Devo partire per gradi per procedere alla stesura di una recensione per un capitolo dalla portata simile.
Un capitolo che passa per tante sfumature e tanti concetti. Da Jill, alla tragicità di essere uno schiavo dell'umbrella, alla crudeltà di Wesker...
L'apertura ci fa entrare nella mente di Jill Valentine, catapultandoci direttamente non solo nella vicenda, non solo nei suoi pensieri…ma nella sua anima.
Mi ritrovo molto vicina ai pensieri che ella ha espresso in questo capitolo, in quanto anche io ho provato a cimentarmi nella sua mente.
Sono dunque felicissima di ritrovarmi nelle descrizione, paure, pensieri, angosce che ella prova mentre, nascosta in questa stanza poco al illuminata, stringe le gambe a se, devastata da ciò che è accaduto, devastata dalla crudeltà del suo Destino.
Il vuoto che ella vede a torno a se, simbolo di una vita ancora una volta distrutta, la fa galleggiare nel Nulla, a ripercorrere frammenti di ricordi meravigliosi e proprio per questo devastanti.
Più quel ricordo è belo, più la ferita che ne consegue è devastante per Jill. Un contrasto che rende ancora più chiaro il dramma della morte di Chris, che non è solo il suo amato, ma è il suo pilastro in questa vita tortuosa che caratterizza la saga di resident evil.
Un’oscura massa nera, simbolicamente Wesker, che cancella crudelmente e tinge di rosso quello che rappresenta la sua forza, il suo compagno di avventure. Sentimenti così forti da far più male delle lame di un coltello, mentre mille perchè si accavallano nella sua mente, con la meravigliosa espressione da te scelta “danzano”, che rimandano a un’immagine veramente suggestiva, per me che amo figurarmi nella mia mente la scena mentre leggo.
Il tutto viene poi fuori nella realtà materiale solo attraverso un urlo…un urlo disperato che a questo punto è comprensibile nel suo più tortuoso significato alla luce delle descrizioni precedenti. Che sono state appunto volte a far capire la devastazione di quell’urlo di sfogo.
Un urlo che non è il classico urlo di tristezza…nel caso della Valentine è qualcosa di ancora più profondo…e tu con le descrizioni dell’apertura di questo capitolo, sei stata capace di farne comprendere il suo più intrinseco e intimo significato.
Anzi, tanto è il dolore che strazia la mente di Jill, che persino l’accendersi improvviso della luce della camera rappresenta per lei uno svago da prendere al volo, per sottrarsi a quel dolore…
Qui veniamo al secondo punto.
L’incontro col tuo personaggio OC.
La figura di un dottore, un dottore diverso dagli altri…ma voglio andare per gradi. Ripartiamo dall’inizio.
Jill, in un’immagine veramente suggestiva, sporca di sangue e con gli occhi gonfi e “assuefatta” dall’oscurità….
E’ un’immagine che nel momento nel quale ho figurato nella mia mente, mi ha trasmesso tutta la devastazione che hai perfettamente descritto nelle righe precedenti.
Il viso triste, gli occhi gonfi, e il vestito imbrattato di sangue…tutti elementi che drammatizzano la scena, ove la ciliegina sulla torta è rappresentata da quel “Assuefattasi all'oscurità”…che per me va inteso in due modi:
Primo: in senso letterario, essendo Jill stata rinchiusa in una stanza buia e obbiettivamente la luce accesa di improvviso crea fastidio alla vista.
Secondo: in senso simbolico, essendo l’incontro con questo personaggio una sorta di piccolo bagliore di luce, rispetto l’ "oscurità” con la quel lei è solita scontrarsi invece…
Un’oscurità che comunque non si farà certo aspettare persino in questo momento, ma andiamo con ordine.
La figura di questo dottor Philip Frayn mi è piaciuta.
Un uomo che certo non nega quello che è, quel che fa e dunque gli abomini che lui stesso è costretto a commettere e verso i quali, onestamente, non prova grandi rimorsi.
Eppure dentro di se qualcosa si muove alla vista di questa donna.
Differenza del lettore egli non può sapere cosa è successo a Jill, cosa fino a qualche “riga” precedente l’ha lacerata dentro e cosa ha appena perso…
Eppure già guardandola qualcosa devasta anche lui, che si trasforma da “scienziato alla mercé di Wesker” a uomo compassionevole.
Le si avvicina gentilmente e alla fine persino Jill si aggrappa a quella mano tesa, a quella mano tesa di cui ha tanto bisogno in realtà.
C’è un’inaspettata intesa fra i due personaggi, e questa intesa turba l’uomo e nella sua mente già ci figuriamo il terribile ricordo che la visione di Jill ha smosso nella sua mente…
Ma il tutto viene spezzato da una voce…una voce crudele…la voce del Diavolo.
E qui l’oscurità torna a far visita alla bruna, e stavolta neppure lei può lottare, in balia del dolore, della sconfitta, dello sfinimento…
Persino Frayn, che attraversando il cortile della Villa ha visto quei corpi morti, prova adesso qualcosa di devastante. Stringe i pugni, consapevole di non poter reagire….come portavoce di quegli scienziati di RE1 che sapevano l’abominio che facevano, ma sapevano anche che una possibile ribellione, significava morte.
Dunque non erano più scienziati, ma schiavi…
E Frayn mi è sembrato il portavoce perfetto del termine “schiavo dell’Umbrella”.
E infatti ecco che Wesker lo richiama al suo lavoro, confermando questa mia riflessione.
Lo schiavo deve tornare al suo lavoro.
Ma dai pensieri di Wesker comprendiamo che in effetti non è la prima volta che Frayn esula dai soliti schemi.
Inoltre volevo dirti che mi è piaciuta la tua interpretazione sul fatto che Wesker, da uomo glaciale, pragmatico, calcolatore, volto solo a realizzare i suoi fini senza badare a futili questioni o ai sentimenti altrui (come discutevamo ai tempi delle tue di recensioni :) ) tuttavia comprende gli “animi altrui”.
E’ un contrasto che mi piace e che condivido. Dato che a lui l’animo delle persone non interessa, MA lo comprende perchè gli serve per essere sempre un passo avanti agli altri, per non essere mai colto impreparato!
Quindi è una caratteristica che condivido e gli si addice con la sua personalità strategica ed egoistica.
Torniamo alla storia.
Il pezzo che segue mi è fin troppo familiare avendo trattato un tema simile.
La rabbia, la frustrazione, l’umiliazione, di questa povera Jill imprigionata e usata come una cavia. Impotente e frustata mentre qualcuno decide al suo posto il suo destino.
Denudata di tutto (non solo dei vestiti, ma anche del più profondo simbolismo che rappresenta il ciondolo, ad esempio), mi è piaciuta enormemente l’espressione che hai usato: compiaciuto ed incuriosito dalle braci ardenti che animavano le azzurre stelle di lei..., un contrasto di parole complesso e particolare, che crea un’immagine in cui gli occhi di Jill bruciano…bruciano di un colore ardente che a me ha rimandato ai pigmenti degli occhi di Wesker.
Dunque c’è stato questo duplice contrasto: gli occhi azzurri di Jill che ardono…e l’ardere del fuoco che rimanda agli occhi di Wesker.
Uno sguardo rivolto tra l’altro a quell’unico volto familiare…a lei DOLOROSAMENTE familiare.
Ma che brava! *-* Espressioni come queste sono un fiore all'occhiello per chi ama Wesker e Jill come noi.
Wesker fa lo stesso pensiero di Jill in questa scena anche se sotto due punti di vista differenti.
Ovvero che nessuno sarebbe venuto a salvarla, nessuno gli avrebbe messo i bastoni far le ruote… una similitudine e un contrasto interessante.
Tuttavia ecco tornare il dottore appena conosciuto…
Egli, tornato ad essere lo “schiavo di Wesker”, adempie al suo compito.
Tuttavia, essendo a differenza di Albert, un uomo con un briciolo di umanità, si costringe a guardare in un’altra direzione.
Combattuto per ciò che sente, per quella che è la sua vita, per quel che ritiene giusto, per quel che è represso nel suo cuore…
L’immagine infine di Jill che perde i sensi, sedata, è sublime.
Vedevo davanti ai miei occhi le immagini sbiadite che si confondevano, mentre un’ultima immagine si riflette nella sua mente: quella di Wesker, descritto con i suoi particolari essenziali più conosciuti: il vestito scuro, le lenti, il sorriso maligno…
Infine…il buio. Poche parole, ma studiate alla perfezione. Complimenti!
Si apre adesso un altro scenario.
Wesker osserva una nuova “Lisa Trevor”, almeno l’immagine del “mostro” da te descritto mi ha rimandato molto a lei…a questa struggente figura che rappresenta anch’ella la follia dell’operato dell’umbrella.
Attraverso le parole che hai usato, ho potuto rivedere l’immagine di questo essere deformato, drogato e sofferente, tenuto in vita per esperimenti in un luogo da macello, circondato di morte e devastazione.
Parole agghiaccianti le tue che hanno reso perfettamente la drammaticità e la crudeltà dell’operato di Wesker, mentre lui, da sopra il parapetto quasi come un sovrano onnipotente, guarda con freddezza.
Poi quel “potere di essere un dio? Tu?”
Oh-oh…dunque ci sarà il tema “Spencer” anche nella tua fic!
Un tema che come ben sai, per me ha sconvolto profondamente Wesker ed è la goccia di male che l’ha condotto definitivamente nella pazzia.
E’ un particolare di RE5 che per me ha rappresentato molto la chiave del nostro amato antagonista, dunque l’ho voluto descrivere al meglio.
Questa pizzicatura dunque anche nella tua fic mi incuriosisce.
Al momento tutto è interrotto da…eh, già.
Chris Redfield.
Quando mi sono accorta che i tre militari stavano portando proprio lui in quel recinto, m’è venuto un groppo in gola…
Immaginare Chris in questo stato, è angustiante. Una scena veramente forte e triste rappresentando chi è egli…
Rappresentando che non è un nemico di Wesker qualsiasi. Non è un “cadavere” comune.
Il resto, si racconta da solo…
Una fine orrenda, crudele, per nulla “onorevole” come dicevi attraverso la fic…
Caspita, ci sono rimasta veramente malissimo.
Se volevi essere crudele, Astarte, ci sei riuscita pienamente. Credo sia la scena più crudele che potessi elaborare.
Il tutto sotto lo sguardo di Wesker. Uno sguardo compiaciuto che conferisce alla sua figura tutta la negatività che rappresenta. Con una freddezza inaudita, poi si volta e va via come se nulla fosse, ora che il sovrano ha ottenuto la sua vendetta.
Il senso di leggerezza e beatitudine che egli prova dopo averlo massacrato in quel modo, privandolo di ogni cosa davvero, è da pelle d’oca…forse ho odiato persino io Wesker, mentre leggevo questo pezzo.
Una crudeltà che ha superato i limiti dello stesso Wesker e lì per li mi ha comunicato un senso di devastazione così profondo da lasciarmi di stucco.
In verità, ammetto di essere perplessa per questa tua scelta narrativa. Una svolta che in questo momento ha creato un abisso profondo, una negatività del personaggio di Wesker che mi ha turbata profondamente.
In più, la scena finale è ancora più struggente.
Un Wesker che ammira la notte ora che le nubi si sono dissipate (quasi simbolo di questa parentesi chiusa, al momento, e del suo stato di grazia), in una scena che sa di poetico, mentre ha appena compiuto e dimostrato una malvagità e una disumanità inaudita , rende questa scena tutt’altro che dolce…
No…diviene il quadro perfetto della follia umana e della malvagità che alberga in quella che sembra una limpida notte, in quella che sembra una semplice villa.
Ammetto di essere un tantino scossa.
E siamo dunque alla fine.
Che aggiungere di più?
E’ stato un capitolo veramente articolato, complesso, coinvolgente…
Un capitolo a me familiare per i suoi temi dato che adoro approfondire questa sfaccettatura della trama.
Un capitolo profondo e intrigante...che mescola introspezione, azione, horror, suspance...
Ma è stato anche un capitolo particolarmente crudele e struggente, al limite della disumanità.
"Discesa negli inferi" non poteva che essere il titolo più azzeccato.
Siamo nel vivo della fan fiction, ora! Non mi resta che aspettare ancora una volta il prosieguo di questa storia e vedere cosa accadrà.
Un kiss (Recensione modificata il 20/01/2013 - 10:04 am) |