Expect the Unexpected is Smarter than Trust in Possible Things.

di JMG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Life is sweet like a peach jam sandwich. ***
Capitolo 2: *** Act 1. Chapter one, part one : When Peaches fall from trees, to the City of Angels ***
Capitolo 3: *** Act 1. Chapter one, part two : When Peaches fall from trees, to the City of Angels ***
Capitolo 4: *** Act 1. Chapter two: The Arrive of the Prince and the Mussel ***
Capitolo 5: *** Act 1. Chapter three, part one: Virgin Love Makes Bad Attitude ***
Capitolo 6: *** Act 1. Chapter three, part two: Virgin Love Makes Bad Attitude ***
Capitolo 7: *** Act 1. Chapter four: Nevermind What You Wanna Dream ***
Capitolo 8: *** Act 2. Chapter five, part one : Funfair, Funlies and pretty fright. ***
Capitolo 9: *** Act 2 Chapter five, part two: Funfair, Funlies and pretty fright. ***
Capitolo 10: *** Act 2. Chapter Six: If you’re scared of Love, it will never show itself to you. ***
Capitolo 11: *** Act 2. Chapter seven part one : Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash ***
Capitolo 12: *** Act 2. Chapter Seven, Part Two: Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash ***
Capitolo 13: *** Act 2. Chapter Eight: G.A.B.E. is on, bitches! ***
Capitolo 14: *** Act 2.Chapter Nine : What I did for a glass of Milk. ***
Capitolo 15: *** Act 2. Chapter Ten: Virginity Killed itself on a Nightmare -Months after Christmas- ***
Capitolo 16: *** Act 2. Chapter Eleven: Sometimes a broken Brain leads to Broken Bones ***
Capitolo 17: *** Act 2. Chapter Twelve, part one: We could live like Jack and Sally if you care ***
Capitolo 18: *** Chapter Twelve part two : We could live like Jack and Sally, If you care it. ***
Capitolo 19: *** Act 2. Chapter Thirteen: Peaches in Panic! The Tour is Starting. ***
Capitolo 20: *** Act 3. Chapter Fourteen: Love is not like anything, except a tour of your heart that someday might end ***
Capitolo 21: *** Act 3. Chapter Fifteen, part one: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. ***
Capitolo 22: *** Act 3. Chapter Fifteen, part two: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. ***
Capitolo 23: *** Act 3. Chapter Sixteen, part one: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. ***
Capitolo 24: *** Act 3. Chapter Sixteen, part two: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. ***
Capitolo 25: *** Act 3. Special Chapter: Pretty sure that you’re probably kidding me. ***
Capitolo 26: *** Act 4. Chapter Seventeen, part one: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. ***
Capitolo 27: *** Act 4. Chapter Seventeen, part two: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. ***
Capitolo 28: *** . Act 4. Chapter Eighteen, part one: London Bridge is falling down with my certainties. ***
Capitolo 29: *** Act 4. Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my certainties. ***



Capitolo 1
*** Prologo: Life is sweet like a peach jam sandwich. ***


bananissima

Premessa:

Questa è una ff a quattro mani ‘terminata’ (mancano gli ultimi capitoli) di circa 66 capitoli.

Se  vi state chiedendo il motivo per cui lo sottolineiamo è solo per enfatizzare il fatto che intendiamo aggiornare costantemente  un paio di volte la settimana ( sempre di Lunedì e di Giovedì, in via del tutto eccezionale in questa prima settimana, in cui postiamo oggi e Sabato.).

La storia si snoda su due diversi piani temporali: passato e presente. Abbiamo segnalato nel prologo le parti in corsivo, rappresentative del presente, ma intendiamo fornire sempre delle pseudo date approssimative, capiamo che non sarebbe facile seguirci se no xD tanti salti)

I personaggi sono prevalentemente: I Panic at the Disco (che entrano nella narrazione a partire dal terzo capitolo, diventando in assoluto i protagonisti insieme alla nostra band inventata) e in particolare si parla di Ryan Ross e Brendon Urie, Gabe Saporta (che arriverà nel capitolo otto) , William Beckett (Gabilliam inclusa), Pete Wentz (Da subito) e Patrick Stump. Sono incluse tutte le band della DecayDance in quanto questa FF è un escursus di tutta la storia dei Panic at the Disco e della stessa casa discografica dal 2006 ad oggi (date dei tour esatte comprese, si, siamo pazze e non abbiamo un c***o da fare xD). Abbiamo effettuato riadattamenti in alcuni casi, come notizie poco chiare.

Detto questo spero apprezziate la band che abbiamo partorito sulla base di una band realmente esistente (di Jess per la precisione), che tra l’altro ringraziamo per averci passato il copiright sulle loro cazzate. Abbiamo cercato di essere realistiche.

Per agevolarvi la lettura delle due protagoniste del racconto, ecco un paio di foto:

-      May McLean

-      Jilliahn Bayler 

Buona lettura :D

Jessy e Miky.

 

 

 

 

Jill Pov – Chemical Lady

May Pov – Heven Elphas

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

 

 

Prologo: Life is sweet like a peach jam sandwich.

 

 

Jill Pov.

17 dicembre 2010 (Presente)

 

Lo shock mi paralizza.
È un incubo, non può essere vero… cioè…
-Jilliahn - Un singhiozzo le rompe la voce mentre mi chiama –Ora devo chiamare i suoi genitori… come posso dirgli per telefono che loro figlio è morto?? Come??-
Non posso crederci “Io…. Io…”

Non  riesco a formulare una frase di senso compiuto.

Non posso darle conforto in alcun modo.
-Potresti avvisare tu gli altri? Io non ce la faccio è troppo per me…-
“Stai con vostro figlio… avviso io gli altri, dirò a Gabe di spargere la voce…” riesco finalmente a mormorare, riscuotendomi.
-Grazie Jill…- un altro singhiozzo più forte, mi sembra quasi di vederla raggomitolata su se stessa sul divano, in preda al dolore più forte di tutti.
Aver perso la persona amata.
“Mi dispiace di non poter essere lì ora e…” La chiamata cade. Così come il mio cuore sprofonda nel mio petto lasciando un vuoto nel punto in cui si trovava prima.
Ma devo agire, devo chiamare Gabe… devo fare qualcosa…
Perché se mi fermo a pensare allora no,non riuscirò più a reagire.
Ma dove cazzo è il mio cellulare?? Era qui prima, dove l’ho messo? Cercarlo ma non trovarlo mi fa arrabbiare moltissimo, così mi lascio cadere a sedere sul divano, chinandomi un po’ in avanti e commettendo così un errore madornale.
Mi fermo, penso.
E qualcosa si rompe dentro di me.
Dicono che il dolore ha tre fasi distinte… il rifiuto, la crisi e poi l’accettazione… io sono nel pieno della prima perché no, dai, non può essere vero… deve esserci stato un errore… non può essere davvero morto… è assurdo…
Sento una chiave girare nella toppa della porta d’ingresso e riesco a mala pena a realizzare che è mio marito che è tornato prima. Sono decisamente spiazzata, così tanto che non sto capendo nemmeno dove sono con precisione….
Lui entra in sala appoggiando la valigia nell’ingresso e rimane sorpreso nel vedermi così, sul divano con le mani tra i capelli con nemmeno la forza sufficiente per alzare la testa e fargli un sorriso. Da quanto non lo vedo? Cinque giorni?

Avvolte mi sembrano troppi…. Avvolte troppo pochi.

“Jill…” si siede cauto accanto a me “Cosa succede? Non ti senti bene? Kylian è ancora da mia sorella?”
Io alzo il capo di scatto esclamando un debole ‘damn’ contro me stessa. Mi sono dimenticata di mio figlio, non lo sono andata a prendere. Che razza di pessima madre sono?
“Io… io mi sono dimenticata e poi…” Sposto il mio sguardo dentro ai suoi occhi nocciola colmi di preoccupazione. Chissà cosa ha pensato trovandomi in questo stato pietoso… Mi passa un braccio attorno alle spalle, mentre appoggia delicatamente la sua fronte alla mia e avvolta da questo calore amato arrivo alla seconda fase in un batter d’occhi.
La crisi.
Scoppio in un pianto disperato, buttandogli le braccia al collo mentre lui mi stringe forse a se “Ma cosa è successo?” mi domanda agitato mentre io mi porto una mano alla bocca per cercare di frenare almeno un po’ i singhiozzi, o non sarò in grado di rispondergli.
Mi stacco appena da lui, che mi prende la mani fra le sue guardandomi implorante di parlargli ma io non so davvero cosa dire, tutto è così confuso… tutto è così… così distante come se non fossi io a viverlo.
“Lui è… morto…” Non ci riesco, davvero non ce la faccio a parlare…
Guardo mio marito sbiancare e perdere un attimo la lucidità iniziando a balbettare qualcosa riguardo a nostro figlio ma io scuoto violentamente il capo.
“No! Kylian sta bene non è lui che è morto…” dico respirando affannosamente, al meglio visti i singhiozzi che mi scuotono così violentemente ma farmi male al petto.
Lo guardo rilassarsi un attimo prima di stringermi di nuovo in un abbraccio caldo che però fatica a calmarmi “Respira… e poi raccontami tutto…”
Non so nemmeno da che parte iniziare… posso solo stringere convulsamente la tua camicia versare tutte la lacrime fino a rischiare la disidratazione… Fa così male che sembra che sia io a dover morire…
E voglio riavvolgere il nastro di questo film malinconico chiamato vita.
Voglio tornare all’inizio, quando ero solo una ragazza di montagna come molte altre…

 

 

 

Gennaio 2006 (Passato)

 

Evansville, Wyoming, non è mai stata una meta turisticamente ambita, ne tanto meno conosciuta al resto d’America, figurarsi al mondo intero.
Noi vivevamo nella parte dello stato caratterizzata dalle belle montagne verdi che si vedono nei Segreti di Brokeback Montain. Bella roba nei film che però si rivela uno schifo nella vita reale in quanto le notizie e i film al cinema arrivavano con notevole ritardo da noi…
Avevo da poco iniziato l’ultimo anno di scuola superiore quando decisi di dare una svolta alla mia vita e quella dei ragazzi che componevano la mia band. Quattro per la precisione, eravamo due ragazze e tre ragazzi.
Tornando un attimo a quello schifo di location, io sono cresciuta all’interno di una famiglia abbastanza sana, ne troppo permissiva ne troppo l’estremo… figlia più piccola, ero anche fin troppo viziata e coccolata.
Se questa fosse una biografia dovrei iniziare col dire che sono nata il 22 gennaio 1989 in una fredda notte d’inverno… ma questa non è propriamente una biografia… a dire il vero non so che cazzo sia… non è nemmeno una cosa patetica alla ‘caro diario…’, potrebbero tranquillamente essere le mie memorie… o ricordare il passato per non pensare a quanto faccia male il presente… a questo ci arriverò poi!
Mi piace pensare che a soli diciassette anni non capivo davvero un cazzo perché stavo male per il ragazzo che mi piaceva e che non mi guardava nemmeno in faccia, perché a scuola andavo male e perché la mia band aveva davvero talento ma nessuno si degnava di darci una possibilità…
“Hai mandato la demo a Pete Wentz?”
Alzai gli occhi dal mio frappè scontrandoli con quelli di Simon, il mio migliore amico e il mio chitarrista. Feci spallucce “Tanto non ci calcola nemmeno uno così… figurati se si può interessare a una band sfigata come i Killer Peaches”
Gwen, altra mia migliore amica e ultima componente del meraviglioso trio, mi diede una pacca in testa “Perché parti negativa?” chiese mentre i capelli mossi le andavano davanti al viso.
“Al massimo ci snobba” concluse Simon con un’alzatina di spalle.
Quella sera stessa mandai un paio di mp3 e un paio di video delle nostre performance alla casella postale del bassista dei FOB presso la sua casa discografica lasciandogli la mia email e sapevo che si, era una mossa a vuoto. Aveva di certo band migliori a cui badare che un branco di ragazzini, in gran parte minorenni.
La maggior parte della mia vita in quel periodo ruotava attorno alla saletta prove, una stanza di otto metri quadrati polverosa sistemata sotto all’ossario di una chiesa. Era nostra 24 ore al giorno eccetto quando doveva essere recitata la messa o altri riti. Ci cacciarono più di una volta per aver interrotto un funerale, a dire il vero….
Li mangiavo, avvolte ci dormivo, incidevo, scrivevo i pezzi… e suonavamo.

E non avevamo nemmeno il riscaldamento in inverno….

Sapete quanta neve cade in Wyoming? Un sacco.
Come dicevo poco fa, eravamo una band abbastanza numerosa, ben cinque persone. Simon era un po’ il mio punto di riferimento visto che avevamo iniziato a suonare assieme e era l’unico componente della prima formazione ad essere sopravvissuto alla diaspora.
I capelli biondi, gli occhi azzurri… potevamo essere fratelli a dire il vero.
Era il dio indiscusso della chitarra nonostante avesse sedici anni era davvero eccezionale…
Phill era la persona più pallosa mai vista, in quanto la sua etica morale era anche troppo pesante. Ma viveva con il paraocchi, giudicando a manetta tutto e tutti senza dare la possibilità di replica a nessuno e intestardendosi come un mulo. Ma era un buon chitarrista, e un amico fidato. Di solito lui era già in saletta da un po’ al mio arrivo, essendo di solito puntuale e io no. Nessuno di noi era puntuale eccetto lui, per farla breve.
Io e Simon arrivavamo sistemando gli strumenti e spalmandoci sulle due poltroncine rosse della saletta aspettando il nostro batterista, Dam, che entrava con un viso cupo e un paio di bestemmie sulle labbra sottili, di solito deformate da qualche smorfia infastidita. Dam era particolare, era l’uomo-sopprammobile. Parlava pochissimo, il giusto, e tendeva a guardare male tutti… ma non perché non ci volesse bene ma perché era un ragazzo abbastanza di ghiaccio, dopotutto proveniva dalla fredda russia, ma con in mano due bacchette poteva fare miracoli… lui aveva quindici anni allora ma sembrava quasi più grande di Phill, il maggiore di noi che di anni ne aveva ben diciannove.
Arrivati noi quattro non dovevamo far altro che attendere la grande diva della situazione, la nostra cantante May. Di solito arrivava trafelata scusandosi per i 98 minuti di ritardo dovuti a un qualche cataclisma naturale a cui noi ovviamente non credevamo. Potevamo almeno accendere gli ampli nel frattempo ma no, eravamo forse troppo pigri per alzarci. Era più divertente bere la birra e prendersela con lei facendole un po’ pesare i ritardi.
Ma non molto infondo, una cosa giusta.
Eravamo una band molto affiatata, tanto da passare più tempo possibile in saletta a provare tutti insieme prima di ritirarci a casa nostra, dove io e Simon lavoravamo tutta la notte prima di andare a scuola per buttare giù qualche testo o lavorare su una nuova melodia…
Ricordo bene il periodo in cui tutto cambiò.
Il 2006 era iniziato da una manciata di giorni e come regalo di compleanno volevo solo una risposta da Wentz che però, come avevo immaginato, non era arrivata e visto che erano passati ormai quindici giorni da quando gli avevo mandato il mio SOS via email avevo capito che potevo metterci una pietra sopra.
Era un venerdì sera normale, con un’esibizione normale al solito bar cittadino.
Il palco di cinque metri quadrati non poteva di certo contenere l’esuberanza di Simon che finì per capitolare per terra due volte.
“Sei incredibile” Phill mise la chitarra nella custodia rigida mentre May e Dam andavano a passo veloce verso il bancone per bersi qualcosa. Loro non dovevano smontare dopotutto… non avevamo nemmeno un camerino. Simon si tolse la maglietta rivelando un bel livido violaceo sul fianco e facendo sospirare un paio di ragazzine ai piedi del palco.
Oh si, avevamo le fan tredicenni del paese…
Il mio collega biondo sistemò, anzi gettò, la Les Paul nella custodia e la abbandonò al tavolo dirigendosi poi al bancone, abbracciando May e cercando di scroccarle una bevuta come faceva ogni volta. E lei puntualmente ci cascava.
Appoggiai il basso accanto a quella chitarra che ne aveva viste di tutti i colori e poi mi lasciai cadere sulla panca appoggiando la testa al muro. Phill si mise al mio fianco grattandosi un occhi e sbavandosi così la matita nera “è andata bene anche stasera…”
Gwen prese posto di fronte a me con uno sbadiglio mentre io ribattevo “Va sembra bene, cazzo… ma non ci muoviamo di qui. Ci moriremo in questo buco di merda…”
“Lo penso anche io”
“Oddio non voglio sentire questi discorsi” Simon mi mise una birra davanti mentre May faceva la stessa cosa con Phill “Cazzo ragazzi siamo giovani ne abbiamo di tempo per farci vedere… e poi io credo in Dio Pete!”
Alzammo tutti gli occhi al cielo.
“Si certo” dissi io sbuffando senza però nascondere una certa amarezza “se aspettiamo Pete Wentz allora si che possiamo arrenderci…”
Simon scosse il capo sbuffando, aggrappato con le unghie e con i denti a quella speranza davvero lieve.
Uscimmo dal locale alla chiusura e ci separammo. Dam era tornato a casa da un po’ e anche Phill si sentiva stanco così ci abbandonò.
“Allora anche noi andiamo” disse May prendendo le chiavi dalla tasca dei jeans prima di abbracciarmi “ti porto a casa” disse poi a Gwen mentre io e Simon ci avviavamo alla mia vecchia auto salutandole con un sorriso.
Come al solito non tornammo subito a casa, ci stringemmo nel cappotto mentre il vento invernale ci faceva lacrimare gli occhi e ci mettemmo a sedere sul cofano dell’auto con una sigaretta fra le labbra e la schiena appoggiata al vetro, guardando le stelle “Prima o poi anche noi voleremo lassù” mi disse il mio amico indicando un punto imprecisato del cielo e facendomi sorridere appena “saremo così luminosi che tutte le altre stelle spariranno…”
“Che bello sognare…”
“Sarà ancora più bello realizzarlo”
Voltò il viso verso il mio sorridendo e io non riuscì a non ricambiarlo “Ci credi davvero così tanto?”
“Ovvio che si… saremo così famosi da non poter più uscire di casa senza essere circondati da paparazzi” disse concitato bracciandosi.
“Si certo” risposi io scettica alzandomi “Ora per piacere andiamo a letto che mi si stanno gelando le chiappe!”
Non che io non credessi nella band, assolutamente, sentivo un’energia così forte quando stavamo su un palco e che ci univa con così tanta potenza da darmi alla testa. Avevo solo paura di rimanerci male, di subire una batosta dalla vita così grande da perdere le speranze e non riuscire più a scrivere nemmeno una riga o a riprendere in mano il basso.
Il tutto parve risolversi un nevoso pomeriggio, per la precisione il 10 gennaio 2006.
Data storica.
Eravamo nella nostra salettina ad aspettare May e Simon mentre Dam mi mostrava dei video demenziali su youtube, come facevamo tutte le volte. Il chitarrista arrivò sedendosi accanto a Phill vicino all’unica stufetta elettrica che emettesse un po’ di calore.
“Si assidera qui dentro cazzo!” disse sfregandosi le mani e soffiandoci dentro.
“Spostati” dissi a Dam costringendolo ad alzarsi “controllo la mia email,devo vedere se hanno spedito quella felpa che ho comprato su ebay”
Phill sbuffò prendendo la chitarra “ma non potevi farlo a casa?” chiese seccato mentre May arrivava con il fiatone come sempre.
“Non ho più la connessione” spiegai mentre accedevo alla mia email “è crollato il traliccio con la nevicata di lunedì scorso…”
“Che posto di merda” Dam, con la solita finezza prese posto alla batteria avvitando meglio il charlie.

Io guardai velocemente le email cercando tra le mille notifiche di myspace quello che cercavo ma nulla… solo due o tre email di alcuni amici, una da un indirizzo di posta sconosciuto… un tale PeterPony@decaydance.com....
Rimasi in silenzio tombale per alcuni istanti mentre rileggevo quel indirizzo suddividendolo pezzo per pezzo. Peter. Pony. Decaydance.
Con la mano tremante mossi il mouse fino ad aprirla, ma senza trovare il coraggio di leggerla, almeno in un primo momento. Le gambe tremavano più della mano ma ehy, era sicuramente una email in cui ci diceva che aveva preso visione del materiale ma che no, non facevamo al suo caso… doveva essere così… non poteva essere altrimenti…
Sapevo che Phill mi stava ordinando di spegnere il pc e prendere il basso ma non lo cagavo pari. Era un momento di pathos, non potevo ascoltare lui.
Presi un respiro e iniziai a leggere…

Carissima e dolcissima Jilliahn…
Sei la bionda vero? Potere ai bassisti!
Venendo a noi ti chiedo scusa per non averti risposto prima ma stavo verniciando casa e non avevo tempo :P Ho ascoltato attentamente le vostre demo e lasciami solo dire che le trovo strepitose! Tra un paio di giorni passo per il Wyoming così mi fate sentire qualcosa live ok? Ora torno da Patrick, siamo in sala di registrazione, prima che abbia un altro attacco di crisi di nervi e perda altri capelli! Allora ci vediamo tra un paio di giorni! Ti lascio il mio cellulare per poterci sentire meglio quando arriverò li!
Make some noise for me!
Pete.


Mi alzai di scatto dando una ponderosa testata a Phill che si era chinato su di me per poter leggere cosa avesse attirato la mia attenzione in quel mondo e urlai come una pazza sclerotica in preda a una crisi di panico.
Pete Wentz sarebbe venuto da noi… lì, nel Wyominh, a Evansville…
Simon corse a leggere a sua volta mentre io giravo per la stanza con le mani nei capelli riuscendo solo a dire ‘Oh My God!’
“Merda!” urlò concitato dando una gomitata al povero Phill che si teneva una mano al naso sanguinante imprecando “Oh merda non ci posso credere! Pete Wentz!”
Da lì fu il delirio più assoluto. Sembravamo un branco di scimmie in una gabbia, urlatrici per lo più.
Persino Dam prese vita.
May mi prese per mano e prendemmo entrambe a saltellare gridando mentre Phill, che si era ripreso subito dal male fisico rideva abbracciando Dam che gli guardava il sangue sulla maglietta con fare schifato.
“Ragazzi calma…” Simon ci riportò alla realtà e il suo sguardo preoccupato mi mise ansia. Ma che diavolo… “L’ha mandata due giorni fa questa email…” disse guardandomi con gli occhi sgranati.
Io non ci arrivai subito, poi però un bestemmione al pari di quelli di Dam e dissi “Cazzo è già qua!”
“Chiamalo” disse Simon prendendo il mio telefonino e scrivendo rapidamente il numero.
“Qui non c’è campo” replicai io infilandomi il cappello di lana nero sui capelli biondi “è meglio se vado fuori dal bar!” non feci nemmeno in tempo a finire la frase che ero già fuori dalla porta.
La neve cadeva sottile e lenta e non era una bella cosa. Se il tempo fosse peggiorato? E se non avendo ricevuto una risposta non fosse nemmeno partito?
Mi feci prendere dallo sconforto ma poi fui raggiunta dagli altri e mi feci coraggio, facendo partire la chiamata.
La piazza era deserta e il solo rumore che sentivo era quello del mio cellulare che suonava a vuoto, senza ricevere risposta.
“Niente” dissi sconfortata abbassando il telefono mentre cinque teste mi guardavano strette attorno a me in attesa.
“Forse non è riuscito ad atterrare con questo tempo” iniziò Phill, sparando un sacco di motivi per i quali Pete non ci aveva raggiunti come ci aveva detto. Tutti lo guardammo rattristandoci.
“O forse è qui ma non trova il posto” disse Simon, come sempre positivo.
May annuì convinta “Dopotutto abitiamo in una zona difficile da raggiungere normalmente! Mandagli un sms!”
“E che cazzo posso scrivergli?” chiedo impanicata guardando il suo numero di cellulare come se no, non potesse essere quello vero.
“Non lo so, digli che hai letto ora l’email perché sei una cogliona” disse Phill potendosi le mani ai capelli neri e stringendoli “Scrivi!”
“Ma scusa ma scrivilo tu un sms a Pete Wentz io non ce la faccio!”
“Ehm… ragazzi…”
“Taci Simon” proseguì Phill mentre Simon si bloccava “No devi farlo te Jill, sei tu il frontman e lui ha comunicato solo con te!”
“Ragazzi non serve…”
“Taci!” infierì verso il mio chitarrista mentre continuavo a guardare decisa Phill “ma io non so che dirgli!”
“Ma cosa vuoi dirgli?? Chiedigli dove è e basta!”
“No sul serio ragazzi non serve io sono..” una nuova voce tentò di parlare ma io e Phill la zittimmo insieme con un’occhiata omicida prima di tornare a guardarci e realizzare che avevamo appena guardato male Pete Wentz in carne ed ossa…
Lui ci sorrise quando notò che lo stavamo tutti fissando come se ci fosse appena stata un’apparizione della madonna di Lourdes “Ehy ciao! Voi siete i Killer Peaches vero? Chi di voi è Jilliahn Bayler?” chiese guardandoci tutti quanti “Ho visto i video ma con i cappelli e le sciarpe non vi posso riconoscere!”
Io alzai la manina come durante l’appello e lui allungò la mano che io strinsi tremante e in soggezione, come se stessi per baciare i piedi di un santo “Io sono Peter!”
Ma dai… chi lo avrebbe mai detto.
Gli sorrisi “Beh io sono Jilll…. Loro sono Phill e Simon, i due chitarristi” dissi mentre il primo lo guardava adorante e il secondo lo salutava con entusiasmo “Dam alla batteria” dissi facendo un cenno al mio amico come sempre impassibile “e lei è la cantante, May”
Lui ci guardò interessato sistemando meglio la valigia sulla spalla poi disse “Avete un posto, come una garage, in cui posso sentirvi suonare qualcosa? Purtroppo ho il volo per New York tra quattro ore e devo correre! Se tutto va come ho previsto vi passo a riprendere domani nel pomeriggio…”
“Ci passi a prendere per portarci.. dove?” chiese Phill teso.
Pete ridacchiò “A Los Angeles!”
Silenzio.
“Ma… subito?” chiesi stupita.
Lui annuì “Ovvio che si!”
“Devo comprarmi delle canottiere” disse sovvrapensiero May beccandosi un’occhiata stranita generale.
E i miei genitori? Come avrei detto loro che avrei lasciato la scuola?
Avevo 24 ore di tempo per sistemare tutto li prima di andarmene? Era una pazzia..
Ma era dannatamente eccitante…
Per prima cosa però dovevo dimostrare a Pete che non lo avevo contattato a caso.
“Vieni” dissi trovando una sicurezza inaspettata e mostrandogli la strada con un gesto del braccio “ti dimostreremo che abbiamo le carte in regola per diventare le tue punte di diamante”
A lui brillarono gli occhi “Bene! È proprio quello che voglio! Determinazione!” rispose seguendomi mentre gli altri erano ancora in parte sconvolti.
Ma si ripresero anche loro in fretta, appena presero in mano i loro strumenti.
Pete si mise a sedere su una delle due poltroncine avvicinando la stufetta e scaldandosi le mani “Quando volete” disse con un sorriso osservandoci attentamente uno per uno.
Io scambiai uno sguardo con le due chitarre e con May prima di fare un cenno a Dam che prese a scandire il tempo “Signore e signori” iniziai a dire nel microfono mentre Simon faceva partire un paio di schitarrate “Inizia lo show” dissi, pragmatica come sempre facendo l’occhiolino a Wentz per il quale ci esibimmo in quello che pareva più un concerto,che una prova.
Alla fine ci fermammo stremati, con Simon matido di sudore tanto da perdere delle goccioline dai capelli. E io non ero di certo da meno.
May si sistemò il ciuffo alla meglio prima che tutti ci voltassimo in contemporanea a guardare Pete che se ne stava zitto e serio a braccia incrociate. Aspettammo che parlasse.
Stavo morendo nell’attesa.

 

 

 

May Pov

17 Dicembre 2010 (Presente)

 

Sto trafficando con l’ultimo testo che è scaturito dalla mia mente, pensando che –sì devo ammetterlo- questa volta è troppo demente pure per me. Dovrei scrivere qualcosa di più serio… Ma se mi ci metto va a finire che diventa troppo deprimente. Mi passo una mano sugli occhi, ascoltando quella melodia al pianoforte registrata qualche giorno fa dalla mia dolce metà, quando all’improvviso il telefono di casa squilla.

Qualcosa nel mio petto si rivolta improvvisamente e sento che se rispondo a quella chiamata sarà di certo qualcosa di brutto. Eppure mi appresto ad afferrare l’apparecchio sotterrato tra le scartoffie e rispondo.

-Pronto…?-

Dall’altra parte sento un respiro tremolante e un singhiozzo molto simile ad un pianto. Dal colpo di tosse che ne segue riconosco chi mi sta chiamando.

-Will…? Will sei tu?-

Dico in preda all’ansia e ad un brutto presentimento. Lui prende fiato un attimo e cerca di parlare senza farsi prendere troppo dal panico.

-May…- Gracchia un nome, ma riesco ad afferrarlo senza problemi. -…lui è morto. In… in un incidente….-

Le sue parole rimbombano nella mia testa e per un attimo ho bisogno di appoggiarmi allo schienale della poltroncina girevole per evitare di perdere le forze. Non puo’ essere vero… Con tutta la gente a cui poteva succedere, proprio a lui? No…

-Stai… Stai scherzando?-

Mormoro senza poterci credere… Will non è la persona più seria al mondo, ma non mi prenderebbe mai in giro per una cosa simile. Non potrebbe mai scherzarci su.

Non ho subito lacrime da versare, non ce la faccio quasi mai a piangere in queste situazioni. Mi limito a tirare un pugno alla superficie della scrivania mentre stringo il cordless.

-Ora… Ora lo dico anche a…-

Non finisco la frase William riattacca violentamente. Posso capirlo… Posso avverire il suo stesso rimorso, per questo non lo richiamerò. C’è qualcun altro per cui sono più preoccupata. Qualcuno che di sicuro la prenderà più male…

Appoggio il telefono, prima di alzarmi ed accorgermi che nelle gambe ho poca forza. Dopo qualche passo mi appoggio alla soglia ed inizio a piangere, inaspettatamente. Dall’altra stanza arriva la melodia suonata da una chitarra acustica… Qualcosa di veramente bello che non avevo mai sentito prima. E mi chiedo se nel momento in cui apparirò di là, quella musica cambierà drasticamente e non potrà mai più essere suonata.

Ma ormai la colonna sonora della nostra vita è destinata a cambiare in altri toni, più tristi e cupi. Diremo addio alle melodie spensierate e stupide che cantavamo prima…

Eppure, proprio ora, mi torna alla mente quel testo idiota che Jill aveva scritto nella nostra sala prove, quasi cinque anni fa… Una canzone che abbiamo suonato in fin troppi live. Adesso non mi fa più ridere come a quei tempi…

 

 

Wear your silver shoes while you’re making his wedding cake…

He’ll throw off his hat and his ring in front of your grave.

…we’ll make an apple-pie in your funeral day.

 

 

 

Gennaio 2006 (Passato)

 

A quel tempo la vita scorreva tranquilla e me ne stavo beata e felice nella mia cittadina montana del Wyoming, vivendo alla giornata e senza pensare al futuro. Avevo tutto quello di cui avevo bisogno, beh, tranne di un’occupazione… Sa dio come non si possa trovare lavoro in quell’America elogiata da tutti quanti. Non consideravo il mio posto come cameriera saltuaria in un ristorante come un lavoro vero e proprio, cercavo di più ovviamente, ma per il momento conveniva accontentarsi di quel che passava il convento. Certo mio padre non ne era molto felice, dato che doveva continuare a mantenermi… Per sua fortuna non sono mai stata una spendacciona amante dei lussi o dei bei vestiti di marca. L’unica cosa per cui spendevo soldi erano i cd e i cappelli. Non che a Evansville ci fossero vestiti costosi da comprare o lotte con cheer-leader all’ultima moda a cui far fronte… La cosa più alla moda che avevo visto era un cavallo con le treccine con in groppa un allevatore di bestiame in pieno stile Heath Ledger ma molto meno figo.

Io di certo facevo concorrenza a questo cowboy di ultima generazione con le mie trovate nell’abbigliamento, chi a Evansville non ricorda la camicia a quadri che arrivava alle ginocchia che ho indossato sopra alle sole mutande al mio primo concerto a novembre? Si gelava, ma perlomeno ho fatto un figurone e anche qualche conquista. Anche se le anziane che mi avevano visto durante la cena non erano molto attratte dalla cosa. Nemmeno i miei genitori a dire il vero. Non che fossi la più stramba in quella band… C’era una grossa gara in campo di bizzarria, originalità e deficienza. Ma senza dubbio il vincitore indiscusso era Simon. Avrei dovuto impegnarmi e cercare di annullare i miei neuroni per molti anni prima di poter arrivare a quei livelli.

Beh, comunque torniamo a Evansville ed il panorama musicale in quella zona. Ecco, era praticamente nullo… C’eravamo noi -i Killer Peaches- e una band di allevatori di mucche che suonavano l’armonica, la fisarmonica, il tamburello e la chitarra acustica. Il loro cantante si era cimentato nel provare a darmi qualche lezione di armonica ma era stata un totale fallimento… Soprattutto se la storia delle lezioni era una scusa per adescarmi. Inoltre non sarebbe mai riuscito a convermi al country in quel modo. Oddio, non che il genere non mi piacesse, ma non era esattamente quello che volevo fare. In conclusione a portare buona musica dalle nostre parti eravamo noi cinque. Perlomeno qualcosa di utile facevo…

Nella mia famiglia non tutti la pensavano così. Papà avrebbe preferito che avessi trovato un lavoro ed una passione più stabile ed approcciabile della musica, che secondo lui per quanto fosse bella poteva solo restare un hobby occasionale. Mia madre odiava proprio totalmente ciò che facevo, secondo lei avrei dovuto subito lasciar perdere per occuparmi di qualcosa di serio, smettendola di pensare in grande... Ma alla fin fine potevo capire il vero motivo del suo rigetto verso la mia voglia di far successo con la band.

Mi chiedevo perché la gente continuasse a considerare la musica solo un passatempo e non una vera e propria occupazione, nonché ragione di vita. Con questi presupposti, inizialmente, ero la prima a demoralizzarsi quando le cose andavano male e quando mi accorgevo che un live fuori da lì non l’avremmo mai fatto. Ma a tirarmi su ci pensava Jill che spesso mi prendeva a sberle e mi riempiva di insulti… Beh, prima ancora che il mio ego si gonfiasse ed splodesse.

Ecco, comunque, Jilliahn era il leader della band… Scriveva i testi, suonava il basso, cantava come seconda voce e con Simon scriveva le canzoni. Diciamo che avevo trovato in lei una grande amica quando decisi di smettere di odiarla a priori, soprattutto perché aveva un’ottima mente musicale. Credo che se lei non ci fosse stata a quest’ora sarei a fare la commessa nel mini-market della signora Redwood e ciao ciao musica. Insomma, lei era la donna tuttofare e la fondatrice del gruppo. Ovviamente è stato grazie a lei che siamo andati avanti…

Nella band, altro punto di riferimento e genio, era Simon… Ovvero colui che ci superava tutti in demenza, ma altrettanto per quanto riguardava la musica. Ma credo che sarà elogiato troppo anche più avanti, quindi mi limiterò a dire che era il mago della chitarra. Lui sì che poteva andare lontano!

Il più “anziano” di noi era Phill, chitarrista e seconda voce. Era l’uomo irremovibile e indubbiamente era un gran musicista e –devo ammetterlo- aveva una gran bella voce. Mi chiedo perché avessero preso me come cantante…

E parlando di età, il più giovane era Dam, il batterista, quello con cui avevo parlato meno nella storia della nostra band. Approcciarmi con chi non parla è una cosa che mi riesce difficile. Non che io non provassi a rompere le palle –sono rompicazzo di natura- ma dopo due volte che mi guardava male forse era meglio capire che era ora di smettere. Nonostante questo, quando suonava non potevo criticare nulla di lui!

Per quanto riguarda me… Io ero l’inutilità in persona. Non sapevo suonare niente, se non uno stupido “re” alla chitarra… E non ero così brava a cantare da essere presa come voce principale. Avrei potuto far la corista alla band country se proprio… Ho continuato a sostenerlo per un po’ di tempo.

Comunque, nonostante questo, continuavano a volermi far cantare con loro e mi tenevo questo ruolo, felice che qualcosa andasse bene nella mia insulsa vita. E pian piano iniziai ad esaltarmi al massimo, perdendo del tutto quel pessimismo e guadagnando autostima. Beh, forse troppa.

Non che prima non avessi fiducia nella band, ogni volta che ci sentivo registrati o guardavo un video di un nostro live finiva che mi immaginavo su un palco enorme a forma di pesca. Però non ho mai detto a nessuno di questa idea per il palco, anche perché qualcuno avrebbe potuto darmi ascolto… Suonare su una pesca gigante e morbida doveva essere una figata!

 

Beh, il mio sogno avrebbe potuto avverarsi a quanto pare… Pete Wentz ci sorrideva seduto sulla poltroncina e sventolava il contratto come se fosse il fazzoletto del gioco della bandierina. I primi ad urlare fummo io e Simon, che proprio non riuscivamo a trattenere l’eccitazione. Pure Jill si lasciò sfuggire un verso esaltato intanto che nella saletta iniziava ad aleggiare un senso di gioia e di agitazione generale. Ricordo ancora la sensazione di vittoria che mi bruciava nel petto e il tremolio che correva per tutto il mio corpo.

-Finalmente potrò farmi William Beckett!-

Urlai, abbracciando Jill in un impeto di felicità mentre lei mi mormorava “eccola…”.

-Se vuoi te lo presento… Magari le irish-girl gli piacciono.-

Sentii Simon scoppiare a ridere alle mie spalle prima che mi accarezzasse i capelli rossi rame e si lanciasse contro Pete ad abbracciarlo. Tutti rimanemmo congelati… Va bene essere espansivo, ma quello era Pete Wentz! Era Dio Pete!

Per fortuna Pete ricambiò l’abbraccio e lanciò un urletto di gioia, prendendo a saltellare con Simon e lasciando tutti un po’ basiti per qualche momento. Insomma… Il bassista dei Fall Out Boy stava saltando con il nostro chitarrista nella nostra sala prove, sembrando più umano di quello che credevamo.

Lasciò Simon per andare da Phill e Dam e stringere loro la mano e complimentarsi. Poi fu il mio turno e venni stretta in una presa soffocante… In quel momento pensai che avrei anche potuto morire che tanto sarei stata felice, ma era perché non sapevo ancora cosa mi aspettava. Infine andò dal nostro leader e dopo un abbraccio altrettanto stritolante, gli porse il contratto che dovevamo firmare.

Il contratto che ci spediva direttamente nella DecayDance ed addio stupidissime montagne del Wyoming, alle band di cowboy, alle pecore al pascolo e alla neve perenne. Avrei potuto svenire al solo pensiero di ciò che saremmo di certo diventati… Ma a congelarmi sul momento fu l’immagine di mia madre che mi rincorreva con un rastrello per le vie del paese. Oh cazzo. Quello era un gran bel problema e le battute di Wentz passarono in secondo piano. Sospirai ed andai a prendere posto su una poltrona, prendendomi la testa fra le mani. Pensai che la band avrebbe dovuto continuare senza di me…

Ma no cazzo! Pete Wentz era venuto a prenderci tutti e cinque personalmente! Dovevo assolutamente seguirlo ovunque e mandare a cagare tutti quanti! A costo di fare le valige e scappare di casa a notte fonda. Sì, avrei fatto così! Non che fosse un problema per me, dato il mio smisurato egoismo…

Mi rialzai in piedi infiammata da questa nuova speranza e mi ritrovai addosso gli occhi degli altri.

-Andiamo via da questo buco e compriamoci dei costumi…-

-Cazzo è vero… Io non ho nessun costume!-

Disse Jill, seguita da un mormorio generale degli altri. Nessuno aveva dei costumi in effetti, dato che la piscina più vicina era a chilometri dal nostro paesino e nel lago non era una buona idea fare il bagno. Fu Pete a rassicurarci tutti allargando le braccia tranquillo, sembrando però un gangster.

-Non preoccupatevi! Ci penserete quando arriverete a Los Angeles a queste cose!-

Proclamò semplicemente, prima di guardare l’orologio appeso alla parete e sgranare gli occhi.

-Oh cazzo!! Devo andare in aereoporto altrimenti chi lo sente Pat se non arrivo in tempo?-

Riprese la giacca e se la infilò velocemente, prima di domandare se qualcuno lo potesse accompagnare in aereoporto. Ovviamente ci offrimmo tutti –tranne Dam che era senza patente- e l’ebbe vinta Phill che sembrava l’unico in grado di non sbandare per la felicità di portare Wentz in auto. Dam lo seguì per non farlo tornare da solo così noi altri restammo in sala prove come dei poveri coglioni… Simon che fissava la poltroncina che era stata occupata da Pete, Jill che guardava la porta come se ancora non credesse che lui se ne fosse andato ed io che mi ero messa a pc a guardare il meteo di google.

-Dite che con 35° vuol dire che mi prendo una di quelle ustioni alla pelle tremende e divento un pomodoro?-

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Act 1. Chapter one, part one : When Peaches fall from trees, to the City of Angels ***


bananissima

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

 

First Act: To Start.

 

 

Chapter one, part one : When Peaches fall from trees,

to the City of Angels

 

 

 

Jill Pov.

 

Mi allacciai il reggiseno con un gesto scazzato mentre i lunghi capelli biondi e bagnati mi si appiccavano alle spalle.
Avevo lottato con tutta me stessa, quella sera, per far si che i miei genitori accettassero di venire a conoscere Pete per far si che lui potesse esporre loro il progetto che intendeva portare a termine con noi cinque.
Come era prevedibile a primo impatto i miei avevano detto no. Ma un no secco di quelli che non ammettevano repliche, e così era stato anche per May e Dam mentre per Phill e, inaspettatamente, Simon non c’erano stati problemi.
Uscì dal bagno con addosso una paio di jeans neri e una maglietta senza maniche del medesimo colore, indossando poi sopra una felpa, provate ad immaginare di che colore… si nera!
“Asciugati i capelli o ti prenderai un malanno!” mi urlò mia mamma mentre andavo in camera mia “E poi vuoi andare a Los Angeles? Ma sei ancora una bambina!”
Chiusi la porta con troppa violenza lasciandomi poi cadere sul letto. Almeno aveva smesso di nevicare… se avessi avuto dei genitori più permessivi sarei di certo già in qualche bel locale di LA assieme a Pete Wentz a sorseggiare coctail.
Le mie guance si colorarono di rosso vermiglio mentre mi immaginavo in qualche scena dallo sfondo erotico in cui ero la protagonista assoluta assieme al bassista dei Fall Out Boy.
Ero ancora ‘piccola’ diciamo e con una cotta paurosa per quel uomo che durava da anni. Alzai gli occhi verso il poster appeso sopra al letto dove Pete faceva bella mostra dei tatuaggi. Altre immagini presero il via dentro alla mia testa ma dovevo decisamente evitare di far certi pensieri prima di vederlo o mi sarei tradita da sola nell’incantarmi a guardarlo. Mi alzai di scatto asciugando i capelli e preparandomi. Pete sarebbe passato a prenderci di li a poco.
Mia madre è sempre stata una bella donna che ci teneva a tenersi bene nonostante i quarantasei anni. Quella sera indossò una pelliccia e a nulla servirono i miei sforzi per spiegarle che Pete era un membro della PETA, tanto che quando arrivò per un attimo pensai di lasciare perdere tutto e andarmene a letto.
Una bellissima limousine si accostò al nostro cancello di casa e Pete scese da essa con un sorriso a novecento denti facendo complimenti a mia madre e a mio padre che la grande musicista che avevano allevato. Rimase scioccato nello scoprire le loro carenze in campo musicale, come se per riuscire a scrivere i testi che scrivevo io dovevo per forza avere preso dai miei.
Mio padre si guardava attorno meravigliato facendo domande strane a Pete sulla vita da musicista e Pete riadattava la verità per renderla il più vicina a quello che riteneva essere il pensiero di mio padre. Papà ne fu entusiasmo, peccato che mia mamma che non era una cretina capì al volo che quello che aveva di fronte non era esattamente un ragazzo sincero, ma nemmeno stupido.
Passammo a prendere anche gli altri e mano a mano che il tempo passava io ero sempre più convinta che si, papà si sarebbe convinto e che poi avrebbe convinto anche la mamma.
Il locale in cui cenammo era davvero elegante… ricordo che la serata passò piacevolmente e il tanto temuto momento delle decisioni arrivò assieme al dolce, ovvero una fetta di torta di limone… “Arrivando al punto” disse Pete sfilandosi la felpa e rivelando le braccia tatuate, dettaglio che piacque a pochi dei nostri genitori ma che fece venire caldo a me. May mi diede una gomitata ammiccando, sgamando in pieno la mia cotterella “Io non solo prometto che li controllerò notte e giorno per assicurarmi che non facciano stronzate…” disse alludendo a noi cinque “Ma vi prometto che li farò diventare delle vere e proprie star… questi ragazzi hanno un talento unico, sono eccezionali in quello che fanno… nessuno si merita più di loro di avere una possibilità”
Mio padre scambiò uno sguardo come mia madre mentre Pete aspettava in silenzio una loro risposta “Solo a patto che comunque finirai gli studi” disse mia madre senza possibilità di replica e Pete subito assicurò che si, mi sarei anche laureata!
Lo guardai scettica sperando che, una volta a Los Angeles, non avrei più toccato un maledetto libro. Alla fine anche i genitori di May si lasciarono convincere facilmente, molto più del previsto e sembravano anche più contenti dei miei che invece sembravano molto scettici.
I soli a non cedere furono i genitori di Dam che rimasero irremovibili fino ad un ora prima del volo.
Non ci potevo credere mentre ero seduta nel posto a fianco a Pete che davvero stavamo andando a Los Angeles e che davvero ci andavamo tutti. Doveva essere un sogno…
Era capitato così in fretta….

 

 

May Pov.

 

Finalmente le mie scarpe calpestavano questa famigerata città degli angeli e potevo inspirare a pieni polmoni la sua aria. Niente a che vedere con quella del Wyoming, questa era molto più calda ed asfissiante. Ma non ci fu quasi il tempo per respirare più di tanto, dato che cinque minuti dopo essere atterrati eravamo su una limousine a vetri oscurati con Pete Wentz.

-Insomma ora vi faccio vedere il vostro nuovo appartamento e potete mollare lì la vostra roba!-

Io mi tolsi il cappello da cowboy e iniziai a sventolarlo per il caldo, nonostante l’aria condizionata fosse accesa. Accanto a me Simon stava spiando nel frigo-bar per vedere se trovava qualcosa da bere dato che si era accorto di avere improvvisamente la gola secca. Dam non sembrava interessato a nulla ed ascoltava l’autoradio in sottofondo, mentre Phill e Jill erano molto attenti ad ogni parola detta da Wentz. Anche se la maggior parte riguardavano i suoi cani e qualche sbraito di Patrick durante le registrazioni. Io stavo cercando di ascoltare il discorso, farmi aria e guardare il panorama contemporaneamente, ma ad un certo punto mi persi ad osservare il sorriso di Pete senza riuscirgli a staccare gli occhi di dosso. Era davvero accecante e rallegrante, tanto che iniziai a sorridere pure io come un ebete. La sola presenza di Pete ci metteva di buon umore… E ancora non sapevo che cosa era in grado di fare.

-Allora… Parliamo un po’ di voi. Come avete messo su la band?-

Si rivolse al nostro leader, ovviamente, anche perché era lei che l’aveva fondata. Così iniziò a raccontare di quella volta che incontrò Simon per caso e decise di fare un gruppo cover dei My Chemical Romance, con il fratello del chitarrista e degli amici. Poi la formazione era cambiata tipo una ventina di volte finchè si era trovato un equilibrio con l’entrata di Dam come batterista. Simon mi rubò il cappello di mano e se lo mise in testa, indicandomi con un gesto della mano.

-Sì poi è arrivata lei… L’ultimo acquisto.-

-Perché non c’era nessun altro a Evansville oltre al cowboy con l’armonica.-

Conclusero il chitarrista e la bassista guadagnandosi un bel “vaffanculo” da parte mia. Poi infine Pete si rivolse a me e mi sorrise.

-E tu sei arrivata dritta dall’Irlanda per entrare nella band?-

Gli altri –tranne Dam- scoppiarono a ridere mentre io probabilmente stavo arrossendo. Quello della parentela celtica era un argomento affrontato fin troppe volte in fin troppe occasioni e ormai ogni volta che me lo dicevano partiva una specie di risata automatica.

-Io sono nativa del Wyoming.-

-Avrai dei nonni irlandesi…-

-No.-

Risposi secca e il suo sorriso si spense lasciando un’espressione da cane bastonato.

-Nemmeno i tuoi bisnonni?-

Si azzardò a chiedermi ed a quel punto scappò una risatina anche a me. Come potevo essere adirata con Pete?

-No… Ho già controllato l’albero genealogico. Le radici sono nel Michigan.-

Lui sospirò, prima di riprendere a parlare dei suoi cani con Simon. Io abbracciai le spalle a Jill e la scossi, dato che per un attimo era caduta in uno stato apatico. Incrociai i suoi occhi azzurri e sorrisi.

-Spero tu ti sia portata la macchina fotografica, perché non appena saremo davanti a Beckett voglio un intero servizio al suo fianco.-

Ridacchiammo insieme, facendo battute davvero squallide sul cantante dei The Academy is finchè la limousine si fermò davanti ad una casa bellissima. Arrivammo tutti insieme nel vialetto, al seguito di Pete che saltellava allegro come un macaco tornato nel habitat naturale. Io ripresi a fatica il cappello dalla testa di Simon, indossandolo nuovamente e guardandomi attorno. La zona sembrava davvero stra figa, come quella che avevo visto in OC dal mio televisore, ma un po’ più giovanile forse. Sarà stato per quella fontana viola a pois rosa con le luci al neon nel giardino anteriore, che al primo impatto mi lasciò perplessa, ma alla quale con il tempo mi affezionai. Tutti ci osservavamo intorno curiosi, non riuscendo bene a capire se quella doveva seriamente diventare casa nostra.

-Bene, care pesche, là dentro c’è il vostro appartamento!-

Disse Pete, ma nessuno fece caso all’appellativo che ci aveva dato occupati com’eravamo a stupirci della cosa. Si fece seguire mentre noi continuavamo a non fiatare troppo interdetti, finchè entrammo dalla porta principale e ci trovammo in un grande corridoio su cui si affacciavano varie porte. Sulla prima a destra c’era scritto “TAI” ma non arrivai subito a capire cosa indicasse, poi sulla seconda c’era un “GCH” e le ultime due erano ancora prive di una targhetta. Poi finimmo in un grande salone con un soppalco dal quale si sporgeva un ragazzo biondo che sventolava le braccia.

-Pete! Bentornato!!! Sono i promettenti novellini quelli?-

Lo riconobbi immediatamente: Michael Guy Chislett, chitarrista dei The Academy Is. Per un attimo mi venne da svenire, ma ci pensò l’apparizione del cantante a mandarmi del tutto su di giri. Credo che mi scappò un urletto da fanatica, ma nessuno ci fece caso dato che Pete urlava più di me.

-Will!!! Vieni che ti presento un’irish-girl del Wyoming che vuole farsela con te!-

In quel momento credetti di morire per autocombustione, dato che le guance mi si infiammarono in modo colossale. Il ragazzo sorrise in modo davvero sensuale prima di scendere le scale e presentarsi a noi in tutta la sua altezza e bellezza. Dal vivo era ancora meglio e non riuscivo a non fissarlo come una cretina.

-Allora… Lui è WillBunny! Questi sono GoldyMay, JillKitty, SimoCandy, PuppyPhill e TidyDam!-

La presentazione lasciò tutti tentennanti, tanto che io mi dimenticai della figura fatta con Beckett. Eravamo lì da cinque minuti e già avevamo dei soprannomi stupidi come se fossimo i suoi figlioletti… Arrivò anche il chitarrista che si presentò da solo prima ancora che Pete tirasse fuori chissà che nomignolo.

Mi ritrovai a guardare i bellissimi occhi di William, perdendomici dentro ed arrossendo ancora di più probabilmente. Lui mi strinse la mano e le sue labbra si curvarono in un sorriso stupendo. Sul serio, avrei potuto svenire in quel momento…

-William, piacere…-

-May…-

Mormorai io, non volendo lasciare più la sua mano. Sognavo quel momento da quando avevo visto e sentito i The Academy Is, innamorandomi perdutamente di quel fantastico frontman. D’altronde come si poteva non amarlo?

-Vieni a farti un bel bicchiere di latte con me? Stavo giusto andando a scaldarne un po’ al microonde per finire la maratona di American Pie!-

Io boccheggiai un attimo, annuendo automaticamente. Credo che avrei detto di sì a qualsiasi cosa mi avesse chiesto.

-Io però ho visto solo i primi tre…-

-Recupererai! Stiamo appena al secondo per ora… Andy! A te porto un succo all’arancia, vero?-

Disse poi rivolto a qualcuno che rispose con un sonoro “ovvio”, mentre William mi trascinava verso un’enorme cucina tenendomi per mano. Doveva essere un sogno… Era troppo bello per essere vero.

-Will, lasciami la piccola pesca! Deve vedere il suo appartamento!-

Pete venne a recuperarmi immediatamente e mi riportò dagli altri che stavano ancora parlando con Michael. Jill mi tirò una gomitata alzando il sopracciglio per indicare il cantante che stava penzolando tra un armadio della cucina e l’altro con le braccia per aria.

-Fatto conquiste allora?-

Mi domandò, ma Wentz riprese le redini della situazione e ci obbligò a seguirlo per il corridoio che portava in altri appartamenti. “PATD” alla nostra destra e lui aprì la porta accanto, quella con la scritta “KP”. Killer Peaches…

-Benvenuti nel dormitorio della DecayDance Records.-

Proclamò mentre mettevamo piede in un bel salotto lilla arredato con pochi mobili e con un grande plasma appeso al muro. Tutti e cinque iniziammo a girare a vuoto osservando le cose che più ci attiravano, così io salii la piccola scaletta che portava alle stanze e vi entrai, trovandomi davanti tre bei letti dalle lenzuola viola. Mollai il mio zaino a terra e fui raggiunta da Jill tutta emozionata.

-Oddio! Questa è nostra assolutamente!!-

Disse, mentre anche Pete metteva piede nella stanza. Io mi lasciai cadere sul letto ed abbracciai il cuscino morbidissimo. Non potevo chiedere di meglio…

-Ragazze, fossi in voi non perderei tempo a dormire… Si va a registrare un vostro pezzo e poi subito il video! Su, fatevi una doccia veloce, prendete dei vestiti dall’armadio e fatevi trovare alla Big-Room tra venti minuti!-

Saltellò fuori veloce, lasciandoci sole in quell’enorme e bellissima stanza, così subito ci lanciammo sugli armardi e li trovammo pieni di vestiti. Io sgranai gli occhi a vedere la serie di baschi e strani foulard, nonché i vestiti azzeccatissimi per i miei gusti. Jilliahn si lasciò scappare un verso di gioia, tirando fuori dall’armadio una maglia a riche con le orecchiette nere da gatto sul cappuccio. Ecco, sì, in tutto stile JillKitty.

-Io venero quell’uomo! Dovremmo costruirgli un altare!-

Ascoltandola, trovai una maglia lunga a quadri da boscaiolo e la presi fra le mani, prima di voltarmi verso di lei che già si stava cambiando.

-Una sfinge con il suo viso sorridente sarebbe il top. …o forse tatuarsi la sua faccia sulla schiena, da vero fedele. Questo dovremmo dirlo a Simon… Mi ingrassa questa maglia?-

Chiesi indossandola e mi arrivò un mascara in testa, facendomi lamentare.

-Ti devo uccidere? Vai a lavarti per prima che sennò puzzi. Io intanto spio un po’ le cose nell’armadio.-

Mi diressi verso il bagno borbottando, trascinandomi dietro qualche maglia da provare e finendo per infilarmi quella scozzese verde.

Quattro ore dopo eravamo nello studio di registrazione al piano interrato, dove i musicisti avevano già inciso l’intera melodia e rimaneva solo la voce da aggiungere. Riascoltavamo per la ventesima volta la registrazione ed ormai quella canzone iniziava ad uscirmi dalle orecchie. Mi piaceva un sacco… Ma sentirla senza poter far niente stava diventando una tortura.

-Bene, GoldyMay tocca a te adesso! Fatti forza e combatti!-

Mi disse Pete Wentz mentre mi dirigevo verso il microfono dietro al vetro inquietata da tanta formalità. Dall’altra parte guardai i ragazzi che si aspettavano da me il massimo impegno e presi un respiro. Dovevo dimostrare di essermi guadagnata di essere lì con loro ed inoltre dovevo cantare bene per ringraziarli di avermi portato fino alla Decay Dance. Buttai fuori l’aria e feci segno di far partire la canzone, iniziando a cantare meglio che potessi. Mi stupii addirittura di me stessa al primo ritornello… Poi all’improvviso la musica fu interrotta lasciandomi spaesata.

-May, non puoi toglierti il cappello se hai su le cuffie? Come fai a registrare così?-

Jilliahn bussò al vetro incazzata, mentre la sua voce mi veniva sparata dritta nelle cuffie e mi assordava. La guardai rabbiosa e mi misi le mani sul basco per farle capire che era parte integrante di me.

-Senza non mi concentro! Lasciami fare!-

Urlai, prima di concentrarmi sui miei piedi nudi e sentii ripartire la musica. L’assolo di Simon venne sparato subito e guardai il testo appoggiato al leggio davanti a me. Le parole scritte dal leader erano piene di acidità verso un ragazzo, uno che non voleva saperne di sparire. Io di mio mi divertivo a cantarle, avendo provato un paio di volte ad essere tormentata dai ragazzi. Dev’essere che avere strane caratteristiche come i capelli rossi e le lentiggini nel mezzo del Wyoming veniva considerato attraente da tanti… Ma purtroppo per loro, i teen-cowboy con la passione della pesca e le pecore non rispecchiavano affatto i miei gusti. Così mi ritrovavo in quel testo, soprattutto quando diceva “Where is my knife? I don’t remember it. I’ll want to see if your heart exist! I think that there is a hole in the middle of your chest.”

-Bene, dai, buona!-

Mi sentii dire quando la canzone era finita da Pete che era arrivato proprio accanto a me. Feci un salto indietro e lui diede un’ennesima occhiata al testo, ridacchiando tra sé.

-Le irish-girl sorridono sempre quando sperano di accoltellare i loro spasimanti? Avete strane usanze in Irlanda…-

Io gonfiai le guance, appoggiando le cuffie al loro posto e riprendendo il foglio con il testo. Raggiunsi gli altri per riascoltare com’era uscita la canzone e appena finita tutti sembravamo soddisfatti della cosa. Beh, sì, trovavamo difetti un po’ ovunque nelle nostre stesse performance… Ma Pete placò i borbottii con un battito di mani che ci richiamò alla disciplina come un gruppo di scolari al richiamo di un’insegnante. Perlomeno Jill e Simon smisero si prendersi a pizzicotti.

-La registrazione possiamo sempre ritoccarla nei prossimi giorni, in concomitanza con le riprese… Ora dobbiamo lavorare assolutamente anche al video. Prima facciamo, prima vi lancio al mondo intero.-

Lo fissammo tutti e cinque, venerandolo in modo religioso e quasi fanatico. Stava accadendo tutto così velocemente che non capivamo più se fosse un sogno o la realtà…

-Domattina alle undici manderò qualcuno a prendervi e ci vedremo sul set… Stanotte cercate di divertirvi in modo moderato! Per le occhiaie il trucco fa miracoli, ma per il rincoglionimento post-sbornia non ci sono molte soluzioni.-

Disse, accompagnandoci alla Big-Room, ovvero il salotto in comune a tutte le band del dormitorio. Il nostro produttore ci abbracciò uno a uno, prima di sparire come un fulmine dalla porta. Era mezzanotte passata e a quanto pare i nostri coinquilini erano andati già a dormire, dato che non c’era anima viva in giro. Così, essendo altamente provati dalla giornata, decidemmo di andare a dormire.

-Jill… Ma siamo seriamente alla DecayDance a Los Angeles?-

Domandò Simon ad un certo punto nel buio della stanza che condividevamo, facendo sbuffare la bassista.

-Direi proprio di sì… Non senti che caldo che fa?-

-Si muore… Dico, a che serve questa trapunta se si sta bene solo con un lenzuolo? In California non capiscono nulla… Dormono con le pelli di orso d’inverno?-

Mormorai, rivoltandomi sul materasso nel trovare una posizione in cui l’afa non si sentisse troppo. Ma lo facevo invano… Ci misi mesi ad abituarmi a quel caldo infernale ed asfissiante.

-Domattina siamo sicuri che saremo ancora qui?-

Nessuno rispose alla domanda apparentemente idiota del chitarrista, probabilmente perché entrambe eravamo terrorizzate all’idea di risvegliarci nel paesaggio innevato del Wyoming… Perché era seriamente difficile credere che quello non fosse un bel sogno.

 

 

Continua….

 

 

 

NdA.

 

Eccoci qui, come promesso, con l’aggiornamento!

Vi ricordiamo che dalla prossima settimana inizieremo ad aggiornare tutti i lunedì e i giovedì, fino alla fine (ben lontana) della storia!

 

Ringraziamo le due ragazze che hanno recensito**

Per noi è già un obbiettivo xD

Se ci fosse qualcun altro che volesse dirci la sua, siamo ben felici!

 

A lunedì,

Jessy & Miky.

 

Ps: i testi dei Killer Peaches, così come dal prologo, li abbiamo realmente scritti noi due, mentre invece tutto il resto  non ci appartiene ed è materiale della DD e della FBR.

 

 

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Capitolo 3
*** Act 1. Chapter one, part two : When Peaches fall from trees, to the City of Angels ***


bananissima

Expect the Unexpected

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First Act: To Start.

 

 

Chapter one, part two : When Peaches fall from trees,

to the City of Angels

 

 

 

May Pov

 

Il sogno il giorno seguente pareva essersi tramutato in un incubo. La felicità di svegliarsi nel dormitorio della DecayDance si volatilizzò nel momento in cui tutti e cinque venimmo trasportati da una limousine dritti sul set del video del nostro primo singolo. “I wrote this song for you when I was drunk, sorry, I couldn’t get a shit era il titolo che secondo Pete ci avrebbe portato dritto alle stelle. Ed il video era interamente ispirato al testo, così le protagoniste indiscusse dovevamo essere noi ragazze. Secondo il piano di Wentz avremmo dovuto girare delle scene in cui continuavamo a vedere ovunque il ragazzo che ci tormentava, alternandole con le riprese dei componenti della band –noi comprese- che camminavano per strada suonando. Non tutti eravamo convinti, ma tralasciammo di fare commenti… beh, Simon a quando pare era il più esultante e carico di tutti. Io tremavo come una foglia al solo pensiero di cimentarmi a fare l’attrice. E dire che ancora non avevo saputo chi avrebbe interpretato il mio ragazzo nel video… Quello fu un colpo tremendo.

-Che ci fa qui Beckett?-

Chiese all’improvviso Phill, mentre una parrucchiera gli sistemava i capelli ed una truccatrice cercava di passarmi il rossetto sulle labbra mentre io spalancavo la bocca e mi voltavo. William era appena arrivato sul set con una sfavillante maglia rossa con lo scollo a V e sorrideva a tutti, cercando però qualcuno in particolare che non tardò a spuntare dal nulla.

-WillBunny! Eccoti finalmente!-

Pete gli corse incontro e lo abbracciò, spettinandogli i capelli teneramente. Io rimasi lì come una rincoglionita, non accorgendomi che la parrucchiera mi stesse spruzzando la lacca con la quale rimasi quasi intossicata. Osservai a occhi sgranati la coppietta avvicinarsi a me parlottando e ridacchiando, finchè entrambi mi si fermarono di fronte e il più anziano mi passò una mano sulla schiena.

-May, ti presento il tuo ragazzo-tormento nel video!-

Scambiai un lungo sguardo con William, mentre qualcuno alle mie spalle se la rideva bellamente e supposi fossero Jilliahn e Simon. No, erano sicuramente loro. Io mi alzai e Beckett mi abbracciò le spalle portandomi con sé verso una parte del set che a quanto pare Wentz gli aveva indicato.

-Ecco, questa sarà la parte in cui gireremo la scena principale!-

Sghignazzò, indicando con un ampio gesto del braccio libero un grande letto matrimoniale con le lenzuola beige, appoggiato ad un muro di cartapesta con appesa qualche cornice. Mi sentii stringere a lui e mi mancò il fiato. William Beckett+Letto matrimoniale… Una combinazione mortale per il mio debole organismo. Il suo profumo così buono, oltretutto, mi stava fottendo il cervello.

-Ecco il vestito per la scena, GoldyMay! L’ho scelto verde perché fa più irish!-

Wentz arrivò alle nostre spalle e quando mi voltai mi ritrovai davanti una vestaglia in raso davvero corta. Dovevo indossare quella roba intima in una scena in camera da letto con Beckett? Quella era una mia fantasia erotica, di certo, non stava accadendo sul serio!

Beh, accadde…

Mi ritrovai imbarazzatissima a guardare uno stupendo William Beckett a torso nudo con il lenzuolo a coprirgli una presunta nudità –lo sapevo bene che era in boxer- il quale mi sorrideva malizioso sdraiato al mio fianco. Probabilmente se normalmente mi fossi trovata in una situazione del genere mi sarei lanciata ad abbracciarlo, ma con le telecamere puntate su di noi era una cosa impraticabile. Così mi limitavo a tremolare per l’ansia mentre mi veniva spiegato per l’ultima volta ciò che dovevo fare. Jill, truccata alla meglio e un po’ meno svestita di me, mi osservava con le labbra curvate in un sorriso, prima di alzare i pollici in segno di incoraggiamento. Mi sistemai il cerchietto che avevo voluto tenere in testa non potendo mettere un cappello e feci un sospiro prendendo coraggio.

-Azione!!-

Disse qualcuno che con gli occhi chiusi non potevo vedere, mentre la musica partiva di sottofondo. Potevo farcela… Dovevo! Fare la cantante comprendeva pure la parte disagevole di girare scene come quella.

Aprii gli occhi e subito li spalancai nel notare che al mio fianco c’era qualcuno. Così mi alzai a sedere e lo guardai… Dentro di me provavo una voglia irrefrenabile di baciare quelle perfette labbra sottili. Non so cosa mi aiutò a resistere e a girare la scena come secondo copione.

-Get out of my life, out of my bed, damn, out of my mind!!-

Gli urlai praticamente in faccia mente mi mettevo a carponi sopra di lui, prima di tirare un pugno allo shienale, spostando aria che mosse i suoi morbidi capelli. Il pugno non era previsto, ma mi uscii spontaneo… Credo fosse anche un modo per evitare di far scivolare la mano sul suo petto liscio.

-Cut! Perfetta!-

Né io né Will osammo muoverci, ma restammo a fissarci in un silenzio strano in quella posizione poco formale. Lui mi passò una mano sul fianco e mormorò “non c’è un bacio nel copione?”, lasciandomi esterrefatta. Non poteva succedere tutto in una stanza privata? Sperai che Beckett stesse scherzando –sì, perché se ci avessi creduto sarei svenuta- e mi alzai dal letto raggiungendo Jill.

-Mai più… Ditemi che è l’ultima scena che devo girare!!-

Le dissi, abbracciandola disperata come non mai. Lei rise e si staccò da me, alzando un sopracciglio in modo eloquente. 

-Guarda che in stanza devi girarne un altro paio. Non te l’ha detto Pete che devi anche lanciare roba addosso a Will?-

Io sbiancai e guardai di nuovo verso il letto, dove Beckett continuava a sorridermi sensuale ammiccando appena.

-Trattami male!-

Spalancai le palpebre sempre più sconvolta, prima di essere rispinta in stanza. Lui aprì le braccia in modo invitante, prima che la musica partisse e io iniziassi a tirargli addosso dei vestiti. Mi chiesi se potevo buttarmi anche io alla fine di tutto ciò ed abbracciarlo seriamente… Ma dovevo trattenermi. Quello alla fine era una faccenda di lavoro!

Conclusa anche l’ultima scena in quella stanza, William si alzò e camminò tranquillamente in boxer verso di me per stringermi la mano. Io riuscii a non abbassare lo sguardo e concentrarmi in alto, verso il suo viso allegro.

-Hai i nervi saldi! Altre ragazze di certo sarebbero arrossite tantissimo a girare la scena…-

-Io credo di non sembrare rossa solo perché ho due centimetri di cerone in faccia.-

Gli risposi, accorgendomi che non mi lasciava andare la mano. Io mi grattai la testa e rimasi a fissarlo domandandomi sempre come fosse possibile essere così bello. Per mia fortuna arrivò Simon a recuperarmi, trascinandomi via da lì con forza.

-Devi vestirti ora! Lui non servirà per le scene all’esterno… Ci siamo noi cinque.-

Mi spiegò, mentre mi piazzava davanti ai vestiti che avrei dovuto indossare. Nell’afferrarli mi chiesi perché quella fissa di farmi mettere roba verde per fare risaltare origini irlandesi che nemmeno avevo. Mi allacciai il foulard porpora intorno al collo e poi infilai anche il basco a trama scozzese. Le vie di Los Angeles ci aspettavano, era ora di cantare in mezzo alla strada!

 

 

Jill Pov

 

Simon guardò soddisfatto le sue riprese in giro per Los Angeles “Oddio guarda quel vecchietto come mi guardava! Dio sembra traumatizzato” disse ridendo assieme a Phill.
Pete ci raggiunse “Grandi ragazzi, siete stati bravissimi… domani mi servono solo le ragazze per le loro scena con me e Will per strada, voi siete liberi” poi si voltò verso di me ammiccando “Noi due stasera abbiamo un appuntamento!”
Sentì le orecchie andarmi a fuoco a quelle parole “Cosa? Dove?”
Lui ridacchiò “Andiamo al cinema!”
Se mi avesse semplicemente detto che mi avrebbe portato a registrare la nostra scena insieme mi sarei evitata un sacco di pare mentali ma no, lui era Pete Wentz, e pur farsi figo in qualche modo.
May si offrì di accompagnarmi e farmi forza e poco dopo mi ritrovai comoda su una poltroncina rossa di un piccolo cinema di Los Angeles, seduta tranquillamente a guardare Pete che, fottutamente bello con gli occhi contornati di nero pece, mi spiegava come si sarebbe svolta la scena “Questa è la scena con cui si aprirà il video… ci sarai tu che guardi lo schermo, poi io entro e tu rimani stravolta nel vedermi mentre mi siedo qualche sedile più in là e sorriderti affabile” simulò il sorriso facendomi ridere “Poi dovresti… non so… ringhiare” disse cercando l’appoggio del regista “Dovresti fare un verso frustrato e da li si attaccherà il primo riff di chitarra di Simon”
“Posso lanciarti il pop corn?” chiedo prendendone uno e mangiandolo.
Lui ne prese una manciata “Ovvio… io mi girerò e ti guarderò con la mia solita faccia da scemo e tu devi odiarmi ed incazzarti… giriamo un pochetto, poi prendiamo le cose più belle e poi giriamo un pezzetto anche all’esterno… tu devi scappare e io ti rincorro!”
“Ma sei pesante” dissi sorridendo mentre lui rideva.
“E non sai ancora quanto!”
Gli guardai il sedere mentre si allontanava andando con il regista fuori, preparandosi per fare l’entrata e May corse un attimo da me, sussurrandomi nell’orecchio “Smettila di flirtare con il nostro capo, scema!”
“Ma lui mi provoca” mi difesi io mangiando i miei popcorn.
Quello che accadde dopo, durante le riprese, fu davvero un devasto.
Guardavo lo schermo fingendomi interessata e ricordando alla mente le lezioni di recitazione che avevo fatto a scuola, mentre giravamo uno stupido cortometraggio sull’Amleto. Pete entrò come un’ombra e io finsi di non vederlo in un primo momento, poi voltai la testa verso destra e lo vidi li, a sorridere, e mi dovetti impegnare parecchio per non ridere ma per fare la scazzata.
Lui non mi aiutava, continuando a fare una faccia da scemo mentre io fingevo di cercare di fissare lo schermo, per ignorarlo. Sentì un tocco sulle spalle e mi accorsi che era scivolato fino al posto difianco al mio, portandomi un braccio sul sedile. Mi alzai di scatto prendendo ad urlargli addosso il pezzo di canzone che stava passando, poco in playback e molto strillato.
- You’re stupid man! Go out of here!-
Poi presi i popcorn vuotandogli l’intera confezione sulla testa, prima di tirargli addosso anche quella e girarmi verso l’uscita, allontandomi scazzata.
“Cut! Questa è meravigliosa” disse Ferguson, il regista, mentre Peter i toglieva la roba dai capelli “E pensare che pensavo di metterle in mano una birra!”
“Ecco, evitiamo” disse Pete sorridendo mentre prendeva un popcorn dalla testa mettendoselo in bocca “E evitiamo anche di metterle in mano qualcosa di contundente!”
“Ok allora visto che era perfetta la prima facciamo un paio di riprese nell’entrata poi potete andare a casa, le espressioni sbigottite delle persone qui dentro le giro da solo domani, oggi non c’erano attori disponibili”
Guadai le persone attorno a me vergognandomi a morte. Non erano attori quindi? Erano persone normali quelle che avevano assistito a quella scena da pazza?
May mi lesse nel pensiero e rise “Ma tanto c’è la telecamera” disse alzando le spalle “E poi dal modo in cui siete truccati si vede che è per un video”
In esterno giranno per quasi un’oretta per riprendere tutte le angolazioni che servivano.
Io uscivo di corsa, imprecando verso il cielo con Pete alle calcagna e una piccola corsetta da parte di entrambi che però rischiò di essere mortale visti gli stivaletti borchiati con 12 cm di tacco che Pete aveva scelto per me e il mio completino da rockettara spregiudicata. Come altro si potevano definire quei vestiti? I pantaloncini di jeans erano così corti che dovevo stare attenta che non si vedessero le mutande, ne sopra ne sotto. La maglietta nera era così piena di strappi che sembravano solo tanti lembi di stoffa uniti per volontà dello Spirito Santo.
Ringraziai i miei capelli che erano lunghi a sufficienza per coprirmi almeno il reggiseno nero visibilissimo.
“Ok direi che siamo a posto” disse il regista mentre uscivo dalla cabina per fare le foto tessere in cui mi ero nascosta scappando da Pete “Ci vediamo domani con i pezzi finali giusto?” chiese a Pete che annuì, poi si allontanò prendendo il cellulare in mano.
“May?” chiesi a un certo punto guardandomi attorno. Lei aveva la mia borsetta e io volevo controllare l’orario con il cellulare.
Pete prese a camminare con me al suo fianco “L’ho mandata a casa con il mio assistente, non ci stiamo tutti se no”
“Tutti dove?” chiesi stranita.
“Tutti qui” mi specificò indicandomi una moto nera.
Io alzai un sopracciglio “Non penso di avere l’abbigliamento adatto per salire su una moto” dissi passandomi le mani sulle braccia. Ok che era LA ma erano comunque le undici di sera passate ed era inverno… con venti gradi, certo, ma comunque iniziava a darmi noia quella brezza marina.
Lui se ne accorse così si sfilò la giacca passandomela “Copriti dai, dopotutto non hai molto addosso” Io arrossii imbarazzata infilandomi quella giacca che portava il suo profumo, il suo dopobarba…
Mi passò un casco che infilai come una scema, mi sembrava di essermi rincretinita nello stare vicino a lui. Lui sorrise un po’ intenerito mentre io mi imbarazzavo ancora di più perché davvero non mi riusciva di levarmi il casco, così lo fece lui e poi salì sulla moto facendomi segno di salire dietro di lui.
Mi aggrappai con la scusa di aver paura e allacciai le braccia alla sua vita, peccato che poi ebbi paura davvero “Pete stiamo correndo troppo!!” urlavo tenendo gli occhi chiusi mentre lui faceva lo slalon tra le automobili.
Pete rideva come uno scemo mentre io soffrivo urlando. Non sono certa ma sospettavo che stesse facendo a posta il giro più lungo.
Arrivati all’appartamento scesi con troppa enfasi cadendo per terra per colpa di quei maledetti tacchi a spillo.
Pete appoggiò la moto al cavalletto prima di levarsi il casco e soccorrermi “Ma attenta! Così ti fai male!” mi disse divertito mentre mi porgeva le mani per aiutarmi ad alzarmi.
“Ma tu sei un folle!” gli dissi mentre mi apriva il casco e me lo sfilava “Cioè… andavi ai 300!”
Mi prese a braccetto portandomi fino al ingresso parlando con fare pratico “Io sono un motociclista da due settimane” mi spiegò mentre io sbiancavo “Però me la cavo! Visto che non siamo caduti? Con Pat a bordo sono caduto, ma forse era dovuto al sovraccarico di peso… non saprei…

Dentro casa regnava un casino tale che rinunciai a ribattere.
Tutti si stavano indaffarando a preparare la cena a quasi mezza notte. Erano stati carini ad aspettarci ma io speravo davvero poter fare una doccia ed infilarmi sotto le coperte per dormire fino al giorno dopo. Sorrisi entrando nella sala comune dove Will e May erano i soli spalmati sul divano intenti a guardare i Gummy. Poco distante notai anche Dam in procinto di addormentarsi “Voi non cucinate?” chiesi ai due mentre Will si esibiva in uno sbadiglio.
“Secondo te siamo in grado?” chiese ovvia May avvolta nel suo piagiamino “Tu piuttosto? Finito il turno sull’interstatale?” chiese facendo ridere i due ragazzi.
Io incrociai le braccia “Pete mi ha conciata così, non posso farci molto…
“Ce ne avete messo ad arrivare” disse Simon arrivando dalla cucina con dei grossi guanti da forno a coprirgli le mani “Che avete fatto tu e Pete?” mi chiese dandomi un paio di gomitatine sul braccio facendomi arrossire.
“Piantala di insinuare!” gli urlai mentre tutti si voltavano ad assistere alla scena e partivano anche un paio di fischi poco galanti.
Pete si mise davanti a me nascondendomi “Corri a cambiarti prima che questi maniaci decidano di violentarti!” mi disse con enfasi facendomi ridere.
Mentre questa ridicola pantomina continuava Travis arrivò nella stanza con uno sguardo stralunato “La pace è ufficialmente finita” disse prima di scappare chissà dove. Pace? Quale pace?
Non c’era pace in quella casa, cos’altro poteva minarla?
Come risposta arrivò un urlo dal corridoio così forte che mi sembrava che la persona in questione fosse di fianco al mio orecchio, ma a giudicare dall’eco era molto più lontana.
Pete si voltò illuminandosi prima di urlare a sua volta mentre tutti gli altri, parte noi nuovi, alzavano gli occhi al cielo.
“Pace finita per davvero” ricalcò Will passandosi una mano sulla faccia.
Con la furia di uragano con gli occhiali da vista si fiondò a fucilata nella stanza con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e una zazzera di capelli neri spettinata per via della corsa.
Lo riconobbi ovviamente, non era di certo un volto sconosciuto.
Brendon Urie.

Cantante dei Panic! At the Disco.
Un nome, una garanzia.
Gettò le quattro, e dico quattro, valigie a terra buttandosi come un pazzo su PetePeteeeeeeyyyy!” gridò a pieni polmoni stordendo tutti con la portata canora della sua voce. Pete lo prese in braccio e prese a roteare su sé  stesso mentre il ragazzo più giovane si aggrappava a lui allacciando le gambe alla sua vita.
Era inquietante come scena.
Ero così intenta a guardare quella scena ridicola che non notai quasi il ragazzo che alle mie spalle mi stava guardando attentamente dalla testa ai piedi. Quando mi voltai sentendo una strana sensazione di prurito alla nuca, come se qualcuno stesse fissando quel punto con intensità, i miei occhi chiari si scontrarono con quelli castani di un ragazzo che ci misi qualche istante a riconoscere, vestito con un paio di jeans e un’anonima maglietta bianca. Privo di trucco, spettinato e con le occhiaie non era proprio come me lo ricordavo dentro ai video musicali, ma era comunque uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto.
Signore e signori, Ryan Ross.
Ryro che fai non corri ad abbracciarmi?” chiese Pete mentre riappoggiava delicatamente Brendon (che si lanciò di corsa nel frigorifero afferrando vittorioso una bottiglietta di teh) al ragazzo dietro di me che intanto stava arrossendo visibilmente in quello scambio di sguardi. Con andatura da bradipo si trascinò dietro la trolley fino a raggiungere PeteBrend non mi ha permesso di dormire in volo” disse mentre il maggiore lo sollevava nell’abbraccio “e ora sono distrutto”
“Ma è solo un’ora di viaggio!”
“Si ma con affianco Brendon? Amico non voleva finire più”
Pete ridacchiò mentre salutava anche Spencer e Brent, gli ultimi due membri dei P!ATD “Ma dai… cosa vuoi che sia..”
“Se avessi imparato il kung-fu ai tempi del liceo fidati che lo avrei steso tanto era pesante…
“Se posso” disse il bassista afferrandomi per un braccio e mettendomi tra lui e Ross “Ti presento quella che potrebbe prendere il posto di Brendon nel mio cuore” disse indicandomi mentre Brendon esprimeva il suo dissenso lamentandosi “Ryan Ross, lei è Jilliahn Bayler
Io allungai la mano verso di lui, che la strinse dolcemente prima di ritrarla come se avesse preso la scossa, un po’ imbarazzato “Non è sempre così” specificò Brendon indicando con il pollice Ryan “Avvolte riesce anche a mettere insieme un paio di parole come ‘piacere di conoscerti’ se si impegna”.
Il chitarrista lo fulminò con lo sguardo ma poi si voltò con tutta la trolley, eclissandosi dalla porta verso il loro appartamento “Si diciamo solo che è un po’…. Mmm… timido. Si dai, diciamo timido” disse Pete autoconvincendosi della cosa.
“Soprattutto con le bionde” disse Spence venendo a presentarsi.
Brendon mi guardò con attenzione “No, non puoi prendere il mio posto… io sono più carino e coccoloso” constatò poi soddisfatto “E poi vestita così sembri uscita da una canzone di Ryro
Non sapevo bene se offendermi o no, optai per il si. Alzi un sopracciglio incrociando le braccia e guardando con supponenza Brendon “Dovresti schiacciarti questi brufoli, ragazzino. Sono antiesteci” dissi mentre partiva una vera e propria ovazione.
Brendon corse davanti a uno specchio esamiandosi la faccia mentre Spence mi metteva una mano sulla spalla “Ti stimo, tantissimo!”
Brendon nel frattempo aveva deciso che no, non erano brufoli ma ‘deliziose escrescenze della sue pelle che richiamavano dolcezza e simpatia negli altri’. Cosa ovviamente non vera. Camminò per la stanza a caso e poi vide May e i suoi occhi si sgranarono fino all’inversosimile, diventando enorme come dei piattini da caffè.
“Ho visto un angelo!” gridò mettendosi in ginocchio davanti a lei “Ciao bellissima e mistica apparizione divina, io sono Brendon e sono qui per concupirti!”
Calò il silenzio.
“Sai che vuol dire concupire?” chiese scettico Pete, poi scosse il capo “Vado a prendere Pat
“E io vado a cambiarmi prima di sentirmi dire che sembro uscita da un bordello” dissi levandomi i tacchi con un movimento poco femminile e uscendo dalla saletta mentre Phill mi urlava qualcosa del tipo ‘ti vedo le mutande, sono verdi’.
Camminai nel corridoio verso la nostra porta, alzando le braccia per legarmi i capelli in una coda. Ero così assorta a pensare a quanto strana fosse quella situazione che quasi non notai che Ryan Ross stava uscendo dal loro appartamento e che si, mi stava fissando il reggiseno lasciato in bella vista visto che con le braccia alzate i brandelli della maglietta rivelavano troppo. Quando mi accorsi di lui e mi voltai a guardarlo lui si imbarazzò a tal punto da affrettare il passo, continuando nella direzione opposta alla mia, ma senza guardare dove metteva i piedi, tanto che prese in pieno il porta ombrelli, inciampandosi in esso. Non solo fece un casino dannato, visto che quel coso sembrava fatto di alluminio ed impattando con il terreno il suono aveva rimbombato per tutto il corridoio, ma era quasi caduto, e se non avesse portato le mani a terra si sarebbe ucciso.
Io mi rivoltai subito per evitargli altro imbarazzo e mi infilai a razzo nel mio appartamento con il cuore che correva.
Mi appoggiai alla porta chiedendomi perché negli ultimi due giorni mi fossi presa due cotte in tempo record. Non mi ero mai interessata ai ragazzi ma quella fottuta casa era piena di tentazioni, cazzo!

 

Continua….

 

 

 

Nda:

Eccoci col capitolo di oggi!

Finalmente sono arrivati i Panic at the Disco! Li stavamo aspettando con ansia e così anche i pairing si sono creati.

Che ne pensate di loro? (Che ne pensate dell’idiozia di Brendon più che altro xD).

Ricordatevi che qui sono ancora piccoli, quindi non pensate a come è ora il cantante dei PATD, perché insomma, chi li segue da anni, sa quanto era cretino in passato ahah.

Tutto in senso buono ovviamente.

Grazie ai due angeli che ci recensiscono!

A giovedì!

Un bacione

Jessy e Miky

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Act 1. Chapter two: The Arrive of the Prince and the Mussel ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

First Act: To Start.

 

Chapter two: The Arrive of the Prince and The Mussel.

 

 

 

May pov 

 

Non avevo mai partecipato ad una cena così numerosa dall’ultima volta in cui avevamo organizzato una cena di classe, ma ad Evansville eravamo solo in dieci. Quella sera, nel dormitorio della DecayDance, eravamo ben diciassette persone. Si parla di The Academy is, Panic! At the Disco, Killer Peaches tutti al completo, con aggiunta di Travie, Pete e Patrick. Quest’ultimo doveva arrivare con Pete che era andato personalmente a prenderlo. Voleva che ci presentassimo tutti, insomma… Io ero fuggita a prendermi un maglioncino da mettere sopra la vestaglietta. Stavo giusto chiudendomi in stanza, quando notai che qualcuno mi aveva seguito. Sperai fosse Beckett, anche se la cosa un po’ mi inquietava…

-Ah! È qui che dormi allora? Che bello che siete proprio di fronte al nostro appartamento!-

Brendon Urie apparve sulla soglia, ammiccando in mia direzione con quelle sopracciglia nere e folte. Mi chiedevo come potesse muoverle in quel modo davvero osceno e tanto velocemente.

-Qui mi ci cambio anche, quindi se non ti dispiace vorrei spogliarmi…-

-Oh! Fai pure, tranquilla… Non mi da fastidio!-

Disse innocentemente e io gli chiusi la porta in faccia, chiudendo a chiave. Che voleva quel maniaco sessuale da me?! Solo perché era famoso ed era il pupillo di Pete, non aveva il diritto di seguirmi nella mia privacy e pensare che potevo starci dopo averlo visto cinque minuti. Non dovevo affatto spogliarmi, mi limitai ad infilare una maglia a maniche lunghe con disegnato un grande trifoglio. Cappello e foulard erano parte integrante di me, quelli non li avevo tolti. Bene, avrei potuto scendere a cena…

Quando aprii la porta Brendon mi aspettava appoggiato al muro ai piedi della scaletta, s’incantò un attimo ad osservarmi e poi sorrise. Io sbuffai e lo superai ignorando il braccetto che mi porse in modo sensuale, correndo subito in corridoio per poterlo seminare. Lui comunque mi seguì e diventò la mia ombra.

-In Irlanda siete tutte così belle? Eh?-

Mi chiese quando arrivammo in cucina dagli altri e Ryan Ross alzò lo sguardo verso di me, mentre notai che Jill lo osservava attentamente.

-Quindi sei irlandese?-

-Non sono irlandese! Vengo dal Wyoming come tutti loro…-

Indicai gli altri della band e loro annuirono, mentre Ross gli analizzava uno ad uno. Poi ecco che arrivò qualcuno di corsa che abbracciò me e Brendon sbattendoci uno contro l’altro.

-Aaah! Il mio pupillo e la mia irish-girl stanno facendo amicizia!-

Pete Wentz ci urlò nelle orecchie ed io cercavo di liberarmi da quella presa, mentre Urie allungava le mani per potermi abbracciare. Quella era una casa di pazzi! Riuscii a sfuggire da quell’insano abbraccio, andandomi a nascondere dietro Simon. Lui perlomeno mi prese sotto braccio, tenendomi a distanza di sicurezza da vari malati di mente che attentavano alla mia vita. In tutto quel putiferio –causato perlopiù da Dio Wentz e Cristo Urie- feci caso che Jill aveva smesso di guardare il nostro capo e si stava dedicando più che tutto all’osservazione del chitarrista dei Panic. Così io e Simon, che ormai era il mio bodyguard, ci avvicinammo a lei e le sorridemmo complici.

-Mh, carino Ryan, vero?-

Domandai, mentre il nostro chitarrista annuiva esaminandolo per bene concludendo che anche lui lo trovava davvero bello.

-Aha… Dal vivo è ancora meglio che in quel video stupido che avevamo visto su youtube.-

Ci rispose lei, non staccandogli gli occhi di dosso. Io mi sedetti al suo fianco e presi delle patatine che qualcuno aveva messo in un piatto in mezzo al tavolo apparecchiato alla cazzo. Nel farlo però sfiorai una mano e quando alzai lo sguardo mi ritrovai davanti Will tutto sorridente. Gli sorrisi pure io, prima di comportarmi serenamente e continuare a parlare con la mia amica.

-Decisamente… Dal vivo sono meglio tutti. Tranne Urie… Lui mi pare più…-

Entrambe lo guardammo mentre stava facendo una strana danza con tanto di ammiccamenti e schiocchi di dita vari, spiegandola a Pete che annuiva fiero.

-…stupido.-

Concluse lei, voltandosi di nuovo verso Ross che stava lentamente fondendosi con la sedia su cui era seduto.

-Sì, ecco… Non volevo proprio dirlo apertamente.-

Risposi, trovando di nuovo lo sguardo di William in mezzo a tutti gli altri. Nonostante stessi parlando con Patrick guardava verso di me e sorrideva sbieco.

-McLean… Vieni a presentarti!-

Mi disse e senza pensarci due volte saltellai fino a loro, per stringere la mano al mitico Patrick Stump. Anche lui a quanto pare era restio ad abbandonare il cappellino, così almeno eravamo in due a fare i maleducati a cena. E se poteva Stump, perché non potevo io?

-May, piacere di conoscerti… Sono… Sono davvero emozionata! Seriamente, sono una tua grande fan!-

Gli scossi la mano e lui ridacchiò nervoso, scuotendo la testa.

-Io ho sentito la vostra canzone prima… Ti faccio i miei complimenti.-

Avevo ricevuto dei complimenti da Patrick Stump, potevo benissimo morire! Mi lasciai prendere dalla gioia e saltellai appena, ringraziandolo esageratamente. Poi sentii la mano di Beckett risalirmi per la schiena fino ad appoggiarsi alla mia spalla e mi irrigidii. Pat pensò –erroneamente- di doverci lasciare soli ed andò a parlare con il batterista dei Panic che stava mangiucchiando un pezzo di pizza insieme a Dam. Guardandomi attorno notai che Phill stava invece socializzando con Travie e Mike Carden, Simon e Jill se la chiacchieravano con Pete e Ross con Urie che cercava di seguire il discorso fissando però me. Incrociai i suoi occhi neri che seguivano i miei movimenti, mentre Will mi trascinava verso il giardino.

-La mia preda se ne sta andando con Beckett!-

Urlò tirando la maglia a Pete, ma feci finta di non averlo sentito lasciandomi guidare verso l’esterno. Non avevo ancora avuto tempo di vedere il giardino posteriore, così mi stupii di quanto fosse grande e subito notai l’enorme piscina illuminata. Era davvero una villa da vip, quella… Ed io ormai ci vivevo. William mi accompagnò sotto un bel gazzebo dove c’era un dondolo bianco. Qualcosa di buongusto in quella casa infondo non mancava… Sì, la fontana all’entrata non era affatto da contare. Lui prese posto sul dondolo e rimasi stranita ad osservare la mano che mi porgeva. Ero come in un bel sogno, con le belle luci di Los Angeles e della piscina alle spalle…

-Se ti piaccio così tanto, perché non vieni qui e mi baci?-

Mi domandò, mentre afferravo le sue mani e le accarezzavo. Lo guardai negli occhi non sapendo bene se mi parlasse sul serio o no… Ovviamente, da parte mia, avrei voluto tanto poter baciare le sue labbra sottili.

-Ho mangiato delle patatine e baciarti non mi sembra educato. Ho le labbra salate, sicuramente…-

Affermai, ma mi sentii cadere in avanti addosso a William, così che mi ritrovai con le labbra attaccate alle sue. Mi tirai indietro e ricercai il suo sguardo.

-Oh! Mi hai appena baciato.-

Commentai facendolo ridere, prima che si alzasse e mi abbracciasse. Io probabilmente ero completamente in tilt e non capivo più nulla di quello che mi stava succedendo. Volevo baciarlo ancora e non solo…

-Senti… Nel dormitorio si sentiva la mancanza di qualche ragazza. Ed io so di piacerti un sacco… Quindi, dato che viviamo insieme, che ne dici di dormire anche nello stesso letto?-

Calcò sulla parola “dormire” come se fosse necessario farmi capire che non intendeva esattamente in senso letterale. Io, senza nemmeno pensarci, accettai la proposta e stipulammo questo contratto con un altro bacio molto più approfondito del primo. Sentii le sue mani scivolare sotto la felpa, mentre io accarezzavo i suoi capelli morbidi e profumatissimi. Stava succedendo veramente… Stavo baciando Beckett. Sapevo benissimo anche a cosa andavo incontro, non ero proprio così sprovveduta e svampita come facevo credere spesso. Ma com’era mio solito, decisi di non importarmene e di accontentarmi di quell’accomodamento. Beh, non era mica male come cosa… Perfetta direi.

-La cena è pronta!-

Simon si era affacciato alla porta per urlare e io mi staccai immediatamente da William, che ridacchiò un secondo prima di appoggiarmi la mano sulla schiena. Rientrammo insieme ed occupammo gli ultimi posti liberi, accanto a Dam e Phill. Brendon era di fianco a Pete e mi fece l’occhiolino, non sconsolandosi nemmeno quando vide le dita di Beckett passarmi fra i capelli. Anzi, sorrise di più e si alzò levando il bicchiere pieno di succo di pompelmo verso l’alto.

-Io direi di brindare alle pesche che la primavera ha portato alla Decay!-

-Brendon è inverno.-

Specificò Ross beccandosi un’occhiata offesa dal cantante. Sentii gli altri ridere, mentre qualcuno si lamentava di tanta stupidità. Io per prima mi chiedevo quanto potesse essere scemo quel ragazzo… E dire che nei video pareva essere un gran bel figo, serio e sensuale. Non quanto Beckett o Ryan, ovviamente. Però anche lui aveva il suo fascino sullo schermo.

-Beh, l’inverno richiede la neve e qui non ne vedo! Quindi io dico che è primavera! E comunque, qualunque stagione sia, il brindisi ai nostri nuovi fratellini lo facciamo!-

Così tutti alzammo il bicchiere con qualsiasi cosa ci fosse dentro e facemmo questo brindisi a noi Killer Peaches –altrimenti detti pesche o fratellini-. Vidi Phill sorridere a Jilliahn e sorrisi anche io. Quasi tutta la DecayDance stava brindando a noi. Hip hip urrà per noi cinque dunque!

La cena si concluse che ormai erano le due e nel giro di mezz’ora tutti sparirono nei rispettivi appartamenti. Nessuno si degnò di riordinare, decidemmo che ci avremmo pensato la mattina seguente. Io feci per seguire Jill nella mia stanza, ma una voce chiamò il mio nome e mi voltai. Brendon Urie era fermo sulla soglia del suo appartamento e allungò la mano verso di me, muovendo l’indice avanti e indietro per invitarmi.

-Non vuoi dormire al calduccio con me?-

Chiese, facendo lamentare Ryan che era alle sue spalle. Il mio leader rise, dirigendosi in camera e dicendomi qualcosa come “vai, May, vedrai che non ti dispiacerà” ma non le diedi ascolto. Ero occupata a fissare gli occhi neri di Brendon… Dovevo ammetterlo, erano molto più sinceri di quelli del cantante dei The Academy Is, ma lui non faceva proprio a caso mio.

-Fa già caldo abbastanza senza qualcuno addosso… E se mai tornerò nel Wyoming al freddo, comunque, andrò a dormire con le pecore piuttosto che con te.-

Chiusi la porta e, dopo un salto in bagno, mi diressi in stanza dove già Simon e Jill si erano infilati sotto le coperte ed avevano pure spento la luce.

-Cazzo, ma come faccio a…-

Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai addosso al chitarrista, così cercai di  rimettermi in piedi tirandogli una gomitata sul naso.

-Porca troia! May!!-

Jill accese l’abat-jour scazzata e ci guardò prima di mettersi a ridere.

-Ce la fai a trovare il tuo letto adesso?-

Mi chiese e io mi tolsi la felpa per lanciarmi sul mio caro ed adorato materasso. Abbracciai il cuscino e ci affondai la faccia sorridendo, cercando di non fare casino nell’essere così felice. Pensai di nuovo al sapore delle labbra di William e mi rigirai più e più volte senza riuscire a prendere sonno. Sbuffai ed afferrai il cellulare per vedere l’ora, quando notai che c’era un messaggio arrivato da almeno dieci minuti.

Will- Se vuoi c’è l’appartamento di fronte al mio che è arredato ma non lo occupa nessuno.

Risposi velocemente un “arrivo” e facendomi luce con il telefonino uscii dalla stanza, stando attenta a non uccidere nessuno. Quando uscii in corridoio notai che, appoggiato alla porta dell’appartamento vuoto c’era Beckett che sventolava il cellulare. Corsi verso di lui, bloccandomi un attimo nella Big-Room dove c’era Ross attaccato ad un pc. Lui mi guardò stranito e io mi volatilizzai il più in fretta possibile, andando ad abbracciare William che mi trascinò all’interno di quell’appartamento che divenne presto rifugio per qualche scappatella.

-Pensavo avessi già cambiato idea…-

Mi sussurrò all’orecchio, mentre passava la mano fra i miei boccoli. Io gli passai le mani lungo la schiena ed inspirai quel buon profumo.

-Appena ho letto l’sms sono corsa qui… Tranquillo, non sono il tipo da scappare.-

Sorrise sulla mia fronte, prima di abbassarsi appena per catturare le mie labbra in un bacio che era molto più passionale di quello scambiatoci in giardino. Ci avviammo verso il letto senza staccarci, mentre le sue mani correvano sotto il mio pigiama finendo per levarmelo. Io gli tolsi la maglia, lasciandola scivolare a terra potendo così godere di nuovo della vista del suo torace scarno e pallido. Questa volta, però, potevo farci scivolare le mani ed avvertirne il calore.

Lui si sedette sul ciglio del materasso e mi guardò con un sorrisetto malizioso, facendomi scivolare le mani dai fianchi alle cosce lentamente. Sorrisi pure io, appoggiando le mani sul suo petto e spingendolo indietro per poter stare a carponi sopra di lui.

Ci scambiammo un lungo sguardo, prima di toglierci pure gli ultimi indumenti di dosso e scambiarci qualche bacio, morso e carezza. Il resto di quella notte ancora lo ricordo benissimo, anche se ovviamente per noi non significò assolutamente nulla.

 

 

 

Jill pov

 

La mattina dopo a svegliarmi fu Pete che venne in camera mia scuotendomi leggermente. Io alzai il viso incontrando i suoi occhi e lui si portò un dito alle labbra facendo segno di non svegliare Simon che russava a bocca aperta.
“Non preoccuparti” dissi grattandomi gli occhi “Manco le cannonate lo svegliano quello li…”
Pete ridacchiò sendendosi sul letto “Sei pronta per girare?”
“Pete ma sei scemo?” chiesi facendolo ridacchiare piano mentre io mi alzavo appuntellandomi sui gomiti “Sono le otto del mattino e ho dormito solo sei ore scarse, faccio schifo e mi sto vergognando di farmi vedere in questo stato pietoso da te… e mi chiedi se sono pronta per fare un fottuto video?”
“Ma che dici” disse alzandosi e lasciandomi un bacio sulla guancia che mi fece venire una vampata di caldo “Sei bellissima, non saresti mia figlia se no” disse ovvio alzandosi dal letto e uscendo raccomandandosi di far presto.
Io mi lasciai ricadere sul letto.
Sua figlia? Niente di eccitante insomma… infondo c’erano dieci anni secchi da me a lui… ma che mi importava? A me nulla, a lui a quanto pare invece qualcosa…
“Pazienza ti rifarai con Ross” disse Simon con la voce impastata dal sonno.
“Non si origlia”
“Mi avete svegliato tanto parlavate forte” disse aprendo un occhio “Adesso vai o Peter si scazza perché la sua bimba fa la cattiva…”
Buttai le coperte sbuffando e mi alzai mentre lui si voltava dall’altra parte riprendendo a dormire. Lo invidiavo moltissimo.
Quando entrai nella saletta mi pentì di non essermi nemmeno truccata. Ryan si stava alzando dal divano con il pc in mano e i suoi occhi si scontrarono con i miei. Non ci salutammo nemmeno visto che io mi diressi in cucina e lui proseguì ad arrotolare il cavo del alimentatore.
Brendon entrò nella stanza poco dopo sorridente e vispo come non mai “Ciao Ryro! Ciao piccola pesca del Wyoming!”
“Ciao Brend” partì il coretto mio e di Ryro ma nessuno dei due diede segno di darci importanza. Io volevo solo il caffè.
Brendon prese a farsi il teh al mio fianco poi mi guardò sorridente e disse “La mia dolce fatina verde delle colline Irlandesi è ancora a letto?” solo allora realizzai che non avevo visto May.
“Non so dove sia” dissi pensierosa.
Brendon spalancò la bocca “Oddio! Ho perso la mia regina della birra!”
Contando quanto fosse astemia May quel nome era decisamente fuori luogo.
Ryan alzò gli occhi al cielo prima di allontanarsi “Buona notte” disse sparendo nel corridoio mentre io guardavo con un sopracciglio alzato Brendon.
“Deve ancora dormire?”
Brendon annuì con troppa enfasi “Si lui dorme di giorno” disse liquidando il discorso come se Ryan non fosse importante prima di tornare al discorso di prima “Ancora non abbiamo trovato l’amore della mia vita, ti ricordo!”
“Non la conosci da nemmeno dodici ore” gli feci notare versandomi il caffè nella tazza mentre lui strepitava.
“Ma io la amo lo stesso!” disse disperato, come se io non potessi capire.
“è con Beckett penso” disse Phill entrando nella stanza e facendoci sobbalzare tanto era stato silenzioso “Anzi ne sono certo… li coglierò sul fatto prima o poi!” disse con fare teatrale mentre tornava al nostro appartamento.
Stare li faceva male anche a lui…
Brendon prese a gridare frasi come ‘non è possibile’ o ‘ma non è possibile che non sia preda del mio fascino animale’ che francamente io però, non notavo.
“Se hanno fatto sesso lei pensava sicuramente a me” disse poi a un certo punto sorseggiando il caffè con l’espressione di chi la sapeva lunga “Dopotutto non si sentirà alla mia altezza, la capisco… ma lo è eccome!”
Io lo guardavo apatica annuendo e dandogli ragione come si fa con i malati di mente. Dopotutto lui lo era.
“Si si Brend ne parliamo dopo” dissi appoggiando la tazza “Pete mi aspetta”
Lui annuì convinto “Sisi questa cosa va chiarita!” disse deciso mentre io mi affrettavo ad andare a cambiarmi.
Brendon era davvero un personaggio particolare, che mi inquietava non poco. Era troppo esuberante, parlava a sproposito e non capivo il motivo di tutta quella felicità. Non lo capivo ancora anche se, all’interno di quei grandi occhi neri da attore, un vago fondo di tristezza c’era. Ci parlavamo così poco però, e quando lo facevamo erano solo cazzate, che subito non lo capii e lo etichettai come quasi tutti li dentro. Come uno stupido, cosa che non poteva essere più lontana dalla realtà.
Mi buttai addosso un paio di pantaloni rossi e una felpa nera senza nemmeno prendermi l disturbo di farmi bella, eccetto per un filo di matita nera a contornarmi gli occhi chiari. Presi un mollettone tirando su i capelli e poi uscì dalla stanza disturbando un po’ il sonno di Simon.
Cercai Pete ovunque prima di avvertire la sua risata provenire dalll’appartamento dei P!ATD.
Entrai lentamente e lo vidi sul divano color ocra rimanendo per un attimo flashiata dal giallo delle pareti. Pete si voltò verso di me con un sorriso, così come il suo interlocutore.
Ryan.
Ma non era andato a letto?
Come suo solito non mi salutò nemmeno, limitandosi a spostare lo sguardo sul divano piuttosto che specchiarsi nei miei occhi. Io sbuffai scazzandomi. Perché mi aveva preso in antipatia in quel modo?
“Allora andiamo?” chiesi a Pete che si alzò annuendo e io mi diressi verso la porta senza salutare ne dar segno che mi interessasse minimamente di Ross.
Anche se in realtà mi piaceva molto.
Non sapevo nulla di lui, ok, ma io parlo dal punto di vista estetico era davvero un bel ragazzo e si, mi interessava. Caratterialmente non lo conoscevo per nulla e mi dava l’idea di non capire un cazzo.
Presi il casco dal mobile del entrata mentre Pete mi seguiva divertito “Che succede?” chiese mentre uscivamo in giardino “Non ti piace Ryro?”
Oh, lui mi piace molto “Io non piaccio a lui” dissi secca facendo per infilarmi il casco ma Pete mi fermò guardandomi confuso.
“Cosa te lo fa pensare?”chiese stranito come se la cosa fosse inconcepibile. Solo perché stavo simpatica a lui non significava che tutti li dovessero amarmi no?
“Non mi saluta nemmeno”
Pete chinò la testa di lato senza capire. Iniziai a pensare che per qualche strano motivo avesse un ritardo mentale: non vedeva i difetti nelle persone. Non vedeva come Ryan non mi aveva nemmeno dato il buon giorno. O forse ero io che enfatizzavo il tutto?
“Andiamo per favore” dissi infilandomi il casco mentre lui annuiva ancora perplesso.
Per il resto della mattinata continuai a farmi le stesse due domande. Stavo pretendendo troppo da quel ragazzo che non mi conosceva nemmeno? Mi odiava o solo gli stavo tanto indifferente da non vedermi nemmeno?

Pete mi gironzolava attorno parlando con il regista mentre la truccatrice mi truccava di nero, prima di passare ai capelli. May e Will arrivarono proprio nel momento in cui io stavo finendo di vestirmi, almeno stavolta ero molto più coperta. Portavo una canottiera nera, una pio di pantaloni aderenti del medesimo colore e degli stivali più bassi di quelli della sera precedente di pelle neri e alti. Pete mi stava giusto passando il gilet di pelle con le borchie sulle spalle quando i due ragazzi entrarono tranquillamente, come se fosse tutto ok. Nemmeno Pete ci diede molto peso, dicendo solamente che forse loro non avrebbero finito per pranzo. Come se fosse quella la cosa più importante al momento…
Girare per strada con Pete che ti sbuca da ogni parte è qualcosa che ogni essere umano dovrebbe provare una volta nella vita. Prima da un cassonetto della spazzatura, poi da un tombino… io poi rimanevo sempre spiazzata, non conoscendo la sua ubicazione precisa.
Le riprese furono numerose a causa delle mie risate lievemente inopportune.
Provateci voi a non ridere davanti a Pete che sbuca da dentro un cesto di rose in una bancarella di fiori e poi mi raccontate!
“Ok direi che adesso possiamo girare il finale” disse il regista mentre Will e May ci raggiungevano “I due maschietti si incontreranno mentre vi stanno cercando e si coalizzeranno per stanarvi così voi due inizierete a nascondervi insieme dentro a un super mercato” ci disse mentre entravamo nella location.
“Ho sempre sognato entrare nel banco del pesce” dissi facendo ridere May.
“Alla fine del video i due ragazzi si guarderanno attorno e se ne andranno rassegnati… allora voi ragazze uscirete da qui dentro” disse appoggiandosi a un conteiner.
Io vi guardai dentro e vidi molte… “Pesche” dissi incolore prendendone una in mano e guardando Pete “Ma è scontato… dovevate prendere delle albicocche!!”
Il bassista dei FOB mi guardò interdetto “Non penso di aver capito”
“Lascia stare!” gli dissi facendogli patpat sulla spalla mentre Patrick ci raggiungeva con un sorriso.
Osservò le scene da dietro la telecamera ridacchiando di tanto in tanto “queste scene sono qualcosa di stupendo” decretò mentre io mi toglievo le pesche di dosso rilanciandole nel conteiner “Andiamo a pranzo?” chiese sorridendoci.
“Loro due mi servono ancora” disse Ferguson indicando Will e May, che non sembravano molto felici di passare il pomeriggio a girare per le strade di Los Angeles.
Io e Pete ci cambiammo, senza però struccarci, e andammo a pranzo con Pat in un piccolo ristorante vicino alla Decay.
“Quindi hai scritto tu tutti i testi?” mi chiese il cantante mettendo il sale nell’insalata.
Io annuii “Si, insieme a Simon e occasionalmente ci ha messo qualcosa anche May” risposi con un sorrisetto mentre lui addentava una foglia.
Pete lo guardò disgustato mentre io e lui iniziavamo a dedicarci al nostro hamburger “è inutile che mangi l’insalata” disse con la bocca mezza piena “se poi a casa ti strafoghi di nachos con il servizio d’asporto!”
Il rosso alzò gli occhi al cielo senza però aggiungere altro.
Mi piaceva Patrick, sembrava un ragazzo con la testa sulle spalle e la sua voce era qualcosa di meraviglioso. Più lo conoscevo più mi sembrava sanamente interessato alla mia band e al nostro modo di lavorare.
La DecayDance non era una casa discografica. Era una grande famiglia, e farne parte è stata la cosa più bella che mi potesse capitare.
Non solo mi ha fatto crescere musicalmente lo stare a contatto con tanti valenti musicisti ma soprattutto mi ha davvero dato tanto dal punto di vista etico. E Pete è stato davvero un papà per tutti noi….
Quando rincasammo lui volò subito alla ricerca di Brendon che sembrava essersi misteriosamente disperso “Ha detto che andava a comprare delle rose per la sua Irish Girl” disse Spencer mentre faceva zapping senza nemmeno guardarci in faccia.
Pete alzò gli occhi al cielo “Ok vado a cercarlo tu sveglia Ross!”
Io lo guardai sgranando gli occhi “Ma Pete! No!”
“Dai susu! È un bel modo per far conoscenza” disse sorridendo “Adesso sveglialo e digli di chiamarmi subito!”
Certo, un bel modo per farmi odiare ancora di più.
Avevo capito che contro una decisione di Pete non potevo appellarmi così mi diressi a passo incerto verso l’appartamento dei Panic. Entrai trovando Brent davanti al portatile che mi sorrise salutandomi. Cazzo pure lui mi salutava! Mi salutavano tutti tranne quel coglione di Ross!
“Pete mi ha detto di svegliare Ryan” dissi incerta sperando che si offrisse di farlo lui, ma il ragazzo per risposta sgranò gli occhi schizzando in piedi.
“Allora lascio l’appartamento! Ryan appena alzato è davvero incagabile” disse passandomi accanto e uscendo “In bocca al lupo” disse infine chiudendo la porta.
Perfetto, sempre meglio.
Non sapevo nemmeno quale era la sua stanza…
Entrai nel corridoio che dava al bagno e alle stanze e trovai facilmente quella del ragazzo. Sulla porta, dentro ad una targhetta d’orata in un’elegante scrittura tutta fronzoli c’era scritto ‘Brend&Ryro’
La mia fine era vicina. Me lo sentivo.
Entrai nella stanza immersa nella totale oscurità sperando di non ammazzarmi o fare casino e arrivai a tentoni fino al letto. Quando gli occhi si adattarono all’oscurità riuscii a distinguere la figura addormentata del ragazzo, a pochi passi da me.
Mi misi a sedere accanto a lui cercando di essere leggera per non svegliarlo e presi a guardarlo come una maniaca. Cosa potevo farci se era veramente bello?
Cercando di non sfiorarlo gli spostai la frangia castana dal viso per poterlo vedere meglio ancora. Sembravo davvero una pazza, lo ammetto, ma non potevo farci nulla se quelle labbra bellissime sembravano reclamare un mio bacio.
Senza rendermene conto mi chinai su di lui, sfiorando appena la guancia morbida con le mie prima di sollevarmi di nuovo. Come poteva non essersi svegliato? Per un attimo mi chiesi se stesse fingendo di dormire ma poi no, mi convinsi che non si era svegliato per davvero.
Feci per posare un bacio sulle sue labbra quando si sveglio di colpo, tremando per la sorpresa. Mi guardò per un attimo negli occhi spaesato mentre io mi alzavo di scatto imbarazzata. Lui preso totalmente alla sprovvista si alzo di colpo in piedi rimanendo però impigliato nelle coperte e cadendo rovinosamente a terra.
Accesi la luce ma poi mi pentì di averlo fatto. In un primo momento sembrava essere stata una buona idea perché Ryan era seduto a terra, mezzo attorcigliato nel lenzuolo con la gamba sinistra e addosso solo una canottiera nera e un paio di boxer del medesimo colore. La sua faccia era del tutto stralunata mentre mi guardava a occhi sgranati e bocca aperta. Poi però le cose degenerarono. Si alzò di scattò calciando le coperte e infilandosi frettolosamente i pantaloni della tuta “Ma che cazzo ci fai qui??” mi chiese con arroganza, arrossendo.
Io abbassai il capo, colpevole “Pete mi ha chiesto di svegliarti e… “
“Ma ti sembra il modo??” Mi stava urlando in faccia in preda ad una crisi isterica “Cazzo di solito si bussa alla porta e si chiama la persona, non si entra in una stanza buia mettendosi a fissare le persone addormentate! Mi hai fatto venire un colpo!!”
“Scusami se ti ho disturbato!” dissi incazzandomi a mia volta “Mi dispiace di aver cercato anche solo per un attimo di svegliarti con un minimo di tatto, la prossima volta prometto che lancerò una bomba-carta nella stanza!!”
Lui alzò un sopracciglio incrociando le braccia “Ma tu sei una pazza…”
“E tu un povero stronzo” conclusi uscendo dalla stanza con un diavolo per capello.
Sulla soglia incrociai Brendon se ne tornava mesto nella stanza, con un mazzo di fiori ficcato malamente dentro alla felpa.
“Perché quella faccia?”gli chiesi sbattendo la porta della stanza che divideva con Ryan.
“La mia fatina verde non ha apprezzato il mio mazzo di fuori” disse con gli occhioni da cucciolo abbracciandomi di slancio, mentre io afferravo il mazzo per il gambo estraendolo.
“Ma come…?” Non era decisamente una cosa da May, lei è sempre stata molto moderata…
“Solo perché le ho chiesto di darmela in cambio!”
Alzai gli occhi al cielo mentre gli passavo una mano sulla schiena “Sei proprio scemo, Urie” gli dissi mentre si staccava dall’abbraccio fingendo di asciugarsi una lacrimuccia e guardandomi con un broncio “Come mai tu sei qui piuttosto” chiese alludendo alla sua stanza, riprendendosi al volo.
Io alzai le spalle “Pete mi ha chiesto di svegliare Ross, ma il tuo chitarrista è una testa di cazzo”
Brendon alzò gli occhi al cielo “Che cosa ha combinato stavolta quel piccolo idiota?” chiese picchiettando il piede in terra.
“Mi ha urlato in faccia!” dissi disperata, trovando sostegno in Brendon che mi guardò indignato aprendo la bocca.
“Che razza di cafone!” disse scandalizzato, avviandosi verso la stanza “adesso vedrà!” aggiunse chiudendosi la porta alle spalle.
Tornai in camera mia incazzata nera con quel uomo così immaturo e così… così…
Così come?
Mi lascai cadere sul letto confusa guardando il soffitto con apprensione. Ma che mi stava succedendo? Mi ero davvero incazzata così tanto? Mi portai il cuscino sul viso soffocando un urlo.
Maledetto Ryan Ross, stava diventando la mia ossessione.

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Eccoci qui con il nuovo capitolo!!

 

Ryro e Bden si stanno già prendendo tutta l’importanza che meritano nella storia!!!! …il titolo stesso del capitolo è dedicato a loro!!! A voi decidere chi sia il Principe e chi la Cozza tra i due XD

 

Allora… Direi che la demenza di Brendon si sta mostrando in tutto il suo splendore… per non parlare di quanto Ryan è apparentemente impacciato e continui ad inciamparsi!!! XD

 

Povera Jill che non sa che fare con la sua obsession… D:

 

Nel frattempo May si è data da fare con Bill che fa proposte a caso… Quando ha Bden che sembrerebbe innamorato alla follia.

 

Avevamo detto che i pairing erano comprensibili?? Uuuuhm… XD

Chi sarà paziente, vedrà!!! *risata malefica*

 

E… Viva Pete, il nostro signore incontrastato!!!

 

Anyway, grazie a chi recensisce e segue la storia e si sta appassionando a questo gruppo di inetti e mentecatti!!!

Grazie seriamente per amare il disagio che c’è in questa FF.

 

Un bacione a tuttiiii <3

 

Jess e Miky

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Capitolo 5
*** Act 1. Chapter three, part one: Virgin Love Makes Bad Attitude ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

First Act: To Start.

 

Chapter three, part one: Virgin Love Makes Bad Attitude

 

 

Jill pov.

 

 

17 dicembre 2010 (Presente)

Oggi fa davvero freddo…
La pioggia cade delicata dal cielo nero sulla mia testa mischiandosi con l’angoscia che già provo e che da ore mi attanaglia completamente il cuore. Sembrano passati giorni da quando ricevuto quella chiamata ma in realtà l’orologio non ha compiuto neanch’ora tre cicli completi…
Mi stringo nel cappotto camminando a testa bassa nel cortile ciottolato di mia cognata.
Mio marito non voleva che venissi a prendere Kylian da sola, ma io ho insistito affinchè lui mi lasciasse un po’ con i miei pensieri, dopotutto prima o poi dovrò accettare che la vita va avanti…
Soprattutto perché non posso assolutamente permettermi di cedere per nessun motivo, visto che non ho solo un marito ma anche un bambino di sette mesi.
Busso alla porta e aspetto guardando i miei occhi stanchi ed incavati nel riflesso della porta di vetro.
Kate mi apre con un sorriso che però si spegne immediatamente “Ma Jill… è successo qualcosa?” mi domanda preoccupata facendomi entrare.
Le racconto brevemente l’accaduto torcendomi le mani e trattenendo le lacrime.
Alla fine lei si porta una mano alla bocca, scioccata “Oh mio Dio è assurdo…”
“Lo so, io non posso ancora crederci” dico stanca sfilandomi il cappotto e lasciandolo con la borsa su una sedia del soggiorno prima di salire le scale con Kate alle spalle. Entro nella stanza in cui il figlio di tre anni di Kate gioca con le costruzioni e mi dirigo al lettino in cui il mio bambino guarda con espressione incuriosita un peluche.
Lo prendo in braccio mentre lui si esibisce in uno sbadiglio che mi fa capire che se arrivavo dieci minuti dipo lo avrei trovato addormentato “Quindi pensate di andare a Los Angeles?”
Mi volto verso mia cognata annuendo mentre Kylian si mette a giocare con le mie ciocche bionde “Si… contiamo di essere a casa nostra là domani mattina presto… abbiamo l’aereo alle cinque e mezzo…”
Lei sospira “Capisco… portate anche Kylian?”
“Ovviamente… là ho una vicina di casa con un paio di bambini e uno ha la sua stessa età” le spiego mentre scendiamo le scale “Me lo ha tenuto mentre facevo le registrazioni per i Panic…”
Appoggio Ky nel trasportino dopo avergli messo il cappottino e mi sbrigo a mettermi a mia volta la giacca.
“Quando pensate di tornare a Las Vegas?”
“Non lo so…” mi mordo il labbro abbassando lo sguardo “Non so nemmeno cosa succederà di qui ad un’ora… so solo che voglio raggiungere gli altri il prima possibile…”
Lei mi abbraccia “Saluta mio fratello… conoscendolo sarà distrutto”
Io sorrido appena “Si ma non lo da a vedere… se si mette a piangere anche lui è la fine…”
Si perché se crolla lui, io non ho speranze di stare in piedi. È come se lui fosse le fondamenta e io le pareti di una casa… se le fondamenta reggono le pareti possono anche cadere a pezzi lasciando intatta la base, ma se è la base che cede allora nulla rimane in piedi…
“Allora vado” le dico sistemando il bambino sul sedile posteriore prima di rivolgerle un sorriso abbattuto, come si può sorridere in un momento come questo? “Ci vediamo presto”
Lei mi abbraccia ancora una volta dicendomi qualche parola di conforto. Mi sembra quasi che mi sia morto un fratello, era da tanto che non sentivo un vuoto così grande nel petto.
Mi sembra di fare tutto meccanicamente, come se fossi diventata improvvisamente un robot.
Kylian si addormenta tra uno sbadiglio e l’altro così quando arrivo mi sbrigo a metterlo nella culla. Mi fermo ad osservarlo per un attimo mentre dorme beato, appoggiando i gomiti alla culla e sporgendomi su di essa. C’è qualcosa di stupendo anche se non troppo evidente nell’osservare un bambino mentre dorme… i piccoli pugnetti stretti verso il viso, i respiro lento e rilassato… anche io vorrei tornare così, piccola e protetta dalla mia mamma, coccolata dal mio papà 24 ore su 24 con solo il bisogno di queste due figure per stare bene. Non avere preoccupazioni o responsabilità.
Gli rimbocco la copertina azzurra ancora avvolta da mille pensieri diversi. La morte è così imprevedibile… 
Se io dovessi perdere Lui so per certo non ce la farei mai da sola…
Un paio di braccia mi avvolgono, due mani bellissime si intrecciano alle mie, appoggiate alla mia pancia. Mio marito mi appoggia il mento sulla spalla guardandomi con un’espressione indagatrice che mi risulta essere forse un po’ più buffa del dovuto.
“Cos…” mi zittisce con un bacio prima di guardare con dolcezza Ky.
“Usciamo o lo sveglieremo…”
Annuisco mentre lui si stacca lentamente da me, e usciamo insieme dalla stanza andando nella nostra. Mi lascio cadere sul letto passandomi una mano sul collo, sentendolo dolorante “Scusami non ti ho cucinato nulla…” dico dispiaciuta “E non ho nemmeno fatto le valigie per domani…”
Lui si siede accanto a me, passandomi un braccio attorno alle spalle e baciandomi piano la tempia “Prendi le cose per Ky, per noi dovrebbe esserci qualcosa nella casa a Los Angeles” mi dice prendendomi una mano e stringendola nella sua “Sembri distrutta, ordino una pizza.”
“Una di numero” dico con un sorriso triste “Non ho fame… non penso che il mio stomaco riuscirebbe mai a reggere del cibo, al momento…”
Lui sospira “La dividiamo?” mi chiede mentre io mi appoggio al suo petto “Nemmeno io ho molta fame… mi sento… stordito…”
A chi lo dici. Mi sembra di vivere in un sogno onirico… Qualsiasi passo io faccia sprofondo sempre di più nel fango che sta per sommergermi.
Ritorna l’incubo e l’alone della morte su di noi…
E mi ritrovo a ricordare che si, ci siamo già passati, ma ogni volta mi sembra peggio. Nemmeno ascolto la chiamata fatta alla più vicina pizzeria d’asporto.
Vorrei solo fare rewind a due mesi fa, al mio matrimonio…
Nonostante la drammatica allegria del giorno avevo accanto a me due pilastri fondamentali.

Il primo è crollato a pezzi, il secondo è crollato come cristallo.

 

 

 

May pov.

 

Gennaio 2006 (Passato)

 

“Dance dance! We’re falling apart to half time ! Dance Dance!”

Una voce mi fece aprire a fatica gli occhi e la prima cosa che vidi fu Beckett che si allungava sopra di me per afferrare il cellulare. Lo guardai a occhi spalancati e lui mi accarezzò i capelli mentre lo riponeva assonnato.

-Mmh… Chi canta a quest’ora? Sono solo le nove e mezza…-

Disse, mettendosi in costa al mio fianco, facendo passare le dita sul mio collo.

-Brendon…-

Mugugnai io e lui si sdraiò a pancia in giù con la testa affondata nel cuscino, lamentandosi rumorosamente. Poi scostò appena il viso per poter parlare decentemente.

-Un giorno o l’altro qualcuno comprerà un fucile con cui sparargli e questa diventerà la scena di un delitto. …non so perché ma credo che l’assassino sarà sicuramente Ross.-

Io mi grattai i capelli ed appoggiai i piedi sul pavimento, recuperando il mio telefonino.

 -Oh cazzo… Devo sbrigarmi ad andarmene da qui per sistemarmi… Se mi vedono in questo stato mi cacciano fuori dalla DecayDance per oltraggio al pubblico pudore!-

Saltai in piedi e recuperai la vestaglia, infilandomela e correndo immediatamente verso la porta. Sentii William ridere e mormorare un “non stai così male senza vestiti” che cercai di dimenticare prima di trattenermi di più con lui. Diciamo che quello che stava bene senza nulla addosso era lui e passare tempo al suo fianco non era così male…

Attraversai il salotto di corsa e sentii qualcuno urlare, ritrovandomi il cantante dei Panic alle calcagna con un’aspirapolvere.

-Mio bellissimo fiore delle coste irlandesi, dove corri così di fretta? Lascia che ti auguri il buongiorno!!-

Mi chiusi nel bagno per evitare che mi seguisse e accesi il getto d’acqua della doccia per darmi una lavata veloce. Cazzo! Ero stata a letto con Beckett e Brendon ora lo avrebbe capito! Dovevo stare più attenta… Altrimenti tutti avrebbero iniziato a pensare chissà cosa, quando invece era una scopata senza interesse. Non mi andava che si mettessero a spettagolare su una probabile relazione che non esisteva.

-Mannaggia!-

Urlai, prima di uscire e dirigermi in camera con l’accappatoio. Simon era lì con la chitarra, mentre Jill si stava vestendo –o meglio stava svuotando l’armadio provandosi mille cose- e appena entrai si voltarono a guardarmi.

-Buongiorno…-

Dissi io andando ad eclissarmi nell’armadio, per evitare chissà quali domande. Ma la bassista arrivò dietro di me facendomi prendere una sincope.

-Perché ti imboschi nell’armadio? Non vedo Beckett, è inutile che ti rintani senza di lui, no?-

Io sgranai gli occhi e le lanciai addosso un cappello, osservandola offesa ed oltraggiata.

-Lascia perdere questa storia… è stata solo un caso.-

-Per due notti filate?-

Domandò e la spinsi fuori dalla piccola cabina armadio, chiudendomici all’interno. Vivere in una casa così affollata aveva i suoi contro: non potevi fare nulla senza che si venisse a sapere.

Ecco perché, quando mezz’ora dopo eravamo sulla limousine con Pete, Phill continuava a lanciarmi sguardi inquietanti chiedendo “non c’è Beckett in questo servizio?”. Anche lui sospettava questa nostra relazione, nata esattamente la seconda sera in dormitorio. “Relazione”, poi, era una parola grossa. Lo conoscevo da tre giorni, ci stavo andando a letto da due notti e non provavo assolutamente nulla. In una relazione si presume che ci stia dell’amore come fondamento… O un’amicizia. Non c’era nemmeno amicizia tra noi per il momento! Non sapevo quale fosse il suo colore preferito, se era vegetariano o mangiava solo da Burger King, quali fossero i suoi hobby… non sapevo proprio nulla di lui, eccetto di com’era davvero bello senza nulla addosso.

-Eccoci arrivati, pescoline! Gli altri ci aspettano dentro!-

Disse Pete non appena la limousine si fermò per farci scendere davanti ad un enorme palazzo, all’interno del quale c’era il set per il nostro servizio fotografico. Sospirai prendendo Jill a braccetto ed appoggiandole la testa alla spalla.

-Spero che non ci siano altri vestiti verdi con trifogli… Sennò è la volta buona che mi faccio i capelli viola.-

Arrivammo all’ottavo piano con un ascensore che suonava una musichetta noiosa, mentre Pete e Simon stavano sparando spropositi su qualche tatuaggio. Io alzai lo sguardo quando la porta si aprì ed immediatamente mi ritrovai davanti un sorriso brillante che mi accecò, mentre una voce assordò tutti.

-Ecco le mie pesche preferite!!! Oh, no… May, non offenderti! Tu sei la mia preferita tra i preferiti… Sei la mia fatina della contea di Kerry!-

Spalancai gli occhi e mi chiesi se per caso si era studiato tutta la storia dell’Irlanda nel giro di cinque minuti. Ma la domanda più urgente fu:

-Come fai ad esser qui bello lavato e tirato, se prima eri a casa a tirare l’aspirapolvere in tuta?!-

Lui ammiccò in modo sensuale, prendendomi per le spalle e sussurrandomi all’orecchio.

-Io sono un fulmine… Posso fare tutto per te alla velocità della luce. Anche conquistarti…-

Io lo spinsi via ed andai di nuovo da Simon –ormai chiamato anche “scudo spaziale anti-Urie”- con l’intento di salvarmi. Non ci sarebbe voluto molto e avrei denunciato Brendon per stalking… Non riuscivo proprio a capire che diavolo voleva da me senza nemmeno conoscermi. Rangiungemmo gli altri FOB e ci presentammo con Joe ed Andy, che ancora non avevamo visto.

La mossa commerciale di Pete passava al livello successivo, dopo il video con lui e Beckett, era ora di farsi un intero servizio fotografico con loro. Ciò avrebbe giovato alla nostra immagine e al nostro successo… Ma mi chiedevo se non fosse un po’ azzardato atteggiarsi così al loro fianco. Il dubbio mi passò quando Patrick mi chiamò da lui sorridendo e lo raggiunsi saltellando come una bambina felice.

-Ti vedo più attiva di ieri!-

Mi disse e io annuii, ripensando al bel risveglio accanto a William. Quello bastava per rendere la giornata perfetta e farmi felice. Almeno pensavo fosse per quello… Lui scosse la testa e poi prese posto su un divanetto facendomi gesto di imitarlo, cosa che feci immediatamente tutta emozionata per le fotografie. Negli ultimi anni mi ero appassionata a farmi fotografare ed essendo fotogenica i risultati erano esilaranti! O forse ogni tanto il mio ego andava un po’ troppo alle stelle, diciamo.

-L’idea è quella di pubblicizzarvi e credo che questa volta Pete abbia fatto una cosa più che giusta… Il modo in cui verrete diciamo “lanciate” tu e Jilliahn sarà abbastanza divertente.-

Io annuii alle sue parole curiosissima, quando qulcuno mi si sedette a fianco e mi prese la mano. Io lo guardai spaventata e cercai di sfilare la mano, ma lui la teneva talmente stretta che mi risultò impossibile. Puntai lo sguardo nel suo e notai che i suoi occhi brillavano, così rimasi un attimo immobilizzata.

-Scommetto, mio angelo dei trifogli, che tutti guarderanno solo te in quelle fotografie… E questa cosa devo ammettere che mi ingelosisce non poco. Ma se la tua bellezza fosse rimasta nascosta al mondo musicale sarebbe stato un sacrilegio!-

Affermò, enfatizzando le sue parole con movimenti ed espressioni da bravo attore. Io sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla, prima di alzarmi come aveva fatto pure il cantante dei Fall Out Boy.

-Non c’è nulla di cui devi esser geloso, Urie. Non sono mica tua…-

Lui rimase un po’ sbigottito e riuscii a farmi lasciare, per seguire Pat nel camerino in cui i costumisti e i truccatori ci stavano aspettando. Noi due, come mi stava spiegando, avremmo dovuto vestirci in modo simile così come avrebbero fatto Pete e Jill.

Così mi ritrovai a guardarmi in un enorme specchio di fianco a Stump, mentre Pete alle nostre spalle ridacchiava. Entrambi avevamo in testa un basco marrone scuro da cui spuntavano i capelli rossi lisci –cazzo sì! Avevano lisciato i miei bellissimi boccoli!- ed indossavamo una giacca nera elegante. La differenza era che sotto la sua indossava una maglia a righe verdi e marroni, mentre io avevo solo un foulard del medesimo colore e la giacca chiusa a nascondere la canottiera. Inoltre lui aveva dei jeans e delle scarpe eleganti, io solo degli anfibi. Insomma eravamo pronti per fare la versione femminile e quella maschile di una linea di vestiti.

-Oddio! I Gemelli del Destino!!! Siete impressionanti… Gli irlandesi invadono la California!-

Esclamò Wentz indicandoci, facendo ridere anche tutti gli altri. Tutti tranne Brendon che si grattava il mento e mi guardava sognante.

-No, May è più figa, decisamente… Scegliendo tra i due, con Pat che non farei mai sesso.-

Mi passai una mano sul viso, arrossendo sotto le quintalate di trucco… Però mi sentivo decisamente appagata da quell’attenzione e quei complimenti. Insomma, Brendon era davvero un gran bel ragazzo e doveva avere tante di quelle ragazze che non potevo immaginare. Come Beckett d’altronde… Lui di sicuro se la faceva con un sacco di altre donne, alcune senza impegno come la sottoscritta e altre, magari, per le quali provava affetto. E per quanto le parole di Brendon fossero stupide e spropositate, compiacevano moltissimo il mio ego.

-Comunque noi siamo bellissimi, mica come voi che provate a fare i gemelli con questo scarso risultato!-

Feci una liunguaccia a Pete, indicando lui e Jill. Loro avevano indosso la stessa felpa rossa con i cappuccio a righe e lui una maglia grigia sotto, mentre lei aveva una specie di cortissimo vestitino del medesimo colore. Ai piedi entrambi indossavano le Converse nere, ma lei aveva del calzettoni rossi. Per non parlare del pesantissimo trucco nero da panda che si erano fatti e il ciuffo della frangia sparata a mezzaria contro le leggi gravitazionali… Beh, nonostante tutto erano davvero belli e a dirla tutta formavano una bella coppia.

-Bene!!! Andiamo a fotografarci!!!!-

-Ma tu non fai parte del servizio!!!-

Pete diede una sberla sulla testa a Brendon, mentre andavamo verso il set, ovvero un enorme telo bianco. E da quel momento iniziò il delirio assoluto, con Pete e Jill che facevano i fighi con espressioni serissime, Simon che abbracciava chiunque gli capitasse a tiro, io e Patrick che venivamo presi in giro per i capelli rossi, Dam che non voleva togliersi il cappuccio, Phill che diceva che era troppo in disparte e Joe ed Andy che facevano battute a caso. In più c’era Brendon che faceva foto con il cellulare e correva ovunque, chiedendo se poteva esser fotografato anche lui. In conclusione, dopo circa due ore il fotografo decise che aveva abbastanza scatti e che potevamo andarcene.

Io feci per allontanarmi, ma Urie arrivò a grandi passi e mi si fermò davanti, prendendomi le mani. Si era cambiato con un completo davvero elegante ed abbinato al mio ed aveva in testa un cappello da gangster marrone. Aggrottai le sopracciglia osservandolo, mentre tutti si voltavano a guardarci.

-Possiamo fare un paio di scatti insieme?-

Chiese al fotografo che sbuffò e si passò una mano fra i capelli, lanciando uno sguardo a Pete. Lui ovviamente annuì e si fermò, lasciando che gli altri andassero a cambiarsi. A dirla tutta avrei voluto andarmene anche io…

-Io non voglio fare foto con te…-

-Ma noi siamo bellissimi insieme… Voglio che ci guardi in una foto e che te ne convinca. Dai, almeno provaci…-

Mi disse e io mi morsi le labbra, lanciando uno sguardo al mio leader che alzò le spalle rassegnata e mi sorrise, prima di sparire nel camerino con gli altri. Tornai a fare attenzione a Urie, che ardeva di una speranza che mi fece gettare le armi. Brendon è sempre stato così… Otteneva quello che voleva. Ma non in modo losco o manipolatore, era qualcosa che aveva dentro che ti spingeva ad accontentarlo. Ancora non lo capivo, ma il mio cervello era già vittima di questo suo potere.

-Okay… Ma se le foto mi faranno lo stesso schifo tu impara a lasciarmi stare.-

Affermandolo mi voltai verso l’obiettivo, mentre lui mi passò le mani sulla pancia ed abbassandosi appoggiò la testa alla mia spalla. Lo sentii inspirare il profumo dei miei capelli e per un attimo pensai di tirargli una gomitata in pancia. Ma il suo sussurro mi bloccò prima che potessi farlo.

-Profumi di buono, MayMoon…-

Il flash mi accecò e per un istante non capii più nulla. Il modo in cui aveva sussurrato quel soprannome mi aveva ucciso… Non feci caso nemmeno al suo braccio che mi stringeva il fianco ed alle sue labbra appoggiate alla guancia, tanto mi ero impallata. Mi ripresi al secondo scatto, voltandomi verso Brendon ed appoggiandogli le mani alle spalle per allontanarlo da me. Lui sgranò gli occhi stupito ed io boccheggiai un attimo, non trovando parole da dirgli. Fu Pete a salvarmi, per fortuna.

-Oh ma siete carini davvero! Perché non fate un bambino? Sarà bellissimo!-

Disse venendo ad abbracciarci e Urie iniziò seriamente a sproloquiare su un nostro futuro figlio, mentre io correvo a gambe levate dagli altri. Qualcosa era andato storto nel mio petto… Qualcosa si era rivoltato per il sussuro di Brendon. Passai di corsa in mezzo a tutti ed andai a chiudermi nel bagno, guardandomi allo specchio dopo essermi lavata la faccia. Brendon Urie non mi avrebbe potuto far cadere nella sua tela…

-May! Devo pisciare, esci?-

Phill bussava insistente alla porta, così fui costretta ad uscire e cercai di stare lontana da Brendon il più possibile e ci riuscii. Almeno fino a casa…

Quella fu la prima di una serie di giornate da inferno, in cui Will mi sorrideva complice e mi abbracciava mentre guardavamo la tv sul divano e Brendon cercava di farmi andare da lui ammiccando. Beckett non si faceva certo tanti problemi nel mostrare a tutti che tra noi ci fosse intesa, tanto che osò baciarmi il collo a metà della cena e tutti se ne accorsero. Era impossibile non notarlo d’altronde, dato che l’aveva fatto con una lentezza esasperante. Urie nonostante tutto sembrava non demordere…

Era da poco finita la cena e io ero andata a bagnarmi le gambe nella piscina, perdendomi ad osservare le luci di Los Angeles. Sembravano inghiottirmi… C’era qualcosa in quella città che mi aveva rapito e conquistato. Insomma ero stata trasportata da un paesello deserto di montagna in una città così grande, viva e bella…

-Those neon lights will wrap my mind…-

Canticchiai, muovendo i piedi nell’acqua e sentii qualcuno sedersi accanto a me, continuando ad intonare quella melodia che io avevo inventato e rendendola forse migliore. Impossibile non riconoscere quella voce melodiosa e così bella.

-Dovresti cantare e basta, Urie, faresti un piacere al mondo.-

Mormorai, non staccando lo sguardo dalle luci della città. Ne ero troppo affascinata… Lui ridacchiò, immergendo i piedi nudi nella piscina e sfiorando la mia spalla con la sua.

-Non sei la prima che me lo dice… E se me lo chiedessi, per te potrei seriamente cantare. Vuoi che ti parli cantando? Verresti a letto con me se lo facessi?-

Mi domandò e mi limitai a ridere, un po’ ubriacata dalla concentrazione dello studio della città. Mi zittii, continuando questa contemplazione e lui dopo un po’ sospirò.

-Con la luna che c’è alle nostre spalle guardi le luci artificiali? Manchi di romanticismo, mia fatina…-

Mi voltai verso di lui e gli tirai un buffetto, facendolo lamentare.

-Se venissi da Evansville questa luna non la considereresti così bella… Da noi quando la guardi è mille volte più luminosa e circondata da una miriade di stelle. Qui è solo un’insignificante e patetica palla.-

Lui fece una strana espressione da stupido, prima di voltarsi verso la luna ed aggrottare le sopracciglia.

-A me pare lo stesso romantico baciarsi sotto il suo chiarore…-

Ammiccò in mia direzione, sporgendo le labbra per baciarmi prima che mi rivoltassi verso la città. Non avevo voglia della sua stupidità… Eppure non volevo che se ne andasse da lì. Parlare con lui non era così spiacevole e d’altronde era l’unico che mi aveva raggiunto. Beckett di certo mi avrebbe chiamato da lui e saremmo andati nella nostra stanzetta, senza ovviamente parlare.

-Invece credo che quelle luci siano più affascinanti e romantiche… Brendon, da me l’unica luce accesa di notte è l’insegna del market della signora Redwood. Mentre qui c’è un’intera distesa di… stelle artificiali. Alcune in movimento sulle strade, altre immobili sui palazzi. E non c’è nulla di più sensuale ed eccitante dell’energia che ci scorre.-

Lui si ammutolì per la prima volta in tre giorni e per un attimo pensai che fosse svenuto dato che non faceva battutine, così lo spiai con la coda dell’occhio. Si era perso a fissarmi con la bocca aperta e mi sentii arrossire. Mi alzai in piedi e infilai le infradito, asciugandomi i polpacci con la manica del maglioncino che avevo indosso.

-Io penso che né la luna, né quelle luci siano belle quanto te MayMoon…-

La sua voce ruppe il silenzio e le sue parole mi parvero molto più serie del solito. Ma come si puo’ reputare serio qualcuno che ripete di volerti concupire dal momento in cui ti ha visto la prima volta? A volte pensavo che lui mi prendesse in giro, o che fosse davvero tanto stupido. Eppure mi sbagliavo un sacco…

Il mio cellulare vibrò e andai a cercarlo nelle tasche: ovviamente era Will che mi stava aspettando. Guardai un’ultima volta Urie e poi gli sorrisi, prima di voltarmi. La sua voce mi fece immobilizzare dov’ero.

-Che bevi a colazione? Domani ti posso preparare qualcosa! Io prendo sempre il thè…-

Mi morsi le labbra per reprimere un sorriso felice, prima di riavviarmi.

-Una tazza di latte caldo.-

Risposi, prima di chiudermi la porta alle spalle e voltarmi per spiarlo. Lui si girò verso la città e sorrise trasognato…

Quando raggiunsi Beckett lui era già in boxer sul letto e mi aspettava con le labbra piegate in una curva maliziosa. Mi feci riscaldare dalle sue braccia e dai suoi baci lascivi, ma non appena l’amplesso si concluse e mi sdraiai sul suo petto mi concentrai a guardare il panorama luminoso fuori dalla finestra. Lui si addormentò accarezzandomi i capelli, senza dire nemmeno una parola… Non so se fu la mia impressione, ma mi parve di sentire Brendon cantare lontano la mia melodia.

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Ecco qua il terzo capitolo della storia!!!

Pian piano si va avanti nel viaggio all’interno del magico dormitorio della DecayDance!!! ;D

 

Si ritorna anche a narrare del presente e si è visto che Jill ha un piccolo e dolce bambino di nome Kylian <3 –che le autrici adorano più di ogni altra cosa scaturita dalle loro menti-

Non si capisce ancora chi è morto, ma ogni cosa a suo tempo!!! All u need is just a little patience!!!

 

Nel frattempo nel 2006 continua la pazzia pura e cruda dei personaggi… XD

I nostri Killer Peaches vengono sballottati continuamente tra doveri da star e dormitorio, ma chi di noi non vorrebbe essere al loro posto??

Vogliamo tutti un servizio fotografico con I Fall Out Boy…

Mi sa che lo vorremmo anche con Brendon… Ma ssssht XD

 

 

Allora… Grazie sempre a chi ha deciso di seguire la nostra storia e un grosso abbraccio stretto stretto alla Bden a chi ci recensisce!!!

 

A giovedì, esercito di Pete Wentz! ;D

 

 

Kisses to all of you <3

Jess & Miky

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Capitolo 6
*** Act 1. Chapter three, part two: Virgin Love Makes Bad Attitude ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

First Act: To Start.

 

Chapter three, part two: Virgin Love Makes Bad Attitude

 

 

May pov.

 

 

17 dicembre 2010 (Presente)

 

Apro la porta della stanza in cui il mio fidanzato sta suonando la chitarra e lui subito alza lo sguardo e mi sorride felice. Non smette ovviamente di strimpellare, anzi, aumenta il ritmo e poi conclude in maniera pomposa, prima di alzarsi e fare un inchino. Faccio qualche passo nella stanza e deglutisco, non riuscendo a sorridergli come faccio di solito.

-May! Stai bene…?-

Il suo viso perde quella tranquillità mentre mi avvicino a lui e gli prendo la chitarra per appoggiarla al muro. Gli appoggio le mani sulle spalle e lo guardo dritto nei grandi occhi neri, che brilleranno ancora per poco.

-Ti devo parlare…-

-Ma ti volevo far sentire l’ultima cosa che ho scritto!!! Questa volta è un canzone spettacolare…-

Mi dice lui, prendendomi le mani ed iniziando a giocarci, ma sono costretta a fermarlo ed inginocchiarmi davanti a lui per poi afferrargli il viso. Non posso veramente fargli questo male… Non posso distruggerlo in questo modo. Devo proprio parlargli?

È sempre la solita storia… Avere paura di parlare con lui, così come la si ha quando devi dire qualcosa ad un bambino. Da quando l’ho conosciuto, ho provato continuamente a stare attenta a non ferirlo, senza riuscirci… Perché per quanto lui continui a fare il finto tonto so che è più sensibile di qualsiasi altro. So sicuramente che scoppierà a piangere e non vorrà capire la cosa non appena gliela spiegherò. E dosare le parole mi pare impossibile…

Come fai ad endurare la pillola quando è troppo amara per poter essere mandata giù?

Mi sento peggio di prima e crollo ad appoggiarmi alle sue ginocchia, nascondendoci il viso.

Non c’è altro modo, non resisto, glielo dico direttamente. Ma cos’altro posso fare, quando la notizia è così dolorosa da accettare pure per me? Non sono mica un’insensibile donna di mezza età che ha a che fare con il nipote… Pure per me la morte di un amico è difficile da accettare e parlarne in maniera distaccata è praticamente impossibile.

-Stai scherzando…? Non puo’ essere.-

-Mi ha telefonato Bill… Mi… Mi dispiace.-

Lui mi passa le mani fra i capelli e li stringe, prima che io mi allontani e mi sieda a terra per raggomitolarmi  prendendomi la testa fra le mani. Lo vedo alzarsi e portarsi le mani alle tempie, mentre cammina nervoso avanti e indietro.

-Non puo’ essere vero… Di sicuro hanno sbagliato!! Figurati se lui puo’ morire… Sarà qualcun altro. Lui ora è di sicuro a cazzeggiare con qualcuno dei suoi amici.-

Lo sapevo… Lui è sempre stato così. Deve convincersi del contrario anche se la verità gli viene sbattuta in faccia brutalmente. Ma questa volta la realtà è troppo crudele per essere plasmata in qualche favola. Anche questa volta dovrà accettarla.

Mi sporgo verso di lui e lo trascino sul pavimento con me, abbracciandolo forte.

-Smettila… Non ci sono dubbi. Smettila di autoconvincerti… Basta.-

Mormoro fra i suoi capelli neri, stringendolo il più possibile mentre inizia a tremare fra le mie braccia ed urlare cose insensate. Che pianga… Che si prosciughi interamente se deve. Questa volta tutte le sue elaborazioni mentali per storpiare la realtà non serviranno a nulla…

-Ma May… Non puo’…-

Sussurra infine, smettendola per un attimo di disperarsi ma non staccandosi da me. Io gli accarezzo la schiena, fissando lo sguardo verso il muro davanti a me ed inizio a pensare a quello che accadrà da qui a pochi minuti. So che con tutta probabilità non riuscirò più a farlo parlare se non approfitto ora della situazione…

Però mi blocco e non posso far altro che restarmene in silenzio. Non so assolutamente che parole tirare fuori, cosa dire, come dirlo… Mi dovrei semplicemente limitare ad alzarmi per aiutare lui, ma non riesco nemmeno a muovermi.

Potrei deridermi seriamente per la mia debolezza, ma non è proprio il momento in cui riuscirei a farlo…

Mi allontano e riprendendo un po’ di forza, così che riesco per un attimo a guardare negli occhi rossi del mio ragazzo. Gli passo una mano sulla guancia e poi cerco di alzarmi in piedi anche se le ginocchia mi cedono.

-Io… Ti prendo qualcosa da bere per… calmarti…-

Dico, prima di avviarmi piano verso le scale cercando di scappare da lì. Lui riprende a singhiozzare, ma continuo a scendere gli scalini verso la cucina appoggiandomi poi al muro e passandomi le mani sul viso.

Non posso farcela questa volta… Non ci resterà nulla a cui attaccarci.

 

 

Jill pov.

Gennaio 2006 (Passato)

 

Eravamo li da soli quattro giorni ma sembrava di essere ormai parte della famiglia da anni.
Le giornate per me passavano velocemente, visto che per portare fede alla parola data a mia mamma ero costretta da Pete ad alzarmi la mattina per poter studiare. Ok , passino i primi due giorni per potermi ambientare ma poi dovevo assolutamente mettermi sotto o non sarei riuscita a reggere le pressioni di
Presi i quaderni di –bleah- matematica e chimica e mi diressi verso la saletta, dove mi stupì di trovare Ryan Ross al computer. Mi chiesi cosa stesse guardando, così andai alle sue spalle senza far troppo casino e guardai lo schermo “Bel modo di iniziare la giornata, con un porno!” gli urlai quasi nelle orecchie, godendo nel vedere il suo viso dipingersi di rosso vermiglio mentre chiudeva con un tonfo il portatile “Ma lo sai quanti virus ti entrano nel pc accedendo a quei siti?” chiesi alzando un sopracciglio mentre mi accomodavo al tavolo del soggiorno.
“Ma lo sai che odio quando arrivi e mi spaventi?” disse un po’ balbuziente a causa della vergogna. Avevamo iniziato a guerreggiare dal giorno prima e la cosa andava avanti più o meno bene. Io mi divertivo a sfotterlo quasi quanto lui si divertiva a ignorarmi, era un connubio idiliaco.
“Ora che sei arrivata a rovinare la pace me ne vado a letto” disse acido alzandosi.
“Si ma ricordati che hai Brendon in camera… ti conviene andare in bagno a giocare a cinque contro uno”replicai io senza alzare gli occhi dal libro.
“Non preoccuparti, sentire la tua voce mi ha fatto smosciare e non poco” Ok questa era cattiva persino per Ross. Io feci finta di non averlo nemmeno sentito mentre dentro ci rimanevo male. Era davvero uno stronzo indisponente, le mie battute erano cretine ma lui doveva sempre finire con l’offendere.
Forse mosso dalla mia freddezza mi si avvicinò “Ehm…”
“Non stavi andando a letto?” chiesi scazzata facendolo sussultare per il tono che stavo usando. Senza dire altro si defilò dalla stanza lasciandomi da sola a sbattere la testa contro il tavolo. Perché? Perché? Stavo iniziando a credere che, una volta passata quella cotta colossare che provavo nei suoi confronti avrei finito per odiarlo…
Siamo tutte attratte dagli stronzi, dopotutto…
“Non si studia così” disse Brendon frenandomi la testa prima che questa colpisse ancora il tavolo di granito e guardandomi stranito “Non è che se sbatti la testa sul libro questo ti entra eh! Devi leggere!!”
“Ma Brendon se non ci fossi te a dirmi queste cose, come cazzo farei??”
Lui gonfiò il petto compiaciuto “Eh lo so, sono geniale..” mi disse guardando il libro di matematica con una smorfia schifata “Mio Dio che tristezza… senti perché non lasci perdere queste cose inutili” disse prendendo il mio libro e lanciandolo nella pattumiera mentre io mi lamentavo “E non vieni a fare jogging con me?”
Lo guardai attentamente. Indossava un paio di pantaloncini appena sopra al ginocchio, una maglietta verde e una fascetta di spugna bianca in testa.
“Tu stai male” dissi scuotendo il capo “Se corro muoio..”
“Ma devi tenerti in forma! Dai ti prego!”
“No!”
“Fallo per me! Vieni a farmi compagnia!”
“No Urie! Non esiste nemmeno una piccola possibilità che io ora ti possa accompagnare a correre! Rassegnati”
Le solite parole famose.
Dieci minuti dopo mi ritrovavo con una coda di cavallo che sbatteva di qua e di la, con un paio di pantaloncini neri cortissimi e la giacca di una tuta che avevo trovato dentro all’armadio con sopra il logo di Pete. Brendon correva tutto sorridente “Che bello non doverlo fare da soli! Pensa che di solito mi alzo anche prima ma quel coglione di Ryan mi stacca sempre la sveglia per dispetto…”
“Che stronzo…”
“Si ma poi io la fisso per le undici e mezzo, il momento in cui lui è nel pieno del sonno… e lui non controlla mai così si sveglia e urla”
Io sbuffai mentre predavamo un’altra stradina che ci portava a correre costeggiando l’oceano “Odio Ryan” gli dissi schiettamente fecendolo voltare a bocca aperta.
“No! Non puoi odiare Ryro! Tutti vogliono bene a Ryro!”
“Io no!”Mi fermai portandomi le mani alle ginocchia e chinandomi in avanti, incapace di andare oltre “Brendon sono una fumatrice e non faccio mai attività fisica… se non vuoi uccidermi facciamo una pausa”
Lui annuì e scendemmo in spiaggia sedendoci su una sdraio. Io mi portai le gambe lasciate scoperte al petto, guardando il mare in burrasca e tremando appena. Faceva freddo…
Dopo tutto era sempre inverno anche se avvolte me ne dimenticavo…
Brendon mi guardava in silenzio e la cosa mi inquietava.
“Mi dici che stai pensando?” chiesi a un certo punto, esasperata.
“Come fai a non amare Ryro?”
“Ancora?? Ti ho detto che non mi è simpatico!”
“Ma lui ti ama!!”
Rimansi per un attimo zitta a fissarmi negli occhi con quello scemo poi sospirando lentamente tornai a guardare le onde “COSA?!?” mi rivoltai di scatto facendolo cadere dallo sdraio nella sabbia.
“Ma uffy perché tutti mi strillate addosso?” chiese sporgendo in fuori il labbro in un broncio un po’ infantile.
“Dici cazzate… che ti aspetti?” chiesi mentre gli davo una mano a rialzarsi e a sistemarsi di nuovo alla mia sinistra. Si sporse con la schiena all’indietro, appoggiando le mani aperte allo sdraio e guardando a sua volta l’oceano mentre una brezza gli scompigliava la zazzera mora.
“Beh forse amarti no” si corresse da solo “Ma gli piaci un sacco…”
“Ma vai a cagare” gli dissi in modo poco fine ridacchiando. Era davvero pazzo se sperava che gli credessi.
“Guarda che è vero” disse lui guardandomi convinto “e poi non fare il maschiaccio ok? Me lo ha detto lui…”
“Che sono un maschiaccio?”
Lui si sbatte la mano sulla faccia “Ma lo sai che sei scema?”
“Io??”
“Ieri quando sono andato a dirgli che le signore non si trattano male- non che tu sia molto femminile ma vabbè- e lui si è incasinato” mi disse e io non ci capii nulla “In pratica” continuò notando la mia espressione di pura confusione “Lui non mi ha detto come fa sempre ‘non la sopporto’ e pace per tutti… ha iniziato a balbettare e io, che lo conosco bene, gli faccio ‘ohy Ryro ma non è che ti sei preso una cotta?’ lui è diventato rosso come stai diventando tu in questo momento e mi ha detto ‘ok lo ammetto ma evita di dirlo a tutti per favore’ io ‘certo lo sai che di me ti puoi fidare! Sono o non sono il grande Bden!’ e lui mi ha guardato e ha detto ‘Oh si tu sei il migliore Bden’ e mi ha baciato i piedi…”
Io alzai un sopracciglio “Te lo sei inventato vero??”
“No!”
“Brend??”
“Ok ok il finale è alternativo… e inventato sul momento… anche perché, come dicevo prima a Pete mentre glielo raccontavo, Ryan davvero è fatto al contrario! Se vuole bene a una pesona gli da i calci, come ha fatto con me quando mi ha buttato fuori dalla stanza! Se vuole farsi una ragazza la tratta con supponenza per atteggiarsi da figo… insomma, non capisce un cazzo poveretto, se ti fa almeno un po’ pena come la fa a me dagliela e rendilo contento…”
“Tu sei un pessimo amico…”

“Lo ha detto anche Will mentre gli raccontavo questa cosa di Ryro…”
Abbassai gli occhi sulle mie all star arrossendo un po’ mentre pensavo alle confidenze che Brendon mi aveva appena svelato. Dovevo crederci o era solo una cazzata partorita dal cantante?
Ancora non avevo capito che ok, Brendon è scemo, ma non mente mai.
“Anche a te piace” disse muovendo in modo maniacale le sopracciglia “A tutte le bionde piace Ryro… penso sia una cosa a livello molecolare… appena lo vedono sbem! Ecco che aprono le gambe… vorrei tanto sapere come fa e girare la cosa a mio vantaggio… anche se io ora voglio una rossa!”
“Brendon tu devi solo pensare e poi parlare… non parlare e poi pensare” gli dissi sospirando mentre lui, come solito, non capiva “Alle ragazze piacciono i ragazzi dolci e carini, tu sei un maniaco sessuale!”
Lui mi guardò ferito sgranando gli occhi come il gatto di Shrek “Ma comeee io sono dolcissimo!”
“No, sei un morto di figa!”
“E vorrei vedere te!” mi disse allargando le braccia disperato “Prima ero un mormone e non potevo andare con le ragazze o i miei mi uccidevano! Poi divento famoso e penso ‘evvai si scopa!’ e invece no! Dovevo ancora trovarla una ragazza giusta prima di vedere per la prima volta May!”
Lo guardai allucinata “Brendon Urie sei vergine??”
“Come hai fatto a capirlo??” disse impanicandosi e arrossendo.
“Me lo hai appena detto!”
Lui non sapeva cosa altro dire e io decisi di segnarlo sul calendario: Brendon Urie che non riusciva a parlare! Scoppiai a ridere ma non perché era vergine… ma per la sua faccia, era bellissima.
Io lo abbracciai con un sorrisetto “Sei tenero… se ora riuscissi a fare un discorso di senso compiuto senza sparare stronzate potrei quasi proporti di aiutarci a provarci con May”
Lui mi guardò felice, soffocandomi mentre ricambiava l’abbraccio “Siii! Non potrei chiedere di più! Mi aiuterai a toglierle la cintura di castità!”
“Direi che, a giudicare da come si fa Beckett non ce l’ha”
Lui sospirò un po’ amareggiato e per la prima volta vidi un’ombra di tristezza oscurargli il viso “Io non sono di certo bello, o misterioso, o esperto come lui… non sono nemmeno alto come lui… e non ho il suo stile… o il suo modo di porsi…” mi disse torturandosi le mani “Rispetto a lui sono il classico sfigato ma penso che sarei capace di renderla davvero felice se lei mi desse la possibilità…” poi però si voltò verso di me, e l’ombra passò lasciando spazio a un sorriso sfavillante come il sole “E poi se sapesse quanto sono straordinario mi amerebbe per sempre!”
E li, in quel istante, capii tutto.
Capì quanto era tenero e quanto fosse così insicuro da doversi dire da solo che contava qualcosa…
E smisi per sempre di pensare che fosse uno scemo.
Sorrisi di rimando “Ok Urie, userò tutta la mia esperienza per autarti con May”
Lui sgranò gli occhi “Sei lesbica??”
“Ma no scemo!!”
“Se no povero Ryro… allora perché esperta?”
Io alzai gli occhi al cielo “Sono una ragazza no?”
Ok restava uno scemo, ma uno scemo tenero. E vergine.
“Comunque se ti conforta lo sono anche io” dissi sottovoce mentre ci alzavamo per tornava agli appartamenti della Dacay camminando, per evitare di farmi morire.
Lui mi guardò senza capire “Cosa sei? Innamorata di Ryro? Si sapeva già…”
Io sbuffai “No intendevo dire… senza…” presi a gesticolare “Senza esperienza”
Lui aprì la bocca sconcertato “Ma tu sei accettabile!”
“Oh che complimento” dissi cercando di smettere di arrossire.
“E non sei nemmeno così piccola, hai solo un annetto e mezzo meno di me” disse continuando a non capire.
“Diciamo che non ho mai avuto un ragazzo fisso” gli spiegai mentre lui annuiva pendendo dalle mie labbra “Solo parlando di sesso riesco a catalizzare la tua attenzione??”
Lui scosse le spalle “Non lo so. Però potremo andare a noleggiare qualche porno e prendere appunti…”
“No. Mai”
“Ma potrebbe essere divertente… poi c’è lo streaming…”
“Bden hai rotto”
Arrivammo nell’ingresso mentre lui sproloquiava riguardo ai molti modi che avevamo di reperire una copia del Kamasutra illustrato e io lo zittii con un calcio negli stinchi. Pete era seduto in soggiorno, sul divano, con in mano un plico di fogli “Ciao bello” disse Brend sedendosi accanto a lui e baciandogli la guancia “Lo sai che lei ricambia Ryan ed è vergine?” gli disse facendomi morire di vergogna.
“BRENDON!”
Pete mi guardò come se la cosa non lo turbasse minimamente e mi disse “Oh beh da quel che mi hanno detto Ryan è bravo a letto, quindi ti è andata bene”
Mi sarei volentieri sottorretata sotto nove metri di terra in quel mento mentre il bassista dei Fob mi guardava truce “Cosa c’è ora?” chiesi portandomi le mani al viso.
Lui alzò il libro di matematica “L’ho pescato nella spazzatura. Devo ricordarti i patti?”
“Ma è stato lui!” dissi indicando Brendon che guardò innocentemente Pete.
“Oh ok allora non importa” terminò il moro con un sorriso spettinando affettuosamente il suo adorato pupillo.
Io sospirai rassegnata fecendo per andar a cambiarmi ma Pete mi fermò ancora.
“Sai che Patrick vi sta facendo il sito?” mi chiese raggiante.
“Davvero?” domandai stupita mentre lui annuiva.
“Si! Si è iscritto come LittlePeaches90 e sta costruendo il vostro sito! Con tanto di video, canzoni e biografie… a tal proposito… ho letto la tua” mi disse battendo le mani felici. Oh no… “Tra quattro giorni è il tuo compleanno!!”
Merda.
Brendon cacciò un urlo da tenore… anzi, da soprano prendendo a correre per la stanza “Oddio ti organizzerò una festa a sorpresa che ti lascierà senza parole!” mi disse abbracciandomi di impulso mentre Pete rideva felice.
May ci raggiunse stordita dal sonno e subito Brendon la costrinse a organizzarmi una festa a sorpresa che molto a sorpresa non era… Phill ci guardò stranito “Ma non volevi non dirlo?”
“Pete ha svelato l’arcano” dissi portandomi una mano al viso mentre ci raggiungevano anche Simon e un Ryan nero con una sveglia in mano che urlava contro a Brendon.
“Diciotto anni vanno festeggiati bene quasi quanto i ventuno” disse Pete abbracciandomi le spalle “Dio crescete così in fretta” disse poi guardando me e Brendon con apprensione.
“Mi conosci da meno di una settimana…”
“Ma è come se ti avessi cresciuto io!”
Ryan, che aveva sentito quello e basta, venne verso di me e per la prima volta mi rivolse la parola di sua iniziativa “Fai diciotto anni?”
“eh già”
Brendon lo abbracciò da dietro facendolo quasi cadere “Hai visto Ryro! Così non avrai più problemi quando sarete fidanzati e scoperete! Anche se però devi essere delicato perché lei è…”
“BRENDON!” urlammo io e Pete in coro per bloccarlo.
Se esisteva un Dio doveva gentilmente fulminarmi in quel momento per levarmi le sofferenze. La cosa stava degenerando e per un attimo sperai che il giorno dei miei diciotto anni non arrivasse mai…

 

Continua…

 

 

 

 

 

Cari fedeli di Pete Wentz, siamo oggi riuniti per mostrare la nostra fede in lui e nell’esercito dei suoi angeli con il nuovo aggiornamento U__U -Preghiamo.

 

 

Allora… first of all. Nel presente di May si è capito che è fidanzata e che quindi non è suo marito che è morto. Ora sta a voi indovinare con chi sta!! XD

 

Per quanto riguarda il passato, Jill… ecco che torna Ryan con il suo essere impacciato! Che passa la notte a vedere porno dal pc nella Big-Room del dormitorio!!! XD Che stato… Un disagio totale!!!

Inoltre ci svela i mille segreti della vita sessuale di Brendon Urie che -#colpodiscena- è vergine!!! …anche la nostra biondina, se per quello!!

Ecco perché il titolo!!! XD

 

Quindi ora bisognerà vedere se Urie riuscirà a perdere la verginità miracolosamente con la donna che ama XD ahahahahah

 

Siate pronti pure per i preparativi per la festa di Jilly!!! <3

 

Vi aspettiamo al prossimo capitolo! E grazie a tutti per aver letto! ^^

 

 

 

Kisses to all of you <3

Jess & Miky

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Capitolo 7
*** Act 1. Chapter four: Nevermind What You Wanna Dream ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

First Act: To Start.

 

Chapter four: Nevermind What You Wanna Dream

 

 

May pov.

 

 

A svegliarmi quella mattina fu il fruscio delle pagine di un quaderno e voltandomi dall’altra parte presi un infarto di quelli grossi. Brendon stava sotto le coperte del mio letto, sdraiato a pancia in giù nello scrivere sopra un blocknotes appoggiato al cuscino. Mi sorrise brillante, dandomi un bacio sulla fronte ed una carezza sulla spalla.

-Buongiorno, MayMoon… Il sole è sorto da un bel po’ di tempo e gli uccellini cantano un inno al tuo splendore. Sorridi alla vita…-

Rewind mentale: la sera prima c’era un film in tv durante cui Ryan e Will si erano addormentati sul divano da tanto erano interessati. Brendon stava sdraiato sul tappeto a rotolare e cercare di seguire la trama, mentre Simon e Phill stavano discutendo con Brent e Spence di tutt’altro film. Il resto dei TAI era con Travie a giocare ad Uno… Jill e Dam erano rimasti seduti a terra con me ed eravamo andati tutti a dormire alla stessa ora abbandonando i due collassati sul sofà. Ero andata a letto da sola, ne ero sicura!

Allora… Perché Brendon era sotto le mie lenzuola?!

Alzai le coperte per controllare se eravamo vestiti e sospirai quando vidi il mio pigiama.

-Oddio… Grazie al cielo sono vestita.-

Mormorai portandomi un lembo di lenzuolo sopra la faccia, mentre sentivo ridacchiare Urie.

-Mmh… Non avevo pensato di spogliarti! La prossima volta lo faccio di sicuro… Hai lentiggini pure…-

Non lo lasciai finire, tirandogli una ginocchiata nella costola che gli impedì pure di respirare per cinque lunghi secondi di agonia. Cercai di scendere dal letto ma lui mi afferrò per la pancia e mi trascinò contro di lui.

-Dove vai? Dobbiamo organizzare una festa!-

-Possiamo farlo anche in salotto! Non qui a letto!!-

Urlai cercando di liberarmi, mentre lui mi stringeva più forte. Arrossii nel sentire il suo ginocchio infilarsi fra le mie gambe, mentre una sua mano stava scivolando –involontariamente spero- sul mio petto.

-A letto è più comodo.-

Mi si riempirono gli occhi di lacrimoni di nervoso e non riuscendo più a scalciare usai come arma la voce. Beh, se mi avevano preso come cantante c’era anche un motivo. Lanciai uno strillo così forte che stordì sia me che Brendon, il quale lasciò la presa facendomi così andare per terra. La porta della camera si aprì di scatto ed apparve Phill con in mano una chitarra acustica da usare come arma, dietro di lui spuntò il resto dei Killer Peaches uno più preoccupato dell’altro. Così il loro sguardo si soffermò su Brendon sdraiato sotto le coperte che li salutava con un gesto della mano, come se nulla fosse successo.

-Era un urlo quello?-

Chiese Jill entrando, mentre Phill veniva a porgermi una mano per aiutarmi ad alzarmi senza abbassare la chitarra con la quale minacciava il maniaco nel mio letto. Io mi sistemai il pigiama stropicciato e sbuffai, scuotendo la testa rassegnata. Guardai Urie che sbatteva le ciglia come un cane bastonato, cercando il mio perdono credo. E portare rancore a lui era praticamente impossibile…

-Lo mettiamo in una canzone? Se lo rifà e lo registriamo è una figata!-

Simon s’illuminò ed iniziò a stressare il leader, che a quanto pare aveva problemi più seri delle registrazioni dal momento che Ross apparve in pigiama ed assonnato sulla porta.

-Questa casa non è set di un film horror… Non riuscite a comportarvi come normali esseri dotati di comprendonio? Lo capite che la gente vuole dormire?-

Disse, fulminando me e Brendon, che si alzò e gli gettò addosso un cuscino.

-Impara a dormire come le persone normali! Così magari riesci anche a fare un po’ di pubbliche relazioni anche dal vivo e non solo al pc!-

Ryan fulminò il cantante con uno sguardo, prima di sparire di nuovo in salotto borbottando qualcosa che nessuno comprese. Quel dormitorio stava diventando seriamente un manicomio.

-Insomma… Riordiniamoci. Tu perché hai urlato? Tu che ci fa in quel letto?-

Chiese Jilliahn, portandosi una mano fra i capelli esasperata. Potevo benissimo comprenderla… Insomma, aveva già abbastanza pensieri tra Pete che stressava per il suo compleanno, il concerto che avremmo avuto quel pomeriggio e Ryan Ross. Ed ora io e Urie stavamo facendo casino come due bambini fuori controllo.

-Ero qui per organizzare in segreto la festa per te!! E lei non voleva che l’abbracciassi e si è messa a picchiarmi ed urlare!- Si lagnò lui muovendo le sopracciglia in modo inquietante, prima di rivolgersi a me. -Ma MayMoon, luce della mia vita, ti amo lo stesso anche se mi hai perforato i timpani e mi hai incrinato una costola. Ti perdonerei qualunque male!-

-Lui mi si è appiccicato addosso! Mi ha toccato ovunque… Insomma, mi sveglio e me lo ritrovo sotto le coperte, come dovrei reagire a questo caso di stalking fuori dal comune?!- Poi guardai il mio assalitore e strinsi i denti per la rabbia. Perché era così dannatamente stupido e fastidioso? –Senti, BrendJerk, razza di idiota, se davvero mi ami così tanto stammi su di dosso e allora avrai il mio affetto! …forse.-

Ci scambiammo un lungo sguardo, mentre qualcuno sbuffava e chiudeva la porta. Brendon mi sorrideva con occhi sognanti, credo perché avesse frainteso le mie parole e le avesse prese per una dichiarazione. Quando mi voltai verso gli altri, erano tutti spariti nel nulla abbandonandoci a noi stessi.

-Allora, non la vuoi organizzare la festa alla tua carissima e simpaticissima amica?-

Gattonò sul letto e si mise in ginocchio, prendendomi le mani fra le sue. Sbuffai ed iniziai a far dondolare le nostre braccia, pensando che forse mi stavo rincoglionendo quanto lui.

-Ovviamente, BrendJerk… Basta che non lo facciamo nel mio letto.-

-Nessun problema, mia regina delle fate, andremo nel mio!-

 

-La mia voce è una schifezza! L’urlo di stamattina me l’ha rovinata! Mi senti? Mi senti?! Farò schifo!-

Scossi Jill per la maglia e poi mi lasciai cadere seduta in terra in modo teatrale, attirando gli sguardi preoccupati della gente nel backstage. Lei fece per darmi un calcio, ma qualcuno arrivò a salvarmi, prendendomi quasi in braccio e trascinandomi via.

-Non farai male alla mia ragione di vita! Non finchè non avremo fatto l’amore, che ci saremo sposati, che avremo un bambino… Anche due. O tre? Due maschi e una femminuccia? MayMoon! Ti ho portato una Guinness! La vuoi?-

Tirò fuori dalla tasca una lattina di birra e me la porse, ma io mi allontanai da lui e sospirai. Perché doveva starci mezza DecayDance nel backstage? Pete correva ovunque e continuava a controllare che tutto fosse apposto, mentre Patrick stava tranquillo in un angolo ad aspettare il nostro live, Ryan si stava appisolando al suo fianco, Spencer parlava con il chitarrista dei The Academy is e… E mi accorsi che Beckett era improvvisamente scomparso. Eppure era a parlare con la costumista giusto cinque minuti fa. Non ci volle molto a capire che era proprio andato ad imboscarsi con lei in qualche angolo… Beh, beati loro! Almeno non erano in agitazione per il concerto.

Diciamo che i Killer Peaches stavano lentamente impazzendo. Phill era vicino all’entrata per il palco con le mani fra i capelli a dire cose come “andrà male. Non piaceremo a nessuno. Pioverà.” E Brendon alimentò le sue brutte presupposizioni dicendo che il palco non era sicuro e sarebbe caduto. Sentendo questa cosa, pure Simon iniziò a dare fuori di matto andando a controllare quasi ogni bullone dell’mpalcatura. Dam era a battere le sue bacchette su un tavolino in tutta tranquillità… E Jill se ne stava muta a fissare il suo basso, cercandoci la spiegazione dell’origine dell’universo.

-Ragazzi! Ma avete controllato tutto? Il soundcheck siete sicuri che fosse okay? Non mi fido del fonico, sapete? Petey! Ma siamo sicuri che vada tutto bene? Se la mia donna cade dal palco e si fa male io do fuoco a chi ha costruito l’impalcatura! Ryro! Vieni con me a controllare che sia tutto okay!-

Brendon mise agitazione praticamente a tutti. Io mi immaginai di cadere e morire al mio primo grosso concerto e sbiancai totalmente, mentre mi si rivoltava lo stomaco. Dovevo vomitare… Avrei vomitato sicuramente. Ross comunque si limitò a fare un gesto poco carino con la mano, prima di rimettersi a vegetare come stava facendo. Pete, dal canto suo, si avvicinò a rassicurare il suo pupillo dicendogli che era tutto apposto perché aveva controllato di persona. A quanto pare lui si fidò di quelle parole e tornò a saltellare felice, arrivando fino a me. Io stavo con la testa appoggiata ad una palo e le braccia attorno allo stomaco, mentre cercavo di pensare a qualcosa che mi togliesse l’agitazione.

Montagne… Neve. Beckett. Marmotte. Pascoli. Brendon... Cioccolato. Gatti… Cappelli da cowboy. Brendon… Panna montata. Brendon… Brendon. Brendon con la panna montata addosso… Un attimo. Che era quell’immagine?!

Doveva essere tutta una serie di fattori frustranti che mi intaccavano il cervello mandandomi quelle immagini. Sentii la mano di Urie scivolarmi sulla schiena ed alzai lo sguardo per guardarlo. Perlomeno scordai il suo corpo coperto di panna e mi soffermai sul suo aspetto semplicemente elegante, si era vestito per bene come se il concerto fosse un avvenimento di gala.

-Ah, luce dei miei occhi… Vedrai che non appena uscirai là fuori tutti innalzeranno un coro d’ovazione per la tua bellezza! Ma ricordati che nessuno di loro ti amerà mai quanto ti amo io! E per dimostrarti ciò… Uhm… Ti presto il mio cappello!-

Si tolse il copricapo e lo scambiò con quello che avevo in testa, mettendosi il mio basco nero che per di più gli andava stretto. Così mi ritrovai con quello stupido cappello gessato da gangster in testa che non c’entrava nulla con il mio abbigliamento. Ma lo tenni lo stesso… E vorrei specificare che nessuno al mondo era mai rimasto vivo dopo avermi tolto il cappello. Nessuno tranne Brendon, ovviamente.

-Le tue fan non apprezzeranno… Sai che hai fatto foto qua fuori con questo in testa e tutte sanno che è tuo?-

Gli domandai e lui alzò le spalle, osservandomi con una strana espressione sul viso.

-Così sapranno tutti che sei la mia irish-girl personale, MayMoon.-

Scossi la testa ed abbassai il volto per non guardarlo, giocando con il mio foulard come se fosse interessante. Lui mi prese una mano e con l’altra mi tirò su il mento prima di sorridere come un coglione.

-Vedrai che andrà tutto bene! Devi stare tranquilla e cantare… E pensare a me. Quello ti farà cantare meglio.-

Risi e strinsi la sua mano, prima di saltargli al collo ed affondare la testa nel suo petto. Alzai il viso verso il suo e notai che aveva spalancato gli occhi in modo esagerato, come se non si aspettasse quella cosa. Inoltre, non aveva nemmeno approfittato per toccarmi, si era immobilizzato.

-Due minuti e salite!-

Disse il fonico all’improvviso riportandomi con i piedi a terra. Così, imbarazzata mi allontanai da Brendon e corsi dagli altri, senza dire nulla. Jill passò il braccio dietro a me e Phill ruchiamando a sé tutte “le pesche”. E iniziò il solito rituale pre concerto, ma il mio cervello sembrava essere altrove purtroppo. E credo che un po’ si notasse…

-Cambiato cappello?-

La bassista indicò Brendon ed io alzai gli occhi al cielo. Mi sgamava sempre così in fretta?

-L’ho solo fatto contento.-

-Ovvio come no.-

Disse lei sospettosa, prima di essere chiamata da Pete. Sospirai e feci per seguire gli altri verso il palco, ma Brendon mi raggiunse mentre stavo salendo gli scalini.

-Ti guarderò cantare da qui… Non ti ho mai sentito dal vivo e…-

Borbottò e io gli sorrisi, notando che era un po’ imbarazzato. Brendon imbarazzato era una meraviglia, ma era un po’ come le stelle comete che si vedono ogni un migliaio di anni.

-Spero tu sappia il ritornello del singolo, voglio vederti cantare con me…-

E così lo baciai, stringendo le sue guance fra le mani. Okay… Pensai che fosse per l’adrenalina che saliva e l’emozione di dover cantare. Incolpai tutto ciò in quel momento, mentre lo sentivo ghiacciarsi sorpreso. Non rispose nemmeno al bacio, così mi allontani e gli accarezzai i capelli…

-Prega per me, Urie!-

Saltai sul palco mordendomi le labbra e raggiunsi il microfono, cercando lo sguardo degli altri. Così notai che Jill non era al suo posto e guardai Phill che voleva dare fuoco al mondo a quanto pareva. Mi voltai verso il pubblico e ebbi un attimo di vertigini, che l’arrivo del leader fece passare subito… Notai che portava un basso nuovo con scritto il suo nome e con il simbolo di Pete sopra, così capii dove era finita. Simon attaccò subito e lei iniziò a parlare nel microfono e per un attimo ci guardammo. Eravamo entrambe esaltate… Lo eravamo tutti.

Poi mi voltai verso il backstage di lato e vidi gli occhi di Brendon brillare per me. Così, presi coraggio ed iniziai a cantare.

 

 

Il primo concerto che Pete ci organizzò si tenne a Los Angeles e vi parteciparono così tante persone che davvero non potevo credere ai miei occhi.

“Sono tutti qui perché lo hai scritto sul tuo blog” dissi mentre Pete mi appoggiava il mento alla spalla “Se no non sarebbero venuti nemmeno due sesti di questa gente…”

Lui sorrise “Il singolo su Myspace è piaciuto molto, secondo me state iniziando a farvi conoscere e quindi le persone sono curiose di vedervi in faccia” mi spiegò mentre guardavo Simon controllare le impalcature. Ok era impazzito del tutto.

Riabbassai lo sguardo sul  basso mentre Pete si alzava “Ho dimenticato una cosa in macchina, arrivo” disse allontanandosi facendo una piccola corsa.

“Due minuti e salite” ci disse Hachinose, il nostro fonico con un sorriso di incoraggiamento prima di andare al mixer. Ero tesa, ma non ero solita esternarlo, preferivo starmene zitta in un angolo. Invidiavo il sangue freddo di Dam e la sua capacità di lasciarsi scivolare addosso l’adrenalina.

Phill venne verso di me con la chitarra già a tracolla “Io ammazzo Urie, lo giuro”

“Basta ignorarlo” dissi io alzandomi e sistemandomi il Thunderbird meglio sulle spalle “Le pesce qui per favore!” urlai passando un braccio dietro al collo di Phill e May. Ci abbracciammo come eravamo soliti fare dedicando un paio di parole pre concerto a qualsiasi dio ci fosse lassù “Cambiato cappello?” chiesi maliziosa indicando con un cenno Brendon mentre May alzava gli occhi al cielo.

“L’ho solo fatto contento”

“Ovvio come no”

Pete mi fece cenno di raggiungerlo da dentro la tenda in cui ci eravamo combiati così andai da lui incuriosita dall’espressione che l’uomo aveva in volto. Entrai e lo trovai con le braccia dietro la schiena intendo a nascondere qualcosa dietro a un tavolino “Che fai?” chiesi divertita.

“Levati il basso e mettilo sulla sedia” mi ordinò con un sorriso.

“Ma devo suonare!”

“Ma non userai quello” continuò sempre sorridendo. Io lo guardai confusi appoggiando il pesante basso nero sulla sedia mentre lui estraeva uno Squire bellissimo, nero e rosso, con scritto sulla tastiera Jill Peach.

Lo guardai a bocca aperta “Ma… Pete… è il tuo basso??” chiesi meravigliata mentre me lo passava e io lo mettevo subito a tracolla. Passai le dita sul suo marchio pensando che potevo anche tatuarmelo addosso ormai. Era ovunque, persino sulla mia gonna.

Lui continuava a sorridere “Eh si, ci ho fatto qualche piccola modifica” disse alludendo alla scritta “Il tuo Thunder è bellissimo ma troppo pesante per una ragazza fragile come te… questo è decisamente più adatto”

Io lasciai scivolare lo strumento lungo il fianco mentre il pubblico esplodeva alle mie spalle e abbracciai Pete stringendolo forte mentre sentivo le lacrime affiorare nei miei occhi “Stai facendo troppo per me senza pretendere nulla in cambio”

“Ma io qualcosa in cambio lo voglio” disse lui stringendomi “Sali su quel palco e spacca i culi” si staccò di ma alzandomi il cappuccio e insieme uscimmo.

“Ma Jill corri!” disse Brendon “Gli altri sono sul palco e, peggio ancora ti sei persa il mio bacio con May!”

“Vi siete baciati?” chiesi contenta. Poi realizzai.

Sul palco???

“Ma merda!”

Patrick mi fece segno di salire di corsa ridendo ma il mio occhio cadde su Ryan che alternava uno sguardo scazzato da me a Pete. Non avevo il tempo di pensarci. Avevo un concerto da fare.

Quando misi piede sul palco lo stomaco si capovolse come se mi fossi trovata all’improvviso sulle montagne russe. Un faro mi illuminò mentre May e Phill mi guardavano sollevati e Simon, senza aspettare il tempo da Dam, partì con un giro di chitarra che mi colse alla sprovvista.

Dam prese a dosare il tempo battendo con forza sulla batteria mentre io pensavo al da farsi.

È un concerto come un altro, mi dissi, con solo alcune persone in più.

Mi avvicinai al mio microfono “Good Evenight motherfuckers!”

Si, dovevo solo convincermi che era un concerto come tutti gli altri…

“We are Killer Peaches… Please dont laught” dissi sorridendo a Simon che  intanto continuava a schitarrare poi tornai a dedicarmi al pubblico scambiando uno sguardo di intesa con May “This song is call ‘I Kept an F on my Math Test Because I have Spent alla Afternoon Founding a Way to Kill You!’

Le mie dita correvano veloci sulla tastiera del basso quando May prese a cantare con una forza nuova, che non  le avevo mai visto. Quando partì il ritornello di Simon mi accostai a lei dicendole maliziosa in un orecchio “Insomma i baci di Brendon aiutano” sussurrai prima di leccarle una guancia.

“Che schifo!” sbottò ridendo prima di riprendere a cantare.

Simon ci battè quando a metà di I Wrote infilò due metri di lingua in gola a Phill.

Solo durante l’ultima canzone, mentre il trucco nero mi colava sulle guance per  colpa del sudore iniziai a realizzare dove ero… ero li  davanti a centinai di persone e lo dovevo solo a un uomo che mi aveva persino regalato il suo basso…

E in cambio voleva solo che suonassi per lui dimostrandolo….

La musica cessò con una rullata finale da devasto mentre sentivo il sangue colarmi dalle dita tanto stavo suonando intensamente. Mi avvicinai al microfono “Thanx Los Angeles! Make some noise for Pete Fucking Wentz! My Personal God!” mi voltai verso di lui che ci guardava fiero dal back e lo invitai a salire sul palco. Non se lo fece di certo ripetere.

“Thank You Guy!” disse prendendo il microfono che May gli porgeva poi mi abbracciò.

“Good Night!” dissi io salutando il pubblico mentre Dam lanciava le bacchette e Simon il plettro.

Scesi dal palco mentre Pete mi abbracciava le spalle esagitato.

“Ora si va a bere!” gridò “Una serata così deve essere festeggiata!”

Quella frase segno l’inizio della mia fine, anzi, della nostra fine….

Andammo in uno dei numerosi locali dei numerosi conoscenti di Pete in modo tale che tutti noi ragazzi con meno di 21 anni, compresi i Panic, potessimo bere quanto ci pareva.

Non fu una buona idea, me lo sentivo ma quando arrivò il primo Cosmopolitan non me la sentii di dire di no a Brendon, che me lo porgeva con un così bel sorriso.

“Premetto che sono astemia” dissi mentre mi sedevo accanto a Pete nel lungo tavolo nero che aveva fatto riservare solo per noi.

Lui rise “Allora sarà ancora più divertente!” disse il moro buttando giù un bicchiere di liquido ambrato e chiedendone subito un altro, voltandosi poi verso Brendon e Ryan che stavano parlottando fra di loro.

Mi guardai attorno notando May che guardava pensierosa verso Brend mentre Will le accarezzava i capelli languidamente e sussurrandole chissà che nell’orecchio…

Simon affianco a me stava scolando il terzo drink parlando animatamente con Travis McCoy riguardo l’ultimo singolo del cantante dei GCH e io ascoltai un paio di parole mentre mandavo giù drink su drink facendo dei mischiotti strani. Dopo il Cosmo fu il turno del Gin Lemon, poi Whisky Sour e un Bloody Mary. Appoggiai il bicchiere svuotato dal liquido rosso proprio mentre May si sedeva preoccupata accanto a me.

“Non pensi di iniziare a bere un po’ troppo, rispetto a quanto reggi di solito?” mi chiese alzando un sopracciglio.

Io, che già non capivo quasi nulla, le risposi con una risatina  “Non preoccuparti per me” dissi appoggiando la schiena al petto di Simon che ora sembra più interessato a osservare il petto di Pete, che gli stava mostrando tutti i suoi tatuaggi. Pete ancora non lo sapeva che Simon era gay, e se lo avesse saputo, di certo non avrebbe attirato la sua attenzione sul suo marchio che aveva tatuato sul bacino.

“Mi preoccupo invece, non voglio vederti impazzire” disse roteando gli occhi.

Io le gettai le braccia al collo “Dovresti preoccuparti per Brendon invece” le confidai sottovoce “è vergine…”

Lei mi guardò stupita “Ma dai…”

“Me lo ha detto lui stamattina!” dissi alzandomi e barcollando un po’ mentre lei mi prendeva per un braccio per non vedermi rovinare a terra.

Il resto non me lo ricordo per nulla e quello che so me lo hanno detto terzi. So solo che non so come mi sono ritrovata tra Simon e Brend “Dovresti farti avanti con Ross” mi disse il primodandomi delle piccole gomitate sulle costole “Adesso che l’alcool ti da una mano a scioglierti”

Brendon si illuminò “Siiii fallo! È la tua occasione guarda! È laggiù a sedere da solo!”

Mi voltai e lo vidi a sedere su un divanetto. Mi rifiutai in un primo momento ma quando Brendon mi fece scolare il sesto drink mi incamminai con un passo un po’ instabile verso di lui, che mi vide arrivare un po’ stranito. Dovevo essere davvero ridicola, tutta barcollante. Arrivai davanti a lui sentendo il terreno mancarmi sotto i piedi così lui scattò in avanti sostenendomi, appoggiandomi le  mani sui fianchi per non farmi cadere in avanti come un albero abbattuto.

“Ciao Ryan!” dissi brilla mentre lui alzava un sopracciglio.

“Ciao Jilliahn…” rispose tornando a sedersi composto. Anche lui era visibilmente brillo, ma non ubriaco. O almeno non come me.

Non so i dettagli ma so solo che mi ritrovai sopra di lui, alzando la gonna del vestito che era già drasticamente corta, e iniziando ad accarezzargli il viso. Lui dal canto suo non arrossì ne mi scansò. Continuava a guardarmi negli occhi in attesa mentre le sue mani accarezzavano lentamente le mie cosce. Io per risposta mi spinsi lievemente sul suo bacino facendolo sospirare mentre i mostri visi si avvicinavano inesorabilmente…

Stavamo per baciarci.

Ovviamente non accadde perché un paio di braccia mi afferrarono per il bacino alzandomi da Ryan che mugugnò disturbato.

May mi mise a sedere al mio posto guardandomi con un sopracciglio alzato “Ma sei  una cretina!”

“Tu sei una cretina” ribattei io facendo per darle uno spintone, ma mancandola persi l’equilibrio cadendo con le ginocchia in terra “Stavo per baciare Ryan Ross… e tu me lo hai impedito!”

“Non stavate solo per baciarvi! Se non ti controllo rischi di finirci a letto e messi come siete tutti e due tra nove mesi avresti la sorpresa peggiore di tutte! Ma ci pensi alla band??”

Mi alzai in piedi “Vai a farti fottere da Beckett” le dissi passandole accanto “Io so badare a me stessa…”

Lei si incazzò, e parecchio “Ah si? Bene Jilliahn Bayler lo vedremo! Fai come ti pare io me ne lavo le mani” e detto ciò sparì fra la folla lasciandomi li da sola.

Il resto della serata passò da ‘tragico’ a ‘catastrofico’ velocemente.

Simon era così ubriaco che vomitò addosso a una cameriera e finendo così per l’essere buttato fuori dal locale. Dam si offrì di andare a casa con lui visto che ormai il mio chitarrista era andato e lui si stava annoiando a morte.  

“Weaks è stato male?” chiese Patrick mentre impediva a Pete di denudarsi del tutto visto che ormai nessuno aveva più notizie della sua maglietta da ore.

“Dam lo ha portato a casa” rispose Phill mentre mi guardava preoccupato “E tra un po’ parte del tutto anche questa”

“Io sto benissimo!” dissi tracannando qualcosa di sconosciuto. Ormai il decimo drink lo avevo passato da un pezzo e davvero non capivo un cazzo. Ero arrivata al punto di non ritorno.

Brendon mi abbracciò di slancio ruotando su se stesso e cadendo all’indietro, trasciandomi con se. Mi ritrovai sul suo petto a ridere come una cretina mentre lui si guardava attorno confuso non capendo cosa era successo. Poi si illiminò “Io amo questa canzone!” mi strillò in faccia mentre io tentavo in vano di alzarmi.

Mi prese per mano e con non poca fatica visto i riflessi rallentati (tanto che iniziavamo ad invidiare i bradipi) salivamo sopra ad un tavolo iniziando a… a ballare.

Pete, Travis, e Ryan sembravano particolarmente interessati alla cosa, ma quando Phill mi costrinse a scendere dicendo che tutto il locale mi aveva visto le mutande capii il motivo.

“è meglio portarla a casa” disse Patrick al  mio amico mentre io mi lamentavo per farmi lasciare. No, non volevo andarmene, volevo rimanere li a divertirmi!

“Si è il caso infondo…ahia!” Per farmi lasciare morsi il braccio a Phill, sedendomi poi di peso accanto a Pete.

“Ciao Petey!”

“Ciao JillyKitty!”

Gli buttai le braccia al collo mentre Patrick e Phill alzavano gli occhi al cielo. Dovevamo essere davvero ridicolissimi insieme a parlarci in quel  modo “Vado a cercare May” disse Phill allontanandosi.

Patrick ci venne incontro “Ragazzi io vedo di stanare Brend e Ryro per poter tornare a casa, voi non muovetevi ok? Cercate di badarvi l’uno con l’altra” disse guardandoci un po’ diffidente.

Pete gonfiò il petto mentre io continuavo ad abbracciarlo “La custodirò io!”

Patrick si allontanò scuotendo il capo mentre Pete si voltava verso di me di nuovo.

“TI voglio bene!” dissi dandogli un bacetto sulla guancia mentre lui mi abbracciava a sua volta.

“Anche io!”

“Io ci verrei a letto con te…”
“Anche…” mi guardò stralunato “Cosa?”

“Io ci verrei a letto con te” dissi più convinta annuendo alle mie stesse parole “Perché sei figo…”

“E vuoi andare a letto con Ryan perché anche lui è figo?” mi chiese grattandosi il mento prima di riportare la sua mano dietro alla mia schiena.

“Si penso di si. Ma tu sei anche simpatico… Ryan no… Ryan ha solo…” Non mi lasciò finire la frase perché mi ritrovai la sua lingua in bocca. Risposi subito a quel bacio spinto e iniziammo a limonare davvero duro. Le miei mani correvano sul suo petto accarezzandolo in tutta la sua lunghezza mentre le mani del moro erano decisamente più interessate alle mie gambe e al mio fondoschiena. Andammo avanti per un po’, mentre con una mano mi abbassava gli spallini del vestito, quando arrivò Phill  di corsa staccandomi da lui e trascinandomi distante “Ma non ti posso lasciare sola un attimo!”

Io lo guardai risentita prendendo ad urlargli contro prima di collassare tra le sue braccia, stremata dall’alcool e dalla stanchezza. Lui alzò gli occhi al cielo reggendomi come se facessi schifo.

Ryan e Brendon arrivarono assieme a Patrick e il chitarrista dei Panic mi guardò preoccupato mentre Brendon strillava contro un cartello accusandolo di averlo palpato “La porto io se tu porti Brendon” disse indicando il suo cantante scazzato.

“Sei sobrio?” chiesi a Phill mentre lui annuiva.

“Ho bevuto pochissimo e comunque prendiamo un taxi”

Phill annuì mentre Ross mi prendeva in braccio richiamando l’attenzione di un taxi.

Mi tenne fra le braccia per tutto il viaggio in auto e mi portò addirittura sul divano, stendendomi delicatamente su di esso. Quando arrivarono May e Will io stavo ancora dormendo e lui mi guardava da seduto sul tavolino “Ci pensi tu ora?” chiese a May ma lei scosse il capo.

“Mi ha detto chiaramente di non immischiarmi con i suoi affari e rispetterò la sua volonta” disse secca “Io me ne vado a letto, puoi andare anche tu non penso che morirà!”

Ryan la guardò dubbioso “Ma se non si sente bene?”

“Ma lei è onnipotente sai?” disse sarcastica la rossa “Tutto vede e tutto può quindi si arrangia!”

Non fece quasi in tempo a finire la frase che io mi tirai a sedere svegliandomi di soprassalto. Guardai prima la mia cantante e poi Ryan prima di vomitare tutto il contenuto del mio stomaco, per lo più alcool, sulle scarpe di Ross.

“Oh merda!” urlò il chitarrista saltando in piedi mentre May mi appoggiava una mano sulla spalla visibilmente preoccupata.

“Dai aiutami a portarla in bagno” disse a Ross prima di rivolgersi a Will che aveva osservato tutta la scena in silenzio dallo stipite della porta “Tu asciuga il vomito”

Ryan si sfilò le scarpe mettendole in giardino e poi aiutò May ad alzarmi portandomi nel bagno del nostro appartamento dove vomitai anche l’anima nel cesso.

“Vai pure” disse Ryan rivolto verso May che lo guardò sorpresa “Tanto io ormai puzzo di vomito quindi posso stare con lei…” May annuì uscendo dalla stanza mentre il ragazzo si chinava su di me, tenendomi i capelli da una parte “Sei davvero un disastro Bayler”

Io, che non ero in condizioni di poter ribattere lo guardai solo trucemente prima di riprendere a vomitare.

Lui mi passò una mano fresca sulla fronte prima di legarmi i capelli dietro alla schiena. Rimasi li a vomitare fino al mattino, continuamente tra conati devastanti. Non fu molto divertente ma Ryan rimase con me fino a che, stanco, si addormentò nella vasca da bagno…

 

 

Le labbra di Brendon sfioravano le mie, piegate in un sorriso… Poi si allontanavano e di nuovo si scontravano in un bacio più appassionato. Dietro di noi i pascoli e le montagne del Wyoming,  l’erba ci solleticava la pelle scoperta. Lui si alzò un poco e mi guardò, mentre il mio sguardo scivolava sul corpo perfetto e…

Mi svegliai all’improvviso, osservandomi in giro allarmata. Nessun Brendon Urie nel mio letto… E dentro sentivo un grande dispiacere. Un’altra notte passata sola, senza finire nelle grinfie di Beckett… Anche se praticamente ci ero finita lo stesso durante il festino. Eppure mentre lui mi accarezzava pensavo a Brendon, cosa da stupida ovviamente, dato che se volevo lui potevo anche dirglielo ed averlo subito. Se quella sera ero stata con Will era stato solo per non sporcare qualcosa di così puro come Urie. Insomma, come fai ad andare a letto con qualcuno che si imbarazza come un ragazzino al primo bacio? E soprattutto quando Jill, dopo il quarto bicchiere di non so cosa, si era fatta sfuggire che lui era vergine!

Giustificazioni… Stavo cercando solo scuse per giustificare il mio comportamento. Ma non mi capivo lo stesso… O forse non volevo capirmi. Brendon mi suscitava un senso di tenerezza, sì. Ma William era sesso allo stato puro. William era solo sesso, ecco tutto. Mi piaceva fisicamente, ma niente di più.

Potevo arrovellarmi nei miei pensieri per ore ma non c’era giustificazione lo stesso. Ero una pessima persona che non badava ai sentimenti né propri, né altrui… Non mi importava se Brendon era innamorato di me e nemmeno se io mi stavo affezionando a lui… Non me ne fregava se avrebbe sofferto nel vedermi con Beckett. Non me ne fregava se a Will non importava di me…

Mi piaceva giocare con i miei stessi sentimenti, sapendo di non poterli provare veramente. E quando avevo baciato Urie pensavo che fosse il mio solito stupidissimo gioco di ruolo… Ah, che scema! Se ero arrivata al punto di andare a letto con qualcuno e pensare a lui qualcosa dentro di me dovevo pur provare. Però non volevo crederci… No.

Comunque, quella mattina al dormitorio sembrava essere passata una tromba d’aria che si era portata via ogni traccia della vita umana precedente. Non volava una mosca nonostante fossero le dieci del mattino e i miei compagni di stanza continuavano a dormire profondamente. La festa e quella sbronza megagalattica avevano riscosso pessimi risultati… Soprattutto su Jill. Speravo che non si ricordasse nulla, o si sarebbe sotterrata. Per fortuna io avevo bevuto solo della red bull e non ero collassata come la maggior parte della gente. Scesi dal letto e mi infilai una felpa pesante, accorgendomi che faceva più freddo delle altre mattine. Poi, a passo felpato mi diressi in cucina, avvolta dalla luce e dal silenzio di quella giornata. Mi stupii quando trovai Brendon seduto da solo al tavolo, ancora in pigiama… Lo sapevo che era quello più mattiniero, ma non credevo che dopo essersi ubriacato in modo tanto esagerato sarebbe riuscito ad alzarsi. Così dovevo far chiarezza con i miei sentimenti molto più in fretta di quel che credevo.

-Buongiorno Brend…-

Dissi, facendolo sussultare per aver interrotto i suoi pensieri. Lui mi guardò spaesato e poi sorrise, indicandomi la sedia accanto alla sua su cui presi subito posto. Dopo quel bacio avevamo fatto finta di nulla, o meglio io avevo fatto finta di nulla stando con Beckett tutto il tempo… La festa era stata d’aiuto, dato che con i fiumi di alcool e l’aria che giravano lui si era distratto abbastanza. O forse anche lui aveva finto?

-Senti, per ieri…-

-MayMoon, ieri…-

Parlammo contemporaneamente e ci bloccammo, spostando gli occhi sul cesto di frutta davanti a noi. Ovviamente fu lui a ricominciare…

-Perché mi hai baciato? Hai ceduto al mio fascino, eh?-

Mi domandò, picchiandomi dentro con il gomito per farsi guardare. Notai così che stava ammiccando come un idiota, cosa che mi fece ridere.

-No… Non proprio. È che mi andava di farlo in quel momento. Certo che tu proprio non hai nemmeno ricambiato.-

Mi lagnai facendo l’offesa e lui arrossì, prima di spostare la sedia più vicino a me e passare il braccio sul mio schienale. Sentivo il suo respiro sulle mie guance da tanto eravamo vicini e senza pensarci due volte posai la mano sul suo petto e ammiccai.

-Vuoi baciarmi, Brendon Urie?-

Chiesi e lui rimase immobile senza far nulla. Sapevo che non aveva il coraggio di fare quella mossa, così come non aveva potuto ricambiare il bacio della sera prima. E infatti non si mosse di un millimetro.

-Vorrei, mia fatina… Ma non voglio infrangere così la tua purezza!-

-Macchè purezza… Smettila. Una che ti prende in giro in quel modo dovrebbe definirsi “puttana”, non una ragazza pura e innocente.-

Dicendolo mi alzai per prendere del latte, lasciando Brend immerso nel silenzio. Quando mi voltai lui mi stava osservando con una tristezza negli occhi che non gli avevo mai visto. E dentro di me qualcosa si distrusse, riversando calore in tutto il mio petto. Affetto, tenerezza… Dovrebbero chiamarsi così quelle sensazioni.

-Hai quest’idea di te stessa?-

Mi domandò, mentre mettevo la tazza a scaldare nel microonde. La osservai girare, annuendo alla sua domanda.

-Brend, non so che idea tu ti sia fatto di me… Ma non sono la dolce fatina dei boschi, sono più… uuhm… una strega. Sì…-

Afferrai la mia tazza e tornai al tavolo, con lui che non riusciva a staccarmi quegli occhi enormi di dosso.

-Ma le streghe sono brutte e con degli obbrobri sul naso… Tu sei…-

-…una troia… In effetti detta così direttamente suona meglio.-

Lui spalancò la bocca sdegnato e mi abbracciò forte, facendomi affondare nella maglia profumata del suo pigiama. Che reazione stupida ed infantile… Era talmente stupido che mi veniva da piangere.

-Ma non devi dire queste cose di te! Se sei andata con Beckett perché lo ami è giusto che tu lo faccia!-

Io mi attaccai a lui e restai lì ad assorbire quel calore. Volevo un po’ di quella sua ingenuità…

-Brend! Io non ci sono andata a letto mica perché lo amo! Io non… Non ho mai amato nessuno di quelli con cui sono stata.-

Non mi mossi da lì, nonostante stessi facendo un discorso serio e avrei dovuto guardarlo in faccia. Stavo troppo bene tra le sue braccia.

-Beh, ma me mi hai baciato perché mi ami, no?-

La sua domanda aleggiò nell’aria per degli interi minuti, prima che trovassi la risposta. Ma d’altronde era facile… Non dovevo nemmeno pensarci tanto.

-No. Non credo di amarti.-

Lui smollò la presa su di me, ma non mi allontanai, anzi. Fui io ad abbracciarlo forte… Non parlai per un po’, provando solo questa voglia di stringerlo per evitare di fargli male. Non conoscevo ancora Brendon così bene da sapere di quanta attenzione e di quanto affetto avesse bisogno, ma il mio istinto mi spingeva a rassicurarlo.

-Però… May… Se non mi amassi, non mi abbracceresti così! Quindi dovrei presupporre che tu…-

La sua voce mi fece risvegliare da quella sensazione di torpore che mi aveva assalito. Così mi distaccai da lui e puntai gli occhi nei suoi.

-Brend… Credo che tu debba seriamente scopare con qualcuno se riesci a scambiare un abbraccio qualsiasi per amore.-

-Perché allora non ci vieni tu a letto con me?-

Perché sei vergine, cazzo! Pensai, ma non lo dissi. Non volevo offendere la sua presunta virilità in modo così spudorato… Il problema della verginità era serio, diciamolo. Non perché  pensavo che non avendo esperienza non mi avrebbe soddisfatto, figuriamoci, non ero così ninfomane da pensare ciò. È che non volevo che la prima volta per lui fosse una qualsiasi scopata senza amore con una come me… Gli auguravo di trovare tutto l’affetto e l’amore possibili e io non mi sentivo di poterglieli dare.

Ed andare a letto con lui senza impegno, come facevo con Beckett, non mi sembrava giusto nei suoi confronti… Mi pareva quasi una cosa infame, sporca e sbagliata.

-Senti, BrendJerk, non sono la persona giusta per te. Mettiamola così… Dovresti cercare qualcuno di adatto. Prendi la truccatrice, Meredith… Ha i capelli rossi pure lei ed è una bella ragazza.-

Presi la mia tazza in cui ormai il latte si era raffreddato e lo bevvi velocemente, sentendomi un po’ in colpa per quello che avevo appena detto.

-Lei non mi piace!! Ed è tinta… Ma non c’entrano i capelli rossi! May… Perché non ti senti alla mia altezza? Lo so che sono troppo fantastico e bello, ma ti assicuro che puoi stare con me senza sentirti sminuita! Tu sei molto più bella di me, a mio parere… E poi, non vorrei dirlo! Ma anche Ryro pensa che io e te staremmo davvero bene insieme! Ha detto che siccome tu sei sveglia potresti compensare la mia stupidità. E se Ryro dice così, vuol dire che è la verità.-

Ascoltai il suo soliloquio senza battere ciglio, mentre ricominciavo a pensare che la deficienza di Urie non poteva davvero avere limiti. Si stava convincendo delle cose da solo… Probabilmente si era autoconvinto pure di essere innamorato di me parlandosi allo specchio immagino.

-Ryan non è l’Oracolo della Verità Universale! Si sbaglia pure lui, sai? Ora, scusa, ma vado a farmi una doccia.-

Non lo lasciai replicare e corsi direttamente nel mio bagno, trovandoci però Jill appoggiata al water con il viso tanto pallido da fare paura e soprattutto Ryan Ross che dormiva nella vasca. Perlomeno non ero quella con più problemi quella mattina…

-Buongiorno ballerina da tavolo…-

Dissi, facendo scorrere l’acqua del lavandino per lavarmi i denti. Lei alzò lo sguardo verso di me e poi si prese la testa fra le mani, strizzando gli occhi.

-Cazzo che male… Mi gira troppo.-

-Girava anche ai ragazzi ieri, mentre guardavano le tue mutande… Spero che fossero tutti abbastanza ubriachi da avere rimosso.-

Jill mi guardò senza capire, restando accovacciata a terra e spaventandosi quando Ross russò forte ingozzandosi con la saliva.

-Ieri, ti sei messa a ballare sul tavolo e tutti hanno visto le tue mutande fucsia… Pete soprattutto. È stato davvero imbarazzante arrivare dal bagno e vedere quella scena, credimi. Fossi in te ora non metterei piede fuori da quella porta. Anche se, stare qui con Ryro, non dev’essere il massimo… Pure con lui ti sei comportata in modo indimenticabile.-

Feci qualche gargarismo mentre lei pesava una per una le mie parole, così dopo aver sputato nel lavandino ed essermi risciacquata la bocca notai che aveva lo sguardo fisso verso Ryan.

-Che è successo?-

-Dopo che hai baciato Pete? Phill ti ha portato via e Ryan si è proposto di accompagnarti a casa…-

Vidi gli occhi azzurri di Jill rischiare di uscire e rotolare a terra, da tanto li aveva sgranati.

-Ho baciato Pete?-

Annuii, prima di voltarmi scazzata verso Ryan che se non si svegliava mi impediva di farmi la doccia. Forse dovevo aprire il getto d’acqua e svegliarlo malamente… Si meritava tutto il male dopo aver convinto ancora di più Brendon che doveva mettersi con me.

-Ma quello è successo proprio alla fine… Io ti avevo già staccata da Ryan, su cui ti eri lanciata iniziando ad accarezzarlo. E lui, che molto sano non era, stava per allungare le mani… Così ti ho allontanato da lui. Non volevo che rovinassi la tua carriera musicale restando incinta da ubriaca…-

-Davvero? Ho fatto altro?-

Rassegnata, mi girai a guardarla ed afferrai il mio accapatoio appeso alle sue spalle. Lei sembrava davvero terrificata ed imbarazzata e ne aveva tutte le ragioni. Era davvero un bene che non si ricordasse nulla…

-Oltre a litigare con me e vomitare addosso a Ross, no, tranquilla. Ti avevo detto di non continuare a bere… In mezzo a così tanti bei ragazzi non conviene mai essere brilla. Soprattutto se hai una quantità spropositata di desiderio represso… Beh, io vado nel bagno dei Panic dato che il loro chitarrista ha occupato il mio.-

Scavalcai la bassista ed uscii dal nostro appartamento dopo aver preso il cambio in camera.

 

 

May riapparve in bagno la mattina ma io non mi ricordavo assolutamente nulla di quello che mi era successo così il suo modo di salutarmi mi scosse e non poco “Buon giorno ballerina da tavolo…” disse entrando e iniziando a lavarsi i denti.

Una fitta lancinante mi perforò il cranio tanto che mi portai una mano alla testa stringendo gli occhi e i denti. Stavo soffrendo moltissimo in quel devastante post- sbornia.

“Cazzo che male… mi gira tutto…”

“Girava anche ai ragazzi ieri, mentre ti guardavano le mutande… Spero che tutti fossero abbastanza ubriachi da avere rimosso…” La guardavo senza capire nulla, come se stesse parlando di qualcun altro. Io non potevo aver fatto nulla del genere, no  ero una persona troppo contenuta…

Ross che rissava mi distrasse un attimo, facendomi tornare mal di testa.

“Ieri ti sei messa a ballare sul tavolo e tutti hanno visto le tue mutande fucsia” continuò lei senza darci peso come se mi stesse raccontando una cosa normalissima. Mi sentì morire dentro quando continuò a raccontare le mie avventure epiche “Pete soprattutto. È stato davvero imbarazzante arrivare del bagno e vedere quella scena, credimi. Fossi in te ora non metterei piede fuori da quella porta. Anche se, stare qua con Ryro, non deve essere il massimo” a quelle parole mi sentii morire “Pure con lui ti sei comportata in modo indimenticabile…”

La guardai fare un paio di gargarismi mentre io pesavo attentamente una ad una quelle parole che erano arrivati come mattoni sulla mia faccia. Guardai Ryan ancora addormentato e mi domandai quanti punti potevo aver perso con lui “Che è successo?” chiesi infine.

“Dopo che hai baciato Pete?” mi chiese scioccandomi del tutto “Phill ti ha portata via e Ryan si è proposto di portarti a casa…”

“Ho baciato Pete?” Perfetto, datemi una lametta che mi sparo mentre mi taglio le vene penzolando da un cappio…

Lei annuì guardando Ryro scazzatissima prima di voltarsi ancora verso di me e farmi la martellata finale “Ma quello è successo proprio alla fine… Io ti avevo già staccata da Ryan, su cui ti eri lanciata iniziando ad accarezzarlo. E lui, che molto sano non era, stava per allungare le mani… così ti ho allontanata da lui. Non volevo ti rovinassi la tua carriera musicale restando incinta da ubriaca”

“Davvero?” chiesi angosciata “Ho fatto altro?” chiesi poi, pronta a tutto. Mi ero bruciata sia con Pete che con Ryan, ci mancavano solo Phill, Dam e Brend.

“oltre a litigare con me e vomitare addosso Ross, no, tranquilla. Ti avevo detto di non continuare a bere… In mezzo a così tanti bei ragazzi non conviene mai essere brilla. Soprattutto se hai una quantità spropositata di desiderio represso… beh , io vado nel bagno dei panic dato che il loro chitarrista ha occupato il mio.” E detto questo uscì lasciandomi senza parole.

“Vaffanculo stronza” dissi lanciando una scarpa alla porta, come se lei potesse sentirmi ma quella rimbalzò e andò a colpire la testa di Ross.

Lui si svegliò di soprassalto guardandosi attorno confuso e grattandosi la parte della testa che aveva colpito la scarpa. Poi mi guardò “Grazie per avermi colpito dopo che ti ho aiutato tutta la notte…”

“Non era per te” dissi alzandomi e iniziando a lavarmi i denti “Era per May… scusami non volevo colpirti”

Lui si alzò a fatica stiracchiandosi “Che male alle ossa” disse massaggiandosi il sedere e la base della schiena per poi passare al collo “Si dorme malissimo in questa vasca”

“è una vasca Ross” Dissi con un sorrisetto mentre lui veniva alle mie spalle specchiandosi e sistemandosi i capelli spettinati “Si sei un disastro, inutile che provi a renderti presentabile”

“Senti chi parla” disse alzando gli occhi al cielo. Io ridacchiai lasciandolo un po’ perplesso. Per la prima volta non gli avevo risposto male, non ero stata indisponente.

Ci guardammo negli occhi tramite il riflesso dello specchio per alcuni minuti prima che io prendessi a spazzarmi i capelli, tirandoli tutti da un lato della testa e lasciando quindi scoperta la pelle  dell’altro lato del collo. Ryan abbassò lo sguardo si di esso prima di chinarsi su di me (vista la notevole differenza di altezza) sfiorando con le labbra la mia pelle diafana.

Io chiusi gli occhi per un attimo mentre le sue mani si stringevano dolcemente sulle mie braccia e le sue labbra avanzavano delicate verso la mia spalla…

Io alzai le braccia allacciandole dietro al suo collo mentre continuava a leccarmi il collo spingendomi contro il lavandino con il bacino. Le sue mani scivolarono davanti, passandole sul bacino e poi salendo fino a sfiorarmi i seni, accarezzandoli lentamente strappandomi qualche sospiro.

La temperatura stava salendo troppo quando, però, Pete entrò nel bagno senza bussa “Jill…? Ah scusate!” disse dispiaciuto mentre Ryan scattava allontanandosi da me.

Io nascosi il viso nelle mani.

Stavo continuando a fare solo pessime figure.

“Scusate davvero se volete finire io vado… avete i preservativi?” il suo modo di chiederlo, così candido e realmente preoccupato, per nulla sarcastico, mi spaventò.

“Pete” mi lamentai sul orlo di una crisi di nervi.

Ryan se ne restava rosso tra il water e la finestra, caduto in uno strano mutismo. Pete del’altronde non sapeva che altro dire “Eh… io…” si voltò verso il ragazzo “Io non credo sia opportuno ma… c’è Keltie… di là…”

Ryan sgranò gli occhi guardandomi per un attimo attentamente “Keltie?”chiesi io confusa.

Si, era un nome femminile, ma chi cazzo era Keltie???

“Oh” Ryan fece un paio di passi verso Pete, prima di voltarsi di nuovo verso di me. Infine guardò il moro “Io devo andare… di la?”

Pete alzò un sopracciglio in crociando le braccia “Sei davvero sicuro Ross?”

“No”

“Eh fai bene… sai Jill, Keltie è la prima bellerina negli spettacoli dei Panic! At the Disco.”

Passo lo sguardo prima da Pete, che non so dove vuole arrivare, e poi a Ryan che non sa davvero cosa dire.

“E quindi?” domandai a un certo punto, volendo sapere cosa pensava Wentz.

“E quindi ora Ryro ti dice cosa è per lui questa qua” insistette Pete, spingendo Ryro a parlare.

“Diciamo che lei è…” Ryan si grattò la testa “Lei è una mia amica… che … con la quale”

“Dio è così difficile?” chiese Pete esasperato, poi si rivolse a me “Keltie è la ragazza di Ryan.

Io riuscii ad attutire la botta solo perché avevo ripreso a spazzolarmi i capelli, così mi finsi disinteressata anche se, in realtà, volevo strapparmeli tutti dalla testa.

“Non è vero” disse Ryan sottovoce “è solo una… una…”

“Scopamica?” chiese Pete candido mentre l’altro lo malediceva.

“Perché mi sta facendo questo?” chiese Ross esasperato mentre Pete gli dava una pacca sul braccio.

“Perché non ti permetterò di spezzare il cuore a JillyKitty!!”

“Mica me lo spezza” dissi io freddamente riponendo con enfasi la spazzola “A me di lui non mi importa nulla” e detto questo li superai uscendo dal bagno e sbattendo la porta, correndo a chiudermi in camera mia in cui Simon dormiva ancora pesantemente.

Mi infilai un paio di jeans zebrati e una felpa nera con lo scollo a barca uscendo e dirigendomi nella saletta. Volevo proprio vederla questa tizia. Quando entrai dentro al nostro luogo comune Pete e Ryan non erano ancora arrivati e su uno dei divani neri era sistemata una ragazza che non sembrava molto a suo agio visto che si guardava attorno continuamente.

Quando entrai nella stanza lei mi guardò alzandosi “Ciao” mi disse con un sorriso “Scusami, forse tu sei una cameriera ma vorrei comunque chiederti se per caso hai visto Ryan Ross qui in giro”

Mi guardai e mi chiesi come cazzo poteva pensare che, conciata così fossi una cameriera “Sono Jill, la bassista dei Killer Peaches” dissi stringendole la mano.

“Io sono Keltie Cooleen!”

“Già” dissi pensando solo che fosse una povera ochetta senza speranza “Comunque non ho idea di dove cazzo possa essere Ross” conclusi andando in cucina e aprendo il frigorifero, lasciandola gelata li in piedi,  a causa del mio tono.

Come risposta alle preghiere della ragazza Pete fece il suo ingresso dentro alla saletta con dietro Ryan. Lei li salutò calorosamente prima di buttarsi al collo del chitarrista dei P!ATD mentre io mi preparavo un panino accoltellando il pane. Pete mi raggiunse aggregandosi a me nella preparazione e iniziando a spalmare la maionese.

“Oh mi sei mancato tanto!” disse l’oca baciandolo mentre lui continuava a persistere nel suo mutismo, poi lei si rivolse a lui come se io non potessi sentirlo “Ma chi diavolo è quella pazza bionda?”

“La pazza ci sente benissimo!” dissi facendo ridere Pete mentre la tipa si ghiacciava.

“E te l’ho già detto chi sono” continuai “Sei dura a capire? Cazzo e io che pensavo che Brendon fosse scemo… lui lo ha capito al volo chi fossi”

“Scusala” disse Pete con un sorriso “è appena arrivata sai, è la mia ragazza”
Mi cadde il coltello mentre Ryan prendeva a tossire, rischiando di strozzarsi con la saliva.

Keltie a quel punto sorrise raggiante “Oh che bello! Siete davvero belli insieme!”

“Ah si?” chiesi io  mentre Pete mi abbracciava sorridente.

“Si lo sappiamo!” continuò lui a mentire spudoratamente.

“Dovremmo fare una bella uscita a quattro” disse Keltie baciando a fior di labbra Ryan.

Pete mi prese per le spalle lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra mentre io no, non potevo crederci che lo stesse facendo sul serio “Ci sto! Stasera va bene?”

Mentre decidevano per l’orario io mi mangiavo il panino sconvolta, cercando di non pensarci troppo. Pete stava recitando una parte senza una motivazione plausibile “Hai mangiato?” mi chiese accarezzandomi i capelli. Io mi limitai ad annuire “Allora andiamo in camera” disse stringendomi “A dopo!” e detto questo mi trascinò fino al mio appartamento.

“Perché?” chiesi una volta li “Perché?!”

Lui rise “Perché io sono un genio”

“Spiegami”

“Se lei pensa che tu l’hai trattata di merda perché ti piace RYro sei fottuta” mi spiegò sedendosi sul bracciolo del divano “Deve pensare che te la tiri…”

“Pensi che se lei scopre che mi piace Ryan…”

“non ti permetterà più di fare nulla, ti terrà sempre sotto tiro” disse semplice.

“Sei un genio” lo guardai colpita “è una coalizzazione quindi?”

“Si, per farti conquistare Ross.. e penso che anche Bdon sarà dei nostri appena scopriremo dove si è cacciato!”

Annuì mentre Pete si metteva a guardare la tv e iniziando a pensare a cosa avrei potuto indossare per quell’uscita a coppie per attirare l’attenzione del altro ragazzo…

 

Bussai alla porta di fronte alla nostra e la aprii, entrando piano per non svegliare nessuno. Però Brent era sul divano a fissare il lampadario e si voltò verso di me.

-Ah ciao… Cerchi Brendon?-

Scossi la testa e gli spiegai velocemente la situazione nel mio bagno, così lui mi permise di usare quello del suo appartamento. Ci scappai velocemente ed entrai nella doccia a lavarmi… Avevo bisogno di rilassarmi, così feci scendere l’acqua della vasca riempiendola di bagnoschiuma così da potermi affondare completamente nella schiuma e magari soffocarmici pure. Almeno non avrei avuto problemi con Jill, con Brendon o con Will. Ottima soluzione…

Quindici minuti dopo ero immersa nell’acqua, concentrata a guardare la collezione di saponi appoggiati ad una mensolina vicino ai miei piedi. Mi tirai su a sedere per trovare quello di Brendon e non ci volle molto a riconoscere quello che usava. Era il più buono di tutti, senza dubbio… O almeno per me lo era. Lo riappoggiai e feci per rimettermi sdraiata, quando la porta si spalancò.

-Ci sono io!!-

Urlai, raggomitolandomi in mezzo alla schiuma ed ingoiandone un po’.

-Lo so, MayMoon… Appunto per questo sono entrato!-

La voce di Brendon e il suono della serratura che si chiudeva riempirono il piccolo ambiente, facendomi venire la pelle d’oca. Gli rivolsi lo sguardo e lui mi sorrideva, abbracciando il mio accappatoio ed il mio cambio. Era un feticista dell’intimo! Lo sapevo!!! Ne aveva tutta l’aria…

-Se osi avvicinarti di un passo urlo così tanto che questa volta seriamente ti perforo il timpano…-

Lo minacciai e lui non cedette, appoggiò tranquillamente la mia roba nel lavandino prima di venire verso di me. Ed io ovviamente non urlai… Se lo l’avessi fatto, avrei compromesso le mie corde vocali e la mia carriera.

-Dobbiamo parlare seriamente…-

Alla parola “seriamente” scoppiai a ridere, dato che non credevo che Urie potesse averlo detto.

-Scusa ma tu e la serietà siete due cose distinte…-

Lui alzò le sopracciglia e prese posto sull’orlo della vasca voltato in mia direzione. Sgranai gli occhi e mi prese quasi un colpo: Brendon Urie era davvero serio! Rimasi talemente colpita dalla cosa da non riuscire più a parlare, sembrando quasi un ebete.

-Penso che tu non abbia preso sul serio questa faccenda… Nel senso… Nessuno mi prende mai sul serio quando parlo, ma è anche vero che la maggior parte delle volte è perché dico le cose a vanvera. Tipo ora, ecco… Però, in questo caso… Di te che mi piaci… Lo penso davvero, non è che lo dico per dire. Altrimenti non ti stresserei così tanto, lo giuro.-

Si fermò per prendere fiato qualche istante ed io non riuscivo a staccare gli occhi da lui, come se mi fossi congelata.

-Non so se credere a quel che hai detto, sai, riguardo all’avermi baciato tanto per fare… Perché ho visto che mentre lo facevi ti brillavano gli occhi e credo di riconoscere quando qualcuno vuole bene a qualcun altro. Comunque, a parte ciò… Io sì, sono innamorato di te e quel bacio me lo ha confermato.-

Mi passò una mano fra i capelli bagnati, togliendo un po’ di schiuma che si asciugò sui pantaloni. Io schiusi le labbra per dire qualcosa, ma non sapevo come giustificarmi. Avrei dovuto dire che si era montato la testa se pensava di avermi compreso e che no, i suoi sentimenti non erano veri. Però mi resi conto di non pensarlo veramente…

-So di non essere come William, lui è di certo molto più bravo di me in qualsiasi cosa e capisco se tu sei innamorata di lui… Perché non riesco davvero a credere che tu non provi nulla per nessuno. Se fosse così sarebbe una cosa davvero triste… E vorrei che tu fossi felice. Insomma, non vorrai mica passare la vita a dire che non sei innamorata di nessuno?-

Mi chiese irritato, quasi che non volesse credere che esistessero persone in grado di non affezionarsi a nessuno. Eppure io ero fatta così, che altro dovevo farci?

-Non sono tutti come te e Pete che vedete affetto e amore ovunque.-

Risposi acida, stringendomi di più le gambe al petto. Cominciavo pure ad avere freddo in quella stupida vasca…

-Ma… Ma io ti amo, mio fiorellino delle coste irlandesi… Non lo posso mica negare a me stesso! Ogni volta che ti guardo sento le campane suonare e vedo i fuochi d’artificio alle tue spalle!-

Appoggiai il viso sulle ginocchia e ridacchiai, non poteva seriamente essere così stupido da non capire. Poi presi fiato e ripresi a guardarlo.

-Brendon! Non ci si puo’ innamorare di qualcuno che nemmeno conosci! Tu ti sei innamorato di una tua costruzione mentale fatta su di me! Tu non vuoi-

Non finii di parlare perché lui mi prese per la nuca e fece scontrare le nostre labbra in un bacio. Questa volta fui io a non muovermi, non sapendo come reagire. Ma quando lui provò ad infilare la lingua fra le mie labbra, risposi a quel bacio, prendendogli le spalle e bagnandogli la maglia per avvicinarlo a me. Lui si sporse appena per approfondire e la sua mano scivolava dai miei capelli giù per la schiena, mentre io lo trascinavo quasi famelica verso di me… Fu così che perse l’equilibrio e mi cadde addosso buttando fuori metà dell’acqua della vasca. Si staccò da me un po’ stordito, guardandosi un attimo in giro prima che il suo sguardo scivolasse giù, lungo il mio corpo. Io arrossii come una quattordicenne e afferrai il suo viso fra le mani, ricominciando a baciarlo. Le sue mani corsero sott’acqua lungo i miei fianchi, mentre continuavamo a baciarci senza più curarci di nient’altro.

Solo quando l’acqua divenne gelida ed io iniziai a tremare, Brendon si fermò e mi abbracciò forte.

-MayMoon… Fosse per me non uscirei mai più da questa vasca per il resto dei miei giorni. Anzi, mi spoglierei anche io volentieri… Ma mi stai diventando pallida e se ti ammali e la voce ti va via è un grosso guaio. Non voglio che le pesche si arrabbino con me!-

Mi guardò un attimo prima di uscire e porgermi l’accappatoio e lo afferrai indossandolo velocemente per coprirmi, quando ormai mi aveva già visto abbastanza da non dover essere più così vergognosa. Arrossii di botto e mi tirai su pure il cappuccio, voltando le spalle a Brendon per la vergogna. Lui sghignazzò, prima di avvicinarsi e passarmi le braccia intorno alla vita, appoggiando il mento alla mia spalla.

-Non imbarazzarti di colpo! May, sei bellissima… Comunque, che strano che non hai lentiggini ovunque! Pensavo che…-

-Brendon! Per favore, non parliamo di queste cose…-

Mi lamentai, slegandomi dalla sua presa ed andando a recuperare i miei vestiti. Li presi in mano ed andai alla porta, intenzionata a vestirmi in camera mia. Lui mi corse dietro in salotto, sotto gli occhi increduli di Brent… Insomma, io scappavo in accappatoio e Urie era tutto bagnato! La cosa era persino fraintendibile!

-Non fuggire, mia fatina! Se vuoi ti aiuto a rivestirti…-

Urlò mentre arrivavamo in corridoio ed io mi fermai, trovandomi davanti Pete che usciva dall’appartamento di noi Killer Peaches. Anche lui sgranò gli occhi vedendoci in quello stato, ma corse da Brendon, per passargli una mano fra i capelli.

-Insomma, Brenny, che ci fai così bagnato? Vai a cambiarti o ti prendi un accidente!- E si voltò pure verso di me. –Pure tu! Volete lasciare le band senza cantanti?! Siamo a Los Angeles, ma è inverno! Non voglio dover passare le giornate a provarvi la febbre e a portarvi del ghiaccio… Via, andate a coprirvi. Metti una felpa pesante, Bden…-

E insieme sparirono dentro l’appartamento dei Panic, mentre si sentiva la voce di Urie raccontare di avermi vista nella vasca e di avermi baciato. Quella cosa sarebbe diventata di dominio pubblico ancora prima che i miei capelli si fossero asciugati.

 

 

Continua…

 

 

 

 

Ciao a tutti!!

È lunedì… tanti hanno iniziato la scuola e questo è il nostro augurio perché vada tutto bene!!! <3

 

Il capitolo è un po’ lunghetto, ma ci sono scritte solo cazzate e pensavamo che non fosse necessario dividerlo XD

Tranquille… purtroppo questa storia è disagiata e non possiamo fare a meno di sparare stupidaggini!

 

Jill è impazzita, May è acida… Ryan diventa tenero, Bden petulante e maniaco… Tutto okay, insomma!!! <3

 

In compenso May e Bden si sono scambiati un bacio -anche due- e Ryan e Jill quasi... Se non fossero sempre interrotti!!! *-*

 

 

Anyway, abbiamo della pubblicità, a caso.

Se volete occupare il tempo allegramente:

 

Ci sono queste storielle scritte da noi, se volete passare e darci una lettura ed un’opinione nel caso vi piacciano:

 

I won't believe in Love: It's Just a Lie. (Prostitution is Revolution) –Gabilliam, Ryden, Treckett, Brallon in pubblicazione-

He's dancing with the stars and living in the sky with diamonds… -PetexGabe di Jess oneshot-

Happy birthday, Mr. Saporta, this is my gift to you... –Gabilliam di Jess oneshot – (Miky la consiglia… è tenerissima <3)

WE're The Stuff That DREAMS Are Made Of –Gabilliam di Miky conclusa-

You're pulling the trigger… all wrong…. –Ryden di Jess oneshot

S.C.A.N.D. to the A to the L.O.U.S. (Damn, you looked good and I was drunk) –Gabilliam di Miky oneshot

I know it's sad that I never gave a damn about the weather, and it never gave a damn about me. –questa è una Ryden di Gre, la nostra amica che è collaboratrice in questa pagina! Ve la consigliamo.-

 

 

Detto questo… Alla prossima!!!!

 

Kisses to all of you <3

Jess & Miky

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Capitolo 8
*** Act 2. Chapter five, part one : Funfair, Funlies and pretty fright. ***


bananissima

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

 

Chapter five, part one : Funfair, Funlies

and pretty fright.

 

(Presente: dicembre 2010.)

May Pov

 

Guardo Brendon che da ore se ne sta sdraiato sul letto e lo raggiungo, mettendomi dietro di lui per abbracciarlo. Lo sento tremare appena sotto il mio tocco, prima che si volti e mi guardi negli occhi. Ci scambiamo un lungo sguardo entrambi con gli occhi arrossati e stanchi, mentre vado a cercare la sua mano per tenerla nella mia.

Non servono le parole e soprattutto non saprei nemmeno che dire… Restiamo così per attimi interminabili, cercando sicurezza negli occhi dell’altro. Eppure nessuno di noi due è sicuro… Nessuno di noi due ha la forza di rassicurare l’altro.

Da quanto tempo ormai non c’è?

Presto comincio a piangere, silenziosamente e lui mi asciuga le lacrime, versandone a sua volta. Brendon Urie e May McLean ridotti a due muti e tristi fantocci… Inevitabile.

E se solo sapesse perché sto piangendo,  forse se ne andrebbe.

Vorrei che Brend riuscisse a trovare la forza anche in questa situazione, ma non posso pretendere tanto da lui. Però ho davvero paura che questa volta la ferita che gli squarcia il petto non si risanerà più… Ho davvero il terrore di non vederlo più sorridere come faceva fino a ieri. Anche se temo che saremo in molti a non ridere più come il nostro solito…

So già quanti di noi crolleranno, quanti legami si trasmuteranno.

Bacio le lacrime di Brendon, che cerca di farmi un sorriso tirato.

-Scendo a preparar qualcosa da mangiare… Vuoi un sandwich, Brend?-

Domando, ma lui scuote la testa, accarezzandomi i capelli prima di voltarmi la schiena.

-Non appena te la senti di mettere sotto i denti qualcosa fammi sapere… Okay?-

Annuisce e gli lascio un bacio sulla testa prima di alzarmi e guardarlo triste. Ci vorrà tempo prima che si riprenda… Ce ne vorrà tantissimo.

Scendo le scale lentamente, quando il telefono squilla e mi fa prendere un colpo. Vado subito a rispondere e quando vedo il numero di chi mi sta chiamando un po’ mi agito. … Sì, i legami cambieranno di nuovo.

Lo so…. Lo so cosa perderò.

-Jill-

-Ciao May… Come stai?-

 

(2006)

 

Phill mi stava spiegando una serie di cose riguardo ad un live che avremmo dovuto fare ed io annuivo senza poi dare tanto ascolto alle sue parole. Poteva anche dirmi che dovevo cantare la sigla dei Gummies o che dovevo arrivare sul palco in groppa ad una zebra con attaccate delle ali finte… Io stavo pensando ancora al bacio di Brendon. Sospirai, lasciandomi affondare nel divano e lui a quel punto sfasò e si alzò in piedi arrabbiato. Lo guardai innocentemente e Simon alzò lo sguardo verso di noi, lasciando perdere la sua chitarra.

-Non posso parlare con una che non mi ascolta nemmeno!!! Sei antisgamo se mi dici di sì a certe domande! Ecco il problema di lavorare con te, non ci stai mai con la testa…-

Sbraitò, prima di prendere il blocknotes che mi stava mostrando ed incamminarsi a grandi passi fuori dall’appartamento. L’altro chitarrista iniziò a ridere, sotto lo sguardo indifferente di Dam che nemmeno si pronunciava limitandosi a scuotere la testa.

-Ho annuito ad una domanda strana?-

Domandai, facendo ridere Simon ancora di più.

-Ti ha chiesto se volevi cantare in growl truccata da blackster! Ti ci vedo… Da domani facciamo True Norvegian Black Metal!-

Mi lasciai cadere trai cuscini e ne abbracciai uno, affondandoci il viso per nascondermi. Ero finita! Non ascoltavo Phill ed avevo litigato con il leader: entro la mattina dopo sarei stata cacciata sicuramente dalla band.

-Aah, l’amore fa male, May… Lo sapevo che ci saresti caduta anche tu prima o poi! …bacia bene Brendon?-

Mi domandò curioso, picchiandomi nelle costole con il plettro e facendomi il solletico.

-Ti piacerebbe saperlo, eh?-

Io gli lanciai in testa un cuscino e lui mollò a terra la chitarra per provare a soffocarmi, quando qualcuno bussò alla porta. Il chitarrista urlò di entrare, mentre io cercavo di liberarmi prima di soffocare seriamente. Poi sentii una voce conosciuta e sentii il battito del cuore accelerare, trovando la forza per saltare in piedi immediatamente.

-Brend!-

Esclamai come una ragazzina, saltellando verso di lui che si era fermato sulla soglia con le braccia dietro la schiena.

-MayMoon, mia brillante stella, stasera mangiamo fuori!-

Mi porse un mazzo di tulipani arancioni sorridendo in modo accecante. Io afferrai i fiori e lo invitai ad entrare… Dall’esterno doveva sembrare la scena di un qualche telefilm per ragazzi, tipo One Tree Hill e company. Simon salutò il cantante, mentre andavamo in camera mia a mettere giù i fiori. Non feci nemmeno in tempo a chiudere la porta che Brendon mi sollevò e mi fece fare due giri stretta a lui. Rischiai di picchiare la testa al lampadario, ma per mia fortuna mi fece scivolare a terra per potermi baciare.

-Mi sei mancata tantissimo…-

Sussurrò sulle mie labbra, facendomi scoppiare a ridere. Non ci vedevamo da qualche ora, ma da come l’aveva detto sembrava che fossero passati mesi. Non sapevo ancora che in una relazione, Brendon aveva bisogno di stare a contatto 24 ore su 24.

-Tu no, Bden. Anche se ti stavo pensando…-

Mormorai, lasciando un ultimo bacio a stampo sulle sue labbra così morbide. Lui si gonfiò d’orgoglio e si sedette sul letto, prendendomi le mani fra le sue.

-Vestiti per bene che ti voglio portare in un bel posto… Poi però andiamo in qualche locale, quindi non farti elegante. …Sì, potresti anche andare in giro nuda tranquillamente, bella come sei, ma non mi pare il caso.-

Arrossii, voltandogli le spalle per andare all’armadio… Prima o poi tutti quei complimenti mi avrebbero montato la testa, cosa che ci mancava dato che il mio ego era già abbastanza smisurato senza nessun incoraggiamento.

-Mmh, e come mai questa uscita Urie? Ti senti solo perché tutti sono scappati?-

In effetti, non si sa per quale motivo, il dormitorio si era svuotato quasi completamente. Pete si era portato via Jill e non volevo saper nessun particolare, sinceramente, mentre Ryan era con la sua ragazza –a detta di Brendon-. I The Academy is erano usciti a fare strage di cuori –come aveva detto William lasciandomi un bacio sulla fronte- e Travis era andato in qualche locale a sballarsi. Insomma noi eravamo gli sfigati che non si muovevano da lì… Se non fosse stato per il cantante dei Panic io me ne sarei stata al pc fino all’ora di andare a letto.

-Non si inizia una storia senza un primo appuntamento da ricordare… Insomma, ti ho già vista nuda che era una cosa che doveva succedere circa un mese dopo il primo appuntamento e il primo bacio. Dobbiamo un po’ rimetterci in riga e seguire il classico copione di due normali fidanzati!-

-Noi non siamo fidanzati. Ci siamo solo baciati…-

Gli risposi mentre mi toglievo la maglia dei My Chemical Romance per infilarmi un vestito marrone.

-…e ti ho vista nuda!-

Aggiunse lui, beccandosi uno stivale sul petto. Doveva per forza ripetere ogni cinque minuti di avermi vista senza nulla indosso?!

Fatto sta che –con grande contrarietà da parte di Phill- circa un’ora dopo io e Brendon scendevamo tutti belli tirati da una macchina con autista, noleggiata appositamente per questo appuntamento. Si era fatto davvero bello per l’occasione, ora sì che sembrava lo stesso che avevo visto nei video su mtv… Ma la cosa non mi metteva in imbarazzo, alla fine era lo stesso coglione che girava in tuta per casa. E, sinceramente, ero uscita con ragazzi più belli anche se meno famosi –e meno idioti-. Ci incamminammo verso l’entrata di un ristorante che pareva davvero di lusso, così mi bloccai un secondo guardando la porta insicura di volerci davvero entrare.

-Beh? Non hai fame, MayMoon?-

Mi domandò Brendon, stringendomi il fianco vedendo che non mi volevo muovere. Io scossi la testa e mi morsi le labbra, prima di afferrare la sua giacca sulla schiena.

-Non ti pare un po’ troppo… serio? Mangiamo messicano!-

Proposi, ma lui mi spinse verso l’entrata ridacchiando.

-Qui hanno la miglior bistecca di tofu del mondo, su… Ormai ho prenotato e dobbiamo andarci! La prossima volta mangiamo dove vuoi. Ne faremo di uscite da bravi fidanzatini prima di sposarci!-

-Tofu?!-

Gridai io cercando di puntare i piedi, mentre il portinaio vestito di rosso e bianco ci apriva la porta sorridendo un po’ tirato. Poi realizzai l’altra metà della frase detta da Brendon.

-Sposarci?!?!-

Credo che sbiancai pesantemente alla sola idea di un matrimonio, così Urie approfittò della mia mancanza di forze per portarmi poco elegantemente fino al nostro tavolo. Una volta seduti uno di fronte all’altro lui mi prese la mano fra le sue e mi guardò dritta negli occhi.

-Perché? Non ti pare una bella idea sposarci? E poi magari avere dei bambini…-

Lo fissai inquietata, pentendomi di aver accettato di uscire a cena con lui. Se avessi saputo che per lui un appuntamento equivaleva ad una proposta di matrimonio sarei scappata con i The Academy Is… William era decisamente molto più simile a me nel modo di ragionare. Non pretendeva sentimenti e non li prometteva in cambio… Bendon voleva a tutti i costi essere amato, gettando petali d’amore tutt’intorno a sé ricoprendoti fino al collo.

-BrendJerk tu sei veramente il peggior coglione con paraocchi che abbia mai incontrato in tutta la mia vita.-

Mormorai, sfilando la mano per portarmela a coprire gli occhi. Avrei dovuto scappare prima che arrivasse Pete vestito da prete per sposarci, con un jet che ci avrebbe poi portato in luna di miele in Irlanda. So che avrebbero potuto davvero organizzare una cosa del genere… E a quel punto avrei lasciato la DecayDance per rifugiarmi tra i pascoli montani del Wyoming, cercando un Heath Ledger etero con cui passare il tempo.

-Oltre a pensare di fare l’amore con te, immagino pure un futuro insieme! In questi giorni stavo anche pensando a come fare un matrimonio tutto cantato! Ti immagini?-

-Cameriere! Possiamo ordinare?-

Come si poteva capire dall’inizio, tutta la cena vegetariana passò con i lunghissimi monologhi di Urie, che da quanto riuscii a capire si era già immaginato tutta la vita con me. A partire dal matrimonio cantato, ai tre bambini, ai due gatti e due cani, alla casa, all’arredamento, a Ryan e Jill ed i loro bimbi come vicini, a Pete che viene a fare colazione con dei muffin al cioccolato. Nell’ascoltarlo mi stupii di quante cose poteva far uscire da quel cervello bacato e un po’ gli invidiai quella capacità di farsi film mentali così belli. Soprattutto così altruisti… Io fantasticavo solo su me stessa, senza includere Pete a colazione ovviamente.

-E infine, quando saremo vecchi , i Panic at The Disco e Killer Peaches suoneranno le chitarre e il tamburello in carrozzina circondati dai nipotini!-

-E Pete verrà da noi con il catetere attaccato… Brendon, questa è la storia più oscena che potessi raccontare. Ti hanno mai detto di guardare meno film?-

Lui iniziò a sbattere le ciglia con il suo solito modo di fare da vittima della cattiveria altrui, quando il suo cellulare iniziò a dire “Brendberry! Rispondi al paparino!” con la voce di Pete.

-Petey! Ciao!-

Parli del Diavolo… E alla fine ti ritrovi a raggiungerlo in una discoteca.

 

 

Jill Pov.

 

(Dicembre 2010)

 

Il sole di Los Angeles mi sembra fuori luogo oggi.
Preferivo la pioggia di Las Vegas, clima ostile nel quale riuscivo a rivedere il mio umore. Questo sole splendente sembra quasi beffarsi di me… Rientro in casa stomacata e mi siedo su una sedia della cucina.
Cosa fare ora? Guardo le scale che danno al piano superiore pensando che forse farei bene a seguire l’esempio di mio marito e sperare di dormire un paio di orette, per riposare e caricare le energie.
Peccato che se mi stendo e chiudo gli occhi i ricordi diventano così prepotenti da farmi venire mal di testa.
Dovrei avvertire qualcuno che siamo arrivati forse? Al momento non mi va di vedere nessuno, non voglio parlare con nessuno fino alla veglia di stasera…
Nessuno, eccetto May…. Ma non di certo per una visita di cortesia.
Devo sapere come il suo ragazzo sta reagendo a tutto questo, senza chiederlo direttamente a lui.

Non dopo essermene andata senza avvertilo e averlo sentito solo per lavoro.

–Jill…- Mi risponde la rossa tentennante.
Trattengo a stento un sospiro “Ciao May… Come stai?”
-Devo ammettere che sono stata meglio- mi dice totalmente apatica –Voi tre?-
“Beh di certo Kylian al momento è molto più felice di me” dico io ovvia “Ma dimmi di Brend…. Come l’ha presa?”
Il suo silenzio è eloquente, so benissimo che non vorrebbe dirmelo ma lo fa ugualmente, per dimostrarmi che non si sente minimamente minacciata –Adesso è sdraiato sul letto… non fa nulla, non dice nulla..-
“Ha bisogno di tempo… ne abbiamo bisogno tutti….”
-Siete già a Los Angeles?-
“Si siamo arrivati da un paio di ore… Hai progetti per pranzo?”
Lei sembra pensarci più del dovuto -A che ora e dove?-

“Ti mando un sms con l’indirizzo” rispondo sbrigativa.
-Perfetto.- me la immagino con le labbra tese in una smorfia contrariata, prima di riattaccare senza nemmeno un saluto.

Non voglio compassione ne appoggio da lei, solo risposte a domande che a dire il vero non ho.

 

(2006)

 

Pete mi promise che ci sarebbe andato leggero con me perché, anche se doveva recitare bene la parte, non era il mio ragazzo per davvero. Il suo discorso sul fatto che baciava bene alla francese e che avrei potuto averne una conferma da sobria però non mi presagì nulla di buono.
Sospirai “Pete sul serio… take it easy”
Lui mi guardò furbetto con i piccoli occhi color cioccolato contornati, come sempre, di nero “Dai ammettilo che è divertente fingere di essere la mia donna!”
Io roteai gli occhi al cielo non riuscendo però a trattenere un sorrisetto “ok lo ammetto, è divertente… ma non penso che tra noi funzionerebbe!”
“Per forza! Sei mia figlia Jill!”
Effettivamente stava facendo di più lui per me in quella settimana che il mio padre biologico in quasi 18 anni, dal punto di vista della mia carriera musicale. Mi abbandonai contro il sedile della grande auto nera di Pete sospirando e chiudendo per un attimo gli occhi.
“Ma dai sei già stanca?” mi chiese lui mentre svoltava dentro ad un grande parcheggio “La serata è appena iniziata”
“Sorry man… devo ancora riprendermi dalla sbronza di ieri…”
Lui rise apertamente parcheggiando quel camion che si ritrovava come autoveicolo e poi corse ad aiutarmi a scendere prima che nel tentativo di saltare giù mi arrivasse la gonna del vestito sotto le ascelle.
Senza contare che dovevo mettermi i tacchi “Queste devo lasciarle in auto?” chiesi indicando le vans a scacchi mentre Pete mi sporgeva degli stivaletti bianchi e lucidi, molto porno diva contando anche la lunghezza del vestito verde, con un sorrisetto.
“Io fossi in te le metterei in borsa… queste ti uccideranno, me lo ha garantito mia sorella quando le ho chiesto se aveva qualcosa da prestarti”
“Ma che diavolo indossa tua sorella?” chiesi mettendole e già mi facevano male “Pete..” lo chiamai lacrimevole mentre lui mi abbracciava ridendo. Ero almeno cinque cm più alta di lui con quei cosi.
Entrammo nel locale con lentezza viste le mie scarse capacità nel deambulare liberamente.
Ryan e la bionda svampita erano già li e lei gli stava lascivamente leccando il collo. Mi strinsi di più a Pete, che mi stava solo sostenendo, mentre li raggiungevamo con due sorrisi falsi che lei, ovviamente, non notò.
“Ciao! Ma come siete belli” ci disse lei accogliendoci con un abbraccio. Nemmeno si faceva due domande, come il fatto che Pete aveva quasi dieci anni più di me…
“Allora ragazzi come va?” chiese Pete allegro mentre prendevamo posto.
Io gli presi la mano sorridendogli mentre lui ricambiava il sorriso.
Eravamo dei grandissimi attori, senza alcun dubbio e a dirla tutta io ci stavo anche prendendo gusto.
Ryan passò la cena a guardarci male, ma davvero male mentre Keltie ci raccontava la loro storia circa sei volte, così poche cose avevano fatto insieme. Praticamente tutto si riduceva a una sola attività… il sesso.
Pete invece, quando gli fu chiesto di raccontare la nostra storia, prese ad inventare cose a dir poco pazzesche… “Abbiamo fatto cinque anni insieme l’altro giorno” disse sempre sorridendo mentre io e Ryan lo guardavamo rassegnati. Certo, io stavo con lui da quando avevo tredici anni, contando che poi lo conoscevo da pochi giorni non era proprio possibile “Abbiamo festeggiato a Parigi, siamo tornati stamattina poco prima di incontrarti” le disse mentre lei lo guardava curiosa in attesa di dettagli “Un ristorante sugli Chance Elise, con la Toir Eifel illuminata come cornice romantica della serata… molto suggestivo” aggiunse bevendo un sorso di vino “Non credi, JillyKitty?”
“Oh certo amore, non me lo scorderò mai” ricanai io sarcastica. Tanto quella non capiva.
“Ryan mi ci porti?” chiese lei abbracciando il braccio del ragazzo e lasciandolo basito.
“SI perché non ce la porti e poi ce la lasci?” chiesi io alzandomi di scatto “Vado in bagno” dissi secca mentre Pete mi imitava.
“Ti accompagno!” arrivati in bagno mi fece la predica dicendo che dovevo essere più velata nell’esternare il mio odio. Dopotutto anche una scema come lei aveva capito che non potevo vederla.
“Ok mi tratterrò, torniamo di la” dissi ma lui mi trattenne.
“Diamo l’illusione di esserci appartati per una sveltina” mi disse allentandosi il noto della cravatta e spettinando me “Apriti un po’ il vestito e alza la gonna così per farlo credere meglio! Io potrei aprirmi i pantaloni!” disse come se quell’idea fosse geniale.
“Certo tutti quelli che fanno sveltine poi non si sistemano andando in giro come coglioni”
La cena non sembrava voler passare più quando tornammo al tavolo e, una volta finita quella lenta agonia, Keltie propose di andare in una discoteca. Cioè… no!
“Che bella idea, hai sentito amore?” disse Pete abbracciandomi e io rimandai le bestemmie a quanto ci recammo in auto, al bellissimo locale da fighetta in cui ci trascinò quella troietta bionda.
“Uccidimi” dissi con un sorrisetto a Pete mentre lui mi prendeva a sedere sulle sue ginocchia “Ti prego uccidimi…”
Lui scosse il capo dandomi in bacetto sulla guancia “Ma no JillyKitty siamo appena arrivati e la notte è giovane!”
“Ma io sono vecchia…”
“Non dire cazzati compi diciotto anni fra un’ora” mi disse mentre Keltie lo guardava stranito.
“Solo diciotto?” chiese “Questo significa che state insieme da quando lei aveva tredici anni?” chiese turbata e non poco da questa rivelazione.
Pete si guardò attorno in cerca di un aiuto mentre Ryan lo guardava godendo visibilmente della cosa “Che dire? L’amore non ha… età…”
“E tu quanti anni avevi scusa??” chiese ancora la bionda.
Pete si stava impanicando “Ehm… ventidue…”
“E a 22 anni stavi con una bambina di 13??”
“Si…” disse con un filo di voce mentre io mi trattenevo dal ridere “L’amore non ha età” si difese “E nemmeno il sesso… credo… suppongo…”
A quel punto scoppiai a ridere “Sono sempre stata molto matura” dissi abbracciando le spalle del moro.
Ryan si alzò prendendo per mano Keltie e salvando Pete da quella situazione imbarazzante mentre io scivolavo sul divanetto “E ora?” chiesi sconfortata. Non stava andando come volevamo anche se tecnicamente non avevamo un piano.
“Ora chiamo rinforzi” disse prendendo il cellulare e correndo fuori per fare una telefonata.
Sicuramente Brend.
Infatti l’uragano Urie arrivò in un batter d’occhio, trascinato via da Pete e io mi ritrovai accanto May che mi guardava come se si aspettasse uno sputo in un occhio o uno schiaffo nel naso. Abbassai lo sguardo sul mio drink – che era solo cocacola visto che dovevo ancora smaltire l’alcool della festa- fino a che non li rialzai su Ross, stringendo quel bicchiere fra le mani come se si dovesse rompere.
“Quegli stivaletti fossi in te li userei per trapanare il cervello di quella gallina… il tacco è bello appuntito!” mi disse nell’orecchio con un sorrisetto crudele che ne strappò uno anche a me,poco prima di vederla tascinata via quasi di peso da Brendon che poi si buttò su Ryan.
Pete riprese posto accanto a me, passandomi un braccio attorno alle spalle “Oh ci siamo”
“Quale è il piano?” chiesi determinata.
“Non c’è un piano… andiamo a sentimento, comunque sia usciamo di qui e cerchiamo un modo per lasciarti sola con Ryan…”

 

 

Continua…

 

 

 

 

Nda:

Eccoci tornate con l’aggiornamento di oggi!

Questa è la prima di non una, non due ma ben tre parti in cui è suddiviso il capitolo cinque (e quella un po’ meno demenziale diciamo xD)

Pete che fa piano a caso non si può proprio vedere xD (un po’ come il nuovo video dei Cab, ma questo è un parere di Jessy che non è necessariamente condiviso!)

 

Nel prossimo vedremo cosa diavolo riusciranno a combianare questi due con la collaborazione straordinaria di Brendon…. Aiuto.

 

Per tutti voi che aspettate Gabe, don’t despair!

Si farà attendere ancora un po’. Il suo arrivo è previsto, infatti, per l’ottavo capitolo!

 

Come sempre grazie agli angeli che ci recensiscono, ma anche a chi legge soltanto e ci segue :D

 

Ci sentiamo lunedì per la seconda parte del cinque.

Un bacione, put your hands up ;)

 

Jessy & Miky

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Capitolo 9
*** Act 2 Chapter five, part two: Funfair, Funlies and pretty fright. ***


bananissima

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

 

 

 

 

 

Second Act: To Fall Love.

Chapter five, part two: Funfair, Funlies

and pretty fright.

 

 

 

 

 

(Anno:2006)

May Pov

 

-Brenny! Eccoti qui!! Avevo bisogno del tuo aiuto!!-

Wentz saltò addosso a Urie non appena arrivammo nel locale e me lo portò via velocemente scusandosi con me. Mi guardai attorno sconsolata ed allentai un poi il foulard a scacchi beige sul mio collo, dato che in quel posto c’era un caldo davvero insopportabile. Era la prima discoteca in cui mettevo piede, dato che avevo cercato di stare il più lontano possibile da certi posti… E ovviamente a LA era affollata di gente con la puzza sotto il naso con tanti soldi da uscire direttamente dal buco del loro dannatissimo culo rifatto. Non erano affatto ambienti che mi piaceva frequentare. Cercai di farmi spazio nella pista, schivando un paio di palestrati abbronzati che volevano acciuffarmi per ballare, avvistando così Jill seduta ad un tavolino a fissare qualcosa. Mi bloccai non sapendo se raggiungerla o cosa, dato che non avevamo ancora fatto pace… Magari avrebbe avuto il coraggio di versarmi il suo drink addosso prima di prendermi a pugni.

-Sei qui da sola?-

Una voce mi fece congelare, mentre l’ennesima vittima delle palestre mi si avvicinava. Io sgranai gli occhi impaurita da quei bicipiti grossi quanto la mia vita e decisi che dopotutto un drink addosso non sarebbe stato così spiacevole. La raggiunsi di corsa e quando le arrivai davanti lei si limitò a guardarmi senza nemmeno dire una parola… Dio che voglia di prenderla a schiaffi! Mi morsi le labbra nervosa, prima di sedermi dall’altra parte del divanetto e concentrarmi sulla gente in pista. C’era davvero una quantità assurda di gente che si sfregava una contro l’altra. Peccato che non ci fosse nessuno che fosse il mio tipo ideale con cui andare a sfregarsi… Una volta che William serviva era sparito con la sua band, ahimè. Nel sospirare poi notai Ryan incollato ad una bionda che lo stava usando come palo in una lap dance davvero spudorata.

-Alla faccia quella puttana come ci da dentro con Ross…-

Mi lasciai sfuggire, senza però che nessuno mi sentisse dato il volume della musica così alto. Comunque capii perché Jilliahn aveva quella faccia da assassina, d’altronde vedere il ragazzo che le piaceva con addosso una tipa doveva essere un inferno. Potevo immaginarmelo, anche se non ero una persona gelosa a quei tempi… Anche perché ero la prima a comportarmi più o meno come la bionda. Anzi, io forse ero un po’ peggio perché non ero nemmeno la ragazza di quelli a cui mi appiccicavo. L’unica cosa in cui mi salvavo, perlomeno, è che non facevo certi balletti e certe sceneggiate da ballerina da strip club in pubblico. Mi avvicinai alla mia amica, appoggiandole una mano sulla spalla per avvicinare la bocca al suo orecchio, così che sentisse le mie parole.

-Quegli stivaletti fossi in te li userei per trapanare il cervello alla gallina… Il tacco è bello appuntito!-

Lei sorrise appena, annuendo e puntando lo sguardo sugli stivali come se pensasse veramente di usarli. Poi riprese l’osservazione del ballo davvero malizioso di quella tipa… Notai che Ryan faceva scivolare volentieri le mani ovunque, lanciando ogni tanto occhiate in nostra direzione. Non era difficile che era un bel gioco di ripicche…

-Perché non vai là e la butti da parte, sfregandoti tu su Ryan?-

Le domandai, lei alzò le spalle e fece per rispondermi quando Pete la abbracciò da dietro lasciandole un bacio sulla spalla. Le sussurrò qualcosa che ovviamente non sentii, ma ero comunque troppo sconvolta dalla scena che avevo appena visto. C’erano dei risvolti che io non conoscevo? Brendon saltò sul divanetto scavalcando lo schienale e mi prese a sedere sulle sue gambe, baciandomi le labbra senza che io capissi qualcosa. Il mondo stava girando in un modo che non riuscivo più a comprendere…

-Pete ha avuto un piano geniale!!! Si sta fingendo il ragazzo di Jill per far ingelosire Ryro! Ed ora noi dobbiamo fare in modo che restino da soli!!-

Mi spiegò il cantante velocemente, preso da un esaltazione inspiegabile, come se fosse un gioco divertentissimo a cui partecipare. Io lo guardai e poi mi piegai verso il suo orecchio, mentre ne approfittava per appoggiarmi la mano alla coscia.

-E come facciamo? Vuoi che andiamo là a ballare con loro e faccio amicizia con lei così da portarla via?!-

Domandai sarcastica, cercando di levarmi la sua manaccia di dosso senza però riuscirci dato che me la spostò veloce sulle costole.

-Sei geniale! Andiamo!!!-

Mi prese di forza e mi trasportò dalla coppietta felice, dividendola maleducatamente per lanciarsi su Ross ad abbracciarlo. Io rimasi lì a fissarlo, mentre Ryan lo spingeva via con un po’ troppa brutalità. In effetti ritrovarsi addosso Urie invece di una bionda non doveva essere piacevole.

-Keltie! Che bello rivederti!! Come stai?-

Disse poi alla ragazza, abbracciando anche lei in modo amichevole prima di ammiccare. Io schiusi le labbra basita, ma venni trascinata io stessa in un altro abbraccio.

-Lei è la mia fidanzata, May! Siamo al nostro primo appuntamento oggi!-

Specificò, attirando l’attenzione della gallinella che annuì felice facendoci i suoi più sinceri auguri per la nostra storia. Ryan nel frattempo mi lanciò uno sguardo strano, non capendo se anche la nostra fosse una finta per partecipare al complotto ordito contro di lui. Sarebbe stato bello se davvero fosse stata una farsa, ma purtroppo secondo Brendon noi stavamo insieme davvero.

-Balliamo?-

Chiese poi, porgendo la mano alla bionda che come un’oca accettò seriamente la proposta. Io mi voltai verso Ryan ed alzai le mani in alto, avvicinandomi per farmi sentire.

-Scusa ma sinceramente io non ho intenzione di sfregarmi contro di te.-

Lui fulminò Brendon, prima di sbuffare ed incrociare le braccia sul petto. Lo osservai ridacchiando, lanciando prima uno sguardo a Pete e Jill, poi a quello che proclamava di essere il mio ragazzo. Rimasi un attimo male nel vederlo ballare con tanta passione ed impegno, con quella… puttanella… che gli si era appiccicata addosso. Probabilmente vedendo che la mia faccia era il ritratto della gelosia –e per fortuna dicevo di non essere gelosa-, Ryro mi urlò nell’orecchio.

-Ma allora state insieme sul serio voi! Non mi state prendendo per il culo come quei due…-

Strinsi i denti e cercai di riprendermi, distogliendo lo sguardo da quella scena.

-Non esattamente. Ma di certo formiamo una coppia più solida e credibile di te e quella svampita!-

Gli dissi, sgolandomi per farmi sentire. Lui si irrigì e non disse nulla, limitandosi a fissare i due ballerini provetti. Poi non riuscendo più a sopportare la cosa, io andai a recuperare Brendon che ci stava prendendo troppo gusto. Sorrisi in modo falso a questa Keltie e la spinsi via violentemente, prima che Brend mi catturasse fra le sue braccia e mi baciasse l’orecchio.

-Balli tu con me ora? Poi facciamo un salto al lunapark, Keltie ci sta…-

Mi domandò, passando le mani sul mio fondoschiena con un po’ troppa spinta passionale. Gli pestai un piede con poca delicatezza e corsi da Keltie, prendendola a braccetto come una vera amica.

-Allora andiamo al lunapark tutti insieme? Pensa che io e Brendon ci siamo conosciuti sulle montagne russe di Las Vegas!-

-Ah sì? Ma non vi siete conosciuti sulle sponde rocciose dell’Irlanda, nel tuo paese natale?-

Dopo quella smerdata decisi che forse era meglio non aprire più bocca.

 

 

 

Jill Pov.

 

Io rimasi in silenzio “Il piano è non avere un piano?”
“No, fidarsi di BrendBerry
“Allora ciao, sono fottuta”
Brendon arrivò proprio in quel momento prendendomi in braccio mentre mi lasciavo sfuggire un urlettoJillyKitty andiamo al Luna Park sei felice??” mi strillò in un orecchio stordendomi.
“Come una pasqua Brend…” dissi afferrandomi al suo collo per non cadere.
Lui mi rimise con poca grazia sul divano prima di saltare fra le braccia di Pete “Io voglio andare sulle montagne russe!”
“E ci andremo!” disse entusiasta il moro “coraggio avviamoci!”
Avevo un po’ paura, detta sinceramente. Non ero mai stata una grande amante dei Luna Park o altre cazzate del genere… Se poi ci mettiamo in mezzo Pete e Brend allora no, le cose potevano solo peggiorare e la poca voglia che avevo di stare a spasso si era ridotta nel controllare perennemente il cellulare sperando che il tempo passasse in fretta.
Camminavamo piano, io e Pete, dietro agli altri quattro. Iniziavamo davvero a sembrare una coppietta a cui piaceva appartarsi per scambiarsi dolci frasi romantiche, ma non era affatto così. Stavo solo morendo di dolore ai piedi.
“Sento che mi stanno scoppiando le vesciche delle vesciche” gli dissi mentre camminavamo mano nella mano e io facevo dondolare le nostre braccia con un po’ di sofferenza dipinta sul viso.
Lui guardò i miei piedi come se si aspettasse di vedere scorrere fiumi di sangue “Beh mettiti le scarpe basse no? Sei quasi zoppa…
“Ma c’è quella” mi lamentai io fermandomi un attimo e appoggiando le mie mani alle sue spalle mentre alzavo alternatamente prima una gamba e poi l’altra per dar un po’ di sollievo ai miei poveri piedi “Non posso dimostrarmi debole ai suoi occhi!” Lui mi teneva sollevata la gamba contro al suo fianco mentre io sentivo il sangue scorrermi di nuovo verso quelle appendici martoriate.
“Ragazzi prendetevi una stanza!” Sbottò Ryan scazzato guardandoci male prima di riprendere a camminare prendendo una mano alla bionda oca
Io e Pete ci scambiammo uno sguardo mentre Brendon speculava riguardo alle erezioni spontanee con May e l’altra coppia. Effettivamente eravamo in una posizione un po’ equivoca.
Appoggiai il viso alla sua spalla ridendo mentre lui faceva lo stesso nascondendosi fra i miei capelli prima di prendermi in spalla e io lo ringrazia mille volte per avermi alleviato almeno un po’ le sofferenze.
“Cosa facciamo per prima cosa?” chiese poi il moro mentre io mi reggevo più saldamente alle sue spalle. Brendon si guardava attorno straeccitato saltellando e trascinando la povera May, che teneva per mano, un po’ a destra e un po’ a sinistra “Andiamo sulle montagne russe!”
“Io dovrei ancora digerire” disse Ryan scrollando le spalle mentre Keltie continuava a stargli addosso come una cozza allo scoglio.
“Allora facciamo la ruota panoramica” disse Brendon indicandola. Poi si illuminò, lasciò la mano di May e prese ad applaudire “Dio sono un genio!!” disse a voce alta mentre tutti lo guardavamo basiti “Ehm… andiamo su coraggio! Keltie vieni avanti con meeee!”
Arpionò la bionda che ridacchiò divertita mentre lasciava Ryan per seguire Brendon.
“Che oca” recitammo in coro io, il moro e la rossa mentre Ryan ci fulminava con lo sguardo seguendoli. Pete mi rimise a terra abbassandomi la gonna mentre io sospiravo rassegnata “ma che stiamo facendo? Si vede lontano un miglio che Ryan a quella la ci tiene..”
Pete scoppiò a ridere mentre May scuoteva il capo e con lentezza mi diceva “Essendo un gioco di ripicche da bambini delle elementari no, direi che non gliene frega un cazzo…
Arrivati sotto alla ruota Brendon fece entrare per prima Keltie, seguita da Pete che la bloccò contro il vetro iniziando a parlarle a raffica. Il cantante dei P!ATD prese poi la rossa per mano invitandola con poca grazia ad entrare e si rivolse a noi “Voi due no” ci disse spingendo Ryan sul petto “Tu soffri di vertigini” gli disse mentre il chitarrista dei panic sospirava sollevato. A quanto pare era vero “E Jill è claustrofobica” proseguì Brend spiazzandomi “E poi non ci state! Ci vediamo dopo, usate protezioni” e detto questo entrò chiudendo la porticina.
Io e Ryan ci scambiamo uno sguardo poi lui mi guardò scettico “gliel’hai detto tu di farlo, vero?”
“No” dissi chiaramente, seccata mentre incrociavo le braccia sotto al seno “Non me ne frega nulla di restare sola con te” aggiunsi fregandomi, in pratica, da sola. Feci un paio di passi per avvicinarmi alla staccionata e sedermi li ma rischiai di cadere e, se non fosse stato per Ross, avrei picchiato il culo in terra.
“Dio sei ridicola” mi disse mentre mi aiutava a sistemarmi “sei visibilmente negata con i tacchi e li porti lo stesso”
Io strappai il braccio dalla sua prese mentre sentivo le lacrime salirmi dal nervoso “Che cazzo vuoi da me?? Eh Ross? Vattene al diavolo!!” Non era la risposta migliore, ok, ma stavo iniziando a pensare che avrei potuto proporre a Pete di sposarci sul serio e mettere fine alle mie sofferenze con Ross, quando, quest’ultimo, mi prese il viso fra le mani baciandomi.
La testa mi diceva di spingerlo via, ma il cuore, l’anima, la milza, il pancreas e qualche altro organo mi invitavano, invece, a infilargli un metro di lingua in gola. E, visto che la maggioranza vince, mi limitai a dargli un piccolo pugno al centro del petto prima di allacciargli le braccia al collo e coinvolgerlo in un bacio appassionato.
Ryan si staccò di colpo da ma voltandosi verso destra e così lo imitai vedendo May che ci faceva segno di filarcela velocemente. La stavo ancora guardando interdetta quando le dita lunga e sottili di Ross scivolarono lungo il mio braccio accarezzandolo per poi legarsi attorno al mio polso e tirarmi via di li, correndo per alcuni minuti fra le persona. Come riuscii a non ammazarmi visti i tacchi non ne ho la più pallida idea, so solo che arrivammo vicino a un piccolo parco e li mi fermai, tirando appena indietro il braccio “possiamo fermarci qui?” chiesi con il fiatone mentre vedevo anche il suo petto si alzava e abbassava velocemente.
Lo guardai mentre si sedeva su una panchina poco lontano da me, ma io mi diresse velocemente a una piccola fontana a un paio di metri da li “Tu sei folle” gli dissi mentre bevevo un po’ di acqua “Non mi parli… mi da della cretina… poi mi baci e mi fai fuggire qui… senza motivo apparente…” mi sfilai le scarpe con qualche gemito di dolore “D’ora in poi ti chiamerò USS”
Lui mi guardò confuso “Stati del Unione Sovietica?”
No… Uomo Senza Senso!” mi guardai i piedi pieni di vesciche e decisi che, tanto, avevo già fatto abbastanza la figura dell’idiota… Misi i piedi sotto l’acqua fresca trovando un po’ di sollievo mentre sentivo Ryan avvicinarsi e guardami i piedi con espressione stupita.
“Sembra che li hai messi in un trita carne…
“Ma dai, giura. Se non me lo avessi detto te non avrei mai sentito male”
“Ma smettila!” mi disse dandomi uno schiaffetto dietro alla testa, prima di prendermi in braccio e appoggiarmi a sedere sulla panchina. Prese poi posto affianco a me sospirando e alzando lo sguardo verso il cielo “Stasera ci sono poche stelle” commentò prima di puntare gli occhi nei miei.
Decisi. Ho la va lo la spacca, mi dissi.
Mi avvicinai con la bocca al suo orecchio “Sei nella città delle stelle e le cerchi nel cielo?”
Lui si voltò un po’ verso di me facendo scivolare il braccio lungo lo schienale della panchina e avvicinando il viso al mio, tanto che i nostri nasi si sfiorarono “Mi basta abbassare lo sguardo nei tuoi occhi per vederle…
“Oh wow… mi stai dicendo che sono bassa?” domandai un po’ maliziosa passandogli un dito sul petto.
“Anche, ma soprattutto che hai dei bei occhi…
“I tuoi sono un po’ a palla” commentai sarcastica io, mentre lasciavo che la sua mano scorresse sulla mia schiena fino ad arrivare infondo ad essa…
“Sei sempre la solita stronza” mi sussurrò sulle labbra, ma stavolta senza la solita cattiveria. Non riuscivo a capire cosa ci fosse nella sua voce eccetto una nota lievemente tremolante… urgenza forse? Riprese a baciarmi con così tanta passione che la testa prese a girarmi fortissimo, mentre mi spingeva contro la panchina con la schiena, fino a che me lo ritrovai sopra.
Non mi sembrava molto romantico farlo li, su una panchina, soprattutto non mi andava di ricordare la mia prima volta come una botta veloce in mezzo a un parco per bambini “Ryan io non penso che…” le parole mi morirono in gola quando sentì le mani del ragazzo alzarmi leggermente la gonna. Sarebbe sicuramente finita come tutti possono immaginarsi se il suo cellulare non si fosse messo a squilla prima con una melodia insopportabile poi per un paio di volta con la voce di Pete che lo intimava di rispondere o gli avrebbe spaccato il coccige a calci. Da li il romanticismo scemò al punto tale che, quando prese a squillare anche il mio cellulare ci fermammo e Ryan si mise in ginocchio mentre io mi mettevo seduta afferrando la borsa.

“è Pete” gli dissi “Rispondi tu mentre io mi riprendo” gli passai il telefonino mentre lui lo prendeva fra le mani facendo poi qualcosa di assolutamente inaspettato.
Mi passò un braccio attorno alle spalle, baciandomi piano il naso e stringendomi a lui “Pronto Pete?... si… si ci avete interrotti” disse un po’ seccato mentre io soffocavo una risata “Bloccati sulla giostra?... ah cavolo non ci eravamo accorti di quanto tempo fosse passato… allora ok tra poco torniamo, con calma… no non ti dico dove siamo! Voi andate all’ingresso ci becchiamo li ok?... Perfetto… Si! Ciao!” gli riattaccò in faccia mentre sentivo ancora parole indistinte provenire dall’apparecchio.
“Dobbiamo andare?” chiesi poi dispiaciuta.
Nah, con calma” mi disse riprendendo possesso delle mie labbra, stavolta con dolcezza…

 

 

May Pov

 

No. La ruota panoramica non fu una bella idea, affatto. Soffrivo di vertigini, sì, ma non così tanto da star male sopra una misera giostrina come quella… Il problema vero e proprio fu esserci salita con Pete e Brendon. Keltie nemmeno la contavo, dato che era un’altra vittima di un destino crudele. Sì, le sue continue lamentele sul fatto che l’avessimo separata da Ryan avevano anche rotto… Guardando fuori dal vetro, inoltre, avevo notato che Ross non se ne sbatteva nemmeno del fatto che la sua presunta ragazza fosse stata rapita. Soprattutto nel momento in cui iniziò a baciarsi con Jill… Sgranai gli occhi stupita e cominciai a sbracciare battendo contro il vetro, riuscendo miracolosamente ad attirare la loro attenzione.

-Coglioni antisgamo…-

Mormorai facendogli gesto di filarsela in un angolo nascosto, prima che Keltie li vedesse e saltasse giù al volo dalla ruota che stava partendo. Non volevo vedere brutte scene da wrestling femminile in mezzo ai volti sconvolti della gente. Per fortuna i miei “compagni di viaggio” stavano abilmente distraendo la bionda. Quando mi appoggiai allo schienale fui accecata dal sorriso di Pete che si era piegato in avanti per potermi parlare. Mi afferrò le mani tutto felice e io cominciai a pensare che scendere non era poi una cattiva idea.

-Ma mi ha detto Bden che finalmente vi siete fidanzati! Perché non mi avete detto tutto subito, potevo organizzare una festa!-

Io lo guardai, prima di voltarmi seccata verso quell’insulso ragazzo con la voglia di stritolargli il collo.

-Non ti sembrano una bella coppia?-

Domandò a Keltie che ci osservò un attimo, prima di annuire felice.

-Oh sì! Secondo me stanno benissimo insieme… Siete teneri. Lui è carino e tu sei… simpatica.-

Schiusi la bocca vagamente scazzata dal suo definirmi simpatica per non dirmi semplicemente che secondo lei ero un cesso. Perché non si guardava lei allo specchio? Brutta racchia ossigenata… Brendon mi abbracciò di scatto ed appoggiò la testa alla mia, come un bambino geloso del suo peluches preferito.

-Lei è bellissima!! È l’amore della mia vita, la luce dei miei occhi, la mia fatina irlandese…-

-Aw! Posso farvi una foto?-

Pete tirò fuori il cellulare e lo puntò verso di noi, mentre Urie iniziava ad agitarsi come un matto per trovare la posa giusta. La cabina a forma d’uovo dove eravamo chiusi dondolò prepotentemente e io mi aggrappai a lui per lo spavento.

-Cristo! Stai fermo!! Mi sta venendo il mal di mare!-

Urlai, con il viso affondato nel suo petto. Lui in risposta iniziò a saltellare sul culo, facendo muove ancora di più quella dannata cosa.

-Ma MayMoon, non preoccuparti! È sicura! E poi ci sono io con te, non puo’ succederti nulla!-

Dicendolo mi passò la mano fra i capelli e sembrò calmarsi, ma io non volevo più staccarmi finchè non fosse finito il giro. Ed era ancora presto per poter parlare…

-Piuttosto, BrendBerry, perché non insegni a suonare la chitarra alla tua fidanzata, che da quanto ho capito non è capace? ...Keltie, tu sei capace?-

Fu così che Brendon iniziò a cercare di convincermi a prendere lezioni da lui, proponendomi di alternare il sesso alla chitarra. Mentre Pete interrogava la bionda, chiedendole stronzate a caso dal cosa mangiava a merenda al perché stava con Ross.

-Brend, non voglio prendere lezioni da te, smettila!-

Dissi esasperata ad un certo punto, staccandomi da lui e tornando a sedermi composta. Lui allora si alzò offeso, picchiando la testa al soffitto della cabina per poi ricadere seduto. A questa scena seguì un rumore di ingranaggi arruginiti così forte che dovetti tapparmi le orecchie e poi la giostra si fermò. Io spalancai le palpebre e guardai il cantante che si osservava in giro con un’espressione preoccupata. L’oca iniziò a strillare, dicendo che saremo di certo morti lì sopra e Pete si alzò, allargando le braccia e facendo muovere ancora la cabina.

-Andrà tutto bene! State calmi!-

-La colpa è di Brendon!!! Ha fatto fermare la giostra! Gli avevo detto di stare fermo!-

Mi raggomitolai, portandomi le mani fra i capelli e chiudendo gli occhi per non vedere più nulla.

-Io? Non è colpa mia!!! E poi anche se ci muoviamo guarda che mica si stacca o cosa!-

Dicendolo Urie iniziò a muoversi di nuovo, facendo dondolare tutto mentre arrivavano dei cigolii inquietanti dall’alto e delle urla dalla bocca di Keltie.

-Visto che non si stacca??-

Mi stava venendo il mal di mare e tutta l’insalta ed il tofu che avevo mangiato mi si stavano rivoltando nello stomaco. Così iniziai a piangere per disperazione… Volevo scendere subito da lì e tornare a casa.

-Hai ragione, Bden… Però magari è meglio stare fermi per sicurezza. Tra poco riparte tutto e scendiamo.-

Sentii dire Wentz, mentre delle braccia mi stringevano la schiena ed il profumo di Brend mi circondava.

-Vai a fare in culo!-

Gli dissi poco delicatamente, abbracciandolo a mia volta per aver la certezza di essere attaccata a qualcosa.

-Ma perché piangi?-

-Voglio andare a casa! Mi sta venendo l’ansia qui sopra! Ho il panico! Soffro di vertigini e siamo sospesi da terra con te che fai muovere tutto!-

Lui rafforzò la stretta su di me e io non mi mossi più, nemmeno quando Pete fece di nuovo dondolare tutto per spingersi da una parte all’altra. Poi lo sentii fare un verso di gioia ed aprire la portina.

-Possiamo saltare giù!-

-Uh! È una buona idea… Dai, MayMoon, scendo prima io e ti prendo al volo.-

Buttarsi?! Volevano buttarsi? Sapevo che non erano molto apposto, ma non era mia intenzione suicidarmi. Ero ancora giovane e nel fiore dei miei anni… Spostai appena lo sguardo per vedere la porta e vidi Pete saltare giù, con Keltie che lo guardava.

-Oddio!!! È morto! È morto!!!!-

Urlai, aggrappandomi a Brendon per lo spavento, ma lui rise e mi fece alzare. Così notai che eravamo fermi a circa un metro dal suolo e Pete mi sorrideva mentre aiutava la bionda a scendere… Seguii Brendon che saltò giù prima di aiutarmi con una delicatezza incredibile, poi ripresi ad abbracciarlo felicissima di essere di nuovo con i piedi per terra. Keltie iniziò a sclerare come una pazza, ma non ascoltai le sue parole perché ero troppo presa dalla felicità di essere viva e dall’ascoltare i sussurri di Brendon.

-Visto che non puo’ succederti nulla se ci sono io al tuo fianco?-

Mi baciò la spalla, prima che Pete arrivasse da noi per trascinarci via dalla giostra. Io e Brendon lo seguimmo ed io non riuscivo a lasciargli il braccio ancora presa dalla nausea.

-Dove si sono cacciati quei due?-

Domandò il più anziano, guardandosi in giro preoccupato. Il suo caro pupillo lo imitò ed iniziò a trascinarmi per il lunapark, alla ricerca di Jill e Ryro che probabilmente si erano appartati per bene. Dopo ben venti minuti di ricerca, ascoltarono il mio suggerimento di privare a telefonargli. Così si accordarono di trovarci all’ingresso, dove presi posto in baccio a Brendon che si era seduto sul ciglio del marciapiede.

-Voglio andare a letto…-

Gli mormorai e lui la prese come una proposta e mi infilò poco delicatamente la lingua in bocca. Gli accarezzai i capelli rispondendo al bacio, quando sentimmo Pete urlare come un pazzo.

-Ooh! Finalmente siete arrivati!!!!-

Mi staccai dal cantante solo per potergli appoggiare la testa alla spalla e notai che Jill e Ryan sembravano andare un po’ più d’accordo del solito. Non ci voleva molto a capire cos’era successo… Keltie però non era così stupida, alla fine. Iniziò ad urlare come una pazza e corse dal suo presunto ragazzo, afferrandogli le spalle.

-Non puoi immaginare cosa mi hanno fatto passare su quella giostra! Io mi rifiuto di continuare a frequentare dei simili pazzi!-

Gridò, mentre Ross la fissava un po’ stranito ed indifferente ascoltando il suo sclero senza rispondere. Pete e Brend furono citati ed offesi più volte, io mi sentii dare della pazza emotivamente instabile, Jill venne catalogata come puttanella e lui come stronzo.

-Potrei anche chiudere un occhio se smetti di frequentare questa gente…-

-Mi sa che ci dovremo lasciare allora.-

Rispose Ryan in modo conciso, così da provocare una reazione isterica da parte di lei che se ne andò urlando e fermò un taxi lanciando improperi verso il chitarrista. Conclusione della serata… Finalmente potevo andare a letto.



Jill Pov.

 

Quasi mezz’ora dopo ci alzammo in piedi, io con le vans ai piedi e i tacchi in borsa, dirigendoci verso l’uscita del parco.
Non sapevo cosa sarebbe successo da li in poi… Non ci stavo capendo più nulla e quegli sbalzi di umore di Ryan erano davvero snervanti per me. Quando arrivammo verso l’ingresso il ragazzo mi prese trascinandomi dietro alla biglietteria per baciarmi di nuovo “Dovrai fartelo bastare come bacio della buona notte” mi sussurrò sulle labbra mentre io me ne appropriavo ancora. Se doveva davvero essere l’ultimo del giorno allora volevo di più….
Quando arrivammo dagli altri Pete ci venne in contro con un sorrisetto. Vidi May in braccio a Brendon che era intento a farle una bella gastroscopia. Fortuna che lei non voleva nemmeno stare a sentirlo fino a un paio di giorni prima. Pete mi venne incontro mentre Keltie si metteva davanti a Ryan prendendo a gridare come una pazza sul fatto che Brend e Pete avevano tentato di ucciderla e che May era una povera psicopatica.
“E tu eri con questa… questa” mi guardò con disprezzo negli occhi “Puttanella chissà dove, razza di stronzo” gli gridò in pieno viso prendendolo per le spalle mentre Ryan la guardava apatico, quasi annoiato e infastidito dalla cosa “Potrei anche chiudere un occhi se smetti di frequentare questa gente” disse secca mentre lei le prendeva i polsi allontanandola.
Lo guardai attentamente mentre i suoi occhi si fermavano nei miei, decisi “,o sa che ci dovremmo lasciare allora” le disse senza ammettere repliche. Lei esplose in una serie di urla isteriche mentre Ryan fingeva di sciugarsi il viso dai suoi sputi. Io mi portai una mano alla bocca per non ridere mentre la ragazza si girava allontanandosi a grandi passi ma sempre urlando come una pazza e attirando le attenzioni di tutti i passanti fino a che non sparì su di un taxi giallo.
Noi restammo fermi senza proferire parola, se non scambiandoci uno sguardo un po’ timido. Avevamo limonato come una coppia di tredicenni fino a un paio di minuti prima e ora ci vergognavamo come due verginelli? Tecnicamente io lo ero..ma lui? Che scusa aveva?
Pete ci abbracciò entrambi “Tutto è bene quel che finisce bene” disse mentre Brendon riprendeva ad agitarsi.
“Possiamo andare a casa ora?” chiese May portandosi le mani alle tempie e strizzando gli occhi, provata dalla serata. Mi sgusciai via dalla presa di Pete abbracciandole le spalle mentre ci avviavamo verso il parcheggio. Anche io, dovevo ammetterlo, mi sentivo piuttosto stanca dopo quella serata folle.
Il piano di Brendon aveva funzionato… incredibile ma vero.
Arrivati alla nostra maison però sorse un nuovo problema. Pete ci chiese di poter dormire li da noi visto che era molto tardi e non se la sentiva di guidare ancora, ma il problema non era di certo quello…
Uff non si apre” sussurrò Brendon mentre provava invano ad aprire la porta del appartamento dei P!ATD. Ryro alzò gli occhi al cielo spostandolo e dicendo “Sei incapace cazzo, manco le porte sai aprire” ma nemmeno con lui il risultato cambiò “Ci hanno chiuso fuori” si lamentò il chitarrista appoggiando la testa alla porta, disperandosi “Spence ci aveva avvertiti… se uscivamo ancora senza avvertire lui e Brent ci chiudeva fuori…
Brendon gli diede uno schiaffo nel coppetto “Così impari a dire che non so fare nulla! Ti sei dimostrato più idiota di me!”
Ryan lo spinse spostando però solo se stesso visto che scivolò sui piedi all’indietro. Sembravano due cartoni animati. Il chitarrista arrossì mentre Brendon andava verso il nostro appartamento sotto gli occhi avviliti di May che aveva capito che no, non avrebbe dormito come sperava. Brendon prese a tirare la porta mentre sgranava gli occhi “Oh no hanno chiuso fuori anche voi!! Come facciamo?”
“C’è scritto spingere” lo smerdò Ryan aprendo la porta e sorridendo a furbescamente.
Noi scoppiammo a ridere mentre Brendon lo guardava impassibile “Perché sei qui Ryan??”
L’altro gli fece la linguaccia mentre entravamo. May corse in bagno afferrando al volo il pigiama da sopra al suo cuscino e si chiuse li, emettendo dei piccoli urletti isterici durante il percorso che la divideva da un po’ di pace “Non dormire nella vasca!” le disse Ryan facendomi ridere “è scomoda!”
“Vado a farle un po’ di latte” dissi mentre il ragazzo mi seguiva e Pete mi passava accanto con un mano tre cuscini del divano, seguito poi da Simon con gli altri tre e Brendon con quelli della poltrona.
Li guardammo interrogativi ma preferimmo non chiedere nulla, almeno per il momento “Ah aspetta” mi disse Ryan facendo retrofront “Chiedo a Simon qualcosa con cui dormire…
“Ok io sono in cucina” gli dissi mentre ci scambiavamo un sorriso.
Era davvero assurdo quel suo cambiamento nei miei confronti, pazzesco.
Scossi il capo andando a prendere un po’ di latte dal frigo e prendendo a trafficare con i fornelli. Due minuti dopo venni raggiunta da Ryan con addosso un paio di pantaloni grigi di una tuta e una maglietta bianca di quelle enormi che Simon usava per dormire. Mi guardò imbarazzato “Centro poco con il mio solito look” disse avvicinandosi.
Io scossi poco “Per dormire si può stare anche nudi” dissi, prima di accorgermi di cosa avevo detto in realtà e arrossire di colpo “Insomma, non importa se sei vintage… puoi vestirti anche da rapper per una volta… penso che però non ti donerebbe molto…. Ma alla fine-“ mi zittì con un bacio, attirandomi dolcemente a lui mentre il mio cervello iniziava a svalvolare.
“Tu e Brendon avete lo stesso deficit” mi disse mentre si staccava appoggiando i fianchi al bancone della cucina, attirandomi a se e intrecciando le sue dita alle mie “appena non sapete cosa dire iniziate a sparare cazzate a raffica”
“E tu sei scemo come May” replicai io “Passi dall’indifferenza totale a certi approcci in 24 ore…
Nemmeno mi rispose baciandomi ancora “Ah il latte” dissi voltandomi per prendere il pentolino, di metallo, senza una presina. Geniale. “Ahia!”

Appoggia il pentolino per non versare il latta ma così facendo mi ustionai, se possibile di più. Ryan scattò preoccupato portandomi la mano sotto il getto freddo dell’acqua.
“Ma vedi che sei scema?” mi disse mentre io mi asciugavo le lacrime per il male “non sembra grave” costatò chiandosi però sotto al lavandino e prendendo da dentro la cassetta del pronto soccorso una pomata trasparente e una benda “Ma perché non guardi quello che fai?” mi chiese mentre mi spalmava piano la crema.
Io arrossì come una bambina che si era appena sbucciata un ginocchio “Non ci ho pensato”
“Beh, ho notato che non ci hai pensato” rincanò facendomi sentire ancora più idiota mentre mi fasciava delicatamente la mano per non farmi male.
“Smettila di rompere” dissi sottovoce mentre lui mi guardava con un sorrisetto, prima di abbracciarmi.
“Se sei scema non posso farci nulla io” si staccò versando il latte dentro a una tazza prima che io potessi versami addosso anche quello.
Tornammo in stanza assistendo a una scena assurda. Pete era completamente nascosto da una piccola fortezza fatta con i cuscini che guardava soddisfatto. Simon rideva indicando Brendon che sovrastava la povera May, livida di rabbia. Ryan le appoggiò il latte sul comodino e lei in un colpo di reni buttò via Brendon bevendolo tutto di un sorso. Ormai non doveva più bruciare.
“Che hai fatto?” chiese Pete indicando la mia mano.
“Ma no niente, un incidente con i fornelli, ma non mi fa male” mentii io. Mi faceva male eccome, tra la mano e i piedi non sapevo dove sbattere la testa ma la pomata mi stava alleviando almeno il bruciore. Mi cambiai rapidamente in bagno e una volta tornata guardai un po’ imbarazza Ryan che stava già sotto le coperte del mio lettino, appoggiato al muro. Ci scambiammo uno sguardo mentre May litigava con il suo nuovo ragazzo che non aveva sonno.
“Tutti a letto!” urlò la rossa “Adesso dormiamo! Basta!” e detto questo spense la luce.
Io mi infilai senza una parola sotto le coperte trovando inevitabile lo scontare il mio corpo con quello di Ryan. Al inizio gli diedi le spalle, voltandomi verso il bordo del letto in silenzio. Mi stavo imbarazzando perché quella stanza era più affollata di un aereoporto, non per pudicizia. Desideravo Ryan con così tanta intensità che se fossimo stati soli probabilmente gli sarei saltata addosso senza pensarci due volte.
Lui mi passò una mano sui fianchi appoggiandomela sulla pancia e io mi rilassai un po’, mentre appoggiavo la schiena al suo petto. Sentivo il suo respiro tra i capelli e il suo corpo caldo a così stretto contatto con il mio. Sarei rimasta così per sempre…
Ma ci pensò Brendon a rovinare tutto iniziando a ridere. In partenza rise piano, tentando di trattenersi con scarsi risultati, ma poi esplose quando anche Pete e Simon presero a ridacchiare. Era la fine.
Ridevano come tre stupidi.
Presi a ridere a mia volta mentre sentivo anche Ryan contrarsi per le risate trattenute.
Sembravamo un branco di ragazzini sfigati che ridevano per chissà quale cazzata.
“Allora?? Vogliamo dormire?” disse May prima di iniziare a ridere a sua volta.
Quando ci calmammo però mi accorsi di essere davvero distrutta così mi voltai con il busto verso Ryan, appoggiandomi del tutto a lui che mi avvolse con entrambe le braccia mentre nascondevo il viso nel incavo del suo collo aspirando a pieni polmoni il suo profumo.
Scivolai veloce nel sonno, rilassata come non lo ero da un po’…
Ryan Ross, il mio miele… ma anche il mio veleno.

 

 

May Pov.

 

Fissavo il mio riflesso nello specchio e mi stupii di quanto ero sciupata, dato il coloraccio della mia pelle e gli occhi stravolti. Pensare che la serata non era ancora finita e non potevo dormire da sola e tranquilla mi faceva venire il nervoso… Mi sarei mangiata il fegato entro due ore se si continuava con quel ritmo. Presi fiato allacciandomi l’ultimo bottone del pigiama più consistente e impossibile da levare facilmente che avessi, prima di uscire dal bagno diretta in camera. Lo sfacelo però era già iniziato… A terra c’era Pete che stava accumulando un numero di cuscini immenso per potersi costruire un rifugio antiatomico dove passare le restatanti ore della nottata. Simon si agitava sul suo letto, seduto a gambe incrociate a chiacchierare con Brendon. Vedendolo mi sconvolsi totalmente: stava ingozzandosi di biscotti al cioccolato sbriciolando ovunque tra le mie lenzuola pulite.

-Che diavolo stai facendo?!-

-Mangio! Sono buoni… Li vuoi? Me li ha offerti Simon!-

Mi avvicinai e glieli strappai di mano, mettendoli sul comodino e iniziando a sbattere giù le briciole dal mio materasso. Lui fece un attimo l’offeso, prima di prendermi e trascinarmi sul letto con lui.

-Sei pronta per il nostro piagiama party?-

Domandò, facendomi impallidire.

-Non si fa nulla, dato che siete nella nostra stanza vedete di dormire e basta.-

Simon però non era d’accordo con me ed iniziò così ad alimentare questa folle idea di Brendon dicendo che era d’accordo.

-Oh! Allora potremmo giocare a Strip Scarabeo! Oppure possiamo prendere le carte e fare una bella partita a poker… O che ne dite di fare una torta? No no! Prendiamo un bel film ed abbuffiamoci davanti allo schermo!!-

-Sì sì! Giochiamo a Strip Scarabeo!-

Dicendolo Pete si guadagnò tutto il mio odio, ma il posto di persona più detestata era comunque occupato da Urie. Non ne potevo più… Se solo non avessi temuto che Will fosse con un’altra, l’avrei chiamato e sarei andata da lui. Non perché mi mancasse, ma perché era un buon diversivo per evitare di restare in quell’asilo.

-Non giochiamo a nulla… Brend, per favore. Adesso sdraiati e fai il bravo.-

Feci pressione sulle sue spalle per farlo sdraiare, tirando su il lenzuolo per coprirlo, ma lui si scoprì subito e mi si appolpò addosso come un koala. Volevo di nuovo scoppiare a piangere per la disperazione totale.

-Naah, MayMoon… Non possiamo fare l’amore con qui tutti quanti!-

-Io non ho nemmeno intenzione di farlo quando saremo soli. Voglio dormire!-

Lui in risposta ammiccò alzando le sopracciglia, baciandomi di nuovo. Qualcuno stava entrando in camera in quel momento, ma io ero troppo occupata a cercare di levarmi Brendon di dosso per guardare se fosse Beckett su un cavallo bianco venuto a salvarmi. Purtroppo a parlare fu solo Jill e quindi dovetti rassegnarmi all’idea di dover passare la notte con quel branco di gente in camera, ma soprattutto con Urie nel letto. Me lo levai di dosso e mi allungai verso l’interruttore della luce vicino al comodino.

-Tutti a letto! Adesso dormiamo! Basta!-

Sbraitai, lasciando la stanza al buio completo e gettandomi letteralmente sotto le coperte. Ero al limite della sopportazione… Volevo assolutamente riposare e non pensare più a nulla. Ma Brendon iniziò a tremolare come un cretino, prima di lasciarsi scappare una risatina. Oh Cristo, ma non si spegneva mai quell’essere astruso? Qualcun altro iniziò a ridere e fu la fine, perché il  mio compagno di letto scoppiò del tutto. La camera era un tripudio di risatine e a quel punto sorrisi… Per quanto fossi stanca ed arrabbiata, sentire che tutti intorno a me erano sereni mi rese felice. Non importava che mi stressassero o mi facessero disperare, o che ci litigassi: alla fine tutti stavano diventando una grande famiglia a cui tutto poteva essere perdonato se solo avessi potuto riceverne calore.

-Allora?? Vogliamo dormire?-

Domandai, ridacchiando anche io ed accarezzando i capelli a Brendon mentre l’allegria andava scemando sopraffatta dalla stanchezza. Lui mi si avvicinò ed appoggiò le labbra al mio orecchio, lasciandoci un bacio prima di sussurrare.

-MayMoon, domani allora ti devo insegnare a suonare la chitarra?-

-Se ne riparlerà. Ora fai il bravo e dormi.-

Gli diedi un bacio sulla fronte, accomodandomi per bene ed appoggiando la mano sul cuscino, davanti al mio viso. Scivolai velocemente nel sonno, forse aiutata dal calore di Brendon e dalla sua mano che, silenziosa e lenta, era arrivata a stringere la mia senza che quasi me ne accorgessi.

 

 

 

Continua…

 

 

Nda.

 

Eccoci tornate!

Visto che la divisione in troppe parti dei capitoli vi deprime, ecco a voi l’unione della parte due e tre del cinque!

È davvero tanto da leggere, ringraziateci u.u

 

Ovviamente scherziamo, che ne pensate di questo capitolo?

Il personaggio di Ryan, in assoluto il più controverso della FF, si sta delineando sempre più….

Brendon continua a Brendeggiare (nella realtà si sposa! E forse diventa anche papà!.... c’è da aver paura xD)

 

A presto col capitolo sei!

 

…. Gabe si avvicina sempre di più :D

 

Un bacione

Jessy & Miky.

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Capitolo 10
*** Act 2. Chapter Six: If you’re scared of Love, it will never show itself to you. ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter Six: If You’re Scared of Love It Will never Show Itself to You

 

 

Jill Pov.

Dicembre 2010 (Presente)

 

Gli occhiali da sole non possono celare il dolore che si nasconde dentro i miei occhi, ma ci provano lo stesso mascherandoli con le lenti tonde e scure.
In piedi, fuori dal locale, aspetto l’arrivo di May marcandomi meglio il capellino sulla testa. Non ho davvero voglia di essere riconosciuta, non ho voglia di fare sorrisi falsi a fan che mi amano senza sapere niente di me.
Trovo lati negativi in tutto, in questi giorni, anche nella celebrità.
Non posso far due passi senza che un paparazzo mi fotografi… non posso star tranquilla in giardino con mio figlio senza la paura che finisca su qualche tabloid a soli sette mesi di vita. Cosa poco carina, a mio parere.
Ma camuffata alla meglio, con una camicia di Ryan e una gonna beige sono irriconoscibile, senza contare il cappello del medesimo colore e la chefia a fiorellini molto hippie. No, decisamente non è il mio stile.
Se mio marito fosse una ragazza allora si che esisterebbe una persona tanto malata da mettersi queste cose!
La vedo apparire da dietro un angolo, vestita interamente di nero con il viso nascosto dentro a un fular rosso. I capelli le sono cresciuti moltissimo dall’ultima volta che l’ho vista, le arrivano quasi sotto la metà schiena e tra poco mi supererà. Mi specchio nelle lenti dei suoi occhiali da sole mentre lei fa lo stesso con me e so che si sta chiedendo come cazzo mi sono conciata.

Rimaniamo immobili a guardarci in faccia senza fare nulla. Sto iniziando a chiedermi perché le ho chiesto di uscire… cosa spero di fare? Parlare con lei? Chiarire e cercare di rimediare almeno alla nostra amicizia? No, non vglio questo.Non si puo’ seminare dove è stato sparso il sale.

Non m’importa lei, non ora di certo.

Lei apre la porta senza una parola e così entriamo nel locale, sedendoci al solito tavolo lontano e ordiniamo solo qualcosa da bere prima di alzarci gli occhiali da sole “Non posso fare a meno di notare i suoi grandi occhi smeraldini iniettati di sangue, forse di rabbia o forse di dolore.
Lei sembra notare lo stesso in me.
“Non so perché lo chiedo proprio te ma non posso parlare a nessun altro senza piangere” Mormoro. “Non dormo e non mangio decentemente da quando…. Lei mi ha chiamata dicendomi che suo marito era morto in incidente stradale…”

May mi guarda incerta.
“Tu sai cos’è successo?” Chiede come se non volesse sapere la risposta. O porre la domanda.

Un colpo di sonno, una distrazione che è costata una vita, la macchina che sbanda e abbatte la protezione volando fuori strada giù, rotolando sempre più in basso fino a sprofondare tra le acqua azzurre della laguna….
Un automobilista si è fermato e ha chiamato aiuto ma ci sono stati dei problemi nel dire l’esatta ubicazione del incidente.
“…e quando lo hanno trovato non c’è stato nulla da fare” finisco di raccontare freddamente, cercando di non pensare a lui intrappolato fra le lamiere dell’auto. Sarebbe il colpo di grazia “Non se ne è nemmeno accorto comunque che stava annegando” Sposto gli occhi da quelli cattonici di lei, mi irrita. “l’air-bag non si è aperto e la testata che ha dato al volante lo ha stordito a tal punto che… che…” inizio a farneticare incapace di parlare senza stoccare gli occhi dal muro dietro di me, o parlare o prendermi la mano, ben attenta a non crare il minimo conttto tra noi due. “che stava morendo… secondo la polizia non si è nemmeno liberato dalla cinture…”
E ora non ci sono più parole che riesco a spendere.
Fa così male che preferirei un coltello conficcato dentro al petto a tutto questo.
Non posso ancora crederci che non ci sia più.
Davvero, non posso. Soprattutto ora che mi rendo conto di aver perso forse il mio punto di riferimento più forte, una delle persone che sono il cardine della mia esistenza.
Se ci penso allora muoio anche io.

 

 

 

May Pov.

 

Gennaio 2006 (Passato)

 

Un respiro caldo e piacevole mi solleticava il collo e sorrisi serena, stringendo le mani che stavano tenendo le mie. Era il risveglio perfetto… Almeno fin quando non aprii gli occhi e vidi l’espressione maniacale di Brendon, che era a carponi sopra di me.

-Ma buongiorno, MayMoon!-      

Gridò stordendomi, prima di lanciarsi famelico sulla mia gola per leccarla come un labrador che fa le feste al padrone.

-Levati di dosso…-

Era davvero fortunato che la mattina io non fossi poi così intrattabile, perchè qualcun altro lo avrebbe preso a testate prima di piantagli un coltello nel petto. Io mi limitai a tirargli i capelli per farlo staccare dal mio collo prima che gli saltasse in mente di lasciarci pure un succhiotto viola.

-Abbiamo la stanza tutta per noi e tu mi cacci via così? Non dovevamo fare l’amore? Forse Ryro oggi fa perdere la verginità a Jill, noi dobbiamo batterli sul tempo!-

Chiusi gli occhi e ci passai sopra le mani, sospirando per il disagio di quella situazione. Doveva sbandierare ovunque gli affari suoi e degli altri?

-Noi non dovevamo fare proprio nulla, Brend. La tua verginità valla a perdere con un melone… Facci un buco dentro, funziona.-

Lui spalancò le palpebre in un’espressione offesa, prima di tirare indietro di violenza le mie lenzuola e provare a slacciarmi i bottoni del pigiama.

-No, May! I meloni non si meritano il mio amore… Io voglio amare solo te in questo universo!-

Io lanciai un urlo tremendo, scalciando il più possibile per buttarlo giù dal letto. Brutta mossa, dato che lui mi afferrò le cosce e se le appoggiò lungo i fianchi.

-Non provarci oppure io ti faccio fuori! Brend, questa volta parlo sul serio… La verginità te la faccio perdere da dietro con un macete! Lasciami!-

Lui non si fermò, decidendo di baciarmi le labbra che io tenni serrate il più possibile.

-MayMoon! Ma se ci amiamo dobbiamo farlo anche fisicamente… Non solo platonicamente.-

-Come cazzo te lo devo far capire che io non ti amo?!-

-May, perché non gliela dai?-

Una terza voce si aggiunse al discorso ed entrambi ci voltammo verso Simon che, seduto sul suo letto, ci fissava. Io arrossii e approfittai della distrazione di Urie per sfuggirgli e scappare direttamente in cucina dagli altri. Forse sarebbe stato meglio uscire direttamente dalla porta d’entrata e prendere il primo aereo per il Wyoming. Notando questo mio interesse per la porta, Pete mi si avvicinò e mi appoggiò la mano sulla spalla.

-Buongiorno pesca dell’Irlanda... Ti senti meglio rispetto a ieri? Ti ho sentito urlare felice!-

Mi domandò, portandomi fino alla penisola e facendomici sedere, proprio di fronte a Spencer. Lui mi sorrise e mi porse una tazza di caffè che rifiutai gentilmente, prima di appoggiare qualche secondo la fronte al marmo. Wentz era forse più scemo di Urie? Come poteva scambiare il mio per un urlo felice, quando ero disperata per essere stata semi-stuprata?!

-Posso immaginare quanto tu sia stressata dal corteggiamento di Brendon!-

Disse il batterista, svuotando la tazza che avevo rifiutato. Annuii in silenzio, prima che delle mani scivolassero lungo la mia clavicola e il mio collo.

-Brend, ti stacco le dita a morsi…-

Mormorai, sentendo però una risatina che non sembrava affatto quella del cantante dei Panic. Nemmeno il profumo che mi arrivava al naso era il suo… Era quello delicato e sensuale di Beckett. E mi sentii morire dentro, mentre i suoi lunghi capelli mi accarezzavano la spalla.

-Sei così ossessionata da Urie che ora pensi che solo lui ti tocchi?-

Mormorò, prima di darmi un bacio sulla testa e sedersi al mio fianco con un sorriso ambiguo sulle labbra. Arrossii, non sapendo nemmeno cosa fare… Alla fine io non dovevo nessuna spiegazione a lui se pensavo a Brendon, come non dovevo nessuna spiegazione a Brendon se andavo con Beckett. Non ero legata sentimentalmente né moralmente a nessuno dei due, perlomeno secondo il mio modo di ragionare ai tempi.

-Beckett! Allontanati immediatamente dalla mia personale fatina, altrimenti mi vedrai costretto ad usare le maniere forti!-

Urie arrivò puntando un dito contro l’altro cantante con un’espressione da sfida degna di un attore di fiction televisive in costume. Lui per tutta risposta si passò una mano tra i capelli facendo il superiore e l’indifferente.

-Da quanto ne so io May non è di nessuno. Ed inoltre io sono libero di sederle accanto quanto lo sei tu… Se lei non vuole mandarmi via.-

E dicendolo mi sfiorò i capelli, mentre Brend arrivava a sedersi dall’altra parte per prendermi la mano fra le sue.

-MayMoon, non farti toccare da lui! Mi vuoi provocare così tanto dolore? Vieni, dobbiamo organizzare la festa a sorpresa per Jill… insieme!-

Sentendogli dire queste parole scattai in piedi e mi guardai attorno. Mi ero dimenticata che era il compleanno del mio leader! Dovevo assolutamente farle gli auguri… Senza contare che dovevo ritrovare il regalo che gli avevo comprato e che avevo imboscato chissà dove nel mio armadio.

-Dov’è Jilliahn?-

Domandai in generale e Pete indicò l’uscita sorridendo fiero nello spiegarmi il piano geniale di cacciarla fuori con Ross per non farle sapere della festa. Anche se, dalla faccia di Spence dedussi che la cosa ormai non era più a sorpresa. Conoscendo Brendon era logico che non fosse riuscito a fare le cose in segreto… Mi chiedevo se sarebbe mai riuscito ad avere una storia clandestina con qualcuno, di certo lo avrebbero scoperto dopo i primi cinque minuti.

Sbuffai, svuotando una tazza di latte prima di sparire in camera a vestirmi e soprattutto trovare il regalo di Jill. Non ascoltai nemmeno un secondo Brendon che cercava di convincermi a decorare il salone, gli spedii Simon e poi chiusi la stanza a chiave per evitare altri problemi. Non sarei uscita da lì fin quando non sarebbe arrivata la festeggiata…

Mi lasciai cadere seduta a terra, allungandomi poi verso il mio zaino appoggiato ai piedi del letto per estrarre un quadernino. Erano giorni che non riuscivo a stare sola… Avevo bisogno di privacy prima di impazzire del tutto. Così iniziai a buttare giù un testo a caso, pur sapendo che non lo avrei mai cantato. Non era mia intenzione proporre nulla nella band, sinceramente. Preferivo il mio bel ruolo di fancazzista convinta e cantante occasionale. Era tutto molto più semplice e non avevo troppe responsabilità, se non canticchiare in malo modo le canzoni scritte da Jill.

Sì, lo ammetto… Non ero amante delle responsabilità. In nessun campo proprio. Solo guardando il mio comportamento nella vita sentimentale era facile comprenderlo. Non era nemmeno tutta mia la colpa di quell’attitudine, d’altronde. Ero probabilmente la fotocopia di mio padre…

Mi rattristai e soffermai lo sguardo sulla frase scritta sul mio quadernino quasi inconsciamente. “You’re blind because of Love, I’m blind ‘cause I don’t want to see”… Niente di più vero. Ero una persona talmente pessima che a volte mi stupivo da sola di che livelli di bassezza potessi arrivare a toccare.

Bussarono alla porta improvvisamente ed alzai la testa di scatto. Doveva essere tornato Brendon per convincermi ad aiutarlo, così lo lasciai lì fuori finchè bussò più forte e parlò.

-May, non sono Bden. Sono io…-

-William…?-

Andai ad aprirgli la porta e me lo ritrovai davanti, con il braccio appoggiato al muro e chinato in avanti giusto per arrivare all’altezza del mio viso. Mi chiesi se l’avesse calcolata apposta o fosse una coincidenza…

-Quel ragazzo ti da così tanto il tormento da doverti rinchiudere?-

Dicendolo mi baciò le labbra, chiudendo la porta dietro di sé e girando la chiave. Io gli afferrai la maglia e risposi al bacio automaticamente, chiedendomi perché con lui risultava tutto più semplice che con Brendon. La risposta non era così difficile… Ma non era perché si trattava di William, ovvio. Cioè, era anche perché lui era il sesso fatto in persona, ma non solo questo. Dipendeva più da me che da lui, perché alla fine anche Brend era un ragazzo stupendo e tenero. Non ci avrei pensato due volte ad andarci insieme se solo lui non avesse continuato a mettere di mezzo l’amore.

Spinsi Will contro la porta e lui mi abbracciò i fianchi per tirarmi stretta a sé, prima di staccarsi per prendere fiato.Ci scambiammo uno sguardo e cercavo nei suoi occhi vacui la risposta alle mie domande.

-Stanotte ti aspettavo… Non mi avevi detto che avresti organizzato un pigiama party qui, altrimenti sarei venuto pure io. O con Urie sta diventando qualcosa di serio e non servo più?-

-Pensavo fossi con qualcun’altra e quindi non ti ho disturbato…-

Risposi io, spostandogli i capelli dal collo per poterlo baciare. Lui mi accarezzò la schiena, prima di far scivolare le mani sotto il mio vesitito.

-Esistono gli sms, sai? Se me ne mandavi uno ti avrei risposto… E avremmo passato la notte insieme.-

Sospirai, un po’ per la consapevolezza che quello che stava dicendo era vero e un po’ per la situazione in cui mi trovavo. Sentii il gancio del reggiseno slacciarsi, prima che si dedicasse a levarmi le spalline sfilandomelo da sotto il vestito. Mi stupii dell’abilità nelle sue azioni, ma mi ritrovai talmente in fretta contro il muro che non riuscii nemmeno a fare una battuta. Mi baciò ancora, prima di far cadere a terra pure le mie mutande. Io cercai di darmi da fare, slacciando i suoi jeans alla velocità della luce ed abbassandoglieli. Lui mi alzò da terra, appoggiandosi le mie gambe ai fianchi scarni e schiacciandosi poi contro di me, mordendomi le labbra con prepotenza. Gli accarezzai il petto asciutto quando lui si staccò dal mio viso per sussurrarmi all’orecchio.

-May… Credo di essermi innamorato di te.-

Qualcosa si inceppò in quel momento e la passione che provavo si spense tutta in un botto. Nonostante questo non riuscii a bloccarlo quando decise di finire con i preliminari e passare al sodo. Non potevo veramente credere che mi avesse detto quelle parole… No. Beckett era troppo simile a me per innamorarsi di qualcuno. Non poteva essere… Eppure me lo ripetè altre volte tra un sospiro e l’altro.

Quando quella sveltina contro il muro ebbe fine, recuperai in fretta il mio intimo sul pavimento e cercai di fuggire in bagno, ma lui mi fermò. Mi voltai verso di lui e incrociai i suoi occhi.

-Dove vai?-       

-Ho bisogno di lavarmi… Scusa, ma…-

Lui mi sbattè letteralmente sul letto e lo guardai con le palpebre spalancate. Appoggiò la fronte alla mia prima di lasciarsi cadere al mio fianco ed abbracciarmi innocentemente.

-Senti, May… Io ti voglio bene, sul serio.-

-Will… Ascolta, io non volevo arrivare a questo punto! Credevo che noi… insomma… che fosse solo una cosa senza impegno!-

Lui rise e mi accarezzò i capelli, così mi accorsi che nel suo sguardo c’era qualcosa di più tenero del solito.

-Sei assurda, davvero… La tua reazione alla parola “innamorato” entrerà nella storia! Non ho mai visto nessuna a cui l’ho detto reagire come te, giuro! E ammetto di averlo detto a qualcuna con cui scopavo senza impegno, per scherzo o seriamente… E tutte perlomeno hanno detto “anche io” e poi credevano di essere le mie ragazze. Tu hai pensato di evitarmi per il resto dei tuoi giorni!-

Deglutii nel sentirmi così nuda-più o meno in senso metaforico-  davanti a lui e mi misi a sedere, prendendomi il viso sbiancato fra le mani.

-Per fortuna scherzavi… Ho preso un infarto.-

Lui mi imitò e mi abbracciò tirandomi a sè, contro il suo torace.

-Ti scazza così tanto il fatto che qualcuno si innamori di te? Dico… Con me ci vieni tranquillamente solo perché io non sono innamorato di te. Ed invece sei innamorata di Urie e lo eviti perché lui ti ama? Sei paradossale!-

-Fai lo psicologo o il cantante, tu? Senti, non mi va di parlare di queste cose… Non sono affari che ti riguardano.-

Fissai lo sguardo sull’armadio davanti a me ed incrociai le braccia sul petto, sopra quelle di Will. Non mi andava assolutamente di essere psicanalizzata da lui… Ma la cosa che più mi scazzava era il fatto che fosse riuscito a studiarmi e capirmi in silenzio, senza che io me ne accorgessi. Credevo che fosse talmente preso a fare la gatta morta che non si accorgesse di quello che aveva attorno, invece era attentissimo ai comportamenti altrui. Beckett è sempre stato così… Si muoveva in silenzio e a volte non ci si accorgeva nemmeno della sua presenza da tanto era tranquillo, non faceva trapelare troppo di sé e della sua vita. Ma nel frattempo lui capiva tutto di noi… Alla fine fu lui a diventare la persona da cui correre quando avevo bisogno di consigli, contrariamente da quel che volevo inizialmente.

-Beh, su questo non hai torto… Sono unicamente affari tuoi. Se non ti va di risolverli, non mi permetto di metterci bocca. Quindi… Andrò a farmi una dormita in attesa delle sbornia di stasera.-

Detto questo si alzò e si sistemò i jeans, lasciandomi sul letto a guardarlo uscire senza che spiccicassi parola. Restai lì per qualche minuto prima di alzarmi ed andare in bagno a guardarmi allo specchio. Ero la personificazione della stronzaggine eppure nessuno lo avrebbe detto guardandomi, fantastico! Mi legai i capelli senza smettere di fissarmi con fastidio, pensando che William mi aveva completamente spogliata e ora non potevo più comportarmi nel solito modo con lui attorno.

-Fanculo…-

Entrai nella doccia dopo aver gettato a terra il vestito, lasciandomi così inghiottire dal getto caldo dell’acqua. Innamorata di Brendon Urie! Non era possibile che lo fossi seriamente… Non era mai capitato. Ma semplicemente non volevo crederci perché l’Amore andava contro la mia natura e mi rifiutavo continuamente di accettarlo. Il mio comportamento però continuava a confermare che qualcosa alla fine con Brendon doveva pur esserci… Altrimenti perché non ruscivo ad andarci a letto? Normalmente non mi sarei preoccupata della presunta verginità di qualcuno o di qualsiasi altra cosa, ma con lui per qualche motivo era tutto diverso. Scoparci mi sembrava più una presa per il culo nei suoi confronti, ero sicura che in qualche modo lo avrei ferito… E non era mia intenzione. L’amore rovinava così tanto i rapporti e limitava troppo la libertà dell’individuo, per questo non mi piaceva affatto… Davvero con Brendon ero caduta in un simile baratro che per anni avevo evitato?

Anche se lo negavo a me stessa, sì, ero impantanata fino al collo in sentimenti che non volevo accettare.

 

 

* * *

 

May Pov

Dicembre 2010 (Presente)

 

Mi sembrano passati secoli dall’ultima volta che ho visto Jill… Eppure è passato solo un mese dal Ringraziamento. È che la vita sembra rallentare in certi periodi in cui ogni giorno pare durare una vita, soprattutto quelli in cui non sono in tour. Il mese scorso sembrava non finire più.

Raggiungo Brendon dopo essermi coperta il più possibile per rendermi irriconoscibile dai passanti e lui mi guarda interrogativo.

-Devo uscire. Se tu hai fame giù c’è qualcosa da scaldare… E poi, per qualsiasi cosa, chiamami sul cellulare e corro a casa. Ok?-

Gli dico lasciandogli un bacio sulle labbra secche mentre lui annuisce appena. Faccio per andarmene ma lui sussurra il mio nome facendomi voltare di scatto.

-…Non fare le corse per tornare da me, stai tranquilla.-

Gli sorrido alla meglio, prima di coprirmi con il foulard e scendere le scale velocemente per prendere l’auto.

Quando arrivo sul posto, lei ancora non c’è e mi guardo in giro un po’ triste, vedendo che la gente continua a vivere tranquillamente sotto il sole scottante. È avvilente che nessuno condivida il nostro dolore… è sempre stata una cosa che mi ha reso nervosa. Nel mio essere così egocentrica e capricciosa, non ho mai potuto accettare che la vita degli altri continuasse come sempre mentre la mia e quella dei miei cari veniva scossa. Eppure non sopporterei se tutti piangessero per qualcuno a cui nemmeno hanno voluto bene… Che stupidissima contraddizione.

Beh, continuate a ridere voi, tanto che ve ne importa se lui ora non sarà più qui e non potrà più camminare sotto questo sole accecante? Vi auguro tutto il male possibile…

…stupida, stupida May! Non bisognerebbe mai augurare nulla di così cattivo a nessuno.

Vedo una ragazza passarmi davanti con la maglia dei Clout Clover, mentre parla al cellulare piangendo. Capisco al volo il suo discorso e subito mi vengono le lacrime agli occhi, così corro a nascondermi dietro l’angolo del palazzo.

È triste… La notizia ha già fatto il giro del mondo. Qualcuno che piange per lui allora c’è… anche se non l’hanno mai conosciuto di persona.

Mi alzo un secondo gli occhiali da sole per asciugarmi gli occhi e poi li rimetto, spiando l’entrata del locale. Ed eccola arrivare, dev’essere sicuramente lei… Riconoscerei la camicia di Ross in mezzo a mille.

Esco dal mio nascondiglio e piano la raggiungo, rimanendo immobilizzata a fissarla senza dire nulla. La verità è che guardarla in faccia è davvero difficile e parlarle lo sarà ancora di più.

Riuscirò a mantenere la calma facendo l’indifferente? Oh su, May, ti riesce da dio stare zitta ultimamente…

Che ti costa farlo anche questa volta?

Devo dimostrarle che la sua presenza non mi tocca. Che non ho nulla che puo’ portarmi via…

A pensarci bene, forse avrei dovuto restare con Brend e non venire qui.

Dovevo stare con lui e basta.

Che mi dirà Ryan adesso?

 

 

 

Jill Pov.

Gennaio 2006 (Passato)

 

La mattina seguente, quando mi svegliai, mi ritrovavo ancora avvolta dentro all’abbraccio caldo di Ryan.
Non volevo spostarmi per nessun motivo ma dovevo assolutamente andare in bagno così, delicatamente, sollevai il braccio di Ryan dalla mia vita appoggiandolo piano davanti al suo viso. Lo guardai per alcuni istanti chiedendomi come cavolo facesse ad essere così bello. Scossi il capo dicendomi che dovevo smetterla di fare la ragazzina svampita e mi alzai appena facendo leva sui gomiti e guardandomi attorno. Vidi Brendon che mi stava guardando con un sorriso sulle labbra che sapeva di buon giorno.
“Buon compleanno” mi disse sottovoce mentre accarezzava lentamente la mano di May, ancora addormentata.
“Grazie caro” sussurai io mentre mi alzavo in piedi. Ryan si mosse nel sonno ma non si svegliò così io lo coprì meglio alzandogli la coperta fin sopra alle spalle “Non vai a correre oggi?” chiesi poi, sempre facendo piano, al cantante dei Panic.
Scosse il capo “Da questo letto non mi alzo più”
Feci qualche passo per la stanza mentre Brendon ammiccava con un’espressione da maniaco sessuale verso May facendomi ridere. Guardai il letto di Simon, dove il ragazzo russava piano e poi a terra dove, di Wentz, potevo vedere solo un braccio sbucare da sotto la pila di cuscini che durante la notte era crollata.
Mi diressi in bagno con un sorrisetto divertito infilandomi un paio di jeans e una felpa a caso prima di andare in cucina e iniziare a trafficare con la macchinetta del caffè.
“Buon giorno bella pulzella bionda!” mi voltai e vedi Spence sedersi alla penisola della cucina con un sorriso mentre gli rispondevo al saluto “Un caffè grazie!” mi disse divertito,come se si trovasse in un bar.
Glielo passai con un sorriso “Ecco, fanno due dollari e novanta”
“Ma è un furto commentò lui mentre scoppiavamo entrambi a ridere “Hai visto i miei due polli?” mi chiese mentre bevevo il caffè a mia volta.
“Si hanno dormito con noi e Pete” dissi mentre lui mi guardava sorpreso.
“Ah, chissà quanto hanno rotto le palle”
“No… apparte Brend ovviamente” replicavo mentre il soggetto in questione entrava in stanza con un sorrisone e con Ryro al seguito che si guardava attorno con gli occhi ridotti a due fessure.
“Ciao ragazzi” disse abbracciandomi prima di rivolgersi a Spence “sei un bastardo ma ti amo! Grazie a te ho dormito con la mia dolcissima margheritina delle colline d’Irlanda!”
Spence scosse il capo mentre Ryan prendeva posto accanto a lui rubandogli il caffè “Povera May, mi dispiace per lei” disse sottovoce mentre il cantante continuava a stritolarmi fra le braccia.
“Sei diventata più grandeee” mi urlò nelle recchie quasi assordandomi “Ma… sei già vestita! Bene così potrai andare via con Ryro!”
Io lo spinsi via guardandolo con un sopracciglio alzato “Andare dove?”
“A fare un giro!” insistette lui sempre sorridendo “Da soli! È una cosa bella giornata!”
Io scostai le tendine color pesca della cucina rivelando il cielo color pece e alcune gocce di pioggia che avevano appena preso a cadere “Ma ti pare che io esca con un tempo così? Col cazzo Bdon!”
Lui sembrò vacillare un attimo prima di prendere a sorridere più splendente che mai “Ma potete prendervi una stanza in un hotel no?? Pensate che bello, potete scopare! Così puoi perdere la verginità il giorno del tuo compleanno!”
Ryan sembrò risvegliarsi in quel momento mentre io prendevo a picchiare Brendon con un cucchiaio di legno “Ma sei un coglione cazzo! Sei un coglione! Coglione!” poi mi ricomposi sempre rossa in viso “In primo luogo se volessi far qualsiasi cosa lo farei qui, non di certo in una stanza d’albergo… e in secondo luogo io oggi non esco! Preferisco rimandere qui a massacrarti!” continuai a picchiarlo fino a che Pete arrivò sfilandomi l’arma di mano prima che uccidessi Brendon.
“Bimbi non costringetemi a separarvi” ci disse mentre Brendon si toccava il capo con espressione sofferente.
“Pete costringi Jill ad uscire con Ryan!” iniziò a cantilenare lagnoso. Il moro sospirò.
“Perché non vuoi uscire con Ryan?” mi chiese mentre il chitarrista dei Panic si alzava uscendo dalla saletta. Lo guardai allontanarsi ancora in crisi per la pessima figura che Urie mi aveva fatto fare poi risposi al moro.
“Piove e fa freddo…” poi mi rivolsi di nuovo al coglione “Perché non mi dici semplicemente che vuoi che me ne vada per organizzarmi la festa?”
Lui prese ad impanicarsi “Festa?? Quale festa??” rise come un nevrastenico “Io non ti ho mica organizzato la festa di compleanno e voglio che tu te ne vada per attaccare gli striscioni e scrivere i nomi sui bicchierini di plastica!! Insomma mica dobbiamo fare la torta e preferiamo che tu non ci sia!!”
Pete lo guardò alzando un sopracciglio mentre Spence rideva.
Ryan ci raggiunse, cambiato e profumato guardando male il suo cantante “Dio era più credibile quando volevi farmi credere che tuo zio aveva un allevamento di Chupacabras…”
Brendon lo guardò male poi andò verso di lui aprendogli la cintura dei pantaloni che caddero a terra.
Ryan lo guardò male “Perché?”
“Per vendetta Ross” replicò Brendon. La cosa non aveva senso “Guardati alle spalle” gli disse poi tornando in stanza voltandosi di tanto in tanto per guardarlo con gli occhi assottigliati.
“è pazzo!” replicò il chitarrista dei Panic con gli occhi sgranati prima di tirarsi su i pantaloni “Vi dico che è un pazzo!”
“Va aiutato” disse Spence annuendo mentre io passavo una tazza di caffè a Pete che mi abbracciò
“No, va allontanato” replicò Ross avvicinandomi a me “Usciamo davvero, ti prego, non ce la faccio più a rimanere in questo manicomio”
Pete gli lanciò un mezzo di chiavi “Prendi la macchina aziendale”
Ryan lo guardò male “No ti prego è imbarazzante…”
Io prendi le chiavi dalle mani del ragazzo “Ok andiamo prima che tu impazzisca del tutto! Guido io!”
Pete ci salutò con un abbraccio mentre Spence se ne tornava nell’appartamento dei Panic.
Mentre uscivamo avvertimmo la voce di Brendon che salutava May dandole il buon giorno “Quel uomo farà impazzire tutti” disse Ross mentre mi allacciavo la giacca di pelle
Si, era molto probabile.
Ryan mi aprì la porta da vero cavaliere prima di chinarsi su di me e appoggiare piano le labbra sulle mie. Un urlo di May squarciò l’aria ma noi ormai non ci facevamo nemmeno capo presi come eravamo da noi stessi. Uscimmo fuori correndo verso il garage, pronti per perdere tempo a Los Angeles senza una meta certa.
La macchina aziendale non era altro che un BMW Z4 nera con disegnato sopra in rosso il logo della Clandestine Industries.
“Lo giuro” dissi divertita “Me lo tatuo questo cazzo di marchio”
“Non serve” proseguì Ryan sedendosi dalla parte del passeggero un po’ scazzato “Sei già una proprietà di Pete”
Io presi posto al volante notando che anche gli interni erano rossi “Ma è stupenda” aggiunsi abbassando il tettuccio.
“Fa freddo!” si lamentò Ross così sbuffando lo risollevai partendo “Dove andiamo?” mi chiese poi voltandosi verso di me e prendendo a trafficare con il lettore cd.
“Beh stavo per chiederlo a te” replicai io “Visto che ormai è mezzo giorno andiamo a mangiare qualcosa?”
Ryan annuì spiegandomi la strada per raggiungere…
“Sushi!” dissi felice entrando dal giapponese “Io AMO il sushi… è qualcosa di troppo buono…”
“Io invece lo odio” replicò Ross storcendo il naso mentre guardava poco convinto il buffet di pesce crudo.
Io lo guardai stupita “Beh potevi dirmelo che non ti piace, potevamo andare in pizzeria…”
Lui scosse il capo con un sorrisetto “è il tuo compleanno…” Gli sorrisi sporgendomi verso di lui per baciargli le labbra “e poi non è tutto crudo” concluse guardandosi attorno “Qualcosa di commestibile c’è”
Il mangiare non fu il solo inconveniente della giornata per Ross..
“Che bello piove…” commentò sarcastico mentre io lo guardavo divertita da sotto il cappuccio nero con le orecchiette da gattina appiccicate sopra.
“Vuoi che torniamo a casa? Possiamo sempre andare nel appartamento dei Panic così i ragazzi potranno continuare ad organizzare la mia festa a sorpresa a mia insaputa” commentai divertita mentre lui annuiva allettato dall’idea.
Brendon era così scemo che credeva fermamente che io non lo sapessi che stava addobbando la saletta come se fosse una festa per il settimo anno di età di una bambina che ama le cose rosa e pelose come i coniglietti. Peccato che avesse lasciato le borse con dentro tutto al centro della sala, sul divano, e che io logicamente avevo ispezionato il tutto rabbrividendo.
Tornammo dunque in Decay e li, subito nell’ingresso incontrammo Pete che stava parlando al telefono con qualcuno che doveva a quanto pare venire alla mia festa ed era importante che ci fosse e che portasse altra gente ancora “Deve esserci una casino tale da non riuscire a sentire nemmeno i propri pensieri” stava dicendo esaltato “Ok Mikes a dopo! Ciao!” quando mi vide osservarlo interdetta saltò su “Ma che cazzo ci fate qui? Non dovevate non tornare fino a stasera?”
“Fa freddo” si lamentò Ross “E ho male ai piedi, non mi va di camminare… senza contare che non mi pare il caso di stare senza far nulla tutto il giorno…”
Pete lo guardò malissimo “Cazzo sei inutile!”
Ryan alzò gli occhi al cielo mentre entravamo nel appartamento dei Panic.
“Visto che siete qui almeno potete aiutarmi” disse seguendo il chitarrista nella sua stanza e estraendo una chiavetta USB dalla tasca “Un mio vecchio amico mi ha mandato una demo…. Mi ha chiesto di aiutarlo in un nuovo progetto che ha in mente e, onestamente, io sono propenso a farlo.”
Entrai anche io guardandomi attorno visto che non ci avevo mai messo piede. La stanza sembrava divisa in due realtà contrapposte: una parte, quella sinistra, era perfetta ad immacolata. L’armadio era chiuso perfettamente en on c’erano tracce di vestiti fuori da esso, fatta eccezione per un paio di pantaloni neri piegati con cura su di una sedia. Il letto era rifatto e non una sola piega increspava la superficie del copriletto a disegni floreali. Il comodino era pulito e il centrino bianco in ordine; l’altra zona di battaglia invece, la destra per la precisione, sembrava una trincea di guerra. Il letto era ancora sfatto e non mi sembrava che venisse rifatto poi così spesso a giudicare dalla condizioni in cui era. Ai piedi del letto c’era una piccola collinetta di vestiti sporchi che non erano proprio un bel vedere e iniziai a sospettare che rimanesse li fino all’arrivo della cameriera del martedì, che puliva tutto e portata i vestiti in lavanderia. Il comodino era pieno di cianfrusaglie e non solo quello, ma tutte le superfici piane di quella porzione di stana. Non mi soffermerò sull’armadio aperto che vomitava letteralmente abiti.
Ovviamente quella era la parte di Ryan.
Il ragazzo passò un piccolo portatile nero a Pete che si mise a sedere sul letto di Bdon con un tonfo accendendolo “Si chiama Gabe Saporta”
“Ah sì, il cantante dei Midtown, no?” disse Ryro, prendendo una pasmina e appogiandola sulla scrivania, come se quell’unica accortezza potesse vagamente migliorare l’aspetto della sua parte di stanza.
“Esatto” rispose il boss inserendo la chiavetta nel pc e iniziando a scorrere tutti i file per cercare quello che gli interessava mentre io spiavo il tutto da dietro di lui, tenendo il mento appoggiato alla sua spalla “Gabe è il mio migliore amico da anni, e anche se ha cambiato decisamente stile secondo me ha buone possibilità di sfondare nella Decay ” Partì una canzone strana e sì, decisamente elettronica.
Nonostante non fosse il mio genere mi piaceva molto lo stesso “È carina” commentai alla fine mentre Pete si esaltava, sorridendomi entusiasta.
Spiai il titolo della canzone.
Snakes on Plane.
“Perché mai una persona dovrebbe scrivere una canzone d’amore così bella e chiamarla così?” chiesi pensando che fosse un po’ una cazzata
Pete alzò le spalle “Sarà un rettilofolo” commentò “È passato un po’ dall’ultima volta che ci siamo parlati per bene”
“Fortuna che è il tuo migliore amico…” commentò Ryan da steso sul suo letto.
Pete gli fece la linguaccia “Senti JillyKitty domani vado a prenderlo, ti va di accompagnarmi?”
“Certo, mi farebbe piacere venire con te a…”
Ryan si alzò di scatto “Ma perché non ti porti Brendon?”
“Perché voi avete tre interviste” disse Pete secco.
“E da quando?”
“Da adesso! Così impari a dire che mi invento le cose!”
Ryan sbuffò sonoramente prima di voltarsi con il viso rivolto al muro mentre Pete mi guardava furbescamente e mi sussurrava in un orecchio “Adoro farlo arrabbiare..”
Io risi “Non lo avrei mai detto”
“Uscite dalla mia stanza e ve ne andate a flirtare nella tua, Jill??” sbottò seccato Ryan prima di infilare la testa sotto al cuscino.
Pete sorrise spegnendo il pc “Vado, vedi di calmarlo…”e detto questo rintascò la chiavetta uscendo.
Io mi alzai per risedermi accanto a Ryan che però non sembrava contento visto che si schiacciò contro al muro per non essere toccato.
“Quando hai finito di fare il bambino dimmelo” gli dissi accarezzandogli un braccio. Lui alzò appena il cuscino guardandomi scazzato.
“Vai da Pete”
Io gli feci un applauso in quanto se lo meritava “Ti escono cose molto intelligenti insomma!” replicai prima di stendermi affianco a lui che ancora mi dava le spalle “Bambino geloso…”
Lui tolse la testa da sotto al cuscino mettendola sopra, senza però voltarsi verso di me “Sei tu che ci provi... o ci stai… non l’ho ancora capito”
A quel punto scoppiai a ridere “Dio non sai nemmeno per cosa essere incazzato!”
Ovviamente si offese ancora di più.
“Ryan mi dici che cosa siamo io e te?” chiesi di punto in bianco guardando il soffitto.
Lui si mise a sua volta a pancia in su “Beh… due esseri umani suppongo.. anche se tu spesso mi ricordi un’arpia” gli diedi una gomitata facendolo ridacchiare.
“Intendo dire cosa siamo l’una nei confronti dell’altro, idiota”
Lui rimase in silenzio sempre guardando il soffitto poi, di punto in bianco si girò verso di me, su un fianco, appoggiando la testa a una mano e guardandomi attentamente “Secondo te cosa siamo?”
“Bella domanda” replicai io guardandolo negli occhi nocciola “Te l’ho chiesto perché non ne ho idea…”
Lui mi sfiorò il viso delicatamente con l’altra mano, appoggiandomi un bacetto sul naso.
“Le persone non passano da single a fidanzate in dieci secondi, non te lo ha mai detto nessuno?” mi chiese un po’ divertito “Noi siamo in quel momento di conoscenza che porterà al nulla… o al tutto”
Io lo presi per la maglietta tirandolo verso il basso per potermi appropriare di quelle labbra che non avevo fatto altro che fissare mentre mi parlavano così sensuali e romantiche….
Lui rispose subito al bacio, appoggiandosi al letto con le mani per farsi leva e portarsi sopra di me. Io aprì le gambe quasi senza pensarci e lui si stese appoggiandosi a me, sempre però facendo leva sui gomiti. La situazione stava un po’ degenerando… ma la cosa non poteva far altro che farmi piacere…
Le sue mani scorrevano veloci sul mio corpo saggiandolo tutto mentre io facevo lo stesso accarezzandogli tutta la schiena.
Quando però sentì che stava iniziando pericolosamente a giocare con il bottone dei miei jeans mi fece prendere un po’ dal panico, non sentendomi ancora del tutto pronta nel concedergli tutto. Dopotutto non era il massimo, Ryan Ross, con le donne e lo avevo capito al volo non solo da come aveva trattato me, ma anche nel modo in cui si atteggiava con Keltie.
“Aspetta…” provai a dire mentre mi lambiva il collo di baci e riusciva ad aprirmi i pantaloni, ma lui sembrò non sentire nemmeno proseguendo in quella lenta tortura. E io non provai nemmeno a richiamare la sua attenzione quando riprese possesso delle mie labbra per zittimi.
La soluzione di tutto apparve quando Brendon Urie entrò nella stanza senza nemmeno provare a bussare.
Il ragazzo ci guardò indignato spalancando la bocca “Non solo Pete mi ha detto che siete tornati prima quando non dovevate assolutamente, ma vi trovo anche qui a commette un peccato carnale, razza di bastardi!”
Mentre io non riuscivo davvero a credere a quello che quello la stava dicendo Ryan sembrava sul punto di volerlo ammazzare “Brendon levati dai piedi!” gli urlò contro ma quello entrò nella stanza andando a mettere a posto il suo letto.
“è tutto rovinato!” disse isterico “Che cazzo avete fatto qua sopra?? I preliminari?”
“No! Ci si è seduto Pete!” rispose cattivo Ryan “I preliminari li hai interrotti ora tu!”
“E ho fatto bene!”
Ryan nascose il viso nell’incavo del mio collo reprimendo un urlo isterico “Brendon vattene” disse poi guardandolo attentamente “Non rispondo delle mie azioni se non te ne vai…”
“No non me ne vado!” disse cocciuto il cantante dei Panic “Se May non me la da allora nemmeno tu puoi scopare Ryro!”
Il ragazzo che mi sovrastava sgranò gli occhi prendendo a boccheggiare. Per un attimo pensai che il suo cervello fosse andato a puttane ma poi sembrò riprendere l’uso della parola “E questo chi cazzo lo ha deciso??”
“Sei mio amico! Mi devi solidarietà!”
“Ma io non ti devo un cazzo! Sei tu che sei perennemente in debito con me, Urie!”
“Ma non è giusto” piagnucolò il morettino appoggiandosi con fare tragico al suo letto con la faccia e fingendosi disperato fino alle lacrime “Io sono più grande di Jill! È per diritto di anzianità che devo perdere la verginità per primo!”
“Smettila di dire che sono vergine cazzo!” replicai io, a quel punto, infastidita dalle urla. Spostai Ryan con poca grazia da me, allacciandomi i jeans ed alzandomi “In questa casa non è possibile vivere! Dannazione a voi!” entrai in bagno afferrando l’accappatoio di Ryan “Io mi faccio un bagno, voi vedere di risolvere i vostri problemi in fretta perché non vi sopporto più!” e sbattendo la porta mi chiusi dentro.
Feci appena in tempo a sentire Ryan che aggrediva brutalmente Brend prima di aprire l’acqua e lasciare tutti i rumori alle spalle. Mi spogliai lentamente legando i capelli sopra al capo per non bagnarli poi mi immersi fra la schiuma chiudendo gli occhi.
Li avrei uccisi prima o poi ne ero certa, soprattutto quel maledetto bastardo di Urie che era arrivato rovinando tutto…
Ma la domanda era… aveva fatto bene o no?
Io non volevo che Ryan andasse fino in fondo ma alla fine lui mi aveva convinto con la forza, diciamo. Non sarei mai stata in grado di dirgli di no presa com’ero di lui… solo avevo paura che potesse seriamente spezzarmi il cuore. La faccia da stronzo non c’e l’ha mai avuta… anzi, se mai l’esatto opposto. Sembra così dolce…
Sembrava, si, ma non sapevo se davvero fosse così e avevo seri dubbi sulla cosa.
Sentii bussare ma ignorai del tutto. Non volevo che nessuno interrompesse quel attimo di pace. Dovevo sbollire, e non solo lo scazzo provocatomi da Bdon. Rimasi ferma li per un po’ fino a che purtroppo dovetti uscire. Mi avvolsi nel accappatoio realizzando che no, non avevo vestiti puliti. Uscii dal bagno e vidi Ryan che mi guardava ancora scazzato dal letto e, senza nemmeno dirgli ‘ah’ uscii dalla stanza diretta nella mia dove bussai per circa dieci minuti buoni ma nessuno mi aprì la porta. Misteriosamente chiusa a chiave.

“merda!” urlai dando un pugno contro la superficie di legno prima di tornare con la coda fra le gambe da Ross.
Dopotutto dove potevo andare praticamente nuda??
“Penso che May si sia chiusa in stanza con qualcuno” dissi secca mentre lui mi guardava interrogativo “Posso stare con te senza però che tu mi salti addosso?”
Lui alzò un sopracciglio “Non posso?”
“No, puoi. Ma gradirei molto che tu non lo facessi per oggi…”
Lui annuì lentamente spostandosi per fami posto così io mi stesi al suo fianco abbracciandolo mentre lui mi liberava i capelli che caddero come una cascata bionda sul cuscino spargendosi.
“Potrei scrivere una canzone su di te” mi disse sorridendo “She have long blonde hair like the Sun light…”
“Oh wow mi sento onorata” replicai accarezzandogli una guancia.
Lui mi prese la mano, intrecciando le sue dita alle mie “and she have two big eyes like the surface of the seaside…”
“Can I have you?”
“No, you can’t, but I can caught you in a dream…” mi baciò mentre io rimanevo immobile senza capire…
Poi si alzo di scatto prendendo da dentro all’armadio un piccolo block notes e una matita.
“Ma che fai?” gli chiesi mentre lui si rimetteva accanto a me a pancia sotto prendendo a scribacchiare.
“Butto giù la canzone per te…”
Io mi alzai allora, curiosa, ma lui mi impedì di leggere. Mi ristesi accanto a lui “Potresti almeno dirmi il titolo allora” dissi rassegnata.
“I don’t know… I think that probably I’ll call this song ‘She Have the World’…”
Li per li sorrisi felice mentre mi scappava uno sbadiglio.
Mi addormentai così, mentre sentivo lui che continuava a scribacchiare frasi, cancellandole o modificandole, con il grattare della matita in sottofondo…

 

Continua…

 

 

 

 

Hello everybody <3

 

Eccoci qui, come ogni giovedì con il nuovo capitolo!!!

Anche questa volta tutto intero perché –ahimè- non era abbastanza lungo per esser diviso!

Ma a quanto pare la lunghezza per noi non è un problema!!! XD

 

May e Bill ci hanno ancora dato dentro, anche se Beckett ha dimostrato che la protagonista è scema e non capisce un cazzo dell’amore XD Però vabbè, questi sono particolari…

Anche il personaggio di Bill ora sembra avere un cervello pensante… -ah sì? Qualcuno pensa qui dentro?- e si mette anche a fare lo psicologo.

Però in quel dormitorio di pazzi ce ne vorrebbe uno vero.

 

Diciamo che la scena clou del capitolo,  tuttavia,  è:

[…] …quando Brendon Urie entrò nella stanza senza nemmeno provare a bussare.
Il ragazzo ci guardò indignato spalancando la bocca “Non solo Pete mi ha detto che siete tornati prima quando non dovevate assolutamente, ma vi trovo anche qui a commette un peccato carnale, razza di bastardi!”
Mentre io non riuscivo davvero a credere a quello che quello la stava dicendo Ryan sembrava sul punto di volerlo ammazzare “Brendon levati dai piedi!” […]

 

E da lì in poi la guerra sul fatto della lealtà tra amici… Sappiate che questa è una cosa molto importante per Brendon Urie!!! U__U

Quindi, se volete essere suoi amici, siate leali… U__U

 

Jill poverina si è ritrovata a non poter fare nulla con Ryro, anche se ha detto che non è nemmeno lei sicura. Ma insomma… Cioè… è Ryro! Su, su Jill!!! Non importa se potrebbe spezzarti il cuore, dai… U__U

 

 

Per quanto rigaurda il presente… Eeeehm…Non si sa perché hanno litigato ma l’aria che tira è abbastanza pesante!!! XD

 

 

Anyway, pronti alla festa di compleanno perché è nel prossimo capitolo!!!! XD

 

 

 

Detto questo… A lunedì!!!! <3 <3

 

Kisses to all of you <3

Jess & Miky

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Capitolo 11
*** Act 2. Chapter seven part one : Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash ***


bananissima

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

 

Second Act: To Fall Love.

 

 

Chapter seven part one : Sometimes the best present

is someone who helps you to bring out trash.

 

 

May Pov (2010)

Lo scrosciare fastidioso dell’acqua fuori dalla finestra mi rende nervosa… Mi ricorda i pomeriggi infiniti che da piccola passavo a guardare fuori dalla finestra in attesa che mio padre tornasse. La sensazione di attesa disperata è ancora la stessa. Alzo gli occhi verso Brendon, che a fatica si allaccia la giacca davanti allo specchio della stanza. Ogni tanto si guarda riflesso e pare che di nuovo stia per scoppiare a piangere…
C’è un silenzio insopportabile in questa casa… Nessuna chiacchiera inutile, nessuna musica strimpellata, nessuna canzone cantata a caso durante le solite mansioni. Il poco rumore che siamo soliti fare è scomparso, lasciandoci muti entrambi.
Non ci sarà più nulla di cui parlare… è finita.
L’aria è ferma come se la città trattenesse il respiro ed ogni goccia di pioggia è una lacrima sfuggita a Los Angeles.
Mi siedo sul letto e mi passo una mano sul viso completamente struccato. Non possiamo realmente uscire di qui per andare a vedere il suo corpo freddo ed immobile. Dovremmo invece trovarlo sorridente sulla porta di casa… Pensare che non sarà più così un po’ mi svuota. I cambiamenti drastici come questo ho sempre fatto fatica ad assimilarli e superarli. Non sono quella che dovrebbe piangere, ma un po’ di magone me lo sento dentro. Figuriamoci sua moglie. Figuriamoci Brend… O Jill, o Gabe.
Io non potrò capire il dolore che provano loro. E se il mio cuore fa così male, il loro dev’essere completamente distrutto e lacerato.
-Brendon… Io chiamo… Chiamo Bill. Gli chiedo se passa a prenderci. Non me la sento di guidare.-
Mormoro, mentre prendo il cordless fra le mani, tremando nel comporre quel numero che so a memoria. Lui risponde sussurrando il mio nome con la voce flebile e dispiaciuta e subito accetta di accompagnarci con Gabe. Così, dieci minuti dopo –che sono sembrati un’eternità- scendiamo insieme e nel vialetto incontriamo i due cantanti. Gabe sembra un’altra persona… Non lo avevo mai visto così giù. Ci guardiamo un attimo, prima che sia Will a prendermi fra le sue braccia ed appoggiare la testa sulla mia. Dalle sue labbra scappa solo un sospiro, non sono stupita nel non vederlo piangere, perché conosco bene com’è fatto. So che non piangerà nemmeno davanti a questo, lui.
-Beck…-
-Andiamo… Forza.-
Dice, lasciandomi per poi dare una pacca forzata sulla spalla di Brendon. Arriviamo alla macchina e appena seduti la mano di quest’ultimo afferra la mia, stringendola forte. Tranquillo, Brend… Non la lascerò fino a quando non mi dirai che riuscirai ancora a sorridere.
Ma sarò io quella che ci riuscirà?

 

Jill Pov (2010)

 

Finalmente piove.
Guardo le piccole goccioline cristalline attaccarsi al vetro della finestra prima di scivolare velocemente verso il basso. Dovrebbe esserci il tramonto ora, ma grazie a dio la luminosa luce solare è stata soffocata da pesanti nubi grigie.
Ryan mi raggiunge mettendo il cellulare in tasca “La signora Cooper è disposta a tenerci Kylian” mi spiega mentre io continuo a guardare fuori. Grazie a Dio la nostra anziana vicina è sempre disposta a tenercelo per le esigenze, non posso di certo lasciarlo a Gwen visto che, suppongo, che verranno anche lei e quel infame stronzo e traditore del suo ragazzo…
“Sarà il caso di prepararci allora” gli dico atona dirigendomi verso la camera e aprendo il grande armadio bianco. Ho un sacco di roba qui, infondo questa è la casa in  cui viviamo anche se, da un paio di settimane per motivi che solo Ryan conosce ci siamo trasferiti in un piccolo appartamento a Las Vegas.

Chissà quante cose avrei potuto fare in queste due settimane…. Magari dire addio decentemente a questa persona che ho tanto amato e che ora non vedrò mai più…
Sposto i vestiti prendendone uno, provandolo e poi togliendolo e gettandolo sul letto. Non mi sembra che nulla vada bene. Nero? Grigio? Forse… no! Così non va!
“E poi sono io il disordinato della casa!” mi volto verso Ryan che sta guardando attonito la pila di vestiti che si è venuta a accumulare sul letto mentre cerca in vano di allacciarsi la cravatta. Le mani gli tremano. Mi avvicino a lui allacciandogliela prima di sistemargli il colletto bianco della camicia. Questo è il trucco, concentrarmi nelle piccole cose per non pensare… non devo pensare…
Il solo pensiero che tra poco lo vedrò, pallido e freddo, steso su un freddo tavolo chirurgico mi fa stringere il cuore a tal punto che per un attimo posso giurare che smetta di battere… prima di ripartire dolorosamente a pompare il sangue...
Stringo fra le mani quelle di Ryan come se volessi impedirmi di vederle ancora tremare, ma so che tanto non funzionerà nemmeno stavolta…. Lui mi bacia piano il capo prima di passarmi un braccio intorno alle spalle e stringermi a se “Passerà…” dice sottovoce “Anche questa passerà…
Il campanello che suona annuncia l’arrivo della signora Cooper così Ryan va ad aprirle per darle Kylian. Io mi sbrigo a vestirmi e pettinarmi ma decido di evitare una qualsiasi forma di trucco per evitare di vederlo colare ovunque. Se mi sto trattenendo dal piangere ora so che dopo non mi sarà più possibile frenare le lacrime che verserò amaramente… e so che non sarò sola in questo…
Esco dalla stanza indossando la giacca e vedo Ryan che mi aspetta appoggiato a corrimano delle scale che danno al piano superiore. Scendo lentamente e mi affianco a lui senza guardarlo, poi  insieme ci avviamo alla macchina in silenzio privo di sentimenti…
Dopo averlo visto morto dovrò pur rassegnarmi al averlo perso per sempre, vero?
Lo spero, questa condizione mi sta uccidendo…

 

 

May Pov (2006)

Mi passai l’ultimo tocco di marrone sulle palpebre e mi sistemai la fascia beige che avevo fra i capelli, pienamente soddisfatta della trovata stilistica di quella sera. Perfetto, alla festa di Jilliahn avrei fatto la mia bella figura…

-Sì, May… Va tutto bene! Sei perfetta!-

Dissi allo specchio, alzandomi il pollice da sola: il mio ego aveva bisogno di incoraggiamenti per restare così smisurato. Uscii saltellando dal bagno in cui ero chiusa a chiave da almeno un’ora e mi ritrovai davanti la festeggiata del giorno che mi guardava imbufalita, tutta spettinata e struccata con indosso l’accappatoio.

-Oh! Finalmente riesco ad incontrarti! Buon compleanno…-

Andai da lei per abbracciarla, ma si scansò alzando le mani per tenermi lontana. Rimasi un attimo stranita dalla cosa e mi si congelò il sorriso sulle labbra mentre lei aggrottava le sopracciglia incazzata.

-C’è qualcosa che non va?-

Domandai preoccupata a quel punto, sedendomi sull’angolo del letto stropiacciato.

-Ma no, guarda! Va tutto benissimo… Ti pare?! Tra dieci minuti inizia la mia festa e io sono ancora in questo stato! Per colpa tua principalmente!-

Io sbattei innocentemente le palpebre un po’ di volte, continuando a fissarla senza capire che cosa avessi mai fatto.

-Mia? Non ho fatto nulla! Ero qui in camera tranquilla…-

-Appunto!! Eri chiusa in camera con chissà chi… E di certo non Brendon, dato che lui era di là ad interrompere me e Ryan!- Iniziò a sclerare puntando un dito in direzione della porta in modo disperato.  -E io ho pure bussato per dieci minuti senza che tu mi sentissi!-

Non riuscivo bene a stare dietro al suo discorso, così mi sbadigliai e mi lasciai cadere all’indietro sul materasso sentendo poi un suo urletto di nervoso.

-Io non c’entro nulla se BrendJerk se ne va in giro a coglioneggiare e se la gente non si chiude in camera quando fa porcate…-

-Tu… Tu… Tu sei assurda!! Perchè non la dai a Brendon?!-

Gridò, facendomi di nuovo scattare a sedere per poterla fulminare crudelmente. Non mi era mai andato a genio che mi si dicesse cosa fare e con chi andare e lei lo sapeva bene. Ci facevo due risate finchè si scherzava, ma quando la cosa si faceva invasiva mi infastidiva.

-Da quando te ne frega della mia vita sessuale? Pensa alla tua e vedi di farti sverginare velocemente da Ross così non sei più frustrata!-

Non credo fu una buona idea tirare in ballo la sua verginità, dato che me la ritrovai addosso che cercava di strapparmi i capelli. Urlai afferrandole i polsi e lei mi guardò malissimo.

-Non potrò fare nulla finchè tu non ti scopi Brend! Che ti costa?! Se invece di farti Beckett prima ti facevi lui, a quest’ora non c’era più nessun vergine in questa casa!-

-Sarò anche una stronza, ma io non ho nessuna intenzione di farmi Brendon come se fosse il primo pirla che mi capita a tiro!-

Entrambe spalancammo gli occhi alle mie parole: non credevo di averle dette seriamente. Per fortuna qualcuno aprì la porta e Jill alzò lo sguardo per vedere chi era, quando sentii Pete parlare.

-Oh… Non credevo che voi due foste bisex!-

Alla sua affermazione Jill si alzò di scatto e io saltai giù dall’altro lato del letto, sistemandomi il vestito verde a quadri con le guance che mi scottavano. Quando rialzai lo sguardo poi vidi chi c’era nascosta dietro Pete ed in coro io e la bassista urlammo “Gwen” prima di correre ad abbracciarla.

-Sei ancora in accappatoio?-

Domandò la rossa –tinta, ovviamente!- rivolgendosi alla bionda, che subito iniziò a spiegare che era in ritardo per causa mia. Sospirai, prima che Pete mi prendesse per le spalle e mi accompagnasse via da lì.

-GoldyMay! Mi ha detto Bden che oggi pomeriggio avete parlato e ormai fate coppia fissa!-

-EH?! Pete, non vedo Urie da più di sei ore!-

Ero letteralmente sconvolta, non riuscivo a credere che Brendon si inventasse di sana pianta certe cose. Non era possibile! Seguii Wentz verso il giardino e notai l’enorme tenda che aveva fatto piantare nel pomeriggio per la festa. Era già piena di persone e –cosa più inquietante- ne stavano arrivando altre. Nella moltitudine vidi il cantante dei Panic correre ovunque per parlare con delle persone a me sconosciute. No, un attimo… Era Gerard Way quello? Stavo per domandarlo, quando Ross arrivò da me e mi appoggiò la mano sulla spalla libera da quella di Pete.

-Devo parlarti.-

Disse conciso e lo seguii senza fare domande verso la Big Room che era stranamente spopolata. Lì si appoggiò al muro e mi guardò negli occhi per qualche secondo.

-Che bello quel foulard…-

-Grazie… Mi hai fatto venire qui per questo?-

Scosse la testa e si guardò un attimo in giro circospetto.

-Devi darla a Brendon. Davvero… è un consiglio da amico.-

Io lo osservai un po’ spaesata, aggrottando le sopracciglia. Si erano tutti messi d’accordo per farsi gli affari miei? Non potevo più avere una vita privata nemmeno nel mio letto? Ma la domanda che più mi premeva era un’altra.

-Da quando siamo amici io e te?-

Lui mi fissò con una faccia da pesce lesso, prima di staccarsi dalla parete ed alzare le spalle. Poi mi sorrise appena, non sapendo nemmeno lui cosa dire.

-Beh, qui siamo tutti amici, no? Comunque davvero, Brend è un bravo ragazzo. Se gli dai una possibilità…-

-Lui non ti rompe le palle e tu puoi farti Jill… Capisco.-

Lo sentii borbottare un “esatto” un po’ imbarazzato, mentre dal divano alle mie spalle resuscitava un William Beckett tutto spettinato con indosso una camicia bianca mezza slacciata e dei jeans attillatissimi. Entrambi lo guardammo mentre sbadigliava e ci salutava.

-Ryan, May… La festa è iniziata?-

Domandò sbadigliando, guardandosi attorno un po’ rincoglionito. Ross ne approfittò per fuggire via così che io e Will restammo a fissarci.

-Sì, anche se la festeggiata è in ritardo.-

Feci per incamminarmi ma lui mi raggiunse, prendendomi a braccetto in modo amichevole. Alzai il viso per sorridergli e lui ricambiò, mentre andavamo insieme verso il giardino dove si erano affollati tutti.

-Senti Will… Ti ringazio.-

Mugugnai in modo impercettibile, infatti lui si bloccò e si abbassò per arrivare alla mia altezza e sentirmi meglio.

-Cosa hai detto?-

Io arrossii in modo osceno e mi morsi le labbra, prima di prendere il coraggio di ripetermi.

-Ti ringrazio… Per prima. Per tutto.-

Le sue labbra si appogiarono per un ultimo innocente bacio a stampo sulle mie, prima che si raddrizzasse ed insieme entrassimo nella tenda.

 

 

Jill Pov (2006)

A svegliarmi, quando ormai era sera, fu Pete.
Lo maledissi per i primi istanti mentre lui mi scuoteva piano una spalla per attirare la mia attenzione. Me lo trovai davanti vestito di tutto punto con un paio di pantaloni neri e una camicia nera del medesimo colore. Mi misi a sedere stringendomi nell’accappatoio per evitare di denudarmi davanti a lui.
“Gli invitati stanno iniziando ad arrivare” mi disse sottovoce Pete mentre io lo guardavo con gli occhi sgranati.
“Ma la festa non era per le nove??”
Si… sono le nove e un quarto infatti”
Avevo dormito la bellezza di cinque ore e mezzo! Pete si alzò uscendo dalla stanza e raccomandandomi di sbrigarmi a prepararmi. Mi ristesi un attimo, ancora un po’ assonnata viste le luci soffuse della bajour sul comodino di Ryan. Guardai proprio quest’ultimo che dormiva sereno al mio fianco con la bocca socchiusa e il viso rilassato.
Mi misi su di un fianco per poterlo guardare meglio mentre facendo attenzione gli spostavo il ciuffo castano dal viso. capii che era sveglio quando alzò un braccio ,sempre però aprire gli occhi, posando la mano dietro alla mia schiena per attirarmi più vicina a lui. Lasciai che mi baciasse per alcuni minuti ma poi mi alzai mentre lui apriva gli occhi disturbato “Devo andare a prepararmi, e anche tu dovresti darti una sistemata o non potrai farmi da cavaliere!”
Lui si alzò di controvoglia mentre io uscivo dalla stanza e, guardandomi prima attorno circospetta, sfrecciavo nel mio appartamento e più precisamente nella mia stanza.
Proprio mentre stavo per gridare per farmi aprire ecco che May apparve magicamente con un sorriso spensierato “Oh finalmente riesco ad incontrarti! Buon compleanno!”
Speravo stesse scherzando, che mi stesse prendendo per il culo. Non poteva tenermi chiusa fuori dalla mia stanza e poi far finta di nulla così! No!
La allontanai decisa mentre lei tentava di abbracciarmi, tanto che mi guardò senza capire “c’è qualcosa che non va?”
Doveva essersi rincretinita… una persona normale non chiude fuori un’altra persona senza un motivo apparente valido! “Ma no guarda! Va tutto benissimo!” sbottai un po’ isterica mentre le spiegavo le ragioni per le quali mi aveva fatta davvero incazzare. Ma lei non sembrava interessata, arrivando a stendersi sul letto con non curanza.
Da li iniziammo a speculare sui rispettivi rapporti interpersonali fino al degenero “Da quando te ne frega dalla mi vita sessuale?” chiese piccata mentre io mi trattenevo dal menarla “Pensa alla tua e vedi di farti sverginare velocemente da Ross così non sei più frustrata!”
Quella fu la goccia. Mi avventai su di lei cercando di tirarle i capelli mentre la poveretta tentava di difendersi dalla mia furia cieca. Odiavo quando le persone ,mi rinfacciavano di essere vergine, sembrava diventato l’argomento di maggiore interesse per tutti gli abitanti di quella casa! “Non potrò fare nulla fino a che tu non ti scopi Brend! Che ti costa?! Se invece di farti Beckett prima ti facevi lui, a quest’ora non c’era più nessun vergine in questa casa!”
La lotta proseguì più o meno per un paio di minuti prima che la venuta di Pete mise fine al conflitto. Ma non era solo.
Gwen!” urlammo all’unisono io e May mentre la rossa correva ad abbracciarla. Io invece abbracciai Pete perché lo avevo capito al volo che, se la mia amica era li, il merito andava tutto a lui. Il moro si prese poi May uscendo con lei dalla stanza e raccomandandosi di far presto ma io avevo ormai deciso di farmi desiderare dai miei ospiti, visto che intanto non ne conoscevo un buon settanta per cento a quanto pare. Abbracciai di slancio Gwen che prese a tempestarmi di domande su tutto, soprattutto su Ross visto che la stavo tenendo aggiornata ma non ci eravamo sentiti negli ultimi giorni visto la mole di lavoro.
Guardò con un sopracciglio alzato sul accappatoio dove troneggiava la targhetta con scritto sopra “Ryan”
“Non è come pensi” le dissi ridacchiando.
“Allora come è?” mi chiese senza credermi così io alzai gli occhi al cielo.
“Siamo stati interrotti, mi piacerebbe che fosse davvero così”
Presi dall’armadio un vestito nero che non avevo mai visto e mi accertai che non ci fosse inciso sopra il simbolo di Pete. Grazie a dio qualcosa in quel armadio non era della Clandestine Industries. Gwen intanto si guardava attorno affascinata “è davvero bellissimo questo posto” commentò poi guardando dalla finestra che si affacciava sulla piscina “che salto di qualità!”
“Direi di si!” gli dissi sorridendo. Mi misi quel vestito stracorto con il corpetto nero di pizzo e la gonna di tulle. Lei mi guardava mentre io le raccontavo tutto nei dettagli, dal modo in cui lo avevo conosciuto, alle litigate dei primi giorni, a Keltie, al suo modo di baciare… e lei non faceva altro che ridacchiare divertita mentre mi truccato e mi sistemavo la chioma bionda.
“Direi che sei cotta” mi disse mentre uscivamo dalla mia stanza dirette in giardino.
Io sospirai “Si direi anche io… e ne sono un po’ spaventata…
Lei replicò ma io non riuscii a darle più retta, guardandomi attorno esterrefatta e facendo un solo pensiero…
“Ma quanta cazzo di gente c’è?!”

 

 

Continua…

 

 

Nda.

Scusate per il ritardo e per le poche parole ma siamo di fretta!

 

Grazie come sempre a chi commenta :D

 

A presto col la seconda parte della festa folle!

Un bacione

 

Jessy e Miky

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Capitolo 12
*** Act 2. Chapter Seven, Part Two: Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter seven part two : Sometimes the best present

is someone who helps you to bring out trash.

 

May pov.

 

Non avevo mai visto così tante persone in tutta la mia vita, se non al concerto dell’altro giorno. Ma parlando di feste, lì c’era concentrata più gente di quanta ce ne fosse in piazza il giorno della festa di paese di Evansville. Lasciai presto Beckett insieme a Travis, andando a cercare gli altri della mia band continuando a scontrami con personaggi famosi che avevo visto solo su youtube o in tv. E fu in quel momento che mi venne una crisi di agorafobia e tutto iniziò a girarmi attorno. Per mia fortuna Ross arrivò a salvarmi proprio mentre stavo per cadere in terra.

-Stai attenta a dove metti i piedi! Come fai ad inciamparti in un divanetto?-

Io mi ripresi in fretta e mi allontanai da lui con un balzo, guardandolo allarmata. Non mi aveva quasi parlato per giorni da quando ero in quel dormitorio e nel giro di un’ora era già la seconda volta che me lo ritrovavo appresso. La cosa non  era affatto normale né logica…

-Mi stai pedinando?-

Domandai con sospetto, mentre lui si limitava a farmi un sorrisino accompagnato da un gesto della mano che mi indicava il buffet.

-Ti va di mangiare qualche stuzzichino insieme?-

Accettai con diffidenza, prima di trovarmi con un piattino in mano seduta accanto a lui ad un divanetto sull’orlo della piscina. Con lo sguardo stavo controllando che Brendon non si curasse affatto di noi, continuando a girare tra gli ospiti come un cucciolo felice in cerca di attenzioni. Sì, aveva tutta l’aria di uno di quei barboncini che saltellano su due zampe in modo buffo per strapparti un sorriso e guadagnarsi il tuo affetto.

-A volte mi chiedo se ha battuto la testa da piccolo… O se fa uso di qualche droga.-

Mormorai prima di addentare un tramezzino, senza staccare gli occhi dal cantante dei Panic. Il chitarrista sospirò e si lasciò affondare nel divano, appoggiando un braccio sui cuscini a pois.

-Credo che sia proprio venuto al mondo così, purtroppo. Ma non preoccuparti! Alla fine, anche se è un po’ scemo… Un po’ tanto in effetti… è un bravissimo ragazzo! È l’ideale che ogni ragazza vorrebbe.-

Alzai un sopracciglio e mi voltai ad osservare Ryan, non riuscendo ancora a capire il perché di quest’improvvisa voglia di parlarmi di Brendon. O meglio… Sapevo che cosa voleva che facessi.

-Stai ancora cercando di convincermi che devo andare a letto con lui?-

Lo vidi irrigidirsi e tirare le labbra in un sorrisetto nervoso, mentre stritolava una pizzetta innocente tra le dita. Decisamente antisgamo…

-Macchè! Volevo solo parlarti di lui… Siccome sono quello che lo conosce meglio posso consigliarti. Vedo che sei indecisa su cosa fare…-

-No, in verità so bene che fare… Ovvero stargli alla larga il più possibile prima di ritrovarmi seriamente impantanata in una relazione con lui.-

Ed era vero… Volevo stare lontana da Brendon perché se solo avessi sbagliato una mossa e mi fossi lasciata prendere dai sentimenti che stavano nascendo i me, avrei finito per diventare la sua ragazza e ad essere addirittura innamorata di lui. Avevo un terrore tale di finire così che preferivo direttamente cercare di evitare ogni contatto.

-Ma è impossibile restare lontana da lui, lo sai? Quando vuole qualcosa ti rompe fino allo sfinimento finchè lo ottiene! È un rompicoglioni… Ma uno tenero! E amabile… Quando ce l’hai accanto poi hai sempre il buonumore! Ed è disposto a fare qualsiasi cosa per te…-

Iniziò ad animarsi, gesticolando per enfatizzare le proprie parole. Non sapevo se credesse veramente in quello che stava dicendo, ma nelle sue parole c’era una scintilla di entusiasmo che nascondeva un fondo di verità. Era la prima volta che parlavo così tanto con Ryan e già mi stavo facendo un’idea di lui… Credo che, per quanto si lamentasse, voleva davvero bene a Brend come nessun altro. Con il senno di poi, ho cominciato a pensare che, nonostante tutto, volesse che io ed il cantante ci mettessimo veramente insieme perché voleva vederlo felice. Non era solo per un fatto puramente egoista.

-Ascolta, Ryan… Non ho dubbi su ciò che mi stai dicendo. Penso anche io che lui sia una persona fantastica in fin dei conti. Però, il fatto, è che io non voglio…-

Non feci in tempo a finire la frase che qualche cosa cadde in piscina ed un ondata arrivò a bagnare me e Ross. Quando mi voltai vidi l’oggetto del nostro discorso che affondava in acqua con i vestiti. Sgranai gli occhi spaventata e per un attimo mi venne un colpo al cuore, pensando che fosse un incidente. Però poi tornò a galla e si guardò in giro con i capelli appiccicati alla fronte.

-Ma come non sono morto?-

Disse, mentre Jill gli urlava qualcosa dall’altro lato della piscina. Abbandonai il piattino con la roba da mangiare in terra e, dopo aver lanciato un’occhiata truce a Urie, me ne andai a grandi passi. Razza di uomo degenere!

-Amore mio ti prego aspetta!-

Lo sentii urlare, ma non lo ascoltai decisa a nascondermi tra la folla per non essere raggiunta da lui. Non poteva davvero essere così stupido… Doveva esserci un limite a tutto!

-May, aspetta!-

Mi voltai per vedere Ross che mi stava seguendo come se fosse diventato improvvisamente la mia ombra.

-Non ho più niente da dire su Brend… Né a te, né a Will, né a Pete. Insomma, vedete un po’ di farvi gli affari vostri! Siete asfissianti…-

Strinsi i pugni irritata, prima di portarmi una mano fra i capelli e strapparmi la fascia che mi stava facendo bollire il cervello. Mi accorsi così che stavo ancora tremando per lo spavento dell’aver visto Urie cadere in piscina. Lui mi osservò con le palpebre spalancate per qualche istante, prima di appoggiarmi la mano sulla spalla.

-Senti, detto semplicemente… Se Brendon ti piace così tanto, dagliela così non ti asfissiamo più.-

Detto questo fece retro front e sparì fra la gente, lasciandomi lì a bocca aperta.

 

 

Jill pov.

 

C’erano più sconosciuti a quella festa che persone conosciute.
Una varietà incredibile di vip si aggirava sotto al tendone sorseggiando alcolici e cocktail.
Io mi guardavo attorno un po’ intimidita da tutte quelle persone che mi facevano gli auguri e che io non sapevo nemmeno come ringraziare. Quando poi Simon mi portò via Gwen e rimasi sola mi venne per un attimo la voglia impellente di fare retro front e chiudermi in camera di Ryan a dormire fra le sue bracca. A proposito di Ryan, dove cazzo si era cacciato??
Pete corse in mio aiuto iniziando a presentarmi gente poi arrivò davanti a due volti che conoscevo fin troppo bene e che avevo ammirato ogni giorno della mia vita dai grandi poster appesi alle pareti della mia piccola stanza in mansarda, ad Evansville.
“Jilliahn loro sono Gerard e Mikey! Ragazzi lei è Jill, la mia nuova figlioletta e festeggiata del giorno!” disse allegro mentre io in totale incoscienza stringevo la mano a i due componenti di quella che era stata per anni la mia band preferita e lo era ancora.
“Lei è il tuo nuovo talento di cui tanti mi parlavi?” chiese Mikey a Pete che annuì fiero abbracciandomi le spalle con un braccio mentre mi ficcava in mano un gin lemon.
“Eh si! Sentirete che cd stanno facendo è davvero stupefacente” si stava gasando un po’ troppo quell’uomo mettendomi pesantemente in imbarazzo “Tra l’altro” proseguì “Le mie piccole pesche facevano le vostre cover all’origine…” lo guardai scioccata, no non poteva averglielo detto sul serio “è loro quel video che ti ho mandato l’altro giorno! Anche se è un po’ datato!”
“Ma Pete” mi portai una mano al viso, avvilita “avevo quattordici anni in quel video!”
“Siete molto bravi però” disse Gerard con un sorriso che mi fece rimanere di stucco “Ma dove si è cacciato Frank? Sono certo che lui avrebbe qualche buona parola in più da spendere! Era rimasto molto colpito dal vostro chitarrista”
Rimasi a parlare con loro ancora qualche minuto e nel momento in cui riuscii a parlare davvero sciolta Pete mi trascinò via.
Volevo davvero ucciderlo a quel punto.
“Quando Gwen vedrà Mikey le prenderà un collasso” dissi infine scuotendo il capo.
Pete mi presentò tanta di quella gente che mi venne subito mal di testa. Produttori discografici, direttori artistici, stilisti di moda, musicisti, modelle… attrici…
“è davvero Lindsey Lohan quella la?” chiesi scioccata.
“Già e lei è Nicole RIchie” aggiunse sorridendo presentandomi una piccola ragazza bionda.
Si, era decisamente sconvolgente quante persone famose fossero accorse per una chiamata di Wentz. Lo guardai sparire verso Paris Hilton, che io non volevo conoscere, e mi diressi verso il buffet ma subito venni arpionata da Brendon che mi prese attirandomi a se “Dobbiamo far ingelosire May!” disse mentre mi sollevava il vestito nel tentativo di stringermi a se.
Io per la sorpresa gli mollai uno schiaffo in faccia “Ma sei impazzito??”
“Lei mi sta tradendo con Ryro!”
Io mi voltai di scatto nella direzione che Brendon stava indicando con tanta veemenza ma mi ritrovai solamente a guardare Ryan che parlava con May “Ma Brendon non stanno facendo nulla…non si stanno nemmeno toccando”
“Ma tu non capisci! Nessuno resiste al fascino di Ryro!” si lamentò lui portandosi le mani ai capelli “è finita l’ho persa del tutto! Tanto vale suicidarmi ora!!”
E detto questo di lanciò in piscina sotto il mio sguardo orripilato.
Metà festa si era fermato a guardarlo mentre lui riemergeva “Ma come non sono morto??”
“è acqua mica acido!” dissi allargando le braccia.
No, non poteva averlo fatto.
May per risposta si alzò dal divanetto guardandolo male ed allontanandosi in fretta sempre con Ryan dietro a seguirla come un cagnolino che però mi fece segno di aspettarlo li. Io alzai le spalle ricordandomi di chiedere il motivo di quel attaccamento da parte del ragazzo alla mia cantante.
“Amore mio ti prego aspetta!” disse Brendon cercando di risalire dalla piscina ma non riuscendoci “Non mi lasciare per Ryan! Lui puzza! E non piega mai i calzini! Senza contare che non paga le bollette!”
Simon cercò di aiutarlo ma fu trascinato a sua volta nell’acqua seguito poi da Pete che si era sporto per salvarli entrambi.
Io mi allontanai velocemente sedendomi accanto a Patrick “é… follia”
“Nah è solo Brendon” replicò il rosso ridacchiando mentre Gwen mi si avvicinava.
“Ma perché Peter e Simon si sono lanciati in piscina con il cantante dei Panic…” vide Patrick arrossendo improvvisamente “at… the… the…”
“Gwen ti presento Pat”
Lui le fece un cenno un po’ imbarazzato, ma la timidezza di Patrick con le ragazze era nota a tutti ormai. Visto che restavano fermi a fissarsi imbarazzati e visto che sapevo quando Gwen fosse interessata al cantante dei Fob la feci sedere al mio posto allontanandomi velocemente.
Conoscendo Pat e Gwen sapevo che non sarebbe successo nulla se li avessi lasciati soli… un po’ per la differenza d’età, un po’ perché comunque lei era fidanzata da anni con in ragazzo del nostro paese. Un po’ perché lui davvero impacciato, ma so che lei mi amava per averla lasciata la a parlare con lui.
Mi diressi verso Joe che mi stava chiamando per potermi salutare e passando accanto a Brendon lo sentì dire qualcosa a Travis McCoy e Gerard Way che mi lasciò un attimo perplessa…
“Io e May siamo fidanzati ormai, anche se fa finta di niente in realtà mi ama molto e mi farà perdere presto la verginità!”
Mi allontanai velocemente correndo ad abbracciare il chitarrista dei FOB, spaventata da Brendon.
Si, era follia…

 

 

May pov.

 

Ero seduta tranquilla a parlare con Phill quando all’improvviso alle mie spalle spuntò William con una strana espressione sul viso. Mi si sedette accanto ricevendo uno sguardo obliquo da parte del chitarrista, che si alzò scazzato per andare da Dam. Ancora era convinto che tra me e e Beckett ci fosse qualcosa, credo…

-Non voglio stressarti, May, davvero… Ma credo che tu debba chiarire le cose con Urie il più presto possibile… Sta andando in giro a dire che tu e lui siete fidanzati ufficialmente e che lo sverginerai in fretta.-

Sgranai gli occhi sconvolta e mi alzai di scatto, senza smettere di guardare Will.

-Stai scherzando?!-

-No… L’ha detto a tutti. Certo che sbandierare che è vergine è davvero da idioti. Non ha una dignità da mantenere?-

Non rimasi lì un secondo di più, cominciando a correre tra la gente per trovare quel coglione. Non poteva sputtanarmi in quel modo davanti a tutte quelle celebrità!  Ed ecco che lo avvistai, ancora mezzo fradicio, seduto accanto a Katy Perry che ridacchiava con lui.

-…sì. Presto ci sposeremo anche e vedrai che cerimonia…-

Gli arrivai proprio davanti e gli afferrai il colletto della camicia, lui mi sorrise e mi appoggiò le mani sui fianchi tutto felice.

-MayMoon! Stavamo parlando di te!-

La mora mi salutò con un gesto della mano e io arrabbiata com’ero non risposi, tirando su di forza Brendon. Senza dire una parola lo portai via da lì e insieme andammo nel giardino frontale, dove nessuno si avventurava. Non era mia intenzione portarlo in camera perché ero certa che avrebbe frainteso e che tutti si sarebbero fatti un’idea sbagliata. Come se già non fossero bastate le chiacchiere inutili e infondate di Brendon.

Lui si sedette sulla fontana viola, guardandomi con questo sorriso stupido sulle labbra senza capire il perché lo avessi trascinato fino a lì. Continuavo a fissarlo arrabbiata e frustrata, volendo sfogare tutta la mia rabbia contro di lui prendendolo a schiaffi ed urlando… Ma dovevo contenermi, dato che la casa pullulava di gente. Non ero mai stata una persona violenta, ma lui mi tirava fuori tanto di quel nervoso che potevo diventarlo.

-MayMoon… Perché mi hai portato qui? Se vuoi fare l’amore con me potevamo andare in-

-Devi smetterla, Cristo santo! Basta! Non ti rendi conto di essere insopportabile?!-

Sbottai con cattiveria senza riuscire più a trattenermi. Lui sgranò i grandi occhi neri in modo pietoso, sembrando un cane bastonato. Ma ero talmente accecata dalla rabbia che non mi lasciai commuovere.

-Non puoi pretendere che io mi metta con te comportandoti in questo modo! Io non sono la tua dannatissima fidanzata… E soprattutto non si fa così solo per finire a letto con qualcuno!-

Tirai un calcio ad un sasso che rotolò fino ad in mezzo al vialetto, prima di sedermi accanto a lui. Mi strinsi i capelli fra le mani iniziando a piangere come una stupida. Piangevo solo quando ero nervosa e non vedevo via d’uscita da una situazione…

-Non mi puoi obbligare a fare l’amore con te, lo vuoi capire?-

Mi ritrovai a mormorare, quando le sue braccia si strinsero attorno a me e il mio viso affondò nel suo petto. Gli tirai un pugno sulla camicia, prima di stringerla forte.

-May… Se non vuoi perché hai paura possiamo anche aspettare!-

-Quanto sei ottuso Brendon?! La mia non è paura… Io non voglio che la tua prima volta sia squallida! So cosa vuol dire perdere la verginità su un pavimento solo per sfizio e senza essere amato! È uno schifo!-

La mia voce si tava facendo più isterica di prima e mi dava fastidio. Non so come lui facesse a sopportarla in quel modo.

-Ma con te non potrà essere squallido, amore mio… Con te sarà dolce e piacevole. Perché sono sicuro che un po’ d’amore ci sarebbe. E di certo no, no ti obbligherei a stare su un pavimento gelido. Abbiamo tanti letti!-

C’era tanto di quel calore nel suo modo di parlare che mi sentii ancora peggio di quel che mi credevo. Ma era così… Confronto a Brendon io ero dannatamente sporca e crudele, per forza mi sentivo uno schifo.

-Sei talmente stupido che è avvilente…-

Lui ridacchiò un attimo, lasciandomi un bacio sui capelli. Poi io mi tirai su, per guardarlo negli occhi. Qualcosa dovevo pur dirgli… Cosa avremmo chiarito altrimenti?

-Brendon Urie… Io sono davvero la persona sbagliata da cui cercare amore, però…-

Non riuscii a finire la frase perché in due perdemmo l’equilibrio e scivolammo dentro la fontana, illuminati dalle luci al neon. Guardai Brendon sdraiato sotto di me, con il volto che cambiava da rosso a viola per l’illuminazione folle… Lui mi spostò dei ciuffi bagnati dalla faccia e poi si sporse facendo leva sui gomiti, fino a baciarmi. Sorrisi, accorgendomi che i nostri discorsi seri finivano sempre con noi che ci baciavamo immersi nell’acqua. Mi scostai dal suo volto e mi alzai in piedi porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. Si era appena asciugato dal bagno in piscina ed ora era di nuovo tutto bagnato.

-Ci conviene rientrare per asciugarci, sai? Prenderai una broncopolmonite…-

Lui si alzò e mi abbracciò il fianco, sollevandomi per uscire da quell’astrusa fontana mentre l’aria fredda si faceva sentire. Così andammo nella mia stanza e dopo essermi messa in pigiama a lui diedi l’accappatoio di Simon, guardandolo poi sparire in bagno a levarsi tutti i vestiti bagnati. Il vociare degli ospiti arrivava fino alla stanza e sentivo che qualcuno iniziava già a salutare, dato che era ormai tardi… In tutto quel disastro di serata non avevo fatto amicizia con nessuno e nonostante questo tutti sapevano chi ero dato che Urie aveva spifferato false voci in giro. Sospirai e mi passai la salvietta sui capelli, prima di lasciarmi cadere sul materasso, ma non passarono nemmeno cinque minuti che lo sentii abbassarsi sotto il peso di Brendon. Incrociai i suoi occhi neri ed allungai le mani verso le sue guance per accarezzarle.

-Prima non hai finito di parlare… Dovevi dirmi qualcosa di importante?-

Domandò, appoggiando il gomito vicino alle mie costole per rimanere alzato sopra di me e potermi guardare. Il mio sguardo scivolò in giù e mi resi conto che sotto l’accappatoio Urie era completamente nudo. Arrossii e mi concentrai di nuovo sui suoi occhi, prima di mettermi a fare seriamente pensieri su di lui.

-Sì… Volevo dirti che se proprio vuoi puoi darmi lezioni di chitarra.-

Affermai, anche se non era quello che volevo dirgli. La mia prima intenzione era fargli sapere che ero disposta a tentare di avviare una relazione con lui, che sarebbe anche stata la prima che avrei avuto nella mia vita. Però, in quel momento, preferii tacere ed inventarmi una scusa a caso… Lui era talmente ingenuo che si fece prendere subito dall’entusiasmo e mi abbracciò.

-Aw, che bello MayMoon! Diventerai presto la nuova Jimi Hendrix della DecayDance!-

-Non credo proprio, Bden…-

Lui saltò indietro e mi osservò con gli occhi talmente spalancati da sembrare una SuperChicca. Fece un verso strano portandosi la mano davanti alla bocca e io rimasi intimorita.

-Mi hai chiamato Bden!!! Mi hai chiamato Bden!!!!! Mi ami, allora!-

Si avventò su di me e mi baciò con tanta passione che dovetti attaccarmi alle sue spalle e cacciarci dentro le unghie per allontanarlo da me. Così lui si staccò e saltò in piedi iniziando a saltellare come un pazzo urlando una specie di cantilena che diceva “la mia fatina delle verdi colline d’Irlanda mi ama”. In tutto questo agitarsi gli si alzò l’accappatoio lasciando poca fantasia nell’immaginare come fosse, dato che praticamente riuscii ad intravedere tutto. Mi coprii la faccia di sicuro bordeaux e strizzai gli occhi per evitare di fissarlo…

-Brendon Urie! Per favore, siediti e stai tranquillo.-

Lui obbedì e torna a sedersi al mio fianco, così cominciò a sproloquiare riguardo la serata e a tutte le persone con cui aveva parlato. Lo ascoltai in silenzio, sorridendo quando si sbracciava per spiegarmi meglio le cose… Finchè mi scappò uno sbadiglio e lui si bloccò.

-Vuoi andare a nanna?-

-Sono un po’ stanca, in effetti… Continuiamo domani… Salutami Ryan.-

Lui ridacchiò e mi lasciò un bacio sulle labbra, prima di alzarsi e sparire dalla porta. Andai un attimo a lavarmi i denti e sospirai rilassata… L’idea di lasciare che Bendon provasse a stare con me seriamente a quel punto mi sembrava piacevole, anche se doveva essere faticoso. Però se fosse stato facile credo che non gli avrei voluto così tanto bene… Uscii dal bagno sorridente e mi trovai davanti Brendon con una strana espressione da maniaco sulla faccia.

-Ryan mi ha chiuso fuori! Dormo con te!-

-Dormire vuol dire dormire, Brend…-

Affermai decisa, andando direttamente ad infilarmi sotto le lenzuola. Lui si avvicinò saltellando al mio letto e con mio grande stupore si levò l’accappatoio ripiegandolo bene ed appoggiandolo sulla sedia. Io non riuscii a staccare gli occhi da lui mentre veniva a sdraiarsi al mio fianco completamente nudo.

-URIE! Che cazzo fai?!-

-Dormire con l’accappatoio è scomodo! Così dormo meglio…-

Fece per abbracciarmi ma io sgusciai verso l’angolo del letto per evitare di avere contatti fisici con la sua nudità.

-Stammi lontano… Stammi lontano o è la volta buona che ti ammazzo.-

-Non mi ami più? Non vuoi dormire stretta stretta tra le mie braccia?-

Sentii le sue mani scivolarmi sulla pancia per trascinarmi verso di sé ma gli lasciai una sberla che lo intimidii abbastanza per staccarsi da me.

-Dormi e stai lontano. Devo farti lo spelling?-

-Eri la prima nelle gare di spelling del tuo paese, vero? Le fanno in Irlanda?-

-Dormi!-

E da lì calò il silenzio completo su di noi… Finchè, dopo dieci minuti, fui io stessa a cercare la mano di Brendon ed afferrarla. Ma lui stava già dormendo e non se ne accorse, quindi approfittai ed appoggiai la testa nell’incavo del suo collo. 

 

 

Jill pov.

 

Erano le tre del mattino, minuto in più, minuto in meno.
Pete venne verso di me chiedendomi di Urie ma io scossi il capo “Potrebbe essere ovunque.. quel ragazzo ha l’Aperion in testa…” commentai da seduta sopra alla sdraio a bordo piscina mentre lui proseguiva le ricerche senza aver capito assolutamente nulla di quel che avevo detto. Concetti filosofici, una delle mie fissazioni.
Gwen mi venne accanto felice raccontandomi che aveva passato la serata con Patrick a badare a Simon ubriaco e che, nel parlarci, non aveva potuto far altro diventare ancora di più una Patrick Stump fans.
“Ora vado a letto tata” mi disse alzandosi “Mi porto anche Simon così voi avete la stanza libera” disse facendomi l’occhiolino “e poi perché mi preoccupa un po’”
“Quanto ti fermi?” le chiesi “Ti vorrei far fare un giro per Los Angeles!”
“Fino a sabato! Abbiamo quattro giorni!”
Io annuì mentre lei mi augurava la buona notte andando a letto con Simon che la seguiva sbandando un po’ di qua e un po’ di la.
Io rimasi a prendere i saluti di tutte le persone che avevo conosciuto quella sera o che già conoscevo.
Patrick mi si avvicinò abbracciandomi e lasciandomi un bacetto fra i capelli “Vado a casa, vedi di dormire un po’ anche tu pulcinetta bionda” mi disse accarezzandomi le ciocche chiare prima di staccarsi mentre io sorridevo. Ormai mi ero affezionata moltissimo anche a Patrick e, pensandoci bene, chiunque passasse un po’ di tempo in nostra compagnia diventava subito importante.
Così era stato anche per il cantante dei FOB che andò a letto raccomandandosi di fare attenzione ai pazzi e con la promessa di uscire la sera successiva, chiedendo di portare anche Gwen…
Anche William andò a letto un po’ ciucco seguito poi da Trevis e Phill. Dam e Joe mi aiutarono a tirare su un po’ di sporcizia mentre tutti gli altri sembravano desaparasiti. Alla fine mi ritrovai da sola ad accumulare sacchetti della spazzatura in un angolo. Lo so che era il mio compleanno e che, teoricamente, dovevo essere esonerata da tutto ciò ma sembrava una porcilaia quel giardino. Mi voltai per sistemare i tavoli ma mi trovai di fronte Ryan Ross che, cogliendomi alla sprovvista, mi fece prendere un colpo.
“Ma da dove sbuchi?” chiesi portandomi una mano sul petto. Lui mi passò le braccia attorno al collo stringendomi a se ma io lo allontanai infastidita iniziando a sistemare delle sedie “Mi hai evitato tutta la sera e adesso vieni ad abbracciarmi?” chiesi acida mentre lui mi guardava con un sopracciglio alzato.
“Ma mica ti ho evitato”
“Ah si?? Io non ti ho visto…”
“Beh c’era molta gente…” Io penso che lo fulminai con gli occhi al punto tale che lui sospirò “Ok va bene ti chiedo scusa solo che stavo cercando di convincere May a prendersi quel coglione di Brendon…”
Io mi appoggiai con i fianchi al tavolino “E perché mai ti sei dato tanta pena scusa?”
Lui mi venne addosso appoggiandomi le mani sui fianchi e facendo scontrare le nostre labbra “Perché voglio averti… e voglio che Brend si metta con May”
“E perché mai scusa?” chiesi io mentre il cuore mi partiva all’impazzata.
“Perché se si mettono insieme lui si leverà dalle palle” e detto questi si avvento sulle mie labbra di nuovo iniziando a baciarle con passione. Mi prese in braccio, un po’ a fatica viste le sue braccine e mi portò nelle sua stanza mentre a me veniva da ridere. Pete ci guardò un po’ perplesso mentre parlava con Andy.
Effettivamente dovevamo sembrare una coppia di scemi. Una volta entrati li Ryan mi mise a sedere sul letto mettendo poi il pigiama di Brend fuori dalla porta e chiudendo a chiave.
“Ecco così saranno costretti a stare insieme” disse tornando a prendere posto accanto a me.
Mi appoggiò la mano sul ginocchio mentre io mi lasciavo sfuggire uno sbadiglio poco romantico, mascherato malamente dalla mia mano dalle dita sottili “Scusami” gli dissi poi mentre lui prendeva ad accarezzarmi i capelli vagamente divertito “Ma io ho un sonno tremendo…”
Lui sorrise alzandosi e aprendo del tutto l’armadio mentre da esso usciva una cascata colorata di foulard che scivolarono ai suoi piedi. Ma lui non sembrava curarsene mentre io studiavo stratagemmi per sistemare quel casino assurdo “Ti passo qualcosa per dormire” mi disse mentre io lo guardavo un po’ interrogativa, entrando con tutto il busto fra i capotti e iniziando a frugare sul fondo del armadio dandomi, nel contempo, un bella panoramica del suo fondoschiena.
“Ma i tuoi pantaloni non mi entreranno mai Ross!” mi lamentai ovvia “E nemmeno le magliette!” dopottutto ero una ragazza munita di fianchi e seno, anche se non evidentissimo, non ero una tavola da stiro come lui.
“E perché no?” chiese la sua voce da dentro quell’antro, un po’ confusa.
“Perché sei troppo secco…”
Lui uscì lanciandomi in testa una maglietta azzurra “Quella va bene anche a Zack, è comoda per dormire” commento il chitarrista alludendo al bodyguard della sua band.
Io lo fulminai con gli occhi “Stai per caso dicendo che sono un’obesa??” domandai piccata sul vivo. Dopotutto per le donne la linea è importante.
“No sto solo pensando che sei scema!”
Mi alzai entrando in bagno mentre facevo la linguaccia a mister delicatezza e mo cambiai piegando con cura il vestito prima di indossare la maglietta che mi andava così larga da sembrare un sacco buttato a caso sul mio corpo. Ringraziai dio di essere bassa, visto che la maglietta mi arrivava a metà della coscia… se fossi stata di un’altezza normale mi sarebbe rimasto fuori metà sedere…
Uscii dal bagno con lo sguardo basso. Mi sentivo quasi nuda conciata così ma quando vidi Ross non mi ritenni poi così inadeguata visto il pigiamino blu con sopra le stelline che indossava lui. Ne aveva uno uguale mio fratello di undici anni…
“Qualcosa non va?” mi chiese quando notò che lo stavo fissando con un sorrisetto.
“Oh nono!” dissi appoggiando il vestito ripiegato con cura su una sedia prima ti buttare le braccia al collo di Ryan che era tutto concentrato a cercare un programma in televisione. Gli stampai un bacio sulle labbra prima di dirigermi verso il letto ad una piazza alzando le coperte.
“Stasera facciamo la coppia anziana” mi disse continuando a cambiare canale senza staccare lo sguardo dal grande plasma appeso alla parete “ci guardiamo la tv fino a che non ci addormentiamo…”
Io ci rimasi di sasso. La coppia? Perché eravamo già una coppia? No, stava sicuramente scherzando, dopotutto non tornava il discorso se pensavo a quello che mi aveva detto il pomeriggio, ovvero che non si passa da single a fidanzati in un battito di ciglia…
Ancora non lo conoscevo a fondo e non sapevo che Ryan Ross era paradossale…
Mi misi sotto le coperte, contro la parete mentre lui sceglieva un vecchio film in bianco e nero “Questo è vecchissimo” mi disse spegnendo la luce e appoggiando il telecomando sul comodino, prima di stendersi accanto a me e appoggiarmi un braccio attorno alle spalle per farmi appoggiare al suo petto. Ancora stavo pensando alla faccenda delle coppia ma, come sempre, l’arrivo di Brendon mi fece riprendere contatto con la realtà.
Il proemio alla sua venuta fu un sonoro tonfo contro la porta, mentre Ryan iniziava a baciarmi. Si staccò scazzato mentre un altro tonfo più forte del precedente tuonava per la stanza.
“Ahia!” gridò Brendon a quel punto “Ryan ma ti sei chiuso dentro? Cazzo potevi mettere un cartello così evitavo di dare testate alla porta!”
“E che dovevo scrivere sul cartello?” domandò sarcastico il chitarrista dei Panic “Attenzione agli scemi: la porta è chiusa a chiave e prenderla a testate non la abbatterà!?”
“No! Bastava che tu scrivessi che stai facendo l’infame scopandoti Jill mentre io vado in bianco anche stasera!”
Io mi appoggiai al petto del ragazzo, convinta che la cosa sarebbe andata per le lunghe e chiusi gli occhi.
“Anche io vado in bianco Bdon” disse Ryan scazzato mentre altro emetteva urletti di gioia.
“Che amico leale ho!”
“Io sono leale si… tu no!” si portò una mano alla faccia “Vai a dormire con May!”
“Ok Ryro! Grazie!” disse felicissimo il cantante.
“Aspetta Brend! Ti ho messo il pigiama li fuori, lo hai visto?”
“Oh come sei premuroso Ryro… ma non mi servirà…” la voce lasciva che aveva usato ci spaventò un po’.
Ryan sospirò “Ma cosa devo fare con lui?” chiese rivolto verso al soffitto come se stesse parlando con Dio in persona. Beh, peccato che Pete fosse di la, se voleva parlargli poteva farlo no? Io mi alzai senza nemmeno rendermene conto, sedendomi su di lui e baciandolo appassionatamente. Non perché lo feci, forse un colpo da matta o un attimo di debolezza dovuto agli ormoni a mille, ma lo feci. Lui rispose al bacio alzandomi la maglietta e prendendo ad accarezzarmi la base della schiena. Poi mi fermai, tornando a stendermi sul fianco.
“Dormiamo ora” dissi tentennante mentre le miei guance bruciavano per l’eccitazione e un po’ di vergogna per essermi mostrata così intraprendente.
Lui ridacchiò spegnendo la televisione e stringendomi fra le sue braccia tra le quali mi addormentai così come la sera precendente, con un sorriso sulle labbra.
Iniziava a piacermi molto, quel Ross.

 

 

Continua…

 

 

 

 

Hello everybody!!!

 

Ecco qui la seconda parte del capitolo 7 ed il compleanno di Jill!!! ^-^

La serata è finita bene per tutte e due le ragazze a quanto pare!

 

Bden come al solito ha dei seri problemi mentali a lanciarsi così a caso nella piscina sperando di morire! Ma ormai non ci sono più speranze… L’abbiamo perso fin dall’inizio!!!!

 

Anyway…

Pronte per il capitolo 8???

GabeyBaby is coming! You can throw your fangs up!!!

 

 

A lunedì!!!!

 

Kisses ;D

Jess & Miky

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Capitolo 13
*** Act 2. Chapter Eight: G.A.B.E. is on, bitches! ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter eight : G.A.B.E. is on, bitches!

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Un tempo mi immaginavo che niente avrebbe distrutto la DecayDance… Credevo che saremmo stati una grandissima famiglia che avrebbe riso fino alla fine… Che, poi, questa fine mi sono sempre chiesta cosa potesse essere. La mia fine? La fine della DDR? La fine di noi? La fine del mondo? La sua fine?

La mia felicità nella Decay era distrutta da tempo, quindi perché porsi ancora la domanda?

D’altronde, chi si immagina di poterci veramente sbattere il naso contro questa tanto inaspettata “fine”?

Il corridoio dell’ospedale ci abbraccia con un sorriso storto mentre ci camminiamo… Gabe abbraccia le spalle di William, che lo sostiene come se non lo volesse vedere cadere. Io purtroppo non ho la forza di tenere su Brendon, anche se vorrei tanto poter essere così forte da portarlo in braccio per proteggerlo da tutto questo. È dannatamente avvilente essere solo un peso per lui in questa situazione.

Beckett apre la porta e sento Brendon cedere al mio fianco, così gli appoggio una mano sul petto. Ma il suo peso mi trascina a terra…

-Gabe… Gabe, per favore… vieni…-

Mormoro, mentre mi tremano le ginocchia per lo sforzo di tenere su il mio ragazzo. Lui subito accorre e lo accompagna a sedersi dentro quella dannatissima stanza. Mi blocco nel corridoio, senza riuscire a muovere più un muscolo mentre le lacrime riprendono a scorrermi sulle guance.

Non ce la faccio a vedere Bden così… Non c’è niente che io possa fare.

È Will che viene a prendermi la mano, con un sorriso gentile e mesto sul volto. Ma io non mi muovo ed alzo lo sguardo verso di lui.

-È sempre tutto uno schifo…-

-Lo so, May… Ma dobbiamo affrontarlo.-

Dicendolo mi asciuga la guancia, prima di appoggiarmi la mano sulla spalla ed accompagnarmi dentro. E mi sento soffocare… Vedo Brend seduto da solo e non riesco ad andare da lui pensando che, però no, non posso lasciarlo solo. Will ha ragione, dovrei affrontare lo schifo perlomeno per lui. Se fosse per me starei là fuori a piangermi addosso da sola…

Ma no, non ho ancora il coraggio di affrontare la fine… Così lascio che sia qualcun altro a stare vicino a Brendon, perché io non riuscirei mai a placare la sua sofferenza. Bello schifo di fidanzata che hai, Brend.

Mi prendo il viso fra le mani, non riuscendo a guardare in faccia nessuno, sapendo che dentro i loro occhi troverei solo un mare di tristezza incancellabile. Solo dopo minuti interminabili sento la porta aprirsi e quando alzo lo sguardo vedo Jill…

Mi sento mancare improvvisamente perché so che cosa succederà. William se ne accorge e mi abbraccia immediatamente, così appoggio la testa a lui.

Lei, subito dopo esser stata abbracciata a Gabe, vede Brendon e gli corre incontro. Li osservano mentre si stringono forte e la presa di Bill si fa più salda su di me.

-…ssht…-

Sussurra fra i miei capelli ed io resto immobile. Che posso fare? Vorrei avere la forza per poter riuscire a confortare Brendon, ma ogni volta che ci provo mi rendo conto di essere completamente inutile… Che diritto ho io di parlare?

E poi che potrei dire? Non posso capirlo… Io non lo capisco.

Perdere qualcuno che ti ha praticamente amato come un padre e tu hai amato come figlio io posso anche comprenderlo. Ma non totalmente…

 

 

 

Gennaio 2006 (Passato)

 

Quella mattina c’era bel calduccio nel letto… Mi strinsi automaticamente contro la centrale di calore Brendon Urie e lui respirò fra i miei capelli, passandomi una mano sulla schiena. Intorpidita, mi lasciai accarezzare lentamente e ricambiai andando a sfiorare il suo petto nudo fino a passargli la mano sul collo. Quanto era caldo Brendon… Caldissimo. Troppo caldo in effetti.

-Scotti…-

Mormorai sulle sue labbra che si erano appoggiate alle mie per baciarmi.

-Lo stare accanto a te accende la mia fiamma, MayMoon…-

Aprii gli occhi e gli appoggiai la mano sulla fronte per controllare che le mie paure fossero infondate. Purtroppo era il contrario…

-Bden, credo tu abbia la febbre.-

-No, ti sbagli. Sono solo accaldato per l’averti accanto.-

Mi baciò ancora, ma era evidente che doveva avere la temperatura altissima. Le sue labbra erano letteralmente ardenti… Mi staccai da lui e mi alzai per andare a prendere il termometro nel mio beauty-case, prima di ficcarglielo sotto l’ascella e sedermi sull’orlo del letto. Lui mi osservò piegando la bocca in un’espressione offesa, allungando la mano per rigirarsi i miei boccoli sulle dita.

-Ti sei ammalato, complimenti…-

Conclusi, dandogli una sberla in fronte e facendolo lamentare. In quel momento si aprì la porta e mi voltai per vedere Jilliahn che entrava con un’enorme maglia. Lei ci guardò un attimo ed alzò un sopracciglio.

-Vi consiglio di chiudere la porta a chiave d’ora in poi… Pete prima è entrato qui a cercarmi ed ora sta dicendo a tutti che Brendon era nudo nel tuo letto.-

Brendon rise e si mise a sedere abbracciandomi ed ammiccando alla bassista.

-Spero l’abbia detto a Beckett! Così vedrete come gli rode!!!-

Sospirai chiedendomi perché doveva essere così scemo, ma non riuscii a ribattere nulla dato che lui mi sussurrò “ora lui non ti avrà più perché sei mia, MayMoon” prima di avventarsi sulle mie labbra. Io appoggiai le mani al suo petto per staccarmelo di dosso, ma lui mi teneva arpionata e la cosa fu difficile. Per fortuna fu assalito dal bisogno di prendere aria e si spostò, guardando Jill.

-Sì lo so siamo bellissimi… Ma fissare non è etico, JillyKitty.-

-Tu che parli di etica è come un ebreo che vota nazzismo, Urie…-

Rispose lei facendomi ridere, prima che ci salutasse dicendoci di fare i bravi e chiamandoci “ninfomani”. Brendon ammiccò e mi fece scivolare la mano sul petto, beccandosi però una sberla dritta in faccia.

-Sei malato. Vado a scaldarti del thè e a cercare qualcosa da farti prendere. …tu vai a vestirti, per favore. Ti aspetto in cucina.-

Detto questo mi diressi ai fornelli per scaldare un po’ d’acqua, per poi controllare se nell’armadietto dei medicinali ci fosse qualcosa. Lui arrivò qualche minuto dopo con indosso un pigiama, sedendosi poi con la schiena rivolta verso di me e mostrando così la riga del sedere.

-Brendon… Non hai messo le mutande?-

Domandai e lui scosse la testa, afferrando la tazza che gli porsi con un sorriso storto ed appoggiandola sul tavolo. Mi afferrò i fianchi trascinandomi contro di lui e baciandomi famelico il collo.

-Così farai più in fretta a spogliarmi quando vorrai…-

-Avrei fatto in fretta anche se avessi avuto su tre paia di boxer Bden… Io in queste cose sono allenata.-

Gli mormorai all’orecchio, prima di morderglielo e lasciarlo talmente sbigottito da mollare la presa su di me. Ci voleva poco a mandarlo in crisi… Mi presi una tazza di latte e mi accomodai di fronte a lui che mi fissava con la bocca aperta.

-MayMoon, mio dolcissimo fiorellino celtico… Quanti ragazzi hai avuto prima di me?-

-Nessuno.-

Bevvi un lungo sorso e lui si sporse verso di me, stringendo gli occhi per vedermi bene, dato che non aveva né lenti né occhiali.

-Con quanti ragazzi sei andata a letto?-

-Uhm… Vuoi il numero in notazione scientifica o ti metto tutti gli zeri?-

Gli risposi, ma lui alzò le sopracciglia non avendo compreso la battuta. Mi limitai a sospirare e prendere un biscotto dalla scatola, azzannandolo e iniziando a contare mentalmente.

-Credo che con Beckett facciano… Ma devo contare pure il cantante del gruppo country? Con lui più che tutto è stato-

-Non voglio sapere i particolari!!-

Sorrisi e poi gli pizzicai la guancia, prima di chinarmi in avanti e mormorargli il numero all’orecchio.

-Trentatre…-

Lui cadde dalla sedia e io saltai in piedi per lo spavento, vedendolo che scalpitava sul pavimento per lo shock. Non credevo che la cosa gli avrebbe creato un simile sgomento, altrimenti avrei alleggerito la cifra.

-Bden… Non… Non ho mai amato nessuno però. Se ti puo’ consolare.-

Provai a rassicurarlo e lui si rialzò prendendomi le mani fra le sue e guardandomi con occhi brillanti.

-Nemmeno io ho amato nessun’altra! Tu sei la prima, MayMoon!-

Lo abbracciai e poi ci scambiammo un lungo bacio, che fui costretta ad interrompere per ordinargli di prendere i medicinali. Lui si lamentò ma poi obbedì, come un bambino… Mi chiedevo se avviare questa relazione con lui sarebbe stato intelligente, dato l’immaturità di entrambi. Sospirai andando nel salotto completamente vuoto per risistemare le medicine nell’armadietto e notai le mille scritte colorate sulla lavagna bianca, così andai a leggere. Sotto il solito “Ryro is gay and I love him” firmato da Brendon con tanto di cuore, c’era una lista di messaggi lasciati dagli altri. Pete diceva che andava a New York con Jill e ci aveva pure disegnato sopra il suo logo a cui qualcuno aveva aggiunto le corna e dei genitali maschili. Con una scrittura contorta, poi, c’era scritto che i The Academy Is avevano un live a Long Beach e poi “vado a tostarmi!” con sotto la firma di William. Inoltre, i restanti Panic! avevano appuntato di essere usciti… Poi riconobbi la calligrafia di Phill che diceva “registriamo!”.

Strepitai leggendo e mi scappò una bestemmia mentre Brendon mi raggiungeva per abbracciarmi. Appoggiò il dito sulla scritta della sua band e lesse bene ad alta voce, prima di bloccarsi.

-Se ne sono andati tutti?-

Domandò e io annuii, prima di sciogliermi dalla sua presa ed avviarmi verso il piano interrato.

-Vado a vedere gli altri, che se occorre la mia presenza mi fermo giù!-

Lui mi seguii saltellando e quando fummo davanti alla porta era chiusa a chiave e con il casino che c’era per la batteria, bussare ed urlare come dei pazzi fu inutile. Brend allora propose di salire e passare la giornata da soli, con un paio di chitarre e dei biscotti. Accettai la proposta e, dopo aver insultato pesantemente tutte le pesche al di là della porta, decisi di seguirlo al piano superiore.

Ci ritrovammo così seduti sul divano del soppalco con in mano una chitarra ciascuno e Brendon mi stava spiegando per filo e per segno come iniziare. Io guardavo sconsolata il plettro fucsia che avevo fra le dita, mentre lui iniziava a strimpellare chissà che. Sentire lui mi demoliva totalmente… Brendon Urie era –e continua ad essere- un genio musicale a 360 gradi. Io non sapevo nemmeno fare due accordi e mi limitavo a cantare, oltretutto in modo pietoso se volevo mettermi a confronto con lui. Ma, come continuò a ripetermi da quel giorno in poi ad ogni lezione di chitarra o di canto, dovevo solo credere di più nelle mie capacità. Brendon è sempre stato l’alimentatore del mio ego…

Dopo la quarta volta che l’accordo che provavo a fare usciva da schifo lui mi prese la mano sinistra e mi guardò dritta negli occhi.

-Vedi dovresti fare più pressione con le dita… So che fa male, ma se vuoi imparare devi soffrire un po’. Sarò qui io a placare il tuo dolore!-

E dicendolo in modo teatrale mi baciò le dita con le labbra febbricitanti, facendomi ridere. Non pensavo che saremmo andati molto lontano con quelle lezioni.

-Che consolazione… Guarda, Bden, se partiamo così penso che non vorrò mai imparare per evitare che tu abbia la mania di fare l’infermierina.-

Lui alzò un sopracciglio, prima di mettersi a suonare e canticchiare qualcosa come “I’m the nurse, come and let me heal your wound” ammiccando verso di me. Io, sempre cantando, gli risposi “I’d rather die suffocating with my vomit”, così che il suo viso si deformò in un’espressione esageratamente ferita.

-My irish fairy doesn’t love me… She just want to rape my perfect body …-

-Ah, il tuo sarebbe un corpo perfetto…?-

Domandai ammiccando, prima di mettermi a ridere con la fronte appoggiata alla chitarra. Lui appoggiò la sua a terra, prima di strapparmi di mano la mia e iniziare a solleticarmi brutalmente. Io continuavo a ridacchiare cercando di liberarmi, mentre mi faceva cadere sdraiata sui cuscini.

-Perché qualcun altro dei tuoi trentatre ragazzi era bello, avvenente e scolpito quanto me?-

-Almeno ventisette sì… Tu non hai visto il quinto, quello era proprio dio! Anche il trentatreesimo non scherzava…-

Annuii alle mie stesse parole e lui mi prese i polsi portandomeli sopra la testa ed immobilizzandomi sul divano. Iniziai a muovermi in modo convulso per liberarmi, quindi lui mi bloccò con una sola mano le braccia e con l’altra prese a punzecchiarmi i fianchi.

-No! Basta Brend! Smettila… Così mi fai morire.-

Lui mi sorrise sadico, prima di infilar la mano sotto il mio pigiama ed accarezzarmi. Le nostre risate scemarono piano ed iniziai a maledire mentalmente la mano di Brendon che presto mi avrebbe uccisa seriamente, ma per altri motivi. La sentii scivolare lungo la pancia fino a soffermarsi sul petto, mentre il suo viso si avvicinava al mio per catturare le mie labbra in un bacio. Probabilmente avrei dovuto fermare subito quella cosa, anche perché lui aveva la febbre ed era meglio che riposasse… Però, anche quando mi liberò i polsi per accarezzarmi il fianco, non ebbi la forza di dirgli stop. Passai le dita fra i suoi capelli, prima di cacciare anche io le mani nella sua maglia per sfiorare le sue scapole. Lui allontanò il volto dal mio e mi aspettavo che ammiccasse, invece mi osservò giusto qualche secondo con un sguardo perso, prima di scendere a baciarmi il collo.

…cominciavo ad avere caldo e questa volta non era perché lui era febbricitante.

Quando la sua bocca arrivò a sfiorare l’orlo del reggiseno che poi abbassò con le dita, credo che i miei neuroni si stessero annullando completamente e così mi lasciai prendere solo dall’istinto. Fanculo se lo amavo o no, fanculo la verginità, fanculo tutto… Gli appoggiai le mani sulle spalle e lo spinsi all’indietro, sedendomi sopra di lui e baciandolo con il triplo della passione che avevamo messo nel bacio di prima. Gli slaccai i bottoni del pigiama facendo scivolare le mani sul suo petto liscio, prima di scendere a baciarlo.

Poi, proprio mentre lo sentivo sospirare il mio nome e la mia mano stava spostando l’elastico dei suoi pantaloni, sentii qualcuno tossire rumorosamente dietro il divano. Mi alzai a sedere di scatto, voltandomi verso un Ryan Ross coperto da un pigiama anti-sesso e tutto spettinato che ci fissava a braccia conserte.

-E la lealtà? Dove la mettiamo la lealtà fra amici?-

Disse senza che io riuscissi a capire che cosa intendesse, mentre Brend si faceva leva sui gomiti e lo fulminava con lo sguardo.

-Ross!! Sparisci!! Sto per essere iniziato al sesso e tu ci hai interrotto!! La tua lealtà occorreva perchè tu mi lasciassi farlo per primo e basta…-

-No, qui il fatto è che io sono da solo e tu ora devi appoggiarmi ed andare in bianco nonostante la tua donna ti stia per spogliare.-

Io scesi dal divano e mi sistemai il pigiama, cercando di recuperare un po’ di stabilità emotiva e di sbollire. Raccomandai a Brendon di allacciarsi il piagiama, prima di avviarmi in cucina per preparare qualcosa per pranzo. Ovviamente tagliuzzai i pomodori immaginando che fossero Ryan, ma decisi di canticchiare per fare l’indifferente. Come se una che canta “Before I Forget” degli Slipknot sia una persona felice e tranquilla.

Loro iniziarono a dar fuori di matto e li sentivo litigare, soprattutto Brendon che urlava come una donna in menopausa presa da una crisi isterica.

-Non è affatto giusto! Io quando tu hai perso la verginità non ero lì ad interromperti!!! Sai quante scopate mi devi?! Solo perché ti ho detto di essere leale! Se sei mio amico come dici, allora avresti dovuto lasciarmi fare!!-

-Guarda che l’amicizia non dev’essere unidirezionale! Io pretendo lealtà e solidarietà perché se oggi sono solo, tu non puoi farti qualcuno sotto il mio naso! Non hai pensato che ciò mi possa rendere triste e depresso?-

Frustrato… Io avrei usato quella parola, più che altro. Ma me ne restai zitta, mettendo i pomodori accanto al fornello, mentre riempivo d’acqua una pentola e la mettevo a bollire. Le loro urla bastavano senza che mi ci mettessi io… Poi non avevo voglia di mettere dito fra di loro, si sa che nelle coppie affiatate è meglio che i problemi se li risolvano da soli.

-No che non ci ho pensato! Tu scopi come un coniglio da quando ti ho conosciuto e non ti ho mai detto nulla!! Dio, Ross!! Stavo per perdere la verginità!!! Non ti rendi conto che meta importante mi hai appena impedito di superare?-

-La supererai domani… Oggi ci sono anche io in casa con voi e non è etico lasciarmi solo per “commettere peccato carnale prima del matrimonio”.-

A queste parole sentii Brend ringhiare, poi seguì il silenzio disturbato solo dal bollire dell’acqua… Non ci volle molto e si sentì un tonfo, così andai a vedere che stava succendendo e sul soppalco vidi Ryan sovrastato da quell’altro che lo stava prendendo a pugni.

-Oh Cristo!! Fermatevi! Siete impazziti? Smettetela!-

Gridai, ma loro iniziarono a rotolare e ribaltarsi tra un colpo e l’altro, finchè Ross morse la mano di Brendon che si alzò di scatto ad urlare.

-Non potrò più suonare il piano per due mesi!!!!-

Salii gli scalini in fretta e presi il cantante per la maglia, spingendolo verso il piano inferiore. Poi guardai Ross in cagnesco, prima di accorgermi che aveva l’occhio pesto e si sarebbe di certo gonfiato.

-Voi due siete malati!!!-

Aiutai il chitarrista ad alzarsi e insieme andammo al frizer, da dove tirai fuoi del ghiaccio da fargli appoggiare sul viso. Brendon nel frattempo si osservava la mano come se gli stesse andando in cancrena, ancora preoccupato di non poter suonare. Mi avvicinai a lui con del disinfettante e una benda, così gli sistemai la ferita in modo che non si lamentasse più.

-Adesso vedete di darvi una calmata oppure io e Jill andiamo a vivere altrove… Da sole.-

-Ma MayMoon, se tu te ne vai a vivere da sola con lei chi mi farà perdere la verginità?-

Alle parole di Brend, il chitarrista sbuffò e si appoggiò al tavolo con i gomiti continuando a tenersi il ghiaccio sull’occhio. Sarebbe diventato nero in fretta dato il colpo inferto e dalla sua visibile fragilità.

-Se continui così morirai prima di aver saputo com’è fatta una donna…-

Riuscì a mugugnare con acidità, prima di appoggiare la fronte al marmo e perdere del tutto la vitalità. Decisi di soffriggere il sugo continuando a canticchiare, così loro si zittirono ma guardando con la coda dell’occhio notai che Brendon stava facendo le linguacce verso Ross ancora spalmato sul tavolo.

La giornata passò con Ryan che pur di non lasciarci soli accettò la sfida alla Play Station lanciatagli dal cantante. Senza contare una partita a Scarabeo, la preparazione di una torta e, infine, la visione di “Via col Vento”. Durante il film io ed il chitarrista ci addormentammo, così che a svegliarci furono le urla di Simon che usciva vincitore dalla sala registrazioni e diceva che ormai i Crowbar sarebbero diventati la band a cui ispirarsi. Lo vidi apparire di fronte a me con il sorriso e spostai Ryan verso Brendon, che stava piangendo come un dannato per la scena del film.

-Abbiamo delle parti di batteria che fan paura… Sentiti un po’ di sludge ed impara a cantare così!-

-Canterò così quando tu diventerai come Jimmy Bower.-

Gli risposi lasciandolo perplesso, prima che si sfiorasse il mento pensieroso.

-Sto bene con la barba, dici?-

Gli rifilai una spinta ridendo, prima di alzarmi e stiracchiarmi. Il resto della band, insieme a Gwen, era in cucina a mangiare la torta preparata da noi. Scesi le scale velocemente ed andai da loro, appoggiandomi all’isola proprio davanti a Phill.

-Non mi avete chiamato per venire in sala registrazioni!-

Gli dissi e lui mandò giù il boccone e mi guardò serio, anche se la panna che aveva sul naso rovinava tutto il quadretto.

-Io ho anche aperto la porta della tua camera per chiamarti, ma non volevo rovinare il tuo dolce sonno… L’avevamo detto che alle otto si iniziava a registrare.-

-Ah sì? Quando? A me non hai detto nulla…-

Gwen mi guardò stranita, mentre il chitarrista era sul punto di prendermi per il collo e strozzarmi, credo. Dam alzò le spalle e scosse la testa rassegnato, probabilmente ormai aveva capito che provare a farmi ragionare era inutile.

-L’altro pomeriggio nel salotto del nostro appartamento, prima che ti dicessi di fare Black Metal, ti ho detto delle registrazioni! E tu mi hai pure risposto che avresti puntato la sveglia e saresti venuta. Te l’ho ricordato pure ieri sera…-

-Me lo sono scordata allora… Cavolo.-

Mi diedi una pacca in testa, guadagnandomi tre sguardi basiti. In effetti il mio non era proprio un comportamento ragionevole e responsabile… Ma giuro che non lo facevo apposta, ero svampita e mi dimenticavo spesso gli appuntamenti e le cose da fare. Da quando ero arrivata alla DecayDance, poi, le cose stavano addirittura peggiorando e avevo davvero la testa a viole. Non che la band non fosse importante, è che mi attivavo solo quando dovevo cantare e del resto non volevo quasi saperne. Sì, era una cosa assolutamente sbagliata ma ai tempi non me ne fregava nulla. Sono sempre stata una persona principalmente egoista… E i componenti dei Killer Peaches lo sapevano benissimo, quindi non capisco perché si arrabbiassero ogni volta quando erano loro ad avermi portato a Los Angeles. Potevano benissimo abbandonarmi nel Wyoming e trovarsi una cantante migliore. A volte la pensavo così… Poi mi accorgevo che volevo troppo bene alle altre pesche per farmi buttar fuori dalla band e loro forse volevano bene a me, per quello ancora non mi avevano soffocato nel sonno.

-Phill, domani vengo di sicuro… Lo prometto. Giuro sul foulard rosso che mi ha regalato mia nonna che sarò puntuale.-

-Ma quel foulard non lo metti mai!-

Puntualizzò Gwen, che subito ricevette uno sguardo assassino da parte della sottoscritta. Comunque, prima che iniziasse una rissa in cucina, la porta d’entrata si spalancò lasciando entrare i The Academy Is che saltellavano con Will che si tracinava al seguito degli altri. A quanto pareva il concerto era andato bene e, da quanto mi disse il cantante prima di andare ad occupare il divano vicino a Ross, era stato veramente stancante. Brendon arrivò da me piroettando, abbracciandomi per suggerirmi di preparare un’insalatona mista per tutti, anche se c’era chi si voleva rimpilzare di carne.

-Ordiniamo messicano?-

-No! Cinese…-

-Una pizza??-

Piuttosto di cenare con un’insalata partì una discussione generale su cosa poter ordinare a casa e si finì per concordarsi sulla pizza da mangiare tutti insieme davanti a “School of Rock”.

Mi guardai attorno e vidi tutto il dormitorio in fermento e sorrisi, anche con il nostro “papà” Wentz lontano eravamo dei fratellini affiatati. Mancava solo la mia sorellina preferita –nonché anche l’unica- per finire il quadretto perfetto. Al tempo avrei rinunciato a qualsiasi cosa per vedere tutti così felici e uniti per il resto della mia vita…

 

 

 

Jill pov.

 

Dicembre 2010 (Presente)

 

L’odore di candeggina e di sterilizzante degli ospedali mi ha sempre dato una sensazione di vomito incredibilmente forte. Quando ero incinta di Kylian non riuscivo ad attraversare il reparto di rianimazione per raggiungere ginecologia senza esibirmi in strepiti. Semplicemente mi dava alla testa quel posto tutto bianco.
E oggi sa di morte più che mai.
“Pensi che io sia vestita in modo consono?” chiedo con voce flebile mentre mio marito mi apre la porta con un gesto elegante per poi farmi passare per prima. Io non muovo un passo fino a che non sento di nuovo il suo braccio attorno alle mie spalle a darmi sicurezza “Dopotutto questo è un giorno di lutto” continuo a farneticare mentre sento le lacrime bagnarmi di nuovo gli occhi “Io ho cercato di mettermi un maglione e la gonna nera prima ma le mie gonne sono tutte troppo corte e mi sembrava irrispettoso, solo che adesso con questi pantaloni mi sento una vera merda cazzo! Tutta vestita di nero! Ma chi sono? Il becchino? Dio sono una persona orribile, dovrei essere di conforto e invece porto solo tristezza… faccio schifo!”
Ryan si ferma abbracciandomi forte, lasciandomi un bacio sulla tempia e asciugandomi la lacrima che scende rapida verso il mento con la punta delle dita prima mi guardarmi con gli occhi stanchi “Va tutto bene. Adesso calmati… lo affronteremo insieme come tutto quello che ci è capitato…”
Annuisco debolmente mentre mi prende per mano e mi conduce verso la camera ardente e poi basta, non dico più una parola. Cammino a testa bassa assente, spossata dalla stanchezza e dal dolore che non mi permette di dormire.
Ci fermiamo davanti alla porta e per un attimo lo vedo vacillare, come se proprio in quel momento il peso di tutti i ricordi gli fossero piombati addosso. Ma lui non può cedere, se crolla lui io sono finita. Gli stringo la mano, forte, appoggiando il capo alla sua spalla. Lui sembra risvegliarsi di colpo abbracciandomi le spalle e aprendo la porta per far passare entrambi. Li ci sono tutti.
Gabe si alza di scatto correndo a coinvolgermi in un abbraccio così intenso che se non fosse per Ryan sarei caduta a terra come una scema, vista la totale assenza di forze.

Lo stringo forte mentre le lacrime scorrono a fiumi dagli occhi di entrambi.

“è assurdo” balbetta debolmente tra i miei capelli mentre io non riesco a dire o fare nulla se non

cercare di carpire più calore possibile da lui. Si stacca delicatamente da me passandosi una mano tra i capelli mentre una lacrima gli scorre sulla guancia lentamente e io non posso fare a meno di notare i suoi occhi gonfi e rossi. Gli scappa un sorriso che stona con la sua espressione devastata mentre cerca di regolarizzare il respiro per dirmi “Sai stamattina quando mi sono svegliato dopo aver dormito quei dieci minuti scarsi che ho dormito ho sperato davvero che fosse solo un maledetto incubo… ci ho sperato fino alla fine…”

Annuisco passandomi una mano sul viso per togliere le lacrime già uscite e far posto alle nuove.

Mi guardo attorno spaesata cercando Ryan e lo vedo a pochi metri da me, abbracciato a

qualcuno di moro che riconosco subito come Brendon.

Che scena assurda, non si parlano da mesi ed ora l’ipocrisia di entrambi li porta a stringersi in questo muto strazio. Brendon sono cerca che lo fa solo per concigliare il suo passato a questo spietato presente, ma Ryan? Perché? Non sono certa di volerlo sapere.
May se ne sta seduta in disparte, con il capo appoggiato alla spalla di Bill che la stringe a sé, tenendole un braccio attorno al fianco. La classica scena del McLean-Beckett show, a cui decido di non badare. Non oggi, non sarei opportuna.

Ryan si stacca da Bdon con un movimento fluido, facendo addirittura un paio di passi indietro dopo aver recitato a cantilena un paio di parole di conforto che non sorbiscono effetti… Guardo Brendon che abbassa le mani sfilandosi gli occhiali da vista e asciugandoli alla buona nella camicia prima di voltarsi verso di me e lasciarmi del tutto disarmata. Ha un’espressione così sofferente… il suo sguardo sembra gridare aiuto in modo così disperato che no, non posso ignoralo. Non posso lasciarlo solo.
Scosto Gabe che ancora mi tiene una mano sulla schiena e corro verso Brendon, che come se fosse riuscito a leggermi nel pensiero, si è lanciato verso di me. Ci abbracciamo intensamente mentre riprendiamo a piangere insieme, rumorosamente. Perché infondo è quello che voglio fare da quando sono venuta a conoscenza di questa notizia..

 Perché lui è il mio migliore amico, il cantante della mia band…

Perché infondo lui è il mio tutto, e solo il calore del suo braccio puo’ riscaldarmi.



Gennaio 2006 (Passato)

 

La mattina successiva alzarmi fu un martirio. Pete bussò alla porta fino a che non mi alzai per aprirgli e si affacciò subito dentro alla stanza prima di entrare. Andò verso il letto alzando appena le coperte per spiare Ryan sotto di esse e poi sotto lo sguardo stordito del ragazzo si rivolse a me “Uffa voi non siete divertenti come Brend e May”
Io lo guardai interrogativa mentre Ross si esibiva in un sonoro “Eh??”
“Brendon se ne sta nudo a letto con May” disse lui alzando le spalle “Tutto nudo, senza nemmeno le mutande!”
“Hanno scopato??” chiese sconcertato Ryan svegliandosi improvvisamente “Fammi capire… dovevamo andare tutti in bianco e alla fine loro hanno scopato?? E la lealtà?? Dove è finita la lealtà??”
Pete si grattò dietro ad un orecchio prima di sedersi accanto al ragazzo “Punto primo: sono le nove del mattino, evita un collasso” disse spingendolo sul petto per farlo stendere prima di rimboccargli le coperte amorevolmente “Punto secondo: non penso che abbiano scopato perché dopo un’attenta analisi ho notato che May era vestita e non ho trovato preservativi o carte di preservativi in giro per la stanza… se non l’hanno usato potrei prenderli per il culo per nove mesi. E punto terzo… Dio non devi aspettare Brendon per scopare!”
A quella affermazione il chitarrista si voltò dandogli le spalle e mugugnando qualcosa che io non sentii “Dai Pete lascialo stare” dissi portandomi una mano alla bocca per non ridere.
Il moro gli scompigliò i capelli prima di alzarsi “Devo davvero insegnarvi tutto!” mi passò accanto raccomandandomi di essere pronta per le dieci visto che il volo per New York era previsto per le undici.
Mi buttai sul letto e abbracciando Ryan da dietro per alcuni minuti prima di andare a prepararmi.
Quanto entrai in camera vidi subito May e Brendon, ancora a letto che stanno parlando di non so cosa e allora non mi interessava un gran che.
Li guardai con un sopracciglio alzato mentre Brendon indicava la maglietta che indossavo a mo di pigiama, convinta che stesse per dire che era di Ryan. Così decisi di precederlo “Vi consiglio di chiudere la porta a chiave d’ora in poi… Pete prima è entrato qui a cercarmi ed ora sta dicendo a tutti che Brendon era nudo nel tuo letto” dissi alzando un sopracciglio prima di prendere qualcosa dada indossare dall’armadio e un cambio per il giorno dopo, visto che io e Pete ci saremmo intrattenuti a New York fino al giorno successivo.
Brendon prese a ammiccare nella mia direzione saltando a sedere e denudandosi fino al bacino, ma grazie a Dio i suoi gioielli di famiglia rimasero nascosti fra le lenzuola di May “Spero che lo abbia detto anche a Beckett! Così vedete come gli rode!” disse felice abbracciando May mentre lei alzava gli occhi al cielo.
Io mi sbrigai a prepararmi prendendo poi lo zainetto e guardando in attesa che la neo coppietta smettesse di limonare per poterli salutare.
“Si lo so siamo bellissimi… fa fissare non è etico JillyKitty” mi disse saccente Brendon
“Tu che parli di etica è come un ebreo che vota Nazional Socialismo, Urie…” presi la giacca imbottita ricordando che New York era freddo a fine gennaio e li salutai “Fate a modo a casa da soli, ninfomani” dissi uscendo e non specificando che Ross non era uscito con gli altri…. Non ci diedi proprio peso.
Passai proprio da lui per salutarlo, dopotutto non ci saremo visti per 24 ore ma lui sembrava così preoccupato della cosa al punto da riaddormentarsi profondamente.
Gli scrissi un paio di righe su un foglio appoggiandoglielo sopra al comodino prima di uscire e dirigermi nel garage dove mi aspettavano Pete e Pat.
“Gwen è a letto” dissi al rosso mentre Pete ridacchiava.
“Dai ti piace l’amichetta di Jill? Ma sono piccole!”
Patrick arrossì iniziando a negare come se fosse accusato di omicidio “Dio non mi posso trovare bene a parlare con una persona che subito voi iniziate a speculare sul sesso”borbottò mentre ci accompagnava all’aereo porto fino al check-in “Siete insopportabili!”
“Dai facci divertire, PattyCake! Ci aspettano quattro ore e mezzo di aereo!”
Pete lo stritolò in un abbraccio prima di lasciarmi spazio per salutarlo a mia volta, poi ci incamminammo a braccetto verso l’imbarco parlando del più e del meno. Avevamo anche i posti vicini e in un primo momento mi sembrò anche una cosa positiva ma dopo le prime due ore volevo ucciderlo.
“Ma Ryro è davvero così dotato come tutte le sue ex dicono?” mi chiese mangiucchiando un pezzetto di panino mentre io alzavo gli occhi al cielo, mi faceva solo domande sessuali a cui io potevo solo rispondere che no, non lo sapevo ancora “te lo chiedo solo perché ho semrpe avuto il dubbio che lui le pagasse per farglielo dire…”
“Non lo so ancora, Pete” dissi atona guardando con espressione rassegnata lo schermo del portatile.
Ancora due ore e mezzo di aereo con lui, lo avrei di certo ucciso!
Riuscii a convincerlo a guardare un film avevo così un filo di sollievo ma a un certo punto, mentre ancora lo stavamo guardando vidi qualcuno impresso sulla pellicola di famigliare “Pete… Ma quello… Sei davvero tu??”
“Mhm… Sembrerebbe di si!”
“Ma come sembrerebbe! Hai girato un film e non te lo ricordi??”
“Non mi ricordo mica tutte le cose che faccio!”
“Adesso basta!” dissi spegnendo il pc “Dormiamo così le ore voleranno!”
Pete non sembrava molto entusiasta ma si addormentò subito mentre io cercavo ancora l’I-pod nello zaino.
Non mi ricordo chiaramente quando anche io mi sono addormentata ma so per certo che non ci misi poi molto a raggiungere il bassista nel mondo dei sogni mentre mi domandavo come procedessero le registrazioni della batteria….
Quando Pete mi svegliò eravamo praticamente arrivati e l’aereo si apprestava ad atterrare nella Grande Mela. Già all’interno del grande aereoporto, il JFK, mi feci un’idea di quanto doveva essere caotica nonostante non ci fossi mai stata, visto il via vai di gente che correva ovunque… Feci davvero una fatica immensa a stare dietro a Pete visto che il nano bastardo sfrecciava ovunque a una velocità pazzesca e rischiai di perdermi fino a che, grazie a Dio, raggiungemmo l’uscita dove una limousine bianca di attendeva pronta a portarci alla nostra meta.
“Qualcosa di un po’ meno vistoso no?” chiesi ironica mentre lui prendeva a frugare nel frigo bar. E poi dicono che i soldi non fanno la felicità…
“Volevo stare comodo visto che abbiamo ancora un’ora di viaggio prima di raggiungere casa di Gabey Baby!” disse facendomi lamentare per quel viaggio che mi stava sfinendo e non pareva avere una fine. Stava trasformandosi di allegra gita con il papà a New York in un incubo senza precedenti.
Passai il viaggio a guardare dal finestrino il traffico devastante della città e tutte le vie straripanti di negozi per le quali passammo. Il signor Saporta viveva nel quartiere latino della città, in culo ai lupi, per la precisione. Il suo appartamento all’ottavo piano di una palazzina grigio topo mi sembrò un miraggio lontano quando scesi dall’auto che ci aveva portati fin li. Se avessi fatto in fretta sarei volata di corsa in chissà quale lussuoso albergo della città dentro a una iacuzzi! “Dai andiamo!” dissi a Pete entrando nel palazzo con lui dietro che trotterellava felice.
“Questo è lo spirito giusto JillyKitty!! Ma fammi andare avanti che ci sono stato mille volte in questo posto!!”
Ovviamente, vista la mia leggendaria fortuna, non c’era un ascensione funzionante (dentro all’androne di quello principale una capretta brucava felice una pianta di ortensie) e iniziammo così la scalata verso la vetta prendendo le scale. Durante quell’Odissea mi sorse spontanea una domanda da porre al mio compagno di avventura ma per un attimo temetti la risposta.
Feci un respiro profonto “Petey?” lo chiamai e lui si voltò verso di me “Ma questo ragazzo lo sa vero che stiamo arrivando… No?”
“Mhm… direi di no! Ma io e Gabey Baby abbiamo una sorta di connessione telepatica” mi rispose sorridendo e fece per riprendere a salire ma io lo fermai.
Ecco, lo sapevo… “Connessione telepatica!?”
“ È il mio migliore amico da anni ed anni” Provò a spiegarmi, anche se io non ci vedevo una via di uscita “Sai quando sta per arrivare un uragano e i cani impazziscono perché lo sentono? Ecco così siamo io e Gabe!”
“Pete!” mi portai una mano alla fronte “e se non è in casa?? E se si è trasferito due giorni fa?? E se è andato in vacanza?? E se torna domani mattina??” continuai a pensare a scenari apocalittici che comprendevano drogati che ci derubavano ma Pete non sembrò per nulla darci peso.
“Fidati che lo troveremo a casa! Ti dico che lo conosco!”
No, io riuscivo a fidarmi… Ero stravolta dal jet lag e della stanchezza… Mi sarei rifiutata a costo di piangere come una lattante viziata!
Pete bussò un paio di volte ma nessuno diede segni di vita da dentro la casa così, rassegnata, appoggiai la schiena alla parete scivolando fino a terra “Posso farmi un pisolino?” gli chiesi io preparando la falsa scenata di pianto…
Proprio in quel momento però la porta si aprì di colpo facendoci sussultare. Un ragazzo alto e magro dai tratti tipici ispanici guardava Pete da prima perplesso e poi meravigliato. Lo guardai attentamente e vidi che, nonostante il freddo che attanagliava New York aveva addosso solo una canottiera bianca e un paio di boxer di cotone del medesimo colore.
“Ehy ma tu sei Pete Wentz!”
“Ehy ma tu sei Gabe Saporta!”
Li guardai ammiccarsi complici, chiedendomi perché fossero così fottutamente stupidi.
Poco male, mi consolai, almeno sembrava simpatico questo Saporta…

“Ehy voi due!” dissi sfregandomi con le mani le mie povere braccia infreddolite “Io sono Jill” dissi stringendo la mano a Gabe che mi guardava come se avesse visto la madonna in persona “Possiamo entrare? Fa freddissimo…”
Pete mi portò un braccio attorno alle spalle “Lei è il nuovo pezzo della mia collezione personale Gabey, ti ricordi no? Ne abbiamo parlato ieri sera”
Lui mi sorrise facendosi da parte e, dopo avermi fatto un inchino disse “Perdonatemi il mio esser fellone, oh madama dai grandi occhi celesti, prego accomodatevi nei miei alloggi per trovare riparo!” esplose in una risatina mentre anche Pete entrava, scuotendo il capo divertito “Comunque certo che ho capito, non sono mica così rincoglionito. Buon compleanno in ritardo!”
“Grazie…”Io entrai un po’ inquietata, riuscendo però a sorridergli sinceramente, per poi ritrovai in un piccolo ambiente, una saletta modesta con un divano, un tavolino, una televisione e una tavola come unico arredamento.
Dal cantante dei Midtown mi aspettavo qualcosa di meglio…
Mi misi sul divano, vicina a una stufetta portatile, per scaldarmi le mani mentre Pete iniziava a far comunella con Gabe, parlando di cose che io non riuscivo nemmeno a concepire.
“Sai dove possiamo trovare un albergo qui nei dintorni?” chiese poi, tra una cosa e l’altra, mentre io sorridevo raggiante pregustando il meritato riposo.
Gabe però scosse il capo deciso “Pete ma ti sei rincretinito? Potete rimanere qui! C’è anche troppo caldo e posso cucinare qualcosa, inutile che vi facciate altra strada no?”
Pete mi guardò in attesa della mia decisione ma io alzai le spalle “Man, sono così stanca che dormirei anche sotto al ponte di Brooklin, a me va benissimo di passare la notte qui e non fare altra strada!”
Pete si esaltò e non poco “Oh che bello! Così possiamo parlare di affari!!” esclamò felice mentre Gabe si sbrigava ad infilarsi un paio di pantaloni e a cucinarci qualcosa di caldo. Quando ci fu presentato un invitante piatto di pasta al pomodoro io e Pete iniziammo a divorarlo digiuni dal mattino… Gabe nel frattempo era andato nella stanza lasciandoci soli a mangiare sul divano.
Io terminai per prima, essendo sempre stata una fogna, e appoggiai il piatto sul tavolino davanti a noi lasciandomi andare soddisfatta contro lo schienale del divano.
“Gabe perché vivi ancora qui? È una bettola!” gridò Pete, guardando le pareti arancioni mentre masticava rumorosamente.
“Sei uno stronzo!” fu la dolce risposta sul suo amico, che lo fece sghignazzare. Prese un sorso d’acqua prima di tornare a guadare me e dire con voce decisamente più bassa “Sai che però, onestamente, non è la casa peggiore che abbia mai visto?” mi disse grattandosi il mento mentre io lo guardavo male “Quando sono andato a casa di RyRoss per conosce i Panic e prenderli sotto la mia ala protettiva mi sono stupito… sono rimasto come dire, impressionato…”
“Ah si? E da cosa?” chiesi senza mascherare la mia solita curiosità. Perché volevo sapere tutto quello che riguardava Ryan?
“Dal modo in cui una persona può ridursi a vivere” mi disse semplicemente alzando le spalle e guardandomi intensamente con quiei suoi occhietti color del cioccolato “e non parlo di certo di Ryro… parlo di suo padre… Quel uomo è un relitto… è sempre ubriaco e sfrutta la scusa di aver combattuto in Vietnam per non andare a cercarsi un cazzo di lavoro. Lo stipendio che la madre di Ross guadagna spezzandosi la schiena serve per pagare l’alcool a lui prima che il cibo hai figli…” non avevo mai visto Pete così schifato… “Senza contare che, da quel che mi ha detto Brendon, era solito mettere le mani addosso a suo figlio… Ho sempre pensato che Ryan non sia capace di amare in quanto si è sempre sentito ripetere che era un peso… Che sarebbe stato meglio non fosse mai nato…”
Io rimasi immobile guardandomi le mani e mordendomi il labbro cercando le parole per commentare tutto ciò ma non mi veniva in mente nulla.
Come Ryro non sapeva amare??
Pete, guardandomi in faccia, lesse il mio dispiacere e soprattutto il mio tormento così mi prese fra le braccia cullandomi appena mentre mi appoggiava un bacio fra i capelli riprese a parlare “Lo so che sembra solo introverso ma non è così…. È solo cinico, così tanto da sembrare addirittura nichilista…”
Sorrisi storta guardandolo in faccia “Sai cosa è il nichilismo, Wentz?”
“Mhm… Non proprio, ma un’idea ce l’ho! Adesso sto ripetendo un discorso di Patrick così tu che sei intelligente lo capisci meglio dei miei vaneggiamenti…”
Questo era dunque Ryan Ross? Avevo scambiato il suo essere glaciale con la timidezza, allora…
“Dovrei lasciarlo perdere quindi?” chiesi mentre una stretta allo stomaco mi paralizzava il respiro. Ero davvero così cotta da sentirmi male al solo pensiero di dover rinunciare per sempre a quel ragazzo?

“No” rispose ovvio il moro accarezzandomi i capelli “Devi amarlo ancora più intensamente… Tutto qui”
Rimasi in silenzio, sospirando.
Avevo decisamente molte cose su cui meditare…
“Petey i testi che ti ho inviato non sono quelli che… Oh scusate! Non volevo interrompervi!” disse Gabe tornando da noi e imbarazzandosi un po’ mentre io mi alzavo in piedi sbadigliando sonoramente.
“Non preoccuparti, mica è la mia ragazza!” disse Pete allegramente saltellando sul divano “lei sta con Ryan Ross!”
“Ma non è vero!” dissi io arrossendo vistosamente. In effetti non era vero “Non è nulla di ufficiale” dissi sottovoce.
“Ufficializzerete non appena andrai a letto con lui… Fidati Bayler… Io non so cosa fa quel ragazzo alle donne ma dopo che una di loro è passata sotto di lui lo amerà per sempre!”
Rimasi a bocca aperta “Taci scemo smettila di sbandierare gli affari miei in giro!” dissi rossissima in faccia. Non volevo che Gabe sapesse i fatti miei, non era ancora nella Decay e doveva sapere anche lui dettagli come che mi frequentavo con Ross e che magari ero vergine? Tanto ormai lo sapevano tutti!!!
“Ma Gabe è della famiglia!” disse il moro facendomi alzare gli occhi al cielo. Anche il postino per lui era della famiglia “Oh a proposito!” prese il portafoglio estraendo il solito foglio che si rivelò essere il solito contratto discografico. Gabe lo guardò per nulla impressionato e questo mi fece capire che, sul serio, lo conosceva anche troppo bene “Mi fido, anche senza bisogno di farmi sentire nulla. Abbiamo anche lavorato insieme più di una volta” aggiunse il moro “Firmi e poi ci sbronziamo?”
“Prima vorrei farti sentire il primo singolo dei Cobra Starship dal vivo, in esclusiva assoluta!” disse Gabe allegro, iniziando a gesticolare freneticamente mentre alzava una coperta e rivelando una grande tastiera che avevo scambiato per un tavolo, per poi correre in stanza a prendere un sacco di spartiti.
Pete mi passò la chitarra prima di rimettersi sul divano “Facci da chitarrista coraggio! Renditi utile, se no che ti ho portata a fare?” chiese ridacchiando mentre io gli facevo la linguaccia, ma accettavo di buon grado.
Gabe mi passò uno spartito così mi accomodai a sedere sul tappeto davanti al divano a gambe incrociate e, visto che con la chitarra non ero un gran che, presi a provare i vari pezzi alcune volte mentre Gabe parlava con Pete riguardo Cobra e altri serpenti.
Non li ascoltavo, ero troppo concentrata.
“Cosa sono queste parti scritte in rosso?” chiesi di punto in bianco attirando l’attenzione del ragazzo ispanico che si chinò su di me a leggere.
“Oh sono le parti femminili” mi spiegò mentre leggevo quelle parole un po’ volgari in effetti e che si, dovevano essere per forza di una ragazza “Prima i Cobra Starship erano due, ho iniziato il progetto con una ragazzo, ma poi se ne è andata circa due mesi fa e… ci sono solo io!”
“Peggio per lei” disse Pete muovendo le mani in modo strano “Non sa che si perde! Ora suonate! E JillyKitty? Canta!”
“Ma non so il ritmo” mi lamentai mentre Gabe prendeva posto alla tastiera accendendola “Non so nulla l’ho sentita solo una volta in camera di Ryro questa canzone!”
“è semplicissima” mi disse Gabe sorridendo e prendendo a fare il ritornello mentre provavo a seguirlo con la chitarra “Puoi farcela!”
Gabe fece partire la canzone iniziando a cantare mentre io aspettavo di attaccare con la chitarra… “Times are strange We've got a free upgrade For snakes on a plane Fuck 'em, I don't care Pop the cheap champagne We're going down in flames, hey!”
Io mi preparai ad attaccare con il cantato chiedendomi perche non c’era May… era lei che doveva cantare in modo imbarazzante, non io! “Oh! I'm ready for it!”
“Come on Bring It!”
Su, era un po’ equivoca, quella canzone ma alla fine ci presi gusto, mi piaceva la voce di Saporta così presi a cantare con lui anche il ritornello mentre Pete batteva il piede a tempo di musica sorridendo.
“So kiss me goodbye! Honey, I'm gonna make it out alive… So kiss me goodbye! I can see the venom in your eyes! Goodbye!”
Adoravo il testo di quella canzone per il suo sarcasmo, disilluso e spietato… era fantastico.
A quei tempo ero convinta che fosse figo dire che l’amore ‘faceva schifo, tirava in trappola’. Peccato che ci sono sempre caduta dentro come una polla.
“It's time to fly…Tonight the sky's alive with lizards serpentine…Lounging in their suits and ties! Watch the whore's parade for the price of fame, hey!”
Pete non era silenzioso e concentrato come quando assistette all’esibizione delle pesche, no, era allegro e canticchiava a sua volta incapace di stare fermo.
Quando la canzone terminò io e Gabe accettammo di buon grado gli applausi di Wentz e il ragazzo si esibì anche in un buffo inchino mentre Peter iniziava a dire cose a caso riguardo alla nuova band che avrebbe messo su per Gabe contattando musicisti da ogni dove per creare la perfezione del cobra.
In poche parole Gabe era nella Decay a tutti gli effetti, anche se a sentire Wentz lo era sempre stato.
“Posso andare a letto ora?” chiesi devastata e Pete corse ad abbracciarmi dicendo che si, essendo piccola avevo bisogno di riposare mentre loro decidevano gli ultimi dettagli.
Gabe, che era un vero gentleman mi cedette la sua stanza. Avrebbe dormito con Pete nel divano letto ma “Le signore vanno trattate come regine” e questa filosofia mi piaceva parecchio.
“Allora sei felice di venire con noi a Los Angeles?” gli chiesi mentre metteva le lenzuola pulite e lui mi rivolse un sorriso enorme.
“Certo! Amo la Città degli Angeli! Il pensierino di venire a starci per un po’ mi sollazza parecchio!”
Io sorrisi semplicemente, guardandolo mentre sistemava anche i cuscini nelle federe fresche di lavanderia.
Fatto ciò si drizzò in tutta la sua altezza venendo verso di me e facendo un cenno verso il letto, lievemente fraintendibile “Ecco qui! Ora ti lascio dormire! A domani… cercheremo di non disturbarti…”
“Ho così sonno che sarò un sasso” commentai mentre lui usciva “Notte Gabe”
“Buonas Noces” e detto questo uscì chiudendo la porta e lasciandomi libera di portemi cambiare e riposare a dovere. Presi il cellulare dalla tasca dello zainetto e trovai alcuni messaggi tra cui uno di Gwen che mi chiedeva perché l’avevo abbandonata senza dirle nulla, uno di Simon che avvertiva che andava tutto bene nelle registrazioni di Dam e che avevano deciso che da li in poi avrebbero solo suonato Sludge Metal e poi l’ultimo, e persi un anno di vita per la sorpresa, era di Ross…
Lo lessi ansiosa: - Oggi ho trovato la mia vendetta. Ho impedito a Urie e May di scopare tutto il giorno! Li invece come procede?-
Scossi il capo rassegnata. Poteva anche avere tutti i complessi che Pete aveva trovato in lui ma si, era un vero coglione quando voleva. Aveva davvero impedito a Brend di scopare? Dio doveva esserci stato uno spargimento di sangue…
Risposi velocemente raccontando brevemente quello che era successo e quanto fossi distrutta. Non mi sentivo più la testa tanto ero stanca stavo entrando in coma, vedevo quasi appannato.
Grazie al cielo la risposta di Ross non tardò ad arrivare: - Capisco… Beh cerca di riposarti e se riesci vai a letto senza Pete…-
Io sorrisi intenerita da quelle piccole frecciatine ricolme di gelosia che ogni tanto Ryan lanciava e che non facevano altro che lusingarmi sempre di più dimostrandomi che qualcosa lo doveva pur provare per me allora.

osì risposi : - Non preoccuparti sono sola soletta in questa stanza :P pero di riuscire a dormire anche se non potrò farlo fra le tue braccia come ieri… e non sai quanto lo vorrei… buona notte <3 -
 Ovviamente era solo un appunto romantico, stanca come ero avrei dormito anche su dei vetri rotti.
Appoggiai il cellulare fra i cuscini mentre estraevo dallo zaino la maglietta azzurra che mi aveva dato per dormire la sera precedente e nonostante l’avessi messa profumava ancora di lui… mi spazzolai i capelli e poi mi struccai prima di infilarmi finalmente fra le coperte con un sorriso a 360 denti.
Ripresi il cellulare trovando l’ultimo sms della serata, così lo lessi impaziente : -Cerca di dormire e se non dovessi riuscirci allora pensa che domani sera sarai ancora fra queste braccina anoressiche… e lo sarai fino a che tu vorrai… notte Jilly-
“Fino a che lo vorrò?” domandai ad alta voce con un sorriso.
Allora posso rimanerci per sempre?

 

 

Continua…

 

 

 

 

YOU CAN THROW YOUR FANGS UP!!!!!!!!!!!

 

Signore e signoriiiiii……… Gabe Eduardo Saporta  è arrivato!!!!!!!

L’avete aspettato tanto e finalmente eccolo qui in tutto il suo splendore cosmico!!!

Siete felici?? *-*

(Le autrici hanno un debole per Saporta in questa storia ma non lo diranno mai apertamente…)

 

Sappiate che questo capitolo è così lungo solo per poter mostrare Mr Saporta al mondo XD

 

Per quanto riguarda Jill, beata lei che è stata portata dritta in casa di quell’uomo *-* Tanta invidia…

Anche se Pete se la trascina in giro violentemente… Ma credo che vorremmo tutti essere al suo posto D:

 

May e Bden hanno passato una bella mattinata in assenza di tutta la gente della casa, diciamo. XD

Ryan a volte diventa scorbutico D: C’è da aver paura!!!

E Bden e Ryan che fanno rissa direi che è il massimo XD

 

(Per quanto riguarda il numero di ragazzi con cui è stata May… chiudiamo un occhio please. XD)

 

Anyway, speriamo che la storia continui a piacervi!!!

Fateci sapere ;D

 

 

A giovedì!!!! <3

 

Kisses **

Jess & Miky

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Capitolo 14
*** Act 2.Chapter Nine : What I did for a glass of Milk. ***


bananissima

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things

 

 

 

 

Second Act: To Fall Love.

 

Chapter Nine  : What I did

for a glass of Milk.

 

 

 

Jill Pov

 

(Dicember 2010)

Il calore sembra che me l’abbiamo portato via tutto….
Una volta arrivati in questa stanza il tempo sembra essersi fermato del tutto come se le lancette del orologio, dispettose, abbiano deciso di prendersi una pausa. Il silenzio impregna questa dannata sala d’aspetto bianca e grigia, lasciando così che il rimbombo dei singhiozzi sia amplificato sino all’inverosimile. Non ci siamo ancora tutti, qualcuno starà per arrivare suppongo, ma le poche persone che sono qui stanno tutte vivendo la stessa identica battaglia interiore… non siamo certi di volerlo vedere perché appena accadrà allora si… sarà l’ultima volta.
Sono seduta su una di queste poltroncine rosse da non so quanto tempo, con Ryan che mi cinge le spalle con un braccio mentre tiene l’altra mano salda sul mio ginocchio, facendomi così sedere rivolta verso di lui.

Questa presa così possessiva mi toglie quel poco di fiato che mi è rimasto.

Mi soffochi, Ryan, mi stai come al solito tappando le ali.

Davanti a noi siede Brendon, con alla sua destra Spence che però entra ed esce dalla stanza parlando al cellulare con Dio solo sa chi. I miei occhi e quelli del mio cantate si scontrano innumerevoli volte e so cosa vuole. Dovrei semplicemente alzarmi e andare al bagno, aspettare che mi raggiunga per poterci semplicemente stringere di nuovo. Piangere da soli lontano da tutti gli ipocriti che sono qui attorno a noi….

Ma non posso, Ryan è come dinamite e una piccola scintilla potrebbe farlo scattare.

May invece fissa la porta in fondo alla stanza, stringendosi sempre nell’abbraccio di Beckett. Aspetta con impazienza che si apra sotto la spinta di un qualche dottore, così da accorciare la nostra permanenza qua… Lo so cosa si sta pensando.

Che stare qui danneggia la sua storia con Brendon, che dovrebbero tornare a casa e far finta di niente.

Come se esistesse una qualsiasi cosa che potrebbe salvare la loro storia.

Come se poi ci fosse qualcosa da salvare.

È più facile trovare un pinguino in mezzo al Sahara o un unicorno in cortile.

Quando arriva Phill si siede accanto a Brendon e dicendoci sottovoce che si scua per non essersi fatto sentire ma che lo ha scoperto per caso, un paio di ore fa. Nessuno ha pensato ad avvertirlo, e nemmeno Dam che presumo quindi stasera non verrà. Lui, dal canto suo, fissa il grande orologio tondo che sta appena sopra alla porta con i grandi occhi azzurri piegati in una curva triste. Sembra che stia pregando il tempo di passare più in fretta, ma non c’è nulla da fare.
Travis si è  spostato dietro Brendon, a parlare piano con Joe e Andy che sono in questo maledetto ospedale da così tanto tempo che potrebbero prendervi la residenza. Io non voglio sentire cosa si dicono, non voglio sentire le loro belle parole su di lui o i loro ricordi dolci che conservano nei loro cuori di quest’uomo meraviglioso che però, ora, non c’è più. Potrei impazzire.
Gabe è seduto accanto a me, e ogni tanto lo sento spostarsi impercettibilmente e sospirare leggermente mentre Victoria lo tiene appoggiato alla sua spalla accarezzandogli i capelli “Finirà mai questa sfiga?” si chiede di tanto in tanto il ragazzo con voce tremolante prima di nascondere il viso fra le mani per non piangere ancora. Alex gli passa una bibita con un sorriso stanco prima di tornare a leggere uno dei mille fogli appesi alle pareti con gli occhi contornati dalle occhiaie. Solo quando Spence fa  di nuovo il suo ingresso nella stanza con passo strascicato anche Suarex si siede mordendosi il labbro inferiore.
Il nostro  batterista entra nella stanza, seguito da Dallon, e subito si china su di me e lasciandomi un bacio sulla guancia prima di stringere la mano a Ross “Condoglianze ragazzi…
“Anche a te, Spence” risponde mio marito mentre il batterista si siede accanto a Brendon che lo guarda supplichevole come se si aspettasse di veder uscire una telecamera alla CandidCamera. Spence scuote la testa e gli dice qualcosa che però non colgo visto che ora sto abbracciando forte il bassista dei Panic, singhiozzando forte.

Mi sono alzata di scatto appena ho incontrato gli occhi chiari di Dallon e nemmeno la presa forte di Ryan è riuscita ad impedirmelo. Riluttante mi ha permesso di lasciarmi consolare da un caro amico.
“È uno dei tuoi incubi vero?” chiedo al ragazzo, ricordando tutti i sogni orribili che ogni tanto fa la notte e poi ci racconta a colazione, quando siamo in tour.
“Lo spero, piccola” mi dice accarezzandomi i capelli mentre si stacca lanciando un’occhiata severa a mio marito. Riprendo posto accanto a Ryan senza però lasciare la mano di Dallon “Se lo è appena mi sveglio corro a raccontartelo… Così ci facciamo dure risate” conclude con un sorriso stanco prima di accomodarsi accanto a Spence, senza mai staccare lo sguardo da Ross come se desiderasse decapitarlo.

È sempre così, ogni volta che si incontrano.
Ryan mi stringe eccessivamente a se e io vorrei dargli uno schiaffo per questo, mentre mi bacia piano le labbra e sussurra “Vado a sentire se John è arrivato da Chicago… Arrivo subito” lo guardo uscire trafelato con il mano il cellulare mentre un braccio di Gabe mi avvolge come se volesse sostituirsi a Ryan, dandomi calore.
Gli abbraccio debolmente i fianchi mentre lui appoggia la testa alla mia e lo lascio consolarmi. Sono davvero pessima, mi faccio consolare da tutti ma non aiuto nessuno… A casa mia, una come me, si definisce opportunista.
La porta si apre ancora, ma non è Ryan che torna. È l’ultima persona che tutti noi vorremmo vedere e che qui non è assolutamente desiderata.
Esci immediatamente dal nostro dolore, Patrick Stump.

 

 

May

 

(Dicember 2010)

Non ci trovavamo tutti insieme da così tanto tempo che questa stanza d’aspetto è diventata asfissiante, piena di quelli che mi paiono sconosciuti. Tristi fantocci ambulanti… Brendon si è riseduto dopo aver abbracciato Jill a lungo, trovando di sicuro quella comprensione che io non posso dargli. Stare insieme non vuol dire che possiamo completarci a vicenda e capirci pienamente… L’ho sempre saputo. Ma non riesco a sopportare che sia proprio lei ad asciugare le lacrime del mio ragazzo. Perché non poteva farlo qualcun altro? Lo so perché… Lo so ma non voglio pensarci.
Ho così paura che tutto mi sfugga di mano…
Sento Ryan chiamare la bionda e gli rivolgo uno sguardo, che lui ricambia immediatamente nel pieno dello scazzo. Oh, lo so che cosa vuole… Brendon torna a sedersi da solo, fissando il pavimento senza speranze. Non mi avvicinerò… Non gli basterà avermi accanto. Io non ne sono all’altezza soprattutto adesso.
Guardo fisso davanti a me, non riuscendo a voltarmi verso Brend. Non voglio più vedere le sue lacrime…
Così inizio a pensare a lui, a sperare ancora che ce ne andremo tutti dritti al dormitorio e prepareremo una stupidissima cena tutti insieme… Lui siederà in mezzo a noi e dirà qualche stupidaggine, ridendo dell’ultima trovata in sala registrazioni. Come ai quei tempi…
Per me il tempo avrebbe dovuto congelarsi nella Big Room, anni fa. Quando stavo capendo cosa fosse veramente una famiglia, un attimo prima di vederla sgretolarsi e perderne i pezzi. Penso che tutti qui dentro vorremmo tornare là… Carden e Chislett a scherzare con The Butcher ed Adam. Travis che appariva magicamente nelle serate allegre e soleggiate… Joe ed Andy ospiti da noi per assaggiare l’ennesimo piatto del Wyoming. Phill e Dam che bofonchiavano mentre Simon proponeva l’ennesima cazzata da mettere in un album. Patrick che rideva con Spence e Jon… Ryro sul divano che se la prendeva con Jill perché non aveva dormito abbastanza. William al suo fianco, abbracciato a Gabe che, accomodato sul bracciolo, parlava animosamente con Brendon. Io in braccio a quest’ultimo che poi si voltava verso Pete… Che ci sorrideva, fiero della famiglia che si era costruito.
Quel dormitorio, ora, è l’unica cosa della mia vita che continuo a rimpiangere… Ora capisco che anche l’ultima mia speranza di rivederci tutti insieme se ne è andata. No, non avremo un futuro così bello.
Ah. Che strano… Non pensavo più a Stump da tempo ed ora mi torna in mente proprio quando era con noi.
Mi chiedo se verrà qui, se avrà davvero la faccia tosta di presentarsi in un momento simile. Si puo’ cancellare una vita accanto a qualcuno? Si possono distruggere seriamente e totalmente i legami?
Forse sì… Ne so qualcosa pure io sulla distruzione di legami fortissimi. Sì, so qualcosa anche riguardo alla faccia tosta e all’ipocrisia.
Sento qualcuno sussurrare e torno a guardare la stanza d’aspetto, accorgendomi che è appena entrato Spencer. Lo vedo arrivare verso di noi e poi, dopo avermi lanciato uno sguardo, sedersi accanto al mio ragazzo. Brend lo guarda un attimo, prima che lui scuota il capo e gli appoggi la mano sulla spalla.
-Vorrei anche io che fosse davvero uno scherzo. Sii forte, Brend…-
Gli dice, prima che anche Dallon arrivi ad accomodarsi al suo fianco. I Panic sono tutti qui…
Stringo la mano di Bill e lui ricambia il gesto, rassicurandomi un poco. Perlomeno c’è lui qui con me, anche se so che è sbagliato pensarlo. Mi mordo le labbra un po’ meno nervosa, quando la porta si apre e rimango senza parole. Mi avevano detto che, no, non riusciamo mai a dimenticare chi ci è stato accanto. Alla fine, anche dopo il più grande litigio, dentro di noi sentiamo ancora il bisogno di riallacciare i ponti… Che sia anche solo per non sentirsi in colpa e non avere rimorsi sulla coscienza. Certo, è da teste di cazzo tornare indietro ora… Patrick.



 

 

 

Jill Pov

 

(January 2006)

New York era bellissima quando mi svegliai quella mattina totalmente ricoperta di neve candida. Non avevo l’abbigliamento adatto quando uscii fuori dalla finestra della stanza di Gabe mettendomi, con addosso solo quella maglietta azzurra, a guardare la città bianca brillare sotto ad un sole malaticcio, rabbrividendo per il freddo anche se ero  comunque meravigliata. Il caldo lo attribuivo a una città, proprio come Los Angeles, mentre la neve alla mia piccola Evansville, non di certo ad una grande metropoli. Vedere i palazzi ricoperti da quel mantello gelido del inverno fu uno spettacolo molto ispirante per me…

Forse ci avrei scritto una canzone.

A quei tempi scrivevo canzoni su praticamente ogni cosa mi circondasse….
Quando Gabe entrò nella stanza con una tazza di cioccolata fumante e un cornetto alla crema e mi vide fuori gli prese quasi un collasso. Mi prese per la vita, tirandomi dentro. “Ti prenderai un accidente!” si lamentò mentre io cercavo un po’ di caldo fra le coperte bianche e dentro quella tazza muccata, che subito mi porse “Ho provato a svegliare anche Pete ma è stato impossibile…. Non è proprio cambiato da quando eravamo due giovincelli” mi disse mesto mentre io ridevo “Se vuoi anche un po’ di latte dopo la cioccolata correrò a mungerne un po’ per te!”
“Ma non ci sono mucche a New York!”
“Mia nonna ne tiene una in garage!”
Io lo guardai stupita mentre decidevo che si, era il caso di svegliare Pete. Proprio mentre ci pensavo eccolo apparire sulla porta in pigiama e infilarsi rapidamente sotto le coperte del letto di Gabe “Ma che freddo fa?? Sbrighiamoci a tornare a Los Angeles per favore!”
Io volevo vedere la città per bene ma Pete fu irremovibile: dovevamo tornare subito poiché se avesse lasciato gli altri senza la sua guida per troppo tempo allora sarebbero successi dei casini.
Io invece ero dell’avviso che gli altri stessero benissimo anche senza di lui ma non mi volle dar retta promettendomi però di riportar mici presto “Sei una musicista JillyKitty, ti stancherai di New York per tutte le volte che ci verrai!”

Gabe ridacchiò, prima di prendere uno zaino e iniziare a riempirlo di vestiti “Senti Petey…. Ma quella band, no? Gli Academy is…Wentz mise il viso fuori dal lenzuolo (nel quale si era arrotolato come un baco da seta) e annuì nuovamente “Sono ancora in Decay?” il bassista dei Fall Out Boy annuì “Beckett è ancora vivo?”

“Certo che è ancora vivo Sappy!”

Gabe emise un ringhio frustrato “Al mondo non c’è giustizia…

Nel tragitto da casa sua all’aereoporto mi spiegò poi che, per lui, William Beckett era qualcosa di molto simile ad uno stalker. Non stentai a credergli.
Al ritorno, in aereo, ero seduta sola. Avevo ceduto il mio posto a Gabe che stava allegramente ‘minchieggiando’, secondo il loro gergo da tardoni, con Pete. Così riuscii a dedicarmi un po’ a me stessa e alla musica, riascoltandomi le vecchie demo delle Pesche e prendendo appunti per sistemare i bassi e i cori. Ogni tanto mi coinvolgevano in discorsi astrusi urlando, visto che eravamo un po’ lontani, e facendo quindi impazzire gli altri passeggeri. Atterrammo nella bella Città degli Angeli che era ormai sera fatta.
Arrivati a casa non c’era nessuno ad accoglierci ne sulla porta ne nel corridoio.
“Che dolci” disse Pete con una punta di sarcasmo mentre ci faceva strada verso l’appartamento che era rimasto vuoto fino ad allora. Sulla porta, non so come, ma c’era già la targhetta con incise le lettere CS (ovvero Cobra Starship), che Pete doveva aver fatto fare di corsa l’occasione.

Avere il suo migliore amico in Decay era una gran cosa per lui.

L’appartamento dei Cobra era identico al nostro, ma di un bel verde smeraldo. Gabe sembrava davvero molto colpito dalla cosa anche se, a dirla tutta, avrebbe preferito la Purple Room delle Pesche.

Non sapevo ancora il perché.
“Se non ti piace il colore posso sempre spostare i Panic” disse Pete alzando le spalle “Ross si è sempre lamentato del giallo limone…
“No ma che dici? Il verde mi mette allegria. Mi ricorda di quella vipera che ha morso mio nonno quando avevo sei anni. Gli hanno amputato due dita in un piede.”
“Adesso seguimi ti presento alle altre Pesche!”disse il moro saltellando mentre io mi defilavo alludendo alla scusa di farmi un bel bagno. In realtà ci ero solo rimasta un po’ male. Dopotutto avevo mandato un sms a Ryan poco prima di arrivare ma lui non mi era venuto in contro. Forse stavo pretendendo troppo….
Arrivata nel appartamento delle pesche Dam mi venne in contro abbracciandomi per darmi il ben tornata prima di riprendere posto sul divano “Gli altri?” chiesi guardandomi attorno, ma era tutto deserto anche li.
“Boh, stanno tipo cucinando” rispose svogliato il mio batterista nel pieno dello zapping “La batteria comunque è finita” disse con un sorrisetto.
“Bravo man” gli dissi scompigliandogli la zazzera castano chiara “Faccio la doccia poi andiamo ad aiutare… Anzi se tu vuoi avviarti c’è il cantate dei Midtown di là. Vatti a presentare, su.”
Lui mugugno facendogli capire che non gliene poteva fregare di meno, e io scoppiai a ridere. Mi diressi in camera disfando lo zainetto e spogliandomi per poi entrare in bagno e farmi una doccia veloce per sbrigarmi ad andare a salutare gli altri. Quando uscii dalla doccia per poco rischiai un infarto trovando Ryan seduto sul mio letto che mi aspettava leggendo il quaderno dove scrivevo le canzoni che componevo per la band. Mi guardò attentamente mentre io morivo di vergogna visto che addosso avevo solo il reggiseno e gli slip. Feci per prendere i vestiti dalla sedia ma lui fu più veloce di me e si allungò rapidamente prendendomi per i polsi e trascinandomi sul letto dove prese a baciarmi…. Allora gli ero mancata almeno un po’!
Prese ad accarezzarmi le gambe e le cosce scoperte mentre a me saliva un po’ il panico. Per quanto desiderassi far qualcosa in più con Ryan, tutte le volte che eravamo li per li per farlo qualcosa scattava nel mio cervello e non mi sentivo più ne tranquilla ne a mio agio. Ancora una volta, l’ingresso di Brendon fu provvidenziale.
Ryro! Dammy mi ha detto che siete qui!” disse entrando senza bussare “Voglio presentarti Gab….Ragazzi ma vi sembra il caso????”
Brendon cazzo esci!!”
“Non sei leale Roooooss!!”
Gabe intanto non sembrava essersi minimamente imbarazzato ma anzi, sembrava divertito dalla cosa “Ross sei sempre il solito” disse annuendo alle sue stesse parole.

Volevo morire.

“Tu sei un mostro comunque, parli di lealtà impedendomi di perdere la verginità poi appena puoi corri a scopare!”
“Sei vergine?” chiese il cantante dei Cobra mentre Brend annuiva “e vuoi perdere la verginità con lui?” chiese indicando Ryan che lo guardò a occhi sgranati.
Aveva decisamente frainteso.
“Ti prego mandali via” dissi a disagio a Ryan mentre Brendon spiegava a Gabe che io ero vergine e dovevo andare a letto con Ryan così anche lui era vergine e doveva andare a letto con May…

Sempre perché gli affari miei DOVEVANO essere di dominio pubblico.
Ryan annuì alzandosi e cacciando in malo modo i due ragazzi chiudendo poi la porta a chiave “Ecco fatto” disse guardandomi con un sorrisetto “E poi c’è chi osa dire che non sono un uomo deciso.”
“Oh, quando non dormi sei decisissimo” gli dissi alzandomi e infilandomi i jeans prima che potesse tornare a palparmi il fondo schiena.
Non che la cosa mi desse fastidio, solo che avevo paura anche se avevo bisogno di ragionare sul motivo…
Mi infilai anche la maglietta e dopo un paio di baci uscimmo dalla stanza camminando per il corridoio un po’ a distanza. Io lo sapevo che stava pensando, ovvero che lo avevo appena mandato in bianco.
Ancora.
Mi aggrappai al suo braccio mentre fortuntamente mi sorrideva e insieme entrammo nella Big Room.
Erano già tutti seduti al tavolo e occupammo gli ultimi posti vuoti, io avevo accanto Pete e davanti Brendon mentre May aveva davanti Ryan al mio fianco. La cosa iniziava a farsi preoccupate, sembravamo davvero due figli che avevano portato a casa i fidanzati da presentare al papà…

Sorrisi, mentre Gabe mi passava la ciotola dell’insalata dopo aver preso posto accanto a me.

Eravamo davvero la caricatura di una bella famiglia felice….

 

May Pov

(January 2006)

Gabe Saporta… Ecco il nome del nuovo figlioletto adottato da Pete Wentz. Figlioletto, poi… Avevano la stessa età, erano più come dei fratelli a quanto pare. Per non parlare del fatto che mr. Saporta fosse già famoso con la sua vecchia band, i Midtown, che avevo anche avuto la fortuna di vedere a Cheyenne qualche anno prima. Non avrei mai immaginato di vederlo arrivare con noi in DecayDance, lui era un pezzo grosso a differenza di noi…
Come al solito il dormitorio era pieno di gente che si movimentava ovunque per preparare una cena decente per il nuovo arrivato. E questa volta pure io, Will e Ryan avevamo deciso che avremmo dato una mano. Mi chiedevo spesso se fossimo degli chef novelli piuttosto che dei musicisti…
-MayMoon, mia dolcissima fatina dei boschi… Quella è carne? Non dovevamo mangiare vegetariano?-
-Senti, noi in Wyoming siamo dei cowboy… E le mucche le alleviamo per mangiarle!-
Risposi io, indicando il cappello da cowboy che mi ero infilata in testa apposta per sembrare più credibile nel cucinare un piatto tipico del mio paese. Non era la prima volta che mi dilettavo nella preparazione di quel piatto, ma farlo con accanto Brend che sbraitava perché io ero un’assassina carnivora mi veniva davvero difficile. Sperai di non aver sbagliato nulla quando misi a rosolare la carne. Dietro di noi c’erano Mike ed Adam che cercavano di fare la panna montata per la serie infinita di banana split che il loro cantante aveva proposto di preparare per tutti. Will intanto stava sbucciando banane insieme a Ryro, che sembrava abbastanza contento del ruolo misero che gli era stato affidato. Meno doveva fare meglio era, aveva detto. Simon e Gwen avevano deciso che avrebbero preparato un altro piatto tipico del nostro stato. Il resto della gente stava preparando la tavola, rigorosamente decorata con bicchieri e piatti blu e gialli, anche se a quanto pare a Spence non piaceva l’abbinamento.
Nel giro di un’ora tutto era pronto e il frigor era pieno di banane split, così William e Ryan potevano finalmente occupare il divano come desideravano. Il cantante dei TAI era però stranamente eccitato e non sapevo nemmeno perché.
Non faceva altro che sorridere e canticchiare “Is it Me, Is It True” calcando sulla frase “Sex is old, old and boring when you're feeling nothing”. Ma nessuno voleva farci caso e quindi lo snobbavamo.
Phill diede un’occhiata alla carne che avevo preparato e poi si voltò verso di me.
-È lo stesso che ci ha cucinato tua nonna quella volta che eravamo da te?-
-Ovviamente… Solo che ho il dubbio che io non sia così brava quanto lei. Spero di non avvelenarvi, perlomeno.-
Risposi prima di coprire la teglia e voltarmi giusto in tempo per vedere Brendon partire sparato verso il corridoio urlando “Petey”. Tutti curiosi lo raggiungemmo e ci guardammo intorno per vedere il nuovo arrivato, ma di lui non c’era traccia. Nemmeno di Jill. Infatti Ryan si alzò piano dal divano ed iniziò a guardarsi intorno mezzo addormentato, prima di avvicinarsi a Pete.
-Ma Jill non l’hai dimenticata a New York, vero?-
-Oh! No, non potrei mai dimenticare in giro i miei pargoli prediletti… è andata a farsi un bagno!-
E dopo la risposta del nostro padre di famiglia, Ross sparì in corridoio diretto verso il nostro appartamento. Brend mollò Pete ed iniziò a saltellare come un pazzo, continuando a voltare la testa a destra e sinistra come un assatanato.
-Dov’è Gabe? Dov’è? È qui, no?-
Wentz sorrise ed indicò l’appartamento che fino a qualche giorno prima era quello vuoto in cui io e Will ci eravamo imboscati. Vidi infatti il cantante dei TAI sorridere sornione dal divano, prima di alzarsi ed arrivare con calma fino a noi. Sembravamo un branco di discepoli attorno al loro salvatore, ma tutti ci voltammo quando fece la sua comparsa Gabe. Non era difficile non notarlo dato la sua altezza impressionante e soprattutto fu facile riconoscerlo dato che avevo visto tutti i video. Ovviamente Urie fu il primo a saltargli addosso ad abbracciarlo urlandogli il benvenuto nell’orecchio. Beckett si appoggiò a me e fece dondolare la testa, non staccando gli occhi da Saporta. Era totalmente in aria, qualcosa faceva brillare il suo sguardo mentre un sorrisino malizioso curvava le sue labbra.
-Mi sa che avremo concorrenza, May… Non saremo più i cantanti più belli della DecayDance. Lui ci batte…-
-Oh, parla per te…-
Lui mi sfregò i capelli, prima di fare qualche passo avanti ed andare a presentarsi al nuovo arrivato. Poi vidi Brendon arrivare come un fulmine e trascinarmi da Gabe che lo guardò un attimo perplesso prima di sorridermi.
-Ecco! È lei la mia ragazza! MayMoon, dai, saluta Gabby!-
-Oh MayMoon? Ma che bel nome!!!-
Disse quell’altro lasciandomi un attimo sbigottita, mentre mi afferrava la mano e la scuoteva.
-No, solo May…-
Sospirai, intanto che lui annuiva non convinto della cosa. Guardarlo in faccia comunque faceva venire il torcicollo, ma era così carino che non potevo non fissarlo… William invece gli si presentò nello stesso modo sensuale e gentile con cui si era presentato a me, prima di sorridergli in modo strano. Mi domandai se concupire la gente fosse la sua ragione di vita… Anche se ora so benissimo che in quel momento si stava impegnando per potergli piacere un sacco da subito.
Gabe Saporta al primo impatto sembrava una persona allegra e okay, adatto pienamente all vita con gli altri alla DecayDance. Certo non potevo ancora dargli un giudizio, ma sentivo a pelle che era un ragazzo apposto. Non che dai suoi testi non si capisse…
Parlargli fu comunque impossibile perché Urie lo monopolizzò e se lo portò via di corsa, dicendogli che doveva presentargli il suo chitarrista.
Tornai rassegnata al fornello e venni raggiunta da Gwen che si appoggiò al ripiano al mio fianco.
-Mi ha detto Brendon che sei la sua fidanzata ufficiale…-
Mi picchiò il dito contro la spalla per un po’ di volte attendosi una risposta, mentre io iniziavo a pensare che la prossima carne che avrei fatto rosolare sarebbe stata quella di Brend.
-In verità no… Non lo sono. Devo solo sverginarlo e poi lo vedrò sparire dalla mia vita velocemente.-
-Wow, che fantastica filosofia…-
Rise lei, ma mi limitai a fissare la teglia pensando che era triste essere convinta di dover vedere sparire tutti dalla propria vita. A quel tempo stavo ancora imparando che non tutte le cose belle devono per forza essere perse, ma ancora faticavo a crederci. Ovvio che ero sicura che con Brendon, anche se fossi riuscita a farci l’amore, tutto sarebbe andato a monte presto. Volevo provare ad avventurarmi in una relazione, ma sapevo che non sarebbe durata molto. Non è che lo speravo… Ne ero solo convinta.
-Dovremmo crederci tutti… Scommetto che il mondo sarebbe migliore senza coppiette che si giurano amore eterno sapendo che non lo avranno mai.-
E detta questa frase ad effetto, portai la teglia a tavola e richiamai all’ordine tutti quanti. Pete fu il primo a sedersi e mi sorrise tutto contento.
-Oh, GoldyMay, quindi sei una donna di casa… Bden sarà felicissimo di sposare una come te così premurosa e brava in cucina!!-
Io lo fulminai con lo sguardo, prendendo posto accanto a William che stava ridendo delle parole di Pete. Brendon arrivò sedendosi al mio fianco e passandomi un braccio attorno alle spalle per trascinarmi verso di sé.
-Ti amo anche se sei una crudele assassina di mucche, mio profumato fiorellino…-
Mi disse all’orecchio prima di darmi un bacio sulla guancia. Ovviamente tutti tranne Brend si avventarono sul mio piatto dicendo che era squisito, senza contare i complimenti fatti a Gwen per il contorno. Non c’è che dire, noi del Wyoming vinciamo su tutti fronti.
Anche la banana split di Will fu apprezzata, ma prima del dolce divenne storica la gara a chi riusciva a sostenere di più il cucchiaino sul naso… I partecipanti furono Beckett, Urie, Wentz, Carden , Sisky, Weaks e -obbligato dagli altri- Ross.
-Non farci caso, sembrano idioti… Ma sono dei bravi musicisti.-

Disse Jill a Gabe, ma subito lui decise di partecipare, facendoci capire che era un altro idiota arrivato tra noi. La gara ovviamente fu vinta da Will che iniziò a pavoneggiarsi e a sorridere in modo ambiguo all’ultimo arrivato. Poi, a metà dolce, mi ritrovai ad osservare Brendon che stava mangiando la panna montata, impiastricciandosi il labbro superiore in modo assurdo… Fu in quel momento che mi avvicinai senza pensare al suo viso e lo baciai in modo un po’ troppo spudorato per essere in pubblico, lasciando probabilmente mezzo tavolo perplesso.
-Ragazzi… Sapete che l’altro giorno ho visto un porno che iniziava proprio così? Poi che han fatto con la panna montata, non potete immaginarlo!-
Pete annuì alle sue stesse parole, attirando l’attenzione di Brendon, Ryan, William ed infine Gabe, che domandò come fosse andato avanti. Sentii Jill lamentarsi mentre dava una gomitata a Ross, io mi limitai ad avvicinarmi all’orecchio di Brend.
-Vuoi vedere come va a finire la nostra di serata piuttosto che quel film?-
Gli domandai e lui si congelò, voltandosi incredulo verso di me. Gli sorrisi appoggiando le posate nel piatto ed alzandomi per portar tutto al lavandino, mentre tutti erano intenti a seguire il discorso sul porno e la panna montata. Brendon mi seguì con lo sguardo, fino a che mi vide sparire nel corridoio e decise di seguirmi a grandi passi. Lo aspettai sulla soglia dell’entrata del mio appartamento e lo abbracciai per baciarlo non appena mi raggiunse.
-Ross non puo’ più dirti nulla sulla lealtà… Jill è tornata.- Sussurrai sulle sue labbra. –Allora… Ti va ancora di far l’amore con me?-
Di nuovo lui non rispose, totalmente sbigottito dalla mia domanda. Così ripresi a baciarlo, afferrando la sua camicia per trascinarlo con me verso la stanza. Aspettare non aveva più senso… E poi, con Ryan lontano, era tutta mia intenzione riuscire ad arrivare al sodo con Bden.
Arrivati in camera notai che c’erano rimasti solo due letti, uniti in maniera da formarne uno matrimoniale. Restai un po’ perplessa, ma dedussi che era opera di Simon, così mi ci lasciai cadere trascinandomi Brend addosso senza smettere di baciarlo. Lui non parlò e ciò mi rese soddisfatta, perché significava che era veramente preso dalla situazione tanto da non saper cosa dire. Bastava lo scorrere della sua mano sul mio collo e poi giù lungo il ventre come risposta alla mia domanda. Io iniziai a sbottonargli la camicia lentamente, seguendo il percorso delle mie mani con una scia di baci sul suo petto. Lo sentii sospirare appena, prima che mi prendesse per i fianchi e mi facesse indietreggiare verso la testiera fino a che mi ci ritrovai appoggiata con le scapole. Le sue labbra scivolavano lungo il mio collo, lasciandoci ogni tanto piccoli piacevoli morsi, mentre con le dita si prestava a slacciarmi la cerniera laterale del vestito. Non ci volle molto prima che con una fretta estrema me lo togliesse e lo lanciasse lontano. In quel momento fu preso da una foga che era a dir poco eccitante, così scese con il viso a baciarmi la clavicola, scendendo ancora per seguire lentamente l’orlo del reggiseno. Gli passai quasi esasperata la mano fra i capelli, quando lui decise di passare una mano sotto l’indumento intimo mentre con l’altra andava a slacciarne il gancio. Levatomi pure quello si staccò un secondo a guardarmi negli occhi, prima di avventarsi su di me per baciarmi con bramosia le labbra. Le mie mani corsero svelte a slacciargli i pantoloni ed abbassarglieli, intanto che le sue sfioravano lente il mio petto.
-Brend…-
Mi ritrovai a mormorare sul suo collo, quando le sue dita arrivarono all’elastico delle mutande. Quei preliminari stavano per uccidermi… Ma improvvisamente lui si bloccò e rimase immobile a guardare non so cosa sul mio collo. Ovviamente non era il momento adatto per fermare tutto!
-Che… Che cosa c’è?-
Domandai alzandomi appena a sedere e prendendogli le mani fra le mie. Lui mi guardò negli occhi e si morse le labbra.
-Devo mettere la fascia o il sudore mi va negli occhi.-
Lo fissai allibita per due secondi prima di ribaltarlo sotto di me, iniziando a baciargli il petto e scendendo giù fino a mordergli la pelle appena sopra l’elastico dei boxer. Lui gemette dimenticandosi della fascia, così gli sfilai i boxer e tornai a baciargli le labbra. Credo che smise di pensare a qualsiasi altra cosa, dato che portò le mani ai miei fianchi e sfilò pure i miei slip.
Quella volta fui io a fermarmi… Quello era un momento in cui con gli altri ragazzi si finiva per scopare senza nemmeno un po’ di dolcezza. Forse con lui avrei dovuto andarci un po’ più leggera… Così appoggiai le labbra alla sua fronte, prima di accarezzargli i capelli.
-Ti voglio bene, Bden…-
Gli mormorai, sentendo il bisogno di fargli sapere che non era solo sesso senza interesse. Lui ridacchiò e mi accarezzò la schiena, socchiudendo gli occhi.
-Lo sapevo…Ma io ti amo, MayMoon…-
Ci baciammo ancora, prima che mi sdraiassi di nuovo sotto di lui e finalmente riuscissimo in quest’impresa di fare l’amore. Osservai per un po’ il volto sudato e concentrato di Brendon, finchè un sorriso piegò le sue labbra e allora chiusi le palpebre serena. Non volevo ancora ammetterlo a me stessa, ma quella volta riuscii un po’ a capire la differenza tra stare tra le braccia di qualcuno che infondo ami e tra quelle di chi non ti interessa. Però, ancora, non ero sicura di potermi fidare di certe sensazioni… L’amore e la serenità sono deboli, prima o poi sono destinate a sparire.

 

Jill Pov

 

Alla fine della cena mi ritrovai seriamente a credere che quella casa fosse il posto adatto per Gabe Saporta. Si era rivelato scemo al pari di tutti gli altri, riuscendo persino a battere certa gente come Ross o Sisky.
Ma Pete e Bdon restavano i coglioni imbatutti della casa, loro davvero non avevano rivali in quel senso.
“Non ho parole” dissi mentre Gabe iniziava a raccontare di quando si era lanciato in mezzo al traffico di New York a bordo di un carello della spese, ricevendo gli elogi di Pete  (che ero certa fosse quello che aveva spinto il carrello in prima persona) mentre William riprendeva a strusciarsi un po’ troppo su di lui “Pensavo fosse un po’ più intelligente” dissi a Ryan che assieme a Phill e Gwen mi aiutava a sparecchiare la tavola visto che May e Brendon erano spariti nel nulla. Arrivò anche Patrick che si guardò attorno grattandosi la fronte un po’ sporgente.
“Ma Brendon? Mi aveva detto che doveva parlarmi di qualcosa di urgente” disse togliendosi la giacca mentre Pete lo abbracciava. Mike indicò la porta spiegandoci che se l’era filato con la sua ragazza e che quindi non era il caso di disturbarli.

Ryro sembrava di tutt’altro avviso e fece per andare ad interromperli ancora ma io glielo impedii tirandolo per un braccio. Ero certa che non sarebbe tornato vivo questa volta… “Non ti conviene” dissi attirandolo a me mentre lui lasciava perdere del tutto i suoi presupposti di rompere le palle al mondo e mi fissava le labbra desideroso di baciarle “Non hai finito di aiutarmi qui…
Lui iniziò a baciarmi anche se il termine iniziare è fortemente sbaglio. Non facevamo poi altro da quando ci eravamo rivisti… a dirla tutta non siamo mai stati due persone che parlano molto fra di loro, soprattutto in quel periodo non parlavamo proprio. Abbiamo sempre preferito comunicare con gli sguardi e i gesti.
“Jill alza il culo” disse Phill rovinando la magia di quel bacio “O non riesco a togliere la tovaglia dal tavolo”
Io esegui spingendomi di più verso Ross e alzando così i fianchi dal tavolo mentre lui faceva scontrare le nostre labbra con maggior passione, passandomi poi una mano sul fondoschiena li, in mezzo a tutti, mentre le mie guance si tingevano di rosso ma lo lasciavo fare…
Pete ci raggiunse abbracciandoci “Che belli che siete! C’è così tanto amore in questa casa!” e detto questo corse ad abbracciare anche Gabe e Will che parlavano fitti fitti sul divano.

Saporta mi sembrava un po’ riluttante ma non aveva scelta: Will gli stava addosso come una cozza allo scoglio.
Ora che tutto era sistemato non avevo altre scuse per rimanere li ma speravo che Ryan non mi portasse in camera o seriamente non sarei riuscita a decidermi sul da farsi. In un primo momento andammo a sederci a terra, lui con la schiena appoggiata a un lato del divano e io appoggiata al suo petto, accogliendo la proposta di Travis e Katy che ci avevano chiesto di guardarci ben sei puntate di South Park tutti insieme, ma alla fine della seconda Ryan mi strinse di più a se sussurrandomi lascivamente in un orecchio “Andiamo di la anche noi Jill?”
Panic!
“Prima andiamo un attimo di fuori?” proposi mentre ci alzavamo prendendolo per mano ed avvicinandomi alla porta che dava sul esterno “è romantico, parlare un po’ al chiaro di lui” lui annuì seguendomi docilmente e senza opporsi…
Lo condussi fino a uno dei divanetti del giardino e li mi misi a sedere attirandolo a me per baciarlo ancora cercando di metterci un po’ di quella dolcezza che avvolte a lui mancava, visto che eccedeva spesso nella passione. Non mi dispiaceva ok, ma mi confermava che si, lui cercava solo una cosa…
“Jill perché mi scappi?” mi chiese quando le nostre labbra si separavano.
“Io non vado da nessuna parte…” risposi sotto voce abbassando il capo, nemmeno convinta di quello che avevo appena affermato.
“Non vuoi fare l’amore con me, vero?”
Alzai gli occhi nei suoi arrossendo immediatamente e notando che anche lui si stava lievemente imbarazzando, ma non troppo. “No… io voglio farlo eccome” dissi sinceramente “Ma… non sono sicura…
“Hai paura che possa farti male?”
“Si ma non fisicamente… ho paura che tu sia in grado di spezzarmi davvero il cuore…
Lui rimase in silenzio, incapace di replicare in nessun modo, forse consapevole che io avevo ragione…
Si limitò ad abbracciarmi e mentre me ne stavo li, appoggiata al suo petto con gli occhi chiusi, mi sembrò impossibile che un ragazzo all’apparenza così dolce potesse far qualcosa di male… ma poi il ricordo di Keltie m ritornava alla mente e allora mi frenavo. Non pretendevo di essere la donna della sua vita, eravamo entrambi giovanissimi, ma volevo essere qualcosa di serio almeno, vagamente importante, prima di concedermi a lui…
Speravo lo capisse e non decidesse di lasciarmi perdere. Per fortuna non lo fece, si limitò a baciarmi ancora prima di alzarsi e porgermi la mano “Vieni lo stesso a dormire da me vero?” chiese con un sorrisetto mentre io lo abbracciavo cingendogli i fianchi.
“Si certo! anche perché May e Brendon hanno sicuramente occupato la mia stanza…
“Ah solo per questo?” mi chiese fingendosi offeso “Che brutta persona che sei Bayler, ti approfitti della mia gentilezza…
“Oh non lo farei mai!” continuai io baciandolo sul mento mentre lo sentivo ridere “Ora andiamo per favore che ho un sonno incredibile”
Il sesso non doveva stare alla base di un rapporto, doveva essere un piacere da godersi con sicurezza e io non ero ancora sicura con Ryan. Ero così intenta a scongiurare la paura di una delusione amorosa che non mi godevo la vita forse, ma il modo in cui stava reagendo Ryan alla cosa mi rassicurava ogni giorni di più…


May Pov

 

Quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti Brend che stranamente stava ancora dormendo. Mi stupii della cosa dato che sapevo benissimo che era mattiniero ed iper attivo… Decisi così di approfittarne per restare nel letto riscaldata dalle sue braccia. Appoggiai la fronte al suo petto e sospirai, rendendomi conto che ogni volta che mi svegliavo al fianco di Brendon mi sentivo rassicutata. Questa volta più delle altre…

-MayMoon…Ho tanto di quel sonno che non ho la forza di muovere un muscolo.-

Lo sentii mormorare fra i miei capelli, prima che mi stringesse a sé. Io ricambiai l’abbraccio, mentre lui mugugnava e si stiracchiava le gambe.

-Dai Bden, non dirmi che la tua prima volta è stata davvero così stancante? Altrimenti è meglio se ti dai all’astinenza, prima di diventare un poltrone.-

-Vuoi vedere che è perché scopate troppo che tu, Beckett e Ross dormite così tanto?-

Disse, prima di farsi leva sulle braccia e sovrastarmi per guardarmi negli occhi. Gli rifilai una piccola pacca sulla guancia, facendo finta di essere offesa per poi lasciarmi baciare le labbra.

-Mmh… Secondo me non c’entra nulla. Siamo solo svogliati. …soprattutto Will.-

-Tu però quasi lo batti…-

Afferrai le sue spalle e mi sollevai verso il suo volto, prima di sfiorargli la guancia con le labbra.

-Se parliamo di bellezza, ovviamente…-

-Su questo non posso darti torto, MayMoon… Così non posso più discutere! Bene, allora facciamo altro.-

Detto questo mi afferrò per i fianchi e si abbassò a succhiarmi il collo, ma io mi defilai dalla sua presa rotolando giù dal letto velocemente. Rimase un po’ sbigottito e contrariato, ma non ci diedi molto peso dato che corsi in bagno velocemente e mi infilai sotto la doccia. Un po’ di solitudine era quello che mi ci voleva… E poi, non per dire, ma ero abituata a defilarmi velocemente dopo essere stata a letto con qualcuno. Le coccole mattutine prolungate non erano esattamente il mio forte…

Mi appoggiai alle piastrelle fredde del muro ed iniziai a guardare con interesse sempre maggiore il vapore che appannava il vetro, mentre delle goccioline iniziavano a scivolarci sopra. Ultimamente il bagno era l’unico posto dove si riusciva a trovare un attimo per se stessi, dato che la casa era diventata una specie di Inferno dove era assoluta routine farsi i cazzi altrui. Io non ero abituata a questo tipo di cose, su in Wyoming. Là vivevo tranquillamente con i miei e potevo avere la mia vita tranquilla… Certo, le malelingue non mancavano. Ad Evansville non era difficile farsi notare ed entrare nelle antipatie della gente. Con il mio comportamento poco etico, poi, arrivare a far parlare di me era semplice. Comunque là avevo la possibilità di staccarmi dal mondo con il mio lettore cd, prendere la bici ed andarmene al fiume a guardare il panorama… Alla DecayDance era letteralmente impossibile. E parlo anche del fatto che io stessa non riuscivo ad isolarmi data la compagnia fantastica che potevo trovare in ogni momento da ogni singolo abitante di quel dormitorio. Ogni tanto, rimanere sola mi risultava quasi uno spreco di tempo dato che all’interno delle stesse mura stavano persone così speciali.

Sospirai, tanto presa dai miei pensieri da non accorgermi della figura di Brend chesi stava avvicinando. Così me lo ritrovai nella cabina che mi ammiccava in modo –a suo parere- sensuale.

-Facciamo la doccia insieme! Che bello!-

Urlò, avvicinandosi a me per abbracciarmi e schiacciarmi contro il muro come una sottiletta. Gli appoggia le mani al petto per spingerlo via, ma la cosa fu del tutto inutile. La pace era finita… Voler vivere questa relazione con Brendon Urie portava una serie di contro che a quanto pare erano più numerosi dei pro. Alla fine i pro erano due: uno era che Bden era un bel ragazzo, affettuoso e tenero, l’altro che con lui stavo bene. Davvero bene… Come non ero mai stata con nessun altro ragazzo, in effetti. Ma non volevo nemmeno pensare a questa cosa. L’amore non faceva per me.

-Non era proprio mia intenzione, ma ormai sei qui… Comunque, Brend, non per offender la tua virilità… Ma ti sei accorto di non esserti tolto i calzini ancora? Ce li hai da ieri sera.-

Lui si guardò i piedi e poi si tolse velocemente quegli orrendi calzini con i panda, tornando a toccare i miei fianchi. Che uomo appiccicoso…

-Sei tu che nella fretta di far l’amore con me non me li hai levati! Ma posso perdonarti, la prossima volta saremo perfetti!-

-Chi ti ha detto che ci sarà una prossima volta?-

Domandai io, facendolo congelare. Alzò lo sguardo da cane bastonato verso di me e io lo guardai seria. Ma come resistere a quegli occhi? Come resistere a Brendon?

-Scherzo, Bden… è ovvio che non era l’unica.-

-Aw! Allora mi ami davvero MayMoon!-

Mi lasciai baciare, mentre accarezzavo i suoi capelli un po’ triste. D’altronde sentivo come se mi stessi approfittando dei suoi sentimenti verso di me… Il che era quello che stavo facendo. Come facevo a spiegargli per bene che tutto l’amore che si stava immaginando io non lo provavo? Gli volevo bene, ma non credevo fosse qualcosa di più. Eppure, ora, ripensandoci… Il sentimento che provavo per Brendon era qualcosa di molto simile al primo amore, qualcosa di dolce ed innocente che scambiavo per un’amicizia. Era solo che nella mia testa la parola amore aveva un significato talmente contorto e brutto che volevo impedirmi di provarlo.


Jill Pov.

 

Il giorno successivo alle otto ero in sala incisioni con Simon, Hachi e Phill, mattiniera come sempre, dopo essere andata a correre da sola. Ecco avevo trovato il mio modo per smaltire gli ormoni, andare a correre anche senza Brendon che, al mio contrario, aveva sicuramente fatto centro tutta la notte…
Guardavo il fonico e i miei due amici da dietro al vetro della saletta con il basso fra le mani incidendo per la quinta volta la stessa traccia del cazzo che non sembrava riuscire come la volevo io “Sono un semitono sotto così vero?” chiesi io dentro al microfono mentre Phill pigiava un pussante per rispondermi.
“Si ma non preoccuparti, in base a come incidi tu sistemiamo le chitarre…
“Dam stamattina non si è mosso quando l’ho chiamato” mi disse Simon mentre cambiavo basso, sfilandomi per un attimo le cuffie. Ascoltavo la sua voce rimbombare per la saletta con un sorrisetto felice sulle labbra. Eh, l’amore rilassa “May invece? Qualcuno ha sue notizie o è morta?” domandò poi malizioso.
Phill alzò gli occhi al cielo mentre anche Hachi si lasciava andare in una battuta davvero misera “Direi che l’asta di Brendon non le ha trafitto solo il cuore…
“Ragazzi per favore” sbottò l’altro chitarrista mentre loro ridacchiavano come due idioti “Vediamo di farla finita…
Io risi insieme a loro mentre mi rimettevo su le cuffie “Ok dai, vediamo di finire questa base prima di pranzo che poi voglio dedicarmi a quelle che non mi sono riguardata…
“Di questo passo il cd sarà pronto nell’anno del mai” disse Phill “Dobbiamo sistemare anche delle cose di Dam… poi dobbiamo incidere due chitarre e May, più il pianoforte…
“Non farti venire un colpo, man” gli disse Simon sorridendo “Lo ha detto anche PetePiggy che non ci corre dietro nessuno!”
Quando il caro Phill decise di rilassarsi Hachi mi rimandò la base nelle cuffie e feci un paio di prove prima che il lavoro uscisse davvero bello, come me l’ero aspettata dall’inizio. Pranzammo rapidamente immersi nel silenzio della casa, visto che mezzo giorno era in pratica l’alba per la maggior parte delle persone che dimoravano li.
May ebbe la decenza di presentarsi alle tre e un quarto seguita da un Brendon stra felice che entrò dentro alla saletta correndo da me e rovinando così la registrazione che stavo facendo. Fortuna che era un musicista e conosceva le procedure…
JillyKitty non sono più vergine, che bello!” gridò come un pazzo.
“Questa frase l’ho registrata” disse il fonico asiatico mentre May si faceva abbracciare da Simon che se la rideva, vergognandosi di essere nata e dell’esuberanza di Brendon “La mettiamo nel cd!”
Siii voglio scriverlo ovunque! Anche su twitter e myspace! Ho vinto e ho perso la verginità per primo con la donna che amo!” disse il cantante dei P!ATD felicissimo senza smettere di abbracciarmi.
Non mi stupiva molto ormai, dopotutto era Brendon Urie…
E si, aveva vinto.
Mi chiedevo solo da quanto quella era diventata una gara

 

Continua…

 

 

 

 

Nda:

 

Ecco qui il capitolo di oggi :D

Speriamo vi sia piaciuto!

 

Lasciateci un commentino visto che siamo state così magnanime di postarlo tutto senza dividerlo in due parti.

Se no riprendiamo a fare le divisioni u.u

 

A presto

Jessy e Miky

 

 

 

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Capitolo 15
*** Act 2. Chapter Ten: Virginity Killed itself on a Nightmare -Months after Christmas- ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter ten : Virginity killed itself on a Nightmare –months after Christmas-

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

 

 

Vedo Gabe, Jill e Brendon sparire dietro la porta, lasciando la sala in silenzio. Will ancora non mi molla, come se si fosse congelato in quella posizione… Ma d’altronde so che non mi lascerebbe lo stesso per nessun motivo. Io continuo a tremare, non sapendo come reagire a tutto. Seduto dall’altra parte della saletta Patrick non batte ciglio, continua a fissare dritto davanti a sé, con Gwen al suo fianco che gli porge un fazzoletto per asciugare il sangue che gli cola dal naso. La stimo perché riesce a stare al suo fianco nonostante tutto… Io me la sarei già filata a gambe, mollandolo tempo fa. Esattamente quando si è rivelato per il verme che è in realtà. Certo, io che do del verme agli altri è un gran bel paradosso. Sì, io che mi preoccupo di chi rimane accanto a qualcuno… Che ipocrisia.

-Beh, che hai da fissarmi, May? Vuoi prendermi a pugni anche tu come ha fatto il tuo ragazzo? Anche tu a questo punto non dovresti essere qui eppure non mi pare che nessuno ti abbia spaccato il naso.-

Mi dice Stump con un tono di voce davvero stronzo e sento i polpastrelli di Beckett affondarmi nella carne per la rabbia. Pure Ryan si irrigidisce e gli lancia uno sguardo glaciale.

-Oh non mi guardate così, voi tre… Non avete affatto il diritto di giudicare.-

-Taci, Stump… O finisco il lavoro di Brend senza nessun Gabe che ti salvi. Non voglio sentire una sola parola.-

Sussurrando a denti stretti, Will mi porta al suo fianco come se volesse proteggermi da tutta la cattiveria che sta per esserci lanciata addosso. Perché lo so che tra poco qui nascerà una guerra fredda di quelle pesanti… Pure Ryan si sta alterando, si capisce da come stringe i pugni sulle cosce.

-Io perlomeno sono stato coerente con me stesso.-

-Se fossi coerente non saresti qui.-

Gli punto un dito contro, alzando un po’ troppo la voce e sentendo Beckett che ancora mi trattiene a sé. Una cosa che a Pat non passa inosservata, dato che alza un sopracciglio guardando le sue mani su di me.

-Ragazzina, io la gente come te che parla di coerenza nemmeno la sto ad ascoltare.-

-Che stai insinuando?-

Domando, ricominciando a tremare ma questa volta per la rabbia. Ovviamente William mi sposta dietro di lui e Ryan e Patrick si alzano contemporaneamente. Sembra di essere in una gabbia di leoni, altro che in una sala d’aspetto di un ospedale.

-Lo sai bene! Sei la personificazione dell’ipocrisia! E non parlo solo di te…-

-Ah! Tu parli di ipocrisia a noi? Chiudi quella fottutissima bocca, davvero… Sennò è l’ultima volta che riesci ad insultarci.-

Gwen si alza e gli prende la mano, ma lui subito si libera e si avvicina a noi. Tutti gli altri non sanno come comportarsi, ma Andy, Dallon e Phill sono sull’attenti nel caso dovessero intervenire.

-Io me ne sono andato e anche senza Pete sto ancora cantando. Voi siete tornati con la coda tra le gambe, appoggiandovi pure ai vostri ragazzi. Tu e lei senza Pete a questo punto sareste da soli a fare gli occhioni dolci a qualche altro produttore che manco vi cagherebbe se non avreste quel bel viso…-

-Hey, andiamoci piano… Questo discorso sta degenerando. Patrick, stai tirando in ballo questioni che ormai abbiamo risolto.-

Ryan fa un passo avanti, cercando di tenere lontani i cantanti ma riceve solo uno sguardo truce dal più anziano.

-Le questioni le risolvi mettendo incinta una donna? Anche tu non dovresti essere qui. Sei peggio dei due fotomodelli qui davanti.-

-Non buttarci addosso merda per sentirti meglio, Pat! Non mi sembra il momento adatto per farlo…-

Dico facendomi spazio tra i ragazzi, ma è ancora Will a prendermi e spostarmi perché Ryan si lancia contro Stump per portarlo in corridoio. Io li seguo di corsa ed il cantante dei TAI fa lo stesso, così ci ritroviamo nel lungo corridoio vuoto.

-…fossi in te me ne andrei ora. Hai capito? Davvero, nessuno vuole vederti qui… Soprattutto se vieni ad insinuare queste cose in un momento sbagliato!-

-Quelli sbagliati qui siete voi! Che in un momento di compianto vi importa di più di chi viene a visitare Pete, che di lui stesso!-

All’accusa di Patrick William si immobilizza con un’espressione di rabbia in volto. Poi Ryan si fa avanti e sposta sia me che Beckett, appoggiando una mano sulla spalla di Stump e fissandolo dritto negli occhi.

-Non mi pare che tu possa giudicarci così, dato che manchi da un bel po’ e nemmeno sai come stavano andando le cose.-

-Oh sì che lo so! So tutti i vostri giochetti sporchi. So quanto Bayler è stata così idiota da farsi ingannare… E Gabe sa solo dio come fa a non aprire gli occhi…- Ed indica prima Bill poi la sottoscritta.  –Cazzo vi è andata davvero di culo di esser riusciti a stare con loro! Mi pareva foste ben convinti di filarvela tutti dalla DecayDance.-

Patrick spinge Ross indietro e si pulisce la spalla come se fosse stato sporcato, prima di guardarci con odio uno per uno.

-Ma sì… C’è una cosa che ancora non so e non capisco in effetti. Ed è come quel demente di Urie abbia potuto restare così a lungo nelle grazie di Pete. Davvero… Non lo so. Ma comunque non penso che voi vi stiate facendo queste domande ora e nemmeno vi importi più di quel che fanno loro tre… Will, credo che tu abbia tutt’altro nella mente. Dico te, perché gli altri due il cervello l’hanno perso da tempo. Lei ormai se l’è mangiato e l’ha vomitato per non ingrassare… Mentre tu, Ross… Ah, tu ormai non riesci nemmeno a ragionare decentemente accecato solo dal tuo egoismo e dalla tua gelosia. Quand’è l’ultima volta che hai agito per qualcuno che non fosse te stesso?-

Tutti e tre restiamo senza parole a fissarlo quando torna nella stanza d’aspetto e si chiude la porta alle spalle. William tira un calcio al muro bestemmiando dal nervoso, mentre Ryan si passa una mano sul viso sospirando. Colpiti e affondati… Mi lascio scivolare sul pavimento e mi nascondo il volto con le mani.

Non so davvero cosa pensare… Ma Pat ha ragione: noi tre siamo qui per Gabe, Jilliahn e Brendon… Beh, almeno credo. Pete, per quanto un tempo ti abbia voluto bene, ammetto che fino a ieri ti ho portato tutto il rancore possibile. Per quello vorrei tornare indietro, a quando ancora non ne provavo.

 

 

Jill pov.

Dicembre 2010 (Presente)

Ad ogni azione corrisponde una reazione.
Ad ogni decisone corrisponde una conseguenza.
Le conseguenze delle scelte di Patrick sono molteplici ma, prima fra tutte, c’è stato il crollo di stima che provavamo nei suoi confronti e che si è poi mutata in odio con la morte di Pete.
Il motivo è così semplice da sembrare ovvio: Patrick non è qui perché gli importa di Pete visto che non gli è mai importato nulla da quando ha sciolto i Fall Out Boy. No, lui è qui solo e soltanto per salvare le fottute apparenze e la cosa ci fa incazzare. A me e Brendon in primis.
Gwen mi guarda con un sorrisetto teso mentre lascia la mano di Patrick e viene verso di me avvolgendomi in un abbraccio consolatore. La stringo a me senza staccare gli occhi da Patrick che è in piedi al centro della stanza visto che nessuno lo ha accolto mentre tutti hanno sorriso alla sua ragazza che di colpe di certo non ne ha. Solo Joe dopo alcuni minuti di silenzio rompe il ghiaccio sorridendo teso al rosso e alzando una mano in segno di saluto “Ehy Pat… emm.. condoglianze…” Errore madornale.
Dallon stringe i pugni zittendosi immediatamente. Gabe si irrigidisce chiudendo gli occhi e blaterando qualche strana frase in spagnolo che nessuno capisce ma che suona tanto come una strana richiesta Dio di liberarci di Patrick. Non sarebbe mai uno scambio equo chiedere a un qualsiasi dio di prendersi Stump e ridarci Pete. Chi mai darebbe un angelo in cambio di un uomo così mediocre? Ci perderebbe e basta.
Mi stacco da Gwen voltandomi a guardare prima Ryan che lo osserva apatico da seduto e poi Brendon vedendo subito i suoi occhi riprendere per un attimo lucidità e caricarsi di odio puro…
È un attimo, si alza velocemente schizzando in piedi e mettendosi davanti a Patrick compiendo grandi falcate per la stanza “Che cazzo ci fai qui??” chiede avvicinandosi pericolosamente al rosso che però non arretra “Prova per una volta a portare un po’ di fottuto rispetto e levati dalla palle! Vattene immediatamente fuori di qui!!!”
Il rosso non si scompone nemmeno per un istante ne abbassa lo sguardo ma anzi, sfida con gli occhi piccoli e verdi il mio cantante come per voler vedere fino a che punto osa spingersi “A meno che tu non abbia comprato l’ospedale, e ne dubito, io ho il diritto come te di stare qui dentro…”
“Tu hai cosa??” urlo io affiancandomi a Brendon, cieca di rabbia “Tu avrai anche il diritto di stare qui ma se hai un minimo di rispetto per Pete!! Vattene subito e rimani coerente con le tue azioni!”
Patrick mi guarda con superiorità e sento il nervoso salirmi così tanto da dovermi trattenere per non schiaffeggiarlo “Oh è arrivata la paladina della giustizia!” dice sventolando melodrammatico una mano in aria, con sarcasmo “e assieme al suo aiutante Brendon Pisciasotto Urie faranno piazza pulita dal male… Ragazzi volete un consiglio? Fatevi i cazzi vostri, se sono qui non deve importarvi”
“E tu lo vuoi un consiglio?” prosegue Brendon a denti stretti “vai via ora mentre sei in tempo”
“Se no? Che mi fai?”
La risposta arriva sopra alla mano di Brendon chiusa in un pugno che impatta dolorosamente sul naso del cantante rosso facendolo addirittura cadere con il culo per terra.
“BRENDON!” May si alza in piedi ma Will le impedisce di correre dal ragazzo mettendole le mani sulle spalle mentre Ryro velocemente mi prende per un polso tirandomi indietro. Il motivo di tanta protezione è logico vista la rissa che esplode.
Patrick non ci mette poi molto a rialzarsi e a ricambiare la cortesia di un cazzotto sul naso.
A separarli è Gabe che si alza di scatto spingendo Brendon contro a una poltrona in un moto di ira prima di prendere Pat per il colletto della camicia sollevandolo senza fatica, visto la straordinaria prestanza fisica che il rosso ha acquisito di recente “Smettetela tutti e due cazzo!!! Come pensate che starebbe Pete nel vedervi comportarvi in questo cazzo di modo???”
A quelle parole gli occhi di Brendon si riempiono ancora di lacrime mentre appoggia la testa sulla poltroncina, sulla quale ha lasciato anche un paio di costole grazie alla spinta di Gabe. Quest’ultimo ,molla in malo modo Patrick prima di far alzare il cantante dei Panic ed abbracciarlo mentre il suo corpo, così piccolo se proporzionalo all’altezza devastante di Gabe, viene scosso da continui singhiozzi.
Patrick si siede distante da noi, mentre Gwen lo guarda un tristemente dal suo posto accanto a Phill. Anche lei sa che ha sbagliato, ma nonostante ciò non ci mette molto ad alzarsi e raggiungerlo.
Io mi avvicino istantaneamente a Brendon e spero di essermi solo immaginata quei sussurri di Ryan che mi richiama a se.
Non sono un cane….
Appoggio una mano alla sua spalla mentre Gabe mi stringe a, affondando i viso tra i miei capelli.
Un dottore viene da noi chiedendo della vedova ma so che Ashlee arriverà più tardi, assieme al sacerdote che celebrerà la veglia.
“Potete entrare se volete vederlo… ma non tutti, a gruppetti di al massimo quattro persone…” e detto questo torna dentro lasciandoci li a meditare. Io non so se voglio davvero entrare.
Gabe, stringendo a se le spalle di Brendon, mi porge la mano “Dobbiamo andare noi tre per primi…”
“Gabe…”
“Lo sai che va fatto, Jilly…”
Guardo la mano incerta e dopo aver scambiato uno sguardo con Bdon la afferro. Odio vedere il mio cantante così distrutto, rende tutto più difficile.
Gabe mi stringe dalla parte opposta rispetto a quella di Brendon e senza guardare gli altri entriamo…
Ti rivedrò quindi, per l’ultima volta Pete?

 

 

 

Jill pov.

Marzo 2006 (Presente)

 

Eravamo partiti così decisi e veloci ad incidere il nostro primo cd che ci eravamo ritrovati con mille imperfezioni, rendendoci conto che occorreva partire quasi da zero. Dopo un mese di isolamento nei sotterranei della DecayDance era finalmente giunto il momento di incidere le chitarre. Phill lavorava la notte, da solo con Hachi perché sosteneva che noi che lo guardavamo da dietro al vetro lo mettevano in soggezione, così noi passavamo la mattina e parte del pomeriggio in studio con Patrick che ci faceva da fonico. Gwen veniva spesso a trovarci, ogni qual volta poteva e aspettava con ansia l’arrivo delle vacanze di primavera di aprile.
Marzo era iniziato da una manciata di giorni e la calda arietta primaverile mi ricordava il massimo del caldo che ottenevamo in Wyoming in piena estate. Sembrava una mattinata come le altre, sembrava ma non era così.
Stavo guardando Simon incidere il suo primo brano per il disco mentre io leggevo in parte al mixer tutte le sue tab che erano però, ovviamente, impeccabili. Patrick lo riprendeva spesso di non muoversi così tanto o il suono non sarebbe venuto pulito come se lo aspettava ma per Simon star fermo era materialmente impossibile mentre suonava. Inutile specificare che May e Dam erano ancora a letto e che, oltretutto, la rossa aveva fatto impigrire anche il cantante dei Panic che si tratteneva sotto le coperte con lei fino a pomeriggio inoltrato. A far cosa non volevo saperlo.
In casa comunque Brendon non era il solo ad essersi del tutto ammattito, infatti era accaduto un evento più unico che raro: Ryan Ross aveva iniziato a vivere davvero alzandosi la mattina e andando a letto la notte! Non vivere più al contrario lo stava distruggendo lentamente ma dovevo ammettere che mi rendeva molto felice questo su tentativo di seguire i miei orari. Il problema era uno solo, però: io dormivo in media 5 ore a notte per sentirmi carica e pronta al lavoro… lui dormiva in media dalle 11 alle 14 ore filate….
Secondo la teoria di Will avrebbe rinunciato del tutto al sonno per scopare ma speravo che non fosse così, ma che sotto quel gesto ci fosse almeno un po’ di sentimento…
Mi voltai verso Ryro che se ne stava sul divanetto della sala incisioni più vivo che morto con gli occhiali da sole a coprirgli il viso, la testa inclinata all’indietro, le labbra socchiuse e un caffe in mano. Si era addormentato.
Mi alzai dallo sgabello mentre Patrick inveiva ancora contro Simon che sorrise imbarazzato “Scusa PattyCake ma davvero non ci riesco a stare fermo!” si lamentava il mio collega biondo appoggiandosi con fare drammatico al vetro e guardando Patrick con espressione affranta.
Il rosso sospirò “Non importa man, ricominciamo da capo su”
Sorrisi mentre mi sedevo in parte a Ryan prima di guardarlo un po’ stranita. Come cazzo faceva a dormire in tutti i posti e in tutte le posizioni più assurde? Io avrei avuto il torcicollo per anni nel dormire in quella posizione così angusta. Passai un braccio dietro al suo collo alzandogli appena la testa mentre gli baciavo il labbro inferiore tentando di svegliarlo con un bacio dolce, come la bella addormentata nel bosco. La russata sonora nella quale si cimentò nel mentre uccise del tutto il romanticismo, così sfilai il braccio indignata svegliandolo di colpo mentre gli toglielo la tazza di mano prima di vederla cadere a terra.
“Che succede?” chiese guardandosi attorno spaesato mentre io lo guardavo sempre più scocciata.
“Succede che sei un merda” replicai facendo per alzarmi ma lui mi trattenne a sedere alzandosi gli occhiali con espressione truce.
“Non dormo per te, donna. Apprezza” disse prima di abbracciarmi e schiacciarmi sul divanetto sotto al suo peso che alla fine non era niente di che.
“Ross I’ll kill you!” gli urlai sperando di farlo demordere ma quello che ottenni fu solo una sgridata da parte del cantate dei FOB che non riusciva a lavorare con noi che facevamo casino alle sue spalle.
A salvare la situazione fu Gabe che entrò tutto sorrisi nella stanzetta “Pete ci vuole tutti su ora!” disse eccitato prima di sparire di nuovo.
Patrick sospirò appoggiando le cuffie e aprendo la porta a Simon che uscì saltellando curioso “Andiamo a sentire cosa vuole ora lo scimmione” disse sottovoce.
“Mamma smettila di parlare male di papà!” disse Simon abbracciandolo di slancio mentre il rosso lo guardava stravolto per come lo aveva appena chiamato.
Erano tutti già nella Big Room quando anche noi quattro arrivammo. Ryan corse ad infilarsi nella fessura che era rimasta del divano, fra il bracciolo e Will che sembrava in uno stato comatoso, così come May alla sua sinistra. Brendon, in accappatoio, invece sedeva tutto esagitato su di un bracciolo del divano accanto alla rossa che se ne stava appoggiata alla sue gambe svogliata.
Io rimasi in piedi accanto a Patrick fino a che Gabe mi prese in braccio, sulla poltrona, scatenando così la gelosia di Ryan che lo guardò storto tutto il tempo. Il resto della mia band era sparsa con gli Academy e Travis sul pavimento e per la prima volta c’erano anche Joe ed Andy.
Pete stava in piedi davanti a tutti con in mano uno scatolone e un sorriso a novecento denti sulla faccia.
Joe prese la parola “Perché ci hai chiamati tutti qui alle undici del mattino?” chiese scocciato passandosi una mano fra i capelli incasinati beccandosi un applauso da May e Will e un ‘shh’ da Brend e Simon.
“Vi ho chiamati qui tutti per dirvi che mi servite tutti, in quanto ho accettato una sfida di Mark…”
Brendon prese a battere le mani felice mentre Spence si guardava terrorizzato con Ryan e Will si esibiva in una bestemmia da guinnes.
“Non ancora!” implorò Ryan “Abbiamo appena perso il bassista…” disse fingendosi affranto per Brent che aveva deciso da poco più di una settimana di abbandonare il progetto Panic “Possiamo avere l’esonero?”
“Ovvio che no!” disse Wentz sorridente “Ti divertirai molto Ryro!”
“Ok via il dente via il dolore” disse Patrick pulendosi le lenti degli occhiali dentro alla maglietta “In cosa consiste stavolta la sfida fra le vostre due case discografiche?”
Pete prese a frugare nello scatolone tirando fuori un quaderno nero rilegato con le scritte in oro che recitavano…
“Nightmare Before Christmass?” chiese Brendon con gli occhi che sbriluccicavano mentre io guardavo Gabe sempre più confusa…
“Una recita teatrale!” disse felice il moro mentre tutti rimanevano sbalorditi dalla cose.
“Stai scherzando vero Pete?” chiese Phill come se il bassista dei FOB avesse detto un’autentica eresia.
“No! Ho già assegnato le parti” disse indicando il nome sotto al copio che teneva in mano. Ovvero Ryan Ross-Vampire n° 1.
Ryan lo prese in mano un po’ titubante sfogliandolo a caso poi guardò Pete “Le parti evidenziate sono le battute?”
Pete annuì “E le canzoni!”
“Troppo bene mi è andata!” disse con un sorrisone Ryro prima di lasciarsi andare, rilassato. Avrebbe fatto il vampiro assieme a Mike e Adam degli Academy e da quel che avevo capito le batutte non erano poi molte, cosa che lo ricuorava non poco.
“Patrick, tesoro! Tu sarai il sindaco della città di Halloween!” disse felice Pete passando al cantante il suo copione. Lui lo lesse velocemente con un sorrisetto.
“Sembra davvero divertente!”
“E pensate che poteva andarvi peggio!” sottolineò Pete “La casa di Mark realizza il re leone!”
“Ma che culo” disse sarcastico Will “Facciamo meno la figura dei coglioni”
“Ridi meno” disse Pete con un sorrisetto malvagio “Sei il BauBau, ergo devi fare il cattivo” sottolineo passandogli un copione enorme che Will prese oripilato “Anche se credo che ti riuscirà benissimo”
“Io che faccio?” chiese Simon tutto allegro mentre Pete gli sorrideva frugando nello scatolone ed estraendo tre copioni che avevano più o meno lo stesso spessore.
“Sarai uno degli autanti del BauBau assieme a Jill e Gabe!”
“Ma che figo!” esclamai io prendendo il mio copio e quello di Gabe, passandolo poi al ragazzo. Era decisamente troppo divertente per essere vero “Farò la streghetta!”
“E Trevis lo scienziato rompi palle che ha creato Sally” disse Pete passando al ragazzo il copione.
Phill e Dam non erano molto contenti di fare i bambini rompipalle della città del natale almeno quanto a Joe non andava di attaccarsi peli in faccia per fare il licantropo, o come ad Andy scocciasse non poco fare il clown.
“Io non sarò solo il regista ma anche babbo natale” disse Pete allegramente mettendosi un capello rosso in testa prima di guardare May “Veniamo a te, mia dolce ragazza irlandese” le disse prendendo un copione dalla scatola “Tu sarai Sally”
La ragazza lo guardò sconvolta “Non so se sono in grado”
“Lo sarai accome! E poi avrai un grande come co-protagonista… infatti il ruolo di Jack va a…pathos”
“Lo abbiamo capito tutti che è Brendon” disse Ryan alzando gli occhi al cielo “è l’unico senza copione!”
“Che bello pensavo ti fossi solo dimenticato di me!” disse Brendon felice alzandosi e abbracciando Pete mentre nel contempo ci regalava una bella panoramica del suo sedere visibile grazie allo spostamento del accappatoio.
“Le parti sono state affidate” disse Pete allegro “Adesso vado a raccattare per strada altre comparse! A dopo!”
E detto questo si volatilizzò. Gabe mi guardò con un sorrisetto “Che ne pensi?” disse sollevando il copione.
Io risi “che è troppo bello! A scuola da me recitavo” tentai di spiegare mentre il resto della folla era in fermento, inveendo contro Pete e le sue idee strampalate.“Non è male” dissi ad alta voce.
Tutti si voltarono verso di me guardandomi trucemente “Tu, ragazzina, non hai idea di come diventa Pete quando entra nella fase ‘ competizione’” mi disse Will puntandomi contro un dito mentre io mi chiudevo dentro il petto di Gabe “Ci farà morire! Non avremo nemmeno il tempo di respirare tanto ci farà lavorare! Senza contare che dovremo comunque fare concerti o altro! Tu non credere che sarà una vacanza, dovrei sgobbare il doppio visto che la tua band sta incidendo! Sei una sciocca se pensi che sarà divertente”
“Ehy amico” disse serio Gabe mentre io abbassavo lo sguardo, ferita “vacci piano chiaro? viverla come la stai vivendo tu, ovvero in negativo, di certo aiuta meno che prenderla a ridere… quindi taci”
Mi alzai “Vi lascio al vostro umore nero” conclusi prendendo il copione “Mi avete già stufata”
Uscì dalla stanza a grandi passi con Gabe alle cancagna “Prendo il portatile e vado a vedermi il film in giardino, vieni con me?” mi chiese con un sorriso.
Io scossi il capo “Penso di chiudermi in stanza a riposarmi un’oretta prima di ributtarmi nella sala incisioni con Simon”
Lui buttò in fuori il labbro, dispiaciuto, prima di annuire e abbracciarmi. Will fece per andare verso il suo appartamento ma appena ci vide fece retrofront tornando dagli altri e lasciando così libera la vista a Ryan che vanne verso me e Gabe passandomi un braccio intorno ai fianchi ed attirandomi a se “Scusa Gabe ma lei sta con me” disse secco.
Io alzai gli occhi al cielo mentre Gabe. Non cagando Ross, guardava me in attesa di una risposta “Lo hai sentito il capo” dissi un po’ sarcastica “Ci vediamo dopo tesoro… vado a riposarmi”
Gabe mi salutò prima di dare una pacca sulle spalle a Ryan e sparire nel suo appartamento mentre io e Ryro entravamo in quello dei Panic, diretti in quella che da un mese era la mia stanza.
“Vogliamo parlare del fatto che gli stai sempre appiccicata a quello la?” mi chiese velenoso il mio, a questo pareva, pseudo-ragazzo sedendosi sul letto mentre io mi stendevo dietro di lui.
“Vogliamo parlare del fatto che Beckett mi odia?” chiesi io di rimando mentre lui sbuffava.
“La cosa non mi tange… mi tange di più Saporta che ci prova spudoratamente con te che ci stai!”
Lo guardai alzando un sopracciglio “Ryro hai preso a drogarti?”
Lui sbuffò per la milionesima volta iniziando a sembrava il comignolo di una stufa prima di stendersi accanto a me guardando il soffitto “No è che mi scoccia che perdi tempo con lui invece di stare con me…”
Ok, quello era il colmo “Ryan… noi dormiamo, mangiamo, cazzeggiamo e lavoriamo assieme 24 ore su 24… ci manca solo che andiamo anche in bagno insieme e poi siamo a posto” conclusi prima di abbracciarlo e farmi, di rimando, abbracciare “Gabe è solo un amico, come lo è Brenny o Pete…”
“Ok ma lui ci prova”
“Mi hai sparaflesciato la michia, Ross…”
Lui si concesse una risatina “Dobbiamo seriamente rimediare al tuo linguaggio” mi disse saccente mentre io mugugnavo infastidita da tutto il casino che stava facendo per nulla “Dopo aver trovato un modo per evitare che gli altri ci provino con te…”
“Perché non la reclusione?” chiesi sarcastica prima di appoggiare il mento al suo petto per guardarlo in faccia corrucciata “e poi, altri?? Non era solo Gabe?”
“Beh si, Gabe… ma anche Pete ci prova una cifra… e ancje Joe… poi Patrick… e forse anche Phill ha secondi fini..”
“No ma davvero, sei malato” conclusi mentre mi mettevo sulla schiena tirandomelo dietro “Non ci arrivi proprio eh??”
“A cosa? Che ti piacciono tutte queste attenzioni??” mi chiese con tono di sfida e strafottenza che però, non mi diede fastidio. Mi era sempre piaciuto moltissimo questo lato stronzetto di Ross, era tenero mentre cercava di darsi un tono ma, con quella faccia, era poco credibile a mio parere. Ancora meno credibile se poi si capiva il motivo di tutta quella gelosia, e io c’ero arrivata. Dietro a quel suo darsi un tono da macho, dietro a tutte le stronzate della serie ‘sei mia e basta’ e bla bla si nascondeva qualcosa di decisamente più dolce. Se era geloso perché voleva che fossi solo sua perché di me gli importava davvero perché non dirlo semplicemente invece di far quei discorsi sen za senso?
Senza contare che non doveva di certo temere un tradimento, non avevo occhi che per lui.
Mi appoggiò le labbra sulle mie coinvolgendomi in un bacio appassionato che ricambiai con entusiasmo, stringedolo a me mentre le sue mani scivolavano sotto la mia maglietta accarezzandomi piano il pizzo del reggiseno, prima di fermarsi e togliere la mano come sempre. Per evitare di spingersi oltre il punto di non ritorno.
Quella volta però ero io che volevo arrivare sin in fondo alla cosa… ma non sapevo come dirglielo…
Forse fu il modo con cui chiamai il suo nome, con esigenza, forse fu il mio sguardo ma penso che lui capì senza bisogno che dicessi altro. O forse non aspettava che quello….
Fatto sta che si mise a sedere tirandomi poi su di lui, in modo da ritrovare il mio viso più o meno all’altezza del suo viso, mentre le sue mani mi accarezzavano lentamente le mani sotto alla maglietta, sull’addome e sulla schiena facendomi rabbrividire. Prima però dovevo fare un cosa.
Mi alzai di scatto mentre lui sgranava gli occhi sorpreso dirigendomi verso la porta e chiudendola a chiave, prima di appoggiarmi un attimo ad essa. Lui mi guardò stupito da quello strippo, così io sorrisi appena imbarazzata mentre lasciavo che il ciuffo mi coprisse il viso “Ne Brendon ne nessun altro deve interromperci… stavolta…” dissi prima di tornarmi a sedere sopra di lui che non aspettava altro per baciarmi.
Le nostre magliette volarono per terra nel giro di zero punto trenta secondi, così in fretta che quasi non me ne resi conto. Mi fece stendere, appoggiandomi a due cuscini per poter iniziare a baciarmi il collo, il petto e il ventre prima di arrivare ai jeans e sfilarsi con fretta.
“Ryro… con calma” gli dissi sentendomi una cogliona mentre lui tornava ad avventarsi sulle mie labbra famelico.
Ok calma un cazzo Jill, mi dissi. Feci scivolare le mani lungo al suo ventre magro fino all’apertura dei jeans e con dita stremanti glieli aprii mentre lui, mosso forse dalla compassione, mi aiutava a sfilarglieli. Ok che era la prima volta ma stavo facendo la figura della ritardata!
Il disagio che provavo era evidente, tanto che a un certo punto si fermò guardandomi negli occhi e spostandosi la frangia castana dalla faccia “Posso fare qualcosa?” mi chiese accarezzandomi il viso.
“In che senso?” chiesi io di rimando mentre diventavo rossa come un pomodoro maturo.
“Non sono, per metterti a tuo agio…”
“Ok spegni la luce” dissi tutto di un fiato mentre lui sorrideva e si sporgeva per eseguire il comando “Sempre se per te non è un problema” dissi poi mentre pregavo Dio di fulminarmi in quel momento. Se Ryan avesse scopato con un cadavere sarebbe stato più semplice per entrambi…

“A me va bene tutto” mi rispose lui aprendo il gancio del reggiseno mentre nella penombra della stanza mi sentivo decisamente più a mio agio…
Passato quindi l’imbarazzo potevo del tutto dedicarmi alle attenzioni che Ryan mi stava dedicando e subito mi colse un’improvvisa ondata di caldo. La situazione iniziava ad arroventarsi e non poco… sentivo la sua eccitazione chiara, sfiorarmi appena l’interno della coscia mentre mi baciava il seno scendendo fino all’ombelico mentre con la mano mi accarezzava le gambe fino ad aprirle e posizionarsi in mezzo ad esse, divorandomi letteralmente il collo di morsi.
Io non sapevo precisamente cosa fare ma mi scoprì piuttosto brava ad improvvisare, mentre lo costringevo a riportare le sue labbra sulle mie e le mie mani andavano ad allargare l’elastico dei boxer mentre li abbassavano… se Ryan mi avesse guardavo in faccia in quel momento penso che gli sarebbe preso un colpo nel vedermi così rossa… e non solo per l’imbarazzo…
Quando anche l’ultimo capo intimo che avevo addosso fu abbandonato al suolo un po’ di panico mi ribaltò lo stomaco… ma non mi sovvenne nemmeno l’idea di buttarlo a terra e scappare. Col cavolo, ero a una svolta della mia vita e troppo bene mi era andata ad incontrare un ragazzo come Ryan Ross…
Quando si sporse vero il comodino e prendendo da esso qualcosa, ovviamente un preservativo, presi fra le dita le lenzuola stringendole appena ed attendendo il mio destino… manco fossi nel braccio della morte, ma l’ansia era davvero spaventosa. Prima di far qualsiasi cosa tornò a baciarmi accarezzandomi i capelli chiari.
Scivolò dentro di me lentamente, con una cura che all’inizio dell’amplesso non gli avrei mai attribuito mentre continuava a baciarmi, permettendomi così di abituarmi a quell’intrusione. Non provai dolore o altro, sfatando così i miti delle mie amiche che mi avevano parlato di dolori lancinanti e fiumi di sangue. Fu solo… strano, parecchio strano in un primo momento. Prima che lui iniziasse a muoversi per lo meno, dopo tutto divenne estremamente piacevole…
Mi aggrappai alle sue spalle mentre le spinte aumentavano man mano di intensità e i suo gemiti mal contenuti si univano ai miei rimbombando nella stanza silenziosa. Troppo silenziosa, così tanto che quelle due parole piccole ma con un grande significato che mi scivolarono dalle labbra si udirono troppo forte, come se le avessi gridate…
“Ti amo…”
Prematuro, troppo forse.
Ma lo sentivo, davvero, era fortissimo quel sentimento che provavo per Ryan e la nostra unione anche fisica non aveva fatto altro che intensificarlo…
Ma la sua reazione non fu quella che mi aspettavo, o per lo meno, non fu quella che speravo.
Si bloccò, alzandosi appena dal mio corpo. Il viso lo vedevo poco a causa del buio ma mi sembrava tutto tranne che contento, e anche il suo corpo che si era irrigidito non mi dava una bella impressione. E poi senza dirmi nulla riprese da dove si era fermato lasciandomi del tutto spiazzata….
Al termine di quel rapporto, bellissimo, lo devo ammettere, mi rimase un po’ l’amaro in bocca. Io mi ero dichiarata a lui spogliandomi del tutto delle mie protezioni e lui che aveva fatto? Nulla, aveva continuato come se nulla fosse… Si alzò dal letto dirigendosi in bagno mentre io rimanevo del letto del tutto sconvolta. Mi voltai in un attacco d’ira con il viso verso il muro chiudendomi a riccio su me stessa e imponendomi di non piangere. Ci ero cascata come una cretina…
Lo sentì tornare a letto scostando le coperte e facendo per attirarmi a se ma incontrò le mia resistenza così sospirò rassegnandosi ad abbracciarmi da dietro. Glielo concessi, anche se avrei preferito vederlo sparire.
E poi? Poi silenzio… totale… sapevo che non dormiva, e sapeva che io non dormivo.
Io non avevo nulla da dire, avevo già parlato abbastanza e aspettavo ancora una sua risposta…
“Non me lo ha mai detto nessuno…”La sua voce mi fece trasalire mentre la sua bocca si appoggiava sulla mia spalla “Quindi non so cosa dirti…”
Quella risposta, se possibile, mi stravolse ancora più del silenzio. Non poteva davvero essere così insensibile da motivarmi in quel modo la risposta… no, doveva scherzare.
“Devi dirmi quello che senti” dissi semplicemente cercando di tenere la voce ferma con scarsi risultati. Che potevo farci se volevo a tutti i costi essere amata tanto quanto amavo lui? egoismo o presunzione forse, ma lo volevo davvero…
“Il fatto è che non sono abituato a chiedermi quello che provo…” rispose sottovoce cose se una parte di lui non volesse dirmele, queste cose “Quindi non lo so…”
“Ok allora taci” risposi secca mentre le prime lacrime cadevano sul cuscino “Dormi e non dire nulla…”
“Ma Jill… non volevo farti piangere…” mi strinse di più mentre io mi voltavo verso di lui per farmi consolare. Ero contraddittoria lo so ma in quel momento non potevo cacciarlo via… mentre le lacrime scorrevano amare dei miei occhi “Non posso dire se ti amo ancora. È troppo presto” mi disse un po’ troppo secco forse per i miei gusti, infondo quanto tempo gli ci voleva?? Anni per capirlo? Io dalla prima volta che l’avevo baciato avevo sentito che per me lui aveva qualcosa di diverso, qualcosa che mi piaceva più degli altri. E lui allora cosa pensava di me? Mi poneva sullo stesso piano di Keltie allora? Una bionda da farsi, con la quale stare fino all’arrivo della successiva? Smisi di pensare quando terminò il discorso, baciandomi piano la fronte “Però, anche se è presto per quello posso affermare con certezza che tengo a te più che a ogni altra persona… sia fuori che dentro questa casa…”
Mi tornò in mente il discorso di Pete, quello che mi aveva fatto a New York, a casa di Gabe e in un attimo realizzai…
-Ho sempre pensato che Ryan non sia capace di amare in quanto si è sempre sentito ripetere che era un peso…-
Allora si, era vero, Ross si sentiva davvero così e forse la sua non curanza per i sentimenti delle ragazze con cui andava a letto era dovuta proprio al odio che suo padre riversava su di lui… Si sentiva non gradito al mondo? Allora stava a me fargli cambiare idea e, forse, se ci fossi riuscita sarei davvero riuscita a smuovere qualcosa in lui di così forte da farlo davvero innamorare di me….
Così lo strinsi di più, appoggiando le labbra alle sue e passandogli una mano fra i capelli ancora umidi “tu ora per me sei essenziale” gli dissi sulle labbra mentre le sue mani si fermavano sulla mia schiena, smettendo di accarezzarla “Aspetterò di sapere cosa provi appena lo avrai capito…”
Non rispose, limitandosi a baciarmi con passione prima di permettermi di accoccolarmi contro il suo petto e scivolare lentamente nel sonno.
Lo avrei aspettato in eterno se fosse stato necessario e non volevo nemmeno ipotizzare che non finisse con un lieto fine…
Quando si è giovani ed innamorati tutto va sempre a finire nel meglio dei modi, nei nostri sogni…

 

 

May Pov.

Marzo 2006 (Presente)

 

Will mi guardava seduto sull’orlo della piscina, mentre mi limitavo a galleggiare davanti a lui non avendo voglia di nuotare come stava facendo Brendon da più di venti minuti. Io ed il cantante dei TAI ci chiedevamo come diavolo potesse avere tutta quell’energia in corpo. Mi appoggiai con i gomiti all’orlo, sbuffando rumorosamente per lo scazzo.

-Ti rendi conto che dovrò fare Sally?-

-E io che devo fare il BauBau? L’antagonista… Quel sacco verde ambulante con quel vocione da bluesman!-

Risi alla descrizione perfetta che aveva dato del suo personaggio, immaginandolo a cantare con un tono simile. No, Will che faceva il vocione non ce lo vedevo affatto. Mentre ridacchiavo lui scivolò in acqua e si appoggiò accanto a me a guardare il giardino e la combricola allegra che stava leggendosi il copione o prendendo il sole sui divanetti. Notai che il suo sguardo era concentrato in un punto in particolare e che non era affatto sereno. Da qualche giorno in effetti William sembrava essere pensieroso… Ma non volevo chiedergli nulla sapendo che non era una persona così aperta. Nell’ultimo mese avevo avuto modo di conoscerlo meglio, dato il tempo che passavamo insieme sul divano con Ryan. Pure lui si era rivelato essere un ottimo compagno di infinito cazzeggio di fronte a film inutili nel pomeriggio… In quel momento comunque era sparito con Jill da qualche parte e non era lì a completare il nostro magico trio. Immaginai che forse la mia cara amica si fosse finalmente decisa a dire addio alla verginità, in modo da non essere più l’unica casta e pura in quella casa. Il povero Ryro non avrebbe resistito oltre, credo…

In giardino, intanto, c’erano Simon e Mike che stavano correndo dietro ad una palla e con la scusa di giocare a calcio si lanciavano a terra rotolando, mentre Pat cantava allegro le sue parti del copione seduto sotto una palma. Il resto dei The Academy Is se ne stava sui divanetti a discutere con Joe ed Andy, mentre Phill e Dam parlottavano delle registrazioni. Sul dondolo c’era invece Gabe con un pc portatile appoggiato alle ginocchia, intento a ridacchiare da solo.

-Sally non è male come ruolo… Alla fine puoi baciare Brendon su un palco. No?-

Mi domandò Beckett all’improvviso, solleticandomi appena il fianco e facendomi sguazzare via per un attimo.

-Ci mancava! Come se non lo baciassi già abbastanza…-

-Non sei contenta di amare qualcuno ed essere ricambiata?-

Spalancai gli occhi stupita dalla sua domanda e ritornai al suo fianco, non riuscendo a staccare gli occhi da lui. Quella non era una domanda da William Beckett… Che stesse impazzendo pure lui?

-Non sono innamorata di Brend…-

-Tsè… Non ti crede più nessuno ormai. Non ci staresti ancora così appiccicata se non provassi nulla. Lo so come sei fatta.-

La sua risposta mi uccise, quindi non proferii altra parola decidendo di stare zitta a fissare gli altri. Penso che quello che aveva detto fosse vero, alla fine ero innamorata di Brendon anche se dicevo continuamente il contrario. Se non fosse stato così, a quel punto ci avrei già provato con Gabe e con gli altri TAI, o con Travis… Invece da un mese a quella parte nessuno aveva attirato il mio interesse e con Urie ero seriamente felice e soddisfatta. Se l’amore era quello, allora sì, lo amavo.

-Sono seriamente contento per voi… Ho perso un’ottima candidata a fidanzata ufficiale, ma meglio per te. Non sarei stato il ragazzo perfetto come lo è lui. Insomma, chi mi prenderebbe sul serio come fidanzato? Dev’essere che pensano tutti che io sia solo uno scherzo…-

A metà frase si rattristò e il suo sguardo perse del tutto vivacità, fisso verso un punto che dovevo ancora capire. Era la prima volta che vedevo William spogliarsi di tutta la sua misteriosità, apparendo così più raggiungibile.

-Hai un’idea di te stesso davvero sbagliata, Beck. Insomma…-

-Tu dici? Allora perché sono ancora solo? E la persona che mi interessa nemmeno mi calcola?-

Mi domandò, nascondendo il viso fra le braccia pallide mentre io continuavo a chiedermi che gli stesse succedendo. Non erano problemi che si era mai fatto, insomma, sapevo bene che era tanto simile a me da prendere i sentimenti sotto gamba. Ma il problema principale rimaneva: chi era la pazza schizofrenica che non calcolava William Beckett? Indossava un paraocchi? Aveva il fetish dell’orrido?

-Se qualcuno non ti vuole ha seri problemi… Dovresti lasciar perdere.-

Dissi scherzando, dandogli una pacca sulla schiena e sentendo Bden urlare “non traditemi o mi lascio affogare!” alle nostre spalle. Ci stava tenendo sorveglati a vista…

-Detto da te questo non è affatto credibile… Sei stata la prima a distruggermi il cuore usando il mio corpo prima di andare con Urie!- Scherzò lui, ritirando su il viso e concentrandosi su Gabe. –E poi non posso lasciar perdere. Ci ho provato ma, quando arrivo al punto che non riesco a farmi una ragazza senza pensare a questa persona, mi rendo conto che è impossibile. Però se non mi nota e non mi crede altro che una beffa, che devo fare?-

Will si era seriamente innamorato… Una cotta di quelle pesanti, da come ne parlava.

-Una beffa…?-

Chiesi non capendo cosa intendesse definendosi tale. Lo scherzo della natura in quella casa era Brendon, non di certo lui. Non era così difficile prendere William sul serio quando parlava o faceva qualcosa…

-Massì! Hai capito! Come se io gli facessi la corte solo per scherzo e non fossi serio! Ovvio che sta al gioco, ma mica voglio quello quando ci provo… Non è mica un fanservice casalingo!-

A quel punto smattò iniziando a gesticolare come un pazzo ed alzando un po’ troppo la voce. Infatti Phill e Dam si voltarono a guardare chi fosse la checca isterica del momento. Era la prima volta che si attivava così tanto durante un discorso, a parte quella in cui avevamo discusso sulla sua somiglianza con l’orsetta bionda dei Gummies e lui sosteneva che nessuno capiva quanto invece era simile all’orsetto rosa.

-Per fanservice intendi… Quello che si fa di solito su un palco… Insomma la causa di tutti i mali conosciuti anche come slash-fiction?-

-La vita non è una slash-fiction! E questo non è un fan service… Non mi strofinerei contro Gabe solo per un fanservice.-

Lo vidi portare in avanti i capelli per nascondere il viso un poco arrossato. Io non riuscivo a credere a quello che avevo appena sentito… Sì, avevo notato questo particolare attaccamento a Saporta da parte del cantante dei TAI, ma chi immaginava che fosse più del suo solito comportamento da gatta morta?

-Ti strofini contro Gabe perché ci stai veramente provando?-

Domandai a bassa voce avvicinandomi a lui per non farmi sentire dagli altri, mentre Brend continuava a minacciare di affogarsi.

-Tu hai smesso di andare con gli altri perché eri innamorata di Brendon, vero?-

Cercò di sviare il discorso ed io gli appoggiai la mano sul braccio.

-Tu mi stai dicendo che sei innamorato di Gabe?!-

Dopo la mia domanda lui si zittì e restò a ragionare un po’ sulla risposta. Io non potevo crederci! Beckett era gay? Cioè, forse meglio dire bisex, dato che era stato anche con me che fino a prova contraria ero una ragazza.

-E lui è innamorato di Jill.-

-Eh?! Com’è che io di questi pettegolezzi non so nulla?-

Guardai anche io Gabe che penzolava sul dondolo con il suo pc, canticchiando “Kidnap the Sandy Claws” senza nemmeno accorgersi di noi.

-Me l’ha detto lui… “Vai a distrarre il tuo amico Ross così io magari dichiaro il mio amore a JillyKitty!”- Bofonchiò imitando la parlata veloce di Gabe. –Come dire… Ovvio che gli ho detto di andare a fanculo e di arrangiarsi. Ci mancherebbe che partecipo al complotto per finire a vedere che si spupazza Bayler, piuttosto cerco di fare in modo che si odino così che io possa consolarlo. Non sono così buono da volere la sua felicità ed accantonare la mia.-

Sospirai e voltai le spalle a Saporta, appoggiandomi con la schiena ed i gomiti al bordo della piscina. Urie aveva deciso di sdraiarsi sul materassino e farsi cullare mentre mi teneva osservata.

-Nessuno è così buono da reprimere i propri desideri, Will. Comunque, se le cose stanno così… A mio parere dovresti giocarti tutte la carte possibili e usare anche trucchetti sporchi per cercare di avere Gabe.-

-Non è così facile… Tu parli così perché essenzialmente non te ne importa se ricevi o no amore in cambio. Io non voglio una relazione senza interesse… Certo è buffo che la cerchi da un uomo che probabilmente mi sputerà in un occhio quando saprà ciò che sento.-

Concluse, prima di tirarsi su ed uscire dall’acqua. L’osservai allungarsi contro luce in tutta la sua altezza, portandomi una mano per fare ombra agli occhi.

-William Beckett… Il mondo si aspetta grandi cose da te! Vai e fatti valere! Nessuno puo’ resisterti…- Gli afferrai la caviglia e lui scosse la testa sorridendo. –Poi… Non credo che ti sputerebbe in un occhio.-

Indicai Gabe con un gesto della testa, dato che mi ero accorta che stava fissando Will. Lui ovviamente andò a sedersi al suo fianco, ma non credo che quella volta gli parlò seriamente di ciò che provava. Si limitarono a guardare Nightmare Before Christmas insieme… Ma speravo seriamente che William trovasse tutto l’amore possibile perché, da quanto avevo capito di lui, era un’altra persona sicura di non meritarlo e di non poterne dare abbastanza. Dev’essere una caratteristica comune in tutti quelli che hanno avuto mille relazioni lampo…

Decisi di sguazzare fino a Brend ed attaccarmi al materassino, baciandogli le labbra e restando a galleggiare con lui che ancora mi rimproverava di averlo abbandonato per stare con Beckett. Anche se, ovviamente, aveva capito che quello che c’era fra noi era un’amicizia che aveva quasi cancellato il ricordo delle nostre scappatelle.

 

L’intera popolazione della casa fu riunita e riportata all’ordine verso le sei, quando Pete arrivò battendo le mani in mezzo al giardino. Io ero seduta vicino a Brendon, ad osservare i nostri copioni nelle parti che dovevamo girare insieme. Era da mezz’ora che stavamo cercando di regolare le nostre voci in modo da cantare bene il pezzo finale di Jack e Sally. Ovviamente ero io quella che sbagliava continuamente e iniziai a pensare che sarebbe stato meglio puntare a fare la cuoca piuttosto che la cantante.

-Ma smettila di dire queste cose! Ti stai solo sconsolando e finirai a cantare come una papera apposta perché non vuoi impegnarti!-

-Grazie per la consolazione… Sembro così tanto una papera?!- Dissi inviperita, alzandomi e buttando a terra il copione. –Fanculo! Io faccio l’albero con appeso gli scheletri!-

Brend spalancò la bocca gettandosi a terra per riprendere il copione e si inginocchiò davanti a me porgendomelo. Incrociai le braccia sul petto e lo guardai con un sopracciglio alzato.

-Oh, MayMoon! Ma tu sei bravissima e perfetta! Non puoi fare l’albero! Poi come potrei ammirare tutta la tua bellezza se avessi un costume addosso? E la tua voce non puo’ rimanerci nascosta, sarebbe un abominio!-

-Brendon non leccarmi il culo. Non è credibile.-

E detto ciò gli strappai di mano i fogli e andai da Pete a grandi passi, dato che attorno a lui si erano già riuniti anche gli altri. Notai che Joe gli si era appiccicato addosso cercando di fargli cambiare idea riguardo la sua partecipazione, ma ovviamente il nostro caro regista era irremovibile. Ci ritrovammo così tutti allineati lungo la piscina, senza però la presenza della coppietta Ross-Bayler che si era volatilizzata da tempo. Quanto ci voleva a perdere la verginità?

Accanto a me c’era Brend che saltellava come un matto tutto eccitato, mentre William iniziò a sbuffare passandosi stanco la mano fra i lunghi capelli.

-Pete, io questa cosa seriamente vorrei evitare di farla… Sto scrivendo delle canzoni e non ho tempo per uno stupido teatrino. Per di più se devo fare un ruolo di peso come l’antagonista. Preferirei di gran lunga fare l’albero. Senti, dallo a Brend il mio ruolo. Lui sì che se la cava a fare l’antagonista. E a Gabe fai fare Jack… Lui ci starebbe meglio.-

-Cosa?!?!? Io non posso fare l’antagonista! Vero Pete? Vero che io sono il solo adatto al ruolo di Jack? MayMoon, lo pensi pure tu, no, che vuoi baciare me e non Gabe?-

Bden si voltò a guardarmi, ma questa distrazione gli costò caro dato che Beckett –alla sua sinistra- gli appoggiò la mano sul petto facendogli perdere l’equilibrio. Si sentì un lungo “nooo” mentre il cantante dei Panic cadeva in acqua e gli schizzi ci lavavano tutti. Fu impossibile trattenersi, scoppiammo a ridere tutti quanti mentre Brend cercava di risalire con l’aiuto di Spence.

-Non si discute sui ruoli… Ormai sono stati decisi! Quindi ora iniziamo le prove e… Dove sono la streghetta e il vampiro?!-

-A succhiarsi il sangue…-

Rispose Simon a Pete, mentre Gabe sospirava triste facendo sogghignare Beckett. Il cantante dei Panic riuscì ad uscire e quando fu fuori dalla piscina si guardò attorno.

-Oh! Jill ha perso la verginità allora? Che bello!-

Il regista riprese a battere le mani per evitare che la disciplina andasse a farsi fottere per l’ennesima volta e tutti lo guardammo scazzati in attesa dei suoi ordini.

-Prima di tutto: scopate di notte se dovete, perché di giorno bisogna lavorare sodo! Secondo… Voglio che entro domani sera impariate a memoria almeno le canzoni!-

Dalla fila partì un dissenso generale, anche se alla fine le canzoni da imparare non è che fossero molte. Io mi ritenevo fortunata perché dovevo cantarne solo una da sola e un pezzo con il mio Jack, senza contare che la sapevo già a memoria. Quindi sorrisi e mi rilassai, mentre Brend si agitava perché lui doveva cantarle tutte. William ovviamente borbottava che lui quella cosa non l’avrebbe cantata affatto perché la sua voce non era adatta al ruolo… Sapevo benissimo che era arrabbiato per altri motivi e che avrebbe voluto fare anche lui il seguace del BauBau solo per stare più vicino a Saporta.

-E una volta che sappiamo le canzoni?-

Domandò Carden alzando scettico un sopracciglio, facendo gonfiare d’orgoglio Wentz che si battè la mano sul petto. Andy sbuffò forte, mentre Pat si toglieva gli occhiali e si passava una mano sul viso.

-Oh! Andremo tutti in teatro e proveremo coreografie e scene! Sarà bellissimo!-

-Fantastico!!! Sono emozionato! Tu no, MayMoon? Spence, tu? Ooh! Devo dirlo a Ryro !-

Brendon partì sparato non appena vide spuntare il chitarrista in compagnia di Jill, andando dritto ad abbracciarlo nel pieno dell’entusiasmo. Non mi pareva affatto il momento di stritolare in quel modo Ross, ma siccome si parlava di Urie la decenza non era da prendere in considerazione. Sorrisi a Jill che arrivava da noi, mentre i nostri pseudo-ragazzi erano persi in una serie di abbracci e chiacchiere che era meglio non ascoltare. Ovviamente non riuscii a trattenermi e le solleticai il fianco alzando il sopracciglio in modo eloquente. Lei sbuffò ed abbassò lo sguardo, ma bastò Brend a farla esasperare.

-JillyKitty!!!! Nessuno è più vergine!!! Dobbiamo festeggiare!!-

Detto questo corse da lei per abbracciarla, ma la bionda si scansò un attimo prima facendo in modo che lui si lanciasse in piscina. Mi passai una mano sul viso vergognandomi per Bden, mentre lui usciva per l’ennesima volta dall’acqua. Sentii le sue braccia bagnate passarmi attorno ai fianchi e prima che mi appoggiasse il mento alla spalla gocciolandomi addosso.

-Nessuno mi vuole bene! Sally, almeno tu dimmi che credi in me e nel Natale.-

-Io non credo nel Natale, Brend. È uno schifo. E nessuno ti vuole bene perché sei tutto bagnato!!!-

Lui fece finta di piangere, accasciandosi a terra ed attirando così gli sguardi perplessi di tutti. Tranne di Pete, lui arrivò trottorellando per consolarlo perché probabilmente lo aveva preso sul serio. Così seguii Pat all’interno della casa, fino alla cucina.

-Il ruolo di Sally allora ti piace? Credo che Pete abbia visto giusto!-

-Mi sa che me lo ha dato per fare un piacere al suo figlioccio prediletto. Né perché me lo merito, né perché sono quella adatta… Pure Jill non è male a cantare alla fine, poteva darlo a lei. Ma Brend avrebbe pianto come un bambino…-

Presi una mela e la sciacquai, prima di addentarla e sedermi sul ripiano della cucina. Il cantante del Fall Out Boy mi guardò confuso un attimo, prendendosi un pacchetto di patatine ed accomodandosi su una sedia.

-Sei davvero sveglia come mi ha detto Will… Hai già capito come vanno le cose. Dico, con Brend… Pete farebbe di tutto per farlo contento. …però non sto dicendo che non ti meriti il ruolo! A mio parere è giustissimo che l’abbia assegnato a te!-

-Per forza, altrimenti sarebbe diventato uno spettacolo per l’orgoglio gay se non lo assegnava né a me né a Jill, ma ad un altro cantante.-

Lui rise alla mia battuta, mentre io continuavo a mangiare la mia mela un po’ preoccupata. Per un attimo mi era parso che Patrick si fosse fatto cupo e che la sua voce fosse piegata da una vena di disprezzo, ma non diedi affatto peso a quel che aveva detto, alla fine era la verità… Si vedeva quanto Pete tenesse a Brendon più che ad ogni altro. Trovavo la cosa davvero tenera, nonostante a volte fosse nauseante. Ma non avrei mai potuto esserne invidiosa, non me ne fregava nulla… Non immaginavo certo che le parole di Patrick avevano un peso considerevole. A quel tempo i Fall Out Boy erano degli dei che ai nostri occhi non sarebbero mai potuti cadere. No, per me Pat non poteva seriamente disprezzare qualcuno così stupendo e pieno di talento come BrendonUrie…

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Eccoci qui con il nuovo capitolo come ogni lunedì!!!!

 

Hip hip hooray per Jill e Ryan!!!!! Finalmente nessuno è più vergine in quella casa… XD

 

Comunque, questo capitolo è incentrato su uno dei migliori film di animazione: Nightmare before Christmas!

Pete ha folli idee ed i nostri cari coinquilini del dormitorio devono seguire i suoi ordini!!!

Speriamo bene!!!! XD

 

 

Speriamo che la storia vi incuriosisca ancora!!

Fateci sapere XD

 

 

A giovedì!!!! <3

 

Kisses **

Jess & Miky

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Capitolo 16
*** Act 2. Chapter Eleven: Sometimes a broken Brain leads to Broken Bones ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter eleven : Sometimes a Broken Brain leads to Broken Bones

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

 

Forse dovrei andarmene davvero.

Patrick ha fatto nascere questo dubbio che ora continua a rendermi irrequieta. Probabilmente ho meno diritto di lui di restare qui… Rubo solo ossigeno. Stump non è l’unico a pensare questo di me, ne sono certa. Ormai non dovrei nemmeno più far caso a quanti odiano il mio comportamento, sono in troppi da poter contare. Non so come Pete abbia potuto accogliermi di nuovo, ma presumo sia stato perché Brendon non puo’ fare a meno di amarmi e volermi al suo fianco.

Quanto siamo sciocchi tutti quanti…

È troppo tardi per chiedere scusa, troppo tardi per piangersi addosso. Stupide lacrime di rimorso per non essere riuscita a recuperare più quel rapporto costruito anni prima.

Egoista… Dannata egoista, May. Non riesci nemmeno a piangere per qualcun altro se non per te stessa e i tuoi errori?

Ma delle lacrime per Pete vorrei versarne. Lo giuro…

Quando ho fondato i Clout Clover, mi ricordo che Wentz mi sorrise. Ma per noi che non riconosciamo l’amore quando ci viene mostrato è difficile sentirsi appagati. Se magari avessi letto nei suoi occhi quel po’ di orgoglio che provava per me e Will, allora non avrei odiato quell’etichetta.

È tardi ormai… Tardi per i rimpianti.

Non mi sono mai piaciuti i rimorsi, perché non hanno senso per chi vive alla giornata. Non hanno senso per chi la coscienza dovrebbe averla buttata nel cesso anni prima. Si ha agito, ormai… Il passato è quello, il futuro ce lo siamo fottuti.

Ryan raggiunge William e gli appoggia la mano sulla spalla, ma lui lo scosta e scuote la testa come per dire che si è ripreso. Poi guarda me e nei suoi occhi vedo riflessi i miei stessi dubbi, da brave anime gemelle quali siamo. Anche lui pensa che non dovrebbe essere qui. Mi alzo e vado a prendergli la mano per rassicurarlo. Ross ci guarda un secondo prima di voltarci le spalle per far finta di essere interessato al panorama. Forse crede che io e Beckett dobbiamo parlare, ma ci siamo capiti anche senza dar fiato alla bocca.

-Possiamo anche rientrare… Insomma, sapete… Non credo che ci saranno più chiacchiere. Abbiam detto abbastanza.-

Mormora Beckett, strofinandosi i capelli nervoso. Come me, sente che invece di cose da dire ce ne sarebbero un’infinità, così come le scuse da fare…

-Già…-

La risposta di Ryro è incerta e si volta a guardare me, come se pensasse che io debba dire qualcosa. Ma non parlerò… Non dirò quello che vuole sentire.

-Rientriamo… Gli altri torneranno nella saletta tra poco.-

Dicendolo cerco di scappare alla svelta verso la porta, per lasciarmi alle spalle la discussione aperta da Pat. Ma, anche andandomene e sparendo nella sala d’aspetto, non mi libererò dalle parole e dai dubbi. Non me ne libererò proprio mai…

Ci sarebbe solo una via da prendere, ma non lo farò. Non ancora…

 

 

Jill pov

Dicembre 2010 (Presente)

Passo dopo passo questo corridoio mi sembra infinito…
Così bianco ed illuminato mi sembra la strada che conduce alle porte dell’aldilà e, come paragone, centra molto visto che stiamo per entrare nella camera ardente del ospedale.
Il rumore dei miei tacchi, i singhiozzi di Brendon e il fastidioso rumore che faceva Gabe mangiandosi le unghie erano la colonna sonora della nostra camminata lenta e poco sicura. Entriamo titubanti guardandoci attorno e bloccandoci appena, davanti a noi si presentano tanti tavoli di gelido acciaio con tanti corpi coperti da lenzuoli bianchi. Non ci muoviamo da li e mentre Brendon si volta dando le spalle a quella scena di morte con un conato di vomito mal represso io non posso far a meno di cercare Pete…
Aspettiamo in silenzio per alcuni istanti qualcuno, un dottore, un infermiere, chiunque che possa mostrarci il nostro amico perché da soli non riusciamo nemmeno a guardarci in faccia. Gabe prende in mano la situazione, passando una mano fra i capelli di Brendon mentre mi abbraccia e appoggia la testa sulla mia.
Arriva un medico piuttosto anziano, sui sessanta forse che ci guarda male “Siete qui per Peter Wentz?” chiede in un grugnito.
“Si” dice Gabe sempre stringendomi mentre io abbasso lo sguardo sul pavimento.
“Mi occorre un vostro documento e il vostro nome” dice prendendo una lista dal tavolino dietro di lui “La vedova mi ha lasciato una lista dettagliata di nomi per evitare che entrino persone non autorizzate…”
“Gabriel Saporta” dice Gabe appoggiandosi una mano sul petto “E loro sono Jilliahn Bayler e Brendon Urie”
Io e il ragazzo mostriamo le nostre patenti mentre Brendon si tasta in vano le tasche “Io… nella fretta non ho preso il portafoglio e…”
“Allora temo davvero che dovrà uscire, signore…”
“Senti lardoso” dico io prendendo in mano la situazione e mettendomi davanti a questo dottore disumano che non vuole permettere a Brenny di vedere Pete “Lui è Brendon Urie, fatti una ricerca in internet, chiedi a chi ti pare ma dopo… prima facci vedere il nostro amico o chiamo il mio cazzo di avvocato” minaccio puntandogli un dito al petto “chiaro il concetto?”
Lui mi guarda con i suoi piccoli occhietti porcini prima di guardare ancora una volta Brendon “Seguitemi…” dice solamente facendosi strada fra i tavoli fino a quello in fondo alla sala, sotto alla piccola finestra tonda. Un posto d’onore per Pete…
“Calma” mi sussurra in un orecchio Gabe mentre ci allineamo davanti al tavolo.
“Avete bisogno di una sedia?” chiede il dottore indicandone un paio dietro di no. Io annuisco prendendone una e mettendola dietro di me, pronta per l’uso. Mi sto già sentendo male…
Lui ci guarda a un attimo in faccia prima di prendere il lenzuolo fra le mani…
“Aspetti” disse Gabe fermandolo mentre alzavo gli occhi al cielo. È un’agonia senza fine “è già stato effettuato il riconoscimento quindi?” chiede per prendere tempo mentre Brendon si sfila gli occhiali pulendosi gli occhi.
Che domanda idiota, Ash è già stata qui se ha lasciato i nostri nomi no? Il dottore risponde proprio così con supponenza, senza rispetto per il nostro dolore…
Appena solleva il lenzuolo mi sento male. Si, è proprio Pete.
Mi porto una mano alla bocca per non gridare mentre vedo Brendon immobilizzarsi, come pietrificato, con gli occhi sgranati.
Gabe barcolla appena indietreggiando fino alla sedia, sedendovici sopra senza forze….
Ogni speranza muore... Qui.

 

 

 

Jill pov.

Marzo 2006 (Passato)

Will aveva ragione, dovevo ammetterlo: la competitività di Pete non era tollerabile.
Io non dormivo decentemente da quando quella storia era iniziata, ovvero ormai una settimana prima.
Passavo gran parte della notte in studio con Simon che stava finendo di incidere i suoi assoli del cazzo, poi tornavo a letto dove Ryan mi faceva la festa lasciandomi così solo due orette per poter dormire decentemente.
A conti fatti non sarei arrivata alla fine del mese visto che alle nove Pete ci richiamava all’ordine portandoci in teatro per le prove fino a sera.
Dovevamo preparare tutto in tre settimane quindi bisognava correre. Iniziai ad avere paura quando Pete ci presentò un certo James Irving, ovvero un coreografo del Boston ballet alquanto gay e alquanto preso bene che a primo impatto sembrava uscito da un cartone animato gay.
Pete ci fece allineare davanti a questo ambiguo essere con un sorrisetto sadico “Oggi danzeremo!”
“Che bello” disse May, logicamente sarcastica. Ryan non aveva nemmeno la tuta da ginnastica nonostante Pete ci avesse esortato ad indossarla sempre per le prove e tentò una fuga veloce verso i divanetti che venne deviata da Will “Amico, se soffro io, soffri pure te. Si chiama par condicio”
“No, si chiama rottura di cazzo” sbuffò il chitarrista dei P!ATD tornando a sistemarsi accanto a me.
Da li inizio l’agonia della ginnastica per sciogliere i muscoli prima di iniziare a ‘ballare’.
“Se siamo veloci possiamo scappare dalla porta anti incendio” disse Patrick sedendosi a terra, sfinito.
Ryan si stese a terra appoggiando la testa alle mie gambe “Devo essere stato davvero una brutta persona nella mia vita precedente per meritarmi questo schifo…”
Io gli passai una mano fra i capelli castani che a causa del sudore si stavano arricciando “Si lo penso io, ti reincarnerai in una tenia!”
“Dovresti cercare di diventare buono e puro d’animo” gli disse Brendon sistemandosi i pantaloncini che gli arrivavano a stento a metà della coscia “Così potrai reincarnarti in un unicorno!”
“Gli unicorni non esistono, Urie” gli disse il mio ragazzo sbadigliando mentre l’altro lo guardava con supponenza.
“Si invece… sono solo dei cavalli molto tristi che hanno un corno per distrarre l’ attenzione dalla criniera arcobaleno… che è molto gay”
Ryan rimase un attimo interdetto, prima di guardare verso di me come se i miei occhi contenessero la risposta alle sue domande “Non lo ha detto veramente… no?” mi chiese un po’ inquietato mentre io scoppiavo a ridere seguita anche da Pete e May. Quel ragazzo stava davvero degenerando…
“Ragazzi un attimo di attenzione” disse Pete mentre io sbadigliavo “JillyKitty ti ho visto la fine del esofago.. era meglio se aspettavi ancora un po’ a perdere la verginità così almeno dormivi quelle due ore in più che ti facevano bene…” mi disse con l’apprensione di un padre mentre io arrossivo vistosamente e Ryan batteva il cinque a Simon “Tornando a noi, Irving ora dirà chi sono i fortunati ballerini! Eccetto Brendon che deve cantare le canzoni che verranno ballate” disse con un sorrisone mentre Brendon sbuffava.
“Non è giusto posso far tutte e due le cose” venne ignorato del tutto.
Il coreografo fece alzare me e May era logico che saremo finite per essere selezionate visto che eravamo le sole ragazze apparte un paio di comparse come Hillary, la sorella di Pete che però non veniva quasi mai alle prove. Poi, con stupore, io fui accoppiata a Pete e Ryan a May per via dell’altezza mentre a Gabe sarebbero toccati alcuni assoli visto che lui sapeva già ballare e molto bene.
Will fu piuttosto felice quando Pete disse che Gabe avrebbe ballato sulla canzone del Bau Bau.
“Oh non ti avevo vista!” disse poi Irving rivolto verso Will che, lo guardò senza capire “Aspetta cara che ti trovo subito qualcuno con cui ballare!”
Tutti scoppiammo a ridere fino all’esagerazione, soprattutto Brendon che si dava pacche in testa o Phill che si reggeva lo stomaco per non vomitare.
“Io sono un ragazzo” disse Beckett cercando di farsi ascoltare ma quello lo prese per il polso lanciandolo praticamente su Gabe “No niente, non importa” disse poi ammiccando verso il cantante dei Cobra che lo scansò spingendolo via e lasciandolo un po’ tanto deluso. “Sono un uomo” ribadì Will alzandosi la maglietta e mostrando i capezzoli “Vede? Niente seno!”
“Ho visto ballerine molto più magri di te, carina!” replicò l’altro sistemandosi gli occhiali “Bene ora inizio a spiegarvi una delle coreografie… allora… eh tu! Signorina è tutto a posto? Perché sei seduta a terra, ti sei fatta male?”
“Eh signor Irving?” lo chiamò Pete.
“Si?”
“Quello è un ortensia…”
“C’è qualcuno più cieco di te” disse May guardando Brendon mentre lui la stringeva a se riempiendole di baci il viso.
Ryan scosse il capo “Non lo hai ancora visto aggirarsi la notte senza occhiali e lenti, investe tutto e tutti!”
“Ragazzi serietà” disse Pete “La prima è fra due settimane o poco più! Serietà!”

 

 

May pov.

Marzo 2006 (Passato)

-Voglio dormire… Voglio un bel materasso su cui sdraiarmi e fare tanti bei sogni.-

Mormorai, appoggiandomi al muro del teatro, chiudendo gli occhi ed immaginando di essere sotto le coperte. Ci voleva proprio un bel pisolino… Non sapevo più cosa volesse dire dormire tranquillamente per nove ore filate, ma ne avevo bisogno.

Non so come, Ryan era riuscito ad addormentarsi seduto in terra. Gli invidiavo questa strana capacità di poter dormire ovunque ed in qualsiasi momento… Io avevo bisogno di essere perlomeno su qualcosa di morbido e comodo. Brendon mi raggiunse saltellando pieno di energie e si abbassò di fronte a me in posa da gallina che cova.

-Forza, mio splendente raggio di luna, dobbiamo provare la scena in cui il BauBau ti cattura e io ti salvo!! Non vuoi farti salvare da queste possenti braccia piene d’amore?-

-No. Preferirei che il BauBau mi mangiasse.-

Lui buttò in fuori il labbro offeso, prima di prendermi in braccio e portarmi di forza verso il palco dove ci aspettavano Will in canottiera e jeans attillati e Pete con la solita tuta sfatta.

-Oh! La nostra Sally è arrivata! Pronta per essere catturata?-

Pete indossò la barba finta e fece “oh oh oh” con le mani appoggiate ai fianchi, sembrando un coglione della peggior specie. Beckett invece sbuffava e si muoveva lentamente sul palco, volendo sdraiarsi in qualunque posto.

-Perlomeno posso sdraiarmi a terra in questa scena.-

Dissi, mentre il mio ragazzo mi portava accanto l’altro ospite della tana dell’antagonista per farmi sdraiare su pavimento. Quella era decisamente la mia scena preferita… Ma non quella di William, che doveva muoversi mentre Brendon lo sfidava, fino ad ucciderlo. Diceva che sarebbe stato meglio se avessero cambiato qualcosa e Jack lo avesse ammazzato appena arrivato, così evitavano quell’assurda danza a due che doveva essere una battaglia… Anche se mi pareva di più una scena tratta da I Segreti di Brokeback Mountain. Forse davvero dovevano dare il ruolo di Jack a Gabe… Certo, Will poi avrebbe voluto fare Sally. E a quel punto sarebbe stato un casino.

-Aw! Allora tocca noi! Che bello! BauBau, non avrai mai la mia donna!-

-Guarda che non me ne frega davvero nulla a dir la verità. Io voglio mangiarmi Babbonatale. Anche se preferirei di gran lunga qualcun altro…-

Pete si portò una mano sul viso e poi si lamentò, dato che quelle battute sul copione non c’erano. In effetti il BauBau non voleva farsi nessuno… O forse sì? Voleva sbattersi Babbonatale perché da pedofilo era passato ad essere gerontofilo? Mi riscossi da questi pensieri dovuti al sonno, concentrandomi sulla mia parte: stare sdraiata e dire “Jack” in modo disperato un paio di volte. Il top…

Ben due ore dopo, finalmente, mi trovai davanti alla macchinetta a prendere una bella cioccolata calda pronta a scolarmela allegramente. Appena finito lì, saremmo andati tutti al dormitorio e a quel punto avrei potuto buttarmi nel mio bel lettino. Stavo già pensando al profumo delle lenzuola, quando Jill apparve di fronte a me con mezzo sorriso sulle labbra.

-Stasera dobbiamo finire di incidere il ritornello, lo sai?-

-Jill, seriamente… Io ti ho voluto bene per un bel po’ di giorni della mia esistenza. Perché vuoi distruggere così la nostra amicizia?-

Domandai, scuotendo la testa davvero ferita. Non poteva farci questo… Avremmo potuto registrare la mattina seguente. Lei mi appoggiò la mano sulla spalla e sospirò.

-Se stamattina non ti fossi lamentata per un’ora e mezza di aver messo su due etti, avremmo certamente finito. Quindi ora preparati psicologicamente a cantare quel ritornello.-

-Ma Jilly… Davvero, non ce la faccio! Stonerei sicuramente… E dio, non vorrai che rovini tutta la canzone? Ci pensi alla band? Se io stono quella canzone sarà una merda e l’album non verrà venduto! Pete ci butterà per strada… E dovremo prostituirci per mantenerci qui a Los Angeles! Non pensi a queste cose? Vuoi vedere Dam in strada per colpa di una piccola stonatura?-

Lei alzò un sopracciglio non molto convinta dalla mia storia, ma io cominciai a sbattere le ciglia e a versare piccole lacrime di sconforto. Le tirai appena la maglia, ma non sembrava smuoversi.

-Se ci dobbiamo prostituire non avremo tempo per stare con Bden e Ryro. Come gli spiegherai che per colpa della tua fretta di registrare hai rovinato la vostra relazione?-

-Okay, okay… Domattina ti voglio in sala registrazioni alle otto in punto. Se sgarri di un minuto vado a prendere un’altra cantante a caso… Otto in punto.-

-Ti amo!-

Le dissi abbracciandola, mentre Ryan e Brendon arrivavano e ci guardavano. Brendon sgranò gli occhi e si portò la mano alla bocca.

-JillyKitty! Non puoi portarmi via l’amore di MayMoon in quel modo!!!-

Io lo guardai ammiccando maliziosa, stringendo la bassista a me.

-Ma lei ha tutto il mio amore da un bel po’… …anche il mio corpo. Perchè pensi che sia entrata nella band?-

-May!!! Non dirle davanti a loro queste cose…-

Urlò lei staccandomi di dosso, ma ridendo comunque. Ryan alzò le sopracciglia con un’espressione da “no comment” dipinta sul viso.

-Okay, terrò nascosta la nostra relazione segreta ed ormai finita…-

Le mandai un bacio prima di trascinarmi da Brendon e buttarmi tra le sue braccia e fui catturata da un bacio che mi distrasse per un po’ di minuti.

-Se vuoi ti faccio entrare nei Panic…-

-Brendon… Non cercare di portarti via la mia cantante così.-

Jill lo rimproverò prima di abbracciare Ryan mentre si incamminavano verso l’uscita. Noi li seguimmo, ma fummo raggiunti da Gabe, che come al solito era pedinato da Beckett che continuava a provarci spudoratamente. Non so come Gabe potesse non far caso che le mani del castano erano sempre attaccate al suo corpo in ogni momento della giornata.

Beh, comunque il cantante dei Cobra andò a piazzarsi in parte alla bionda lasciando indietro il suo fungo parassita, che mi strinse la spalla incazzato.

-Questa recita finirà con il BauBau che si mangia i bambini, May… Sarà una metafora per rappresentare la pedofilia nel mondo.-

-Beck stai calmo…-

-Poi ovviamente Jack ucciderà il BauBau, ma sarà giusto così, perché vorrà dire che gli sbirri cattureranno il pedofilo… Questa dovrebbe essere la morale. Che storia è senza morale?-

Lo guardai seriamente preoccupata, mentre Brendon soppesava le sue parole ed iniziava ad appoggiargli l’idea della metafora. Mi passai una mano sul viso, mordendomi le labbra per deviare il discorso altrove. Non mi ci volle molto…

-Io direi che sarebbe un’ottima idea se mettessimo un’enorme metafora sessuale in tutto questo! Pensate se Jack volesse diventare come Babbonatale perché si narra che lui si fa tutte le femmine elfo aiutanti…-

-May!-

-Uh che bella idea!-

Gabe si mise a battere le mani felice della mia versione della storia, mentre William lo fulminava e Jill continuava a scuotere la testa. In effetti ci sarebbe stato qualche bimbo, scommetto… E fare un genere di spettacolo non era il massimo in quel caso. Certo, nemmeno vedere un Babbonatale tatuato faceva bene a quei poveretti.

Nella strada dal teatro a casa sull’allegro pullman della DecayDance si continuò a cercare ogni piccola metafora sessuale prima in Nightmare Before Christmas, poi in tutti i cartoni animati. Finendo –fortunatamente- con il dire che Cenerentola che aveva perso la scarpetta di cristallo era un modo per far capire che aveva perso la verginità. Quindi, come disse Pete, bisognerebbe provare ad immaginarsi che succede quando il principe va a controllare se il piede sta nella scarpa. Squallido…

Fui felice quando riuscii a mettere piede in camera mia per saltellare fino alla doccia. Per mia sfortuna arrivò pure Brendon che si era denudato del tutto non appena aveva chiuso la porta della stanza.

-Se credi di venire a lavarti con me è fuori discussione.-

-Dai, dopo tutti questi discorsi non puoi fare la doccia da sola!-

Gli lanciai addosso la mia maglia e lui sorrise da maniaco sessuale, avvicinandosi a me per poter finire di spogliarmi. Il problema è che mi spinse sotto il getto dell’acqua che ancora avevo indosso jeans, scarpe e mutande.

-Guarda che io non mi eccito mica pensando con che cosa Filippo punge Aurora… Le vostre storielle fanno solo ribrezzo!-

-Ma sei stata tu ad iniziare!-

Colpita ed affondata… Sbuffai mentre lui finiva di togliermi i vestiti, però seriamente ci limitammo a lavarci, dato che non vedevo l’ora di andare a dormire. Così, come una coppietta di anziani, ci trovammo a letto addormentandoci come sassi solo due minuti dopo esserci scambiati il bacio della buonanotte.

No… Non arrivai lo stesso alle otto per registare, figuriamoci.

 

 

Jill pov.

 

A complicare ulteriormente le cose arrivò il momento di incidere la voce.
Gran bella cosa che occupava me e May 12 ore al giorno quasi, lei per le parti soliste e io per i cori. E le altre dodici? Da Pete per la recita di sto cazzo ovviamente! Avrei volentieri fermato la rotazione terreste rallentandola per aggiungere almeno 7 ore in più ogni giorno se avessi potuto!
Eravamo così stanche da non voler nemmeno andare a pranzo e infatti rimanevamo spesso sole nel teatro, cercando di dormire sui divanetti per quell’ora e mezzo in cui i ragazzi si sfamavano.
“Jill?” mi chiamò la rossa mentre cercavo di addormentarmi e ovviamente io la ignorai anche le tredici volte sucessive in cui cercò di attirare la mia attenzione almeno fino a che una sua scarpa mi arrivò in faccia.
“Ma cazzo vuoi??”
“Potresti suonarmi la canzone di Sally?” mi chiese indicandomi il pianoforte con gli occhioni da cerbiatta per commuovermi “Vorrei provarla un paio di volte prima del ritorno di Pete!”
“No”
“Ti prego! Non so le parole”
“Non è vero, so che le sai” mi arresi, con May era una partita persa da quando stava con Brendon aveva iniziato a rompere le palle quanto lui. Mi misi al pianoforte sbadigliando mentre lei si sistemava il foulard al collo, sedendosi a terra accanto a me.
“Quando vuole, maestro” mi disse mentre già io facevo correre le dita sui tasti. Lei iniziò ad intonare la canzone mente le porte anti incendio si aprivano e Brendon faceva il suo ingresso con una pizza in mano, seguito da Ryan.
“I sense there's something in the wind,that feels like tragedy's at hand. Although I'd like to stand by him, can't shake this feeling that I have…”
“Baby I feel it so much” rispose ammiccando Brendon mentre io alzavo gli occhi al cielo.
May smise subito di cantare mentre il suo ragazzo ridacchiava divertito sedendosi accato a lei per terra e Ryro prendeva posto sullo sgabello del piano alla mia sinistra.
“Non sapevo che tu suonassi il piano” mi disse iniziando a muovere le dita lunghe sui tasti, suonando una melodia lenta e vagamente deprimente. Molto da Ross.
Nel frattempo io mi chiedevo quanto fossero belle e perfette le sue mani, ma Urie mi riportò sulla terra “Siamo tutti dei pianisti, che bello!” disse allegro passando un pezzo di pizza a May che lo guardò distaccata.
“Io non lo so suonare”
L’espressione di totale sbigottimento che assunse il cantante dei Panic mi fa ancora ridere oggi se ci ripenso. Sgranò gli occhi, spalancando la bocca e tremando da capo a piede “Cosaaa?” domandò con la voce più acuta che mai mentre Ryan sbagliava una nota distratto “Ma no!! No! Non esiste! Non puoi non saper suonare il piano!”
“E perché mai?” chiese lei mordendo la pizza incurante.
“Perché è il mio strumento preferito!!”
“E quindi?” la rossa alzò gli occhi al cielo “e se ti dicessi che il mio strumento musicale preferito è il violino?”
“Per te lo imparerei ora!” disse il ragazzo correndo verso l’orchestra prendendone uno e iniziando a passarci sopra l’archetto provocando solo rumori fastidiosi “Devo solo applicarmi un po’!”
“Brend non me ne frega nulla del violino” disse May togliendoglielo dalle mani isterica. In effetti era lievemente fastidioso…
“Ti insegno io a suonare il piano” disse Urie tutto felice.
“No guarda, mi bastano le lezioni di chitarra”
“Ma vaffanculo alla chitarra! Tu devi imparare a suonare il piano!”
“Ma vaffanculo tu! Io voglio suonare la chitarra!”
Continuarono così per un bel po’ a litigare come due bambini così tornai a dedicarmi a Ryan. Senza pensarci appoggiai le mie labbra sul suo collo, prima baciandolo e poi leccandolo appena mentre lui smetteva di suonare portando le sue mani su di me, una sulla schiena e l’altra su una coscia. Iniziammo a baciarci chiudendo così i ponti con l’esterno. Quando ci staccammo di May e Brendon non c’era più traccia da nessuna parte “Oddio e se lo ha ucciso e ora sta occultando il cadavere?” chiesi mentre Ryan mi apriva la felpa per potermi baciare fino alla scapola.
“Pazienza” disse sbrigativo e senza darci peso “Conserveremo un bel ricordo di lui nei nostri cuori”
Ridacchiai alzandomi in piedi e facendo qualche passo verso le quinte “Cretino! Pensa se davvero ora il povero Brendon ha l’archetto del violino conficcato nel cervello! O se lo ha strozzato con una corsa di un contrabbasso…”

Sentivo gli occhi si Ryan su di me e non ci volle molto prima che mi raggiungesse prendendomi per io fianchi e iniziando a baciarmi in modo più spinto “Dai Jill… facciamolo sul pianoforte…” disse mentre io lo guardavo un po’ scioccata.
“Ma non possiamo!”
“Ma si che possiamo… siamo soli…”
“Tu sei scemo!”risposi cercando di scappare ma il bastardo aveva la presa salda sulle mie natiche e non sembrava voler mollare “Non possiamo metterci a farlo qui! Pensa se tornano gli altri!”
“Ma facciamo presto…” rispose lamentoso mentre io riuscivo a scappare dalla morsa.
Mi scappò una risatina “Ah ci credo che tu sappia essere molto veloce… ma non sarebbe ne divertente ne elegante… soprattutto per me!”
“Vaffanculo stronza” grugnì offeso sulla sua virilità e cercando di andarsene ma io lo raggiunsi abbracciandolo da dietro “Sei una ruffiana” disse voltandosi e stringendomi fra le braccia.
“Piano con i complimenti eh, potrei montarmi la testa…”
Brendon e May tornarono in quel momento tenendosi per mano e io e Ryro ci guardammo ridacchiando, no non era morto nessuno. Da li però fu il delirio e qualcuno rischiò di morire per davvero: io.
Non so come mai ma ci ritrovammo a ripassare le coreografie di danza e in assenza di Pete il mio compagno fu Brendon. Ryan lo guardava scoglionato mentre Brendon ricambiava la stessa espressione “Posso ballare io con MayMoon?” chiese mentre mi faceva fare un caschè piuttosto veloce, tanto da darmi le vertigini.
“Ho detto di no!” sbottò la rossa lasciando la mani di Ryan “Devo provare con lui o non ci verrà mai!”
“Ma non è giusto!” disse Brendon lasciandomi cadere con il sedere a terra “Non mi piace questa divisione delle coppie…”
Ballare con Brend però era molto meglio che ballare con Pete inquanto il ragazzo aveva un vero e proprio talento naturale nel muoversi. Sarebbe stato perfetto se non mi avesse buttato giù dal palco mettendo un po’ troppa forza in una spinta.
“Oddio l’ha uccisa!” urlò May portandosi le mani agli occhi mentre Brendon si sporgeva per vedere cosa aveva combinato.
“E io ora uccido lui!” disse Ryan rabbioso correndo a sua volta a vedere.
Io mi alzai a sedere “Sto bene” dissi però portandomi le mani all’unica zona eccetto il polso, il ginocchio, il gomito e il fianco, ovvero la caviglia che mandava dolore e lancinanti fitte al mio povero sistema nervoso compromesso già pesantemente da Urie “Ahia, non riesco ad alzarmi” dissi guardando verso l’alto gli altri tre che non sembravano intenzionati a scendere per aiutarmi “Ehy amici grazie di nulla” dissi acidamente mentre Ryan faceva il giro per scendere dal palco.
“Serve una mano?” una voce dietro di me mi fece sobbalzare e guardando alla mia destra vidi un paio di infradito nere attaccate ad un ragazzo non molto alto e moro con un’ispida barbetta sul viso sorridente.
“Magari” annuì con un sorrisetto mentre mi porgeva una mano e praticamente mi tirava su senza sforzo, aiutandomi a sedermi sulla poltroncina “La caviglia” dissi buttandomi li di peso “fa malissimo”
“Questa?” chiese prendendo fra le mani il mio piede mentre annuivo e sfilandomi la scarpa. Dolore.
Ryan ci raggiunse e io lo guardai male “Ma da dove arrivi? Dall’Alaska?”
“Scusa è che ho fatto il giro” mi spiegò prima di guardare il ragazzo che mi stava analizzando la caviglia dopo aver sfilato anche il calzino “e lui chi diavolo è?” mi chiese mentre io mi limitavo ad alzare le spalle.
“Io sono John” rispose l’altro con un sorriso radioso mentre Ryro alzava un sopracciglio.
“E precisamente saresti…?”
“A dire il vero non lo so che devo fare, mi ha chiamato Pete…”
Ryan lo guarda sbuffando “E quindi tu sei corso solo perché Pete ti ha chiamato senza nemmeno sapere il tuo incarico?”
John ridacchiò poi si rivolse a me “Ti prego dimmi che questo brontolone non è dei Panic at the Disco”. Mi disse unendo le mani come se pregasse e facendo strippare Ryan.
“E invece si, è il chitarrista, Ryan” dissi io mentre mi trattenevo dallo scompisciarmi “e io sono Jilliahn…”
Brendon e May ci raggiunsero con molta calma mentre John prendeva dallo zaino una benda e una fascia “Beh Jilliahn direi che non hai nulla di rotto, solo una semplice distorsione”
“Che culo JillyKitty” mi disse Brendon “Ti rompo un piede e subito trovi un dottore!”
“Non è rotto” rilanciai io portandomi i capelli dietro alle spalle.
“E io non sono un dottore” aggiunse John fasciandomi delicatamente l’arto danneggiato “Sono solo un povero chitarrista… o in questo caso sono un…”
“Ma che diavolo avete fatto???” Pete arrivò di gran cariera seguito da Gabe che stava addentando un panino e che era, a sua volta, tallonato da Will “Sto via un ora e dieci e voi che fate? Mi rompete Jill! Che razza di posizione sessuale hai escogitato stavolta?” chiese rivolto a Ryan che lo guardò scioccato con tanto di bocca spalancata.
“Dai Pete sai che a Ryan piace passare per un amante dolcissimo” ricamò con sarcasmo Brendon mentre l’altro iniziava a balbettare.
“Io non ho fatto nulla!” si difese il mio ragazzo sbracciandosi “Ha fatto tutto Brend!”
“E come hai fatto?” disse il moro voltandosi verso il cantante dei Panic che con non curanza alzò le spalle.
“L’ho lanciata giù dal palco.”
Pete lo fissò in silenzio prima di chiedere con un fil di voce “Perché?”
“Sono troppo forte e non riesco a controllarmi” si difese Brendon togliendo la cocacola dalle mani di Will e succhiando rumorosamente la cannuccia “Lo so, mi faccio paura da solo avvolte…”
Beckett lo guardò scazzato prima di guardare John che gli stava facendo ciao con la manina da almeno cinque minuti “Ehi Walker! Che ci fai qui?”
“Il Papa ha chiesto udienza” rispose John allegro mentre Pete si chinava baciandomi il capo “Povera la mia piccola Jill ti prometto che non ti abbandonerò più con questi folli… comunque passando a cosa importanti si! Ho chiamato io John!”
“Motivazione?” chiese Will scazzandosi ma non per John ma perché Gabe aveva preso posto accanto a me iniziando a ridacchiare così, a caso. Ormai lo avevamo capito tutti che il cantante degli Academy aveva una particolare attrazione per quello dei Cobra che, dal canto suo, preferiva glissare sull’argomento.
“Perché sarà il fonico della recita!” disse esagitato Pete battendo le manine mentre anche tutti gli altri arrivavano per le prove “e poi sarà il bassista dei Panic at the Disco… ma è meno importante”
Ryan sgranò gli occhi mentre Brendon lanciava urletti felici abbracciando John e dicendogli che era meraviglioso e benedetto il loro incontro…
“Pete possiamo parlare?” chiese Ryan ma il moro scosse il capo
“Assolutamente no! Ora dobbiamo provare” si voltò verso di me guardandomi incerto “Per scaletta ora toccherebbe a te, Simon e Gabe ma se preferisci saltiamo e la proviamo domani”
“No dai proviamola…” dissi alzandomi in piedi e reggendomi a lui stando in equilibrio sulla sola gamba destra.
“Ci penso io!” Gabe mi prese per i fianchi con un braccio mentre portava l’altro dietro le mie gambe per prendermi in braccio “Sarà divertente recitare con te in braccio” mi disse sorridendo mentre io gli abbracciavo il collo, spaventata dall’altezza a cui stavo.
“Gabe potresti accorciarti solo di una cinquantina di centimetri?” ironizzai mentre lui mi portava sul palco sotto gli occhi furenti di Ryan e Will.
Di tutti avevamo la scena più cazzona di tutte. Dovevamo partire da dietro al pubblico correndo a caso fra la gente durante tutta la musichetta introduttiva prima di lanciarci alla meglio sul palco, cosa facile per i due spilungoni ma impossibile per la nanetta di turno. Non provammo quel pezzo ma passammo direttamente alla canzone.
“Kidnap Mister Sandy Claws?!”
“I wanna do it” Simon che si esaltava era uno spettacolo unico…
Così come Gabe mi ricordava vagamente un maniaco“Let's draw straws”
“Jack said we should work together!”
“Three of a kind!”
“Birds of a feather!”
“Now and forever!”
Avevamo forse la scena più cazzona ma di certo la più divertente e ci sentivamo molto calati nella parte….
“…la la la la! Kidnap the Sandy Claws,lock him up real tight,throw away the key and then turn off all the lights!”

 

 

May Pov.

 

Un miracolo… Doveva esser di sicuro un miracolo. Quella sera, non si sa come, Pete aveva deciso di dedicare tutta la serata alle prove di Brendon e di vedere di nuovo la canzone dei tre tirapiedi del BauBau lasciando a casa il resto dei partecipanti alla recita. Tutti ovviamente avevano deciso di spassarsela, dato che erano giorni che non vedevano un drink sul bancone di un locale. Beh, tutti tranne me. Mi ero chiusa in stanza a rilassarmi ed ero intenzionata a rilassarmi del tutto al pc.

Così accesi il portatile, accomodandomi sul mio letto sperando che la wireless viaggiasse senza problemi. Certo, non eravamo mica in Wyoming dove in inverno la connessione era un gran bel problema. Ovviamente nel giro di pochi minuti ero su twitter a leggere gli stati dei miei cantanti preferiti e dei miei amici.

MayPeach Relax. What more could I ask for?

Scrissi, prima di andare a guardarmi un paio di video su youtube. Non feci nemmeno in tempo a vedere metà del primo che mi accorsi che mi avevano già risposto. Doveva essere qualche fan che non aveva una mazza da fare e mi taggava. Controllai lo stesso ed invece mi ritrovai altre risposte.

Billbeckett @MayPeach You miss a sofa. And me.

Thisisryanross @MayPeach @billbeckett Wait both there.

-Oddio… che stato!-

Esclamai, chiudendo lo schermo del pc ed uscendo dall’appartamento dei KP. Vidi Beckett dall’altra parte del corridoio, che si stava chiudendo la porta del suo appartamento alle spalle.

-May! Non sapevo che fossi rimasta a casa… Fortuna che ho visto che stavi scrivendo!-

Urlò mentre entrambi ci incamminavamo verso la Big Room avvicinandoci fino a scambiarci un abbraccio.

-Non siete soli vi ricordo. Se avete intenzione di ricominciare con le scappatelle fate pure che non me ne frega molto, ma perlomeno non fatelo davanti a me.-

Ci voltammo a guardare Ross che ci osservava dal soppalco con espressione scazzata. Will gli sorrise e mi appoggiò una mano sui capelli spettinandomeli.

-Mmh… May non me la da più. Piuttosto, ci facciamo un thè? Passano qualcosa di bello sulla tv satellite?-

-Tra poco mandano Jurassic Park.-

William saltò e fece un urletto felice, prima di guardarmi con occhioni sognanti. Mi chiesi se era per caso diventato matto…

-Oddio! È il mio film preferito!!!-

Si mise ad urlare facendo sospirare Ryan che si lasciò andare, appoggiando mento e braccia sulla ringhiera del soppalco.

-Dio, quel film fa schifo… Guardiamoci  Vacanze Romane.-

-Che bello Vacanze Romane!!! Però no! Guardiamo Original Sin… Quello è figo!-

Proposi io, ma nessuno dei due mi ascoltò comunque. William salì le scale raggiungendo il chitarrista e poi si voltò verso di me.

-Lo fai tu il thè? Io voglio quello là al lampone… Porta su pure i biscotti!-

Mi ordinò, prima di prendere a braccetto Ross e andare ad occupare il divano. Sbuffai contrariata da tutto quel maschilismo e cinque minuti dopo portai di sopra un vassoio con tre tazzine e un piatto pieno di biscotti variegati. Loro mi sorrisero e mi lasciarono posto in mezzo, dato che ero la più bassa del trio. Ryan si appoggiò al bracciolo ed alzò un sopracciglio guardandoci entrambi.

-Come mai non siete andati a sbronzarvi?-

Ci domandò sorseggiando il thè in modo molto elegante, nonché molto gay.

-Non avevo voglia di uscire… E poi una volta che non c’è Urie vorrei rilassarmi.-

Risposi sospirando, prima di infilarmi in bocca un biscotto ed inizare a sgranocchiarlo. Will scivolò lungo lo schienale e fece spallucce, giocando con la zolletta di zucchero.

-Io non ero per niente ispirato ad uscire.-

Si limitò a dire, anche se compresi che era perché Gabe non c’era e ciò lo demotivava. Stava diventando seriamente dipendente da Saporta.

-Beh perlomeno abbiamo il divano per noi… Senza nessuno che rompe.-

Concluse il chitarrista dei Panic prima di appoggiare la tazza sul tavolino. Beckett annuii e bevve lentamente il suo thè, prima di passarmi un braccio attorno alle spalle e trascinarmi su di lui.

-McLean, mi hanno detto che stai facendo disperare con le registrazioni.-

Mi disse, spettinandomi i capelli mentre cercavo di afferrare i suoi polsi per fermarlo. Poteva essere magrissimo, ma era comunque più forte di me.

-Io faccio quello che devo fare: cantare. Non sto facendo dannare nessuno.-

-A me pare che Jill sia frustrata perché non rispetti mai gli orari…-

Ryan si coalizzò con Bill contro di me e lo guardai malissimo, socchiudendo gli occhi e stortando le labbra arrabbiata.

-Oh, la prossima volta col cazzo che vi faccio il thè!-

-Ciò mi spezza il cuore.-

Esclamò Ross in risposta alla mia lamentela e così ci lasciammo andare in una risatina. In tv iniziò Jurassik Park e decidemmo di guardarlo, per far contento William che si stava già emozionando. Dopo i primi dieci minuti di film Ryan si era già addormentato e provai a chiamarlo per sapere se era vivo, ma bofonchiò solo una parola incomprensibile.

-Quel ragazzo ha una capacità eccezionale… Vorrei averla pure io.-

Mi disse Bill guardandolo con invidia, mentre io mi accomodavo appoggiando la testa alle sue costole. Lui mi abbracciò la spalla e sentii il suo respiro spettinarmi i capelli.

-A chi lo dici… In questi giorni poi!-

-Guardate che vi sento… Se non state zitti non riesco a dormire.-

Borbottò Ross sistemandosi nel suo angolo di divano e lanciandoci uno sguardo strano. Noi sghignazzammo, prima di concentrare la nostra attenzione sul film. Durò poco anche quella volta, dato che mi addormentai pure io nel giro di un quarto d’ora. Che ci potevo fare? Avevo visto quel film un sacco di volte ed ero stanca.

Fu Ryan a svegliarmi, quando ormai stavano scorrendo i titoli di coda e William stava prendendo il vassoio dal tavolo.

-Ti avevo detto di lasciarla dormire… La portavo in stanza io.-

Disse il cantante dei TAI mentre io spostavo la coperta che mi era stata stesa addosso.

-Non è mica una bambina, eh… Sa arrivare in camera da sola.-

Ross alzò le braccia scazzato e sbuffò, riprendendo il computer ed andando dritto su youtube. Mi alzai e seguii Will verso la cucina, ma lui mi indicò di andare in camera e, stanca morta, lo salutai ed obbedii. Quelle giornate mi avevano sfiancato…

Mi sdraiai sul letto ed aprii il pc, per controllare ancora il mio profilo. Sì, qualche fan mi aveva taggato ma non risposi. Mi limitai ad aggiornare il mio stato.

MayPeach Enjoyed the sofa. Now I’m gonna hug my pillow. @billbeckett @thisisryanross don’t watch pornography now that I’m not there.

Schiacciai invio e mi stiracchiai sbadigliando, ricevendo l’immediata risposta di Ryan.

Thisisryanross @ MayPeach Too late.

Risi e spensi tutto decidendo di andare a dormire. Brendon arrivò quando ormai ero già immersa nel mondo dei sogni e non mi svegliò.

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Scusate per aver scalato di un giorno, ma una è raffreddata e presa a scuola, l’altra rincoglionita ed in via di guarigione…

Indi per cui abbiamo scordato che ieri fosse giovedì!!! ;D

L’Alzheimer si fa sentire D:

Perdonateci.

 

Comunque ecco qui il nuovo capitolo!

Le prove per la recita continuano ed i nostri protagonisti sono stremati!!!

Pian piano anche le amicizie si consolidano all’interno del dormitorio e si stanno formando gruppi più legati…

 

A lunedì <3

 

Grazie a chi continua a leggere, chi ha iniziato da poco e chi recensisce :D

 

 

 

A lunedì!!!! <3

 

Kisses **

Jess & Miky

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Capitolo 17
*** Act 2. Chapter Twelve, part one: We could live like Jack and Sally if you care ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter twelve, part one : We could live like Jack and Sally if you Care

 

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

C’è un orologio appeso al muro, eppure tutti continuiamo a guardare lo schermo del nostro cellulare facendo finta di controllare l’orario. Ci aspettiamo una chiamata… Da chi? Sarebbe bello se trovassimo davvero la sua… Ma insomma, sappiamo bene che non puo’ succedere. Vedo lo schermo del mio I-phone illuminarsi ed è un messaggio di Olly… Mi alzo dalla sedia per andargli incontro, ma praticamente due secondi dopo la porta si apre e lui e Perce entrano, con John al seguito. Ci scambiamo un lungo sguardo, però è William che li raggiunge per parlarci. Io non faccio in tempo a muovermi, che Brendon e Gabe escono dalla porta e lo stomaco mi si rivolta vedendo quanto sono pallidi. Il mio ragazzo va dritto contro il muro, scivolando a terra e raggomitolandosi come un bambino. L’osservo preoccupata, ma ancora  non riesco ad avvicinarmi a lui… Quasi sicura che arriverà Jilliahn ad abbracciarlo al posto mio.

È così dannatamente affliggente sentire di non avere il diritto di far nulla…

Mi volto per aspettare la chitarrista, ma non appena arriva e Ryan la raggiunge, come se le forze tutto all’improvviso le fossero portate via, sviene fra le sue braccia. Phill si mobilita immediatamente a chiamare un dottore mentre Ross prende fra le braccia sua moglie ed esce in corridoio.

-Oddio! Jill sta male?! Chiamate un dottore…-

Urlandolo in modo esagerato, Brendon si alza da terra di scatto e segue il gruppetto preoccupato. Beh, è normale che qualcuno perda conoscenza quando ha passato giorni a piangere e mangiare poco… No. Sono io che vivo nell’indifferenza e non mi preoccupo così tanto di qualcuno che sta male.

Perce mi raggiunge, appoggiandosi al muro accanto alla sedia su cui ero seduta, poi mi guarda negli occhi, con le iridi azzurre che guizzano curiose.

-Ho sentito Dave, ha detto che ha annullato le registrazioni per un paio di settimane…-

-Ah…-

Mormoro in riposta, accorgendomi che non avrò uno studio dove rifugiarmi e dove perdere tempo. Come tutti gli altri, dovrò guardare in faccia a questa sofferenza. Non ci si scappa…

-Abbiamo tempi ristretti, sai… Per il tour, ormai è stabilito che partirà ad Aprile.-

-Okay…-

Abbasso lo sguardo e mi mordo le labbra, mentre di nuovo vengo colta da quella sensazione di disagio. Continuo a rubare ossigeno dentro questa stanza…

-L’hai detto a Brendon, vero?-

Mi chiede a quel punto il ragazzo, ma continuo a non guardarlo mentre scuoto la testa. Poi ecco che dalla porta entra Ashlee e come se fossero degli automi tutti si alzano ed il silenzio assoluto cala tra noi. Dietro di lei appare anche Cass che si guarda attorno per cercare Jill.

Olly raggiunge me e Perce velocemente, mentre alzo lo sguardo verso William e lui ricambia, così restiamo a fissarci all’infinito… Lui continua ad abbracciare Gabe, ma qualcosa nella sua fermezza sembra sul punto di infrangersi.

È il ritorno di Brendon e Ryan che mi distrae, così mi avvicino al mio ragazzo e gli prendo la mano. Lui mi guarda smarrito per qualche secondo, come se non si aspettasse questo gesto da me. Allora abbasso il viso, cercando di sfuggirgli e nascondermi dietro i capelli.

Anche stare accanto a Brendon, ormai, mi mette a disagio… Forse non dovrei essere nemmeno al suo fianco.

 

 

Jill pov.

Marzo 2006 (Passato)

Lo sera dello spettacolo non eravamo nervosi.
Molto di più.
Persono Ryan e Will si erano impegnati nell’ultima prova del pomeriggio, anche se la persona più stressata in assoluto era Pete. Cosa che era male: se Pete era stressato allora tutto quel malumore ricadeva su tutti noi.
Il solo a non essere impegnato sul copio in modo maniacale e a sorridere per nulla teso era quello che ne aveva di più di tutti: Brendon.
“Yet year after year, it’s the same routine and I grow so weary of the sound of screams….And I Jack! The pumpkin king! Have grown so tired of the same old thing…” venne a cantarmi praticamente in faccia facendomi sorridere mentre io suonavo a casa la chitarra, riprendendo poi quella melodia eccessivamente triste e che lui stava esagerando fingendo di essere davvero depresso “Oh, somewhere deep inside of these bones an emptiness began to grow,there’s something out there far from my home a longing that I’ve never known….”
“Sembri più un attore da Soap Opera messicana più che un attore teatrale” lo riprese Ryan, seduto accanto a me mentre rileggeva le sue battute preoccupato di non ricordarle. Ed erano solo due…
“Tipo quelle che ti guardi tu tutti i giorni dopo pranzo in tour?” gli domandò il cantante, zittendolo all’istante.
“Si scoprono gli altarini” gli dissi io pizzicandogli il fianco mentre lui si alzava andandosene offesissimo.
“Jilly hai visto la locandina?” mi chiese Brendon con gli occhini sbriluccicanti, e io scossi il capo “Allora vieni subito! È bellissima devi vederla!”
Mi prese per un polso trascinandomi verso l’entrata del teatro grazie a Dio ancora chiusa. Avevamo registrato il tutto esaurito per tutte e due le serata in cui si sarebbe tenuta la rappresentazione. Mi ritrovai davanti la locandina e subito mi scappò un sorriso. Era una foto che avevamo fatto a caso la settimana precedente mentre provavamo i costumi.
Io e May eravamo sedute a terra, schiena contro schiena lei con un’espressione troppo candida per essere credibile e io che mordevo un grosso lecca lecca, con tanto di cappello enorme da strega in testa e parruccona nera. Non sapevo come ma lei riusciva a risultare lo stesso più libertina di me nonostante mi atteggiassi più da troia e fossi molto meno vestita.
Dietro di me, in ginocchio, c’era Gabe con tanto di manina sulla bocca in una falsissima espressione di stupore mentre si appoggiava alla mia spalla indicandomi con il pollice. Il capellino da rapper, insisto tutt’oggi, non centrava assolutamente nulla con il costumino da bambino spastico della città di Halloween. Simon era nella stessa posizione di Gabe, ma abbracciava May da dietro sorridendo come un coglione vestito da diavoletto rosso con tanto di maschera appoggiata ai capelli biondini.
Brendon se ne stava in piedi al centro della scena, truccato di cerone bianco con tanto di contorno nero pesante degli occhi. La sua posa diceva tutto, sembrava essere il padrone incontrastato del mondo più che il protagonista di una recita teatrale. Appoggiato alla sua spalla c’era poi un Pete piuttosto rock per essere Bacco Nachele, visto che il suo costume consisteva in una maglietta a maniche corte rossa e i tatuaggi in vista. Però era comunque molto sexy nonostante la barba bianca. Will sorrideva poco convinto mentre teneva la mano sulla spalla di Gabe e una lungo il fianco. E c’eravamo solo noi, come se nella locandina gli altri fossero stati esclusi solo perché non si erano trovati nel posto giusto al momento giusto.
“Come sono bello vero?” disse Brendon abbracciandomi le spalle mentre continuava a contemplarsi soddisfatto “adoro quel completo… il gessato mi mette in risalto il pacco…”
“Davvero? Non si vede” lo stuzzicai io mentre lui tentava dai pizzicarmi i fianchi “Smettila Urie!” urla iniziando a correre fra i divanetti mentre mi veniva da ridere, con quel coglione di Brendon che mi rincorreva.
Patrick, che se ne stava seduto sul palco litigando con il tecnico delle luci, ci guardò alzando gli occhi al cielo “Jill sei appena guarita da una distorsione alla caviglia e stasera c’è la prima, ti prego evita di ucciderti”
Mi fermai di scatto e Brendon mi volò addosso, non riuscendo a cadere solo per una botta di culo mentre Pete smattava dicendoci che non ci sarebbe stata la torta dopo lo spettacolo se non la smettevamo subito di fare i coglioni. Brendon si mise subito buono e decidemmo di ripassare assieme le parti “Ti invidio” gli dissi con un sorriso mentre cantava ad occhi chiusi.
“What have I done? What have I done? How could I be so blind? All this loss, where was I? Spoiled all, spoiled all. Everything's gone all wrong…” aprì un occhio solo, guardandomi incuriosito “Come mai Jilly?”
“Perchè sei così calmo e spavaldo… io sono terrorizzata!” ammisi prendendo il copione con le mani tremolanti.
Lui mi guardò senza capire “Ma Jilly sai tutto! È impossibile che vada male!”
“Cosa vuol dire? Sul palco potrei dimenticarmi tutto! O potrei cadere! Pensa se cado dai tacchi! O peggio ancora… pensa se mi cade il vestito! Non potrò più mettere il naso fuori casa!”
Alle mie parole Brend sbiancò “Non ci avevo pensato…”
Quello fu l’inizio della fine….
“PETE! Jill mi ha detto che tutto può andare a puttane da un momento all’altro!!”
“Jill!!”

 

 

May Pov.

Marzo 2006 (Passato)

 

Brendon arrivò da me agitandosi e mi prese le spalle, trascinandomi via dallo specchio in cui mi stavo guardando.

-May! Che cosa accadrebbe se improvvisamente la scenografia si spaccasse e tutti venissimo travolti?-

-Moriremmo, Brendon. E dopo la morte… Sei mormone? …dopo la morte dovremmo andare di fronte ai tre giudici e poi ci manderanno da qualche parte. Di sicuro non in paradiso.-

Lui sgranò gli occhi e poi urlò disperato, così gli presi le mani fra le mie per calmarlo.

-Andrà tutto bene, stai tranquillo… Sarà come alle prove, solo che ci sarà gente a guardarci.- Sentendomi, sospirò sollevato e mi abbracciò. –Certo, se sbagli avrai tutti gli occhi puntati addosso.-

Si spaventò ancora e prese a camminare a grandi passi avanti e indietro, attirando l’attenzione di John che stava sistemando alcune cose. Io sorrisi e finii di attaccarmi le ciglia finte, ma la pacchia durò solo pochi istanti dato che Brend tornò da me per toccarmi i capelli.

-E se le extension si staccano?!-

Domandò preoccupato, controllando ancora che fossero apposto. Ovvio che non si sarebbero staccate… Senza poi contare che fino a due ore prima lui mi era rimasto attaccato addosso per sistemarmi i capelli.

-Non rimarrò comunque pelata… Tu pensa invece se ti cadono i pantaloni e tutti vedono quei boxer con i pacman.-

-Se mi vedono in mutande potranno solo volere che me le spogli… Così potranno osservare il mio corpo perfetto.-

Rispose ammiccandomi nel riflesso, mentre faceva scivolare la mano dai miei capelli al mio collo.

-Se vorranno vedere un corpo perfetto chiederanno uno spogliarello di Gabe.-

Dicendolo mi voltai verso di lui e gli lasciai due pacche sul viso ricoperto di cerone bianco. Lui sorrise e mi abbracciò, cercando di baciarmi ma venendo tenuto a debita distanza. Non volevo che rovinassimo il trucco. Poi chi lo sentiva Pete? Lui, per niente demoralizzato, mi spinse contro lo specchio facendo aderire i nostri corpi.

-Ma io sono il Re delle Zucche…-

-…vuote. Sì… Qui è una bella gara in effetti. Ma tu sei il re.-

Gli lasciai un bacio leggero sulle labbra, ma lui ne appofittò per schiacciarmi del tutto contro la superficie fredda dello specchio. Io cercai di spingerlo un po’ indietro, ma quando mi spostò il vestito alzandomelo sulle cosce decisi che potevo anche lasciarlo fare. Gli passai una mano sulla schiena, mentre le sue stavano sfiorando l’orlo delle mie mutande per sfilarmele.

-Brend… Non mi pare che questo sia il posto adatto per…-

-Voi due!! Sally è un personaggio vergine ed innocente! Non rovinatelo in questo modo!!-

Pete arrivò e poco delicatamente tirò Brendon indietro, così che mi arrivò l’elastico delle mutande sulla pelle facendomi lamentare. Il mio ragazzo iniziò a sbracciare per il nervoso e Pete agrottò le sopracciglia, squadrandoci uno alla volta.

-Potrete fare tutto quello che volete dopo, ora voglio concentrazione per lo spettacolo!-

Disse, prima di puntarci un dito addosso come fa un padre con dei figli disobbedienti, prima di allontanarsi. Io alzai le spalle e mi sistemai il vestito prima di abbracciare Urie che continuava a piagnucolare che si sarebbe concentrato meglio se avesse finito.

-Pete ha ragione… Facciamo i bravi e poi ci divertiamo a casa. Ora calmiamoci! Noi siamo i migliori cantanti sulla faccia della terra e spaccheremo il culo a tutti.-

Affermai convinta per cacciare via l’ansia e Brend mi prese in parola battendosi la mano sul petto.

-Siamo anche i più belli!-

-Giusto… Siamo stupendi.-

 

Continua…

 

 

 

 

Ecco la prima parte del capitolo 12…

Abbiamo diviso perché nel capitolo precedente non c’eran recensioni e abbiam pensato che sia troppo lungo a questo punto D:

 

Comunque ci dispiace per i salti di pubblicazione ma ieri non siamo riuscite a postare per dei problems.

 

Alla prossima per la fine dello spettacolo!!!

 

 

Jess & Miky

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Capitolo 18
*** Chapter Twelve part two : We could live like Jack and Sally, If you care it. ***


bananissima

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

 

 

 

Chapter Twelve part two : We could live like Jack and Sally, If you care it.

 

 

Jill Pov

(Presente 2010)

 

Rimaniamo così senza dire una parola, senza muoverci, come delle statue di sale. Io non riesco nemmeno a piangere tanto la sto prendendo male, non riesco a fare nulla se non guardare quel volto che ero abituata a vedere così spesso sorridente ora privo di espressione, come addormentato. Paradossalmente, sembra sereno fra le fredde braccia della morte.
Gabe piange, rumorosamente, alle mie spalle mentre Brendon sembra essersi del tutto annullato, tanto da non respirare nemmeno. Io faccio un passo avanti, poi un altro, e un altro fino a trovarmi vicinissima al tavolino. Passo piano una mano fra le sue ciocche corvine, umide forse dall’autopsia… lascio scivolare lo sguardo fino alle spalle da cui l’incisione a Y inizia e subito viene coperta dal lenzuolo… istintivamente gli accarezzo una guancia sentendola fredda e priva di vita.
“Ha sofferto?” chiedo cercando di riprendermi ma mi sento come svuotata, come se nulla avesse più senso, come se non valesse nemmeno la pena di soffrire ormai…
“No” mi risponde il dottore scuotendo il capo “Ha battuto la testa in questo punto” mi spiega indicando la nuca di Pete “dopo che la macchina è caduta dal dirupo e non si è nemmeno accordo di esser entrato nell’acqua… non si è reso conto di nulla, si è come addormentato…
“Non aveva le cinture vero?”
No…
“Se le avesse avute si sarebbe salvato?”
“Se le avesse avute forse si… sarebbe rimasto cosciente e forse sarebbe riuscito ad uscire dall’abitacolo… c’è un alta percentuale, un buon 40% in più…
Le cinture di sicurezza che hanno salvato me e Gabe quella volta, tre anni fa, avrebbero salvato anche lui, ma è sempre stato un fottuto testone con la testa fra le nuvole. Complimenti Pete, hai appena abbandonato tutti noi e una moglie con un figlio piccolo. Davvero, ti meriteresti un applauso.
“Vi lascio soli” ci dice l’uomo uscendo dalla stanza “Non toccate i cadaveri, anzi non toccate nulla”
Passo le dita fra le ciocche corvine del ragazzo guardandogli il viso pallido come se aspettassi da un minuto all’altro di vederlo aprire gli occhi color cioccolato verso di me. Ma non fa nulla, sta fermo come è logico che sia.
È morto Jill, lo vuoi capire??
Ormai non è altro che un guscio, privo di vita… non c’è più nulla in lui…
Avverto Brendon spostarsi lentamente verso di me prima di afferrarmi la mano destra e stringerla nella sua, senza levare gli occhi sbarrati da Pete. Anche lui non riesce a piangere, anche lui non realizza che quel cadavere è davvero il nostro amico… con lentezza esasperante alza appena il lenzuolo bianco prendendo la mano di Pete fra le sue e accarezzandone piano il dorso…
Jill… è così freddo” dice sottovoce come per evitare di farsi sentire da chiunque. Io mi giro, smettendo di guardarlo e abbraccio Brendon che mi stringe a se con un braccio mentre con l’altra mano continua a tenere quella di Pete “Come fa ad essere già così freddo? Non ha senso… insomma… Io non capisco” sta iniziando a farneticare, di brutto, e io non posso farci nulla “Ma hanno provato almeno a rianimarlo??” chiede incazzandosi “Siamo sicuri che i medici hanno provato a fare qualcosa?? Giuro che se scopro che hanno commesso anche solo un errore io… io…. Faccio chiudere questo fottuto posto!” da un calcio alla gamba del tavolo mentre Gabe ci raggiunge con le mani sulla faccia iniziando a guardare Pete incredulo. Io non mi stacco da Brendon riprendendo a piangere fino a che lui non mi cinge a se con entrambe le braccia iniziando a piangere a sua volta. Con la coda dell’occhio vedo Gabe, appoggiato al tavolo ch strizza gli occhi, incapace di guardare Pete. Una sua lacrima cade sul viso del moro prima che il cantante dei Cobra si stacchi da li in uno scatto rapido, correndo a vomitare dentro a un bidone dell’immondizia.
U-usciamo di qui” dico staccandomi appena da Brendon e andando verso Pete mentre il mio amico si avvia alla porta, uscendo e sbattendola. Gabe si pulisce la bocca nella manica prima di seguirlo incapace di guardare ancora in questa direzione, lasciandomi così da sola in questa enorme sala impregnata di morte. Prendo i lembi del lenzuolo, coprendo il braccio di Pete cercando di guardarlo con gli occhi carichi di lacrime. Mi chino su di lui, lasciando un bacio delicato sulla sua fronte “Mi manchi già” dico sottovoce fra i singhiozzi, come se lui potesse sentirmi “Come faccio io adesso senza di te? Come facciamo tutti noi ad andare avanti?? Tutte le volte che ci siamo allontanati, sia per una settimana, sia per un mese ci siamo sempre ritrovati… mi hai sempre raggiunta e mi sei sempre stato accanto nei momenti più brutti della mia vita… adesso come posso io raggiungerti?? Te ne sei andato Pete e io non posso più abbracciarti, non posso più ascoltarti… non posso più confidarti o farti sentire le mie canzoni… chi verrà adesso ai concerti dei Panic a farci coraggio?? Chi ci sosterrà?? Chi??” appoggio la fronte alla sua spalla per un attimo lasciandomi del tutto sopraffare dal dolore. Non ce la faccio “Ti prego torna da noi… trova un modo… tu trovi sempre un modo…
Mi concedo alcuni minuti per riprendere fiato prima di alzare il lenzuolo candido sul suo capo e uscire lentamente nella stanza, percorrendo al contrario il corridoio fino a tornare alla sala d’aspetto.
C’è anche John ora, e sta davanti a Brendon che è davvero arrivato al limite, seduto contro il muro con le ginocchia al petto, tremolante... stesso discorso vale per Gabe che è così pallido da sembrare sul orlo del collasso. Ma ora non ho tempo per dedicarmi a loro… Visto che non riesco nemmeno a dedicarmi a me stessa.
Ryan mi viene in contro parlandomi ma io non sento assolutamente nulla, come se fossi all’interno di una busta sottovuoto. La testa mi gira, inizio a sudare freddo… le gambe mi tremano mentre la tachicardia accelera…
Sento le mani di Ryan afferrarmi le braccia mentre alzo lo sguardo nei suoi occhi.

Ma non è lui che voglio. Vorrei che Brendon  si alzasse e mi stringesse a se dicendomi che va tutto bene e che lui non mi lascerà mai. Che non mi avrebbe lasciata mai e poi mai e che tutto si può rimediare.
Ed è l’ultima cosa che so prima del buio totale.

 

 

Jill Pov.

 

(passato 2006)

Pete io inizio sul serio a credere che tu voglia farmi prostituire”
Mi guardavo allo specchio con addosso il mio vestitino da strega, convinta che fosse stato ulteriormente accorciato dall’ultima prova.
Lui si abbassò la barba guardandomi le gambe “Beh? Io non ci vedo nulla di male…
“Io penso invece che tu sia scemo” ricantai io “Ci saranno dei poveri bambini!”
“è giusto che si facciano una cultura! Magari scoprono di essere gay risparmiandosi anni e anni di ambiguità sessuale….”
Patrick lo guardò sconcertato mentre si appoggiava sulla testa il cappello alto da sindaco.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso Gwen assieme a Zach che era andato a prendere in aereoporto.
“Adoro le vacanze di primavera!” commentò abbracciandomi mentre Patrick la salutava muovendo timidamente la manina “Così posso vedervi conciati così… tu non sarai un po’ nuda?”
“Ma dai?? Giura!”
“Ok ok ti procuro delle calze a rete” disse Pete uscendo dalla stanza mentre io gli urlavo dietro che della via che c’era poteva trovarmi anche un frustino.
Ryan ci raggiunse in quel momento facendoci ridere tutti e tre. Sembrava sull’orlo del collasso, avvolto dal mantello rosso e nero, la bocca socchiusa e con tanto di occhiali da sole sugli occhi.
“Non mi stanno attaccati i canini” si lamentò sedendosi stramato sulla sedia e sbadigliando “E quindi non posso recitare… svegliatemi quando tutto sarà finito…
“Non provarci” disse il rosso “vado a chiamare uno dei truccatori… e se non ce ne sono disposti a metterti le mani in bocca prendo una lima per unghie e limo i tuoi!”
“E poi non puoi non mostrare a Gwen quando balli bene” gli sussurrai mentre il rosso usciva seguito dalla mia migliore amica che si era addirittura sbilanciata prendendolo a braccetto “Hai capito la tranquilla ragazza montanara come si sveglia…
Ryan alzò appena gli occhiali guardando attentamente il mio abbigliamento poi disse “Sai che…
“Sono poco vestita?” chiesi sarcastica.
“No, ti vedo le mutandine” mi disse semplicemente “Sono rosse”
“Vedo che ti sei svegliato…
“E non solo io…
Io sorrisi maliziosa facendolo alzare dalla sedia e trascinandolo con un bacio fino al bagno dove, una volta entrati, lui ci chiuse dentro a chiave appoggiandomi con la schiena alla superficie della porta…
Gli aprì la cintura dei pantaloni facendoli cadere a terra assieme ai boxer mentre Ryan mi sfilava le celeberrime mutandine rosse che diceva di aver visto da sotto al vestito. Mi afferrò quindi per i fianchi sollevandomi mentre io allacciavo le gambe attorno alla sua vita esile e le braccia dietro al suo collo.
Stavamo facendo un casino pazzesco… e non in senso metaforico ma nel senso della confusione. E non solo le spinte provocavano dei piccoli tonfi visto che ero appoggiata ad una porta ma anche perché non fummo per nulla discreti nel trattenere gemiti e sospiri…
Il gemito finale di Ryan poi fu da oscar, a metà fra un rantolo indistinto e un urlo della serie ‘mi sono chiuso il dito nella porta’. Io mi strinsi a lui mentre si appoggiava con una mano alla porta per riprendere fiato.
“Dobbiamo ricomporci” dissi scivolando con le gambe a terra e sentendolo quindi uscir fuori da me, senza però slegare le braccia dal suo collo “O Pete stavolta ci ammazza sul serio..”
Lui mi prese il viso fra le mani baciandomi prima la punta del naso e poi le labbra prima di chinarsi e tirarsi su le mutande e i pantaloni mentre io facevo lo stesso con il mio bel intimo rosso fuoco.
“Perché non stai senza mutande?”
Io lo guardai alzando un sopracciglio mentre andavo verso lo specchio guardandomi i capelli, un po’ sudati sulla fronte “Perché ho il vestito troppo corto magari??”
“Appunto per quello…
“Ryan nelle prime file ci saranno i bambini” gli dissi attaccando la piastra per ritoccargli la frangia che si era sfatta “Non penso sia molto il caso…
“Ma più che i bambini mi preoccupano i papà che potrebbero farsi strani pensieri su di te… e mi darebbe fastidio…
Lasciai stare sistemandogli i capelli e poi, per mano, uscimmo dal bagno trovandoci davanti un Pete abbastanza scazzato “Sono felice che abbiate finito di fare i vostri porci comodi” disse acido passandomi della calze a rete davvero eccessive, ma non ebbi però il coraggio di ribattere “Ora se non vi dispiace finire di prepararvi entriamo in scena! Cazzo ho appena ripreso Brendon e May e appena torno da voi vi trovo a tentare di tirare giù la porta??”
Noi recitammo in coro le nostre scuse mentre Pete prendeva Ryan per un orecchio, sporgendosi sulle punte per riuscirci, e lo trascinava fuori dicendogli che se si era sporcato i pantaloni glieli faceva pulire con il sangue.
“Ma il sangue sporca di più!” tentò di dire il ragazzo prima di sparire dal mio campo visivo.
Sorrisi mordendomi il labbro inferiore mentre mi appoggiavo alla porta. Mi chiesi per un attimo cosa potessero pensare di me persone che mi conoscevano da una vita come Gwen e Simon… la timida Jill che si ritrova a scopare in bagno, una misera sveltina prima di salire su di un palco. Beh, sperai che fosse sempre così d’ora in poi perché quella scarica adrenalinica di passione non mi aveva fatto che bene.
Mi infialai le calze e il cappello poi mi guardai allo specchio, truccata e pettinata “Si va in scena!” dissi spavalda uscendo dalla porta trionfante. Ma appena vidi Brendon sudare freddo, Will bestemmiare perché non riusciva ad impostare la voce e Pete nel piano dello strippo ricaddi nell’ansia…
Stavo analizzando tutte le possibili vie di fuga quando qualcuno mi abbracciò da dietro appoggiandomi qualcosa di freddo e appuntito sul collo. Mi voltai di scatto trovandomi il viso di Ryan vicino al mio mentre mi sorrideva con i canini in bella vista “Sai che sei inquietante?”
“Lo so… e lo sarò di più appena avrò capito come evitare di mordermi la lingua..”
“Così sei più figo no? C’è anche l’effetto sangue” lo beffeggiò Gabe allacciandosi la felpa con disegnato sopra lo scheletro e appoggiandosi la maschera alla Venerdì Tredici sul viso.
“Tappatevi la bocca branco di stronzi!”
Ci voltammo allucinati verso Pete.
Si era davvero impazzito.
“Siediti o dovremo ricoverarti per un attacco di cuore” gli disse visibilemente preoccupato Joe mentre lui si innalzava mettendosi in piedi sulla sedia senza ascoltarlo.
“Dieci minuti e siamo in scena” disse mentre Brendon gemeva “Ora ascoltatemi bene perché ho solo due cose da dire… Se siete qui è perché dentro di voi ho visto un talento unico e ciascuno di voi è un artista così grandioso da avermi convinto della sua validità e fidatevi che sono moltissime le band che ogni giorni mi scrivono… ma ci siete voi… e quindi uno spettacolino come questo non deve intimorivi perché voi siete decisamente in grado di fare molto altro” ci guardò come se fossimo davvero suoi figli poi sorridendo appena e rilassandosi disse “Dopo ci ubriacheremo così tanto da non ricordarci un cazzo quindi vedete di recitare bene per il video!”
Pete si ritirò scendendo dalla sedia e prendendo da parte Brendon per dargli un sostegno particolare mentre io venivo abbracciata da Gabe “Terrore” mi sussurrò delicato ad un orecchio facendomi ridere.
“Andrà tutto bene, prega il Cobra” gli dissi strizzandogli l’occhio prima di raggiungere Ryan e prenderlo per mano “Si sono abbassate le luci” gli dissi mentre il sipario si apriva su Pete che pronunciava, avvolto da un mantello nero le parole del prologo…
“Was a long time ago, longer now than it seems in a place that perhaps you've seen in your dreams. For the story that you are about to be told began with the holiday worlds of old. Now, you've probably wondered where holidays come from… If you haven't I'd say it's time you begun….”

 

 

May Pov

 

(passato 2006)

-This is Halloween! This is Halloween!!-

Brendon mi si attaccò alle spalle portandomi un bicchiere ricolmo di vodka davanti al viso e continuando a cantare quella canzone biascicando malamente. Io bevvi giusto un sorso, prima di liberarmi dalla sua presa e voltarmi a guardarlo. Aveva gli occhi allucinati ed il sorriso sornione perenne… Quell’ennesimo festino al dormitorio non era stata una bella idea. Io avrei voluto andarmene a letto a recuperare il sonno perso in quelle dure settimane di prove e registrazioni. No, Pete voleva festeggiare dopo lo spettacolo… Quindi c’era un bordello insostenibile.

Ryan e Jill erano appiccicati sulla poltroncina, mentre Pete penzolava sopra il tavolino della sala raccontando a Simon, Will, Sisky e Carden una sua mirabolante avventura in qualche parte non ben definita degli States. La maggior parte della gente era radunata attorno al tavolo della cucina, dove era iniziata una partita di dama alcolica di cui Gabe aveva stra vinto i primi sei turni prima di dimenticarsi le regole del gioco.

-Non bevi nulla tu? Mio dolcissimo miele fatato…-

Mi disse il mio ragazzo, baciandomi il mento anche se mirava alle labbra. Gli appoggiai la mano sulla spalla e lui barcollò, così lo accompagnai al divanetto facendolo sedere accanto al mio chitarrista.

-Stai qui seduto e tranquillo, BrendJerk. Fai il bravo…-

Gli lasciai un bacio sulla fronte, ma lui mi trascinò a sedermi sulle sue ginocchia e mi strinse le mani sulla schiena per evitare che me ne andassi. Se stava cercando di fare qualcosa non ci sarebbe lo stesso riuscito e soprattutto l’avrei preso a sberle dato che eravamo in mezzo agli altri. Non volevo finire come Jill che stava urlando apertamente di quanto era buona da leccare la pelle di Ryan. Inoltre, avendo imparato dalla sua sbronza precedente, non impedii nulla… Anche perché ormai stavano anche insieme, quindi che problema c’era se si stavano letteralmente facendo in mezzo a tutti? Era una fortuna che anche gli altri fossero talmente sbronzi da non vedere. Tranne Phill, che però faceva finta di distrarsi giocando a Guitar Hero con il nuovo arrivato, John. Anche lui era sbronzo a livelli improponibili, infatti continuava a suonare a caso. Mi liberai dalla presa di Bden dopo un bacio dal sapore pessimo di alcool e gli rifilai fra le braccia un cuscino che lui strinse forte.

-Aw! L’amore della mia vita mi ha appena fatto un dono!-

Disse ad Adam, che annuì mentre gli mostrava il cuscino come se fosse la cosa più bella del mondo. Mi voltai un’ultima volta verso la coppietta, che era stata fermata da Gabe che era arrivato a raccontare alla bionda delle sue vittorie a dama. Ryan non sembrava molto contento della cosa… Men che meno Will, che se ne stava sulla sedia come se fosse un pappagallo su un trampolo. O forse un avvoltoio… Rende di più l’idea. Cercai di salvare personalmente la vita di Saporta andando a prenderlo a braccetto.

-Gabe! Cavolo devo proprio farti vedere la mia collezione di francobolli, sai?-

-Ah sì? Collezioni francobolli? Io colleziono mutande!-

Annuì alle sue stesse parole e mi seguì verso il cantante dei TAI che non sapeva che stavo combinando. Anche lui era abbastanza pieno di alcool, ma era preso male… Davvero male.

-Beh? Anche lui colleziona qualcosa?-

Chiese il cantante dei Cobra guardando il ragazzo, che per tutta risposta mi fulminò con lo sguardo.

-Will colleziona scopate…-

-Non sono l’unico…-

-Ooh che bello!-

Gabe battè le mani felice, probabilmente non aveva ben compreso il discorso.

-Però te ne manca una, eh Beck?-

-May, hai bevuto o hai solo voglia di sfogare la tua frustrazione sessuale su di me?-

Mi beccai una sberla sulla testa da Beckett e Gabe si portò una mano alla bocca sconvolto, prima di afferrargli il braccio.

-Non si picchiano le ragazze!-

Gli disse, portandosi tra me e Will come se ci fosse stata chissà quale violenza. Il più giovane lo guardò malissimo, ma non si liberò lo stesso dalla presa, alzandosi semplicemente in piedi per poterlo guardare meglio negli occhi.

-Se vuoi non picchio lei e bacio te…-

Affermò, avvicinandosi pericolosamente al volto di Gabe che doveva connettere un attimo per capire bene la cosa. Io mi buttai letteralmente su William abbracciandolo e spingendolo indietro prima che davvero provasse a limonarsi Gabe da ubriaco. Le conseguenze non sarebbero state rosee.

-William… Per favore, parliamone.-

Mentre lo dicevo Gabe era riuscito ad elaborare l’intenzione di Will e fece per ribattere, ma io trascinai con me il cantante dei The Academy Is prima che sentisse cose veramente offensive. Se Saporta gli avesse detto anche solo una parola avrebbe di certo preso un coltello e l’avrebbe ammazzato. Non era per niente sano ultimamente…

-Perché mi hai impedito di baciarlo?!-

Gridò isterico spingendomi via ed alzando le braccia al cielo.

-Perché altrimenti s’incazzava! Non puoi mica limonarti Gabe così di botto! Ti pare?-

-Sei omofoba o gelosa?-

Mi domandò, socchiudendo gli occhi incazzatissimo.

-Nessuna delle due. Tengo semplicemente alla tua vita. Dovete finire di registrare il vostro cd e quindi preserverò la tua vita fin quando potrò ascoltarlo.-

-Tu non hai senso!! Nessuno ha senso! Questa casa è un covo di pazzi psicopatici! Io voglio Gabe ed è inutile che me lo impediate… Tu e la tua amica che lo concupisce!-

Sgranai gli occhi mentre insinuava che Jill ci stava provando con Saporta, ma non riuscii a rispondere dato che se ne andò nel suo appartamento spettinandosi i capelli come un matto. Mi chiedevo se per caso lo psicopatico non fosse lui.

Tornai indietro e trovai Brendon steso sul pavimento che canticchiava non so cosa, finchè mi vide apparire nella sua visuale ed allungò le braccia verso di me. Sbuffai e gli presi le mani, aiutandolo ad alzarsi a fatica.

-MayMoon, la vita è dura… Ma se stai con me sarà molle come pongo!-

-Brendon, questa è la frase d’amore più bella che abbia mai sentito…-

Lui si appoggiò alle mie spalle con un braccio, da bravo ubriaco, così lo accompagnai nella nostra stanza e lo lasciai cadere sul letto. L’osservai per qualche istante mentre ridacchiava da solo come un idiota e mi accorsi che quella risata l’avrei voluta sentire il più possibile nella mia vita… E no, non parlavo di “per sempre”, il “per sempre” non esiste.

Mi accomodai al suo fianco e gli levai la maglia e le scarpe, prima di coprirlo per bene. Lui non smise di ridere e mi abbracciò forte appoggiando il viso al mio collo.

-Fatina, voglio fare l’amore con te…-

Mi disse, ma non appena gli baciai le labbra lui si lasciò cadere di lato e dopo qualche sghignazzata insenstata iniziò a russare. Sorrisi e gli accarezzai i capelli… Sì, in quel periodo potevo benissimo dirmi innamorata di Brendon Urie. Forse il primo e l’unico ragazzo che abbia mai amato seriamente. …forse.

 

 

Continua…

 

 

 

NdA:

 

Scusate la fretta ma Jessika deve studiare tanto tanto!

Godetevi il capitolo^^

 

Visto che le recensioni calano (D: ) continueremo a dividere i capitoli ad oltranza.

A presto

Jessy & Miky

 

 

 

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Capitolo 19
*** Act 2. Chapter Thirteen: Peaches in Panic! The Tour is Starting. ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

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Trust in Possible Things.

 

Second Act: To Fall In Love

 

Chapter thirteen: Peaches in Panic! The Tour is starting.

 

 

Jill pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Quando riprendo conoscenza sono stesa su un lettino d’ospedale.
Davanti a me il soffitto e attorno il silenzio…
Qualcuno si sporge sopra di me, coprendo la luce e sfiorandomi il viso con le punta dei capelli neri…
“Allora sei sveglia…”
“Cass?” mi alzo a sedere mentre lei mi guarda da appoggiata al letto “Ma… quanto sei qui?” le chiedo avvolgendola in un abbraccio stretto mentre lei singhiozza.
“Siamo partiti ieri mattina” mi spiega asciugandosi gli occhi “Appena abbiamo saputo di Pete da Gabe abbiamo annulato la data di LaFayette… ma Lex non voleva che venissi qui al obitorio così sono scappata…”
“Sei scappata??” mi passo una mano sulla faccia “Cassadee… Staranno morendo di preoccupazione” dico scendendo dal letto e prendendola per mano “Andiamo a chiamare sia lui che Mike… conoscendoli saranno già andati alla polizia…”
“Sono qui fuori con gli altri” mi dice lei, mogia “Aspetta, forse dovresti riposarti un altro po’, Ryan ha detto…”
“Non mi importa che ha detto e….” Prendo un respiro e mi calmom tentando di sorridere anche se so che mi esce una smorfia “Tra poco immagino che ci sarà la veglia…”
“A dire il vero è finita ormai...” mi dice mordendosi le labbra “Hai dormito quasi due ore…”
Non so se sentirmi sollevata o meno per questo… già sarà dura arrivare sana al funerale… arriviamo fuori dalla piccola cappelina del ospedale ma con uno sguardo decidiamo insieme di non entrare, sedendoci su un paio di sedie.
“Sai, quando Gabe ha chiamato Mike io mi sono incazzata moltissimo” mi dice torturandosi le mani “Perché lo so che voi non fate altro che proteggermi… lo ha sempre fatto anche Pete… ma io non sono una bambina, Jill. Abbiamo la stessa età.”
Io annuisco abbracciandole le spalle e appoggiando la testa alla sua mentre un’altra lacrima lasci i suoi occhi marroncini “Lo so… ma non pensare che valga solo per te… anche io ho sempre detestato il modo in cui sono sempre stata avvolta nella bambagia da Pete, anche perché ora che lui non c’è più non c’è più nessuno a proteggermi…”
“Hai Brendon…”
Sento una fitta dolorosa al cuore, come se avessero appena lanciato un sasso contro di esso e fosse, in un certo senso, andato in pezzi come una vetrata “Non è così semplice….”
“Potrebbe esserlo, e lo sai…” dice guardandomi negli occhi con intensità “Lo sa anche lui….”
Sospiro rassegnata, non sapendo precisamente cos’altro aggiungere.
È tutto così strano, così confuso.
Dovrebbe essere Ryan l’incaricato a raccogliere i pezzi del mio cuore…. E invece….
La porta si apre di scatto ed è Will che ci guarda con gli occhi sgranati e il viso sconvolto…
“Tutto ok?” chiedo io mentre lui scuote il capo nervosamente.
“Devo uscire… io… mi sento soffocare qui” e detto questo va verso l’uscita a passo deciso…
May lo segue velocemente scambiando uno sguardo con me mentre a Cass scappa uno sbuffo “Mi sta sul cazzo…”
“Will?”
“No, May” Sospiro pensierosa, mentre guardo la schiena della rossa sparire oltre l’angolo in fondo al corridoio “Lei…. Una così non si merita uno come Brendon” soffia rabbiosa “Dopo tutto quello che ha fatto, dopo tutto il male che ha portato lei…. È ancora qui.”
“Cass non possiamo giudicarla.” Mi porto una mano al collo, chiudendo un attimo gli occhi “Se Brendon ritiene che lei sia quella che…”
“Oh Jill smettila!” Sbottò Cass spostandosi di poco per mettersi di tre quarti e guardarmi in faccia “Lo sai anche tu che Brendon sta con quella la perché non può stare con te! E la cosa mi rende nervosa perché tu stai con Ryan perché nn puoi stare con Bdon!”
“Smettila…. Per favore…”mentre finisco la frase la porta si apre ancora e tutti iniziano ad uscire. Patrick e Gwen scappano letteralmente a casa mentre Joe provato viene ad abbracciarmi.
“Hai fatto venire un infarto a tutti crollando così a terra” mi dice mentre io gli passo una mano sulla schiena.
Ryan ci raggiunge un po’ più pallido del solito “Ma sei già in piedi?” chiede sconvolto mentre Brendon da di matto.
“L’ho detto! Qui non sanno fare il loro lavoro! Dovresti riposarti invece di gironzolare qui attorno!”
Scuoto il capo mentre Ryan mi ci appoggia sopra un bacio “Voglio solo andare a casa…”
“Posso venire a salutare Kylian?” mi chiede il mio cantante con una strana luce neglio occhi.
Ho capito essatamente dove vuole andare a parare così annuisco senza permettere a Ryan di opporsi. Mi volto verso Cass stritolandola in un abbraccio mentre vedo qualcun altro uscire dalla cappelletta…
“Jill..”
“Ash…” mi avvicino prendendole le mani mentre lei esplode in un paio di singhiozzi fortissimi…
“Deve essere un incubo” mi dice mentre ci abbracciamo “Non posso crederci che Pete… il mio Pete non ci sia più…” e adesso si, mi sento egoista. Sto male e non faccio nulla per nasconderlo quando Ash, che è la persona in assoluto più colpita si sta facendo una forza incredibile continuando ad organizzare tutto, dalla veglia al funerale.. mi chiedo cosa farà poi…
È un’amarezza sciogliere il nostro abbraccio ma sua sorella la trascina fuori, impedendole quasi di salutare. Raggiungo Gabe, Brend e mio marito e assieme torniamo al parcheggio. È notte ormai, non si vede nulla eccetto i frammenti di marciapiede illuminati dai lampioni.
May la recuperiamo appoggiata alla macchina di Will e poi con Brendon viene da noi, per far finta di passare una serata assieme come se nulla fosse.
Anche se non passiamo una serata assieme, noi quattro, da più di un anno ormai…
Ma questa sera voglio che i miei occhi rimangano incatenati a quelli di Brendon, come se non ci fosse nessun altro eccetto noi due.

Come ho spesso desiderato fosse…

 

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Odio le veglie funebri. Odio le morti… Odio i cambiamenti drastici.

Sto seduta tra William e Brendon da ormai un’ora e l’aria si è fatta troppo pesante ormai. Irrespirabile… Sento Will arrancare come se non trovasse più ossigeno. Gli appoggio la mano sulla spalla e lui trema qualche secondo stringendo il pugno sul suo ginocchio. Alla mia destra Brend si è come congelato e le sue dita intrecciate alle mie paiono non avere sangue che vi circola. Non voglio guardare nessuno dei due… So che abbraccerei solo uno di loro e non sarebbe affatto giusto.

Alzo lo sguardo verso Ashlee, lei si nasconde il viso fra le mani e non posso immaginarmi nemmeno lontanamente il suo dolore. Impensabile perdere qualcuno che si ama, per sempre… Non lo sopporterei. Morirei dentro? Non lo voglio nemmeno sapere… Ma un po’ riesco a capire il loro bambino.

Mi strofino gli occhi e William si alza di scatto, staccandosi di dosso la mia mano. Tutti si voltano verso di lui e riesco a notare quanto stia tremando.

-Scusate…-

Mormora, così guardo la sua figura longilinea uscire da qui. Gabe non si muove, rimane incollato alla sedia… Così, senza pensarci troppo, sono io ad alzarmi per seguirlo.Prevedibile… No?

Quando metto piede fuori vedo Jill che finalmente si è ripresa ed incorcio il suo sguardo per un attimo. Cass è lì con lei e non mi pare molto contenta di vedermi, ma non m’importa molto… Ho altro a cui pensare. Raggiungo William quando ormai è nel cortile esterno, sotto un lampione a prendere a calci una lattina. Il suo volto è più pallido del solito, si vede pure con questa luce fioca…

-Beck…-

Sussurro passandogli una mano sulla schiena, mentre lui si passa una mano sulla faccia.

-Dovevo andarmene da là… Non sapevo cosa… cosa… Insomma, non ci potevo più stare.-

-Tranquillo… Penso che nessuno se la prenda. Anzi, penso proprio che non ci faranno quasi caso, presi come sono dalla faccenda.-

Gli dico, stringendo un pugno sulla sua camicia. Lui si porta le mani fra i capelli e si morde le labbra, iniziando a guardarsi in giro alla ricerca di qualcosa che nemmeno sa.

-Non è possibile, May… Non riesco a rendermene ancora conto.-

-Ognuno ha i suoi tempi per elaborare simili notizie…-

Alla mia affermazione lui si volta a guardarmi e socchiude gli occhi dubbioso. So che vorrebbe essere più svelto, che vorrebbe essere forte e ragionevole… Ma in questi casi pure William Beckett è costretto a vacillare.

-Tu ci hai messo qualche ora…-

-Accetto i cambiamenti.-

Rispondo, senza pensarlo davvero. Non penso di poter accettare una morte simile… Non mi credo così forte ed insensibile. Lui sbuffa avendo capito dove vado a parare e poi si infila le mani nella tasca dei jeans, estraendo le chiavi dell’auto. Lo seguo verso il parcheggio in assoluto silenzio e poi ci appoggiamo insieme al cofano della vettura. Lui ancora si nasconde il volto fra le mani e si ritira spiritualmente nel suo mondo. Così alzo lo sguardo verso le luci della città e mi perdo a guardarle, ogni volta è come se fosse la prima. Ma oggi pure le luci sembrano brillare a forza, non volendo smorzarsi per lasciarci tutti al buio.

-Ci vorrebbe un bel blackout…-

Mormoro così lui finalmente riesce ad osservarmi, prima di voltarsi nella mia stessa direzione.

-Sì, così andrebbe nel panico la città…-

-Chi se ne frega… Più in panico di così non si puo’ andare. Se tutto si spegnesse accenderei un gran bel falò. E poi mi sdraierei a terra gardando le fiamme che toccano il cielo. Magari Pete ci noterebbe…-

Will ridacchia appena, prima di stringermi a lui. Il suo profumo mi rassicura… Come al solito. L’unica cosa che puo’ tranquillizzarmi.

-Mi stai dicendo che credi che Pete sia in paradiso? Credi nel paradiso, May?-

-No. Sto dicendo che di certo, ovunque si trovi, riuscirebbe a sentirne il calore…-

Lui sospira fra i miei capelli e poi mi scuote, facendomi quasi cadere per terra. Poi prende ad accarezzarli lentamente, con un sorriso strano sulle labbra.

-Le tue metafore cominciano a preoccuparmi…-

-Anche a me, sai. Preferisco parlare in modo diretto… Ma una cosa simile è meglio rigirarla il più possibile, per renderla meno atroce.-

Non appena mi zittisco sento le voci degli altri e mi volto, vedendo gli altri che arrivano verso di me ancora stravolti. Bill si stacca di scatto, come se si fosse accorto ora di quello che stava facendo.

Si salutano e si scambiano qualche convenevole, prima che Brend mi abbracci le spalle. Gli sorrido appena, anche se so benissimo che un sorriso in questo momento non è benaccetto. Ma sbagliare una volta in più, alla fine, quanto più in basso di così mi potrebbe spingere?

-Stiamo da Jill e Ryan stasera…-

-Ah.-

Non ho altre parole da dire, mi limito a seguirlo guardandomi indietro e vedendo che Gabe e Will si stanno abbracciando. Si dovrebbe cercare di sostenersi così, credo. Almeno loro ancora cercano di stare a galla. Ma noi no, noi crediamo che il nostro dolore sia talmente differente che non possiamo permettercelo… Ma solo perché non abbiamo mai capito un cazzo l’uno dell’altro. Se non fosse così, ora non mi chiederebbe di andare in quella casa come se nulla fosse successo.

 

 

Jill pov.

 

 (Passato)

“Il punto è un altro… io non posso vivere così”
Alzai la testa dal tavolo con un gridolino isterico mentre Pete osservava serio Gabe “Non so come accontentarti…”
Il cantante dei Cobra sbuffò “Perché le Pesche e i Panic vanno in tour assieme e a me toccano gli Academy is?? Anche io voglio andare con loro!!”
“Grazie eh” disse sarcastico Will voltandogli le spalle mentre Gabe, per nulla interessato a Will tornava a concentrarsi su Pete.
“Ti preeeego!”
“Man io ti ci manderei anche con i ragazzi…” gli disse dispiaciuto “Ma non sei pronto… hai appena iniziato a provare con i chitarristi e devi ancora conoscer il resto della band! Devi prima sistemarti per fare i live! E poi con Travis e Will potrai suonare Snakes On Plane!”
“Ma non c’è Jill per i cori” si lamentò Gabe abbracciandomi “Chi mi dirà che è pronta a prenderlo?” aggiunse poi malizioso mentre io alzavo gli occhi al cielo arrossendo e tentando di ignorare lo sguardo assassino di Beckett.
“La tastierista è una ragazza” aggiunse semplice Pete “comunque così è stato deciso e stop! Oggi parto con i FOB e non voglio ricevere nessuna chiamata di lamentela! Solo chiamate per raccontarmi cazzate!” sorrise rivolto a tutti noi “Veniamo all’ordine della giornata….”
“Ma Pete!”
Will sbuffò “Dio Saporta sei irritante! Tornatene a New York se non ti va bene!”
Gabe alzò un sopracciglio abbracciandomi più stretta, visto che sapeva che la cosa urtava non poco Beckett e disse “Sai che è venuto meglio Pinocchio con una sega che te con una scopata??”
“Ma che cazzo centra??”
“Ordine bambini” disse Pete battendo le mani per riportare ordine “dobbiamo parlare di cose serie…”
Le riunioni alla ‘tavola rotonda’ della Big Room fra Pete e i frontman delle band, ovvero io, Will, Brendon, Gabe e Travis più Patrick, che assisteva sempre dal divanetto, erano assolutamente off limit per tutti gli altri e si tenevano di solito una volta ogni tanto per discutere delle cose importanti riguardo alla Decay Dance…
Quel giorno Pete iniziò a parlare di un argomento che mi stava particolarmente a cuore…
“I tour” disse passando a me e Brendon, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, due fogli con segnate le date “Inizio da voi che partite settimana prossima…. Sono molte lo so” disse notando i miei occhi sgranati “Ma vedrai come vola il tempo!”
“Ma Pete…” dissi lentamente leggendole tutte “Sono una dietro all’altra! Non c’è un attimo di respiro!”
Lui non parve per nulla turbato. Solo io, tra tutti quelli presenti in sala, lo sembravo. E neanche poco…
Gabe mi sorrise solidale.
Verás que será muy divertido” Mi disse tranqullo, mentre Pete lo guardava attentamente e io abbozzavo un sorrisetto.
Il bassista dei FOB si illuminò e parve capire “Certo che puoi andare in bagno!”
Ok, di spagnolo non sapevo nulla ma….
Ero certa che non avesse detto quello.
“No, le ho detto che sarà molto divertente!”
“Non puoi andarci con lei in bagno, Gabe!”
“Non credo che vi stiate capendo” si intromise Pat mentre Gabe sbatteva la testa sul tavolo.
“Arriva Capitan Ovvio” ricantò Will muovendo in modo teatrale la mano, come se stesse mescolando l’aria.
“Che isterismo c’è qui dentro” aggiunse Travis passando una redbull a Brendon che la prese felice.
“Ecco ora diamo anche zuccheri a quello ed è la fine” sottolineò Will alzandosi “Io me ne vado a letto tanto per ancora un paio di settimane non ho un cazzo da fare… ciao stronzi!” e detto questo se ne andò sotto lo sguardo spazientito di Patrick e quello stranito di Pete.
“Ha bisogno di una donna vera…” sottolineò poi il nostro capo scuotendo il capo mentre io guardavo maliziosamente Saporta.
“O di un vero uomo…”
Quando la seduta fu tolta ci alzammo tutti stiracchiandoci “Vado dalla mia fatina irlandese a raccontarle la lieta novella! Ovvero che potrà abusare di me per tutto un tour!!” e poi sfrecciò fuori dalla stanza seguito da Pat e Pete che parlavano riguardo le luci adatte per nascondere gli scarabocchi che Ryan si faceva, a quanto pare, in faccia.
“Ti ammazzo” mi disse Gabe mentre Travis ci guardava divertito spingendomi sul divano e attaccando a farmi il solletico “Ammazzo te, William Beckett e se c’è tempo anche Pete!”
Io non respiravo molto bene così lui mi concesse la grazia di lasciarmi stare, sdraiandosi accanto a me “Tu sei perfido” gli dissi guardandolo con la coda dell’occhio “è evidente che ti muore dietro ma tu non fa nulla… anzi, fai di tutto per farlo strippare… e già quello la ha lo strippo facile!”
“Jilly non so che fare” disse appoggiandosi il capellino al viso per nascondere il rossore che si stava propagando sulle sue gance “Io non posso dargli quello che vuole!”
“Il culo?” chiese Travis.
“Esatto! Sono anni che glielo dico!”
“Ma magari ti piace se provi…” dissi vaga guadagnandomi un occhiataccia “Ok… ma perché non glielo dici chiaro?”
“è troppo imbarazzante e poi… e poi sinceramente preferisco far finta di nulla ancora per un po’… fino a che non si arrenderà!”
Io annuii “Ok man, mi dispiace per te… non per lui… mi sta sul cazzo…” Ci guardammo scoppiando a ridere poi un pensiero mi sconvolse “Oddio pensa se in tour ti stupra nel sonno!”
“Cazzo! Non ci avevo pensato… Spero di non svegliarmi mai più in quel caso!”
Un colpo di tosse secco di costrinse a portare gli occhi davanti a noi, verso i piedi del divano dove solerte come una cornacchia il giorno dei morti ci guardava a braccia incrociate Ryro.
“Gabe penso che tu abbia qualcosa di mio” disse porgendo la mano verso di noi.
“Dici Jill?”
“No guarda! L’Ipod!”
“Ma io non ho il tuo Ipod!”
“Lo so! Infatti dicevo Jill!”
Gabe mi guardò scocciato “Ma perché oggi non mi capisce e non capisco nessuno?”
“Perché sei scemo” gli dissi dolcemente afferrando la mano di Ryan e alzandomi in piedi sul divano prima di scatenare le sue ire. Lui mi prese in braccio portandomi verso il dormitorio mentre facevo ‘ciao ciao’ a Gabe con la manina oltre la sua spalla “Perché non mi lasci mai parlare un po’ con lui?” chiesi poi fingendomi imbronciata “è il mio migliore amico!”
“E da quando?”
“Da sempre… cioè… da quando l’ho conosciuto penso…”Ryan mi guardò scettico prima di buttarmi letteralmente sul letto “Ma che delicatezza!”
“Dobbiamo parlare del tour” disse prendendo in mano un foglio stropicciato, che doveva aver strappato con la forza a Brendon “Hai visto quante date?” mi chiese sedendosi accanto a me mentre anche io le leggevo.
“Troppe” dissi sospirando “Sai mi immaginavo che un tour fosse qualcosa di divertente, vedere posti nuovi, conoscere nuova gente… ma qui non c’è tempo di fare un cazzo!”
“Beh tra il 18 e il 20 abbiamo un buco” mi disse Ryro “Io propongo sempre di prendere l’aereo subito dopo il concerto e correre nella città dopo… possiamo farci un giorno ad Atlanta” disse accarezzandomi i capelli mentre io sospiravo ancora.
“Scopatores fermatevi!” disse Brendon entrando urlando nella stanza.
“Nessuno sta scopando qui” dissi io mentre Ryan si stendeva accanto a me, ignorando Brendon per evitare di saltargli alla gola e ucciderlo.
“Ah” Brendon ci guardò dispiaciuto “peccato… comunque… che bello domani si parte! Non vedevo l’ora!”
May entrò con in mano circa dieci cappelli “Che dite?? Li porto tutti??
Tu Ryan quanti foulard porti??”
Io guardai il mio ragazzo che scattò a sedere “Ovviamente tutti!” rispose con entusiasmo mentre io e Brendon ci guardavamo in faccia come per dirci che si, eravamo solidari nell’essere fidanzati con due dementi.
Il resto della giornata lo passammo a preparare le valige e poi la sera con Pete e i FOB che si apprestavano a partire anche loro.
“Ma Ryan e May?” mi chiese Pete mentre mi avvicinavo abbracciandolo.
“Si stanno scambiando i foulard” gli dissi alzando gli occhi al cielo.
Lui rise stringendomi e facendomi fare un giro su me stessa “Non sarà un po’ gay il tuo ragazzo?”
“Un po’?” chiesi io prima di scoppiare a ridere.
“Pete non partire vieni con noi!” disse Brendon abbracciandolo a sua volta e facendolo ridere.
“Ci vediamo fra qualche giorno a Austin e poi vi accompagno anche ad Atlanta” disse strizzandoci l’occhiolino mentre Patrick finiva di caricare il bus.
Li salutammo con la manina mentre Gabe rincorreva per un pezzo di strada il bus prima di fermarsi sfinito “Ma che palle” disse Brendon mentre rientravamo “Le prime date sono una merda perché dobbiamo spostarci in aereo… io volevo fare l’amore com MayMoon nelle cuccette del bus!”
“Non pensi ad altro eh” sottilineai io mentre lui e Gabe si scambiavano uno sguardo prima di battersi il cinque.
“Siamo uomini!”

Sembrava assurdo anche solo pensarlo ma ci ritirammo a letto davvero presto, verso le dieci a mezzo.
“L’aereo alla quattro e mezzo…” disse Spence senza colore mentre lui e John si dirigevano verso la loro stanza, davanti alla mia e quella di Ryro “Pete è un sadico stronzo figlio di puttana…”
Io ridacchiai divertita mentre auguravo loro la buona notte prima di dedicarmi a Ryan che si era fatto scazzato e offeso “Ora mi dici che hai?” gli domandai chiudendo la porta alle mie spalle.
“Niente…”
“Ryan… evitami un paio di ore di supplizio ti prego.. e dimmi cosa non va…”
“Hai la camicia da notte troppo corta e Gabe non ha fatto altro che guardarti in mezzo alle gambe mentre eravamo sul divanetto!” sbottò, anzi, strippò iniziando a gesticolare come una checca isterica.
“E la colpa è mia??”
“Si!”
“tu… sei un pazzo…” dissi lentamente annuendo convinta “Cioè tu ti fai troppi castelli in aria su Gabe! Solo tu vedi questo interesse morboso!”
Lui non rispose nemmeno mettendosi sotto alle coperte spazientito. Io sospirai rassegnata mettendomi in parte a lui e spegnendo la luce.
“Notte amore” gli dissi accarezzandogli una guancia e guadagnandomi come risposta un grugnito scazzato.
Mi stesi accanto a lui allora, rassegnata, appoggiandomi alla sua schiena…
Iniziavamo bene…
Il suo modo quasi possessivo di rapportarsi all’interno della nostra relazione non l’ho mai trovato fastidioso, mi lusingava parecchio la sua gelosia solo che spesso toccava vette assurde e incomprensibili. Però ero troppo buona o forse troppo innamorata o semplicemente entrambe le cose per potergli dire di smetterla o prendermi a male…
L’unica cosa che mi faceva rimanere li come una scema non era quello che diceva, ma come lo diceva… con una sfrontatezza tale da farmi sentire colpevole di tutto..
Mi addormentai pensando a tutto questo ma quando mi svegliai, scossa appena da John che ci diceva che erano già le quattro meno un quarto e che dovevamo partire ero avvolta fra le braccia di Ryan. E la cosa non poteva che rendere la giornata migliore, orario a parte.
Lo svegliai dolcemente con un bacetto e poi in silenzio iniziammo a prepararci in coma.

 

 

May pov.

  (Passato)

 

Sogno di una vita: andare in tour o con i My Chemical Romance, i Fall Out Boy o con i The Academy Is, solo perché non potevo andarci con i Nirvana dato che non esistevano più. Invece mi ritrovavo a condividere un tourbus ed il palco con i Panic at The Disco. Non che fosse un grave problema, la cosa mi andava benissimo dato che la loro musica mi piaceva… Poi avrei dovuto accontentarmi come primo tour. Più avanti noi Killer Peaches saremmo stati aperti dagli AC/DC. No, questa è una blasfemia…

Diciamo che era stato un grande salto dal suonare nei localini di Evansville e Casper fino a ritrovarci in un tour mastodontico come quello. E tutti eravamo eccitatissimi all’idea, anche se si prospettava una cosa straziante… beh, ma i primi giorni mi ricordo che ero così carica da non riuscire a stare ferma nemmeno giù dal palco.

Eravamo diretti a Houston ed eravamo su quel bellissimo tourbus che la sera prima ci era venuto a prendere. Io avevo deciso che non avrei mai lasciato il divanetto perché era la cosa più comoda su cui mi ero mai seduta in vita mia. Brendon mi fissava sdraiato sul pavimento con in mano il cellulare con cui era connesso ad internet.

-MayMoon, ho caricato una tua foto sul mio profilo! Guarda!-

Mi passò il telefono e mi ritrovai davanti una foto scattata mentre mi stavo truccando per il concerto e lui mi ha abbracciato da dietro fotografandoci entrambi.

-Perché metti in internet queste cose?! Ma ti pare?-

-Ma sei bellissima!-

Si difese riprendendo il cellulare e ridacchiando da solo.

-E poi non capisco perché non posso far vedere a tutti che siamo così love-love!!-

-Perché dovrebbe essere una cosa intima, non pubblica… Ma ok, lo terrò a mente che per te nulla dev’essere privato. Ho giusto una tua foto con i boxer di Ryan tra i denti.-

Gli appoggiai il piede scalzo sulla pancia, provando a schiacciargliela, ma lui mi afferrò la caviglia e mi morse il polpaccio. Poi mi tirò poco delicatamente giù dal divano, facendomi battere il sedere a terra. Urlai, ma servì solo a farmi assalire da Brendon che mi trascinò sdraiata, mentre lanciava il cellulare non so dove.

-Grazie Bden!-

Simon, che era seduto accanto a me sul divano ridacchiò divertito, sdraiandosi per bene a pancia in su. Io mi sedetti sulla pancia del mio ragazzo e incrociai le braccia sul petto, guardandolo male.

-Non va bene questo tuo comportamento infantile, BrendJerk… Sarebbe meglio far qualcosa per correggerlo.-

-Andiamo nella cuccetta?-

Mi domandò, passandomi le mani sui fianchi. Io sorrisi maliziosa e mi alzai, tendendogli le mani che subito afferrò. Cercammo di aprire la porta per le cuccette ma sulla soglia apparve Spence tutto sorridente con in mano la scatola del Monopoli. Dietro di lui c’erano John, Phil e Dam, che stavano discutendo su chi avrebbe tirato il dado per primo.

-Volete giocare?-

Ci domandò ma entrambi indugiammo un attimo, scambiandoci uno sguardo. Lui ovviamente capì e scosse la testa, andando di là con tutti al seguito. Le cose da fare in tourbus, oltre dormire, non erano poi molte. Per fortuna le cuccette erano occupate soltanto da Ryan e Jill che stavano parlando scambiandosi effusioni.

-Ragazzi, fuori… Le cuccette sono nostre ora! Io e la mia fatina dobbiamo amoreggiare privatamente e fare un video da metter su youporn!-

-Sarebbe cliccatissimo… Avevo un ragazzo che lo faceva, ma non era certo famoso come te. Sai che…-

Non feci in tempo a finire il discorso che mi beccai uno sguardo sconvolto dai tre che erano nella stanza con me. O meglio da Jill e Brend in particolare.

-No, io non mi sono fatta filmare… Figuratevi. Però se lo avessi fatto ora quei video gli sarebbero valsi un bel po’ di soldi.-

-Possiamo cambiare discorso, mio zuccherino?-

Venni fermata in tempo da Brendon, prima che potessi rovinare la nostra relazione con rivelazioni scioccanti. Quel mio conoscente seriamente aveva messo un casino di video che aveva fatto con qualche ragazza in camera sua, io per fortuna l’avevo visto solo una volta in un bagno della scuola.

-Comunque credo che mi sarei salvata, dato i miei quindici anni e i suoi diciannove… Si sarebbe cacciato nei guai. Beh, era un pluribocciato, per quello girava ancora lì mentre io ero al primo anno.-

Affermai sovrappensiero, mentre il mio ragazzo mi trascinava nella cuccetta con lui. Jill si appoggiò al petto di Ryan e mi guardò ad occhi spalancati.

-Non dirmi che è Larry! Quello che lavorava dal fabbro vicino alla casa di Gillmore!-

-Esatto! Hai azzeccato!-

Lei si portò una mano alla bocca e poi mi svelò che stava con la sorella di un suo compagno di classe, così ci chiedemmo curiose se un suo filmato fosse finito sul web. Per fortuna Ryro riportò tutti all’ordine, dato che anche Brend ormai era curioso di sapere come se fosse anche lui di Evansville.

-Vogliamo finire di parlare di film porno amatoriali e chiudere le dannate tendine?-

Detto questo, chiuse la tenda della sua cuccetta e sentimmo la bassista ridacchiare della cosa. Brendon mi guardò eloquente e allora pensai io stessa a tirare la tendina, cosa che mi dispiaceva tanto dato che non riuscivo a vedere bene il suo volto in quella semi oscurità.

-Sei sicura che quel Larry non abbia filmato nulla, vero?-

-Sì Brend… Non aveva una telecamera nascosta nel cesso.-

Risposi, iniziando a baciargli le labbra per evitare l’argomento scopata-nella-toilette. Lui mi prese i polsi e vedevo i suoi occhi brillare appena mentre mi osservava.

-Ma non eri preoccupata per la cosa? Avevi quindici anni e…-

-Brendon, non tutti come te restano vergini fino alla maggiore età…-

Fu Ryan a rispondergli dalla sua cuccetta e io risi.

-Ryan, non origliare!-

-Parlate a voce bassa allora.-

Io appoggiai il dito alla bocca per indicare a Brend di fare silenzio e poi presi il cuscino da sotto la sua testa, spostando la tenda e lanciandolo contro la cuccetta dall’altra parte. Ryan uscì a  vedere chi era stato e mi fulminò con lo sguardo, prendendo una scarpa da terra e rispondendo all’attacco.

-May, non cominciare…-

Disse Jill ridendo, prima che io chiudessi di nuovo la tendina e mi sdraiassi appolpata a Brend. Lui mi strinse a sé ridacchiando e poi mi sfilò la maglia lanciandola in fondo ai nostri piedi. Io feci altrettanto con la sua e poi fu il mio reggiseno a esser gettato, prima che ci infilassimo sotto la coperta stretti uno all’altro. Sentii le sue mani passare lungo la mia schiena per fermarsi sui jeans.

-Senti, Bden… Sai che comincio a pensare che se restassimo così per tutto il giorno sarei la persona più felice del mondo?-

Gli dissi, appoggiando la fronte alla sua e chiudendo gli occhi. Lui mi baciò piano le labbra trattenendo un attimo il respiro prima di parlare.

-Io ci rimarrei per sempre…-

-“Per sempre” non esiste. Accontentiamoci della giornata, domani poi vedremo.-

Lui ridacchiò e mi posò le labbra sulla spalla, mordendola piano.

-Il tuo romanticismo sorpassa quello di Beckett devo dire.-

-Sì lo so… è un talento innato, ma lo sto rafforzando grazie lui.-

Gli accarezzai i capelli e le spalle, mentre la sua  testa scendeva a posarsi sul mio petto. Sì, davvero… Forse avremmo dovuto restare così per tutto quel “per sempre” che Brendon acclamava. Beh, no… Diciamo che anche fare l’amore dopo era anche meglio, ma da quando mi ero messa con Brendon il sesso aveva tutt’altro valore rispetto a prima. Per quello il restare abbracciati era importante quasi più del resto. Il calore delle braccia di Brend e il suo sorriso… Ecco cosa non avrei mai dovuto scordare.

Mi ricordo che la sera a Houston c’era una marea di gente in platea… E proprio sotto di noi una ragazza mi sorrideva con in testa un cappello come i miei, la frangia fresca di tinta rossa e lo stesso trucco di Ryro su cui colavano lacrime. Quel particolare ce l’ho impresso nella mente a fuoco, come se avessi fatto una fotografia mentale in quel momento. Me lo ricordo così bene perché era la prima volta che vedevo qualcuno che mi ammirasse… Non so se ci ho mai fatto veramente l’abitudine, perché so di non essere il tipo di persona che merita troppa stima da parte dei fan. Durante quel live, per la prima volta, mi sentii così forte da poter dare tutta la mia energia al pubblico. Non me ne ero ancora resa pienamente conto, ma per molti stavo diventando quello che Cobain, Beckett, Patrick e Gerard Way erano per me… Avrei voluto farmi inghiottire totalmente dalla platea e dare tutta me stessa a loro.

No… Non lo dissi a nessuno di quelli che erano al mio fianco per paura di sentire qualche commento strano su un mio probabile aumento di sensibilità. Ne parlai al telefono con l’unico ultra-insensibile della situazione seduta davanti alla finestra del camerino delle pesche, mentre tutti stavano finendo di vedere il concerto dei nostri cari Panic.

-Ma guarda chi resuscita improvvisamente dal tour giusto dopo 3 giorni… McLean, pensavo che Cristo fosse il tuo ragazzo.-

-Anche io sono felice di sentirti… Come procede? Voglio ascoltare qualche pezzo…-

Mi lagnai, alzando lo sguardo verso il cielo stellato e sentendo Beckett ridere mentre qualcuno urlava di sottofondo.

-Ho appena scritto un testo per una canzone che ho in mente da un po’… Ma non ti svelo nulla. Piuttosto, com’è che mi chiami? Non dovreste suonare?-

Mi lasciai cadere sul divanetto e sospirai, ripensando alla sensazione di semi-onnipotenza che avevo provato un’ora prima.

-Secondo te è normale provare come una specie di attrazione verso il pubblico?-

-Mmh… Sì. Credo di sì. È un momento in cui l’adrenalina ti sballa abbastanza… Quindi potresti benissimo essere attratta da tutti. È come se fossi un calamaro impanato che vuol gettarsi in mezzo a tanti calamari fritti nell’olio bollente, in effetti.-

Schiusi la bocca un po’ sbalordita dal suo mettere in mezzo i calamari, dato che non era esattamente una similitudine da fare. Beh, le belle metafore di Beckett ancora non erano divenute leggenda.

-Per fortuna non hai fatto lo psicologo, William. Penso che la prossima volta parlerò con qualcun altro delle mie sensazioni intime.-

-Hai un ragazzo, no? È un po’ demente, ma puo’ sempre annuire a qualsiasi cosa tu gli dica. Una consolazione insomma…- Disse con sarcasmo, prima di tossicchiare e da quanto sentii immergersi in acqua. –Fatto sta che la sensazione di cui parli tu è quella che provano tutti su un palco, quindi non ti devi affatto stupire né sentirti stupida. Perché a quanto pare chiami me per paura che gli altri ti prendano per impazzita… Tranquilla.-

Mi morsi le labbra per il nervoso di essere stata capita ancora da Beckett, mentre la porta si spalancava lasciando entrare Dam e Phill. Mi voltai a guardarli e sorrisi salutandoli con la mano.

-Ti sei persa la caduta del tuo ragazzo… Si è ribaltato a terra come un coglione.-

Mi disse il chitarrista mentre il cantante dei The Academy Is rideva dall’altra parte della cornetta dando dell’idiota a Brend. Io appoggiai un secondo la mano sul microfono del telefono e mi alzai a sedere preoccupata.

-Si è fatto male?-

Dam scosse la testa prima di infilarsi in bagno, mentre Phill mi spiegò che era semplicemente slittato sull’acqua che aveva versato a terra da solo qualche minuto prima. Sì in effetti era un po’ un cretino… Mi alzai per andare in corridoio mentre il resto dei Killer Peaches arrivavano lì dentro per cambiarsi, così vidi di sfuggita Brend e Ryan entrare nel loro camerino. Poi riappoggiai il cellulare all’orecchio sentendo che Will dall’altra parte aveva iniziato a cantare.

-Come on baby… Don’t fear the Reaper! Baby take my hand…-

-Scusa se ti interrompo… Posso riprendere a parlare, Brend non si è fatto nulla.-

Lui sospirò rumorosamente, prima di fare uno strano rumore che poi capii essere lo shampoo. Si stava facendo il bagno mentre parlava al cellulare con il vivavoce…

-Urie non morirà mai… Come Pete o Gabe. I rompicazzo sono immortali.-

-A proposito, come va con Gabe? Progressi?-

Toccai un tasto dolente infatti lui si zittì per un po’, decidendosi di parlare dopo qualche respiro per mantenere la calma.

-Scusa ma devo lavarmi la schiena e non posso più parlare. Ci sentiamo.-

-Ma Beck!-

-Ciao.-

E detto questo riattaccò e mi lasciò a fissare perplessa il corridoio. Alzai le spalle e rientrai nel camerino dove Simon stava correndo in tondo sventolando la sua maglia sudaticcia non sapendo cos’altro fare. Jill alzò un sopracciglio e presi posto al suo fianco sul divanetto.

-Mi sa che Gabe prima ancora di avviare la carriera con i Cobra verrà aggredito… Beck sta impazzendo pian piano.-

-Ti sei persa una scena spettacolare per parlare al telefono con lui?-

Disse lei con un tono che non compresi, prima che dalla porta entrasse il cantante dei PATD con solo una salvietta legata in vita. Mi si avvicinò, puntandomi un dito contro e urlando.

-Pensavo ti avessero rapita quei fan che volevano violentarti!-

-Eh?-

Mi prese in braccio velocemente e mi attaccai al suo collo per evitare di cadere. Non ero così sicura che riuscisse a reggermi.

-Non li hai visti? Ti guardavano!-

-Brendon, ero su un palco a cantare, logico che mi guardavano!!-

-Ma quelli me lo sentivo che volevano stuprarti… Magari tra loro c’era Larry con la sua videocamera.-

Scoppiai a ridere e gli baciai la fronte per poi farmi lasciare a terra.

Mi ricordo che i momenti dopo il concerto, quando ancora l’adrenalina ci scorreva in corpo, stare con i ragazzi era altrettanto esaltante. Ancora adesso, da quel giorno, provo le stesse identiche emozioni ogni volta che lascio LA per un tour. Ancora oggi mi vorrei buttare in mezzo al pubblico, ma credo che sia per un motivo diverso da allora. Durante il mio primo tour ero attratta dall’energia che emanava il live e dalla novità… Ora probabilmente vorrei farmi inghiottire per non pensare a nient’altro che non sia la musica della mia band.

 

 

Continua…

 

 

 

Voilà… Ecco il 13 intero ed anche abbastanza corto!!! :D

 

Le pesche sono partite per il tour… XD

Buona fortuna a loro!!!!

 

Grazie a chi continua a seguire e recensire teneramente! <3

 

A giovedììììì

 

Jess & Miky

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Capitolo 20
*** Act 3. Chapter Fourteen: Love is not like anything, except a tour of your heart that someday might end ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Third Act: To Discover

 

Chapter fourteen: Love is not like anything, exept a Tour of you Heart that one day might end

 

 

Jill pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Casa è immersa nel silenzio totale. Accendo le luci mentre Brendon prende in braccio Hobo che inizia a leccargli la faccia scodinzolante. May si guarda attorno un po’ a disagio e la capisco, conoscendola per lei non è ancora facile rendersi conto che si, tutto è a posto. Più o meno. Ryan va a prendere Kylian dalla vicina mentre la rossa si accomoda su uno dei divanetti “Hai il colletto della camicia macchiato” fa notare al suo ragazzo.
“Lo so” risponde lui un po’ non curante “Ma non importa… mi è solo uscito un po’ di sangue dal naso quando Pat mi ha colpito…”
“Intendi dire quando ha risposto alla tua aggressione?” ribatte May beccandosi un’occhiataccia.
“Se vuoi provo a smacchiarlo…” dico io portandomi una ciocca di capelli dietro al orecchio e subito il mio cantante mi segue giù per le scale, dritti nella lavanderia della casa, sotto lo sguardo di May… non so cosa sta pensando ma un’ideuzza me la posso anche fare…. “Attendo a dove metti i piedi” gli dico mentre si chiude la porta alle spalle, prima di inciamparsi in uno scalone vuoto facendomi ridere. Le ultime parole famose eh, Urie? “Vieni qui dai” gli dico costringendolo a sedersi su uno sgabello o vista l’altezza non ci arrerei mai. Da seduto su questo coso è alto quasi quanto me.
Forse lo sta pensando, perché gli scappa un sorrisetto prima di sussurrare un ‘nana’ a mo di schermo la mia risposta è “Sei scemo, ecco cosa…”
Lui ridacchia, portando una mano sui miei fianchi “Hai le idee chiare!”
“Ora stai fermo” dico prendendo un pezzo di carta igenica e immergendolo nella candeggina “O ti decoloro la faccia”
“Non lo faresti mai” mi dice sorridendo mentre io inizio a togliere il sangue, inclinando di lato il collo e facendo scivolare la mano dietro, sulle reni, per tenermi a se “Sono troppo importante per i Panic grazie alla mia bellezza. Se mi deturbi il bel visino nessuno verrà più ai nostri concerti JillyLove!” Il sorriso sul mio volto cambia di significato mentre getto via la carta igienica e lui, con naturalezza, torna a mettersi drittro prima di appoggiare il capo sul mio seno “Finalmente abbiamo un paio di minuti per stare soli” mormora chiudendo gli occhi “Non ce la facevo più… in mezzo a tutta quell’ipocrisia, come posso calmarmi?”
Gli passo una mano fra i capelli mori e lo sento sospirare “Lo so, ho pensato la stessa cosa…”
“Avvolte vorrei che tutti smettessero di preoccuparsi per me… e pensassero di più a Pete. Vorrei che tutti smettessero di credermi pazzo… io voglio solo essere lasciato in pace…” alza il capo per guardarmi negli occhi, mentre i nostri visi sono così vicini che posso sentire il suo respiro sulle labbra “Non mi capisce nessuno, eccetto te…”
“Nemmeno May?” chiedo, a mo di scerno.
“Ti prego, sii realista…” le nostre labbra si sfiorano delicatamente, mentre mi regala il più prezioso e sentito dei baci.
Con Brendon è sempre stato qualcosa di diverso, di importante e profondo.
Solo nostro ed unico.
Da quando è successo quel che è successo non posso più fare a meno di lui e lui non può fare a meno di me.
Vivere questa cosa di nascosto dalle persone che dovremmo realmente amare è routine… un qualcosa che noi non consideriamo un tradimento perché no, un tradimento dovrebbe implicare quel rimorso che noi non proviamo.
Io ci tengo davvero moltissimo a lui, così come lui a me.
Siamo come due anime legate da un filo sottile di raso.
Più tentano di spezzarlo più si fortifica…
E poi se dovessimo mettere su una bilancia quello che hanno fatto a noi May e Ryan allora l’ago penderebbe così tanto dalla nostra parte che nemmeno una vera e propria relazione clandestina sarebbe poi così abietta…

 

 

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

La porta di casa Ross si apre dopo circa tre minuti che sono rimasta sola… Forse dovevo impedire che Jilliahn mi portasse via Brendon. Dovevo alzare la voce e fermarmi. Ma a quale scopo? Non ne sarebbe valsa la pena, avrei solo fatto la figura della pazza gelosa ed oggi non mi pare affatto il caso…  Ryan entra con in braccio suo figlio. Li guardo un attimo prima di alzarmi ed accarezzare i capelli di Kylian, allontanandomi quando mi accorgo di essere troppo vicina a Ryro.

-…è cresciuto.-

Dico stupidamente, tornando a sedermi in preda all’imbarazzo. Lui sorride appena e bacia la testa del bambino, prima di guardarsi in giro e poi fissare lo sguardo dritto nel mio.

-Dove sono Jill e Brendon?-

-Sono scesi… Qualche minuto fa.-

Lui piega le labbra come se fosse disgustato dalla cosa e poi si accomoda sull’altro divanetto.

-Ah, ma pensa… Tu non hai detto nulla? Non hai impedito la cosa in qualche modo?-

Scuoto la testa e poi concentro la mia attenzione sulla cornice appesa al muro. Una foto scattata tre anni prima, Panic at the Disco e Killer Peaches al completo. Io ero in groppa a Brend e Jill mi stava scherzosamente tirando giù la gonna.

-No. Io non ho voglia di parlare.-

-Mi pare che ultimamente non hai voglia di fare proprio niente e prendi la vita come viene… Ma sai, non mi pare il caso di lasciar scorrere certe cose.-

Mi dice lui, cullando suo figlio mentre ancora io cerco di ricordare com’era quando tutti eravamo insieme.

-Non sono l’unica…-

Mi volto a guardalo e lui alza un sopracciglio irritato. Mi metto a ridacchiare in modo meschino per la desolazione e poi mi passo una mano fra i capelli.

-Parlo di Olly… Non esisti solo tu al mondo, Ross.-

Lui non pare convinto, ma non ribatte sapendo che potrei benissimo sviare il discorso in mille modi diversi. Beh, oppure potrei dirgli benissimo in faccia la peggior merda veritiera senza fare una piega. Non mi farei così tanti problemi… Fatto sta che veramente Olly sta passando un periodo molto simile al mio e continua a lasciar scorrere ogni cosa. Vedi come stanno andando i Clout Clover…

-Dovresti cercare di cambiare.-

-Le persone come me non cambiano mai.-

Con la mia frecciatina-citazione si conclude la conversazione e cala il silenzio totale. Non so quanto duri, solo quando Kylian fa un versetto, Ryan pare riprendersi. Lo guardo e noto che c’è sempre qualcosa di strano quando lo vedo con suo figlio… è come se non fosse lo stesso Ryan con cui ho condiviso il divano per anni. Allora forse le persone possono cambiare?

-Oh, no… Penso proprio che anche tu cambierai per forza di cose se non ti dai una mossa. Ma tranquilla, non pretendo che tu ascolti le mie supposizioni, ormai.-

 Per fortuna in quel momento i due scomparsi ricompaiono magicamente e Jill va dritta a prendere suo figlio.

-Ah, Kylian…Ciao!-

Dice allungando le braccia per prenderlo, ma suo marito indugia un secondo guardandola scazzatissimo. Non mi stupisco che non le dica nulla nemmeno lui… Fa tanto il gradasso poi fa lo zerbino se c’è Bden attorno. Tipico… D’altronde è un uomo sposato.

Io perlomeno non ho una fede al dito che mi da il diritto di impormi più di così sul comportamento di Brendon… E non sono più così sicura di volerla.

Appena la chitarrista riesce a prendere il bambino fra le braccia va a sedersi accanto a Brendon e lui subito inizia a fare il solletico al bimbo.

-Oh ma come sei bello! Aww… Se non fossi vegetariano ti mangerei!-

Inizia a parlare in falsetto come una vecchia zia e su quel divanetto prende vita un vivido e brillante quadretto familiare. Qualcosa di veramente sbagliato…

Il mio sguardo vaga per la sala finchè rimane infangato in quello di Ryan… Il peso di alcune azioni si fa sentire, in certe occasioni più che mai. Lui lo sa quanto me, anche se pretende di poter cancellare tutto quanto e ripartire ancora.

Ma se mi dessero la possibilità di cambiare una cosa nel mio passato… Una sola… Non sarebbe comunque quella che sta pensando Ryan adesso.

 

 

Jill pov.

 Luglio 2006 (Passato)

 

 

Luglio era iniziato da una settimana, una delle più dure della mia vita…
Mi lasciai cadere sfinita sul letto mentre Ryan parlava con Brendon del concerto che si sarebbe tenuto quella sera “Dobbiamo trovarci per le sette e mezzo nella all” gli stava dicendo mentre lui sbuffava scocciato guardando il cielo azzurro sopra a Milwaukee.
“Io voglio dormire Ryro!”
“Dormi la notte invece di far festa no- stop!”
“Ma Simon mi tenta!”
Io alzai la testa dal cuscino facendo due calcoli veloci. Eravamo appena arrivati in Wisconsin e dopo nemmeno 20 ore avevamo pronto il bus tour, alla volta del Minnesota.
“Io non credo di farcela più…” dissi mentre sentivo i nervi sul punto di saltarmi. Una data diversa giorno dopo giorno… spostamenti di centinai di chilometri… era una corsa, non un tour.
“Anche io JillyKitty!” disse il cantante dei Panic portandosi le mani al viso mentre Spence entrava nella nostra stanza, che ormai era come solito il ritrovo per tutti, affiancato da Dam. Era incredibile quando erano diventati amici quei due, e di solito con loro c’era sempre anche John.
“Siamo appena al inizio” disse non curante il mio ragazzo mentre io mi coprivo il viso con il cuscino per mascherare le lacrime. Ero stanca, stanca da morire. Ma almeno non ero la sola visto che Phill, Spence, May, Brendon e Dam sembravano sul punto di collassare assieme a me. Simon era sorretto solo dall’alcool che ingurgitava a barili e John c’era abituato essendo nel giro da anni ed anni. Solo Ryan non si spiegava proprio… forse il segreto era adattarsi a dormire sempre e su qualsiasi superifice piana…
May entro nella stanza, anche lei con le lacrime agli occhi, seguita da Phill che si grattava la testa isterico “Io non ce l’ha faccio più!” disse la rossa ricalcando le mie parole “è appena arrivo Pete e mi ha detto che dobbiamo andare a fare il suond check!!! Siamo arrivati in questo maledetto albergo da due minuti io non ce l’ha posso fare a correre così!!”
“c’è Pete?” chiedemmo io e Brendon in coro prima di schizzare in piedi e correre, senza scarpe, verso l’ascensore dal quale uscì il nostro capo al telefono, trascinandosi dietro una piccola trolley nera. Appena ci vide riattaccò abbracciandoci “Pete io sto per morire!” disse Brendon puntando sulla pena “credo di avere la febbre! Sono troppo stanco! Possono andare solo gli altri a fare il sound check??”
“Non possiamo proprio non farlo?” dissi io guardando minacciosa Brendon che cercava di salvare solo se stesso.
“Siete stanchi?” chiese dispiaciuto lui “Oh ma allora riposatevi pure! Farò io il chech per te, JillyKitty, e per il tuo microfono lo faccio fare a Ryan!”
Un grosso ‘Col Cazzo!’ tuonò nel corridoio mentre Phil, May e Spence si avvicinavano sul piede di guerra pretendendo anche loro di poter dormire almeno un paio di ore.
Alla fine della guerra sia io, che May, che Brendon ottenemmo il benestare di Pete per potercene stare in albergo a riposare per un paio di orette. Ne avevo decisamente bisogno, mi sentivo sempre più stanca e ero certa che non sarei stata in grado di fare nulla se non avessi dormito decentemente.
Phill e Simon mi fecero sentire non poco in colpa mentre Dam smise proprio di parlare sia a me che a May ma mi sarei fatta perdonare dopo. Uscì dal bagno dopo una doccia veloce mentre Ryan prendeva il cellulare pronto per uscire. Venne verso di me dandomi un bacio sulle labbra, inveendo poi contro Brendon e la sua voglia di non far nulla “Posso capire voi ragazze… fa caldo… siete deboli… ma lui no!”
“Deboli?” chiesi alzando il sopracciglio.
“Il punto è uno solo” disse Ryan facendo spallucce “siamo una squadra e se non si ci riposa tutti nessuno dovrebbe per giustizia…” disse prima di darmi un altro bacio veloce ed uscire dalla stanza lasciandomi addosso un senso di colpa assurdo. Stronzo.
Il senso di colpa fu sostituito dallo sfinimento appena mi appoggiai al cuscino addormentandomi immediatamente. Non dormì due ore. Ne dormì quasi quattro.
Mi svegliai che erano le sette e dieci con accanto Ryan che, vestito, si era a sua volta addormentato sopra alle coperte “Ryro alzati, è tardissimo” dissi schizzando giù dal letto “Abbiamo venti minuti poi ci portano al palco”
Lui si alzò di scatto afferrando dalla valigia aperta una camicia bianca a balze, i solito pantaloni neri, un foulard rosso da mettersi in vita e il solito gilet con le rose. Lo trovavo di una bellezza impressionate quando si vestiva così, pronto per suonare, decorandosi anche la faccia con disegni sempre diversi e bellissimi che gli facevano risaltare gli occhi del colore del cioccolato. Il fatto è che Ryan è bello, lo è sempre stato, ma di una bellezza pura, antica quasi, che risaltava meglio in quel look vintage che lo costrastingueva nei primi-Panic.
Mi avvicinai a lui con in mano la gonna e la canottiera tutta canette e strappi tenuti assieme da delle spille da baglia (che avevo ovviamente distrutto io) appoggiandogli una mano sul petto lasciato scoperto dalla camicia ancora aperta e baciandolo piano sulle labbra. Il problema di margine e che avevamo tutti era che il tour era così caotico e eravamo sempre così di fretta che non riuscivamo a ritagliarci del tempo per noi… per stare insieme. E la cosa era frustrante, avere accanto una persona che si ama e ci attrae molto ma non poterla avere… e non valeva solo per me ma anche, e soppratutto per May.
Ma non ci fu altro se non quel bacio perché si, mi spogliai rapidamente, ma solo per potermi mettere i vestiti per suonare. Poi mi accostai a Ryan che si stava disegnando una stella tutt’attorno all’occhio con eyeliner e presi a caso l’ombretto nero diventando il solito panda-Pete.
Lui mi guardò con disappunto “Dovrò insegnarti a truccarti…”
“Tutte le donne sognano di sentirselo dire dal proprio uomo…”
Arrivammo in ritardo ma poco male, anche Simon non si trovava. Il concerto era l’unica parte del giorno in cui ci agitavamo tutti come sotto effetto di sostanze stupefacenti: il calore del pubblico, l’adrenalina che trasmettono le persone gridando il tuo nome… Suonare per tutta quella gente mi rendeva felice.
Appagata. Trovarmi sul palco era anche un’ottima occasione per sconfiggere almeno in parte quell’insicurezza che mi aveva sempre accompagnata, giorno dopo giorno, durante la mia vita. Voltando lo sguardo alla mia destra scorsi poi le due figure più di tutta mi davano sicurezza, sorridenti, da dietro alla quindi.
Ryro e Pete.
Il secondo mi salutò anche mentre io continuavo ad infierire pesantemente sul basso prima di sussurrare qualcosa a Ryan che lo spinse via da se scherzosamente, arrossendo appena e facendo quindi arrossire anche me, povera ignara.
May fece un buffo inchino, forse troppo profondo “Buona notte!” urlò nel microfono scendendo dal palco mentre io mi avvicinavo al mio togliendomi il basso dalle spalle.
“Vi lasciamo ora alle note fiabesche dei Panic! at the Disco!” voltai le spalle al pubblico salutando mentre Simon mandava molti bacetti e dopo aver lasciato gli strumenti nella rastrelliera mi sbrigai a raggiungere gli altri.
“Good job guys” ci disse Pete battendo il cinque a tutti tranne May, che si era già appicciata come una ventosa sulle labbra carnose del cantante dei Panic.
Ryan mi avvolse in un abbraccio prima di staccarsi scazzato e fulminare Zach che li chiamava “Cazzo il palco è li!” disse indicandolo “posso darmi un paio di secondi di cazzi miei o no?”
Decisamente stava iniziando a svalvorare anche lui, nonostante la sua terapia del sonno. Il body guard iniziò a farfugliare riguardo all’ingratitudime mentre Brendon gli saltava letteralmente fra le braccia “Io sono coccolo, ZachPuff… lui è infame…”
“Per l’ultima volta” disse l’uomo lasciandolo cadere a terra sul sedere “Non porterò le tue due valigie per tutto il tuor, smettila di rufianneggiare e porta il culetto d’oro sul palco!”
Scene ridicole del genere erano all’ordine del giorno. In tour si assisteva a tutto…

Avevo anche iniziato il lavoro distruttivo che avrebbe portato il mio braccio a ritrovarsi coperto di tatuaggi. Ne avevo già fatti due, tutti rigorosamente con Pete: la scritta Made in Wyoming sul polso destro e… si lo ammetto che cedetti al fascino e mi tatuai il logo di Pete, dietro alla spalla sinistra.
Secondo Phill con quel gesto mi ero appena auto identificata come proprietà del signor Wentz che invece fu più che felice della cosa. La sera del concerto di Millwaukee io e Pete comunque esagerammo e non poco quando ci ritrovammo tatuati addosso il nome una dell’altro.
Ryan si infastidì al punto tale che per me fu davvero difficile calmarlo.
“Ma è così per gioco”gli dissi correndogli dietro mentre mi fasciavo la scritta con un pezzo di carta lucida, asciugandomi malamente il sangue.
Lui si fermò di scatto guardandomi così duramente da stroncarmi in due l’anima “Perché Pete e non Ryan?” mi chiese afferrando il polso per leggere ancora, come se sperasse di essersi sbagliato.
Io mi morsi le labbra, senza rispondere. Non che credessi che tra noi due non ci sarebbe stato futuro ma Pete lo sentivo una certezza mentre con Ryan era ancora molto vago e i contorni della nostra storia stavano ancora delineandosi.
“Sparisci” mi disse secco “visto che stai diventando come lui, riempiendoti di inchiostro, vai con lui”
Ci volle proprio l’intervendo di Wentz in una combo con un paio di belle parole spese da John per far tornare Ryan, sempre acido, da me.
Mi lavai il nuovo tatuaggio sotto al getto di acqua tiepida mentre Ryan mi aspettava già sotto alle coperte più silenzioso del solito. Lo raggiunsi nel giro di pochi minuti, abbracciandogli il busto ma lui si comportava come se io nemmeno ci fossi.
“Senti” gli dissi sedendomi e prendendogli una mano, portandomela al petto “Preferisci avere il tuo nome tatuato sulla mia pelle o inciso nel mio cuore?”
Lui rimase zitto un attimo prima di dire “Secondo te?”
“No, non secondo me, devi dirmelo te”
Lui sospirò “Lo sai che mi da fastidio se parli con Gabe… e poi ti tatui il nome di un altro uomo sul braccio?”
“Non l’ho fatto per far arrabbiare te…”
“Avvolte mi sembra di si”
Lo guardai male, lasciandogli andare la mano che lui si portò alle tempie per massaggiarsele “Se pensi davvero che io ti faccia arrabbiare di proposito allora buona notte”
Spensi la luce e la sola cosa che vagamente illuminava la stanza era la televisione, che proitettava uno dei film in bianco e nero che amava tanto il mio stupido ragazzo “Jilly?” mi chiamò ad un certo punto. Io non gli diedi la soddisfazione di dire o fare nulla, ma aspettai che fosse lui per una volta a chiedermi scusa e a rompere quel silenzio fastidioso.
Infatti non ci volle poi molto prima di sentire la tv spegnersi del tutto e avvertire il suo corpo caldo a contatto col mio “Non volevo..” mi sussurrò in un orecchio mentre mi stringevo al suo petto con un sorrisetto.
“Non importa…”
Stavo quasi per proporre a Ryan di tornare almeno un po’ all’intimità di un tempo quando qualcuno bussò alla porta “Chi cazzo rompe??” chiese Ryan scazzato forse della mia stessa idea.
“Sono io!” rispose Brendon “Non è che per caso avete un’aspirina? A May scoppia la testa e non riesce a dormire…”
Ryan si alzò esasperato per andare ad aprire mentre io mi alzavo a sedere accendendo la luce.
Non fece quasi in tempo ad aprire che si ritrovò coperto da capo a piedi d’acqua, mentre Brendon se la dava a gambe levate con un secchio in mano e una risata spacca timpani “IO LO AMMAZZO!”
“Oddio non vedevo queste cose dalle gite scolastiche” dissi ridendo mentre Ryan chiudeva la porta inviperito con i capelli grondanti. Si infilò in bagno uscendone poi con la schiuma da barba fra le mani.
“Adesso vediamo chi ride per ultimo!”e detto questo uscì fuori, alla caccia di Brendon.
Io, che non volevo perdermi la scena, uscii in corridoio afferrando al volo la chiave della stanza ed incontrando Simon piegato in due dalle risate e Phill fradicio “Brendon?” chiesi mentre lui scuoteva il capo.
“May…”
“Si sono proprio trovati quei due” constatai io divertita “La stessa deficienza!”
Prima di poter dire altro fui coinvolta io stessa in una battaglia di schiuma da barba e secchiate di acqua fredda che ci aveva coinvolti tutti tranne Dam che si era chiuso di corsa in bagno. Il proprietario del albergo diede di matto, chiamando Pete e non accorgendosi che c’era anche lui nella mischia e che, anzi, era stato lui ad incitare Brendon e May a iniziare per movimentare le cose…
“Andiamo a letto per piacere?” si lamentò Phill mentre Simon scivolava sulla schiuma da barba cadendo a terra e facendoci ridere tutti, lui compreso “Io non ho dormito tutto il pomeriggio” disse poi alludendo a me, May e Brendon.
“Che palle PhillyBoy” gli disse Pete abbracciandogli le spalle mentre si avviavano alla stanza “sei un vecchio nonno infelice! Cazzo divertiti anche tu!”
Io sorrisi prendendo la mano di Ryan che sembrava quello conciato peggio assieme a Brendon e Simon e ci avviammo verso la nostra stanza “Siete una branco di scimmie” constatai mentre Brendon abbracciava May un po’ per scaldarla dall’acqua fredda e un po’ per coprirla visto che la maglietta che indossava si era fatta non poco trasparente.
“Io cosa centro?” chiese il mio ragazzo sbuffando “è partito tutto dai due stronzi e da Wentz!”
“Tu hai preso la armi di distruzione di massa per primo” disse Brendon “prima c’era solo acqua in giro!”
Trascinai Ryan in camera prima che iniziasse a ribattere e lo coinvolsi in un bacio appassionato mentre sbattevo la porta in faccia a Bden che applaudiva .
“Adesso vogliamo fare una doccia?” chiesi maliziosa accarezzandogli il petto. Lui mi prese in braccio ma non fece in tempo ad arrivare in bagno e scivolò cadendo sul culo e facendomi tirare un piccolo urlo “Oddio mio!”
“Ryan cerca di essere più delicato coraggio!” si sentì ancora la voce di Brendon e, mentre mi alzavo e aiutavo Ryro questi aggiunse “Jilly è delicata come un piccolo giglio bianco… non sfondarla o Pete ti fa del male!”
“Vattene in stanza Brendon!” disse il mio ragazzo appoggiandosi al muro e portandosi una mano al sedere prima di imprecare e dire “Dio che male al culo!”
“Non immaginavo che ti piacessero certe cose” proseguì Urie ridacchiando “Comunque sono in camera mia… ma si sente tutto!”
“Quindi fate poco rumore se volete scopare o saremo costretti a coprirvi gemendo più forte” aggiunse la rossa mentre sia lei che Brendon prendevano a ridacchiare.
“Che due coglioni” disse Ross scuotendo il capo facendomi ridacchiare “Nel senso che loro due sono due coglioni… ma un po’ anche nel senso di che palle… penso di essermi fratturato il coccige comunque” aggiunse un po’ dolorante sedendosi sul letto.
“Hai picchiato il ginocchio?” chiese Brendon “eh si… fa sempre male quando prendi qualcosa con la gamba e picchi il coccige…”
“Sei un pirla” ribattè la sua ragazza “Lo sanno tutti che il coccige è un osso del braccio!”
“Siete due mostri anatomici” ricantò Ryan mentre io praticamente piangevo dal ridere.
“è solo caduto sulle chiappette ossute” dissi io accarezzando i capelli bagnati di Ryan “e ho urlato perché mi aveva in braccio e quindi mi sono presa un colpo” aggiunsi mentre lui mi guardava male perché stavo svelando troppo.
“che imbecille” fu il solo commento di Urie “Ora noi dormiamo… o ci proviamo… voi fate i bravi!”
Alla fine il tour è servito un po’ a tutti per capire fino a che punto potevano spingersi i rapporti di amore e di amicizia… Lo stress è alto, la stanchezza pesante… ma condividere certe emozioni è così grande e coinvolgente ma sconvolgere del tutto i rapporti umani.
E anche tra me e Ryan era così perché ero sempre più convinta che lui fosse l’uomo della mia vita e lo capivo ogni giorno di più… anche solo dormendo fra le sue braccia senza spingersi oltre.
Ne ero convinta… ma forse l’amore era come l’euforia da concerto… è forte e travolgente ma dopo un po’ passa e lascia spazio al senso di vuoto e di sonno…
Buona notte anche a te, Ryro.

 

 

May pov.

Luglio 2006  (Passato)

 

 

La carica iniziale del tour avava abbandonato un po’ tutti, anche me devo ammettere… Era risaputo che non fossi poi l’attività fatta in persona, ma mi pareva che quando mettevo piede in una nuova città l’energia aumentasse a dismisura. Non l’ho detto a molti, forse sempre perché non mi va quasi mai di parlare di me, ma il tour era la mia fonte di forza. Era la sorgente da cui attingere energia continua per andare avanti e cantare come una pazza sul palco. Avevo momenti di stanchezza pesante, ma poi per magia riuscivo sempre a riprendermi… Lontano da casa, circondata da quella che consideravo una famiglia, potevo continuare a vivere al pieno delle mie forze. Non l’avevo ancora capito bene, lo posso spiegare meglio ora probabilmente…

Dopo un bel po’ di tour mi sono resa conto che avrei vissuto solo per poter viaggiare e stare su un palco. Certo, a quel tempo mi piaceva soprattutto perché c’era Brendon con me. Ora è tutta un’altra cosa…

Scesi veloce gli scalini che portavano alla platea e sorrisi nel ritrovarci un Brendon sudaticcio e sghignazzante che provava una coreografia con le ballerine. Lui mi vide e allargò le braccia, dimenticandosi dei suoi doveri e venendomi incontro saltellando.

-La mia compagna di ballo preferita in assoluto…-

-Ah sì? Quando abbiamo ballato insieme noi?-

Domandai prima che mi baciasse le labbra sorridendo e passandomi le mani lungo la schiena.

-Questa notte…-

-Quello non si chiama ballare…-

Mi aggrappai al suo collo ed iniziai a dondolare a ritmo della canzone che Ryan stava provando sul palco. Brend ridacchiò e seguì i miei movimenti, sotto lo sguardo perplesso delle ballerine che decisero così di andare a prendersi un caffè e lasciar perdere il cantante. Ovviamente io avevo precedenza su chiunque e qualunque cosa… Non mi pare ci dovessero essere dubbi a riguardo. In quel periodo pure per me niente era più importante di Brendon, davvero… Lo giuro.

-MayMoon… Stasera ce la facciamo una cenetta a lume di candela post-concerto?-

-Che festeggiamo? Il nostro primo appuntamento? Manca ancora una settimana per il sesto mesiversario…-

Dissi pensierosa, seguendo Brend in una giravolta strana prima che si fermasse a fare un urletto felice e stringermi.

-Che memoria! Ti amo per questo… Ma festeggiamo la prima volta in cui mi hai parlato seriamente nel giardino di casa!-

-In verità parlavo della luna e tu eri lì a caso… Ma okay!-

Ryro smise di suonare e ci lanciò uno sguardo allucinato, mentre Jill al suo fianco non smetteva di fissarci.

-Vi ricordate anche la prima volta che avete mangiato un’insalata russa insieme?-

-L’otto febbraio!-

Urlammo in coro noi, per poi batterci il cinque e abbracciarci più forte. Tenere a mente le date più insulse è sempre stato il mio forte, ma non servono le date per rendere solido un rapporto… è inutile ricordarsele tutte e poi dimenticare quello che hanno significato.

Spence arrivò sul palco e guardò un attimo noi poi il chitarrista che scosse la testa ed alzò le spalle.

-Sono felici perché si ricordano quando hanno mangiato un’insalata.-

-Ah. Capisco…-

Concluse il batterista grattandosi i capelli preoccupato, intanto che io e Brendon eravamo occupati a fare i deficienti in mezzo alla platea improvvisando un valzer senza musica. Non c’era nulla da fare… Ormai ci avevano perso del tutto e noi eravamo contenti così. Ero davvero felice in quei giorni… Seriamente. Per questo un altro live andò da dio e mi ritrovai ad aspettare che Brendon uscisse dalla doccia seduta sul letto con indosso un bel vestito manco dovessimo andare ad una serata di gala. Lui saltò fuori dalla porta con indosso una camicia bianca ed un -mio- foulard nero al collo e ammiccò in mia direzione allargando le braccia.

-Non vorresti stuprarmi?-

-Mh… Magari dopo cena. Ho una fame bestiale… Mi sbranerei più volentieri una costata piuttosto che te.-

Mormorai alzandomi con lo stomaco che brontolava in modo assurdo, per poi infilarmi un coprispalle.

-Vedi di metterti i pantaloni o ti arrestano se vai in giro con quei boxer con le stelline.-

Conclusi prima di appoggiarmi alla porta, mentre lui si lanciava ad obbedire. Mi raggiunse e mi prese a braccetto, così uscimmo in corridoio dove incontrammo Phill, Simon e John che stavano per entrare nelle loro stanza. Li salutammo velocemente prima di infilarci nell’ascensore, sperando che nessuna fan si fosse appostata di sotto. Sperai invano, ma perlomeno il gruppetto era innocuo e riuscimmo a cavarcela con un paio di autografi e dediche a caso, prima di sparire sul taxi che avevamo chiamato.

Era la prima volta che riuscivamo a sfuggire dall’hotel e stare da soli, mi sembrava quasi un miracolo che potessimo passare davvero una serata lontano da tutti. Brendon probabilmente stava pensando alla stessa cosa dato che ad un certo punto mi baciò la testa e sospirò quasi come se gli mancassi. Volevo godermi ogni minuto di quella serata in modo da esser tranquilla per un po’… A dirla tutta non avevo mai avuto tanta voglia di passare tempo con qualcuno come quella sera.

-Allora, dove andiamo a mangiare luce dei miei occhi?-

-Ovunque… Anche lì!-

Affermai indicando un piccolo furgoncino di hot-dog parcheggiato davanti ad un parchetto. Lui fece fermare il taxi e pagò velocemente, così andammo da questo tizio che ci guardò stranito senza capire perché una coppietta elegante dovesse andare a mangiare proprio lì. In effetti era strano, ma non importava dove andassimo… L’importante era sfruttare ogni minuto di libertà e godercelo.

Ci accomodammo sulla prima panchina che trovammo, davanti ad una fontana illuminata, dove iniziammo a divorare velocemente i panini. Mi sentivo quasi come se fossimo una normalissima coppietta che se la girava per la città. Ripensando a come avrei desiderato vivere fino a qualche mese prima, quello mi pareva una cosa che credevo succedeva solo nei film. Una bella relazione felice con un ragazzo perfetto in una vita spettacolare. Doveva essere davvero un bel sogno… Ma volevo continuare a sognare per un po’, concedendomi uno strappo alla mia solita mancanza di romanticismo.

-Ci vorrebbe una canzone di sottofondo… Di solito in momenti come questi parte una chitarra con tanto di campanellini ad accompagnarlo, mentre una vocina canticchia parole come “I'm on my feet… I’m on my feet….This isn't like us anyway. This isn’t like us anyway…”-

-Se Beckett sa quello che hai appena detto ti uccide, lo sai?-

Ridacchiò lui, appallottolando la carta dei panini e facendo poi canestro nel cestino. Io alzai un sopracciglio convincendomi che quel ragazzo non aveva nessun difetto davvero…

-Will non mi ucciderà mai… Sono sua complice nella conquista di Saporta.-

-Eh? Che volete conquistare di Gabe?-

Chiese lui ignaro della situazione, così lo abbracciai per cambiare discorso. Era meglio che continuasse a non sapere o tutto sarebbe diventato di dominio pubblico nel live della sera dopo.

-Brend, te l’ho mai detto che ti voglio seriamente bene?-

-Sì… Troppe volte in effetti. E dato che nessuno ci vede e sei in vena di tenerezza, perché non pomiciamo un po’ come due giovani adolescenti?-

Dicendolo mi prese in braccio a lui e gli abbracciai il collo ridendo. Lui iniziò a baciarmi piano le labbra mentre gli accarezzavo i capelli e poi si staccò.

-Mmh… Li tieni bene i tuoi 83 anni, signor Urie.-

Mormorai sul suo collo, appoggiando poi la testa sulla sua spalla ed immobilizzandomi. Lui gonfiò il petto e poi mi solleticò il fianco, mettendosi a parlare con uno strano accento sbiascicato da vecchio.

-Lei signora McLean ne dimostra ancora 17! Ma qual è il suo segreto?-

-Brend, sei sicuro che vuoi che io risponda nel pieno della mia sincerità?-

Chiesi ridendo e facendo scoppiare pure lui in una risata. Scosse la testa ed alzò le mani arrendevole.

-No, MayMoon… Se è un altro aneddoto su esperienze sessuali strane meglio evitarlo!-

-E io che volevo dirti che è perché sono innamorata…-

Risposi curvando poi le labbra in un’espressione offesa, ma lui le catturò velocemente in un bacio che mi prese alla sprovvista. Mi allontanai per guardarlo negli occhi neri e lui mi sorrise dolcemente, lasciandomi un bacio a stampo.

-Me lo ripeti?-

-No. Se vuoi ora ti racconto di quando George ed io siamo stati sgamati dalla sua ragazza…-

Spalancò le palpebre e mi fissò stupito per qualche secondo, dimenticandosi di quello che doveva farmi dire.

-Sei stata con uno che era fidanzato?-

-Tre o quattro volte… Che io sapessi. Dato che conoscevo la loro tipa!-

Mi beccai uno sguardo inquietato, ma rimediai immediatamente alzandomi in piedi e porgendo la mano a Brend. Era facile distrarlo e fargli scordare il discorso precedente, per mia fortuna…

-Ci facciamo un giro per le vie?-

Lui annuì e si alzò prendendomi per un fianco ed iniziando a camminare verso le vie illuminate del centro. Solo dopo qualche minuto, fermi ad un semaforo, si voltò a guardarmi ancora.

-May… Comunque non c’è seriamente bisogno che tu me lo dica, se non te lo senti. Credo che i fatti contino di più delle parole, sai?-

Per risposta gli strinsi la mano e sorrisi, prima di alzarmi appena per baciargli la fronte. Il verde scattò ma nessuno dei due ci fece caso e mentre una moto rombante passava di fianco a noi sussurrai quello che voleva sentirsi dire.

13 Luglio 2006… Bden, mi ricordo ancora la prima volta in cui ho pronunciato “ti amo” a qualcuno, tu ricorda sempre che sei stato il solo che se l’è sentito dire.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Ecco qui anche il capitolo 14!!! <3

 

Nel presente non si capisce bene che cosa sta succedendo, ma lo scoprirete!!!

È una promessa U__U

 

Per quanto riguarda il passato, la deficienza continua a dilagare! Ma non è una novità… XD

Il tour va avanti e Panic e Pesche sono sempre tutti felici e idioti!!!

Con Pete che incita May e Brend –sì, si sono trovati- a fare stronzate!!!! XD

Ryro fa le scenate a Jill, ma è sempre puccioso anche da geloso… è un amore!!

 

A lunedì!!!!! <3

 

Fangs up!

 

Jess & Miky

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Capitolo 21
*** Act 3. Chapter Fifteen, part one: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. ***


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Trust in Possible Things.

 

Third Act: To Discover

 

Chapter fifteen, part one: You can’t take the kid out of the fight, anymore… Anyway.

 

 

 

May pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Ho scordato una sola cosa di quel che mi è accaduto dai dieci anni in poi… Prima ero troppo piccola per dar peso ai ricordi, poi ho imparato a farne tesoro perché ogni piccola memoria che racchiudiamo dentro di noi è qualcosa che ci ha plasmato e che non possiamo dimenticare. Ci sono cose che rimpiango, lo ammetto… Ma vivere il presente è quello che dovremmo fare. Sono dell’idea che, no, non posso dimenticare nulla nemmeno se ho intenzione di andare avanti. Il problema di avere una memoria ferrea come la mia è che non potendo cancellare il passato, risulta quasi impossibile vivere bene giorno per giorno.

Sì, non ce la faccio a fare finta di niente… Accetto molte cose, ma non sono mica la persona più buona e sana al mondo. Non ce la faccio. Ogni giorno il mio passato ed i miei sbagli si fanno sentire e non posso evitare di rimanere ancorata ai giorni che ho perduto…

-Credo che sarebbe meglio se me ne andassi. Non ti pare che sia di troppo?-

Domando a Brendon non appena Jill e Ryan scompaiono in cucina. Lui si volta a guardarmi con gli occhi da cerbiatto ferito e allunga la mano verso i miei capelli, tendendo Kylian con l’altro braccio. Mi scosto prima che riesca a sfiorarmi e guardo in basso, verso il mio tovagliolo a fiorellini.

-MayMoon, non fare così…-

-Non ce la faccio, Brendon… Seriamente. Non ritengo che tu sia obbligato ad avermi qui per forza, possiamo benissimo vederci poi a casa. Così non rovino il quadretto.-

Mi alzo di scatto sotto il suo sguardo ferito, andando a recuperare il cappotto sullo schienale del divano. So che non lo fa apposta ad avere quel comportamento con Jill… Appunto per questo mi fa reagire così male. Perché so che è più forte di lui, che gli viene dal cuore.

-MayMoon…-

-Smettila con quello stupido soprannome…-

Mi passo la sciarpa attorno al collo e non guardo più in faccia il mio ragazzo.

-Quando hai intenzione di smettere di giocare alla famigliola felice, mi trovi ad appendere una lanterna sulla veranda.-

Dico glaciale, aprendo la porta proprio nel momento in cui arrivano Ryan e Jill. Non mi volto a salutarli, non è proprio mia intenzione continuare a giocare così. Stare tutti insieme non è davvero possibile… Pensavo che le cose forse sarebbero cambiate ed invece no.

Senza Pete sarà una guerra di trincea ancora peggiore. Tutti rinchiusi nel loro piccolo buco a terra senza mai fare una mossa per mettere fine a tutto ciò…

Mentre cammino sulla stessa strada che per anni ho amato perché è sempre stata quella che portava a casa dopo una lunga assenza, mi rendo conto che ora non mi fa più lo stesso effetto. No… Immagino di sedermi su un tourbus e vedere i paesaggi cambiare continuamente. Quella è la mia casa… Non c’è più una lanterna da seguire in questo buio inquietante.

-May!! Aspettami… Da quando cammini così veloce?-

Brendon mi raggiunge di corsa e si mette al mio fianco, prendendomi le spalle. Io mi libero subito e continuo la mia solitaria marcia verso casa, non volendo stressarlo in un momento come questo. Siamo tutti deboli, cediamo in fretta ad emozioni che ci trascinano… Mi dispiace solo che, in questa debolezza, Brendon non si lasci andare con me.

-Senti, mi dispiace… Oggi… Con quello che sta succedendo non capisco più nulla.-

-Lo so. Non c’è bisogno di scusarsi… Sennò pare che tu sia nel torto.-

Lezione di vita, impara Brendon… Chi non ha una coscienza non si scusa perché si crede nel giusto sempre. Chi invece è bravo come te, appena sa di aver sbagliato e si sente in colpa inizia a scusarsi continuamente come un povero cretino. Sapere che lui sa che cosa sta facendo, mi fa ancora più male.

-Non… Non hai nemmeno salutato Ryan e Jill che dopo tanto tempo ci hanno invitato da loro e…-

-Ci hanno invitato da loro perché siamo venuti via da una veglia funebre, cristo! Basta, Brend non ne voglio parlare.-

Dico, bloccandomi in mezzo al marciapiede annaspando per prendere aria, dato il fiato corto dovuto alla rabbia. Lui mi prende le mani fra le sue e le stringe forte… Tengo lo sguardo basso non volendo incrociare i suoi occhi, perché so che così cederei subito.

-Se hai qualcosa da dire, perché continui a non voler parlare?-

-Qualsiasi cosa io voglia dire, non ha importanza… Non ci capiremmo lo stesso. Dai, Brend, fai un bel respiro e torna a sorridere… La vita non cambierà se dessi fiato ai miei pensieri. Quindi andiamo a casa.-

Lui rimane perplesso e non risponde, così io mi stacco da lui e riprendo a camminare. Vorrei poter dimenticare le parole che desidero dire a Brendon, eppure non posso cancellarmele dalla testa. Le ho marchiate dentro e smaniano di uscire dalla mia bocca… Ci vorrebbe un motivo per sputarle fuori. E quel motivo lo conosco bene, ma non basta.

 

 

Jill pov.

Luglio 2006 (Passato)

 

Ripensando a quanto eravamo felici in quel periodo non posso che rimpiangerlo e desiderare di tornare ad allora…
Non che non ci fossero stati dei momenti difficili, ma riuscivamo sempre a superarli insieme, rimanendo uniti….
Il 15 di luglio eravamo appena arrivati a Toronto da Detroit e per una volta non ci sentivamo distrutti come solito, avendo trovato un po’ di riposo nelle ore di volo, posando i piedi sul suolo canadese e con la voglia di conquistarlo come stavamo facendo con gli States.
Brendon scese dall’aereo stra eccitato per la sua prima volta nel Canada iniziando a fare mille domande a tutti gli assistenti di volo che incontrava nel ritiro bagagli. E era la prima volta anche per tutti noi… eccetto Pete che camminava spedito per il corridoio umano fatto di transenne e fan urlanti sino al piccolo bus che ci avrebbe portato all’albergo.
I flash mi abbagliavano mentre Ryan praticamente mi trascinava dietro di se, fino a trovarmi seduta sulle sue ginocchia.
Simon stava dicendo che potevamo fermarci per qualche autografo quando si ritrovò ammutolito come noi altri, osservando lo spettacolo di Toronto, da sopra al ponte che stavamo percorrendo verso il nostro albergo “Sembra di essere non so dove” disse Spence “I grattacieli sembrano fatti di ghiaccio!”
Brendon stava con la faccia del tutto appiccicata al vetro, guardando con gli occhi a palla lo spettacolo iniziando a dire e indicare tutti i posti in cui doveva assolutamente andare prima di partire per Montreal il giorno successivo.
Pete non lo ascoltava nemmeno troppo impegnato a parlare con John di organizzazioni varie per la serata.
Come solito arrivammo al nostro albergo, uno dei più belli mai visti con una vista mozza fiato sull’oceano davanti a noi e sul resto della città, solo per appoggiare la roba prima di venir buttati malamente nel backstage e poi sul palco per il suondcheck.
“Che sonno” dissi a Ryan mentre si infilava i pantaloni allacciandoli. Io ero già vestita perché, al contrario di lui, curavo meno il look. Mi bastava una maglietta un po’ punk, un paio di pantaloni neri tubolari e i miei anfibi per essere davvero felice.
Il suo cellulare squillò in quel momento e lui lo prese in mano leggendo sorpreso il nome sul display prima di rispondere “Pronto mamma?” sgranai gli occhi. Sua madre non lo chiamava mai, eccetto la domenica sera, e quindi era inusuale per lui sentirla “Cosa…? Mamma parla piano non sto capendo nulla… Come….? E quando sarebbe successo??” io rimasi zitta mentre vedevo mille emozioni passargli sul viso prima che esso diventasse del tutto freddo e il suo tono distaccato, abbandonando del tutto l’ansia che sembrava averlo colto per qualche istante “No, non posso… ora devo andare, ho un concerto. Dai un bacio a Kate” e riattaccò, buttando il telefono alla buona sul ripiano della specchiera.
Io rimasi in silenzio mentre lo guardavo prendere l’eyeliner e tentare di tracciare delle linee sul suo viso.
Ma la sua mano, di solito così ferma e decisa, tremava. Mi alzai avvicinandomi a lui “Ryro… tutto ok?” chiesi passandogli una mano sulla schiena ma lui si allontanò rapidamente da me, scattando.
“Si… io… io sto bene” mi disse abbassando gli occhi sul pavimento “Potresti uscire Jill? Mi sento nervoso stasera e vorrei restare un po’ da solo per i fatti miei…”
Io annuii e uscii fuori a testa bassa senza aggiungere altro.
Mi appoggiai alla porta chiudendo gli occhi e maledicendo i cambiamenti repentini di umore di quel ragazzo. Anche se avevo il presentimento che quella chiamata non avesse portato affatto buone notizie…
Ma conoscendo i suoi problemi famigliari decisi di non indagare per evitare di farlo incazzare ancora di più. Pete mi aveva parlato meglio di lui e dei suoi casini dicendomi, una sera dopo cena, che mi occorreva di sapere tutto se volevo starci assieme senza pensare che fosse uno schizzato.
Mi raccontò per filo e per segno vita morte e miracoli del mio ragazzo come se lo avesse visto crescere lui stesso. Mi sconvolse non poco venire a conoscenza della sua vita, di come aveva sempre lottato per poter diventare un artista contro il volere del padre, un violento alcolista che non condivideva il suo sogno. Di come era costretto a sopportare giorno dopo giorno le sue violenze, soprattutto fisiche, fino al punto di costruirsi addosso una corazza invalicabile.
Pete lo aveva paragonato ad un armadillo che si appallottola per difendersi, io non la vedevo proprio così ma non importava. Non era un animale da stimare l’armadillo, dai, era troppo ironico immaginarmi uno di quei piccoli animali con il ciuffo piastrato e la faccia impastricciata di eyeliner.
“Jilly vieni a vedere cosa ho combinato!” mi disse Simon prendendomi per un braccio “Ho sostituito il fondotinta di Phill con del colore fosforescente… così quando le luci si abbasseranno gli verrà la faccia tutta gialla!!”
Per sfortuna, o per fortuna ancora non l’ho capito, Phill in qualche modo se ne accorse ed aiutato da Dam cosparsero tutto il viso di Simon che non riuscì a levarlo tutto così si ritrovò a suonare con la faccia pezzata dal giallo evidenziatore di quella vernice fosforescente.
Io più lo guardavo più ridevo, sia prima che durante il concerto. May gli scattò anche un paio di foto con il cellulare, mentre cantava.
Quando scesi dal palco mi sfilai il basso lanciandolo praticamente alla mia cantante che lo prese al volo per miracolo e corsi da Brendon “Ma Ryan?” gli chiesi mentre lui masticava rumorosamente un pasticciono alla crema “Non è ancora uscito dal camerino?”
Brendon scosse il capo, parlottando a bocca piena e sputacchiando il giro. Mi faceva un po’ schifo quel ragazzo, ogni tanto “No! Vieni! Andiamo a prendere Ryro!” mi disse prendendomi a braccetto e strascinandomi in giro. Ma perché tutti riuscivano con così tanta facilità a trasportarmi in giro? Brendon prese a bussare con insistenza chiamando l’amico ma io lo bloccai, tenendolo per i polsi.
“Lo conosci, se fai così si incazza il doppio” gli dissi mentre lui alzava gli occhi al cielo
“Ma se si incazza esce per menarmi… e noi vogliamo farlo uscire no?”
“Che discorso è?? Ci sono anche modi dolci sai??”
Brendon alzò un sopracciglio “Tu lo coccoli, io preferisco stanarlo come si fa con i tassi: metti del fumo dentro alla tana, lo monossidi, così esce di corsa incazzato come una tigre del bengala!”Io non dissi più nulla mentre lui riprendeva ad inveire contro la porta “Ryro se non apri stasera non ti palpo il culo sul palco e mi struscio su di te!”
“Sarebbe anche ora!” rispose il mio ragazzo e io sospirai sollevata. Almeno non era morto. E non era poi così gay. Aprì la porta qualche istante dopo,con la sua Gibson bianca sulle spalle superandoci alla volta del palco, senza nemmeno guardarci in faccia.
Dopo esserci scambiati una breve occhiata sia io che Brendon lo rincorremmo e il suo cantante, più veloce ci me, gli si mise davanti mettendogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi “Ryro… stai bene?” gli chiese serio.
Brendon serio era a dir poco impressionante.
Ryan si scostò da lui bruscamente come se quella sera il solo pensiero di essere toccato lo schifasse “Si Brendon è tutto ok”
“Ma è evidente che non è vero” ricantò il suo amico “Sei pallido come un morto…”
A quelle parole Ryan allargò gli occhi perdendo se possibile ancora di più colore. Abbassò lo sguardo sulla chitarra stringendo con così tanta forza il manico da sbiancare le nocche.
“Devo suonare” disse solo ma non a Brendon, ne a me. A se stesso “E poi dopo penserò…” e con questa convinzione salì sul palco mentre Zach gli urlava che era presto, seguito da Brendon preoccupatissimo che dalla fretta non aveva nemmeno indossato l’armonio.
Spence non ci mise molto a seguirli mentre John si faceva prendere dal panico perché non riusciva a trovare il suo basso. Pete glielo passò velocemente e lui corse dagli altri mentre il pubblico sembrava del tutto in delirio.

“Caldo il pubblico canadese” mi disse Phill, ma io non lo stavo ascoltando, presa come ero dalla preoccupazione. Pete mi raggiunse abbrcciandomi le spalle.
“è di cattivo umore o sbaglio?” disse facendo un cenno verso Ross.
“Sono preoccupata” gli confidai mentre lui non capiva “prima sua mamma lo ha chiamato e si è chiuso immediatamente…” mi morsi un labbro mentre la presa di Pete si faceva più stretta. Ryan non si confidava mai con me, pretendeva sempre di sapere cosa non andasse per quanto riguardava la sottoscritta ma lui non si apriva mai del tutto. E la cosa era tremendamente frustrante.
“Dopo lo costringo io a farmi dire cosa non va” mi rassicurò il moro lasciandomi un bacetto fra i capelli e sorridendomi “Non preoccuparti… lo sai che lui ha la sindrome pre-mestruale che gli sconvolge gli ormoni!”
Io annuii lentamente cercando di non pensare che io non potevo costringerlo a parlarmi come facevano Pete o Urie.
Durante il concerto il suo disagio era comunque evidente.
Continuava a steccare le canzoni, a sbagliare gli attacchi… come se non ci fosse con la testa. E la cosa ci preoccupava parecchio, in particolare preoccupava anche Spence che lanciava occhiate nervose all’amico che continuava a scuotere il capo.
Alla fine del concerto, come di consuetudine, la band assieme a Eric, il loro simpaticissimo tastierista, ed i ballerini si inchinavano davanti al pubblico prendendosi tutti gli applausi. Ryan stavolta non lo fece, terminata Built God, Then We’ll Talk abbandonò la chitarra scendendo dal palco, ignorando le fan che lo chiamavano disperate. Pete lo prese al volo in modo letterale, afferrandogli i fianchi ossuti prima che potesse chiudersi in qualche bagno “Ryro calmati!” gli disse mentre lui si divincolava maledendolo “Io ti lascio solo a patto che tu mi prometta di non fuggire!”
“Ok ok!” disse lui vedendo che non aveva altra possibilità se non scendere a compromessi “Accetto! Ora lasciami!”
“Hai dato la tua parola d’onore, George Ryan Ross III… se la ignori sei un villano” Pete lo lasciò andare e Ryro si lasciò subito cadere su un sedia dietro di lui, infastidito e stanco allo stesso tempo.
Io corsi da lui, inginocchiandomi e appoggiando le mani alle sue ginocchia “Ryan… mi dici cosa è successo?” lui si portò il capo fra le mani, chinandosi verso di me e appoggiando la fronte alla mia.
“No” rispose secco lasciandomi senza parole. Che razza di cocciuto…
Sospirai facendo per alzarmi ma lui me lo impedì, abbracciandomi e nascondendo il viso fra le sue braccia, nel incavo del mio collo. Sentivo il suo respiro caldo e veloce sulla pelle, come se respirasse a fatica così lo strinsi a me, passandogli le mani dietro alla schiena.
Brendon e gli altri Panic scesero dal palco raggiungendoci e subito il cantante disse “Ryan ma… dimmi che ti prende!”
Ryan non si scompose per nulla, non si mosse proprio rimanendo con il viso nascosto e il corpo rigido.
“Ma chi è morto, si può sapere?” chiese anche Brendon ridacchiando “Dai coraggio! Ora usciamo così con una bevuta di riprendi al volo da ogni tristezza! E magari confessi pure il problema!”
“Io torno in hotel” si limitò a dire Ryan alzando il capo “sono stanco e francamente non voglio vedere niente apparte un letto…”
“Vengo con te” dissi subito accarezzandogli piano il viso. Lui chiuse gli occhi sotto al mio tocco, cercando di improvvisare un sorriso che sembrava più una smorfia dolorante.
“Si anche io” si aggiunse Spence, immediatamente, appoggiandogli una mano alla spalla.
“Ma dai!” si intromise Simon “Non possiamo uscire a gruppi! O tutti o nessuno!”
“E questa regola malata da dove esce?” chiese Brendon sgranando gli occhi “No io voglio vedere Toronto e baciarmi con MayMoon davanti al Rogers Center! Voglio andare sulla CN Tower e vedere anche quel palazzo che sembra uscito da un cartone animato!”
“La sede del parlamento?” chiese John alzando un sopracciglio.
“Ma no! È tipo un’università!” insistette il cantante dei Panic “Pete dai ti prego!”
Pete annuì “Facciamo così: noi quattro andiamo in albergo mentre voi altri potrete andare in giro per la città fino a che vorrete!”
“Ma io volevo bere il sidro con te!” disse Brendon abbracciandolo mentre silenziosi andavamo nei nostri camerini a prendere la roba per poter scappare da li.
“Vuoi che rimanga con voi?” chiese a un certo punto Simon ma io scossi il capo.
“Meglio di no… o parlerà anche meno…”

 

 

May pov.

Luglio 2006 (Passato)

 

Di come era andato il concerto dei Panic e delle sceneggiate di Ryan non me ne importava molto, ad esser sincera. La gita per Toronto era molto più interessante di qualsiasi altra cosa… Soprattutto con Brendon che mi trascinava ovunque ed non smetteva di ridere. In verità tutti e due non riuscivamo né a staccarci uno dall’altro, né a smettere di sorridere felici come se fossimo due tredicenni al primo amore. Phill ci guardava socncertato in effetti, ma non era nemmeno l’unico… So che Simon e John non facevano caso a quanto noi stessimo appiccicati, perché avevano già bevuto abbastanza da non notare nulla. Insomma erano Phill e Dam che probabilmente avrebbero voluto spararsi.

All’improvviso sentii Brendon urlare e mi voltai per vedere che stesse succedendo. Se ne stava in piedi su una panchina ad indicare un locale in fondo alla via.

-MayMoon!!!! Vieni con me! Andiamo a bere sidro!-

Saltò giù e venne a prendermi per mano, trainandomi via di corsa, senza che potessimo dire agli altri di aspettarci. Ci ritrovammo così a sorseggiare un sidro buonissimo, seduti ad un bancone dove una signora canadese ci stava raccontando del suo terzo figlio che si era appana diplomato e voleva andare in Irlanda. Ovviamente questo era saltato fuori da un commento sul colore dei miei capelli…

-Uh che bello! Anche noi dovremmo andarci, magari appena abbiamo tempo… Eh, May? Non ti va l’idea di farci un salto?-

La signora e Brend mi guardarono ed io sorrisi appena, prima di scuotere la testa.

-No… Non mi è mai piaciuta l’Irlanda. Piuttosto vorrei visitare per bene la Finlandia.-

Risposi, volendo assolutamente evitare l’argomento sull’Irlanda e la probabile discendenza celtica. Allora iniziarono entrambi a parlare della Lapponia e Babbo Natale, mentre consumavamo fiumi di sidro. Fu forse per quello che ad un certo punto iniziò a girarmi la testa in modo strano… Scoprii così che la bevanda era alcolica. Ed io non ero molto abituata a bere, anche perché cercavo sempre di stare lontano dall’alcool dopo una brutta esperienza ad una festa al liceo.

-…signora ma perché il suo secondo figlio è qui a servire al bancone quando è così gnocco che potrebbe fare il modello?-

Domandai sbattendo le ciglia ed indicando con il dito il ragazzo che stava servendo la birra. Brend si voltò a guardarmi con gli occhi sgranati mentre la barista rimaneva a bocca aperta per la mia domanda.

-Secondo me avrebbe futuro! Come Beckett! Bill doveva fare il modello!-

Applaudii da sola alla mia affermazione e poi finii di bere anche quel bicchiere di sidro che avevo davanti, prima che il mio ragazzo riuscisse a strapparmelo di mano.

-Cazzo… Potevi ricordarmi che non reggi l’alcool!-

-Ho bevuto alcool?-

Lui tirò fuori il portafoglio e pagò, prima di prendermi per il braccio e portarmi di nuovo fuori dove si era fatto caldo improvvisamente. Mi tolsi il giubbino in pelle e me lo allacciai ai fianchi, prima di levarmi pure il foulard e buttarlo a terra. Brend lo raccolse e mi guardò, prima di ridacchiare.

-Oddio questa sarà una serata memorabile... è la prima volta che ti vedo ubriaca!-

Ridacchiai pure io, ma solo perché non sapevo che cosa dire ed avevo la risata abbastanza facile in quel momento. Ci incamminammo per ritrovare gli altri, ma ovviamente non erano più dove li avevamo lasciati. Mi osservai attorno stranita per poi andare a guardare una vetrina di un negozio, dove inizai a specchiarmi per sistemarmi il vestito che mi pareva un po’ troppo lungo per i miei gusti.

-May… Vieni qui sennò ci perdiamo pure noi. E tirati giù la gonna che tra poco tutto il Canada ti vede il reggicalze e le mutande…-

Brendon mi afferrò e mi prese in spalla come se fossi un sacco di patate, tenendomi una mano a tirare giù il vestito per evitare seriamente di dar mostra del mio intimo. Io gli tirai un paio di pugni alla schiena finchè lui si decise di lasciarmi giù prima che la polizia pensasse che mi stava rapendo.

-Dobbiamo ritrovare gli altri!-

-Abbiamo una cosa chiamata cellulare! Non lo sapevi? Siamo nel XXI secolo… O vuoi accendere un fuoco usando quella nonnina, per fare i segnali di fumo?-

Indicai una passante che accelerò il passo, mentre Brend afferrava il telefonino e cercava il numero di John in rubrica. Intanto mi teneva per un braccio per evitare che fuggissi, ma avvistai una gelateria e mi liberai dalla presa saltellando dall’altra parte della strada costringendolo a seguirmi.

-Cristo, May! Sei peggio di un cane… Vieni…Oh John! Dove siete?-

Lo sentii domandare, mentre pretendevo poco gentilmente che mi dessero un frappè al cioccolato. Una ragazza che c’era in fila prese fuori il cellulare pronta a comporre un numero, non staccandomi gli occhi di dosso e mi voltai verso di lei guardandola male.

-Vuoi un poster autografato della cantante dei Killer Peaches?-

Mi ritrovai a sbottare, ma prima che potesse succedere altro mi diedero il mio milkshake e il mio ragazzo mi trasportò di forza a prendere un taxi.

-Sei matta?! Se ti sgama la polizia ti sbattono dentro! Sembri una prostituta ubriaca!-

-Ma io mi sono fatta pagare solo una volta!-

Piangucolai sorseggiando piano il frappè enorme, provocando una reazione alquanto strana in Brendon.

-Spero che tu stia scherzando… Penso che la prossima volta ti terrò lontana davvero da qualsiasi cosa che non sia latte o camomilla.-

-Sembri mia madre…-

La mia acidità stava diventando insopportabile, ma per fortuna eravamo già arrivata all’hotel. Nel giro di qualche minuto ci ritrovammo davanti alla porta della stanza di Ryan che venne aperta da Spencer che aveva il viso un po’ funereo.

-Voi non sapete che sidro vi siete persi! Il più buono del mondo, senza dubbio… Ha apprezzato pure la mia fatina!-

Urlò, ma tutti rimasero zitti con la stessa espressione da veglia funebre del batterista.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Scusate per il ritardo nella pubblicazione…

 

Avvisiamo che la prossima metà del capitolo sarà triste D:

Quindi preparatevi psicologicamente.

 

Grazie a chi continua a seguire in silenzio e soprattutto a chi recensisce <3

 

Alla prossima per la seconda parte!

 

Jess & Miky

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Capitolo 22
*** Act 3. Chapter Fifteen, part two: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. ***


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Third Act: To Discover

 

Chapter fifteen, part two: You can’t take the kid out of the fight, anymore… Anyway.

 

 

 

Jill pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Sono fermamente convinta che i veri legami non si spezzano per nessun motivo.
Una vera amicizia riesce a superare tutto, sia i torti che le incomprensioni, anche le peggiori se davvero è profonda…
La cena non sta andando bene per nulla, però.
Abbiamo acceso la tv ad un certo punto, per coprire almeno un po’ il silenzio gelido che ci circonda. Io e Brendon abbiamo anche provato a metter su un discorso più o meno divertente ma non c’è stato nulla da fare, Ryan e May sono precipitati nel mutismo e noi ci siamo ritrovati a parlare solo fra noi due. È davvero demoralizzante.
“Mi mancava mangiare nei tavolini bassi, per terra” dice Brendon sistemandosi meglio a gambe incrociate sul cuscino mentre tiene in braccio Kylian che gioca con il mazzo delle sue chiavi.
“Zach non sarebbe d’accordo con te” ribatto io ridacchiando “Quando viene a cena qui è sempre un tripudio di bestemmie a sedersi e rialzarsi”
“Zach si sa solo lamentare” rilancia Brend “Mi ricordo la prima volta che ci abbiamo mangiato, eravamo appena arrivati in Cina e non ha fatto altro che lamentarsi e….” si zittisce da solo, capendo che non è il caso di ricordare oltre…
L’argomento Cina o Chicago sono tabù in presenza di May e Ryan… e lo sono sempre stati da quando.. è accaduto tutto.
Abbasso lo sguardo sul cartone della pizza ancora a metà consapevole che non manderò giù più nemmeno un boccone. Mio marito si toglie il tovagliolo dalle gambe, lanciandolo al centro del tavolino ed alzandosi dicendo acido “Mentre voi rievocate alla mente questi preziosissimi ricordi di vita io vado a fare il caffe… non vorrei vedere la pizza riproporsi”
Lo guardo allontanarsi a grandi passi verso la cucina poi mi volto verso May che tiene gli occhi incollati a terra con un’espressione infastidita in viso e Brendon che invece mi guarda colpevole “Scusatemi” dico facendo per alzarmi ma Brendon mi appoggia la mano sulla mia. Dettaglio che non passa inosservato a May.
“Scusami tu” mi dice davvero costernato “Io non volevo… io…”
Scuoto il capo stringendogli appena la mano prima di alzarmi “Non preoccuparti, è solo molto nervoso in questi giorni… anche se fa il superiore la morte di Pete lo ha segnato molto…” mento prima di seguirlo in cucina.
Lo trovo con le mani appoggiate al lavandino e la testa incassata fra le spalle come se davvero stesse per vomitare “Ryro…” gli appoggio una mano sulla spalla ma lui la scrolla, non volendo esser nemmeno sfiorato da me. Sospiro, appoggiandomi con i fianchi al ripiano accanto a lui “Smettila di recitare il ruolo del fidanzatino geloso… ora sei mio marito e padre di Kyll. Pensi di poter crescere prima o poi?”
Lui non risponde ma almeno si raddrizza, aprendo il rubinetto e riempiendo un bicchiere d’acqua prima di dirigersi alla macchinetta del caffè senza proferire parola. Non lo sopporto quando fa così.
“Pete è morto e penso che questo sia molto più importante… dovresti provare a pensare agli altri per una volta e non solo a te stesso visto che…”
“Mi urta” mi blocco mentre lui mi interrompe “la sua presenza in questa casa… mi urta al punto tale che io…. Jill, io posso anche continuare a far finta di non sapere che ve la spassate…. Ma almeno abbi la decenza di non farlo sotto al mio naso.”
“E come dovrei comportarmi, scusa?” domando lievemente seccata, e mi sfugge il fatto che dovrei negare con tutta me stessa che tra me e Bdon c’è qualcosa di vero “Lui è Brendon…. Lo sai come è fatto. Non pensa prima di agire o parlare.
“Appunto perché è Brendon…” Mi guarda serio, facendo un passo verso di me “Quando ti passerà la voglia di prendermi in giro in questo modo avvertimi”
“E a te, quando passerà la voglia di trattarmi come una bambola di porcellana in una vetrina, avverti” Lo supero, tornando in salotto e Ryan non ci pensa due volte a seguirmi.
So che sta per prendermi per un polso e dirmi che il discorso non è chiuso fino a che lui non me lo dice.
Ma non fa in tempo. Brendon ci viene in contro nel corridoio con Kylian ancora in braccio e un’espressione rammaricata “Mi dispiace tanto” mi dice porgendolo a Ryan che lo prende stringendolo al petto come se avesse rischiato di vederselo porta via da Brendon “ma May ha deciso che è ora di andare a casa e…”
“Ci vediamo dopodomani al funerale…” dico velocemente, irrita da May. Quella donna è utile solo quando c’è da rompere i coglioni.
“Domani sera pensavo di passare da Ash..” mi dice grattandosi il capo “andiamo insieme?” annuisco mentre lui si volta verso Ryro
“Io tengo Kylian, mi scoccia scaricarlo ancora quella vecchia pazza…” dice secco e arrendevole.
Brendon ci saluta, non prima di avermi preso un istante la mano sotto lo sguardo di Ryan
Chiudo la porta dietro di lui e subito cerco di gli occhi mio marito “Avanti dillo”
“Sei solamente una puttana, Bayler”
Sale le scale tenendo Kyll in braccio mentre io sospiro, appoggiandomi alla porta.
Un istante di debolezza, dopo averne passate tante ho imparato a concedermeli.
E poi basta.
Torno in sala iniziando a sparecchiare, immersa nei miei pensieri. Mi viene spontaneo alzare gli occhi su quella foto, quella dove siamo davvero felici. L’ho appesa sopra al caminetto così fa poterla vedere sempre, tutte le volte che entro in casa. Io sono in braccio a Ryan, accanto a me c’è May in braccio a Brendon e Will abbracciato a Gabe. Poco distanti ci sono anche Simon, Spence, Phill e John che tengono le birre sollevate mentre Pete ha il capo chinato all’indietro e il viso contratto in una risata incredibilmente potente. Accanto a lui c’è Ash abbracciata a Victoria e poco distanti anche Pat e Gwen per mano. Ormai è rimasto poco o nulla di tutto ciò… Chi se ne è andato, chi ha voltato pagina… chi ha scelto un’altra strada. E fa male pensare che non saremo mai più una famiglia unita…
Fa male pensare che in un modo o nell’altro soffrirò sempre la mancanza di qualcosa.

 

 

Jill pov.

Luglio 2006 (Passato)

 

Il nostro pulmino ci scaricò proprio davanti all’ingresso dell’albergo facendoci correre dentro per sfuggire a un paio di fan che avevano evidentemente avuto una soffiata su dove ci trovavamo. Ryan entrò in ascensore spedito con me al seguito mentre Pete concedeva qualche autografo e Spence rimaneva chiuso fuori dalle porte mobili, chiuse violentamente dal mio ragazzo.
“Voglio chiudermi in stanza….” Mi disse passandosi una mano sugli occhi mentre stringevo più forte la sua mano fra le mie “Ho le vertigini…”
La porta si aprì e subito ci avviammo verso la nostre stanza con Spence, che si era fatto le scale di corsa, alle calcagna con tanto di Pete al seguito che sorrideva allegro come sempre “Che dolci quelle ragazze” disse mentre entravamo “Volevano regalarmi un orsetto ma io gliel’ho firmato dicendo loro che potevano tenerlo!”
“Così si scanneranno litigando su chi lo dovrà tenere?” chiesi io abbandonando le chiavi sul mobile.
Lui spalancò la bocca “Damn! Non ci avevo pensato!”
Sorrisi sedendomi accanto a Ryan mentre Spence lo guardava apprensivo “Mi dici cosa ti prende?” gli chiese dolcemente, spettinandogli i capelli.
Ryan sospirò prendendomi la mano e fissando con insistenza il pavimento “è tutto ok ragazzi… ora vorrei riposarmi o domani non sarò al massimo per Montreal… e una serata come quella di stasera non deve ripetersi mai più…”
Io e Spence ci guardammo un attimo mentre Pete prendeva la sedia della piccola scrivania sotto al televisore e si sistemava davanti a lui “Ryro dovresti conoscermi… sai che non mi muoverò di qui fino a che non mi avrai detto cosa ti prende…”
Ryan rimase in silenzio, sempre a testa china, facendoci ammutolire un po’ tutti mentre aspettavamo di sapere cosa lo avesse turbato al punto tale da distrarlo dal suo amore più grande: la musica e il palco scenico.
“Haven't you heard that I'm the new cancer? I've never looked better, and you can't stand it…” Alzammmo lo sguardo su Spence che aveva canticchiato un pezzo di There’s a Good Reason senza motivo e lui alzò le spalle “Scusate ragazzi, mi è rimasta in testa”
Io e Pete scoppiammo a ridere mentre Ryan sorrideva appena prima di ricadere nella depressione.
“Parlare non può che farti bene…” gli dissi accarezzandogli i capelli mentre appoggiava la testa alla mia spalla.
“Mi stai preoccupando” aggiunse Pete appoggiandogli una mano sul ginocchio “E sto parlando seriamente per una volta, Ryan…”
Il mio ragazzo sospirò “Ok va bene… ma non voglio essere compatito da nessuno? Chiaro??”
“Ma no che non sarai compatito” gli disse con un sorriso Spence “Dai su, dicci tutto!”
Ryan prese un respiro profondo stringendo di più la mia mano e alzandosi dalla mia spalla, incassando la testa “Ok… ha chiamato mia madre… prima…” disse guardando le nostre mani intrecciate ed appoggiate alla sua coscia come se la cosa fosse davvero interessante poi si interruppe.
Pete e io ci scambiammo uno sguardo, seriamente convinti che avremmo dovuto strappare quella confessione dalle labbra del ragazzo “E… poi?” chiese il moro mentre io gli accarezzavo una guancia con l’altra mano.
“Mio padre…” disse con un filo di voce, così piano che non so come Spence fece a sentirlo, visto che si trovava ad un paio di metri da noi, appoggiato alla scrivania.
“Che ha detto stavolta??” chiese rabbioso il batterista dei Panic, con un lampo di rabbia nello sguardo.
“Nulla. È solo morto….”
Il ghiaccio, ecco cosa sentii in quel momento, tanto ghiaccio formarsi ovunque, attorno a me e dentro di me fino a bloccarmi i polmoni per respirare e il cervello per pensare.
Pete sgranò gli occhi “Cosa?? Lui cosa, che cosa, COSA??” chiese farfugliando mentre anche Spence prendeva a boccheggiare come un pesce rosso.
“è tipo morto” ripetè Ryan alzando gli occhi su Peter “Mamma ha detto che lo ha trovato stecchito sulla poltrona con una fottuta bottiglia di vodka in mano” giocava a fare il duro, l’insensibile. Voleva farci credere che nulla gli importava ma la voce tremolante tradiva lo sguardo deciso e finto “C’era da aspettarselo no? Se sperava di poter bere in eterno ha sbagliato di grosso!” disse quasi urlando mentre sentivo le dita della mia mano iniziare a spezzarsi nella sua presa.

“Ryan… dai…” gli disse Spence mettendogli una mano sulla spalla ma lui la scrollò scattando in piedi e lasciandomi finalmente la mano, a dir poco dolorante.
“Dai cosa?? È la verità! Spero che stia già bruciando all’inferno!”
Pete si alzò a sua volta mettendo le mani avanti come se avesse paura di essere picchiato “Ryro… calmati… ora non sei lucido ok, ma domani potresti pentirti delle cose che stai dicendo adesso” gli disse senza abbassare le mani aperte prima di unirle in una preghiera “Adesso ti chiamo un volo per Las Vegas, il primo che c’è lo prendi… te lo giuro, a costo di pagarti un jet privato… ma ora siediti e non fare cazzare ok?”
“Las Vegas?” domandò Ryan “No, io non ci torno a casa, chiaro? io finisco il tour e poi… e poi non lo so! Ma non intendo andare la da lui!”
Spence lo prese per un braccio, spingendolo contro al muro prima che impazzisse del tutto “Non devi andare la per lui, o per te, ma per tua madre e Kate! A loro non pensi??”
“Loro a me ci hanno mai pensato?? Eh??” chiese velenoso il mio ragazzo spingendo Spence con una forza che non pensavo possedesse “Mentre quello stronzo mi rompeva il polso, o mi prendeva a calci, o mi versava addosso il caffè bollente loro ci pensavano a me??”
Io li in mezzo non centravo nulla. Ero inutile.
Non dicevo nulla, non facevo nulla se non guardare Pete che cercava di calmare Ryan mentre si urlava addosso con Spencer.
Riuscivo solo a rimanere come paralizzata nell’angoscia, con una mano alla bocca, incapace di reagire.
“Non ditemi cosa devo fare!! Io non voglio tornare a Vegas ok??? Io voglio suonare cazzo!”
“Possiamo annullare cinque o sei date” continuava a ripetere come una triste cantilena Pete, che cercava di convincerlo con le buone “Devi assimilare la cosa Ryro, non puoi suonare in queste condizioni… poi non puoi mancare al funerale!”
“E perché mai??” chiese Ross con arroganza.
Pete sospirò con uno sguardo davvero sofferente e poi appoggiandogli le mani sulle spalle “Lo so che non lo senti ma alla fine è sempre tuo padre Ryan…”
Ryan rimase fermo, non disse più nulla. Non gridò più.
Semplicemente abbassò gli occhi a terra rilassando le mani fino ad allora contratte e corse dietro di me, sull’altra parte del letto lasciandosi cadere li. Io non avevo nemmeno il coraggio di voltarmi per vederlo, ne di guardare negli occhi gli altri due.
E cadde un silenzio così pensante da avvertirlo come un macigno agganciato al mio collo.
Pete fece per andare a sedersi li da lui da Spence lo fermò scuotendo il capo.
Bussarono insistentemente alla porta, interrompendo così quel ansioso dolore e appena Spence aprì Brendon entrò tutto felice e, inopportunamente, si mise a gridare qualcosa riguardo al sidro più buono del mondo.
Grazie, siamo in Canada, pensai infastidita da tutta quella felicità senza senso.
“Ma che succede qui?” chiese poi mentre entrava anche May sorseggiando un frappè e guardando Ryan e poi me con un sopracciglio alzato “Dio come sei melodrammatico Ross” disse poi alzando gli occhi al cielo. Pete gli fece segno di darci un taglio ma Brendon continuò “Ryan sembra che ti è morta la madre! O il padre! Pensa che qualsiasi cosa ti sia successa queste si che sono vere tragedie…” continuò annuendo alle sue stesse parole mentre Spence lo guardava come se si trovasse davanti un folle.
Ci incazzammo moltissimo sia io che Pete ma infondo Bdon non aveva colpa visto che non sapeva assolutamente nulla. Ryan alzò la testa facendo leva sulle braccia prima di guardandolo con astio e urlare “Qualcuno lo porti immediatamente fuori prima che trovi il coltellino da boyscout nella valigia!!”
Pete lo prese per la maglietta spingendolo fuori “Ehy!” disse May “Ma siete tutti impazziti?” chiese mentre li seguiva fuori, nel corridoio, dove Pete molto probabilmente avrebbe parlato loro raccontandogli tutto. Fece un cenno anche a Spence di levare le tende e disse loro di aspettarlo li prima di tornare dentro e rivolgersi a me “Pensaci tu a lui” mi disse facendo un cenno a Ryan che era tornato a stendersi supino “Io trovo un aereo per domani mattina per Las Vegas… se riesce a dormire chiamami appena si sveglia e vi carico tutti e due ok?” Io annuii debolmente non sapevo che altro dire così lui mi diede un bacio in fronte aggiungendo “Sicuramente anche Spence e Brendon vorranno venire… e se May viene con Brendon allora cerco davvero un jet privato per essere laggiù il prima possibile…”
“Va bene” dissi con un filo di voce, ancora un po’ sconvolta mentre mi alzavo e lo accompagnavo alla porta “Spiega a tutti… così da evitare altri episodi spiacevoli…”
Si accostò al mio orecchio “Tienilo sotto controllo… non so cosa sia capace di fare ma è un ragazzo instabile…” sussurrò prima di uscire dalla porta lasciandomi li a meditare con orrore su quella frase.
E se avesse dato di matto di nuovo? Io che potevo fare? Non ero ne forte come Spence ne diplomatica come Pete…
Non mi restava altro, quindi che stargli vicino e sperare che il mio amore sarebbe riuscito un minimo a fare da tappa buchi in tutta quella tristezza… Ero piccola, ero scema.
Mi illudevo che la vita fosse rose e fiori, ma non era di certo così.
Mi sedetti accanto a lui, sull’altro lato del letto in cui si era buttato malamente nascondendo il viso fra le braccia.
Ma non stava piangendo.
Ryan non ha mai pianto, eccetto una volta molti anni dopo…
Ma per suo padre non pianse.
Mai.
Perché era un dannato masochista, che preferiva tenersi pesi dentro piuttosto che sfogarli davvero in un bel pianto liberatorio…
Non sapevo cosa dirgli, non sapevo se potevo toccarlo oppure se dovevo lasciarlo li in pace a pensare, sedendomi lontano da lui… così come una scema glielo chiesi “Ryan… cosa posso fare per te?”
Che domanda scema, ma capitemi… Ero alla cieca.
Lui non rispose subito, girandosi prima e guardandomi negli occhi “Uccidimi” disse sforzando un sorrisetto che io ricambiai appena, passandogli le dita fra la frangia castana “Sono così… confuso…. Non capisco niente e non so come reagire alla cosa” mi spiegò appoggiandosi le mani alla pancia e fissando un punto imprecisato della parete davanti a lui.
“Nessuno ti mette fretta” gli dissi io cercando di essere il più dolce possibile.
Lui annuì leggermente “Jill?” chiamò senza guardarmi “Potresti farmi un favore, se non hai altro da fare?”
Io sorrisi appena “E che dovrei fare scusa?”
“Non lo so, magari vuoi andare a bere anche ti il sidro…”
“Smettila..” gli dissi dandogli una spintarella leggera “Cosa posso fare per te?”
“Basta che mi abbracci…” Non me lo feci di certo ripetere, stendendomi accanto a lui che subito mi avvolse stringemi a se e appoggiando la sua testa alla mia. E poi rimanemmo così, in silenzio. Volevo lasciargli tutto lo spazio possibile per meditare da solo su cosa avesse voluto fare… Se avesse deciso di andare a Montreal allora non glielo avrei impedito, spingendo Pete a non annullare nulla… ma se fosse partito per Las Vegas sarei comunque andata con lui… Come una sfigata finii per addormentarmi in quel dolce tepore e, appena riaprii gli occhi, gli alzai subito su Ryan che invece non aveva, comprensibilmente chiuso occhio “Ho deciso” mi disse quando mi vide sveglia. Era ancora notte ma lui aveva preso una via, e sembrava determinato a seguirla “Voglio andare a Las Vegas…” confermò le mie speranze e io subito portai una mano nella tasca dei miei Jeans estraendo il cellulare.
Era la scelta giusta, indubbiamente, così velocemente chiamai Pete mentre mi alzavo a buttare la roba alla meglio in valigia.
La parte più difficile e complessa doveva ancora arrivare, ma non mancava molto.
Guardai fuori e vidi solo tenebre.
Non si era neancora alzato il sole, ed era ancora a letto anche quando arrivammo in aereoporto.

 

 

 

May pov.

Luglio 2006 (Passato)

 

-Ma che succede qui?-

Domandò e io lo seguii non staccandomi dal mio milkshake, per poi vedere Ryro che ancora faceva la prima donna bisognosa di attenzioni.

-Dio ma come sei melodrammatico Ross!-

Mi sentii quasi gridare, mentre Pete si esibiva in uno strano movimento di braccia.

-Ryan sembra che ti è morta la madre! O il padre! Pensa che qualsiasi cosa ti sia successa queste si che sono vere tragedie…-

Sia io che Bden ci compiacemmo delle sue parole, ma tutti ci riservarono uno sguardo truce. Pure Ross si degnò di guardarci e ubriaca com’ero lo presi per un attacco personale ed un offesa.

-Qualcuno lo porti immediatamente fuori prima che trovi il coltellino da boyscout nella valigia!!-
Esclamò rabbioso e Pete subitò corse a prendere sia me ed il mio ragazzo per portarci in corridoio.

-Ehy! Ma siete tutti impazziti?-

Domandai cercando di non far cadere il frappè sulla moquet, mentre Wentz si chiudeva la porta alle spalle e ci spingeva fino alla nostra stanza. Io mi sedetti sul letto e lo guardai male, prima di togliermi gli stivali arrabbiata.

-Non capisco perché ce l’abbiate con noi! Non è colpa nostra se Ryan ha le sue cose! Io non mi lamentavo così quando le avevo.-

Pete mi osservò un secondo e Brend spiegò tutto con un “ha bevuto e non regge” che lo tranquillizzò un attimo. Ma subito tornò con quell’espressione grave che aveva prima e fece sedere pure il mio ragazzo al mio fianco. Entrambi lo guardammo curiosi e lui incrociò le mani sul petto sospirando.

-…è morto il padre di Ryan.-

Disse semplicemente e Brend si immobilizzò prima di fare un verso strano ed imprecare.

-Gli ha telefonato sua madre per dargli la notizia… Per questo è tutto il giorno che si comporta così.-

-Ah, se ricevessi la stessa telefonata io ne sarei seriamente felice… Peccato che siano anni che l’aspetto ma non arriva.-

Mormorai senza pensare e senza nemmeno sapere nulla del padre di Ross… Ma l’alcool mi giustificava abbastanza.

-MayMoon forse è meglio se fai una dormita…-

Mi disse Brendon, accarezzandomi la guancia e spingendomi a sdraiarmi sul  letto. Io obbedii ed appoggiai il frappè al comodino, chiudendo gli occhi mentre loro continuavano a parlare senza preoccuparsi che potessi ascoltarli. Ovviamente capii metà della discussione, così da comprendere che il padre di Ryan era un pessimo esemplare, un ubriacone violento… Non riuscii ad intervenire nel discorso, ma avrei tanto voluto dire che se fossi stata in Ryan non sarei andata al suo funerale.

Ma parliamo tutti a vanvera… In realtà nessuno poteva essere nella sua testa e quel “è pur sempre suo padre” che Pete aveva mormorato a me non piaceva per nulla. Sì, perché noi dobbiamo perdonare i nostri genitori, ma loro alla fine se ne sono sbattuti di noi… Tutti troppo bravi a consigliare di perdonare quando non sono loro quelli che devono farlo.

Avrei voluto dirlo, ma mi addormentai…

Così quella notte, dopo tanto tempo, sognai mio padre. Era seduto sul dondolo in veranda e io uscivo dalla porta, vestita come se dovessi presentarmi su un palco… Lui alzava lo sguardo verso di me ed appoggiava la chitarra a terra, prima di allargare le braccia. “May… Le stelle che vogliamo prendere sono sempre quelle più lontane” Mi diceva ed io lo fissavo perplessa. “Non le ho fra le mani?” Rispondevo, ma prima che potessi ricevere risposta, Brendon mi scosse e fui costretta a svegliarmi.

-Amore mio, dobbiamo andare a Las Vegas…-

Sgranai gli occhi e mi tirai su a sedere, guardandomi attorno e vedendo che lui aveva già preparato un borsone con qualche vestito.

-Cosa? Perché?-

-Andiamo con Ryan… Avrà bisogno di sostegno.-

Annuii, alzandomi ed andando verso il bagno per lavarmi la faccia. Mi raccomandai allo specchio di provare a tenere la lingua a freno non sapendo nulla sulla famiglia di Ryan. Ma non sapevo che non era di quello che avrei dovuto preoccuparmi principalmente.

Anche la famiglia di Brendon abitava a Las Vegas.

 

 

 

 

Continua…

 

 

Ecco qui la seconda parte!!! D:

Si è scoperto che cosa preoccupava Ross ed era la morte del padre…

Ora saranno tutti diretti a Las Vegas per il funerale (muoiono in troppi qui dentro D: )

 

Quindi al prossimo capitolo!

Grazie a chi ancora ci sta seguendo!

 

 

Jess & Miky

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Capitolo 23
*** Act 3. Chapter Sixteen, part one: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Third Act: To Discover

 

Chapter sixteen, part one: When Mrs Death Arrived in Vegas

she couldn’t keep all the Memories away

 

 

 

Jill pov.

 Dicembre 2010 (Presente)

 

Qualcuno suona alla porta così appoggio i piatti nel lavandino e corro ad aprire trovandomi davanti qualcuno che non mi aspettavo di certo di vedere. Anzi, diciamo che mi aspettavo di vederla molto prima ma presa com’ero da tutta la vicenda di Pete non mi ero accorta della sua assenza.
“Ciao Bebe..” le dico spostandomi per farla entrare e lei non se lo fa di certo ripetere, appoggiando a terra la valigia rossa che ha con se. Ho sempre trovato questa ragazza a dir poco bellissima, prosperosa e dal fascino latino. Mi sorride tristemente ma gli occhi rossi la tradiscono facendomi capire che ha versato anche lei molte lacrime.
“Scusami se ti appaio a casa così, a quest’ora” mi spiega portandosi una ciocca dei lunghi capelli castani dietro all’orecchio “Ma sono arrivata adesso e non so dove andare… mi sembrava inopportuno andare da Ashlee…”
So che non ha una casa e che tutte le volte che è venuta a Los Angeles è andata sempre a dormire a casa Wentz. Dopotutto i Black Cards avevano la sede fissa nella grande mela, anche se mi sono sempre chiesta il motivo “Sei sempre la ben venuta” le dico prendendole la valigia e mettendola vicino alle scale “Se hai fame posso prepararti qualcosa” le dico allargando le braccia mentre lei si siede sul divano scuotendo il capo tristemente “Se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa dimmelo…”
“Jill” mi prende per un polso chiedendomi di sedermi con lo sguardo così lo faccio, stranita dal suo comportamento “Io… noi siamo amiche vero?”
“Certo che lo siamo…”
“Quindi se io ora ti dicessi una cosa che deve rimanere fra noi tu non la diresti nemmeno a Ryan vero?” la guardo davvero stupita, poi però annuisco lentamente “Perché ho davvero bisogno di dirlo a qualcuno” mi spiega portandosi le mani sulle cosce e guardandosele per un attimo prima di ripuntare gli occhi nei miei indecisa “o potrei scoppiare…”
“Puoi dirmi quello che vuoi e ti giuro che rimarrà fra noi due” le dico prendendole una mano così lei sospira e inizia…
“Oggi non c’ero alla veglia perché dovevo accertarmi di una cosa prima di venire a Los Angeles…” mi dice mordendosi un labbro “Dovevo fare una visita medica… anche se avevo già verificato da me…”
Spalanco gli occhi “Oddio, niente di grave spero!”
“Invece è gravissimo Jill!” mi dice portandosi le mano libera agli occhi e poi, guardandosi prima attorno mi sussurra vicinissima al viso “come temevo sono incinta…”
Ok, calma “Oh…” rimango in silenzio alcuni minuti prima che una paura mi monti dentro “Bee…. Chi è il padre?”
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime “è proprio questo il problema… il padre è…” si porta la mano alla bocca prendendo a singhiozzare forte.
“Pete…” il suo nome mi esce dalle labbra mentre incredula fisso un’altra foto ancora, appoggiata a un mobile della sala. Io e Pete che ridiamo mostrando il nostro nuovo tatuaggio.
Ed è proprio quello il tatuaggio che lei va a guardarmi, alzandomi il polso. A lettere eleganti è ricamato il suo nome, Peter. Perché lo abbiamo fatto? Perché no infondo. Ci siamo tatuati i nomi dell’altro nello stesso punto per sottolineare il legame che ci ha sempre legato, e che non si scioglierà nemmeno ora che se ne è andato. E poi è stata una delle sue idee folli, come quando si è tatuato il ritratto di Gabe sulla gamba…
Ryan ha accettato questa scritta solo dopo averla capita per bene e, davvero, ce ne ha messo di tempo. Adesso però rileggerlo fa male, fa male perché è incisa a vita sulla mia pelle e questo mi ricondurrà sempre con la mente a lui, che io voglia o no…
“E ora non sai che fare immagino…” dico sottovoce mentre lei smette di guardami il tatuaggio ma inaspettatamente scuote il capo.
“Si invece che lo so… terrò questo bambino” dice lasciandomi a bocca aperta “So che sembra una follia ma… io amavo Pete anche se so di essere una stronza…” sospira toccandosi appena il ventre “Di lui a questo punto mi resta solo questo…”
Sto in silenzio mentre una vera e propria battaglia interiore infuria dentro di me. Da una parte sono totalmente meravigliata dalla dolcezza con la quale Bebe mi racconta tutte queste cose… e dall’altra non posso fare a meno di pensare a quanto starà male Ashlee per questa storia.
L’arrivo di Ryan in sala comunque interrompe la discussione “Ciao” le dice guardandola sorpreso “Sei arrivata ora?” chiese mentre lei si asciuga velocemente gli occhi annuendo.
“Scusami se mi sono precipitata qui ma…”
“Puoi fermarti quanto vuoi” le dico con un sorrisetto, stringendo forte la mano tra le sue.

Alla fine nemmeno Pete è perfetto ma ai miei occhi non cadrà mai…

 

 

May pov.

Dicembre 2010 (Presente)

 

La famiglia è sempre e solo la solita stronzata che ti propinano alla tv?

Guardo lo schermo del televisore che passa di nuovo un telefilm idiota in cui il padre imperfetto ma buono combina cazzate e poi viene perdonato dalla moglie, mentre i figli fanno parte di un contorno per dare a tutto più credibilità. Patate al forno sorridenti che al massimo si cacciano in altri casini sempre a causa del padre demente… Tanto con una battuta tutto si risolve e torna alla normalità. Guarda, la moglie lo fissa con gli occhi sberluccicanti e, dopo aver fatto la finta frigida/moralista, decide di darla al coglione che ha sposato.

Se tutto si risolvesse veramente con una battuta ed una scopata direi che la mia vita sarebbe dannatamente perfetta. Mi dispiace un sacco che non sia così… Anzi, a quanto pare la scopata sbagliata ti porta solo un sacco di casini.

Mi scappa uno sbadiglio, così mi raggomitolo sul divano coprendomi bene con la coperta. Parte la pubblicità e vedo bambini sorridenti che corrono incontro alla loro mamma, che è tornata a casa con un nuovo detersivo per smacchiare le loro maglie sporche di fango. Poi è il turno della compagnia di amici, tutti intorno ad un tavolo con la stessa birra fra le mani… Tutti che sorridono, perché nonstante gli anni siano passati sono ancora insieme attaccati alla bottiglia. Più guardiamo la tv, più ci convinciamo che il mondo sia così… Ma non tutti abbiamo un bambino che si rotola nel fango e non tutti siamo rimasti ad alcolizzarci con quelli che erano i migliori amici.

È uno schifo…

-May… Non vieni a letto?-

Brend appare dalle scale, accendendo la luce del salotto e facendomi chiudere gli occhi per il fastidio.

-Sto aspettando che trasmettano un programma…-

-Non sarebbe meglio se dormissi? È stata una giornata pesante per tutti…-

Sento tremare la sua voce, come se avesse appena smesso di piangere per l’ennesima volta.

-Arrivo…-

Decido di alzarmi per potergli stare accanto almeno in casa nostra, così lo seguo verso la camera da letto ed insieme ci mettiamo sotto le coperte. Lo abbraccio da dietro ed appoggio la fronte alla sua scapola, non sapendo nemmeno se lui scioglierà la presa. Ma se lo facesse, sarei preparata e lo accetterei… Infatti succede, si allonta da me e si raggomitola sul ciglio del letto. Osservo la sua sagoma nel buio, coprendomi meglio con la trapunta per il gelo che all’improvviso mi scuote.

Non c’è più nulla di salvabile adesso. Non basterà la battuta fatta in quel telefilm, non basterà un’occhiata dolce… Non c’è più nulla che potrà salvarci.

-Notte…-

Mi dice, così io mi volto verso il comodino e guardo verso il mio cellulare. Forse aspetto che si illumini e mi arrivi un sms… Forse però è troppo occupato anche lui per pensare a me, vorrei che mi consolasse anche adesso, sì.

In stanza caala il silenzio totale. Non ci muoviamo più e cerco di prendere sonno abbracciandomi, eppure non ci riesco… Con il peso dei miei dubbi addosso mi sento soffocare e vorrei essere ovunque tranne che qui.

Eppure, probabilmente, ovunque andassi cercherei in ogni viso il sorriso di Brendon… Ma Pete se l’è portato sicuramente con sé.

 

 

May pov

Luglio 2006 (Passato)

 

L’aereo privato su cui stavamo viaggiando mi pareva quasi irreale e ancora non riuscivo a connettere bene dove mi trovassi e per quale motivo. Ovviamente a ricordarmelo era lo sguardo perso e cerchiato da leggere occhiaie di Ryan… Non era facile distrarsi e non guardarlo. Mi chiesi cosa si provasse ad aver perso il proprio padre. Un padre che poi non era nemmeno da definirsi tale, contando tutto ciò che gli aveva fatto passare. Avevo una curiosità terribile che avrei dovuto reprimere, ma quando si parlava di simili argomenti io non potevo fingere indifferenza.

Wilde ha scritto qualcosa tipo che i figli all'inizio amano i genitori, poi li giudicano… Ma raramente, o forse mai, li perdonano. Volevo sapere se per Ryan era così oppure lui in qualche modo aveva deciso di presentarsi per suo padre. …Io non tornerei al funerale del mio. Mai. Me ne starei a festeggiare con del sidro fino all’alba e poi lo dimenticherei del tutto. E non lo perdonerei affatto…

Chissà… Magari invece salterei sul primo aereo e andrei a piangere sul suo cadavere. Devo solo aspettare che succeda per saperlo.

Il russare forte ed improvviso di Brend mi risvegliò dai miei pensieri, così mi voltai a guardarlo mentre dormiva profondamente, come Pete e Spece. Pure Jill si era appisolata e dormiva con la bocca socchiusa accanto al suo ragazzo. Decisi di alzarmi e andare a farmi un caffè un po’ per riprendermi dalla sbronza, attirando lo sguardo di Ross su di me.

-Vuoi un caffè?-

Domandai, indicando la moka e lui annuì prima di raggiungermi. Mi appoggiai al ripiano e sospirai, aspettando che il caffè fosse pronto. Lui ovviamente rimaneva in silenzio, come del resto era giusto in un momento simile. Per un attimo pensai di non dir nulla, ma tempo solo di formulare il concetto di “rispetto del silenzio” e stavo già parlando.

-Non so se dirti che mi dispiace per tuo padre o farti le condoglianze, dato che prima di tutto non lo conoscevo e secondo non mi pare affatto che sia il caso.-

Dissi tutto ad un fiato guardandolo in faccia e vedendo che comunque non reagiva. Alzò le spalle appena e si sfregò l’occhio come se gli fosse andato dentro un moscerino.

-Allora non farlo…-

-Non lo farò… Mi limiterò a dirti che ti stimo per la tua decisione di tornare per il funerale. Fossi in te mi terrei lontana… Certo ci sono i familiari da sostenere. Forse questo lo potrei anche capire… Ma io sarei talmente egoista da starmene lontano.-

Presi la moka e versai il caffè in due tazze, porgendone una a Ryan che vi dedicò tutta la sua attenzione. Se fossi stata il lui avrei preso a testate chiunque mi avesse parlato… Ma lui non era proprio il tipo da reagire così.

-Non mi pare che tu possa fare strane ipotesi dato che le situazioni in famiglia sono del tutto differenti.-

-Su questo concordo, Ryan… E ti dico che con quello che ho passato io non prenderei un jet privato per il funerale di mio padre. E credimi, da quanto ho capito tu hai passato di peggio.-

Presi il mio caffè e ne bevvi un sorso decidendo che era meglio ammutolirsi prima che seriamente Ross si fosse stancato delle mie chiacchiere. Avrei dovuto mordermi la lingua e starmene là ad aspettare che Bden si svegliasse, forse.

-Te l’ho mai detto che mio nonno alleva delle mucche spettacolari? Fanno un latte buonissimo…-

-Parlate di mucche?-

Il mio ragazzo spuntò miracolosamente vicino a noi e ci guardò curioso, prima di abbracciare le spalle di Ryan. Quest’ultimo però scosse la testa e si liberò dalla presa, per tornare a sedersi al suo posto. Io guardai Urie facendo spallucce e finii il mio caffè, rischiando però di ingozzarmi quando lui parlò.

-Chiamo mia madre! Deve sapere che stiamo arrivando e siamo là a cena e per la notte!-

Cominciai a tossire e lui mi guardò alzando un sopracciglio preoccupato.

-Tutto bene? Non ti va la cosa?-

-Brend… Non possiamo andare in hotel?!-

Domandai, appoggiando la tazza sul ripiano e prendendo la mano di Brendon tra le mie.

-Ma no! Voglio fare l’amore con te nella mia stanza!-

-I tuoi sono mormoni! Non possiamo scopare sotto il loro stesso tetto!-

Quasi urlai e lui mi abbracciò per tranquillizzarmi, ma non riuscendoci per niente. Servì solo a farmi aumentare l’ansia…

-Oh MayMoon!! Che bello che ti preoccupi già delle usanze religiose dei suoceri…-

Alla parola suoceri sbiancai esageratamente ed abbracciai Brend disperata.

-Vedrai che a loro piacerai un sacco…-

Mi sussurrò poi all’orecchio, ma io non ne ero affatto convinta… No. Perché con il mio stile di vita ai loro occhi sarei parsa il diavolo in persona e conoscendo Brendon non avrebbe tenuto nascosto nessun particolare su di me.

 

 

Jill pov.

Luglio 2006 (Passato)

 

Nonostante la riottosità di May, Brendon l’aveva lo stesso convinta a rimanere a dormire a casa dei suoi genitori, a Las Vegas. Non la invidiavo per nulla sapendo quando fortemente integralisti fossero i genitori del ragazzo che ok, non era più un mormone ma che aveva alle spalle una numerosa famiglia di credenti al culto.
Non invidiavo nemmeno la mia condizione però, contando che sarei stata ospite di Ryan e della signora Ross in una casa in cui si stava celebrando un lutto. Meglio che a tutti era andata a Pete e John, accolti da Spence a pochi metri dalla casa di Ryan.
Alla fine quella che si ritrovava nella parte bene di Las Vegas era solo May, io appena scesa dall’auto del signor Smith, mi sentivo in un ghetto.
Pete mi si accostò mentre Spence prendeva anche la sua valigia “Io non so te ma mi sento un attimo… come dire… vorrei un giubotto anti proiettili” sussurrò nel mio orecchio mentre un gruppo di ragazzi dall’aria poco raccomandabile ci sfilavano di fianco lanciando a me aggettivi poco signorili e a Pete risate e offese gratuite.
Io lo guardai un po’ preoccupata “Dimmi che casa di Ryan sta da tutt’altra parte e che qui scarichiamo solo te e Spency” dissi guardando il piccolo villino rovinato dai segni del tempo in cui vivevano gli Smiths.
Pete ridacchiò voltandomi verso una casa che sembrava in piedi per inerzia e al cui confronto casa di Spencer era una villona ottocentesca “Ecco la casa in cui starai tu… io almeno non ho paura che qualcuno mi ammazzi la notte nel sonno perché la porta sembra solida….”
“Vaffanculo Wentz!” gli dissi spingendolo mentre lui ridacchiava.
Ritornai da Ryan che stava parlottando con John e Spence mentre Pete lo guardava affranto “Qui le nostre strade si dividono… tu devi entrare in casa prima o poi no?”
Ryan sospirò annuendo mentre il suo bassista gli dava una pacca sulle spalle “Allora a dopo…”
Gli altri tre annuirono mentre io ringraziavo il signor Smith per il passaggio. Attraversai la strada con Ryro reggendo sulle spalle la pensate sacca che conteneva più o meno un armadio di vestiti. Dovevano essere in viaggio per Montreal, cazzeggiando bellamente non a Las Vegas per un funerale…
Salimmo la gradinata che portava all’ingresso in totale silenzio e lui appoggiò la sua valigia in parte alla porta mentre suonava il campanello. Le tende si spostarono appena dalla finestra li vicino poi seguirono dei passi frettolosi e la porta che si apriva velocemente.
Sulla soglia apparve una donna non molto alta con un corto caschetto di capelli biondo cenere e due grandi occhi verdi e liquidi che si fissarono in quelli di Ryan. Io mi tenni ben in disparte mentre lei si alzava sulle punte per abbracciare il figlio, fissando lo sguardo su un vaso di coccio rotto a terra.
Ryan si staccò velocemente da lei mettendomi poi una mano dietro alla schiena e sospingendomi avanti “Ah mamma... Lei è Jillianh”
La donna mi guardò per qualche secondo prima di stringermi la mano amichevolmente “Benvenuta” mi disse prima di spostarsi per farci entrare “Sarete stanchi… Kate mi ha detto che eravate in Canada…”
Ryan buttò la valigia a caso in un angolo mentre io rimanevo leggermente impietrita trovandomi davanti un fucile che aveva l’aria di essere carico, accanto alla porta. Doveva essere proprio una bella zona in cui crescere due figli, quella “Kate dov’è?” chiese il mio ragazzo guardando in soggiorno e poi su per le scale.
“Da Abigail” rispose la donna entrando in un’altra stanza “Ha dormito li stanotte… Non me la sentivo di costringerla a tornare a casa…” aggiunse tristemente mettendo su una pentola d’acqua “Stasera cosa volete mangiare?” chiese poi fingendo entusiasmo.
“Come l’ha presa?” chiese Ryan senza rispondere alla domanda di sua madre trovandola del tutto inopportuna.
Io mi misi a sedere al tavolo di fronte a lui guardandomi le mani. Potevo essere più fuori di così da un contesto?
La donna abbassò lo sguardo sul pavimento sospirando “Come voi che l’abbia presa Ryan? Malissimo ovviamente…”
“Di sicuro più di me o te” continuò incurante il mio ragazzo “per te è solo una liberazione… puoi anche smettere di lavorare, ti mando io i soldi ora che so che non andranno a finanziare l’alcool a quello stronzo…”
Sua madre non rispose mentre io passavo gli occhi da lui a lei angosciata. Io che ero cresciuta avvolta nella bambagia, protetta da una famiglia unitissima non potevo di certo capire come funzionassero le cose crescendo in un ambiente del genere con due genitori che avevano commesso molti errori…
-…I keep telling myself !! I keep telling myself!! I'm not the desperate type but you've got me looking in through blinds!!-
Il mio cellulare prese a squillare in modo decisamente inopportuno interrompendo quella triste conversazione e rossa in viso mi affrettai a scusarmi e ad allontanarmi per rispondere a Gabe.
“Saporta…” dissi sottovoce camminando per l’ingresso e guardando con apprensione la canna del fucile.
-Jilly… Pete mi ha raccontato che è successo... volevo fare le condoglianze a Ross ma ha il cellulare staccato…- mi dice con voce mesta mentre io sospiro.
“Lo so lo ha staccato ieri sera… Solo che adesso non è il momento più adatto, sta parlando con sua madre e forse hai fatto bene a chiamarmi perché io non sapevo come scappare da quella situazione…”
Gabe ridacchiò –Imbarazzo?-
“Totale, man”
-Io invece sto per avere un attacco nervoso- mi disse con vocetta acuta facendomi sorridere.
“Ah è vero, primo giorno di tour” dissi portandomi una mano alla fronte e ringraziando Dio di avere, come sempre, una memoria pessima “Va così male?”
-Non chiedermi come ma William Beckett riesce sempre ad essere dove sono anche io… persino in stanza con me!-
Ridacchiai ancora mentre la porta si apriva e sulla soglia appariva una ragazzina sui quattordici, forse quindici anni che mi guardò un attimo con un po’ di astio prima di sbattere la porta e correre in cucina “Ora ti lascio, ci sentiamo più tardi ok?”
-No problem tesoro. Salutami e dai un abbraccio a Ross- riattaccai infilandomi il cellulare nella tasca dei jeans e raggiungendo ancora Ryan che adesso se ne stava in piedi al centro della cucina, abbracciato alla sorella scossa dai singhiozzi. Guardai verso la signora Ross che se ne stava immobile con lo sguardo perso in chissà quale pensiero.
Ero decisamente fuori luogo ed più certa che mai che alla fine io ero totalmente dipendente da Ryan ma che lui era così protetto da corazze da non poterlo mai diventare di me…

 

 

Continua…

 

 

Eccoci con la prima parte del capitolo 16…

L’avvenimento è un sacco triste, ogni tanto non è solo il presente a spingerci al suicidio, insomma… XD

 

Adesso i protagonisti sono arrivati a Las Vegas (beati loro) anche se per un funerale e non è il massimo.

Soprattutto per Ryan…

 

May nel suo pezzo ci parla del rapporto che ha con suo padre e stay tuned perché presto si scoprirà qualcosa a riguardo!

Per quanto riguarda Jill stare accanto a Ross in un momento simile dev’esser difficile!! XD Ma lei ce la farà… U__U

 

Alla prossimaaaaa!!!! :D

 

 

Jess & Miky

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Capitolo 24
*** Act 3. Chapter Sixteen, part two: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. ***


Expect the Unexpected

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Third Act: To Discover

 

Chapter sixteen, part two: When Mrs Death Arrived in Vegas

she couldn’t keep all the Memories away

 

 

May pov

Luglio 2006 (Passato)

 

Non mi sono mai piaciuti gli incontri con i genitori, alla sola idea mi veniva la pelle d’oca… Per fortuna non avevo mai avuto un ragazzo fisso prima di lui e fino a quel giorno mi ero salvata. Ma mentre mi trovavo davanti alla porta di quella bellissima villa stavo pensando a tutti i modi possibili per svignarmela velocemente tra le montagne del Wyoming.

Maledii tutti per non avermi ascoltato quando proponevo di andare in albergo… Sarebbe andata bene anche la camera pulciosa di un ostello piuttosto che lì.

Ad aprirci fu così la signora Urie che abbracciò immediatamente il figlio tutta contenta di rivederlo. Un poco vedendo quella scena la mia paura passò e mi venne un po’ di nostalgia di casa, pensando a come mia madre avrebbe reagito se mi avesse visto… Ma non appena la signora si voltò a guardarmi e mi lanciò un’occhiataccia, mi sentii più terrorizzata di prima.

-Mamma, lei è May: la mia fidanzata ufficiale…-

Disse Brendon indicandomi e mettendosi di lato in modo che io e la madre potessimo stringerci la mano. Io allungai appena il braccio e lei, riluttante, indugiò per qualche istante prima di afferrare la mia mano.

-Se non sapessi dai giornali che sei una cantante avrei chiesto a mio figlio se per caso ti aveva raccolto dal ciglio della strada.-

Affermò facendo cadere lo sguardo verso il reggicalze che si intravedeva sotto il bordo del mio vestito un po’ troppo corto. Se solo avessi saputo di dover andare a casa loro avrei fatto spesa di orrende gonne lunghe e maglioni a collo alto.

-Ma mamma, quelli sono i vestiti che aveva addosso ieri sera dopo il concerto…-

Sì, spesso ero messa peggio, ma per fortuna Brendon non lo specificò. La signora comunque ci fece entrare e io seguii il mio ragazzo che mi teneva per mano per condurmi sulla scalinata.

-Appoggiamo il borsone e dopo una doccia scendiamo…-

Mi disse, mentre la madre ci accompagnava nel corridoio del piano superiore, fermandosi ad aprire una porta e guardandomi.

-Dormirai con Kara, ragazza… Quindi se devi farti una doccia prendi i vestiti ed usa pure il suo bagno, mentre lei è fuori.-

Guardai Brendon afflitta e tutti insieme entrammo nella stanza della sorella, così mi sedetti a terra per estrarre il cambio dalla valigia. Mi accorsi così che quel coglione ci aveva infilato solo quattro miei vestiti, il più lungo dei quali arrivava a malapena a metà coscia. Lo fulminai con lo sguardo chiedendomi che gli costava prendere un paio di jeans se proprio non voleva che mi preparassi i vestiti da sola. La madre –di cui ancora non  sapevo il nome tra l’altro- si accorse del vestiario sconveniente e si lasciò sfuggire un piccolo grugnito.

-Io… Io allora vado a lavarmi!-

Dissi, correndo verso la porticina che mi era stata indicata come bagno. Così mi chiusi dentro e sospirai, correndo alla finestra per aprirla e guardare giù. Per mia sfortuna era troppo alto per saltare giù e scappare. Non c’erano vie di fuga da quell’inferno… Se non il suicidio.

Mi accomodai sull’orlo della vasca e presi il cellulare mandando un sms a Brendon con scritto che lo maledivo, per poi comporre il numero di Will.

-Qui è Bill Beckett e non sono pronto a sentire le tue seghe mentali. Lascia un messaggio dopo il segnale ac-

Riattaccai e mi guardai sconsolata allo specchio. Pure William mi stava abbandonando alla disperazione assoluta. Decisi così di spogliarmi ed aprire il getto della doccia, quando sentii un rumore alle mie spalle. Mi voltai e vidi mezza figura di Brendon e notai che stava bussando al vetro. Corsi ad aprire e lui si trascinò dentro, così scoprii che c’era un balaustra sporgente che gli permetteva di passare dalla sua stanza al bagno di sua sorella.

-Non maledirmi MayMoon! Non avevo previsto questa cosa… Pensavo che ci lasciassero stare insieme…-

-Brend, ma come?! I tuoi sono mormoni pazzoidi e in fissa con il rispetto delle regole… Secondo te ci lasciano soli in una stanza dove potremmo commettere atti impuri?-

Lui sgranò gli occhi e scosse la testa triste, buttando in fuori le labbra così da rendere l’espressione esageratamente assurda. Sospirai e mi passai una mano fra i capelli, voltandomi poer entrare nella cabina. Le mani di Brendon che si allacciarono sulla mia pancia però me lo resero impossibile.

-Io sono più furbo dei miei… Ce l’ho fatta ad arrivare qui! E tu stanotte potrai venire da me, passando sulla balaustra!-

-Devo ricordarti che soffro di vertigini, amore mio?-

Domandai sarcastica e lui mi strinse a sé per baciarmi il collo.

-Ti aiuto io a non cadere, vai tranquilla….comunque, MayMoon, approfittiamo della doccia?-

Chiedendolo si staccò da me e si levò velocemente i vestiti, gettandoli a terra mentre io entravo nella cabina. Lui mi raggiunse in fretta e mi schiacciò contro il muro, incollandosi alle mie labbra come se non mi baciasse da mesi. Gli passai una mano fra i capelli e lui si affrettò a tirarmi su da terra, affondandomi le dita nelle cosce. Devo ammettere che farlo sotto il naso di una madre iper religiosa era la cosa più eccitante che potesse capitare… Credo che valesse anche per Brendon dato la fretta che aveva e la passione che ci stava mettendo.

Il problema però non tardò ad arrivare e qualcuno bussò alla porta interompendoci e lasciandoci un po’ interdetti.

-Cara, ti ho portato una salvietta pulita!-

La voce della signora Urie ci arrivò dall’altra parte della porta che per fortuna avevo chiuso a chiave. Se fosse entrata non avrebbe trovato affatto una scena di suo gradimento… L’ultimogenito che si stava facendo la sua ragazza in una doccia sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto prima di prendere un infarto e morire sulla soglia del bagno.

-Oh! La lasci lì fuori… Vengo a prenderla quando usci… esco!-

Risposi, mentre Bden ridacchiava nel mio collo e ci lasciava un paio di baci. Gli tirai una sberla sulla testa e lui mi guardò senza capire, come se non gli importasse nulla della madre fuori dalla porta.

-Ma May… Perché mi picchi?-

-Perché tua mamma è lì fuori ad ascoltare! Se emettiamo un solo sospiro ci sente!-

-Hai detto qualcosa, cara?-

Domandò la signora, che ovviamente stava origliando e aveva sentito farfugliare. Brendon sbuffò e mi baciò le labbra senza smettere di tenermi sospesa. Allacciai le braccia dietro il suo collo ed appoggiai la fronte alla sua, sospirando demoralizzata.

-Non ho detto nulla! Stia tranquilla e scenda se vuole!- Urlai e poi a bassa voce mi rivolsi a Brend. –Forse è meglio rimandare, no? Non se ne andrà di certo…-

-Non eri quella intraprendente, tu?-

Ridacchiò malizioso, lasciandomi giù e baciandomi la fronte. Lo abbracciai affettuosamente e lui ricambiò, spettinandomi i capelli umidi. Lo guardai uscire e riprendere i vestiti prima di scavalcare il davanzale e sparire. Sperai che nessuno lo vedesse passare nudo da una finestra all’altra e finii di lavarmi. Quando aprii la porta appena appena per prendere l’asciugamano intravidi la figura della signora Urie che era seduta sul letto a tenere d’occhio il bagno. E la cosa mi spaventava non poco…

Mi richiusi velocemente dentro e mi vestii in fretta, per riuscire a scappare da Brendon il più presto possibile. Non avevo sentito mai sentito bisogno di lui come in quel moomento di disperazione.

Quando uscii dal bagno con un vestito a trama mimetica ed un foulard improvvisato come coprispalle la signora mi guardò con i suoi profondi occhi neri e si alzò dal letto.

-Bene, se vuoi ora possiamo scendere in salotto… Mio marito e Brendon sono là ad aspettarci.-

Affermò, prima di incamminarsi verso il piano di sotto. Il mio celluare squillò e la voce di Beckett riempì il corridoio facendo voltare la padrona di casa verso di me. Le feci segno per scusarmi e tornai nella stanza, dove risposi.

-Dove eri finito?! Vieni a prendermi immediatamente a Las Vegas anche in bicicletta!-

Sbraitai cercando di tenere la voce bassa e lui si limitò a masticare la cicca che aveva in bocca come al solito.

-Mi dispiace darti la cattiva notizia che il sottoscritto sta preparando le valige per Tijuana… Non ti rendi conto di quanto io sia felice! Potrò passare tutto il tempo con Gabe!-

Disse tutto felice, mentre io mi mangiavo il fegato invidiandolo a morte.

-Passami a prendere… Divento corista dei The Academy Is… Per favore!-

-Fai le condoglianze a Ross, a proposito… Ho sentito di suo padre. Comunque la mia voce è abbastanza bella da sé, non ho bisogno di te, May. Senti, piuttosto perché mi hai chiamato oltre per stressarmi con questi folli piani di fuga?-

Mi buttai sul letto disperata e sbuffai, passandomi una mano sugli occhi.

-Perché sono rinchiusa in una casa di pazzi mormoni!-

-Sei dai suoceri? Grande passo… Tra poco ti ritroverai con la fede al dito e a sfornare bambini mormoni… Non sei felice?-

Riattaccai il telefono dritto in faccia al cantante dei TAI e mi alzai dal letto, scendendo velocemente le scale per fiondarmi in salotto. L’incontro con il signor Urie fu, come dire, traumatico. Letteralmente… Gli finii addosso perché stava uscendo dalla porta mentre io arrivavo. Lui mi afferrò le spalle e mi evitò una rovinosa caduta, così alzai lo sguardo per ringraziarlo. Rimasi agghiacciata per la figura pessima appena fatta.

-Scusi…-

-Oh non preoccuparti. …corri veloce, eh!-

Mi disse, mentre io saltellavo da Brendon e facevo per sedermi sulle sue ginocchia. Sua madre tossicchiò e fui costretta a prendere posto al suo fianco. Quella casa mi avrebbe mandata fuori di testa molto in fretta. Guardai Bden di sottecchi e lui ricambiò lo sguardo prendendomi la mano, sotto lo sguardo un poco truce dei genitori. Dovevo studiarmi qualcosa in internet durante la notte, prima di scoprire che per i mormoni pure sorridersi fosse peccato.

-Allora… Come va il vostro tour?-

Ci domandò la signora, rivolgendosi però solo al figlio che si agitò tutto.

-Benissimo!!! È fantastico, non sapete quante città abbiamo visto! Inoltre sul tourbus ci stiamo divertendo da matti…-

Disse lui esaltato, mentre la madre ci squadrava per capire se avevamo fatto qualcosa sul tourbus.

-Da quanto state insieme?-

-Oh! Sei mesi ormai!!

Lei alzò un sopracciglio e il padre prese posto accanto a lei, appoggiandole la mano sulle spalle.

-E… Non avete ancora consumato, vero Brendon? In questi sei mesi mi auguro che vi siate limitati a conoscervi per capire se eravate adatti l’uno per l’altra. Sei mormona, cara?-

Sgranai gli occhi fino a sentirli dolere e boccheggiai un paio di volte. Dire che in verità contavamo quei sei mesi dalla prima scopata forse non era conveniente…

-N… No. Noi siamo cattolici. Cioè… I miei lo sono. Io sono agnostica.-

Forse non avrei mai dovuto dirlo dato che alla signora Urie parve venire un serio infarto. Si portò le mani al petto e quasi le si riempirono gli occhi di lacrime.

-Cioè… Ho passato un periodo in cui ho creduto che esistesse il Diavolo. Ora non lo so… Secondo me esistiamo solo noi. Credo nella propria persona.-

Affermai, ma ciò sembrò peggiorare la situazione, dato che il padre balbettò “Il Diavolo?” prendendomi per satanista. Lo ero stata nel mio periodo di Black e Goth Metal, ma era una stronzata da quattordicenne! Il mio satanismo erano il sesso casuale, la musica e qualche atto sconsiderato… Se mi fossi giustificata così forse mi avrebbero buttato addosso acqua santa.

-Ma non preoccupatevi! May è un brava ragazza e ancora ci siamo limitati a… conoscerci.-

Disse Brendon facendomi ingozzare con la saliva, così che iniziai a tossire. Non pensavo che Brendon Urie sapesse mentire! Sul sesso poi… Aveva detto all’intero fandom che aveva perso la verginità e ora ai suoi genitori raccontava che ci limitavamo a tenerci per mano saltellando tra le vie delle città.

-Oh, ottimo allora. No perché sai, noi teniamo molto ad un sano rapporto fino al matrimonio. Ma penso che ora come ora non abbiate ancora pensato così in grande.-

Alla domanda della madre rispondemmo in contemporanea così che i genitori non riuscirono a comprenderci.

-No, affatto. Al solo pensiero mi viene la pelle d’oca.-

-Oh sì! Prima o poi ci sposeremo di sicuro!! May è l’unica con cui voglia passare la vita!-

Ci voltammo a guardarci negli occhi ed io alzai le sopracciglia un po’ incazzata e seccata. Lui per tutta risposta sembrava stupito di sapere che il matrimonio non era nei miei piani.

-Io non voglio sposarmi! Va contro i miei principi…-

-Forse è meglio se ci decidiamo a cenare!!-

La madre si alzò di scatto squittendo, prima di andare verso la cucina seguita immediatamente dal signor Urie. Beh, perlomeno restammo da soli io e Brend. Lui mi accarezzò i capelli senza staccarmi gli occhi sgranati di dosso.

-Credo che infondo tu gli piaccia!-

-BrendJerk, io invece direi proprio che mi odino.-

Ma il peggio ovviamente doveva ancora arrivare e la pioggia di domande non tardò ad arrivare non appena prendemmo posto al tavolo. Prima di tutto mi fu chiesto di dire una preghiera che inventai al momento e di cert non fu molto gradita dai coniugi Urie e nemmeno dai fratelli di Brendon che erano arrivati giusto per cena. Iniziarono così a chiedermi del Wyoming, di Los Angeles e del dormitorio, di Brendon e della carriera musicale di entrambi. Bden rispondeva in modo carino ad ogni domanda per sviare il discorso dal nocciolo, ovvero di quanto pessima fosse la sua ragazza. Perché era la verità… Aveva fatto la scelta sbagliata a mettersi con me quando aveva una famiglia così integralista alle spalle. Le opzioni erano due: o litigare con loro o con me. Perché gli altarini prima o poi saltano fuori, soprattutto se sei quasi una celebrità. Insomma, quanto ci avrebbero messo i suoi fratelli a farsi un salto in internet e scoprire vita, morte e miracoli della sottoscritta per poi riferirlo ai genitori?

L’errore fatale di Brend era stato parlare di matrimonio e fidanzamento ufficiale… So che lui credeva in un futuro brillante, ma io sapevo che non esistono le favole e anche i rapporti all’apparenza perfetti si deteriorano in fretta. Doveva misurare le parole e dire che ci stavamo solo frequentando, casualmente… Solo perché ci eravamo trovati insieme per forze di causa maggiore. I suoi genitori di certo non credevano nell’amore a prima vista e non avrebbero capito quel che il figlio provava nei miei confronti. E spiegare che io stavo con lui perché era l’unico con cui volevo avere una relazione seria al di là del sesso disinteressato non era affatto il caso. Figuriamoci, mi avrebbero immediatamente mandato fuori da quella casa finchè non mi fossi convertita ad una corrente religiosa da pazzi schizoidi.

Per fortuna arrivò il momento del dolce e riuscii a volatilizzarmi con la scusa che ero a dieta ed ero stanca.

-Oh, allora Kara ti accompagna in stanza e ti aiuta a preparare il letto dove passare la notte.—

Proferì la signora Urie, così la figlia si alzò e la seguii dopo aver salutato il mio ragazzo con un bacio sulla fronte. Lui mi guardò un attimo demoralizzato e mentre uscivo lo sentii iniziare a parlare allegro con suo padre. Così mi ritrovai ad infilarmi un pigiama di Kara, dato che quello messo in valigia da Brendon era inindossabile. La ragazza mi osservò un poco prima di sedersi sul suo letto e slegarsi la treccia.

-Mi dispiace che i miei ti stiano così con il fiato sul collo. Mamma, poi, è un po’ esagerata… Ma solo perché Brendon è il prediletto.-

Alzai lo sguardo verso di lei e sorrisi alzando le spalle, mentre dentro mi sentivo consolata. Perlomeno una persona là dentro non era una fanatica schizzata.

-Bden è il prediletto di tutti… Dovevo immaginarmi che sua madre lo accudisse tanto ed ha ragione. Chi non vuole che uno come lui abbia una vita perfetta?-

Mormorai, prima di andare a guardare fuori dalla finestra. Le luci di Las Vegas erano belle quanto quelle di Los Angeles, se non di più… Ecco perché Brendon non faceva tanto caso a quella particolarità della città in cui ormai vivevamo.

-Oh che bello che gli vuoi così bene! Senti, posso dirti una cosa? O ti infastidisce??-

Mi domandò con un tono molto simile a quello fanciullesco del fratello minore. Mi voltai a guardarla e annuii così lei battè le mani con entusiasmo.

-Secondo me insieme state bene, ho visto pure qualcosa sul web… Siete così affiatati! Quindi non dar peso ai miei. Sanno che Brendon non è d’accordo con il loro credo e presto rinunceranno a rompere. D’altronde è seriamente incredibile che non abbiate ancora fatto nulla se vivete praticamente insieme come una coppia di sposini. Se ne renderanno conto pure loro…-

Diciamo che la loquacità non le mancava, ma doveva essere una cosa di famiglia. Certo, anche l’essere così schietta doveva avercelo nel sangue…

-Non farti sentire da loro o potrebbero crederti adepta del Diavolo…-

Sogghignai, facendola ridere nello stesso modo naturale di Brendon. Mi chiedo come facessero ad essere così solari con due genitori del genere, io avrei ammutinato e lasciato la nave familiare a quattordici anni e me la sarei filata a lavorare come spogliarellista nel centro di Las Vegas piuttosto che restare lì.

-Ma è vero quello che hai detto a cena che tuo nonno alleva mucche ed ha una latteria?-

-Esatto… Ma non mi pare una cosa entusiasmante….-

Biascicai, mentre pensavo ai pomeriggi passati a guardare mucche che muggivano stanche seduta sulla staccionata del recinto. Qualcuno mi prese per le spalle e mi trascinò indietro così mi ritrovai appoggiata al petto di Brendon che ridacchiava.

-Un giorno me le farà mungere?-

-Ah se vuoi puoi chiederglielo… Però poi sappi che ti sfrutterà per l’intera giornata.-

Mi voltai ad abbracciarlo e lui ricambiò, accarezzandomi i capelli lentamente. Poi iniziò a parlare di quando avrebbe munto mucche ad Evansville facendo ridere la sorella per ogni battuta scadente. Ridacchiai un bel po’ anche io, trovandomi finalmente bene in quella casa di pazzi…  Kara ci raccontava del suo ragazzo che ancora teneva segreto ai genitori, nonostante avesse qualche anno in più di Brend e loro pretendessero che si sposasse alla svelta. Anche lei non era molto fedele alle regole imposte dal credo dei genitori.

Ovviamente la madre di Brendon venne a controllare prima di andare a dormire ed il figlio fece finta di andare in camera sua, rientrando poi dalla finestra del bagno. A quanto pare lo faceva spesso quando erano più piccoli lui e Kara, per passare la notte a chiacchierare di cose stupide. Avere un fratello come Brend doveva essere spettacolare, ma anche Kara pareva una persona davvero fantastica. Avrei voluto far parte davvero della loro famiglia, se solo i genitori non fossero stai dei pazzi…

Alla fine decidemmo di dormire, dato l’imminente funerale del signor Ross e ci addormentammo tutti e tre, io fra le braccia di Brendon in quel lettino appena più largo della nostra cuccetta. A nessuno importava più di tanto di essere ricoperti di acqua santa da quella folle delle signora Urie… Addormentandomi pensai che se ci fosse stata l’Inquisizione mi sarei anche fatta bruciare per Bden e ridacchiai della mia fantasia. Ora mi viene da piangere nel pensare che per un po’ di tempo ho creduto davvero di poter fare di tutto per stare al suo fianco…

 

 

Jill pov

Luglio 2006 (Passato)

 

Il giorno successivo al nostro arrivo si tenne il funerale.
Non ero mai stata una grande amante delle chiese in quanto agnostica, ne dei funerali in quanto non solo tristi ma anche perfetti per far vedere in superficie l’ipocrisia della gente.
Quella mattina casa Ross sembrava più malinconica che mai quando mi svegliai fra le coperte del letto di Ryro, da sola. Mi alzai a sedere mentre, ai miei piedi dormiva la gattina bianca di Kate. La sorella del mio ragazzo sembrava tutto tranne che ben disposta nei miei confronti, al contrario della madre che invece era sempre molto carina.
Fu la signora Ross ad entrare proprio in quel momento, mentre io mi ero messa a fare le coccole alla micia che faceva le fusa soddisfatta “Ah ecco dove era” disse con un sorrisetto “Ero venuta a svegliarti ma vedo che hai fatto già da sola” mi disse passandomi una tazza di caffè che presi ben contenta.
“Ryan?” le domandai portandomela alle labbra e prendendo due o tre sorsi generosi della bevanda.
Lei sorrise appena, e io mi specchiai per un attimo in quei bellissimi occhi chiari purtroppo contornati da grandi occhiaie “è passato da Spence un secondo per farsi prestare da suo fratello una cravatta nera…”
Io mi alzai seduta stirando le braccia “Allora mi vesto anche io…” dissi spostando le lunghe ciocche chiare dal viso. Lei si sedette accanto a me, accarezzandomi i capelli color miele prima di sorridere.
“Quando ero giovane come te anche io amavo portare i capelli lunghi” mi raccontò appoggiando le mani in grembo e guardando fuori dalla finestra “Anche io volevo diventare famosa sai? Volevo fare l’attrice… ma poi ho incontrato George e la mia vita è cambiata radicalmente… Sono rimasta incinta di Ryan che non avevo nemmeno 18 anni dovendo così dire addio a tutto quello che avevo sognato…”
“Mi sta dicendo che devo stare attenta a quello che voglio allora?” domandai a quel punto e lei sorrise appena alzandosi.
“Forse si… Comunque sia non ti ringrazierò mai abbastanza per essere qui accanto a mio figlio…” e detto ciò uscì tornando dagli altri ospiti che sentivo borbottare dal piano di sotto lasciandomi con mille pensieri diversi.
Mi alzai infilandomi un vestito nero a tubino che era un po’ corto ma non avevo altro da mettermi. Presi delle ballerine anonime del medesimo colore ed un maglioncino leggero lungo fino al ginocchio per potermi coprire almeno un po’ e, dopo aver spazzolato un paio di volte i capelli e tracciato una linea sottile di eyeliner scesi anche io nel piccolo ma affollato soggiorno.
Pete era già spalmato sul divanetto e parlava fitto con Brendon che teneva May sulle ginocchia. Appena mi vide la rossa di alzò correndo da me “Non sai cosa mi sta succedendo” mi disse sgranando gli occhi e gesticolando come una pazza “La madre di Brendon… è una pazza…”
La guardai bene da testa a piedi sentendomi all’improvviso coperta “May.,.. non ti sarai vestita un po’ poco?? E poi ti lamenti dalla madre mormona di BrendBerry??”
Lei incrociò le braccia sotto al seno guardandomi con un sopracciglio alzato “Parla miss-coscia-al-vento??”
“Io non avevo altro”
“Nemmeno io Jill” disse alzando gli occhi al cielo “Posso raccontarti le mie sventure ora o vuoi farmi mettere un orrendo maglioncino da nonna come il tuo?”
Io mi strinsi nel cardigan facendole la lingua ma, appena vidi Ryan entrare dalla porta di ingresso, ignorai quello che mi aveva appena detto correndo dai lui. Gli buttai le braccia al collo mentre lui parlava con un suo amico e rimase un po’ sorpreso prima di sorridere stringendomi a se.
Ci avvicinammo a Brendon e Pete tenendoci per mano e ascoltammo un attimo il discorso che il moro stava facendo al cantate dei Panic “… e suonava in una band di Los Angeles quando mi sono trasferito li…. Era un tipo simpatico con una gamba di legno, di nome Parker…”
“Oh…e come si chiamava l’altra gamba?” chiese Brendon, non capendo.
La sua stupidità era abbissale…
“Questo ragazzo è anche peggio di noi” dissi rivolta alla rossa che lo guardava ad occhi sgranati dal bracciolo del divano “E noi facciamo sempre la cover della sigla di Jem e le Holograms nei nostri live…”
Un vecchio ci rimproverò e in effetti aveva ragione, stavamo facendo salotto ad un rinfresco prima di un funerale. Ma a Ryan faceva di certo meglio a distrarsi con le cazzate piuttosto che pensarci, anche se continuava a fingersi non toccato dalla cosa.
Bastò comunque la cerimonia a riportarlo in quello stato di trans che lo aveva caratterizzato per tutto il concerto di Toronto. Lo guardavo, seduto un paio di file davanti a me, tra la sorella e la madre. Non seguivo la messa o le parole del pastore, no, ero troppo concentrata su di lui per rendermi conto di quello che mi succedeva attorno. Non potergli stare accanto in quel momento non mi piaceva per nulla, ma a lui spettava la prima fila, assieme alla sua famiglia e io non ne facevo parte.
Al cimitero c’era caldo, così tanto caldo che Brendon, la cui sudorazione era il doppio più veloce di quella di una persona normale, si tolse la giacca elegante annusandosi sotto al braccio e guardando Pete con un espressione schifata. Il moro si dovette davvero impegnare per non ridere, anche perché stavano deponendo la bara e nel silenzio generale sarebbe stato poco cortese da parte sua…
Erano le sei del pomeriggio passate quando finalmente tornammo a casa consapevoli che anche quella era passata, che il momento peggiore era stato superato… ma Ryan era così silenzioso da darmi quasi fastidio. Non tanto lui, ma la situazione.
Se non riuscivo a farlo stare bene, bene sul serio che cazzo potevo farci li? In una botta di egoismo non pensai che giustamente Ryan aveva bisogno di assimilare bene la situazione e viversela per intero ma pretendevo di vederlo sorridere e subito.
Perché per me non c’era nulla di peggio del dolore che Ryan provava in quel momento, tanto che gli avrei dato tutto e avrei fatto qualsiasi cosa per farlo stare bene. Peccato che non si può fare sempre tutto anche se i miei pensieri erano a fin di bene…
Eravamo seduti nella sua stanza, io a terra con ancora il gatto che ormai sembrava essersi innamorato di me, e lui sul letto con il pc sulle gambe, quando mi guardò parlando per la prima volta da quando eravamo usciti dalla chiesa “Usciamo” mi disse solamente chiudendo il portatile e alzandosi in piedi.
“Usciamo?” chiesi io meravigliata mentre lui mi porgeva le mani. Io gliele afferrai e subito mi sollevò da terra portandomi in piedi “E dove vorresti andare?” domandai subito curiosa.
Lui alzò le spalle, accarezzandomi le braccia per prendere le mie mani e intrecciare le nostre dita “Non hai mai visto Las Vegas no? Tanto vale che ci facciamo un giro…”
“Ma non ci andiamo domani con Brendon e gli altri?”
“SI ma io vorrei stare solo con te…” sussurrò sulle mie labbra prima di baciarle con un po’ troppa enfasi.
Come potevo dirgli di no se faceva così?
E poi si volevo visitare la città stando un po’ da sola con lui visto che raramente ne avevamo l’occasione.
Las Vegas era la città più magica che avessi mai visto fino a quel momento e resta quella che mi stregata e presa maggiormente anche ora.
Le luci che si rincorrevano nelle insegne dei casinò avevano qualcosa di incredibilmente attraente ai miei occhi. I negozi aperti tutta la notte, le bellissime fontane illuminate, le giostre panoramiche, gente con addosso i costumi più strani fatti di piume e maschere veneziane… e io avevo la guida più sexy che potessi desiderare…
“Quello è il Luxor Hotel con la piramide in vetro più grande al mondo” mi spiegava mentre camminavamo abbracciati per la Strip, in mezzo alle persone, indicandomi una riproduzione della sfinge e la piramide dalla punta illuminata “Laggiù c’è il Caesar Palace e Stratosphere Tower… tutti bellissimi posti non trovi?” mi chiese divertito dalla mia espressione di totale stupore.
“Wow” commentai solo senza smettere di guardarmi attorno “Peccato che nel 90% dei posti non possiamo entrare perché non abbiamo ventuno anni…” indicai un palazzo stupendo, illuminato in oro e con delle fontane altissime “Oddio ma quel albergo è fantastico..”
“Il Bellagio? Ah si decisamente… ho cercato di convincere Pete a farci alloggiare li per un concerto qua ma lui ha insistito nel dire che era uno spreco di tanti soldi visto che noi ci viviamo a Las Vegas…”
Io sorrisi maliziosamente “Pete può anche negarcelo… ma noi possiamo andarci per conto nostro… no?” lui alzò così tanto le sopracciglia che per un attimo scomparvero dentro alla frangia castana. Non era molto da me lanciarmi in simili propostacce senza contare che aveva appena assistito al funerale del padre ma lì per lì pensai che dovevo pur consolarlo in qualche modo…
Non mi rispose nemmeno, afferrandomi la mano e attraversando di corsa la strada a due corsie per senso di marcia, ovvero una strada assassina e molto trafficata. Non so come ma arrivammo vivi ed illesi dall’altra parte nonostante le maledizione di tutte le persone che ci strombazzavano dietro da dentro i loro velivoli.
“Questa scarica ormonale ci è quasi costata la vita” dissi portandomi la mano al petto e guardando ancora un po’ pallida la strada “Non farlo mai più o ti lancio nelle fontane”
“Colpa tua che fai certe proposte” ricantò lui passandomi un braccio attorno alla vita mentre ci avviavamo verso l’ingresso. Li trovammo un signore bello impomatato alla reception che parlava al telefono in modo molto educato. Educazione che scomparve quando si voltò verso di noi guardandoci.

“Vi siete persi e volete informazioni per caso?” chiese alzando un sopracciglio.
Ryan scosse il capo prendendomi la mano e estraendo il portafoglio con l’altra “No, vogliamo una stanza per stanotte..”
“Scusi signore ma questo di certo non è un motel a ore e non credo che possa rientrare nelle sue possibilità economiche…”
In effetti da artista emergente quale era Ryan non poteva di certo permetterselo ma con molta spavalderia estrasse una carta di credito dal portafoglio passandogliela e quello la guardò abbastanza allucinato.
Da quando Ryan aveva una carta Oro illimitata??
“Mi scusi signore… le procuro subito una bella doppia con una buona vista sulla città!”
“Facciamo una suite” continuò Ryan con un sorrisetto mentre quello annuiva.
“Che sta succedendo?” chiesi io un po’ allucinata mentre lui si chinava su di me sussurrandomi nell’orecchio.
“Non è mia, è di Pete” mi confidò con un sorrisetto divertito “Me l’ha data oggi dicendomi di comprarmi una chitarra, per consolazione suppongo… ma preferisco farmi un altro regalo”
“Un regalo da tre mila dollari?” domandai leggendo il listino dei prezzi appeso alle spalle del uomo che si stava davvero sbrigando a registrarci.
“I soldi li perde dal culo lui” mi disse Ryan riprendendosi il documento mentre seguivamo il tizio che addirittura ci accompagnò fino alla stanza. Essere ricchi ti faceva diventare meraviglioso anche agli occhi di chi, a primo sguardo, ti aveva considerato feccia.
Io storsi il naso “è vero però…”
“Senta c’è anche la jacuzzi nella suite?” chiese Ryan interrompendomi.
“Ovvio che si, signore”
Ok, ci stava un regalo da tre mila dollari a quel punto.
Quando quel tipo ci aprì tutto servile la porta della suite io rimasi un attimo senza parole. Era un appartamento, non una stanza, e probabilmente non avremmo usufruito poi di molto eccetto della jacuzzi e del letto… guardai il grande lampadario che scendeva dal soffitto delicato e poi mi diressi spedita fino alla terrazza da cui si vedeva tutto il panorama di Las Vegas mentre Ryan parlava ancora con quel tizio.
Pete ci avrebbe di certo ammazzato ma almeno saremmo morti felici.
Il ragazzo mi raggiunse pochi istanti dopo appoggiandosi alla ringhiera della balconata guardandomi “Ti piace allora la mia città?”
“Credo di amarla” dissi sorridendogli prima di appoggiarmi a mia volta, urtando appena la sua spalla “Se mai tu verrai a Evansville ti romperai un sacco le palle… ci sono solo mucche e montagne la…”
Ryan ridacchiò “Ma è bello il Wyoming…”
“Se ti piace il nulla si…” mi prese per le spalle per attirarmi a se e baciarmi lascivamente. Fece scorrere le sue mani sul mio corpo fino a che si staccò per riprendere fiato e io finii per baciargli il collo…
“Jill… forse ho trovato qualcosa di meglio della jacuzzi” smisi di baciargli ogni centimetro di pelle scoperta per voltarmi nella direzione indicata, ovvero una piscina “Stai pensando quello che penso io?” mi domandò ammiccando malizioso.
“Ma Ryro… siamo allo scoperto.. e se passa un elicottero??”
“Allora vorrà dire che farà belle foto” concluse prendendo a sbottonarmi la camicetta bianca mentre tornava a baciarmi le labbra con passione crescente. Io vestiti erano diventati ormai solo una seccante perdita di tempo così vennerro accantonati a terra, prima di buttarci in piscina come una bambini. Anzi no, i bambini certe cose non le fanno, come due ragazzini che probabilmente eravamo per davvero. Io lo trascinai sotto coinvolgendolo in un romantico bacio subacqueo che però si rovinò non appena riemergemmo visto che lui aveva in testa metà dei miei capelli.
“Direi che sono un po’ lunghetti” mi disse mentre li levava, facendomi ridere.
“Se mi stai chiedendo di tagliargli hai sbagliato di grosso” gli dissi mentre mi abbracciava e io gli stringevo le braccia dietro al collo “E non mi convincerai mai a farlo. È già molto che ti ho concesso di fare il bagno nudi dove tutti possono vederci…”
“Perché ovviamente tutti hanno le possibilità economiche per comprare un elicottero, Jillianh…” replicò sarcastico meritandosi così di venir brutalmente annegato dalla sottoscritta, che gli premette sulla testa per farlo andare sotto.
Ryan non era poi così forte ok, ma io lo ero un terzo. Avevo perso in partenza e fui costretta a firmare una sorta di armistizio verbale prima di bere metà della piscina.
“Ora devi fare penitenza” mi disse trascinandomi per tutta la piscina per poi arrivare all’idromassaggio.
Io alzai un sopracciglio “Ovvero?”
Lui fece partire il getto dell’acqua calda alzandosi appena e dandomi una bella panoramica del suo fondoschiena nudo… “Ovvero ora vieni qui” mi disse risedendosi e prendendomi per un braccio, fino a farmi salire a cavalcioni su di lui. L’aria fresca mi sfiorava metà schiena e le spalle nude lasciate fuori dall’acqua, vista la posizione in cui ero, ma sapevo che non avrei avuto freddo ancora per molto…
Presi a muovermi lentamente, disegnando dei piccoli cerchi sul suo bacino mentre i suoi occhi del colore del cioccolato stavano fissi nei miei azzurri e la sua mano mi accarezzava la linea della mascella fino a scendere lungo il collo, il seno, la vita, per poi fermarsi afferrandomi assieme all’altra per i fianchi magri. Staccò le spalle dal bordo della vasca per potermi baciare mentre passavo le dita fra le sue ciocche castane e bagnate.
Il resto è facile da immaginare quindi non mi soffermo poi molto a descriverlo.
Quando tutto finì mi appoggiai al suo petto con la schiena mentre lui mi lasciava un bacio sulla spalla.
“Che schifo” mi disse e, mentre lo guardavo, notai la smorfia che aveva sul viso.
“Anche io ti amo” dissi sarcastica mentre lui ridacchiava.
“Ma no… è solo che sai di cloro…”
“Forse perché siamo in una piscina?”
“Dalla quale è meglio uscire prima di ridurci allo stato di due prugne secche!” concluse lui prima di uscire fuori e guardarmi sconvolto “Cioè non abbiamo preso nulla con cui coprirci??”
“A quanto pare” dissi io appoggiandomi con le braccia al bordo “Visto che sei fuori perché non vai in bagno e prendere un accappatoio anche per me?”
“Seh… lo so che è solo una scusa per guardarmi il culo, Jill” fece finta di lamentarsi mentre spariva dentro alla stanza. Ok lo ammetto, era vero.
Dopo aver fatto una doccia, ovviamente insieme, tornammo in veranda, stendendoci assieme sulla stessa sdraio per far si che io potessi imprimermi bene la vista di Las Vegas nella mente una volta per tutte, prima di ripartire di nuovo alla volta di Denver.
“Secondo te Pete ci ucciderà?” chiesi io preoccupandomi per un attimo mentre lui sbadigliava sonoramente, portandosi in modo alquanto pigro la mano alla bocca.
“Forse… ma penso che non se ne accorgerà nemmeno…” replicò facendomi sorridere. Gli lasciai un bacio sulla guancia prima di intrecciare di nuovo la mai mano alla sua e tornare a godermi lo spettacolo che poteva offrirmi quella vista. Tra me e Ryan il silenzio è sempre stato qualcosa che ha caratterizzato il nostro rapporto. Passare minuti infiniti abbracciati in silenzio per me era più che normale e mai negativo in quanto sostenevo che se davvero si stava bene assieme allora non si doveva aver paura di stare un po’ zitti e ascoltare magari cosa ci diceva la testa o il cuore. Così come fece Ryan, prima di iniziare a parlarmi di ciò che lo stava turbando. Non lo aveva mai fatto prima, di aprirsi in quel modo... “Non devo pensare al passato” buttò li come se avesse detto non una frase rielaborata ma la prima cosa che gli passava per la testa “Se penso a quando ero piccolo allora mio padre rischia di mancarmi veramente….” Alzai lo sguardo verso di lui stupendomi di vedere che non stava guardando me, ne la città. Aveva alzato gli occhi al cielo fissando un punto che sembrava più alto delle stelle stesse “Da bambino avevo una vera e propria venerazione per lui… Era il mio eroe non solo perché aveva fatto la guerra in Vietnam ma anche perché lo giudicavo davvero un padre fuori dal comune… Mi ha insegnato ad usare il fucile che non avevo nemmeno otto anni, ripetendomi che una volta che lui fosse morto allora io avrei dovuto saperlo usare per difendere la mamma e Kate…” Io non osavo chiedergli nulla, ne interrompere quel suo monologo così triste da spezzarmi il cuore “Poi non so cosa sia successo… ma crescendo tutto è cambiato e il nostro rapporto è andato davvero a puttane. Forse è stato quando mi sono accorto di che razza di fallito alcolista fosse in realtà, oppure quando lui si è reso conto di che figlio sciagurato aveva. Non lo so e non mi interessa, so solo che undici anni di amore paterno non possono comunque cancellare i lividi che mi ha impresso sulla pelle…” abbassò gli occhi nei miei e dentro non trovai nemmeno una lacrima, solo molta malinconia “Sai… credo che se continuo a pensare a lui come lo stronzo che trovava tutti i pretesti per menare me e urlare addosso alla mamma allora non mi mancherà mai… Ed è fondamentalmente il solo modo che ho trovato fino ad ora per evitare di ridurmi come tutti quei patetici personaggi che vedi nei cimiteri a piangere su un passato ormai idealizzato…”
“Piangere non è da patetici…” sottolineai io infilando il viso nell’incavo del suo collo.
“Secondo me piangere per certe cose è da patetici… Io non posso piangere per mio padre…”
Io ero scettica, e parecchio “Ma gli istanti felici che avete vissuto assieme… dovresti ricordarti anche quelli non solo i momenti brutti…”
“Jill, non voglio offenderti ma non puoi capirmi” non lo disse con cattiveria e io non mi offesi. Dopotutto aveva ragione, non potevo capirlo anche se provavo disperatamente a farlo.

 

 

May pov

Luglio 2006 (Passato)

 

La permanenza a Las Vegas, dopo il funerale, fu un completo sfacelo da quale avrei voluto scappare in fretta. Per mia fortuna Brendon, stanco di non poter nemmeno sfiorarmi senza che sua madre spuntasse con qualche scusa, decise che sarebbe stato meglio andare in hotel. Eravamo a Las Vegas, avevamo l’imbarazzo della scelta… E siccome io non volevo pagare troppo riuscii a convincerlo a pernottare nel più economico degli alberghi, dove conoscemmo anche un simpatico camionista e io continuo a credere che fosse un HSK. Ne aveva tutto l’aspetto… In hotel alla fine abbiam potuto goderci il letto matrimoniale liberamente e Brendon si accontentò, rinunciando del tutto all’idea di sverginare il suo letto di adolescente casto.

Comunque riuscimmo a girare un bel po’ per la città, quando nessuno era occupato come al solito ad amoreggiare felicemente. Soprattutto per i poveri Pete e Spence che non avevano  nessuno con loro. Ovviamente non ci fu permesso di entrare nei casinò dato che eravamo un branco di minorenni e quindi ci limitammo a girare a vuoto facendo foto tutti insieme. La pesantezza della morte del padre non sembrava schiacciare Ryan, ma ora come ora credo che si stesse sforzando… Noi, da giovani imbecilli, credevamo che distarlo fosse la soluzione migliore. Per due dal carattere svampito come quello mio e di Brendon, soprattutto,  evitare di pensare a qualcosa di doloroso era l’unico modo per sentirsi bene.

Ma era solo che non ci rendavamo conto della grandezza e della gravità del dolore che la morte di un genitore poteva portare… Non ce ne rendiamo conto mai. Io nemmeno volevo comprendere, perché per me pensare alla perdita di mio padre scombussolava la mente…

Ora come ora ricordo quei giorni a Las Vegas come alcuni tra i più insignificanti della mia vita perché a quella città collego altri ricordi più importanti. Solo una cosa non riesco a scordare… L’inevitabile pensiero fisso di mio padre che iniziò ad assalirmi ed il sogno ricorrente della sua chitarra blu.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

E così il capitolo 16 è finito!! D:

Come al solito anche i momenti seri vengono rovinati dalla stupidità dei personaggi… XD

Non riuscivamo ad evitare le cazzate. Colpa di Brendon.

 

Anyway, per il prossimo capitolo ci sarà una sorpresona!!!! *-*

Sarà un pov speciale…

Stay tuned and ready perchè ci sarà da divertirsi :D

 

 

Faaaangs up!!!! <3

 

 

Jess & Miky

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Capitolo 25
*** Act 3. Special Chapter: Pretty sure that you’re probably kidding me. ***


Expect the Unexpected

 

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Third Act: To Discover

 

Special Chapter: Pretty Sure that you’re probably kidding me.

 

 

 

William pov: Miky

Gabe pov: Jess

 

 

 

William pov.

 

Dicembre 2010 (Presente)

 

Una relazione dovrebbe fondarsi principalmente sul mantenimento delle promesse e sul bisogno reciproco di trovare nell’altro conforto e amore. Quindi presumo che una relazione non potrà mai esistere nel suo assolutismo… è un’ideale che non potremo mai avere fra le mani. Ahi ahi, non dovremmo sognare mai. Tutte le volte me lo ripeto ma poi mi ritrovo a fantasticare su una vita che probabilmente è un’utopia bella e buona. L’utopia di avere Gabe per me, completamente e senza problemi. Dai, Will… A chi voi dare a bere di essere il ragazzo adatto a sostenere una storia? Se in un momento come questo ti comporti male è la volta buona che riesci a dimostrare al mondo quanto sei spregevole… Una stupida polpetta di sentimenti contrastanti e miserevoli.

Ora dovrei pensare bene a come tenerci a galla in una situazione simile, dato che entrambi siamo abbastanza scossi. Ma mi conosco abbastanza per dire che non sono il tipo maturo che prende le redini di tutto e guida la vita nel verso giusto. Sono più quel tipo di persona che la rovescia e la manda a puttane.

Gabe si è seduto sulla poltrona non appena siamo arrivati a casa e da ore se ne sta a fissare il televisore spento con le mani appoggiate al mento. Lo guardo ancora un attimo, prima di decidermi a lasciare il divano e piazzarmi davanti a lui.

-Non credi che dovremmo parlare? Mi fai preoccupare quando fai così…-

Gli dico e lui alza appena gli occhi verso di me con un’espressione un po’ persa. Gli passo la mano fra i capelli corti e lui mi afferra il polso, bloccando il mio gesto. Per un attimo mi sento ferito, ma lui subito si porta la mia mano alla bocca per baciarne il dorso.

-Stai tranquillo Will…-

Si alza e poi va verso la cucina sparendo per qualche decina di minuti. Io ovviamente rimango immobile come un idiota a fissare i cuscini stropicciati dal suo corpo. Dovevo aspettare che fuggisse così senza parlarmi, dato che è tutto il giorno che non mi rivolge parola. Per quanto abbracci e carezze sembrano bastare, c’è bisogno pure di qualche chiarimento. Vorrei sapere se lui ha bisogno di qualcosa, di qualche attenzione particolare per non stare male… Ma ovviamente lui non vuole dirmi nulla.

Capisco Gabe, lo capisco benissimo. È un libro aperto… uno come lui, con tutta quella sincerità, difficilmente ti nasconde sentimenti. Forse lui non conosce bene me, non riesce a comprendermi e crede che non possa stargli vicino… Per quanto siano tutti convinti che io non possa affezionarmi a qualcuno. Ho imparato semplicemente a mostrare a pochi l’affetto che provo, perché la maggior parte se ne approfitta e te lo mette in culo senza tante cerimonie.

Ora ho semplicemente bisogno di stare accanto a Gabe per poter superare insieme questa perdita. Voglio solo aiutarlo a star meglio… Così lo raggiungo e quando apro la porta lo ritrovo attaccato ad una bottiglia di vodka, in piedi davanti alla finestra come se gli piacesse il panorama.

-Gabe… Che stai facendo?-                                                                                     

Domando scazzato, sapendo bene che sta cercando di ubriacarsi per scordare tutto. Lui alza le spalle e si volta a guardarmi con un sorriso mesto e poco credibile.

-Bevo qualcosina per tirarmi un po’ insieme… Sto strippando.-

-Non mi pare il modo più logico per non dar fuori di matto, quello. Metti giù la bottiglia e vieni di là…-

Al momento non mi importa se ha infranto nostra promessa, voglio solo che lui mi ascolti e si faccia consolare da me. Ma al contrario prende un altro sorso ed apre il vetro della porta finestra per uscire.

-Bill, per favore… Ho bisogno di rilassarmi un poco.-

-In quel modo? Gabe, ti ricordo che mi avevi detto che non avresti più bevuto… Anche in questa situazione non mi pare consono andare ad ubriacarsi. Non si affrontano così i problemi…-

Lo sento ridacchiare ed estrae le chiavi della macchina dalla tasca della felpa. Lo seguo in giardino per qualche passo e gli afferro il braccio facendolo voltare verso di me per guardarlo in faccia.

-Ti chiedo un solo favore… Seriamente, stasera voglio staccare la spina.-

-Posso aiutarti a farlo, Gabe… Sono qui apposta.- Allargo le braccia quasi disperato e lui mi fissa perplesso. –Sfogati! Parlami di quello che ti passa per la testa!-

Tentenna un attimo non sapendo se abbracciarmi o andarsene… Io lo fisso sperando con tutto il cuore che rimanga con me.

-Non ho voglia di questo scambio di emozioni a senso unico…-

Dice, prima di voltarmi le spalle ed andare alla macchina. A grandi passi gli vado dietro e mi appoggio alla portiera quando lui la sta per chiudere.

-Dove hai intenzione di andare?-

-Al Planet…-

Chiude la portiera e mette velocemente la retro, uscendo dal vialetto e sparendo per la strada. Rimango qualche secondo in giardino a pensare sul da farsi e sento la rabbia che da tutto il giorno mi rivolta lo stomaco crescere ancora. Mi porto una mano fra i capelli e decido di rientrare in casa, sbattendo la porta finestra e correndo dritto in camera. Inutile William… A chi volevi far credere di mantenere stabile la relazione con quel coglione di Saporta? Sei una schifosissima merda…

Corro a prendere la valigia da tour e ci infilo dentro la maggior parte dei miei vestiti, senza pensarci molto. Se Gabe non vuole restare con me in questo momento allora non avrà mai bisogno di me. Se non riusciamo a stare insieme nel momento del bisogno, figuriamoci normalmente!

Oh, se vuole rompere facilmente le promesse allora lo farò anche io… Sono più bravo di lui a distruggere le relazioni e i patti. Ora ne faccio a pezzi due in una volta: “non lasciamoci più in modo stupido” e “non andare subito da May quando succede qualcosa”.

Sono un mago a mandarci in frantumi, Gabe… Sono davvero il migliore in circolazione.

 

(Passato)

 

In quel periodo vivevo praticamente al dormitorio della DecayDance, dato che non potevamo continuare a fare tutti i giorni avanti e indietro da Barrington come se nulla fosse. Certo, all’inizio era anche un po’ deprimente, ma con l’inizio del 2006 è forse diventato il posto dopo la mia cittadina che potevo definire casa.

Motivo uno: Pete mi aveva accolto fin troppo bene e ci viziava tutti in modo assurdo.

Motivo due: Con l’arrivo dei Panic trovai in Ryan un ottimo compagno di divano. Si sa, con Sisky e Butcher in band stare tranquilli è quasi impossibile, con lui invece mi rilassavo un botto.

Motivo tre: Il mio letto era comodissimo e si dormiva che era un piacere…

Motivo quattro: I Killer Peaches mi hanno portato May.

Motivo cinque: Gabe.

E non sono in ordine di importanza, figuriamoci! Non potrei mai mettere il letto sopra May o Gabey… Credo. Piuttosto ho messo May e Gabe sopra ad un letto. Buffo, uh? Beh queste erano le cose principali per cui quella casa enorme mi piaceva un sacco, ma c’erano anche dei contro a cui far fronte.

A- Non si poteva cazzeggiare troppo perché eravamo lì per lavorare.

B- La lotta per che cosa mangiare era troppo violenta.

C- Dio ma Brendon Urie non stava mai zitto o fermo o lontano. Quindi se eri con May c’era per forza lui attorno.

D- Jilliahn Bayler credeva di essere chissà chi, ma era solo un’oca senza cervello con il bel faccino. Oltretutto ha portato via Ryro dal divano…

E- La vita privata non era più privata. Non potevi nemmeno cambiarti le mutande che tutti sapevano subito di che colore erano.

Contro che però non potevano abbattermi del tutto, perché i pro sono sempre stati molto più motivanti ed importanti. Insomma, c’era pur sempre un letto dove dormire quando Jilliahn, Urie o chi altri decideva di rompermi troppo le palle. Si sa, sono molto tranquillo ma davvero intollerante… In verità tollero solo quello che mi va a genio. No, non ho mai sofferto la sola vista di Bayler perché Gabe era innamorato perdutamente del suo visino da angioletto e dalla sua attitudine tenera, pucciosa e amichevole. Il problema in effetti era questo…

Lei era una ragazza carina e affabile. Io ero un ragazzo sarcastico ed intrattabile. Ragazza contro ragazzo. Due buchi contro uno.

All’inizio l’ho odiata tanto solo perché piaceva a Gabe e ovviamente lei partiva in vantaggio spudorato. Poi proprio non riuscivo a sopportare tutto di lei, dalla sua voce alle sue risposte acide, dalla sua faccia al suo comportamento così giusto ed impeccabile. Non so come May abbia fatto a rimanerle amica, dato che la differenza tra loro è abissale… Dico, May se ne sta a due passi dall’Inferno e quell’altra è nella Rosa dei Beati. Come facevano a parlarsi lo sanno solo loro.

Beh, ma May ha sempre avuto il suo bel comportamento strano alla fine. Sarebbe il tipo capace di sorridere anche al suo peggior nemico solo perché non gliene frega assolutamente nulla di lui… Non che io stia dicendo che non le importasse di Jill. Di certo le importava più di me. Di questo non posso aver dubbi, dico, parliamo del mio pestifero diavoletto con la testolina rossa, no?

Sì, beh, avere un diavoletto come May sulla spalla è sempre meglio che avere un angioletto come Jill. Per questo io continuavo per una strada intelligente verso la mia conquista di Gabe, mentre lui invece si faceva traviare dalla biondina dagli occhi dolci.

Beh, Sisky all’inizio non capiva nulla di questa cosa quando gliela spiegavo. Lui sosteneva che May fosse un pericolo ambulante, una catastrofe naturale sottoforma di ragazzina. Per questo mi ha tirato storie quando me la sono fatta, ancora oggi mi ricordo che per quelle scopate disinteressate mi ha fatto un cazziatone di un’ora. Il pomeriggio del compleanno di Jill in cui ero tornato un po’ tentennante in stanza dopo aver saputo che May dormiva con Brendon è stata la volta peggiore.

Ricordo:

La tremenda attesa perché mi arrivasse un suo sms per tutta la serata mentre me ne stavo con gli altri in un pub, senza però riuscire a divertirmi.

Il vuoto che ho provato quando non l’ho trovata nell’appartamento in cui scappavamo.

L’amarezza di aver saputo che stava a letto con Brendon.

Distrutto da queste sensazioni ero tornato in camera ed Adam aveva capito tutto alla prima occhiata: il disinteresse si era fatto infatuazione ed io stavo nuovamente ingigantendo i miei sentimenti. Ho scambiato l’affetto per una cotta… Per fortuna me ne sono accorto in tempo. Ma Sisky mi aveva dato comunque una mano…

Fortuna che poi è arrivato Gabe ed il colpo di fulmine mi ha fatto dimenticare la rossa. Perlomeno mi sono accorto che l’amicizia con lei era molto più stabile di una relazione… Insomma, io e May siamo un danno quando si parla d’Amore. Abbiamo bisogno che quello con cui stiamo sia più sveglio ed affettuoso di noi, altrimenti non saremmo in grado di far altro che scopare e regalare il nostro corpo in cambio di affetto.

Gabe era il candidato perfetto. Perlomeno per il sottoscritto… Lei aveva trovato Brendon almeno.

Beh, parliamo di Gabe Saporta. Lui è l’uomo perfetto, assolutamente. Non penso che ci sia qualcun altro al mondo come lui… No, seriamente, pensandoci adesso ne sono proprio sicuro. E trovarmelo lì in dormitorio fu la fine… Ero fan dei Midtown, ero addirittura stato ad un loro concerto. Dio, ero così eccitato dall’idea di conoscerlo… Poi ecco che arriva al dormitorio e boom. Scocca la scintilla ed i miei ormoni vanno in tilt completo. Non ero mai stato attratto da un uomo prima di allora… Ma che aveva lui in particolare? Beh, una barca di cose.

Pregi: bontà infinita. Simpatia. Tenerezza. Sensualità. Voce stupenda. Altezza perfetta. Essenza perfettamente opposta alla mia.

Difetti: Non riusciva proprio a sopportarmi e capirmi.

Ma non mi arrendevo. Insomma, c’era quest’attrazione chimica che non riuscivo proprio a placare. Mi ci vollero settimane per capire che ero proprio innamorato e non stavo solo cercando di entrare nelle sue grazie. Dai, si sa che mi capita un po’ troppo spesso di comportarmi quasi come se ci provassi… Con lui mi veniva più naturale del solito.

Di solito tendo a cercare di affascinare senza poi volere che la gente mi desideri in modo maniacale. Con lui era diverso… Io lo bramavo e volevo che mi desiderasse altrettanto.

Con Jill fuori dalle palle pensavo che sarebbe stato molto più semplice… Ma mi sbagliavo.

Gabe riusciva spesso ad evitarmi, come se avesse un radar anti-Bill attaccato in testa. Ma non appena lo beccavo in salotto non perdevo l’occasione di andare da lui… Non potevo stargli lontano, anche se capivo di infastidirlo e metterlo in imbarazzo. A volte volevo anche rinunciarci, ma poi mi ritrovavo lo stesso a stargli appiccicato.

Volevo baciare le sue labbra… Volevo che mi guardasse. Che mi accarezzasse… Volevo che mi dedicasse le sue attenzioni. Che mi desiderasse… Che mi portasse a letto. Volevo che mi amasse.

I wanted you so desperately to believe me… Run, run, why are you running from another conversation?  

Egoista. Egocentrico. Capriccioso… Vanitoso. Non potevo comportarmi diversamente.

Quel giorno, che era il primo di tour, stavo pensando se fosse possibile cambiare per qualcuno. Ovviamente so che non lo è, pensi solo di esserti trasformato un po’ ma alla fine rimani sempre lo stesso.

Esempi pratici: Ryan con Jill e May con Brendon.

Le piccole lune imperfette che cercano di riflettere la luce del sole. Chi è difettoso e cerca la perfezione non l’avrà mai… Restiamo tutti incompleti. Veniamo considerati feccia… E con tutti i nostri sforzi non abbiamo possibilità di cambiare.

May è sempre vissuta per sé stessa e ancora non crede nell’amore anche se per un po’ ha pensato il contrario.

Ross è stato a lungo l’apparente insensibile che non riusciva mai a comportarsi nel modo giusto.

Io forse non riuscirò ad amare e lasciarmi amare pienamente.

Facciamo una bella analisi al contrario?

Brendon è perfetto.

Jill è perfetta.

Gabe è perfetto.

Ciò non vuoldire che preferisca loro, anzi. Non mi piacciono le cose troppo perfette… Gabe apparte, ovviamente.

Preferisco di gran lunga il continuo errare di May alla fedeltà e all’etica di Bayler. Nonché la realistica freddezza di Ross all’esagerato e sognante affetto di Brendon.

Beh, comunque stavo dicendo che provai a cambiare in qualche modo. Il tour con i Cobra era un’ottima oppurtunità per far capire a Saporta che alla fine ci tenevo veramente a lui. Prima di tutto iniziai a lasciar stare di rispondere male e strippare, subendomi le sue urla quando mi diceva brutalmente di non sopportarmi più. Dovevo resistere e continuare imperterrito a dimostrargli che i miei sentimenti erano veri. Poi cercai di essere più dolce e meno insopportabile, ma ciò non sembrava intenerirlo affatto…

Ovviamente perché sono un ragazzo. E probabilmente pensava che la mia fosse una perversione.

Forse avrei dovuto spiegargli che prima di conoscerlo mi facevo May nel letto in cui dormiva al dormitorio. E prima di lei cambiavo una ragazza al mese senza mai trovarne una adatta… Gli uomini non rientravano nei miei interessi.

Era solo Gabe… è sempre stato solo lui.

A essere sincero la conferma di questi miei sentimenti arrivava quando mi lasciava stare al suo fianco sul palco. Anche solo per quei quattro minuti di canzone… Sì perché perlomeno mi sentivo accettato. Ed ognuno di noi canta e scrive canzoni per essere in qualche modo accettato… Da un pubblico o da una persona.

Io, finora, l’ho sempre fatto per qualche persona particolare… Soprattutto per due a cui tenevo molto. May invece cantava per essere accettata dal mondo da cui voleva essere pure ricordata, certo, prima che si mettesse a scrivere canzoni per Brendon Urie. Brend non voglio sapere perché canti, penso perché lo fa da Dio come fa tutto il resto.

Comunque so che finì che un giorno me ne stavo sdraiato sul letto da solo, dato che Gabe se l’era fuggita per l’ennesima volta. Non sono uno che piange ma quella volta stavo così male che mi aspettavo di scoppiare da un momento all’altro. La cosa che mi aveva ucciso era stata la confessione di Gabe, che si era lasciato andare un po’ troppo con i  particolari del suo amore per Bayler.

Mi accorsi che era seriamente preso e innamorato, in un modo che di certo non gli avrebbe mai permesso di pensare ad altro. Ma se persino io avevo smesso di farmi May perché stava con Brend, poteva perdere le speranze pure lui. Sarebbe bastato che Ryan lo facesse demoralizzare del tutto. In quel caso l’avrei consolato…

In amore si deve giocare sporco. Per questo raccontai tutto a Ross che se la prese abbastanza, più di quel che avevo immaginato. D’altronde Gabe doveva saperlo, io ero suo amico e non potevo ascoltare chiacchiere sulla sua ragazza senza spifferare… No? Tra amici ci si racconta tutto.

Nonostante questo ovvio che Saporta non si arrese! È sempre stato uno con la testa dura, lui… O un sognatore? Ah, sì, sperava di bestia che Bayler si ricredesse e lo guardasse con occhi diversi.

Se cercava degli occhi che l’osservassero con amore e attenzione doveva solo guardare il sottoscritto. Dentro di me avrebbe trovato più amore che in quell’altra… Sì, perché lo amavo seriamente. E l’avrei anche amato di più se solo lui si fosse lasciato amare. Ma questa è sempre una cosa complicata e io non avevo lo sbatti di fargli un simile discorso. Doveva capirlo da solo, io mi davo abbastanza da fare con i fatti.

Parlare e non essere compreso mi scazza in modo assurdo. Divento nervoso, inizio a sbuffare e, se davvero non mi capiscono, finisco malamente il discorso prima di zittirmi.

Sapevo benissimo che se avessi spiegato a Gabe quello che stavo provando lui mi avrebbe guardato male lo stesso. Così mi limitavo a mostrargli il mio amore con piccoli gesti che tutte le volte non venivano apprezzati.

Niente da fare, sono sempre stato una frana a farmi capire da chi mi sta attorno… O chi frequento è come me, o non mi comprenderà mai. Il modo che avevo per cercare di farmi capire dalle ragazze era sorridere malizioso ed infilarmi nelle loro mutande velocemente. Non che le amassi o loro amassero me per quel che ero veramente… Ma perlomeno era facile averle. Con Saporta non potevo farlo, dato che lui mi aveva pure detto di essere omofobico e rigorosamente etero. Ma che potevo farci? Arrendermi? Mai…

Per una volta nella vita volevo essere coerente con i miei sentimenti e non accontentarmi di un premio di consolazione come una scopata a caso. E comunque non avevo nessun altro a cui pensare, quindi potevo concentrare tutte le mie attenzioni su di lui.

Il primo tour con i Cobra fu forse la mia prima corsa verso l’amore ideale che cercavo… E se Sisky si lamentava della mia distrazione a causa di Saporta non potevo farci nulla. Non stavo comunque smettendo di scrivere canzoni e testi, ero anzi attivissimo. Anche se mi accorgevo che troppo spesso scrivevo per qualcuno che non era affatto l’oggetto del mio desiderio… Ma questo è un discorso che è meglio evitare, insomma, potrei essere accusato di provare sentimenti che invece non sento.

Beh, in conclusione nell’autunno dei 2006 mi ritrovai con un mucchio di testi fraintendibili, una frustrazione tremenda perché non scopavo da mesi e –soprattutto- dei sentimenti che come palle da ping-pong mi venivano sempre ributtate indietro da Gabe.

Eppure non demordevo…

 

 

 

 

 

Gabe pov.

 

Dicembre 2010 (Presente)

 

Mal di testa….
È la sola cosa che ora come ora riesco a realizzare…
Cazzo, mi sono ubriaco. Merda.
Non apro nemmeno gli occhi buttando il braccio dall’altra parte del materasso e sorrido quando avverto la presenza di qualcuno…
Allora non te ne sei andato…
Apro gli occhi ma non c’è Will al mio fianco, no. Lui non c’è mai stato e al suo posto trovo sempre lei.
Jilliahn.
Mi avvicino al suo corpo ancora addormentato appoggiando la fronte alla sua e sospiro. Cosa fare ora?
Will, se pensi che ti correrò ancora dietro scazzi male…
La nostra storia si chiude qui, anche se credo che si sia già chiusa da tempo. È da un po’ che mi sento solo in questa relazione… che la mia paura di perderti si è affievolita sempre più fino a scomparire…
Cosa perdo alla fine? Un egoista?
Io non ho bisogno di un egoista, io necessito di avere una relazione a due, dare senza ricevere non mi è mai piaciuto e alla lunga scoccia… e se penso che sei tu quello che mi ha inseguito per tanto tempo mi viene quasi da ridere. Non mi capisci, non mi hai mai capito e mai ci riuscirai fino a che rimani incollato a te stesso. La sai la storia di Narciso? È annegato per contemplare la sua immagine riflessa. Così come ora moriamo noi due come concetto di coppia…
Non dirò punto e a capo perché ho intenzione di iniziare da una pagina bianca adesso. Per te mi sono fatto piacere gli uomini, cosa che mai mi era successa in vita mia e adesso tu calpesti tutto? Bene.
Questo è un addio…
Accarezzo i capelli biondi di Jill pensando a lei e a Brendon per primi e poi a Ryland, Vicky e tutti gli altri.
Io non sono solo.
Tu si, perché hai May che sa essere anche più egoista di te.

 

 

(Passato)

 

Quando sono entrato a far parte del favoloso cosmo del mio amato (?) Petey non avevo idea di quante persone stupende avrei conosciuto e alle quali mi sarei col tempo legato.
Ok, molte alla fine me l’hanno allegramente messa in quel posto, ma pazienza.
Pensando ad allora, ero felice di cooperare con il mio migliore amico e (quasi) tutti i ragazzi che seguiva.
Oddio… così sembra un centro di recupero per ragazzini disadattati.
E lo era…. In un certo senso….
Oh, lasciamo perdere! Per tornare al discorso di prima….
Le persone che ho conosciuto….
Sin dal primo momento in cui i miei occhi si sono scontrati con quelli di Jill mi ero perduto in quell’immensità cristallina e mi ero ripromesso che, in un modo o nell’altro, l’avrei conquistata.
Ok mi sbagliavo ma pensavo di poter convertire quella dolcezza che lei provava per me in amore.
Non avevo tenuto conto del Fattore-Ross e questo mi costò carissimo perché per quanto tempo passassi con lei non riuscivo mai a far si che mi sorridesse o mi guardasse come faceva con lui che, a mio parere, non la meritava affatto.
Non che mi stesse antipatico, non avevo nulla contro di lui era un tipo tranquillo… ma qualcosa mi diceva che non le importava di lei quando a lei importava di lui e di certo non l’amava come l’avrei amata io. Su questo ne ero certo.
Quel suo modo pacato di comportarsi sempre mi puzzava e ripensando a come l’ha trattata anche successivamente non ho potuto che confermare le mie teorie.
Tornando a lei, nel primo periodo alla Decay eravamo sempre assieme tanto da diventare migliori amici, anche se la cosa a me non bastava cercavo di accontentarmi. Passavamo la mattinata assieme a correre con anche la compagnia di quel folle di Brendon Urie prima di chiuderci dentro la palestra a seguire una lezione che al inizio doveva essere solo mia ma che poi comprese anche lei, Urie e McCoy: Hip Hop.
E non era facile guardarla danzare senza sentire un forte impulso sotto la cinta. Impulso che mi calava appena guardavo Brendon che riusciva a ballare avvolte meglio del sottoscritto. Allora li entrava in gioco la competitività maschile che mi distraeva.
Ormai eravamo un trio piuttosto convinto e entrai nelle grazie più profonde di Pete tanto da essere nominato ufficialmente a cena suo terzo figlio.
Sarebbe stato tutto perfetto insomma se non fosse stato per un trio che davvero faticavo a digerire: primo fra tutti Ryan Ross ma sui motivi per il quale non lo sopportavo ci siamo già chiariti in precedenza.
Poi May McLean. Vabbè su di lei sapevo davvero poco ma non mi volevo nemmeno sforzare a conoscerla perché tutte le volte che la vedevo provavo solo brutte sensazioni.
E non mi ha fatto nulla di male eh! Solo che a pelle non mi dava sensazioni piacevoli ma solo un sacco di ansia. Si perché mi metteva ansia e il motivo era uno solo: lei non era mai sola, se c’era lei e non se ne stava a farsi sbattere da Brendon allora stava con lui.
William Beckett….
A N S I A….
E cosa facevamo tutto il tempo? Assolutamente nulla. Erano tre amebe gelatinose che vivevano con il culo sul divano… o per scopare…
Erano davvero irritanti e tutte le volte che entravo in sala e li trovavo lì a fare un cazzo mi veniva voglia di sbattere la testa contro la parete fino a scartavetrarmela…
E io sono sempre stata una persona buona e pacifica eh… beh riuscivano a tirare fuori il peggio di me.
Ryan perché non trovavo una ragione plausibile per la quale un coglione del genere potesse avere una ragazza così perfetta come Jilliahn Bayler.
May perché sembrava vivere li per inerzia e sembrava anche essere totalmente inutile alla sua stessa band e William perché mi stava addosso.
Come una zecca su un cane.
Come una cozza allo scoglio.
Come un wuster in un hot dog…
No, questo meglio di no, pessima metafora.
Pessima perché avevo capito a cosa puntava… e stava dietro di me, a metà strada fra la testa e i piedi.
Erano anni e anni che ci provava e riprovava con me.
Anni poi, non è che lo conoscessi molto alla fin fine ma ricordo che all’ultimo concerto dei Midtwon era entrato nel mio camerino chiedendomi se potesse darmi il suo personale in bocca al lupo….
Bleah…
La mia sola salvezza era Jill perché tutte le volte che stavo con le Bill stava a distanza facendo il geloso e guardando la biondina come se volesse ucciderla. Beh, se avesse anche solo provato a dirle qualcosa gli avrei mangiato la faccia.
È successo qualche volta e non mi sono fatto di certo problemi di coscienza poi.
Ci fu un momento in cui però odiai il Magnanimo Pete…
Perché? Perché mi separò dall’oggetto della mia costante ricerca per spedirmi in tour con i TAI. Odio puro, ma so che Pete non lo fece con cattiveria ma solo per privilegiare le coppiette che non potevano esser separate.

Quale ingiustizia sarebbe stata! Meglio mettere a rischio la verginità del culo di Gabe non pensate??
Perché sapevo che rischiavo quello e lo rischiavo pesantemente.
Attaccarmi alla sottana di mamma Pat poi fu totalmente inutile perché nulla sortì gli effetti sperati. Mentre marciavo con la valigia in spalla verso la prima data del mio primo tuor sembravo un condannato alla sedia elettrica…
Uomo in marcia nel miglio verde!
Ma ovviamente non finisce qui, ma figurarsi… Colpo finale: Beckett avrebbe diviso la stanza con me per tutto il tour.
Ecco bene, a posto.
E poi? Un litro di sangue? Una fettina di culo panata?
Mi chiesi a quel punto: tutto il male vien per nuocere?
Risposta: sì.
Mi veniva da piangere, non mi vergogno ad ammetterlo ma rischiavo di avere una crisi isterica.
La mia sola salvezza si chiamava Ryland ovvero il mio nuovo chitarrista che più di una volta, praticamente sempre, si offriva di dividere il letto per salvarmi la vita. Nemmeno a lui piaceva molto Bill ma infondo a chi piaceva davvero apparte May e Ryro?
Dopotutto loro tre si dividevano qualcosa di davvero importante, ossia un unico neurone.
Facevano a turno, un po’ per uno.
Si vede che il quel periodo era rimasto a May e Ross perché per tutta la durata della lunga sfilza di concerti che il MIO Nobile Pete ci aveva affibbiato Will fece solo cazzate.
Orribili cazzate.
Vi basti sapere che l’unica volta che davvero dormii con lui, la seconda notte, la mattina me lo ritrovai affianco con il vassoio di colazione, solo i boxer addosso e una rosa fra i denti.
Era troppo anche per me.
Chiamai il Potente Pete subito mentre stavo già iperventilando e lui mi rise addirittura in faccia. Solo Jilliahn, che mi capiva, mi consigliò riguardo all’acquisto di una bella mannaia con il manico in cuoio nero e un bel pomello d’oro in fondo. Un tocco di classe.
Iniziai a risparmiare per poterla comprare. Penso che avrei anche venduto il culo per avere i soldi subito ma suonava paradossale così mi limitai a cantare.Ormai era diventato un fatto di principio…. Non lo reggevo più lo volevo morto.
Smattavo urlandogli addosso e lui mi guardava come se non gliene importasse un cazzo visto che poi era ancora li.
E intanto i soldini aumentavano nel mio portafogli…
Ma li spendevo tutti in alcool, per dimenticare.
Dovevo dimenticare o sarei impazzito.
Sarebbe diventato la causa del mio alcolismo lo sapevo.
Ciao a tutti, mi chiamo Gabe, ho 27 anni, non ani, e bevo per dimenticarmi della faccia di merda di Beckett. E dei suoi boxer. E soprattutto quanto era eccitato dentro i suddetti boxer mentre ammiccava verso di me con quella cazzo di rosa in bocca.
Brividi….
Di schifo.
E volevo dimenticarmi anche la vasellina che mi fece trovare sul cuscino con attaccato quel post it giallo che recitava un USAMI CON CAUTELA.
Usami sto cazzo… non ti uso nemmeno con una donna dopo questa.
Vado a secco, per tutta la vita.
Lubrificanti a parte, qualche volte ho avuto la sensazione che volesse farmi capire che non gli interessava solo il mio culo, ma forse anche il mio cuore. Ma poi mi dicevo che ero un pirla che cercava sempre il senso positivo e mi davo alla fuga…
L’unico momento in cui gli concedevo di toccarmi era sul palco perché mentre cantavamo, non mi urtava per nulla. Dovevo ammetterlo: ero un innamorato cronico della sua voce.
Quando cantava poteva davvero stregarmi ma appena la musica si interrompeva hola hombre, me quedo!
Non volevo che avesse nulla a cui attaccarsi per dar sfogo a quella sua devizione.
Io non sono omofobico… ma al culo ci tenevo!
Il MIO Onnipotente Pete non si fece vedere mai, mandando sempre Patrick per vedere come le cose si evolvevano e chiedendo sempre del benessere del suo piccolo Gabe…
Piccolo poi… io sono alto come due MIEI Divini Pete impilati ma ok…
Ero in collera con lui perché continuava a prendersi gioco di me, invece di aiutarmi. Mi ha mandato, sempre tramite il povero Stump, un affare metallico da appoggiarmi alle chiappe per difenderle…
Che cazzata, grazie eh. Perché non mi salvi mettendomi a suonare con Jill???
Se poi pensavo che nel frattempo, mentre io stavo sul bordo del letto di Ry cercando di non cadere, lei stava godendo sotto il peso di Ryan Ross allora ciao, iniziavo a giocare da solo all’impiccato…
Ultima lettera la Ω… no mi dispiace non c’è ora disegno anche la gambina e hai perso…
Ah, la parola era gatto comunque… cazzo centrano i caratteri cirillici?? Dillo che volevi morire su!
Si volevo morire, lo ammetto… Io per Jilliahn ci sono stato male sul serio.
E ho commesso un errore madornale: l’ho detto a Beckett..
Una sera eravamo in camera e io gli ho raccontato tutto quello che provavo per lei, di come amassi il suo profumo, il colore dei suo occhi, la sua risata…
Di come bramassi le sue labbra, le sue mani, il suo corpo.
Lui si incazzò al punto tale che non mi parlò per giorni.
Che pace…
Ma poi tutto peggiorò.
Ma Dio Pete! Dovevo girare con una maglietta con scritto: Sorry I’m Etero???
Lo feci.
Ci girai per tre giorni, fino a che il fetore non mi costrinse a toglierla ma niente.
Lui insisteva….
E poi fece qualcosa di davvero bastardo… Lo disse a Ross che però so che non lo disse a Jilly o lei mi avrebbe chiamato immediatamente. Quella chiamata la ricorderò per tutta la vita perché nessuno mi aveva mai chiamato Motherfucker con un accento così British.
Io non dissi nulla se non il ciao iniziale e quello finale.
Ha parlato da solo la bellezza di quarantre minuti.
Tutto quel tempo per dire che dovevo stare lontano da Jill perché era sua.
Non era sintetico come sembrava quindi, eppure per uno che gli fa fatica levarsi le mutande dal sedere era un enorme passo avanti…
Anche se restavo convinto che per lui Jill fosse solo una bella ragazza da scoparsi,così tanto bella da essere perfetta per vantarsi in giro…
Non mi demoralizzai dopo quella chiamata ma anzi, ero più deciso che mai…
Dovevo solo aspettare che lui le spezzasse il cuore e sapevo anche di non dover aspettare poi così tanto. Se avevo capito che tipo fosse gli sarebbe bastato incontrare un’altra tipa e bam! Fatto il misfatto.
E chi c’è dopo?
C’è Gabe e come Gabe nessuno piccola.
Man, ho difetti su difetti ma come riesco ad amare io non penso che in molti siano capaci.
Dissi anche questo a Beckett.
Che coglione sono, non capisco niente.
La prossima volta aggiungo anche che ho il culo davvero stretto così sono al capolinea.
“Bill io sono omofobico”
Nemmeno questo lo convinse!
“Nessuno è perfetto GabeSugar…”
Ma va in mona, stronzo.
Feci un sogno bellissimo in cui Bill scopriva che Ryan lo amava così scappavano insieme sull’isola di Guadalupe lasciandomi Jill … poi ci sposavamo e avevamo tre bellissimi bambini… uno di colore anche se non so perché ma non importa…
Bel sogno…
Per Jill mi sarebbe andato bene anche di sognare di avere un figlio eschimese.
Tirando le somme: Il mio solo scopo nella vita era camminare lungo una parete per proteggere il mio culo e aspettare che uno stronzo infrangesse il cuore della mia bella…
Senza contare che il mio Best Friend Forever mi bistrattava!
Ma che merda.

 

 

 

 

Continua…

 

 

Waaah! Ecco il pov speciale di cui vi parlavamo!!! <3 <3

 

Penso che qualcuno avrà indovinato. XD Come potevate non indovinare??

Come potevamo non mettere del Gabilliam felice nel mezzo?? D:

Cioè… Gabe Saporta, non so se ci siamo spiegate!!! XD

 

Anyway, il loro è un riassunto generale della situazione! *-*

Spero vi sia piaciuto e vi abbia divertito!!!

 

(Io ammetto che questo Pov di Gabe è il mio pov preferito di tutta la storia!! XD –Miky-)

 

 

Alla prossimaaaaaa!!!!!

 

Faaaangs up, fangsters!!!!

 

 

Jess & Miky

 

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Capitolo 26
*** Act 4. Chapter Seventeen, part one: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. ***


Expect the Unexpected

 

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Fourth Act: To Know

 

Chapter Seventeen: You’re Mr. Nobody,

until you’ve been in Evansville for once in your life.

 

 

 

May pov

Dicembre 2010 (Presente)

 

Sto correndo lungo il fiume di Evansville, cercando di stare dietro a qualcosa che l’acqua sta trascinando via… Qualcosa di piccolo. Piango e cado sulle mie ginocchia di bambina, infangandomi il vestito azzurro che ho indosso. Mi scappa un singhiozzo forte e mormoro “non portarmelo via”, mentre mi rialzo e ricomincio la corsa. Entro nelle acque gelide del North Platte e tendo un lungo bastone verso ciò che sto cercando… Così riesco a prenderlo e vedo che è l’orsetto verde che Brend mi ha regalato il primo giorno di tour in Inghilterra. Sconsolata mi siedo a riva e lontano mi pare che mio padre mi stia chiamando.

Ma no… è il mio campanello che squilla ed è la voce di Will che canta “Sputter” dal cellulare. Lo afferro e rispondo, così sento la sua voce sussurrare piano un “sono qui sotto”. Brend accende la luce sospirando e poi si volta a guardarmi con un’espressione abbastanza eloquente.

-Aspetterà che vai da lui… No?-

Ciò vuol dire che posso tranquillamente scendere ad aprire, così mi infilo una felpa e scendo le scale chidendo la cerniera. Quando apro la porta mi ritrovo davanti William con il trolley accanto, la chitarra in spalla e lo sguardo di chi ha appena dato fuoco a casa. Lo faccio entrare senza dire una parola ed insieme andiamo in cucina, dove gli metto davanti un bicchiere d’acqua fresca. Lui lo beve assetato, come se fosse stato nel deserto per settimane, prima di appoggiarlo di nuovo al tavolo ed alzare lo sguardo verso di me. Non c’è quasi bisogno che mi spieghi che cosa ha fatto… Sapevo da tempo che sarebbe accaduto.

-Gabe ha infranto la promessa. L’ha fatto di nuovo.-

Dice con voce tremante, stringendo il bicchiere nella mano che subito mi appresto ad afferrare. Ovviamente so benissimo a cosa si sta riferendo… Saporta si è ubriacato pesantemente.

-Beck… Sii ragionevole, non mandare a monte di nuovo il vostro rapporto.-

-Io sono ragionevole, May!! Non sono io quello che sta sputtanando la nostra storia!-

Stringe la mia mano, mentre si porta l’altra al viso per coprire le lacrime che iniziano a scorrerci sopra. Quando William piange mi pare che il mondo stia andando completamente in frantumi, perché quando uno bravo a nascondere i sentimenti come lui non ce la fa più vuol dire che è davvero distrutto. Ed io l’ho visto piangere solo una volta prima di oggi… so che quando cadono lacrime da quegli occhi nocciola, non ci sono davvero più speranze di sistemare le cose. Sì, quando Bill piange è perché è sicuro di aver ditrutto tutto quello che aveva fra le mani.

-William… Se lo ami devi restargli accanto, in un momento come questo non…-

-In un momento come questo dovremmo sostenerci a vicenda!! Non andare a cercare conforto in un dannatissimo locale!-

Alza la voce disperato e sento che tra poco non mi arriverà più sangue alle dita, ma non voglio lasciare la presa. Lui appoggia la testa al tavolo e le sue spalle sono percosse da tremori che non riesce a reprimere. Come un fiume in piena che rompe gli argini e travolge tutto, il dolore che si è tenuto dentro finora sta esplodendo.

-Ma è debole e…-                                    

-Nei momenti di debolezza, May, inconsciamente ci attacchiamo a quello di cui abbiamo bisogno maggiormente.-

Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che non ha tutti i torti… Io mi sto aggrappando alla speranza di vedere Brend sorridermi. Poi, ragionando un attimo, mi sfrego gli occhi nervosa e decido di parlare.

-Tu è tutto il giorno che stai con me, Bill…-

Non si muove e smette di tremare, forse rendendosi conto che anche lui ha avuto un comportamento sbagliato.

-Ma sei la mia migliore amica… Non è la stessa cosa. Non lo è…- Mormora, un po’ insicuro delle sue stesse parole. -Tu sei… Per favore, Sully, lo sai già che cosa ti direi adesso…-

Usa ancora quel soprannome, non riuscendo più a farne a meno nei momenti in cui siamo soli. Gli passo una mano fra i capelli e mi alzo, fermandomi sulla soglia a guardarlo. Mi sembra passato un secolo dall’ultima volta in cui l’ho visto disperarsi in quel modo. Eppure è passato solo un anno e mezzo.

-Ti preparo la stanza degli ospiti, così puoi dormire…-

Salgo le scale e non appena arrivo in camera, Beckett appare alle mie spalle con la valigia in mano. Gli sistemo il letto velocemente e lui s’infila una maglia del pigiama, prima di sedersi sul ciglio del materasso e tendermi le mani. Afferra le mie e le stringe, guardandomi dritta negli occhi e chiedendomi molto di più di quello che potrei dargli in questo momento.

-Senti… Quella promessa che ci siamo fatti, rinnoviamola ancora.-

-Bill, non chiedermi questo… Domani potresti benissimo cambiare idea.-

Lui scuote la testa e poi si lascia cadere sdraiato all’indietro, coprendosi il viso.

-No… Veramente, Sully. Non potrò più tornare indietro… Promettimelo…-

-Ne riparliamo domattina quando ci avrai dormito sopra. Buonanotte Beck…-

Spengo la luce e torno da Brend, che dalla stanchezza si è già riaddormentato. Mi raggomitolo di nuovo nel mio angolino… Mi pare di sentire i singhiozzi di William arrivare fino a qui, ma mi trattengo dall’istinto di andare a consolarlo e farlo smettere. Poi,  improvvisamente, mi ritrovo ancora davanti al fiume e dall’altra parte della sponda dei bambini che non ho mai visto mi sorridono agitando il mio orsetto.

 

 

Jill pov

Ottobre 2006 (Passato)

 

 

 

Las Vegas era servita moltissimo per rafforzare il mio rapporto con Ryan che sembrava entrato dentro a un vortice un po’ nero di depressione che però sembrava riuscire a gestire al meglio. Cosa fondamentale adesso fra noi due c’era quello che per me era sempre stato un fattore importante in una relazione: un dialogo sano (più o meno visti i soggetti) che era ancora più importante se si teneva conto di quanto fosse introverso il mio ragazzo. I primi segni di questa svolta tra noi due si erano visti bene una volta tornati al lavoro a tutti quanti. Spence e Phill poi non si risparmiavano commenti sarcastici “Se state un po’ più appiccicati potete fare i gemelli siamesi… siete anche peggio di Bden e May, almeno loro sono divertenti”
Non costringevamo nessuno a guardarci ma tutti sembravano sentirsi in dovere di dire qualcosa su di noi.
Solo loro rompevano però, gli altri ci trovavano fondamentalmente carini. Forse la cosa che mi fece più piacere fu quando Brendon, nel pieno di un attacco di euforia, mi era saltato addosso sul divano blaterando di figli miei e di Ryan e altre cose assurde prima di pronunciare la frase che più di tutte mi mandò in estasi nella mia maledetta vita “Non ho mai visto Ryro così preso! Tempo un anno e ti sposa, sicuro!”
Mi rese così felice che presi a saltellare eccitata, seguendo i movimenti del cantante dei Panic.
Per la prima volta andammo anche in Europa, in quel periodo, e dopo aver suonato in Belgio e Danimarca (lasciando anche un po’ di fegato in qualche bar di li dove potevamo bere a dismisura sempre problemi legali) tornammo in patria per la pausa autunnale del tour prima del gran finale a Londra.
Ma rimasi poco a Los Angeles…
Il Wyoming mi chiamava a gran voce per due motivi:
A) dovevo dare l’esame che Gwen aveva dato mentre io ero in tour a giugno e tentare così di prendere uno straccio di diploma e uguale dovevano fare anche Simon e Dam per essere ammessi alla classe successiva e B) i miei attendevano un mio ritorno al più presto, avendo contatti con me solo tramite email o cellulare.
Alzai gli occhi dal tomo di storia distrutta. Stavo studiato tutto e in fretta visto che Pete si era rifiutato di comprarmi l’esame pagando.
Eravamo in volo da due orette e mezzo e altrettante ne mancavano per arrivare all’aereoporto internazionale di Casper e da li prendere un pulman per Evansville. Mi voltai verso destra, trovandomi di fronte il viso rilassato di Ryan che dormiva da quando eravamo partiti. Ancora non ci credevo che avesse acconsentito a venire li con me… Doveva essere totalmente impazzito, o forse voleva solo ricambiare la cortesia visto che io avevo conosciuto sua mamma e sua sorella.
Guardai oltre e trovai lo sguardo di May che sorrideva appena, anche lei sul punto di addormentarsi. Brendon le teneva la mano, dormendo a bocca totalmente spalancata e con una mascherina leopardata da notte sugli occhi. Russava pure, anche se debolmente. Lui aveva preteso di venire quando la sera prima era entrato nella stanza mia e di Ross nel dormitorio dei Panic sbraitando che io avevo chiesto a Ryro di accompagnarmi e lui invece niente “Ma siamo pazzi?? Io devo assolutamente venire!!” aveva urlato a May mentre questa mangiava i cereali davanti al televisore senza dargli importanza “Non può venire Ryan e non essere invitato io! Non è giusto!! MayMoon mi stai ascoltando??”
Alla fine aveva ottenuto il permesso e ora eccolo li, a sbavare appena immerso in chissà quale sogno. Simon e Dam poco più avanti erano messi come me, suoi libri, mentre Phill li sfotteva.
“Che incubo” dissi sottovoce portandomi il libro in faccia per sopprimere un urletto isterico.
“Potevi pensarci prima e evitare di studiare tutto di corsa…”
Mi voltai verso Ryan, che non aveva nemmeno aperto gli occhi alzando un sopracciglio “Scusa?? Ma tu non stavi dormendo??... e poi” dissi interrompendolo mentre stava per ribattere “Hai una bella faccia tosta Ross contando che è per colpa tua che non sono riuscita a studiare prima…”
“Mica stiamo sempre a fare quello” disse lui con una scrollatina di spalle prendendomi la mano.
“Non alludevo solo al sesso… ma ero sempre con te comunque” risposi permettendogli di intrecciare le nostre dita “ora o mi ripeti la Seconda Guerra Mondiale o stai zitto..”
“Che c’è da sapere? C’era un pirla tedesco, brutta razza tra l’altro, che ha ammazzato un botto di gente innocente perché era brutto, basso e con dei baffetti fuori moda… alla fine noi gli abbiamo fatto il culo. Fine.”
“Io sono per metà tedesca, Ross…”
Lui aprì un occhio solo prima di asserire “Ok promemoria… non fare battute sui tedeschi in casa tua… altre cose che dovrei sapere?”
Non so il motivo preciso ma una parte di me si vergognava moltissimo al solo pensiero che Ryan potesse mettete piede in una casa in cui la sottoscritta era ancora trattata come una bambina, nonostante mi fossi emancipata andandomene alla conquista della mia indipendenza. Mi vergognavo forse di mostrare a un ragazzo nato e cresciuto nella grande Las Vegas quanto fossi contadinella e sfigata io, cresciuta fra mucche e polli.
L’atterraggio arrivò troppo presto per i miei gusti e anche il pulman ci mise troppo poco a portarci a Evansville…
“Ci vengono a prendere?” chiese Brendon mentre scendevamo al centro della piazza principale del paese. Fillo si mise a sedere sui gradini assieme a Dam.
“Noi due si… ma voi andate a piedi” disse con un sorrisetto mentre i due cittadini alzavano le sopraccigli.
May indicò una casa, dietro alla chiesa “Io vivo li… cioè… è ridicolo anche il solo pensiero di sposarsi in auto!”
“E noi due infondo a quella stradina” disse Simon indicando davanti a noi “Loro sono di un paesino qui vicino per quello si fanno venire a prendere ma noi siamo concentrati qua!”
Con Simon mi avviai a piedi seguita da Ryan che non sembrava felice di camminare e infatti dopo dieci minuti prese a lamentarsi “Questo sentiero è infinito”
Simon ridacchiò “No ma… vuoi darmi la valigia?”
Il mio ragazzo alzò un sopracciglio “No guarda ce la faccio….”
Stavo per aggiungere qualcosa di cattivo su Ryan quando qualcuno con una zazzera di capelli neri sparati spuntò dal sentiero venendo velocemente verso di noi. Io mi immobilizzai lanciando la valigia a Simon e abbracciandolo “David!”
Lui mi strinse a se “Che bello averti qui, mi sei mancata nonostante tutto…”
“Amico quella è la mia ragazza…” mi voltai verso Ryan alzando un sopracciglio mentre mi staccavo da David non molto convinta.
“Ma Ryro lui”
“La tua cosa?” domandò agressivo David mettendosi davanti a lui con le mani sui fianchi “non ho sentito bene, frocetto…”
“Io frocetto?” rilanciò Ryan piccante “lo sai che il punk è morto? Dovresti metterti meno catene e tenere la mani già dalla mia ragazza!”
David lo spinse e lui cadde come un sacco di patate sollevando non poca polvere.
“Smettetela!”
“Chi cazzo è sto stronzo??” chiese Ross rialzandosi pronto a fare a pugni. Come se fosse in grado poi…
“è mio fratello cazzo!”
Ryan rimase zitto diventando rosso fino alla orecchie. David lo guardò scettico poi abbracciò velocemente anche Simon prima di prendere la mia valigia e dire “Sto tizio mi sta già sul cazzo Jill”
Tirando le somme della giornata era iniziata davvero male. David non lo aveva preso in simpatia per nulla e mia mamma se n’era uscita con una frase infelice riguardo al fatto che in foto sembrava molto più carino che dal vivo. Papà l’aveva subito ripresa con un occhiataccia e lei si era messa a ridacchiare mentre lui faceva l’ospitale dicendo a Ryan che era il benvenuto e che poteva fermarsi per tutto il tempo che voleva. Mia cugina Sabine lo aveva parzialmente snobbato, continuando a parlare al telefono con la sua migliore amica dopo averlo squadrato da capo a piedi con sufficienza mentre lo zio si era presentato in modo molto cordiale. Il lato maschile della famiglia si divideva quindi in chi lo accoglieva a braccia aperte in chi lo voleva boicottare “Ti dimostrerò che è gay in questa settimana che vi fermate qui!” continuava a ripetermi mio fratello sostenuto dal nonno che appena lo aveva visto gli aveva soffiato in faccia il fumo della pipa partendo a fargli il quarto grado, prima di essere preso a manganellate dalla nonna che usava un matarello come arma illecita.
Fu una grande dimostrazione d’amore da parte di Ryan rimanere li. Io al suo posto mi sarei lanciata dalla finestra correndo fino a trovarmi a miglia di distanza.

 

 

 

May pov

Ottobre 2006 (Passato)

 

Evansville… Amata Evansville. Io in verità non ero molto felice di presentarmi fuori dalla porta di casa con solo 24 ore di preavviso. Avevo evitato di chiamare mia madre, pensando fino all’ultimo che potevo evitare il ritorno e restarmene a Los Angeles, o perlomeno andare a trovare William dato che non lo vedevo da un po’. Ma alla fine sentivo nostalgia delle mie montagne e del mio North Platte, della mia camera e del mio gatto, della mia sala prove e del mio pub…

-E le mucche? Quando vediamo le mucche?-

Mi domandò Brendon mentre percorrevamo il vicolo che portava a casa mia. Io sbuffai mentre spingevo il cancelletto in legno della staccionata ed entravo nel vialetto ciottolato. Il vento freddo delle montagne mi scompigliava i capelli e sorrisi nel sentire il profumo dei pini e del muschio che trasportava. Niente a che vedere con l’odore dell’oceano a LA… Questo era l’odore di casa. L’odore della mia infanzia e dell’adolescenza passata a cercare di essere qualcuno in una cittadina così triste e fredda.

-Mio nonno le tiene là… Vedi, al di là del fiume…-

Indicai le montagne dove mio nonno aveva la stalla e la latteria e Brendon sorrise contento, non vedendo l’ora di andarci.

-Oh ma è fantastico MayMoon!! Pensavo vivessi con le mucche!-

-Ne ho una in camera mia però… Così quando mi alzo la mungo e faccio latte e cacao. Coltivo anche il cacao in camera, sai?-

Affermai sarcastica mentre suonavo al campanello e lui mi fissava perplesso.

-Ma il cacao non lo fanno i castori in Svizzera?-

-Eh?-

Non riuscii a sapere cosa intendeva con i castori svizzeri, dato che sulla soglia apparve mia madre che mi guardò tutt’altro che felice. La salutai alla meglio ma subito mi venne chiusa la porta in faccia.

-Felice di vederti mamma…-

Mormorai mentre Bden sgranava gli occhi e voltava il viso da me alla porta per un po’ di volte. Sbuffai ed alzai le spalle, voltandomi per andarmene a chiedere asilo nella stalla del nonno, ma papà apparve in giardino.

-Oh! May!!! Allora sei arrivata, per quello Anya stava urlando…-

Corse ad abbracciarmi e io strinsi le braccia attorno alla sua schiena. Qualcuno che mi voleva a casa almeno c’era.

-Sì, penso che quando mi ha detto che una volta uscita da questa porta non dovevo azzardarmi a tornare dicesse sul serio… Comunque lui è Brend, il mio attuale ragazzo.-

-Uh, hai un ragazzo finalmente… Iniziavo a preoccuparmi. Pensavo saresti rimasta zitella fino alla fine. Piacere, Neil! Sono il padre della peste qui presente…-

Io annuii sorridendo scazzata, dato che da come mi aveva descritto sembravo la peggior figlia in circolazione. Brendon si presentò tutto sorridente, gonfiando il petto e ricoprendo di complimenti mio padre.

-Ha una figlia stupenda!! Davvero, è la persona più bella che abbia mai incontrato! Complimenti per averla messa al mond…-

-Entriamo che voglio vedere la mia gatta?-

Domandai interrompendolo, aprendo la porta ed entrando in casa, snetendo il buon profumo del detersivo per pavimenti che mia madre usava sempre. Loro mi seguirono e subito presi la mano di Brendon per trascinarlo fino alla mia stanza prima che avesse detto altro a Neil.

-May ma nessuno ha i capelli rossi!!-

Mi disse mentre appoggiavamo a terra le valige e io prendevo in braccio la mia micia. Io alzai lo sguardo verso di lui ed alzai le spalle, poi ci accomodammo sul mio letto.

-Capita… Li aveva mia nonna.-

Spiegai, mentre accarezzavo l’animale che faceva l’indifferente, arrabbiata per il mio periodo di distanza. Lui ovviamente mi passò la mano sulle spalle e mi baciò la tempia, ma Weep saltò e dopo avergli soffiato se ne andò via. Non gli stava simpatico Brendon a quanto pare…

-La tua gatta mi odia…-

-Come tua madre odia me… Siamo pari.-

Lui rise e mi accarezzò i capelli lentamente, guardando la mia stanza curioso. Poster di Beckett, Patrick, Cobain e Gerard Way riempivano la stanza.

-Perché hai Will proprio davanti al cuscino?-

-Così gli davo il bacio della buonanotte! In effetti l’ho sporcato di rossetto…-

Lui gonfiò le labbra arrabbiato e mi pizzicò, prima di schiacciarmi sul materasso.

-Ora gli faccio vedere che nonostante tutto stai con Brendon Urie dei Panic at the disco!-

-Credo che non gliene freghi molto, sai? Ci siamo già baciati di fronte all’originale… Non c’è bisogno di far invidia ad un poster.-

Sorrisi e lo baciai, ma la porta si aprì per fare entrare mia madre. Si fermò sulla porta a guardarci e io la salutai, spostando Brend e mettendomi a sedere. Lui scattò in piedi ed andò a porgerle la mano con un sorriso sghembò ed un movimento inquietante di sopracciglia. Usò anche un tono profondo e sensuale per presentarsi.

-Sono Brendon Urie, piacere… Sono il fidanzato ufficiale di quella splendida creatura.-

Mi indicò e io alzai gli occhi al cielo mentre mia madre gli si presentava felice. Bene, perlomeno aveva preso Bden in simpatia… Al massimo sarei dovuta andare a dormire nelle stalle da sola.

-Oh ma come fa un ragazzo così bravo a stare con te, brutta vipera?-

-Mamma! Anche io ti voglio bene!-

Battei le mani ironicamente e poi mi alzai andando all’armadio dove potevo prendere un bel pigiama concui passare il resto del pomeriggio e la serata. Non sarei uscita da lì per nessun motivo… Le mucche le avremmo viste il giorno seguente se proprio. Mamma per fortuna se ne andò quando la guardai in modo eloquente e mi affrettai a chiudere la porta a chiave. Non avevo voglia di esser disturbata fino a cena.

-Beh? Non vai a parlare con i tuoi?-

-Non ti va di usufruire del mio letto?-

Lui mi guardò sbigottito e indicò la porta con la bocca aperta.

-Oh non importa… Non sentono! Qui i muri sono belli spessi, per il freddo sai…-

-Devi sverginare anche tu il tuo letto da adolescente?-

Mi morsi le labbra e lo spinsi sul letto senza rispondere, così incominciai a baciarlo. Il mio letto purtroppo non era casto come il suo, Brendon era più o meno il sesto che arrivava in camera mia… Ma questo preferii non dirglielo.

 

L’idea della scampagnata nei boschi con notte in tenda era stata ovviamente lanciata da Brend, da chi altri sennò? Avevo fatto male a dirgli che avevamo dei cavalli e che spesso cavalcavamo per la montagna nei pomeriggi estivi in cui Evansville era troppo piccola per noi. Lui insistette per farsi portare a vivere pienamente la natura, quindi ci ritrovammo con Ryan e Jilliahn sul ponte che attraversava il fiume, nel pomeriggio. Tutti in sella ad un cavallo… Quelli miei e di Brendon erano di mio nonno, mentre quelli degli altri due erano del nonno della bassista.

Vorrei dimenticarmi tutte le chiacchiere di Brendon sul fatto che avessimo una sola auto per famiglia, che tra l’altro era un pick-up. Per lui era una cosa impensabile, se poi non contiamo quanto ha rotto quando ha scoperto che mio nonno aveva un trattore, un furgoncino con un’enorme botte per il latte e una mietitrebbia… Cosa che lui voleva assolutamente guidare, ma per fortuna riuscii a fargli passare la voglia con l’idea del dormire in tenda.

Quando arrivammo al ponte gli altri ci aspettavano già e Ryan alzò le sopracciglia vagamente allibito nel vedere come diavolo ci eravamo conciati. In effetti avevamo un po’ esagerato, ma nella foga di fare i cowboy e farci foto da mettere sui nostri profili non eravamo riusciti a trattenerci. Cioè, non che cambiasse molto da mio solito, avevo solo un cappotto di camoscio con le frange e il mio caro cappello da cowboy… Bden invece si era sbizzarrito rovistando tra le cose inutilizzate di mio padre e decidendo che si sarebbe rifatto mezzo guardaroba nel negozietto locale. Contento lui… Il massimo dello stile cowboy di Ryan era una maglia bianca con lo scollo a V –l’aveva rubata a Beckett?- con sopra un gilet beige e dei pantaloni marroni. La sua ragazza invece era vestita come al solito in nero, non riuscendo a calarsi perfettamente nel ruolo di cowgirl campestre.

-Hai intenzione di rimanere a tenere le mucche senza più tornare a Los Angeles?-

Chiese il chitarrista mentre iniziavamo a far galoppare i nostri cavalli verso il bosco. Brend ammiccò muovendo veloce le sopracciglia e prese il lazo che aveva legato alla cintura iniziando a ruotarlo rischiando di uccidermi.

-Sì… Sono indeciso se far pascolare le mucche o fare il parrucchiere…-

-Ti consiglio la prima, è una cosa più virile. O almeno lo era prima che Ang Lee girasse quel film…-

Affermai mentre guidavo il gruppo verso laradura in cui avremmo montato le tende. Ovviamente Bden voleva fare il capo, ma non sapeva nemmeno come leggere una mappa quindi lasciò fare a me.

-Sono stata negli scout da piccola!-

Dicendolo ammiccai e lui mi sorrise in modo sensuale, anche se non ne aveva motivo.

-Anche io… Ma chi non è stato scout qui? Se non fai lo scout passi un’estate triste ed insensata a fissare il nulla…-

Mi rivelò Jill, così mi voltai a guardarla alzando le sopracciglia.

-Ah è vero… Ti avevo buttato addosso un secchio di acqua gelata mentre dormivi in tenda! Eri tu, no?-

-Sì… Non dirmi che eri quella stronza con le treccine!-

Annuii e lei mi guardò in cagnesco. Non avevamo mai tirato fuori l’argomento scout e prima dei 16 anni non c’eravamo mai frequentate, quindi non potevo sapere che fosse lei la vittima di alcuni miei scherzi. Alla fine passavo solo un mese di scout ad Evansville, perché frequentavamo diverse scuole a Casper. Ci siamo incontrate solo al liceo…

-Noto che vi volevate davvero bene…-

Concluse Ryro, cavalcando aggraziato e superando Jill per poi fare uno strano ghigno. Io e la bionda ci guardammo e ridacchiammo appena, probabilmente pensando entrambe a come era iniziata malamente la nostra amicizia. Oh, sì, in effetti ci sembrava ancora divertente…

-Oh!!! Ma quello è uno scoiattolo!!!-

Brendon urlò indicando un ramo e subito tirò fuori il cellulare per fotografare l’animaletto che l’osservava inquieto.

-Ma allora stare nella natura come selvaggi non è così male! Ci sono gli scoiattoli!-

-Ci stai dicendo che siamo selvaggi?-

Domandò Jill picchiando il piede sul fianco del cavallo del cantante che capì immediatamente il comando e partì sparato al galoppo tra gli alberi. Io scoppiai a ridere sentendo Brend che urlava all’animale di fermarsi, prima di capire di tirare le redini. Di certo tutti gli animaletti nel raggio di tre chilometri si erano rifugiati nella propria tana per lo spavento.

Arrivammo così nella piccola radura dove potevamo accamparci, dopo tre ore e qualche altra inutile chiacchiera di Brend e Ryan sulla natura incontaminata e infinita tutt’intorno a noi. Mi guardai attorno scendendo dalla sella ed accarezzando il collo del cavallo che nitrì. I ragazzi scesero a terra e sentii il mio Bden emettere uno strano verso mentre si immobilizzava. Pure Ryro rimase un attimo fermo, ma non esagerò quanto lui. Così lo raggiunsi e gli appoggiai una mano sulla spalla, vedendo che aveva il viso contratto dal dolore. Lui mi afferrò il braccio e ringhiò appena.

-MayMoon… Credo che non potrò più avere figli.-

Scoppiammo tutti a ridere e nel frattempo cercai di tenerlo in piedi prima che si accasciasse a terra a simulare la propria morte. Era davvero strano essere in un posto così familiare con tutti loro, mi pareva quasi un sogno… Per questo tengo ancora così stretti i ricordi legati a quel viaggio. Le mie montagne non erano mai state così belle… Mai, davvero.

 

 

Continua…

 

 

Okay, ecco la prima metà della gita nella terra natia dei KP!!!

Il magico Wyoming!!! *-*

 

Si ritorna alla stupidità pura e cruda di questa storia!

Preparatevi al resto ed al campeggio! ;D

 

Kisseeeeees.

 

 

Jess & Miky

 

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Capitolo 27
*** Act 4. Chapter Seventeen, part two: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. ***


Expect the Unexpected

 

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Fourth Act: To Know

 

Chapter Seventeen, part two: You’re Mr. Nobody,

until you’ve been in Evansville for once in your life.

 

 

 

Jill pov

Dicembre 2010 (Presente)

 

 

Sento il telefono di casa suonare e per un attimo resto nel dormiveglia assoluto sperando che chiunque sia si arrenda presto…
Ma gli strilli di Kylian, che indicano che tutto questo squillare lo hanno svegliato mi costringono ad alzare il culo dal materasso per andare da mio figlio e della via che ci sono rispondo anche.
“Pronto?” chiedo con voce impastata dal sonno mentre inizio a cullare il mio bambino che si è calmato subito.
-Ciao Bayler-Ross sono Will-
“Hai svegliato mio figlio” gli dico guardando lo sguardo vispo che ha adesso Ky. Riaddormentarlo sarà impossibile…
-Scusa se non me ne frega nulla ma penso che ci sia qualcosa di peggio al mondo di un bambino che frigna- mi risponde secco, come ha sempre fatto con me. Ti viene difficile eh nascondermi che mi odi? Sei solo un povero sfigato Beckett –
-Senti piuttosto, vai a recuperare Gabe? È ubriaco marcio al Planet e io non ho tempo di interessarmi al mio ex visto che sto facendo le valige…-
Sospiro “Vi siete lasciati ancora?”
-Non sono cazzi tuoi ma…Avevamo un patto Jill… Non doveva più bere. Lo ha infranto? Cazzi suoi ora-
“Ma è sconvolto dalla morte di Pete!”
-Non mi importano i motivi… dovrei essere io la sola cosa di cui ha bisogno, non l’alcool…. Quindi me ne vado.. se ci tieni al lui prenditelo come avresti dovuto fare molti anni fa evitandomi questo pensiero- e detto questo riattacca.
Sempre il solito testa di cazzo.
Riappoggio il cordless al suo posto poi vado lentamente in camera da letto con Kylian che si fa tutti i suoi discorsi incomprensibili da bimbo piccolo e streccitato “Ma come fa papà a non svegliarsi mai?” dico al mio bambino mentre mi metto a sedere dalla parte del letto occupata da un Ryro ancora nel mondo dei sogni.
“Niente mi sa che ci vorranno le maniere forti…” appoggiandomi Ky sulle ginocchia mi sporgo verso Ryan baciandogli fronte lentamente.
Tu non lo sai, RYro, ma non smetterò mai di volerti bene nonostante tutto….
Lui apre gli occhi guardandosi attorno sperso “Eh? Chi ha perso le chiavi di casa?”
Lo guardo stranita “Le chiavi di casa sono al loro posto ma adesso le prendo io, e tu ti prendi lui” gli dico mettendogli Kylian accanto e lui subito si mette a sedere.
“Perché tu dove vai?” mi chiede grattandosi gli occhi.
“A recuperare Gabe… lo ha fatto di nuovo…”
Ryan mi guarda serio “Lo sai che non mi piace quando hai a che fare con Saporta ubriaco…”
Scuoto il capo prima di baciargli piano le labbra, in un gesto beloce“Non mi farà nulla… Faccio presto comunque”
Lui sospira lasciandomi andare a cambiarmi e quando esco legandomi i capelli in una coda alta lo trovo in cucina, a dare il latte a Ky. Ok, di errori ne ha fatti molti quest’uomo ma da quando è nato nostro figlio devo ammettere che il suo cambiamento è stato a dir poco radicale… e in meglio. Anche perché in peggio sarebbe stato ben difficile…
Solo io sono peggiorata.
Li saluto con un bacio a testa e poi esco raggiungendo Gabe al locale.
“Ciao Bob” dico salutando il proprietario, ma lui nemmeno risponde, indicandomi con un cenno il bagno sul retro mentre continua a pulire un boccale di birra con uno straccio lurido. Non mi è mia piaciuto questo posto ma tutte le volte che sono venuta qui a recuperare o Gabe o Ryan o…. beh o Simon mi hanno reso ormai una di casa. Ed eccolo li, il mio migliore amico, riverso sulla tazza del cesso.
“Ciao Jilly” mi dice allegramente, ubriaco come poche altre volte l’ho visto “Sei venuta a vedere gli spazzaneve che passano?”
“Certo Gabe, tutti gli spazzaneve dello stato stanno per sfilare qui davanti…” mi chino su di lui accarezzandogli la schiena “Dai tesoro andiamo a casa va bene?”
“Ma no! Io voglio giocare a palle di neve… come quando ero piccolo…”
“Ma vivevi in Urugay…”
Mi guarda allucinato “Lo so…” lo aiuto ad alzarsi e poi barcollanti usciamo dal locale e lo aiuto anche a salire in auto con il cuore pesante. È passato tanto tempo dall’ultima volta che mi sono ritrovata in questi situazione e francamente non mi mancava…
Lo porto a casa e dopo aver frugato nelle sue tasche provocandogli la ridarella lo accompagno fino alla sua stanza “Ma dove è Will?” mi chiede guardandosi attorno, sempre ridendo “Dovrebbe essere a casa!”
Abbasso lo sguardo “Non lo so dove è Will… ma penso sia andato da May…”
“Strano che sia dalla sua puttana…” scuote il capo muovendo un dito davanti al mio naso, in un gesto di dissenso “Non si fa… ma lui lo fa lo stesso perché è stronzo…”
“Io devo tornare a casa” gli dico accarezzandogli i capelli ma lui mi trattiene per un polso mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.
“Sarò ubriaco ma non sono scemo… so che cosa ho fatto e so che Will se ne è andato… ti prego non mi lasciare solo o penso che potrei commettere qualche sciocchezza…”
Io annuisco e senza pensarci due volte mi stendo accanto a lui abbracciandolo.
Non rinuncerei mai a te, Gabe. Sei davvero il mio migliore amico e penso che il filo sottile che ci lega sia molto più robusto di quello che possano pensare gli altri.
E la stessa cosa vale per Brendon… ma perché non posso smettere di pensare a lui, dannazione?!?
Perché forse sono scema… si devo esserlo di certo se penso che nulla potrebbe mai costringermi a rinunciare a Brendon… nemmeno se me lo chiedesse Ryan.
Certamente gli direi di no…

 

 

 

Jill pov

Ottobre 2006 (Passato)

 

Dopo aver legato alla meglio i cavalli ad alcuni alberi vicino a noi (con Brendon che continuava a far foto per postarle sul suo maledetto profilo di Twitpic) iniziò il lavoro più complesso di tutti: montare le tende ed accendere il fuoco.
Decidemmo di occuparci prima del fuoco “Tiene lontano i lupi e gli orsi” avevo decretato io mentre Ryan e May si guardavano terrorizzati.
“Allora aspettiamo che ne arrivi uno! Voglio fotografarli!” aveva asserito Bdon prendendosi un paio di sberle. No, non era decisamente il caso, c’erano molti altri modi per morire senza finir sbranati.
“Non farlo!” dissi facendo per prendere le mani a Ryan che però riuscì lo stesso nel suo obbiettivo di spostare un sasso piuttosto grande “Ci sono i serpenti a sonagli qui!”
“Altre cose mortali?” domandò ironico il mio ragazzo mentre Brendon si autocelebrava per aver trovato ben due bastoncini per il fuoco.
“Quante ne vuoi” gli disse May legandosi i capelli “Ora vediamo di accendere il fuoco io ci tengo a rimanere viva e non sbranata….”
Visto che eravamo dotati di tutto il necessario per accendere un fuoco decente quella fu la parte facile e nel giro di dieci minuti ci trovavamo con un bel fuocherello ed un po’ di legna ammassata per impedire che si estinguesse subito. Doveva durare fino a dopo cena ed anche oltre se possibile. Per sicurezza avevo portato una lanternina ad olio che potevamo attaccare da qualche parte e anche un paio di torce da usare nella tenda.
“Sarà un casino scopare” disse Brendon mentre iniziavamo ad aprire le borse che contenevano le tende smontate “Come facciamo?”
“Ma solo a quello pensi!” dissi io ridacchiando mentre Ryan mi guardava come per dirmi che valeva lo stesso anche per me.
“Scopiamo come abbiamo sempre fatto” concluse poi il mio ragazzo. E pensare che io immaginavo che per una sera potesse anche astenersi… ma ovviamente mi illudevo “tanto abbiamo sempre scopato a due metri di distanza, dentro alle cuccette del bus… e non provate a negare…”
“Ma lì c’era il rumore del bus tour in movimento!” di lamentò Brendon mentre io e May assumevamo un colorito paonazzo “qui c’è un silenzio a dir poco tombale!”
“Brendon si sentiva benissimo il tuo ansimare!” ricantò Ryan alzando gli occhi al cielo.
“Pensiamo a montare la tenda per favore??” interruppe May, infastidita da quella totale mancanza di rispetto per la privacy “Se ti infastidiscono i gemiti puoi sempre andare fra gli orsi!” aggiunse però incapace di ignorare le lamentele di Ross.
“Io non ho detto che mi infastidiscono… dico solo che non abbiamo mai avuto pudore ed è inutile averne ora no? Brendon è un finto casto”
“Potevamo portarci Gwen” dissi io sedendomi accanto al mio ragazzo che reggeva le istruzioni come se fossero la mappa di un tesoro “così il problema sesso non sarebbe stato nemmeno preso in considerazione!”
“Ma questo è un Sex Camp!” disse Brendon spalancando la bocca come stravolto “ora che lei è tornata single non può venire!”
Ah, avvolte dimenticavo che parlava quasi di più lui con la mia migliore amica di me e quindi si ricordava tutto, anche che alla fine la cara Gwen si era lasciata con il fidanzato storico, Daniel, e che sarebbe quindi venuta via con noi a Los Angeles, al ritorno.
Ordini di Pete che stava tramando qualcosa, me lo sentivo…
Montare la tenda fu un vero trauma per tutti e quattro. Alla fine ottenemmo due strutture al quanto traballanti ed infelici che nel caso in cui avesse preso a piovere non avrebbero mai retto “Fa freddo” disse Brendon avvicinando le mani al fuoco per scaldarsi mentre io mi sedevo nella tenda, davanti a quella dell’altra coppia e a pochi metri dal fuoco. Forse le avevamo piazzate troppo vicine, dovevamo stare attenti a non morire bruciati vivi “A Los Angeles fa ancora caldo ma qui è autunno inoltrato” proseguì poi Brendon guardando incantato le foglie degli alberi che stavano morendo, tingendosi di rosso, giallo e arancione e creando così bellissimi giochi di colori…
“Siamo molto a nord” gli disse May appoggiando la testa alla sua spalla dopo aver avvolto entrambi con un pile. Mi voltai verso Ryan che fissava orripilato un orrendo scarabeo sulla sua scarpa e, sorridendo, lo abbracciai affondando il viso nel suo petto, mentre lui decideva che baciarmi era più divertente di fissare insetti schifosi. Sembrava un quadretto davvero romantico il nostro, sembravamo essere un gruppo affiatato…
Quello è il periodo che ricordo come il migliore della mia storia con Ryan e della mia amicizia con May.

 

 

May pov

Ottobre 2006 (Passato)

 

Il fuocherello acceso davanti a noi iniziava a non riuscire più a riscaldarci e non so quanto sarei riuscita a far cuocere dei fagioli. Però ci tentai lo stesso, mentre Bden mi osservava curioso e Ryan e Jill cercavano un’alternativa al cavatappi che avevamo dimenticato per aprire le birre.

-Non ti senti un vero cowboy ora?-

Domandai al mio ragazzo che mi abbracciò da dietro appoggiando la testa sulla mia spalla, sfregando il naso freddo contro la mia guancia.

-Sono il cowboy più felice del mondo…-

Mormorò, facendo scivolare le mani sulla mia pancia, mentre voltavo leggermente la testa per potergli baciare le labbra. Per nostra sfortuna Ryan scoprì di avere un coltellino svizzero e la coppietta tornò felice davanti a noi porgendoci una bottiglia che Brend afferrò subito.

-Allora direi di brindare ai campeggiatori più sexy, belli e affiatati del mondo…- Disse, mordendomi l’orecchio ed alzando la birra. –Cioè a me e la mia fatina.-

-Grazie per la considerazione, eh…-

Rispose Ryan un po’ scazzato, sorseggiando un po’ di birra. Io risi e mi alzai stiracchiandomi una volta che la cena sembrava pronta.

-Bene, cari cowboy, i nostri fagioli sono pronti… Non vi sentite come in un western?-

-Mi pare di più un horror. Con Brendon qui di fronte, poi, è uno di quegli obbrobriosi film dell’orrore di serie C.-

Biascicò Ross, offendendo il cantante che gli lanciò addosso un bastoncino di legno -beccando però Jill- e poi si mise ad urlare.

-Per fortuna il più bello non muore mai!-

-Allora sopravviverò a tutti.-

La risposta del chitarrista provocò un grido di rabbia da parte del mio ragazzo che poi decise di ignorarlo dedicandosi ai fagioli. Io presi la mia porzione, prima di riaccomodarmi accanto a Brendon e guardarmi in giro curiosa. Non ho mai avuto paura del buio, perché mio padre quando ero piccola mi raccontava sempre storie rassicuranti riguardo alle fatine dei boschi. Non ha mai tirato in ballo l’uomo nero o cose paurose… Sono stata io che all’inizio dell’adolescenza mi sono interessata ai racconti dell’orrore. Infatti me ne venne in mente uno quando sentii qualcosa muoversi nell’oscurità.

-Jill! Quando ero in tenda con Andrew mi aveva raccontato di quella leggenda…-

-Chi è Andrew?-

Mi interruppe Brendon voltandosi verso di me e guardandomi preoccupato.

-Uno con cui sono stata… Comunque mi aveva detto della leggenda del serial killer del bosco!-

Dissi entusiasta mentre Bden stava contando sulle dita i nomi che aveva memorizzato dei miei ex. La bionda sgranò gli occhi e sorrise iniziando ad annuire con enfasi.

-Sì sì! Ho presente!! Che caga eh?-

-Che sarebbe questa leggenda?-

Chiese Ryan guardandola con un sopracciglio alzato e l’aria scettica, come se non fosse toccato per niente dalla notizia del serial killer del bosco. Era bravo a nascondere la caga.

-Si dice che quando i nostri genitori erano ancora dei giovani e felici hippie, a Casper ed Evansville girasse quest’uomo sulla cinquantina… Un tizio con il viso deforme e la barba incolta che faceva il boscaiolo ed abitava in una baita deserta di cui nessuno conosceva l’ubicazione.-

-Babbonatale non sta in Lapponia?-

Chiese Brendon ingenuamente facendo scappare una risatina di scherno dal chitarrista che mormorò “no, non ce la puo’ fare”. Jill scosse la testa e continuò il racconto che avevo iniziato.

-Insomma, ogni volta che questo faceva la sua apparizione nelle cittadine una coppia di ragazzi spariva e, mentre i ragazzi venivano ritrovati morti all’inizio del bosco, delle ragazze non vi era più traccia…-

-Io continuo a sostenere che si divertisse un botto con le donzelle e poi le sotterrasse vicino a casa sua… In verità a mio parere voleva mostrare ai loro fidanzati che poteva farsi le loro tipe mentre fissavano impotenti. Questo era un sadico…-

Dissi annuendo, mentre Brend si voltava con gli occhi sgranati verso di me e Jill sbuffava.

-La tua teoria da psicopatica è peggio della leggenda, May…-

-Che serial killer sarebbe se non uccide per sadismo sessuale? Sarebbe poco affascinante!-

Ross si osservò attorno turbato e poi si scosse per lo spavento quando la bionda riprese a parlare. Pure Brend si era avvicinato a me con la scusa di avere freddo…

-Comunque questo assassino fu trovato morto, ucciso da chissà chi… Trovarono seriamente i corpi sotterrati attorno alla baita. Dicono che ancora oggi la serie degli omicidi ancora non si sia fermata.-

-Sì! Mi ha detto Hank che due suoi amici sono stati rapiti mentre se la facevano in un cespuglio! Emulatori, di sicuro… O fantasmi.-

Dissi, solo per spaventare i due uomini della situazione che a quanto pare un po’ erano inquietati. Ammiccai a Jill e lei rdacchiò, poi qualcosa nel bosco fece un rumore inquietante e tutti guardammo nella direzione da cui proveniva, sbiancando in modo assurdo. Per un attimo mi ero messa in soggezione da sola…

-Andiamo a vedere che è stato!-

Affermò coraggiosamente Brendon alzandosi in piedi rivolgendosi a Ryan che scosse la testa contrariato.

-Vacci tu se vuoi! Io non mi muovo da qui!-

-Hai paura, femminuccia?-

Lo schernì il cantante facendolo arrabbiare non poco, ma io afferrai il polso a Brend prima che facessero a botte per l’ennesima volta. Non era raro che iniziassero ad usare le mani e Ryro ne uscisse sconfitto.

-Stiamo qui che è meglio. Il più stupido negli horror, ovvero quello che va a vedere, è il primo che muore.-

-Allora andiamoci insieme!-

Mi disse prendendomi le braccia e trascinandomi in piedi di forza. Io, solo per una questione di un orgoglio smisurato, non rifiutai e dopo aver preso una pila ci incamminammo davvero fra gli alberi. Mi attaccai a Brendon un po’ impaurita, ma più dagli orsi che dal serial killer… Così, nel giro di dieci minuti ci ritrovammo nel cuore del bosco ad ascoltare i minimi rumori, venendo spaventati da un gufo che ci fissava da un ramo.

-Uh ma guarda!!! È una civetta come quella di Harry Potter!-

-Brend, è un gufo… Ti pare che sia una civetta?!-

Lui fece un’epressione offesa, prima di abbracciarmi e spingermi contro un abete.

-Che brava che sei che t’intendi di animali…-

Mi baciò le labbra tentando di spostarmi il cappotto, ma qualcosa si mosse ancora nel buio facendomi venire i brividi.

-Brend staccati! C’è qualcosa… Non sarà un orso, vero?-

-Ma figurati, MayMoon!-

Esclamò sicuro, ma vedendo la mia faccia terrorizzata sorrise teneramente e sospirò.

-Okay! Tu stai qui che io controllo!-

Non feci in tempo a fermarlo che lui già era sparito lasciandomi da sola senza nemmeno la pila. Io mi addossai del tutto all’albero e mi trattenni dal rosicchiarmi le unghie solo perché Will mi aveva minacciato che altrimenti non mi avrebbe mai più pagato la manicure e non ci saremmo più andati insieme. Mi facevano male gli occhi da tanto li tenevo sgranati e non vedendo tornare Bden cominciai a pensare che fosse stato mangiato da un orso ed io sarei stata il prossimo spuntino… Allora sì che non andavo più a fare la manicure con nessuno.

All’improvviso sentii un rumore alle mie spalle e qualcosa mi toccò la spalla, prima di emettere un ringhio. Scoppiai in uno dei miei leggendari urli, prima di iniziare a correre con il terrore che mi rendeva più veloce del solito. Sentii Brend chiamarmi ma ormai stavo fuggendo in mezzo agli abeti, fino a fermarmi accorgendomi che davanti a me c’era un ruscello. Non vi caddi per miracolo, ma qualcosa mi arrivò addosso e mi fece ribaltare in avanti. Mi ritrovai così con il sedere e le gambe immerse nell’acqua gedida e Brendon sdraiato sopra di me, mentre la pila finiva nel ruscello e si spegneva.

-MayMoon… ti ho spaventato?-

Fu la sola cosa che riuscì a dire prima che io gli tirassi uno schiaffo ed iniziassi a mugolare per il male alla caviglia. Lui si alzò e mi tirò su, ma mi doleva così tanto che non riuscivo ad appoggiarci il peso. Così fu costretto a prendermi in braccio e, mentre continuavo ad insultarlo, s’incamminò verso l’accampamento.

 

Jill pov.

 

Brendon che convinceva May a camminare a caso per il bosco di notte?? Si, ce la fece. Lo vidi prendere la mano della ragazza e una torcia prima di addentrarsi fra gli alberi fitti, lasciando me e Ryan soli davanti al fuoco per evitare che si spegnesse...
Il mio ragazzo si voltò verso di me sorridendo mentre facevamo collidere ancora ed ancora le nostre labbra, stringendosi l’uno addosso all’altra per scaldarci almeno un po’ visto che si stava iniziando a formare una nebbiolina che, se pur leggera, non sono inquietava ma ci fece rabbrividire mentre nelle nostre ossa entrava umidità a tutto andare.
Un rumore di rami spezzati ci fece sussulatare il mio ragazzo si guardò subito attorno “Hai sentito?” mi chiese un po’ ansioso mentre il mio cuore si metteva a battere veloce.
“Paura?” rilanciai io sfottendolo e cercando così di distrarmi dall’ansia che i racconti che io stessa avevo raccontato con l’appoggio di May mi avevano messo dentro.
Lui mi prese per i polsi facendomi appoggiare la schiena dentro alla tenda, da cui sbucavano solo le nostre gambe “Sei una stronza” mi sussurrò sulle labbra prima di prendere a barciarle introducendo le mani fredde sotto alla mia maglietta. Un altro rumore, stavolta più vicino, ci costrinse a staccarci
“Sai che una coppietta in un bosco di notte che fa sesso è la preda preferita per un serial Killer?” domandai io riabbassandomi la felpa.
“Questo condurrebbe all’astinenza persino Brendon credo..”
“Smettiamola” dissi appoggiandogli le mani al petto mentre mi levavo le scarpe ed entravo del tutto nella nostra piccola tenda “ci stiamo solo facendo influenzare dalla situazione in cui…” Un urlo squarciò l’aria proprio in quel momento e io fui davvero molto veloce a rinfilarmi le scarpe “Era May!” esclamai terrorizzata mentre Ryan schizzava in piedi.
“Si lo so, l’ho sentita” disse lui concitato afferrando una torcia che a causa del tremore alla mani gli cadde un paio di volta prima di riuscire ad accenderla.
Io mi alzai a mia volta stringendomi a lui mentre altri rumori di passi si spargevano nell’aria “E se è Brendon che ci vuole fare uno scherzo?” chiesi con un filo di voce mentre lui mi abbracciava le spalle guardandosi attorno.
“Allora lo ammazzo… ma se è il tipo con l’ascia…”
Sbarrai gli occhi “Non vorrai farmi credere che pensi che queste storie siano vere!”
“Non si sa mai! Io non escludo nessuna ipotesi!” sembrava isterico e, a dirla tutta, più spaventato di me che almeno quelle montagne le conoscevo bene. Lui era in un posto del tutto nuovo e sconosciuto e doveva sentirsi un po’ un topo in trappola. Non era abituato ai cellulare che non prendono o al avere la prima casa a dieci km di distanza “Prendiamo i cavalli e scappiamo” disse facendo qualche passo verso gli animali ma io lo fermai.
“Non possiamo lasciare Brendon e May qui!”
“Ma forse sono già morti!” Ryan mi guardò sconvolto mentre lo diceva e io rimasi allibita “cioè mi dispiacerebbe se fossero morti ma cosa possiamo fare noi contro il Jason del Wyoming??”
“Cerchiamo Brend e May o io da qua non mi muovo” dissi decisa sciogliendo il nostro abbraccio andando veloce alle selle, da cui, dentro a una delle tasche laterali, presi fuori una pistola di piccolo calibro mostrandola a Ryan “Non puoi uscire per questi boschi senza avere qualcosa con cui difenderti dagli animali… solo… io non so usarla…”
Lui mi guardò negli occhi prima di prenderla e controllare che fosse carica con l’abilità di un maestro “Io si” concluse mettendo la sicura e sistemandola nei pantaloni “Ok andiamo ma facciamo alla svelta…”
Ammetto che non fu una saggia decisione quella di iniziare a girovagare in tondo cercando gli altri due o i loro poveri resti, ma di lasciarli li andandocene no, non sarei mai stata in grado di riuscirci. E nemmeno Ryan per quando sembrasse convinto che filarsela fosse la gusta decisione.
Ci tenevamo stretti, guardandoci attorno come due topi in gabbia chiamando May e Brendon.
Tornammo alla radura nella quale ci eravamo accampati quando alcune gocce di pioggia avevano iniziato a caderci in testa “Che facciamo?” chiesi correndo dai cavalli. Faceva freddo e se pioveva erano guai per loro, se si fossero bagnati e avessero preso freddo rischiavano una polmonite con conseguenze molto tragiche. Sperai che fossero solo un paio di gocce e che la chioma degli alberi li proteggesse almeno un po’.
Sentimmo dei passi alle nostre spalle e subito Ryan mi prese la mano afferrando con l’altra l’impugnatura della pistola senza però estrarla. Io rimasi immobile mentre sentivo il cuore che stava per scoppiarmi per la paura…
Quando Ryan si voltò con l’arma in mano tirandomi dietro alla sua schiena quasi mi scappò un urlo.
Che però Brendon non trattenne.
“RYAN!! Metti via quella pistola!!” urlò May mentre sbiancava e al suo ragazzo tremavano le gambe…
Ryan la abbassò portandosi la mano al petto “Cazzo fate?? Arrivate alle spalle in silenzio??? Ma siete scemi???”
Io mi calmai e presi a guardare la coppia. Brendon teneva in braccio la rossa ed entrambi erano bagnati e coperti di fango “Che è successo?” chiesi mentre guardo Brendon appoggiare davanti alla porticina della tenda May che sembrava persino dolorante.
“Ehm…” lui si grattò dietro ad un orecchio, guardandomi colpevole “Io volevo farle uno scherzo, mi sono nascosto e poi sono uscito all’improvviso, solo che lei si è spaventata e si è messa a correre senza ascoltarmi… siamo arrivati davanti a un piccolo burrone, lei si è fermata in tempo ma io le ho sbattuto addosso e siamo volati in un piccolo fiume… e… lei si è fatta un po’ male a una caviglia”
“Un po’??” chiese la rossa furente “Se si è rotta ti uccido!”
“Certo che tu per rompere i piedi alla gente sei portato eh” dissi io sarcastica mentre Ryan riprendeva a respirare normalmente.
“Ormai è l’alba” disse poi indicando l’orizzonte “eravamo così impegnati a farcela sotto che è passata tutta la notte…”
“Perché farvela sotto?” chiese Brendon mentre si sedeva accanto a May che voleva palesemente ucciderlo per tutta la sua stronzaggine.
Io e Ryan ci guardammo in faccia decidendo che era meglio non rivelare loro tutte le cose che eravamo arrivati a pensare. Ci avrebbero preso per due matti “Abbiamo visto un puma” disse saputo il mio ragazzo non sapendo che li i puma non esistevano.
“Una lince” lo corressi io mentre May stava per ribattere “per quello.. la pistola…” aggiunsi indicando l’arma che il mio ragazzo stringeva ancora in mano.
Quando il sole fu abbastanza alto in cielo smontammo tutto abbandonando in fretta quel posto e decidendo che il campeggio soli noi quattro non faceva al nostro caso “Dobbiamo venirci con John Walker” disse Brendon mentre trotterellava di fianco a me “Lui ci difenderebbe da tutto e da tutti!”
Io sorrisi di rimando mentre May infilava il piede nella staffa, sollevata che fosse solo appena slogata.
Alla fine era stato molto più emozionante di quanto ci saremo mai aspettati…

 

La nostra permanenza a casa stava volgendo al termine. Gli ultimi tre giorni decidemmo di passarli un po’ per conto nostro con la promessa di organizzare una rimpatriata come i vecchi tempi al solito posto, l’ultima sera, un po’ anche per festeggiare Gwen che sarebbe venuta a vivere con noi, a Los Angeles.
Passare pomeriggi a mostrare a Ryan i posti in cui ero cresciuta fu davvero divertente, anche se faticava a sostenere il mio stile di vita come la sveglia alle otto del mattino e il continuo far lavoretti nella fattoria del nonno.
Quella mattina poi fu particolarmente dura perché il nonno non di sentiva molto in forze e, visto che David era all’università, mi offrii io per attaccare tutti i macchinari alle mucche e aiutare così la nonna nel lavoro di mungitura. Era quasi l’ora di pranzo quando finimmo di far tutto e nonna corse subito a cucinare lasciando me e il mio ragazzo a dare il fieno alle bestie con i cani che ci correvano attorno. Lo guardavo mentre con il viso contorto, come se stesse facendo sforzi sovraumani, buttava il fieno in giro tenendo in modo piuttosto ambiguo la forca in mano.
“Ma tu eri costretta a fare sempre queste cose?” mi chiese passandosi la manica sulla fronte imperlata di sudore mentre io accarezzavo una delle mucche sul muso.
“Si certo… i miei genitori lavorano e quindi io e David aiutiamo spesso i nonni nella stalla con le mucche, i cavalli, le pecore…” scoppiai a ridere mentre lui sgranava gli occhi “Sono cresciuta così e non ho paura di lavorare duramente… io”
“Io ho già male alle braccia” ammise il mio ragazzo arrossendo appena “sono troppo cittadino per la vita di campagna…”
“Secondo me sei solo pigro Ross”
Lui fece finta di offendersi voltandomi la schiena e appoggiando la forca contro un balone di fieno. Lo abbracciai da dietro appoggiando il mento alla sua spalla, anche se per farlo fui costretta a salire in piedi su una cassa di legno appoggiata a terra.
Lui mi prese la mani mentre gli appoggiavo una serie di baci sul collo prima di voltarsi lentamente e far coincidere le nostre labbra in un bacio. Mi prese per i fianchi sollevandomi mentre mi aggrappavo con le braccia al suo collo. Mi staccai subito però, guardandomi attorno per vedere se ci fosse qualcuno che ci aveva visti e, velocemente, lo presi per mano iniziando a correre verso un portone grande e di metallo dietro al quale c’era un parte della stalla nella quale tenevamo tutto il fieno per le mucche. Vi entrai sempre tenendo per mano Ross poi, una volta dentro, lo spinsi in mezzo a tutta quella sterpaglia ridacchiando prima di stendermi su di lui e sussurrargli all’orecchio “è sempre stata una mia fantasia farlo qui…”
“Allora vediamo di rimediare…” disse aprendomi la giacca di jeans e la camicetta mentre io gli toglievo la felpa e la maglietta a mezze maniche che indossava. Si mise a sedere sempre trattenendomi sopra di se mentre il bacio si faceva più intenso e le carezze più lascive…
Sentii qualcosa di freddo appoggiarsi alla mia spalla così mi staccai da Ryan voltandomi e trovando mi davanti al naso le canna del fucile da caccia del nonno che puntava diritta sul petto del mio ragazzo.
“Nonno!” urlai prendendola in mano e spostandola mentre Ryan si staccava violentamente da me pallido come un morto. Mi alzai in piedi anche io tenendomi chiusa la camicia con una mano mentre con l’altra continuavo a tenere il fucile deviato verso destra “Nonno fermo! Ti ricordi? Avevi promesso che non avresti più sparato ad uno dei miei ragazzi!”
Lui come solito non rispose continuando a guardare con astio Ryan mentre buttava fuori il fumo della pipa dalla bocca. Poi con lentezza esasperante abbassò il fucile a terra e, lanciando la maglietta a Ryan, disse “è pronto da mangiare…” prima di uscire silenzioso come era entrato.
“Sai Jill” disse Ryan mentre a me veniva un po’ da ridere “Mi manca un po’ Los Angeles…”
Le sue preghiere furono esaudite dal tempo che si sa, corre troppo veloce…
L’ultima sera in Wyoming ci organizzammo, nonostante le lamentele di May, per andare al solito pub a Casper dove eravamo soliti incontrarci tutti i sabati. E i venerdì. E spesso anche la domenica.
A Evansville non c’era un vero e proprio posto per gli alternativi così migravamo tutti li per circondarci da altri musicisti come noi.
Passai a prendere Gwen come facevo di solito e lei prese posto dietro, accanto a Simon. Ecco, la sola novità stava nel fatto che alla mia destra sedeva Ryan che sembrava piuttosto irritato all’idea di uscire con quel freddo. Avevamo dovuto interrompere una sessione piuttosto spinta di effusioni per uscire in tempo e la cosa non gli andava davvero giù, anche se per lui stare a casa mia dopo essere stati scoperti dal nonno iniziava ad essere svilente, soprattutto dopo averlo visto lucidare il fucile fissandolo trucemente durante il pranzo…..
“Phill e Dam sono già arrivati?” mi chiese Gwen e io scossi il capo.
“No, se no avrebbero iniziato a rompere i coglioni sul ritardo che non abbiamo mai!”
Ryan ci ascoltava in silenzio, forse sentendosi un po’ fuori posto, ma ci pensò Simon a metterlo a suo agio iniziando un’intensa discussione sulle donne in quanto pettegole “Taci tu” disse Gwen schiaffeggiando Simon “che sei il peggio quando si tratta di chiacchiere da parrucchiera!”
Arrivammo al locale vivi nonostante tutto quel ridere mi avesse fatto lacrimare, e non poco, gli occhi. Simon entrò per primo, abbassandosi il cappuccio peloso del cappotto “Ciao Max! Da quanto tempo!”
Il giovane oste sorrise appoggiando il boccale prima di avvicinarsi a noi “Ragazzi pensavo che ora che siete delle star non vi interessasse più di venire a trovare un vecchio amico!”
“Non ci dimenticheremo mai di te!” ricalcai io prendendo la mano del mio ragazzo “Lui è Ryan comunque!”
Max annuì velocemente “Si lo so chi è! Grazie alla mia ragazza sono ben aggiornato su tutte le novità!” disse ridacchiando e dando una pacca sulle schiena a Ryro che tossì per la botta “Se volete accomodarvi intanto vedo che il solito tavolo è libero!”
Nel giorno di pochi minuti ci raggiunsero anche Phill con tanto di fidanzata dietro e Dam e, come sempre, iniziammo a bere birra mentre aspettavamo la solita May…

 

 

May pov.

 

Dovrei segnare sul calendario quella serata passata al pub di Casper, perché fu la prima volta che Brend non mi stette ad ascoltare quando gli proposi di stare soli in camera mia. Insomma, Brendon Urie che rifiutava di fare l’amore con me era qualcosa di incredibile… Continuò ad insistere che voleva vedere in che posto uscissi quando ero un’adolescente sconsiderata, allora fui costretta ad accontentarlo. Ma non so quanto ne fu felice…

Scendemmo dal mio pick up beige e bianco dopo aver discusso per qualche minuto su chi lo avrebbe guidato al ritorno. Io ovviamente non volevo che mettesse le mani sulla macchina di mio padre, rischiando di sfasciagliela al primo tornante o burrone. Quindi già per cominciare l’aria che tirava tra noi non era affatto bella, dato che lui mi teneva il muso offeso e io facevo la stronza testarda. Attraversammo il piccolo parcheggio velocemente dato che eravamo in ritardo e lui mi seguii lamentandosi del freddo.

-Siamo in Wyoming, mica a Tijuana!-

Risposi incazzata, aprendo la porta del locale e trovandomi avvolta dal calduccio della stufa. Non ci volle molto ad avvistare gli altri che se ne stavano al solito tavolo a leggere la lista per decidere che panino mangiare. Li raggiunsi in fretta, con Bden che mi trottorellava alle spalle dicendo che ora faceva troppo caldo, ma nessuno gli diede ascolto.

-Buonasera eh!-

Ci disse Phill sarcastico, mentre il mio ragazzo prendeva posto vicino a Dam lasciandomi posto alla sua destra e quindi di fronte a Ryan. Quest’ultimo guardò male l’abbigliamento da cowboy di Brendon e poi tornò a concentrarsi sul menù.

-BrendJerk ha dovuto mettersi tutto in tiro…-

Sbottai per giustificarmi, ma Jill alzò un sopracciglio osservandomi mentre mi sfilavo il cappotto lungo.

-Oh tu di certo non ci metti tanto a vestirti con quel poco che hai indosso. Se prendi un malanno, a Londra ti faccio cantare anche se non stai in piedi.-

Come sempre la bassista era in vena di scambi di affetto con la sottoscritta, così le feci la linguaccia prima di prendere posto. Sapevo già cosa scegliere quindi mi limitai ad osservare il locale, che ancora non si era riempito del tutto. Sospirai, ascoltando Simon e Bden che discutevano riguardo a quale panino era migliore tra quello al tofu e quello con la carne del posto. Poi arrivò il cameriere ad ordinare e non ci volle molto prima che mi notasse e mi sorridesse.

-May… Ma ci sei anche tu allora! Prima sono passato e non eri ancora arrivata…-

Mi disse appoggiando sul tavolo il taccuino per le ordinazioni, per allargare le braccia. Io mi alzai per scambiare il tipico bacio sulle guance di chi non si vede da tempo e sentivo lo sguardo di Brendon scivolarmi sulla schiena.

-Come va? Continuo a vederti in tv e sul web… Non riesco a crederci!-

-Tutto bene, come al solito… Solo che a LA fa caldo.-

Gli sorrisi in qualche modo e lui mi fissa, prima di lasciarmi le mani e permettermi di sedermi dov’ero. Ovviamente Brendon ci fulminò con lo sguardo, prima di passarmi la mano sulle spalle come a marcare il territorio. Ordinammo tutti ed il cameriere sparì, così che fui costretta a dare spiegazioni.

-Quello è Dean… Ci siamo frequentati l’anno scorso.-

-Davvero?-

Mi domandò Simon, come se si stupisse della cosa. In effetti alla band non lo avevo detto.

-Massì, appena ha iniziato a lavorare qui… Lo incontravo quando finiva il turno.-

Spiegai, ma non feci in tempo a finire di parlare che qualcuno urlò il mio nome e vidi l’incubo della mia vita apparire con una chitarra in spalla. Hank, il caro cantante della band country…

-Non è possibile!! Sei veramente qui! Ragazzi, è stupefacente!!-

Gridò arrivando verso di noi con un sorriso enorme, prima che si togliesse il cappello e si inginocchiasse proprio davanti a me. Io lo guardai sconvolta ed impaurita, mentre Bden si sporgeva in avanti per farsi notare.

-Mi sei mancata tantissimo, non te ne puoi rendere conto!-

Mi rivelò, ma il mio ragazzo iniziò a tossicchiare e porse la mano al cowboy.

-Piacere! Sono Brendon Urie, il fidanzato ufficiale di May, come tutto il mondo ormai sa.-

Calcò molto sulla parola “fidanzato” e sulla parte riguardante il mondo, come se volesse specificare che la cosa era davvero molto importante. Hank gli sorrise e cominciò a sproloquiare sulla sua stima per i PATD, anche se sapevo benissimo che non li aveva mai ascoltati prima. Non era affatto il suo genere, ma poco importava… Ero più preoccupata a come defilarmi il prima possibile e scappare nella baita del serial killer.

Per fortuna quando arrivò da mangiare ebbe la decenza di lasciarci in pace e così riuscii a starmene tranquilla per un po’. Gwen iniziò a ridacchiare all’improvviso e poi attirò la mia attenzione con un gesto della mano.

-Beh?-

-No è che… fino a ieri Hank se n’è andato in giro a dire… Che Bden è un coglione che non ti merita.-

Urie si alzò sconvolto portandosi le mani al petto e guardò tutti quelli seduti al tavolo, mentre Ross sbuffava.

-Io sono l’uomo ideale per la mia fatina!-

Iniziò a lagnarsi e a sbracciarsi, spiegando a tutti che nessun altro più di lui aveva il diritto di stare con me. Così fui costretta a rassicurarlo che aveva ragione e ci volle davvero un bel po’, dato che nel tempo che ci volle per consolarlo finimmo di mangiare tutti quanti. Ma è buffo che ci volle solo un secondo perché tornasse a disperarsi, tutta colpa di Simon che indicò due tipi che stavano entrando.

-Il top! Jilly, quello era il tizio che ti piaceva… e quello è uno dei tanti di May!-

Affermò, facendo voltare sia Ryan che Brendon verso i diretti interessati. Io sorrisi e puntai il dito verso la bionda così che si concentrassero su di lei.

-Oh è vero! Era quello di cui eri cotta!!! Quello di cui parlavi sempre e continuamente!-

Lei mi lanciò un’occhiata assassina, ma non reggeva il confronto con quella che Ryan  rivolse al tipo non appena questo arrivò al tavolo a salutarci.

-Oh Oliver… Ciao…-

Mormorò lei, mentre Ryro stringeva il bicchiere volendolo quasi stritolare. Perlomeno nessuno fece più caso a Kevin e quindi mi rilassai… Al contrario di Ross, che invece iniziò a scazzarsi di bestia, dato che si zittì mentre Oliver sembrava provarci con la bionda. La cosa bella è che prima si parlavano gran poco perché Jill era troppo persa per avere il coraggio di farsi avanti, anche se le avevo caldamente consigliato di prenderlo e sbatterlo contro l’armadietto del liceo. Ripensandoci ora la mia non era di certo la soluzione migliore per iniziare una relazione con qualcuno che ti piace… Ma a 18 anni ne ero fermamente convinta.

La serata passò così con Ross che faceva l’uomo geloso e Brendon che mi indicava tizi a caso per sapere se erano miei ex. Ovviamente su alcuni mentii dicendo che non li avevo mai visti, altrimenti si sarebbe depresso e quindi suicidato al più presto. Riuscii così a portarlo fuori da lì verso la mezzanotte, con la scusa che mi era venuto un mal di testa tremendo e nel giro di pochi minuti ci trovammo al parchetto di Casper su una panchina.

-Ma se stai male non vuoi andare a casa?-

Mi domandò lui mentre mi sdraiavo per appoggiare la testa alle sue ginocchia.

-Mh, in verità volevo stare un po’ sola con te.-

Mormorai, allungando la mano verso il suo volto ed accarezzandolo. Lui sorrise e si morse le labbra carnose, mentre passava le dita sulla mia clavicola.

-Non ce la fai proprio a starmi lontano, eh, MayMoon?-

-Credo di no…-

Risposi prima di voltare la testa indietro mentre la sua mano scivolava nello scollo della maglia. Così in quel momento notai la luna che splendeva enorme ed incontrastata sopra le montagne. Allungai la mano verso il cielo e la indicai, spostando la concentrazione di Brendon dalla mia scollatura.

-Visto? Qui la Luna è mille volte più bella che a LA…-

Lui la guardò per un po’ e notai che i suoi occhi luccicavano alla sua luce, poi tornò ad osservare me e sentii la sua mano scivolare ancora nella mia maglia.

-Avevi detto che le luci della città erano più sensuali… Ma credo che ti sbagliassi di grosso.- Mi disse, sorridendo dolcemente. –Credo che contro questa luna non possano affatto vincere.-

-Ma penso proprio di no… La luna è noiosa…-

Lui ridacchiò e scosse la testa.

-Los Angeles non sarà mai in grado di renderti così bella con le sue luci come fa la luna qui… Non c’è paragone.- Ascoltandolo, probabilmente arrossii appena mentre le labbra mi si curvavano in un sorriso. –Posso baciarti, però, per rendermi conto che non è un sogno?-

Non appena me lo domandò mi sporsi verso di lui e ci scambiammo un bacio fin troppo tenero. Poi lui si staccò da me e tornò a guardare la luna.

-MayMoon… Cantami di nuovo quella melodia… Te la ricordi?-

Chiese ed io sorrisi chiudendo gli occhi. Ovvio che me la ricordavo… Come potevo dimenticarla? È la melodia che ho avuto impressa nella testa per anni prima di poterla incidere. Ma forse il bello di quel periodo era che ancora la sapevamo solo io e Brendon ed era come un nostro piccolo segreto. Mi chiedo se quando l’ho cantata al mondo intero ho voluto spezzare del tutto il nostro equilibrio…

 

 

 

 

Continua…

 

 

Eccoci con la seconda parte del capitolo e con tutto il campeggio dei nostri paladini (??).

Si sono trasformati tutti in boy scout e… come al solito… Bden ha fatto il cretino! XD

Ryan invece si è cagato sotto in mezzo ai boschi, povero!!! -.-‘’

 

Anyway tutto è finito nel romanticismo spudorato.

Alla prossima!!!!

 

xoxo

 

Jess & Miky

 

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Capitolo 28
*** . Act 4. Chapter Eighteen, part one: London Bridge is falling down with my certainties. ***


Expect the Unexpected

 

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Fourth Act: To Know

 

Chapter Eighteen, part one: London Bridge is falling down with my certainties.

 

 

 

Jill pov

Dicembre 2010 (Presente)

 

 

Quando sono rientrata stamattina Ryan non se n’è nemmeno accorto, addormentato sul divano con Kylian che giocava allegramente nel boxe di fianco a lui concedendosi risatine e versetti infantili che mi fanno sempre sorridere.
Quando si sveglia è quasi mezzo giorno ma non fa domande. Non mi chiede come sta Gabe o se ho dormito da lui… o altro. Non lo fa perché si conosce bene e non ha voglia di innervosirsi ne di innervosire me. Non è il caso di essere gelosi in questo momento “A che ora vai via con Brendon?” mi chiede prima ancora di darmi il buon giorno, con tono acido.
“Non lo so” rispondo passando una mano fra i ricciolini biondi del mio bambino “penso che passerà lui nel pomeriggio… Senti oggi pomeriggio Gabe viene a trovare Ky…” gli dico mentre si siede accanto a me, sul letto e spegnendo il televisore.
“è necessario?” chiede lui grattandosi i capelli, scazzato “Non mi sento molto in vena di vedere gente…”
“Lo sai quanto ci tiene a lui… Voleva venire ieri sera ma c’erano Bden e May.”ribatto “E poi così potrai dormire un po’ visto che stanotte sei stato sveglio…”
Ryan sbadiglia “Massì dai… Dopotutto Gabe è sempre stato la tata migliore di tutte…” appoggio la testa alla sua spalla mentre lui mi passa le braccia attorno alle spalle baciandomi il capo “Come stai oggi?”
Chiudo gli occhi, lasciandomi andare in questo quadretto famigliare che non ho più avuto da tempo.
E che non mi da soffisfazioni.
Quasi mi innervosisce, vorrei solo rimanere col mio bambino qui…. A coccolarlo come non sto facendo da qualche giorno a causa del lutto…
“Male” rispondo con un sorriso triste “Ma infondo posso fare se non farmi forza?? Domani c’è il funerale e poi basta…”
“Prima ha chiamato Eric LeRoy” mi dice e io lo guardo stranita.
“Il legale della Decay?”
“Si… Pete per testamento ti ha lasciato un terzo della Decay…”
Alzo la testa di scatto, incredula “Cosa?”
Ryan annuisce “Ha diviso il suo impero in tre parti uguali per te, Brendon e Gabe…”
Rimango zitta per qualche secondo “E a Patrick?”
“Ora che è morto Pete? Beh ha perso tutti i suoi diritti sulla Decay… anche Trevis…”
Sono ufficialmente senza parole “Farà un macello… me lo sento” mi mordo un labbro insicura mentre Kylian mi guarda con gli occhioni sgranati allungando poi le manine verso Ryan, per farsi prendere in braccio da lui che subito esegue “Ryan…” mi aggrappò alla sua manica mentre lui non capisce il motivo di tutta la mia agitazione.
“Che ti prende?” mi chiede leggendo l’ansia nei miei occhi.
“Ho una brutta sensazione…” dico semplicemente mentre il mio cellulare inizia a suonare.
Lui mi bacia un attimo prima di rassicurarmi che tutto andrà bene. Lo dice sempre, ma non va mai come dice lui, tanto che certe volte vorrei sentirmi dire che andrà tutto di merda.
È Gwen “Ohy…”
-ciao tata come stai oggi?- non doveva chiederlo…
Le racconto tutto sfogando le mie ansie come sempre, le dico di May e Brendon e soprattutto del comportamento della rossa, di Bebe e del bambino che aspetta da Pete, dopotutto io le ho sempre detto tutto, e poi di Gabe che è stato scaricato da quello stronzo di Beckett in un momento come questo.
Dopotutto è la mia migliore amica.
Lo è sempre stata.
-e tutto questo è successo in 24 ore??- mi chiede,scioccata.
“Macchè… appena12 ore…” dico assicurandomi che Ryan non abbia sentito di Bebe o di Gabey, ma lui è troppo impegnato a far giocare Kylian per accorgersene “Tra poco esco con Brendon…” bisbiglio poi
Lei sospira –Quando la smetterete voi due? Jill in questo periodo dovresti...-
“Ne ho bisogno, Gwen…” dico qasu disperat “è Brend, e vogliamo solo andare insieme da Ashlee…. È solo per un’oretta ma ho bisogno di star sola con lui…. che male c’è dopotutto?”
Faccio domande idiote, lo so.
-Ecco appunto è Brend e tu sei troppo sulla difensiva… e poi…-
“Scusa ma Kylian piange, ci vediamo domani tata” lei cerca di replicare ma io glielo impedisco riattaccando. Scusa Gwen, ma non è davvero il momento…
Non è il momento per farmi pesare anche il mio rapporto con Brendon o davvero impazzisco…

 

 

Jill pov

 

Ottobre 2006 (Passato)

 

 

Londra è sempre stata una di quelle città che non mi avevano detto nulla in un primo momento, ma che avevo amato molto nelle mie permanenze la.
Arrivammo li il giorno del concerto, ovvero il 26 di Ottobre, carichi come delle molle per la chiusura del tour e già con la mente ad Halloween, alle feste e soprattutto al relax totale che ci aspettava fino a minimo dicembre. Era metà pomeriggio e me ne stavo sola con Simon dentro al camerino della pesche mentre gli altri ernao chissà dove e i Panic sul palco a provare per la serata. Tenevo la testa appoggiata alle sue gambe mentre lui si divertiva a pettinarmi i capelli nei modi più assurdi possibili. Mi ero dimenticata quanto fossero fondamentali per me i discorsi con lui, gli scambi di opinioni eccetera da quanto mi ero totalmente persa di Ryan, e quindi ero più intenzionata che mai a recuperare e velocemente il nostro rapporto esclusivo.
“Vorrei imparare a cucinare i tacos” mi disse mentre si arrotolava una ciocca chiara attorno al dito facendo mi ridere.
“Hai detto lo stesso l’anno scorso con la torta di zucca e abbiamo quasi dato fuoco alla cucina di tua nonna..”
Lui sbuffò “Infatti voglio imparare a cucinare, mica ho detto che lo so fare!”
Stavo per ribattere quando qualcuno bussò alla porta e da essa apparve Zach che ci guardò un attimo con un sopracciglio alzato “Non state facendo nulla, scansafatiche?” chiese poi ridacchiando.
“Ci stiamo rilassando” continuò Simon con un sorriso sornione.
“Allora potete aiutarmi, un signore vuole parlare con un rappresentante dei Killer Peaches e ha chiesto espressamente del frontman… quindi, alza il culetto d’oro Jilliahn…”
“Ma Gwen?” chiesi alzandomi in piedi assieme a Simon che gentilmente decise di accompagnarmi “In teoria spettano a lei queste cose… è la tour manager o sbaglio??” ebbene si, era quello il lavoro che Pete le aveva affibbiato per farla rimanere con noi e dovevo ammettere che nonostante le mie lamentale lo faceva davvero bene puntigliosa come era di natura.
Zach mi condusse fino a uno degli spalti ai lati del palco e mi indicò un uomo seduto di schiena rispetto a me sulle tribune “Lui, voleva chiederti delle cose sulla band…”
“E si sa chi è?”
“Ha un pass di quelli che danno di solito hai musicisti, di più non so” terminò il bodyguard mentre Brendon si esibiva in un acuto troppo acuto chiedendo poi scusa a Ryan per averlo assordato.
Io e Simon ci avvicinammo al uomo scambiandoci sguardi straniti e lui,appena ci vide arrivare, si alzò in piedi rivelando tutta la sua imponente altezza. Era quasi alto come il mio chitarrista che vantava un metro e 90 di stoltezza “Ehm salve, io sono Jilliahn Bayler, il frontman dei Killer Peaches e questo è Simon Weaks, il chitarrista” spiegai mentre stringeva la mano sia a me che al mio socio.
“Io sono Bran” disse semplicemente senza fornire il cognome, ma il sorriso mi rassicurò immediatamente e Simon anche abbassò la guardia sedendosi accanto a noi sulla tribuna.
“So che voleva farmi delle domande… giusto?”
Lui annuì facendomi segno di sedermi con lui “Mi chiedevo da quanto tempo suonaste assieme e sotto quale etichetta avete firmato…”
“Suoniamo assieme da moltissimo tempo” dissi mentre lui annuiva estraendo un blocchetto per appunti “quasi cinque anni… ma… lei è un giornalista?”
Lui parve pensarci poi annuì “Diciamo di si… e l’etichetta?”
“La DecayDance Records” lo guardai mentre prendeva appunti e mi feci un ritratto mentale di quello strano individuo. Aveva delle grandi mani con evidenti calli ai polpastrelli, segno che doveva essere o un chitarrista o un bassista. Doveva avere più di una quarantina d’anni che però portava molto bene in quanto in ottima forma fisica e poi aveva dei capelli corti e curati di un rosso piuttosto bello. A dirla tutta mi pareva di averlo già visto in quanto aveva un non so che di famigliare…
“Posso avere un nome per quanto riguarda la vostra etichetta? Qualcuno da chiamare?”
Io scambiai uno sguardo ocn Simon che alzò le spalle rispondendo per me “Peter Wentz, è il direttore della Decay e proprietario”
“Non chè l’uomo che ci ha lanciati” terminai io mentre i Panic finivano le prove e Brendon si auto-applaudiva.
Incrocia gli occhi con quelli smeraldini dell’uomo che mise in tasca il blocchetto con un sorriso “E questo Pete Wentz lo posso contattare?”
Io lo guardai stupita “Ecco si… tramite gli uffici della Decay. Trova il numero sul sito penso…”
Lui annuii mentre May saliva sul palco sistemando il microfono e parlandoci dentro “Bayler e Weaks sono pregati di portare qui i loro sederini per le prove! Ripeto, abbiamo le prove!”
Mi alzai “Devo salutarla ora” dissi mentre lui guardava la mia cantante con uno strano sguardo.
Parve riscuotersi al suono della mia voce e con un ultimo sorriso e un ultima stretta di mano ci dileguammo per prendere gli strumenti “Che tipo strano” disse Simon prendendo la chitarra e portandosela a tracolla “mi fanno quasi paura queste persone…”
Annuii lentamente mentre collegavo il basso al radio jack e salivo sul palco per le prove.
Dovevo ancora capire chi fosse quel tipo ma qualcosa mi diceva che ne avrei sentito parlare ancora.

 

May pov

 

Ottobre 2006 (Passato)

 

Un orsetto verde… Un insulso orsetto verde con un basco in testa ed un trifoglio su petto mi fissava con occhi spenti appeso all’asta del microfono. Qualcuno ce lo aveva impiccato crudelemente con un nastro rosa fluo a cui era attaccato un bigliettino con il mio nome. Mi avvicinai e lo presi in mano osservandolo, mentre Simon attaccava con la prima canzone e mi si avvicinava curioso. Aprii il biglietto e riconobbi la scrittura di Brend, così scossi la testa e me lo infilai in tasca prima di prendere il microfono. Dei fan in prima fila guardarono straniti il pupazzo, allungando le mani come se credessero che lo regalassi a loro. Non lo avrei mai fatto, soprattutto non dopo aver letto quello che c’era scritto sul biglietto. Una frase a dir poco stupida, ma continuo lo stesso a conservarlo come se fosse il manoscritto con più valore al mondo.

“Quest’orsetto voleva concupirmi spacciandosi per la mia fatina irlandese, ma mi sono accorto della differenza in tempo: era troppo poco puccioso.”

Che idiota senza senso… Certo che per definire tenera me doveva essere proprio pazzo. Sciolsi il povero pupazzo e lo strinsi in mano tenendolo per un braccio, prima di afferrare il microfono e tirare un calcio all’asta così che il nastro volò fra la gente. Ci fu una piccola lotta per afferrarlo, ma io voltai le spalle alla platea ed andai verso il backstage porgendo la mano a Brend che subito saltellò fuori e mi si avvicinò fermandosi giusto a venti centimetri dalla sottoscritta mentre tutti esplodevano in un boato per la sua comparsa. Feci qualche passo indietro e lui mi seguì sorridendo, poi allungai l’orso verso di lui e lui guardò il pubblico con il dubbio dipinto sul volto prima di baciargli il naso in plastica.

Così per tutta risposta io tirai indietro il pupazzo e lo strinsi al petto con un braccio, mentre pestavo il piede a Bden come se fossi offesa. Lui alzò le braccia come per dire che non poteva farci nulla e poi mi afferrò il polso facendomi fare una giravolta… In tutta questa sceneggiata intanto stavo continuando a cantare credo decentemente, finchè mi ritrovai non so come affondata in Brendon che si prese l’orsetto e scappò dopo avermi baciato la fronte. Un emerito coglione…

Jill scosse la testa sorridendo prima di tirarmi un calcio e spingermi di nuovo al centro del palco alla mia solita posizione. Le feci una linguaccia e poi tornai a dedicare la mia attenzione al pubblico, che sembrava invasato a quel punto. Pensai che tirare Brend sul palco così spesso forse avrebbe sortito effetti straordinari.

Il concerto si concluse in fretta e non appena finii di cantare l’ultima parola, lanciai a terra il microfono ed alzai le braccia in modo esaltato. Ma non mi accorsi che Brend era arrivato dietro di me per prendermi sulle sue spalle.

-Sei fuori?!-

Urlai dallo spavento e lui mi tirò una pacca sullo stinco mentre ammiccava alle fan. Si fece passare il microfono da Phill e poi fece un passo avanti verso l’orlo del palco.

-Uhm… Dato che oggi la mia irish-girl è così felice per essere vicino alla propria patria ed è stra-attiva… Volevo festeggiare con voi il nono mesiversario di un grande avvenimento!-

-Oddio, Brend… non…-

Non feci in tempo a dire nulla perché lui fece un piccolo salto facendomi venire quasi da vomitare.

-Io e la mia May, prima di Jill e Ryan, per la prima volta abbiamo fatto…-

Per fortuna il microfono venne spento in tempo dal tecnico così nessuno sentì che avvenimento si stava festeggiando. Cioè la perdita della verginità… Lui sbraitò e lanciò il microfono a terra strippando del tutto ed avviandosi poi verso il backstage.

-Brendon mettimi giù o ti ammazzo!-

Gridai, mentre mi tenevo attaccata ai suoi capelli strappandogliene un paio. Lui mi mollò giù davanti a Spence che ci guardò preoccupato.

-Mi hanno spento il microfono! Ed io stavo dicendo al mondo che nove mesi fa ho perso la verginità!-

Si lamentò con il batterista che gli battè la mano sulla spalla per consolarlo. Io lo guardai malissimo e gli tirai una spinta, ma venni abbracciata a tradimento.

-Amore della mia vita, dobbiamo festeggiare questa ricorrenza passando tante di quelle ore a letto che poi…-

-Brendon, festeggiamo quasi tutti i giorni in quel modo!!-

Lo interruppi io e lui sfoderò gli occhioni da cane bastonato per farmi pena. Così gli baciai le labbra e lui se ne approfittò per far scivolare le mani sul mio fondoschiena. Lo spinsi indietro e mi allontanai velocemente.

-Devi andare sul palco!! Quindi fai il bravo e riscalda la voce…-

Dissi, pur sapendo che non aveva affatto bisogno di raccomandazioni da me. Lui mi cacciò fuori la lingua facendo poi una pernacchia ed io feci una smorfia assurda sotto lo sguardo sconvolto di Ryan che era appena arrivato.

-Questo sta diventando un asilo! Tra poco mi toccherà cambiarvi i pannolini e darvi la pappa dal biberon?-

Esclamò alzando le braccia scazzato, per poi andare a raggiungere Jill che stava scendendo dal palco. Io scossi la testa e decisi di allontanarmi per il corridoio che portava al camerino, dove intravidi un uomo avvolto in un cappotto marrone e con in testa un cappello da gangster. Lo guardai un attimo sospetta e lo vidi sorridere, ma venni raggiunta da Brendon che mi abbracciò i fianchi.

-Dimentichi questo, mio stupendo trifoglino irlandese…-

Fece penzolare l’orsetto verde davanti al mio viso e lo presi fra le mani, guardando i suoi piccoli occhietti in plastica.

-Gli ho già dato un nome! Clout…-

Lui mi guardò alzando un sopracciglio mentre aprivo il camerino e ci entravo.

-Pezza?-

-Prestigio…-

Lo corressi e scoppiò a ridere scuotendo la testa ed alzando le mani arrendevole.

-Mi pareva strano che gli dessi un nome così svilente…-

Appoggiai il pupazzo sul divano e poi mi voltai a baciare Brendon con un po’ più di spinta passionale rispetto a prima. Lui sembrò soddisfatto della cosa, ma dovette allontanarsi dato che si sentì chiamare da Zach. Lo salutai con un bacio sul naso e lui sparì verso il palco, lasciandomi da sola con Clout. Mi ci sedetti accanto e lo alzai, facendolo ballare mentre intonavo una filastrocca ma inventandone la melodia.

-Teddy Bear, Teddy Bear… Turn Around! Teddy Bear, Teddy Bear… Touch the ground!-

Poi mi fermai e mi ricordai di quando la cantavo da piccola al suono della chitarra di mio padre. È stata la prima canzoncina che ho inventato da sola, si puo’ dire… Osservai l’orsetto e presi il mio cellulare per entrare in internet, così gli scattai una foto e la postai. Sotto di lui c’era scritto in maiuscolo “Say hi! Clout Clover is now in DecayDance. Welcome to the family.”. Strano, no, che ora quel nome lo si possa benissimo vedere nei negozi di dischi e che quell’orso sia sulla copertina di un album…

 

 

 

Jill pov

 

Ottobre 2006 (Passato)

 

A concerto finito non volevo assolutamente tornare il albergo “Voglio vedere Londra” dissi ad alta voce nel pulmino mentre tutti si voltavano a guardarmi cotti.
Io non avevo per nulla sonno.
“Io passo” disse Phill mentre Dam lo appoggiava, portandosi il capellino sul viso “Stasera vado a letto subito dopo la doccia”
“Idem” disse John “Tanto abbiamo tutto domani per uscire… l’aereo lo prendiamo dopodomani sera no? C’è tanto tempo..”
“Ma io volevo uscire stasera…” dissi sottovoce guadagnandomi un’occhiata assonnata anche da Spence.
“Ti porto fuori io se vuoi” mi sussurrò nell’orecchio Ryan facendomi sorridere contenta.
“Veniamo anche noi!” disse Brendon abbracciando le spalle della rossa “Vero MayMoon?”
“Che stress sei Brendon” gli disse la rossa prima di acconsentire rassegnata.
“Ok capito” disse Simon ridacchiando “uscita di coppie… io resto in albergo con Gwen a guardare Queer as Folk!” aggiunse facendo mugugnare May che voleva rimanere con loro a vedersi la serie televisiva, stanca di essere sbattuta a destra e manca da Brendon.
Ma si dovette arrendere al venire con noi ancora.
Arrivati in albergo ci buttammo velocemente sotto la doccia insieme (per risparmiare tempo, logicamente) e poi ci trovammo con Brendon e May nella all diretti verso un posto in cui mangiare in primo luogo qualcosa visto che avevamo cenato alle se e mezzo e era quasi mezza notte.
“Buttiamoci malamente al Mc” disse May facendo annuire sia me che Ryan mentre Brendon incrociava le braccia contrariato.
Per una volta si dovette abbassare lui alle richieste dalla ragazza standosene anche bello zitto. Li iniziammo a spettegolare in modo piuttosto pesante riguardo tutti gli altri della Decay Dance “Gabe secondo me è scemo” disse Ryan guadagnandosi un’occhiataccia da parte della sotto scritta “Sta tanto a leccare il culo a te e a Pete… mah… fossi il lui darei il culo a Beckett per passare meglio il tempo…”
“Povero Gabby” disse Brendon lanciandogli una patatina fritta addosso “Lascialo stare”
“Ma chi lo tocca!”
Partì un silenzio strano prima che io decidessi di romperlo con qualcosa di inaspettato “Io non sopporto Bill…”
Gli altri tre mi guardarono scioccati come se fosse per loro inconcepibile che io potessi provare risentimento verso qualcuno. Ero buona si, ma non scema e sentivo chiaramente tutte le cattiverie che quello stronzo mi riversava addosso.
“In effetti non c’è tanto amore fra voi due” disse la rossa che sapevo essere la prima a cui il cantante dei TAI raccontava tutto il suo odio nei miei confronti.
“è un invidioso” disse sicuro Brendon annuendo “Del tuo fascino che ha stregato Saporta e anche di me…”
“Di te?”
“Si” disse pomposo lui “Parla male di me perché vorrebbe avere la mia voce e il mio incredibile fascino”
“SI Brendon proprio lui ha bisogno di fascino” gli disse ironica May.
Mi stava fortemente sulle palle il modo che aveva May di difendere sempre e comunque a spada tratta William in quanto lui era indifendibile. Era il solo elemento della Decay che portava scompiglio fra di noi parlando alle spalle di più o meno tutti.
“è solo un coglione frustrato” infierii io mentre Brendon annuiva vistosamente “Che non ha capito nulla della vita e privo di utilità pratica… deve ringraziare solo di avere una voce vagamente ascoltabile”
“Oh JillyKitty sei la mia eroina!!”
May si voltò infastidita portando via il vassoio ancora a metà e prendendo il cappotto “Io ho bisogno di andare a dormire, ci vediamo domani mattina” sbottò dirigendosi verso l’uscita.
Brendon mi strizzò l’occhiolino prima di prendere le patatine e uscire a sua volta.
“Che infantilismo” dissi a Ryan che stava addentando non curante il suo panino “dopotutto mica stavo parlando male di lei... lo sa anche lei che Beckett è un rifiuto della società…”
“Si sente infastidita perché chiamata in causa” disse pulendosi la bocca “un po’ perché loro due sono similissimi… un po’ perché io ho una teoria interessante…”
“Ovvero?” domandai non pensando affatto che May e Will fossero simili. Per nulla.
“Tu ti arrabbieresti se Brendon dicesse che io sono uno stronzo, sfigato e che ti usa solo per scopare perché non ho un briciolo di amore per nulla?” chiese mentre io, ovviamente annuivo “e ti incazzeresti perché pensi che non sia vero no?”
“Ovvio che si” continuai io cercando di capire dove voleva arrivare.
“Ecco, appunto. Uguale May per Will…”
Ridacchiai “Ma no, io ti amo per quello mi arrabbierei..”
“Appunto…”
Io rimasi un attimo spiazzata da quella rivelazione mentre lui continuava tranquillo a mangiare. Non capivo molto il suo totale disinteresse in tutto ciò che non lo riguardasse ma ciò gli dava un grande vantaggio: riusciva sempre ad analizzare a freddo le situazioni arrivando a conclusioni a cui nessun altro sarebbe mai arrivato…
“Ma quindi tu pensi che May… lei…”
“Assolutamente si” continuò lui psicanalizzandola “Solo che non se ne rende conto e scambia l’amore che ha per Will in affetto e l’affetto che ha per Bdon in amore…”
Ciò, se possibile mi fece rimanere anche peggio. Lui se ne accorse così si sbrigò a sistemare i vassoi prima di tornare da me “Ma queste sono solo teorie” disse sbrigativo cercando di rimediare al turbamento che aveva appena scatenato in me “adesso dimmi dove vuoi che ti porti? Vuoi vedere il London Bridge illuminato?”
Io lo guardai ancora perplessa prima di annuire e seguire il mio ragazzo sino alla fermata di una metro dove lui prese a studiare attentamente una cartina.
Ma io ero troppo intenta a pensare a ciò che Ryan mi aveva appena finito di spiegare per concentrarmi su di lui che prese la mano conducendomi sulla metro come se io fossi una bambina scema. Il fatto è che lui mi aveva aperto gli occhi con così tanta violenza che ora non riuscivo più a chiuderli. Tutto quello che stavamo costruendo stava andando a puttane perché? Perché c’era Will. In un modo di puro infantilismo desiderai che non fosse mai nato perché la sua sola presenza rovinava ogni forma di equilibrio.
Non avevo mai provato tanto odio per una persona come per lui.
“Smettila di menarti il cervello” mi disse Ryan mentre salivamo le scale per uscire dalla metro “pensa che qualsiasi cosa faccia Will non ti tocca minimamente. Cerca di essere superiore e non abbassarti al suo stesso livello per favore…”
Io sbuffai “Perché pensi che io non lo sia?” chiesi acidamente mentre uscivamo fuori. Mi zittì un attimo mentre mi appoggiavo alla ringhiera davanti a me, godendomi lo spettacolo del ponte illuminato dalla luci, sembrava risplendere come una stella nella notte.
Ryan si mise dietro di me, accostandosi alla ringhiera e appoggiando il petto alla mia schiena per sussurrarmi all’orecchio “Non sei come lui, o come May, o come me, Jilly… e non diventarlo mai…” e detto ciò si sollevò.
Non so quanto rimasi appoggiata a quella ringhiera stringendola con così tanta energia da farmi male, ma quando mi voltai Ryan era poco distante da me, a pochi passi, seduto su una panchina a guardarmi.
Io sorrisi appena andando a sedermi accanto a lui e posandogli un bacio sulle labbra “Dovresti guardare il ponte… chissà quando lo rivedrai… invece io ci sono sempre qui con te…”
Lui mi scostò i capelli dal viso per poter accarezzarmi la guancia prima di dire “Ma non posso guardarlo se davanti ci sei tu che per me sei molto più luminosa…”
Io sorrisi baciandolo di nuovo “Come fai a dire che sei come Beckett non lo so…” gli sussurrai sulle labbra prima di riappropriarmene ancora… poi ancora…
Si scostò da me abbassandogli occhi “Penso di essere anche peggio in realtà…” scossi il capo così lui mi prese il viso fra le mani, guardandomi negli occhi “Io lo so che ti farò del male Jilly….”
Io gli presi i polsi senza riuscire a scollarmi dal suo sguardo “Vuoi ferirmi, Ryro?”
“No, non voglio…”
“Allora sono certa che non lo farai…”mi appoggiai al suo petto stringendomi forte al suo corpo mentre lui rimaneva in silenzio, accarezzandomi i capelli.
Girammo per la città tutta la notte sempre tenendoci stretti in un abbraccio che aveva un che di disperazione….
Non volevo pensare che quello che mi aveva detto Ryan fosse una triste realtà ma solo una sua paura personale, così continuai imperterrita a stringergli la mano.

Eravamo sotto al Big Bang quando il sole si affacciò sulla città facendoci capire che era davvero tardi…
“O molto presto” mi corresse Ryan facendomi ridacchiare “Adesso possiamo andare in albergo e dormire fino al tramonto, pensa che bello…”
“In effetti non è male” dissi mentre ci incamminavamo a piedi, visto che la nostra meta era nelle vicinanze.
“e tu che mi rompi sempre le palle quando voglio fare il notturno” disse guadagnandosi una gomitata “Il sole è male!”
Mentre entravamo nella all Bdon ci venne incontro con i pantaloncini e la solita fascia in spugna in testa “JillyKitty ecco perché non mi hai aperto! Eravate ancora in giro! Che ne dici di fare un po’ di jogging?”
Io lo guardai alzando un sopracciglio ma fu Ryan a rispondere per me, prendendomi in braccio e avviandosi all’ascensore “scusa Urie ma la mia donna viene a letto con me. Buona notte”
Ridacchiai sul suo collo mentre le porte si chiudevano su un Bdon un po’ deluso. Mi sarei fatta perdonare con qualcosa come biscotti o un altro dolce, appena ritornati alla masion.
Mettermi a letto fu davvero meraviglioso, visto quando ero distrutta e farlo con accanto Ryan che mi passava le dita fra i capelli poteva essere etichettato solo come momento perfetto.
Così perfetto che no, non poteva rovinarsi per nessun motivo.
Ryan non mi avrebbe mai fatto del male, ne ero certa…

 

 

Continua…

 

Eccoci con un capitolo con Ryro pronto a filosofeggiare e psicanalizzare la gente… State pronti perché non sarà l’ultima volta! Il nostro Ross preferito è uno psicanalista nato! XD

Non si sa se le sue supposizioni siano vere o no… Ci vorrà del tempo per vedere se il nostro Oracolo Ross dice la verità! XD

 

Intanto Brendon continua a sparare cazzate, ma ormai ci siamo abituati!!!

 

See you soon.

 

xoxo

 

Jess & Miky

 

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Capitolo 29
*** Act 4. Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my certainties. ***


Expect the Unexpected

 

 

Expect the Unexpected

is Smarter than

Trust in Possible Things.

 

Fourth Act: To Know

 

Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my certainties.

 

 

 

May pov

Dicembre 2010 (Presente)

 

 

Il mercoledì mattina inizia sempre con il buon profumo delle frittelle cucinate da Brendon, dato che Pete viene sempre da noi a fare colazione… Stamattina l’odore arriva fino in stanza, ma il mio ragazzo mi sta ancora dormendo accanto. Mi muovo appena e lui si sveglia, arricciando il naso per sentire l’odore che c’è nell’aria.

-…devo essere in un sogno.-

Sussurra, prima di alzarsi a sedere e guardarsi attorno. Io lo imito, per poi infilare le pantofole e la felpa.

-Impossibile…-

Mi sento dire, mentre entrambi scendiamo le scale, un po’ come due bambini che la notte della Vigilia vanno a sgamare Babbo Natale che lascia loro i regali. E appunto rimaniamo con l’amaro in bocca e disillusi, trovando William che si destreggia davanti ai fornelli.

-Buongiorno… Vi ho svegliato?-

Domanda, mentre mette un’altra frittella in cima alla pila che ha cucinato. Una quantità industriale che sarebbe andata bene se ci fossimo trovati ancora in dormitorio…

-Più o meno… Ma… Che stai facendo?-

Mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi, ancora rossi per le lacrime che deve aver versato tutta la notte.

-Cucino la colazione!-

Brendon si lancia a strappargli la padella di mano e la sbatte nel lavandino, per poi spegnere la fiamma del gas ed appoggiare le mani sul ripiano. Lo sento sospirare pesantemente, mentre William lo guarda offeso con la bocca socchiusa. Posso capire che sta provando in questo momento… La speranza che fosse stato tutto un brutto sogno che è stata subito uccisa nel vedere che in cucina Pete non c’è. Gli appoggio una mano sulla spalla, prima di posare la fronte sulla sua schiena.

-Dai, siediti che preparo il caffè…-

Mormoro, prima di andare alla moka strascicando i passi. Brendon e William si siedono e rimangono in silenzio ad osservare le frittelle, come se ad entrambi facessero solo ribrezzo. Credo che dovremmo darle a Bogart… Io di certo non mi ingozzerò, me ne basterà mezza. Metto le tazze davanti ai ragazzi, prima di prendere posto anche io e sorseggiare il mio caffèlatte non guardando in faccia nessuno. Poi Brend sospira ed appoggia la tazzina sul tavolo con un po’ troppa violenza.

-Non ce la faccio… Non ha senso far colazione con delle frittelle oggi!-

Sbotta, alzandosi di colpo ed attirando gli sguardi su di sé. Will si porta le mani al viso e ricomincia a tremare, probabilmente pensando ad altro. Forse a Gabe, da solo in quella grande casa non troppo lontana da qui…

-Brend… William non ha fatto apposta non prendertela.-

-Non me la sto prendendo con lui… Dio, May! Ma ti rendi conto che stai sempre a proteggerlo?-

Allarga le braccia infastidito e poi si volta per salire le scale, lasciandomi a fissare il punto in cui era con gli occhi sgranati. Beckett si scopre la faccia e mi guarda stranito, prima di scuotere la testa.

-Non sta bene…-

-Lo so. Ma… Sta solo dicendo quello che pensa veramente senza trattenersi.-

Mi alzo e subito seguo il mio ragazzo, prima che decida di buttarsi dal balcone. Lo trovo nella stanzetta  che fissa la chitarra come se gli avesse fatto il torto peggiore del mondo. Poi vado ad abbracciarlo da dietro e lui sospira, voltandosi verso di me.

-MayMoon, la vita non ha più senso adesso.-

-Allora facciamola finita…-

Rispondo freddamente, alzando gli occhi ed incrociando i suoi lucidi di lacrime.

-Se non hai nulla per cui vivere è inutile stare al mondo, Brendon… Quindi perché non ti ammazzi? Sarebbe la prima volta in cui agiresti per egoismo.-

Lui resta a guardarmi e poi scuote la testa, sedendosi sul divanetto marrone e portandosi le mani alle tempie. Non sono mai stata la persona adatta a consolare Brendon, posso solo rispondere malamente e sperare che capisca da solo… Certo, in una coppia questo non è affatto positivo. Ma Brend, non sono affatto sicura che in una relazione come la nostra ci sarebbe ancora posto per tutta quella tenerezza e quell’apprensione che giuro di aver provato. Me ne ricordo benissimo…

 

 

May pov

Ottobre 2006 (Passato)

 

 

                     

È  solo un coglione che non ha capito nulla della vita e privo di utilità pratica… deve ringraziare solo di avere una voce vagamente ascoltabile”

Era sempre bello sapere che quella che una volta era un dei miei migliori amici aveva questa bella opinione di una persona che era praticamente la mia fotocopia al maschile. Probabilmente avrei dovuto semplicemente inchinarmi davanti a Jill e dirle che lei era la persona migliore al mondo, ringraziandola per aver avuto la compassione di prendere me come cantante dei Killer Peaches nonostante fosse solo per la mia voce vagamente ascoltabile. Se pensavo che nemmeno potevo competere con Beckett mi veniva voglia di spaccare il mondo intero e poi strapparmi le corde vocali. Tanto non è che servivano a molto, no?

Notare che poi della vita ce ne parlava Jilliahn Bayler, che era risaputo essere una donna con mille esperienza dolorose alle spalle. Ah sì, le è morto il gatto due anni fa. Ricordatelo May, questi sono problemi grossi! Quando ti muore il gatto impari tutto riguardo allo stare al mondo, eh? Sì, insomma, Beckett che aveva tirato avanti da solo aiutando sua madre e sua sorella perché era l’unico uomo di casa non capiva nulla. Nemmeno io capivo nulla, allora. Il mio gatto era ancora vivo e vegeto.

Non mi sarei comunque abbassata a discutere, quando sapevo di avere ragione io. Non era mia intenzione sentire una parola di più là dentro… Londra l’avrei vista il giorno dopo, per quanto fossi curiosa di visitarla subito.

-MayMoon… Non correre così sennò poi in hotel mi dici che sei stanca e dormi subito!-

Brendon mi afferrò la mano prima che scendessi da sola le scale della metro e così mi voltai a guardarlo in cagnesco. La sua preoccupazione era principalmente che non avremmo scopato… Fantastico. Grazie per la considerazione. Insomma avevo capito benissimo come stavano le cose: se non per andare a letto, non servivo proprio a nulla.

-Era mia intenzione dormire infatti.-

-Ma è il nono mesiversario di…-

Sfilai la mano dalla sua per portarmela sugli occhi e gli girai le spalle, muovendo gli occhi in modo convulso per il nervoso.

-Cazzo, Brend. Sei l’unico che si ricorda il giorno in cui ha perso la verginità e lo festeggia. Non ne hai vergogna? Non hai altro da ricordare? Cristo santo, io nemmeno mi ricordo chi mi ha portato a letto la prima volta!-

-Ma MayMoon… Per me è importante perché tu mi hai…-

-Ricorda questo come il giorno in cui invece vai in bianco.-

Lo interruppi e salii sul treno, seguita immediatamente da lui che mi osservava sbigottito. Ci aggrappammo al palo e ci scambiammo un lungo sguardo, ma non riuscivo proprio a farmi prendere sul serio da lui e metterlo in soggezione. Figuriamoci, era troppo ingenuo ed innamorato…

-Dai, non fare la stronza!- Ammiccò e mi accarezzò la guancia. –So che in verità anche tu vuoi stringerti a me tutta la notte.-

Annuii sorridendo malizoso e io invece rimasi con la mascella contratta dalla rabbia. Perché non riusciva a capire quando era il momento di smettere di fare lo scemo?

-No che non voglio stare tra le braccia di chi mi considera una nullità.-

Affermai gelida e forse un po’ troppo crudele, dato che lui sgranò gli occhi sconvolto.

-Non ti considero una nullità! Io?! Ma sei impazzita?-

Si portò le mani al petto rischiando di cadere per la frenata della metro, ma restando in piedi miracolosamente.

-Oh, non devi giustificarti… Vai tranquillo. So benissimo da sola di non essere come te e Jill… E forse dovrei scusarmi se non sono perfetta come voi. La mia mancanza di utilità pratica è davvero una cosa che potrebbe farvi vomitare. Perdonatemi.-

Detto questo uscii dalle porte della metro volendo sbrigarmi a raggiungere l’hotel. Lui mi raggiunse e cercò inutilmente di prendermi a braccetto, ma io gli restai a debita distanza. Sì, forse la stavo prendendo troppo sul personale… Ma alla fine avevano iniziato loro a non avere un po’ di tatto per i miei sentimenti, sapendo che Will era il mio migliore amico e che lo era appunto perché eravamo simili. Io mica mi mettevo ad insultare gratuitamente la gente a cui loro erano affezionati. Anche perché non avevo nulla contro Gabe o Pete… Insomma, a modo mio volevo bene anche a loro nonostante non fossi poi ricambiata. Perlomeno da Gabe, dato che Pete alla fine a me sembrava tenerci… Un po’ come teneva a tutti. Forse non ero degna di stima, chissà. Se tutti pensavano di me le stesse cose che Jill pensava di Beckett ci credo che non mi ero fatta troppi amici se non Will e Ryan.

Aprii la porta della mia stanza senza aver ancora detto una parola, nemmeno in ascensore quando Brend cercava di tirarmi fuori qualcosa con espressioni da cane bastonato. Ovviamente scappai dritta in bagno per chiudermici dentro a chiave, lasciandolo da solo di là.

-May… Quando hai finito poi vengo a lavare i denti!-

Avrebbe dovuto lavarli la mattina seguente, dato che era mia intenzioni non uscire finchè non mi fossi sbollita. Mi guardai allo specchio e presi le salviettine struccanti per levarmi il fondotinta e l’ombretto, restando poi a fissare il mio riflesso. Sbuffai sconsolata e scivolai a sedermi per terra, rovistando nella borsa per trovare il mio I-phone. Sotto la foto dell’orso c’erano ormai un centinaio di commenti su quanto fosse carino e poi notai il messaggio privato di William e quello di Sisky che subito andai a leggere. Quest’ultimo mi diceva che voleva che gli portassi a casa il modellino di un autobus e ridacchiai appena rispondendo che gliel’avrei comprato. Poi lessi quello che mi aveva scritto Will e mi arrabbiai ancora di più con il mondo fuori da quel bagno.

Inbox: billbeckett “ ‘Trifoglio di prestigio’ uh? ;) Molto modesta la signorina. Btw sappi che ho la canzone che farà boom. No spoiler :P Ps c’è una mosca lì?”

Lo rilessi un paio di volte e mi chiesi da dove avesse tirato fuori la storia della mosca. Scossi la testa ed appoggiai la fronte alle ginocchia, chiedendomi perché nessuno in verità riuscisse a capire William e lo prendessero in antipatia. Poi mi decisi a rispondegli, mentre ascoltavo Brendon che canticchiava una canzone dei Killer Peaches.

Send billbeckett a direct message “Pretendo spoiler. Ne ho il diritto. >_< Quando non dormi fatti sentire, I need U. Londra è bella ma triste. I miss LA. :( ”

Rilessi un attimo prima di spedire e guardare la porta sentendo che Brend si era deciso a zittirsi. Probabilmente si era accorto che se cantava svegliava mezzo hotel, dato l’ora. Il cellulare non tardò a vibrare e subito risposi sentendo Beckett ed un casino esagerato dall’altra parte. Là dovevano essere le otto e mezza di sera… Indi per cui mancava un’ora al concerto di quella sera.

-Londa è triste? Ci sono stato… Ma sai che non è così male? Devi solo trovare dove sbattere la testa per andare a divertirti… Di certo è meglio che qui. Dico, non parlo con Gabe da due giorni..-

Mi disse tutto ad un fiato, prima di aggiungere un “ciao May” alla fine.

-E come mai non gli parli? …Ciao Will.-

Sentii Brendon arrivare alla porta e bussare preoccupato.

-Parli con me, mia regina delle fatine?-

-No. Sono al telefono…-

Lui si zittii e si allontanò, così fissai la porta un po’ in preda ai sensi di colpa. Mi dispiaceva trattare così Bden per colpa di un’affermazione di Jill.

-Oh, guarda, lasciamo perdere il perchè. È un coglione che parla troppo e basta… Tu come mai sei giù di morale? L’orsetto ti ha trattato male?-

-No, è l’unico bravo con me qui… Mi dispiace per Gabe. …piuttosto, Beck… Volevo chiederti una cosa.-

Mormorai, fissandomi nervosa lo smalto giallo che Gwen mi aveva spalmato sulle unghie il giorno prima. Lui restò ad aspettare che parlassi per qualche istante prima di tossicchiare impaziente.

-Ho un live tra un po’… Devo portare il cellulare sul palco con me aspettando che tu mi faccia la domanda?-

Sorrisi sentendo che in tutta quell’indisposizione in verità era preoccupato per quello che avrei potuto chiedergli. Non riuscii ovviamente a domandargli se venivo considerata una nullità dai suoi amici, così come i miei lo pensavano di lui.

-…com’è la canzone?-

-Ho detto niente anticipazioni, McLean… Non mi convincerai.-

Io sospirai e mi raggomitolai su me stessa, sentendo una lacrima scivolare lungo la guancia. Oh… Piangevo perché ero triste per una volta e la cosa mi stupì abbastanza. Di solito lo facevo per l’ansia...

-William… Per favore. Provami che non siamo nullità…-

Lui rimase in silenzio un attimo e poi lo sentii prendere fiato.

-May, è davvero uno scazzo sentirti piangere al cellulare e non poter far nulla. Ma non siamo di certo nullità… che stupidaggine.-

Disse un po’ stizzito, prima di rilassarsi ed iniziare a cantare. Mi chiedo ancora oggi per chi siano state scritte quelle parole perché erano piene di una strana malinconia, certo, senza contare le metafore insensate.

-I’m not gentleman, I can be a prick… And I do regrets more than I admit…-

Canticchiò prima di bloccarsi e io tirai su col naso, asciugandomi gli occhi.

-Beck, continua… è bellissima…-

-Vorrei vederti sorridere per le mie parole. Non sentirti piangere. Quando torni, May?-

Mi domandò abbastanza triste, mentre io scuotevo la testa.

-Presto… Tornerò presto.-

Lo sentii sospirare pesantemente, mentre la voce di Sisky faceva da sottofondo dicendo di ricordarmi del regalo. Sorrisi appena immaginando la faccia completamente infastidita di William che gli rispondeva di comprarselo sul ebay.

-Devo andare adesso. Tu non fare la cogliona e non abbatterti. Ricorda che ci saranno i VMA ed è un bel momento per farti pubblicità vicino a Urie. Fatti fare tante foto, mi raccomando.-

E detto questo, riattaccò senza che potessi salutarlo o chiedergli cosa non andava con Saporta. Così decisi di alzarmi ed andare da Brendon, trovandolo a letto che mi aspettava sveglio. Lo raggiunsi e senza dire troppo lo abbracciai, affondando il viso nel suo collo e respirando il suo profumo. Lui mi baciò i capelli e sospirò rassicurato.

-Mi dispiace…-

-Tranquilla MayMoon.-

Mi rispose, facendo scivolare la mano sulla mia schiena. Restammo così e alla fine ci addormentammo… Avevo ancora in mente la melodia di Beckett, non gli avevo nemmeno chiesto il titolo della canzone.

Però mi era rimasta in mente quella frase, come se fosse l’azzardata risposta alle affermazioni di Jill. As bright as you wanted me to be…

 

La sera dopo scoprii il perchè Bill fosse così triste al telefono e non parlasse con Gabe. Me lo spiegò Ryan mentre ce ne stavamo da soli nella hall ad aspettare che i nostri corrispettivi ragazzi scendessero.

-William mi ha chiamato oggi…-

Mi disse con tono piatto, osservando attentamente il vaso di fiori davanti a noi.

-Ah sì? Anche io l’ho sentito ieri sera…-

Si voltò a guardarmi alzando un sopracciglio come se gli avessi appena detto una cosa talmente ovvia che potevo evitarla.

-Ti ha detto nulla sul fatto che Gabe gli ha raccontato di essere profondamente attratto dalla mia ragazza?-

-No. Ora capisco perché era un po’ giù.-

Lui fece un verso contrariato, piegandosi in avanti ed appoggiando i gomiti alle gambe sottili.

-Ho parlato con Gabe oggi… è meglio che capisca di tenersi lontano da Jill.-

Lo guardai sospettosa, capendo che la sua gelosia non gli permetteva di fidarsi degli altri. Eppure conoscendo Saporta non avrebbe mai portato via la bionda a Ryan, perché non era così egoista e prepotente. Figuriamoci…

-Spero solo che tu non gli abbia detto che non devono nemmeno essere amici. Quello sarebbe troppo… Anche se secondo me è sbagliato pure telefonare a Gabe per dirgli queste cose. Ognuno è libero di innamorarsi di chi vuole.-

Sbottai un po’ infastidita dal comportamento di Ross, dato che non mi piaceva affatto che si limitassero le libertà del proprio partner.

-Anche Beck ha sbagliato spifferando tutto…- Aggiunsi sbuffando. –Dico, okay che in amore tutto è lecito… Ma Gabe non lo prenderà mai in simpatia se continua ad essere così subdolo.-

-William ha fatto bene. Questa si chiama lealtà tra amici.-

Annuii lui, ritirando fuori la storia della lealtà che tanto aveva propinato a Brend. Più che lealtà però qui mi sembrava una specie di complotto strano, a William non importava nulla di Jill e Ryan, voleva solo che Gabe smettesse di pensare alla bassista. E Ryan come un cretino se la prendeva anche…

Evitai di rispondere a Ryan, anche perché Brend e Jilliahn si degnarono ad apparire nella hall. Mi limitai solo a scrivere un messaggio a Beckett dicendogli che Ross aveva parlato con Saporta, almeno si poteva rallegrare di essere riuscito nel suo infido piano. Sì, di certo stava festeggiando…

 

 

Continua…

 

…ecco qui anche la seconda parte.

 

 

Vi auguriamo Buon Natale e buone vacanze!!

Al prossimo capitolo!

 

 

xoxo

 

Jess & Miky

 

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