Adoro questo capitolo,incentrato su April,uno dei personaggi che più mi interessa.
Povera April,lei,futuro chirurgo,è improvvisamente vittima di una paura che la mangia viva e ha la meglio su di lei..lei,che a causa del suo lavoro,dovrebbe vedere il sangue che circola nel corpo umano e va a rifornire di ossigeno e nutrienti cellule e tessuti come qualcosa di famigliare,lo vede come qualcosa di spaventoso..come un mostro che la disturba anche nei sogni.
La sua emofobia è ormai così grave che ormai non le permette più di lavorare come prima..è ormai così grave da non farla dormire bene e da farle sembrare allettante il mandare all'aria tanti anni di studio,di sacrificio,sudore e speranze..per andare a Moline a lavorare in fattoria.
<< La verità è che più ci provi e meno ci riesci. Non sarai un chirurgo, mai, per nulla al mondo.
Senza speranza, senza futuro, tutti i tuoi sogni e gli anni impiegati a studiare e a diventare il medico che avresti voluto essere non erano serviti a nulla. E questo perché, piccola e fragile April, una fobia non si può semplicemente rinchiudere in un angolino della propria mente nella speranza che prima o poi scompaia.
Le paure di nutrono di angolini bui e dimenticati, crescono, vegetano, si rafforzano sino a prendere possesso delle persone e quando si fanno sentire è già troppo tardi, significa che l’infezione è già arrivata al cuore, al centro della nostra anima.
E le povere vittime non possono più nulla, se non lasciarsi trascinare a fondo da brandelli di brutti ricordi mai davvero superati. >>
Le righe sopra citate mi sono piaciute in modo particolare,mi sono immedesimata in April alla perfezione. Ma,ripeto,non mi sono piaciute solo quelle,il capitolo intero è bellissimo.
Il discorso tra le matricole riguardo il paziente X poi è estremamente realistico...è come se fosse stato preso da una puntata di Grey's Anatomy...siete geniale,sono sempre più convinta che dovreste scrivere voi il copione,invece di Shonda!
Le parti tra Jackson e April,poi,sono geniali!
<< Sembrava che quel paziente fosse una donna, sembrava avesse i capelli corti e rossi.
Poco importava insomma, il suo viso sarebbe stato coperto. Perché è così che facciamo, copriamo il volto dei nostri pazienti per non considerarli umani, per avere l'impressione di non aver un'anima sotto le mani. Eppure qualcosa di quell'intervento mi spaventava.
Era più o meno alta come lei.
Scossi la testa, ogni mio delirio personale doveva restar personale. Dovevo praticare un semplice intervento all'addome, presi in mano un bisturi e mi immobilizzai. Il paziente si stava muovendo, vidi la brandina muoversi e le persone in parte a me fare lo stesso, non aveva senso.
Un secondo dopo tutto era immobile, il paziente era rimasto sedato tutto il tempo e il mio bisturi era rimasto lì, a mezz'aria e tremante. La mia testa doveva smettere di girare.
Un'incisione. Dovevo solo praticare un'incisione.
Il cuore martellava forte nel tuo petto.
Un respiro, due respiri, tre respiri.
Chiudi gli occhi, sei concentrata sul tuo battito cardiaco sino ad eliminare tutti gli altri rumori, il ronzio dei respiratori, le suole delle calzature ortopediche trascinate sul pavimento sterile, i sospiri degli specializzandi che aspettano solo un tuo ordine.
“Dottoressa Kepner”.
“Shhh! Non disturbarmi! Sto respirando!”.
Cerchi di eliminare ogni interferenza tra te e il mondo esterno, di dimenticare quanto la prima incisione sia la peggiore, di dimenticare l’odore delle carni bruciate, sezionate, ricucite, l’odore del sangue nelle tue narici.
Caldo, dolciastro, nauseabondo, rosso, vivo.
Quello che ti separa dalla tua più grande e peggiore fobia è uno strato di epidermide e la lama di un bisturi.
“Perfetto, cominciamo” ordini con la voce tremante. >>
Queste righe appena citate descrivono alla perfezione il disagio di April e il suo modo di convivere con esso,riesco ad immaginarmi benissimo la scena nella mente,quasi come se la stessi vedendo ora in tv.
L'introduzione al capitolo poi è bellissima e molto significativa. E' vero,nonostante anni di perfezionamento ed evoluzione,noi umani siamo ancora fragili,siamo ancora prede di qualcosa più grande di noi,siamo ancora spaventati.
Il dialogo tra Jackson e April e l'equivoco sui messaggini annesso è davvero stupendo ed è inserito lì al momento giusto...stempera benissimo la tensione che fino a quel punto è stata crescente..è come una boccata d'aria fresca o quasi una specie di piccola catarsi dopo la preoccupazione per April.
Bravissime,entrambe. Io non riuscirei nemmeno a pensare ed ideare una storia simile,e quindi non riuscirei nemmeno a scriverla.
Siete geniali.
Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo.
Ancora complimenti,
Lizzie |