Recensioni di Stelplena_Cielo

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Recensione alla storia Broken Bones - 27/08/11, ore 17:07
Capitolo 7: Segreto
Eccomi qui sono arrivata al sette yeeeeeeeeeeeeeee!!Allora,bello incasinato è.Il cuoricino di Booth ha ceduto.Cavolo!Ma pure lui?Prima una storia di piccolalettrice dove a Thalia prende un infarto,ora qui.Mio dio!Sarò io!xD
Bel capitolo davvero.Che posso dire?Le stesse coe che ho detto per il precedente,mi sono piaciuti allo stesso modo :)
CITAZIONI PREFERITE.
< Era così…indifeso. Lui, proprio lui, era indifeso. Era una tortura, non poter fare niente ed essere sull’orlo di una crisi di nervi estrema. Eppure decise di rimanere lì ad osservare le vampate rosse e gialle uscire dalle finestre del suo appartamento, impotente. Sembrava paralizzato, non aveva neppure il coraggio di chiamare i vigili del fuoco. Bloccato, semplicemente bloccato. I suoi ricordi gli passarono per la mente come le scene di un vecchio film ricordate a tratti. Sospirò impercettibilmente e cercò sostegno nella dottoressa Brennan, stringendola più forte, facendole capire che era ancora lì, cosciente e presente.
Il silenzio si riempì di respiri e di battiti in un minuto. Erano avvolti dall’atmosfera che li circondava, e per un attimo sembrava che si fossero dimenticati che il fuoco non proveniva da un falò in spiaggia. Erano solo loro, loro contro il mondo intero, niente di più e niente di meno, solo loro.
Sciolsero l’abbraccio per avere maggiore visibilità del fuoco che stava per espandersi. Le sirene ruppero lo stato di equilibrato silenzio tra i due, che sussultarono e rimasero lì a fissare la scena. Sembrava però che il loro sguardo non fosse direttamente rivolto alle fiamme, quanto a qualcosa di più profondo: i ricordi che stavano portando via, tutta la vita di Booth.
«Perché non siete stati voi a chiamarci? Dicono che fissate la scena da un sacco!» Esclamò una voce sicuramente sconosciuta. Loro sembravano in uno stato di trans, e l’uomo non ricevette risposta. Passò loro una mano di fronte agli occhi. «Heylà!» Ancora nessuna risposta, indi si fiondò dentro casa per assicurarsi che non ci fosse nessuno prima di stroncare l’incendio dalle viscere. In poco tempo, della facciata bianco/giallastra di quel piano del condominio rimase solo un po’ d’intonaco malamente gettato in strada, tutto il resto era…buio. I vetri delle finestre erano esplosi, e qualche pezzetto annerito era finito di fronte alle scarpe di Booth, che impassibile li fissava senza la possibilità di voltarsi.
Poté ruotare di poco il capo appena notata l’assenza di qualcosa al suo fianco. I suoi occhi castani non si persero, come previsto, in quelli azzurri della dottoressa, che stava a qualche passo di distanza, a parlare con un vigile rimasto fuori a controllare per assicurarsi che i suoi uomini fossero al sicuro.
«Bones…» mormorò, provando a muovere i piedi per avvicinarsi a lei e non riuscendoci. Iniziò a sentire un dolore lancinante percorrergli il torace, e provò ad aumentare il tono e a muoversi, per scacciarlo, sempre con tentativi vani. «Booones…» non riusciva ad urlare. Temperance si voltò appena in tempo per vederlo cadere agonizzante sull’asfalto.

La sala d’aspetto appariva più tetra di quanto la ricordasse. L’ultimo evento che l’aveva legata a quella sala era stata l’esplosione all’interno del suo frigo, quella che aveva fatto finire per la prima volta in sua presenza Booth su un lettino d’ospedale. Era seduta su una sedia blu a fissare il nulla a mente totalmente vuota. Non stava pensando a niente, non voleva ipotizzare. Per una volta non voleva elaborare tesi, sarebbe stata male, più di quanto non lo era già stata fino a quel momento.
Intravide tra le proprie dita un camice bianco. Tolse le mani di fronte agli occhi e sollevò il capo, appena per riuscire a vedere un rivoletto di sudore percorrergli la parte alta della fronte. L’uomo si fermò di fronte a lei sospirando. «E’ fuori pericolo» disse. Lei si lasciò andare all’indietro, pensando che probabilmente il peggio fosse passato, pur non essendone sicura più di tanto.
«E’ stato un infarto, suppongo» eccola, stava ipotizzando. Strinse gli occhi, che vennero riaperti e videro l’uomo in camice che annuiva, con un’espressione ironicamente malinconica.
«Potrà andarlo a trovare tra un paio d’ore, fa meglio a riposare adesso» e detto questo sparì all’interno del corridoio.
Angela le posò una mano sulla spalla. Fu praticamente solo in quell’istante che si accorse della sua presenza, prima era stretta tra due muri di preoccupazione che era persino possibile tagliare a fettine con un coltello. «Tesoro…sta bene» . «Ha avuto un infarto, mica un colpo di tosse» . «Lo so, ma il dottore ha detto che…» . «Non mi interessa cos’ha detto! Ha subito troppi traumi in così poco tempo…e pensare che io stavo per…» l’ultima parte della frase venne inghiottita insieme a quel po’ di saliva che bastava per non lasciarle la bocca asciutta. «Continua…» la invitò l’amica. «per lasciarlo. Non…non avrebbe retto anche a questo» Angela provò a rimanere impassibile, per quanto fosse in realtà palesemente stupita e imbarazzata dalla situazione che si era venuta a creare.

Tre ore dopo, Brennan era nella stanza del collega, che dopotutto riposava come un angelo che si era appena salvato per miracolo da un’esplosione. A volte farfugliava qualcosa, e sembrava agitato, lo si vedeva dalle sporadiche gocce di sudore, e dal fatto che si girava di continuo. Quando lui parlava, lei era lì. Quando si rigirava a destra e a sinistra, lei era ancora lì. Quando la ignorava, o la nominava durante un incubo, lei era ancora una volta lì. E sarebbe sempre stato così, sempre. Lo sapeva, e voleva dirglielo in qualsiasi modo. Trovò un quaderno ed una penna sul comodino, e quei due oggetti furono come la sua ancora di salvezza in un mare di sentimenti inespressi. Si sedette sulla sedia, usando il comodino stesso come supporto. Lo aprì e iniziò a scrivere.
“Iniziare una lettera con un freddo e convenzionale “caro” non mi sembra adeguato in questo caso, ammesso che l’abbia già fatto. Preferisco scrivere questa lettera in modo informale, in uno stile che sicuramente non m’appartiene ma che spero ti faccia arrivare quello che provo scrivendola. Immagina che ti stia parlando, perché sono proprio qui, accanto a te, mentre probabilmente sei in una situazione critica post-infarto. Sono state le due ore peggiori della mia vita, sommate a quella in cui sono rimasta lì ad aspettare i risultati dell’operazione a New York. Questa però è un’altra storia che non voglio riportarti alla mente. Voglio che tu legga questa lettera con un sorriso dei tuoi sulle labbra. Promettimelo, Booth, non accetto obbiezioni, questa volta davvero. La situazione sembra essersi stabilizzata, e anch’io in un certo senso sto meglio. In un certo senso questo tuo malore ha fatto in modo che non facessi la scelta peggiore della mia vita. Non per questo lo ringrazio, naturalmente, no. Tu mi hai insegnato a mettere il cervello da parte e a fare lavorare quell’organo involontario che è il cuore. “Fatti guidare, Bones, e farai la scelta giusta” sono le parole che hai usato per provare a convincermi. Ti avevo detto che non avrei mai potuto seguire questo consiglio, che il cuore andava messo in una scatola durante determinate situazioni, e che i sentimenti erano una cosa che non mi apparteneva. Ho dovuto ricredermi. Beh si, mi sono ricreduta e non te l’ho detto, spero mi perdonerai. Questa volta il mio cuore ha lavorato piuttosto bene, direi. Il tuo un po’ meno. Battuta triste, si, ma sai, non sono brava con queste cose. Anzi, perdonami in partenza, perché probabilmente questa lettera finirà nel cestino della stanza e non la leggerai mai, e me lo auguro. Più che altro è indirizzata a me stessa, è una riflessione personale su quello che vorrei dirti, ma non sono capace di scrivere altro, perdonami ancora. Troverò le parole, lo sento, e quando le troverò promettimi che mi ascolterai come hai sempre fatto da quando mi conosci. Inutile, so che lo farai. Grazie di tutto.”>>
Questo e poi..
<<«Cosa è successo?» Chiese lei, con un filo di voce, quasi senza far sentire la sua domanda all’altro, che invece sospirò e sollevò di poco il capo per poterla guardare meglio, quasi ad accertarsi che fosse davvero lei, e che non la stesse solo immaginando.
«Un…niente, Bones, niente. Sta’ tranquilla» Sorrise, provando a toglierle la preoccupazione di dosso, invano. Lei però finse di essere rassicurata da quelle parole, ricambiando il suo sorriso com’era solita fare in questi momenti. Non voleva allarmarlo, né tantomeno metterlo sottopressione. «D’accordo. Senti…adesso faccio entrare Hodgins, ci tiene. Ci vediamo dopo» sorrise nuovamente, alzandosi dalla sedia e voltandosi direttamente, camminando verso l’uscita della stanza. Appena fuori, richiuse la porta ed indicò la via all’entomologo, che si apprestò a seguirla, bloccandosi appena davanti al legno bianco, e voltandosi di scatto verso il corridoio, dal quale proveniva un continuo urlo isterico e acuto. Angela, intanto, non era più accanto agli altri, e Cam correva a gambe levate in direzione del rumore.
«ANGELA!» urlò Jack, precipitandosi al seguito della donna, per controllare.>>
Qui non ho capito..che diamine è successo?
Non vedo l'ora che tu posti l'8 per capire.
Baci.
Thalia_Socia_Grace

P.S:ogni capitolo che passa mi appazziono sempre più xD
Recensione alla storia Broken Bones - 27/08/11, ore 16:45
Capitolo 6: Qualcuno morirà
Che bello!Questo capitolo è bellissimo.Mi è piaciuto tanto sai?Molto!Allora,parto con le mie noiosissime e lunghissime recensioni.
Prima di tutto,complimenti.E' un capitolo ricco,per quanto mi riguarda.Ben descritto nei minimi dettagli e in modo sublime,devo dire.Brava.Soprattutto le emozioni,si possono quasi sfiorare,se parliamo con figure retoriche.Comunque,brava davvero mlto brava!
Allora.
CITAZIONI PREFERITE.
< A suo malgrado, quell’assenza di parole servì alla dottoressa per riflettere sull’irrazionalità di tutto quello che stava accadendo. Si sentiva colpevole di quel troppo prolungato silenzio tra loro due, pur non c’entrando nulla. «Booth…» questa volta fu lei a richiamare la sua attenzione. Per un secondo le parve di essere ignorata, ma poi lo vide voltarsi in sua direzione con uno sguardo assente e privo di qualsiasi interesse. Sicuramente non era una cosa che le faceva piacere, niente affatto. «che ti succede?» domandò, appoggiandosi alla spalliera. «Niente, rifletto…» rispose, con la noncuranza di prima che faceva sentire Brennan una presenza assolutamente inutile. «Io ho riflettuto…» già, aveva riflettuto fin troppo, quella sera. Il silenzio gliene aveva dato modo. «non posso continuare così.» e diceva questo solo dopo neanche un giorno. Tecnicamente non stavano ancora neanche insieme. «Così come?» . «Così. Guarda…non c’è qualcosa di strano?» . «Cosa?» . «Il silenzio. Dove sono finite le nostre chiacchierate?» . «Adesso stiamo parlando…» . «Non fare lo stupido, sai cosa intendo.» . «Non darmi dello stupido.»
Inarcò un sopracciglio nel guardarlo. «Mi dispiace, ma non posso andare avanti così, non sono la persona giusta.» . «Giusta per cosa? Per sopportarmi in questi momenti difficili? Beh, grazie, Bones!» . «Io non…non volevo dire questo» . «So che volevi dire questo, smettila. Sappiamo entrambi che non sei “umana” e che non puoi capire come io mi senta in questo momento. Capisco che tu ti senta ignorata, ma ho altro a cui pensare, e non puoi farmelo pesare come tutte le altre cose!» Le ultime parole fecero spezzare qualcosa all’interno del “meccanismo” della Brennan. Il cuore, quell’insieme di pulsazioni e battiti, era come spezzato dall’interno. Tacque, non essendo in condizione di dire nulla, in quel momento.
Booth rifletté e smise di respirare per un istante. «Bones, io…io n – non…» provava a rimediare, in qualche modo. Infondo la Brennan era sempre stata lì per lui nei momenti più difficili, non gli aveva mai fatto pesare nulla, aveva sempre cercato al meglio di sollevarlo e di farlo andare avanti. Perché aveva detto quelle parole? Non se ne capacitava neppure lui stesso. Era fuori di sé. Beh, era anche comprensibile, la sua reazione. Aveva appena perso un figlio, mica una partita a scacchi.
«Non mi interessano le tue scuse» disse, quasi facendogli cadere le braccia a terra. E il suo lato umano era ritornato dentro la corazza, molto infondo, in modo che nessuno potesse dire che ne aveva uno. «Bones…non penso davvero quello che ho detto…mi dispiace. Non ho riflettuto, ho detto cose che non pensavo e ho sfogato la mia rabbia su di te come non avrei mai dovuto fare…ti prego, perdonami…» il suo sguardo cercava conforto più di come avesse mai fatto in precedenza. Non sarebbe riuscito ad andare avanti senza di lei.
«Non sono davvero la persona giusta, è a me che dispiace. Ho provato a comprenderti, ma sono dell’opinione che dovresti rimanere un po’ da solo a riflettere sulle tue parole e sulle tue azioni, prima di venire ad urlarmi contro» . «Non ho mai urlato contro di te!» . «Per caso hai misurato i decibel?» . «Booones!» . «Stai ancora urlando! Senti, ne riparliamo domani, va bene? Io vado a casa» stavolta non aveva avuto il coraggio di lasciarlo andare, e in quel momento realizzò che non lo avrebbe mai fatto. Lui se ne accorse, nonostante il tono di voce e la piega presa dalla discussione.
«Va bene…buonanotte, Bones…» rimase lì, fermo sul divano, mentre adocchiò qualcosa sul tavolo a poca distanza che non gli piacque affatto. «Aspetta, prima di andare…puoi controllare cosa c’è lì sopra?» Inarcò un sopracciglio. «Ti sembra il caso di chiedermi certe sciocchezze in un momento così?» . «Bones, ti prego!» . «Va bene, va bene!» si diresse al tavolo e prese in mano un bigliettino giallo. Sopra c’erano scritte, quasi incise, due parole in corsivo, inchiostro nero. “Qualcuno morirà”.
Istintivamente mollò la presa e il biglietto svolazzò a terra, mentre lei rimaneva bloccata e fissava Booth con aria decisamente spaventata.
«Cosa c’è?» immaginava qualcosa, nonostante non avesse letto. Un biglietto in casa sua senza che lui ce l’avesse messo era già una cosa strana di suo.
Brennan indicò il biglietto a terra, e lui si piegò a prenderlo e lo lesse. Nel leggerlo si alzò in piedi e andò verso la collega, abbracciandola. «Sta’ tranquilla, non accadrà nulla» . «Magari non a me, ma a te? Sicuro di voler rischiare?» . «Non iniziare con le tue supposizioni e le tue prediche, non adesso» . «Okay, non inizio, ma tu stanotte vieni da me. Sarai più al sicuro» . «D’accordo, se lo dici tu…» in certi casi era meglio non contraddirla, quello che aveva dato era un ordine.

Appena usciti dall’appartamento e poi dal palazzo, ad un chilometro di distanza, udirono un rumore che avrebbero preferito non udire più in vita loro. Di colpo, Booth si voltò e vide il fuoco divampare al di fuori delle finestre. Se non avesse ascoltato la collega…qualcuno sarebbe morto. Si voltò anche lei, in seguito, vedendolo non reagire più. «Porc…per fortuna siamo usciti in tempo» riuscì a dire, palesemente allarmata. «Bones…lì…ogni cosa mi ricordava P – Parker… e adesso…» gli occhi divennero lucidi in pochi secondi. Aveva perso tutto.
Fu lei ad abbracciarlo questa volta, provando a conferirgli quella sicurezza che non poteva più avere all’istante. La storia non sarebbe di certo finita così. Avrebbero trovato i responsabili: non l’avrebbero passata liscia.>>
Questa è la parte che ho preferito,mi è piaciuta molto di piùdel resto.E fidati che tutto il capitolo è stato qualcosa di veramente emozionante èh!Mi piace il modo in cui dici che "i respnsabili non l'avrebbero passata liscia".In queste parole ho avvertito l'odio,quell'odio che si prova solo in certe circostanze,e che per fortuna pochi provano nella loro vita.Davvero,hai descritto molto bene.Scrivi benissimo.Mi piace,è stupenda la storia.E' un adattamento sublime alla serie.Complimenti.
Vado a leggere il prossimo capitolo.
Baci.
Thalia_Socia_Grace
Recensione alla storia Broken Bones - 11/08/11, ore 12:36
Capitolo 5: Determinazione.
<> Dio mio per fortuna era un incubo.Mentre leggevo stavo tremando,poi quando si è svegliato mi sono calmata facendo un respiro molto profondo.Dio santissimo è bellissimo questo capitolo,è il piu bello di tutti secondo me :è la luce nelle tenebre(?).Davvero!E' quello che mi piace di più: se a gli altri davo 10 di voto a questo do 10 elode,è davvero stupendo!Complimenti,non vedo l'ora di leggere il sesto!Ho avuto una paura nel suo sogno.ho detto <>xD...mi lascio trasportare lo so...E' che è troppo bella questa storia!Continua così.E ti prego,posta il sesto.
COMMENTO ALLA STORIA:
Riguardo alla storia,mi piace molto.E' molto realistica.Sembra quasi facesse parte della serie!Sul serio!Molto brava!Molto Molto brava!!E' degna di un copione ci credi?Per quanto tristi me le immagino delle puntate del genere!Così,con le tue idee.Sarebbero fantastiche!
VOTO ALLA STORIA:
fino ad ora è:
capitolo 1:9
capitolo 2:10
capitolo 3:9 1\2
capitolo 4:10
capitolo 5:10 e lode!!
Quindi secono me la media è di un 10 tondo tondo!!Complimenti!!
Bacioni.
Thalia_Socia_Grace
Recensione alla storia Broken Bones - 11/08/11, ore 12:15
Capitolo 4: Non mi fermo.
Non vedo l'ora di leggere i prossimi Dio santooo!!E' bellissima (scusa se sono monotona ma è davvero bellissima!!)!! Spero che Booth non si metta nei casini!Quando si sentiva seguito mi sono guardata alle spalle anche io xD!!E' davvero molto bella,mi piace come descrivi,come scrivi,come pensi.Il tuo potere nello scrivere,per quanto mi riguarda,è entrare nelle teste dei personaggi per far capire al lettore qanto dolore,gioia,felicità ci siano nel loro cuore.Brava,brava davvero!Questo è il quarto capitolo,non vedo l'ora di leggere il quinto.Mi raccomando posta il sesto che se no impazzisco!Devo assolutamente continuare.Vado col 5.
Thalia_Socia_Grace
Recensione alla storia Broken Bones - 11/08/11, ore 12:02
Capitolo 3: Farsi giustizia
Oddio!!Ma è stupendooo!!Bravissima è uno meglio dell'altro!Grandeee!!E' bellissima la metafora del telecomando!Voglio soffermarmi un po' su quella. Cioè da quello che ho capito lui si sente come un telecomando senza pile,senza il suo bambino.Il bambino era la batteria che lo faceva vivere.Questa è stata la mia impressione.E diamine mi è piaciuta!!Mi piace oil fatto che lui sia così determinato nel vendicare il bambinofacendosi giustizia da solo!Complimenti ador questa storia!E' bellissima.I sentimenti si possono toccare con le mani quasi,per quanto li descrivi bene in ogni minimo particolare!Complimenti è fantastica!Non scrivi troppo e questo va bene,nella tua storia.In questo modo crei livelli di Suspense molto alti e diversi tra loro.E' semplicemente unica!Molto Molto brava,davvero!!Corro a leggere gli altri.
Thalia_Socia_Grace