Ciao Saretta!
Devo dire che questo capitolo fatto di piccoli momenti scaglionati nel tempo mi è piaciuto molto. Ho avuto modo di avere una visione d'insieme e contemporaneamente di focalizzare la mia attenzione su Dean e Castiel contemporaneamente.
Dean sta cercando di farcela, in tutti i modi. Le sedute dallo psicologo aiutano, ma di certo non fanno miracoli. Il suo problema quando torna, colpisce duro. A questo si aggiunge la lontananza dai figli, che gli mancano, gli mancano da morire, e da Castiel. Tuttavia Dean si impone di non penarci, di non parlarne, neanche di nominarlo a pranzo con gli amici. Sta facendo di tutto per rigare dritto, per far sì che la sua scena si la più veritiera possibile. La vicinanza dei genitori aiuta un po', e quella di Sam anche di più. E' lui che lo porta fuori a correre, perchè ha ragione, le endorfine che il nostro corpo produce dopo un'attività fisica, sono il miglior antidepressivo naturale che ci possa essere. E' anche vero che la corsa non può risolvere tutto, ed ecco arrivare giornate come quelle di domenica, nelle quali Dean non riesce a trovare neanche un valido motivo per alzarsi dal letto. O serate in cui alla tv passano il trailer del film che l'uomo si era ripromesso di andare al cinema a vederlo con i propri figli e con Cas. Tutti scossoni che non rendono per niente facile e lineare la ripresa, e che tendono a sfiancare di più Dean.
Come se non bastasse, l'avvocato ha omesso questo "piccolo" particolare finale, e cioè il sottoporsi ad una specie di seduta/lavaggio del cervello, spacciato sotto forma di "vogliamo verificare che il lavoro che stai facendo su te stesso proceda bene". Il colloquio che Dean ha avuto con il prete, e il con più scaltro dottore, è stato davvero raccapricciante. Leggere libri, discuterne, partecipare in futuro ad incontri e seminari...tutto ciò, oltre ad essere ridicolo, mina ancora di più Dean, la cui fragilità in effetti lo rende un soggetto adatto per questo genere di cose.
Castiel mi ha spezzato il cuore. pur essendo tornato in pieno regime lavorativo, l'uomo è un concentrato di sofferenza. Non riesce a starci con la testa alla riserva, non mangia, non si fa sentire con la madre. E' solo. Completamente solo. Non può contare su nessuno, non può sfogarsi con nessuno. Dean gli manca terribilmente e così anche i figli di lui. E si ritrova ad affrontare un vecchio nemico, che poi, grazie alla morbosa curiosità del collega Crowley, scopriamo non essere poi così tanto vecchio. Castiel in realtà ha smesso di bere completamente per poco tempo, perchè ben presto è ricaduto nel vizio, sebbene abbia cercato quantomeno di tenerlo a bada, evitando che prendesse il sopravvento. Ma ora, complice quel "hai sempre mentito" di Crowley e soprattutto complice quella difficile situazione che sta vivendo, Castiel sta precipitando nel baratro dell'alcolismo, e questo è stato una notevole fonte di sofferenza per me.
Dici che non si mette bene per niente...oddio, mi sta venendo l'ansia...
Alla prossima!
Sara |