L'ho trovato veramente carino, soprattutto perché i dialoghi tra John e Sherlock sono conformi ai personaggi "reali". Ovviamente per l'ultima parte è difficile da dire, dato che non abbiamo termini di paragone, ma in ogni caso il tutto si è svolto in modo molto tranquillo e coerente, senza scoppi improvvisi di passione, quando magari un momento prima non si registrava nulla, se non normale amicizia. Perciò, complimenti! |
Penso che questo sia il capitolo che più mi è piaciuto tra i dieci che ci hai regalato. E proprio per la caratterizzazione di Sherlock. Ecco, qui ti faccio un appunto: se pensi che lo Sherlock che hai ritratto nella tua storia sia OOC, allora credo tu ti debba fare un giro per il fandom e vedere che cosa viene prodotto a proposito, perché proprio no. Innanzitutto c'è da apprezzare il fatto che il lavoro su di lui è stato lento ed è durato per l'arco di tutti e dieci i capitoli, non è stato uno scoppio improvviso e senza basi. Sei andata a scavare sia nel suo lavoro, che nel suo rapporto con gli altri, John su tutti. Ma non ho trovato nulla di affrettato o di poco credibile. A questo c'è da unire il "dettaglio", che riguarda il fatto che io sono più che convinta che l'apprroccio di Sherlock alla sfera emotiva sia esattamente questo. Lui conosce molto bene le emozioni, e ne prova anche con intensità (in questo spero che la quarta stagione vada a scavare nel passato), quello che deve imparare è a gestire i sentimenti o cose come l'amicizia e l'amore. Non sa come ci si relaziona a qualcuno in termini romantici e il fatto che John sia così importante per lui complica le cose. Perché i sentimenti sono molto intensi. Perché rischierebbe di perderlo o di farlo fuggire... Quindi quello a cui abbiamo assistito nella storia è a un'evoluzione del modo in cui Sherlock si rapporta a John, che in questo capitolo raggiunge il proprio apice. Credo che il rapimento sia stata la spinta definitiva a una situazione che dentro di lui stava già rischiado di esplodere. E lo dice Sherlock stesso in questo capitolo: "Forse non voglio rischiare nuovamente di perderti senza che tu sia stato veramente mio" credo che questa sia la chiave per comprendere l'intero capitolo e la decisione di Sherlock di aprirsi. Da notare certi dettagli che lo riguadano. Comunque è cauto, forse un po' spaventato, ma procede un po' a tentoni come se sapesse cosa c'è da fare in teoria, ma si rendesse conto che la pratica è piuttosto diversa. Soprattutto perché si ritrova di fronte a un John Watson che penso non sia mai stato tanto John Watson come qui. Ecco, se c'è un personaggio che viene maltrattato dal fandom, quello è proprio John. Se c'è una cosa che digerisco a fatica è l'immagine "badass" e addosso a qualunque personaggio. Addosso a lui è ancora più irrittante. John è un personaggio molto poco "cazzuto" (passami il termine, perché non ho trovato sinonimi che rendessero l'idea!) nella sfera emotiva. Anzi, io me lo figuro come molto insicuro e come uno che prima di buttarsi sul fondoschiena di Sherlock a occhi chiusi, ci penserebbe e ripenserebbe più di una volta. Passar sopra a certi preconcetti non è facile e soprattutto non lo è per chi, come lui, ha ricevuto un'educazione militare che è rigida e inquadrata a descrivere un certo tipo di maschio. John qui si ritrova ad affrontare il proprio sentimento per un altro uomo, misto alla consapevolezza di non essere attratto da altri uomini ma solo da lui. Non è e non dev'essere un concetto semplice da affrontare. E infatti non lo fa. Non si butta a occhi chiusi, ma tentenna e lo fa fino alla fine. Anzi, se c'è una cosa che mi è piaciuta è proprio questa sensazione di "porta aperta". La storia non finisce qui con un bel "felici e contenti" ma è credibile che la relazione tra John e Sherlock sia tutta ancora in costruzione e che ci saranno ancora dubbi e tentennamenti. |
Indubbiamente il confronto visto in questo capitolo dà più soddisfazione rispetto a quello del capitolo del bacio, ma per lunghezza non tanto per ricchezza dei contenuti. Io direi che i motivi che spingono Auster a fare ciò che fa, sono secondo me perfettamente chiari. Mettere più introspezione su di lui avrebbe di certo permesso di scavare a fondo nella sua psiche, e sarebbe stato interessante, ma non credo avrebbe io dato ulteriori motivazioni. Forse avrebbe aggiunto qualche elemento, ma nulla di più. Anche perché le ragioni per cui viene commesso un delitto si possono riassumere in tre grandi categorie: passione, denaro e potere. Dove non c'è nessuna di queste tre ragioni e dove abbiamo un uomo che agisce secondo una sorta di divina provvidenza, ecco che non ci sono moventi o motivi specifici. Il che rende i serial killer imprevedibili, anche se qui Sherlock ha identificato una delle ragioni che lo ha incastrato ovvero il circolo parrocchiale. Detto questo, mi è piaciuto come Auster cercasse fino all'ultimo di minare le fondamenta di Sherlock Holmes, quasi non gli fosse bastato l'averlo sfidato prima, e averlo messo nel sacco, poi. Auster ha peccato di presuzione e ha creduto che avere John sarebbe bastato a far cadere Sherlock. Le cose gli si sono ritorte contro, ma di fatto si può dire che abbia fregato Sherlock e, non solo, in questo capitolo mette in dubbio ciò che Sherlock è con e senza John. Quello che ne segue è uno dei confronti più sinceri tra John e Sherlock a cui ho mai assistito in una fanfiction. Molto da John il liberarsi in questo modo, come se esplodesse dopo tanto tempo e la sola cosa che lo spinge a dire certe cose e l'idea di vedere Sherlock in difficoltà, o maggiormente chiuso in sé stesso. John si libera davvero nel dire ciò che dice e ha ragione. Sherlock ha sempre avuto Mycroft, ha sempre avuto Lestrade, Molly e Mrs Hudson. L'arrivo di John gli ha solo insegnato che si può ottenere gratificazione emotiva nel rapporto con qualcuno, e non soltanto un tornaconto materiale. |
Ok calma, niente panico. Si sono baciati? Così? Senza avvisare? No, ma a parte gli scherzi. Bacio bellissimo e potrà sembrarti strano ma non è stata la scena che mi è piaciuta di più in questo capitolo. Vedere Sherlock cadere in ginocchio, dopo aver trovato John e sopraffatto l'assassino, è stato emozionante. Non sono cose a cui un uomo come lui si lascia andare spesso. È nonostante l'evidenza, nonostante sia chiaro cosa ci sia alla radice, ancora tenta di razionalizzare e di dirsi che è l'adrenalina. Mi è venuto da urlargli "Wrong!" XD |
Capitolo apparentemente di passaggio, ma secondo me molto importante per la caratterizzazione di Sherlock. Ecco, più leggo di lui e più mi piace come lo stai gestendo. Hai già dato cenno di qualcosa nel precedente, ma anche in questo viene fuori molto bene secondo me, l'idea che vuoi dare di lui. Indubbiamente è legato a John e la sua quasi morte lo ha sconvolto, e molto più di quanto si ostini a non dare a vedere. Credo che l'averlo visto in quella stanza d'ospedale l'abbia fatto rendere conto effettivamente e in termini materiali di quanto accaduto (non so, io mi immagino sempre un Holmes che ha bisgno di tempo per realizzare cose materiali e fisiche, che per chiunque sono invece immediate). Sono anche convinta che vedere John ferito, quasi, a morte lo abbia fatto sentire forse impotente (di certo se ne dà la colpa). Penso anche che Sherlock sia in una fase molto delicata e non mi riferisco solo al caso, ma che sia allo stesso tempo un po' in bilico tra il voler fare di più o il voler dire di più e la vera incapacità di farlo. Il modo in cui rifiuta di avere un problema, o comunque qualcosa che lo turba, come nega l'aiuto di Mycroft o di Lestrade e va avanti stoicamente a negare che non vorrebbe essere da tutt'altra parte... ecco trovo che la tua interpretazione sia molto vicina a quella che è la mia idea su di lui. Sono piacevolmente sorpresa, lo ammetto. |
Inizio la recensione con l'inquitante immagine finale con cui ci lasci, e che sottolinea ancora una volta (anche se ormai non ce n'è più bisogno) di questo serial killer che miete vittime, che commette assassini in nome di chissà che cosa ma che si ritrova a compiere un errore che forse gli potrà essere fatale. E non mi riferisco solo all'aver sparato a John (scatenando l'ira di Sherlock! XD) ma proprio all'aver lasciato viva una sua vittima. Trovo che il carattere dell'uomo in questione sia innanzitutto molto ben in linea con Seven, ma che richiami alcuni criminali dei racconti di Doyle, su tutti Moriarty e Culverton Smith, che sono senza dubbio i più affascinanti in termini di psicologia e caratterizzazione. C'è ovviamente una follia dietro e un'ossessione per la sacralità. I sette peccati capitali, le immagini sacre... nasce tutto quanto da lì, il che fa supporre che si tratti di una sorta di giustizia divina? Cioè, l'asssassino è convinto di essere tipo mandato da Dio o cose del genere? Di certo le immagini che offri sono inquietanti, come accennavo e se fossero sullo schermo farei forse fatica a guardarle (infatti ho visto Seven una vita fa e non l'ho mai più riguardato! ^.^'). |
“…Sul capitolo vorrei solo dire una cosa: so che Sherlock risulta un po' OOC…”: dissento da questa tua opinione, non per complimentarmi a vanvera con te, ma per esprimere quello che penso realmente. Infatti lo Sh che fa addentrare se stesso e John nell’imbarazzante conversazione/spiegazione (e chi sa se mai sarà realizzata…) più attesa di tutte le tre Serie BBC, più quella che si sta girando in questi mesi, secondo me è sicuramente IC. Infatti molto spesso, nel fandom, si legge di lui, alle prese con il sentimento che prova per il suo blogger, come di un isterico ragazzino che non riesce a gestire le sue emozioni in quanto non riesce a comprenderle. Per me non è così. Io penso che Sh, essendo dotato di una straordinaria intelligenza, la cui caratteristica è il predominio assoluto della ragione sulle emozioni, sia spiazzato di fronte alla scoperta di avere un cuore ma non perché non sappia cosa fare ma in quanto sono stimoli nuovi per lui, mai conosciuti prima che, quindi, deve metabolizzare per sviscerarne la natura e tutti i possibili sviluppi. In questo capitolo, evidentemente il processo di “assorbimento” del suo amore (perché è questa la definizione più realistica) è compiuto e lui, ora, ha la soluzione, come in un caso dei tanti che risolve con successo, il più importante. Sa quello che gli è accaduto, ne è confuso, soprattutto per l’intensità e l’energia del sentimento da cui è stato travolto ma agisce in modo razionale, cioè, innanzitutto, giustamente dico io, ne parla con Watson. E questo è logico, ragionevole, in quanto ha bisogno di fugare le sue incertezze e la paura che il dottore lo respinga. Quello più scosso è John; infatti, lo caratterizzi qui con termini che esprimono incertezza, confusione, disagio (”…schiarire la gola chiusa da un fastidioso nodo…Mormorò confuso il dottore…muscoli rigidi delle spalle e la linea tesa delle labbra…Chiese incerto…ecc…”). In conclusione volevo esprimerti il mio essere d’accordo con il contenuto ed il tono con cui, e lo ripeto ancora, se mai dovessimo vederlo nella IV Season, avverrebbe il dialogo fondamentale della Johnlock, cioè la dichiarazione di Sh. Brava. |
Sono felice che alla fine abbiano deciso di "frequentarsi".. era ora! |
Davvero un bel finale! :) la storia è molto avvincente e mi mancherà. Ma mi è piaciuta veramente, il caso è intrigante e adoro il rapporto tra John e Sherlock! |
Ciao, dunque premetto che sarò breve perché sono da cellulare... In questo capitolo mi è molto piaciuta la prima parte. Trovo affascinante l'idea che John abbia assimilato le tecniche di Sherlock (cosa che sappiamo essere successa anche nel canone) e mi è piaciuto il fatto che John abbia attuato ciò che ha imparato, per ricordare il viso di un sospettato. O meglio, dell'assassino. Devo dire che ho anche sorriso nel momento in cui il buon Lestrade sostiene che John è Sherlock passano davvero molto tempo insieme. Per me non è mai troppo, ma c'è da dire che in effetti John ha preso molto da Sherlock, anche se non sappiamo come fosse il dottore prima di conoscerlo, è sicuro che quei due pur essendo diversi hanno dei tratti in comune. Ma comunque, detto questo... Il tuo serial killer diventa sempre più sfacciato e più coraggioso. Andare nello studio di John e addirittura farsi visitare da lui come un normale paziente, è un qualcosa che non mi aspettavo ma che in effetti è in linea con quanto si è visto. Il "fin dove arriva" è inquietante e soprattutto lo è nel concetto che potrebbe fare come vuole, potrebbe per esempio rapire John, se non peggio... |
Una delle sensazioni più forti che questa storia, e questo capitolo in particolare, mi sta trasmettendo riguarda proprio John ed è questa specie di inquietudine che si percepisce a mio avviso molto nettamente. John è abituato a Sherlock e ai suoi metodi, questo lo sappiamo. Holmes è fatto così ed è sempre avanti con la mente, pensa a tante cose contemporaneamente e che spesso sfuggono al "normale" John Watson. Sherlock, inoltre, non svela mai quello che ha in mente riguado un caso e parte in quarta senza dar retta a nessuno, magari correndo pericoli reali e tutto senza mai curarsi di chiamare Lestrade. John lo sa e c'è abituato, e io penso che anche se è un lato che non accetterà mai completamente, in parte gli piaccia Sherlock proprio per questo. Sherlock ha un alone di mistero che lo circonda, che affascina John. Tuttavia, io ho la sensazione che in questa storia questo fatto di avere Sherlock che prende e va via chissà dove, da solo, faccia stare John molto più in ansia di quanto non abbia mai visto. Non ho capito se ha a che vedere con il fatto che il loro rapporto si sta intensificando (anche perché non mi è perfettamente chiaro se è così che sta andando, e se è verso lo slash ciò su cui andrai a parare) oppure se ha a che fare esclusivamente con il caso. Indubbiamente, però, quelle fatte a Sherlock sono più che velate minacce. Insomma questo per dirti che mi sta piacendo molto l'apprensione che John mostra e ha mostrato fino a qui. |
Devo confessarti che quando mi sono resa conto che gli aggiornamenti sarebbero stati diradati nel tempo, ho volutamente messo da parte la lettura di questa storia. Lo so, è una cosa orribile da farsi ma personalmente credo che buona parte del coinvolgimento emotivo che una storia ti offre, stia anche nella continuità e quindi all'epoca decisi di mettela da parte almeno per un po' e aspettare che ci fossero più capitoli. Penso, nonostante tutto, d'aver fatto bene e soprattuttto perché questa storia ha una componente nella quale è fondamentale seguire con attenzione e dove credo sia importante la freschezza della memoria riguardo al passato. Si tratta infatti di un giallo in tutto e per tutto, con una serie di omicidi anche piuttosto particolari nella modalità di esecuzione. E un giallo necessita di concentrazione anche nel lettore, oltre che nello scrittore. Trovo che gli omicidi che descrivi, seppur brutali (il che è in linea con 'Seven') siano molto ben congeniati. Non può essere che così, perché c'è un pensiero dietro e questo è chiarissimo. Il fatto che poi nasca tutto da una follia, da un'ossessione oppure da un problema a livello psico-patologico, è secondario ai fini della modalità esecutoria degli omicidi. Quello che vediamo qui è l'esempio di quanto sto dicendo. C'è di sicuro un problma seriro in quest'uomo, eppure non sono omicidi d'impeto, ma tutto viene studiato nei minimi dettagli, con una simbologia specifica, oltre che a un lavoro impegnativo. E sono sicura che anche la scelta delle vittime venga fatta con cura (non può essere una scelta superficiale, questo è ovvio). Tutti questi particolari, portano naturalmente a un'altra serie di dettagli a cui Sherlock di sicuro ha già pensato e che sono curiosa di capire come verranno sviluppati nei capitoli successivi. O in quale modo Sherlock li svelerà. Quello che è certo è che, proprio come in 'Seven', Sherlock e John sono nel mirino. Sarà interessante capire fino a dove ti spingerai con le similitudini al film, perché quello non finisce benissimo... |
Condivido in pieno la tua osservazione nelle Note: l’orrore che si esprime nei delitti di certi serial killer, di mostri che di umano non hanno più alcunchè e nemmeno di animalesco, è, il più delle volte, mimetizzato in comportamenti sociali che non mettono in evidenza elementi di deviazione psicopatologica e, per questo, sono più pericolosi. Quindi, la storia che hai costruito ha i tratti fondamentali della credibilità, purtroppo per le vittime, naturalmente. Anche qui si respira un’atmosfera IC, con i personaggi che si muovono a loro agio nelle caratteristiche che li contraddistinguono. Hai fatto emergere in modo avvincente la delicatezza quasi pudica che Sh esterna nei suoi approcci con John, evidentemente frenato dalla paura di non essere amato dal suo blogger (“…avvolse le spalle dell'amico in un abbraccio breve…”) che, invece, risponde in un modo più “carnale” e semplice, come gli si addice (“…ma, stringendo forte i pugni, si risolse a finire il suo discorso…”). Su di loro veglia sempre il buon Greg, che condisce di un’umanità immediata e calda la scena (“… Mormorò tra sé e sé, sorridendo appena…”). Per concludere, mi auguro di ritrovarti spesso con storie di questa qualità. |
Ottimo capitolo! Mi è piaciuto la tensione e le provocazioni di Auster e tutto il resto! Mi è piaciuto molto! Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo! |
Invece questo capitolo è perfetto, mi è piaciuto un sacco. Hai ragione su Auster, quello che ha fatto è ancora più orribile proprio perché alla base non c'è nessuna motivazione. Mi è piaciuto molto il confronto finale tra i nostri beniamini e lo psicopatico; quello che quest'ultimo ha detto, secondo me, in parte è vero. John ha cambiato Sherlock, ma il detective ha fatto lo stesso con il dottore. Non riesco proprio ad immaginarli l'uno senza l'altro, sono le due facce della stessa medaglia. I due uomini si completano a vicenda, sono migliori insieme, sono una forza della natura. Non vedo l'ora di leggere il capitolo finale. Spero che ci saranno unicorni e arcobaleni eheh A presto!!! 😊 |