Recensioni per
Il dono di una spada
di tyelemmaiwe

Questa storia ha ottenuto 8 recensioni.
Positive : 8
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
15/11/15, ore 09:48

"Ma la morte non arriva mai, in Angamando."
Stupendo racconto, che metto subito tra i preferiti, di un episodio che avevo dimenticato e che tu sei riuscita a rendere incredibilmente vivo con poche pennellate di oscurità e luce. Mi sono innamorata perdutamente del tuo personaggio. :-*

Recensore Junior
18/10/15, ore 17:36

Ammetto di non essere una grande esperta del Tolkienverse per quanto riguarda I figli di Húrin ma questa missing moment è lo stesso godibilissima.
Spesso più che sui grandi personaggi che fanno la storia (Túrin, ad esempio) mi faccio domande sui personaggi di contorno, quelli che magari non vengono neanche chiamati per nome ma lo stesso hanno una grande importanza all’interno della trama.
“Even the smallest person can change the course of the future”
In questo caso mi sembra una citazione molto appropriata: Gwindor sarebbe mai riuscito a scappare da Angband senza l’intervento di quel Noldo sconosciuto?
In particolare trovo davvero credibile la descrizione dello stato d’animo di un essere immortale che viene costretto a trascorrere il resto dei propri giorni forgiando spade che serviranno al massacro della sua stessa gente… maledetto Morgoth!!
Toccante soprattutto la decisione di lasciare ad un altro la possibilità di scappare, piuttosto che tenere quella piccola spada per sé e usarla (magari in un gesto di follia suicida, gettandosi contro i carcerieri): anche in un momento di tale disperazione prevale il pensiero che gli schiavi mandati a scavare nei tunnel hanno una concreta speranza di fuggire, rispetto a chi lavora nelle fucine.
Pragmatismo tutto elfico.
Sniff.

Recensore Veterano
08/10/15, ore 19:32

Tyellucciaaaaa!

Eccomi, lenta come una lumaca ed estremamente infreddolita, ma chissene!
Ora, ammetto di aver fantasticato selvaggiamente su questa storia, quando ho avuto i primi indizi e avevo vagamente considerato Gwindor, ma lo avevo escluso non so nemmeno più perché XD E infatti non avrei azzeccato nemmeno se avessi dato credito a quella mia ipotesi perché… non è Gwindor! È un altro dei tuoi meravigliosi “Elfi comuni” e asdhjksdfgsdjfsdjfkjdfgglssdhjflj *fangirla come se non ci fosse un domani*

Coff coff.
Volevo dire, è stata una bella sorpresa. Una sorpresa davvero sorprendente. E poi, vabbè, non è solo questa la sorpresa, ma anche le scelte “tecniche” che hai compiuto, di cui mi sono accorta solo riflettendoci su e rileggendo per parlartene e: seconda persona e discorso diretto libero. E io ho letto senza che mi partisse nemmeno una vena selvaggia! O sto perdendo la mia pignolaggine (cosa non vera, direi :P) o sto solo leggendo storie ben scritte con la seconda persona… :D
E contro il discorso diretto libero non ho niente di particolare, se non che dal punto di vista visivo preferisco quello “normale”, ma sono problemi da graphic designer che si mette a scrivere, non questioni di letteratura! XD

Quel che mi fa più piacere, comunque, è il protagonista. Perché, quante volte ci siamo chieste come fosse per gli schiavi di Morgoth? Come fosse la vita ad Angband, che fine facessero queste persone? I pochi sopravvissuti o fuggitivi non rendono l’idea al cento per cento, secondo me: vedi gli effetti, non le azioni sul momento. Devi limitarti a immaginare e non sempre riesci a immaginare qualcosa di così terribile da rendere giustizia ai racconti.
Tu sei riuscita a descrivere una cappa di oppressione e opprimente, l'impotenza del prigioniero che non può fare a meno di fare quello che gli viene ordinato perché, in fondo, è l'unica cosa che lo lega alla sua esistenza precedente. La forgia, la mitica forgia con cui apri il racconto è uno strumento di tortura e un'ancora per il prigioniero, anche se è così crudele vedere qualcosa di amato e a cui lui tiene usato contro di lui, è davvero orribile!

E quando il prigioniero pensa alla morte come liberazione, nonostante essendo chiaramente un Noldo è probabile che dovrà penare un po' per uscirsene dalle Aule di Mandos (al che mi chiedo: i prigionieri di Morgoth, che trattamento subivano? Passavano tanto tempo nelle Aule di Mandos fino a dimenticare le sofferenze passate o venivano reincarnati prima di chi era morto senza schiavitù e passavano un lungo tempo nei Giardini di Lorien a guarire le ferite di quegli ultimi giorni, mesi, anni?), e quindi scambierebbe la prigionia fisica per una prigionia spirituale che è anche bella gravosa per uno spirito elfico.


E quando il prigioniero vede la spada, stringe il cuore come non sappia dire da dove salti fuori, come ti rendi conto che lui ormai esegue gli ordini meccanicamente, senza neppure vedere cosa sta faccendo, perso in una parte della sua testa dove, per fortuna, i servitori di Melkor non possono raggiungerlo.

Così scopriamo anche che si tratta di una delle molte vittime della rottura dell'assedio di Angband, della Dagor Bragollach (che ha ucciso anche Aegnor e le cui conseguenze hanno ucciso Andreth, se non è semplicemente morta di vecchiaia, omfg i made myself sad) ed è straziante vederlo rendersi conto che le spade che ha forgiato per il nemico, probabilmente hanno contribuito a uccidere gente che conosceva e a cui voleva bene. Mamma mia, è orribile e direi che questo era decisamente qualcosa che avrei voluto leggere, ma non sapevo di volerlo. I feels, i miei poveri feels!

Quando lo sguardo del prigioniero si rivolge agli altri prigionieri, lo strazio continua. Cavolo, per ridurre gli Elfi in quel modo ci vuole tanto ed è terribile immaginare cosa li abbia resi quelle creature sbiadite e prive di vita, senza più luce negli occhi D:
Ed è proprio la luce che è rimasta negli occhi di Gwindor che attira il nostro prigioniero e meno male che c'era! Era la certezza che il suo sforzo non sarebbe stato invano, perché con quella luce negli occhi c'è ancora un briciolo di voglia di vivere ed è quella che serve per aguzzare l'ingegno e trovare un modo per fuggire.
Il nostro prigioniero sa di non averla più. Così offre la spada a Gwindor e ho adorato che lui abbia considerato questo un gesto per la guerra, un modo per ripagare tutte le spade che ha forgiato per uccidere altri Elfi. Sarà una singola vita, sappiamo anche come andrà a finire per questa singola vita e la sua gente, ma almeno il prigioniero si sente meglio, per un attimo, e le frustate e i colpi che prende per essersi distratto un attimo non sono nulla grazie al ricordo di quella spada che ha donato. 
Awwwwwww. Mi calmo. Ma è troppo bello questo racconto e mi scatena tutta una serie di piagnistei e cose varie, molto sentimentali.

Ora, alla fine di tutto questo, mi chiedo se il prigioniero sia morto o se abbia patito ancora e sia sopravvissuto fino al giorno in cui l'Esercito dell'Ovest ha liberato i prigionieri di Morgoth.
Io, a dirla tutta, non so cosa sia meglio. Probabilmente la prima.

E con questo, in ritardo tremendo, ho detto quello che dovevo dire e ora aspetto scalpitante il prossimo racconto... Sempre che tu non l'abbia postato nel mentre XD

A risentirci, tesora ❤️ 

Kan

Recensore Veterano
07/09/15, ore 18:41

oooooook, finalmente arrivo pure io XD

comunque, davvero, non sai quanto mi sia piaciuta questa storia! *-* innanzitutto, davvero, in genere non si pensa mai a quegli elfi (o uomini) che finirono in schiavità in Angband, anche se ci sono degli esempi che vengono descritti nel dettaglio (Maedhros ç____ç), e quindi questo episodio mi era quasi passato di mente, anche se mi spiace infinitamente per Gwindor quando rileggo I Figli di Hurin ç____ç
comunque oddio, hai dato un ritratto davvero vivido e particolare di un personaggio che nel canon non ha nemmeno un nome, giuro, non sai che effetto mi abbia fatto questa storia! ç_____ç mi hai commossa, giuro, e non sto spendendo parole a caso per complimentarmi perché sei stata talmente vivida ed incisiva nelle descrizioni, che pare quasi di vederla, quell'oscurità soffocante della forgia, quegli aguzzini spietati che non permettono nemmeno ai loro prigionieri di morire degnamente,le grida dei prigionieri ... oddio, davvero, grazie a Pace Dorata mi ero convinta della tua bravura come scrittrice, ma qui l'hai dimostrato anche di più <3
e i pensieri del Noldo, poi, che ricorda la sua vita precedente, della sua bella fucina dove creava le sue creazioni, e i suoi sensi di colpa quando ripensa a tutte le spade che aveva dovuto forgiare per il re .. (al proposito, perdona che sono rallentata io, e non ricordo se viene detto quanto questo Noldo sia rimasto in Angband, ma "il re degli Noldor" di cui parla è Fingon, vero?) tutti ricordi che quell'unica, piccola spada porta con sè, una spada che sembra tanto piccola ed insignificante ma che segnerà la riscossa per qualcun'altro ... qualcuno che non è nemmeno lui, poichè crede che non ci sia nemmeno una speranza per lui, che tanto non ha altra scelta che lasciarsi dimenticare in quell'inferno ... e mi piace il breve ritratto che dai di Gwindor, non ancora del tutto spezzato, ancora recuperabile, che emerge per pochi istanti da quell'oscurità ... così come mi piace la scena con cui gli consegna la spada, un gesto semplice, frettoloso, per paura di farsi scovare dai guardiani, ma decisivo. e tu l'hai descritta perfettamente!
così come la ferocia con cui i suoi aguzzini si accaniscono su di lui, lo feriscono alle gambe e alla schiena, ma non alle braccia, poiché servono agli schiavi ... davvero, hai creato un ritratto perfetto e completo sotto ogni punto di vista, non c'è che dire, mi hai commossa incredibilmente, il che mi fa gioire ancora di più per il fatto che hai iniziato a scrivere! :D
continua così, carissima, e grazie di tutto, davvero <3

Feanoriel 

Recensore Master
07/09/15, ore 11:55

Non ricordavo questo particolare della storia di Turin. E in effetti mi ha fatto pensare che spesso viene fatto cenno alla crudeltà di Morgoth e dei suoi servi nel trattare i prigionieri, ma assai raramente un personaggio importante subisce quel genere di sevizie. O meglio, i personaggi principali hanno sempre una tortura particolare, come Hurin o Maedhros, ma manca una descrizione delle vicende appunto di un elfo o uomo qualunque. La tua idea quindi mi piace e il racconto è scritto bene. Non è affatto un disastro e neanche insipido, hai saputo trasmettere il tormento e la sofferenza di questo elfo senza nome. Anche il desiderio di rivalsa, nonostante sia ormai spezzato, almeno attraverso le azioni di un altro è ben descritto, ed è un'idea originale (ora ho ripreso in mano il libro, giusto per non dire fesserie o fare complimenti a vuoto). Continua così!

Recensore Master
05/09/15, ore 14:45

Ciauuu ^^, che bellezza rivederti con un'altra storia! Lo stavo dicendo prima anche a Giuli: ormai hai preso il volo! Ottimissima cosa, c'è sempre bisogno di più Silmarillion da queste parti, e io stimo e invidio voi che ne sapete parlare così bene.
Per prima cosa devo confessare che 'I figli di Hurin' non l'ho ancora letto: è sulla lista delle cose da fare, ma questa lista ne contiene decisamente troppe di cose ^^" eheheh. Penso che mi blocchi il fatto di conoscere già la storia, perchè letta nel Silma e negli Incompiuti... anche se Giulia continua a ripetermi che comunque non posso perdermelo ecc ecc... magari approfitterò di quest'ultimo mese e mezzo per prenderlo in lingua originale... will see! Anyway, torniamo, o meglio cominciamo con la tua storia ^O^! Secondo me è veramente fantastica, e ti direi che ti sei superata, ma avendo scritto solo un'altra storia finora, non so che senso abbia questo mio complimento, LOL ^^". Sicuramente i toni, l'ambientazione, tutto insomma, è profondamente diverso dalla tua prima fic. Mi hai emozionata per tutta la durata del racconto, ti giuro che stavo col fiato sospeso. E' una cosa che ho notato tende a capitarmi di più quando leggo un racconto scritto in seconda persona: devi sapere che, da quando l'ho scoperto, io mi sono letteralmente innamorata di questo modo di scrivere ^O^! Difatti appena posso ne approfitto per usarlo io stessa. Mi fa immedisimare appieno col personaggio, molto più, paradossalmente, di quanto non faccia la prima persona (strano vero?). Forse perchè la voce che parla al protagonista mi ricorda tanto quella della coscienza, non saprei... mi viene più difficile distrarmi comunque, e trattengo sempre il fiato fino a quando non sono giunta alla fine. Mi è difficile spiegare quello che provo a parole, comunque il succo è, che già dalla scelta della persona narrante mi hai conquistata. Un'altra cosa che ho adorato, e che ho visto tendi a fare, è la scelta di personaggi qualunque come protagonisti: io sono sempre a favore degli 'esclusi' (anche se qui questo termine stona un pò) e amo quando i riflettori vengono puntati su personaggi ai quali nessuno ha fatto o farebbe mai caso. E' sintomo di coraggio, originalità e anche passione: chissenefrega se non è il più popolare sul fandom, io scrivo di lui per le emozioni che mi ha trasmesso, perchè lo sento vicino, perchè da lui ho imparato qualcosa... non so se la tua motivazione sia una di queste, o un'altra ancora, ad ogni modo hai tutta la mia stima e la mia comprensione ^^. L'empatia con quest'Elfo, da parte mia, è stata praticamente inevitabile ^^, specialmente considerando che sia un prigioniero: uno del quale non sapremo più niente, il cui destino è totalmente ignoto, ma che ha saputo cambiare radicalmente la vita di una persona. E in cambio non ha ricevuto nulla. Dio, quanto sono strazianti e struggenti queste cose, e quanto le amo. DImostrano che sono i piccoli gesti, molto spesso, a fare la differenza, e che spesso ciò che sembra male in realtà non lo è, o comunque in una maniera misteriosa e affascinante, alla fine concorre al bene. E dimostra anche una cosa della quale sono fermamente convinta, nonostante tutte le obbiezioni che mi possono venire mosse: nulla accade per caso.
Venendo alla parte un po' più diciamo tecnica e meno 'emozionale' xD, ho trovato ogni descrizione perfetta ed evocativa: l'atmosfera lugubre, opprimente, quasi claustrofobica. Che colpo al cuore tutte quelle sferzate sulla schiena, le spalle, le gambe, ma mai sulle braccia, bella questa sottolineatura, perchè quelle servono. E la forgia, ciò che un tempo era un ambiente amato, che ora è diventata una prigione, ma che l'Elfo non riesce a odiare: oddio è straziante questo, ma è proprio da ELfo: mi piace che cerchi di non cancellare il bene che quel luogo ha rappresentato per lui: rimarrà incorrotto nonostante tutto.
Quando poi hai iniziato a parlare della piccola spada, non so dirti perchè ma il mio pensiero è corso a Pungolo. Mi hai fatto venire un'immensa voglia di scrivere qualcosa su quel pugnale... sul come sia giunto nel bottino dei Troll ^O^! Sarebbe affascinante!
Immensamente commovente il momento in cui lo sguardo s'intreccia con quello di Gwindor, ed ecco, in mezzo a tutto quell'orrore, una speranza, che poi diventerà promessa, di redenzione. Quella stessa spada, che avrebbe potuto essere destinata, come tante altre sorelle, a uccidere i compagni stessi dell'ELfo, diventa ora occasione di perdono, di azione: potrà fare anch'egli la sua parte, per quanto piccola, nella lotta contro il male. E questo gesto, così disperato, riesce a cambiare totalmente la prospettiva del prigioniero, e a fargli capire che non tutto è perduto...
Veramente tanti complimenti Tyel! Sono toccata, strabiliata, commossa... è davvero un qualcosa che mi mancava e sono stata felice e onorata di leggere e commentare.
Alla prossima dunque, un sincero abbraccio!

Benni

Recensore Junior
03/09/15, ore 22:51

Ciao, Tye!

L’elfo che ha donato la piccola spada a Gwindor si nasconde talmente bene tra le pieghe de “I figli di Hurin” che rischia di confondersi con esse, eppure tu lo hai preso e attraverso poche righe sei riuscita a trasformarlo in uno di quei personaggi che difficilmente verranno dimenticati.
Complimenti, quindi, per questo bellissimo lavoro!
La cosa che più mi è piaciuta del tuo modo di approcciarti a lui è stata la scelta di non parlare del suo passato e di raccontarci solo lo stretto necessario, rimanendo in tal modo fedele all’opera nonostante l’eccellente caratterizzazione che ce ne fornisci. Sappiamo che un tempo egli lavorava il metallo come fa tutt’ora sotto i colpi della frusta, ma continuiamo ad ignorarne nome ed origini. Egli continua a rimanere l’elfo che ha permesso la fuga di Gwindor e del quale poco o nulla si sa, ed è così che deve essere.
La descrizione della prigionia, delle sevizie, dell’oscurità, dell’assenza di aria e di speranza è perfetta. I sensi di colpa per essere stato costretto a forgiare le armi che hanno portato alla morte di così tanti fratelli sono resi in maniera talmente vivida che è impossibile non immedesimarsi in lui. La disperazione per non riuscire neppure a morire con facilità attanaglia le carni e lo spirito, trascinandoci nell’inferno di Angband con sconcertante naturalezza. Sembra di essere lì, insieme a lui, di udire una voce che articola frasi tra grida e gemiti e di vedere quel guizzo di fiamma negli occhi di qualcuno che ancora possiede un volto. Si ha la sensazione di mettere la spada nelle mani di colui a cui appartiene quel volto, in un gesto che è insieme fugace speranza e tentativo di riscatto e il cui ricordo permarrà.

In attesa di qualche altro tuo racconto ti faccio di nuovo i miei complimenti, per i contenuti e per la forma, e ti ringrazio per l’ottima lettura! A presto! :-)

Recensore Junior
03/09/15, ore 13:18

So di aver in arretrato la tua meravigliosa storia-debutto, ma proprio ieri, sperduta in un paesino isolato da tutto e tutti, ho riletto I Figli di Hurin e capirai di come la tua storia, ora, sia stata un colpo al cuore! Perché anche se non ho ancora avuto modo di dirtelo adoro il modo in cui riesci a focalizzarti su questi ipotetici personaggi minori, appena accennati, come nel caso in questione, o addirittura originali, come nel caso di Pace Dorata. E poi adoro il modo in cui scrivi, le parole che usi. Adoro queste introspezioni accurate ed eleganti, adoro questo struggente ripescare ricordi soffocati dalla tenebra, ricordi alternati a un presente straziante. Regali al personaggio senza nome protagonista di questa storia la stessa dignità di un principe Noldor, un ritratto che -ti garantisco- permarrà vividamente nella mia memoria.
Ho sempre cercato di immaginarmi la prigionia degli Eldar nelle segrete di Melkor, ma il modo in cui tu l'hai descritta è oggettivamente insuperabile. Perfetta. Quelle voci, solo voci, quell’oscurità che sembra soffocare ogni speranza.
Mi sono commossa un numero incalcolabile di volte. Quando il tuo protagonista ricorda la forgiatura di spade assassine di altri fratelli, il ricordo che è l’unica via per il perdono, i conati di vomito dovuti dai sensi di colpa e quella voce, ancora solo una voce, che emerge dal buio. Quando infine consegna la spada alla voce, alla figura che porta un luccichio ancora vivo nello sguardo, una figura che si distingue dalla massa di presenze indistinte ma non abbastanza da avere un nome, perché quello lo ritroverà in seguito, fuggito da lì. E sarà proprio il tuo protagonista a regalargli questa possibilità, mentre a lui rimarrà solamente il ricordo di quella spada, un ricordo che si fa veicolo di una flebile speranza, di un soffio accennato di libertà.
Hai declinato la crudezza in poesia, davvero. Questa storia è un piccolo gioiello.

Un abbraccio e a presto, non vedo l’ora di leggere altro di tuo e penso che, se scritto da te, potrei persino leggere tranquillamente di Findarato!