, la trovò vuota il dubbio gli attanagliò lo
stomaco. Lo aveva solo immaginato il suo profumo? Era uno di quei
sogni ad occhi aperti che sempre più spesso faceva?
Il rumore del acqua che scorreva in
bagno gli disse che forse quella volta era la semplice, meravigliosa
realtà.
Lei era tornata.
La doccia era calda e le stava
sciogliendo i nervi. Quando era arrivata a Grimmauld Place n. 12 era
stata felice di sentirsi a casa. L'abbraccio caldo di Harry e Ginny
le avevano confermato che quella era la scelta giusta, la paura però
restava. Lui abitava lì. Hermione tremò appena, non seppe dire se
di paura o aspettativa.
Come sarebbe avvenuto il loro incontro?
Cosa gli avrebbe detto?
Quando Ginny le aveva sussurrato che
Draco non era ancora rientrato aveva chiesto di potersi fare una
doccia e riposarsi un attimo prima di raccontare quell'anno lontano
da loro. Harry le aveva detto di non farsi problemi, che tutta la
loro casa era a sua completa disposizione, anticipandole che però
aveva novità da comunicarle. Hermione sorrise, era per quelle novità
che era lì.
Quando aveva aperto la porta di quella
che un tempo era stata la sua stanza aveva subito capito che ora era
la stanza di Draco, una fitta al cuore le aveva reso gli occhi
lucidi. Che fosse un caso? No si disse ancora una volta la ragazza,
tra loro nulla era mai avvenuto solo per caso.
<< Sei qui! >> la voce roca
di Draco la raggiunse in contemporanea allo sbuffo d'aria fredda
prodotto dal apertura della porta del box doccia.
<< Sono qui >> confermò
lei girandosi verso di lui, le mani tra i capelli pieni di schiuma e
un sorriso dolce sul viso, del tutto incurante della propria nudità.
Si fissarono per alcuni istanti, poi lei sbuffò. << O entri o
chiudi la porta, non fa caldissimo. >> proferì inclinando il
capo.
Lui lo considerò come un invito, si
tolse solo le scarpe ed entrò completamente vestito nel box,
abbastanza ampio per ospitarli comodamente entrambi.
<< Hai cambiato abitudini Malfoy?
Fai la doccia vestito ora? >> chiese Hermione divertita.
<< E' passato un anno intero >>
disse lui serio, stanco di quel teatrino.
<< Lo so >> fu il laconico
commento di lei. << Sono morti. Sarai contento di sapere che
avevi ragione. Hai sempre avuto ragione no? >> chiese lei
amaramente.
Lui strinse i pugni imponendosi di non
abbracciarla, non era ancora il tempo per quello.
<< Avrei preferito non averla >>
disse mogio mentre la ragazza gli volgeva la schiena forse a
nascondere gli occhi lucidi.
Ricordava Hermione, ricordava le
infinite discussioni avvenute quando lei aveva cominciato a pensare a
quella soluzione per salvare la vita ai suoi genitori dall'imminente
guerra. Si vedevano di nascosto dall'inizio del sesto anno e dopo che
lui aveva attentato alla vita di Silente, almeno apparentemente, si
vedevano ancora più di nascosto. Nonostante tutto lui aveva tentato
in ogni modo di dissuaderla da quell'idea durante i loro fuggevoli
incontri.
Nel silenzio Draco indugiò con gli
occhi su quel corpo. Quel corpo che conosceva così bene, che sognava
ogni notte da oltre un anno, quel corpo che amava, che però
inspiegabilmente gli parve cambiato. Più morbido, più da donna.
Distolse velocemente lo sguardo mentre lei si girava e lo fissava a
sua volta.
<< Sei cresciuto ancora, sei
veramente alto >> disse meditabonda.
<< Anche tu sei cambiata >>
fu il secco commento di Draco.
Lei sorrise appena. << La vita ti
cambia Draco, che tu lo voglia o no >> commentò stringendosi
nelle spalle e dicendosi che non era ancora il momento di rivelargli
il suo segreto.
<< Sei stata al Mannor? >>
chiese lui cercando i suoi occhi.
Doveva sapere se era tornata per lui.
Doveva sapere se era lui la prima persona che aveva cercato.
Lei annuì semplicemente, mentre il
cuore di Draco prese a battere furiosamente.
<< Mia madre è morta, tre mesi
dopo la battaglia, di cancro. È strano è morta dell'unica malattia
che né noi né i babbani riusciamo a guarire >> disse
mestamente, la mente altrove, agli ultimi giorni di agonia di
Narcissa Black in Malfoy. Si era tenuta dentro quel male senza dire
nulla a nessuno, solo quando ormai le restavano pochi giorni di vita
aveva confessato al figlio di saperlo da tempo. Gli aveva detto che
era anche questa la ragione che l'aveva spinta ad aiutare Potter
nell'ultima battaglia. Lei stava per morire, ma voleva che Draco
avesse un futuro migliore.
La mano piccola e calda di Hermione gli
sfiorò la mascella contratta. Come sempre il ragazzo si rilassò,
bastava il semplice tocco della strega a farlo sentire in pace col
mondo.
Incatenò gli occhi a quelli di lei.
<< Mi dispiace >> disse
semplicemente lei, mentre lui annuiva.
<< Il ministero è stato così
cortese da confiscarmi tutto il giorno stesso del suo funerale. Se
non ci fosse stato Potter quel giorno ora probabilmente sarei sotto
un ponte >> disse con un sorriso stanco che non gli arrivava
agli occhi.
<< Harry era con te? >>
chiese curiosa Hermione.
<< Lui e Ginny. Gli unici
presenti al funerale di mia madre. >> disse serio, mentre gli
occhi di lei si velavano di pianto.
<< Pochi mesi fa mi hanno
restituito le camere blindate alla Gringott, ma non le proprietà.
Dicono che stanno cercando tracce della presenza di Voldemort. >>
disse tentando di spostare su altro argomento la discussione.
<< Ma sei ancora qui >> gli
fece notare lei.
<< Ho chiesto se potevo restare e
loro hanno accettato. Non dò molto fastidio e loro non danno
fastidio a me. Non credo di essere abbastanza forte per stare da
solo, non ancora >> disse abbassando il capo per il peso di
quella confessione.
Hermione chiuse il rubinetto e gli fece
segno di uscire.
Una volta fuori Draco si asciugò con
un semplice colpo di bacchetta, mentre li si avvolse nel suo
accappatoio scomparendone quasi al interno.
Mentre la guardava tamponarsi i capelli
con un asciugamano si chiese quando avrebbero realmente cominciato a
parlare.
<< Ma siete impazziti? >>
disse Ron guardando allucinato la sorella e il suo migliore amico che
gli impedivano di salire le scale.
Era corso lì avvertito dal Patronus di
Harry che gli annunciava il ritorno di Hermione. Era un anno che non
la vedeva e ora loro gli impedivano di raggiungerla.
<< Sta parlando con Draco. >>
disse semplicemente Ginny alzando le mani.
<< Proprio per questo!
Miseriaccia ma che diavolo vi prende? Lasciarla sola con Malfoy? >>
disse ormai completamente rosso in volto. << Voi vi fidate
troppo di quel tipo! >>
Harry scambiò uno sguardo contrito con
la fidanzata.
Nemmeno lui aveva ben capito perché
doveva lasciare Hermione e Malfoy soli, ma la determinazione di Ginny
lo aveva convinto come sempre, la sua ragazza sapeva quello che
faceva, questo si era risposto Harry. Ora però non si sentiva in
grado di spiegare a Ron il perché e sperava lo facesse lei.
Ginny li guardò esasperata.
Ok non poteva più rimandare, sperò
solo di fare la scelta giusta.
<< Venite di là, vi conviene
sedervi >> Mormorò mentre si avviava verso il salotto, dopo
essersi scambiati uno sguardo stupito i due la seguirono.
Ginny sedeva impettita sulla poltrona
che adorava, mentre suo fratello e il suo fidanzato la guardavano in
attesa che lei iniziasse a parlare. Il problema di Ginny era trovare
le parole adatte per comunicare a quei due una situazione parecchio
ingarbugliata, che suo malgrado aveva scoperto per puro caso quasi
tre anni prima.
<< Hermione e Draco hanno bisogno
di stare soli per chiarire quello che è successo tra loro >>
disse piano senza alzare lo sguardo dalle sue mani intrecciate.
<< Chiarire? >> chiese
Harry stupito.
<< Tra loro? >> gli fece
eco Ron sconvolto.
Hermione, la sua Hermione e Malfoy?
Impossibile. Questo era quello che pensava il rosso. Purtroppo
non sapeva di quanto si sbagliava.
Ginny alzò gli occhi e decise di
concentrarsi su Harry. Lo amava, la rendeva la donna più felice del
mondo e sicuramente avrebbe capito perché aveva coperto l'amica. O
almeno lo sperava.
<< Ricordi la sera che Ron ha
baciato Lavanda? Dopo la partita in sala comune? >> chiese
guardandolo e sperando che capisse.
<< Si Gin. Il nostro sesto anno.
Lo ricordo, ma cosa c'entra? >> disse lui sbigottito.
<< Ricordi cosa avvenne dopo? >>
disse tentando di spronarlo.
<< Hermione corse fuori a
piangere e io la raggiunsi, ma ancora non capisco >> rispose
confuso.
<< Piangeva per me? >>
chiese Ron ma nessuno lo considerò.
<< Poi? >> chiese ancora
Ginny guardandolo intensamente.
<< Poi arrivò Fanny. Silente
voleva vedermi per parlare di Voldemort, dei suoi ricordi. >>
concluse lui inclinando il capo. << Lasciai Hermione in
quell'aula e andai nello studio del preside >>
<< Hermione non rientrò subito
nella torre, anzi non rientrò proprio fino all'alba successiva >>
lo informò lei mentre il ragazzo sollevava entrambe le sopracciglia.
<< Cosa significa che non rientrò
fino al giorno dopo? >> chiese leggermente sconvolto.
<< Quello che ho detto. Non so
cosa avvenne di preciso, questo lo sanno solo loro, ma so che da
quella sera Hermione e Draco iniziarono a vedersi in segreto. >>
disse seria.
<< Come vedersi? >> chiese
Ron al limite del collasso.
<< Sono stati insieme e noi non
lo sapevamo ? >> Chiese invece Harry alterato.
<< All'inizio penso che fosse
solo … beh una cosa fisica, diciamo. Poi però credo che le cose
siano cambiate parecchio. Prima del matrimonio di Bill la trovai a
piangere nel cortile dietro casa. Io sapevo di loro due perché una
volta li avevo visti baciarsi dietro il campo di Quidditch e messa
alle strette Hermione mi aveva confessato che si frequentavano. >>
disse sporgendosi per afferrare la mano del fidanzato seduto di
fronte a lei. Era nervoso, il tremito delle mani ne era la prova. Ma
doveva dirglielo, forse Hermione non avrebbe gradito, ma si era
tenuta quel segreto per troppo tempo.
<< Le chiesi cosa fosse successo
e lei mi disse di avergli dato un ultimatum o lei o Astoria. Malfoy
non aveva risposto e lei se ne era andata. Poi siete partiti e
suppongo non si siano più visti fino al ultima battaglia. >>
concluse guardandolo seria.
La vita di Hermione era affare di
Hermione, tante volte glielo aveva ripetuto in quell'anno in cui lei
era stata lontana, Ginny sperava solo che avesse afferrato il
concetto.
<< Dopo che … quando tutto è
finito, Hermione è scappata via. Non so quanto tempo sia stata via,
ma quando è tornata piangeva. >> mormorò Harry più a se
stesso che agli altri due.
<< Pensi sia andata da lui? >>
Chiese alzando il capo ed incontrando gli occhi che tanto amava, gli
occhi di Ginny Weasley che lo guardavano con dolcezza.
<< Si penso di si >> disse
lei annuendo.
<< Ma aveva baciato me! Stava con
me! Voi … voi credete che sia andata da lui quando stava con me? >>
Chiese Ron sconvolto, aveva assistito con puro sbigottimento al
discorso dei due. Quella consapevolezza però gli lacerò il cuore.
Ginny riportò la sua attenzione sul
fratello. Povero, aveva veramente amato Hermione a modo suo ma non
era mai stato quello giusto, né prima né dopo.
<< Ron ascolta, io non so cosa
sia successo veramente. So che quando Hermione mi parlava di lui i
suoi occhi luccicavano in un modo incredibile. Penso che lo amasse e
forse lo ama ancora. A modo suo ama anche te e forse ci ha anche
provato ad amarti come tu vorresti, ma Ron … lo sai anche tu. Non
funzionava tra voi. Non ha mai funzionato. >> disse lei
accorata.
<< E' rimasta solo un mese, poi
si è volatilizzata, questo non significa provarci Ginny >> le
rispose amareggiato il fratello.
Non voleva indietro Hermione, quello
no. Ora era felicemente fidanzato. Luna era diventata tutto il suo
mondo. La sua stravaganza era il tonico che lo rendeva una persona
migliore. Però l'idea di essere stato usato dalla sua migliore amica
faceva male, parecchio male.
<< Forse se n'è andata anche per
questo >> disse mestamente Harry, non aveva mai veramente
capito perché l'amica se ne era andata così. Lasciando tre misere
righe in cui li informava che andava in Australia a cercare i suoi
genitori. Per un anno intero erano giunte solo due lettere dalla
ragazza. La prima comunicava loro che aveva trovato i genitori, ma
che versavano in pessime condizioni di salute per colpa
dell'incantesimo di memoria che lei stessa gli aveva fatto. La
seconda era di poche settimane prima e comunicava la morte dei
coniugi Granger.
Harry aveva tentato di contattarla più
volte offrendole aiuto e sostengo, ma Hermione non aveva mai risposto
a quelle missive.
I tre rimasero in silenzio avvolti nei
loro pensieri.
POSTO PICCOLO:
Ciao
a tutti! Nuovo delirio della mia mente malata spero che apprezzerete!
Al prossimo fine settimana!
Un bacione Lisa
PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ:
TWILIGTH:
L'Antidoto
'Rincontrarsi' Incredibilmente
Noi
HARRY POTTER:
OLTRE LE APPARENZE
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di J.K.Rowling.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di
lucro.
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Capitolo 2 *** 2 ***
2
(2)
<< Perché sei scappata così? >>
chiese Draco guardandola mentre si infilava dei vestiti puliti,
recuperati da una sacca gettata accanto alla porta.
<< Dovevo farlo. >> fu la
risposta secca della ragazza mentre finiva di allacciarsi la
camicetta.
<< No dannazione no, non dovevi
farlo. Dovevi lasciarmi il tempo di sistemare le cose. >> disse
lui stringendo i pugni.
<< Di sistemare le cose? Draco
hai avuto quasi un anno per sistemare le cose. Tutti quei mesi,
mentre noi cercavamo gli Horcrux, ma non lo hai fatto. Non hai fatto
nulla. Cosa dovevo aspettare ancora? Che tu la sposassi? >>
disse lei arrabbiata a sua volta.
I ricordi di quella notte gli
piombarono addosso.
Harry aveva appena ucciso Voldemort,
Bellatrix giaceva a terra vittima dell'ira e della disperazione di
Molly Weasley e lei aveva solo una cosa in testa. Trovare Draco.
Cominciò a correre verso i sotterranei sperando di vederlo. Era da
quando Tiger era morto nella stanza delle necessità che non lo
vedeva. Sperava solo che fosse vivo, incolume, nascosto da qualche
parte. Prima di imboccare il corridoio che l'avrebbe portata ai
sotterranei lo vide correrle incontro. Era vivo, sembrava in buone
condizioni e correva verso di lei. Quando furono abbastanza vicini
gli si lanciò tra le braccia. Lui vacillò appena afferrandola e
stringendosela al petto. << Sei viva, grazie a Salazar sei
viva. >> disse prima di baciarla con passione sollevandola tra
le braccia. Hermione ricordava le lacrime e la gioia che scorrevano
insieme. Erano insieme, vivi e insieme. Non capì nemmeno come si
trovarono in quel aula, come finirono stesi per terra a fare l'amore.
Tutte le sue sensazioni erano amplificate. Sentiva solo Draco. Il suo
amore per lui. La consapevolezza che tutto era finito, che quello era
il loro nuovo inizio. Quando finalmente ritrovò la voce fu per
dirgli che lo amava. Draco aveva sorriso e aveva ripreso a baciarla.
Poi avevano cominciato a raccontarsi quei mesi lontani, fino a che
lei non gli aveva chiesto di Astoria. Il silenzio di lui era valso
più di mille risposte. Aveva ricominciato a piangere e velocemente
si era vestita e se ne era andata. Tutto era finito prima ancora di
cominciare.
Le mani fredde di lui le strinsero le
spalle, cercando di girarla nella sua direzione ma lei oppose una
strenua resistenza certa che in quel momento tutto il suo dolore era
stampato a chiare lettere sul suo viso.
<< Non potevo. Allora non potevo
rompere il fidanzamento con Astoria. Lo sai tu come lo so io. Era
troppo pericoloso per me in quel momento. >> le disse quando
finalmente riuscì a riportarla di fronte a lui. La ragazza però
voltò il capo, cercando di evitare nuovamente quel contatto.
<< Tu hai baciato Weasley, se
proprio vogliamo dirla tutta. Poco prima di correre da me o sbaglio?
Quella notte, vi ho visti! >> le disse irritato. Quel bacio lo
aveva ferito. Tanto, sicuramente più di quanto amasse ammettere. Lei
lo aveva avvertito l'estate prima. Si sarebbe rifatta una vita visto
che lui era fidanzato con un altra. Però quando l'aveva vista tra le
braccia del rosso il suo cuore aveva gridato di dolore. L'amava
tanto, non aveva mai smesso di amarla. Quello che era cominciato come
un gioco, in un aula come tante, una sera come tante era diventato
l'amore della sua vita. La mente si perse nel ricordo di quella prima
notte insieme.
Da quando il Signore Oscuro gli
aveva affidato il compito di uccidere Albus Silente, la vita di Draco
era diventata una lunga notte senza luna. Il peso del compito lo
schiacciava, la consapevolezza di non poter sbagliare pena la morte
sua e del amata madre gli rendeva impossibile dormire. Le asfissianti
attenzioni di Piton lo irritavano a morte. Così aveva preso
l'abitudine di vagare fino a notte fonda per i silenziosi corridoi di
Hogwarts, senza meta, nel silenzio cercando di tacitare la propria
ansia. Quella sera non era stata diversa dalle altre. Grifondoro
aveva vinto l'ennesima partita di Quidditch, ma per lui quelle erano
solo cose effimere, da ragazzini. Da una porta semi aperta aveva
visto una ragazza piangere, le braccia avvolgevano le sottili gambe e
le spalle erano scosse dai singhiozzi. La massa di riccioli
indomabili l'aveva presto qualificata come la “ So tutto io”
Granger. Divertito dall'idea di svagarsi insultandola l'aveva
raggiunta. Poi tra un insulto e l'altro avevano cominciato a parlare
veramente, per la prima volta in sei anni. Lui non le aveva mai
chiesto perché piangesse e lei non aveva chiesto a lui perché era
in giro a quell'ora. Senza che realmente se ne rendesse conto si era
avvicinato a lei e l'aveva baciata, preso da quell'istinto che lo
aveva condotto a lei tante volte dopo quella notte. Lei lo aveva
guardato sconvolta per un momento. Poi avvicinandosi a sua volta gli
aveva sussurrato “ Fammi dimenticare di tutto, Draco” e così era
stato.
<< Pretendevi ti aspettassi tutta
la vita? >> chiese lei piccata, alzando il mento, sfidandolo
come sempre aveva fatto.
<< Salazar, non mi hai mai dato
modo di spiegarti. Né quella notte, né quel pomeriggio d'estate. Tu
avevi già tratto le tue conclusioni. Eppure dopo la battaglia sei
venuta da me, perché? Per lasciarmi subito dopo? Per sparire nel
nulla per un anno intero? >> le disse esasperato.
<< Sapevi … >> la voce le
tremò per un momento, ma strinse i denti. << Sapevi come la
pensavo. Te l'ho detto chiaramente quel pomeriggio. O io o lei. Non
sono nata per fare l'amante >> disse allacciando le braccia al
petto e scostandosi da lui.
<< Non ti ho mai chiesto di
esserlo. >> disse lui irritato.
<< Mi ci hai costretto >>
gli rispose guardandolo male, mentre lui stringeva i denti e soffiava
aria dal naso. Sempre la solita storia.
<< Non ho mai e ripeto mai amato
Astoria. Il nostro era un fidanzamento deciso a tavolino dalle nostre
famiglie. Dovevo starle vicino, fare la parte del fidanzato
premuroso. Mio padre e il Signore Oscuro volevano questo da me. >>
ripeté ancora una volta quella litania che tante volte le aveva
propinato. Astoria era per lui come il marchio nero, qualcosa a cui
il padre teneva, qualcosa che lui faceva per rispetto del padre.
<< Se mi amavi dovevi lasciarla
>> disse lei puntando i piedi come una bambina. Per un attimo
gli scappò un sorriso, cercò di nasconderlo in ogni modo ben
sapendo che la ragazza non avrebbe gradito. Hermione era così: un
cipiglio da guerriera e degli atteggiamenti da bambina, quanto gli
era mancata. Quanto l’amava.
<< Io ti amo e ho lasciato
Astoria. >> disse alla fine tentando di avvicinarla.
A quelle parole la ragazza alzò gli
occhi inchiodandolo con uno sguardo indagatore. Una tempesta
infuriava dentro di lei. Felicità, amore, consapevolezza. Tutto in
un vortice che la lasciava stordita.
<< Quando? >> chiese
infine, una curiosità stupida, ma non seppe trattenerla.
<< Qualche settimana dopo quella
notte. La morte di Vince e la malattia di mia madre sono stati i
primi pensieri nei giorni successivi alla battaglia. Tu eri avvolta
dalla fama dei giusti. Ho provato ad avvicinarti, ma mi è stato
impedito. Quando finalmente sono riuscito a sapere dov'eri ho
raggiunto la Tana, ma te ne eri andata. >> disse guardandola
seriamente.
Hermione si mosse a disagio ricordava
poco di quei giorni. Le interviste, la gente che gli si accalcava
attorno, il Ministro che mostrava tutti loro come trofei. I salvatori
del mondo magico li chiamavano, ma lei si sentiva solo una ragazza
distrutta. Aveva perso il suo grande amore e stava capendo che per
quanto si impegnasse non avrebbe mai amato Ron. Non come lui voleva e
meritava.
Poi era arrivata quella notizia, quella
consapevolezza che solo una donna ha. Per quanto avesse tentato di
negare i segni erano evidenti ed alla fine ne era arrivata la
conferma.
Distratta da quei pensieri non si
accorse di Draco che ormai le era ad un passo, si riscosse solo
quando le braccia di lui la avvolsero e fu come sentirsi veramente a
casa. Draco era la sua casa anche se ormai non era il solo.
Sospirando si lasciò andare a quel
abbraccio.
<< Dovevo andarmene >>
mormorò flebile, più a se stessa che a lui.
<< No dovevi restare, dovevi
mandare a quel paese il rosso e darci un opportunità, un opportunità
per essere ciò che abbiamo sempre sognato. Noi, insieme, davanti al
mondo intero >> le mormorò lui all'orecchio e lei si lasciò
cullare da quel sussurro.
Tenerla stretta era tutto ciò che
aveva sognato in quel lungo anno. Tutte le volte che si era svegliato
con la consapevolezza che era stato solo un sogno aveva pianto. Lui
la amava. Salazar! Quanto la amava. Come mai aveva creduto possibile,
come mai aveva nemmeno lontanamente immaginato fosse possibile. Ed
ora era lì tra le sue braccia. Dov'era il suo posto.
<< Devo andare >> disse lei
riscuotendolo. Si era già fatto tardi per la ragazza che aveva
capito che quel giorno non sarebbe riuscita a dire altro a Draco.
<< NO … cosa … no. >>
disse lui sconvolto. Non di nuovo, non poteva farlo ancora! La
strinse forte.
<< No Hermione stavolta non vai
da nessuna parte, non senza di me. >> disse accorato.
Lei lo guardò un attimo. Era tornata
per quello. Era tornata per lui. Non era ancora il momento giusto
però, aveva bisogno di tempo, di metabolizzare e poi l’aspettavano.
<< Io devo andare adesso >>
disse scostandosi. << Ma tornerò, devo … andare … davvero.
Tornerò Draco lo giuro. >> gli occhi di lui erano spaventati
ed il suo cuore tremò.
<< No. Non vuoi restare in questa
casa, bene, andremo dove vuoi. Ma io non ti lascio. Non più, non ora
che sei tornata. Non posso Hermione, non posso. Quest'anno lontani,
anzi questi due anni lontani sono stati una tortura. Peggiore di
quelle di Voldemort, credimi. Io non posso perderti, non di nuovo. >>
disse con gli occhi lucidi.
Perché doveva fare sempre così?
Perché arrivava come un uragano nella sua vita e poi scompariva in
un soffio. Era sempre stata così tra loro, ma ora le cose erano
cambiate. Lui era cambiato. Lui la voleva al fianco sempre, di fronte
a chiunque. Aveva perso tutto in quell'anno. Il suo migliore amico,
sua madre, la sua casa. Suo padre era rinchiuso ad Azkaban per chissà
quanti anni.
Hermione era tutto ciò che aveva
ormai, tutto ciò che voleva.
<< Draco no. Non ora almeno. Devo
sistemare … delle cose. Ti dirò tutto, capirai, ma ora ti devi
fidare di me. >> disse lei guardandolo seria.
Doveva uscire da lì. Doveva correre,
aveva perso fin troppo tempo e non poteva approfittare così del buon
cuore di Andromeda. Sapeva che lei non l'avrebbe tradita. Che
l'avrebbe aiutata, ma da quando erano morti i suoi genitori lei aveva
una nuova consapevolezza di se. Era lei che doveva provvedere a tutto
e l'avrebbe fatto.
<< Hermione ti prego >> le
disse Draco con voce rotta.
<< No Draco, sono io che ti
prego. Abbi fiducia in me. >> disse staccandosi da lui che
rimase immobile. Combattuto tra crederle, lasciandola andare e
stringerla forte a sè impedendole di allontanarsi ancora una volta.
Non voleva lasciarla andare. Non così, non dopo che avevano parlato
così poco.
Velocemente la ragazza raccolse la
sacca e guadagnò l'uscita.
<< Hermione >> la richiamò
lui ma era già sparita oltre la porta.
Come un fulmine la ragazza scese la
scala, gettando uno sguardo distratto al salotto vide i suoi amici
riuniti. Immobili e persi nei loro pensieri.
<< Tornerò >> urlò mentre
già si chiudeva alle spalle e si smaterializzava.
Draco che le era corso dietro con
qualche secondo di ritardo, dovuto allo stupore, vide solo i suoi
capelli vorticare mentre la porta si chiudeva.
<< Cosa ha detto? >> chiese
Ginny raggiungendolo.
<< Che tornerà >> rispose
lui fissando ancora la porta chiusa.
POSTO PICCOLO:
Che dire se non GRAZIE!
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto.
Al prossimo fine settimana!
Un bacione Lisa
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di J.K.Rowling.
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Capitolo 3 *** 3 ***
3
(3)
<< Draco >> lo richiamò
dolcemente Ginny posandole una mano sull’avambraccio.
Lui si riscosse e incontrò gli occhi
preoccupati della ragazza.
Era strano ma dopo la “fuga” di
Hermione l’anno prima, Ginevra Molly Weasley era diventa la sua
unica confidente, l’unica che poteva definire amica. Per un attimo
la sua mente tornò al passato.
La morte di Tiger aveva portato un
vuoto nella vita di Draco, non solo per la perdita di quello che da
anni era il suo migliore amico, ma anche perché con essa era come
scomparso anche Goyle.
Tutti ritenevano Vince e Greg
semplicemente i suoi gregari, quanto si erano sbagliati. Si lui amava
primeggiare e soprattutto i primi anni aveva un po’ tiranneggiato
gli amici, ma erano i suoi migliori amici. Avevano passato anni a
dividere la stessa stanza, la stessa vita, gli stessi problemi era
diventato il loro confidente, l’unico a conoscere il loro segreto.
Vince era il più sensibile dei due,
appariva indeciso e perennemente alla mercé di Draco ad occhi
esterni, ma non era così. Draco gli voleva bene, Draco sapeva perché
si sentiva così perennemente inadeguato. Quando era morto una parte
di Draco era morta con lui. Con quell'amico silenzioso che però lo
capiva al primo sguardo. Poi Greg era caduto in una sorta di
catatonia, Draco ci aveva impiegato parecchio a riportarlo nei
sotterranei dopo che la stanza delle necessità era bruciata per via
del Ardemonio e loro erano stati salvati dal trio dei miracoli.
Greg aveva perso il suo grande amore
e non si era più ripreso.
Come se non bastasse tutto questo le
condizioni di salute di Narcissa erano precipitate, costringendola ad
ammettere il male che l’affliggeva. Così Draco si era sentito solo
ed abbandonato. Hermione era irraggiungibile e comunque dopo la sua
fuga non aveva nemmeno idea di dove trovarla. Incredibilmente però
aveva trovato in Ginny una spalla su cui piangere. Ginny sapeva di
lui ed Hermione e questo gli permetteva di aprirsi completamente con
lei.
Non aveva mai capito perché Ginny
fosse stata così disponibile con lui, in fondo era quella che più
di tutti aveva motivi per odiare i Malfoy. Quando si era azzardato a
chiederglielo lei gli aveva semplicemente risposto: << Hermione
ha visto qualcosa di buono in te ed io mi fido di lei. >>
semplice e diretta come era sempre stata.
<< Non lo so Gin >> le
disse abbassando la testa << Non sono quasi riuscito a
realizzare che lei fosse di nuovo qui, che già se ne stava andando.
Cos’ho sbagliato questa volta? Perché sbaglio sempre? >>
disse con voce sempre più flebile mentre affondava il viso nelle
mani.
<< Ha detto che tornerà Draco.
Lo farà, lo sai. Lei non mente mai. >> gli disse mentre gli
passava un braccio dietro la schiena e lo stringeva un po’ a se per
dargli conforto. Sperando vivamente che l’amica tornasse presto.
<< Malfoy? Dov’è andata? >>
chiese Harry raggiungendoli nel ingresso, la faccia di Ginny,
trasmetteva una muta rassegnazione, mentre Draco sembrava distrutto.
Ad Harry non sfuggi come la sua fidanzata tentasse di consolare il
biondo e forse ora ne capiva anche la ragione. Da quando Malfoy era
entrato nelle loro vite, Harry aveva sempre guardato con sospetto
l’amicizia che stava nascendo tra lui e Ginny. La gelosia a volte
lo aveva accecato, portandolo a litigare pesantemente con la
fidanzata, ma ogni volta lei lo aveva rassicurato. Draco era un
amico. Punto. Draco aveva bisogno di qualcuno con cui parlare,
qualcuno che lo ascoltasse ed era quello che Ginevra faceva. Punto e
basta. Il suo amore era Harry e lo sarebbe sempre stato.
Collegando i punti Harry capì anche
che forse quell'amicizia era nata anche a causa della fuga di
Hermione, anzi sicuramente in seguito a quello, visto che la prima
volta che aveva rivisto Malfoy dopo l’ultima battaglia era stato
alla Tana, mentre parlava con Ginny nel cortile dietro casa.
La battaglia era ancora viva nei
suoi ricordi eppure era già passato un mese. Hermione era sparita il
giorno prima, lasciando un semplice biglietto sul tavolo della
cucina. Lui e Ginny avevano passato l’intera serata e parte della
nottata a parlarne, poi lui aveva raggiunto Ron e lo aveva trovato
sveglio che fissava la luna oltre la finestra.
<< Mi ha detto solo” mi
dispiace” poi si è smaterializzata >> disse il rosso che
evidentemente l’aveva sentito arrivare. Harry sospirò. Che le cose
tra i suoi migliori amici non andassero era evidente fin dal primo
giorno. Hermione era distante e si vedeva lontano un kilometro che si
sforzava di apparire felice. Ron continuava ad essere sempre il
solito Ron. L’unica differenza era che ora teneva per mano Hermione
sempre e comunque. Non avrebbe mai funzionato, erano settimane che
tentava con gentilezza di farlo capire all'amico. Quello che scorreva
tra loro non era amore, ma solo profondo affetto.
Si erano addormentati così, persi
nelle loro congetture. La mattina dopo alzandosi aveva gettato un
occhio al cortile ed aveva visto Ginny in vestaglia che parlava con
quello che indubbiamente era Draco Malfoy, senza riflettere aveva
afferrato la bacchetta e si era gettato giù per le scale.
Quando li aveva raggiunti, aveva
notato gli occhi lucidi del Serpeverde e lo sguardo frustrato della
fidanzata.
<< Che diavolo ci fai qui
Malfoy? >> aveva urlato puntandogli la bacchetta addosso.
<< Contemplo la mia disfatta
>> era stato il laconico commento di lui. Ginny aveva iniziato
a piangere ed Harry si era occupato solo di lei a quel punto
ignorando quello che per tutti gli anni di scuola era stato il suo
principale antagonista e che ora sembrava solo la pallida imitazione
del ragazzo che era stato.
<< Non lo so, ha detto solo che
doveva andarsene. Che doveva sistemare delle cose, ma sarebbe
tornata. >> gli rispose Draco, riscuotendosi al suo arrivo.
<< Avete … uhm … chiarito? >>
chiese incerto Harry arrossendo e passandosi nervosamente una mano
tra i capelli. Non l’avrebbe digerita in fretta quella faccenda, ma
al momento voleva solo capire come stesse Hermione.
Draco lo guardò stupito per poi girare
gli occhi verso Ginny il cui totale imbarazzo parlava da solo.
<< Scusa >> mormorò la
ragazza, << Non sapevo come trattenerli >> si giustificò
a disagio.
Lui fece un gesto come per dirle che
non aveva importanza, non gliene fregava nulla di chi sapeva di lui
ed Hermione, anzi lui l’avrebbe gridato al mondo intero.
<< Non lo so. Cioè … abbiamo
parlato un po’, le ho detto che … >> Draco sollevò gli
occhi al cielo, un conto era parlarne con Ginny, ma con lo sfregiato
proprio non ci riusciva. Non riusciva a mostrarsi così debole
davanti a lui. Non che Harry avesse motivi di attaccarlo o deriderlo,
questo no, nei mesi passati aveva anche imparato ad apprezzare
parecchio la sagacia e l’allegria dell'ex rivale. Ciononostante non
riusciva proprio ad ammettere i suoi sentimenti davanti a lui, forse
non li avrebbe ammessi nemmeno di fronte a qualcun'altro. Qualcuno
che non fosse Hermione o al massimo Ginevra.
<< Le hai detto di Astoria? >>
gli venne in aiuto l’amica.
<< Si, si gliel’ho detto. Così
come le ho detto che ero venuto a cercarla alla Tana, ma che sono
arrivato tardi. >> rispose lui ringraziandola mentalmente e
concentrandosi solo su Ginny, così sarebbe stato più facile
parlare.
<< Per un momento mi è sembrato
che tutto si potesse sistemare, ma poi è scappata di nuovo.
Continuava a dire che doveva andare, doveva sistemare delle cose.
Dovevo fermarla Gin, perché non ci sono riuscito? >> le chiese
visibilmente turbato.
La ragazza inclinò il capo studiandolo
per un attimo.
<< Ti ha chiesto di fidarti di
lei, vero? Di lasciarla andare ed avere fiducia in lei e tu l’hai
fatto >> gli disse convinta mentre l’altro annuiva. <<
Come lo sai? >> chiese Draco confuso.
<< Perché lo ha fatto anche con
me. >> disse lei, la mente già lontana, ad un altro momento,
ad un'altra fuga di Hermione.
Quei primi giorni di Giugno erano
particolarmente caldi, la Tana era piena stipata di teste rosse e non
solo. Dopo la morte di Fred, Molly aveva stretto tutti intorno a lei,
come se non volesse perdere nessuno di loro di vista per più di un
minuto. Tutti avevano capito e si erano piegati al suo volere, ma
Ginny si sentiva soffocare, troppa gente, troppo caldo, troppi
ricordi. Negli ultimi giorni lei ed Harry avevano cominciato a
pensare seriamente alla ristrutturazione di Grimmauld Place, a farne
la loro casa. Ad andarsene da tutto quel caos e ritagliarsi un angolo
tutto per loro. A questo pensava mentre camminava a piedi nudi sulla
terra del campo, la sua meta era il piccolo ruscello che scorreva
poco distante dalla Tana. Un po’ di solitudine, un po’ di
refrigerio, questi erano i desideri di Ginny in quel pomeriggio
afoso. Quando aveva raggiunto la riva aveva subito scorto Hermione
con i piedi a bagno e lo sguardo perso al orizzonte. Addio
solitudine, ma il refrigerio poteva ancora averlo e poi era quasi un
occasione rara trovare Hermione senza Ron appiccicato alla sua mano.
Magari era la volta buona che avrebbero parlato un po’. Man mano
che si avvicinava però l’aria triste del amica aveva catturata la
sua totale attenzione.
<< Herm? >> l’aveva
richiamata sedendole al fianco, visto che la ragazza sembrava non
averla minimamente notata.
<< Oh Ginny, perdonami, stavo
pensando >> disse dopo essere leggermente sobbalzata,
rivolgendole un sorriso smagliante che però non gli arrivava agli
occhi.
<< Herm va tutto bene? Mi
sembri… triste >> aveva azzardato Ginny cercando i suoi
occhi.
Hermione le aveva sorriso mestamente
per poi sfregarsi le mani sul viso.
<< Non riesco proprio a
nasconderti nulla, eh? >> aveva detto tentando di sembrare
divertita.
Ginny continuava a fissarla, le cose
andavano male all'amica, parecchio male a giudicare dalla sua faccia
tirata. C’entrava Malfoy? Si quasi sicuramente. Solo lui era capace
di far fare all'umore di Hermione un su e giù tale.
<< Non riesci a dimenticarlo
vero? >> le chiese cauta.
Hermione emise un respiro spezzato,
mentre scuoteva la testa.
<< Non credo potrò mai >>
disse infine, lo sguardo lontano. Il silenzio le avvolse per alcuni
momenti. Poi in lontananza la voce di Ron che le chiamava si fece
udibile. Entrambe voltarono il capo in quella direzione, la prima a
riscuotersi fu Ginny, ma mentre si alzava la presa sicura di Hermione
le ancorò il braccio.
<< Ginny, devi promettermi una
cosa >> le disse guardandola intensamente. Mentre la ragazza la
guardava stupita prima di annuire.
<< Devi fidarti di me … di
quello che farò, ecco, delle mie decisioni. Devi fidarti di me. >>
disse accorata, mentre Ginny tentava di chiederle a cosa si
riferisse.
<< Non posso dirtelo ora Gin,
ma tu fidati di me e se puoi stai vicino a Draco ok? >> le
disse e senza attendere una risposta, si alzò per raggiungere Ron
ormai visibile a poche decine di metri da loro.
Ginny aveva tentato per tutta la
sera di rimanere nuovamente sola con Hermione per parlarle, ma non ve
ne era stata occasione. Il giorno dopo la ragazza se ne era andata.
Da allora Ginny aveva sempre tentato di
tenere fede alla promessa, si era fidata delle scelte di Hermione e
aveva tentato di stare vicina a Draco, come poteva, come amica.
<< Ora che facciamo? >>
chiese Harry guardando gli altri due; che i sentimenti di Malfoy
fossero sinceri era palese, amava Hermione e questo gli sarebbe
bastato almeno per ora.
<< Aspettiamo e continuiamo ad
avere fiducia in lei. >> terminò Ginny prima di avviarsi verso
la cucina. << Andiamo vi faccio un po’ di The >> disse
prima di sparire in cucina.
POSTO PICCOLO:
Ciao!!!
Abbiamo scoperto un altro pezzettino di passato, un'altra fuga di
Hermione e un po' di più sull'amicizia di Draco e Ginny, che
dite? Soddisfatte? Spero di si ;)
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto.
Al prossimo fine settimana!
Un bacione Lisa
PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ:
TWILIGTH:
L'Antidoto
'Rincontrarsi' Incredibilmente
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HARRY POTTER:
OLTRE LE APPARENZE
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di J.K.Rowling.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di
lucro.
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Capitolo 4 *** 4 ***
4
(4)
Ron era rimasto defilato, aveva udito
quanto gli altri avevano detto nell'ingresso, ma aveva preferito non
intervenire. Ora seduto al tavolo di cucina con una tazza di the in
mano si chiedeva cosa ancora ci facesse lì.
Quando Harry, o meglio il suo Patronus,
lo aveva informato del ritorno di Hermione il suo cuore aveva gioito.
Gli era mancata tanto Hermione, il non sapere come stesse o se avesse
bisogno di loro lo aveva annichilito in tutti quei mesi.
Non credeva e nemmeno sperava che la
ragazza fosse tornata per lui, ma era stato felice di saperla a casa,
nuovamente con loro, nuovamente parte della loro vita, come era
sempre stato da quando avevano undici anni.
La loro breve, brevissima relazione era
finita la mattina che Hermione se ne era andata, poche parole sulla
porta di casa. Dove lui l’aveva colta in procinto di andarsene.
Aveva sentito un rumore, o almeno
gli era parso. In più faceva un caldo insopportabile, così Ron
aveva deciso che un bel bicchiere di acqua fresca sarebbe stata la
cosa migliore, prima di rimettersi a dormire. Aveva sceso le scale
scalzo, stropicciandosi gli occhi, convinto di non incontrare nessuno
a quell'ora così insolita del mattino. Invece aveva visto lei.
Vestita di tutto punto e con un borsone in mano pronta a chiudersi la
porta alle spalle.
<< Hermione? >> l’aveva
chiamata stralunato << Hermione dove vai? >> le aveva
chiesto avvicinandosi mentre lei gli aveva restituito solo uno
sguardo spaurito.
<< Ron io .. io devo andare
via >> aveva detto la voce rotta dalle lacrime.
<< Come andare via? Dove vai?
Perché a quest’ora? >> aveva cercato di raccapezzarsi lui.
<< Io … Io ti ho scritto una
lettera, Ron … io >> la ragazza aveva posato la valigia e gli
aveva allungato una busta che lui aveva guardato con orrore.
<< Sono qui, dimmi che c’è
scritto >> l’aveva esortata iniziando ad alterarsi, era
sempre stato facile alla rabbia, soprattutto con Hermione e non ne
capiva nemmeno lui il vero motivo. Forse era perché accanto a lei si
sentiva sempre così fuori luogo, così sbagliato, così inadeguato.
Hermione aveva sospirato e poi si
era stretta le braccia al corpo, quasi abbracciandosi.
<< Ron è finita. Io … io ti
voglio bene, ma sento che questo non è sufficiente, che io non sono
quella giusta per te. Non sono capace di amarti come meriti e ora non
posso nemmeno più farlo. Vado via, Ron. Vado a raggiungere i miei in
Australia, tenterò di riportarli con me. Di ridare loro la memoria.
>> disse senza mai alzare gli occhi dal pavimento.
<< Hermione ma perché? Cioè
capisco la storia dei tuoi, ma perché non possiamo … >> ma
non lo fece finire.
<< Mi dispiace >> disse
semplicemente lei, mentre afferrava il borsone ai suoi piedi ed
usciva per smaterializzarsi.
<< Ron vuoi avvertire Luna? Ti
fermi da noi a cena? >> la voce di sua sorella lo riportò al
presente.
<< No, non resto. Vado da Luna,
credo … è meglio così, si è meglio, cioè ... Se torna Hermione
ditele che la saluto e che se vuole mi farebbe piacere parlarle. Se
rimane, intendo, se … devo parlarle … devo dirle tante cose,
forse … cioè io >> farfugliò in risposta.
Ok, si era ingarbugliato nel suo stesso
pensiero. Non sapeva cosa dirle se mai l’avesse rivista, non voleva
che la ragazza credesse che lui la rivolesse perché non era così,
cioè la rivoleva come amica ma amica e basta poi avrebbero potuto
anche parlare del passato, forse, e del presente e di Luna e di come
lui stesse con Luna, insomma era un gran casino quello che aveva in
testa.
<< Vado da Luna >> disse
infine risoluto, mentre sia Harry che Draco lo guardavano straniti.
Ginny gli sorrise. Almeno con Luna si
sarebbe tranquillizzato, certo era ovvio che volesse parlare con
Herm. Tutti volevano parlare con Hermione. Quella ragazza doveva un
sacco di spiegazioni a tutti. Ma era più che certa che quello che
Ron provava in questo momento per Hermione era solo semplice
amicizia. Forse almeno tra loro tutto sarebbe finalmente funzionato
ora che anche lui aveva trovato la persona giusta.
<< Vai e salutamela, ti terrò
informato sugli sviluppi >> disse sollevandosi sulle punte e
scoccandogli un bacio sulla guancia.
Ron avrebbe aspettato il suo turno per
chiarirsi con Hermione, ma stando con Luna la cosa gli sarebbe
sicuramente pesata meno pensò lei mentre lo guarda dirigersi verso
la porta.
<< Credi che … >> la voce
incerta di Draco la riportò con lo sguardo su di lui e vi lesse un
mare di dubbi, tutti quei dubbi che velatamente in quell'ultimo anno
il ragazzo aveva lasciato affiorare. Quando avevano cominciato a
parlare di Hermione, Malfoy si era dimostrato piuttosto reticente
soprattutto sull'esporle i suoi sentimenti verso la ragazza. Ginny
non lo aveva forzato. Ginny era rimasta in silenzio ed aveva atteso,
lo aveva consigliato quando era stato necessario e scosso quando
riteneva ne avesse bisogno. Ma non lo aveva mai obbligato a dire cose
che non era pronto a dire. Forse era questo quello che Malfoy aveva
apprezzato di più nella loro amicizia. Certo Ginny si era fatta un
po’ violenza all'inizio, non era sua abitudine non insistere o non
dire chiaramente tutto quello che pensava, ma aveva promesso
all'amica di prendersi cura di lui e lo aveva fatto cercando di
mettersi nei panni di Hermione. Hermione non obbligava o spronava
nessuno a parlare, c’era e questo era sempre stato più che
sufficiente per tutti loro, la consapevolezza che li avrebbe
ascoltati comunque, anche quando era palese che mentissero a loro
stessi. Così lei aveva fatto con Draco, in quel modo il ragazzo si
era aperto completamente con lei ed ora, forti di una solida amicizia
Ginny poteva permettersi di essere un po’ più se stessa.
<< Non fare il cretino >>
lo redarguì subito, sotto lo sguardo divertito di Harry. Il suo
fidanzato aveva visto crescere quell'amicizia restandone sempre un
po’ defilato, con la convivenza dei tre anche i due ragazzi avevano
stretto una sorta di legame non ancora definibile amicizia, ma
indubbiamente l’embrione di essa. Forse un giorno sarebbero stati
amici, forse, se Hermione fosse tornata nella loro vita quel giorno
non sarebbe stato così lontano.
<< Si Malfoy non dire stronzate.
Ron ha solo Luna in testa. Vuole vedere Hermione e parlarle, ma come
tutti noi, vuole capire perché se n’è andata cosi. Anche se
comincio a credere che buona parte della colpa della sua fuga sia
tua. >> disse Harry serio, guardandolo fisso.
<< Tu … non capisci. Io …
lei… si probabilmente è colpa mia, ma lei non mi ha mai dato modo
di spiegarmi, di dirle quello che … >> Draco abbassò il capo
sotto il peso della consapevolezza.
Potter aveva ragione era stata colpa
sua, ma non solo, Hermione aveva le sue colpe.
Hermione che non ascoltava mai,
Hermione che tirava sempre le sue conclusioni senza lasciargli il
tempo di spiegarsi, Hermione che correva sempre come un treno senza
dare il tempo a lui di adattarsi, di starle al passo.
Lei era il suo uragano, lei arrivava lo
travolgeva e lo lasciava devastato. Era sempre stato così. Draco si
era sempre sentito un passo indietro a lei. Lei sembrava sempre
sapere le cose, saperle prima, prima di lui, prima di tutti. La sua
mente geniale viaggiava su altri binari rispetto a tutti loro,
portandola sempre un passo avanti, sempre distante.
La mano calda di Ginny gli si posò
sulla spalla, di riflesso la strinse, aggrappandosi a quell'unico
appiglio nella tempesta che sentiva dentro di se.
<< Lo sai che è stato merito
suo, di Hermione, se siamo diventati amici? >> disse Ginny
guardando Harry, Draco sapeva quello che stava per dirgli, glielo
aveva detto lei quasi un anno prima. La prima volta che si erano
parlati nel cortile della Tana, quando lui era andato per riprendersi
Hermione. La mente di Draco tornò a quel giorno.
Avanzava a testa alta sullo sterrato
che portava a quella casa tutta storta e che sembrava star su per non
si sa quale magia. L’incedere di un soldato pronto all'ultima
battaglia e dentro un tumulto tale da richiedergli un certo controllo
per non lasciar trasparire nulla.
Se lo avessero visto probabilmente
lo avrebbero affatturato senza farlo nemmeno avvicinare, ma lei era
lì e lui doveva vederla, parlarle, dirle che finalmente tutto era
sistemato, che finalmente loro potevano amarsi così come sempre
avevano sognato, alla luce del sole. Basta sotterfugi, basta incontri
clandestini, basta doversi nascondere da tutto e tutti. Era la loro
nuova alba.
Eppure il tarlo dell'incertezza gli
rallentava il passo, magari lei lo avrebbe respinto, magari aveva
deciso che la donnola era meglio di lui. Non che ci volesse molto ad
essere meglio di lui, soprattutto in quel periodo, quando tutta la
sua vita cadeva a pezzi e lui stesso faticava a tenersi in piedi.
Hermione però lo aveva amato, aveva detto di amarlo, lei sola, lui
non ne aveva mai avuto il coraggio anche se dentro di lui sapeva di
amarla immensamente, non glielo aveva mai detto. Mai. Ecco perché
era lì in un afosa mattina di metà giugno, sul sentiero della casa
di coloro che aveva più vessato nella sua giovane vita.
Gli era stato insegnato che i
Weasley erano quanto di più deprecabile esistesse nel mondo magico,
erano babbanofili e poveri, cose di cui suo padre li aveva più volte
accusati. Gli era stato insegnato ad odiarli, a disprezzarli, a
deriderli e lui da bravo figlio aveva sempre fatto quanto ci si
aspettava da lui. Poi aveva incontrato Hermione davvero, in
quell'aula quella notte, e tutti quegli insegnamenti avevano perso
importanza, le litanie del padre sembravano solo deliri di fronte
alle sagaci argomentazione della ragazza.
Hermione, così perfetta da non
poter essere ritenuta inferiore a nessuno. Hermione che aveva
stravolto il suo mondo in modo totale, che come un ciclone aveva
spazzato via tutte le sue fondamenta, lasciando solo l’immenso
amore che provava per la ragazza.
Quando la porta si era aperta aveva
spalancato gli occhi aspettandosi di vederla correre verso di lui, ma
appena aveva messo a fuoco la figura che avanzava incerta verso di
lui aveva capito che niente sarebbe andato come si era immaginato.
<< Malfoy >> aveva
sussurrato Ginny Weasley arrivandogli di fronte.
<< Weasley >> aveva
risposto lui imponendosi di evitare nomignoli o insulti vari, era una
nuova vita quella, la vecchia andava lasciata alle spalle.
Lo sguardo di Draco era saettato
oltre le spalle della ragazza in direzione della porta che però
rimaneva inesorabilmente chiusa. Stringendo i denti aveva riportato
gli occhi sulla sua interlocutrice, lo sguardo contrito di lei gli
fece capire che non era stato così bravo a nascondere la delusione.
<< Se n’è andata >>
aveva detto semplicemente la ragazza mentre lui aggrottava le
sopracciglia.
<< Ieri prima del alba. Ha
lasciato un messaggio in cui diceva che avrebbe raggiunto i genitori
in Australia, di non cercarla, ci informerà lei. >> riprese
decisa.
Draco era ancora più atterrito, se
ne era andata di nuovo, questa volta non era nemmeno riuscito a
vederla un ultima volta. Strinse gli occhi e deglutì a vuoto, prima
di girarsi per andarsene. Una piccola mano calda però gli si ancorò
al braccio.
Innervosito le rivolse uno sguardo
gelido. Ginny non si scompose minimamente.
<< Prima di andarsene mi ha
chiesto una cosa >> disse catturando nuovamente l’attenzione
di Draco che la guardò interrogativo.
<< Mi ha chiesto di starti
vicino, di esserti amica insomma >> disse lei imbarazzata,
mentre il sopracciglio biondo di Malfoy scattava verso l’alto.
<< Weasley io non credo che
sia il caso >> aveva detto duro liquidando la faccenda.
La presa di Ginny però si era fatta
più decisa << Io invece credo di si. Io credo di aver perso la
mia migliore amica e che tu abbia appena perso la ragazza che ami,
quindi io CREDO che sia decisamente il caso. Non so se Hermione
tornerà, ma mi ha chiesto di esserti vicina e io lo farò Malfoy, lo
farò per lei, per te, ma anche e soprattutto per me stessa. Non
posso e non voglio perdere la fiducia nell'unica vera amica che ho.
Hermione ha visto qualcosa in te che tutti noi non abbiamo mai scorto
in tutti questi anni. Bene, lo capirò anch’io, e Malfoy? >>
gli disse ghignando appena << Rassegnati la testardaggine non è
tipica solo di Hermione >> concluse decisa, così decisa che a
Draco ricordò tremendamente Hermione, tanto da strappargli un
piccolo sorriso.
Per un attimo si sentì come un
bambino piccolo affidato alle cure della babysitter durante l’assenza
della madre. L’amore di Hermione era così: avvolgente, invadente,
previdente, incurante e tremendamente perfetto.
POSTO PICCOLO:
Ciao!!!
Ormai si è capito i ricordi la fanno da padrone in questa
storia, tutti parlano di lei, tutti pensano a lei, tutti ricordano Lei.
Ma Lei che fine ha fatto?
Lo saprete il prossimo sabato ;)
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto.
Al prossimo fine settimana!
Un bacione Lisa
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Capitolo 5 *** 5 ***
5
(5)
Appena smaterializzata Hermione si
trovò davanti ad una villetta che pur essendo in un villaggio di
soli maghi aveva dei connotati tipicamente babbani, l'influenza di
Ted Tonks era ancora pienamente visibile in quella casa. Hermione
sospirò, forse doveva dirglielo subito, non aveva avuto senso
scappare di nuovo. Però il coraggio le era mancato, Draco l'aveva
stretta e le aveva detto di amarla, per la prima volta. Eppure non ne
aveva avuto il coraggio. Stava diventando una codarda. Ormai sapeva
solo scappare.
Il volto sorridente di Andromeda Black
in Tonks, apparve nel vano della porta, la testa del piccolo Teddy
spuntava da dietro l'ampia gonna della nonna. Teddy camminava da poco
le aveva detto quella mattina Andromeda quando si era presentata alla
sua porta, ma era pieno di vita e buona volontà così si aggirava
traballante sulle gambette paffute rifiutandosi di essere confinato
nel recinto magico che gli aveva fatto da box fin dalla più tenere
età.
<< Già di ritorno? >> le
chiese Andromeda vitale mentre si faceva da parte per lasciarla
passare, nel movimento Teddy perse l'equilibrio già precario e cadde
sul sedere facendo una strana smorfia alla quale le due donne
risposero con una grossa risata. Lui indispettito tentò di
rialzarsi, ma era evidentemente in difficoltà. Hermione sorridendo
si accucciò aiutandolo a rimettersi in piedi.
<< E' cresciuto così tanto >>
disse malinconica mentre scompigliava i capelli del bambino che in
quel momento erano di un biondo così chiaro da sembrare bianco, il
che fece aggrottare le sopracciglia ad Hermione.
<< Sì, vedrai come fanno in
fretta, soprattutto il primo anno >> confermò Andromeda mentre
richiudeva la porta.
Hermione era ancora concentrata sui
capelli del bambino, così Andromeda cogliendo la sua perplessità
ridacchiò. << E' così da quando siete arrivati >> disse
allegra facendole segno di seguirla nel salotto.
<< Probabilmente sente che hanno
un legame, forse ha intuito la loro parentela. >> disse ancora
osservando da sopra la spalla la reazione della ragazza.
Come da copione Hermione si era
immobilizzata in mezzo al corridoio.
Andromeda si girò completamente
mettendo le mani sui fianchi e sollevando un sopracciglio.
<< Mi credi veramente così
ingenua Hermione? So di chi è figlio quel bambino e il tuo mutismo
non fa altro che confermarmelo. La somiglianza è già palese ora che
ha pochi mesi, come pensi di nasconderla negli anni a venire? >>
chiese risoluta.
<< Andromeda … io … >>
tentò la ragazza ancora immobile nell'andito, ma un gesto secco
della padrona di casa la fece desistere, riscuotendosi la raggiunse
in salotto.
Leo era comodamente seduto nel suo
seggiolino al centro del recinto magico che aveva ospitato Teddy a
suo tempo; gorgogliò.
Hermione velocemente gli si avvicinò
prendendolo in braccio e dimenticandosi momentaneamente delle parole
di Andromeda.
Il piccolo istintivamente si trusciò
sul seno della madre che gli sorrise felice.
<< E' stato bravo? >>
chiese riportando lo sguardo sulla strega che la guardava allegra.
<< Tuo figlio è un angelo,
Hermione cara. Strano visto il patrimonio genetico del padre >>
la prese in giro e la ragazza sorrise scuotendo la testa. Poi si
accomodò sulla poltrona indicatagli da Andromeda ed allattò il
figlio.
<< Sei andata da lui? >>
Chiese Andromeda decisa a non lasciare cadere il discorso.
<< Si ma … >> cominciò
la ragazza senza riuscire a terminare la frase.
<< Non glielo hai detto vero? Ah
mi sembra di sentire Ninfadora, beh lei alla fine lo ha fatto ed è
andata bene, cioè Remus era felice, non felicissimo vista la sua
condizione. Però si … >> rispose la strega perdendosi un
attimo nei sui ricordi.
Ad Hermione si velarono gli occhi. <<
Andromeda mi dispiace, non sapevo dove andare, non sapevo a chi
affidarlo. Portarlo da Molly era impensabile. Io non ho più nessuno
e non volevo presentarmi con Leo in braccio alla sua porta. Speravo
di … non lo so cosa speravo in realtà. Non so neanche perché mi è
mancato il coraggio. >> concluse mestamente.
<< Hermione perché non mi
racconti cosa è successo? Con calma senza fretta. Ora metto a letto
questo discolo che deve fare il suo riposino. Poi ci facciamo un the
e parliamo un po'. >> rispose la signora Tonks prima di
prendere in braccio il nipote.
Hermione si perse un po' a guardare il
figlio. Il suo bellissimo bambino. Andromeda aveva ragione, i capelli
di Leo Granger erano esattamente come quelli del padre, anche gli
occhi erano dello stesso grigio. Di Hermione c'era ben poco, forse il
taglio degli occhi o le leggere onde dei capelli. Nulla di così
marcato comunque. Chiunque conoscesse anche solo di sfuggita i Malfoy
ci avrebbe messo poco a collegare il piccolo Leo a quella casata.
Non che questo cambiasse le cose,
Hermione aveva già deciso di dire tutto a Draco.
Quando i suoi genitori erano morti
aveva capito che non poteva negare al figlio un unione così forte
come quella col padre naturale.
Il problema era trovare il modo giusto
per farlo.
Andromeda rientrò nel salotto mentre
Hermione sistemava il piccolo Leo nella culla.
<< Ottimo, dormono tutti. Ora è
il momento di parlare Signorina Granger >> disse con finto
cipiglio, mentre la ragazza annuiva. Forse parlarne le avrebbe fatto
bene.
****
<< Quello che ancora non capisco
è perché se ne è andata così >> disse Harry rigirandosi i
biscotti fatti da Ginny tra le mani. Gli altri due scrollarono la
testa, quello era il cruccio di tutti.
<< Posso capire che fosse
depressa, che con Ron non andasse, che fosse certa di averti perso.
Ma perché allontanarsi anche da me e da Ginny. Io nemmeno sapevo di
voi. Di certo non gliene avrei parlato. Eppure non ha mai risposto
alle mie lettere. Non ha lasciato che la aiutassi, che le stessi
vicino quando ha trovato i suoi in quelle condizioni. Io non capisco
>> disse scrollando il capo sempre più depresso.
Quando Hermione se ne era andata si era
sentito perso. La guerra era finita, era il momento di cominciare
finalmente a vivere le loro vite, senza pericoli, senza angoscia.
Erano liberi.
Senza Hermione però non era la stessa
cosa. Aveva già perso tanto in quella guerra, non credeva che
avrebbe perso anche la sua migliore amica, la sua roccia, colei che
c'era sempre stata per lui.
Ginny lo guardò affranta. Sapeva
quanto l'abbandono di Hermione lo avesse ferito.
<< Harry … la vita di Hermione
… >> tentò di dirgli ancora una volta.
<< E' solo di Hermione, lo so, me
lo hai ripetuto allo sfinimento in questi mesi. La cosa non cambia
però, io non la capisco. >> disse lui guardandola serio, non
voleva arrabbiarsi con lei, ma non sopportava tutta quella
condiscendenza.
<< Harry tutti ci siamo sentiti
abbandonati, ma Hermione è sempre stata giudiziosa. Se ha fatto
questa scelta, l'ha fatta dopo attente riflessioni, di questo sono
sicura. Ora è tornata. Tornerà e ci spiegherà le sue ragioni. Devi
solo avere fiducia. >> disse lei stringendogli le mani.
<< Io ho fiducia in lei. Io …
>> disse sempre più frustrato.
<< Vuoi capire, come tutti noi.
Lo so Potter, lo capisco, ma ripeterlo all'infinito non servirà a
riportarla qui. >> disse Draco scostante. Ormai non ne poteva
più. La voleva lì subito.
<< Ok state calmi. Litigare fra
voi non serve a nulla e sicuramente quando Hermione tornerà. Perché
tornerà e non guardatemi male, non sarà felice di scoprire che
siete di nuovo ai ferri corti. >> affermò convinta Ginny.
<< Io vado di sopra >>
disse Draco scostando la sedia.
<< No tu stai qui e mi spieghi
perché non hai fatto quello che ti ha chiesto visto che è evidente
che la ami. >> disse Harry alzandosi a sua volta, mentre Ginny
prendendoli entrambi per le braccia tentava di rimetterli seduti.
<< Vaffanculo Potter! Cosa cazzo
ne vuoi saper tu di com'era la mia vita quando Voldemort era vivo?
Che cazzo ne vuoi capire di come ci si sente, quando si è divisi tra
ciò che si ama in egual misura? >> Disse Draco sbattendo i
pugni sul tavolo.
<< Amavi Voldemort quanto
Hermione? >> lo canzonò l'altro.
<< No, amavo la mia famiglia
quanto amavo Hermione, Potter. Lo vuoi capire? Mio padre aveva un
sacco di difetti, non ultima la cieca obbedienza ad un pazzo
sanguinario, ma era mio padre e io lo veneravo. Come ogni figlio. Lui
era il mio idolo, il mio esempio, colui che non volevo mai
scontentare. Non mi sembra così difficile da capire. E poi c'era
Hermione, c'era come mi faceva sentire, c'era lei e basta. Due cose
contrapposte e inconciliabili. Io stavo in mezzo. Io non sapevo come
scegliere >> disse infine lasciandosi cadere spossato sulla
sedia alle sue spalle.
<< Ma hai scelto Draco, hai
abbassato la bacchetta davanti a Silente, hai tentato di proteggere
Harry quando li hanno portati a casa tua. >> disse accorata
Ginny stringendogli una mano.
<< Tu come lo sai? >>
chiese Harry piccato.
<< Hermione è stata torturata in
casa sua, davanti ai suoi occhi, questo non te lo hanno detto. >>
disse arrabbiato. Perché Ginny, la sua Ginny difendeva Malfoy e non
lui. Lo sguardo arrabbiato della fidanzata lo fece imbestialire di
più, ma fu Draco ad attirare la sua attenzione in quel momento.
<< Non hai bisogno di
ricordarmelo Potter, quelle immagini mi perseguitano ogni notte. >>
disse il ragazzo con gli occhi lucidi.
<< Perché non sei intervenuto
allora? >> disse Harry sempre più adirato.
<< Perché saremmo morti tutti se
lo avessi fatto. Ho fatto tutto il possibile, lo capisci. Ho finto di
non riconoscerti, mi sono fatto disarmare, ho chiesto a mia madre di
lasciarvi andare, di non combattere come avrebbe dovuto. Ogni cosa
che sono riuscito a fare senza mettere in pericolo la mia famiglia.
>> disse guardandolo duro.
<< Lei è stata torturata >>
insistette Potter.
<< Lei è sopravvissuta! Lo
capisci o no? Lei lo ha capito, perché tu non ci riesci >>
disse esasperato.
<< Lo ha capito? Stai scherzando?
>> rispose Harry incredulo.
<< No. La notte della battaglia.
Quella notte è stata l'ultima volta che siamo stati insieme. Io le
ho chiesto scusa e lei mi ha detto che capiva. Che mi amava. Poi …
>> non finì la frase faceva troppo male. La sua mente però si
perse nel ricordo.
Erano stesi in mezzo ai loro
vestiti, sul quel freddo pavimento della prima stanza che aveva
trovato a tentoni mentre la baciava. Si erano quasi strappati i
vestiti di dosso dalla furia di ritrovarsi, si essere di nuovo un
tutt'uno, di nuovo uniti. Ora la teneva tra le braccia, nel languore
che seguiva sempre al loro amarsi. Le accarezza distrattamente il
braccio e la guardava intensamente. L'amava. Si amavano, lei glielo
aveva detto. La guerra era finita. Potter aveva vinto. Tutto sembrava
così perfetto in quel momento. I ricordi però erano ancora vivi in
lui. Quei ricordi che non lo facevano dormire di notte senza che le
urla della ragazza che amava non tornassero a tormentargli il sonno.
<< Non ti ho protetta. Non sono stato capace di proteggerti >>
disse senza quasi accorgersene. Ma la ragazza capì subito a cosa si
riferiva. << Draco no. Quello che hai fatto, non riconoscere
Harry subito, ci ha dato la possibilità di sopravvivere, di scappare
ancora. Siamo qui ora. È finito tutto bene. Non pensare a … >>
ma lui l'aveva interrotta. << Ti ha torturato davanti a me. Io
non sapevo cosa fare, non potevo intervenire e tu urlavi, soffrivi.
Dio sento ancora le tue urla nelle orecchie. Mi sono sentito così
impotente. Così inutile. Tu soffrivi e io non potevo far altro che
guardare. >> disse la voce incrinata dal nodo che gli
attanagliava la gola.
<< Amore guardami >>
aveva detto lei prendendogli il volto tra le mani. Lui l'aveva
accontentata incapace ormai di rifiutarle qualcosa. Qualsiasi cosa
avesse voluto lui gliela avrebbe data. Perché la amava. L'amava così
tanto che in quei mesi gli era sembrato di non respirare nemmeno
lontano da lei. << Sono qui. Siamo vivi. Siamo insieme. Il
passato è passato. Hai fatto quello che dovevi fare. Mi hai protetta
come potevi. Non sentirti così. Non voglio vederti triste. Mai più.
Io ti amo. Lo capisci questo? Ti amo e voglio solo che tu sia felice.
Quel che è stato è stato. >> lo aveva detto con un sorriso
dolce sul viso prima di baciarlo.
POSTO PICCOLO:
Ciao!!!
Sono di super fretta, scusate. Non so se ho risposto a tutte le
recensioni, se non l'ho fatto lo farò a breve portate
pazienza.
Dunque,
dunque, c'è un nuovo personaggio ^_^ lo avevate capito tutte
ovviamente, ma spero comunque che diate il benvenuto al piccolo Leo!
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto.
Al prossimo fine settimana!
Un bacione Lisa
PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ:
TWILIGTH:
L'Antidoto
'Rincontrarsi' Incredibilmente
Noi
HARRY POTTER:
OLTRE LE APPARENZE
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di J.K.Rowling.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di
lucro.
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Capitolo 6 *** 6 ***
6
(6)
<< Una storia intricata, non c'è
che dire. Però ti ha detto che ti ama, perché hai paura di dirgli
di Leo? Pensi che non lo accetterà? >> chiese Andromeda mentre
si versava una nuova tazza di The.
<< Non lo so perché ho paura.
Davvero non lo so. Pensavo di farcela, ma quando me lo sono trovata
davanti mi sono tremate le gambe. Se non fossi scappata. Se fossi
rimasta alla Tana lui sarebbe venuto a prendermi. Questo continuo a
ripetermi. La paura però non passa. Forse ormai so solo scappare. >>
disse Hermione fissando sconsolata la sua tazza ancora piena.
Raccontare ad Andromeda di loro gli
aveva fatto male e bene al tempo stesso.
Era stato tutto così strano. Era
cominciato con il bisogno di dimenticarsi di tutto. Di cercare un
oblio che Draco era riuscito a darle quella prima sera. Poi piano
piano si erano conosciuti, veramente, andando oltre i pregiudizi, le
distanze, le incomprensioni arrivando infine a scoprirsi del tutto.
Rimanendo solo Hermione e Draco, due ragazzi, cresciuti troppo in
fretta per colpa di una guerra che si erano trovati a combattere. E
Draco ed Hermione si amavano a dispetto di tutto e tutti.
Ricordava ancora la prima volta che
aveva capito che non era più solo una cosa fisica.
Erano nella “loro stanza” quella
che appariva sempre quando si trovavano nella stanza delle necessità.
Una stanza in un certo senso asettica. Senza colori, bianca e
candida. Nessun rosso o verde a ricordargli le loro casate, nessuno
oggetto particolare babbano o magico a ricordargli la loro diversa
origine. Solo quell'enorme letto a baldacchino. La stoffa leggera che
lo ricopriva lo faceva apparire più simile ad una nuvola che a
qualcosa di terreno. Su quella nuvola loro erano solo loro. Si
ritrovavano, si cercavano e in fondo si amavano. Lei era appena
entrata, in anticipo come sempre. Il fatto che in realtà fosse in
perfetto orario non avrebbe impedito a Draco di negare veementemente
il suo ritardo.
Erano gli altri che erano in
anticipo, i Malfoy arrivavano sempre all'orario giusto.
La prima volta che glielo aveva
detto lei gli era letteralmente scoppiata a ride in faccia. Il
broncio di Draco per quella sua evidente mancanza di rispetto era
scomparso non appena lo aveva attirato a se per la cravatta
sussurrandogli che poteva anche crederci, se proprio ci teneva, ma
che in quel momento voleva solo baciarlo. E lui si era lasciato
baciare e l'aveva ricambiata con trasporto. Era ferma al centro della
stanza persa in quei ricordi e nella contemplazione della loro
stanza. << Mi sei mancata terribilmente >> gli aveva
sussurrato lui ad un orecchio mentre la abbracciava da dietro e le
sfiorava il collo con le labbra sottili. Lei aveva sorriso di quei
suoi slanci sempre più frequenti e rigirandosi tra le sue braccia
gli aveva circondato il collo guardandolo con un sorriso malizioso
che aveva imparato da lui. << Se dici queste cose Malfoy
qualcuno potrebbe pensare che tieni veramente a me >> lo aveva
istigato evitando le sue labbra che si erano protese per baciarla. <<
Tu dici Hermione? >> gli aveva risposto lui cercando di nuovo
di baciarla. << Dai quest'impressione Draco >> aveva
risposto prontamente lei inclinando il capo. << Allora sarà
come dici tu, visto che sai sempre tutto >> era stata la sua
replica prima di riuscire finalmente a baciarla e lei si era lasciata
andare a quel bacio e a quella nuova consapevolezza. Si ormai
tenevano l'uno all'altra.
<< Credo che tu sia qui per
smettere di farlo o sbaglio? Sei tornata qui per lui. Per dirgli di
suo figlio. Hai già preso la tua decisione. Non ci sarà mai un
momento giusto o sbagliato per dirglielo Hermione. Mio nipote ha
perso tanto in questo anno. La madre, la casa, gli amici. Io credo
che ritrovare te e conoscere il piccolo Leo lo renderanno felice. Gli
ridarebbe una famiglia. Siete giovani, questo si, ma Leo è qui. È
parte della vostra vita. E comunque vada tu non sei sola ragazza mia,
hai Harry e Ginny, i signori Weasley e diamine hai me e Teddy. Sei
piena di persone che ti voglio bene e adoreranno tuo figlio. Io lo
amo già alla follia. Stai tranquilla. Vai da lui e parlagli. >>
le disse infine Andromeda.
<< Io non posso. Leo ha bisogno
di me, lo devo allattare, io … >> disse svelta la ragazza,
mentre l'altra si accigliava.
<< Hermione basta. Basta scuse.
Leo non si sveglierà per un po' e se proprio temi di non riuscire a
tornare in tempo posso insegnarti come mettere il tuo latte nel
biberon e posso darglielo tranquillamente io. Ho una certa esperienza
con i bambini piccoli, non credi? >> le rispose divertita
Andromeda.
La ragazza era terrorizza, ma la
signora Tonks sapeva che andava solo spronata. Aveva già preso la
sua decisione, doveva solo convincerla a portarla a termine il prima
possibile. Non che le dispiacesse la sua compagnia, ma sapeva meglio
di chiunque altro che una famiglia deve stare insieme. Hermione aveva
già negato a Draco fin troppo di quella famiglia era ora che anche
lui ne facesse parte attivamente. Andromeda era più che certa che il
nipote sarebbe stato felice di sapere del figlio. Si meritava un po'
di felicità anche lui. Lo ricordava rigido e composto davanti alla
tomba della madre. Anche lei era andata al funerale di Narcissa. Lo
aveva guardato da lontano. Con che cuore ci si presenta ad un nipote
che nemmeno si conosce il giorno del funerale di sua madre.?. Harry e
Ginny erano con lui. Molly gli aveva a lungo parlato di quella strana
amicizia che era nata, nessuno sapeva come, tra la sua unica figlia e
l'ultimo dei Malfoy. La prima volta le era parsa preoccupata dalla
cosa, poi piano piano anche in Molly aveva prevalso il senso materno
verso quel ragazzo che aveva perso tutto e tutto insieme.
<< Non credo che sia cattivo.
Ginny non gli sarebbe così amica se lo fosse, poi è sempre così
triste. Chissà quanto ha sofferto. In fondo sono contenta che Harry
lo abbia accolto in casa loro. Penso che sia stato un bel gesto.
Penso che sia una buona cosa per il futuro di tutti >> le aveva
detto una sera Molly mentre la aiutava a riordinare la cucina dopo
una numerosissima cena alla Tana a cui Andromeda aveva partecipato
col piccolo Teddy. Draco non era venuto, nonostante fosse stato
invitato. Ginny aveva detto che non si sentiva bene, ma lo sguardo
stranito di Harry le aveva chiarito che era solo un modo carino di
Ginny per dire che si era rifiutato di andare. Lei quel nipote non lo
conosceva. Aveva voluto bene a Narcissa, era sua sorella, ma quando
lei aveva scelto l'amore alla purezza del sangue anche Narcissa le
aveva voltato le spalle. Ora però era tutto cambiato e Andromeda
mordeva il freno per non precipitarsi dal ragazzo che ormai era la
sola famiglia che gli restava insieme al piccolo Teddy.
<< Lo credo anch'io. Mi
piacerebbe conoscerlo, ma non so come reagirebbe se mi avvicinassi a
lui. >> aveva ammesso Andromeda mentre aiutava Molly la quale
si era girata verso di lei e le aveva sorriso.
<< Non disperare Andromeda,
magari in futuro vi avvicinerete. >> le aveva detto convinta.
E Andromeda ci sperava, sperava di
ritrovarlo quel nipote così lontano e sconosciuto. Magari se tutto
fosse andato come sperava tra i due ragazzi, anche lei avrebbe avuto
la sua occasione per avvicinarlo e finalmente ritrovare la sua
famiglia.
<< Vai da lui Hermione. Vai a
parlare con Draco >> le disse seria.
Hermione parve ancora più spaventata,
gettò un occhiata alla culla di Leo come a cercare in quel bambino
di appena pochi mesi la forza di fare ciò che andava fatto.
Evidentemente la trovò perché quando i suoi occhi incontrarono
nuovamente quelli di Andromeda vi era una nuova determinazione in
essi.
<< Mi spieghi come posso
preparati un biberon, non si sa mai, non vorrei che gli venisse fame
prima del mio ritorno >> disse regalandole un piccolo sorriso.
Ginny stava preparando la cena, la
ragazza era brava quasi quanto la madre con gli incantesimi domestici
in più le piaceva decisamente tanto occuparsi di quella casa, della
sua casa.
Harry e Draco si erano chiusi in un
mutismo ostile, persi ognuno nei propri pensieri e nelle proprie
congetture, entrambi in attesa che qualcosa accadesse.
Qualcosa infatti avvenne il campanello
suonò e tre teste si girarono verso il corridoio che conduceva
all'ingresso. Contemporaneamente si alzarono e si diressero alla
porta. Ginny davanti a tutti.
Hermione gli sorrise imbarazzata dalla
soglia di casa, mentre Ginny si spostava velocemente per farla
entrare. L'attesa era stata anche più breve di quanto la piccola
Weasley si era immaginata, certo era un bene, visto la brutta aria
che tirava tra i due ragazzi che le erano alle spalle.
<< Hermione! Dove sei stata? >>
chiese Harry facendosi avanti più prontamente degli altri due.
<< Dovevo sistemare alcune cose.
>> rispose lei torcendosi le mani. Gli occhi fissi in quelli di
Draco che rigido osservava la scena da qualche passo indietro.
<< Tutto a posto? Ti serve aiuto
per qualcosa? >> chiese nuovamente Harry ansioso di scoprire
cosa stava succedendo.
<< No è tutto sistemato. Ora …
ora devo parlare con voi. >> disse la ragazza a disagio.
Ginny fece presto strada agli altri
verso il salotto. Harry afferrando Hermione per la mano se la
trascinò dietro mentre Draco li seguiva in religioso silenzio.
Almeno esteriormente, dentro era un boato di pensieri. Era tornata.
Tornata subito. Non era scappata. Era lì e Potter la trascinava in
salotto.
Quando si furono tutti seduti
l'attenzione generale fu su Hermione che sembrava sempre più a
disagio. Draco non aveva fiatato. La osservava appoggiato al camino,
a tradire il suo nervosismo solo la mano destra che contraeva senza
quasi rendersene conto. Harry invece era veramente ansioso, glielo
leggeva negli occhi. L'unica che sembrava calma era Ginny. Quell'anno
l'aveva resa più donna, più adulta, questo vedeva Hermione nei suoi
occhi e ancora una volta si pentì di esserseli persi tutti quei
cambiamenti e si chiese mestamente se la sua fuga li avesse in
qualche modo velocizzati.
<< Ecco io … Harry io non so tu
quanto sappia di me e di … Draco, ma devi sapere che noi... ecco
noi abbia avuto una relazione. È iniziata al sesto anno >>
disse la ragazza sentendosi in dovere di fare quella premessa.
<< Ginny ce lo ha detto oggi >>
disse Harry non potendo tradire un po' di delusione, gli aveva
taciuto tanto della sua vita la sua migliore amica.
<< Ah ok >> disse
imbarazzata Hermione, già non l'aveva presa bene, quello che sarebbe
seguito lo avrebbe steso.
<< Dunque c'è una ragione in
realtà perché me ne sono andata così. Una ragione che mi ha spinto
ad allontanarmi. Dovete capire che io vi voglio bene, a tutti voi, ma
quando ho preso quella decisione ho dovuto mettere le mie esigenze
davanti a tutto anche a voi. Io ero confusa, ero triste. Pensavo non
ti avrei rivisto mai più o se lo avessi fatto tu saresti stato
sposato con Astoria. >> disse concentrandosi su Draco. Il quale
non fece apparentemente una piega. Non l'avrebbe interrotta era
venuta a raccontar loro la sua verità e lui voleva conoscerla quella
verità.
<< Io non potevo, non potevo
restare qui, non dopo quello che avevo appena scoperto. Ero troppo
confusa, troppo spaventata. Avevo bisogno di allontanarmi da tutti e
di riflettere. Avevo bisogno dei miei genitori e così ho pensato di
andarli a cercare. Purtroppo come sapete ho potuto fare ben poco per
loro. Una volta giunta là però non avevo il coraggio di tornare.
Avevo paura di ciò che avrei trovato tornando, di cosa avreste detto
di me e di quello che mi stava accadendo. Così ho preferito
procrastinare la partenza. Fino ad ora. Fino a quando ho capito che
dovevo dirvi cos'era accaduto. >> disse con lo sguardo rivolto
al pavimento.
Ginny non riuscì a trattenersi oltre.
La sua amica se ne era andata perché le era accaduto qualcosa,
qualcosa che non aveva voluto dir loro. Qualcosa che l'aveva in
qualche modo sconvolta e spaventata.
<< Cosa … cosa ti è accaduto
Hermione? >> chiese con voce tremante dando così voce agli
interrogativi degli altri due.
Hermione le sorrise, un sorriso dolce,
che sapeva di antico, di confidenza ritrovata e di affetto.
<< Ricordi il giorno prima che
partissi Gin? Ricordi quando mi hai trovata al ruscello? >>
chiese mentre l'altra annuiva, quel giorno era stampato a fuoco nella
memoria di Ginevra, quel giorno aveva in qualche modo cambiato la sua
vita.
<< Ero al ruscello per pensare.
Pensare e assorbire quanto avevo appena appreso. Decidere cosa fare.
Cosa fare di me e del bambino che nasceva dentro di me. >>
disse congelandoli tutti sul posto. Per un attimo la sua mente tornò
a quel pomeriggio di giugno di un anno prima.
Ron si era addormentato sul divano,
dopo aver ingurgitato tanto di quel cibo da fare concorrenza ad un
esercito e finalmente lei poteva concedersi un momento di solitudine.
Da giorni un dubbio la assillava, aveva fatto ricerche e trovato in
un libro di Molly quello che le serviva. Facendo attenzione a non
svegliare Ron o attirare l'attenzione degli altri occupanti della
casa, salì al piano superiore e si rinchiuse nel bagno. Seduta sulla
vasca cercò di racimolare tutto il coraggio che le serviva per
eseguire quell'incantesimo. Quell'incantesimo che le avrebbe cambiato
in modo drastico l'esistenza. Dopo alcuni momenti decise che non
poteva aspettare. Meglio sapere si ripeteva come un mantra. A bassa
voce pronunciò l'incantesimo sperando di non commettere errori.
Pochi istanti dopo una piccola pergamena le apparve davanti agli
occhi. “GRAVIDANZA IN ATTO. DATA DEL CONCEPIMENTO 2 MAGGIO”
riportava il piccolo foglio e la sua vita cambiò.
POSTO PICCOLO:
Ciao!!!
Partiamo dalla fine, dubito che mamma Row abbia creato un incantesimo
che fa da test di gravidanza, ma visto che ce lo abbiamo noi babbani
perché no? Per chi non lo avesse notato, sarete pochissime lo so
ma meglio puntualizzare, la data del concepimento coincide con l'ultima
battaglia o almeno con la data che ho trovato io ;)
Hermione ha vuotato il sacco sul piccolo Leo! Non tutto, ma almeno ora sanno della sua esistenza.
Il prossimo capitolo (che sarà anche l'ultimo) ci saranno le reazione dei tre.
Vi
dico l'ultimissima cosa: non ci saranno seguiti, spin off o missing
moment. Non sono nelle mie corde. Io una storia la penso in un certo
modo e così la scrivo, con il suo inizio e la sua fine. Mi
spiace ma questa finirà il prossimo capitolo, se vi è
piaciuta fin ora spero che vi piaccia anche la conclusione, ammetto di
essere piuttosto debole negli epiloghi e vi confesso che mi mandano
ogni volta in crisi. Qui in particolare non ci sarà epilogo, la
storia finirà e basta.
Dopo
questo sproloquio degno di un comizio, vi lascio e vi abbraccio tutte
una ad una ringraziandovi per avermi sopportata fin qui.
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto.
Al prossimo fine settimana!
Un bacione Lisa
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Capitolo 7 *** 7 ***
7
(7)
<< Cosa? >>
chiesero all'unisono Harry e Draco.
Hermione con gli occhi lucidi tornò
al presente sorridendogli mestamente.
<< Ero incinta. Avevo fatto un
incantesimo per accertarmene. Il mio bambino era stato concepito la
notte della battaglia. Non che avessi dubbi. Non c'era stato nessun
altro dopo di te. Non c'è mai stato nessun altro oltre te >>
disse fissando Draco negli occhi.
Draco sgranò gli occhi. Incinta. Di
lui. Di un bambino suo. Suo figlio. Non sapeva che fare cosa dire,
non sapeva nemmeno più il suo nome in quel momento.
<< Bambino … nostro. Mio e tuo.
Nostro. >> tentò di articolare con ben poco successo mentre
Hermione ormai in lacrime annuiva.
Senza rendersene conto le si gettò ai
piedi e l'abbraccio mentre lei piangendo lo stringeva.
Glielo aveva detto. Era riuscita a
dirglielo e lui non aveva urlato, non era inorridito, non era
scappato. L'aveva abbracciata, in modo goffo e la stringeva forte.
<< Un bambino nostro >>
continuava a mormorare col volto affondato nel suo ventre.
Harry era rimasto di sasso. Hermione
era scappata perché era incinta, incinta di Malfoy peraltro.
L'unica razionale come sempre rimaneva
Ginny, che nonostante stesse a sua volta piangendo, non riuscì
nuovamente a trattenersi.
<< Ma il bambino? Hermione dov'è?
Com'è? Quando è nato? È un maschio o una femmina? >> disse
frenetica.
Hermione si scostò leggermente da
Draco, che rinsavito dalle domande dell'amica, la guardava ansioso.
<< E' un maschio, è nato il 4
febbraio. Sano e forte. Pesava circa tre chili e mezzo. L'ho chiamato
Leo >> disse asciugandosi le lacrime, parlare di suo figlio la
rendeva sempre immensamente felice.
<< Ora è con Andromeda e Teddy.
L'ho lasciato da lei mentre venivo a parlare con voi. >> disse
all'amica.
<< Leo? >> sussurrò Draco
guardandola con gli occhi lucidi. Aveva un figlio di pochi mesi. Che
stava bene, che era nato e cresciuto senza che lui lo sapesse, ma al
momento poteva sorvolare sulla cosa tanta era la felicità.
<< Sì ho pensato di continuare
la tradizione dei Black dandogli però un tocco di Grifondoro >>
disse lei sorridente e facendo ridere Ginny.
<< Hermione perché non mi hai
detto nulla? >> quella domanda inaspettatamente venne da Harry.
La ragazza riportò lo sguardo in
quello sgomento del suo migliore amico. Era quella la reazione che
temeva. Il rifiuto.
<< Harry io... avevo paura. Non
sapevo cosa avreste detto, cosa avreste pensato. In quel momento
volevo solo mia madre. Scusami, ma non sono riuscita a dirtelo. Non
l'ho detto a nessuno. Sono scappata con il mio segreto. >>
disse mogia.
<< Io ti avrei capito, io avrei
potuto aiutarti, io … >> disse Harry affranto.
<< Harry lo so, ora forse mi
comporterei in maniera diversa. In quel momento ero solo spaventata a
morte. Non sapevo cosa fare. >> disse lei sperando che la
capisse.
<< Avresti dovuto dirlo. Se non a
me, almeno a loro. >> convenne Draco, mentre lei lo guardava e
ricominciava a piangere. << Hai fatto la scelta più difficile
e l'hai fatta da sola, come sempre. >> disse il ragazzo
scuotendo la testa.
<< Tu stavi ancora con Astoria,
cosa avrei dovuto fare? Venire da te e dirti: guarda scusa ma
evidentemente abbiamo commesso un errore, stai per avere un figlio da
me? Draco ragiona, come potevo farlo? >> disse piangendo.
<< No, diamine no. Io non stavo
con Astoria. Io volevo te, ho sempre voluto te. Non mi hai mai
lasciato il tempo di fare le cose. Non mi hai mai lascito i miei
tempi. Non sai aspettare i tempi degli altri Hermione. Tu decidi per
tutti. Sempre. >> la redarguì Draco, non voleva arrabbiarsi,
non ora e non con lei. Ma quella era stata l'ennesima goccia. Lei
andava sempre troppo veloce. Non si fermava mai un momento. Gli aveva
negato la gioia di veder crescere quel figlio nella sua pancia, la
gioia di essere lì nel momento in cui veniva al mondo. Tutto perché
non aveva avuto la pazienza di lasciargli fare le cose a suo modo.
<< Io … io >> Hermione
non sapeva più cosa dire, si sentiva in colpa, per tutto.
<< Ha ragione Malfoy Herm. Hai
sbagliato. >> disse seriamente Harry.
<< Finitela. Ha sbagliato ok,
succede a tutti. Forse lei ha fatto uno sbaglio un po' più grave, ma
era sconvolta lo volete capire o no? Incinta a diciott'anni di un
ragazzo che credi che nemmeno ti voglia. Fate presto ad accusarla
voi. Voi non sapete come si è sentita. >> disse Ginny correndo
ad abbracciarla e scansando di mala grazia Draco.
<< Adesso è qui. Sono qui.
Questo è importate. Ha vinto le sue paure, ha messo al mondo un
figlio senza l'aiuto di nessuno. Fossi in voi gioirei non le farei il
terzo grado. >> continuò Ginny guardandoli male. << Ora
sta a voi scegliere cosa fare. Accettare e perdonare o continuare a
recriminare su scelte passate. Io voglio conoscere il mio nipotino.
>> disse entusiasta guardando Hermione che le sorrise grata.
Per poi tornare a guardare Draco.
<< D – Draco sono tornata
perché ho capito di aver sbagliato. Non potevo negare a te e a Leo
la possibilità di conoscervi. Io … se tu non vuoi più me lo
capisco, ma vorrei che conoscessi tuo figlio. Lui non deve pagare per
i miei errori, lo ha già fatto fin troppo >> disse seria
guardandolo fisso negli occhi.
Draco era arrabbiato, sconvolto,
felice, impaziente. Era tante cose tutte insieme. Ci mise un po' ad
assimilare le sue parole. Hermione però decise che aveva ragione,
che doveva lasciargli facoltà di decidere, che doveva rispettare i
suoi tempi cosa che forse non aveva mai fatto.
<< Non devi decidere ora se non
te la senti. Prenditi tutto il tempo che vuoi, io sono tornata per
restare. >> gli disse alzandosi. << Lo stesso vale anche
per te Harry. >> disse guardando finalmente l'amico.
Ginny si alzò con lei e stessa cosa
fece Harry.
Draco ancora inginocchiato nel mezzo
del salotto tentava di capire cosa doveva fare, cosa voleva fare.
Nessuno si mosse per alcuni momenti,
poi Hermione decise che era ora di tornare da suo figlio, loro
sapevano dov'era se avessero voluto l'avrebbero raggiunta.
<< Ora io vado da Leo >>
disse avviandosi alla porta, prontamente seguita da Gin e Harry che
esclamarono insieme << Veniamo con te. >> mentre Draco
era ancora immobile.
Suo figlio, Salazar, l'unica donna che
avesse mai amato gli aveva dato un figlio. Ancora non riusciva a
capacitarsi della cosa. Aveva diciannove anni ed un figlio. Leo.
Chissà com'era, a chi assomigliava. L'idea di quel piccolo bambino,
nato dall'amore che provava per Hermione lo riscosse. Lui voleva quel
bambino, voleva il bambino e voleva Hermione, voleva che fossero una
famiglia.
Una famiglia felice, come forse non lo
era stata nemmeno la sua, troppo chiusa in pregiudizi ed etichetta.
<< Hermione aspetta >>
disse con filo di voce, ma ben udibile nel silenzio della casa.
La ragazza si immobilizzò a pochi
passi dalla porta. Terrorizzata da quanto stava per udire.
<< Aspetta un attimo, ti prego >>
disse Draco a voce più alta alzandosi finalmente in piedi.
Hermione non si muoveva, così Ginny la
spinse letteralmente verso il salotto premurandosi di trattenere
Harry oltre la soglia.
La ragazza titubante avanzò di un
passo verso di lui, gli occhi bassi, le mani che nervosamente si
intrecciavano tra loro.
<< Hai detto … > la voce non
ne voleva sapere di uscire, tanto era lo sconvolgimento che provava
Draco in quel momento. Si schiarì la gola. << Hai detto che
sei tornata perché io conoscessi … il bambino. Leo. Nostro figlio.
>> disse deglutendo a vuoto, era ancora abbastanza stordito.
Hermione annuì decidendo finalmente di
guardarlo.
<< Questo significa che … che
tu non vuoi più me? >> chiese a disagio ed Hermione ricominciò
a piangere.
Scuotendo la testa per liberarsi delle
lacrime provò a parlare, anche se era tremendamente difficile in
quel momento.
<< Io ti amo. Non ho mai smesso
di amarti, mai. So che quello che ho fatto può aver cambiato i tuoi
sentimenti nei miei confronti e sono pronta a rispettare ogni tua
decisione. >> disse con la voce rotta dal pianto.
A Draco bastarono solo pochi passi per
raggiungerla e stringerla tra le braccia.
<< Ti amo >> le disse
cercando le sue labbra, << Ti amo, sono arrabbiato per quello
che mi hai fatto, che ci hai fatto, ma ti amo. Nulla cambierà mai
quello che provo per te. Nulla. >> disse prima di baciarla con
nuova passione. Erano di nuovo loro, di nuovo insieme e ora sarebbero
stati una famiglia.
Quando si staccarono piangevano
entrambi, si sorrisero stretti l'uno tra le braccia dell'altro.
<< Voglio vederlo, voglio
conoscerlo. Voglio … Hermione voglio sposarti. Voglio che
diventiamo una vera famiglia. >> le disse commosso.
<< Se rimaniamo insieme saremo
una famiglia >>* disse lei con le lacrime agli occhi e la voce
piena di felicità.
*Piccolo omaggio a Jovanotti ed a una
delle più belle canzoni che a scritto o almeno io la penso così ^^
POSTO PICCOLO:
Ciao!!!
è finita anche questa storia e anche stavolta finisce
così, lasciando alla vostra fantasia il futuro di questa nuova
famiglia.
Scusate
se non ho risposto alle recensioni, lo farò nei prossimi giorni,
purtroppo ho avuto una settimana di fuoco e anche questo aggiornamento
è al volo, ma era l'ultimo e ve lo dovevo.
Grazie a tutti quelli che hanno commentato e che hanno letto.
Grazie di cuore!
Un bacione Lisa
PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ:
TWILIGTH:
L'Antidoto
'Rincontrarsi' Incredibilmente
Noi
HARRY POTTER:
OLTRE LE APPARENZE
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di J.K.Rowling.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di
lucro.
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