Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo: Life is sweet like a peach jam sandwich. *** Capitolo 2: *** Act 1. Chapter one, part one : When Peaches fall from trees, to the City of Angels *** Capitolo 3: *** Act 1. Chapter one, part two : When Peaches fall from trees, to the City of Angels *** Capitolo 4: *** Act 1. Chapter two: The Arrive of the Prince and the Mussel *** Capitolo 5: *** Act 1. Chapter three, part one: Virgin Love Makes Bad Attitude *** Capitolo 6: *** Act 1. Chapter three, part two: Virgin Love Makes Bad Attitude *** Capitolo 7: *** Act 1. Chapter four: Nevermind What You Wanna Dream *** Capitolo 8: *** Act 2. Chapter five, part one : Funfair, Funlies and pretty fright. *** Capitolo 9: *** Act 2 Chapter five, part two: Funfair, Funlies and pretty fright. *** Capitolo 10: *** Act 2. Chapter Six: If you’re scared of Love, it will never show itself to you. *** Capitolo 11: *** Act 2. Chapter seven part one : Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash *** Capitolo 12: *** Act 2. Chapter Seven, Part Two: Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash *** Capitolo 13: *** Act 2. Chapter Eight: G.A.B.E. is on, bitches! *** Capitolo 14: *** Act 2.Chapter Nine : What I did for a glass of Milk. *** Capitolo 15: *** Act 2. Chapter Ten: Virginity Killed itself on a Nightmare -Months after Christmas- *** Capitolo 16: *** Act 2. Chapter Eleven: Sometimes a broken Brain leads to Broken Bones *** Capitolo 17: *** Act 2. Chapter Twelve, part one: We could live like Jack and Sally if you care *** Capitolo 18: *** Chapter Twelve part two : We could live like Jack and Sally, If you care it. *** Capitolo 19: *** Act 2. Chapter Thirteen: Peaches in Panic! The Tour is Starting. *** Capitolo 20: *** Act 3. Chapter Fourteen: Love is not like anything, except a tour of your heart that someday might end *** Capitolo 21: *** Act 3. Chapter Fifteen, part one: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. *** Capitolo 22: *** Act 3. Chapter Fifteen, part two: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. *** Capitolo 23: *** Act 3. Chapter Sixteen, part one: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. *** Capitolo 24: *** Act 3. Chapter Sixteen, part two: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. *** Capitolo 25: *** Act 3. Special Chapter: Pretty sure that you’re probably kidding me. *** Capitolo 26: *** Act 4. Chapter Seventeen, part one: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. *** Capitolo 27: *** Act 4. Chapter Seventeen, part two: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. *** Capitolo 28: *** . Act 4. Chapter Eighteen, part one: London Bridge is falling down with my certainties. *** Capitolo 29: *** Act 4. Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my certainties. ***
Capitolo 1 *** Prologo: Life is sweet like a peach jam sandwich. ***
bananissima
Premessa:
Questa
è una ff a quattro mani ‘terminata’
(mancano gli ultimi capitoli) di circa 66
capitoli.
Sevi state chiedendo il motivo per cui lo
sottolineiamo è solo per enfatizzare il fatto che intendiamo aggiornare costantementeun paio di volte la settimana ( sempre di
Lunedì e di Giovedì, in via del tutto eccezionale in questa prima settimana, in
cui postiamo oggi e Sabato.).
La
storia si snoda su due diversi piani temporali: passato e presente. Abbiamo
segnalato nel prologo le parti in corsivo, rappresentative del presente, ma
intendiamo fornire sempre delle pseudo date approssimative, capiamo che non
sarebbe facile seguirci se no xD tanti salti)
I
personaggi sono prevalentemente: I
Panic at the Disco (che entrano nella narrazione a partire dal terzo capitolo,
diventando in assoluto i protagonisti insieme alla nostra band inventata) e in
particolare si parla di Ryan Ross e Brendon Urie, Gabe Saporta (che arriverà
nel capitolo otto) , William Beckett
(Gabilliam inclusa), Pete Wentz (Da
subito) e Patrick Stump. Sono incluse
tutte le band della DecayDance in quanto questa FF è un escursus di tutta la
storia dei Panic at the Disco e della stessa casa discografica dal 2006 ad
oggi (date dei tour esatte comprese, si, siamo pazze e non abbiamo un c***o da
fare xD). Abbiamo effettuato riadattamenti in alcuni casi, come notizie poco
chiare.
Detto
questo spero apprezziate la band che abbiamo partorito sulla base di una band
realmente esistente (di Jess per la precisione), che tra l’altro ringraziamo
per averci passato il copiright sulle loro cazzate. Abbiamo cercato di essere
realistiche.
Per
agevolarvi la lettura delle due protagoniste del racconto, ecco un paio di
foto:
Lo
shock mi paralizza.
È un incubo, non può essere vero… cioè…
-Jilliahn - Un singhiozzo le rompe la voce mentre mi chiama –Ora devo chiamare
i suoi genitori… come posso dirgli per telefono che loro figlio è morto??
Come??-
Non posso crederci “Io…. Io…”
Nonriesco a formulare una frase di senso
compiuto.
Non
posso darle conforto in alcun modo.
-Potresti avvisare tu gli altri? Io non ce la faccio è troppo per me…-
“Stai con vostro figlio… avviso io gli altri, dirò a Gabe di spargere la voce…”
riesco finalmente a mormorare, riscuotendomi.
-Grazie Jill…- un altro singhiozzo più forte, mi sembra quasi di vederla
raggomitolata su se stessa sul divano, in preda al dolore più forte di tutti.
Aver perso la persona amata.
“Mi dispiace di non poter essere lì ora e…” La chiamata cade. Così come il mio
cuore sprofonda nel mio petto lasciando un vuoto nel punto in cui si trovava
prima.
Ma devo agire, devo chiamare Gabe… devo fare qualcosa…
Perché se mi fermo a pensare allora no,non riuscirò più a reagire.
Ma dove cazzo è il mio cellulare?? Era qui prima, dove l’ho messo? Cercarlo ma
non trovarlo mi fa arrabbiare moltissimo, così mi lascio cadere a sedere sul
divano, chinandomi un po’ in avanti e commettendo così un errore madornale.
Mi fermo, penso.
E qualcosa si rompe dentro di me.
Dicono che il dolore ha tre fasi distinte… il rifiuto, la crisi e poi
l’accettazione… io sono nel pieno della prima perché no, dai, non può essere
vero… deve esserci stato un errore… non può essere davvero morto… è assurdo…
Sento una chiave girare nella toppa della porta d’ingresso e riesco a mala pena
a realizzare che è mio marito che è tornato prima. Sono decisamente spiazzata,
così tanto che non sto capendo nemmeno dove sono con precisione….
Lui entra in sala appoggiando la valigia nell’ingresso e rimane sorpreso nel
vedermi così, sul divano con le mani tra i capelli con nemmeno la forza
sufficiente per alzare la testa e fargli un sorriso. Da quanto non lo vedo?
Cinque giorni?
Avvolte
mi sembrano troppi…. Avvolte troppo pochi.
“Jill…”
si siede cauto accanto a me “Cosa succede? Non ti senti bene? Kylian è ancora
da mia sorella?”
Io alzo il capo di scatto esclamando un debole ‘damn’ contro me stessa. Mi sono
dimenticata di mio figlio, non lo sono andata a prendere. Che razza di pessima
madre sono?
“Io… io mi sono dimenticata e poi…” Sposto il mio sguardo dentro ai suoi occhi
nocciola colmi di preoccupazione. Chissà cosa ha pensato trovandomi in questo
stato pietoso… Mi passa un braccio attorno alle spalle, mentre appoggia
delicatamente la sua fronte alla mia e avvolta da questo calore amato arrivo
alla seconda fase in un batter d’occhi.
La crisi.
Scoppio in un pianto disperato, buttandogli le braccia al collo mentre lui mi
stringe forse a se “Ma cosa è successo?” mi domanda agitato mentre io mi porto
una mano alla bocca per cercare di frenare almeno un po’ i singhiozzi, o non
sarò in grado di rispondergli.
Mi stacco appena da lui, che mi prende la mani fra le sue guardandomi
implorante di parlargli ma io non so davvero cosa dire, tutto è così confuso…
tutto è così… così distante come se non fossi io a viverlo.
“Lui è… morto…” Non ci riesco, davvero non ce la faccio a parlare…
Guardo mio marito sbiancare e perdere un attimo la lucidità iniziando a
balbettare qualcosa riguardo a nostro figlio ma io scuoto violentamente il
capo.
“No! Kylian sta bene non è lui che è morto…” dico respirando affannosamente, al
meglio visti i singhiozzi che mi scuotono così violentemente ma farmi male al
petto.
Lo guardo rilassarsi un attimo prima di stringermi di nuovo in un abbraccio caldo
che però fatica a calmarmi “Respira… e poi raccontami tutto…”
Non so nemmeno da che parte iniziare… posso solo stringere convulsamente la tua
camicia versare tutte la lacrime fino a rischiare la disidratazione… Fa così
male che sembra che sia io a dover morire…
E voglio riavvolgere il nastro di questo film malinconico chiamato vita.
Voglio tornare all’inizio, quando ero solo una ragazza di montagna come molte
altre…
Gennaio 2006 (Passato)
Evansville,
Wyoming, non è mai stata una meta turisticamente ambita, ne tanto meno
conosciuta al resto d’America, figurarsi al mondo intero.
Noi vivevamo nella parte dello stato caratterizzata dalle belle montagne verdi
che si vedono nei Segreti di Brokeback Montain. Bella roba nei film che però si
rivela uno schifo nella vita reale in quanto le notizie e i film al cinema
arrivavano con notevole ritardo da noi…
Avevo da poco iniziato l’ultimo anno di scuola superiore quando decisi di dare
una svolta alla mia vita e quella dei ragazzi che componevano la mia band. Quattro
per la precisione, eravamo due ragazze e tre ragazzi.
Tornando un attimo a quello schifo di location, io sono cresciuta all’interno
di una famiglia abbastanza sana, ne troppo permissiva ne troppo l’estremo…
figlia più piccola, ero anche fin troppo viziata e coccolata.
Se questa fosse una biografia dovrei iniziare col dire che sono nata il 22
gennaio 1989 in una fredda notte d’inverno… ma questa non è propriamente una
biografia… a dire il vero non so che cazzo sia… non è nemmeno una cosa patetica
alla ‘caro diario…’, potrebbero tranquillamente essere le mie memorie… o
ricordare il passato per non pensare a quanto faccia male il presente… a questo
ci arriverò poi!
Mi piace pensare che a soli diciassette anni non capivo davvero un cazzo perché
stavo male per il ragazzo che mi piaceva e che non mi guardava nemmeno in
faccia, perché a scuola andavo male e perché la mia band aveva davvero talento
ma nessuno si degnava di darci una possibilità…
“Hai mandato la demo a Pete Wentz?”
Alzai gli occhi dal mio frappè scontrandoli con quelli di Simon, il mio
migliore amico e il mio chitarrista. Feci spallucce “Tanto non ci calcola
nemmeno uno così… figurati se si può interessare a una band sfigata come i
Killer Peaches”
Gwen, altra mia migliore amica e ultima componente del meraviglioso trio, mi
diede una pacca in testa “Perché parti negativa?” chiese mentre i capelli mossi
le andavano davanti al viso.
“Al massimo ci snobba” concluse Simon con un’alzatina di spalle.
Quella sera stessa mandai un paio di mp3 e un paio di video delle nostre
performance alla casella postale del bassista dei FOB presso la sua casa
discografica lasciandogli la mia email e sapevo che si, era una mossa a vuoto.
Aveva di certo band migliori a cui badare che un branco di ragazzini, in gran parte
minorenni.
La maggior parte della mia vita in quel periodo ruotava attorno alla saletta
prove, una stanza di otto metri quadrati polverosa sistemata sotto all’ossario
di una chiesa. Era nostra 24 ore al giorno eccetto quando doveva essere
recitata la messa o altri riti. Ci cacciarono più di una volta per aver
interrotto un funerale, a dire il vero….
Li mangiavo, avvolte ci dormivo, incidevo, scrivevo i pezzi… e suonavamo.
E
non avevamo nemmeno il riscaldamento in inverno….
Sapete
quanta neve cade in Wyoming? Un sacco.
Come dicevo poco fa, eravamo una band abbastanza numerosa, ben cinque persone.
Simon era un po’ il mio punto di riferimento visto che avevamo iniziato a
suonare assieme e era l’unico componente della prima formazione ad essere
sopravvissuto alla diaspora.
I capelli biondi, gli occhi azzurri… potevamo essere fratelli a dire il vero.
Era il dio indiscusso della chitarra nonostante avesse sedici anni era davvero
eccezionale…
Phill era la persona più pallosa mai vista, in quanto la sua etica morale era
anche troppo pesante. Ma viveva con il paraocchi, giudicando a manetta tutto e
tutti senza dare la possibilità di replica a nessuno e intestardendosi come un
mulo. Ma era un buon chitarrista, e un amico fidato. Di solito lui era già in
saletta da un po’ al mio arrivo, essendo di solito puntuale e io no. Nessuno di
noi era puntuale eccetto lui, per farla breve.
Io e Simon arrivavamo sistemando gli strumenti e spalmandoci sulle due
poltroncine rosse della saletta aspettando il nostro batterista, Dam, che
entrava con un viso cupo e un paio di bestemmie sulle labbra sottili, di solito
deformate da qualche smorfia infastidita. Dam era particolare, era
l’uomo-sopprammobile. Parlava pochissimo, il giusto, e tendeva a guardare male
tutti… ma non perché non ci volesse bene ma perché era un ragazzo abbastanza di
ghiaccio, dopotutto proveniva dalla fredda russia, ma con in mano due bacchette
poteva fare miracoli… lui aveva quindici anni allora ma sembrava quasi più
grande di Phill, il maggiore di noi che di anni ne aveva ben diciannove.
Arrivati noi quattro non dovevamo far altro che attendere la grande diva della
situazione, la nostra cantante May. Di solito arrivava trafelata scusandosi per
i 98 minuti di ritardo dovuti a un qualche cataclisma naturale a cui noi
ovviamente non credevamo. Potevamo almeno accendere gli ampli nel frattempo ma
no, eravamo forse troppo pigri per alzarci. Era più divertente bere la birra e
prendersela con lei facendole un po’ pesare i ritardi.
Ma non molto infondo, una cosa giusta.
Eravamo una band molto affiatata, tanto da passare più tempo possibile in
saletta a provare tutti insieme prima di ritirarci a casa nostra, dove io e
Simon lavoravamo tutta la notte prima di andare a scuola per buttare giù
qualche testo o lavorare su una nuova melodia…
Ricordo bene il periodo in cui tutto cambiò.
Il 2006 era iniziato da una manciata di giorni e come regalo di compleanno
volevo solo una risposta da Wentz che però, come avevo immaginato, non era
arrivata e visto che erano passati ormai quindici giorni da quando gli avevo
mandato il mio SOS via email avevo capito che potevo metterci una pietra sopra.
Era un venerdì sera normale, con un’esibizione normale al solito bar cittadino.
Il palco di cinque metri quadrati non poteva di certo contenere l’esuberanza di
Simon che finì per capitolare per terra due volte.
“Sei incredibile” Phill mise la chitarra nella custodia rigida mentre May e Dam
andavano a passo veloce verso il bancone per bersi qualcosa. Loro non dovevano
smontare dopotutto… non avevamo nemmeno un camerino. Simon si tolse la
maglietta rivelando un bel livido violaceo sul fianco e facendo sospirare un
paio di ragazzine ai piedi del palco.
Oh si, avevamo le fan tredicenni del paese…
Il mio collega biondo sistemò, anzi gettò, la Les Paul nella custodia e la
abbandonò al tavolo dirigendosi poi al bancone, abbracciando May e cercando di
scroccarle una bevuta come faceva ogni volta. E lei puntualmente ci cascava.
Appoggiai il basso accanto a quella chitarra che ne aveva viste di tutti i
colori e poi mi lasciai cadere sulla panca appoggiando la testa al muro. Phill
si mise al mio fianco grattandosi un occhi e sbavandosi così la matita nera “è
andata bene anche stasera…”
Gwen prese posto di fronte a me con uno sbadiglio mentre io ribattevo “Va
sembra bene, cazzo… ma non ci muoviamo di qui. Ci moriremo in questo buco di
merda…”
“Lo penso anche io”
“Oddio non voglio sentire questi discorsi” Simon mi mise una birra davanti
mentre May faceva la stessa cosa con Phill “Cazzo ragazzi siamo giovani ne
abbiamo di tempo per farci vedere… e poi io credo in Dio Pete!”
Alzammo tutti gli occhi al cielo.
“Si certo” dissi io sbuffando senza però nascondere una certa amarezza “se
aspettiamo Pete Wentz allora si che possiamo arrenderci…”
Simon scosse il capo sbuffando, aggrappato con le unghie e con i denti a quella
speranza davvero lieve.
Uscimmo dal locale alla chiusura e ci separammo. Dam era tornato a casa da un
po’ e anche Phill si sentiva stanco così ci abbandonò.
“Allora anche noi andiamo” disse May prendendo le chiavi dalla tasca dei jeans
prima di abbracciarmi “ti porto a casa” disse poi a Gwen mentre io e Simon ci
avviavamo alla mia vecchia auto salutandole con un sorriso.
Come al solito non tornammo subito a casa, ci stringemmo nel cappotto mentre il
vento invernale ci faceva lacrimare gli occhi e ci mettemmo a sedere sul cofano
dell’auto con una sigaretta fra le labbra e la schiena appoggiata al vetro,
guardando le stelle “Prima o poi anche noi voleremo lassù” mi disse il mio
amico indicando un punto imprecisato del cielo e facendomi sorridere appena
“saremo così luminosi che tutte le altre stelle spariranno…”
“Che bello sognare…”
“Sarà ancora più bello realizzarlo”
Voltò il viso verso il mio sorridendo e io non riuscì a non ricambiarlo “Ci
credi davvero così tanto?”
“Ovvio che si… saremo così famosi da non poter più uscire di casa senza essere
circondati da paparazzi” disse concitato bracciandosi.
“Si certo” risposi io scettica alzandomi “Ora per piacere andiamo a letto che
mi si stanno gelando le chiappe!”
Non che io non credessi nella band, assolutamente, sentivo un’energia così
forte quando stavamo su un palco e che ci univa con così tanta potenza da darmi
alla testa. Avevo solo paura di rimanerci male, di subire una batosta dalla
vita così grande da perdere le speranze e non riuscire più a scrivere nemmeno
una riga o a riprendere in mano il basso.
Il tutto parve risolversi un nevoso pomeriggio, per la precisione il 10 gennaio
2006.
Data storica.
Eravamo nella nostra salettina ad aspettare May e Simon mentre Dam mi mostrava
dei video demenziali su youtube, come facevamo tutte le volte. Il chitarrista
arrivò sedendosi accanto a Phill vicino all’unica stufetta elettrica che
emettesse un po’ di calore.
“Si assidera qui dentro cazzo!” disse sfregandosi le mani e soffiandoci dentro.
“Spostati” dissi a Dam costringendolo ad alzarsi “controllo la mia email,devo
vedere se hanno spedito quella felpa che ho comprato su ebay”
Phill sbuffò prendendo la chitarra “ma non potevi farlo a casa?” chiese seccato
mentre May arrivava con il fiatone come sempre.
“Non ho più la connessione” spiegai mentre accedevo alla mia email “è crollato
il traliccio con la nevicata di lunedì scorso…”
“Che posto di merda” Dam, con la solita finezza prese posto alla batteria
avvitando meglio il charlie.
Io
guardai velocemente le email cercando tra le mille notifiche di myspace quello
che cercavo ma nulla… solo due o tre email di alcuni amici, una da un indirizzo
di posta sconosciuto… un tale PeterPony@decaydance.com....
Rimasi in silenzio tombale per alcuni istanti mentre rileggevo quel indirizzo
suddividendolo pezzo per pezzo. Peter. Pony. Decaydance.
Con la mano tremante mossi il mouse fino ad aprirla, ma senza trovare il
coraggio di leggerla, almeno in un primo momento. Le gambe tremavano più della
mano ma ehy, era sicuramente una email in cui ci diceva che aveva preso visione
del materiale ma che no, non facevamo al suo caso… doveva essere così… non
poteva essere altrimenti…
Sapevo che Phill mi stava ordinando di spegnere il pc e prendere il basso ma
non lo cagavo pari. Era un momento di pathos, non potevo ascoltare lui.
Presi un respiro e iniziai a leggere…
Carissima e dolcissima Jilliahn…
Sei la bionda vero? Potere ai bassisti!
Venendo a noi ti chiedo scusa per non averti risposto prima ma stavo
verniciando casa e non avevo tempo :P Ho ascoltato attentamente le vostre demo
e lasciami solo dire che le trovo strepitose! Tra un paio di giorni passo per
il Wyoming così mi fate sentire qualcosa live ok? Ora torno da Patrick, siamo in
sala di registrazione, prima che abbia un altro attacco di crisi di nervi e
perda altri capelli! Allora ci vediamo tra un paio di giorni! Ti lascio il mio
cellulare per poterci sentire meglio quando arriverò li!
Make some noise for me!
Pete.
Mi alzai di scatto dando una ponderosa testata a Phill che si era chinato su di
me per poter leggere cosa avesse attirato la mia attenzione in quel mondo e
urlai come una pazza sclerotica in preda a una crisi di panico.
Pete Wentz sarebbe venuto da noi… lì, nel Wyominh, a Evansville…
Simon corse a leggere a sua volta mentre io giravo per la stanza con le mani
nei capelli riuscendo solo a dire ‘Oh My God!’
“Merda!” urlò concitato dando una gomitata al povero Phill che si teneva una
mano al naso sanguinante imprecando “Oh merda non ci posso credere! Pete
Wentz!”
Da lì fu il delirio più assoluto. Sembravamo un branco di scimmie in una
gabbia, urlatrici per lo più.
Persino Dam prese vita.
May mi prese per mano e prendemmo entrambe a saltellare gridando mentre Phill,
che si era ripreso subito dal male fisico rideva abbracciando Dam che gli
guardava il sangue sulla maglietta con fare schifato.
“Ragazzi calma…” Simon ci riportò alla realtà e il suo sguardo preoccupato mi
mise ansia. Ma che diavolo… “L’ha mandata due giorni fa questa email…” disse
guardandomi con gli occhi sgranati.
Io non ci arrivai subito, poi però un bestemmione al pari di quelli di Dam e
dissi “Cazzo è già qua!”
“Chiamalo” disse Simon prendendo il mio telefonino e scrivendo rapidamente il
numero.
“Qui non c’è campo” replicai io infilandomi il cappello di lana nero sui
capelli biondi “è meglio se vado fuori dal bar!” non feci nemmeno in tempo a
finire la frase che ero già fuori dalla porta.
La neve cadeva sottile e lenta e non era una bella cosa. Se il tempo fosse
peggiorato? E se non avendo ricevuto una risposta non fosse nemmeno partito?
Mi feci prendere dallo sconforto ma poi fui raggiunta dagli altri e mi feci
coraggio, facendo partire la chiamata.
La piazza era deserta e il solo rumore che sentivo era quello del mio cellulare
che suonava a vuoto, senza ricevere risposta.
“Niente” dissi sconfortata abbassando il telefono mentre cinque teste mi
guardavano strette attorno a me in attesa.
“Forse non è riuscito ad atterrare con questo tempo” iniziò Phill, sparando un
sacco di motivi per i quali Pete non ci aveva raggiunti come ci aveva detto.
Tutti lo guardammo rattristandoci.
“O forse è qui ma non trova il posto” disse Simon, come sempre positivo.
May annuì convinta “Dopotutto abitiamo in una zona difficile da raggiungere
normalmente! Mandagli un sms!”
“E che cazzo posso scrivergli?” chiedo impanicata guardando il suo numero di
cellulare come se no, non potesse essere quello vero.
“Non lo so, digli che hai letto ora l’email perché sei una cogliona” disse Phill
potendosi le mani ai capelli neri e stringendoli “Scrivi!”
“Ma scusa ma scrivilo tu un sms a Pete Wentz io non ce la faccio!”
“Ehm… ragazzi…”
“Taci Simon” proseguì Phill mentre Simon si bloccava “No devi farlo te Jill,
sei tu il frontman e lui ha comunicato solo con te!”
“Ragazzi non serve…”
“Taci!” infierì verso il mio chitarrista mentre continuavo a guardare decisa
Phill “ma io non so che dirgli!”
“Ma cosa vuoi dirgli?? Chiedigli dove è e basta!”
“No sul serio ragazzi non serve io sono..” una nuova voce tentò di parlare ma
io e Phill la zittimmo insieme con un’occhiata omicida prima di tornare a
guardarci e realizzare che avevamo appena guardato male Pete Wentz in carne ed
ossa…
Lui ci sorrise quando notò che lo stavamo tutti fissando come se ci fosse
appena stata un’apparizione della madonna di Lourdes “Ehy ciao! Voi siete i
Killer Peaches vero? Chi di voi è Jilliahn Bayler?” chiese guardandoci tutti
quanti “Ho visto i video ma con i cappelli e le sciarpe non vi posso
riconoscere!”
Io alzai la manina come durante l’appello e lui allungò la mano che io strinsi
tremante e in soggezione, come se stessi per baciare i piedi di un santo “Io
sono Peter!”
Ma dai… chi lo avrebbe mai detto.
Gli sorrisi “Beh io sono Jilll…. Loro sono Phill e Simon, i due chitarristi”
dissi mentre il primo lo guardava adorante e il secondo lo salutava con
entusiasmo “Dam alla batteria” dissi facendo un cenno al mio amico come sempre
impassibile “e lei è la cantante, May”
Lui ci guardò interessato sistemando meglio la valigia sulla spalla poi disse
“Avete un posto, come una garage, in cui posso sentirvi suonare qualcosa?
Purtroppo ho il volo per New York tra quattro ore e devo correre! Se tutto va
come ho previsto vi passo a riprendere domani nel pomeriggio…”
“Ci passi a prendere per portarci.. dove?” chiese Phill teso.
Pete ridacchiò “A Los Angeles!”
Silenzio.
“Ma… subito?” chiesi stupita.
Lui annuì “Ovvio che si!”
“Devo comprarmi delle canottiere” disse sovvrapensiero May beccandosi
un’occhiata stranita generale.
E i miei genitori? Come avrei detto loro che avrei lasciato la scuola?
Avevo 24 ore di tempo per sistemare tutto li prima di andarmene? Era una
pazzia..
Ma era dannatamente eccitante…
Per prima cosa però dovevo dimostrare a Pete che non lo avevo contattato a
caso.
“Vieni” dissi trovando una sicurezza inaspettata e mostrandogli la strada con
un gesto del braccio “ti dimostreremo che abbiamo le carte in regola per
diventare le tue punte di diamante”
A lui brillarono gli occhi “Bene! È proprio quello che voglio! Determinazione!”
rispose seguendomi mentre gli altri erano ancora in parte sconvolti.
Ma si ripresero anche loro in fretta, appena presero in mano i loro strumenti.
Pete si mise a sedere su una delle due poltroncine avvicinando la stufetta e
scaldandosi le mani “Quando volete” disse con un sorriso osservandoci
attentamente uno per uno.
Io scambiai uno sguardo con le due chitarre e con May prima di fare un cenno a
Dam che prese a scandire il tempo “Signore e signori” iniziai a dire nel
microfono mentre Simon faceva partire un paio di schitarrate “Inizia lo show”
dissi, pragmatica come sempre facendo l’occhiolino a Wentz per il quale ci
esibimmo in quello che pareva più un concerto,che una prova.
Alla fine ci fermammo stremati, con Simon matido di sudore tanto da perdere delle
goccioline dai capelli. E io non ero di certo da meno.
May si sistemò il ciuffo alla meglio prima che tutti ci voltassimo in
contemporanea a guardare Pete che se ne stava zitto e serio a braccia
incrociate. Aspettammo che parlasse.
Stavo morendo nell’attesa.
May Pov
17 Dicembre 2010
(Presente)
Sto
trafficando con l’ultimo testo che è scaturito dalla mia mente, pensando che
–sì devo ammetterlo- questa volta è troppo demente pure per me. Dovrei scrivere
qualcosa di più serio… Ma se mi ci metto va a finire che diventa troppo
deprimente. Mi passo una mano sugli occhi, ascoltando quella melodia al
pianoforte registrata qualche giorno fa dalla mia dolce metà, quando
all’improvviso il telefono di casa squilla.
Qualcosa nel mio
petto si rivolta improvvisamente e sento che se rispondo a quella chiamata sarà
di certo qualcosa di brutto. Eppure mi appresto ad afferrare l’apparecchio
sotterrato tra le scartoffie e rispondo.
-Pronto…?-
Dall’altra parte
sento un respiro tremolante e un singhiozzo molto simile ad un pianto. Dal
colpo di tosse che ne segue riconosco chi mi sta chiamando.
-Will…? Will sei tu?-
Dico in preda
all’ansia e ad un brutto presentimento. Lui prende fiato un attimo e cerca di
parlare senza farsi prendere troppo dal panico.
-May…- Gracchia un
nome, ma riesco ad afferrarlo senza problemi. -…lui è morto. In… in un
incidente….-
Le sue parole
rimbombano nella mia testa e per un attimo ho bisogno di appoggiarmi allo
schienale della poltroncina girevole per evitare di perdere le forze. Non puo’
essere vero… Con tutta la gente a cui poteva succedere, proprio a lui? No…
-Stai… Stai
scherzando?-
Mormoro senza
poterci credere… Will non è la persona più seria al mondo, ma non mi
prenderebbe mai in giro per una cosa simile. Non potrebbe mai scherzarci su.
Non ho subito
lacrime da versare, non ce la faccio quasi mai a piangere in queste situazioni.
Mi limito a tirare un pugno alla superficie della scrivania mentre stringo il
cordless.
-Ora… Ora lo dico
anche a…-
Non finisco la frase
William riattacca violentamente. Posso capirlo… Posso avverire il suo stesso
rimorso, per questo non lo richiamerò. C’è qualcun altro per cui sono più
preoccupata. Qualcuno che di sicuro la prenderà più male…
Appoggio il
telefono, prima di alzarmi ed accorgermi che nelle gambe ho poca forza. Dopo
qualche passo mi appoggio alla soglia ed inizio a piangere, inaspettatamente.
Dall’altra stanza arriva la melodia suonata da una chitarra acustica… Qualcosa
di veramente bello che non avevo mai sentito prima. E mi chiedo se nel momento in
cui apparirò di là, quella musica cambierà drasticamente e non potrà mai più
essere suonata.
Ma ormai la colonna
sonora della nostra vita è destinata a cambiare in altri toni, più tristi e
cupi. Diremo addio alle melodie spensierate e stupide che cantavamo prima…
Eppure, proprio ora,
mi torna alla mente quel testo idiota che Jill aveva scritto nella nostra sala
prove, quasi cinque anni fa… Una canzone che abbiamo suonato in fin troppi
live. Adesso non mi fa più ridere come a quei tempi…
Wear your
silver shoes while you’re making his wedding cake…
He’ll throw
off his hat and his ring in front of your grave.
…we’ll make
an apple-pie in your funeral day.
Gennaio
2006 (Passato)
A quel tempo la vita scorreva tranquilla e me ne
stavo beata e felice nella mia cittadina montana del Wyoming, vivendo alla
giornata e senza pensare al futuro. Avevo tutto quello di cui avevo bisogno,
beh, tranne di un’occupazione… Sa dio come non si possa trovare lavoro in
quell’America elogiata da tutti quanti. Non consideravo il mio posto come
cameriera saltuaria in un ristorante come un lavoro vero e proprio, cercavo di
più ovviamente, ma per il momento conveniva accontentarsi di quel che passava
il convento. Certo mio padre non ne era molto felice, dato che doveva
continuare a mantenermi… Per sua fortuna non sono mai stata una spendacciona
amante dei lussi o dei bei vestiti di marca. L’unica cosa per cui spendevo
soldi erano i cd e i cappelli. Non che a Evansville ci fossero vestiti costosi
da comprare o lotte con cheer-leader all’ultima moda a cui far fronte… La cosa
più alla moda che avevo visto era un cavallo con le treccine con in groppa un
allevatore di bestiame in pieno stile Heath Ledger ma molto meno figo.
Io di certo facevo concorrenza a questo cowboy di
ultima generazione con le mie trovate nell’abbigliamento, chi a Evansville non
ricorda la camicia a quadri che arrivava alle ginocchia che ho indossato sopra
alle sole mutande al mio primo concerto a novembre? Si gelava, ma perlomeno ho
fatto un figurone e anche qualche conquista. Anche se le anziane che mi avevano
visto durante la cena non erano molto attratte dalla cosa. Nemmeno i miei
genitori a dire il vero. Non che fossi la più stramba in quella band… C’era una
grossa gara in campo di bizzarria, originalità e deficienza. Ma senza dubbio il
vincitore indiscusso era Simon. Avrei dovuto impegnarmi e cercare di annullare
i miei neuroni per molti anni prima di poter arrivare a quei livelli.
Beh, comunque torniamo a Evansville ed il panorama
musicale in quella zona. Ecco, era praticamente nullo… C’eravamo noi -i Killer
Peaches- e una band di allevatori di mucche che suonavano l’armonica, la
fisarmonica, il tamburello e la chitarra acustica. Il loro cantante si era
cimentato nel provare a darmi qualche lezione di armonica ma era stata un
totale fallimento… Soprattutto se la storia delle lezioni era una scusa per
adescarmi. Inoltre non sarebbe mai riuscito a convermi al country in quel modo.
Oddio, non che il genere non mi piacesse, ma non era esattamente quello che
volevo fare. In conclusione a portare buona musica dalle nostre parti eravamo
noi cinque. Perlomeno qualcosa di utile facevo…
Nella mia famiglia non tutti la pensavano così.
Papà avrebbe preferito che avessi trovato un lavoro ed una passione più stabile
ed approcciabile della musica, che secondo lui per quanto fosse bella poteva
solo restare un hobby occasionale. Mia madre odiava proprio totalmente ciò che
facevo, secondo lei avrei dovuto subito lasciar perdere per occuparmi di
qualcosa di serio, smettendola di pensare in grande... Ma alla fin fine potevo
capire il vero motivo del suo rigetto verso la mia voglia di far successo con
la band.
Mi chiedevo perché la gente continuasse a
considerare la musica solo un passatempo e non una vera e propria occupazione,
nonché ragione di vita. Con questi presupposti, inizialmente, ero la prima a
demoralizzarsi quando le cose andavano male e quando mi accorgevo che un live
fuori da lì non l’avremmo mai fatto. Ma a tirarmi su ci pensava Jill che spesso
mi prendeva a sberle e mi riempiva di insulti… Beh, prima ancora che il mio ego
si gonfiasse ed splodesse.
Ecco,
comunque, Jilliahn era il leader della band… Scriveva i testi, suonava il
basso, cantava come seconda voce e con Simon scriveva le canzoni. Diciamo che
avevo trovato in lei una grande amica quando decisi di smettere di odiarla a
priori, soprattutto perché aveva un’ottima mente musicale. Credo che se lei non
ci fosse stata a quest’ora sarei a fare la commessa nel mini-market della
signora Redwood e ciao ciao musica. Insomma, lei era la donna tuttofare e la
fondatrice del gruppo. Ovviamente è stato grazie a lei che siamo andati avanti…
Nella
band, altro punto di riferimento e genio, era Simon… Ovvero colui che ci
superava tutti in demenza, ma altrettanto per quanto riguardava la musica. Ma
credo che sarà elogiato troppo anche più avanti, quindi mi limiterò a dire che
era il mago della chitarra. Lui sì che poteva andare lontano!
Il
più “anziano” di noi era Phill, chitarrista e seconda voce. Era l’uomo irremovibile
e indubbiamente era un gran musicista e –devo ammetterlo- aveva una gran bella
voce. Mi chiedo perché avessero preso me come cantante…
E
parlando di età, il più giovane era Dam, il batterista, quello con cui avevo
parlato meno nella storia della nostra band. Approcciarmi con chi non parla è
una cosa che mi riesce difficile. Non che io non provassi a rompere le palle
–sono rompicazzo di natura- ma dopo due volte che mi guardava male forse era
meglio capire che era ora di smettere. Nonostante questo, quando suonava non
potevo criticare nulla di lui!
Per
quanto riguarda me… Io ero l’inutilità in persona. Non sapevo suonare niente,
se non uno stupido “re” alla chitarra… E non ero così brava a cantare da essere
presa come voce principale. Avrei potuto far la corista alla band country se
proprio… Ho continuato a sostenerlo per un po’ di tempo.
Comunque,
nonostante questo, continuavano a volermi far cantare con loro e mi tenevo
questo ruolo, felice che qualcosa andasse bene nella mia insulsa vita. E pian
piano iniziai ad esaltarmi al massimo, perdendo del tutto quel pessimismo e
guadagnando autostima. Beh, forse troppa.
Non
che prima non avessi fiducia nella band, ogni volta che ci sentivo registrati o
guardavo un video di un nostro live finiva che mi immaginavo su un palco enorme
a forma di pesca. Però non ho mai detto a nessuno di questa idea per il palco,
anche perché qualcuno avrebbe potuto darmi ascolto… Suonare su una pesca
gigante e morbida doveva essere una figata!
Beh,
il mio sogno avrebbe potuto avverarsi a quanto pare… Pete Wentz ci sorrideva
seduto sulla poltroncina e sventolava il contratto come se fosse il fazzoletto
del gioco della bandierina. I primi ad urlare fummo io e Simon, che proprio non
riuscivamo a trattenere l’eccitazione. Pure Jill si lasciò sfuggire un verso
esaltato intanto che nella saletta iniziava ad aleggiare un senso di gioia e di
agitazione generale. Ricordo ancora la sensazione di vittoria che mi bruciava
nel petto e il tremolio che correva per tutto il mio corpo.
-Finalmente
potrò farmi William Beckett!-
Urlai,
abbracciando Jill in un impeto di felicità mentre lei mi mormorava “eccola…”.
-Se
vuoi te lo presento… Magari le irish-girl gli piacciono.-
Sentii
Simon scoppiare a ridere alle mie spalle prima che mi accarezzasse i capelli
rossi rame e si lanciasse contro Pete ad abbracciarlo. Tutti rimanemmo
congelati… Va bene essere espansivo, ma quello era Pete Wentz! Era Dio Pete!
Per
fortuna Pete ricambiò l’abbraccio e lanciò un urletto di gioia, prendendo a
saltellare con Simon e lasciando tutti un po’ basiti per qualche momento.
Insomma… Il bassista dei Fall Out Boy stava saltando con il nostro chitarrista
nella nostra sala prove, sembrando più umano di quello che credevamo.
Lasciò
Simon per andare da Phill e Dam e stringere loro la mano e complimentarsi. Poi
fu il mio turno e venni stretta in una presa soffocante… In quel momento pensai
che avrei anche potuto morire che tanto sarei stata felice, ma era perché non
sapevo ancora cosa mi aspettava. Infine andò dal nostro leader e dopo un
abbraccio altrettanto stritolante, gli porse il contratto che dovevamo firmare.
Il
contratto che ci spediva direttamente nella DecayDance ed addio stupidissime
montagne del Wyoming, alle band di cowboy, alle pecore al pascolo e alla neve
perenne. Avrei potuto svenire al solo pensiero di ciò che saremmo di certo
diventati… Ma a congelarmi sul momento fu l’immagine di mia madre che mi
rincorreva con un rastrello per le vie del paese. Oh cazzo. Quello era un gran
bel problema e le battute di Wentz passarono in secondo piano. Sospirai ed
andai a prendere posto su una poltrona, prendendomi la testa fra le mani.
Pensai che la band avrebbe dovuto continuare senza di me…
Ma
no cazzo! Pete Wentz era venuto a prenderci tutti e cinque personalmente! Dovevo
assolutamente seguirlo ovunque e mandare a cagare tutti quanti! A costo di fare
le valige e scappare di casa a notte fonda. Sì, avrei fatto così! Non che fosse
un problema per me, dato il mio smisurato egoismo…
Mi
rialzai in piedi infiammata da questa nuova speranza e mi ritrovai addosso gli
occhi degli altri.
-Andiamo
via da questo buco e compriamoci dei costumi…-
-Cazzo
è vero… Io non ho nessun costume!-
Disse
Jill, seguita da un mormorio generale degli altri. Nessuno aveva dei costumi in
effetti, dato che la piscina più vicina era a chilometri dal nostro paesino e
nel lago non era una buona idea fare il bagno. Fu Pete a rassicurarci tutti
allargando le braccia tranquillo, sembrando però un gangster.
-Non
preoccupatevi! Ci penserete quando arriverete a Los Angeles a queste cose!-
Proclamò
semplicemente, prima di guardare l’orologio appeso alla parete e sgranare gli
occhi.
-Oh
cazzo!! Devo andare in aereoporto altrimenti chi lo sente Pat se non arrivo in
tempo?-
Riprese
la giacca e se la infilò velocemente, prima di domandare se qualcuno lo potesse
accompagnare in aereoporto. Ovviamente ci offrimmo tutti –tranne Dam che era
senza patente- e l’ebbe vinta Phill che sembrava l’unico in grado di non
sbandare per la felicità di portare Wentz in auto. Dam lo seguì per non farlo
tornare da solo così noi altri restammo in sala prove come dei poveri coglioni…
Simon che fissava la poltroncina che era stata occupata da Pete, Jill che
guardava la porta come se ancora non credesse che lui se ne fosse andato ed io
che mi ero messa a pc a guardare il meteo di google.
-Dite
che con 35° vuol dire che mi prendo una di quelle ustioni alla pelle tremende e
divento un pomodoro?-
Capitolo 2 *** Act 1. Chapter one, part one : When Peaches fall from trees, to the City of Angels ***
bananissima
Expect the Unexpected
is Smarter than
Trust in Possible
Things.
First Act: To Start.
Chapter one, part one : When Peaches fall from
trees,
to the City of Angels
Jill Pov.
Mi allacciai il reggiseno con un gesto scazzato mentre i lunghi capelli
biondi e bagnati mi si appiccavano alle spalle.
Avevo lottato con tutta me stessa, quella sera, per far si che i miei genitori
accettassero di venire a conoscere Pete per far si che lui potesse esporre loro
il progetto che intendeva portare a termine con noi cinque.
Come era prevedibile a primo impatto i miei avevano detto no. Ma un no secco di
quelli che non ammettevano repliche, e così era stato anche per May e Dam
mentre per Phill e, inaspettatamente, Simon non c’erano stati problemi.
Uscì dal bagno con addosso una paio di jeans neri e una maglietta senza maniche
del medesimo colore, indossando poi sopra una felpa, provate ad immaginare di
che colore… si nera!
“Asciugati i capelli o ti prenderai un malanno!” mi urlò mia mamma mentre
andavo in camera mia “E poi vuoi andare a Los Angeles? Ma sei ancora una
bambina!”
Chiusi la porta con troppa violenza lasciandomi poi cadere sul letto. Almeno
aveva smesso di nevicare… se avessi avuto dei genitori più permessivi sarei di
certo già in qualche bel locale di LA assieme a Pete Wentz a sorseggiare
coctail.
Le mie guance si colorarono di rosso vermiglio mentre mi immaginavo in qualche
scena dallo sfondo erotico in cui ero la protagonista assoluta assieme al
bassista dei Fall Out Boy.
Ero ancora ‘piccola’ diciamo e con una cotta paurosa per quel uomo che durava
da anni. Alzai gli occhi verso il poster appeso sopra al letto dove Pete faceva
bella mostra dei tatuaggi. Altre immagini presero il via dentro alla mia testa
ma dovevo decisamente evitare di far certi pensieri prima di vederlo o mi sarei
tradita da sola nell’incantarmi a guardarlo. Mi alzai di scatto asciugando i
capelli e preparandomi. Pete sarebbe passato a prenderci di li a poco.
Mia madre è sempre stata una bella donna che ci teneva a tenersi bene nonostante
i quarantasei anni. Quella sera indossò una pelliccia e a nulla servirono i
miei sforzi per spiegarle che Pete era un membro della PETA, tanto che quando
arrivò per un attimo pensai di lasciare perdere tutto e andarmene a letto.
Una bellissima limousine si accostò al nostro cancello di casa e Pete scese da
essa con un sorriso a novecento denti facendo complimenti a mia madre e a mio
padre che la grande musicista che avevano allevato. Rimase scioccato nello
scoprire le loro carenze in campo musicale, come se per riuscire a scrivere i
testi che scrivevo io dovevo per forza avere preso dai miei.
Mio padre si guardava attorno meravigliato facendo domande strane a Pete sulla
vita da musicista e Pete riadattava la verità per renderla il più vicina a quello
che riteneva essere il pensiero di mio padre. Papà ne fu entusiasmo, peccato
che mia mamma che non era una cretina capì al volo che quello che aveva di
fronte non era esattamente un ragazzo sincero, ma nemmeno stupido.
Passammo a prendere anche gli altri e mano a mano che il tempo passava io ero
sempre più convinta che si, papà si sarebbe convinto e che poi avrebbe convinto
anche la mamma.
Il locale in cui cenammo era davvero elegante… ricordo che la serata passò
piacevolmente e il tanto temuto momento delle decisioni arrivò assieme al
dolce, ovvero una fetta di torta di limone… “Arrivando al punto” disse Pete
sfilandosi la felpa e rivelando le braccia tatuate, dettaglio che piacque a
pochi dei nostri genitori ma che fece venire caldo a me. May mi diede una
gomitata ammiccando, sgamando in pieno la mia cotterella “Io non solo prometto
che li controllerò notte e giorno per assicurarmi che non facciano stronzate…”
disse alludendo a noi cinque “Ma vi prometto che li farò diventare delle vere e
proprie star… questi ragazzi hanno un talento unico, sono eccezionali in quello
che fanno… nessuno si merita più di loro di avere una possibilità”
Mio padre scambiò uno sguardo come mia madre mentre Pete aspettava in silenzio
una loro risposta “Solo a patto che comunque finirai gli studi” disse mia madre
senza possibilità di replica e Pete subito assicurò che si, mi sarei anche
laureata!
Lo guardai scettica sperando che, una volta a Los Angeles, non avrei più
toccato un maledetto libro. Alla fine anche i genitori di May si lasciarono
convincere facilmente, molto più del previsto e sembravano anche più contenti
dei miei che invece sembravano molto scettici.
I soli a non cedere furono i genitori di Dam che rimasero irremovibili fino ad
un ora prima del volo.
Non ci potevo credere mentre ero seduta nel posto a fianco a Pete che davvero
stavamo andando a Los Angeles e che davvero ci andavamo tutti. Doveva essere un
sogno…
Era capitato così in fretta….
May
Pov.
Finalmente
le mie scarpe calpestavano questa famigerata città degli angeli e potevo
inspirare a pieni polmoni la sua aria. Niente a che vedere con quella del
Wyoming, questa era molto più calda ed asfissiante. Ma non ci fu quasi il tempo
per respirare più di tanto, dato che cinque minuti dopo essere atterrati
eravamo su una limousine a vetri oscurati con Pete Wentz.
-Insomma
ora vi faccio vedere il vostro nuovo appartamento e potete mollare lì la vostra
roba!-
Io
mi tolsi il cappello da cowboy e iniziai a sventolarlo per il caldo, nonostante
l’aria condizionata fosse accesa. Accanto a me Simon stava spiando nel
frigo-bar per vedere se trovava qualcosa da bere dato che si era accorto di
avere improvvisamente la gola secca. Dam non sembrava interessato a nulla ed
ascoltava l’autoradio in sottofondo, mentre Phill e Jill erano molto attenti ad
ogni parola detta da Wentz. Anche se la maggior parte riguardavano i suoi cani
e qualche sbraito di Patrick durante le registrazioni. Io stavo cercando di
ascoltare il discorso, farmi aria e guardare il panorama contemporaneamente, ma
ad un certo punto mi persi ad osservare il sorriso di Pete senza riuscirgli a
staccare gli occhi di dosso. Era davvero accecante e rallegrante, tanto che
iniziai a sorridere pure io come un ebete. La sola presenza di Pete ci metteva
di buon umore… E ancora non sapevo che cosa era in grado di fare.
-Allora…
Parliamo un po’ di voi. Come avete messo su la band?-
Si
rivolse al nostro leader, ovviamente, anche perché era lei che l’aveva fondata.
Così iniziò a raccontare di quella volta che incontrò Simon per caso e decise di
fare un gruppo cover dei My Chemical Romance, con il fratello del chitarrista e
degli amici. Poi la formazione era cambiata tipo una ventina di volte finchè si
era trovato un equilibrio con l’entrata di Dam come batterista. Simon mi rubò
il cappello di mano e se lo mise in testa, indicandomi con un gesto della mano.
-Sì
poi è arrivata lei… L’ultimo acquisto.-
-Perché
non c’era nessun altro a Evansville oltre al cowboy con l’armonica.-
Conclusero
il chitarrista e la bassista guadagnandosi un bel “vaffanculo” da parte mia.
Poi infine Pete si rivolse a me e mi sorrise.
-E
tu sei arrivata dritta dall’Irlanda per entrare nella band?-
Gli
altri –tranne Dam- scoppiarono a ridere mentre io probabilmente stavo
arrossendo. Quello della parentela celtica era un argomento affrontato fin
troppe volte in fin troppe occasioni e ormai ogni volta che me lo dicevano
partiva una specie di risata automatica.
-Io
sono nativa del Wyoming.-
-Avrai
dei nonni irlandesi…-
-No.-
Risposi
secca e il suo sorriso si spense lasciando un’espressione da cane bastonato.
-Nemmeno
i tuoi bisnonni?-
Si
azzardò a chiedermi ed a quel punto scappò una risatina anche a me. Come potevo
essere adirata con Pete?
-No…
Ho già controllato l’albero genealogico. Le radici sono nel Michigan.-
Lui
sospirò, prima di riprendere a parlare dei suoi cani con Simon. Io abbracciai
le spalle a Jill e la scossi, dato che per un attimo era caduta in uno stato
apatico. Incrociai i suoi occhi azzurri e sorrisi.
-Spero
tu ti sia portata la macchina fotografica, perché non appena saremo davanti a
Beckett voglio un intero servizio al suo fianco.-
Ridacchiammo
insieme, facendo battute davvero squallide sul cantante dei The Academy is
finchè la limousine si fermò davanti ad una casa bellissima. Arrivammo tutti
insieme nel vialetto, al seguito di Pete che saltellava allegro come un macaco
tornato nel habitat naturale. Io ripresi a fatica il cappello dalla testa di
Simon, indossandolo nuovamente e guardandomi attorno. La zona sembrava davvero
stra figa, come quella che avevo visto in OC dal mio televisore, ma un po’ più
giovanile forse. Sarà stato per quella fontana viola a pois rosa con le luci al
neon nel giardino anteriore, che al primo impatto mi lasciò perplessa, ma alla
quale con il tempo mi affezionai. Tutti ci osservavamo intorno curiosi, non
riuscendo bene a capire se quella doveva seriamente diventare casa nostra.
-Bene,
care pesche, là dentro c’è il vostro appartamento!-
Disse
Pete, ma nessuno fece caso all’appellativo che ci aveva dato occupati
com’eravamo a stupirci della cosa. Si fece seguire mentre noi continuavamo a
non fiatare troppo interdetti, finchè entrammo dalla porta principale e ci
trovammo in un grande corridoio su cui si affacciavano varie porte. Sulla prima
a destra c’era scritto “TAI” ma non arrivai subito a capire cosa indicasse, poi
sulla seconda c’era un “GCH” e le ultime due erano ancora prive di una
targhetta. Poi finimmo in un grande salone con un soppalco dal quale si
sporgeva un ragazzo biondo che sventolava le braccia.
-Pete!
Bentornato!!! Sono i promettenti novellini quelli?-
Lo
riconobbi immediatamente: Michael Guy Chislett, chitarrista dei The Academy Is.
Per un attimo mi venne da svenire, ma ci pensò l’apparizione del cantante a
mandarmi del tutto su di giri. Credo che mi scappò un urletto da fanatica, ma
nessuno ci fece caso dato che Pete urlava più di me.
-Will!!!
Vieni che ti presento un’irish-girl del Wyoming che vuole farsela con te!-
In
quel momento credetti di morire per autocombustione, dato che le guance mi si
infiammarono in modo colossale. Il ragazzo sorrise in modo davvero sensuale
prima di scendere le scale e presentarsi a noi in tutta la sua altezza e
bellezza. Dal vivo era ancora meglio e non riuscivo a non fissarlo come una
cretina.
-Allora…
Lui è WillBunny! Questi sono GoldyMay, JillKitty, SimoCandy, PuppyPhill e
TidyDam!-
La
presentazione lasciò tutti tentennanti, tanto che io mi dimenticai della figura
fatta con Beckett. Eravamo lì da cinque minuti e già avevamo dei soprannomi
stupidi come se fossimo i suoi figlioletti… Arrivò anche il chitarrista che si
presentò da solo prima ancora che Pete tirasse fuori chissà che nomignolo.
Mi
ritrovai a guardare i bellissimi occhi di William, perdendomici dentro ed
arrossendo ancora di più probabilmente. Lui mi strinse la mano e le sue labbra
si curvarono in un sorriso stupendo. Sul serio, avrei potuto svenire in quel
momento…
-William,
piacere…-
-May…-
Mormorai
io, non volendo lasciare più la sua mano. Sognavo quel momento da quando avevo
visto e sentito i The Academy Is, innamorandomi perdutamente di quel fantastico
frontman. D’altronde come si poteva non amarlo?
-Vieni
a farti un bel bicchiere di latte con me? Stavo giusto andando a scaldarne un
po’ al microonde per finire la maratona di American Pie!-
Io
boccheggiai un attimo, annuendo automaticamente. Credo che avrei detto di sì a
qualsiasi cosa mi avesse chiesto.
-Io
però ho visto solo i primi tre…-
-Recupererai!
Stiamo appena al secondo per ora… Andy! A te porto un succo all’arancia, vero?-
Disse
poi rivolto a qualcuno che rispose con un sonoro “ovvio”, mentre William mi
trascinava verso un’enorme cucina tenendomi per mano. Doveva essere un sogno…
Era troppo bello per essere vero.
-Will,
lasciami la piccola pesca! Deve vedere il suo appartamento!-
Pete
venne a recuperarmi immediatamente e mi riportò dagli altri che stavano ancora
parlando con Michael. Jill mi tirò una gomitata alzando il sopracciglio per
indicare il cantante che stava penzolando tra un armadio della cucina e l’altro
con le braccia per aria.
-Fatto
conquiste allora?-
Mi
domandò, ma Wentz riprese le redini della situazione e ci obbligò a seguirlo
per il corridoio che portava in altri appartamenti. “PATD” alla nostra destra e
lui aprì la porta accanto, quella con la scritta “KP”. Killer Peaches…
-Benvenuti
nel dormitorio della DecayDance Records.-
Proclamò
mentre mettevamo piede in un bel salotto lilla arredato con pochi mobili e con
un grande plasma appeso al muro. Tutti e cinque iniziammo a girare a vuoto osservando
le cose che più ci attiravano, così io salii la piccola scaletta che portava
alle stanze e vi entrai, trovandomi davanti tre bei letti dalle lenzuola viola.
Mollai il mio zaino a terra e fui raggiunta da Jill tutta emozionata.
-Oddio!
Questa è nostra assolutamente!!-
Disse,
mentre anche Pete metteva piede nella stanza. Io mi lasciai cadere sul letto ed
abbracciai il cuscino morbidissimo. Non potevo chiedere di meglio…
-Ragazze,
fossi in voi non perderei tempo a dormire… Si va a registrare un vostro pezzo e
poi subito il video! Su, fatevi una doccia veloce, prendete dei vestiti
dall’armadio e fatevi trovare alla Big-Room tra venti minuti!-
Saltellò
fuori veloce, lasciandoci sole in quell’enorme e bellissima stanza, così subito
ci lanciammo sugli armardi e li trovammo pieni di vestiti. Io sgranai gli occhi
a vedere la serie di baschi e strani foulard, nonché i vestiti azzeccatissimi
per i miei gusti. Jilliahn si lasciò scappare un verso di gioia, tirando fuori
dall’armadio una maglia a riche con le orecchiette nere da gatto sul cappuccio.
Ecco, sì, in tutto stile JillKitty.
-Io
venero quell’uomo! Dovremmo costruirgli un altare!-
Ascoltandola,
trovai una maglia lunga a quadri da boscaiolo e la presi fra le mani, prima di
voltarmi verso di lei che già si stava cambiando.
-Una
sfinge con il suo viso sorridente sarebbe il top. …o forse tatuarsi la sua
faccia sulla schiena, da vero fedele. Questo dovremmo dirlo a Simon… Mi
ingrassa questa maglia?-
Chiesi
indossandola e mi arrivò un mascara in testa, facendomi lamentare.
-Ti
devo uccidere? Vai a lavarti per prima che sennò puzzi. Io intanto spio un po’
le cose nell’armadio.-
Mi
diressi verso il bagno borbottando, trascinandomi dietro qualche maglia da
provare e finendo per infilarmi quella scozzese verde.
Quattro
ore dopo eravamo nello studio di registrazione al piano interrato, dove i
musicisti avevano già inciso l’intera melodia e rimaneva solo la voce da
aggiungere. Riascoltavamo per la ventesima volta la registrazione ed ormai
quella canzone iniziava ad uscirmi dalle orecchie. Mi piaceva un sacco… Ma
sentirla senza poter far niente stava diventando una tortura.
-Bene,
GoldyMay tocca a te adesso! Fatti forza e combatti!-
Mi
disse Pete Wentz mentre mi dirigevo verso il microfono dietro al vetro
inquietata da tanta formalità. Dall’altra parte guardai i ragazzi che si
aspettavano da me il massimo impegno e presi un respiro. Dovevo dimostrare di
essermi guadagnata di essere lì con loro ed inoltre dovevo cantare bene per
ringraziarli di avermi portato fino alla Decay Dance. Buttai fuori l’aria e
feci segno di far partire la canzone, iniziando a cantare meglio che potessi.
Mi stupii addirittura di me stessa al primo ritornello… Poi all’improvviso la
musica fu interrotta lasciandomi spaesata.
-May,
non puoi toglierti il cappello se hai su le cuffie? Come fai a registrare
così?-
Jilliahn
bussò al vetro incazzata, mentre la sua voce mi veniva sparata dritta nelle
cuffie e mi assordava. La guardai rabbiosa e mi misi le mani sul basco per
farle capire che era parte integrante di me.
-Senza
non mi concentro! Lasciami fare!-
Urlai,
prima di concentrarmi sui miei piedi nudi e sentii ripartire la musica.
L’assolo di Simon venne sparato subito e guardai il testo appoggiato al leggio
davanti a me. Le parole scritte dal leader erano piene di acidità verso un
ragazzo, uno che non voleva saperne di sparire. Io di mio mi divertivo a
cantarle, avendo provato un paio di volte ad essere tormentata dai ragazzi.
Dev’essere che avere strane caratteristiche come i capelli rossi e le lentiggini
nel mezzo del Wyoming veniva considerato attraente da tanti… Ma purtroppo per
loro, i teen-cowboy con la passione della pesca e le pecore non rispecchiavano
affatto i miei gusti. Così mi ritrovavo in quel testo, soprattutto quando
diceva “Where is my knife? I don’t remember it.
I’ll want to see if your heart exist! I think that there is a hole in the
middle of your chest.”
-Bene,
dai, buona!-
Mi
sentii dire quando la canzone era finita da Pete che era arrivato proprio
accanto a me. Feci un salto indietro e lui diede un’ennesima occhiata al testo,
ridacchiando tra sé.
-Le
irish-girl sorridono sempre quando sperano di accoltellare i loro spasimanti?
Avete strane usanze in Irlanda…-
Io
gonfiai le guance, appoggiando le cuffie al loro posto e riprendendo il foglio
con il testo. Raggiunsi gli altri per riascoltare com’era uscita la canzone e
appena finita tutti sembravamo soddisfatti della cosa. Beh, sì, trovavamo
difetti un po’ ovunque nelle nostre stesse performance… Ma Pete placò i
borbottii con un battito di mani che ci richiamò alla disciplina come un gruppo
di scolari al richiamo di un’insegnante. Perlomeno Jill e Simon smisero si
prendersi a pizzicotti.
-La
registrazione possiamo sempre ritoccarla nei prossimi giorni, in concomitanza
con le riprese… Ora dobbiamo lavorare assolutamente anche al video. Prima
facciamo, prima vi lancio al mondo intero.-
Lo
fissammo tutti e cinque, venerandolo in modo religioso e quasi fanatico. Stava
accadendo tutto così velocemente che non capivamo più se fosse un sogno o la
realtà…
-Domattina
alle undici manderò qualcuno a prendervi e ci vedremo sul set… Stanotte cercate
di divertirvi in modo moderato! Per le occhiaie il trucco fa miracoli, ma per
il rincoglionimento post-sbornia non ci sono molte soluzioni.-
Disse,
accompagnandoci alla Big-Room, ovvero il salotto in comune a tutte le band del
dormitorio. Il nostro produttore ci abbracciò uno a uno, prima di sparire come
un fulmine dalla porta. Era mezzanotte passata e a quanto pare i nostri
coinquilini erano andati già a dormire, dato che non c’era anima viva in giro.
Così, essendo altamente provati dalla giornata, decidemmo di andare a dormire.
-Jill…
Ma siamo seriamente alla DecayDance a Los Angeles?-
Domandò
Simon ad un certo punto nel buio della stanza che condividevamo, facendo
sbuffare la bassista.
-Direi
proprio di sì… Non senti che caldo che fa?-
-Si
muore… Dico, a che serve questa trapunta se si sta bene solo con un lenzuolo?
In California non capiscono nulla… Dormono con le pelli di orso d’inverno?-
Mormorai,
rivoltandomi sul materasso nel trovare una posizione in cui l’afa non si
sentisse troppo. Ma lo facevo invano… Ci misi mesi ad abituarmi a quel caldo
infernale ed asfissiante.
-Domattina
siamo sicuri che saremo ancora qui?-
Nessuno
rispose alla domanda apparentemente idiota del chitarrista, probabilmente
perché entrambe eravamo terrorizzate all’idea di risvegliarci nel paesaggio
innevato del Wyoming… Perché era seriamente difficile credere che quello non
fosse un bel sogno.
Continua….
NdA.
Eccoci
qui, come promesso, con l’aggiornamento!
Vi
ricordiamo che dalla prossima settimana inizieremo ad aggiornare tutti i lunedì
e i giovedì, fino alla fine (ben lontana) della storia!
Ringraziamo
le due ragazze che hanno recensito**
Per
noi è già un obbiettivo xD
Se
ci fosse qualcun altro che volesse dirci la sua, siamo ben felici!
A
lunedì,
Jessy
& Miky.
Ps:
i testi dei Killer Peaches, così come dal prologo, li abbiamo realmente scritti
noi due, mentre invece tutto il restonon ci appartiene ed è materiale della DD e della FBR.
Capitolo 3 *** Act 1. Chapter one, part two : When Peaches fall from trees, to the City of Angels ***
bananissima
Expect the Unexpected
is Smarter than
Trust in Possible
Things.
First Act: To Start.
Chapter one, part two : When Peaches fall from
trees,
to the City of Angels
May
Pov
Il
sogno il giorno seguente pareva essersi tramutato in un incubo. La felicità di
svegliarsi nel dormitorio della DecayDance si
volatilizzò nel momento in cui tutti e cinque venimmo trasportati da una
limousine dritti sul set del video del nostro primo singolo. “I wrotethissongforyouwhen I wasdrunk, sorry,
I couldn’t get a shit” era il titolo che secondo Pete
ci avrebbe portato dritto alle stelle. Ed il video era interamente ispirato al
testo, così le protagoniste indiscusse dovevamo essere noi ragazze. Secondo il
piano di Wentz avremmo dovuto girare delle scene in
cui continuavamo a vedere ovunque il ragazzo che ci tormentava, alternandole
con le riprese dei componenti della band –noi comprese- che camminavano per
strada suonando. Non tutti eravamo convinti, ma tralasciammo di fare commenti… beh, Simon a quando pare era il più esultante e
carico di tutti. Io tremavo come una foglia al solo pensiero di cimentarmi a
fare l’attrice. E dire che ancora non avevo saputo chi avrebbe interpretato il
mio ragazzo nel video… Quello fu un colpo tremendo.
-Che
ci fa qui Beckett?-
Chiese
all’improvviso Phill, mentre una parrucchiera gli
sistemava i capelli ed una truccatrice cercava di passarmi il rossetto sulle
labbra mentre io spalancavo la bocca e mi voltavo. William era appena arrivato
sul set con una sfavillante maglia rossa con lo scollo a V e sorrideva a tutti,
cercando però qualcuno in particolare che non tardò a spuntare dal nulla.
-WillBunny! Eccoti
finalmente!-
Pete gli corse incontro e lo abbracciò,
spettinandogli i capelli teneramente. Io rimasi lì come una rincoglionita, non
accorgendomi che la parrucchiera mi stesse spruzzando la lacca con la quale
rimasi quasi intossicata. Osservai a occhi sgranati la coppietta avvicinarsi a
me parlottando e ridacchiando, finchè entrambi mi si
fermarono di fronte e il più anziano mi passò una mano sulla schiena.
-May, ti presento il tuo ragazzo-tormento
nel video!-
Scambiai
un lungo sguardo con William, mentre qualcuno alle mie spalle se la rideva
bellamente e supposi fossero Jilliahn e Simon. No,
erano sicuramente loro. Io mi alzai e Beckett mi abbracciò le spalle portandomi
con sé verso una parte del set che a quanto pare Wentz
gli aveva indicato.
-Ecco,
questa sarà la parte in cui gireremo la scena principale!-
Sghignazzò,
indicando con un ampio gesto del braccio libero un grande letto matrimoniale
con le lenzuola beige, appoggiato ad un muro di cartapesta con appesa qualche
cornice. Mi sentii stringere a lui e mi mancò il fiato. William Beckett+Lettomatrimoniale… Una
combinazione mortale per il mio debole organismo. Il suo profumo così buono,
oltretutto, mi stava fottendo il cervello.
-Ecco
il vestito per la scena, GoldyMay! L’ho scelto verde
perché fa più irish!-
Wentz arrivò alle nostre spalle e quando
mi voltai mi ritrovai davanti una vestaglia in raso davvero corta. Dovevo
indossare quella roba intima in una scena in camera da letto con Beckett?
Quella era una mia fantasia erotica, di certo, non stava accadendo sul serio!
Beh,
accadde…
Mi
ritrovai imbarazzatissima a guardare uno stupendo William Beckett a torso nudo
con il lenzuolo a coprirgli una presunta nudità –lo sapevo bene che era
in boxer- il quale mi sorrideva malizioso sdraiato al mio fianco. Probabilmente
se normalmente mi fossi trovata in una situazione del genere mi sarei lanciata
ad abbracciarlo, ma con le telecamere puntate su di noi era una cosa impraticabile.
Così mi limitavo a tremolare per l’ansia mentre mi veniva spiegato per l’ultima
volta ciò che dovevo fare. Jill, truccata alla meglio e un po’ meno svestita di
me, mi osservava con le labbra curvate in un sorriso, prima di alzare i pollici
in segno di incoraggiamento. Mi sistemai il cerchietto che avevo voluto tenere
in testa non potendo mettere un cappello e feci un sospiro prendendo coraggio.
-Azione!!-
Disse
qualcuno che con gli occhi chiusi non potevo vedere, mentre la musica partiva
di sottofondo. Potevo farcela… Dovevo! Fare la
cantante comprendeva pure la parte disagevole di girare scene come quella.
Aprii
gli occhi e subito li spalancai nel notare che al mio fianco c’era qualcuno.
Così mi alzai a sedere e lo guardai… Dentro di me
provavo una voglia irrefrenabile di baciare quelle perfette labbra sottili. Non
so cosa mi aiutò a resistere e a girare la scena come secondo copione.
-Get out of my life, out of my bed, damn, out of my mind!!-
Gli
urlai praticamente in faccia mente mi mettevo a carponi sopra di lui, prima di
tirare un pugno allo shienale, spostando aria che
mosse i suoi morbidi capelli. Il pugno non era previsto, ma mi uscii spontaneo… Credo fosse anche un modo per evitare di far
scivolare la mano sul suo petto liscio.
-Cut!
Perfetta!-
Né
io né Will osammo muoverci, ma restammo a fissarci in un silenzio strano in
quella posizione poco formale. Lui mi passò una mano sul fianco e mormorò “non
c’è un bacio nel copione?”, lasciandomi esterrefatta. Non poteva succedere
tutto in una stanza privata? Sperai che Beckett stesse scherzando –sì, perché
se ci avessi creduto sarei svenuta- e mi alzai dal letto raggiungendo Jill.
-Mai
più… Ditemi che è l’ultima scena che devo girare!!-
Le
dissi, abbracciandola disperata come non mai. Lei rise e si staccò da me,
alzando un sopracciglio in modo eloquente.
-Guarda
che in stanza devi girarne un altro paio. Non te l’ha detto Pete
che devi anche lanciare roba addosso a Will?-
Io
sbiancai e guardai di nuovo verso il letto, dove Beckett continuava a sorridermi
sensuale ammiccando appena.
-Trattami
male!-
Spalancai
le palpebre sempre più sconvolta, prima di essere rispinta
in stanza. Lui aprì le braccia in modo invitante, prima che la musica partisse
e io iniziassi a tirargli addosso dei vestiti. Mi chiesi se potevo buttarmi
anche io alla fine di tutto ciò ed abbracciarlo seriamente…
Ma dovevo trattenermi. Quello alla fine era una faccenda di lavoro!
Conclusa
anche l’ultima scena in quella stanza, William si alzò e camminò
tranquillamente in boxer verso di me per stringermi la mano. Io riuscii a non
abbassare lo sguardo e concentrarmi in alto, verso il suo viso allegro.
-Hai
i nervi saldi! Altre ragazze di certo sarebbero arrossite tantissimo a girare
la scena…-
-Io
credo di non sembrare rossa solo perché ho due centimetri di cerone in faccia.-
Gli
risposi, accorgendomi che non mi lasciava andare la mano. Io mi grattai la
testa e rimasi a fissarlo domandandomi sempre come fosse possibile essere così
bello. Per mia fortuna arrivò Simon a recuperarmi, trascinandomi via da lì con
forza.
-Devi
vestirti ora! Lui non servirà per le scene all’esterno…
Ci siamo noi cinque.-
Mi
spiegò, mentre mi piazzava davanti ai vestiti che avrei dovuto indossare.
Nell’afferrarli mi chiesi perché quella fissa di farmi mettere roba verde per
fare risaltare origini irlandesi che nemmeno avevo. Mi allacciai il foulard
porpora intorno al collo e poi infilai anche il basco a trama scozzese. Le vie
di Los Angeles ci aspettavano, era ora di cantare in mezzo alla strada!
Jill Pov
Simon guardò soddisfatto le sue riprese in giro per Los Angeles
“Oddio guarda quel vecchietto come mi guardava! Dio sembra traumatizzato” disse
ridendo assieme a Phill. Pete ci raggiunse “Grandi ragazzi, siete stati bravissimi… domani mi servono solo le ragazze per le loro
scena con me e Will per strada, voi siete liberi” poi si voltò verso di me
ammiccando “Noi due stasera abbiamo un appuntamento!”
Sentì le orecchie andarmi a fuoco a quelle parole “Cosa? Dove?”
Lui ridacchiò “Andiamo al cinema!”
Se mi avesse semplicemente detto che mi avrebbe portato a registrare la nostra
scena insieme mi sarei evitata un sacco di pare mentali ma no, lui era PeteWentz, e pur farsi figo in qualche modo.
May si offrì di accompagnarmi e farmi forza e poco dopo mi ritrovai comoda su
una poltroncina rossa di un piccolo cinema di Los Angeles, seduta
tranquillamente a guardare Pete che, fottutamente
bello con gli occhi contornati di nero pece, mi spiegava come si sarebbe svolta
la scena “Questa è la scena con cui si aprirà il video…
ci sarai tu che guardi lo schermo, poi io entro e tu rimani stravolta nel
vedermi mentre mi siedo qualche sedile più in là e sorriderti affabile” simulò
il sorriso facendomi ridere “Poi dovresti… non so… ringhiare” disse cercando l’appoggio del regista
“Dovresti fare un verso frustrato e da li si attaccherà il primo riff di
chitarra di Simon”
“Posso lanciarti il pop corn?” chiedo prendendone uno
e mangiandolo.
Lui ne prese una manciata “Ovvio… io mi girerò e ti
guarderò con la mia solita faccia da scemo e tu devi odiarmi ed incazzarti… giriamo un pochetto,
poi prendiamo le cose più belle e poi giriamo un pezzetto anche all’esterno… tu devi scappare e io ti rincorro!”
“Ma sei pesante” dissi sorridendo mentre lui rideva.
“E non sai ancora quanto!”
Gli guardai il sedere mentre si allontanava andando con il regista fuori,
preparandosi per fare l’entrata e May corse un attimo da me, sussurrandomi
nell’orecchio “Smettila di flirtare con il nostro capo, scema!”
“Ma lui mi provoca” mi difesi io mangiando i miei popcorn.
Quello che accadde dopo, durante le riprese, fu davvero un devasto.
Guardavo lo schermo fingendomi interessata e ricordando alla mente le lezioni
di recitazione che avevo fatto a scuola, mentre giravamo uno stupido
cortometraggio sull’Amleto. Pete entrò come un’ombra
e io finsi di non vederlo in un primo momento, poi voltai la testa verso destra
e lo vidi li, a sorridere, e mi dovetti impegnare parecchio per non ridere ma
per fare la scazzata.
Lui non mi aiutava, continuando a fare una faccia da scemo mentre io fingevo di
cercare di fissare lo schermo, per ignorarlo. Sentì un tocco sulle spalle e mi
accorsi che era scivolato fino al posto difianco al
mio, portandomi un braccio sul sedile. Mi alzai di scatto prendendo ad urlargli
addosso il pezzo di canzone che stava passando, poco in playback e molto
strillato. - You’re stupid man! Go out ofhere!-
Poi presi i popcorn vuotandogli l’intera confezione sulla testa, prima di
tirargli addosso anche quella e girarmi verso l’uscita, allontandomi
scazzata.
“Cut! Questa è meravigliosa” disse Ferguson, il regista, mentre Peter i
toglieva la roba dai capelli “E pensare che pensavo di metterle in mano una
birra!”
“Ecco, evitiamo” disse Pete sorridendo mentre
prendeva un popcorn dalla testa mettendoselo in bocca “E evitiamo anche di
metterle in mano qualcosa di contundente!”
“Ok allora visto che era perfetta la prima facciamo un paio di riprese
nell’entrata poi potete andare a casa, le espressioni sbigottite delle persone
qui dentro le giro da solo domani, oggi non c’erano attori disponibili”
Guadai le persone attorno a me vergognandomi a morte. Non erano attori quindi?
Erano persone normali quelle che avevano assistito a quella scena da pazza?
May mi lesse nel pensiero e rise “Ma tanto c’è la telecamera” disse alzando le
spalle “E poi dal modo in cui siete truccati si vede che è per un video”
In esterno giranno per quasi un’oretta per riprendere tutte le angolazioni che
servivano.
Io uscivo di corsa, imprecando verso il cielo con Pete
alle calcagna e una piccola corsetta da parte di entrambi che però rischiò di
essere mortale visti gli stivaletti borchiati con 12 cm di tacco che Pete aveva scelto per me e il mio completino da rockettara
spregiudicata. Come altro si potevano definire quei vestiti? I pantaloncini di
jeans erano così corti che dovevo stare attenta che non si vedessero le
mutande, ne sopra ne sotto. La maglietta nera era così piena di strappi che
sembravano solo tanti lembi di stoffa uniti per volontà dello Spirito Santo.
Ringraziai i miei capelli che erano lunghi a sufficienza per coprirmi almeno il
reggiseno nero visibilissimo.
“Ok direi che siamo a posto” disse il regista mentre uscivo dalla cabina per
fare le foto tessere in cui mi ero nascosta scappando da Pete
“Ci vediamo domani con i pezzi finali giusto?” chiese a Pete
che annuì, poi si allontanò prendendo il cellulare in mano.
“May?” chiesi a un certo punto guardandomi attorno. Lei aveva la mia borsetta e
io volevo controllare l’orario con il cellulare. Pete prese a camminare con me al suo fianco “L’ho
mandata a casa con il mio assistente, non ci stiamo tutti se no”
“Tutti dove?” chiesi stranita.
“Tutti qui” mi specificò indicandomi una moto nera.
Io alzai un sopracciglio “Non penso di avere l’abbigliamento adatto per salire
su una moto” dissi passandomi le mani sulle braccia. Ok che era LA ma erano
comunque le undici di sera passate ed era inverno…
con venti gradi, certo, ma comunque iniziava a darmi noia quella brezza marina.
Lui se ne accorse così si sfilò la giacca passandomela “Copriti dai, dopotutto
non hai molto addosso” Io arrossii imbarazzata infilandomi quella giacca che
portava il suo profumo, il suo dopobarba…
Mi passò un casco che infilai come una scema, mi sembrava di essermi
rincretinita nello stare vicino a lui. Lui sorrise un po’ intenerito mentre io
mi imbarazzavo ancora di più perché davvero non mi riusciva di levarmi il
casco, così lo fece lui e poi salì sulla moto facendomi segno di salire dietro
di lui.
Mi aggrappai con la scusa di aver paura e allacciai le braccia alla sua vita,
peccato che poi ebbi paura davvero “Pete stiamo
correndo troppo!!” urlavo tenendo gli occhi chiusi mentre lui faceva lo slalon tra le automobili. Pete rideva come uno scemo mentre io soffrivo
urlando. Non sono certa ma sospettavo che stesse facendo a posta il giro più
lungo.
Arrivati all’appartamento scesi con troppa enfasi cadendo per terra per colpa
di quei maledetti tacchi a spillo. Pete appoggiò la moto al cavalletto prima di levarsi
il casco e soccorrermi “Ma attenta! Così ti fai male!” mi disse divertito
mentre mi porgeva le mani per aiutarmi ad alzarmi.
“Ma tu sei un folle!” gli dissi mentre mi apriva il casco e me lo sfilava “Cioè… andavi ai 300!”
Mi prese a braccetto portandomi fino al ingresso parlando con fare pratico “Io
sono un motociclista da due settimane” mi spiegò mentre io sbiancavo “Però me
la cavo! Visto che non siamo caduti? Con Pat a bordo
sono caduto, ma forse era dovuto al sovraccarico di peso…
non saprei…”
Dentro casa regnava un casino tale che rinunciai a ribattere.
Tutti si stavano indaffarando a preparare la cena a
quasi mezza notte. Erano stati carini ad aspettarci ma io speravo davvero poter
fare una doccia ed infilarmi sotto le coperte per dormire fino al giorno dopo.
Sorrisi entrando nella sala comune dove Will e May erano i soli spalmati sul
divano intenti a guardare i Gummy. Poco distante
notai anche Dam in procinto di addormentarsi “Voi non cucinate?” chiesi ai due
mentre Will si esibiva in uno sbadiglio.
“Secondo te siamo in grado?” chiese ovvia May avvolta nel suo piagiamino “Tu piuttosto? Finito il turno
sull’interstatale?” chiese facendo ridere i due ragazzi.
Io incrociai le braccia “Pete mi ha conciata così,
non posso farci molto…”
“Ce ne avete messo ad arrivare” disse Simon arrivando dalla cucina con dei
grossi guanti da forno a coprirgli le mani “Che avete fatto tu e Pete?” mi chiese dandomi un paio di gomitatine
sul braccio facendomi arrossire.
“Piantala di insinuare!” gli urlai mentre tutti si voltavano ad assistere alla
scena e partivano anche un paio di fischi poco galanti. Pete si mise davanti a me nascondendomi “Corri a
cambiarti prima che questi maniaci decidano di violentarti!” mi disse con
enfasi facendomi ridere.
Mentre questa ridicola pantomina continuava Travis
arrivò nella stanza con uno sguardo stralunato “La pace è ufficialmente finita”
disse prima di scappare chissà dove. Pace? Quale pace?
Non c’era pace in quella casa, cos’altro poteva minarla?
Come risposta arrivò un urlo dal corridoio così forte che mi sembrava che la
persona in questione fosse di fianco al mio orecchio, ma a giudicare dall’eco
era molto più lontana. Pete si voltò illuminandosi prima di urlare a sua
volta mentre tutti gli altri, parte noi nuovi, alzavano gli occhi al cielo.
“Pace finita per davvero” ricalcò Will passandosi una mano sulla faccia.
Con la furia di uragano con gli occhiali da vista si fiondò a fucilata nella
stanza con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e una zazzera di
capelli neri spettinata per via della corsa.
Lo riconobbi ovviamente, non era di certo un volto sconosciuto. Brendon Urie.
Cantante dei Panic! At the Disco.
Un nome, una garanzia.
Gettò le quattro, e dico quattro, valigie a terra buttandosi come un pazzo su Pete “Peteeeeeeyyyy!” gridò a
pieni polmoni stordendo tutti con la portata canora della sua voce. Pete lo prese in braccio e prese a roteare su sé stesso mentre il ragazzo più giovane si
aggrappava a lui allacciando le gambe alla sua vita.
Era inquietante come scena.
Ero così intenta a guardare quella scena ridicola che non notai quasi il
ragazzo che alle mie spalle mi stava guardando attentamente dalla testa ai
piedi. Quando mi voltai sentendo una strana sensazione di prurito alla nuca,
come se qualcuno stesse fissando quel punto con intensità, i miei occhi chiari
si scontrarono con quelli castani di un ragazzo che ci misi qualche istante a
riconoscere, vestito con un paio di jeans e un’anonima maglietta bianca. Privo
di trucco, spettinato e con le occhiaie non era proprio come me lo ricordavo
dentro ai video musicali, ma era comunque uno dei ragazzi più belli che avessi
mai visto.
Signore e signori, Ryan Ross.
“Ryro che fai non corri ad abbracciarmi?” chiese Pete mentre riappoggiava delicatamente Brendon
(che si lanciò di corsa nel frigorifero afferrando vittorioso una bottiglietta
di teh) al ragazzo dietro di me che intanto stava
arrossendo visibilmente in quello scambio di sguardi. Con andatura da bradipo
si trascinò dietro la trolley fino a raggiungere Pete
“Brend non mi ha permesso di dormire in volo” disse
mentre il maggiore lo sollevava nell’abbraccio “e ora sono distrutto”
“Ma è solo un’ora di viaggio!”
“Si ma con affianco Brendon? Amico non voleva finire
più” Pete ridacchiò mentre salutava anche Spencer e Brent,
gli ultimi due membri dei P!ATD “Ma dai… cosa vuoi
che sia..”
“Se avessi imparato il kung-fu ai tempi del liceo
fidati che lo avrei steso tanto era pesante…”
“Se posso” disse il bassista afferrandomi per un braccio e mettendomi tra lui e
Ross “Ti presento quella che potrebbe prendere il posto di Brendon
nel mio cuore” disse indicandomi mentre Brendon
esprimeva il suo dissenso lamentandosi “Ryan Ross, lei è JilliahnBayler”
Io allungai la mano verso di lui, che la strinse dolcemente prima di ritrarla
come se avesse preso la scossa, un po’ imbarazzato “Non è sempre così”
specificò Brendon indicando con il pollice Ryan
“Avvolte riesce anche a mettere insieme un paio di parole come ‘piacere di
conoscerti’ se si impegna”.
Il chitarrista lo fulminò con lo sguardo ma poi si voltò con tutta la trolley,
eclissandosi dalla porta verso il loro appartamento “Si diciamo solo che è un
po’…. Mmm… timido. Si dai, diciamo timido” disse Peteautoconvincendosi della
cosa.
“Soprattutto con le bionde” disse Spence venendo a
presentarsi. Brendon mi guardò con attenzione “No, non puoi
prendere il mio posto… io sono più carino e coccoloso” constatò poi soddisfatto “E poi vestita così
sembri uscita da una canzone di Ryro”
Non sapevo bene se offendermi o no, optai per il si. Alzi un sopracciglio
incrociando le braccia e guardando con supponenza Brendon
“Dovresti schiacciarti questi brufoli, ragazzino. Sono antiesteci”
dissi mentre partiva una vera e propria ovazione. Brendon corse davanti a uno specchio esamiandosi la faccia mentre Spence
mi metteva una mano sulla spalla “Ti stimo, tantissimo!” Brendon nel frattempo aveva deciso che no, non erano
brufoli ma ‘deliziose escrescenze della sue pelle che richiamavano dolcezza e
simpatia negli altri’. Cosa ovviamente non vera. Camminò per la stanza a caso e
poi vide May e i suoi occhi si sgranarono fino all’inversosimile,
diventando enorme come dei piattini da caffè.
“Ho visto un angelo!” gridò mettendosi in ginocchio davanti a lei “Ciao
bellissima e mistica apparizione divina, io sono Brendon
e sono qui per concupirti!”
Calò il silenzio.
“Sai che vuol dire concupire?” chiese scettico Pete,
poi scosse il capo “Vado a prendere Pat”
“E io vado a cambiarmi prima di sentirmi dire che sembro uscita da un bordello”
dissi levandomi i tacchi con un movimento poco femminile e uscendo dalla
saletta mentre Phill mi urlava qualcosa del tipo ‘ti
vedo le mutande, sono verdi’.
Camminai nel corridoio verso la nostra porta, alzando le braccia per legarmi i
capelli in una coda. Ero così assorta a pensare a quanto strana fosse quella
situazione che quasi non notai che Ryan Ross stava uscendo dal loro
appartamento e che si, mi stava fissando il reggiseno lasciato in bella vista
visto che con le braccia alzate i brandelli della maglietta rivelavano troppo.
Quando mi accorsi di lui e mi voltai a guardarlo lui si imbarazzò a tal punto
da affrettare il passo, continuando nella direzione opposta alla mia, ma senza
guardare dove metteva i piedi, tanto che prese in pieno il porta ombrelli, inciampandosi in esso. Non solo fece un casino dannato,
visto che quel coso sembrava fatto di alluminio ed impattando con il terreno il
suono aveva rimbombato per tutto il corridoio, ma era quasi caduto, e se non
avesse portato le mani a terra si sarebbe ucciso.
Io mi rivoltai subito per evitargli altro imbarazzo e mi infilai a razzo nel
mio appartamento con il cuore che correva.
Mi appoggiai alla porta chiedendomi perché negli ultimi due giorni mi fossi
presa due cotte in tempo record. Non mi ero mai interessata ai ragazzi ma
quella fottuta casa era piena di tentazioni, cazzo!
Continua….
Nda:
Eccoci
col capitolo di oggi!
Finalmente
sono arrivati i Panic at the Disco! Li stavamo
aspettando con ansia e così anche i pairing si sono
creati.
Che
ne pensate di loro? (Che ne pensate dell’idiozia di Brendon
più che altro xD).
Ricordatevi
che qui sono ancora piccoli, quindi non pensate a come è ora il cantante dei
PATD, perché insomma, chi li segue da anni, sa quanto era cretino in passato ahah.
Capitolo 4 *** Act 1. Chapter two: The Arrive of the Prince and the Mussel ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
First Act: To Start.
Chapter
two: The Arrive of the Prince
and The Mussel.
May pov
Non avevo mai partecipato ad una cena così numerosa
dall’ultima volta in cui avevamo organizzato una cena di classe, ma ad
Evansville eravamo solo in dieci. Quella sera, nel dormitorio della DecayDance,
eravamo ben diciassette persone. Si parla di The Academy is, Panic! At the
Disco, Killer Peaches tutti al completo, con aggiunta di Travie, Pete e Patrick.
Quest’ultimo doveva arrivare con Pete che era andato personalmente a prenderlo.
Voleva che ci presentassimo tutti, insomma… Io ero fuggita a prendermi un
maglioncino da mettere sopra la vestaglietta. Stavo giusto chiudendomi in
stanza, quando notai che qualcuno mi aveva seguito. Sperai fosse Beckett, anche
se la cosa un po’ mi inquietava…
-Ah! È qui che dormi allora? Che bello che siete proprio di
fronte al nostro appartamento!-
Brendon Urie apparve sulla soglia, ammiccando in mia
direzione con quelle sopracciglia nere e folte. Mi chiedevo come potesse
muoverle in quel modo davvero osceno e tanto velocemente.
-Qui mi ci cambio anche, quindi se non ti dispiace vorrei
spogliarmi…-
-Oh! Fai pure, tranquilla… Non mi da fastidio!-
Disse innocentemente e io gli chiusi la porta in faccia,
chiudendo a chiave. Che voleva quel maniaco sessuale da me?! Solo perché era
famoso ed era il pupillo di Pete, non aveva il diritto di seguirmi nella mia
privacy e pensare che potevo starci dopo averlo visto cinque minuti. Non dovevo
affatto spogliarmi, mi limitai ad infilare una maglia a maniche lunghe con
disegnato un grande trifoglio. Cappello e foulard erano parte integrante di me,
quelli non li avevo tolti. Bene, avrei potuto scendere a cena…
Quando aprii la porta Brendon mi aspettava appoggiato al
muro ai piedi della scaletta, s’incantò un attimo ad osservarmi e poi sorrise.
Io sbuffai e lo superai ignorando il braccetto che mi porse in modo sensuale,
correndo subito in corridoio per poterlo seminare. Lui comunque mi seguì e
diventò la mia ombra.
-In Irlanda siete tutte così belle? Eh?-
Mi chiese quando arrivammo in cucina dagli altri e Ryan
Ross alzò lo sguardo verso di me, mentre notai che Jill lo osservava
attentamente.
-Quindi sei irlandese?-
-Non sono irlandese! Vengo dal Wyoming come tutti loro…-
Indicai gli altri della band e loro annuirono, mentre Ross
gli analizzava uno ad uno. Poi ecco che arrivò qualcuno di corsa che abbracciò
me e Brendon sbattendoci uno contro l’altro.
-Aaah! Il mio pupillo e la mia irish-girl stanno facendo
amicizia!-
Pete Wentz ci urlò nelle orecchie ed io cercavo di
liberarmi da quella presa, mentre Urie allungava le mani per potermi
abbracciare. Quella era una casa di pazzi! Riuscii a sfuggire da quell’insano
abbraccio, andandomi a nascondere dietro Simon. Lui perlomeno mi prese sotto
braccio, tenendomi a distanza di sicurezza da vari malati di mente che
attentavano alla mia vita. In tutto quel putiferio –causato perlopiù da Dio
Wentz e Cristo Urie- feci caso che Jill aveva smesso di guardare il nostro capo
e si stava dedicando più che tutto all’osservazione del chitarrista dei Panic.
Così io e Simon, che ormai era il mio bodyguard, ci avvicinammo a lei e le
sorridemmo complici.
-Mh, carino Ryan, vero?-
Domandai, mentre il nostro chitarrista annuiva esaminandolo
per bene concludendo che anche lui lo trovava davvero bello.
-Aha… Dal vivo è ancora meglio che in quel video stupido
che avevamo visto su youtube.-
Ci rispose lei, non staccandogli gli occhi di dosso. Io mi
sedetti al suo fianco e presi delle patatine che qualcuno aveva messo in un
piatto in mezzo al tavolo apparecchiato alla cazzo. Nel farlo però sfiorai una
mano e quando alzai lo sguardo mi ritrovai davanti Will tutto sorridente. Gli
sorrisi pure io, prima di comportarmi serenamente e continuare a parlare con la
mia amica.
-Decisamente… Dal vivo sono meglio tutti. Tranne Urie… Lui
mi pare più…-
Entrambe lo guardammo mentre stava facendo una strana danza
con tanto di ammiccamenti e schiocchi di dita vari, spiegandola a Pete che
annuiva fiero.
-…stupido.-
Concluse lei, voltandosi di nuovo verso Ross che stava
lentamente fondendosi con la sedia su cui era seduto.
-Sì, ecco… Non volevo proprio dirlo apertamente.-
Risposi, trovando di nuovo lo sguardo di William in mezzo a
tutti gli altri. Nonostante stessi parlando con Patrick guardava verso di me e
sorrideva sbieco.
-McLean… Vieni a presentarti!-
Mi disse e senza pensarci due volte saltellai fino a loro,
per stringere la mano al mitico Patrick Stump. Anche lui a quanto pare era
restio ad abbandonare il cappellino, così almeno eravamo in due a fare i
maleducati a cena. E se poteva Stump, perché non potevo io?
-May, piacere di conoscerti… Sono… Sono davvero emozionata!
Seriamente, sono una tua grande fan!-
Gli scossi la mano e lui ridacchiò nervoso, scuotendo la
testa.
-Io ho sentito la vostra canzone prima… Ti faccio i miei
complimenti.-
Avevo ricevuto dei complimenti da Patrick Stump, potevo
benissimo morire! Mi lasciai prendere dalla gioia e saltellai appena,
ringraziandolo esageratamente. Poi sentii la mano di Beckett risalirmi per la
schiena fino ad appoggiarsi alla mia spalla e mi irrigidii. Pat pensò
–erroneamente- di doverci lasciare soli ed andò a parlare con il batterista dei
Panic che stava mangiucchiando un pezzo di pizza insieme a Dam. Guardandomi
attorno notai che Phill stava invece socializzando con Travie e Mike Carden,
Simon e Jill se la chiacchieravano con Pete e Ross con Urie che cercava di
seguire il discorso fissando però me. Incrociai i suoi occhi neri che seguivano
i miei movimenti, mentre Will mi trascinava verso il giardino.
-La mia preda se ne sta andando con Beckett!-
Urlò tirando la maglia a Pete, ma feci finta di non averlo
sentito lasciandomi guidare verso l’esterno. Non avevo ancora avuto tempo di
vedere il giardino posteriore, così mi stupii di quanto fosse grande e subito
notai l’enorme piscina illuminata. Era davvero una villa da vip, quella… Ed io
ormai ci vivevo. William mi accompagnò sotto un bel gazzebo dove c’era un
dondolo bianco. Qualcosa di buongusto in quella casa infondo non mancava… Sì,
la fontana all’entrata non era affatto da contare. Lui prese posto sul dondolo
e rimasi stranita ad osservare la mano che mi porgeva. Ero come in un bel
sogno, con le belle luci di Los Angeles e della piscina alle spalle…
-Se ti piaccio così tanto, perché non vieni qui e mi baci?-
Mi domandò, mentre afferravo le sue mani e le accarezzavo.
Lo guardai negli occhi non sapendo bene se mi parlasse sul serio o no…
Ovviamente, da parte mia, avrei voluto tanto poter baciare le sue labbra
sottili.
-Ho mangiato delle patatine e baciarti non mi sembra
educato. Ho le labbra salate, sicuramente…-
Affermai, ma mi sentii cadere in avanti addosso a William,
così che mi ritrovai con le labbra attaccate alle sue. Mi tirai indietro e ricercai
il suo sguardo.
-Oh! Mi hai appena baciato.-
Commentai facendolo ridere, prima che si alzasse e mi
abbracciasse. Io probabilmente ero completamente in tilt e non capivo più nulla
di quello che mi stava succedendo. Volevo baciarlo ancora e non solo…
-Senti… Nel dormitorio si sentiva la mancanza di qualche
ragazza. Ed io so di piacerti un sacco… Quindi, dato che viviamo insieme, che
ne dici di dormire anche nello stesso letto?-
Calcò sulla parola “dormire” come se fosse necessario farmi
capire che non intendeva esattamente in senso letterale. Io, senza nemmeno
pensarci, accettai la proposta e stipulammo questo contratto con un altro bacio
molto più approfondito del primo. Sentii le sue mani scivolare sotto la felpa,
mentre io accarezzavo i suoi capelli morbidi e profumatissimi. Stava succedendo
veramente… Stavo baciando Beckett. Sapevo benissimo anche a cosa andavo
incontro, non ero proprio così sprovveduta e svampita come facevo credere
spesso. Ma com’era mio solito, decisi di non importarmene e di accontentarmi di
quell’accomodamento. Beh, non era mica male come cosa… Perfetta direi.
-La cena è pronta!-
Simon si era affacciato alla porta per urlare e io mi
staccai immediatamente da William, che ridacchiò un secondo prima di
appoggiarmi la mano sulla schiena. Rientrammo insieme ed occupammo gli ultimi
posti liberi, accanto a Dam e Phill. Brendon era di fianco a Pete e mi fece
l’occhiolino, non sconsolandosi nemmeno quando vide le dita di Beckett passarmi
fra i capelli. Anzi, sorrise di più e si alzò levando il bicchiere pieno di
succo di pompelmo verso l’alto.
-Io direi di brindare alle pesche che la primavera ha
portato alla Decay!-
-Brendon è inverno.-
Specificò Ross beccandosi un’occhiata offesa dal cantante.
Sentii gli altri ridere, mentre qualcuno si lamentava di tanta stupidità. Io
per prima mi chiedevo quanto potesse essere scemo quel ragazzo… E dire che nei
video pareva essere un gran bel figo, serio e sensuale. Non quanto Beckett o
Ryan, ovviamente. Però anche lui aveva il suo fascino sullo schermo.
-Beh, l’inverno richiede la neve e qui non ne vedo! Quindi
io dico che è primavera! E comunque, qualunque stagione sia, il brindisi ai
nostri nuovi fratellini lo facciamo!-
Così tutti alzammo il bicchiere con qualsiasi cosa ci fosse
dentro e facemmo questo brindisi a noi Killer Peaches –altrimenti detti pesche
o fratellini-. Vidi Phill sorridere a Jilliahn e sorrisi anche io. Quasi tutta
la DecayDance stava brindando a noi. Hip hip urrà per noi cinque dunque!
La cena si concluse che ormai erano le due e nel giro di
mezz’ora tutti sparirono nei rispettivi appartamenti. Nessuno si degnò di
riordinare, decidemmo che ci avremmo pensato la mattina seguente. Io feci per
seguire Jill nella mia stanza, ma una voce chiamò il mio nome e mi voltai.
Brendon Urie era fermo sulla soglia del suo appartamento e allungò la mano
verso di me, muovendo l’indice avanti e indietro per invitarmi.
-Non vuoi dormire al calduccio con me?-
Chiese, facendo lamentare Ryan che era alle sue spalle. Il
mio leader rise, dirigendosi in camera e dicendomi qualcosa come “vai, May,
vedrai che non ti dispiacerà” ma non le diedi ascolto. Ero occupata a fissare
gli occhi neri di Brendon… Dovevo ammetterlo, erano molto più sinceri di quelli
del cantante dei The Academy Is, ma lui non faceva proprio a caso mio.
-Fa già caldo abbastanza senza qualcuno addosso… E se mai
tornerò nel Wyoming al freddo, comunque, andrò a dormire con le pecore
piuttosto che con te.-
Chiusi la porta e, dopo un salto in bagno, mi diressi in
stanza dove già Simon e Jill si erano infilati sotto le coperte ed avevano pure
spento la luce.
-Cazzo, ma come faccio a…-
Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai addosso
al chitarrista, così cercai dirimettermi in piedi tirandogli una gomitata sul naso.
-Porca troia! May!!-
Jill accese l’abat-jour scazzata e ci guardò prima di
mettersi a ridere.
-Ce la fai a trovare il tuo letto adesso?-
Mi chiese e io mi tolsi la felpa per lanciarmi sul mio caro
ed adorato materasso. Abbracciai il cuscino e ci affondai la faccia sorridendo,
cercando di non fare casino nell’essere così felice. Pensai di nuovo al sapore
delle labbra di William e mi rigirai più e più volte senza riuscire a prendere
sonno. Sbuffai ed afferrai il cellulare per vedere l’ora, quando notai che
c’era un messaggio arrivato da almeno dieci minuti.
Will- Se vuoi c’è l’appartamento di fronte al mio che è
arredato ma non lo occupa nessuno.
Risposi velocemente un “arrivo” e facendomi luce con il
telefonino uscii dalla stanza, stando attenta a non uccidere nessuno. Quando uscii
in corridoio notai che, appoggiato alla porta dell’appartamento vuoto c’era
Beckett che sventolava il cellulare. Corsi verso di lui, bloccandomi un attimo
nella Big-Room dove c’era Ross attaccato ad un pc. Lui mi guardò stranito e io
mi volatilizzai il più in fretta possibile, andando ad abbracciare William che
mi trascinò all’interno di quell’appartamento che divenne presto rifugio per
qualche scappatella.
-Pensavo avessi già cambiato idea…-
Mi sussurrò all’orecchio, mentre passava la mano fra i miei
boccoli. Io gli passai le mani lungo la schiena ed inspirai quel buon profumo.
-Appena ho letto l’sms sono corsa qui… Tranquillo, non sono
il tipo da scappare.-
Sorrise sulla mia fronte, prima di abbassarsi appena per
catturare le mie labbra in un bacio che era molto più passionale di quello
scambiatoci in giardino. Ci avviammo verso il letto senza staccarci, mentre le
sue mani correvano sotto il mio pigiama finendo per levarmelo. Io gli tolsi la
maglia, lasciandola scivolare a terra potendo così godere di nuovo della vista
del suo torace scarno e pallido. Questa volta, però, potevo farci scivolare le
mani ed avvertirne il calore.
Lui si sedette sul ciglio del materasso e mi guardò con un
sorrisetto malizioso, facendomi scivolare le mani dai fianchi alle cosce
lentamente. Sorrisi pure io, appoggiando le mani sul suo petto e spingendolo
indietro per poter stare a carponi sopra di lui.
Ci scambiammo un lungo sguardo, prima di toglierci pure gli
ultimi indumenti di dosso e scambiarci qualche bacio, morso e carezza. Il resto
di quella notte ancora lo ricordo benissimo, anche se ovviamente per noi non
significò assolutamente nulla.
Jill pov
La mattina dopo a svegliarmi fu Pete che
venne in camera mia scuotendomi leggermente. Io alzai il viso incontrando i suoi
occhi e lui si portò un dito alle labbra facendo segno di non svegliare Simon
che russava a bocca aperta.
“Non preoccuparti” dissi grattandomi gli occhi “Manco le cannonate lo svegliano
quello li…”
Pete ridacchiò sendendosi sul letto “Sei pronta per girare?”
“Pete ma sei scemo?” chiesi facendolo ridacchiare piano mentre io mi alzavo
appuntellandomi sui gomiti “Sono le otto del mattino e ho dormito solo sei ore
scarse, faccio schifo e mi sto vergognando di farmi vedere in questo stato
pietoso da te… e mi chiedi se sono pronta per fare un fottuto video?”
“Ma che dici” disse alzandosi e lasciandomi un bacio sulla guancia che mi fece
venire una vampata di caldo “Sei bellissima, non saresti mia figlia se no”
disse ovvio alzandosi dal letto e uscendo raccomandandosi di far presto.
Io mi lasciai ricadere sul letto.
Sua figlia? Niente di eccitante insomma… infondo c’erano dieci anni secchi da
me a lui… ma che mi importava? A me nulla, a lui a quanto pare invece qualcosa…
“Pazienza ti rifarai con Ross” disse Simon con la voce impastata dal sonno.
“Non si origlia”
“Mi avete svegliato tanto parlavate forte” disse aprendo un occhio “Adesso vai
o Peter si scazza perché la sua bimba fa la cattiva…”
Buttai le coperte sbuffando e mi alzai mentre lui si voltava dall’altra parte
riprendendo a dormire. Lo invidiavo moltissimo.
Quando entrai nella saletta mi pentì di non essermi nemmeno truccata. Ryan si
stava alzando dal divano con il pc in mano e i suoi occhi si scontrarono con i
miei. Non ci salutammo nemmeno visto che io mi diressi in cucina e lui proseguì
ad arrotolare il cavo del alimentatore.
Brendon entrò nella stanza poco dopo sorridente e vispo come non mai “Ciao
Ryro! Ciao piccola pesca del Wyoming!”
“Ciao Brend” partì il coretto mio e di Ryro ma nessuno dei due diede segno di
darci importanza. Io volevo solo il caffè.
Brendon prese a farsi il teh al mio fianco poi mi guardò sorridente e disse “La
mia dolce fatina verde delle colline Irlandesi è ancora a letto?” solo allora
realizzai che non avevo visto May.
“Non so dove sia” dissi pensierosa.
Brendon spalancò la bocca “Oddio! Ho perso la mia regina della birra!”
Contando quanto fosse astemia May quel nome era decisamente fuori luogo.
Ryan alzò gli occhi al cielo prima di allontanarsi “Buona notte” disse sparendo
nel corridoio mentre io guardavo con un sopracciglio alzato Brendon.
“Deve ancora dormire?”
Brendon annuì con troppa enfasi “Si lui dorme di giorno” disse liquidando il
discorso come se Ryan non fosse importante prima di tornare al discorso di
prima “Ancora non abbiamo trovato l’amore della mia vita, ti ricordo!”
“Non la conosci da nemmeno dodici ore” gli feci notare versandomi il caffè
nella tazza mentre lui strepitava.
“Ma io la amo lo stesso!” disse disperato, come se io non potessi capire.
“è con Beckett penso” disse Phill entrando nella stanza e facendoci sobbalzare
tanto era stato silenzioso “Anzi ne sono certo… li coglierò sul fatto prima o
poi!” disse con fare teatrale mentre tornava al nostro appartamento.
Stare li faceva male anche a lui…
Brendon prese a gridare frasi come ‘non è possibile’ o ‘ma non è possibile che
non sia preda del mio fascino animale’ che francamente io però, non notavo.
“Se hanno fatto sesso lei pensava sicuramente a me” disse poi a un certo punto
sorseggiando il caffè con l’espressione di chi la sapeva lunga “Dopotutto non
si sentirà alla mia altezza, la capisco… ma lo è eccome!”
Io lo guardavo apatica annuendo e dandogli ragione come si fa con i malati di
mente. Dopotutto lui lo era.
“Si si Brend ne parliamo dopo” dissi appoggiando la tazza “Pete mi aspetta”
Lui annuì convinto “Sisi questa cosa va chiarita!” disse deciso mentre io mi
affrettavo ad andare a cambiarmi.
Brendon era davvero un personaggio particolare, che mi inquietava non poco. Era
troppo esuberante, parlava a sproposito e non capivo il motivo di tutta quella
felicità. Non lo capivo ancora anche se, all’interno di quei grandi occhi neri
da attore, un vago fondo di tristezza c’era. Ci parlavamo così poco però, e
quando lo facevamo erano solo cazzate, che subito non lo capii e lo etichettai
come quasi tutti li dentro. Come uno stupido, cosa che non poteva essere più
lontana dalla realtà.
Mi buttai addosso un paio di pantaloni rossi e una felpa nera senza nemmeno
prendermi l disturbo di farmi bella, eccetto per un filo di matita nera a
contornarmi gli occhi chiari. Presi un mollettone tirando su i capelli e poi
uscì dalla stanza disturbando un po’ il sonno di Simon.
Cercai Pete ovunque prima di avvertire la sua risata provenire
dalll’appartamento dei P!ATD.
Entrai lentamente e lo vidi sul divano color ocra rimanendo per un attimo
flashiata dal giallo delle pareti. Pete si voltò verso di me con un sorriso,
così come il suo interlocutore.
Ryan.
Ma non era andato a letto?
Come suo solito non mi salutò nemmeno, limitandosi a spostare lo sguardo sul
divano piuttosto che specchiarsi nei miei occhi. Io sbuffai scazzandomi. Perché
mi aveva preso in antipatia in quel modo?
“Allora andiamo?” chiesi a Pete che si alzò annuendo e io mi diressi verso la
porta senza salutare ne dar segno che mi interessasse minimamente di Ross.
Anche se in realtà mi piaceva molto.
Non sapevo nulla di lui, ok, ma io parlo dal punto di vista estetico era
davvero un bel ragazzo e si, mi interessava. Caratterialmente non lo conoscevo
per nulla e mi dava l’idea di non capire un cazzo.
Presi il casco dal mobile del entrata mentre Pete mi seguiva divertito “Che
succede?” chiese mentre uscivamo in giardino “Non ti piace Ryro?”
Oh, lui mi piace molto “Io non piaccio a lui” dissi secca facendo per infilarmi
il casco ma Pete mi fermò guardandomi confuso.
“Cosa te lo fa pensare?”chiese stranito come se la cosa fosse inconcepibile.
Solo perché stavo simpatica a lui non significava che tutti li dovessero amarmi
no?
“Non mi saluta nemmeno”
Pete chinò la testa di lato senza capire. Iniziai a pensare che per qualche
strano motivo avesse un ritardo mentale: non vedeva i difetti nelle persone.
Non vedeva come Ryan non mi aveva nemmeno dato il buon giorno. O forse ero io
che enfatizzavo il tutto?
“Andiamo per favore” dissi infilandomi il casco mentre lui annuiva ancora
perplesso.
Per il resto della mattinata continuai a farmi le stesse due domande. Stavo
pretendendo troppo da quel ragazzo che non mi conosceva nemmeno? Mi odiava o
solo gli stavo tanto indifferente da non vedermi nemmeno?
Pete mi gironzolava attorno parlando con il regista
mentre la truccatrice mi truccava di nero, prima di passare ai capelli. May e
Will arrivarono proprio nel momento in cui io stavo finendo di vestirmi, almeno
stavolta ero molto più coperta. Portavo una canottiera nera, una pio di
pantaloni aderenti del medesimo colore e degli stivali più bassi di quelli
della sera precedente di pelle neri e alti. Pete mi stava giusto passando il
gilet di pelle con le borchie sulle spalle quando i due ragazzi entrarono
tranquillamente, come se fosse tutto ok. Nemmeno Pete ci diede molto peso,
dicendo solamente che forse loro non avrebbero finito per pranzo. Come se fosse
quella la cosa più importante al momento…
Girare per strada con Pete che ti sbuca da ogni parte è qualcosa che ogni
essere umano dovrebbe provare una volta nella vita. Prima da un cassonetto
della spazzatura, poi da un tombino… io poi rimanevo sempre spiazzata, non
conoscendo la sua ubicazione precisa.
Le riprese furono numerose a causa delle mie risate lievemente inopportune.
Provateci voi a non ridere davanti a Pete che sbuca da dentro un cesto di rose
in una bancarella di fiori e poi mi raccontate!
“Ok direi che adesso possiamo girare il finale” disse il regista mentre Will e
May ci raggiungevano “I due maschietti si incontreranno mentre vi stanno
cercando e si coalizzeranno per stanarvi così voi due inizierete a nascondervi
insieme dentro a un super mercato” ci disse mentre entravamo nella location.
“Ho sempre sognato entrare nel banco del pesce” dissi facendo ridere May.
“Alla fine del video i due ragazzi si guarderanno attorno e se ne andranno
rassegnati… allora voi ragazze uscirete da qui dentro” disse appoggiandosi a un
conteiner.
Io vi guardai dentro e vidi molte… “Pesche” dissi incolore prendendone una in
mano e guardando Pete “Ma è scontato… dovevate prendere delle albicocche!!”
Il bassista dei FOB mi guardò interdetto “Non penso di aver capito”
“Lascia stare!” gli dissi facendogli patpat sulla spalla mentre Patrick ci
raggiungeva con un sorriso.
Osservò le scene da dietro la telecamera ridacchiando di tanto in tanto “queste
scene sono qualcosa di stupendo” decretò mentre io mi toglievo le pesche di
dosso rilanciandole nel conteiner “Andiamo a pranzo?” chiese sorridendoci.
“Loro due mi servono ancora” disse Ferguson indicando Will e May, che non
sembravano molto felici di passare il pomeriggio a girare per le strade di Los
Angeles.
Io e Pete ci cambiammo, senza però struccarci, e andammo a pranzo con Pat in un
piccolo ristorante vicino alla Decay.
“Quindi hai scritto tu tutti i testi?” mi chiese il cantante mettendo il sale
nell’insalata.
Io annuii “Si, insieme a Simon e occasionalmente ci ha messo qualcosa anche
May” risposi con un sorrisetto mentre lui addentava una foglia.
Pete lo guardò disgustato mentre io e lui iniziavamo a dedicarci al nostro
hamburger “è inutile che mangi l’insalata” disse con la bocca mezza piena “se
poi a casa ti strafoghi di nachos con il servizio d’asporto!”
Il rosso alzò gli occhi al cielo senza però aggiungere altro.
Mi piaceva Patrick, sembrava un ragazzo con la testa sulle spalle e la sua voce
era qualcosa di meraviglioso. Più lo conoscevo più mi sembrava sanamente
interessato alla mia band e al nostro modo di lavorare.
La DecayDance non era una casa discografica. Era una grande famiglia, e farne
parte è stata la cosa più bella che mi potesse capitare.
Non solo mi ha fatto crescere musicalmente lo stare a contatto con tanti
valenti musicisti ma soprattutto mi ha davvero dato tanto dal punto di vista
etico. E Pete è stato davvero un papà per tutti noi….
Quando rincasammo lui volò subito alla ricerca di Brendon che sembrava essersi
misteriosamente disperso “Ha detto che andava a comprare delle rose per la sua
Irish Girl” disse Spencer mentre faceva zapping senza nemmeno guardarci in
faccia.
Pete alzò gli occhi al cielo “Ok vado a cercarlo tu sveglia Ross!”
Io lo guardai sgranando gli occhi “Ma Pete! No!”
“Dai susu! È un bel modo per far conoscenza” disse sorridendo “Adesso sveglialo
e digli di chiamarmi subito!”
Certo, un bel modo per farmi odiare ancora di più.
Avevo capito che contro una decisione di Pete non potevo appellarmi così mi
diressi a passo incerto verso l’appartamento dei Panic. Entrai trovando Brent
davanti al portatile che mi sorrise salutandomi. Cazzo pure lui mi salutava! Mi
salutavano tutti tranne quel coglione di Ross!
“Pete mi ha detto di svegliare Ryan” dissi incerta sperando che si offrisse di
farlo lui, ma il ragazzo per risposta sgranò gli occhi schizzando in piedi.
“Allora lascio l’appartamento! Ryan appena alzato è davvero incagabile” disse
passandomi accanto e uscendo “In bocca al lupo” disse infine chiudendo la
porta.
Perfetto, sempre meglio.
Non sapevo nemmeno quale era la sua stanza…
Entrai nel corridoio che dava al bagno e alle stanze e trovai facilmente quella
del ragazzo. Sulla porta, dentro ad una targhetta d’orata in un’elegante
scrittura tutta fronzoli c’era scritto ‘Brend&Ryro’
La mia fine era vicina. Me lo sentivo.
Entrai nella stanza immersa nella totale oscurità sperando di non ammazzarmi o
fare casino e arrivai a tentoni fino al letto. Quando gli occhi si adattarono
all’oscurità riuscii a distinguere la figura addormentata del ragazzo, a pochi
passi da me.
Mi misi a sedere accanto a lui cercando di essere leggera per non svegliarlo e
presi a guardarlo come una maniaca. Cosa potevo farci se era veramente bello?
Cercando di non sfiorarlo gli spostai la frangia castana dal viso per poterlo
vedere meglio ancora. Sembravo davvero una pazza, lo ammetto, ma non potevo
farci nulla se quelle labbra bellissime sembravano reclamare un mio bacio.
Senza rendermene conto mi chinai su di lui, sfiorando appena la guancia morbida
con le mie prima di sollevarmi di nuovo. Come poteva non essersi svegliato? Per
un attimo mi chiesi se stesse fingendo di dormire ma poi no, mi convinsi che
non si era svegliato per davvero.
Feci per posare un bacio sulle sue labbra quando si sveglio di colpo, tremando
per la sorpresa. Mi guardò per un attimo negli occhi spaesato mentre io mi
alzavo di scatto imbarazzata. Lui preso totalmente alla sprovvista si alzo di
colpo in piedi rimanendo però impigliato nelle coperte e cadendo rovinosamente
a terra.
Accesi la luce ma poi mi pentì di averlo fatto. In un primo momento sembrava
essere stata una buona idea perché Ryan era seduto a terra, mezzo attorcigliato
nel lenzuolo con la gamba sinistra e addosso solo una canottiera nera e un paio
di boxer del medesimo colore. La sua faccia era del tutto stralunata mentre mi
guardava a occhi sgranati e bocca aperta. Poi però le cose degenerarono. Si
alzò di scattò calciando le coperte e infilandosi frettolosamente i pantaloni
della tuta “Ma che cazzo ci fai qui??” mi chiese con arroganza, arrossendo.
Io abbassai il capo, colpevole “Pete mi ha chiesto di svegliarti e… “
“Ma ti sembra il modo??” Mi stava urlando in faccia in preda ad una crisi
isterica “Cazzo di solito si bussa alla porta e si chiama la persona, non si
entra in una stanza buia mettendosi a fissare le persone addormentate! Mi hai
fatto venire un colpo!!”
“Scusami se ti ho disturbato!” dissi incazzandomi a mia volta “Mi dispiace di
aver cercato anche solo per un attimo di svegliarti con un minimo di tatto, la
prossima volta prometto che lancerò una bomba-carta nella stanza!!”
Lui alzò un sopracciglio incrociando le braccia “Ma tu sei una pazza…”
“E tu un povero stronzo” conclusi uscendo dalla stanza con un diavolo per
capello.
Sulla soglia incrociai Brendon se ne tornava mesto nella stanza, con un mazzo
di fiori ficcato malamente dentro alla felpa.
“Perché quella faccia?”gli chiesi sbattendo la porta della stanza che divideva
con Ryan.
“La mia fatina verde non ha apprezzato il mio mazzo di fuori” disse con gli
occhioni da cucciolo abbracciandomi di slancio, mentre io afferravo il mazzo
per il gambo estraendolo.
“Ma come…?” Non era decisamente una cosa da May, lei è sempre stata molto
moderata…
“Solo perché le ho chiesto di darmela in cambio!”
Alzai gli occhi al cielo mentre gli passavo una mano sulla schiena “Sei proprio
scemo, Urie” gli dissi mentre si staccava dall’abbraccio fingendo di asciugarsi
una lacrimuccia e guardandomi con un broncio “Come mai tu sei qui piuttosto”
chiese alludendo alla sua stanza, riprendendosi al volo.
Io alzai le spalle “Pete mi ha chiesto di svegliare Ross, ma il tuo chitarrista
è una testa di cazzo”
Brendon alzò gli occhi al cielo “Che cosa ha combinato stavolta quel piccolo
idiota?” chiese picchiettando il piede in terra.
“Mi ha urlato in faccia!” dissi disperata, trovando sostegno in Brendon che mi
guardò indignato aprendo la bocca.
“Che razza di cafone!” disse scandalizzato, avviandosi verso la stanza “adesso
vedrà!” aggiunse chiudendosi la porta alle spalle.
Tornai in camera mia incazzata nera con quel uomo così immaturo e così… così…
Così come?
Mi lascai cadere sul letto confusa guardando il soffitto con apprensione. Ma
che mi stava succedendo? Mi ero davvero incazzata così tanto? Mi portai il
cuscino sul viso soffocando un urlo.
Maledetto Ryan Ross, stava diventando la mia ossessione.
Continua…
Eccoci qui con il nuovo capitolo!!
Ryro e Bden si stanno già prendendo tutta l’importanza che
meritano nella storia!!!! …il titolo stesso del capitolo è dedicato a loro!!! A
voi decidere chi sia il Principe e chi la Cozza tra i due XD
Allora… Direi che la demenza di Brendon si sta mostrando in tutto il suo
splendore… per non parlare di quanto Ryan è apparentemente impacciato e continui ad inciamparsi!!! XD
Povera Jill che non sa che fare con la sua obsession… D:
Nel frattempo May si è data da fare con Bill che fa
proposte a caso… Quando ha Bden che sembrerebbe innamorato alla follia.
Avevamo detto che i pairing erano comprensibili?? Uuuuhm…
XD
Chi sarà paziente, vedrà!!! *risata malefica*
E… Viva Pete, il
nostro signore incontrastato!!!
Anyway, grazie a chi recensisce e segue la storia e si sta
appassionando a questo gruppo di inetti e mentecatti!!!
Grazie seriamente per amare il disagio che c’è in questa FF.
Capitolo 5 *** Act 1. Chapter three, part one: Virgin Love Makes Bad Attitude ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
First Act: To Start.
Chapter
three, part one: Virgin
Love Makes Bad Attitude
Jill pov.
17 dicembre 2010
(Presente)
Oggi fa davvero freddo…
La pioggia cade delicata dal cielo nero sulla mia testa mischiandosi con
l’angoscia che già provo e che da ore mi attanaglia completamente il cuore.
Sembrano passati giorni da quando ricevuto quella chiamata ma in realtà
l’orologio non ha compiuto neanch’ora tre cicli completi…
Mi stringo nel cappotto camminando a testa bassa nel cortile ciottolato di mia
cognata.
Mio marito non voleva che venissi a prendere Kylian da sola, ma io ho insistito
affinchè lui mi lasciasse un po’ con i miei pensieri, dopotutto prima o poi
dovrò accettare che la vita va avanti…
Soprattutto perché non posso assolutamente permettermi di cedere per nessun
motivo, visto che non ho solo un marito ma anche un bambino di sette mesi.
Busso alla porta e aspetto guardando i miei occhi stanchi ed incavati nel
riflesso della porta di vetro.
Kate mi apre con un sorriso che però si spegne immediatamente “Ma Jill… è
successo qualcosa?” mi domanda preoccupata facendomi entrare.
Le racconto brevemente l’accaduto torcendomi le mani e trattenendo le lacrime.
Alla fine lei si porta una mano alla bocca, scioccata “Oh mio Dio è assurdo…”
“Lo so, io non posso ancora crederci” dico stanca sfilandomi il cappotto e
lasciandolo con la borsa su una sedia del soggiorno prima di salire le scale
con Kate alle spalle. Entro nella stanza in cui il figlio di tre anni di Kate
gioca con le costruzioni e mi dirigo al lettino in cui il mio bambino guarda
con espressione incuriosita un peluche.
Lo prendo in braccio mentre lui si esibisce in uno sbadiglio che mi fa capire
che se arrivavo dieci minuti dipo lo avrei trovato addormentato “Quindi pensate
di andare a Los Angeles?”
Mi volto verso mia cognata annuendo mentre Kylian si mette a giocare con le mie
ciocche bionde “Si… contiamo di essere a casa nostra là domani mattina presto…
abbiamo l’aereo alle cinque e mezzo…”
Lei sospira “Capisco… portate anche Kylian?”
“Ovviamente… là ho una vicina di casa con un paio di bambini e uno ha la sua
stessa età” le spiego mentre scendiamo le scale “Me lo ha tenuto mentre facevo
le registrazioni per i Panic…”
Appoggio Ky nel trasportino dopo avergli messo il cappottino e mi sbrigo a
mettermi a mia volta la giacca.
“Quando pensate di tornare a Las Vegas?”
“Non lo so…” mi mordo il labbro abbassando lo sguardo “Non so nemmeno cosa
succederà di qui ad un’ora… so solo che voglio raggiungere gli altri il prima
possibile…”
Lei mi abbraccia “Saluta mio fratello… conoscendolo sarà distrutto”
Io sorrido appena “Si ma non lo da a vedere… se si mette a piangere anche lui è
la fine…”
Si perché se crolla lui, io non ho speranze di stare in piedi. È come se lui
fosse le fondamenta e io le pareti di una casa… se le fondamenta reggono le
pareti possono anche cadere a pezzi lasciando intatta la base, ma se è la base
che cede allora nulla rimane in piedi…
“Allora vado” le dico sistemando il bambino sul sedile posteriore prima di
rivolgerle un sorriso abbattuto, come si può sorridere in un momento come
questo? “Ci vediamo presto”
Lei mi abbraccia ancora una volta dicendomi qualche parola di conforto. Mi
sembra quasi che mi sia morto un fratello, era da tanto che non sentivo un
vuoto così grande nel petto.
Mi sembra di fare tutto meccanicamente, come se fossi diventata improvvisamente
un robot.
Kylian si addormenta tra uno sbadiglio e l’altro così quando arrivo mi sbrigo a
metterlo nella culla. Mi fermo ad osservarlo per un attimo mentre dorme beato,
appoggiando i gomiti alla culla e sporgendomi su di essa. C’è qualcosa di
stupendo anche se non troppo evidente nell’osservare un bambino mentre dorme… i
piccoli pugnetti stretti verso il viso, i respiro lento e rilassato… anche io
vorrei tornare così, piccola e protetta dalla mia mamma, coccolata dal mio papà
24 ore su 24 con solo il bisogno di queste due figure per stare bene. Non avere
preoccupazioni o responsabilità.
Gli rimbocco la copertina azzurra ancora avvolta da mille pensieri diversi. La
morte è così imprevedibile…
Se io dovessi perdere Lui so per certo non ce la farei mai da sola…
Un paio di braccia mi avvolgono, due mani bellissime si intrecciano alle mie,
appoggiate alla mia pancia. Mio marito mi appoggia il mento sulla spalla
guardandomi con un’espressione indagatrice che mi risulta essere forse un po’
più buffa del dovuto.
“Cos…” mi zittisce con un bacio prima di guardare con dolcezza Ky.
“Usciamo o lo sveglieremo…”
Annuisco mentre lui si stacca lentamente da me, e usciamo insieme dalla stanza
andando nella nostra. Mi lascio cadere sul letto passandomi una mano sul collo,
sentendolo dolorante “Scusami non ti ho cucinato nulla…” dico dispiaciuta “E
non ho nemmeno fatto le valigie per domani…”
Lui si siede accanto a me, passandomi un braccio attorno alle spalle e
baciandomi piano la tempia “Prendi le cose per Ky, per noi dovrebbe esserci
qualcosa nella casa a Los Angeles” mi dice prendendomi una mano e stringendola
nella sua “Sembri distrutta, ordino una pizza.”
“Una di numero” dico con un sorriso triste “Non ho fame… non penso che il mio
stomaco riuscirebbe mai a reggere del cibo, al momento…”
Lui sospira “La dividiamo?” mi chiede mentre io mi appoggio al suo petto
“Nemmeno io ho molta fame… mi sento… stordito…”
A chi lo dici. Mi sembra di vivere in un sogno onirico… Qualsiasi passo io
faccia sprofondo sempre di più nel fango che sta per sommergermi.
Ritorna l’incubo e l’alone della morte su di noi…
E mi ritrovo a ricordare che si, ci siamo già passati, ma ogni volta mi sembra
peggio. Nemmeno ascolto la chiamata fatta alla più vicina pizzeria d’asporto.
Vorrei solo fare rewind a due mesi fa, al mio matrimonio…
Nonostante la drammatica allegria del giorno avevo accanto a me due pilastri
fondamentali.
Il primo è crollato a pezzi, il secondo è crollato come
cristallo.
May pov.
Gennaio 2006 (Passato)
“Dance dance! We’re falling apart to half time ! Dance
Dance!”
Una voce mi fece aprire a fatica gli occhi e la prima cosa
che vidi fu Beckett che si allungava sopra di me per afferrare il cellulare. Lo
guardai a occhi spalancati e lui mi accarezzò i capelli mentre lo riponeva
assonnato.
-Mmh… Chi canta a quest’ora? Sono solo le nove e mezza…-
Disse, mettendosi in costa al mio fianco, facendo passare
le dita sul mio collo.
-Brendon…-
Mugugnai io e lui si sdraiò a pancia in giù con la testa
affondata nel cuscino, lamentandosi rumorosamente. Poi scostò appena il viso
per poter parlare decentemente.
-Un giorno o l’altro qualcuno comprerà un fucile con cui
sparargli e questa diventerà la scena di un delitto. …non so perché ma credo
che l’assassino sarà sicuramente Ross.-
Io mi grattai i capelli ed appoggiai i piedi sul pavimento,
recuperando il mio telefonino.
-Oh cazzo… Devo
sbrigarmi ad andarmene da qui per sistemarmi… Se mi vedono in questo stato mi
cacciano fuori dalla DecayDance per oltraggio al pubblico pudore!-
Saltai in piedi e recuperai la vestaglia, infilandomela e
correndo immediatamente verso la porta. Sentii William ridere e mormorare un
“non stai così male senza vestiti” che cercai di dimenticare prima di
trattenermi di più con lui. Diciamo che quello che stava bene senza nulla
addosso era lui e passare tempo al suo fianco non era così male…
Attraversai il salotto di corsa e sentii qualcuno urlare,
ritrovandomi il cantante dei Panic alle calcagna con un’aspirapolvere.
-Mio bellissimo fiore delle coste irlandesi, dove corri
così di fretta? Lascia che ti auguri il buongiorno!!-
Mi chiusi nel bagno per evitare che mi seguisse e accesi il
getto d’acqua della doccia per darmi una lavata veloce. Cazzo! Ero stata a
letto con Beckett e Brendon ora lo avrebbe capito! Dovevo stare più attenta…
Altrimenti tutti avrebbero iniziato a pensare chissà cosa, quando invece era
una scopata senza interesse. Non mi andava che si mettessero a spettagolare su
una probabile relazione che non esisteva.
-Mannaggia!-
Urlai, prima di uscire e dirigermi in camera con
l’accappatoio. Simon era lì con la chitarra, mentre Jill si stava vestendo –o
meglio stava svuotando l’armadio provandosi mille cose- e appena entrai si
voltarono a guardarmi.
-Buongiorno…-
Dissi io andando ad eclissarmi nell’armadio, per evitare
chissà quali domande. Ma la bassista arrivò dietro di me facendomi prendere una
sincope.
-Perché ti imboschi nell’armadio? Non vedo Beckett, è
inutile che ti rintani senza di lui, no?-
Io sgranai gli occhi e le lanciai addosso un cappello,
osservandola offesa ed oltraggiata.
-Lascia perdere questa storia… è stata solo un caso.-
-Per due notti filate?-
Domandò e la spinsi fuori dalla piccola cabina armadio,
chiudendomici all’interno. Vivere in una casa così affollata aveva i suoi
contro: non potevi fare nulla senza che si venisse a sapere.
Ecco perché, quando mezz’ora dopo eravamo sulla limousine
con Pete, Phill continuava a lanciarmi sguardi inquietanti chiedendo “non c’è
Beckett in questo servizio?”. Anche lui sospettava questa nostra relazione,
nata esattamente la seconda sera in dormitorio. “Relazione”, poi, era una parola
grossa. Lo conoscevo da tre giorni, ci stavo andando a letto da due notti e non
provavo assolutamente nulla. In una relazione si presume che ci stia dell’amore
come fondamento… O un’amicizia. Non c’era nemmeno amicizia tra noi per il
momento! Non sapevo quale fosse il suo colore preferito, se era vegetariano o
mangiava solo da Burger King, quali fossero i suoi hobby… non sapevo proprio
nulla di lui, eccetto di com’era davvero bello senza nulla addosso.
-Eccoci arrivati, pescoline! Gli altri ci aspettano
dentro!-
Disse Pete non appena la limousine si fermò per farci
scendere davanti ad un enorme palazzo, all’interno del quale c’era il set per
il nostro servizio fotografico. Sospirai prendendo Jill a braccetto ed
appoggiandole la testa alla spalla.
-Spero che non ci siano altri vestiti verdi con trifogli…
Sennò è la volta buona che mi faccio i capelli viola.-
Arrivammo all’ottavo piano con un ascensore che suonava una
musichetta noiosa, mentre Pete e Simon stavano sparando spropositi su qualche
tatuaggio. Io alzai lo sguardo quando la porta si aprì ed immediatamente mi
ritrovai davanti un sorriso brillante che mi accecò, mentre una voce assordò
tutti.
-Ecco le mie pesche preferite!!! Oh, no… May, non
offenderti! Tu sei la mia preferita tra i preferiti… Sei la mia fatina della
contea di Kerry!-
Spalancai gli occhi e mi chiesi se per caso si era studiato
tutta la storia dell’Irlanda nel giro di cinque minuti. Ma la domanda più
urgente fu:
-Come fai ad esser qui bello lavato e tirato, se prima eri
a casa a tirare l’aspirapolvere in tuta?!-
Lui ammiccò in modo sensuale, prendendomi per le spalle e
sussurrandomi all’orecchio.
-Io sono un fulmine… Posso fare tutto per te alla velocità
della luce. Anche conquistarti…-
Io lo spinsi via ed andai di nuovo da Simon –ormai chiamato
anche “scudo spaziale anti-Urie”- con l’intento di salvarmi. Non ci sarebbe
voluto molto e avrei denunciato Brendon per stalking… Non riuscivo proprio a
capire che diavolo voleva da me senza nemmeno conoscermi. Rangiungemmo gli
altri FOB e ci presentammo con Joe ed Andy, che ancora non avevamo visto.
La mossa commerciale di Pete passava al livello successivo,
dopo il video con lui e Beckett, era ora di farsi un intero servizio
fotografico con loro. Ciò avrebbe giovato alla nostra immagine e al nostro
successo… Ma mi chiedevo se non fosse un po’ azzardato atteggiarsi così al loro
fianco. Il dubbio mi passò quando Patrick mi chiamò da lui sorridendo e lo
raggiunsi saltellando come una bambina felice.
-Ti vedo più attiva di ieri!-
Mi disse e io annuii, ripensando al bel risveglio accanto a
William. Quello bastava per rendere la giornata perfetta e farmi felice. Almeno
pensavo fosse per quello… Lui scosse la testa e poi prese posto su un divanetto
facendomi gesto di imitarlo, cosa che feci immediatamente tutta emozionata per
le fotografie. Negli ultimi anni mi ero appassionata a farmi fotografare ed
essendo fotogenica i risultati erano esilaranti! O forse ogni tanto il mio ego
andava un po’ troppo alle stelle, diciamo.
-L’idea è quella di pubblicizzarvi e credo che questa volta
Pete abbia fatto una cosa più che giusta… Il modo in cui verrete diciamo
“lanciate” tu e Jilliahn sarà abbastanza divertente.-
Io annuii alle sue parole curiosissima, quando qulcuno mi
si sedette a fianco e mi prese la mano. Io lo guardai spaventata e cercai di
sfilare la mano, ma lui la teneva talmente stretta che mi risultò impossibile.
Puntai lo sguardo nel suo e notai che i suoi occhi brillavano, così rimasi un
attimo immobilizzata.
-Scommetto, mio angelo dei trifogli, che tutti guarderanno
solo te in quelle fotografie… E questa cosa devo ammettere che mi ingelosisce
non poco. Ma se la tua bellezza fosse rimasta nascosta al mondo musicale
sarebbe stato un sacrilegio!-
Affermò, enfatizzando le sue parole con movimenti ed espressioni
da bravo attore. Io sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla, prima di
alzarmi come aveva fatto pure il cantante dei Fall Out Boy.
-Non c’è nulla di cui devi esser geloso, Urie. Non sono
mica tua…-
Lui rimase un po’ sbigottito e riuscii a farmi lasciare,
per seguire Pat nel camerino in cui i costumisti e i truccatori ci stavano
aspettando. Noi due, come mi stava spiegando, avremmo dovuto vestirci in modo
simile così come avrebbero fatto Pete e Jill.
Così mi ritrovai a guardarmi in un enorme specchio di
fianco a Stump, mentre Pete alle nostre spalle ridacchiava. Entrambi avevamo in
testa un basco marrone scuro da cui spuntavano i capelli rossi lisci –cazzo sì!
Avevano lisciato i miei bellissimi boccoli!- ed indossavamo una giacca nera
elegante. La differenza era che sotto la sua indossava una maglia a righe verdi
e marroni, mentre io avevo solo un foulard del medesimo colore e la giacca
chiusa a nascondere la canottiera. Inoltre lui aveva dei jeans e delle scarpe
eleganti, io solo degli anfibi. Insomma eravamo pronti per fare la versione
femminile e quella maschile di una linea di vestiti.
-Oddio! I Gemelli del Destino!!! Siete impressionanti… Gli
irlandesi invadono la California!-
Esclamò Wentz indicandoci, facendo ridere anche tutti gli
altri. Tutti tranne Brendon che si grattava il mento e mi guardava sognante.
-No, May è più figa, decisamente… Scegliendo tra i due, con
Pat che non farei mai sesso.-
Mi passai una mano sul viso, arrossendo sotto le quintalate
di trucco… Però mi sentivo decisamente appagata da quell’attenzione e quei
complimenti. Insomma, Brendon era davvero un gran bel ragazzo e doveva avere
tante di quelle ragazze che non potevo immaginare. Come Beckett d’altronde… Lui
di sicuro se la faceva con un sacco di altre donne, alcune senza impegno come
la sottoscritta e altre, magari, per le quali provava affetto. E per quanto le
parole di Brendon fossero stupide e spropositate, compiacevano moltissimo il
mio ego.
-Comunque noi siamo bellissimi, mica come voi che provate a
fare i gemelli con questo scarso risultato!-
Feci una liunguaccia a Pete, indicando lui e Jill. Loro
avevano indosso la stessa felpa rossa con i cappuccio a righe e lui una maglia
grigia sotto, mentre lei aveva una specie di cortissimo vestitino del medesimo
colore. Ai piedi entrambi indossavano le Converse nere, ma lei aveva del
calzettoni rossi. Per non parlare del pesantissimo trucco nero da panda che si
erano fatti e il ciuffo della frangia sparata a mezzaria contro le leggi
gravitazionali… Beh, nonostante tutto erano davvero belli e a dirla tutta
formavano una bella coppia.
-Bene!!! Andiamo a fotografarci!!!!-
-Ma tu non fai parte del servizio!!!-
Pete diede una sberla sulla testa a Brendon, mentre
andavamo verso il set, ovvero un enorme telo bianco. E da quel momento iniziò
il delirio assoluto, con Pete e Jill che facevano i fighi con espressioni
serissime, Simon che abbracciava chiunque gli capitasse a tiro, io e Patrick
che venivamo presi in giro per i capelli rossi, Dam che non voleva togliersi il
cappuccio, Phill che diceva che era troppo in disparte e Joe ed Andy che
facevano battute a caso. In più c’era Brendon che faceva foto con il cellulare
e correva ovunque, chiedendo se poteva esser fotografato anche lui. In
conclusione, dopo circa due ore il fotografo decise che aveva abbastanza scatti
e che potevamo andarcene.
Io feci per allontanarmi, ma Urie arrivò a grandi passi e
mi si fermò davanti, prendendomi le mani. Si era cambiato con un completo
davvero elegante ed abbinato al mio ed aveva in testa un cappello da gangster
marrone. Aggrottai le sopracciglia osservandolo, mentre tutti si voltavano a
guardarci.
-Possiamo fare un paio di scatti insieme?-
Chiese al fotografo che sbuffò e si passò una mano fra i
capelli, lanciando uno sguardo a Pete. Lui ovviamente annuì e si fermò,
lasciando che gli altri andassero a cambiarsi. A dirla tutta avrei voluto
andarmene anche io…
-Io non voglio fare foto con te…-
-Ma noi siamo bellissimi insieme… Voglio che ci guardi in
una foto e che te ne convinca. Dai, almeno provaci…-
Mi disse e io mi morsi le labbra, lanciando uno sguardo al
mio leader che alzò le spalle rassegnata e mi sorrise, prima di sparire nel
camerino con gli altri. Tornai a fare attenzione a Urie, che ardeva di una
speranza che mi fece gettare le armi. Brendon è sempre stato così… Otteneva
quello che voleva. Ma non in modo losco o manipolatore, era qualcosa che aveva
dentro che ti spingeva ad accontentarlo. Ancora non lo capivo, ma il mio
cervello era già vittima di questo suo potere.
-Okay… Ma se le foto mi faranno lo stesso schifo tu impara
a lasciarmi stare.-
Affermandolo mi voltai verso l’obiettivo, mentre lui mi
passò le mani sulla pancia ed abbassandosi appoggiò la testa alla mia spalla.
Lo sentii inspirare il profumo dei miei capelli e per un attimo pensai di
tirargli una gomitata in pancia. Ma il suo sussurro mi bloccò prima che potessi
farlo.
-Profumi di buono, MayMoon…-
Il flash mi accecò e per un istante non capii più nulla. Il
modo in cui aveva sussurrato quel soprannome mi aveva ucciso… Non feci caso nemmeno
al suo braccio che mi stringeva il fianco ed alle sue labbra appoggiate alla
guancia, tanto mi ero impallata. Mi ripresi al secondo scatto, voltandomi verso
Brendon ed appoggiandogli le mani alle spalle per allontanarlo da me. Lui
sgranò gli occhi stupito ed io boccheggiai un attimo, non trovando parole da
dirgli. Fu Pete a salvarmi, per fortuna.
-Oh ma siete carini davvero! Perché non fate un bambino?
Sarà bellissimo!-
Disse venendo ad abbracciarci e Urie iniziò seriamente a
sproloquiare su un nostro futuro figlio, mentre io correvo a gambe levate dagli
altri. Qualcosa era andato storto nel mio petto… Qualcosa si era rivoltato per
il sussuro di Brendon. Passai di corsa in mezzo a tutti ed andai a chiudermi
nel bagno, guardandomi allo specchio dopo essermi lavata la faccia. Brendon
Urie non mi avrebbe potuto far cadere nella sua tela…
-May! Devo pisciare, esci?-
Phill bussava insistente alla porta, così fui costretta ad
uscire e cercai di stare lontana da Brendon il più possibile e ci riuscii.
Almeno fino a casa…
Quella fu la prima di una serie di giornate da inferno, in
cui Will mi sorrideva complice e mi abbracciava mentre guardavamo la tv sul
divano e Brendon cercava di farmi andare da lui ammiccando. Beckett non si
faceva certo tanti problemi nel mostrare a tutti che tra noi ci fosse intesa,
tanto che osò baciarmi il collo a metà della cena e tutti se ne accorsero. Era
impossibile non notarlo d’altronde, dato che l’aveva fatto con una lentezza
esasperante. Urie nonostante tutto sembrava non demordere…
Era da poco finita la cena e io ero andata a bagnarmi le
gambe nella piscina, perdendomi ad osservare le luci di Los Angeles. Sembravano
inghiottirmi… C’era qualcosa in quella città che mi aveva rapito e conquistato.
Insomma ero stata trasportata da un paesello deserto di montagna in una città
così grande, viva e bella…
-Those neon lights will wrap my mind…-
Canticchiai, muovendo i piedi nell’acqua e sentii qualcuno
sedersi accanto a me, continuando ad intonare quella melodia che io avevo
inventato e rendendola forse migliore. Impossibile non riconoscere quella voce
melodiosa e così bella.
-Dovresti cantare e basta, Urie, faresti un piacere al
mondo.-
Mormorai, non staccando lo sguardo dalle luci della città.
Ne ero troppo affascinata… Lui ridacchiò, immergendo i piedi nudi nella piscina
e sfiorando la mia spalla con la sua.
-Non sei la prima che me lo dice… E se me lo chiedessi, per
te potrei seriamente cantare. Vuoi che ti parli cantando? Verresti a letto con
me se lo facessi?-
Mi domandò e mi limitai a ridere, un po’ ubriacata dalla
concentrazione dello studio della città. Mi zittii, continuando questa
contemplazione e lui dopo un po’ sospirò.
-Con la luna che c’è alle nostre spalle guardi le luci
artificiali? Manchi di romanticismo, mia fatina…-
Mi voltai verso di lui e gli tirai un buffetto, facendolo
lamentare.
-Se venissi da Evansville questa luna non la considereresti
così bella… Da noi quando la guardi è mille volte più luminosa e circondata da
una miriade di stelle. Qui è solo un’insignificante e patetica palla.-
Lui fece una strana espressione da stupido, prima di
voltarsi verso la luna ed aggrottare le sopracciglia.
-A me pare lo stesso romantico baciarsi sotto il suo
chiarore…-
Ammiccò in mia direzione, sporgendo le labbra per baciarmi
prima che mi rivoltassi verso la città. Non avevo voglia della sua stupidità…
Eppure non volevo che se ne andasse da lì. Parlare con lui non era così
spiacevole e d’altronde era l’unico che mi aveva raggiunto. Beckett di certo mi
avrebbe chiamato da lui e saremmo andati nella nostra stanzetta, senza
ovviamente parlare.
-Invece credo che quelle luci siano più affascinanti e
romantiche… Brendon, da me l’unica luce accesa di notte è l’insegna del market
della signora Redwood. Mentre qui c’è un’intera distesa di… stelle artificiali.
Alcune in movimento sulle strade, altre immobili sui palazzi. E non c’è nulla
di più sensuale ed eccitante dell’energia che ci scorre.-
Lui si ammutolì per la prima volta in tre giorni e per un
attimo pensai che fosse svenuto dato che non faceva battutine, così lo spiai
con la coda dell’occhio. Si era perso a fissarmi con la bocca aperta e mi
sentii arrossire. Mi alzai in piedi e infilai le infradito, asciugandomi i
polpacci con la manica del maglioncino che avevo indosso.
-Io penso che né la luna, né quelle luci siano belle quanto
te MayMoon…-
La sua voce ruppe il silenzio e le sue parole mi parvero
molto più serie del solito. Ma come si puo’ reputare serio qualcuno che ripete
di volerti concupire dal momento in cui ti ha visto la prima volta? A volte
pensavo che lui mi prendesse in giro, o che fosse davvero tanto stupido. Eppure
mi sbagliavo un sacco…
Il mio cellulare vibrò e andai a cercarlo nelle tasche:
ovviamente era Will che mi stava aspettando. Guardai un’ultima volta Urie e poi
gli sorrisi, prima di voltarmi. La sua voce mi fece immobilizzare dov’ero.
-Che bevi a colazione? Domani ti posso preparare qualcosa!
Io prendo sempre il thè…-
Mi morsi le labbra per reprimere un sorriso felice, prima
di riavviarmi.
-Una tazza di latte caldo.-
Risposi, prima di chiudermi la porta alle spalle e voltarmi
per spiarlo. Lui si girò verso la città e sorrise trasognato…
Quando raggiunsi Beckett lui era già in boxer sul letto e
mi aspettava con le labbra piegate in una curva maliziosa. Mi feci riscaldare dalle
sue braccia e dai suoi baci lascivi, ma non appena l’amplesso si concluse e mi
sdraiai sul suo petto mi concentrai a guardare il panorama luminoso fuori dalla
finestra. Lui si addormentò accarezzandomi i capelli, senza dire nemmeno una
parola… Non so se fu la mia impressione, ma mi parve di sentire Brendon cantare
lontano la mia melodia.
Continua…
Ecco qua il terzo capitolo della storia!!!
Pian piano si va avanti nel viaggio all’interno del magico
dormitorio della DecayDance!!! ;D
Si ritorna anche a narrare del presente e si è visto che
Jill ha un piccolo e dolce bambino di nome Kylian <3 –che le autrici adorano
più di ogni altra cosa scaturita dalle loro menti-
Non si capisce ancora chi è morto, ma ogni cosa a suo
tempo!!! All u need is just a little patience!!!
Nel frattempo nel 2006 continua la pazzia pura e cruda dei
personaggi… XD
I nostri Killer Peaches vengono sballottati continuamente
tra doveri da star e dormitorio, ma chi di noi non vorrebbe essere al loro
posto??
Vogliamo tutti un servizio fotografico con I Fall Out Boy…
Mi sa che lo vorremmo anche con Brendon… Ma ssssht XD
Allora… Grazie sempre a chi ha deciso di seguire la nostra
storia e un grosso abbraccio stretto stretto alla Bden a chi ci recensisce!!!
Capitolo 6 *** Act 1. Chapter three, part two: Virgin Love Makes Bad Attitude ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
First Act: To Start.
Chapter
three, part two: Virgin
Love Makes Bad Attitude
May pov.
17 dicembre 2010 (Presente)
Apro la porta della
stanza in cui il mio fidanzato sta suonando la chitarra e lui subito alza lo
sguardo e mi sorride felice. Non smette ovviamente di strimpellare, anzi,
aumenta il ritmo e poi conclude in maniera pomposa, prima di alzarsi e fare un
inchino. Faccio qualche passo nella stanza e deglutisco, non riuscendo a
sorridergli come faccio di solito.
-May! Stai bene…?-
Il suo viso perde
quella tranquillità mentre mi avvicino a lui e gli prendo la chitarra per
appoggiarla al muro. Gli appoggio le mani sulle spalle e lo guardo dritto nei
grandi occhi neri, che brilleranno ancora per poco.
-Ti devo parlare…-
-Ma ti volevo far
sentire l’ultima cosa che ho scritto!!! Questa volta è un canzone
spettacolare…-
Mi dice lui,
prendendomi le mani ed iniziando a giocarci, ma sono costretta a fermarlo ed
inginocchiarmi davanti a lui per poi afferrargli il viso. Non posso veramente
fargli questo male… Non posso distruggerlo in questo modo. Devo proprio
parlargli?
È sempre la solita
storia… Avere paura di parlare con lui, così come la si ha quando devi dire
qualcosa ad un bambino. Da quando l’ho conosciuto, ho provato continuamente a
stare attenta a non ferirlo, senza riuscirci… Perché per quanto lui continui a
fare il finto tonto so che è più sensibile di qualsiasi altro. So sicuramente
che scoppierà a piangere e non vorrà capire la cosa non appena gliela
spiegherò. E dosare le parole mi pare impossibile…
Come fai ad endurare
la pillola quando è troppo amara per poter essere mandata giù?
Mi sento peggio di
prima e crollo ad appoggiarmi alle sue ginocchia, nascondendoci il viso.
Non c’è altro modo,
non resisto, glielo dico direttamente. Ma cos’altro posso fare, quando la
notizia è così dolorosa da accettare pure per me? Non sono mica un’insensibile
donna di mezza età che ha a che fare con il nipote… Pure per me la morte di un
amico è difficile da accettare e parlarne in maniera distaccata è praticamente
impossibile.
-Stai scherzando…?
Non puo’ essere.-
-Mi ha telefonato
Bill… Mi… Mi dispiace.-
Lui mi passa le mani
fra i capelli e li stringe, prima che io mi allontani e mi sieda a terra per
raggomitolarmiprendendomi la testa fra
le mani. Lo vedo alzarsi e portarsi le mani alle tempie, mentre cammina nervoso
avanti e indietro.
-Non puo’ essere
vero… Di sicuro hanno sbagliato!! Figurati se lui puo’ morire… Sarà qualcun
altro. Lui ora è di sicuro a cazzeggiare con qualcuno dei suoi amici.-
Lo sapevo… Lui è
sempre stato così. Deve convincersi del contrario anche se la verità gli viene
sbattuta in faccia brutalmente. Ma questa volta la realtà è troppo crudele per
essere plasmata in qualche favola. Anche questa volta dovrà accettarla.
Mi sporgo verso di
lui e lo trascino sul pavimento con me, abbracciandolo forte.
-Smettila… Non ci
sono dubbi. Smettila di autoconvincerti… Basta.-
Mormoro fra i suoi
capelli neri, stringendolo il più possibile mentre inizia a tremare fra le mie
braccia ed urlare cose insensate. Che pianga… Che si prosciughi interamente se
deve. Questa volta tutte le sue elaborazioni mentali per storpiare la realtà
non serviranno a nulla…
-Ma May… Non puo’…-
Sussurra infine,
smettendola per un attimo di disperarsi ma non staccandosi da me. Io gli
accarezzo la schiena, fissando lo sguardo verso il muro davanti a me ed inizio
a pensare a quello che accadrà da qui a pochi minuti. So che con tutta
probabilità non riuscirò più a farlo parlare se non approfitto ora della
situazione…
Però mi blocco e non
posso far altro che restarmene in silenzio. Non so assolutamente che parole
tirare fuori, cosa dire, come dirlo… Mi dovrei semplicemente limitare ad
alzarmi per aiutare lui, ma non riesco nemmeno a muovermi.
Potrei deridermi
seriamente per la mia debolezza, ma non è proprio il momento in cui riuscirei a
farlo…
Mi allontano e
riprendendo un po’ di forza, così che riesco per un attimo a guardare negli
occhi rossi del mio ragazzo. Gli passo una mano sulla guancia e poi cerco di
alzarmi in piedi anche se le ginocchia mi cedono.
-Io… Ti prendo
qualcosa da bere per… calmarti…-
Dico, prima di
avviarmi piano verso le scale cercando di scappare da lì. Lui riprende a
singhiozzare, ma continuo a scendere gli scalini verso la cucina appoggiandomi
poi al muro e passandomi le mani sul viso.
Non posso farcela
questa volta… Non ci resterà nulla a cui attaccarci.
Jill pov.
Gennaio 2006
(Passato)
Eravamo li da soli quattro
giorni ma sembrava di essere ormai parte della famiglia da anni.
Le giornate per me passavano velocemente, visto che per portare fede alla
parola data a mia mamma ero costretta da Pete ad alzarmi la mattina per poter
studiare. Ok , passino i primi due giorni per potermi ambientare ma poi dovevo
assolutamente mettermi sotto o non sarei riuscita a reggere le pressioni di
Presi i quaderni di –bleah- matematica e chimica e mi diressi verso la saletta,
dove mi stupì di trovare Ryan Ross al computer. Mi chiesi cosa stesse
guardando, così andai alle sue spalle senza far troppo casino e guardai lo
schermo “Bel modo di iniziare la giornata, con un porno!” gli urlai quasi nelle
orecchie, godendo nel vedere il suo viso dipingersi di rosso vermiglio mentre
chiudeva con un tonfo il portatile “Ma lo sai quanti virus ti entrano nel pc
accedendo a quei siti?” chiesi alzando un sopracciglio mentre mi accomodavo al
tavolo del soggiorno.
“Ma lo sai che odio quando arrivi e mi spaventi?” disse un po’ balbuziente a
causa della vergogna. Avevamo iniziato a guerreggiare dal giorno prima e la
cosa andava avanti più o meno bene. Io mi divertivo a sfotterlo quasi quanto
lui si divertiva a ignorarmi, era un connubio idiliaco.
“Ora che sei arrivata a rovinare la pace me ne vado a letto” disse acido
alzandosi.
“Si ma ricordati che hai Brendon in camera… ti conviene andare in bagno a
giocare a cinque contro uno”replicai io senza alzare gli occhi dal libro.
“Non preoccuparti, sentire la tua voce mi ha fatto smosciare e non poco” Ok
questa era cattiva persino per Ross. Io feci finta di non averlo nemmeno
sentito mentre dentro ci rimanevo male. Era davvero uno stronzo indisponente,
le mie battute erano cretine ma lui doveva sempre finire con l’offendere.
Forse mosso dalla mia freddezza mi si avvicinò “Ehm…”
“Non stavi andando a letto?” chiesi scazzata facendolo sussultare per il tono
che stavo usando. Senza dire altro si defilò dalla stanza lasciandomi da sola a
sbattere la testa contro il tavolo. Perché? Perché? Stavo iniziando a credere
che, una volta passata quella cotta colossare che provavo nei suoi confronti
avrei finito per odiarlo…
Siamo tutte attratte dagli stronzi, dopotutto…
“Non si studia così” disse Brendon frenandomi la testa prima che questa
colpisse ancora il tavolo di granito e guardandomi stranito “Non è che se
sbatti la testa sul libro questo ti entra eh! Devi leggere!!”
“Ma Brendon se non ci fossi te a dirmi queste cose, come cazzo farei??”
Lui gonfiò il petto compiaciuto “Eh lo so, sono geniale..” mi disse guardando
il libro di matematica con una smorfia schifata “Mio Dio che tristezza… senti
perché non lasci perdere queste cose inutili” disse prendendo il mio libro e
lanciandolo nella pattumiera mentre io mi lamentavo “E non vieni a fare jogging
con me?”
Lo guardai attentamente. Indossava un paio di pantaloncini appena sopra al
ginocchio, una maglietta verde e una fascetta di spugna bianca in testa.
“Tu stai male” dissi scuotendo il capo “Se corro muoio..”
“Ma devi tenerti in forma! Dai ti prego!”
“No!”
“Fallo per me! Vieni a farmi compagnia!”
“No Urie! Non esiste nemmeno una piccola possibilità che io ora ti possa
accompagnare a correre! Rassegnati”
Le solite parole famose.
Dieci minuti dopo mi ritrovavo con una coda di cavallo che sbatteva di qua e di
la, con un paio di pantaloncini neri cortissimi e la giacca di una tuta che
avevo trovato dentro all’armadio con sopra il logo di Pete. Brendon correva
tutto sorridente “Che bello non doverlo fare da soli! Pensa che di solito mi
alzo anche prima ma quel coglione di Ryan mi stacca sempre la sveglia per
dispetto…”
“Che stronzo…”
“Si ma poi io la fisso per le undici e mezzo, il momento in cui lui è nel pieno
del sonno… e lui non controlla mai così si sveglia e urla”
Io sbuffai mentre predavamo un’altra stradina che ci portava a correre
costeggiando l’oceano “Odio Ryan” gli dissi schiettamente fecendolo voltare a
bocca aperta.
“No! Non puoi odiare Ryro! Tutti vogliono bene a Ryro!”
“Io no!”Mi fermai portandomi le mani alle ginocchia e chinandomi in avanti,
incapace di andare oltre “Brendon sono una fumatrice e non faccio mai attività
fisica… se non vuoi uccidermi facciamo una pausa”
Lui annuì e scendemmo in spiaggia sedendoci su una sdraio. Io mi portai le
gambe lasciate scoperte al petto, guardando il mare in burrasca e tremando
appena. Faceva freddo…
Dopo tutto era sempre inverno anche se avvolte me ne dimenticavo…
Brendon mi guardava in silenzio e la cosa mi inquietava.
“Mi dici che stai pensando?” chiesi a un certo punto, esasperata.
“Come fai a non amare Ryro?”
“Ancora?? Ti ho detto che non mi è simpatico!”
“Ma lui ti ama!!”
Rimansi per un attimo zitta a fissarmi negli occhi con quello scemo poi
sospirando lentamente tornai a guardare le onde “COSA?!?” mi rivoltai di scatto
facendolo cadere dallo sdraio nella sabbia.
“Ma uffy perché tutti mi strillate addosso?” chiese sporgendo in fuori il
labbro in un broncio un po’ infantile.
“Dici cazzate… che ti aspetti?” chiesi mentre gli davo una mano a rialzarsi e a
sistemarsi di nuovo alla mia sinistra. Si sporse con la schiena all’indietro,
appoggiando le mani aperte allo sdraio e guardando a sua volta l’oceano mentre
una brezza gli scompigliava la zazzera mora.
“Beh forse amarti no” si corresse da solo “Ma gli piaci un sacco…”
“Ma vai a cagare” gli dissi in modo poco fine ridacchiando. Era davvero pazzo
se sperava che gli credessi.
“Guarda che è vero” disse lui guardandomi convinto “e poi non fare il
maschiaccio ok? Me lo ha detto lui…”
“Che sono un maschiaccio?”
Lui si sbatte la mano sulla faccia “Ma lo sai che sei scema?”
“Io??”
“Ieri quando sono andato a dirgli che le signore non si trattano male- non che
tu sia molto femminile ma vabbè- e lui si è incasinato” mi disse e io non ci
capii nulla “In pratica” continuò notando la mia espressione di pura confusione
“Lui non mi ha detto come fa sempre ‘non la sopporto’ e pace per tutti… ha
iniziato a balbettare e io, che lo conosco bene, gli faccio ‘ohy Ryro ma non è
che ti sei preso una cotta?’ lui è diventato rosso come stai diventando tu in
questo momento e mi ha detto ‘ok lo ammetto ma evita di dirlo a tutti per
favore’ io ‘certo lo sai che di me ti puoi fidare! Sono o non sono il grande
Bden!’ e lui mi ha guardato e ha detto ‘Oh si tu sei il migliore Bden’ e mi ha
baciato i piedi…”
Io alzai un sopracciglio “Te lo sei inventato vero??”
“No!”
“Brend??”
“Ok ok il finale è alternativo… e inventato sul momento… anche perché, come
dicevo prima a Pete mentre glielo raccontavo, Ryan davvero è fatto al contrario!
Se vuole bene a una pesona gli da i calci, come ha fatto con me quando mi ha
buttato fuori dalla stanza! Se vuole farsi una ragazza la tratta con supponenza
per atteggiarsi da figo… insomma, non capisce un cazzo poveretto, se ti fa
almeno un po’ pena come la fa a me dagliela e rendilo contento…”
“Tu sei un pessimo amico…”
“Lo ha detto anche Will mentre gli raccontavo
questa cosa di Ryro…”
Abbassai gli occhi sulle mie all star arrossendo un po’ mentre pensavo alle
confidenze che Brendon mi aveva appena svelato. Dovevo crederci o era solo una
cazzata partorita dal cantante?
Ancora non avevo capito che ok, Brendon è scemo, ma non mente mai.
“Anche a te piace” disse muovendo in modo maniacale le sopracciglia “A tutte le
bionde piace Ryro… penso sia una cosa a livello molecolare… appena lo vedono
sbem! Ecco che aprono le gambe… vorrei tanto sapere come fa e girare la cosa a
mio vantaggio… anche se io ora voglio una rossa!”
“Brendon tu devi solo pensare e poi parlare… non parlare e poi pensare” gli
dissi sospirando mentre lui, come solito, non capiva “Alle ragazze piacciono i
ragazzi dolci e carini, tu sei un maniaco sessuale!”
Lui mi guardò ferito sgranando gli occhi come il gatto di Shrek “Ma comeee io
sono dolcissimo!”
“No, sei un morto di figa!”
“E vorrei vedere te!” mi disse allargando le braccia disperato “Prima ero un
mormone e non potevo andare con le ragazze o i miei mi uccidevano! Poi divento
famoso e penso ‘evvai si scopa!’ e invece no! Dovevo ancora trovarla una
ragazza giusta prima di vedere per la prima volta May!”
Lo guardai allucinata “Brendon Urie sei vergine??”
“Come hai fatto a capirlo??” disse impanicandosi e arrossendo.
“Me lo hai appena detto!”
Lui non sapeva cosa altro dire e io decisi di segnarlo sul calendario: Brendon
Urie che non riusciva a parlare! Scoppiai a ridere ma non perché era vergine…
ma per la sua faccia, era bellissima.
Io lo abbracciai con un sorrisetto “Sei tenero… se ora riuscissi a fare un
discorso di senso compiuto senza sparare stronzate potrei quasi proporti di
aiutarci a provarci con May”
Lui mi guardò felice, soffocandomi mentre ricambiava l’abbraccio “Siii! Non
potrei chiedere di più! Mi aiuterai a toglierle la cintura di castità!”
“Direi che, a giudicare da come si fa Beckett non ce l’ha”
Lui sospirò un po’ amareggiato e per la prima volta vidi un’ombra di tristezza
oscurargli il viso “Io non sono di certo bello, o misterioso, o esperto come
lui… non sono nemmeno alto come lui… e non ho il suo stile… o il suo modo di
porsi…” mi disse torturandosi le mani “Rispetto a lui sono il classico sfigato
ma penso che sarei capace di renderla davvero felice se lei mi desse la
possibilità…” poi però si voltò verso di me, e l’ombra passò lasciando spazio a
un sorriso sfavillante come il sole “E poi se sapesse quanto sono straordinario
mi amerebbe per sempre!”
E li, in quel istante, capii tutto.
Capì quanto era tenero e quanto fosse così insicuro da doversi dire da solo che
contava qualcosa…
E smisi per sempre di pensare che fosse uno scemo.
Sorrisi di rimando “Ok Urie, userò tutta la mia esperienza per autarti con May”
Lui sgranò gli occhi “Sei lesbica??”
“Ma no scemo!!”
“Se no povero Ryro… allora perché esperta?”
Io alzai gli occhi al cielo “Sono una ragazza no?”
Ok restava uno scemo, ma uno scemo tenero. E vergine.
“Comunque se ti conforta lo sono anche io” dissi sottovoce mentre ci alzavamo
per tornava agli appartamenti della Dacay camminando, per evitare di farmi
morire.
Lui mi guardò senza capire “Cosa sei? Innamorata di Ryro? Si sapeva già…”
Io sbuffai “No intendevo dire… senza…” presi a gesticolare “Senza esperienza”
Lui aprì la bocca sconcertato “Ma tu sei accettabile!”
“Oh che complimento” dissi cercando di smettere di arrossire.
“E non sei nemmeno così piccola, hai solo un annetto e mezzo meno di me” disse
continuando a non capire.
“Diciamo che non ho mai avuto un ragazzo fisso” gli spiegai mentre lui annuiva
pendendo dalle mie labbra “Solo parlando di sesso riesco a catalizzare la tua
attenzione??”
Lui scosse le spalle “Non lo so. Però potremo andare a noleggiare qualche porno
e prendere appunti…”
“No. Mai”
“Ma potrebbe essere divertente… poi c’è lo streaming…”
“Bden hai rotto”
Arrivammo nell’ingresso mentre lui sproloquiava riguardo ai molti modi che
avevamo di reperire una copia del Kamasutra illustrato e io lo zittii con un calcio
negli stinchi. Pete era seduto in soggiorno, sul divano, con in mano un plico
di fogli “Ciao bello” disse Brend sedendosi accanto a lui e baciandogli la
guancia “Lo sai che lei ricambia Ryan ed è vergine?” gli disse facendomi morire
di vergogna.
“BRENDON!”
Pete mi guardò come se la cosa non lo turbasse minimamente e mi disse “Oh beh
da quel che mi hanno detto Ryan è bravo a letto, quindi ti è andata bene”
Mi sarei volentieri sottorretata sotto nove metri di terra in quel mento mentre
il bassista dei Fob mi guardava truce “Cosa c’è ora?” chiesi portandomi le mani
al viso.
Lui alzò il libro di matematica “L’ho pescato nella spazzatura. Devo ricordarti
i patti?”
“Ma è stato lui!” dissi indicando Brendon che guardò innocentemente Pete.
“Oh ok allora non importa” terminò il moro con un sorriso spettinando
affettuosamente il suo adorato pupillo.
Io sospirai rassegnata fecendo per andar a cambiarmi ma Pete mi fermò ancora.
“Sai che Patrick vi sta facendo il sito?” mi chiese raggiante.
“Davvero?” domandai stupita mentre lui annuiva.
“Si! Si è iscritto come LittlePeaches90 e sta costruendo il vostro sito! Con
tanto di video, canzoni e biografie… a tal proposito… ho letto la tua” mi disse
battendo le mani felici. Oh no… “Tra quattro giorni è il tuo compleanno!!”
Merda.
Brendon cacciò un urlo da tenore… anzi, da soprano prendendo a correre per la
stanza “Oddio ti organizzerò una festa a sorpresa che ti lascierà senza
parole!” mi disse abbracciandomi di impulso mentre Pete rideva felice.
May ci raggiunse stordita dal sonno e subito Brendon la costrinse a
organizzarmi una festa a sorpresa che molto a sorpresa non era… Phill ci guardò
stranito “Ma non volevi non dirlo?”
“Pete ha svelato l’arcano” dissi portandomi una mano al viso mentre ci
raggiungevano anche Simon e un Ryan nero con una sveglia in mano che urlava
contro a Brendon.
“Diciotto anni vanno festeggiati bene quasi quanto i ventuno” disse Pete
abbracciandomi le spalle “Dio crescete così in fretta” disse poi guardando me e
Brendon con apprensione.
“Mi conosci da meno di una settimana…”
“Ma è come se ti avessi cresciuto io!”
Ryan, che aveva sentito quello e basta, venne verso di me e per la prima volta
mi rivolse la parola di sua iniziativa “Fai diciotto anni?”
“eh già”
Brendon lo abbracciò da dietro facendolo quasi cadere “Hai visto Ryro! Così non
avrai più problemi quando sarete fidanzati e scoperete! Anche se però devi
essere delicato perché lei è…”
“BRENDON!” urlammo io e Pete in coro per bloccarlo.
Se esisteva un Dio doveva gentilmente fulminarmi in quel momento per levarmi le
sofferenze. La cosa stava degenerando e per un attimo sperai che il giorno dei
miei diciotto anni non arrivasse mai…
Continua…
Cari fedeli di Pete Wentz, siamo oggi riuniti per mostrare
la nostra fede in lui e nell’esercito dei suoi angeli con il nuovo
aggiornamento U__U -Preghiamo.
Allora… first of all. Nel
presente di May si è capito che è fidanzata e che quindi non è suo marito che è
morto. Ora sta a voi indovinare con chi sta!! XD
Per quanto riguarda il passato, Jill… ecco che torna Ryan
con il suo essere impacciato! Che passa la notte a vedere porno dal pc nella
Big-Room del dormitorio!!! XD Che stato… Un disagio totale!!!
Inoltre ci svela i mille segreti della vita sessuale di
Brendon Urie che -#colpodiscena- è vergine!!! …anche la nostra biondina, se per quello!!
Ecco perché il titolo!!! XD
Quindi ora bisognerà vedere se Urie riuscirà a perdere la
verginità miracolosamente con la donna che ama XD ahahahahah
Siate pronti pure per i preparativi per la festa di Jilly!!! <3
Vi aspettiamo al prossimo capitolo! E grazie a tutti per
aver letto! ^^
Capitolo 7 *** Act 1. Chapter four: Nevermind What You Wanna Dream ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
First Act: To Start.
Chapter
four: Nevermind What You Wanna
Dream
May pov.
A svegliarmi quella mattina fu il fruscio delle pagine di
un quaderno e voltandomi dall’altra parte presi un infarto di quelli grossi.
Brendon stava sotto le coperte del mio letto, sdraiato a pancia in giù nello
scrivere sopra un blocknotes appoggiato al cuscino. Mi sorrise brillante,
dandomi un bacio sulla fronte ed una carezza sulla spalla.
-Buongiorno, MayMoon… Il sole è sorto da un bel po’ di
tempo e gli uccellini cantano un inno al tuo splendore. Sorridi alla vita…-
Rewind mentale: la sera prima c’era un film in tv durante
cui Ryan e Will si erano addormentati sul divano da tanto erano interessati.
Brendon stava sdraiato sul tappeto a rotolare e cercare di seguire la trama,
mentre Simon e Phill stavano discutendo con Brent e Spence di tutt’altro film.
Il resto dei TAI era con Travie a giocare ad Uno… Jill e Dam erano rimasti
seduti a terra con me ed eravamo andati tutti a dormire alla stessa ora
abbandonando i due collassati sul sofà. Ero andata a letto da sola, ne ero
sicura!
Allora… Perché Brendon era sotto le mie lenzuola?!
Alzai le coperte per controllare se eravamo vestiti e
sospirai quando vidi il mio pigiama.
-Oddio… Grazie al cielo sono vestita.-
Mormorai portandomi un lembo di lenzuolo sopra la faccia,
mentre sentivo ridacchiare Urie.
-Mmh… Non avevo pensato di spogliarti! La prossima volta
lo faccio di sicuro… Hai lentiggini pure…-
Non lo lasciai finire, tirandogli una ginocchiata nella
costola che gli impedì pure di respirare per cinque lunghi secondi di agonia.
Cercai di scendere dal letto ma lui mi afferrò per la pancia e mi trascinò
contro di lui.
-Dove vai? Dobbiamo organizzare una festa!-
-Possiamo farlo anche in salotto! Non qui a letto!!-
Urlai cercando di liberarmi, mentre lui mi stringeva più
forte. Arrossii nel sentire il suo ginocchio infilarsi fra le mie gambe, mentre
una sua mano stava scivolando –involontariamente spero- sul mio petto.
-A letto è più comodo.-
Mi si riempirono gli occhi di lacrimoni di nervoso e non
riuscendo più a scalciare usai come arma la voce. Beh, se mi avevano preso come
cantante c’era anche un motivo. Lanciai uno strillo così forte che stordì sia
me che Brendon, il quale lasciò la presa facendomi così andare per terra. La
porta della camera si aprì di scatto ed apparve Phill con in mano una chitarra
acustica da usare come arma, dietro di lui spuntò il resto dei Killer Peaches
uno più preoccupato dell’altro. Così il loro sguardo si soffermò su Brendon
sdraiato sotto le coperte che li salutava con un gesto della mano, come se
nulla fosse successo.
-Era un urlo quello?-
Chiese Jill entrando, mentre Phill veniva a porgermi una mano
per aiutarmi ad alzarmi senza abbassare la chitarra con la quale minacciava il
maniaco nel mio letto. Io mi sistemai il pigiama stropicciato e sbuffai,
scuotendo la testa rassegnata. Guardai Urie che sbatteva le ciglia come un cane
bastonato, cercando il mio perdono credo. E portare rancore a lui era
praticamente impossibile…
-Lo mettiamo in una canzone? Se lo rifà e lo registriamo è
una figata!-
Simon s’illuminò ed iniziò a stressare il leader, che a
quanto pare aveva problemi più seri delle registrazioni dal momento che Ross
apparve in pigiama ed assonnato sulla porta.
-Questa casa non è set di un film horror… Non riuscite a
comportarvi come normali esseri dotati di comprendonio? Lo capite che la gente
vuole dormire?-
Disse, fulminando me e Brendon, che si alzò e gli gettò
addosso un cuscino.
-Impara a dormire come le persone normali! Così magari
riesci anche a fare un po’ di pubbliche relazioni anche dal vivo e non solo al
pc!-
Ryan fulminò il cantante con uno sguardo, prima di sparire
di nuovo in salotto borbottando qualcosa che nessuno comprese. Quel dormitorio
stava diventando seriamente un manicomio.
-Insomma… Riordiniamoci. Tu perché hai urlato? Tu che ci
fa in quel letto?-
Chiese Jilliahn, portandosi una mano fra i capelli
esasperata. Potevo benissimo comprenderla… Insomma, aveva già abbastanza
pensieri tra Pete che stressava per il suo compleanno, il concerto che avremmo
avuto quel pomeriggio e Ryan Ross. Ed ora io e Urie stavamo facendo casino come
due bambini fuori controllo.
-Ero qui per organizzare in segreto la festa per te!! E
lei non voleva che l’abbracciassi e si è messa a picchiarmi ed urlare!- Si
lagnò lui muovendo le sopracciglia in modo inquietante, prima di rivolgersi a
me. -Ma MayMoon, luce della mia vita, ti amo lo stesso anche se mi hai
perforato i timpani e mi hai incrinato una costola. Ti perdonerei qualunque
male!-
-Lui mi si è appiccicato addosso! Mi ha toccato ovunque…
Insomma, mi sveglio e me lo ritrovo sotto le coperte, come dovrei reagire a
questo caso di stalking fuori dal comune?!- Poi guardai il mio assalitore e
strinsi i denti per la rabbia. Perché era così dannatamente stupido e
fastidioso? –Senti, BrendJerk, razza di idiota, se davvero mi ami così tanto
stammi su di dosso e allora avrai il mio affetto! …forse.-
Ci scambiammo un lungo sguardo, mentre qualcuno sbuffava e
chiudeva la porta. Brendon mi sorrideva con occhi sognanti, credo perché avesse
frainteso le mie parole e le avesse prese per una dichiarazione. Quando mi
voltai verso gli altri, erano tutti spariti nel nulla abbandonandoci a noi
stessi.
-Allora, non la vuoi organizzare la festa alla tua
carissima e simpaticissima amica?-
Gattonò sul letto e si mise in ginocchio, prendendomi le
mani fra le sue. Sbuffai ed iniziai a far dondolare le nostre braccia, pensando
che forse mi stavo rincoglionendo quanto lui.
-Ovviamente, BrendJerk… Basta che non lo facciamo nel mio
letto.-
-Nessun problema, mia regina delle fate, andremo nel mio!-
-La mia voce è una schifezza! L’urlo di stamattina me l’ha
rovinata! Mi senti? Mi senti?! Farò schifo!-
Scossi Jill per la maglia e poi mi lasciai cadere seduta
in terra in modo teatrale, attirando gli sguardi preoccupati della gente nel
backstage. Lei fece per darmi un calcio, ma qualcuno arrivò a salvarmi,
prendendomi quasi in braccio e trascinandomi via.
-Non farai male alla mia ragione di vita! Non finchè non
avremo fatto l’amore, che ci saremo sposati, che avremo un bambino… Anche due.
O tre? Due maschi e una femminuccia? MayMoon! Ti ho portato una Guinness! La
vuoi?-
Tirò fuori dalla tasca una lattina di birra e me la porse,
ma io mi allontanai da lui e sospirai. Perché doveva starci mezza DecayDance
nel backstage? Pete correva ovunque e continuava a controllare che tutto fosse
apposto, mentre Patrick stava tranquillo in un angolo ad aspettare il nostro
live, Ryan si stava appisolando al suo fianco, Spencer parlava con il
chitarrista dei The Academy is e… E mi accorsi che Beckett era improvvisamente
scomparso. Eppure era a parlare con la costumista giusto cinque minuti fa. Non
ci volle molto a capire che era proprio andato ad imboscarsi con lei in qualche
angolo… Beh, beati loro! Almeno non erano in agitazione per il concerto.
Diciamo che i Killer Peaches stavano lentamente
impazzendo. Phill era vicino all’entrata per il palco con le mani fra i capelli
a dire cose come “andrà male. Non piaceremo a nessuno. Pioverà.” E Brendon
alimentò le sue brutte presupposizioni dicendo che il palco non era sicuro e
sarebbe caduto. Sentendo questa cosa, pure Simon iniziò a dare fuori di matto
andando a controllare quasi ogni bullone dell’mpalcatura. Dam era a battere le
sue bacchette su un tavolino in tutta tranquillità… E Jill se ne stava muta a
fissare il suo basso, cercandoci la spiegazione dell’origine dell’universo.
-Ragazzi! Ma avete controllato tutto? Il soundcheck siete
sicuri che fosse okay? Non mi fido del fonico, sapete? Petey! Ma siamo sicuri
che vada tutto bene? Se la mia donna cade dal palco e si fa male io do fuoco a
chi ha costruito l’impalcatura! Ryro! Vieni con me a controllare che sia tutto
okay!-
Brendon mise agitazione praticamente a tutti. Io mi
immaginai di cadere e morire al mio primo grosso concerto e sbiancai
totalmente, mentre mi si rivoltava lo stomaco. Dovevo vomitare… Avrei vomitato
sicuramente. Ross comunque si limitò a fare un gesto poco carino con la mano,
prima di rimettersi a vegetare come stava facendo. Pete, dal canto suo, si
avvicinò a rassicurare il suo pupillo dicendogli che era tutto apposto perché
aveva controllato di persona. A quanto pare lui si fidò di quelle parole e
tornò a saltellare felice, arrivando fino a me. Io stavo con la testa
appoggiata ad una palo e le braccia attorno allo stomaco, mentre cercavo di
pensare a qualcosa che mi togliesse l’agitazione.
Montagne…
Neve. Beckett. Marmotte. Pascoli. Brendon... Cioccolato. Gatti… Cappelli
da cowboy. Brendon… Panna montata. Brendon… Brendon. Brendon con la panna
montata addosso… Un attimo. Che era quell’immagine?!
Doveva essere tutta una serie di fattori frustranti che mi
intaccavano il cervello mandandomi quelle immagini. Sentii la mano di Urie
scivolarmi sulla schiena ed alzai lo sguardo per guardarlo. Perlomeno scordai
il suo corpo coperto di panna e mi soffermai sul suo aspetto semplicemente
elegante, si era vestito per bene come se il concerto fosse un avvenimento di
gala.
-Ah, luce dei miei occhi… Vedrai che non appena uscirai là
fuori tutti innalzeranno un coro d’ovazione per la tua bellezza! Ma ricordati
che nessuno di loro ti amerà mai quanto ti amo io! E per dimostrarti ciò… Uhm…
Ti presto il mio cappello!-
Si tolse il copricapo e lo scambiò con quello che avevo in
testa, mettendosi il mio basco nero che per di più gli andava stretto. Così mi
ritrovai con quello stupido cappello gessato da gangster in testa che non
c’entrava nulla con il mio abbigliamento. Ma lo tenni lo stesso… E vorrei
specificare che nessuno al mondo era mai rimasto vivo dopo avermi tolto il
cappello. Nessuno tranne Brendon, ovviamente.
-Le tue fan non apprezzeranno… Sai che hai fatto foto qua
fuori con questo in testa e tutte sanno che è tuo?-
Gli domandai e lui alzò le spalle, osservandomi con una
strana espressione sul viso.
-Così sapranno tutti che sei la mia irish-girl personale,
MayMoon.-
Scossi la testa ed abbassai il volto per non guardarlo,
giocando con il mio foulard come se fosse interessante. Lui mi prese una mano e
con l’altra mi tirò su il mento prima di sorridere come un coglione.
-Vedrai che andrà tutto bene! Devi stare tranquilla e
cantare… E pensare a me. Quello ti farà cantare meglio.-
Risi e strinsi la sua mano, prima di saltargli al collo ed
affondare la testa nel suo petto. Alzai il viso verso il suo e notai che aveva
spalancato gli occhi in modo esagerato, come se non si aspettasse quella cosa.
Inoltre, non aveva nemmeno approfittato per toccarmi, si era immobilizzato.
-Due minuti e salite!-
Disse il fonico all’improvviso riportandomi con i piedi a
terra. Così, imbarazzata mi allontanai da Brendon e corsi dagli altri, senza
dire nulla. Jill passò il braccio dietro a me e Phill ruchiamando a sé tutte
“le pesche”. E iniziò il solito rituale pre concerto, ma il mio cervello
sembrava essere altrove purtroppo. E credo che un po’ si notasse…
-Cambiato cappello?-
La bassista indicò Brendon ed io alzai gli occhi al cielo.
Mi sgamava sempre così in fretta?
-L’ho solo fatto contento.-
-Ovvio come no.-
Disse lei sospettosa, prima di essere chiamata da Pete.
Sospirai e feci per seguire gli altri verso il palco, ma Brendon mi raggiunse
mentre stavo salendo gli scalini.
-Ti guarderò cantare da qui… Non ti ho mai sentito dal
vivo e…-
Borbottò e io gli sorrisi, notando che era un po’
imbarazzato. Brendon imbarazzato era una meraviglia, ma era un po’ come le
stelle comete che si vedono ogni un migliaio di anni.
-Spero tu sappia il ritornello del singolo, voglio vederti
cantare con me…-
E così lo baciai, stringendo le sue guance fra le mani.
Okay… Pensai che fosse per l’adrenalina che saliva e l’emozione di dover
cantare. Incolpai tutto ciò in quel momento, mentre lo sentivo ghiacciarsi
sorpreso. Non rispose nemmeno al bacio, così mi allontani e gli accarezzai i
capelli…
-Prega per me, Urie!-
Saltai sul palco mordendomi le labbra e raggiunsi il
microfono, cercando lo sguardo degli altri. Così notai che Jill non era al suo
posto e guardai Phill che voleva dare fuoco al mondo a quanto pareva. Mi voltai
verso il pubblico e ebbi un attimo di vertigini, che l’arrivo del leader fece
passare subito… Notai che portava un basso nuovo con scritto il suo nome e con
il simbolo di Pete sopra, così capii dove era finita. Simon attaccò subito e
lei iniziò a parlare nel microfono e per un attimo ci guardammo. Eravamo
entrambe esaltate… Lo eravamo tutti.
Poi mi voltai verso il backstage di lato e vidi gli occhi
di Brendon brillare per me. Così, presi coraggio ed iniziai a cantare.
Il primo concerto che Pete ci organizzò si
tenne a Los Angeles e vi parteciparono così tante persone che davvero non
potevo credere ai miei occhi.
“Sono tutti qui perché lo hai scritto sul tuo
blog” dissi mentre Pete mi appoggiava il mento alla spalla “Se no non sarebbero
venuti nemmeno due sesti di questa gente…”
Lui sorrise “Il singolo su Myspace è piaciuto
molto, secondo me state iniziando a farvi conoscere e quindi le persone sono
curiose di vedervi in faccia” mi spiegò mentre guardavo Simon controllare le
impalcature. Ok era impazzito del tutto.
Riabbassai lo sguardo sul basso mentre
Pete si alzava “Ho dimenticato una cosa in macchina, arrivo” disse
allontanandosi facendo una piccola corsa.
“Due minuti e salite” ci disse Hachinose, il
nostro fonico con un sorriso di incoraggiamento prima di andare al mixer. Ero
tesa, ma non ero solita esternarlo, preferivo starmene zitta in un angolo.
Invidiavo il sangue freddo di Dam e la sua capacità di lasciarsi scivolare
addosso l’adrenalina.
Phill venne verso di me con la chitarra già a
tracolla “Io ammazzo Urie, lo giuro”
“Basta ignorarlo” dissi io
alzandomi e sistemandomi il Thunderbird meglio sulle spalle “Le pesce qui per
favore!” urlai passando un braccio dietro al collo di Phill e May. Ci
abbracciammo come eravamo soliti fare dedicando un paio di parole pre concerto
a qualsiasi dio ci fosse lassù “Cambiato cappello?” chiesi maliziosa indicando
con un cenno Brendon mentre May alzava gli occhi al cielo.
“L’ho solo fatto contento”
“Ovvio come no”
Pete mi fece cenno di raggiungerlo da dentro
la tenda in cui ci eravamo combiati così andai da lui incuriosita
dall’espressione che l’uomo aveva in volto. Entrai e lo trovai con le braccia
dietro la schiena intendo a nascondere qualcosa dietro a un tavolino “Che fai?”
chiesi divertita.
“Levati il basso e mettilo sulla sedia” mi
ordinò con un sorriso.
“Ma devo suonare!”
“Ma non userai quello” continuò sempre
sorridendo. Io lo guardai confusi appoggiando il pesante basso nero sulla sedia
mentre lui estraeva uno Squire bellissimo, nero e rosso, con scritto sulla
tastiera Jill Peach.
Lo guardai a bocca aperta “Ma… Pete… è il tuo
basso??” chiesi meravigliata mentre me lo passava e io lo mettevo subito a
tracolla. Passai le dita sul suo marchio pensando che potevo anche tatuarmelo
addosso ormai. Era ovunque, persino sulla mia gonna.
Lui continuava a sorridere “Eh si, ci ho
fatto qualche piccola modifica” disse alludendo alla scritta “Il tuo Thunder è
bellissimo ma troppo pesante per una ragazza fragile come te… questo è
decisamente più adatto”
Io lasciai scivolare lo strumento lungo il
fianco mentre il pubblico esplodeva alle mie spalle e abbracciai Pete
stringendolo forte mentre sentivo le lacrime affiorare nei miei occhi “Stai
facendo troppo per me senza pretendere nulla in cambio”
“Ma io qualcosa in cambio lo voglio” disse
lui stringendomi “Sali su quel palco e spacca i culi” si staccò di ma alzandomi
il cappuccio e insieme uscimmo.
“Ma Jill corri!” disse Brendon “Gli altri
sono sul palco e, peggio ancora ti sei persa il mio bacio con May!”
“Vi siete baciati?” chiesi contenta. Poi
realizzai.
Sul palco???
“Ma merda!”
Patrick mi fece segno di salire di corsa
ridendo ma il mio occhio cadde su Ryan che alternava uno sguardo scazzato da me
a Pete. Non avevo il tempo di pensarci. Avevo un concerto da fare.
Quando misi piede sul palco lo stomaco si
capovolse come se mi fossi trovata all’improvviso sulle montagne russe. Un faro
mi illuminò mentre May e Phill mi guardavano sollevati e Simon, senza aspettare
il tempo da Dam, partì con un giro di chitarra che mi colse alla sprovvista.
Dam prese a dosare il tempo battendo con
forza sulla batteria mentre io pensavo al da farsi.
È un concerto come un altro, mi dissi, con
solo alcune persone in più.
Mi avvicinai al mio microfono “Good Evenight
motherfuckers!”
Si, dovevo solo convincermi che era un
concerto come tutti gli altri…
“We are Killer
Peaches… Please dont laught” dissi sorridendo a Simon che intanto
continuava a schitarrare poi tornai a dedicarmi al pubblico scambiando uno
sguardo di intesa con May “This song is call ‘I Kept an F on my Math Test
Because I have Spent alla Afternoon Founding a Way to Kill You!’ “
Le mie dita correvano veloci sulla tastiera
del basso quando May prese a cantare con una forza nuova, che non le
avevo mai visto. Quando partì il ritornello di Simon mi accostai a lei
dicendole maliziosa in un orecchio “Insomma i baci di Brendon aiutano”
sussurrai prima di leccarle una guancia.
“Che schifo!” sbottò ridendo prima di
riprendere a cantare.
Simon ci battè quando a metà di I Wrote
infilò due metri di lingua in gola a Phill.
Solo durante l’ultima canzone, mentre il
trucco nero mi colava sulle guance per colpa del sudore iniziai a
realizzare dove ero… ero li davanti a centinai di persone e lo dovevo
solo a un uomo che mi aveva persino regalato il suo basso…
E in cambio voleva solo che suonassi per lui
dimostrandolo….
La musica cessò con una rullata finale da
devasto mentre sentivo il sangue colarmi dalle dita tanto stavo suonando
intensamente. Mi avvicinai al microfono “Thanx Los Angeles! Make some noise for Pete Fucking Wentz! My Personal God!” mi voltai verso di lui che ci guardava fiero
dal back e lo invitai a salire sul palco. Non se lo fece di certo ripetere.
“Thank You Guy!” disse prendendo il microfono
che May gli porgeva poi mi abbracciò.
“Good Night!” dissi io salutando il pubblico
mentre Dam lanciava le bacchette e Simon il plettro.
Scesi dal palco mentre Pete mi abbracciava le
spalle esagitato.
“Ora si va a bere!” gridò “Una serata così
deve essere festeggiata!”
Quella frase segno l’inizio della mia fine,
anzi, della nostra fine….
Andammo in uno dei numerosi locali dei
numerosi conoscenti di Pete in modo tale che tutti noi ragazzi con meno di 21
anni, compresi i Panic, potessimo bere quanto ci pareva.
Non fu una buona idea, me lo sentivo ma
quando arrivò il primo Cosmopolitan non me la sentii di dire di no a Brendon,
che me lo porgeva con un così bel sorriso.
“Premetto che sono astemia” dissi mentre mi
sedevo accanto a Pete nel lungo tavolo nero che aveva fatto riservare solo per
noi.
Lui rise “Allora sarà ancora più divertente!”
disse il moro buttando giù un bicchiere di liquido ambrato e chiedendone subito
un altro, voltandosi poi verso Brendon e Ryan che stavano parlottando fra di
loro.
Mi guardai attorno notando May che guardava
pensierosa verso Brend mentre Will le accarezzava i capelli languidamente e
sussurrandole chissà che nell’orecchio…
Simon affianco a me stava scolando il terzo
drink parlando animatamente con Travis McCoy riguardo l’ultimo singolo del
cantante dei GCH e io ascoltai un paio di parole mentre mandavo giù drink su
drink facendo dei mischiotti strani. Dopo il Cosmo fu il turno del Gin Lemon,
poi Whisky Sour e un Bloody Mary. Appoggiai il bicchiere svuotato dal liquido
rosso proprio mentre May si sedeva preoccupata accanto a me.
“Non pensi di iniziare a bere un po’ troppo,
rispetto a quanto reggi di solito?” mi chiese alzando un sopracciglio.
Io, che già non capivo quasi nulla, le
risposi con una risatina “Non preoccuparti per me” dissi appoggiando la
schiena al petto di Simon che ora sembra più interessato a osservare il petto
di Pete, che gli stava mostrando tutti i suoi tatuaggi. Pete ancora non lo
sapeva che Simon era gay, e se lo avesse saputo, di certo non avrebbe attirato
la sua attenzione sul suo marchio che aveva tatuato sul bacino.
“Mi preoccupo invece, non voglio vederti
impazzire” disse roteando gli occhi.
Io le gettai le braccia al collo “Dovresti
preoccuparti per Brendon invece” le confidai sottovoce “è vergine…”
Lei mi guardò stupita “Ma dai…”
“Me lo ha detto lui stamattina!” dissi
alzandomi e barcollando un po’ mentre lei mi prendeva per un braccio per non
vedermi rovinare a terra.
Il resto non me lo ricordo per nulla e quello
che so me lo hanno detto terzi. So solo che non so come mi sono ritrovata tra
Simon e Brend “Dovresti farti avanti con Ross” mi disse il primodandomi delle
piccole gomitate sulle costole “Adesso che l’alcool ti da una mano a
scioglierti”
Brendon si illuminò “Siiii fallo! È la tua
occasione guarda! È laggiù a sedere da solo!”
Mi voltai e lo vidi a sedere su un divanetto.
Mi rifiutai in un primo momento ma quando Brendon mi fece scolare il sesto
drink mi incamminai con un passo un po’ instabile verso di lui, che mi vide
arrivare un po’ stranito. Dovevo essere davvero ridicola, tutta barcollante.
Arrivai davanti a lui sentendo il terreno mancarmi sotto i piedi così lui
scattò in avanti sostenendomi, appoggiandomi le mani sui fianchi per non
farmi cadere in avanti come un albero abbattuto.
“Ciao Ryan!” dissi brilla mentre lui alzava
un sopracciglio.
“Ciao Jilliahn…” rispose tornando a sedersi
composto. Anche lui era visibilmente brillo, ma non ubriaco. O almeno non come
me.
Non so i dettagli ma so solo che mi ritrovai
sopra di lui, alzando la gonna del vestito che era già drasticamente corta, e
iniziando ad accarezzargli il viso. Lui dal canto suo non arrossì ne mi scansò.
Continuava a guardarmi negli occhi in attesa mentre le sue mani accarezzavano
lentamente le mie cosce. Io per risposta mi spinsi lievemente sul suo bacino
facendolo sospirare mentre i mostri visi si avvicinavano inesorabilmente…
Stavamo per baciarci.
Ovviamente non accadde perché un paio di
braccia mi afferrarono per il bacino alzandomi da Ryan che mugugnò disturbato.
May mi mise a sedere al mio posto guardandomi
con un sopracciglio alzato “Ma sei una cretina!”
“Tu sei una cretina” ribattei io facendo per
darle uno spintone, ma mancandola persi l’equilibrio cadendo con le ginocchia
in terra “Stavo per baciare Ryan Ross… e tu me lo hai impedito!”
“Non stavate solo per baciarvi! Se non ti
controllo rischi di finirci a letto e messi come siete tutti e due tra nove
mesi avresti la sorpresa peggiore di tutte! Ma ci pensi alla band??”
Mi alzai in piedi “Vai a farti fottere da
Beckett” le dissi passandole accanto “Io so badare a me stessa…”
Lei si incazzò, e parecchio “Ah si? Bene
Jilliahn Bayler lo vedremo! Fai come ti pare io me ne lavo le mani” e detto ciò
sparì fra la folla lasciandomi li da sola.
Il resto della serata passò da ‘tragico’ a
‘catastrofico’ velocemente.
Simon era così ubriaco che vomitò addosso a
una cameriera e finendo così per l’essere buttato fuori dal locale. Dam si
offrì di andare a casa con lui visto che ormai il mio chitarrista era andato e
lui si stava annoiando a morte.
“Weaks è stato male?” chiese Patrick mentre
impediva a Pete di denudarsi del tutto visto che ormai nessuno aveva più
notizie della sua maglietta da ore.
“Dam lo ha portato a casa” rispose Phill
mentre mi guardava preoccupato “E tra un po’ parte del tutto anche questa”
“Io sto benissimo!” dissi tracannando
qualcosa di sconosciuto. Ormai il decimo drink lo avevo passato da un pezzo e
davvero non capivo un cazzo. Ero arrivata al punto di non ritorno.
Brendon mi abbracciò di slancio ruotando su
se stesso e cadendo all’indietro, trasciandomi con se. Mi ritrovai sul suo
petto a ridere come una cretina mentre lui si guardava attorno confuso non
capendo cosa era successo. Poi si illiminò “Io amo questa canzone!” mi strillò
in faccia mentre io tentavo in vano di alzarmi.
Mi prese per mano e con non poca fatica visto
i riflessi rallentati (tanto che iniziavamo ad invidiare i bradipi) salivamo
sopra ad un tavolo iniziando a… a ballare.
Pete, Travis, e Ryan sembravano
particolarmente interessati alla cosa, ma quando Phill mi costrinse a scendere
dicendo che tutto il locale mi aveva visto le mutande capii il motivo.
“è meglio portarla a casa” disse Patrick
al mio amico mentre io mi lamentavo per farmi lasciare. No, non volevo
andarmene, volevo rimanere li a divertirmi!
“Si è il caso infondo…ahia!” Per farmi
lasciare morsi il braccio a Phill, sedendomi poi di peso accanto a Pete.
“Ciao Petey!”
“Ciao
JillyKitty!”
Gli buttai le braccia al collo mentre Patrick
e Phill alzavano gli occhi al cielo. Dovevamo essere davvero ridicolissimi
insieme a parlarci in quel modo “Vado a cercare May” disse Phill
allontanandosi.
Patrick ci venne incontro “Ragazzi io vedo di
stanare Brend e Ryro per poter tornare a casa, voi non muovetevi ok? Cercate di
badarvi l’uno con l’altra” disse guardandoci un po’ diffidente.
Pete gonfiò il petto mentre io continuavo ad
abbracciarlo “La custodirò io!”
Patrick si allontanò scuotendo il capo mentre
Pete si voltava verso di me di nuovo.
“TI voglio bene!” dissi dandogli un bacetto
sulla guancia mentre lui mi abbracciava a sua volta.
“Anche io!”
“Io ci verrei a letto con te…”
“Anche…” mi guardò stralunato “Cosa?”
“Io ci verrei a letto con te” dissi più
convinta annuendo alle mie stesse parole “Perché sei figo…”
“E vuoi andare a letto con Ryan perché anche
lui è figo?” mi chiese grattandosi il mento prima di riportare la sua mano
dietro alla mia schiena.
“Si penso di si. Ma tu sei anche simpatico…
Ryan no… Ryan ha solo…” Non mi lasciò finire la frase perché mi ritrovai la sua
lingua in bocca. Risposi subito a quel bacio spinto e iniziammo a limonare
davvero duro. Le miei mani correvano sul suo petto accarezzandolo in tutta la
sua lunghezza mentre le mani del moro erano decisamente più interessate alle
mie gambe e al mio fondoschiena. Andammo avanti per un po’, mentre con una mano
mi abbassava gli spallini del vestito, quando arrivò Phill di corsa
staccandomi da lui e trascinandomi distante “Ma non ti posso lasciare sola un
attimo!”
Io lo guardai risentita prendendo ad urlargli
contro prima di collassare tra le sue braccia, stremata dall’alcool e dalla
stanchezza. Lui alzò gli occhi al cielo reggendomi come se facessi schifo.
Ryan e Brendon arrivarono assieme a Patrick e
il chitarrista dei Panic mi guardò preoccupato mentre Brendon strillava contro
un cartello accusandolo di averlo palpato “La porto io se tu porti Brendon”
disse indicando il suo cantante scazzato.
“Sei sobrio?” chiesi a Phill mentre lui
annuiva.
“Ho bevuto pochissimo e comunque prendiamo un
taxi”
Phill annuì mentre Ross mi prendeva in
braccio richiamando l’attenzione di un taxi.
Mi tenne fra le braccia per tutto il viaggio
in auto e mi portò addirittura sul divano, stendendomi delicatamente su di
esso. Quando arrivarono May e Will io stavo ancora dormendo e lui mi guardava
da seduto sul tavolino “Ci pensi tu ora?” chiese a May ma lei scosse il capo.
“Mi ha detto chiaramente di non immischiarmi
con i suoi affari e rispetterò la sua volonta” disse secca “Io me ne vado a
letto, puoi andare anche tu non penso che morirà!”
Ryan la guardò dubbioso “Ma se non si sente
bene?”
“Ma lei è onnipotente sai?” disse sarcastica
la rossa “Tutto vede e tutto può quindi si arrangia!”
Non fece quasi in tempo a finire la frase che
io mi tirai a sedere svegliandomi di soprassalto. Guardai prima la mia cantante
e poi Ryan prima di vomitare tutto il contenuto del mio stomaco, per lo più
alcool, sulle scarpe di Ross.
“Oh merda!” urlò il chitarrista saltando in
piedi mentre May mi appoggiava una mano sulla spalla visibilmente preoccupata.
“Dai aiutami a portarla in bagno” disse a
Ross prima di rivolgersi a Will che aveva osservato tutta la scena in silenzio
dallo stipite della porta “Tu asciuga il vomito”
Ryan si sfilò le scarpe mettendole in
giardino e poi aiutò May ad alzarmi portandomi nel bagno del nostro
appartamento dove vomitai anche l’anima nel cesso.
“Vai pure” disse Ryan rivolto verso May che
lo guardò sorpresa “Tanto io ormai puzzo di vomito quindi posso stare con lei…”
May annuì uscendo dalla stanza mentre il ragazzo si chinava su di me, tenendomi
i capelli da una parte “Sei davvero un disastro Bayler”
Io, che non ero in condizioni di poter
ribattere lo guardai solo trucemente prima di riprendere a vomitare.
Lui mi passò una mano fresca sulla fronte
prima di legarmi i capelli dietro alla schiena. Rimasi li a vomitare fino al
mattino, continuamente tra conati devastanti. Non fu molto divertente ma Ryan
rimase con me fino a che, stanco, si addormentò nella vasca da bagno…
Le labbra di Brendon
sfioravano le mie, piegate in un sorriso… Poi si allontanavano e di nuovo si
scontravano in un bacio più appassionato. Dietro di noi i pascoli e le montagne
del Wyoming,l’erba ci solleticava la
pelle scoperta. Lui si alzò un poco e mi guardò, mentre il mio sguardo scivolava
sul corpo perfetto e…
Mi svegliai all’improvviso, osservandomi in giro
allarmata. Nessun Brendon Urie nel mio letto… E dentro sentivo un grande
dispiacere. Un’altra notte passata sola, senza finire nelle grinfie di Beckett…
Anche se praticamente ci ero finita lo stesso durante il festino. Eppure mentre
lui mi accarezzava pensavo a Brendon, cosa da stupida ovviamente, dato che se
volevo lui potevo anche dirglielo ed averlo subito. Se quella sera ero stata
con Will era stato solo per non sporcare qualcosa di così puro come Urie.
Insomma, come fai ad andare a letto con qualcuno che si imbarazza come un
ragazzino al primo bacio? E soprattutto quando Jill, dopo il quarto bicchiere
di non so cosa, si era fatta sfuggire che lui era vergine!
Giustificazioni… Stavo cercando solo scuse per
giustificare il mio comportamento. Ma non mi capivo lo stesso… O forse non
volevo capirmi. Brendon mi suscitava un senso di tenerezza, sì. Ma William era
sesso allo stato puro. William era solo sesso, ecco tutto. Mi piaceva
fisicamente, ma niente di più.
Potevo arrovellarmi nei miei pensieri per ore ma non c’era
giustificazione lo stesso. Ero una pessima persona che non badava ai sentimenti
né propri, né altrui… Non mi importava se Brendon era innamorato di me e
nemmeno se io mi stavo affezionando a lui… Non me ne fregava se avrebbe
sofferto nel vedermi con Beckett. Non me ne fregava se a Will non importava di
me…
Mi piaceva giocare con i miei stessi sentimenti, sapendo
di non poterli provare veramente. E quando avevo baciato Urie pensavo che fosse
il mio solito stupidissimo gioco di ruolo… Ah, che scema! Se ero arrivata al
punto di andare a letto con qualcuno e pensare a lui qualcosa dentro di me
dovevo pur provare. Però non volevo crederci… No.
Comunque, quella mattina al dormitorio sembrava essere
passata una tromba d’aria che si era portata via ogni traccia della vita umana
precedente. Non volava una mosca nonostante fossero le dieci del mattino e i
miei compagni di stanza continuavano a dormire profondamente. La festa e quella
sbronza megagalattica avevano riscosso pessimi risultati… Soprattutto su Jill.
Speravo che non si ricordasse nulla, o si sarebbe sotterrata. Per fortuna io
avevo bevuto solo della red bull e non ero collassata come la maggior parte
della gente. Scesi dal letto e mi infilai una felpa pesante, accorgendomi che
faceva più freddo delle altre mattine. Poi, a passo felpato mi diressi in
cucina, avvolta dalla luce e dal silenzio di quella giornata. Mi stupii quando
trovai Brendon seduto da solo al tavolo, ancora in pigiama… Lo sapevo che era
quello più mattiniero, ma non credevo che dopo essersi ubriacato in modo tanto
esagerato sarebbe riuscito ad alzarsi. Così dovevo far chiarezza con i miei
sentimenti molto più in fretta di quel che credevo.
-Buongiorno Brend…-
Dissi, facendolo sussultare per aver interrotto i suoi
pensieri. Lui mi guardò spaesato e poi sorrise, indicandomi la sedia accanto
alla sua su cui presi subito posto. Dopo quel bacio avevamo fatto finta di
nulla, o meglio io avevo fatto finta di nulla stando con Beckett tutto il
tempo… La festa era stata d’aiuto, dato che con i fiumi di alcool e l’aria che
giravano lui si era distratto abbastanza. O forse anche lui aveva finto?
-Senti, per ieri…-
-MayMoon, ieri…-
Parlammo contemporaneamente e ci bloccammo, spostando gli
occhi sul cesto di frutta davanti a noi. Ovviamente fu lui a ricominciare…
-Perché mi hai baciato? Hai ceduto al mio fascino, eh?-
Mi domandò, picchiandomi dentro con il gomito per farsi
guardare. Notai così che stava ammiccando come un idiota, cosa che mi fece
ridere.
-No… Non proprio. È che mi andava di farlo in quel
momento. Certo che tu proprio non hai nemmeno ricambiato.-
Mi lagnai facendo l’offesa e lui arrossì, prima di
spostare la sedia più vicino a me e passare il braccio sul mio schienale.
Sentivo il suo respiro sulle mie guance da tanto eravamo vicini e senza
pensarci due volte posai la mano sul suo petto e ammiccai.
-Vuoi baciarmi, Brendon Urie?-
Chiesi e lui rimase immobile senza far nulla. Sapevo che
non aveva il coraggio di fare quella mossa, così come non aveva potuto
ricambiare il bacio della sera prima. E infatti non si mosse di un millimetro.
-Vorrei, mia fatina… Ma non voglio infrangere così la tua
purezza!-
-Macchè purezza… Smettila. Una che ti prende in giro in
quel modo dovrebbe definirsi “puttana”, non una ragazza pura e innocente.-
Dicendolo mi alzai per prendere del latte, lasciando Brend
immerso nel silenzio. Quando mi voltai lui mi stava osservando con una
tristezza negli occhi che non gli avevo mai visto. E dentro di me qualcosa si
distrusse, riversando calore in tutto il mio petto. Affetto, tenerezza…
Dovrebbero chiamarsi così quelle sensazioni.
-Hai quest’idea di te stessa?-
Mi domandò, mentre mettevo la tazza a scaldare nel
microonde. La osservai girare, annuendo alla sua domanda.
-Brend, non so che idea tu ti sia fatto di me… Ma non sono
la dolce fatina dei boschi, sono più… uuhm… una strega. Sì…-
Afferrai la mia tazza e tornai al tavolo, con lui che non
riusciva a staccarmi quegli occhi enormi di dosso.
-Ma le streghe sono brutte e con degli obbrobri sul naso…
Tu sei…-
-…una troia… In effetti detta così direttamente suona
meglio.-
Lui spalancò la bocca sdegnato e mi abbracciò forte,
facendomi affondare nella maglia profumata del suo pigiama. Che reazione
stupida ed infantile… Era talmente stupido che mi veniva da piangere.
-Ma non devi dire queste cose di te! Se sei andata con
Beckett perché lo ami è giusto che tu lo faccia!-
Io mi attaccai a lui e restai lì ad assorbire quel calore.
Volevo un po’ di quella sua ingenuità…
-Brend! Io non ci sono andata a letto mica perché lo amo!
Io non… Non ho mai amato nessuno di quelli con cui sono stata.-
Non mi mossi da lì, nonostante stessi facendo un discorso
serio e avrei dovuto guardarlo in faccia. Stavo troppo bene tra le sue braccia.
-Beh, ma me mi hai baciato perché mi ami, no?-
La sua domanda aleggiò nell’aria per degli interi minuti,
prima che trovassi la risposta. Ma d’altronde era facile… Non dovevo nemmeno
pensarci tanto.
-No. Non credo di amarti.-
Lui smollò la presa su di me, ma non mi allontanai, anzi.
Fui io ad abbracciarlo forte… Non parlai per un po’, provando solo questa
voglia di stringerlo per evitare di fargli male. Non conoscevo ancora Brendon
così bene da sapere di quanta attenzione e di quanto affetto avesse bisogno, ma
il mio istinto mi spingeva a rassicurarlo.
-Però… May… Se non mi amassi, non mi abbracceresti così!
Quindi dovrei presupporre che tu…-
La sua voce mi fece risvegliare da quella sensazione di
torpore che mi aveva assalito. Così mi distaccai da lui e puntai gli occhi nei
suoi.
-Brend… Credo che tu debba seriamente scopare con qualcuno
se riesci a scambiare un abbraccio qualsiasi per amore.-
-Perché allora non ci vieni tu a letto con me?-
Perché sei vergine, cazzo! Pensai, ma non lo dissi. Non
volevo offendere la sua presunta virilità in modo così spudorato… Il problema
della verginità era serio, diciamolo. Non perchépensavo che non avendo esperienza non mi avrebbe soddisfatto,
figuriamoci, non ero così ninfomane da pensare ciò. È che non volevo che la
prima volta per lui fosse una qualsiasi scopata senza amore con una come me…
Gli auguravo di trovare tutto l’affetto e l’amore possibili e io non mi sentivo
di poterglieli dare.
Ed andare a letto con lui senza impegno, come facevo con
Beckett, non mi sembrava giusto nei suoi confronti… Mi pareva quasi una cosa
infame, sporca e sbagliata.
-Senti, BrendJerk, non sono la persona giusta per te.
Mettiamola così… Dovresti cercare qualcuno di adatto. Prendi la truccatrice,
Meredith… Ha i capelli rossi pure lei ed è una bella ragazza.-
Presi la mia tazza in cui ormai il latte si era
raffreddato e lo bevvi velocemente, sentendomi un po’ in colpa per quello che
avevo appena detto.
-Lei non mi piace!! Ed è tinta… Ma non c’entrano i capelli
rossi! May… Perché non ti senti alla mia altezza? Lo so che sono troppo
fantastico e bello, ma ti assicuro che puoi stare con me senza sentirti
sminuita! Tu sei molto più bella di me, a mio parere… E poi, non vorrei dirlo!
Ma anche Ryro pensa che io e te staremmo davvero bene insieme! Ha detto che
siccome tu sei sveglia potresti compensare la mia stupidità. E se Ryro dice
così, vuol dire che è la verità.-
Ascoltai il suo soliloquio senza battere ciglio, mentre
ricominciavo a pensare che la deficienza di Urie non poteva davvero avere
limiti. Si stava convincendo delle cose da solo… Probabilmente si era
autoconvinto pure di essere innamorato di me parlandosi allo specchio immagino.
-Ryan non è l’Oracolo della Verità Universale! Si sbaglia
pure lui, sai? Ora, scusa, ma vado a farmi una doccia.-
Non lo lasciai replicare e corsi direttamente nel mio bagno,
trovandoci però Jill appoggiata al water con il viso tanto pallido da fare
paura e soprattutto Ryan Ross che dormiva nella vasca. Perlomeno non ero quella
con più problemi quella mattina…
-Buongiorno ballerina da tavolo…-
Dissi, facendo scorrere l’acqua del lavandino per lavarmi
i denti. Lei alzò lo sguardo verso di me e poi si prese la testa fra le mani,
strizzando gli occhi.
-Cazzo che male… Mi gira troppo.-
-Girava anche ai ragazzi ieri, mentre guardavano le tue
mutande… Spero che fossero tutti abbastanza ubriachi da avere rimosso.-
Jill mi guardò senza capire, restando accovacciata a terra
e spaventandosi quando Ross russò forte ingozzandosi con la saliva.
-Ieri, ti sei messa a ballare sul tavolo e tutti hanno
visto le tue mutande fucsia… Pete soprattutto. È stato davvero imbarazzante
arrivare dal bagno e vedere quella scena, credimi. Fossi in te ora non metterei
piede fuori da quella porta. Anche se, stare qui con Ryro, non dev’essere il
massimo… Pure con lui ti sei comportata in modo indimenticabile.-
Feci qualche gargarismo mentre lei pesava una per una le
mie parole, così dopo aver sputato nel lavandino ed essermi risciacquata la
bocca notai che aveva lo sguardo fisso verso Ryan.
-Che è successo?-
-Dopo che hai baciato Pete? Phill ti ha portato via e Ryan
si è proposto di accompagnarti a casa…-
Vidi gli occhi azzurri di Jill rischiare di uscire e
rotolare a terra, da tanto li aveva sgranati.
-Ho baciato Pete?-
Annuii, prima di voltarmi scazzata verso Ryan che se non
si svegliava mi impediva di farmi la doccia. Forse dovevo aprire il getto
d’acqua e svegliarlo malamente… Si meritava tutto il male dopo aver convinto
ancora di più Brendon che doveva mettersi con me.
-Ma quello è successo proprio alla fine… Io ti avevo già
staccata da Ryan, su cui ti eri lanciata iniziando ad accarezzarlo. E lui, che
molto sano non era, stava per allungare le mani… Così ti ho allontanato da lui.
Non volevo che rovinassi la tua carriera musicale restando incinta da ubriaca…-
-Davvero? Ho fatto altro?-
Rassegnata, mi girai a guardarla ed afferrai il mio
accapatoio appeso alle sue spalle. Lei sembrava davvero terrificata ed
imbarazzata e ne aveva tutte le ragioni. Era davvero un bene che non si
ricordasse nulla…
-Oltre a litigare con me e vomitare addosso a Ross, no,
tranquilla. Ti avevo detto di non continuare a bere… In mezzo a così tanti bei
ragazzi non conviene mai essere brilla. Soprattutto se hai una quantità
spropositata di desiderio represso… Beh, io vado nel bagno dei Panic dato che
il loro chitarrista ha occupato il mio.-
Scavalcai la bassista ed uscii dal nostro appartamento
dopo aver preso il cambio in camera.
May riapparve in bagno la mattina ma io non
mi ricordavo assolutamente nulla di quello che mi era successo così il suo modo
di salutarmi mi scosse e non poco “Buon giorno ballerina da tavolo…” disse
entrando e iniziando a lavarsi i denti.
Una fitta lancinante mi perforò il cranio
tanto che mi portai una mano alla testa stringendo gli occhi e i denti. Stavo
soffrendo moltissimo in quel devastante post- sbornia.
“Cazzo che male… mi gira tutto…”
“Girava anche ai ragazzi ieri, mentre ti
guardavano le mutande… Spero che tutti fossero abbastanza ubriachi da avere
rimosso…” La guardavo senza capire nulla, come se stesse parlando di qualcun
altro. Io non potevo aver fatto nulla del genere, no ero una persona
troppo contenuta…
Ross che rissava mi distrasse un attimo,
facendomi tornare mal di testa.
“Ieri ti sei messa a ballare sul tavolo e
tutti hanno visto le tue mutande fucsia” continuò lei senza darci peso come se
mi stesse raccontando una cosa normalissima. Mi sentì morire dentro quando
continuò a raccontare le mie avventure epiche “Pete soprattutto. È stato
davvero imbarazzante arrivare del bagno e vedere quella scena, credimi. Fossi
in te ora non metterei piede fuori da quella porta. Anche se, stare qua con
Ryro, non deve essere il massimo” a quelle parole mi sentii morire “Pure con
lui ti sei comportata in modo indimenticabile…”
La guardai fare un paio di gargarismi mentre
io pesavo attentamente una ad una quelle parole che erano arrivati come mattoni
sulla mia faccia. Guardai Ryan ancora addormentato e mi domandai quanti punti
potevo aver perso con lui “Che è successo?” chiesi infine.
“Dopo che hai baciato Pete?” mi chiese
scioccandomi del tutto “Phill ti ha portata via e Ryan si è proposto di
portarti a casa…”
“Ho baciato Pete?” Perfetto, datemi una
lametta che mi sparo mentre mi taglio le vene penzolando da un cappio…
Lei annuì guardando Ryro scazzatissima prima
di voltarsi ancora verso di me e farmi la martellata finale “Ma quello è
successo proprio alla fine… Io ti avevo già staccata da Ryan, su cui ti eri
lanciata iniziando ad accarezzarlo. E lui, che molto sano non era, stava per
allungare le mani… così ti ho allontanata da lui. Non volevo ti rovinassi la
tua carriera musicale restando incinta da ubriaca”
“Davvero?” chiesi angosciata “Ho fatto
altro?” chiesi poi, pronta a tutto. Mi ero bruciata sia con Pete che con Ryan,
ci mancavano solo Phill, Dam e Brend.
“oltre a litigare con me e vomitare addosso
Ross, no, tranquilla. Ti avevo detto di non continuare a bere… In mezzo a così
tanti bei ragazzi non conviene mai essere brilla. Soprattutto se hai una
quantità spropositata di desiderio represso… beh , io vado nel bagno dei panic
dato che il loro chitarrista ha occupato il mio.” E detto questo uscì
lasciandomi senza parole.
“Vaffanculo stronza” dissi lanciando una
scarpa alla porta, come se lei potesse sentirmi ma quella rimbalzò e andò a
colpire la testa di Ross.
Lui si svegliò di soprassalto guardandosi
attorno confuso e grattandosi la parte della testa che aveva colpito la scarpa.
Poi mi guardò “Grazie per avermi colpito dopo che ti ho aiutato tutta la
notte…”
“Non era per te” dissi alzandomi e iniziando
a lavarmi i denti “Era per May… scusami non volevo colpirti”
Lui si alzò a fatica stiracchiandosi “Che
male alle ossa” disse massaggiandosi il sedere e la base della schiena per poi
passare al collo “Si dorme malissimo in questa vasca”
“è una vasca Ross” Dissi con un sorrisetto
mentre lui veniva alle mie spalle specchiandosi e sistemandosi i capelli
spettinati “Si sei un disastro, inutile che provi a renderti presentabile”
“Senti chi parla” disse alzando gli occhi al
cielo. Io ridacchiai lasciandolo un po’ perplesso. Per la prima volta non gli
avevo risposto male, non ero stata indisponente.
Ci guardammo negli occhi tramite il riflesso
dello specchio per alcuni minuti prima che io prendessi a spazzarmi i capelli,
tirandoli tutti da un lato della testa e lasciando quindi scoperta la
pelle dell’altro lato del collo. Ryan abbassò lo sguardo si di esso prima
di chinarsi su di me (vista la notevole differenza di altezza) sfiorando con le
labbra la mia pelle diafana.
Io chiusi gli occhi per un attimo mentre le
sue mani si stringevano dolcemente sulle mie braccia e le sue labbra avanzavano
delicate verso la mia spalla…
Io alzai le braccia allacciandole dietro al
suo collo mentre continuava a leccarmi il collo spingendomi contro il lavandino
con il bacino. Le sue mani scivolarono davanti, passandole sul bacino e poi salendo
fino a sfiorarmi i seni, accarezzandoli lentamente strappandomi qualche
sospiro.
La temperatura stava salendo troppo quando,
però, Pete entrò nel bagno senza bussa “Jill…? Ah scusate!” disse dispiaciuto
mentre Ryan scattava allontanandosi da me.
Io nascosi il viso nelle mani.
Stavo continuando a fare solo pessime figure.
“Scusate davvero se volete finire io vado…
avete i preservativi?” il suo modo di chiederlo, così candido e realmente
preoccupato, per nulla sarcastico, mi spaventò.
“Pete” mi lamentai sul orlo di una crisi di
nervi.
Ryan se ne restava rosso tra il water e la
finestra, caduto in uno strano mutismo. Pete del’altronde non sapeva che altro
dire “Eh… io…” si voltò verso il ragazzo “Io non credo sia opportuno ma… c’è
Keltie… di là…”
Ryan sgranò gli occhi guardandomi per un
attimo attentamente “Keltie?”chiesi io confusa.
Si, era un nome femminile, ma chi cazzo era
Keltie???
“Oh” Ryan fece un paio di passi verso Pete,
prima di voltarsi di nuovo verso di me. Infine guardò il moro “Io devo andare…
di la?”
Pete alzò un sopracciglio in crociando le
braccia “Sei davvero sicuro Ross?”
“No”
“Eh fai bene… sai Jill, Keltie è la prima
bellerina negli spettacoli dei Panic! At the Disco.”
Passo lo sguardo prima da Pete, che non so
dove vuole arrivare, e poi a Ryan che non sa davvero cosa dire.
“E quindi?” domandai a un certo punto,
volendo sapere cosa pensava Wentz.
“E quindi ora Ryro ti dice cosa è per lui
questa qua” insistette Pete, spingendo Ryro a parlare.
“Diciamo che lei è…” Ryan si grattò la testa
“Lei è una mia amica… che … con la quale”
“Dio è così difficile?” chiese Pete
esasperato, poi si rivolse a me “Keltie è la ragazza di Ryan.
Io riuscii ad attutire la botta solo perché
avevo ripreso a spazzolarmi i capelli, così mi finsi disinteressata anche se,
in realtà, volevo strapparmeli tutti dalla testa.
“Non è vero” disse Ryan sottovoce “è solo
una… una…”
“Scopamica?” chiese Pete candido mentre
l’altro lo malediceva.
“Perché mi sta facendo questo?” chiese Ross
esasperato mentre Pete gli dava una pacca sul braccio.
“Perché non ti permetterò di spezzare il
cuore a JillyKitty!!”
“Mica me lo spezza” dissi io freddamente
riponendo con enfasi la spazzola “A me di lui non mi importa nulla” e detto
questo li superai uscendo dal bagno e sbattendo la porta, correndo a chiudermi
in camera mia in cui Simon dormiva ancora pesantemente.
Mi infilai un paio di jeans zebrati e una
felpa nera con lo scollo a barca uscendo e dirigendomi nella saletta. Volevo
proprio vederla questa tizia. Quando entrai dentro al nostro luogo comune Pete
e Ryan non erano ancora arrivati e su uno dei divani neri era sistemata una
ragazza che non sembrava molto a suo agio visto che si guardava attorno
continuamente.
Quando entrai nella stanza lei mi guardò
alzandosi “Ciao” mi disse con un sorriso “Scusami, forse tu sei una cameriera
ma vorrei comunque chiederti se per caso hai visto Ryan Ross qui in giro”
Mi guardai e mi chiesi come cazzo poteva
pensare che, conciata così fossi una cameriera “Sono Jill, la bassista dei
Killer Peaches” dissi stringendole la mano.
“Io sono Keltie Cooleen!”
“Già” dissi pensando solo che fosse una
povera ochetta senza speranza “Comunque non ho idea di dove cazzo possa essere
Ross” conclusi andando in cucina e aprendo il frigorifero, lasciandola gelata
li in piedi, a causa del mio tono.
Come risposta alle preghiere della ragazza
Pete fece il suo ingresso dentro alla saletta con dietro Ryan. Lei li salutò
calorosamente prima di buttarsi al collo del chitarrista dei P!ATD mentre io mi
preparavo un panino accoltellando il pane. Pete mi raggiunse aggregandosi a me
nella preparazione e iniziando a spalmare la maionese.
“Oh mi sei mancato tanto!” disse l’oca
baciandolo mentre lui continuava a persistere nel suo mutismo, poi lei si
rivolse a lui come se io non potessi sentirlo “Ma chi diavolo è quella pazza
bionda?”
“La pazza ci sente benissimo!” dissi facendo
ridere Pete mentre la tipa si ghiacciava.
“E te l’ho già detto chi sono” continuai “Sei
dura a capire? Cazzo e io che pensavo che Brendon fosse scemo… lui lo ha capito
al volo chi fossi”
“Scusala” disse Pete con un sorriso “è appena
arrivata sai, è la mia ragazza”
Mi cadde il coltello mentre Ryan prendeva a tossire, rischiando di strozzarsi
con la saliva.
Keltie a quel punto sorrise raggiante “Oh che
bello! Siete davvero belli insieme!”
“Ah si?” chiesi io mentre Pete mi
abbracciava sorridente.
“Si lo sappiamo!” continuò lui a mentire
spudoratamente.
“Dovremmo fare una bella uscita a quattro”
disse Keltie baciando a fior di labbra Ryan.
Pete mi prese per le spalle lasciandomi un
bacio a stampo sulle labbra mentre io no, non potevo crederci che lo stesse
facendo sul serio “Ci sto! Stasera va bene?”
Mentre decidevano per l’orario io mi mangiavo
il panino sconvolta, cercando di non pensarci troppo. Pete stava recitando una
parte senza una motivazione plausibile “Hai mangiato?” mi chiese accarezzandomi
i capelli. Io mi limitai ad annuire “Allora andiamo in camera” disse
stringendomi “A dopo!” e detto questo mi trascinò fino al mio appartamento.
“Perché?” chiesi una volta li “Perché?!”
Lui rise “Perché io sono un genio”
“Spiegami”
“Se lei pensa che tu l’hai trattata di merda
perché ti piace RYro sei fottuta” mi spiegò sedendosi sul bracciolo del divano
“Deve pensare che te la tiri…”
“Pensi che se lei scopre che mi piace Ryan…”
“non ti permetterà più di fare nulla, ti
terrà sempre sotto tiro” disse semplice.
“Sei un genio” lo guardai colpita “è una
coalizzazione quindi?”
“Si, per farti conquistare Ross.. e penso che
anche Bdon sarà dei nostri appena scopriremo dove si è cacciato!”
Annuì mentre Pete si metteva a guardare la tv
e iniziando a pensare a cosa avrei potuto indossare per quell’uscita a coppie
per attirare l’attenzione del altro ragazzo…
Bussai alla porta di fronte alla nostra e la aprii,
entrando piano per non svegliare nessuno. Però Brent era sul divano a fissare
il lampadario e si voltò verso di me.
-Ah ciao… Cerchi Brendon?-
Scossi la testa e gli spiegai velocemente la situazione nel
mio bagno, così lui mi permise di usare quello del suo appartamento. Ci scappai
velocemente ed entrai nella doccia a lavarmi… Avevo bisogno di rilassarmi, così
feci scendere l’acqua della vasca riempiendola di bagnoschiuma così da potermi
affondare completamente nella schiuma e magari soffocarmici pure. Almeno non
avrei avuto problemi con Jill, con Brendon o con Will. Ottima soluzione…
Quindici minuti dopo ero immersa nell’acqua, concentrata a
guardare la collezione di saponi appoggiati ad una mensolina vicino ai miei
piedi. Mi tirai su a sedere per trovare quello di Brendon e non ci volle molto
a riconoscere quello che usava. Era il più buono di tutti, senza dubbio… O
almeno per me lo era. Lo riappoggiai e feci per rimettermi sdraiata, quando la
porta si spalancò.
-Ci sono io!!-
Urlai, raggomitolandomi in mezzo alla schiuma ed ingoiandone
un po’.
-Lo so, MayMoon… Appunto per questo sono entrato!-
La voce di Brendon e il suono della serratura che si
chiudeva riempirono il piccolo ambiente, facendomi venire la pelle d’oca. Gli
rivolsi lo sguardo e lui mi sorrideva, abbracciando il mio accappatoio ed il
mio cambio. Era un feticista dell’intimo! Lo sapevo!!! Ne aveva tutta l’aria…
-Se osi avvicinarti di un passo urlo così tanto che questa
volta seriamente ti perforo il timpano…-
Lo minacciai e lui non cedette, appoggiò tranquillamente la
mia roba nel lavandino prima di venire verso di me. Ed io ovviamente non urlai…
Se lo l’avessi fatto, avrei compromesso le mie corde vocali e la mia carriera.
-Dobbiamo parlare seriamente…-
Alla parola “seriamente” scoppiai a ridere, dato che non
credevo che Urie potesse averlo detto.
-Scusa ma tu e la serietà siete due cose distinte…-
Lui alzò le sopracciglia e prese posto sull’orlo della
vasca voltato in mia direzione. Sgranai gli occhi e mi prese quasi un colpo:
Brendon Urie era davvero serio! Rimasi talemente colpita dalla cosa da non
riuscire più a parlare, sembrando quasi un ebete.
-Penso che tu non abbia preso sul serio questa faccenda…
Nel senso… Nessuno mi prende mai sul serio quando parlo, ma è anche vero che la
maggior parte delle volte è perché dico le cose a vanvera. Tipo ora, ecco…
Però, in questo caso… Di te che mi piaci… Lo penso davvero, non è che lo dico
per dire. Altrimenti non ti stresserei così tanto, lo giuro.-
Si fermò per prendere fiato qualche istante ed io non
riuscivo a staccare gli occhi da lui, come se mi fossi congelata.
-Non so se credere a quel che hai detto, sai, riguardo
all’avermi baciato tanto per fare… Perché ho visto che mentre lo facevi ti
brillavano gli occhi e credo di riconoscere quando qualcuno vuole bene a qualcun
altro. Comunque, a parte ciò… Io sì, sono innamorato di te e quel bacio me lo
ha confermato.-
Mi passò una mano fra i capelli bagnati, togliendo un po’
di schiuma che si asciugò sui pantaloni. Io schiusi le labbra per dire
qualcosa, ma non sapevo come giustificarmi. Avrei dovuto dire che si era
montato la testa se pensava di avermi compreso e che no, i suoi sentimenti non
erano veri. Però mi resi conto di non pensarlo veramente…
-So di non essere come William, lui è di certo molto più
bravo di me in qualsiasi cosa e capisco se tu sei innamorata di lui… Perché non
riesco davvero a credere che tu non provi nulla per nessuno. Se fosse così
sarebbe una cosa davvero triste… E vorrei che tu fossi felice. Insomma, non
vorrai mica passare la vita a dire che non sei innamorata di nessuno?-
Mi chiese irritato, quasi che non volesse credere che
esistessero persone in grado di non affezionarsi a nessuno. Eppure io ero fatta
così, che altro dovevo farci?
-Non sono tutti come te e Pete che vedete affetto e amore
ovunque.-
Risposi acida, stringendomi di più le gambe al petto.
Cominciavo pure ad avere freddo in quella stupida vasca…
-Ma… Ma io ti amo, mio fiorellino delle coste irlandesi…
Non lo posso mica negare a me stesso! Ogni volta che ti guardo sento le campane
suonare e vedo i fuochi d’artificio alle tue spalle!-
Appoggiai il viso sulle ginocchia e ridacchiai, non poteva
seriamente essere così stupido da non capire. Poi presi fiato e ripresi a
guardarlo.
-Brendon! Non ci si puo’ innamorare di qualcuno che nemmeno
conosci! Tu ti sei innamorato di una tua costruzione mentale fatta su di me! Tu
non vuoi-
Non finii di parlare perché lui mi prese per la nuca e fece
scontrare le nostre labbra in un bacio. Questa volta fui io a non muovermi, non
sapendo come reagire. Ma quando lui provò ad infilare la lingua fra le mie
labbra, risposi a quel bacio, prendendogli le spalle e bagnandogli la maglia
per avvicinarlo a me. Lui si sporse appena per approfondire e la sua mano
scivolava dai miei capelli giù per la schiena, mentre io lo trascinavo quasi
famelica verso di me… Fu così che perse l’equilibrio e mi cadde addosso
buttando fuori metà dell’acqua della vasca. Si staccò da me un po’ stordito,
guardandosi un attimo in giro prima che il suo sguardo scivolasse giù, lungo il
mio corpo. Io arrossii come una quattordicenne e afferrai il suo viso fra le
mani, ricominciando a baciarlo. Le sue mani corsero sott’acqua lungo i miei
fianchi, mentre continuavamo a baciarci senza più curarci di nient’altro.
Solo quando l’acqua divenne gelida ed io iniziai a tremare,
Brendon si fermò e mi abbracciò forte.
-MayMoon… Fosse per me non uscirei mai più da questa vasca
per il resto dei miei giorni. Anzi, mi spoglierei anche io volentieri… Ma mi
stai diventando pallida e se ti ammali e la voce ti va via è un grosso guaio.
Non voglio che le pesche si arrabbino con me!-
Mi guardò un attimo prima di uscire e porgermi
l’accappatoio e lo afferrai indossandolo velocemente per coprirmi, quando ormai
mi aveva già visto abbastanza da non dover essere più così vergognosa. Arrossii
di botto e mi tirai su pure il cappuccio, voltando le spalle a Brendon per la
vergogna. Lui sghignazzò, prima di avvicinarsi e passarmi le braccia intorno
alla vita, appoggiando il mento alla mia spalla.
-Non imbarazzarti di colpo! May, sei bellissima… Comunque,
che strano che non hai lentiggini ovunque! Pensavo che…-
-Brendon! Per favore, non parliamo di queste cose…-
Mi lamentai, slegandomi dalla sua presa ed andando a
recuperare i miei vestiti. Li presi in mano ed andai alla porta, intenzionata a
vestirmi in camera mia. Lui mi corse dietro in salotto, sotto gli occhi
increduli di Brent… Insomma, io scappavo in accappatoio e Urie era tutto
bagnato! La cosa era persino fraintendibile!
-Non fuggire, mia fatina! Se vuoi ti aiuto a rivestirti…-
Urlò mentre arrivavamo in corridoio ed io mi fermai,
trovandomi davanti Pete che usciva dall’appartamento di noi Killer Peaches.
Anche lui sgranò gli occhi vedendoci in quello stato, ma corse da Brendon, per
passargli una mano fra i capelli.
-Insomma, Brenny, che ci fai così bagnato? Vai a cambiarti
o ti prendi un accidente!- E si voltò pure verso di me. –Pure tu! Volete
lasciare le band senza cantanti?! Siamo a Los Angeles, ma è inverno! Non voglio
dover passare le giornate a provarvi la febbre e a portarvi del ghiaccio… Via,
andate a coprirvi. Metti una felpa pesante, Bden…-
E insieme sparirono dentro l’appartamento dei Panic, mentre
si sentiva la voce di Urie raccontare di avermi vista nella vasca e di avermi
baciato. Quella cosa sarebbe diventata di dominio pubblico ancora prima che i
miei capelli si fossero asciugati.
Continua…
Ciao a tutti!!
È lunedì… tanti hanno iniziato la scuola e questo è il
nostro augurio perché vada tutto bene!!! <3
Il capitolo è un po’ lunghetto, ma ci sono scritte solo
cazzate e pensavamo che non fosse necessario dividerlo XD
Tranquille… purtroppo questa storia è disagiata e non possiamo fare a meno di sparare stupidaggini!
Jill è impazzita, May è acida… Ryan diventa tenero, Bden
petulante e maniaco… Tutto okay, insomma!!! <3
In compenso May e Bden si sono scambiati un bacio -anche due- e Ryan e Jill quasi... Se non fossero sempre interrotti!!! *-*
Anyway, abbiamo della pubblicità, a caso.
Se volete occupare il tempo allegramente:
Ci sono queste storielle scritte da noi, se volete passare
e darci una lettura ed un’opinione nel caso vi piacciano:
Capitolo 8 *** Act 2. Chapter five, part one : Funfair, Funlies and pretty fright. ***
bananissima
Expect the Unexpected
is Smarter than
Trust in Possible Things.
Chapter five, part one : Funfair, Funlies
and pretty fright.
(Presente: dicembre 2010.)
May Pov
Guardo Brendon che da ore se ne
sta sdraiato sul letto e lo raggiungo, mettendomi dietro di lui per
abbracciarlo. Lo sento tremare appena sotto il mio tocco, prima che si volti e
mi guardi negli occhi. Ci scambiamo un lungo sguardo entrambi con gli occhi
arrossati e stanchi, mentre vado a cercare la sua mano per tenerla nella mia.
Non servono le parole e
soprattutto non saprei nemmeno che dire… Restiamo così per attimi
interminabili, cercando sicurezza negli occhi dell’altro. Eppure nessuno di noi
due è sicuro… Nessuno di noi due ha la forza di rassicurare l’altro.
Da
quanto tempo ormai non c’è?
Presto
comincio a piangere, silenziosamente e lui mi asciuga le lacrime, versandone a
sua volta. Brendon Urie e May McLean ridotti a due muti e tristi fantocci…
Inevitabile.
E
se solo sapesse perché sto piangendo,forse se ne andrebbe.
Vorrei
che Brend riuscisse a trovare la forza anche in questa situazione, ma non posso
pretendere tanto da lui. Però ho davvero paura che questa volta la ferita che
gli squarcia il petto non si risanerà più… Ho davvero il terrore di non vederlo
più sorridere come faceva fino a ieri. Anche se temo che saremo in molti a non
ridere più come il nostro solito…
So
già quanti di noi crolleranno, quanti legami si trasmuteranno.
Bacio
le lacrime di Brendon, che cerca di farmi un sorriso tirato.
-Scendo
a preparar qualcosa da mangiare… Vuoi un sandwich, Brend?-
Domando,
ma lui scuote la testa, accarezzandomi i capelli prima di voltarmi la schiena.
-Non
appena te la senti di mettere sotto i denti qualcosa fammi sapere… Okay?-
Annuisce
e gli lascio un bacio sulla testa prima di alzarmi e guardarlo triste. Ci vorrà
tempo prima che si riprenda… Ce ne vorrà tantissimo.
Scendo
le scale lentamente, quando il telefono squilla e mi fa prendere un colpo. Vado
subito a rispondere e quando vedo il numero di chi mi sta chiamando un po’ mi
agito. … Sì, i legami cambieranno di nuovo.
Lo
so…. Lo so cosa perderò.
-Jill-
-Ciao May… Come stai?-
(2006)
Phill mi stava spiegando una serie di cose riguardo
ad un live che avremmo dovuto fare ed io annuivo senza poi dare tanto ascolto
alle sue parole. Poteva anche dirmi che dovevo cantare la sigla dei Gummies o
che dovevo arrivare sul palco in groppa ad una zebra con attaccate delle ali
finte… Io stavo pensando ancora al bacio di Brendon. Sospirai, lasciandomi
affondare nel divano e lui a quel punto sfasò e si alzò in piedi arrabbiato. Lo
guardai innocentemente e Simon alzò lo sguardo verso di noi, lasciando perdere
la sua chitarra.
-Non posso parlare con una che non mi ascolta
nemmeno!!! Sei antisgamo se mi dici di sì a certe domande! Ecco il problema di
lavorare con te, non ci stai mai con la testa…-
Sbraitò, prima di prendere il blocknotes che mi
stava mostrando ed incamminarsi a grandi passi fuori dall’appartamento. L’altro
chitarrista iniziò a ridere, sotto lo sguardo indifferente di Dam che nemmeno
si pronunciava limitandosi a scuotere la testa.
-Ho annuito ad una domanda strana?-
Domandai, facendo ridere Simon ancora di più.
-Ti ha chiesto se volevi cantare in growl truccata
da blackster! Ti ci vedo… Da domani facciamo True Norvegian Black Metal!-
Mi lasciai cadere trai cuscini e ne abbracciai uno,
affondandoci il viso per nascondermi. Ero finita! Non ascoltavo Phill ed avevo
litigato con il leader: entro la mattina dopo sarei stata cacciata sicuramente
dalla band.
-Aah, l’amore fa male, May… Lo sapevo che ci
saresti caduta anche tu prima o poi! …bacia bene Brendon?-
Mi domandò curioso, picchiandomi nelle costole con
il plettro e facendomi il solletico.
-Ti piacerebbe saperlo, eh?-
Io gli lanciai in testa un cuscino e lui mollò a
terra la chitarra per provare a soffocarmi, quando qualcuno bussò alla porta.
Il chitarrista urlò di entrare, mentre io cercavo di liberarmi prima di
soffocare seriamente. Poi sentii una voce conosciuta e sentii il battito del
cuore accelerare, trovando la forza per saltare in piedi immediatamente.
-Brend!-
Esclamai come una ragazzina, saltellando verso di
lui che si era fermato sulla soglia con le braccia dietro la schiena.
-MayMoon, mia brillante stella, stasera mangiamo
fuori!-
Mi porse un mazzo di tulipani arancioni sorridendo
in modo accecante. Io afferrai i fiori e lo invitai ad entrare… Dall’esterno
doveva sembrare la scena di un qualche telefilm per ragazzi, tipo One Tree Hill
e company. Simon salutò il cantante, mentre andavamo in camera mia a mettere
giù i fiori. Non feci nemmeno in tempo a chiudere la porta che Brendon mi
sollevò e mi fece fare due giri stretta a lui. Rischiai di picchiare la testa
al lampadario, ma per mia fortuna mi fece scivolare a terra per potermi
baciare.
-Mi sei mancata tantissimo…-
Sussurrò sulle mie labbra, facendomi scoppiare a
ridere. Non ci vedevamo da qualche ora, ma da come l’aveva detto sembrava che
fossero passati mesi. Non sapevo ancora che in una relazione, Brendon aveva
bisogno di stare a contatto 24 ore su 24.
-Tu no, Bden. Anche se ti stavo pensando…-
Mormorai, lasciando un ultimo bacio a stampo sulle
sue labbra così morbide. Lui si gonfiò d’orgoglio e si sedette sul letto,
prendendomi le mani fra le sue.
-Vestiti per bene che ti voglio portare in un bel
posto… Poi però andiamo in qualche locale, quindi non farti elegante. …Sì,
potresti anche andare in giro nuda tranquillamente, bella come sei, ma non mi
pare il caso.-
Arrossii, voltandogli le spalle per andare
all’armadio… Prima o poi tutti quei complimenti mi avrebbero montato la testa,
cosa che ci mancava dato che il mio ego era già abbastanza smisurato senza
nessun incoraggiamento.
-Mmh, e come mai questa uscita Urie? Ti senti solo
perché tutti sono scappati?-
In effetti, non si sa per quale motivo, il
dormitorio si era svuotato quasi completamente. Pete si era portato via Jill e
non volevo saper nessun particolare, sinceramente, mentre Ryan era con la sua
ragazza –a detta di Brendon-. I The Academy is erano usciti a fare strage di
cuori –come aveva detto William lasciandomi un bacio sulla fronte- e Travis era
andato in qualche locale a sballarsi. Insomma noi eravamo gli sfigati che non si
muovevano da lì… Se non fosse stato per il cantante dei Panic io me ne sarei
stata al pc fino all’ora di andare a letto.
-Non si inizia una storia senza un primo
appuntamento da ricordare… Insomma, ti ho già vista nuda che era una cosa che
doveva succedere circa un mese dopo il primo appuntamento e il primo bacio.
Dobbiamo un po’ rimetterci in riga e seguire il classico copione di due normali
fidanzati!-
-Noi non siamo fidanzati. Ci siamo solo baciati…-
Gli risposi mentre mi toglievo la maglia dei My
Chemical Romance per infilarmi un vestito marrone.
-…e ti ho vista nuda!-
Aggiunse lui, beccandosi uno stivale sul petto.
Doveva per forza ripetere ogni cinque minuti di avermi vista senza nulla
indosso?!
Fatto sta che –con grande contrarietà da parte di
Phill- circa un’ora dopo io e Brendon scendevamo tutti belli tirati da una
macchina con autista, noleggiata appositamente per questo appuntamento. Si era
fatto davvero bello per l’occasione, ora sì che sembrava lo stesso che avevo
visto nei video su mtv… Ma la cosa non mi metteva in imbarazzo, alla fine era
lo stesso coglione che girava in tuta per casa. E, sinceramente, ero uscita con
ragazzi più belli anche se meno famosi –e meno idioti-. Ci incamminammo verso
l’entrata di un ristorante che pareva davvero di lusso, così mi bloccai un
secondo guardando la porta insicura di volerci davvero entrare.
-Beh? Non hai fame, MayMoon?-
Mi domandò Brendon, stringendomi il fianco vedendo
che non mi volevo muovere. Io scossi la testa e mi morsi le labbra, prima di
afferrare la sua giacca sulla schiena.
-Non ti pare un po’ troppo… serio? Mangiamo messicano!-
Proposi, ma lui mi spinse verso l’entrata
ridacchiando.
-Qui hanno la miglior bistecca di tofu del mondo,
su… Ormai ho prenotato e dobbiamo andarci! La prossima volta mangiamo dove
vuoi. Ne faremo di uscite da bravi fidanzatini prima di sposarci!-
-Tofu?!-
Gridai io cercando di puntare i piedi, mentre il
portinaio vestito di rosso e bianco ci apriva la porta sorridendo un po’
tirato. Poi realizzai l’altra metà della frase detta da Brendon.
-Sposarci?!?!-
Credo che sbiancai pesantemente alla sola idea di
un matrimonio, così Urie approfittò della mia mancanza di forze per portarmi
poco elegantemente fino al nostro tavolo. Una volta seduti uno di fronte
all’altro lui mi prese la mano fra le sue e mi guardò dritta negli occhi.
-Perché? Non ti pare una bella idea sposarci? E poi
magari avere dei bambini…-
Lo fissai inquietata, pentendomi di aver accettato
di uscire a cena con lui. Se avessi saputo che per lui un appuntamento equivaleva
ad una proposta di matrimonio sarei scappata con i The Academy Is… William era
decisamente molto più simile a me nel modo di ragionare. Non pretendeva
sentimenti e non li prometteva in cambio… Bendon voleva a tutti i costi essere
amato, gettando petali d’amore tutt’intorno a sé ricoprendoti fino al collo.
-BrendJerk tu sei veramente il peggior coglione con
paraocchi che abbia mai incontrato in tutta la mia vita.-
Mormorai, sfilando la mano per portarmela a coprire
gli occhi. Avrei dovuto scappare prima che arrivasse Pete vestito da prete per
sposarci, con un jet che ci avrebbe poi portato in luna di miele in Irlanda. So
che avrebbero potuto davvero organizzare una cosa del genere… E a quel punto
avrei lasciato la DecayDance per rifugiarmi tra i pascoli montani del Wyoming,
cercando un Heath Ledger etero con cui passare il tempo.
-Oltre a pensare di fare l’amore con te, immagino
pure un futuro insieme! In questi giorni stavo anche pensando a come fare un
matrimonio tutto cantato! Ti immagini?-
-Cameriere! Possiamo ordinare?-
Come
si poteva capire dall’inizio, tutta la cena vegetariana passò con i lunghissimi
monologhi di Urie, che da quanto riuscii a capire si era già immaginato tutta
la vita con me. A partire dal matrimonio cantato, ai tre bambini, ai due gatti
e due cani, alla casa, all’arredamento, a Ryan e Jill ed i loro bimbi come
vicini, a Pete che viene a fare colazione con dei muffin al cioccolato.
Nell’ascoltarlo mi stupii di quante cose poteva far uscire da quel cervello
bacato e un po’ gli invidiai quella capacità di farsi film mentali così belli.
Soprattutto così altruisti… Io fantasticavo solo su me stessa, senza includere
Pete a colazione ovviamente.
-E
infine, quando saremo vecchi , i Panic at The Disco e Killer Peaches suoneranno
le chitarre e il tamburello in carrozzina circondati dai nipotini!-
-E
Pete verrà da noi con il catetere attaccato… Brendon, questa è la storia più
oscena che potessi raccontare. Ti hanno mai detto di guardare meno film?-
Lui
iniziò a sbattere le ciglia con il suo solito modo di fare da vittima della
cattiveria altrui, quando il suo cellulare iniziò a dire “Brendberry! Rispondi
al paparino!” con la voce di Pete.
-Petey!
Ciao!-
Parli
del Diavolo… E alla fine ti ritrovi a raggiungerlo in una discoteca.
Jill Pov.
(Dicembre 2010)
Il
sole di Los Angeles mi sembra fuori luogo oggi.
Preferivo la pioggia di Las Vegas, clima ostile nel quale riuscivo a rivedere
il mio umore. Questo sole splendente sembra quasi beffarsi di me… Rientro in
casa stomacata e mi siedo su una sedia della cucina.
Cosa fare ora? Guardo le scale che danno al piano superiore pensando che forse
farei bene a seguire l’esempio di mio marito e sperare di dormire un paio di
orette, per riposare e caricare le energie.
Peccato che se mi stendo e chiudo gli occhi i ricordi diventano così prepotenti
da farmi venire mal di testa.
Dovrei avvertire qualcuno che siamo arrivati forse? Al momento non mi va di
vedere nessuno, non voglio parlare con nessuno fino alla veglia di stasera…
Nessuno, eccetto May…. Ma non di certo per una visita di cortesia.
Devo sapere come il suo ragazzo sta reagendo a tutto questo, senza chiederlo
direttamente a lui.
Non
dopo essermene andata senza avvertilo e averlo sentito solo per lavoro.
–Jill…-
Mi risponde la rossa tentennante.
Trattengo a stento un sospiro “Ciao May… Come stai?”
-Devo ammettere che sono stata meglio- mi dice totalmente apatica –Voi tre?-
“Beh di certo Kylian al momento è molto più felice di me” dico io ovvia “Ma
dimmi di Brend…. Come l’ha presa?”
Il suo silenzio è eloquente, so benissimo che non vorrebbe dirmelo ma lo fa
ugualmente, per dimostrarmi che non si sente minimamente minacciata –Adesso è
sdraiato sul letto… non fa nulla, non dice nulla..-
“Ha bisogno di tempo… ne abbiamo bisogno tutti….”
-Siete già a Los Angeles?-
“Si siamo arrivati da un paio di ore… Hai progetti per pranzo?”
Lei sembra pensarci più del dovuto -A che ora e dove?-
“Ti
mando un sms con l’indirizzo” rispondo sbrigativa.
-Perfetto.- me la immagino con le labbra tese in una smorfia contrariata, prima
di riattaccare senza nemmeno un saluto.
Non
voglio compassione ne appoggio da lei, solo risposte a domande che a dire il
vero non ho.
(2006)
Pete mi promise che ci sarebbe andato
leggero con me perché, anche se doveva recitare bene la parte, non era il mio
ragazzo per davvero. Il suo discorso sul fatto che baciava bene alla francese e
che avrei potuto averne una conferma da sobria però non mi presagì nulla di
buono.
Sospirai “Pete sul serio… take it easy”
Lui mi guardò furbetto con i piccoli occhi color cioccolato contornati, come
sempre, di nero “Dai ammettilo che è divertente fingere di essere la mia
donna!”
Io roteai gli occhi al cielo non riuscendo però a trattenere un sorrisetto “ok
lo ammetto, è divertente… ma non penso che tra noi funzionerebbe!”
“Per forza! Sei mia figlia Jill!”
Effettivamente stava facendo di più lui per me in quella settimana che il mio
padre biologico in quasi 18 anni, dal punto di vista della mia carriera
musicale. Mi abbandonai contro il sedile della grande auto nera di Pete
sospirando e chiudendo per un attimo gli occhi.
“Ma dai sei già stanca?” mi chiese lui mentre svoltava dentro ad un grande
parcheggio “La serata è appena iniziata”
“Sorry man… devo ancora riprendermi dalla sbronza di ieri…”
Lui rise apertamente parcheggiando quel camion che si ritrovava come
autoveicolo e poi corse ad aiutarmi a scendere prima che nel tentativo di
saltare giù mi arrivasse la gonna del vestito sotto le ascelle.
Senza contare che dovevo mettermi i tacchi “Queste devo lasciarle in auto?”
chiesi indicando le vans a scacchi mentre Pete mi sporgeva degli stivaletti
bianchi e lucidi, molto porno diva contando anche la lunghezza del vestito
verde, con un sorrisetto.
“Io fossi in te le metterei in borsa… queste ti uccideranno, me lo ha garantito
mia sorella quando le ho chiesto se aveva qualcosa da prestarti”
“Ma che diavolo indossa tua sorella?” chiesi mettendole e già mi facevano male
“Pete..” lo chiamai lacrimevole mentre lui mi abbracciava ridendo. Ero almeno
cinque cm più alta di lui con quei cosi.
Entrammo nel locale con lentezza viste le mie scarse capacità nel deambulare
liberamente.
Ryan e la bionda svampita erano già li e lei gli stava lascivamente leccando il
collo. Mi strinsi di più a Pete, che mi stava solo sostenendo, mentre li
raggiungevamo con due sorrisi falsi che lei, ovviamente, non notò.
“Ciao! Ma come siete belli” ci disse lei accogliendoci con un abbraccio.
Nemmeno si faceva due domande, come il fatto che Pete aveva quasi dieci anni
più di me…
“Allora ragazzi come va?” chiese Pete allegro mentre prendevamo posto.
Io gli presi la mano sorridendogli mentre lui ricambiava il sorriso.
Eravamo dei grandissimi attori, senza alcun dubbio e a dirla tutta io ci stavo
anche prendendo gusto.
Ryan passò la cena a guardarci male, ma davvero male mentre Keltie ci raccontava
la loro storia circa sei volte, così poche cose avevano fatto insieme.
Praticamente tutto si riduceva a una sola attività… il sesso.
Pete invece, quando gli fu chiesto di raccontare la nostra storia, prese ad
inventare cose a dir poco pazzesche… “Abbiamo fatto cinque anni insieme l’altro
giorno” disse sempre sorridendo mentre io e Ryan lo guardavamo rassegnati.
Certo, io stavo con lui da quando avevo tredici anni, contando che poi lo
conoscevo da pochi giorni non era proprio possibile “Abbiamo festeggiato a
Parigi, siamo tornati stamattina poco prima di incontrarti” le disse mentre lei
lo guardava curiosa in attesa di dettagli “Un ristorante sugli Chance Elise,
con la Toir Eifel illuminata come cornice romantica della serata… molto
suggestivo” aggiunse bevendo un sorso di vino “Non credi, JillyKitty?”
“Oh certo amore, non me lo scorderò mai” ricanai io sarcastica. Tanto quella
non capiva.
“Ryan mi ci porti?” chiese lei abbracciando il braccio del ragazzo e
lasciandolo basito.
“SI perché non ce la porti e poi ce la lasci?” chiesi io alzandomi di scatto
“Vado in bagno” dissi secca mentre Pete mi imitava.
“Ti accompagno!” arrivati in bagno mi fece la predica dicendo che dovevo essere
più velata nell’esternare il mio odio. Dopotutto anche una scema come lei aveva
capito che non potevo vederla.
“Ok mi tratterrò, torniamo di la” dissi ma lui mi trattenne.
“Diamo l’illusione di esserci appartati per una sveltina” mi disse allentandosi
il noto della cravatta e spettinando me “Apriti un po’ il vestito e alza la
gonna così per farlo credere meglio! Io potrei aprirmi i pantaloni!” disse come
se quell’idea fosse geniale.
“Certo tutti quelli che fanno sveltine poi non si sistemano andando in giro
come coglioni”
La cena non sembrava voler passare più quando tornammo al tavolo e, una volta
finita quella lenta agonia, Keltie propose di andare in una discoteca. Cioè…
no!
“Che bella idea, hai sentito amore?” disse Pete abbracciandomi e io rimandai le
bestemmie a quanto ci recammo in auto, al bellissimo locale da fighetta in cui
ci trascinò quella troietta bionda.
“Uccidimi” dissi con un sorrisetto a Pete mentre lui mi prendeva a sedere sulle
sue ginocchia “Ti prego uccidimi…”
Lui scosse il capo dandomi in bacetto sulla guancia “Ma no JillyKitty siamo
appena arrivati e la notte è giovane!”
“Ma io sono vecchia…”
“Non dire cazzati compi diciotto anni fra un’ora” mi disse mentre Keltie lo
guardava stranito.
“Solo diciotto?” chiese “Questo significa che state insieme da quando lei aveva
tredici anni?” chiese turbata e non poco da questa rivelazione.
Pete si guardò attorno in cerca di un aiuto mentre Ryan lo guardava godendo
visibilmente della cosa “Che dire? L’amore non ha… età…”
“E tu quanti anni avevi scusa??” chiese ancora la bionda.
Pete si stava impanicando “Ehm… ventidue…”
“E a 22 anni stavi con una bambina di 13??”
“Si…” disse con un filo di voce mentre io mi trattenevo dal ridere “L’amore non
ha età” si difese “E nemmeno il sesso… credo… suppongo…”
A quel punto scoppiai a ridere “Sono sempre stata molto matura” dissi abbracciando
le spalle del moro.
Ryan si alzò prendendo per mano Keltie e salvando Pete da quella situazione
imbarazzante mentre io scivolavo sul divanetto “E ora?” chiesi sconfortata. Non
stava andando come volevamo anche se tecnicamente non avevamo un piano.
“Ora chiamo rinforzi” disse prendendo il cellulare e correndo fuori per fare
una telefonata.
Sicuramente Brend.
Infatti l’uragano Urie arrivò in un batter d’occhio, trascinato via da Pete e
io mi ritrovai accanto May che mi guardava come se si aspettasse uno sputo in
un occhio o uno schiaffo nel naso. Abbassai lo sguardo sul mio drink – che era
solo cocacola visto che dovevo ancora smaltire l’alcool della festa- fino a che
non li rialzai su Ross, stringendo quel bicchiere fra le mani come se si dovesse
rompere.
“Quegli stivaletti fossi in te li userei per trapanare il cervello di quella
gallina… il tacco è bello appuntito!” mi disse nell’orecchio con un sorrisetto
crudele che ne strappò uno anche a me,poco prima di vederla tascinata via quasi
di peso da Brendon che poi si buttò su Ryan.
Pete riprese posto accanto a me, passandomi un braccio attorno alle spalle “Oh
ci siamo”
“Quale è il piano?” chiesi determinata.
“Non c’è un piano… andiamo a sentimento, comunque sia usciamo di qui e
cerchiamo un modo per lasciarti sola con Ryan…”
Continua…
Nda:
Eccoci tornate con l’aggiornamento di oggi!
Questa è la prima di non una, non due ma ben tre
parti in cui è suddiviso il capitolo cinque (e quella un po’ meno demenziale
diciamo xD)
Pete che fa piano a caso non si può proprio vedere
xD (un po’ come il nuovo video dei Cab, ma questo è un parere di Jessy che non
è necessariamente condiviso!)
Nel prossimo vedremo cosa diavolo riusciranno a
combianare questi due con la collaborazione straordinaria di Brendon…. Aiuto.
Per tutti voi che aspettate Gabe, don’t despair!
Si farà attendere ancora un po’. Il suo arrivo è
previsto, infatti, per l’ottavo capitolo!
Come sempre grazie agli angeli che ci recensiscono,
ma anche a chi legge soltanto e ci segue :D
Ci sentiamo lunedì per la seconda parte del cinque.
Capitolo 9 *** Act 2 Chapter five, part two: Funfair, Funlies and pretty fright. ***
bananissima
Expect the Unexpected
is Smarter than
Trust in Possible
Things.
Second Act: To Fall Love.
Chapter five, part two: Funfair, Funlies
and pretty fright.
(Anno:2006)
May Pov
-Brenny!
Eccoti qui!! Avevo bisogno del tuo aiuto!!-
Wentz saltò addosso a Urie non appena arrivammo nel locale e me lo portò via
velocemente scusandosi con me. Mi guardai attorno sconsolata ed allentai un poi
il foulard a scacchi beige sul mio collo, dato che in quel posto c’era un caldo
davvero insopportabile. Era la prima discoteca in cui mettevo piede, dato che
avevo cercato di stare il più lontano possibile da certi posti…
E ovviamente a LA era affollata di gente con la puzza sotto il naso con tanti
soldi da uscire direttamente dal buco del loro dannatissimo culo rifatto. Non
erano affatto ambienti che mi piaceva frequentare. Cercai di farmi spazio nella
pista, schivando un paio di palestrati abbronzati che volevano acciuffarmi per
ballare, avvistando così Jill seduta ad un tavolino a fissare qualcosa. Mi
bloccai non sapendo se raggiungerla o cosa, dato che non avevamo ancora fatto pace… Magari avrebbe avuto il coraggio di versarmi il suo
drink addosso prima di prendermi a pugni.
-Sei qui da sola?-
Una voce mi fece congelare, mentre l’ennesima
vittima delle palestre mi si avvicinava. Io sgranai gli occhi impaurita da quei
bicipiti grossi quanto la mia vita e decisi che dopotutto un drink addosso non
sarebbe stato così spiacevole. La raggiunsi di corsa e quando le arrivai
davanti lei si limitò a guardarmi senza nemmeno dire una parola…
Dio che voglia di prenderla a schiaffi! Mi morsi le labbra nervosa, prima di
sedermi dall’altra parte del divanetto e concentrarmi sulla gente in pista.
C’era davvero una quantità assurda di gente che si sfregava una contro l’altra.
Peccato che non ci fosse nessuno che fosse il mio tipo ideale con cui andare a sfregarsi… Una volta che William serviva era sparito con la
sua band, ahimè. Nel sospirare poi notai Ryan incollato ad una bionda che lo
stava usando come palo in una lap dance davvero spudorata.
-Alla faccia quella puttana come ci da dentro con Ross…-
Mi lasciai sfuggire, senza però che nessuno mi
sentisse dato il volume della musica così alto. Comunque capii perché Jilliahn aveva quella faccia da assassina, d’altronde
vedere il ragazzo che le piaceva con addosso una tipa doveva essere un inferno.
Potevo immaginarmelo, anche se non ero una persona gelosa a quei tempi… Anche perché ero la prima a comportarmi più o meno
come la bionda. Anzi, io forse ero un po’ peggio perché non ero nemmeno la
ragazza di quelli a cui mi appiccicavo. L’unica cosa in cui mi salvavo,
perlomeno, è che non facevo certi balletti e certe sceneggiate da ballerina da
strip club in pubblico. Mi avvicinai alla mia amica, appoggiandole una mano
sulla spalla per avvicinare la bocca al suo orecchio, così che sentisse le mie
parole.
-Quegli stivaletti fossi in te li userei per
trapanare il cervello alla gallina… Il tacco è bello
appuntito!-
Lei sorrise appena, annuendo e puntando lo sguardo
sugli stivali come se pensasse veramente di usarli. Poi riprese l’osservazione
del ballo davvero malizioso di quella tipa… Notai che
Ryan faceva scivolare volentieri le mani ovunque, lanciando ogni tanto occhiate
in nostra direzione. Non era difficile che era un bel gioco di ripicche…
-Perché non vai là e la butti da parte, sfregandoti
tu su Ryan?-
Le domandai, lei alzò le spalle e fece per
rispondermi quando Pete la abbracciò da dietro
lasciandole un bacio sulla spalla. Le sussurrò qualcosa che ovviamente non
sentii, ma ero comunque troppo sconvolta dalla scena che avevo appena visto.
C’erano dei risvolti che io non conoscevo? Brendon
saltò sul divanetto scavalcando lo schienale e mi prese a sedere sulle sue
gambe, baciandomi le labbra senza che io capissi qualcosa. Il mondo stava
girando in un modo che non riuscivo più a comprendere…
-Pete ha avuto un piano geniale!!! Si sta fingendo il ragazzo di Jill per
far ingelosire Ryro! Ed ora noi dobbiamo fare in modo
che restino da soli!!-
Mi spiegò il cantante velocemente, preso da un
esaltazione inspiegabile, come se fosse un gioco divertentissimo a cui
partecipare. Io lo guardai e poi mi piegai verso il suo orecchio, mentre ne
approfittava per appoggiarmi la mano alla coscia.
-E come facciamo? Vuoi che andiamo là a ballare con
loro e faccio amicizia con lei così da portarla via?!-
Domandai sarcastica, cercando di levarmi la sua
manaccia di dosso senza però riuscirci dato che me la spostò veloce sulle
costole.
-Sei geniale! Andiamo!!!-
Mi prese di forza e mi trasportò dalla coppietta
felice, dividendola maleducatamente per lanciarsi su Ross ad abbracciarlo. Io
rimasi lì a fissarlo, mentre Ryan lo spingeva via con un po’ troppa brutalità.
In effetti ritrovarsi addosso Urie invece di una bionda non doveva essere
piacevole.
-Keltie! Che bello rivederti!! Come stai?-
Disse poi alla ragazza, abbracciando anche lei in
modo amichevole prima di ammiccare. Io schiusi le labbra basita, ma venni
trascinata io stessa in un altro abbraccio.
-Lei è la mia fidanzata, May! Siamo al nostro primo
appuntamento oggi!-
Specificò, attirando l’attenzione della gallinella
che annuì felice facendoci i suoi più sinceri auguri per la nostra storia. Ryan
nel frattempo mi lanciò uno sguardo strano, non capendo se anche la nostra
fosse una finta per partecipare al complotto ordito contro di lui. Sarebbe
stato bello se davvero fosse stata una farsa, ma purtroppo secondo Brendon noi stavamo insieme davvero.
-Balliamo?-
Chiese poi, porgendo la mano alla bionda che come
un’oca accettò seriamente la proposta. Io mi voltai verso Ryan ed alzai le mani
in alto, avvicinandomi per farmi sentire.
-Scusa ma sinceramente io non ho intenzione di
sfregarmi contro di te.-
Lui fulminò Brendon,
prima di sbuffare ed incrociare le braccia sul petto. Lo osservai ridacchiando,
lanciando prima uno sguardo a Pete e Jill, poi a
quello che proclamava di essere il mio ragazzo. Rimasi un attimo male nel
vederlo ballare con tanta passione ed impegno, con quella…puttanella… che gli si era appiccicata addosso. Probabilmente vedendo che la mia
faccia era il ritratto della gelosia –e per fortuna dicevo di non essere
gelosa-, Ryro mi urlò nell’orecchio.
-Ma allora state insieme sul serio voi! Non mi
state prendendo per il culo come quei due…-
Strinsi i denti e cercai di riprendermi,
distogliendo lo sguardo da quella scena.
-Non esattamente. Ma di certo formiamo una coppia
più solida e credibile di te e quella svampita!-
Gli dissi, sgolandomi per farmi sentire. Lui si irrigì e non disse nulla, limitandosi a fissare i due
ballerini provetti. Poi non riuscendo più a sopportare la cosa, io andai a
recuperare Brendon che ci stava prendendo troppo
gusto. Sorrisi in modo falso a questa Keltie e la
spinsi via violentemente, prima che Brend mi
catturasse fra le sue braccia e mi baciasse l’orecchio.
-Balli tu con me ora? Poi facciamo un salto al
lunapark, Keltie ci sta…-
Mi domandò, passando le mani sul mio fondoschiena
con un po’ troppa spinta passionale. Gli pestai un piede con poca delicatezza e
corsi da Keltie, prendendola a braccetto come una
vera amica.
-Allora andiamo al lunapark tutti insieme? Pensa
che io e Brendon ci siamo conosciuti sulle montagne
russe di Las Vegas!-
-Ah sì? Ma non vi siete conosciuti sulle sponde
rocciose dell’Irlanda, nel tuo paese natale?-
Dopo quella smerdata decisi che forse era meglio
non aprire più bocca.
Jill Pov.
Io rimasi in silenzio “Il piano è non
avere un piano?”
“No, fidarsi di BrendBerry”
“Allora ciao, sono fottuta” Brendon arrivò proprio in quel momento prendendomi in
braccio mentre mi lasciavo sfuggire un urletto “JillyKitty andiamo al Luna Park sei felice??” mi strillò in
un orecchio stordendomi.
“Come una pasqua Brend…” dissi afferrandomi al suo
collo per non cadere.
Lui mi rimise con poca grazia sul divano prima di saltare fra le braccia di Pete “Io voglio andare sulle montagne russe!”
“E ci andremo!” disse entusiasta il moro “coraggio avviamoci!”
Avevo un po’ paura, detta sinceramente. Non ero mai stata una grande amante dei
Luna Park o altre cazzate del genere… Se poi ci
mettiamo in mezzo Pete e Brend
allora no, le cose potevano solo peggiorare e la poca voglia che avevo di stare
a spasso si era ridotta nel controllare perennemente il cellulare sperando che
il tempo passasse in fretta.
Camminavamo piano, io e Pete, dietro agli altri
quattro. Iniziavamo davvero a sembrare una coppietta a cui piaceva appartarsi
per scambiarsi dolci frasi romantiche, ma non era affatto così. Stavo solo
morendo di dolore ai piedi.
“Sento che mi stanno scoppiando le vesciche delle vesciche” gli dissi mentre
camminavamo mano nella mano e io facevo dondolare le nostre braccia con un po’
di sofferenza dipinta sul viso.
Lui guardò i miei piedi come se si aspettasse di vedere scorrere fiumi di
sangue “Beh mettiti le scarpe basse no? Sei quasi zoppa…”
“Ma c’è quella” mi lamentai io fermandomi un attimo e appoggiando le mie mani
alle sue spalle mentre alzavo alternatamente prima una gamba e poi l’altra per
dar un po’ di sollievo ai miei poveri piedi “Non posso dimostrarmi debole ai
suoi occhi!” Lui mi teneva sollevata la gamba contro al suo fianco mentre io
sentivo il sangue scorrermi di nuovo verso quelle appendici martoriate.
“Ragazzi prendetevi una stanza!” Sbottò Ryan scazzato guardandoci male prima di
riprendere a camminare prendendo una mano alla bionda oca
Io e Pete ci scambiammo uno sguardo mentre Brendon speculava riguardo alle erezioni spontanee con May
e l’altra coppia. Effettivamente eravamo in una posizione un po’ equivoca.
Appoggiai il viso alla sua spalla ridendo mentre lui faceva lo stesso
nascondendosi fra i miei capelli prima di prendermi in spalla e io lo ringrazia
mille volte per avermi alleviato almeno un po’ le sofferenze.
“Cosa facciamo per prima cosa?” chiese poi il moro mentre io mi reggevo più
saldamente alle sue spalle. Brendon si guardava
attorno straeccitato saltellando e trascinando la povera
May, che teneva per mano, un po’ a destra e un po’ a sinistra “Andiamo sulle
montagne russe!”
“Io dovrei ancora digerire” disse Ryan scrollando le spalle mentre Keltie continuava a stargli addosso come una cozza allo
scoglio.
“Allora facciamo la ruota panoramica” disse Brendon
indicandola. Poi si illuminò, lasciò la mano di May e prese ad applaudire “Dio
sono un genio!!” disse a voce alta mentre tutti lo guardavamo basiti “Ehm… andiamo su coraggio! Keltie
vieni avanti con meeee!”
Arpionò la bionda che ridacchiò divertita mentre lasciava Ryan per seguire Brendon.
“Che oca” recitammo in coro io, il moro e la rossa mentre Ryan ci fulminava con
lo sguardo seguendoli. Pete mi rimise a terra
abbassandomi la gonna mentre io sospiravo rassegnata “ma che stiamo facendo? Si
vede lontano un miglio che Ryan a quella la ci tiene..” Pete scoppiò a ridere mentre May scuoteva il capo e
con lentezza mi diceva “Essendo un gioco di ripicche da bambini delle
elementari no, direi che non gliene frega un cazzo…”
Arrivati sotto alla ruota Brendon fece entrare per
prima Keltie, seguita da Pete
che la bloccò contro il vetro iniziando a parlarle a raffica. Il cantante dei
P!ATD prese poi la rossa per mano invitandola con poca grazia ad entrare e si
rivolse a noi “Voi due no” ci disse spingendo Ryan sul petto “Tu soffri di
vertigini” gli disse mentre il chitarrista dei panic
sospirava sollevato. A quanto pare era vero “E Jill è claustrofobica” proseguì Brend spiazzandomi “E poi non ci state! Ci vediamo dopo,
usate protezioni” e detto questo entrò chiudendo la porticina.
Io e Ryan ci scambiamo uno sguardo poi lui mi guardò scettico “gliel’hai detto
tu di farlo, vero?”
“No” dissi chiaramente, seccata mentre incrociavo le braccia sotto al seno “Non
me ne frega nulla di restare sola con te” aggiunsi fregandomi, in pratica, da
sola. Feci un paio di passi per avvicinarmi alla staccionata e sedermi li ma
rischiai di cadere e, se non fosse stato per Ross, avrei picchiato il culo in
terra.
“Dio sei ridicola” mi disse mentre mi aiutava a sistemarmi “sei visibilmente
negata con i tacchi e li porti lo stesso”
Io strappai il braccio dalla sua prese mentre sentivo le lacrime salirmi dal
nervoso “Che cazzo vuoi da me?? Eh Ross? Vattene al diavolo!!” Non era la
risposta migliore, ok, ma stavo iniziando a pensare che avrei potuto proporre a
Pete di sposarci sul serio e mettere fine alle mie
sofferenze con Ross, quando, quest’ultimo, mi prese il viso fra le mani
baciandomi.
La testa mi diceva di spingerlo via, ma il cuore, l’anima, la milza, il pancreas
e qualche altro organo mi invitavano, invece, a infilargli un metro di lingua
in gola. E, visto che la maggioranza vince, mi limitai a dargli un piccolo
pugno al centro del petto prima di allacciargli le braccia al collo e
coinvolgerlo in un bacio appassionato.
Ryan si staccò di colpo da ma voltandosi verso destra e così lo imitai vedendo
May che ci faceva segno di filarcela velocemente. La stavo ancora guardando
interdetta quando le dita lunga e sottili di Ross scivolarono lungo il mio
braccio accarezzandolo per poi legarsi attorno al mio polso e tirarmi via di
li, correndo per alcuni minuti fra le persona. Come riuscii a non ammazarmi visti i tacchi non ne ho la più pallida idea, so
solo che arrivammo vicino a un piccolo parco e li mi fermai, tirando appena
indietro il braccio “possiamo fermarci qui?” chiesi con il fiatone mentre
vedevo anche il suo petto si alzava e abbassava velocemente.
Lo guardai mentre si sedeva su una panchina poco lontano da me, ma io mi
diresse velocemente a una piccola fontana a un paio di metri da li “Tu sei
folle” gli dissi mentre bevevo un po’ di acqua “Non mi parli…
mi da della cretina… poi mi baci e mi fai fuggire qui… senza motivo apparente…” mi
sfilai le scarpe con qualche gemito di dolore “D’ora in poi ti chiamerò USS”
Lui mi guardò confuso “Stati del Unione Sovietica?”
“No… Uomo Senza Senso!” mi guardai i piedi pieni di
vesciche e decisi che, tanto, avevo già fatto abbastanza la figura dell’idiota… Misi i piedi sotto l’acqua fresca trovando un po’
di sollievo mentre sentivo Ryan avvicinarsi e guardami i piedi con espressione
stupita.
“Sembra che li hai messi in un trita carne…”
“Ma dai, giura. Se non me lo avessi detto te non avrei mai sentito male”
“Ma smettila!” mi disse dandomi uno schiaffetto dietro alla testa, prima di
prendermi in braccio e appoggiarmi a sedere sulla panchina. Prese poi posto
affianco a me sospirando e alzando lo sguardo verso il cielo “Stasera ci sono
poche stelle” commentò prima di puntare gli occhi nei miei.
Decisi. Ho la va lo la spacca, mi dissi.
Mi avvicinai con la bocca al suo orecchio “Sei nella città delle stelle e le
cerchi nel cielo?”
Lui si voltò un po’ verso di me facendo scivolare il braccio lungo lo schienale
della panchina e avvicinando il viso al mio, tanto che i nostri nasi si sfiorarono
“Mi basta abbassare lo sguardo nei tuoi occhi per vederle…”
“Oh wow… mi stai dicendo che sono bassa?” domandai un
po’ maliziosa passandogli un dito sul petto.
“Anche, ma soprattutto che hai dei bei occhi…”
“I tuoi sono un po’ a palla” commentai sarcastica io, mentre lasciavo che la
sua mano scorresse sulla mia schiena fino ad arrivare infondo ad essa…
“Sei sempre la solita stronza” mi sussurrò sulle labbra, ma stavolta senza la
solita cattiveria. Non riuscivo a capire cosa ci fosse nella sua voce eccetto
una nota lievemente tremolante… urgenza forse?
Riprese a baciarmi con così tanta passione che la testa prese a girarmi
fortissimo, mentre mi spingeva contro la panchina con la schiena, fino a che me
lo ritrovai sopra.
Non mi sembrava molto romantico farlo li, su una panchina, soprattutto non mi
andava di ricordare la mia prima volta come una botta veloce in mezzo a un
parco per bambini “Ryan io non penso che…” le parole
mi morirono in gola quando sentì le mani del ragazzo alzarmi leggermente la gonna.
Sarebbe sicuramente finita come tutti possono immaginarsi se il suo cellulare
non si fosse messo a squilla prima con una melodia insopportabile poi per un
paio di volta con la voce di Pete che lo intimava di
rispondere o gli avrebbe spaccato il coccige a calci. Da li il romanticismo
scemò al punto tale che, quando prese a squillare anche il mio cellulare ci
fermammo e Ryan si mise in ginocchio mentre io mi mettevo seduta afferrando la
borsa.
“è Pete”
gli dissi “Rispondi tu mentre io mi riprendo” gli passai il telefonino mentre
lui lo prendeva fra le mani facendo poi qualcosa di assolutamente inaspettato.
Mi passò un braccio attorno alle spalle, baciandomi piano il naso e
stringendomi a lui “Pronto Pete?... si… si ci avete interrotti” disse un po’ seccato mentre io
soffocavo una risata “Bloccati sulla giostra?... ah cavolo non ci eravamo
accorti di quanto tempo fosse passato… allora ok tra
poco torniamo, con calma… no non ti dico dove siamo!
Voi andate all’ingresso ci becchiamo li ok?... Perfetto…
Si! Ciao!” gli riattaccò in faccia mentre sentivo ancora parole indistinte
provenire dall’apparecchio.
“Dobbiamo andare?” chiesi poi dispiaciuta.
“Nah, con calma” mi disse riprendendo possesso delle
mie labbra, stavolta con dolcezza…
May Pov
No. La ruota panoramica non fu una bella idea,
affatto. Soffrivo di vertigini, sì, ma non così tanto da star male sopra una
misera giostrina come quella…
Il problema vero e proprio fu esserci salita con Pete
e Brendon. Keltie nemmeno
la contavo, dato che era un’altra vittima di un destino crudele. Sì, le sue
continue lamentele sul fatto che l’avessimo separata da Ryan avevano anche rotto… Guardando fuori dal vetro, inoltre, avevo notato che
Ross non se ne sbatteva nemmeno del fatto che la sua presunta ragazza fosse
stata rapita. Soprattutto nel momento in cui iniziò a baciarsi con Jill… Sgranai gli occhi stupita e cominciai a sbracciare
battendo contro il vetro, riuscendo miracolosamente ad attirare la loro
attenzione.
-Coglioni antisgamo…-
Mormorai facendogli gesto di filarsela in un angolo
nascosto, prima che Keltie li vedesse e saltasse giù
al volo dalla ruota che stava partendo. Non volevo vedere brutte scene da
wrestling femminile in mezzo ai volti sconvolti della gente. Per fortuna i miei
“compagni di viaggio” stavano abilmente distraendo la bionda. Quando mi
appoggiai allo schienale fui accecata dal sorriso di Pete
che si era piegato in avanti per potermi parlare. Mi afferrò le mani tutto
felice e io cominciai a pensare che scendere non era poi una cattiva idea.
-Ma mi ha detto Bden che
finalmente vi siete fidanzati! Perché non mi avete detto tutto subito, potevo
organizzare una festa!-
Io lo guardai, prima di voltarmi seccata verso quell’insulso
ragazzo con la voglia di stritolargli il collo.
-Non ti sembrano una bella coppia?-
Domandò a Keltie che ci
osservò un attimo, prima di annuire felice.
-Oh sì! Secondo me stanno benissimo insieme… Siete teneri. Lui è carino e tu sei… simpatica.-
Schiusi la bocca vagamente scazzata dal suo
definirmi simpatica per non dirmi semplicemente che secondo lei ero un cesso.
Perché non si guardava lei allo specchio? Brutta racchia ossigenata…Brendon mi abbracciò di scatto ed appoggiò la testa
alla mia, come un bambino geloso del suo peluches
preferito.
-Lei è bellissima!! È l’amore della mia vita, la
luce dei miei occhi, la mia fatina irlandese…-
-Aw! Posso farvi una foto?-
Pete tirò fuori il cellulare e lo puntò verso di noi, mentre Urie iniziava
ad agitarsi come un matto per trovare la posa giusta. La cabina a forma d’uovo
dove eravamo chiusi dondolò prepotentemente e io mi aggrappai a lui per lo
spavento.
-Cristo! Stai fermo!! Mi sta venendo il mal di
mare!-
Urlai, con il viso affondato nel suo petto. Lui in
risposta iniziò a saltellare sul culo, facendo muove ancora di più quella
dannata cosa.
-Ma MayMoon, non
preoccuparti! È sicura! E poi ci sono io con te, non puo’
succederti nulla!-
Dicendolo mi passò la mano fra i capelli e sembrò
calmarsi, ma io non volevo più staccarmi finchè non
fosse finito il giro. Ed era ancora presto per poter parlare…
-Piuttosto, BrendBerry,
perché non insegni a suonare la chitarra alla tua fidanzata, che da quanto ho
capito non è capace? ...Keltie, tu sei capace?-
Fu così che Brendon
iniziò a cercare di convincermi a prendere lezioni da lui, proponendomi di
alternare il sesso alla chitarra. Mentre Pete
interrogava la bionda, chiedendole stronzate a caso dal cosa mangiava a merenda
al perché stava con Ross.
-Brend, non voglio prendere lezioni da te, smettila!-
Dissi esasperata ad un certo punto, staccandomi da
lui e tornando a sedermi composta. Lui allora si alzò offeso, picchiando la
testa al soffitto della cabina per poi ricadere seduto. A questa scena seguì un
rumore di ingranaggi arruginiti così forte che
dovetti tapparmi le orecchie e poi la giostra si fermò. Io spalancai le
palpebre e guardai il cantante che si osservava in giro con un’espressione
preoccupata. L’oca iniziò a strillare, dicendo che saremo di certo morti lì
sopra e Pete si alzò, allargando le braccia e facendo
muovere ancora la cabina.
-Andrà tutto bene! State calmi!-
-La colpa è di Brendon!!!
Ha fatto fermare la giostra! Gli avevo detto di stare fermo!-
Mi raggomitolai, portandomi le mani fra i capelli e
chiudendo gli occhi per non vedere più nulla.
-Io? Non è colpa mia!!! E poi anche se ci muoviamo
guarda che mica si stacca o cosa!-
Dicendolo Urie iniziò a muoversi di nuovo, facendo
dondolare tutto mentre arrivavano dei cigolii inquietanti dall’alto e delle
urla dalla bocca di Keltie.
-Visto che non si stacca??-
Mi stava venendo il mal di mare e tutta l’insalta ed il tofu che avevo mangiato mi si stavano
rivoltando nello stomaco. Così iniziai a piangere per disperazione…
Volevo scendere subito da lì e tornare a casa.
-Hai ragione, Bden… Però
magari è meglio stare fermi per sicurezza. Tra poco riparte tutto e scendiamo.-
Sentii dire Wentz, mentre
delle braccia mi stringevano la schiena ed il profumo di Brend
mi circondava.
-Vai a fare in culo!-
Gli dissi poco delicatamente, abbracciandolo a mia
volta per aver la certezza di essere attaccata a qualcosa.
-Ma perché piangi?-
-Voglio andare a casa! Mi sta venendo l’ansia qui
sopra! Ho il panico! Soffro di vertigini e siamo sospesi da terra con te che
fai muovere tutto!-
Lui rafforzò la stretta su di me e io non mi mossi
più, nemmeno quando Pete fece di nuovo dondolare
tutto per spingersi da una parte all’altra. Poi lo sentii fare un verso di
gioia ed aprire la portina.
-Possiamo saltare giù!-
-Uh! È una buona idea…
Dai, MayMoon, scendo prima io e ti prendo al volo.-
Buttarsi?! Volevano buttarsi? Sapevo che non erano
molto apposto, ma non era mia intenzione suicidarmi. Ero ancora giovane e nel
fiore dei miei anni… Spostai appena lo sguardo per
vedere la porta e vidi Pete saltare giù, con Keltie che lo guardava.
-Oddio!!! È morto! È morto!!!!-
Urlai, aggrappandomi a Brendon
per lo spavento, ma lui rise e mi fece alzare. Così notai che eravamo fermi a
circa un metro dal suolo e Pete mi sorrideva mentre
aiutava la bionda a scendere… Seguii Brendon che saltò giù prima di aiutarmi con una delicatezza
incredibile, poi ripresi ad abbracciarlo felicissima di essere di nuovo con i
piedi per terra. Keltie iniziò a sclerare
come una pazza, ma non ascoltai le sue parole perché ero troppo presa dalla
felicità di essere viva e dall’ascoltare i sussurri di Brendon.
-Visto che non puo’
succederti nulla se ci sono io al tuo fianco?-
Mi baciò la spalla, prima che Pete
arrivasse da noi per trascinarci via dalla giostra. Io e Brendon
lo seguimmo ed io non riuscivo a lasciargli il braccio ancora presa dalla
nausea.
-Dove si sono cacciati quei due?-
Domandò il più anziano, guardandosi in giro
preoccupato. Il suo caro pupillo lo imitò ed iniziò a trascinarmi per il
lunapark, alla ricerca di Jill e Ryro che
probabilmente si erano appartati per bene. Dopo ben venti minuti di ricerca,
ascoltarono il mio suggerimento di privare a telefonargli. Così si accordarono
di trovarci all’ingresso, dove presi posto in baccio
a Brendon che si era seduto sul ciglio del
marciapiede.
-Voglio andare a letto…-
Gli mormorai e lui la prese come una proposta e mi
infilò poco delicatamente la lingua in bocca. Gli accarezzai i capelli
rispondendo al bacio, quando sentimmo Pete urlare
come un pazzo.
-Ooh! Finalmente siete arrivati!!!!-
Mi staccai dal cantante solo per potergli
appoggiare la testa alla spalla e notai che Jill e Ryan sembravano andare un
po’ più d’accordo del solito. Non ci voleva molto a capire cos’era successo…Keltie però non era
così stupida, alla fine. Iniziò ad urlare come una pazza e corse dal suo
presunto ragazzo, afferrandogli le spalle.
-Non puoi immaginare cosa mi hanno fatto passare su
quella giostra! Io mi rifiuto di continuare a frequentare dei simili pazzi!-
Gridò, mentre Ross la fissava un po’ stranito ed
indifferente ascoltando il suo sclero senza
rispondere. Pete e Brend
furono citati ed offesi più volte, io mi sentii dare della pazza emotivamente
instabile, Jill venne catalogata come puttanella e lui come stronzo.
-Potrei anche chiudere un occhio se smetti di
frequentare questa gente…-
-Mi sa che ci dovremo lasciare allora.-
Rispose Ryan in modo conciso, così da provocare una
reazione isterica da parte di lei che se ne andò urlando e fermò un taxi
lanciando improperi verso il chitarrista. Conclusione della serata…
Finalmente potevo andare a letto.
Jill Pov.
Quasi mezz’ora dopo ci alzammo in
piedi, io con le vans ai piedi e i tacchi in borsa,
dirigendoci verso l’uscita del parco.
Non sapevo cosa sarebbe successo da li in poi… Non ci
stavo capendo più nulla e quegli sbalzi di umore di Ryan erano davvero
snervanti per me. Quando arrivammo verso l’ingresso il ragazzo mi prese
trascinandomi dietro alla biglietteria per baciarmi di nuovo “Dovrai fartelo
bastare come bacio della buona notte” mi sussurrò sulle labbra mentre io me ne
appropriavo ancora. Se doveva davvero essere l’ultimo del giorno allora volevo
di più….
Quando arrivammo dagli altri Pete ci venne in contro
con un sorrisetto. Vidi May in braccio a Brendon che
era intento a farle una bella gastroscopia. Fortuna che lei non voleva nemmeno
stare a sentirlo fino a un paio di giorni prima. Pete
mi venne incontro mentre Keltie si metteva davanti a
Ryan prendendo a gridare come una pazza sul fatto che Brend
e Pete avevano tentato di ucciderla e che May era una
povera psicopatica.
“E tu eri con questa… questa” mi guardò con disprezzo
negli occhi “Puttanella chissà dove, razza di stronzo” gli gridò in pieno viso
prendendolo per le spalle mentre Ryan la guardava apatico, quasi annoiato e
infastidito dalla cosa “Potrei anche chiudere un occhi se smetti di frequentare
questa gente” disse secca mentre lei le prendeva i polsi allontanandola.
Lo guardai attentamente mentre i suoi occhi si fermavano nei miei, decisi “,o
sa che ci dovremmo lasciare allora” le disse senza ammettere repliche. Lei
esplose in una serie di urla isteriche mentre Ryan fingeva di sciugarsi il viso dai suoi sputi. Io mi portai una mano
alla bocca per non ridere mentre la ragazza si girava allontanandosi a grandi
passi ma sempre urlando come una pazza e attirando le attenzioni di tutti i
passanti fino a che non sparì su di un taxi giallo.
Noi restammo fermi senza proferire parola, se non scambiandoci uno sguardo un
po’ timido. Avevamo limonato come una coppia di tredicenni fino a un paio di
minuti prima e ora ci vergognavamo come due verginelli?
Tecnicamente io lo ero..ma lui? Che scusa aveva? Pete ci abbracciò entrambi “Tutto è bene quel che
finisce bene” disse mentre Brendon riprendeva ad
agitarsi.
“Possiamo andare a casa ora?” chiese May portandosi le mani alle tempie e
strizzando gli occhi, provata dalla serata. Mi sgusciai via dalla presa di Pete abbracciandole le spalle mentre ci avviavamo verso il
parcheggio. Anche io, dovevo ammetterlo, mi sentivo piuttosto stanca dopo
quella serata folle.
Il piano di Brendon aveva funzionato…
incredibile ma vero.
Arrivati alla nostra maison però sorse un nuovo problema. Pete
ci chiese di poter dormire li da noi visto che era molto tardi e non se la
sentiva di guidare ancora, ma il problema non era di certo quello…
“Uff non si apre” sussurrò Brendon
mentre provava invano ad aprire la porta del appartamento dei P!ATD. Ryro alzò gli occhi al cielo spostandolo e dicendo “Sei
incapace cazzo, manco le porte sai aprire” ma nemmeno con lui il risultato
cambiò “Ci hanno chiuso fuori” si lamentò il chitarrista appoggiando la testa
alla porta, disperandosi “Spence ci aveva avvertiti… se uscivamo ancora senza avvertire lui e Brent
ci chiudeva fuori…” Brendon gli diede uno schiaffo nel coppetto “Così impari a dire che non so fare nulla! Ti sei
dimostrato più idiota di me!”
Ryan lo spinse spostando però solo se stesso visto che scivolò sui piedi
all’indietro. Sembravano due cartoni animati. Il chitarrista arrossì mentre Brendon andava verso il nostro appartamento sotto gli occhi
avviliti di May che aveva capito che no, non avrebbe dormito come sperava. Brendon prese a tirare la porta mentre sgranava gli occhi
“Oh no hanno chiuso fuori anche voi!! Come facciamo?”
“C’è scritto spingere” lo smerdò Ryan aprendo la porta e sorridendo a
furbescamente.
Noi scoppiammo a ridere mentre Brendon lo guardava
impassibile “Perché sei qui Ryan??”
L’altro gli fece la linguaccia mentre entravamo. May corse in bagno afferrando
al volo il pigiama da sopra al suo cuscino e si chiuse li, emettendo dei
piccoli urletti isterici durante il percorso che la
divideva da un po’ di pace “Non dormire nella vasca!” le disse Ryan facendomi
ridere “è scomoda!”
“Vado a farle un po’ di latte” dissi mentre il ragazzo mi seguiva e Pete mi passava accanto con un mano tre cuscini del divano,
seguito poi da Simon con gli altri tre e Brendon con
quelli della poltrona.
Li guardammo interrogativi ma preferimmo non chiedere nulla, almeno per il
momento “Ah aspetta” mi disse Ryan facendo retrofront
“Chiedo a Simon qualcosa con cui dormire…”
“Ok io sono in cucina” gli dissi mentre ci scambiavamo un sorriso.
Era davvero assurdo quel suo cambiamento nei miei confronti, pazzesco.
Scossi il capo andando a prendere un po’ di latte dal frigo e prendendo a
trafficare con i fornelli. Due minuti dopo venni raggiunta da Ryan con addosso
un paio di pantaloni grigi di una tuta e una maglietta bianca di quelle enormi
che Simon usava per dormire. Mi guardò imbarazzato “Centro poco con il mio
solito look” disse avvicinandosi.
Io scossi poco “Per dormire si può stare anche nudi” dissi, prima di accorgermi
di cosa avevo detto in realtà e arrossire di colpo “Insomma, non importa se sei
vintage… puoi vestirti anche da rapper per una volta… penso che però non ti donerebbe molto….
Ma alla fine-“ mi zittì con un bacio, attirandomi dolcemente a lui mentre il
mio cervello iniziava a svalvolare.
“Tu e Brendon avete lo stesso deficit” mi disse
mentre si staccava appoggiando i fianchi al bancone della cucina, attirandomi a
se e intrecciando le sue dita alle mie “appena non sapete cosa dire iniziate a
sparare cazzate a raffica”
“E tu sei scemo come May” replicai io “Passi dall’indifferenza totale a certi
approcci in 24 ore…”
Nemmeno mi rispose baciandomi ancora “Ah il latte” dissi voltandomi per
prendere il pentolino, di metallo, senza una presina. Geniale. “Ahia!”
Appoggia il pentolino per non versare
il latta ma così facendo mi ustionai, se possibile di più. Ryan scattò
preoccupato portandomi la mano sotto il getto freddo dell’acqua.
“Ma vedi che sei scema?” mi disse mentre io mi asciugavo le lacrime per il male
“non sembra grave” costatò chiandosi però sotto al
lavandino e prendendo da dentro la cassetta del pronto soccorso una pomata
trasparente e una benda “Ma perché non guardi quello che fai?” mi chiese mentre
mi spalmava piano la crema.
Io arrossì come una bambina che si era appena sbucciata un ginocchio “Non ci ho
pensato”
“Beh, ho notato che non ci hai pensato” rincanò
facendomi sentire ancora più idiota mentre mi fasciava delicatamente la mano
per non farmi male.
“Smettila di rompere” dissi sottovoce mentre lui mi guardava con un sorrisetto,
prima di abbracciarmi.
“Se sei scema non posso farci nulla io” si staccò versando il latte dentro a
una tazza prima che io potessi versami addosso anche quello.
Tornammo in stanza assistendo a una scena assurda. Pete
era completamente nascosto da una piccola fortezza fatta con i cuscini che
guardava soddisfatto. Simon rideva indicando Brendon
che sovrastava la povera May, livida di rabbia. Ryan le appoggiò il latte sul
comodino e lei in un colpo di reni buttò via Brendon
bevendolo tutto di un sorso. Ormai non doveva più bruciare.
“Che hai fatto?” chiese Pete indicando la mia mano.
“Ma no niente, un incidente con i fornelli, ma non mi fa male” mentii io. Mi
faceva male eccome, tra la mano e i piedi non sapevo dove sbattere la testa ma
la pomata mi stava alleviando almeno il bruciore. Mi cambiai rapidamente in
bagno e una volta tornata guardai un po’ imbarazza Ryan che stava già sotto le
coperte del mio lettino, appoggiato al muro. Ci scambiammo uno sguardo mentre
May litigava con il suo nuovo ragazzo che non aveva sonno.
“Tutti a letto!” urlò la rossa “Adesso dormiamo! Basta!” e detto questo spense
la luce.
Io mi infilai senza una parola sotto le coperte trovando inevitabile lo
scontare il mio corpo con quello di Ryan. Al inizio gli diedi le spalle,
voltandomi verso il bordo del letto in silenzio. Mi stavo imbarazzando perché
quella stanza era più affollata di un aereoporto, non
per pudicizia. Desideravo Ryan con così tanta intensità che se fossimo stati
soli probabilmente gli sarei saltata addosso senza pensarci due volte.
Lui mi passò una mano sui fianchi appoggiandomela sulla pancia e io mi rilassai
un po’, mentre appoggiavo la schiena al suo petto. Sentivo il suo respiro tra i
capelli e il suo corpo caldo a così stretto contatto con il mio. Sarei rimasta
così per sempre…
Ma ci pensò Brendon a rovinare tutto iniziando a
ridere. In partenza rise piano, tentando di trattenersi con scarsi risultati, ma
poi esplose quando anche Pete e Simon presero a
ridacchiare. Era la fine.
Ridevano come tre stupidi.
Presi a ridere a mia volta mentre sentivo anche Ryan contrarsi per le risate
trattenute.
Sembravamo un branco di ragazzini sfigati che ridevano per chissà quale
cazzata.
“Allora?? Vogliamo dormire?” disse May prima di iniziare a ridere a sua volta.
Quando ci calmammo però mi accorsi di essere davvero distrutta così mi voltai
con il busto verso Ryan, appoggiandomi del tutto a lui che mi avvolse con entrambe
le braccia mentre nascondevo il viso nel incavo del suo collo aspirando a pieni
polmoni il suo profumo.
Scivolai veloce nel sonno, rilassata come non lo ero da un po’…
Ryan Ross, il mio miele… ma anche il mio veleno.
May Pov.
Fissavo il mio riflesso nello specchio e mi stupii
di quanto ero sciupata, dato il coloraccio della mia
pelle e gli occhi stravolti. Pensare che la serata non era ancora finita e non
potevo dormire da sola e tranquilla mi faceva venire il nervoso…
Mi sarei mangiata il fegato entro due ore se si continuava con quel ritmo.
Presi fiato allacciandomi l’ultimo bottone del pigiama più consistente e
impossibile da levare facilmente che avessi, prima di uscire dal bagno diretta
in camera. Lo sfacelo però era già iniziato… A terra
c’era Pete che stava accumulando un numero di cuscini
immenso per potersi costruire un rifugio antiatomico dove passare le restatanti ore della nottata. Simon si agitava sul suo
letto, seduto a gambe incrociate a chiacchierare con Brendon.
Vedendolo mi sconvolsi totalmente: stava ingozzandosi di biscotti al cioccolato
sbriciolando ovunque tra le mie lenzuola pulite.
-Che diavolo stai facendo?!-
-Mangio! Sono buoni… Li
vuoi? Me li ha offerti Simon!-
Mi avvicinai e
glieli strappai di mano, mettendoli sul comodino e iniziando a sbattere giù le
briciole dal mio materasso. Lui fece un attimo l’offeso, prima di prendermi e
trascinarmi sul letto con lui.
-Sei pronta per
il nostro piagiama party?-
Domandò,
facendomi impallidire.
-Non si fa nulla,
dato che siete nella nostra stanza vedete di dormire e basta.-
Simon però non
era d’accordo con me ed iniziò così ad alimentare questa folle idea di Brendon dicendo che era d’accordo.
-Oh! Allora
potremmo giocare a Strip Scarabeo! Oppure possiamo prendere le carte e fare una
bella partita a poker… O che ne dite di fare una
torta? No no! Prendiamo un bel film ed abbuffiamoci
davanti allo schermo!!-
-Sì sì! Giochiamo
a Strip Scarabeo!-
Dicendolo Pete si guadagnò tutto il mio odio, ma il posto di persona
più detestata era comunque occupato da Urie. Non ne potevo più…
Se solo non avessi temuto che Will fosse con un’altra, l’avrei chiamato e sarei
andata da lui. Non perché mi mancasse, ma perché era un buon diversivo per
evitare di restare in quell’asilo.
-Non giochiamo a nulla…Brend, per favore. Adesso
sdraiati e fai il bravo.-
Feci pressione
sulle sue spalle per farlo sdraiare, tirando su il lenzuolo per coprirlo, ma
lui si scoprì subito e mi si appolpò addosso come un
koala. Volevo di nuovo scoppiare a piangere per la disperazione totale.
-Naah, MayMoon… Non possiamo
fare l’amore con qui tutti quanti!-
-Io non ho
nemmeno intenzione di farlo quando saremo soli. Voglio dormire!-
Lui in risposta
ammiccò alzando le sopracciglia, baciandomi di nuovo. Qualcuno stava entrando
in camera in quel momento, ma io ero troppo occupata a cercare di levarmi Brendon di dosso per guardare se fosse Beckett su un
cavallo bianco venuto a salvarmi. Purtroppo a parlare fu solo Jill e quindi
dovetti rassegnarmi all’idea di dover passare la notte con quel branco di gente
in camera, ma soprattutto con Urie nel letto. Me lo levai di dosso e mi
allungai verso l’interruttore della luce vicino al comodino.
-Tutti a letto!
Adesso dormiamo! Basta!-
Sbraitai,
lasciando la stanza al buio completo e gettandomi letteralmente sotto le
coperte. Ero al limite della sopportazione… Volevo
assolutamente riposare e non pensare più a nulla. Ma Brendon
iniziò a tremolare come un cretino, prima di lasciarsi scappare una risatina.
Oh Cristo, ma non si spegneva mai quell’essere astruso? Qualcun altro iniziò a
ridere e fu la fine, perché ilmio
compagno di letto scoppiò del tutto. La camera era un tripudio di risatine e a
quel punto sorrisi… Per quanto fossi stanca ed
arrabbiata, sentire che tutti intorno a me erano sereni mi rese felice. Non importava
che mi stressassero o mi facessero disperare, o che ci litigassi: alla fine
tutti stavano diventando una grande famiglia a cui tutto poteva essere
perdonato se solo avessi potuto riceverne calore.
-Allora??
Vogliamo dormire?-
Domandai,
ridacchiando anche io ed accarezzando i capelli a Brendon
mentre l’allegria andava scemando sopraffatta dalla stanchezza. Lui mi si
avvicinò ed appoggiò le labbra al mio orecchio, lasciandoci un bacio prima di
sussurrare.
-MayMoon, domani allora ti devo insegnare a suonare la
chitarra?-
-Se ne riparlerà.
Ora fai il bravo e dormi.-
Gli diedi un
bacio sulla fronte, accomodandomi per bene ed appoggiando la mano sul cuscino,
davanti al mio viso. Scivolai velocemente nel sonno, forse aiutata dal calore
di Brendon e dalla sua mano che, silenziosa e lenta,
era arrivata a stringere la mia senza che quasi me ne accorgessi.
Continua…
Nda.
Eccoci tornate!
Visto che la divisione in troppe parti dei capitoli
vi deprime, ecco a voi l’unione della parte due e tre del cinque!
È davvero tanto da leggere, ringraziateci u.u
Ovviamente scherziamo, che ne pensate di questo
capitolo?
Il personaggio di Ryan, in assoluto il più
controverso della FF, si sta delineando sempre più….
Brendon continua a Brendeggiare (nella realtà si
sposa! E forse diventa anche papà!.... c’è da aver paura xD)
Capitolo 10 *** Act 2. Chapter Six: If you’re scared of Love, it will never show itself to you. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter
Six: If You’re Scared of Love It Will never Show Itself to You
Jill Pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Gli occhiali da sole non possono celare il dolore che si
nasconde dentro i miei occhi, ma ci provano lo stesso mascherandoli con le
lenti tonde e scure.
In piedi, fuori dal locale, aspetto l’arrivo di May marcandomi meglio il
capellino sulla testa. Non ho davvero voglia di essere riconosciuta, non ho
voglia di fare sorrisi falsi a fan che mi amano senza sapere niente di me.
Trovo lati negativi in tutto, in questi giorni, anche nella celebrità.
Non posso far due passi senza che un paparazzo mi fotografi… non posso star
tranquilla in giardino con mio figlio senza la paura che finisca su qualche
tabloid a soli sette mesi di vita. Cosa poco carina, a mio parere.
Ma camuffata alla meglio, con una camicia di Ryan e una gonna beige sono
irriconoscibile, senza contare il cappello del medesimo colore e la chefia a
fiorellini molto hippie. No, decisamente non è il mio stile.
Se mio marito fosse una ragazza allora si che esisterebbe una persona tanto
malata da mettersi queste cose!
La vedo apparire da dietro un angolo, vestita interamente di nero con il viso
nascosto dentro a un fular rosso. I capelli le sono cresciuti moltissimo
dall’ultima volta che l’ho vista, le arrivano quasi sotto la metà schiena e tra
poco mi supererà. Mi specchio nelle lenti dei suoi occhiali da sole mentre lei
fa lo stesso con me e so che si sta chiedendo come cazzo mi sono conciata.
Rimaniamo immobili a guardarci in faccia senza fare nulla. Sto
iniziando a chiedermi perché le ho chiesto di uscire… cosa spero di fare?
Parlare con lei? Chiarire e cercare di rimediare almeno alla nostra amicizia?
No, non vglio questo.Non si puo’ seminare dove è stato sparso il sale.
Non m’importa lei, non ora di certo.
Lei apre la porta senza una parola e così entriamo nel locale,
sedendoci al solito tavolo lontano e ordiniamo solo qualcosa da bere prima di
alzarci gli occhiali da sole “Non posso fare a meno di notare i suoi grandi
occhi smeraldini iniettati di sangue, forse di rabbia o forse di dolore.
Lei sembra notare lo stesso in me.
“Non so perché lo chiedo proprio te ma non posso parlare a nessun altro senza
piangere” Mormoro. “Non dormo e non mangio decentemente da quando…. Lei mi ha
chiamata dicendomi che suo marito era morto in incidente stradale…”
May mi guarda incerta.
“Tu sai cos’è successo?” Chiede come se non volesse sapere la risposta. O porre
la domanda.
Un colpo di sonno, una distrazione che è costata una vita, la
macchina che sbanda e abbatte la protezione volando fuori strada giù, rotolando
sempre più in basso fino a sprofondare tra le acqua azzurre della laguna….
Un automobilista si è fermato e ha chiamato aiuto ma ci sono stati dei problemi
nel dire l’esatta ubicazione del incidente.
“…e quando lo hanno trovato non c’è stato nulla da fare” finisco di raccontare
freddamente, cercando di non pensare a lui intrappolato fra le lamiere
dell’auto. Sarebbe il colpo di grazia “Non se ne è nemmeno accorto comunque che
stava annegando” Sposto gli occhi da quelli cattonici di lei, mi irrita.
“l’air-bag non si è aperto e la testata che ha dato al volante lo ha stordito a
tal punto che… che…” inizio a farneticare incapace di parlare senza stoccare
gli occhi dal muro dietro di me, o parlare o prendermi la mano, ben attenta a
non crare il minimo conttto tra noi due. “che stava morendo… secondo la polizia
non si è nemmeno liberato dalla cinture…”
E ora non ci sono più parole che riesco a spendere.
Fa così male che preferirei un coltello conficcato dentro al petto a tutto
questo.
Non posso ancora crederci che non ci sia più.
Davvero, non posso. Soprattutto ora che mi rendo conto di aver perso forse il
mio punto di riferimento più forte, una delle persone che sono il cardine della
mia esistenza.
Se ci penso allora muoio anche io.
May Pov.
Gennaio 2006 (Passato)
Un respiro caldo e piacevole mi solleticava il collo e
sorrisi serena, stringendo le mani che stavano tenendo le mie. Era il risveglio
perfetto… Almeno fin quando non aprii gli occhi e vidi l’espressione maniacale
di Brendon, che era a carponi sopra di me.
-Ma buongiorno, MayMoon!-
Gridò stordendomi, prima di lanciarsi famelico sulla mia gola
per leccarla come un labrador che fa le feste al padrone.
-Levati di dosso…-
Era davvero fortunato che la mattina io non fossi poi così
intrattabile, perchè qualcun altro lo avrebbe preso a testate prima di
piantagli un coltello nel petto. Io mi limitai a tirargli i capelli per farlo
staccare dal mio collo prima che gli saltasse in mente di lasciarci pure un
succhiotto viola.
-Abbiamo la stanza tutta per noi e tu mi cacci via così?
Non dovevamo fare l’amore? Forse Ryro oggi fa perdere la verginità a Jill, noi
dobbiamo batterli sul tempo!-
Chiusi gli occhi e ci passai sopra le mani, sospirando per
il disagio di quella situazione. Doveva sbandierare ovunque gli affari suoi e
degli altri?
-Noi non dovevamo fare proprio nulla, Brend. La tua
verginità valla a perdere con un melone… Facci un buco dentro, funziona.-
Lui spalancò le palpebre in un’espressione offesa, prima
di tirare indietro di violenza le mie lenzuola e provare a slacciarmi i bottoni
del pigiama.
-No, May! I meloni non si meritano il mio amore… Io voglio
amare solo te in questo universo!-
Io lanciai un urlo tremendo, scalciando il più possibile
per buttarlo giù dal letto. Brutta mossa, dato che lui mi afferrò le cosce e se
le appoggiò lungo i fianchi.
-Non provarci oppure io ti faccio fuori! Brend, questa
volta parlo sul serio… La verginità te la faccio perdere da dietro con un
macete! Lasciami!-
Lui non si fermò, decidendo di baciarmi le labbra che io
tenni serrate il più possibile.
-MayMoon! Ma se ci amiamo dobbiamo farlo anche
fisicamente… Non solo platonicamente.-
-Come cazzo te lo devo far capire che io non ti amo?!-
-May, perché non gliela dai?-
Una terza voce si aggiunse al discorso ed entrambi ci
voltammo verso Simon che, seduto sul suo letto, ci fissava. Io arrossii e
approfittai della distrazione di Urie per sfuggirgli e scappare direttamente in
cucina dagli altri. Forse sarebbe stato meglio uscire direttamente dalla porta
d’entrata e prendere il primo aereo per il Wyoming. Notando questo mio
interesse per la porta, Pete mi si avvicinò e mi appoggiò la mano sulla spalla.
-Buongiorno pesca dell’Irlanda... Ti senti meglio rispetto
a ieri? Ti ho sentito urlare felice!-
Mi domandò, portandomi fino alla penisola e facendomici
sedere, proprio di fronte a Spencer. Lui mi sorrise e mi porse una tazza di
caffè che rifiutai gentilmente, prima di appoggiare qualche secondo la fronte
al marmo. Wentz era forse più scemo di Urie? Come poteva scambiare il mio per
un urlo felice, quando ero disperata per essere stata semi-stuprata?!
-Posso immaginare quanto tu sia stressata dal
corteggiamento di Brendon!-
Disse il batterista, svuotando la tazza che avevo
rifiutato. Annuii in silenzio, prima che delle mani scivolassero lungo la mia
clavicola e il mio collo.
-Brend, ti stacco le dita a morsi…-
Mormorai, sentendo però una risatina che non sembrava
affatto quella del cantante dei Panic. Nemmeno il profumo che mi arrivava al
naso era il suo… Era quello delicato e sensuale di Beckett. E mi sentii morire
dentro, mentre i suoi lunghi capelli mi accarezzavano la spalla.
-Sei così ossessionata da Urie che ora pensi che solo lui
ti tocchi?-
Mormorò, prima di darmi un bacio sulla testa e sedersi al
mio fianco con un sorriso ambiguo sulle labbra. Arrossii, non sapendo nemmeno
cosa fare… Alla fine io non dovevo nessuna spiegazione a lui se pensavo a
Brendon, come non dovevo nessuna spiegazione a Brendon se andavo con Beckett.
Non ero legata sentimentalmente né moralmente a nessuno dei due, perlomeno
secondo il mio modo di ragionare ai tempi.
-Beckett! Allontanati immediatamente dalla mia personale
fatina, altrimenti mi vedrai costretto ad usare le maniere forti!-
Urie arrivò puntando un dito contro l’altro cantante con
un’espressione da sfida degna di un attore di fiction televisive in costume.
Lui per tutta risposta si passò una mano tra i capelli facendo il superiore e
l’indifferente.
-Da quanto ne so io May non è di nessuno. Ed inoltre io
sono libero di sederle accanto quanto lo sei tu… Se lei non vuole mandarmi
via.-
E dicendolo mi sfiorò i capelli, mentre Brend arrivava a
sedersi dall’altra parte per prendermi la mano fra le sue.
-MayMoon, non farti toccare da lui! Mi vuoi provocare così
tanto dolore? Vieni, dobbiamo organizzare la festa a sorpresa per Jill…
insieme!-
Sentendogli dire queste parole scattai in piedi e mi guardai
attorno. Mi ero dimenticata che era il compleanno del mio leader! Dovevo
assolutamente farle gli auguri… Senza contare che dovevo ritrovare il regalo
che gli avevo comprato e che avevo imboscato chissà dove nel mio armadio.
-Dov’è Jilliahn?-
Domandai in generale e Pete indicò l’uscita sorridendo
fiero nello spiegarmi il piano geniale di cacciarla fuori con Ross per non
farle sapere della festa. Anche se, dalla faccia di Spence dedussi che la cosa
ormai non era più a sorpresa. Conoscendo Brendon era logico che non fosse
riuscito a fare le cose in segreto… Mi chiedevo se sarebbe mai riuscito ad
avere una storia clandestina con qualcuno, di certo lo avrebbero scoperto dopo
i primi cinque minuti.
Sbuffai, svuotando una tazza di latte prima di sparire in
camera a vestirmi e soprattutto trovare il regalo di Jill. Non ascoltai nemmeno
un secondo Brendon che cercava di convincermi a decorare il salone, gli spedii
Simon e poi chiusi la stanza a chiave per evitare altri problemi. Non sarei
uscita da lì fin quando non sarebbe arrivata la festeggiata…
Mi lasciai cadere seduta a terra, allungandomi poi verso
il mio zaino appoggiato ai piedi del letto per estrarre un quadernino. Erano
giorni che non riuscivo a stare sola… Avevo bisogno di privacy prima di
impazzire del tutto. Così iniziai a buttare giù un testo a caso, pur sapendo
che non lo avrei mai cantato. Non era mia intenzione proporre nulla nella band,
sinceramente. Preferivo il mio bel ruolo di fancazzista convinta e cantante
occasionale. Era tutto molto più semplice e non avevo troppe responsabilità, se
non canticchiare in malo modo le canzoni scritte da Jill.
Sì, lo ammetto… Non ero amante delle responsabilità. In
nessun campo proprio. Solo guardando il mio comportamento nella vita
sentimentale era facile comprenderlo. Non era nemmeno tutta mia la colpa di
quell’attitudine, d’altronde. Ero probabilmente la fotocopia di mio padre…
Mi rattristai e soffermai lo sguardo sulla frase scritta
sul mio quadernino quasi inconsciamente. “You’re blind because of Love, I’m blind ‘cause I don’t want to see”… Niente
di più vero. Ero una persona talmente pessima che a volte mi stupivo da sola di
che livelli di bassezza potessi arrivare a toccare.
Bussarono alla porta improvvisamente ed alzai la testa di
scatto. Doveva essere tornato Brendon per convincermi ad aiutarlo, così lo
lasciai lì fuori finchè bussò più forte e parlò.
-May, non sono Bden. Sono io…-
-William…?-
Andai ad aprirgli la porta e me lo ritrovai davanti, con
il braccio appoggiato al muro e chinato in avanti giusto per arrivare
all’altezza del mio viso. Mi chiesi se l’avesse calcolata apposta o fosse una
coincidenza…
-Quel ragazzo ti da così tanto il tormento da doverti
rinchiudere?-
Dicendolo mi baciò le labbra, chiudendo la porta dietro di
sé e girando la chiave. Io gli afferrai la maglia e risposi al bacio
automaticamente, chiedendomi perché con lui risultava tutto più semplice che
con Brendon. La risposta non era così difficile… Ma non era perché si trattava
di William, ovvio. Cioè, era anche perché lui era il sesso fatto in persona, ma
non solo questo. Dipendeva più da me che da lui, perché alla fine anche Brend
era un ragazzo stupendo e tenero. Non ci avrei pensato due volte ad andarci
insieme se solo lui non avesse continuato a mettere di mezzo l’amore.
Spinsi Will contro la porta e lui mi abbracciò i fianchi
per tirarmi stretta a sé, prima di staccarsi per prendere fiato.Ci scambiammo
uno sguardo e cercavo nei suoi occhi vacui la risposta alle mie domande.
-Stanotte ti aspettavo… Non mi avevi detto che avresti
organizzato un pigiama party qui, altrimenti sarei venuto pure io. O con Urie
sta diventando qualcosa di serio e non servo più?-
-Pensavo fossi con qualcun’altra e quindi non ti ho
disturbato…-
Risposi io, spostandogli i capelli dal collo per poterlo
baciare. Lui mi accarezzò la schiena, prima di far scivolare le mani sotto il
mio vesitito.
-Esistono gli sms, sai? Se me ne mandavi uno ti avrei
risposto… E avremmo passato la notte insieme.-
Sospirai, un po’ per la consapevolezza che quello che
stava dicendo era vero e un po’ per la situazione in cui mi trovavo. Sentii il
gancio del reggiseno slacciarsi, prima che si dedicasse a levarmi le spalline
sfilandomelo da sotto il vestito. Mi stupii dell’abilità nelle sue azioni, ma
mi ritrovai talmente in fretta contro il muro che non riuscii nemmeno a fare
una battuta. Mi baciò ancora, prima di far cadere a terra pure le mie mutande.
Io cercai di darmi da fare, slacciando i suoi jeans alla velocità della luce ed
abbassandoglieli. Lui mi alzò da terra, appoggiandosi le mie gambe ai fianchi
scarni e schiacciandosi poi contro di me, mordendomi le labbra con prepotenza.
Gli accarezzai il petto asciutto quando lui si staccò dal mio viso per
sussurrarmi all’orecchio.
-May… Credo di essermi innamorato di te.-
Qualcosa si inceppò in quel momento e la passione che
provavo si spense tutta in un botto. Nonostante questo non riuscii a bloccarlo
quando decise di finire con i preliminari e passare al sodo. Non potevo
veramente credere che mi avesse detto quelle parole… No. Beckett era troppo
simile a me per innamorarsi di qualcuno. Non poteva essere… Eppure me lo ripetè
altre volte tra un sospiro e l’altro.
Quando quella sveltina contro il muro ebbe fine, recuperai
in fretta il mio intimo sul pavimento e cercai di fuggire in bagno, ma lui mi
fermò. Mi voltai verso di lui e incrociai i suoi occhi.
-Dove vai?-
-Ho bisogno di lavarmi… Scusa, ma…-
Lui mi sbattè letteralmente sul letto e lo guardai con le
palpebre spalancate. Appoggiò la fronte alla mia prima di lasciarsi cadere al
mio fianco ed abbracciarmi innocentemente.
-Senti, May… Io ti voglio bene, sul serio.-
-Will… Ascolta, io non volevo arrivare a questo punto!
Credevo che noi… insomma… che fosse solo una cosa senza impegno!-
Lui rise e mi accarezzò i capelli, così mi accorsi che nel
suo sguardo c’era qualcosa di più tenero del solito.
-Sei assurda, davvero… La tua reazione alla parola
“innamorato” entrerà nella storia! Non ho mai visto nessuna a cui l’ho detto
reagire come te, giuro! E ammetto di averlo detto a qualcuna con cui scopavo
senza impegno, per scherzo o seriamente… E tutte perlomeno hanno detto “anche
io” e poi credevano di essere le mie ragazze. Tu hai pensato di evitarmi per il
resto dei tuoi giorni!-
Deglutii nel sentirmi così nuda-più o meno in senso
metaforico-davanti a lui e mi misi a
sedere, prendendomi il viso sbiancato fra le mani.
-Per fortuna scherzavi… Ho preso un infarto.-
Lui mi imitò e mi abbracciò tirandomi a sè, contro il suo
torace.
-Ti scazza così tanto il fatto che qualcuno si innamori di
te? Dico… Con me ci vieni tranquillamente solo perché io non sono innamorato di
te. Ed invece sei innamorata di Urie e lo eviti perché lui ti ama? Sei
paradossale!-
-Fai lo psicologo o il cantante, tu? Senti, non mi va di
parlare di queste cose… Non sono affari che ti riguardano.-
Fissai lo sguardo sull’armadio davanti a me ed incrociai
le braccia sul petto, sopra quelle di Will. Non mi andava assolutamente di
essere psicanalizzata da lui… Ma la cosa che più mi scazzava era il fatto che
fosse riuscito a studiarmi e capirmi in silenzio, senza che io me ne
accorgessi. Credevo che fosse talmente preso a fare la gatta morta che non si
accorgesse di quello che aveva attorno, invece era attentissimo ai
comportamenti altrui. Beckett è sempre stato così… Si muoveva in silenzio e a
volte non ci si accorgeva nemmeno della sua presenza da tanto era tranquillo,
non faceva trapelare troppo di sé e della sua vita. Ma nel frattempo lui capiva
tutto di noi… Alla fine fu lui a diventare la persona da cui correre quando
avevo bisogno di consigli, contrariamente da quel che volevo inizialmente.
-Beh, su questo non hai torto… Sono unicamente affari
tuoi. Se non ti va di risolverli, non mi permetto di metterci bocca. Quindi…
Andrò a farmi una dormita in attesa delle sbornia di stasera.-
Detto questo si alzò e si sistemò i jeans, lasciandomi sul
letto a guardarlo uscire senza che spiccicassi parola. Restai lì per qualche
minuto prima di alzarmi ed andare in bagno a guardarmi allo specchio. Ero la
personificazione della stronzaggine eppure nessuno lo avrebbe detto
guardandomi, fantastico! Mi legai i capelli senza smettere di fissarmi con
fastidio, pensando che William mi aveva completamente spogliata e ora non
potevo più comportarmi nel solito modo con lui attorno.
-Fanculo…-
Entrai nella doccia dopo aver gettato a terra il vestito,
lasciandomi così inghiottire dal getto caldo dell’acqua. Innamorata di Brendon
Urie! Non era possibile che lo fossi seriamente… Non era mai capitato. Ma
semplicemente non volevo crederci perché l’Amore andava contro la mia natura e
mi rifiutavo continuamente di accettarlo. Il mio comportamento però continuava
a confermare che qualcosa alla fine con Brendon doveva pur esserci… Altrimenti
perché non ruscivo ad andarci a letto? Normalmente non mi sarei preoccupata
della presunta verginità di qualcuno o di qualsiasi altra cosa, ma con lui per
qualche motivo era tutto diverso. Scoparci mi sembrava più una presa per il
culo nei suoi confronti, ero sicura che in qualche modo lo avrei ferito… E non
era mia intenzione. L’amore rovinava così tanto i rapporti e limitava troppo la
libertà dell’individuo, per questo non mi piaceva affatto… Davvero con Brendon
ero caduta in un simile baratro che per anni avevo evitato?
Anche se lo negavo a me stessa, sì, ero impantanata fino
al collo in sentimenti che non volevo accettare.
* * *
May Pov
Dicembre 2010 (Presente)
Mi sembrano passati secoli dall’ultima volta che ho
visto Jill… Eppure è passato solo un mese dal Ringraziamento. È che la vita
sembra rallentare in certi periodi in cui ogni giorno pare durare una vita,
soprattutto quelli in cui non sono in tour. Il mese scorso sembrava non finire
più.
Raggiungo
Brendon dopo essermi coperta il più possibile per rendermi irriconoscibile dai
passanti e lui mi guarda interrogativo.
-Devo
uscire. Se tu hai fame giù c’è qualcosa da scaldare… E poi, per qualsiasi cosa,
chiamami sul cellulare e corro a casa. Ok?-
Gli dico
lasciandogli un bacio sulle labbra secche mentre lui annuisce appena. Faccio
per andarmene ma lui sussurra il mio nome facendomi voltare di scatto.
-…Non
fare le corse per tornare da me, stai tranquilla.-
Gli
sorrido alla meglio, prima di coprirmi con il foulard e scendere le scale
velocemente per prendere l’auto.
Quando
arrivo sul posto, lei ancora non c’è e mi guardo in giro un po’ triste, vedendo
che la gente continua a vivere tranquillamente sotto il sole scottante. È
avvilente che nessuno condivida il nostro dolore… è sempre stata una cosa che
mi ha reso nervosa. Nel mio essere così egocentrica e capricciosa, non ho mai
potuto accettare che la vita degli altri continuasse come sempre mentre la mia
e quella dei miei cari veniva scossa. Eppure non sopporterei se tutti
piangessero per qualcuno a cui nemmeno hanno voluto bene… Che stupidissima
contraddizione.
Beh,
continuate a ridere voi, tanto che ve ne importa se lui ora non sarà più qui e
non potrà più camminare sotto questo sole accecante? Vi auguro tutto il male
possibile…
…stupida,
stupida May! Non bisognerebbe mai augurare nulla di così cattivo a nessuno.
Vedo una
ragazza passarmi davanti con la maglia dei Clout Clover, mentre parla al
cellulare piangendo. Capisco al volo il suo discorso e subito mi vengono le
lacrime agli occhi, così corro a nascondermi dietro l’angolo del palazzo.
È triste…
La notizia ha già fatto il giro del mondo. Qualcuno che piange per lui allora
c’è… anche se non l’hanno mai conosciuto di persona.
Mi alzo
un secondo gli occhiali da sole per asciugarmi gli occhi e poi li rimetto,
spiando l’entrata del locale. Ed eccola arrivare, dev’essere sicuramente lei…
Riconoscerei la camicia di Ross in mezzo a mille.
Esco dal
mio nascondiglio e piano la raggiungo, rimanendo immobilizzata a fissarla senza
dire nulla. La verità è che guardarla in faccia è davvero difficile e parlarle
lo sarà ancora di più.
Riuscirò
a mantenere la calma facendo l’indifferente? Oh su, May, ti riesce da dio stare
zitta ultimamente…
Che ti
costa farlo anche questa volta?
Devo
dimostrarle che la sua presenza non mi tocca. Che non ho nulla che puo’
portarmi via…
A
pensarci bene, forse avrei dovuto restare con Brend e non venire qui.
Dovevo
stare con lui e basta.
Che mi
dirà Ryan adesso?
Jill Pov.
Gennaio 2006
(Passato)
La mattina seguente, quando mi svegliai, mi
ritrovavo ancora avvolta dentro all’abbraccio caldo di Ryan.
Non volevo spostarmi per nessun motivo ma dovevo assolutamente andare in bagno
così, delicatamente, sollevai il braccio di Ryan dalla mia vita appoggiandolo
piano davanti al suo viso. Lo guardai per alcuni istanti chiedendomi come
cavolo facesse ad essere così bello. Scossi il capo dicendomi che dovevo
smetterla di fare la ragazzina svampita e mi alzai appena facendo leva sui
gomiti e guardandomi attorno. Vidi Brendon che mi stava guardando con un
sorriso sulle labbra che sapeva di buon giorno.
“Buon compleanno” mi disse sottovoce mentre accarezzava lentamente la mano di
May, ancora addormentata.
“Grazie caro” sussurai io mentre mi alzavo in piedi. Ryan si mosse nel sonno ma
non si svegliò così io lo coprì meglio alzandogli la coperta fin sopra alle
spalle “Non vai a correre oggi?” chiesi poi, sempre facendo piano, al cantante
dei Panic.
Scosse il capo “Da questo letto non mi alzo più”
Feci qualche passo per la stanza mentre Brendon ammiccava con un’espressione da
maniaco sessuale verso May facendomi ridere. Guardai il letto di Simon, dove il
ragazzo russava piano e poi a terra dove, di Wentz, potevo vedere solo un
braccio sbucare da sotto la pila di cuscini che durante la notte era crollata.
Mi diressi in bagno con un sorrisetto divertito infilandomi un paio di jeans e
una felpa a caso prima di andare in cucina e iniziare a trafficare con la
macchinetta del caffè.
“Buon giorno bella pulzella bionda!” mi voltai e vedi Spence sedersi alla
penisola della cucina con un sorriso mentre gli rispondevo al saluto “Un caffè
grazie!” mi disse divertito,come se si trovasse in un bar.
Glielo passai con un sorriso “Ecco, fanno due dollari e novanta”
“Ma è un furto commentò lui mentre scoppiavamo entrambi a ridere “Hai visto i
miei due polli?” mi chiese mentre bevevo il caffè a mia volta.
“Si hanno dormito con noi e Pete” dissi mentre lui mi guardava sorpreso.
“Ah, chissà quanto hanno rotto le palle”
“No… apparte Brend ovviamente” replicavo mentre il soggetto in questione
entrava in stanza con un sorrisone e con Ryro al seguito che si guardava
attorno con gli occhi ridotti a due fessure.
“Ciao ragazzi” disse abbracciandomi prima di rivolgersi a Spence “sei un
bastardo ma ti amo! Grazie a te ho dormito con la mia dolcissima margheritina
delle colline d’Irlanda!”
Spence scosse il capo mentre Ryan prendeva posto accanto a lui rubandogli il
caffè “Povera May, mi dispiace per lei” disse sottovoce mentre il cantante
continuava a stritolarmi fra le braccia.
“Sei diventata più grandeee” mi urlò nelle recchie quasi assordandomi “Ma… sei
già vestita! Bene così potrai andare via con Ryro!”
Io lo spinsi via guardandolo con un sopracciglio alzato “Andare dove?”
“A fare un giro!” insistette lui sempre sorridendo “Da soli! È una cosa bella
giornata!”
Io scostai le tendine color pesca della cucina rivelando il cielo color pece e
alcune gocce di pioggia che avevano appena preso a cadere “Ma ti pare che io
esca con un tempo così? Col cazzo Bdon!”
Lui sembrò vacillare un attimo prima di prendere a sorridere più splendente che
mai “Ma potete prendervi una stanza in un hotel no?? Pensate che bello, potete
scopare! Così puoi perdere la verginità il giorno del tuo compleanno!”
Ryan sembrò risvegliarsi in quel momento mentre io prendevo a picchiare Brendon
con un cucchiaio di legno “Ma sei un coglione cazzo! Sei un coglione!
Coglione!” poi mi ricomposi sempre rossa in viso “In primo luogo se volessi far
qualsiasi cosa lo farei qui, non di certo in una stanza d’albergo… e in secondo
luogo io oggi non esco! Preferisco rimandere qui a massacrarti!” continuai a
picchiarlo fino a che Pete arrivò sfilandomi l’arma di mano prima che uccidessi
Brendon.
“Bimbi non costringetemi a separarvi” ci disse mentre Brendon si toccava il
capo con espressione sofferente.
“Pete costringi Jill ad uscire con Ryan!” iniziò a cantilenare lagnoso. Il moro
sospirò.
“Perché non vuoi uscire con Ryan?” mi chiese mentre il chitarrista dei Panic si
alzava uscendo dalla saletta. Lo guardai allontanarsi ancora in crisi per la
pessima figura che Urie mi aveva fatto fare poi risposi al moro.
“Piove e fa freddo…” poi mi rivolsi di nuovo al coglione “Perché non mi dici
semplicemente che vuoi che me ne vada per organizzarmi la festa?”
Lui prese ad impanicarsi “Festa?? Quale festa??” rise come un nevrastenico “Io
non ti ho mica organizzato la festa di compleanno e voglio che tu te ne vada
per attaccare gli striscioni e scrivere i nomi sui bicchierini di plastica!!
Insomma mica dobbiamo fare la torta e preferiamo che tu non ci sia!!”
Pete lo guardò alzando un sopracciglio mentre Spence rideva.
Ryan ci raggiunse, cambiato e profumato guardando male il suo cantante “Dio era
più credibile quando volevi farmi credere che tuo zio aveva un allevamento di
Chupacabras…”
Brendon lo guardò male poi andò verso di lui aprendogli la cintura dei
pantaloni che caddero a terra.
Ryan lo guardò male “Perché?”
“Per vendetta Ross” replicò Brendon. La cosa non aveva senso “Guardati alle
spalle” gli disse poi tornando in stanza voltandosi di tanto in tanto per
guardarlo con gli occhi assottigliati.
“è pazzo!” replicò il chitarrista dei Panic con gli occhi sgranati prima di
tirarsi su i pantaloni “Vi dico che è un pazzo!”
“Va aiutato” disse Spence annuendo mentre io passavo una tazza di caffè a Pete
che mi abbracciò
“No, va allontanato” replicò Ross avvicinandomi a me “Usciamo davvero, ti
prego, non ce la faccio più a rimanere in questo manicomio”
Pete gli lanciò un mezzo di chiavi “Prendi la macchina aziendale”
Ryan lo guardò male “No ti prego è imbarazzante…”
Io prendi le chiavi dalle mani del ragazzo “Ok andiamo prima che tu impazzisca
del tutto! Guido io!”
Pete ci salutò con un abbraccio mentre Spence se ne tornava nell’appartamento
dei Panic.
Mentre uscivamo avvertimmo la voce di Brendon che salutava May dandole il buon
giorno “Quel uomo farà impazzire tutti” disse Ross mentre mi allacciavo la
giacca di pelle
Si, era molto probabile.
Ryan mi aprì la porta da vero cavaliere prima di chinarsi su di me e appoggiare
piano le labbra sulle mie. Un urlo di May squarciò l’aria ma noi ormai non ci
facevamo nemmeno capo presi come eravamo da noi stessi. Uscimmo fuori correndo
verso il garage, pronti per perdere tempo a Los Angeles senza una meta certa.
La macchina aziendale non era altro che un BMW Z4 nera con disegnato sopra in
rosso il logo della Clandestine Industries.
“Lo giuro” dissi divertita “Me lo tatuo questo cazzo di marchio”
“Non serve” proseguì Ryan sedendosi dalla parte del passeggero un po’ scazzato
“Sei già una proprietà di Pete”
Io presi posto al volante notando che anche gli interni erano rossi “Ma è
stupenda” aggiunsi abbassando il tettuccio.
“Fa freddo!” si lamentò Ross così sbuffando lo risollevai partendo “Dove
andiamo?” mi chiese poi voltandosi verso di me e prendendo a trafficare con il
lettore cd.
“Beh stavo per chiederlo a te” replicai io “Visto che ormai è mezzo giorno
andiamo a mangiare qualcosa?”
Ryan annuì spiegandomi la strada per raggiungere…
“Sushi!” dissi felice entrando dal giapponese “Io AMO il sushi… è qualcosa di
troppo buono…”
“Io invece lo odio” replicò Ross storcendo il naso mentre guardava poco
convinto il buffet di pesce crudo.
Io lo guardai stupita “Beh potevi dirmelo che non ti piace, potevamo andare in
pizzeria…”
Lui scosse il capo con un sorrisetto “è il tuo compleanno…” Gli sorrisi
sporgendomi verso di lui per baciargli le labbra “e poi non è tutto crudo”
concluse guardandosi attorno “Qualcosa di commestibile c’è”
Il mangiare non fu il solo inconveniente della giornata per Ross..
“Che bello piove…” commentò sarcastico mentre io lo guardavo divertita da sotto
il cappuccio nero con le orecchiette da gattina appiccicate sopra.
“Vuoi che torniamo a casa? Possiamo sempre andare nel appartamento dei Panic
così i ragazzi potranno continuare ad organizzare la mia festa a sorpresa a mia
insaputa” commentai divertita mentre lui annuiva allettato dall’idea.
Brendon era così scemo che credeva fermamente che io non lo sapessi che stava
addobbando la saletta come se fosse una festa per il settimo anno di età di una
bambina che ama le cose rosa e pelose come i coniglietti. Peccato che avesse
lasciato le borse con dentro tutto al centro della sala, sul divano, e che io
logicamente avevo ispezionato il tutto rabbrividendo.
Tornammo dunque in Decay e li, subito nell’ingresso incontrammo Pete che stava
parlando al telefono con qualcuno che doveva a quanto pare venire alla mia
festa ed era importante che ci fosse e che portasse altra gente ancora “Deve
esserci una casino tale da non riuscire a sentire nemmeno i propri pensieri”
stava dicendo esaltato “Ok Mikes a dopo! Ciao!” quando mi vide osservarlo
interdetta saltò su “Ma che cazzo ci fate qui? Non dovevate non tornare fino a
stasera?”
“Fa freddo” si lamentò Ross “E ho male ai piedi, non mi va di camminare… senza
contare che non mi pare il caso di stare senza far nulla tutto il giorno…”
Pete lo guardò malissimo “Cazzo sei inutile!”
Ryan alzò gli occhi al cielo mentre entravamo nel appartamento dei Panic.
“Visto che siete qui almeno potete aiutarmi” disse seguendo il chitarrista
nella sua stanza e estraendo una chiavetta USB dalla tasca “Un mio vecchio
amico mi ha mandato una demo…. Mi ha chiesto di aiutarlo in un nuovo progetto
che ha in mente e, onestamente, io sono propenso a farlo.”
Entrai anche io guardandomi attorno visto che non ci avevo mai messo piede. La
stanza sembrava divisa in due realtà contrapposte: una parte, quella sinistra,
era perfetta ad immacolata. L’armadio era chiuso perfettamente en on c’erano
tracce di vestiti fuori da esso, fatta eccezione per un paio di pantaloni neri
piegati con cura su di una sedia. Il letto era rifatto e non una sola piega
increspava la superficie del copriletto a disegni floreali. Il comodino era
pulito e il centrino bianco in ordine; l’altra zona di battaglia invece, la
destra per la precisione, sembrava una trincea di guerra. Il letto era ancora
sfatto e non mi sembrava che venisse rifatto poi così spesso a giudicare dalla
condizioni in cui era. Ai piedi del letto c’era una piccola collinetta di
vestiti sporchi che non erano proprio un bel vedere e iniziai a sospettare che
rimanesse li fino all’arrivo della cameriera del martedì, che puliva tutto e
portata i vestiti in lavanderia. Il comodino era pieno di cianfrusaglie e non
solo quello, ma tutte le superfici piane di quella porzione di stana. Non mi
soffermerò sull’armadio aperto che vomitava letteralmente abiti.
Ovviamente quella era la parte di Ryan.
Il ragazzo passò un piccolo portatile nero a Pete che si mise a sedere sul
letto di Bdon con un tonfo accendendolo “Si chiama Gabe Saporta”
“Ah sì, il cantante dei Midtown, no?” disse Ryro, prendendo una pasmina e
appogiandola sulla scrivania, come se quell’unica accortezza potesse vagamente migliorare
l’aspetto della sua parte di stanza.
“Esatto” rispose il boss inserendo la chiavetta nel pc e iniziando a scorrere
tutti i file per cercare quello che gli interessava mentre io spiavo il tutto
da dietro di lui, tenendo il mento appoggiato alla sua spalla “Gabe è il mio
migliore amico da anni, e anche se ha cambiato decisamente stile secondo me ha
buone possibilità di sfondare nella Decay ” Partì una canzone strana e sì,
decisamente elettronica.
Nonostante non fosse il mio genere mi piaceva molto lo stesso “È carina”
commentai alla fine mentre Pete si esaltava, sorridendomi entusiasta.
Spiai il titolo della canzone. Snakes on Plane. “Perché mai una persona dovrebbe scrivere una canzone
d’amore così bella e chiamarla così?” chiesi pensando che fosse un po’ una
cazzata
Pete alzò le spalle “Sarà un rettilofolo” commentò “È passato un po’
dall’ultima volta che ci siamo parlati per bene”
“Fortuna che è il tuo migliore amico…” commentò Ryan da steso sul suo letto.
Pete gli fece la linguaccia “Senti JillyKitty domani vado a prenderlo, ti va di
accompagnarmi?”
“Certo, mi farebbe piacere venire con te a…”
Ryan si alzò di scatto “Ma perché non ti porti Brendon?”
“Perché voi avete tre interviste” disse Pete secco.
“E da quando?”
“Da adesso! Così impari a dire che mi invento le cose!”
Ryan sbuffò sonoramente prima di voltarsi con il viso rivolto al muro mentre
Pete mi guardava furbescamente e mi sussurrava in un orecchio “Adoro farlo
arrabbiare..”
Io risi “Non lo avrei mai detto”
“Uscite dalla mia stanza e ve ne andate a flirtare nella tua, Jill??” sbottò
seccato Ryan prima di infilare la testa sotto al cuscino.
Pete sorrise spegnendo il pc “Vado, vedi di calmarlo…”e detto questo rintascò
la chiavetta uscendo.
Io mi alzai per risedermi accanto a Ryan che però non sembrava contento visto
che si schiacciò contro al muro per non essere toccato.
“Quando hai finito di fare il bambino dimmelo” gli dissi accarezzandogli un
braccio. Lui alzò appena il cuscino guardandomi scazzato.
“Vai da Pete”
Io gli feci un applauso in quanto se lo meritava “Ti escono cose molto
intelligenti insomma!” replicai prima di stendermi affianco a lui che ancora mi
dava le spalle “Bambino geloso…”
Lui tolse la testa da sotto al cuscino mettendola sopra, senza però voltarsi
verso di me “Sei tu che ci provi... o ci stai… non l’ho ancora capito”
A quel punto scoppiai a ridere “Dio non sai nemmeno per cosa essere incazzato!”
Ovviamente si offese ancora di più.
“Ryan mi dici che cosa siamo io e te?” chiesi di punto in bianco guardando il
soffitto.
Lui si mise a sua volta a pancia in su “Beh… due esseri umani suppongo.. anche
se tu spesso mi ricordi un’arpia” gli diedi una gomitata facendolo ridacchiare.
“Intendo dire cosa siamo l’una nei confronti dell’altro, idiota”
Lui rimase in silenzio sempre guardando il soffitto poi, di punto in bianco si
girò verso di me, su un fianco, appoggiando la testa a una mano e guardandomi
attentamente “Secondo te cosa siamo?”
“Bella domanda” replicai io guardandolo negli occhi nocciola “Te l’ho chiesto
perché non ne ho idea…”
Lui mi sfiorò il viso delicatamente con l’altra mano, appoggiandomi un bacetto
sul naso.
“Le persone non passano da single a fidanzate in dieci secondi, non te lo ha
mai detto nessuno?” mi chiese un po’ divertito “Noi siamo in quel momento di conoscenza
che porterà al nulla… o al tutto”
Io lo presi per la maglietta tirandolo verso il basso per potermi appropriare
di quelle labbra che non avevo fatto altro che fissare mentre mi parlavano così
sensuali e romantiche….
Lui rispose subito al bacio, appoggiandosi al letto con le mani per farsi leva
e portarsi sopra di me. Io aprì le gambe quasi senza pensarci e lui si stese
appoggiandosi a me, sempre però facendo leva sui gomiti. La situazione stava un
po’ degenerando… ma la cosa non poteva far altro che farmi piacere…
Le sue mani scorrevano veloci sul mio corpo saggiandolo tutto mentre io facevo
lo stesso accarezzandogli tutta la schiena.
Quando però sentì che stava iniziando pericolosamente a giocare con il bottone
dei miei jeans mi fece prendere un po’ dal panico, non sentendomi ancora del
tutto pronta nel concedergli tutto. Dopotutto non era il massimo, Ryan Ross,
con le donne e lo avevo capito al volo non solo da come aveva trattato me, ma
anche nel modo in cui si atteggiava con Keltie.
“Aspetta…” provai a dire mentre mi lambiva il collo di baci e riusciva ad
aprirmi i pantaloni, ma lui sembrò non sentire nemmeno proseguendo in quella
lenta tortura. E io non provai nemmeno a richiamare la sua attenzione quando
riprese possesso delle mie labbra per zittimi.
La soluzione di tutto apparve quando Brendon Urie entrò nella stanza senza
nemmeno provare a bussare.
Il ragazzo ci guardò indignato spalancando la bocca “Non solo Pete mi ha detto
che siete tornati prima quando non dovevate assolutamente, ma vi trovo anche
qui a commette un peccato carnale, razza di bastardi!”
Mentre io non riuscivo davvero a credere a quello che quello la stava dicendo
Ryan sembrava sul punto di volerlo ammazzare “Brendon levati dai piedi!” gli
urlò contro ma quello entrò nella stanza andando a mettere a posto il suo
letto.
“è tutto rovinato!” disse isterico “Che cazzo avete fatto qua sopra?? I
preliminari?”
“No! Ci si è seduto Pete!” rispose cattivo Ryan “I preliminari li hai
interrotti ora tu!”
“E ho fatto bene!”
Ryan nascose il viso nell’incavo del mio collo reprimendo un urlo isterico
“Brendon vattene” disse poi guardandolo attentamente “Non rispondo delle mie
azioni se non te ne vai…”
“No non me ne vado!” disse cocciuto il cantante dei Panic “Se May non me la da
allora nemmeno tu puoi scopare Ryro!”
Il ragazzo che mi sovrastava sgranò gli occhi prendendo a boccheggiare. Per un
attimo pensai che il suo cervello fosse andato a puttane ma poi sembrò
riprendere l’uso della parola “E questo chi cazzo lo ha deciso??”
“Sei mio amico! Mi devi solidarietà!”
“Ma io non ti devo un cazzo! Sei tu che sei perennemente in debito con me,
Urie!”
“Ma non è giusto” piagnucolò il morettino appoggiandosi con fare tragico al suo
letto con la faccia e fingendosi disperato fino alle lacrime “Io sono più
grande di Jill! È per diritto di anzianità che devo perdere la verginità per
primo!”
“Smettila di dire che sono vergine cazzo!” replicai io, a quel punto,
infastidita dalle urla. Spostai Ryan con poca grazia da me, allacciandomi i
jeans ed alzandomi “In questa casa non è possibile vivere! Dannazione a voi!”
entrai in bagno afferrando l’accappatoio di Ryan “Io mi faccio un bagno, voi
vedere di risolvere i vostri problemi in fretta perché non vi sopporto più!” e
sbattendo la porta mi chiusi dentro.
Feci appena in tempo a sentire Ryan che aggrediva brutalmente Brend prima di
aprire l’acqua e lasciare tutti i rumori alle spalle. Mi spogliai lentamente
legando i capelli sopra al capo per non bagnarli poi mi immersi fra la schiuma
chiudendo gli occhi.
Li avrei uccisi prima o poi ne ero certa, soprattutto quel maledetto bastardo
di Urie che era arrivato rovinando tutto…
Ma la domanda era… aveva fatto bene o no?
Io non volevo che Ryan andasse fino in fondo ma alla fine lui mi aveva convinto
con la forza, diciamo. Non sarei mai stata in grado di dirgli di no presa
com’ero di lui… solo avevo paura che potesse seriamente spezzarmi il cuore. La
faccia da stronzo non c’e l’ha mai avuta… anzi, se mai l’esatto opposto. Sembra
così dolce…
Sembrava, si, ma non sapevo se davvero fosse così e avevo seri dubbi sulla
cosa.
Sentii bussare ma ignorai del tutto. Non volevo che nessuno interrompesse quel
attimo di pace. Dovevo sbollire, e non solo lo scazzo provocatomi da Bdon.
Rimasi ferma li per un po’ fino a che purtroppo dovetti uscire. Mi avvolsi nel
accappatoio realizzando che no, non avevo vestiti puliti. Uscii dal bagno e
vidi Ryan che mi guardava ancora scazzato dal letto e, senza nemmeno dirgli
‘ah’ uscii dalla stanza diretta nella mia dove bussai per circa dieci minuti
buoni ma nessuno mi aprì la porta. Misteriosamente chiusa a chiave.
“merda!” urlai dando un pugno contro la
superficie di legno prima di tornare con la coda fra le gambe da Ross.
Dopotutto dove potevo andare praticamente nuda??
“Penso che May si sia chiusa in stanza con qualcuno” dissi secca mentre lui mi
guardava interrogativo “Posso stare con te senza però che tu mi salti addosso?”
Lui alzò un sopracciglio “Non posso?”
“No, puoi. Ma gradirei molto che tu non lo facessi per oggi…”
Lui annuì lentamente spostandosi per fami posto così io mi stesi al suo fianco
abbracciandolo mentre lui mi liberava i capelli che caddero come una cascata
bionda sul cuscino spargendosi.
“Potrei scrivere una canzone su di te” mi disse sorridendo “She have long
blonde hair like the Sun light…”
“Oh wow mi sento onorata” replicai accarezzandogli una guancia.
Lui mi prese la mano, intrecciando le sue dita alle mie “and she have two big
eyes like the surface of the seaside…” “Can I have you?” “No, you can’t, but I can caught you in a dream…” mi
baciò mentre io rimanevo immobile senza capire…
Poi si alzo di scatto prendendo da dentro all’armadio un piccolo block notes e
una matita.
“Ma che fai?” gli chiesi mentre lui si rimetteva accanto a me a pancia sotto
prendendo a scribacchiare.
“Butto giù la canzone per te…”
Io mi alzai allora, curiosa, ma lui mi impedì di leggere. Mi ristesi accanto a
lui “Potresti almeno dirmi il titolo allora” dissi rassegnata. “I don’t know… I
think that probably I’ll call this song ‘She Have the World’…” Li per li sorrisi felice mentre mi scappava uno
sbadiglio.
Mi addormentai così, mentre sentivo lui che continuava a scribacchiare frasi,
cancellandole o modificandole, con il grattare della matita in sottofondo…
Continua…
Hello everybody <3
Eccoci qui, come ogni giovedì con
il nuovo capitolo!!!
Anche questa volta tutto intero perché
–ahimè- non era abbastanza lungo per esser diviso!
Ma a quanto pare la lunghezza per
noi non è un problema!!! XD
May e Bill ci hanno ancora dato
dentro, anche se Beckett ha dimostrato che la protagonista è scema e non
capisce un cazzo dell’amore XD Però vabbè, questi sono particolari…
Anche il personaggio di Bill ora
sembra avere un cervello pensante… -ah sì? Qualcuno pensa qui dentro?- e si
mette anche a fare lo psicologo.
Però in quel dormitorio di pazzi ce
ne vorrebbe uno vero.
Diciamo che la scena clou del
capitolo,tuttavia, è:
[…] …quando Brendon Urie entrò nella stanza senza nemmeno
provare a bussare.
Il ragazzo ci guardò indignato spalancando la bocca “Non solo Pete mi ha detto
che siete tornati prima quando non dovevate assolutamente, ma vi trovo anche
qui a commette un peccato carnale, razza di bastardi!”
Mentre io non riuscivo davvero a credere a quello che quello la stava dicendo
Ryan sembrava sul punto di volerlo ammazzare “Brendon levati dai piedi!” […]
E da lì in poi la guerra sul fatto della lealtà tra amici…
Sappiate che questa è una cosa molto
importante per Brendon Urie!!! U__U
Quindi, se volete essere suoi amici, siate leali… U__U
Jill poverina si è ritrovata a
non poter fare nulla con Ryro, anche se ha detto che non è nemmeno lei sicura.
Ma insomma… Cioè… è Ryro! Su, su Jill!!! Non importa se potrebbe spezzarti il
cuore, dai… U__U
Per quanto rigaurda il presente…
Eeeehm…Non si sa perché hanno litigato ma l’aria che tira è abbastanza
pesante!!! XD
Anyway, pronti alla festa di
compleanno perché è nel prossimo capitolo!!!! XD
Capitolo 11 *** Act 2. Chapter seven part one : Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash ***
bananissima
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall Love.
Chapter seven part one :
Sometimes the best present
is someone who helps you
to bring out trash.
May Pov (2010)
Lo scrosciare
fastidioso dell’acqua fuori dalla finestra mi rende nervosa…
Mi ricorda i pomeriggi infiniti che da piccola passavo a guardare fuori dalla
finestra in attesa che mio padre tornasse. La sensazione di attesa disperata è
ancora la stessa. Alzo gli occhi verso Brendon, che a
fatica si allaccia la giacca davanti allo specchio della stanza. Ogni tanto si
guarda riflesso e pare che di nuovo stia per scoppiare a piangere…
C’è un silenzio insopportabile in questa casa…
Nessuna chiacchiera inutile, nessuna musica strimpellata, nessuna canzone
cantata a caso durante le solite mansioni. Il poco rumore che siamo soliti fare
è scomparso, lasciandoci muti entrambi.
Non ci sarà più nulla di cui parlare… è finita.
L’aria è ferma come se la città trattenesse il respiro ed ogni goccia di
pioggia è una lacrima sfuggita a Los Angeles.
Mi siedo sul letto e mi passo una mano sul viso completamente struccato. Non
possiamo realmente uscire di qui per andare a vedere il suo corpo freddo ed
immobile. Dovremmo invece trovarlo sorridente sulla porta di casa… Pensare che non sarà più così un po’ mi svuota. I
cambiamenti drastici come questo ho sempre fatto fatica ad assimilarli e
superarli. Non sono quella che dovrebbe piangere, ma un po’ di magone me lo
sento dentro. Figuriamoci sua moglie. Figuriamoci Brend…
O Jill, o Gabe.
Io non potrò capire il dolore che provano loro. E se il mio cuore fa così male,
il loro dev’essere completamente distrutto e
lacerato. -Brendon… Io chiamo… Chiamo
Bill. Gli chiedo se passa a prenderci. Non me la sento di guidare.-
Mormoro, mentre prendo il cordless fra le mani, tremando nel comporre quel
numero che so a memoria. Lui risponde sussurrando il mio nome con la voce
flebile e dispiaciuta e subito accetta di accompagnarci con Gabe.
Così, dieci minuti dopo –che sono sembrati un’eternità- scendiamo insieme e nel
vialetto incontriamo i due cantanti. Gabe sembra
un’altra persona… Non lo avevo mai visto così giù. Ci
guardiamo un attimo, prima che sia Will a prendermi fra le sue braccia ed
appoggiare la testa sulla mia. Dalle sue labbra scappa solo un sospiro, non
sono stupita nel non vederlo piangere, perché conosco bene com’è fatto. So che
non piangerà nemmeno davanti a questo, lui. -Beck…- -Andiamo… Forza.-
Dice, lasciandomi per poi dare una pacca forzata sulla spalla di Brendon. Arriviamo alla macchina e appena seduti la mano di
quest’ultimo afferra la mia, stringendola forte. Tranquillo, Brend… Non la lascerò fino a quando non mi dirai che
riuscirai ancora a sorridere.
Ma sarò io quella che ci riuscirà?
Jill Pov (2010)
Finalmente
piove.
Guardo le piccole goccioline cristalline attaccarsi al vetro della finestra
prima di scivolare velocemente verso il basso. Dovrebbe esserci il tramonto
ora, ma grazie a dio la luminosa luce solare è stata soffocata da pesanti nubi
grigie.
Ryan mi raggiunge mettendo il cellulare in tasca “La signora Cooper è disposta
a tenerci Kylian” mi spiega mentre io continuo a
guardare fuori. Grazie a Dio la nostra anziana vicina è sempre disposta a
tenercelo per le esigenze, non posso di certo lasciarlo a Gwen
visto che, suppongo, che verranno anche lei e quel infame stronzo e traditore
del suo ragazzo…
“Sarà il caso di prepararci allora” gli dico atona dirigendomi verso la camera
e aprendo il grande armadio bianco. Ho un sacco di roba qui, infondo questa è
la casa incui viviamo anche se, da un
paio di settimane per motivi che solo Ryan conosce ci siamo trasferiti in un
piccolo appartamento a Las Vegas.
Chissà
quante cose avrei potuto fare in queste due settimane….
Magari dire addio decentemente a questa persona che ho tanto amato e che ora
non vedrò mai più…
Sposto i vestiti prendendone uno, provandolo e poi togliendolo e gettandolo sul
letto. Non mi sembra che nulla vada bene. Nero? Grigio? Forse…
no! Così non va!
“E poi sono io il disordinato della casa!” mi volto verso Ryan che sta
guardando attonito la pila di vestiti che si è venuta a accumulare sul letto
mentre cerca in vano di allacciarsi la cravatta. Le mani gli tremano. Mi
avvicino a lui allacciandogliela prima di sistemargli il colletto bianco della
camicia. Questo è il trucco, concentrarmi nelle piccole cose per non pensare… non devo pensare…
Il solo pensiero che tra poco lo vedrò, pallido e freddo, steso su un freddo
tavolo chirurgico mi fa stringere il cuore a tal punto che per un attimo posso
giurare che smetta di battere… prima di ripartire
dolorosamente a pompare il sangue...
Stringo fra le mani quelle di Ryan come se volessi impedirmi di vederle ancora
tremare, ma so che tanto non funzionerà nemmeno stavolta….
Lui mi bacia piano il capo prima di passarmi un braccio intorno alle spalle e
stringermi a se “Passerà…” dice sottovoce “Anche
questa passerà…”
Il campanello che suona annuncia l’arrivo della signora Cooper così Ryan va ad
aprirle per darle Kylian. Io mi sbrigo a vestirmi e
pettinarmi ma decido di evitare una qualsiasi forma di trucco per evitare di
vederlo colare ovunque. Se mi sto trattenendo dal piangere ora so che dopo non
mi sarà più possibile frenare le lacrime che verserò amaramente…
e so che non sarò sola in questo…
Esco dalla stanza indossando la giacca e vedo Ryan che mi aspetta appoggiato a
corrimano delle scale che danno al piano superiore. Scendo lentamente e mi
affianco a lui senza guardarlo, poiinsieme ci avviamo alla macchina in silenzio privo di sentimenti…
Dopo averlo visto morto dovrò pur rassegnarmi al averlo perso per sempre, vero?
Lo spero, questa condizione mi sta uccidendo…
May
Pov (2006)
Mi passai l’ultimo tocco di marrone sulle palpebre
e mi sistemai la fascia beige che avevo fra i capelli, pienamente soddisfatta
della trovata stilistica di quella sera. Perfetto, alla festa di Jilliahn avrei fatto la mia bella figura…
-Sì, May… Va tutto bene!
Sei perfetta!-
Dissi allo specchio, alzandomi il pollice da sola:
il mio ego aveva bisogno di incoraggiamenti per restare così smisurato. Uscii
saltellando dal bagno in cui ero chiusa a chiave da almeno un’ora e mi ritrovai
davanti la festeggiata del giorno che mi guardava imbufalita, tutta spettinata
e struccata con indosso l’accappatoio.
-Oh! Finalmente riesco ad incontrarti! Buon compleanno…-
Andai da lei per abbracciarla, ma si scansò alzando
le mani per tenermi lontana. Rimasi un attimo stranita dalla cosa e mi si
congelò il sorriso sulle labbra mentre lei aggrottava le sopracciglia incazzata.
-C’è qualcosa che non va?-
Domandai preoccupata a quel punto, sedendomi
sull’angolo del letto stropiacciato.
-Ma no, guarda! Va tutto benissimo…
Ti pare?! Tra dieci minuti inizia la mia festa e io sono ancora in questo stato!
Per colpa tua principalmente!-
Io sbattei innocentemente le palpebre un po’ di
volte, continuando a fissarla senza capire che cosa avessi mai fatto.
-Mia? Non ho fatto nulla! Ero qui in camera tranquilla…-
-Appunto!! Eri chiusa in camera con chissà chi… E di certo non Brendon, dato
che lui era di là ad interrompere me e Ryan!- Iniziò a sclerare
puntando un dito in direzione della porta in modo disperato.-E io ho pure bussato per dieci minuti senza
che tu mi sentissi!-
Non riuscivo bene a stare dietro al suo discorso,
così mi sbadigliai e mi lasciai cadere all’indietro sul materasso sentendo poi
un suo urletto di nervoso.
-Io non c’entro nulla se BrendJerk
se ne va in giro a coglioneggiare e se la gente non
si chiude in camera quando fa porcate…-
-Tu… Tu… Tu seiassurda!! Perchè non la dai a Brendon?!-
Gridò, facendomi di nuovo scattare a sedere per
poterla fulminare crudelmente. Non mi era mai andato a genio che mi si dicesse
cosa fare e con chi andare e lei lo sapeva bene. Ci facevo due risate finchè si scherzava, ma quando la cosa si faceva invasiva
mi infastidiva.
-Da quando te ne frega della mia vita sessuale?
Pensa alla tua e vedi di farti sverginare velocemente da Ross così non sei più
frustrata!-
Non credo fu una buona idea tirare in ballo la sua
verginità, dato che me la ritrovai addosso che cercava di strapparmi i capelli.
Urlai afferrandole i polsi e lei mi guardò malissimo.
-Non potrò fare nulla finchè
tu non ti scopi Brend! Che ti costa?! Se invece di
farti Beckett prima ti facevi lui, a quest’ora non c’era più nessun vergine in
questa casa!-
-Sarò anche una stronza, ma io non ho nessuna
intenzione di farmi Brendon come se fosse il primo
pirla che mi capita a tiro!-
Entrambe spalancammo gli occhi alle mie parole: non
credevo di averle dette seriamente. Per fortuna qualcuno aprì la porta e Jill
alzò lo sguardo per vedere chi era, quando sentii Pete
parlare.
-Oh… Non credevo che voi due foste bisex!-
Alla sua affermazione Jill si alzò di scatto e io
saltai giù dall’altro lato del letto, sistemandomi il vestito verde a quadri
con le guance che mi scottavano. Quando rialzai lo sguardo poi vidi chi c’era
nascosta dietro Pete ed in coro io e la bassista
urlammo “Gwen” prima di correre ad abbracciarla.
-Sei ancora in accappatoio?-
Domandò la rossa –tinta, ovviamente!- rivolgendosi
alla bionda, che subito iniziò a spiegare che era in ritardo per causa mia.
Sospirai, prima che Pete mi prendesse per le spalle e
mi accompagnasse via da lì.
-GoldyMay! Mi ha detto Bden che oggi pomeriggio avete
parlato e ormai fate coppia fissa!-
-EH?! Pete, non vedo Urie
da più di sei ore!-
Ero letteralmente sconvolta, non riuscivo a credere
che Brendon si inventasse di sana pianta certe cose.
Non era possibile! Seguii Wentz verso il giardino e
notai l’enorme tenda che aveva fatto piantare nel pomeriggio per la festa. Era
già piena di persone e –cosa più inquietante- ne stavano arrivando altre. Nella
moltitudine vidi il cantante dei Panic correre
ovunque per parlare con delle persone a me sconosciute. No, un attimo… Era Gerard Way quello? Stavo per domandarlo, quando
Ross arrivò da me e mi appoggiò la mano sulla spalla libera da quella di Pete.
-Devo parlarti.-
Disse conciso e lo seguii senza fare domande verso
la Big Room che era stranamente spopolata. Lì si
appoggiò al muro e mi guardò negli occhi per qualche secondo.
-Che bello quel foulard…-
-Grazie… Mi hai fatto venire qui per questo?-
Scosse la testa e si guardò un attimo in giro
circospetto.
-Devi darla a Brendon. Davvero… è un consiglio da amico.-
Io lo osservai un po’ spaesata, aggrottando le
sopracciglia. Si erano tutti messi d’accordo per farsi gli affari miei? Non
potevo più avere una vita privata nemmeno nel mio letto? Ma la domanda che più
mi premeva era un’altra.
-Da quando siamo amici io e te?-
Lui mi fissò con una faccia da pesce lesso, prima
di staccarsi dalla parete ed alzare le spalle. Poi mi sorrise appena, non
sapendo nemmeno lui cosa dire.
-Beh, qui siamo tutti amici, no? Comunque davvero, Brend è un bravo ragazzo. Se gli dai una possibilità…-
-Lui non ti rompe le palle e tu puoi farti Jill… Capisco.-
Lo sentii borbottare un “esatto” un po’
imbarazzato, mentre dal divano alle mie spalle resuscitava un William Beckett
tutto spettinato con indosso una camicia bianca mezza slacciata e dei jeans attillatissimi. Entrambi lo guardammo mentre sbadigliava e
ci salutava.
-Ryan, May… La festa è iniziata?-
Domandò sbadigliando, guardandosi attorno un po’
rincoglionito. Ross ne approfittò per fuggire via così che io e Will restammo a
fissarci.
-Sì, anche se la festeggiata è in ritardo.-
Feci per incamminarmi ma lui mi raggiunse,
prendendomi a braccetto in modo amichevole. Alzai il viso per sorridergli e lui
ricambiò, mentre andavamo insieme verso il giardino dove si erano affollati
tutti.
-Senti Will… Ti ringazio.-
Mugugnai in modo impercettibile, infatti lui si
bloccò e si abbassò per arrivare alla mia altezza e sentirmi meglio.
-Cosa hai detto?-
Io arrossii in modo osceno e mi morsi le labbra,
prima di prendere il coraggio di ripetermi.
-Ti ringrazio… Per prima.
Per tutto.-
Le sue labbra si appogiarono
per un ultimo innocente bacio a stampo sulle mie, prima che si raddrizzasse ed
insieme entrassimo nella tenda.
Jill
Pov (2006)
A
svegliarmi, quando ormai era sera, fu Pete.
Lo maledissi per i primi istanti mentre lui mi scuoteva piano una spalla per
attirare la mia attenzione. Me lo trovai davanti vestito di tutto punto con un
paio di pantaloni neri e una camicia nera del medesimo colore. Mi misi a sedere
stringendomi nell’accappatoio per evitare di denudarmi davanti a lui.
“Gli invitati stanno iniziando ad arrivare” mi disse sottovoce Pete mentre io lo guardavo con gli occhi sgranati.
“Ma la festa non era per le nove??”
“Si… sono le nove e un quarto infatti”
Avevo dormito la bellezza di cinque ore e mezzo! Pete
si alzò uscendo dalla stanza e raccomandandomi di sbrigarmi a prepararmi. Mi
ristesi un attimo, ancora un po’ assonnata viste le luci soffuse della bajour sul comodino di Ryan. Guardai proprio quest’ultimo
che dormiva sereno al mio fianco con la bocca socchiusa e il viso rilassato.
Mi misi su di un fianco per poterlo guardare meglio mentre facendo attenzione
gli spostavo il ciuffo castano dal viso. capii che era sveglio quando alzò un
braccio ,sempre però aprire gli occhi, posando la mano dietro alla mia schiena
per attirarmi più vicina a lui. Lasciai che mi baciasse per alcuni minuti ma
poi mi alzai mentre lui apriva gli occhi disturbato “Devo andare a prepararmi,
e anche tu dovresti darti una sistemata o non potrai farmi da cavaliere!”
Lui si alzò di controvoglia mentre io uscivo dalla stanza e, guardandomi prima
attorno circospetta, sfrecciavo nel mio appartamento e più precisamente nella
mia stanza.
Proprio mentre stavo per gridare per farmi aprire ecco che May apparve
magicamente con un sorriso spensierato “Oh finalmente riesco ad incontrarti!
Buon compleanno!”
Speravo stesse scherzando, che mi stesse prendendo per il culo. Non poteva
tenermi chiusa fuori dalla mia stanza e poi far finta di nulla così! No!
La allontanai decisa mentre lei tentava di abbracciarmi, tanto che mi guardò
senza capire “c’è qualcosa che non va?”
Doveva essersi rincretinita… una persona normale non
chiude fuori un’altra persona senza un motivo apparente valido! “Ma no guarda!
Va tutto benissimo!” sbottai un po’ isterica mentre le spiegavo le ragioni per
le quali mi aveva fatta davvero incazzare. Ma lei non sembrava interessata,
arrivando a stendersi sul letto con non curanza.
Da li iniziammo a speculare sui rispettivi rapporti interpersonali fino al
degenero “Da quando te ne frega dalla mi vita sessuale?” chiese piccata mentre
io mi trattenevo dal menarla “Pensa alla tua e vedi di farti sverginare
velocemente da Ross così non sei più frustrata!”
Quella fu la goccia. Mi avventai su di lei cercando di tirarle i capelli mentre
la poveretta tentava di difendersi dalla mia furia cieca. Odiavo quando le
persone ,mi rinfacciavano di essere vergine, sembrava diventato l’argomento di
maggiore interesse per tutti gli abitanti di quella casa! “Non potrò fare nulla
fino a che tu non ti scopi Brend! Che ti costa?! Se
invece di farti Beckett prima ti facevi lui, a quest’ora non c’era più nessun
vergine in questa casa!”
La lotta proseguì più o meno per un paio di minuti prima che la venuta di Pete mise fine al conflitto. Ma non era solo.
“Gwen!” urlammo all’unisono io e May mentre la rossa
correva ad abbracciarla. Io invece abbracciai Pete
perché lo avevo capito al volo che, se la mia amica era li, il merito andava
tutto a lui. Il moro si prese poi May uscendo con lei dalla stanza e raccomandandosi
di far presto ma io avevo ormai deciso di farmi desiderare dai miei ospiti,
visto che intanto non ne conoscevo un buon settanta per cento a quanto pare.
Abbracciai di slancio Gwen che prese a tempestarmi di
domande su tutto, soprattutto su Ross visto che la stavo tenendo aggiornata ma
non ci eravamo sentiti negli ultimi giorni visto la mole di lavoro.
Guardò con un sopracciglio alzato sul accappatoio dove troneggiava la targhetta
con scritto sopra “Ryan”
“Non è come pensi” le dissi ridacchiando.
“Allora come è?” mi chiese senza credermi così io alzai gli occhi al cielo.
“Siamo stati interrotti, mi piacerebbe che fosse davvero così”
Presi dall’armadio un vestito nero che non avevo mai visto e mi accertai che
non ci fosse inciso sopra il simbolo di Pete. Grazie
a dio qualcosa in quel armadio non era della Clandestine Industries.
Gwen intanto si guardava attorno affascinata “è
davvero bellissimo questo posto” commentò poi guardando dalla finestra che si
affacciava sulla piscina “che salto di qualità!”
“Direi di si!” gli dissi sorridendo. Mi misi quel vestito stracorto con il
corpetto nero di pizzo e la gonna di tulle. Lei mi guardava mentre io le
raccontavo tutto nei dettagli, dal modo in cui lo avevo conosciuto, alle
litigate dei primi giorni, a Keltie, al suo modo di baciare… e lei non faceva altro che ridacchiare divertita
mentre mi truccato e mi sistemavo la chioma bionda.
“Direi che sei cotta” mi disse mentre uscivamo dalla mia stanza dirette in
giardino.
Io sospirai “Si direi anche io… e ne sono un po’ spaventata…”
Lei replicò ma io non riuscii a darle più retta, guardandomi attorno
esterrefatta e facendo un solo pensiero…
“Ma quanta cazzo di gente c’è?!”
Continua…
Nda.
Scusate per il ritardo e per le poche parole ma siamo di
fretta!
Capitolo 12 *** Act 2. Chapter Seven, Part Two: Sometimes the best present is someone who helps you to bring out trash ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter seven part two : Sometimes the best present
is someone who helps you to bring out trash.
May pov.
Non avevo mai visto così tante persone in tutta la mia
vita, se non al concerto dell’altro giorno. Ma parlando di feste, lì c’era
concentrata più gente di quanta ce ne fosse in piazza il giorno della festa di
paese di Evansville. Lasciai presto Beckett insieme a Travis, andando a cercare
gli altri della mia band continuando a scontrami con personaggi famosi che
avevo visto solo su youtube o in tv. E fu in quel momento che mi venne una
crisi di agorafobia e tutto iniziò a girarmi attorno. Per mia fortuna Ross
arrivò a salvarmi proprio mentre stavo per cadere in terra.
-Stai attenta a dove metti i piedi! Come fai ad inciamparti
in un divanetto?-
Io mi ripresi in fretta e mi allontanai da lui con un
balzo, guardandolo allarmata. Non mi aveva quasi parlato per giorni da quando
ero in quel dormitorio e nel giro di un’ora era già la seconda volta che me lo
ritrovavo appresso. La cosa nonera
affatto normale né logica…
-Mi stai pedinando?-
Domandai con sospetto, mentre lui si limitava a farmi un
sorrisino accompagnato da un gesto della mano che mi indicava il buffet.
-Ti va di mangiare qualche stuzzichino insieme?-
Accettai con diffidenza, prima di trovarmi con un piattino
in mano seduta accanto a lui ad un divanetto sull’orlo della piscina. Con lo
sguardo stavo controllando che Brendon non si curasse affatto di noi,
continuando a girare tra gli ospiti come un cucciolo felice in cerca di
attenzioni. Sì, aveva tutta l’aria di uno di quei barboncini che saltellano su
due zampe in modo buffo per strapparti un sorriso e guadagnarsi il tuo affetto.
-A volte mi chiedo se ha battuto
la testa da piccolo… O se fa uso di qualche droga.-
Mormorai prima di addentare un
tramezzino, senza staccare gli occhi dal cantante dei Panic. Il chitarrista
sospirò e si lasciò affondare nel divano, appoggiando un braccio sui cuscini a
pois.
-Credo che sia proprio venuto al
mondo così, purtroppo. Ma non preoccuparti! Alla fine, anche se è un po’ scemo…
Un po’ tanto in effetti… è un bravissimo ragazzo! È l’ideale che ogni ragazza
vorrebbe.-
Alzai un sopracciglio e mi voltai
ad osservare Ryan, non riuscendo ancora a capire il perché di quest’improvvisa
voglia di parlarmi di Brendon. O meglio… Sapevo che cosa voleva che facessi.
-Stai ancora cercando di
convincermi che devo andare a letto con lui?-
Lo vidi irrigidirsi e tirare le
labbra in un sorrisetto nervoso, mentre stritolava una pizzetta innocente tra
le dita. Decisamente antisgamo…
-Macchè! Volevo solo parlarti di
lui… Siccome sono quello che lo conosce meglio posso consigliarti. Vedo che sei
indecisa su cosa fare…-
-No, in verità so bene che fare…
Ovvero stargli alla larga il più possibile prima di ritrovarmi seriamente
impantanata in una relazione con lui.-
Ed era vero… Volevo stare lontana
da Brendon perché se solo avessi sbagliato una mossa e mi fossi lasciata
prendere dai sentimenti che stavano nascendo i me, avrei finito per diventare
la sua ragazza e ad essere addirittura innamorata di lui. Avevo un terrore tale
di finire così che preferivo direttamente cercare di evitare ogni contatto.
-Ma è impossibile restare lontana
da lui, lo sai? Quando vuole qualcosa ti rompe fino allo sfinimento finchè lo
ottiene! È un rompicoglioni… Ma uno tenero! E amabile… Quando ce l’hai accanto
poi hai sempre il buonumore! Ed è disposto a fare qualsiasi cosa per te…-
Iniziò ad animarsi, gesticolando
per enfatizzare le proprie parole. Non sapevo se credesse veramente in quello
che stava dicendo, ma nelle sue parole c’era una scintilla di entusiasmo che
nascondeva un fondo di verità. Era la prima volta che parlavo così tanto con
Ryan e già mi stavo facendo un’idea di lui… Credo che, per quanto si
lamentasse, voleva davvero bene a Brend come nessun altro. Con il senno di poi,
ho cominciato a pensare che, nonostante tutto, volesse che io ed il cantante ci
mettessimo veramente insieme perché voleva vederlo felice. Non era solo per un
fatto puramente egoista.
-Ascolta, Ryan… Non ho dubbi su
ciò che mi stai dicendo. Penso anche io che lui sia una persona fantastica in
fin dei conti. Però, il fatto, è che io non voglio…-
Non feci in tempo a finire la
frase che qualche cosa cadde in piscina ed un ondata arrivò a bagnare me e
Ross. Quando mi voltai vidi l’oggetto del nostro discorso che affondava in
acqua con i vestiti. Sgranai gli occhi spaventata e per un attimo mi venne un
colpo al cuore, pensando che fosse un incidente. Però poi tornò a galla e si
guardò in giro con i capelli appiccicati alla fronte.
-Ma come non sono morto?-
Disse, mentre Jill gli urlava
qualcosa dall’altro lato della piscina. Abbandonai il piattino con la roba da
mangiare in terra e, dopo aver lanciato un’occhiata truce a Urie, me ne andai a
grandi passi. Razza di uomo degenere!
-Amore mio ti prego aspetta!-
Lo sentii urlare, ma non lo
ascoltai decisa a nascondermi tra la folla per non essere raggiunta da lui. Non
poteva davvero essere così stupido… Doveva esserci un limite a tutto!
-May, aspetta!-
Mi voltai per vedere Ross che mi
stava seguendo come se fosse diventato improvvisamente la mia ombra.
-Non ho più niente da dire su
Brend… Né a te, né a Will, né a Pete. Insomma, vedete un po’ di farvi gli
affari vostri! Siete asfissianti…-
Strinsi i pugni irritata, prima
di portarmi una mano fra i capelli e strapparmi la fascia che mi stava facendo
bollire il cervello. Mi accorsi così che stavo ancora tremando per lo spavento
dell’aver visto Urie cadere in piscina. Lui mi osservò con le palpebre
spalancate per qualche istante, prima di appoggiarmi la mano sulla spalla.
-Senti, detto semplicemente… Se
Brendon ti piace così tanto, dagliela così non ti asfissiamo più.-
Detto questo fece retro front e
sparì fra la gente, lasciandomi lì a bocca aperta.
Jill
pov.
C’erano
più sconosciuti a quella festa che persone conosciute.
Una varietà incredibile di vip si aggirava sotto al tendone sorseggiando
alcolici e cocktail.
Io mi guardavo attorno un po’ intimidita da tutte quelle persone che mi
facevano gli auguri e che io non sapevo nemmeno come ringraziare. Quando poi
Simon mi portò via Gwen e rimasi sola mi venne per un attimo la voglia
impellente di fare retro front e chiudermi in camera di Ryan a dormire fra le
sue bracca. A proposito di Ryan, dove cazzo si era cacciato??
Pete corse in mio aiuto iniziando a presentarmi gente poi arrivò davanti a due
volti che conoscevo fin troppo bene e che avevo ammirato ogni giorno della mia
vita dai grandi poster appesi alle pareti della mia piccola stanza in mansarda,
ad Evansville.
“Jilliahn loro sono Gerard e Mikey! Ragazzi lei è Jill, la mia nuova
figlioletta e festeggiata del giorno!” disse allegro mentre io in totale
incoscienza stringevo la mano a i due componenti di quella che era stata per
anni la mia band preferita e lo era ancora.
“Lei è il tuo nuovo talento di cui tanti mi parlavi?” chiese Mikey a Pete che
annuì fiero abbracciandomi le spalle con un braccio mentre mi ficcava in mano
un gin lemon.
“Eh si! Sentirete che cd stanno facendo è davvero stupefacente” si stava
gasando un po’ troppo quell’uomo mettendomi pesantemente in imbarazzo “Tra
l’altro” proseguì “Le mie piccole pesche facevano le vostre cover all’origine…”
lo guardai scioccata, no non poteva averglielo detto sul serio “è loro quel
video che ti ho mandato l’altro giorno! Anche se è un po’ datato!”
“Ma Pete” mi portai una mano al viso, avvilita “avevo quattordici anni in quel
video!”
“Siete molto bravi però” disse Gerard con un sorriso che mi fece rimanere di
stucco “Ma dove si è cacciato Frank? Sono certo che lui avrebbe qualche buona
parola in più da spendere! Era rimasto molto colpito dal vostro chitarrista”
Rimasi a parlare con loro ancora qualche minuto e nel momento in cui riuscii a
parlare davvero sciolta Pete mi trascinò via.
Volevo davvero ucciderlo a quel punto.
“Quando Gwen vedrà Mikey le prenderà un collasso” dissi infine scuotendo il
capo.
Pete mi presentò tanta di quella gente che mi venne subito mal di testa.
Produttori discografici, direttori artistici, stilisti di moda, musicisti,
modelle… attrici…
“è davvero Lindsey Lohan quella la?” chiesi scioccata.
“Già e lei è Nicole RIchie” aggiunse sorridendo presentandomi una piccola
ragazza bionda.
Si, era decisamente sconvolgente quante persone famose fossero accorse per una
chiamata di Wentz. Lo guardai sparire verso Paris Hilton, che io non volevo
conoscere, e mi diressi verso il buffet ma subito venni arpionata da Brendon
che mi prese attirandomi a se “Dobbiamo far ingelosire May!” disse mentre mi
sollevava il vestito nel tentativo di stringermi a se.
Io per la sorpresa gli mollai uno schiaffo in faccia “Ma sei impazzito??”
“Lei mi sta tradendo con Ryro!”
Io mi voltai di scatto nella direzione che Brendon stava indicando con tanta
veemenza ma mi ritrovai solamente a guardare Ryan che parlava con May “Ma
Brendon non stanno facendo nulla…non si stanno nemmeno toccando”
“Ma tu non capisci! Nessuno resiste al fascino di Ryro!” si lamentò lui
portandosi le mani ai capelli “è finita l’ho persa del tutto! Tanto vale
suicidarmi ora!!”
E detto questo di lanciò in piscina sotto il mio sguardo orripilato.
Metà festa si era fermato a guardarlo mentre lui riemergeva “Ma come non sono
morto??”
“è acqua mica acido!” dissi allargando le braccia.
No, non poteva averlo fatto.
May per risposta si alzò dal divanetto guardandolo male ed allontanandosi in
fretta sempre con Ryan dietro a seguirla come un cagnolino che però mi fece segno
di aspettarlo li. Io alzai le spalle ricordandomi di chiedere il motivo di quel
attaccamento da parte del ragazzo alla mia cantante.
“Amore mio ti prego aspetta!” disse Brendon cercando di risalire dalla piscina
ma non riuscendoci “Non mi lasciare per Ryan! Lui puzza! E non piega mai i
calzini! Senza contare che non paga le bollette!”
Simon cercò di aiutarlo ma fu trascinato a sua volta nell’acqua seguito poi da
Pete che si era sporto per salvarli entrambi.
Io mi allontanai velocemente sedendomi accanto a Patrick “é… follia”
“Nah è solo Brendon” replicò il rosso ridacchiando mentre Gwen mi si
avvicinava.
“Ma perché Peter e Simon si sono lanciati in piscina con il cantante dei
Panic…” vide Patrick arrossendo improvvisamente “at… the… the…”
“Gwen ti presento Pat”
Lui le fece un cenno un po’ imbarazzato, ma la timidezza di Patrick con le
ragazze era nota a tutti ormai. Visto che restavano fermi a fissarsi
imbarazzati e visto che sapevo quando Gwen fosse interessata al cantante dei
Fob la feci sedere al mio posto allontanandomi velocemente.
Conoscendo Pat e Gwen sapevo che non sarebbe successo nulla se li avessi
lasciati soli… un po’ per la differenza d’età, un po’ perché comunque lei era
fidanzata da anni con in ragazzo del nostro paese. Un po’ perché lui davvero
impacciato, ma so che lei mi amava per averla lasciata la a parlare con lui.
Mi diressi verso Joe che mi stava chiamando per potermi salutare e passando
accanto a Brendon lo sentì dire qualcosa a Travis McCoy e Gerard Way che mi
lasciò un attimo perplessa…
“Io e May siamo fidanzati ormai, anche se fa finta di niente in realtà mi ama
molto e mi farà perdere presto la verginità!”
Mi allontanai velocemente correndo ad abbracciare il chitarrista dei FOB,
spaventata da Brendon.
Si, era follia…
May pov.
Ero seduta tranquilla a parlare
con Phill quando all’improvviso alle mie spalle spuntò William con una strana
espressione sul viso. Mi si sedette accanto ricevendo uno sguardo obliquo da
parte del chitarrista, che si alzò scazzato per andare da Dam. Ancora era convinto
che tra me e e Beckett ci fosse qualcosa, credo…
-Non voglio stressarti, May,
davvero… Ma credo che tu debba chiarire le cose con Urie il più presto
possibile… Sta andando in giro a dire che tu e lui siete fidanzati
ufficialmente e che lo sverginerai in fretta.-
Sgranai gli occhi sconvolta e mi
alzai di scatto, senza smettere di guardare Will.
-Stai scherzando?!-
-No… L’ha detto a tutti. Certo
che sbandierare che è vergine è davvero da idioti. Non ha una dignità da
mantenere?-
Non rimasi lì un secondo di più,
cominciando a correre tra la gente per trovare quel coglione. Non poteva
sputtanarmi in quel modo davanti a tutte quelle celebrità!Ed ecco che lo avvistai, ancora mezzo
fradicio, seduto accanto a Katy Perry che ridacchiava con lui.
-…sì. Presto ci sposeremo anche e
vedrai che cerimonia…-
Gli arrivai proprio davanti e gli
afferrai il colletto della camicia, lui mi sorrise e mi appoggiò le mani sui
fianchi tutto felice.
-MayMoon! Stavamo parlando di
te!-
La mora mi salutò con un gesto
della mano e io arrabbiata com’ero non risposi, tirando su di forza Brendon.
Senza dire una parola lo portai via da lì e insieme andammo nel giardino
frontale, dove nessuno si avventurava. Non era mia intenzione portarlo in
camera perché ero certa che avrebbe frainteso e che tutti si sarebbero fatti
un’idea sbagliata. Come se già non fossero bastate le chiacchiere inutili e
infondate di Brendon.
Lui si sedette sulla fontana
viola, guardandomi con questo sorriso stupido sulle labbra senza capire il
perché lo avessi trascinato fino a lì. Continuavo a fissarlo arrabbiata e
frustrata, volendo sfogare tutta la mia rabbia contro di lui prendendolo a
schiaffi ed urlando… Ma dovevo contenermi, dato che la casa pullulava di gente.
Non ero mai stata una persona violenta, ma lui mi tirava fuori tanto di quel
nervoso che potevo diventarlo.
-MayMoon… Perché mi hai portato
qui? Se vuoi fare l’amore con me potevamo andare in-
-Devi smetterla, Cristo santo!
Basta! Non ti rendi conto di essere insopportabile?!-
Sbottai con cattiveria senza
riuscire più a trattenermi. Lui sgranò i grandi occhi neri in modo pietoso,
sembrando un cane bastonato. Ma ero talmente accecata dalla rabbia che non mi
lasciai commuovere.
-Non puoi pretendere che io mi
metta con te comportandoti in questo modo! Io non sono la tua dannatissima
fidanzata… E soprattutto non si fa così solo per finire a letto con qualcuno!-
Tirai un calcio ad un sasso che
rotolò fino ad in mezzo al vialetto, prima di sedermi accanto a lui. Mi strinsi
i capelli fra le mani iniziando a piangere come una stupida. Piangevo solo
quando ero nervosa e non vedevo via d’uscita da una situazione…
-Non mi puoi obbligare a fare
l’amore con te, lo vuoi capire?-
Mi ritrovai a mormorare, quando
le sue braccia si strinsero attorno a me e il mio viso affondò nel suo petto.
Gli tirai un pugno sulla camicia, prima di stringerla forte.
-May… Se non vuoi perché hai
paura possiamo anche aspettare!-
-Quanto sei ottuso Brendon?! La
mia non è paura… Io non voglio che la tua prima volta sia squallida! So cosa
vuol dire perdere la verginità su un pavimento solo per sfizio e senza essere
amato! È uno schifo!-
La mia voce si tava facendo più
isterica di prima e mi dava fastidio. Non so come lui facesse a sopportarla in
quel modo.
-Ma con te non potrà essere
squallido, amore mio… Con te sarà dolce e piacevole. Perché sono sicuro che un
po’ d’amore ci sarebbe. E di certo no, no ti obbligherei a stare su un
pavimento gelido. Abbiamo tanti letti!-
C’era tanto di quel calore nel
suo modo di parlare che mi sentii ancora peggio di quel che mi credevo. Ma era
così… Confronto a Brendon io ero dannatamente sporca e crudele, per forza mi
sentivo uno schifo.
-Sei talmente stupido che è
avvilente…-
Lui ridacchiò un attimo,
lasciandomi un bacio sui capelli. Poi io mi tirai su, per guardarlo negli
occhi. Qualcosa dovevo pur dirgli… Cosa avremmo chiarito altrimenti?
-Brendon Urie… Io sono davvero la
persona sbagliata da cui cercare amore, però…-
Non riuscii a finire la frase
perché in due perdemmo l’equilibrio e scivolammo dentro la fontana, illuminati
dalle luci al neon. Guardai Brendon sdraiato sotto di me, con il volto che
cambiava da rosso a viola per l’illuminazione folle… Lui mi spostò dei ciuffi
bagnati dalla faccia e poi si sporse facendo leva sui gomiti, fino a baciarmi.
Sorrisi, accorgendomi che i nostri discorsi seri finivano sempre con noi che ci
baciavamo immersi nell’acqua. Mi scostai dal suo volto e mi alzai in piedi
porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. Si era appena asciugato dal bagno
in piscina ed ora era di nuovo tutto bagnato.
-Ci conviene rientrare per
asciugarci, sai? Prenderai una broncopolmonite…-
Lui si alzò e mi abbracciò il
fianco, sollevandomi per uscire da quell’astrusa fontana mentre l’aria fredda
si faceva sentire. Così andammo nella mia stanza e dopo essermi messa in
pigiama a lui diedi l’accappatoio di Simon, guardandolo poi sparire in bagno a
levarsi tutti i vestiti bagnati. Il vociare degli ospiti arrivava fino alla
stanza e sentivo che qualcuno iniziava già a salutare, dato che era ormai
tardi… In tutto quel disastro di serata non avevo fatto amicizia con nessuno e
nonostante questo tutti sapevano chi ero dato che Urie aveva spifferato false
voci in giro. Sospirai e mi passai la salvietta sui capelli, prima di lasciarmi
cadere sul materasso, ma non passarono nemmeno cinque minuti che lo sentii
abbassarsi sotto il peso di Brendon. Incrociai i suoi occhi neri ed allungai le
mani verso le sue guance per accarezzarle.
-Prima non hai finito di parlare…
Dovevi dirmi qualcosa di importante?-
Domandò, appoggiando il gomito
vicino alle mie costole per rimanere alzato sopra di me e potermi guardare. Il
mio sguardo scivolò in giù e mi resi conto che sotto l’accappatoio Urie era
completamente nudo. Arrossii e mi concentrai di nuovo sui suoi occhi, prima di
mettermi a fare seriamente pensieri su di lui.
-Sì… Volevo dirti che se proprio
vuoi puoi darmi lezioni di chitarra.-
Affermai, anche se non era quello
che volevo dirgli. La mia prima intenzione era fargli sapere che ero disposta a
tentare di avviare una relazione con lui, che sarebbe anche stata la prima che
avrei avuto nella mia vita. Però, in quel momento, preferii tacere ed
inventarmi una scusa a caso… Lui era talmente ingenuo che si fece prendere
subito dall’entusiasmo e mi abbracciò.
-Aw, che bello MayMoon!
Diventerai presto la nuova Jimi Hendrix della DecayDance!-
-Non credo proprio, Bden…-
Lui saltò indietro e mi osservò
con gli occhi talmente spalancati da sembrare una SuperChicca. Fece un verso
strano portandosi la mano davanti alla bocca e io rimasi intimorita.
-Mi hai chiamato Bden!!! Mi hai
chiamato Bden!!!!! Mi ami, allora!-
Si avventò su di me e mi baciò
con tanta passione che dovetti attaccarmi alle sue spalle e cacciarci dentro le
unghie per allontanarlo da me. Così lui si staccò e saltò in piedi iniziando a
saltellare come un pazzo urlando una specie di cantilena che diceva “la mia
fatina delle verdi colline d’Irlanda mi ama”. In tutto questo agitarsi gli si
alzò l’accappatoio lasciando poca fantasia nell’immaginare come fosse, dato che
praticamente riuscii ad intravedere tutto. Mi coprii la faccia di sicuro
bordeaux e strizzai gli occhi per evitare di fissarlo…
-Brendon Urie! Per favore,
siediti e stai tranquillo.-
Lui obbedì e torna a sedersi al
mio fianco, così cominciò a sproloquiare riguardo la serata e a tutte le
persone con cui aveva parlato. Lo ascoltai in silenzio, sorridendo quando si
sbracciava per spiegarmi meglio le cose… Finchè mi scappò uno sbadiglio e lui
si bloccò.
-Vuoi andare a nanna?-
-Sono un po’ stanca, in effetti…
Continuiamo domani… Salutami Ryan.-
Lui ridacchiò e mi lasciò un
bacio sulle labbra, prima di alzarsi e sparire dalla porta. Andai un attimo a
lavarmi i denti e sospirai rilassata… L’idea di lasciare che Bendon provasse a
stare con me seriamente a quel punto mi sembrava piacevole, anche se doveva
essere faticoso. Però se fosse stato facile credo che non gli avrei voluto così
tanto bene… Uscii dal bagno sorridente e mi trovai davanti Brendon con una
strana espressione da maniaco sulla faccia.
-Ryan mi ha chiuso fuori! Dormo
con te!-
-Dormire vuol dire dormire,
Brend…-
Affermai decisa, andando
direttamente ad infilarmi sotto le lenzuola. Lui si avvicinò saltellando al mio
letto e con mio grande stupore si levò l’accappatoio ripiegandolo bene ed
appoggiandolo sulla sedia. Io non riuscii a staccare gli occhi da lui mentre
veniva a sdraiarsi al mio fianco completamente nudo.
-URIE! Che cazzo fai?!-
-Dormire con l’accappatoio è
scomodo! Così dormo meglio…-
Fece per abbracciarmi ma io
sgusciai verso l’angolo del letto per evitare di avere contatti fisici con la
sua nudità.
-Stammi lontano… Stammi lontano o
è la volta buona che ti ammazzo.-
-Non mi ami più? Non vuoi dormire
stretta stretta tra le mie braccia?-
Sentii le sue mani scivolarmi
sulla pancia per trascinarmi verso di sé ma gli lasciai una sberla che lo
intimidii abbastanza per staccarsi da me.
-Dormi e stai lontano. Devo farti
lo spelling?-
-Eri la prima nelle gare di
spelling del tuo paese, vero? Le fanno in Irlanda?-
-Dormi!-
E da lì calò il silenzio completo
su di noi… Finchè, dopo dieci minuti, fui io stessa a cercare la mano di
Brendon ed afferrarla. Ma lui stava già dormendo e non se ne accorse, quindi
approfittai ed appoggiai la testa nell’incavo del suo collo.
Jill pov.
Erano le tre del mattino, minuto in più, minuto in meno.
Pete venne verso di me chiedendomi di Urie ma io scossi il capo “Potrebbe
essere ovunque.. quel ragazzo ha l’Aperion in testa…” commentai da seduta sopra
alla sdraio a bordo piscina mentre lui proseguiva le ricerche senza aver capito
assolutamente nulla di quel che avevo detto. Concetti filosofici, una delle mie
fissazioni.
Gwen mi venne accanto felice raccontandomi che aveva passato la serata con
Patrick a badare a Simon ubriaco e che, nel parlarci, non aveva potuto far
altro diventare ancora di più una Patrick Stump fans.
“Ora vado a letto tata” mi disse alzandosi “Mi porto anche Simon così voi avete
la stanza libera” disse facendomi l’occhiolino “e poi perché mi preoccupa un
po’”
“Quanto ti fermi?” le chiesi “Ti vorrei far fare un giro per Los Angeles!”
“Fino a sabato! Abbiamo quattro giorni!”
Io annuì mentre lei mi augurava la buona notte andando a letto con Simon che la
seguiva sbandando un po’ di qua e un po’ di la.
Io rimasi a prendere i saluti di tutte le persone che avevo conosciuto quella
sera o che già conoscevo.
Patrick mi si avvicinò abbracciandomi e lasciandomi un bacetto fra i capelli
“Vado a casa, vedi di dormire un po’ anche tu pulcinetta bionda” mi disse
accarezzandomi le ciocche chiare prima di staccarsi mentre io sorridevo. Ormai
mi ero affezionata moltissimo anche a Patrick e, pensandoci bene, chiunque
passasse un po’ di tempo in nostra compagnia diventava subito importante.
Così era stato anche per il cantante dei FOB che andò a letto raccomandandosi
di fare attenzione ai pazzi e con la promessa di uscire la sera successiva,
chiedendo di portare anche Gwen…
Anche William andò a letto un po’ ciucco seguito poi da Trevis e Phill. Dam e
Joe mi aiutarono a tirare su un po’ di sporcizia mentre tutti gli altri
sembravano desaparasiti. Alla fine mi ritrovai da sola ad accumulare sacchetti
della spazzatura in un angolo. Lo so che era il mio compleanno e che,
teoricamente, dovevo essere esonerata da tutto ciò ma sembrava una porcilaia
quel giardino. Mi voltai per sistemare i tavoli ma mi trovai di fronte Ryan
Ross che, cogliendomi alla sprovvista, mi fece prendere un colpo.
“Ma da dove sbuchi?” chiesi portandomi una mano sul petto. Lui mi passò le
braccia attorno al collo stringendomi a se ma io lo allontanai infastidita
iniziando a sistemare delle sedie “Mi hai evitato tutta la sera e adesso vieni
ad abbracciarmi?” chiesi acida mentre lui mi guardava con un sopracciglio
alzato.
“Ma mica ti ho evitato”
“Ah si?? Io non ti ho visto…”
“Beh c’era molta gente…” Io penso che lo fulminai con gli occhi al punto tale
che lui sospirò “Ok va bene ti chiedo scusa solo che stavo cercando di
convincere May a prendersi quel coglione di Brendon…”
Io mi appoggiai con i fianchi al tavolino “E perché mai ti sei dato tanta pena
scusa?”
Lui mi venne addosso appoggiandomi le mani sui fianchi e facendo scontrare le
nostre labbra “Perché voglio averti… e voglio che Brend si metta con May”
“E perché mai scusa?” chiesi io mentre il cuore mi partiva all’impazzata.
“Perché se si mettono insieme lui si leverà dalle palle” e detto questi si
avvento sulle mie labbra di nuovo iniziando a baciarle con passione. Mi prese
in braccio, un po’ a fatica viste le sue braccine e mi portò nelle sua stanza
mentre a me veniva da ridere. Pete ci guardò un po’ perplesso mentre parlava
con Andy.
Effettivamente dovevamo sembrare una coppia di scemi. Una volta entrati li Ryan
mi mise a sedere sul letto mettendo poi il pigiama di Brend fuori dalla porta e
chiudendo a chiave.
“Ecco così saranno costretti a stare insieme” disse tornando a prendere posto
accanto a me.
Mi appoggiò la mano sul ginocchio mentre io mi lasciavo sfuggire uno sbadiglio
poco romantico, mascherato malamente dalla mia mano dalle dita sottili
“Scusami” gli dissi poi mentre lui prendeva ad accarezzarmi i capelli vagamente
divertito “Ma io ho un sonno tremendo…”
Lui sorrise alzandosi e aprendo del tutto l’armadio mentre da esso usciva una
cascata colorata di foulard che scivolarono ai suoi piedi. Ma lui non sembrava
curarsene mentre io studiavo stratagemmi per sistemare quel casino assurdo “Ti
passo qualcosa per dormire” mi disse mentre io lo guardavo un po’
interrogativa, entrando con tutto il busto fra i capotti e iniziando a frugare
sul fondo del armadio dandomi, nel contempo, un bella panoramica del suo
fondoschiena.
“Ma i tuoi pantaloni non mi entreranno mai Ross!” mi lamentai ovvia “E nemmeno
le magliette!” dopottutto ero una ragazza munita di fianchi e seno, anche se
non evidentissimo, non ero una tavola da stiro come lui.
“E perché no?” chiese la sua voce da dentro quell’antro, un po’ confusa.
“Perché sei troppo secco…”
Lui uscì lanciandomi in testa una maglietta azzurra “Quella va bene anche a
Zack, è comoda per dormire” commento il chitarrista alludendo al bodyguard
della sua band.
Io lo fulminai con gli occhi “Stai per caso dicendo che sono un’obesa??”
domandai piccata sul vivo. Dopotutto per le donne la linea è importante.
“No sto solo pensando che sei scema!”
Mi alzai entrando in bagno mentre facevo la linguaccia a mister delicatezza e
mo cambiai piegando con cura il vestito prima di indossare la maglietta che mi
andava così larga da sembrare un sacco buttato a caso sul mio corpo. Ringraziai
dio di essere bassa, visto che la maglietta mi arrivava a metà della coscia… se
fossi stata di un’altezza normale mi sarebbe rimasto fuori metà sedere…
Uscii dal bagno con lo sguardo basso. Mi sentivo quasi nuda conciata così ma
quando vidi Ross non mi ritenni poi così inadeguata visto il pigiamino blu con
sopra le stelline che indossava lui. Ne aveva uno uguale mio fratello di undici
anni…
“Qualcosa non va?” mi chiese quando notò che lo stavo fissando con un
sorrisetto.
“Oh nono!” dissi appoggiando il vestito ripiegato con cura su una sedia prima
ti buttare le braccia al collo di Ryan che era tutto concentrato a cercare un
programma in televisione. Gli stampai un bacio sulle labbra prima di dirigermi
verso il letto ad una piazza alzando le coperte.
“Stasera facciamo la coppia anziana” mi disse continuando a cambiare canale
senza staccare lo sguardo dal grande plasma appeso alla parete “ci guardiamo la
tv fino a che non ci addormentiamo…”
Io ci rimasi di sasso. La coppia? Perché eravamo già una coppia? No, stava
sicuramente scherzando, dopotutto non tornava il discorso se pensavo a quello
che mi aveva detto il pomeriggio, ovvero che non si passa da single a fidanzati
in un battito di ciglia…
Ancora non lo conoscevo a fondo e non sapevo che Ryan Ross era paradossale…
Mi misi sotto le coperte, contro la parete mentre lui sceglieva un vecchio film
in bianco e nero “Questo è vecchissimo” mi disse spegnendo la luce e
appoggiando il telecomando sul comodino, prima di stendersi accanto a me e
appoggiarmi un braccio attorno alle spalle per farmi appoggiare al suo petto.
Ancora stavo pensando alla faccenda delle coppia ma, come sempre, l’arrivo di
Brendon mi fece riprendere contatto con la realtà.
Il proemio alla sua venuta fu un sonoro tonfo contro la porta, mentre Ryan
iniziava a baciarmi. Si staccò scazzato mentre un altro tonfo più forte del
precedente tuonava per la stanza.
“Ahia!” gridò Brendon a quel punto “Ryan ma ti sei chiuso dentro? Cazzo potevi
mettere un cartello così evitavo di dare testate alla porta!”
“E che dovevo scrivere sul cartello?” domandò sarcastico il chitarrista dei
Panic “Attenzione agli scemi: la porta è chiusa a chiave e prenderla a testate
non la abbatterà!?”
“No! Bastava che tu scrivessi che stai facendo l’infame scopandoti Jill mentre
io vado in bianco anche stasera!”
Io mi appoggiai al petto del ragazzo, convinta che la cosa sarebbe andata per
le lunghe e chiusi gli occhi.
“Anche io vado in bianco Bdon” disse Ryan scazzato mentre altro emetteva
urletti di gioia.
“Che amico leale ho!”
“Io sono leale si… tu no!” si portò una mano alla faccia “Vai a dormire con
May!”
“Ok Ryro! Grazie!” disse felicissimo il cantante.
“Aspetta Brend! Ti ho messo il pigiama li fuori, lo hai visto?”
“Oh come sei premuroso Ryro… ma non mi servirà…” la voce lasciva che aveva
usato ci spaventò un po’.
Ryan sospirò “Ma cosa devo fare con lui?” chiese rivolto verso al soffitto come
se stesse parlando con Dio in persona. Beh, peccato che Pete fosse di la, se
voleva parlargli poteva farlo no? Io mi alzai senza nemmeno rendermene conto,
sedendomi su di lui e baciandolo appassionatamente. Non perché lo feci, forse
un colpo da matta o un attimo di debolezza dovuto agli ormoni a mille, ma lo
feci. Lui rispose al bacio alzandomi la maglietta e prendendo ad accarezzarmi
la base della schiena. Poi mi fermai, tornando a stendermi sul fianco.
“Dormiamo ora” dissi tentennante mentre le miei guance bruciavano per
l’eccitazione e un po’ di vergogna per essermi mostrata così intraprendente.
Lui ridacchiò spegnendo la televisione e stringendomi fra le sue braccia tra le
quali mi addormentai così come la sera precendente, con un sorriso sulle
labbra.
Iniziava a piacermi molto, quel Ross.
Continua…
Hello everybody!!!
Ecco qui la seconda parte del
capitolo 7 ed il compleanno di Jill!!! ^-^
La serata è finita bene per tutte
e due le ragazze a quanto pare!
Bden come al solito ha dei seri
problemi mentali a lanciarsi così a caso nella piscina sperando di morire! Ma
ormai non ci sono più speranze… L’abbiamo perso fin dall’inizio!!!!
Anyway…
Pronte per il capitolo 8???
GabeyBaby is coming! You can throw your fangs
up!!!
Capitolo 13 *** Act 2. Chapter Eight: G.A.B.E. is on, bitches! ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter eight : G.A.B.E. is on, bitches!
May pov.
Dicembre 2010
(Presente)
Un tempo mi immaginavo che niente avrebbe distrutto la
DecayDance… Credevo che saremmo stati una grandissima famiglia che avrebbe riso
fino alla fine… Che, poi, questa fine mi sono sempre chiesta cosa potesse
essere. La mia fine? La fine della DDR? La fine di noi? La fine del mondo? La
sua fine?
La mia felicità nella Decay era distrutta da tempo,
quindi perché porsi ancora la domanda?
D’altronde, chi si immagina di poterci veramente
sbattere il naso contro questa tanto inaspettata “fine”?
Il corridoio dell’ospedale ci abbraccia con un sorriso
storto mentre ci camminiamo… Gabe abbraccia le spalle di William, che lo
sostiene come se non lo volesse vedere cadere. Io purtroppo non ho la forza di
tenere su Brendon, anche se vorrei tanto poter essere così forte da portarlo in
braccio per proteggerlo da tutto questo. È dannatamente avvilente essere solo
un peso per lui in questa situazione.
Beckett apre la porta e sento Brendon cedere al mio
fianco, così gli appoggio una mano sul petto. Ma il suo peso mi trascina a
terra…
-Gabe… Gabe, per favore… vieni…-
Mormoro, mentre mi tremano le ginocchia per lo sforzo
di tenere su il mio ragazzo. Lui subito accorre e lo accompagna a sedersi
dentro quella dannatissima stanza. Mi blocco nel corridoio, senza riuscire a
muovere più un muscolo mentre le lacrime riprendono a scorrermi sulle guance.
Non ce la faccio a vedere Bden così… Non c’è niente
che io possa fare.
È Will che viene a prendermi la mano, con un sorriso
gentile e mesto sul volto. Ma io non mi muovo ed alzo lo sguardo verso di lui.
-È sempre tutto uno schifo…-
-Lo so, May… Ma dobbiamo
affrontarlo.-
Dicendolo mi asciuga la guancia, prima di appoggiarmi
la mano sulla spalla ed accompagnarmi dentro. E mi sento soffocare… Vedo Brend
seduto da solo e non riesco ad andare da lui pensando che, però no, non posso
lasciarlo solo. Will ha ragione, dovrei affrontare lo schifo perlomeno per lui.
Se fosse per me starei là fuori a piangermi addosso da sola…
Ma no, non ho ancora il coraggio di affrontare la
fine… Così lascio che sia qualcun altro a stare vicino a Brendon, perché io non
riuscirei mai a placare la sua sofferenza. Bello schifo di fidanzata che hai, Brend.
Mi prendo il viso fra le mani, non riuscendo a
guardare in faccia nessuno, sapendo che dentro i loro occhi troverei solo un
mare di tristezza incancellabile. Solo dopo minuti interminabili sento la porta
aprirsi e quando alzo lo sguardo vedo Jill…
Mi sento mancare improvvisamente perché so che cosa
succederà. William se ne accorge e mi abbraccia immediatamente, così appoggio
la testa a lui.
Lei, subito dopo esser stata abbracciata a Gabe, vede
Brendon e gli corre incontro. Li osservano mentre si stringono forte e la presa
di Bill si fa più salda su di me.
-…ssht…-
Sussurra fra i miei capelli ed io resto immobile. Che
posso fare? Vorrei avere la forza per poter riuscire a confortare Brendon, ma
ogni volta che ci provo mi rendo conto di essere completamente inutile… Che
diritto ho io di parlare?
E poi che potrei dire? Non posso capirlo… Io non lo
capisco.
Perdere qualcuno che ti ha praticamente amato come un
padre e tu hai amato come figlio io posso anche comprenderlo. Ma non
totalmente…
Gennaio 2006 (Passato)
Quella mattina c’era bel
calduccio nel letto… Mi strinsi automaticamente contro la centrale di calore
Brendon Urie e lui respirò fra i miei capelli, passandomi una mano sulla
schiena. Intorpidita, mi lasciai accarezzare lentamente e ricambiai andando a
sfiorare il suo petto nudo fino a passargli la mano sul collo. Quanto era caldo
Brendon… Caldissimo. Troppo caldo in effetti.
-Scotti…-
Mormorai sulle sue labbra
che si erano appoggiate alle mie per baciarmi.
-Lo stare accanto a te
accende la mia fiamma, MayMoon…-
Aprii gli occhi e gli
appoggiai la mano sulla fronte per controllare che le mie paure fossero
infondate. Purtroppo era il contrario…
-Bden, credo tu abbia la
febbre.-
-No, ti sbagli. Sono solo
accaldato per l’averti accanto.-
Mi baciò ancora, ma era
evidente che doveva avere la temperatura altissima. Le sue labbra erano
letteralmente ardenti… Mi staccai da lui e mi alzai per andare a prendere il
termometro nel mio beauty-case, prima di ficcarglielo sotto l’ascella e sedermi
sull’orlo del letto. Lui mi osservò piegando la bocca in un’espressione offesa,
allungando la mano per rigirarsi i miei boccoli sulle dita.
-Ti sei ammalato,
complimenti…-
Conclusi, dandogli una
sberla in fronte e facendolo lamentare. In quel momento si aprì la porta e mi
voltai per vedere Jilliahn che entrava con un’enorme maglia. Lei ci guardò un
attimo ed alzò un sopracciglio.
-Vi consiglio di chiudere
la porta a chiave d’ora in poi… Pete prima è entrato qui a cercarmi ed ora sta
dicendo a tutti che Brendon era nudo nel tuo letto.-
Brendon rise e si mise a
sedere abbracciandomi ed ammiccando alla bassista.
-Spero l’abbia detto a
Beckett! Così vedrete come gli rode!!!-
Sospirai chiedendomi
perché doveva essere così scemo, ma non riuscii a ribattere nulla dato che lui
mi sussurrò “ora lui non ti avrà più perché sei mia, MayMoon” prima di
avventarsi sulle mie labbra. Io appoggiai le mani al suo petto per staccarmelo
di dosso, ma lui mi teneva arpionata e la cosa fu difficile. Per fortuna fu
assalito dal bisogno di prendere aria e si spostò, guardando Jill.
-Sì lo so siamo
bellissimi… Ma fissare non è etico, JillyKitty.-
-Tu che parli di etica è
come un ebreo che vota nazzismo, Urie…-
Rispose lei facendomi
ridere, prima che ci salutasse dicendoci di fare i bravi e chiamandoci
“ninfomani”. Brendon ammiccò e mi fece scivolare la mano sul petto, beccandosi
però una sberla dritta in faccia.
-Sei malato. Vado a
scaldarti del thè e a cercare qualcosa da farti prendere. …tu vai a vestirti,
per favore. Ti aspetto in cucina.-
Detto questo mi diressi ai
fornelli per scaldare un po’ d’acqua, per poi controllare se nell’armadietto
dei medicinali ci fosse qualcosa. Lui arrivò qualche minuto dopo con indosso un
pigiama, sedendosi poi con la schiena rivolta verso di me e mostrando così la
riga del sedere.
-Brendon… Non hai messo le
mutande?-
Domandai e lui scosse la
testa, afferrando la tazza che gli porsi con un sorriso storto ed appoggiandola
sul tavolo. Mi afferrò i fianchi trascinandomi contro di lui e baciandomi
famelico il collo.
-Così farai più in fretta
a spogliarmi quando vorrai…-
-Avrei fatto in fretta
anche se avessi avuto su tre paia di boxer Bden… Io in queste cose sono
allenata.-
Gli mormorai all’orecchio,
prima di morderglielo e lasciarlo talmente sbigottito da mollare la presa su di
me. Ci voleva poco a mandarlo in crisi… Mi presi una tazza di latte e mi
accomodai di fronte a lui che mi fissava con la bocca aperta.
-MayMoon, mio dolcissimo
fiorellino celtico… Quanti ragazzi hai avuto prima di me?-
-Nessuno.-
Bevvi un lungo sorso e lui
si sporse verso di me, stringendo gli occhi per vedermi bene, dato che non
aveva né lenti né occhiali.
-Con quanti ragazzi sei
andata a letto?-
-Uhm… Vuoi il numero in
notazione scientifica o ti metto tutti gli zeri?-
Gli risposi, ma lui alzò
le sopracciglia non avendo compreso la battuta. Mi limitai a sospirare e
prendere un biscotto dalla scatola, azzannandolo e iniziando a contare
mentalmente.
-Credo che con Beckett
facciano… Ma devo contare pure il cantante del gruppo country? Con lui più che
tutto è stato-
-Non voglio sapere i
particolari!!-
Sorrisi e poi gli pizzicai
la guancia, prima di chinarmi in avanti e mormorargli il numero all’orecchio.
-Trentatre…-
Lui cadde dalla sedia e io
saltai in piedi per lo spavento, vedendolo che scalpitava sul pavimento per lo
shock. Non credevo che la cosa gli avrebbe creato un simile sgomento,
altrimenti avrei alleggerito la cifra.
-Bden… Non… Non ho mai
amato nessuno però. Se ti puo’ consolare.-
Provai a rassicurarlo e
lui si rialzò prendendomi le mani fra le sue e guardandomi con occhi brillanti.
-Nemmeno io ho amato
nessun’altra! Tu sei la prima, MayMoon!-
Lo abbracciai e poi ci
scambiammo un lungo bacio, che fui costretta ad interrompere per ordinargli di
prendere i medicinali. Lui si lamentò ma poi obbedì, come un bambino… Mi
chiedevo se avviare questa relazione con lui sarebbe stato intelligente, dato
l’immaturità di entrambi. Sospirai andando nel salotto completamente vuoto per
risistemare le medicine nell’armadietto e notai le mille scritte colorate sulla
lavagna bianca, così andai a leggere. Sotto il solito “Ryro is gay and I love
him” firmato da Brendon con tanto di cuore, c’era una lista di messaggi
lasciati dagli altri. Pete diceva che andava a New York con Jill e ci aveva
pure disegnato sopra il suo logo a cui qualcuno aveva aggiunto le corna e dei
genitali maschili. Con una scrittura contorta, poi, c’era scritto che i The
Academy Is avevano un live a Long Beach e poi “vado a tostarmi!” con sotto la
firma di William. Inoltre, i restanti Panic! avevano appuntato di essere
usciti… Poi riconobbi la calligrafia di Phill che diceva “registriamo!”.
Strepitai leggendo e mi
scappò una bestemmia mentre Brendon mi raggiungeva per abbracciarmi. Appoggiò
il dito sulla scritta della sua band e lesse bene ad alta voce, prima di
bloccarsi.
-Se ne sono andati tutti?-
Domandò e io annuii, prima
di sciogliermi dalla sua presa ed avviarmi verso il piano interrato.
-Vado a vedere gli altri,
che se occorre la mia presenza mi fermo giù!-
Lui mi seguii saltellando
e quando fummo davanti alla porta era chiusa a chiave e con il casino che c’era
per la batteria, bussare ed urlare come dei pazzi fu inutile. Brend allora
propose di salire e passare la giornata da soli, con un paio di chitarre e dei
biscotti. Accettai la proposta e, dopo aver insultato pesantemente tutte le
pesche al di là della porta, decisi di seguirlo al piano superiore.
Ci ritrovammo così seduti
sul divano del soppalco con in mano una chitarra ciascuno e Brendon mi stava
spiegando per filo e per segno come iniziare. Io guardavo sconsolata il plettro
fucsia che avevo fra le dita, mentre lui iniziava a strimpellare chissà che.
Sentire lui mi demoliva totalmente… Brendon Urie era –e continua ad essere- un
genio musicale a 360 gradi. Io non sapevo nemmeno fare due accordi e mi
limitavo a cantare, oltretutto in modo pietoso se volevo mettermi a confronto
con lui. Ma, come continuò a ripetermi da quel giorno in poi ad ogni lezione di
chitarra o di canto, dovevo solo credere di più nelle mie capacità. Brendon è
sempre stato l’alimentatore del mio ego…
Dopo la quarta volta che
l’accordo che provavo a fare usciva da schifo lui mi prese la mano sinistra e
mi guardò dritta negli occhi.
-Vedi dovresti fare più
pressione con le dita… So che fa male, ma se vuoi imparare devi soffrire un
po’. Sarò qui io a placare il tuo dolore!-
E dicendolo in modo
teatrale mi baciò le dita con le labbra febbricitanti, facendomi ridere. Non
pensavo che saremmo andati molto lontano con quelle lezioni.
-Che consolazione… Guarda,
Bden, se partiamo così penso che non vorrò mai imparare per evitare che tu
abbia la mania di fare l’infermierina.-
Lui alzò un sopracciglio,
prima di mettersi a suonare e canticchiare qualcosa come “I’m the nurse, come
and let me heal your wound” ammiccando verso di me. Io, sempre cantando, gli
risposi “I’d rather die suffocating with my vomit”, così che il suo viso si
deformò in un’espressione esageratamente ferita.
-My irish fairy doesn’t love me… She just want to rape my perfect body
…-
-Ah, il tuo sarebbe un
corpo perfetto…?-
Domandai ammiccando, prima
di mettermi a ridere con la fronte appoggiata alla chitarra. Lui appoggiò la
sua a terra, prima di strapparmi di mano la mia e iniziare a solleticarmi
brutalmente. Io continuavo a ridacchiare cercando di liberarmi, mentre mi
faceva cadere sdraiata sui cuscini.
-Perché qualcun altro dei
tuoi trentatre ragazzi era bello, avvenente e scolpito quanto me?-
-Almeno ventisette sì… Tu
non hai visto il quinto, quello era proprio dio! Anche il trentatreesimo non
scherzava…-
Annuii alle mie stesse
parole e lui mi prese i polsi portandomeli sopra la testa ed immobilizzandomi
sul divano. Iniziai a muovermi in modo convulso per liberarmi, quindi lui mi
bloccò con una sola mano le braccia e con l’altra prese a punzecchiarmi i
fianchi.
-No! Basta Brend!
Smettila… Così mi fai morire.-
Lui mi sorrise sadico,
prima di infilar la mano sotto il mio pigiama ed accarezzarmi. Le nostre risate
scemarono piano ed iniziai a maledire mentalmente la mano di Brendon che presto
mi avrebbe uccisa seriamente, ma per altri motivi. La sentii scivolare lungo la
pancia fino a soffermarsi sul petto, mentre il suo viso si avvicinava al mio
per catturare le mie labbra in un bacio. Probabilmente avrei dovuto fermare
subito quella cosa, anche perché lui aveva la febbre ed era meglio che
riposasse… Però, anche quando mi liberò i polsi per accarezzarmi il fianco, non
ebbi la forza di dirgli stop. Passai le dita fra i suoi capelli, prima di
cacciare anche io le mani nella sua maglia per sfiorare le sue scapole. Lui
allontanò il volto dal mio e mi aspettavo che ammiccasse, invece mi osservò
giusto qualche secondo con un sguardo perso, prima di scendere a baciarmi il
collo.
…cominciavo ad avere caldo
e questa volta non era perché lui era febbricitante.
Quando la sua bocca arrivò
a sfiorare l’orlo del reggiseno che poi abbassò con le dita, credo che i miei
neuroni si stessero annullando completamente e così mi lasciai prendere solo
dall’istinto. Fanculo se lo amavo o no, fanculo la verginità, fanculo tutto…
Gli appoggiai le mani sulle spalle e lo spinsi all’indietro, sedendomi sopra di
lui e baciandolo con il triplo della passione che avevamo messo nel bacio di
prima. Gli slaccai i bottoni del pigiama facendo scivolare le mani sul suo
petto liscio, prima di scendere a baciarlo.
Poi, proprio mentre lo
sentivo sospirare il mio nome e la mia mano stava spostando l’elastico dei suoi
pantaloni, sentii qualcuno tossire rumorosamente dietro il divano. Mi alzai a
sedere di scatto, voltandomi verso un Ryan Ross coperto da un pigiama
anti-sesso e tutto spettinato che ci fissava a braccia conserte.
-E la lealtà? Dove la
mettiamo la lealtà fra amici?-
Disse senza che io riuscissi
a capire che cosa intendesse, mentre Brend si faceva leva sui gomiti e lo
fulminava con lo sguardo.
-Ross!! Sparisci!! Sto per
essere iniziato al sesso e tu ci hai interrotto!! La tua lealtà occorreva
perchè tu mi lasciassi farlo per primo e basta…-
-No, qui il fatto è che io
sono da solo e tu ora devi appoggiarmi ed andare in bianco nonostante la tua
donna ti stia per spogliare.-
Io scesi dal divano e mi
sistemai il pigiama, cercando di recuperare un po’ di stabilità emotiva e di
sbollire. Raccomandai a Brendon di allacciarsi il piagiama, prima di avviarmi
in cucina per preparare qualcosa per pranzo. Ovviamente tagliuzzai i pomodori
immaginando che fossero Ryan, ma decisi di canticchiare per fare
l’indifferente. Come se una che canta “Before I Forget” degli Slipknot sia una
persona felice e tranquilla.
Loro iniziarono a dar
fuori di matto e li sentivo litigare, soprattutto Brendon che urlava come una
donna in menopausa presa da una crisi isterica.
-Non è affatto giusto! Io
quando tu hai perso la verginità non ero lì ad interromperti!!! Sai quante
scopate mi devi?! Solo perché ti ho detto di essere leale! Se sei mio amico
come dici, allora avresti dovuto lasciarmi fare!!-
-Guarda che l’amicizia non
dev’essere unidirezionale! Io pretendo lealtà e solidarietà perché se oggi sono
solo, tu non puoi farti qualcuno sotto il mio naso! Non hai pensato che ciò mi
possa rendere triste e depresso?-
Frustrato… Io avrei usato
quella parola, più che altro. Ma me ne restai zitta, mettendo i pomodori
accanto al fornello, mentre riempivo d’acqua una pentola e la mettevo a
bollire. Le loro urla bastavano senza che mi ci mettessi io… Poi non avevo
voglia di mettere dito fra di loro, si sa che nelle coppie affiatate è meglio
che i problemi se li risolvano da soli.
-No che non ci ho pensato!
Tu scopi come un coniglio da quando ti ho conosciuto e non ti ho mai detto
nulla!! Dio, Ross!! Stavo per perdere la verginità!!! Non ti rendi conto che
meta importante mi hai appena impedito di superare?-
-La supererai domani… Oggi
ci sono anche io in casa con voi e non è etico lasciarmi solo per “commettere
peccato carnale prima del matrimonio”.-
A queste parole sentii
Brend ringhiare, poi seguì il silenzio disturbato solo dal bollire dell’acqua…
Non ci volle molto e si sentì un tonfo, così andai a vedere che stava
succendendo e sul soppalco vidi Ryan sovrastato da quell’altro che lo stava
prendendo a pugni.
-Oh Cristo!! Fermatevi!
Siete impazziti? Smettetela!-
Gridai, ma loro iniziarono
a rotolare e ribaltarsi tra un colpo e l’altro, finchè Ross morse la mano di
Brendon che si alzò di scatto ad urlare.
-Non potrò più suonare il
piano per due mesi!!!!-
Salii gli scalini in
fretta e presi il cantante per la maglia, spingendolo verso il piano inferiore.
Poi guardai Ross in cagnesco, prima di accorgermi che aveva l’occhio pesto e si
sarebbe di certo gonfiato.
-Voi due siete malati!!!-
Aiutai il chitarrista ad
alzarsi e insieme andammo al frizer, da dove tirai fuoi del ghiaccio da fargli
appoggiare sul viso. Brendon nel frattempo si osservava la mano come se gli
stesse andando in cancrena, ancora preoccupato di non poter suonare. Mi
avvicinai a lui con del disinfettante e una benda, così gli sistemai la ferita
in modo che non si lamentasse più.
-Adesso vedete di darvi
una calmata oppure io e Jill andiamo a vivere altrove… Da sole.-
-Ma MayMoon, se tu te ne
vai a vivere da sola con lei chi mi farà perdere la verginità?-
Alle parole di Brend, il
chitarrista sbuffò e si appoggiò al tavolo con i gomiti continuando a tenersi
il ghiaccio sull’occhio. Sarebbe diventato nero in fretta dato il colpo inferto
e dalla sua visibile fragilità.
-Se continui così morirai
prima di aver saputo com’è fatta una donna…-
Riuscì a mugugnare con
acidità, prima di appoggiare la fronte al marmo e perdere del tutto la vitalità.
Decisi di soffriggere il sugo continuando a canticchiare, così loro si
zittirono ma guardando con la coda dell’occhio notai che Brendon stava facendo
le linguacce verso Ross ancora spalmato sul tavolo.
La giornata passò con Ryan
che pur di non lasciarci soli accettò la sfida alla Play Station lanciatagli
dal cantante. Senza contare una partita a Scarabeo, la preparazione di una
torta e, infine, la visione di “Via col Vento”. Durante il film io ed il
chitarrista ci addormentammo, così che a svegliarci furono le urla di Simon che
usciva vincitore dalla sala registrazioni e diceva che ormai i Crowbar
sarebbero diventati la band a cui ispirarsi. Lo vidi apparire di fronte a me
con il sorriso e spostai Ryan verso Brendon, che stava piangendo come un dannato
per la scena del film.
-Abbiamo delle parti di
batteria che fan paura… Sentiti un po’ di sludge ed impara a cantare così!-
-Canterò così quando tu
diventerai come Jimmy Bower.-
Gli risposi lasciandolo
perplesso, prima che si sfiorasse il mento pensieroso.
-Sto bene con la barba,
dici?-
Gli rifilai una spinta
ridendo, prima di alzarmi e stiracchiarmi. Il resto della band, insieme a Gwen,
era in cucina a mangiare la torta preparata da noi. Scesi le scale velocemente
ed andai da loro, appoggiandomi all’isola proprio davanti a Phill.
-Non mi avete chiamato per
venire in sala registrazioni!-
Gli dissi e lui mandò giù
il boccone e mi guardò serio, anche se la panna che aveva sul naso rovinava
tutto il quadretto.
-Io ho anche aperto la porta
della tua camera per chiamarti, ma non volevo rovinare il tuo dolce sonno…
L’avevamo detto che alle otto si iniziava a registrare.-
-Ah sì? Quando? A me non
hai detto nulla…-
Gwen mi guardò stranita,
mentre il chitarrista era sul punto di prendermi per il collo e strozzarmi,
credo. Dam alzò le spalle e scosse la testa rassegnato, probabilmente ormai
aveva capito che provare a farmi ragionare era inutile.
-L’altro pomeriggio nel
salotto del nostro appartamento, prima che ti dicessi di fare Black Metal, ti
ho detto delle registrazioni! E tu mi hai pure risposto che avresti puntato la
sveglia e saresti venuta. Te l’ho ricordato pure ieri sera…-
-Me lo sono scordata
allora… Cavolo.-
Mi diedi una pacca in
testa, guadagnandomi tre sguardi basiti. In effetti il mio non era proprio un
comportamento ragionevole e responsabile… Ma giuro che non lo facevo apposta,
ero svampita e mi dimenticavo spesso gli appuntamenti e le cose da fare. Da
quando ero arrivata alla DecayDance, poi, le cose stavano addirittura peggiorando
e avevo davvero la testa a viole. Non che la band non fosse importante, è che
mi attivavo solo quando dovevo cantare e del resto non volevo quasi saperne.
Sì, era una cosa assolutamente sbagliata ma ai tempi non me ne fregava nulla.
Sono sempre stata una persona principalmente egoista… E i componenti dei Killer
Peaches lo sapevano benissimo, quindi non capisco perché si arrabbiassero ogni
volta quando erano loro ad avermi portato a Los Angeles. Potevano benissimo
abbandonarmi nel Wyoming e trovarsi una cantante migliore. A volte la pensavo
così… Poi mi accorgevo che volevo troppo bene alle altre pesche per farmi
buttar fuori dalla band e loro forse volevano bene a me, per quello ancora non
mi avevano soffocato nel sonno.
-Phill, domani vengo di
sicuro… Lo prometto. Giuro sul foulard rosso che mi ha regalato mia nonna che
sarò puntuale.-
-Ma quel foulard non lo
metti mai!-
Puntualizzò Gwen, che
subito ricevette uno sguardo assassino da parte della sottoscritta. Comunque,
prima che iniziasse una rissa in cucina, la porta d’entrata si spalancò
lasciando entrare i The Academy Is che saltellavano con Will che si tracinava
al seguito degli altri. A quanto pareva il concerto era andato bene e, da
quanto mi disse il cantante prima di andare ad occupare il divano vicino a
Ross, era stato veramente stancante. Brendon arrivò da me piroettando,
abbracciandomi per suggerirmi di preparare un’insalatona mista per tutti, anche
se c’era chi si voleva rimpilzare di carne.
-Ordiniamo messicano?-
-No! Cinese…-
-Una pizza??-
Piuttosto di cenare con
un’insalata partì una discussione generale su cosa poter ordinare a casa e si
finì per concordarsi sulla pizza da mangiare tutti insieme davanti a “School of
Rock”.
Mi guardai attorno e vidi
tutto il dormitorio in fermento e sorrisi, anche con il nostro “papà” Wentz
lontano eravamo dei fratellini affiatati. Mancava solo la mia sorellina
preferita –nonché anche l’unica- per finire il quadretto perfetto. Al tempo
avrei rinunciato a qualsiasi cosa per vedere tutti così felici e uniti per il
resto della mia vita…
Jill pov.
Dicembre 2010
(Presente)
L’odore di
candeggina e di sterilizzante degli ospedali mi ha sempre dato una sensazione
di vomito incredibilmente forte. Quando ero incinta di Kylian non riuscivo ad
attraversare il reparto di rianimazione per raggiungere ginecologia senza
esibirmi in strepiti. Semplicemente mi dava alla testa quel posto tutto bianco.
E oggi sa di morte più che mai.
“Pensi che io sia vestita in modo consono?” chiedo con voce flebile mentre mio
marito mi apre la porta con un gesto elegante per poi farmi passare per prima.
Io non muovo un passo fino a che non sento di nuovo il suo braccio attorno alle
mie spalle a darmi sicurezza “Dopotutto questo è un giorno di lutto” continuo a
farneticare mentre sento le lacrime bagnarmi di nuovo gli occhi “Io ho cercato
di mettermi un maglione e la gonna nera prima ma le mie gonne sono tutte troppo
corte e mi sembrava irrispettoso, solo che adesso con questi pantaloni mi sento
una vera merda cazzo! Tutta vestita di nero! Ma chi sono? Il becchino? Dio sono
una persona orribile, dovrei essere di conforto e invece porto solo tristezza…
faccio schifo!”
Ryan si ferma abbracciandomi forte, lasciandomi un bacio sulla tempia e
asciugandomi la lacrima che scende rapida verso il mento con la punta delle
dita prima mi guardarmi con gli occhi stanchi “Va tutto bene. Adesso calmati…
lo affronteremo insieme come tutto quello che ci è capitato…”
Annuisco debolmente mentre mi prende per mano e mi conduce verso la camera
ardente e poi basta, non dico più una parola. Cammino a testa bassa assente,
spossata dalla stanchezza e dal dolore che non mi permette di dormire.
Ci fermiamo davanti alla porta e per un attimo lo vedo vacillare, come se
proprio in quel momento il peso di tutti i ricordi gli fossero piombati
addosso. Ma lui non può cedere, se crolla lui io sono finita. Gli stringo la
mano, forte, appoggiando il capo alla sua spalla. Lui sembra risvegliarsi di
colpo abbracciandomi le spalle e aprendo la porta per far passare entrambi. Li
ci sono tutti.
Gabe si alza di scatto correndo a coinvolgermi in un abbraccio così intenso che
se non fosse per Ryan sarei caduta a terra come una scema, vista la totale
assenza di forze.
Lo stringo forte
mentre le lacrime scorrono a fiumi dagli occhi di entrambi.
“è assurdo”
balbetta debolmente tra i miei capelli mentre io non riesco a dire o fare nulla
se non
cercare di carpire
più calore possibile da lui. Si stacca delicatamente da me passandosi una mano
tra i capelli mentre una lacrima gli scorre sulla guancia lentamente e io non
posso fare a meno di notare i suoi occhi gonfi e rossi. Gli scappa un sorriso
che stona con la sua espressione devastata mentre cerca di regolarizzare il
respiro per dirmi “Sai stamattina quando mi sono svegliato dopo aver dormito
quei dieci minuti scarsi che ho dormito ho sperato davvero che fosse solo un
maledetto incubo… ci ho sperato fino alla fine…”
Annuisco passandomi
una mano sul viso per togliere le lacrime già uscite e far posto alle nuove.
Mi guardo attorno
spaesata cercando Ryan e lo vedo a pochi metri da me, abbracciato a
qualcuno di moro
che riconosco subito come Brendon.
Che scena assurda,
non si parlano da mesi ed ora l’ipocrisia di entrambi li porta a stringersi in questo
muto strazio. Brendon sono cerca che lo fa solo per concigliare il suo passato
a questo spietato presente, ma Ryan? Perché? Non sono certa di volerlo sapere.
May se ne sta seduta in disparte, con il capo appoggiato alla spalla di Bill
che la stringe a sé, tenendole un braccio attorno al fianco. La classica scena
del McLean-Beckett show, a cui decido di non badare. Non oggi, non sarei
opportuna.
Ryan si stacca da
Bdon con un movimento fluido, facendo addirittura un paio di passi indietro
dopo aver recitato a cantilena un paio di parole di conforto che non sorbiscono
effetti… Guardo Brendon che abbassa le mani sfilandosi gli occhiali da vista e
asciugandoli alla buona nella camicia prima di voltarsi verso di me e lasciarmi
del tutto disarmata. Ha un’espressione così sofferente… il suo sguardo sembra
gridare aiuto in modo così disperato che no, non posso ignoralo. Non posso
lasciarlo solo.
Scosto Gabe che ancora mi tiene una mano sulla schiena e corro verso Brendon,
che come se fosse riuscito a leggermi nel pensiero, si è lanciato verso di me.
Ci abbracciamo intensamente mentre riprendiamo a piangere insieme,
rumorosamente. Perché infondo è quello che voglio fare da quando sono venuta a
conoscenza di questa notizia..
Perché lui è il mio migliore amico, il
cantante della mia band…
Perché infondo lui
è il mio tutto, e solo il calore del suo braccio puo’ riscaldarmi.
Gennaio 2006
(Passato)
La mattina successiva alzarmi fu un martirio. Pete bussò
alla porta fino a che non mi alzai per aprirgli e si affacciò subito dentro
alla stanza prima di entrare. Andò verso il letto alzando appena le coperte per
spiare Ryan sotto di esse e poi sotto lo sguardo stordito del ragazzo si
rivolse a me “Uffa voi non siete divertenti come Brend e May”
Io lo guardai interrogativa mentre Ross si esibiva in un sonoro “Eh??”
“Brendon se ne sta nudo a letto con May” disse lui alzando le spalle “Tutto
nudo, senza nemmeno le mutande!”
“Hanno scopato??” chiese sconcertato Ryan svegliandosi improvvisamente “Fammi
capire… dovevamo andare tutti in bianco e alla fine loro hanno scopato?? E la
lealtà?? Dove è finita la lealtà??”
Pete si grattò dietro ad un orecchio prima di sedersi accanto al ragazzo “Punto
primo: sono le nove del mattino, evita un collasso” disse spingendolo sul petto
per farlo stendere prima di rimboccargli le coperte amorevolmente “Punto
secondo: non penso che abbiano scopato perché dopo un’attenta analisi ho notato
che May era vestita e non ho trovato preservativi o carte di preservativi in
giro per la stanza… se non l’hanno usato potrei prenderli per il culo per nove
mesi. E punto terzo… Dio non devi aspettare Brendon per scopare!”
A quella affermazione il chitarrista si voltò dandogli le spalle e mugugnando
qualcosa che io non sentii “Dai Pete lascialo stare” dissi portandomi una mano
alla bocca per non ridere.
Il moro gli scompigliò i capelli prima di alzarsi “Devo davvero insegnarvi
tutto!” mi passò accanto raccomandandomi di essere pronta per le dieci visto
che il volo per New York era previsto per le undici.
Mi buttai sul letto e abbracciando Ryan da dietro per alcuni minuti prima di
andare a prepararmi.
Quanto entrai in camera vidi subito May e Brendon, ancora a letto che stanno
parlando di non so cosa e allora non mi interessava un gran che.
Li guardai con un sopracciglio alzato mentre Brendon indicava la maglietta che
indossavo a mo di pigiama, convinta che stesse per dire che era di Ryan. Così
decisi di precederlo “Vi consiglio di chiudere la porta a chiave d’ora in poi…
Pete prima è entrato qui a cercarmi ed ora sta dicendo a tutti che Brendon era
nudo nel tuo letto” dissi alzando un sopracciglio prima di prendere qualcosa
dada indossare dall’armadio e un cambio per il giorno dopo, visto che io e Pete
ci saremmo intrattenuti a New York fino al giorno successivo.
Brendon prese a ammiccare nella mia direzione saltando a sedere e denudandosi
fino al bacino, ma grazie a Dio i suoi gioielli di famiglia rimasero nascosti
fra le lenzuola di May “Spero che lo abbia detto anche a Beckett! Così vedete
come gli rode!” disse felice abbracciando May mentre lei alzava gli occhi al
cielo.
Io mi sbrigai a prepararmi prendendo poi lo zainetto e guardando in attesa che
la neo coppietta smettesse di limonare per poterli salutare.
“Si lo so siamo bellissimi… fa fissare non è etico JillyKitty” mi disse
saccente Brendon
“Tu che parli di etica è come un ebreo che vota Nazional Socialismo, Urie…”
presi la giacca imbottita ricordando che New York era freddo a fine gennaio e
li salutai “Fate a modo a casa da soli, ninfomani” dissi uscendo e non
specificando che Ross non era uscito con gli altri…. Non ci diedi proprio peso.
Passai proprio da lui per salutarlo, dopotutto non ci saremo visti per 24 ore
ma lui sembrava così preoccupato della cosa al punto da riaddormentarsi
profondamente.
Gli scrissi un paio di righe su un foglio appoggiandoglielo sopra al comodino
prima di uscire e dirigermi nel garage dove mi aspettavano Pete e Pat.
“Gwen è a letto” dissi al rosso mentre Pete ridacchiava.
“Dai ti piace l’amichetta di Jill? Ma sono piccole!”
Patrick arrossì iniziando a negare come se fosse accusato di omicidio “Dio non
mi posso trovare bene a parlare con una persona che subito voi iniziate a
speculare sul sesso”borbottò mentre ci accompagnava all’aereo porto fino al
check-in “Siete insopportabili!”
“Dai facci divertire, PattyCake! Ci aspettano quattro ore e mezzo di aereo!”
Pete lo stritolò in un abbraccio prima di lasciarmi spazio per salutarlo a mia
volta, poi ci incamminammo a braccetto verso l’imbarco parlando del più e del
meno. Avevamo anche i posti vicini e in un primo momento mi sembrò anche una
cosa positiva ma dopo le prime due ore volevo ucciderlo.
“Ma Ryro è davvero così dotato come tutte le sue ex dicono?” mi chiese
mangiucchiando un pezzetto di panino mentre io alzavo gli occhi al cielo, mi
faceva solo domande sessuali a cui io potevo solo rispondere che no, non lo
sapevo ancora “te lo chiedo solo perché ho semrpe avuto il dubbio che lui le
pagasse per farglielo dire…”
“Non lo so ancora, Pete” dissi atona guardando con espressione rassegnata lo
schermo del portatile.
Ancora due ore e mezzo di aereo con lui, lo avrei di certo ucciso!
Riuscii a convincerlo a guardare un film avevo così un filo di sollievo ma a un
certo punto, mentre ancora lo stavamo guardando vidi qualcuno impresso sulla
pellicola di famigliare “Pete… Ma quello… Sei davvero tu??”
“Mhm… Sembrerebbe di si!”
“Ma come sembrerebbe! Hai girato un film e non te lo ricordi??”
“Non mi ricordo mica tutte le cose che faccio!”
“Adesso basta!” dissi spegnendo il pc “Dormiamo così le ore voleranno!”
Pete non sembrava molto entusiasta ma si addormentò subito mentre io cercavo
ancora l’I-pod nello zaino.
Non mi ricordo chiaramente quando anche io mi sono addormentata ma so per certo
che non ci misi poi molto a raggiungere il bassista nel mondo dei sogni mentre
mi domandavo come procedessero le registrazioni della batteria….
Quando Pete mi svegliò eravamo praticamente arrivati e l’aereo si apprestava ad
atterrare nella Grande Mela. Già all’interno del grande aereoporto, il JFK, mi
feci un’idea di quanto doveva essere caotica nonostante non ci fossi mai stata,
visto il via vai di gente che correva ovunque… Feci davvero una fatica immensa
a stare dietro a Pete visto che il nano bastardo sfrecciava ovunque a una
velocità pazzesca e rischiai di perdermi fino a che, grazie a Dio, raggiungemmo
l’uscita dove una limousine bianca di attendeva pronta a portarci alla nostra
meta.
“Qualcosa di un po’ meno vistoso no?” chiesi ironica mentre lui prendeva a
frugare nel frigo bar. E poi dicono che i soldi non fanno la felicità…
“Volevo stare comodo visto che abbiamo ancora un’ora di viaggio prima di
raggiungere casa di Gabey Baby!” disse facendomi lamentare per quel viaggio che
mi stava sfinendo e non pareva avere una fine. Stava trasformandosi di allegra
gita con il papà a New York in un incubo senza precedenti.
Passai il viaggio a guardare dal finestrino il traffico devastante della città
e tutte le vie straripanti di negozi per le quali passammo. Il signor Saporta
viveva nel quartiere latino della città, in culo ai lupi, per la precisione. Il
suo appartamento all’ottavo piano di una palazzina grigio topo mi sembrò un
miraggio lontano quando scesi dall’auto che ci aveva portati fin li. Se avessi
fatto in fretta sarei volata di corsa in chissà quale lussuoso albergo della
città dentro a una iacuzzi! “Dai andiamo!” dissi a Pete entrando nel palazzo
con lui dietro che trotterellava felice.
“Questo è lo spirito giusto JillyKitty!! Ma fammi andare avanti che ci sono
stato mille volte in questo posto!!”
Ovviamente, vista la mia leggendaria fortuna, non c’era un ascensione
funzionante (dentro all’androne di quello principale una capretta brucava
felice una pianta di ortensie) e iniziammo così la scalata verso la vetta
prendendo le scale. Durante quell’Odissea mi sorse spontanea una domanda da
porre al mio compagno di avventura ma per un attimo temetti la risposta.
Feci un respiro profonto “Petey?” lo chiamai e lui si voltò verso di me “Ma
questo ragazzo lo sa vero che stiamo arrivando… No?”
“Mhm… direi di no! Ma io e Gabey Baby abbiamo una sorta di connessione
telepatica” mi rispose sorridendo e fece per riprendere a salire ma io lo
fermai.
Ecco, lo sapevo… “Connessione telepatica!?”
“ È il mio migliore amico da anni ed anni” Provò a spiegarmi, anche se io non
ci vedevo una via di uscita “Sai quando sta per arrivare un uragano e i cani
impazziscono perché lo sentono? Ecco così siamo io e Gabe!”
“Pete!” mi portai una mano alla fronte “e se non è in casa?? E se si è
trasferito due giorni fa?? E se è andato in vacanza?? E se torna domani
mattina??” continuai a pensare a scenari apocalittici che comprendevano drogati
che ci derubavano ma Pete non sembrò per nulla darci peso.
“Fidati che lo troveremo a casa! Ti dico che lo conosco!”
No, io riuscivo a fidarmi… Ero stravolta dal jet lag e della stanchezza… Mi
sarei rifiutata a costo di piangere come una lattante viziata!
Pete bussò un paio di volte ma nessuno diede segni di vita da dentro la casa
così, rassegnata, appoggiai la schiena alla parete scivolando fino a terra
“Posso farmi un pisolino?” gli chiesi io preparando la falsa scenata di pianto…
Proprio in quel momento però la porta si aprì di colpo facendoci sussultare. Un
ragazzo alto e magro dai tratti tipici ispanici guardava Pete da prima
perplesso e poi meravigliato. Lo guardai attentamente e vidi che, nonostante il
freddo che attanagliava New York aveva addosso solo una canottiera bianca e un
paio di boxer di cotone del medesimo colore.
“Ehy ma tu sei Pete Wentz!”
“Ehy ma tu sei Gabe Saporta!”
Li guardai ammiccarsi complici, chiedendomi perché fossero così fottutamente
stupidi.
Poco male, mi consolai, almeno sembrava simpatico questo Saporta…
“Ehy voi due!” dissi sfregandomi con le mani le mie
povere braccia infreddolite “Io sono Jill” dissi stringendo la mano a Gabe che
mi guardava come se avesse visto la madonna in persona “Possiamo entrare? Fa
freddissimo…”
Pete mi portò un braccio attorno alle spalle “Lei è il nuovo pezzo della mia
collezione personale Gabey, ti ricordi no? Ne abbiamo parlato ieri sera”
Lui mi sorrise facendosi da parte e, dopo avermi fatto un inchino disse
“Perdonatemi il mio esser fellone, oh madama dai grandi occhi celesti, prego
accomodatevi nei miei alloggi per trovare riparo!” esplose in una risatina
mentre anche Pete entrava, scuotendo il capo divertito “Comunque certo che ho
capito, non sono mica così rincoglionito. Buon compleanno in ritardo!”
“Grazie…”Io entrai un po’ inquietata, riuscendo però a sorridergli
sinceramente, per poi ritrovai in un piccolo ambiente, una saletta modesta con
un divano, un tavolino, una televisione e una tavola come unico arredamento.
Dal cantante dei Midtown mi aspettavo qualcosa di meglio…
Mi misi sul divano, vicina a una stufetta portatile, per scaldarmi le mani
mentre Pete iniziava a far comunella con Gabe, parlando di cose che io non
riuscivo nemmeno a concepire.
“Sai dove possiamo trovare un albergo qui nei dintorni?” chiese poi, tra una
cosa e l’altra, mentre io sorridevo raggiante pregustando il meritato riposo.
Gabe però scosse il capo deciso “Pete ma ti sei rincretinito? Potete rimanere
qui! C’è anche troppo caldo e posso cucinare qualcosa, inutile che vi facciate
altra strada no?”
Pete mi guardò in attesa della mia decisione ma io alzai le spalle “Man, sono
così stanca che dormirei anche sotto al ponte di Brooklin, a me va benissimo di
passare la notte qui e non fare altra strada!”
Pete si esaltò e non poco “Oh che bello! Così possiamo parlare di affari!!”
esclamò felice mentre Gabe si sbrigava ad infilarsi un paio di pantaloni e a
cucinarci qualcosa di caldo. Quando ci fu presentato un invitante piatto di
pasta al pomodoro io e Pete iniziammo a divorarlo digiuni dal mattino… Gabe nel
frattempo era andato nella stanza lasciandoci soli a mangiare sul divano.
Io terminai per prima, essendo sempre stata una fogna, e appoggiai il piatto
sul tavolino davanti a noi lasciandomi andare soddisfatta contro lo schienale
del divano.
“Gabe perché vivi ancora qui? È una bettola!” gridò Pete, guardando le pareti
arancioni mentre masticava rumorosamente.
“Sei uno stronzo!” fu la dolce risposta sul suo amico, che lo fece
sghignazzare. Prese un sorso d’acqua prima di tornare a guadare me e dire con
voce decisamente più bassa “Sai che però, onestamente, non è la casa peggiore
che abbia mai visto?” mi disse grattandosi il mento mentre io lo guardavo male
“Quando sono andato a casa di RyRoss per conosce i Panic e prenderli sotto la
mia ala protettiva mi sono stupito… sono rimasto come dire, impressionato…”
“Ah si? E da cosa?” chiesi senza mascherare la mia solita curiosità. Perché
volevo sapere tutto quello che riguardava Ryan?
“Dal modo in cui una persona può ridursi a vivere” mi disse semplicemente
alzando le spalle e guardandomi intensamente con quiei suoi occhietti color del
cioccolato “e non parlo di certo di Ryro… parlo di suo padre… Quel uomo è un
relitto… è sempre ubriaco e sfrutta la scusa di aver combattuto in Vietnam per
non andare a cercarsi un cazzo di lavoro. Lo stipendio che la madre di Ross
guadagna spezzandosi la schiena serve per pagare l’alcool a lui prima che il
cibo hai figli…” non avevo mai visto Pete così schifato… “Senza contare che, da
quel che mi ha detto Brendon, era solito mettere le mani addosso a suo figlio…
Ho sempre pensato che Ryan non sia capace di amare in quanto si è sempre
sentito ripetere che era un peso… Che sarebbe stato meglio non fosse mai nato…”
Io rimasi immobile guardandomi le mani e mordendomi il labbro cercando le
parole per commentare tutto ciò ma non mi veniva in mente nulla.
Come Ryro non sapeva amare??
Pete, guardandomi in faccia, lesse il mio dispiacere e soprattutto il mio
tormento così mi prese fra le braccia cullandomi appena mentre mi appoggiava un
bacio fra i capelli riprese a parlare “Lo so che sembra solo introverso ma non
è così…. È solo cinico, così tanto da sembrare addirittura nichilista…”
Sorrisi storta guardandolo in faccia “Sai cosa è il nichilismo, Wentz?”
“Mhm… Non proprio, ma un’idea ce l’ho! Adesso sto ripetendo un discorso di
Patrick così tu che sei intelligente lo capisci meglio dei miei vaneggiamenti…”
Questo era dunque Ryan Ross? Avevo scambiato il suo essere glaciale con la
timidezza, allora…
“Dovrei lasciarlo perdere quindi?” chiesi mentre una stretta allo stomaco mi
paralizzava il respiro. Ero davvero così cotta da sentirmi male al solo
pensiero di dover rinunciare per sempre a quel ragazzo?
“No” rispose ovvio il moro accarezzandomi i capelli “Devi
amarlo ancora più intensamente… Tutto qui”
Rimasi in silenzio, sospirando.
Avevo decisamente molte cose su cui meditare…
“Petey i testi che ti ho inviato non sono quelli che… Oh scusate! Non volevo
interrompervi!” disse Gabe tornando da noi e imbarazzandosi un po’ mentre io mi
alzavo in piedi sbadigliando sonoramente.
“Non preoccuparti, mica è la mia ragazza!” disse Pete allegramente saltellando
sul divano “lei sta con Ryan Ross!”
“Ma non è vero!” dissi io arrossendo vistosamente. In effetti non era vero “Non
è nulla di ufficiale” dissi sottovoce.
“Ufficializzerete non appena andrai a letto con lui… Fidati Bayler… Io non so
cosa fa quel ragazzo alle donne ma dopo che una di loro è passata sotto di lui
lo amerà per sempre!”
Rimasi a bocca aperta “Taci scemo smettila di sbandierare gli affari miei in
giro!” dissi rossissima in faccia. Non volevo che Gabe sapesse i fatti miei,
non era ancora nella Decay e doveva sapere anche lui dettagli come che mi
frequentavo con Ross e che magari ero vergine? Tanto ormai lo sapevano tutti!!!
“Ma Gabe è della famiglia!” disse il moro facendomi alzare gli occhi al cielo.
Anche il postino per lui era della famiglia “Oh a proposito!” prese il
portafoglio estraendo il solito foglio che si rivelò essere il solito contratto
discografico. Gabe lo guardò per nulla impressionato e questo mi fece capire
che, sul serio, lo conosceva anche troppo bene “Mi fido, anche senza bisogno di
farmi sentire nulla. Abbiamo anche lavorato insieme più di una volta” aggiunse
il moro “Firmi e poi ci sbronziamo?”
“Prima vorrei farti sentire il primo singolo dei Cobra Starship dal vivo, in
esclusiva assoluta!” disse Gabe allegro, iniziando a gesticolare freneticamente
mentre alzava una coperta e rivelando una grande tastiera che avevo scambiato
per un tavolo, per poi correre in stanza a prendere un sacco di spartiti.
Pete mi passò la chitarra prima di rimettersi sul divano “Facci da chitarrista
coraggio! Renditi utile, se no che ti ho portata a fare?” chiese ridacchiando
mentre io gli facevo la linguaccia, ma accettavo di buon grado.
Gabe mi passò uno spartito così mi accomodai a sedere sul tappeto davanti al
divano a gambe incrociate e, visto che con la chitarra non ero un gran che,
presi a provare i vari pezzi alcune volte mentre Gabe parlava con Pete riguardo
Cobra e altri serpenti.
Non li ascoltavo, ero troppo concentrata.
“Cosa sono queste parti scritte in rosso?” chiesi di punto in bianco attirando
l’attenzione del ragazzo ispanico che si chinò su di me a leggere.
“Oh sono le parti femminili” mi spiegò mentre leggevo quelle parole un po’
volgari in effetti e che si, dovevano essere per forza di una ragazza “Prima i
Cobra Starship erano due, ho iniziato il progetto con una ragazzo, ma poi se ne
è andata circa due mesi fa e… ci sono solo io!”
“Peggio per lei” disse Pete muovendo le mani in modo strano “Non sa che si
perde! Ora suonate! E JillyKitty? Canta!”
“Ma non so il ritmo” mi lamentai mentre Gabe prendeva posto alla tastiera
accendendola “Non so nulla l’ho sentita solo una volta in camera di Ryro questa
canzone!”
“è semplicissima” mi disse Gabe sorridendo e prendendo a fare il ritornello
mentre provavo a seguirlo con la chitarra “Puoi farcela!”
Gabe fece partire la canzone iniziando a cantare mentre io aspettavo di
attaccare con la chitarra… “Times
are strange We've got a free upgrade For snakes on a plane Fuck 'em, I don't
care Pop the cheap champagne We're going down in flames, hey!” Io mi preparai ad attaccare con il cantato chiedendomi perche non c’era
May… era lei che doveva cantare in modo imbarazzante, non io! “Oh! I'm ready for it!”
“Come on Bring It!” Su, era un po’ equivoca, quella canzone ma alla fine ci presi gusto, mi
piaceva la voce di Saporta così presi a cantare con lui anche il ritornello
mentre Pete batteva il piede a tempo di musica sorridendo. “So kiss me goodbye! Honey,
I'm gonna make it out alive… So kiss me goodbye! I can see the venom in your
eyes! Goodbye!”
Adoravo il testo di quella canzone per il suo sarcasmo, disilluso e spietato…
era fantastico.
A quei tempo ero convinta che fosse figo dire che l’amore ‘faceva schifo,
tirava in trappola’. Peccato che ci sono sempre caduta dentro come una polla. “It's time to fly…Tonight the
sky's alive with lizards serpentine…Lounging in their suits and ties! Watch the
whore's parade for the price of fame, hey!” Pete non era silenzioso e concentrato come quando assistette
all’esibizione delle pesche, no, era allegro e canticchiava a sua volta incapace
di stare fermo.
Quando la canzone terminò io e Gabe accettammo di buon grado gli applausi di
Wentz e il ragazzo si esibì anche in un buffo inchino mentre Peter iniziava a
dire cose a caso riguardo alla nuova band che avrebbe messo su per Gabe contattando
musicisti da ogni dove per creare la perfezione del cobra.
In poche parole Gabe era nella Decay a tutti gli effetti, anche se a sentire
Wentz lo era sempre stato.
“Posso andare a letto ora?” chiesi devastata e Pete corse ad abbracciarmi
dicendo che si, essendo piccola avevo bisogno di riposare mentre loro
decidevano gli ultimi dettagli.
Gabe, che era un vero gentleman mi cedette la sua stanza. Avrebbe dormito con
Pete nel divano letto ma “Le signore vanno trattate come regine” e questa
filosofia mi piaceva parecchio.
“Allora sei felice di venire con noi a Los Angeles?” gli chiesi mentre metteva
le lenzuola pulite e lui mi rivolse un sorriso enorme.
“Certo! Amo la Città degli Angeli! Il pensierino di venire a starci per un po’
mi sollazza parecchio!”
Io sorrisi semplicemente, guardandolo mentre sistemava anche i cuscini nelle
federe fresche di lavanderia.
Fatto ciò si drizzò in tutta la sua altezza venendo verso di me e facendo un
cenno verso il letto, lievemente fraintendibile “Ecco qui! Ora ti lascio
dormire! A domani… cercheremo di non disturbarti…”
“Ho così sonno che sarò un sasso” commentai mentre lui usciva “Notte Gabe”
“Buonas Noces” e detto questo uscì chiudendo la porta e lasciandomi libera di
portemi cambiare e riposare a dovere. Presi il cellulare dalla tasca dello
zainetto e trovai alcuni messaggi tra cui uno di Gwen che mi chiedeva perché
l’avevo abbandonata senza dirle nulla, uno di Simon che avvertiva che andava
tutto bene nelle registrazioni di Dam e che avevano deciso che da li in poi avrebbero
solo suonato Sludge Metal e poi l’ultimo, e persi un anno di vita per la
sorpresa, era di Ross…
Lo lessi ansiosa: - Oggi ho trovato la mia vendetta. Ho impedito a Urie e May
di scopare tutto il giorno! Li invece come procede?-
Scossi il capo rassegnata. Poteva anche avere tutti i complessi che Pete aveva
trovato in lui ma si, era un vero coglione quando voleva. Aveva davvero
impedito a Brend di scopare? Dio doveva esserci stato uno spargimento di
sangue…
Risposi velocemente raccontando brevemente quello che era successo e quanto
fossi distrutta. Non mi sentivo più la testa tanto ero stanca stavo entrando in
coma, vedevo quasi appannato.
Grazie al cielo la risposta di Ross non tardò ad arrivare: - Capisco… Beh cerca
di riposarti e se riesci vai a letto senza Pete…-
Io sorrisi intenerita da quelle piccole frecciatine ricolme di gelosia che ogni
tanto Ryan lanciava e che non facevano altro che lusingarmi sempre di più
dimostrandomi che qualcosa lo doveva pur provare per me allora.
osì risposi : - Non preoccuparti sono sola soletta in
questa stanza :P pero di riuscire a dormire anche se non potrò farlo fra le tue
braccia come ieri… e non sai quanto lo vorrei… buona notte <3 - Ovviamente era solo un appunto
romantico, stanca come ero avrei dormito anche su dei vetri rotti.
Appoggiai il cellulare fra i cuscini mentre estraevo dallo zaino la maglietta
azzurra che mi aveva dato per dormire la sera precedente e nonostante l’avessi
messa profumava ancora di lui… mi spazzolai i capelli e poi mi struccai prima
di infilarmi finalmente fra le coperte con un sorriso a 360 denti.
Ripresi il cellulare trovando l’ultimo sms della serata, così lo lessi
impaziente : -Cerca di dormire e se non dovessi riuscirci allora pensa che
domani sera sarai ancora fra queste braccina anoressiche… e lo sarai fino a che
tu vorrai… notte Jilly-
“Fino a che lo vorrò?” domandai ad alta voce con un sorriso.
Allora posso rimanerci per sempre?
Continua…
YOU CAN THROW YOUR FANGS
UP!!!!!!!!!!!
Signore e signoriiiiii……… Gabe
Eduardo Saportaè arrivato!!!!!!!
L’avete aspettato tanto e
finalmente eccolo qui in tutto il suo splendore cosmico!!!
Siete felici?? *-*
(Le autrici hanno un debole per Saporta in questa
storia ma non lo diranno mai apertamente…)
Sappiate che questo capitolo è
così lungo solo per poter mostrare Mr Saporta al mondo XD
Per quanto riguarda Jill, beata
lei che è stata portata dritta in casa di quell’uomo *-* Tanta invidia…
Anche se Pete se la trascina in
giro violentemente… Ma credo che vorremmo tutti essere al suo posto D:
May e Bden hanno passato una bella
mattinata in assenza di tutta la gente della casa, diciamo. XD
Ryan a volte diventa scorbutico
D: C’è da aver paura!!!
E Bden e Ryan che fanno rissa
direi che è il massimo XD
(Per quanto riguarda il numero di
ragazzi con cui è stata May… chiudiamo un occhio please. XD)
Anyway, speriamo che la storia
continui a piacervi!!!
Capitolo 14 *** Act 2.Chapter Nine : What I did for a glass of Milk. ***
bananissima
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things
Second Act: To Fall Love.
Chapter Nine : What I did
for a glass of Milk.
Jill Pov
(Dicember 2010)
Il
calore sembra che me l’abbiamo portato via tutto….
Una volta arrivati in questa stanza il tempo sembra essersi fermato del tutto
come se le lancette del orologio, dispettose, abbiano deciso di prendersi una
pausa. Il silenzio impregna questa dannata sala d’aspetto bianca e grigia,
lasciando così che il rimbombo dei singhiozzi sia amplificato sino
all’inverosimile. Non ci siamo ancora tutti, qualcuno starà per arrivare suppongo,
ma le poche persone che sono qui stanno tutte vivendo la stessa identica
battaglia interiore… non siamo certi di volerlo
vedere perché appena accadrà allora si… sarà l’ultima
volta.
Sono seduta su una di queste poltroncine rosse da non so quanto tempo, con Ryan
che mi cinge le spalle con un braccio mentre tiene l’altra mano salda sul mio
ginocchio, facendomi così sedere rivolta verso di lui.
Questa
presa così possessiva mi toglie quel poco di fiato che mi è rimasto.
Mi
soffochi, Ryan, mi stai come al solito tappando le ali.
Davanti
a noi siede Brendon, con alla sua destra Spence che però entra ed esce dalla stanza parlando al
cellulare con Dio solo sa chi. I miei occhi e quelli del mio cantate si
scontrano innumerevoli volte e so cosa vuole. Dovrei semplicemente alzarmi e
andare al bagno, aspettare che mi raggiunga per poterci semplicemente stringere
di nuovo. Piangere da soli lontano da tutti gli ipocriti che sono qui attorno a
noi….
Ma non
posso, Ryan è come dinamite e una piccola scintilla potrebbe farlo scattare.
May
invece fissa la porta in fondo alla stanza, stringendosi sempre nell’abbraccio
di Beckett. Aspetta con impazienza che si apra sotto la spinta di un qualche
dottore, così da accorciare la nostra permanenza qua…
Lo so cosa si sta pensando.
Che
stare qui danneggia la sua storia con Brendon, che
dovrebbero tornare a casa e far finta di niente.
Come
se esistesse una qualsiasi cosa che potrebbe salvare la loro storia.
Come
se poi ci fosse qualcosa da salvare.
È più
facile trovare un pinguino in mezzo al Sahara o un unicorno in cortile.
Quando
arriva Phill si siede accanto a Brendon
e dicendoci sottovoce che si scua per non essersi
fatto sentire ma che lo ha scoperto per caso, un paio di ore fa. Nessuno ha
pensato ad avvertirlo, e nemmeno Dam che presumo quindi stasera non verrà. Lui,
dal canto suo, fissa il grande orologio tondo che sta appena sopra alla porta
con i grandi occhi azzurri piegati in una curva triste. Sembra che stia
pregando il tempo di passare più in fretta, ma non c’è nulla da fare. Travis si èspostato dietro Brendon, a parlare piano con
Joe e Andy che sono in questo maledetto ospedale da così tanto tempo che
potrebbero prendervi la residenza. Io non voglio sentire cosa si dicono, non
voglio sentire le loro belle parole su di lui o i loro ricordi dolci che
conservano nei loro cuori di quest’uomo meraviglioso che però, ora, non c’è
più. Potrei impazzire. Gabe è seduto accanto a me, e ogni tanto lo sento
spostarsi impercettibilmente e sospirare leggermente mentre Victoria lo tiene
appoggiato alla sua spalla accarezzandogli i capelli “Finirà mai questa sfiga?”
si chiede di tanto in tanto il ragazzo con voce tremolante prima di nascondere
il viso fra le mani per non piangere ancora. Alex gli passa una bibita con un
sorriso stanco prima di tornare a leggere uno dei mille fogli appesi alle
pareti con gli occhi contornati dalle occhiaie. Solo quando Spence
fadi nuovo il suo ingresso nella stanza
con passo strascicato anche Suarex si siede
mordendosi il labbro inferiore.
Il nostrobatterista entra nella stanza,
seguito da Dallon, e subito si china su di me e
lasciandomi un bacio sulla guancia prima di stringere la mano a Ross
“Condoglianze ragazzi…”
“Anche a te, Spence” risponde mio marito mentre il
batterista si siede accanto a Brendon che lo guarda
supplichevole come se si aspettasse di veder uscire una telecamera alla CandidCamera. Spence scuote la
testa e gli dice qualcosa che però non colgo visto che ora sto abbracciando
forte il bassista dei Panic, singhiozzando forte.
Mi sono
alzata di scatto appena ho incontrato gli occhi chiari di Dallon
e nemmeno la presa forte di Ryan è riuscita ad impedirmelo. Riluttante mi ha
permesso di lasciarmi consolare da un caro amico.
“È uno dei tuoi incubi vero?” chiedo al ragazzo, ricordando tutti i sogni
orribili che ogni tanto fa la notte e poi ci racconta a colazione, quando siamo
in tour.
“Lo spero, piccola” mi dice accarezzandomi i capelli mentre si stacca lanciando
un’occhiata severa a mio marito. Riprendo posto accanto a Ryan senza però lasciare
la mano di Dallon “Se lo è appena mi sveglio corro a raccontartelo… Così ci facciamo dure risate” conclude con
un sorriso stanco prima di accomodarsi accanto a Spence,
senza mai staccare lo sguardo da Ross come se desiderasse decapitarlo.
È
sempre così, ogni volta che si incontrano.
Ryan mi stringe eccessivamente a se e io vorrei dargli uno schiaffo per questo,
mentre mi bacia piano le labbra e sussurra “Vado a sentire se John è arrivato
da Chicago… Arrivo subito” lo guardo uscire trafelato
con il mano il cellulare mentre un braccio di Gabe mi
avvolge come se volesse sostituirsi a Ryan, dandomi calore.
Gli abbraccio debolmente i fianchi mentre lui appoggia la testa alla mia e lo
lascio consolarmi. Sono davvero pessima, mi faccio consolare da tutti ma non
aiuto nessuno… A casa mia, una come me, si definisce
opportunista.
La porta si apre ancora, ma non è Ryan che torna. È l’ultima persona che tutti
noi vorremmo vedere e che qui non è assolutamente desiderata.
Esci immediatamente dal nostro dolore, Patrick Stump.
May
(Dicember 2010)
Non ci trovavamo tutti insieme da così tanto tempo che questa
stanza d’aspetto è diventata asfissiante, piena di quelli che mi paiono
sconosciuti. Tristi fantocci ambulanti…Brendon si è riseduto dopo aver abbracciato Jill a lungo,
trovando di sicuro quella comprensione che io non posso dargli. Stare insieme
non vuol dire che possiamo completarci a vicenda e capirci pienamente…
L’ho sempre saputo. Ma non riesco a sopportare che sia proprio lei ad asciugare
le lacrime del mio ragazzo. Perché non poteva farlo qualcun altro? Lo so perché… Lo so ma non voglio pensarci.
Ho così paura che tutto mi sfugga di mano…
Sento Ryan chiamare la bionda e gli rivolgo uno sguardo, che lui ricambia
immediatamente nel pieno dello scazzo. Oh, lo so che cosa vuole…Brendon torna a sedersi da solo, fissando il
pavimento senza speranze. Non mi avvicinerò… Non gli
basterà avermi accanto. Io non ne sono all’altezza soprattutto adesso.
Guardo fisso davanti a me, non riuscendo a voltarmi verso Brend.
Non voglio più vedere le sue lacrime…
Così inizio a pensare a lui, a sperare ancora che ce ne andremo tutti dritti al
dormitorio e prepareremo una stupidissima cena tutti insieme…
Lui siederà in mezzo a noi e dirà qualche stupidaggine, ridendo dell’ultima
trovata in sala registrazioni. Come ai quei tempi…
Per me il tempo avrebbe dovuto congelarsi nella Big Room,
anni fa. Quando stavo capendo cosa fosse veramente una famiglia, un attimo
prima di vederla sgretolarsi e perderne i pezzi. Penso che tutti qui dentro
vorremmo tornare là…Carden
e Chislett a scherzare con The Butcher
ed Adam. Travis che
appariva magicamente nelle serate allegre e soleggiate…
Joe ed Andy ospiti da noi per assaggiare l’ennesimo piatto del Wyoming. Phill e Dam che bofonchiavano
mentre Simon proponeva l’ennesima cazzata da mettere in un album. Patrick che
rideva con Spence e Jon…Ryro sul divano che se la prendeva con Jill perché non
aveva dormito abbastanza. William al suo fianco, abbracciato a Gabe che, accomodato sul bracciolo, parlava animosamente
con Brendon. Io in braccio a quest’ultimo che poi si
voltava verso Pete… Che ci sorrideva, fiero della
famiglia che si era costruito.
Quel dormitorio, ora, è l’unica cosa della mia vita che continuo a rimpiangere… Ora capisco che anche l’ultima mia speranza di
rivederci tutti insieme se ne è andata. No, non avremo un futuro così bello.
Ah. Che strano… Non pensavo più a Stump
da tempo ed ora mi torna in mente proprio quando era con noi.
Mi chiedo se verrà qui, se avrà davvero la faccia tosta di presentarsi in un
momento simile. Si puo’ cancellare una vita accanto a
qualcuno? Si possono distruggere seriamente e totalmente i legami?
Forse sì… Ne so qualcosa pure io sulla distruzione di
legami fortissimi. Sì, so qualcosa anche riguardo alla faccia tosta e
all’ipocrisia.
Sento qualcuno sussurrare e torno a guardare la stanza d’aspetto, accorgendomi
che è appena entrato Spencer. Lo vedo arrivare verso di noi e poi, dopo avermi
lanciato uno sguardo, sedersi accanto al mio ragazzo. Brend
lo guarda un attimo, prima che lui scuota il capo e gli appoggi la mano sulla
spalla.
-Vorrei anche io che fosse davvero uno scherzo. Sii forte, Brend…-
Gli dice, prima che anche Dallon arrivi ad
accomodarsi al suo fianco. I Panic sono tutti qui…
Stringo la mano di Bill e lui ricambia il gesto, rassicurandomi un poco.
Perlomeno c’è lui qui con me, anche se so che è sbagliato pensarlo. Mi mordo le
labbra un po’ meno nervosa, quando la porta si apre e rimango senza parole. Mi
avevano detto che, no, non riusciamo mai a dimenticare chi ci è stato accanto.
Alla fine, anche dopo il più grande litigio, dentro di noi sentiamo ancora il
bisogno di riallacciare i ponti… Che sia anche solo
per non sentirsi in colpa e non avere rimorsi sulla coscienza. Certo, è da
teste di cazzo tornare indietro ora… Patrick.
Jill Pov
(January
2006)
New
York era bellissima quando mi svegliai quella mattina totalmente ricoperta di
neve candida. Non avevo l’abbigliamento adatto quando uscii fuori dalla
finestra della stanza di Gabe mettendomi, con addosso
solo quella maglietta azzurra, a guardare la città bianca brillare sotto ad un
sole malaticcio, rabbrividendo per il freddo anche se ero comunque meravigliata. Il caldo lo attribuivo
a una città, proprio come Los Angeles, mentre la neve alla mia piccola Evansville, non di certo ad una grande metropoli. Vedere i
palazzi ricoperti da quel mantello gelido del inverno fu uno spettacolo molto
ispirante per me…
Forse
ci avrei scritto una canzone.
A
quei tempi scrivevo canzoni su praticamente ogni cosa mi circondasse….
Quando Gabe entrò nella stanza con una tazza di
cioccolata fumante e un cornetto alla crema e mi vide fuori gli prese quasi un
collasso. Mi prese per la vita, tirandomi dentro. “Ti prenderai un accidente!”
si lamentò mentre io cercavo un po’ di caldo fra le coperte bianche e dentro
quella tazza muccata, che subito mi porse “Ho provato
a svegliare anche Pete ma è stato impossibile….
Non è proprio cambiato da quando eravamo due giovincelli” mi disse mesto mentre
io ridevo “Se vuoi anche un po’ di latte dopo la cioccolata correrò a mungerne
un po’ per te!”
“Ma non ci sono mucche a New York!”
“Mia nonna ne tiene una in garage!”
Io lo guardai stupita mentre decidevo che si, era il caso di svegliare Pete. Proprio mentre ci pensavo eccolo apparire sulla porta
in pigiama e infilarsi rapidamente sotto le coperte del letto di Gabe “Ma che freddo fa?? Sbrighiamoci a tornare a Los
Angeles per favore!”
Io volevo vedere la città per bene ma Pete fu
irremovibile: dovevamo tornare subito poiché se avesse lasciato gli altri senza
la sua guida per troppo tempo allora sarebbero successi dei casini.
Io invece ero dell’avviso che gli altri stessero benissimo anche senza di lui
ma non mi volle dar retta promettendomi però di riportar mici presto “Sei una
musicista JillyKitty, ti stancherai di New York per
tutte le volte che ci verrai!”
Gabe
ridacchiò, prima di prendere uno zaino e iniziare a riempirlo di vestiti “Senti
Petey…. Ma quella band, no? Gli Academyis…” Wentz mise il viso
fuori dal lenzuolo (nel quale si era arrotolato come un baco da seta) e annuì
nuovamente “Sono ancora in Decay?” il bassista dei Fall Out Boy annuì “Beckett è ancora vivo?”
“Certo
che è ancora vivo Sappy!”
Gabe
emise un ringhio frustrato “Al mondo non c’è giustizia…”
Nel
tragitto da casa sua all’aereoporto mi spiegò poi
che, per lui, William Beckett era qualcosa di molto simile ad uno stalker. Non stentai a credergli.
Al ritorno, in aereo, ero seduta sola. Avevo ceduto il mio posto a Gabe che stava allegramente ‘minchieggiando’,
secondo il loro gergo da tardoni, con Pete. Così
riuscii a dedicarmi un po’ a me stessa e alla musica, riascoltandomi le vecchie
demo delle Pesche e prendendo appunti per sistemare i bassi e i cori. Ogni
tanto mi coinvolgevano in discorsi astrusi urlando, visto che eravamo un po’
lontani, e facendo quindi impazzire gli altri passeggeri. Atterrammo nella
bella Città degli Angeli che era ormai sera fatta.
Arrivati a casa non c’era nessuno ad accoglierci ne sulla porta ne nel
corridoio.
“Che dolci” disse Pete con una punta di sarcasmo
mentre ci faceva strada verso l’appartamento che era rimasto vuoto fino ad
allora. Sulla porta, non so come, ma c’era già la targhetta con incise le
lettere CS (ovvero Cobra Starship), che Pete doveva aver fatto fare di corsa l’occasione.
Avere
il suo migliore amico in Decay era una gran cosa per
lui.
L’appartamento
dei Cobra era identico al nostro, ma di un bel verde smeraldo. Gabe sembrava davvero molto colpito dalla cosa anche se, a
dirla tutta, avrebbe preferito la PurpleRoom delle Pesche.
Non
sapevo ancora il perché.
“Se non ti piace il colore posso sempre spostare i Panic”
disse Pete alzando le spalle “Ross si è sempre
lamentato del giallo limone…”
“No ma che dici? Il verde mi mette allegria. Mi ricorda di quella vipera che ha
morso mio nonno quando avevo sei anni. Gli hanno amputato due dita in un piede.”
“Adesso seguimi ti presento alle altre Pesche!”disse
il moro saltellando mentre io mi defilavo alludendo alla scusa di farmi un bel
bagno. In realtà ci ero solo rimasta un po’ male. Dopotutto avevo mandato un
sms a Ryan poco prima di arrivare ma lui non mi era venuto in contro. Forse
stavo pretendendo troppo….
Arrivata nel appartamento delle pesche Dam mi venne in contro abbracciandomi
per darmi il ben tornata prima di riprendere posto sul divano “Gli altri?”
chiesi guardandomi attorno, ma era tutto deserto anche li.
“Boh, stanno tipo cucinando” rispose svogliato il mio batterista nel pieno
dello zapping “La batteria comunque è finita” disse con un sorrisetto.
“Bravo man” gli dissi scompigliandogli la zazzera castano chiara “Faccio la
doccia poi andiamo ad aiutare… Anzi se tu vuoi
avviarti c’è il cantate dei Midtown di là. Vatti a presentare, su.”
Lui mugugno facendogli capire che non gliene poteva fregare di meno, e io
scoppiai a ridere. Mi diressi in camera disfando lo
zainetto e spogliandomi per poi entrare in bagno e farmi una doccia veloce per
sbrigarmi ad andare a salutare gli altri. Quando uscii dalla doccia per poco
rischiai un infarto trovando Ryan seduto sul mio letto che mi aspettava
leggendo il quaderno dove scrivevo le canzoni che componevo per la band. Mi
guardò attentamente mentre io morivo di vergogna visto che addosso avevo solo
il reggiseno e gli slip. Feci per prendere i vestiti dalla sedia ma lui fu più
veloce di me e si allungò rapidamente prendendomi per i polsi e trascinandomi
sul letto dove prese a baciarmi…. Allora gli ero
mancata almeno un po’!
Prese ad accarezzarmi le gambe e le cosce scoperte mentre a me saliva un po’ il
panico. Per quanto desiderassi far qualcosa in più con Ryan, tutte le volte che
eravamo li per li per farlo qualcosa scattava nel mio cervello e non mi sentivo
più ne tranquilla ne a mio agio. Ancora una volta, l’ingresso di Brendon fu provvidenziale.
“Ryro! Dammy mi ha detto
che siete qui!” disse entrando senza bussare “Voglio presentarti Gab….Ragazzi ma vi sembra il caso????”
“Brendon cazzo esci!!”
“Non sei leale Roooooss!!” Gabe intanto non sembrava essersi minimamente
imbarazzato ma anzi, sembrava divertito dalla cosa “Ross sei sempre il solito”
disse annuendo alle sue stesse parole.
Volevo
morire.
“Tu
sei un mostro comunque, parli di lealtà impedendomi di perdere la verginità poi
appena puoi corri a scopare!”
“Sei vergine?” chiese il cantante dei Cobra mentre Brend
annuiva “e vuoi perdere la verginità con lui?” chiese indicando Ryan che lo
guardò a occhi sgranati.
Aveva decisamente frainteso.
“Ti prego mandali via” dissi a disagio a Ryan mentre Brendon
spiegava a Gabe che io ero vergine e dovevo andare a
letto con Ryan così anche lui era vergine e doveva andare a letto con May…
Sempre
perché gli affari miei DOVEVANO essere di dominio pubblico.
Ryan annuì alzandosi e cacciando in malo modo i due ragazzi chiudendo poi la
porta a chiave “Ecco fatto” disse guardandomi con un sorrisetto “E poi c’è chi
osa dire che non sono un uomo deciso.”
“Oh, quando non dormi sei decisissimo” gli dissi alzandomi e infilandomi i
jeans prima che potesse tornare a palparmi il fondo schiena.
Non che la cosa mi desse fastidio, solo che avevo paura anche se avevo bisogno
di ragionare sul motivo…
Mi infilai anche la maglietta e dopo un paio di baci uscimmo dalla stanza
camminando per il corridoio un po’ a distanza. Io lo sapevo che stava pensando,
ovvero che lo avevo appena mandato in bianco.
Ancora.
Mi aggrappai al suo braccio mentre fortuntamente mi
sorrideva e insieme entrammo nella Big Room.
Erano già tutti seduti al tavolo e occupammo gli ultimi posti vuoti, io avevo
accanto Pete e davanti Brendon
mentre May aveva davanti Ryan al mio fianco. La cosa iniziava a farsi preoccupate,
sembravamo davvero due figli che avevano portato a casa i fidanzati da
presentare al papà…
Sorrisi,
mentre Gabe mi passava la ciotola dell’insalata dopo
aver preso posto accanto a me.
Eravamo
davvero la caricatura di una bella famiglia felice….
May Pov
(January 2006)
GabeSaporta… Ecco il nome
del nuovo figlioletto adottato da PeteWentz. Figlioletto, poi… Avevano
la stessa età, erano più come dei fratelli a quanto pare. Per non parlare del
fatto che mr. Saporta fosse
già famoso con la sua vecchia band, i Midtown, che avevo anche avuto la fortuna
di vedere a Cheyenne qualche anno prima. Non avrei mai immaginato di vederlo
arrivare con noi in DecayDance, lui era un pezzo
grosso a differenza di noi…
Come al solito il dormitorio era pieno di gente che si movimentava ovunque per
preparare una cena decente per il nuovo arrivato. E questa volta pure io, Will
e Ryan avevamo deciso che avremmo dato una mano. Mi chiedevo spesso se fossimo
degli chef novelli piuttosto che dei musicisti… -MayMoon, mia dolcissima fatina dei boschi… Quella è carne? Non dovevamo mangiare vegetariano?-
-Senti, noi in Wyoming siamo dei cowboy…
E le mucche le alleviamo per mangiarle!-
Risposi io, indicando il cappello da cowboy che mi ero infilata in testa
apposta per sembrare più credibile nel cucinare un piatto tipico del mio paese.
Non era la prima volta che mi dilettavo nella preparazione di quel piatto, ma
farlo con accanto Brend che sbraitava perché io ero
un’assassina carnivora mi veniva davvero difficile. Sperai di non aver sbagliato
nulla quando misi a rosolare la carne. Dietro di noi c’erano Mike ed Adam che cercavano di fare la panna montata per la serie
infinita di banana split che il loro cantante aveva
proposto di preparare per tutti. Will intanto stava sbucciando banane insieme a
Ryro, che sembrava abbastanza contento del ruolo
misero che gli era stato affidato. Meno doveva fare meglio era, aveva detto.
Simon e Gwen avevano deciso che avrebbero preparato
un altro piatto tipico del nostro stato. Il resto della gente stava preparando
la tavola, rigorosamente decorata con bicchieri e piatti blu e gialli, anche se
a quanto pare a Spence non piaceva l’abbinamento.
Nel giro di un’ora tutto era pronto e il frigor era
pieno di banane split, così William e Ryan potevano
finalmente occupare il divano come desideravano. Il cantante dei TAI era però
stranamente eccitato e non sapevo nemmeno perché. Non facevaaltrochesorridere e canticchiare “Is it
Me, Is It True” calcandosullafrase “Sex is old, old and boring when you're feeling
nothing”. Ma nessuno voleva farci caso e quindi
lo snobbavamo. Phill diede un’occhiata alla carne che avevo
preparato e poi si voltò verso di me.
-È lo stesso che ci ha cucinato tua nonna quella volta che eravamo da te?- -Ovviamente… Solo che ho il dubbio che io non sia
così brava quanto lei. Spero di non avvelenarvi, perlomeno.-
Risposi prima di coprire la teglia e voltarmi giusto in tempo per vedere Brendon partire sparato verso il corridoio urlando “Petey”. Tutti curiosi lo raggiungemmo e ci guardammo
intorno per vedere il nuovo arrivato, ma di lui non c’era traccia. Nemmeno di
Jill. Infatti Ryan si alzò piano dal divano ed iniziò a guardarsi intorno mezzo
addormentato, prima di avvicinarsi a Pete.
-Ma Jill non l’hai dimenticata a New York, vero?-
-Oh! No, non potrei mai dimenticare in giro i miei pargoli prediletti…
è andata a farsi un bagno!-
E dopo la risposta del nostro padre di famiglia, Ross sparì in corridoio
diretto verso il nostro appartamento. Brend mollò Pete ed iniziò a saltellare come un pazzo, continuando a
voltare la testa a destra e sinistra come un assatanato. -Dov’è Gabe? Dov’è? È qui,
no?- Wentz sorrise ed indicò l’appartamento che fino a
qualche giorno prima era quello vuoto in cui io e Will ci eravamo imboscati.
Vidi infatti il cantante dei TAI sorridere sornione dal divano, prima di
alzarsi ed arrivare con calma fino a noi. Sembravamo un branco di discepoli
attorno al loro salvatore, ma tutti ci voltammo quando fece la sua comparsa Gabe. Non era difficile non notarlo dato la sua altezza
impressionante e soprattutto fu facile riconoscerlo dato che avevo visto tutti
i video. Ovviamente Urie fu il primo a saltargli addosso ad abbracciarlo
urlandogli il benvenuto nell’orecchio. Beckett si appoggiò a me e fece
dondolare la testa, non staccando gli occhi da Saporta.
Era totalmente in aria, qualcosa faceva brillare il suo sguardo mentre un
sorrisino malizioso curvava le sue labbra.
-Mi sa che avremo concorrenza, May… Non saremo più i
cantanti più belli della DecayDance. Lui ci batte…-
-Oh, parla per te…-
Lui mi sfregò i capelli, prima di fare qualche passo avanti ed andare a
presentarsi al nuovo arrivato. Poi vidi Brendon
arrivare come un fulmine e trascinarmi da Gabe che lo
guardò un attimo perplesso prima di sorridermi.
-Ecco! È lei la mia ragazza! MayMoon, dai, saluta Gabby!-
-Oh MayMoon? Ma che bel nome!!!-
Disse quell’altro lasciandomi un attimo sbigottita, mentre mi afferrava la mano
e la scuoteva.
-No, solo May…-
Sospirai, intanto che lui annuiva non convinto della cosa. Guardarlo in faccia
comunque faceva venire il torcicollo, ma era così carino che non potevo non fissarlo… William invece gli si presentò nello stesso modo
sensuale e gentile con cui si era presentato a me, prima di sorridergli in modo
strano. Mi domandai se concupire la gente fosse la sua ragione di vita… Anche se ora so benissimo che in quel momento si
stava impegnando per potergli piacere un sacco da subito. GabeSaporta al primo
impatto sembrava una persona allegra e okay, adatto pienamente all vita con gli altri alla DecayDance.
Certo non potevo ancora dargli un giudizio, ma sentivo a pelle che era un
ragazzo apposto. Non che dai suoi testi non si capisse…
Parlargli fu comunque impossibile perché Urie lo monopolizzò e se lo portò via
di corsa, dicendogli che doveva presentargli il suo chitarrista.
Tornai rassegnata al fornello e venni raggiunta da Gwen
che si appoggiò al ripiano al mio fianco.
-Mi ha detto Brendon che sei la sua fidanzata ufficiale…-
Mi picchiò il dito contro la spalla per un po’ di volte attendosi
una risposta, mentre io iniziavo a pensare che la prossima carne che avrei
fatto rosolare sarebbe stata quella di Brend.
-In verità no… Non lo sono. Devo solo sverginarlo e
poi lo vedrò sparire dalla mia vita velocemente.-
-Wow, che fantastica filosofia…-
Rise lei, ma mi limitai a fissare la teglia pensando che era triste essere
convinta di dover vedere sparire tutti dalla propria vita. A quel tempo stavo
ancora imparando che non tutte le cose belle devono per forza essere perse, ma
ancora faticavo a crederci. Ovvio che ero sicura che con Brendon,
anche se fossi riuscita a farci l’amore, tutto sarebbe andato a monte presto.
Volevo provare ad avventurarmi in una relazione, ma sapevo che non sarebbe
durata molto. Non è che lo speravo… Ne ero solo
convinta.
-Dovremmo crederci tutti… Scommetto che il mondo
sarebbe migliore senza coppiette che si giurano amore eterno sapendo che non lo
avranno mai.-
E detta questa frase ad effetto, portai la teglia a tavola e richiamai
all’ordine tutti quanti. Pete fu il primo a sedersi e
mi sorrise tutto contento.
-Oh, GoldyMay, quindi sei una donna di casa…Bden sarà felicissimo di
sposare una come te così premurosa e brava in cucina!!-
Io lo fulminai con lo sguardo, prendendo posto accanto a William che stava
ridendo delle parole di Pete. Brendon
arrivò sedendosi al mio fianco e passandomi un braccio attorno alle spalle per
trascinarmi verso di sé.
-Ti amo anche se sei una crudele assassina di mucche, mio profumato fiorellino…-
Mi disse all’orecchio prima di darmi un bacio sulla guancia. Ovviamente tutti
tranne Brend si avventarono sul mio piatto dicendo
che era squisito, senza contare i complimenti fatti a Gwen
per il contorno. Non c’è che dire, noi del Wyoming
vinciamo su tutti fronti.
Anche la banana split di Will fu apprezzata, ma prima
del dolce divenne storica la gara a chi riusciva a sostenere di più il
cucchiaino sul naso… I partecipanti furono Beckett,
Urie, Wentz, Carden , Sisky, Weaks e -obbligato dagli
altri- Ross.
-Non farci caso, sembrano idioti… Ma sono dei bravi
musicisti.-
Disse Jill a Gabe, ma
subito lui decise di partecipare, facendoci capire che era un altro idiota
arrivato tra noi. La gara ovviamente fu vinta da Will che iniziò a
pavoneggiarsi e a sorridere in modo ambiguo all’ultimo arrivato. Poi, a metà
dolce, mi ritrovai ad osservare Brendon che stava
mangiando la panna montata, impiastricciandosi il labbro superiore in modo assurdo… Fu in quel momento che mi avvicinai senza pensare
al suo viso e lo baciai in modo un po’ troppo spudorato per essere in pubblico,
lasciando probabilmente mezzo tavolo perplesso. -Ragazzi… Sapete che l’altro giorno ho visto un porno
che iniziava proprio così? Poi che han fatto con la panna montata, non potete
immaginarlo!- Pete annuì alle sue stesse parole, attirando
l’attenzione di Brendon, Ryan, William ed infine Gabe, che domandò come fosse andato avanti. Sentii Jill
lamentarsi mentre dava una gomitata a Ross, io mi limitai ad avvicinarmi
all’orecchio di Brend.
-Vuoi vedere come va a finire la nostra di serata piuttosto che quel film?-
Gli domandai e lui si congelò, voltandosi incredulo verso di me. Gli sorrisi
appoggiando le posate nel piatto ed alzandomi per portar tutto al lavandino,
mentre tutti erano intenti a seguire il discorso sul porno e la panna montata. Brendon mi seguì con lo sguardo, fino a che mi vide sparire
nel corridoio e decise di seguirmi a grandi passi. Lo aspettai sulla soglia
dell’entrata del mio appartamento e lo abbracciai per baciarlo non appena mi
raggiunse. -Ross non puo’ più dirti
nulla sulla lealtà… Jill è tornata.- Sussurrai sulle
sue labbra. –Allora… Ti va ancora di far l’amore con
me?-
Di nuovo lui non rispose, totalmente sbigottito dalla mia domanda. Così ripresi
a baciarlo, afferrando la sua camicia per trascinarlo con me verso la stanza.
Aspettare non aveva più senso… E poi, con Ryan
lontano, era tutta mia intenzione riuscire ad arrivare al sodo con Bden.
Arrivati in camera notai che c’erano rimasti solo due letti, uniti in maniera
da formarne uno matrimoniale. Restai un po’ perplessa, ma dedussi che era opera
di Simon, così mi ci lasciai cadere trascinandomi Brend
addosso senza smettere di baciarlo. Lui non parlò e ciò mi rese soddisfatta,
perché significava che era veramente preso dalla situazione tanto da non saper
cosa dire. Bastava lo scorrere della sua mano sul mio collo e poi giù lungo il
ventre come risposta alla mia domanda. Io iniziai a sbottonargli la camicia
lentamente, seguendo il percorso delle mie mani con una scia di baci sul suo
petto. Lo sentii sospirare appena, prima che mi prendesse per i fianchi e mi
facesse indietreggiare verso la testiera fino a che mi ci ritrovai appoggiata
con le scapole. Le sue labbra scivolavano lungo il mio collo, lasciandoci ogni
tanto piccoli piacevoli morsi, mentre con le dita si prestava a slacciarmi la
cerniera laterale del vestito. Non ci volle molto prima che con una fretta
estrema me lo togliesse e lo lanciasse lontano. In quel momento fu preso da una
foga che era a dir poco eccitante, così scese con il viso a baciarmi la
clavicola, scendendo ancora per seguire lentamente l’orlo del reggiseno. Gli
passai quasi esasperata la mano fra i capelli, quando lui decise di passare una
mano sotto l’indumento intimo mentre con l’altra andava a slacciarne il gancio.
Levatomi pure quello si staccò un secondo a guardarmi negli occhi, prima di
avventarsi su di me per baciarmi con bramosia le labbra. Le mie mani corsero
svelte a slacciargli i pantoloni ed abbassarglieli,
intanto che le sue sfioravano lente il mio petto. -Brend…-
Mi ritrovai a mormorare sul suo collo, quando le sue dita arrivarono
all’elastico delle mutande. Quei preliminari stavano per uccidermi…
Ma improvvisamente lui si bloccò e rimase immobile a guardare non so cosa sul
mio collo. Ovviamente non era il momento adatto per fermare tutto! -Che… Che cosa c’è?-
Domandai alzandomi appena a sedere e prendendogli le mani fra le mie. Lui mi
guardò negli occhi e si morse le labbra.
-Devo mettere la fascia o il sudore mi va negli occhi.-
Lo fissai allibita per due secondi prima di ribaltarlo sotto di me, iniziando a
baciargli il petto e scendendo giù fino a mordergli la pelle appena sopra
l’elastico dei boxer. Lui gemette dimenticandosi della fascia, così gli sfilai
i boxer e tornai a baciargli le labbra. Credo che smise di pensare a qualsiasi
altra cosa, dato che portò le mani ai miei fianchi e sfilò pure i miei slip.
Quella volta fui io a fermarmi… Quello era un momento
in cui con gli altri ragazzi si finiva per scopare senza nemmeno un po’ di
dolcezza. Forse con lui avrei dovuto andarci un po’ più leggera…
Così appoggiai le labbra alla sua fronte, prima di accarezzargli i capelli.
-Ti voglio bene, Bden…-
Gli mormorai, sentendo il bisogno di fargli sapere che non era solo sesso senza
interesse. Lui ridacchiò e mi accarezzò la schiena, socchiudendo gli occhi.
-Lo sapevo…Ma io ti amo, MayMoon…-
Ci baciammo ancora, prima che mi sdraiassi di nuovo sotto di lui e finalmente
riuscissimo in quest’impresa di fare l’amore. Osservai per un po’ il volto
sudato e concentrato di Brendon, finchè
un sorriso piegò le sue labbra e allora chiusi le palpebre serena. Non volevo
ancora ammetterlo a me stessa, ma quella volta riuscii un po’ a capire la
differenza tra stare tra le braccia di qualcuno che infondo ami e tra quelle di
chi non ti interessa. Però, ancora, non ero sicura di potermi fidare di certe sensazioni… L’amore e la serenità sono deboli, prima o poi
sono destinate a sparire.
Jill Pov
Alla fine della cena mi ritrovai
seriamente a credere che quella casa fosse il posto adatto per GabeSaporta. Si era rivelato
scemo al pari di tutti gli altri, riuscendo persino a battere certa gente come
Ross o Sisky.
Ma Pete e Bdon restavano i
coglioni imbatutti della casa, loro davvero non
avevano rivali in quel senso.
“Non ho parole” dissi mentre Gabe iniziava a
raccontare di quando si era lanciato in mezzo al traffico di New York a bordo
di un carello della spese, ricevendo gli elogi di Pete(che ero certa
fosse quello che aveva spinto il carrello in prima persona) mentre William riprendeva
a strusciarsi un po’ troppo su di lui “Pensavo fosse un po’ più intelligente”
dissi a Ryan che assieme a Phill e Gwen mi aiutava a sparecchiare la tavola visto che May e Brendon erano spariti nel nulla. Arrivò anche Patrick che
si guardò attorno grattandosi la fronte un po’ sporgente.
“Ma Brendon? Mi aveva detto che doveva parlarmi di
qualcosa di urgente” disse togliendosi la giacca mentre Pete
lo abbracciava. Mike indicò la porta spiegandoci che se l’era filato con la sua
ragazza e che quindi non era il caso di disturbarli.
Ryro sembrava di tutt’altro avviso e fece per andare ad
interromperli ancora ma io glielo impedii tirandolo per un braccio. Ero certa
che non sarebbe tornato vivo questa volta… “Non ti
conviene” dissi attirandolo a me mentre lui lasciava perdere del tutto i suoi
presupposti di rompere le palle al mondo e mi fissava le labbra desideroso di
baciarle “Non hai finito di aiutarmi qui…”
Lui iniziò a baciarmi anche se il termine iniziare è fortemente sbaglio. Non
facevamo poi altro da quando ci eravamo rivisti… a
dirla tutta non siamo mai stati due persone che parlano molto fra di loro,
soprattutto in quel periodo non parlavamo proprio. Abbiamo sempre preferito
comunicare con gli sguardi e i gesti.
“Jill alza il culo” disse Phill rovinando la magia di
quel bacio “O non riesco a togliere la tovaglia dal tavolo”
Io esegui spingendomi di più verso Ross e alzando così i fianchi dal tavolo
mentre lui faceva scontrare le nostre labbra con maggior passione, passandomi
poi una mano sul fondoschiena li, in mezzo a tutti, mentre le mie guance si
tingevano di rosso ma lo lasciavo fare… Pete ci raggiunse abbracciandoci “Che belli che
siete! C’è così tanto amore in questa casa!” e detto questo corse ad
abbracciare anche Gabe e Will che parlavano fitti fitti sul divano.
Saporta mi sembrava un po’ riluttante ma non aveva scelta:
Will gli stava addosso come una cozza allo scoglio.
Ora che tutto era sistemato non avevo altre scuse per rimanere li ma speravo
che Ryan non mi portasse in camera o seriamente non sarei riuscita a decidermi
sul da farsi. In un primo momento andammo a sederci a terra, lui con la schiena
appoggiata a un lato del divano e io appoggiata al suo petto, accogliendo la
proposta di Travis e Katy
che ci avevano chiesto di guardarci ben sei puntate di South Park tutti
insieme, ma alla fine della seconda Ryan mi strinse di più a se sussurrandomi
lascivamente in un orecchio “Andiamo di la anche noi Jill?” Panic!
“Prima andiamo un attimo di fuori?” proposi mentre ci alzavamo prendendolo per
mano ed avvicinandomi alla porta che dava sul esterno “è romantico, parlare un
po’ al chiaro di lui” lui annuì seguendomi docilmente e senza opporsi…
Lo condussi fino a uno dei divanetti del giardino e li mi misi a sedere
attirandolo a me per baciarlo ancora cercando di metterci un po’ di quella
dolcezza che avvolte a lui mancava, visto che eccedeva spesso nella passione.
Non mi dispiaceva ok, ma mi confermava che si, lui cercava solo una cosa…
“Jill perché mi scappi?” mi chiese quando le nostre labbra si separavano.
“Io non vado da nessuna parte…” risposi sotto voce
abbassando il capo, nemmeno convinta di quello che avevo appena affermato.
“Non vuoi fare l’amore con me, vero?”
Alzai gli occhi nei suoi arrossendo immediatamente e notando che anche lui si
stava lievemente imbarazzando, ma non troppo. “No… io
voglio farlo eccome” dissi sinceramente “Ma… non sono
sicura…”
“Hai paura che possa farti male?”
“Si ma non fisicamente… ho paura che tu sia in grado
di spezzarmi davvero il cuore…”
Lui rimase in silenzio, incapace di replicare in nessun modo, forse consapevole
che io avevo ragione…
Si limitò ad abbracciarmi e mentre me ne stavo li, appoggiata al suo petto con
gli occhi chiusi, mi sembrò impossibile che un ragazzo all’apparenza così dolce
potesse far qualcosa di male… ma poi il ricordo di Keltie m ritornava alla mente e allora mi frenavo. Non
pretendevo di essere la donna della sua vita, eravamo entrambi giovanissimi, ma
volevo essere qualcosa di serio almeno, vagamente importante, prima di concedermi
a lui…
Speravo lo capisse e non decidesse di lasciarmi perdere. Per fortuna non lo
fece, si limitò a baciarmi ancora prima di alzarsi e porgermi la mano “Vieni lo
stesso a dormire da me vero?” chiese con un sorrisetto mentre io lo abbracciavo
cingendogli i fianchi.
“Si certo! anche perché May e Brendon hanno
sicuramente occupato la mia stanza…”
“Ah solo per questo?” mi chiese fingendosi offeso “Che brutta persona che sei Bayler, ti approfitti della mia gentilezza…”
“Oh non lo farei mai!” continuai io baciandolo sul mento mentre lo sentivo
ridere “Ora andiamo per favore che ho un sonno incredibile”
Il sesso non doveva stare alla base di un rapporto, doveva essere un piacere da
godersi con sicurezza e io non ero ancora sicura con Ryan. Ero così intenta a
scongiurare la paura di una delusione amorosa che non mi godevo la vita forse,
ma il modo in cui stava reagendo Ryan alla cosa mi rassicurava ogni giorni di più…
May Pov
Quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti Brend che stranamente stava ancora dormendo. Mi stupii
della cosa dato che sapevo benissimo che era mattiniero ed iperattivo… Decisi così di approfittarne per restare nel
letto riscaldata dalle sue braccia. Appoggiai la fronte al suo petto e
sospirai, rendendomi conto che ogni volta che mi svegliavo al fianco di Brendon mi sentivo rassicutata.
Questa volta più delle altre…
-MayMoon…Ho tanto di quel sonno che non ho la forza di muovere un muscolo.-
Lo sentii mormorare fra i miei capelli, prima che
mi stringesse a sé. Io ricambiai l’abbraccio, mentre lui mugugnava e si
stiracchiava le gambe.
-Dai Bden, non dirmi che
la tua prima volta è stata davvero così stancante? Altrimenti è meglio se ti
dai all’astinenza, prima di diventare un poltrone.-
-Vuoi vedere che è perché scopate troppo che tu,
Beckett e Ross dormite così tanto?-
Disse, prima di farsi leva sulle braccia e
sovrastarmi per guardarmi negli occhi. Gli rifilai una piccola pacca sulla
guancia, facendo finta di essere offesa per poi lasciarmi baciare le labbra.
-Mmh… Secondo me non c’entra nulla. Siamo solo svogliati. …soprattuttoWill.-
-Tu però quasi lo batti…-
Afferrai
le sue spalle e mi sollevai verso il suo volto, prima di sfiorargli la guancia
con le labbra.
-Se parliamo di bellezza, ovviamente…-
-Su questo non posso darti torto, MayMoon… Così non posso più discutere! Bene, allora
facciamo altro.-
Detto questo mi afferrò per i fianchi e si abbassò
a succhiarmi il collo, ma io mi defilai dalla sua presa rotolando giù dal letto
velocemente. Rimase un po’ sbigottito e contrariato, ma non ci diedi molto peso
dato che corsi in bagno velocemente e mi infilai sotto la doccia. Un po’ di
solitudine era quello che mi ci voleva… E poi, non
per dire, ma ero abituata a defilarmi velocemente dopo essere stata a letto con
qualcuno. Le coccole mattutine prolungate non erano esattamente il mio forte…
Mi appoggiai alle piastrelle fredde del muro ed
iniziai a guardare con interesse sempre maggiore il vapore che appannava il
vetro, mentre delle goccioline iniziavano a scivolarci sopra. Ultimamente il
bagno era l’unico posto dove si riusciva a trovare un attimo per se stessi,
dato che la casa era diventata una specie di Inferno dove era assoluta routine
farsi i cazzi altrui. Io non ero abituata a questo tipo di cose, su in Wyoming. Là vivevo tranquillamente con i miei e potevo
avere la mia vita tranquilla… Certo, le malelingue
non mancavano. Ad Evansville non era difficile farsi
notare ed entrare nelle antipatie della gente. Con il mio comportamento poco
etico, poi, arrivare a far parlare di me era semplice. Comunque là avevo la
possibilità di staccarmi dal mondo con il mio lettore cd, prendere la bici ed
andarmene al fiume a guardare il panorama… Alla DecayDance era letteralmente impossibile. E parlo anche del
fatto che io stessa non riuscivo ad isolarmi data la compagnia fantastica che
potevo trovare in ogni momento da ogni singolo abitante di quel dormitorio.
Ogni tanto, rimanere sola mi risultava quasi uno spreco di tempo dato che
all’interno delle stesse mura stavano persone così speciali.
Sospirai, tanto presa dai miei pensieri da non
accorgermi della figura di Brendchesi
stava avvicinando. Così me lo ritrovai nella cabina che mi ammiccava in modo –a
suo parere- sensuale.
-Facciamo la doccia insieme! Che bello!-
Urlò, avvicinandosi a me per abbracciarmi e schiacciarmi
contro il muro come una sottiletta. Gli appoggia le mani al petto per spingerlo
via, ma la cosa fu del tutto inutile. La pace era finita…
Voler vivere questa relazione con Brendon Urie
portava una serie di contro che a quanto pare erano più numerosi dei pro. Alla
fine i pro erano due: uno era che Bden era un bel
ragazzo, affettuoso e tenero, l’altro che con lui stavo bene. Davvero bene… Come non ero mai stata con nessun altro ragazzo, in
effetti. Ma non volevo nemmeno pensare a questa cosa. L’amore non faceva per
me.
-Non era proprio mia intenzione, ma ormai sei qui… Comunque, Brend, non per
offender la tua virilità… Ma ti sei accorto di non
esserti tolto i calzini ancora? Ce li hai da ieri sera.-
Lui si guardò i piedi e poi si tolse velocemente
quegli orrendi calzini con i panda, tornando a toccare i miei fianchi. Che uomo
appiccicoso…
-Sei tu che nella fretta di far l’amore con me non
me li hai levati! Ma posso perdonarti, la prossima volta saremo perfetti!-
-Chi ti ha detto che ci sarà una prossima volta?-
Domandai io, facendolo congelare. Alzò lo sguardo
da cane bastonato verso di me e io lo guardai seria. Ma come resistere a quegli
occhi? Come resistere a Brendon?
-Scherzo, Bden… è ovvio
che non era l’unica.-
-Aw! Allora mi ami davvero MayMoon!-
Mi lasciai baciare, mentre accarezzavo i suoi
capelli un po’ triste. D’altronde sentivo come se mi stessi approfittando dei
suoi sentimenti verso di me… Il che era quello che
stavo facendo. Come facevo a spiegargli per bene che tutto l’amore che si stava
immaginando io non lo provavo? Gli volevo bene, ma non credevo fosse qualcosa
di più. Eppure, ora, ripensandoci… Il sentimento che
provavo per Brendon era qualcosa di molto simile al
primo amore, qualcosa di dolce ed innocente che scambiavo per un’amicizia. Era
solo che nella mia testa la parola amore aveva un significato talmente contorto
e brutto che volevo impedirmi di provarlo.
Jill Pov.
Il giorno successivo alle otto ero in
sala incisioni con Simon, Hachi e Phill,
mattiniera come sempre, dopo essere andata a correre da sola. Ecco avevo
trovato il mio modo per smaltire gli ormoni, andare a correre anche senza Brendon che, al mio contrario, aveva sicuramente fatto
centro tutta la notte…
Guardavo il fonico e i miei due amici da dietro al vetro della saletta con il
basso fra le mani incidendo per la quinta volta la stessa traccia del cazzo che
non sembrava riuscire come la volevo io “Sono un semitono sotto così vero?”
chiesi io dentro al microfono mentre Phill pigiava un
pussante per rispondermi.
“Si ma non preoccuparti, in base a come incidi tu sistemiamo le chitarre…”
“Dam stamattina non si è mosso quando l’ho chiamato” mi disse Simon mentre
cambiavo basso, sfilandomi per un attimo le cuffie. Ascoltavo la sua voce
rimbombare per la saletta con un sorrisetto felice sulle labbra. Eh, l’amore
rilassa “May invece? Qualcuno ha sue notizie o è morta?” domandò poi malizioso. Phill alzò gli occhi al cielo mentre anche Hachi si lasciava andare in una battuta davvero misera
“Direi che l’asta di Brendon non le ha trafitto solo
il cuore…”
“Ragazzi per favore” sbottò l’altro chitarrista mentre loro ridacchiavano come
due idioti “Vediamo di farla finita…”
Io risi insieme a loro mentre mi rimettevo su le cuffie “Ok dai, vediamo di
finire questa base prima di pranzo che poi voglio dedicarmi a quelle che non mi
sono riguardata…”
“Di questo passo il cd sarà pronto nell’anno del mai” disse Phill
“Dobbiamo sistemare anche delle cose di Dam… poi
dobbiamo incidere due chitarre e May, più il pianoforte…”
“Non farti venire un colpo, man” gli disse Simon sorridendo “Lo ha detto anche PetePiggy che non ci corre dietro nessuno!”
Quando il caro Phill decise di rilassarsi Hachi mi rimandò la base nelle cuffie e feci un paio di
prove prima che il lavoro uscisse davvero bello, come me l’ero aspettata dall’inizio.
Pranzammo rapidamente immersi nel silenzio della casa, visto che mezzo giorno
era in pratica l’alba per la maggior parte delle persone che dimoravano li.
May ebbe la decenza di presentarsi alle tre e un quarto seguita da un Brendonstra felice che entrò
dentro alla saletta correndo da me e rovinando così la registrazione che stavo
facendo. Fortuna che era un musicista e conosceva le procedure…
“JillyKitty non sono più vergine, che bello!” gridò
come un pazzo.
“Questa frase l’ho registrata” disse il fonico asiatico mentre May si faceva
abbracciare da Simon che se la rideva, vergognandosi di essere nata e
dell’esuberanza di Brendon “La mettiamo nel cd!”
“Siii voglio scriverlo ovunque! Anche su twitter e myspace! Ho vinto e ho
perso la verginità per primo con la donna che amo!” disse il cantante dei P!ATD
felicissimo senza smettere di abbracciarmi.
Non mi stupiva molto ormai, dopotutto era BrendonUrie…
E si, aveva vinto.
Mi chiedevo solo da quanto quella era diventata una gara…
Continua…
Nda:
Ecco qui il
capitolo di oggi :D
Speriamo vi sia
piaciuto!
Lasciateci un
commentino visto che siamo state così magnanime di postarlo tutto senza
dividerlo in due parti.
Capitolo 15 *** Act 2. Chapter Ten: Virginity Killed itself on a Nightmare -Months after Christmas- ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter ten : Virginity killed itself on a Nightmare –months after
Christmas-
May pov.
Dicembre 2010
(Presente)
Vedo Gabe, Jill e Brendon sparire dietro la porta,
lasciando la sala in silenzio. Will ancora non mi molla, come se si fosse
congelato in quella posizione… Ma d’altronde so che non mi lascerebbe lo stesso
per nessun motivo. Io continuo a tremare, non sapendo come reagire a tutto.
Seduto dall’altra parte della saletta Patrick non batte ciglio, continua a
fissare dritto davanti a sé, con Gwen al suo fianco che gli porge un fazzoletto
per asciugare il sangue che gli cola dal naso. La stimo perché riesce a stare
al suo fianco nonostante tutto… Io me la sarei già filata a gambe, mollandolo
tempo fa. Esattamente quando si è rivelato per il verme che è in realtà. Certo,
io che do del verme agli altri è un gran bel paradosso. Sì, io che mi preoccupo
di chi rimane accanto a qualcuno… Che ipocrisia.
-Beh, che hai da fissarmi, May? Vuoi prendermi a pugni
anche tu come ha fatto il tuo ragazzo? Anche tu a questo punto non dovresti
essere qui eppure non mi pare che nessuno ti abbia spaccato il naso.-
Mi dice Stump con un tono di voce davvero stronzo e
sento i polpastrelli di Beckett affondarmi nella carne per la rabbia. Pure Ryan
si irrigidisce e gli lancia uno sguardo glaciale.
-Oh non mi guardate così, voi tre… Non avete affatto
il diritto di giudicare.-
-Taci, Stump… O finisco il lavoro di Brend senza
nessun Gabe che ti salvi. Non voglio sentire una sola parola.-
Sussurrando a denti stretti, Will mi porta al suo
fianco come se volesse proteggermi da tutta la cattiveria che sta per esserci
lanciata addosso. Perché lo so che tra poco qui nascerà una guerra fredda di
quelle pesanti… Pure Ryan si sta alterando, si capisce da come stringe i pugni
sulle cosce.
-Io perlomeno sono stato coerente con me stesso.-
-Se fossi coerente non saresti qui.-
Gli punto un dito contro, alzando un po’ troppo la
voce e sentendo Beckett che ancora mi trattiene a sé. Una cosa che a Pat non
passa inosservata, dato che alza un sopracciglio guardando le sue mani su di
me.
-Ragazzina, io la gente come te che parla di coerenza
nemmeno la sto ad ascoltare.-
-Che stai insinuando?-
Domando, ricominciando a tremare ma questa volta per
la rabbia. Ovviamente William mi sposta dietro di lui e Ryan e Patrick si
alzano contemporaneamente. Sembra di essere in una gabbia di leoni, altro che
in una sala d’aspetto di un ospedale.
-Lo sai bene! Sei la personificazione dell’ipocrisia!
E non parlo solo di te…-
-Ah! Tu parli di ipocrisia a noi? Chiudi quella
fottutissima bocca, davvero… Sennò è l’ultima volta che riesci ad insultarci.-
Gwen si alza e gli prende la mano, ma lui subito si
libera e si avvicina a noi. Tutti gli altri non sanno come comportarsi, ma
Andy, Dallon e Phill sono sull’attenti nel caso dovessero intervenire.
-Io me ne sono andato e anche senza Pete sto ancora
cantando. Voi siete tornati con la coda tra le gambe, appoggiandovi pure ai
vostri ragazzi. Tu e lei senza Pete a questo punto sareste da soli a fare gli
occhioni dolci a qualche altro produttore che manco vi cagherebbe se non
avreste quel bel viso…-
-Hey, andiamoci piano… Questo discorso sta
degenerando. Patrick, stai tirando in ballo questioni che ormai abbiamo
risolto.-
Ryan fa un passo avanti, cercando di tenere lontani i
cantanti ma riceve solo uno sguardo truce dal più anziano.
-Le questioni le risolvi mettendo incinta una donna?
Anche tu non dovresti essere qui. Sei peggio dei due fotomodelli qui davanti.-
-Non buttarci addosso merda per sentirti meglio, Pat!
Non mi sembra il momento adatto per farlo…-
Dico facendomi spazio tra i ragazzi, ma è ancora Will
a prendermi e spostarmi perché Ryan si lancia contro Stump per portarlo in
corridoio. Io li seguo di corsa ed il cantante dei TAI fa lo stesso, così ci
ritroviamo nel lungo corridoio vuoto.
-…fossi in te me ne andrei ora. Hai capito? Davvero,
nessuno vuole vederti qui… Soprattutto se vieni ad insinuare queste cose in un
momento sbagliato!-
-Quelli sbagliati qui siete voi! Che in un momento di
compianto vi importa di più di chi viene a visitare Pete, che di lui stesso!-
All’accusa di Patrick William si immobilizza con
un’espressione di rabbia in volto. Poi Ryan si fa avanti e sposta sia me che
Beckett, appoggiando una mano sulla spalla di Stump e fissandolo dritto negli
occhi.
-Non mi pare che tu possa giudicarci così, dato che
manchi da un bel po’ e nemmeno sai come stavano andando le cose.-
-Oh sì che lo so! So tutti i vostri giochetti sporchi.
So quanto Bayler è stata così idiota da farsi ingannare… E Gabe sa solo dio
come fa a non aprire gli occhi…- Ed indica prima Bill poi la sottoscritta.–Cazzo vi è andata davvero di culo di esser
riusciti a stare con loro! Mi pareva foste ben convinti di filarvela tutti
dalla DecayDance.-
Patrick spinge Ross indietro e si pulisce la spalla
come se fosse stato sporcato, prima di guardarci con odio uno per uno.
-Ma sì… C’è una cosa che ancora non so e non capisco
in effetti. Ed è come quel demente di Urie abbia potuto restare così a lungo
nelle grazie di Pete. Davvero… Non lo so. Ma comunque non penso che voi vi
stiate facendo queste domande ora e nemmeno vi importi più di quel che fanno
loro tre… Will, credo che tu abbia tutt’altro nella mente. Dico te, perché gli
altri due il cervello l’hanno perso da tempo. Lei ormai se l’è mangiato e l’ha
vomitato per non ingrassare… Mentre tu, Ross… Ah, tu ormai
non riesci nemmeno a ragionare decentemente accecato solo dal tuo egoismo e
dalla tua gelosia. Quand’è l’ultima volta che hai agito per qualcuno che non
fosse te stesso?-
Tutti e tre restiamo senza parole a fissarlo quando
torna nella stanza d’aspetto e si chiude la porta alle spalle. William tira un
calcio al muro bestemmiando dal nervoso, mentre Ryan si passa una mano sul viso
sospirando. Colpiti e affondati… Mi lascio scivolare sul pavimento e mi
nascondo il volto con le mani.
Non so davvero cosa pensare… Ma Pat ha ragione: noi
tre siamo qui per Gabe, Jilliahn e Brendon… Beh, almeno credo. Pete, per quanto
un tempo ti abbia voluto bene, ammetto che fino a ieri ti ho portato tutto il
rancore possibile. Per quello vorrei tornare indietro, a quando ancora non ne
provavo.
Jill pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Ad ogni azione corrisponde una reazione.
Ad ogni decisone corrisponde una conseguenza.
Le conseguenze delle scelte di Patrick sono molteplici ma, prima fra tutte, c’è
stato il crollo di stima che provavamo nei suoi confronti e che si è poi mutata
in odio con la morte di Pete.
Il motivo è così semplice da sembrare ovvio: Patrick non è qui perché gli
importa di Pete visto che non gli è mai importato nulla da quando ha sciolto i
Fall Out Boy. No, lui è qui solo e soltanto per salvare le fottute apparenze e
la cosa ci fa incazzare. A me e Brendon in primis.
Gwen mi guarda con un sorrisetto teso mentre lascia la mano di Patrick e viene
verso di me avvolgendomi in un abbraccio consolatore. La stringo a me senza
staccare gli occhi da Patrick che è in piedi al centro della stanza visto che
nessuno lo ha accolto mentre tutti hanno sorriso alla sua ragazza che di colpe
di certo non ne ha. Solo Joe dopo alcuni minuti di silenzio rompe il ghiaccio
sorridendo teso al rosso e alzando una mano in segno di saluto “Ehy Pat… emm..
condoglianze…” Errore madornale.
Dallon stringe i pugni zittendosi immediatamente. Gabe si irrigidisce chiudendo
gli occhi e blaterando qualche strana frase in spagnolo che nessuno capisce ma
che suona tanto come una strana richiesta Dio di liberarci di Patrick. Non
sarebbe mai uno scambio equo chiedere a un qualsiasi dio di prendersi Stump e
ridarci Pete. Chi mai darebbe un angelo in cambio di un uomo così mediocre? Ci
perderebbe e basta.
Mi stacco da Gwen voltandomi a guardare prima Ryan che lo osserva apatico da
seduto e poi Brendon vedendo subito i suoi occhi riprendere per un attimo
lucidità e caricarsi di odio puro…
È un attimo, si alza velocemente schizzando in piedi e mettendosi davanti a
Patrick compiendo grandi falcate per la stanza “Che cazzo ci fai qui??” chiede
avvicinandosi pericolosamente al rosso che però non arretra “Prova per una
volta a portare un po’ di fottuto rispetto e levati dalla palle! Vattene
immediatamente fuori di qui!!!”
Il rosso non si scompone nemmeno per un istante ne abbassa lo sguardo ma anzi,
sfida con gli occhi piccoli e verdi il mio cantante come per voler vedere fino
a che punto osa spingersi “A meno che tu non abbia comprato l’ospedale, e ne
dubito, io ho il diritto come te di stare qui dentro…”
“Tu hai cosa??” urlo io affiancandomi a Brendon, cieca di rabbia “Tu avrai
anche il diritto di stare qui ma se hai un minimo di rispetto per Pete!!
Vattene subito e rimani coerente con le tue azioni!”
Patrick mi guarda con superiorità e sento il nervoso salirmi così tanto da
dovermi trattenere per non schiaffeggiarlo “Oh è arrivata la paladina della
giustizia!” dice sventolando melodrammatico una mano in aria, con sarcasmo “e
assieme al suo aiutante Brendon Pisciasotto Urie faranno piazza pulita dal
male… Ragazzi volete un consiglio? Fatevi i cazzi vostri, se sono qui non deve
importarvi”
“E tu lo vuoi un consiglio?” prosegue Brendon a denti stretti “vai via ora
mentre sei in tempo”
“Se no? Che mi fai?”
La risposta arriva sopra alla mano di Brendon chiusa in un pugno che impatta
dolorosamente sul naso del cantante rosso facendolo addirittura cadere con il
culo per terra.
“BRENDON!” May si alza in piedi ma Will le impedisce di correre dal ragazzo
mettendole le mani sulle spalle mentre Ryro velocemente mi prende per un polso
tirandomi indietro. Il motivo di tanta protezione è logico vista la rissa che
esplode.
Patrick non ci mette poi molto a rialzarsi e a ricambiare la cortesia di un
cazzotto sul naso.
A separarli è Gabe che si alza di scatto spingendo Brendon contro a una
poltrona in un moto di ira prima di prendere Pat per il colletto della camicia
sollevandolo senza fatica, visto la straordinaria prestanza fisica che il rosso
ha acquisito di recente “Smettetela tutti e due cazzo!!! Come pensate che
starebbe Pete nel vedervi comportarvi in questo cazzo di modo???”
A quelle parole gli occhi di Brendon si riempiono ancora di lacrime mentre
appoggia la testa sulla poltroncina, sulla quale ha lasciato anche un paio di
costole grazie alla spinta di Gabe. Quest’ultimo ,molla in malo modo Patrick
prima di far alzare il cantante dei Panic ed abbracciarlo mentre il suo corpo,
così piccolo se proporzionalo all’altezza devastante di Gabe, viene scosso da
continui singhiozzi.
Patrick si siede distante da noi, mentre Gwen lo guarda un tristemente dal suo
posto accanto a Phill. Anche lei sa che ha sbagliato, ma nonostante ciò non ci
mette molto ad alzarsi e raggiungerlo.
Io mi avvicino istantaneamente a Brendon e spero di essermi solo immaginata
quei sussurri di Ryan che mi richiama a se.
Non sono un cane….
Appoggio una mano alla sua spalla mentre Gabe mi stringe a, affondando i viso
tra i miei capelli.
Un dottore viene da noi chiedendo della vedova ma so che Ashlee arriverà più
tardi, assieme al sacerdote che celebrerà la veglia.
“Potete entrare se volete vederlo… ma non tutti, a gruppetti di al massimo
quattro persone…” e detto questo torna dentro lasciandoci li a meditare. Io non
so se voglio davvero entrare.
Gabe, stringendo a se le spalle di Brendon, mi porge la mano “Dobbiamo andare
noi tre per primi…”
“Gabe…”
“Lo sai che va fatto, Jilly…”
Guardo la mano incerta e dopo aver scambiato uno sguardo con Bdon la afferro.
Odio vedere il mio cantante così distrutto, rende tutto più difficile.
Gabe mi stringe dalla parte opposta rispetto a quella di Brendon e senza
guardare gli altri entriamo…
Ti rivedrò quindi, per l’ultima volta Pete?
Jill pov.
Marzo 2006 (Presente)
Eravamo partiti così decisi e
veloci ad incidere il nostro primo cd che ci eravamo ritrovati con mille
imperfezioni, rendendoci conto che occorreva partire quasi da zero. Dopo un
mese di isolamento nei sotterranei della DecayDance era finalmente giunto il
momento di incidere le chitarre. Phill lavorava la notte, da solo con Hachi
perché sosteneva che noi che lo guardavamo da dietro al vetro lo mettevano in
soggezione, così noi passavamo la mattina e parte del pomeriggio in studio con
Patrick che ci faceva da fonico. Gwen veniva spesso a trovarci, ogni qual volta
poteva e aspettava con ansia l’arrivo delle vacanze di primavera di aprile.
Marzo era iniziato da una manciata di giorni e la calda arietta primaverile mi
ricordava il massimo del caldo che ottenevamo in Wyoming in piena estate. Sembrava
una mattinata come le altre, sembrava ma non era così.
Stavo guardando Simon incidere il suo primo brano per il disco mentre io
leggevo in parte al mixer tutte le sue tab che erano però, ovviamente,
impeccabili. Patrick lo riprendeva spesso di non muoversi così tanto o il suono
non sarebbe venuto pulito come se lo aspettava ma per Simon star fermo era
materialmente impossibile mentre suonava. Inutile specificare che May e Dam
erano ancora a letto e che, oltretutto, la rossa aveva fatto impigrire anche il
cantante dei Panic che si tratteneva sotto le coperte con lei fino a pomeriggio
inoltrato. A far cosa non volevo saperlo.
In casa comunque Brendon non era il solo ad essersi del tutto ammattito,
infatti era accaduto un evento più unico che raro: Ryan Ross aveva iniziato a
vivere davvero alzandosi la mattina e andando a letto la notte! Non vivere più
al contrario lo stava distruggendo lentamente ma dovevo ammettere che mi
rendeva molto felice questo su tentativo di seguire i miei orari. Il problema era
uno solo, però: io dormivo in media 5 ore a notte per sentirmi carica e pronta
al lavoro… lui dormiva in media dalle 11 alle 14 ore filate….
Secondo la teoria di Will avrebbe rinunciato del tutto al sonno per scopare ma
speravo che non fosse così, ma che sotto quel gesto ci fosse almeno un po’ di
sentimento…
Mi voltai verso Ryro che se ne stava sul divanetto della sala incisioni più
vivo che morto con gli occhiali da sole a coprirgli il viso, la testa inclinata
all’indietro, le labbra socchiuse e un caffe in mano. Si era addormentato.
Mi alzai dallo sgabello mentre Patrick inveiva ancora contro Simon che sorrise
imbarazzato “Scusa PattyCake ma davvero non ci riesco a stare fermo!” si
lamentava il mio collega biondo appoggiandosi con fare drammatico al vetro e
guardando Patrick con espressione affranta.
Il rosso sospirò “Non importa man, ricominciamo da capo su”
Sorrisi mentre mi sedevo in parte a Ryan prima di guardarlo un po’ stranita.
Come cazzo faceva a dormire in tutti i posti e in tutte le posizioni più
assurde? Io avrei avuto il torcicollo per anni nel dormire in quella posizione
così angusta. Passai un braccio dietro al suo collo alzandogli appena la testa
mentre gli baciavo il labbro inferiore tentando di svegliarlo con un bacio
dolce, come la bella addormentata nel bosco. La russata sonora nella quale si
cimentò nel mentre uccise del tutto il romanticismo, così sfilai il braccio
indignata svegliandolo di colpo mentre gli toglielo la tazza di mano prima di
vederla cadere a terra.
“Che succede?” chiese guardandosi attorno spaesato mentre io lo guardavo sempre
più scocciata.
“Succede che sei un merda” replicai facendo per alzarmi ma lui mi trattenne a
sedere alzandosi gli occhiali con espressione truce.
“Non dormo per te, donna. Apprezza” disse prima di abbracciarmi e schiacciarmi
sul divanetto sotto al suo peso che alla fine non era niente di che.
“Ross I’ll kill you!” gli urlai sperando di farlo demordere ma quello che
ottenni fu solo una sgridata da parte del cantate dei FOB che non riusciva a
lavorare con noi che facevamo casino alle sue spalle.
A salvare la situazione fu Gabe che entrò tutto sorrisi nella stanzetta “Pete
ci vuole tutti su ora!” disse eccitato prima di sparire di nuovo.
Patrick sospirò appoggiando le cuffie e aprendo la porta a Simon che uscì
saltellando curioso “Andiamo a sentire cosa vuole ora lo scimmione” disse
sottovoce.
“Mamma smettila di parlare male di papà!” disse Simon abbracciandolo di slancio
mentre il rosso lo guardava stravolto per come lo aveva appena chiamato.
Erano tutti già nella Big Room quando anche noi quattro arrivammo. Ryan corse
ad infilarsi nella fessura che era rimasta del divano, fra il bracciolo e Will
che sembrava in uno stato comatoso, così come May alla sua sinistra. Brendon,
in accappatoio, invece sedeva tutto esagitato su di un bracciolo del divano
accanto alla rossa che se ne stava appoggiata alla sue gambe svogliata.
Io rimasi in piedi accanto a Patrick fino a che Gabe mi prese in braccio, sulla
poltrona, scatenando così la gelosia di Ryan che lo guardò storto tutto il
tempo. Il resto della mia band era sparsa con gli Academy e Travis sul
pavimento e per la prima volta c’erano anche Joe ed Andy.
Pete stava in piedi davanti a tutti con in mano uno scatolone e un sorriso a
novecento denti sulla faccia.
Joe prese la parola “Perché ci hai chiamati tutti qui alle undici del mattino?”
chiese scocciato passandosi una mano fra i capelli incasinati beccandosi un
applauso da May e Will e un ‘shh’ da Brend e Simon.
“Vi ho chiamati qui tutti per dirvi che mi servite tutti, in quanto ho
accettato una sfida di Mark…”
Brendon prese a battere le mani felice mentre Spence si guardava terrorizzato
con Ryan e Will si esibiva in una bestemmia da guinnes.
“Non ancora!” implorò Ryan “Abbiamo appena perso il bassista…” disse fingendosi
affranto per Brent che aveva deciso da poco più di una settimana di abbandonare
il progetto Panic “Possiamo avere l’esonero?”
“Ovvio che no!” disse Wentz sorridente “Ti divertirai molto Ryro!”
“Ok via il dente via il dolore” disse Patrick pulendosi le lenti degli occhiali
dentro alla maglietta “In cosa consiste stavolta la sfida fra le vostre due
case discografiche?”
Pete prese a frugare nello scatolone tirando fuori un quaderno nero rilegato
con le scritte in oro che recitavano…
“Nightmare Before Christmass?” chiese Brendon con gli occhi che sbriluccicavano
mentre io guardavo Gabe sempre più confusa…
“Una recita teatrale!” disse felice il moro mentre tutti rimanevano sbalorditi
dalla cose.
“Stai scherzando vero Pete?” chiese Phill come se il bassista dei FOB avesse
detto un’autentica eresia.
“No! Ho già assegnato le parti” disse indicando il nome sotto al copio che
teneva in mano. Ovvero Ryan Ross-Vampire n° 1.
Ryan lo prese in mano un po’ titubante sfogliandolo a caso poi guardò Pete “Le parti
evidenziate sono le battute?”
Pete annuì “E le canzoni!”
“Troppo bene mi è andata!” disse con un sorrisone Ryro prima di lasciarsi
andare, rilassato. Avrebbe fatto il vampiro assieme a Mike e Adam degli Academy
e da quel che avevo capito le batutte non erano poi molte, cosa che lo
ricuorava non poco.
“Patrick, tesoro! Tu sarai il sindaco della città di Halloween!” disse felice
Pete passando al cantante il suo copione. Lui lo lesse velocemente con un
sorrisetto.
“Sembra davvero divertente!”
“E pensate che poteva andarvi peggio!” sottolineò Pete “La casa di Mark
realizza il re leone!”
“Ma che culo” disse sarcastico Will “Facciamo meno la figura dei coglioni”
“Ridi meno” disse Pete con un sorrisetto malvagio “Sei il BauBau, ergo devi
fare il cattivo” sottolineo passandogli un copione enorme che Will prese
oripilato “Anche se credo che ti riuscirà benissimo”
“Io che faccio?” chiese Simon tutto allegro mentre Pete gli sorrideva frugando
nello scatolone ed estraendo tre copioni che avevano più o meno lo stesso
spessore.
“Sarai uno degli autanti del BauBau assieme a Jill e Gabe!”
“Ma che figo!” esclamai io prendendo il mio copio e quello di Gabe, passandolo
poi al ragazzo. Era decisamente troppo divertente per essere vero “Farò la
streghetta!”
“E Trevis lo scienziato rompi palle che ha creato Sally” disse Pete passando al
ragazzo il copione.
Phill e Dam non erano molto contenti di fare i bambini rompipalle della città
del natale almeno quanto a Joe non andava di attaccarsi peli in faccia per fare
il licantropo, o come ad Andy scocciasse non poco fare il clown.
“Io non sarò solo il regista ma anche babbo natale” disse Pete allegramente
mettendosi un capello rosso in testa prima di guardare May “Veniamo a te, mia
dolce ragazza irlandese” le disse prendendo un copione dalla scatola “Tu sarai
Sally”
La ragazza lo guardò sconvolta “Non so se sono in grado”
“Lo sarai accome! E poi avrai un grande come co-protagonista… infatti il ruolo
di Jack va a…pathos”
“Lo abbiamo capito tutti che è Brendon” disse Ryan alzando gli occhi al cielo
“è l’unico senza copione!”
“Che bello pensavo ti fossi solo dimenticato di me!” disse Brendon felice
alzandosi e abbracciando Pete mentre nel contempo ci regalava una bella
panoramica del suo sedere visibile grazie allo spostamento del accappatoio.
“Le parti sono state affidate” disse Pete allegro “Adesso vado a raccattare per
strada altre comparse! A dopo!”
E detto questo si volatilizzò. Gabe mi guardò con un sorrisetto “Che ne pensi?”
disse sollevando il copione.
Io risi “che è troppo bello! A scuola da me recitavo” tentai di spiegare mentre
il resto della folla era in fermento, inveendo contro Pete e le sue idee
strampalate.“Non è male” dissi ad alta voce.
Tutti si voltarono verso di me guardandomi trucemente “Tu, ragazzina, non hai
idea di come diventa Pete quando entra nella fase ‘ competizione’” mi disse
Will puntandomi contro un dito mentre io mi chiudevo dentro il petto di Gabe
“Ci farà morire! Non avremo nemmeno il tempo di respirare tanto ci farà
lavorare! Senza contare che dovremo comunque fare concerti o altro! Tu non
credere che sarà una vacanza, dovrei sgobbare il doppio visto che la tua band
sta incidendo! Sei una sciocca se pensi che sarà divertente”
“Ehy amico” disse serio Gabe mentre io abbassavo lo sguardo, ferita “vacci piano
chiaro? viverla come la stai vivendo tu, ovvero in negativo, di certo aiuta
meno che prenderla a ridere… quindi taci”
Mi alzai “Vi lascio al vostro umore nero” conclusi prendendo il copione “Mi
avete già stufata”
Uscì dalla stanza a grandi passi con Gabe alle cancagna “Prendo il portatile e
vado a vedermi il film in giardino, vieni con me?” mi chiese con un sorriso.
Io scossi il capo “Penso di chiudermi in stanza a riposarmi un’oretta prima di
ributtarmi nella sala incisioni con Simon”
Lui buttò in fuori il labbro, dispiaciuto, prima di annuire e abbracciarmi.
Will fece per andare verso il suo appartamento ma appena ci vide fece
retrofront tornando dagli altri e lasciando così libera la vista a Ryan che
vanne verso me e Gabe passandomi un braccio intorno ai fianchi ed attirandomi a
se “Scusa Gabe ma lei sta con me” disse secco.
Io alzai gli occhi al cielo mentre Gabe. Non cagando Ross, guardava me in
attesa di una risposta “Lo hai sentito il capo” dissi un po’ sarcastica “Ci
vediamo dopo tesoro… vado a riposarmi”
Gabe mi salutò prima di dare una pacca sulle spalle a Ryan e sparire nel suo
appartamento mentre io e Ryro entravamo in quello dei Panic, diretti in quella
che da un mese era la mia stanza.
“Vogliamo parlare del fatto che gli stai sempre appiccicata a quello la?” mi
chiese velenoso il mio, a questo pareva, pseudo-ragazzo sedendosi sul letto
mentre io mi stendevo dietro di lui.
“Vogliamo parlare del fatto che Beckett mi odia?” chiesi io di rimando mentre
lui sbuffava.
“La cosa non mi tange… mi tange di più Saporta che ci prova spudoratamente con
te che ci stai!”
Lo guardai alzando un sopracciglio “Ryro hai preso a drogarti?”
Lui sbuffò per la milionesima volta iniziando a sembrava il comignolo di una
stufa prima di stendersi accanto a me guardando il soffitto “No è che mi
scoccia che perdi tempo con lui invece di stare con me…”
Ok, quello era il colmo “Ryan… noi dormiamo, mangiamo, cazzeggiamo e lavoriamo
assieme 24 ore su 24… ci manca solo che andiamo anche in bagno insieme e poi
siamo a posto” conclusi prima di abbracciarlo e farmi, di rimando, abbracciare
“Gabe è solo un amico, come lo è Brenny o Pete…”
“Ok ma lui ci prova”
“Mi hai sparaflesciato la michia, Ross…”
Lui si concesse una risatina “Dobbiamo seriamente rimediare al tuo linguaggio”
mi disse saccente mentre io mugugnavo infastidita da tutto il casino che stava
facendo per nulla “Dopo aver trovato un modo per evitare che gli altri ci
provino con te…”
“Perché non la reclusione?” chiesi sarcastica prima di appoggiare il mento al
suo petto per guardarlo in faccia corrucciata “e poi, altri?? Non era solo
Gabe?”
“Beh si, Gabe… ma anche Pete ci prova una cifra… e ancje Joe… poi Patrick… e
forse anche Phill ha secondi fini..”
“No ma davvero, sei malato” conclusi mentre mi mettevo sulla schiena tirandomelo
dietro “Non ci arrivi proprio eh??”
“A cosa? Che ti piacciono tutte queste attenzioni??” mi chiese con tono di
sfida e strafottenza che però, non mi diede fastidio. Mi era sempre piaciuto
moltissimo questo lato stronzetto di Ross, era tenero mentre cercava di darsi
un tono ma, con quella faccia, era poco credibile a mio parere. Ancora meno
credibile se poi si capiva il motivo di tutta quella gelosia, e io c’ero
arrivata. Dietro a quel suo darsi un tono da macho, dietro a tutte le stronzate
della serie ‘sei mia e basta’ e bla bla si nascondeva qualcosa di decisamente
più dolce. Se era geloso perché voleva che fossi solo sua perché di me gli
importava davvero perché non dirlo semplicemente invece di far quei discorsi
sen za senso?
Senza contare che non doveva di certo temere un tradimento, non avevo occhi che
per lui.
Mi appoggiò le labbra sulle mie coinvolgendomi in un bacio appassionato che
ricambiai con entusiasmo, stringedolo a me mentre le sue mani scivolavano sotto
la mia maglietta accarezzandomi piano il pizzo del reggiseno, prima di fermarsi
e togliere la mano come sempre. Per evitare di spingersi oltre il punto di non
ritorno.
Quella volta però ero io che volevo arrivare sin in fondo alla cosa… ma non
sapevo come dirglielo…
Forse fu il modo con cui chiamai il suo nome, con esigenza, forse fu il mio
sguardo ma penso che lui capì senza bisogno che dicessi altro. O forse non
aspettava che quello….
Fatto sta che si mise a sedere tirandomi poi su di lui, in modo da ritrovare il
mio viso più o meno all’altezza del suo viso, mentre le sue mani mi
accarezzavano lentamente le mani sotto alla maglietta, sull’addome e sulla
schiena facendomi rabbrividire. Prima però dovevo fare un cosa.
Mi alzai di scatto mentre lui sgranava gli occhi sorpreso dirigendomi verso la
porta e chiudendola a chiave, prima di appoggiarmi un attimo ad essa. Lui mi
guardò stupito da quello strippo, così io sorrisi appena imbarazzata mentre
lasciavo che il ciuffo mi coprisse il viso “Ne Brendon ne nessun altro deve
interromperci… stavolta…” dissi prima di tornarmi a sedere sopra di lui che non
aspettava altro per baciarmi.
Le nostre magliette volarono per terra nel giro di zero punto trenta secondi,
così in fretta che quasi non me ne resi conto. Mi fece stendere, appoggiandomi
a due cuscini per poter iniziare a baciarmi il collo, il petto e il ventre
prima di arrivare ai jeans e sfilarsi con fretta.
“Ryro… con calma” gli dissi sentendomi una cogliona mentre lui tornava ad
avventarsi sulle mie labbra famelico.
Ok calma un cazzo Jill, mi dissi. Feci scivolare le mani lungo al suo ventre
magro fino all’apertura dei jeans e con dita stremanti glieli aprii mentre lui,
mosso forse dalla compassione, mi aiutava a sfilarglieli. Ok che era la prima
volta ma stavo facendo la figura della ritardata!
Il disagio che provavo era evidente, tanto che a un certo punto si fermò
guardandomi negli occhi e spostandosi la frangia castana dalla faccia “Posso
fare qualcosa?” mi chiese accarezzandomi il viso.
“In che senso?” chiesi io di rimando mentre diventavo rossa come un pomodoro
maturo.
“Non sono, per metterti a tuo agio…”
“Ok spegni la luce” dissi tutto di un fiato mentre lui sorrideva e si sporgeva
per eseguire il comando “Sempre se per te non è un problema” dissi poi mentre
pregavo Dio di fulminarmi in quel momento. Se Ryan avesse scopato con un
cadavere sarebbe stato più semplice per entrambi…
“A me va bene tutto” mi
rispose lui aprendo il gancio del reggiseno mentre nella penombra della stanza
mi sentivo decisamente più a mio agio…
Passato quindi l’imbarazzo potevo del tutto dedicarmi alle attenzioni che Ryan
mi stava dedicando e subito mi colse un’improvvisa ondata di caldo. La
situazione iniziava ad arroventarsi e non poco… sentivo la sua eccitazione
chiara, sfiorarmi appena l’interno della coscia mentre mi baciava il seno
scendendo fino all’ombelico mentre con la mano mi accarezzava le gambe fino ad
aprirle e posizionarsi in mezzo ad esse, divorandomi letteralmente il collo di
morsi.
Io non sapevo precisamente cosa fare ma mi scoprì piuttosto brava ad
improvvisare, mentre lo costringevo a riportare le sue labbra sulle mie e le
mie mani andavano ad allargare l’elastico dei boxer mentre li abbassavano… se
Ryan mi avesse guardavo in faccia in quel momento penso che gli sarebbe preso
un colpo nel vedermi così rossa… e non solo per l’imbarazzo…
Quando anche l’ultimo capo intimo che avevo addosso fu abbandonato al suolo un
po’ di panico mi ribaltò lo stomaco… ma non mi sovvenne nemmeno l’idea di
buttarlo a terra e scappare. Col cavolo, ero a una svolta della mia vita e
troppo bene mi era andata ad incontrare un ragazzo come Ryan Ross…
Quando si sporse vero il comodino e prendendo da esso qualcosa, ovviamente un
preservativo, presi fra le dita le lenzuola stringendole appena ed attendendo
il mio destino… manco fossi nel braccio della morte, ma l’ansia era davvero
spaventosa. Prima di far qualsiasi cosa tornò a baciarmi accarezzandomi i
capelli chiari.
Scivolò dentro di me lentamente, con una cura che all’inizio dell’amplesso non
gli avrei mai attribuito mentre continuava a baciarmi, permettendomi così di
abituarmi a quell’intrusione. Non provai dolore o altro, sfatando così i miti
delle mie amiche che mi avevano parlato di dolori lancinanti e fiumi di sangue.
Fu solo… strano, parecchio strano in un primo momento. Prima che lui iniziasse
a muoversi per lo meno, dopo tutto divenne estremamente piacevole…
Mi aggrappai alle sue spalle mentre le spinte aumentavano man mano di intensità
e i suo gemiti mal contenuti si univano ai miei rimbombando nella stanza silenziosa.
Troppo silenziosa, così tanto che quelle due parole piccole ma con un grande
significato che mi scivolarono dalle labbra si udirono troppo forte, come se le
avessi gridate…
“Ti amo…”
Prematuro, troppo forse.
Ma lo sentivo, davvero, era fortissimo quel sentimento che provavo per Ryan e
la nostra unione anche fisica non aveva fatto altro che intensificarlo…
Ma la sua reazione non fu quella che mi aspettavo, o per lo meno, non fu quella
che speravo.
Si bloccò, alzandosi appena dal mio corpo. Il viso lo vedevo poco a causa del
buio ma mi sembrava tutto tranne che contento, e anche il suo corpo che si era
irrigidito non mi dava una bella impressione. E poi senza dirmi nulla riprese
da dove si era fermato lasciandomi del tutto spiazzata….
Al termine di quel rapporto, bellissimo, lo devo ammettere, mi rimase un po’
l’amaro in bocca. Io mi ero dichiarata a lui spogliandomi del tutto delle mie
protezioni e lui che aveva fatto? Nulla, aveva continuato come se nulla fosse…
Si alzò dal letto dirigendosi in bagno mentre io rimanevo del letto del tutto
sconvolta. Mi voltai in un attacco d’ira con il viso verso il muro chiudendomi
a riccio su me stessa e imponendomi di non piangere. Ci ero cascata come una
cretina…
Lo sentì tornare a letto scostando le coperte e facendo per attirarmi a se ma
incontrò le mia resistenza così sospirò rassegnandosi ad abbracciarmi da
dietro. Glielo concessi, anche se avrei preferito vederlo sparire.
E poi? Poi silenzio… totale… sapevo che non dormiva, e sapeva che io non
dormivo.
Io non avevo nulla da dire, avevo già parlato abbastanza e aspettavo ancora una
sua risposta…
“Non me lo ha mai detto nessuno…”La sua voce mi fece trasalire mentre la sua
bocca si appoggiava sulla mia spalla “Quindi non so cosa dirti…”
Quella risposta, se possibile, mi stravolse ancora più del silenzio. Non poteva
davvero essere così insensibile da motivarmi in quel modo la risposta… no,
doveva scherzare.
“Devi dirmi quello che senti” dissi semplicemente cercando di tenere la voce
ferma con scarsi risultati. Che potevo farci se volevo a tutti i costi essere
amata tanto quanto amavo lui? egoismo o presunzione forse, ma lo volevo
davvero…
“Il fatto è che non sono abituato a chiedermi quello che provo…” rispose
sottovoce cose se una parte di lui non volesse dirmele, queste cose “Quindi non
lo so…”
“Ok allora taci” risposi secca mentre le prime lacrime cadevano sul cuscino
“Dormi e non dire nulla…”
“Ma Jill… non volevo farti piangere…” mi strinse di più mentre io mi voltavo
verso di lui per farmi consolare. Ero contraddittoria lo so ma in quel momento
non potevo cacciarlo via… mentre le lacrime scorrevano amare dei miei occhi
“Non posso dire se ti amo ancora. È troppo presto” mi disse un po’ troppo secco
forse per i miei gusti, infondo quanto tempo gli ci voleva?? Anni per capirlo?
Io dalla prima volta che l’avevo baciato avevo sentito che per me lui aveva
qualcosa di diverso, qualcosa che mi piaceva più degli altri. E lui allora cosa
pensava di me? Mi poneva sullo stesso piano di Keltie allora? Una bionda da
farsi, con la quale stare fino all’arrivo della successiva? Smisi di pensare
quando terminò il discorso, baciandomi piano la fronte “Però, anche se è presto
per quello posso affermare con certezza che tengo a te più che a ogni altra
persona… sia fuori che dentro questa casa…”
Mi tornò in mente il discorso di Pete, quello che mi aveva fatto a New York, a
casa di Gabe e in un attimo realizzai…
-Ho sempre pensato che Ryan non sia capace di amare in quanto si è sempre
sentito ripetere che era un peso…-
Allora si, era vero, Ross si sentiva davvero così e forse la sua non curanza
per i sentimenti delle ragazze con cui andava a letto era dovuta proprio al
odio che suo padre riversava su di lui… Si sentiva non gradito al mondo? Allora
stava a me fargli cambiare idea e, forse, se ci fossi riuscita sarei davvero
riuscita a smuovere qualcosa in lui di così forte da farlo davvero innamorare
di me….
Così lo strinsi di più, appoggiando le labbra alle sue e passandogli una mano
fra i capelli ancora umidi “tu ora per me sei essenziale” gli dissi sulle
labbra mentre le sue mani si fermavano sulla mia schiena, smettendo di
accarezzarla “Aspetterò di sapere cosa provi appena lo avrai capito…”
Non rispose, limitandosi a baciarmi con passione prima di permettermi di
accoccolarmi contro il suo petto e scivolare lentamente nel sonno.
Lo avrei aspettato in eterno se fosse stato necessario e non volevo nemmeno
ipotizzare che non finisse con un lieto fine…
Quando si è giovani ed innamorati tutto va sempre a finire nel meglio dei modi,
nei nostri sogni…
May Pov.
Marzo 2006 (Presente)
Will mi guardava seduto
sull’orlo della piscina, mentre mi limitavo a galleggiare davanti a lui non
avendo voglia di nuotare come stava facendo Brendon da più di venti minuti. Io
ed il cantante dei TAI ci chiedevamo come diavolo potesse avere tutta
quell’energia in corpo. Mi appoggiai con i gomiti all’orlo, sbuffando
rumorosamente per lo scazzo.
-Ti rendi conto che dovrò fare
Sally?-
-E io che devo fare il BauBau?
L’antagonista… Quel sacco verde ambulante con quel vocione da bluesman!-
Risi alla descrizione perfetta
che aveva dato del suo personaggio, immaginandolo a cantare con un tono simile.
No, Will che faceva il vocione non ce lo vedevo affatto. Mentre ridacchiavo lui
scivolò in acqua e si appoggiò accanto a me a guardare il giardino e la
combricola allegra che stava leggendosi il copione o prendendo il sole sui
divanetti. Notai che il suo sguardo era concentrato in un punto in particolare
e che non era affatto sereno. Da qualche giorno in effetti William sembrava
essere pensieroso… Ma non volevo chiedergli nulla sapendo che non era una
persona così aperta. Nell’ultimo mese avevo avuto modo di conoscerlo meglio,
dato il tempo che passavamo insieme sul divano con Ryan. Pure lui si era
rivelato essere un ottimo compagno di infinito cazzeggio di fronte a film
inutili nel pomeriggio… In quel momento comunque era sparito con Jill da
qualche parte e non era lì a completare il nostro magico trio. Immaginai che
forse la mia cara amica si fosse finalmente decisa a dire addio alla verginità,
in modo da non essere più l’unica casta e pura in quella casa. Il povero Ryro
non avrebbe resistito oltre, credo…
In giardino, intanto, c’erano
Simon e Mike che stavano correndo dietro ad una palla e con la scusa di giocare
a calcio si lanciavano a terra rotolando, mentre Pat cantava allegro le sue
parti del copione seduto sotto una palma. Il resto dei The Academy Is se ne
stava sui divanetti a discutere con Joe ed Andy, mentre Phill e Dam
parlottavano delle registrazioni. Sul dondolo c’era invece Gabe con un pc
portatile appoggiato alle ginocchia, intento a ridacchiare da solo.
-Sally non è male come ruolo…
Alla fine puoi baciare Brendon su un palco. No?-
Mi domandò Beckett
all’improvviso, solleticandomi appena il fianco e facendomi sguazzare via per
un attimo.
-Ci mancava! Come se non lo
baciassi già abbastanza…-
-Non sei contenta di amare
qualcuno ed essere ricambiata?-
Spalancai gli occhi stupita
dalla sua domanda e ritornai al suo fianco, non riuscendo a staccare gli occhi
da lui. Quella non era una domanda da William Beckett… Che stesse impazzendo
pure lui?
-Non sono innamorata di Brend…-
-Tsè… Non ti crede più nessuno
ormai. Non ci staresti ancora così appiccicata se non provassi nulla. Lo so
come sei fatta.-
La sua risposta mi uccise,
quindi non proferii altra parola decidendo di stare zitta a fissare gli altri.
Penso che quello che aveva detto fosse vero, alla fine ero innamorata di
Brendon anche se dicevo continuamente il contrario. Se non fosse stato così, a
quel punto ci avrei già provato con Gabe e con gli altri TAI, o con Travis…
Invece da un mese a quella parte nessuno aveva attirato il mio interesse e con
Urie ero seriamente felice e soddisfatta. Se l’amore era quello, allora sì, lo
amavo.
-Sono seriamente contento per
voi… Ho perso un’ottima candidata a fidanzata ufficiale, ma meglio per te. Non
sarei stato il ragazzo perfetto come lo è lui. Insomma, chi mi prenderebbe sul
serio come fidanzato? Dev’essere che pensano tutti che io sia solo uno
scherzo…-
A metà frase si rattristò e il
suo sguardo perse del tutto vivacità, fisso verso un punto che dovevo ancora
capire. Era la prima volta che vedevo William spogliarsi di tutta la sua
misteriosità, apparendo così più raggiungibile.
-Hai un’idea di te stesso
davvero sbagliata, Beck. Insomma…-
-Tu dici? Allora perché sono
ancora solo? E la persona che mi interessa nemmeno mi calcola?-
Mi domandò, nascondendo il viso
fra le braccia pallide mentre io continuavo a chiedermi che gli stesse
succedendo. Non erano problemi che si era mai fatto, insomma, sapevo bene che
era tanto simile a me da prendere i sentimenti sotto gamba. Ma il problema
principale rimaneva: chi era la pazza schizofrenica che non calcolava William
Beckett? Indossava un paraocchi? Aveva il fetish dell’orrido?
-Se qualcuno non ti vuole ha
seri problemi… Dovresti lasciar perdere.-
Dissi scherzando, dandogli una
pacca sulla schiena e sentendo Bden urlare “non traditemi o mi lascio
affogare!” alle nostre spalle. Ci stava tenendo sorveglati a vista…
-Detto da te questo non è
affatto credibile… Sei stata la prima a distruggermi il cuore usando il mio
corpo prima di andare con Urie!- Scherzò lui, ritirando su il viso e
concentrandosi su Gabe. –E poi non posso lasciar perdere. Ci ho provato ma,
quando arrivo al punto che non riesco a farmi una ragazza senza pensare a
questa persona, mi rendo conto che è impossibile. Però se non mi nota e non mi
crede altro che una beffa, che devo fare?-
Will si era seriamente
innamorato… Una cotta di quelle pesanti, da come ne parlava.
-Una beffa…?-
Chiesi non capendo cosa
intendesse definendosi tale. Lo scherzo della natura in quella casa era
Brendon, non di certo lui. Non era così difficile prendere William sul serio
quando parlava o faceva qualcosa…
-Massì! Hai capito! Come se io
gli facessi la corte solo per scherzo e non fossi serio! Ovvio che sta al
gioco, ma mica voglio quello quando ci provo… Non è mica un fanservice casalingo!-
A quel punto smattò iniziando a
gesticolare come un pazzo ed alzando un po’ troppo la voce. Infatti Phill e Dam
si voltarono a guardare chi fosse la checca isterica del momento. Era la prima
volta che si attivava così tanto durante un discorso, a parte quella in cui
avevamo discusso sulla sua somiglianza con l’orsetta bionda dei Gummies e lui
sosteneva che nessuno capiva quanto invece era simile all’orsetto rosa.
-Per fanservice intendi… Quello
che si fa di solito su un palco… Insomma la causa di tutti i mali conosciuti
anche come slash-fiction?-
-La vita non è una
slash-fiction! E questo non è un fan service… Non mi strofinerei contro Gabe
solo per un fanservice.-
Lo vidi portare in avanti i
capelli per nascondere il viso un poco arrossato. Io non riuscivo a credere a
quello che avevo appena sentito… Sì, avevo notato questo particolare
attaccamento a Saporta da parte del cantante dei TAI, ma chi immaginava che
fosse più del suo solito comportamento da gatta morta?
-Ti strofini contro Gabe perché
ci stai veramente provando?-
Domandai a bassa voce
avvicinandomi a lui per non farmi sentire dagli altri, mentre Brend continuava
a minacciare di affogarsi.
-Tu hai smesso di andare con gli
altri perché eri innamorata di Brendon, vero?-
Cercò di sviare il discorso ed
io gli appoggiai la mano sul braccio.
-Tu mi stai dicendo che sei
innamorato di Gabe?!-
Dopo la mia domanda lui si zittì
e restò a ragionare un po’ sulla risposta. Io non potevo crederci! Beckett era
gay? Cioè, forse meglio dire bisex, dato che era stato anche con me che fino a
prova contraria ero una ragazza.
-E lui è innamorato di Jill.-
-Eh?! Com’è che io di questi
pettegolezzi non so nulla?-
Guardai anche io Gabe che
penzolava sul dondolo con il suo pc, canticchiando “Kidnap the Sandy Claws”
senza nemmeno accorgersi di noi.
-Me l’ha detto lui… “Vai a
distrarre il tuo amico Ross così io magari dichiaro il mio amore a
JillyKitty!”- Bofonchiò imitando la parlata veloce di Gabe. –Come dire… Ovvio
che gli ho detto di andare a fanculo e di arrangiarsi. Ci mancherebbe che
partecipo al complotto per finire a vedere che si spupazza Bayler, piuttosto
cerco di fare in modo che si odino così che io possa consolarlo. Non sono così
buono da volere la sua felicità ed accantonare la mia.-
Sospirai e voltai le spalle a
Saporta, appoggiandomi con la schiena ed i gomiti al bordo della piscina. Urie
aveva deciso di sdraiarsi sul materassino e farsi cullare mentre mi teneva
osservata.
-Nessuno è così buono da
reprimere i propri desideri, Will. Comunque, se le cose stanno così… A mio
parere dovresti giocarti tutte la carte possibili e usare anche trucchetti
sporchi per cercare di avere Gabe.-
-Non è così facile… Tu parli
così perché essenzialmente non te ne importa se ricevi o no amore in cambio. Io
non voglio una relazione senza interesse… Certo è buffo che la cerchi da un
uomo che probabilmente mi sputerà in un occhio quando saprà ciò che sento.-
Concluse, prima di tirarsi su ed
uscire dall’acqua. L’osservai allungarsi contro luce in tutta la sua altezza,
portandomi una mano per fare ombra agli occhi.
-William Beckett… Il mondo si
aspetta grandi cose da te! Vai e fatti valere! Nessuno puo’ resisterti…- Gli
afferrai la caviglia e lui scosse la testa sorridendo. –Poi… Non credo che ti
sputerebbe in un occhio.-
Indicai Gabe con un gesto della
testa, dato che mi ero accorta che stava fissando Will. Lui ovviamente andò a
sedersi al suo fianco, ma non credo che quella volta gli parlò seriamente di
ciò che provava. Si limitarono a guardare Nightmare Before Christmas insieme… Ma
speravo seriamente che William trovasse tutto l’amore possibile perché, da
quanto avevo capito di lui, era un’altra persona sicura di non meritarlo e di
non poterne dare abbastanza. Dev’essere una caratteristica comune in tutti
quelli che hanno avuto mille relazioni lampo…
Decisi di sguazzare fino a Brend
ed attaccarmi al materassino, baciandogli le labbra e restando a galleggiare
con lui che ancora mi rimproverava di averlo abbandonato per stare con Beckett.
Anche se, ovviamente, aveva capito che quello che c’era fra noi era un’amicizia
che aveva quasi cancellato il ricordo delle nostre scappatelle.
L’intera popolazione della casa
fu riunita e riportata all’ordine verso le sei, quando Pete arrivò battendo le
mani in mezzo al giardino. Io ero seduta vicino a Brendon, ad osservare i
nostri copioni nelle parti che dovevamo girare insieme. Era da mezz’ora che
stavamo cercando di regolare le nostre voci in modo da cantare bene il pezzo
finale di Jack e Sally. Ovviamente ero io quella che sbagliava continuamente e
iniziai a pensare che sarebbe stato meglio puntare a fare la cuoca piuttosto
che la cantante.
-Ma smettila di dire queste
cose! Ti stai solo sconsolando e finirai a cantare come una papera apposta
perché non vuoi impegnarti!-
-Grazie per la consolazione…
Sembro così tanto una papera?!- Dissi inviperita, alzandomi e buttando a terra
il copione. –Fanculo! Io faccio l’albero con appeso gli scheletri!-
Brend spalancò la bocca
gettandosi a terra per riprendere il copione e si inginocchiò davanti a me
porgendomelo. Incrociai le braccia sul petto e lo guardai con un sopracciglio
alzato.
-Oh, MayMoon! Ma tu sei
bravissima e perfetta! Non puoi fare l’albero! Poi come potrei ammirare tutta
la tua bellezza se avessi un costume addosso? E la tua voce non puo’ rimanerci
nascosta, sarebbe un abominio!-
-Brendon non leccarmi il culo.
Non è credibile.-
E detto ciò gli strappai di mano
i fogli e andai da Pete a grandi passi, dato che attorno a lui si erano già
riuniti anche gli altri. Notai che Joe gli si era appiccicato addosso cercando
di fargli cambiare idea riguardo la sua partecipazione, ma ovviamente il nostro
caro regista era irremovibile. Ci ritrovammo così tutti allineati lungo la
piscina, senza però la presenza della coppietta Ross-Bayler che si era
volatilizzata da tempo. Quanto ci voleva a perdere la verginità?
Accanto a me c’era Brend che
saltellava come un matto tutto eccitato, mentre William iniziò a sbuffare
passandosi stanco la mano fra i lunghi capelli.
-Pete, io questa cosa seriamente
vorrei evitare di farla… Sto scrivendo delle canzoni e non ho tempo per uno
stupido teatrino. Per di più se devo fare un ruolo di peso come l’antagonista.
Preferirei di gran lunga fare l’albero. Senti, dallo a Brend il mio ruolo. Lui
sì che se la cava a fare l’antagonista. E a Gabe fai fare Jack… Lui ci starebbe
meglio.-
-Cosa?!?!? Io non posso fare
l’antagonista! Vero Pete? Vero che io sono il solo adatto al ruolo di Jack?
MayMoon, lo pensi pure tu, no, che vuoi baciare me e non Gabe?-
Bden si voltò a guardarmi, ma
questa distrazione gli costò caro dato che Beckett –alla sua sinistra- gli
appoggiò la mano sul petto facendogli perdere l’equilibrio. Si sentì un lungo
“nooo” mentre il cantante dei Panic cadeva in acqua e gli schizzi ci lavavano
tutti. Fu impossibile trattenersi, scoppiammo a ridere tutti quanti mentre
Brend cercava di risalire con l’aiuto di Spence.
-Non si discute sui ruoli… Ormai
sono stati decisi! Quindi ora iniziamo le prove e… Dove sono la streghetta e il
vampiro?!-
-A succhiarsi il sangue…-
Rispose Simon a Pete, mentre
Gabe sospirava triste facendo sogghignare Beckett. Il cantante dei Panic riuscì
ad uscire e quando fu fuori dalla piscina si guardò attorno.
-Oh! Jill ha perso la verginità
allora? Che bello!-
Il regista riprese a battere le
mani per evitare che la disciplina andasse a farsi fottere per l’ennesima volta
e tutti lo guardammo scazzati in attesa dei suoi ordini.
-Prima di tutto: scopate di
notte se dovete, perché di giorno bisogna lavorare sodo! Secondo… Voglio che
entro domani sera impariate a memoria almeno le canzoni!-
Dalla fila partì un dissenso
generale, anche se alla fine le canzoni da imparare non è che fossero molte. Io
mi ritenevo fortunata perché dovevo cantarne solo una da sola e un pezzo con il
mio Jack, senza contare che la sapevo già a memoria. Quindi sorrisi e mi
rilassai, mentre Brend si agitava perché lui doveva cantarle tutte. William
ovviamente borbottava che lui quella cosa non l’avrebbe cantata affatto perché
la sua voce non era adatta al ruolo… Sapevo benissimo che era arrabbiato per
altri motivi e che avrebbe voluto fare anche lui il seguace del BauBau solo per
stare più vicino a Saporta.
-E una volta che sappiamo le
canzoni?-
Domandò Carden alzando scettico
un sopracciglio, facendo gonfiare d’orgoglio Wentz che si battè la mano sul
petto. Andy sbuffò forte, mentre Pat si toglieva gli occhiali e si passava una
mano sul viso.
-Oh! Andremo tutti in teatro e
proveremo coreografie e scene! Sarà bellissimo!-
-Fantastico!!! Sono emozionato!
Tu no, MayMoon? Spence,
tu? Ooh! Devo dirlo a Ryro !-
Brendon partì sparato non appena
vide spuntare il chitarrista in compagnia di Jill, andando dritto ad
abbracciarlo nel pieno dell’entusiasmo. Non mi pareva affatto il momento di
stritolare in quel modo Ross, ma siccome si parlava di Urie la decenza non era
da prendere in considerazione. Sorrisi a Jill che arrivava da noi, mentre i
nostri pseudo-ragazzi erano persi in una serie di abbracci e chiacchiere che
era meglio non ascoltare. Ovviamente non riuscii a trattenermi e le solleticai
il fianco alzando il sopracciglio in modo eloquente. Lei sbuffò ed abbassò lo
sguardo, ma bastò Brend a farla esasperare.
-JillyKitty!!!! Nessuno è più
vergine!!! Dobbiamo festeggiare!!-
Detto questo corse da lei per
abbracciarla, ma la bionda si scansò un attimo prima facendo in modo che lui si
lanciasse in piscina. Mi passai una mano sul viso vergognandomi per Bden,
mentre lui usciva per l’ennesima volta dall’acqua. Sentii le sue braccia
bagnate passarmi attorno ai fianchi e prima che mi appoggiasse il mento alla spalla
gocciolandomi addosso.
-Nessuno mi vuole bene! Sally,
almeno tu dimmi che credi in me e nel Natale.-
-Io non credo nel Natale, Brend.
È uno schifo. E nessuno ti vuole bene perché sei tutto bagnato!!!-
Lui fece finta di piangere,
accasciandosi a terra ed attirando così gli sguardi perplessi di tutti. Tranne
di Pete, lui arrivò trottorellando per consolarlo perché probabilmente lo aveva
preso sul serio. Così seguii Pat all’interno della casa, fino alla cucina.
-Il ruolo di Sally allora ti
piace? Credo che Pete abbia visto giusto!-
-Mi sa che me lo ha dato per
fare un piacere al suo figlioccio prediletto. Né perché me lo merito, né perché
sono quella adatta… Pure Jill non è male a cantare alla fine, poteva darlo a
lei. Ma Brend avrebbe pianto come un bambino…-
Presi una mela e la sciacquai,
prima di addentarla e sedermi sul ripiano della cucina. Il cantante del Fall
Out Boy mi guardò confuso un attimo, prendendosi un pacchetto di patatine ed
accomodandosi su una sedia.
-Sei davvero sveglia come mi ha
detto Will… Hai già capito come vanno le cose. Dico, con Brend… Pete farebbe di
tutto per farlo contento. …però non sto dicendo che non ti meriti il ruolo! A
mio parere è giustissimo che l’abbia assegnato a te!-
-Per forza, altrimenti sarebbe
diventato uno spettacolo per l’orgoglio gay se non lo assegnava né a me né a
Jill, ma ad un altro cantante.-
Lui rise alla mia battuta,
mentre io continuavo a mangiare la mia mela un po’ preoccupata. Per un attimo
mi era parso che Patrick si fosse fatto cupo e che la sua voce fosse piegata da
una vena di disprezzo, ma non diedi affatto peso a quel che aveva detto, alla
fine era la verità… Si vedeva quanto Pete tenesse a Brendon più che ad ogni
altro. Trovavo la cosa davvero tenera, nonostante a volte fosse nauseante. Ma non
avrei mai potuto esserne invidiosa, non me ne fregava nulla… Non immaginavo
certo che le parole di Patrick avevano un peso considerevole. A quel tempo i
Fall Out Boy erano degli dei che ai nostri occhi non sarebbero mai potuti
cadere. No, per me Pat non poteva seriamente disprezzare qualcuno così stupendo
e pieno di talento come BrendonUrie…
Continua…
Eccoci qui con il nuovo capitolo come ogni lunedì!!!!
Hip hip hooray per Jill e
Ryan!!!!! Finalmente nessuno è più vergine in quella casa… XD
Comunque, questo capitolo è incentrato su uno dei migliori
film di animazione: Nightmare before Christmas!
Pete ha folli idee ed i nostri cari coinquilini del
dormitorio devono seguire i suoi ordini!!!
Capitolo 16 *** Act 2. Chapter Eleven: Sometimes a broken Brain leads to Broken Bones ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter eleven : Sometimes a Broken Brain leads to Broken Bones
May pov.
Dicembre 2010
(Presente)
Forse
dovrei andarmene davvero.
Patrick ha fatto nascere questo dubbio che ora
continua a rendermi irrequieta. Probabilmente ho meno diritto di lui di restare
qui… Rubo solo ossigeno. Stump non è l’unico a pensare questo di me, ne sono
certa. Ormai non dovrei nemmeno più far caso a quanti odiano il mio
comportamento, sono in troppi da poter contare. Non so come Pete abbia potuto
accogliermi di nuovo, ma presumo sia stato perché Brendon non puo’ fare a meno
di amarmi e volermi al suo fianco.
Quanto
siamo sciocchi tutti quanti…
È troppo
tardi per chiedere scusa, troppo tardi per piangersi addosso. Stupide lacrime
di rimorso per non essere riuscita a recuperare più quel rapporto costruito
anni prima.
Egoista…
Dannata egoista, May. Non riesci nemmeno a piangere per qualcun altro se non
per te stessa e i tuoi errori?
Ma delle
lacrime per Pete vorrei versarne. Lo giuro…
Quando ho fondato i
Clout Clover, mi ricordo che Wentz mi sorrise. Ma per noi che non riconosciamo
l’amore quando ci viene mostrato è difficile sentirsi appagati. Se magari
avessi letto nei suoi occhi quel po’ di orgoglio che provava per me e Will,
allora non avrei odiato quell’etichetta.
È tardi
ormai… Tardi per i rimpianti.
Non mi
sono mai piaciuti i rimorsi, perché non hanno senso per chi vive alla giornata.
Non hanno senso per chi la coscienza dovrebbe averla buttata nel cesso anni
prima. Si ha agito, ormai… Il passato è quello, il futuro ce lo siamo fottuti.
Ryan
raggiunge William e gli appoggia la mano sulla spalla, ma lui lo scosta e
scuote la testa come per dire che si è ripreso. Poi guarda me e nei suoi occhi
vedo riflessi i miei stessi dubbi, da brave anime gemelle quali siamo. Anche
lui pensa che non dovrebbe essere qui. Mi alzo e vado a prendergli la mano per
rassicurarlo. Ross ci guarda un secondo prima di voltarci le spalle per far
finta di essere interessato al panorama. Forse crede che io e Beckett dobbiamo
parlare, ma ci siamo capiti anche senza dar fiato alla bocca.
-Possiamo
anche rientrare… Insomma, sapete… Non credo che ci saranno più chiacchiere.
Abbiam detto abbastanza.-
Mormora
Beckett, strofinandosi i capelli nervoso. Come me, sente che invece di cose da
dire ce ne sarebbero un’infinità, così come le scuse da fare…
-Già…-
La
risposta di Ryro è incerta e si volta a guardare me, come se pensasse che io
debba dire qualcosa. Ma non parlerò… Non dirò quello che vuole sentire.
-Rientriamo…
Gli altri torneranno nella saletta tra poco.-
Dicendolo
cerco di scappare alla svelta verso la porta, per lasciarmi alle spalle la
discussione aperta da Pat. Ma, anche andandomene e sparendo nella sala
d’aspetto, non mi libererò dalle parole e dai dubbi. Non me ne libererò proprio
mai…
Ci
sarebbe solo una via da prendere, ma non lo farò. Non ancora…
Jill pov
Dicembre 2010 (Presente)
Passo dopo passo questo corridoio mi sembra infinito…
Così bianco ed illuminato mi sembra la strada che conduce alle porte
dell’aldilà e, come paragone, centra molto visto che stiamo per entrare nella
camera ardente del ospedale.
Il rumore dei miei tacchi, i singhiozzi di Brendon e il fastidioso rumore che
faceva Gabe mangiandosi le unghie erano la colonna sonora della nostra
camminata lenta e poco sicura. Entriamo titubanti guardandoci attorno e
bloccandoci appena, davanti a noi si presentano tanti tavoli di gelido acciaio
con tanti corpi coperti da lenzuoli bianchi. Non ci muoviamo da li e mentre Brendon
si volta dando le spalle a quella scena di morte con un conato di vomito mal
represso io non posso far a meno di cercare Pete…
Aspettiamo in silenzio per alcuni istanti qualcuno, un dottore, un infermiere,
chiunque che possa mostrarci il nostro amico perché da soli non riusciamo
nemmeno a guardarci in faccia. Gabe prende in mano la situazione, passando una
mano fra i capelli di Brendon mentre mi abbraccia e appoggia la testa sulla
mia.
Arriva un medico piuttosto anziano, sui sessanta forse che ci guarda male
“Siete qui per Peter Wentz?” chiede in un grugnito.
“Si” dice Gabe sempre stringendomi mentre io abbasso lo sguardo sul pavimento.
“Mi occorre un vostro documento e il vostro nome” dice prendendo una lista dal
tavolino dietro di lui “La vedova mi ha lasciato una lista dettagliata di nomi
per evitare che entrino persone non autorizzate…”
“Gabriel Saporta” dice Gabe appoggiandosi una mano sul petto “E loro sono
Jilliahn Bayler e Brendon Urie”
Io e il ragazzo mostriamo le nostre patenti mentre Brendon si tasta in vano le
tasche “Io… nella fretta non ho preso il portafoglio e…”
“Allora temo davvero che dovrà uscire, signore…”
“Senti lardoso” dico io prendendo in mano la situazione e mettendomi davanti a
questo dottore disumano che non vuole permettere a Brenny di vedere Pete “Lui è
Brendon Urie, fatti una ricerca in internet, chiedi a chi ti pare ma dopo…
prima facci vedere il nostro amico o chiamo il mio cazzo di avvocato” minaccio
puntandogli un dito al petto “chiaro il concetto?”
Lui mi guarda con i suoi piccoli occhietti porcini prima di guardare ancora una
volta Brendon “Seguitemi…” dice solamente facendosi strada fra i tavoli fino a
quello in fondo alla sala, sotto alla piccola finestra tonda. Un posto d’onore
per Pete…
“Calma” mi sussurra in un orecchio Gabe mentre ci allineamo davanti al tavolo.
“Avete bisogno di una sedia?” chiede il dottore indicandone un paio dietro di
no. Io annuisco prendendone una e mettendola dietro di me, pronta per l’uso. Mi
sto già sentendo male…
Lui ci guarda a un attimo in faccia prima di prendere il lenzuolo fra le mani…
“Aspetti” disse Gabe fermandolo mentre alzavo gli occhi al cielo. È un’agonia
senza fine “è già stato effettuato il riconoscimento quindi?” chiede per
prendere tempo mentre Brendon si sfila gli occhiali pulendosi gli occhi.
Che domanda idiota, Ash è già stata qui se ha lasciato i nostri nomi no? Il
dottore risponde proprio così con supponenza, senza rispetto per il nostro
dolore…
Appena solleva il lenzuolo mi sento male. Si, è proprio Pete.
Mi porto una mano alla bocca per non gridare mentre vedo Brendon
immobilizzarsi, come pietrificato, con gli occhi sgranati.
Gabe barcolla appena indietreggiando fino alla sedia, sedendovici sopra senza
forze….
Ogni speranza muore... Qui.
Jill pov.
Marzo 2006 (Passato)
Will aveva ragione, dovevo
ammetterlo: la competitività di Pete non era tollerabile.
Io non dormivo decentemente da quando quella storia era iniziata, ovvero ormai
una settimana prima.
Passavo gran parte della notte in studio con Simon che stava finendo di
incidere i suoi assoli del cazzo, poi tornavo a letto dove Ryan mi faceva la
festa lasciandomi così solo due orette per poter dormire decentemente.
A conti fatti non sarei arrivata alla fine del mese visto che alle nove Pete ci
richiamava all’ordine portandoci in teatro per le prove fino a sera.
Dovevamo preparare tutto in tre settimane quindi bisognava correre. Iniziai ad
avere paura quando Pete ci presentò un certo James Irving, ovvero un coreografo
del Boston ballet alquanto gay e alquanto preso bene che a primo impatto
sembrava uscito da un cartone animato gay.
Pete ci fece allineare davanti a questo ambiguo essere con un sorrisetto sadico
“Oggi danzeremo!”
“Che bello” disse May, logicamente sarcastica. Ryan non aveva nemmeno la tuta
da ginnastica nonostante Pete ci avesse esortato ad indossarla sempre per le
prove e tentò una fuga veloce verso i divanetti che venne deviata da Will
“Amico, se soffro io, soffri pure te. Si chiama par condicio”
“No, si chiama rottura di cazzo” sbuffò il chitarrista dei P!ATD tornando a
sistemarsi accanto a me.
Da li inizio l’agonia della ginnastica per sciogliere i muscoli prima di
iniziare a ‘ballare’.
“Se siamo veloci possiamo scappare dalla porta anti incendio” disse Patrick
sedendosi a terra, sfinito.
Ryan si stese a terra appoggiando la testa alle mie gambe “Devo essere stato
davvero una brutta persona nella mia vita precedente per meritarmi questo
schifo…”
Io gli passai una mano fra i capelli castani che a causa del sudore si stavano
arricciando “Si lo penso io, ti reincarnerai in una tenia!”
“Dovresti cercare di diventare buono e puro d’animo” gli disse Brendon
sistemandosi i pantaloncini che gli arrivavano a stento a metà della coscia
“Così potrai reincarnarti in un unicorno!”
“Gli unicorni non esistono, Urie” gli disse il mio ragazzo sbadigliando mentre
l’altro lo guardava con supponenza.
“Si invece… sono solo dei cavalli molto tristi che hanno un corno per distrarre
l’ attenzione dalla criniera arcobaleno… che è molto gay”
Ryan rimase un attimo interdetto, prima di guardare verso di me come se i miei
occhi contenessero la risposta alle sue domande “Non lo ha detto veramente…
no?” mi chiese un po’ inquietato mentre io scoppiavo a ridere seguita anche da
Pete e May. Quel ragazzo stava davvero degenerando…
“Ragazzi un attimo di attenzione” disse Pete mentre io sbadigliavo “JillyKitty
ti ho visto la fine del esofago.. era meglio se aspettavi ancora un po’ a perdere
la verginità così almeno dormivi quelle due ore in più che ti facevano bene…”
mi disse con l’apprensione di un padre mentre io arrossivo vistosamente e Ryan
batteva il cinque a Simon “Tornando a noi, Irving ora dirà chi sono i fortunati
ballerini! Eccetto Brendon che deve cantare le canzoni che verranno ballate”
disse con un sorrisone mentre Brendon sbuffava.
“Non è giusto posso far tutte e due le cose” venne ignorato del tutto.
Il coreografo fece alzare me e May era logico che saremo finite per essere
selezionate visto che eravamo le sole ragazze apparte un paio di comparse come
Hillary, la sorella di Pete che però non veniva quasi mai alle prove. Poi, con
stupore, io fui accoppiata a Pete e Ryan a May per via dell’altezza mentre a
Gabe sarebbero toccati alcuni assoli visto che lui sapeva già ballare e molto
bene.
Will fu piuttosto felice quando Pete disse che Gabe avrebbe ballato sulla
canzone del Bau Bau.
“Oh non ti avevo vista!” disse poi Irving rivolto verso Will che, lo guardò
senza capire “Aspetta cara che ti trovo subito qualcuno con cui ballare!”
Tutti scoppiammo a ridere fino all’esagerazione, soprattutto Brendon che si
dava pacche in testa o Phill che si reggeva lo stomaco per non vomitare.
“Io sono un ragazzo” disse Beckett cercando di farsi ascoltare ma quello lo
prese per il polso lanciandolo praticamente su Gabe “No niente, non importa”
disse poi ammiccando verso il cantante dei Cobra che lo scansò spingendolo via
e lasciandolo un po’ tanto deluso. “Sono un uomo” ribadì Will alzandosi la maglietta
e mostrando i capezzoli “Vede? Niente seno!”
“Ho visto ballerine molto più magri di te, carina!” replicò l’altro
sistemandosi gli occhiali “Bene ora inizio a spiegarvi una delle coreografie…
allora… eh tu! Signorina è tutto a posto? Perché sei seduta a terra, ti sei
fatta male?”
“Eh signor Irving?” lo chiamò Pete.
“Si?”
“Quello è un ortensia…”
“C’è qualcuno più cieco di te” disse May guardando Brendon mentre lui la
stringeva a se riempiendole di baci il viso.
Ryan scosse il capo “Non lo hai ancora visto aggirarsi la notte senza occhiali
e lenti, investe tutto e tutti!”
“Ragazzi serietà” disse Pete “La prima è fra due settimane o poco più!
Serietà!”
May pov.
Marzo 2006 (Passato)
-Voglio dormire… Voglio un bel materasso su cui sdraiarmi
e fare tanti bei sogni.-
Mormorai, appoggiandomi al muro del teatro, chiudendo gli
occhi ed immaginando di essere sotto le coperte. Ci voleva proprio un bel
pisolino… Non sapevo più cosa volesse dire dormire tranquillamente per nove ore
filate, ma ne avevo bisogno.
Non so come, Ryan era riuscito ad addormentarsi seduto in
terra. Gli invidiavo questa strana capacità di poter dormire ovunque ed in
qualsiasi momento… Io avevo bisogno di essere perlomeno su qualcosa di morbido
e comodo. Brendon mi raggiunse saltellando pieno di energie e si abbassò di
fronte a me in posa da gallina che cova.
-Forza, mio splendente raggio di luna, dobbiamo provare la
scena in cui il BauBau ti cattura e io ti salvo!! Non vuoi farti salvare da
queste possenti braccia piene d’amore?-
-No. Preferirei che il BauBau mi mangiasse.-
Lui buttò in fuori il labbro offeso, prima di prendermi in
braccio e portarmi di forza verso il palco dove ci aspettavano Will in
canottiera e jeans attillati e Pete con la solita tuta sfatta.
-Oh! La nostra Sally è arrivata! Pronta per essere
catturata?-
Pete indossò la barba finta e fece “oh oh oh” con le mani
appoggiate ai fianchi, sembrando un coglione della peggior specie. Beckett
invece sbuffava e si muoveva lentamente sul palco, volendo sdraiarsi in
qualunque posto.
-Perlomeno posso sdraiarmi a terra in questa scena.-
Dissi, mentre il mio ragazzo mi portava accanto l’altro
ospite della tana dell’antagonista per farmi sdraiare su pavimento. Quella era
decisamente la mia scena preferita… Ma non quella di William, che doveva
muoversi mentre Brendon lo sfidava, fino ad ucciderlo. Diceva che sarebbe stato
meglio se avessero cambiato qualcosa e Jack lo avesse ammazzato appena
arrivato, così evitavano quell’assurda danza a due che doveva essere una
battaglia… Anche se mi pareva di più una scena tratta da I Segreti di Brokeback
Mountain. Forse davvero dovevano dare il ruolo di Jack a Gabe… Certo, Will poi
avrebbe voluto fare Sally. E a quel punto sarebbe stato un casino.
-Aw! Allora tocca noi! Che bello! BauBau, non avrai mai la
mia donna!-
-Guarda che non me ne frega davvero nulla a dir la verità.
Io voglio mangiarmi Babbonatale. Anche se preferirei di gran lunga qualcun
altro…-
Pete si portò una mano sul viso e poi si lamentò, dato che
quelle battute sul copione non c’erano. In effetti il BauBau non voleva farsi
nessuno… O forse sì? Voleva sbattersi Babbonatale perché da pedofilo era
passato ad essere gerontofilo? Mi riscossi da questi pensieri dovuti al sonno,
concentrandomi sulla mia parte: stare sdraiata e dire “Jack” in modo disperato
un paio di volte. Il top…
Ben due ore dopo, finalmente, mi trovai davanti alla
macchinetta a prendere una bella cioccolata calda pronta a scolarmela
allegramente. Appena finito lì, saremmo andati tutti al dormitorio e a quel
punto avrei potuto buttarmi nel mio bel lettino. Stavo già pensando al profumo
delle lenzuola, quando Jill apparve di fronte a me con mezzo sorriso sulle
labbra.
-Stasera dobbiamo finire di incidere il ritornello, lo
sai?-
-Jill, seriamente… Io ti ho voluto bene per un bel po’ di
giorni della mia esistenza. Perché vuoi distruggere così la nostra amicizia?-
Domandai, scuotendo la testa davvero ferita. Non poteva
farci questo… Avremmo potuto registrare la mattina seguente. Lei mi appoggiò la
mano sulla spalla e sospirò.
-Se stamattina non ti fossi lamentata per un’ora e mezza
di aver messo su due etti, avremmo certamente finito. Quindi ora preparati
psicologicamente a cantare quel ritornello.-
-Ma Jilly… Davvero, non ce la faccio! Stonerei
sicuramente… E dio, non vorrai che rovini tutta la canzone? Ci pensi alla band?
Se io stono quella canzone sarà una merda e l’album non verrà venduto! Pete ci
butterà per strada… E dovremo prostituirci per mantenerci qui a Los Angeles!
Non pensi a queste cose? Vuoi vedere Dam in strada per colpa di una piccola
stonatura?-
Lei alzò un sopracciglio non molto convinta dalla mia
storia, ma io cominciai a sbattere le ciglia e a versare piccole lacrime di
sconforto. Le tirai appena la maglia, ma non sembrava smuoversi.
-Se ci dobbiamo prostituire non avremo tempo per stare con
Bden e Ryro. Come gli spiegherai che per colpa della tua fretta di registrare
hai rovinato la vostra relazione?-
-Okay, okay… Domattina ti voglio in sala registrazioni
alle otto in punto. Se sgarri di un minuto vado a prendere un’altra cantante a
caso… Otto in punto.-
-Ti amo!-
Le dissi abbracciandola, mentre Ryan e Brendon arrivavano
e ci guardavano. Brendon sgranò gli occhi e si portò la mano alla bocca.
-JillyKitty! Non puoi portarmi via l’amore di MayMoon in
quel modo!!!-
Io lo guardai ammiccando maliziosa, stringendo la bassista
a me.
-Ma lei ha tutto il mio amore da un bel po’… …anche il mio
corpo. Perchè pensi che sia entrata nella band?-
-May!!! Non dirle davanti a loro queste cose…-
Urlò lei staccandomi di dosso, ma ridendo comunque. Ryan
alzò le sopracciglia con un’espressione da “no comment” dipinta sul viso.
-Okay, terrò nascosta la nostra relazione segreta ed ormai
finita…-
Le mandai un bacio prima di trascinarmi da Brendon e
buttarmi tra le sue braccia e fui catturata da un bacio che mi distrasse per un
po’ di minuti.
-Se vuoi ti faccio entrare nei Panic…-
-Brendon… Non cercare di portarti via la mia cantante
così.-
Jill lo rimproverò prima di abbracciare Ryan mentre si incamminavano
verso l’uscita. Noi li seguimmo, ma fummo raggiunti da Gabe, che come al solito
era pedinato da Beckett che continuava a provarci spudoratamente. Non so come
Gabe potesse non far caso che le mani del castano erano sempre attaccate al suo
corpo in ogni momento della giornata.
Beh, comunque il cantante dei Cobra andò a piazzarsi in
parte alla bionda lasciando indietro il suo fungo parassita, che mi strinse la
spalla incazzato.
-Questa recita finirà con il BauBau che si mangia i
bambini, May… Sarà una metafora per rappresentare la pedofilia nel mondo.-
-Beck
stai calmo…-
-Poi ovviamente Jack ucciderà il BauBau, ma sarà giusto
così, perché vorrà dire che gli sbirri cattureranno il pedofilo… Questa
dovrebbe essere la morale. Che storia è senza morale?-
Lo guardai seriamente preoccupata, mentre Brendon
soppesava le sue parole ed iniziava ad appoggiargli l’idea della metafora. Mi
passai una mano sul viso, mordendomi le labbra per deviare il discorso altrove.
Non mi ci volle molto…
-Io direi che sarebbe un’ottima idea se mettessimo
un’enorme metafora sessuale in tutto questo! Pensate se Jack volesse diventare
come Babbonatale perché si narra che lui si fa tutte le femmine elfo aiutanti…-
-May!-
-Uh che bella idea!-
Gabe si mise a battere le mani felice della mia versione
della storia, mentre William lo fulminava e Jill continuava a scuotere la
testa. In effetti ci sarebbe stato qualche bimbo, scommetto… E fare un genere
di spettacolo non era il massimo in quel caso. Certo, nemmeno vedere un
Babbonatale tatuato faceva bene a quei poveretti.
Nella strada dal teatro a casa sull’allegro pullman della
DecayDance si continuò a cercare ogni piccola metafora sessuale prima in
Nightmare Before Christmas, poi in tutti i cartoni animati. Finendo
–fortunatamente- con il dire che Cenerentola che aveva perso la scarpetta di
cristallo era un modo per far capire che aveva perso la verginità. Quindi, come
disse Pete, bisognerebbe provare ad immaginarsi che succede quando il principe
va a controllare se il piede sta nella scarpa. Squallido…
Fui felice quando riuscii a mettere piede in camera mia
per saltellare fino alla doccia. Per mia sfortuna arrivò pure Brendon che si
era denudato del tutto non appena aveva chiuso la porta della stanza.
-Se credi di venire a lavarti con me è fuori discussione.-
-Dai, dopo tutti questi discorsi non puoi fare la doccia
da sola!-
Gli lanciai addosso la mia maglia e lui sorrise da maniaco
sessuale, avvicinandosi a me per poter finire di spogliarmi. Il problema è che
mi spinse sotto il getto dell’acqua che ancora avevo indosso jeans, scarpe e
mutande.
-Guarda che io non mi eccito mica pensando con che cosa
Filippo punge Aurora… Le vostre storielle fanno solo ribrezzo!-
-Ma sei stata tu ad iniziare!-
Colpita ed affondata… Sbuffai mentre lui finiva di
togliermi i vestiti, però seriamente ci limitammo a lavarci, dato che non
vedevo l’ora di andare a dormire. Così, come una coppietta di anziani, ci
trovammo a letto addormentandoci come sassi solo due minuti dopo esserci
scambiati il bacio della buonanotte.
No… Non arrivai lo stesso alle otto per registare,
figuriamoci.
Jill pov.
A complicare ulteriormente le cose arrivò il
momento di incidere la voce.
Gran bella cosa che occupava me e May 12 ore al giorno quasi, lei per le parti
soliste e io per i cori. E le altre dodici? Da Pete per la recita di sto cazzo
ovviamente! Avrei volentieri fermato la rotazione terreste rallentandola per
aggiungere almeno 7 ore in più ogni giorno se avessi potuto!
Eravamo così stanche da non voler nemmeno andare a pranzo e infatti rimanevamo
spesso sole nel teatro, cercando di dormire sui divanetti per quell’ora e mezzo
in cui i ragazzi si sfamavano.
“Jill?” mi chiamò la rossa mentre cercavo di addormentarmi e ovviamente io la
ignorai anche le tredici volte sucessive in cui cercò di attirare la mia
attenzione almeno fino a che una sua scarpa mi arrivò in faccia.
“Ma cazzo vuoi??”
“Potresti suonarmi la canzone di Sally?” mi chiese indicandomi il pianoforte
con gli occhioni da cerbiatta per commuovermi “Vorrei provarla un paio di volte
prima del ritorno di Pete!”
“No”
“Ti prego! Non so le parole”
“Non è vero, so che le sai” mi arresi, con May era una partita persa da quando
stava con Brendon aveva iniziato a rompere le palle quanto lui. Mi misi al
pianoforte sbadigliando mentre lei si sistemava il foulard al collo, sedendosi
a terra accanto a me.
“Quando vuole, maestro” mi disse mentre già io facevo correre le dita sui
tasti. Lei iniziò ad intonare la canzone mente le porte anti incendio si
aprivano e Brendon faceva il suo ingresso con una pizza in mano, seguito da
Ryan. “I sense there's
something in the wind,that feels like tragedy's at hand. Although I'd like to
stand by him, can't shake this feeling that I have…” “Baby I feel it so much” rispose ammiccando Brendon
mentre io alzavo gli occhi al cielo.
May smise subito di cantare mentre il suo ragazzo ridacchiava divertito
sedendosi accato a lei per terra e Ryro prendeva posto sullo sgabello del piano
alla mia sinistra.
“Non sapevo che tu suonassi il piano” mi disse iniziando a muovere le dita
lunghe sui tasti, suonando una melodia lenta e vagamente deprimente. Molto da
Ross.
Nel frattempo io mi chiedevo quanto fossero belle e perfette le sue mani, ma
Urie mi riportò sulla terra “Siamo tutti dei pianisti, che bello!” disse
allegro passando un pezzo di pizza a May che lo guardò distaccata.
“Io non lo so suonare”
L’espressione di totale sbigottimento che assunse il cantante dei Panic mi fa
ancora ridere oggi se ci ripenso. Sgranò gli occhi, spalancando la bocca e
tremando da capo a piede “Cosaaa?” domandò con la voce più acuta che mai mentre
Ryan sbagliava una nota distratto “Ma no!! No! Non esiste! Non puoi non saper
suonare il piano!”
“E perché mai?” chiese lei mordendo la pizza incurante.
“Perché è il mio strumento preferito!!”
“E quindi?” la rossa alzò gli occhi al cielo “e se ti dicessi che il mio
strumento musicale preferito è il violino?”
“Per te lo imparerei ora!” disse il ragazzo correndo verso l’orchestra
prendendone uno e iniziando a passarci sopra l’archetto provocando solo rumori
fastidiosi “Devo solo applicarmi un po’!”
“Brend non me ne frega nulla del violino” disse May togliendoglielo dalle mani
isterica. In effetti era lievemente fastidioso…
“Ti insegno io a suonare il piano” disse Urie tutto felice.
“No guarda, mi bastano le lezioni di chitarra”
“Ma vaffanculo alla chitarra! Tu devi imparare a suonare il piano!”
“Ma vaffanculo tu! Io voglio suonare la chitarra!”
Continuarono così per un bel po’ a litigare come due bambini così tornai a
dedicarmi a Ryan. Senza pensarci appoggiai le mie labbra sul suo collo, prima
baciandolo e poi leccandolo appena mentre lui smetteva di suonare portando le
sue mani su di me, una sulla schiena e l’altra su una coscia. Iniziammo a
baciarci chiudendo così i ponti con l’esterno. Quando ci staccammo di May e
Brendon non c’era più traccia da nessuna parte “Oddio e se lo ha ucciso e ora
sta occultando il cadavere?” chiesi mentre Ryan mi apriva la felpa per potermi
baciare fino alla scapola.
“Pazienza” disse sbrigativo e senza darci peso “Conserveremo un bel ricordo di
lui nei nostri cuori”
Ridacchiai alzandomi in piedi e facendo qualche passo verso le quinte “Cretino!
Pensa se davvero ora il povero Brendon ha l’archetto del violino conficcato nel
cervello! O se lo ha strozzato con una corsa di un contrabbasso…”
Sentivo gli occhi si Ryan su di me e non ci
volle molto prima che mi raggiungesse prendendomi per io fianchi e iniziando a
baciarmi in modo più spinto “Dai Jill… facciamolo sul pianoforte…” disse mentre
io lo guardavo un po’ scioccata.
“Ma non possiamo!”
“Ma si che possiamo… siamo soli…”
“Tu sei scemo!”risposi cercando di scappare ma il bastardo aveva la presa salda
sulle mie natiche e non sembrava voler mollare “Non possiamo metterci a farlo
qui! Pensa se tornano gli altri!”
“Ma facciamo presto…” rispose lamentoso mentre io riuscivo a scappare dalla
morsa.
Mi scappò una risatina “Ah ci credo che tu sappia essere molto veloce… ma non
sarebbe ne divertente ne elegante… soprattutto per me!”
“Vaffanculo stronza” grugnì offeso sulla sua virilità e cercando di andarsene
ma io lo raggiunsi abbracciandolo da dietro “Sei una ruffiana” disse voltandosi
e stringendomi fra le braccia.
“Piano con i complimenti eh, potrei montarmi la testa…”
Brendon e May tornarono in quel momento tenendosi per mano e io e Ryro ci
guardammo ridacchiando, no non era morto nessuno. Da li però fu il delirio e
qualcuno rischiò di morire per davvero: io.
Non so come mai ma ci ritrovammo a ripassare le coreografie di danza e in
assenza di Pete il mio compagno fu Brendon. Ryan lo guardava scoglionato mentre
Brendon ricambiava la stessa espressione “Posso ballare io con MayMoon?” chiese
mentre mi faceva fare un caschè piuttosto veloce, tanto da darmi le vertigini.
“Ho detto di no!” sbottò la rossa lasciando la mani di Ryan “Devo provare con
lui o non ci verrà mai!”
“Ma non è giusto!” disse Brendon lasciandomi cadere con il sedere a terra “Non
mi piace questa divisione delle coppie…”
Ballare con Brend però era molto meglio che ballare con Pete inquanto il
ragazzo aveva un vero e proprio talento naturale nel muoversi. Sarebbe stato
perfetto se non mi avesse buttato giù dal palco mettendo un po’ troppa forza in
una spinta.
“Oddio l’ha uccisa!” urlò May portandosi le mani agli occhi mentre Brendon si
sporgeva per vedere cosa aveva combinato.
“E io ora uccido lui!” disse Ryan rabbioso correndo a sua volta a vedere.
Io mi alzai a sedere “Sto bene” dissi però portandomi le mani all’unica zona
eccetto il polso, il ginocchio, il gomito e il fianco, ovvero la caviglia che
mandava dolore e lancinanti fitte al mio povero sistema nervoso compromesso già
pesantemente da Urie “Ahia, non riesco ad alzarmi” dissi guardando verso l’alto
gli altri tre che non sembravano intenzionati a scendere per aiutarmi “Ehy
amici grazie di nulla” dissi acidamente mentre Ryan faceva il giro per scendere
dal palco.
“Serve una mano?” una voce dietro di me mi fece sobbalzare e guardando alla mia
destra vidi un paio di infradito nere attaccate ad un ragazzo non molto alto e
moro con un’ispida barbetta sul viso sorridente.
“Magari” annuì con un sorrisetto mentre mi porgeva una mano e praticamente mi
tirava su senza sforzo, aiutandomi a sedermi sulla poltroncina “La caviglia”
dissi buttandomi li di peso “fa malissimo”
“Questa?” chiese prendendo fra le mani il mio piede mentre annuivo e sfilandomi
la scarpa. Dolore.
Ryan ci raggiunse e io lo guardai male “Ma da dove arrivi? Dall’Alaska?”
“Scusa è che ho fatto il giro” mi spiegò prima di guardare il ragazzo che mi
stava analizzando la caviglia dopo aver sfilato anche il calzino “e lui chi
diavolo è?” mi chiese mentre io mi limitavo ad alzare le spalle.
“Io sono John” rispose l’altro con un sorriso radioso mentre Ryro alzava un
sopracciglio.
“E precisamente saresti…?”
“A dire il vero non lo so che devo fare, mi ha chiamato Pete…”
Ryan lo guarda sbuffando “E quindi tu sei corso solo perché Pete ti ha chiamato
senza nemmeno sapere il tuo incarico?”
John ridacchiò poi si rivolse a me “Ti prego dimmi che questo brontolone non è
dei Panic at the Disco”. Mi disse unendo le mani come se pregasse e facendo
strippare Ryan.
“E invece si, è il chitarrista, Ryan” dissi io mentre mi trattenevo dallo
scompisciarmi “e io sono Jilliahn…”
Brendon e May ci raggiunsero con molta calma mentre John prendeva dallo zaino
una benda e una fascia “Beh Jilliahn direi che non hai nulla di rotto, solo una
semplice distorsione”
“Che culo JillyKitty” mi disse Brendon “Ti rompo un piede e subito trovi un
dottore!”
“Non è rotto” rilanciai io portandomi i capelli dietro alle spalle.
“E io non sono un dottore” aggiunse John fasciandomi delicatamente l’arto
danneggiato “Sono solo un povero chitarrista… o in questo caso sono un…”
“Ma che diavolo avete fatto???” Pete arrivò di gran cariera seguito da Gabe che
stava addentando un panino e che era, a sua volta, tallonato da Will “Sto via
un ora e dieci e voi che fate? Mi rompete Jill! Che razza di posizione sessuale
hai escogitato stavolta?” chiese rivolto a Ryan che lo guardò scioccato con
tanto di bocca spalancata.
“Dai Pete sai che a Ryan piace passare per un amante dolcissimo” ricamò con
sarcasmo Brendon mentre l’altro iniziava a balbettare.
“Io non ho fatto nulla!” si difese il mio ragazzo sbracciandosi “Ha fatto tutto
Brend!”
“E come hai fatto?” disse il moro voltandosi verso il cantante dei Panic che
con non curanza alzò le spalle.
“L’ho lanciata giù dal palco.”
Pete lo fissò in silenzio prima di chiedere con un fil di voce “Perché?”
“Sono troppo forte e non riesco a controllarmi” si difese Brendon togliendo la
cocacola dalle mani di Will e succhiando rumorosamente la cannuccia “Lo so, mi
faccio paura da solo avvolte…”
Beckett lo guardò scazzato prima di guardare John che gli stava facendo ciao
con la manina da almeno cinque minuti “Ehi Walker! Che ci fai qui?”
“Il Papa ha chiesto udienza” rispose John allegro mentre Pete si chinava
baciandomi il capo “Povera la mia piccola Jill ti prometto che non ti
abbandonerò più con questi folli… comunque passando a cosa importanti si! Ho
chiamato io John!”
“Motivazione?” chiese Will scazzandosi ma non per John ma perché Gabe aveva
preso posto accanto a me iniziando a ridacchiare così, a caso. Ormai lo avevamo
capito tutti che il cantante degli Academy aveva una particolare attrazione per
quello dei Cobra che, dal canto suo, preferiva glissare sull’argomento.
“Perché sarà il fonico della recita!” disse esagitato Pete battendo le manine
mentre anche tutti gli altri arrivavano per le prove “e poi sarà il bassista
dei Panic at the Disco… ma è meno importante”
Ryan sgranò gli occhi mentre Brendon lanciava urletti felici abbracciando John
e dicendogli che era meraviglioso e benedetto il loro incontro…
“Pete possiamo parlare?” chiese Ryan ma il moro scosse il capo
“Assolutamente no! Ora dobbiamo provare” si voltò verso di me guardandomi
incerto “Per scaletta ora toccherebbe a te, Simon e Gabe ma se preferisci
saltiamo e la proviamo domani”
“No dai proviamola…” dissi alzandomi in piedi e reggendomi a lui stando in
equilibrio sulla sola gamba destra.
“Ci penso io!” Gabe mi prese per i fianchi con un braccio mentre portava
l’altro dietro le mie gambe per prendermi in braccio “Sarà divertente recitare
con te in braccio” mi disse sorridendo mentre io gli abbracciavo il collo,
spaventata dall’altezza a cui stavo.
“Gabe potresti accorciarti solo di una cinquantina di centimetri?” ironizzai
mentre lui mi portava sul palco sotto gli occhi furenti di Ryan e Will.
Di tutti avevamo la scena più cazzona di tutte. Dovevamo partire da dietro al
pubblico correndo a caso fra la gente durante tutta la musichetta introduttiva
prima di lanciarci alla meglio sul palco, cosa facile per i due spilungoni ma
impossibile per la nanetta di turno. Non provammo quel pezzo ma passammo
direttamente alla canzone. “Kidnap Mister Sandy
Claws?!” “I wanna do it” Simon che si esaltava era uno spettacolo
unico… Così come Gabe mi
ricordava vagamente un maniaco“Let's draw straws”
“Jack said we should work together!”
“Three of a kind!”
“Birds of a feather!”
“Now and forever!” Avevamo forse la scena più cazzona ma di certo la più
divertente e ci sentivamo molto calati nella parte…. “…la la la la! Kidnap
the Sandy Claws,lock him up real tight,throw away the key and then turn off all
the lights!”
May Pov.
Un miracolo… Doveva esser di sicuro un miracolo. Quella
sera, non si sa come, Pete aveva deciso di dedicare tutta la serata alle prove
di Brendon e di vedere di nuovo la canzone dei tre tirapiedi del BauBau
lasciando a casa il resto dei partecipanti alla recita. Tutti ovviamente
avevano deciso di spassarsela, dato che erano giorni che non vedevano un drink
sul bancone di un locale. Beh, tutti tranne me. Mi ero chiusa in stanza a
rilassarmi ed ero intenzionata a rilassarmi del tutto al pc.
Così accesi il portatile, accomodandomi sul mio letto
sperando che la wireless viaggiasse senza problemi. Certo, non eravamo mica in
Wyoming dove in inverno la connessione era un gran bel problema. Ovviamente nel
giro di pochi minuti ero su twitter a leggere gli stati dei miei cantanti
preferiti e dei miei amici.
MayPeach Relax. What more could I ask for?
Scrissi, prima di andare a guardarmi un paio di video su
youtube. Non feci nemmeno in tempo a vedere metà del primo che mi accorsi che
mi avevano già risposto. Doveva essere qualche fan che non aveva una mazza da
fare e mi taggava. Controllai lo stesso ed invece mi ritrovai altre risposte.
Billbeckett @MayPeach You miss a sofa. And me.
Thisisryanross @MayPeach @billbeckett Wait both there.
-Oddio… che stato!-
Esclamai, chiudendo lo schermo del pc ed uscendo
dall’appartamento dei KP. Vidi Beckett dall’altra parte del corridoio, che si
stava chiudendo la porta del suo appartamento alle spalle.
-May! Non sapevo che fossi rimasta a casa… Fortuna che ho
visto che stavi scrivendo!-
Urlò mentre entrambi ci incamminavamo verso la Big Room
avvicinandoci fino a scambiarci un abbraccio.
-Non siete soli vi ricordo. Se avete intenzione di
ricominciare con le scappatelle fate pure che non me ne frega molto, ma
perlomeno non fatelo davanti a me.-
Ci voltammo a guardare Ross che ci osservava dal soppalco
con espressione scazzata. Will gli sorrise e mi appoggiò una mano sui capelli
spettinandomeli.
-Mmh… May non me la da più. Piuttosto, ci facciamo un thè?
Passano qualcosa di bello sulla tv satellite?-
-Tra poco mandano Jurassic Park.-
William saltò e fece un urletto felice, prima di guardarmi
con occhioni sognanti. Mi chiesi se era per caso diventato matto…
-Oddio! È il mio film preferito!!!-
Si mise ad urlare facendo sospirare Ryan che si lasciò
andare, appoggiando mento e braccia sulla ringhiera del soppalco.
-Dio, quel film fa schifo… GuardiamociVacanze Romane.-
-Che bello Vacanze Romane!!! Però no! Guardiamo Original
Sin… Quello è figo!-
Proposi io, ma nessuno dei due mi ascoltò comunque. William
salì le scale raggiungendo il chitarrista e poi si voltò verso di me.
-Lo fai tu il thè? Io voglio quello là al lampone… Porta su
pure i biscotti!-
Mi ordinò, prima di prendere a braccetto Ross e andare ad
occupare il divano. Sbuffai contrariata da tutto quel maschilismo e cinque
minuti dopo portai di sopra un vassoio con tre tazzine e un piatto pieno di
biscotti variegati. Loro mi sorrisero e mi lasciarono posto in mezzo, dato che
ero la più bassa del trio. Ryan si appoggiò al bracciolo ed alzò un
sopracciglio guardandoci entrambi.
-Come mai non siete andati a sbronzarvi?-
Ci domandò sorseggiando il thè in modo molto elegante,
nonché molto gay.
-Non avevo voglia di uscire… E poi una volta che non c’è
Urie vorrei rilassarmi.-
Risposi sospirando, prima di infilarmi in bocca un biscotto
ed inizare a sgranocchiarlo. Will scivolò lungo lo schienale e fece spallucce,
giocando con la zolletta di zucchero.
-Io non ero per niente ispirato ad uscire.-
Si limitò a dire, anche se compresi che era perché Gabe non
c’era e ciò lo demotivava. Stava diventando seriamente dipendente da Saporta.
-Beh perlomeno abbiamo il divano per noi… Senza nessuno che
rompe.-
Concluse il chitarrista dei Panic prima di appoggiare la
tazza sul tavolino. Beckett annuii e bevve lentamente il suo thè, prima di
passarmi un braccio attorno alle spalle e trascinarmi su di lui.
-McLean, mi hanno detto che stai facendo disperare con le
registrazioni.-
Mi disse, spettinandomi i capelli mentre cercavo di
afferrare i suoi polsi per fermarlo. Poteva essere magrissimo, ma era comunque
più forte di me.
-Io faccio quello che devo fare: cantare. Non sto facendo
dannare nessuno.-
-A me pare che Jill sia frustrata perché non rispetti mai
gli orari…-
Ryan si coalizzò con Bill contro di me e lo guardai
malissimo, socchiudendo gli occhi e stortando le labbra arrabbiata.
-Oh, la prossima volta col cazzo che vi faccio il thè!-
-Ciò mi spezza il cuore.-
Esclamò Ross in risposta alla mia lamentela e così ci
lasciammo andare in una risatina. In tv iniziò Jurassik Park e decidemmo di
guardarlo, per far contento William che si stava già emozionando. Dopo i primi
dieci minuti di film Ryan si era già addormentato e provai a chiamarlo per
sapere se era vivo, ma bofonchiò solo una parola incomprensibile.
-Quel ragazzo ha una capacità eccezionale… Vorrei averla
pure io.-
Mi disse Bill guardandolo con invidia, mentre io mi
accomodavo appoggiando la testa alle sue costole. Lui mi abbracciò la spalla e
sentii il suo respiro spettinarmi i capelli.
-A chi lo dici… In questi giorni poi!-
-Guardate che vi sento… Se non state zitti non riesco a
dormire.-
Borbottò Ross sistemandosi nel suo angolo di divano e
lanciandoci uno sguardo strano. Noi sghignazzammo, prima di concentrare la
nostra attenzione sul film. Durò poco anche quella volta, dato che mi
addormentai pure io nel giro di un quarto d’ora. Che ci potevo fare? Avevo
visto quel film un sacco di volte ed ero stanca.
Fu Ryan a svegliarmi, quando ormai stavano scorrendo i
titoli di coda e William stava prendendo il vassoio dal tavolo.
-Ti avevo detto di lasciarla dormire… La portavo in stanza
io.-
Disse il cantante dei TAI mentre io spostavo la coperta che
mi era stata stesa addosso.
-Non è mica una bambina, eh… Sa arrivare in camera da
sola.-
Ross alzò le braccia scazzato e sbuffò, riprendendo il
computer ed andando dritto su youtube. Mi alzai e seguii Will verso la cucina,
ma lui mi indicò di andare in camera e, stanca morta, lo salutai ed obbedii.
Quelle giornate mi avevano sfiancato…
Mi sdraiai sul letto ed aprii il pc, per controllare ancora
il mio profilo. Sì, qualche fan mi aveva taggato ma non risposi. Mi limitai ad
aggiornare il mio stato.
MayPeach Enjoyed the sofa. Now I’m gonna hug my pillow.
@billbeckett @thisisryanross don’t watch pornography now that I’m not there.
Schiacciai invio e mi stiracchiai sbadigliando, ricevendo
l’immediata risposta di Ryan.
Thisisryanross @ MayPeach Too late.
Risi e spensi tutto decidendo di andare a dormire. Brendon
arrivò quando ormai ero già immersa nel mondo dei sogni e non mi svegliò.
Continua…
Scusate per aver scalato di un
giorno, ma una è raffreddata e presa a scuola, l’altra rincoglionita ed in via
di guarigione…
Indi per cui abbiamo scordato che
ieri fosse giovedì!!! ;D
L’Alzheimer si fa sentire D:
Perdonateci.
Comunque ecco qui il nuovo
capitolo!
Le prove per la recita continuano
ed i nostri protagonisti sono stremati!!!
Pian piano anche le amicizie si
consolidano all’interno del dormitorio e si stanno formando gruppi più legati…
A lunedì <3
Grazie a chi continua a leggere,
chi ha iniziato da poco e chi recensisce :D
Capitolo 17 *** Act 2. Chapter Twelve, part one: We could live like Jack and Sally if you care ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter twelve, part one : We could live like Jack and Sally if you Care
May pov.
Dicembre 2010
(Presente)
C’è un
orologio appeso al muro, eppure tutti continuiamo a guardare lo schermo del
nostro cellulare facendo finta di controllare l’orario. Ci aspettiamo una
chiamata… Da chi? Sarebbe bello se trovassimo davvero la sua… Ma insomma,
sappiamo bene che non puo’ succedere. Vedo lo schermo del mio I-phone
illuminarsi ed è un messaggio di Olly… Mi alzo dalla sedia per andargli
incontro, ma praticamente due secondi dopo la porta si apre e lui e Perce
entrano, con John al seguito. Ci scambiamo un lungo sguardo, però è William che
li raggiunge per parlarci. Io non faccio in tempo a muovermi, che Brendon e
Gabe escono dalla porta e lo stomaco mi si rivolta vedendo quanto sono pallidi.
Il mio ragazzo va dritto contro il muro, scivolando a terra e raggomitolandosi
come un bambino. L’osservo preoccupata, ma ancoranon riesco ad avvicinarmi a lui… Quasi sicura che arriverà
Jilliahn ad abbracciarlo al posto mio.
È così
dannatamente affliggente sentire di non avere il diritto di far nulla…
Mi volto
per aspettare la chitarrista, ma non appena arriva e Ryan la raggiunge, come se
le forze tutto all’improvviso le fossero portate via, sviene fra le sue
braccia. Phill si mobilita immediatamente a chiamare un dottore mentre Ross
prende fra le braccia sua moglie ed esce in corridoio.
-Oddio!
Jill sta male?! Chiamate un dottore…-
Urlandolo
in modo esagerato, Brendon si alza da terra di scatto e segue il gruppetto
preoccupato. Beh, è normale che qualcuno perda conoscenza quando ha passato
giorni a piangere e mangiare poco… No. Sono io che vivo nell’indifferenza e non
mi preoccupo così tanto di qualcuno che sta male.
Perce mi
raggiunge, appoggiandosi al muro accanto alla sedia su cui ero seduta, poi mi
guarda negli occhi, con le iridi azzurre che guizzano curiose.
-Ho
sentito Dave, ha detto che ha annullato le registrazioni per un paio di
settimane…-
-Ah…-
Mormoro
in riposta, accorgendomi che non avrò uno studio dove rifugiarmi e dove perdere
tempo. Come tutti gli altri, dovrò guardare in faccia a questa sofferenza. Non
ci si scappa…
-Abbiamo
tempi ristretti, sai… Per il tour, ormai è stabilito che partirà ad Aprile.-
-Okay…-
Abbasso
lo sguardo e mi mordo le labbra, mentre di nuovo vengo colta da quella sensazione
di disagio. Continuo a rubare ossigeno dentro questa stanza…
-L’hai
detto a Brendon, vero?-
Mi chiede
a quel punto il ragazzo, ma continuo a non guardarlo mentre scuoto la testa.
Poi ecco che dalla porta entra Ashlee e come se fossero degli automi tutti si
alzano ed il silenzio assoluto cala tra noi. Dietro di lei appare anche Cass
che si guarda attorno per cercare Jill.
Olly
raggiunge me e Perce velocemente, mentre alzo lo sguardo verso William e lui
ricambia, così restiamo a fissarci all’infinito… Lui continua ad abbracciare
Gabe, ma qualcosa nella sua fermezza sembra sul punto di infrangersi.
È il
ritorno di Brendon e Ryan che mi distrae, così mi avvicino al mio ragazzo e gli
prendo la mano. Lui mi guarda smarrito per qualche secondo, come se non si
aspettasse questo gesto da me. Allora abbasso il viso, cercando di sfuggirgli e
nascondermi dietro i capelli.
Anche
stare accanto a Brendon, ormai, mi mette a disagio… Forse non dovrei essere
nemmeno al suo fianco.
Jill pov.
Marzo 2006
(Passato)
Lo sera dello spettacolo non eravamo nervosi.
Molto di più.
Persono Ryan e Will si erano impegnati nell’ultima prova del pomeriggio, anche
se la persona più stressata in assoluto era Pete. Cosa che era male: se Pete
era stressato allora tutto quel malumore ricadeva su tutti noi.
Il solo a non essere impegnato sul copio in modo maniacale e a sorridere per
nulla teso era quello che ne aveva di più di tutti: Brendon. “Yet year after year,
it’s the same routine and I grow so weary of the sound of screams….And I Jack!
The pumpkin king! Have grown so tired of the same old thing…” venne a cantarmi
praticamente in faccia facendomi sorridere mentre io suonavo a casa la
chitarra, riprendendo poi quella melodia eccessivamente triste e che lui stava
esagerando fingendo di essere davvero depresso “Oh, somewhere deep inside of
these bones an emptiness began to grow,there’s something out there far from my
home a longing that I’ve never known….” “Sembri più un attore da Soap Opera messicana più che un
attore teatrale” lo riprese Ryan, seduto accanto a me mentre rileggeva le sue
battute preoccupato di non ricordarle. Ed erano solo due…
“Tipo quelle che ti guardi tu tutti i giorni dopo pranzo in tour?” gli domandò
il cantante, zittendolo all’istante.
“Si scoprono gli altarini” gli dissi io pizzicandogli il fianco mentre lui si
alzava andandosene offesissimo.
“Jilly hai visto la locandina?” mi chiese Brendon con gli occhini
sbriluccicanti, e io scossi il capo “Allora vieni subito! È bellissima devi
vederla!”
Mi prese per un polso trascinandomi verso l’entrata del teatro grazie a Dio
ancora chiusa. Avevamo registrato il tutto esaurito per tutte e due le serata
in cui si sarebbe tenuta la rappresentazione. Mi ritrovai davanti la locandina
e subito mi scappò un sorriso. Era una foto che avevamo fatto a caso la
settimana precedente mentre provavamo i costumi.
Io e May eravamo sedute a terra, schiena contro schiena lei con un’espressione
troppo candida per essere credibile e io che mordevo un grosso lecca lecca, con
tanto di cappello enorme da strega in testa e parruccona nera. Non sapevo come
ma lei riusciva a risultare lo stesso più libertina di me nonostante mi
atteggiassi più da troia e fossi molto meno vestita.
Dietro di me, in ginocchio, c’era Gabe con tanto di manina sulla bocca in una
falsissima espressione di stupore mentre si appoggiava alla mia spalla
indicandomi con il pollice. Il capellino da rapper, insisto tutt’oggi, non
centrava assolutamente nulla con il costumino da bambino spastico della città
di Halloween. Simon era nella stessa posizione di Gabe, ma abbracciava May da
dietro sorridendo come un coglione vestito da diavoletto rosso con tanto di
maschera appoggiata ai capelli biondini.
Brendon se ne stava in piedi al centro della scena, truccato di cerone bianco
con tanto di contorno nero pesante degli occhi. La sua posa diceva tutto,
sembrava essere il padrone incontrastato del mondo più che il protagonista di
una recita teatrale. Appoggiato alla sua spalla c’era poi un Pete piuttosto
rock per essere Bacco Nachele, visto che il suo costume consisteva in una
maglietta a maniche corte rossa e i tatuaggi in vista. Però era comunque molto
sexy nonostante la barba bianca. Will sorrideva poco convinto mentre teneva la
mano sulla spalla di Gabe e una lungo il fianco. E c’eravamo solo noi, come se
nella locandina gli altri fossero stati esclusi solo perché non si erano
trovati nel posto giusto al momento giusto.
“Come sono bello vero?” disse Brendon abbracciandomi le spalle mentre
continuava a contemplarsi soddisfatto “adoro quel completo… il gessato mi mette
in risalto il pacco…”
“Davvero? Non si vede” lo stuzzicai io mentre lui tentava dai pizzicarmi i
fianchi “Smettila Urie!” urla iniziando a correre fra i divanetti mentre mi
veniva da ridere, con quel coglione di Brendon che mi rincorreva.
Patrick, che se ne stava seduto sul palco litigando con il tecnico delle luci,
ci guardò alzando gli occhi al cielo “Jill sei appena guarita da una
distorsione alla caviglia e stasera c’è la prima, ti prego evita di ucciderti”
Mi fermai di scatto e Brendon mi volò addosso, non riuscendo a cadere solo per
una botta di culo mentre Pete smattava dicendoci che non ci sarebbe stata la
torta dopo lo spettacolo se non la smettevamo subito di fare i coglioni.
Brendon si mise subito buono e decidemmo di ripassare assieme le parti “Ti
invidio” gli dissi con un sorriso mentre cantava ad occhi chiusi. “What have I done?
What have I done? How could I be so blind? All this loss, where was I? Spoiled
all, spoiled all. Everything's gone all wrong…” aprì un occhio
solo, guardandomi incuriosito “Come mai Jilly?”
“Perchè sei così calmo e spavaldo… io sono terrorizzata!” ammisi prendendo il
copione con le mani tremolanti.
Lui mi guardò senza capire “Ma Jilly sai tutto! È impossibile che vada male!”
“Cosa vuol dire? Sul palco potrei dimenticarmi tutto! O potrei cadere! Pensa se
cado dai tacchi! O peggio ancora… pensa se mi cade il vestito! Non potrò più
mettere il naso fuori casa!”
Alle mie parole Brend sbiancò “Non ci avevo pensato…”
Quello fu l’inizio della fine….
“PETE! Jill mi ha detto che tutto può andare a puttane da un momento
all’altro!!”
“Jill!!”
May Pov.
Marzo 2006 (Passato)
Brendon arrivò da me agitandosi e mi prese le spalle,
trascinandomi via dallo specchio in cui mi stavo guardando.
-May! Che cosa accadrebbe se improvvisamente la
scenografia si spaccasse e tutti venissimo travolti?-
-Moriremmo, Brendon. E dopo la morte… Sei mormone? …dopo
la morte dovremmo andare di fronte ai tre giudici e poi ci manderanno da
qualche parte. Di sicuro non in paradiso.-
Lui sgranò gli occhi e poi urlò disperato, così gli presi
le mani fra le mie per calmarlo.
-Andrà tutto bene, stai tranquillo… Sarà come alle prove,
solo che ci sarà gente a guardarci.- Sentendomi, sospirò sollevato e mi
abbracciò. –Certo, se sbagli avrai tutti gli occhi puntati addosso.-
Si spaventò ancora e prese a camminare a grandi passi
avanti e indietro, attirando l’attenzione di John che stava sistemando alcune
cose. Io sorrisi e finii di attaccarmi le ciglia finte, ma la pacchia durò solo
pochi istanti dato che Brend tornò da me per toccarmi i capelli.
-E se le extension si staccano?!-
Domandò preoccupato, controllando ancora che fossero
apposto. Ovvio che non si sarebbero staccate… Senza poi contare che fino a due
ore prima lui mi era rimasto attaccato addosso per sistemarmi i capelli.
-Non rimarrò comunque pelata… Tu pensa invece se ti cadono
i pantaloni e tutti vedono quei boxer con i pacman.-
-Se mi vedono in mutande potranno solo volere che me le
spogli… Così potranno osservare il mio corpo perfetto.-
Rispose ammiccandomi nel riflesso, mentre faceva scivolare
la mano dai miei capelli al mio collo.
-Se vorranno vedere un corpo perfetto chiederanno uno
spogliarello di Gabe.-
Dicendolo mi voltai verso di lui e gli lasciai due pacche sul
viso ricoperto di cerone bianco. Lui sorrise e mi abbracciò, cercando di
baciarmi ma venendo tenuto a debita distanza. Non volevo che rovinassimo il
trucco. Poi chi lo sentiva Pete? Lui, per niente demoralizzato, mi spinse
contro lo specchio facendo aderire i nostri corpi.
-Ma io sono il Re delle Zucche…-
-…vuote. Sì… Qui è una bella gara in effetti. Ma tu sei il
re.-
Gli lasciai un bacio leggero sulle labbra, ma lui ne
appofittò per schiacciarmi del tutto contro la superficie fredda dello
specchio. Io cercai di spingerlo un po’ indietro, ma quando mi spostò il
vestito alzandomelo sulle cosce decisi che potevo anche lasciarlo fare. Gli
passai una mano sulla schiena, mentre le sue stavano sfiorando l’orlo delle mie
mutande per sfilarmele.
-Brend… Non mi pare che questo sia il posto adatto per…-
-Voi due!! Sally è un personaggio vergine ed innocente! Non
rovinatelo in questo modo!!-
Pete arrivò e poco delicatamente tirò Brendon indietro,
così che mi arrivò l’elastico delle mutande sulla pelle facendomi lamentare. Il
mio ragazzo iniziò a sbracciare per il nervoso e Pete agrottò le sopracciglia,
squadrandoci uno alla volta.
-Potrete fare tutto quello che volete dopo, ora voglio
concentrazione per lo spettacolo!-
Disse, prima di puntarci un dito addosso come fa un padre
con dei figli disobbedienti, prima di allontanarsi. Io alzai le spalle e mi
sistemai il vestito prima di abbracciare Urie che continuava a piagnucolare che
si sarebbe concentrato meglio se avesse finito.
-Pete ha ragione… Facciamo i bravi e poi ci divertiamo a
casa. Ora calmiamoci! Noi siamo i migliori cantanti sulla faccia della terra e
spaccheremo il culo a tutti.-
Affermai convinta per cacciare via l’ansia e Brend mi prese
in parola battendosi la mano sul petto.
-Siamo anche i più belli!-
-Giusto… Siamo stupendi.-
Continua…
Ecco la prima parte del capitolo
12…
Abbiamo diviso perché nel
capitolo precedente non c’eran recensioni e abbiam pensato che sia troppo lungo
a questo punto D:
Comunque ci dispiace per i salti
di pubblicazione ma ieri non siamo riuscite a postare per dei problems.
Capitolo 18 *** Chapter Twelve part two : We could live like Jack and Sally, If you care it. ***
bananissima
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible
Things.
Chapter Twelve part two : We could live
like Jack and Sally, If you care it.
Jill Pov
(Presente 2010)
Rimaniamo così senza dire una parola, senza
muoverci, come delle statue di sale. Io non riesco nemmeno a piangere tanto la
sto prendendo male, non riesco a fare nulla se non guardare quel volto che ero
abituata a vedere così spesso sorridente ora privo di espressione, come
addormentato. Paradossalmente, sembra sereno fra le fredde braccia della morte. Gabe piange, rumorosamente, alle mie spalle mentre Brendon sembra essersi del tutto annullato, tanto da non
respirare nemmeno. Io faccio un passo avanti, poi un altro, e un altro fino a
trovarmi vicinissima al tavolino. Passo piano una mano fra le sue ciocche
corvine, umide forse dall’autopsia… lascio scivolare
lo sguardo fino alle spalle da cui l’incisione a Y inizia e subito viene
coperta dal lenzuolo… istintivamente gli accarezzo
una guancia sentendola fredda e priva di vita.
“Ha sofferto?” chiedo cercando di riprendermi ma mi sento come svuotata, come
se nulla avesse più senso, come se non valesse nemmeno la pena di soffrire ormai…
“No” mi risponde il dottore scuotendo il capo “Ha battuto la testa in questo
punto” mi spiega indicando la nuca di Pete “dopo che
la macchina è caduta dal dirupo e non si è nemmeno accordo di esser entrato
nell’acqua… non si è reso conto di nulla, si è come addormentato…”
“Non aveva le cinture vero?”
“No…”
“Se le avesse avute si sarebbe salvato?”
“Se le avesse avute forse si… sarebbe rimasto
cosciente e forse sarebbe riuscito ad uscire dall’abitacolo…
c’è un alta percentuale, un buon 40% in più…”
Le cinture di sicurezza che hanno salvato me e Gabe
quella volta, tre anni fa, avrebbero salvato anche lui, ma è sempre stato un
fottuto testone con la testa fra le nuvole. Complimenti Pete,
hai appena abbandonato tutti noi e una moglie con un figlio piccolo. Davvero,
ti meriteresti un applauso.
“Vi lascio soli” ci dice l’uomo uscendo dalla stanza “Non toccate i cadaveri,
anzi non toccate nulla”
Passo le dita fra le ciocche corvine del ragazzo guardandogli il viso pallido
come se aspettassi da un minuto all’altro di vederlo aprire gli occhi color
cioccolato verso di me. Ma non fa nulla, sta fermo come è logico che sia.
È morto Jill, lo vuoi capire??
Ormai non è altro che un guscio, privo di vita… non
c’è più nulla in lui…
Avverto Brendon spostarsi lentamente verso di me
prima di afferrarmi la mano destra e stringerla nella sua, senza levare gli
occhi sbarrati da Pete. Anche lui non riesce a
piangere, anche lui non realizza che quel cadavere è davvero il nostro amico… con lentezza esasperante alza appena il lenzuolo
bianco prendendo la mano di Pete fra le sue e
accarezzandone piano il dorso…
“Jill… è così freddo” dice sottovoce come per evitare
di farsi sentire da chiunque. Io mi giro, smettendo di guardarlo e abbraccio Brendon che mi stringe a se con un braccio mentre con
l’altra mano continua a tenere quella di Pete “Come
fa ad essere già così freddo? Non ha senso…insomma… Io non capisco” sta iniziando a farneticare, di
brutto, e io non posso farci nulla “Ma hanno provato almeno a rianimarlo??”
chiede incazzandosi “Siamo sicuri che i medici hanno provato a fare qualcosa??
Giuro che se scopro che hanno commesso anche solo un errore io…io…. Faccio chiudere questo fottuto posto!” da un
calcio alla gamba del tavolo mentre Gabe ci raggiunge
con le mani sulla faccia iniziando a guardare Pete
incredulo. Io non mi stacco da Brendon riprendendo a
piangere fino a che lui non mi cinge a se con entrambe le braccia iniziando a
piangere a sua volta. Con la coda dell’occhio vedo Gabe,
appoggiato al tavolo ch strizza gli occhi, incapace di guardare Pete. Una sua lacrima cade sul viso del moro prima che il
cantante dei Cobra si stacchi da li in uno scatto rapido, correndo a vomitare
dentro a un bidone dell’immondizia.
“U-usciamo di qui” dico staccandomi appena da Brendon e andando verso Pete
mentre il mio amico si avvia alla porta, uscendo e sbattendola. Gabe si pulisce la bocca nella manica prima di seguirlo
incapace di guardare ancora in questa direzione, lasciandomi così da sola in
questa enorme sala impregnata di morte. Prendo i lembi del lenzuolo, coprendo
il braccio di Pete cercando di guardarlo con gli
occhi carichi di lacrime. Mi chino su di lui, lasciando un bacio delicato sulla
sua fronte “Mi manchi già” dico sottovoce fra i singhiozzi, come se lui potesse
sentirmi “Come faccio io adesso senza di te? Come facciamo tutti noi ad andare
avanti?? Tutte le volte che ci siamo allontanati, sia per una settimana, sia
per un mese ci siamo sempre ritrovati… mi hai sempre
raggiunta e mi sei sempre stato accanto nei momenti più brutti della mia vita… adesso come posso io raggiungerti?? Te ne sei andato Pete e io non posso più abbracciarti, non posso più ascoltarti… non posso più confidarti o farti sentire le mie
canzoni… chi verrà adesso ai concerti dei Panic a farci coraggio?? Chi ci sosterrà?? Chi??” appoggio
la fronte alla sua spalla per un attimo lasciandomi del tutto sopraffare dal
dolore. Non ce la faccio “Ti prego torna da noi…
trova un modo… tu trovi sempre un modo…”
Mi concedo alcuni minuti per riprendere fiato prima di alzare il lenzuolo
candido sul suo capo e uscire lentamente nella stanza, percorrendo al contrario
il corridoio fino a tornare alla sala d’aspetto.
C’è anche John ora, e sta davanti a Brendon che è
davvero arrivato al limite, seduto contro il muro con le ginocchia al petto,
tremolante... stesso discorso vale per Gabe che è
così pallido da sembrare sul orlo del collasso. Ma ora non ho tempo per
dedicarmi a loro… Visto che non riesco nemmeno a
dedicarmi a me stessa.
Ryan mi viene in contro parlandomi ma io non sento assolutamente nulla, come se
fossi all’interno di una busta sottovuoto. La testa mi gira, inizio a sudare freddo… le gambe mi tremano mentre la tachicardia accelera…
Sento le mani di Ryan afferrarmi le braccia mentre alzo lo sguardo nei suoi
occhi.
Ma non è lui che voglio. Vorrei che Brendonsi alzasse e
mi stringesse a se dicendomi che va tutto bene e che lui non mi lascerà mai.
Che non mi avrebbe lasciata mai e poi mai e che tutto si può rimediare.
Ed è l’ultima cosa che so prima del buio totale.
Jill Pov.
(passato 2006)
“Pete io inizio sul serio a credere che tu
voglia farmi prostituire”
Mi guardavo allo specchio con addosso il mio vestitino da strega, convinta che
fosse stato ulteriormente accorciato dall’ultima prova.
Lui si abbassò la barba guardandomi le gambe “Beh? Io non ci vedo nulla di male…”
“Io penso invece che tu sia scemo” ricantai io “Ci saranno dei poveri bambini!”
“è giusto che si facciano una cultura! Magari scoprono di essere gay
risparmiandosi anni e anni di ambiguità sessuale….”
Patrick lo guardò sconcertato mentre si appoggiava sulla testa il cappello alto
da sindaco.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso Gwen
assieme a Zach che era andato a prendere in aereoporto.
“Adoro le vacanze di primavera!” commentò abbracciandomi mentre Patrick la
salutava muovendo timidamente la manina “Così posso vedervi conciati così… tu non sarai un po’ nuda?”
“Ma dai?? Giura!”
“Ok ok ti procuro delle calze a rete” disse Pete
uscendo dalla stanza mentre io gli urlavo dietro che della via che c’era poteva
trovarmi anche un frustino.
Ryan ci raggiunse in quel momento facendoci ridere tutti e tre. Sembrava
sull’orlo del collasso, avvolto dal mantello rosso e nero, la bocca socchiusa e
con tanto di occhiali da sole sugli occhi.
“Non mi stanno attaccati i canini” si lamentò sedendosi stramato
sulla sedia e sbadigliando “E quindi non posso recitare…
svegliatemi quando tutto sarà finito…”
“Non provarci” disse il rosso “vado a chiamare uno dei truccatori…
e se non ce ne sono disposti a metterti le mani in bocca prendo una lima per
unghie e limo i tuoi!”
“E poi non puoi non mostrare a Gwen quando balli
bene” gli sussurrai mentre il rosso usciva seguito dalla mia migliore amica che
si era addirittura sbilanciata prendendolo a braccetto “Hai capito la
tranquilla ragazza montanara come si sveglia…”
Ryan alzò appena gli occhiali guardando attentamente il mio abbigliamento poi
disse “Sai che…”
“Sono poco vestita?” chiesi sarcastica.
“No, ti vedo le mutandine” mi disse semplicemente “Sono rosse”
“Vedo che ti sei svegliato…”
“E non solo io…”
Io sorrisi maliziosa facendolo alzare dalla sedia e trascinandolo con un bacio
fino al bagno dove, una volta entrati, lui ci chiuse dentro a chiave
appoggiandomi con la schiena alla superficie della porta…
Gli aprì la cintura dei pantaloni facendoli cadere a terra assieme ai boxer
mentre Ryan mi sfilava le celeberrime mutandine rosse che diceva di aver visto
da sotto al vestito. Mi afferrò quindi per i fianchi sollevandomi mentre io
allacciavo le gambe attorno alla sua vita esile e le braccia dietro al suo
collo.
Stavamo facendo un casino pazzesco… e non in senso
metaforico ma nel senso della confusione. E non solo le spinte provocavano dei
piccoli tonfi visto che ero appoggiata ad una porta ma anche perché non fummo
per nulla discreti nel trattenere gemiti e sospiri…
Il gemito finale di Ryan poi fu da oscar, a metà fra un rantolo indistinto e un
urlo della serie ‘mi sono chiuso il dito nella porta’. Io mi strinsi a lui
mentre si appoggiava con una mano alla porta per riprendere fiato.
“Dobbiamo ricomporci” dissi scivolando con le gambe a terra e sentendolo quindi
uscir fuori da me, senza però slegare le braccia dal suo collo “O Pete stavolta ci ammazza sul serio..”
Lui mi prese il viso fra le mani baciandomi prima la punta del naso e poi le
labbra prima di chinarsi e tirarsi su le mutande e i pantaloni mentre io facevo
lo stesso con il mio bel intimo rosso fuoco.
“Perché non stai senza mutande?”
Io lo guardai alzando un sopracciglio mentre andavo verso lo specchio
guardandomi i capelli, un po’ sudati sulla fronte “Perché ho il vestito troppo
corto magari??”
“Appunto per quello…”
“Ryan nelle prime file ci saranno i bambini” gli dissi attaccando la piastra
per ritoccargli la frangia che si era sfatta “Non penso sia molto il caso…”
“Ma più che i bambini mi preoccupano i papà che potrebbero farsi strani
pensieri su di te… e mi darebbe fastidio…”
Lasciai stare sistemandogli i capelli e poi, per mano, uscimmo dal bagno
trovandoci davanti un Pete abbastanza scazzato “Sono
felice che abbiate finito di fare i vostri porci comodi” disse acido passandomi
della calze a rete davvero eccessive, ma non ebbi però il coraggio di ribattere
“Ora se non vi dispiace finire di prepararvi entriamo in scena! Cazzo ho appena
ripreso Brendon e May e appena torno da voi vi trovo
a tentare di tirare giù la porta??”
Noi recitammo in coro le nostre scuse mentre Pete
prendeva Ryan per un orecchio, sporgendosi sulle punte per riuscirci, e lo
trascinava fuori dicendogli che se si era sporcato i pantaloni glieli faceva
pulire con il sangue.
“Ma il sangue sporca di più!” tentò di dire il ragazzo prima di sparire dal mio
campo visivo.
Sorrisi mordendomi il labbro inferiore mentre mi appoggiavo alla porta. Mi
chiesi per un attimo cosa potessero pensare di me persone che mi conoscevano da
una vita come Gwen e Simon…
la timida Jill che si ritrova a scopare in bagno, una misera sveltina prima di
salire su di un palco. Beh, sperai che fosse sempre così d’ora in poi perché
quella scarica adrenalinica di passione non mi aveva fatto che bene.
Mi infialai le calze e il cappello poi mi guardai allo specchio, truccata e
pettinata “Si va in scena!” dissi spavalda uscendo dalla porta trionfante. Ma
appena vidi Brendon sudare freddo, Will bestemmiare
perché non riusciva ad impostare la voce e Pete nel
piano dello strippo ricaddi nell’ansia…
Stavo analizzando tutte le possibili vie di fuga quando qualcuno mi abbracciò
da dietro appoggiandomi qualcosa di freddo e appuntito sul collo. Mi voltai di
scatto trovandomi il viso di Ryan vicino al mio mentre mi sorrideva con i
canini in bella vista “Sai che sei inquietante?”
“Lo so… e lo sarò di più appena avrò capito come
evitare di mordermi la lingua..”
“Così sei più figo no? C’è anche l’effetto sangue” lo
beffeggiò Gabe allacciandosi la felpa con disegnato
sopra lo scheletro e appoggiandosi la maschera alla Venerdì Tredici sul viso.
“Tappatevi la bocca branco di stronzi!”
Ci voltammo allucinati verso Pete.
Si era davvero impazzito.
“Siediti o dovremo ricoverarti per un attacco di cuore” gli disse visibilemente preoccupato Joe mentre lui si innalzava
mettendosi in piedi sulla sedia senza ascoltarlo.
“Dieci minuti e siamo in scena” disse mentre Brendon
gemeva “Ora ascoltatemi bene perché ho solo due cose da dire…
Se siete qui è perché dentro di voi ho visto un talento unico e ciascuno di voi
è un artista così grandioso da avermi convinto della sua validità e fidatevi
che sono moltissime le band che ogni giorni mi scrivono…
ma ci siete voi… e quindi uno spettacolino come
questo non deve intimorivi perché voi siete decisamente in grado di fare molto
altro” ci guardò come se fossimo davvero suoi figli poi sorridendo appena e
rilassandosi disse “Dopo ci ubriacheremo così tanto da non ricordarci un cazzo
quindi vedete di recitare bene per il video!” Pete si ritirò scendendo dalla sedia e prendendo da
parte Brendon per dargli un sostegno particolare
mentre io venivo abbracciata da Gabe “Terrore” mi
sussurrò delicato ad un orecchio facendomi ridere.
“Andrà tutto bene, prega il Cobra” gli dissi strizzandogli l’occhio prima di
raggiungere Ryan e prenderlo per mano “Si sono abbassate le luci” gli dissi
mentre il sipario si apriva su Pete che pronunciava,
avvolto da un mantello nero le parole del prologo… “Was a long time ago, longer now than it seems in a
place that perhaps you've seen in your dreams. For the story that you are about
to be told began with the holiday worlds of old. Now, you've probably wondered
where holidays come from… If you haven't I'd say it's time you begun….”
May Pov
(passato 2006)
-This is Halloween! This is Halloween!!-
Brendon mi si
attaccò alle spalle portandomi un bicchiere ricolmo di vodka davanti al viso e
continuando a cantare quella canzone biascicando malamente. Io bevvi giusto un
sorso, prima di liberarmi dalla sua presa e voltarmi a guardarlo. Aveva gli
occhi allucinati ed il sorriso sornione perenne…
Quell’ennesimo festino al dormitorio non era stata una bella idea. Io avrei
voluto andarmene a letto a recuperare il sonno perso in quelle dure settimane
di prove e registrazioni. No, Pete voleva festeggiare
dopo lo spettacolo… Quindi c’era un bordello
insostenibile.
Ryan e
Jill erano appiccicati sulla poltroncina, mentre Pete
penzolava sopra il tavolino della sala raccontando a Simon, Will, Sisky e Carden una sua
mirabolante avventura in qualche parte non ben definita degli States. La maggior parte della gente era radunata attorno
al tavolo della cucina, dove era iniziata una partita di dama alcolica di cui Gabe aveva stra vinto i primi sei
turni prima di dimenticarsi le regole del gioco.
-Non bevi
nulla tu? Mio dolcissimo miele fatato…-
Mi disse
il mio ragazzo, baciandomi il mento anche se mirava alle labbra. Gli appoggiai
la mano sulla spalla e lui barcollò, così lo accompagnai al divanetto facendolo
sedere accanto al mio chitarrista.
-Stai qui
seduto e tranquillo, BrendJerk. Fai il bravo…-
Gli
lasciai un bacio sulla fronte, ma lui mi trascinò a sedermi sulle sue ginocchia
e mi strinse le mani sulla schiena per evitare che me ne andassi. Se stava
cercando di fare qualcosa non ci sarebbe lo stesso riuscito e soprattutto
l’avrei preso a sberle dato che eravamo in mezzo agli altri. Non volevo finire
come Jill che stava urlando apertamente di quanto era buona da leccare la pelle
di Ryan. Inoltre, avendo imparato dalla sua sbronza precedente, non impedii nulla… Anche perché ormai stavano anche insieme, quindi che
problema c’era se si stavano letteralmente facendo in mezzo a tutti? Era una
fortuna che anche gli altri fossero talmente sbronzi da non vedere. Tranne Phill, che però faceva finta di distrarsi giocando a GuitarHero con il nuovo
arrivato, John. Anche lui era sbronzo a livelli improponibili, infatti
continuava a suonare a caso. Mi liberai dalla presa di Bden
dopo un bacio dal sapore pessimo di alcool e gli rifilai fra le braccia un
cuscino che lui strinse forte.
-Aw! L’amore
della mia vita mi ha appena fatto un dono!-
Disse ad Adam, che annuì mentre gli mostrava il cuscino come se
fosse la cosa più bella del mondo. Mi voltai un’ultima volta verso la
coppietta, che era stata fermata da Gabe che era
arrivato a raccontare alla bionda delle sue vittorie a dama. Ryan non sembrava
molto contento della cosa…Men
che meno Will, che se ne stava sulla sedia come se fosse un pappagallo su un
trampolo. O forse un avvoltoio… Rende di più l’idea.
Cercai di salvare personalmente la vita di Saporta
andando a prenderlo a braccetto.
-Gabe! Cavolo
devo proprio farti vedere la mia collezione di francobolli, sai?-
Annuì
alle sue stesse parole e mi seguì verso il cantante dei TAI che non sapeva che
stavo combinando. Anche lui era abbastanza pieno di alcool, ma era preso male… Davvero male.
-Beh?
Anche lui colleziona qualcosa?-
Chiese il
cantante dei Cobra guardando il ragazzo, che per tutta risposta mi fulminò con
lo sguardo.
-Will
colleziona scopate…-
-Non sono
l’unico…-
-Ooh che
bello!-
Gabebattè le mani felice, probabilmente non aveva ben compreso
il discorso.
-Però te
ne manca una, eh Beck?-
-May, hai
bevuto o hai solo voglia di sfogare la tua frustrazione sessuale su di me?-
Mi beccai
una sberla sulla testa da Beckett e Gabe si portò una
mano alla bocca sconvolto, prima di afferrargli il braccio.
-Non si
picchiano le ragazze!-
Gli
disse, portandosi tra me e Will come se ci fosse stata chissà quale violenza.
Il più giovane lo guardò malissimo, ma non si liberò lo stesso dalla presa,
alzandosi semplicemente in piedi per poterlo guardare meglio negli occhi.
-Se vuoi
non picchio lei e bacio te…-
Affermò,
avvicinandosi pericolosamente al volto di Gabe che
doveva connettere un attimo per capire bene la cosa. Io mi buttai letteralmente
su William abbracciandolo e spingendolo indietro prima che davvero provasse a limonarsiGabe da ubriaco. Le
conseguenze non sarebbero state rosee.
-William… Per favore,
parliamone.-
Mentre lo
dicevo Gabe era riuscito ad elaborare l’intenzione di
Will e fece per ribattere, ma io trascinai con me il cantante dei The AcademyIs prima che sentisse
cose veramente offensive. Se Saporta gli avesse detto
anche solo una parola avrebbe di certo preso un coltello e l’avrebbe ammazzato.
Non era per niente sano ultimamente…
-Perché
mi hai impedito di baciarlo?!-
Gridò
isterico spingendomi via ed alzando le braccia al cielo.
-Perché
altrimenti s’incazzava! Non puoi mica limonarti Gabe
così di botto! Ti pare?-
-Sei
omofoba o gelosa?-
Mi
domandò, socchiudendo gli occhi incazzatissimo.
-Nessuna
delle due. Tengo semplicemente alla tua vita. Dovete finire di registrare il
vostro cd e quindi preserverò la tua vita fin quando potrò ascoltarlo.-
-Tu non
hai senso!! Nessuno ha senso! Questa casa è un covo di pazzi psicopatici! Io
voglio Gabe ed è inutile che me lo impediate… Tu e la tua amica che lo concupisce!-
Sgranai
gli occhi mentre insinuava che Jill ci stava provando con Saporta,
ma non riuscii a rispondere dato che se ne andò nel suo appartamento
spettinandosi i capelli come un matto. Mi chiedevo se per caso lo psicopatico
non fosse lui.
Tornai
indietro e trovai Brendon steso sul pavimento che
canticchiava non so cosa, finchè mi vide apparire
nella sua visuale ed allungò le braccia verso di me. Sbuffai e gli presi le
mani, aiutandolo ad alzarsi a fatica.
-MayMoon, la vita
è dura… Ma se stai con me sarà molle come pongo!-
-Brendon, questa
è la frase d’amore più bella che abbia mai sentito…-
Lui si
appoggiò alle mie spalle con un braccio, da bravo ubriaco, così lo accompagnai
nella nostra stanza e lo lasciai cadere sul letto. L’osservai per qualche
istante mentre ridacchiava da solo come un idiota e mi accorsi che quella
risata l’avrei voluta sentire il più possibile nella mia vita…
E no, non parlavo di “per sempre”, il “per sempre” non esiste.
Mi
accomodai al suo fianco e gli levai la maglia e le scarpe, prima di coprirlo
per bene. Lui non smise di ridere e mi abbracciò forte appoggiando il viso al
mio collo.
-Fatina,
voglio fare l’amore con te…-
Mi disse,
ma non appena gli baciai le labbra lui si lasciò cadere di lato e dopo qualche
sghignazzata insenstata iniziò a russare. Sorrisi e
gli accarezzai i capelli… Sì, in quel periodo potevo
benissimo dirmi innamorata di Brendon Urie. Forse il
primo e l’unico ragazzo che abbia mai amato seriamente. …forse.
Continua…
NdA:
Scusate la fretta ma Jessika
deve studiare tanto tanto!
Godetevi il capitolo^^
Visto che le recensioni calano (D: ) continueremo a
dividere i capitoli ad oltranza.
Capitolo 19 *** Act 2. Chapter Thirteen: Peaches in Panic! The Tour is Starting. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Second Act: To Fall In Love
Chapter thirteen: Peaches in Panic! The Tour is starting.
Jill pov.
Dicembre
2010 (Presente)
Quando riprendo
conoscenza sono stesa su un lettino d’ospedale.
Davanti a me il soffitto e attorno il silenzio…
Qualcuno si sporge sopra di me, coprendo la luce e sfiorandomi il viso con le
punta dei capelli neri…
“Allora sei sveglia…”
“Cass?” mi alzo a sedere mentre lei mi guarda da appoggiata al letto “Ma…
quanto sei qui?” le chiedo avvolgendola in un abbraccio stretto mentre lei
singhiozza.
“Siamo partiti ieri mattina” mi spiega asciugandosi gli occhi “Appena abbiamo
saputo di Pete da Gabe abbiamo annulato la data di LaFayette… ma Lex non voleva
che venissi qui al obitorio così sono scappata…”
“Sei scappata??” mi passo una mano sulla faccia “Cassadee… Staranno morendo di
preoccupazione” dico scendendo dal letto e prendendola per mano “Andiamo a
chiamare sia lui che Mike… conoscendoli saranno già andati alla polizia…”
“Sono qui fuori con gli altri” mi dice lei, mogia “Aspetta, forse dovresti
riposarti un altro po’, Ryan ha detto…”
“Non mi importa che ha detto e….” Prendo un respiro e mi calmom tentando di
sorridere anche se so che mi esce una smorfia “Tra poco immagino che ci sarà la
veglia…”
“A dire il vero è finita ormai...” mi dice mordendosi le labbra “Hai dormito
quasi due ore…”
Non so se sentirmi sollevata o meno per questo… già sarà dura arrivare sana al
funerale… arriviamo fuori dalla piccola cappelina del ospedale ma con uno
sguardo decidiamo insieme di non entrare, sedendoci su un paio di sedie.
“Sai, quando Gabe ha chiamato Mike io mi sono incazzata moltissimo” mi dice
torturandosi le mani “Perché lo so che voi non fate altro che proteggermi… lo
ha sempre fatto anche Pete… ma io non sono una bambina, Jill. Abbiamo la stessa
età.”
Io annuisco abbracciandole le spalle e appoggiando la testa alla sua mentre
un’altra lacrima lasci i suoi occhi marroncini “Lo so… ma non pensare che valga
solo per te… anche io ho sempre detestato il modo in cui sono sempre stata
avvolta nella bambagia da Pete, anche perché ora che lui non c’è più non c’è
più nessuno a proteggermi…”
“Hai Brendon…”
Sento una fitta dolorosa al cuore, come se avessero appena lanciato un sasso
contro di esso e fosse, in un certo senso, andato in pezzi come una vetrata
“Non è così semplice….”
“Potrebbe esserlo, e lo sai…” dice guardandomi negli occhi con intensità “Lo sa
anche lui….”
Sospiro rassegnata, non sapendo precisamente cos’altro aggiungere.
È tutto così strano, così confuso.
Dovrebbe essere Ryan l’incaricato a raccogliere i pezzi del mio cuore…. E
invece….
La porta si apre di scatto ed è Will che ci guarda con gli occhi sgranati e il
viso sconvolto…
“Tutto ok?” chiedo io mentre lui scuote il capo nervosamente.
“Devo uscire… io… mi sento soffocare qui” e detto questo va verso l’uscita a
passo deciso…
May lo segue velocemente scambiando uno sguardo con me mentre a Cass scappa uno
sbuffo “Mi sta sul cazzo…”
“Will?”
“No, May” Sospiro pensierosa, mentre guardo la schiena della rossa sparire
oltre l’angolo in fondo al corridoio “Lei…. Una così non si merita uno come
Brendon” soffia rabbiosa “Dopo tutto quello che ha fatto, dopo tutto il male
che ha portato lei…. È ancora qui.”
“Cass non possiamo giudicarla.” Mi porto una mano al collo, chiudendo un attimo
gli occhi “Se Brendon ritiene che lei sia quella che…”
“Oh Jill smettila!” Sbottò Cass spostandosi di poco per mettersi di tre quarti
e guardarmi in faccia “Lo sai anche tu che Brendon sta con quella la perché non
può stare con te! E la cosa mi rende nervosa perché tu stai con Ryan perché nn
puoi stare con Bdon!”
“Smettila…. Per favore…”mentre finisco la frase la porta si apre ancora e tutti
iniziano ad uscire. Patrick e Gwen scappano letteralmente a casa mentre Joe
provato viene ad abbracciarmi.
“Hai fatto venire un infarto a tutti crollando così a terra” mi dice mentre io
gli passo una mano sulla schiena.
Ryan ci raggiunge un po’ più pallido del solito “Ma sei già in piedi?” chiede
sconvolto mentre Brendon da di matto.
“L’ho detto! Qui non sanno fare il loro lavoro! Dovresti riposarti invece di
gironzolare qui attorno!”
Scuoto il capo mentre Ryan mi ci appoggia sopra un bacio “Voglio solo andare a
casa…”
“Posso venire a salutare Kylian?” mi chiede il mio cantante con una strana luce
neglio occhi.
Ho capito essatamente dove vuole andare a parare così annuisco senza permettere
a Ryan di opporsi. Mi volto verso Cass stritolandola in un abbraccio mentre
vedo qualcun altro uscire dalla cappelletta…
“Jill..”
“Ash…” mi avvicino prendendole le mani mentre lei esplode in un paio di
singhiozzi fortissimi…
“Deve essere un incubo” mi dice mentre ci abbracciamo “Non posso crederci che
Pete… il mio Pete non ci sia più…” e adesso si, mi sento egoista. Sto male e
non faccio nulla per nasconderlo quando Ash, che è la persona in assoluto più
colpita si sta facendo una forza incredibile continuando ad organizzare tutto,
dalla veglia al funerale.. mi chiedo cosa farà poi…
È un’amarezza sciogliere il nostro abbraccio ma sua sorella la trascina fuori,
impedendole quasi di salutare. Raggiungo Gabe, Brend e mio marito e assieme
torniamo al parcheggio. È notte ormai, non si vede nulla eccetto i frammenti di
marciapiede illuminati dai lampioni.
May la recuperiamo appoggiata alla macchina di Will e poi con Brendon viene da
noi, per far finta di passare una serata assieme come se nulla fosse.
Anche se non passiamo una serata assieme, noi quattro, da più di un anno ormai…
Ma questa sera voglio che i miei occhi rimangano incatenati a quelli di
Brendon, come se non ci fosse nessun altro eccetto noi due.
Come ho spesso
desiderato fosse…
May pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Odio le
veglie funebri. Odio le morti… Odio i cambiamenti drastici.
Sto
seduta tra William e Brendon da ormai un’ora e l’aria si è fatta troppo pesante
ormai. Irrespirabile… Sento Will arrancare come se non trovasse più ossigeno.
Gli appoggio la mano sulla spalla e lui trema qualche secondo stringendo il
pugno sul suo ginocchio. Alla mia destra Brend si è come congelato e le sue
dita intrecciate alle mie paiono non avere sangue che vi circola. Non voglio
guardare nessuno dei due… So che abbraccerei solo uno di loro e non sarebbe
affatto giusto.
Alzo lo
sguardo verso Ashlee, lei si nasconde il viso fra le mani e non posso
immaginarmi nemmeno lontanamente il suo dolore. Impensabile perdere qualcuno
che si ama, per sempre… Non lo sopporterei. Morirei dentro? Non lo voglio
nemmeno sapere… Ma un po’ riesco a capire il loro bambino.
Mi
strofino gli occhi e William si alza di scatto, staccandosi di dosso la mia
mano. Tutti si voltano verso di lui e riesco a notare quanto stia tremando.
-Scusate…-
Mormora,
così guardo la sua figura longilinea uscire da qui. Gabe non si muove, rimane
incollato alla sedia… Così, senza pensarci troppo, sono io ad alzarmi per
seguirlo.Prevedibile… No?
Quando
metto piede fuori vedo Jill che finalmente si è ripresa ed incorcio il suo
sguardo per un attimo. Cass è lì con lei e non mi pare molto contenta di
vedermi, ma non m’importa molto… Ho altro a cui pensare. Raggiungo William
quando ormai è nel cortile esterno, sotto un lampione a prendere a calci una
lattina. Il suo volto è più pallido del solito, si vede pure con questa luce
fioca…
-Beck…-
Sussurro
passandogli una mano sulla schiena, mentre lui si passa una mano sulla faccia.
-Dovevo
andarmene da là… Non sapevo cosa… cosa… Insomma, non ci potevo più stare.-
-Tranquillo…
Penso che nessuno se la prenda. Anzi, penso proprio che non ci faranno quasi
caso, presi come sono dalla faccenda.-
Gli dico,
stringendo un pugno sulla sua camicia. Lui si porta le mani fra i capelli e si
morde le labbra, iniziando a guardarsi in giro alla ricerca di qualcosa che
nemmeno sa.
-Non è
possibile, May… Non riesco a rendermene ancora conto.-
-Ognuno
ha i suoi tempi per elaborare simili notizie…-
Alla mia
affermazione lui si volta a guardarmi e socchiude gli occhi dubbioso. So che
vorrebbe essere più svelto, che vorrebbe essere forte e ragionevole… Ma in
questi casi pure William Beckett è costretto a vacillare.
-Tu ci
hai messo qualche ora…-
-Accetto
i cambiamenti.-
Rispondo,
senza pensarlo davvero. Non penso di poter accettare una morte simile… Non mi
credo così forte ed insensibile. Lui sbuffa avendo capito dove vado a parare e
poi si infila le mani nella tasca dei jeans, estraendo le chiavi dell’auto. Lo
seguo verso il parcheggio in assoluto silenzio e poi ci appoggiamo insieme al
cofano della vettura. Lui ancora si nasconde il volto fra le mani e si ritira
spiritualmente nel suo mondo. Così alzo lo sguardo verso le luci della città e
mi perdo a guardarle, ogni volta è come se fosse la prima. Ma oggi pure le luci
sembrano brillare a forza, non volendo smorzarsi per lasciarci tutti al buio.
-Ci
vorrebbe un bel blackout…-
Mormoro
così lui finalmente riesce ad osservarmi, prima di voltarsi nella mia stessa
direzione.
-Sì, così
andrebbe nel panico la città…-
-Chi se
ne frega… Più in panico di così non si puo’ andare. Se tutto si spegnesse
accenderei un gran bel falò. E poi mi sdraierei a terra gardando le fiamme che
toccano il cielo. Magari Pete ci noterebbe…-
Will ridacchia
appena, prima di stringermi a lui. Il suo profumo mi rassicura… Come al solito.
L’unica cosa che puo’ tranquillizzarmi.
-Mi stai
dicendo che credi che Pete sia in paradiso? Credi nel paradiso, May?-
-No. Sto
dicendo che di certo, ovunque si trovi, riuscirebbe a sentirne il calore…-
Lui
sospira fra i miei capelli e poi mi scuote, facendomi quasi cadere per terra.
Poi prende ad accarezzarli lentamente, con un sorriso strano sulle labbra.
-Le tue
metafore cominciano a preoccuparmi…-
-Anche a
me, sai. Preferisco parlare in modo diretto… Ma una cosa simile è meglio
rigirarla il più possibile, per renderla meno atroce.-
Non
appena mi zittisco sento le voci degli altri e mi volto, vedendo gli altri che
arrivano verso di me ancora stravolti. Bill si stacca di scatto, come se si
fosse accorto ora di quello che stava facendo.
Si
salutano e si scambiano qualche convenevole, prima che Brend mi abbracci le
spalle. Gli sorrido appena, anche se so benissimo che un sorriso in questo
momento non è benaccetto. Ma sbagliare una volta in più, alla fine, quanto più
in basso di così mi potrebbe spingere?
-Stiamo
da Jill e Ryan stasera…-
-Ah.-
Non ho
altre parole da dire, mi limito a seguirlo guardandomi indietro e vedendo che
Gabe e Will si stanno abbracciando. Si dovrebbe cercare di sostenersi così,
credo. Almeno loro ancora cercano di stare a galla. Ma noi no, noi crediamo che
il nostro dolore sia talmente differente che non possiamo permettercelo… Ma
solo perché non abbiamo mai capito un cazzo l’uno dell’altro. Se non fosse
così, ora non mi chiederebbe di andare in quella casa come se nulla fosse
successo.
Jill pov.
(Passato)
“Il punto è un altro… io non posso vivere
così”
Alzai la testa dal tavolo con un gridolino isterico mentre Pete osservava serio
Gabe “Non so come accontentarti…”
Il cantante dei Cobra sbuffò “Perché le Pesche e i Panic vanno in tour assieme
e a me toccano gli Academy is?? Anche io voglio andare con loro!!”
“Grazie eh” disse sarcastico Will voltandogli le spalle mentre Gabe, per nulla
interessato a Will tornava a concentrarsi su Pete.
“Ti preeeego!”
“Man io ti ci manderei anche con i ragazzi…” gli disse dispiaciuto “Ma non sei
pronto… hai appena iniziato a provare con i chitarristi e devi ancora conoscer
il resto della band! Devi prima sistemarti per fare i live! E poi con Travis e
Will potrai suonare Snakes On Plane!”
“Ma non c’è Jill per i cori” si lamentò Gabe abbracciandomi “Chi mi dirà che è
pronta a prenderlo?” aggiunse poi malizioso mentre io alzavo gli occhi al cielo
arrossendo e tentando di ignorare lo sguardo assassino di Beckett.
“La tastierista è una ragazza” aggiunse semplice Pete “comunque così è stato
deciso e stop! Oggi parto con i FOB e non voglio ricevere nessuna chiamata di
lamentela! Solo chiamate per raccontarmi cazzate!” sorrise rivolto a tutti noi
“Veniamo all’ordine della giornata….”
“Ma Pete!”
Will sbuffò “Dio Saporta sei irritante! Tornatene a New York se non ti va
bene!”
Gabe alzò un sopracciglio abbracciandomi più stretta, visto che sapeva che la
cosa urtava non poco Beckett e disse “Sai che è venuto meglio Pinocchio con una
sega che te con una scopata??”
“Ma che cazzo centra??”
“Ordine bambini” disse Pete battendo le mani per riportare ordine “dobbiamo
parlare di cose serie…”
Le riunioni alla ‘tavola rotonda’ della Big Room fra Pete e i frontman delle
band, ovvero io, Will, Brendon, Gabe e Travis più Patrick, che assisteva sempre
dal divanetto, erano assolutamente off limit per tutti gli altri e si tenevano
di solito una volta ogni tanto per discutere delle cose importanti riguardo
alla Decay Dance…
Quel giorno Pete iniziò a parlare di un argomento che mi stava particolarmente
a cuore…
“I tour” disse passando a me e Brendon, rispettivamente alla sua destra e alla
sua sinistra, due fogli con segnate le date “Inizio da voi che partite
settimana prossima…. Sono molte lo so” disse notando i miei occhi sgranati “Ma
vedrai come vola il tempo!”
“Ma Pete…” dissi lentamente leggendole tutte “Sono una dietro all’altra! Non
c’è un attimo di respiro!”
Lui non parve per nulla turbato. Solo io, tra tutti quelli presenti in sala, lo
sembravo. E neanche poco…
Gabe mi sorrise solidale.
“Verás que será muy divertido” Mi disse tranqullo, mentre Pete lo
guardava attentamente e io abbozzavo un sorrisetto.
Il bassista dei FOB si illuminò e parve capire “Certo che puoi andare in
bagno!”
Ok, di spagnolo non sapevo nulla ma….
Ero certa che non avesse detto quello.
“No, le ho detto che sarà molto divertente!”
“Non puoi andarci con lei in bagno, Gabe!”
“Non credo che vi stiate capendo” si intromise Pat mentre Gabe sbatteva la
testa sul tavolo.
“Arriva Capitan Ovvio” ricantò Will muovendo in modo teatrale la mano, come se
stesse mescolando l’aria.
“Che isterismo c’è qui dentro” aggiunse Travis passando una redbull a Brendon
che la prese felice.
“Ecco ora diamo anche zuccheri a quello ed è la fine” sottolineò Will alzandosi
“Io me ne vado a letto tanto per ancora un paio di settimane non ho un cazzo da
fare… ciao stronzi!” e detto questo se ne andò sotto lo sguardo spazientito di
Patrick e quello stranito di Pete.
“Ha bisogno di una donna vera…” sottolineò poi il nostro capo scuotendo il capo
mentre io guardavo maliziosamente Saporta.
“O di un vero uomo…”
Quando la seduta fu tolta ci alzammo tutti stiracchiandoci “Vado dalla mia
fatina irlandese a raccontarle la lieta novella! Ovvero che potrà abusare di me
per tutto un tour!!” e poi sfrecciò fuori dalla stanza seguito da Pat e Pete
che parlavano riguardo le luci adatte per nascondere gli scarabocchi che Ryan
si faceva, a quanto pare, in faccia.
“Ti ammazzo” mi disse Gabe mentre Travis ci guardava divertito spingendomi sul
divano e attaccando a farmi il solletico “Ammazzo te, William Beckett e se c’è
tempo anche Pete!”
Io non respiravo molto bene così lui mi concesse la grazia di lasciarmi stare,
sdraiandosi accanto a me “Tu sei perfido” gli dissi guardandolo con la coda
dell’occhio “è evidente che ti muore dietro ma tu non fa nulla… anzi, fai di
tutto per farlo strippare… e già quello la ha lo strippo facile!”
“Jilly non so che fare” disse appoggiandosi il capellino al viso per nascondere
il rossore che si stava propagando sulle sue gance “Io non posso dargli quello
che vuole!”
“Il culo?” chiese Travis.
“Esatto! Sono anni che glielo dico!”
“Ma magari ti piace se provi…” dissi vaga guadagnandomi un occhiataccia “Ok… ma
perché non glielo dici chiaro?”
“è troppo imbarazzante e poi… e poi sinceramente preferisco far finta di nulla
ancora per un po’… fino a che non si arrenderà!”
Io annuii “Ok man, mi dispiace per te… non per lui… mi sta sul cazzo…” Ci
guardammo scoppiando a ridere poi un pensiero mi sconvolse “Oddio pensa se in
tour ti stupra nel sonno!”
“Cazzo! Non ci avevo pensato… Spero di non svegliarmi mai più in quel caso!”
Un colpo di tosse secco di costrinse a portare gli occhi davanti a noi, verso i
piedi del divano dove solerte come una cornacchia il giorno dei morti ci
guardava a braccia incrociate Ryro.
“Gabe penso che tu abbia qualcosa di mio” disse porgendo la mano verso di noi.
“Dici Jill?”
“No guarda! L’Ipod!”
“Ma io non ho il tuo Ipod!”
“Lo so! Infatti dicevo Jill!”
Gabe mi guardò scocciato “Ma perché oggi non mi capisce e non capisco nessuno?”
“Perché sei scemo” gli dissi dolcemente afferrando la mano di Ryan e alzandomi
in piedi sul divano prima di scatenare le sue ire. Lui mi prese in braccio
portandomi verso il dormitorio mentre facevo ‘ciao ciao’ a Gabe con la manina
oltre la sua spalla “Perché non mi lasci mai parlare un po’ con lui?” chiesi
poi fingendomi imbronciata “è il mio migliore amico!”
“E da quando?”
“Da sempre… cioè… da quando l’ho conosciuto penso…”Ryan mi guardò scettico
prima di buttarmi letteralmente sul letto “Ma che delicatezza!”
“Dobbiamo parlare del tour” disse prendendo in mano un foglio stropicciato, che
doveva aver strappato con la forza a Brendon “Hai visto quante date?” mi chiese
sedendosi accanto a me mentre anche io le leggevo.
“Troppe” dissi sospirando “Sai mi immaginavo che un tour fosse qualcosa di
divertente, vedere posti nuovi, conoscere nuova gente… ma qui non c’è tempo di
fare un cazzo!”
“Beh tra il 18 e il 20 abbiamo un buco” mi disse Ryro “Io propongo sempre di
prendere l’aereo subito dopo il concerto e correre nella città dopo… possiamo
farci un giorno ad Atlanta” disse accarezzandomi i capelli mentre io sospiravo
ancora.
“Scopatores fermatevi!” disse Brendon entrando urlando nella stanza.
“Nessuno sta scopando qui” dissi io mentre Ryan si stendeva accanto a me,
ignorando Brendon per evitare di saltargli alla gola e ucciderlo.
“Ah” Brendon ci guardò dispiaciuto “peccato… comunque… che bello domani si
parte! Non vedevo l’ora!”
May entrò con in mano circa dieci cappelli “Che dite?? Li porto tutti?? Tu Ryan quanti foulard porti??” Io guardai il mio ragazzo che scattò a sedere “Ovviamente
tutti!” rispose con entusiasmo mentre io e Brendon ci guardavamo in faccia come
per dirci che si, eravamo solidari nell’essere fidanzati con due dementi.
Il resto della giornata lo passammo a preparare le valige e poi la sera con
Pete e i FOB che si apprestavano a partire anche loro.
“Ma Ryan e May?” mi chiese Pete mentre mi avvicinavo abbracciandolo.
“Si stanno scambiando i foulard” gli dissi alzando gli occhi al cielo.
Lui rise stringendomi e facendomi fare un giro su me stessa “Non sarà un po’
gay il tuo ragazzo?”
“Un po’?” chiesi io prima di scoppiare a ridere.
“Pete non partire vieni con noi!” disse Brendon abbracciandolo a sua volta e
facendolo ridere.
“Ci vediamo fra qualche giorno a Austin e poi vi accompagno anche ad Atlanta”
disse strizzandoci l’occhiolino mentre Patrick finiva di caricare il bus.
Li salutammo con la manina mentre Gabe rincorreva per un pezzo di strada il bus
prima di fermarsi sfinito “Ma che palle” disse Brendon mentre rientravamo “Le
prime date sono una merda perché dobbiamo spostarci in aereo… io volevo fare
l’amore com MayMoon nelle cuccette del bus!”
“Non pensi ad altro eh” sottilineai io mentre lui e Gabe si scambiavano uno
sguardo prima di battersi il cinque.
“Siamo uomini!”
Sembrava assurdo anche solo pensarlo ma ci ritirammo a
letto davvero presto, verso le dieci a mezzo.
“L’aereo alla quattro e mezzo…” disse Spence senza colore mentre lui e John si
dirigevano verso la loro stanza, davanti alla mia e quella di Ryro “Pete è un
sadico stronzo figlio di puttana…”
Io ridacchiai divertita mentre auguravo loro la buona notte prima di dedicarmi
a Ryan che si era fatto scazzato e offeso “Ora mi dici che hai?” gli domandai
chiudendo la porta alle mie spalle.
“Niente…”
“Ryan… evitami un paio di ore di supplizio ti prego.. e dimmi cosa non va…”
“Hai la camicia da notte troppo corta e Gabe non ha fatto altro che guardarti
in mezzo alle gambe mentre eravamo sul divanetto!” sbottò, anzi, strippò
iniziando a gesticolare come una checca isterica.
“E la colpa è mia??”
“Si!”
“tu… sei un pazzo…” dissi lentamente annuendo convinta “Cioè tu ti fai troppi
castelli in aria su Gabe! Solo tu vedi questo interesse morboso!”
Lui non rispose nemmeno mettendosi sotto alle coperte spazientito. Io sospirai
rassegnata mettendomi in parte a lui e spegnendo la luce.
“Notte amore” gli dissi accarezzandogli una guancia e guadagnandomi come
risposta un grugnito scazzato.
Mi stesi accanto a lui allora, rassegnata, appoggiandomi alla sua schiena…
Iniziavamo bene…
Il suo modo quasi possessivo di rapportarsi all’interno della nostra relazione
non l’ho mai trovato fastidioso, mi lusingava parecchio la sua gelosia solo che
spesso toccava vette assurde e incomprensibili. Però ero troppo buona o forse
troppo innamorata o semplicemente entrambe le cose per potergli dire di
smetterla o prendermi a male…
L’unica cosa che mi faceva rimanere li come una scema non era quello che
diceva, ma come lo diceva… con una sfrontatezza tale da farmi sentire colpevole
di tutto..
Mi addormentai pensando a tutto questo ma quando mi svegliai, scossa appena da
John che ci diceva che erano già le quattro meno un quarto e che dovevamo
partire ero avvolta fra le braccia di Ryan. E la cosa non poteva che rendere la
giornata migliore, orario a parte.
Lo svegliai dolcemente con un bacetto e poi in silenzio iniziammo a prepararci
in coma.
May pov.
(Passato)
Sogno di una vita: andare in tour o con i My Chemical
Romance, i Fall Out Boy o con i The Academy Is, solo perché non potevo andarci
con i Nirvana dato che non esistevano più. Invece mi ritrovavo a condividere un
tourbus ed il palco con i Panic at The Disco. Non che fosse un grave problema,
la cosa mi andava benissimo dato che la loro musica mi piaceva… Poi avrei
dovuto accontentarmi come primo tour. Più avanti noi Killer Peaches saremmo
stati aperti dagli AC/DC. No, questa è una blasfemia…
Diciamo che era stato un grande salto dal suonare nei
localini di Evansville e Casper fino a ritrovarci in un tour mastodontico come
quello. E tutti eravamo eccitatissimi all’idea, anche se si prospettava una
cosa straziante… beh, ma i primi giorni mi ricordo che ero così carica da non
riuscire a stare ferma nemmeno giù dal palco.
Eravamo diretti a Houston ed eravamo su quel bellissimo
tourbus che la sera prima ci era venuto a prendere. Io avevo deciso che non
avrei mai lasciato il divanetto perché era la cosa più comoda su cui mi ero mai
seduta in vita mia. Brendon mi fissava sdraiato sul pavimento con in mano il
cellulare con cui era connesso ad internet.
-MayMoon, ho caricato una tua foto sul mio profilo!
Guarda!-
Mi passò il telefono e mi ritrovai davanti una foto
scattata mentre mi stavo truccando per il concerto e lui mi ha abbracciato da
dietro fotografandoci entrambi.
-Perché metti in internet queste cose?! Ma ti pare?-
-Ma sei bellissima!-
Si difese riprendendo il cellulare e ridacchiando da solo.
-E poi non capisco perché non posso far vedere a tutti che
siamo così love-love!!-
-Perché dovrebbe essere una cosa intima, non pubblica… Ma
ok, lo terrò a mente che per te nulla dev’essere privato. Ho giusto una tua
foto con i boxer di Ryan tra i denti.-
Gli appoggiai il piede scalzo sulla pancia, provando a
schiacciargliela, ma lui mi afferrò la caviglia e mi morse il polpaccio. Poi mi
tirò poco delicatamente giù dal divano, facendomi battere il sedere a terra.
Urlai, ma servì solo a farmi assalire da Brendon che mi trascinò sdraiata,
mentre lanciava il cellulare non so dove.
-Grazie Bden!-
Simon, che era seduto accanto a me sul divano ridacchiò
divertito, sdraiandosi per bene a pancia in su. Io mi sedetti sulla pancia del
mio ragazzo e incrociai le braccia sul petto, guardandolo male.
-Non va bene questo tuo comportamento infantile, BrendJerk…
Sarebbe meglio far qualcosa per correggerlo.-
-Andiamo nella cuccetta?-
Mi domandò, passandomi le mani sui fianchi. Io sorrisi
maliziosa e mi alzai, tendendogli le mani che subito afferrò. Cercammo di
aprire la porta per le cuccette ma sulla soglia apparve Spence tutto sorridente
con in mano la scatola del Monopoli. Dietro di lui c’erano John, Phil e Dam,
che stavano discutendo su chi avrebbe tirato il dado per primo.
-Volete giocare?-
Ci domandò ma entrambi indugiammo un attimo, scambiandoci
uno sguardo. Lui ovviamente capì e scosse la testa, andando di là con tutti al
seguito. Le cose da fare in tourbus, oltre dormire, non erano poi molte. Per
fortuna le cuccette erano occupate soltanto da Ryan e Jill che stavano parlando
scambiandosi effusioni.
-Ragazzi, fuori… Le cuccette sono nostre ora! Io e la mia
fatina dobbiamo amoreggiare privatamente e fare un video da metter su youporn!-
-Sarebbe cliccatissimo… Avevo un ragazzo che lo faceva, ma
non era certo famoso come te. Sai che…-
Non feci in tempo a finire il discorso che mi beccai uno
sguardo sconvolto dai tre che erano nella stanza con me. O meglio da Jill e
Brend in particolare.
-No, io non mi sono fatta filmare… Figuratevi. Però se lo
avessi fatto ora quei video gli sarebbero valsi un bel po’ di soldi.-
-Possiamo cambiare discorso, mio zuccherino?-
Venni fermata in tempo da Brendon, prima che potessi
rovinare la nostra relazione con rivelazioni scioccanti. Quel mio conoscente
seriamente aveva messo un casino di video che aveva fatto con qualche ragazza
in camera sua, io per fortuna l’avevo visto solo una volta in un bagno della
scuola.
-Comunque credo che mi sarei salvata, dato i miei quindici
anni e i suoi diciannove… Si sarebbe cacciato nei guai. Beh, era un
pluribocciato, per quello girava ancora lì mentre io ero al primo anno.-
Affermai sovrappensiero, mentre il mio ragazzo mi
trascinava nella cuccetta con lui. Jill si appoggiò al petto di Ryan e mi
guardò ad occhi spalancati.
-Non dirmi che è Larry! Quello che lavorava dal fabbro
vicino alla casa di Gillmore!-
-Esatto! Hai azzeccato!-
Lei si portò una mano alla bocca e poi mi svelò che stava
con la sorella di un suo compagno di classe, così ci chiedemmo curiose se un
suo filmato fosse finito sul web. Per fortuna Ryro riportò tutti all’ordine,
dato che anche Brend ormai era curioso di sapere come se fosse anche lui di
Evansville.
-Vogliamo finire di parlare di film porno amatoriali e
chiudere le dannate tendine?-
Detto questo, chiuse la tenda della sua cuccetta e sentimmo
la bassista ridacchiare della cosa. Brendon mi guardò eloquente e allora pensai
io stessa a tirare la tendina, cosa che mi dispiaceva tanto dato che non
riuscivo a vedere bene il suo volto in quella semi oscurità.
-Sei sicura che quel Larry non abbia filmato nulla, vero?-
-Sì Brend… Non aveva una telecamera nascosta nel cesso.-
Risposi, iniziando a baciargli le labbra per evitare
l’argomento scopata-nella-toilette. Lui mi prese i polsi e vedevo i suoi occhi
brillare appena mentre mi osservava.
-Ma non eri preoccupata per la cosa? Avevi quindici anni
e…-
-Brendon, non tutti come te restano vergini fino alla
maggiore età…-
Fu Ryan a rispondergli dalla sua cuccetta e io risi.
-Ryan, non origliare!-
-Parlate a voce bassa allora.-
Io appoggiai il dito alla bocca per indicare a Brend di
fare silenzio e poi presi il cuscino da sotto la sua testa, spostando la tenda
e lanciandolo contro la cuccetta dall’altra parte. Ryan uscì avedere chi era stato e mi fulminò con lo
sguardo, prendendo una scarpa da terra e rispondendo all’attacco.
-May, non cominciare…-
Disse Jill ridendo, prima che io chiudessi di nuovo la
tendina e mi sdraiassi appolpata a Brend. Lui mi strinse a sé ridacchiando e
poi mi sfilò la maglia lanciandola in fondo ai nostri piedi. Io feci
altrettanto con la sua e poi fu il mio reggiseno a esser gettato, prima che ci
infilassimo sotto la coperta stretti uno all’altro. Sentii le sue mani passare
lungo la mia schiena per fermarsi sui jeans.
-Senti, Bden… Sai che comincio a pensare che se restassimo
così per tutto il giorno sarei la persona più felice del mondo?-
Gli dissi, appoggiando la fronte alla sua e chiudendo gli
occhi. Lui mi baciò piano le labbra trattenendo un attimo il respiro prima di
parlare.
-Io ci rimarrei per sempre…-
-“Per sempre” non esiste. Accontentiamoci della giornata,
domani poi vedremo.-
Lui ridacchiò e mi posò le labbra sulla spalla, mordendola
piano.
-Il tuo romanticismo sorpassa quello di Beckett devo dire.-
-Sì lo so… è un talento innato, ma lo sto rafforzando
grazie lui.-
Gli accarezzai i capelli e le spalle, mentre la suatesta scendeva a posarsi sul mio petto. Sì,
davvero… Forse avremmo dovuto restare così per tutto quel “per sempre” che
Brendon acclamava. Beh, no… Diciamo che anche fare l’amore dopo era anche
meglio, ma da quando mi ero messa con Brendon il sesso aveva tutt’altro valore
rispetto a prima. Per quello il restare abbracciati era importante quasi più
del resto. Il calore delle braccia di Brend e il suo sorriso… Ecco cosa non
avrei mai dovuto scordare.
Mi ricordo che la sera a Houston c’era una marea di gente
in platea… E proprio sotto di noi una ragazza mi sorrideva con in testa un
cappello come i miei, la frangia fresca di tinta rossa e lo stesso trucco di
Ryro su cui colavano lacrime. Quel particolare ce l’ho impresso nella mente a
fuoco, come se avessi fatto una fotografia mentale in quel momento. Me lo
ricordo così bene perché era la prima volta che vedevo qualcuno che mi
ammirasse… Non so se ci ho mai fatto veramente l’abitudine, perché so di non
essere il tipo di persona che merita troppa stima da parte dei fan. Durante
quel live, per la prima volta, mi sentii così forte da poter dare tutta la mia
energia al pubblico. Non me ne ero ancora resa pienamente conto, ma per molti
stavo diventando quello che Cobain, Beckett, Patrick e Gerard Way erano per me…
Avrei voluto farmi inghiottire totalmente dalla platea e dare tutta me stessa a
loro.
No… Non lo dissi a nessuno di quelli che erano al mio
fianco per paura di sentire qualche commento strano su un mio probabile aumento
di sensibilità. Ne parlai al telefono con l’unico ultra-insensibile della
situazione seduta davanti alla finestra del camerino delle pesche, mentre tutti
stavano finendo di vedere il concerto dei nostri cari Panic.
-Ma guarda chi resuscita improvvisamente dal tour giusto
dopo 3 giorni… McLean, pensavo che Cristo fosse il tuo ragazzo.-
-Anche io sono felice di sentirti… Come procede? Voglio
ascoltare qualche pezzo…-
Mi lagnai, alzando lo sguardo verso il cielo stellato e
sentendo Beckett ridere mentre qualcuno urlava di sottofondo.
-Ho appena scritto un testo per una canzone che ho in mente
da un po’… Ma non ti svelo nulla. Piuttosto, com’è che mi chiami? Non dovreste
suonare?-
Mi lasciai cadere sul divanetto e sospirai, ripensando alla
sensazione di semi-onnipotenza che avevo provato un’ora prima.
-Secondo te è normale provare come una specie di attrazione
verso il pubblico?-
-Mmh… Sì. Credo di sì. È un momento in cui l’adrenalina ti
sballa abbastanza… Quindi potresti benissimo essere attratta da tutti. È come
se fossi un calamaro impanato che vuol gettarsi in mezzo a tanti calamari
fritti nell’olio bollente, in effetti.-
Schiusi la bocca un po’ sbalordita dal suo mettere in mezzo
i calamari, dato che non era esattamente una similitudine da fare. Beh, le
belle metafore di Beckett ancora non erano divenute leggenda.
-Per fortuna non hai fatto lo
psicologo, William. Penso che la prossima volta parlerò con qualcun altro delle
mie sensazioni intime.-
-Hai un ragazzo, no? È un po’ demente, ma puo’ sempre
annuire a qualsiasi cosa tu gli dica. Una consolazione insomma…- Disse con
sarcasmo, prima di tossicchiare e da quanto sentii immergersi in acqua. –Fatto
sta che la sensazione di cui parli tu è quella che provano tutti su un palco,
quindi non ti devi affatto stupire né sentirti stupida. Perché a quanto pare
chiami me per paura che gli altri ti prendano per impazzita… Tranquilla.-
Mi morsi le labbra per il nervoso di essere stata capita
ancora da Beckett, mentre la porta si spalancava lasciando entrare Dam e Phill.
Mi voltai a guardarli e sorrisi salutandoli con la mano.
-Ti sei persa la caduta del tuo ragazzo… Si è ribaltato a
terra come un coglione.-
Mi disse il chitarrista mentre il cantante dei The Academy
Is rideva dall’altra parte della cornetta dando dell’idiota a Brend. Io
appoggiai un secondo la mano sul microfono del telefono e mi alzai a sedere
preoccupata.
-Si è fatto male?-
Dam scosse la testa prima di infilarsi in bagno, mentre
Phill mi spiegò che era semplicemente slittato sull’acqua che aveva versato a
terra da solo qualche minuto prima. Sì in effetti era un po’ un cretino… Mi
alzai per andare in corridoio mentre il resto dei Killer Peaches arrivavano lì
dentro per cambiarsi, così vidi di sfuggita Brend e Ryan entrare nel loro
camerino. Poi riappoggiai il cellulare all’orecchio sentendo che Will
dall’altra parte aveva iniziato a cantare.
-Come on baby… Don’t fear
the Reaper! Baby take my hand…-
-Scusa se ti interrompo… Posso riprendere a parlare, Brend
non si è fatto nulla.-
Lui sospirò rumorosamente, prima di fare uno strano rumore
che poi capii essere lo shampoo. Si stava facendo il bagno mentre parlava al
cellulare con il vivavoce…
-Urie non morirà mai… Come Pete o Gabe. I rompicazzo sono
immortali.-
-A proposito, come va con Gabe? Progressi?-
Toccai un tasto dolente infatti lui si zittì per un po’,
decidendosi di parlare dopo qualche respiro per mantenere la calma.
-Scusa ma devo lavarmi la schiena e non posso più parlare.
Ci sentiamo.-
-Ma Beck!-
-Ciao.-
E detto questo riattaccò e mi lasciò a fissare perplessa il
corridoio. Alzai le spalle e rientrai nel camerino dove Simon stava correndo in
tondo sventolando la sua maglia sudaticcia non sapendo cos’altro fare. Jill
alzò un sopracciglio e presi posto al suo fianco sul divanetto.
-Mi sa che Gabe prima ancora di avviare la carriera con i
Cobra verrà aggredito… Beck sta impazzendo pian piano.-
-Ti sei persa una scena spettacolare per parlare al
telefono con lui?-
Disse lei con un tono che non compresi, prima che dalla
porta entrasse il cantante dei PATD con solo una salvietta legata in vita. Mi
si avvicinò, puntandomi un dito contro e urlando.
-Pensavo ti avessero rapita quei fan che volevano
violentarti!-
-Eh?-
Mi prese in braccio velocemente e mi attaccai al suo collo
per evitare di cadere. Non ero così sicura che riuscisse a reggermi.
-Non li hai visti? Ti guardavano!-
-Brendon, ero su un palco a cantare, logico che mi
guardavano!!-
-Ma quelli me lo sentivo che volevano stuprarti… Magari tra
loro c’era Larry con la sua videocamera.-
Scoppiai a ridere e gli baciai la fronte per poi farmi
lasciare a terra.
Mi ricordo che i momenti dopo il concerto, quando ancora
l’adrenalina ci scorreva in corpo, stare con i ragazzi era altrettanto
esaltante. Ancora adesso, da quel giorno, provo le stesse identiche emozioni
ogni volta che lascio LA per un tour. Ancora oggi mi vorrei buttare in mezzo al
pubblico, ma credo che sia per un motivo diverso da allora. Durante il mio
primo tour ero attratta dall’energia che emanava il live e dalla novità… Ora
probabilmente vorrei farmi inghiottire per non pensare a nient’altro che non
sia la musica della mia band.
Continua…
Voilà… Ecco il 13 intero ed anche
abbastanza corto!!! :D
Le pesche sono partite per il
tour… XD
Buona fortuna a loro!!!!
Grazie a chi continua a seguire e recensire teneramente!
<3
Capitolo 20 *** Act 3. Chapter Fourteen: Love is not like anything, except a tour of your heart that someday might end ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Chapter fourteen: Love is not like anything, exept a Tour of you Heart
that one day might end
Jill pov.
Dicembre
2010 (Presente)
Casa è immersa nel
silenzio totale. Accendo le luci mentre Brendon prende in braccio Hobo che
inizia a leccargli la faccia scodinzolante. May si guarda attorno un po’ a
disagio e la capisco, conoscendola per lei non è ancora facile rendersi conto
che si, tutto è a posto. Più o meno. Ryan va a prendere Kylian dalla vicina
mentre la rossa si accomoda su uno dei divanetti “Hai il colletto della camicia
macchiato” fa notare al suo ragazzo.
“Lo so” risponde lui un po’ non curante “Ma non importa… mi è solo uscito un
po’ di sangue dal naso quando Pat mi ha colpito…”
“Intendi dire quando ha risposto alla tua aggressione?” ribatte May beccandosi
un’occhiataccia.
“Se vuoi provo a smacchiarlo…” dico io portandomi una ciocca di capelli dietro
al orecchio e subito il mio cantante mi segue giù per le scale, dritti nella lavanderia
della casa, sotto lo sguardo di May… non so cosa sta pensando ma un’ideuzza me
la posso anche fare…. “Attendo a dove metti i piedi” gli dico mentre si chiude
la porta alle spalle, prima di inciamparsi in uno scalone vuoto facendomi
ridere. Le ultime parole famose eh, Urie? “Vieni qui dai” gli dico
costringendolo a sedersi su uno sgabello o vista l’altezza non ci arrerei mai.
Da seduto su questo coso è alto quasi quanto me.
Forse lo sta pensando, perché gli scappa un sorrisetto prima di sussurrare un
‘nana’ a mo di schermo la mia risposta è “Sei scemo, ecco cosa…”
Lui ridacchia, portando una mano sui miei fianchi “Hai le idee chiare!”
“Ora stai fermo” dico prendendo un pezzo di carta igenica e immergendolo nella
candeggina “O ti decoloro la faccia”
“Non lo faresti mai” mi dice sorridendo mentre io inizio a togliere il sangue,
inclinando di lato il collo e facendo scivolare la mano dietro, sulle reni, per
tenermi a se “Sono troppo importante per i Panic grazie alla mia bellezza. Se
mi deturbi il bel visino nessuno verrà più ai nostri concerti JillyLove!” Il
sorriso sul mio volto cambia di significato mentre getto via la carta igienica
e lui, con naturalezza, torna a mettersi drittro prima di appoggiare il capo
sul mio seno “Finalmente abbiamo un paio di minuti per stare soli” mormora
chiudendo gli occhi “Non ce la facevo più… in mezzo a tutta quell’ipocrisia,
come posso calmarmi?”
Gli passo una mano fra i capelli mori e lo sento sospirare “Lo so, ho pensato
la stessa cosa…”
“Avvolte vorrei che tutti smettessero di preoccuparsi per me… e pensassero di
più a Pete. Vorrei che tutti smettessero di credermi pazzo… io voglio solo
essere lasciato in pace…” alza il capo per guardarmi negli occhi, mentre i
nostri visi sono così vicini che posso sentire il suo respiro sulle labbra “Non
mi capisce nessuno, eccetto te…”
“Nemmeno May?” chiedo, a mo di scerno.
“Ti prego, sii realista…” le nostre labbra si sfiorano delicatamente, mentre mi
regala il più prezioso e sentito dei baci.
Con Brendon è sempre stato qualcosa di diverso, di importante e profondo.
Solo nostro ed unico.
Da quando è successo quel che è successo non posso più fare a meno di lui e lui
non può fare a meno di me.
Vivere questa cosa di nascosto dalle persone che dovremmo realmente amare è
routine… un qualcosa che noi non consideriamo un tradimento perché no, un
tradimento dovrebbe implicare quel rimorso che noi non proviamo.
Io ci tengo davvero moltissimo a lui, così come lui a me.
Siamo come due anime legate da un filo sottile di raso.
Più tentano di spezzarlo più si fortifica…
E poi se dovessimo mettere su una bilancia quello che hanno fatto a noi May e
Ryan allora l’ago penderebbe così tanto dalla nostra parte che nemmeno una vera
e propria relazione clandestina sarebbe poi così abietta…
May pov.
Dicembre 2010
(Presente)
La porta di casa Ross si apre dopo circa tre minuti
che sono rimasta sola… Forse dovevo impedire che Jilliahn mi portasse via
Brendon. Dovevo alzare la voce e fermarmi. Ma a quale scopo? Non ne sarebbe
valsa la pena, avrei solo fatto la figura della pazza gelosa ed oggi non mi
pare affatto il caso…Ryan entra con in
braccio suo figlio. Li guardo un attimo prima di alzarmi ed accarezzare i
capelli di Kylian, allontanandomi quando mi accorgo di essere troppo vicina a
Ryro.
-…è cresciuto.-
Dico stupidamente, tornando a sedermi in preda
all’imbarazzo. Lui sorride appena e bacia la testa del bambino, prima di
guardarsi in giro e poi fissare lo sguardo dritto nel mio.
-Dove sono Jill e Brendon?-
-Sono scesi… Qualche minuto fa.-
Lui piega le labbra come se fosse disgustato dalla
cosa e poi si accomoda sull’altro divanetto.
-Ah, ma pensa… Tu non hai detto nulla? Non hai
impedito la cosa in qualche modo?-
Scuoto la testa e poi concentro la mia attenzione
sulla cornice appesa al muro. Una foto scattata tre anni prima, Panic at the
Disco e Killer Peaches al completo. Io ero in groppa a Brend e Jill mi stava
scherzosamente tirando giù la gonna.
-No. Io non ho voglia di parlare.-
-Mi pare che ultimamente non hai voglia di fare
proprio niente e prendi la vita come viene… Ma sai, non mi pare il caso di
lasciar scorrere certe cose.-
Mi dice lui, cullando suo figlio mentre ancora io
cerco di ricordare com’era quando tutti eravamo insieme.
-Non sono l’unica…-
Mi volto a guardalo e lui alza un sopracciglio
irritato. Mi metto a ridacchiare in modo meschino per la desolazione e poi mi
passo una mano fra i capelli.
-Parlo di Olly… Non esisti solo tu al mondo, Ross.-
Lui non pare convinto, ma non ribatte sapendo che
potrei benissimo sviare il discorso in mille modi diversi. Beh, oppure potrei
dirgli benissimo in faccia la peggior merda veritiera senza fare una piega. Non
mi farei così tanti problemi… Fatto sta che veramente Olly sta passando un
periodo molto simile al mio e continua a lasciar scorrere ogni cosa. Vedi come
stanno andando i Clout Clover…
-Dovresti cercare di cambiare.-
-Le persone come me non cambiano mai.-
Con la mia frecciatina-citazione si conclude la
conversazione e cala il silenzio totale. Non so quanto duri, solo quando Kylian
fa un versetto, Ryan pare riprendersi. Lo guardo e noto che c’è sempre qualcosa
di strano quando lo vedo con suo figlio… è come se non fosse lo stesso Ryan con
cui ho condiviso il divano per anni. Allora forse le persone possono cambiare?
-Oh, no… Penso proprio che anche tu cambierai per
forza di cose se non ti dai una mossa. Ma tranquilla, non pretendo che tu
ascolti le mie supposizioni, ormai.-
Per fortuna in
quel momento i due scomparsi ricompaiono magicamente e Jill va dritta a
prendere suo figlio.
-Ah, Kylian…Ciao!-
Dice allungando le braccia per prenderlo, ma suo
marito indugia un secondo guardandola scazzatissimo. Non mi stupisco che non le
dica nulla nemmeno lui… Fa tanto il gradasso poi fa lo zerbino se c’è Bden
attorno. Tipico… D’altronde è un uomo sposato.
Io perlomeno non ho una fede al dito che mi da il
diritto di impormi più di così sul comportamento di Brendon… E non sono più
così sicura di volerla.
Appena la chitarrista riesce a prendere il bambino fra
le braccia va a sedersi accanto a Brendon e lui subito inizia a fare il
solletico al bimbo.
-Oh ma come sei bello! Aww… Se non fossi vegetariano
ti mangerei!-
Inizia a parlare in falsetto come una vecchia zia e su
quel divanetto prende vita un vivido e brillante quadretto familiare. Qualcosa
di veramente sbagliato…
Il mio sguardo vaga per la sala finchè rimane
infangato in quello di Ryan… Il peso di alcune azioni si fa sentire, in certe
occasioni più che mai. Lui lo sa quanto me, anche se pretende di poter
cancellare tutto quanto e ripartire ancora.
Ma se mi dessero la possibilità di cambiare una cosa
nel mio passato… Una sola… Non sarebbe comunque quella che sta pensando Ryan
adesso.
Jill pov.
Luglio
2006 (Passato)
Luglio era iniziato da una settimana, una delle più dure
della mia vita…
Mi lasciai cadere sfinita sul letto mentre Ryan parlava con Brendon del
concerto che si sarebbe tenuto quella sera “Dobbiamo trovarci per le sette e
mezzo nella all” gli stava dicendo mentre lui sbuffava scocciato guardando il
cielo azzurro sopra a Milwaukee.
“Io voglio dormire Ryro!”
“Dormi la notte invece di far festa no- stop!”
“Ma Simon mi tenta!”
Io alzai la testa dal cuscino facendo due calcoli veloci. Eravamo appena
arrivati in Wisconsin e dopo nemmeno 20 ore avevamo pronto il bus tour, alla
volta del Minnesota.
“Io non credo di farcela più…” dissi mentre sentivo i nervi sul punto di
saltarmi. Una data diversa giorno dopo giorno… spostamenti di centinai di
chilometri… era una corsa, non un tour.
“Anche io JillyKitty!” disse il cantante dei Panic portandosi le mani al viso
mentre Spence entrava nella nostra stanza, che ormai era come solito il ritrovo
per tutti, affiancato da Dam. Era incredibile quando erano diventati amici quei
due, e di solito con loro c’era sempre anche John.
“Siamo appena al inizio” disse non curante il mio ragazzo mentre io mi coprivo
il viso con il cuscino per mascherare le lacrime. Ero stanca, stanca da morire.
Ma almeno non ero la sola visto che Phill, Spence, May, Brendon e Dam
sembravano sul punto di collassare assieme a me. Simon era sorretto solo
dall’alcool che ingurgitava a barili e John c’era abituato essendo nel giro da
anni ed anni. Solo Ryan non si spiegava proprio… forse il segreto era adattarsi
a dormire sempre e su qualsiasi superifice piana…
May entro nella stanza, anche lei con le lacrime agli occhi, seguita da Phill
che si grattava la testa isterico “Io non ce l’ha faccio più!” disse la rossa
ricalcando le mie parole “è appena arrivo Pete e mi ha detto che dobbiamo
andare a fare il suond check!!! Siamo arrivati in questo maledetto albergo da
due minuti io non ce l’ha posso fare a correre così!!”
“c’è Pete?” chiedemmo io e Brendon in coro prima di schizzare in piedi e
correre, senza scarpe, verso l’ascensore dal quale uscì il nostro capo al
telefono, trascinandosi dietro una piccola trolley nera. Appena ci vide
riattaccò abbracciandoci “Pete io sto per morire!” disse Brendon puntando sulla
pena “credo di avere la febbre! Sono troppo stanco! Possono andare solo gli
altri a fare il sound check??”
“Non possiamo proprio non farlo?” dissi io guardando minacciosa Brendon che
cercava di salvare solo se stesso.
“Siete stanchi?” chiese dispiaciuto lui “Oh ma allora riposatevi pure! Farò io
il chech per te, JillyKitty, e per il tuo microfono lo faccio fare a Ryan!”
Un grosso ‘Col Cazzo!’ tuonò nel corridoio mentre Phil, May e Spence si
avvicinavano sul piede di guerra pretendendo anche loro di poter dormire almeno
un paio di ore.
Alla fine della guerra sia io, che May, che Brendon ottenemmo il benestare di
Pete per potercene stare in albergo a riposare per un paio di orette. Ne avevo
decisamente bisogno, mi sentivo sempre più stanca e ero certa che non sarei
stata in grado di fare nulla se non avessi dormito decentemente.
Phill e Simon mi fecero sentire non poco in colpa mentre Dam smise proprio di
parlare sia a me che a May ma mi sarei fatta perdonare dopo. Uscì dal bagno
dopo una doccia veloce mentre Ryan prendeva il cellulare pronto per uscire.
Venne verso di me dandomi un bacio sulle labbra, inveendo poi contro Brendon e
la sua voglia di non far nulla “Posso capire voi ragazze… fa caldo… siete
deboli… ma lui no!”
“Deboli?” chiesi alzando il sopracciglio.
“Il punto è uno solo” disse Ryan facendo spallucce “siamo una squadra e se non
si ci riposa tutti nessuno dovrebbe per giustizia…” disse prima di darmi un
altro bacio veloce ed uscire dalla stanza lasciandomi addosso un senso di colpa
assurdo. Stronzo.
Il senso di colpa fu sostituito dallo sfinimento appena mi appoggiai al cuscino
addormentandomi immediatamente. Non dormì due ore. Ne dormì quasi quattro.
Mi svegliai che erano le sette e dieci con accanto Ryan che, vestito, si era a
sua volta addormentato sopra alle coperte “Ryro alzati, è tardissimo” dissi
schizzando giù dal letto “Abbiamo venti minuti poi ci portano al palco”
Lui si alzò di scatto afferrando dalla valigia aperta una camicia bianca a
balze, i solito pantaloni neri, un foulard rosso da mettersi in vita e il
solito gilet con le rose. Lo trovavo di una bellezza impressionate quando si
vestiva così, pronto per suonare, decorandosi anche la faccia con disegni
sempre diversi e bellissimi che gli facevano risaltare gli occhi del colore del
cioccolato. Il fatto è che Ryan è bello, lo è sempre stato, ma di una bellezza
pura, antica quasi, che risaltava meglio in quel look vintage che lo
costrastingueva nei primi-Panic.
Mi avvicinai a lui con in mano la gonna e la canottiera tutta canette e strappi
tenuti assieme da delle spille da baglia (che avevo ovviamente distrutto io)
appoggiandogli una mano sul petto lasciato scoperto dalla camicia ancora aperta
e baciandolo piano sulle labbra. Il problema di margine e che avevamo tutti era
che il tour era così caotico e eravamo sempre così di fretta che non riuscivamo
a ritagliarci del tempo per noi… per stare insieme. E la cosa era frustrante,
avere accanto una persona che si ama e ci attrae molto ma non poterla avere… e
non valeva solo per me ma anche, e soppratutto per May.
Ma non ci fu altro se non quel bacio perché si, mi spogliai rapidamente, ma
solo per potermi mettere i vestiti per suonare. Poi mi accostai a Ryan che si
stava disegnando una stella tutt’attorno all’occhio con eyeliner e presi a caso
l’ombretto nero diventando il solito panda-Pete.
Lui mi guardò con disappunto “Dovrò insegnarti a truccarti…”
“Tutte le donne sognano di sentirselo dire dal proprio uomo…”
Arrivammo in ritardo ma poco male, anche Simon non si trovava. Il concerto era
l’unica parte del giorno in cui ci agitavamo tutti come sotto effetto di
sostanze stupefacenti: il calore del pubblico, l’adrenalina che trasmettono le
persone gridando il tuo nome… Suonare per tutta quella gente mi rendeva felice.
Appagata. Trovarmi sul palco era anche un’ottima occasione per sconfiggere
almeno in parte quell’insicurezza che mi aveva sempre accompagnata, giorno dopo
giorno, durante la mia vita. Voltando lo sguardo alla mia destra scorsi poi le
due figure più di tutta mi davano sicurezza, sorridenti, da dietro alla quindi.
Ryro e Pete.
Il secondo mi salutò anche mentre io continuavo ad infierire pesantemente sul
basso prima di sussurrare qualcosa a Ryan che lo spinse via da se
scherzosamente, arrossendo appena e facendo quindi arrossire anche me, povera
ignara.
May fece un buffo inchino, forse troppo profondo “Buona notte!” urlò nel
microfono scendendo dal palco mentre io mi avvicinavo al mio togliendomi il
basso dalle spalle.
“Vi lasciamo ora alle note fiabesche dei Panic! at the Disco!” voltai le spalle
al pubblico salutando mentre Simon mandava molti bacetti e dopo aver lasciato
gli strumenti nella rastrelliera mi sbrigai a raggiungere gli altri.
“Good job guys” ci disse Pete battendo il cinque a tutti tranne May, che si era
già appicciata come una ventosa sulle labbra carnose del cantante dei Panic.
Ryan mi avvolse in un abbraccio prima di staccarsi scazzato e fulminare Zach
che li chiamava “Cazzo il palco è li!” disse indicandolo “posso darmi un paio
di secondi di cazzi miei o no?”
Decisamente stava iniziando a svalvorare anche lui, nonostante la sua terapia
del sonno. Il body guard iniziò a farfugliare riguardo all’ingratitudime mentre
Brendon gli saltava letteralmente fra le braccia “Io sono coccolo, ZachPuff…
lui è infame…”
“Per l’ultima volta” disse l’uomo lasciandolo cadere a terra sul sedere “Non
porterò le tue due valigie per tutto il tuor, smettila di rufianneggiare e
porta il culetto d’oro sul palco!”
Scene ridicole del genere erano all’ordine del giorno. In tour si assisteva a
tutto…
Avevo anche iniziato il lavoro distruttivo che avrebbe
portato il mio braccio a ritrovarsi coperto di tatuaggi. Ne avevo già fatti
due, tutti rigorosamente con Pete: la scritta Made in Wyoming sul polso destro
e… si lo ammetto che cedetti al fascino e mi tatuai il logo di Pete, dietro
alla spalla sinistra.
Secondo Phill con quel gesto mi ero appena auto identificata come proprietà del
signor Wentz che invece fu più che felice della cosa. La sera del concerto di
Millwaukee io e Pete comunque esagerammo e non poco quando ci ritrovammo
tatuati addosso il nome una dell’altro.
Ryan si infastidì al punto tale che per me fu davvero difficile calmarlo.
“Ma è così per gioco”gli dissi correndogli dietro mentre mi fasciavo la scritta
con un pezzo di carta lucida, asciugandomi malamente il sangue.
Lui si fermò di scatto guardandomi così duramente da stroncarmi in due l’anima
“Perché Pete e non Ryan?” mi chiese afferrando il polso per leggere ancora,
come se sperasse di essersi sbagliato.
Io mi morsi le labbra, senza rispondere. Non che credessi che tra noi due non
ci sarebbe stato futuro ma Pete lo sentivo una certezza mentre con Ryan era
ancora molto vago e i contorni della nostra storia stavano ancora delineandosi.
“Sparisci” mi disse secco “visto che stai diventando come lui, riempiendoti di
inchiostro, vai con lui”
Ci volle proprio l’intervendo di Wentz in una combo con un paio di belle parole
spese da John per far tornare Ryan, sempre acido, da me.
Mi lavai il nuovo tatuaggio sotto al getto di acqua tiepida mentre Ryan mi
aspettava già sotto alle coperte più silenzioso del solito. Lo raggiunsi nel
giro di pochi minuti, abbracciandogli il busto ma lui si comportava come se io
nemmeno ci fossi.
“Senti” gli dissi sedendomi e prendendogli una mano, portandomela al petto
“Preferisci avere il tuo nome tatuato sulla mia pelle o inciso nel mio cuore?”
Lui rimase zitto un attimo prima di dire “Secondo te?”
“No, non secondo me, devi dirmelo te”
Lui sospirò “Lo sai che mi da fastidio se parli con Gabe… e poi ti tatui il
nome di un altro uomo sul braccio?”
“Non l’ho fatto per far arrabbiare te…”
“Avvolte mi sembra di si”
Lo guardai male, lasciandogli andare la mano che lui si portò alle tempie per
massaggiarsele “Se pensi davvero che io ti faccia arrabbiare di proposito
allora buona notte”
Spensi la luce e la sola cosa che vagamente illuminava la stanza era la
televisione, che proitettava uno dei film in bianco e nero che amava tanto il
mio stupido ragazzo “Jilly?” mi chiamò ad un certo punto. Io non gli diedi la
soddisfazione di dire o fare nulla, ma aspettai che fosse lui per una volta a
chiedermi scusa e a rompere quel silenzio fastidioso.
Infatti non ci volle poi molto prima di sentire la tv spegnersi del tutto e
avvertire il suo corpo caldo a contatto col mio “Non volevo..” mi sussurrò in
un orecchio mentre mi stringevo al suo petto con un sorrisetto.
“Non importa…”
Stavo quasi per proporre a Ryan di tornare almeno un po’ all’intimità di un
tempo quando qualcuno bussò alla porta “Chi cazzo rompe??” chiese Ryan scazzato
forse della mia stessa idea.
“Sono io!” rispose Brendon “Non è che per caso avete un’aspirina? A May scoppia
la testa e non riesce a dormire…”
Ryan si alzò esasperato per andare ad aprire mentre io mi alzavo a sedere
accendendo la luce.
Non fece quasi in tempo ad aprire che si ritrovò coperto da capo a piedi
d’acqua, mentre Brendon se la dava a gambe levate con un secchio in mano e una
risata spacca timpani “IO LO AMMAZZO!”
“Oddio non vedevo queste cose dalle gite scolastiche” dissi ridendo mentre Ryan
chiudeva la porta inviperito con i capelli grondanti. Si infilò in bagno
uscendone poi con la schiuma da barba fra le mani.
“Adesso vediamo chi ride per ultimo!”e detto questo uscì fuori, alla caccia di
Brendon.
Io, che non volevo perdermi la scena, uscii in corridoio afferrando al volo la
chiave della stanza ed incontrando Simon piegato in due dalle risate e Phill
fradicio “Brendon?” chiesi mentre lui scuoteva il capo.
“May…”
“Si sono proprio trovati quei due” constatai io divertita “La stessa
deficienza!”
Prima di poter dire altro fui coinvolta io stessa in una battaglia di schiuma
da barba e secchiate di acqua fredda che ci aveva coinvolti tutti tranne Dam
che si era chiuso di corsa in bagno. Il proprietario del albergo diede di
matto, chiamando Pete e non accorgendosi che c’era anche lui nella mischia e
che, anzi, era stato lui ad incitare Brendon e May a iniziare per movimentare
le cose…
“Andiamo a letto per piacere?” si lamentò Phill mentre Simon scivolava sulla schiuma
da barba cadendo a terra e facendoci ridere tutti, lui compreso “Io non ho
dormito tutto il pomeriggio” disse poi alludendo a me, May e Brendon.
“Che palle PhillyBoy” gli disse Pete abbracciandogli le spalle mentre si
avviavano alla stanza “sei un vecchio nonno infelice! Cazzo divertiti anche
tu!”
Io sorrisi prendendo la mano di Ryan che sembrava quello conciato peggio
assieme a Brendon e Simon e ci avviammo verso la nostra stanza “Siete una
branco di scimmie” constatai mentre Brendon abbracciava May un po’ per
scaldarla dall’acqua fredda e un po’ per coprirla visto che la maglietta che
indossava si era fatta non poco trasparente.
“Io cosa centro?” chiese il mio ragazzo sbuffando “è partito tutto dai due
stronzi e da Wentz!”
“Tu hai preso la armi di distruzione di massa per primo” disse Brendon “prima
c’era solo acqua in giro!”
Trascinai Ryan in camera prima che iniziasse a ribattere e lo coinvolsi in un
bacio appassionato mentre sbattevo la porta in faccia a Bden che applaudiva .
“Adesso vogliamo fare una doccia?” chiesi maliziosa accarezzandogli il petto.
Lui mi prese in braccio ma non fece in tempo ad arrivare in bagno e scivolò
cadendo sul culo e facendomi tirare un piccolo urlo “Oddio mio!”
“Ryan cerca di essere più delicato coraggio!” si sentì ancora la voce di
Brendon e, mentre mi alzavo e aiutavo Ryro questi aggiunse “Jilly è delicata
come un piccolo giglio bianco… non sfondarla o Pete ti fa del male!”
“Vattene in stanza Brendon!” disse il mio ragazzo appoggiandosi al muro e
portandosi una mano al sedere prima di imprecare e dire “Dio che male al culo!”
“Non immaginavo che ti piacessero certe cose” proseguì Urie ridacchiando
“Comunque sono in camera mia… ma si sente tutto!”
“Quindi fate poco rumore se volete scopare o saremo costretti a coprirvi
gemendo più forte” aggiunse la rossa mentre sia lei che Brendon prendevano a
ridacchiare.
“Che due coglioni” disse Ross scuotendo il capo facendomi ridacchiare “Nel
senso che loro due sono due coglioni… ma un po’ anche nel senso di che palle…
penso di essermi fratturato il coccige comunque” aggiunse un po’ dolorante
sedendosi sul letto.
“Hai picchiato il ginocchio?” chiese Brendon “eh si… fa sempre male quando
prendi qualcosa con la gamba e picchi il coccige…”
“Sei un pirla” ribattè la sua ragazza “Lo sanno tutti che il coccige è un osso
del braccio!”
“Siete due mostri anatomici” ricantò Ryan mentre io praticamente piangevo dal
ridere.
“è solo caduto sulle chiappette ossute” dissi io accarezzando i capelli bagnati
di Ryan “e ho urlato perché mi aveva in braccio e quindi mi sono presa un
colpo” aggiunsi mentre lui mi guardava male perché stavo svelando troppo.
“che imbecille” fu il solo commento di Urie “Ora noi dormiamo… o ci proviamo…
voi fate i bravi!”
Alla fine il tour è servito un po’ a tutti per capire fino a che punto potevano
spingersi i rapporti di amore e di amicizia… Lo stress è alto, la stanchezza
pesante… ma condividere certe emozioni è così grande e coinvolgente ma
sconvolgere del tutto i rapporti umani.
E anche tra me e Ryan era così perché ero sempre più convinta che lui fosse
l’uomo della mia vita e lo capivo ogni giorno di più… anche solo dormendo fra
le sue braccia senza spingersi oltre.
Ne ero convinta… ma forse l’amore era come l’euforia da concerto… è forte e
travolgente ma dopo un po’ passa e lascia spazio al senso di vuoto e di sonno…
Buona notte anche a te, Ryro.
May pov.
Luglio2006 (Passato)
La carica iniziale del
tour avava abbandonato un po’ tutti, anche me devo ammettere… Era risaputo che
non fossi poi l’attività fatta in persona, ma mi pareva che quando mettevo
piede in una nuova città l’energia aumentasse a dismisura. Non l’ho detto a
molti, forse sempre perché non mi va quasi mai di parlare di me, ma il tour era
la mia fonte di forza. Era la sorgente da cui attingere energia continua per
andare avanti e cantare come una pazza sul palco. Avevo momenti di stanchezza
pesante, ma poi per magia riuscivo sempre a riprendermi… Lontano da casa,
circondata da quella che consideravo una famiglia, potevo continuare a vivere
al pieno delle mie forze. Non l’avevo ancora capito bene, lo posso spiegare
meglio ora probabilmente…
Dopo un bel po’ di tour mi
sono resa conto che avrei vissuto solo per poter viaggiare e stare su un palco.
Certo, a quel tempo mi piaceva soprattutto perché c’era Brendon con me. Ora è
tutta un’altra cosa…
Scesi veloce gli scalini
che portavano alla platea e sorrisi nel ritrovarci un Brendon sudaticcio e
sghignazzante che provava una coreografia con le ballerine. Lui mi vide e
allargò le braccia, dimenticandosi dei suoi doveri e venendomi incontro saltellando.
-La mia compagna di ballo
preferita in assoluto…-
-Ah sì? Quando abbiamo
ballato insieme noi?-
Domandai prima che mi
baciasse le labbra sorridendo e passandomi le mani lungo la schiena.
-Questa notte…-
-Quello non si chiama
ballare…-
Mi aggrappai al suo collo
ed iniziai a dondolare a ritmo della canzone che Ryan stava provando sul palco.
Brend ridacchiò e seguì i miei movimenti, sotto lo sguardo perplesso delle
ballerine che decisero così di andare a prendersi un caffè e lasciar perdere il
cantante. Ovviamente io avevo precedenza su chiunque e qualunque cosa… Non mi
pare ci dovessero essere dubbi a riguardo. In quel periodo pure per me niente
era più importante di Brendon, davvero… Lo giuro.
-MayMoon… Stasera ce la
facciamo una cenetta a lume di candela post-concerto?-
-Che festeggiamo? Il
nostro primo appuntamento? Manca ancora una settimana per il sesto
mesiversario…-
Dissi pensierosa, seguendo
Brend in una giravolta strana prima che si fermasse a fare un urletto felice e
stringermi.
-Che memoria! Ti amo per
questo… Ma festeggiamo la prima volta in cui mi hai parlato seriamente nel
giardino di casa!-
-In verità parlavo della
luna e tu eri lì a caso… Ma okay!-
Ryro smise di suonare e ci
lanciò uno sguardo allucinato, mentre Jill al suo fianco non smetteva di
fissarci.
-Vi ricordate anche la
prima volta che avete mangiato un’insalata russa insieme?-
-L’otto febbraio!-
Urlammo in coro noi, per
poi batterci il cinque e abbracciarci più forte. Tenere a mente le date più
insulse è sempre stato il mio forte, ma non servono le date per rendere solido
un rapporto… è inutile ricordarsele tutte e poi dimenticare quello che hanno
significato.
Spence arrivò sul palco e
guardò un attimo noi poi il chitarrista che scosse la testa ed alzò le spalle.
-Sono felici perché si
ricordano quando hanno mangiato un’insalata.-
-Ah. Capisco…-
Concluse il batterista
grattandosi i capelli preoccupato, intanto che io e Brendon eravamo occupati a
fare i deficienti in mezzo alla platea improvvisando un valzer senza musica.
Non c’era nulla da fare… Ormai ci avevano perso del tutto e noi eravamo
contenti così. Ero davvero felice in quei giorni… Seriamente. Per questo un
altro live andò da dio e mi ritrovai ad aspettare che Brendon uscisse dalla
doccia seduta sul letto con indosso un bel vestito manco dovessimo andare ad
una serata di gala. Lui saltò fuori dalla porta con indosso una camicia bianca
ed un -mio- foulard nero al collo e ammiccò in mia direzione allargando le
braccia.
-Non vorresti stuprarmi?-
-Mh… Magari dopo cena. Ho
una fame bestiale… Mi sbranerei più volentieri una costata piuttosto che te.-
Mormorai alzandomi con lo
stomaco che brontolava in modo assurdo, per poi infilarmi un coprispalle.
-Vedi di metterti i
pantaloni o ti arrestano se vai in giro con quei boxer con le stelline.-
Conclusi prima di
appoggiarmi alla porta, mentre lui si lanciava ad obbedire. Mi raggiunse e mi
prese a braccetto, così uscimmo in corridoio dove incontrammo Phill, Simon e
John che stavano per entrare nelle loro stanza. Li salutammo velocemente prima
di infilarci nell’ascensore, sperando che nessuna fan si fosse appostata di
sotto. Sperai invano, ma perlomeno il gruppetto era innocuo e riuscimmo a
cavarcela con un paio di autografi e dediche a caso, prima di sparire sul taxi
che avevamo chiamato.
Era la prima volta che
riuscivamo a sfuggire dall’hotel e stare da soli, mi sembrava quasi un miracolo
che potessimo passare davvero una serata lontano da tutti. Brendon
probabilmente stava pensando alla stessa cosa dato che ad un certo punto mi
baciò la testa e sospirò quasi come se gli mancassi. Volevo godermi ogni minuto
di quella serata in modo da esser tranquilla per un po’… A dirla tutta non
avevo mai avuto tanta voglia di passare tempo con qualcuno come quella sera.
-Allora, dove andiamo a
mangiare luce dei miei occhi?-
-Ovunque… Anche lì!-
Affermai indicando un
piccolo furgoncino di hot-dog parcheggiato davanti ad un parchetto. Lui fece
fermare il taxi e pagò velocemente, così andammo da questo tizio che ci guardò
stranito senza capire perché una coppietta elegante dovesse andare a mangiare
proprio lì. In effetti era strano, ma non importava dove andassimo…
L’importante era sfruttare ogni minuto di libertà e godercelo.
Ci accomodammo sulla prima
panchina che trovammo, davanti ad una fontana illuminata, dove iniziammo a
divorare velocemente i panini. Mi sentivo quasi come se fossimo una
normalissima coppietta che se la girava per la città. Ripensando a come avrei
desiderato vivere fino a qualche mese prima, quello mi pareva una cosa che
credevo succedeva solo nei film. Una bella relazione felice con un ragazzo
perfetto in una vita spettacolare. Doveva essere davvero un bel sogno… Ma
volevo continuare a sognare per un po’, concedendomi uno strappo alla mia
solita mancanza di romanticismo.
-Ci vorrebbe una canzone
di sottofondo… Di solito in momenti come questi parte una chitarra con tanto di
campanellini ad accompagnarlo, mentre una vocina canticchia parole come “I'm on
my feet… I’m on my feet….This isn't like us anyway. This isn’t like us anyway…”-
-Se Beckett sa quello che
hai appena detto ti uccide, lo sai?-
Ridacchiò lui,
appallottolando la carta dei panini e facendo poi canestro nel cestino. Io
alzai un sopracciglio convincendomi che quel ragazzo non aveva nessun difetto
davvero…
-Will non mi ucciderà mai…
Sono sua complice nella conquista di Saporta.-
-Eh? Che volete
conquistare di Gabe?-
Chiese lui ignaro della
situazione, così lo abbracciai per cambiare discorso. Era meglio che
continuasse a non sapere o tutto sarebbe diventato di dominio pubblico nel live
della sera dopo.
-Brend, te l’ho mai detto
che ti voglio seriamente bene?-
-Sì… Troppe volte in
effetti. E dato che nessuno ci vede e sei in vena di tenerezza, perché non
pomiciamo un po’ come due giovani adolescenti?-
Dicendolo mi prese in braccio
a lui e gli abbracciai il collo ridendo. Lui iniziò a baciarmi piano le labbra
mentre gli accarezzavo i capelli e poi si staccò.
-Mmh… Li tieni bene i tuoi
83 anni, signor Urie.-
Mormorai sul suo collo,
appoggiando poi la testa sulla sua spalla ed immobilizzandomi. Lui gonfiò il
petto e poi mi solleticò il fianco, mettendosi a parlare con uno strano accento
sbiascicato da vecchio.
-Lei signora McLean ne
dimostra ancora 17! Ma qual è il suo segreto?-
-Brend, sei sicuro che
vuoi che io risponda nel pieno della mia sincerità?-
Chiesi ridendo e facendo
scoppiare pure lui in una risata. Scosse la testa ed alzò le mani arrendevole.
-No, MayMoon… Se è un
altro aneddoto su esperienze sessuali strane meglio evitarlo!-
-E io che volevo dirti che
è perché sono innamorata…-
Risposi curvando poi le
labbra in un’espressione offesa, ma lui le catturò velocemente in un bacio che
mi prese alla sprovvista. Mi allontanai per guardarlo negli occhi neri e lui mi
sorrise dolcemente, lasciandomi un bacio a stampo.
-Me lo ripeti?-
-No. Se vuoi ora ti
racconto di quando George ed io siamo stati sgamati dalla sua ragazza…-
Spalancò le palpebre e mi
fissò stupito per qualche secondo, dimenticandosi di quello che doveva farmi
dire.
-Sei stata con uno che era
fidanzato?-
-Tre o quattro volte… Che
io sapessi. Dato che conoscevo la loro tipa!-
Mi beccai uno sguardo
inquietato, ma rimediai immediatamente alzandomi in piedi e porgendo la mano a
Brend. Era facile distrarlo e fargli scordare il discorso precedente, per mia
fortuna…
-Ci facciamo un giro per
le vie?-
Lui annuì e si alzò
prendendomi per un fianco ed iniziando a camminare verso le vie illuminate del
centro. Solo dopo qualche minuto, fermi ad un semaforo, si voltò a guardarmi
ancora.
-May… Comunque non c’è
seriamente bisogno che tu me lo dica, se non te lo senti. Credo che i fatti
contino di più delle parole, sai?-
Per risposta gli strinsi
la mano e sorrisi, prima di alzarmi appena per baciargli la fronte. Il verde
scattò ma nessuno dei due ci fece caso e mentre una moto rombante passava di
fianco a noi sussurrai quello che voleva sentirsi dire.
13 Luglio 2006… Bden, mi
ricordo ancora la prima volta in cui ho pronunciato “ti amo” a qualcuno, tu
ricorda sempre che sei stato il solo che se l’è sentito dire.
Continua…
Ecco qui anche il capitolo 14!!!
<3
Nel presente non si capisce bene
che cosa sta succedendo, ma lo scoprirete!!!
È una promessa U__U
Per quanto riguarda il passato,
la deficienza continua a dilagare! Ma non è una novità… XD
Il tour va avanti e Panic e
Pesche sono sempre tutti felici e idioti!!!
Con Pete che incita May e Brend –sì,
si sono trovati- a fare stronzate!!!! XD
Ryro fa le scenate a Jill, ma è
sempre puccioso anche da geloso… è un amore!!
Capitolo 21 *** Act 3. Chapter Fifteen, part one: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Chapter fifteen, part one: You can’t take the kid out of the fight,
anymore… Anyway.
May pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Ho scordato una sola cosa di quel che mi è accaduto
dai dieci anni in poi… Prima ero troppo piccola per dar peso ai ricordi, poi ho
imparato a farne tesoro perché ogni piccola memoria che racchiudiamo dentro di
noi è qualcosa che ci ha plasmato e che non possiamo dimenticare. Ci sono cose
che rimpiango, lo ammetto… Ma vivere il presente è quello che dovremmo fare.
Sono dell’idea che, no, non posso dimenticare nulla nemmeno se ho intenzione di
andare avanti. Il problema di avere una memoria ferrea come la mia è che non
potendo cancellare il passato, risulta quasi impossibile vivere bene giorno per
giorno.
Sì, non ce la faccio a fare finta di niente… Accetto
molte cose, ma non sono mica la persona più buona e sana al mondo. Non ce la
faccio. Ogni giorno il mio passato ed i miei sbagli si fanno sentire e non
posso evitare di rimanere ancorata ai giorni che ho perduto…
-Credo che sarebbe meglio se me ne andassi. Non ti
pare che sia di troppo?-
Domando a Brendon non appena Jill e Ryan scompaiono in
cucina. Lui si volta a guardarmi con gli occhi da cerbiatto ferito e allunga la
mano verso i miei capelli, tendendo Kylian con l’altro braccio. Mi scosto prima
che riesca a sfiorarmi e guardo in basso, verso il mio tovagliolo a fiorellini.
-MayMoon, non fare così…-
-Non ce la faccio, Brendon… Seriamente. Non ritengo
che tu sia obbligato ad avermi qui per forza, possiamo benissimo vederci poi a
casa. Così non rovino il quadretto.-
Mi alzo di scatto sotto il suo sguardo ferito, andando
a recuperare il cappotto sullo schienale del divano. So che non lo fa apposta
ad avere quel comportamento con Jill… Appunto per questo mi fa reagire così
male. Perché so che è più forte di lui, che gli viene dal cuore.
-MayMoon…-
-Smettila con quello stupido soprannome…-
Mi passo la sciarpa attorno al collo e non guardo più
in faccia il mio ragazzo.
-Quando hai intenzione di smettere di giocare alla
famigliola felice, mi trovi ad appendere una lanterna sulla veranda.-
Dico glaciale, aprendo la porta proprio nel momento in
cui arrivano Ryan e Jill. Non mi volto a salutarli, non è proprio mia
intenzione continuare a giocare così. Stare tutti insieme non è davvero
possibile… Pensavo che le cose forse sarebbero cambiate ed invece no.
Senza Pete sarà una guerra di trincea ancora peggiore.
Tutti rinchiusi nel loro piccolo buco a terra senza mai fare una mossa per
mettere fine a tutto ciò…
Mentre cammino sulla stessa strada che per anni ho
amato perché è sempre stata quella che portava a casa dopo una lunga assenza,
mi rendo conto che ora non mi fa più lo stesso effetto. No… Immagino di sedermi
su un tourbus e vedere i paesaggi cambiare continuamente. Quella è la mia casa…
Non c’è più una lanterna da seguire in questo buio inquietante.
-May!! Aspettami… Da quando cammini così veloce?-
Brendon mi raggiunge di corsa e si mette al mio
fianco, prendendomi le spalle. Io mi libero subito e continuo la mia solitaria
marcia verso casa, non volendo stressarlo in un momento come questo. Siamo
tutti deboli, cediamo in fretta ad emozioni che ci trascinano… Mi dispiace solo
che, in questa debolezza, Brendon non si lasci andare con me.
-Senti, mi dispiace… Oggi… Con quello che sta
succedendo non capisco più nulla.-
-Lo so. Non c’è bisogno di scusarsi… Sennò pare che tu
sia nel torto.-
Lezione di vita, impara Brendon… Chi non ha una
coscienza non si scusa perché si crede nel giusto sempre. Chi invece è bravo
come te, appena sa di aver sbagliato e si sente in colpa inizia a scusarsi
continuamente come un povero cretino. Sapere che lui sa che cosa sta facendo,
mi fa ancora più male.
-Non… Non hai nemmeno salutato Ryan e Jill che dopo
tanto tempo ci hanno invitato da loro e…-
-Ci hanno invitato da loro perché siamo venuti via da
una veglia funebre, cristo! Basta, Brend non ne voglio parlare.-
Dico, bloccandomi in mezzo al marciapiede annaspando
per prendere aria, dato il fiato corto dovuto alla rabbia. Lui mi prende le
mani fra le sue e le stringe forte… Tengo lo sguardo basso non volendo
incrociare i suoi occhi, perché so che così cederei subito.
-Se hai qualcosa da dire, perché continui a non voler
parlare?-
-Qualsiasi cosa io voglia dire, non ha importanza… Non
ci capiremmo lo stesso. Dai, Brend, fai un bel respiro e torna a sorridere… La
vita non cambierà se dessi fiato ai miei pensieri. Quindi andiamo a casa.-
Lui rimane perplesso e non risponde, così io mi stacco
da lui e riprendo a camminare. Vorrei poter dimenticare le parole che desidero
dire a Brendon, eppure non posso cancellarmele dalla testa. Le ho marchiate
dentro e smaniano di uscire dalla mia bocca… Ci vorrebbe un motivo per sputarle
fuori. E quel motivo lo conosco bene, ma non basta.
Jill pov.
Luglio 2006 (Passato)
Ripensando a quanto eravamo felici in quel periodo non
posso che rimpiangerlo e desiderare di tornare ad allora…
Non che non ci fossero stati dei momenti difficili, ma riuscivamo sempre a
superarli insieme, rimanendo uniti….
Il 15 di luglio eravamo appena arrivati a Toronto da Detroit e per una volta
non ci sentivamo distrutti come solito, avendo trovato un po’ di riposo nelle
ore di volo, posando i piedi sul suolo canadese e con la voglia di conquistarlo
come stavamo facendo con gli States.
Brendon scese dall’aereo stra eccitato per la sua prima volta nel Canada
iniziando a fare mille domande a tutti gli assistenti di volo che incontrava
nel ritiro bagagli. E era la prima volta anche per tutti noi… eccetto Pete che
camminava spedito per il corridoio umano fatto di transenne e fan urlanti sino
al piccolo bus che ci avrebbe portato all’albergo.
I flash mi abbagliavano mentre Ryan praticamente mi trascinava dietro di se,
fino a trovarmi seduta sulle sue ginocchia.
Simon stava dicendo che potevamo fermarci per qualche autografo quando si
ritrovò ammutolito come noi altri, osservando lo spettacolo di Toronto, da
sopra al ponte che stavamo percorrendo verso il nostro albergo “Sembra di
essere non so dove” disse Spence “I grattacieli sembrano fatti di ghiaccio!”
Brendon stava con la faccia del tutto appiccicata al vetro, guardando con gli
occhi a palla lo spettacolo iniziando a dire e indicare tutti i posti in cui
doveva assolutamente andare prima di partire per Montreal il giorno successivo.
Pete non lo ascoltava nemmeno troppo impegnato a parlare con John di
organizzazioni varie per la serata.
Come solito arrivammo al nostro albergo, uno dei più belli mai visti con una
vista mozza fiato sull’oceano davanti a noi e sul resto della città, solo per
appoggiare la roba prima di venir buttati malamente nel backstage e poi sul
palco per il suondcheck.
“Che sonno” dissi a Ryan mentre si infilava i pantaloni allacciandoli. Io ero
già vestita perché, al contrario di lui, curavo meno il look. Mi bastava una
maglietta un po’ punk, un paio di pantaloni neri tubolari e i miei anfibi per
essere davvero felice.
Il suo cellulare squillò in quel momento e lui lo prese in mano leggendo
sorpreso il nome sul display prima di rispondere “Pronto mamma?” sgranai gli
occhi. Sua madre non lo chiamava mai, eccetto la domenica sera, e quindi era
inusuale per lui sentirla “Cosa…? Mamma parla piano non sto capendo nulla…
Come….? E quando sarebbe successo??” io rimasi zitta mentre vedevo mille
emozioni passargli sul viso prima che esso diventasse del tutto freddo e il suo
tono distaccato, abbandonando del tutto l’ansia che sembrava averlo colto per
qualche istante “No, non posso… ora devo andare, ho un concerto. Dai un bacio a
Kate” e riattaccò, buttando il telefono alla buona sul ripiano della
specchiera.
Io rimasi in silenzio mentre lo guardavo prendere l’eyeliner e tentare di
tracciare delle linee sul suo viso.
Ma la sua mano, di solito così ferma e decisa, tremava. Mi alzai avvicinandomi
a lui “Ryro… tutto ok?” chiesi passandogli una mano sulla schiena ma lui si
allontanò rapidamente da me, scattando.
“Si… io… io sto bene” mi disse abbassando gli occhi sul pavimento “Potresti
uscire Jill? Mi sento nervoso stasera e vorrei restare un po’ da solo per i
fatti miei…”
Io annuii e uscii fuori a testa bassa senza aggiungere altro.
Mi appoggiai alla porta chiudendo gli occhi e maledicendo i cambiamenti
repentini di umore di quel ragazzo. Anche se avevo il presentimento che quella
chiamata non avesse portato affatto buone notizie…
Ma conoscendo i suoi problemi famigliari decisi di non indagare per evitare di
farlo incazzare ancora di più. Pete mi aveva parlato meglio di lui e dei suoi
casini dicendomi, una sera dopo cena, che mi occorreva di sapere tutto se
volevo starci assieme senza pensare che fosse uno schizzato.
Mi raccontò per filo e per segno vita morte e miracoli del mio ragazzo come se
lo avesse visto crescere lui stesso. Mi sconvolse non poco venire a conoscenza
della sua vita, di come aveva sempre lottato per poter diventare un artista
contro il volere del padre, un violento alcolista che non condivideva il suo
sogno. Di come era costretto a sopportare giorno dopo giorno le sue violenze,
soprattutto fisiche, fino al punto di costruirsi addosso una corazza
invalicabile.
Pete lo aveva paragonato ad un armadillo che si appallottola per difendersi, io
non la vedevo proprio così ma non importava. Non era un animale da stimare
l’armadillo, dai, era troppo ironico immaginarmi uno di quei piccoli animali
con il ciuffo piastrato e la faccia impastricciata di eyeliner.
“Jilly vieni a vedere cosa ho combinato!” mi disse Simon prendendomi per un
braccio “Ho sostituito il fondotinta di Phill con del colore fosforescente…
così quando le luci si abbasseranno gli verrà la faccia tutta gialla!!”
Per sfortuna, o per fortuna ancora non l’ho capito, Phill in qualche modo se ne
accorse ed aiutato da Dam cosparsero tutto il viso di Simon che non riuscì a
levarlo tutto così si ritrovò a suonare con la faccia pezzata dal giallo
evidenziatore di quella vernice fosforescente.
Io più lo guardavo più ridevo, sia prima che durante il concerto. May gli
scattò anche un paio di foto con il cellulare, mentre cantava.
Quando scesi dal palco mi sfilai il basso lanciandolo praticamente alla mia
cantante che lo prese al volo per miracolo e corsi da Brendon “Ma Ryan?” gli
chiesi mentre lui masticava rumorosamente un pasticciono alla crema “Non è
ancora uscito dal camerino?”
Brendon scosse il capo, parlottando a bocca piena e sputacchiando il giro. Mi
faceva un po’ schifo quel ragazzo, ogni tanto “No! Vieni! Andiamo a prendere
Ryro!” mi disse prendendomi a braccetto e strascinandomi in giro. Ma perché
tutti riuscivano con così tanta facilità a trasportarmi in giro? Brendon prese
a bussare con insistenza chiamando l’amico ma io lo bloccai, tenendolo per i
polsi.
“Lo conosci, se fai così si incazza il doppio” gli dissi mentre lui alzava gli
occhi al cielo
“Ma se si incazza esce per menarmi… e noi vogliamo farlo uscire no?”
“Che discorso è?? Ci sono anche modi dolci sai??”
Brendon alzò un sopracciglio “Tu lo coccoli, io preferisco stanarlo come si fa
con i tassi: metti del fumo dentro alla tana, lo monossidi, così esce di corsa
incazzato come una tigre del bengala!”Io non dissi più nulla mentre lui
riprendeva ad inveire contro la porta “Ryro se non apri stasera non ti palpo il
culo sul palco e mi struscio su di te!”
“Sarebbe anche ora!” rispose il mio ragazzo e io sospirai sollevata. Almeno non
era morto. E non era poi così gay. Aprì la porta qualche istante dopo,con la
sua Gibson bianca sulle spalle superandoci alla volta del palco, senza nemmeno
guardarci in faccia.
Dopo esserci scambiati una breve occhiata sia io che Brendon lo rincorremmo e
il suo cantante, più veloce ci me, gli si mise davanti mettendogli le mani
sulle spalle e guardandolo negli occhi “Ryro… stai bene?” gli chiese serio.
Brendon serio era a dir poco impressionante.
Ryan si scostò da lui bruscamente come se quella sera il solo pensiero di
essere toccato lo schifasse “Si Brendon è tutto ok”
“Ma è evidente che non è vero” ricantò il suo amico “Sei pallido come un
morto…”
A quelle parole Ryan allargò gli occhi perdendo se possibile ancora di più
colore. Abbassò lo sguardo sulla chitarra stringendo con così tanta forza il
manico da sbiancare le nocche.
“Devo suonare” disse solo ma non a Brendon, ne a me. A se stesso “E poi dopo
penserò…” e con questa convinzione salì sul palco mentre Zach gli urlava che
era presto, seguito da Brendon preoccupatissimo che dalla fretta non aveva
nemmeno indossato l’armonio.
Spence non ci mise molto a seguirli mentre John si faceva prendere dal panico
perché non riusciva a trovare il suo basso. Pete glielo passò velocemente e lui
corse dagli altri mentre il pubblico sembrava del tutto in delirio.
“Caldo il pubblico canadese” mi disse Phill, ma io non lo
stavo ascoltando, presa come ero dalla preoccupazione. Pete mi raggiunse
abbrcciandomi le spalle.
“è di cattivo umore o sbaglio?” disse facendo un cenno verso Ross.
“Sono preoccupata” gli confidai mentre lui non capiva “prima sua mamma lo ha
chiamato e si è chiuso immediatamente…” mi morsi un labbro mentre la presa di
Pete si faceva più stretta. Ryan non si confidava mai con me, pretendeva sempre
di sapere cosa non andasse per quanto riguardava la sottoscritta ma lui non si
apriva mai del tutto. E la cosa era tremendamente frustrante.
“Dopo lo costringo io a farmi dire cosa non va” mi rassicurò il moro
lasciandomi un bacetto fra i capelli e sorridendomi “Non preoccuparti… lo sai
che lui ha la sindrome pre-mestruale che gli sconvolge gli ormoni!”
Io annuii lentamente cercando di non pensare che io non potevo costringerlo a
parlarmi come facevano Pete o Urie.
Durante il concerto il suo disagio era comunque evidente.
Continuava a steccare le canzoni, a sbagliare gli attacchi… come se non ci
fosse con la testa. E la cosa ci preoccupava parecchio, in particolare preoccupava
anche Spence che lanciava occhiate nervose all’amico che continuava a scuotere
il capo.
Alla fine del concerto, come di consuetudine, la band assieme a Eric, il loro
simpaticissimo tastierista, ed i ballerini si inchinavano davanti al pubblico
prendendosi tutti gli applausi. Ryan stavolta non lo fece, terminata Built God,
Then We’ll Talk abbandonò la chitarra scendendo dal palco, ignorando le fan che
lo chiamavano disperate. Pete lo prese al volo in modo letterale, afferrandogli
i fianchi ossuti prima che potesse chiudersi in qualche bagno “Ryro calmati!”
gli disse mentre lui si divincolava maledendolo “Io ti lascio solo a patto che
tu mi prometta di non fuggire!”
“Ok ok!” disse lui vedendo che non aveva altra possibilità se non scendere a
compromessi “Accetto! Ora lasciami!”
“Hai dato la tua parola d’onore, George Ryan Ross III… se la ignori sei un
villano” Pete lo lasciò andare e Ryro si lasciò subito cadere su un sedia
dietro di lui, infastidito e stanco allo stesso tempo.
Io corsi da lui, inginocchiandomi e appoggiando le mani alle sue ginocchia
“Ryan… mi dici cosa è successo?” lui si portò il capo fra le mani, chinandosi
verso di me e appoggiando la fronte alla mia.
“No” rispose secco lasciandomi senza parole. Che razza di cocciuto…
Sospirai facendo per alzarmi ma lui me lo impedì, abbracciandomi e nascondendo
il viso fra le sue braccia, nel incavo del mio collo. Sentivo il suo respiro
caldo e veloce sulla pelle, come se respirasse a fatica così lo strinsi a me,
passandogli le mani dietro alla schiena.
Brendon e gli altri Panic scesero dal palco raggiungendoci e subito il cantante
disse “Ryan ma… dimmi che ti prende!”
Ryan non si scompose per nulla, non si mosse proprio rimanendo con il viso
nascosto e il corpo rigido.
“Ma chi è morto, si può sapere?” chiese anche Brendon ridacchiando “Dai
coraggio! Ora usciamo così con una bevuta di riprendi al volo da ogni
tristezza! E magari confessi pure il problema!”
“Io torno in hotel” si limitò a dire Ryan alzando il capo “sono stanco e
francamente non voglio vedere niente apparte un letto…”
“Vengo con te” dissi subito accarezzandogli piano il viso. Lui chiuse gli occhi
sotto al mio tocco, cercando di improvvisare un sorriso che sembrava più una
smorfia dolorante.
“Si anche io” si aggiunse Spence, immediatamente, appoggiandogli una mano alla
spalla.
“Ma dai!” si intromise Simon “Non possiamo uscire a gruppi! O tutti o nessuno!”
“E questa regola malata da dove esce?” chiese Brendon sgranando gli occhi “No
io voglio vedere Toronto e baciarmi con MayMoon davanti al Rogers Center!
Voglio andare sulla CN Tower e vedere anche quel palazzo che sembra uscito da
un cartone animato!”
“La sede del parlamento?” chiese John alzando un sopracciglio.
“Ma no! È tipo un’università!” insistette il cantante dei Panic “Pete dai ti
prego!”
Pete annuì “Facciamo così: noi quattro andiamo in albergo mentre voi altri
potrete andare in giro per la città fino a che vorrete!”
“Ma io volevo bere il sidro con te!” disse Brendon abbracciandolo mentre
silenziosi andavamo nei nostri camerini a prendere la roba per poter scappare
da li.
“Vuoi che rimanga con voi?” chiese a un certo punto Simon ma io scossi il capo.
“Meglio di no… o parlerà anche meno…”
May pov.
Luglio 2006 (Passato)
Di come era andato il
concerto dei Panic e delle sceneggiate di Ryan non me ne importava molto, ad
esser sincera. La gita per Toronto era molto più interessante di qualsiasi
altra cosa… Soprattutto con Brendon che mi trascinava ovunque ed non smetteva
di ridere. In verità tutti e due non riuscivamo né a staccarci uno dall’altro,
né a smettere di sorridere felici come se fossimo due tredicenni al primo
amore. Phill ci guardava socncertato in effetti, ma non era nemmeno l’unico… So
che Simon e John non facevano caso a quanto noi stessimo appiccicati, perché
avevano già bevuto abbastanza da non notare nulla. Insomma erano Phill e Dam
che probabilmente avrebbero voluto spararsi.
All’improvviso sentii
Brendon urlare e mi voltai per vedere che stesse succedendo. Se ne stava in
piedi su una panchina ad indicare un locale in fondo alla via.
-MayMoon!!!! Vieni con me!
Andiamo a bere sidro!-
Saltò giù e venne a
prendermi per mano, trainandomi via di corsa, senza che potessimo dire agli
altri di aspettarci. Ci ritrovammo così a sorseggiare un sidro buonissimo,
seduti ad un bancone dove una signora canadese ci stava raccontando del suo
terzo figlio che si era appana diplomato e voleva andare in Irlanda. Ovviamente
questo era saltato fuori da un commento sul colore dei miei capelli…
-Uh che bello! Anche noi
dovremmo andarci, magari appena abbiamo tempo… Eh, May? Non ti va l’idea di
farci un salto?-
La signora e Brend mi
guardarono ed io sorrisi appena, prima di scuotere la testa.
-No… Non mi è mai piaciuta
l’Irlanda. Piuttosto vorrei visitare per bene la Finlandia.-
Risposi, volendo
assolutamente evitare l’argomento sull’Irlanda e la probabile discendenza
celtica. Allora iniziarono entrambi a parlare della Lapponia e Babbo Natale,
mentre consumavamo fiumi di sidro. Fu forse per quello che ad un certo punto
iniziò a girarmi la testa in modo strano… Scoprii così che la bevanda era
alcolica. Ed io non ero molto abituata a bere, anche perché cercavo sempre di
stare lontano dall’alcool dopo una brutta esperienza ad una festa al liceo.
-…signora ma perché il suo
secondo figlio è qui a servire al bancone quando è così gnocco che potrebbe
fare il modello?-
Domandai sbattendo le
ciglia ed indicando con il dito il ragazzo che stava servendo la birra. Brend
si voltò a guardarmi con gli occhi sgranati mentre la barista rimaneva a bocca
aperta per la mia domanda.
-Secondo me avrebbe
futuro! Come Beckett! Bill doveva fare il modello!-
Applaudii da sola alla mia
affermazione e poi finii di bere anche quel bicchiere di sidro che avevo
davanti, prima che il mio ragazzo riuscisse a strapparmelo di mano.
-Cazzo… Potevi ricordarmi
che non reggi l’alcool!-
-Ho bevuto alcool?-
Lui tirò fuori il
portafoglio e pagò, prima di prendermi per il braccio e portarmi di nuovo fuori
dove si era fatto caldo improvvisamente. Mi tolsi il giubbino in pelle e me lo
allacciai ai fianchi, prima di levarmi pure il foulard e buttarlo a terra.
Brend lo raccolse e mi guardò, prima di ridacchiare.
-Oddio questa sarà una
serata memorabile... è la prima volta che ti vedo ubriaca!-
Ridacchiai pure io, ma
solo perché non sapevo che cosa dire ed avevo la risata abbastanza facile in
quel momento. Ci incamminammo per ritrovare gli altri, ma ovviamente non erano
più dove li avevamo lasciati. Mi osservai attorno stranita per poi andare a
guardare una vetrina di un negozio, dove inizai a specchiarmi per sistemarmi il
vestito che mi pareva un po’ troppo lungo per i miei gusti.
-May… Vieni qui sennò ci
perdiamo pure noi. E tirati giù la gonna che tra poco tutto il Canada ti vede
il reggicalze e le mutande…-
Brendon mi afferrò e mi
prese in spalla come se fossi un sacco di patate, tenendomi una mano a tirare
giù il vestito per evitare seriamente di dar mostra del mio intimo. Io gli
tirai un paio di pugni alla schiena finchè lui si decise di lasciarmi giù prima
che la polizia pensasse che mi stava rapendo.
-Dobbiamo ritrovare gli
altri!-
-Abbiamo una cosa chiamata
cellulare! Non lo sapevi? Siamo nel XXI secolo… O vuoi accendere un fuoco
usando quella nonnina, per fare i segnali di fumo?-
Indicai una passante che
accelerò il passo, mentre Brend afferrava il telefonino e cercava il numero di
John in rubrica. Intanto mi teneva per un braccio per evitare che fuggissi, ma
avvistai una gelateria e mi liberai dalla presa saltellando dall’altra parte
della strada costringendolo a seguirmi.
-Cristo, May! Sei peggio
di un cane… Vieni…Oh John! Dove siete?-
Lo sentii domandare,
mentre pretendevo poco gentilmente che mi dessero un frappè al cioccolato. Una
ragazza che c’era in fila prese fuori il cellulare pronta a comporre un numero,
non staccandomi gli occhi di dosso e mi voltai verso di lei guardandola male.
-Vuoi un poster
autografato della cantante dei Killer Peaches?-
Mi ritrovai a sbottare, ma
prima che potesse succedere altro mi diedero il mio milkshake e il mio ragazzo
mi trasportò di forza a prendere un taxi.
-Sei matta?! Se ti sgama la
polizia ti sbattono dentro! Sembri una prostituta ubriaca!-
-Ma io mi sono fatta
pagare solo una volta!-
Piangucolai sorseggiando
piano il frappè enorme, provocando una reazione alquanto strana in Brendon.
-Spero che tu stia
scherzando… Penso che la prossima volta ti terrò lontana davvero da qualsiasi
cosa che non sia latte o camomilla.-
-Sembri mia madre…-
La mia acidità stava
diventando insopportabile, ma per fortuna eravamo già arrivata all’hotel. Nel
giro di qualche minuto ci ritrovammo davanti alla porta della stanza di Ryan
che venne aperta da Spencer che aveva il viso un po’ funereo.
-Voi non sapete che sidro
vi siete persi! Il più buono del mondo, senza dubbio… Ha apprezzato pure la mia
fatina!-
Urlò, ma tutti rimasero
zitti con la stessa espressione da veglia funebre del batterista.
Continua…
Scusate per il ritardo nella
pubblicazione…
Avvisiamo che la prossima metà
del capitolo sarà triste D:
Quindi preparatevi
psicologicamente.
Grazie a chi continua a seguire in
silenzio e soprattutto a chi recensisce <3
Capitolo 22 *** Act 3. Chapter Fifteen, part two: You can't take the fight out of the kid, anymore... Anyway. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Chapter fifteen, part two: You can’t take the kid out of the fight,
anymore… Anyway.
Jill pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Sono fermamente
convinta che i veri legami non si spezzano per nessun motivo.
Una vera amicizia riesce a superare tutto, sia i torti che le incomprensioni,
anche le peggiori se davvero è profonda…
La cena non sta andando bene per nulla, però.
Abbiamo acceso la tv ad un certo punto, per coprire almeno un po’ il silenzio
gelido che ci circonda. Io e Brendon abbiamo anche provato a metter su un
discorso più o meno divertente ma non c’è stato nulla da fare, Ryan e May sono
precipitati nel mutismo e noi ci siamo ritrovati a parlare solo fra noi due. È
davvero demoralizzante.
“Mi mancava mangiare nei tavolini bassi, per terra” dice Brendon sistemandosi
meglio a gambe incrociate sul cuscino mentre tiene in braccio Kylian che gioca
con il mazzo delle sue chiavi.
“Zach non sarebbe d’accordo con te” ribatto io ridacchiando “Quando viene a
cena qui è sempre un tripudio di bestemmie a sedersi e rialzarsi”
“Zach si sa solo lamentare” rilancia Brend “Mi ricordo la prima volta che ci
abbiamo mangiato, eravamo appena arrivati in Cina e non ha fatto altro che
lamentarsi e….” si zittisce da solo, capendo che non è il caso di ricordare
oltre…
L’argomento Cina o Chicago sono tabù in presenza di May e Ryan… e lo sono
sempre stati da quando.. è accaduto tutto.
Abbasso lo sguardo sul cartone della pizza ancora a metà consapevole che non
manderò giù più nemmeno un boccone. Mio marito si toglie il tovagliolo dalle
gambe, lanciandolo al centro del tavolino ed alzandosi dicendo acido “Mentre
voi rievocate alla mente questi preziosissimi ricordi di vita io vado a fare il
caffe… non vorrei vedere la pizza riproporsi”
Lo guardo allontanarsi a grandi passi verso la cucina poi mi volto verso May
che tiene gli occhi incollati a terra con un’espressione infastidita in viso e
Brendon che invece mi guarda colpevole “Scusatemi” dico facendo per alzarmi ma
Brendon mi appoggia la mano sulla mia. Dettaglio che non passa inosservato a
May.
“Scusami tu” mi dice davvero costernato “Io non volevo… io…”
Scuoto il capo stringendogli appena la mano prima di alzarmi “Non preoccuparti,
è solo molto nervoso in questi giorni… anche se fa il superiore la morte di
Pete lo ha segnato molto…” mento prima di seguirlo in cucina.
Lo trovo con le mani appoggiate al lavandino e la testa incassata fra le spalle
come se davvero stesse per vomitare “Ryro…” gli appoggio una mano sulla spalla
ma lui la scrolla, non volendo esser nemmeno sfiorato da me. Sospiro,
appoggiandomi con i fianchi al ripiano accanto a lui “Smettila di recitare il
ruolo del fidanzatino geloso… ora sei mio marito e padre di Kyll. Pensi di
poter crescere prima o poi?”
Lui non risponde ma almeno si raddrizza, aprendo il rubinetto e riempiendo un
bicchiere d’acqua prima di dirigersi alla macchinetta del caffè senza proferire
parola. Non lo sopporto quando fa così.
“Pete è morto e penso che questo sia molto più importante… dovresti provare a
pensare agli altri per una volta e non solo a te stesso visto che…”
“Mi urta” mi blocco mentre lui mi interrompe “la sua presenza in questa casa…
mi urta al punto tale che io…. Jill, io posso anche continuare a far finta di
non sapere che ve la spassate…. Ma almeno abbi la decenza di non farlo sotto al
mio naso.”
“E come dovrei comportarmi, scusa?” domando lievemente seccata, e mi sfugge il
fatto che dovrei negare con tutta me stessa che tra me e Bdon c’è qualcosa di
vero “Lui è Brendon…. Lo sai come è fatto. Non pensa prima di agire o parlare.
“Appunto perché è Brendon…” Mi guarda serio, facendo un passo verso di me
“Quando ti passerà la voglia di prendermi in giro in questo modo avvertimi”
“E a te, quando passerà la voglia di trattarmi come una bambola di porcellana
in una vetrina, avverti” Lo supero, tornando in salotto e Ryan non ci pensa due
volte a seguirmi.
So che sta per prendermi per un polso e dirmi che il discorso non è chiuso fino
a che lui non me lo dice.
Ma non fa in tempo. Brendon ci viene in contro nel corridoio con Kylian ancora
in braccio e un’espressione rammaricata “Mi dispiace tanto” mi dice porgendolo
a Ryan che lo prende stringendolo al petto come se avesse rischiato di
vederselo porta via da Brendon “ma May ha deciso che è ora di andare a casa e…”
“Ci vediamo dopodomani al funerale…” dico velocemente, irrita da May. Quella
donna è utile solo quando c’è da rompere i coglioni.
“Domani sera pensavo di passare da Ash..” mi dice grattandosi il capo “andiamo
insieme?” annuisco mentre lui si volta verso Ryro
“Io tengo Kylian, mi scoccia scaricarlo ancora quella vecchia pazza…” dice
secco e arrendevole.
Brendon ci saluta, non prima di avermi preso un istante la mano sotto lo
sguardo di Ryan
Chiudo la porta dietro di lui e subito cerco di gli occhi mio marito “Avanti
dillo”
“Sei solamente una puttana, Bayler”
Sale le scale tenendo Kyll in braccio mentre io sospiro, appoggiandomi alla
porta.
Un istante di debolezza, dopo averne passate tante ho imparato a concedermeli.
E poi basta.
Torno in sala iniziando a sparecchiare, immersa nei miei pensieri. Mi viene
spontaneo alzare gli occhi su quella foto, quella dove siamo davvero felici.
L’ho appesa sopra al caminetto così fa poterla vedere sempre, tutte le volte
che entro in casa. Io sono in braccio a Ryan, accanto a me c’è May in braccio a
Brendon e Will abbracciato a Gabe. Poco distanti ci sono anche Simon, Spence,
Phill e John che tengono le birre sollevate mentre Pete ha il capo chinato
all’indietro e il viso contratto in una risata incredibilmente potente. Accanto
a lui c’è Ash abbracciata a Victoria e poco distanti anche Pat e Gwen per mano.
Ormai è rimasto poco o nulla di tutto ciò… Chi se ne è andato, chi ha voltato
pagina… chi ha scelto un’altra strada. E fa male pensare che non saremo mai più
una famiglia unita…
Fa male pensare che in un modo o nell’altro soffrirò sempre la mancanza di
qualcosa.
Jill pov.
Luglio 2006
(Passato)
Il nostro pulmino ci scaricò proprio davanti all’ingresso
dell’albergo facendoci correre dentro per sfuggire a un paio di fan che avevano
evidentemente avuto una soffiata su dove ci trovavamo. Ryan entrò in ascensore
spedito con me al seguito mentre Pete concedeva qualche autografo e Spence
rimaneva chiuso fuori dalle porte mobili, chiuse violentamente dal mio ragazzo.
“Voglio chiudermi in stanza….” Mi disse passandosi una mano sugli occhi mentre
stringevo più forte la sua mano fra le mie “Ho le vertigini…”
La porta si aprì e subito ci avviammo verso la nostre stanza con Spence, che si
era fatto le scale di corsa, alle calcagna con tanto di Pete al seguito che
sorrideva allegro come sempre “Che dolci quelle ragazze” disse mentre entravamo
“Volevano regalarmi un orsetto ma io gliel’ho firmato dicendo loro che potevano
tenerlo!”
“Così si scanneranno litigando su chi lo dovrà tenere?” chiesi io abbandonando
le chiavi sul mobile.
Lui spalancò la bocca “Damn! Non ci avevo pensato!”
Sorrisi sedendomi accanto a Ryan mentre Spence lo guardava apprensivo “Mi dici
cosa ti prende?” gli chiese dolcemente, spettinandogli i capelli.
Ryan sospirò prendendomi la mano e fissando con insistenza il pavimento “è
tutto ok ragazzi… ora vorrei riposarmi o domani non sarò al massimo per
Montreal… e una serata come quella di stasera non deve ripetersi mai più…”
Io e Spence ci guardammo un attimo mentre Pete prendeva la sedia della piccola
scrivania sotto al televisore e si sistemava davanti a lui “Ryro dovresti
conoscermi… sai che non mi muoverò di qui fino a che non mi avrai detto cosa ti
prende…”
Ryan rimase in silenzio, sempre a testa china, facendoci ammutolire un po’
tutti mentre aspettavamo di sapere cosa lo avesse turbato al punto tale da
distrarlo dal suo amore più grande: la musica e il palco scenico. “Haven't you heard that I'm
the new cancer? I've never looked better, and you can't stand it…” Alzammmo
lo sguardo su Spence che aveva canticchiato un pezzo di There’s a Good Reason
senza motivo e lui alzò le spalle “Scusate ragazzi, mi è rimasta in testa”
Io e Pete scoppiammo a ridere mentre Ryan sorrideva appena prima di ricadere
nella depressione.
“Parlare non può che farti bene…” gli dissi accarezzandogli i capelli mentre
appoggiava la testa alla mia spalla.
“Mi stai preoccupando” aggiunse Pete appoggiandogli una mano sul ginocchio “E
sto parlando seriamente per una volta, Ryan…”
Il mio ragazzo sospirò “Ok va bene… ma non voglio essere compatito da nessuno?
Chiaro??”
“Ma no che non sarai compatito” gli disse con un sorriso Spence “Dai su, dicci
tutto!”
Ryan prese un respiro profondo stringendo di più la mia mano e alzandosi dalla
mia spalla, incassando la testa “Ok… ha chiamato mia madre… prima…” disse
guardando le nostre mani intrecciate ed appoggiate alla sua coscia come se la
cosa fosse davvero interessante poi si interruppe.
Pete e io ci scambiammo uno sguardo, seriamente convinti che avremmo dovuto
strappare quella confessione dalle labbra del ragazzo “E… poi?” chiese il moro
mentre io gli accarezzavo una guancia con l’altra mano.
“Mio padre…” disse con un filo di voce, così piano che non so come Spence fece
a sentirlo, visto che si trovava ad un paio di metri da noi, appoggiato alla
scrivania.
“Che ha detto stavolta??” chiese rabbioso il batterista dei Panic, con un lampo
di rabbia nello sguardo.
“Nulla. È solo morto….”
Il ghiaccio, ecco cosa sentii in quel momento, tanto ghiaccio formarsi ovunque,
attorno a me e dentro di me fino a bloccarmi i polmoni per respirare e il
cervello per pensare.
Pete sgranò gli occhi “Cosa?? Lui cosa, che cosa, COSA??” chiese farfugliando
mentre anche Spence prendeva a boccheggiare come un pesce rosso.
“è tipo morto” ripetè Ryan alzando gli occhi su Peter “Mamma ha detto che lo ha
trovato stecchito sulla poltrona con una fottuta bottiglia di vodka in mano”
giocava a fare il duro, l’insensibile. Voleva farci credere che nulla gli
importava ma la voce tremolante tradiva lo sguardo deciso e finto “C’era da
aspettarselo no? Se sperava di poter bere in eterno ha sbagliato di grosso!”
disse quasi urlando mentre sentivo le dita della mia mano iniziare a spezzarsi
nella sua presa.
“Ryan… dai…” gli disse Spence mettendogli una mano sulla
spalla ma lui la scrollò scattando in piedi e lasciandomi finalmente la mano, a
dir poco dolorante.
“Dai cosa?? È la verità! Spero che stia già bruciando all’inferno!”
Pete si alzò a sua volta mettendo le mani avanti come se avesse paura di essere
picchiato “Ryro… calmati… ora non sei lucido ok, ma domani potresti pentirti
delle cose che stai dicendo adesso” gli disse senza abbassare le mani aperte
prima di unirle in una preghiera “Adesso ti chiamo un volo per Las Vegas, il
primo che c’è lo prendi… te lo giuro, a costo di pagarti un jet privato… ma ora
siediti e non fare cazzare ok?”
“Las Vegas?” domandò Ryan “No, io non ci torno a casa, chiaro? io finisco il
tour e poi… e poi non lo so! Ma non intendo andare la da lui!”
Spence lo prese per un braccio, spingendolo contro al muro prima che impazzisse
del tutto “Non devi andare la per lui, o per te, ma per tua madre e Kate! A
loro non pensi??”
“Loro a me ci hanno mai pensato?? Eh??” chiese velenoso il mio ragazzo
spingendo Spence con una forza che non pensavo possedesse “Mentre quello
stronzo mi rompeva il polso, o mi prendeva a calci, o mi versava addosso il
caffè bollente loro ci pensavano a me??”
Io li in mezzo non centravo nulla. Ero inutile.
Non dicevo nulla, non facevo nulla se non guardare Pete che cercava di calmare
Ryan mentre si urlava addosso con Spencer.
Riuscivo solo a rimanere come paralizzata nell’angoscia, con una mano alla
bocca, incapace di reagire.
“Non ditemi cosa devo fare!! Io non voglio tornare a Vegas ok??? Io voglio
suonare cazzo!”
“Possiamo annullare cinque o sei date” continuava a ripetere come una triste
cantilena Pete, che cercava di convincerlo con le buone “Devi assimilare la
cosa Ryro, non puoi suonare in queste condizioni… poi non puoi mancare al
funerale!”
“E perché mai??” chiese Ross con arroganza.
Pete sospirò con uno sguardo davvero sofferente e poi appoggiandogli le mani
sulle spalle “Lo so che non lo senti ma alla fine è sempre tuo padre Ryan…”
Ryan rimase fermo, non disse più nulla. Non gridò più.
Semplicemente abbassò gli occhi a terra rilassando le mani fino ad allora
contratte e corse dietro di me, sull’altra parte del letto lasciandosi cadere
li. Io non avevo nemmeno il coraggio di voltarmi per vederlo, ne di guardare
negli occhi gli altri due.
E cadde un silenzio così pensante da avvertirlo come un macigno agganciato al
mio collo.
Pete fece per andare a sedersi li da lui da Spence lo fermò scuotendo il capo.
Bussarono insistentemente alla porta, interrompendo così quel ansioso dolore e
appena Spence aprì Brendon entrò tutto felice e, inopportunamente, si mise a
gridare qualcosa riguardo al sidro più buono del mondo.
Grazie, siamo in Canada, pensai infastidita da tutta quella felicità senza
senso.
“Ma che succede qui?” chiese poi mentre entrava anche May sorseggiando un
frappè e guardando Ryan e poi me con un sopracciglio alzato “Dio come sei
melodrammatico Ross” disse poi alzando gli occhi al cielo. Pete gli fece segno
di darci un taglio ma Brendon continuò “Ryan sembra che ti è morta la madre! O
il padre! Pensa che qualsiasi cosa ti sia successa queste si che sono vere
tragedie…” continuò annuendo alle sue stesse parole mentre Spence lo guardava
come se si trovasse davanti un folle.
Ci incazzammo moltissimo sia io che Pete ma infondo Bdon non aveva colpa visto
che non sapeva assolutamente nulla. Ryan alzò la testa facendo leva sulle
braccia prima di guardandolo con astio e urlare “Qualcuno lo porti
immediatamente fuori prima che trovi il coltellino da boyscout nella valigia!!”
Pete lo prese per la maglietta spingendolo fuori “Ehy!” disse May “Ma siete
tutti impazziti?” chiese mentre li seguiva fuori, nel corridoio, dove Pete molto
probabilmente avrebbe parlato loro raccontandogli tutto. Fece un cenno anche a
Spence di levare le tende e disse loro di aspettarlo li prima di tornare dentro
e rivolgersi a me “Pensaci tu a lui” mi disse facendo un cenno a Ryan che era
tornato a stendersi supino “Io trovo un aereo per domani mattina per Las Vegas…
se riesce a dormire chiamami appena si sveglia e vi carico tutti e due ok?” Io
annuii debolmente non sapevo che altro dire così lui mi diede un bacio in
fronte aggiungendo “Sicuramente anche Spence e Brendon vorranno venire… e se
May viene con Brendon allora cerco davvero un jet privato per essere laggiù il
prima possibile…”
“Va bene” dissi con un filo di voce, ancora un po’ sconvolta mentre mi alzavo e
lo accompagnavo alla porta “Spiega a tutti… così da evitare altri episodi
spiacevoli…”
Si accostò al mio orecchio “Tienilo sotto controllo… non so cosa sia capace di
fare ma è un ragazzo instabile…” sussurrò prima di uscire dalla porta
lasciandomi li a meditare con orrore su quella frase.
E se avesse dato di matto di nuovo? Io che potevo fare? Non ero ne forte come
Spence ne diplomatica come Pete…
Non mi restava altro, quindi che stargli vicino e sperare che il mio amore
sarebbe riuscito un minimo a fare da tappa buchi in tutta quella tristezza… Ero
piccola, ero scema.
Mi illudevo che la vita fosse rose e fiori, ma non era di certo così.
Mi sedetti accanto a lui, sull’altro lato del letto in cui si era buttato
malamente nascondendo il viso fra le braccia.
Ma non stava piangendo.
Ryan non ha mai pianto, eccetto una volta molti anni dopo…
Ma per suo padre non pianse.
Mai.
Perché era un dannato masochista, che preferiva tenersi pesi dentro piuttosto
che sfogarli davvero in un bel pianto liberatorio…
Non sapevo cosa dirgli, non sapevo se potevo toccarlo oppure se dovevo
lasciarlo li in pace a pensare, sedendomi lontano da lui… così come una scema
glielo chiesi “Ryan… cosa posso fare per te?”
Che domanda scema, ma capitemi… Ero alla cieca.
Lui non rispose subito, girandosi prima e guardandomi negli occhi “Uccidimi”
disse sforzando un sorrisetto che io ricambiai appena, passandogli le dita fra
la frangia castana “Sono così… confuso…. Non capisco niente e non so come
reagire alla cosa” mi spiegò appoggiandosi le mani alla pancia e fissando un
punto imprecisato della parete davanti a lui.
“Nessuno ti mette fretta” gli dissi io cercando di essere il più dolce
possibile.
Lui annuì leggermente “Jill?” chiamò senza guardarmi “Potresti farmi un favore,
se non hai altro da fare?”
Io sorrisi appena “E che dovrei fare scusa?”
“Non lo so, magari vuoi andare a bere anche ti il sidro…”
“Smettila..” gli dissi dandogli una spintarella leggera “Cosa posso fare per
te?”
“Basta che mi abbracci…” Non me lo feci di certo ripetere, stendendomi accanto
a lui che subito mi avvolse stringemi a se e appoggiando la sua testa alla mia.
E poi rimanemmo così, in silenzio. Volevo lasciargli tutto lo spazio possibile
per meditare da solo su cosa avesse voluto fare… Se avesse deciso di andare a
Montreal allora non glielo avrei impedito, spingendo Pete a non annullare
nulla… ma se fosse partito per Las Vegas sarei comunque andata con lui… Come
una sfigata finii per addormentarmi in quel dolce tepore e, appena riaprii gli
occhi, gli alzai subito su Ryan che invece non aveva, comprensibilmente chiuso
occhio “Ho deciso” mi disse quando mi vide sveglia. Era ancora notte ma lui
aveva preso una via, e sembrava determinato a seguirla “Voglio andare a Las
Vegas…” confermò le mie speranze e io subito portai una mano nella tasca dei
miei Jeans estraendo il cellulare.
Era la scelta giusta, indubbiamente, così velocemente chiamai Pete mentre mi
alzavo a buttare la roba alla meglio in valigia.
La parte più difficile e complessa doveva ancora arrivare, ma non mancava
molto.
Guardai fuori e vidi solo tenebre.
Non si era neancora alzato il sole, ed era ancora a letto anche quando
arrivammo in aereoporto.
May pov.
Luglio 2006 (Passato)
-Ma che succede qui?-
Domandò e io lo seguii non
staccandomi dal mio milkshake, per poi vedere Ryro che ancora faceva la prima
donna bisognosa di attenzioni.
-Dio ma come sei
melodrammatico Ross!-
Mi sentii quasi gridare,
mentre Pete si esibiva in uno strano movimento di braccia.
-Ryan sembra che ti è
morta la madre! O il padre! Pensa che qualsiasi cosa ti sia successa queste si
che sono vere tragedie…-
Sia io che Bden ci
compiacemmo delle sue parole, ma tutti ci riservarono uno sguardo truce. Pure
Ross si degnò di guardarci e ubriaca com’ero lo presi per un attacco personale
ed un offesa.
-Qualcuno lo porti
immediatamente fuori prima che trovi il coltellino da boyscout nella valigia!!-
Esclamò rabbioso e Pete subitò corse a prendere sia me ed il mio ragazzo per
portarci in corridoio.
-Ehy! Ma siete tutti
impazziti?-
Domandai cercando di non
far cadere il frappè sulla moquet, mentre Wentz si chiudeva la porta alle
spalle e ci spingeva fino alla nostra stanza. Io mi sedetti sul letto e lo
guardai male, prima di togliermi gli stivali arrabbiata.
-Non capisco perché ce
l’abbiate con noi! Non è colpa nostra se Ryan ha le sue cose! Io non mi
lamentavo così quando le avevo.-
Pete mi osservò un secondo
e Brend spiegò tutto con un “ha bevuto e non regge” che lo tranquillizzò un
attimo. Ma subito tornò con quell’espressione grave che aveva prima e fece
sedere pure il mio ragazzo al mio fianco. Entrambi lo guardammo curiosi e lui
incrociò le mani sul petto sospirando.
-…è morto il padre di
Ryan.-
Disse semplicemente e
Brend si immobilizzò prima di fare un verso strano ed imprecare.
-Gli ha telefonato sua
madre per dargli la notizia… Per questo è tutto il giorno che si comporta
così.-
-Ah, se ricevessi la
stessa telefonata io ne sarei seriamente felice… Peccato che siano anni che
l’aspetto ma non arriva.-
Mormorai senza pensare e
senza nemmeno sapere nulla del padre di Ross… Ma l’alcool mi giustificava
abbastanza.
-MayMoon forse è meglio se
fai una dormita…-
Mi disse Brendon,
accarezzandomi la guancia e spingendomi a sdraiarmi sulletto. Io obbedii ed appoggiai il frappè al
comodino, chiudendo gli occhi mentre loro continuavano a parlare senza
preoccuparsi che potessi ascoltarli. Ovviamente capii metà della discussione,
così da comprendere che il padre di Ryan era un pessimo esemplare, un ubriacone
violento… Non riuscii ad intervenire nel discorso, ma avrei tanto voluto dire
che se fossi stata in Ryan non sarei andata al suo funerale.
Ma parliamo tutti a
vanvera… In realtà nessuno poteva essere nella sua testa e quel “è pur sempre
suo padre” che Pete aveva mormorato a me non piaceva per nulla. Sì, perché noi
dobbiamo perdonare i nostri genitori, ma loro alla fine se ne sono sbattuti di
noi… Tutti troppo bravi a consigliare di perdonare quando non sono loro quelli
che devono farlo.
Avrei voluto dirlo, ma mi
addormentai…
Così quella notte, dopo
tanto tempo, sognai mio padre. Era seduto sul dondolo in veranda e io uscivo
dalla porta, vestita come se dovessi presentarmi su un palco… Lui alzava lo
sguardo verso di me ed appoggiava la chitarra a terra, prima di allargare le
braccia. “May… Le stelle che vogliamo prendere sono sempre quelle più lontane”
Mi diceva ed io lo fissavo perplessa. “Non le ho fra le mani?” Rispondevo, ma
prima che potessi ricevere risposta, Brendon mi scosse e fui costretta a
svegliarmi.
-Amore mio, dobbiamo
andare a Las Vegas…-
Sgranai gli occhi e mi
tirai su a sedere, guardandomi attorno e vedendo che lui aveva già preparato un
borsone con qualche vestito.
-Cosa? Perché?-
-Andiamo con Ryan… Avrà
bisogno di sostegno.-
Annuii, alzandomi ed
andando verso il bagno per lavarmi la faccia. Mi raccomandai allo specchio di
provare a tenere la lingua a freno non sapendo nulla sulla famiglia di Ryan. Ma
non sapevo che non era di quello che avrei dovuto preoccuparmi principalmente.
Anche la famiglia di
Brendon abitava a Las Vegas.
Continua…
Ecco qui la seconda parte!!! D:
Si è scoperto che cosa
preoccupava Ross ed era la morte del padre…
Ora saranno tutti diretti a Las
Vegas per il funerale (muoiono in troppi qui dentro D: )
Capitolo 23 *** Act 3. Chapter Sixteen, part one: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Chapter sixteen, part one: When Mrs Death Arrived in Vegas
she couldn’t keep all the Memories away
Jill pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Qualcuno suona alla
porta così appoggio i piatti nel lavandino e corro ad aprire trovandomi davanti
qualcuno che non mi aspettavo di certo di vedere. Anzi, diciamo che mi
aspettavo di vederla molto prima ma presa com’ero da tutta la vicenda di Pete
non mi ero accorta della sua assenza.
“Ciao Bebe..” le dico spostandomi per farla entrare e lei non se lo fa di certo
ripetere, appoggiando a terra la valigia rossa che ha con se. Ho sempre trovato
questa ragazza a dir poco bellissima, prosperosa e dal fascino latino. Mi
sorride tristemente ma gli occhi rossi la tradiscono facendomi capire che ha
versato anche lei molte lacrime.
“Scusami se ti appaio a casa così, a quest’ora” mi spiega portandosi una ciocca
dei lunghi capelli castani dietro all’orecchio “Ma sono arrivata adesso e non
so dove andare… mi sembrava inopportuno andare da Ashlee…”
So che non ha una casa e che tutte le volte che è venuta a Los Angeles è andata
sempre a dormire a casa Wentz. Dopotutto i Black Cards avevano la sede fissa
nella grande mela, anche se mi sono sempre chiesta il motivo “Sei sempre la ben
venuta” le dico prendendole la valigia e mettendola vicino alle scale “Se hai
fame posso prepararti qualcosa” le dico allargando le braccia mentre lei si
siede sul divano scuotendo il capo tristemente “Se posso fare qualcosa,
qualsiasi cosa dimmelo…”
“Jill” mi prende per un polso chiedendomi di sedermi con lo sguardo così lo
faccio, stranita dal suo comportamento “Io… noi siamo amiche vero?”
“Certo che lo siamo…”
“Quindi se io ora ti dicessi una cosa che deve rimanere fra noi tu non la
diresti nemmeno a Ryan vero?” la guardo davvero stupita, poi però annuisco
lentamente “Perché ho davvero bisogno di dirlo a qualcuno” mi spiega portandosi
le mani sulle cosce e guardandosele per un attimo prima di ripuntare gli occhi nei
miei indecisa “o potrei scoppiare…”
“Puoi dirmi quello che vuoi e ti giuro che rimarrà fra noi due” le dico
prendendole una mano così lei sospira e inizia…
“Oggi non c’ero alla veglia perché dovevo accertarmi di una cosa prima di
venire a Los Angeles…” mi dice mordendosi un labbro “Dovevo fare una visita
medica… anche se avevo già verificato da me…”
Spalanco gli occhi “Oddio, niente di grave spero!”
“Invece è gravissimo Jill!” mi dice portandosi le mano libera agli occhi e poi,
guardandosi prima attorno mi sussurra vicinissima al viso “come temevo sono
incinta…”
Ok, calma “Oh…” rimango in silenzio alcuni minuti prima che una paura mi monti
dentro “Bee…. Chi è il padre?”
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime “è proprio questo il problema… il padre
è…” si porta la mano alla bocca prendendo a singhiozzare forte.
“Pete…” il suo nome mi esce dalle labbra mentre incredula fisso un’altra foto
ancora, appoggiata a un mobile della sala. Io e Pete che ridiamo mostrando il
nostro nuovo tatuaggio.
Ed è proprio quello il tatuaggio che lei va a guardarmi, alzandomi il polso. A
lettere eleganti è ricamato il suo nome, Peter. Perché lo abbiamo fatto? Perché
no infondo. Ci siamo tatuati i nomi dell’altro nello stesso punto per
sottolineare il legame che ci ha sempre legato, e che non si scioglierà nemmeno
ora che se ne è andato. E poi è stata una delle sue idee folli, come quando si
è tatuato il ritratto di Gabe sulla gamba…
Ryan ha accettato questa scritta solo dopo averla capita per bene e, davvero,
ce ne ha messo di tempo. Adesso però rileggerlo fa male, fa male perché è
incisa a vita sulla mia pelle e questo mi ricondurrà sempre con la mente a lui,
che io voglia o no…
“E ora non sai che fare immagino…” dico sottovoce mentre lei smette di guardami
il tatuaggio ma inaspettatamente scuote il capo.
“Si invece che lo so… terrò questo bambino” dice lasciandomi a bocca aperta “So
che sembra una follia ma… io amavo Pete anche se so di essere una stronza…”
sospira toccandosi appena il ventre “Di lui a questo punto mi resta solo questo…”
Sto in silenzio mentre una vera e propria battaglia interiore infuria dentro di
me. Da una parte sono totalmente meravigliata dalla dolcezza con la quale Bebe
mi racconta tutte queste cose… e dall’altra non posso fare a meno di pensare a
quanto starà male Ashlee per questa storia.
L’arrivo di Ryan in sala comunque interrompe la discussione “Ciao” le dice
guardandola sorpreso “Sei arrivata ora?” chiese mentre lei si asciuga
velocemente gli occhi annuendo.
“Scusami se mi sono precipitata qui ma…”
“Puoi fermarti quanto vuoi” le dico con un sorrisetto, stringendo forte la mano
tra le sue.
Alla fine nemmeno
Pete è perfetto ma ai miei occhi non cadrà mai…
May pov.
Dicembre 2010 (Presente)
La famiglia è sempre e solo la solita stronzata che ti
propinano alla tv?
Guardo lo schermo del televisore che passa di nuovo un
telefilm idiota in cui il padre imperfetto ma buono combina cazzate e poi viene
perdonato dalla moglie, mentre i figli fanno parte di un contorno per dare a
tutto più credibilità. Patate al forno sorridenti che al massimo si cacciano in
altri casini sempre a causa del padre demente… Tanto con una battuta tutto si
risolve e torna alla normalità. Guarda, la moglie lo fissa con gli occhi
sberluccicanti e, dopo aver fatto la finta frigida/moralista, decide di darla
al coglione che ha sposato.
Se tutto si risolvesse veramente con una battuta ed
una scopata direi che la mia vita sarebbe dannatamente perfetta. Mi dispiace un
sacco che non sia così… Anzi, a quanto pare la scopata sbagliata ti porta solo
un sacco di casini.
Mi scappa uno sbadiglio, così mi raggomitolo sul
divano coprendomi bene con la coperta. Parte la pubblicità e vedo bambini
sorridenti che corrono incontro alla loro mamma, che è tornata a casa con un
nuovo detersivo per smacchiare le loro maglie sporche di fango. Poi è il turno
della compagnia di amici, tutti intorno ad un tavolo con la stessa birra fra le
mani… Tutti che sorridono, perché nonstante gli anni siano passati sono ancora
insieme attaccati alla bottiglia. Più guardiamo la tv, più ci convinciamo che
il mondo sia così… Ma non tutti abbiamo un bambino che si rotola nel fango e
non tutti siamo rimasti ad alcolizzarci con quelli che erano i migliori amici.
È uno schifo…
-May… Non vieni a letto?-
Brend appare dalle scale, accendendo la luce del
salotto e facendomi chiudere gli occhi per il fastidio.
-Sto aspettando che trasmettano un programma…-
-Non sarebbe meglio se dormissi? È stata una giornata
pesante per tutti…-
Sento tremare la sua voce, come se avesse appena
smesso di piangere per l’ennesima volta.
-Arrivo…-
Decido di alzarmi per potergli stare accanto almeno in
casa nostra, così lo seguo verso la camera da letto ed insieme ci mettiamo
sotto le coperte. Lo abbraccio da dietro ed appoggio la fronte alla sua
scapola, non sapendo nemmeno se lui scioglierà la presa. Ma se lo facesse,
sarei preparata e lo accetterei… Infatti succede, si allonta da me e si
raggomitola sul ciglio del letto. Osservo la sua sagoma nel buio, coprendomi
meglio con la trapunta per il gelo che all’improvviso mi scuote.
Non c’è più nulla di salvabile adesso. Non basterà la
battuta fatta in quel telefilm, non basterà un’occhiata dolce… Non c’è più
nulla che potrà salvarci.
-Notte…-
Mi dice, così io mi volto verso il comodino e guardo
verso il mio cellulare. Forse aspetto che si illumini e mi arrivi un sms… Forse
però è troppo occupato anche lui per pensare a me, vorrei che mi consolasse
anche adesso, sì.
In stanza caala il silenzio totale. Non ci muoviamo
più e cerco di prendere sonno abbracciandomi, eppure non ci riesco… Con il peso
dei miei dubbi addosso mi sento soffocare e vorrei essere ovunque tranne che
qui.
Eppure, probabilmente, ovunque andassi cercherei in
ogni viso il sorriso di Brendon… Ma Pete se l’è portato sicuramente con sé.
May
pov
Luglio 2006 (Passato)
L’aereo privato su cui
stavamo viaggiando mi pareva quasi irreale e ancora non riuscivo a connettere
bene dove mi trovassi e per quale motivo. Ovviamente a ricordarmelo era lo
sguardo perso e cerchiato da leggere occhiaie di Ryan… Non era facile distrarsi
e non guardarlo. Mi chiesi cosa si provasse ad aver perso il proprio padre. Un
padre che poi non era nemmeno da definirsi tale, contando tutto ciò che gli
aveva fatto passare. Avevo una curiosità terribile che avrei dovuto reprimere,
ma quando si parlava di simili argomenti io non potevo fingere indifferenza.
Wilde ha scritto qualcosa
tipo che i figli all'inizio amano i genitori, poi li giudicano… Ma raramente, o forse mai, li
perdonano. Volevo sapere se per Ryan era così oppure lui in qualche
modo aveva deciso di presentarsi per suo padre. …Io non tornerei al funerale
del mio. Mai. Me ne starei a festeggiare con del sidro fino all’alba e poi lo
dimenticherei del tutto. E non lo perdonerei affatto…
Chissà… Magari invece
salterei sul primo aereo e andrei a piangere sul suo cadavere. Devo solo
aspettare che succeda per saperlo.
Il russare forte ed
improvviso di Brend mi risvegliò dai miei pensieri, così mi voltai a guardarlo
mentre dormiva profondamente, come Pete e Spece. Pure Jill si era appisolata e
dormiva con la bocca socchiusa accanto al suo ragazzo. Decisi di alzarmi e
andare a farmi un caffè un po’ per riprendermi dalla sbronza, attirando lo
sguardo di Ross su di me.
-Vuoi un caffè?-
Domandai, indicando la
moka e lui annuì prima di raggiungermi. Mi appoggiai al ripiano e sospirai,
aspettando che il caffè fosse pronto. Lui ovviamente rimaneva in silenzio, come
del resto era giusto in un momento simile. Per un attimo pensai di non dir
nulla, ma tempo solo di formulare il concetto di “rispetto del silenzio” e
stavo già parlando.
-Non so se dirti che mi dispiace
per tuo padre o farti le condoglianze, dato che prima di tutto non lo conoscevo
e secondo non mi pare affatto che sia il caso.-
Dissi tutto ad un fiato
guardandolo in faccia e vedendo che comunque non reagiva. Alzò le spalle appena
e si sfregò l’occhio come se gli fosse andato dentro un moscerino.
-Allora non farlo…-
-Non lo farò… Mi limiterò
a dirti che ti stimo per la tua decisione di tornare per il funerale. Fossi in
te mi terrei lontana… Certo ci sono i familiari da sostenere. Forse questo lo potrei
anche capire… Ma io sarei talmente egoista da starmene lontano.-
Presi la moka e versai il
caffè in due tazze, porgendone una a Ryan che vi dedicò tutta la sua
attenzione. Se fossi stata il lui avrei preso a testate chiunque mi avesse
parlato… Ma lui non era proprio il tipo da reagire così.
-Non mi pare che tu possa
fare strane ipotesi dato che le situazioni in famiglia sono del tutto
differenti.-
-Su questo concordo, Ryan…
E ti dico che con quello che ho passato io non prenderei un jet privato per il
funerale di mio padre. E credimi, da quanto ho capito tu hai passato di
peggio.-
Presi il mio caffè e ne
bevvi un sorso decidendo che era meglio ammutolirsi prima che seriamente Ross
si fosse stancato delle mie chiacchiere. Avrei dovuto mordermi la lingua e
starmene là ad aspettare che Bden si svegliasse, forse.
-Te l’ho mai detto che mio
nonno alleva delle mucche spettacolari? Fanno un latte buonissimo…-
-Parlate di mucche?-
Il mio ragazzo spuntò
miracolosamente vicino a noi e ci guardò curioso, prima di abbracciare le
spalle di Ryan. Quest’ultimo però scosse la testa e si liberò dalla presa, per
tornare a sedersi al suo posto. Io guardai Urie facendo spallucce e finii il
mio caffè, rischiando però di ingozzarmi quando lui parlò.
-Chiamo mia madre! Deve sapere
che stiamo arrivando e siamo là a cena e per la notte!-
Cominciai a tossire e lui
mi guardò alzando un sopracciglio preoccupato.
-Tutto bene? Non ti va la
cosa?-
-Brend… Non possiamo
andare in hotel?!-
Domandai, appoggiando la
tazza sul ripiano e prendendo la mano di Brendon tra le mie.
-Ma no! Voglio fare
l’amore con te nella mia stanza!-
-I tuoi sono mormoni! Non
possiamo scopare sotto il loro stesso tetto!-
Quasi urlai e lui mi
abbracciò per tranquillizzarmi, ma non riuscendoci per niente. Servì solo a
farmi aumentare l’ansia…
-Oh MayMoon!! Che bello
che ti preoccupi già delle usanze religiose dei suoceri…-
Alla parola suoceri
sbiancai esageratamente ed abbracciai Brend disperata.
-Vedrai che a loro
piacerai un sacco…-
Mi sussurrò poi
all’orecchio, ma io non ne ero affatto convinta… No. Perché con il mio stile di
vita ai loro occhi sarei parsa il diavolo in persona e conoscendo Brendon non
avrebbe tenuto nascosto nessun particolare su di me.
Jill pov.
Luglio 2006
(Passato)
Nonostante la riottosità di May, Brendon l’aveva lo stesso
convinta a rimanere a dormire a casa dei suoi genitori, a Las Vegas. Non la
invidiavo per nulla sapendo quando fortemente integralisti fossero i genitori
del ragazzo che ok, non era più un mormone ma che aveva alle spalle una
numerosa famiglia di credenti al culto.
Non invidiavo nemmeno la mia condizione però, contando che sarei stata ospite
di Ryan e della signora Ross in una casa in cui si stava celebrando un lutto.
Meglio che a tutti era andata a Pete e John, accolti da Spence a pochi metri
dalla casa di Ryan.
Alla fine quella che si ritrovava nella parte bene di Las Vegas era solo May,
io appena scesa dall’auto del signor Smith, mi sentivo in un ghetto.
Pete mi si accostò mentre Spence prendeva anche la sua valigia “Io non so te ma
mi sento un attimo… come dire… vorrei un giubotto anti proiettili” sussurrò nel
mio orecchio mentre un gruppo di ragazzi dall’aria poco raccomandabile ci
sfilavano di fianco lanciando a me aggettivi poco signorili e a Pete risate e
offese gratuite.
Io lo guardai un po’ preoccupata “Dimmi che casa di Ryan sta da tutt’altra
parte e che qui scarichiamo solo te e Spency” dissi guardando il piccolo
villino rovinato dai segni del tempo in cui vivevano gli Smiths.
Pete ridacchiò voltandomi verso una casa che sembrava in piedi per inerzia e al
cui confronto casa di Spencer era una villona ottocentesca “Ecco la casa in cui
starai tu… io almeno non ho paura che qualcuno mi ammazzi la notte nel sonno
perché la porta sembra solida….”
“Vaffanculo Wentz!” gli dissi spingendolo mentre lui ridacchiava.
Ritornai da Ryan che stava parlottando con John e Spence mentre Pete lo
guardava affranto “Qui le nostre strade si dividono… tu devi entrare in casa
prima o poi no?”
Ryan sospirò annuendo mentre il suo bassista gli dava una pacca sulle spalle “Allora
a dopo…”
Gli altri tre annuirono mentre io ringraziavo il signor Smith per il passaggio.
Attraversai la strada con Ryro reggendo sulle spalle la pensate sacca che
conteneva più o meno un armadio di vestiti. Dovevano essere in viaggio per
Montreal, cazzeggiando bellamente non a Las Vegas per un funerale…
Salimmo la gradinata che portava all’ingresso in totale silenzio e lui appoggiò
la sua valigia in parte alla porta mentre suonava il campanello. Le tende si
spostarono appena dalla finestra li vicino poi seguirono dei passi frettolosi e
la porta che si apriva velocemente.
Sulla soglia apparve una donna non molto alta con un corto caschetto di capelli
biondo cenere e due grandi occhi verdi e liquidi che si fissarono in quelli di
Ryan. Io mi tenni ben in disparte mentre lei si alzava sulle punte per
abbracciare il figlio, fissando lo sguardo su un vaso di coccio rotto a terra.
Ryan si staccò velocemente da lei mettendomi poi una mano dietro alla schiena e
sospingendomi avanti “Ah mamma... Lei è Jillianh”
La donna mi guardò per qualche secondo prima di stringermi la mano
amichevolmente “Benvenuta” mi disse prima di spostarsi per farci entrare
“Sarete stanchi… Kate mi ha detto che eravate in Canada…”
Ryan buttò la valigia a caso in un angolo mentre io rimanevo leggermente
impietrita trovandomi davanti un fucile che aveva l’aria di essere carico,
accanto alla porta. Doveva essere proprio una bella zona in cui crescere due
figli, quella “Kate dov’è?” chiese il mio ragazzo guardando in soggiorno e poi
su per le scale.
“Da Abigail” rispose la donna entrando in un’altra stanza “Ha dormito li
stanotte… Non me la sentivo di costringerla a tornare a casa…” aggiunse
tristemente mettendo su una pentola d’acqua “Stasera cosa volete mangiare?”
chiese poi fingendo entusiasmo.
“Come l’ha presa?” chiese Ryan senza rispondere alla domanda di sua madre
trovandola del tutto inopportuna.
Io mi misi a sedere al tavolo di fronte a lui guardandomi le mani. Potevo
essere più fuori di così da un contesto?
La donna abbassò lo sguardo sul pavimento sospirando “Come voi che l’abbia
presa Ryan? Malissimo ovviamente…”
“Di sicuro più di me o te” continuò incurante il mio ragazzo “per te è solo una
liberazione… puoi anche smettere di lavorare, ti mando io i soldi ora che so
che non andranno a finanziare l’alcool a quello stronzo…”
Sua madre non rispose mentre io passavo gli occhi da lui a lei angosciata. Io
che ero cresciuta avvolta nella bambagia, protetta da una famiglia unitissima
non potevo di certo capire come funzionassero le cose crescendo in un ambiente
del genere con due genitori che avevano commesso molti errori… -…I keep telling myself !! I
keep telling myself!! I'm not the desperate type but you've got me looking in
through blinds!!- Il mio cellulare prese a squillare in modo decisamente inopportuno
interrompendo quella triste conversazione e rossa in viso mi affrettai a
scusarmi e ad allontanarmi per rispondere a Gabe.
“Saporta…” dissi sottovoce camminando per l’ingresso e guardando con
apprensione la canna del fucile.
-Jilly… Pete mi ha raccontato che è successo... volevo fare le condoglianze a
Ross ma ha il cellulare staccato…- mi dice con voce mesta mentre io sospiro.
“Lo so lo ha staccato ieri sera… Solo che adesso non è il momento più adatto,
sta parlando con sua madre e forse hai fatto bene a chiamarmi perché io non
sapevo come scappare da quella situazione…”
Gabe ridacchiò –Imbarazzo?-
“Totale, man”
-Io invece sto per avere un attacco nervoso- mi disse con vocetta acuta
facendomi sorridere.
“Ah è vero, primo giorno di tour” dissi portandomi una mano alla fronte e
ringraziando Dio di avere, come sempre, una memoria pessima “Va così male?”
-Non chiedermi come ma William Beckett riesce sempre ad essere dove sono anche
io… persino in stanza con me!-
Ridacchiai ancora mentre la porta si apriva e sulla soglia appariva una
ragazzina sui quattordici, forse quindici anni che mi guardò un attimo con un
po’ di astio prima di sbattere la porta e correre in cucina “Ora ti lascio, ci
sentiamo più tardi ok?”
-No problem tesoro. Salutami e dai un abbraccio a Ross- riattaccai infilandomi
il cellulare nella tasca dei jeans e raggiungendo ancora Ryan che adesso se ne
stava in piedi al centro della cucina, abbracciato alla sorella scossa dai
singhiozzi. Guardai verso la signora Ross che se ne stava immobile con lo
sguardo perso in chissà quale pensiero.
Ero decisamente fuori luogo ed più certa che mai che alla fine io ero
totalmente dipendente da Ryan ma che lui era così protetto da corazze da non
poterlo mai diventare di me…
Continua…
Eccoci con la prima parte del
capitolo 16…
L’avvenimento è un sacco triste, ogni
tanto non è solo il presente a spingerci al suicidio, insomma… XD
Adesso i protagonisti sono
arrivati a Las Vegas (beati loro) anche se per un funerale e non è il massimo.
Soprattutto per Ryan…
May nel suo pezzo ci parla del
rapporto che ha con suo padre e stay tuned perché presto si scoprirà qualcosa a
riguardo!
Per quanto riguarda Jill stare
accanto a Ross in un momento simile dev’esser difficile!! XD Ma lei ce la farà…
U__U
Capitolo 24 *** Act 3. Chapter Sixteen, part two: When Mrs Death Arrived in Vegas, she couldn’t keep all the Memories Away. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Chapter sixteen, part two: When Mrs Death Arrived in Vegas
she couldn’t keep all the Memories away
May
pov
Luglio 2006 (Passato)
Non mi sono mai piaciuti
gli incontri con i genitori, alla sola idea mi veniva la pelle d’oca… Per
fortuna non avevo mai avuto un ragazzo fisso prima di lui e fino a quel giorno
mi ero salvata. Ma mentre mi trovavo davanti alla porta di quella bellissima
villa stavo pensando a tutti i modi possibili per svignarmela velocemente tra
le montagne del Wyoming.
Maledii tutti per non
avermi ascoltato quando proponevo di andare in albergo… Sarebbe andata bene
anche la camera pulciosa di un ostello piuttosto che lì.
Ad aprirci fu così la
signora Urie che abbracciò immediatamente il figlio tutta contenta di
rivederlo. Un poco vedendo quella scena la mia paura passò e mi venne un po’ di
nostalgia di casa, pensando a come mia madre avrebbe reagito se mi avesse
visto… Ma non appena la signora si voltò a guardarmi e mi lanciò
un’occhiataccia, mi sentii più terrorizzata di prima.
-Mamma, lei è May: la mia
fidanzata ufficiale…-
Disse Brendon indicandomi
e mettendosi di lato in modo che io e la madre potessimo stringerci la mano. Io
allungai appena il braccio e lei, riluttante, indugiò per qualche istante prima
di afferrare la mia mano.
-Se non sapessi dai
giornali che sei una cantante avrei chiesto a mio figlio se per caso ti aveva
raccolto dal ciglio della strada.-
Affermò facendo cadere lo
sguardo verso il reggicalze che si intravedeva sotto il bordo del mio vestito
un po’ troppo corto. Se solo avessi saputo di dover andare a casa loro avrei
fatto spesa di orrende gonne lunghe e maglioni a collo alto.
-Ma mamma, quelli sono i
vestiti che aveva addosso ieri sera dopo il concerto…-
Sì, spesso ero messa
peggio, ma per fortuna Brendon non lo specificò. La signora comunque ci fece
entrare e io seguii il mio ragazzo che mi teneva per mano per condurmi sulla
scalinata.
-Appoggiamo il borsone e
dopo una doccia scendiamo…-
Mi disse, mentre la madre
ci accompagnava nel corridoio del piano superiore, fermandosi ad aprire una
porta e guardandomi.
-Dormirai con Kara,
ragazza… Quindi se devi farti una doccia prendi i vestiti ed usa pure il suo
bagno, mentre lei è fuori.-
Guardai Brendon afflitta e
tutti insieme entrammo nella stanza della sorella, così mi sedetti a terra per
estrarre il cambio dalla valigia. Mi accorsi così che quel coglione ci aveva
infilato solo quattro miei vestiti, il più lungo dei quali arrivava a malapena
a metà coscia. Lo fulminai con lo sguardo chiedendomi che gli costava prendere
un paio di jeans se proprio non voleva che mi preparassi i vestiti da sola. La
madre –di cui ancora nonsapevo il nome
tra l’altro- si accorse del vestiario sconveniente e si lasciò sfuggire un
piccolo grugnito.
-Io… Io allora vado a
lavarmi!-
Dissi, correndo verso la
porticina che mi era stata indicata come bagno. Così mi chiusi dentro e
sospirai, correndo alla finestra per aprirla e guardare giù. Per mia sfortuna
era troppo alto per saltare giù e scappare. Non c’erano vie di fuga da
quell’inferno… Se non il suicidio.
Mi accomodai sull’orlo
della vasca e presi il cellulare mandando un sms a Brendon con scritto che lo
maledivo, per poi comporre il numero di Will.
-Qui è Bill Beckett e non
sono pronto a sentire le tue seghe mentali. Lascia un messaggio dopo il segnale
ac-
Riattaccai e mi guardai
sconsolata allo specchio. Pure William mi stava abbandonando alla disperazione
assoluta. Decisi così di spogliarmi ed aprire il getto della doccia, quando
sentii un rumore alle mie spalle. Mi voltai e vidi mezza figura di Brendon e
notai che stava bussando al vetro. Corsi ad aprire e lui si trascinò dentro,
così scoprii che c’era un balaustra sporgente che gli permetteva di passare
dalla sua stanza al bagno di sua sorella.
-Non maledirmi MayMoon!
Non avevo previsto questa cosa… Pensavo che ci lasciassero stare insieme…-
-Brend, ma come?! I tuoi
sono mormoni pazzoidi e in fissa con il rispetto delle regole… Secondo te ci
lasciano soli in una stanza dove potremmo commettere atti impuri?-
Lui sgranò gli occhi e
scosse la testa triste, buttando in fuori le labbra così da rendere
l’espressione esageratamente assurda. Sospirai e mi passai una mano fra i
capelli, voltandomi poer entrare nella cabina. Le mani di Brendon che si
allacciarono sulla mia pancia però me lo resero impossibile.
-Io sono più furbo dei
miei… Ce l’ho fatta ad arrivare qui! E tu stanotte potrai venire da me,
passando sulla balaustra!-
-Devo ricordarti che soffro
di vertigini, amore mio?-
Domandai sarcastica e lui
mi strinse a sé per baciarmi il collo.
-Ti aiuto io a non cadere,
vai tranquilla….comunque, MayMoon, approfittiamo della doccia?-
Chiedendolo si staccò da
me e si levò velocemente i vestiti, gettandoli a terra mentre io entravo nella
cabina. Lui mi raggiunse in fretta e mi schiacciò contro il muro, incollandosi
alle mie labbra come se non mi baciasse da mesi. Gli passai una mano fra i
capelli e lui si affrettò a tirarmi su da terra, affondandomi le dita nelle
cosce. Devo ammettere che farlo sotto il naso di una madre iper religiosa era
la cosa più eccitante che potesse capitare… Credo che valesse anche per Brendon
dato la fretta che aveva e la passione che ci stava mettendo.
Il problema però non tardò
ad arrivare e qualcuno bussò alla porta interompendoci e lasciandoci un po’
interdetti.
-Cara, ti ho portato una
salvietta pulita!-
La voce della signora Urie
ci arrivò dall’altra parte della porta che per fortuna avevo chiuso a chiave.
Se fosse entrata non avrebbe trovato affatto una scena di suo gradimento…
L’ultimogenito che si stava facendo la sua ragazza in una doccia sarebbe stata
l’ultima cosa che avrebbe visto prima di prendere un infarto e morire sulla
soglia del bagno.
-Oh! La lasci lì fuori… Vengo
a prenderla quando usci… esco!-
Risposi, mentre Bden
ridacchiava nel mio collo e ci lasciava un paio di baci. Gli tirai una sberla
sulla testa e lui mi guardò senza capire, come se non gli importasse nulla
della madre fuori dalla porta.
-Ma May… Perché mi
picchi?-
-Perché tua mamma è lì
fuori ad ascoltare! Se emettiamo un solo sospiro ci sente!-
-Hai detto qualcosa,
cara?-
Domandò la signora, che
ovviamente stava origliando e aveva sentito farfugliare. Brendon sbuffò e mi
baciò le labbra senza smettere di tenermi sospesa. Allacciai le braccia dietro
il suo collo ed appoggiai la fronte alla sua, sospirando demoralizzata.
-Non ho detto nulla! Stia
tranquilla e scenda se vuole!- Urlai e poi a bassa voce mi rivolsi a Brend.
–Forse è meglio rimandare, no? Non se ne andrà di certo…-
-Non eri quella
intraprendente, tu?-
Ridacchiò malizioso,
lasciandomi giù e baciandomi la fronte. Lo abbracciai affettuosamente e lui
ricambiò, spettinandomi i capelli umidi. Lo guardai uscire e riprendere i
vestiti prima di scavalcare il davanzale e sparire. Sperai che nessuno lo
vedesse passare nudo da una finestra all’altra e finii di lavarmi. Quando aprii
la porta appena appena per prendere l’asciugamano intravidi la figura della
signora Urie che era seduta sul letto a tenere d’occhio il bagno. E la cosa mi
spaventava non poco…
Mi richiusi velocemente
dentro e mi vestii in fretta, per riuscire a scappare da Brendon il più presto
possibile. Non avevo sentito mai sentito bisogno di lui come in quel moomento
di disperazione.
Quando uscii dal bagno con
un vestito a trama mimetica ed un foulard improvvisato come coprispalle la
signora mi guardò con i suoi profondi occhi neri e si alzò dal letto.
-Bene, se vuoi ora
possiamo scendere in salotto… Mio marito e Brendon sono là ad aspettarci.-
Affermò, prima di
incamminarsi verso il piano di sotto. Il mio celluare squillò e la voce di
Beckett riempì il corridoio facendo voltare la padrona di casa verso di me. Le
feci segno per scusarmi e tornai nella stanza, dove risposi.
-Dove eri finito?! Vieni a
prendermi immediatamente a Las Vegas anche in bicicletta!-
Sbraitai cercando di
tenere la voce bassa e lui si limitò a masticare la cicca che aveva in bocca
come al solito.
-Mi dispiace darti la
cattiva notizia che il sottoscritto sta preparando le valige per Tijuana… Non
ti rendi conto di quanto io sia felice! Potrò passare tutto il tempo con Gabe!-
Disse tutto felice, mentre
io mi mangiavo il fegato invidiandolo a morte.
-Passami a prendere…
Divento corista dei The Academy Is… Per favore!-
-Fai le condoglianze a
Ross, a proposito… Ho sentito di suo padre. Comunque la mia voce è abbastanza
bella da sé, non ho bisogno di te, May. Senti, piuttosto perché mi hai chiamato
oltre per stressarmi con questi folli piani di fuga?-
Mi buttai sul letto
disperata e sbuffai, passandomi una mano sugli occhi.
-Perché sono rinchiusa in
una casa di pazzi mormoni!-
-Sei dai suoceri? Grande
passo… Tra poco ti ritroverai con la fede al dito e a sfornare bambini mormoni…
Non sei felice?-
Riattaccai il telefono
dritto in faccia al cantante dei TAI e mi alzai dal letto, scendendo
velocemente le scale per fiondarmi in salotto. L’incontro con il signor Urie
fu, come dire, traumatico. Letteralmente… Gli finii addosso perché stava
uscendo dalla porta mentre io arrivavo. Lui mi afferrò le spalle e mi evitò una
rovinosa caduta, così alzai lo sguardo per ringraziarlo. Rimasi agghiacciata
per la figura pessima appena fatta.
-Scusi…-
-Oh non preoccuparti.
…corri veloce, eh!-
Mi disse, mentre io
saltellavo da Brendon e facevo per sedermi sulle sue ginocchia. Sua madre
tossicchiò e fui costretta a prendere posto al suo fianco. Quella casa mi
avrebbe mandata fuori di testa molto in fretta. Guardai Bden di sottecchi e lui
ricambiò lo sguardo prendendomi la mano, sotto lo sguardo un poco truce dei
genitori. Dovevo studiarmi qualcosa in internet durante la notte, prima di
scoprire che per i mormoni pure sorridersi fosse peccato.
-Allora… Come va il vostro
tour?-
Ci domandò la signora,
rivolgendosi però solo al figlio che si agitò tutto.
-Benissimo!!! È
fantastico, non sapete quante città abbiamo visto! Inoltre sul tourbus ci
stiamo divertendo da matti…-
Disse lui esaltato, mentre
la madre ci squadrava per capire se avevamo fatto qualcosa sul tourbus.
-Da quanto state insieme?-
-Oh! Sei mesi ormai!!
Lei alzò un sopracciglio e
il padre prese posto accanto a lei, appoggiandole la mano sulle spalle.
-E… Non avete ancora
consumato, vero Brendon? In questi sei mesi mi auguro che vi siate limitati a
conoscervi per capire se eravate adatti l’uno per l’altra. Sei mormona, cara?-
Sgranai gli occhi fino a
sentirli dolere e boccheggiai un paio di volte. Dire che in verità contavamo
quei sei mesi dalla prima scopata forse non era conveniente…
-N… No. Noi siamo
cattolici. Cioè… I miei lo sono. Io sono agnostica.-
Forse non avrei mai dovuto
dirlo dato che alla signora Urie parve venire un serio infarto. Si portò le
mani al petto e quasi le si riempirono gli occhi di lacrime.
-Cioè… Ho passato un
periodo in cui ho creduto che esistesse il Diavolo. Ora non lo so… Secondo me
esistiamo solo noi. Credo nella propria persona.-
Affermai, ma ciò sembrò
peggiorare la situazione, dato che il padre balbettò “Il Diavolo?” prendendomi
per satanista. Lo ero stata nel mio periodo di Black e Goth Metal, ma era una
stronzata da quattordicenne! Il mio satanismo erano il sesso casuale, la musica
e qualche atto sconsiderato… Se mi fossi giustificata così forse mi avrebbero
buttato addosso acqua santa.
-Ma non preoccupatevi! May
è un brava ragazza e ancora ci siamo limitati a… conoscerci.-
Disse Brendon facendomi
ingozzare con la saliva, così che iniziai a tossire. Non pensavo che Brendon
Urie sapesse mentire! Sul sesso poi… Aveva detto all’intero fandom che aveva
perso la verginità e ora ai suoi genitori raccontava che ci limitavamo a
tenerci per mano saltellando tra le vie delle città.
-Oh, ottimo allora. No
perché sai, noi teniamo molto ad un sano rapporto fino al matrimonio. Ma penso
che ora come ora non abbiate ancora pensato così in grande.-
Alla domanda della madre
rispondemmo in contemporanea così che i genitori non riuscirono a comprenderci.
-No, affatto. Al solo
pensiero mi viene la pelle d’oca.-
-Oh sì! Prima o poi ci
sposeremo di sicuro!! May è l’unica con cui voglia passare la vita!-
Ci voltammo a guardarci
negli occhi ed io alzai le sopracciglia un po’ incazzata e seccata. Lui per
tutta risposta sembrava stupito di sapere che il matrimonio non era nei miei
piani.
-Io non voglio sposarmi!
Va contro i miei principi…-
-Forse è meglio se ci
decidiamo a cenare!!-
La madre si alzò di scatto
squittendo, prima di andare verso la cucina seguita immediatamente dal signor
Urie. Beh, perlomeno restammo da soli io e Brend. Lui mi accarezzò i capelli
senza staccarmi gli occhi sgranati di dosso.
-Credo che infondo tu gli
piaccia!-
-BrendJerk, io invece
direi proprio che mi odino.-
Ma il peggio ovviamente
doveva ancora arrivare e la pioggia di domande non tardò ad arrivare non appena
prendemmo posto al tavolo. Prima di tutto mi fu chiesto di dire una preghiera
che inventai al momento e di cert non fu molto gradita dai coniugi Urie e
nemmeno dai fratelli di Brendon che erano arrivati giusto per cena. Iniziarono
così a chiedermi del Wyoming, di Los Angeles e del dormitorio, di Brendon e
della carriera musicale di entrambi. Bden rispondeva in modo carino ad ogni
domanda per sviare il discorso dal nocciolo, ovvero di quanto pessima fosse la
sua ragazza. Perché era la verità… Aveva fatto la scelta sbagliata a mettersi
con me quando aveva una famiglia così integralista alle spalle. Le opzioni erano
due: o litigare con loro o con me. Perché gli altarini prima o poi saltano
fuori, soprattutto se sei quasi una celebrità. Insomma, quanto ci avrebbero
messo i suoi fratelli a farsi un salto in internet e scoprire vita, morte e
miracoli della sottoscritta per poi riferirlo ai genitori?
L’errore fatale di Brend
era stato parlare di matrimonio e fidanzamento ufficiale… So che lui credeva in
un futuro brillante, ma io sapevo che non esistono le favole e anche i rapporti
all’apparenza perfetti si deteriorano in fretta. Doveva misurare le parole e
dire che ci stavamo solo frequentando, casualmente… Solo perché ci eravamo
trovati insieme per forze di causa maggiore. I suoi genitori di certo non
credevano nell’amore a prima vista e non avrebbero capito quel che il figlio
provava nei miei confronti. E spiegare che io stavo con lui perché era l’unico
con cui volevo avere una relazione seria al di là del sesso disinteressato non
era affatto il caso. Figuriamoci, mi avrebbero immediatamente mandato fuori da
quella casa finchè non mi fossi convertita ad una corrente religiosa da pazzi
schizoidi.
Per fortuna arrivò il
momento del dolce e riuscii a volatilizzarmi con la scusa che ero a dieta ed
ero stanca.
-Oh, allora Kara ti
accompagna in stanza e ti aiuta a preparare il letto dove passare la notte.—
Proferì la signora Urie,
così la figlia si alzò e la seguii dopo aver salutato il mio ragazzo con un
bacio sulla fronte. Lui mi guardò un attimo demoralizzato e mentre uscivo lo
sentii iniziare a parlare allegro con suo padre. Così mi ritrovai ad infilarmi
un pigiama di Kara, dato che quello messo in valigia da Brendon era
inindossabile. La ragazza mi osservò un poco prima di sedersi sul suo letto e
slegarsi la treccia.
-Mi dispiace che i miei ti
stiano così con il fiato sul collo. Mamma, poi, è un po’ esagerata… Ma solo
perché Brendon è il prediletto.-
Alzai lo sguardo verso di
lei e sorrisi alzando le spalle, mentre dentro mi sentivo consolata. Perlomeno
una persona là dentro non era una fanatica schizzata.
-Bden è il prediletto di
tutti… Dovevo immaginarmi che sua madre lo accudisse tanto ed ha ragione. Chi
non vuole che uno come lui abbia una vita perfetta?-
Mormorai, prima di andare
a guardare fuori dalla finestra. Le luci di Las Vegas erano belle quanto quelle
di Los Angeles, se non di più… Ecco perché Brendon non faceva tanto caso a
quella particolarità della città in cui ormai vivevamo.
-Oh che bello che gli vuoi
così bene! Senti, posso dirti una cosa? O ti infastidisce??-
Mi domandò con un tono
molto simile a quello fanciullesco del fratello minore. Mi voltai a guardarla e
annuii così lei battè le mani con entusiasmo.
-Secondo me insieme state
bene, ho visto pure qualcosa sul web… Siete così affiatati! Quindi non dar peso
ai miei. Sanno che Brendon non è d’accordo con il loro credo e presto
rinunceranno a rompere. D’altronde è seriamente incredibile che non abbiate
ancora fatto nulla se vivete praticamente insieme come una coppia di sposini.
Se ne renderanno conto pure loro…-
Diciamo che la loquacità
non le mancava, ma doveva essere una cosa di famiglia. Certo, anche l’essere
così schietta doveva avercelo nel sangue…
-Non farti sentire da loro
o potrebbero crederti adepta del Diavolo…-
Sogghignai, facendola
ridere nello stesso modo naturale di Brendon. Mi chiedo come facessero ad
essere così solari con due genitori del genere, io avrei ammutinato e lasciato
la nave familiare a quattordici anni e me la sarei filata a lavorare come
spogliarellista nel centro di Las Vegas piuttosto che restare lì.
-Ma è vero quello che hai
detto a cena che tuo nonno alleva mucche ed ha una latteria?-
-Esatto… Ma non mi pare
una cosa entusiasmante….-
Biascicai, mentre pensavo
ai pomeriggi passati a guardare mucche che muggivano stanche seduta sulla
staccionata del recinto. Qualcuno mi prese per le spalle e mi trascinò indietro
così mi ritrovai appoggiata al petto di Brendon che ridacchiava.
-Un giorno me le farà
mungere?-
-Ah se vuoi puoi
chiederglielo… Però poi sappi che ti sfrutterà per l’intera giornata.-
Mi voltai ad abbracciarlo
e lui ricambiò, accarezzandomi i capelli lentamente. Poi iniziò a parlare di
quando avrebbe munto mucche ad Evansville facendo ridere la sorella per ogni
battuta scadente. Ridacchiai un bel po’ anche io, trovandomi finalmente bene in
quella casa di pazzi…Kara ci raccontava
del suo ragazzo che ancora teneva segreto ai genitori, nonostante avesse
qualche anno in più di Brend e loro pretendessero che si sposasse alla svelta.
Anche lei non era molto fedele alle regole imposte dal credo dei genitori.
Ovviamente la madre di
Brendon venne a controllare prima di andare a dormire ed il figlio fece finta
di andare in camera sua, rientrando poi dalla finestra del bagno. A quanto pare
lo faceva spesso quando erano più piccoli lui e Kara, per passare la notte a
chiacchierare di cose stupide. Avere un fratello come Brend doveva essere
spettacolare, ma anche Kara pareva una persona davvero fantastica. Avrei voluto
far parte davvero della loro famiglia, se solo i genitori non fossero stai dei
pazzi…
Alla fine decidemmo di
dormire, dato l’imminente funerale del signor Ross e ci addormentammo tutti e
tre, io fra le braccia di Brendon in quel lettino appena più largo della nostra
cuccetta. A nessuno importava più di tanto di essere ricoperti di acqua santa
da quella folle delle signora Urie… Addormentandomi pensai che se ci fosse
stata l’Inquisizione mi sarei anche fatta bruciare per Bden e ridacchiai della
mia fantasia. Ora mi viene da piangere nel pensare che per un po’ di tempo ho
creduto davvero di poter fare di tutto per stare al suo fianco…
Jill pov
Luglio
2006 (Passato)
Il giorno successivo al nostro arrivo si tenne il
funerale.
Non ero mai stata una grande amante delle chiese in quanto agnostica, ne dei
funerali in quanto non solo tristi ma anche perfetti per far vedere in
superficie l’ipocrisia della gente.
Quella mattina casa Ross sembrava più malinconica che mai quando mi svegliai
fra le coperte del letto di Ryro, da sola. Mi alzai a sedere mentre, ai miei
piedi dormiva la gattina bianca di Kate. La sorella del mio ragazzo sembrava
tutto tranne che ben disposta nei miei confronti, al contrario della madre che
invece era sempre molto carina.
Fu la signora Ross ad entrare proprio in quel momento, mentre io mi ero messa a
fare le coccole alla micia che faceva le fusa soddisfatta “Ah ecco dove era”
disse con un sorrisetto “Ero venuta a svegliarti ma vedo che hai fatto già da
sola” mi disse passandomi una tazza di caffè che presi ben contenta.
“Ryan?” le domandai portandomela alle labbra e prendendo due o tre sorsi
generosi della bevanda.
Lei sorrise appena, e io mi specchiai per un attimo in quei bellissimi occhi
chiari purtroppo contornati da grandi occhiaie “è passato da Spence un secondo
per farsi prestare da suo fratello una cravatta nera…”
Io mi alzai seduta stirando le braccia “Allora mi vesto anche io…” dissi
spostando le lunghe ciocche chiare dal viso. Lei si sedette accanto a me,
accarezzandomi i capelli color miele prima di sorridere.
“Quando ero giovane come te anche io amavo portare i capelli lunghi” mi
raccontò appoggiando le mani in grembo e guardando fuori dalla finestra “Anche
io volevo diventare famosa sai? Volevo fare l’attrice… ma poi ho incontrato
George e la mia vita è cambiata radicalmente… Sono rimasta incinta di Ryan che
non avevo nemmeno 18 anni dovendo così dire addio a tutto quello che avevo
sognato…”
“Mi sta dicendo che devo stare attenta a quello che voglio allora?” domandai a
quel punto e lei sorrise appena alzandosi.
“Forse si… Comunque sia non ti ringrazierò mai abbastanza per essere qui
accanto a mio figlio…” e detto ciò uscì tornando dagli altri ospiti che sentivo
borbottare dal piano di sotto lasciandomi con mille pensieri diversi.
Mi alzai infilandomi un vestito nero a tubino che era un po’ corto ma non avevo
altro da mettermi. Presi delle ballerine anonime del medesimo colore ed un
maglioncino leggero lungo fino al ginocchio per potermi coprire almeno un po’
e, dopo aver spazzolato un paio di volte i capelli e tracciato una linea
sottile di eyeliner scesi anche io nel piccolo ma affollato soggiorno.
Pete era già spalmato sul divanetto e parlava fitto con Brendon che teneva May
sulle ginocchia. Appena mi vide la rossa di alzò correndo da me “Non sai cosa
mi sta succedendo” mi disse sgranando gli occhi e gesticolando come una pazza
“La madre di Brendon… è una pazza…”
La guardai bene da testa a piedi sentendomi all’improvviso coperta “May.,.. non
ti sarai vestita un po’ poco?? E poi ti lamenti dalla madre mormona di
BrendBerry??”
Lei incrociò le braccia sotto al seno guardandomi con un sopracciglio alzato
“Parla miss-coscia-al-vento??”
“Io non avevo altro”
“Nemmeno io Jill” disse alzando gli occhi al cielo “Posso raccontarti le mie
sventure ora o vuoi farmi mettere un orrendo maglioncino da nonna come il tuo?”
Io mi strinsi nel cardigan facendole la lingua ma, appena vidi Ryan entrare dalla
porta di ingresso, ignorai quello che mi aveva appena detto correndo dai lui.
Gli buttai le braccia al collo mentre lui parlava con un suo amico e rimase un
po’ sorpreso prima di sorridere stringendomi a se.
Ci avvicinammo a Brendon e Pete tenendoci per mano e ascoltammo un attimo il
discorso che il moro stava facendo al cantate dei Panic “… e suonava in una
band di Los Angeles quando mi sono trasferito li…. Era un tipo simpatico con
una gamba di legno, di nome Parker…”
“Oh…e come si chiamava l’altra gamba?” chiese Brendon, non capendo.
La sua stupidità era abbissale…
“Questo ragazzo è anche peggio di noi” dissi rivolta alla rossa che lo guardava
ad occhi sgranati dal bracciolo del divano “E noi facciamo sempre la cover
della sigla di Jem e le Holograms nei nostri live…”
Un vecchio ci rimproverò e in effetti aveva ragione, stavamo facendo salotto ad
un rinfresco prima di un funerale. Ma a Ryan faceva di certo meglio a distrarsi
con le cazzate piuttosto che pensarci, anche se continuava a fingersi non toccato
dalla cosa.
Bastò comunque la cerimonia a riportarlo in quello stato di trans che lo aveva
caratterizzato per tutto il concerto di Toronto. Lo guardavo, seduto un paio di
file davanti a me, tra la sorella e la madre. Non seguivo la messa o le parole
del pastore, no, ero troppo concentrata su di lui per rendermi conto di quello
che mi succedeva attorno. Non potergli stare accanto in quel momento non mi
piaceva per nulla, ma a lui spettava la prima fila, assieme alla sua famiglia e
io non ne facevo parte.
Al cimitero c’era caldo, così tanto caldo che Brendon, la cui sudorazione era
il doppio più veloce di quella di una persona normale, si tolse la giacca
elegante annusandosi sotto al braccio e guardando Pete con un espressione
schifata. Il moro si dovette davvero impegnare per non ridere, anche perché
stavano deponendo la bara e nel silenzio generale sarebbe stato poco cortese da
parte sua…
Erano le sei del pomeriggio passate quando finalmente tornammo a casa
consapevoli che anche quella era passata, che il momento peggiore era stato
superato… ma Ryan era così silenzioso da darmi quasi fastidio. Non tanto lui,
ma la situazione.
Se non riuscivo a farlo stare bene, bene sul serio che cazzo potevo farci li?
In una botta di egoismo non pensai che giustamente Ryan aveva bisogno di
assimilare bene la situazione e viversela per intero ma pretendevo di vederlo
sorridere e subito.
Perché per me non c’era nulla di peggio del dolore che Ryan provava in quel
momento, tanto che gli avrei dato tutto e avrei fatto qualsiasi cosa per farlo
stare bene. Peccato che non si può fare sempre tutto anche se i miei pensieri
erano a fin di bene…
Eravamo seduti nella sua stanza, io a terra con ancora il gatto che ormai
sembrava essersi innamorato di me, e lui sul letto con il pc sulle gambe,
quando mi guardò parlando per la prima volta da quando eravamo usciti dalla
chiesa “Usciamo” mi disse solamente chiudendo il portatile e alzandosi in
piedi.
“Usciamo?” chiesi io meravigliata mentre lui mi porgeva le mani. Io gliele
afferrai e subito mi sollevò da terra portandomi in piedi “E dove vorresti
andare?” domandai subito curiosa.
Lui alzò le spalle, accarezzandomi le braccia per prendere le mie mani e
intrecciare le nostre dita “Non hai mai visto Las Vegas no? Tanto vale che ci
facciamo un giro…”
“Ma non ci andiamo domani con Brendon e gli altri?”
“SI ma io vorrei stare solo con te…” sussurrò sulle mie labbra prima di
baciarle con un po’ troppa enfasi.
Come potevo dirgli di no se faceva così?
E poi si volevo visitare la città stando un po’ da sola con lui visto che
raramente ne avevamo l’occasione.
Las Vegas era la città più magica che avessi mai visto fino a quel momento e
resta quella che mi stregata e presa maggiormente anche ora.
Le luci che si rincorrevano nelle insegne dei casinò avevano qualcosa di
incredibilmente attraente ai miei occhi. I negozi aperti tutta la notte, le
bellissime fontane illuminate, le giostre panoramiche, gente con addosso i
costumi più strani fatti di piume e maschere veneziane… e io avevo la guida più
sexy che potessi desiderare…
“Quello è il Luxor Hotel con la piramide in vetro più grande al mondo” mi
spiegava mentre camminavamo abbracciati per la Strip, in mezzo alle persone,
indicandomi una riproduzione della sfinge e la piramide dalla punta illuminata
“Laggiù c’è il Caesar Palace e Stratosphere Tower… tutti bellissimi posti non
trovi?” mi chiese divertito dalla mia espressione di totale stupore.
“Wow” commentai solo senza smettere di guardarmi attorno “Peccato che nel 90%
dei posti non possiamo entrare perché non abbiamo ventuno anni…” indicai un
palazzo stupendo, illuminato in oro e con delle fontane altissime “Oddio ma
quel albergo è fantastico..”
“Il Bellagio? Ah si decisamente… ho cercato di convincere Pete a farci
alloggiare li per un concerto qua ma lui ha insistito nel dire che era uno
spreco di tanti soldi visto che noi ci viviamo a Las Vegas…”
Io sorrisi maliziosamente “Pete può anche negarcelo… ma noi possiamo andarci
per conto nostro… no?” lui alzò così tanto le sopracciglia che per un attimo scomparvero
dentro alla frangia castana. Non era molto da me lanciarmi in simili
propostacce senza contare che aveva appena assistito al funerale del padre ma
lì per lì pensai che dovevo pur consolarlo in qualche modo…
Non mi rispose nemmeno, afferrandomi la mano e attraversando di corsa la strada
a due corsie per senso di marcia, ovvero una strada assassina e molto
trafficata. Non so come ma arrivammo vivi ed illesi dall’altra parte nonostante
le maledizione di tutte le persone che ci strombazzavano dietro da dentro i
loro velivoli.
“Questa scarica ormonale ci è quasi costata la vita” dissi portandomi la mano
al petto e guardando ancora un po’ pallida la strada “Non farlo mai più o ti
lancio nelle fontane”
“Colpa tua che fai certe proposte” ricantò lui passandomi un braccio attorno
alla vita mentre ci avviavamo verso l’ingresso. Li trovammo un signore bello
impomatato alla reception che parlava al telefono in modo molto educato.
Educazione che scomparve quando si voltò verso di noi guardandoci.
“Vi siete persi e volete informazioni per caso?” chiese
alzando un sopracciglio.
Ryan scosse il capo prendendomi la mano e estraendo il portafoglio con l’altra
“No, vogliamo una stanza per stanotte..”
“Scusi signore ma questo di certo non è un motel a ore e non credo che possa
rientrare nelle sue possibilità economiche…”
In effetti da artista emergente quale era Ryan non poteva di certo
permetterselo ma con molta spavalderia estrasse una carta di credito dal
portafoglio passandogliela e quello la guardò abbastanza allucinato.
Da quando Ryan aveva una carta Oro illimitata??
“Mi scusi signore… le procuro subito una bella doppia con una buona vista sulla
città!”
“Facciamo una suite” continuò Ryan con un sorrisetto mentre quello annuiva.
“Che sta succedendo?” chiesi io un po’ allucinata mentre lui si chinava su di
me sussurrandomi nell’orecchio.
“Non è mia, è di Pete” mi confidò con un sorrisetto divertito “Me l’ha data
oggi dicendomi di comprarmi una chitarra, per consolazione suppongo… ma
preferisco farmi un altro regalo”
“Un regalo da tre mila dollari?” domandai leggendo il listino dei prezzi appeso
alle spalle del uomo che si stava davvero sbrigando a registrarci.
“I soldi li perde dal culo lui” mi disse Ryan riprendendosi il documento mentre
seguivamo il tizio che addirittura ci accompagnò fino alla stanza. Essere
ricchi ti faceva diventare meraviglioso anche agli occhi di chi, a primo
sguardo, ti aveva considerato feccia.
Io storsi il naso “è vero però…”
“Senta c’è anche la jacuzzi nella suite?” chiese Ryan interrompendomi.
“Ovvio che si, signore”
Ok, ci stava un regalo da tre mila dollari a quel punto.
Quando quel tipo ci aprì tutto servile la porta della suite io rimasi un attimo
senza parole. Era un appartamento, non una stanza, e probabilmente non avremmo
usufruito poi di molto eccetto della jacuzzi e del letto… guardai il grande
lampadario che scendeva dal soffitto delicato e poi mi diressi spedita fino
alla terrazza da cui si vedeva tutto il panorama di Las Vegas mentre Ryan
parlava ancora con quel tizio.
Pete ci avrebbe di certo ammazzato ma almeno saremmo morti felici.
Il ragazzo mi raggiunse pochi istanti dopo appoggiandosi alla ringhiera della
balconata guardandomi “Ti piace allora la mia città?”
“Credo di amarla” dissi sorridendogli prima di appoggiarmi a mia volta, urtando
appena la sua spalla “Se mai tu verrai a Evansville ti romperai un sacco le
palle… ci sono solo mucche e montagne la…”
Ryan ridacchiò “Ma è bello il Wyoming…”
“Se ti piace il nulla si…” mi prese per le spalle per attirarmi a se e baciarmi
lascivamente. Fece scorrere le sue mani sul mio corpo fino a che si staccò per
riprendere fiato e io finii per baciargli il collo…
“Jill… forse ho trovato qualcosa di meglio della jacuzzi” smisi di baciargli
ogni centimetro di pelle scoperta per voltarmi nella direzione indicata, ovvero
una piscina “Stai pensando quello che penso io?” mi domandò ammiccando
malizioso.
“Ma Ryro… siamo allo scoperto.. e se passa un elicottero??”
“Allora vorrà dire che farà belle foto” concluse prendendo a sbottonarmi la
camicetta bianca mentre tornava a baciarmi le labbra con passione crescente. Io
vestiti erano diventati ormai solo una seccante perdita di tempo così vennerro
accantonati a terra, prima di buttarci in piscina come una bambini. Anzi no, i
bambini certe cose non le fanno, come due ragazzini che probabilmente eravamo
per davvero. Io lo trascinai sotto coinvolgendolo in un romantico bacio
subacqueo che però si rovinò non appena riemergemmo visto che lui aveva in
testa metà dei miei capelli.
“Direi che sono un po’ lunghetti” mi disse mentre li levava, facendomi ridere.
“Se mi stai chiedendo di tagliargli hai sbagliato di grosso” gli dissi mentre
mi abbracciava e io gli stringevo le braccia dietro al collo “E non mi
convincerai mai a farlo. È già molto che ti ho concesso di fare il bagno nudi
dove tutti possono vederci…”
“Perché ovviamente tutti hanno le possibilità economiche per comprare un
elicottero, Jillianh…” replicò sarcastico meritandosi così di venir brutalmente
annegato dalla sottoscritta, che gli premette sulla testa per farlo andare
sotto.
Ryan non era poi così forte ok, ma io lo ero un terzo. Avevo perso in partenza
e fui costretta a firmare una sorta di armistizio verbale prima di bere metà
della piscina.
“Ora devi fare penitenza” mi disse trascinandomi per tutta la piscina per poi
arrivare all’idromassaggio.
Io alzai un sopracciglio “Ovvero?”
Lui fece partire il getto dell’acqua calda alzandosi appena e dandomi una bella
panoramica del suo fondoschiena nudo… “Ovvero ora vieni qui” mi disse
risedendosi e prendendomi per un braccio, fino a farmi salire a cavalcioni su
di lui. L’aria fresca mi sfiorava metà schiena e le spalle nude lasciate fuori
dall’acqua, vista la posizione in cui ero, ma sapevo che non avrei avuto freddo
ancora per molto…
Presi a muovermi lentamente, disegnando dei piccoli cerchi sul suo bacino
mentre i suoi occhi del colore del cioccolato stavano fissi nei miei azzurri e
la sua mano mi accarezzava la linea della mascella fino a scendere lungo il
collo, il seno, la vita, per poi fermarsi afferrandomi assieme all’altra per i
fianchi magri. Staccò le spalle dal bordo della vasca per potermi baciare
mentre passavo le dita fra le sue ciocche castane e bagnate.
Il resto è facile da immaginare quindi non mi soffermo poi molto a descriverlo.
Quando tutto finì mi appoggiai al suo petto con la schiena mentre lui mi
lasciava un bacio sulla spalla.
“Che schifo” mi disse e, mentre lo guardavo, notai la smorfia che aveva sul
viso.
“Anche io ti amo” dissi sarcastica mentre lui ridacchiava.
“Ma no… è solo che sai di cloro…”
“Forse perché siamo in una piscina?”
“Dalla quale è meglio uscire prima di ridurci allo stato di due prugne secche!”
concluse lui prima di uscire fuori e guardarmi sconvolto “Cioè non abbiamo
preso nulla con cui coprirci??”
“A quanto pare” dissi io appoggiandomi con le braccia al bordo “Visto che sei
fuori perché non vai in bagno e prendere un accappatoio anche per me?”
“Seh… lo so che è solo una scusa per guardarmi il culo, Jill” fece finta di
lamentarsi mentre spariva dentro alla stanza. Ok lo ammetto, era vero.
Dopo aver fatto una doccia, ovviamente insieme, tornammo in veranda,
stendendoci assieme sulla stessa sdraio per far si che io potessi imprimermi
bene la vista di Las Vegas nella mente una volta per tutte, prima di ripartire
di nuovo alla volta di Denver.
“Secondo te Pete ci ucciderà?” chiesi io preoccupandomi per un attimo mentre
lui sbadigliava sonoramente, portandosi in modo alquanto pigro la mano alla
bocca.
“Forse… ma penso che non se ne accorgerà nemmeno…” replicò facendomi sorridere.
Gli lasciai un bacio sulla guancia prima di intrecciare di nuovo la mai mano
alla sua e tornare a godermi lo spettacolo che poteva offrirmi quella vista.
Tra me e Ryan il silenzio è sempre stato qualcosa che ha caratterizzato il
nostro rapporto. Passare minuti infiniti abbracciati in silenzio per me era più
che normale e mai negativo in quanto sostenevo che se davvero si stava bene
assieme allora non si doveva aver paura di stare un po’ zitti e ascoltare
magari cosa ci diceva la testa o il cuore. Così come fece Ryan, prima di
iniziare a parlarmi di ciò che lo stava turbando. Non lo aveva mai fatto prima,
di aprirsi in quel modo... “Non devo pensare al passato” buttò li come se
avesse detto non una frase rielaborata ma la prima cosa che gli passava per la
testa “Se penso a quando ero piccolo allora mio padre rischia di mancarmi
veramente….” Alzai lo sguardo verso di lui stupendomi di vedere che non stava
guardando me, ne la città. Aveva alzato gli occhi al cielo fissando un punto
che sembrava più alto delle stelle stesse “Da bambino avevo una vera e propria
venerazione per lui… Era il mio eroe non solo perché aveva fatto la guerra in
Vietnam ma anche perché lo giudicavo davvero un padre fuori dal comune… Mi ha
insegnato ad usare il fucile che non avevo nemmeno otto anni, ripetendomi che
una volta che lui fosse morto allora io avrei dovuto saperlo usare per
difendere la mamma e Kate…” Io non osavo chiedergli nulla, ne interrompere quel
suo monologo così triste da spezzarmi il cuore “Poi non so cosa sia successo…
ma crescendo tutto è cambiato e il nostro rapporto è andato davvero a puttane.
Forse è stato quando mi sono accorto di che razza di fallito alcolista fosse in
realtà, oppure quando lui si è reso conto di che figlio sciagurato aveva. Non
lo so e non mi interessa, so solo che undici anni di amore paterno non possono
comunque cancellare i lividi che mi ha impresso sulla pelle…” abbassò gli occhi
nei miei e dentro non trovai nemmeno una lacrima, solo molta malinconia “Sai…
credo che se continuo a pensare a lui come lo stronzo che trovava tutti i
pretesti per menare me e urlare addosso alla mamma allora non mi mancherà mai…
Ed è fondamentalmente il solo modo che ho trovato fino ad ora per evitare di
ridurmi come tutti quei patetici personaggi che vedi nei cimiteri a piangere su
un passato ormai idealizzato…”
“Piangere non è da patetici…” sottolineai io infilando il viso nell’incavo del
suo collo.
“Secondo me piangere per certe cose è da patetici… Io non posso piangere per
mio padre…”
Io ero scettica, e parecchio “Ma gli istanti felici che avete vissuto assieme…
dovresti ricordarti anche quelli non solo i momenti brutti…”
“Jill, non voglio offenderti ma non puoi capirmi” non lo disse con cattiveria e
io non mi offesi. Dopotutto aveva ragione, non potevo capirlo anche se provavo
disperatamente a farlo.
May
pov
Luglio 2006 (Passato)
La permanenza a Las Vegas,
dopo il funerale, fu un completo sfacelo da quale avrei voluto scappare in
fretta. Per mia fortuna Brendon, stanco di non poter nemmeno sfiorarmi senza
che sua madre spuntasse con qualche scusa, decise che sarebbe stato meglio
andare in hotel. Eravamo a Las Vegas, avevamo l’imbarazzo della scelta… E
siccome io non volevo pagare troppo riuscii a convincerlo a pernottare nel più
economico degli alberghi, dove conoscemmo anche un simpatico camionista e io
continuo a credere che fosse un HSK. Ne aveva tutto l’aspetto… In hotel alla
fine abbiam potuto goderci il letto matrimoniale liberamente e Brendon si
accontentò, rinunciando del tutto all’idea di sverginare il suo letto di
adolescente casto.
Comunque riuscimmo a
girare un bel po’ per la città, quando nessuno era occupato come al solito ad
amoreggiare felicemente. Soprattutto per i poveri Pete e Spence che non
avevanonessuno con loro. Ovviamente
non ci fu permesso di entrare nei casinò dato che eravamo un branco di
minorenni e quindi ci limitammo a girare a vuoto facendo foto tutti insieme. La
pesantezza della morte del padre non sembrava schiacciare Ryan, ma ora come ora
credo che si stesse sforzando… Noi, da giovani imbecilli, credevamo che
distarlo fosse la soluzione migliore. Per due dal carattere svampito come
quello mio e di Brendon, soprattutto,evitare di pensare a qualcosa di doloroso era l’unico modo per sentirsi
bene.
Ma era solo che non ci
rendavamo conto della grandezza e della gravità del dolore che la morte di un
genitore poteva portare… Non ce ne rendiamo conto mai. Io nemmeno volevo
comprendere, perché per me pensare alla perdita di mio padre scombussolava la
mente…
Ora come ora ricordo quei
giorni a Las Vegas come alcuni tra i più insignificanti della mia vita perché a
quella città collego altri ricordi più importanti. Solo una cosa non riesco a
scordare… L’inevitabile pensiero fisso di mio padre che iniziò ad assalirmi ed
il sogno ricorrente della sua chitarra blu.
Continua…
E così il capitolo 16 è finito!!
D:
Come al solito anche i momenti
seri vengono rovinati dalla stupidità dei personaggi… XD
Non riuscivamo ad evitare le
cazzate. Colpa di Brendon.
Anyway, per il prossimo capitolo
ci sarà una sorpresona!!!! *-*
Sarà un pov speciale…
Stay tuned and ready perchè ci
sarà da divertirsi :D
Capitolo 25 *** Act 3. Special Chapter: Pretty sure that you’re probably kidding me. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Third Act: To Discover
Special Chapter: Pretty Sure that you’re probably kidding me.
William pov: Miky
Gabe pov: Jess
William pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Una relazione dovrebbe fondarsi
principalmente sul mantenimento delle promesse e sul bisogno reciproco di
trovare nell’altro conforto e amore. Quindi presumo che una relazione non potrà
mai esistere nel suo assolutismo… è un’ideale che non potremo mai avere fra le
mani. Ahi ahi, non dovremmo sognare mai. Tutte le volte me lo ripeto ma poi mi
ritrovo a fantasticare su una vita che probabilmente è un’utopia bella e buona.
L’utopia di avere Gabe per me, completamente e senza problemi. Dai, Will… A chi
voi dare a bere di essere il ragazzo adatto a sostenere una storia? Se in un
momento come questo ti comporti male è la volta buona che riesci a dimostrare
al mondo quanto sei spregevole… Una stupida polpetta di sentimenti contrastanti
e miserevoli.
Ora dovrei pensare bene a come tenerci a
galla in una situazione simile, dato che entrambi siamo abbastanza scossi. Ma
mi conosco abbastanza per dire che non sono il tipo maturo che prende le redini
di tutto e guida la vita nel verso giusto. Sono più quel tipo di persona che la
rovescia e la manda a puttane.
Gabe si è seduto sulla poltrona non appena
siamo arrivati a casa e da ore se ne sta a fissare il televisore spento con le
mani appoggiate al mento. Lo guardo ancora un attimo, prima di decidermi a
lasciare il divano e piazzarmi davanti a lui.
-Non credi che dovremmo parlare? Mi fai
preoccupare quando fai così…-
Gli dico e lui alza appena gli occhi verso di
me con un’espressione un po’ persa. Gli passo la mano fra i capelli corti e lui
mi afferra il polso, bloccando il mio gesto. Per un attimo mi sento ferito, ma
lui subito si porta la mia mano alla bocca per baciarne il dorso.
-Stai tranquillo Will…-
Si alza e poi va verso la cucina sparendo per
qualche decina di minuti. Io ovviamente rimango immobile come un idiota a
fissare i cuscini stropicciati dal suo corpo. Dovevo aspettare che fuggisse
così senza parlarmi, dato che è tutto il giorno che non mi rivolge parola. Per
quanto abbracci e carezze sembrano bastare, c’è bisogno pure di qualche
chiarimento. Vorrei sapere se lui ha bisogno di qualcosa, di qualche attenzione
particolare per non stare male… Ma ovviamente lui non vuole dirmi nulla.
Capisco Gabe, lo capisco benissimo. È un
libro aperto… uno come lui, con tutta quella sincerità, difficilmente ti
nasconde sentimenti. Forse lui non conosce bene me, non riesce a comprendermi e
crede che non possa stargli vicino… Per quanto siano tutti convinti che io non
possa affezionarmi a qualcuno. Ho imparato semplicemente a mostrare a pochi
l’affetto che provo, perché la maggior parte se ne approfitta e te lo mette in
culo senza tante cerimonie.
Ora ho semplicemente bisogno di stare accanto
a Gabe per poter superare insieme questa perdita. Voglio solo aiutarlo a star
meglio… Così lo raggiungo e quando apro la porta lo ritrovo attaccato ad una
bottiglia di vodka, in piedi davanti alla finestra come se gli piacesse il
panorama.
-Gabe… Che stai
facendo?-
Domando scazzato, sapendo bene che sta
cercando di ubriacarsi per scordare tutto. Lui alza le spalle e si volta a
guardarmi con un sorriso mesto e poco credibile.
-Bevo qualcosina per tirarmi un po’ insieme…
Sto strippando.-
-Non mi pare il modo più logico per non dar
fuori di matto, quello. Metti giù la bottiglia e vieni di là…-
Al momento non mi importa se ha infranto
nostra promessa, voglio solo che lui mi ascolti e si faccia consolare da me. Ma
al contrario prende un altro sorso ed apre il vetro della porta finestra per
uscire.
-Bill, per favore… Ho bisogno di rilassarmi
un poco.-
-In quel modo? Gabe, ti ricordo che mi avevi
detto che non avresti più bevuto… Anche in questa situazione non mi pare
consono andare ad ubriacarsi. Non si affrontano così i problemi…-
Lo sento ridacchiare ed estrae le chiavi
della macchina dalla tasca della felpa. Lo seguo in giardino per qualche passo
e gli afferro il braccio facendolo voltare verso di me per guardarlo in faccia.
-Ti chiedo un solo favore… Seriamente,
stasera voglio staccare la spina.-
-Posso aiutarti a farlo, Gabe… Sono qui
apposta.- Allargo le braccia quasi disperato e lui mi fissa perplesso.
–Sfogati! Parlami di quello che ti passa per la testa!-
Tentenna un attimo non sapendo se
abbracciarmi o andarsene… Io lo fisso sperando con tutto il cuore che rimanga
con me.
-Non ho voglia di questo scambio di emozioni
a senso unico…-
Dice, prima di voltarmi le spalle ed andare
alla macchina. A grandi passi gli vado dietro e mi appoggio alla portiera
quando lui la sta per chiudere.
-Dove hai intenzione di andare?-
-Al Planet…-
Chiude la portiera e mette velocemente la
retro, uscendo dal vialetto e sparendo per la strada. Rimango qualche secondo
in giardino a pensare sul da farsi e sento la rabbia che da tutto il giorno mi
rivolta lo stomaco crescere ancora. Mi porto una mano fra i capelli e decido di
rientrare in casa, sbattendo la porta finestra e correndo dritto in camera.
Inutile William… A chi volevi far credere di mantenere stabile la relazione con
quel coglione di Saporta? Sei una schifosissima merda…
Corro a prendere la valigia da tour e ci
infilo dentro la maggior parte dei miei vestiti, senza pensarci molto. Se Gabe
non vuole restare con me in questo momento allora non avrà mai bisogno di me.
Se non riusciamo a stare insieme nel momento del bisogno, figuriamoci
normalmente!
Oh, se vuole rompere facilmente le promesse
allora lo farò anche io… Sono più bravo di lui a distruggere le relazioni e i
patti. Ora ne faccio a pezzi due in una volta: “non lasciamoci più in modo
stupido” e “non andare subito da May quando succede qualcosa”.
Sono un mago a mandarci in frantumi, Gabe…
Sono davvero il migliore in circolazione.
(Passato)
In quel periodo vivevo
praticamente al dormitorio della DecayDance, dato che non potevamo continuare a
fare tutti i giorni avanti e indietro da Barrington come se nulla fosse. Certo,
all’inizio era anche un po’ deprimente, ma con l’inizio del 2006 è forse
diventato il posto dopo la mia cittadina che potevo definire casa.
Motivo uno: Pete mi aveva
accolto fin troppo bene e ci viziava tutti in modo assurdo.
Motivo due: Con l’arrivo
dei Panic trovai in Ryan un ottimo compagno di divano. Si sa, con Sisky e
Butcher in band stare tranquilli è quasi impossibile, con lui invece mi
rilassavo un botto.
Motivo tre: Il mio letto
era comodissimo e si dormiva che era un piacere…
Motivo quattro: I Killer
Peaches mi hanno portato May.
Motivo cinque: Gabe.
E non sono in ordine di
importanza, figuriamoci! Non potrei mai mettere il letto sopra May o Gabey…
Credo. Piuttosto ho messo May e Gabe sopra ad un letto. Buffo, uh? Beh queste
erano le cose principali per cui quella casa enorme mi piaceva un sacco, ma
c’erano anche dei contro a cui far fronte.
A- Non si poteva
cazzeggiare troppo perché eravamo lì per lavorare.
B- La lotta per che cosa
mangiare era troppo violenta.
C- Dio ma Brendon Urie non
stava mai zitto o fermo o lontano. Quindi se eri con May c’era per forza lui
attorno.
D- Jilliahn Bayler credeva
di essere chissà chi, ma era solo un’oca senza cervello con il bel faccino.
Oltretutto ha portato via Ryro dal divano…
E- La vita privata non era
più privata. Non potevi nemmeno cambiarti le mutande che tutti sapevano subito
di che colore erano.
Contro che però non
potevano abbattermi del tutto, perché i pro sono sempre stati molto più
motivanti ed importanti. Insomma, c’era pur sempre un letto dove dormire quando
Jilliahn, Urie o chi altri decideva di rompermi troppo le palle. Si sa, sono
molto tranquillo ma davvero intollerante… In verità tollero solo quello che mi
va a genio. No, non ho mai sofferto la sola vista di Bayler perché Gabe era
innamorato perdutamente del suo visino da angioletto e dalla sua attitudine
tenera, pucciosa e amichevole. Il problema in effetti era questo…
Lei era una ragazza carina
e affabile. Io ero un ragazzo sarcastico ed intrattabile. Ragazza contro
ragazzo. Due buchi contro uno.
All’inizio l’ho odiata
tanto solo perché piaceva a Gabe e ovviamente lei partiva in vantaggio
spudorato. Poi proprio non riuscivo a sopportare tutto di lei, dalla sua voce
alle sue risposte acide, dalla sua faccia al suo comportamento così giusto ed
impeccabile. Non so come May abbia fatto a rimanerle amica, dato che la
differenza tra loro è abissale… Dico, May se ne sta a due passi dall’Inferno e
quell’altra è nella Rosa dei Beati. Come facevano a parlarsi lo sanno solo
loro.
Beh, ma May ha sempre avuto
il suo bel comportamento strano alla fine. Sarebbe il tipo capace di sorridere
anche al suo peggior nemico solo perché non gliene frega assolutamente nulla di
lui… Non che io stia dicendo che non le importasse di Jill. Di certo le importava
più di me. Di questo non posso aver dubbi, dico, parliamo del mio pestifero
diavoletto con la testolina rossa, no?
Sì, beh, avere un
diavoletto come May sulla spalla è sempre meglio che avere un angioletto come
Jill. Per questo io continuavo per una strada intelligente verso la mia
conquista di Gabe, mentre lui invece si faceva traviare dalla biondina dagli
occhi dolci.
Beh, Sisky all’inizio non
capiva nulla di questa cosa quando gliela spiegavo. Lui sosteneva che May fosse
un pericolo ambulante, una catastrofe naturale sottoforma di ragazzina. Per
questo mi ha tirato storie quando me la sono fatta, ancora oggi mi ricordo che
per quelle scopate disinteressate mi ha fatto un cazziatone di un’ora. Il
pomeriggio del compleanno di Jill in cui ero tornato un po’ tentennante in
stanza dopo aver saputo che May dormiva con Brendon è stata la volta peggiore.
Ricordo:
La tremenda attesa perché
mi arrivasse un suo sms per tutta la serata mentre me ne stavo con gli altri in
un pub, senza però riuscire a divertirmi.
Il vuoto che ho provato
quando non l’ho trovata nell’appartamento in cui scappavamo.
L’amarezza di aver saputo
che stava a letto con Brendon.
Distrutto da queste
sensazioni ero tornato in camera ed Adam aveva capito tutto alla prima
occhiata: il disinteresse si era fatto infatuazione ed io stavo nuovamente ingigantendo i miei
sentimenti. Ho scambiato l’affetto per una cotta… Per fortuna me ne sono
accorto in tempo. Ma Sisky mi aveva dato comunque una mano…
Fortuna che poi è arrivato
Gabe ed il colpo di fulmine mi ha fatto dimenticare la rossa. Perlomeno mi sono
accorto che l’amicizia con lei era molto più stabile di una relazione… Insomma,
io e May siamo un danno quando si parla d’Amore. Abbiamo bisogno che quello con
cui stiamo sia più sveglio ed affettuoso di noi, altrimenti non saremmo in
grado di far altro che scopare e regalare il nostro corpo in cambio di affetto.
Gabe era il candidato
perfetto. Perlomeno per il sottoscritto… Lei aveva trovato Brendon almeno.
Beh, parliamo di Gabe
Saporta. Lui è l’uomo perfetto, assolutamente. Non penso che ci sia qualcun
altro al mondo come lui… No, seriamente, pensandoci adesso ne sono proprio
sicuro. E trovarmelo lì in dormitorio fu la fine… Ero fan dei Midtown, ero
addirittura stato ad un loro concerto. Dio, ero così eccitato dall’idea di
conoscerlo… Poi ecco che arriva al dormitorio e boom. Scocca la scintilla ed i miei ormoni vanno in
tilt completo. Non ero mai stato attratto da un uomo prima di allora… Ma che
aveva lui in particolare? Beh, una barca di cose.
Difetti: Non riusciva
proprio a sopportarmi e capirmi.
Ma non mi arrendevo.
Insomma, c’era quest’attrazione chimica che non riuscivo proprio a placare. Mi
ci vollero settimane per capire che ero proprio innamorato e non stavo solo
cercando di entrare nelle sue grazie. Dai, si sa che mi capita un po’ troppo
spesso di comportarmi quasi come se ci provassi… Con lui mi veniva più naturale
del solito.
Di solito tendo a cercare
di affascinare senza poi volere che la gente mi desideri in modo maniacale. Con
lui era diverso… Io lo bramavo e volevo che mi desiderasse altrettanto.
Con Jill fuori dalle palle
pensavo che sarebbe stato molto più semplice… Ma mi sbagliavo.
Gabe riusciva spesso ad
evitarmi, come se avesse un radar anti-Bill attaccato in testa. Ma non appena
lo beccavo in salotto non perdevo l’occasione di andare da lui… Non potevo
stargli lontano, anche se capivo di infastidirlo e metterlo in imbarazzo. A
volte volevo anche rinunciarci, ma poi mi ritrovavo lo stesso a stargli
appiccicato.
Volevo baciare le sue
labbra… Volevo che mi guardasse. Che mi accarezzasse… Volevo che mi dedicasse
le sue attenzioni. Che mi desiderasse… Che mi portasse a letto. Volevo che mi
amasse.
I wanted you
so desperately to believe me… Run, run, why are you running from another
conversation?
Egoista. Egocentrico.
Capriccioso… Vanitoso. Non potevo comportarmi diversamente.
Quel giorno, che era il
primo di tour, stavo pensando se fosse possibile cambiare per qualcuno.
Ovviamente so che non lo è, pensi solo di esserti trasformato un po’ ma alla
fine rimani sempre lo stesso.
Esempi pratici: Ryan con
Jill e May con Brendon.
Le piccole lune imperfette
che cercano di riflettere la luce del sole. Chi è difettoso e cerca la
perfezione non l’avrà mai… Restiamo tutti incompleti. Veniamo considerati
feccia… E con tutti i nostri sforzi non abbiamo possibilità di cambiare.
May è sempre vissuta per sé
stessa e ancora non crede nell’amore anche se per un po’ ha pensato il
contrario.
Ross è stato a lungo
l’apparente insensibile che non riusciva mai a comportarsi nel modo giusto.
Io forse non riuscirò ad
amare e lasciarmi amare pienamente.
Facciamo una bella analisi
al contrario?
Brendon è perfetto.
Jill è perfetta.
Gabe è perfetto.
Ciò non vuoldire che
preferisca loro, anzi. Non mi piacciono le cose troppo perfette… Gabe apparte,
ovviamente.
Preferisco di gran lunga il
continuo errare di May alla fedeltà e all’etica di Bayler. Nonché la realistica
freddezza di Ross all’esagerato e sognante affetto di Brendon.
Beh, comunque stavo dicendo
che provai a cambiare in qualche modo. Il tour con i Cobra era un’ottima
oppurtunità per far capire a Saporta che alla fine ci tenevo veramente a lui.
Prima di tutto iniziai a lasciar stare di rispondere male e strippare,
subendomi le sue urla quando mi diceva brutalmente di non sopportarmi più.
Dovevo resistere e continuare imperterrito a dimostrargli che i miei sentimenti
erano veri. Poi cercai di essere più dolce e meno insopportabile, ma ciò non
sembrava intenerirlo affatto…
Ovviamente perché sono un
ragazzo. E probabilmente pensava che la mia fosse una perversione.
Forse avrei dovuto
spiegargli che prima di conoscerlo mi facevo May nel letto in cui dormiva al
dormitorio. E prima di lei cambiavo una ragazza al mese senza mai trovarne una
adatta… Gli uomini non rientravano nei miei interessi.
Era solo Gabe… è sempre
stato solo lui.
A essere sincero la
conferma di questi miei sentimenti arrivava quando mi lasciava stare al suo
fianco sul palco. Anche solo per quei quattro minuti di canzone… Sì perché
perlomeno mi sentivo accettato. Ed ognuno di noi canta e scrive canzoni per
essere in qualche modo accettato… Da un pubblico o da una persona.
Io, finora, l’ho sempre
fatto per qualche persona particolare… Soprattutto per due a cui tenevo molto.
May invece cantava per essere accettata dal mondo da cui voleva essere pure
ricordata, certo, prima che si mettesse a scrivere canzoni per Brendon Urie.
Brend non voglio sapere perché canti, penso perché lo fa da Dio come fa tutto
il resto.
Comunque so che finì che un
giorno me ne stavo sdraiato sul letto da solo, dato che Gabe se l’era fuggita
per l’ennesima volta. Non sono uno che piange ma quella volta stavo così male
che mi aspettavo di scoppiare da un momento all’altro. La cosa che mi aveva
ucciso era stata la confessione di Gabe, che si era lasciato andare un po’
troppo con iparticolari del suo amore
per Bayler.
Mi accorsi che era
seriamente preso e innamorato, in un modo che di certo non gli avrebbe mai
permesso di pensare ad altro. Ma se persino io avevo smesso di farmi May perché
stava con Brend, poteva perdere le speranze pure lui. Sarebbe bastato che Ryan
lo facesse demoralizzare del tutto. In quel caso l’avrei consolato…
In amore si deve giocare
sporco. Per questo raccontai tutto a Ross che se la prese abbastanza, più di
quel che avevo immaginato. D’altronde Gabe doveva saperlo, io ero suo amico e
non potevo ascoltare chiacchiere sulla sua ragazza senza spifferare… No? Tra
amici ci si racconta tutto.
Nonostante questo ovvio che
Saporta non si arrese! È sempre stato uno con la testa dura, lui… O un
sognatore? Ah, sì, sperava di bestia che Bayler si ricredesse e lo guardasse
con occhi diversi.
Se cercava degli occhi che
l’osservassero con amore e attenzione doveva solo guardare il sottoscritto.
Dentro di me avrebbe trovato più amore che in quell’altra… Sì, perché lo amavo
seriamente. E l’avrei anche amato di più se solo lui si fosse lasciato amare.
Ma questa è sempre una cosa complicata e io non avevo lo sbatti di fargli un
simile discorso. Doveva capirlo da solo, io mi davo abbastanza da fare con i
fatti.
Parlare e non essere
compreso mi scazza in modo assurdo. Divento nervoso, inizio a sbuffare e, se
davvero non mi capiscono, finisco malamente il discorso prima di zittirmi.
Sapevo benissimo che se
avessi spiegato a Gabe quello che stavo provando lui mi avrebbe guardato male
lo stesso. Così mi limitavo a mostrargli il mio amore con piccoli gesti che
tutte le volte non venivano apprezzati.
Niente da fare, sono sempre
stato una frana a farmi capire da chi mi sta attorno… O chi frequento è come
me, o non mi comprenderà mai. Il modo che avevo per cercare di farmi capire
dalle ragazze era sorridere malizioso ed infilarmi nelle loro mutande
velocemente. Non che le amassi o loro amassero me per quel che ero veramente…
Ma perlomeno era facile averle. Con Saporta non potevo farlo, dato che lui mi
aveva pure detto di essere omofobico e rigorosamente etero. Ma che potevo
farci? Arrendermi? Mai…
Per una volta nella vita
volevo essere coerente con i miei sentimenti e non accontentarmi di un premio
di consolazione come una scopata a caso. E comunque non avevo nessun altro a
cui pensare, quindi potevo concentrare tutte le mie attenzioni su di lui.
Il primo tour con i Cobra
fu forse la mia prima corsa verso l’amore ideale che cercavo… E se Sisky si
lamentava della mia distrazione a causa di Saporta non potevo farci nulla. Non
stavo comunque smettendo di scrivere canzoni e testi, ero anzi attivissimo.
Anche se mi accorgevo che troppo spesso scrivevo per qualcuno che non era
affatto l’oggetto del mio desiderio… Ma questo è un discorso che è meglio
evitare, insomma, potrei essere accusato di provare sentimenti che invece non
sento.
Beh, in conclusione
nell’autunno dei 2006 mi ritrovai con un mucchio di testi fraintendibili, una
frustrazione tremenda perché non scopavo da mesi e –soprattutto- dei sentimenti
che come palle da ping-pong mi venivano sempre ributtate indietro da Gabe.
Eppure non demordevo…
Gabe pov.
Dicembre 2010 (Presente)
Mal di testa….
È la sola cosa che ora come ora riesco a realizzare…
Cazzo, mi sono ubriaco. Merda.
Non apro nemmeno gli occhi buttando il braccio dall’altra parte del materasso e
sorrido quando avverto la presenza di qualcuno…
Allora non te ne sei andato…
Apro gli occhi ma non c’è Will al mio fianco, no. Lui non c’è mai stato e al
suo posto trovo sempre lei.
Jilliahn.
Mi avvicino al suo corpo ancora addormentato appoggiando la fronte alla sua e
sospiro. Cosa fare ora?
Will, se pensi che ti correrò ancora dietro scazzi male…
La nostra storia si chiude qui, anche se credo che si sia già chiusa da tempo.
È da un po’ che mi sento solo in questa relazione… che la mia paura di perderti
si è affievolita sempre più fino a scomparire…
Cosa perdo alla fine? Un egoista?
Io non ho bisogno di un egoista, io necessito di avere una relazione a due,
dare senza ricevere non mi è mai piaciuto e alla lunga scoccia… e se penso che
sei tu quello che mi ha inseguito per tanto tempo mi viene quasi da ridere. Non
mi capisci, non mi hai mai capito e mai ci riuscirai fino a che rimani
incollato a te stesso. La sai la storia di Narciso? È annegato per contemplare
la sua immagine riflessa. Così come ora moriamo noi due come concetto di
coppia…
Non dirò punto e a capo perché ho intenzione di iniziare da una pagina bianca
adesso. Per te mi sono fatto piacere gli uomini, cosa che mai mi era successa
in vita mia e adesso tu calpesti tutto? Bene.
Questo è un addio…
Accarezzo i capelli biondi di Jill pensando a lei e a Brendon per primi e poi a
Ryland, Vicky e tutti gli altri.
Io non sono solo.
Tu si, perché hai May che sa essere anche più egoista di te.
(Passato)
Quando sono entrato a far
parte del favoloso cosmo del mio amato (?) Petey non avevo idea di quante persone
stupende avrei conosciuto e alle quali mi sarei col tempo legato.
Ok, molte alla fine me l’hanno allegramente messa in quel posto, ma pazienza.
Pensando ad allora, ero felice di cooperare con il mio migliore amico e (quasi)
tutti i ragazzi che seguiva.
Oddio… così sembra un centro di recupero per ragazzini disadattati.
E lo era…. In un certo senso….
Oh, lasciamo perdere! Per tornare al discorso di prima….
Le persone che ho conosciuto….
Sin dal primo momento in cui i miei occhi si sono scontrati con quelli di Jill
mi ero perduto in quell’immensità cristallina e mi ero ripromesso che, in un
modo o nell’altro, l’avrei conquistata.
Ok mi sbagliavo ma pensavo di poter convertire quella dolcezza che lei provava
per me in amore.
Non avevo tenuto conto del Fattore-Ross e questo mi costò carissimo perché per
quanto tempo passassi con lei non riuscivo mai a far si che mi sorridesse o mi
guardasse come faceva con lui che, a mio parere, non la meritava affatto.
Non che mi stesse antipatico, non avevo nulla contro di lui era un tipo
tranquillo… ma qualcosa mi diceva che non le importava di lei quando a lei
importava di lui e di certo non l’amava come l’avrei amata io. Su questo ne ero
certo.
Quel suo modo pacato di comportarsi sempre mi puzzava e ripensando a come l’ha
trattata anche successivamente non ho potuto che confermare le mie teorie.
Tornando a lei, nel primo periodo alla Decay eravamo sempre assieme tanto da
diventare migliori amici, anche se la cosa a me non bastava cercavo di
accontentarmi. Passavamo la mattinata assieme a correre con anche la compagnia
di quel folle di Brendon Urie prima di chiuderci dentro la palestra a seguire
una lezione che al inizio doveva essere solo mia ma che poi comprese anche lei,
Urie e McCoy: Hip Hop.
E non era facile guardarla danzare senza sentire un forte impulso sotto la
cinta. Impulso che mi calava appena guardavo Brendon che riusciva a ballare
avvolte meglio del sottoscritto. Allora li entrava in gioco la competitività
maschile che mi distraeva.
Ormai eravamo un trio piuttosto convinto e entrai nelle grazie più profonde di
Pete tanto da essere nominato ufficialmente a cena suo terzo figlio.
Sarebbe stato tutto perfetto insomma se non fosse stato per un trio che davvero
faticavo a digerire: primo fra tutti Ryan Ross ma sui motivi per il quale non
lo sopportavo ci siamo già chiariti in precedenza. Poi
May McLean. Vabbè su di lei sapevo
davvero poco ma non mi volevo nemmeno sforzare a conoscerla perché tutte le
volte che la vedevo provavo solo brutte sensazioni.
E non mi ha fatto nulla di male eh! Solo che a pelle non mi dava sensazioni
piacevoli ma solo un sacco di ansia. Si perché mi metteva ansia e il motivo era
uno solo: lei non era mai sola, se c’era lei e non se ne stava a farsi sbattere
da Brendon allora stava con lui. William
Beckett….
A N S I A…. E cosa facevamo tutto il tempo?
Assolutamente nulla. Erano tre amebe gelatinose che vivevano con il culo sul
divano… o per scopare…
Erano davvero irritanti e tutte le volte che entravo in sala e li trovavo lì a
fare un cazzo mi veniva voglia di sbattere la testa contro la parete fino a
scartavetrarmela…
E io sono sempre stata una persona buona e pacifica eh… beh riuscivano a tirare
fuori il peggio di me.
Ryan perché non trovavo una ragione plausibile per la quale un coglione del
genere potesse avere una ragazza così perfetta come Jilliahn Bayler.
May perché sembrava vivere li per inerzia e sembrava anche essere totalmente
inutile alla sua stessa band e William perché mi stava addosso.
Come una zecca su un cane.
Come una cozza allo scoglio.
Come un wuster in un hot dog…
No, questo meglio di no, pessima metafora.
Pessima perché avevo capito a cosa puntava… e stava dietro di me, a metà strada
fra la testa e i piedi.
Erano anni e anni che ci provava e riprovava con me.
Anni poi, non è che lo conoscessi molto alla fin fine ma ricordo che all’ultimo
concerto dei Midtwon era entrato nel mio camerino chiedendomi se potesse darmi
il suo personale in bocca al lupo….
Bleah…
La mia sola salvezza era Jill perché tutte le volte che stavo con le Bill stava
a distanza facendo il geloso e guardando la biondina come se volesse ucciderla.
Beh, se avesse anche solo provato a dirle qualcosa gli avrei mangiato la
faccia.
È successo qualche volta e non mi sono fatto di certo problemi di coscienza
poi.
Ci fu un momento in cui però odiai il Magnanimo Pete…
Perché? Perché mi separò dall’oggetto della mia costante ricerca per spedirmi
in tour con i TAI. Odio puro, ma so che Pete non lo fece con cattiveria ma solo
per privilegiare le coppiette che non potevano esser separate.
Quale ingiustizia sarebbe
stata! Meglio mettere a rischio la verginità del culo di Gabe non pensate??
Perché sapevo che rischiavo quello e lo rischiavo pesantemente.
Attaccarmi alla sottana di mamma Pat poi fu totalmente inutile perché nulla
sortì gli effetti sperati. Mentre marciavo con la valigia in spalla verso la
prima data del mio primo tuor sembravo un condannato alla sedia elettrica…
Uomo in marcia nel miglio verde!
Ma ovviamente non finisce qui, ma figurarsi… Colpo finale: Beckett avrebbe
diviso la stanza con me per tutto il tour.
Ecco bene, a posto.
E poi? Un litro di sangue? Una fettina di culo panata?
Mi chiesi a quel punto: tutto il male vien per nuocere?
Risposta: sì.
Mi veniva da piangere, non mi vergogno ad ammetterlo ma rischiavo di avere una
crisi isterica.
La mia sola salvezza si chiamava Ryland ovvero il mio nuovo chitarrista che più
di una volta, praticamente sempre, si offriva di dividere il letto per salvarmi
la vita. Nemmeno a lui piaceva molto Bill ma infondo a chi piaceva davvero
apparte May e Ryro?
Dopotutto loro tre si dividevano qualcosa di davvero importante, ossia un unico
neurone.
Facevano a turno, un po’ per uno.
Si vede che il quel periodo era rimasto a May e Ross perché per tutta la durata
della lunga sfilza di concerti che il MIO Nobile Pete ci aveva affibbiato Will
fece solo cazzate.
Orribili cazzate.
Vi basti sapere che l’unica volta che davvero dormii con lui, la seconda notte,
la mattina me lo ritrovai affianco con il vassoio di colazione, solo i boxer
addosso e una rosa fra i denti.
Era troppo anche per me.
Chiamai il Potente Pete subito mentre stavo già iperventilando e lui mi rise
addirittura in faccia. Solo Jilliahn, che mi capiva, mi consigliò riguardo
all’acquisto di una bella mannaia con il manico in cuoio nero e un bel pomello
d’oro in fondo. Un tocco di classe.
Iniziai a risparmiare per poterla comprare. Penso che avrei anche venduto il
culo per avere i soldi subito ma suonava paradossale così mi limitai a
cantare.Ormai era diventato un fatto di principio…. Non lo reggevo più lo
volevo morto.
Smattavo urlandogli addosso e lui mi guardava come se non gliene importasse un
cazzo visto che poi era ancora li.
E intanto i soldini aumentavano nel mio portafogli…
Ma li spendevo tutti in alcool, per dimenticare.
Dovevo dimenticare o sarei impazzito.
Sarebbe diventato la causa del mio alcolismo lo sapevo.
Ciao a tutti, mi chiamo Gabe, ho 27 anni, non ani, e bevo per dimenticarmi
della faccia di merda di Beckett. E dei suoi boxer. E soprattutto quanto era
eccitato dentro i suddetti boxer mentre ammiccava verso di me con quella cazzo
di rosa in bocca.
Brividi….
Di schifo.
E volevo dimenticarmi anche la vasellina che mi fece trovare sul cuscino con
attaccato quel post it giallo che recitava un USAMI CON CAUTELA.
Usami sto cazzo… non ti uso nemmeno con una donna dopo questa.
Vado a secco, per tutta la vita.
Lubrificanti a parte, qualche volte ho avuto la sensazione che volesse farmi
capire che non gli interessava solo il mio culo, ma forse anche il mio cuore.
Ma poi mi dicevo che ero un pirla che cercava sempre il senso positivo e mi
davo alla fuga…
L’unico momento in cui gli concedevo di toccarmi era sul palco perché mentre
cantavamo, non mi urtava per nulla. Dovevo ammetterlo: ero un innamorato cronico
della sua voce.
Quando cantava poteva davvero stregarmi ma appena la musica si interrompeva
hola hombre, me quedo!
Non volevo che avesse nulla a cui attaccarsi per dar sfogo a quella sua
devizione.
Io non sono omofobico… ma al culo ci tenevo!
Il MIO Onnipotente Pete non si fece vedere mai, mandando sempre Patrick per
vedere come le cose si evolvevano e chiedendo sempre del benessere del suo
piccolo Gabe…
Piccolo poi… io sono alto come due MIEI Divini Pete impilati ma ok…
Ero in collera con lui perché continuava a prendersi gioco di me, invece di
aiutarmi. Mi ha mandato, sempre tramite il povero Stump, un affare metallico da
appoggiarmi alle chiappe per difenderle…
Che cazzata, grazie eh. Perché non mi salvi mettendomi a suonare con Jill???
Se poi pensavo che nel frattempo, mentre io stavo sul bordo del letto di Ry
cercando di non cadere, lei stava godendo sotto il peso di Ryan Ross allora
ciao, iniziavo a giocare da solo all’impiccato…
Ultima lettera la Ω… no mi dispiace non c’è ora disegno anche la gambina
e hai perso…
Ah, la parola era gatto comunque… cazzo centrano i caratteri cirillici?? Dillo
che volevi morire su!
Si volevo morire, lo ammetto… Io per Jilliahn ci sono stato male sul serio.
E ho commesso un errore madornale: l’ho detto a Beckett..
Una sera eravamo in camera e io gli ho raccontato tutto quello che provavo per
lei, di come amassi il suo profumo, il colore dei suo occhi, la sua risata…
Di come bramassi le sue labbra, le sue mani, il suo corpo.
Lui si incazzò al punto tale che non mi parlò per giorni.
Che pace…
Ma poi tutto peggiorò.
Ma Dio Pete! Dovevo girare con una maglietta con scritto: Sorry I’m Etero???
Lo feci.
Ci girai per tre giorni, fino a che il fetore non mi costrinse a toglierla ma
niente.
Lui insisteva….
E poi fece qualcosa di davvero bastardo… Lo disse a Ross che però so che non lo
disse a Jilly o lei mi avrebbe chiamato immediatamente. Quella chiamata la
ricorderò per tutta la vita perché nessuno mi aveva mai chiamato Motherfucker
con un accento così British.
Io non dissi nulla se non il ciao iniziale e quello finale.
Ha parlato da solo la bellezza di quarantre minuti.
Tutto quel tempo per dire che dovevo stare lontano da Jill perché era sua.
Non era sintetico come sembrava quindi, eppure per uno che gli fa fatica
levarsi le mutande dal sedere era un enorme passo avanti…
Anche se restavo convinto che per lui Jill fosse solo una bella ragazza da
scoparsi,così tanto bella da essere perfetta per vantarsi in giro…
Non mi demoralizzai dopo quella chiamata ma anzi, ero più deciso che mai…
Dovevo solo aspettare che lui le spezzasse il cuore e sapevo anche di non dover
aspettare poi così tanto. Se avevo capito che tipo fosse gli sarebbe bastato
incontrare un’altra tipa e bam! Fatto il misfatto.
E chi c’è dopo?
C’è Gabe e come Gabe nessuno piccola.
Man, ho difetti su difetti ma come riesco ad amare io non penso che in molti
siano capaci.
Dissi anche questo a Beckett.
Che coglione sono, non capisco niente.
La prossima volta aggiungo anche che ho il culo davvero stretto così sono al
capolinea.
“Bill io sono omofobico”
Nemmeno questo lo convinse!
“Nessuno è perfetto GabeSugar…”
Ma va in mona, stronzo.
Feci un sogno bellissimo in cui Bill scopriva che Ryan lo amava così scappavano
insieme sull’isola di Guadalupe lasciandomi Jill … poi ci sposavamo e avevamo
tre bellissimi bambini… uno di colore anche se non so perché ma non importa…
Bel sogno…
Per Jill mi sarebbe andato bene anche di sognare di avere un figlio eschimese.
Tirando le somme: Il mio solo scopo nella vita era camminare lungo una parete
per proteggere il mio culo e aspettare che uno stronzo infrangesse il cuore
della mia bella…
Senza contare che il mio Best Friend Forever mi bistrattava!
Ma che merda.
Continua…
Waaah! Ecco il pov speciale di
cui vi parlavamo!!! <3 <3
Penso che qualcuno avrà
indovinato. XD Come potevate non indovinare??
Come potevamo non mettere del
Gabilliam felice nel mezzo?? D:
Cioè… Gabe Saporta, non so se ci siamo
spiegate!!! XD
Anyway, il loro è un riassunto
generale della situazione! *-*
Spero vi sia piaciuto e vi abbia
divertito!!!
(Io ammetto che questo Pov di
Gabe è il mio pov preferito di tutta la storia!! XD –Miky-)
Capitolo 26 *** Act 4. Chapter Seventeen, part one: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Fourth Act: To Know
Chapter Seventeen: You’re Mr. Nobody,
until you’ve been in Evansville for once in your life.
May pov
Dicembre
2010 (Presente)
Sto correndo lungo il fiume di Evansville, cercando di
stare dietro a qualcosa che l’acqua sta trascinando via… Qualcosa di piccolo.
Piango e cado sulle mie ginocchia di bambina, infangandomi il vestito azzurro
che ho indosso. Mi scappa un singhiozzo forte e mormoro “non portarmelo via”,
mentre mi rialzo e ricomincio la corsa. Entro nelle acque gelide del North
Platte e tendo un lungo bastone verso ciò che sto cercando… Così riesco a
prenderlo e vedo che è l’orsetto verde che Brend mi ha regalato il primo giorno
di tour in Inghilterra. Sconsolata mi siedo a riva e lontano mi pare che mio
padre mi stia chiamando.
Ma no… è il mio campanello che squilla ed è la voce di Will
che canta “Sputter” dal cellulare. Lo afferro e rispondo, così sento la sua
voce sussurrare piano un “sono qui sotto”. Brend accende la luce sospirando e
poi si volta a guardarmi con un’espressione abbastanza eloquente.
-Aspetterà che vai da lui… No?-
Ciò vuol dire che posso tranquillamente scendere ad aprire,
così mi infilo una felpa e scendo le scale chidendo la cerniera. Quando apro la
porta mi ritrovo davanti William con il trolley accanto, la chitarra in spalla
e lo sguardo di chi ha appena dato fuoco a casa. Lo faccio entrare senza dire
una parola ed insieme andiamo in cucina, dove gli metto davanti un bicchiere
d’acqua fresca. Lui lo beve assetato, come se fosse stato nel deserto per
settimane, prima di appoggiarlo di nuovo al tavolo ed alzare lo sguardo verso
di me. Non c’è quasi bisogno che mi spieghi che cosa ha fatto… Sapevo da tempo
che sarebbe accaduto.
-Gabe ha infranto la promessa. L’ha fatto di nuovo.-
Dice con voce tremante, stringendo il bicchiere nella mano
che subito mi appresto ad afferrare. Ovviamente so benissimo a cosa si sta
riferendo… Saporta si è ubriacato pesantemente.
-Beck… Sii ragionevole, non mandare a monte di nuovo il
vostro rapporto.-
-Io sono ragionevole, May!! Non sono io quello che sta
sputtanando la nostra storia!-
Stringe la mia mano, mentre si porta l’altra al viso per
coprire le lacrime che iniziano a scorrerci sopra. Quando William piange mi
pare che il mondo stia andando completamente in frantumi, perché quando uno
bravo a nascondere i sentimenti come lui non ce la fa più vuol dire che è
davvero distrutto. Ed io l’ho visto piangere solo una volta prima di oggi… so
che quando cadono lacrime da quegli occhi nocciola, non ci sono davvero più
speranze di sistemare le cose. Sì, quando Bill piange è perché è sicuro di aver
ditrutto tutto quello che aveva fra le mani.
-William… Se lo ami devi restargli accanto, in un momento
come questo non…-
-In un momento come questo dovremmo sostenerci a vicenda!!
Non andare a cercare conforto in un dannatissimo locale!-
Alza la voce disperato e sento che tra poco non mi arriverà
più sangue alle dita, ma non voglio lasciare la presa. Lui appoggia la testa al
tavolo e le sue spalle sono percosse da tremori che non riesce a reprimere.
Come un fiume in piena che rompe gli argini e travolge tutto, il dolore che si
è tenuto dentro finora sta esplodendo.
-Ma è debole e…-
-Nei momenti di debolezza, May, inconsciamente ci
attacchiamo a quello di cui abbiamo bisogno maggiormente.-
Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che non ha tutti i
torti… Io mi sto aggrappando alla speranza di vedere Brend sorridermi. Poi,
ragionando un attimo, mi sfrego gli occhi nervosa e decido di parlare.
-Tu è tutto il giorno che stai con me, Bill…-
Non si muove e smette di tremare, forse rendendosi conto
che anche lui ha avuto un comportamento sbagliato.
-Ma sei la mia migliore amica… Non è la stessa cosa. Non lo
è…- Mormora, un po’ insicuro delle sue stesse parole. -Tu sei… Per favore,
Sully, lo sai già che cosa ti direi adesso…-
Usa ancora quel soprannome, non riuscendo più a farne a
meno nei momenti in cui siamo soli. Gli passo una mano fra i capelli e mi alzo,
fermandomi sulla soglia a guardarlo. Mi sembra passato un secolo dall’ultima
volta in cui l’ho visto disperarsi in quel modo. Eppure è passato solo un anno
e mezzo.
-Ti preparo la stanza degli ospiti, così puoi dormire…-
Salgo le scale e non appena arrivo in camera, Beckett
appare alle mie spalle con la valigia in mano. Gli sistemo il letto velocemente
e lui s’infila una maglia del pigiama, prima di sedersi sul ciglio del
materasso e tendermi le mani. Afferra le mie e le stringe, guardandomi dritta
negli occhi e chiedendomi molto di più di quello che potrei dargli in questo
momento.
-Senti… Quella promessa che ci siamo fatti, rinnoviamola
ancora.-
-Bill, non chiedermi questo… Domani potresti benissimo
cambiare idea.-
Lui scuote la testa e poi si lascia cadere sdraiato
all’indietro, coprendosi il viso.
-No… Veramente, Sully. Non potrò più tornare indietro…
Promettimelo…-
-Ne riparliamo domattina quando ci avrai dormito sopra.
Buonanotte Beck…-
Spengo la luce e torno da Brend, che dalla stanchezza si è
già riaddormentato. Mi raggomitolo di nuovo nel mio angolino… Mi pare di
sentire i singhiozzi di William arrivare fino a qui, ma mi trattengo
dall’istinto di andare a consolarlo e farlo smettere. Poi,improvvisamente, mi ritrovo ancora davanti
al fiume e dall’altra parte della sponda dei bambini che non ho mai visto mi
sorridono agitando il mio orsetto.
Jill pov
Ottobre 2006 (Passato)
Las Vegas era servita
moltissimo per rafforzare il mio rapporto con Ryan che sembrava entrato dentro
a un vortice un po’ nero di depressione che però sembrava riuscire a gestire al
meglio. Cosa fondamentale adesso fra noi due c’era quello che per me era sempre
stato un fattore importante in una relazione: un dialogo sano (più o meno visti
i soggetti) che era ancora più importante se si teneva conto di quanto fosse
introverso il mio ragazzo. I primi segni di questa svolta tra noi due si erano
visti bene una volta tornati al lavoro a tutti quanti. Spence e Phill poi non
si risparmiavano commenti sarcastici “Se state un po’ più appiccicati potete
fare i gemelli siamesi… siete anche peggio di Bden e May, almeno loro sono
divertenti”
Non costringevamo nessuno a guardarci ma tutti sembravano sentirsi in dovere di
dire qualcosa su di noi.
Solo loro rompevano però, gli altri ci trovavano fondamentalmente carini. Forse
la cosa che mi fece più piacere fu quando Brendon, nel pieno di un attacco di
euforia, mi era saltato addosso sul divano blaterando di figli miei e di Ryan e
altre cose assurde prima di pronunciare la frase che più di tutte mi mandò in
estasi nella mia maledetta vita “Non ho mai visto Ryro così preso! Tempo un
anno e ti sposa, sicuro!”
Mi rese così felice che presi a saltellare eccitata, seguendo i movimenti del
cantante dei Panic.
Per la prima volta andammo anche in Europa, in quel periodo, e dopo aver
suonato in Belgio e Danimarca (lasciando anche un po’ di fegato in qualche bar
di li dove potevamo bere a dismisura sempre problemi legali) tornammo in patria
per la pausa autunnale del tour prima del gran finale a Londra.
Ma rimasi poco a Los Angeles…
Il Wyoming mi chiamava a gran voce per due motivi:
A) dovevo dare l’esame che Gwen aveva dato mentre io ero in tour a giugno e
tentare così di prendere uno straccio di diploma e uguale dovevano fare anche
Simon e Dam per essere ammessi alla classe successiva e B) i miei attendevano
un mio ritorno al più presto, avendo contatti con me solo tramite email o
cellulare.
Alzai gli occhi dal tomo di storia distrutta. Stavo studiato tutto e in fretta
visto che Pete si era rifiutato di comprarmi l’esame pagando.
Eravamo in volo da due orette e mezzo e altrettante ne mancavano per arrivare
all’aereoporto internazionale di Casper e da li prendere un pulman per
Evansville. Mi voltai verso destra, trovandomi di fronte il viso rilassato di
Ryan che dormiva da quando eravamo partiti. Ancora non ci credevo che avesse
acconsentito a venire li con me… Doveva essere totalmente impazzito, o forse
voleva solo ricambiare la cortesia visto che io avevo conosciuto sua mamma e
sua sorella.
Guardai oltre e trovai lo sguardo di May che sorrideva appena, anche lei sul
punto di addormentarsi. Brendon le teneva la mano, dormendo a bocca totalmente
spalancata e con una mascherina leopardata da notte sugli occhi. Russava pure,
anche se debolmente. Lui aveva preteso di venire quando la sera prima era
entrato nella stanza mia e di Ross nel dormitorio dei Panic sbraitando che io
avevo chiesto a Ryro di accompagnarmi e lui invece niente “Ma siamo pazzi?? Io
devo assolutamente venire!!” aveva urlato a May mentre questa mangiava i
cereali davanti al televisore senza dargli importanza “Non può venire Ryan e
non essere invitato io! Non è giusto!! MayMoon mi stai ascoltando??”
Alla fine aveva ottenuto il permesso e ora eccolo li, a sbavare appena immerso
in chissà quale sogno. Simon e Dam poco più avanti erano messi come me, suoi
libri, mentre Phill li sfotteva.
“Che incubo” dissi sottovoce portandomi il libro in faccia per sopprimere un
urletto isterico.
“Potevi pensarci prima e evitare di studiare tutto di corsa…”
Mi voltai verso Ryan, che non aveva nemmeno aperto gli occhi alzando un
sopracciglio “Scusa?? Ma tu non stavi dormendo??... e poi” dissi
interrompendolo mentre stava per ribattere “Hai una bella faccia tosta Ross
contando che è per colpa tua che non sono riuscita a studiare prima…”
“Mica stiamo sempre a fare quello” disse lui con una scrollatina di spalle
prendendomi la mano.
“Non alludevo solo al sesso… ma ero sempre con te comunque” risposi
permettendogli di intrecciare le nostre dita “ora o mi ripeti la Seconda Guerra
Mondiale o stai zitto..”
“Che c’è da sapere? C’era un pirla tedesco, brutta razza tra l’altro, che ha
ammazzato un botto di gente innocente perché era brutto, basso e con dei
baffetti fuori moda… alla fine noi gli abbiamo fatto il culo. Fine.”
“Io sono per metà tedesca, Ross…”
Lui aprì un occhio solo prima di asserire “Ok promemoria… non fare battute sui
tedeschi in casa tua… altre cose che dovrei sapere?”
Non so il motivo preciso ma una parte di me si vergognava moltissimo al solo
pensiero che Ryan potesse mettete piede in una casa in cui la sottoscritta era
ancora trattata come una bambina, nonostante mi fossi emancipata andandomene
alla conquista della mia indipendenza. Mi vergognavo forse di mostrare a un
ragazzo nato e cresciuto nella grande Las Vegas quanto fossi contadinella e
sfigata io, cresciuta fra mucche e polli.
L’atterraggio arrivò troppo presto per i miei gusti e anche il pulman ci mise
troppo poco a portarci a Evansville…
“Ci vengono a prendere?” chiese Brendon mentre scendevamo al centro della
piazza principale del paese. Fillo si mise a sedere sui gradini assieme a Dam.
“Noi due si… ma voi andate a piedi” disse con un sorrisetto mentre i due
cittadini alzavano le sopraccigli.
May indicò una casa, dietro alla chiesa “Io vivo li… cioè… è ridicolo anche il
solo pensiero di sposarsi in auto!”
“E noi due infondo a quella stradina” disse Simon indicando davanti a noi “Loro
sono di un paesino qui vicino per quello si fanno venire a prendere ma noi
siamo concentrati qua!”
Con Simon mi avviai a piedi seguita da Ryan che non sembrava felice di
camminare e infatti dopo dieci minuti prese a lamentarsi “Questo sentiero è
infinito”
Simon ridacchiò “No ma… vuoi darmi la valigia?”
Il mio ragazzo alzò un sopracciglio “No guarda ce la faccio….”
Stavo per aggiungere qualcosa di cattivo su Ryan quando qualcuno con una
zazzera di capelli neri sparati spuntò dal sentiero venendo velocemente verso
di noi. Io mi immobilizzai lanciando la valigia a Simon e abbracciandolo
“David!”
Lui mi strinse a se “Che bello averti qui, mi sei mancata nonostante tutto…”
“Amico quella è la mia ragazza…” mi voltai verso Ryan alzando un sopracciglio
mentre mi staccavo da David non molto convinta.
“Ma Ryro lui”
“La tua cosa?” domandò agressivo David mettendosi davanti a lui con le mani sui
fianchi “non ho sentito bene, frocetto…”
“Io frocetto?” rilanciò Ryan piccante “lo sai che il punk è morto? Dovresti
metterti meno catene e tenere la mani già dalla mia ragazza!”
David lo spinse e lui cadde come un sacco di patate sollevando non poca
polvere.
“Smettetela!”
“Chi cazzo è sto stronzo??” chiese Ross rialzandosi pronto a fare a pugni. Come
se fosse in grado poi…
“è mio fratello cazzo!”
Ryan rimase zitto diventando rosso fino alla orecchie. David lo guardò scettico
poi abbracciò velocemente anche Simon prima di prendere la mia valigia e dire
“Sto tizio mi sta già sul cazzo Jill”
Tirando le somme della giornata era iniziata davvero male. David non lo aveva
preso in simpatia per nulla e mia mamma se n’era uscita con una frase infelice
riguardo al fatto che in foto sembrava molto più carino che dal vivo. Papà
l’aveva subito ripresa con un occhiataccia e lei si era messa a ridacchiare
mentre lui faceva l’ospitale dicendo a Ryan che era il benvenuto e che poteva
fermarsi per tutto il tempo che voleva. Mia cugina Sabine lo aveva parzialmente
snobbato, continuando a parlare al telefono con la sua migliore amica dopo
averlo squadrato da capo a piedi con sufficienza mentre lo zio si era
presentato in modo molto cordiale. Il lato maschile della famiglia si divideva
quindi in chi lo accoglieva a braccia aperte in chi lo voleva boicottare “Ti
dimostrerò che è gay in questa settimana che vi fermate qui!” continuava a
ripetermi mio fratello sostenuto dal nonno che appena lo aveva visto gli aveva
soffiato in faccia il fumo della pipa partendo a fargli il quarto grado, prima
di essere preso a manganellate dalla nonna che usava un matarello come arma
illecita.
Fu una grande dimostrazione d’amore da parte di Ryan rimanere li. Io al suo
posto mi sarei lanciata dalla finestra correndo fino a trovarmi a miglia di
distanza.
May pov
Ottobre
2006 (Passato)
Evansville… Amata Evansville. Io in
verità non ero molto felice di presentarmi fuori dalla porta di casa con solo
24 ore di preavviso. Avevo evitato di chiamare mia madre, pensando fino
all’ultimo che potevo evitare il ritorno e restarmene a Los Angeles, o
perlomeno andare a trovare William dato che non lo vedevo da un po’. Ma alla
fine sentivo nostalgia delle mie montagne e del mio North Platte, della mia
camera e del mio gatto, della mia sala prove e del mio pub…
-E le mucche? Quando vediamo le mucche?-
Mi domandò Brendon mentre percorrevamo il
vicolo che portava a casa mia. Io sbuffai mentre spingevo il cancelletto in
legno della staccionata ed entravo nel vialetto ciottolato. Il vento freddo
delle montagne mi scompigliava i capelli e sorrisi nel sentire il profumo dei
pini e del muschio che trasportava. Niente a che vedere con l’odore dell’oceano
a LA… Questo era l’odore di casa. L’odore della mia infanzia e dell’adolescenza
passata a cercare di essere qualcuno in una cittadina così triste e fredda.
-Mio nonno le tiene là… Vedi, al di là
del fiume…-
Indicai le montagne dove mio nonno aveva
la stalla e la latteria e Brendon sorrise contento, non vedendo l’ora di
andarci.
-Oh ma è fantastico MayMoon!! Pensavo
vivessi con le mucche!-
-Ne ho una in camera mia però… Così
quando mi alzo la mungo e faccio latte e cacao. Coltivo anche il cacao in
camera, sai?-
Affermai sarcastica mentre suonavo al
campanello e lui mi fissava perplesso.
-Ma il cacao non lo fanno i castori in Svizzera?-
-Eh?-
Non riuscii a sapere cosa intendeva con i
castori svizzeri, dato che sulla soglia apparve mia madre che mi guardò
tutt’altro che felice. La salutai alla meglio ma subito mi venne chiusa la
porta in faccia.
-Felice di vederti mamma…-
Mormorai mentre Bden sgranava gli occhi e
voltava il viso da me alla porta per un po’ di volte. Sbuffai ed alzai le
spalle, voltandomi per andarmene a chiedere asilo nella stalla del nonno, ma
papà apparve in giardino.
-Oh! May!!! Allora sei arrivata, per
quello Anya stava urlando…-
Corse ad abbracciarmi e io strinsi le
braccia attorno alla sua schiena. Qualcuno che mi voleva a casa almeno c’era.
-Sì, penso che quando mi ha detto che una
volta uscita da questa porta non dovevo azzardarmi a tornare dicesse sul serio…
Comunque lui è Brend, il mio attuale ragazzo.-
-Uh, hai un ragazzo finalmente… Iniziavo
a preoccuparmi. Pensavo saresti rimasta zitella fino alla fine. Piacere, Neil!
Sono il padre della peste qui presente…-
Io annuii sorridendo scazzata, dato che
da come mi aveva descritto sembravo la peggior figlia in circolazione. Brendon
si presentò tutto sorridente, gonfiando il petto e ricoprendo di complimenti
mio padre.
-Ha una figlia stupenda!! Davvero, è la
persona più bella che abbia mai incontrato! Complimenti per averla messa al
mond…-
-Entriamo che voglio vedere la mia
gatta?-
Domandai interrompendolo, aprendo la
porta ed entrando in casa, snetendo il buon profumo del detersivo per pavimenti
che mia madre usava sempre. Loro mi seguirono e subito presi la mano di Brendon
per trascinarlo fino alla mia stanza prima che avesse detto altro a Neil.
-May ma nessuno ha i capelli rossi!!-
Mi disse mentre appoggiavamo a terra le
valige e io prendevo in braccio la mia micia. Io alzai lo sguardo verso di lui
ed alzai le spalle, poi ci accomodammo sul mio letto.
-Capita… Li aveva mia nonna.-
Spiegai, mentre accarezzavo l’animale che
faceva l’indifferente, arrabbiata per il mio periodo di distanza. Lui
ovviamente mi passò la mano sulle spalle e mi baciò la tempia, ma Weep saltò e
dopo avergli soffiato se ne andò via. Non gli stava simpatico Brendon a quanto
pare…
-La tua gatta mi odia…-
-Come tua madre odia me… Siamo pari.-
Lui rise e mi accarezzò i capelli
lentamente, guardando la mia stanza curioso. Poster di Beckett, Patrick, Cobain
e Gerard Way riempivano la stanza.
-Perché hai Will proprio davanti al
cuscino?-
-Così gli davo il bacio della buonanotte!
In effetti l’ho sporcato di rossetto…-
Lui gonfiò le labbra arrabbiato e mi
pizzicò, prima di schiacciarmi sul materasso.
-Ora gli faccio vedere che nonostante
tutto stai con Brendon Urie dei Panic at the disco!-
-Credo che non gliene freghi molto, sai?
Ci siamo già baciati di fronte all’originale… Non c’è bisogno di far invidia ad
un poster.-
Sorrisi e lo baciai, ma la porta si aprì
per fare entrare mia madre. Si fermò sulla porta a guardarci e io la salutai,
spostando Brend e mettendomi a sedere. Lui scattò in piedi ed andò a porgerle
la mano con un sorriso sghembò ed un movimento inquietante di sopracciglia. Usò
anche un tono profondo e sensuale per presentarsi.
-Sono Brendon Urie, piacere… Sono il
fidanzato ufficiale di quella splendida creatura.-
Mi indicò e io alzai gli occhi al cielo
mentre mia madre gli si presentava felice. Bene, perlomeno aveva preso Bden in
simpatia… Al massimo sarei dovuta andare a dormire nelle stalle da sola.
-Oh ma come fa un ragazzo così bravo a
stare con te, brutta vipera?-
-Mamma! Anche io ti voglio bene!-
Battei le mani ironicamente e poi mi
alzai andando all’armadio dove potevo prendere un bel pigiama concui passare il
resto del pomeriggio e la serata. Non sarei uscita da lì per nessun motivo… Le
mucche le avremmo viste il giorno seguente se proprio. Mamma per fortuna se ne
andò quando la guardai in modo eloquente e mi affrettai a chiudere la porta a
chiave. Non avevo voglia di esser disturbata fino a cena.
-Beh? Non vai a parlare con i tuoi?-
-Non ti va di usufruire del mio letto?-
Lui mi guardò sbigottito e indicò la
porta con la bocca aperta.
-Oh non importa… Non sentono! Qui i muri
sono belli spessi, per il freddo sai…-
-Devi sverginare anche tu il tuo letto da
adolescente?-
Mi morsi le labbra e lo spinsi sul letto
senza rispondere, così incominciai a baciarlo. Il mio letto purtroppo non era
casto come il suo, Brendon era più o meno il sesto che arrivava in camera mia…
Ma questo preferii non dirglielo.
L’idea della scampagnata nei boschi con
notte in tenda era stata ovviamente lanciata da Brend, da chi altri sennò?
Avevo fatto male a dirgli che avevamo dei cavalli e che spesso cavalcavamo per
la montagna nei pomeriggi estivi in cui Evansville era troppo piccola per noi.
Lui insistette per farsi portare a vivere pienamente la natura, quindi ci
ritrovammo con Ryan e Jilliahn sul ponte che attraversava il fiume, nel
pomeriggio. Tutti in sella ad un cavallo… Quelli miei e di Brendon erano di mio
nonno, mentre quelli degli altri due erano del nonno della bassista.
Vorrei dimenticarmi tutte le chiacchiere
di Brendon sul fatto che avessimo una sola auto per famiglia, che tra l’altro
era un pick-up. Per lui era una cosa impensabile, se poi non contiamo quanto ha
rotto quando ha scoperto che mio nonno aveva un trattore, un furgoncino con
un’enorme botte per il latte e una mietitrebbia… Cosa che lui voleva
assolutamente guidare, ma per fortuna riuscii a fargli passare la voglia con
l’idea del dormire in tenda.
Quando arrivammo al ponte gli altri ci
aspettavano già e Ryan alzò le sopracciglia vagamente allibito nel vedere come
diavolo ci eravamo conciati. In effetti avevamo un po’ esagerato, ma nella foga
di fare i cowboy e farci foto da mettere sui nostri profili non eravamo
riusciti a trattenerci. Cioè, non che cambiasse molto da mio solito, avevo solo
un cappotto di camoscio con le frange e il mio caro cappello da cowboy… Bden
invece si era sbizzarrito rovistando tra le cose inutilizzate di mio padre e
decidendo che si sarebbe rifatto mezzo guardaroba nel negozietto locale.
Contento lui… Il massimo dello stile cowboy di Ryan era una maglia bianca con
lo scollo a V –l’aveva rubata a Beckett?- con sopra un gilet beige e dei
pantaloni marroni. La sua ragazza invece era vestita come al solito in nero,
non riuscendo a calarsi perfettamente nel ruolo di cowgirl campestre.
-Hai intenzione di rimanere a tenere le
mucche senza più tornare a Los Angeles?-
Chiese il chitarrista mentre iniziavamo a
far galoppare i nostri cavalli verso il bosco. Brend ammiccò muovendo veloce le
sopracciglia e prese il lazo che aveva legato alla cintura iniziando a ruotarlo
rischiando di uccidermi.
-Sì… Sono indeciso se far pascolare le
mucche o fare il parrucchiere…-
-Ti consiglio la prima, è una cosa più
virile. O almeno lo era prima che Ang Lee girasse quel film…-
Affermai mentre guidavo il gruppo verso
laradura in cui avremmo montato le tende. Ovviamente Bden voleva fare il capo,
ma non sapeva nemmeno come leggere una mappa quindi lasciò fare a me.
-Sono stata negli scout da piccola!-
Dicendolo ammiccai e lui mi sorrise in
modo sensuale, anche se non ne aveva motivo.
-Anche io… Ma chi non è stato scout qui?
Se non fai lo scout passi un’estate triste ed insensata a fissare il nulla…-
Mi rivelò Jill, così mi voltai a
guardarla alzando le sopracciglia.
-Ah è vero… Ti avevo buttato addosso un
secchio di acqua gelata mentre dormivi in tenda! Eri tu, no?-
-Sì… Non dirmi che eri quella stronza con
le treccine!-
Annuii e lei mi guardò in cagnesco. Non
avevamo mai tirato fuori l’argomento scout e prima dei 16 anni non c’eravamo
mai frequentate, quindi non potevo sapere che fosse lei la vittima di alcuni
miei scherzi. Alla fine passavo solo un mese di scout ad Evansville, perché
frequentavamo diverse scuole a Casper. Ci siamo incontrate solo al liceo…
-Noto che vi volevate davvero bene…-
Concluse Ryro, cavalcando aggraziato e
superando Jill per poi fare uno strano ghigno. Io e la bionda ci guardammo e
ridacchiammo appena, probabilmente pensando entrambe a come era iniziata
malamente la nostra amicizia. Oh, sì, in effetti ci sembrava ancora divertente…
-Oh!!! Ma quello è uno scoiattolo!!!-
Brendon urlò indicando un ramo e subito
tirò fuori il cellulare per fotografare l’animaletto che l’osservava inquieto.
-Ma allora stare nella natura come
selvaggi non è così male! Ci sono gli scoiattoli!-
-Ci stai dicendo che siamo selvaggi?-
Domandò Jill picchiando il piede sul
fianco del cavallo del cantante che capì immediatamente il comando e partì
sparato al galoppo tra gli alberi. Io scoppiai a ridere sentendo Brend che
urlava all’animale di fermarsi, prima di capire di tirare le redini. Di certo
tutti gli animaletti nel raggio di tre chilometri si erano rifugiati nella
propria tana per lo spavento.
Arrivammo così nella piccola radura dove
potevamo accamparci, dopo tre ore e qualche altra inutile chiacchiera di Brend
e Ryan sulla natura incontaminata e infinita tutt’intorno a noi. Mi guardai
attorno scendendo dalla sella ed accarezzando il collo del cavallo che nitrì. I
ragazzi scesero a terra e sentii il mio Bden emettere uno strano verso mentre
si immobilizzava. Pure Ryro rimase un attimo fermo, ma non esagerò quanto lui.
Così lo raggiunsi e gli appoggiai una mano sulla spalla, vedendo che aveva il
viso contratto dal dolore. Lui mi afferrò il braccio e ringhiò appena.
-MayMoon… Credo che non potrò più avere
figli.-
Scoppiammo tutti a ridere e nel frattempo cercai di tenerlo
in piedi prima che si accasciasse a terra a simulare la propria morte. Era
davvero strano essere in un posto così familiare con tutti loro, mi pareva
quasi un sogno… Per questo tengo ancora così stretti i ricordi legati a quel
viaggio. Le mie montagne non erano mai state così belle… Mai, davvero.
Continua…
Okay, ecco la prima metà della
gita nella terra natia dei KP!!!
Il magico Wyoming!!! *-*
Si ritorna alla stupidità pura e
cruda di questa storia!
Capitolo 27 *** Act 4. Chapter Seventeen, part two: You’re Mr. Nobody until You’ve been in Evansville for once in your life. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Fourth Act: To Know
Chapter Seventeen, part two: You’re Mr. Nobody,
until you’ve been in Evansville for once in your life.
Jill pov
Dicembre 2010 (Presente)
Sento il telefono di casa suonare e per un
attimo resto nel dormiveglia assoluto sperando che chiunque sia si arrenda
presto…
Ma gli strilli di Kylian, che indicano che tutto questo squillare lo hanno
svegliato mi costringono ad alzare il culo dal materasso per andare da mio
figlio e della via che ci sono rispondo anche.
“Pronto?” chiedo con voce impastata dal sonno mentre inizio a cullare il mio
bambino che si è calmato subito.
-Ciao Bayler-Ross sono Will-
“Hai svegliato mio figlio” gli dico guardando lo sguardo vispo che ha adesso
Ky. Riaddormentarlo sarà impossibile…
-Scusa se non me ne frega nulla ma penso che ci sia qualcosa di peggio al mondo
di un bambino che frigna- mi risponde secco, come ha sempre fatto con me. Ti
viene difficile eh nascondermi che mi odi? Sei solo un povero sfigato Beckett –
-Senti piuttosto, vai a recuperare Gabe? È ubriaco marcio al Planet e io non ho
tempo di interessarmi al mio ex visto che sto facendo le valige…-
Sospiro “Vi siete lasciati ancora?”
-Non sono cazzi tuoi ma…Avevamo un patto Jill… Non doveva più bere. Lo ha
infranto? Cazzi suoi ora-
“Ma è sconvolto dalla morte di Pete!”
-Non mi importano i motivi… dovrei essere io la sola cosa di cui ha bisogno,
non l’alcool…. Quindi me ne vado.. se ci tieni al lui prenditelo come avresti
dovuto fare molti anni fa evitandomi questo pensiero- e detto questo riattacca.
Sempre il solito testa di cazzo.
Riappoggio il cordless al suo posto poi vado lentamente in camera da letto con
Kylian che si fa tutti i suoi discorsi incomprensibili da bimbo piccolo e
streccitato “Ma come fa papà a non svegliarsi mai?” dico al mio bambino mentre
mi metto a sedere dalla parte del letto occupata da un Ryro ancora nel mondo
dei sogni.
“Niente mi sa che ci vorranno le maniere forti…” appoggiandomi Ky sulle
ginocchia mi sporgo verso Ryan baciandogli fronte lentamente.
Tu non lo sai, RYro, ma non smetterò mai di volerti bene nonostante tutto….
Lui apre gli occhi guardandosi attorno sperso “Eh? Chi ha perso le chiavi di
casa?”
Lo guardo stranita “Le chiavi di casa sono al loro posto ma adesso le prendo
io, e tu ti prendi lui” gli dico mettendogli Kylian accanto e lui subito si
mette a sedere.
“Perché tu dove vai?” mi chiede grattandosi gli occhi.
“A recuperare Gabe… lo ha fatto di nuovo…”
Ryan mi guarda serio “Lo sai che non mi piace quando hai a che fare con Saporta
ubriaco…”
Scuoto il capo prima di baciargli piano le labbra, in un gesto beloce“Non mi
farà nulla… Faccio presto comunque”
Lui sospira lasciandomi andare a cambiarmi e quando esco legandomi i capelli in
una coda alta lo trovo in cucina, a dare il latte a Ky. Ok, di errori ne ha
fatti molti quest’uomo ma da quando è nato nostro figlio devo ammettere che il
suo cambiamento è stato a dir poco radicale… e in meglio. Anche perché in peggio
sarebbe stato ben difficile…
Solo io sono peggiorata.
Li saluto con un bacio a testa e poi esco raggiungendo Gabe al locale.
“Ciao Bob” dico salutando il proprietario, ma lui nemmeno risponde, indicandomi
con un cenno il bagno sul retro mentre continua a pulire un boccale di birra
con uno straccio lurido. Non mi è mia piaciuto questo posto ma tutte le volte
che sono venuta qui a recuperare o Gabe o Ryan o…. beh o Simon mi hanno reso
ormai una di casa. Ed eccolo li, il mio migliore amico, riverso sulla tazza del
cesso.
“Ciao Jilly” mi dice allegramente, ubriaco come poche altre volte l’ho visto
“Sei venuta a vedere gli spazzaneve che passano?”
“Certo Gabe, tutti gli spazzaneve dello stato stanno per sfilare qui davanti…”
mi chino su di lui accarezzandogli la schiena “Dai tesoro andiamo a casa va
bene?”
“Ma no! Io voglio giocare a palle di neve… come quando ero piccolo…”
“Ma vivevi in Urugay…”
Mi guarda allucinato “Lo so…” lo aiuto ad alzarsi e poi barcollanti usciamo dal
locale e lo aiuto anche a salire in auto con il cuore pesante. È passato tanto
tempo dall’ultima volta che mi sono ritrovata in questi situazione e
francamente non mi mancava…
Lo porto a casa e dopo aver frugato nelle sue tasche provocandogli la ridarella
lo accompagno fino alla sua stanza “Ma dove è Will?” mi chiede guardandosi
attorno, sempre ridendo “Dovrebbe essere a casa!”
Abbasso lo sguardo “Non lo so dove è Will… ma penso sia andato da May…”
“Strano che sia dalla sua puttana…” scuote il capo muovendo un dito davanti al
mio naso, in un gesto di dissenso “Non si fa… ma lui lo fa lo stesso perché è
stronzo…”
“Io devo tornare a casa” gli dico accarezzandogli i capelli ma lui mi trattiene
per un polso mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.
“Sarò ubriaco ma non sono scemo… so che cosa ho fatto e so che Will se ne è
andato… ti prego non mi lasciare solo o penso che potrei commettere qualche
sciocchezza…”
Io annuisco e senza pensarci due volte mi stendo accanto a lui abbracciandolo.
Non rinuncerei mai a te, Gabe. Sei davvero il mio migliore amico e penso che il
filo sottile che ci lega sia molto più robusto di quello che possano pensare
gli altri.
E la stessa cosa vale per Brendon… ma perché non posso smettere di pensare a
lui, dannazione?!?
Perché forse sono scema… si devo esserlo di certo se penso che nulla potrebbe
mai costringermi a rinunciare a Brendon… nemmeno se me lo chiedesse Ryan.
Certamente gli direi di no…
Jill pov
Ottobre 2006 (Passato)
Dopo aver legato alla
meglio i cavalli ad alcuni alberi vicino a noi (con Brendon che continuava a
far foto per postarle sul suo maledetto profilo di Twitpic) iniziò il lavoro
più complesso di tutti: montare le tende ed accendere il fuoco.
Decidemmo di occuparci prima del fuoco “Tiene lontano i lupi e gli orsi” avevo
decretato io mentre Ryan e May si guardavano terrorizzati.
“Allora aspettiamo che ne arrivi uno! Voglio fotografarli!” aveva asserito Bdon
prendendosi un paio di sberle. No, non era decisamente il caso, c’erano molti
altri modi per morire senza finir sbranati.
“Non farlo!” dissi facendo per prendere le mani a Ryan che però riuscì lo
stesso nel suo obbiettivo di spostare un sasso piuttosto grande “Ci sono i
serpenti a sonagli qui!”
“Altre cose mortali?” domandò ironico il mio ragazzo mentre Brendon si
autocelebrava per aver trovato ben due bastoncini per il fuoco.
“Quante ne vuoi” gli disse May legandosi i capelli “Ora vediamo di accendere il
fuoco io ci tengo a rimanere viva e non sbranata….”
Visto che eravamo dotati di tutto il necessario per accendere un fuoco decente
quella fu la parte facile e nel giro di dieci minuti ci trovavamo con un bel
fuocherello ed un po’ di legna ammassata per impedire che si estinguesse
subito. Doveva durare fino a dopo cena ed anche oltre se possibile. Per
sicurezza avevo portato una lanternina ad olio che potevamo attaccare da qualche
parte e anche un paio di torce da usare nella tenda.
“Sarà un casino scopare” disse Brendon mentre iniziavamo ad aprire le borse che
contenevano le tende smontate “Come facciamo?”
“Ma solo a quello pensi!” dissi io ridacchiando mentre Ryan mi guardava come
per dirmi che valeva lo stesso anche per me.
“Scopiamo come abbiamo sempre fatto” concluse poi il mio ragazzo. E pensare che
io immaginavo che per una sera potesse anche astenersi… ma ovviamente mi
illudevo “tanto abbiamo sempre scopato a due metri di distanza, dentro alle
cuccette del bus… e non provate a negare…”
“Ma lì c’era il rumore del bus tour in movimento!” di lamentò Brendon mentre io
e May assumevamo un colorito paonazzo “qui c’è un silenzio a dir poco tombale!”
“Brendon si sentiva benissimo il tuo ansimare!” ricantò Ryan alzando gli occhi
al cielo.
“Pensiamo a montare la tenda per favore??” interruppe May, infastidita da
quella totale mancanza di rispetto per la privacy “Se ti infastidiscono i
gemiti puoi sempre andare fra gli orsi!” aggiunse però incapace di ignorare le
lamentele di Ross.
“Io non ho detto che mi infastidiscono… dico solo che non abbiamo mai avuto
pudore ed è inutile averne ora no? Brendon è un finto casto”
“Potevamo portarci Gwen” dissi io sedendomi accanto al mio ragazzo che reggeva
le istruzioni come se fossero la mappa di un tesoro “così il problema sesso non
sarebbe stato nemmeno preso in considerazione!”
“Ma questo è un Sex Camp!” disse Brendon spalancando la bocca come stravolto
“ora che lei è tornata single non può venire!”
Ah, avvolte dimenticavo che parlava quasi di più lui con la mia migliore amica
di me e quindi si ricordava tutto, anche che alla fine la cara Gwen si era
lasciata con il fidanzato storico, Daniel, e che sarebbe quindi venuta via con
noi a Los Angeles, al ritorno.
Ordini di Pete che stava tramando qualcosa, me lo sentivo…
Montare la tenda fu un vero trauma per tutti e quattro. Alla fine ottenemmo due
strutture al quanto traballanti ed infelici che nel caso in cui avesse preso a
piovere non avrebbero mai retto “Fa freddo” disse Brendon avvicinando le mani
al fuoco per scaldarsi mentre io mi sedevo nella tenda, davanti a quella
dell’altra coppia e a pochi metri dal fuoco. Forse le avevamo piazzate troppo
vicine, dovevamo stare attenti a non morire bruciati vivi “A Los Angeles fa
ancora caldo ma qui è autunno inoltrato” proseguì poi Brendon guardando
incantato le foglie degli alberi che stavano morendo, tingendosi di rosso,
giallo e arancione e creando così bellissimi giochi di colori…
“Siamo molto a nord” gli disse May appoggiando la testa alla sua spalla dopo
aver avvolto entrambi con un pile. Mi voltai verso Ryan che fissava orripilato
un orrendo scarabeo sulla sua scarpa e, sorridendo, lo abbracciai affondando il
viso nel suo petto, mentre lui decideva che baciarmi era più divertente di
fissare insetti schifosi. Sembrava un quadretto davvero romantico il nostro,
sembravamo essere un gruppo affiatato…
Quello è il periodo che ricordo come il migliore della mia storia con Ryan e
della mia amicizia con May.
May pov
Ottobre 2006 (Passato)
Il fuocherello acceso davanti a noi
iniziava a non riuscire più a riscaldarci e non so quanto sarei riuscita a far
cuocere dei fagioli. Però ci tentai lo stesso, mentre Bden mi osservava curioso
e Ryan e Jill cercavano un’alternativa al cavatappi che avevamo dimenticato per
aprire le birre.
-Non ti senti un vero cowboy ora?-
Domandai al mio ragazzo che mi abbracciò
da dietro appoggiando la testa sulla mia spalla, sfregando il naso freddo
contro la mia guancia.
-Sono il cowboy più felice del mondo…-
Mormorò, facendo scivolare le mani sulla
mia pancia, mentre voltavo leggermente la testa per potergli baciare le labbra.
Per nostra sfortuna Ryan scoprì di avere un coltellino svizzero e la coppietta
tornò felice davanti a noi porgendoci una bottiglia che Brend afferrò subito.
-Allora direi di brindare ai
campeggiatori più sexy, belli e affiatati del mondo…- Disse, mordendomi
l’orecchio ed alzando la birra. –Cioè a me e la mia fatina.-
-Grazie per la considerazione, eh…-
Rispose Ryan un po’ scazzato, sorseggiando
un po’ di birra. Io risi e mi alzai stiracchiandomi una volta che la cena
sembrava pronta.
-Bene, cari cowboy, i nostri fagioli sono
pronti… Non vi sentite come in un western?-
-Mi pare di più un horror. Con Brendon
qui di fronte, poi, è uno di quegli obbrobriosi film dell’orrore di serie C.-
Biascicò Ross, offendendo il cantante che
gli lanciò addosso un bastoncino di legno -beccando però Jill- e poi si mise ad
urlare.
-Per fortuna il più bello non muore mai!-
-Allora sopravviverò a tutti.-
La risposta del chitarrista provocò un
grido di rabbia da parte del mio ragazzo che poi decise di ignorarlo
dedicandosi ai fagioli. Io presi la mia porzione, prima di riaccomodarmi
accanto a Brendon e guardarmi in giro curiosa. Non ho mai avuto paura del buio,
perché mio padre quando ero piccola mi raccontava sempre storie rassicuranti
riguardo alle fatine dei boschi. Non ha mai tirato in ballo l’uomo nero o cose
paurose… Sono stata io che all’inizio dell’adolescenza mi sono interessata ai
racconti dell’orrore. Infatti me ne venne in mente uno quando sentii qualcosa
muoversi nell’oscurità.
-Jill! Quando ero in tenda con Andrew mi
aveva raccontato di quella leggenda…-
-Chi è Andrew?-
Mi interruppe Brendon voltandosi verso di
me e guardandomi preoccupato.
-Uno con cui sono stata… Comunque mi
aveva detto della leggenda del serial killer del bosco!-
Dissi entusiasta mentre Bden stava
contando sulle dita i nomi che aveva memorizzato dei miei ex. La bionda sgranò
gli occhi e sorrise iniziando ad annuire con enfasi.
-Sì sì! Ho presente!! Che caga eh?-
-Che sarebbe questa leggenda?-
Chiese Ryan guardandola con un
sopracciglio alzato e l’aria scettica, come se non fosse toccato per niente
dalla notizia del serial killer del bosco. Era bravo a nascondere la caga.
-Si dice che quando i nostri genitori
erano ancora dei giovani e felici hippie, a Casper ed Evansville girasse
quest’uomo sulla cinquantina… Un tizio con il viso deforme e la barba incolta
che faceva il boscaiolo ed abitava in una baita deserta di cui nessuno
conosceva l’ubicazione.-
-Babbonatale non sta in Lapponia?-
Chiese Brendon ingenuamente facendo
scappare una risatina di scherno dal chitarrista che mormorò “no, non ce la
puo’ fare”. Jill scosse la testa e continuò il racconto che avevo iniziato.
-Insomma, ogni volta che questo faceva la
sua apparizione nelle cittadine una coppia di ragazzi spariva e, mentre i
ragazzi venivano ritrovati morti all’inizio del bosco, delle ragazze non vi era
più traccia…-
-Io continuo a sostenere che si
divertisse un botto con le donzelle e poi le sotterrasse vicino a casa sua… In
verità a mio parere voleva mostrare ai loro fidanzati che poteva farsi le loro
tipe mentre fissavano impotenti. Questo era un sadico…-
Dissi annuendo, mentre Brend si voltava
con gli occhi sgranati verso di me e Jill sbuffava.
-La tua teoria da psicopatica è peggio
della leggenda, May…-
-Che serial killer sarebbe se non uccide
per sadismo sessuale? Sarebbe poco affascinante!-
Ross si osservò attorno turbato e poi si
scosse per lo spavento quando la bionda riprese a parlare. Pure Brend si era
avvicinato a me con la scusa di avere freddo…
-Comunque questo assassino fu trovato
morto, ucciso da chissà chi… Trovarono seriamente i corpi sotterrati attorno
alla baita. Dicono che ancora oggi la serie degli omicidi ancora non si sia
fermata.-
-Sì! Mi ha detto Hank che due suoi amici
sono stati rapiti mentre se la facevano in un cespuglio! Emulatori, di sicuro…
O fantasmi.-
Dissi, solo per spaventare i due uomini
della situazione che a quanto pare un po’ erano inquietati. Ammiccai a Jill e
lei rdacchiò, poi qualcosa nel bosco fece un rumore inquietante e tutti
guardammo nella direzione da cui proveniva, sbiancando in modo assurdo. Per un
attimo mi ero messa in soggezione da sola…
-Andiamo a vedere che è stato!-
Affermò coraggiosamente Brendon alzandosi
in piedi rivolgendosi a Ryan che scosse la testa contrariato.
-Vacci tu se vuoi! Io non mi muovo da
qui!-
-Hai paura, femminuccia?-
Lo schernì il cantante facendolo
arrabbiare non poco, ma io afferrai il polso a Brend prima che facessero a
botte per l’ennesima volta. Non era raro che iniziassero ad usare le mani e
Ryro ne uscisse sconfitto.
-Stiamo qui che è meglio. Il più stupido
negli horror, ovvero quello che va a vedere, è il primo che muore.-
-Allora andiamoci insieme!-
Mi disse prendendomi le braccia e
trascinandomi in piedi di forza. Io, solo per una questione di un orgoglio
smisurato, non rifiutai e dopo aver preso una pila ci incamminammo davvero fra
gli alberi. Mi attaccai a Brendon un po’ impaurita, ma più dagli orsi che dal
serial killer… Così, nel giro di dieci minuti ci ritrovammo nel cuore del bosco
ad ascoltare i minimi rumori, venendo spaventati da un gufo che ci fissava da
un ramo.
-Uh ma guarda!!! È una civetta come
quella di Harry Potter!-
-Brend, è un gufo… Ti pare che sia una
civetta?!-
Lui fece un’epressione offesa, prima di
abbracciarmi e spingermi contro un abete.
-Che brava che sei che t’intendi di
animali…-
Mi baciò le labbra tentando di spostarmi
il cappotto, ma qualcosa si mosse ancora nel buio facendomi venire i brividi.
-Brend staccati! C’è qualcosa… Non sarà
un orso, vero?-
-Ma figurati, MayMoon!-
Esclamò sicuro, ma vedendo la mia faccia
terrorizzata sorrise teneramente e sospirò.
-Okay! Tu stai qui che io controllo!-
Non feci in tempo a fermarlo che lui già
era sparito lasciandomi da sola senza nemmeno la pila. Io mi addossai del tutto
all’albero e mi trattenni dal rosicchiarmi le unghie solo perché Will mi aveva
minacciato che altrimenti non mi avrebbe mai più pagato la manicure e non ci
saremmo più andati insieme. Mi facevano male gli occhi da tanto li tenevo
sgranati e non vedendo tornare Bden cominciai a pensare che fosse stato
mangiato da un orso ed io sarei stata il prossimo spuntino… Allora sì che non
andavo più a fare la manicure con nessuno.
All’improvviso sentii un rumore alle mie
spalle e qualcosa mi toccò la spalla, prima di emettere un ringhio. Scoppiai in
uno dei miei leggendari urli, prima di iniziare a correre con il terrore che mi
rendeva più veloce del solito. Sentii Brend chiamarmi ma ormai stavo fuggendo
in mezzo agli abeti, fino a fermarmi accorgendomi che davanti a me c’era un
ruscello. Non vi caddi per miracolo, ma qualcosa mi arrivò addosso e mi fece
ribaltare in avanti. Mi ritrovai così con il sedere e le gambe immerse nell’acqua
gedida e Brendon sdraiato sopra di me, mentre la pila finiva nel ruscello e si
spegneva.
-MayMoon… ti ho spaventato?-
Fu la sola cosa che riuscì a dire prima
che io gli tirassi uno schiaffo ed iniziassi a mugolare per il male alla
caviglia. Lui si alzò e mi tirò su, ma mi doleva così tanto che non riuscivo ad
appoggiarci il peso. Così fu costretto a prendermi in braccio e, mentre
continuavo ad insultarlo, s’incamminò verso l’accampamento.
Jill pov.
Brendon che convinceva May
a camminare a caso per il bosco di notte?? Si, ce la fece. Lo vidi prendere la
mano della ragazza e una torcia prima di addentrarsi fra gli alberi fitti,
lasciando me e Ryan soli davanti al fuoco per evitare che si spegnesse...
Il mio ragazzo si voltò verso di me sorridendo mentre facevamo collidere ancora
ed ancora le nostre labbra, stringendosi l’uno addosso all’altra per scaldarci
almeno un po’ visto che si stava iniziando a formare una nebbiolina che, se pur
leggera, non sono inquietava ma ci fece rabbrividire mentre nelle nostre ossa
entrava umidità a tutto andare.
Un rumore di rami spezzati ci fece sussulatare il mio ragazzo si guardò subito
attorno “Hai sentito?” mi chiese un po’ ansioso mentre il mio cuore si metteva
a battere veloce.
“Paura?” rilanciai io sfottendolo e cercando così di distrarmi dall’ansia che i
racconti che io stessa avevo raccontato con l’appoggio di May mi avevano messo
dentro.
Lui mi prese per i polsi facendomi appoggiare la schiena dentro alla tenda, da
cui sbucavano solo le nostre gambe “Sei una stronza” mi sussurrò sulle labbra
prima di prendere a barciarle introducendo le mani fredde sotto alla mia
maglietta. Un altro rumore, stavolta più vicino, ci costrinse a staccarci
“Sai che una coppietta in un bosco di notte che fa sesso è la preda preferita
per un serial Killer?” domandai io riabbassandomi la felpa.
“Questo condurrebbe all’astinenza persino Brendon credo..”
“Smettiamola” dissi appoggiandogli le mani al petto mentre mi levavo le scarpe
ed entravo del tutto nella nostra piccola tenda “ci stiamo solo facendo influenzare
dalla situazione in cui…” Un urlo squarciò l’aria proprio in quel momento e io
fui davvero molto veloce a rinfilarmi le scarpe “Era May!” esclamai
terrorizzata mentre Ryan schizzava in piedi.
“Si lo so, l’ho sentita” disse lui concitato afferrando una torcia che a causa
del tremore alla mani gli cadde un paio di volta prima di riuscire ad
accenderla.
Io mi alzai a mia volta stringendomi a lui mentre altri rumori di passi si
spargevano nell’aria “E se è Brendon che ci vuole fare uno scherzo?” chiesi con
un filo di voce mentre lui mi abbracciava le spalle guardandosi attorno.
“Allora lo ammazzo… ma se è il tipo con l’ascia…”
Sbarrai gli occhi “Non vorrai farmi credere che pensi che queste storie siano
vere!”
“Non si sa mai! Io non escludo nessuna ipotesi!” sembrava isterico e, a dirla
tutta, più spaventato di me che almeno quelle montagne le conoscevo bene. Lui
era in un posto del tutto nuovo e sconosciuto e doveva sentirsi un po’ un topo
in trappola. Non era abituato ai cellulare che non prendono o al avere la prima
casa a dieci km di distanza “Prendiamo i cavalli e scappiamo” disse facendo
qualche passo verso gli animali ma io lo fermai.
“Non possiamo lasciare Brendon e May qui!”
“Ma forse sono già morti!” Ryan mi guardò sconvolto mentre lo diceva e io
rimasi allibita “cioè mi dispiacerebbe se fossero morti ma cosa possiamo fare
noi contro il Jason del Wyoming??”
“Cerchiamo Brend e May o io da qua non mi muovo” dissi decisa sciogliendo il
nostro abbraccio andando veloce alle selle, da cui, dentro a una delle tasche
laterali, presi fuori una pistola di piccolo calibro mostrandola a Ryan “Non
puoi uscire per questi boschi senza avere qualcosa con cui difenderti dagli
animali… solo… io non so usarla…”
Lui mi guardò negli occhi prima di prenderla e controllare che fosse carica con
l’abilità di un maestro “Io si” concluse mettendo la sicura e sistemandola nei
pantaloni “Ok andiamo ma facciamo alla svelta…”
Ammetto che non fu una saggia decisione quella di iniziare a girovagare in
tondo cercando gli altri due o i loro poveri resti, ma di lasciarli li
andandocene no, non sarei mai stata in grado di riuscirci. E nemmeno Ryan per
quando sembrasse convinto che filarsela fosse la gusta decisione.
Ci tenevamo stretti, guardandoci attorno come due topi in gabbia chiamando May
e Brendon.
Tornammo alla radura nella quale ci eravamo accampati quando alcune gocce di
pioggia avevano iniziato a caderci in testa “Che facciamo?” chiesi correndo dai
cavalli. Faceva freddo e se pioveva erano guai per loro, se si fossero bagnati
e avessero preso freddo rischiavano una polmonite con conseguenze molto
tragiche. Sperai che fossero solo un paio di gocce e che la chioma degli alberi
li proteggesse almeno un po’.
Sentimmo dei passi alle nostre spalle e subito Ryan mi prese la mano afferrando
con l’altra l’impugnatura della pistola senza però estrarla. Io rimasi immobile
mentre sentivo il cuore che stava per scoppiarmi per la paura…
Quando Ryan si voltò con l’arma in mano tirandomi dietro alla sua schiena quasi
mi scappò un urlo.
Che però Brendon non trattenne.
“RYAN!! Metti via quella pistola!!” urlò May mentre sbiancava e al suo ragazzo
tremavano le gambe…
Ryan la abbassò portandosi la mano al petto “Cazzo fate?? Arrivate alle spalle
in silenzio??? Ma siete scemi???”
Io mi calmai e presi a guardare la coppia. Brendon teneva in braccio la rossa
ed entrambi erano bagnati e coperti di fango “Che è successo?” chiesi mentre
guardo Brendon appoggiare davanti alla porticina della tenda May che sembrava
persino dolorante.
“Ehm…” lui si grattò dietro ad un orecchio, guardandomi colpevole “Io volevo
farle uno scherzo, mi sono nascosto e poi sono uscito all’improvviso, solo che
lei si è spaventata e si è messa a correre senza ascoltarmi… siamo arrivati
davanti a un piccolo burrone, lei si è fermata in tempo ma io le ho sbattuto
addosso e siamo volati in un piccolo fiume… e… lei si è fatta un po’ male a una
caviglia”
“Un po’??” chiese la rossa furente “Se si è rotta ti uccido!”
“Certo che tu per rompere i piedi alla gente sei portato eh” dissi io
sarcastica mentre Ryan riprendeva a respirare normalmente.
“Ormai è l’alba” disse poi indicando l’orizzonte “eravamo così impegnati a
farcela sotto che è passata tutta la notte…”
“Perché farvela sotto?” chiese Brendon mentre si sedeva accanto a May che voleva
palesemente ucciderlo per tutta la sua stronzaggine.
Io e Ryan ci guardammo in faccia decidendo che era meglio non rivelare loro
tutte le cose che eravamo arrivati a pensare. Ci avrebbero preso per due matti
“Abbiamo visto un puma” disse saputo il mio ragazzo non sapendo che li i puma
non esistevano.
“Una lince” lo corressi io mentre May stava per ribattere “per quello.. la
pistola…” aggiunsi indicando l’arma che il mio ragazzo stringeva ancora in
mano.
Quando il sole fu abbastanza alto in cielo smontammo tutto abbandonando in
fretta quel posto e decidendo che il campeggio soli noi quattro non faceva al
nostro caso “Dobbiamo venirci con John Walker” disse Brendon mentre
trotterellava di fianco a me “Lui ci difenderebbe da tutto e da tutti!”
Io sorrisi di rimando mentre May infilava il piede nella staffa, sollevata che
fosse solo appena slogata.
Alla fine era stato molto più emozionante di quanto ci saremo mai aspettati…
La nostra permanenza a casa
stava volgendo al termine. Gli ultimi tre giorni decidemmo di passarli un po’
per conto nostro con la promessa di organizzare una rimpatriata come i vecchi
tempi al solito posto, l’ultima sera, un po’ anche per festeggiare Gwen che
sarebbe venuta a vivere con noi, a Los Angeles.
Passare pomeriggi a mostrare a Ryan i posti in cui ero cresciuta fu davvero
divertente, anche se faticava a sostenere il mio stile di vita come la sveglia
alle otto del mattino e il continuo far lavoretti nella fattoria del nonno.
Quella mattina poi fu particolarmente dura perché il nonno non di sentiva molto
in forze e, visto che David era all’università, mi offrii io per attaccare
tutti i macchinari alle mucche e aiutare così la nonna nel lavoro di mungitura.
Era quasi l’ora di pranzo quando finimmo di far tutto e nonna corse subito a
cucinare lasciando me e il mio ragazzo a dare il fieno alle bestie con i cani
che ci correvano attorno. Lo guardavo mentre con il viso contorto, come se
stesse facendo sforzi sovraumani, buttava il fieno in giro tenendo in modo
piuttosto ambiguo la forca in mano.
“Ma tu eri costretta a fare sempre queste cose?” mi chiese passandosi la manica
sulla fronte imperlata di sudore mentre io accarezzavo una delle mucche sul
muso.
“Si certo… i miei genitori lavorano e quindi io e David aiutiamo spesso i nonni
nella stalla con le mucche, i cavalli, le pecore…” scoppiai a ridere mentre lui
sgranava gli occhi “Sono cresciuta così e non ho paura di lavorare duramente…
io”
“Io ho già male alle braccia” ammise il mio ragazzo arrossendo appena “sono
troppo cittadino per la vita di campagna…”
“Secondo me sei solo pigro Ross”
Lui fece finta di offendersi voltandomi la schiena e appoggiando la forca
contro un balone di fieno. Lo abbracciai da dietro appoggiando il mento alla
sua spalla, anche se per farlo fui costretta a salire in piedi su una cassa di
legno appoggiata a terra.
Lui mi prese la mani mentre gli appoggiavo una serie di baci sul collo prima di
voltarsi lentamente e far coincidere le nostre labbra in un bacio. Mi prese per
i fianchi sollevandomi mentre mi aggrappavo con le braccia al suo collo. Mi
staccai subito però, guardandomi attorno per vedere se ci fosse qualcuno che ci
aveva visti e, velocemente, lo presi per mano iniziando a correre verso un
portone grande e di metallo dietro al quale c’era un parte della stalla nella
quale tenevamo tutto il fieno per le mucche. Vi entrai sempre tenendo per mano
Ross poi, una volta dentro, lo spinsi in mezzo a tutta quella sterpaglia
ridacchiando prima di stendermi su di lui e sussurrargli all’orecchio “è sempre
stata una mia fantasia farlo qui…”
“Allora vediamo di rimediare…” disse aprendomi la giacca di jeans e la
camicetta mentre io gli toglievo la felpa e la maglietta a mezze maniche che
indossava. Si mise a sedere sempre trattenendomi sopra di se mentre il bacio si
faceva più intenso e le carezze più lascive…
Sentii qualcosa di freddo appoggiarsi alla mia spalla così mi staccai da Ryan
voltandomi e trovando mi davanti al naso le canna del fucile da caccia del
nonno che puntava diritta sul petto del mio ragazzo.
“Nonno!” urlai prendendola in mano e spostandola mentre Ryan si staccava
violentamente da me pallido come un morto. Mi alzai in piedi anche io tenendomi
chiusa la camicia con una mano mentre con l’altra continuavo a tenere il fucile
deviato verso destra “Nonno fermo! Ti ricordi? Avevi promesso che non avresti
più sparato ad uno dei miei ragazzi!”
Lui come solito non rispose continuando a guardare con astio Ryan mentre
buttava fuori il fumo della pipa dalla bocca. Poi con lentezza esasperante
abbassò il fucile a terra e, lanciando la maglietta a Ryan, disse “è pronto da
mangiare…” prima di uscire silenzioso come era entrato.
“Sai Jill” disse Ryan mentre a me veniva un po’ da ridere “Mi manca un po’ Los
Angeles…”
Le sue preghiere furono esaudite dal tempo che si sa, corre troppo veloce…
L’ultima sera in Wyoming ci organizzammo, nonostante le lamentele di May, per
andare al solito pub a Casper dove eravamo soliti incontrarci tutti i sabati. E
i venerdì. E spesso anche la domenica.
A Evansville non c’era un vero e proprio posto per gli alternativi così
migravamo tutti li per circondarci da altri musicisti come noi.
Passai a prendere Gwen come facevo di solito e lei prese posto dietro, accanto
a Simon. Ecco, la sola novità stava nel fatto che alla mia destra sedeva Ryan
che sembrava piuttosto irritato all’idea di uscire con quel freddo. Avevamo
dovuto interrompere una sessione piuttosto spinta di effusioni per uscire in
tempo e la cosa non gli andava davvero giù, anche se per lui stare a casa mia
dopo essere stati scoperti dal nonno iniziava ad essere svilente, soprattutto
dopo averlo visto lucidare il fucile fissandolo trucemente durante il pranzo…..
“Phill e Dam sono già arrivati?” mi chiese Gwen e io scossi il capo.
“No, se no avrebbero iniziato a rompere i coglioni sul ritardo che non abbiamo
mai!”
Ryan ci ascoltava in silenzio, forse sentendosi un po’ fuori posto, ma ci pensò
Simon a metterlo a suo agio iniziando un’intensa discussione sulle donne in
quanto pettegole “Taci tu” disse Gwen schiaffeggiando Simon “che sei il peggio
quando si tratta di chiacchiere da parrucchiera!”
Arrivammo al locale vivi nonostante tutto quel ridere mi avesse fatto
lacrimare, e non poco, gli occhi. Simon entrò per primo, abbassandosi il
cappuccio peloso del cappotto “Ciao Max! Da quanto tempo!”
Il giovane oste sorrise appoggiando il boccale prima di avvicinarsi a noi
“Ragazzi pensavo che ora che siete delle star non vi interessasse più di venire
a trovare un vecchio amico!”
“Non ci dimenticheremo mai di te!” ricalcai io prendendo la mano del mio
ragazzo “Lui è Ryan comunque!”
Max annuì velocemente “Si lo so chi è! Grazie alla mia ragazza sono ben
aggiornato su tutte le novità!” disse ridacchiando e dando una pacca sulle
schiena a Ryro che tossì per la botta “Se volete accomodarvi intanto vedo che
il solito tavolo è libero!”
Nel giorno di pochi minuti ci raggiunsero anche Phill con tanto di fidanzata
dietro e Dam e, come sempre, iniziammo a bere birra mentre aspettavamo la
solita May…
May pov.
Dovrei segnare sul calendario quella
serata passata al pub di Casper, perché fu la prima volta che Brend non mi
stette ad ascoltare quando gli proposi di stare soli in camera mia. Insomma,
Brendon Urie che rifiutava di fare l’amore con me era qualcosa di incredibile…
Continuò ad insistere che voleva vedere in che posto uscissi quando ero
un’adolescente sconsiderata, allora fui costretta ad accontentarlo. Ma non so
quanto ne fu felice…
Scendemmo dal mio pick up beige e bianco
dopo aver discusso per qualche minuto su chi lo avrebbe guidato al ritorno. Io
ovviamente non volevo che mettesse le mani sulla macchina di mio padre,
rischiando di sfasciagliela al primo tornante o burrone. Quindi già per
cominciare l’aria che tirava tra noi non era affatto bella, dato che lui mi
teneva il muso offeso e io facevo la stronza testarda. Attraversammo il piccolo
parcheggio velocemente dato che eravamo in ritardo e lui mi seguii lamentandosi
del freddo.
-Siamo in Wyoming, mica a Tijuana!-
Risposi incazzata, aprendo la porta del
locale e trovandomi avvolta dal calduccio della stufa. Non ci volle molto ad
avvistare gli altri che se ne stavano al solito tavolo a leggere la lista per
decidere che panino mangiare. Li raggiunsi in fretta, con Bden che mi
trottorellava alle spalle dicendo che ora faceva troppo caldo, ma nessuno gli diede
ascolto.
-Buonasera eh!-
Ci disse Phill sarcastico, mentre il mio
ragazzo prendeva posto vicino a Dam lasciandomi posto alla sua destra e quindi
di fronte a Ryan. Quest’ultimo guardò male l’abbigliamento da cowboy di Brendon
e poi tornò a concentrarsi sul menù.
-BrendJerk ha dovuto mettersi tutto in
tiro…-
Sbottai per giustificarmi, ma Jill alzò
un sopracciglio osservandomi mentre mi sfilavo il cappotto lungo.
-Oh tu di certo non ci metti tanto a
vestirti con quel poco che hai indosso. Se prendi un malanno, a Londra ti
faccio cantare anche se non stai in piedi.-
Come sempre la bassista era in vena di
scambi di affetto con la sottoscritta, così le feci la linguaccia prima di
prendere posto. Sapevo già cosa scegliere quindi mi limitai ad osservare il
locale, che ancora non si era riempito del tutto. Sospirai, ascoltando Simon e
Bden che discutevano riguardo a quale panino era migliore tra quello al tofu e
quello con la carne del posto. Poi arrivò il cameriere ad ordinare e non ci
volle molto prima che mi notasse e mi sorridesse.
-May… Ma ci sei anche tu allora! Prima
sono passato e non eri ancora arrivata…-
Mi disse appoggiando sul tavolo il
taccuino per le ordinazioni, per allargare le braccia. Io mi alzai per
scambiare il tipico bacio sulle guance di chi non si vede da tempo e sentivo lo
sguardo di Brendon scivolarmi sulla schiena.
-Come va? Continuo a vederti in tv e sul
web… Non riesco a crederci!-
-Tutto bene, come al solito… Solo che a
LA fa caldo.-
Gli sorrisi in qualche modo e lui mi
fissa, prima di lasciarmi le mani e permettermi di sedermi dov’ero. Ovviamente
Brendon ci fulminò con lo sguardo, prima di passarmi la mano sulle spalle come
a marcare il territorio. Ordinammo tutti ed il cameriere sparì, così che fui
costretta a dare spiegazioni.
-Quello è Dean… Ci siamo frequentati
l’anno scorso.-
-Davvero?-
Mi domandò Simon, come se si stupisse
della cosa. In effetti alla band non lo avevo detto.
-Massì, appena ha iniziato a lavorare
qui… Lo incontravo quando finiva il turno.-
Spiegai, ma non feci in tempo a finire di
parlare che qualcuno urlò il mio nome e vidi l’incubo della mia vita apparire
con una chitarra in spalla. Hank, il caro cantante della band country…
-Non è possibile!! Sei veramente qui!
Ragazzi, è stupefacente!!-
Gridò arrivando verso di noi con un
sorriso enorme, prima che si togliesse il cappello e si inginocchiasse proprio
davanti a me. Io lo guardai sconvolta ed impaurita, mentre Bden si sporgeva in
avanti per farsi notare.
-Mi sei mancata tantissimo, non te ne
puoi rendere conto!-
Mi rivelò, ma il mio ragazzo iniziò a
tossicchiare e porse la mano al cowboy.
-Piacere! Sono Brendon Urie, il fidanzato
ufficiale di May, come tutto il mondo ormai sa.-
Calcò molto sulla parola “fidanzato” e
sulla parte riguardante il mondo, come se volesse specificare che la cosa era
davvero molto importante. Hank gli sorrise e cominciò a sproloquiare sulla sua
stima per i PATD, anche se sapevo benissimo che non li aveva mai ascoltati
prima. Non era affatto il suo genere, ma poco importava… Ero più preoccupata a
come defilarmi il prima possibile e scappare nella baita del serial killer.
Per fortuna quando arrivò da mangiare
ebbe la decenza di lasciarci in pace e così riuscii a starmene tranquilla per
un po’. Gwen iniziò a ridacchiare all’improvviso e poi attirò la mia attenzione
con un gesto della mano.
-Beh?-
-No è che… fino a ieri Hank se n’è andato
in giro a dire… Che Bden è un coglione che non ti merita.-
Urie si alzò sconvolto portandosi le mani
al petto e guardò tutti quelli seduti al tavolo, mentre Ross sbuffava.
-Io sono l’uomo ideale per la mia
fatina!-
Iniziò a lagnarsi e a sbracciarsi,
spiegando a tutti che nessun altro più di lui aveva il diritto di stare con me.
Così fui costretta a rassicurarlo che aveva ragione e ci volle davvero un bel
po’, dato che nel tempo che ci volle per consolarlo finimmo di mangiare tutti
quanti. Ma è buffo che ci volle solo un secondo perché tornasse a disperarsi,
tutta colpa di Simon che indicò due tipi che stavano entrando.
-Il top! Jilly, quello era il tizio che
ti piaceva… e quello è uno dei tanti di May!-
Affermò, facendo voltare sia Ryan che
Brendon verso i diretti interessati. Io sorrisi e puntai il dito verso la
bionda così che si concentrassero su di lei.
-Oh è vero! Era quello di cui eri
cotta!!! Quello di cui parlavi sempre e continuamente!-
Lei mi lanciò un’occhiata assassina, ma
non reggeva il confronto con quella che Ryanrivolse al tipo non appena questo arrivò al tavolo a salutarci.
-Oh
Oliver… Ciao…-
Mormorò lei, mentre Ryro stringeva il
bicchiere volendolo quasi stritolare. Perlomeno nessuno fece più caso a Kevin e
quindi mi rilassai… Al contrario di Ross, che invece iniziò a scazzarsi di
bestia, dato che si zittì mentre Oliver sembrava provarci con la bionda. La
cosa bella è che prima si parlavano gran poco perché Jill era troppo persa per
avere il coraggio di farsi avanti, anche se le avevo caldamente consigliato di
prenderlo e sbatterlo contro l’armadietto del liceo. Ripensandoci ora la mia
non era di certo la soluzione migliore per iniziare una relazione con qualcuno
che ti piace… Ma a 18 anni ne ero fermamente convinta.
La serata passò così con Ross che faceva
l’uomo geloso e Brendon che mi indicava tizi a caso per sapere se erano miei
ex. Ovviamente su alcuni mentii dicendo che non li avevo mai visti, altrimenti
si sarebbe depresso e quindi suicidato al più presto. Riuscii così a portarlo
fuori da lì verso la mezzanotte, con la scusa che mi era venuto un mal di testa
tremendo e nel giro di pochi minuti ci trovammo al parchetto di Casper su una
panchina.
-Ma se stai male non vuoi andare a casa?-
Mi domandò lui mentre mi sdraiavo per
appoggiare la testa alle sue ginocchia.
-Mh, in verità volevo stare un po’ sola
con te.-
Mormorai, allungando la mano verso il suo
volto ed accarezzandolo. Lui sorrise e si morse le labbra carnose, mentre
passava le dita sulla mia clavicola.
-Non ce la fai proprio a starmi lontano,
eh, MayMoon?-
-Credo di no…-
Risposi prima di voltare la testa
indietro mentre la sua mano scivolava nello scollo della maglia. Così in quel
momento notai la luna che splendeva enorme ed incontrastata sopra le montagne.
Allungai la mano verso il cielo e la indicai, spostando la concentrazione di
Brendon dalla mia scollatura.
-Visto? Qui la Luna è mille volte più
bella che a LA…-
Lui la guardò per un po’ e notai che i
suoi occhi luccicavano alla sua luce, poi tornò ad osservare me e sentii la sua
mano scivolare ancora nella mia maglia.
-Avevi detto che le luci della città
erano più sensuali… Ma credo che ti sbagliassi di grosso.- Mi disse, sorridendo
dolcemente. –Credo che contro questa luna non possano affatto vincere.-
-Ma penso proprio di no… La luna è
noiosa…-
Lui ridacchiò e scosse la testa.
-Los Angeles non sarà mai in grado di
renderti così bella con le sue luci come fa la luna qui… Non c’è paragone.-
Ascoltandolo, probabilmente arrossii appena mentre le labbra mi si curvavano in
un sorriso. –Posso baciarti, però, per rendermi conto che non è un sogno?-
Non appena me lo domandò mi sporsi verso
di lui e ci scambiammo un bacio fin troppo tenero. Poi lui si staccò da me e
tornò a guardare la luna.
-MayMoon… Cantami di nuovo quella
melodia… Te la ricordi?-
Chiese ed io sorrisi chiudendo gli occhi.
Ovvio che me la ricordavo… Come potevo dimenticarla? È la melodia che ho avuto
impressa nella testa per anni prima di poterla incidere. Ma forse il bello di
quel periodo era che ancora la sapevamo solo io e Brendon ed era come un nostro
piccolo segreto. Mi chiedo se quando l’ho cantata al mondo intero ho voluto
spezzare del tutto il nostro equilibrio…
Continua…
Eccoci con la seconda parte del capitolo
e con tutto il campeggio dei nostri paladini (??).
Si sono trasformati tutti in boy
scout e… come al solito… Bden ha fatto il cretino! XD
Ryan invece si è cagato sotto in
mezzo ai boschi, povero!!! -.-‘’
Capitolo 28 *** . Act 4. Chapter Eighteen, part one: London Bridge is falling down with my certainties. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Fourth Act: To Know
Chapter Eighteen, part one: London Bridge is falling down with my certainties.
Jill pov
Dicembre 2010 (Presente)
Quando sono rientrata stamattina Ryan non se
n’è nemmeno accorto, addormentato sul divano con Kylian che giocava
allegramente nel boxe di fianco a lui concedendosi risatine e versetti
infantili che mi fanno sempre sorridere.
Quando si sveglia è quasi mezzo giorno ma non fa domande. Non mi chiede come
sta Gabe o se ho dormito da lui… o altro. Non lo fa perché si conosce bene e
non ha voglia di innervosirsi ne di innervosire me. Non è il caso di essere
gelosi in questo momento “A che ora vai via con Brendon?” mi chiede prima
ancora di darmi il buon giorno, con tono acido.
“Non lo so” rispondo passando una mano fra i ricciolini biondi del mio bambino
“penso che passerà lui nel pomeriggio… Senti oggi pomeriggio Gabe viene a
trovare Ky…” gli dico mentre si siede accanto a me, sul letto e spegnendo il
televisore.
“è necessario?” chiede lui grattandosi i capelli, scazzato “Non mi sento molto
in vena di vedere gente…”
“Lo sai quanto ci tiene a lui… Voleva venire ieri sera ma c’erano Bden e
May.”ribatto “E poi così potrai dormire un po’ visto che stanotte sei stato
sveglio…”
Ryan sbadiglia “Massì dai… Dopotutto Gabe è sempre stato la tata migliore di
tutte…” appoggio la testa alla sua spalla mentre lui mi passa le braccia
attorno alle spalle baciandomi il capo “Come stai oggi?”
Chiudo gli occhi, lasciandomi andare in questo quadretto famigliare che non ho
più avuto da tempo.
E che non mi da soffisfazioni.
Quasi mi innervosisce, vorrei solo rimanere col mio bambino qui…. A coccolarlo
come non sto facendo da qualche giorno a causa del lutto…
“Male” rispondo con un sorriso triste “Ma infondo posso fare se non farmi
forza?? Domani c’è il funerale e poi basta…”
“Prima ha chiamato Eric LeRoy” mi dice e io lo guardo stranita.
“Il legale della Decay?”
“Si… Pete per testamento ti ha lasciato un terzo della Decay…”
Alzo la testa di scatto, incredula “Cosa?”
Ryan annuisce “Ha diviso il suo impero in tre parti uguali per te, Brendon e
Gabe…”
Rimango zitta per qualche secondo “E a Patrick?”
“Ora che è morto Pete? Beh ha perso tutti i suoi diritti sulla Decay… anche
Trevis…”
Sono ufficialmente senza parole “Farà un macello… me lo sento” mi mordo un
labbro insicura mentre Kylian mi guarda con gli occhioni sgranati allungando poi
le manine verso Ryan, per farsi prendere in braccio da lui che subito esegue
“Ryan…” mi aggrappò alla sua manica mentre lui non capisce il motivo di tutta
la mia agitazione.
“Che ti prende?” mi chiede leggendo l’ansia nei miei occhi.
“Ho una brutta sensazione…” dico semplicemente mentre il mio cellulare inizia a
suonare.
Lui mi bacia un attimo prima di rassicurarmi che tutto andrà bene. Lo dice
sempre, ma non va mai come dice lui, tanto che certe volte vorrei sentirmi dire
che andrà tutto di merda.
È Gwen “Ohy…”
-ciao tata come stai oggi?- non doveva chiederlo…
Le racconto tutto sfogando le mie ansie come sempre, le dico di May e Brendon e
soprattutto del comportamento della rossa, di Bebe e del bambino che aspetta da
Pete, dopotutto io le ho sempre detto tutto, e poi di Gabe che è stato
scaricato da quello stronzo di Beckett in un momento come questo.
Dopotutto è la mia migliore amica.
Lo è sempre stata.
-e tutto questo è successo in 24 ore??- mi chiede,scioccata.
“Macchè… appena12 ore…” dico assicurandomi che Ryan non abbia sentito di Bebe o
di Gabey, ma lui è troppo impegnato a far giocare Kylian per accorgersene “Tra
poco esco con Brendon…” bisbiglio poi
Lei sospira –Quando la smetterete voi due? Jill in questo periodo dovresti...-
“Ne ho bisogno, Gwen…” dico qasu disperat “è Brend, e vogliamo solo andare
insieme da Ashlee…. È solo per un’oretta ma ho bisogno di star sola con lui….
che male c’è dopotutto?”
Faccio domande idiote, lo so.
-Ecco appunto è Brend e tu sei troppo sulla difensiva… e poi…-
“Scusa ma Kylian piange, ci vediamo domani tata” lei cerca di replicare ma io
glielo impedisco riattaccando. Scusa Gwen, ma non è davvero il momento…
Non è il momento per farmi pesare anche il mio rapporto con Brendon o davvero
impazzisco…
Jill pov
Ottobre 2006 (Passato)
Londra è sempre stata una
di quelle città che non mi avevano detto nulla in un primo momento, ma che
avevo amato molto nelle mie permanenze la.
Arrivammo li il giorno del concerto, ovvero il 26 di Ottobre, carichi come
delle molle per la chiusura del tour e già con la mente ad Halloween, alle
feste e soprattutto al relax totale che ci aspettava fino a minimo dicembre.
Era metà pomeriggio e me ne stavo sola con Simon dentro al camerino della
pesche mentre gli altri ernao chissà dove e i Panic sul palco a provare per la
serata. Tenevo la testa appoggiata alle sue gambe mentre lui si divertiva a
pettinarmi i capelli nei modi più assurdi possibili. Mi ero dimenticata quanto
fossero fondamentali per me i discorsi con lui, gli scambi di opinioni eccetera
da quanto mi ero totalmente persa di Ryan, e quindi ero più intenzionata che
mai a recuperare e velocemente il nostro rapporto esclusivo.
“Vorrei imparare a cucinare i tacos” mi disse mentre si arrotolava una ciocca
chiara attorno al dito facendo mi ridere.
“Hai detto lo stesso l’anno scorso con la torta di zucca e abbiamo quasi dato
fuoco alla cucina di tua nonna..”
Lui sbuffò “Infatti voglio imparare a cucinare, mica ho detto che lo so fare!”
Stavo per ribattere quando qualcuno bussò alla porta e da essa apparve Zach che
ci guardò un attimo con un sopracciglio alzato “Non state facendo nulla,
scansafatiche?” chiese poi ridacchiando.
“Ci stiamo rilassando” continuò Simon con un sorriso sornione.
“Allora potete aiutarmi, un signore vuole parlare con un rappresentante dei
Killer Peaches e ha chiesto espressamente del frontman… quindi, alza il culetto
d’oro Jilliahn…”
“Ma Gwen?” chiesi alzandomi in piedi assieme a Simon che gentilmente decise di
accompagnarmi “In teoria spettano a lei queste cose… è la tour manager o
sbaglio??” ebbene si, era quello il lavoro che Pete le aveva affibbiato per
farla rimanere con noi e dovevo ammettere che nonostante le mie lamentale lo
faceva davvero bene puntigliosa come era di natura.
Zach mi condusse fino a uno degli spalti ai lati del palco e mi indicò un uomo
seduto di schiena rispetto a me sulle tribune “Lui, voleva chiederti delle cose
sulla band…”
“E si sa chi è?”
“Ha un pass di quelli che danno di solito hai musicisti, di più non so” terminò
il bodyguard mentre Brendon si esibiva in un acuto troppo acuto chiedendo poi
scusa a Ryan per averlo assordato.
Io e Simon ci avvicinammo al uomo scambiandoci sguardi straniti e lui,appena ci
vide arrivare, si alzò in piedi rivelando tutta la sua imponente altezza. Era
quasi alto come il mio chitarrista che vantava un metro e 90 di stoltezza “Ehm
salve, io sono Jilliahn Bayler, il frontman dei Killer Peaches e questo è Simon
Weaks, il chitarrista” spiegai mentre stringeva la mano sia a me che al mio
socio.
“Io sono Bran” disse semplicemente senza fornire il cognome, ma il sorriso mi
rassicurò immediatamente e Simon anche abbassò la guardia sedendosi accanto a
noi sulla tribuna.
“So che voleva farmi delle domande… giusto?”
Lui annuì facendomi segno di sedermi con lui “Mi chiedevo da quanto tempo
suonaste assieme e sotto quale etichetta avete firmato…”
“Suoniamo assieme da moltissimo tempo” dissi mentre lui annuiva estraendo un
blocchetto per appunti “quasi cinque anni… ma… lei è un giornalista?”
Lui parve pensarci poi annuì “Diciamo di si… e l’etichetta?”
“La DecayDance Records” lo guardai mentre prendeva appunti e mi feci un
ritratto mentale di quello strano individuo. Aveva delle grandi mani con
evidenti calli ai polpastrelli, segno che doveva essere o un chitarrista o un
bassista. Doveva avere più di una quarantina d’anni che però portava molto bene
in quanto in ottima forma fisica e poi aveva dei capelli corti e curati di un
rosso piuttosto bello. A dirla tutta mi pareva di averlo già visto in quanto
aveva un non so che di famigliare…
“Posso avere un nome per quanto riguarda la vostra etichetta? Qualcuno da
chiamare?”
Io scambiai uno sguardo ocn Simon che alzò le spalle rispondendo per me “Peter
Wentz, è il direttore della Decay e proprietario”
“Non chè l’uomo che ci ha lanciati” terminai io mentre i Panic finivano le
prove e Brendon si auto-applaudiva.
Incrocia gli occhi con quelli smeraldini dell’uomo che mise in tasca il
blocchetto con un sorriso “E questo Pete Wentz lo posso contattare?”
Io lo guardai stupita “Ecco si… tramite gli uffici della Decay. Trova il numero
sul sito penso…”
Lui annuii mentre May saliva sul palco sistemando il microfono e parlandoci
dentro “Bayler e Weaks sono pregati di portare qui i loro sederini per le
prove! Ripeto, abbiamo le prove!”
Mi alzai “Devo salutarla ora” dissi mentre lui guardava la mia cantante con uno
strano sguardo.
Parve riscuotersi al suono della mia voce e con un ultimo sorriso e un ultima
stretta di mano ci dileguammo per prendere gli strumenti “Che tipo strano”
disse Simon prendendo la chitarra e portandosela a tracolla “mi fanno quasi
paura queste persone…”
Annuii lentamente mentre collegavo il basso al radio jack e salivo sul palco
per le prove.
Dovevo ancora capire chi fosse quel tipo ma qualcosa mi diceva che ne avrei
sentito parlare ancora.
May pov
Ottobre 2006 (Passato)
Un
orsetto verde… Un insulso orsetto verde con un basco in testa ed un trifoglio
su petto mi fissava con occhi spenti appeso all’asta del microfono. Qualcuno ce
lo aveva impiccato crudelemente con un nastro rosa fluo a cui era attaccato un
bigliettino con il mio nome. Mi avvicinai e lo presi in mano osservandolo,
mentre Simon attaccava con la prima canzone e mi si avvicinava curioso. Aprii
il biglietto e riconobbi la scrittura di Brend, così scossi la testa e me lo
infilai in tasca prima di prendere il microfono. Dei fan in prima fila
guardarono straniti il pupazzo, allungando le mani come se credessero che lo
regalassi a loro. Non lo avrei mai fatto, soprattutto non dopo aver letto
quello che c’era scritto sul biglietto. Una frase a dir poco stupida, ma
continuo lo stesso a conservarlo come se fosse il manoscritto con più valore al
mondo.
“Quest’orsetto
voleva concupirmi spacciandosi per la mia fatina irlandese, ma mi sono accorto
della differenza in tempo: era troppo poco puccioso.”
Che
idiota senza senso… Certo che per definire tenera me doveva essere proprio
pazzo. Sciolsi il povero pupazzo e lo strinsi in mano tenendolo per un braccio,
prima di afferrare il microfono e tirare un calcio all’asta così che il nastro
volò fra la gente. Ci fu una piccola lotta per afferrarlo, ma io voltai le
spalle alla platea ed andai verso il backstage porgendo la mano a Brend che
subito saltellò fuori e mi si avvicinò fermandosi giusto a venti centimetri
dalla sottoscritta mentre tutti esplodevano in un boato per la sua comparsa.
Feci qualche passo indietro e lui mi seguì sorridendo, poi allungai l’orso
verso di lui e lui guardò il pubblico con il dubbio dipinto sul volto prima di
baciargli il naso in plastica.
Così
per tutta risposta io tirai indietro il pupazzo e lo strinsi al petto con un
braccio, mentre pestavo il piede a Bden come se fossi offesa. Lui alzò le
braccia come per dire che non poteva farci nulla e poi mi afferrò il polso
facendomi fare una giravolta… In tutta questa sceneggiata intanto stavo
continuando a cantare credo decentemente, finchè mi ritrovai non so come
affondata in Brendon che si prese l’orsetto e scappò dopo avermi baciato la
fronte. Un emerito coglione…
Jill
scosse la testa sorridendo prima di tirarmi un calcio e spingermi di nuovo al
centro del palco alla mia solita posizione. Le feci una linguaccia e poi tornai
a dedicare la mia attenzione al pubblico, che sembrava invasato a quel punto.
Pensai che tirare Brend sul palco così spesso forse avrebbe sortito effetti
straordinari.
Il
concerto si concluse in fretta e non appena finii di cantare l’ultima parola,
lanciai a terra il microfono ed alzai le braccia in modo esaltato. Ma non mi
accorsi che Brend era arrivato dietro di me per prendermi sulle sue spalle.
-Sei
fuori?!-
Urlai
dallo spavento e lui mi tirò una pacca sullo stinco mentre ammiccava alle fan.
Si fece passare il microfono da Phill e poi fece un passo avanti verso l’orlo
del palco.
-Uhm…
Dato che oggi la mia irish-girl è così felice per essere vicino alla propria
patria ed è stra-attiva… Volevo festeggiare con voi il nono mesiversario di un
grande avvenimento!-
-Oddio,
Brend… non…-
Non
feci in tempo a dire nulla perché lui fece un piccolo salto facendomi venire
quasi da vomitare.
-Io e
la mia May, prima di Jill e Ryan, per la prima volta abbiamo fatto…-
Per
fortuna il microfono venne spento in tempo dal tecnico così nessuno sentì che
avvenimento si stava festeggiando. Cioè la perdita della verginità… Lui sbraitò
e lanciò il microfono a terra strippando del tutto ed avviandosi poi verso il
backstage.
-Brendon
mettimi giù o ti ammazzo!-
Gridai,
mentre mi tenevo attaccata ai suoi capelli strappandogliene un paio. Lui mi
mollò giù davanti a Spence che ci guardò preoccupato.
-Mi
hanno spento il microfono! Ed io stavo dicendo al mondo che nove mesi fa ho perso
la verginità!-
Si
lamentò con il batterista che gli battè la mano sulla spalla per consolarlo. Io
lo guardai malissimo e gli tirai una spinta, ma venni abbracciata a tradimento.
-Amore
della mia vita, dobbiamo festeggiare questa ricorrenza passando tante di quelle
ore a letto che poi…-
-Brendon,
festeggiamo quasi tutti i giorni in quel modo!!-
Lo
interruppi io e lui sfoderò gli occhioni da cane bastonato per farmi pena. Così
gli baciai le labbra e lui se ne approfittò per far scivolare le mani sul mio
fondoschiena. Lo spinsi indietro e mi allontanai velocemente.
-Devi
andare sul palco!! Quindi fai il bravo e riscalda la voce…-
Dissi,
pur sapendo che non aveva affatto bisogno di raccomandazioni da me. Lui mi
cacciò fuori la lingua facendo poi una pernacchia ed io feci una smorfia
assurda sotto lo sguardo sconvolto di Ryan che era appena arrivato.
-Questo
sta diventando un asilo! Tra poco mi toccherà cambiarvi i pannolini e darvi la
pappa dal biberon?-
Esclamò
alzando le braccia scazzato, per poi andare a raggiungere Jill che stava
scendendo dal palco. Io scossi la testa e decisi di allontanarmi per il
corridoio che portava al camerino, dove intravidi un uomo avvolto in un
cappotto marrone e con in testa un cappello da gangster. Lo guardai un attimo
sospetta e lo vidi sorridere, ma venni raggiunta da Brendon che mi abbracciò i
fianchi.
Fece
penzolare l’orsetto verde davanti al mio viso e lo presi fra le mani, guardando
i suoi piccoli occhietti in plastica.
-Gli
ho già dato un nome! Clout…-
Lui mi
guardò alzando un sopracciglio mentre aprivo il camerino e ci entravo.
-Pezza?-
-Prestigio…-
Lo
corressi e scoppiò a ridere scuotendo la testa ed alzando le mani arrendevole.
-Mi
pareva strano che gli dessi un nome così svilente…-
Appoggiai
il pupazzo sul divano e poi mi voltai a baciare Brendon con un po’ più di
spinta passionale rispetto a prima. Lui sembrò soddisfatto della cosa, ma
dovette allontanarsi dato che si sentì chiamare da Zach. Lo salutai con un bacio
sul naso e lui sparì verso il palco, lasciandomi da sola con Clout. Mi ci
sedetti accanto e lo alzai, facendolo ballare mentre intonavo una filastrocca
ma inventandone la melodia.
Poi mi
fermai e mi ricordai di quando la cantavo da piccola al suono della chitarra di
mio padre. È stata la prima canzoncina che ho inventato da sola, si puo’ dire…
Osservai l’orsetto e presi il mio cellulare per entrare in internet, così gli
scattai una foto e la postai. Sotto di lui c’era scritto in maiuscolo “Say hi! Clout Clover is now in
DecayDance. Welcome to the family.”. Strano,
no, che ora quel nome lo si possa benissimo vedere nei negozi di dischi e che
quell’orso sia sulla copertina di un album…
Jill pov
Ottobre 2006 (Passato)
A concerto finito non
volevo assolutamente tornare il albergo “Voglio vedere Londra” dissi ad alta
voce nel pulmino mentre tutti si voltavano a guardarmi cotti.
Io non avevo per nulla sonno.
“Io passo” disse Phill mentre Dam lo appoggiava, portandosi il capellino sul
viso “Stasera vado a letto subito dopo la doccia”
“Idem” disse John “Tanto abbiamo tutto domani per uscire… l’aereo lo prendiamo
dopodomani sera no? C’è tanto tempo..”
“Ma io volevo uscire stasera…” dissi sottovoce guadagnandomi un’occhiata
assonnata anche da Spence.
“Ti porto fuori io se vuoi” mi sussurrò nell’orecchio Ryan facendomi sorridere
contenta.
“Veniamo anche noi!” disse Brendon abbracciando le spalle della rossa “Vero
MayMoon?”
“Che stress sei Brendon” gli disse la rossa prima di acconsentire rassegnata.
“Ok capito” disse Simon ridacchiando “uscita di coppie… io resto in albergo con
Gwen a guardare Queer as Folk!” aggiunse facendo mugugnare May che voleva
rimanere con loro a vedersi la serie televisiva, stanca di essere sbattuta a
destra e manca da Brendon.
Ma si dovette arrendere al venire con noi ancora.
Arrivati in albergo ci buttammo velocemente sotto la doccia insieme (per
risparmiare tempo, logicamente) e poi ci trovammo con Brendon e May nella all
diretti verso un posto in cui mangiare in primo luogo qualcosa visto che
avevamo cenato alle se e mezzo e era quasi mezza notte.
“Buttiamoci malamente al Mc” disse May facendo annuire sia me che Ryan mentre
Brendon incrociava le braccia contrariato.
Per una volta si dovette abbassare lui alle richieste dalla ragazza standosene
anche bello zitto. Li iniziammo a spettegolare in modo piuttosto pesante
riguardo tutti gli altri della Decay Dance “Gabe secondo me è scemo” disse Ryan
guadagnandosi un’occhiataccia da parte della sotto scritta “Sta tanto a leccare
il culo a te e a Pete… mah… fossi il lui darei il culo a Beckett per passare
meglio il tempo…”
“Povero Gabby” disse Brendon lanciandogli una patatina fritta addosso “Lascialo
stare”
“Ma chi lo tocca!”
Partì un silenzio strano prima che io decidessi di romperlo con qualcosa di
inaspettato “Io non sopporto Bill…”
Gli altri tre mi guardarono scioccati come se fosse per loro inconcepibile che
io potessi provare risentimento verso qualcuno. Ero buona si, ma non scema e
sentivo chiaramente tutte le cattiverie che quello stronzo mi riversava
addosso.
“In effetti non c’è tanto amore fra voi due” disse la rossa che sapevo essere
la prima a cui il cantante dei TAI raccontava tutto il suo odio nei miei
confronti.
“è un invidioso” disse sicuro Brendon annuendo “Del tuo fascino che ha stregato
Saporta e anche di me…”
“Di te?”
“Si” disse pomposo lui “Parla male di me perché vorrebbe avere la mia voce e il
mio incredibile fascino”
“SI Brendon proprio lui ha bisogno di fascino” gli disse ironica May.
Mi stava fortemente sulle palle il modo che aveva May di difendere sempre e
comunque a spada tratta William in quanto lui era indifendibile. Era il solo
elemento della Decay che portava scompiglio fra di noi parlando alle spalle di
più o meno tutti.
“è solo un coglione frustrato” infierii io mentre Brendon annuiva vistosamente
“Che non ha capito nulla della vita e privo di utilità pratica… deve
ringraziare solo di avere una voce vagamente ascoltabile”
“Oh JillyKitty sei la mia eroina!!”
May si voltò infastidita portando via il vassoio ancora a metà e prendendo il
cappotto “Io ho bisogno di andare a dormire, ci vediamo domani mattina” sbottò
dirigendosi verso l’uscita.
Brendon mi strizzò l’occhiolino prima di prendere le patatine e uscire a sua volta.
“Che infantilismo” dissi a Ryan che stava addentando non curante il suo panino
“dopotutto mica stavo parlando male di lei... lo sa anche lei che Beckett è un
rifiuto della società…”
“Si sente infastidita perché chiamata in causa” disse pulendosi la bocca “un
po’ perché loro due sono similissimi… un po’ perché io ho una teoria
interessante…”
“Ovvero?” domandai non pensando affatto che May e Will fossero simili. Per
nulla.
“Tu ti arrabbieresti se Brendon dicesse che io sono uno stronzo, sfigato e che
ti usa solo per scopare perché non ho un briciolo di amore per nulla?” chiese
mentre io, ovviamente annuivo “e ti incazzeresti perché pensi che non sia vero
no?”
“Ovvio che si” continuai io cercando di capire dove voleva arrivare.
“Ecco, appunto. Uguale May per Will…”
Ridacchiai “Ma no, io ti amo per quello mi arrabbierei..”
“Appunto…”
Io rimasi un attimo spiazzata da quella rivelazione mentre lui continuava
tranquillo a mangiare. Non capivo molto il suo totale disinteresse in tutto ciò
che non lo riguardasse ma ciò gli dava un grande vantaggio: riusciva sempre ad
analizzare a freddo le situazioni arrivando a conclusioni a cui nessun altro
sarebbe mai arrivato…
“Ma quindi tu pensi che May… lei…”
“Assolutamente si” continuò lui psicanalizzandola “Solo che non se ne rende
conto e scambia l’amore che ha per Will in affetto e l’affetto che ha per Bdon
in amore…”
Ciò, se possibile mi fece rimanere anche peggio. Lui se ne accorse così si
sbrigò a sistemare i vassoi prima di tornare da me “Ma queste sono solo teorie”
disse sbrigativo cercando di rimediare al turbamento che aveva appena scatenato
in me “adesso dimmi dove vuoi che ti porti? Vuoi vedere il London Bridge
illuminato?”
Io lo guardai ancora perplessa prima di annuire e seguire il mio ragazzo sino
alla fermata di una metro dove lui prese a studiare attentamente una cartina.
Ma io ero troppo intenta a pensare a ciò che Ryan mi aveva appena finito di
spiegare per concentrarmi su di lui che prese la mano conducendomi sulla metro
come se io fossi una bambina scema. Il fatto è che lui mi aveva aperto gli
occhi con così tanta violenza che ora non riuscivo più a chiuderli. Tutto
quello che stavamo costruendo stava andando a puttane perché? Perché c’era
Will. In un modo di puro infantilismo desiderai che non fosse mai nato perché
la sua sola presenza rovinava ogni forma di equilibrio.
Non avevo mai provato tanto odio per una persona come per lui.
“Smettila di menarti il cervello” mi disse Ryan mentre salivamo le scale per
uscire dalla metro “pensa che qualsiasi cosa faccia Will non ti tocca
minimamente. Cerca di essere superiore e non abbassarti al suo stesso livello
per favore…”
Io sbuffai “Perché pensi che io non lo sia?” chiesi acidamente mentre uscivamo
fuori. Mi zittì un attimo mentre mi appoggiavo alla ringhiera davanti a me,
godendomi lo spettacolo del ponte illuminato dalla luci, sembrava risplendere
come una stella nella notte.
Ryan si mise dietro di me, accostandosi alla ringhiera e appoggiando il petto
alla mia schiena per sussurrarmi all’orecchio “Non sei come lui, o come May, o
come me, Jilly… e non diventarlo mai…” e detto ciò si sollevò.
Non so quanto rimasi appoggiata a quella ringhiera stringendola con così tanta
energia da farmi male, ma quando mi voltai Ryan era poco distante da me, a
pochi passi, seduto su una panchina a guardarmi.
Io sorrisi appena andando a sedermi accanto a lui e posandogli un bacio sulle
labbra “Dovresti guardare il ponte… chissà quando lo rivedrai… invece io ci
sono sempre qui con te…”
Lui mi scostò i capelli dal viso per poter accarezzarmi la guancia prima di
dire “Ma non posso guardarlo se davanti ci sei tu che per me sei molto più
luminosa…”
Io sorrisi baciandolo di nuovo “Come fai a dire che sei come Beckett non lo
so…” gli sussurrai sulle labbra prima di riappropriarmene ancora… poi ancora…
Si scostò da me abbassandogli occhi “Penso di essere anche peggio in realtà…”
scossi il capo così lui mi prese il viso fra le mani, guardandomi negli occhi
“Io lo so che ti farò del male Jilly….”
Io gli presi i polsi senza riuscire a scollarmi dal suo sguardo “Vuoi ferirmi,
Ryro?”
“No, non voglio…”
“Allora sono certa che non lo farai…”mi appoggiai al suo petto stringendomi
forte al suo corpo mentre lui rimaneva in silenzio, accarezzandomi i capelli.
Girammo per la città tutta la notte sempre tenendoci stretti in un abbraccio
che aveva un che di disperazione….
Non volevo pensare che quello che mi aveva detto Ryan fosse una triste realtà
ma solo una sua paura personale, così continuai imperterrita a stringergli la
mano.
Eravamo sotto al Big Bang
quando il sole si affacciò sulla città facendoci capire che era davvero tardi…
“O molto presto” mi corresse Ryan facendomi ridacchiare “Adesso possiamo andare
in albergo e dormire fino al tramonto, pensa che bello…”
“In effetti non è male” dissi mentre ci incamminavamo a piedi, visto che la
nostra meta era nelle vicinanze.
“e tu che mi rompi sempre le palle quando voglio fare il notturno” disse
guadagnandosi una gomitata “Il sole è male!”
Mentre entravamo nella all Bdon ci venne incontro con i pantaloncini e la
solita fascia in spugna in testa “JillyKitty ecco perché non mi hai aperto!
Eravate ancora in giro! Che ne dici di fare un po’ di jogging?”
Io lo guardai alzando un sopracciglio ma fu Ryan a rispondere per me,
prendendomi in braccio e avviandosi all’ascensore “scusa Urie ma la mia donna
viene a letto con me. Buona notte”
Ridacchiai sul suo collo mentre le porte si chiudevano su un Bdon un po’
deluso. Mi sarei fatta perdonare con qualcosa come biscotti o un altro dolce,
appena ritornati alla masion.
Mettermi a letto fu davvero meraviglioso, visto quando ero distrutta e farlo
con accanto Ryan che mi passava le dita fra i capelli poteva essere etichettato
solo come momento perfetto.
Così perfetto che no, non poteva rovinarsi per nessun motivo.
Ryan non mi avrebbe mai fatto del male, ne ero certa…
Continua…
Eccoci con un capitolo con Ryro
pronto a filosofeggiare e psicanalizzare la gente… State pronti perché non sarà
l’ultima volta! Il nostro Ross preferito è uno psicanalista nato! XD
Non si sa se le sue supposizioni
siano vere o no… Ci vorrà del tempo per vedere se il nostro Oracolo Ross dice
la verità! XD
Intanto Brendon continua a
sparare cazzate, ma ormai ci siamo abituati!!!
Capitolo 29 *** Act 4. Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my certainties. ***
Expect the Unexpected
Expect
the Unexpected
is
Smarter than
Trust
in Possible Things.
Fourth Act: To Know
Chapter Eighteen, part two: London Bridge is falling down with my
certainties.
May pov
Dicembre
2010 (Presente)
Il mercoledì mattina inizia sempre con il buon profumo
delle frittelle cucinate da Brendon, dato che Pete viene sempre da noi a fare
colazione… Stamattina l’odore arriva fino in stanza, ma il mio ragazzo mi sta
ancora dormendo accanto. Mi muovo appena e lui si sveglia, arricciando il naso
per sentire l’odore che c’è nell’aria.
-…devo essere in un sogno.-
Sussurra, prima di alzarsi a sedere e guardarsi attorno. Io
lo imito, per poi infilare le pantofole e la felpa.
-Impossibile…-
Mi sento dire, mentre entrambi scendiamo le scale, un po’
come due bambini che la notte della Vigilia vanno a sgamare Babbo Natale che
lascia loro i regali. E appunto rimaniamo con l’amaro in bocca e disillusi,
trovando William che si destreggia davanti ai fornelli.
-Buongiorno… Vi ho svegliato?-
Domanda, mentre mette un’altra frittella in cima alla pila
che ha cucinato. Una quantità industriale che sarebbe andata bene se ci fossimo
trovati ancora in dormitorio…
-Più o meno… Ma… Che stai facendo?-
Mi avvicino a lui e lo guardo negli occhi, ancora rossi per
le lacrime che deve aver versato tutta la notte.
-Cucino la colazione!-
Brendon si lancia a strappargli la padella di mano e la
sbatte nel lavandino, per poi spegnere la fiamma del gas ed appoggiare le mani
sul ripiano. Lo sento sospirare pesantemente, mentre William lo guarda offeso
con la bocca socchiusa. Posso capire che sta provando in questo momento… La
speranza che fosse stato tutto un brutto sogno che è stata subito uccisa nel
vedere che in cucina Pete non c’è. Gli appoggio una mano sulla spalla, prima di
posare la fronte sulla sua schiena.
-Dai, siediti che preparo il caffè…-
Mormoro, prima di andare alla moka strascicando i passi.
Brendon e William si siedono e rimangono in silenzio ad osservare le frittelle,
come se ad entrambi facessero solo ribrezzo. Credo che dovremmo darle a Bogart…
Io di certo non mi ingozzerò, me ne basterà mezza. Metto le tazze davanti ai
ragazzi, prima di prendere posto anche io e sorseggiare il mio caffèlatte non
guardando in faccia nessuno. Poi Brend sospira ed appoggia la tazzina sul
tavolo con un po’ troppa violenza.
-Non ce la faccio… Non ha senso far colazione con delle
frittelle oggi!-
Sbotta, alzandosi di colpo ed attirando gli sguardi su di sé.
Will si porta le mani al viso e ricomincia a tremare, probabilmente pensando ad
altro. Forse a Gabe, da solo in quella grande casa non troppo lontana da qui…
-Brend… William non ha fatto apposta non prendertela.-
-Non me la sto prendendo con lui… Dio, May! Ma ti rendi
conto che stai sempre a proteggerlo?-
Allarga le braccia infastidito e poi si volta per salire le
scale, lasciandomi a fissare il punto in cui era con gli occhi sgranati.
Beckett si scopre la faccia e mi guarda stranito, prima di scuotere la testa.
-Non sta bene…-
-Lo so. Ma… Sta solo dicendo quello che pensa veramente
senza trattenersi.-
Mi alzo e subito seguo il mio ragazzo, prima che decida di
buttarsi dal balcone. Lo trovo nella stanzettache fissa la chitarra come se gli avesse fatto il torto peggiore del
mondo. Poi vado ad abbracciarlo da dietro e lui sospira, voltandosi verso di
me.
-MayMoon, la vita non ha più senso adesso.-
-Allora facciamola finita…-
Rispondo freddamente, alzando gli occhi ed incrociando i
suoi lucidi di lacrime.
-Se non hai nulla per cui vivere è inutile stare al mondo,
Brendon… Quindi perché non ti ammazzi? Sarebbe la prima volta in cui agiresti
per egoismo.-
Lui resta a guardarmi e poi
scuote la testa, sedendosi sul divanetto marrone e portandosi le mani alle tempie.
Non sono mai stata la persona adatta a consolare Brendon, posso solo rispondere
malamente e sperare che capisca da solo… Certo, in una coppia questo non è
affatto positivo. Ma Brend, non sono affatto sicura che in una relazione come
la nostra ci sarebbe ancora posto per tutta quella tenerezza e
quell’apprensione che giuro di aver provato. Me ne ricordo benissimo…
May pov
Ottobre
2006 (Passato)
“Èsolo un coglione che non ha capito nulla
della vita e privo di utilità pratica… deve ringraziare solo di avere una voce
vagamente ascoltabile”
Era sempre
bello sapere che quella che una volta era un dei miei migliori amici aveva
questa bella opinione di una persona che era praticamente la mia fotocopia al
maschile. Probabilmente avrei dovuto semplicemente inchinarmi davanti a Jill e
dirle che lei era la persona migliore al mondo, ringraziandola per aver avuto
la compassione di prendere me come cantante dei Killer Peaches nonostante fosse
solo per la mia voce vagamente ascoltabile. Se pensavo che nemmeno potevo
competere con Beckett mi veniva voglia di spaccare il mondo intero e poi
strapparmi le corde vocali. Tanto non è che servivano a molto, no?
Notare che poi
della vita ce ne parlava Jilliahn Bayler, che era risaputo essere una donna con
mille esperienza dolorose alle spalle. Ah sì, le è morto il gatto due anni fa.
Ricordatelo May, questi sono problemi grossi! Quando ti muore il gatto impari
tutto riguardo allo stare al mondo, eh? Sì, insomma, Beckett che aveva tirato
avanti da solo aiutando sua madre e sua sorella perché era l’unico uomo di casa
non capiva nulla. Nemmeno io capivo nulla, allora. Il mio gatto era ancora vivo
e vegeto.
Non mi sarei comunque abbassata a
discutere, quando sapevo di avere ragione io. Non era mia intenzione sentire
una parola di più là dentro… Londra l’avrei vista il giorno dopo, per quanto
fossi curiosa di visitarla subito.
-MayMoon… Non correre così sennò poi in
hotel mi dici che sei stanca e dormi subito!-
Brendon mi afferrò la mano prima che
scendessi da sola le scale della metro e così mi voltai a guardarlo in
cagnesco. La sua preoccupazione era principalmente che non avremmo scopato…
Fantastico. Grazie per la considerazione. Insomma avevo capito benissimo come
stavano le cose: se non per andare a letto, non servivo proprio a nulla.
-Era mia intenzione dormire infatti.-
-Ma è il nono mesiversario di…-
Sfilai la mano dalla sua per portarmela
sugli occhi e gli girai le spalle, muovendo gli occhi in modo convulso per il
nervoso.
-Cazzo, Brend. Sei l’unico che si ricorda
il giorno in cui ha perso la verginità e lo festeggia. Non ne hai vergogna? Non
hai altro da ricordare? Cristo santo, io nemmeno mi ricordo chi mi ha portato a
letto la prima volta!-
-Ma MayMoon… Per me è importante perché
tu mi hai…-
-Ricorda questo come il giorno in cui
invece vai in bianco.-
Lo interruppi e salii sul treno, seguita
immediatamente da lui che mi osservava sbigottito. Ci aggrappammo al palo e ci
scambiammo un lungo sguardo, ma non riuscivo proprio a farmi prendere sul serio
da lui e metterlo in soggezione. Figuriamoci, era troppo ingenuo ed innamorato…
-Dai, non fare la stronza!- Ammiccò e mi
accarezzò la guancia. –So che in verità anche tu vuoi stringerti a me tutta la
notte.-
Annuii sorridendo malizoso e io invece
rimasi con la mascella contratta dalla rabbia. Perché non riusciva a capire
quando era il momento di smettere di fare lo scemo?
-No che non voglio stare tra le braccia
di chi mi considera una nullità.-
Affermai gelida e forse un po’ troppo
crudele, dato che lui sgranò gli occhi sconvolto.
-Non ti considero una nullità! Io?! Ma
sei impazzita?-
Si portò le mani al petto rischiando di
cadere per la frenata della metro, ma restando in piedi miracolosamente.
-Oh, non devi giustificarti… Vai
tranquillo. So benissimo da sola di non essere come te e Jill… E forse dovrei
scusarmi se non sono perfetta come voi. La mia mancanza di utilità pratica è
davvero una cosa che potrebbe farvi vomitare. Perdonatemi.-
Detto questo uscii dalle porte della
metro volendo sbrigarmi a raggiungere l’hotel. Lui mi raggiunse e cercò
inutilmente di prendermi a braccetto, ma io gli restai a debita distanza. Sì,
forse la stavo prendendo troppo sul personale… Ma alla fine avevano iniziato
loro a non avere un po’ di tatto per i miei sentimenti, sapendo che Will era il
mio migliore amico e che lo era appunto perché eravamo simili. Io mica mi
mettevo ad insultare gratuitamente la gente a cui loro erano affezionati. Anche
perché non avevo nulla contro Gabe o Pete… Insomma, a modo mio volevo bene
anche a loro nonostante non fossi poi ricambiata. Perlomeno da Gabe, dato che
Pete alla fine a me sembrava tenerci… Un po’ come teneva a tutti. Forse non ero
degna di stima, chissà. Se tutti pensavano di me le stesse cose che Jill
pensava di Beckett ci credo che non mi ero fatta troppi amici se non Will e
Ryan.
Aprii la porta della mia stanza senza
aver ancora detto una parola, nemmeno in ascensore quando Brend cercava di
tirarmi fuori qualcosa con espressioni da cane bastonato. Ovviamente scappai
dritta in bagno per chiudermici dentro a chiave, lasciandolo da solo di là.
-May… Quando hai finito poi vengo a
lavare i denti!-
Avrebbe dovuto lavarli la mattina
seguente, dato che era mia intenzioni non uscire finchè non mi fossi sbollita.
Mi guardai allo specchio e presi le salviettine struccanti per levarmi il
fondotinta e l’ombretto, restando poi a fissare il mio riflesso. Sbuffai
sconsolata e scivolai a sedermi per terra, rovistando nella borsa per trovare
il mio I-phone. Sotto la foto dell’orso c’erano ormai un centinaio di commenti
su quanto fosse carino e poi notai il messaggio privato di William e quello di
Sisky che subito andai a leggere. Quest’ultimo mi diceva che voleva che gli
portassi a casa il modellino di un autobus e ridacchiai appena rispondendo che
gliel’avrei comprato. Poi lessi quello che mi aveva scritto Will e mi arrabbiai
ancora di più con il mondo fuori da quel bagno.
Inbox: billbeckett “ ‘Trifoglio di
prestigio’ uh? ;) Molto modesta la signorina. Btw sappi che ho la canzone che
farà boom. No spoiler :P Ps c’è una mosca lì?”
Lo rilessi un paio di volte e mi chiesi
da dove avesse tirato fuori la storia della mosca. Scossi la testa ed appoggiai
la fronte alle ginocchia, chiedendomi perché nessuno in verità riuscisse a
capire William e lo prendessero in antipatia. Poi mi decisi a rispondegli,
mentre ascoltavo Brendon che canticchiava una canzone dei Killer Peaches.
Send billbeckett
a direct message “Pretendo spoiler. Ne ho il
diritto. >_< Quando non dormi fatti sentire, I need U. Londra è bella ma
triste. I miss LA. :( ”
Rilessi un attimo prima di spedire e
guardare la porta sentendo che Brend si era deciso a zittirsi. Probabilmente si
era accorto che se cantava svegliava mezzo hotel, dato l’ora. Il cellulare non
tardò a vibrare e subito risposi sentendo Beckett ed un casino esagerato
dall’altra parte. Là dovevano essere le otto e mezza di sera… Indi per cui
mancava un’ora al concerto di quella sera.
-Londa è triste? Ci sono stato… Ma sai
che non è così male? Devi solo trovare dove sbattere la testa per andare a
divertirti… Di certo è meglio che qui. Dico, non parlo con Gabe da due
giorni..-
Mi disse tutto ad un fiato, prima di
aggiungere un “ciao May” alla fine.
-E come mai non gli parli? …Ciao Will.-
Sentii Brendon arrivare alla porta e
bussare preoccupato.
-Parli con me, mia regina delle fatine?-
-No. Sono al telefono…-
Lui si zittii e si allontanò, così fissai
la porta un po’ in preda ai sensi di colpa. Mi dispiaceva trattare così Bden
per colpa di un’affermazione di Jill.
-Oh, guarda, lasciamo perdere il perchè.
È un coglione che parla troppo e basta… Tu come mai sei giù di morale?
L’orsetto ti ha trattato male?-
-No, è l’unico bravo con me qui… Mi
dispiace per Gabe. …piuttosto, Beck… Volevo chiederti una cosa.-
Mormorai, fissandomi nervosa lo smalto
giallo che Gwen mi aveva spalmato sulle unghie il giorno prima. Lui restò ad
aspettare che parlassi per qualche istante prima di tossicchiare impaziente.
-Ho un live tra un po’… Devo portare il
cellulare sul palco con me aspettando che tu mi faccia la domanda?-
Sorrisi sentendo che in tutta
quell’indisposizione in verità era preoccupato per quello che avrei potuto
chiedergli. Non riuscii ovviamente a domandargli se venivo considerata una
nullità dai suoi amici, così come i miei lo pensavano di lui.
-…com’è la canzone?-
-Ho detto niente anticipazioni, McLean…
Non mi convincerai.-
Io sospirai e mi raggomitolai su me
stessa, sentendo una lacrima scivolare lungo la guancia. Oh… Piangevo perché
ero triste per una volta e la cosa mi stupì abbastanza. Di solito lo facevo per
l’ansia...
-William… Per favore. Provami che non
siamo nullità…-
Lui rimase in silenzio un attimo e poi lo
sentii prendere fiato.
-May, è davvero uno scazzo sentirti
piangere al cellulare e non poter far nulla. Ma non siamo di certo nullità… che
stupidaggine.-
Disse un po’ stizzito, prima di rilassarsi
ed iniziare a cantare. Mi chiedo ancora oggi per chi siano state scritte quelle
parole perché erano piene di una strana malinconia, certo, senza contare le
metafore insensate.
-I’m not gentleman, I can be
a prick… And I do regrets more than I admit…-
Canticchiò prima di bloccarsi e io tirai
su col naso, asciugandomi gli occhi.
-Beck, continua… è bellissima…-
-Vorrei vederti sorridere per le mie
parole. Non sentirti piangere. Quando torni, May?-
Mi domandò abbastanza triste, mentre io
scuotevo la testa.
-Presto… Tornerò presto.-
Lo sentii sospirare pesantemente, mentre
la voce di Sisky faceva da sottofondo dicendo di ricordarmi del regalo. Sorrisi
appena immaginando la faccia completamente infastidita di William che gli
rispondeva di comprarselo sul ebay.
-Devo andare adesso. Tu non fare la
cogliona e non abbatterti. Ricorda che ci saranno i VMA ed è un bel momento per
farti pubblicità vicino a Urie. Fatti fare tante foto, mi raccomando.-
E detto questo, riattaccò senza che
potessi salutarlo o chiedergli cosa non andava con Saporta. Così decisi di
alzarmi ed andare da Brendon, trovandolo a letto che mi aspettava sveglio. Lo
raggiunsi e senza dire troppo lo abbracciai, affondando il viso nel suo collo e
respirando il suo profumo. Lui mi baciò i capelli e sospirò rassicurato.
-Mi dispiace…-
-Tranquilla MayMoon.-
Mi rispose, facendo scivolare la mano
sulla mia schiena. Restammo così e alla fine ci addormentammo… Avevo ancora in
mente la melodia di Beckett, non gli avevo nemmeno chiesto il titolo della
canzone.
Però mi era rimasta in mente quella
frase, come se fosse l’azzardata risposta alle affermazioni di Jill. As bright as you wanted me to be…
La sera dopo scoprii il perchè Bill fosse
così triste al telefono e non parlasse con Gabe. Me lo spiegò Ryan mentre ce ne
stavamo da soli nella hall ad aspettare che i nostri corrispettivi ragazzi
scendessero.
-William mi ha chiamato oggi…-
Mi disse con tono piatto, osservando
attentamente il vaso di fiori davanti a noi.
-Ah sì? Anche io l’ho sentito ieri sera…-
Si voltò a guardarmi alzando un
sopracciglio come se gli avessi appena detto una cosa talmente ovvia che potevo
evitarla.
-Ti ha detto nulla sul fatto che Gabe gli
ha raccontato di essere profondamente attratto dalla mia ragazza?-
-No. Ora capisco perché era un po’ giù.-
Lui fece un verso contrariato, piegandosi
in avanti ed appoggiando i gomiti alle gambe sottili.
-Ho parlato con Gabe oggi… è meglio che
capisca di tenersi lontano da Jill.-
Lo guardai sospettosa, capendo che la sua
gelosia non gli permetteva di fidarsi degli altri. Eppure conoscendo Saporta
non avrebbe mai portato via la bionda a Ryan, perché non era così egoista e
prepotente. Figuriamoci…
-Spero solo che tu non gli abbia detto
che non devono nemmeno essere amici. Quello sarebbe troppo… Anche se secondo me
è sbagliato pure telefonare a Gabe per dirgli queste cose. Ognuno è libero di
innamorarsi di chi vuole.-
Sbottai un po’ infastidita dal
comportamento di Ross, dato che non mi piaceva affatto che si limitassero le
libertà del proprio partner.
-Anche Beck ha sbagliato spifferando
tutto…- Aggiunsi sbuffando. –Dico, okay che in amore tutto è lecito… Ma Gabe
non lo prenderà mai in simpatia se continua ad essere così subdolo.-
-William ha fatto bene. Questa si chiama
lealtà tra amici.-
Annuii lui, ritirando fuori la storia
della lealtà che tanto aveva propinato a Brend. Più che lealtà però qui mi
sembrava una specie di complotto strano, a William non importava nulla di Jill
e Ryan, voleva solo che Gabe smettesse di pensare alla bassista. E Ryan come un
cretino se la prendeva anche…
Evitai di rispondere a Ryan, anche perché
Brend e Jilliahn si degnarono ad apparire nella hall. Mi limitai solo a
scrivere un messaggio a Beckett dicendogli che Ross aveva parlato con Saporta,
almeno si poteva rallegrare di essere riuscito nel suo infido piano. Sì, di
certo stava festeggiando…