Recensioni per
Protect me from what I want
di allonsy_sk
Scrivo stamattina, anche se il capitolo l'ho letto ieri quasi all'una prima di andare a dormire... |
Oh God, sto soffrendo come una bestia. ç___ç [disegna l'impiccato con l'omino vagamente somigliante a John Waston col bastone infilato su per nontidicodove] |
Povero Sherlock. Mi sono messa a piangere per lui, questo capitolo è davvero straziante. Bellissimo e crudele, non so come diamine ho fatto ad arrivare in fondo senza annegare in un mare di lacrime. |
John Watson è un emerito coglione. |
Ciao! |
Allora. |
Altro capitolo straordinario con la comparsa di Mycroft che non fa che rendere la storia ancora più magistrale. Mi è piaciuta tantissimo l'immagine che dai di lui ovvero di raziocinio e staticità. Mycroft deve essere statico, deve essere fisicamente fermo, ma cerebralmente attivo (più di chiunque altro, persino più di Sherlock) e tu l'hai ritratto benissimo. Il che è esattamente ciò che mi è arrivato leggendo il Mycroft che ci presenti tu qui. Lo metti nelle vesti del fratello maggiore che, come al solito, si deve prendere cura di quel fratellino che gli dà un sacco di problemi (alcuni talmente incomprensibili che gli fanno ammettere di non essere onnisciente, il che è eccezionale di per sé). Mycroft intuisce dal minuto zero che Sherlock non è lì per Billie, perché è ovvio che se avesse avuto novità gliele avrebbe comunicate immediatamente, e sa che Sherlock lo sa, e che in realtà è lì per altro. E alla fine lo ammette pure, ma si tratta di un'area che non compete tanto a Mycroft che è costretto ad usare frasi un po' fatte per tentare di capire, di aiutarlo, ed infatti al primo 'no' di Sherlock (che sottolinea il fatto che non può dire a John cosa prova), si arrende. Però Mycroft è servito anche ad uno scopo ben preciso, oltre a far ammettere certe cose a Sherlock, qui ha il ruolo del buon senso. E solleva dubbi e questioni che sono logici e che preoccuperebbero chiunque ovvero il: che succede se la ritrovo? E Sherlock, giustamente e come ci si aspetta da questo Sherlock, va in panico all'idea che John se ne possa andare, è un fatto che rifiuta categoricamente. Mi piace come hai delineato il suo sviluppo emotivo che è sempre più tirato, che è tanto empatico ed emotivo che ci si chiede come faccia John a non vedere, a non capire. Ma forse è perché troppo preso dal proprio dolore e poi Sherlock sappiamo che sa fingere piuttosto bene. |
Questa è una storia che provoca un forte senso di inferiorità in chi la legge (in me per essere precisi), giuro. Innanzitutto perché è scritta in maniera eccelsa, e poi perché ci sono evidenti lampi di genio (la lega dei capelli rossi... ma come ti è venuta?). Quest'ultimo capitolo è l'ennesima riprova, la conferma di cui non avevo certo bisogno, di quanto questa storia mi piaccia e di quanto io ami il tuo stile. Ho tipo un milione di cose da dire e spero di ricordarmele tutte quante. |
Ciao! |
Adesso il quadro è perfetto, sembra tornare l'atmosfera calda ed animata della loro vita in comune, quando il non detto non pesava così tanto perché c'era sempre un domani per continuare assieme. Reichenbach ha scavato un fiume di sofferenza e di incomprensione, in cui naviga, sinistra, l'immagine di Mary, che si è rivelata come qualcosa di negativo ed oscuro. Ecco un caso! Un momento forte in cui tutto sembra ricomporsi, in cui riaffiora "noi due contro il resto del mondo". "Una scintilla di ottimismo" si riaccende nelle loro vite. Come sempre caratteri perfettamente IC anche negli sviluppi che mancano nella serie BBC e modo di scrivere che coglie il bersaglio di farci stare in ansia vicini a Sh. |
Stupendo. |
L'atmosfera "stagnante" del 221b è dilaniata (finalmente) dall'esplosione del microonde che, però, non è solo una pioggia di cocci e di frammenti non ben identificati, ma è la diga dell'animo di Sh che si è rotta, come dici nel capitolo precedente. Si è disintegrato l'argine che teneva chiuso quel fiume, ora inarrestabile, di sentimenti e sensazioni sempre resi muti ed inespressi dal rigido controllo razionale. E' uno Sh devastato, irriconoscibile, quello che si riesce ad intravvedere dopo lo schianto: "..Non sa neanche da dove iniziare, schiantato a faccia in giù nel letto..Ha perso l'ultimo brandello di controllo...". Si sente perso e impotente, o meglio, travolto dalla piena di ciò che John ha causato in lui. Usi parole scelte con cura anche per descrivere l'umana ovvietà di quello che, praticamente, gli succede ("...l'amore declinato in ogni sua sfumatura...), bello anche quel ricadere su di sè dei ricordi più brucianti come un mazzo di istantanee. "...l'urgenza che lo spinge contro se stesso..": una descrizione coinvolgente, non volgare, di un gesto umano che è l'atto di nascita di un nuovo Sh. Un uomo innamorato in modo totale. |
...mi riaffaccio al 221b per vedere com'è la situazione ("..Il tè è già pronto, i biscotti ci sono e il tavolino da caffè è stato sgombrato...") e vi ritrovo quel clima di attesa angosciante che ha caratterizzato il capitolo precedente. |
Eccomi, eccomi...E inizio la recensione entrando e cogliendo con sincero dispiacere l'atmosfera pesante della "mia" 221b, in cui non ritrovo la spensierata confusione di "prima". Loro due ci sono, sì, ma sembrano due marionette intente a recitare una commedia che, però, non riesce. |
Ciao! |