Eccomi tornata a recensire la tua raccolta.
È, come la precedente, molto piacevole e coincisa, ma arricchita di dettagli e particolare che mi danno molto su cui pensare, riflettere. Ho ipotizzato che, durante i suoi giorni di convalescenza, Katniss non trovasse alcuna via d'uscita dalla bolla di dolore e perdita in cui stava racchiusa, una sorte di assenza psicologica che poteva fare di lei un'arma ancora più pericolosa.
"Il tuo pensiero mi ha sempre intorpidita. Sei – eri – un’oasi di muschio nero nel deserto del mio vivere stentato: col tuo nome sulle labbra, lo scorrere del giorno si fermava, e si placava con te la mia sete di tempo sereno. Per il resto, ha sempre grandinato, fuori."
Ritengo che questa parte riassuma in modo egregio ed essenziale l'amicizia fra Gale Biancospino (possibile che ogni volta mi viene da ridere?) e la nostra Ghiandaia Imitatrice. All'inizio entrambi contrattatano per ogni animale ucciso, non si fidano l'uno dell'altra, ma col progredire dell'amicizia cominciano a comprendere il vero significato di ognuno.
Attendo con ansia il seguito di questa raccolta, che nel frattempo finisce subito fra le seguite. Un abbraccio e tante zollette di zucchero,
sfiorarsi |